pagina 1 - Fausto Biloslavo

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Esteri
Il Giornale
쏋
Mercoledì 14 novembre 2007
L’ex-premier pachistana dichiara guerra a Musharraf e chiede l’aiuto dei partiti fondamentalisti e dei musulmani conservatori del nemico Sharif
La Bhutto è pronta ad allearsi con gli integralisti
La leader dell’opposizione
agli arresti domiciliari per
7 giorni: vogliono impedirle
di partecipare alle proteste
Fausto Biloslavo
쎲«Il generale Musharraf deve dimettersi. L’epoca
della dittatura è finita».
Non ha peli sulla lingua Benazir Bhutto, l’ex premier
pachistana di nuovo agli arresti domiciliari, questa volta per una settimana. La
battagliera esponente dell’opposizione è rientrata in
patria dopo un esilio di 8 anni e avrebbe dovuto accordarsi con il padre-padrone
del Paese, il generale Pervez Musharraf, rieletto lo
scorso mese presidente,
per una tranquilla spartizione del Paese. Invece qualcosa è andato storto, il capo
dello Stato con le stellette
ha imposto dal 3 novembre
lo stato di emergenza e
adesso si ritrova tutti contro. Compresi gli alleati
americani che esercitano
pressioni sempre più forti
per far tornare il Pakistan
alla normalità.
«Sono in totale disaccordo con lei», ha dichiarato
Musharraf in un’intervista
al quotidiano New York Times che uscirà oggi. Il riferimento è nientemeno che il
segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, che vuole elezioni in gennaio, come previsto dalla normale scadenza
del Parlamento, senza legge marziale. «Lo stato
d’emergenza serve per assicurare che le elezioni si tengano senza disturbi», spiega Musharraf parlando con
il giornale americano. I “disturbi” sarebbero provocati
dalla minaccia dei terroristi
legati ad Al Qaida. Sulle richieste di dimissioni da parte della Bhutto il presidente
pachistano è ancora più tagliente: «Non ha alcun diritto di farlo. Viene qui (il riferimento è al ritorno in Pakistan dopo l’esilio, nda), si
presume con spirito riconciliatorio, e appena atterrata
assume un atteggiamento
di contrapposizione». Infine il generale rilancia: «Facciamo le elezioni e vediamo
se vince».
La situazione è tornata a
precipitare ieri quando la
Bhutto voleva guidare la
“lunga marcia”, un corteo
motorizzato che da Lahore,
una delle grandi città del Paese, doveva raggiungere
Islamabad, la capitale. Un
migliaio di poliziotti ha circondato la casa dell’ex premier a Lahore notificandole
lo stato d’arresto a domicilio per una settimana. Nel
frattempo finivano in manette 1.500 sostenitori della
Bhutto. In ogni caso almeno
duecento veicoli sono riusciti a partire da Lahore, ma la
colonna di protesta è stata
ben presto fermata dalla polizia.
Una volta agli arresti la
Bhutto si è scatenata parlando al telefono con le più importanti televisioni e agenzie di stampa internazionali. Musharraf «deve dimettersi dalle sue funzioni di
presidente e di capo delle
forze armate», chiede l’ex
premier, che giura di non
voler ricoprire alcun incarico di governo fino a quando
il generale è al potere.
«Chiedo alla comunità internazionale di porre fine al sostegno all’uomo la cui dittatura minaccia di cacciare
No del presidente
alle richieste Usa:
«Sono in totale
disaccordo»
OPPOSIZIONE
INGABBIATA
A Lahore sostenitori
dell’ex premier
Benazir Bhutto,
rinchiusi in un
cellulare, vengono
allontanati
dalla via in cui
si trova la casa che
ospita la leader
dell’opposizione,
agli arresti
domiciliari per una
settimana
[FOTO: AP]
questa potenza nucleare
nel caos», ha aggiunto la
leader del Partito popolare
pachistano.
La Bhutto ha fatto capire
che il suo partito potrebbe
boicottare le elezioni parlamentari se non sarà subito
tolto lo stato d’emergenza.
La stessa “eroina” dell’opposizione ha spiegato che
«è pronto un aereo militare
per portarmi non so dove».
Il timore è che gli arresti domiciliari si trasformino in
qualcosa di peggio, tenendo
conto che la Bhutto sta coalizzando tutta l’opposizione
contro Musharraf. Pur
odiando l’ex primo ministro
ancora in esilio, Nawaz Sharif, leader dei musulmani
conservatori e i partiti religiosi, ieri l’ambigua ex premier ha lanciato proprio a
loro un appello per unire le
IL NUMERO DUE DEL DIPARTIMENTO DI STATO
La Casa Bianca invia Negroponte
per tentare di risolvere la crisi
Washington. Per scongiurare un aggravamento della crisi politico-istituzionale in Pakistan, il presidente degli Stati Uniti George W.
Bush invierà a Islamabad il numero due del Dipartimento di Stato, il
“falco” John Negroponte. Lo ha annunciato ieri il viceportavoce del
Dipartimento di Stato Tom Casey. La decisione di mandare in Pakistan il braccio destro di Condoleezza Rice conferma quanto delicata
sia diventata per Washington la situazione nel Paese asiatico, fino a
poco tempo fa uno stretto alleato della Casa Bianca. Già ambasciatoreall’Onu e poi in Irak, ed ex coordinatore di tutte le agenzie statunitensi di intelligence, Negroponte dovrà premere sul presidente
pakistano, il generale Pervez Musharraf, affinché revochi lo stato di
emergenza e ripristini la Costituzione. Nei giorni scorsi Bush e il
segretario di Stato, Condoleezza Rice, avevano a più riprese sollecitato Musharraf a revocare le misure restrittive, invitandolo inoltre a
lasciareil comandodelleForze armate. Negropontedovrebbe arrivare nel Paese asiatico «alla fine della settimana», una volta conclusa
la missione nella quale è attualmente impegnato in Africa. «In questo momento in Pakistan c’è un’alta tensione politica, e occorre
incoraggiare un dialogo continuativo tra tutte le parti coinvolte», ha
detto Dana Perino, portavoce della Casa Bianca.
forze. Con una telefonata a
Qazi Hussain Ahmad, rappresentante dell’Alleanza
dei partiti religiosi, la Bhut-
to ha ottenuto che i filo talebani scendano in piazza a
fianco dei laici del suo partito da venerdì prossimo. Dal-
l’Arabia Saudita, Sharif, ha
applaudito alle sue dichiarazioni. A Karachi attivisti del
Partito popolare hanno sparato contro un commissariato di polizia. Una giovane e
una bambina sono rimaste
ferite.
Musharraf è sotto pressione anche da parte del Commonwealth, che unisce gli
ex possedimenti britannici
e la stessa Inghilterra. Su
ispirazione di Londra il
Commonwealth ha lanciato
un ultimatum a Islamabad
per togliere lo stato d’emergenza entro il 22 novembre.
Il governo pachistano ha risposto a muso duro definendo la richiesta «deludente e
deplorevole».
www.faustobiloslavo.com
IERI 400 ARRESTI DOPO LA STRAGE DI LUNEDÌ
Retate di Hamas a Gaza
Fatah sempre più popolare
Fiamma Nirenstein
Ma anche all’interno dei
쎲 L’atrocità degli eventi di lunedì a Gaza sta in queste ore materializzando la trap- fondamentalisti si accentua
pola di ferro e fuoco in cui Hamas si è andail contrasto tra l’ala dura,
ta chiudendo da quando ha preso il potere.
Un disastro non solo per se stessa, ma per
vicina all’Iran, e i moderati
tutti quanti i suoi amici più stretti: certo né
Ahmadinejad, presidente iraniano, finanziatore e sostenitore ideologico di Hamas,
né Nasrallah, capo degli intimi amici d’ar- mente è stato di fatto privato del suo potere
me, gli hezbollah, né Bashar Assad che ospi- dall’ex ministro degli Esteri Mahmud Al
ta a Damasco Khaled Mashal, sono in que- Zahar e dal capo dell’ala militare Ahmed al
ste ore molto contenti.
Ja’abari, un duro in competizione anche
Ieri, proseguendo nella linea della repres- con Khaled Mashal.
sione degli uomini di Fatah, Hamas ha fatto
Di fatto, Hamas da tempo soffre di una
400 prigionieri; Gaza ha seppellito fra scon- frattura interna alimentata anche dagli Statri, e ancora spari, i sette trucidati in piazza ti islamici circostanti: mentre l’ala dura è
dagli uomini di Hamas con le armi alzo zero, alleata di ferro dell’Iran e degli hezbollah
fra cui un diciannovenne. Gli ospedali sono ovvero, con una torsione ideologica e relizeppi di feriti, una novantina, per il fuoco di giosa, sta con il movimento sciita, la parte
Hamas, e i suoi uomini seguitano a spazzare di Haniyeh sembra sensibile al richiamo
Gaza città e i campi profughi, mitica base della culla sunnita, alla cui testa da sempre
dei guerriglieri di Allah e della patria palesti- siede l’Arabia Saudita. I sauditi sono oltragnese, ora invece vittime della guerra civile. giati dalla perdita di Hamas, e spingono per
Le scuole sono chiuse e così la maggior par- riportare a casa il fratello perduto sponsote dei negozi. Mahmoud Dahlan ha ripreso rizzando una riconciliazione con Fatah. Da
le vesti del capo di Fatah che aveva deposto tempo ci provano, ma la mossa sì è già monella sconfitta di giugno, ha annunciato nuo- strata disastrosamente inefficace, dato che
ve grandi adunate e ha sfoderato toni che in genere si usavano
solo per gli israeliani: «La nostra marcia accorcerà la sofferenza del popolo palestinese e
la vita di questo movimento sanguinario (Hamas)... lasceremo
alle nostre spalle questo periodo di oscurità verso un futuro
più promettente». Insomma: la
guerra sarà dura, e ora abbiamo la consapevolezza che possiamo vincerla sul terreno perché abbiamo messo in piazza
più di 200mila persone. Persino la Jihad islamica ha condannato Hamas per la sua violenza: «È un tabù sparare all’im- LUTTO DOPO LA FESTA I funerali di un ragazzo ucciso lunedì [AP]
pazzata su una dimostrazione
popolare».
Come lo scorpione che affoga con la sua di fatto l’inflessibilità di Hamas ha trascinavittima proprio per la difficoltà di tradire la to semmai Fatah in alleanze che davano
sua natura selvaggia, Hamas è caduto nel spazio all’ideologia islamista, come accadbaratro della sua stessa idolatria per la vio- de al vertice di Riad, quando si formò il golenza. Al contrario di quello che molti politi- verno di coalizione poi naufragato nel sanci e commentatori italiani avevano pronosti- gue.
cato, il movimento integralista islamico sunAdesso lo scontro armato di lunedì, che
nita, isolato dall’opinione pubblica mondia- gli uomini di Hamas hanno messo in scena
le, ha perso popolarità e consistenza. L’isti- contro una piazza che brandiva le immagituto di ricerca palestinese “Jerusalem Me- ni sacralizzate del ritratto di Arafat, ha fordia and Communication Center” ha rivelato nito l’immagine di un Hamas che spara alla
che il supporto per Fatah è cresciuto dal stessa icona della palestinità impersonifica30,6% al 40% in Cisgiordania e Gaza, men- ta. Si è scavata una nuova trincea fra le due
tre il sostegno per Hamas è declinato dal parti, e, lo si è visto, Fatah è ancora capace
29,7% al 19,7. L’indagine rivela anche che di flettere i muscoli a Gaza. La risposta isteil primo ministro di Hamas, Ismail Ha- rica di Hamas è il segno delle difficoltà del
niyeh, è secondo a Abu Mazen nella scala movimento incongruo e feroce a Gaza.
della popolarità. Haniyeh per altro ultimawww.fiammanirenstein.com