CUSI 124

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CUSI 124
Un libro di Marco Tarozzi
LA LEGGENDA
DEL RE CORRIDORE
Una delle punte di diamante
del giornalismo bolognese è
Marco Tarozzi, già redattore
dell’Ansa e poi responsabile
delle pagine sportive de Il
Domani di Bologna. Era inevitabile, da parte di uno che ha
corso per vent’anni sulle
piste d’atletica, tirare fuori
un libro bello e inconsueto
come questo uscito grazie
alle Edizioni Bradipolibri.
Ovvero la storia di un grande atleta dal destino tragico,
Steve Prefontaine, scomparso nell’84 per un incidente automobilistico, passato poi alla storia sportiva americana come il James
Dean dell’atletica. Entrambi morti a 24 anni, entrambi spiriti ribelli, ragazzi che hanno lasciato un ricordo indelebile nelle menti di chi li aveva ammirati sul grande schermo
o sulle piste d’atletica, specie quelle dell’Oregon dove
Steve era nato e cresciuto, battendosi per le sue idee che
erano in contrasto con quelle della Federazione americana. Fu anche il testimonial di una piccola azienda creata
da Bill Bowerman, suo tecnico all’Università dell’Oregon
e dell’ex atleta Phil Knight, inventori di una scarpetta che
battezzarono “waffle”e di un’azienda dapprima chiamata
Blue Ribbon Sport e oggi nota come Nike.
L’unico ad avere avuto l’onore di una statua davanti a
questa azienda famosa in tutto il mondo fu proprio
Prefontaine al quale l’inviato di Tuttosport, Giampaolo
Ormezzano, gli dedicò dagli Stati Uniti un servizio titolato “Il Dio pedone che vive in roulotte”. La Walt Disney
fece un film su di lui nel ’97, “Prefontaine” con la regia di
Steve James, Tom Cruise partecipò a “Without Limits”
l’anno dopo con Paula Wagner nel film della Warner
Bros senza dimenticare i tanti siti web che gli sono
stati dedicati. Tarozzi, da buon giornalista, è andato nell’Oregon per documentarsi meglio ed il risultato è questo libro semplicemente splendido, una
bella scoperta. Da leggere e da premiare, se
possibile.
Marco Tarozzi
“La leggenda del re corridore”
BRADIPOLIBRI
Via Germanasca 27 - 10138 Torino
011.433.70.96 - fax 011.430.13.83
IL COLPO AL CUORE DI LUCKY LUCIANO
Esaurito il boom del Torino calcio
quale conseguenza del centenario,
ecco la Juventus ritornare di prepotenza in prima linea anche se non
sempre con i suoi lati positivi. In verità
dimenticavamo l’ultimo libro dedicato
ai granata, autori Bocchio e Tosco, La
Stampa e Tuttosport in piena sintonia,
sempre per le edizioni Bradipoli: s’intitola Dizionario Granata ed è dedicato
ai fans del vecchio Toro per ricordare
e fare conoscere personaggi e realtà
dal Filadelfia all’Olimpico.
C’è dunque Luciano Moggi, col suo
Un calcio nel cuore, edito dalla Tea
(12 €), realizzato da Enzo Bucchioni
col contributo di Mario D’Ascoli, due
colonne della Nazione. Si tratta di trenta capitoli
molto interessanti anche se qualcuno ha voluto
ravvisare in alcune frasi un atto d’accusa che
avrebbero l’effetto di un boomerang condannando
Big Luciano. Noi non abbiamo avuto la stessa impressione ma la sensazione di un personaggio che
era diventato troppo scomodo, anche per la nuova
Juventus, per non dire delle altre grandi del calcio.
Un personaggio che faceva comodo a quelli che
l’hanno sfruttato e che era richiesto da tutti, Moratti
compreso. Ecco perché conoscendo i riti del calcio,
anzi del sottobosco del calcio, non ci sentiamo di
accusarlo e questo libro ben scritto, conforta la
nostra tesi. La parte più bella a nostro avviso è
quella riguardante la giovinezza di Moggi, la prima
macchina, la 600, per andare a caccia di talenti, il
lavoro in ferrovia, i primi colpi che lo fecero conoscere nell’ambito juventino. Quando scoprì Francesco Graziani e Francesco Rocca, Superchi, Della
Martira e poi in un gran crescendo Franco Causio
(gustose le scenette fatte perché non emergesse la
sua classe al punto da farlo togliere dalla partitella
nella quale il “barone” segnava gran gol provocando la rabbia del leccese…) e poi Scirea, Cuccureddu, Claudio Gentile. A pagina 170 abbiamo rilevato un errore, Moggi è stato tradito dalla memoria
là dove parla di Marco Tardelli che giocava a Pisa.
In realtà era a Como. Ricordiamo come se fosse
ieri l’episodio in quanto ci trovavamo al Gallia
quando passarono il ds lariano Beltrami e lo stesso
Tardelli che annunciarono il loro
viaggio a Torino per la firma…
L’orgoglio di chi era juventino ed è
rimasto tale, lo si scopre nel libro
di Roberto Beccantini, prima penna della Stampa: soltanto lui poteva scrivere un libro come questo
perché è stato fatto con lo stile che
contraddistingue il giornalista bolognese.. “Juve ti amo lo stesso”.
non può mancare dalla libreria degli appassionati bianconeri ma
anche di quella degli sportivi che
vogliono approfondire un problema, una realtà che non sempre
corrisponde al vero.
La Mondadori ha anticipato l’uscita di un libro di un juventino per eccellenza, Giampiero Mughini: lui stesso l’ha ammesso nel corso
della trasmissione televisiva cui partecipa domenicalmente. Sarà sicuramente un libro importante, certamente obiettivo perché Mughini è uno dei pochi
giornalisti - come Beccantini - che quando parla
della squadra prediletta non si fa tradire dai sentimenti. Anzi spesso è il critico più intransigente.
Poteva mancare Bruno Bernardi, vecchio cronista
della Stampa, capace quando era in prima linea, di
trovare la notizia dove i colleghi non arrivavano. I
suoi ricordi riaffiorano ora in Platini, L’uomo del
caviale sul tozzo di pane. Ovvero i suoi ricordi da
Cesarini a Del Piero. Per chi non lo ricordasse,
Cesarini fu l’ oriundo juventino che diede il nome
alla famosa zona Cesarini, per via dei gol che segnava puntualmente nei minuti finali della partita.
Un altro centenario che verrà festeggiato a suon di
libri è quello dell’Inter, fondata appunto nel 1908:
Moratti e 500 persone sono state fotografate nell’interno di San Siro per apparire nei giorni dell’anniversario in una ricca pubblicazione edita dalla
stessa società. Da ricordare e semmai da leggere
trent’anni dopo la riedizione di Azzurro tenebra di
Giovanni Arpino, un grande scrittore che si era dedicato al giornalismo sportivo sulle pagine della
Stampa e poi del Giornale. Edito da Graphot, viene
considerato un punto fermo della letteratura sportiva ed è la storia della débâcle azzurra al mondiale
tedesco del 1974 con Arpino che dialoga con Giacinto Magno, alias Facchetti e con uno degli inviati
della Stampa, appunto Bruno Bernardi.
Stranamente in contemporanea sono stati ristampati alcuni libri di Giuan Brera che di Arpino fu inizialmente un grande amico poi qualcosa si ruppe
nel rapporto fra i due scrittori senza più ricomporsi. Si tratta di Derby e La ballata del pugile suonato (Baldini e Castoldi) nonché Il più bel gioco
del mondo e Scritti di calcio 1949-1982 entrambi
della Rizzoli. Insomma, ce n‘è per tutti i gusti.
g.g.
UNA BICICLETTA SOLA AL COMANDO
Lo sport del ciclismo raccontato da Daniele Marchesini
Gira e rigira, il professor Daniele Marchesini, docente di storia all’Università di Parma, è ricascato
nello sport che predilige, il ciclismo. Quando si
presentò al Bancarella sport a Pontremoli, dopo
avere attraversato il Passo della Cisa in bici, sotto
una tormenta, vedendolo arrivare un po’ sfatto
come se fosse uscito da una immagine tipo Robic
(mancavano i tubolari a tracolla), ci fu qualcuno
che disse senza scomporsi e cercando di metterlo
a fuoco: “Non può essere che Marchesini”.
Oramai i suoi libri sono degli autentici classici,
materia da universitari e da
appassionati. Ciclismo, pugilato, automobilismo ed
ora ancora ciclismo: a presentarlo, ovviamente, c’era
anche il campionissimo Vittorio Adorni nonché il redattore capo della Gazzetta
di Parma, Claudio Rinaldi.
E’ appena uscito, edito dalla Bolis, ne riparleremo.
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Pantani raccontato dalla madre
“ERA MIO FIGLIO”
È uscito nei giorni scorsi “Era
mio figlio” il libro scritto da
Tonina Pantani nel ricordo del
“Pirata”. Scritto in collaborazione col giornalista Enzo Vicennati, racconta la storia del
Pantani bambino destinato a
diventare un campione.
Tonina è impegnata nel tentativo di descrivere chi era veramente il suo ragazzo e soprattutto cosa è avvenuto nelle tragiche giornate in un albergo di Rimini il
14 febbraio 2004. Pantani aveva soltanto 34 anni
(13 gennaio 1970 - 14 febbraio 2004).
Perché ha scritto questo libro? “Per dire chi era
Marco e non come l’hanno raccontato. Non parlo
della sua morte perché molte cose non sono ancora chiare. Nella stanza dell’albergo non c’erano
tracce di cocaina, secondo i medici Marco è morto
per due edemi, uno polmonare ed uno cerebrale.
C’erano alcuni
biglietti molto
chiari scritti da
mio figlio…”.
La signora Pantani sapeva che
suo figlio faceva uso di
droga.
L’aveva scoperto dopo
una tappa del
Giro del ’99 quando era stato escluso per
livelli troppo alti di ematocrito. “Ero entrata nel suo
studio ed avevo trovato una lettera indirizzata ad
Ambrogio Fogar. Marco scriveva che non aveva
mai pensato di drogarsi fino al giorno in cui lo
fecero fuori dal ciclismo.
Ancora oggi mi sembra strano perché mio figlio
era contro la droga”.
Anche la Pellegrini scrittrice
CAMPIONESSA IN PISCINA E IN DISCOTECA
Fa effetto vedere il
ministro (ex) Giovanna Melandri, che secondo le cronache romane sembra destinata ad uscire dalle
vicende politiche, assieme a Federica Pellegrini nel ruolo inconsueto di scrittrici. Proprio così. È successo
a Roma al Circolo Aniene del presidente Giovanni Malagò dove le due gentildonne hanno
presentato rispettivamente Come un chiodo e
Mamma posso farmi il piercing?
Federica Pellegrini, grande protagonista all’Universiade tailandese, è tornata a casa trovando
un contratto biennale con la Fiat come testimo-
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nial quindi ha realizzato questo libro al quale
auguriamo tanta fortuna. Oltretutto ha ritirato
una delle nuove 500 personalizzate frutto appunto dell’accordo con la Fiat.
Nel libro, che ha presentato anche in televisione ospite di Gigi Marzullo, ci sono i pensieri
segreti di una campionessa molto giovane, cosa c’è dietro una vittoria ma anche alle sconfitte, racconta delle compagne e delle avversarie,
sì c’è anche la Manaudou. “Non sa cosa vuole dice di lei Federica - è complicata, tutta una
contraddizione”.
Il libro è stato realizzato assieme a Federico
Taddia secondo il quale si tratta di “un bello
sfogo, non una biografia sportiva, una bella
fotografia di una ragazza-donna, campionessa
in piscina ma anche in discoteca”.
GIANNI CLERICI
LAUREA IN “IRONIA E CLASSE” A PAVIA
Gianni Clerici a cuore aperto. Con tutto il suo
sapere, la sua ironia, il modo di raccontare che
avvince come avviene quando scrive. Il giornalista più vero ed immediato del tennis ma non
soltanto del tennis come ha dimostrato scrivendo da ogni parte del mondo e poi nei suoi libri
che vanno appunto dal mastodontico 500 anni
di tennis a Divina, quando ci ha fatto scoprire o
riscoprire la prima campionessa del tennis, per
passare a quello più recente, Mussolini, L’ultima notte edito da Rizzoli.
Gianni Clerici si è raccontato a Bruno Quaranta,
del fatto di essere nipote adottivo di Giorgio
Bassani, della sua passione per scrittori come
Evelyn Waugh ed Hemingway, che incontrò a
Pamplona per finire a Fitzegerald a Damon Runyon, quest’ultimo semplicemente irresistibile
in Bulli e pupe ma anche nelle sue cronache su un personaggio del baseball capace soltanto di raccontare fandonie.
Clerici ricorda che recentemente
l’Università di Pavia “mi ha conferito una laurea e la cattedra di
Ironia e classe. Al Rettore che mi
sollecita ad insegnare ho manife-
stato l’intenzione, o prima o poi, di raccontare
ciò che prediligo: la letteratura inglese anni
Trenta-Sessanta”.
Clerici fece l’esordio nella letteratura con Fuori
rosa, un romanzo calcistico col quale partecipò
al Premio Strega 1966: aveva giocato a calcio in
prima e seconda divisione, conosceva a fondo
l’ambiente. Ma il libro uscì tronco perché i suoi
due padrini, niente di meno che Giorgio Bassani
e Mario Soldati gli avevano ghigliottinato gli
ultimi due capitoli “considerati troppo osè”.
Quand’era al Giorno, il quotidiano che portò
rivoluzionarie innovazioni grafiche e giornalistiche in un mondo asfittico, Clerici partecipò alla
Milano-Sanremo con un collega, Michele Fusco
famoso per le sue bizzarrie ma soprattutto per
uno stile unico nella scrittura. “Quando - ha
ricordato Clerici - arrivammo al traguardo
di Sanremo, Fusco si ricordò di non
avere dato da mangiare al gatto. E così,
anziché fare l’articolo, riprese la strada
di Milano!”.
Gianni Clerici, 78 anni, è sempre da
leggere, su Repubblica o sui libri. Non
è un caso che due anni fa sia stato inserito nella Hall of fame del tennis.
T
ante volte ho sognato. Ho sognato di correre all’infinito con quella fiaccola in mano,
la fiaccola della vita, il fuoco della vittoria.
E accendere quel braciere… una sola
immagine: tutti acclamano sei tu il campione…
Ho pianto. Sembrerà strano e per molti infantile,
ma la cerimonia di apertura delle olimpiadi di
Torino 2006 mi ha emozionato. Forse perché io
sono una sportiva e per me lo sport è tutto… o
quasi tutto. Chi arriva alle olimpiadi è già un campione, non importa in quale disciplina, in quale specialità e soprattutto non importa come. Torino
2006, la seconda nella storia delle olimpiadi invernali in Italia; io ero pronta, prontissima come un
na della canoa olimpica con campioni come il bellissimo Antonio Rossi o la quarantaquattrenne
Josefa Idem. Tutto mi affascinava così in quel lontano 2001 incominciai il più grande errore della mia
vita… la canoa! Mi sono “rovinata” la vita… ma
sono cresciuta.
Sapete essere sportivi non è come essere dei normali ragazzi; noi sappiamo difenderci nello sport e
nella vita. Ragazzi semplici ma con una passione in
comune. Non bisogna pensare che il mio sport sia
prettamente maschile anzi, da noi la squadra femminile è stata per due anni la più forte d’Italia. Così
da quei giorni incominciarono i sogni, le speranze,
le delusioni. Ho scoperto che viaggiare è molto più
Sulla canoa, libera di sognare
di Ilaria Spagnulo
centometrista accucciato ai blocchi di partenza,
come uno schermidore pronto a calarsi la maschera, come un pattinatore sulla short-track. Tutto era
pronto, scorta di mele, crachers con qualche biscotto integrale per non appesantire la linea, plaid
di lana sul divano… I miei genitori li avevo mandati via con la scusa di un importante compito il giorno sucessivo e, dopo aver sigillato mia sorella in
camera, finalmente sola… io e le mie olimpiadi! Ma
per me il massimo sarebbe stato viverle in prima
persona, non importa in quale disciplina perché nei
miei sogni di bambina non c’e posto per la retorica
“l’importante è partecipare”. Grande evento sportivo e mediatico, la più importante competizione mai
esistita dal tempo dei Greci : l’olimpiade, la sola
parola mi deliziava. Da decenni le olimpiadi uniscono culture, razze, lingue e sentimenti. Le olimpiadi
mi hanno affascinato da sempre…con i loro giusti
valori. Anche le olimpiadi estive sono state un
grande successo, e molti sport minori come il mio
sono emersi… Odio il calcio e non chiedetemi il
perché! Anche la mia storia ha avuto origine dalle
olimpiadi. Sidney 2000: era lì che avevo visto per la
prima volta quelle barche volare sull’acqua, schizzare ai blocchi di partenza, mettere le ali al momento giusto. L’Italia è sempre stata forte nella discipli-
bello che arrivare, lottare è molto più bello che vincere, quando vinci o arrivi avverti un gran vuoto
dentro… e lì ti rimetti in gioco, crei nuovi scopi
Nel corso degli anni abbiamo instaurato profonde
amicizie e il nostro allenatore è diventato come un
padre per noi. Siamo tutti lì, pronti a vincere ma, su
quel traguardo, abbiamo sempre paura.
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” diceva Nelson Mandela; bisogna sempre sognare e sperare perché qualche volta i sogni diventano
realtà. Esistono sempre i migliori e i peggiori.
Quando pensi che tutto sia perso, è proprio quello
il momento di ricominciare, raccogli ciò che di
buono sei riuscito a creare e portalo con te, il resto
lascialo, allena il tuo cuore per le future battaglie e
impara da quelle che tu chiami sconfitte. Ricorda:
se questo è il giorno della tua lacrima ricordati che
domani si potrà trasformare in sorriso se tu lo vorrai. Noi atleti (parlo di me e dei miei compagni di
avventura) svolgiamo un compito particolare: il
lavoro di squadra, che permette a persone comuni
di raggiungere risultati non comuni… è la forza che
ci fa vincere, è il motore della squadra. Esistono,
esistono le persone comuni ma con un obbiettivo,
esistono bambini già grandi, esistono ragazzi che
condividono una passione, che sognano una sod-
Come “rovinarsi” la vita scoprendo uno sport
dove lottare è più bello che vincere!
disfazione; esistono ragazzi che vincono… esistiamo noi. È un mondo difficile quello di noi atleti:
niente discoteca il sabato sera, niente fumo, niente
alcool e… fidanzati sì, ma con “moderazione”.
Bisogna inoltre stare attenti al doping, lo sport deve
essere pulito. Se la gara va bene il merito è dell’allenatore e della società, se la gara va male la colpa
è solo tua! Ma il nostro allenatore è sempre lì pronto ad incoraggiarci, soprattutto quando stiamo per
mollare… Per me il vero “sportivo” non è una persona con degli obbiettivi, un traguardo da raggiungere, chi come me si allena, quasi ogni mattina, alle
sei prima della scuola per cercare di conquistare un
titolo italiano. Ci spero, e in fondo sperare non
costa nulla, basta crederci… sempre. A volte però
lo sport può anche portare immense delusioni,
sono queste che ti fanno andare avanti e maturare,
rimetterti in gioco e riprovarci, perché impossibile
non è una regola, è una sfida. Impossibile non è
uguale per tutti. Impossibile non è per sempre…
“Impossible is nothing”.
Tutto quello che ho passato mi servirà, ci servirà il
giorno in cui diremo che ce l’abbiamo fatta. Lo
sport è questo, non solo sfide ma anche amicizia e
forza di volontà. Spero solo che tutti questi sacrifici servano in futuro… spero che io stia inseguendo qualcosa e non scappando da qualcosa. Ora
cerco la stabilità interiore e mi alleno a mantenermi
libera, libera di sognare. La pagaia scorre senza
sosta in acqua, solo il rumore della barca che scivola, nessuno tifa. Tutti attendono che la tua punta
tagli il traguardo. La gara non è finita, la lotta è fino
all’ultimo secondo. L’ultima pagaiata carica di
forza, lo stop. Tu piangi. E’ la tua prima vittoria.
Nessuno più intorno a te, sei il vincitore, hai lottato
e vinto… perché LO SPORT E’ UNA GUERRA
SENZA MORTI … e magari il nemico non è l’avversario ma quella parte di noi che vogliamo sconfiggere…
P.S.: Un grazie speciale a tutti i miei compagni di
squadra e al mio allenatore!
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Bardonecchia, reginetta CUSI...
I CAMPUS INVERNALI PER GLI UNIVERSITARI
I
l Consiglio federale del Cusi ha stipulato
per la stagione 2007-2008 una convenzione col Cus Torino per il Campus invernale Cusi a Bardonecchia, sede dei Giochi olimpici invernali 2006 e della 23° Universiade invernale 2007.
Il Campus è gestito dalla Sottozero srl Tour
Operator, con sede a Firenze, via Orazio Vecchi
21, www.sottozero.info.
La struttura dispone di palazzine comunicanti
internamente, composte da 310 camere da singole a quadruple dotate di televisione, frigobar,
cassaforte, bagno con doccia e phon. La zona è
una delle località più incantevoli dell’Alta Val di
Susa, situata a 1.312 metri di altitudine ed è
stata protagonista dei Giochi Olimpici 2006 e
dell’Universiade 2007. Gli appassionati del fondo potranno scegliere fra tre anelli in grado di
offrire 30 km di pista, le piste di snowboard si
trovano in località Mezelet, dove troviamo lo
snow-park che è accessibile mediante seggiovia
ad agganciamento.
Nell’interno del villaggio c’è un centro commerciale, negozio di noleggio sci ed inoltre due parcheggi coperti per oltre 300 auto.
Per il mese di marzo 2008 questi i turni previsti
per il soggiorno di sciatori e non sciatori.
Domenica 02 marzo-08
Domenica 09 marzo-15
Domenica 16 marzo-22
Domenica 23 marzo-29
Domenica 30 marzo-05 apr
€450,oo €420,00
€450,00 €420,00
€450,00 €420,00
€400,00 €370,00
€360,00 €330,00
Il partecipante “non sciatore” non avrà diritto
alle lezioni di sci ed allo ski pass. Supplemento
camera singola €30,00 al giorno.
Sono compresi nella quota la pensione completa: servizio ristorante a buffet (inclusi acqua e
vino), ski-pass del comprensorio di Bardonecchia, 5 giorni di scuola sci per 4 ore e trenta al
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giorno, pulizia e riassetto camere giornalieri,
utilizzo zona palestra e zona piscina, area dvd e
zona giochi, teatro con attività da programmare.
Ammissione - studentesse e studenti regolarmente iscritti per l’anno accademico 2007-08
ad un’Università italiana o straniera, studenti
Erasmus, dipendenti universitari e famigliari
regolarmente iscritti ai Cus territoriali.
Bardonecchia è facilmente raggiungibile in auto
(tramite l’Autostrada A32 Torino-Frejus (90 km
da Torino), in treno, col Roma-Torino-Parigi di
cui Bardonecchia è l’ultima stazione italiana
prima dell’imbocco del traforo del Frejus e in
aereo (l’aeroporto di Caselle è a un’ora e mezza
di macchina).
Il villaggio, Viale della Vittoria 40, si trova facilmente all’ingresso del paese seguendo le indicazioni per Campo Smith / Mezelet.
...ma c’è anche Zoldo sulle Dolomiti
Dal 1995 PromoZoldo ed il Cusi hanno attivato nel Comprensorio del Civetta, del Dolomiti
Superski, il più grande carosello sciistico al
mondo, un Campus per gli studenti universitari d’Italia.
LA CONVENZIONE PREVEDE
1) Corso di sci
2) Civetta Card (Una tessera comprensiva di: brindisi di benvenuto, 1 ingresso pattinaggio (condizioni meteo permettendo), 1 serata in discoteca o animazione, sconto 10% su noleggio sci e scarponi,
sconto 30% sulla piscina)
3) Trattamento alberghiero (Pensione completa con
cestino a pranzo per i 6 giorni della durata del Campus (5 giorni nei periodi 16.03.08-21.03.08 e
25.03.08-30.03.08; 4 giorni nel periodo 21.03.0825.03.08) e comunque dalla cena del giorno di arrivo al pranzo del giorno di partenza compreso. Il
vitto comprende: prima colazione (composta da
caffè, o caffelatte, o tè, burro pane marmellata),
pranzo in cestino (composto da 3 panini, 1 frutto) e
la cena (composta da primo, secondo, due contorni, pane e dolce). Molti gli alberghi convenzionati.
La scelta dell’hotel e delle camere è di totale pertinenza di PromoZoldo che cercherà chiaramente di
soddisfare le diverse esigenze espresse
4) Skipass avrà generalmente la durata di 5 giorni
(4 giorni nei periodi 16.03.08-21.03.08 e 25.03.0830.03.08; 3 giorni nei periodi 21.03.08-25.03.08);
valida per gli impianti del Comprensorio sciistico
del Civetta, compatibilmente con le condizioni di
innevamento e con le esigenze di servizio, con inizio dal giorno seguente a quello di arrivo.
La tessera dà diritto ad usufruire di tutti gli impianti di risalita, alcuni dei quali muniti di impianto di
innevamento programmato, distribuiti in circa 100
Km. Dà inoltre diritto ad usufruire degli impianti di
risalita che servono le quattro piste illuminate ubicate a Zoldo e precisamente “Campo scuola”, pista
“Foppe”, pista “Cristelin 1” e pista “Cristelin 2”
aperte indicativamente tutte le sere dalle 19.00 alle
23.00
5) Periodi e prezzi 02.03-08.02.2008 434,00, 09.0315.03.2008 € 424,00 Special snow-board, 16.0321.03.2008 domenica-venerdì (5)* € 354,00
Special snow-board 21.03-25.03.2008 venerdìmartedì (4)** € 300,00, 25.03-30.03.2008 martedì-domenica € 312,00.
I non sciatori usufruiranno di una detrazione di €
90,00 (di € 75,00 nei periodi 16.03.08-21.03.08 e
25.03.08-30.03.08; di Ä 55,00 nei periodi 21.03.0825.03.08);
6) Modalità di pagamento
È possibile utilizzare i seguenti due metodi di pagamento entrambi a favore di PromoZoldo: a) bonifico bancario c/o Cassa Rurale ed Artigiana di Cortina
díAmpezzo e delle Dolomiti, fil. di Zoldo Alto (BL) b)
c.c. 13390 CAB 61370 ABI 08511 CIN: H. 2) vaglia
postale a PromoZoldo, via Pecol 10, 32010 Zoldo
Alto (BL).
7) Sito web: www.dolomiti.it/campus
PromoZoldo Tel. 0437-788827 Fax 0437/789112
E-mail: [email protected]
www.dolomiti.it/campus
Da lunedì a venerdì 8.30-11.30 e 15.30-18.30
Il presidente Coiana premia le vincitrici del gigante.
Martina Bessone, Klio Carlig e Ludovica di Benedetto.
CNU, troppa neve!
Le tre protagoniste dell’organizzazione:
Susanna Bonino, Erika Gandini
e Giovanna Raballo.
E’
stata davvero una bella idea quella
di un Cnu della neve in tandem e
soprattutto in questa zona nuova,
almeno per buona parte dei partecipanti, oramai abituati a Bardonecchia e dintorni.
Una variante stimolante anche per l’organizzazione
messa kappao inizialmente da un fattore davvero
imprevedibile, l’abbondanza di neve quando nella
precedente edizione era successo il contrario, cioè
la mancanza assoluta. Ciononostante si è gareggiato ad Entracque in una situazione difficile,
sotto la neve, e le gare annullate sono state recuperate nei tempi previsti, anche con ottimi tempi.
Dunque, tutto è bene quello che finisce bene con
gran soddisfazione del presidente del Cusi
Leonardo Coiana e dei due presidenti dei Cus interessati, Riccardo D’Elicio e Mauro Nasciuti e da
Gianni Ippolito della commissione di controllo.
Circondati da un gruppo di ottimi collaboratori a
cominciare da Susanna Bonino della sezione di
Cuneo del Cus Torino per passare a Roberto
Benvenuti, autentico jolly del Cus ligure e Pino
Minervini della segreteria Cusi. Senza dimenticare
gli immancabili Franco Figari (pronto a scendere
dal rifugio con tanto di lampada da minatore sul
casco) e il responsabile dello sci di fondo della
commissione tecnica del Cusi, Maurizio Duse,
di Giorgio Gandolfi
nonché il vice presidente Artemio Carra, il direttore amministrativo Italo Iuliano, “controllato” a vista dalla simpatica Aurelia, il “ministro” dello sci
internazionale, Max Dubini, pronto a conquistare
alla sua corte l’ultimo promettente allievo Soliani
Pini che ha invitato per conto del Cusi ai prossimi
internazionali in Svizzera (…viaggio a proprie spese), l’impeccabile Andrea Ippolito, direttore generale del Cus Torino, in cravatta anche sulla baita
a 2mila metri: ovvero la classe non è acqua. Per
Ancora Klio Carlig
del Cus Brescia.
non dire di Marcello Martinelli che del Cus Brescia
è il segretario e del quale parliamo a parte per le
sue imprese sciistiche e ciclistiche ma che abbiamo scoperto come ottimo esperto di vini al pari di
Benevenuti, stando almeno alle bottiglie di arneis e
dolcetto che si sono svuotate al loro tavolo (ma
c’era anche l’attento cronista Pier Andrea Camelia
al quale dobbiamo la disamina di queste giornate
universitarie). Detto anche che Mauro Nasciuti ha
vissuto la serata in baita in mezzo a cinque medici
fra cui Filippo Rettagliata, componente della commissione medica della Fisu ma che del Cusi è di
casa da sempre con lo stile che lo caratterizza,
concludiamo ricordando ancora con qualche brivido la discesa a valle nella notte buia ma per fortuna non tempestosa.
Arrivederci, Entracque e Artesina!
CUS Genova
e CUS Torino
uniti per una
suggestiva
edizione
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B&B, ovvero Bonino e Benvenuti.
Un tris d’assi: D’Elicio, Coiana e Nasciuti.
Artesina, bella novità!
di Pier Andrea Camelia
C
NU all’insegna di una novità fondamentale quella dell’organizzazione curata da
due CUS: Genova e Torino, già unite da
una solida amicizia, per la prima volta
hanno dato vita ad una collaborazione vera e propria e ad un evento unico. La 48esima edizione dei
Campionati Nazionali Universitari invernali inoltre
si è svolta in due sedi di gara distinte (Entracque
ed Artesina) e su una terra di confine, il Cuneese,
a cavallo tra Piemonte e Liguria. Le uniche difficoltà sono arrivate dalle condizioni climatiche: la
neve, che tanto si era fatta desiderare l’anno scorso, a gennaio è scesa in maniera copiosa.
Abbondanti nevicate hanno imbiancato tutto l’arco
alpino e di conseguenza il comprensorio del Mondolè (Artesina-Prato Nevoso-Frabosa) e l’anello di
fondo del Gelas ad Entracque. 150 cm la quota
minima sugli impianti di Artesina con quanto ne
consegue: annullamento del supergigante e del
primo gigante in programma. “Sono stati sicuramente dei grandi CNU, purtroppo è toccato a noi
inaugurare quella che sarà una bella stagione per
gli impianti del Monregalese e del Cuneese con
tutto quello che ne consegue - Spiega il presidente del CUS Genova, Mauro Nasciuti - I problemi
tecnici sono stati risolti al meglio, ma con l’annul-
29
lamento delle prime gare dell’alpino abbiamo perso parte del patrimonio internazionale. Ringrazio la
Scuola Sci di Artesina per il grande lavoro svolto
per preparare al meglio le piste e tutti gli atleti per
aver garantito un altissimo livello in pista”. Grande
lavoro anche quello dello staff di Entracque che ha
garantito tutte le prove in programma. Così le
prime medaglie sono state assegnate mercoledì 16
gennaio proprio nell’anello del fondo e sotto l’ennesima nevicata. Il più veloce di tutti è un “non
universitario” Cristian Ivaldo, ligure tesserato per il
Valchisone ed invitato dal CUS Genova. A vincere
l’oro Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo), a ruota sul
podio anche Francesco Zendri (CUS Padova) e
Massimo Collotta (CUS Brescia). Tra le ragazze
prima medaglia assoluta per Michela Cozzini (CUS
Trento), argento per l’aostana del CUS Torino Nadine Chatrian. Il giorno dopo il padovano Zendri,
neolaureato in Produzioni Animali alla Facoltà di
Agraria, si conferma il più forte universitario nell’americana: quarto oro nella specialità ai CNU e
vittoria in volata su Gabriele Castagno (CUS Torino) e l’ingegnere Lanfranchi (CUS Bergamo). In
campo femminile l’arrivo dell’azzurra Junior di
biathlon Ombretta Rosa del CUS Torino e della giovane promessa cuneese Samantha Plafoni regala
Gentlemen a colloquio: Max Dubini e Franco Figari.
nuove emozioni: prima Ombretta e seconda Samantha in uno sprint mozzafiato. Ed per il sodalizio di D’Elicio festeggia la tripletta grazie a Nadine
Chatrian. Nel frattempo, alla prima vera giornata di
sole, debuttano gli specialisti dell’alpino. La Gio-
Quando il cronista scia
sulle spalle del segretario...
Confesso che non mi era mai successo di fare l’inviato in groppa ad uno sciatore ma l’insistenza del professor Marcello Martinelli, impeccabile segretario del
Cus Brescia, mi aveva allettato. Così dovendo scendere da Artesia alta alla parte bassa, ero salito sull’insolito destriero provando un’ebbrezza insolita nell’affrontare le curve che si paravano davanti sempre più
veloci. Poi, in vista dell’arrivo, ecco il crack, il volo
d’entrambi sulla neve ghiacciata, sommersi dalle risate degli altri sciatori alcuni dei quali ci avevano già
ammonito: Siete passibili di multa!
Non eravamo ancora a carnevale ma con i campionati universitari di mezzo, ci eravamo concessi una licenza essendo naturalmente il traffico limitato. A
Marcello era andata bene nello scendere da duemila
metri scivolando con il sacco dell’immondizia (trafugato dalla cucina della baita: vedi foto) a mo’ di bob;
stavolta i miei 78 kg l’avevano sbilanciato mettendolo
kappao. Una nota simpatica, nessuna conseguenza,
un semplice ricordo che il “jolly” bresciano unirà ad
alcuni suoi precedenti storici: la multa presa in bicicletta nella sua città per essere passato col rosso
durante i Cnu nonchè il suo storico arrivo in mountain
bike a Camerino, in una giornata fredda col nevischio,
come ha ricordato in mezzo a gran risate Roberto
Benvenuti, suo collega genovese, un altro che avrebbe molte storie da raccontare e che, quando lo fa, non
annoia certamente. Com’è successo nel corso della
tradizionale cena nella baita sul cocuzzolo della montagna mentre la beata gioventù si dedicava al ballo
nella discoteca “Il bidone” Per loro la frenesia del
ballo, per noi la consolazione di poter gustare un delizioso arneis ed un corposo dolcetto che hanno rinvigorito le battute della serata. E osservare deliziati le
bretelle d’antan esibite da Figari…
g.g.
vanni Conti di Artesina è perfetta e un centinaio di atleti
lotta in due manche avvincenti. I due colpi di scena nella
seconda con le uscite di
scena dei dominatori della
prima parte: Enrica Tessore
(CUS Torino) e Piero Giardini (CUS Brescia), accomunati dagli studi (sono entrambi iscritti a Medicina) ed in questo caso dalla sfortuna. A festeggiare in campo maschile è Niccolò
Zarattini (CUS Padova): il futuro laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali, quinto al termine
della prima frazione, batte la concorrenza di
Francesco Falabella (CUS Torino - Suism, a 1’10),
Andrea Rossi, Jhonatan Longhi (brasiliano e
matricola di Veterinaria, quindi schierato per il
CUS Torino e bronzo ai CNU) e Alessandro Maz-
Amabile come sempre il dottor Rettagliata.
zalai (studente di Ingegneria e portacolori del CUS
Trento). Tra le ragazze primeggiano tre giovanissime atlete locali: Margherita GuastavIno (Ski
College Limone), Giulia Amato (Ski College
Limone) e Francesca Tortarolo (Mondolè). Quarta
piazza per la spagnola Laura Jardi e quinta per Klio
Carlig (CUS Brescia), studentessa di Medicina e
Chirurgia e oro universitarioa. Alle sue spalle sul
podio CNU due cussine torinesi: Martina Bessone
(Psicologia) e Ludovica Di Benedetto (Accademia
delle Belle Arti). Il giovedì sera è riservato ad un
momento di svago per gli universitari ed i loro
accompagnatori: una grande festa al “Bidone” (di
nome ma non di fatto) di Artesina che vede in
prima fila proprio i fondisti. Due pulmini (un grazie
particolare e sentito del gruppo lombardo-trentino-veneto allo sci club Ledrense) e via a macinare
chilometri (120 tra andata e ritorno) per incontrare i colleghi dello sci alpino. Musica ed allegria, in
contemporanea alla cena tipica in Baita al Colletto
dell’organizzazione. Poi a letto perché il venerdì
mattina si scia. Sole cocente e clima ideale per le
ultime 4 gare in programma. Ad Entracque nella
7.5 km a tecnica libera femminile brilla Samantha
Plafoni (CUS Torino), che precede di 36” l’altra
cussina torinese Ombretta Rosa, quindi Michela
Cozzini (CUS Trento) e Maria Pezzarossa (CUS
Parma). Nella 10 maschile il bergamasco Mattia
Lanfranchi bissa l’oro della prima giornata e precede di 13” Christian Ivaldo (Valchisone). Podio
universitario completato da Gabriele Castagno
(CUS Torino) e Francesco Zendri (CUS Padova).
Selettivo e tecnico invece il pendio della Conti, dove va in scena lo slalom speciale tracciato da Paolo
Deflorian e Matteo Ponato: 91 atleti e ben 27 inforcate o uscite di pista. La prima a festeggiare è la
giovane tesserata del Mondolè Ski Team Francesca
Tortarolo che sfrutta al meglio le uscite di Silvia
Baruzzo e Giulia Amato ed indenne taglia il traguardo con il miglior tempo totale. Alle sue spalle
Camilla Poli e Anna Gambetta, prima universitaria.
La studentessa di Scienze Motorie ed atleta del
CUS Genova batte nella classifica CNU la bresciana Klio Carlig. In campo maschile sono perfette le
due manches di Gabriele Soliani Pini (CUS Parma,
miglior tempo in entrambe le frazioni), che mette
in riga i cussini torinesi Francesco Falabella e
Jhonatan Longhi e si aggiudica uno snowboard
messo in palio da Store and More di Cuneo. Una
gara di eccellenza quella degli universitari tra i pali
stretti: alle spalle del trio vincente si piazzano Fe-
Foto-ricordo dell’ultima giornata con tanti campioni.
derico Casagrande (CUS Genova), Danny Gerardini (CUS Brescia), Piero Giardini (CUS Brescia) e
Carlo Traini (CUS Bergamo). Il sole bacia tutti e
picchia forte sul bianco panorama della Provincia
Granda, terra che sta iniziando ad apprezzare lo
sport universitario. “Questi CNU hanno dimostrato
la vocazione del Cuneese ad essere un territorio di
alta formazione, anche sportiva - Spiega il presidente del CUS Torino, Prof. Riccardo D’Elicio - Lo
sport universitario qui può crescere e questa esperienza me lo ha confermato in pieno. Un impianto
sportivo ad hoc, riservato agli universitari ed aperto anche alla cittadinanza, in zona farebbe da collante e sarebbe un punto di aggregazione impor-
tante per creare un vero movimento per gli studenti. Siamo convinti che il Monregalese ed il
Cuneese possano anche ambire ad ospitare i
Mondiali Universitari - Per ora toccherà al CUS
Cuneo (ovvero il braccio operativo del CUS Torino) guidato da Susanna Bonino rinsaldare e aumentare i contatti con gli studenti delle 11 facoltà
presenti in Provincia. Otto sedi, 21 corsi di laurea
e oltre 4.700 studenti (tra cui 183 iscritti all’Università del Gusto di Pollenzo, 414 all’Istituto musicale Ghedini di Cuneo, 320 all’Accademia delle
Belle Arti e 19 mediatori linguistici sempre nel capoluogo) a riprova di un movimento accademico
in crescita.
30
RISULTATI FONDO
7.5 T.C. MASCHILE FISI: 1. Cristian Ivaldo (Valchisone) 28.43.0, 2. Mattia
Lanfranchi (CUS Bergamo) 29.50.5, 3. Francesco Zendri (CUS Padova) 30.52.7.
7.5 T.C. MASCHILE CNU: 1. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 29.50.5, 2.
Francesco Zendri (CUS Padova) 30.52.7, 3. Massimo Collotta (CUS Brescia)
33.26.9.
5 T.C. FEMMINILE CNU: 1. Michela Cozzini (CUS Trento) 24.30.7, 2. Nadine
Chatrian (CUS Torino) 25.28.3.
AMERICANA MASCHILE (FISI-CNU): 1. Francesco Zendri (CUS Padova)
15.42.1, 2. Gabriele Castagno (CUS Torino) 15.43.8, 3. Mattia Lanfranchi (CUS
Bergamo) 15.47.2.
AMERICANA FEMMINILE (FISI-CNU): 1. Ombretta Rosa (CUS Torino) 9.50.3, 2.
Samantha Plafoni (Valle Pesio-CUS Torino) 9.51.0, 3. Nadine Chatrian (CUS
Torino) 10.24.3.
7,5 KM T.L. FEMMINILE (FISI-CNU): 1. Samantha Plafoni (Valle Pesio - Cus
Torino) 25.46.40, 2. Ombretta Rosa (Cus Torino) 26.23.00, 3. Michela Cozzini
(Cus Trento) 28.29.00
10 KM T.L. MASCHILE FISI: 1. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 28.37.2, 2.
Cristian Ivaldo (Valchisone) 28.50.9, 3. Gabriele Castagno (CUS Torino) 29.12.9,
10 KM T.L. MASCHILE CNU: 1. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 28.37.2, 2.
Gabriele Castagno (CUS Torino) 29.12.9, 3. Francesco Zendri (CUS Padova)
29.20.3.
RISULTATI SCI ALPINO
GIGANTE MASCHILE
CLASSIFICA FIS: 1. Niccolò Zarattini (ITA) 1.52.41 (55.00+57.41), 2. Francesco
Falabella (ITA) 1.52.55 (54.25+58.30), 3. Andrea Rossi (ITA) 1.53.32
(54.75+58.57), 4. Jhonatan Longhi (BRA) 1.55.43 (56.27+59.16), 5. Alessandro
Mazzalai (ITA) 1.55.50 (56.04+59.46).
CLASSIFICA CNU: 1. Niccolò Zarattini (Cus Padova) 1.52.41 (55.00+57.41), 2.
Francesco Falabella (Cus Torino) 1.52.55 (54.25+58.30), 3. Jhonatan Longhi
(Cus Torino) 1.55.43 (56.27+59.16).
LE BRETELLE DI FIGARI
Zendri, tre medaglie, la laurea...
poi in altura con le mucche
È davvero un personaggio Francesco Zendri, tre
medaglie ai Cnu della neve, oro, argento e bronzo.
Ha vinto l’Americana tecnica libera precedendo in
volata il torinese Gabriele Castagno e il bergamasco
Mattia Lanfranchi che si è preso la rivincita nella 10
km di tecnica libera, vincitore anche della 7,5 km
tecnica classica davanti allo stesso Francesco.
L’alfiere del Cus Padova abita a Molina di Ledro in
una valle laterale a Riva del Garda, ha partecipato
all’Universiade di Torino, impegnandosi nelle cinque gare in programma, ha già vinto i Cnu nei tre
anni precedenti (8 medaglie complessivamente) e
inoltre, da sottolineare, ha ultimato prima di Natale
il corso di laurea triennale conseguendo la laurea in
Scienze e tecnologie animali presso la Facoltà di
Agraria di Padova discutendo la tesi intitolata: “Indici produttivi, caratteristiche della razioni e bilancio dei nutrienti di 86 allevamenti di vacche da latte
in provincia di Padova”. Ora è impegnato nella laurea specialistica, oltre al fondo pratica anche corsa,
ski-roll e moto da trial e continua a lavorare nell’azienda di famiglia coi bovini da latte soprattutto
nelle stagioni estive trascorrendole in alpeggio.
Non è da invidiare un campione come lui?
Un neo
laureato
in gamba
del CUS
Padova
GIGANTE FEMMINILE
CLASSIFICA FIS: 1. Margherita Guastavino (ITA) 1.56.87 (56.76+1.00.11), 2.
Giulia Amato (ITA) 1.57.11 (56.58+1.00.53), 3. Francesca Tortarolo (ITA)
1.59.65 (57.72+1.01.93), 4. Laura Jardi (SPA) 2.01.66 (58.22+1.03.44), 5. Klio
Carlig (ITA) 2.03.68 (59.62+1.04.06).
CLASSIFICA CNU: 1. Klio Carlig (Cus Brescia) 2.03.68 (59.62+1.04.06), 2.
Martina Bessone (Cus Torino) 2.08.27 (1.02.03+1.06.24), 3. Ludovica Di
Benedetto (Cus Torino) 2.08.87 (1.03.40+1.05.47).
SPECIALE MASCHILE
CLASSIFICA FIS: 1. Gabriele Soliani Pini (ITA) 1.20.79 (39.50+41.29), 2.
Francesco Falabella (ITA) 1.22.66 (40.13+42,53), 3. Jhonatan Longhi (BRA)
1.23.05 (40.62+42.43), 4. Federico Casagrande (ITA) 1.23.24 (41.52+41.72), 5.
Danny Gerardini (ITA) 1,23.61 (41.02+42.59).
CLASSIFICA CNU: 1. Gabriele Soliani Pini (Cus Parma) 1.20.79 (39.50+41.29),
2. Francesco Falabella (Cus Torino) 1.22.66 (40.13+42,53), 3. Jhonatan Longhi
(Cus Torino) 1.23.05 (40.62+42.43).
SPECIALE FEMMINILE
CLASSIFICA FIS: 1. Francesca Tortarolo (ITA) 1.29.62 (43.84+45.78), 2. Camilla
Poli (ITA) 1.31.21 (45.51+45.70), 3. Anna Gambetta (ITA) 1.32.19
(45.34+46.85), 4. Beatrice Davico (ITA) 1.32.48 (45.98+46.50), 5. Klio Carlig
(ITA) 1.32.78 (45.40+47.38).
CLASSIFICA CNU: 1. Anna Gambetta (Cus Genova) 1.32.19 (45.34+46.85), 2.
Klio Carlig (Cus Brescia) 1.32.78 (45.40+47.38).
I TANTI RINGRAZIAMENTI PER I CNU
Margherita Gustavino
Giulia Amato
e Francesca Tortarolo.
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Molti i ringraziamenti del C.O. dei 48esimi CNU invernali di Artesina e Entracque: uno particolare e di cuore va alla
Fondazione C.R.C. (Cassa di Risparmio di Cuneo), da sempre vicina al mondo universitario cuneese ed al decentramento dell’Università di Torino e del Politecnico di Torino in Provincia di Cuneo. Fattiva la collaborazione degli enti
locali, in particolare dei comuni di Frabosa Sottana e Entracque, sedi di gara, ed eccezionale il contributo in termini
di lavoro da parte dei gestori degli impianti, Mondolè Ski e Gesam Srl. Grande anche l’apporto organizzativo da parte
del CUSI. Il patrocinio alla manifestazione è stato dato anche da Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Città di
Mondovì, Città di Cuneo e Comune di Genova, dagli enti accademici Università degli Studi di Torino, Politecnico di
Torino, Politecnico di Mondovì e Università del Piemonte Orientale, e dalle federazioni (Fisi e Fisu). Un grazie finale
agli sponsor dell’evento: Olio Carli, Mondo, AZ due di Recco e Store and More di Cuneo.
Cadute di ogni genere su un tracciato impervio
Foto Sport Universitario
Francesca Tortarolo
Ombretta Rosa (Cus Torino)
Camelia e i giudici
la claque di Paoletti
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Soliani su Falabella
È arrivato due volte secondo il
bravo Francesco Falabella del
Cus Torino, iscritto a scienze
motorie, ma ha accettato il verdetto con molto fair play: “Sì è
vero, sono stato battuto sia nel
gigante che nello slalom ma sono più che contento. Devo dire
che il percorso è stato preparato in maniera perfetta dai tecnici del Mondolè. È stata una
competizione molto serrata e ad alto livello”. Uno dei due
che l’hanno battuto (l’altro è stato Niccolò Zarattini) è
Gabriele Soliani Pini parmense di Langhirano, la cittadina
“culla” dei famosi prosciutti. Anche lui è d’accordo sul
tracciato: “Era effettivamente buono e impegnativo anche
perché un po’ segnato e rovinato in alcuni tratti. Ovviamente sono soddisfatto della mia prestazione e del risultato finale”. Con due balzi quasi da record, almeno a livello di campionati universitari, Gabriele Soliani Pini ha vinto
lo speciale portando a casa per il Cus Parma un altro titolo importante. Gabriele, 20 anni, studente all’Università di
Parma in scienze biologiche, è stato l’unico nella prima
manche a stare sotto i 40 secondi in una gara resa difficile dalle abbondanti nevicate. Con 39”50, Soliani Pini ha
lasciato intendere di puntare al titolo, come ha ribadito
nella seconda prova con 41”29 con una decina degli
ottantasette concorrenti che sono caduti proprio in dirittura d’arrivo. Con 1’20”79 Gabriele ha superato Francesco Falabella ed il brasiliano Jhonatan Longhi che gareggiavano per il Cus Torino. L’anno scorso lo speciale era
stato vinto dal bresciano Rolfi con 1’31”37. Dieci secondi
di differenza rispetto al tempo di Soliani Pini. Nativo di
Valle di Castrignano, frazione di Langhirano, nel 2000
Gabriele aveva vinto il titolo italiano cuccioli quindi era
entrato a fare parte della scuola di sci creata a Tarvisio
dalla Federazione. Studente dell’Itos.approdato poi all’Università, ha avuto come maestri Andrea Saccardi
quindi in fase agonistica Guido Paci. Un’altra soddisfazione per il vice presidente del Cus Parma, Michele Ventura,
che segue con tanta passione l’attività sciistica. Da notare che nel coordinamento dell’organizzazione figuravano
anche le Facoltà di ingegneria e ed economia guidate dai
presidi Donato Firrao e Giuseppe Tardivo. Nel cuneese ci
sono 8 sedi universitarie di 11 Facoltà, 21 corsi di laurea
e oltre 4.700 studenti. Uno di essi, Giacomo Luigi Ghiotti
del Senato Accademico, laureando in ingegneria, ha portato il saluto ufficiale del mondo giovanile nel corso della
presentazione dei Cnu che ha avuto ovviamente come
protagonisti i presidenti dei Cus Torino e Genova
Fiocca ancora la neve sui protagonisti del fondo nel corso della premiazione
svoltasi sul traguardo di Entracque. Nella foto da sinistra Susanna Bonino
del comitato organizzatore, responsabile della sezione del Cus Torino
a Cuneo, Franco Figari, nell’occasione anche speaker, Maurizio Duse,
responsabile del fondo Cusi, la medaglia d’argento Francesco Zendri
(Cus Padova), il neo campione Mattia Lanfranchi (Cus Bergamo), il bronzo
Massimo Collotta (Cus Brescia), Christian Ivaldo (titolo Fisi: gareggia
per lo Sci Club Valchisone Torino 81), Davide Becchetti (Cus Brescia).
L’arrivo al traguardo del fondo:
il “non tesserato” Ivaldo,
precede la medaglia d’oro
Mattia Lanfranchi.
A fianco, il vice presidente
Artemio Carra si complimenta
col concittadino Gabriele Soliani Pini
sul podio con Francesco Falabella.
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Michela Cozzini e Nadine Chatrian con Maurizio Duse.
Anche il sindaco al lavoro
di Roberto Benvenuti
Il Presidente Leonardo
Coiana e Gianni Ippolito
con la pala per liberare
l’auto da due metri di neve...
D
Carlo Traini
Gabriele Castagno
opo tanti anni (bisogna risalire a
Frabosa 1976 per trovare un precedente) il Cus Genova è tornato
ad organizzare i Campionati Nazionali Universitari invernali.
Con una novità saliente: la collaborazione con
il Cus Torino. Ed è stata forse la prima volta
che due Cus hanno deciso di unire le proprie
forze per l’organizzazione di una manifestazione a carattere nazionale. Alla fine con reciproca soddisfazione, a detta di entrambi i presidenti Mauro Nasciuti e Riccardo D’Elicio.
Le località individuate per ospitare le gare sono state Artesina (per lo sci alpino) ed Entracque (per lo sci nordico), due stazioni invernali che hanno caratteristiche peculiari nel
panorama sciistico: fanno entrambe parte del
comprensorio sciistico cuneese, e sono quindi geograficamente poste sotto la “giurisdizione” del Cus Torino, in particolare della sede distaccata di Mondovì, regno della instancabile Susanna Bonino, ma costituiscono
storicamente una meta privilegiata per gli
sciatori genovesi, e sono quindi per questo
molto “vicine” anche al Cus Genova.
E l’idea è stata subito “sposata”, anzi in un
certo senso spinta, dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Cuneo, che ha sostenuto completamente l’iniziativa.
L’organizzazione dell’evento è cominciata
praticamente due anni fa. Questi Cnu. si sarebbero dovuti infatti svolgere lo scorso anno
ma la tragica carenza di neve che ha caratterizzato l’inverno del 2007 ebbe come conseguenza l’annullamento dei Campionati, lasciando così nel cuore di tutti il desiderio di
riprovarci, e qualche esperienza in più che è
poi tornata utile in questa occasione.
A dire il vero anche quest’anno c’è stato qualche timore di non farcela, ma per il problema
contrario: troppa neve, stavolta, così tanta e
caduta così vicina alle date prefissate da rendere difficoltosa la preparazione delle piste. Il
risultato è stato la dolorosa rinuncia a disputare la prova di SuperG, e la fibrillazione continua nell’incertezza che gravava anche sulle
altre prove in programma.
Ma la tanta neve che continuava a scendere
ha fornito anche qualche siparietto divertente, come quello di vedere il presidente del
Cusi Leonardo Coiana ed il presidente della
Commissione di Controllo Gianni Ippolito, il
primo proveniente da Cagliari ed il secondo
da Sassari, e quindi non proprio avvezzi a
queste situazioni, intenti a spalare la neve per
liberare la macchina.
Per fortuna alla fine il meteo ha rimesso giudizio e la manifestazione è andata in porto
senza ulteriori intoppi, anche se le incertezze
di cui si diceva hanno avuto come conseguenza un certo calo nella presenze degli
atleti in gara, in particolare per quanto riguarda la partecipazione “open”.
A proposito di numeri, sarà opportuno comunque trovare qualche correttivo che possa
rilanciare un appuntamento dalle potenzialità
notevoli ma un po’ limitate dal regolamento
imposto dalla F.I.S. affinché le gare abbiano le
caratteristiche prescritte a livello internazionale. Una analisi che dovrà essere più attenta
che mai per quanto riguarda le prove di sci
nordico, davvero al limite di una partecipazione minima che si possa definire decorosa.
Tecnicamente sono state di ottimo livello sia la
prova di slalom gigante che quella di slalom
speciale, disputate su un tracciato ottimale
grazie alla disponibilità ed al lavoro del sindaco di Artesina Pietro Blengini e di tutti gli
addetti messi in campo dalla locale Scuola Sci.
Ed altrettanto bene hanno funzionato gli aspetti organizzativi dello sci di fondo nello splendido scenario del Centro Sci Nordico Gelas.
Bilancio positivo, quindi, anche se verrebbe
da dire che i Cnu invernali sarebbero perfetti
se non ci fosse di mezzo la neve.
Davide Becchetti
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di Marcello Martinelli
DAL VIVAIO DEL C.U.S. ALLA SERIE “A” A 16 ANNI
Sandro Marelli
Davide Marelli
sulla pista
Max Dubini
Aurelia e Italo
Francesco Zendri
Carra e Nasciuti
in motoslitta
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I gemelli Davide e Sandro Marelli classe 1991 cresciuti cestisticamente nelle giovanili del CUS Brescia, dove hanno iniziato il minibasket a 6 anni, sono al secondo
anno di prestito alla Storica Olimpia Milano Armani Jeans. Già durante la scorsa stagione hanno esordito con la prima squadra calcando il parquet e realizzando i primi
canestri in serie “A” a 16 anni. Hanno così meritato l’attenzione della Gazzetta dello
Sport che ha dedicato loro un articolo. Nel pezzo, venivano paragonati ai grandi
gemelli Boselli, anch’essi uno mancino e uno destro. Li abbiamo incontrati durante le ultime vacanze e abbiamo improvvisato un’intervista.
Ci descrivete l’impegno sportivo? “5/6 allenamenti settimanali con il gruppo Under, con la relativa partita di campionato, qualche allenamento e trasferta anche con
la prima squadra . Quando ci alleniamo con i senior al carico di lavoro si aggiunge
anche un po’ di tensione. Il tutto con notevole intensità in più il nostro coach ci spreme per bene”.
Come vivete a Milano? “Ci siamo trasferiti a Milano nell’agosto del 2006. Non è
stato facile il distacco dalla famiglia e dalle abitudini, mentre l’impatto con la grande città non lo abbiamo vissuto troppo, infatti le nostre giornate sono molto fitte di
impegni: scuola, palestra, allenamenti, studio, trasferte, a volte anche in giro per
l’Italia e l’Europa al seguito della prima squadra assorbono totalmente la nostra giornata… davvero il tempo per vivere Milano è pochissimo e comunque il nostro cuore
è sempre nel luogo d’origine”.
Un episodio clou legato all’esperienza con la prima squadra? Davide: “Quest’autunno in trasferta in Eurolega ad Istambul: dal momento che non devo giocare
nemmeno un minuto il mio coach Mario Fioretti, vice in prima squadra, mi comunica un’ora e mezza prima della partita che farò allenamento individuale (fondamentali, partenze, tiri, scatti,penetrazioni…) mentre gli altri fanno massaggi e riunione
tecnica. Mi cambio ed esco nel palazzetto; boato! Faccio 45 minuti di allenamento
da solo di fronte a 6000 spettatori già sugli spalti!!! Ad inizio partita saranno 9000
turchi festanti, ed io mi accomodo in panchina dopo aver “sudato 3 camice” per la
fatica e l’emozione….” Sandro: “25-04-2007 Monte Paschi Siena - Armani Jeans,
prima trasferta e coach Djordevic mi mette in camera con Bulleri, uno degli idoli di
gioventù… Passiamo il pomeriggio e la serata in camera e il “Bullo” non mi rivolge
la parola nemmeno una volta! Ascolta i-pod, telefona, fa mille esercizi di stretching… Non mi resta che prendere il libro e studiare, almeno arriverò lunedì preparato a scuola! Con il capitano avrò altre occasioni per parlare. La Nazionale Negli
ultimi 3 anni tra CUS e Armani abbiamo partecipato ad alcuni raduni e tornei con la
nazionale giovanile della nostra categoria in Turchia, Francia, Spagna”.
Sappiamo che hai fatto parte di una selezione a Parigi, ci dici di che cosa si tratta? Davide: “Il “basketball Without Borders”, una manifestazione organizzata dall’Nba per scoprire talenti nei 5 continenti. 50 giovani europei, tra cui io, convocati
su segnalazione delle loro federazioni hanno trascorso una settimana a Parigi tra
allenamenti sui fondamentali e partite. Il tutto sotto gli occhi di allenatori e giocatori dell’Nba. Ho affrontato questa
avventura con tranquillità senza ansie ed alla fine della settimana sono stato selezionato per l’all star game e per la
gara di tiro da 3 punti. Veramente una settimana da ricordare”.
L’incontro con Michael Jordan? “Appena arrivati a Milano, dopo pochi mesi, abbiamo vissuto una bellissima esperienza. La partecipazione La partecipazione al “Michael Jordan Day”, una giornata di basket per ragazzi del 1991 sotto
gli occhi di Jordan in persona, in carne ed ossa.. E’ stata un’emozione incredibile poter stringere la mano al nostro
idolo di gioventù e giocare davanti a lui ed ai 6000 spettatori del Palalido”.
Basket e scuola? “Per entrambi la scuola è una priorità. Frequentiamo la 3° liceo scientifico a Milano. Il primo anno
al Calini di Brescia siamo stati promossi a pieni voti, lo scorso anno a Milano pure, anche se con qualche flessione.
Anche quest’anno non abbiamo debiti ma fatichiamo sempre più a stare al passo e numerose sono le assenze dovute alle trasferte ed agli impegni. A volte la stanchezza del doppio allenamento si fa sentire quando la sveglia suona al
mattino... Università Sicuramente vorremmo continuare con l’università dopo il liceo, anche se non abbiamo ancora
chiare idee sulla facoltà: se saremo iscritti a Brescia un posto nella rappresentativa universitaria dovete tenercelo!!!”
M
edico dell’armata americana chiamato a controllare le condizioni fisiche dei
militari negli Anni 60, Kenneth H.Cooper giunse alla conclusione che il test più
valido era quello di extrapolare il consumo massimo di ossigeno sulla base di
dodici minuti di corsa. Un’idea semplicissima che lo ha reso famoso nel
mondo. Ebbe anche l’intelligenza di far brevettare il suo test (Cooper’s 12-Minute Run test) e
di redigere nel contempo un’opera di divulgazione intitolato Aerobica che divenne un best
seller. In seguito lasciò l’esercito per fondare il Cooper Aerobic Center a Dallas coi primi personal coaching. Naturalmente il suo test ha un valore relativo per gli sportivi più agguerriti.
Ad esempio, basandoci sul record del mondo sui 5km (12’37”35) dell’etiope Kenenisa
Bekele, si arriva ad un record effettivo di 4.750 metri sui 12’ per cui si ottiene un VO2 massimo di 93,7 ml/kg/min. Scritti assieme alla moglie, il dr. Brown, i quattro libri di Cooper sono
stati tradotti in 24 lingue per 12 milioni di copie. La sua crociata in questi 40 anni ha avuto
l’obiettivo di combattere la sedentarietà, l’obesità, il diabete. Senza medicine, ma semplicemente con lo sport. Ecco l’ultima sua intervista concessa alla rivista francese Sport et Vie.
Perché 12 minuti e non 6 nel test più famoso del mondo?
Da 2 dipendenti a 700!
“aerobica” ai bambini per cui divenne un autentico business. Soltanto che gli esercizi che Jane
proponeva non avevano più niente a che fare col
senso psicologico del termine. Nella mentalità
della gente era divenuta una specie di danza. Io
criticai ciò al suo debutto. Anzi trovai pericoloso, se non proprio criminale, spingere migliaia
di persone ad arrivare al limite dello sfinimento.
Andai spesso in televisione ad esprimere i miei
concetti, a mettere all’erta chi si avventurava in
questa esperienza senza le giuste cognizioni.
Come conseguenza ricevetti una lettera da Jane
Fonda: mi aspettavo insulti, querele invece l’attrice mi chiedeva com’era possibile in futuro
lavorare assieme. Pian piano raddrizzò il tiro e
sono felice oggi di constatare che il termine
aerobica intende una serie di esercizi di lunga
durata con intensità di sforzo”.
Quando le venne in mente l’idea di un test di 12
minuti?
“All’epoca lavoravo per l’esercito. Stavamo cer-
Io, Kenneth Cooper, papà dell’
Era il preparatore atletico del Brasile che batté l’Italia nella finale del mondiale messicano
Nel 1968 il termine “aerobica” non diceva nulla
alla maggior parte degli sportivi. Fu il titolo del
suo primo libro che divenne un best seller mondiale. Si aspettava un tale successo?
“Naturalmente no! Quando assieme alla moglie
lo realizzai eravamo convinti di venderne alcune
copie grazie alla benevolenza dei parenti”.
Che cosa è stato determinante per il successo?
“Nel 1968 alcune pagine del libro vennero riprese dal Reader’s Digest. Questo ha provocato
l’interesse di molti lettori nel mondo. In seguito,
grazie all’amico Claudio Coutinho, un ottimo
giocatore brasiliano, divenuto allenatore della
Nazionale che partecipò al Mondiale ’78 in Argentina, ebbi l’onore di fare parte dello staff brasiliano per l’edizione 1970 in Messico quando
vincemmo il titolo battendo in finale l’Italia di
Valcareggi. Io insegnai ai giocatori il mio meto-
do e loro giunsero alla fine della competizione in
ottime condizioni fisiche, a differenza degli azzurri che crollarono proprio nella gara decisiva.
Fu tale l’entusiasmo per il mio lavoro che ancora oggi in Brasile si usa dire “coopering” quando si fa jogging….”
Nel ’70 l’aerobica ebbe un enorme successo.
Jane Fonda utilizzò il termine per fare promozione alla sua ginnastica... Non ebbe l’impressione che si snaturasse il concetto di questa
nuova disciplina?
“Naturalmente. All’origine il concetto aerobico
s’applicava soltanto a delle attività di resistenza
che io classificai così con un ordine decrescente d’interesse: sci di fondo, nuoto, corsa a piedi,
ciclismo, marcia. Allora Jackie Sorensen riprese
l’idea per presentare il primo corso di ginnastica in Tv. Poi Jane Fonda nel ’74 trasmise la sua
cando un test per valutare le condizioni fisiche
dei militari dell’Air Force. Provammo una serie
innumerevole di esercizi ed il primo lavoro fu
quello di collegare i risultati sul campo con le
misure emerse dal VO2 massimo registrati nei
laboratori su tapis roulant. Provammo nell’occasione un test sul miglio, milleseicento metri.
Troppo corto. L’anaerobica aveva il sopravvento. In seguito suggerii percorsi più lunghi: 30,
20, 15 minuti di corsa. Così ci trovammo meglio
come aerobica. Ma i risultati divergevano troppo fra prove sui terreni e quelli di laboratorio.
Sospettammo che altri fattori influivano nella
performance, a cominciare dalla motivazione.
E’ stato così che abbiamo ridotto progressivamente il tempo per arrivare finalmente a 12’ in
quanto si trattava della durata che ci offriva la
migliore correlazione statistica.
36
Quarant’anni dopo resta il tempo meglio utilizzato nel mondo, anche la Fifa lo rispetta nella
selezione degli arbitri per il Mondiale.
Ma si può anche procedere all’inverso, fissando
una distanza e registrando il tempo per percorrerla. L’esercito americano, ad esempio, ricorre
sempre al mio test su 1,5 miglia, cioè 2400
metri. Negli anni a seguire fissai dei termini
anche per nuoto, ciclismo e marcia. Sempre su
una durata equivalente all’incirca a 12’.”
Oggi si sa che non è possibile sostenere uno
sforzo di forte intensità equivalente a VO2, al
massimo per 6-7 minuti. In retrospettiva, non
considerate che 12 minuti non rappresentino un
tempo troppo lungo? In effetti alcuni applicano
un test di “mezzo Cooper”, cioè sui 6 minuti soltanto. Cosa ne pensa?
“So benissimo che non è possibile reggere a
pieno regime per 12 minuti. In realtà il test serve ad indicare il VO2 massimo. Poco importa,
dunque, che si realizzi il 90 o il 95 per cento del
’aerobica
suo massimo aerobico. Dopo tante prove, io insisto che siano più affidabili i test sui 12 che
non sui 6 minuti. In quanto una durata più corta
avrebbe come effetto di sopravvalutare il risultato di persone non allenate ma molto motivate
e che ricorrono involontariamente alla loro filiera anaerobiotica le risorse necessarie per fare
un buon tempo. Senza dimenticare che di fronte al traguardo dei 6 minuti, che sembra più
facile, il soggetto in questione avrà la tendenza
ad un’intensità troppo alta. E questo significa un
maggior rischio sul piano cardiaco compromettendo le condizioni fisiche di migliaia di persone. In effetti si ha la tendenza di forzare quando
la durata della fatica sembra più corta”.
Anche lei corre intensamente?
“Naturalmente. Io cominciai a correre nel 1960.
Per molti anni mi sono allenato su un volume di
37
In ricordo di Meloni
di Fabrizio Lana
100 chilometri per settimana, partecipando ad
alcune maratone. Un giorno, calcolai di avere
percorso nella mia vita almeno 60mila km. Mi
fermai nel 2004 in seguito ad un grave incidente sugli sci: una frattura alla gamba destra che
mi costò due operazioni. Dopo tre anni ho ripreso con la marcia, da 3 a 5 km su strada o sul
tapis roulant più tre sedute settimanali di ginnastica per la muscolatura. Ho compiuto 76 anni,
per me può bastare considerato che continuo a
lavorare almeno sedici ore al giorno! Malgrado
i chilometri percorsi, ho l’articolazione di un
adolescente. Recentemente abbiamo avuto i risultati di uno studio compiuto su 10.300 maschi e femmine americane. I risultati mostrano
una forte correlazione fra i problemi articolari
(artrosi, mal di schiena, ecct) ed i risultati sui
test di sforzo. Con una conclusione sorprendente: gli arti in questione non vengono logorati dallo sport. Al contrario questo avviene quando non si fa niente. Anche quando nel ’58 ero un
giovane medico nell’esercito e partecipai al corso per il programma spaziale per entrare nel
gruppo dei primi astronauti, pur venendo bocciato, imparai durante i corsi di sopravvivenza
una regola che sarebbe sempre stata alla base
della mia attività: il corpo ha disperatamente
bisogno di faticare per sopravvivere. Non soltanto nello spazio. Imparai anche che è sempre
meglio prevenire un problema che tentare di
risolverlo.
Nel ’70 lasciai l’esercito ed aprii un centro di recupero fisico. All’epoca lavoravo con due dipendenti. Oggi siamo in 700 e vengono da tutto il
mondo per prendere atto del nostro lavoro.
Dalla creazione del centro, cioè da 36 anni a
questa parte, abbiamo accolto più di centomila
persone. Ed ora esiste una lista d’attesa di sei
mesi. Il budget annuale del centro supera i 54
milioni di dollari. Il nostro motto però è rimasto
lo stesso: valutare, educare, motivare, cambiare
modo di vita”.
Tra le tante cose che
mi ricordano Sandro
Meloni, una in particolare mi appare più
chiara di altre: il suo
modo di parlare il nostro dialetto con quella
caratteristica inflessione che tradiva le sue
origini, ma, al tempo
stesso, lasciava trasparire il forte attaccamento che egli nutriva nei confronti della sua
città d’adozione e quanto si sentisse integrato
nella cultura e nelle tradizioni pavesi.
Aldilà di tutto quello che è stato e di tutto ciò
che ha fatto, io ho sempre considerato il “prufesur” un punto di riferimento come uomo: la
sua umanità era arricchita da una ineguagliabile coerenza morale ed intellettuale, che gli permetteva di non rinnegare i principi nei quali egli
credeva.
E poi, parlare di Sandro Meloni vuol dire parlare della sua famiglia, legame indissolubile e
valore da difendere con tutte le forze.
Il componimento che segue è nato spontaneo a
ricordare il suo grande cuore sempre ammantato
di riservatezza. Ed è la prima volta che mi rivolgo
a lui in modo confidenziale, dandogli del “tu”.
Non so….
Sandro, non so
Quanto hai amato la vita;
credo intensamente.
Non so
Quanto hai amato la tua Sardegna
Credo… profondamente.
Non so quanto hai amato i tuoi figli;
credo… infinitamente.
Non so quanto hai amato Maria;
credo tanto e… dolcemente.
Sandro, non so
Quanto loro amino Te;
credo… che sarà per sempre.
CUS CATANIA
di Daniela Spina
Quand’ero Presidente
Di Candido Cannavò
Ogni tanto spunta fuori da misteriosi
nascondigli la foto di una squadra di rugby schierata sul campo di Merano. E’ il
Cus Catania, con i suoi colossi del tempo, ragazzi che avevano avuto la fortuna di mangiare bene dopo la guerra, quando per molte
famiglie come la mia i tempi erano molto difficili. Facevamo cure di arance non esportabili e scoprivamo il sapore avvincente delle insalate di limoni. In mezzo a quella
squadra c’è un ometto, con un doppiopetto forse rivcltato. Ero io, a 21 anni o forse a 22, presidente del Cus Catania. Quella foto ha rappresentato per me una credenziale rugbistica formidabile nel corso della carriera. Come si
dice dalle nostre parti, me la sono vantata persino davanti al mitico Bollesan, campionissimo della nostra pallaovale. Ma al di là di questa parentesi, il Candido Cannavò
del Cus Catania è quel “pugno d’ossa” (così mi chiamavano) che trascinava i suoi cinquanta chili scarsi per le
piste d’Italia. Per portare punti alla squadra correva i cinque chilometri il sabato e i dieci la domenica. E grazie a
queste immani fatiche, aveva diritto fisso a un posto sulla
reticella dei bagagli, sia all’andata sia al ritorno nel vagone ferroviario che ci ospitava. Il “clou” della mia carriera
di corridore risale al 1953 quando ai campionati nazionali di Merano arrivai secondo sui cinque chilometri, battuto da tale Eustacchi che correva per il Cus Torino, ma era
in realtà un magazziniere della Fiat. Potevamo fare reclamo e io mi sarei fregiato del titolo ma nella nostra squadra gli Eustacchi erano parecchi. Li avevamo messi in regola a suon di scolorina. Il correre, correre, correre è
stata in fondo una metafora della mia vita. Sono andato
incontro al mondo, ho trovato spazio e soddisfazioni dovunque, ho seguito undici olimpiadi, ho scritto tre libri e,
credetemi, corro ancora, dopo oltre cinquant’anni di giornalismo attivo e impegnatissimo su fronti diversi.
Ringrazio la Provvidenza per avermi guidato. Ma non dimenticherò mai da dove sono partito. Grazie, Cus Catania,
hai sessant’anni e sei un pezzo importante della mia vita.
R
accontare 60 anni di storia sportiva
non è impresa facile. Per essere compresa fin nelle sue fibre più profonde
ha bisogno di essere vissuta. Il Cus
Catania ce l’ha fatta, proponendo un
libro che narra lo sport non “dal di fuori” ma “dal
di dentro”, attraverso le parole, le storie, le esperienze di coloro che hanno vissuto questa avventura magica. Il libro, scritto da Nino Urzì, giornalista de “La Sicilia” con la collaborazione di Franco
Compagnini, appassionato uomo di sport ed ottimo dirigente sportivo e della sottoscritta, è stato
voluto dal presidente Luca Di Mauro, da sette anni
alla guida del Centro sportivo, con lo stesso impegno ed entusiasmo di quando da ragazzo ne calcava i campi. La presentazione del volume è avvenuta nell’Aula Magna del rettorato, alla presenza di
autorità cittadine, quali gli assessori comunali e
provinciali allo sport e i presidenti provinciali e
regionali del Coni Giuseppe Crisafulli e Massimo
Costa, e di ex dirigenti e atleti cusini. Tra questi
alcuni protagonisti della politica, dell’Università e
delle professioni, tra cui ricordiamo: Peppino Azzaro, Ignazio Marcoccio, Benito Paolone, Renato
Papa, Emilio Giardina, Ciccio Paola, Pippo Paladino, Lallo Pennisi, Giuseppe Giunta, Gianni Zingali. Dirigenti ed atleti tutti comunque accomunati
da quella cultura della realtà e della generosità che
rappresenta il marchio di fabbrica del sodalizio.
Presenti anche i presidi di facoltà e molti docenti
universitari, tra cui Maria Luisa Carnazza, delegata
del rettore per lo sport.
Nel corso della cerimonia, curata dalla segreteria
del Cus con la regia del dr. Mariano Campo, addetto stampa dell’Università, è stato proiettato un
video che ha mostrato gli impianti sportivi universitari, orgoglio e vanto dell’ateneo catanese, resi
qualitativamente migliori in seguito all’ Universiade del ’97 ed oggi meta di migliaia di studenti
universitari. All’esterno dell’Aula Magna, grandi
pannelli hanno raccontato più di mezzo secolo di
sport cusino, attraverso le foto dei suoi iscritti,
siano essi atleti, tecnici o dirigenti. Persone che
hanno respirato la polvere delle pedane, corso nel
fango, sudato, gioito, sofferto, ma soprattutto creduto in un “gruppo”.
Le squadre dell’Ateneo catanese sono arrivate nei
campionati di serie A nell’atletica leggera, nell’hockey, nella pallavolo, nella pallanuoto, nel tennis tavolo, nel rugby e nella pallacanestro.
Il Cus Catania è nato nel 1947, e da allora i suoi
atleti hanno vinto medaglie alle olimpiadi, all’ universiade, ai mondiali e agli europei, hanno conquistato titoli italiani, detenuto record nazionali, vestito la maglia azzurra in tutto il mondo, scrivendo
alcune delle pagine più importanti dello sport siciliano. Per tutti loro, il Cus Catania non è stato soltanto un ente, un nome scritto sulle tute, un luogo
in cui allenarsi, ma una filosofia e un modo di vivere, un insieme di valori da custodire e tramandare.
Da sette anni
al vertice
Di Luca Di Mauro
Parlare dei miei anni
nel Cus Catania è un
racconto arduo ma
senza dubbio esaltante: ho percorso tutte le
tappe che mi hanno
portato dalla militanza
nelle schiere di atleti
cussini alle prime
esperienze da tecnico,
per poi passare da dirigente fino alla carica che da
sette anni mi vede al massimo vertice della società
come presidente.
Gli ultimi anni sono stati decisamente i più esaltanti per l’Ente perché lo hanno rilanciato nel panorama sportivo catanese, ed anche reso uno dei Cus
più in vista in ambito nazionale ponendolo nel contempo e attraverso l’attività federale delle varie
sezioni sportive, tra le società più apprezzate in
ambito europeo.
L’attuale struttura impiantistica nasce dalla lungimiranza dei Rettori, a partire dal Rettore Cesare
Sanfilippo fino all’attuale Magnifico Toni Recca.
Essi di volta in volta hanno individuato all’interno
della Città Universitaria delle ampie zone dedicate
all’impiantistica realizzando quelle opere che si
pongono come supporto indispensabile allo sviluppo sportivo di Catania.
Per il futuro il Cus continuerà a svolgere la sua
attuale funzione offrendo ed incentivando la possibilità di pratica sportiva agli studenti universitari
senza dimenticare di aprirsi alla città di Catania
attraverso organizzazione e strutture.
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CUS PALERMO
Il Presidente del Cus
Ignazio Equizzi
I
l passaggio di testimone fra Michele
Bevilacqua, da 32 anni presidente del
Cus, col suo successore Ignazio Equizzi, è avvenuto in un momento importante nella storia dell’ateneo palermitano
essendo caratterizzato dalla fase decisiva dei
lavori per la cittadella sportiva nel parco
d’Orléans. Lavori che sono il segno più evidente dello sforzo ultratrentennale del Cus
Palermo nel campo dell’impiantistica. Equizzi,
avvocato ed ex lanciatore, nonché velocista,
vede così coronato il sogno della Cittadella
sportiva, un progetto avviato nei lontani Anni
’70 ma rimasto a lungo nei cassetti. Ci vorrà
il battage dell’Universiade siciliana per dare
una scossa all’ambiente che vede impegnati
Comune ed Università ma in due diversi progetti. Ma è l’Ateneo ad attivarsi per primo con
l’avvio delle ruspe nel ’96. Il Comune bandirà
l’appalto per il parco solo nel 2003. Due anni
prima il Magnifico Rettore Giuseppe Silvestri,
memore dei suoi trascorsi sportivi in gioventù, dà un risoluto impulso ai lavori, e si
inagura la piscina, fiore all’occhiello del
Campus. Subito dopo è la volta del Palacus,
dei campi di tennis e di calcio a cinque,
impianti di nuova costruzione o completamente restaurati sotto la vigile spinta del pro
39
rettore, il professor Salvatore Di Mino e la direzione tecnica dell’ing. Antonino Catalano,
impianti che suscitano l’ampio apprezzamento del ministro Fabio Mussi.
Gli impianti non sono usufruibili soltanto
dagli studenti universitari ma sono aperti
anche al territorio. E subito si registra il boom
degli iscritti. Un trend positivo destinato ad
aumentare quattro anni dopo quando la piscina viene coperta da un’avveniristica copertura in acciaio che ne ampia la fruibilità nel
periodo invernale.
I campionissimi di
scherma Gianni
Cusmano e
Vladimiro Calarese.
Il primo medaglia
d’oro all’Universiade
1955, il secondo
campione del
mondo. Cusmano
si laureò poi in
ingegneria.
Per lo studio
rinunciò
all’Olimpiade
di Roma.
Tre presidenti del Cus Palermo: Michele Bevilacqua, Lorenzo Purpari e Giuseppe Sanzo. Bevilacqua è stato Capodelegazione del Cusi all’Universiade di Edmonton; attualmente fa parte del Collegio dei Revisori dei conti.
E nei giorni in
cui si festeggiano i 60 anni di
vita del Cus Palermo sarebbero necessarie troppe pagine
per ricordare i tanti campioni che hanno fatto
onore all’università e di riflesso allo sport italiano: citiamo per tutti Salvatore Antibo, Giuseppe D’Urso, Patrick Ottoz, Margherita Gargano, Carla Maria Bresciani, Silvia Lazzari,
Maria Tranchina, Luigi Zarcone e Antonio Selvaggio.
Il Magnifico Rettore Giuseppe Silvestri
Il Rettore ha festeggiato con i cussini
Il Magnifico Rettore dell’Università di Palermo con delegati e dirigenti dell’Ateneo assieme al direttivo del Cus, un simbolo della sintonia che regna nell’ambiente. In piedi da sinistra, Luigi La Verde, Guido Curzi, Michele Basile, Antonino
Catalano, Rosolino Siculiana, Nicola Sciurba, Mario Giannone, Nicola Siracusa, Gaspare Polizzi, Giancarlo Ventura,
Salvatore Di Noto, Rosario Scalici. Seduti da sinistra: Michele Bevilacqua, Salvatore Di Mino, Ignazio Equizzi, Giuseppe
Silvestri, Giovanni Saverio Santangelo, Giuseppe Liotta.
CASTELLI: CAMPIONE ITALIANO NEGLI 800 E AI CNU
Alessandro Castelli, nato a Melegnano, è residente a Milano. Laureato il ingegneria al Politecnico di Milano nel 1976. Dirigente industriale in un Gruppo chimico multinazionale con il ruolo di Direttore Centrale e Amministratore Delegato di una Società del Gruppo.
Coordinatore del Comitato Tecnico di Federchimica-Assogastecnici. Membro di commissioni tecniche in ambito nazionale ed europeo
(UNI, CEN, EIGA). Rappresentante Italiano del Medical Gases Council di EIGA. Nell’ambito sportivo è stato atleta nazionale d’atletica
leggera nei 400 e 800 con il conseguimento di 8 maglie azzurre assolute e 5 giovanili.
Campione Italiano negli 800 (1971), Campione Italiano Universitario 800 e staffetta 4x400
con la maglia del Cus Milano. Finalista negli 800 ai Giochi Universitari Mondiali 1975 a
Roma. Dal 1980 terminata l’attività agonistica ha assunto successivamente ruoli dirigenziali quali: Vicepredidente GS Snia; Consigliere e Vicepresidente Comitato Regionale Fidal;
Revisore dei conti del Cus Milano; Consigliere e Vicepresidente del Cus Milano; Consigliere e Vicepresidente nazionale della Fidal; Presidente dal 2005 della Fidal Regione
Lombardia. Esperienza e responsabilità nella organizzazione e nel coordinamento di
numerose manifestazioni nazionali e internazionali: Coppa del Mondo Iaaf di maratona,
Finale Grand Prix Iaaf su pista, Campionati Italiani, Campionati Italiana di Società su pista
e di cross.
L’
La stretta di mano che ha sancito il passaggio di consegne fra l’ing. Vincenzo Sabatini ed il collega Alessandro
Castelli. Dopo tanti anni di onorato... servizio nel Cus
Milano, Vincenzo ha sentito la necessità di andare a riposare in Thailandia all’Universiade… dove ha lavorato con
stile ed intensamente con la pallanuoto ed altri sport,
sempre in prima linea e puntuale nei resoconti.
ing. Alessandro Castelli, eletto
presidente del Cus Milano. alla
fine del mese di Marzo dopo otto
anni di presidenza dell’ ing. Vincenzo Sabatini, ci traccia un breve sunto dei
primi nove mesi del suo mandato e soprattutto spiega quali sono e saranno i principali
obiettivi e le linee guida che il Cus Milano
intenderà perseguire verso la ricerca di un
continuo miglioramento della propria offerta
di servizio.
Cosa significa essere a capo della Polisportiva più grande di Milano?
“E’ davvero un grande onore e nello stesso
tempo un impegno costante, giornaliero ma
anche di grande stimolo. La politica di “servizio sportivo” che è stata avviata con la presidenza Sabatini è diventata per tutti noi la logica della pianificazione e programmazione di
tutte le nostre attività. Personalmente ho
conosciuto il Cus Milano da studente del Politecnico e ho indossato la maglia Cus Milano
in più momenti agonistici di atletica (Cnu e
Universiade). Ecco, è come se continuassi a
gareggiare con quella maglia ma con compiti
diversi e soprattutto “insieme e con la squadra Cus” in una logica di staffetta, il che significa avere con sè un testimone da non perdere e da passare in altre mani nella posizione
di gara migliore”.
L’anno trascorso ci ha portato in dote la gestione di una nuova palestra presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, il titolo di
Il CUS Milano a
1975 - Alessandro Castelli nella finale degli 800
ai Giochi Mondiali Universitari di Roma:
è il terzo da sinistra.
Campioni d’Italia ai Cnu di Jesolo ed il record
parziale di tesserati, poco meno di 6000. Si
sente già di poter tracciare un primo bilancio?
“I bilanci vanno fatti dopo avere i dati finali di
consuntivo e soprattutto dopo avere analizzato i numeri, ma non solo. E’ indubbio che il
bilancio sportivo dell’anno 2007 è stato positivo sotto tanti punti di vista. Il momento agonistico dei Cnu è stato in alcuni passaggi
esaltante ma anche in questo caso dobbiamo
essere soddisfatti del lavoro di selezione
effettuato dai nostri dirigenti e tecnici ma soprattutto ringraziare i ragazzi, le società, le
federazioni e le università che hanno collaborato con noi nel consentirci di portare ai Cnu
di Jesolo studenti universitari dal grande valore non solo sportivo. In fondo la nostra
missione con i Cnu è quella di dimostrare che
si può essere bravi studenti universitari e nel
contempo atleti di valore nazionale e in alcuni casi internazionale in tutte le discipline
sportive. Questa realtà l’abbiamo condivisa
con i rettori degli Atenei durante le recenti
premiazioni dei medagliati ai Cnu appuntamento che vorremmo far diventare consuetudine della nostra agenda”.
Cosa significa essere gli alfieri dello sport
universitario milanese in un territorio dove è
presente un’offerta sportiva così estremamente variegata?
“Noi vorremmo diventare elemento di stabilità e possibile sbocco per tutti coloro che
vogliono praticare attività sportiva come
momento sia di divertimento che di sfida agonistica con se stessi e con
altri. Crediamo fermamente che l’attività di
studio, non solo in università ma anche nei
licei e nelle scuole medie, non debba essere
alternativa alla pratica sportiva ma far sì che
lo sport sia davvero uno dei momenti formativi che la scuola e l’università offrono ai propri iscritti. Ecco, il Cus Milano vuole essere
semplicemente lo strumento per far sì che
tutto questo diventi realtà quotidiana”.
La città di Milano vive da sempre il problema
dell’impiantistica sportiva, anche il Cus Milano risente di questa carenza generale? Sette
Università dislocate in tutto il territorio cittadino richiedono una mappatura precisa degli
Impianti Sportivi che consenta agli studenti di
fare sport vicino a dove studiano; il Cus Milano ha sede presso l’Idroscalo, sta lavorando per gestire il C.S. Giuriati in collaborazione con il Politecnico e gestisce una palestra
all’interno della Bicocca, è questa la strada
giusta da intraprendere? Quali sviluppi si immagina per il futuro?
“Pratica sportiva significa avere impianti.
Questa consapevolezza è sempre più maturata nell’ambito universitario e lo testimonia la
nostra struttura dell’Idroscalo che da anni
assolve una parte della richiesta di sport universitario e non solo. Certo l’Idroscalo non è
adiacente ad alcuna sede universitaria; ecco
perchè da sempre il Cus ha convenzionato
40
apre alla periferia
Bilancio del neo-Presidente
Castelli, dopo nove mesi di
attività. Il CUS Mantova entra
nel raggio d’azione milanese.
impianti e palestre vicino alle sedi universitarie. Ma il domani che immaginiamo è sicuramente più ambizioso. Vogliamo che ciascuna
università abbia spazi sportivi all’interno o
nelle immediate vicinanze. La prima concretezza in tal senso è il Giuriati che già da più
anni gestiamo su incarico di Milano Sport e
SPETTATORI NEL CALCIO
Società
Milan
Inter
Roma
Napoli
Fiorentina
Palermo
Genoa
Sampdoria
juventus
Lazio
Torino
Catania
Parma
Udinese
Reggina
Cagliari
Atalanta
Siena
Livorno
Empoli
Media generale
Media paganti
56.677
48.108
41.959
39.766
32.564
26.728
23.429
21.819
20.520
20.039
18.824
16.414
14.014
13.463
12.112
11.001
10.734
9.573
8.733
8.096
454.573
che a breve potrebbe diventare il primo Campus Sportivo di Milano dentro il Politecnico e
di servizio a tutta Città Studi. Ma ancora la
Palestra Bicocca, aperta pochi mesi fa’ in uno
degli Edifici di residenza universitaria dell’Università Bicocca e che risulta essere una
realtà che gli studenti stanno molto apprezzando. Ecco questa è la strada già tracciata su
cui ci muoveremo sempre più velocemente
insieme alle singole università che ricordo già
oggi prevedono uno spazio di impiantistica
sportiva in ogni nuovo progetto di edilizia
universitaria”.
Diversi Atenei Milanesi hanno poli dislocati
anche fuori dal confine della nostra città, il
Cus Milano lei se lo immagina in futuro presente ed organizzatore di attività sportive anche in queste realtà?
“La missione di “servizio sportivo” è ovviamente rivolta a tutti gli studenti delle Università milanesi e quindi anche agli iscritti
delle sedi distaccate. Anche in questo caso
per rendere possibile l’attuazione di questa
affermazione dovevamo dotarci di uno strumento organizzativo idoneo. Abbiamo modificato statuto e regolamento organico dell’ente
per poter aprire nella logica di sezione dei Cus
nelle città dove le Università milanesi hanno
sedi importanti. La prima realizzazione si è
avuta col Cus Mantova, sezione del Cus Milano che opererà per aumentare l’offerta di
sport agli studenti universitari della città ma
nello stesso tempo cercherà di diventare un
riferimento per le attività scolastiche e anche
agonistiche di Mantova e Provincia. Il varo è
già stato fatto alla presenza delle autorità accademiche interessate”.
A Bologna il rugby ritorna CUS
La meta è là davanti, fra 4 anni, quando il Bologna
Rugby vorrà tornare a giocare in serie A. Un
posto che gli spetta, se è vero che i ragazzoni a
strisce rossoblù orrizontali, rappresentano la
squadra più antica di Bologna, dopo che quel
Bologna Fc, nato in via Spaderie nel 1909, dovette risorgere a nuova vita nel 1992, ma dovendo
parzialmente cambiare denominazione.
Era il 26 aprile del 1928 invece quando nacque il
rugby qui in città, la più antica società italiana affiliata alla federazione nazionale. Coccolati all´inizio
dal regime che nei giovanottoni che correvano in
meta vedeva l´esempio dell´audacia dell´italica
razza, il Bologna Rugby è stato per decenni protagonista della scena nazionale. Ma lo scudetto
non venne mai, sfiorato spesso, come quella
volta proprio 61 anni fa, con un calcio sbagliato
negli ultimi minuti che regalò il titolo del 1947 al
Torino. Salvata dalla sparizione in extremis con
l´affiliazione alla federazione nel dicembre scorso,
dopo l´ultimo campionato disputato tre anni fa, la
società vuole tornare ad essere protagonista.
A guidare la resurrezione, grazie al contributo
della Viro, lo sponsor storico, c´è la generazione
GLI EUROPEI DELL’EUSA
Beach volley: Antalya (Turchia)
Tennistavolo: Latina (Italia)
Calcetto: Wroclaw (Polonia)
Pallamano: Nis (Serbia)
Pallavolo: Camerino (Italia)
Basket: Novi Sad (Serbia)
Calcio: Kiev (Ucraina)
Rugby a 7: Roma (Italia)
Canottaggio: Zagrabia (Croazia)
Tennis: Dublino (Irlanda)
European University Cup
Ginnastica: Tartu (Estonia)
Cross Country: Cankin (Turchia)
Biathlon: Tyumen (Russia)
Atletica: Camerino (Italia)
Taekwondo: Mosca (Russia)
Assemblea Generale EUSA Parigi
17-22 giugno
3-6 luglio
14-19 luglio
14-20 luglio
21-27 luglio
21-27 luglio
21-27 luglio
23-27 luglio
28-30 agosto
3-14 settembre
21-24 febbraio
7-9 marzo
1-10 aprile
23-24 luglio
23-24 luglio
5-7 dicembre
del rugby degli anni ‘50 e ‘60, i super old nel
gergo della palla ovale, Angelo Aldrovandi,
William Fiumi, Franco Zambelli, Roberto Casadei,
e gli ex nazionali Alessandro Brunelli e Gastone
Giani. E Gianfilippo Acqua che ora sta in Francia.
Non si sono persi di vista in questi anni, uniti in
un terzo tempo che per loro ormai dura da mezzo
secolo. Toccherà però adesso ai ragazzini del Cus
Bologna, con il quale in questi giorni si stringerà
un accordo, far risorgere il Bologna Rugby. Si inizierà con due squadre under che parteciperanno
ad alcuni raggruppamenti nazionali, e poi con il
titolo sportivo intatto e una base giovanile consolidata si cercherà di tornare grandi. E certo non
basterà (anche se spinge eccome) la grancassa
della televisione e dei media che in questi anni
hanno scoperto il rugby con lo show del “Sei
Nazioni” ad irrorare una passione autentica.
Servirà tornare tra i banchi di scuola a fare reclutamento e riaccendere magari un campionato tra
le scuole superiori che è stato storicamente la
culla dei rugbisti bolognesi. Dai ragazzini del Cus
alla serie A la strada è lunga, e occorrono denari.
C´è già un gruppo di imprenditori bolognesi che
affiancherà i super old, nomi noti in città (Bernardoni, Cavalli, Iseppi, Cannamela e Veronesi) a cui,
sperano al Bologna Rugby, si uniranno altri.
“Tendiamo una mano anche alle generazione
dopo la nostra - dice Fiumi, il coordinatore del
progetto serie A - gli ex rugbisti sui 50 anni che
vorremmo mettessero la loro passione e le loro
conoscenze a disposizione delle nuove leve.
Bologna ha una tradizione che non va perduta”.
C´è da correre quindi, ma i terribili vecchietti della
palla ovale sono già pronti alla mischia. Intanto
sono stati a Cardiff. Prima di Galles - Italia, nel
“Sei Nazioni” sono andati ad abbracciare nuovamente Williams e Cornwell, ragazzi di quelle parti
che vennero a giocare a Bologna. Per loro è già
pronto l´invito: ancora una volta insieme, a maggio festeggiando gli 80 anni, magari con i ragazzi
del Cus a sfidare una università inglese.
Luca Sancini
Maggio, fioriscono i CNU di Pisa
NUOVI IMPIANTI PER LA PIÙ GRANDE POLISPORTIVA DELLA TOSCANA
T
re gli obiettivi strategici indicati dal presidente Cus Riccardo Vanni per i Campionati nazionali universitari, in programma a Pisa nel maggio 2008: far vivere l’evento alla città e la città ai partecipanti, fondere
per quanto possibile sport e cultura, sfruttando
il legame con l’Università, contribuire alla soluzione di problemi rilevanti per l’impiantistica
sportiva pisana.
Una strategia chiara e condivisa, illustrata nel
dettaglio durante la Conferenza-Convegno di
presentazione svoltasi nell’Aula magna della
Facoltà di giurisprudenza, a Pisa.
Un incontro dai toni cordiali e propositivi che ha
coinvolto tante componenti, dall’Università di
Pisa, con la professoressa Tomasi Tongiorgi
che ha portato il saluto del rettore Pasquali, al
Cusi e, rappresentato dal presidente. Leonardo
Coiana, fino alle Istituzioni. Ad essere presenti il
sottosegretario di Stato Marcucci, il vicepresidente della Regione toscana Gelli, il presidente
della Provincia, Pieroni, i sindaci dei Comuni
interessati da alcune delle gare in programma
(Cascina e San Giuliano Terme), l’Assessore allo
sport di Pisa, Cerri, Banti per la Camera di commercio, e molte altre personalità.
Un clima d’interesse e collaborazione che ha
giustamente fatto presagire prospettive di crescita a medio e lungo termine, ma il vero tema
del convegno sono state le “cose fatte”, e quelle in cantiere per l’immediato futuro.
Particolarmente seguito l’intervento del professor Mauro Sassu, delegato universitario per l’edilizia sportiva: da qui al mese di aprile 2008 la
cittadella del Cus si doterà di due parcheggi a
verde ricavati all’interno stesso del campus, di
una nuova palestra geodetica polifunzionale, di
un reception più grande e strategicamente posizionata, di un sottotribuna (parliamo della gradinata scoperta) ristrutturato e dotato di spo-
gliatoi, e di una palestra principale allargata e
migliorata. Tutte cose, è stato giustamente fatto
notare, che rimarranno anche una volta terminata la manifestazione e di cui potranno beneficiare gli studenti e i frequentatori di quella che è
stata definita a ragione (basta guardare i numeri) la più grande Polisportiva della Toscana.
È ricco e appetibile anche il menu delle iniziative
collaterali, in cantiere sia per promuovere i Cnu,
sia per aiutare gli oltre settemila partecipanti
previsti a relazionarsi con la città, trovando la
migliore logistica possibile. Se da una parte, ha
sottolineato Giuliano Pizzanelli, vicepresidente
del Cus, il Comitato Organizzatore ha preso contatti con il CPT per favorire spostamenti e trasporti, e con il DSU per un accordo sui pasti per
gli atleti a prezzi contenuti, dall’altra, dal punto di
vista del rapporto tra Pisa-città e i Cnu, sono in
vista accordi con l’Associazione Commercianti
per l’allestimento di vetrine a tema, e con il Provveditorato per la presenza degli studenti medi, in
qualità di spettatori, ai giochi.
In più, sono allo studio, proprio per quella settimana (dal 24 al 31 maggio) un Convegno di
medicina sportiva, un meeting di associazioni, e
tra queste il Cusi, punti di ritrovo e animazione
per incentivare il clima di festa, la presentazione
del sito internet dedicato, e un rapporto stretto
con tutti gli organi televisivi e di stampa per assicurare la copertura delle notizie e dei risultati.
Veramente tanta carne al fuoco, nel nome di
quella passione sportiva e di quell’amore per
l’Università che ha mosso la lunga e applaudita
“apologia” dello sport con cui il professor Eugenio Ripepe ha intrattenuto l’uditorio, tra la presentazione e il dibattito finale.
Parole che hanno ricordato il legame antico tra
la cultura e lo sport, quello “vero”, senza dimenticare la funzione aggregante, e rilevante del
punto di vista sociale, che è solita ricoprire la
pratica sportiva anche e soprattutto in ambienti
come quello universitario, dove l’agonismo è
importante tanto quanto il conoscersi e lo stare
insieme.
A corollario di tutto ciò si è svolta la premiazione per il miglior logo proposto, nell’ambito del
concorso interno all’Università di Pisa: il lavoro
della dr.ssa Maria Novelli Benvenuti campeggia
già su manifesti, presentazioni e locandine, a lei
sono andati il simbolico “mega-assegno” e gli
applausi del foltissimo pubblico.
CAMPI DA TENNIS
GLI SPORT
Atletica leggera
Beach volley
Calcio a 5 femminile
Calcio a 5 maschile
Calcio maschile
Canoa Canoa
Canottaggio
Hockey prato
Judo Judo
Karate Karate
Kayak Kayak
Lotta stile libero
Pallacanestro femminile
Pallacanestro maschile
Pallavolo femminile
Pallavolo maschile
Pugilato maschile
Rugby a sette maschile
Scherma
Taekwondo
Tennis
Tennistavolo
Tiro al volo
Tiro a segno
COMITATO ORGANIZZATORE
HOCKEY SU PRATO
PALAZZETTO DELLO SPORT
* Presidente
Giuliano Pizzanelli Coordinatore Generale
Rosario La Spina Sezione Attività/Impianti
Sebastiano Francaviglia Sezione Rapporti Esterni
Antonio Delle Sedie Sezione Logistica
Fabio Mazzocchi Sezione Comunicazione
ed Informatica
Fabrizio Vecchi Segretario
Glauco D’Oriano Responsabile Marketing
Denny Innamorati Responsabile Amministrativo
Mario Messerini Consulente Legale
Giuseppe Campanelli Consulente Procedure
Daniela Garzella Consulenza Impianti
Roberto Marchi Consulenza Attività
Marco Maccheroni Rapporti Università
Pierluigi Carugini Impianti
Federico Soldani Trasporti e Servizi Collaterali
Mario Cerrai Assistenza Impianti
Alvaro Leoncini Sito Web
Carlo Contu Ufficio Stampa
Davide Ribechini Addetto stampa
42
Calciatori in campo per le qualificazioni
CUS Brescia, galleria di campioni
ANGUISSOLA E L’ELICA MONDIALE
di Gian Paolo Dosselli
Sono iniziate su diversi Campus le fasi di qualificazioni del calcio per i Cnu di Pisa. Gli organizzatori hanno dovuto affrontare l’ostacolo
rappresentato dal Parma di Ravasi, una delle migliori formazioni negli ultimi anni. Inevitabili due gare combattute ed incerte: la prima
giocata a Parma in una giornata invernale, con 20 gradi di temperatura in meno rispetto al giorno precedente quando c’era un caldo estivo. Dunque, tutti infreddoliti e più combattivi del solito con qualche scontro duro causato forse dalla voglia di… scaldarsi. Nelle immagini, le due formazioni ed alcune fasi della partita diretta dall’arbitro Setti di Reggio Emilia e vinta dai parmigiani per 3 a 0 (reti Quagliaroli,
Bianchi e Zanardi, tutte nella ripresa). Cus Parma: Rovani, Marlat (Chies), Del Signore (Tagliavini), Delazzari, Bianchi, Gandrabur, Marsili,
Quagliaroli, Zanardi, Vignali, Lucca. All. Ravasi. Cus Pisa: Trippanera, Ureni, Capasso, Gannuscio, Greci (Granatieri), Cerrai, Ragazzo
(Catania), Luft, Rametta, (Mazzara), Milazzo, D’Onofrio (Bettini). All. Lorenzi.
43
Dario Anguissola, bresciano iscritto al 4° anno
della facoltà di giurisprudenza dell’Università
di Brescia è un campione di tiro a volo che ha
scelto questa disciplina da giovanissimo. “Tra
il motorino ed il fucile ho scelto quest’ultimo”
afferma candidamente Dario che ora ha 24
anni ed un futuro importante.
A 14 anni entra nei C.A.S. centri avviamento
allo sport per iniziare la sua attività agonistica
a Trenzano e a Lonato.Tesserato per il tiro a
volo Ghedi, si segnala presto per la sua bravura nella specialità elica che ha sostituito il tiro
al piccione... Anche in Spagna è molto seguita
tanto è vero che ha organizzato il Mondiale
vinto da Dario con una prestazione eccezionale chiudendo la serie senza errori, 25 su 25,
con una sicurezza che ha strabiliato i numerosi appassionati presenti nella località iridata,
Cantoblanco. Al secondo e terzo posto altri due
italiani Faenza del T.V.Roma e Proietti dello
stesso team.
Particolare da sottolineare: la premiazione di
Dario è stata effettuata da un componente della
famiglia reale e questo lascia intendere l’importanza data al campionato.Specialità olimpica è per ora solo il tiro al piattello mentre quella elica sta attendendo l’omologazione.
Nell’elica ci vuole velocità d’esecuzione e prontezza di riflessi e grande precisione per colpire
l’oggetto che deve poi cadere all’interno di un
semicerchio posto a 21 metri dal punto di sparo. Vincere è sempre difficile perché devi comunque battere un numero considerevole di
concorrenti, ben 300 a queste gare internazionali. Le categorie sono tre: junior fino a 21
anni, senior fino a 65 e poi veterano. Elemento
di fondamentale importanza per questo sport è
l’attrezzo, in questo caso l’arma che Dario ha
scelto nell’armeria di casa, la Beretta di Gardone Val Trompia sponsor di Dario per quanto
riguarda appunto il fucile di gara, un S05 giudicato tra i migliori per la specialità che ha lau-
reato Anguissola campione del mondo.
Nel suo palmares Dario deve elencare anche
un mondiale a squadre con il Ghedi, un europeo per squadre nazionali (c.t. Giuseppe
Rodenghi), un europeo categoria Junior. La
passione di Dario nasce in famiglia perché il
papà è cacciatore e la mamma ha lavorato nell’ufficio caccia e pesca della Provincia di
Brescia. La famiglia si completa col fratello più
grande di Dario.
“Continuare con la mia passione agonistica e
laurearmi, sono questi i sogni della mia vita”
così Dario mi congeda pensando alle nuove
sfide di un campionato 2008 molto intenso per
appuntamenti di grande rilievo a cominciare
dalle prove del campionato italiano svoltesi dal
7 al 9 marzo a Bologna Casalecchio ed il 28
marzo a Gioiese in provincia di Bari. Poi in
aprile la prova di coppa del mondo in Cina dal
10 al 21.
In bocca al lupo campione!
Da Entracque ad Artesina, festa dei CNU