CUSI 124
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CUSI 124
Un libro di Marco Tarozzi LA LEGGENDA DEL RE CORRIDORE Una delle punte di diamante del giornalismo bolognese è Marco Tarozzi, già redattore dell’Ansa e poi responsabile delle pagine sportive de Il Domani di Bologna. Era inevitabile, da parte di uno che ha corso per vent’anni sulle piste d’atletica, tirare fuori un libro bello e inconsueto come questo uscito grazie alle Edizioni Bradipolibri. Ovvero la storia di un grande atleta dal destino tragico, Steve Prefontaine, scomparso nell’84 per un incidente automobilistico, passato poi alla storia sportiva americana come il James Dean dell’atletica. Entrambi morti a 24 anni, entrambi spiriti ribelli, ragazzi che hanno lasciato un ricordo indelebile nelle menti di chi li aveva ammirati sul grande schermo o sulle piste d’atletica, specie quelle dell’Oregon dove Steve era nato e cresciuto, battendosi per le sue idee che erano in contrasto con quelle della Federazione americana. Fu anche il testimonial di una piccola azienda creata da Bill Bowerman, suo tecnico all’Università dell’Oregon e dell’ex atleta Phil Knight, inventori di una scarpetta che battezzarono “waffle”e di un’azienda dapprima chiamata Blue Ribbon Sport e oggi nota come Nike. L’unico ad avere avuto l’onore di una statua davanti a questa azienda famosa in tutto il mondo fu proprio Prefontaine al quale l’inviato di Tuttosport, Giampaolo Ormezzano, gli dedicò dagli Stati Uniti un servizio titolato “Il Dio pedone che vive in roulotte”. La Walt Disney fece un film su di lui nel ’97, “Prefontaine” con la regia di Steve James, Tom Cruise partecipò a “Without Limits” l’anno dopo con Paula Wagner nel film della Warner Bros senza dimenticare i tanti siti web che gli sono stati dedicati. Tarozzi, da buon giornalista, è andato nell’Oregon per documentarsi meglio ed il risultato è questo libro semplicemente splendido, una bella scoperta. Da leggere e da premiare, se possibile. Marco Tarozzi “La leggenda del re corridore” BRADIPOLIBRI Via Germanasca 27 - 10138 Torino 011.433.70.96 - fax 011.430.13.83 IL COLPO AL CUORE DI LUCKY LUCIANO Esaurito il boom del Torino calcio quale conseguenza del centenario, ecco la Juventus ritornare di prepotenza in prima linea anche se non sempre con i suoi lati positivi. In verità dimenticavamo l’ultimo libro dedicato ai granata, autori Bocchio e Tosco, La Stampa e Tuttosport in piena sintonia, sempre per le edizioni Bradipoli: s’intitola Dizionario Granata ed è dedicato ai fans del vecchio Toro per ricordare e fare conoscere personaggi e realtà dal Filadelfia all’Olimpico. C’è dunque Luciano Moggi, col suo Un calcio nel cuore, edito dalla Tea (12 €), realizzato da Enzo Bucchioni col contributo di Mario D’Ascoli, due colonne della Nazione. Si tratta di trenta capitoli molto interessanti anche se qualcuno ha voluto ravvisare in alcune frasi un atto d’accusa che avrebbero l’effetto di un boomerang condannando Big Luciano. Noi non abbiamo avuto la stessa impressione ma la sensazione di un personaggio che era diventato troppo scomodo, anche per la nuova Juventus, per non dire delle altre grandi del calcio. Un personaggio che faceva comodo a quelli che l’hanno sfruttato e che era richiesto da tutti, Moratti compreso. Ecco perché conoscendo i riti del calcio, anzi del sottobosco del calcio, non ci sentiamo di accusarlo e questo libro ben scritto, conforta la nostra tesi. La parte più bella a nostro avviso è quella riguardante la giovinezza di Moggi, la prima macchina, la 600, per andare a caccia di talenti, il lavoro in ferrovia, i primi colpi che lo fecero conoscere nell’ambito juventino. Quando scoprì Francesco Graziani e Francesco Rocca, Superchi, Della Martira e poi in un gran crescendo Franco Causio (gustose le scenette fatte perché non emergesse la sua classe al punto da farlo togliere dalla partitella nella quale il “barone” segnava gran gol provocando la rabbia del leccese…) e poi Scirea, Cuccureddu, Claudio Gentile. A pagina 170 abbiamo rilevato un errore, Moggi è stato tradito dalla memoria là dove parla di Marco Tardelli che giocava a Pisa. In realtà era a Como. Ricordiamo come se fosse ieri l’episodio in quanto ci trovavamo al Gallia quando passarono il ds lariano Beltrami e lo stesso Tardelli che annunciarono il loro viaggio a Torino per la firma… L’orgoglio di chi era juventino ed è rimasto tale, lo si scopre nel libro di Roberto Beccantini, prima penna della Stampa: soltanto lui poteva scrivere un libro come questo perché è stato fatto con lo stile che contraddistingue il giornalista bolognese.. “Juve ti amo lo stesso”. non può mancare dalla libreria degli appassionati bianconeri ma anche di quella degli sportivi che vogliono approfondire un problema, una realtà che non sempre corrisponde al vero. La Mondadori ha anticipato l’uscita di un libro di un juventino per eccellenza, Giampiero Mughini: lui stesso l’ha ammesso nel corso della trasmissione televisiva cui partecipa domenicalmente. Sarà sicuramente un libro importante, certamente obiettivo perché Mughini è uno dei pochi giornalisti - come Beccantini - che quando parla della squadra prediletta non si fa tradire dai sentimenti. Anzi spesso è il critico più intransigente. Poteva mancare Bruno Bernardi, vecchio cronista della Stampa, capace quando era in prima linea, di trovare la notizia dove i colleghi non arrivavano. I suoi ricordi riaffiorano ora in Platini, L’uomo del caviale sul tozzo di pane. Ovvero i suoi ricordi da Cesarini a Del Piero. Per chi non lo ricordasse, Cesarini fu l’ oriundo juventino che diede il nome alla famosa zona Cesarini, per via dei gol che segnava puntualmente nei minuti finali della partita. Un altro centenario che verrà festeggiato a suon di libri è quello dell’Inter, fondata appunto nel 1908: Moratti e 500 persone sono state fotografate nell’interno di San Siro per apparire nei giorni dell’anniversario in una ricca pubblicazione edita dalla stessa società. Da ricordare e semmai da leggere trent’anni dopo la riedizione di Azzurro tenebra di Giovanni Arpino, un grande scrittore che si era dedicato al giornalismo sportivo sulle pagine della Stampa e poi del Giornale. Edito da Graphot, viene considerato un punto fermo della letteratura sportiva ed è la storia della débâcle azzurra al mondiale tedesco del 1974 con Arpino che dialoga con Giacinto Magno, alias Facchetti e con uno degli inviati della Stampa, appunto Bruno Bernardi. Stranamente in contemporanea sono stati ristampati alcuni libri di Giuan Brera che di Arpino fu inizialmente un grande amico poi qualcosa si ruppe nel rapporto fra i due scrittori senza più ricomporsi. Si tratta di Derby e La ballata del pugile suonato (Baldini e Castoldi) nonché Il più bel gioco del mondo e Scritti di calcio 1949-1982 entrambi della Rizzoli. Insomma, ce n‘è per tutti i gusti. g.g. UNA BICICLETTA SOLA AL COMANDO Lo sport del ciclismo raccontato da Daniele Marchesini Gira e rigira, il professor Daniele Marchesini, docente di storia all’Università di Parma, è ricascato nello sport che predilige, il ciclismo. Quando si presentò al Bancarella sport a Pontremoli, dopo avere attraversato il Passo della Cisa in bici, sotto una tormenta, vedendolo arrivare un po’ sfatto come se fosse uscito da una immagine tipo Robic (mancavano i tubolari a tracolla), ci fu qualcuno che disse senza scomporsi e cercando di metterlo a fuoco: “Non può essere che Marchesini”. Oramai i suoi libri sono degli autentici classici, materia da universitari e da appassionati. Ciclismo, pugilato, automobilismo ed ora ancora ciclismo: a presentarlo, ovviamente, c’era anche il campionissimo Vittorio Adorni nonché il redattore capo della Gazzetta di Parma, Claudio Rinaldi. E’ appena uscito, edito dalla Bolis, ne riparleremo. 24 Pantani raccontato dalla madre “ERA MIO FIGLIO” È uscito nei giorni scorsi “Era mio figlio” il libro scritto da Tonina Pantani nel ricordo del “Pirata”. Scritto in collaborazione col giornalista Enzo Vicennati, racconta la storia del Pantani bambino destinato a diventare un campione. Tonina è impegnata nel tentativo di descrivere chi era veramente il suo ragazzo e soprattutto cosa è avvenuto nelle tragiche giornate in un albergo di Rimini il 14 febbraio 2004. Pantani aveva soltanto 34 anni (13 gennaio 1970 - 14 febbraio 2004). Perché ha scritto questo libro? “Per dire chi era Marco e non come l’hanno raccontato. Non parlo della sua morte perché molte cose non sono ancora chiare. Nella stanza dell’albergo non c’erano tracce di cocaina, secondo i medici Marco è morto per due edemi, uno polmonare ed uno cerebrale. C’erano alcuni biglietti molto chiari scritti da mio figlio…”. La signora Pantani sapeva che suo figlio faceva uso di droga. L’aveva scoperto dopo una tappa del Giro del ’99 quando era stato escluso per livelli troppo alti di ematocrito. “Ero entrata nel suo studio ed avevo trovato una lettera indirizzata ad Ambrogio Fogar. Marco scriveva che non aveva mai pensato di drogarsi fino al giorno in cui lo fecero fuori dal ciclismo. Ancora oggi mi sembra strano perché mio figlio era contro la droga”. Anche la Pellegrini scrittrice CAMPIONESSA IN PISCINA E IN DISCOTECA Fa effetto vedere il ministro (ex) Giovanna Melandri, che secondo le cronache romane sembra destinata ad uscire dalle vicende politiche, assieme a Federica Pellegrini nel ruolo inconsueto di scrittrici. Proprio così. È successo a Roma al Circolo Aniene del presidente Giovanni Malagò dove le due gentildonne hanno presentato rispettivamente Come un chiodo e Mamma posso farmi il piercing? Federica Pellegrini, grande protagonista all’Universiade tailandese, è tornata a casa trovando un contratto biennale con la Fiat come testimo- 25 nial quindi ha realizzato questo libro al quale auguriamo tanta fortuna. Oltretutto ha ritirato una delle nuove 500 personalizzate frutto appunto dell’accordo con la Fiat. Nel libro, che ha presentato anche in televisione ospite di Gigi Marzullo, ci sono i pensieri segreti di una campionessa molto giovane, cosa c’è dietro una vittoria ma anche alle sconfitte, racconta delle compagne e delle avversarie, sì c’è anche la Manaudou. “Non sa cosa vuole dice di lei Federica - è complicata, tutta una contraddizione”. Il libro è stato realizzato assieme a Federico Taddia secondo il quale si tratta di “un bello sfogo, non una biografia sportiva, una bella fotografia di una ragazza-donna, campionessa in piscina ma anche in discoteca”. GIANNI CLERICI LAUREA IN “IRONIA E CLASSE” A PAVIA Gianni Clerici a cuore aperto. Con tutto il suo sapere, la sua ironia, il modo di raccontare che avvince come avviene quando scrive. Il giornalista più vero ed immediato del tennis ma non soltanto del tennis come ha dimostrato scrivendo da ogni parte del mondo e poi nei suoi libri che vanno appunto dal mastodontico 500 anni di tennis a Divina, quando ci ha fatto scoprire o riscoprire la prima campionessa del tennis, per passare a quello più recente, Mussolini, L’ultima notte edito da Rizzoli. Gianni Clerici si è raccontato a Bruno Quaranta, del fatto di essere nipote adottivo di Giorgio Bassani, della sua passione per scrittori come Evelyn Waugh ed Hemingway, che incontrò a Pamplona per finire a Fitzegerald a Damon Runyon, quest’ultimo semplicemente irresistibile in Bulli e pupe ma anche nelle sue cronache su un personaggio del baseball capace soltanto di raccontare fandonie. Clerici ricorda che recentemente l’Università di Pavia “mi ha conferito una laurea e la cattedra di Ironia e classe. Al Rettore che mi sollecita ad insegnare ho manife- stato l’intenzione, o prima o poi, di raccontare ciò che prediligo: la letteratura inglese anni Trenta-Sessanta”. Clerici fece l’esordio nella letteratura con Fuori rosa, un romanzo calcistico col quale partecipò al Premio Strega 1966: aveva giocato a calcio in prima e seconda divisione, conosceva a fondo l’ambiente. Ma il libro uscì tronco perché i suoi due padrini, niente di meno che Giorgio Bassani e Mario Soldati gli avevano ghigliottinato gli ultimi due capitoli “considerati troppo osè”. Quand’era al Giorno, il quotidiano che portò rivoluzionarie innovazioni grafiche e giornalistiche in un mondo asfittico, Clerici partecipò alla Milano-Sanremo con un collega, Michele Fusco famoso per le sue bizzarrie ma soprattutto per uno stile unico nella scrittura. “Quando - ha ricordato Clerici - arrivammo al traguardo di Sanremo, Fusco si ricordò di non avere dato da mangiare al gatto. E così, anziché fare l’articolo, riprese la strada di Milano!”. Gianni Clerici, 78 anni, è sempre da leggere, su Repubblica o sui libri. Non è un caso che due anni fa sia stato inserito nella Hall of fame del tennis. T ante volte ho sognato. Ho sognato di correre all’infinito con quella fiaccola in mano, la fiaccola della vita, il fuoco della vittoria. E accendere quel braciere… una sola immagine: tutti acclamano sei tu il campione… Ho pianto. Sembrerà strano e per molti infantile, ma la cerimonia di apertura delle olimpiadi di Torino 2006 mi ha emozionato. Forse perché io sono una sportiva e per me lo sport è tutto… o quasi tutto. Chi arriva alle olimpiadi è già un campione, non importa in quale disciplina, in quale specialità e soprattutto non importa come. Torino 2006, la seconda nella storia delle olimpiadi invernali in Italia; io ero pronta, prontissima come un na della canoa olimpica con campioni come il bellissimo Antonio Rossi o la quarantaquattrenne Josefa Idem. Tutto mi affascinava così in quel lontano 2001 incominciai il più grande errore della mia vita… la canoa! Mi sono “rovinata” la vita… ma sono cresciuta. Sapete essere sportivi non è come essere dei normali ragazzi; noi sappiamo difenderci nello sport e nella vita. Ragazzi semplici ma con una passione in comune. Non bisogna pensare che il mio sport sia prettamente maschile anzi, da noi la squadra femminile è stata per due anni la più forte d’Italia. Così da quei giorni incominciarono i sogni, le speranze, le delusioni. Ho scoperto che viaggiare è molto più Sulla canoa, libera di sognare di Ilaria Spagnulo centometrista accucciato ai blocchi di partenza, come uno schermidore pronto a calarsi la maschera, come un pattinatore sulla short-track. Tutto era pronto, scorta di mele, crachers con qualche biscotto integrale per non appesantire la linea, plaid di lana sul divano… I miei genitori li avevo mandati via con la scusa di un importante compito il giorno sucessivo e, dopo aver sigillato mia sorella in camera, finalmente sola… io e le mie olimpiadi! Ma per me il massimo sarebbe stato viverle in prima persona, non importa in quale disciplina perché nei miei sogni di bambina non c’e posto per la retorica “l’importante è partecipare”. Grande evento sportivo e mediatico, la più importante competizione mai esistita dal tempo dei Greci : l’olimpiade, la sola parola mi deliziava. Da decenni le olimpiadi uniscono culture, razze, lingue e sentimenti. Le olimpiadi mi hanno affascinato da sempre…con i loro giusti valori. Anche le olimpiadi estive sono state un grande successo, e molti sport minori come il mio sono emersi… Odio il calcio e non chiedetemi il perché! Anche la mia storia ha avuto origine dalle olimpiadi. Sidney 2000: era lì che avevo visto per la prima volta quelle barche volare sull’acqua, schizzare ai blocchi di partenza, mettere le ali al momento giusto. L’Italia è sempre stata forte nella discipli- bello che arrivare, lottare è molto più bello che vincere, quando vinci o arrivi avverti un gran vuoto dentro… e lì ti rimetti in gioco, crei nuovi scopi Nel corso degli anni abbiamo instaurato profonde amicizie e il nostro allenatore è diventato come un padre per noi. Siamo tutti lì, pronti a vincere ma, su quel traguardo, abbiamo sempre paura. “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” diceva Nelson Mandela; bisogna sempre sognare e sperare perché qualche volta i sogni diventano realtà. Esistono sempre i migliori e i peggiori. Quando pensi che tutto sia perso, è proprio quello il momento di ricominciare, raccogli ciò che di buono sei riuscito a creare e portalo con te, il resto lascialo, allena il tuo cuore per le future battaglie e impara da quelle che tu chiami sconfitte. Ricorda: se questo è il giorno della tua lacrima ricordati che domani si potrà trasformare in sorriso se tu lo vorrai. Noi atleti (parlo di me e dei miei compagni di avventura) svolgiamo un compito particolare: il lavoro di squadra, che permette a persone comuni di raggiungere risultati non comuni… è la forza che ci fa vincere, è il motore della squadra. Esistono, esistono le persone comuni ma con un obbiettivo, esistono bambini già grandi, esistono ragazzi che condividono una passione, che sognano una sod- Come “rovinarsi” la vita scoprendo uno sport dove lottare è più bello che vincere! disfazione; esistono ragazzi che vincono… esistiamo noi. È un mondo difficile quello di noi atleti: niente discoteca il sabato sera, niente fumo, niente alcool e… fidanzati sì, ma con “moderazione”. Bisogna inoltre stare attenti al doping, lo sport deve essere pulito. Se la gara va bene il merito è dell’allenatore e della società, se la gara va male la colpa è solo tua! Ma il nostro allenatore è sempre lì pronto ad incoraggiarci, soprattutto quando stiamo per mollare… Per me il vero “sportivo” non è una persona con degli obbiettivi, un traguardo da raggiungere, chi come me si allena, quasi ogni mattina, alle sei prima della scuola per cercare di conquistare un titolo italiano. Ci spero, e in fondo sperare non costa nulla, basta crederci… sempre. A volte però lo sport può anche portare immense delusioni, sono queste che ti fanno andare avanti e maturare, rimetterti in gioco e riprovarci, perché impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre… “Impossible is nothing”. Tutto quello che ho passato mi servirà, ci servirà il giorno in cui diremo che ce l’abbiamo fatta. Lo sport è questo, non solo sfide ma anche amicizia e forza di volontà. Spero solo che tutti questi sacrifici servano in futuro… spero che io stia inseguendo qualcosa e non scappando da qualcosa. Ora cerco la stabilità interiore e mi alleno a mantenermi libera, libera di sognare. La pagaia scorre senza sosta in acqua, solo il rumore della barca che scivola, nessuno tifa. Tutti attendono che la tua punta tagli il traguardo. La gara non è finita, la lotta è fino all’ultimo secondo. L’ultima pagaiata carica di forza, lo stop. Tu piangi. E’ la tua prima vittoria. Nessuno più intorno a te, sei il vincitore, hai lottato e vinto… perché LO SPORT E’ UNA GUERRA SENZA MORTI … e magari il nemico non è l’avversario ma quella parte di noi che vogliamo sconfiggere… P.S.: Un grazie speciale a tutti i miei compagni di squadra e al mio allenatore! 26 Bardonecchia, reginetta CUSI... I CAMPUS INVERNALI PER GLI UNIVERSITARI I l Consiglio federale del Cusi ha stipulato per la stagione 2007-2008 una convenzione col Cus Torino per il Campus invernale Cusi a Bardonecchia, sede dei Giochi olimpici invernali 2006 e della 23° Universiade invernale 2007. Il Campus è gestito dalla Sottozero srl Tour Operator, con sede a Firenze, via Orazio Vecchi 21, www.sottozero.info. La struttura dispone di palazzine comunicanti internamente, composte da 310 camere da singole a quadruple dotate di televisione, frigobar, cassaforte, bagno con doccia e phon. La zona è una delle località più incantevoli dell’Alta Val di Susa, situata a 1.312 metri di altitudine ed è stata protagonista dei Giochi Olimpici 2006 e dell’Universiade 2007. Gli appassionati del fondo potranno scegliere fra tre anelli in grado di offrire 30 km di pista, le piste di snowboard si trovano in località Mezelet, dove troviamo lo snow-park che è accessibile mediante seggiovia ad agganciamento. Nell’interno del villaggio c’è un centro commerciale, negozio di noleggio sci ed inoltre due parcheggi coperti per oltre 300 auto. Per il mese di marzo 2008 questi i turni previsti per il soggiorno di sciatori e non sciatori. Domenica 02 marzo-08 Domenica 09 marzo-15 Domenica 16 marzo-22 Domenica 23 marzo-29 Domenica 30 marzo-05 apr €450,oo €420,00 €450,00 €420,00 €450,00 €420,00 €400,00 €370,00 €360,00 €330,00 Il partecipante “non sciatore” non avrà diritto alle lezioni di sci ed allo ski pass. Supplemento camera singola €30,00 al giorno. Sono compresi nella quota la pensione completa: servizio ristorante a buffet (inclusi acqua e vino), ski-pass del comprensorio di Bardonecchia, 5 giorni di scuola sci per 4 ore e trenta al 27 giorno, pulizia e riassetto camere giornalieri, utilizzo zona palestra e zona piscina, area dvd e zona giochi, teatro con attività da programmare. Ammissione - studentesse e studenti regolarmente iscritti per l’anno accademico 2007-08 ad un’Università italiana o straniera, studenti Erasmus, dipendenti universitari e famigliari regolarmente iscritti ai Cus territoriali. Bardonecchia è facilmente raggiungibile in auto (tramite l’Autostrada A32 Torino-Frejus (90 km da Torino), in treno, col Roma-Torino-Parigi di cui Bardonecchia è l’ultima stazione italiana prima dell’imbocco del traforo del Frejus e in aereo (l’aeroporto di Caselle è a un’ora e mezza di macchina). Il villaggio, Viale della Vittoria 40, si trova facilmente all’ingresso del paese seguendo le indicazioni per Campo Smith / Mezelet. ...ma c’è anche Zoldo sulle Dolomiti Dal 1995 PromoZoldo ed il Cusi hanno attivato nel Comprensorio del Civetta, del Dolomiti Superski, il più grande carosello sciistico al mondo, un Campus per gli studenti universitari d’Italia. LA CONVENZIONE PREVEDE 1) Corso di sci 2) Civetta Card (Una tessera comprensiva di: brindisi di benvenuto, 1 ingresso pattinaggio (condizioni meteo permettendo), 1 serata in discoteca o animazione, sconto 10% su noleggio sci e scarponi, sconto 30% sulla piscina) 3) Trattamento alberghiero (Pensione completa con cestino a pranzo per i 6 giorni della durata del Campus (5 giorni nei periodi 16.03.08-21.03.08 e 25.03.08-30.03.08; 4 giorni nel periodo 21.03.0825.03.08) e comunque dalla cena del giorno di arrivo al pranzo del giorno di partenza compreso. Il vitto comprende: prima colazione (composta da caffè, o caffelatte, o tè, burro pane marmellata), pranzo in cestino (composto da 3 panini, 1 frutto) e la cena (composta da primo, secondo, due contorni, pane e dolce). Molti gli alberghi convenzionati. La scelta dell’hotel e delle camere è di totale pertinenza di PromoZoldo che cercherà chiaramente di soddisfare le diverse esigenze espresse 4) Skipass avrà generalmente la durata di 5 giorni (4 giorni nei periodi 16.03.08-21.03.08 e 25.03.0830.03.08; 3 giorni nei periodi 21.03.08-25.03.08); valida per gli impianti del Comprensorio sciistico del Civetta, compatibilmente con le condizioni di innevamento e con le esigenze di servizio, con inizio dal giorno seguente a quello di arrivo. La tessera dà diritto ad usufruire di tutti gli impianti di risalita, alcuni dei quali muniti di impianto di innevamento programmato, distribuiti in circa 100 Km. Dà inoltre diritto ad usufruire degli impianti di risalita che servono le quattro piste illuminate ubicate a Zoldo e precisamente “Campo scuola”, pista “Foppe”, pista “Cristelin 1” e pista “Cristelin 2” aperte indicativamente tutte le sere dalle 19.00 alle 23.00 5) Periodi e prezzi 02.03-08.02.2008 434,00, 09.0315.03.2008 € 424,00 Special snow-board, 16.0321.03.2008 domenica-venerdì (5)* € 354,00 Special snow-board 21.03-25.03.2008 venerdìmartedì (4)** € 300,00, 25.03-30.03.2008 martedì-domenica € 312,00. I non sciatori usufruiranno di una detrazione di € 90,00 (di € 75,00 nei periodi 16.03.08-21.03.08 e 25.03.08-30.03.08; di Ä 55,00 nei periodi 21.03.0825.03.08); 6) Modalità di pagamento È possibile utilizzare i seguenti due metodi di pagamento entrambi a favore di PromoZoldo: a) bonifico bancario c/o Cassa Rurale ed Artigiana di Cortina díAmpezzo e delle Dolomiti, fil. di Zoldo Alto (BL) b) c.c. 13390 CAB 61370 ABI 08511 CIN: H. 2) vaglia postale a PromoZoldo, via Pecol 10, 32010 Zoldo Alto (BL). 7) Sito web: www.dolomiti.it/campus PromoZoldo Tel. 0437-788827 Fax 0437/789112 E-mail: [email protected] www.dolomiti.it/campus Da lunedì a venerdì 8.30-11.30 e 15.30-18.30 Il presidente Coiana premia le vincitrici del gigante. Martina Bessone, Klio Carlig e Ludovica di Benedetto. CNU, troppa neve! Le tre protagoniste dell’organizzazione: Susanna Bonino, Erika Gandini e Giovanna Raballo. E’ stata davvero una bella idea quella di un Cnu della neve in tandem e soprattutto in questa zona nuova, almeno per buona parte dei partecipanti, oramai abituati a Bardonecchia e dintorni. Una variante stimolante anche per l’organizzazione messa kappao inizialmente da un fattore davvero imprevedibile, l’abbondanza di neve quando nella precedente edizione era successo il contrario, cioè la mancanza assoluta. Ciononostante si è gareggiato ad Entracque in una situazione difficile, sotto la neve, e le gare annullate sono state recuperate nei tempi previsti, anche con ottimi tempi. Dunque, tutto è bene quello che finisce bene con gran soddisfazione del presidente del Cusi Leonardo Coiana e dei due presidenti dei Cus interessati, Riccardo D’Elicio e Mauro Nasciuti e da Gianni Ippolito della commissione di controllo. Circondati da un gruppo di ottimi collaboratori a cominciare da Susanna Bonino della sezione di Cuneo del Cus Torino per passare a Roberto Benvenuti, autentico jolly del Cus ligure e Pino Minervini della segreteria Cusi. Senza dimenticare gli immancabili Franco Figari (pronto a scendere dal rifugio con tanto di lampada da minatore sul casco) e il responsabile dello sci di fondo della commissione tecnica del Cusi, Maurizio Duse, di Giorgio Gandolfi nonché il vice presidente Artemio Carra, il direttore amministrativo Italo Iuliano, “controllato” a vista dalla simpatica Aurelia, il “ministro” dello sci internazionale, Max Dubini, pronto a conquistare alla sua corte l’ultimo promettente allievo Soliani Pini che ha invitato per conto del Cusi ai prossimi internazionali in Svizzera (…viaggio a proprie spese), l’impeccabile Andrea Ippolito, direttore generale del Cus Torino, in cravatta anche sulla baita a 2mila metri: ovvero la classe non è acqua. Per Ancora Klio Carlig del Cus Brescia. non dire di Marcello Martinelli che del Cus Brescia è il segretario e del quale parliamo a parte per le sue imprese sciistiche e ciclistiche ma che abbiamo scoperto come ottimo esperto di vini al pari di Benevenuti, stando almeno alle bottiglie di arneis e dolcetto che si sono svuotate al loro tavolo (ma c’era anche l’attento cronista Pier Andrea Camelia al quale dobbiamo la disamina di queste giornate universitarie). Detto anche che Mauro Nasciuti ha vissuto la serata in baita in mezzo a cinque medici fra cui Filippo Rettagliata, componente della commissione medica della Fisu ma che del Cusi è di casa da sempre con lo stile che lo caratterizza, concludiamo ricordando ancora con qualche brivido la discesa a valle nella notte buia ma per fortuna non tempestosa. Arrivederci, Entracque e Artesina! CUS Genova e CUS Torino uniti per una suggestiva edizione 28 B&B, ovvero Bonino e Benvenuti. Un tris d’assi: D’Elicio, Coiana e Nasciuti. Artesina, bella novità! di Pier Andrea Camelia C NU all’insegna di una novità fondamentale quella dell’organizzazione curata da due CUS: Genova e Torino, già unite da una solida amicizia, per la prima volta hanno dato vita ad una collaborazione vera e propria e ad un evento unico. La 48esima edizione dei Campionati Nazionali Universitari invernali inoltre si è svolta in due sedi di gara distinte (Entracque ed Artesina) e su una terra di confine, il Cuneese, a cavallo tra Piemonte e Liguria. Le uniche difficoltà sono arrivate dalle condizioni climatiche: la neve, che tanto si era fatta desiderare l’anno scorso, a gennaio è scesa in maniera copiosa. Abbondanti nevicate hanno imbiancato tutto l’arco alpino e di conseguenza il comprensorio del Mondolè (Artesina-Prato Nevoso-Frabosa) e l’anello di fondo del Gelas ad Entracque. 150 cm la quota minima sugli impianti di Artesina con quanto ne consegue: annullamento del supergigante e del primo gigante in programma. “Sono stati sicuramente dei grandi CNU, purtroppo è toccato a noi inaugurare quella che sarà una bella stagione per gli impianti del Monregalese e del Cuneese con tutto quello che ne consegue - Spiega il presidente del CUS Genova, Mauro Nasciuti - I problemi tecnici sono stati risolti al meglio, ma con l’annul- 29 lamento delle prime gare dell’alpino abbiamo perso parte del patrimonio internazionale. Ringrazio la Scuola Sci di Artesina per il grande lavoro svolto per preparare al meglio le piste e tutti gli atleti per aver garantito un altissimo livello in pista”. Grande lavoro anche quello dello staff di Entracque che ha garantito tutte le prove in programma. Così le prime medaglie sono state assegnate mercoledì 16 gennaio proprio nell’anello del fondo e sotto l’ennesima nevicata. Il più veloce di tutti è un “non universitario” Cristian Ivaldo, ligure tesserato per il Valchisone ed invitato dal CUS Genova. A vincere l’oro Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo), a ruota sul podio anche Francesco Zendri (CUS Padova) e Massimo Collotta (CUS Brescia). Tra le ragazze prima medaglia assoluta per Michela Cozzini (CUS Trento), argento per l’aostana del CUS Torino Nadine Chatrian. Il giorno dopo il padovano Zendri, neolaureato in Produzioni Animali alla Facoltà di Agraria, si conferma il più forte universitario nell’americana: quarto oro nella specialità ai CNU e vittoria in volata su Gabriele Castagno (CUS Torino) e l’ingegnere Lanfranchi (CUS Bergamo). In campo femminile l’arrivo dell’azzurra Junior di biathlon Ombretta Rosa del CUS Torino e della giovane promessa cuneese Samantha Plafoni regala Gentlemen a colloquio: Max Dubini e Franco Figari. nuove emozioni: prima Ombretta e seconda Samantha in uno sprint mozzafiato. Ed per il sodalizio di D’Elicio festeggia la tripletta grazie a Nadine Chatrian. Nel frattempo, alla prima vera giornata di sole, debuttano gli specialisti dell’alpino. La Gio- Quando il cronista scia sulle spalle del segretario... Confesso che non mi era mai successo di fare l’inviato in groppa ad uno sciatore ma l’insistenza del professor Marcello Martinelli, impeccabile segretario del Cus Brescia, mi aveva allettato. Così dovendo scendere da Artesia alta alla parte bassa, ero salito sull’insolito destriero provando un’ebbrezza insolita nell’affrontare le curve che si paravano davanti sempre più veloci. Poi, in vista dell’arrivo, ecco il crack, il volo d’entrambi sulla neve ghiacciata, sommersi dalle risate degli altri sciatori alcuni dei quali ci avevano già ammonito: Siete passibili di multa! Non eravamo ancora a carnevale ma con i campionati universitari di mezzo, ci eravamo concessi una licenza essendo naturalmente il traffico limitato. A Marcello era andata bene nello scendere da duemila metri scivolando con il sacco dell’immondizia (trafugato dalla cucina della baita: vedi foto) a mo’ di bob; stavolta i miei 78 kg l’avevano sbilanciato mettendolo kappao. Una nota simpatica, nessuna conseguenza, un semplice ricordo che il “jolly” bresciano unirà ad alcuni suoi precedenti storici: la multa presa in bicicletta nella sua città per essere passato col rosso durante i Cnu nonchè il suo storico arrivo in mountain bike a Camerino, in una giornata fredda col nevischio, come ha ricordato in mezzo a gran risate Roberto Benvenuti, suo collega genovese, un altro che avrebbe molte storie da raccontare e che, quando lo fa, non annoia certamente. Com’è successo nel corso della tradizionale cena nella baita sul cocuzzolo della montagna mentre la beata gioventù si dedicava al ballo nella discoteca “Il bidone” Per loro la frenesia del ballo, per noi la consolazione di poter gustare un delizioso arneis ed un corposo dolcetto che hanno rinvigorito le battute della serata. E osservare deliziati le bretelle d’antan esibite da Figari… g.g. vanni Conti di Artesina è perfetta e un centinaio di atleti lotta in due manche avvincenti. I due colpi di scena nella seconda con le uscite di scena dei dominatori della prima parte: Enrica Tessore (CUS Torino) e Piero Giardini (CUS Brescia), accomunati dagli studi (sono entrambi iscritti a Medicina) ed in questo caso dalla sfortuna. A festeggiare in campo maschile è Niccolò Zarattini (CUS Padova): il futuro laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali, quinto al termine della prima frazione, batte la concorrenza di Francesco Falabella (CUS Torino - Suism, a 1’10), Andrea Rossi, Jhonatan Longhi (brasiliano e matricola di Veterinaria, quindi schierato per il CUS Torino e bronzo ai CNU) e Alessandro Maz- Amabile come sempre il dottor Rettagliata. zalai (studente di Ingegneria e portacolori del CUS Trento). Tra le ragazze primeggiano tre giovanissime atlete locali: Margherita GuastavIno (Ski College Limone), Giulia Amato (Ski College Limone) e Francesca Tortarolo (Mondolè). Quarta piazza per la spagnola Laura Jardi e quinta per Klio Carlig (CUS Brescia), studentessa di Medicina e Chirurgia e oro universitarioa. Alle sue spalle sul podio CNU due cussine torinesi: Martina Bessone (Psicologia) e Ludovica Di Benedetto (Accademia delle Belle Arti). Il giovedì sera è riservato ad un momento di svago per gli universitari ed i loro accompagnatori: una grande festa al “Bidone” (di nome ma non di fatto) di Artesina che vede in prima fila proprio i fondisti. Due pulmini (un grazie particolare e sentito del gruppo lombardo-trentino-veneto allo sci club Ledrense) e via a macinare chilometri (120 tra andata e ritorno) per incontrare i colleghi dello sci alpino. Musica ed allegria, in contemporanea alla cena tipica in Baita al Colletto dell’organizzazione. Poi a letto perché il venerdì mattina si scia. Sole cocente e clima ideale per le ultime 4 gare in programma. Ad Entracque nella 7.5 km a tecnica libera femminile brilla Samantha Plafoni (CUS Torino), che precede di 36” l’altra cussina torinese Ombretta Rosa, quindi Michela Cozzini (CUS Trento) e Maria Pezzarossa (CUS Parma). Nella 10 maschile il bergamasco Mattia Lanfranchi bissa l’oro della prima giornata e precede di 13” Christian Ivaldo (Valchisone). Podio universitario completato da Gabriele Castagno (CUS Torino) e Francesco Zendri (CUS Padova). Selettivo e tecnico invece il pendio della Conti, dove va in scena lo slalom speciale tracciato da Paolo Deflorian e Matteo Ponato: 91 atleti e ben 27 inforcate o uscite di pista. La prima a festeggiare è la giovane tesserata del Mondolè Ski Team Francesca Tortarolo che sfrutta al meglio le uscite di Silvia Baruzzo e Giulia Amato ed indenne taglia il traguardo con il miglior tempo totale. Alle sue spalle Camilla Poli e Anna Gambetta, prima universitaria. La studentessa di Scienze Motorie ed atleta del CUS Genova batte nella classifica CNU la bresciana Klio Carlig. In campo maschile sono perfette le due manches di Gabriele Soliani Pini (CUS Parma, miglior tempo in entrambe le frazioni), che mette in riga i cussini torinesi Francesco Falabella e Jhonatan Longhi e si aggiudica uno snowboard messo in palio da Store and More di Cuneo. Una gara di eccellenza quella degli universitari tra i pali stretti: alle spalle del trio vincente si piazzano Fe- Foto-ricordo dell’ultima giornata con tanti campioni. derico Casagrande (CUS Genova), Danny Gerardini (CUS Brescia), Piero Giardini (CUS Brescia) e Carlo Traini (CUS Bergamo). Il sole bacia tutti e picchia forte sul bianco panorama della Provincia Granda, terra che sta iniziando ad apprezzare lo sport universitario. “Questi CNU hanno dimostrato la vocazione del Cuneese ad essere un territorio di alta formazione, anche sportiva - Spiega il presidente del CUS Torino, Prof. Riccardo D’Elicio - Lo sport universitario qui può crescere e questa esperienza me lo ha confermato in pieno. Un impianto sportivo ad hoc, riservato agli universitari ed aperto anche alla cittadinanza, in zona farebbe da collante e sarebbe un punto di aggregazione impor- tante per creare un vero movimento per gli studenti. Siamo convinti che il Monregalese ed il Cuneese possano anche ambire ad ospitare i Mondiali Universitari - Per ora toccherà al CUS Cuneo (ovvero il braccio operativo del CUS Torino) guidato da Susanna Bonino rinsaldare e aumentare i contatti con gli studenti delle 11 facoltà presenti in Provincia. Otto sedi, 21 corsi di laurea e oltre 4.700 studenti (tra cui 183 iscritti all’Università del Gusto di Pollenzo, 414 all’Istituto musicale Ghedini di Cuneo, 320 all’Accademia delle Belle Arti e 19 mediatori linguistici sempre nel capoluogo) a riprova di un movimento accademico in crescita. 30 RISULTATI FONDO 7.5 T.C. MASCHILE FISI: 1. Cristian Ivaldo (Valchisone) 28.43.0, 2. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 29.50.5, 3. Francesco Zendri (CUS Padova) 30.52.7. 7.5 T.C. MASCHILE CNU: 1. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 29.50.5, 2. Francesco Zendri (CUS Padova) 30.52.7, 3. Massimo Collotta (CUS Brescia) 33.26.9. 5 T.C. FEMMINILE CNU: 1. Michela Cozzini (CUS Trento) 24.30.7, 2. Nadine Chatrian (CUS Torino) 25.28.3. AMERICANA MASCHILE (FISI-CNU): 1. Francesco Zendri (CUS Padova) 15.42.1, 2. Gabriele Castagno (CUS Torino) 15.43.8, 3. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 15.47.2. AMERICANA FEMMINILE (FISI-CNU): 1. Ombretta Rosa (CUS Torino) 9.50.3, 2. Samantha Plafoni (Valle Pesio-CUS Torino) 9.51.0, 3. Nadine Chatrian (CUS Torino) 10.24.3. 7,5 KM T.L. FEMMINILE (FISI-CNU): 1. Samantha Plafoni (Valle Pesio - Cus Torino) 25.46.40, 2. Ombretta Rosa (Cus Torino) 26.23.00, 3. Michela Cozzini (Cus Trento) 28.29.00 10 KM T.L. MASCHILE FISI: 1. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 28.37.2, 2. Cristian Ivaldo (Valchisone) 28.50.9, 3. Gabriele Castagno (CUS Torino) 29.12.9, 10 KM T.L. MASCHILE CNU: 1. Mattia Lanfranchi (CUS Bergamo) 28.37.2, 2. Gabriele Castagno (CUS Torino) 29.12.9, 3. Francesco Zendri (CUS Padova) 29.20.3. RISULTATI SCI ALPINO GIGANTE MASCHILE CLASSIFICA FIS: 1. Niccolò Zarattini (ITA) 1.52.41 (55.00+57.41), 2. Francesco Falabella (ITA) 1.52.55 (54.25+58.30), 3. Andrea Rossi (ITA) 1.53.32 (54.75+58.57), 4. Jhonatan Longhi (BRA) 1.55.43 (56.27+59.16), 5. Alessandro Mazzalai (ITA) 1.55.50 (56.04+59.46). CLASSIFICA CNU: 1. Niccolò Zarattini (Cus Padova) 1.52.41 (55.00+57.41), 2. Francesco Falabella (Cus Torino) 1.52.55 (54.25+58.30), 3. Jhonatan Longhi (Cus Torino) 1.55.43 (56.27+59.16). LE BRETELLE DI FIGARI Zendri, tre medaglie, la laurea... poi in altura con le mucche È davvero un personaggio Francesco Zendri, tre medaglie ai Cnu della neve, oro, argento e bronzo. Ha vinto l’Americana tecnica libera precedendo in volata il torinese Gabriele Castagno e il bergamasco Mattia Lanfranchi che si è preso la rivincita nella 10 km di tecnica libera, vincitore anche della 7,5 km tecnica classica davanti allo stesso Francesco. L’alfiere del Cus Padova abita a Molina di Ledro in una valle laterale a Riva del Garda, ha partecipato all’Universiade di Torino, impegnandosi nelle cinque gare in programma, ha già vinto i Cnu nei tre anni precedenti (8 medaglie complessivamente) e inoltre, da sottolineare, ha ultimato prima di Natale il corso di laurea triennale conseguendo la laurea in Scienze e tecnologie animali presso la Facoltà di Agraria di Padova discutendo la tesi intitolata: “Indici produttivi, caratteristiche della razioni e bilancio dei nutrienti di 86 allevamenti di vacche da latte in provincia di Padova”. Ora è impegnato nella laurea specialistica, oltre al fondo pratica anche corsa, ski-roll e moto da trial e continua a lavorare nell’azienda di famiglia coi bovini da latte soprattutto nelle stagioni estive trascorrendole in alpeggio. Non è da invidiare un campione come lui? Un neo laureato in gamba del CUS Padova GIGANTE FEMMINILE CLASSIFICA FIS: 1. Margherita Guastavino (ITA) 1.56.87 (56.76+1.00.11), 2. Giulia Amato (ITA) 1.57.11 (56.58+1.00.53), 3. Francesca Tortarolo (ITA) 1.59.65 (57.72+1.01.93), 4. Laura Jardi (SPA) 2.01.66 (58.22+1.03.44), 5. Klio Carlig (ITA) 2.03.68 (59.62+1.04.06). CLASSIFICA CNU: 1. Klio Carlig (Cus Brescia) 2.03.68 (59.62+1.04.06), 2. Martina Bessone (Cus Torino) 2.08.27 (1.02.03+1.06.24), 3. Ludovica Di Benedetto (Cus Torino) 2.08.87 (1.03.40+1.05.47). SPECIALE MASCHILE CLASSIFICA FIS: 1. Gabriele Soliani Pini (ITA) 1.20.79 (39.50+41.29), 2. Francesco Falabella (ITA) 1.22.66 (40.13+42,53), 3. Jhonatan Longhi (BRA) 1.23.05 (40.62+42.43), 4. Federico Casagrande (ITA) 1.23.24 (41.52+41.72), 5. Danny Gerardini (ITA) 1,23.61 (41.02+42.59). CLASSIFICA CNU: 1. Gabriele Soliani Pini (Cus Parma) 1.20.79 (39.50+41.29), 2. Francesco Falabella (Cus Torino) 1.22.66 (40.13+42,53), 3. Jhonatan Longhi (Cus Torino) 1.23.05 (40.62+42.43). SPECIALE FEMMINILE CLASSIFICA FIS: 1. Francesca Tortarolo (ITA) 1.29.62 (43.84+45.78), 2. Camilla Poli (ITA) 1.31.21 (45.51+45.70), 3. Anna Gambetta (ITA) 1.32.19 (45.34+46.85), 4. Beatrice Davico (ITA) 1.32.48 (45.98+46.50), 5. Klio Carlig (ITA) 1.32.78 (45.40+47.38). CLASSIFICA CNU: 1. Anna Gambetta (Cus Genova) 1.32.19 (45.34+46.85), 2. Klio Carlig (Cus Brescia) 1.32.78 (45.40+47.38). I TANTI RINGRAZIAMENTI PER I CNU Margherita Gustavino Giulia Amato e Francesca Tortarolo. 31 Molti i ringraziamenti del C.O. dei 48esimi CNU invernali di Artesina e Entracque: uno particolare e di cuore va alla Fondazione C.R.C. (Cassa di Risparmio di Cuneo), da sempre vicina al mondo universitario cuneese ed al decentramento dell’Università di Torino e del Politecnico di Torino in Provincia di Cuneo. Fattiva la collaborazione degli enti locali, in particolare dei comuni di Frabosa Sottana e Entracque, sedi di gara, ed eccezionale il contributo in termini di lavoro da parte dei gestori degli impianti, Mondolè Ski e Gesam Srl. Grande anche l’apporto organizzativo da parte del CUSI. Il patrocinio alla manifestazione è stato dato anche da Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Città di Mondovì, Città di Cuneo e Comune di Genova, dagli enti accademici Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Politecnico di Mondovì e Università del Piemonte Orientale, e dalle federazioni (Fisi e Fisu). Un grazie finale agli sponsor dell’evento: Olio Carli, Mondo, AZ due di Recco e Store and More di Cuneo. Cadute di ogni genere su un tracciato impervio Foto Sport Universitario Francesca Tortarolo Ombretta Rosa (Cus Torino) Camelia e i giudici la claque di Paoletti 32 Soliani su Falabella È arrivato due volte secondo il bravo Francesco Falabella del Cus Torino, iscritto a scienze motorie, ma ha accettato il verdetto con molto fair play: “Sì è vero, sono stato battuto sia nel gigante che nello slalom ma sono più che contento. Devo dire che il percorso è stato preparato in maniera perfetta dai tecnici del Mondolè. È stata una competizione molto serrata e ad alto livello”. Uno dei due che l’hanno battuto (l’altro è stato Niccolò Zarattini) è Gabriele Soliani Pini parmense di Langhirano, la cittadina “culla” dei famosi prosciutti. Anche lui è d’accordo sul tracciato: “Era effettivamente buono e impegnativo anche perché un po’ segnato e rovinato in alcuni tratti. Ovviamente sono soddisfatto della mia prestazione e del risultato finale”. Con due balzi quasi da record, almeno a livello di campionati universitari, Gabriele Soliani Pini ha vinto lo speciale portando a casa per il Cus Parma un altro titolo importante. Gabriele, 20 anni, studente all’Università di Parma in scienze biologiche, è stato l’unico nella prima manche a stare sotto i 40 secondi in una gara resa difficile dalle abbondanti nevicate. Con 39”50, Soliani Pini ha lasciato intendere di puntare al titolo, come ha ribadito nella seconda prova con 41”29 con una decina degli ottantasette concorrenti che sono caduti proprio in dirittura d’arrivo. Con 1’20”79 Gabriele ha superato Francesco Falabella ed il brasiliano Jhonatan Longhi che gareggiavano per il Cus Torino. L’anno scorso lo speciale era stato vinto dal bresciano Rolfi con 1’31”37. Dieci secondi di differenza rispetto al tempo di Soliani Pini. Nativo di Valle di Castrignano, frazione di Langhirano, nel 2000 Gabriele aveva vinto il titolo italiano cuccioli quindi era entrato a fare parte della scuola di sci creata a Tarvisio dalla Federazione. Studente dell’Itos.approdato poi all’Università, ha avuto come maestri Andrea Saccardi quindi in fase agonistica Guido Paci. Un’altra soddisfazione per il vice presidente del Cus Parma, Michele Ventura, che segue con tanta passione l’attività sciistica. Da notare che nel coordinamento dell’organizzazione figuravano anche le Facoltà di ingegneria e ed economia guidate dai presidi Donato Firrao e Giuseppe Tardivo. Nel cuneese ci sono 8 sedi universitarie di 11 Facoltà, 21 corsi di laurea e oltre 4.700 studenti. Uno di essi, Giacomo Luigi Ghiotti del Senato Accademico, laureando in ingegneria, ha portato il saluto ufficiale del mondo giovanile nel corso della presentazione dei Cnu che ha avuto ovviamente come protagonisti i presidenti dei Cus Torino e Genova Fiocca ancora la neve sui protagonisti del fondo nel corso della premiazione svoltasi sul traguardo di Entracque. Nella foto da sinistra Susanna Bonino del comitato organizzatore, responsabile della sezione del Cus Torino a Cuneo, Franco Figari, nell’occasione anche speaker, Maurizio Duse, responsabile del fondo Cusi, la medaglia d’argento Francesco Zendri (Cus Padova), il neo campione Mattia Lanfranchi (Cus Bergamo), il bronzo Massimo Collotta (Cus Brescia), Christian Ivaldo (titolo Fisi: gareggia per lo Sci Club Valchisone Torino 81), Davide Becchetti (Cus Brescia). L’arrivo al traguardo del fondo: il “non tesserato” Ivaldo, precede la medaglia d’oro Mattia Lanfranchi. A fianco, il vice presidente Artemio Carra si complimenta col concittadino Gabriele Soliani Pini sul podio con Francesco Falabella. 33 Michela Cozzini e Nadine Chatrian con Maurizio Duse. Anche il sindaco al lavoro di Roberto Benvenuti Il Presidente Leonardo Coiana e Gianni Ippolito con la pala per liberare l’auto da due metri di neve... D Carlo Traini Gabriele Castagno opo tanti anni (bisogna risalire a Frabosa 1976 per trovare un precedente) il Cus Genova è tornato ad organizzare i Campionati Nazionali Universitari invernali. Con una novità saliente: la collaborazione con il Cus Torino. Ed è stata forse la prima volta che due Cus hanno deciso di unire le proprie forze per l’organizzazione di una manifestazione a carattere nazionale. Alla fine con reciproca soddisfazione, a detta di entrambi i presidenti Mauro Nasciuti e Riccardo D’Elicio. Le località individuate per ospitare le gare sono state Artesina (per lo sci alpino) ed Entracque (per lo sci nordico), due stazioni invernali che hanno caratteristiche peculiari nel panorama sciistico: fanno entrambe parte del comprensorio sciistico cuneese, e sono quindi geograficamente poste sotto la “giurisdizione” del Cus Torino, in particolare della sede distaccata di Mondovì, regno della instancabile Susanna Bonino, ma costituiscono storicamente una meta privilegiata per gli sciatori genovesi, e sono quindi per questo molto “vicine” anche al Cus Genova. E l’idea è stata subito “sposata”, anzi in un certo senso spinta, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che ha sostenuto completamente l’iniziativa. L’organizzazione dell’evento è cominciata praticamente due anni fa. Questi Cnu. si sarebbero dovuti infatti svolgere lo scorso anno ma la tragica carenza di neve che ha caratterizzato l’inverno del 2007 ebbe come conseguenza l’annullamento dei Campionati, lasciando così nel cuore di tutti il desiderio di riprovarci, e qualche esperienza in più che è poi tornata utile in questa occasione. A dire il vero anche quest’anno c’è stato qualche timore di non farcela, ma per il problema contrario: troppa neve, stavolta, così tanta e caduta così vicina alle date prefissate da rendere difficoltosa la preparazione delle piste. Il risultato è stato la dolorosa rinuncia a disputare la prova di SuperG, e la fibrillazione continua nell’incertezza che gravava anche sulle altre prove in programma. Ma la tanta neve che continuava a scendere ha fornito anche qualche siparietto divertente, come quello di vedere il presidente del Cusi Leonardo Coiana ed il presidente della Commissione di Controllo Gianni Ippolito, il primo proveniente da Cagliari ed il secondo da Sassari, e quindi non proprio avvezzi a queste situazioni, intenti a spalare la neve per liberare la macchina. Per fortuna alla fine il meteo ha rimesso giudizio e la manifestazione è andata in porto senza ulteriori intoppi, anche se le incertezze di cui si diceva hanno avuto come conseguenza un certo calo nella presenze degli atleti in gara, in particolare per quanto riguarda la partecipazione “open”. A proposito di numeri, sarà opportuno comunque trovare qualche correttivo che possa rilanciare un appuntamento dalle potenzialità notevoli ma un po’ limitate dal regolamento imposto dalla F.I.S. affinché le gare abbiano le caratteristiche prescritte a livello internazionale. Una analisi che dovrà essere più attenta che mai per quanto riguarda le prove di sci nordico, davvero al limite di una partecipazione minima che si possa definire decorosa. Tecnicamente sono state di ottimo livello sia la prova di slalom gigante che quella di slalom speciale, disputate su un tracciato ottimale grazie alla disponibilità ed al lavoro del sindaco di Artesina Pietro Blengini e di tutti gli addetti messi in campo dalla locale Scuola Sci. Ed altrettanto bene hanno funzionato gli aspetti organizzativi dello sci di fondo nello splendido scenario del Centro Sci Nordico Gelas. Bilancio positivo, quindi, anche se verrebbe da dire che i Cnu invernali sarebbero perfetti se non ci fosse di mezzo la neve. Davide Becchetti 34 di Marcello Martinelli DAL VIVAIO DEL C.U.S. ALLA SERIE “A” A 16 ANNI Sandro Marelli Davide Marelli sulla pista Max Dubini Aurelia e Italo Francesco Zendri Carra e Nasciuti in motoslitta 35 I gemelli Davide e Sandro Marelli classe 1991 cresciuti cestisticamente nelle giovanili del CUS Brescia, dove hanno iniziato il minibasket a 6 anni, sono al secondo anno di prestito alla Storica Olimpia Milano Armani Jeans. Già durante la scorsa stagione hanno esordito con la prima squadra calcando il parquet e realizzando i primi canestri in serie “A” a 16 anni. Hanno così meritato l’attenzione della Gazzetta dello Sport che ha dedicato loro un articolo. Nel pezzo, venivano paragonati ai grandi gemelli Boselli, anch’essi uno mancino e uno destro. Li abbiamo incontrati durante le ultime vacanze e abbiamo improvvisato un’intervista. Ci descrivete l’impegno sportivo? “5/6 allenamenti settimanali con il gruppo Under, con la relativa partita di campionato, qualche allenamento e trasferta anche con la prima squadra . Quando ci alleniamo con i senior al carico di lavoro si aggiunge anche un po’ di tensione. Il tutto con notevole intensità in più il nostro coach ci spreme per bene”. Come vivete a Milano? “Ci siamo trasferiti a Milano nell’agosto del 2006. Non è stato facile il distacco dalla famiglia e dalle abitudini, mentre l’impatto con la grande città non lo abbiamo vissuto troppo, infatti le nostre giornate sono molto fitte di impegni: scuola, palestra, allenamenti, studio, trasferte, a volte anche in giro per l’Italia e l’Europa al seguito della prima squadra assorbono totalmente la nostra giornata… davvero il tempo per vivere Milano è pochissimo e comunque il nostro cuore è sempre nel luogo d’origine”. Un episodio clou legato all’esperienza con la prima squadra? Davide: “Quest’autunno in trasferta in Eurolega ad Istambul: dal momento che non devo giocare nemmeno un minuto il mio coach Mario Fioretti, vice in prima squadra, mi comunica un’ora e mezza prima della partita che farò allenamento individuale (fondamentali, partenze, tiri, scatti,penetrazioni…) mentre gli altri fanno massaggi e riunione tecnica. Mi cambio ed esco nel palazzetto; boato! Faccio 45 minuti di allenamento da solo di fronte a 6000 spettatori già sugli spalti!!! Ad inizio partita saranno 9000 turchi festanti, ed io mi accomodo in panchina dopo aver “sudato 3 camice” per la fatica e l’emozione….” Sandro: “25-04-2007 Monte Paschi Siena - Armani Jeans, prima trasferta e coach Djordevic mi mette in camera con Bulleri, uno degli idoli di gioventù… Passiamo il pomeriggio e la serata in camera e il “Bullo” non mi rivolge la parola nemmeno una volta! Ascolta i-pod, telefona, fa mille esercizi di stretching… Non mi resta che prendere il libro e studiare, almeno arriverò lunedì preparato a scuola! Con il capitano avrò altre occasioni per parlare. La Nazionale Negli ultimi 3 anni tra CUS e Armani abbiamo partecipato ad alcuni raduni e tornei con la nazionale giovanile della nostra categoria in Turchia, Francia, Spagna”. Sappiamo che hai fatto parte di una selezione a Parigi, ci dici di che cosa si tratta? Davide: “Il “basketball Without Borders”, una manifestazione organizzata dall’Nba per scoprire talenti nei 5 continenti. 50 giovani europei, tra cui io, convocati su segnalazione delle loro federazioni hanno trascorso una settimana a Parigi tra allenamenti sui fondamentali e partite. Il tutto sotto gli occhi di allenatori e giocatori dell’Nba. Ho affrontato questa avventura con tranquillità senza ansie ed alla fine della settimana sono stato selezionato per l’all star game e per la gara di tiro da 3 punti. Veramente una settimana da ricordare”. L’incontro con Michael Jordan? “Appena arrivati a Milano, dopo pochi mesi, abbiamo vissuto una bellissima esperienza. La partecipazione La partecipazione al “Michael Jordan Day”, una giornata di basket per ragazzi del 1991 sotto gli occhi di Jordan in persona, in carne ed ossa.. E’ stata un’emozione incredibile poter stringere la mano al nostro idolo di gioventù e giocare davanti a lui ed ai 6000 spettatori del Palalido”. Basket e scuola? “Per entrambi la scuola è una priorità. Frequentiamo la 3° liceo scientifico a Milano. Il primo anno al Calini di Brescia siamo stati promossi a pieni voti, lo scorso anno a Milano pure, anche se con qualche flessione. Anche quest’anno non abbiamo debiti ma fatichiamo sempre più a stare al passo e numerose sono le assenze dovute alle trasferte ed agli impegni. A volte la stanchezza del doppio allenamento si fa sentire quando la sveglia suona al mattino... Università Sicuramente vorremmo continuare con l’università dopo il liceo, anche se non abbiamo ancora chiare idee sulla facoltà: se saremo iscritti a Brescia un posto nella rappresentativa universitaria dovete tenercelo!!!” M edico dell’armata americana chiamato a controllare le condizioni fisiche dei militari negli Anni 60, Kenneth H.Cooper giunse alla conclusione che il test più valido era quello di extrapolare il consumo massimo di ossigeno sulla base di dodici minuti di corsa. Un’idea semplicissima che lo ha reso famoso nel mondo. Ebbe anche l’intelligenza di far brevettare il suo test (Cooper’s 12-Minute Run test) e di redigere nel contempo un’opera di divulgazione intitolato Aerobica che divenne un best seller. In seguito lasciò l’esercito per fondare il Cooper Aerobic Center a Dallas coi primi personal coaching. Naturalmente il suo test ha un valore relativo per gli sportivi più agguerriti. Ad esempio, basandoci sul record del mondo sui 5km (12’37”35) dell’etiope Kenenisa Bekele, si arriva ad un record effettivo di 4.750 metri sui 12’ per cui si ottiene un VO2 massimo di 93,7 ml/kg/min. Scritti assieme alla moglie, il dr. Brown, i quattro libri di Cooper sono stati tradotti in 24 lingue per 12 milioni di copie. La sua crociata in questi 40 anni ha avuto l’obiettivo di combattere la sedentarietà, l’obesità, il diabete. Senza medicine, ma semplicemente con lo sport. Ecco l’ultima sua intervista concessa alla rivista francese Sport et Vie. Perché 12 minuti e non 6 nel test più famoso del mondo? Da 2 dipendenti a 700! “aerobica” ai bambini per cui divenne un autentico business. Soltanto che gli esercizi che Jane proponeva non avevano più niente a che fare col senso psicologico del termine. Nella mentalità della gente era divenuta una specie di danza. Io criticai ciò al suo debutto. Anzi trovai pericoloso, se non proprio criminale, spingere migliaia di persone ad arrivare al limite dello sfinimento. Andai spesso in televisione ad esprimere i miei concetti, a mettere all’erta chi si avventurava in questa esperienza senza le giuste cognizioni. Come conseguenza ricevetti una lettera da Jane Fonda: mi aspettavo insulti, querele invece l’attrice mi chiedeva com’era possibile in futuro lavorare assieme. Pian piano raddrizzò il tiro e sono felice oggi di constatare che il termine aerobica intende una serie di esercizi di lunga durata con intensità di sforzo”. Quando le venne in mente l’idea di un test di 12 minuti? “All’epoca lavoravo per l’esercito. Stavamo cer- Io, Kenneth Cooper, papà dell’ Era il preparatore atletico del Brasile che batté l’Italia nella finale del mondiale messicano Nel 1968 il termine “aerobica” non diceva nulla alla maggior parte degli sportivi. Fu il titolo del suo primo libro che divenne un best seller mondiale. Si aspettava un tale successo? “Naturalmente no! Quando assieme alla moglie lo realizzai eravamo convinti di venderne alcune copie grazie alla benevolenza dei parenti”. Che cosa è stato determinante per il successo? “Nel 1968 alcune pagine del libro vennero riprese dal Reader’s Digest. Questo ha provocato l’interesse di molti lettori nel mondo. In seguito, grazie all’amico Claudio Coutinho, un ottimo giocatore brasiliano, divenuto allenatore della Nazionale che partecipò al Mondiale ’78 in Argentina, ebbi l’onore di fare parte dello staff brasiliano per l’edizione 1970 in Messico quando vincemmo il titolo battendo in finale l’Italia di Valcareggi. Io insegnai ai giocatori il mio meto- do e loro giunsero alla fine della competizione in ottime condizioni fisiche, a differenza degli azzurri che crollarono proprio nella gara decisiva. Fu tale l’entusiasmo per il mio lavoro che ancora oggi in Brasile si usa dire “coopering” quando si fa jogging….” Nel ’70 l’aerobica ebbe un enorme successo. Jane Fonda utilizzò il termine per fare promozione alla sua ginnastica... Non ebbe l’impressione che si snaturasse il concetto di questa nuova disciplina? “Naturalmente. All’origine il concetto aerobico s’applicava soltanto a delle attività di resistenza che io classificai così con un ordine decrescente d’interesse: sci di fondo, nuoto, corsa a piedi, ciclismo, marcia. Allora Jackie Sorensen riprese l’idea per presentare il primo corso di ginnastica in Tv. Poi Jane Fonda nel ’74 trasmise la sua cando un test per valutare le condizioni fisiche dei militari dell’Air Force. Provammo una serie innumerevole di esercizi ed il primo lavoro fu quello di collegare i risultati sul campo con le misure emerse dal VO2 massimo registrati nei laboratori su tapis roulant. Provammo nell’occasione un test sul miglio, milleseicento metri. Troppo corto. L’anaerobica aveva il sopravvento. In seguito suggerii percorsi più lunghi: 30, 20, 15 minuti di corsa. Così ci trovammo meglio come aerobica. Ma i risultati divergevano troppo fra prove sui terreni e quelli di laboratorio. Sospettammo che altri fattori influivano nella performance, a cominciare dalla motivazione. E’ stato così che abbiamo ridotto progressivamente il tempo per arrivare finalmente a 12’ in quanto si trattava della durata che ci offriva la migliore correlazione statistica. 36 Quarant’anni dopo resta il tempo meglio utilizzato nel mondo, anche la Fifa lo rispetta nella selezione degli arbitri per il Mondiale. Ma si può anche procedere all’inverso, fissando una distanza e registrando il tempo per percorrerla. L’esercito americano, ad esempio, ricorre sempre al mio test su 1,5 miglia, cioè 2400 metri. Negli anni a seguire fissai dei termini anche per nuoto, ciclismo e marcia. Sempre su una durata equivalente all’incirca a 12’.” Oggi si sa che non è possibile sostenere uno sforzo di forte intensità equivalente a VO2, al massimo per 6-7 minuti. In retrospettiva, non considerate che 12 minuti non rappresentino un tempo troppo lungo? In effetti alcuni applicano un test di “mezzo Cooper”, cioè sui 6 minuti soltanto. Cosa ne pensa? “So benissimo che non è possibile reggere a pieno regime per 12 minuti. In realtà il test serve ad indicare il VO2 massimo. Poco importa, dunque, che si realizzi il 90 o il 95 per cento del ’aerobica suo massimo aerobico. Dopo tante prove, io insisto che siano più affidabili i test sui 12 che non sui 6 minuti. In quanto una durata più corta avrebbe come effetto di sopravvalutare il risultato di persone non allenate ma molto motivate e che ricorrono involontariamente alla loro filiera anaerobiotica le risorse necessarie per fare un buon tempo. Senza dimenticare che di fronte al traguardo dei 6 minuti, che sembra più facile, il soggetto in questione avrà la tendenza ad un’intensità troppo alta. E questo significa un maggior rischio sul piano cardiaco compromettendo le condizioni fisiche di migliaia di persone. In effetti si ha la tendenza di forzare quando la durata della fatica sembra più corta”. Anche lei corre intensamente? “Naturalmente. Io cominciai a correre nel 1960. Per molti anni mi sono allenato su un volume di 37 In ricordo di Meloni di Fabrizio Lana 100 chilometri per settimana, partecipando ad alcune maratone. Un giorno, calcolai di avere percorso nella mia vita almeno 60mila km. Mi fermai nel 2004 in seguito ad un grave incidente sugli sci: una frattura alla gamba destra che mi costò due operazioni. Dopo tre anni ho ripreso con la marcia, da 3 a 5 km su strada o sul tapis roulant più tre sedute settimanali di ginnastica per la muscolatura. Ho compiuto 76 anni, per me può bastare considerato che continuo a lavorare almeno sedici ore al giorno! Malgrado i chilometri percorsi, ho l’articolazione di un adolescente. Recentemente abbiamo avuto i risultati di uno studio compiuto su 10.300 maschi e femmine americane. I risultati mostrano una forte correlazione fra i problemi articolari (artrosi, mal di schiena, ecct) ed i risultati sui test di sforzo. Con una conclusione sorprendente: gli arti in questione non vengono logorati dallo sport. Al contrario questo avviene quando non si fa niente. Anche quando nel ’58 ero un giovane medico nell’esercito e partecipai al corso per il programma spaziale per entrare nel gruppo dei primi astronauti, pur venendo bocciato, imparai durante i corsi di sopravvivenza una regola che sarebbe sempre stata alla base della mia attività: il corpo ha disperatamente bisogno di faticare per sopravvivere. Non soltanto nello spazio. Imparai anche che è sempre meglio prevenire un problema che tentare di risolverlo. Nel ’70 lasciai l’esercito ed aprii un centro di recupero fisico. All’epoca lavoravo con due dipendenti. Oggi siamo in 700 e vengono da tutto il mondo per prendere atto del nostro lavoro. Dalla creazione del centro, cioè da 36 anni a questa parte, abbiamo accolto più di centomila persone. Ed ora esiste una lista d’attesa di sei mesi. Il budget annuale del centro supera i 54 milioni di dollari. Il nostro motto però è rimasto lo stesso: valutare, educare, motivare, cambiare modo di vita”. Tra le tante cose che mi ricordano Sandro Meloni, una in particolare mi appare più chiara di altre: il suo modo di parlare il nostro dialetto con quella caratteristica inflessione che tradiva le sue origini, ma, al tempo stesso, lasciava trasparire il forte attaccamento che egli nutriva nei confronti della sua città d’adozione e quanto si sentisse integrato nella cultura e nelle tradizioni pavesi. Aldilà di tutto quello che è stato e di tutto ciò che ha fatto, io ho sempre considerato il “prufesur” un punto di riferimento come uomo: la sua umanità era arricchita da una ineguagliabile coerenza morale ed intellettuale, che gli permetteva di non rinnegare i principi nei quali egli credeva. E poi, parlare di Sandro Meloni vuol dire parlare della sua famiglia, legame indissolubile e valore da difendere con tutte le forze. Il componimento che segue è nato spontaneo a ricordare il suo grande cuore sempre ammantato di riservatezza. Ed è la prima volta che mi rivolgo a lui in modo confidenziale, dandogli del “tu”. Non so…. Sandro, non so Quanto hai amato la vita; credo intensamente. Non so Quanto hai amato la tua Sardegna Credo… profondamente. Non so quanto hai amato i tuoi figli; credo… infinitamente. Non so quanto hai amato Maria; credo tanto e… dolcemente. Sandro, non so Quanto loro amino Te; credo… che sarà per sempre. CUS CATANIA di Daniela Spina Quand’ero Presidente Di Candido Cannavò Ogni tanto spunta fuori da misteriosi nascondigli la foto di una squadra di rugby schierata sul campo di Merano. E’ il Cus Catania, con i suoi colossi del tempo, ragazzi che avevano avuto la fortuna di mangiare bene dopo la guerra, quando per molte famiglie come la mia i tempi erano molto difficili. Facevamo cure di arance non esportabili e scoprivamo il sapore avvincente delle insalate di limoni. In mezzo a quella squadra c’è un ometto, con un doppiopetto forse rivcltato. Ero io, a 21 anni o forse a 22, presidente del Cus Catania. Quella foto ha rappresentato per me una credenziale rugbistica formidabile nel corso della carriera. Come si dice dalle nostre parti, me la sono vantata persino davanti al mitico Bollesan, campionissimo della nostra pallaovale. Ma al di là di questa parentesi, il Candido Cannavò del Cus Catania è quel “pugno d’ossa” (così mi chiamavano) che trascinava i suoi cinquanta chili scarsi per le piste d’Italia. Per portare punti alla squadra correva i cinque chilometri il sabato e i dieci la domenica. E grazie a queste immani fatiche, aveva diritto fisso a un posto sulla reticella dei bagagli, sia all’andata sia al ritorno nel vagone ferroviario che ci ospitava. Il “clou” della mia carriera di corridore risale al 1953 quando ai campionati nazionali di Merano arrivai secondo sui cinque chilometri, battuto da tale Eustacchi che correva per il Cus Torino, ma era in realtà un magazziniere della Fiat. Potevamo fare reclamo e io mi sarei fregiato del titolo ma nella nostra squadra gli Eustacchi erano parecchi. Li avevamo messi in regola a suon di scolorina. Il correre, correre, correre è stata in fondo una metafora della mia vita. Sono andato incontro al mondo, ho trovato spazio e soddisfazioni dovunque, ho seguito undici olimpiadi, ho scritto tre libri e, credetemi, corro ancora, dopo oltre cinquant’anni di giornalismo attivo e impegnatissimo su fronti diversi. Ringrazio la Provvidenza per avermi guidato. Ma non dimenticherò mai da dove sono partito. Grazie, Cus Catania, hai sessant’anni e sei un pezzo importante della mia vita. R accontare 60 anni di storia sportiva non è impresa facile. Per essere compresa fin nelle sue fibre più profonde ha bisogno di essere vissuta. Il Cus Catania ce l’ha fatta, proponendo un libro che narra lo sport non “dal di fuori” ma “dal di dentro”, attraverso le parole, le storie, le esperienze di coloro che hanno vissuto questa avventura magica. Il libro, scritto da Nino Urzì, giornalista de “La Sicilia” con la collaborazione di Franco Compagnini, appassionato uomo di sport ed ottimo dirigente sportivo e della sottoscritta, è stato voluto dal presidente Luca Di Mauro, da sette anni alla guida del Centro sportivo, con lo stesso impegno ed entusiasmo di quando da ragazzo ne calcava i campi. La presentazione del volume è avvenuta nell’Aula Magna del rettorato, alla presenza di autorità cittadine, quali gli assessori comunali e provinciali allo sport e i presidenti provinciali e regionali del Coni Giuseppe Crisafulli e Massimo Costa, e di ex dirigenti e atleti cusini. Tra questi alcuni protagonisti della politica, dell’Università e delle professioni, tra cui ricordiamo: Peppino Azzaro, Ignazio Marcoccio, Benito Paolone, Renato Papa, Emilio Giardina, Ciccio Paola, Pippo Paladino, Lallo Pennisi, Giuseppe Giunta, Gianni Zingali. Dirigenti ed atleti tutti comunque accomunati da quella cultura della realtà e della generosità che rappresenta il marchio di fabbrica del sodalizio. Presenti anche i presidi di facoltà e molti docenti universitari, tra cui Maria Luisa Carnazza, delegata del rettore per lo sport. Nel corso della cerimonia, curata dalla segreteria del Cus con la regia del dr. Mariano Campo, addetto stampa dell’Università, è stato proiettato un video che ha mostrato gli impianti sportivi universitari, orgoglio e vanto dell’ateneo catanese, resi qualitativamente migliori in seguito all’ Universiade del ’97 ed oggi meta di migliaia di studenti universitari. All’esterno dell’Aula Magna, grandi pannelli hanno raccontato più di mezzo secolo di sport cusino, attraverso le foto dei suoi iscritti, siano essi atleti, tecnici o dirigenti. Persone che hanno respirato la polvere delle pedane, corso nel fango, sudato, gioito, sofferto, ma soprattutto creduto in un “gruppo”. Le squadre dell’Ateneo catanese sono arrivate nei campionati di serie A nell’atletica leggera, nell’hockey, nella pallavolo, nella pallanuoto, nel tennis tavolo, nel rugby e nella pallacanestro. Il Cus Catania è nato nel 1947, e da allora i suoi atleti hanno vinto medaglie alle olimpiadi, all’ universiade, ai mondiali e agli europei, hanno conquistato titoli italiani, detenuto record nazionali, vestito la maglia azzurra in tutto il mondo, scrivendo alcune delle pagine più importanti dello sport siciliano. Per tutti loro, il Cus Catania non è stato soltanto un ente, un nome scritto sulle tute, un luogo in cui allenarsi, ma una filosofia e un modo di vivere, un insieme di valori da custodire e tramandare. Da sette anni al vertice Di Luca Di Mauro Parlare dei miei anni nel Cus Catania è un racconto arduo ma senza dubbio esaltante: ho percorso tutte le tappe che mi hanno portato dalla militanza nelle schiere di atleti cussini alle prime esperienze da tecnico, per poi passare da dirigente fino alla carica che da sette anni mi vede al massimo vertice della società come presidente. Gli ultimi anni sono stati decisamente i più esaltanti per l’Ente perché lo hanno rilanciato nel panorama sportivo catanese, ed anche reso uno dei Cus più in vista in ambito nazionale ponendolo nel contempo e attraverso l’attività federale delle varie sezioni sportive, tra le società più apprezzate in ambito europeo. L’attuale struttura impiantistica nasce dalla lungimiranza dei Rettori, a partire dal Rettore Cesare Sanfilippo fino all’attuale Magnifico Toni Recca. Essi di volta in volta hanno individuato all’interno della Città Universitaria delle ampie zone dedicate all’impiantistica realizzando quelle opere che si pongono come supporto indispensabile allo sviluppo sportivo di Catania. Per il futuro il Cus continuerà a svolgere la sua attuale funzione offrendo ed incentivando la possibilità di pratica sportiva agli studenti universitari senza dimenticare di aprirsi alla città di Catania attraverso organizzazione e strutture. 38 CUS PALERMO Il Presidente del Cus Ignazio Equizzi I l passaggio di testimone fra Michele Bevilacqua, da 32 anni presidente del Cus, col suo successore Ignazio Equizzi, è avvenuto in un momento importante nella storia dell’ateneo palermitano essendo caratterizzato dalla fase decisiva dei lavori per la cittadella sportiva nel parco d’Orléans. Lavori che sono il segno più evidente dello sforzo ultratrentennale del Cus Palermo nel campo dell’impiantistica. Equizzi, avvocato ed ex lanciatore, nonché velocista, vede così coronato il sogno della Cittadella sportiva, un progetto avviato nei lontani Anni ’70 ma rimasto a lungo nei cassetti. Ci vorrà il battage dell’Universiade siciliana per dare una scossa all’ambiente che vede impegnati Comune ed Università ma in due diversi progetti. Ma è l’Ateneo ad attivarsi per primo con l’avvio delle ruspe nel ’96. Il Comune bandirà l’appalto per il parco solo nel 2003. Due anni prima il Magnifico Rettore Giuseppe Silvestri, memore dei suoi trascorsi sportivi in gioventù, dà un risoluto impulso ai lavori, e si inagura la piscina, fiore all’occhiello del Campus. Subito dopo è la volta del Palacus, dei campi di tennis e di calcio a cinque, impianti di nuova costruzione o completamente restaurati sotto la vigile spinta del pro 39 rettore, il professor Salvatore Di Mino e la direzione tecnica dell’ing. Antonino Catalano, impianti che suscitano l’ampio apprezzamento del ministro Fabio Mussi. Gli impianti non sono usufruibili soltanto dagli studenti universitari ma sono aperti anche al territorio. E subito si registra il boom degli iscritti. Un trend positivo destinato ad aumentare quattro anni dopo quando la piscina viene coperta da un’avveniristica copertura in acciaio che ne ampia la fruibilità nel periodo invernale. I campionissimi di scherma Gianni Cusmano e Vladimiro Calarese. Il primo medaglia d’oro all’Universiade 1955, il secondo campione del mondo. Cusmano si laureò poi in ingegneria. Per lo studio rinunciò all’Olimpiade di Roma. Tre presidenti del Cus Palermo: Michele Bevilacqua, Lorenzo Purpari e Giuseppe Sanzo. Bevilacqua è stato Capodelegazione del Cusi all’Universiade di Edmonton; attualmente fa parte del Collegio dei Revisori dei conti. E nei giorni in cui si festeggiano i 60 anni di vita del Cus Palermo sarebbero necessarie troppe pagine per ricordare i tanti campioni che hanno fatto onore all’università e di riflesso allo sport italiano: citiamo per tutti Salvatore Antibo, Giuseppe D’Urso, Patrick Ottoz, Margherita Gargano, Carla Maria Bresciani, Silvia Lazzari, Maria Tranchina, Luigi Zarcone e Antonio Selvaggio. Il Magnifico Rettore Giuseppe Silvestri Il Rettore ha festeggiato con i cussini Il Magnifico Rettore dell’Università di Palermo con delegati e dirigenti dell’Ateneo assieme al direttivo del Cus, un simbolo della sintonia che regna nell’ambiente. In piedi da sinistra, Luigi La Verde, Guido Curzi, Michele Basile, Antonino Catalano, Rosolino Siculiana, Nicola Sciurba, Mario Giannone, Nicola Siracusa, Gaspare Polizzi, Giancarlo Ventura, Salvatore Di Noto, Rosario Scalici. Seduti da sinistra: Michele Bevilacqua, Salvatore Di Mino, Ignazio Equizzi, Giuseppe Silvestri, Giovanni Saverio Santangelo, Giuseppe Liotta. CASTELLI: CAMPIONE ITALIANO NEGLI 800 E AI CNU Alessandro Castelli, nato a Melegnano, è residente a Milano. Laureato il ingegneria al Politecnico di Milano nel 1976. Dirigente industriale in un Gruppo chimico multinazionale con il ruolo di Direttore Centrale e Amministratore Delegato di una Società del Gruppo. Coordinatore del Comitato Tecnico di Federchimica-Assogastecnici. Membro di commissioni tecniche in ambito nazionale ed europeo (UNI, CEN, EIGA). Rappresentante Italiano del Medical Gases Council di EIGA. Nell’ambito sportivo è stato atleta nazionale d’atletica leggera nei 400 e 800 con il conseguimento di 8 maglie azzurre assolute e 5 giovanili. Campione Italiano negli 800 (1971), Campione Italiano Universitario 800 e staffetta 4x400 con la maglia del Cus Milano. Finalista negli 800 ai Giochi Universitari Mondiali 1975 a Roma. Dal 1980 terminata l’attività agonistica ha assunto successivamente ruoli dirigenziali quali: Vicepredidente GS Snia; Consigliere e Vicepresidente Comitato Regionale Fidal; Revisore dei conti del Cus Milano; Consigliere e Vicepresidente del Cus Milano; Consigliere e Vicepresidente nazionale della Fidal; Presidente dal 2005 della Fidal Regione Lombardia. Esperienza e responsabilità nella organizzazione e nel coordinamento di numerose manifestazioni nazionali e internazionali: Coppa del Mondo Iaaf di maratona, Finale Grand Prix Iaaf su pista, Campionati Italiani, Campionati Italiana di Società su pista e di cross. L’ La stretta di mano che ha sancito il passaggio di consegne fra l’ing. Vincenzo Sabatini ed il collega Alessandro Castelli. Dopo tanti anni di onorato... servizio nel Cus Milano, Vincenzo ha sentito la necessità di andare a riposare in Thailandia all’Universiade… dove ha lavorato con stile ed intensamente con la pallanuoto ed altri sport, sempre in prima linea e puntuale nei resoconti. ing. Alessandro Castelli, eletto presidente del Cus Milano. alla fine del mese di Marzo dopo otto anni di presidenza dell’ ing. Vincenzo Sabatini, ci traccia un breve sunto dei primi nove mesi del suo mandato e soprattutto spiega quali sono e saranno i principali obiettivi e le linee guida che il Cus Milano intenderà perseguire verso la ricerca di un continuo miglioramento della propria offerta di servizio. Cosa significa essere a capo della Polisportiva più grande di Milano? “E’ davvero un grande onore e nello stesso tempo un impegno costante, giornaliero ma anche di grande stimolo. La politica di “servizio sportivo” che è stata avviata con la presidenza Sabatini è diventata per tutti noi la logica della pianificazione e programmazione di tutte le nostre attività. Personalmente ho conosciuto il Cus Milano da studente del Politecnico e ho indossato la maglia Cus Milano in più momenti agonistici di atletica (Cnu e Universiade). Ecco, è come se continuassi a gareggiare con quella maglia ma con compiti diversi e soprattutto “insieme e con la squadra Cus” in una logica di staffetta, il che significa avere con sè un testimone da non perdere e da passare in altre mani nella posizione di gara migliore”. L’anno trascorso ci ha portato in dote la gestione di una nuova palestra presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, il titolo di Il CUS Milano a 1975 - Alessandro Castelli nella finale degli 800 ai Giochi Mondiali Universitari di Roma: è il terzo da sinistra. Campioni d’Italia ai Cnu di Jesolo ed il record parziale di tesserati, poco meno di 6000. Si sente già di poter tracciare un primo bilancio? “I bilanci vanno fatti dopo avere i dati finali di consuntivo e soprattutto dopo avere analizzato i numeri, ma non solo. E’ indubbio che il bilancio sportivo dell’anno 2007 è stato positivo sotto tanti punti di vista. Il momento agonistico dei Cnu è stato in alcuni passaggi esaltante ma anche in questo caso dobbiamo essere soddisfatti del lavoro di selezione effettuato dai nostri dirigenti e tecnici ma soprattutto ringraziare i ragazzi, le società, le federazioni e le università che hanno collaborato con noi nel consentirci di portare ai Cnu di Jesolo studenti universitari dal grande valore non solo sportivo. In fondo la nostra missione con i Cnu è quella di dimostrare che si può essere bravi studenti universitari e nel contempo atleti di valore nazionale e in alcuni casi internazionale in tutte le discipline sportive. Questa realtà l’abbiamo condivisa con i rettori degli Atenei durante le recenti premiazioni dei medagliati ai Cnu appuntamento che vorremmo far diventare consuetudine della nostra agenda”. Cosa significa essere gli alfieri dello sport universitario milanese in un territorio dove è presente un’offerta sportiva così estremamente variegata? “Noi vorremmo diventare elemento di stabilità e possibile sbocco per tutti coloro che vogliono praticare attività sportiva come momento sia di divertimento che di sfida agonistica con se stessi e con altri. Crediamo fermamente che l’attività di studio, non solo in università ma anche nei licei e nelle scuole medie, non debba essere alternativa alla pratica sportiva ma far sì che lo sport sia davvero uno dei momenti formativi che la scuola e l’università offrono ai propri iscritti. Ecco, il Cus Milano vuole essere semplicemente lo strumento per far sì che tutto questo diventi realtà quotidiana”. La città di Milano vive da sempre il problema dell’impiantistica sportiva, anche il Cus Milano risente di questa carenza generale? Sette Università dislocate in tutto il territorio cittadino richiedono una mappatura precisa degli Impianti Sportivi che consenta agli studenti di fare sport vicino a dove studiano; il Cus Milano ha sede presso l’Idroscalo, sta lavorando per gestire il C.S. Giuriati in collaborazione con il Politecnico e gestisce una palestra all’interno della Bicocca, è questa la strada giusta da intraprendere? Quali sviluppi si immagina per il futuro? “Pratica sportiva significa avere impianti. Questa consapevolezza è sempre più maturata nell’ambito universitario e lo testimonia la nostra struttura dell’Idroscalo che da anni assolve una parte della richiesta di sport universitario e non solo. Certo l’Idroscalo non è adiacente ad alcuna sede universitaria; ecco perchè da sempre il Cus ha convenzionato 40 apre alla periferia Bilancio del neo-Presidente Castelli, dopo nove mesi di attività. Il CUS Mantova entra nel raggio d’azione milanese. impianti e palestre vicino alle sedi universitarie. Ma il domani che immaginiamo è sicuramente più ambizioso. Vogliamo che ciascuna università abbia spazi sportivi all’interno o nelle immediate vicinanze. La prima concretezza in tal senso è il Giuriati che già da più anni gestiamo su incarico di Milano Sport e SPETTATORI NEL CALCIO Società Milan Inter Roma Napoli Fiorentina Palermo Genoa Sampdoria juventus Lazio Torino Catania Parma Udinese Reggina Cagliari Atalanta Siena Livorno Empoli Media generale Media paganti 56.677 48.108 41.959 39.766 32.564 26.728 23.429 21.819 20.520 20.039 18.824 16.414 14.014 13.463 12.112 11.001 10.734 9.573 8.733 8.096 454.573 che a breve potrebbe diventare il primo Campus Sportivo di Milano dentro il Politecnico e di servizio a tutta Città Studi. Ma ancora la Palestra Bicocca, aperta pochi mesi fa’ in uno degli Edifici di residenza universitaria dell’Università Bicocca e che risulta essere una realtà che gli studenti stanno molto apprezzando. Ecco questa è la strada già tracciata su cui ci muoveremo sempre più velocemente insieme alle singole università che ricordo già oggi prevedono uno spazio di impiantistica sportiva in ogni nuovo progetto di edilizia universitaria”. Diversi Atenei Milanesi hanno poli dislocati anche fuori dal confine della nostra città, il Cus Milano lei se lo immagina in futuro presente ed organizzatore di attività sportive anche in queste realtà? “La missione di “servizio sportivo” è ovviamente rivolta a tutti gli studenti delle Università milanesi e quindi anche agli iscritti delle sedi distaccate. Anche in questo caso per rendere possibile l’attuazione di questa affermazione dovevamo dotarci di uno strumento organizzativo idoneo. Abbiamo modificato statuto e regolamento organico dell’ente per poter aprire nella logica di sezione dei Cus nelle città dove le Università milanesi hanno sedi importanti. La prima realizzazione si è avuta col Cus Mantova, sezione del Cus Milano che opererà per aumentare l’offerta di sport agli studenti universitari della città ma nello stesso tempo cercherà di diventare un riferimento per le attività scolastiche e anche agonistiche di Mantova e Provincia. Il varo è già stato fatto alla presenza delle autorità accademiche interessate”. A Bologna il rugby ritorna CUS La meta è là davanti, fra 4 anni, quando il Bologna Rugby vorrà tornare a giocare in serie A. Un posto che gli spetta, se è vero che i ragazzoni a strisce rossoblù orrizontali, rappresentano la squadra più antica di Bologna, dopo che quel Bologna Fc, nato in via Spaderie nel 1909, dovette risorgere a nuova vita nel 1992, ma dovendo parzialmente cambiare denominazione. Era il 26 aprile del 1928 invece quando nacque il rugby qui in città, la più antica società italiana affiliata alla federazione nazionale. Coccolati all´inizio dal regime che nei giovanottoni che correvano in meta vedeva l´esempio dell´audacia dell´italica razza, il Bologna Rugby è stato per decenni protagonista della scena nazionale. Ma lo scudetto non venne mai, sfiorato spesso, come quella volta proprio 61 anni fa, con un calcio sbagliato negli ultimi minuti che regalò il titolo del 1947 al Torino. Salvata dalla sparizione in extremis con l´affiliazione alla federazione nel dicembre scorso, dopo l´ultimo campionato disputato tre anni fa, la società vuole tornare ad essere protagonista. A guidare la resurrezione, grazie al contributo della Viro, lo sponsor storico, c´è la generazione GLI EUROPEI DELL’EUSA Beach volley: Antalya (Turchia) Tennistavolo: Latina (Italia) Calcetto: Wroclaw (Polonia) Pallamano: Nis (Serbia) Pallavolo: Camerino (Italia) Basket: Novi Sad (Serbia) Calcio: Kiev (Ucraina) Rugby a 7: Roma (Italia) Canottaggio: Zagrabia (Croazia) Tennis: Dublino (Irlanda) European University Cup Ginnastica: Tartu (Estonia) Cross Country: Cankin (Turchia) Biathlon: Tyumen (Russia) Atletica: Camerino (Italia) Taekwondo: Mosca (Russia) Assemblea Generale EUSA Parigi 17-22 giugno 3-6 luglio 14-19 luglio 14-20 luglio 21-27 luglio 21-27 luglio 21-27 luglio 23-27 luglio 28-30 agosto 3-14 settembre 21-24 febbraio 7-9 marzo 1-10 aprile 23-24 luglio 23-24 luglio 5-7 dicembre del rugby degli anni ‘50 e ‘60, i super old nel gergo della palla ovale, Angelo Aldrovandi, William Fiumi, Franco Zambelli, Roberto Casadei, e gli ex nazionali Alessandro Brunelli e Gastone Giani. E Gianfilippo Acqua che ora sta in Francia. Non si sono persi di vista in questi anni, uniti in un terzo tempo che per loro ormai dura da mezzo secolo. Toccherà però adesso ai ragazzini del Cus Bologna, con il quale in questi giorni si stringerà un accordo, far risorgere il Bologna Rugby. Si inizierà con due squadre under che parteciperanno ad alcuni raggruppamenti nazionali, e poi con il titolo sportivo intatto e una base giovanile consolidata si cercherà di tornare grandi. E certo non basterà (anche se spinge eccome) la grancassa della televisione e dei media che in questi anni hanno scoperto il rugby con lo show del “Sei Nazioni” ad irrorare una passione autentica. Servirà tornare tra i banchi di scuola a fare reclutamento e riaccendere magari un campionato tra le scuole superiori che è stato storicamente la culla dei rugbisti bolognesi. Dai ragazzini del Cus alla serie A la strada è lunga, e occorrono denari. C´è già un gruppo di imprenditori bolognesi che affiancherà i super old, nomi noti in città (Bernardoni, Cavalli, Iseppi, Cannamela e Veronesi) a cui, sperano al Bologna Rugby, si uniranno altri. “Tendiamo una mano anche alle generazione dopo la nostra - dice Fiumi, il coordinatore del progetto serie A - gli ex rugbisti sui 50 anni che vorremmo mettessero la loro passione e le loro conoscenze a disposizione delle nuove leve. Bologna ha una tradizione che non va perduta”. C´è da correre quindi, ma i terribili vecchietti della palla ovale sono già pronti alla mischia. Intanto sono stati a Cardiff. Prima di Galles - Italia, nel “Sei Nazioni” sono andati ad abbracciare nuovamente Williams e Cornwell, ragazzi di quelle parti che vennero a giocare a Bologna. Per loro è già pronto l´invito: ancora una volta insieme, a maggio festeggiando gli 80 anni, magari con i ragazzi del Cus a sfidare una università inglese. Luca Sancini Maggio, fioriscono i CNU di Pisa NUOVI IMPIANTI PER LA PIÙ GRANDE POLISPORTIVA DELLA TOSCANA T re gli obiettivi strategici indicati dal presidente Cus Riccardo Vanni per i Campionati nazionali universitari, in programma a Pisa nel maggio 2008: far vivere l’evento alla città e la città ai partecipanti, fondere per quanto possibile sport e cultura, sfruttando il legame con l’Università, contribuire alla soluzione di problemi rilevanti per l’impiantistica sportiva pisana. Una strategia chiara e condivisa, illustrata nel dettaglio durante la Conferenza-Convegno di presentazione svoltasi nell’Aula magna della Facoltà di giurisprudenza, a Pisa. Un incontro dai toni cordiali e propositivi che ha coinvolto tante componenti, dall’Università di Pisa, con la professoressa Tomasi Tongiorgi che ha portato il saluto del rettore Pasquali, al Cusi e, rappresentato dal presidente. Leonardo Coiana, fino alle Istituzioni. Ad essere presenti il sottosegretario di Stato Marcucci, il vicepresidente della Regione toscana Gelli, il presidente della Provincia, Pieroni, i sindaci dei Comuni interessati da alcune delle gare in programma (Cascina e San Giuliano Terme), l’Assessore allo sport di Pisa, Cerri, Banti per la Camera di commercio, e molte altre personalità. Un clima d’interesse e collaborazione che ha giustamente fatto presagire prospettive di crescita a medio e lungo termine, ma il vero tema del convegno sono state le “cose fatte”, e quelle in cantiere per l’immediato futuro. Particolarmente seguito l’intervento del professor Mauro Sassu, delegato universitario per l’edilizia sportiva: da qui al mese di aprile 2008 la cittadella del Cus si doterà di due parcheggi a verde ricavati all’interno stesso del campus, di una nuova palestra geodetica polifunzionale, di un reception più grande e strategicamente posizionata, di un sottotribuna (parliamo della gradinata scoperta) ristrutturato e dotato di spo- gliatoi, e di una palestra principale allargata e migliorata. Tutte cose, è stato giustamente fatto notare, che rimarranno anche una volta terminata la manifestazione e di cui potranno beneficiare gli studenti e i frequentatori di quella che è stata definita a ragione (basta guardare i numeri) la più grande Polisportiva della Toscana. È ricco e appetibile anche il menu delle iniziative collaterali, in cantiere sia per promuovere i Cnu, sia per aiutare gli oltre settemila partecipanti previsti a relazionarsi con la città, trovando la migliore logistica possibile. Se da una parte, ha sottolineato Giuliano Pizzanelli, vicepresidente del Cus, il Comitato Organizzatore ha preso contatti con il CPT per favorire spostamenti e trasporti, e con il DSU per un accordo sui pasti per gli atleti a prezzi contenuti, dall’altra, dal punto di vista del rapporto tra Pisa-città e i Cnu, sono in vista accordi con l’Associazione Commercianti per l’allestimento di vetrine a tema, e con il Provveditorato per la presenza degli studenti medi, in qualità di spettatori, ai giochi. In più, sono allo studio, proprio per quella settimana (dal 24 al 31 maggio) un Convegno di medicina sportiva, un meeting di associazioni, e tra queste il Cusi, punti di ritrovo e animazione per incentivare il clima di festa, la presentazione del sito internet dedicato, e un rapporto stretto con tutti gli organi televisivi e di stampa per assicurare la copertura delle notizie e dei risultati. Veramente tanta carne al fuoco, nel nome di quella passione sportiva e di quell’amore per l’Università che ha mosso la lunga e applaudita “apologia” dello sport con cui il professor Eugenio Ripepe ha intrattenuto l’uditorio, tra la presentazione e il dibattito finale. Parole che hanno ricordato il legame antico tra la cultura e lo sport, quello “vero”, senza dimenticare la funzione aggregante, e rilevante del punto di vista sociale, che è solita ricoprire la pratica sportiva anche e soprattutto in ambienti come quello universitario, dove l’agonismo è importante tanto quanto il conoscersi e lo stare insieme. A corollario di tutto ciò si è svolta la premiazione per il miglior logo proposto, nell’ambito del concorso interno all’Università di Pisa: il lavoro della dr.ssa Maria Novelli Benvenuti campeggia già su manifesti, presentazioni e locandine, a lei sono andati il simbolico “mega-assegno” e gli applausi del foltissimo pubblico. CAMPI DA TENNIS GLI SPORT Atletica leggera Beach volley Calcio a 5 femminile Calcio a 5 maschile Calcio maschile Canoa Canoa Canottaggio Hockey prato Judo Judo Karate Karate Kayak Kayak Lotta stile libero Pallacanestro femminile Pallacanestro maschile Pallavolo femminile Pallavolo maschile Pugilato maschile Rugby a sette maschile Scherma Taekwondo Tennis Tennistavolo Tiro al volo Tiro a segno COMITATO ORGANIZZATORE HOCKEY SU PRATO PALAZZETTO DELLO SPORT * Presidente Giuliano Pizzanelli Coordinatore Generale Rosario La Spina Sezione Attività/Impianti Sebastiano Francaviglia Sezione Rapporti Esterni Antonio Delle Sedie Sezione Logistica Fabio Mazzocchi Sezione Comunicazione ed Informatica Fabrizio Vecchi Segretario Glauco D’Oriano Responsabile Marketing Denny Innamorati Responsabile Amministrativo Mario Messerini Consulente Legale Giuseppe Campanelli Consulente Procedure Daniela Garzella Consulenza Impianti Roberto Marchi Consulenza Attività Marco Maccheroni Rapporti Università Pierluigi Carugini Impianti Federico Soldani Trasporti e Servizi Collaterali Mario Cerrai Assistenza Impianti Alvaro Leoncini Sito Web Carlo Contu Ufficio Stampa Davide Ribechini Addetto stampa 42 Calciatori in campo per le qualificazioni CUS Brescia, galleria di campioni ANGUISSOLA E L’ELICA MONDIALE di Gian Paolo Dosselli Sono iniziate su diversi Campus le fasi di qualificazioni del calcio per i Cnu di Pisa. Gli organizzatori hanno dovuto affrontare l’ostacolo rappresentato dal Parma di Ravasi, una delle migliori formazioni negli ultimi anni. Inevitabili due gare combattute ed incerte: la prima giocata a Parma in una giornata invernale, con 20 gradi di temperatura in meno rispetto al giorno precedente quando c’era un caldo estivo. Dunque, tutti infreddoliti e più combattivi del solito con qualche scontro duro causato forse dalla voglia di… scaldarsi. Nelle immagini, le due formazioni ed alcune fasi della partita diretta dall’arbitro Setti di Reggio Emilia e vinta dai parmigiani per 3 a 0 (reti Quagliaroli, Bianchi e Zanardi, tutte nella ripresa). Cus Parma: Rovani, Marlat (Chies), Del Signore (Tagliavini), Delazzari, Bianchi, Gandrabur, Marsili, Quagliaroli, Zanardi, Vignali, Lucca. All. Ravasi. Cus Pisa: Trippanera, Ureni, Capasso, Gannuscio, Greci (Granatieri), Cerrai, Ragazzo (Catania), Luft, Rametta, (Mazzara), Milazzo, D’Onofrio (Bettini). All. Lorenzi. 43 Dario Anguissola, bresciano iscritto al 4° anno della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Brescia è un campione di tiro a volo che ha scelto questa disciplina da giovanissimo. “Tra il motorino ed il fucile ho scelto quest’ultimo” afferma candidamente Dario che ora ha 24 anni ed un futuro importante. A 14 anni entra nei C.A.S. centri avviamento allo sport per iniziare la sua attività agonistica a Trenzano e a Lonato.Tesserato per il tiro a volo Ghedi, si segnala presto per la sua bravura nella specialità elica che ha sostituito il tiro al piccione... Anche in Spagna è molto seguita tanto è vero che ha organizzato il Mondiale vinto da Dario con una prestazione eccezionale chiudendo la serie senza errori, 25 su 25, con una sicurezza che ha strabiliato i numerosi appassionati presenti nella località iridata, Cantoblanco. Al secondo e terzo posto altri due italiani Faenza del T.V.Roma e Proietti dello stesso team. Particolare da sottolineare: la premiazione di Dario è stata effettuata da un componente della famiglia reale e questo lascia intendere l’importanza data al campionato.Specialità olimpica è per ora solo il tiro al piattello mentre quella elica sta attendendo l’omologazione. Nell’elica ci vuole velocità d’esecuzione e prontezza di riflessi e grande precisione per colpire l’oggetto che deve poi cadere all’interno di un semicerchio posto a 21 metri dal punto di sparo. Vincere è sempre difficile perché devi comunque battere un numero considerevole di concorrenti, ben 300 a queste gare internazionali. Le categorie sono tre: junior fino a 21 anni, senior fino a 65 e poi veterano. Elemento di fondamentale importanza per questo sport è l’attrezzo, in questo caso l’arma che Dario ha scelto nell’armeria di casa, la Beretta di Gardone Val Trompia sponsor di Dario per quanto riguarda appunto il fucile di gara, un S05 giudicato tra i migliori per la specialità che ha lau- reato Anguissola campione del mondo. Nel suo palmares Dario deve elencare anche un mondiale a squadre con il Ghedi, un europeo per squadre nazionali (c.t. Giuseppe Rodenghi), un europeo categoria Junior. La passione di Dario nasce in famiglia perché il papà è cacciatore e la mamma ha lavorato nell’ufficio caccia e pesca della Provincia di Brescia. La famiglia si completa col fratello più grande di Dario. “Continuare con la mia passione agonistica e laurearmi, sono questi i sogni della mia vita” così Dario mi congeda pensando alle nuove sfide di un campionato 2008 molto intenso per appuntamenti di grande rilievo a cominciare dalle prove del campionato italiano svoltesi dal 7 al 9 marzo a Bologna Casalecchio ed il 28 marzo a Gioiese in provincia di Bari. Poi in aprile la prova di coppa del mondo in Cina dal 10 al 21. In bocca al lupo campione! Da Entracque ad Artesina, festa dei CNU