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rivista del
dal 1928
MENSILE N.7-8
L U G L I O - A G O S T O 2 0 1 0 € 3,50
FENOMENO
ANTEPRIME
2010
Predators
I FILM PIU’
ATTESI E LA
RIVOLUZIONE
DEI GENERI
RITORNO ALLE
ORIGINI, CON
ADRIEN BRODY
PROTAGONISTA
PERSONAGGI
PUPI AVATI IN
ESCLUSIVA:
“LA MIA SECONDA
GIOVINEZZA”
Leonardo Di Caprio
alias Dom Cobb,
ladro senza precedenti
in Inception
RUBARE UN’IDEA
Ilnuovoinizio
MONDI SGRETOLATI E RAPINE A “MENTE”
ARMATA. NOLAN INGAGGIA DI CAPRIO E
COSTRUISCE UN ALTRO LABIRINTO: INCEPTION
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
fondazione ente™
dello spettacolo
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 80 N. 7-8 luglio-agosto 2010
In copertina Leonardo Di Caprio in Inception di Christopher Nolan
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DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
Rigenerazione
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
CONTATTI
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
P.R.C. - Roma
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Luca Barra, Giulio Bassi, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli,
Steve Della Casa, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Maria Pia
Fusco, Pier Paolo Mocci, Massimo Monteleone, Franco Montini,
Morando Morandini, Valentina Neri, Peppino Ortoleva, Giorgia
Priolo, Roberta Pugliese, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli, Chiara
Supplizi, Paolo Zelati
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
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Finita di stampare nel mese di luglio 2010
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PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
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Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
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Il cinema? Un’invenzione senza futuro. Così
parlarono i Lumière, padri del dispositivo e suoi
becchini. Dopo vennero gli altri, profeti di
sventura nei passaggi a vuoto della sua storia.
L’occhio del Novecento si appanna? E’ cinema
che muore: strozzato dalla spinta tentacolare
della tv, sorpassato dalla tecnologia, fantasma
negli spazi virtuali. Alla fine degli anni’90 – in
piena postmodernità – la profezia è tornata,
assordante. Crisi: di forme, di generi, di visibile.
Come un mantra ossessivo è tornata, perché ci
liberasse dal peso del suo imminente declino.
Che non è avvenuto.
di profondo
turbamento? Che dire
poi dell’horror, che alla
strategia della
tensione ha preferito
l’estetica del
raccapriccio, il gioco
al rialzo sui limiti del mostrabile? Non è uno
specchio e insieme un ambiguo normalizzatore
della violenza che ogni giorno viaggia
liberamente nel tube? Il cinema si sta
riorganizzando, ridefinendo la sua e l’identità
del pubblico in un contesto tecnologico mutato
e giocato sul dialogo obliquo tra vari media.
L’ultima decade è stata vitale per il cinema.
Abbiamo eletto i generi – la loro mutazione – a fil
Americano in primis. Incassi alle stelle,
rouge dello stage di critica da poco conclusosi a
esplosione del 3D – da souvenir a nuova
frontiera dello sguardo - ritorno agli archetipi e Torino e ora li riproponiamo qui, tema centrale
del numero doppio della Rivista.
alle grandi narrazioni.
Rinascita dei generi. Che
Con loro non intendiamo esaurire
hanno cambiato pelle ma non
ogni considerazione sul cinema
Il cinema è
senso, confermando di essere
contemporaneo. Non vogliamo
strumenti operativi centrali
nascondere le pratiche di frontiera
un’invenzione senza
delle strategie hollywoodiane
– i maestri come Eastwood, gli
futuro. L’avevano già
e ottimi indicatori degli umori
outsider alla Nolan – le differenze
detto i Lumière,
del pubblico. Prendiamo il
nazionali – che ne è del cinema
sbagliando
neo-fantasy, un genereitaliano? – il bisogno di esperienze
contenitore (action, avventura,
altre – ce lo ricordano due
romanzo di formazione,
kermesse appena concluse, il
fantascienza): cos’altro è se
Festival di Pesaro e quello di
non il riassorbimento a livello industriale del
Bologna. Ma nemmeno negarne l’efficacia, la
pastiche autoriale in voga tra gli ’80 e i ’90? E
funzione basamentale. Sarebbe l’errore
come spiegare il suo successo globale e
colossale di una critica ancora asserragliata
trasversale, senza coglierne l’elasticità
dietro vecchi pregiudizi di valore, imbalsamata.
ideologica e la gratificazione simbolica in tempi Questa sì senza futuro.
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
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Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale
Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge
7 agosto 1990, n. 250
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
NOW SHOWING AT
A CINEMA 21: 9 PRODUCTION STARRING SUPERIOR PICTURE QUALITY, ADVANCED SOUND TECHNOLOGY AND AMBILIGHT
BASED ON AN OBSESSION FOR CINEMA‘PARALLEL LINES’ PRODUCED BY PHILIPS IN ASSOCIATION WITH RIDLEY SCOTT ASSOCIATES
sommario
n. 7-8
lugli o-agosto 2010
PERSONAGGI
43 Freddy “ero” io
Intervista a Robert Englund,
storico protagonista
di Nightmare
46 Avati segreto
Steve Della Casa incontra il
cineasta, oltre 40 film all’attivo
in 40 anni di carriera
54 Dottrina Monroe
Leggendaria Marilyn,
diva senza eguali e mito
immortale
SERVIZI
25 Collezione autunno-inverno
Alla scoperta delle nuove uscite:
l’ultimo Shrek capeggia
l’animazione, Shyamalan
il fantasy. Ma attenzione agli
italiani e all’horror
FILM DEL MESE
58 Toy story 3 - La grande
fuga
62 Il solista
63 Fish Tank
63 Splice
64 Howl
65 The Box
65 Solomon Kane
66 Butterfly Zone - Il senso
della farfalla
66 Giustizia privata
68 Panico al villaggio
68 La scomparsa di Alice
Creed
51 Brody tra i Predators
Muscoli addio: per combattere le
creature mostruose il produttore
Rodriguez cambia strategia. E l’ex
Pianista ringrazia
Marilyn
Monroe,
intramontabile
mito
Una scena di
Toy Story 3.
A sinistra, il
ritorno di Freddy
Krueger
20 COVER
Rivoluzione Nolan
Ladri di idee e architetture della
mente: arriva Inception, con
Di Caprio per la prima volta
diretto dal regista di Batman
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Pictures Corporation and Legendary Pictures. All Rights Reserved. Watchmen and all related characters and elements are trademarks of and © DC Comics.
10
Morandini
in pillole
Aforismi azzeccati e
citazioni strampalate:
(d)annozero?
72
Dvd & Satellite
12
Circolazione
extracorporea
Se mi “cambi” ti
cancello: storie di
titoli traditi
14
Glamorous
News e tendenze:
Roma si tinge di
Fiction Fest
18
Mostri e Cronenberg
in Blu-ray, l’Histoire(s)
di Godard in cofanetto
78
Borsa del cinema
Doppio Germano:
premiato a Cannes,
invisibile in sala
80
Libri
Per non dimenticare
Corso Salani. Altri
studi sul Vangelo
secondo Matteo
Colpo d’occhio
Cappuccetto rosso
sangue: la
Hardwicke
“rilegge” la fiaba
82
Colonne sonore
Violoncello solista,
Giardini di Mirò per
Il fuoco
L’ultimo
dominatore
dell’aria
di M. Night
Shyamalan
pensieri e parole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di
un critico DOC
MORANDINI in pillole
di Morando Morandini
L’unica
rivoluzione
riuscita nel
Novecento?
Quella delle
donne
Tacchi e parenti – E’ la battuta più spiritosa di La nostra vita,
commedia drammatica o dramma dai risvolti di commedia?
Di Daniele Luchetti che ripete l’en plein di Mio fratello è figlio
unico (2007): “I tacchi sono come i parenti: sono scomodi, ma
aiutano”. Che è un aforisma molto italo-mediterraneo, familista e femminile. Per me, tenace e lento camminatore metropolitano, da tre anni senz’auto, i tacchi sono qualcosa d’altro: un segno – un simbolo? - sonoro di quella che considero
l’unica rivoluzione riuscita del Novecento: quella delle donne.
In Milano ascolto il loro duro ticchettio alle mie spalle: è il
battere dei tacchi di una donna, quasi sempre giovane, che
sta per sorpassarmi. E’ il suono di un passo di chi non passeggia, ma va da un sito all’altro con energica determinazione. E’ l’inconsapevole suono – non soltanto un rumore secco
– di chi dice: ci sono anch’io, ci siamo anche noi, donne, in
questo mondo malato che cambierà in meglio, forse, soltanto
per merito nostro.
“Accerchiato
dagli indiani
che tirano
frecce da
tutte le parti”:
Santoro
Seduto?
Come Custer? Sui quotidiani tra il 21 e il 23 maggio scorso il
caso di Annozero e di Michele Santoro ha avuto, sin dalle prime pagine, grande spazio. Santoro aveva molti motivi per essere furioso e, ovviamente, sono dalla sua parte. Quando,
però, in un attacco di divismo cita il generale Custer e si sente, come lui, “accerchiato dagli indiani che tirano frecce da
tutte le parti”, dice una stupidaggine – anzi, più di una – in
uno sfogo solo. Intanto George Armstrong Custer (1839-76)
comandante del 7° reggimento di cavalleria, era nel 1876 colonnello, non generale. Poi nei
pressi del fiume
Little Big Horn
(Wyoming) Custer fu sconfitto e
vi morì con 212
dei suoi uomini.
Che nesso c’è
con la censura su
Annozero? Infine
accostare gli “indiani” (circa 2000 Sioux, comandati da Toro Seduto) ai suoi
avversari, più o meno legati all’attuale governo di destra, è
un onore che sicuramente non meritavano.
Claudio G. al fronte – Nella preziosa collana delle edizioni liguri “Le Mani” è uscito Guerre in 1000 film di Claudio G. Fava. Noto soltanto che l’anno più ricco è il 1970 (5 film) e il decennio più fecondo gli anni ’60 (19 titoli). Quel che ho ammirato di più nel libro è la conoscenza militare e marinaresca
dell’autore. Sono amico di Claudio G. da decenni. D’accordo:
è genovese. Ma la ignoravo, e adesso gliela invidio. Non si conoscono mai abbastanza i meriti degli amici.
FINE PEN(N)A MAI
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
“Luglio col bene che ti voglio, vedrai non
finirà”: dopo un giugno di tremenda siccità, le sale invocano Riccardo Del Turco.
Ma i Carboni restano ardenti: “Mare mare
mare ma che voglia di arrivare…”. ####
Il solista: quando un film se la canta e se
la suona. #### 10 minuti, un succulento
antipasto, sneak preview, due clip, mezzo
teaser: di questo passo, in anteprima ai
festival andrà qualche lettera dei titoli.
#### Lei è troppo per me? Il film pure.
#### Sogni di Akira Kurosawa, Stanno
tutti bene di Giuseppe Tornatore, Cuore
selvaggio di David Lynch, Taxi Blues di
Pavel Lounguine, Korcazk di Andrzej
Wajda, Nouvelle Vague di Jean-Luc
Godard, Daddy Nostalgie di Bertrand
Tavernier, e ci fermiamo qui. Uscivano in
sala a luglio-agosto 1990: 20 anni dopo,
rispondiamo con Pandorum di Christian
Alvart e La Polinesia è sotto casa di
Saverio Smeriglio e Andrea Goroni.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Riceviamo e volentieri inoltriamo:
“Sarah Nile da Coniglietta ad Angelo:
sorvolerà le Dolomiti Lucane agganciata
ad un cavo d’acciaio”. STOP “Ma una
maglietta non ce l’ha?!?”: Robert
Pattinson all’ennesimo torace nudo di
Taylor Lautner. E la chiamano Eclipse…
STOP Nuda, legata, umiliata: altro che
Gemma. La Arterton è Alice ( Creed )
senza paese delle meraviglie. STOP
Soggetto di Franco Lucentini, regia di
Emidio Greco: Notizie degli scavi. Ma
anche no?!? STOP Kristen Stewart: “Non
voglio essere una star come Angelina
Jolie”. Grazie, ne prendiamo atto.
Federico Pontiggia
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
COLONNA SONORA DISPONIBILE SU CD E DOWNLOAD
DIGITALI UNIVERSAL MUSIC
circolazione extracorporea
QUEL CHE RESTA
DEL TITOLO
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
a cura di Peppino Ortoleva
TRADUZIONI FANTASIOSE (IN ITALIA) E SPETTATORI
ARRABBIATI (ONLINE): QUANDO VEDERE LO “STESSO”
FILM È IMPRESA IMPOSSIBILE
SE MI “CAMBI”...
Jim Carrey in Eternal
Sunshine of the Spotless
Mind, in Italia Se mi lasci ti
cancello. Poi il primo Die
Hard, da noi Trappola di
cristallo
C’era una volta la “scoperta” del film appena uscito in sala. Da qualche anno, invece, buona parte del pubblico che ancora va al cinema, non solo a Natale, fa parte di
una schiera mediamente informata di appassionati, che incontrano il film più volte,
e sempre prima, nei vari momenti della sua “circolazione extra-corporea”: lo spettatore può vedere i trailer originali e le clip selezionate da altri
utenti su YouTube, leggere le critiche dei giornali italiani e stranieri,
incrociare i dati su Imdb, seguire i festival internazionali, controllare
le recensioni degli utenti su Rotten Tomatoes, consultare i suoi blog
di riferimento, e così via. Si inizia a sentir parlare del film molto
prima rispetto al suo arrivo nelle sale italiane, talvolta se ne anticipa persino l’uscita internazionale. E in questo modo i tempi (e le
forme) del discorso sul film e quelli della sua visione diventano
meno lineari, si accavallano, ora si incrociano e ora si allontanano.
Estremizzando, può sembrare persino che non tutti vedano davvero
lo stesso film.
Ci si prepara a lungo all’arrivo delle novità, e così la difficoltà di
tanti film stranieri di trovare adeguata visibilità, o comunque il loro
ritardo di arrivo “nella periferia dell’Impero” che amplifica gli sfasamenti di discorso, diventano “colpa” del distributore italiano. Che
sembra fare di tutto per sbagliare persino le piccole cose, come,
per esempio, i titoli e i sottotitoli, cercando invano di “renderli più
attrattivi”.
Quella che dovrebbe essere una semplice necessità – tradurre un
titolo per gente che parla un’altra lingua (e vede il film doppiato) – diventa spesso,
con la scusa dell’adattamento, un fantasioso esercizio di stile, un chiaro indicatore
di cosa i distributori pensino del pubblico, persino una “trappola” per l’ignaro spettatore. Non è un fenomeno nuovo: l’Italia è il Paese in cui un film di Truffaut è uscito nelle sale come Non drammatizziamo… è solo questione di corna!, e dove esiste
un Die Hard 2 (58 minuti per morire) ma non un
Die Hard, perché il primo capitolo della saga si
chiamava Trappola di cristallo. Lo straniamento si
amplifica, però, quando si legge (o si scrive) del
film già da molto tempo: una volta iniziato a far
riferimento al film con il titolo originale, il confronto improvviso con il corrispondente italiano
stride parecchio. La tendenza a sfruttare precedenti di successo ha generato mostri (da Eternal
Sunshine of a Spotless Mind a Se mi lasci ti cancello) e, andando a spulciare tra i film usciti nel 2010, si trovano numerosi travisamenti, come Una proposta per dire sì (Leap Year), Colpo di fulmine – Il mago della
truffa (I love you Phillip Morris) o Appuntamento con l’amore (Valentine’s Day).
Nella scelta dei titoli c’è molto di casuale, e un’altra tendenza emergente è quella,
opposta, di lasciare il titolo originale. In tempi di anticipazioni e hype vari, una riduzione del “fastidio” sta nell’equilibrio tra la fedeltà “filologica” e l’appeal per il pubblico più vasto. In fondo, “le parole sono importanti”. Figuriamoci i nomi delle cose.
Le parole sono
importanti,
figuriamoci i nomi
delle cose
LUCA BARRA
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
nuove tecnologie
DALLE BARRE AI PUNTINI
RIVOLUZIONE
TRADIZIONE E INNOVAZIONE, CONNUBIO VINCENTE ANCHE
SU RdC. ALLA SCOPERTA DEI CONTENUTI VIDEO AGGIUNTIVI
PRESENTI NELLE VARIE RUBRICHE: BASTA UN TELEFONO
CELLULARE, ATTENZIONE ALLE ICONE QUADRATE
Il ponte più veloce tra la tradizione
(cartacea) e l’innovazione
(multimediale): anche la Rivista del
Cinematografo mette a disposizione dei
suoi lettori la possibilità di accedere a
contenuti video aggiuntivi grazie al
dispositivo QR (Quick Response): trailer,
clip e approfondimenti sulle varie
rubriche della rivista raggiungibili
semplicemente con un click del vostro
telefono cellulare. Basterà “seguire” la
legenda in basso a destra e scoprire in
quali pagine sono presenti le icone
quadrate con i codici QR. Buona
lettura, e buona visione!
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
In principio erano i codici a
barre. L’evoluzione si
chiama QR, quadratino
composto da una serie di
puntini neri. Per “attivarlo”
basterà inquadrarlo con la
fotocamera del telefono
cellulare che, altra
condizione necessaria, deve
disporre della connessione
a Internet. Tutti modelli di
nuova generazione
prevedono già il lettore di
serie installato. Sul web
sono disponibili vari
software di lettura.
DAI PUNTINI AL VIDEO
Accedere ai contenuti video
aggiuntivi della Rivista è
semplicissimo: fotografate i
vari codici che incontrerete
durante la lettura e in pochi
secondi sul vostro display
compariranno le immagini
relative al codice di
riferimento. Qui sotto il
menu dei QR presenti su
questo numero di RdC.
DOVE TROVARE I VIDEO DA
SCARICARE IN QUESTO NUMERO
> COVERSTORY INCEPTION PAG 22
> SPECIALE USCITE: IL FANTASY PAG 37
> FILM DEL MESE: HOWL PAG 64
glamo rous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
a cura di
Gianluca Arnone
Accanto i
protagonisti di
Hawthorne. A
destra Ian
McKellen e Jim
Caviezel in
Prisoner. Sotto
una scena de La
ladra
ROMA CAPUT
FICTION
RomaFictionFest ha chiuso la 4a
edizione (5-10 luglio) confermando
la crescita di spettatori. Accesso
gratuito alle proiezioni, qualità
delle proposte e prestigio degli
ospiti – Andy Garcia premiato con
l’Artistic Excellence Award, Michael
Vartan, volto della serie medical
Hawthorne, Wendell Pierce e
Khandy Alexander, protagonisti di
Treme di Agnieszka Holland - i
punti di forza di una kermesse che,
come ricorda il direttore artistico,
Steve Della Casa, “presenta il
meglio della fiction”. Che ha avuto
l’inedito Body of Proof – col rapper
LL Cool J, intervenuto alla
kermesse – i nuovi episodi di
Prisoner, e Seawolf, miniserie
ispirata all’omonimo romanzo di
Jack London. “Note” a margine: le
anteprime di In Exile, doc sugli
Stones, e Lennon: Naked, biopic sul
leader dei Beatles. Dall’Italia La
Ladra, neo-fiction Rai con Veronica
Pivetti, e Il sorteggio di Giacomo
Campiotti, con Beppe Fiorello e
Giorgio Faletti, ambientato nella
Torino operaia del ’77, dove un
giudice è alle prese col primo
processo alle Brigate Rosse.
Sebastian Koch e Tim
Roth in Seawolf. Sotto, a
sinistra una scena di In
Exile, accanto Eric Dane e
Justin Chambers, in
Grey’s Anatomy
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
17
c olpo d’occhio
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
Restauri a Narni, ragazzi e star a Giffoni,
Lubitsch a Locarno
LE VIE DEL CINEMA
1 XVI
edizione della “Rassegna
PREMIO SERGIO AMIDEI
5 XXIX
edizione del Premio
di cinema restaurato”.
Quest’anno il programma è
dedicato ai “colonnelli” della
commedia all’italiana (Sordi,
Gassman, Tognazzi, Mastroianni,
Manfredi).
Internazionale alla Miglior
Sceneggiatura Cinematografica,
il più importante appuntamento
italiano dedicato alla scrittura
filmica. Previsti un concorso,
sezioni tematiche, omaggi,
incontri con gli autori e tavole
rotonde. L’evento speciale è la
retrospettiva sul cineasta e
sceneggiatore Robert
Guédiguian, ospite della
rassegna.
Località Gorizia, Italia
Periodo 22-31 luglio
tel. 3933377592
Sito web www.amidei.com
E-mail [email protected]
Resp. Giuseppe Longo
Località Narni (Terni), Italia
Periodo 4-13 luglio
tel. (0744) 747282
Sito web www.comune.narni.tr.it
E-mail
[email protected]
Resp. Alberto Crespi, Giuliano
Montaldo
LAURAFILMFESTIVAL
2 VII
edizione del festival ligure.
Attenta al lupo!
CAPPUCCETTO ROSSO sangue.
Gotica, quasi horror, sarà la
rivisitazione cinematografica della
fiaba di Red Riding Hood, l’eroina
raccontata da Charles Perrault e dai
fratelli Grimm, diretta da Catherine
Hardwicke (Nativity, Twilight) e
interpretata tra gli altri da Amanda
Seyfried (nel ruolo principale), Julie
Christie, Gary Oldman (nella foto in
basso accanto alla Seyfried) e Lukas
Haas. Sceneggiato da David Leslie
Johnson ed ambientato in un
villaggio medioevale, il film vedrà
Cappuccetto Rosso – che non è
affatto una bambina, ma una
procace donzella - alle prese con un
licantropo spaventoso. La
protagonista è poi al centro di un
triangolo amoroso, contesa fra il
figlio del fabbro e un affascinante
taglialegna.
Due le sezioni sul cinema italiano:
lungometraggi e documentari. Il
18 luglio ha luogo il convegno
“Cinema e informazione”.
Prevista una retrospettiva su
Fabio Carpi. Si conclude con la
proiezione di L’uomo che verrà di
Giorgio Diritti.
Località Levanto (La Spezia), Italia
Periodo 14-18 luglio
tel. (0187) 802257 opp.
3312597403
Sito web
www.laurafilmfestival.com
E-mail
[email protected]
Resp. Amedeo Fago, Morando
Morandini
GIFFONI EXPERIENCE
XL appuntamento con il
festival internazionale del cinema
per ragazzi. Una giuria di circa
2800 giovanissimi da tutto il
mondo assegna i “Grifoni” ai
migliori film (lungometraggi e
corti). Sezioni secondo le età:
“Elements” (+3, +6, +10),
“Generator” (+13), “Generator”
(+16), “Sguardi inquieti” (+18).
Previsti ospiti e dibattiti.
Località Giffoni Valle Piana
(Salerno), Italia
Periodo 18-31 luglio
tel. (089) 8023001
Sito web www.giffoniff.it
E-mail [email protected]
Resp. Claudio Gubitosi
4
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
6
3
VISIONI SONORE
IV edizione della kermesse,
organizzata da “Cinemazero”, in
cui grandi nomi della musica
italiana contemporanea
incontrano il cinema. Inedite
sperimentazioni suoni/immagini,
musicazioni dal vivo e proiezioni a
tema musicale: post-rock, jazz,
blues e serate-omaggio ai
Beatles.
Località Pordenone, Italia
Periodo 5 luglio - 28 agosto
tel. (0434) 520404
Sito web www.cinemazero.it
E-mail
[email protected]
Resp. Riccardo Costantini
18
FESTIVAL
INTERNAZIONALE DEL FILM
DI LOCARNO
LXIII edizione della prestigiosa
manifestazione competitiva.
Anteprime delle novità più
attese, opere in concorso per il
Pardo d’Oro, realizzate da autori
emergenti o innovativi. Previsti
cortometraggi, sezioni
tematiche e omaggi. La
retrospettiva integrale è su
Ernst Lubitsch.
Località Locarno, Svizzera
Periodo 4-14 agosto
tel. (0041-91) 7562121
Sito web www.pardo.ch
E-mail [email protected]
Resp. Marco Cacciamognaga
MAGNA GRAECIA FILM
FESTIVAL
VII edizione della rassegna
dedicata totalmente alle “Opere
Prime”, che ha visto finora
protagonisti i giovani autori
italiani. Grazie all’accordo con il
Cinema Italian Style a Los
Angeles (curato da Silvia Bizio),
e con il festival di Annecy, si
garantisce all’opera-prima
vincitrice a Soverato l’accesso al
concorso di entrambe le
manifestazioni.
Località Soverato (Catanzaro),
Italia
Periodo 24 luglio - 1 agosto
tel. (0967) 576444
Sito web
www.magnagraeciafilmfestival.it
E-mail
magnagraeciafilmfestival@gmail.
com
Resp. Alessandro Casadonte,
Gianvito Casadonte
7
SANDRO PARENZO
PRESENTA
DAL REGISTA DI THE CUBE
ADRIEN BRODY
SARAH POLLEY
DELPHINE CHANEAC
NON È UMANA...
NON DEL TUTTO
13 AGOSTO
WWW.MOVIEPLAYER.IT/SPLICE
COVER
La copertina del
manuale
“Dream-Share”
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
Pazza
idea
di Valerio Sammarco
Spionaggio onirico e
architettura della mente:
Inception. Il nuovo
illusionismo rivoluzionario
di Christopher Nolan
UOMINI CHE FLUTTUANO tra pareti oblique e stringenti, città che
si accartocciano su se stesse, mondi che si sgretolano: l’universo
cinematico di Christopher Nolan, talento tra i più puri del
panorama registico internazionale degli ultimi dieci anni, sembra
(dis)farsi e ricomporsi ogni volta ripartendo da un punto, ulteriore
tassello di un mosaico che si costruisce procedendo di volta in
volta non tendendo verso un “fine”, ma alla ricerca costante di un
nuovo “inizio”: Inception. Che proprio come avvenne quattro anni
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COVER
fa con The Prestige arriva sugli schermi
fra un Batman e l’altro, forte però di
un’attesa amplificata dal grande successo
ottenuto con Il cavaliere oscuro, oltre un
miliardo di dollari incassati a livello
internazionale: proprio per questo,
dunque, a precedere il film (che negli
States esce il 16 luglio, in Italia bisogna
attendere il 24 settembre) è stata messa a
punto da Warner Bros. una campagna
promozionale e virale che ricorda, sotto
molti aspetti, quella adottata per l’uscita
di The Dark Knight. Alcuni secondi di un
criptico ma quanto mai evocativo teaser,
seguiti qualche settimana dopo da
numerose versioni di trailer più estesi,
accompagnati poi da spettacolari
artwork e character poster (che svelano
l’identità dei vari personaggi), ai quali
bisogna aggiungere il PASIV Device
(pagina web che “spiega” il
funzionamento del “Portable Automated
Somnacin IntraVenous”) e il “misterioso”
pacchetto fatto recapitare a Wired
Magazine, contenente il “Dream-Share:
Tactical Employment Procedures”, sorta
di storyboard in 24 pagine e 7 capitoli con
i testi nascosti da un pesante inchiostro
nero: l’intento è abbastanza chiaro,
in un suo film, il ruolo principe del più
soprattutto se ad ognuno di questi step il
abile ladro di segreti provenienti dal
potenziale spettatore continua ad
subconscio umano: Dom Cobb, questo il
associare la vorticosa Mind Heist di Zack
suo nome, estrae le idee entrando in una
parallela piattaforma onirica, sfruttando
Hemsey, tema musicale scelto
un particolare dispositivo ormai utilizzato
esclusivamente per i trailer del film,
in qualsiasi azione di spionaggio
“rapina della mente” intorno cui ruota
aziendale. E proprio
l’intero Inception,
come in ogni spy-story
scritto in solitaria da
che si rispetti, il
Nolan (cosa che non
protagonista potrà
avveniva dal ’98, con
illudersi di riavere
il folgorante esordio
indietro tutto quello
Following), sci-fi di
che ha perduto in
ambientazione
nome della “carriera”
metropolitana, dove
(anche la moglie,
ogni confine tra la
Marion Cotillard)
realtà delle cose e la
solamente se riuscirà
plasticità dei sogni
a portare a termine la
viene drasticamente
più ardua delle
neutralizzato, e a
imprese: non rubare
farla da padrone è
INQUADRA IL CODICE QR
un’informazione o un
l’architettura della
CON IL TELEFONINO
PER VISUALIZZARE IL
segreto, ma piantare
mente. Per
CONTRIBUTO VIDEO SUL FILM
un’idea. Perché “una
completare la
singola idea della
costruzione di un
“edificio” al tempo stesso indistruttibile e mente umana può costruire città”: e
quelle di Christopher Nolan incredibili
pericolante, il regista di Memento affida
universi.
%
a Leonardo Di Caprio, per la prima volta
Leonardo Di Caprio è
Dom Cobb, il più abile ladro
di segreti provenienti dal
subconscio umano
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speciale
La rivolta
dei generi
ANIMATI, FANTASTICI E
RICERCATI: LA COLLEZIONE
AUTUNNO-INVERNO PROMETTE
DIVERTIMENTI E SCINTILLE. MA
QUALCOSA STA CAMBIANDO
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speciale animazione
QUANDO LA
VITA ERA
MERAVIGLIOSA
Shrek atto finale: alla Frank
Capra e in 3D, apre la stagione
dei cartoon. Più vivace che mai,
tra made in Usa e progetti
europei
di Marina Sanna
Il Gatto con gli Stivali
in versione extralarge.
Nelle pagini seguenti il
regista Mike Mitchell e
gli altri protagonisti di
Shrek e vissero felici e
contenti
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LA VITA (prima) era meravigliosa.
Ma se per James Stewart c’era stato
bisogno dell’intervento divino del
quasi angelo Henry Potter (per chi non
lo ricordasse era proprio questo il
nome del personaggio interpretato da
Lionel Barrymore), figuratevi che cosa
accade con l’Orco Shrek. A prima vista
i due non hanno niente in comune,
eppure il film di Frank Capra e l’atto
conclusivo (ahinoi) della saga di Shrek
girano intorno alla stessa domanda:
“E se non fossi mai nato?”. Una
supplica e un’invocazione in La vita è
meravigliosa di Capra, un tranello
mascherato da una ricompensa invece
in Shrek e vissero felici e contenti.
Intanto, la premessa: l’Orco che
abbiamo imparato ad apprezzare ed
amare nel corso degli anni (il primo
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speciale animazione
risale al 2001), è sempre stato molto di
più di un “cartoon”. Non solo per il
team alle spalle, ossia la DreamWorks
di Jeffrey Katzenberg e Steven
Spielberg, ma perché politicamente
scorretto, in controtendenza con i
prodotti Disney. Fin dal primo episodio
ha destrutturato un genere
tradizionalmente rivolto a famiglie e
bambini, l’animazione appunto. I primi
ad accorgersene
sono stati i
francesi, tanto
che nel 2004 il
festival di Cannes,
tra la sorpresa
generale, prese in
concorso il sequel
(Shrek 2). La
trama sovversiva
narrava di un
mostro verde che
vive nella sua palude finché la placida
esistenza non viene sconvolta da un
turbinio di personaggi in fuga, tutti
provenienti da fiabe di altri tempi:
Pinocchio, i tre porcellini, il Lupo
Cattivo, i topolini ciechi, il biscottino di
zenzero…Shrek si ritrova a salvare un
regno (Lontano lontano, la parodia di
Hollywood), e a condannare per amore
una principessa, Fiona, in orchessa
per sempre. Di acqua ne è passata
sotto i ponti, altri protagonisti si sono
aggiunti strada facendo (il magnifico
Gatto con gli stivali, una specie di
Zorro felino modellato sulla figura di
MEGAMIND
DI TOM MCGRATH USCITA DICEMBRE
Megamind è il criminale più furbo che
sia mai esistito (mega-mind appunto).
Per sua sfortuna, però, nessuna delle
sue ‘imprese’ ha avuto successo. Più
volte è stato sul punto di conquistare
Metro City, ma i suoi tentativi sono stati
vanificati dall’intervento di Metro Man,
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un vero supereroe, bello e invincibile.
Per un caso fortuito però avviene
l’impensabile: Megamind riesce ad
avere la meglio sul suo nemico e a
ucciderlo, la sua vita diventa
improvvisamente priva di senso. Per
ritrovarlo, Megamind decide di creare
Titan, un nuovo supereroe molto più
forte e potente di quanto non lo sia mai
stato Metro Man. Titan però sembra
essere molto più attratto dal male che
dal bene e, a quanto pare, il supercriminale per una volta dovrà
trasformarsi in eroe... Come si diceva
prima: alla DreamWorks non dormono
mai… Jeffrey Katzenberg docet.
Antonio Banderas), Fiona e Shrek si
sono sposati e hanno procreato tre
orchini. Ciuchino, l’amico inseparabile,
a sua volta si è innamorato di una
draghessa e hanno figliato asinelli
volanti. Insomma tutti felici e contenti?
Neanche per sogno. Nel quarto film, in
sala dal 25 agosto diretto dal bravo e
simpatico Mike Mitchell, Shrek non ne
può più del menage famigliare. E’
stufo di cambiar pannolini, di essere
svegliato nel sonno dai tre bricconcelli
e di essere l’attrazione turistica locale.
Se solo, anche per un giorno, la sua
vita potesse tornare quella di prima,
quando non aveva responsabilità, e
soprattutto faceva paura ai
bambini…Per incanto si materializza
un ometto, dall’apparenza miserevole,
che non attende altro: restituirgli la
CANI E GATTI: LA VENDETTA DI KITTY 3D
DI BRAD PEYTON USCITA SETTEMBRE
Patto con il diavolo per
ritrovare la “libertà
perduta”: guai in vista
per l’Orco
Secondo episodio: gli amici a quattro
zampe devono fronteggiare la
megalomane Kitty Galore, una felina
dall’indole sociopatica ed ex
spia dell’organizzazione
MEOWS. Decisa a eliminare
per sempre non solo la razza
canina, ma anche a dominare i
suo compagni gatti, Kitty sta
mettendo in atto un diabolico
piano. Cani e gatti si
troveranno perciò costretti a
unire le loro forze per
sconfiggere la temibile nemica e allo
stesso tempo salvare se stessi e i loro
amici umani. In 3D.
CATTIVISSIMO ME
DI P. COFFIN, C. RENAUD USCITA OTTOBRE
“Essere buoni è troppo semplice”: è
lo slogan del primo progetto animato
europeo finanziato dalla Universal.
Anche se invece la trama non lo è: tra
variopinte villette di un tranquillo
libertà in cambio di una firma. Il
nanetto però non è innocuo e Shrek
scopre da lì a poco di essere
precipitato in un incubo senza fine. Il
patto con il diavolo si rivela molto più
impegnativo, quelle che ha ceduto non
sono 24 ore qualunque ma il giorno
della sua nascita. Shrek così non è mai
esistito, il regno di Lontano lontano è
posseduto dalle streghe, Fiona
capeggia la ribellione degli orchi
ridotti in schiavitù, Pinocchio è
diventato ancora più bugiardo e il
Gatto un ozioso ciccione felino
quartiere di periferia ce n’è una che si
distingue per il suo triste aspetto. È
quella di Gru, un oscuro personaggio
che ha in mente un progetto più folle
che criminale: rubare la luna. Per
mettere in atto il suo piano, ha messo
a punto una serie di macchine da
guerra e organizzato l’esercito dei
‘minion’ (piccoli mostri gialli in
miniatura), che spazzeranno via
chiunque osi mettersi sulla sua
strada. Ma l’inaspettato incontro con
le orfanelle Margo, Edith e Agnes
forse riuscirà a distogliere Gru dal
suo proposito...
domestico. Insomma, in casa
DreamWorks le idee non mancano,
tanto è vero che riposto il libro di
Shrek, nei titoli di coda si vede il
protagonista del prossimo cartoon:
Puss in Boots, il Gatto con gli Stivali. Il
%
tutto in 3D, che meraviglia.
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speciale i più attesi
Freida Pinto in
Miral di Julian
Schnabel
Miral e Somewhere
attesi al Lido, poi subito
sugli schermi
IN CERCA
D’AUTORE
di Valerio Sammarco
Oltre ad Inception, il settembre italiano
ospita altri due grandi registi: Sofia
Coppola e Julian Schnabel, autori
rispettivamente di Somewhere (Medusa)
e Miral (Eagle Pictures), entrambi
previsti in sala il 3 settembre. La data
parla da sola, con la Mostra di Venezia
pronta ad ospitarli. Curiosità enorme,
poi, per il nuovo lavoro di David Fincher,
che in The Social Network (12 novembre,
Sony Pictures) racconta la nascita di
Facebook. Prima di allora, spazio
all’ultimo film di Luc Besson, Les
Aventures Extraordinaires d'Adèle
Blanc-Sec (1 ottobre, Medusa) e Wall
Street: il denaro non dorme mai (15
ottobre, Fox), con Oliver Stone di nuovo
sulle tracce di Gordon Gekko.
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LE SCOMMESSE
Non solo autori affermati o blockbuster spettacolari: ad
ottobre ci sarà spazio anche per alcuni titoli da non
sottovalutare: l’opera seconda di Ben Affleck, The Town
(Warner), storia di una gang di rapinatori nella città di
Boston, il cult dell’ultimo Sundance, Buried – Sepolto,
diretto da Rodrigo Cortés e interpretato (chiuso dentro
una bara…) da Ryan Reynolds (Moviemax, 8 ottobre), e il
doc sulla vita dell'ex primo ministro pakistano Benazir
Bhutto, per la regia di Duane Baughman e Johnny
O'Hara, in sala dal 15 ottobre con Mikado.
STELLE IN AZIONE
Il primo ad arrivare sarà George Clooney, The
American per Anton Corbijn (10 settembre,
Universal), girato tra i luoghi colpiti dal terremoto
nei pressi de L’Aquila e in predicato per il Festival di
Venezia. Poi sarà la volta, esplosivi e senza un
attimo di tregua, di Tom Cruise e Cameron Diaz (di
nuovo insieme dopo Vanilla Sky), protagonisti per
James Mangold dell’adrenalinico Innocenti bugie
(24 settembre, Fox). Da Cannes arriva invece Fair
Game di Doug Liman (22 ottobre, Eagle Pictures),
con Sean Penn e Naomi Watts, mentre Angelina
Jolie veste i (duplici) panni della spia in Salt di
Phillip Noyce (29 ottobre, Sony). Smesse le vesti di
Bourne, infine, Matt Damon è protagonista per
George Nolfi (già sceneggiatore della saga
sull’agente smemorato) di The Adjustment Bureau
(26 novembre, Universal): al suo fianco Emily Blunt.
SENTIMENTI E
RISATE
C’è anche un po’ d’Italia nella
trasposizione del bestseller di Elisabeth
Gilbert, Mangia, prega, ama (Sony,
1 ottobre), diretto da Ryan Murphy e
interpretato da Julia Roberts. Che dopo
un doloroso divorzio, viaggia in cerca di
se stessa: oltre al Belpaese, l’India e
l’Indonesia saranno le tappe di un
percorso rigenerante. Ancora Londra,
invece, per il nuovo Woody Allen – You
Will Meet a Tall Dark Stranger (3
dicembre, Medusa) – interpretato tra gli
altri da Naomi Watts e Josh Brolin e già
apprezzato al Festival di Cannes. Per un
Natale all’insegna delle risate grasse,
infine, torna la mitica famiglia Fockers:
il terzo capitolo della saga è Ti presento
i piccoli (Universal), le new entry Harvey
Keitel e Jessica Alba.
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speciale italiani
IMPORT
EXPORT
Il 150° dell’Unità? Da Avati a
Castellitto, passando per
Sharm El Sheikh, per arrivare
(finalmente) a Martone
di Federico Pontiggia
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rivista del cinematografo
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CLAUDIO CUPELLINI promette Una
vita tranquilla al suo Toni Servillo, Carlo
Mazzacurati dichiara di avere una
Passione per Kasia Smutniak: che
scegliamo? Entrambi, perché l’autunno
tricolore si annuncia caldo - e non solo
a Pomigliano… - ma solleticato da una
brezza che non ti aspetteresti.
Sì, la bella notizia è che il Fus che va a
fondo non si è – ancora - trascinato
appresso il nostro cinema: la nuova
stagione si presenta ricca e variegata,
alta e bassa, dispensa risate e non
lesina sugli autori. Parole su carta, ma
tocca avere fede, perché Daniele Vicari,
in cantiere Diaz sui (mis)fatti del G8 di
Genova, ha ragione quando parla di “un
cinema italiano che, sul piano creativo,
è in buono stato di salute, con molti
Claudio Bisio ci dà il
Benvenuti al Sud;
sopra, Kasia Smutniak
per La passione di
Mazzacurati; a fianco,
Toni Servillo e Una
vita tranquilla
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speciale italiani
registi più o meno giovani e film diversi
che possono contare
sull’apprezzamento internazionale.
Paradossalmente, la nostra è oggi una
delle cinematografie più conosciute in
Europa”. E i nuovi biglietti da visita
dovrebbero confermare e amplificare
questo trend positivo: C’è chi dice no,
ma col sorriso, come Giambattista
Avellino, che dopo le co-regie con
Ficarra & Picone fa di testa propria (ma
il titolo viene da Vasco Rossi, e pare una
moda…), portando sul set i freschi sposi
Luca Argentero e Myriam Catania. Dal
12 novembre in sala (Universal) con
Paolo Ruffini e Paola Cortellesi, si
troveranno ad affrontare un “male”
comune: i raccomandati.
Se son risate, rideremo, e lo stesso si
può dire del postino Claudio Bisio, che
ci dà il Benvenuti al Sud con
fuoricampo politico: “Non c’è bisogno di
far apparire Bossi: il mio personaggio è
Cortellesi, Ruffini e
Argentero: C’è chi
dice no; sotto Sharm
El Sheikh
LA BELLEZZA DEL SOMARO
DI SERGIO CASTELLITTO USCITA DICEMBRE
Primo: il titolo è bello, molto. Secondo:
speriamo non faccia la fine – brutta –
de L’eleganza del riccio, altro
promettente incipit tradito. Scritto dalla
moglie Margaret Mazzantini, la nuova
prova di Sergio Castellitto, regista e
interprete, conta su cast all star – Laura
Morante, Marco Giallini, Gianfelice
Imparato, Emanuela Grimalda, Barbora
Bobulova, Lola Ponce, Enzo Jannacci e intimismo formato famiglia. Sotto il
sole della Toscana, Marcello e Marina
si preparano a conoscere il nuovo
amore della figlia Rosa, ma ancora non
sanno ancora che cosa (e chi) li
aspetta... E’ il somaro, bellezza!
UNA SCONFINATA GIOVINEZZA
DI PUPI AVATI USCITA AUTUNNO
Il suo cuore, si sa, è sempre altrove, ma
poco cambia la cifra del suo cinema:
dopo il “furbetto” e contemporaneo
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Figlio più piccolo, l’incontenibile Pupi
Avati torna nell'immediato dopoguerra,
inquadrando un gruppo di giovani che
tenta con entusiasmo di trovare un
nuovo senso di unità. Questo recita la
scarna sinossi, ma saranno davvero
giovani? Protagonisti, il 53enne Fabrizio
Bentivoglio, la 46enne Francesca Neri e
la 52enne (rediviva) Serena Grandi.
Meglio puntare sullo “sconfinamento”:
commedia o dramma, nostalgia o
preveggenza, chissà, l’unica certezza è
il 71enne Avati.
un protoleghista, un ignorantone
settentrionale convinto che il sud Italia
sia il peggio possibile, tanto da
presentarsi con il giubbotto
antiproiettile”. Dal 7 ottobre sugli
schermi con Medusa, il remake del
fortunatissimo Giù al nord del francese
Dany Boon (in cammeo) conta pure su
Valentina Lodovini, Alessandro Siani e
Angela Finocchiaro nel cast, Massimo
Gaudioso alla sceneggiatura e Paolo
Miniero in regia: “Più di un remake vero
e proprio, mi piace considerarlo un
trapianto, perché il contrasto nord-sud
è molto presente in Italia, più profondo
e antico dell’attuale dibattito politico”.
Meglio, dunque, espatriare? A dar retta
a Enrico Brignano e Giorgio Panariello
Sharm El Sheikh sarebbe la meta più
adatta per Un’estate indimenticabile.
Dal 24 settembre con Medusa e la regia
di Ugo Fabrizio Giordani, sul lettino ci
sarà anche Michela Quattrociocche,
soprattutto i fantasmi in carne e ossa
che agitano il 2010 tricolore: crisi,
“furbetti del quartierino”, precarietà e
gioco d’azzardo, perché ok la vacanza,
ma in valigia finiscono pure i problemi.
E questa sottile linea nera è così infida
da celarsi pure dietro Una vita
tranquilla, quella di Toni Servillo, che
ha dovuto abbandonare terra e passato
e rifarsi una seconda esistenza: altra
identità, altro lavoro, altra famiglia,
altro paese, sperando sia la volta
FIGLI DELLE STELLE
DI LUCIO PELLEGRINI USCITA OTTOBRE
Un portuale di Marghera (Fabio Volo),
un precario cronico (Pierfrancesco
Favino), un ricercatore stagionato
buona, ma… Ma Claudio Cupellini,
messe nel cassetto le Lezioni di
cioccolato, tingerà i suoi orizzonti di
nero, anzi noir: distribuito da 01 in
autunno, Una vita tranquilla potrebbe
ritrovarsi in Laguna, chissà. Di certo,
all’ottimo Servillo Le conseguenze
dell’amore non sono bastate…
Un effetto notte che si mangia pure le
commedie, quelle, appunto, meta
cinematografiche: in attesa che Boris Il film del trio Ciarrapico Torre e
Vendruscolo sposti il mirino dalla
fiction al grande schermo, tocca a Carlo
Mazzacurati raccontare La passione e i
dolori del non più giovane Gianni
Dubois (Silvio Orlando), ex promessa
alle prese con l’ultima possibilità, una
star televisiva e un impiccio edilizio.
Con Fandango, 01 e un piede al Lido,
una Via Crucis tragicomica, che tra una
stazione e l’altra vede pure Giuseppe
Battiston, Cristiana Capotondi e
Corrado Guzzanti. Verrebbe da dire con
Mario Martone, Noi credevamo: più che
altro, lo vedremo a Venezia, con il
Mazzini di Servillo, il Crispi di Luca
Zingaretti e Luigi Lo Cascio in formato
risorgimentale. In attesa di istruzioni e
istituzioni, il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia passa dal cinema… %
(Beppe Battiston), una giornalista
televisiva (Claudia Pandolfi) e un fresco
ex galeotto (Paolo Sassanelli): preda
della "passione antipolitica", rapiranno
un ministro, chiedendo un riscatto…
"Strettamente ancorato alla realtà, ma
radicato nel solco della più classica
commedia italiana", promette Lucio
Pellegrini, tra comico e sentimentale,
amaro e improbabile, alla ricerca delle
stelle cadenti. Quelle del firmamento
socio-politico tricolore: sapremo
vederle o faremo gli gnorri?
LA DONNA DELLA
MIA VITA
DI LUCA LUCINI USCITA SETTEMBRE
Brillante, sentimentale, comunque
Luca Lucini, enfant terrible della
commedia tricolore. Dopo il corale
e lieve Oggi sposi, qui incontra due
“fratelli poco coltelli”, Leonardo
(Luca Argentero) e Giorgio
(Alessandro Gassman): affidabile e
sensibile il primo; incostante e
donnaiolo il secondo. Uniti,
tuttavia, finché Giorgio scopre che
la nuova fidanzata del fratello altri
non è che Sara (Valentina
Lodovini), sua ex fiamma
extraconiugale. Spetterà alla
madre Alba (Stefania Sandrelli)
riportare l’ordine in famiglia e… le
risate sullo schermo. Sarà lei la
donna della nostra vita?
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rivista del cinematografo
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speciale fantastico
L’ultimo dominatore
dell’aria. In basso
il regista M. Night
Shyamalan
OCCHIO AL
KOLOSSAL
Fantasy, action, amore e avventura: di
che genere è il nuovo filmone americano?
Da Tolkien a Shyamalan, ecco l’ultimo
dominatore di Hollywood
di Gianluca Arnone
DOPO FRODO ED HARRY POTTER
toccherà a un altro ragazzino salvare il
mondo. Aang è un Airbender, il più
giovane dell’ordine monastico col
potere di controllare l’aria. C’è
dell’altro: Aang è un Avatar (dalla
parola sanscrita Avatāra, che significa
“disceso”), capace di
manipolare tutti e quattro
gli elementi e ristabilire
l’equilibrio sulla terra.
Saltato da quando gli
attaccabrighe della
Nazione del Fuoco – uno
dei regni che governa il
mondo insieme a quelli
dell’Aria,
dell’Acqua e
del Fuoco –
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si sono messi in testa di sottomettere a
colpi di palle roventi il resto del
Pianeta. Aang, come Frodo ed Harry
Potter, non è solo nell’impresa. Si
sposta sul suo bisonte volante
accompagnato da Sokka il farfallone e
Katara la bella, fratelli e intrepidi
guerrieri della Tribù dell’Acqua del Sud.
Più semplicemente di così l’incipit di
The Last Airbender – primo capitolo di
una trilogia annunciata, diretto dal
maestro dell’horror M. Night Shyamalan
- non sapevamo raccontarlo. D’altra
parte la con-fusione sembra essere il
tratto caratteristico del neo-fantasy
americano. La riprova è che nemmeno
Wikipedia sa come definirli certi film.
Sulla web enciclopedia The Last
Airbender è un action-adventure-
INQUADRA IL
CODICE QR
CON IL
TELEFONINO
PER VISUALIZZARE
IL CONTRIBUTO
VIDEO SUL FILM
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speciale fantastico
HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE
DI DAVID YATES USCITA NOVEMBRE
3D): la prima il 19 novembre, la
seconda l’anno prossimo. Estasi di
un’agonia protratta, ragioni di
portafoglio e ovviamente limiti da
cinema, perché un paio d’ore stavolta
non bastano per avere ragione di un
libro decretato dai fan come il più
avvincente della serie. Magie d’amore
(Harry e Ginny) e malefici di sorte si
sprecano, mentre la verità pian piano
La parola fine si sdoppia. Harry Potter viene a galla. Con amletico dubbio
annesso: e se fosse un trucco anche
e i doni della morte, ultimo romanzo
lei?
della saga, uscirà in due parti (e in
DYLAN DOG - IL FILM
DI KEVIN MUNROE USCITA OTTOBRE
Dylan Dog: ovvero l’indagatore
dell’incubo nell’era della
globalizzazione. Origini italiche (il
personaggio è di Tiziano Sclavi),
trascorsi inglesi (la Londra del comic
Bonelli), naturalizzato americano (e
in sala con la Moviemax dal 29
ottobre). Lo interpreta Brandon
Superman Routh, che qualche
somiglianza con l’omologo di carta ce
l’ha. Il paranormale si sposta a New
Orleans, che quanto a misteri è la
Londra d’America. Nota dolente?
L’assenza del travolgente Groucho,
assistente di Dylan e clone del più
caustico dei fratelli Marx. Gli eredi
hanno detto no. Pazienza, ecco
Marcus al suo posto. Dal nome del
modello più pagato al mondo. La
globalizzazione è anche questo:
adattamento. Lo faranno anche i fan
del fumetto?
I GUARDIANI DI GA’HOOLE 3D
DI ZACK SNYDER USCITA OTTOBRE
Fin quando ci saranno imitatori di
Tolkien, Hollywood dormirà sogni
tranquilli. Salutata al principio come
una piccola rivoluzione rosa
nell’industria culturale (fateci caso:
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son quasi tutte scrittrici), la rinascita
del genere ha spinto quote sempre
più grosse del mercato editoriale a
“fantasyzzarsi”.
L’ultima creatura è Legend of the
Guardians: The Owls of Ga’Hoole, da
una serie di 15 romanzi scritta dalla
Rowling di turno, Kathryn Lasky, e
incentrati sulle disavventure di un
gufo goffo e gaglioffo cui tocca di
guidare la sua specie contro i
guerrieri-zombie che minacciano il
regno. Rigorosamente in digitale e
3D. Dirige Zack Snyder, artefice
dell’ottimo Watchmen.
Alcune sequenze del film di Shyamalan, L’ultimo
fantasy movie. Come dire tre film al
prezzo di uno. Con buona pace dei
generi. E’ l’ ultima Hollywood, bellezza. O
se preferite, la solita: cambia purché
convenga. E conviene: il macrogenere
fantastico – come altro definire questo
mega minestrone di archetipi, codici,
innesti culturali e stili discorsivi? – ha
ridato fiato alle trombe del grande
cinema, garantito la sua sopravvivenza
quando tutti lo davano per spacciato. Il
2009, tra un Avatar e un Harry Potter, è
stato l’anno record per il botteghino
americano. In barba ai puristi. Il vero
filmone per famiglie oggi è questo, lo
dicono in molti, lo dimostrano i numeri.
Solo qualche anno fa se ci avessero
parlato di un film-contenitore privo di
star (e anche The Last Airbender non
presenta grandi nomi), capace di
miscelare insieme avventura, amore,
formazione, mito, paganesimo, magia,
occulto, saremmo scoppiati a ridere
chiedendoci: che marmellata è questa?
Eccola: una buona per tutti i gusti,
ideologicamente elastica (il fantasy non è
di destra né di sinistra),
tecnologicamente seducente,
psicologicamente efficace,
economicamente redditizia. Così
Hollywood è sopravvissuta alla crisi
sistemica esplosa in piena era
postmoderna. Se non ci sono più i generi,
avranno ragionato i capoccia
dell’industria americana, perché non
provarne uno che li sostituisca tutti? Uno
spettacolo che sia la summa di tutti gli
spettacoli, formato dai grandi architesti
della narrativa, nutrito a digitale,
adattabile ovunque (piace da oriente a
occidente), servito su enormi sale
multiplex fornite di comfort e attrezzate
di ogni congegno futuribile? Individuare
ne il successo de Il signore degli anelli
l’origine di una tendenza non aiuta a
comprenderne ancora le cause né le
strategie esperite. La critica psicanalitica
ha messo in luce il carattere palliativo
dei grandi racconti archetipici e seriali in
periodi particolarmente opachi e
travagliati della storia. Non pensare
all’11 settembre è impossibile.
dominatore dell’aria, in sala dal 24 settembre distribuito da Universal
L’archetipo permette l’ancoraggio a un
quadro di riferimento chiaro, stabile, di
facile lettura. La serialità apre il testo a
una progressione potenzialmente
infinita, esorcizzando (allegoricamente)
la morte. D’altra parte l’evasione non è
un invenzione di Bin Laden. La serialità
la tv l’ha scoperta molto prima. Il cinema
ha seguito l’esempio virtuoso del piccolo
schermo. Anzi, proprio The Last
Airbender – tratto da un cartoon –
dimostra una volta di più la sua
dipendenza da universo mediale
composito: tv, fumetto, letteratura per
ragazzi, videogame, costituiscono un
serbatoio inesauribile di storie di cui il
cinema sembra non potere fare a meno.
E’ il suo limite e il suo punto di forza.
Come per la tecnologia. I profeti della
realtà virtuale e dei new-media avevano
già mandato in pensione il grande
schermo. Invece proprio la CG e il 3D
sono stati alla base del suo risorgimento.
Certo è un cinema che deve
costantemente inseguire. Che deve
adattarsi al mutamento. Ma che sa
Avatar ha ridato vigore al cinema,
restituendo all’invenzione dei Lumière il
carattere di un’esperienza sociale
anche rilanciare. Avatar ha alzato
l’asticella qualitativa del neo-fantasy non
solo perché ha dispiegato tutta la
potenza del cinema come tecnologia, ma
perché ha restituito all’invenzione dei
Lumière il carattere di un’esperienza
sociale. Da non perdere. Uno scaltro
eppur miracoloso equilibrio di classica
mitopoiesi e mirabilia all’avanguardia.
Che il ritorno in grande del cinema sia
ancora merito di un blockbuster
probabilmente non piacerà a tutti, e
preoccuperà più di uno tra filmaker
autarchici e produttori indipendenti.
D’altra parte, come ebbe a dire una volta
un grande maestro americano, William
Gibson, “il futuro è arrivato. Solamente
non è ancora stato uniformemente
distribuito”. Ma questa è un’altra storia,
forse davvero un altro cinema.
%
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
39
speciale horror
L’INCUBO CONTINUA
Dai sequel al remake, Nightmare 25 anni dopo.
Con Freddy Krueger ancora più malvagio e al passo coi tempi
di Paolo Zelati
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rivista del cinematografo
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luglio-agosto 2010
TRA I SERIAL KILLER più famosi della
storia del cinema, Freddy Krueger è
anche uno dei più amati dal pubblico più
giovane. Dal 1984 ad oggi lo psicopatico
dal maglione rosso e verde ha subito
una metamorfosi comico-grottesca che
lo ha portato a differenziarsi nettamente
dai tipici “assassini silenti” come Jason
(Venerdì 13) e Michael (Halloween). Il
remake di Samuel Bayer mira a
riportare Freddy alla sua dimensione
più crudele, ridimensionando lo humour
e spingendo l’acceleratore sui lati oscuri
delle sue origini. Dopo otto film, Robert
Englund “abdica” e lascia il compito di
questo “restyling” all’istrionico Jackie
Earle Haley. Dopo il successo di L’ultima
casa a sinistra (1977), Wes Craven e
Sean Cunningham continuavano a
ricevere offerte per realizzare altri
“rape and revenge”. I due amici, però,
non avevano nessuna intenzione di
ripetersi e, proseguendo ognuno per la
sua strada, si accingevano a creare due
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
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41
speciale horror
PARANORMAL ACTIVITY 2
DI TOD WILLIAMS USCITA OTTOBRE
Mentre il regista
Oren Peli si dedica
al suo nuovo
progetto (Area 51),
la Paramount non
vede l’ora di
capitalizzare il
sequel di
Paranormal
Activity, piccolo
film quasi
amatoriale che si è
trasformato nel più
grande successo
commerciale nella
storia della casa di
produzione. Diretto
da Tod Williams il
film è stato scritto
da Michael Perry
(trama
rigorosamente top
secret) e, forse,
vedrà il ritorno
della coppia di
attori Katie
Featherston e
Micah Sloat.
Paranormal
Activity 2 uscirà il
prossimo
Halloween in
diretta concorrenza
con Saw VII 3D.
delle più amate saghe horror della
storia del cinema. Mentre Cunningham
girava Venerdì 13 (1980), Craven
mandava in giro per tutta Hollywood un
copione intitolato Nightmare. Dopo aver
girato, senza fortuna, quasi tutte le
scrivanie che contavano, il copione
arrivò fra le mani di Robert Shaye della
New Line il quale, in controtendenza
rispetto agli altri produttori (“i sogni
non fanno paura a nessuno”) si
innamorò subito del progetto
contattando Craven il giorno stesso: il
resto è storia. Dopo sette,
fortunatissimi sequel era impensabile
che Nightmare On Elm Street sfuggisse
alle diaboliche spire della
contemporanea remake-mania (segno
tangibile della crisi creativa in cui
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
Hollywood si è impantanata) e, infatti,
così non è stato. Il modesto Samuel
Bayer, nel tentativo di “omaggiare” il
film originale, si gioca la mossa “carta
carbone”, dimenticando, però, per
strada, interi pezzi di sceneggiatura. E
non importa se il bravo Jackie Earle
Haley (con il pesantissimo compito di
rimpiazzare Robert Englund) restituisce
un Freddy ancora più malvagio di quello
visto nel 1984 (il tema “pedofilia”
emerge in modo chiaro); l’unico motivo
per rifare Nightmare sarebbe stato
quello di “reinventare” la storia,
rinverdire la mitologia proprio come ha
fatto Alexandre Aja con un altro film di
Craven: Le colline hanno gli occhi.
Invece, nonostante un paio di sequenze
azzeccate, il film di Bayer è un ibrido
senza magia. Speriamo solo che le
nuove generazioni abbiano la curiosità
di risalire alle origini…
%
Samuel Bayer, nel tentativo di omaggiare
l’originale, si gioca la mossa “carta carbone”
ma perde qualche pezzo di sceneggiatura
RICORDI DI UN
BOOGEYMAN
Lo storico protagonista, Robert Englund:
“Il successo è un mix di paura e ironia”
Cosa rappresenta Freddy per te?
Freddy è stata una benedizione.
Grazie alla serie di Nightmare,
infatti, sono diventato famoso in tutto
il mondo e ho potuto lavorare
dappertutto: Africa, Romania,
Spagna, Italia. Freddy ha cambiato la
mia vita e non sarò mai abbastanza
grato per questo. Anche la serie tv
Visitors mi aveva regalato una certa
notorietà, ma è stato il ruolo di
Freddy Krueger a fare la differenza
per la mia carriera. E voglio citare un
altro esempio: nel 2003 ho
partecipato al Festival di Venezia
come attore del film di Ciprì e
Maresco, Il ritorno di Cagliostro; il
pubblico ci ha dedicato 10 minuti di
applausi ed è stato uno dei momenti
più belli della mia vita. Ma anche in
questo caso lo devo a Freddy: se non
fosse stato per lui non mi sarei mai
trovato a Roma a girare della
pubblicità e non avrei mai incontrato
Ciprì e Maresco.
Perché, secondo te, Freddy è così
efficace come Boogeyman?
Freddy esiste solo
nell’immaginazione delle sue vittime,
è una creatura totalmente larger than
life che vive nel mondo dei sogni, nel
subconscio della gente come
un’infezione. Wes Craven ha avuto
questa geniale invenzione di riferirsi
agli incubi, che sono un concetto
universale al quale tutti possono
relazionarsi: questa è la chiave del
successo di Freddy e dell’intera saga.
Una delle caratteristiche più
marcate in Freddy è il suo dark
humour: si trattava di una cosa già
presente nello script o lo dobbiamo
al tuo contributo personale?
L’elemento umoristico era già
presente nello script che ho ricevuto
quando ho studiato per la parte del
primo Nightmare. Magari, nel corso
dei sequel, abbiamo esasperato un
po’ troppo questo lato del
personaggio ma, nonostante Wes
Craven non abbia mai digerito questa
evoluzione di Freddy, i fan adorano
questo lato del personaggio e quindi
abbiamo sfruttato lo humour in tutti i
modi. Addirittura, mi ricordo che
giravamo il finale di alcune scene in
due modi: uno che finiva in modo
comico-grottesco e l’altro dark e
violento. La maggior parte delle volte
il montatore finiva con lo scegliere la
prima opzione anche per questioni di
ritmo narrativo.
P.Z.
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speciale pacchi di natale
NON CI RESTA CHE
Sotto l’albero? Stanno tutti bene: dal Natale di De Sica alla Banda di Aldo,
per Raperonzolo targato Disney e i due cuori e una provetta di Jennifer
di Pier Paolo Mocci
SI ACCENDONO I MOTORI della nuova
stagione cinematografica. Gran parte
dell’attesa - ma non tutta - sarà come
sempre rivolta ai titoli in campo nel
periodo più caldo della stagione, le
feste di Natale. Un’uscita che, da
qualche anno, si è spalmata ed estesa,
e che durerà più o meno una
quarantina di giorni. Da metà novembre
ai primi di gennaio, insomma, con il
clou della sfida concentrato in quel
fatidico giovedì 16 dicembre 2010
(venerdì 17 era insostenibile, specie per
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rivista del cinematografo
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luglio-agosto 2010
un partenopeo come Aurelio De
Laurentiis), in cui faranno tappa nelle
sale il nuovo cinepanettone della
Filmauro ambientato nel Continente
Nero e il nuovo film di Aldo, Giovanni e
Giacomo. Si sfideranno così a colpi di
box-office Natale in Africa con Christian
De Sica e Belen Rodriguez (naturale
trasposizione degli spot-tormentone) e
il trio comico di successo tornato
davanti alla macchina da presa per La
Banda dei Babbi Natale, con una trama
natalizia doc, ideata proprio nel giorno
della Vigilia (i tre, accusati di furto,
racconteranno al commissario Angela
Finocchiaro la propria vita e da lì si
dipanerà, con i flashback, la storia del
film tra gag, ilarità e momenti di
riflessione). Dopo La Principessa e il
Ranocchio la Disney si prepara a
portare al cinema un’altra favola:
Raperonzolo (in originale Tangled,
significa aggrovigliato in riferimento ai
capelli della nuova principessa). Tratto
dalla celebre fiaba dei fratelli Grimm,
Raperonzolo è la storia di una
Sarah Felberbaum. E soprattutto con il
ritorno di Massimo Boldi, che dopo aver
saltato un turno per il televisivo I fratelli
Benvenuti (flop di ascolti), a fine
novembre sarà in sala con A Natale mi
sposo, con Vincenzo Salemme ed
Elisabetta Canalis (o se preferite
signora Clooney). Massiccia, come
sempre, la legione straniera. E’
ambientata invece proprio a Natale
(vedi l’albero in locandina) anche se
uscirà qualche settimana prima, Stanno
tutti bene, il remake americano del film
di Giuseppe Tornatore con Bob De Niro
nei panni che furono di Marcello
Mastroianni. La Moviemax porta invece
sotto l’albero Due cuori e una provetta
con Jennifer Aniston. Da tenere
assolutamente in considerazione anche
il nuovo Verdone. L’attore e regista
romano, tornato nella scuderia
Filmauro dopo Io loro e Lara per la
Warner, uscirà nelle sale a gennaio
2011 con la sua nuova commedia
dedicata stavolta agli uomini (tre mariti
separati dalle rispettive mogli e
maldestramente costretti a dividere lo
stesso tetto). Prima di allora, il 22
dicembre arriverà la nuova fatica di (e
con) Silvio Muccino: Un altro mondo. %
Anche Belen
Rodriguez in
Africa per
l’appuntamento
abituale con il
cinepanettone
Filmauro
RIDERE
Giovanni e Giacomo, passando
Aniston
principessa che ha vissuto tutta la sua
vita rinchiusa in una torre (ma dai!)
intenta a fuggire per conquistare il
cuore di un bel cavaliere. Ma, come
detto – complice la commedia
novembrina di qualche anno fa
Matrimonio alle Bahamas con Massimo
Boldi - il Natale al cinema inizierà con
circa un mese d’anticipo. Idealmente
con il nuovo lavoro dei Vanzina, Ti
presento un amico, cucito addosso a
Raoul Bova, conteso dalle bellissime
Barbora Bobulova, Martina Stella e
Neri Parenti sul set di Natale a Rio. Sopra Belen Rodriguez; in apertura il Trio e Salemme
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esclusivo
Steve Della Casa
intervista il regista
Pupi Avati
UNA SECONDA
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“Ho 71 anni, ma il
bambino che è in me è
ancora vivo”: Pupi Avati
si racconta a Steve Della
Casa, presidente Film
Commission Piemonte
GIOVINEZZA
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esclusivo
48
di leggende
contadine. Spesso
vengono messi in
parallelo con l’horror
italiano, Bava o
Argento. In realtà
hanno una matrice
completamente
diversa.
La famiglia è un altro
tema molto
importante.
I due mestieri più
difficili sono il regista
e il marito della stessa moglie per 46
anni, e in queste note c’è ovviamente la
mia vita. Io ho fatto di tutto per
sposarmi con mia moglie che era la più
bella ragazza del nostro giro di giovani,
ho anche inventato un mio finto
compleanno per convincerla a stare con
me. La nostra è stata una relazione
molto intensa e anche molto travagliata.
Abbiamo vissuto situazioni difficili, sono
stato fuori casa otto mesi. Vedevo i miei
figli soltanto il giovedì, mi stringevano la
mano come se fossi un estraneo. E
questo ha alimentato in me un grande
senso di colpa perché ho capito che
avevano diritto ad avere un padre e una
madre. Siamo tornati insieme, anche
questo non è stato facile. La famiglia di
oggi è deresponsabilizzata soprattutto
per quanto riguarda il ruolo del padre e
Pupi Avati, i tuoi film hanno
un’ambientazione temporale molto
varia. Il Medioevo, il Novecento,
l’attualità. Sembra che la memoria sia
molto importante nel tuo cinema, e che
al tempo stesso l’attualità sia
un’esigenza dalla quale non puoi
prescindere.
Ho 71 anni e più di 40 film al mio attivo.
Continuo a guardare avanti, ma mi piace
anche guardarmi alle spalle. Penso che
il bambino che sono stato sia sempre
vivo, e forse non ha avuto ancora tutte le
possibilità di manifestarsi. Quando dico
del bambino penso proprio al fanciullino
di Pascoli. Per me il bambino che è in
me significa credere sempre e
fortemente che l’impossibile è possibile.
Sognare, progettare, non avere paura di
pensare a un futuro nel quale quello che
sogno abbia ancora il tempo e la forza di
secondo me era
convinta che loro
sentissero e
rispondessero. Mia zia
Aldina da viva si era già
fatta costruire la lapide
funeraria e andava
spesso a portare i fiori
in quella che sarebbe
stata la sua tomba. La
morte come parte della
vita è sempre stata una
costante nella mia
formazione. Forse per
questo mi stimola così tanto il
Medioevo, tanto da averci ambientato
alcuni dei film ai quali tengo di più. Nel
Medioevo questo patto tra morte e vita
era nella filosofia di tutti. E in questo
senso vanno letti i miei horror, che poi
altro non sono se non la visualizzazione
realizzarsi. Quanto a Pascoli è stato
molto importante per la mia
formazione. Mia madre da piccola, come
tutta la sua generazione e poi anche la
mia, aveva imparato a memoria le sue
poesie più importanti. Sembrava quasi
che sapesse quanto sarebbe stato
importante per lei. Mio padre morì in un
incidente automobilistico a
Sant’Arcangelo di Romagna nello stesso
punto in cui morì il papà di Pascoli,
come lui stesso racconta nella poesia
più famosa. Chissà, forse era
premonizione quando io e mio fratello
recitavamo ridendo le sue poesie e lei si
metteva a piangere. Anche se la morte,
per noi che siamo di cultura contadina,
non è un dramma totale così come viene
vissuto oggi nell’Occidente. Per noi la
morte fa parte della vita. Mio nonno
Carlino negli ultimi anni della sua vita
faceva il giro dei cimiteri per scegliere
quale fosse il più bello, quello migliore
per accoglierlo una volta defunto. Mia
zia Amabile vestiva i morti del mio
paese e ogni volta parlava con loro, e
“Il mondo dei giovani di oggi è contenuto tra due
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Pupi Avati sul set.
Sopra con le
protagoniste de La
cena per farli
conoscere e con gli
attori de Il papà di
Giovanna
Pupi con il fratello
produttore Antonio
e Fabio De Luigi sul
set de Gli amici del
Bar Margherita
estremi, e incontrarli è più utile di leggere un trattato di sociologia”
non mi piace per questo. Ma penso
comunque che se si sta insieme è
meglio. Ho raccontato tante volte le
responsabilità dei padri
deresponsabilizzati, Silvio Orlando e
Diego Abatantuono lo sono stati in due
miei film recenti (Il papà di Giovanna e
La cena per farli conoscere, ndr).
Parli di storie e parli di attori. Che
importanza hanno per te gli attori?
Ho lavorato con tutti gli attori più
importanti e devo molto a loro.
Soprattutto a uno, a Ugo Tognazzi, che
accettò di fare gratis un film per me che
ero, agli inizi della mia carriera,
considerato un regista già finito. Cerco
gli attori con grande cura, e credo che i
giovani attori con il loro comportamento
simboleggino l’Italia di oggi, quella dei
loro coetanei. Ci sono attori che
vengono al colloquio gobbi, con lo
sguardo per terra, in attesa di un rifiuto
che danno già per scontato. Hanno già
pronto l’alibi: il mondo fa schifo,
passano solo i raccomandati, il regista
ha strane tendenze e quindi… Poi ci
sono quelli che ci credono e si
presentano al casting come se fosse
un’ordalia. Tendono al grasso, sudano,
aprono il book fotografico come se
fosse un messale, pendono dalle tue
labbra. Il mondo dei giovani di oggi è
contenuto tra questi due estremi, e
incontrare giovani attori è più utile di
leggere un trattato di sociologia.
Hai detto che il mestiere di regista è
un mestiere difficile, che peraltro tu
pratichi con un’intensità e un ritmo
realizzativi invidiabili.
Lavoro molto, è vero, ma perché ho
tante storie da raccontare. Per quanto
riguarda la difficoltà del lavoro vorrei
rifarmi al regista più importante che
abbia mai conosciuto, un uomo che ho
frequentato molto negli ultimi anni
della sua vita. Parlo ovviamente di
Federico Fellini. Un vero e proprio
monumento di cinema. Ma anche una
persona che viveva in modo maniacale
il suo lavoro. Quando girò quello che
sarebbe stato il suo ultimo film, La voce
della luna, organizzò una proiezione
alla CDS in via Margutta per una decina
di persone, tra le quali io e Sergio
Zavoli. Ci salutò all’inizio poi se ne
andò, come fanno sempre in quel caso i
veri signori. Giulietta Masina restò
vicino alla consolle. Ogni quarto d’ora
suonava il telefono e Giulietta
rispondeva sottovoce: “Sì Federico, sì
hanno riso proprio in quel momento…
Sì, ti dico che hanno riso”, e poi un
quarto d’ora dopo: “Sì Federico hanno
pianto… sì ti dico che hanno pianto”. E’
un mestiere che richiede una
partecipazione quasi monastica e se lo
si fa bene questa è una regola cui non
sfugge nessuno. Nemmeno Fellini, il
più grande di tutti.
%
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fenomeni
LA FOX TORNA ALLE
ORIGINI DELLA SAGA, CON
UN “FINTO” REBOOT CHE SI
PREANNUNCIA VIOLENTISSIMO.
RODRIGUEZ PRODUTTORE,
BRODY INEDITO
DI VALENTINA NERI
RAPITI DAI
PREDATORS
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fenomeni
DIMENTICATE il cross-over in due
episodi in cui Alien e Predator si
affrontano in uno scontro al vertice tra
miti della fantascienza. Ora si torna
sotto i riflettori ognuno per conto
proprio. La 20th Century Fox ha
decretato il rilancio delle saghe sci-fi
che negli anni ’80-’90 fecero sfaceli al
botteghino. E in attesa di sapere se
partirà un episodio n. 5 di Alien o un
prequel, eventualità paventata dai
vertici della Fox, a patto che ci sia
Ridley Scott, il semaforo verde è già
scattato per Predators che arriva nelle
sale il 14 luglio. Creatura aliena dalla
struttura antropomorfa, Predator ha
avuto origini meno nobili del cugino
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Alien, che arrivato sul grande schermo
nel 1979 con la regia di Scott e
Sigourney Weaver protagonista, ha
riempito le pagine dei critici grazie alla
paura dell’ignoto, suscitata dalle
atmosfere cupe, e tanti temi
metaforizzati come solitudine,
maternità, e fobia da contagio: con un
organismo che si sviluppa all’interno di
un corpo, cibandosene, fino ad
ucciderlo. Meno pretenzioso, Predator
strizza invece l’occhio all’action movie e
non al fanta-horror. Connotazione
chiara fin dal primo film, quel Predator
del 1987 in cui John McTiernan, regista
pure di Die Hard, dirige un già famoso
Arnold Schwarzanegger, in una serie di
combattimenti contro la creatura
aliena. L’ex culturista che interpreta un
agente CIA, finisce per uccidere
Predator. Proprio da questa sconfitta
nasce il plot alla base di Predators, il
nuovo episodio, che dovrebbe
corrispondere ad un terzo capitolo, ma
Niente montagne di muscoli ma una squadra
che, fino ad oggi, con l’action non ha mai avuto
Adrien Brody in
una scena di
Predators. In
basso a destra il
regista Nimród
Antal
scelta del cast. Niente montagne di
muscoli ma una squadra variegata
capitanata da un interprete, Adrien
Brody, che con l’action non ha niente a
che spartire. Premio Oscar per Il
pianista, Brody - che ha già dato
l’adesione per tornare in ipotetici
episodi futuri della saga - veste i panni
di Royce, un mercenario rapito dai
Predator e portato sul loro pianeta,
dove troverà un gruppo di borderline
come lui. C’è Danny Trejo (Machete),
attore amatissimo da Rodriguez, nei
panni di un esponente del cartello della
droga messicano, Topher Grace, un
dottore caduto in disgrazia, e la bella
Alice Braga, agente operativo CIA.
Costretti a fare squadra, i combattenti
scoprono di trovarsi sul pianeta per
essere studiati e cacciati dai Predator: le
creature hanno selezionato gli esseri
umani più pericolosi e in gamba per
carpirne le tattiche di lotta e scongiurare
la morte di altri alieni per mano umana.
Ad aiutare il gruppo di combattenti
anche Laurence Fishburne, ex soldato
che sfugge ai Predator nascondendosi
nelle grotte del pianeta.
%
Da McTiernan a Nimród Antal
Diretto da Nimród Antal, regista dell’horror Vacancy e dell’action Blindato,
voluto dal produttore Robert Rodriguez, Predators è un film che mira a
rivitalizzare il franchise mescolando ingredienti più vintage che moderni. La
sceneggiatura è stata realizzata sulla base di un trattamento scritto 16 anni
fa da Rodriguez e vuole rimarcare il concetto di “homo homini lupus” già
tratteggiato da McTiernan. Rodriguez punta ad ampliare l’universo delle
creature con nuovi alieni realizzati non al Pc, ma sui bozzetti dal mago degli
effetti visivi Stan Winston, a cui si deve il Predator originale (che deve il suo
tratto più distintivo, le grandi mascelle, a un suggerimento di Cameron). Ma
la computer grafica è ridotta all’osso anche per le ambientazioni: parte delle
riprese sono state effettuate alle Hawaii, dove non manca la vegetazione
fitta, simile a quella di una giungla. Peccato sia sfumato il cameo di
Schwarzanegger: sarebbe stato il tocco finale di questa operazione che vuole
V.N.
rifare il trucco a Predator con un tuffo nel passato.
che la Fox promuove come fosse un
reboot della serie, puntando ad
azzerare il poco riuscito Predator 2, con
Danny Glover protagonista. Predators,
il cui titolo vuole omaggiare il secondo
capitolo di Alien (quell’Aliens diretto da
James Cameron) e al contempo, con il
plurale, indicare la presenza massiccia
di creature aliene, è prodotto da Robert
Rodriguez sulla base di un plot scritto
da lui. Il film si preannuncia
violentissimo e molto originale nella
guidata da un interprete
niente a che fare
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ritratti
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Alchimia tra candore e
artificio: da Giungla d’asfalto a
Billy Wilder, l’esplosione
hollywoodiana della Monroe
di Orio Caldiron
Mito
Marilyn
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ritratti
impegnativo. Gli uomini preferiscono le
bionde (1953) di Howard Hawks inaugura
la sua grande stagione nel segno del
teatro, che esaspera fino alla caricatura
la sua traboccante femminilità e ne rivela
la segreta alchimia tra candore e artificio.
In coppia con Jean Russel, canta e balla
in un musical scintillante di gag
irresistibili e di eccessi scenografici,
affermandosi come una splendida show
girl fissata con i diamanti, “i migliori
amici di una ragazza”. Come sposare un
milionario (1953) di Jean Negulesco
traghetta il personaggio della bionda a
caccia del marito ricco dal palcoscenico
alle sfilate di moda. Ma non basta fare
l’indossatrice per riuscirci prima del “The
End”. Miope come una talpa, si ostina a
non portare gli occhiali, sbaglia aereo,
s’impiglia strappandosi il vestito,
strabuzza gli occhi, scambia il cameriere
per il ricco accompagnatore. L’innocente
svagatezza di Marilyn s’impone accanto
alle più mature Lauren Bacall e Betty
Marilyn Monroe in
Come sposare un
milionario. In alto
con Jack Lemmon
in A qualcuno
piace caldo
SEMBRA IMPOSSIBILE, ma prima
nessuno si era accorto di lei, nessuno
l’aveva notata nello sciame delle dumb
blonde, le cinguettanti ochette della Fox.
Soltanto la folgorante apparizione in
Giungla d’asfalto (1950) di John Huston,
nel ruolo dell’ambigua nipotina del losco
avvocato di malaffare che dietro le quinte
finanzia il colpo grosso, consente a
Marilyn Monroe (nata il 1 giugno 1926 e
morta il 5 agosto del ’62) di ricominciare
da capo la carriera che da pin up girl la fa
diventare nel giro di un decennio una
stella di prima grandezza nel firmamento
hollywoodiano. Mentre gli uffici stampa
pescando dalla sua biografia – l’assenza
del padre, le disavventure giovanili, il
precoce matrimonio – costruiscono
l’immagine scandalosa e allusiva che
accompagnerà per sempre il suo mito,
dalla voce calda alla camminata
inconfondibile, dalla bocca dischiusa alle
battute irripetibili, le major cercano di
lanciarla nel melodramma torrido con
titoli come Le confessioni della signora
Doyle (1952) di Fritz Lang, La tua bocca
brucia (1952) di Roy Baker, Niagara
(1953) di Henry Hathaway. Strizzata in
bikini, jeans, impermeabili che sembrano
scoppiarle addosso, cerca in tutti e tre i
film di essere un’attrice e qualche volta ci
riesce, anche se nell’ultimo il confronto
con le famose cascate è particolarmente
Il capolavoro assoluto rimane
A qualcuno piace caldo, dove rivela il genio
comico prima intravisto solo a tratti
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Grable, mentre anima con singolare
leggerezza la sofisticata commedia degli
equivoci. Quando la moglie è in vacanza
(1955) di Billy Wilder è uno dei suoi film
più memorabili, in cui l’inequivocabile
sapore metacinematografico fa lievitare
in modo imprevedibile ogni situazione.
Nel ruolo della ragazza del piano di
sopra, infiamma l’immaginario maschile
del protagonista e insieme lo dissolve
nella provocazione più sorridente e naîve.
Ma il capolavoro assoluto è A qualcuno
piace caldo (1959), ancora di Wilder, dove
rivela il genio comico che prima aveva
fatto intravedere solo a tratti. Quando
Sugar cerca di sbloccare Tony Curtis, il
falso miliardario che colleziona
conchiglie Shell, o quando si perde in
discorsi di donne nella cuccetta di Jack
Lemmon in vestaglia, non c’è gara,
nessun’altra avrebbe potuto far meglio,
prima che l’attrice ceda per sempre
all’icona, tra i manifesti strappati sui muri
della città come in un quadro di Mimmo
Rotella.
%
DA L R E G I S TA D I “DONNIE DARKO” E DA L L’AU TO R E D I “IO SONO LEGGENDA”
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DAL 21 LUGLIO AL CINEMA
OTTIMO
BUONO
SUFFICIENTE
MEDIOCRE
SCARSO
Toy Story 3 - La
Diverte ed emoziona la terza avventura della
serie Pixar, destinata come i suoi giocattoli a non
invecchiare mai
i film del mese
in sala
PER ANDY DAVIS non è più tempo di
giochi: ha 17 anni, la partenza per il
college è vicina. Il tempo però ha solo
sbiadito un po’ i colori di Woody il cowboy,
di Buzz l’astronauta e di tutti gli altri
giocattoli che hanno accompagnato e
allietato la crescita di Andy, senza scalfire
l’affetto che lo legano a lui. È per questo
58
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
Regia Lee Unkrich
Genere Animazione, Colore
Distr. Walt Disney Studios Motion
che, all’inizio di Toy Story 3, soli nel
Pictures
disordine della stanza, si cercano, si
trovano e condividono l’ansia per il
Durata 109’
loro destino. Che sarà di loro?
Finiranno tutti insieme in soffitta o
nella spazzatura? Troveranno un
1995 da John Lasseter - per la prima
bambino con cui giocare e vivere ancora?
volta il progetto fu sviluppato
Il terzo film della serie Pixar, creata nel
esclusivamente in grafica computerizzata
grande fuga
I giocattoli Pixar
son tornati. E c'è
anche spazio per
Barbie e Ken
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
i film del mese
con Buzz e gli altri finisce nella
spazzatura. Woody se ne accorge, non
resiste, deve salvarli e riesce
avventurosamente a cambiare la loro
destinazione. Si ritrovano tutti, compresa
Barbie (di cui Molly, la sorellina di Andy
si è stancata), a Sunnyside, un asilo per
bambini, un ambiente festoso e
piacevole, ideale per vivere una vita da
giocattoli. Ma la realtà è molto più dura,
perché un orso profumato di fragola con
un bambolotto-neonato hanno instaurato
un regime dittatoriale, con tanto di
torture, per cui i nuovi arrivati sono
Pretestuose le
polemiche femministe.
Trionfano solo i buoni
sentimenti
personaggi, tra i quali una scimmia
esaltata che controlla il sistema di
sicurezza. Le femministe americane
hanno accusato il film perché i giocattoli
sono in prevalenza maschi. Non sarà
un’esagerazione? In fondo i buoni
sentimenti trionfano, e Andy consegna i
giocattoli a una tenerissima Bonnie, una
bambina che li tratterà con la stessa
amorosa fantasia e accende la speranza
di una quarta avventura.
MARIA PIA FUSCO
%
- smentisce la regola secondo cui è raro
che i sequel raggiungano il successo del
primo, già smentita per altro da Toy Story
2 che nel 1999 superò di gran lunga gli
incassi del precedente. E non è soltanto
grazie allo stupore del 3D che Toy Story
3, 110 milioni di incassi nei primi dieci
giorni di programmazione, sembra
avviato a conquistare un ulteriore record.
Il fatto è che si tratta di gioco e giocattoli,
tema su cui la fantasia non conosce
confini: non ci sono i limiti di una storia
normale, all’animazione tutto è possibile,
i giocattoli non invecchiano.
In Toy Story 3, firmato dal regista
Unkrich, già collaboratore di Lasseter, il
ragazzo Andy vorrebbe lasciare gli amati
giocattoli in soffitta, tutti tranne Woody.
Ma in un attimo di distrazione la scatola
60
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
destinati ai bambini più piccoli che, più
che giocare, massacrano i giocattoli con
innocente ferocia. Tra stereotipi
rovesciati, citazioni di film e sfide al
politicamente corretto Toy Story 3
alterna una varietà di stimoli da fiato
sospeso: la scoperta della cattiveria
insospettata, il romanticismo di Barbie
che incontra Ken, la grande paura
quando Woody, Buzz e tutti gli altri in una
fantastica sequenza horror stanno per
finire nell’inceneritore, la commozione
per l’addio di Andy alla verde età. Ma si
ride anche parecchio: con i dialoghi – c’è
spesso una doppia lettura per il pubblico
adulto – con Barbie che sfrutta la vanità
del macho Ken per salvare gli amici, con
Buzz che dopo un reset danza e canta un
flamenco in spagnolo, con i tanti nuovi
i film del mese
Il solista
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Jamie Foxx, Robert Downey Jr.
Drammatico, Colore
Universal Pictures
Assolo troppo lungo per Joe Wright, che inscena
una vera favola metropolitana. Un po’ scordata
117’
SI SA CHE IN JOE WRIGHT Espiazione,
Orgoglio e pregiudizio sono un tutt’uno
di inestricabile ed elegante retorica.
Certo è che con Il solista, abbandonando
i costumi d’epoca per stracci e un casual
molto sciatto, scoprendo l’attualità, il
cineasta dà il meglio e il peggio di sé.
Un barbone schizofrenico con tanto di
carrello della spesa che è casa,
camerino, archivio umano e creativo,
coperta di Linus e un giornalista del Los
Angeles Times, solo e ancora con troppi
pacchi da aprire dall’ultimo trasloco,
ecco i due protagonisti. Si incontrano,
complice un incidente in bici del
secondo e una performance al violino
del primo per strada, che quasi gli
provoca un altro incidente, questa volta
in macchina (il giornalista in questione
bravo con la penna, molto meno con
manubri e volanti). Nathaniel Ayers è
62
in uscita
Joe Wright
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
l’homeless svitato in questione, Steve
Lopez il reporter, la storia è vera e il
buon Wright l’ha raccontata mettendo a
nota spese, come comparse e
consulenti, ben 500 senzatetto e non
facendo un passo senza che i veri
protagonisti approvassero. Ne è uscito
fuori un duetto molto jazz tra due grandi
attori che raccontano una favola
metropolitana, quella di un violoncellista
Il regista Joe Wright sul set
che ha visto il suo talento bruciato dalla
follia e recuperato da una bella amicizia
con un “gemello diverso” (Lopez con i
suoi articoli realizzerà il suo sogno,
suonare alla Walt Disney Hall, ma non lo
convincerà mai a farsi curare). E’ vero
che a volte esagerano, il regista
soprattutto, ma l’effetto è quello di un
assolo troppo lungo: il tono della
recitazione spesso è sopra le righe,
quello delle scene madri eccessivo
(come nella scena degli uccellini,
neanche fosse lo spot di un’acqua
minerale), ma mai spiacevole. Anche
grazie alla colonna sonora di Marianelli,
a cui Wright dovrebbe fare una statua
(senza, la sua regia così caricata
sarebbe molto meno armoniosa). E così
è impossibile non immergersi nello
sguardo vuoto, perso e a volte
vivacissimo di Foxx o in quello ironico,
ammirato, commosso e a volte frustrato
di Downey Jr. Musica, maestri.
BORIS SOLLAZZO
%
Fish Tank
Splice
Creazione e mostruosità del creato: tra
suspense e osceno, l’horror di Vincenzo Natoli
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
anteprima
Discreto “romanzo di riformatorio”
per Andrea Arnold: premiato a Cannes, con la
ribelle Katie Jarvis
ESSEX, UK: Mia (Katie Jarvis) ha 15 anni, un carattere
imperioso, nessuna amica, una madre “coetanea”
(Kierston Wareing), una sorellina sboccata e l’hip hop per
passione. Ogni giorno è uguale all’altro, fin quando non
compare un amichetto di mamma, Connor (Michael
Fassbender): l’aitante giovanotto porterà l’amore, e non
solo. E’ Fish Tank, opera seconda dell’inglese Andrea
Arnold che, bissato a Cannes il premio della Giuria per
Red Road nel 2006, si muove agevolmente tra romanzo di
formazione - dovremmo dire riformatorio - e ritratto
d’interni, sul basso continuo drammatico. Gran parte del
merito va a Katie Jarvis, deb reclutata mentre litigava col
ragazzo in stazione: la sua spontaneità, valorizzata dalla
sceneggiatura liquida, fa conquistare a Mia, dolce e
volitiva neet, le simpatie dello spettatore, che si ritrova
nel white trash, tra alcool e junk food, istruzione molto
facoltativa, immaginario hip-hop e il ballo per collante
familiare e generazionale. Ne succederanno di tutti i
colori, molti prevedibili, ma la Arnold sa frenare
sull’enfasi melodrammatica e arrestare le lacrime. Nel
fuoricampo, si sente la lezione del connazionale Ken
Loach, ma anche dei disperati adolescenti di Gus Van
Sant.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Vincenzo Natali
Adrien Brody, Sarah Polley
Horror, Colore
VIDEA – C.D.E.
104’
CLIVE (Adrien Brody) ed Elsa (Sarah Polley) sono giovani,
carini e occupati: a far (fanta)scientifiche cazzate.
Oltrepassando confini etici e steccati legali, combinano DNA
umano e animale, partorendo l’acronimo di quel che sono,
nerd: Dren (Delphine Chaneac) ha coda da scorpione,
zampe, ali, viso da Bjork, cranio solcato e appetiti da
mangusta.
Frullando Frankenstein, Alien e - prima di Cameron – Na’vi,
Vincenzo Natali, già regista dell’interessante The Cube,
porta sullo schermo un progetto accarezzato per 10 anni e
“catalizzato” da Guillermo Del Toro, produttore esecutivo o,
meglio, nume tutelare: tra complessi edipici e perversioni
sessuali, maternità negata e poi delegata, derive incestuose
e approdi luttuosi, Splice – traducibile in giunzione, sutura –
sconfessa parte delle (im)morali premesse, ma tiene alta la
tensione e, soprattutto, non molla il triangolo lui, lei, l’altra ma davvero altra - fino alle estreme conseguenze. Niente di
nuovo, ok, ma non pochi punti di questa sutura vanno a
segno: “il miracolo dell’osceno” fa scena, la creazione del
mostro indaga la mostruosità del creato, il determinismo va
– letteralmente – a farsi fottere. Comunque, una ferita
aperta: e no, non è fantascienza.
FEDERICO PONTIGGIA
%
anteprima
Andrea Arnold
Katie Jarvis, Michael Fassbender
Drammatico, Colore
OneMovie
124’
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
Howl
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
James Franco, Todd Rotondi
Biografico, Colore
Fandango
James Franco fa rivivere Allen Ginsberg:
tra arte e animazione, the Beat goes on!
90’
“HO VISTO LE MENTI MIGLIORI della mia
generazione distrutte dalla pazzia,
affamate isteriche nude...”: scegliamo un
incipit scontato, ma no, non è vero.
Perché, ancora oggi, bisogna farci i conti,
e non solo quelli letterari: Allen Ginsberg
è stato di più, altro, meglio, oscuro che un
poeta. Definizione, peraltro, perfettibile,
almeno a suo avviso: “Solo lo scienziato è
vero poeta: ci dà la luna, ci promette le
stelle, ci farà un nuovo universo se sarà il
caso”, ma da dandy marginale pure quel
camice bianco sarebbe riuscito a
indossarlo. Se ne è andato 13 anni fa,
senza essere dimenticato, nemmeno dal
cinema, che oggi ne insegue il Beat con
Howl, diretto a quattro mani dai premiati
documentaristi Rob Epstein e Jeffrey
Friedman, passato da Berlino e Sundance
e ben accolto in patria: “Mirabile, se non
fondamentale, esplorazioni sulle origini,
64
anteprima
Rob Epstein e Jeffrey Friedman
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
l’impatto e il significato del lavoro di Allen
Ginsberg”, e sottoscriviamo Variety. Si
torna a San Francisco, 1957, quando la
sua prima raccolta di poesie, Howl and
other poems, finisce sul banco degli
imputati, trascinandosi appresso la
definizione di osceno, la libertà
d’espressione e la natura dell’arte. Come
INQUADRA IL CODICE QR
CON IL TELEFONINO
PER VISUALIZZARE IL
CONTRIBUTO VIDEO SUL FILM
finirà? Se già non lo sapete, vedetevi il
film, anzi, fatelo comunque.
Ginsberg è James Franco, perfetto nel
ridar voce e fascino alle sue originali
interviste, Kerouac è Todd Rotondi, Neal
Cassady ha il volto di Jon Prescott,
mentre l’amore di una vita, Peter
Orlovsky, è Aaron Tveit e il pubblico
ministero Ralph McIntosh il David
Strathairn di Good Night and Good Luck.
Non solo, dalla Thailandia, sotto l’occhio
vigile del suo ex collaboratore Eric
Drooker, arrivano suggestive animazioni
a dare corpo e colore al suo Urlo (Howl),
per cercare l’isomorfismo tra questo film
e quel poema: raggiunto?
Sostanzialmente sì, e non credete a
quanti lamenteranno l’assenza, il
fuoricampo dell’uomo Ginsberg. No,
Ginsberg era corpo, sangue e spirito in
quei versi, strappati alla morte e
consegnati alla vita, e alla storia. And the
Beat goes on!
FEDERICO PONTIGGIA
%
The Box Solomon
Kane
Buon prodotto di genere, nonostante
il budget ridotto. Finale prevedibile, ma il ritmo
è sostenuto
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Michael J. Bassett
James Purefoy, Max von Sydow
Azione, Colore
Eagle Pictures, Colore
104’
in uscita
Lo spunto è il bel racconto sci-fi di
Matheson, la resa povera e fine a se stessa
PARLARE DI ADATTAMENTO È INESATTO. The Box
traspone il bel racconto di Richard Matheson Button
Button (già alla base di un episodio de Ai confini della
realtà) solo per mezz’ora, il tempo di gettare le premesse
(un uomo misterioso consegna a una coppia una scatola
con un bottone che, se premuto, darà a loro un miliardo di
dollari e a uno sconosciuto la morte); dopodichè, campo
libero a un delirio non sempre esente da incongruenze
narrative e salti logici. A tratti è arduo seguire pazienti le
imprese di Cameron Diaz e James Marsden: tra gente
che sanguina dal naso, vorticosi inseguimenti in
labirintiche biblioteche e richiami alla sci-fi maccartista
anni ’50 con rimandi scenografici telefonati (da Lynch a
Kubrick), il surrealismo di Kelly è sempre imposto e non
coinvolge mai, anzi irrita. Perché procede per
accumulazione senza creare narrazione, semplicemente
la sospende fino ai minuti finali, in cui peraltro non
veniamo a sapere niente di trascendentale rispetto a
quanto Matheson, evocando, non diceva. La fantasiosa
rilettura di Kelly è, paradossalmente, povera e fine a se
stessa. E il film è un prodotto fiero della propria
anomalia: francamente, non se ne sentiva la mancanza.
GIANLUIGI CECCARELLI
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
VAGAMENTE ISPIRATO AL CLASSICO Hammer Il grande
inquisitore (1968, di Michael Reeves), Solomon Kane ibrida
le caratteristiche del fantasy con quelle del filone cappa e
spada, senza rinunciare a qualche rimando all’horror puro.
Diretto da Michael J. Bassett (Deathwatch, Wilderness),
ovvero uno degli esponenti del nuovo cinema di genere
britannico, racconta la storia di Solomon (James Purefoy),
figlio reietto di un castellano (Max von Sydow) che, a causa
di una vita dissoluta e basata sulla violenza, si ritrova
l’anima maledetta direttamente dal diavolo. Per redimersi
dovrà combattere il male.
Considerando il basso budget a disposizione, Solomon Kane
risulta migliore di quanto ci si potesse aspettare; Bassett
conferma di avere un certo talento visivo, grazie al quale
riesce a sfruttare al meglio gli effetti CGI integrandoli con il
live action. Nonostante una sceneggiatura piuttosto povera e
strutturata a “compartimenti stagni” (siamo dalle parte dei
videogame), il film non annoia e scorre verso lo scontato
finale con un ritmo abbastanza sostenuto. A luglio abbiamo
visto di (molto) peggio.
PAOLO ZELATI
%
in uscita
Richard Kelly
Cameron Diaz, James Marsden
Fantascienza/Thriller, Colore
Key Films
115’
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
65
Butterfly Zone - Giustizia
Il senso della
privata
farfalla
Ottima partenza e declino inesorabile:
colpi di scena “incredibili” per un thriller dal
verdetto scontato
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
Tentativo “fantastico” di Capponi:
imperfetto, ma coraggioso
CI VUOLE SCIENZA, ci vuol costanza ad invecchiare senza
maturità. Rivendicazione e ammissione di Guccini, che
andrebbe bene anche per Luciano Capponi che cento ne
pensa e cento ne fa. Pilota d’aerei e regista, tra le altre
cose, di sicuro non ha paura di volare, metaforicamente e
non. E così in un cinema italiano che teme la novità, lo
sguardo eccentrico, il genere - soprattutto se fantasy - lui
decide di buttarsi in una storia rischiosissima, con tratti
onirici e fantastici che terrorizzerebbero molti altri. Con
un vino - poi prodotto veramente - tre ragazzi scoprono
una strada per l’aldilà. Il guaio è che è a doppio senso e
dove entrano loro, esce, nel mondo dei vivi, un serial
killer. Una spy-story fantastica, che ha momenti che
ricordano il fantasy americano e altri quello più
artigianale alla Chiarini del bellissimo L’uomo
fiammifero, e che pur nelle sue imperfezioni, si fa voler
bene. Per tutte le partecipazioni (Bouchet, Colangeli, De
Razza, Vincent Riotta, persino il campione di boxe Patrizio
Oliva, ottimo senatore romano) e per costumi e
scenografie che non sembrano da basso budget. Per una
regia che ha bei guizzi, per una storia strampalata e
piacevole. E alla fine è impossibile non sorridere,
tornando un po’ bambini.
BORIS SOLLAZZO
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
66
Luciano Capponi
Pietro Ragusa, Francesco Martino
Fantasy, Colore
Borgo dello Spettacolo
100’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
F. Gary Gray
Gerard Butler, Jamie Foxx
Thriller, Colore
Moviemax
108’
CHI BEN COMINCIA è a metà dell’opera. Benedetta saggezza
popolare, ha sempre ragione, anche al cinema. Quasi
sempre. Già, perché Giustizia privata ha un inizio clamoroso,
durissimo, potente. Un uomo felice, Gerard Butler, viene
sorpreso dal male assoluto, inspiegabile, implacabile nella
sua casa. Due ladri psicopatici sterminano la sua famiglia,
lasciandolo in vita, condannato a ricordare l’orrore. Si affida
alla legge, fiducioso, scoprendo che la giustizia è solo
l’illusione della brava gente. Il procuratore (Jamie Foxx, due
film in quest’estate italiana, è il protagonista di The Soloist),
più preoccupato della sua percentuale di processi vinti che di
fare la cosa giusta, patteggia. Il complice viene condannato a
morte, il capo si fa pochi anni, ridendogli in faccia. L’unico
modo per vendicare il suo dolore, è farsi giustizia da solo.
Contro i colpevoli. Tutti. I carnefici e il Sistema. Un film
estremo e coraggioso nel portarsi ben oltre i limiti della
morale comune, ma il regista F. Gary Gray si abbandona ad
eccessi di ogni tipo. Dialoghi, sceneggiatura e colpi di scena
che vorrebbero essere geniali sono solo incredibili, nel senso
più letterale e negativo del termine. E Butler continua a
nascondere il suo talento dietro le faccette d’ordinanza.
BORIS SOLLAZZO
%
anteprima
Panico al
villaggio
La scomparsa
di Alice Creed
Un thriller
e un saggio di cinema sul
sacrificio dell’attore: sorprendente prova della
Arterton
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
Dal Belgio un esempio di “claymation”
anarcoide e strampalata, tutta gag e
catastrofi. Faticosa
NON POSSIEDE LA MAGIA DELLA PIXAR né la poesia in
stop motion di Tim Burton. Panico al villaggio del duo belga
Patar/Aubier è invece esempio di animazione artigianale
che punta sulla libera immaginazione per aggirare la
penuria drammaturgica. Basata su una striscia televisiva di
successo e Platinum Grand Prize all’ultimo Future,
l’operazione è una claymation (animazione con pupazzi)
stralunata dove personaggi di plastica, sostenuti dalla tipica
pedana dei vecchi modellini per l’infanzia, danno prova
d’imbranata inettitudine generando continue catastrofi.
Qualcuno ha scomodato Tati e Keaton per via dello humor
strampalato e anarchico del film. A noi sempre piuttosto un’
innocua comicità tutta gag e confusione, travalicata dalla
continua invenzione di mondi (i 3 protagonisti – Chaval, CoBoy e Indien - vengono catapultati fino alle viscere della
terra, in fondo all’oceano e ai poli) e dal retrogusto
nostalgico di silhouette condannate a spostarsi saltellando
lungo l’asse orizzontale dell’inquadratura. Oltre la loro
frontalità nulla o quasi: divertimento estemporaneo,
estetica povera, recitazione esagitata. Che non risparmiano
la fatica dell’ora e passa di durata. A riprova che la buona
televisione può sempre diventare cattivo cinema.
GIANLUCA ARNONE
%
Regia
Genere
Distr.
Durata
68
Vincent Patar, Stéphane Aubier
Animazione, Colore
Nomad Distribution Srl
75’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
J Blakeson
Gemma Arterton , Eddie Marsan
Thriller, Colore
Mikado
100’
SI TOCCANO, si (con)fondono quasi. Film e Cinema. L’ostaggio
è nelle mani dei due aguzzini, l’attrice in quelle di spettatore e
regista. La scomparsa di Alice Creed autorizza una lettura
obliqua. Storia di un rapimento dove non si vede il rapimento.
Né situazioni coeredi al genere (famiglie in ansia, poliziotti,
fughe). L’azione tutta all’interno di un appartamento, il climax
delegato al flusso emotivo, le strategie manipolatorie e le
informazioni che regolano gli scambi tra i 3 personaggi. Indizi
discorsivi rimandano a uno schema teorico soggiacente. Il
punto di vista oscilla, scambiando incessantemente oggetto e
soggetto scopico. L’istanza narrativa chiama in causa – in una
sorta di controcampo sorgivo - il regista (l’autore del piano), lo
spettatore (il complice) e l’interprete (la vittima). La vera
messa in scena riguarda il sadismo al lavoro sul corpo
dell’attore. Tutto – pelle, orifizi, deiezioni, iniezioni - viene
offerto sull’altare amorale dello sguardo. E lì Gemma Arterton
– nuovo volto del firmamento hollywoodiano - non si
risparmia, redimendo un film che altrimenti darebbe solo
sorprese idiote e pulsioni misogine. La scomparsa di Alice
Creed è soprattutto la storia del suo coraggioso disvelamento.
GIANLUCA ARNONE
%
anteprima
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teratura: novità e bilanci
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Ho
DVD
L’ultimo Diritti,
poi mostri, extra
e Blu-ray
Borsa del Cinema
Non solo Palme,
Elio Germano
“invisibile” in sala
Libri
In ricordo di Corso
Salani. Monografie
Cissé e Wong
Kar-wai
Colonne sonore
Il nostro Marianelli
per il violoncello
del Solista
Per la prima
volta in un
unico cofanetto
la straordinaria
opera
audiovisiva di
Godard
Histoire(s) du cinéma
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
di Valerio Sammarco
Alle origini
di Predator e il nuovo
Wolfman: creature
pericolose e spettacolari,
in Blu-ray
Estate mos
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
COME SPESSO ACCADE, la
sinergia tra i mercati theatrical
e homevideo “genera mostri”.
Nell’accezione più spettacolare
del termine, l’estate cinematografica si appresta ad ospitare
nelle sale Predators e la 20th
Century Fox Home Entertainment ne approfitta per arricchire la propria offerta di titoli nel
formato Blu-ray proponendo
“Predator Hunter Edition”,
accattivante edizione con l’insuperato capostipite della saga
of, “Predator: evoluzione della
specie – cacciatori di estrema
perfezione”, “Scene tagliate e
outtakes”. Lo stesso “Predator
Hunter Edition” è disponibile
nel cofanetto Predator Le Origini – Duo Pack, che include
anche il secondo film della
serie, diretto senza troppe fortune nel 1990 da Stephen
Hopkins. L’accoppiata estiva di
mostri da salotto è completata
da Wolfman, che Universal Pictures International Entertain-
inaugurata nel 1987 da John
Mc Tiernan e Arnold Schwarzanegger. Neanche a dirlo,
oltre all’opportunità di potersi
confrontare nuovamente con il
film (ottenuto dal Master
HD completamente rinnovata), sarà possibile
penetrare ulteriormente
nell’inospitale giungla che
fa da sfondo all’opera
grazie ai numerosi contenuti
speciali, tra i quali il Making
ment propone in varie versioni: la più interessante, e spettacolare, è la Blu-ray Disc Extended Edition, con 16’ inediti di
film e oltre un’ora di contenuti
speciali, tra i quali i “Finali
alternativi”, “Il creatore della
Bestia”, “I segreti della trasformazione”. E un fantastico regalo grazie al BD Live: la possibilità di vedere in streaming l’originale Uomo lupo del 1941,
con Lon Chaney Jr.
truosa
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Arte e politica
Histoire(s) di Godard e doc
su Bologna: in cofanetto
L’uomo che verrà
Intervista a Giorgio Diritti e backstage negli extra
Gran Premio della Giuria e
Premio del pubblico al Festival di
Roma, David di Donatello per il
miglior film: finalmente in home
video, arricchito da un approfondimento nei contenuti speciali
(oltre al trailer e alla galleria fotografica, il backstage del film e
l’intervista con il regista curata da
Barbara Sorrentini), è L’uomo che
verrà di Giorgio Diritti, recitato in
antico dialetto emiliano e incen-
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
trato sulla strage di Marzabotto
(780 civili uccisi dalle SS, in prevalenza donne e bambini, nella
notte tra il 28 e il 29 settembre
1944) e raccontato attraverso gli
occhi della piccola Martina (Greta
Zuccheri Montanari, splendida),
che proprio quella notte vedrà
nascere il suo piccolo fratellino,
l’Uomo che verrà.
Come sempre, quando si tratta di
edizioni curate dalla Cineteca di
Bologna, sarebbe bene non
perdere l’occasione: duplice in
questo caso, perché da una parte
si può finalmente “collezionare”
la fondamentale Histoire(s) du
cinéma di Jean-Luc Godard, serie
realizzata in dieci anni e raccolta
ora in due Dvd, realizzati con il
Museo Nazionale del Cinema di
Torino e accompagnati da un
booklet che propone un’antologia
dei migliori testi di studiosi
francesi e italiani che hanno
affrontato la complessa sfida
posta dall’opera godardiana.
Dall’altra, sempre in cofanetto
con booklet allegato,
l’interessante La febbre del fare.
Bologna 1945-1980 di Michele
Mellara e Alessandro Rossi,
documentario che raccoglie rare
immagini d’archivio e
testimonianze dalla città ideale
della sinistra italiana: storie di
cittadini e di governo, di un
“prospero paradosso e di
un’utopia realizzata”.
ED. CINETECA DI BOLOGNA
DISTR. DOLMEN HOME VIDEO
Laclassedeiclassici
a cura di Bruno Fornara
REGIA Frank Capra
CON Warner Baxter,
Mirna Loy
GENERE Commedia
(1934)
DISTR. Eagle Pictures
A History of
Violence
Il grande film di Cronenberg in Blu-ray.
Occhio agli extra
Strettamente confidenziale
I grandi registi si riconoscono
tali anche nei loro film cosiddetti “minori”. Frank Capra è
un grande regista anche in
questo Broadway Bill che non
è neppure tanto minore. Anzi:
risulta “capriano” a tutti gli
effetti. Broadway Bill è un
cavallo di provincia, senza carriera alle spalle, senza nessuna
fama, ma con un gran cuore. È
talmente semplice questo
cavallo che ha per amico un
gallo che gli sta in groppa e gli
fa chicchirichì in piedi sulla
testa. Oltre al cavallo, ci sono
nel film Warner Baxter, Mirna
Loy e Walter Connolly. Il primo
dovrebbe dirigere una fabbrica
di scatole ma ha la passione
per l’ippica. La seconda è innamorata del primo che però ha
sposato una sua sorella. Il terzo
è il burbero proprietario di
tutte le fabbriche e banche che
ha affidato ai pallidi mariti
delle figlie. Si capisce fin dall’inizio come andrà a finire: ma
come sempre in Capra quel
che conta è la voglia di stare
accanto agli ultimi, è la decisione, per chi è infelice, di cambiare vita. Tutti punteranno su
Broadway Bill che correrà il
derby. E anche Dan sarà premiato: abbandonato dalla gelida e inutile mogliettina avrà al
fianco l’appassionata sorella
(oltre al non più burbero e
sempre ricco suocero).
Fi lm in or bi ta
a cura di Federico Pontiggia
Walter Matthau
(Studio Universal)
A 10 anni dalla morte, i primordi pirotecnici di
Matthau, lanciato sul palco a 45 anni da Neil Simon
ne La strana coppia (1965). Omaggio in 5 film, tra
cui il cult di Wilder Non per soldi... ma per denaro.
First Years
(Joi)
Con Samantha Mathis, ecco la prima stagione di
First Years, remake Usa del BBC This Life.
Protagonisti degli avvocati 30enni: stessa azienda,
università e casa, ma non chiamateli Friends…
Sir Arthur Conan Doyle
(Hallmark)
Se n’è andato 80 anni fa, ma lo scrittore e medico
scozzese non ci lascia: tutte le domeniche di luglio
e agosto, Il taccuino di Sherlock Holmes, l’ultima
raccolta sul celebre investigatore di Scotland Yard.
IN ATTESA DEL NUOVO A DANGEROUS METHOD
(ancora in lavorazione), con Viggo Mortensen
impegnato nei panni di Sigmund Freud, si torni
alla prima – straordinaria – collaborazione (bissata
poi con La promessa dell’assassino) tra l’attore
newyorkese e il regista canadese David
Cronenberg, A History of Violence (2005), così
lontano e così vicino agli orrori sottocutanei raccontati nei film d’esordio ed esplorati in seguito (si
pensi a Dead Ringers o al più recente eXistenZ):
qui si parte dal romanzo a fumetti di John Wagner
e si giunge ad un altro, inesorabile, racconto di
(de)formazione, con il protagonista Tom Stall
costretto dagli eventi a disseppellire il lato oscuro,
e violentissimo, di una vita apparentemente
dimenticata. Attenzione agli extra: oltre alla duplice versione (americana e internazionale) del film,
lo speciale “Atti di violenza” e la spiegazione sul
perché la “scena 44” sia stata tagliata.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
luglio-agosto 2010
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Gusto misto
Action, romantici e fumetti:
le altre novità
La volpe perde il pelo...
In alta definizione il Mr. Fox in stop-motion di Anderson
Arriva (dal 25 agosto) in formato Blu-ray
HD + DVD e Disco singolo l’ultimo, divertente lavoro di Wes Anderson, Fantastic Mr. Fox,
tratto dall’omonimo racconto di
Roald Dahl e realizzato in stopmotion. Oltre a poter (ri)apprezzare il film, l’occasione è ghiotta
intanto perché finalmente si
potranno riascoltare le voci dei
doppiatori doc dell’originale (da
Clooney a Meryl Streep, da Jason
Schwartzman a Bill Murray), poi perché attraverso i contenuti speciali sarà possibile intraprendere un affascinante viaggio alla scoperta
del mondo di Roald Dahl, scoprire i segreti del
making of del film e della stop motion, gettare
uno sguardo sul mondo dei colori e delle
musiche dal gusto retrò in stile anni ’60 o ’70
che – come al solito – hanno ispirato il geniale
Anderson.
DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT
La fiera dell e nov ità
E3 2010
A Los Angeles i videogiochi e le
periferiche del futuro
Da qualche giorno si è conclusa a Los Angeles
l’E3, la fiera più importante al mondo dedicata
all’intrattenimento videoludico, grazie alla quale è
possibile visionare tutti i videogiochi e le
periferiche che usciranno nel prossimo futuro. Le
novità sono state tante, ma quelle più importanti
sono tutte legate alla maniera con cui si
interagirà con i videogiochi stessi. La prima
proviene da Microsoft con “Kinect”, telecamera
che permette di giocare e navigare senza alcuna
periferica, se non muovendo le mani o il corpo
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
per interagire con quello che accade a schermo.
La seconda è di Nintendo, che ha presentato
una nuova console portatile, il 3DS, che
permetterà di giocare con una nuova profondità
e in tre dimensioni, perlopiù senza la necessita
di occhialini… Potere della tecnologia!
Per saperne di più visitate www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
E’ l’estate di
Nimród Antal, in
sala con il nuovo
Predators, in
homevideo con
Blindato, action
dello scorso
anno mai arrivato
sugli schermi, forte
di un cast niente
male (Dillon, Reno,
Fishburne) e
dall’adrenalina
garantita.
Distribuisce Sony
Pictures Home
Entertainment, che
sul fronte
commedie
romantiche,
propone anche
Che fine hanno
fatto i Morgan?
(edizione Bluray ricca di
extra).
Sentimentali, ma senza risate,
Amelia di Mira Nair, con Hilary
Swank e Richard Gere (Fox) e Io
sono l’amore di Luca
Guadagnino (Dolmen, interviste
e backstage negli extra).
Numerosi i contenuti speciali
per il Blu-ray dell’apocalittico
Codice Genesi (01 distribution) e
Collector’s Edition per Satanik
di Piero Vivarelli e The
Diabolikal Super-kriminal di SSSunda (CG Home Video), “eroi”
del fumetto nero anni ’60. Dal
primo libro della saga best
seller di Rich Riordan, infine,
arriva Percy Jackson e gli dei
dell’Olimpo (Fox): tra i molti
extra, “Scopri i tuoi poteri” e
“Dove si addestrano gli eroi”.
Buon divertimento.
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Borsa del cinema
di Franco Montini
Germano premiato a
Cannes per La nostra
vita, mai in sala per
La bella gente
di Ivano De Matteo
Elio nascosto
Dopo il prestigioso riconoscimento
come miglior attore conquistato al Festival
di Cannes per La nostra vita, Elio Germano
è in questo momento, fra gli interpreti italiani, il nome di maggior richiamo.
Sull’onda del prestigio e della notorietà
derivate dal premio, sarebbe logico approfittarne e, avendone l’occasione, proporre
sul mercato qualche altro film con
Germano, prima che, senza nulla togliere
al talento dell’attore, destinato a crescere
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rivista del cinematografo
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luglio-agosto 2010
ulteriormente, il momento magico fatalmente si dissolva. Invece sta accadendo
esattamente il contrario; ancora prima di
girare il film di Luchetti, Elio Germano è
stato il protagonista de La bella gente per
la regia di Ivano De Matteo. Il film denuncia il perbenismo ipocrita di una famiglia
progressista, che prima decide di prendersi
cura di una giovane prostituta dell’est, poi
quando il figlio, interpretato da Germano,
se ne invaghisce e la ragazza diventa una
presenza scomoda e ingombrante, non
esita ad abbandonarla. Oltre a Germano,
nel film ci sono Monica Guerritore,
Antonio Catania e Victoria Larchenko.
La bella gente ha già alle spalle un lungo e
prestigioso curriculum festivaliero: ha partecipato al festival di Torino, ha vinto il
Grand Prix ad Annecy e conquistato vari
riconoscimenti a Villerupt, Grenoble,
Tolosa, Bastia, Istanbul. Acquistato dalla
distribuzione francese Bellissima di Fabio
Cast & Crew
di Marco Spagnoli
L’isola che c’è
Incontro con Giorgio Ginori, l’organizzatore di rassegne estive
Conversi, il film uscirà presto
sul mercato transalpino, ma,
al momento, non ha ancora
una distribuzione italiana.
Il caso dimostra che c’è
qualcosa che non funziona
nel mercato italiano, dove
pure il numero dei film
distribuiti continua ad essere
ampio (355 nel 2009) e
comprende anche molti titoli del tutto inutili.
Nonostante il contenuto
volutamente provocatorio,
c’è da credere che l’ostracismo finora dimostrato nei
confronti del film di De
Matteo non nasca da censure di tipo politico, quanto da
una colpevole disattenzione
da parte delle case di distribuzione e dalla penalizza-
Un evento unico nel suo genere: una manifestazione che da 16 anni prende vita nel
cuore di Roma proponendo per 70 giorni,
da giugno a settembre, una programmazione da Festival in un clima festoso e familiare. L’Isola del cinema, ideata e diretta da
Giorgio Ginori è un sofisticato sistema di
arene e di spazi di incontro, situato sulle
sponde dell’Isola Tiberina.
L’Isola del Cinema dura tutta l’estate…
Le prime edizioni erano limitate alla durata
classica di questi eventi, massimo un mese.
Poi, però, è stata la location a reclamare un
tempo così lungo diventando uno spazio
aperto di confronto e di incontro culturale,
prima ancora, quasi, che evento cinematografico.
Come?
Costruendo intorno quelle che chiamiamo
scherzosamente ‘cinergie’, luoghi dove i
legami tra letteratura, musica, archeologia e
cinema, nonché tutta la parte legata ai
mestieri dell’audiovisivo possa giocare un
ruolo importante per coinvolgere il pubblico.
Qual è il segreto del successo?
L’importante è crederci, perché solo così
puoi affrontare la fatica, offrendo “mente,
corpo e anima”. Al tempo stesso, però, la
rilevanza di alcune parti di questo lungo
progetto sono quelle che hanno determinato la grande attenzione del pubblico.
Una qualità irrinunciabile per questo
impegno?
Un alto tasso di ottimismo che consenta di
potere vedere i problemi e affrontarli con lo
spirito giusto. Mai lasciarsi prendere dalla
malinconia.
L’ostracismo nasce da una colpevole disattenzione
da parte delle distribuzioni
zione di cui è vittima la produzione indipendente. La bella gente è stato realizzato
con il decisivo apporto dei fondi ministeriali, intervenuti per un importo di 450mila
euro, e non ha alle spalle nessuna casa di
produzione che conti. Si tratta di un film
poco attraente per i listini delle grandi
distribuzioni e molto rischioso per le piccole case. La verità è che gli spazi di visibilità per il cinema d’autore firmato da
registi che non siano già consacrati da un
acclamato prestigio si stanno progressivamente riducendo. Le distribuzioni forti
tendono ad investire sempre meno più
sulle novità e gli emergenti; le distribuzioni attente alla ricerca incontrano crescenti
difficoltà a fare uscire i propri prodotti in
sala.
Mentre per il cinema commerciale si assiste ad una crescita ed ad una proliferazione di circuiti, fenomeno che favorisce la
concorrenza e offre spazi di libertà, per il
cinema di qualità sta accadendo esattamente il contrario: si sta determinando
una sorta di monopolio dell’esercizio, che
fa capo a Circuito Cinema e che tende a
penalizzare i film che non appartengono
alle distribuzioni che partecipano al circuito stesso. E così se La bella gente non ha
trovato una distribuzione, altri film si sono
dovuti accontentare di uscite quanto mai
aleatorie e disordinate, come accaduto di
recente a Non è ancora domani e La cosa
giusta. Si assiste, insomma, ad una dilapidazione di energie creative e di talenti che
potrebbero fornire occasioni di rinnovamento e di ricambio alla nostra industria
cinematografica. Un autentico peccato.
box office (aggiornato al 5 luglio)
1 Eclipse .......................................................... €
2 A-Team ...................................................... €
3 Poliziotti fuori ............................................ €
4 The Hole .................................................... €
5 Prince of Persia: le sabbie del tempo... €
7,802,936
1,972,742
322,437
1,666,314
6,598,898
6 5 appuntamenti per farla innamorare...
7 Tata Matilda e il grande botto................
8 Il segreto dei suoi occhi...........................
9 L’imbroglio nel lenzuolo...........................
10 Bright Star ...............................................
€ 669,687
€ 1,348,260
€ 706,016
€ 272,944
€ 549,352
N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi
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DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Libri
In ricordo di Corso
L’ultimo viaggio
Per non dim ent ica re
La div a allo spe cch io
Era il regista dell’altrove e se n’è andato improvvisamente,
lasciandoci attoniti e increduli a domandarci se non sia un’altra
delle sue storie di viaggio che, unendo in modo unico la sua vita
con la finzione, rimangono in sospeso, davanti al Mar Baltico o
su un altopiano argentino. Il modo più bello per ricordare Corso
Salani è rivedere i suoi film, rari e quasi introvabili come le
gemme preziose. Siamo fortunati: poco prima di morire, Corso
aveva tirato fuori uno dei suoi gioielli: Gli occhi stanchi è appena
uscito in DVD allegato al volume di Giuseppe Gariazzo
Conversazioni, il cinema nelle parole dei
suoi autori (Lineadaria, pagg 380, € 24,00),
una bella raccolta di interviste a una
quarantina di registi, tra cui due inedite allo
stesso Salani. Per approfondire il suo
cinema ricordiamo l’ottima raccolta di saggi
South by Southwest di Morsiani e Agusto (Il
Castoro).
Quale mondo era nascosto dietro i grandissimi occhi bistrati
di Greta Garbo? Attrice divina, leggenda, dea, sogno proibito
di qualsiasi uomo, ma anche donna dal passato misterioso,
segnato da povertà, rassegnazione e pigmalioni affascinanti
capaci di traghettarla fino all’Eden dorato di Hollywood. Il
mito, ma anche la donna vengono raccontati da Italo Moscati
nel suo Greta Garbo diventare star per sempre (Edizioni
Sabinae, pagg. 232, € 18,00). A vent’anni dalla sua morte,
arriva una biografia che è anche il ritratto
di un’epoca e di una diva capace, come il
secolo che ha attraversato, di trasformarsi
mille volte per poi abbandonare
silenziosamente le scene, prima che il suo
volto bellissimo fosse solcato dalle rughe,
diventando per sempre aura, ricordo, senza
però mai rinunciare alla sua più grande
ambizione, vivere.
GIORGIA PRIOLO
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
luglio-agosto 2010
CHIARA SUPPLIZI
FOTO DI NICOLA CASAMASSIMA
Salani, tra i registi delle
Conversazioni firmate
Gariazzo. Con Gli occhi
stanchi in allegato
Cissé, Africa
Monografia dedicata ad uno dei massimi autori del cinema
africano, il maliano Souleymane Cissé, primo regista
dell’Africa subsahariana a portare un film in concorso a
Cannes (Yeelen, Premio della Giuria nel 1987). Souleymane
Cissé. Con gli occhi dell’eternità di Maria Coletti e Leonardo
De Franceschi (Kaplan, pagg. 240, € 20,00) sintetizza un
quadro biofilmografico, un’analisi delle opere e un’antologia
di interviste in tre parti: L’uomo ricostruisce il percorso
umano e professionale del regista; I film presenta una
rilettura testuale delle principali opere; Il
mondo ripercorre l’opera filmica di Cissé in
una prospettiva trasversale, in relazione ai
quattro elementi alla base dei sistemi
cosmologici (Terra, Aria, Fuoco, Acqua). Con
questo volume, gli autori continuano il loro
lavoro di promozione del cinema d’Africa già
instaurato con il portale Cinemafrica.org.
Studiare Il Vangelo
Pier Paolo Pasolini: un’altra chiave di lettura
di Roberta Pugliese
GIULIO BASSI
Inedito Wong
“Il film è come una stanza che via via si riempie di mobili
collocati alla rinfusa. Dopo, io rimetto la stanza in ordine”. È
così che compone i suoi film Wong Kar-wai: riprendendo i suoi
attori sulla base di un istinto e una sensibilità uniche e
costruendo la narrazione filmica al montaggio. È paradossale
ma proprio l’autore più esteticamente raffinato e formalmente
ineccepibile confessa di non sapere in anticipo che film farà e
quella che a noi giunge come studiatissima perfezione è in
realtà frutto di un talento visivo potente in
libertà. È una lettura interessante, dunque, il
nuovo volume de Il Castoro Cinema su Wong
Kar-wai (pagg. 227, € 15,50) in cui Silvio
Alovisio segue cronologicamente e in
dettaglio l’evolversi del percorso artistico di
un autore che sfugge ai tentativi di
classificazione critica, ma che è sicuramente
una figura chiave del cinema contemporaneo.
GIORGIA PRIOLO
Romanzo di celluloide
“Papà aveva occhi da cinema. Occhi grigiazzurri, un po’
metallici… amati dai registi, perché assorbono la luce dei
proiettori e la rifrangono… cangianti e dunque compatibili
con le diverse vite interiori che debbono far affiorare in
superficie…”. Esordisce così nel prologo di Occhi da Cinema
(Ibsiskos Ulivieri, pagg. 178, € 15,00) Leandro Castellani,
noto autore e regista che ha dato un valido contributo alla tv,
al cinema e alla radio spaziando dal grande sceneggiato alla
biografia. In questo singolare romanzo familiare, fra
memoria e invenzione, si narra la vicenda a
tratti patetica e umoristica di Lucio Mario
Dani, giovane attore in cerca di gloria travolto
nelle spire del cinema muto. Uno sguardo
scanzonato su alcune pagine del cinema
italiano. Un viaggio disincantato fra i fragili
miti del cinema, arricchito da citazioni, figure
e simboli in un ardito e divertente pastiche.
GIULIO BASSI
Tomaso Subini
Tre studi su “Il
Vangelo
Secondo
Matteo”
di Pier Paolo
Pasolini
Ed. Cortina
€ 13,00
Pagg. 113
Approfondendo il quadro storico e culturale degli
anni in cui si svolse il Concilio Vaticano II, Tomaso
Subini in Tre studi su “Il Vangelo Secondo Matteo” di
Pier Paolo Pasolini (Raffaello Cortina, pagg. 113, €
13), ripercorre la storia di Gesù raccontata nel
Vangelo Secondo Matteo.
I tre studi, riproposti nel libro in traduzione,
analizzano la struttura dell’opera cinematografica, i
criteri usati per selezionare i protagonisti, la scelta
delle ambientazioni e della colonna sonora.
Rimasto fedele al testo originale, nella stesura della
sceneggiatura, Pasolini non realizza scene portanti:
proprio come nel Vangelo, ogni scena è di importante
rilevanza. Attraverso articoli, testimonianze e lettere
inviate a Pasolini da parte di amici intellettuali e
spettatori dopo l’uscita del film, si manifesta, almeno
in parte, l’impatto che l’opera ebbe sul pubblico.
Partendo da un’accurata descrizione del contesto
sociale in cui viene ideato il film, e passando alla fase
di realizzazione e distribuzione, viene approfondita
una delle opere più discusse di Pasolini che,
presentata al Festival Internazionale di Venezia nel
1964, vinse prestigiosi premi. Subini pone l’attenzione
su come sia possibile interpretare l’opera attraverso
diverse chiavi di lettura: i tre studi non sempre
concordano nell’interezza dell’analisi. Dialoghi e
dibattiti accesi tra cattolici e comunisti fanno da
sfondo a tale opera pasoliniana.
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
di Gianluigi Ceccarelli
Colonne Sonore
Visti da vicino
Anima solista
Il Premio Oscar Marianelli per lo straniamento
del violoncellista homeless Jamie Foxx
Dario Marianelli, pisano
trapiantato in America e
meritato vincitore dell’Oscar per la soundtrack di
Espiazione, replica in The
Soloist il proprio personale, “diegetico” approccio al
commento musicale, che
mai esula dalle immagini e
dai suoni interni alle
inquadrature. Se in Espiazione il tema per pianoforte era contrappuntato dal
battere incessante di Saoirse Ronan sui tasti della
macchina per scrivere, qui
il violoncello di Jamie
Foxx è utilizzato da Marianelli come strumento solista, per tratteggiare un
protagonista assolutamente isolato dal contesto che
lo circonda. Se il senso di
solitudine in This is My
Apartment è pressoché
totale, A City Symphony e
la sovrapposizione di
sonorità da camera e
rumori urbani evocano lo
straniamento di un Foxx
homeless e alle prese coi
problemi della propria
mente, in una metaforica
impossibilità di armonizzare con l’orchestra circostante (There is no escape,
la drammatica Falling
Down). Marianelli orchestra il buio della mente,
squarciato da spiragli di
luce (la dolcezza di Sister,
col piano a far da rassicurante accompagnamento)
e da una strabiliante Cello
Lesson che è saggio di tecnica e rivelazione febbrile
della propria anima. La
lunga Mr. Ayers and Mr.
Lopez è una placida, omogenea armonia tra strumenti che conclude l’evoluzione del personaggio,
non più mina vagante ma
parte integrante di un
sistema perfetto o perfettibile: il mondo.
Per tut ti i gus ti
a cura di Federico Pontiggia
Un microfono
per due
Il compositore
canadese
Christophe Beck per la nostalgia canaglia e
canterina di Jason Schwartzman e Ben
Stiller. Troppo teatro e troppo a cappella,
perché questo microfono non stoni…
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Il fuoco
Il post rock
strumentale dei
Giardini di Mirò per Il fuoco, capolavoro del
muto tricolore diretto nel 1915 da Giovanni
Pastrone con Gabriele d’Annunzio. Il 21 luglio
a Pordenone per “Visioni sonore”.
Shrek e vissero
felici e contenti
Il primo Shrek lo
divise con John
Powell, poi è rimasto solo: Harry GregsonWilliams risfodera la bacchetta per il quarto e
ultimo Orco Verde. Indimenticabile il lullaby
d’apertura, uno spartito per grandi e piccini.
UNA PARTNERSHIP A SOSTEGNO
DELLE CAUSE AMBIENTALI
Leonardo DiCaprio e TAG Heuer uniscono le loro forze
per contribuire alle iniziative di Green Cross International.
Per saperne di più, www.tagheuer.com - 800.99.11.66