la prevenzione degli incidenti domestici nel bambino la prevenzione

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la prevenzione degli incidenti domestici nel bambino la prevenzione
notizie
n 2. 2010 anno XXVIII
BREVI
dal Policlinico di Milano
Periodico di informazione del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia
donatori
in diretta
In caso di mancato recapito restituire al mittente che pagherà la relativa tassa
spedizione in a.p. art: 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano
quando la
donazione
ispira l’artistico
domenica
13 giugno: giornata
mondiale del
donatore di sangue
alimentazione
e benessere
le diete ‘fai da te’...
quali i risultati
tempo
libero
l’abbazia
di Mirasole
approfondimenti
salute
la prevenzione primaria
dei tumori
la prevenzione
degli incidenti domestici
nel bambino
Due Associazioni
in una!
Cari amici, è con gioia che oggi possiamo
annunciare la fusione fra l’Associazione ‘Sano
come un donatore’, che ha per anni assicurato il
servizio trasfusionale alla Mangiagalli e agli
altri Istituti Clinici di Perfezionamento (ICP),
con l’Associazione Amici del Policlinico
Donatori di sangue che, dal 1974, serve il Policlinico ed altri
10 ospedali della città. Contrariamente a quanto siamo soliti
osservare nella nostra società, le nostre Associazioni di donatori di sangue hanno dato un’altra prova di grande consapevolezza civile: non ci preoccupiamo di affermare la nostra individualità, di moltiplicare le cariche associative, di apparire nelle
manifestazioni pubbliche, di chiacchierare in TV. Ci preoccupiamo solo di lavorare con serietà e competenza per aiutare i
nostri malati a guarire. Quest’anno raggiungeremo il ragguardevole numero di circa 24.000 donatori iscritti alla nuova
Associazione che mantiene il nome di “Amici del Policlinico e
della Mangiagalli Donatori di sangue” rispecchiando in pieno
l’ottimo risultato conseguito dalla fusione del Policlinico con
gran parte dell’ICP (Mangiagali, Regina Elena, Clinica
Pediatrica, Pad. Devoto), a costituire la Fondazione IRCCS
Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico. Raggiungeremo
così le 35.000 donazioni e forse più, e implementeremo una
ancor più ampia valutazione dello stato di salute dei donatori.
Infatti alle iniziative di medicina preventiva che già conoscete
(cardiorisk in primis) aggiungeremo un programma di valutazione del rischio di osteoporosi (denominato FRAX), di cui
scrive il dottor Fabio M. Ulivieri in questo numero. Si tratta
di misure di salute pubblica applicate a popolazioni modello
(es. i donatori di sangue), effettuate con la collaborazione
dell’Istituto Superiore di Sanità, che speriamo possano risultare trasferibili ad altre comunità della popolazione italiana.
Infatti come sosteneva B. Franklin “un’oncia di prevenzione
vale più di una libbra di cura” e questo non solo in termini
economici ma soprattutto di benessere di ciascuno di noi. La
malattia è dolore e paura, i suoi rischi sono sempre temibili, i
risultati delle cure non sempre ottimali: ecco perché dobbiamo
investire nella prevenzione. Questo intende continuare a fare
l’Associazione che impiega le risorse di cui dispone per tutelare la salute dei suoi donatori, in questo confortata dall'alto
grado di fidelizzazione da loro dimostrato nei confronti
dell’Ospedale Policlinico e dei suoi malati.
Studiando e operando con questi obiettivi l’Associazione che ho
l’onore di presiedere si propone di offrire ai suoi iscritti servizi
sanitari sempre innovativi, in collaborazione con i centri di
alta specialità dell’Ospedale Policlinico e grazie alla illuminata
partecipazione degli Amministratori. Lo studio, l’esperienza
clinica, lo spirito di servizio di tutto il personale del Centro
trasfusionale sono la migliore garanzia che i donatori della
neonata Associazione potranno continuare ad accordare al
Policlinico la loro preferenza.
Presidente
sommario
i servizi
donatori in diretta
4 La donazione di sangue fra i giovani
6 Quando la donazione ispira l’Artistico
8 Campagna cinema! OPUS Proclama
spa per la donazione di sangue
9 Donare in estate senza correre rischi
approfondimenti salute
10 La prevenzione primaria dei tumori
12 Osteoporosi: nuovi strumenti nella
prevenzione
staminali
17 First: il forum italiano della ricerca
brevi estate
21 Un bagaglio di precauzione...
per partire sereni
23 La detersione ottimale della cute
e dei capelli
alimentazione e benessere
25 La dieta ‘fai da te’...quali i risultati
tempo libero
27 L’Abbazia di Mirasole
inserto mamma e bambino
14 La prevenzione degli incidenti domestici
nel bambino
le rubriche
ADISCO
19 Donazione del sangue cordonale:
la parola all’ostetrica
20 L’Arte per Adisco
parliamo di noi
30 Storie dal Centro trasfusionale
In copertina
Scorcio del chiostro e della chiesa dell’Abbazia
di Mirasole.
(Foto di Elena Zito)
donatori in diretta
di Elena Zito
La donazione di
sangue fra i giovani
Tra motivazioni e ostacoli: ecco cosa
giovani e giovanissimi pensano della
donazione di sangue
Il 30 Ottobre 2009 si è concluso il
progetto di ricerca, finanziato da
Regione Lombardia, condotto in
collaborazione con AVIS mediovaresotto, dal titolo “Studio degli
ostacoli e delle motivazioni alla
donazione di sangue negli studenti delle Scuole Superiori di II
grado”. La ricerca, studio pionieristico della prospettiva degli
adolescenti in merito alla donazione, ha fornito una serie di interessantissimi spunti per meglio
comprendere vissuti, opinioni,
pregiudizi e idee di studenti di
età compresa tra i 13 e i 21 anni.
Da anni, la ricerca scientifica ha
interesse nel comprendere quali
siano gli elementi che possano
influire su una scelta di alto valore civile come la donazione di
sangue, ma questo non è stato
indagato tra chi si avvicina all’età
giusta per farlo. Gli adolescenti
rappresentano una fonte potenziale di grande interesse non
esclusivamente per l’apporto di
sangue che possono fornire: infor-
mentre, le restanti, di Milano e
hinterland. Il questionario, in
forma anonima, ha esplorato
diversi aspetti della donazione
quali: le condizioni che potrebbero avvicinare un giovane ad essa,
le conoscenze possedute, l’idea o
rappresentazione che i giovani
hanno in mente del donatore, ciò
che può ostacolare o rendere poco
attrattiva la donazione stessa.
Dai dati analizzati sono emersi
molteplici aspetti interessanti. Il
primo dato su cui vogliamo soffermarci è il numero di studenti
maggiorenni donatori, che rappresenta il 4,7% del campione
studiato, dato superiore (di circa
un punto percentuale) a quelli
indicati in letteratura per la popolazione generale dei donatori. È
un dato confortante rapportato al
piccolo campione studiato.
Abbiamo chiesto ai giovanissimi
donatori chi avesse influenzato la
loro scelta: il 27,9% rivendica la
propria autonomia e iniziativa, il
25% un genitore ed il 20% il per-
mare sulla ‘donazione di sangue’
può favorire la diffusione di stili
di vita sani, e contribuisce a sviluppare una cultura civica matura
e responsabile.
La ricerca è stata attuata dalle psicologhe Elena Zito, referente della
parte milanese dello studio e del
Progetto Scuole 2009-2010 del
Centro Trasfusionale
dell’Ospedale Policlinico, e da
Sara Alfieri, ricercatrice
dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Milano responsabile
della parte varesina della ricerca.
Grazie al contributo della società
Periscope srl della dottoressa
Lucia Di Franco, sono stati preliminarmente effettuati quattro
focus group, ovvero dei gruppi di
discussione, che sono stati utili ad
esplorare le opinioni degli adolescenti partecipanti. Dalle affermazioni raccolte sono stati elaborati
gli item, ovvero le domande di un
questionario poi somministrato a
ben 3.050 studenti di 11 scuole
diverse: due della città di Varese
Quanto incidono secondo te questi motivi?
Per quale ragione non andresti a donare?
100
4
3
La Dottoressa E. Zito presenta i risultati della ricerca, con il
Vicepresidente dell'Associazione Donatori, il Dottor G. Marmiroli,
il Professor P. Wholfarth e la Professoressa E. Parisi, del Liceo
Classico Tito Livio e del Liceo Scientifico Severi-Correnti.
2,93
3,14
3,49
3,35
3,25
Maschi
2,8
2,71
Maschi
Femmine
Femmine
3,1
2,66 2,73
55,4
2
50
45
33,1
30,9
1
17,3
9,5
di
vi
ta
St
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Pa
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a
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en
za
In
di
ff
io
ne
Di
si
nf
or
m
az
Pi
gr
iz
ia
0
15,4
13,5
1110,9
4,32,2
0
Paura
aghi
Paura
sangue
Paura
Paura
Paura Paura ciò
star male qualcosa contarre che non
non va malattia conosco
Chi potrebbe influenzare la tua scelta di donare?
Femmine
Maschi
42,3
60
32,8
30,6
27,9
27,8
53,8
45,7
30,7
40
20,9
20,2
17,9
27,7
19,9
20
14
mazioni indicano da un lato il
bisogno di entrare in contatto con
la necessità, e quindi con la realtà
dei fatti, e dall’altro la consapevolezza che per essere stimolati si
debba essere coinvolti personalmente e affettivamente. In merito
alla descrizione delle ragioni per
cui i giovani non vanno a donare,
gli studenti indicano indifferenza,
disinformazione, paura e pigrizia
come i maggiori deterrenti. La
disinformazione viene riconosciuta come uno dei maggiori ostacoli
alla donazione di sangue e, in
particolare, i giovani dichiarano
di voler ricevere informazioni
pratiche, riferite al dove e al
quando, tecniche, quali la quantità di sangue prelevata, la modalità di analisi e conservazione del
sangue, e fisiche rispetto all'esperienza in sé. I ragazzi descrivono
il mondo dei media come fonte di
informazione, ma scarsa nel caso
di televisione, radio, lezioni ed
incontri scolastici; a tal riguardo
sembra molto più efficace il passaparola tra amici, familiari e
conoscenti.
Come deterrente alla donazione
nei giovani, gli studenti interpellati rispetto alle proprie paure
riferiscono quella per gli aghi e di
star male o svenire in seguito alle
pratiche legate alla donazione.
Questi dati risultano coerenti con
quanto esposto nella letteratura
scientifica, ma un dato ci ha colpito: il 20,5% di risposte altro indica
che il campione considerato riferisce di avere paure non meglio
Vantaggi
concreti
ottenuti
Farlo con
amici o
compagni
Ne
ss
un
o
Do
na
to
re
Es
pe
rto
Am
ic
i
Pr
of
es
so
ri
sonale scolastico, di fatto confermando quanto la motivazione
personale e il ruolo di persone
significative d'esempio siano fondamentali per avvicinarsi alla cultura del dono.
Riferendoci a tutto il campione
studiato, i dati analizzati sembrano suggerire alcune ipotesi rispetto agli aspetti che possono avvicinare o allontanare i giovani dalla
donazione. Per quanto riguarda
le persone che potrebbero
influenzare i giovani a donare il
sangue si evidenzia una netta
preferenza per qualcuno che ha
già fatto l’esperienza (un donatore) o comunque per una persona
esperta; sembra tuttavia anche
molto evidente la necessità di
affermare una propria autonomia
di scelta da parte degli studenti:
se da un lato i giovani sembrano
cercare rassicurazioni da persone
competenti, dall’altro rivendicano
la propria responsabilità nel decidere autonomamente. Questo
comportamento risulta caratteristico della fascia adolescenziale,
in cui il principale tentativo di
crescita sembra essere quello di
appropriarsi di una propria identità personale, distinta da quella
degli adulti di riferimento. In
merito all’evento scatenante della
decisione di donare il sangue, la
maggior parte delle risposte sembra propendere per un’emergenza che coinvolge una persona
cara e per la testimonianza di una
persona che è stata salvata grazie
ad una trasfusione. Queste affer-
Testimonianza
persona
salvata
0
0
en
ito
ri
25,5
7,4
3,9
G
22 21,6
7,4
Emergenza
persona cara
10
24,2
19,8
Sapere come
funziona
20
Femmine
62,5
40
4,3
Niente
Maschi
30
Chi potrebbe far scattare la decisione di donare?
80
50
specificate, e che meriterebbero di
essere approfondite in altra sede.
I dati riguardanti i facilitatori alla
donazione confermano l'idea che
gli studenti necessitino di avere
informazioni semplici e concrete
andando a vedere come funziona
il Centro trasfusionale prima di
decidere; un facilitatore di moderato rilievo è la possibilità di condividere l’esperienza della donazione con qualcuno (39,1%). I
vantaggi concreti che la donazione può veicolare con sé vengono
così percepiti dai giovani del
campione: il vantaggio più interessante sembra essere il credito
formativo, seguito dagli esami
gratuiti. È interessante notare
come tutti i vantaggi elencati vengano percepiti in maniera più
accattivante da parte dei maschi
rispetto alle femmine.
A fronte di tutte queste informazioni riteniamo utile porre delle
indicazioni concrete rispetto a
come comunicare più adeguatamente con il target di potenziali
donatori adolescenti. La riflessione fondamentale da cui partire è
su quali siano i canali comunicativi che i giovani utilizzano preferibilmente: dai dati si è evidenziato
come i ragazzi percepiscano più
efficaci i messaggi che gli arrivano attraverso il confronto diretto
con qualcuno che ha fatto l’esperienza della donazione e attraverso il canale scolastico, ribadendo
la necessità dell’esperto come
figura di riferimento per ottenere
informazioni. In generale è possiNOTIZIE BREVI
5
bile però affermare che qualsiasi
canale comunicativo è ritenuto
efficace ma, in relazione alle affermazioni sulla disinformazione, la
causa non sembra risiedere nel
canale bensì nella qualità dei contenuti. Chiedendo agli studenti
esplicitamente di indicare quali
siano le caratteristiche di una
valida campagna pubblicitaria, le
indicazioni ottenute sono a favore
della presenza di due elementi
determinanti: un messaggio che
faccia riflettere e che sia semplice
e chiaro; tutti gli altri elementi
visivi, come un testimonial famoso, assumono un ruolo secondario. L’idea di sollecitare i giovani
attraverso mezzi di comunicazione più tipicamente utilizzati nell’adolescenza, quali i social-net-
work o gli sms, si ridimensiona
nel constatare che la maggior
parte dei ragazzi interpellati prediligono parlare con i propri
amici nei luoghi di ritrovo abituali, preferendo l’interazione diretta
all’utilizzo delle nuove tecnologie. Come ultimo dato riportiamo
la propensione alla donazione:
ben il 56,7% si dichiara abbastanza o molto propenso alla donazione. È ora nostro compito trovare
il modo per aiutare gli studenti a
concretizzare questa sana idea.
Grazie agli elementi di riflessione
ottenuti attraverso questa ricerca
è già stato possibile adeguare
modalità e contenuti degli incontri di sensibilizzazione che proponiamo abitualmente alle classi IV
e V delle Scuole Superiori: portia-
mo a scuola la testimonianza di
un donatore di sangue e la sacca
con l’ago utilizzati in sala salasso,
coinvolgiamo uno studente nella
simulazione di una donazione in
modo da facilitare l'immedesimazione e sollevare tutte quelle questioni legate alla sfera emotiva
che difficilmente possono altrimenti emergere. Se adeguatamente stimolati i ragazzi neo-maggiorenni accolgono volentieri l’invito
ad iniziare una carriera all’insegna dell’altruismo e della salute:
dei 1.541 studenti incontrati direttamente nelle 94 ore di sensibilizzazione effettuate da ottobre 2008
a ottobre 2009, ben 328 (circa il
20%) sono già arrivati al Centro
trasfusionale ed hanno effettuato
la loro prima donazione!
A sinistra una immagine dell’ingresso del Liceo Artistico Boccioni; sopra alcuni
studenti con i poster realizzati a favore della donazione di sangue; sotto una
foto del preside il professor Giuseppe Como nel suo studio.
Quando la donazione ispira l’Artistico
Grazie al Progetto Scuole
dell’Associazione Amici del
Policlinico e della Mangiagalli
Donatori di Sangue, il rapporto
con l’istituzione scolastica si
6
NOTIZIE BREVI
arricchisce di nuove iniziative
che spesso, come in questo
caso, nascono dalla volontà di
presidi e insegnanti di portare la
cultura della donazione e dei corretti stili di vita all’interno dell’ambito didattico.
Il preside del Liceo Artistico
Boccioni, il professor Giuseppe
Como, oltre ad aver aderito al
nostro progetto di sensibilizzazio-
ne, ha voluto trasformare il tema
della donazione in un’occasione
di riflessione e ispirazione per i
suoi studenti, promettenti pittori,
grafici e creativi. I ragazzi stanno
lavorando ad una campagna pubblicitaria interna alla scuola con
l’obiettivo di reclutare studenti
potenziali donatori, che abbiamo
incontrato a scuola il 29 maggio
durante la ‘Festa di Primavera -
Nelle foto la professoressa Emanuela Volpe con alcuni strudenti del Liceo Artistico Boccioni che mostrano orgogliosi i progetti realizzati a favore della donazione di sangue.
Giornata dell’Arte’.
Per meglio comprendere le ragioni
di una così brillante idea, abbiamo
posto alcune domande direttamente al professor Como, ideatore
di questa iniziativa.
Preside Como, come nasce l'idea
di portare la donazione del sangue a scuola?
Questa iniziativa è stata pensata
riflettendo un poco su quella che
è la nostra utenza scolastica: noi
abbiamo circa 1000 studenti, di
cui il 40% proviene dall’hinterland. La scuola non ha quindi un
riferimento territoriale ed è problematico proporre delle iniziative extrascolastiche che coinvolgano tutti gli studenti. Altro aspetto
che ci ha stimolato è il fatto che
molti ragazzi, soprattutto di fuori
Milano, siano attivi nel volontariato ed è difficile riportarne il
vissuto all’interno della scuola.
L’iniziativa vuole coinvolgere, qui
nella loro scuola, un certo numero di studenti, partendo da un'attività, la più puntuale ed estemporanea possibile, che sia anche
nota e significativa come atto di
volontariato. La scelta di portare
la donazione del sangue a scuola
consente di avvicinare lo studente
sia a un gesto di valore civile, sia
di arricchire il valore educativo e
sociale dell’istituzione scolastica
stessa, cose di cui la scuola, di
norma, non si occupa! Questa
idea, all'interno di un Liceo
Artistico, non può che far leva,
per essere meglio sentita e partecipata, sulla creatività: ecco dunque l’idea, dai fini anche didattici,
di diffondere questa iniziativa
attraverso lo studio di un volantino, di un manifesto o di un lavoro artistico.
È un’idea semplice, forse banale,
ma che molto concretamente può
coinvolgere lo studente in una
partecipazione attiva nel fare, nel
riflettere, nel sollecitare l’atto
della donazione e quindi diffondere verso gli altri e verso se stesso la necessità di avere comportamenti sani e responsabili.
Gli studenti sono troppo spesso
dei meri utilizzatori della scuola,
la didattica occupa tutto il tempo
e poche sono le proposte per trasformare la scuola anche in un
punto di riferimento ‘altro’. Molti
giovani sono attivi al di fuori,
vogliamo portare la loro partecipazione collettiva, del ‘fare con
l’altro’, qui a scuola.
Quindi è l’aspetto educativo connesso alla pratica della donazione di sangue che ha portato l’argomento alla sua attenzione?
Proporre corretti stili di vita, dare
l’opportunità agli studenti di trovare nella scuola un riferimento
preciso nell’ambito del volontariato e dei valori civili, ma soprattutto coinvolgerli nel processo
creativo-artistico per la promozione dell’iniziativa ha assolutamente una forte e concreta componente didattica ed educativa.
Lei parla di semplicità ma la
vostra iniziativa è piuttosto originale e non tutte le scuole arrivano
ad attivarsi in questo modo, o a
riflettere su come creare una rete
tra principi educativi, didattica e
attività sociale nel territorio.
Non è una grande riflessione, è
mettere insieme aspetti di una
realtà evidente: i ragazzi hanno
certi comportamenti che sono
‘quelli che sono’, arrivano da un
territorio vastissimo e hanno l’opportunità di trovare un referente
comune nella scuola, in più frequentano un artistico e disegnare
un po’ di più non fa male anzi, è
importante finalizzare su un
piano concreto e realistico l’attività didattica!
Il progetto è già stato attivato
nella sua parte creativa?
Il progetto si è già messo in
moto: i ragazzi coordinati dalla
professoressa Volpe hanno ideato manifesti che illustrano l'iniziativa e che verranno stampati
su della magliette che, indossate
dagli studenti stessi, promuoveranno il messaggio all’interno
della scuola.
Realisticamente che impatto potrà
avere questo progetto?
La mia idea è quella di trasformare una parte della Giornata
dell’Arte, che è una giornata di
festa della scuola all’interno della
quale i ragazzi si presentano attraverso la loro attività (con la musica, la grafica, il disegno ecc.) in
un'occasione in cui dedicarsi alla
donazione di sangue insieme ai
genitori. È importante che il messaggio passi attraverso la scuola e
che la donazione di sangue diventi
un dato di normalità e quotidianità, che possa coinvolgere un
numero crescente di studenti.
NOTIZIE BREVI
7
La questione è che la prima
donazione in ragazzi così giovani
è un evento speciale, importante,
da gestire con tantissima attenzione e guidando i ragazzi ad
assumere una serie di condotte
per la salute non sempre spontanee. Lei ne ha mai parlato agli
studenti?
Io ho parlato con qualcuno di
loro spiegando che è necessario
evitare certi comportamenti se si
intende donare; qualcuno si è
fatto una grossa risata, perché in
questa fascia d'età sono esposti
a molte tentazioni (ndr. uso di
sostanze stupefacenti, sessualità
libera, abuso di alcool) e molte
di esse sono facilmente accessibili.
Ancor prima di reclutare nuovi
giovani donatori, è nostro obiettivo far riflettere ed educare in
merito alla gestione della propria
salute. Cosa ne pensa? Infatti è
proprio questo che ci siamo prefissi, pensando non tanto di far
cambiare dei comportamenti
quanto di introdurre elementi di
riflessione, azione in cui la scuola
dovrebbe costantemente impegnarsi, non solo per formare
‘menti’ ma anche ‘individui’ con
una certa capacità critica.
Come crede si concluderà questa
iniziativa: è limitata a quest’anno
scolastico o verrà riproposta?
Ciò che proponiamo ora è un tentativo. Sulla base dell’esito, cer-
cheremo di mettere in moto un
meccanismo che possa dare continuità, nel senso che un’iniziativa
fatta una volta ha un suo valore,
ma in una scuola ha significato ciò
che diventa consuetudine, abitudine, di anno in anno. Le grandi
imprese a scuola non servono, è
l’impegno quotidiano, continuo,
un mattone che si aggiunge alla
costruzione. Abbiamo iniziato in
maniera semplice con le risorse a
disposizione ma dare in futuro
una sistematizzazione a tale intervento è un’operazione che desideriamo fare.
Non ci resta dunque che rinnovare il nostro appuntamento alla
prossima Giornata dell’Arte!
intervista di Elena Zito
Campagna cinema!
OPUS Proclama spa
per la donazione di sangue
Nell’arco dei mesi di febbraio e marzo è stata realizzata
dalla società Opus una campagna di sensibilizzazione
alla donazione nei cinema di Milano e provincia. Lo Spot
pubblicitario, di cui vedete rappresentata una sequenza di
alcuni fotogrammi, mette in luce il legame silente che unisce il donatore con il soggetto ricevente, in un contesto di
svago: il cinema.
Da un’inchiesta svolta all’uscita dalle sale si è rilevato che
il 69% degli spettatori ha ricordato lo spot, apprezzato dal
53% degli intervistati. Il 40% del campione ha dichiarato
l’interesse a conoscere meglio gli aspetti della donazione.
Lo Spot è stato proiettato in cinema multisala di Milano,
Assago, Cerro Maggiore, Curno, Lissone, Montano Lucino,
Pioltello e persino
in una multisala di
Roma.
Come primo risultato positivo, la
professoressa
Birgitt Amann
Il banchetto informativo della nostra
della Scuola
Associazione presidia l’atrio di un cineGermanica ha
ma; i promoters intervistano gli utenti.
telefonato al
Centro dopo aver visto lo spot, per aderire alla donazione
con i propri studenti.
Giorgio Marmiroli
Maurizio Marconi
donatori in diretta
Direttore Centro
Trasfusionale
Donare in estate
senza correre rischi
II Centro trasfusionale guarda sempre all’estate con apprensione: le presenze in città calano, i
donatori prendono le ferie, si assentano spesso per il fine settimana. Qualcuno preferisce rimandare la donazione a dopo le vacanze. Gli unici a non mancare mai, neppure in piena estate, sono
i pazienti bisognosi di trasfusione. Per questo pubblichiamo volentieri le raccomandazioni del
dottor Maurizio Marconi, Direttore del Dipartimento di Medicina Rigenerativa e Direttore dell’Unità
Operativa del Centro Trasfusionale e Immunoematologia
Perché in estate la donazione
è così importante?
Durante il periodo estivo i
Centri trasfusionali soffrono
cronicamente di carenza di
unità di sangue per un ridotto
afflusso di donatori legato
soprattutto all’assenza dai luoghi di residenza per le vacanze
estive. Inoltre è da ricordare
che viaggi all’estero, (specie in
zone tropicali o in Paesi al di
fuori della Comunità Europea),
comportano sovente dei periodi di sospensione che vanno da
1 a 6 mesi, con ulteriore allungamento dei periodi di indisponibilità per la donazione di sangue. Pertanto raccomandiamo
vivamente ai nostri donatori di
venire a donare prima della
partenza per le vacanze. Se ciò
non fosse possibile vi aspettiamo subito al rientro.
Il caldo può dare problemi?
Di che tipo?
Il caldo può dare problemi in
persone predisposte a episodi
di ipotensione, ma anche in
individui senza alcuna particolare predisposizione, in cui
occasionalmente la coincidenza
di due o più eventi (donazione,
calura particolarmente intensa,
disidratazione, attività fisica
eccessiva, ecc.) abbia in precedenza comportato sensazioni di
malessere o spossatezza.
Ci sono categorie di persone
che è meglio non donino
d’estate?
Per il fatto stesso che il donatore è per definizione una persona ‘sana’ non esistono controindicazioni assolute alla
donazione in estate. Tuttavia,
persone di basso peso corporeo, o con valori pressori tendenzialmente
bassi o con precedenti
episodi di malessere in
occasione della calura
estiva o di prelievi e/o
donazioni, possono
essere maggiormente
predisposte ai problemi sopracitati, ed è
quindi auspicabile che
evitino la donazione
nelle giornate più
calde e afose.
intervista di Eloisa Consales
Accorgimenti
per donare
in sicurezza
> È buona norma che il donatore venga a donare solo se
non ha avuto disturbi recenti
e dopo un adeguato periodo
di riposo notturno.
> È consigliabile che abbia
assunto una colazione leggera e fatto un pasto regolare la
sera precedente.
> È raccomandabile nel corso
della giornata di donazione
l’assunzione abbondante di
liquidi e una alimentazione
equilibrata, povera di grassi e
ricca di frutta e verdura.
> È preferibile, specie nelle
giornate più calde e per le
prime donazioni scegliere le
ore più fresche della mattina.
> È consigliabile evitare nelle
ore successive alla donazione l’esposizione prolungata
diretta al sole e attività fisicamente impegnative, come
lunghi viaggi, attese con prolungata stazione eretta.
Non esitate a contattare il
medico del Centro per
eventuali informazioni o
consigli, o a rivolgervi
direttamente al vostro
medico curante in caso di
disturbi importanti e/o protratti.
Un momento della donazione di sangue al settore donatori del nostro
Centro trasfusionale.
NOTIZIE BREVI
9
Maurizio
Tomirotti
approfondimenti salute
La prevenzione primaria dei tumori
oncologo
Specialista in
Oncologia e
Medicina Interna.
Direttore dell'U.O.
di Oncologia
Medica della
Fondazione IRCCS
Ca’ Granda Ospedale Maggiore
Policlinico. Esperto
di relazione medico-paziente, interessato ai percorsi
di umanizzazione
delle strutture oncologiche. E' autore di
numerose pubblicazioni di terapia
medica dei tumori.
In questa intervista il dottor Maurizio Tomirotti direttore dell’Unità Operativa
di Oncologia medica della nostra Fondazione ci illustra il ruolo della prevenzione nella lotta ai tumori
Nella prevenzione dei tumori
quali gli screening raccomandati e perchè?
Nonostante i notevoli progressi ottenuti
in campo terapeutico, 150 mila pazienti
dei 270 mila nuovi
casi di cancro registrati annualmente
in Italia muoiono
ancora a causa della
malattia. Alcuni di
questi tumori possono essere curati con migliori probabilità di successo se diagnosticati in fase presintomatica ed è su questi che bisogna agire con interventi di sanità
pubblica. Perché uno screening
abbia senso occorre infatti:
a) che sia dimostrato un vantaggio terapeutico reale rispetto ad
una diagnosi in fase inizialmente
sintomatica;
b) che si disponga di strumenti
diagnostici semplici, affidabili, non
invasivi, eseguibili a tappeto su
tutta la popolazione potenzialmente esposta al rischio.
Se così non è, occorre astenersi per
evitare a persone sane inaccettabili
danni "iatrogeni", indotti cioè da
procedure sanitarie non necessarie
e non scevre da complicanze. Ad
oggi solo il cancro del seno, del
collo dell'utero e del colon-retto si
prestano a campagne di screening, attuate rispettivamente con
mammografia, Pap test e ricerca
del sangue occulto nelle feci.
Perché lo screening del
tumore alla prostata presenta delle criticità?
Il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) è un esame molto
sensibile e non necessariamente
legato alla presenza di un cancro
della prostata. Specie se transitori,
valori elevati si riscontrano anche
dopo pratiche fisiologiche che
comportino la "spremitura" della
ghiandola (rapporti sessuali, attività sportive, visite urologiche) o in
corso di processi infiammatori.
Tuttavia il problema non è il PSA
ma, paradossalmente, proprio la
diagnosi precoce di carcinoma prostatico. Per un maschio asintomatico, la probabilità di albergare cellule tumorali nella propria prostata
cresce con l'età ed è altissima negli
anziani: gran parte di questi tumori non daranno però segno di sé
lungo tutto l'arco della vita.
Sebbene la ricerca sia fortemente
impegnata in questo settore, non
Milano: come accedere agli screening della mammella e del colon retto
> Non occorre far nulla: si è contattati dall'ASL che invia una lettera di invito ad entrare nel programma.
> Per il colon retto basta recarsi in farmacia con la lettera dell'ASL: si riceve un contenitore nel quale raccogliere un piccolo campione di feci, che si
riconsegna poi alla stessa farmacia.
> Per la mammella, la lettera dell'ASL contiene già un appuntamento presso una delle strutture di mammografia della città, con possibilità per la
paziente di modificarlo.
> In entrambi i casi l'esito arriva a domicilio: via lettera se negativo, via
telefono se occorrono approfondimenti.
10
NOTIZIE BREVI
siamo ancora in grado di riconoscere con certezza queste forme
indolenti. In queste condizioni lo
screening non può produrre risultati positivi e va evitato: nell'ambito di una vasta sperimentazione
recentemente conclusa nel mondo
anglosassone è stato calcolato che,
per ogni vita salvata dallo screening, 48 persone sono state inutilmente sottoposte ad intervento di
prostatectomia radicale, procedura
tra l'altro gravata da postumi rilevanti. Occorre pertanto che la valutazione della opportunità del
dosaggio del PSA e la gestione del
risultato siano riservate ad un
ambito strettamente specialistico.
In linea generale quali altri
elementi concorrono nella
prevenzione dei tumori?
Fondamentale è attenersi ad elementari norme igieniche e stili di
vita corretti. Non fumare (o smettere di farlo) salva più vite di
quanto riescano a fare insieme la
chirurgia, la radioterapia e la terapia medica dei tumori.
Indispensabile non trascurare
segni e sintomi che possono correlarsi alla presenza di tumori ancora
in fase iniziale. Tutto questo è ben
sintetizzato dal do-decalogo messo
a punto dalla comunità scientifica
europea (vedi box).
Il vaccino del papilloma
virus può considerarsi uno
strumento di prevenzione
del tumore dell'utero?
E' sicuramente uno strumento di
grande utilità ma non sufficiente in
un ambito di prevenzione efficace
delle malattie sessualmente trasmesse, settore che richiede ben
più complesse procedure di educazione sanitaria.
intervista di Eloisa Consales
Prevenzione dei tumori:
il do-decalogo
1. Non fumare; se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, non fumare in presenza di non fumatori.
2. Evita l'obesità.
3. Fai ogni giorno attività fisica.
4. Mangia ogni giorno frutta fresca e verdura (di stagione): almeno cinque
porzioni. Limita il consumo di alimenti contenenti grassi di origine animale.
5. Se bevi alcolici, che siano birra, vino o liquori, modera il loro consumo a
non più di due bicchieri al giorno se sei uomo, a non più di uno se sei
donna.
6. Presta attenzione all'eccessiva esposizione al sole. È importante proteggere bambini e adolescenti. Coloro che hanno la tendenza a scottarsi devono proteggersi per tutta la vita.
7. Osserva scrupolosamente le raccomandazioni per prevenire nei posti di
lavoro e nell'ambiente l'esposizione ad agenti cancerogeni noti, incluse le
radiazioni ionizzanti.
8. Rivolgiti a un medico se noti la presenza di: una tumefazione; una ferita
che non guarisce, anche nella bocca; un neo che cambia forma, dimensioni
o colore; ogni sanguinamento anormale; la persistenza di sintomi quali
tosse, raucedine, bruciori di stomaco, difficoltà a deglutire, cambiamenti
come perdita di peso, modifica delle abitudini intestinali o urinarie.
9. Le donne a partire dai venticinque anni dovrebbero partecipare a screening per il tumore del collo dell'utero con la possibilità di sottoporsi periodicamente a strisci cervicali. Questo deve essere fatto all'interno di programmi organizzati, sottoposti a controllo di qualità.
10. Le donne a partire dai cinquant'anni dovrebbero partecipare a screening mammografici per il tumore del seno con la possibilità di sottoporsi a
mammografia. Questo deve essere fatto all'interno di programmi organizzati, sottoposti a controllo di qualità.
11. Donne e uomini a partire dai cinquant'anni dovrebbero partecipare a
screening per il cancro colonrettale all'interno di programmi organizzati e
sottoposti a controllo di qualità.
12. Partecipa ai programmi di vaccinazione contro l'epatite B.
NOTIZIE BREVI
11
Fabio M. Ulivieri
reumatologo
Fa parte del
Servizio di Medicina Nucleare;
dal 1998 è
responsabile della
sezione di Mineralometria Ossea
Computerizzata e
Ambulatorio
Malattie del
Metabolismo
Minerale e Osseo
della Fondazione
IRCCS Ca’ Granda Ospedale
Maggiore Policlinico. Autore di
numerose pubblicazioni e presentazioni a Congressi, svolge attività clinica e di
ricerca nel settore
delle malattie del
metabolismo
minerale e osseo
con particolare
interesse all’invecchiamento e
alla menopausa.
approfondimenti salute
Osteoporosi: nuovi strumenti
nella prevenzione
Cosa è, quali i fattori di rischio e cosa fare per una diagnosi precoce. A parlarcene il dottor Fabio Massimo Ulivieri reumatologo della nostra Fondazione
L'osteoporosi, detta
anche "malattia delle
ossa di vetro", comporta una perdita di
massa ossea e un'alterazione dell'architettura scheletrica, le
quali, indebolendo la
capacità di resistenza
meccanica, favoriscono la frattura ossea, in
particolare del femore, delle vertebre e del
polso. Si stima che in
Italia circa 4 milioni
di donne e un milione
di uomini siano affetti
dall'osteoporosi e poiché l'età media di vita
è in costante incremento ci si attende un
proporzionale incremento della prevalenza della malattia e
dell'incidenza delle fratture ad
essa correlate. Oggi il rischio di
andare incontro a una frattura da
osteoporosi a carico del polso,
delle vertebre o del femore è del
15% circa per ogni sito scheletrico
citato (il rischio per tumore della
mammella è "solo" del 9%) e ogni
anno si registrano complessivamente più di 100.000 fratture da
fragilità.
Se si considera che circa il 20%
dei fratturati di femore per osteoporosi muore nel primo anno dall'intervento e più dell'80% presenta a un anno dalla frattura una
qualche forma di invalidità si
intuisce l'importanza della prevenzione dell'osteoporosi. La
terapia, infatti, non può far regre-
12
NOTIZIE BREVI
dire la patologia ad una completa
restitutio ad integrum, ma può
solo bloccarne la progressione e
ridurre del 50% il rischio di frattura.
La resistenza meccanica della
struttura scheletrica alla frattura è
strettamente correlata alla densità
minerale come spiegano inequivocabilmente le leggi della fisica;
ne deriva che la misura della densità è l'elemento oggettivo più
rilevante per stimare la resistenza
ossea alla frattura. Tra le metodiche sviluppate nel secolo scorso
per la quantificazione minerale
ossea, la più importante è la densitometria ossea a raggio X, definita con l'acronimo di Moc (mine-
ralometria ossea computerizzata),
considerata metodica di riferimento ("gold standard") per la
quantificazione della massa ossea.
La MOC, non invasiva e priva di
rischi di radiazione, si può eseguire sui siti scheletrici ove più
frequentemente si registrano le
citate fratture da osteoporosi
(rachide vertebrale lombare, epifisi prossimale femorale, avambraccio ultradistale). Essa, tuttavia, pur essendo accurata e precisa, non è una metodica sensibile e
non può, quindi, essere applicata
a tutti come screening di massa,
ma va riservata ai soggetti a maggior rischio di osteoporosi.
I principali fattori di rischio per
I principali fattori di rischio
dell’osteoporosi
Ecco i principali fattori di rischio per cui è consigliabile eseguire indagini
specifiche per l’osteoporosi.
Fattori di rischio maggiori
> Età maggiore di 65 anni
> Fratture da fragilità dopo i 40 anni
> Storia familiare di fratture osteoporotiche
(specialmente fratture di femore nella madre)
> Terapia con glucocorticoidi
> Apparente osteopenia rilevata da indagini radiografiche
> Sindrome da malassorbimento intestinale
> Iperparatiroidismo primitivo
> Ipogonadismo
> Menopausa precoce (prima dei 45 anni)
Fattori di rischio minori
>
>
>
>
>
>
>
>
Artrite reumatoide
Storia clinica di ipertiroidismo
Terapia cronica anticonvulsivante
Dieta povera di calcio
Tabagismo
Abuso di Alcol
Eccessiva assunzione di caffeina
Magrezza (BMI minore di 19)
ne di individuare modelli
di farmaco economia per
l'osteoporosi
come quelli già
sviluppati in
ambito cardiovascolare. Il
Frax rappresenta una risorsa nel disegno di
tali modelli che può aiutare a
ottimizzare le risorse pubbliche
disponibili indirizzandole alle
scelte di sicura efficacia.
Ma la migliore prevenzione dell'osteoporosi avviene già in età
giovanile, quando lo scheletro è
in fase di acquisizione del suo
picco di massa ossea, cioè dell'entità massima, iscritta nei
nostri geni, del patrimonio
minerale osseo.
Purtroppo scarsa è in Italia l'assunzione di alimenti ricchi di
calcio come il latte, lo yogurt e il
formaggio stagionato: sono,
infatti, essi a contenere, a parità
di quantità, la massima concentrazione di calcio, mattone costitutivo dello scheletro. Come
ampiamente carente nel nostro
corpo è anche la vitamina D,
nota una volta come vitamina
antirachitica per il suo ben noto
effetto sull'osso. Più del 90%
delle donne italiane sopra i 65
anni presentano livelli di vitamina D inferiori al minimo raccomandato e più del 97% delle
pazienti con più di 50 anni ricoverate in ospedale per fratture
da fragilità presenta bassi livelli
di vitamina D.
Al calcio e alla vitamina D si
deve aggiungere una adeguata
attività fisica, nota stimolatrice
della neoformazione ossea.
Alimentazione, esposizione alla
luce solare, esercizio fisico sono
le tre più importanti tappe nella
prevenzione dell'osteoporosi,
che ci coinvolgono dall'adolescenza all'età adulta e che ci consentono di mantenere lontana la
"malattia delle ossa di vetro".
La figura rappresenta un esempio
di applicazione dell'algoritmo Frax
dell'Organizzazione
Mondiale della
Sanità per il calcolo
del rischio di frattura a 10 anni con
dato densitometrico
(Moc espressa in Tscore).
osteoporosi, ben noti da anni alla
comunità scientifica, sono elencati nella tabella I e devono guidare il medico nella prescrizione
della Moc. Questi fattori di
rischio, insieme alla misura della
densità ossea, sono ora integrabili in un algoritmo, definito Frax,
che l'Organizzazione Mondiale
della Sanità ha recentemente
messo a punto e che consente di
quantificare per ciascun individuo il rischio assoluto di frattura
a 10 anni (vedi figura 1). Il Frax è
basato su dati epidemiologici
delle fratture da fragilità registrati in molti Paesi del mondo,
tra cui anche l'Italia. Oggi, quindi, i medici hanno a disposizione
uno strumento più specifico dell'elenco riportato in tabella, dove
ciascun fattore considerato ha il
suo giusto "peso" nella stima dell'evento frattura a 10 anni. La
possibilità di eseguire questo calcolo anche in assenza del dato
densitometrico, cioè del valore
della densità minerale ossea, può
essere utile per identificare, in un
primo approccio di screening,
chi deve sottoporsi all'esame
Moc. Il Frax si presenta anche
come strumento che può essere
proficuamente utilizzato per
identificare i soggetti che debbo-
no essere indirizzati alla terapia
farmacologica; una volta definito
e validato il valore Frax soglia
per il trattamento, tutti coloro
che superano tale cutoff potranno essere attentamente considerati per una terapia, che ad oggi
si stabilisce caso per caso, secondo scienza e coscienza del medico, senza un criterio standard
condiviso. Attualmente si considera una soglia di rischio elevata
un valore di rischio a 10 anni per
fratture da fragilità superiore al
13% e per fratture del femore
superiore al 3%. Non si tratta,
ovviamente, di banalizzare la
decisione terapeutica (altrimenti
non servirebbero i medici ma
basterebbe un computer) ma di
uniformare quanto più possibile
il criterio decisionale, considerando anche le esigenza di sanità pubblica. La scelta del trattamento farmacologico del singolo
paziente a carico della collettività (cioè con il sistema sanitario
pubblico) deve, oggi, tener conto
anche di alcuni fattori quali il
costo-efficacia del trattamento
sulla base della disponibilità
delle risorse pubbliche che si è
disposti a investire per prevenire
un certo numero di eventi frattura. E’ evidente che ciò presuppo-
NOTIZIE BREVI
13
La prevenzione
degli incidenti domestici
nel bambino
a cura di Susanna Esposito
Crescere bene un bambino non significa solo difenderlo dalle malattie, alimentarlo correttamente, aiutarlo nel suo sviluppo neuro-psichico, ma anche
farlo vivere in un ambiente sicuro, lontano da pericoli che possono causare
incidenti anche gravi. Di seguito riportiamo alcuni semplici consigli atti ad
evitare situazioni pericolose nei primi anni di vita
Dalla nascita a 6 mesi
Sonno
> Fate dormire il bambino sempre a pancia in su (il piccolo a
pancia sotto può rischiare il soffocamento).
> Il lettino deve avere sponde
alte almeno 80 cm, munite di
fermo di sicurezza se scorrevoli,
le sbarre devono essere distanti al massimo 10 cm.
> La culla, sufficientemente
ampia con sponde alte ed
imbottite, deve essere usata
solo nei primi mesi.
Fasciatoio
Prestate particolare attenzione
quando è sul fasciatoio, che
deve essere con sponde alte:
non lasciate solo il piccolo neppure per un attimo; mettete a
portata di mano tutto quanto
serve e prendetelo in braccio se
vi dovete allontanare.
Infant-seat
Tenetelo per terra, non su tavoli
o sedie, per evitare il rischio di
cadute.
14
NOTIZIE BREVI
Prodotti per l'igiene
> Ponete i prodotti per l'igiene
del bambino lontano dalla sua
portata (il borotalco e le altre
polveri, se inalate, possono
essere pericolose).
> Conservateli nelle confezioni
originali in modo da evitare errori di somministrazione.
Farmaci
I farmaci sono molto utili, ma
devono essere trattati in modo
adeguato: l'uso scorretto li può
trasformare in veleni.
In particolare:
- conservate tutte le medicine in un armadio chiuso a
chiave, nelle loro confezioni
originali;
- non lasciate a portata di
bimbo farmaci di uso quotidiano,
per esempio sul comodino o in
cassetti accessibili;
- evitate l'accumulo di farmaci
parzialmente utilizzati, gli antibiotici in sospensione una volta
aperti non durano in genere più
di 10 giorni.
Acqua calda
> Regolate lo scaldabagno ad
una temperatura max di 4550°C: il bambino potrebbe da
solo azionare i rubinetti bassi
(per esempio quello del bidet)
per giocare.
> Controllate la temperatura del
bagnetto: non fate scendere
acqua calda mentre è immerso
nella vasca.
In cucina e a tavola
> Il piccolo non deve stare vicino ai fornelli.
> Non tenetelo in braccio mentre
cucinate, né mentre mangiate.
> Prima di spostare recipienti
contenenti liquidi o cibi bollenti,
controllate che il piccolo non sia
sul vostro tragitto.
> Sistemate le vivande bollenti al centro della tavola,
dove il bambino non possa
raggiungerle.
> Non passate mai cibi caldi
sopra la sua testa.
> Attenzione alla temperatura
del biberon: fate scendere qual-
“
che goccia sul dorso della
vostra mano per testare la temperatura, prima di offrirlo al
bambino.
Incendi
> Tenete fiammiferi e accendini
in luoghi sicuri.
> Utilizzate per il piccolo abiti in
fibra naturale (che non bruciano
con fiamma viva e non alimentano
le fiamme) per evitare ustioni gravi
in caso di contatto col fuoco.
Giocattoli
Il bambino scopre il mondo giocando: un giocattolo sicuro gli
permette di amarlo, senza fargli
correre inutili rischi. Quindi,
acquistate giocattoli che abbiano il marchio CEE: esso garantisce che sono costruiti secondo
Acquistate giocattoli che abbiano il marchio CEE: esso garantisce che sono costruiti secondo
le normative di sicurezza
le normative di sicurezza, e che
sono "adatti a bambini di età
inferiore a 3 anni".
Verificate sempre che:
> i giocattoli non abbiano parti
più piccole di 3 cm: il piccolo
porta tutto alla bocca e di conseguenza potrebbe soffocare;
> siano resistenti agli urti, perché rotti potrebbero avere parti
appuntite o taglienti o frantumarsi in pezzi piccoli ugualmente
pericolosi. Inoltre:
> non devono essere di latta e
con superfici smaltate perché la
“
vernice, se si stacca, può essere inalata;
> non devono essere formati o
rivestiti da prodotti tossici, in tal
caso devono essere contraddistinti da diciture tipo "da usare
in presenza di adulti", "lavare le
mani dopo l'uso", "evitare il contatto con gli occhi".
Animali domestici
Se avete animali domestici che
girano per casa, non lasciate
mai da solo il bambino in loro
presenza.
Da 6 a 12 mesi
Oltre a quanto già enunciato nei
consigli dedicati ai neonati
segnaliamo altre importanti precauzioni che debbono valere
anche per chi si occupa del
bambino in vostra assenza
(baby sitter, nonni).
Scale
> Installate cancelletti alle
scale, chiusi con meccanismi a
prova di bambino.
> Limitate l'uso del girello in
presenza di gradini o dislivelli.
Impianto elettrico
> Dotate l'impianto elettrico centrale dei dispositivi di sicurezza.
> Coprite le prese non utilizzate
con idonei copri presa, ed i fili
volanti con apposite canaline.
> Collocate le lampade a stelo
e da tavolo in luoghi inaccessibili ai bambini.
In cucina o nelle stanze
> Riponete i prodotti per la pulizia della casa, i lucidi per le
scarpe, i prodotti contro le
tarme, i detersivi per lavatrice e
lavastoviglie, i farmaci, le sigarette e i mozziconi in luoghi
inaccessibili al bambino.
> Rivolgete verso l'interno i
manici delle pentole che si trovano sui fornelli.
> Utilizzate di preferenza i fuochi posteriori, specie per la cottura di liquidi e fritti.
> Fate attenzione alla caffettiera, particolarmente instabile sui
fuochi.
> Usate il forno e accendete la
stufa o il camino solo se riuscite
a garantire una adeguata e
continua vigilanza.
> Riponete i coltelli, le forbici e
tutti gli oggetti taglienti in luoghi
inaccessibili, appena terminato
l'utilizzo.
> Usate il box se dovete allontanarvi e volete lasciare il piccolo in un luogo sicuro.
> Coprite con l'apposita pellicola protettiva i vetri e gli specchi che si trovano all'altezza
del bambino, in modo che non
si frantumino in caso di urti e
rotture.
Bagno
Sorvegliate costantemente da
vicino il bambino nel bagnetto e
in piscina (anche se l'acqua è
bassa e se ha il salvagente o i
"braccioli").
Tossici domestici
> Sappiate riconoscere le
sostanze tossiche:
- detersivi, in particolare quelli
per lavastoviglie e lavatrici;
- pulitori, disincrostanti, disinfettanti;
- smacchiatori, antiruggine;
- insetticidi, in particolare naftalina e canfora, che sembrano
confetti o caramelle;
- bacche, semi o foglie di piante ornamentali;
- sigarette non bruciate;
- combustibili liquidi o gassosi o
solidi;
- pitture, diluenti, solventi.
NOTIZIE BREVI
15
> Mantenete sempre i contenitori originali, per poter facilmente riconoscere il contenuto ed
evitare così gli errori più dram-
matici, come l'ingestione accidentale di sostanze velenose.
> Conservateli in luoghi protetti,
chiusi, non raggiungibili dal
“
bambino.
> Rendeteli inaccessibili anche
se tenuti in garage, in cantina: i
bambini sono curiosi.
Da 1 a 3 anni
Per i bambini oltre l'anno d'età
le precauzioni devono essere
anche maggiori perché i bambini, a quest'età, sono vivaci,
curiosi, talvolta spericolati.
E' necessario iniziare ad educarli a riconoscere i rischi, ma
soprattutto è necessario sorvegliarli di continuo.
Le stesse raccomandazioni valgono per chi si occupa del bambino in vostra assenza (baby sitter, nonni).
In casa
> Non lasciate mai da solo il
bambino in casa, nemmeno per
pochi minuti, né affidatelo alla
sorveglianza di altri fratellini o
bambini.
> Provate a guardare la vostra
casa con gli occhi del bambino,
ne scoprirete i punti a rischio.
> Tutti i mobili alti e pesanti, a
base stretta (per esempio librerie), devono essere fissati
posteriormente alla parete.
Balconi e terrazze
> I parapetti devono essere alti
almeno un metro.
> Gli eventuali elementi verticali
devono essere distanti tra loro
A quest'età le precauzioni devono
essere maggiori perchè i bambini
sono vivaci, curiosi e talvolta
spericolati
non più di 10 cm, aderenti al
pavimento o sollevati al massimo di 10 cm.
> Applicate una rete a maglie
strette lungo il perimetro se le
barriere non hanno i requisiti
sopra esposti.
> I vasi da fiori dovrebbero
essere sospesi in alto in modo
da non essere usati dal bambino come scale.
> Non tenete mobili o cassette
o altri oggetti dove il bambino si
potrebbe arrampicare.
> Controllate che sul balcone
non ci sia nulla che il bambino
possa gettare al di sotto, ferendo i passanti.
> Accertatevi che le piante che
tenete nell'appartamento o sul
balcone non siano velenose.
> Non permettete che il bambino
utilizzi da solo gli elettrodomestici
(ad esempio l'asciugacapelli).
> Non lasciate i giocattoli dei
fratelli più grandi alla portata di
“
mano dei più piccoli (se non presentano i requisiti di sicurezza).
Tossici e farmaci
Seguite le indicazioni riportate
nelle pagine precedenti.
Finestre
> Non disponete mobili o oggetti sotto le finestre, per evitate
che il bambino ci si arrampichi
sopra.
> Controllate che le maniglie
siano ad altezza di sicurezza,
non raggiungibili dal piccolo.
> Applicate ganci blocca finestre
in alto o sbarre di protezione se
le finestre non sono sicure.
Rampe di accesso a
cantine o garage interrati
Controllate che le rampe accessibili ai bambini siano protette
da una recinzione di altezza
adeguata (almeno 1 metro nel
punto di massimo dislivello).
Dopo i 3 anni
I bambini, a quest'età, sono interessati a tutto ciò che li circonda,
vogliono afferrare ogni cosa,
sono incuranti del pericolo.
E' necessario educarli, negli
anni a seguire, ad essere prudenti, ma occorre sorvegliarli
16
NOTIZIE BREVI
per verificare che il loro comportamento sia corretto.
Precauzione di ordine
generale
> Non lasciate alla portata del
bambino fiammiferi ed accendini,
alcool e altri liquidi infiammabili.
> Evitate giocattoli esplosivi o
che lanciano proiettili o frecce di
ferro.
> Riponete in luoghi inaccessibili, chiusi a chiave, eventuali
armi da fuoco, o oggetti taglienti.
Lorenza Lazzari
ricercatrice
Dirigente
Biologo I livello, Direttore
del settore
Ricerca e
Sviluppo della
Cell Factory
presso la
Fondazione
Policlinico di
Milano. È
supervisore e
coordinatore di
tutto il lavoro
sperimentale e
responsabile di
numerosi
grants nazionali ed internazionali sulle
cellule staminali adulte.
First: il forum italiano
della ricerca
Il 3 maggio a Modena si è tenuto il
primo evento di First una particolare
associazione no profit... Abbiamo
chiesto alla sua presidente la dottoressa Lorenza Lazzari di spiegarci di
cosa si tratta
Cosa è First?
Di cosa si
occupa?
FIRST, Forum of
Italian
Researchers on
Mesenchymal
and Stromal
Stem Cells, è
un’Associazione,
no-profit, fondata
nel 2009 da tre
‘sognatori’, la
dottoressa
Rosaria
Giordano (Cell Factory, della
Fondazione Ospedale
Maggiore Policlinico
Mangiagalli e Regina Elena
di Milano), il dottor Massimo
Dominici (Vice Presidente e
Tesoriere del Dipartimento
di Oncologia, Ematologia e
Malattie dell’apparato
Respiratorio dell’Università
di Modena e Reggio Emilia
e dalla sottoscritta
(Presidente della Cell
Factory).
La Mission di questa
Associazione è quella di
realizzare un network di
scienziati dediti allo studio
delle cellule mesenchimali
animali ed umane, provenienti da diversi tessuti. Un
altro obiettivo che FIRST si
prefigge di raggiungere è
quello di favorire la disseminazione della conoscenza
degli approcci terapeutici
della terapia cellulare e
quindi promuovere la ricerca
e le applicazioni cliniche
delle cellule staminali
mesenchimali stremali,
obiettivo raggiungibile attraverso la collaborazione tra
ricercatori e Istituzioni sia
italiane che straniere. La
Mission di FIRST verrà ulteriormente implementata
Alcune immagini del laboratorio della Cell
Factory del Policlinico di Milano.
attraverso incontri scientifici, seminari, e workshops
indirizzati, oltre che ai propri associati, a tutti coloro
che siano interessati al
campo delle cellule staminali ed alla loro applicazione clinica.
Il primo evento è dello
scorso anno, quando si è
svolto il secondo meeting
FIRST?
Si, infatti, il primo evento
FIRST ha avuto luogo a
Milano nell’aprile 2009, ed il
secondo si è tenuto a
Modena, presso la Camera
di Commercio, il 3 maggio
di quest’anno. Il meeting è
stato composto da tre sessioni:
1. Applicazioni cliniche
2. Giovani ricercatori
3. Ricerca di base
Al meeting hanno partecipato eminenti scienziati sia
Italiani che Internazionali
impegnati nella ricerca delle
cellule staminali mesenchimali e stromali. Il famoso
Edwin Horwitz, uno dei
padri delle cellule staminali
mesenchimali che si occupa
di riparazione ossea, in particolare per la cura
dell’Osteogenesi Imperfecta,
patologia che colpisce bambini portatori di questo
grave difetto genetico. Per
quanto riguarda la ricerca di
base, abbiamo invitato
Bruno Péault, che con le
sue recenti scoperte ha
dato un forte impulso conoscitivo sulle potenzialità
rigenerative di queste cellule staminali. Ma non dobbiamo dimenticare il grande ed
importante contributo della
18
NOTIZIE BREVI
Immagini di attività di laboratorio
della Cell
Factory.
ricerca italiana che viene
rappresentata durante questo meeting da validi ricercatori che presenteranno
dati sulle cellule staminali
mesenchimali e la sclerosi
laterale amiotrofica, la riparazione renale ed epatica e
la malattia paradentale, solo
per citarne alcuni.
Quali le prospettive a
breve e a lungo termine?
A breve termine contiamo di
raggiungere almeno i 500
iscritti per cominciare ad
‘esserci’ in Italia e in Europa.
Stiamo già prendendo contatti con altre associazioni simili
alla nostra e che sono focalizzate sullo stesso argomento: medicina rigenerativa,
cellule staminali mesenchimali, ricerca di base e applicazioni cliniche. Vogliamo
fare network in Italia, e tra
l’Italia e l’estero. Abbiamo già
creato il nostro sito,
www.stemcellsfirst.org , e a
breve avremo anche un blog
per poter fare un reale
‘forum’ dove problemi, quesiti
e dubbi su aspetti anche pratici della ricerca verranno
discussi. Ed infine abbiamo
già in mente il terzo meeting
di first... perché, sì, l’avventura continua!
ADISCOteca
di Francesco Zanuso
Donazione del sangue
cordonale: la parola all’ostetrica
Da molti anni ormai la signora Concetta Stranieri, caposala del reparto di ostetricia
dell’Ospedale Civile di Legnano contribuisce con entusiasmo, tenacia e professionalità alla
divulgazione della donazione del sangue cordonale (quel sangue che rimane nel cordone
ombelicale al termine del parto) che rappresenta una risorsa preziosa di cellule staminali emopoietiche che sono cellule in grado di riprodursi dando origine agli elementi corpuscolari del
sangue periferico quali globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Queste cellule sono in grado
di rigenerare l’ambiente midollare in tutti quei casi in cui esso è stato danneggiato in seguito a
gravi patologie del sangue e del sistema immunitario, come le leucemie, i linfomi, alcune
forme di talassemia ed immunodeficienze congenite.
Rivolgiamo alla signora Stranieri qualche domanda per conoscere meglio come inizia l’atto
solidaristico di una mamma che decide di donare le cellule staminali del cordone ombelicale
del proprio bambino ed offrire in tal modo un’importante, e forse unica, possibilità di cura per
chi è affetto da gravi malattie.
Quando e come viene promossa
la donazione?
Quanto prima: durante le prime visite ginecologiche ed i successivi monitoraggi, durante i
corsi preparto. Ma anche ‘all'ultimo minuto’ in
concomitanza col ricovero al momento del
parto.
Le mamme vengono esaustivamente informate sulla raccolta del sangue cordonale anche
grazie alla numerosa cartellonistica e alle brochures sempre presenti in reparto.
Come viene recepita questa iniziativa?
Nell’80% dei casi le mamme comprendono perfettamente che la raccolta del sangue cordonale è una manovra semplice, che viene effettuata dopo la nascita del bambino e il taglio del
cordone, e quindi non comporta alcun rischio
né per la madre né per il neonato.
Sorprendentemente anche le mamme straniere sono ben disposte alla donazione cordonale: egiziane, marocchine, tunisine, ecc. solo il
20% delle straniere sono poco propense
all’iniziativa spesso a causa di una non ancora completa integrazione sociale.
Quali sono le domande più frequenti e le
paure che accompagnano la scelta alla
donazione?
Spesso ci sentiamo chiedere se per donare il
cordone ombelicale è necessario pagare.
Noi ricordiamo alle mamme che la conserva-
zione allogenica è gratuita: tutti i costi
sono a carico
del Servizio
Sanitario
Il depliant
Nazionale.
di ADISCO
A volte fuorche spiega
come effetviate dalle
tuare la
mode dei perdonazione
sonaggi teledel sangue
placentare.
visivi, alcune
mamme
richiedono di effettuare non una donazione
solidaristica, detta unrelated, ma la conservazione delle cellule staminali cordonali per il
proprio bambino. Noi ricordiamo loro che tale
tipo di conservazione, detta autologa, non è
consentita sul territorio nazionale. La motivazione principale è che non esistono protocolli
consolidati per questo tipo di trapianto, inoltre
alcune alterazioni che causano le malattie
curabili con le cellule staminali cordonali possono essere già presenti nel sangue del neonato donatore e pertanto tali cellule non sono
utilizzabili per trapianto.
La normativa vigente nel nostro Paese consente la conservazione delle cellule staminali
di cordone ombelicale per uso dedicato ad un
consanguineo del neonato se in un familiare
stretto sono presenti patologie per le quali
risulti appropriato l’utilizzo di cellule staminali
stretto sono presenti patologie per le quali
risulti appropriato l’utilizzo di cellule staminali
cordonali. Tali cellule, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono
state dedicate in virtù della sua patologia. In
questi casi è necessaria la certificazione rilasciata da un medico specialista o da un
genetista; la richiesta di conservazione dedicata andrà poi inoltrata alla direzione sanitaria dell’ospedale dove avverrà il parto che ne
valuterà l’idoneità.
Alcune signore a volte sono diffidenti nell’acconsentire l’utilizzo del sangue cordonale per
la ricerca; in questo caso noi ricordiamo che
qualora la sacca di sangue cordonale non
risultasse idonea a scopo di trapianto potreb-
be essere utilizzata per lo sviluppo della
ricerca scientifica, utilizzo da non sottovalutare in quanto consente di approfondire lo studio di tali cellule ematopoietiche identificando
la causa di gravi malattie tumorali e degenerative e promuovendo lo sviluppo di nuovi
farmaci per il loro trattamento.
In ultimo: cosa fare per migliorare la
donazione di cordone ombelicale?
Continuare ed intensificare l’informazione
presso gli ospedali attraverso personale
medico e paramedico sempre più qualificato
e cosciente dell’importanza del loro operato
nella divulgazione e nello sviluppo della
donazione del sangue ombelicale.
intervista di Deborah Dotti
Il 23 marzo scorso si è svolta con grande successo l’annuale asta di ADISCO presso la sede
milanese di Sotheby’s.
Un grazie sentito va innanzitutto a chi ha partecipato all’evento che in questa edizione ha
visto assegnare ben 79 lotti per la maggior parte, come tradizionalmente accade, opere d'arte
contemporanea. Ma questa edizione dell'asta ADISCO ha registrato una novità assoluta: la
partecipazione di alcuni noti designer che hanno voluto donare preziosi oggetti da loro concepiti: da qualche tempo infatti il design è divenuto a pieno titolo un settore a cui i collezionisti guardano con sempre maggiore interesse. Tra gli altri hanno voluto essere presenti con
loro lavori Sergio Calatroni, Aldo Cibic, Michele De Lucchi, Barnaba e Piero Fornasetti,
Alessandro Guerriero, George J. Sowden, Giorgio Vigna, Marco Zanuso jr.
Il ricavato della serata ha raggiunto i 43.000 euro cifra raggiunta anche grazie ai tradizionali
preziosissimi sponsor di ADISCO: CARPI
TECH, IBIS.IT, FATTORIA DELLE JERSEY,
FONTANA RAVA-TOSCANO&PARTNERS,
OLSA e STILMAS.
Con la cifra realizzata è stato dunque possibile acquistare un nuovo freezer per la
Milano Cord Blood Bank.
Un ringraziamento particolare va inoltre a
Francesca Biscaretti di Ruffia per il meraviglioso catering e la tenuta Barberina Oltrona
Visconti per l’ottimo vino.
Come sempre straordinario è stato l'apporto
di Filippo Lotti, abilissimo e spiritoso battitore di Claudia Dwek e tutto lo staff di
Sotheby’s a cui si è affiancata Emma Averna
per la comunicazione dell’evento.
Francesco Zanuso
20
NOTIZIE BREVI
disegno di Athos Careghi
L’Arte per Adisco
brevi estate
di Susanna Bocconi
Un bagaglio di precauzioni...
per partire sereni!
Finalmente estate, vacanze, viaggi, divertimento e relax. Purtroppo ogni tanto qualche
inconveniente non manca. E un piccolo bagaglio di precauzioni va portato con sé nei
viaggi più "esotici". Dal mal di mare allo stress da fuso orario, dai possibili disturbi
gastrointestinali al timore delle malattie tropicali: meglio partire informati e attrezzati.
Con le carte in regola. Non è difficile, basta seguire alcuni consigli pratici.
Ci siamo rivolti a Paolo Meo, infettivologo, esperto in medicina da viaggio e malattie
tropicali, direttore del Met (Centro malattie tropicali), che ha fornito alcuni preziosi suggerimenti per chi vuole partire in tutta tranquillità
Vaccinazioni & co.
Di solito si pensa che viaggiando in Europa o in Paesi che
godono di buone condizioni
igieniche non sia necessario
alcun vaccino a scopo preventivo. Al contrario, dobbiamo
ricordare che l'epatite A e B e la
salmonellosi sono malattie
molto diffuse anche in Europa e
negli Stati Uniti, oltre che in
molti paesi asiatici e sudamericani. La vaccinazione contro
l’epatite e il tifo può essere indicata per viaggi con grandi spostamenti: anche se non obbligatoria, è una buona precauzione
per i viaggiatori che vogliono
evitare conseguenze anche a
lungo termine. Così come è utile
considerare la vaccinazione antitetanica, se non si è sottoposti a
questo vaccino da più di 15
anni. Aggiungiamo anche il vaccino anticolerico, per via orale,
utile in certi casi per evitare la
ben nota “diarrea del viaggiatore”. Per altri vaccini, come quello contro la meningite, è bene
rivolgersi all'ufficio di igiene
della propria città, perché pos-
sono essere necessari solo in
alcune stagioni. Per la profilassi
antimalarica, indicata soprattutto nella maggior parte dei paesi
africani e asiatici in particolare
sulle coste molto acquitrinose,
vale la stessa regola: rivolgersi
per tempo all'ufficio di igiene.
Per saperne di più a riguardo
consultare il sito del Centro di
medicina preventiva e tropicale
dove si possono trovare molte
informazioni utili
(www.cesmet.com).
Cinetosi
Fra i disturbi più frequenti legati ai viaggi estivi, soprattutto in
automobile o in nave, ci sono
nausea e vomito, in una parola
cinetosi. Tutti possono esservi
soggetti, tranne i neonati e i
bambini fino all'anno di età in
quanto il loro sistema vestibolare che ha sede nell'orecchio non
è ancora maturo e il dondolio in
auto, nave o in aereo non provoca alcun disturbo. Chi soffre di
cinetosi dovrebbe astenersi dal
mangiare e in particolare dal
bere liquidi. Si possono invece
consumare pane, biscotti, o fette
biscottate che sono meglio tollerati. Se proprio si ha necessità di
bere preferire acqua fredda o un
caffè forte, non zuccherato. In
macchina è sconsigliabile sbucciare l'arancio o il melone perché il profumo può far aumentare la nausea o stimolare il
vomito. Ottimi per prevenire
questi disturbi sono gli antistaminici, in qualsiasi forma. Non
hanno controindicazioni se non
un po' di sonnolenza, quindi
poco indicati per chi deve dare
il cambio all'autista. Vanno
benissimo cerotti, pastiglie e
gomme da masticare. Le più
efficaci sono senza dubbio queste ultime, da assumere almeno
mezz'ora prima della partenza,
mentre cerotti e braccialetti possono essere più utili a livello
psicologico.
Disturbi gastro-intestinali
Le classiche diarree del viaggiatore sono causate da enterobatteri come i coli e le salmonelle (e
solo nei casi più gravi dal
vibrione del colera). Ma può
NOTIZIE BREVI
21
essere "fatale" un colpo di freddo. Anche l'aria condizionata
troppo forte e l'acqua ghiacciata possono scatenare violenti
diarree provocate da virus. In
vacanza è meglio evitare i molluschi e i crostacei crudi, in
particolare quelli venduti per
strada. Chi si reca in gran parte
dei paesi esotici deve evitare
assolutamente l'acqua non
imbottigliata, l'insalata e i
cubetti di ghiaccio nelle bevande, anche se si soggiorna in villaggi ben organizzati: magari
chi li prepara usa l' acqua del
rubinetto che non sempre è
esente a contaminazioni batteriche. Un'altra precauzione è di
non consumare macedonie di
frutta o frullati, ma solo frutta
fresca sbucciata da voi stessi
con posate e mani pulite. Una
precauzione in più riguarda
l'acqua: è consigliabile bere
solo quella minerale in bottiglia, prestando ben attenzione
alla chiusura (dev'essere "di
fabbrica") o osservando che
venga aperta davanti a voi. In
presenza di diarrea è indicato
immediatamente un antidiarroico, ma occorre assumere
molti fermenti lattici, sia
durante sia al termine degli
attacchi più forti. Nei casi più
seri è meglio aggiungere un
antibiotico specifico che è
comunque meglio comprare e
portare con sé insieme al farmaco antidiarroico.
Jet-lag
In occasione di lunghi viaggi
aerei verso est o ovest si verifica un cambiamento del fuso
orario che può avere conseguenze soprattutto sui cicli del
sonno: perdita della sincronia
del ritmo sonno-veglia, riduzione delle capacità di controllo delle azioni e alterazioni nell'umore, ma anche stati di
ansia e irritabilità. Il tutto è
proporzionale al numero di
fusi orari e in particolare il jetlag si manifesta dopo le quattro ore. Ci sono però piccoli
"trucchi" per minimizzare i
disturbi. Anzitutto già da qualche giorno prima della partenza conviene spostare di una o
due ore al giorno gli orari dei
pasti. In secondo luogo non
assumere alcuna bevanda alcolica né contenente caffeina.
È anche possibile assumere la
melatonina, sostanza che aiuta
a sincronizzare il proprio orologio interno ai ritmi circadiani. Per esempio una dose di 2
mg, presa la sera prima della
partenza può anticipare di
circa tre ore il ritmo e ridurre il
malessere di circa il 50%. Ma è
indispensabile rivolgersi al
proprio medico di base per
conoscere con esattezza la dose
da assumere e farsi prescrivere
la melatonina. Anche una dieta
ricca di carboidrati (per chi se
la può permettere) sia prima
sia durante il volo può agevolare e ridurre i disturbi legati al
jet-lag. All'arrivo all'aeroporto,
soprattutto se avete volato
verso Est e il fuso orario supera le cinque ore, prevedete una
prima giornata di riposo e
anche se arrivate a destinazione al mattino cercate di non
andare a dormire fino a sera.
Fastidi dovuti all'immobilità
Durante i lunghi viaggi aerei
(ma anche in macchina), un
rischio per la salute è proprio
l'immobilità che può provocare
l’ostruzione delle vie circolatorie e nei casi peggiori anche
trombosi. Per evitare questi
problemi è utile compiere esercizi isometrici restando fermi al
proprio posto, per esempio
premendo i piedi sul pavimento con forza, alternando contrazioni e rilasciamento dei polpacci e delle cosce. Quando è
possibile lasciare il proprio
posto e fare qualche breve pas-
seggiata in corridoio, o, se si è
in macchina, prevedere una
sosta, che consente di sgranchirsi le gambe. In particolare
per chi soffre di disturbi circolatori, sono utili le calze elastiche che aiutano la circolazione
del sangue. Su prescrizione
medica si può assumere una
piccola dose di aspirina prima
del volo o del viaggio in auto.
Secchezza durante il volo
L'aria delle cabine è particolarmente asciutta per cui è consigliabile anzitutto bere molta
acqua durante il volo per idratarsi, evitando invece caffeina
e alcolici. Chi indossa le lenti a
contatto dovrebbe rimuoverle
durante il volo e per la secchezza degli occhi in generale
sono indicate le lacrime artificiali. Infine, utilissimo, un
decongestionate nasale che
aiuta la respirazione.
Cosa mettere in valigia: piccola farmacia
tascabile
> Anzitutto i farmaci che si
assumono abitualmente in dosi
sufficienti per coprire l'intero
periodo della vacanza.
> Un kit per il pronto soccorso:
cerotti, garze, salviette disinfettanti, un paio di guanti sterili,
un paio di confezioni di ghiaccio sintetico in buste.
> Un antibiotico a largo spettro (per esempio a base di
amoxicillina) da assumere in
caso di febbre prolungata,
quando non è possibile consultare un medico.
> Un antibiotico intestinale.
> Un antidiarroico per la "diarrea del viaggiatore".
> Fermenti lattici.
> Un antiacido per i bruciori di
stomaco.
Giuseppe Ghislanzoni
brevi estate
di Giuseppe Ghislanzoni
Dermatologo
Specialista in
malattie veneree,
dermatologia,
allergologia dermatologica,
chirurgia dermatologica e libero
docente presso
l’Università degli
Studi di Milano.
E’ stato membro
esperto del
Consiglio
Superiore di
Sanità.
La detersione ottimale
della cute e dei capelli
Fino a circa un
secolo fa, per la
detersione della
cute venivano
usati l’olio d’oliva
e la cenere, o
materiali abrasivi
come la sabbia
finissima. La sco-
perta e la diffusione del sapone
portarono a un radicale cambiamento. Ben presto si notò che il
suo pH alcalino (circa 10) danneggiava la cheratina e il suo
uso, soprattutto se frequente,
causava arrossamenti e screpolature della pelle, mentre i capelli
diventavano opachi e stopposi.
Per ovviare a questi inconvenienti si ricorse all’uso dei detergenti
cationici (cioè acidi) che fanno
però pochissima schiuma. La
biochimica ha creato quindi dei
detergenti anfoteri che hanno sia
la valenza acida che quella alcalina, ma il pH deve essere leggermente acido, almeno per l’uso
cutaneo e sui capelli. Questi
detergenti anfoteri si sciolgono
facilmente in acqua e mantengono in soluzione lo ‘sporco’ asportato; i saponi alcalini invece,
legandosi con lo ‘sporco’, formano dei sali insolubili che precipitano, e quindi non lavano bene la
pelle e i capelli.
Oggigiorno a molti dei detergenti anfoteri vengono aggiunti dei
grassi insolubili per ridurre l’uso
frequente delle creme idratanti e
dei balsami. Nel processo di
pulizia da parte dei detergenti
gioca un ruolo importante anche
la temperatura. Più laviamo con
acqua calda e più facilmente
asportiamo lo ‘sporco’ grasso.
Ma la cheratina si è evoluta per
resistere anche al freddo e quindi
l’acqua, usata troppo calda (oltre
i 38°C) e a lungo, ne altera le
caratteristiche protettive producendo perfino il parziale distacco
di una cellula dall’altra.
Anche le radiazioni elettromagnetiche (raggi solari) tendono,
ma in tempi più lunghi, a danneggiare la cheratina; le radiazioni UVA (320-400 nanometri), che
vanno più in profondità delle
UVB (290-320 nanometri) danneggiano anche il derma sottostante all’epidermide, dando origine alle rughe e distruggendo
prima le fibre elastiche e poi le
fibre collagene.
Le UVB danneggiano solo l’epidermide formando macchie scure
o chiare e cheratosi (ammassi irre-
Epidermide e derma
La cute nella sua parte più esterna (epidermide) è
coperta da cellule di cheratina pura; cellule di cheratina di cui sono anche formati i peli, i capelli e le
unghie. A livello del palmo delle mani e della pianta
dei piedi l’epidermide è più spessa così come
avviene per la cheratina. La cornea degli occhi è
formata da uno strato sottilissimo di cellule epidermiche, così sottile da essere trasparente.
Sotto l’epidermide troviamo il derma ricco di fibre
collagene, elastiche e nervose. Il derma è vascolarizzato con capillari arteriosi e venosi: il tutto
immerso in un gel che contiene acido ialuronico in
grande percentuale.
A livello della cornea l’epidermide non ha il derma;
la cornea non è vascolarizzata ma prende l’ossigeno direttamente dall’esterno (aria). Ecco perché è
consigliabile l'impiego di lenti a contatto porose
all’ossigeno e portate non in modo continuativo.
La cheratina dell'epidermide e dei capelli è a sua
volta ricoperta da un sottilissimo film idrolipidico
che aiuta il mantenimento delle sue caratteristiche
protettive; tale film è prodotto dalle ghiandole sebacee della pelle, ed essendo di materiale organico
deperibile, viene consumato e/o attaccato dai batteri. La sua formazione è lenta ed è quindi importante l’uso di creme idratanti soprattutto da parte
di chi si lava molto spesso durante la giornata
(mani, ad esempio).
Le secrezioni delle ghiandole sebacee e sudoripare (sudore acquoso, leggermente salato) sono
acide (pH sotto 7). Ecco quindi che nell’evoluzione delle specie animali la cheratina ha assunto
caratteristiche di resistenza alle sostanze acide.e
non a quelle alcaline (pH sopra il 7).
NOTIZIE BREVI
23
golari di cellule cheratinizzate) e in
alcuni casi procurano anche mutazioni del DNA cellulare (tumori
benigni e più raramente maligni).
Per attenuare tali macchie, al
detergente cationico (acido) o
meglio anfotero vanno aggiunte
sostante abrasive in microparticelle ed esfolianti.
In alcune zone del corpo (come il
collo) lo ‘sporco’ tende a compenetrarla maggiormente: la cheratina
quindi deve essere asportata con
l’uso, per esempio, di guanti di
spugna o di spazzole morbide,
tutti i giorni. Per aumentare lo
spessore del film idrolipidico protettivo della cheratina è consigliabile usare di frequente, nell’arco
della giornata, creme protettive
per viso e mani.
In alcune zone della cute dove la
sudorazione tende a ristagnare e
quindi a macerare la pelle, si sviluppano più facilmente miceti
(funghi) e batteri, che albergano
negli strati superficiali dell’epidermide dando cattivi odori,
arrossamenti e prurito. In queste
zone è opportuno lavarsi almeno
due volte al giorno ed asciugarsi
bene (specialmente tra le dita dei
piedi) e usare anche gli antitraspiranti (a base di sali di alluminio), che impediscono la traspirazione locale e lo sviluppo di
microrganismi.
Lo stesso vale per la pulizia delle
mucose e nei punti di passaggio
tra le mucose e la pelle normale
(ano, genitali,..) dove più facilmente si annida flora batterica e
micotica: è utile lavarsi più volte
al giorno onde evitare cattivi
odori e noiose infiammazioni (es.
emorroidi).
Un accenno alla pulizia dei talloni dei piedi, specie nelle persone
non più giovanissime. L’ispessimento della cheratina può essere
notevole e dar luogo a facile
insediamento di miceti o batteri,
quindi a cattivi odori e spesso a
fissurazioni e a ragadi. In questo
24
NOTIZIE BREVI
unico caso la pietra pomice, i
saponi e i detergenti alcalini (che
aiutano a digerire e ad asportare
la cheratina) devono essere usati
quotidianamente.
A livello del cuoio capelluto ci
sono tantissime ghiandole a secrezione sebacea. Queste, lavorando
in continuo specialmente di notte
quando dormiamo, mandano
all’esterno un grasso che deve
essere deterso tutte le mattine. In
caso contrario si formano: forfora,
cattivi odori, irritazioni e prurito.
Una importante funzione è quella
dei peli a livello di ascelle, genitali
e ano. Essi impediscono la confricazione (ossia lo sfregamento)
della pelle con la pelle stessa e,
come le sfere dei cuscinetti, ne
riducono gli attriti. I peli vanno
quindi lavati quotidianamente
perché siano lisci e morbidi. I balsami sono le creme idratanti dei
capelli e dei peli.
Anche le ciglia, che servono a
riparare gli occhi dai raggi ultravioletti del sole, vanno lavate
tutti i giorni perché non perdano
la loro funzione protettiva.
Infine le unghie vanno tenute
pulite, specialmente nel loro
bordo libero; in caso contrario
diventano il deposito di uno
‘sporco’ ricco di flora che può
essere distribuito attraverso il
grattamento in altre parti del
corpo. Anche per questo è consigliabile limare le unghie spesso
mantenendole corte e non abrasive.
Non possiamo dimenticare infine il
condotto uditivo esterno, ricco di
ghiandole che producono un grasso molto denso e ceroso.
Solo un lavaggio quotidiano con
un detergente ed acqua è in grado
di asportare il cerume. E’ sconsigliabile usare per questa detersione
i cotton fioc come uno stantuffo,
perché in questo modo si favorisce
l’accumulo del cerume sulla membrana timpanica.
Come prendersi cura della pelle
nel periodo estivo
In estate cambiano le abitudini di vita e la pelle, soprattutto del viso,
viene maggiormente esposta al sole, al vento e alla salsedine;
come risultato la pelle si disidrata, di conseguenza aumenta la
secchezza, il viso appare più grinzoso e di colore meno omogeneo, possono comparire le rughe e la couperose.
La corretta detersione in questo periodo dell’anno è molto importante, ma si può fare di più. Ecco qualche consiglio:
> evita i trucchi pesanti e i fondotinta. Questi fanno ‘respirare’
meno la tua pelle e la rendono più grassa. Se necessario usa i
fondotinta oil-free;
> usa ogni giorno una crema a protezione solare adeguata al tuo
fototipo di pelle e comunque prendi il sole con attenzione;
> bevi molta acqua durante il giorno e mangia frutta e verdura fresche (soprattutto quelle più colorate), che favoriscono l’abbronzatura e hanno un effetto anti-age e anti-ossidante;
> elimina dalla tua dieta i cibi grassi, che possono peggiorare l’iperseborrea e i cibi speziati, che possono peggiorare la couperose;
> bevi almeno un bicchiere di latte al giorno, meglio se fresco
perché fornisce sostanze nutritive alla tua pelle e scremato per
mantenere la linea;
> rinfresca le gambe con acqua fredda quando torni a casa, questo aiuta a drenare i liquidi e a riattivare la circolazione sanguigna;
> non fumare perché il fumo fa male anche alla pelle e ne provoca un invecchiamento precoce (questo consiglio vale per tutti i
periodi dell’anno).
alimentazione e benessere
di Emanuela Orsi e Francesca Albani
Le diete ‘fai da te’... quali i risultati
A chi non è mai capitato di uscire da un lungo inverno un po’ ‘appesantito’ e di
voler tornare in forma in previsione dell’estate e della fatidica prova costume?
Come farlo senza correre rischi? Ce ne parlano le nostre esperte
Il periodo invernale, si sa, è
spesso caratterizzato da eccessi
alimentari a tavola, soprattutto
in occasione delle festività e da
un incremento della sedentarietà legata al maltempo.
Ecco allora che, al giungere
della primavera e del ‘cambio
degli armadi’, si comincia a
saltare i pasti o ad eliminare
dalla dieta quotidiana alcuni
alimenti, considerati i responsabili dell’aumento del peso.
Il passaparola di amici o conoscenti diviene così prescrizione, con il risultato che ci si
ritrova a sostituire il pranzo
con barrette o beveroni dietetici o a consumare prodotti
light, facilmente reperibili nei
supermercati, pensando siano
privi di calorie.
Ad alimentare questi pregiudizi popolari le numerose riviste che pubblicano inserti e
suggerimenti sulle ‘diete’,
promettendo cali miracolosi in
breve tempo e senza alcuna
difficoltà. Cerchiamo di capire
insieme quali sono gli errori
più diffusi che alla lunga comportano squilibri energetici e
carenza di principi nutritivi
molto importanti per la salute.
Il primo e più diffuso è rappresentato dall’eliminazione
dei carboidrati (pasta e riso,
pane, patate) che, di fatto,
rende la dieta fortemente ipocalorica con conseguente perdita repentina di peso, dovuto
quasi esclusivamente alla perdita di liquidi e di pochissimo
grasso. Il secondo riguarda
l’eliminazione totale o quasi
dei lipidi che, se ben controlla-
ti nella qualità e nella quantità, svolgono importanti funzioni: permettono il trasporto
di vitamine liposolubili e sono
sostanze costitutive di membrane cellulari e ormoni. Il
calo del peso prosegue finché
si mantiene questo regime alimentare ma, nel momento in
cui si torna alle abitudini precedenti, si riprendono i chili
persi e spesso se ne aggiungono altri.
Quando l’organismo viene
messo a digiuno per tempi
prolungati e con una dieta
non equilibrata , riprendendo
le solite abitudini ‘reagisce’
mettendo nei depositi con più
facilità le sostanze nutritive
assunte.
Inoltre non si recupera peso in
termini di liquidi né di massa
muscolare, ma di adipe, che
va ad aumentare le riserve
preesistenti peggiorando la
condizione generale dell’organismo e favorendo l'aumento
del peso. È così che si instaura
il famigerato ‘effetto yo-yo’ ,
che non lascia scampo soprattutto a chi è soggetto a queste
variazioni di peso.
Niente di più sbagliato!
L’alimentazione quotidiana,
anche se ipocalorica, deve
prevedere comunque le percentuali consigliate dalle linee
guida, stilate dalla Società
Italiana di Nutrizione: i l 60%
dev’essere rappresentato dai
carboidrati, il 15% dalle proteine e il 25% dai grassi .
Da non dimenticare frutta e
verdura che garantiscono vita-
mine e fibre, utili per il buon
funzionamento del nostro
organismo e, altrettanto
importante, l’assunzione di
almeno 1.5 litri di acqua al
giorno che assicura all’organi-
smo una buona idratazione.
Nessun alimento deve essere
escluso dalla nostra alimentazione.
La parola d’ordine è magiare
poco ma di tutto, ponendo un
po’ di attenzione sulla quantità e sulla qualità dei cibi .
Mettere a punto una dieta
equilibrata è complesso.
Ognuno di noi ha un’infinità
di caratteristiche che ci contraddistinguono: la corporatura, l’età, il dispendio energetico giornaliero, il livello di attività fisica, e ancora lo stile di
vita e le abitudini alimentari.
Il metabolismo varia da indivi26
NOTIZIE BREVI
Riflettiamo su...
Il pranzo è il momento della giornata
che si presta meglio al ‘sacrificio calorico’, proprio perchè si è fuori casa, si
ha poco tempo e difficoltà a reperire
gli alimenti più graditi. Il problema più
grande si pone quando si rientra a
casa dal lavoro, mentre si cucina
oppure dopo cena quando ci si rilassa
e ci si vuole ‘gratificare’ dopo una
giornata faticosa.
Una corretta alimentazione e uno stile di vita attivo non solo rendono il
nostro aspetto più sano e
il nostro corpo più bello,
ma svolgono un'efficace
azione preventiva nei
confronti di alcune patologie correlate all'aumento del peso corporeo.
duo a individuo, per queste
ragioni non è possibile parlare
di un fabbisogno energetico
standard.
È fondamentale quindi, nel
momento in cui si decide di
‘occuparsi di sé’, rivolgersi
ad un esperto in campo di
alimentazione (dietologo,
dietista, nutrizionista). Un
piano alimentare efficace va
progettato sul lungo termine
e necessita di un’attenta analisi delle abitudini e dello
stile di vita personale.
Quando la dieta è formulata
nel modo più corretto, può
diventare educativa oltre che
salutare.
Si parla di ‘educazione alimentare’ e lo specialista si
occupa, in tal senso, di insegnare ad abbinare correttamente gli alimenti, ad evitare
il consumo abituale di alcuni
cibi che vengono erroneamente pubblicizzati come ‘light’ e
ad introdurne altri, se non
abbastanza presenti nella
dieta quotidiana, al fine di
garantire una sana e corretta
alimentazione e mantenere il
peso corporeo perso e le
buone abitudini acquisite.
Una dieta equilibrata deve
generare una lenta discesa
del peso corporeo (la perdita
ideale è di ½ kg a settimana)
grazie ad una diminuzione
graduale e oculata delle calorie ingerite, senza alterare la
quantità di nutrienti necessaria all’organismo per rimanere
in salute.
In conclusione: non esistono
diete veloci e realmente efficaci che durino nel tempo . È
necessario modificare le
abitudini alimentari ‘scorrette’, sostituendole con
norme alimentari e comportamentali ideali e abbinare
un’attività fisica regolare,
ma soprattutto costante
durante l’anno.
tempo libero
di Elena Zito
L’Abbazia
di Mirasole
L’Abbazia di Mirasole è un raro
esempio di “grangia” medievale
sopravvissuta alla storia moderna, un gioiello che racconta un
interessante spaccato della vita
religiosa, contadina ed industriale della Provincia di Milano
dal secolo XII ai giorni nostri.
Ideale per una gita fuori porta,
nel cuore del Parco Agricolo
dell’area sud della città, è uno
dei tesori da scoprire
dell’Ospedale Maggiore.
Parafrasando l’invito per la
Festa della Giornata Mondiale
del Donatore, eccoci ad aprire le
porte dell’Abbazia per raccontarvi ciò che le sue antiche e
umili mura racchiudono.
L’Abbazia di Mirasole nasce
come grangia, sede di comunità
religiosa dedita al lavoro industriale e agricolo, fondata dall’ordine degli Umiliati.
Probabilmente gli Umiliati
nascono come ordine nel decen-
Alla scoperta della
storia lombarda
attraverso uno
dei più rilevanti
tesori dell’Ospedale
Maggiore
nio successivo alla riconquista
della città di Milano, distrutta
nel 1162 dal Barbarossa, grazie
al rinnovamento religioso e civile promosso dall’Arcivescovo
Galdino; l’Anonimo di Laon ne
testimonia l’esistenza nelle sue
Cronache in cui descrive cittadini animati da privata iniziativa,
con la missione di professare la
fede attraverso l’umiltà del
lavoro e della preghiera. Si ipotizza che i primi Umiliati si
aggregarono come laborantes
intenti a sottrarsi allo sfruttamento dei mercatores della
Corporazione dei Lanaioli,
unica corporazione appartenente all’Arte in cui la manovalanza
non aveva alcun diritto o potere
giuridico. L’ordine, approvato
da Papa Onorio III, raffigurato
nei capitelli del chiostro
dell’Abbazia, scomunicato nel
1181 da Papa Lucio III per via
dell’inosservanza del divieto
alle riunioni di culto e la sospet-
In alto: un bellissimo scorcio del chiostro; il
giardino interno, con piante aromatiche e
piante della tradizione biblica, gli archi del
loggione superiore profilati in cotto secondo
il gusto lombardo, la parete esterna della
navata unica della chiesa del XIV secolo e la
torre campanaria, con l'orologio ottocentesco. Sopra: la torre campanaria con la
benaugurale presenza di una coppia di cicogne, evidente testimonianza di un ritorno
della nidificazione della specie nelle campagne milanesi.
ta eresia, nel 1201 viene riannesso alla Chiesa da Papa
Innocenzo III che impone la
suddivisione in tre ordini: ecclesiale maschile, monastico
maschile e femminile dedito al
lavoro, ed uno di terziari e famiglie lavoranti nelle sedi dell’orNOTIZIE BREVI
27
Da sinistra: bassorilievo in terracotta risalente alla fine del XIV secolo raffigurante un Agnus Dei e la celebrazione di una Messa;
antica insegna che ben rappresenta la duplice natura religiosa e produttiva degli Umiliati; Un'immagine dei un capitello del chiostro,
adottata dalla Provincia di Milano come proprio simbolo. Descrizione della blasonatura: "D'azzurro, al sole d'oro, non figurato, con
otto raggi ondeggianti, alternati da sedici raggi acuti, due a due, esso sole caricato a destra dalla falce di luna, di argento, con i corni
riuniti nel punto in corrispondenza della base del raggio ondeggiante posto in sbarra a sinistra: il tutto sotto il capo d'argento, caricato dalla croce di rosso" e particolare dell'affresco quattrocentesco dell'Assunzione della Vergine, realizzato nel presbiterio della chiesa a navata unica.
Un'immagine della chiesa
dedicata all'Assunta vista dall'interno del cortile agricolo.
dine. Di questi,
Mirasole, ospitò gli
ultimi due.
Già dal primo insediamento a
Mirasole, probabilmente alla fine del
XII sec. presso una
struttura rurale
antecedente e di
cui sono visibili dal
frutteto i resti
annessi alla parete
nel lato nord
accanto all’abside
della chiesa, gli
Umiliati si dedicarono alla produzione e lavorazione
della lana, fondando una vera e proL'abbazia vista dal
lato est, con le abitazioni dei mezzadri e il campanile,
che si affaccia
sulla strada verso
Ponte Sesto. Tra il
viottolo e la struttura correva il fossato protettivo,
interrato nel XIX
secolo.
pria industria (dall’allevamento
al tessuto). Gli Umiliati divennero noti come i creatori del ‘buon
panno’, tessuto pregiato che
conobbe grande diffusione grazie alla presenza di numerose
sedi umiliate in tutta la provincia, già 150 solo nel 1216, e che,
essendo produzione indipendente dall’Arte delle
Corporazioni, si impose sul
mercato per il costo competitivo
al prodotto d’oltralpe. Mirasole,
insediamento di natura produttiva, dopo l’imposizione della
Regola dell’ordine iniziò a darsi
pacata veste di residenza e centro religiosi, accogliendo architettonicamente la planimetria
tipica dei cistercensi: tra il XIII e
il XV secolo chiesa, chiostro,
sala capitolare, sale comuni e
torre campanaria vennero ultimati. Molte strutture si aggiunsero attorno al grande cortile
agricolo industriale, accessibile
da due ponti levatoi, uno a est
presso il torrione fortificato
ancora oggi visibile ed uno a
sud, presso una porta non più
visibile: l’intero complesso era
circondato dal fossato, indispensabile fonte d'acqua per il lavaggio della lana, l’irrigazione dei
campi circostanti e per il sistema
delle marcite che forniva erba
Come arrivare
L’Abbazia è situata a 10 km dal centro di Milano ed è raggiungibile percorrendo via Ripamonti in direzione Opera, proseguendo attraverso la S.S. 412 Val Tidone, oppure dalla
Tangenziale Ovest uscita di Opera.
Eventi prossimi
Festeggiamenti per la Giornata Mondiale del Donatore di
Sangue, 13 giugno 2010, con visite guidate e concerto di musica rinascimentale.
Luoghi di interesse storico-culturale nei dintorni
L'Abbazia di Viboldone e l'Abbazia di San Lorenzo di Monluè
(quest'ultima verso Segrate), fondate dagli Umiliati; Le Abbazie
di Chiaravalle e di Morimondo, di origine cistercense.
fresca per il bestiame tutto l’anno. La grangia era chiusa ad est
dalle abitazioni dei terziari, a
ovest dagli ovili, a sud dalle
stalle per cavalli e buoi sormontate dal fienile, a nord dal piccolo cortile industriale, dal complesso abitativo dei monaci e dei
conversi che si affacciava sul
chiostro e la chiesa nell’angolo
nord-est, circondata dal frutteto.
Le enormi ricchezze accumulate
degli Umiliati, portarono ad un
progressivo decadimento morale che, a seguito delle minacce
di scioglimento dell’ordine da
parte di San Carlo Borromeo e
del conseguente attentato alla
sua vita da parte di un Umiliato,
l’ordine venne soppresso nel
1569. Mirasole, tra i possedimenti espropriati, venne donata
nel 1582 da San Carlo al
Collegio Elvetico, ente religioso
per la formazione ecclesiastica
anti-riformista, che si insediò
nell’abbazia; da tale passaggio
di proprietà la produzione lanaiola gradualmente scomparve e
lascia posto ad una più strettamente agricola. Nel 1779 quando Napoleone, conquistate le
terre milanesi, riceve
dall’Ospedale Maggiore ottime
cure per i suoi militari; per
ricompensare l’Ospedale sopprime il Collegio Elvetico e dona
l’abbazia di Mirasole, che perde
la sua funzionalità come luogo
di culto e resta di fatto una
cascina gestita da un fittabile.
Un primo tentativo di restauro
viene fatto negli anni ‘30 mentre
un primo intervento di recupero
della chiesa avviene nel 1954 in
seguito ad una visita del
Vescovo Montini e grazie al
finanziamento della Banca
Popolare di Milano. Nel 1981
iniziano i restauri che hanno
riportato l’Abbazia all’antico
splendore, nell’ottica di trasformarla in un centro culturale ed
espositivo, in cui custodire i
grandi tesori dell’Ospedale
Maggiore tra cui la Quadreria
dei Benefattori e la Biblioteca
Antica. Attualmente il Progetto
Museale è in discussione nell’ottica di trovare una soluzione più
adeguata alla forte identità storica e territoriale di questo gioiello dell’operosità agricola ed
industriale lombarda
La chiesetta dell’Annunciata vista dal cortile agricolo.
Un’immagine del responsabile
dei Beni Culturali dell’Ospedale
Maggiore, il dottor Paolo
Galimberti, mentre riordina le
antiche mappe dell’Abbazia di
Mirasole; posa davanti al quadro
della Natività, un tempo collocato
nella cappella laterale (XVI sec.)
della chiesa di Mirasole, ed ora
custodito presso l’Archivio. Nella
porzione della tela visibile si nota
il committente della cappella, l’ultimo Abate Commendatario,
genuflesso davanti alla Sacra
Famiglia.
NOTIZIE BREVI
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parliamo di noi
storie dal Centro trasfusionale...
Ciao, sono un Volontario!
Mi chiamo Giuseppe Franco Beretta, sono un ex bancario pensionato da oltre 10 anni. E
proprio da 10 anni che dò il mio piccolo contributo come volontario presso questa nobile
Associazione.
Oltre a donare il sangue trimestralmente mi occupo di contattare telefonicamente i donatori
appartenenti ai gruppi sanguigni di cui i pazienti in quel momento necessitano. Sono una
persona molto attiva, amo ballare e scherzare! Donare il sangue mi fa sentire vivo, importante per la persona che lo riceverà. Vi assicuro che subito dopo la donazione mi sento forte
come un leone!
Sono molto contento di dare il mio contributo a questa Associazione, dove trascorro giornate molto serene, dove riesco ancora a scambiare battute e vedere sorrisi ed incontrare persone che con me condividono l’importanza del gesto della donazione di sangue.
Il bar dei donatori si rinnova!
Un Grazie
alla nostra Teresa
È andata in pensione, dopo anni di
onorato servizio al Centro l’infermiera Teresa Piras, conosciuta dai nostri
donatori per la sua bravura e diponibilità. Teresa non ha lasciato del tutto
il nostro Centro poichè collabora
presso l’ambulatorio di cardiologia
molto importante per i nostri donatori. Le auguriamo di godersi la sua
pensione part time e la ringraziamo
per il suo impegno e tempo che dedica al Centro. (Maria De Rosa)
Da gennaio 2010 è iniziata la nuova
gestione del Bar/Servizio Ristoro del
nostro Centro trasfusionale.
Il servizio Bar viene ora gestito dalla Ditta
SERIST e specificatamente dal signor
Angelo e dalla signora Digna insieme alle
nostre ‘ragazze’ Angela, Loretta e
Consilia.
L’obiettivo è quello di cercare di
migliorare sempre più per soddisfare
‘le esigenze del palato’ dei donatori
dopo la donazione. Diverse le novità introdotte, dall'aperitivo analcolico con stuzzichini,
alle torte, alla varietà di piatti freddi e caldi,
alle pere al cioccolato o al caramello.
Ma come sempre il punto di forza rimangono i
nostri panini.
Lo spazio purtroppo a volte è un po’ ristretto ma così non manca l’occasione di socializzazione!
Alla parete fa bella mostra di sé un quadro a tema dipinto dalla nostra
Infermiera/artista Tosolina Stocchi.
Venite a vederlo e vi verrà voglia di gustare i nostri panini! (D.M.)
Benvenute Camilla e Viola!
Ecco qui Camilla e Viola le meravigliose bambine di
Daniela e Maria, le nostre grafiche.
Due splendide nuove mamme, che da anni si dedicano al nostro giornale con passione ed impegno.
Fra pappe e pannolini, le nostre ragazze sono riuscite a portare a termine anche questo numero di
Notizie Brevi, dimostrando la loro consueta disponibilità e professionalità, oltre che una rinnovata creatività, grazie alle due nuove muse ispiratrici...
Un augurio di benvenuto alle piccole a alla loro famiglia! (Valeria)
Direttore responsabile Girolamo Sirchia
Direttore scientifico Anna Parravicini
Responsabile editoriale Eloisa Consales
Progetto grafico e impaginazione Daniela Graia, Maria Laurora,
Valeria Varisco
Comitato di redazione Elena Benazzi, Susanna Bocconi, Giovanna
Cremonesi, Maurizio Marconi, Giorgio Marmiroli, Paolo Rebulla,
Antonietta Villa
Hanno collaborato Francesca Albani, Deborah Dotti, Susanna Esposito,
Giuseppe Ghislanzoni, Lorenza Lazzari, Maurizio Tomirotti, Massimo
Ulivieri, Francesco Zanuso, Elena Zito
Fotografie Elena Zito
Disegni Athos Careghi
Pubblicazione trimestrale gratuita dell’Associazione Amici del Policlinico
e della Mangiagalli Donatori di Sangue, di ADISCO Sez. Lombarda e del
Centro Trasfusionale e di Immunoematologia della Fondazione IRCCS
Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano
Copie distribuite: 30.000
Aut. Trib. Milano n. 335 del 4-9-1982
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Copyright del Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale
Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale effettuata con
qualsiasi mezzo sia elettronico sia meccanico (compresa fotocopiatura e
ogni altro sistema di riproduzione) se non dietro autorizzazione scritta
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Domenica 13 giugno
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per festeggiare la Gio
rna
Mondiale Donatori di Sa ta
ngue
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7
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rg
DONATORI
Domenica 5 settembre
Domenica 12 dicembre
Porte aperte
al Centro trasfusionale
per la donazione di sangue
(previo appuntamento)
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Ricerca e Cura
Casi clinici in scena
edizione 2010
> Lunedì 11 ottobre
I dolori articolari
Aula Magna
Università degli Studi
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Via Festa del Perdono
7
dalle ore 18.00 alle 20.
00
Ingresso libero
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Concorso fotografico
Nuova edizione
Avete tempo fino al 1 dicembre!
La felice iniziativa che ci ha permesso in questi anni di apprezzare e collezionare le fotografie dei nostri donatori è giunta alla quarta edizione.
Quest’anno avrà come tema ‘la vita’. Argomento che ben si sposa con
la donazione di sangue!
La vita dell’uomo, della natura, del nostro bel paese e del nostro pianeta; la vita che deve essere salvaguardata e amata. Queste solo alcune
delle tante suggestioni che ci vengono in mente. Allora raccontateci voi
cosa è ‘La vita’. Fate click con le vostre macchine fotografiche e fermate
e ragalateci gli istanti della vita!
Anche quest’anno le tre fotografie più belle saranno premiate in occasione della nostra festa di Natale. Regolamento e scheda di iscrizione sono
disponibili in segreteria donatori.
Tutto il materiale è anche scaricabile dal sito dell’Associazione
www.donatorisangue.org.
Leggete attentamente il regolamento e quel che vi rimane da fare è
scattare e consegnare in segreteria o spedire all’Associazione la scheda di iscrizione e le vostre fotografie in cartaceo e in formato digitale
(jpg a 300 dpi).
Buona fortuna!!