la prevenzione degli incidenti domestici nel bambino la prevenzione
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la prevenzione degli incidenti domestici nel bambino la prevenzione
notizie n 2. 2010 anno XXVIII BREVI dal Policlinico di Milano Periodico di informazione del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia donatori in diretta In caso di mancato recapito restituire al mittente che pagherà la relativa tassa spedizione in a.p. art: 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano quando la donazione ispira l’artistico domenica 13 giugno: giornata mondiale del donatore di sangue alimentazione e benessere le diete ‘fai da te’... quali i risultati tempo libero l’abbazia di Mirasole approfondimenti salute la prevenzione primaria dei tumori la prevenzione degli incidenti domestici nel bambino Due Associazioni in una! Cari amici, è con gioia che oggi possiamo annunciare la fusione fra l’Associazione ‘Sano come un donatore’, che ha per anni assicurato il servizio trasfusionale alla Mangiagalli e agli altri Istituti Clinici di Perfezionamento (ICP), con l’Associazione Amici del Policlinico Donatori di sangue che, dal 1974, serve il Policlinico ed altri 10 ospedali della città. Contrariamente a quanto siamo soliti osservare nella nostra società, le nostre Associazioni di donatori di sangue hanno dato un’altra prova di grande consapevolezza civile: non ci preoccupiamo di affermare la nostra individualità, di moltiplicare le cariche associative, di apparire nelle manifestazioni pubbliche, di chiacchierare in TV. Ci preoccupiamo solo di lavorare con serietà e competenza per aiutare i nostri malati a guarire. Quest’anno raggiungeremo il ragguardevole numero di circa 24.000 donatori iscritti alla nuova Associazione che mantiene il nome di “Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di sangue” rispecchiando in pieno l’ottimo risultato conseguito dalla fusione del Policlinico con gran parte dell’ICP (Mangiagali, Regina Elena, Clinica Pediatrica, Pad. Devoto), a costituire la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico. Raggiungeremo così le 35.000 donazioni e forse più, e implementeremo una ancor più ampia valutazione dello stato di salute dei donatori. Infatti alle iniziative di medicina preventiva che già conoscete (cardiorisk in primis) aggiungeremo un programma di valutazione del rischio di osteoporosi (denominato FRAX), di cui scrive il dottor Fabio M. Ulivieri in questo numero. Si tratta di misure di salute pubblica applicate a popolazioni modello (es. i donatori di sangue), effettuate con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, che speriamo possano risultare trasferibili ad altre comunità della popolazione italiana. Infatti come sosteneva B. Franklin “un’oncia di prevenzione vale più di una libbra di cura” e questo non solo in termini economici ma soprattutto di benessere di ciascuno di noi. La malattia è dolore e paura, i suoi rischi sono sempre temibili, i risultati delle cure non sempre ottimali: ecco perché dobbiamo investire nella prevenzione. Questo intende continuare a fare l’Associazione che impiega le risorse di cui dispone per tutelare la salute dei suoi donatori, in questo confortata dall'alto grado di fidelizzazione da loro dimostrato nei confronti dell’Ospedale Policlinico e dei suoi malati. Studiando e operando con questi obiettivi l’Associazione che ho l’onore di presiedere si propone di offrire ai suoi iscritti servizi sanitari sempre innovativi, in collaborazione con i centri di alta specialità dell’Ospedale Policlinico e grazie alla illuminata partecipazione degli Amministratori. Lo studio, l’esperienza clinica, lo spirito di servizio di tutto il personale del Centro trasfusionale sono la migliore garanzia che i donatori della neonata Associazione potranno continuare ad accordare al Policlinico la loro preferenza. Presidente sommario i servizi donatori in diretta 4 La donazione di sangue fra i giovani 6 Quando la donazione ispira l’Artistico 8 Campagna cinema! OPUS Proclama spa per la donazione di sangue 9 Donare in estate senza correre rischi approfondimenti salute 10 La prevenzione primaria dei tumori 12 Osteoporosi: nuovi strumenti nella prevenzione staminali 17 First: il forum italiano della ricerca brevi estate 21 Un bagaglio di precauzione... per partire sereni 23 La detersione ottimale della cute e dei capelli alimentazione e benessere 25 La dieta ‘fai da te’...quali i risultati tempo libero 27 L’Abbazia di Mirasole inserto mamma e bambino 14 La prevenzione degli incidenti domestici nel bambino le rubriche ADISCO 19 Donazione del sangue cordonale: la parola all’ostetrica 20 L’Arte per Adisco parliamo di noi 30 Storie dal Centro trasfusionale In copertina Scorcio del chiostro e della chiesa dell’Abbazia di Mirasole. (Foto di Elena Zito) donatori in diretta di Elena Zito La donazione di sangue fra i giovani Tra motivazioni e ostacoli: ecco cosa giovani e giovanissimi pensano della donazione di sangue Il 30 Ottobre 2009 si è concluso il progetto di ricerca, finanziato da Regione Lombardia, condotto in collaborazione con AVIS mediovaresotto, dal titolo “Studio degli ostacoli e delle motivazioni alla donazione di sangue negli studenti delle Scuole Superiori di II grado”. La ricerca, studio pionieristico della prospettiva degli adolescenti in merito alla donazione, ha fornito una serie di interessantissimi spunti per meglio comprendere vissuti, opinioni, pregiudizi e idee di studenti di età compresa tra i 13 e i 21 anni. Da anni, la ricerca scientifica ha interesse nel comprendere quali siano gli elementi che possano influire su una scelta di alto valore civile come la donazione di sangue, ma questo non è stato indagato tra chi si avvicina all’età giusta per farlo. Gli adolescenti rappresentano una fonte potenziale di grande interesse non esclusivamente per l’apporto di sangue che possono fornire: infor- mentre, le restanti, di Milano e hinterland. Il questionario, in forma anonima, ha esplorato diversi aspetti della donazione quali: le condizioni che potrebbero avvicinare un giovane ad essa, le conoscenze possedute, l’idea o rappresentazione che i giovani hanno in mente del donatore, ciò che può ostacolare o rendere poco attrattiva la donazione stessa. Dai dati analizzati sono emersi molteplici aspetti interessanti. Il primo dato su cui vogliamo soffermarci è il numero di studenti maggiorenni donatori, che rappresenta il 4,7% del campione studiato, dato superiore (di circa un punto percentuale) a quelli indicati in letteratura per la popolazione generale dei donatori. È un dato confortante rapportato al piccolo campione studiato. Abbiamo chiesto ai giovanissimi donatori chi avesse influenzato la loro scelta: il 27,9% rivendica la propria autonomia e iniziativa, il 25% un genitore ed il 20% il per- mare sulla ‘donazione di sangue’ può favorire la diffusione di stili di vita sani, e contribuisce a sviluppare una cultura civica matura e responsabile. La ricerca è stata attuata dalle psicologhe Elena Zito, referente della parte milanese dello studio e del Progetto Scuole 2009-2010 del Centro Trasfusionale dell’Ospedale Policlinico, e da Sara Alfieri, ricercatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano responsabile della parte varesina della ricerca. Grazie al contributo della società Periscope srl della dottoressa Lucia Di Franco, sono stati preliminarmente effettuati quattro focus group, ovvero dei gruppi di discussione, che sono stati utili ad esplorare le opinioni degli adolescenti partecipanti. Dalle affermazioni raccolte sono stati elaborati gli item, ovvero le domande di un questionario poi somministrato a ben 3.050 studenti di 11 scuole diverse: due della città di Varese Quanto incidono secondo te questi motivi? Per quale ragione non andresti a donare? 100 4 3 La Dottoressa E. Zito presenta i risultati della ricerca, con il Vicepresidente dell'Associazione Donatori, il Dottor G. Marmiroli, il Professor P. Wholfarth e la Professoressa E. Parisi, del Liceo Classico Tito Livio e del Liceo Scientifico Severi-Correnti. 2,93 3,14 3,49 3,35 3,25 Maschi 2,8 2,71 Maschi Femmine Femmine 3,1 2,66 2,73 55,4 2 50 45 33,1 30,9 1 17,3 9,5 di vi ta St ile Pa ur a er en za In di ff io ne Di si nf or m az Pi gr iz ia 0 15,4 13,5 1110,9 4,32,2 0 Paura aghi Paura sangue Paura Paura Paura Paura ciò star male qualcosa contarre che non non va malattia conosco Chi potrebbe influenzare la tua scelta di donare? Femmine Maschi 42,3 60 32,8 30,6 27,9 27,8 53,8 45,7 30,7 40 20,9 20,2 17,9 27,7 19,9 20 14 mazioni indicano da un lato il bisogno di entrare in contatto con la necessità, e quindi con la realtà dei fatti, e dall’altro la consapevolezza che per essere stimolati si debba essere coinvolti personalmente e affettivamente. In merito alla descrizione delle ragioni per cui i giovani non vanno a donare, gli studenti indicano indifferenza, disinformazione, paura e pigrizia come i maggiori deterrenti. La disinformazione viene riconosciuta come uno dei maggiori ostacoli alla donazione di sangue e, in particolare, i giovani dichiarano di voler ricevere informazioni pratiche, riferite al dove e al quando, tecniche, quali la quantità di sangue prelevata, la modalità di analisi e conservazione del sangue, e fisiche rispetto all'esperienza in sé. I ragazzi descrivono il mondo dei media come fonte di informazione, ma scarsa nel caso di televisione, radio, lezioni ed incontri scolastici; a tal riguardo sembra molto più efficace il passaparola tra amici, familiari e conoscenti. Come deterrente alla donazione nei giovani, gli studenti interpellati rispetto alle proprie paure riferiscono quella per gli aghi e di star male o svenire in seguito alle pratiche legate alla donazione. Questi dati risultano coerenti con quanto esposto nella letteratura scientifica, ma un dato ci ha colpito: il 20,5% di risposte altro indica che il campione considerato riferisce di avere paure non meglio Vantaggi concreti ottenuti Farlo con amici o compagni Ne ss un o Do na to re Es pe rto Am ic i Pr of es so ri sonale scolastico, di fatto confermando quanto la motivazione personale e il ruolo di persone significative d'esempio siano fondamentali per avvicinarsi alla cultura del dono. Riferendoci a tutto il campione studiato, i dati analizzati sembrano suggerire alcune ipotesi rispetto agli aspetti che possono avvicinare o allontanare i giovani dalla donazione. Per quanto riguarda le persone che potrebbero influenzare i giovani a donare il sangue si evidenzia una netta preferenza per qualcuno che ha già fatto l’esperienza (un donatore) o comunque per una persona esperta; sembra tuttavia anche molto evidente la necessità di affermare una propria autonomia di scelta da parte degli studenti: se da un lato i giovani sembrano cercare rassicurazioni da persone competenti, dall’altro rivendicano la propria responsabilità nel decidere autonomamente. Questo comportamento risulta caratteristico della fascia adolescenziale, in cui il principale tentativo di crescita sembra essere quello di appropriarsi di una propria identità personale, distinta da quella degli adulti di riferimento. In merito all’evento scatenante della decisione di donare il sangue, la maggior parte delle risposte sembra propendere per un’emergenza che coinvolge una persona cara e per la testimonianza di una persona che è stata salvata grazie ad una trasfusione. Queste affer- Testimonianza persona salvata 0 0 en ito ri 25,5 7,4 3,9 G 22 21,6 7,4 Emergenza persona cara 10 24,2 19,8 Sapere come funziona 20 Femmine 62,5 40 4,3 Niente Maschi 30 Chi potrebbe far scattare la decisione di donare? 80 50 specificate, e che meriterebbero di essere approfondite in altra sede. I dati riguardanti i facilitatori alla donazione confermano l'idea che gli studenti necessitino di avere informazioni semplici e concrete andando a vedere come funziona il Centro trasfusionale prima di decidere; un facilitatore di moderato rilievo è la possibilità di condividere l’esperienza della donazione con qualcuno (39,1%). I vantaggi concreti che la donazione può veicolare con sé vengono così percepiti dai giovani del campione: il vantaggio più interessante sembra essere il credito formativo, seguito dagli esami gratuiti. È interessante notare come tutti i vantaggi elencati vengano percepiti in maniera più accattivante da parte dei maschi rispetto alle femmine. A fronte di tutte queste informazioni riteniamo utile porre delle indicazioni concrete rispetto a come comunicare più adeguatamente con il target di potenziali donatori adolescenti. La riflessione fondamentale da cui partire è su quali siano i canali comunicativi che i giovani utilizzano preferibilmente: dai dati si è evidenziato come i ragazzi percepiscano più efficaci i messaggi che gli arrivano attraverso il confronto diretto con qualcuno che ha fatto l’esperienza della donazione e attraverso il canale scolastico, ribadendo la necessità dell’esperto come figura di riferimento per ottenere informazioni. In generale è possiNOTIZIE BREVI 5 bile però affermare che qualsiasi canale comunicativo è ritenuto efficace ma, in relazione alle affermazioni sulla disinformazione, la causa non sembra risiedere nel canale bensì nella qualità dei contenuti. Chiedendo agli studenti esplicitamente di indicare quali siano le caratteristiche di una valida campagna pubblicitaria, le indicazioni ottenute sono a favore della presenza di due elementi determinanti: un messaggio che faccia riflettere e che sia semplice e chiaro; tutti gli altri elementi visivi, come un testimonial famoso, assumono un ruolo secondario. L’idea di sollecitare i giovani attraverso mezzi di comunicazione più tipicamente utilizzati nell’adolescenza, quali i social-net- work o gli sms, si ridimensiona nel constatare che la maggior parte dei ragazzi interpellati prediligono parlare con i propri amici nei luoghi di ritrovo abituali, preferendo l’interazione diretta all’utilizzo delle nuove tecnologie. Come ultimo dato riportiamo la propensione alla donazione: ben il 56,7% si dichiara abbastanza o molto propenso alla donazione. È ora nostro compito trovare il modo per aiutare gli studenti a concretizzare questa sana idea. Grazie agli elementi di riflessione ottenuti attraverso questa ricerca è già stato possibile adeguare modalità e contenuti degli incontri di sensibilizzazione che proponiamo abitualmente alle classi IV e V delle Scuole Superiori: portia- mo a scuola la testimonianza di un donatore di sangue e la sacca con l’ago utilizzati in sala salasso, coinvolgiamo uno studente nella simulazione di una donazione in modo da facilitare l'immedesimazione e sollevare tutte quelle questioni legate alla sfera emotiva che difficilmente possono altrimenti emergere. Se adeguatamente stimolati i ragazzi neo-maggiorenni accolgono volentieri l’invito ad iniziare una carriera all’insegna dell’altruismo e della salute: dei 1.541 studenti incontrati direttamente nelle 94 ore di sensibilizzazione effettuate da ottobre 2008 a ottobre 2009, ben 328 (circa il 20%) sono già arrivati al Centro trasfusionale ed hanno effettuato la loro prima donazione! A sinistra una immagine dell’ingresso del Liceo Artistico Boccioni; sopra alcuni studenti con i poster realizzati a favore della donazione di sangue; sotto una foto del preside il professor Giuseppe Como nel suo studio. Quando la donazione ispira l’Artistico Grazie al Progetto Scuole dell’Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue, il rapporto con l’istituzione scolastica si 6 NOTIZIE BREVI arricchisce di nuove iniziative che spesso, come in questo caso, nascono dalla volontà di presidi e insegnanti di portare la cultura della donazione e dei corretti stili di vita all’interno dell’ambito didattico. Il preside del Liceo Artistico Boccioni, il professor Giuseppe Como, oltre ad aver aderito al nostro progetto di sensibilizzazio- ne, ha voluto trasformare il tema della donazione in un’occasione di riflessione e ispirazione per i suoi studenti, promettenti pittori, grafici e creativi. I ragazzi stanno lavorando ad una campagna pubblicitaria interna alla scuola con l’obiettivo di reclutare studenti potenziali donatori, che abbiamo incontrato a scuola il 29 maggio durante la ‘Festa di Primavera - Nelle foto la professoressa Emanuela Volpe con alcuni strudenti del Liceo Artistico Boccioni che mostrano orgogliosi i progetti realizzati a favore della donazione di sangue. Giornata dell’Arte’. Per meglio comprendere le ragioni di una così brillante idea, abbiamo posto alcune domande direttamente al professor Como, ideatore di questa iniziativa. Preside Como, come nasce l'idea di portare la donazione del sangue a scuola? Questa iniziativa è stata pensata riflettendo un poco su quella che è la nostra utenza scolastica: noi abbiamo circa 1000 studenti, di cui il 40% proviene dall’hinterland. La scuola non ha quindi un riferimento territoriale ed è problematico proporre delle iniziative extrascolastiche che coinvolgano tutti gli studenti. Altro aspetto che ci ha stimolato è il fatto che molti ragazzi, soprattutto di fuori Milano, siano attivi nel volontariato ed è difficile riportarne il vissuto all’interno della scuola. L’iniziativa vuole coinvolgere, qui nella loro scuola, un certo numero di studenti, partendo da un'attività, la più puntuale ed estemporanea possibile, che sia anche nota e significativa come atto di volontariato. La scelta di portare la donazione del sangue a scuola consente di avvicinare lo studente sia a un gesto di valore civile, sia di arricchire il valore educativo e sociale dell’istituzione scolastica stessa, cose di cui la scuola, di norma, non si occupa! Questa idea, all'interno di un Liceo Artistico, non può che far leva, per essere meglio sentita e partecipata, sulla creatività: ecco dunque l’idea, dai fini anche didattici, di diffondere questa iniziativa attraverso lo studio di un volantino, di un manifesto o di un lavoro artistico. È un’idea semplice, forse banale, ma che molto concretamente può coinvolgere lo studente in una partecipazione attiva nel fare, nel riflettere, nel sollecitare l’atto della donazione e quindi diffondere verso gli altri e verso se stesso la necessità di avere comportamenti sani e responsabili. Gli studenti sono troppo spesso dei meri utilizzatori della scuola, la didattica occupa tutto il tempo e poche sono le proposte per trasformare la scuola anche in un punto di riferimento ‘altro’. Molti giovani sono attivi al di fuori, vogliamo portare la loro partecipazione collettiva, del ‘fare con l’altro’, qui a scuola. Quindi è l’aspetto educativo connesso alla pratica della donazione di sangue che ha portato l’argomento alla sua attenzione? Proporre corretti stili di vita, dare l’opportunità agli studenti di trovare nella scuola un riferimento preciso nell’ambito del volontariato e dei valori civili, ma soprattutto coinvolgerli nel processo creativo-artistico per la promozione dell’iniziativa ha assolutamente una forte e concreta componente didattica ed educativa. Lei parla di semplicità ma la vostra iniziativa è piuttosto originale e non tutte le scuole arrivano ad attivarsi in questo modo, o a riflettere su come creare una rete tra principi educativi, didattica e attività sociale nel territorio. Non è una grande riflessione, è mettere insieme aspetti di una realtà evidente: i ragazzi hanno certi comportamenti che sono ‘quelli che sono’, arrivano da un territorio vastissimo e hanno l’opportunità di trovare un referente comune nella scuola, in più frequentano un artistico e disegnare un po’ di più non fa male anzi, è importante finalizzare su un piano concreto e realistico l’attività didattica! Il progetto è già stato attivato nella sua parte creativa? Il progetto si è già messo in moto: i ragazzi coordinati dalla professoressa Volpe hanno ideato manifesti che illustrano l'iniziativa e che verranno stampati su della magliette che, indossate dagli studenti stessi, promuoveranno il messaggio all’interno della scuola. Realisticamente che impatto potrà avere questo progetto? La mia idea è quella di trasformare una parte della Giornata dell’Arte, che è una giornata di festa della scuola all’interno della quale i ragazzi si presentano attraverso la loro attività (con la musica, la grafica, il disegno ecc.) in un'occasione in cui dedicarsi alla donazione di sangue insieme ai genitori. È importante che il messaggio passi attraverso la scuola e che la donazione di sangue diventi un dato di normalità e quotidianità, che possa coinvolgere un numero crescente di studenti. NOTIZIE BREVI 7 La questione è che la prima donazione in ragazzi così giovani è un evento speciale, importante, da gestire con tantissima attenzione e guidando i ragazzi ad assumere una serie di condotte per la salute non sempre spontanee. Lei ne ha mai parlato agli studenti? Io ho parlato con qualcuno di loro spiegando che è necessario evitare certi comportamenti se si intende donare; qualcuno si è fatto una grossa risata, perché in questa fascia d'età sono esposti a molte tentazioni (ndr. uso di sostanze stupefacenti, sessualità libera, abuso di alcool) e molte di esse sono facilmente accessibili. Ancor prima di reclutare nuovi giovani donatori, è nostro obiettivo far riflettere ed educare in merito alla gestione della propria salute. Cosa ne pensa? Infatti è proprio questo che ci siamo prefissi, pensando non tanto di far cambiare dei comportamenti quanto di introdurre elementi di riflessione, azione in cui la scuola dovrebbe costantemente impegnarsi, non solo per formare ‘menti’ ma anche ‘individui’ con una certa capacità critica. Come crede si concluderà questa iniziativa: è limitata a quest’anno scolastico o verrà riproposta? Ciò che proponiamo ora è un tentativo. Sulla base dell’esito, cer- cheremo di mettere in moto un meccanismo che possa dare continuità, nel senso che un’iniziativa fatta una volta ha un suo valore, ma in una scuola ha significato ciò che diventa consuetudine, abitudine, di anno in anno. Le grandi imprese a scuola non servono, è l’impegno quotidiano, continuo, un mattone che si aggiunge alla costruzione. Abbiamo iniziato in maniera semplice con le risorse a disposizione ma dare in futuro una sistematizzazione a tale intervento è un’operazione che desideriamo fare. Non ci resta dunque che rinnovare il nostro appuntamento alla prossima Giornata dell’Arte! intervista di Elena Zito Campagna cinema! OPUS Proclama spa per la donazione di sangue Nell’arco dei mesi di febbraio e marzo è stata realizzata dalla società Opus una campagna di sensibilizzazione alla donazione nei cinema di Milano e provincia. Lo Spot pubblicitario, di cui vedete rappresentata una sequenza di alcuni fotogrammi, mette in luce il legame silente che unisce il donatore con il soggetto ricevente, in un contesto di svago: il cinema. Da un’inchiesta svolta all’uscita dalle sale si è rilevato che il 69% degli spettatori ha ricordato lo spot, apprezzato dal 53% degli intervistati. Il 40% del campione ha dichiarato l’interesse a conoscere meglio gli aspetti della donazione. Lo Spot è stato proiettato in cinema multisala di Milano, Assago, Cerro Maggiore, Curno, Lissone, Montano Lucino, Pioltello e persino in una multisala di Roma. Come primo risultato positivo, la professoressa Birgitt Amann Il banchetto informativo della nostra della Scuola Associazione presidia l’atrio di un cineGermanica ha ma; i promoters intervistano gli utenti. telefonato al Centro dopo aver visto lo spot, per aderire alla donazione con i propri studenti. Giorgio Marmiroli Maurizio Marconi donatori in diretta Direttore Centro Trasfusionale Donare in estate senza correre rischi II Centro trasfusionale guarda sempre all’estate con apprensione: le presenze in città calano, i donatori prendono le ferie, si assentano spesso per il fine settimana. Qualcuno preferisce rimandare la donazione a dopo le vacanze. Gli unici a non mancare mai, neppure in piena estate, sono i pazienti bisognosi di trasfusione. Per questo pubblichiamo volentieri le raccomandazioni del dottor Maurizio Marconi, Direttore del Dipartimento di Medicina Rigenerativa e Direttore dell’Unità Operativa del Centro Trasfusionale e Immunoematologia Perché in estate la donazione è così importante? Durante il periodo estivo i Centri trasfusionali soffrono cronicamente di carenza di unità di sangue per un ridotto afflusso di donatori legato soprattutto all’assenza dai luoghi di residenza per le vacanze estive. Inoltre è da ricordare che viaggi all’estero, (specie in zone tropicali o in Paesi al di fuori della Comunità Europea), comportano sovente dei periodi di sospensione che vanno da 1 a 6 mesi, con ulteriore allungamento dei periodi di indisponibilità per la donazione di sangue. Pertanto raccomandiamo vivamente ai nostri donatori di venire a donare prima della partenza per le vacanze. Se ciò non fosse possibile vi aspettiamo subito al rientro. Il caldo può dare problemi? Di che tipo? Il caldo può dare problemi in persone predisposte a episodi di ipotensione, ma anche in individui senza alcuna particolare predisposizione, in cui occasionalmente la coincidenza di due o più eventi (donazione, calura particolarmente intensa, disidratazione, attività fisica eccessiva, ecc.) abbia in precedenza comportato sensazioni di malessere o spossatezza. Ci sono categorie di persone che è meglio non donino d’estate? Per il fatto stesso che il donatore è per definizione una persona ‘sana’ non esistono controindicazioni assolute alla donazione in estate. Tuttavia, persone di basso peso corporeo, o con valori pressori tendenzialmente bassi o con precedenti episodi di malessere in occasione della calura estiva o di prelievi e/o donazioni, possono essere maggiormente predisposte ai problemi sopracitati, ed è quindi auspicabile che evitino la donazione nelle giornate più calde e afose. intervista di Eloisa Consales Accorgimenti per donare in sicurezza > È buona norma che il donatore venga a donare solo se non ha avuto disturbi recenti e dopo un adeguato periodo di riposo notturno. > È consigliabile che abbia assunto una colazione leggera e fatto un pasto regolare la sera precedente. > È raccomandabile nel corso della giornata di donazione l’assunzione abbondante di liquidi e una alimentazione equilibrata, povera di grassi e ricca di frutta e verdura. > È preferibile, specie nelle giornate più calde e per le prime donazioni scegliere le ore più fresche della mattina. > È consigliabile evitare nelle ore successive alla donazione l’esposizione prolungata diretta al sole e attività fisicamente impegnative, come lunghi viaggi, attese con prolungata stazione eretta. Non esitate a contattare il medico del Centro per eventuali informazioni o consigli, o a rivolgervi direttamente al vostro medico curante in caso di disturbi importanti e/o protratti. Un momento della donazione di sangue al settore donatori del nostro Centro trasfusionale. NOTIZIE BREVI 9 Maurizio Tomirotti approfondimenti salute La prevenzione primaria dei tumori oncologo Specialista in Oncologia e Medicina Interna. Direttore dell'U.O. di Oncologia Medica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico. Esperto di relazione medico-paziente, interessato ai percorsi di umanizzazione delle strutture oncologiche. E' autore di numerose pubblicazioni di terapia medica dei tumori. In questa intervista il dottor Maurizio Tomirotti direttore dell’Unità Operativa di Oncologia medica della nostra Fondazione ci illustra il ruolo della prevenzione nella lotta ai tumori Nella prevenzione dei tumori quali gli screening raccomandati e perchè? Nonostante i notevoli progressi ottenuti in campo terapeutico, 150 mila pazienti dei 270 mila nuovi casi di cancro registrati annualmente in Italia muoiono ancora a causa della malattia. Alcuni di questi tumori possono essere curati con migliori probabilità di successo se diagnosticati in fase presintomatica ed è su questi che bisogna agire con interventi di sanità pubblica. Perché uno screening abbia senso occorre infatti: a) che sia dimostrato un vantaggio terapeutico reale rispetto ad una diagnosi in fase inizialmente sintomatica; b) che si disponga di strumenti diagnostici semplici, affidabili, non invasivi, eseguibili a tappeto su tutta la popolazione potenzialmente esposta al rischio. Se così non è, occorre astenersi per evitare a persone sane inaccettabili danni "iatrogeni", indotti cioè da procedure sanitarie non necessarie e non scevre da complicanze. Ad oggi solo il cancro del seno, del collo dell'utero e del colon-retto si prestano a campagne di screening, attuate rispettivamente con mammografia, Pap test e ricerca del sangue occulto nelle feci. Perché lo screening del tumore alla prostata presenta delle criticità? Il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) è un esame molto sensibile e non necessariamente legato alla presenza di un cancro della prostata. Specie se transitori, valori elevati si riscontrano anche dopo pratiche fisiologiche che comportino la "spremitura" della ghiandola (rapporti sessuali, attività sportive, visite urologiche) o in corso di processi infiammatori. Tuttavia il problema non è il PSA ma, paradossalmente, proprio la diagnosi precoce di carcinoma prostatico. Per un maschio asintomatico, la probabilità di albergare cellule tumorali nella propria prostata cresce con l'età ed è altissima negli anziani: gran parte di questi tumori non daranno però segno di sé lungo tutto l'arco della vita. Sebbene la ricerca sia fortemente impegnata in questo settore, non Milano: come accedere agli screening della mammella e del colon retto > Non occorre far nulla: si è contattati dall'ASL che invia una lettera di invito ad entrare nel programma. > Per il colon retto basta recarsi in farmacia con la lettera dell'ASL: si riceve un contenitore nel quale raccogliere un piccolo campione di feci, che si riconsegna poi alla stessa farmacia. > Per la mammella, la lettera dell'ASL contiene già un appuntamento presso una delle strutture di mammografia della città, con possibilità per la paziente di modificarlo. > In entrambi i casi l'esito arriva a domicilio: via lettera se negativo, via telefono se occorrono approfondimenti. 10 NOTIZIE BREVI siamo ancora in grado di riconoscere con certezza queste forme indolenti. In queste condizioni lo screening non può produrre risultati positivi e va evitato: nell'ambito di una vasta sperimentazione recentemente conclusa nel mondo anglosassone è stato calcolato che, per ogni vita salvata dallo screening, 48 persone sono state inutilmente sottoposte ad intervento di prostatectomia radicale, procedura tra l'altro gravata da postumi rilevanti. Occorre pertanto che la valutazione della opportunità del dosaggio del PSA e la gestione del risultato siano riservate ad un ambito strettamente specialistico. In linea generale quali altri elementi concorrono nella prevenzione dei tumori? Fondamentale è attenersi ad elementari norme igieniche e stili di vita corretti. Non fumare (o smettere di farlo) salva più vite di quanto riescano a fare insieme la chirurgia, la radioterapia e la terapia medica dei tumori. Indispensabile non trascurare segni e sintomi che possono correlarsi alla presenza di tumori ancora in fase iniziale. Tutto questo è ben sintetizzato dal do-decalogo messo a punto dalla comunità scientifica europea (vedi box). Il vaccino del papilloma virus può considerarsi uno strumento di prevenzione del tumore dell'utero? E' sicuramente uno strumento di grande utilità ma non sufficiente in un ambito di prevenzione efficace delle malattie sessualmente trasmesse, settore che richiede ben più complesse procedure di educazione sanitaria. intervista di Eloisa Consales Prevenzione dei tumori: il do-decalogo 1. Non fumare; se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, non fumare in presenza di non fumatori. 2. Evita l'obesità. 3. Fai ogni giorno attività fisica. 4. Mangia ogni giorno frutta fresca e verdura (di stagione): almeno cinque porzioni. Limita il consumo di alimenti contenenti grassi di origine animale. 5. Se bevi alcolici, che siano birra, vino o liquori, modera il loro consumo a non più di due bicchieri al giorno se sei uomo, a non più di uno se sei donna. 6. Presta attenzione all'eccessiva esposizione al sole. È importante proteggere bambini e adolescenti. Coloro che hanno la tendenza a scottarsi devono proteggersi per tutta la vita. 7. Osserva scrupolosamente le raccomandazioni per prevenire nei posti di lavoro e nell'ambiente l'esposizione ad agenti cancerogeni noti, incluse le radiazioni ionizzanti. 8. Rivolgiti a un medico se noti la presenza di: una tumefazione; una ferita che non guarisce, anche nella bocca; un neo che cambia forma, dimensioni o colore; ogni sanguinamento anormale; la persistenza di sintomi quali tosse, raucedine, bruciori di stomaco, difficoltà a deglutire, cambiamenti come perdita di peso, modifica delle abitudini intestinali o urinarie. 9. Le donne a partire dai venticinque anni dovrebbero partecipare a screening per il tumore del collo dell'utero con la possibilità di sottoporsi periodicamente a strisci cervicali. Questo deve essere fatto all'interno di programmi organizzati, sottoposti a controllo di qualità. 10. Le donne a partire dai cinquant'anni dovrebbero partecipare a screening mammografici per il tumore del seno con la possibilità di sottoporsi a mammografia. Questo deve essere fatto all'interno di programmi organizzati, sottoposti a controllo di qualità. 11. Donne e uomini a partire dai cinquant'anni dovrebbero partecipare a screening per il cancro colonrettale all'interno di programmi organizzati e sottoposti a controllo di qualità. 12. Partecipa ai programmi di vaccinazione contro l'epatite B. NOTIZIE BREVI 11 Fabio M. Ulivieri reumatologo Fa parte del Servizio di Medicina Nucleare; dal 1998 è responsabile della sezione di Mineralometria Ossea Computerizzata e Ambulatorio Malattie del Metabolismo Minerale e Osseo della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico. Autore di numerose pubblicazioni e presentazioni a Congressi, svolge attività clinica e di ricerca nel settore delle malattie del metabolismo minerale e osseo con particolare interesse all’invecchiamento e alla menopausa. approfondimenti salute Osteoporosi: nuovi strumenti nella prevenzione Cosa è, quali i fattori di rischio e cosa fare per una diagnosi precoce. A parlarcene il dottor Fabio Massimo Ulivieri reumatologo della nostra Fondazione L'osteoporosi, detta anche "malattia delle ossa di vetro", comporta una perdita di massa ossea e un'alterazione dell'architettura scheletrica, le quali, indebolendo la capacità di resistenza meccanica, favoriscono la frattura ossea, in particolare del femore, delle vertebre e del polso. Si stima che in Italia circa 4 milioni di donne e un milione di uomini siano affetti dall'osteoporosi e poiché l'età media di vita è in costante incremento ci si attende un proporzionale incremento della prevalenza della malattia e dell'incidenza delle fratture ad essa correlate. Oggi il rischio di andare incontro a una frattura da osteoporosi a carico del polso, delle vertebre o del femore è del 15% circa per ogni sito scheletrico citato (il rischio per tumore della mammella è "solo" del 9%) e ogni anno si registrano complessivamente più di 100.000 fratture da fragilità. Se si considera che circa il 20% dei fratturati di femore per osteoporosi muore nel primo anno dall'intervento e più dell'80% presenta a un anno dalla frattura una qualche forma di invalidità si intuisce l'importanza della prevenzione dell'osteoporosi. La terapia, infatti, non può far regre- 12 NOTIZIE BREVI dire la patologia ad una completa restitutio ad integrum, ma può solo bloccarne la progressione e ridurre del 50% il rischio di frattura. La resistenza meccanica della struttura scheletrica alla frattura è strettamente correlata alla densità minerale come spiegano inequivocabilmente le leggi della fisica; ne deriva che la misura della densità è l'elemento oggettivo più rilevante per stimare la resistenza ossea alla frattura. Tra le metodiche sviluppate nel secolo scorso per la quantificazione minerale ossea, la più importante è la densitometria ossea a raggio X, definita con l'acronimo di Moc (mine- ralometria ossea computerizzata), considerata metodica di riferimento ("gold standard") per la quantificazione della massa ossea. La MOC, non invasiva e priva di rischi di radiazione, si può eseguire sui siti scheletrici ove più frequentemente si registrano le citate fratture da osteoporosi (rachide vertebrale lombare, epifisi prossimale femorale, avambraccio ultradistale). Essa, tuttavia, pur essendo accurata e precisa, non è una metodica sensibile e non può, quindi, essere applicata a tutti come screening di massa, ma va riservata ai soggetti a maggior rischio di osteoporosi. I principali fattori di rischio per I principali fattori di rischio dell’osteoporosi Ecco i principali fattori di rischio per cui è consigliabile eseguire indagini specifiche per l’osteoporosi. Fattori di rischio maggiori > Età maggiore di 65 anni > Fratture da fragilità dopo i 40 anni > Storia familiare di fratture osteoporotiche (specialmente fratture di femore nella madre) > Terapia con glucocorticoidi > Apparente osteopenia rilevata da indagini radiografiche > Sindrome da malassorbimento intestinale > Iperparatiroidismo primitivo > Ipogonadismo > Menopausa precoce (prima dei 45 anni) Fattori di rischio minori > > > > > > > > Artrite reumatoide Storia clinica di ipertiroidismo Terapia cronica anticonvulsivante Dieta povera di calcio Tabagismo Abuso di Alcol Eccessiva assunzione di caffeina Magrezza (BMI minore di 19) ne di individuare modelli di farmaco economia per l'osteoporosi come quelli già sviluppati in ambito cardiovascolare. Il Frax rappresenta una risorsa nel disegno di tali modelli che può aiutare a ottimizzare le risorse pubbliche disponibili indirizzandole alle scelte di sicura efficacia. Ma la migliore prevenzione dell'osteoporosi avviene già in età giovanile, quando lo scheletro è in fase di acquisizione del suo picco di massa ossea, cioè dell'entità massima, iscritta nei nostri geni, del patrimonio minerale osseo. Purtroppo scarsa è in Italia l'assunzione di alimenti ricchi di calcio come il latte, lo yogurt e il formaggio stagionato: sono, infatti, essi a contenere, a parità di quantità, la massima concentrazione di calcio, mattone costitutivo dello scheletro. Come ampiamente carente nel nostro corpo è anche la vitamina D, nota una volta come vitamina antirachitica per il suo ben noto effetto sull'osso. Più del 90% delle donne italiane sopra i 65 anni presentano livelli di vitamina D inferiori al minimo raccomandato e più del 97% delle pazienti con più di 50 anni ricoverate in ospedale per fratture da fragilità presenta bassi livelli di vitamina D. Al calcio e alla vitamina D si deve aggiungere una adeguata attività fisica, nota stimolatrice della neoformazione ossea. Alimentazione, esposizione alla luce solare, esercizio fisico sono le tre più importanti tappe nella prevenzione dell'osteoporosi, che ci coinvolgono dall'adolescenza all'età adulta e che ci consentono di mantenere lontana la "malattia delle ossa di vetro". La figura rappresenta un esempio di applicazione dell'algoritmo Frax dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il calcolo del rischio di frattura a 10 anni con dato densitometrico (Moc espressa in Tscore). osteoporosi, ben noti da anni alla comunità scientifica, sono elencati nella tabella I e devono guidare il medico nella prescrizione della Moc. Questi fattori di rischio, insieme alla misura della densità ossea, sono ora integrabili in un algoritmo, definito Frax, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente messo a punto e che consente di quantificare per ciascun individuo il rischio assoluto di frattura a 10 anni (vedi figura 1). Il Frax è basato su dati epidemiologici delle fratture da fragilità registrati in molti Paesi del mondo, tra cui anche l'Italia. Oggi, quindi, i medici hanno a disposizione uno strumento più specifico dell'elenco riportato in tabella, dove ciascun fattore considerato ha il suo giusto "peso" nella stima dell'evento frattura a 10 anni. La possibilità di eseguire questo calcolo anche in assenza del dato densitometrico, cioè del valore della densità minerale ossea, può essere utile per identificare, in un primo approccio di screening, chi deve sottoporsi all'esame Moc. Il Frax si presenta anche come strumento che può essere proficuamente utilizzato per identificare i soggetti che debbo- no essere indirizzati alla terapia farmacologica; una volta definito e validato il valore Frax soglia per il trattamento, tutti coloro che superano tale cutoff potranno essere attentamente considerati per una terapia, che ad oggi si stabilisce caso per caso, secondo scienza e coscienza del medico, senza un criterio standard condiviso. Attualmente si considera una soglia di rischio elevata un valore di rischio a 10 anni per fratture da fragilità superiore al 13% e per fratture del femore superiore al 3%. Non si tratta, ovviamente, di banalizzare la decisione terapeutica (altrimenti non servirebbero i medici ma basterebbe un computer) ma di uniformare quanto più possibile il criterio decisionale, considerando anche le esigenza di sanità pubblica. La scelta del trattamento farmacologico del singolo paziente a carico della collettività (cioè con il sistema sanitario pubblico) deve, oggi, tener conto anche di alcuni fattori quali il costo-efficacia del trattamento sulla base della disponibilità delle risorse pubbliche che si è disposti a investire per prevenire un certo numero di eventi frattura. E’ evidente che ciò presuppo- NOTIZIE BREVI 13 La prevenzione degli incidenti domestici nel bambino a cura di Susanna Esposito Crescere bene un bambino non significa solo difenderlo dalle malattie, alimentarlo correttamente, aiutarlo nel suo sviluppo neuro-psichico, ma anche farlo vivere in un ambiente sicuro, lontano da pericoli che possono causare incidenti anche gravi. Di seguito riportiamo alcuni semplici consigli atti ad evitare situazioni pericolose nei primi anni di vita Dalla nascita a 6 mesi Sonno > Fate dormire il bambino sempre a pancia in su (il piccolo a pancia sotto può rischiare il soffocamento). > Il lettino deve avere sponde alte almeno 80 cm, munite di fermo di sicurezza se scorrevoli, le sbarre devono essere distanti al massimo 10 cm. > La culla, sufficientemente ampia con sponde alte ed imbottite, deve essere usata solo nei primi mesi. Fasciatoio Prestate particolare attenzione quando è sul fasciatoio, che deve essere con sponde alte: non lasciate solo il piccolo neppure per un attimo; mettete a portata di mano tutto quanto serve e prendetelo in braccio se vi dovete allontanare. Infant-seat Tenetelo per terra, non su tavoli o sedie, per evitare il rischio di cadute. 14 NOTIZIE BREVI Prodotti per l'igiene > Ponete i prodotti per l'igiene del bambino lontano dalla sua portata (il borotalco e le altre polveri, se inalate, possono essere pericolose). > Conservateli nelle confezioni originali in modo da evitare errori di somministrazione. Farmaci I farmaci sono molto utili, ma devono essere trattati in modo adeguato: l'uso scorretto li può trasformare in veleni. In particolare: - conservate tutte le medicine in un armadio chiuso a chiave, nelle loro confezioni originali; - non lasciate a portata di bimbo farmaci di uso quotidiano, per esempio sul comodino o in cassetti accessibili; - evitate l'accumulo di farmaci parzialmente utilizzati, gli antibiotici in sospensione una volta aperti non durano in genere più di 10 giorni. Acqua calda > Regolate lo scaldabagno ad una temperatura max di 4550°C: il bambino potrebbe da solo azionare i rubinetti bassi (per esempio quello del bidet) per giocare. > Controllate la temperatura del bagnetto: non fate scendere acqua calda mentre è immerso nella vasca. In cucina e a tavola > Il piccolo non deve stare vicino ai fornelli. > Non tenetelo in braccio mentre cucinate, né mentre mangiate. > Prima di spostare recipienti contenenti liquidi o cibi bollenti, controllate che il piccolo non sia sul vostro tragitto. > Sistemate le vivande bollenti al centro della tavola, dove il bambino non possa raggiungerle. > Non passate mai cibi caldi sopra la sua testa. > Attenzione alla temperatura del biberon: fate scendere qual- “ che goccia sul dorso della vostra mano per testare la temperatura, prima di offrirlo al bambino. Incendi > Tenete fiammiferi e accendini in luoghi sicuri. > Utilizzate per il piccolo abiti in fibra naturale (che non bruciano con fiamma viva e non alimentano le fiamme) per evitare ustioni gravi in caso di contatto col fuoco. Giocattoli Il bambino scopre il mondo giocando: un giocattolo sicuro gli permette di amarlo, senza fargli correre inutili rischi. Quindi, acquistate giocattoli che abbiano il marchio CEE: esso garantisce che sono costruiti secondo Acquistate giocattoli che abbiano il marchio CEE: esso garantisce che sono costruiti secondo le normative di sicurezza le normative di sicurezza, e che sono "adatti a bambini di età inferiore a 3 anni". Verificate sempre che: > i giocattoli non abbiano parti più piccole di 3 cm: il piccolo porta tutto alla bocca e di conseguenza potrebbe soffocare; > siano resistenti agli urti, perché rotti potrebbero avere parti appuntite o taglienti o frantumarsi in pezzi piccoli ugualmente pericolosi. Inoltre: > non devono essere di latta e con superfici smaltate perché la “ vernice, se si stacca, può essere inalata; > non devono essere formati o rivestiti da prodotti tossici, in tal caso devono essere contraddistinti da diciture tipo "da usare in presenza di adulti", "lavare le mani dopo l'uso", "evitare il contatto con gli occhi". Animali domestici Se avete animali domestici che girano per casa, non lasciate mai da solo il bambino in loro presenza. Da 6 a 12 mesi Oltre a quanto già enunciato nei consigli dedicati ai neonati segnaliamo altre importanti precauzioni che debbono valere anche per chi si occupa del bambino in vostra assenza (baby sitter, nonni). Scale > Installate cancelletti alle scale, chiusi con meccanismi a prova di bambino. > Limitate l'uso del girello in presenza di gradini o dislivelli. Impianto elettrico > Dotate l'impianto elettrico centrale dei dispositivi di sicurezza. > Coprite le prese non utilizzate con idonei copri presa, ed i fili volanti con apposite canaline. > Collocate le lampade a stelo e da tavolo in luoghi inaccessibili ai bambini. In cucina o nelle stanze > Riponete i prodotti per la pulizia della casa, i lucidi per le scarpe, i prodotti contro le tarme, i detersivi per lavatrice e lavastoviglie, i farmaci, le sigarette e i mozziconi in luoghi inaccessibili al bambino. > Rivolgete verso l'interno i manici delle pentole che si trovano sui fornelli. > Utilizzate di preferenza i fuochi posteriori, specie per la cottura di liquidi e fritti. > Fate attenzione alla caffettiera, particolarmente instabile sui fuochi. > Usate il forno e accendete la stufa o il camino solo se riuscite a garantire una adeguata e continua vigilanza. > Riponete i coltelli, le forbici e tutti gli oggetti taglienti in luoghi inaccessibili, appena terminato l'utilizzo. > Usate il box se dovete allontanarvi e volete lasciare il piccolo in un luogo sicuro. > Coprite con l'apposita pellicola protettiva i vetri e gli specchi che si trovano all'altezza del bambino, in modo che non si frantumino in caso di urti e rotture. Bagno Sorvegliate costantemente da vicino il bambino nel bagnetto e in piscina (anche se l'acqua è bassa e se ha il salvagente o i "braccioli"). Tossici domestici > Sappiate riconoscere le sostanze tossiche: - detersivi, in particolare quelli per lavastoviglie e lavatrici; - pulitori, disincrostanti, disinfettanti; - smacchiatori, antiruggine; - insetticidi, in particolare naftalina e canfora, che sembrano confetti o caramelle; - bacche, semi o foglie di piante ornamentali; - sigarette non bruciate; - combustibili liquidi o gassosi o solidi; - pitture, diluenti, solventi. NOTIZIE BREVI 15 > Mantenete sempre i contenitori originali, per poter facilmente riconoscere il contenuto ed evitare così gli errori più dram- matici, come l'ingestione accidentale di sostanze velenose. > Conservateli in luoghi protetti, chiusi, non raggiungibili dal “ bambino. > Rendeteli inaccessibili anche se tenuti in garage, in cantina: i bambini sono curiosi. Da 1 a 3 anni Per i bambini oltre l'anno d'età le precauzioni devono essere anche maggiori perché i bambini, a quest'età, sono vivaci, curiosi, talvolta spericolati. E' necessario iniziare ad educarli a riconoscere i rischi, ma soprattutto è necessario sorvegliarli di continuo. Le stesse raccomandazioni valgono per chi si occupa del bambino in vostra assenza (baby sitter, nonni). In casa > Non lasciate mai da solo il bambino in casa, nemmeno per pochi minuti, né affidatelo alla sorveglianza di altri fratellini o bambini. > Provate a guardare la vostra casa con gli occhi del bambino, ne scoprirete i punti a rischio. > Tutti i mobili alti e pesanti, a base stretta (per esempio librerie), devono essere fissati posteriormente alla parete. Balconi e terrazze > I parapetti devono essere alti almeno un metro. > Gli eventuali elementi verticali devono essere distanti tra loro A quest'età le precauzioni devono essere maggiori perchè i bambini sono vivaci, curiosi e talvolta spericolati non più di 10 cm, aderenti al pavimento o sollevati al massimo di 10 cm. > Applicate una rete a maglie strette lungo il perimetro se le barriere non hanno i requisiti sopra esposti. > I vasi da fiori dovrebbero essere sospesi in alto in modo da non essere usati dal bambino come scale. > Non tenete mobili o cassette o altri oggetti dove il bambino si potrebbe arrampicare. > Controllate che sul balcone non ci sia nulla che il bambino possa gettare al di sotto, ferendo i passanti. > Accertatevi che le piante che tenete nell'appartamento o sul balcone non siano velenose. > Non permettete che il bambino utilizzi da solo gli elettrodomestici (ad esempio l'asciugacapelli). > Non lasciate i giocattoli dei fratelli più grandi alla portata di “ mano dei più piccoli (se non presentano i requisiti di sicurezza). Tossici e farmaci Seguite le indicazioni riportate nelle pagine precedenti. Finestre > Non disponete mobili o oggetti sotto le finestre, per evitate che il bambino ci si arrampichi sopra. > Controllate che le maniglie siano ad altezza di sicurezza, non raggiungibili dal piccolo. > Applicate ganci blocca finestre in alto o sbarre di protezione se le finestre non sono sicure. Rampe di accesso a cantine o garage interrati Controllate che le rampe accessibili ai bambini siano protette da una recinzione di altezza adeguata (almeno 1 metro nel punto di massimo dislivello). Dopo i 3 anni I bambini, a quest'età, sono interessati a tutto ciò che li circonda, vogliono afferrare ogni cosa, sono incuranti del pericolo. E' necessario educarli, negli anni a seguire, ad essere prudenti, ma occorre sorvegliarli 16 NOTIZIE BREVI per verificare che il loro comportamento sia corretto. Precauzione di ordine generale > Non lasciate alla portata del bambino fiammiferi ed accendini, alcool e altri liquidi infiammabili. > Evitate giocattoli esplosivi o che lanciano proiettili o frecce di ferro. > Riponete in luoghi inaccessibili, chiusi a chiave, eventuali armi da fuoco, o oggetti taglienti. Lorenza Lazzari ricercatrice Dirigente Biologo I livello, Direttore del settore Ricerca e Sviluppo della Cell Factory presso la Fondazione Policlinico di Milano. È supervisore e coordinatore di tutto il lavoro sperimentale e responsabile di numerosi grants nazionali ed internazionali sulle cellule staminali adulte. First: il forum italiano della ricerca Il 3 maggio a Modena si è tenuto il primo evento di First una particolare associazione no profit... Abbiamo chiesto alla sua presidente la dottoressa Lorenza Lazzari di spiegarci di cosa si tratta Cosa è First? Di cosa si occupa? FIRST, Forum of Italian Researchers on Mesenchymal and Stromal Stem Cells, è un’Associazione, no-profit, fondata nel 2009 da tre ‘sognatori’, la dottoressa Rosaria Giordano (Cell Factory, della Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena di Milano), il dottor Massimo Dominici (Vice Presidente e Tesoriere del Dipartimento di Oncologia, Ematologia e Malattie dell’apparato Respiratorio dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dalla sottoscritta (Presidente della Cell Factory). La Mission di questa Associazione è quella di realizzare un network di scienziati dediti allo studio delle cellule mesenchimali animali ed umane, provenienti da diversi tessuti. Un altro obiettivo che FIRST si prefigge di raggiungere è quello di favorire la disseminazione della conoscenza degli approcci terapeutici della terapia cellulare e quindi promuovere la ricerca e le applicazioni cliniche delle cellule staminali mesenchimali stremali, obiettivo raggiungibile attraverso la collaborazione tra ricercatori e Istituzioni sia italiane che straniere. La Mission di FIRST verrà ulteriormente implementata Alcune immagini del laboratorio della Cell Factory del Policlinico di Milano. attraverso incontri scientifici, seminari, e workshops indirizzati, oltre che ai propri associati, a tutti coloro che siano interessati al campo delle cellule staminali ed alla loro applicazione clinica. Il primo evento è dello scorso anno, quando si è svolto il secondo meeting FIRST? Si, infatti, il primo evento FIRST ha avuto luogo a Milano nell’aprile 2009, ed il secondo si è tenuto a Modena, presso la Camera di Commercio, il 3 maggio di quest’anno. Il meeting è stato composto da tre sessioni: 1. Applicazioni cliniche 2. Giovani ricercatori 3. Ricerca di base Al meeting hanno partecipato eminenti scienziati sia Italiani che Internazionali impegnati nella ricerca delle cellule staminali mesenchimali e stromali. Il famoso Edwin Horwitz, uno dei padri delle cellule staminali mesenchimali che si occupa di riparazione ossea, in particolare per la cura dell’Osteogenesi Imperfecta, patologia che colpisce bambini portatori di questo grave difetto genetico. Per quanto riguarda la ricerca di base, abbiamo invitato Bruno Péault, che con le sue recenti scoperte ha dato un forte impulso conoscitivo sulle potenzialità rigenerative di queste cellule staminali. Ma non dobbiamo dimenticare il grande ed importante contributo della 18 NOTIZIE BREVI Immagini di attività di laboratorio della Cell Factory. ricerca italiana che viene rappresentata durante questo meeting da validi ricercatori che presenteranno dati sulle cellule staminali mesenchimali e la sclerosi laterale amiotrofica, la riparazione renale ed epatica e la malattia paradentale, solo per citarne alcuni. Quali le prospettive a breve e a lungo termine? A breve termine contiamo di raggiungere almeno i 500 iscritti per cominciare ad ‘esserci’ in Italia e in Europa. Stiamo già prendendo contatti con altre associazioni simili alla nostra e che sono focalizzate sullo stesso argomento: medicina rigenerativa, cellule staminali mesenchimali, ricerca di base e applicazioni cliniche. Vogliamo fare network in Italia, e tra l’Italia e l’estero. Abbiamo già creato il nostro sito, www.stemcellsfirst.org , e a breve avremo anche un blog per poter fare un reale ‘forum’ dove problemi, quesiti e dubbi su aspetti anche pratici della ricerca verranno discussi. Ed infine abbiamo già in mente il terzo meeting di first... perché, sì, l’avventura continua! ADISCOteca di Francesco Zanuso Donazione del sangue cordonale: la parola all’ostetrica Da molti anni ormai la signora Concetta Stranieri, caposala del reparto di ostetricia dell’Ospedale Civile di Legnano contribuisce con entusiasmo, tenacia e professionalità alla divulgazione della donazione del sangue cordonale (quel sangue che rimane nel cordone ombelicale al termine del parto) che rappresenta una risorsa preziosa di cellule staminali emopoietiche che sono cellule in grado di riprodursi dando origine agli elementi corpuscolari del sangue periferico quali globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Queste cellule sono in grado di rigenerare l’ambiente midollare in tutti quei casi in cui esso è stato danneggiato in seguito a gravi patologie del sangue e del sistema immunitario, come le leucemie, i linfomi, alcune forme di talassemia ed immunodeficienze congenite. Rivolgiamo alla signora Stranieri qualche domanda per conoscere meglio come inizia l’atto solidaristico di una mamma che decide di donare le cellule staminali del cordone ombelicale del proprio bambino ed offrire in tal modo un’importante, e forse unica, possibilità di cura per chi è affetto da gravi malattie. Quando e come viene promossa la donazione? Quanto prima: durante le prime visite ginecologiche ed i successivi monitoraggi, durante i corsi preparto. Ma anche ‘all'ultimo minuto’ in concomitanza col ricovero al momento del parto. Le mamme vengono esaustivamente informate sulla raccolta del sangue cordonale anche grazie alla numerosa cartellonistica e alle brochures sempre presenti in reparto. Come viene recepita questa iniziativa? Nell’80% dei casi le mamme comprendono perfettamente che la raccolta del sangue cordonale è una manovra semplice, che viene effettuata dopo la nascita del bambino e il taglio del cordone, e quindi non comporta alcun rischio né per la madre né per il neonato. Sorprendentemente anche le mamme straniere sono ben disposte alla donazione cordonale: egiziane, marocchine, tunisine, ecc. solo il 20% delle straniere sono poco propense all’iniziativa spesso a causa di una non ancora completa integrazione sociale. Quali sono le domande più frequenti e le paure che accompagnano la scelta alla donazione? Spesso ci sentiamo chiedere se per donare il cordone ombelicale è necessario pagare. Noi ricordiamo alle mamme che la conserva- zione allogenica è gratuita: tutti i costi sono a carico del Servizio Sanitario Il depliant Nazionale. di ADISCO A volte fuorche spiega come effetviate dalle tuare la mode dei perdonazione sonaggi teledel sangue placentare. visivi, alcune mamme richiedono di effettuare non una donazione solidaristica, detta unrelated, ma la conservazione delle cellule staminali cordonali per il proprio bambino. Noi ricordiamo loro che tale tipo di conservazione, detta autologa, non è consentita sul territorio nazionale. La motivazione principale è che non esistono protocolli consolidati per questo tipo di trapianto, inoltre alcune alterazioni che causano le malattie curabili con le cellule staminali cordonali possono essere già presenti nel sangue del neonato donatore e pertanto tali cellule non sono utilizzabili per trapianto. La normativa vigente nel nostro Paese consente la conservazione delle cellule staminali di cordone ombelicale per uso dedicato ad un consanguineo del neonato se in un familiare stretto sono presenti patologie per le quali risulti appropriato l’utilizzo di cellule staminali stretto sono presenti patologie per le quali risulti appropriato l’utilizzo di cellule staminali cordonali. Tali cellule, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono state dedicate in virtù della sua patologia. In questi casi è necessaria la certificazione rilasciata da un medico specialista o da un genetista; la richiesta di conservazione dedicata andrà poi inoltrata alla direzione sanitaria dell’ospedale dove avverrà il parto che ne valuterà l’idoneità. Alcune signore a volte sono diffidenti nell’acconsentire l’utilizzo del sangue cordonale per la ricerca; in questo caso noi ricordiamo che qualora la sacca di sangue cordonale non risultasse idonea a scopo di trapianto potreb- be essere utilizzata per lo sviluppo della ricerca scientifica, utilizzo da non sottovalutare in quanto consente di approfondire lo studio di tali cellule ematopoietiche identificando la causa di gravi malattie tumorali e degenerative e promuovendo lo sviluppo di nuovi farmaci per il loro trattamento. In ultimo: cosa fare per migliorare la donazione di cordone ombelicale? Continuare ed intensificare l’informazione presso gli ospedali attraverso personale medico e paramedico sempre più qualificato e cosciente dell’importanza del loro operato nella divulgazione e nello sviluppo della donazione del sangue ombelicale. intervista di Deborah Dotti Il 23 marzo scorso si è svolta con grande successo l’annuale asta di ADISCO presso la sede milanese di Sotheby’s. Un grazie sentito va innanzitutto a chi ha partecipato all’evento che in questa edizione ha visto assegnare ben 79 lotti per la maggior parte, come tradizionalmente accade, opere d'arte contemporanea. Ma questa edizione dell'asta ADISCO ha registrato una novità assoluta: la partecipazione di alcuni noti designer che hanno voluto donare preziosi oggetti da loro concepiti: da qualche tempo infatti il design è divenuto a pieno titolo un settore a cui i collezionisti guardano con sempre maggiore interesse. Tra gli altri hanno voluto essere presenti con loro lavori Sergio Calatroni, Aldo Cibic, Michele De Lucchi, Barnaba e Piero Fornasetti, Alessandro Guerriero, George J. Sowden, Giorgio Vigna, Marco Zanuso jr. Il ricavato della serata ha raggiunto i 43.000 euro cifra raggiunta anche grazie ai tradizionali preziosissimi sponsor di ADISCO: CARPI TECH, IBIS.IT, FATTORIA DELLE JERSEY, FONTANA RAVA-TOSCANO&PARTNERS, OLSA e STILMAS. Con la cifra realizzata è stato dunque possibile acquistare un nuovo freezer per la Milano Cord Blood Bank. Un ringraziamento particolare va inoltre a Francesca Biscaretti di Ruffia per il meraviglioso catering e la tenuta Barberina Oltrona Visconti per l’ottimo vino. Come sempre straordinario è stato l'apporto di Filippo Lotti, abilissimo e spiritoso battitore di Claudia Dwek e tutto lo staff di Sotheby’s a cui si è affiancata Emma Averna per la comunicazione dell’evento. Francesco Zanuso 20 NOTIZIE BREVI disegno di Athos Careghi L’Arte per Adisco brevi estate di Susanna Bocconi Un bagaglio di precauzioni... per partire sereni! Finalmente estate, vacanze, viaggi, divertimento e relax. Purtroppo ogni tanto qualche inconveniente non manca. E un piccolo bagaglio di precauzioni va portato con sé nei viaggi più "esotici". Dal mal di mare allo stress da fuso orario, dai possibili disturbi gastrointestinali al timore delle malattie tropicali: meglio partire informati e attrezzati. Con le carte in regola. Non è difficile, basta seguire alcuni consigli pratici. Ci siamo rivolti a Paolo Meo, infettivologo, esperto in medicina da viaggio e malattie tropicali, direttore del Met (Centro malattie tropicali), che ha fornito alcuni preziosi suggerimenti per chi vuole partire in tutta tranquillità Vaccinazioni & co. Di solito si pensa che viaggiando in Europa o in Paesi che godono di buone condizioni igieniche non sia necessario alcun vaccino a scopo preventivo. Al contrario, dobbiamo ricordare che l'epatite A e B e la salmonellosi sono malattie molto diffuse anche in Europa e negli Stati Uniti, oltre che in molti paesi asiatici e sudamericani. La vaccinazione contro l’epatite e il tifo può essere indicata per viaggi con grandi spostamenti: anche se non obbligatoria, è una buona precauzione per i viaggiatori che vogliono evitare conseguenze anche a lungo termine. Così come è utile considerare la vaccinazione antitetanica, se non si è sottoposti a questo vaccino da più di 15 anni. Aggiungiamo anche il vaccino anticolerico, per via orale, utile in certi casi per evitare la ben nota “diarrea del viaggiatore”. Per altri vaccini, come quello contro la meningite, è bene rivolgersi all'ufficio di igiene della propria città, perché pos- sono essere necessari solo in alcune stagioni. Per la profilassi antimalarica, indicata soprattutto nella maggior parte dei paesi africani e asiatici in particolare sulle coste molto acquitrinose, vale la stessa regola: rivolgersi per tempo all'ufficio di igiene. Per saperne di più a riguardo consultare il sito del Centro di medicina preventiva e tropicale dove si possono trovare molte informazioni utili (www.cesmet.com). Cinetosi Fra i disturbi più frequenti legati ai viaggi estivi, soprattutto in automobile o in nave, ci sono nausea e vomito, in una parola cinetosi. Tutti possono esservi soggetti, tranne i neonati e i bambini fino all'anno di età in quanto il loro sistema vestibolare che ha sede nell'orecchio non è ancora maturo e il dondolio in auto, nave o in aereo non provoca alcun disturbo. Chi soffre di cinetosi dovrebbe astenersi dal mangiare e in particolare dal bere liquidi. Si possono invece consumare pane, biscotti, o fette biscottate che sono meglio tollerati. Se proprio si ha necessità di bere preferire acqua fredda o un caffè forte, non zuccherato. In macchina è sconsigliabile sbucciare l'arancio o il melone perché il profumo può far aumentare la nausea o stimolare il vomito. Ottimi per prevenire questi disturbi sono gli antistaminici, in qualsiasi forma. Non hanno controindicazioni se non un po' di sonnolenza, quindi poco indicati per chi deve dare il cambio all'autista. Vanno benissimo cerotti, pastiglie e gomme da masticare. Le più efficaci sono senza dubbio queste ultime, da assumere almeno mezz'ora prima della partenza, mentre cerotti e braccialetti possono essere più utili a livello psicologico. Disturbi gastro-intestinali Le classiche diarree del viaggiatore sono causate da enterobatteri come i coli e le salmonelle (e solo nei casi più gravi dal vibrione del colera). Ma può NOTIZIE BREVI 21 essere "fatale" un colpo di freddo. Anche l'aria condizionata troppo forte e l'acqua ghiacciata possono scatenare violenti diarree provocate da virus. In vacanza è meglio evitare i molluschi e i crostacei crudi, in particolare quelli venduti per strada. Chi si reca in gran parte dei paesi esotici deve evitare assolutamente l'acqua non imbottigliata, l'insalata e i cubetti di ghiaccio nelle bevande, anche se si soggiorna in villaggi ben organizzati: magari chi li prepara usa l' acqua del rubinetto che non sempre è esente a contaminazioni batteriche. Un'altra precauzione è di non consumare macedonie di frutta o frullati, ma solo frutta fresca sbucciata da voi stessi con posate e mani pulite. Una precauzione in più riguarda l'acqua: è consigliabile bere solo quella minerale in bottiglia, prestando ben attenzione alla chiusura (dev'essere "di fabbrica") o osservando che venga aperta davanti a voi. In presenza di diarrea è indicato immediatamente un antidiarroico, ma occorre assumere molti fermenti lattici, sia durante sia al termine degli attacchi più forti. Nei casi più seri è meglio aggiungere un antibiotico specifico che è comunque meglio comprare e portare con sé insieme al farmaco antidiarroico. Jet-lag In occasione di lunghi viaggi aerei verso est o ovest si verifica un cambiamento del fuso orario che può avere conseguenze soprattutto sui cicli del sonno: perdita della sincronia del ritmo sonno-veglia, riduzione delle capacità di controllo delle azioni e alterazioni nell'umore, ma anche stati di ansia e irritabilità. Il tutto è proporzionale al numero di fusi orari e in particolare il jetlag si manifesta dopo le quattro ore. Ci sono però piccoli "trucchi" per minimizzare i disturbi. Anzitutto già da qualche giorno prima della partenza conviene spostare di una o due ore al giorno gli orari dei pasti. In secondo luogo non assumere alcuna bevanda alcolica né contenente caffeina. È anche possibile assumere la melatonina, sostanza che aiuta a sincronizzare il proprio orologio interno ai ritmi circadiani. Per esempio una dose di 2 mg, presa la sera prima della partenza può anticipare di circa tre ore il ritmo e ridurre il malessere di circa il 50%. Ma è indispensabile rivolgersi al proprio medico di base per conoscere con esattezza la dose da assumere e farsi prescrivere la melatonina. Anche una dieta ricca di carboidrati (per chi se la può permettere) sia prima sia durante il volo può agevolare e ridurre i disturbi legati al jet-lag. All'arrivo all'aeroporto, soprattutto se avete volato verso Est e il fuso orario supera le cinque ore, prevedete una prima giornata di riposo e anche se arrivate a destinazione al mattino cercate di non andare a dormire fino a sera. Fastidi dovuti all'immobilità Durante i lunghi viaggi aerei (ma anche in macchina), un rischio per la salute è proprio l'immobilità che può provocare l’ostruzione delle vie circolatorie e nei casi peggiori anche trombosi. Per evitare questi problemi è utile compiere esercizi isometrici restando fermi al proprio posto, per esempio premendo i piedi sul pavimento con forza, alternando contrazioni e rilasciamento dei polpacci e delle cosce. Quando è possibile lasciare il proprio posto e fare qualche breve pas- seggiata in corridoio, o, se si è in macchina, prevedere una sosta, che consente di sgranchirsi le gambe. In particolare per chi soffre di disturbi circolatori, sono utili le calze elastiche che aiutano la circolazione del sangue. Su prescrizione medica si può assumere una piccola dose di aspirina prima del volo o del viaggio in auto. Secchezza durante il volo L'aria delle cabine è particolarmente asciutta per cui è consigliabile anzitutto bere molta acqua durante il volo per idratarsi, evitando invece caffeina e alcolici. Chi indossa le lenti a contatto dovrebbe rimuoverle durante il volo e per la secchezza degli occhi in generale sono indicate le lacrime artificiali. Infine, utilissimo, un decongestionate nasale che aiuta la respirazione. Cosa mettere in valigia: piccola farmacia tascabile > Anzitutto i farmaci che si assumono abitualmente in dosi sufficienti per coprire l'intero periodo della vacanza. > Un kit per il pronto soccorso: cerotti, garze, salviette disinfettanti, un paio di guanti sterili, un paio di confezioni di ghiaccio sintetico in buste. > Un antibiotico a largo spettro (per esempio a base di amoxicillina) da assumere in caso di febbre prolungata, quando non è possibile consultare un medico. > Un antibiotico intestinale. > Un antidiarroico per la "diarrea del viaggiatore". > Fermenti lattici. > Un antiacido per i bruciori di stomaco. Giuseppe Ghislanzoni brevi estate di Giuseppe Ghislanzoni Dermatologo Specialista in malattie veneree, dermatologia, allergologia dermatologica, chirurgia dermatologica e libero docente presso l’Università degli Studi di Milano. E’ stato membro esperto del Consiglio Superiore di Sanità. La detersione ottimale della cute e dei capelli Fino a circa un secolo fa, per la detersione della cute venivano usati l’olio d’oliva e la cenere, o materiali abrasivi come la sabbia finissima. La sco- perta e la diffusione del sapone portarono a un radicale cambiamento. Ben presto si notò che il suo pH alcalino (circa 10) danneggiava la cheratina e il suo uso, soprattutto se frequente, causava arrossamenti e screpolature della pelle, mentre i capelli diventavano opachi e stopposi. Per ovviare a questi inconvenienti si ricorse all’uso dei detergenti cationici (cioè acidi) che fanno però pochissima schiuma. La biochimica ha creato quindi dei detergenti anfoteri che hanno sia la valenza acida che quella alcalina, ma il pH deve essere leggermente acido, almeno per l’uso cutaneo e sui capelli. Questi detergenti anfoteri si sciolgono facilmente in acqua e mantengono in soluzione lo ‘sporco’ asportato; i saponi alcalini invece, legandosi con lo ‘sporco’, formano dei sali insolubili che precipitano, e quindi non lavano bene la pelle e i capelli. Oggigiorno a molti dei detergenti anfoteri vengono aggiunti dei grassi insolubili per ridurre l’uso frequente delle creme idratanti e dei balsami. Nel processo di pulizia da parte dei detergenti gioca un ruolo importante anche la temperatura. Più laviamo con acqua calda e più facilmente asportiamo lo ‘sporco’ grasso. Ma la cheratina si è evoluta per resistere anche al freddo e quindi l’acqua, usata troppo calda (oltre i 38°C) e a lungo, ne altera le caratteristiche protettive producendo perfino il parziale distacco di una cellula dall’altra. Anche le radiazioni elettromagnetiche (raggi solari) tendono, ma in tempi più lunghi, a danneggiare la cheratina; le radiazioni UVA (320-400 nanometri), che vanno più in profondità delle UVB (290-320 nanometri) danneggiano anche il derma sottostante all’epidermide, dando origine alle rughe e distruggendo prima le fibre elastiche e poi le fibre collagene. Le UVB danneggiano solo l’epidermide formando macchie scure o chiare e cheratosi (ammassi irre- Epidermide e derma La cute nella sua parte più esterna (epidermide) è coperta da cellule di cheratina pura; cellule di cheratina di cui sono anche formati i peli, i capelli e le unghie. A livello del palmo delle mani e della pianta dei piedi l’epidermide è più spessa così come avviene per la cheratina. La cornea degli occhi è formata da uno strato sottilissimo di cellule epidermiche, così sottile da essere trasparente. Sotto l’epidermide troviamo il derma ricco di fibre collagene, elastiche e nervose. Il derma è vascolarizzato con capillari arteriosi e venosi: il tutto immerso in un gel che contiene acido ialuronico in grande percentuale. A livello della cornea l’epidermide non ha il derma; la cornea non è vascolarizzata ma prende l’ossigeno direttamente dall’esterno (aria). Ecco perché è consigliabile l'impiego di lenti a contatto porose all’ossigeno e portate non in modo continuativo. La cheratina dell'epidermide e dei capelli è a sua volta ricoperta da un sottilissimo film idrolipidico che aiuta il mantenimento delle sue caratteristiche protettive; tale film è prodotto dalle ghiandole sebacee della pelle, ed essendo di materiale organico deperibile, viene consumato e/o attaccato dai batteri. La sua formazione è lenta ed è quindi importante l’uso di creme idratanti soprattutto da parte di chi si lava molto spesso durante la giornata (mani, ad esempio). Le secrezioni delle ghiandole sebacee e sudoripare (sudore acquoso, leggermente salato) sono acide (pH sotto 7). Ecco quindi che nell’evoluzione delle specie animali la cheratina ha assunto caratteristiche di resistenza alle sostanze acide.e non a quelle alcaline (pH sopra il 7). NOTIZIE BREVI 23 golari di cellule cheratinizzate) e in alcuni casi procurano anche mutazioni del DNA cellulare (tumori benigni e più raramente maligni). Per attenuare tali macchie, al detergente cationico (acido) o meglio anfotero vanno aggiunte sostante abrasive in microparticelle ed esfolianti. In alcune zone del corpo (come il collo) lo ‘sporco’ tende a compenetrarla maggiormente: la cheratina quindi deve essere asportata con l’uso, per esempio, di guanti di spugna o di spazzole morbide, tutti i giorni. Per aumentare lo spessore del film idrolipidico protettivo della cheratina è consigliabile usare di frequente, nell’arco della giornata, creme protettive per viso e mani. In alcune zone della cute dove la sudorazione tende a ristagnare e quindi a macerare la pelle, si sviluppano più facilmente miceti (funghi) e batteri, che albergano negli strati superficiali dell’epidermide dando cattivi odori, arrossamenti e prurito. In queste zone è opportuno lavarsi almeno due volte al giorno ed asciugarsi bene (specialmente tra le dita dei piedi) e usare anche gli antitraspiranti (a base di sali di alluminio), che impediscono la traspirazione locale e lo sviluppo di microrganismi. Lo stesso vale per la pulizia delle mucose e nei punti di passaggio tra le mucose e la pelle normale (ano, genitali,..) dove più facilmente si annida flora batterica e micotica: è utile lavarsi più volte al giorno onde evitare cattivi odori e noiose infiammazioni (es. emorroidi). Un accenno alla pulizia dei talloni dei piedi, specie nelle persone non più giovanissime. L’ispessimento della cheratina può essere notevole e dar luogo a facile insediamento di miceti o batteri, quindi a cattivi odori e spesso a fissurazioni e a ragadi. In questo 24 NOTIZIE BREVI unico caso la pietra pomice, i saponi e i detergenti alcalini (che aiutano a digerire e ad asportare la cheratina) devono essere usati quotidianamente. A livello del cuoio capelluto ci sono tantissime ghiandole a secrezione sebacea. Queste, lavorando in continuo specialmente di notte quando dormiamo, mandano all’esterno un grasso che deve essere deterso tutte le mattine. In caso contrario si formano: forfora, cattivi odori, irritazioni e prurito. Una importante funzione è quella dei peli a livello di ascelle, genitali e ano. Essi impediscono la confricazione (ossia lo sfregamento) della pelle con la pelle stessa e, come le sfere dei cuscinetti, ne riducono gli attriti. I peli vanno quindi lavati quotidianamente perché siano lisci e morbidi. I balsami sono le creme idratanti dei capelli e dei peli. Anche le ciglia, che servono a riparare gli occhi dai raggi ultravioletti del sole, vanno lavate tutti i giorni perché non perdano la loro funzione protettiva. Infine le unghie vanno tenute pulite, specialmente nel loro bordo libero; in caso contrario diventano il deposito di uno ‘sporco’ ricco di flora che può essere distribuito attraverso il grattamento in altre parti del corpo. Anche per questo è consigliabile limare le unghie spesso mantenendole corte e non abrasive. Non possiamo dimenticare infine il condotto uditivo esterno, ricco di ghiandole che producono un grasso molto denso e ceroso. Solo un lavaggio quotidiano con un detergente ed acqua è in grado di asportare il cerume. E’ sconsigliabile usare per questa detersione i cotton fioc come uno stantuffo, perché in questo modo si favorisce l’accumulo del cerume sulla membrana timpanica. Come prendersi cura della pelle nel periodo estivo In estate cambiano le abitudini di vita e la pelle, soprattutto del viso, viene maggiormente esposta al sole, al vento e alla salsedine; come risultato la pelle si disidrata, di conseguenza aumenta la secchezza, il viso appare più grinzoso e di colore meno omogeneo, possono comparire le rughe e la couperose. La corretta detersione in questo periodo dell’anno è molto importante, ma si può fare di più. Ecco qualche consiglio: > evita i trucchi pesanti e i fondotinta. Questi fanno ‘respirare’ meno la tua pelle e la rendono più grassa. Se necessario usa i fondotinta oil-free; > usa ogni giorno una crema a protezione solare adeguata al tuo fototipo di pelle e comunque prendi il sole con attenzione; > bevi molta acqua durante il giorno e mangia frutta e verdura fresche (soprattutto quelle più colorate), che favoriscono l’abbronzatura e hanno un effetto anti-age e anti-ossidante; > elimina dalla tua dieta i cibi grassi, che possono peggiorare l’iperseborrea e i cibi speziati, che possono peggiorare la couperose; > bevi almeno un bicchiere di latte al giorno, meglio se fresco perché fornisce sostanze nutritive alla tua pelle e scremato per mantenere la linea; > rinfresca le gambe con acqua fredda quando torni a casa, questo aiuta a drenare i liquidi e a riattivare la circolazione sanguigna; > non fumare perché il fumo fa male anche alla pelle e ne provoca un invecchiamento precoce (questo consiglio vale per tutti i periodi dell’anno). alimentazione e benessere di Emanuela Orsi e Francesca Albani Le diete ‘fai da te’... quali i risultati A chi non è mai capitato di uscire da un lungo inverno un po’ ‘appesantito’ e di voler tornare in forma in previsione dell’estate e della fatidica prova costume? Come farlo senza correre rischi? Ce ne parlano le nostre esperte Il periodo invernale, si sa, è spesso caratterizzato da eccessi alimentari a tavola, soprattutto in occasione delle festività e da un incremento della sedentarietà legata al maltempo. Ecco allora che, al giungere della primavera e del ‘cambio degli armadi’, si comincia a saltare i pasti o ad eliminare dalla dieta quotidiana alcuni alimenti, considerati i responsabili dell’aumento del peso. Il passaparola di amici o conoscenti diviene così prescrizione, con il risultato che ci si ritrova a sostituire il pranzo con barrette o beveroni dietetici o a consumare prodotti light, facilmente reperibili nei supermercati, pensando siano privi di calorie. Ad alimentare questi pregiudizi popolari le numerose riviste che pubblicano inserti e suggerimenti sulle ‘diete’, promettendo cali miracolosi in breve tempo e senza alcuna difficoltà. Cerchiamo di capire insieme quali sono gli errori più diffusi che alla lunga comportano squilibri energetici e carenza di principi nutritivi molto importanti per la salute. Il primo e più diffuso è rappresentato dall’eliminazione dei carboidrati (pasta e riso, pane, patate) che, di fatto, rende la dieta fortemente ipocalorica con conseguente perdita repentina di peso, dovuto quasi esclusivamente alla perdita di liquidi e di pochissimo grasso. Il secondo riguarda l’eliminazione totale o quasi dei lipidi che, se ben controlla- ti nella qualità e nella quantità, svolgono importanti funzioni: permettono il trasporto di vitamine liposolubili e sono sostanze costitutive di membrane cellulari e ormoni. Il calo del peso prosegue finché si mantiene questo regime alimentare ma, nel momento in cui si torna alle abitudini precedenti, si riprendono i chili persi e spesso se ne aggiungono altri. Quando l’organismo viene messo a digiuno per tempi prolungati e con una dieta non equilibrata , riprendendo le solite abitudini ‘reagisce’ mettendo nei depositi con più facilità le sostanze nutritive assunte. Inoltre non si recupera peso in termini di liquidi né di massa muscolare, ma di adipe, che va ad aumentare le riserve preesistenti peggiorando la condizione generale dell’organismo e favorendo l'aumento del peso. È così che si instaura il famigerato ‘effetto yo-yo’ , che non lascia scampo soprattutto a chi è soggetto a queste variazioni di peso. Niente di più sbagliato! L’alimentazione quotidiana, anche se ipocalorica, deve prevedere comunque le percentuali consigliate dalle linee guida, stilate dalla Società Italiana di Nutrizione: i l 60% dev’essere rappresentato dai carboidrati, il 15% dalle proteine e il 25% dai grassi . Da non dimenticare frutta e verdura che garantiscono vita- mine e fibre, utili per il buon funzionamento del nostro organismo e, altrettanto importante, l’assunzione di almeno 1.5 litri di acqua al giorno che assicura all’organi- smo una buona idratazione. Nessun alimento deve essere escluso dalla nostra alimentazione. La parola d’ordine è magiare poco ma di tutto, ponendo un po’ di attenzione sulla quantità e sulla qualità dei cibi . Mettere a punto una dieta equilibrata è complesso. Ognuno di noi ha un’infinità di caratteristiche che ci contraddistinguono: la corporatura, l’età, il dispendio energetico giornaliero, il livello di attività fisica, e ancora lo stile di vita e le abitudini alimentari. Il metabolismo varia da indivi26 NOTIZIE BREVI Riflettiamo su... Il pranzo è il momento della giornata che si presta meglio al ‘sacrificio calorico’, proprio perchè si è fuori casa, si ha poco tempo e difficoltà a reperire gli alimenti più graditi. Il problema più grande si pone quando si rientra a casa dal lavoro, mentre si cucina oppure dopo cena quando ci si rilassa e ci si vuole ‘gratificare’ dopo una giornata faticosa. Una corretta alimentazione e uno stile di vita attivo non solo rendono il nostro aspetto più sano e il nostro corpo più bello, ma svolgono un'efficace azione preventiva nei confronti di alcune patologie correlate all'aumento del peso corporeo. duo a individuo, per queste ragioni non è possibile parlare di un fabbisogno energetico standard. È fondamentale quindi, nel momento in cui si decide di ‘occuparsi di sé’, rivolgersi ad un esperto in campo di alimentazione (dietologo, dietista, nutrizionista). Un piano alimentare efficace va progettato sul lungo termine e necessita di un’attenta analisi delle abitudini e dello stile di vita personale. Quando la dieta è formulata nel modo più corretto, può diventare educativa oltre che salutare. Si parla di ‘educazione alimentare’ e lo specialista si occupa, in tal senso, di insegnare ad abbinare correttamente gli alimenti, ad evitare il consumo abituale di alcuni cibi che vengono erroneamente pubblicizzati come ‘light’ e ad introdurne altri, se non abbastanza presenti nella dieta quotidiana, al fine di garantire una sana e corretta alimentazione e mantenere il peso corporeo perso e le buone abitudini acquisite. Una dieta equilibrata deve generare una lenta discesa del peso corporeo (la perdita ideale è di ½ kg a settimana) grazie ad una diminuzione graduale e oculata delle calorie ingerite, senza alterare la quantità di nutrienti necessaria all’organismo per rimanere in salute. In conclusione: non esistono diete veloci e realmente efficaci che durino nel tempo . È necessario modificare le abitudini alimentari ‘scorrette’, sostituendole con norme alimentari e comportamentali ideali e abbinare un’attività fisica regolare, ma soprattutto costante durante l’anno. tempo libero di Elena Zito L’Abbazia di Mirasole L’Abbazia di Mirasole è un raro esempio di “grangia” medievale sopravvissuta alla storia moderna, un gioiello che racconta un interessante spaccato della vita religiosa, contadina ed industriale della Provincia di Milano dal secolo XII ai giorni nostri. Ideale per una gita fuori porta, nel cuore del Parco Agricolo dell’area sud della città, è uno dei tesori da scoprire dell’Ospedale Maggiore. Parafrasando l’invito per la Festa della Giornata Mondiale del Donatore, eccoci ad aprire le porte dell’Abbazia per raccontarvi ciò che le sue antiche e umili mura racchiudono. L’Abbazia di Mirasole nasce come grangia, sede di comunità religiosa dedita al lavoro industriale e agricolo, fondata dall’ordine degli Umiliati. Probabilmente gli Umiliati nascono come ordine nel decen- Alla scoperta della storia lombarda attraverso uno dei più rilevanti tesori dell’Ospedale Maggiore nio successivo alla riconquista della città di Milano, distrutta nel 1162 dal Barbarossa, grazie al rinnovamento religioso e civile promosso dall’Arcivescovo Galdino; l’Anonimo di Laon ne testimonia l’esistenza nelle sue Cronache in cui descrive cittadini animati da privata iniziativa, con la missione di professare la fede attraverso l’umiltà del lavoro e della preghiera. Si ipotizza che i primi Umiliati si aggregarono come laborantes intenti a sottrarsi allo sfruttamento dei mercatores della Corporazione dei Lanaioli, unica corporazione appartenente all’Arte in cui la manovalanza non aveva alcun diritto o potere giuridico. L’ordine, approvato da Papa Onorio III, raffigurato nei capitelli del chiostro dell’Abbazia, scomunicato nel 1181 da Papa Lucio III per via dell’inosservanza del divieto alle riunioni di culto e la sospet- In alto: un bellissimo scorcio del chiostro; il giardino interno, con piante aromatiche e piante della tradizione biblica, gli archi del loggione superiore profilati in cotto secondo il gusto lombardo, la parete esterna della navata unica della chiesa del XIV secolo e la torre campanaria, con l'orologio ottocentesco. Sopra: la torre campanaria con la benaugurale presenza di una coppia di cicogne, evidente testimonianza di un ritorno della nidificazione della specie nelle campagne milanesi. ta eresia, nel 1201 viene riannesso alla Chiesa da Papa Innocenzo III che impone la suddivisione in tre ordini: ecclesiale maschile, monastico maschile e femminile dedito al lavoro, ed uno di terziari e famiglie lavoranti nelle sedi dell’orNOTIZIE BREVI 27 Da sinistra: bassorilievo in terracotta risalente alla fine del XIV secolo raffigurante un Agnus Dei e la celebrazione di una Messa; antica insegna che ben rappresenta la duplice natura religiosa e produttiva degli Umiliati; Un'immagine dei un capitello del chiostro, adottata dalla Provincia di Milano come proprio simbolo. Descrizione della blasonatura: "D'azzurro, al sole d'oro, non figurato, con otto raggi ondeggianti, alternati da sedici raggi acuti, due a due, esso sole caricato a destra dalla falce di luna, di argento, con i corni riuniti nel punto in corrispondenza della base del raggio ondeggiante posto in sbarra a sinistra: il tutto sotto il capo d'argento, caricato dalla croce di rosso" e particolare dell'affresco quattrocentesco dell'Assunzione della Vergine, realizzato nel presbiterio della chiesa a navata unica. Un'immagine della chiesa dedicata all'Assunta vista dall'interno del cortile agricolo. dine. Di questi, Mirasole, ospitò gli ultimi due. Già dal primo insediamento a Mirasole, probabilmente alla fine del XII sec. presso una struttura rurale antecedente e di cui sono visibili dal frutteto i resti annessi alla parete nel lato nord accanto all’abside della chiesa, gli Umiliati si dedicarono alla produzione e lavorazione della lana, fondando una vera e proL'abbazia vista dal lato est, con le abitazioni dei mezzadri e il campanile, che si affaccia sulla strada verso Ponte Sesto. Tra il viottolo e la struttura correva il fossato protettivo, interrato nel XIX secolo. pria industria (dall’allevamento al tessuto). Gli Umiliati divennero noti come i creatori del ‘buon panno’, tessuto pregiato che conobbe grande diffusione grazie alla presenza di numerose sedi umiliate in tutta la provincia, già 150 solo nel 1216, e che, essendo produzione indipendente dall’Arte delle Corporazioni, si impose sul mercato per il costo competitivo al prodotto d’oltralpe. Mirasole, insediamento di natura produttiva, dopo l’imposizione della Regola dell’ordine iniziò a darsi pacata veste di residenza e centro religiosi, accogliendo architettonicamente la planimetria tipica dei cistercensi: tra il XIII e il XV secolo chiesa, chiostro, sala capitolare, sale comuni e torre campanaria vennero ultimati. Molte strutture si aggiunsero attorno al grande cortile agricolo industriale, accessibile da due ponti levatoi, uno a est presso il torrione fortificato ancora oggi visibile ed uno a sud, presso una porta non più visibile: l’intero complesso era circondato dal fossato, indispensabile fonte d'acqua per il lavaggio della lana, l’irrigazione dei campi circostanti e per il sistema delle marcite che forniva erba Come arrivare L’Abbazia è situata a 10 km dal centro di Milano ed è raggiungibile percorrendo via Ripamonti in direzione Opera, proseguendo attraverso la S.S. 412 Val Tidone, oppure dalla Tangenziale Ovest uscita di Opera. Eventi prossimi Festeggiamenti per la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, 13 giugno 2010, con visite guidate e concerto di musica rinascimentale. Luoghi di interesse storico-culturale nei dintorni L'Abbazia di Viboldone e l'Abbazia di San Lorenzo di Monluè (quest'ultima verso Segrate), fondate dagli Umiliati; Le Abbazie di Chiaravalle e di Morimondo, di origine cistercense. fresca per il bestiame tutto l’anno. La grangia era chiusa ad est dalle abitazioni dei terziari, a ovest dagli ovili, a sud dalle stalle per cavalli e buoi sormontate dal fienile, a nord dal piccolo cortile industriale, dal complesso abitativo dei monaci e dei conversi che si affacciava sul chiostro e la chiesa nell’angolo nord-est, circondata dal frutteto. Le enormi ricchezze accumulate degli Umiliati, portarono ad un progressivo decadimento morale che, a seguito delle minacce di scioglimento dell’ordine da parte di San Carlo Borromeo e del conseguente attentato alla sua vita da parte di un Umiliato, l’ordine venne soppresso nel 1569. Mirasole, tra i possedimenti espropriati, venne donata nel 1582 da San Carlo al Collegio Elvetico, ente religioso per la formazione ecclesiastica anti-riformista, che si insediò nell’abbazia; da tale passaggio di proprietà la produzione lanaiola gradualmente scomparve e lascia posto ad una più strettamente agricola. Nel 1779 quando Napoleone, conquistate le terre milanesi, riceve dall’Ospedale Maggiore ottime cure per i suoi militari; per ricompensare l’Ospedale sopprime il Collegio Elvetico e dona l’abbazia di Mirasole, che perde la sua funzionalità come luogo di culto e resta di fatto una cascina gestita da un fittabile. Un primo tentativo di restauro viene fatto negli anni ‘30 mentre un primo intervento di recupero della chiesa avviene nel 1954 in seguito ad una visita del Vescovo Montini e grazie al finanziamento della Banca Popolare di Milano. Nel 1981 iniziano i restauri che hanno riportato l’Abbazia all’antico splendore, nell’ottica di trasformarla in un centro culturale ed espositivo, in cui custodire i grandi tesori dell’Ospedale Maggiore tra cui la Quadreria dei Benefattori e la Biblioteca Antica. Attualmente il Progetto Museale è in discussione nell’ottica di trovare una soluzione più adeguata alla forte identità storica e territoriale di questo gioiello dell’operosità agricola ed industriale lombarda La chiesetta dell’Annunciata vista dal cortile agricolo. Un’immagine del responsabile dei Beni Culturali dell’Ospedale Maggiore, il dottor Paolo Galimberti, mentre riordina le antiche mappe dell’Abbazia di Mirasole; posa davanti al quadro della Natività, un tempo collocato nella cappella laterale (XVI sec.) della chiesa di Mirasole, ed ora custodito presso l’Archivio. Nella porzione della tela visibile si nota il committente della cappella, l’ultimo Abate Commendatario, genuflesso davanti alla Sacra Famiglia. NOTIZIE BREVI 29 parliamo di noi storie dal Centro trasfusionale... Ciao, sono un Volontario! Mi chiamo Giuseppe Franco Beretta, sono un ex bancario pensionato da oltre 10 anni. E proprio da 10 anni che dò il mio piccolo contributo come volontario presso questa nobile Associazione. Oltre a donare il sangue trimestralmente mi occupo di contattare telefonicamente i donatori appartenenti ai gruppi sanguigni di cui i pazienti in quel momento necessitano. Sono una persona molto attiva, amo ballare e scherzare! Donare il sangue mi fa sentire vivo, importante per la persona che lo riceverà. Vi assicuro che subito dopo la donazione mi sento forte come un leone! Sono molto contento di dare il mio contributo a questa Associazione, dove trascorro giornate molto serene, dove riesco ancora a scambiare battute e vedere sorrisi ed incontrare persone che con me condividono l’importanza del gesto della donazione di sangue. Il bar dei donatori si rinnova! Un Grazie alla nostra Teresa È andata in pensione, dopo anni di onorato servizio al Centro l’infermiera Teresa Piras, conosciuta dai nostri donatori per la sua bravura e diponibilità. Teresa non ha lasciato del tutto il nostro Centro poichè collabora presso l’ambulatorio di cardiologia molto importante per i nostri donatori. Le auguriamo di godersi la sua pensione part time e la ringraziamo per il suo impegno e tempo che dedica al Centro. (Maria De Rosa) Da gennaio 2010 è iniziata la nuova gestione del Bar/Servizio Ristoro del nostro Centro trasfusionale. Il servizio Bar viene ora gestito dalla Ditta SERIST e specificatamente dal signor Angelo e dalla signora Digna insieme alle nostre ‘ragazze’ Angela, Loretta e Consilia. L’obiettivo è quello di cercare di migliorare sempre più per soddisfare ‘le esigenze del palato’ dei donatori dopo la donazione. Diverse le novità introdotte, dall'aperitivo analcolico con stuzzichini, alle torte, alla varietà di piatti freddi e caldi, alle pere al cioccolato o al caramello. Ma come sempre il punto di forza rimangono i nostri panini. Lo spazio purtroppo a volte è un po’ ristretto ma così non manca l’occasione di socializzazione! Alla parete fa bella mostra di sé un quadro a tema dipinto dalla nostra Infermiera/artista Tosolina Stocchi. Venite a vederlo e vi verrà voglia di gustare i nostri panini! (D.M.) Benvenute Camilla e Viola! Ecco qui Camilla e Viola le meravigliose bambine di Daniela e Maria, le nostre grafiche. Due splendide nuove mamme, che da anni si dedicano al nostro giornale con passione ed impegno. Fra pappe e pannolini, le nostre ragazze sono riuscite a portare a termine anche questo numero di Notizie Brevi, dimostrando la loro consueta disponibilità e professionalità, oltre che una rinnovata creatività, grazie alle due nuove muse ispiratrici... Un augurio di benvenuto alle piccole a alla loro famiglia! (Valeria) Direttore responsabile Girolamo Sirchia Direttore scientifico Anna Parravicini Responsabile editoriale Eloisa Consales Progetto grafico e impaginazione Daniela Graia, Maria Laurora, Valeria Varisco Comitato di redazione Elena Benazzi, Susanna Bocconi, Giovanna Cremonesi, Maurizio Marconi, Giorgio Marmiroli, Paolo Rebulla, Antonietta Villa Hanno collaborato Francesca Albani, Deborah Dotti, Susanna Esposito, Giuseppe Ghislanzoni, Lorenza Lazzari, Maurizio Tomirotti, Massimo Ulivieri, Francesco Zanuso, Elena Zito Fotografie Elena Zito Disegni Athos Careghi Pubblicazione trimestrale gratuita dell’Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue, di ADISCO Sez. Lombarda e del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Copie distribuite: 30.000 Aut. Trib. Milano n. 335 del 4-9-1982 Stampa e fotolito Bine Editore s.r.l. - Milano Copyright del Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale effettuata con qualsiasi mezzo sia elettronico sia meccanico (compresa fotocopiatura e ogni altro sistema di riproduzione) se non dietro autorizzazione scritta dell’Editore Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore - via Francesco Sforza, 35 - 20122 Milano Appuntamenti DONATORI Il sabato dalle ore 10. 00 alle ore 12.30 sarà possibile effettua re la donazione anche su appuntamento Telefonare dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle 17. 00 T. 02.5503.4306/ 4307 ADISCO Mercoledì 9 giugno ore 20.30 Concerto Via Luca Signorelli 9 Milano ingresso 40 euro T. 348.7108772 - 339.4602661 DONATORI Domenica 13 giugno A Mirasole per festeggiare la Gio rna Mondiale Donatori di Sa ta ngue T. 02.5503.4306 / 430 7 www.donatorisangue.o rg DONATORI Domenica 5 settembre Domenica 12 dicembre Porte aperte al Centro trasfusionale per la donazione di sangue (previo appuntamento) dalle ore 8.30 alle 12.30 T. 02.5503.6204 www.donatorisangue.org Ricerca e Cura Casi clinici in scena edizione 2010 > Lunedì 11 ottobre I dolori articolari Aula Magna Università degli Studi di Milano Via Festa del Perdono 7 dalle ore 18.00 alle 20. 00 Ingresso libero www.policlinico.mi.it Concorso fotografico Nuova edizione Avete tempo fino al 1 dicembre! La felice iniziativa che ci ha permesso in questi anni di apprezzare e collezionare le fotografie dei nostri donatori è giunta alla quarta edizione. Quest’anno avrà come tema ‘la vita’. Argomento che ben si sposa con la donazione di sangue! La vita dell’uomo, della natura, del nostro bel paese e del nostro pianeta; la vita che deve essere salvaguardata e amata. Queste solo alcune delle tante suggestioni che ci vengono in mente. Allora raccontateci voi cosa è ‘La vita’. Fate click con le vostre macchine fotografiche e fermate e ragalateci gli istanti della vita! Anche quest’anno le tre fotografie più belle saranno premiate in occasione della nostra festa di Natale. Regolamento e scheda di iscrizione sono disponibili in segreteria donatori. Tutto il materiale è anche scaricabile dal sito dell’Associazione www.donatorisangue.org. Leggete attentamente il regolamento e quel che vi rimane da fare è scattare e consegnare in segreteria o spedire all’Associazione la scheda di iscrizione e le vostre fotografie in cartaceo e in formato digitale (jpg a 300 dpi). Buona fortuna!!