Numero Completo - Diocesi di Como
Transcription
Numero Completo - Diocesi di Como
DELLA CONTIENE I.R. SANTI E MORTI: OCCASIONE PER EDUCARE « M eglio non pensarci». Di solito è questa la prima reazione nei confronti della morte. Ed è ovvio che non si può vivere bene se si è ossessionati dalla morte, ma è altrettanto vero che la morte non può essere messa in un angolo, credendo così di accantonare un problema una volta per tutte. Con la propria morte ciascuno di noi dovrà un giorno, vicino o lontano, fare i conti, e, in attesa, siamo chiamati a confrontarci con la morte di altre persone, talune a noi molto care, con il carico di dolore e sofferenza che essa comporta. Meglio pensarci, dunque. Meglio saper guardare in volto quest’ultimo atto della nostra vita terrena. Invece, nella nostra società assai evoluta in cui l’uomo è riuscito ad allungare la vita con il giusto progresso della scienza, si cerca continuamente di esorcizzare la morte, di fare come se non esistesse. Da qualche anno è invalsa anche da noi un’usanza commerciale, nota come festa di Halloween, e sotto cui si nasconde il tentativo di ridicolizzare un aspetto della vita che invece è oltremodo serio. Strano davvero che questa festa del tutto estranea alla nostra tradizione religiosa e culturale goda di tanto seguito non solo presso chi ci fa i soldi, ma anche presso quella categoria di persone – gli educatori, i genitori, gli insegnanti nelle scuole innanzitutto – che dovrebbero avere a cuore una crescita armonica dei ragazzi e dei bambini e che, invece, sembrano interessati a organizzare il carnevale… dei morti, proprio quando la Chiesa cattolica invita a guardare alla morte con una visione pienamente umana e con un messaggio di speranza. È molto strano. Sembra che qualcuno voglia a tutti i costi sradicare queste due feste cristiane – i Santi e i Morti – che invece hanno tanto da dire anche a chi è credente all’acqua di rose, ma anela a dare delle risposte a domande che stanno nel profondo. Perché non fare la fatica – in qualità di educatori e di professionisti dell’insegnamento – di distillare il significato di queste feste, invece di lanciare i bambini – anche quelli della scuola materna, ormai – dentro un vortice di ridicolaggini, di scherzi, di paura? Eh, già, costa fatica. Invece, si va sempre dove l’acqua è più bassa. Si calpestano allegramente le tradizioni, perché è più facile organizzare un altro carnevale – e di cattivo gusto, per giunta – piuttosto che parlare della santità o della morte. La Chiesa ha il coraggio di farlo, e ha messo l’una accanto all’altra la solennità dei Santi e la Commemorazione dei defunti. Due gesti di fede, un’unica Comunione. don AGOSTINO CLERICI ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXXIV 31 OTTOBRE 2009 E 1,00 40 DIOCESI DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO COMO DIECI ANNI A SERVIZIO DEI PIÙ DEBOLI a Caritas di Como celebra, questo fine settimana, un importante avvenimento: i dieci anni di attivià di “Porta Aperta” e del Centro di Ascolto, due strumenti essenziali al servizio della marginalità sociale. Oltre 10 mila i soggetti, tra persone e famiglie, intercettate in questo arco di tempo. L ALLE PAGINE 12 E 13 COMO TRENI: NUOVI ORARI E... TIMORI A PAGINA 14 RICORDI L’ANA DI COMO E DON GNOCCHI... L’ALPINO A PAGINA 16 Testimoni di speranza LA «DUE GIORNI GIOVANI» DIOCESANA NELLA ZONA TRE PIEVI COMO DISABILITÀ: LA SFIDA DI UN COORDINAMENTO Lo scopo: migliorare le condizioni di vita delle persone disabili, promuovendone l’autonomia. A PAGINA 18 ARTE ALFONSO SALARDI E IL FUTURO DELL’ARTE SACRA A PAGINA 20 A PAGINA 3 VISITA PASTORALE IL VESCOVO HA CONCLUSO LA VISITA IN VALLE INTELVI ALLE PAGINE 8 - 9 - 10 SONDRIO LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO LANCIANO UN GRIDO DI ALLARME La crisi economica si fa sentire anche per un settore molto vivace in Valtellina e Valchiavenna. Il taglio del 50% dei fondi ha portato a un drastico ridimensionamento delle attività. INTERVISTA ESCLUSIVA IL MINISTRO A PAGINA 26 MAURIZIO SACCONI SONDRIO PRESENTA INCONTRI IL «LIBRO BIANCO» PER RIFLETTERE A PAGINA 4 E GUARDARE IL «LIBRO BIANCO» LONTANO È ALLEGATO A QUESTO GIORNALE ALLE PAGINE 28 E 29 VARESE AL VIA IL CORSO PER I VOLONTARI IN OSPEDALE A PAGINA 31 CHIAVENNA RIPRENDONO LE ATTIVITÀ DI SCUOLAPERTA A PAGINA 27 SINODO AFRICA MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO: «AFRICA, ALZATI!» A PAGINA 11 COMO IMMAGINI E DOCUMENTI DI UNA COMUNITÀ RURALE A PAGINA 21 NESSO UNA SCUOLA PER I FIGLI DEL POPOLO A PAGINA 24 CULTURA CONFERENZE E LIBRI In provincia di Sondrio interessanti progetti e pubblicazioni su san Bartolomeo de Castelaz, san Martino di Serravalle e il castello di Bellaguarda. ALLE PAGINE 30 E 31 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO -31 OTTOBRE 2009 IL NUOVO COMMENTO DI MONS. BRUNO MAGGIONI IL RACCONTO DI MATTEO D a alcune settimane è in libreria l’edizione rinnovata del commento di mons. Maggioni al vangelo di Matteo. Avendolo letto attentamente, mi appaiono opportune quattro sottolineature. Innanzitutto: ho tra le mani la prima edizione del commento a Matteo. E’ del 1981. Di edizione in edizione, il volume è stato in libreria per ben 28 anni. Non so quanti commenti ai vangeli abbiano avuto una vita così lunga! Ciò significa che il testo di mons. Maggioni ha saputo cogliere nelle pagine di Matteo quelle strutture profonde che fanno la specificità di una narrazione e, allo stesso tempo, offrono al lettore le giuste provocazioni per un cammino personale di ulteriore approfondimento. E’ pur vero che il tempo segna il modo con il quale ci si accosta ad un testo. Ecco allora che l’Autore avverte: “ho ritenuto opportuno rivisitarlo attentamente: alcune pagine sono aggiunte, altre ripensate e approfondite, altre conservate. Lo scopo e il metodo di lettura non sono però cambiati. Sono , infatti, sempre più convinto della loro validità”. UNA PROSPETTIVA Poi, mi sembra di dover richiamare l’attenzione sulla prospettiva con la quale l’Autore accosta il testo di Matteo. Come credenti - egli avverte - cerchiamo nella lettura del Vangelo una parola di Dio capace di interpellare la nostra esistenza, la nostra contemporaneità. Ma tradiremmo il Vangelo se, in nome della nostra contemporaneità, il testo evangelico diventasse un pretesto per dire parole nostre e ascoltare ciò che ci piace. Dunque, contemporaneità e alterità del testo vanno mantenute. Il commento proposto si pone allora in una precisa prospettiva: far sì che la Parola parli ad ogni uomo di buona volontà, senza la necessità di ricorrere a tutte quelle tecniche complicate, che sono possibili soltanto agli addetti ai lavori. Dunque, un commento di “divulgazione”. E qui credo sia opportuno lasciare la parola all’Autore: “intendo la divulgazione come qualcosa di molto serio (e faticoso). Non una ricerca di metodi nuovi né di nuovi significati (questo è compito dell’esegesi scientifica), ma neppure soltanto una semplificazione dei dati scientifici, così da metterli a disposizione di una cerchia più vasta di persone. Molto di più: uno sforzo per rendere “trasparenti” l’uno all’altra il testo evangelico e la nostra vita, nell’intento di creare quella “fusione degli orizzonti” (appunto l’orizzonte del testo e l’orizzonte della nostra vita) che è lo scopo ultimo di ogni autentico interpretare”. Dunque, non solo “un dire con parole piane ciò che gli esegeti dicono con parole tecniche e raffinate, ma l’ambizione di portare avanti lo stesso lavoro degli esegeti, cercare quella “attualizzazione della Parola” che è lo scopo della loro fatica”. IL VANGELO È PER TUTTI Quindi, l’Autore mette in guardia i lettori circa un equivoco che spesso serpeggia in certe letture dei testi evangelici. Spesso si sente proclamare –in molti contesti- la “radicalità” del vangelo: “una radicalità che affascina, che propone ideali talmente alti da apparire, di fatto, impraticabili: ideali tanto alti che non possono diventare criteri di giudizio e di comportamento nella complessità del mondo e della vita”. Che fare, allora? “Arrendersi a questa sorta di contraddizione, che pare (così pensano in molti) imporsi in nome di un sano realismo? In questo caso gli ideali evangelici possono, forse, essere utili per certe scelte di vita, ma non per cristiani comuni dentro una vita comune; oppure possono essere praticabili in certi settori della vita (definiti spirituali), ma non negli ambiti degli impegni concreti e complessi come quelli della famiglia, della professione, della società”. Una puntualizzazione , questa, che mi appare più che mai attuale. Si sente spesso, in tanti contesti, proclamare il primato della Parola, i suoi radicali punti di riferimento; poi, nella vita di tutti i giorni, la Parola BRUNO MAGGIONI, Il racconto di Matteo, Cittadella Editrice, pagine 422, euro 18,00. e la sua radicalità sembrano come scomparire per riemergere in momenti particolari, in situazioni di culto, in “momenti forti”: Parola e vita concreta sembrano non poter camminare sulle stesse strade. LA RADICALITÀ EVANGELICA Infine, la prospettiva avanzata dall’Autore che è, rispetto a quanto sopra rilevato, diversa e precisa: “Personalmente sono invece convinto che la direzione del radicalismo evangelico è la quotidianità, dove per quotidianità intendo la situazione normale in cui l’uomo è costretto a vivere. La proposta evangelica vuole essere una proposta vera, reale, possibile per l’uomo nel mondo, nel mondo così com’è. È questa una grande sfida, che i cristiani non devono lasciar cadere. Radicale è la novità che il vangelo sa introdurre nelle condizioni comuni”. Leggendo le pagine del commento a Matteo, il lettore è invitato costantemente a cambiare prospettiva: guardare non a ciò che l’uomo deve fare per Dio, ma a ciò che Dio ha fatto –per primo e gratuitamente- per gli uomini. La lieta notizia del vangelo è la gratuità del Dio di Gesù: gratuità che si fa prossimità e missionarietà. Dimensioni vivibili in ogni quotidiana situazione di vita. ARCANGELO BAGNI NOVITÀ IN LIBRERIA a cura di AGOSTINO CLERICI MORTE... DA SPIEGARE Il rapporto con la morte risulta difficile a molte persone e spesso ci si chiede con una certa apprensione se l’anima continui davvero a vivere dopo la morte e se il paradiso e la vita eterna esistano veramente. In queste pagine Anselm Grün - monaco benedettino tedesco noto come conferenziere e scrittore - ci illustra l’arte di vivere e di morire, offrendoci alcune risposte alla domanda centrale della nostra vita: che cosa c’è dopo la morte? Con l’ausilio di molte immagini bibliche, l’autore ci dà un’idea di ciò che potremmo aspettarci. In questo modo possiamo vivere più intensamente e consapevolmente e passare dalla paura alla speranza e alla serenità. Grün ci mostra anche come possiamo accompagnare i moribondi nel cammino verso Dio. Per chi sta per lasciare questo mondo e per i suoi cari è importante avvertire che le loro paure e i loro sentimenti sono presi in seria considerazione e poter ascoltare con fiducia le parole di rassicurazione che vengono loro rivolte. ANSELM GRÜN, Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e morire, Paoline, pagine 196, euro 16,00. Al tema dell’elaborazione del lutto è dedicato un interessante saggio scritto da due autrici francesi che hanno entrambe una grande esperienza in campo infermieristico. La morte di una persona cara è particolarmente difficile da affrontare, ma lo è anche la ferita di un divorzio, la fine di una relazione affettiva, la perdita del posto di lavoro, perdita di beni, scopi, ideali… Tutte queste perdite necessitano di un processo detto “elaborazione del lutto”, per superare il dolore e ritrovare la serenità perduta. Rosette Poletti e Barbara Dobbs cercano di guidare il lettore alla conoscenza del processo di elaborazione del lutto, ai mezzi da utilizzare per ritrovare la serenità nonostante il dolore: consigli sul piano psicologico, di fede religiosa, di pratiche olistiche, arrivando così al superamento del dolore stesso e al recupero dell’armonia interiore. ROSETTE POLETTI - BARBARA DOBBS, Oltre il dolore. Come ritrovare la serenità, Paoline, pagine 154, euro 11,50. E come parlare ai bambini della morte? Ecco un libretto che contiene undici brevi storie per parlare ai bambini di un tema così delicato e che spesso si cerca di evitare (o si affida ad... Halloween). Ogni racconto tenta di rispondere a una domanda o sviluppa un aspetto (Nessuno può sfuggire alla morte; Tutto ciò che ha un inizio ha una fine; Gesù ha una buona notizia per noi; Noi risorgeremo...). Al termine di ogni racconto due brevi “rubriche” per meditare su quanto letto: “Pensano i grandi” (per gli adulti) e “Penso io”, un sintetico pensiero per i bambini. Il libretto è illustrato con simpatici disegni. BRUNO FERRERO - ANNA PEIRETTI, La morte raccontata ai bambini, Elledici, pagine 24, euro 3,50. SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI Parola FRA noi AP 7, 2-4.9-14 SAL 23 1GV 3, 1-3 MT 5, 1-12A Musica scritta che diventa musica cantata di ANGELO SCEPPACERCA TERZA SETTIMANA del Salterio I SANTI, VOLTO DELLE BEATITUDINI DI GESÙ S ul muro di una casa di riposo, una mattonella con le beatitudini degli anziani: “Beati quelli che mi guardano con simpatia... beati quelli che stringono le mie mani tremanti… beati quelli che non si stancano di ascoltarmi… beati quelli che comprendono il mio camminare stanco…”. Ma quante sono le beatitudini? Tante quanti sono i santi che le hanno vissute. Ognuno, secondo i doni di Dio, la personalità e la propria storia, fin quasi a darne volto. “Beati i poveri in spirito”: sono umili di cuore, quelli che non si lasciano possedere dalle ricchezze e attendono la salvezza solo da Dio, pronti alla solidarietà con i deboli e gli oppressi. La povertà-umiltà ha il volto di S. Francesco e nasce dal suo desiderio di essere una cosa sola con Gesù Crocifisso. “Beati gli afflitti, perché saranno consolati”: coloro che soffrono per il male che è nel mondo, non rimangono indifferenti, fanno di tutto per un mondo più umano, non si deprimono per le difficoltà, portano la croce dietro a Gesù. Come S. Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux), che siamo abituati a considerare sempre felice. “Beati i miti” che, perché umili davanti a Dio, sono anche benevoli, rispettosi e pazienti; non hanno pretese, non desiderano primeggiare; sono comprensivi, affabili, non violenti. S. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. Il santo della mitezza: “Si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”. “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”: in senso evangelico la giustizia è la santità. E’ fame e sete di crescita umana integrale per sé e per gli altri. Tra i molti, un educatore, S. Giovanni Bosco: ogni suo gesto produceva elevazione sociale, culturale e spirituale. “Ho promesso a Dio che fino l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani. Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono anche disposto a dare la vita… sono tutto per voi, giorno e notte, mattina e sera, in qualunque momento”. “Beati i misericordiosi”: coloro che sono colpiti dalle miserie altrui come fossero le proprie; compiono opere di misericordia; soprattutto sanno perdonare; cercano di vincere l’odio con l’amore. Uno dei tanti santi della carità, S. Camillo de Lellis, fondatore dei camilliani, ministri (servi) degli infermi. Curare i malati come “culto d’amore a Cristo ammalato nei poveri”. “Beati i puri di cuore”. Non solo riguardo alla castità, come S. Luigi Gonzaga o S. Maria Goretti, ma anche alla coscienza. Sono retti, leali, non si servono di Dio per i loro interessi, ma lo servono e cercano la sua volontà. S. Thomas More, Cancelliere d’Inghilterra, non volle accettare lo scisma di Enrico VIII e rimase fedele al Papa. “La mia coscienza su questo punto è tale, che ne va della mia salvezza”. Fu con- dannato a morte. “Beati gli operatori di pace”, coloro che costruiscono rapporti giusti, non gridano parole di pace, mentre nel cuore c’è l’odio; ma operano davvero per la crescita spirituale e materiale di tutti. Rispettano ogni persona, ogni popolo, ogni cultura. Faticano con pazienza e perseveranza per la riconciliazione. Vengono in mente S. Caterina da Siena e Giorgio La Pira. “Beati i perseguitati per causa della giustizia”: sono i martiri e coloro che non si lasciano intimorire dagli insulti, dalle discriminazioni e dalle violenze; ma rimangono fedeli a Dio e alla propria coscienza, perseveranti nella verità e nel bene. S. Massimiliano Maria Kolbe, internato ad Auschwitz, volle il posto di un compagno condannato a morte “perché lui ha moglie e figli”. I Santi sono volti delle Beatitudini. Vangelo vissuto. “Musica scritta che diventa musica cantata” (S. Francesco di Sales). P A G I N A 3 CHIESA PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 LA DUE GIORNI GIOVANI DIOCESANA NELLA ZONA TRE PIEVI APPUNTAMENTO IRRINUNCIABILE PER L’AVVIO DEL CAMMINO ANNUALE TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA I l tema della Speranza, quella con la “S” maiuscola, quella che non delude, quella che è già certezza, ha guidato la Due Giorni Giovani Diocesana che si è svolta lo scorso fine settimana nella Zona Tre Pievi, tra Gravedona e Dongo. Nel pomeriggio di sabato sono stati più di 400 i giovani, provenienti dalle diverse zone della Diocesi, che si sono ritrovati all’oratorio di Gravedona per il momento di festa e accoglienza. Qui i precisi organizzatori della Commissione Giovanile Zonale delle Tre Pievi hanno suddiviso i ragazzi in diversi gruppi che hanno poi potuto visitare le bellezze artistiche delle chiese di Gravedona, ma anche il paese di Pianello del Lario, alla scoperta della figura della beata Chiara Bosatta. Nel frattempo i membri delle CGZ presenti si sono riuniti col delegato diocesano di Pastorale Giovanile, don Emanuele Corti, per un momento di formazione. Traendo spunto dal messaggio di Benedetto XVI per l’ultima GMG e dall’enciclica Spe Salvi, don Emanuele ha offerto una prima riflessione sul tema della Speranza. «C’è una Speranza – ha spiegato – più grande delle altre, che abita il cuore di ogni uomo: è il desiderio che non vada perso il senso vero del proprio vivere e del pro- prio esistere; è la fiducia che quello che conta non avrà fine; è la certezza dell’eternità. Benedetto XVI mette in crisi le nostre piccole speranze con la “s” minuscola, dicendoci che “avvertiamo il bisogno di una speranza salda e affidabile”». Tutti i partecipanti alla due giorni si sono poi ritrovati per consumare la cena al sacco nel palazzetto dello sport di Dongo, da dove è anche partito il cammino della veglia missionaria. Il brano di Vangelo, tratto dal capitolo 10 di Marco, che racconta l’incontro di Gesù col cieco Bartimeo che viene salvato per la sua fede, ha dato avvia al momento di preghiera. Don Stefano Bianchi ha offerto ai giovani un commento del brano, il primo di altri che nei due giorni sono arrivati da più voci, prima che la veglia proseguisse per un suggestivo cammino meditativo lungo il lago. Il tragitto verso il Santuario della Madonna delle Lacrime è stato scandito da alcuni passaggi in cui venivano riproposte le frasi del brano di Vangelo, per invitare i giovani alla meditazione nel successivo tratto di cammino. Prima di giungere al Santuario dove è poi stata esposta l’Eucaristia per l’adorazione notturna, ai giovani è stato offerta la testimonianza della missionaria valtellinese Pina Rabbiosi, che dialo- gando con la direttrice dell’Ufficio Missionario Diocesano, Gabriella Roncoroni, ha raccontato, in chiave di Speranza, la sua esperienza in Brasile avviata all’inizio degli anni ’80. La serata è proseguita, nuovamente al palazzetto dello sport di Dongo, con un momento di festa. Contemporaneamente, gli oltre cento giovani che avevano offerto la loro disponibilità hanno cominciato i turni per l’adorazione eucaristica notturna proseguita fino alle 8 del mattino seguente. Numerosi sono stati anche coloro che hanno scelto di accostarsi al sacramento della Riconciliazione, all’interno dello spazio allestito dal gruppo diocesano di Giovani e Riconciliazione. Ripetendo la positiva esperienza già vissuta all’Agorà dei giovani lombardi a Caravaggio, un gruppo di giovani della nostra Diocesi, ha incontrato i penitenti, che si sono susseguiti fino alle 2.30 (già dell’ora solare!) per prepararli al sacramento con la condivisione del brano del cieco Bartimeo. Dopo la notte in famiglia o negli oratori della zona, i giovani si sono ritrovati alle 8.30 di domenica mattina per la preghiera delle lodi nelle chiese delle comunità ospitanti. Quindi, poco prima delle 10.00, don Emanuele ha presieduto LA ZONA TRE PIEVI RACCONTA IL CAMMINO DI PREPARAZIONE S.P.A.: LA SPERANZA CHE SI TRADUCE IN AZIONE! Speratuchesperoanchio… no, la Zona Tre Pievi ha sperato insieme: quasi una mobilitazione di massa che ha tradotto la speranza in un’azione concreta! Troppo spesso si ha l’impressione di essere messi di fronte a sfide “insormontabili” che vanno ben oltre le proprie forze! Purtroppo altrettanto spesso ci si dimentica che la speranza è in ognuno di noi, forse solo un po’ sopita, e serve uno stimolo, una scossa per risvegliarla nel cuore di ognuno… Bastano queste poche righe per riassumere come la nostra Zona abbia affrontato questa “sfida”, partita qualche mese fa e che ha coinvolto giovani, e non, in una incredibile collaborazione! Un progetto che ha preso forma pian piano con un gruppo sempre più numeroso di ragazzi, arricchito dall’aiuto di tante associazioni, dai comuni e dalle famiglie delle tante comunità coinvolte: nessuno ha fatto mancare il proprio appoggio! Anche il collaborare con la commissione diocesana è stata una esperienza edificante per il nostro gruppo che ha condiviso le iniziali preoccupazioni e i successivi step di preparazione sempre con la voglia di essere Chiesa insieme, che prega, serve e ama nel Suo nome. Quanto è diverso stare dall’altra parte della barricata! Nelle tante partecipazioni passate, ognuno di noi, proprio alla 2GG, trovava il tempo per fermarsi, per riflettere e poi ripartire. Invece per chi organizza è tutto un “correre” senza soste fino al saluto di chiusura, anzi fino a che tutto non è tornato alla normalità. Solo dopo ci si ferma… ci si guarda intorno e si scoprono nuovi legami di amicizia forgiati da un obiettivo comune, da un po’ di fatica e tanto divertimento. Si abbatte persino qualche barriera campanilistica e si comprende quanto sia importante unire le forze per continuare il cammino. E poi il tema… che coincidenza: la Speranza. Proprio noi che avevamo dato quel nome così curioso al nostro coro zonale, il coro S.p.A! Dove S.p.A sta per Sperare – Progettare – Agire. Un segnale che non poteva cadere nel vuoto. Dovevamo dimostrare a noi stessi che non era solo un modo di dire. Ce l’abbiamo fatta, ora saremo Testimoni di Speranza! DAVIDE E GLORIA la Messa nella chiesa parrocchiale di santo Stefano a Dongo. Nell’omelia, don Roberto Bartesaghi, direttore del Centro Diocesano Vocazioni, ha offerto ulteriori spunti di meditazione, suggeriti dal vescovo Diego impossibilitato ad essere presente per motivi di salute, sul brano del cieco Bartimeo. A molti giovani è rimasto impresso il gioco di parole che il Vescovo ha inserito nella scheda distribuita durante l’omelia: “spe ratuchesperoanchiospe racosanonlosomaosperio tispari”. Un’introduzione ad una serie di note importanti sull’episodio evangelico che, attraverso alcune domande, hanno animato il confronto nei lavori di gruppi vissuti dopo la Messa. Alle 12.30 i giovani si sono radunati nuovamente nel palazzetto dello sport per consumare l’abbondante pranzo preparato dalla locale sezione degli alpini, prima di fare ritorno nella chiesa di Santo Stefano per il mo- mento conclusivo di catechesi guidato da don Battista Rinaldi. Il delegato diocesano per la catechesi ha guidato i giovani ad una riflessione sul tema della Speranza attraverso la lettura di un brano dell’enciclica Spe Salvi, quindi con un nuovo commento del brano evangelico della guarigione del cieco Bartimeo, e con la lettura di parte del libro “L’uomo che cammina” di Christian Bobin. ALBERTO GIANOLI P A G I N A 4 SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 NOSTRA INTERVISTA ESCLUSIVA IL MINISTRO DEL WELFARE PRESENTA IL «LIBRO BIANCO» Sacconi: «Persona e famiglia al centro» L o scorso maggio, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha pubblicato il Libro Bianco sul futuro del modello sociale, indicandolo come una delle priorità dell’“agenda d’autunno”. Oggi i settimanali diocesani d’Italia, aderenti alla Fisc, lo offrono come contributo di riflessione a tutti i loro lettori. Al proposito abbiamo ascoltato il ministro Maurizio Sacconi perché ce ne illustri il significato e le novità. Signor ministro, perché un Libro Bianco? “Il Libro Bianco è uno strumento per definire la “verità della nazione”, cioè quel sistema di valori che appartengono al senso comune del nostro popolo e che i grandi partiti popolari codificarono nella Costituzione. E da qui far discendere la visione di un nuovo modello sociale sostenibile e molto più efficace nell’obiettivo di offrire a ciascuna persona opportunità per uno sviluppo umano integrale. Un modello sociale non più risarcitorio, ma che cerca di prevenire il formarsi dello stato di bisogno e dare più valore alle persone. Un modello che si realizza attraverso la sussidiarietà perché muove dal valore della persona messa in relazione e quindi riconosce il ruolo delle proiezioni relazionali a partire dalla famiglia”. Possiamo sintetizzare il Libro Bianco secondo alcune parole chiave. Innanzitutto la persona e la famiglia. “La persona e le sue proiezioni relazionali, prima delle quali è la famiglia, costituiscono un sistema di valori, la verità laica alla quale la nostra comunità fa riferimento e il grembo entro cui si devono realizzare le politiche in modo particolare quelle rivolte al benessere della persona, che il Libro Bianco definisce “la vita buona”, realizzabile solo in una società attiva, cioè nella società inclusiva che offre a tutti l’opportunità per essere responsabilmente utili a sé e agli altri”. Un modello di Welfare che colloca al centro la persona, riconosce il valore della vita? “Certamente. Non ci può essere sviluppo sociale ed economico in una società scettica circa il valore della vita. Solo in una società che sa essere accogliente verso la nuova vita, che sa organizzare amore intorno alle persone che si trovano in condizione di disalibilità e ancor più di grave disabilità, che ha la capacità di aiutare soprattutto coloro che si trovano in difficoltà e di far valere il principio che ogni vita e ogni momento della vita vale la pena di essere vissuto, ci sarà la possibilità di generare sviluppo economico, sociale e umano”. Sono valori cristiani, ma sono anche valori costituzionali? “Sono valori che devono essere riconosciuti da credenti e non credenti. Sono certo cristiani. Ma anche chi non riconosce il valore sacrale della vita, può ben comprendere come una società nella quale le persone non sono proiettate verso l’altro e non sanno riconoscere il valore della vita, è una società incapace di generare vitalità economica e sociale. Senza questi valori le società occidentali, in crisi demografica, faticheranno ad affrontare le nuove sfide legate ai grandi cambiamenti in corso nel pianeta”. ciascuna persona. Questo modello vuole che lungo tutto l’arco della vita siano offerte alla responsabilità della persona opportunità per prevenire il formarsi di uno stato di bisogno, rafforzare la propria autosufficienza e quindi ridurre quanto più possibile la carenza di salute, di lavoro, di affetti”. Un’altra parola chiave del Libro Bianco è la sussidiarietà. Di che si tratta? “Alla comunità deve essere riconosciuta la capacità di esprimere forme, soprattutto non profittevoli, tali da corrispondere ai bisogni delle persone, come complemento importante e necessario delle funzioni pubbliche. Forme che molto spesso garantiscono un’efficienza e un’efficacia maggiore per quel contenuto umano relazionale che sanno esprimere”. Come vengono garantiti salute e lavoro nel nuovo modello sociale? “Per entrambi questi obiettivi è importante realizzare quella presa in carico della persona che si realizza tecnicamente mediante il cosiddetto fascicolo elettronico personale, relativo sia allo stato di salute che all’attività della persona. In questo modo ciascuno dispone di uno strumento con il quale partecipare attivamente al pro- Troviamo anche la parola “dono”. È una provocazione? “Il dono è il contenuto dell’ultimo capitolo del Libro Bianco. Mi dispiace che ci sia stata un’organizzazione che abbia detto che qui il Libro Bianco denuncia il limite di un’impostazione passatista e superata. Io sono convinto che il dono costituisce una delle caratteristiche fondamentali della nostra società. L’esperienza della carità e del dono ha plasmato e costituisce uno straordinario elemento di forza della nostra comunità anche di fronte alle nuove sfide che dovrà affrontare. Colgo l’occasione per dire che abbiamo deciso in Consiglio dei ministri di celebrare il 150° anniversario dell’unità d’Italia dedicando due dei momenti fondamentali proprio alla famiglia e al dono, a ciò che hanno rappresentato nella storia unitaria del Paese. È importante celebrare l’unità cercando ciò che rafforza la coesione nazionale. Se la storia è divisiva, sono unificanti i valori del senso comune del popolo, nei quali ritroviamo la famiglia e il dono appunto”. Altre parole chiave del nuovo Welfare sono opportunità e responsabilità. “Perché il nuovo modello sociale non è solo un modello di equa distribuzione della ricchezza, ma è anche di produzione della ricchezza, proprio perché è orientato a dare valore a prio stato di salute e alla propria occupabilità e mettere le funzioni pubbliche o di pubblico interesse nella condizione di offrire le adeguate opportunità. È importante che intorno alla persona si snodino servizi appropriati per prevenire innanzitutto un suo bisogno di salute, per incoraggiare stili di vita appropriati, per offrire ai diversi gradi di bisogno le risposte adeguate dal concepimento fino alla morte naturale. E analogamente è importante che il fascicolo elettronico personale, riferito all’attività della persona, registri i movimenti dell’educazione di base, della transizione dalla scuola al lavoro, del lavoro stesso; registri anche tutti i sostegni di cui si può beneficiare nelle ulteriori fasi della vita, nella transizione al matrimonio, alla natalità, alla pensione, a un altro posto di lavoro, magari passando attraverso la disoccupazione. Questo strumento aiuta le funzioni pubbliche, che collaborano con le espressioni della comunità, a integrare il più possibile le persone, a offrire loro opportunità per superare una condizione di difficoltà”. In merito al lavoro si parla di “occupabilità”. Che significa? “Il diritto all’occupabilità consiste essenzialmente nel diritto all’aggiornamento continuo delle proprie competenze che garantisce l’occupabilità della persona qualunque cosa succeda nell’impresa nella quale si trova, qualunque sia la necessità di mobilità verso un altro posto di lavoro. Il diritto all’occupabilità rende la persona autosufficiente in un mercato del lavoro dinamico e mutevole”. Signor ministro, questo Libro Bianco troverà realizzazione in riforme e leggi dello Stato? “Già molti atti si sono posti in coerenza con esso. Nei giorni scorsi abbiamo sottoscritto il patto per la salute tra Stato e regioni. E questo patto è assolutamente coerente con il disegno del servizio socio sanitario che il Libro Bianco contiene e che impegna soprattutto le regioni inefficienti del centro-sud a riorganizzarsi non solo per azzerare ingiustificati disavanzi strutturali, ma anche in funzione dell’erogazione di quei servizi socio-assistenziali che le regioni più efficienti sanno offrire a costi inferiori. È nel solco del Libro Bianco anche il piano d’azione realizzato con la collega Gelmini per l’occupabilità dei giovani, fondato sull’integrazione tra apprendimento e lavoro. E il piano che stiamo predisponendo con la collega Carfagna per l’occupazione femminile”. Lei ha scelto i nostri giornali diocesani per diffondere il Libro Bianco, perché? “Credenti e non credenti trovano nei giornali diocesani i valori della nostra comunità di cui siete un’espressione importante. E il Libro Bianco vuole proprio sollecitare il migliore spirito comunitario, valorizzare il ruolo della famiglia, parlare ai giovani perché sappiano affrontare responsabilmente le fondamentali scelte della vita. Voi entrate in tutte le case e siete un eminente organo di informazione e formazione della famiglia”. GIORGIO ZUCCHELLI EUROPA DOPO LE BOCCIATURE DELLE RISOLUZIONI Libertà di informazione: i problemi rimangono Le votazioni con le quali la scorsa settimana il Parlamento di Strasburgo ha bocciato una valanga di risoluzioni sul tema della “libertà di informazione in Italia e in Europa” meritano ulteriori riflessioni. Di fatto è accaduto che, dopo ampie discussioni e trattative, erano giunti in aula otto testi: uno presentato dall’area “moderata” (popolari, conservatori, euroscettici), l’altro dall’area “progressista” (socialisti e democratici, liberali, ambientalisti, sinistra), e altri sei provenienti da altrettanti gruppi politici dei vari orientamenti. Gli eurodeputati hanno ampiamente bocciato la mozione del “centrodestra”, hanno respinto per tre voti quella del “centrosinistra”, hanno portato al pareggio (338 a 338) quella dei liberali, risultata comunque respinta per via del regolamento interno. Dunque l’Europarlamento ha detto di no sia a quanti sostenevano che in Italia (e in Europa) esiste una immediata e preponderante minaccia alla libertà di informazione, sia a quanti negavano tale minaccia per l’Italia (e l’Europa). Tutti bocciati, in definitiva. Lo svolgimento delle votazioni (l’approvazione di una serie di emendamenti su una risoluzione, seguiti dal voto negativo sul testo emendato; le maggioranze assai variabili con cui le risoluzioni sono state rigettate) meriterebbe un approfondimento a sé. Ma le indicazioni che si possono trarre dall’intera vicenda sono di altro tenore. Anzitutto dal dibattito svoltosi in emiciclo sull’argomento, è chiaramente emerso che tutto il Parlamento europeo ritiene serio e reale il problema della libertà di informazione e il pluralismo dei media nel vecchio continente. Nessuno lo ha negato (sarebbe stato difficile), anche alla luce delle recenti trasformazioni del settore, della globalizzazione massmediale, delle nuove tecnologie, dei nodi relativi alle “concentrazioni”, alla pubblicità, al delicato e perenne rapporto tra informazione, politica e poteri economici. Detto ciò, l’approvazione di una risoluzione avrebbe potuto indicare alla Commissione Ue la necessità di formulare proposte legislative per regolare il settore, mettendo al centro dell’attenzione il “diritto all’informazione” da parte dei cittadini. Il fatto che tutte le risoluzioni, con le specifiche e differenti sottolineature politiche, siano state rimandate al mittente significa che il Parlamento Ue non invierà alcuna richiesta in tal senso all’Esecutivo. Il quale, non avendo agito finora, si guarderà bene dal farlo prossimamente. Un’altra considerazione concerne la difficoltà per l’Eurocamera di addivenire a maggioranze precostituite. Ovvero, area “moderata” e area “progressista” si equivalgono e ogni volta occorrerà cercare maggioranze ad hoc per i singoli temi che giungeranno al voto dei deputati. Senza dimenticare il fatto che a Strasburgo la “disciplina di partito” è un concetto estremamente labile, come confermato dal voto della scorsa settimana. Talvolta prevale, infatti, nelle decisioni di voto dei deputati, il riferimento politico-partitico, altre volte l’elemento nazionale, altre ancora le pressioni ricevute da fattori esterni (elettori del collegio, pressioni dei governi nazionali, lobbisti). Anche questo aspetto dovrebbe indurre deputati e gruppi politici a cercare punti di riferimento comuni almeno sui grandi temi dell’integrazione. GIANNI BORSA SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 LA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA DEI GENITORI CRISTIANI Chiesa reale e «chiesa stampata» Halloween: lasciar correre? « H T rick or treat?” Scherzetto o dolcetto? Il mercato ha ormai imposto questa domanda all’attenzione dei consumatori globali, trascinando con sé rituali e travestimenti fino a dieci anni fa inusitati nel nostro Paese. E così ogni fine ottobre, nelle famiglie italiane, torna un interrogativo previo: vietare o lasciar correre? Un interrogativo che i genitori cristiani sentono talvolta più pungente, per la banalizzazione della morte e lo scippo delle feste di questo periodo che Halloween porta con sé, sebbene fin dall’origine del nome - derivante da All Hallow’s Eve, cioè “vigilia di tutti i Santi” - risuoni esplicito il riferimento alla celebrazione della Chiesa trionfante che, almeno dal 731, è collocata al 1° novembre. Ma quel richiamo originario si è paganizzato e corrotto fino a rendere irriconoscibile il volto religioso della ricorrenza. È quasi impossibile blindare la mente dei figli da ciò che la cultura dominante ha sdoganato con tanto entusiasmo. Piuttosto che opporre silenzi risentiti o dinieghi assoluti, perché allora non approfittare del carnevale delle zucche per tramandare alle nuove generazioni il senso delle nostre feste, quelle cristiane? Possediamo una verità, non una leggenda, da comunicare loro. La censura non paga, anzi rischia di scatenare un interesse ancor più acceso. Intendiamoci: è giusto diffidare di Halloween se la “festa” dà troppa con- fidenza al macabro, all’occulto, alla superstizione, tanto più se diamo credito – e in questo campo sì che non c’è da scherzare – all’idea che dietro il suo apparato scenografico si nasconda il potere delle lobby esoteriche. Il più delle volte, però, le richieste dei figli sono innocenti. E l’usanza di passare in cerca di bon-bon per le case del quartiere o le scale del condominio scortati da adulti, certo - può perfino risultare gradita a qualche vicino solo. Setacciare il “buono” e il “cattivo” di questa tradizione non più estranea alla nostra società, pertanto, è già un primo lavoro educativo che si può utilmente sbrigare in famiglia. Ma per i genitori cristiani c’è un altro aspetto essenziale da salvaguardare: la proposta alternativa, che in questo caso significa riandare alla certezza dell’eternità. Sarebbe comunque una resa lasciare in mano ai venditori di cadaverini e maschere horror l’iniziativa di “spiegare” ai no- stri figli il significato della morte. Su questo terreno non possiamo non accompagnarli. A chi giova bandire lo zombie di Halloween se si ha paura di andare insieme al cimitero? Che senso ha che i bambini imparino a memoria i nomi di tutti i “signori delle tenebre” che compaiono su giocattoli e carte magiche, se non sanno ricordare quelli dei loro parenti che riposano in attesa della Risurrezione? Non siamo talora proprio noi, adulti battezzati, refrattari per primi a parlare di croci, trapassi e anime destinate al Paradiso? Altro che “poverini, i piccoli s’impressionano”… Ben venga allora Halloween se dà occasione per vivere la Commemorazione dei defunti in modo meno superficiale. Bambini e ragazzi devono sapersi innestati nella catena “sacra” di generazioni che ci ha preceduto. In questo viaggio, Cristo ha poteri e misteri di gran lunga più stupefacenti di Jack della Lanterna. Facciamoglielo scoprire. EDOARDO TINCANI CORSIVO di AGOSTINO CLERICI ANGLICANI CHE TORNANO A ROMA L’annuncio di una Costituzione apostolica speciale per il rientro di numerosi anglicani nella Chiesa cattolica romana ha suscitato, la scorsa settimana, non poco stupore, soprattutto per il fatto che ad annunciare il nuovo passo sono stati, in modo congiunto, l’arcivescovo primate della Chiesa cattolica d’Inghilterra Nichols e l’arcivescovo di Canterbury Williams, primate della Comunione anglicana. Sulla stampa, dopo la prima sorpresa (che in taluni casi nascondeva incomprensione circa la reale portata della notizia) hanno prevalso le consuete riduzioni. Qualcuno ha sottolineato che il motivo per cui questi gruppi di anglicani chiedono di tornare con Roma è legato al rifiuto della «modernità» della Comunione anglicana, che consisterebbe nell’ordinazione delle donne al presbiterato e nella consacrazione di ministri gay. Quindi, si tratterebbe di un passo indietro, verso la «conservazione» garantita dalla Chiesa di Roma. I soliti luoghi comuni! Chi la pensa così, dimentica che le scelte di supposta «modernità» non sono state accolte bene da una porzione numericamente considerevole di anglicani. Il fatto, poi, che questo rientro di fedeli e pastori sia benedetto dal primate anglicano, la dice lunga sia sull’imbarazzo che simili scelte hanno provocato tra le comunità anglicane, sia sul profondo rispetto che si nutre verso chi le osteggia, al punto di voler lasciare la propria confessione per entrare a far parte di una Chiesa che si ritiene meglio possa garantire la fedeltà al Vangelo. Una seconda interpretazione riduttiva ha spostato l’attenzione sul fatto che pastori anglicani sposati potranno in futuro essere ordinati preti cattolici. Ci saranno, quindi, preti sposati! Perché allora non permettere a tutti i preti di sposarsi? Chi trae questa conclusione, fa confusione di piani. In gioco non vi è affatto la questione del celibato sacerdotale, ma semplicemente l’integrazione di soggetti già sposati entro un quadro ecclesiale nuovo. Portando la discussione su questo tema, si finisce con il dimenticare la vera portata ecumenica di questo provvedimento. Sarebbe sbagliato considerare questa come la via ordinaria per raggiungere l’unità dei cristiani (anche se meriterebbe una qualche riflessione questa sorta di «nostalgia di Roma» che si respira a pieni polmoni in vasti settori dell’anglicanesimo). Ma è altrettanto certo che non si può ridurre questo ritorno alla Chiesa cattolica romana di un numero di fedeli e pastori, che non è ancora possibile quantificare, ad un semplice «passaggio in un diverso contesto ecclesiale». Anche questa è una visione riduttiva, quasi che ogni contesto sia valido, indipendentemente dalla sua coerenza con il Vangelo. Certo, il provvedimento, che è stato voluto congiuntamente da cattolici ed anglicani, contribuisce a ridurre il tasso di conflittualità tra i cristiani. È una strada nuova, che si apre in un mondo segnato, invece, da confusione e rissosità. o riletto, in questi giorni, un’affermazione del sociologo Franco Ferrarotti, scritta molti anni fa, sul rapporto informazione-religione: «I problemi del sacro sono visti in chiave folcloristica, mentre la sostanza in questione non viene nemmeno sfiorata». L’affermazione mi sembra tanto severa quanto attuale. La «chiesa stampata» è ben lontana dalla «Chiesa reale». I fatti più significativi che la caratterizzano sono ridotti a cronaca di un giorno o catturati dagli stereotipi di una polemica datata. UNO STRANO METODO Certo «vaticanismo» ha il dente avvelenato verso un certo «verticismo» presente nella Chiesa. Sarebbe necessario chiedere a quanti operano nell’informazione, laici e credenti, se la loro stessa informazione non sia «verticistica» proprio nella misura in cui si interessa costantemente più del «vertice» che della «base». Questo significa che essi stessi pensano al fatto religioso più come a un fatto di gerarchia che ad una storia di uomini concreti. Dietro un certo modo di fare informazione religiosa, mi sembra sia presente ancora un modello di Chiesa preconciliare. Se la comunità non è solo il vertice, si dovrebbe informare su quanto tutti (vertice e base) fanno. Continuare a dire che la Chiesa non è solo il vertice e seguitare a parlare solo di quanto il vertice fa o dice è un controsenso. Significa presentare la realtà religiosa in modo deformato. E anche certa informazione religiosa non è esente da tale tentazione! Certi «vaticanisti» stanno rincorrendo fantasmi del passato e si arrabbiano perché gli altri non li vedono. Basterebbe che essi si collocassero in un’altra prospettiva e i fantasmi scomparirebbero. Il prevalere di una finta cronaca ha fatto sì che una certa informazione religiosa abbia perso la pazienza dei tempi lunghi e delle pagine maturate lentamente nel confronto con la concreta situazione storica, evitando facili e riduttivi schematismi ideologici. L’informazione religiosa di un certo “versante laico” evidenzia un grosso limite: continua a considerare il fatto religioso come incapace di fare storia. UN DIALOGO MANCATO Una tale situazione diventa la spia di un dialogo mancato. Due ci appaiono le motivazioni di fondo. La prima: manca, in Italia, una reale possibilità di accedere ad una conoscenza teologica seria, metodologicamente fondata e culturalmente significativa per quanti operano nell’informazione. La seconda: la stessa riflessione teologica sembra difficilmente entrare in dialogo con la cultura, anche se non mancano intelligenti tentativi da ambo le parti. Ma restano, di fatto, solo eccezioni: esse, indirettamente, testimoniano che la realtà concreta e quotidiana è «altra». Ma il limite più vistoso sta nell’incapacità di comprendere il fatto religioso come fatto promozionale e trasformatore della storia. Così facendo, tutto ciò che sa di religioso viene letto con categorie che nulla hanno a che vedere con la storia concreta, con la vicenda di uomini e donne che - proprio in nome della propria fede religiosa - vivono il loro essere credenti e cittadini in modo esemplare, anche se nessuno parlerà mai di essi sui giornali o alla televisione. Sta qui la radice di un mancato dialogo: saper visitare, serenamente e oggettivamente, il vissuto religioso evidenziandone gli aspetti promozionali della vicenda umana, senza rinunciare a denunciare anche tutto quello che non funziona. Fermarsi solo alla seconda prospettiva o esaltare solo alcuni personaggi o fatti, diventa un torto fatto al vissuto di tanti credenti «anonimi» che hanno fatto e fanno la storia. Un limite non solo di una certa informazione “laica” ma anche di un certa informazione religiosa: essere rivolti solo a se stessi e pronti solo a denunciare ciò che non funziona. E si tace ostinatamente sulla vita e sulla morte di tanti uomini e donne che, in nome della fede, fanno storia. Ridare la parola agli ultimi, ai senza-parola non è solo un dovere di giustizia, ma anche - e soprattutto - il frutto di una onestà e serenità intellettuale. Assente spesso tanto sul versante laico quanto su quello credente. Un silenzio inquietante. FUORI dal CORO ARCANGELO BAGNI FIRENZE, COMUNICATO DELLA CURIA SUL CASO DELLA COMUNITÀ DELLE PIAGGE “Domenica 25 ottobre, presso la comunità delle Piagge si è compiuta la simulazione di un sacramento, ponendo un atto privo di ogni valore ed efficacia, in quanto mancante degli elementi costitutivi del matrimonio religioso che si voleva celebrare”: lo afferma Enrico Viviano, responsabile dell’Ufficio stampa e portavoce dell’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, in un comunicato diffuso lunedì a proposito del “matrimonio” tra Sandra Alvino, 64 anni, nata uomo e ora donna, e Fortunato Talotta, 58 anni. “Tale simulazione prosegue il comunicato - è stata posta in atto da don Alessandro Santoro in contrasto con le disposizioni più volte dategli dai superiori (...). L’atto assume particolare gravità in quanto genera inganno nei riguardi delle due persone coinvolte, che hanno potuto ritenere di aver celebrato un sacramento laddove ciò era impossibile, nonché sconcerto e confusione nella comunità cristiana e nell’opinione pubblica, indotta a pensare che per la Chiesa siano mutate le condizioni essenziali per contrarre matrimonio canonico”. Mons. Betori ha quindi deciso di sollevare il presbitero dalla cura pastorale a lui affidata, chiedendogli un “periodo di riflessione e di preghiera”. P A G I N A 6 CHIESA CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 INIZIATIVA DELLA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO AGENDA del VESCOVO GIOVEDÌ 29 A Roma, incontro del Consiglio Nazionale della Scuola cattolica. VENERDÌ 30 A Como, al mattino, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 17.00, saluto al prefetto Sante Frantellizzi; dalle ore 21.00 alle ore 22.00, chat con la zona pastorale Valle Intelvi. Pregare per i lavoratori... L a crisi del lavoro che sta tenendo, giustamente, banco in questi mesi ha fatto slittare in secondo piano una attenzione che deve essere prioritaria e costante: la salvaguardia della salute e della vita sui posti di lavoro. Domenica 11 ottobre in Italia si è celebrata la giornata degli invalidi e mutilati sul lavoro. La prossimità della commemorazione dei defunti deve far ricuperare nelle comunità cristiane un’at- tenzione al valore della vita nell’esperienza del mondo del lavoro, attenzione che non sempre gode di quell’alto sostegno che merita. Leggendo le statistiche 2009 provvisorie, il numero degli infortuni e dei decessi sul lavoro sono in leggero calo; si tratta di un trend in atto da alcuni anni. Questo risultato è dovuto in maniera determinante, oltre che alle normative in vigore, alla campagna di sensibilizzazione in atto sia presso i dirigenti di SABATO 31 A Como, al mattino, udienze e colloqui personali. DOMENICA 1 NOVEMBRE A Como, in Cattedrale, alle ore 10.30, pontificale nella solennità di Tutti i Santi; a Como, alle ore 17.30, celebrazione dei Vespri. LUNEDÌ 2 A Como, al cimitero monumentale, alle ore 10.30, S. Messa nella commemorazione di tutti i defunti. MARTEDÌ 3 A Milano, Commissione Educazione. MERCOLEDÌ 4 A Como, nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 18.30, in Cattedrale, S. Messa per i canonici e i vescovi defunti. GIOVEDÌ 5 A Como, al mattino, Consiglio Episcopale. DA GIOVEDÌ 5 POMERIGGIO A SABATO 7 Visita pastorale Valtellina Superiore: Valfurva. DOMENICA 8 A Brescia, partecipazione alla visita del Santo Padre Benedetto XVI. DALLA Curia • don Alessio Bellotti parroco di Biolo; • don Andrea Salandi no- minato Vicario Foraneo del Vicariato B zona pastorale XII Bassa Valtellina. DAL 1° NOVEMBRE • Mazzola don Attilio Vi- cario Episcopale per la Vita Consacrata; • Feroldi mons. Flavio Vicario Episcopale per la Pastorale; • Gianola don Michele collaboratore a Gaggino; • Trussoni don Paolo collaboratore a Chiavenna e amministratore parrocchiale di Olmo; • Valassina don Giovanni entra in previdenza integrativa; • Corti don Giuseppe amministratore parrocchiale di Gaggino; • Larghi don Luciano collaboratore a Cermenate. SCHEDE PER I MINISTRANTI A partire da giovedì 29 ottobre riprende la pubblicazione delle schede per ministranti “Samuel”. Come sempre saranno sul sito www.cdvcomo.it e verranno pubblicate con scadenza quindicinale. NEL RICORDO DI PADRE GIOVANNI ABBIATI Mercoledì 4 novembre, alle ore 18.00, in Collegiata a Sondrio, S. Messa nel trigesimo della morte di padre Giovanni Abbiati, con la presenza dei padri Saveriani. DALLA CARITAS DIOCESANA All’indirizzo http://www.como.caritas.it/Sito2003/ Frame.htm sono disponibili i sussidi per l’Avvento. Il termine per le prenotazioni è il 31 ottobre 2009. 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 Un fine settimana tutti insieme; un’occasione 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 per non perdere il “vizio” della preghiera, 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 del silenzio, dell’adorazione e (perché no?) 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 dell’amicizia e del divertimento! 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 Appuntamento a Como in Seminario 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 dalle ore 16.00 di sabato 7 novembre 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 alle ore 17.00 di domenica 8 novembre 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 in particolare per chi ha partecipato 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 agli Esercizi 18enni 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789 RITROVO 18ENNI E 19ENNI azienda che gli stessi lavoratori. A questo miglioramento si contrappone l’andamento preoccupante delle malattie professionali che ancora tendono a sfuggire a queste analisi dato il loro manifestarsi tardivo. In questa direzione, senza addurre come scusa la fortuità e l’ineluttabità degli incidenti nell’attività lavorativa, molta è ancora la strada da percorrere. Essa prende avvio da un serio esame delle condizioni di lavoro in cui la vita della persona è soggetta a pericoli dovuti sia alla strumentazione che all’abitudinarietà che sfocia nella disattenzione dovuta alla troppa confidenza con lo strumento di lavoro a volte in sé pericoloso. Bisogna infatti sempre richiamare con fermezza la sacralità e la primarietà della vita della persona in ogni sua articolazione, tra cui anche l’esperienza del lavoro. La persona va altresì preservata anche nella sua salute, per cui una attenzione particolare va A COMO DUE OCCASIONI DI PREGHIERA: - Adorazione perpetua presso la chiesa di santa Cecilia (via Cesare Cantù), tutti i giorni dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 17.30: un’occasione unica per poter pregare in silenzio davanti all’Eucaristia; - Per l’Anno Sacerdotale, ogni primo venerdì del mese sarà è possibile vivere l’adorazione eucaristica presso il Monastero della Visitazione (via Briantea) da dopo la S. Messa delle ore 7.00 fino alla reposizione delle ore 16.00: dalle 15.00 alle 16.00 è previsto anche un momento di adorazione guidata dai parrocchiani di sant’Agata. www.diocesidicomo.it DAL NOSTRO SITO DIOCESANO a cura dell’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali In questa breve rubrica presenteremo a cadenza fissa le caratteristiche, le novità, le pagine scelte del nostro sito diocesano, che viene sempre più segnalato a livello ecclesiale italiano come una delle esperienze più valide ed innovative. Caselle di «aiuto» Da questa settimana c’è un aiuto in più per gli utenti del sito internet diocesano e i referenti delle parrocchie e delle associazioni che si occupano dell’inserimento dei dati. L’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali ha creato un help desk con alcune caselle di posta elettronica dedicate all’aiuto nei diversi settori, per agevolare l’implementazione, l’aggiornamento, l’uso e la consultazione del sito. Eccole: [email protected]: per problemi relativi all’inserimento degli orari delle Messe e delle confessioni; [email protected]: per difficoltà legate all’inserimento degli eventi; [email protected]: per questioni relative all’inserimento e alla gestione delle immagini nel sito; [email protected]: per gli aspetti legati all’utilizzo della rassegna stampa da parte dei presbiteri; [email protected]: per altri tipi di difficoltà. Si invitano dunque gli interessati ad esprimere le loro richieste rivolgendosi a questi indirizzi; verrà garantita una rapida ed esaustiva risposta. rivolta all’ambiente e alle condizioni in cui l’uomo lavora per evitare la diffusione di malattie patologiche, che portano a invalidità permanenti se non addirittura al decesso, dovute all’uso di materiali e sostanze nocive. I dati consolidati relativi al gennaionovembre 2008 (fonte INAIL) per la provincia di Como parlano di 11 decessi, per la provincia di Sondrio 2 decessi; mentre per la regione Lombardia i decessi si fermano a 131. Il totale nazionale è di 917 decessi: circa 3 morti al giorno. Sono numeri inferiori a decessi per altre cause (es. incidenti stradali), ma ciò che deve far riflettere è questo: il lavoro è pensato per il ben-essere della persona e della famiglia, mentre a volte diventa fonte di tragedia. A questi freddi numeri sfugge un dato non trascurabile che è quello delle morti in itinere, cioè tutti gli incidenti stradali che coinvolgono persone che si stanno recando al lavoro o il cui lavoro richiede frequenti spostamenti: e il loro non è un numero trascurabile. Ribadendo l’importanza e la necessità di una corretta prevenzione, l’INAIL di Como organizza per il 5 novembre 2009 presso Villa Giovio di Breccia-Como un Convegno dal tema “La prevenzione nel territorio lariano: l’impegno dell’INAIL”. GIUSEPPE CORTI PER NON DIMENTICARE... Facciamo ora memoria delle persone della nostra diocesi decedute per motivi di lavoro. 16 maggio: Cristoforo Negri, di anni 63, titolare di una impresa artigiana è deceduto precipitando da un ponteggio ad Aprica. 15 giugno: Giorgio Credaro, di anni 67, piastrellista, morto mentre lavorava all’interno di una abitazione a Sondrio. 23 luglio: Vincenzo Petrosino, di anni 54, morto schiacciato contro un muro da un camion-gru a Como. 28 settembre: Ugo Morcelli, di 56 anni di Semogo, morto cadendo da un muro mentre lavorava a Livigno. Questi nominativi sono stati ripresi dalle cronache dei giornali. Auspichiamo che eventuali decessi ci vengano segnalati dai Parroci in modo che il nostro Vescovo unitamente alla Pastorale Sociale e del Lavoro possa esprimere la propria vicinanza di conforto ai familiari delle vittime. PER UNA PREGHIERA DEI FEDELI Padre, tu hai affidato all’uomo l’opera delle tue mani perché con il suo lavoro la porti a compimento per il bene di tutti i suoi figli. Ora noi ti affidiamo, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, coloro che sul lavoro hanno incontrato la morte. (si possono elencare nomi e luoghi). Ti supplichiamo di far partecipi questi nostri fratelli, per la tua misericordia, alla pienezza della vita e concedi a chi soffre a causa della perdita dei propri cari il conforto della fede e il sostegno della carità fraterna. CHIESA CHIESAIT ALIA CHIESAITALIA P A G I N A 7 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 LA BEATIFICAZIONE DI DON CARLO GNOCCHI BENEDETTO XVI LE RADICI DELL’AMORE Con altri occhi I « U no speciale saluto alle migliaia di fedeli radunati a Milano, in piazza del Duomo, dove è stata celebrata la liturgia di beatificazione del sacerdote don Carlo Gnocchi”. Lo ha rivolto, domenica 25 ottobre, Benedetto XVI, dopo la recita dell’Angelus dal sagrato della basilica di San Pietro. Don Gnocchi, ha ricordato il Papa, “fu dapprima valido educatore di ragazzi e giovani. Nella seconda guerra mondiale divenne cappellano degli Alpini, con i quali fece la tragica ritirata di Russia, scampando alla morte per miracolo”. “Fu allora – ha aggiunto il Pontefice - che progettò di dedicarsi interamente ad un’opera di carità. Così, nella Milano in ricostruzione, don Gnocchi lavorò per ‘restaurare la persona umana’ raccogliendo i ragazzi orfani e mutilati e offrendo loro assistenza e formazione. Diede tutto se stesso fino alla fine, e morendo donò le cornee a due ragazzi ciechi”. La sua opera, ha osservato il Pontefice, ha continuato a svilupparsi ed oggi la Fondazione Don Gnocchi (www.dongnocchi.it) è all’avanguardia nella cura di persone di ogni età che necessitano di terapie riabilitative”. “Faccio mio – ha poi concluso Benedetto XVI il motto di questa beatificazione: accanto alla vita, sempre”. Una piazza colma di folla. “Concediamo che il Venerabile Servo di Dio Carlo Gnocchi d’ora in poi sia chiamato Beato”. Con questa formula, alle ore 10,11 del 25 ottobre, mons. Angelo Amato ha sancito la beatificazione del “papà dei mutilatini”. Ad assistere alla funzione, presieduta dal card. Dionigi Tettamanzi e concelebrata da 211 sacerdoti e 18 vescovi, in piazza Duomo a Milano, 50.000 fedeli riuniti per rendere omaggio a don Gnocchi. Tra di loro 15 mila alpini, 20 dei quali reduci della Campagna di Russia. Numerosissimi i labari e gli striscioni delle diverse sezioni alpine presenti in piazza, da Acerenza e Tricarico (Basilicata), a Salerno e Sant’Angelo dei Lombardi (Campania), da Falconara Marittima (Marche), ai 7 pullman da Firenze e Marina di Massa. Non è mancata anche una rappresentanza dai Centri della Fondazione Don Gnocchi diffusi nel mondo: erano in piazza i direttori degli ospedali di Sierra Leone, Ecuador, Rwanda e Bosnia. Numerosissimi anche gli scout e i chierichetti, gli ex “mutilatini” e i pazienti delle strutture della Fondazione Don Carlo Gnocchi (che conta oggi 28 centri in 9 regioni italiane per un totale di 3.800 posti letto e 5.400 operatori). Al suo arrivo l’urna col corpo del beato è stata scoperta da parte di Silvio Colagrande e Amabile Battistello, l’uomo e la donna che vedono grazie alle cornee donate loro da don Gnocchi. Sintesi di pensiero e di impresa. La beatificazione di don Carlo Gnocchi, ha detto il card. Dionigi Tettamanzi durante l’omelia, “diventa per noi un richiamo particolarmente forte a riscoprire la fondamentale e comune vocazione alla santità”. Don Carlo, ha aggiunto l’arcivescovo, “ha saputo coinvolgersi con dedizione entusiasta e disinteressata non solo nella vita della Chiesa, ma anche in quella della società”. Lo ha fatto, ha aggiunto, “coltivan- do con grande intelligenza e vigore l’intimo legame tra la carità e la giustizia: una carità che «tende le mani alla giustizia», egli diceva”. Oggi, ha proseguito Tettamanzi, “noi possiamo continuare la sua opera chiedendo alla giustizia di tendere le mani alla carità”. “Don Carlo – ha aggiunto il cardinale - è stato mirabile nell’operare una sintesi concreta di pensiero e di impresa, appellando alle diverse istituzioni pubbliche e insieme alle molteplici forme di volontariato, ponendo come criterio necessario e insuperabile la centralità della persona umana”. Eroe e santo. Mons. Angelo Amato ha parlato al termine della messa di un “don Gnocchi eroe e santo”. “Il segreto dell’eroismo della sua santità - ha aggiunto - fu il suo amore per Cristo”. In piazza Duomo anche una delegazione ufficiale dell’Ordinariato militare per l’Italia, guidata dall’arcivescovo, mons. Vincenzo Pelvi, che la sera prima, nella parrocchia di origine di don Gnocchi, San Colombano al Lambro (Lodi), aveva tenuto una veglia di preghiera. Pelvi ha definito il nuovo Beato “il volto moderno di una santità che è autentica, quando si prende cura sia dell’anima che del corpo”. “Don Carlo è la guida che segue i suoi giovani con lo sguardo caldo che dice a ciascuno: tu mi interessi più di ogni altra cosa. Chi lo incontrava, pur ferito dalla sofferenza e dalla malattia, ritrovava fiducia e ricentrava la propria esistenza sul Signore”. a cura di FILIPPO MAGNI n una società dell’immagine come la nostra, l’idea del cieco del racconto evangelico che Gesù incontra a Gerico, ultima tappa del cammino verso Gerusalemme, suggerisce alcuni interrogativi. Chi è il cieco oggi? Certo colui che non ha la vista, ma anche chi non usa la propria vista, chi dimentica l’uomo lasciato ai margini della strada, che non vede il dramma che in molte regioni si consuma. “L’uomo è figlio della luce, fatto per vedere la luce, ma ha perso la vista, e si trova costretto a mendicare”. Papa Benedetto chiude, nella basilica vaticana di San Pietro, il Sinodo dei vescovi per l’Africa e ricorda che il disegno di Dio non muta, “attraverso i secoli e i rivolgimenti della storia, egli punta sempre alla stessa meta: il regno della libertà e della pace per tutti”. Predilezione, dunque, “per quanti di libertà e di pace sono privi, per quanti sono violati nella propria dignità di persone umane”; quanti, in Africa, “soffrono povertà, malattie, ingiustizie, guerre, violenze, migrazioni forzate”. E questi sono, afferma il Papa, come il cieco che Gesù incontra sulla sua strada: “Che cosa vuoi che io faccia per te?” gli chiede. “Che io veda di nuovo”, la risposta. Ma quanti sono i “ciechi” che non vogliono vedere oggi? Quanti vogliono ignorare la strada che porta alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Il cieco Bartimeo riacquista la vista, liberamente decide di seguire Gesù verso Gerusalemme. Decide. Dio sa, ma chiede, vuole che sia l’uomo a parlare; vuole che l’uomo si alzi in piedi. Bartimeo decide, cioè, di seguire la “luce” dopo aver sperimentato la salvezza. È questo il messaggio che Papa Benedetto lascia a conclusione del Sinodo dei vescovi e che riassume nell’invito: coraggio, alzati continente africano. Chiede che l’uomo veda che la fede, quando è bene intesa e praticata, “guida gli uomini e i popoli alla libertà nella verità”; li guida alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Vede ancora che nella chiesa, famiglia di Dio, “non possono sussistere divisioni su base etnica, linguistica e culturale”. Ma non è solo l’uomo africano che deve riacquistare la vista. Quaranta anni fa papa Paolo VI consegnava alla Chiesa la profetica enciclica “Populorum progressio”, nella quale indicava, e i missionari l’hanno messa in pratica in questi anni, che promuovere uno sviluppo rispettoso delle culture locali e dell’ambiente è l’unica logica in grado di far uscire i popoli africani dalla schiavitù della fame e delle malattie. Così citando la sua enciclica “Caritas in veritate”, il Papa afferma l’urgenza di “rinnovare il modello di sviluppo globale, in modo che sia capace di includere tutti i popoli e non solamente quelli adeguatamente attrezzati”. La globalizzazione, ha aggiunto, non va intesa “fatalisticamente come se le sue dinamiche fossero prodotte da anonime forze impersonali e indipendenti dalla volontà umana”. La globalizzazione, invece, è realtà umana, modificabile: “La Chiesa la- vora con la sua concezione personalistica e comunitaria, per orientare il processo in termini di razionalità, di fraternità e di condivisione”. Uno sviluppo, dunque, che includa tutti, che sia impegno a operare con ogni mezzo disponibile “perché a nessun africano manchi il pane quotidiano”. E c’è un altro aspetto della vita nel continente africano che vede la chiesa coinvolta nel processo di sviluppo, chiamata a far vedere errori e difficoltà: la famiglia. Il Sinodo ha messo in rilievo, nelle tre settimane di lavori, che la famiglia è “cellula primaria della società” anche in Africa, ma “oggi viene minacciata da correnti ideologiche provenienti anche dall’esterno”, ha affermato il Papa parlando, dal sagrato di San Pietro, ai fedeli presenti in piazza per l’Angelus e a quanti seguivano da piazza del Duomo a Milano la recita della preghiera mariana, dopo la cerimonia di beatificazione di don Carlo Gnocchi, un sacerdote “accanto alla vita, sempre”. Non solo la famiglia, anche i giovani sono “esposti a questo tipo di pressione, influenzati da modelli di pensiero e di comportamento che contrastano con i valori umani e cristiani dei popoli africani”. Una cecità diversa, se vogliamo, che coglie solo un aspetto della realtà africana, e cerca di importare uno stile di vita scarsamente attento alle culture dei paesi. Ecco, dunque, l’impegno della Chiesa, dei suoi missionari, perché nessuno sia privo del necessario per vivere, e tutti possano condurre un’esistenza degna dell’essere umano. E qui ancora si inserisce “l’urgente azione evangelizzatrice”, tema più volte affrontato negli interventi al Sinodo, che comporta “un appello pressante alla riconciliazione, condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace equa e duratura, nel rispetto di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha bisogno e si apre all’apporto di tutte le persone di buona volontà al di là delle rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, culturali e sociali”. Un continente, l’Africa, che chiede giustizia, pace, come sottolineano i vescovi nel messaggio finale, nel quale domandano la “mobilitazione delle nazioni africane per la riduzione della povertà e il raggiungimento di una pace duratura”. Sinodo che “fa appello ai governi perché, da una giusta ridistribuzione dei frutti dello sviluppo, provvedano alla sicurezza della società e ai bisogni essenziali della vita dei più vulnerabili” promuovendo una rinnovata attenzione alla vita umana. Di qui la richiesta di “porre in atto un sistema per fermare le uccisioni, i sequestri nel continente. L’insicurezza della vita e della proprietà e la mancanza del buon ordine accresce l’emigrazione e la fuga di cervelli e di conseguenza aumenta la povertà”. FABIO ZAVATTARO P A G I N A 8 CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 L’ULTIMA TAPPA DELLA VISITA PASTORALE IN VALLE D’INTELVI Con le parrocchie di Pellio Superiore ed Inferiore, Laino e Ponna mons. Coletti ha concluso, domenica 25 ottobre, la visita Pastorale nella zona intelvese “DULCIS IN FUNDO”, IL VESCOVO NELLE COMUNITÀ DELL’ ALTA VALLE S otto un cielo nuvoloso che lascia ben sperare il vescovo Diego Coletti ha iniziato la visita alle ultime comunità parrocchiali della Valle d’Intelvi: Pellio Superiore, Pellio Inferiore, Laino e Ponna. Dopo essere stato accolto alla Casa di Spiritualità di Nostra Signora di Fatima a Pellio Inferiore si è spostato, come consuetudine, nella casa parrocchiale di Pellio Superiore per l’incontro personale con don Loris Flaccadori e la firma dei registri. Lasciata la casa la mattinata è proseguita con la visita alla Scuola dell’Infanzia di Laino e alla RSA “Ospiti della Madonna” di Pellio Superiore. Fotoservizio di Andrea Priori volti si leggevano le domande profonde che ogni uomo porta dentro di sé. Una foto di gruppo, sul sagrato, ha fatto tornare il sorriso, perché chi crede non può fare altro che buttarsi in Dio e i bambini lo hanno capito. Dopo aver salu- La visita a Ponna INCONTRO CON I RAGAZZI Sempre a Pellio Superiore, nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, mons. Coletti ha incontrato i ragazzi delle scuole elementari e medie di tutte le comunità. I ragazzi hanno chiesto al Vescovo cosa porterà nel suo cuore al termine della sua visita pastorale in Valle. “Il ricordo di un’esperienza molto bella – ha risposto - ricorderò i giorni trascorsi con voi, le vostre canzoni di benvenuto e in particolare i vostri sorrisi perché quando uno sorride è come se il suo volto si accendesse, si illuminasse. In Valle Intelvi ho trovato tanta gente buona, i malati capaci di offrire le loro sofferenze al Signore Gesù ed i loro familiari che li aiutano premurosamente, facendosi esempio da seguire anche per me.” Inaspettatamente mons. Coletti ha voluto pregare sulla tomba della piccola Asia, tragicamente scomparsa un anno fa. Con tutti i presenti si è recato al cimitero dove ha pregato ed ha impartito la benedizione del Signore. È stata una conclusione diversa dai tanti incontri con i ragazzi; si sono fatti tutti seri e sui loro “RSA il Focolare” to i ragazzi il Vescovo si è fermato con i catechisti che ha ringraziato per il loro impegno. “Ciò che si semina, non è insalata, ma querce – ha detto - il risultato si vede solo dopo anni; per fare un uomo ci vogliono vent’anni quindi non scoraggiatevi!” Presentando il nuovo cammino all’iniziazione cristiana proposto in diocesi ha spiegato come “dobbiamo toglierci dalla testa che l’incontro di un ora del catechismo sia come l’ora di scuola”. “Il catechismo – ha continuato - deve essere un’ ora di iniziazione cristiana, di conoscenza di Gesù, aperto anche alle famiglie. C’è bisogno di rivitalizzare gli oratori, volersi bene e anche partecipare alla liturgia, aiutare la gente a stare insieme illuminati dal Vangelo, avere il coraggio di compiere delle scelte fondamentali guardando alle cose che contano”. A seguire lo spostamento a Pellio Inferiore nella chiesa di San Michele Arcangelo dove il Vescovo è stato accolto dalla Confraternita che porta il Crocifisso, dai rappresentanti del gruppo Alpini, dalle autorità, ai rappresentanti dell’associazione “La Bigatella”. Visita alla RSA “sacro Cuore” di Dizzasco SABATO 24 OTTOBRE Nel giorno della memoria liturgica del beato Luigi Guanella, il Vescovo Diego ha visitato le piccole ma vive comunità di Ponna Cima, Ponna Mezzo e Ponna Fondo. Il Vescovo ha potuto ammirare le bellezze artistiche di queste chiese, pregare con i fedeli riuS.Messa a Castiglione niti, affidarsi e affidare chi con tanta pazienza lo aveva atteso. Momenti semplici: un canto, una riflessione, la Benedizione Eucaristica. Poi il pranzo con i sindaci di Pellio, Ponna e Laino. Dove l’argomento della prossimità si è fatto ancora argomento di discussione e riflessione. Lasciato Ponna il Vescovo si è spostato a Pellio Sopra dove ha celebrato la S.Messa nella chiesa di San Giorgio. “Grazie per esserci venuto a trovare iniziando il suo cammino nella Diocesi”, ha detto don Loris a nome dei fedeli che aggiunge: “Quando la mia comunità mi ha chiesto cosa avremmo potuto regalare al Vescovo ho risposto semplicemente: le persone, la vostra preghiera e la vostra presenza.” Alla fine della celebrazione, una bimba porge il ringraziamento di tutti al Vescovo dicendogli: “La sua presenza ci fa sentire come una famiglia, quella di Gesù:” Vengono portati in dono prodotti della Valle. Il Vescovo risponde: “Grazie di queste dolcezze della Valle, ma la dolcezza più grande è quella del bene che ci vogliamo reciprocamente. Il bene più grande però ve lo vuole Gesù che vi dice, ricordando il passo del Vangelo di Bartimeo, alzati, vedi e seguimi”. La Benedizione solenne conclude la celebrazione e nel lasciare la chiesa il Vescovo fa un grande dono: saluta personalmente con una stretta di mano uno per uno tutti i presenti. le loro insegnanti e molti genitori. Il Sindaco con gli Amministratori aspetta sotto l’arco di pietra che introduce al sagrato e mons. Coletti arriva animando l’ambiente: il corpo musicale intona la sua suonata, bimbi e genitori applaudono ed i Confratelli si avvicinano ad accoglierlo. Poi il silenzio ed ecco le voci dei piccini che recitano dei versi di benvenuto. Un sorriso, tante carezze da papà e poi il Vescovo fa il suo ingresso benedicendo il popolo di Dio. Giunto sull’Altare Maggiore alcuni istanti di preghiera silenziosa, poi il saluto del sindaco, Cipriano Soldati: “Porgo un sincero e gioioso saluto da parte della Comunità Lainese e mio personale. La sua presenza ha portato un segno di semplicità ed un messaggio di amicizia e di umanità veramente importanti. Io come rappresentante della socialità del paese e lei come rappresentante della Chiesa abbiamo il comune intento di mettere l’uomo al centro dei nostri interessi. Sentiamo la sua prossimità, ma altrettanto ci sentiamo vicini a lei ed alla comunità Cattolica. Se l’ideale che ci unisce è nel cammino verso il Bene Comune della nostra gente, la nostra collaborazione non potrà che divenire sempre più fattiva e cordiale pur restando ciascuna nel proprio ambito di azione.” “Ho ben ascoltato le parole del vostro sindaco - ha risposto il Vescovo - per questa accoglienza dico a lui, ma anche a voi la mia gratitudine e qui voglio ricordare in particolare i sacerdoti e gli ammalati. Porto via da questa visita pastorale una ricchezza di cui tutti siete parte significativa. Si usa dire “Dulcis in fundo”: voi siete l’ultima comunità che incontro e dunque la dolcezza della mia visita. Ora celebreremo insieme la messa: facciamolo con impeto e fraternità di fede che rendano questo momento qualcosa di straordinario”. Dopo la Comunione il Vescovo ha presentato alla comunità don Giampaolo Romano che presto, nei fine settimana, verrà a dare una mano ai sacerdoti della Valle. La Visita Pastorale è alle sue ultime battute: al termine della celebrazione Eucaristica viene rivolto un saluto e un augurio. Ci torna alla mente la Pagina del Vangelo dei due discepoli di Emmaus: “Resta con noi Signore”. Sono stati giorni impegnativi per il Vescovo, ma ricchi di fede e di amore. L’Ufficio Stampa della Valle Intelvi che ha seguito passo dopo passo la visita è testimone di questo amore che si incarna, di questa parola seminata nel cuore di tanti che hanno incontrato il nostro Vescovo Diego. L’auto del Vescovo riparte, al suono delle campane, c’è l’ultimo incontro: un ultima visita ai malati ed una sorpresa inaspettata. In casa parrocchiale a San Fedele è pronto un DVD di ringraziamento e affetto, dedicato da Don Paolo Barocco al nostro Vescovo come segno di amore e fraternità. Diciotto rose rosse con un cartiglio indicante il nome di ogni comunità visitata e con una parola scontata ma sincera: “grazie”. Poi la benedizione su tutti coloro che sono presenti in casa parrocchiale. É l’ora della S. Messa a San fedele il Vescovo passa a salutare chi è presente in chiesa “Resta con noi Signore perché si fa sera e il giorno volge al tramonto.” Vogliamo essere testimoni di fedeltà alla parola di Gesù e al suo insegnamento. A cura dell’USVI DOMENICA 25 OTTOBRE I Confratelli reggendo il Crocifisso attendono l’arrivo del Vescovo nel piazzale antistante la parrocchiale di Laino, accanto a loro schierati i rappresentanti del gruppo Alpini. La banda è pronta ad intonare l’inno d’accoglienza; raggruppati vicino ci sono i bambini della Scuola dell’Infanzia con Foto di gruppo alla chiesa di San Giorgio a Pellio CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 P A G I N A 9 SAN FEDELE INAUGURATO IL CENTRO DI ASCOLTO DELLA CARITAS ZONALE Durante l’ultima tappa della visita pastorale in Valle è stato inaugurato il nuovo sportello di ascolto della Caritas Zonale che lavorerà in rete con il territorio e la Caritas diocesana UN NUOVO SPORTELLO PER ASCOLTARE LA VALLE D’INTELVI I l nuovo centro di ascolto della Caritas zonale è stato inaugurato a San Fedele, accanto alla chiesa parrocchiale, durante la visita pastorale in Valle d’Intelvi. Un luogo di vicinanza e accompagnamento alla popolazione in difficoltà che dà maggior concretezza e visibilità ad un cammino portato avanti, ormai da anni, da diversi volontari della zona. Il primo gruppo di volontariato era nato con don Bruno Viotto, oggi parroco di Cernobbio. A causa di una lieve indisposizione a benedire i nuovi locali è stato il convisitatore, mons. Flavio Feroldi. Una cerimonia semplice a cui hanno partecipato, oltre ai volontari, anche diversi amministratori della Valle, i sacerdoti della Valle e i rappresentanti delle strutture sanitarie assistenziali presenti nella zona. “Gli Sportelli delle Zone Pastorali, ultimo il nostro – spiega don Loris Flaccadori - sono esperienze che accomunano il cammino caritativo di tutta la Nazione. Il Centro di Ascolto nasce non solo per offrire carità e dare risposte ai vari bisogni, ma per ascoltare perché, in una società come la nostra, il tempo dedicato all’ascolto del prossimo è comunemente considerato “tempo perso” L’ascolto diventa così il primo passo; solo dopo ci si attiva per trovare gli aiuti lavorando in rete con il territorio, le parrocchie, gli enti locali e le associazioni”. Realtà inserite in una Comunità Montana di cui fanno parte 13 Comuni con i loro 9.000 abitanti. Sul territorio operano quattro Case di Riposo ed un Ospedale, luoghi di lavoro abbastanza sicuri anche per le persone di etnie diverse. “Nel Zona Valle Intelvi non si denotano ancora le problematiche relative alla disoccupazione, cosa già fortemente presente nel resto della Diocesi”, spiega don Loris. Era presente all’inaugurazione anche il direttore della Caritas di Como che ha sottolineato come “questo sia il punto di arrivo di un cammino di preparazione percorso in questo ultimo anno e mezzo, ma anche un punto di partenza”. “E’ importante – ha continuato il direttore – il collegamento tra tutti i centri sul territorio così da poter rispondere puntualmente ai bisogni della popolazione. Un percorso che deve passare attraverso le nostro comunità. In questa Zona Pastorale, divisa in tre parti, la presenza qui di tanti Amministratori Locali è segnale della capacità di interagire con le Istituzioni sia da parte dei laici che dei sacerdoti. Speriamo che questa collaborazione continui e si porti avanti il messaggio LE SUORE “SERVE DI MARIA ADDOLORATA” DALL’INDIA ALLA RSA DI PELLIO INTELVI LUNGO LE IMPREVEDIBILI VIE DELLA CARITÀ U n tappeto per terra, tre cuscini gialli, tre sgabelli di giunco, uno scrigno dorato per il Santissimo vigilato ai lati da una statua della Madonna Addolorata e da San Giuseppe con in braccio Gesù Bambino. Tra le due statuette una modesta lampada ad olio e sulla parete il Cristo in meditazione con la scritta “Jesus is my Guru”. Muovendosi tra questi semplici oggetti il Vescovo è entrato nella Cappella privata delle suore indiane della congregazione “Serve di Maria addolorata” che da anni prestano il loro servizio a Pellio Intelvi, nella struttura sanitaria “Ospiti della Madonna”. Mons. Coletti ha voluto pregare con loro al termine della visita nella struttura in cui ha incontrato ospiti e operatori. Una realtà solidamente inserita nel tessuto sociale di Pellio Intelvi e in particolare con la gente perché è stato mantenuto nel tempo lo “spirito di casa”, come voluto dal fondatore mons. Casartelli tumulato nel cimitero del Paese. All’interno della RSA ci sono 14 casi sociali ci cui 11 con Amministratore di Sostegno e per questo si è resa necessaria la presenza in sede di un’Assistente Sociale. Alle suore ha donato un “Rosario” proveniente dalla Terra San- ta. Tra loro anche Suor Teresa, la Madre Generale, che veste come una donna indiana con una tunica particolare che si sovrappone all’abito. E’ arrivata direttamente da Roma dove, quotidianamente, opera come giornalista presso Radio Vaticana e da quei microfoni invia tutta la programmazione in lingua Tamil in tutto il mondo. “E’ per noi un dono ed un momento particolare - racconta la Madre Generale - da condividere con le sorelle che operano qui, accanto ai più piccoli dei piccoli ai quali doniamo la nostra prossimità gratuita, secondo l’esempio di Gesù”. La congregazione delle “Serve di Maria Addolorata”, nasce in India, nel Sud del Paese, precisaCastagnata a Scaria mente a Trichirappali, l’8 di- cembre del 1854, giorno dell’Immacolata. Più di cento sono i centri che operano sul territorio indiano e che si rivolgono ai più deboli della società (lebbrosi, sordomuti, malati di AIDS e di TBC …), ma anche all’Università, ai bambini di età prescolare e scolare. In India si prendono cura, con particolare dedizione, delle ragazze che la tradizione vorrebbe vedere chiuse tra le pareti domestiche. Una grande opera di promozione umana che contribuisce certamente, alla loro progressiva emancipazione, in un’India che, causa anche la globalizzazione, è sempre più divisa tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Congregazioni sono nate anche in Birmania, Australia, Africa e Filippine. In Birmania la loro presenza nella scuola è stata “cancellata” dall’avvento del governo militare, che ha permesso loro la prosecuzione dell’opera solo come catechiste. In Australia si affiancano agli “aborigeni” per l’annuncio del Vangelo, cominciando dai più piccoli. In Italia, invece, prestano la loro opera nelle “case per anziani”: qui oggi con la Madre Superiora e Madre Teresa ci sono suor Arasi, suor Anna, suor Mathi e suor Fatima. della Dottrina Sociale della Chiesa”. Prima di concludere Roberto Bernasconi ha voluto ricordare l’offerta arrivata dalla RSA di Dizzasco per il fondo di Carità diocesano ribadendo come “è bello vedere questa generosa solidarietà e, soprattutto, l’apporto del personale multietnico che vi lavora da cui ci è arrivata la richiesta di una piccola scuola di italiano pensata per loro”. Un problema quello della comunicazione tra persone di etnia diversa che emerge anche nel breve dibattito che segue la benedizione. La donna che non lavora diviene soggetto, non volontariamente ma oggettivamente, isolato socialmente per questo è necessario pensare ad un’alfabetizzazione di base. “Ho intercettato la realtà del mondo giovanile – ha commentato mons. Feroldi ripercorrendo le tappe di questa lunga visita in Valle - con le sue problematiche di relazioni in movimento fra le radici nel territorio di origine e la quotidianità vissuta a scuola, nelle Università, nel lavoro, quindi al di fuori del loro paese. Poi il segno grande di carità dei Nidi, delle Scuole dell’Infanzia nelle quali si attivano relazioni di ascolto con le giovani famiglie. Anche la familiarità che unisce voi presenti è una ricchezza segno di carità.” A cura dell’USVI L’INVITO AI GIOVANI: “Camminate insieme verso Gesù” Nella sala polifunzionale “don Ulderico Belli” di San Fedelesi è svolto l’incontro con i giovani della zona, riuniti insieme a don Luciano Larghi. Questa volta è il Vescovo a fare domande ai giovani: “Secondo voi qual è lo scopo della vita del Vescovo? E la sera, facendo la verifica della giornata alla luce del Vangelo, quando posso essere contento?” Ci sono alcune risposte timide, ma mons. Coletti non si accontenta ed “incalza” i giovani volendo portare la riflessione nel profondo perché “il Cristiano non si accontenta, cerca di più, vuole di più per poter dare di più”. “L’ho già detto a chi ho incontrato prima di voi”, riprende: “il Vangelo è un rischio, preso sul serio cambia la vita in meglio. E finalmente vi rispondo chiaramente: faccio il Vescovo per starvi a fianco e guidarvi verso Gesù. Se voi foste convinti del Vangelo e lo metteste in pratica, aiutandovi a vicenda cioè amandovi come Gesù vi ama, voi cambiereste il mondo, anche solo in quindici come siete qui stasera”. Prima di lasciare la sala mons. Coletti ha invitato i giovani a condividere un progetto di cammino da realizzare insieme, tra giovani di tutte le parrocchie della zona. P A G I N A 10 “Non vivete soltanto della gestione di un’eredità, guardate in avanti, guardate verso le nuove generazioni cercando di instradarle con la ricchezza di ciò che ci sta alle spalle verso un futuro di fraternità” CHIESA VISIT AP ASTORALE VISITAP APASTORALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 INTERVISTA AL VESCOVO DIEGO AL TERMINE DELLA VISITA PASTORALE “IL SIGNORE CI CHIAMA CON IL SUONO DELLE CAMPANE” differenze di temperamento, di età, di scelte concrete eppure li ho trovati in uno scambio sincero e fattivo delle loro responsabilità e questo credo che sia una cosa da mantenere e approfondire”. S ommando i giorni della visita pastorale mons. Coletti ha passato quindici giorni consecutivi in Valle d’Intelvi. Riportiamo alcune cifre: 16 messe celebrate, 40 incontri di vario genere, 12 Comunità Apostoliche incontrate, 4 incontri con gli amministratori pubblici; 14 incontri con i giovani e i ragazzi, 5 celebrazioni di Vespri, 9 momenti di visita agli ammalati, 6 visite a case di assistenza e cura, 8 scuole dell’infanzia visitate per un totale di 114 incontri. Al di là dei numeri ci sono dei volti che sono tornati e che tornano alla sua mente. Quali impressioni? “La prima impressione è quella di uno stupore nel vedere quante cose sono successe in questi giorni di visita. Importanti sono stati i volti spesso sorridenti, accoglienti, fraterni ma a volte anche carichi di sofferenza e di fatica. Tutti però dentro a un momento nel quale ci siamo scambiati belle esperienza di Spirito Santo e di fraternità. Sono stati certamente giorni che hanno richiesto molta fatica, non solo a me ma anche alle comunità che ho visitato. Giorni nei quali abbiamo imparato a riconoscerci, a volerci bene e a fare un tratto di cammino insieme dietro il Signore quindi mi stupisco di tante cose avvenute perché sarebbe come chiedere a una mamma quante volte ha preparato la minestra per i suoi figli. Non si contano queste cose. É una cosa troppo bella per entrare nel ristretto ambito delle cifre e credo che ciò che più conta è esserci guardati negli occhi e avere imparato a volerci bene”. Nella lettera di indizione l’icona è quella della visitazione. “Chi ama non ha tempo da perdere... ha sempre fretta, fretta di amare”. Cosa ha trovato di debole, di deficitario, dove manchiamo in questa fretta di amare? “Ho trovato delle comunità ricche, ricchissime di doni della storia, della cultura, dell’arte, delle comunità che hanno tradizioni molto belle e che le stanno tenendo vive anche con fatica, con impegno evidente. Quello che raccomanderei è di mettere sempre dentro a queste tradizioni il loro contenuto più valido: non accontentarsi delle forme esterne e non vivere soltanto della gestione di un’eredità, guardare in avanti, guardare verso soprattutto alle nuove generazioni cercando di instradarle con la ricchezza di ciò che ci sta alle spalle e verso un futuro di promesse non banale e non chiuso nell’ambito ristretto delle piccole sod- disfazioni. La fede ci apre a degli orizzonti sterminati che devono mantenere la bellezza di queste montagne e di questi laghi, ma devono anche andare oltre, verso la bellezza di un mondo più fraterno per il quale siamo tutti impegnati”. Il 6 giugno, renderemo la visita in Cattedrale, saranno, questi, mesi di riflessione per Lei e per i sacerdoti al servizio di questa Chiesa. Quale “consegna” si sente di dare ai malati? “Per i malati vorrei dire semplicemente di continuare a dare quella testimonianza di fede che ho ricevuto andandoli a trovare, quando ho visto con quanta sopportazione, con quanta fede, con quanta volontà di vivere stanno sopportando la loro malattia: è una cosa che fa bene al cuore perché finché si sta abbastanza bene uno si dimentica della scommessa e della generosità che richiede il vivere cristiano, ma invece questi nostri fratelli e sorelle malati sono una testimonianza preziosa che dobbiamo imparare a sfruttare e va- lorizzare chiedendo loro impegno nella preghiera e nella donazione”. Ai ragazzi e ai giovani? “Devono innamorarsi di Gesù che è la cosa più bella di questo mondo. Conoscerlo, leggere il Vangelo, imparare a imitarlo e li dentro trovare la più grande felicità della loro vita”. Ai responsabili del bene comune? “Responsabili del bene comune è già un modo di chiamarli che è un’indicazione di valore per la loro esperienza. Non responsabili di una parte o preoccupati del vantaggio di qualcuno ma capaci di mettersi generosamente a servizio di tutti per costruire le condizioni che rendono la vita qualitativamente migliore per tutta la popolazione loro affidata”. Ai preti? “Devo dire che, con tutte le novità che ci sono state, ho trovato un clero capace di volersi bene, capace di cooperare e coordinarsi nonostante le Il ricordo dei fedeli... E’ stato bello venerdì sera, quando il Vescovo a noi giovani ha chiesto di conoscere Gesù e di vivere la nostra vita pensando che gli altri sono più importanti di noi. (Mattia) Abbiamo chiesto al Vescovo di poterci dare un riferimento sicuro per la Pastorale Giovanile. (Silvio) Sto vivendo il mio cinquantaduesimo anno come parroco di Pellio Inferiore. Ho visto passare tanta acqua sotto i ponti, tanti vescovi, tanti sacerdoti. Posso assicurare che una visita pastorale così articolata ed impegnativa non la ricordo. Eccellenza, grazie. (don Franco) Sono felice che il Vescovo abbia passato un po’ di tempo con me e i miei amici. (Matteo, 8 anni) Condividere questi giorni con il Vescovo, è stato per me un arricchimento spirituale e l’apertura del centro di ascolto di San Fedele diventa sicuramente uno dei segni concreti di questa Visita Pastorale (don Loris). Abbiamo pregato in questa trentesima domenica, il Salmo responsoriale della Messa, dove la liturgia ci ha fatto ripetere: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”. E’ proprio vero: grandi cose ha fatto il Signore per noi attraverso le parole e l’esempio di totale dedizione del nostro vescovo Diego. (fra Simone) Il Papa scrive: “Nel Castello di Dio cerchiamo di accettare qualunque posto, cuochi o sguatteri, mozzi di stalla o panettieri. Se piacerà al re chiamarci al suo consiglio privato, vi andremo, senza commuoverci troppo sapendo che la ricompensa non dipende dal posto ma dalla fedeltà con cui serviamo”. “Beh, in primo luogo direi che commuoversi non è neanche peccato veniale. Converrebbe qualche volta che ci abituassimo ad esprimere anche il nostro affetto e la nostra partecipazione alle esperienze che facciamo con un po’ di commozione. Poi devo dire che questa parola del Papa è veramente bella perché da quel punto di vista non c’è più né Vescovo, né sacrestano, né donna delle pulizie e né prete, ma siamo davvero tutti fratelli e dobbiamo tutti continuare a camminare insieme verso la volontà del Signore che adesso ci sta chiamando con il suono delle campane”. Una parola a mons. Flavio Feroldi “angelo custode e premuroso di mons. Coletti”. Al primo appuntamento in qualità di delegato vescovile per la Visita Pastorale. “Se in tutte le zone che visiteremo trovassimo un’ attenzione, una disponibilità, una preparazione come l’abbiamo trovata qui, il mio lavoro non dico sarebbe inutile, ma quasi. Allora il grazie più significativo all’USVI che ha garantito l’efficienza necessaria, ma anche l’efficacia. Allora l’augurio che vi faccio è la gratitudine”. A cura dell’USVI UN RINGRAZIAMENTO DA “IL SETTIMANALE” In queste settimane l’Ufficio Stampa Valle d’Intelvi (USVI) ci ha accompagnati lungo il cammino del Vescovo nella prima visita pastorale alle parrocchie della diocesi. Dietro questa sigla che, numero dopo numero, vi sarà apparsa sempre più famigliare, si nasconde un gruppo di giovani e adulti delle varie comunità parrocchiali della Zona pastorale Valle d’Intelvi. Volontari che, insieme a don Giovanni Meroni, si sono messi a disposizione per offrire questo servizio e dare a tutti noi l’opportunità di sentirci pienamente Chiesa e di camminare insieme tra lago e montagne. A loro va il ringraziamento personale del direttore e di tutta la redazione de Il Settimanale della diocesi di Como e, crediamo, di tutti i lettori, nella speranza che questo sia solo l’inizio di una preziosa collaborazione CHIESA SINODOAFRICA P A G I N A 11 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 “MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO” AFRICA, ALZATI! « I n un mondo pieno di contraddizioni e in piena crisi”, dove “situazioni tragiche di rifugiati, povertà estrema, malattie e fame uccidono tuttora migliaia di persone ogni giorno”, l’Africa, pur essendo la più colpita, “non deve disperare”. È all’insegna del grido “Africa, alzati!” che la seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, conclusasi domenica 25 ottobre, ha diffuso il suo “messaggio al popolo di Dio”. Il testo ricorda la situazione “vergognosa” di molti Paesi (Somalia, Grandi Laghi e Uganda settentrionale, Sudan meridionale, Darfur, Guinea Conakry e altri), ma anche le “buone notizie” largamente ignorate dai media che “sembrano concentrarsi sulle nostre disgrazie” piuttosto che “sugli sforzi positivi che stiamo compiendo”. Tra questi, l’avvio di cammini di pace in nazioni uscite da lunghi anni di guerra, casi di “buon governo” e iniziative intraprese per dare una soluzione ai problemi che affliggono il Continente. Domenica 25 ottobre con la messa solenne presieduta da papa Benedetto XVI in S.Pietro si è conclusa la seconda Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa. Un’occasione per parlare e discutere di Africa fuggendo da semplificazioni e retorica. Al termine dei lavori i padri sinodali hanno presentato le loro “proposizioni”. Spunti da cui Benedetto XVI partirà per redigere la nuova esortazione apostolica. La Chiesa, strumento di riconciliazione. È la “riconciliazione vera” che “può spezzare il circolo vizioso dell’offesa, della vendetta e del contrattacco”, scrivono i padri sinodali, ricordando la centralità del perdono “anche prima di qualsiasi ammissione di colpa”. “Essere strumento di pace e di riconciliazione” è un dovere per la Chiesa in Africa, le cui “strategie per la riconciliazione, la giustizia e la pace nella società devono andare oltre e più in profondità di quanto il mondo tratti queste questioni”. Proclamare il Vangelo di Cristo è “il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa” per dar vita a quel “cambiamento Il dovere dell’accoglienza. I “molti figli e figlie d’Africa” che “hanno lasciato la loro casa per cercar dimora in altri continenti” vengono raccomandati “all’adeguata attenzione pastorale della Chiesa”, mentre si evidenzia che l’accoglienza dei migranti è “un dovere da soddisfare”. “La Chiesa in Africa - prosegue il testo - ringrazia Dio per i suoi numerosi figli e figlie che sono missionari” in altre terre, mentre esprime “profondo apprezzamento per i molti missionari, sacerdoti, religiosi e fedeli laici, che da altri continenti hanno portato la fede alla maggior parte dei Paesi in Africa”. Il Sinodo cita in particolare “quelli che sono rimasti con la del cuore che deriva dalla conversione al Vangelo” e permettere di essere “strumenti di riconciliazione”, senza “aver paura e ancor meno essere scoraggiati dall’enormità dei problemi del nostro continente”. loro gente anche in tempo di guerra e di gravi crisi”, alcuni dei quali hanno “pagato con la propria vita la loro fedeltà”. Fedeltà al celibato dei sacerdoti. Ai sacerdoti il messaggio ricorda la “fedeltà” a “una vita di celibato nella castità, come pure a un distacco dalle cose materiali”. I vescovi si rivolgono poi agli “uomini e donne di vita consacrata”, ai fedeli laici, ai cattolici “impegnati nella vita pubblica”, alle famiglie, agli uomini e alle donne, ai giovani. Ai laici, “Chiesa di Dio nei luoghi pubblici della società”, raccomandano di acquisire una “cultura religiosa”, sottolineando l’”importanza capitale” delle “università cattoliche”. Mettono in guardia le famiglie “contro gli attacchi di velenose ideologie provenienti dall’estero, che pretendono di essere cultura «moderna»” e auspicano il riconoscimento “nella sfera sociale” del contributo delle donne, “spina dorsale della nostra Chiesa locale”. Politici santi e libertà di religione. Il richiamo a “politici santi” che contrastino la “corruzione” e lavorino “per il bene della gente” richiama invece la speranza “che emergano in Africa politici e capi di stato santi” già espressa nell’esortazione postsinodale di Giovanni Paolo II “Ecclesia in Africa”, e pone come esempio la figura di Julius Nyerere, primo capo di stato della Tanzania, del quale è in corso la causa di canonizzazione. Il documento denuncia poi la diffusione del “fanatismo religioso” e le restrizioni alla “libertà di religione”. “Il dialogo e la collaborazione prospereranno quando c’è rispetto reciproco”, rilevano i vescovi, per i quali “quelle nazioni che per legge proibiscono ai loro cittadini di abbracciare la fede cristiana” li privano di un “diritto umano fondamentale”. I valori dell’Africa. Ancora, la lotta all’Aids, nella quale “la Chiesa non è seconda a nessuno”. Il Sinodo dei vescovi, riprendendo il pensiero di Benedetto XVI, afferma che “il problema non può essere superato con la distribuzione di profilattici” ed evidenzia “il successo già ottenuto dai programmi che consigliano l’astinenza tra i non sposati e la fedeltà tra gli sposati”. Alle agenzie dell’Onu che operano in Africa il messaggio, pur lodando il loro “lavoro positivo”, chiede maggiore trasparenza, denunciando “i tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africani della famiglia e della vita umana”. Infine, l’appello ai “grandi” di trattare il continente “con rispetto e dignità”, assieme alla richiesta di un “cambiamento nell’ordine economico mondiale” e circa la questione del debito che “pesa sui Paesi poveri, uccidendo letteralmente i bambini”. INTERVISTA A SUOR ELISA KIDANÉ, MISSIONARIA COMBONIANA ERITREA, TRA LE UDITRICI DEL SINODO UNA CHIESA CHE PARLA AL MONDO INTERO « I n Africa c’è una Chiesa che ha voglia di camminare nonostante i propri limiti e le proprie difficoltà”. E per l’Italia, nel messaggio conclusivo dei vescovi africani, c’è un richiamo forte sui temi delle migrazioni e della politica. E’ il parere di suor Elisa Kidané, missionaria comboniana, eritrea, uditrice alla seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. A conclusione di questa esperienza, così la riper-corre: Quali richiami forti emergono, per l’Italia e gli italiani, nel messaggio finale del Sinodo dei vescovi africani? “Il messaggio è scritto soprattutto per l’Africa, ma è interessante che all’inizio del testo i vescovi africani si rivolgano alla Chiesa universale. E’ bello che una Chiesa che fino a ieri ha dovuto ascoltare ciò che le veniva detto, ora è cresciuta e ha diritto di cittadinanza nella Chiesa, parlando con parole sue. Al popolo italiano è diretto soprattutto il richiamo a non fare leggi che ledono la dignità della persona, soprattutto in materia di migrazioni. Credo che i vescovi africani abbiano avuto coraggio nel dire cose forti alla comunità internazionale, alle multinazionali, che hanno definito organismi ‘ingordi’ delle ricchezze naturali. Una ingordigia che va, troppe volte, a discapito delle popolazioni africane. Come pastori hanno dato voce alle ansie, alle attese e alle speranze dei loro popoli”. C’è poi un appello perché l’Africa abbia “politici santi” che contrastino la “corruzione” e “lavorino per il bene della gente”. Vale anche per noi? “Ho apprezzato molto il coraggio dei vescovi in questo senso, un appello emerso con grande forza e chiarezza. Un messaggio indiretto c’è. Anche le Chiese d’Occidente dovrebbero imparare a parlare così. I vescovi africani non si sono chiesti fino a che punto potevano dire, non hanno avuto paura di ritorsioni...” Il messaggio finale, nel suo sforzo di sintesi, è riu- scito a rendere tutta la ricchezza dell’esperienza? “Il giudizio finale è molto positivo. Certo non è emersa la carica dei primi giorni, quando in un coro tutti i vescovi hanno raccontato tragedie, fatiche e vitalità dei rispettivi popoli. Il documento, inevitabilmente, penalizza gran parte di questa energia, ma i temi fondamentali – con annunci e denunce molto forti - sono tutti presenti”. Cosa cambierà dopo questo Sinodo? “A me è piaciuto che i vescovi abbiano avuto la possibilità di parlare e dire le cose chiaramente e con coraggio. Credo cambierà la percezione del ruolo della Chiesa africana. L’ha detto il Papa nell’Angelus di domenica, facendo notare la vitalità di una Chiesa che diventa missionaria, ossia da evangelizzata ad evangelizzatrice. Nel mondo cattolico italiano c’è stata abbastanza attenzione ai temi del Sinodo? Come missionari avete proposto un Osservatorio: avrà un seguito? “A livello cattolico non ci sono stati pregiudizi in partenza, abbiamo visto una attenzione molto rispettosa. L’osservatorio promosso dal mondo missionario è stata una bella intuizione e un gesto di grande responsabilità, una arena aperta in cui la gente ha potuto intervenire e dire la sua. A metà novembre ci sarà un incontro per vedere come attualizzare e rendere operativi tutti i messaggi ricevuti dal Sinodo”. Come ha vissuto questa esperienza, come donna e uditrice al Sinodo? “Per me è stata un’esperienza di Chiesa, di comunione e di tanta umanità. Mi sono sentita molto a mio agio. Ho avuto uno spazio piccolino e ho cercato di condividerlo con tutta la passione possibile. Come le altre donne presenti al Sinodo siamo riuscite a far passare i nostri temi, le nostre preoccupazioni e istanze che sono state inserite nel messaggio. Sono partita con un po’ di timore ma oggi mi sento veramente soddisfatta. Lì si è parlato del ruolo delle donne e ci si è chiesto cosa fare di più all’interno della Chiesa perché la donna possa avere gli strumenti per poter svolgere dignitosamente il proprio compito. C’è stato un passo in avanti: la donna non più come vittima ma come protagonista”. Come ha presentato le sue argomentazioni? “Parlando nel circolo minores un vescovo mi ha chiesto: cosa cercate? Io ho spiegato con calma e dolcezza e alla fine mi ha anche ringraziato. Ho capito che come donne non possiamo pretendere con rabbia e violenza. Noi abbiamo un’arma in più che è quella della dolcezza, con la quale possiamo convincere le persone. Per cui ho fatto un’esperienza di grande umanità, con tante possibilità per avvicinarmi a persone che hanno pesi enormi sulle spalle, per aiutarli a comprendere questioni a loro magari poco note. Ho trovato persone veramente valide e umane, forse perché lontane dalle difficoltà quotidiane e dal proprio ruolo”. A cura di PATRIZIA CAIFFA P A G I N A 12 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 PORTA APERTA E IL CENTRO DI ASCOLTO CARITAS Dieci anni a servizio dei più deboli D ieci anni al servizio dei più deboli. Il Centro di Ascolto “Don Renzo Beretta” e il Coordinamento Servizi “Porta Aperta” della Caritas di Como festeggiano, questo fine settimana, i due lustri di attività. Una storia raccontata attraverso la pubblicazione di un libretto che ripercorre l’impegno di questo periodo e riporta indietro nel tempo, a quel 1999, quando l’assassinio del parroco di Ponte Chiasso, don Renzo Beretta, portò alla riorganizzazione della rete di assistenza della Caritas sul territorio. Dieci anni, ma molto di più. Oltre un ventennio speso in “prima linea”, condividendo la fatica e il dolore di quel pezzo di città che non tiene il passo, confuso tra le mille luci di un capoluogo che non svela le zone d’ombra. Molto di più si diceva… La storia della “prima linea” inizia infatti ben prima del 1999. È il 1986. Le attività del Centro d’Ascolto e del Coordinamento Servizi “Porta Aperta” sono concentrate in un unico servizio che porta il nome di “Centro d’Ascolto” e che in quell’anno inizia la sua attività in un piccolo spazio all’interno della sede Caritas di piazza Grimoldi. Nel 1989 avviene il primo spostamento in via Tatti, dove il servizio di questo primissimo Centro di Ascolto opera fino al 1999. Il 1999… è l’anno della tragedia, dello sgomento, della riflessione. Ma anche l’anno della svolta. Il sangue di don Renzo Beretta, allora parroco di Ponte Chiasso, ucciso per mano di un extracomunitario cui aveva prestato aiuto, arricchisce di nuove risorse un terreno già fertile. «Dopo la tragica morte di don Renzo Beretta - spiega don Battista Galli, all’epoca direttore della Caritas Diocesana - la Caritas Diocesana si è particolarmente preoccupata di strutturare servizi adeguati ai due livelli propri del disagio sociale: da un lato, di risposta ai bisogni essenziali di chi non vede riconosciuti i suoi diritti di sussistenza o di chi sembra che neppure abbia titolo per farli valere, perché privo di documenti Oltre diecimila, tra persone e famiglie, seguite e accompagnate nell’arco di un decennio. Numeri che rendono l’idea dell’efficacia e della forza dell’impegno profuso pagine a cura di MARCO GATTI [email protected] che ne confermino il diritto; dall’altro lato, di impegno a ricercare e definire percorsi nei quali la persona riconosca minime opportunità di cambiamento, di recupero, di accesso ai pieni diritti di cittadinanza, con un supporto d’accompagnamento e di sostegno umano, sociale ed economico che dia qualche risultato». Ecco, dunque, la svolta, il salto di qualità: la differenziazione nella risposta, un approccio più mirato e funzionale alle richieste dei più deboli. In linea con questo spirito nascono “Porta Aperta” e il nuovo “Centro di Ascolto”: due servizi con compiti propri e complementari, l’uno essenzialmente di prima accoglienza e l’altro propriamente d’accompagnamento; l’uno prevalentemente per i senza dimora, italiani e non, l’altro per gli stanziali e per le situazioni di disagio individuali e familiari che rischiano di cronicizzarsi. È da qui che il cammino riprende, con ancora maggiore intensità e attenzione al territorio. «In questi dieci anni - scrive Roberto Bernasconi, attuale direttore della Caritas Diocesana nell’in- troduzione che accompagna il libretto commemorativo predisposto nelle celebrazioni del decennale - noi abbiamo cercato di costruire opere che abbiamo messo a disposizione dei nostri fratelli che vivono i più disparati disagi. La sapienza di Dio ci ha aiutati nella scelta che abbiamo dovuto compiere dieci anni fa: dopo il sacrificio di don Renzo avremmo potuto rinchiuderci nello scoraggiamento, nel disimpegno, invece abbiamo scelto la strada dell’accoglienza, aprendoci a tutte le persone, anche a quelle portatrici di problematiche complesse, arrivate da noi perché in fuga dalla loro realtà difficile, in ricerca di migliori possibilità di vita. La sapienza di Dio ci ha permesso di incamminarci sulla via, lungo la quale abbiamo incontrato tanti amici, nelle comunità, nei gruppi ecclesiali, ma anche nelle istituzioni civili, ed è anche grazie all’aiuto di tutte queste persone che siamo riusciti ad aprire i due servizi di “Porta Aperta” e del “Centro di Ascolto”… Il cammino che abbiamo compiuto in questi anni e che cerchiamo di raccontare è un ricco patrimonio di esperienze che mettiamo a disposizione di tutta la nostra comunità sia religiosa che civile, perché siano sempre più aperte alle persone e possano davvero attraverso l’aiuto disinteressato a chi è privo del necessario tra- smettere il dono della fede che Dio ci offre e che attraverso le nostre opere si rende visibile ai fratelli». Due gli appuntamenti scelti per celebrare il traguardo dei due lustri: una cena con tutti i volontari transitati, in questi anni, presso i due centri, in programma venerdì 30 ottobre, e un incontro pubblico sabato mattina, alle 10.30, presso la Circoscrizione 6. Due appuntamenti per fare memoria e guardare al futuro. IL CENTRO D’ASCOLTO Il “Centro di Ascolto”, che ha sede in via Don Guanella 13, è aperto a tutte quelle famiglie che vivono momenti di disagio e di povertà di ritorno, aiutandole in un cammino di recupero della autonomia, attuando anche un servizio di accoglienza abitativa e di microcredito. Si avvale della presenza continuativa di 15 volontari, uno dei quali che svolge le funzioni di responsabile, un operatore dipendente che svolge presso il CdA parte del suo servizio e un giovane in servizio civile. Tra i volontari è presente anche una psicologa che se necessario offre agli utenti la sua competenza professionale con colloqui individuali. Il servizio è quindi basato quasi completamente sul volontariato. Il “Centro di Ascolto”, ha strutturato nel tempo una serie di attività e di interventi pratici: • ascolto attento fornito da tutti i volontari; • possibilità di sostegno psicologico fornito da una psicologa volontaria; • sostegno temporaneo tramite beni e servizi materiali (per esempio pacchiviveri) in situazioni di emergenza (perdita di lavoro, maternità, malattie, eccetera); • erogazione di sussidi economici, prevalentemente a favore di nuclei familiari; (sempre a sostegno di precise necessità: luce, gas, assicurazione auto...); • orientamento verso le risorse offerte dal territorio; • segnalazione delle famiglie in difficoltà alle parrocchie di appartenenza e coinvolgimento di altre organizzazioni di volontariato o di enti pubblici nella gestione di situazioni di povertà più complesse; • sostegno diretto a chi trova lavoro e necessita di un aiuto per raggiungere il posto di lavoro; • ospitalità temporanea di famiglie in alcuni alloggi “di emergenza”; • inserimento di persone in strutture di accoglienza legate alla Caritas; • erogazione di prestiti in situazioni particolari, soprattutto a sostegno delle famiglie; • utilizzo del Microcredito della Fondazione Caritas per il sostegno di spese straordinarie (costi per il contratto d’affitto di una nuova abitazione con cauzione e anticipi, o per l’avvio di attività lavorative, ecc.); • punto diocesano di orientamento e di filtro per la Fondazione anti-usura S. Bernardino di Milano. CRONACA P A G I N A Como 13 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 PORTA APERTA E CENTRO D’ASCOLTO CARITAS l “Centro di Ascolto” e “Porta Aperta” devono molto all’opera solerte egenerosa di tanti volontari, più o meno giovani, con maggiore o minore esperienza. Senza di loro non solo il servizio concreto vacillerebbe ma perderebbe la sua particolare “luminosità”, che solo la carità autentica, intesa come dono gratuito di sé, può conferire. La competenza professionale offerta dagli operatori stabili, viene completata dalla carica di idealità e la competenza di vita dei volontari e dei giovani che hanno scelto di compiere nei due Centri l’esperienza del servizio civile. In questi anni si sono succedute ben 102 persone che, attraverso il loro impegno costante e disinteressato, hanno dato la possibilità alla Caritas di essere presente in modo costruttivo sul territorio della nostra città. L’opuscolo ne racchiude le storie, le emozioni, il desiderio di offrirsi al prossimo. Ne emerge un quadro variopinto in cui l’intensità dei colori e delle pennellate varia non solo a seconda dell’“anzianità di servizio” ma anche dei percorsi personali, spirituali e lavorativo-familiari di ciascuno, percorsi che si intrecciano e caratterizzano l’esperienza di volontariato che tutti loro stanno vivendo. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Quando la carità non ha confini I QUALCHE NUMERO Oltre 10mila le persone accompagnate rendere ragione dell’impegno profuso in questi anni sono i numeri. Nei dieci anni di apertura del nuovo “Centro di Ascolto” si sono incontrate 1.500 nuove famiglie o persone singole. “L’effetto più evidente della separazione dei servizi tra “Centro di Ascolto” e “Porta Aperta” - si legge nella pubblicazione - ha permesso di far emergere una povertà più nascosta, ma non meno sofferta e A pesante, che è quella delle famiglie, che hanno potuto trovare al CdA uno spazio più adeguato ai loro bisogni. In particolare negli ultimi anni, tra le famiglie che si rivolgono al nostro Centro troviamo sempre più situazioni di difficoltà economica non più solo di emergenza, ma cronica: anche in presenza di un lavoro stabile non si guadagna abbastanza per affrontare le spese necessarie per vivere (casa, bollette, spese per i figli, ecc.)”. Rispetto a “Porta Aperta” in dieci anni di apertura il servizio ha incontrato quasi 9000 persone, per un totale di 26.124 colloqui. Gli accessi sono andati in crescendo dal 1999 al 2002, anno della sanatoria, quando hanno superato le 1000 unità, la situazione si è poi stabilizzata fino al 2008, quando gli incontri hanno raggiunto la punta più alta. L’andamento dei primi sei mesi del 2009 fa prevedere, a detta degli operatori, un ulteriore incremen- PORTA APERTA Il servizio di “Porta Aperta”, presente in via Tatti 18 a Como, rivolge la sua attenzione verso tutte le persone senza dimora sia italiane che straniere; il luogo fisso di accoglienza è la struttura situata in via Tatti, ma si attua anche una ricerca delle persone che per tanti motivi non possono o non vogliono recarsi nel nostro ufficio grazie all’impegno del “gruppo di strada” che settimanalmente percorre le vie della città alla ricerca di persone che vivono in alloggi di fortuna. Da un anno l’accoglienza continua e si sviluppa anche attraverso il “centro diurno” di S. Donnino. Oltre all’accoglienza, “Porta Aperta” offre un servizio di coordinamento tra i vari Enti che in città promuovono servizi particolari di assistenza (mense, dormitori, ambulatorio, distribuzione vestiti). Attualmente “Porta Aperta” si avvale della presenza continuativa di 2 operatori dipendenti, di giovani in servizio civile, di un collaboratore a progetto per l’ambito sanitario (operatore assistenziale), di un legale e di una decina di volontari. Il servizio “Porta Aperta” si propone di rispondere ai bisogni primari delle persone che a esso si rivolgono: da una parte opera attraverso colloqui personalizzati per l’inserimento sociale, dall’altra coordina vari servizi di matrice ecclesiale. Attualmente si garantiscono i seguenti servizi: • vitto: rilascio di tessera per l’accesso alle mense cittadine; • vestiario: rilascio di buono per accesso ai punti di distribuzione; • igiene: rilascio di buono doccia per accesso ai bagni pubblici; • salute: valutazione casi ed invio all’ambulatorio medico; • il Centro Diurno “L’Incontro” per offrire un luogo dove le persone possano trascorrere del tempo in alternativa ai ritmi ed ai rischi della strada in un clima che privilegi l’accoglienza e la condivisione; • “l’Unità di Strada” per favorire l’incontro e andare verso le persone in stato di grave emarginazione; • sportello di consulenza legale; • orientamento verso tutte le risorse che il territorio offre, in modo particolare verso le varie strutture di accoglienza; inoltre, gestione diretta di un minidormitorio; • possibilità di eleggere presso l’ufficio la domiciliazione postale; • sostegno diretto a chi trova lavoro e necessita di un aiuto per raggiungere il posto di lavoro; • altri interventi di natura economica di lieve entità, che l’equipe reputa necessari per un percorso di sostegno alla persona. to degli accessi. Questo forte aumento è dovuto agli effetti della crisi che ha colpito maggiormente le fasce più deboli della popolazione. Per persone in stato di grave emarginazione, che già normalmente hanno notevoli problemi ad accedere al mondo del lavoro, l’attuale crisi economica tende a cronicizzare le situazioni di povertà minando anche la già vacillante autostima dei soggetti. Inizialmente vi era una grande disparità tra uomini e donne (90% contro 10%) ma con gli anni questo dislivello si è assottigliato sempre di più: ad oggi la percentuale è del 44% di donne contro il 56% di uomini. Per quanto riguarda il rapporto tra italiani e stranieri, mentre nel primo anno le percentuali erano simili, dal 2002 in poi gli stranieri hanno rappresentato la grande maggioranza degli utenti: arrivando a sfiorare il 90% degli incontri. La maggior parte dei cittadini italiani che si rivolgono a “Porta Aper- ta” è costituita da individui multiproblematici: non solo emarginati ma al contempo tossicodipendenti, alcool dipendenti o con problemi psichici; persone che hanno rotto ogni tipo di legame con la propria famiglia e che ora si trovano a vivere in strada. La maggior parte delle richieste riguarda l’accesso ai servizi di base: mensa, bagni pubblici, vestiario. Negli ultimi quattro anni, inoltre, le persone hanno incominciato a chiedere, quasi con pari frequenza, l’accesso all’ambulatorio medico, oltre che ai servizi primari. IL PROGRAMMA DEI DIECI ANNI · Giovedì 29 ottobre ore 11.00 presso Centro Cardinal Ferrari viale Battisti 8 Como: “Conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa dei 10 anni”; · venerdì 30 ottobre ore 19.00 presso i due centri: “Cena con tutti i volontari che sono passati dai 2 servizi”; · sabato 31 ottobre ore 10.30 presso la sala della circoscrizione 6, via Grandi 21 Como: “Incontro cittadino aperto a tutti per la presentazione dei 10 anni di attività”. CRONACA P A G I N A 14 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 COSA CAMBIERÀ DAL 13 DICEMBRE? Treni: nuovi orari e... timori Il giorno in cui entrerà in vigore il nuovo orario invernale di Trenitalia potrebbero sparire ben 10 dei 24 treni diretti che oggi collegano Como a Milano. E per il 2010 si attendono nuovi aumenti... di LUIGI CLERICI S embra ormai destino che, ogni anno, la presentazione dell’orario invernale ferroviario porti con sé, a Como e provincia, polemiche e lamentele. L’anno scorso la “pietra dello scandalo” riguardò per lo più la vicina Chiasso, anche se con evidenti ripercussioni sul nostro capoluogo, con l’abolizione della fermata commerciale dei convogli Cisalpino. Dopo otto mesi di polemiche e interrogazioni, al di qua ed al di là del confine, sappiamo tutti come è andata a finire: la fermata a Chiasso è stata ripristinata ed i convogli Cisalpino presto non ci saranno più. L’auspicio, a Como e dintorni, è che un epilogo simile si possa registrare anche riguardo alle conseguenze dell’orario invernale ferroviario 2010. Dal 13 dicembre, giorno in cui entrerà in vigore il nuovo orario inver- nale di Trenitalia, infatti, potrebbero sparire ben 10 dei 24 treni diretti che oggi collegano Como a Milano, e viceversa. Il bello è che non è ancora arrivata alcuna comunicazione ufficiale e la notizia è stata resa nota dal Dipartimento dei trasporti svizzero. In Canton Ticino, infatti, c’è maggiore sensibilità sull’utilizzo del treno quale mezzo di trasporto ed il fatto è testimoniato, ad esempio, su come vengono mantenute e pulite le carrozze dei convogli Tilo. Basta salire su un normale convoglio delle Ferrovie Nord o di Trenitalia, anzi basta solo guardare le carrozze dall’esterno, per rendersi conto delle evidenti differenze, soprattutto di igiene e pulizia. La consultazione del progetto d’orario svizzero per l’inverno intende, al momento, mantenere solo i convogli provenienti da oltre Gottardo e di cancellare gli EuroCi- ty che effettuano servizio diretto sull’asse MilanoBellinzona. Conseguenza: degli attuali 24 treni diretti a Milano ne resterebbero solo 14. Ad alimentare il fuoco delle polemiche è anche la situazione che riguarda il confronto tra Como ed altre realtà simili a nord del capoluogo lombardo, ovvero Varese e Lecco. Ogni giorno, ad esempio, da Como a Milano circolano 14 diretti sulla linea delle Ferrovie dello Stato e 4 su quella delle Nord; da Varese a Milano, invece, i diretti sono 14 sulla linea Fs e 9 sulle Nord. Da Milano a Como, sono 13 i convogli diretti delle Fs e 5 delle Nord; da Milano a Varese viaggiano 13 di- retti di Trenitalia e 12 delle Nord. Questa la situazione che, magari, potrebbe anche cambiare perché la bozza di orario è in corso di revisione. L’agosto scorso, infatti, il Canton Ticino si era detto disponibile a fare la sua parte per attivare tre nuove coppie di treni interregionali tra Bellinzona e Milano (ora i treni di questo tipo terminano il loro servizio ad Albate), a patto che la Regione Lombardia si accordasse con un operatore ferroviario per la gestione dei treni nella tratta Chiasso-Milano. Nel frattempo la Commissione Territorio della Regione Lombardia, a maggioranza, ha dato parere favorevole alle mo- difiche sulle tariffe del Trasporto Pubblico Locale regionale. D’ora in poi i rincari per i biglietti terranno conto, non solo della variazione dell’indice di costo della vita definito dall’Istat, ma anche di alcuni parametri di qualità riconducibili al servizio offerto. Più in specifico, tali criteri riguardano il conseguimento di obiettivi di integrazione tariffaria, il miglioramento della qualità del comfort e delle performance del materiale rotabile attraverso l’entrata in servizio di nuovi mezzi, il miglioramento e la riduzione delle situazioni di criticità del servizio ferroviario regionale secondo indicatori di puntuali- tà e regolarità del servizio stesso. Per quest’anno l’aumento dell’1,5% scatterà solo nella seconda metà del 2010, sommandosi all’incremento che sarà previsto per il prossimo anno. Quindi, nel 2010 gli utenti pagheranno un doppio aumento. In proposito sono state sollevate alcune perplessità, le più fondate delle quali hanno evidenziato come l’aumento del prezzo dei biglietti e degli abbonamenti sarà applicato a tutti gli utenti di Trenitalia, nonostante non ci sia stato alcun miglioramento del servizio. Intanto il nuovo orario ufficiale invernale verrà reso pubblico dopo la metà di novembre. OSTEOPOROSI: VISITE GRATIS IL 30 OTTOBRE SCUDO FISCALE L’UDC svizzera: “Basta permessi di lavoro ai frontalieri lariani” L’Unione Democratica di Centro del Canton Ticino ha chiesto al Consiglio Federale di esaminare la possibilità di introdurre misure di ritorsione contro l’Italia riguardo il famoso “scudo fiscale” e le ripercussioni sui rapporti finanziari italo-elvetici riguardo i ristorni dei lavoratori frontalieri. L’UDC ticinese deporrà tale proposta in Parlamento in occasione della prossima sessione autunnale. Tra gli argomenti a suffragio di questa iniziativa l’idea di non accordare più nuove autorizzazioni di soggiorno o di lavoro ai frontalieri italiani e agli Italiani che cercano lavoro in Svizzera fino a quando l’Italia non adempirà rapidamente e in maniera non burocratica ai suoi obblighi derivanti dall’accordo di Dublino; di ridurre il ristorno fiscale proveniente dal reddito dei frontalieri (il Ticino ristorna oggi il 40% all’Italia, mentre i Grigioni restituiscono soltanto il 12,5% all’Austria) oppure sospendere totalmente questi versamenti fino a quando l’Italia non rinuncerà alle sue misure intimidatorie alla frontiera; esigere che l’Italia si impegni chiaramente con la Svizzera a garantire il collegamento a sud della trasversale alpina e presenti delle soluzioni concrete”. Di fatto l’UDC non tollera quella che considera una “campagna denigratoria dell’Italia nei confronti della Svizzera che nuoce all’economie ticinese con delle misure inaccettabili”. Nel documento di argomentazione a questa clamorosa proposta si dice che lo scudo fiscale rappresenta la terza amnistia che il governo italiano decreta dal 2001. “Il Ticino, per contro, - scrive l’UDC - sopporta gli ingenti costi sociali e la forte disoccupazione (4,8% nel settembre 2009), risultanti in particolare dalla crescente presenza di frontalieri italiani (44.000) e di cittadini italiani che si sono stabiliti in Ticino grazie alla libera circolazione delle persone. Anche nel settore del transito alpino delle merci, si constata che la Svizzera mantiene sempre i suoi impegni, mentre l’Italia ricambia la Svizzera solo con promesse. Secondo le indicazioni delle autorità elvetiche, notevoli problemi si pongono con l’Italia anche per quanto concerne la riammissione dei richiedenti l’asilo conformemente all’accordo di Dublino. L’Italia non si dimostra per nulla cooperativa nei noi confronti. Questo atteggiamento esige delle contromisure”. L.CL. Iniziativa del reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Sant’Anna, diretto da Vincenzo Zottola, in occasione della Giornata mondiale dell’osteoporosi. L’appuntamento è fissato per venerdì 30 ottobre. Nell’ambulatorio di osteoporosi, seguito da Massimiliano Marchese e Alberto Giughello, saranno effettuate visite gratuite - dalle ore 9 alle 13 - alle prime quaranta pazienti che si saranno prenotate chiamando lo 031-5855238 (dalle ore 8 alle 14, dal lunedì al venerdì). L’opportunità di uno screening completo si rivolge in particolare alle donne di oltre 60 anni che magari non si sono mai sottoposte ad un controllo per l’osteoporosi. “Dai un calcio all’osteoporosi” è lo slogan che connotata la campagna internazionale che intreccia prevenzione e sensibilizzazione. “Il problema osteoporosi ha rilevanza mondiale considerevole e lo sarà sempre di più in futuro - sottolinea Marchese -: l’aumento significativo della vita media della popolazione porta ad evidenziare patologie che un tempo risultavano di minore impatto e diffusione”. All’ambulatorio del Sant’Anna, spiega Marchese, l’esame gratuito del giorno 30 prevede esami della morfometria vertebrale per i pazienti che sono in possesso della radiografia vertebrale ed esami della densitometria ossea (moc). “La prevenzione è la principale via percorribile per affrontare e contenere le conseguenze sociali e di spesa. Durante la giornata di ospedale aperto al Sant’Anna, eseguiremo un esame ultrasonometrico con sonde fisse a livello del calcagno, per determinare la capacità predittiva del rischio di fratture osteoporotiche in donne in età postmenopausale e di fratture di femore in donne e uomini. Inoltre si forniranno notizie utili sulla prevenzione per mantenere una sufficiente massa ossea che può essere facilmente acquisita grazie ad un apporto regolare di calcio e di vitamine D e grazie ad un’adeguata attività fisica”. CRONACA P A G I N A Como 16 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI L’Ana di Como e don Gnocchi ... l’alpino S plendide pagine sono state scritte su don Carlo Gnocchi: pagine intense, che raccontano l’avventura di un uomo che, non soltanto ha offerto la propria vita a Dio e al prossimo, ma che ci ha lasciato in dono una eredità preziosa. Splendide pagine sono già state scritte per celebrare degnamente il ricordo di un grande uomo. Ma, questa volta, ciò che mi appresto a scrivere non ha soltanto l’importante valore di una commemorazione: vuole essere un monito, un invito a riflettere e, forse, credo anche ad agire. Domenica 25 ottobre, il cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi ha proclamato solennemente, sul sagrato del Duomo di Milano, la beatificazione di don Carlo Gnocchi. L’importanza di questo evento non ha certo bisogno di essere spiegata, ma rappresenta un’occasione per capire qualcosa di importante. Celebrare de- gnamente la memoria di quest’uomo, gioire per la sua beatificazione, significa anche darsi da fare perché il suo operato non rimanga solo un ricordo, una pagina della storia. Certo la vita di don Carlo Gnocchi è già presente nelle pagine della storia ed è conosciuta ai più. Nato in un paese della pianura lombarda, San Colombano al Lambro, il 25 ottobre 1902, Carlo Gnocchi si trasferì, dopo qualche anno, a Milano. Durante un’infanzia e un’adolescenza trascorse con la madre e i parenti, tra Milano e Montesiro di Besana in Brianza, l’incontro con una persona molto speciale, Luigi Ghezzi, fu fondamentale per prendere la decisione di diventare seminarista. Sin dall’inizio del sacerdozio, don Carlo fu interessato soprattutto a educare e aiutare i giovani: dapprima fu nominato responsabile d’oratorio a Cernusco sul Naviglio, poi, dopo solo un anno, nella popolosa parrocchia di San Pietro in Sala a Milano; in seguito ottenne l’importante nomina di assistente spirituale al prestigioso Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Milano. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, don Carlo sentì il profondo bisogno di seguire i suoi ragazzi in un momento così difficile. Si arruolò come volontario e fu assegnato al Battaglione Alpini Val Tagliamento, destinato al fronte greco-albanese. Il nostro “cappellano degli alpini”, tornato dalla campagna dei Balcani nel 1941, partì nuovamente l’anno successivo, questa volta per il fronte russo, al seguito della Tridentina. In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l’uomo. Questo il pensiero di don Gnocchi che leggiamo nelle pagine di Cristo il suo innato dono: la capacità di vedere, con occhi sempre pieni d’amore, la sofferenza. Vedere, per lui, significa provare, significa condividere, significa aiutare. Questo ha continuato a fare don Gnocchi durante tutta la sua vita: confondersi e fondersi tra i suoi alpini, tra i suoi ragazzi, tra le sofferenze che la vita riservava, sui campi di battaglia e nella quotidianità di ogni giorno. Anche nell’atrocità del conflitto, nella dolorosa perdita di ogni riferimento, sono sempre quegli occhi che riescono a cogliere, tra gli umili, pietà, bontà e amore. E sono gli occhi dei suoi alpini morenti, straziati dal fuoco nemico, dalla fatica, dal freddo, dalla fame, a diventare ricordo indelebile, sono ciò che don Gnocchi si porta a casa dalla Russia, sono una condanna e, al contempo, la vera spinta a non mollare mai. Con questa promessa don Gnocchi tornò, miracolosamente, dalla guerra: aiutare gli orfani di tutti i suoi alpini, portare un po’ di amore e serenità a quei bambini e a quei ragazzi le cui vite erano state distrutte dalla guerra ancor prima di cominciare. A partire dal 1945, don Carlo diede così avvio alla sua opera di carità: in quell’anno venne nominato direttore dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio; nel corso degli anni successivi riuscì a creare una rete di collegi, case di cura e centri di rieducazione dislocati in tutta Italia in cui accolse i bambini orfani e mutilati di guerra e quelli affetti da poliomielite, dimostrandosi un vero precursore nell’ambito della riabilitazione e della rieducazione. Nel 1949 la “Federazione Pro Infanzia Mutilata”, che successivamente diventerà la “Pro Juventute”, venne ufficialmente riconosciuta dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e, a partire da quell’anno, vennero così aperti nuovi istituti. Tra questi, venne inaugurato anche il Centro S. Maria alla Rotonda di Inverigo, in provincia di Como. Il legame di don Carlo Gnocchi con il nostro territorio, testimoniato dalla presenza di questo Centro, è da sempre per noi motivo di orgoglio: ma questo credo non basti a onorare la sua memoria. Ciò che davvero conta è fare tutto quanto è in nostro potere per dare continuità al suo operato. Il Centro S. Maria alla Rotonda di Inverigo rappresenta per noi una parte della preziosa eredità che don Gnocchi ci ha lasciato. Alla sua morte, don Carlo ha compiuto un gesto che ancora una volta ha dimostrato quale grande uomo fosse: ha donato le sue cornee a due VISITA AL “ROCCOLO DI AROSIO” CON L’ORTOFLORICOLA COMENSE A REBBIO IL CONCERTO DI S. MARTINO SABATO 7 NOVEMBRE Per il ciclo “Itinerari verdi”, la Società Ortofloricola Comense propone per sabato 7 novembre una visita guidata a “Il roccolo di Arosio e le carpinate” a cura dell’associazione Fein “Il Nibbio”. Il ritrovo è fissato alle ore 14.00 a Lipomo, presso il parcheggio “Las Vegas”, con mezzo proprio. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro lunedì 2 novembre): Società Ortofloricola Comense, via Ferabosco 11, Sagnino (Como); tel. 031.572177; e-mail: info@ortofloricola. it; sito internet: www.ortofloricola.it. Anche quest’anno la parrocchia di Rebbio e il Gruppo Turistico Rebbiese propongono alla cittadinanza il “Concerto di S. Martino”, tradizionale appuntamento che apre i festeggiamenti in onore del santo patrono, che si terranno a Rebbio, domenica 8 novembre. Il concerto avrà luogo nella chiesa parrocchiale dedicata al santo di Tours, sabato 7 novembre alle ore 21, e sarà eseguito dal coro polifonico “Pieve d’Isola” di Ossuccio diretto dal maestro Guido Bernasconi e all’organo il maestro Luigi Ricco. Dal canto gregoriano alla polifonia sacra: saranno questi i temi principali della serata, che prevede, oltre che alcune antifone gregoriane, muscihe di Bach, Menselssohn, Dipiazza, Busto, Migliavacca, Elgar e alcune sonate per organo di Brahms, Gigout, Lefebure-Wely. Ancora vivo il suo legame con Inverigo, che ospita una delle prime sedi in cui si manifestò il grande amore del sacerdote che qui accolse i suoi “mutilatini” in ricordo della promessa rivolta a coloro che non tornarono più dalla guerra di TIZIANO TAVECCHIO IL CENTRO S. MARIA A “LA ROTONDA” DI INVERIGO RICHIEDE INTERVENTI STRUTTURALI A sessant’anni dalla sua fondazione, il Centro S. Maria alla Rotonda di Inverigo oggi dispone di un reparto di riabilitazione per l’età evolutiva con 36 posti letto di degenza residenziale e 25 posti letto di degenza diurna e di un reparto diurno per disabili con 18 posti. All’ingresso degli ambulatori si nota, ormai da qualche anno, un plastico in cui è ben evidenziato il recupero delle cascine adiacenti la villa. Queste dovrebbero essere ristrutturate in maniera tale da essere adibite a moderni spazi sanitari destinati alle diverse tipologie di cura, educazione e ricovero. Con le nuove normative sanitarie i locali finora usati sono da considerarsi non più sufficienti. Da un po’ di tempo in qua però non si è saputo più nulla di preciso circa l’attuazione di quest’opera. “La Rotonda” di Inverigo è stata infatti una delle prime sedi in cui si è manifestato il grande amore di Don Gnocchi che qui accolse i suoi “mutilatini” in ricordo della promessa rivolta a coloro che non tornarono più dalla guerra. Ora sono accolti e curati bambini che hanno grossi deficit motori e cerebrali. ragazzi non vedenti: Amabile Battistello e Silvio Colagrande, oggi direttore del Centro S. Maria alla Rotonda, quando il trapianto d’organi non era ancora regolato dalla legge. Quella capacità di vedere, che è capacità di amare, di condividere, di alleviare la sofferenza degli altri vive in queste persone, e quegli occhi ridenti e gioiosi sono ancora tra noi. Prima di morire don Carlo si è raccomandato agli alpini come un padre farebbe con coloro che ama: “Amis, ve racumandi la mia baracca!”. Ora non ci resta che tenere bene a mente le sue parole e diffondere il suo messaggio. Ma quei loro occhi d’angoscia impotente come potrò dimenticarli? Gli occhi allucinati e imploranti coi quali, accasciati per terra, seguivano la colonna dei superstiti dilungarsi funerea e senza speranza verso l’orizzonte lontano e indifferente, verso la Patria, verso la libertà, verso la casa? Lo sguardo dunque dei miei compagni perduti ho sempre portato desto e conturbante nell’anima fino a pochi giorni or sono, soffrendone come di un debito insoluto verso la morte, sentendone il peso come di un’oscura colpa personale. Ma ora non più. L’altra sera, una chiara e fredda sera invernale […], i miei piccoli, gli orfani dei miei alpini, dormivano tutti naufragati nei letti bianchi, della casa austera e serena da poco preparata per loro. [… ] E nell’oscurità frusciante di innocenti pensieri e di sogni ridenti, tornai a vedere gli occhi desti e trafiggenti dei miei morti. Lente e stanche le palpebre del sonno scendevano su di essi. I miei morti finalmente riposavano in pace. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona al numero verde 800-087897 CRONACA P A G I N A 17 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 A COMO GIUSEPPE COLOSIO «Sogno una scuola che faccia la differenza» Il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia ha incontrato politici e dirigenti comaschi delineando strategie e priorità in questa fase di importante cambiamento « ogno una scuola in grado di fare la differenza, che rappresenti una reale opportunità per i nostri giovani, per coloro che hanno desiderio di apprendere, per quanti sono dotati della necessaria energia morale che potrà condurli ai vertici della nostra società». Così il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia Giuseppe Colosio ha salutato, martedì scorso, a Villa Gallia, una platea di presidi, dirigenti e insegnanti. L’occasione era il “viaggio” che la direzione generale scolastica della Lombardia ha intrapreso da qualche tempo per conoscere da vicino le pro-blematiche territoriali, e accompagnare la riforma del sistema scolastico. Prima di lui, al banco dei relatori, si erano alternati politici e imprenditori, tutti concordi nel richiamare l’importanza e l’urgenza di un’intesa proficua tra scuola e territorio, interazione indispensabile per offrire ai giovani d’oggi reali spiragli di futuro, ma puntuali anche nel ribadire l’importanza di un dialogo costruttivo tra i diversi livelli del sistema scolastico: «Come amministrazione comunale - l’intervento di Anna Veronelli, assessore alla Scuola del Comune di Como - siamo qui a ribadire, in rappresentanza di tutti i Comuni del territorio, la piena disponibilità al dialogo con gli Uffici Scolastici Regionale e Provinciale al fine di governare al meglio la fase di profonda trasformazione che l’intero sistema sta vivendo» «Oggi la scuola - le parole di Achille Mojoli, assessore provinciale all’Istruzione - non può e non deve rappresentare più un mondo a se stante, ma agire in sinergia e sintonia con il tessuto economico che la circonda». Un esempio concreto in merito: la Fondazione S Setificio: «Quindici anni fa - ha spiegato il suo presidente Pierluigi Tagliabue - un gruppo di imprenditori si riunirono attorno ad un tavolo e decisero di dare vita a una Fondazione che affiancasse il Setificio e che si proponesse come tramite con il mondo esterno, il mondo della produzione. Oggi la Fondazione raccoglie 100 imprese e il tempo ci ha detto che la strada è quella giusta. La via per il futuro dovrà essere quella di affiancare ad ogni scuola una Fondazione». A esprime apprezzamento rispetto al funzionamento del sistema scolastico provinciale anche il reggente della Direzione Scolastica Provinciale Claudio Merletti che, tra l’altro, ha ribadito l’ «ottima qualità dei cervelli che lo compongono» ed ha richiamato positivamente i passi che si stanno compiendo in questa fase di riordino. Passi che vanno anche nella direzione di una buona integrazione tra scuola paritaria e scuola pubblica. Forte il richiamo dello stesso Merletti anche alla qualità del patrimonio edilizio della scuola comasca che «necessità di interventi importanti». Quindi la parola al dott. Colosio. «Non posso che esprimere grande apprezzamento per il lavoro di razionalizzazione e revisione che si sta compiendo in provincia di Como. Operazione che ha tenu- to conto di quanto proposta non solo dalle scuole statali, ma anche dagli istituti paritari e professionali. Ciò significa offrire, oggi, ai ragazzi dai 14 ai 19 anni una proposta formativa globale e articolata in grado di intercettarne le ambizioni e i desideri». Grande attenzione anche alla questione dell’autonomia: «Ai dirigenti dico che occorre rafforzare l’autonomia scolastica. Più gli istituti sono in grado di acquisire peso e personalità più sapranno proporsi come interlocutori credibili con l’ente pubblico». E a proposito dell’offerta formativa… «Rispetto a questo tema credo sia importante che ogni scuola abbia la percezione giusta della dimensione che può assumere. Una scuola che deborda oltre la propria capienza si sfalda e perde qualità… Lo scorso luglio ho dichiarato che entro due anni elimineremo tutte le succursali e le varie sezioni staccate, così da arrivare ad un dimensionamento naturale della scuola. Dobbiamo avere ben chiaro quanti studenti ogni complesso può accogliere. Non può e non deve esistere un diritto all’iscrizione in una scuola specifica, bensì ad un sistema scolastico. Questo passo compete ai dirigenti scolastici. Non è pensabile immaginare di elaborare un adeguato piano di offerta formativa senza riflettere sulla domanda che arriva dal territorio, ma anche sulla capacità del territorio stesso di assorbire gli studenti che, una volta ultimato il percorso formativo, dovranno tornare al territorio stesso. In questo senso alla scuola chiedo chiarezza del suo ruolo, del suo mestiere, dei suoi compiti, della sua linea. Chiarezza che dovrà essere la base della transizione dal vecchio al nuovo ordinamento. Una scuola di qualità che sappia essere severa, esigente, che sappia usare la bocciatura per promuovere, che usi i criteri di valutazione in maniera equa e proporzionata. Una scuola internazionale, che si affianchi al mondo dell’imprenditoria, ne segua in percorsi. Una scuola, insomma, che sia vero luogo di formazione, di cultura e di responsabilità». Un accenno per chiudere, alla figura del dirigente scolastico provinciale, atteso da tempo in provincia di Como dopo la partenza di Benedetto Scaglione. «La riorganizzazione degli uffici centrali e periferici è in atto. Abbiate ancora un po’ di pazienza, ma state tranquilli, la provincia di Como, per le sue caratteristiche e le sue qualità merita una posizione dirigenziale di alto livello. E l’avrà». M. Ga. IL MURO DEL LUNGOLAGO E I RISCHI DI DERIVA PER LA POLITICA COMASCA Nella Foto William l’ormai famigerato muro delle paratie Entro le prossime festività natalizie l’ormai famigerato muro sul lungolago, realizzato nell’ambito del cantiere per la riqualificazione e la posa delle paratie anti-esondazione, dovrebbe essere abbattuto. Ora bisogna solo vedere se, per quel tempo, anche l’Amministrazione comunale attuale, guidata da Stefano Bruni, non venga a sua volta abbattuta. A Palazzo Cernezzi, infatti, sembra essere arrivato ad un “punto morto” lo scontro a livello politico sull’assessore Fulvio Caradonna; quello tecnico, relativo alla famosa variante del progetto che ha determinato la costruzione del contestato manufatto, ha visto confrontarsi le Amministrazioni comunale e provinciale. Sul primo punto il termometro segna “febbre”. Non solo le opposizioni sono ormai sul “piede di guerra”, tanto per utilizzare il linguaggio militaresco adottato per primo dal già assessore alle Grandi opere che si è definito “soldato” di Bruni, ma anche la Lega Nord, forza di governo della città, potrebbe decidere di abbandonare il sindaco se dovesse proseguire la situazione di “stallo” istituzionale. Martedì 20 ottobre scorso, il Consiglio comunale, dopo aver ascoltato le tesi dell’ingegner Antonio Viola, responsabile comunale per il Cantiere, ha riconosciuto le responsabilità dell’assessore ai Lavori pubblici Caradonna approvando la mozione di sfiducia dell’assessore con 26 voti favorevoli (11 della maggioranza, 15 della minoranza), 12 astenuti e solo 3 contrari. Poco prima dello scrutinio, il Consiglio si era espresso anche su una mozione di censura verso il sindaco Bruni, sempre sul caso del muro; in questo caso, il sindaco ha avuto 15 voti a favore, 22 contrari e 4 astenuti, ovvero i tre della Lega e Bottone del gruppo misto. Un messaggio politico chiaro sennonché il primo cittadino non intende, almeno per il momento, procedere alla revoca del suo vice giudicato politicamente colpevole dello scempio perpetrato sul lungolago. E dopo un primo commento sfavorevole, la Lega Nord, per bocca del commissario provinciale Leonardo Carioni, ha per il momento deciso di soprassedere. Lunedì scorso, invece, a Palazzo Cernezzi è stata votata la sfiducia nei confronti dei tecnici (direttore dei lavori, Ing. Antonio Viola, e responsabile unico del procedimento, Ing. Antonio Ferro). Sul fronte operativo, ovvero relativamente al manufatto vero e proprio, l’Amministrazione provinciale ha invece effettuato dei rilevamenti che hanno portato alla constatazione di quattro irregolarità (ovvero forma del muro; altezze superiori anche di 20 centimetri, cioè 1/5 del muro, rispetto al progetto originario; la forma delle fioriere e la presenza di ben sette basamenti non previsti). Il Comune di Como, dal canto suo, ha ribadito che i tecnici hanno confermato che il progetto delle paratie (con relativo muro sorto) è pienamente corrispondente a quello autorizzato. Anche su questo fronte, dunque, un rimbalzo di notizie diametralmente opposte in attesa che la Procura si pronunci sul fatto se sia stato o meno commesso un abuso sul lungolago cittadino. L.CL. CRONACA P A G I N A 18 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 INCLUSIONE SOCIALE SI PARTE IL 5 NOVEMBRE CON LE PRIME INIZIATIVE Disabilità, la sfida di un coordinamento Lo scopo: migliorare le condizioni di vita delle persone disabili, promuovendone l’autonomia. L’idea è nata dall’associazione Solare, una rete che coinvolge varie realtà associative nell’erbese, ed è stata raccolta a livello provinciale dal Centro Servizi per il Volontariato di Como di MICHELE LUPPI M igliorare le condizioni di vita delle persone disabili, promuovendone l’autonomia, è prima di tutto una questione culturale anche se, molto spesso, sono i piccoli problemi di tutti i giorni o la semplice burocrazia a rendere la vita difficile a centinaia di persone e famiglie. Sono queste alcune delle convinzioni che hanno spinto quindici associazioni di volontariato impegnate, a vario titolo, nel campo della disabilità a costituire un “coordinamento provinciale per l’inclusione so- ciale”. L’idea è nata dall’Associazione “Solare”, una rete che coinvolge varie realtà associative nell’erbese, ed è stata raccolta a livello provinciale dal Centro Servizi per il Volontariato di Como. «È da questa proposta che siamo partiti - spiega Elena Zulli del Csv -, invitando le varie associazioni attorno ad un tavolo per pensare insieme a come concretizzare questo progetto. A partire da gennaio abbiamo iniziato a confrontarci e ora siamo pronti a fare il passo successivo, approvando lo statuto del coordinamento, che darà consistenza giuridica a questa nuova realtà». Anche se l’atto ufficiale di fondazione è atteso per la metà di novembre, il debutto in società del nuovo coordinamento avverrà già nei prossimi giorni. Il 5 novembre a Villa Gallia a Como si terrà, infatti, un seminario dal titolo “Persone con disabilità: pari diritti, pari libertà di scelta?”. Una giornata in cui soffermarsi sulla condizione delle persone disabili sul nostro territorio e, soprattutto, sulla reale attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che è stata ratificata dal Parlamento italiano lo scorso 24 febbraio. «La promozione di iniziative culturali come questa - racconta Elena Zulli - è uno degli obiettivi che ci ha spinto a costituire questa rete. Siamo consapevoli di come, pur considerando le specificità di ogni associazione, sia importante lavorare insieme per far sentire più forte la nostra voce sul territorio». È così che il coordinamento punta ad acquisire maggior credibilità e considerazione nei rapporti con le istituzioni. Un modo per promuoverne i diritti e salvaguardare la dignità delle persone con disabilità. «La costituzione di questo tavolo permanente di confronto continua l’operatrice del Csv - punta inoltre alla promozione di progetti comuni, così da ottimizzare le risorse, riducendo lo spreco e promuovendo su tutto il territorio proposte condivise». Sono 150 le associazioni aderenti al Csv (su un totale di 2667) impegnate nel campo della disabilità, mentale e motoria. «Per questo - conclude Elena Zulli - ci aspettiamo che il numero delle associazioni aderenti al coordinamento possa crescere. Per il momento la nostra scelta è stata quella di comprendere solo le realtà di volontariato e non le cooperative sociali con cui, comunque, pensiamo di poter collaborare per la realizzazione dei singoli progetti». FIORENZA INVERNICI, AISM: «LAVORARE INSIEME: LA STRATEGIA VINCENTE» Fiorenza Invernici è la responsabile della sezione Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) di Como, una delle quindici associazioni che fanno parte del nuovo coordinamento per l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Cosa vi ha spinto a fare questo passo? «Soprattutto la convinzione che, pur salvaguardando le nostre specificità, la strategia vincente sia quella di lavorare insieme perché ci sono dei grandi temi, prima fra tutti la questione dei diritti, su cui non possiamo che essere uniti». Concretamente quali sono le proposte che porterete avanti? «Prima di tutto chiederemo alla Regione una maggior omogeneizzazione degli interventi nei diversi Piani di Zona, partendo da un confronto con le Aziende sanitarie locali. Troppo spesso ci si trova, infatti, a confrontasti con prassi diverse. Questo sulla scia della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese, ma ancora in gran parte inapplicata. Dall’altra parte avvertiamo la necessità di creare una banca dati territoriale sulla disabilità che ancora non esiste». Quali sono gli ostacoli da abbattere per promuovere l’indipendenza delle persone con disabilità? «Più che di indipendenza parlerei di autodeterminazione. Il problema è prima di tutto culturale e parte dalla necessità di accettare il diritto ad una reale autonomia anche per la persona disabile. Per questo è necessario riflettere e lavorare sui percorsi in grado di favorire questa autodeterminazione, ricordandosi, però, di come non si possa pretendere di creare un modello che valga per tutti. E’ necessario lavorare con diversi approcci e progetti. Per farlo sono però necessari finanziamenti che non sempre ci sono». In che senso? «Le risorse a disposizione delle associazioni impegnate in questo campo sono diminuite negli ultimi anni. Il fondo nazionale per la non autosufficienza è stato abolito con l’ultima finanziaria e le uniche risorse a disposizione sono quelle regionali che però sono rinnovate annualmente, non permettendo una programmazione sul medio e lungo periodo». Le associazioni che fanno parte del Coordinamento associativo provinciale comasco per l’inclusione sono: Aism, Arcobaleno, Anffas onlus Centro Lario e Valli Grandola, Anffas onlus Como, associazione italiana Parkisoniani, Casa Famiglia, Comitato lombardo per la vita indipendente delle persone con disabilità, Down Verso, L’Alveare, Links, Primavera onlus, Solare, Talea, Thais, Uildm Como. La prima iniziativa promossa dal Coordinamento sarà il Convegno “Persone con disabilità: pari diritti… pari libertà di scelta?” che si terrà a Villa Galli a Como, il 5 novembre, dalle ore 10 alle 13.30. “L’obiettivo del seminario - spiegano i promotori - è quello di favorire il confronto tra diversi attori del territorio per avviare a Como una riflessione culturale sul tema della disabilità”. “La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità - affermano i responsabili del coordinamento sollecita ragionamenti, riflessioni e progetti sulla libertà di scelta e azione delle persone con disabilità. Dal 2007 ad oggi, però, poco si è fatto per costruire le condizioni affinché le persone disabili possano raggiungere una più reale autonomia e vita indipendente. Gli operatori, in Lombardia, si scontrano con innumerevoli difficoltà legate all’impostazione dei servizi, per esempio i tempi rigidi fissati per ogni azione. Dall’altra parte può capitare che i familiari limitino le libertà di scelta dei figli, a volte per un eccesso di protezione e, spesso, per la necessità di rispondere ai problemi quotidiani che si presentano con ritmo incalzante. Ma a volte sono le stesse persone disabili che vivono con sofferenza la loro condizione e fanno fatica ad esigere rispetto per la loro libertà di scelta”. A TURATE: “INNOCENTI EVASIONI” PER L’AISM AL DON GUANELLA “QUELLI DEL XXVI LUGLIO” E “IL BISNONNO GARIBALDINO” A FAVORE DELLA UILDM Sabato 31 ottobre alle ore 21.00, presso il teatro “Don Guanella” di Como sarà rappresentata dalla Compagnia Teatrale “Quelli del XXVI Luglio” - Ospedale S. Anna la commedia in tre atti di Vaico Cinelli “Il Bisnonno Garibaldino”. Una serata di divertimento grazie all’impegno dei volontari dell’Ospedale S. Anna che, da anni, inscenano per le associazioni di volontariato locale commedie con lo scopo di allietare le serate e sensibilizzare la comunità ad opere di solidarietà. Il ricavato della serata andrà a favore della Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, sezione di Como. Sabato 31 ottobre 2009 dalle ore 21.00 al Centro Polifunzionale del Comune di Turate si esibirà la famosa tribute band fiorentina “Innocenti evasioni” con un concerto-tributo al grande cantautore Lucio Battisti. Sarà questo l’evento che sottolineerà nuovamente il legame di solidarietà che unisce la comunità di Turate all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. La serata è organizzata dall’Associazione delle Contrade, Viviturate e Pallavolo Turate con il patrocinio del Comune e il sostegno della Caffetteria Visconti. I biglietti possono essere presi in prevendita, con un’offerta minima di 10 euro, telefonando al Centro Aism di Como al numero 031-523358 o scrivendo a [email protected]. L’incasso della serata sarà devoluto a favore della gestione del Centro Aism di Como che offre alle persone con sclerosi multipla un’ampia serie di interventi socio-sanitari che la patologia stessa richiede e diventa un luogo di aggregazione in cui rafforzare le autonomie ed instaurare nuove relazioni sociali. Nel Centro le persone con sclerosi multipla hanno a disposizione una palestra attrezzata e la presenza di terapisti della riabilitazione per programmi individuali e personalizzati; spazi per attività culturali e ricreative, programmi per il recupero e il reinserimento. La sclerosi multipla è una malattia cronica, invalidante e imprevedibile, una delle più gravi del sistema nervoso centrale, che inizia perlopiù tra i 20 e i 30 anni, colpendo soprattutto le donne, il doppio rispetto agli uomini, nel momento della vita più ricco di progetti. Le cause sono tuttora sconosciute e non è ancora stata trovata una cura risolutiva. La ricerca scientifica è fondamentale per trovare una soluzione per la sclerosi multipla, ma i fondi oggi disponibili sono insufficienti. Solo un progetto su sei viene finanziato. CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 UN CONVEGNO DA NON PERDERE AL BASSONE Tracce di... volontariato T racce. L’orientamento nel volontariato”. Con questo titolo il Centro Servizi per il Volontariato di Como propone, per sabato 7 novembre, un interessante convegno presso la sala conferenze della Casa Circondariale del Bassone, in via al Bassone 11, a Como. Lo spunto è la pubblicazione dell’omonima pubblicazione che “ci fornirà l’occasione - spiegano gli operatori del Csv - per avviare un ragionamento condiviso sul servizio e sulle modalità adottate in quest’ambito di intervento, al fine di verificarne l’efficacia ed individuare possibili azioni di miglioramento: ne discuteremo con psicologi esperti di orientamento e con rappresentanti delle realtà con cui collaboriamo (Arca, Uepe, organizzazioni di volon- “ MITE CELEBRAZIONE EUCARISTICA IL 10 NOVEMBRE Il M.I.T.E. (Movimento Interparrocchiale Terza Età) di Como - viale G. Cesare, 5 Como - promuove per tutti gli anziani della città di Como e della Provincia, una celebrazione eucaristica che si terrà martedì 10 novembre alle ore 16.00 in Cattedrale. Sono invitati a partecipare gli anziani, ospiti di istituti e case di riposo, le religiose e i religiosi anziani, gli animatori e i collaboratori. L’iniziativa è del Centro Servizi per il Volontariato. Lo scopo: proporre una metodologia di orientamento improntata all’accoglienza e all’ascolto dei bisogni delle persone tariato)”. L’orientamento nel volontariato è il risultato di una riflessione che il Csv ha condotto a partire dalla necessità di qualificare la propria azione di accompagnamento a favore di cittadini che intendono accostarsi al mondo del volontariato. “Tracce” intende proporre una metodologia di orientamento improntata all’accoglienza e all’ascolto dei bisogni delle persone e contiene una proposta per costruire insieme alle associazioni un processo di orientamento condiviso a livello territoriale. Il testo propone percorsi di integrazione e valorizzazione delle risorse volontarie in un mondo che è sempre più complesso e articolato. Il programma del convegno prevede: ore 9 registrazione partecipanti ore 9.15 apertura dei lavori saluti: Teresa Mazzot-ta, direttrice della Casa Circondariale di Como. Introduce Martino Villani, direttore Centro Servizi per il Volontariato: “Il servizio di orientamento al volontariato: metodi, partnership e numeri”. Intervengono: Pierlui-gia Verga, psicologa e consulente del Csv: “L’orientamento al volontariato: per quali esigenze, con quali funzioni”; Giuliano Arrigoni, psicologo clinico e formatore: “La motivazione al volontariato e i punti di attenzione dell’orientatore”; ore 10.45 pausa ore 11 tavola rotonda: Marilisa Frittitta - Ufficio Esecuzione Penale Esterna -: “Il volontariato nell’ambito della giustizia ripartiva”; Gianni Calabrese - Comunità terapeutica Arca -: “Il volontariato come componente del progetto di inclusione e riabilitazione”; Maurizio Carcano - presidente OdV Lambienteinvita -: “L’esperienza di accoglienza di volontari all’interno dell’organizzazione”; Alessandra Bel- SCUOLA DELL’INFANZIA DON G. BERNASCONI Open Day a Civiglio associazione scuola dell’infanzia paritaria “Cav. Don Giuseppe Bernasconi” di Civiglio festeggia, il prossimo 7 novembre, l’Open Day dal titolo “Prima i bambini”. L’appuntamento sarà anche l’occasione per celebrare la ricorrenza dei 50 anni dalla dichiarazione Onu sui diritti del bambino (1959) e i 20 anni dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia (1989). L’asilo infantile, poi scuola materna, e oggi scuola dell’infanzia è stato fondato nel 1906, prende il nome dal suo maggior oblatore, il cavalier don Giuseppe Bernasconi parroco di Civiglio sino al 1922. L’asilo eretto in en- L ’ te morale nel 1912, ora è associazione riconosciuta. Le suore della congregazione “Figlie della Presentazione di Gesù al Tempio.” offrono la loro opera di educatrici dal marzo 1928 al dicembre 1969. La scarsità di vocazioni le costringe a lasciare Civiglio. Dal 1970 personale laico qualificato in sintonia con gli amministratori dell’Ente garantisce l’Identità educativoreligiosa ed il progetto educativo di ispirazione cattolica al servizio della famiglia che liberamente sceglie la nostra scuola, per la crescita dei propri figli, provenienti dal comune di Como in particolare dalle comunità di Civiglio e Garzola ma anche dai comuni vicini. La scuola dell’infanzia “Giuseppe Bernasconi”, recita l’articolo 2 dello statuto: “…ha lo scopo di accogliere e di orientare la propria attività all’educazione integrale della personalità del bambino in una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita”. Il programma della giornata di sabato 7 novembre prevede: dalle ore 10 alle ore 12, mamme, papà, nonni e bambini sono invitati a conoscere questa realtà educativa; alle ore 10.30, insegnanti, personale ausiliario, amministratori presenteranno le attività che si svolgono presso l’istituto. Al termine verrà offerto un piccolo rinfresco. landi - operatore del servizio di orientamento al volontariato del CSV -: “Il ruolo dell’orientatore nell’incontro volontario - organizzazione”. Modera Franco Dell’Olio - psicologo e consulente del Csv; ore 12.30 dibattito ore 13 Marco Granelli presidente di CSVnet: “L’orientamento al volontariato nel sistema nazionale dei Centri di Servizio. È gradita l’iscrizione. Per informazioni Centro Servizi per il Volontariato, via Col di Lana 5 Como, tel. 031-301800 fax. 031-2759727, info@ csv.como.it, www.csv.co mo.it. 2 NOVEMBRE IL GIARDINO BOTANICO DI OSLO Per la consueta serata di aggiornamento mensile, la Società Ortofloricola Comense propone per lunedì 2 novembre, alle ore 21.00, l’incontro “Il giardino botanico di Oslo”, a cura del dott. Aldo Colombo. L’incontro si terrà presso la sede dell’Associazione in via Ferabosco 11 a Sagnino. L’ingresso è libero. Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, tel. 031. 572177 oppure 031. 531705; e-mail: info@ ortofloricola.it; sito internet: www.ortoflo ricola.it. S. Agata e la “Festa del Burg” V Questo il programma della tre giorni di festa: venerdì 6 novembre in oratorio alle ore 20.45: “Le stagioni del S. Martino”, presentazione del libro di Mauro Fogliaresi e Gin Angri. Relatore: Mauro Fogliaresi, immagini: Gin Angri; sabato 7 novembre in oratorio ore 9-12 e 14.30-18: mostra vendita lavori terza età. Solo in mostra: quadri di Paolo Butti e frange ornamentali di Lucia- na Rossetti. Inoltre: mercato dell’usato, mercato di oggetti e lavori d’altri tempi, mostra vendita di giocattoli e libri per bambini; ore 14.30-18: vi sarà anche il pozzo di S. Patrizio e una sagra dolciaria; domenica 8 novembre presso il Monumento ai Caduti ore 9.15: ritrovo per tutti presso il Monumento ai Caduti del Borgo per un momento di memoria, riflessione, preghiera. In chiesa ore 10: celebrazione della S. Messa solenne presieduta da don Pierino Riva; ore 15.30: vespri e benedizione eucaristica. In oratorio ore 9-12.30 e ore 14.3018: mostra vendita lavori terza età. Solo in mostra: quadri di Paolo Butti e frange ornamentali di Luciana Rossetti. Inoltre: mercato dell’usato, mercato di oggetti e lavori d’altri tempi, mostra vendita di giocattoli e libri per bambini. Pozzo di S. Patrizio (sino a esauri- 19 ALBATE UNA OCCASIONE DIVERSA PER PARLARE DI ALCOL L’iniziativa è promossa nell’ambito del progetto “Oltre le Mura”, verso percorsi di inclusione sociale. VENERDÌ 6, SABATO 7 E DOMENICA 8 NOVEMBRE enerdì 6, sabato 7 e domenica 8 novembre, nel ricordo di S. Martino, si festeggia nella parrocchia di S. Agata l’ormai tradizionale “Festa del Burg”. Rispolverata dal Movimento della Terza Età, scelta come occasione per la mostra dei lavori delle persone anziane attive della parrocchia, questa festa vuole rappresentare un momento di incontro tra diverse generazioni, all’insegna della cordialità ed allegria. P A G I N A mento), sagra dolciaria (sino ad esaurimento); ore 12.30: pranzo comunitario con possibilità di asporto. Coloro che desiderano partecipare sono pregati di far pervenire l’adesione in segreteria parrocchiale entro e non oltre il giorno di venerdì 6 novembre. È richiesta la prenotazione anche per l’asporto; ore 16.15: Concerto del “Coro voltiano” di Camnago Volta diretto dal maestro Emilio Tettamanti. Un’occasione diversa per parlare di alcol, per valutarne i rischi connessi all’abuso, per comprendere la ricchezza, in caso di estrema difficoltà, dell’auto aiuto. Rispondono a questo scopo le due serate promosse per venerdì 30 e sabato 31 ottobre dall’associazione Club Alcolisti Anonimi in trattamento presso il territorio della Ciscoscrizione 1 di Albate, in via Sant’Antonino 4, Cascina Massè. Due appuntamenti particolarmente densi di contenuti, entrambi dalle ore 20.30 alle 22.30. Venerdì 30 ottobre a tema verranno poste le seguenti questioni: che cos’è la salute; che cos’è l’alcol e come agisce; alcol e farmaci - alcol e gravidanza - alcol e guida; il bere moderato; gruppi di discussione autogestiti; discussione plenaria; venerdì 31 ottobre si parlerà di: l’alcol è una droga; alcol: problema complesso come affrontarlo; protezione della propria salute e della comunità; il C.A.T. - il corso di sensibilizzazione; gruppi di discussione autogestiti; discussione plenaria; proposte operative; conclusioni. Seguirà un momento conviviale analcolico. I partecipanti potranno collaborare all’organizzazione portando dolci, torte, bevande analcoliche, ecc. Al termine sarà distribuito un questionario in cui ciascuno potrà esprimere la propria valutazione sullo svolgimento delle due serate e il loro gradimento circa l’atmosfera e le relazioni intraprese con i partecipanti. CRONACA P A G I N A 20 Arte&Cultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 UN PERSONAGGIO, UNA STORIA, UN MONDO DA SCOPRIRE Alfonso Salardi: il futuro dell’arte sacra oggi “ I l futuro dell’arte sacra oggi”, con questo titolo si è sviluppata, nei giorni scorsi, la conferenza tenutasi presso il Centro Pastorale “Cardinal Ferrari” a Como da don Andrea Straffi, responsabile della “Sezione inventario” dell’Ufficio diocesano di Arte Sacra, dedicata all’artista Alfonso Salardi. Un tema di grande profondità che ha riscosso notevole interesse. Per queste ragioni abbiamo scelto di pubblicare, nell’intento di offrire un servizio ai lettori, ampi stralci dell’intervento di don Straffi. Il titolo di questa serata contiene una singolare associazione: parla di futuro e di presente di una realtà - l’arte sacra - che ha nel passato una ricchezza straordinaria. Per introdurre l’opera e la figura di Salardi, che in una parte significativa della sua produzione artistica si è dedicato all’arte sacra, credo opportuno un sintetico richiamo ad alcune questioni fondamentali su questo argomento - l’arte sacra - con riferimento anche alle più recenti prospettive del dibattito, per introdurre alcuni aspetti esemplari di questo grande artista comasco. Quasi dieci anni fa è uscito un articolo sul Corriere della Sera intitolato “Religione e modernità. L’arte sacra contemporanea? Che orrore” (3 aprile 1998). L’autore del pezzo, il critico d’arte e filosofo Gillo Dorfles, poneva due domande scomode, ma fondamentali: “È sufficiente la fede per far accettare la mediocrità di tanta arte sacra contemporanea? E, d’altra parte, è possibile un’arte veramente attuale che sia anche sacra?”. Il critico faceva impietosamente cenno all’infima qualità di molte opere destinate al culto, alla faci- Pubblichiamo ampi stralci della conferenza tenuta qualche giorno fa presso il Centro Card. Ferrari da don Andrea Straffi che ci permettono di mettere a fuoco l’artista e il suo vissuto le accettazione del kitsch nelle chiese, oppure alla perdurante nostalgia per gli stili di altri tempi. Le varie forme di ‘revival’ che sono sorte nel XIX secolo, e non sembrano ancora esaurirsi. Si può chiamare ‘arte’ questa espressione? Ed è ancora religiosa? Continua Dorfles: “L’arte religiosa, che pure dominò (almeno nell’Occidente cattolico) un’ininterrotta serie di secoli, pare abbia perso oggi quasi ogni diritto di cittadinanza e abbia dato ben poche prove di sé se non in qualche opera architettonica”. Penso che molti, pur non essendo critici o sacerdoti, condividano questa asserzione. Anche il buon MANDOLINI A VILLA OLMO Domenica 1° novembre, alle ore 16, nel salone d’onore di Villa Olmo, il Circolo mandolinistico “Aurora” di Vacallo (direttore Pier Luigi Lisci) sarà ospite dell’Orchestra a plettro “Flora 1892” (diretta da Marzio Mariani), nell’ambito del tradizionale appuntamento autunnale “Rassegna Mandolinistica del lago di Como”, finalizzato allo scambio tra complessi a plettro. In programma musiche di Eterardi, Haendel, Respighi, Barbella, Keinemann, Mozart, Mascagni, Tober-Vogt, Lehar - Kalman, Sartori, Perucchi, Kreidler, De Curtis, Fleury, Rigau-Magnani. Un appuntamento annuale atteso, un’occasione da non perdere per chi ama la buona musica e le note dei mandolini. L’ingresso è a offerta libera. Per informazioni, tel.031-572177. senso comune riconosce che ‘è difficile trovare una chiesa moderna che sia anche bella’ oppure ‘che sia possibile essere attratti, commuoversi, pregare davanti ad un’immagine sacra contemporanea’. Tra le altre questioni l’articolo accennava ad una delle più decisive anche per il nostro interesse. Nella storia della chiesa tra gli scopi fondamentali dell’utilizzo delle immagini sacre vi è quello catechetico, secondo il celebre aforisma di San Gregorio Magno: “La pittura è per gli ignoranti ciò che la scrittura è per i dotti”. Ebbene: quale possibilità di significatività vi può essere in un arte sacra che sia astratta o informale? E d’altra parte che linguaggio può utilizzare un’arte figurativa nuova, senza ridursi alla banalità o alla ripetitività? Scrive mons. Ravasi: “L’arte ha lasciato il tempio, ha relegato su uno scaffale polveroso le grandi narrazioni bibliche, i simboli, le figure, le parabole sacrali e si è avviata lungo le strade «laiche» della contemporaneità. Ha abbandonato la concezione secondo la quale l’opera artistica incarna una visione trascendente dell’essere e si è sostanzialmente dedicata a sperimentazioni di linguaggio, a complesse ricerche stilistiche, a elaborazioni autoreferenziali e persino a pure e semplici provocazioni. Ma queste vie non si protendono verso nessuna meta”. Una terza e decisiva questione riguarda la stessa definizione di ‘arte sacra’. Vi è infatti una «religiosità» presente nell’arte moderna e contemporanea, che è affidata a iconografie tradizionali (Natività, Crocifissioni, e così via ), ma vi è anche una religiosità sottesa a soggetti «secolari» come i paesaggi, le nature morte, i ritratti, composizioni informali o proposte sperimentali. Possiamo quindi parlare di “arte religiosa”, di “arte spirituale”, di “arte cristiana”. Ma quale rapporto vi è tra loro? E, soprattutto, quale arte può essere destinata al culto, cioè al gesto più specificamente religioso? Quale arte permette di incontrare più facilmente Dio? Ho aperto sinora solo alcune questioni - di non FINE SETTIMANA ALL’INSEGNA DELL’ASTRONOMIA Il Gruppo Astrofili Lariani in collaborazione con l’oratorio Don Bosco di Piazza Santo Stefano in Cernobbio, con il patrocinio dell’Unesco, nell’ambito dell’“Anno Internazionale dell’Astronomia (2009)”, organizza una serie di eventi per il 30-31 ottobre. Venerdì 30 ottobre ore 21.00 inaugurazione di una mostra di telescopi, binocoli e cannocchiali terrestri professionali utilizzati dagli astrofili per le loro osservazioni e i loro lavori di ricerca e di una serie di telescopi autocostruiti nel secolo scorso dall’astrofilo comasco Ing. Mario Valli (adottando innovative soluzioni tecnologiche), uno dei quali riproduce lo schema ottico realizzato da Galileo Galilei 400 anni fa, nel 1609. Venerdì 30 ottobre ore 21.30 Conferenza dal titolo “I diversi modelli di telescopio, da Galileo Galilei ai moderni osservatori astronomici”, a cura del Gruppo Astrofili Lariani. Venerdì 30 ottobre ore 22.00 Osservazione della Luna con gli strumenti del Gruppo e di Giove, alla ricerca dei suoi 4 satelliti scoperti da Galileo Galilei. In caso di maltempo, proiezione di immagini computerizzate. Sabato 31 ottobre ore 15.00-20.00 esposizione dei telescopi. Sabato 31 ottobre ore 17.00-20.00 proiezione di immagini computerizzate. L’ingresso è gratuito. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: astrofili_lariani@ virgilio.it; sito web: www.astrofililariani.org. poco conto - che richiederebbero molte più precisazioni e soprattutto molto più tempo a disposizione. Lascio aperte queste domande, facendo cenno ad una circostanza imminente, che mi permetto di segnalarvi, e che può dare corpo al dibattito in corso in questi ultimi decenni (epoca che ha per protagonista il nostro Salardi). Il 21 novembre prossimo papa Benedetto XVI ha organizzato un incontro con gli artisti: uomini e donne di culture e di lingue diverse, pittori, scultori, architetti; ma anche scrittori, musicisti, maestri del teatro e del cinema. Era già accaduto in due circostanze storiche con i suoi predecessori. Due tappe fondamentali del dialogo tra la chiesa e il mondo dell’arte. Innanzitutto, Paolo VI il 7 maggio del 1964, nella cappella Sistina, pronunciò un discorso che rimane uno dei vertici della dottrina estetica nella storia intellettuale del cattolicesimo. Partendo dalla sincera consapevolezza della frattura fra la Chiesa e il mondo delle arti e offrendo la possibilità di un nuovo rapporto di amicizia, il Papa affermava la libertà dell’artista e il rispetto per la forza innovativa dei linguaggi espressivi. Sono parole di dura critica nei confronti della Chiesa stessa: «Vi abbiamo imposto come canone primo la imitazione, a voi che siete creatori (...) vi abbiamo peggio trattati, siamo ricorsi ai surrogati; alla oleografia, all’opera d’arte di pochi pregi e di poca spesa (...) e siamo andati anche noi per vicoli traversi; dove l’arte e la bellezza e ciò che è peggio per noi - il culto di Dio sono stati mal serviti». CONTINUA A CRONACA P A G I N A 21 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 UN PROGETTO DI AGORÀ Albate: immagini e documenti di una comunità rurale Sabato 31 ottobre sarà presentata un’interessante iniziativa che prevede la digitalizzazione dei documenti riguardanti l’ex Comune, oggi conservati in un magazzino del Comune di Como di SILVIA FASANA L ’ impegno di ricerca della storia locale che da anni l’Associazione “Agorà, incontri culturali albatesi” persegue con grande passione, si arricchisce di un ulteriore importante contributo. Sarà presentato sabato 31 ottobre, alle ore 21.00, presso la sala della comunità di Albate (via S. Antonino 45), il progetto “Immagini e documenti di una comunità rurale comasca dell’Otto-Novecento: l’ex Comune di Albate”. Ci racconta Franca Aiani, coordinatrice scientifica e responsabile del progetto: «Il fondo dei documenti dell’ex Comune di Albate (autonomo fino al 1943) si trova attualmente in un magazzino del Comune di Como sottostante la scuola di via Giussani a Rebbio. Dopo anni di abbandono, è stato riordinato con intelligente pazienza dagli archivisti Giorgio Clerici ed Enrico Faverio per l’Amministrazione Comunale di Como ed ora rappresenta una vera e propria “miniera della memoria”, da cui attingere a piene mani per ricostruire gli eventi che hanno interessato la nostra piccola comunità. L’archivio è costituito da 178 grossi faldoni, suddivisi cronologicamente e per categorie, contenenti moltissimi documenti relati- vi alle diverse attività di un piccolo Comune dell’Otto-Novecento: censimenti, interventi sugli edifici pubblici, viabilità, acque e strade, interventi assistenziali. Da qui lo spunto per questa nostra iniziativa: trasferire in digitale i documenti più significativi allo scopo di poterli conservare e studiare. Iniziativa che abbiamo potuto concretizzare grazie al bando per interventi di promozione educativa e culturale (Legge Regionale 9/1993)». Prosegue Eleonora Balzaretti, presidente di Agorà: «Questo progetto, avviato a luglio di quest’anno, ha consentito la formazione di un gruppo di giovani accomunati dal gusto per la conoscenza: Francesca Rossini, Lara Giamminola, Anna Zanfrini. Con grande passione ed impegno hanno consultato faldoni su faldoni, producendo fino ad ora più di 7000 immagini di documenti che saranno inserite in una serie di CD facilmente consultabili e andranno a costituire l’oggetto per studi specifici». Si tratta ovviamente di una prima tappa, perché l’arco temporale previsto dal bando (il 2009) e le risorse finanziarie, non hanno consentito che un approccio su una trentina dei 178 faldoni esistenti, riguardan- ti l’arco temporale compreso tra il 1819 ed il 1890. Si tratta comunque di una tappa significativa e aperta a nuove indagini. Uno spunto su tutti: l’archivio si apre con una vera e propria chicca, la copia ottocentesca di un atto di beneficenza del 1447 con cui Giovanollo de Capistris fece un consistente lascito di terreni, la cui rendita avrebbe dovuto consentire annualmente la distribuzione di pane agli albatesi poveri. Un documento di grande rilevanza storica e sociale che ha suscitato nei ricercatori il desiderio di allargare il campo all’Archivio di Stato per rintrac- ciare l’originale. Ma il progetto non si esaurisce qui. Spiega Aiani: «L’altro versante del nostro lavoro ha riguardato la ricerca di vecchie immagini e cartoline di Albate della fine dell’Ottocento - inizi del Novecento, che consentono di collegare i primi dati raccolti con i contorni visivi di luoghi e persone. Sono per la quasi totalità inedite, tratte dalle raccolte private che pensavamo ormai esaurite e invece ci danno ancora squarci preziosi: panorami di una Albate ormai irriconoscibile, un tram arrancante sulla salita di Trecallo, momenti di attività rurali perse nel tempo, gruppi palpitanti di bimbi dell’asilo e delle classi elementari, immagini delle operaie della Frey ad inizio del Novecento e del Corpo Musicale Albatese a fine Ottocento». Tredici di queste immagini, curate da Luigi Zanfrini, sono state stampate in un calendario (edizioni New Press) con cui l’Associazione “Agorà” festeggerà nel 2010 i suoi trentacinque anni di attività. «Scopriamo così di commuoverci ancora: non persi in fantasie nostalgiche, ma profondamente toccati e legati a quella umanità “smarrita” che ci guarda dalle foto e che ci parla di una vita semplice e difficile, intensa ed operosa su cui si è costruita Albate nei secoli. “Non conoscere la storia della propria comunità è come non conoscere se stessi”, diceva Benedetto Giovio: Agorà intende proseguire in questo cammino di conoscenza diffusa della storia, affinché la comunità albatese ne sia sempre più consapevole», conclude Franca Aiani.Il progetto è stato reso possibile, oltre che dalla Regione Lombardia, dalla Provincia, dal Comune di Como - Circoscrizione 1, anche grazie al Gruppo Alpini di Albate e alla Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù, sempre sensibile alle iniziative culturali. La presentazione del progetto, dei CD e del calendario sarà accompagnata da una esibizione del Sestetto di ottoni di Trecallo (Oscar Besozzi euphonium, Rocco Melillo tromba, Alessandro Molteni tromba, Marco Molteni euphonium, Enrico Ronchetti sax baritono, Gianfranco Trombetta tromba) e da un concerto lirico con il m°. Edoardo Piazzoli al clarinetto, Chiara Nicora al pianoforte ed il soprano Beatrice Binda. Durante la serata sarà inoltre consegnata all’archivio dell’Associazione la tesi di laurea di Silvia Carrara su “Albate nei secoli centrali del Medioevo”: un altro esempio di come la ricerca storica ad Albate sia “contagiosa”. L’ingresso è libero. CRONACA P A G I N A 22 Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 CIRCA 30MILA I SOGGETTI A RISCHIO IN PROVINCIA DI COMO H1N1: al via la campagna nche l’Asl di Como ha dato avvio, in questi giorni, ad un serrato programma vaccinale per far fronte all’influenza H1 N1. La prima trance di vaccino pandemico, pari a 4320 dosi, è arrivata all’Asl di Como lo scorso 13 ottobre. Già il 14 ottobre le dosi sono state distribuite ai Distretti dell’Asl per le vaccinazioni di medici di Medicina Generale, dei pediatri di famiglia, dei medici di Continuità Assistenziale, degli infermieri professionali, delle assistenti sanitarie visitatrici e medici che operano negli ambulatori di vaccinazione, per un totale di 1110 dosi. Il 22 ottobre ha avuto inizio la distribuzione alle Strutture di ricovero e cura del nostro territorio, A Già vaccinato il personale sanitario. Per i cittadini le prenotazioni sono state aperte il 29 ottobre per un totale di 2.464 dosi di vaccino ad oggi conferite. La prossima fornitura (prevista entro 28 ottobre) dovrebbe essere di 7500 dosi: di 3000 monodose e 3500 in flacone multidose. Nel dettaglio la campagna è stata scandita da questo programma: 14 ottobre Avvio presso la Asl delle vaccinazioni a MMG, PdF, Medici di C.A., IP ASV e medici che operano negli ambulatori di vaccinazione 22 ottobre Avvio delle vaccinazioni presso l’Asl a farmacisti e addetti + distribuzione vaccini alle strutture sanitarie che vaccinano attraverso il proprio medico competente/Direzione sanitaria 28 ottobre Avvio distribuzione vaccini a Rsa, Rsd, ecc, che vaccinano i propri operatori attraverso il medico competente/Direzione sanitaria (circa 4100 operatori) 29 ottobre Apertura delle prenotazioni per i soggetti a rischio - circa 30.000 nella provincia di Como. Si ricorda che, secondo le indicazioni del Ministero e della Regione Lombardia, la vaccinazione contro l’influenza pandemica A/H1N1 2009, nella prima fase della campagna, è offerta a: · donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza; · persone di età compresa tra 6 mesi e 17 anni con patologie per le quali è stato rilasciato un codice di esenzione compreso nell’elenco sotto indicato nonché i bambini tra 6 e 24 mesi nati pre-termine; · adulti di età inferiore a 65 anni (nati dal 1.1.1945 in poi) con patologie per le quali è stato rilasciato un codice di esenzione. Successivamente, si procederà a vaccinare gli appartenenti alle restanti categorie indicate dal Ministero. Per effettuare la vaccinazione contro l’influenza A/ H1N1 2009 è possibile rivolgersi indifferentemente al distretto di resi- denza o a una delle strutture sanitarie indicate dagli opuscoli informativi. Per accedere occorre la prenotazione telefonica. Le sedute di vaccinazioni saranno avviate a partire dal giorno 2 novembre. I medici curanti, i pediatri, i ginecologi sono il riferimento per quesiti specifici legati allo stato di salute e alla conseguente indicazione alla vaccinazione. IN PREGHIERA A PORTICHETTO Roveto Ardente: Rinnovamento nello Spirito l progetto “Roveto Ardente” è nato per una volontà dello Spirito Santo. Nella settimana santa del 1997 nella cappella della sede nazionale del R.n.S. Kim Kollins veniva “toccata” dallo Spirito del Signore e mossa a proclamare l’urgenza di un ritorno al Cenacolo nell’adorazione e nell’intercessione di tutta la Chiesa. “Credo - dice Kim - che in questo momento lo Spirito Santo stia chiamando il Rinnovamento a mobilitare la preghiera, al di là dei bisogni degli individui, delle famiglie, dei gruppi, ad essere più pie- I namente uno strumento nelle sue mani per la costruzione del Regno di Dio e, in maniera più profonda, ad essere fonte potente di intercessione per la Chiesa e il mondo in questi tempi travagliati. E’ una chiamata che finisce per andare oltre i parametri di una particolare Chiesa o comunità ecclesiale o singolo movimento, una chiamata alla preghiera che si rivolge ad ogni credente seguace di Gesù Cristo”. Cos’è il Roveto: una speciale chiamata di Dio, perchè il R.n.S. ritorni alla preghiera, un tempo di grazia, nel potere dello Spirito, nel quale tutti possono: sperimentare una nuova Pentecoste personale; risvegliare l’unzione dello Spirito e la fede carismatica; riscoprire il dono delle lingue; ritrovare il gusto di una preghiera personale, profonda, godibile; impegnarsi nella difesa “spirituale” della Chiesa e del R.n.S.; crescere nella comunione fraterna. Il Roveto Ardente è una profonda ed esaltante esperienza di Dio. E’ uno “stare”! Stare davanti a Dio con un forte senso di abbandono nel gustare la Sua presenza, un bearci di essere con Lui. Come Mosè viene attratto dall'amore di Dio che brucia senza esaurirsi, così noi siamo attratti dalla presenza di Cristo che chiama, conquista e appaga il cuore dell’uomo. E’ un tu per tu d’amore con Dio. Nel Roveto si sperimenta una grande consolazione, conversione, guarigione, liberazione. Infine il Roveto è proposto come tempo di grazia nel quale si risvegliano e potenziano i carismi: preghiera, adorazione, lode, giubilo, canto, profezia, discernimento, intercessione, canto in lingue. Nell’omelia dei solenni Vespri di Pentecoste 2004, il servo di Dio Giovanni Paolo II pose il “sigillo ecclesiale” alla visione profetica sottesa al progetto: “Incoraggio l’iniziativa denominata ‘Roveto Ardente’, promossa dal R.n.S. Si tratta di un’adorazione incessante, giorno e notte, davanti al SS. Sacramento; un invito ai fedeli a ritornare nel Cenacolo perchè, uniti nella contemplazione del Mistero eucaristico, intercedano mediante lo Spirito per la piena unità dei cristiani e per la conversione dei peccatori. Auguro che questa iniziativa conduca molti a riscoprire i doni dello Spirito che hanno nella Pentecoste la loro fonte sorgiva”. Fedeli a questo invito del Papa anche quest’anno i Gruppi R.n.S. hanno incominciato a ritrovarsi per vivere questa esperienza di fede, aperta a tutti. Ospiti della parrocchia di Portichetto alle ore 20.45, i Roveti avranno queste date: 30 gennaio, 27 marzo, 5 giugno. Chi desidera maggiori informazioni chiami lo 031-927208. don ENRICO BROGGINI assistente diocesano R.n.S. CORSO PER CATECHISTI ZONA COMO CENTRO La Commissione catechistica “Como Centro” ha promosso un percorso per i catechisti che partirà il prossimo 17 novembre. Il corso nasce dal desiderio di aiutare i nuovi catechisti, non tanto ad imparare tecniche per risolvere i problemi del gruppo, ma a fare proprio uno “ stile” e a crescere in una “ passione educativa” che sia capace di comunicare il Vangelo. Esso è proposto alle “ Nuove catechiste “: Uomini e donne che non hanno ancora iniziato e che - giustamente - prima vogliono prepararsi, oppure a persone che al massimo da tre anni svolgono il servizio di aiuto - catechista - purché maggiorenni. Gli incontri si terranno all’oratorio di S. Bartolomeo in Como con inizio alle ore 21. Iscriversi entro il 09 Novembre 2009 contattando i coordinatori del corso: Don Christian Bricola, tel. 031-272618, [email protected]; Fulvia Pagani, 031-341774, [email protected]; Enrico Perfetti, 031-308335, [email protected]. Questo il programma degli incontri: 17 novembre: Il catechista nella comunità , relatore don Battista Rinaldi; 15 dicembre : Partiamo dalle radici, relatrice: prof Mariarosa Tettamanti; 9 febbraio 2010: Il contesto sociale, relatrice: prof Mariarosa Tettamanti; 9 marzo: I contenuti: catechesi e Bibbia alcune pagine problema, relatrice: prof Mariarosa Tettamanti; 13 aprile: I contenuti: catechesi e Bibbia alcune pagine problema, relatrice: prof Mariarosa Tettamanti; 11 maggio: Gesù Cristo, centro della catechesi, relatore don Battista Rinaldi “L’ABC DELLA FEDE” CON IL CENTRO GUANELLIANO DI PASTORALE GIOVANILE Anche quest’anno il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile propone il ciclo di incontri di formazione “L’Abc della fede”, un itinerario di catechesi rivolto a tutti i giovani che desiderano conoscere o riscoprire i contenuti della fede cristiana cattolica in riferimento alla Bibbia e al Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. L’argomento affrontato riguarderà “Il tempo dell’accoglienza e della decisione”; gli incontri si terranno due mercoledì al mese: nel primo verrà proposta una serata di presentazione e spiegazione del tema affrontato; nel secondo ci sarà invece un momento di interazione in gruppo e di condivisione. Il calendario degli incontri per il 2009 sarà il seguente: mercoledì 4 e 18 novembre; mercoledì 2 e 9 dicembre. Gli incontri si terranno, come di consueto, presso la sede del Centro, in via Don Luigi Guanella 13, a Como. Per ulteriori informazioni, tel. 031-296783; e-mail [email protected]; sito web www.giovaniguanelliani.it. CRONACA P A G I N A Bassa&territorio 23 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 CASSINA RIZZARDI L’ultimo saluto a don Vittorino Vittori N on è mai facile scrivere del prete che vive, del prete che muore, per il mistero unano e divino che trapassa la sua vita e dà qualità a una intera esistenza e al suo operare: i treguardi importanti, i passi quotidiani, i tempi di solitudine e il coinvolgimento a pieno spessore nella vita di una comunità. Al centro della storia, il giorno della ordinazione, per l’imposizione delle mani di mons. Felice Bonomini. Per don Vittorino, e per noi quindici, il 23 giugno 1963, dopo gli anni di una appassionata condivisione e complicità nel caro vecchio seminario di S. Abbondio e poi in viale Battisti. Don Vittorino era nato a Olgiate Comasco e si era aggregato adolescente alla schiera di seminaristi della parrocchia e in seminario a quella numerosa della pieve di Uggiate:in cinque nella stessa classe. Una compattezza di classe incredibile, nel legame di amicizia tra le “fatiche” della matematica, del greco e della filosofia, della Se n’è andato all’improvviso, lasciando sconcerta la sua comunità. Don Vittorino era nato ad Olgiate Comasco nel 1937 e ordinato sacerdote nel 1963, quindi era stato vicario di Regoledo di Cosio (196366), vicario di Capiago (1966-69), parroco di Dosso del Liro e Traversa (1969-75), parroco di Blevio (197591), parroco di Tavernola (1991-99). Dal 1999 era parroco di Cassina Rizzardi di don ARMANDO BERNASCONI dogmatica, le grandi camminate estive di Arnoga, e le biciclettate. Era richiesto il permesso del parroco per usarla se si andava fuori parocchia. Per gli incontri del giovedì a casa del vicerettore,mons. Carlo Broggi o nelle parrocchie della zona, e in giri del lago, e a Monza (Pime), a Venegono (Comboniani). La bici per don Vittorino rimase una passione della vita. Tra noi rimase sempre un legame forte, continuato da preti, sebbene sparpagliati da Cittiglio a Livigno fin dalla prima destinazione. Da prete, IUBILANTES PER LA PROMOZIONE DEI CAMMINI DI PELLEGRINAGGIO L’associazione Iubilantes diventa ente fondatore della nuova Associazione “Rete dei Cammini”, il coordinamento nazionale di enti no-profit impegnati nella tutela e valorizzazione dei cammini di pellegrinaggio. La presentazione avverrà a Bobbio (PC) sabato 31 ottobre, nel corso di un week-end ricco di appuntamenti. Padrino della manifestazione sarà Sergio Valzania, giornalista attento ai problemi della tutela dei pellegrini e dei loro cammini. L’evento di Bobbio sarà occasione anche per scoprire, nel corso di una piacevole escursione in programma per domenica 1° novembre, un tratto della “Via degli Abati”, lo storico percorso compiuto dagli Abati di S. Colombano per raggiungere Roma. In questa occasione, la presidente Iubilantes, Ambra Garancini, lancia un appello: «Invitiamo tutti, e soprattutto le associazioni e gli enti non profit che operano attivamente per i cammini e per i loro pellegrini, ad essere presenti e ad aderire alla Rete, l’unica associazione fatta da pellegrini per i pellegrini. Questa associazione intende infatti mettere “in rete” tutti coloro che condividono l’impegno a tutelare e valorizzare i cammini di pellegrinaggio e il loro immenso patrimonio culturale e ambientale, a tutelare il diritto di tutti ad un cammino sicuro e protetto e a diffondere la cultura e il gusto del camminare “sui passi dell’anima”. Ritrovarsi a Bobbio, uno dei più importanti centri della cultura altomedioevale europea (la “Montecassino del Nord”) e punto di avvio della Via degli Abati. Sarà un’occasione imperdibile per cominciare davvero a camminare insieme». Per maggiori dettagli e adesioni: Iubilantes, via Vittorio Emanuele II 45, Como; tel. 031.279684; e-mail: [email protected], info@retecamminifrancigeni. eu; siti internet: www.iubilantes.eu; www.retecammini francigeni.eu. don Vittorino incominciò con due esperienze come vicario: tre anni a Regoledo di Cosio e tre a Capiago. Belle esperienze ci raccontavamo nei nostri incontri annuali, sempre gioiosi, soprattutto nei primi anni, da giovani preti, poi più pensosi, mai però tristi. Di noi fu il primo parroco residenziale (1969), a Dosso Liro e Traversa, comunità piccole, ma di antica storia (1500 e 1600). Passò poi, su mandato del Vescovo, al servizio pastorale di parrocchie più impegnative: Blevio (1975-91), Tavernola (1991-99), Cassina Rizzardi (dal 1999). Parrocchie dalla storia e dal volto sociale e religioso molto diverso, nelle quali don Vittorino si è inserito abilmente, ma non senza qualche fatica, sempre però mettendo in gioco la sua disponibilità cordiale nell’essere vicino alla sua gente e la convinzione profonda di servire il Signore Gesù nella Chiesa. Il Signore l’ha fermato in un momento emozionante e insieme sconcertante: nella celebrazione eucaristica di una domenica che segnava la ripresa e la conferma del servizio di guida e di soste- A CAMNAGO SI PARLA DI PIERGIORGIO FRASSATI Venerdì 30 ottobre alle ore 20.45 presso la Sala Civica di Camnago Volta, si aprirà con una conferenza tenuta da don Ernesto Taiana la mostra dedicata a Pier Giorgio Frassati. Egli è stato un giovane “moderno”, aperto ai problemi della cultura dello sport, alle questioni sociali, ai valori veri della vita, ed insieme un uomo profondamente credente, nutrito del messaggio evangelico, appassionato nel servizio ai fratelli e consumato in un ardore di carità che lo portava ad avvicinare i poveri e i malati. La sua breve, ma intensa esistenza, fu la realizzazione, nel quotidiano, dello straordinario nell’ordinario. Iscritto all’Azione cattolica, partecipa attivamente in politica nel Partito popolare di don Sturzo e la sua vita è dedicata allo studio, alla pietà, alla carità, all’apostolato, divenendo subito un esempio per le giovani generazioni. Non compreso dalla famiglia natia egli si impegna da subito nello studio con l’ingresso nella facoltà di Ingegneria partecipando a molte altre opere ed iniziative cattoliche, come la “Lega Eucaristica” e la “San Vincenzo”. Frassati muore di poliomielite nel 1925 e molti circoli della Gioventù Cattolica prendono il suo nome. Il 20 maggio 1990 avviene la beatificazione fortemente voluta da Giovanni Paolo II. La parrocchia S. Cecilia e la Circoscrizione 4 invitano tutta la comunità a visitare la mostra per far sì che la testimonianza di vita lasciata dal beato Frassati diventi modello per ogni impegno, sociale politico, religioso, familiare nella vita di tutti i giorni per ciascuno di noi. La mostra resterà aperta nei giorni 31 ottobre e 1 novembre con ingresso libero. gno per un nuovo anno pastorale della sua comunità. Essa dovrà continuare la recita di quel Credo interrotto e l’esperienza vissuta di quella fede per la quale la sua gente ora lo prega, perché sia intercessore e protettore presso il Signore. Per ogni persona, famiglia, comunità continui la ricchezza di una relazione vissuta,e la custodia delle opere realizzate. Dentro questa storia esteriore visibile noi leggiamo, ancora una volta, la presenza “incarnata” del Signore Gesù in mezzo a noi. L’Associazione Familiari del Clero porge le più sentite condoglianze alla sig.ra Luisa che, per tanti anni, ha condiviso il ministero sacerdotale col fratello don Vittorino Vittori scomparso inaspettatamente e assicura preghiere. OLGIATE: PERCORSO BIBLICO PER GIOVANI E ADULTI Sarà il 9 novembre la prossima tappa del percorso biblico per giovani e adulti promosso dall’Azione Cattolica in collaborazione con Consiglio Pastorale di Zona e la Zona Pastorale Prealpi “Il Vangelo di Luca, canto della misericordia di Dio” il titolo del percorso, che si articolerà, con un incontro mensile, fino a maggio. Questo il calendario dei prossimi incontri (il primo si è svolto il 12 ottobre scorso): lunedì 9 novembre lunedì 14 dicembre lunedì 11 gennaio 2010 lunedì 8 febbraio lunedì 8 marzo lunedì 12 aprile lunedì 3 maggio Gli incontri sono guidati da don Ivan Salvadori, docente di Dogmatica presso il Seminario Vescovile di Como ed Assistente Adulti dell’Azione Cattolica diocesana e si svolgono presso la parrocchia di Olgiate Comasco (teatro Aurora) ore 21.00. E’ necessario portare il testo del Vangelo di Luca. La proposta, rivolta a tutte le comunità parrocchiali, vuole offrire una significativa opportunità di formazione a quanti hanno il desiderio di conoscere la Scrittura e di gustarne la capacità di dare senso alla vita. CRONACA P A G I N A 24 Lago&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 100 ANNI DI VITA DELL’ASILO INFANTILE Nesso, una scuola per i figli del popolo “ N esso. Una scuola per i figli del popolo”. È questo il titolo che accompagna la pubblicazione dedicata ai 100 anni del locale asilo infantile, oggi scuola dell’infanzia “Don Anselmo Vanini”. Un compleanno speciale salutato in un modo speciale: 101 pagine curate da Fabio Cani, studioso di storia e arte locale, e pubblicate dalla casa editrice Nodo Libri, con il contributo della BCC Credito Cooperativo Lezzeno e il patrocinio dell’assessorato alla Cultura della Provincia di Como. Un viaggio nella storia che incomincia da lontano, in un contesto sociale, storico, religioso, politico, culturale ed economico molto diverso dall’epoca attuale. “I tempi - scrive in premessa il sindaco di Nesso Maria Luisa Cribioli Tagliavini - erano sicuramente più difficili, forse addirittura eroici, rispetto ai nostri. Erano anni in cui il paese doveva ancora riuscire a trovare solo in se stesso le risorse e le energie per rispondere alle quotidiane ed elementari necessità della gente. Ci sembra così di intendere correttamente il motivo fondante dell’origine dell’asilo a Nesso, secondo l’intuizione dell’arciprete don Anselmo Vanini, ampiamente condivisa dalla popolazione nessese che lo coadiuvò generosamente nell’impresa. Essa fu una risposta di assoluto, intramontato valore sociale ed educativo alle pressanti, e forse anche terribili, esigenze familiari della stragrande maggioranza della comunità nessese, al Un viaggio approfondito dentro la storia di questo istituto e del suo fondatore don Anselmo Vanini di MARCO GATTI fine di una maggiore modernità”. È un terreno non facile quello in cui, un secolo fa, viene gettato il seme che porterà alla nascita del locale asilo. Un contesto manifatturiero che si affaccia alle porte della modernità, registrandone la complessità che essa comporta. Una paese di lago affacciato su quella rotta di traffico, che collega via vapore, le diverse sponde del Lario, vera spina dorsale dell’intero territorio comasco. Una comunità alle prese con il necessario fenomeno delle migrazioni di mestiere, che costringe una buona parte dei maschi adulti del paese ad abbandonare le proprie case per andare a lavorare lontano, spesso nei Paesi di lingua tedesca. “È in questo contesto scrive Fabio Cani - che si colloca l’iniziativa di fondare a Nesso un asilo di infanzia, cioè un luogo in cui possano essere accolti e accuditi bambini e bambine negli anni che precedono l’avvio dell’obbligo scolastico, che, proprio negli stessi anni, lo stato italiano si sforza di fare applicare anche nelle aree rurali e periferiche”. L’artefice e il protagonista di questa iniziativa è l’arciprete Anselmo Vani- ni. Figura curiosa e interessante, forse un po’ duro nei modi, ma sensibile e attento ai bisogni del paese. È lui ad accompagnare la nascita del sodalizio, attraverso la costituzione di un comitato “pro asilo”, di cui si conserva oggi, tra le carte d’archivio dell’asilo, uno statuto organico in due copie manoscritte. Una curiosità, tra le tante, già si nota in questo documento: la firma in calce, oltre che dell’arciprete e di quindici donne, anche di una analfabeta “indice evidente - spiega Cani del valore di promozione sociale, culturale, umana, che in questo momento si attribuisce all’istruzione scolastica”. La data di fondazione del comitato porta la data del 1897. Della sua attività non si conosce molto. Si sa, invece, dell’impegno di don Vanini che, quello stesso anno, il 30 ottobre, procede all’acquisto di un pezzo di terra nel comune di Nesso, in località Vigna. I lavorati di realizzazione dello stabile iniziano nel 1901. Il “via” viene scandito nell’incertezza dell’arrivo. I lavori iniziano infatti nel dubbio di poterli ultimare; dunque le opere edilizie procedono a spizzichi e bocconi, non senza qualche tensione e scontro con l’Amministrazione, di cui Cani dà cronaca fedele, fino a momenti di vero e proprio scoraggiamento… “Quest’anno 1907 - annota lo stesso arciprete, ormai stanco di molte battaglie - credevo proprio di essere al termine dell’impresa…”, è ancora l’Amministrazione, di marca socialista ed il “sindaco anticlericale”, come lui stesso lo definisce, a mettergli i bastoni tra le ruo- te. Ma è solo un attimo di debolezza per il vigoroso sacerdote, che, poco dopo, così prosegue le sue memorie: “In questo stato di cose non cederò mai la proprietà dello stabile ed attendo giorni migliori…”. E i giorni migliori arriveranno… fino all’inaugurazione definitiva, è il maggio 1909. Così appunta ancora il sacerdote: “10 maggio. È una data memoranda, albo signanda lapillo. Dopo una lotta amarissima di 10 anni i miei voti sono paghi. Due Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda arrivano in paese accolte con trasporto dalla popolazione. Domani si apre l’asilo. Deo gratias proprio di tutto cuore. Dopo l’aspra battaglia con quanta durezza si gusta la vittoria! 11 maggio. Sono 70 e più gli iscritti all’asilo. Si vede proprio che il Signore benedice l’Opera Pia, Deo gratias un’altra volta”. Ed ecco che il viaggio incomincia. Negli anni che seguono all’inaugurazione, la vita dell’asilo sembra scorrere senza problemi, e la documentazione scarseggia. A documentarne l’attività alcune immagini e disegni. La storia dell’asilo è raccontata attraverso i volti dei bimbi che ne hanno accompagnato le diverse classi. Nel periodo che segue la seconda guerra mondiale l’asilo, trovandosi a fronteggiare problemi di sussistenza, inoltra una richiesta di sussidio al Ministero della Pubblica Istruzione. Nell’atto, per la prima volta, si fa riferimento all’intitolazione dell’asilo al suo fondato- re “don Anselmo Vanini”, anche se non è noto il momento preciso dell’introduzione di tale nome. Superata l’emergenza di quegli anni la vita dell’asilo riprende il suo normale corso lungo i binari della normalità. Attorno alla metà degli anni Cinquanta viene data ufficialità alla collaborazione tra l’asilo di Nesso e le Suore Adoratrici del Ss. Sacramento di Rivolta d’Adda. Nella seconda metà degli anni Sessanta l’asilo viene a dotarsi di un nuovo Statuto. Nel maggio 1968 avviene la valutazione dei beni mobili e immobili di proprietà dell’asilo infantile, stimati in 7.560.300 lire. La fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta è un periodo di importanti lavori di sistemazione e ammodernamento della struttura. Un fulmine a ciel sereno cade, però, sull’istituto in data 18 marzo 1971 con la disdetta della Convenzione, da poco rinnovata, da parte della Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda, che palesano l’intenzione di provvedere al ritiro delle suore dall’istituto. Nonostante i tentativi di don Serafino Presazzi e della stessa Amministrazione comunale di evitare questo l’abbandono delle religiose diviene inevitabile, generano una crisi profonda. Dall’estate del 1971 l’asilo cessa così di funzionare. Dall’Amministrazione comunale arriva la richiesta di utilizzo dei locali per ospitarvi, provvisoriamente, le scuole elementari e medie di Nesso. Richiesta approvata dal Cda del’asilo, speranzoso di ripianare i buchi di bilancio creatisi. L’esigenza del Comune di utilizzare i locali si rinnova anche per l’anno successivo. A partire dal 1974, però, la scuola materna riprende a funzionare. È la storia più recente che accompagna le pagine di questo libro, dal riconoscimento dell’autonomia della scuola, in data 1978, fino al definitivo assestamento dal punto di vista edilizio. A NOVEDRATE, SARÀ PRESENTE IL CARDINAL BERNARD AAGRÈ Leggiamo insieme l’enciclica Caritas in Veritate L’Università degli Studi telematica “e-Campus” di Novedrate (Como) presenta, per venerdì 30 ottobre, alle ore 16.30: Leggiamo insieme l’enciclica Caritas in Veritate, presso l’Auditorium dell’Università, in via Isimbardi 10, a Novedrate. Il programma prevede, con inizio alle ore 16.30: - saluto ai partecipanti. Interverranno: - prof. Lanfranco Rosati, rettore dell’Università “e-Campus” di Novedrate; - Maurizio Barni, sindaco di Novedrate; - don Arnaldo Mavero, parroco della Comunità Pastorale S. Paolo della Serenza; - dott. Fabrizio Iseni, console onorario della Repubblica della Costa d’Avorio in Milano. Modererà il dott. Francesco Ognibene, giornalista del quotidiano “Avvenire”. Introdurrà l’incontro il card. Bernard Aagrè. Leggerà alcuni passi dell’enciclica Caritas in Veritate don Michele Aramini, docente di Teologia nell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano e docente di Bioetica dell’Università Telematica degli Studi” e- Campus”. Discuteranno del tema: - il prof. Francesco Galgano, professore emerito dell’Università degli Studi di Bologna; - la prof.ssa Elisabetta Bertacchini, preside della Facoltà di Economia dell’Università Telematica degli Studi “e-Campus”; - il prof. Quirino E. Quisi, docente della Facoltà di Psicologia dell’Università Telematica degli Studi “e-Campus”. CRONACA P A G I N A 25 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 VARESE L’INIZIATIVA PRENDE IL VIA IN QUESTI GIORNI Volontari in ospedale: il corso ’ L Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) sezione di Varese ha organizzato nel periodo tra il 29 ottobre e il 19 dicembre prossimi un Corso Base di Formazione per Volontari Ospedalieri. L’iniziativa di volontariato – che viene riproposta ormai dal 2004 - è aperta a tutti i maggiorenni che vogliono dedicare gratuitamente un po’ del loro tempo libero al servizio degli ammalati negli ospedali o degli anziani in casa di riposo. Scopo dell’AVO è quello di assicurare una presenza amichevole in ospedale offrendo ai malati, durante la loro degenza, calore umano, ascolto, aiuto per lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia, con esclusione, però, di qualunque mansione tecnico-professionale di tipo medico o paramedico, riservata questa al personale specializzato. Il servizio che l’AVO svolge integra e non si sostituisce a quelli che sono i compiti e le responsabilità della struttura pubblica. Nel varesotto l’AVO opera dal 1981 e oggi conta su circa 160 volontari che prestano il loro servizio negli ospedali di Varese, in quello di Cittiglio, nell’istituto geriatrico Molina e nella casa di riposo Maria Immacolata, entrambi a chiede al volontario è un turno settimanale di almeno due ore. Tale impegno una volta assunto deve essere mantenuto affinché degenti e personale ospedaliero possano contare su una presenza continua ed efficiente. Il calendario prevede: Varese. Uno dei punti fondamentali dell’AVO è quello di puntare su un’adeguata preparazione e qualificazione dei propri volontari. Per questo l’A VO organizza periodicamente corsi di formazione sui diversi temi che possono interessare i propri associati nello svolgimento della loro missione. La preparazione del volontario si completa, via via, con lezioni specifiche o di interesse generale, nonché con riunioni tra volontari che servono per scambiare esperienze ed impressioni sull’esperienza vissuta. Al termine di CITTIGLIO: GRAZIE LINA! Per tredici anni la signora Lina ha fatto “la perpetua” di don Giuseppe e dei vicari che si sono succeduti a Cittiglio, ma con la fine di ottobre ha “lasciato l’incarico” per tornare nella sua casa di Bellagio (Co). La comunità di Cittiglio l’ha salutata domenica scorsa in occasione della S. Messa delle ore 11.00 e nel successivo momento di festa. Inseritasi perfettamente nel paese, è stata sempre presente alle varie iniziative e attiva nei gruppi che svolgono attività in parrocchia. Ha lavorato tanto, riuscendo sempre a collaborare con tutti, e, per questo, assieme ai saluti, alla signora Lina sono andati anche i ringraziamenti di tanta gente e di tanti volontari che in lei hanno sempre trovato disponibilità e competenza, ma anche aiuto, consiglio e amicizia. ogni corso i nuovi volontari, affronteranno un tirocinio formativo in ospedale affiancati, in un primo tempo, da volontari più esperti. Il corso 2009 è impostato su sette lezioni serali (tutte con inizio alle ore 18.00) che si svolgeranno tutte presso la sala riunioni dell’ospedale di Cittiglio. Le lezioni saranno tenute, come sempre, da personale qualificato operante nelle strutture sanitarie della provincia di Varese. La frequenza al corso è obbligatoria e l’impegno che l’associazione • giovedì 29 ottobre – Luisella Sutti: (presidente AVO Varese) – Il volontariato: una scelta consapevole; e Giusi Zarbà: (presidente AVO Lombardia) - L’organizzazione dell’AVO; • martedì 3 novembre – d.ssa Adelina Salzillo: L’organizzazione dell’ospedale e il rapporto col volontariato; • giovedì 5 novembre – dr. E. Paganini: L’evoluzione del rapporto tra medico e paziente; • martedì 10 novembre – Anna Uccello: Volontario: come essere d’aiuto; • giovedì 12 novembre – dr. F. Membrini: Aspetti psicologici nel malato oncologico; • martedì 17 novembre – Mary Manasseri: Valori e risorse dell’altro: come riconoscerli nell’ascolto; • giovedì 19 novembre – dr. E. Guffanti: Stati d’animo provocati dal ricovero in ospedale: come saper essere accanto. PENSIERI... Andar per cimiteri, soprattutto in questi giorni come tradizione vuole, ravviva il ricordo di coloro che ci hanno preceduto. Rivivono le voci e i pensieri più belli che il tempo ha fissato nel cuore di ognuno. Rivivono i volti e i giorni remoti o vicini...per tutti una parola, una preghiera e una richiesta di aiuto. La gente, percorrendo i giardini tombali ricchi di colori floreali, si porta anche in cimiteri meno familiari e scopre così volti di persone conosciute che hanno raggiunto l’eternità e si stupisce della loro dipartita, a volte prematura... Avvengono in questi luoghi incontri tra persone che non si vedono da tempo; allora il cimitero diventa una catena di confidenze e informazioni. Anche i morti, dalle fotografie tombali, sembrano sorridere e ascoltare. La loro presenza si avverte ancor più in questi giorni che li commemoriamo. Ma accanto a tombe e cappelle, ora più curate e appariscenti del solito, si trovano tombe dimenticate. Sono quasi sempre vecchi luoghi che ci raccontano, incise sulle lapidi, parole di vite oneste, di sacrifici esemplari, di dedizione verso la famiglia e di devozione verso la religione. Spesso queste lapidi di sapore liberty, oppure neoclassico, sono collocate sui muri dei nostri cimiteri a perenne ricordo. Tra le vecchie tombe vi sono anche quelle di sacerdoti e suore; figure ormai dimenticate perché lontane nel tempo; appartenenti a un mondo che non è più il nostro, un mondo dove tutto ruotava quasi solamente attorno ai sani principi della religione. Religiosi, dunque, che hanno percorso le nostre strade perché in questi paesi hanno sacrificato parte della loro vita; oppure perché, nativi del luogo, hanno poi voluto ritornarci per sempre. Così in lapidi meno antiche, immagini sbiadite di vescovi, sacerdoti e suore ci osservano e ci interrogano. La Chiesa ufficiale in questi giorni ricorda anche loro e il loro assiduo lavoro nelle comunità che ci hanno preceduto. La Chiesa ci invita a pregare anche per le anime di coloro che, dimenticati, riposano accanto ai nostri cari e che attendono da noi la consolazione di un ricordo. SERGIO TODESCHINI Il corso si completerà con tre incontri di gruppo coordinati da esperti di psicologia clinica IPSE. Il corso è gratuito e richiede la consegna di due fotografie. Per iscrizioni e informazioni: segreteria AVO Varese (ingresso ospedale di via Tamagno): tel. 0332/810.376; avo.va [email protected] dalle ore 16.30 alle ore 18.30 di lunedì, mercoledì e venerdì. BEDERO-MASCIAGO NEI GIORNI SCORSI LE ELEZIONI I membri del consiglio parrocchiale omenica, 11 ottobre 2009, nella Unità Pastorale di Bedero-Masciago, si sono svolte le elezioni per la formazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Dopo un accurato spoglio delle schede, domenica, 25 ottobre, il parroco, don Stefano Ghiringhelli, ha proclamato i nomi dei neo-elet- D MOSTRA MERCATO MISSIONARIA È stata inaugurata lo scorso sabato 24 ottobre, a Gemonio, la Mostra Mercato Missionaria che la parrocchia ed il locale Gruppo Missionario propongono, ormai da più di trent’anni, per raccogliere fondi a favore di varie attività missionarie in tutto il mondo. Sede della mostra è la palestra della “Casa della Gioventù” ubicata in piazza Vittoria, nel centro del paese, proprio davanti alla chiesa parrocchiale e di fianco all’oratorio. Nell’ampio locale saranno esposti per la vendita oggetti dell’artigianato africano, orientale e sud americano, tappeti orientali e tanti prodotti locali; “… Tante idee per i regali natalizi”, come hanno scritto gli organizzatori sui volantini e sugli avvisi informativi che in questi giorni sono stati distribuiti nelle varie parrocchie della zona. Durante tutto il periodo della manifestazione verranno raccolti dai volontari presenti alla mostra, anche i fondi destinati quale “Contributo allo studio per un bambino africano”. È un’iniziativa propria della zona pastorale Valli Varesine che la ripropone con successo ormai da tanti anni. Con un versamento di 60 euro è possibile, infatti, pagare un intero anno di scuola ad un bambino africano, ma sono accettate anche offerte a piacere: “tante piccole offerte insieme – scrivono gli organizzatori – serviranno per lo studio di molti bambini”. La mostra resterà aperta sino all’8 novembre prossimo con i seguenti orari: giorni feriali, dalle ore 15.00 alle ore 19.00; il venerdì e il sabato dalle ore 15.00 alle ore 22.00; la domenica dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 22.00. ti. A questo evento le due comunità si erano preparate fin dall’inizio dello scorso anno pastorale, durante il quale tutti i gruppi e le commissioni facenti capo all’Unità Pastorale - nei loro momenti formativi - avevano letto e riflettuto il documento sul Piano Pastorale del Vescovo mons. Diego Coletti. In tale documento il Vescovo aveva dato indicazioni chiarissime su come deve essere il Consiglio pastorale parrocchiale: manifestazione della Chiesa come comunione di persone, organismo di reale partecipazione, di condivisione e di suddivisione di responsabilità, spazio di discernimento comunitario, luogo di progettazione e di verifica della evangelizzazione parrocchiale. Ecco i nomi delle persone che la comunità parrocchiale ha delegato a questo servizio: Giacomo Borsotti e Luca Biasoli (Consiglio Affari Economici); Cesi Colli e De Pari Luisa (Commissione Catechesi); Elena Bini e Bianca Bonomi (Commissione Caritas); Gabriella Cassina e Roberto Martinoli (Commissione Missioni); Silvia De Pari e Mattia Longoni (Commissione Oratorio); Anna Chini e Franzetti Giuseppe (Gruppo Famiglie); Marilena Bregani e Adriana Morandi (Commissione Liturgia); Mattia Cannito e Pierluigi Cru- gnola (nominati dal parroco). A tutti l’augurio di fare del Consiglio Pastorale Parrocchiale un laboratorio di comunità rinnovata nel Vangelo. A.C. CUNARDO: IN RICORDO DI CLAUDIA Nel giugno scorso Claudia, una ragazza di Cunardo che si stava recando in bicicletta in pellegrinaggio a Santiago di Compostela ha perso la vita investita da un’auto. Il gruppo degli “Amici di Claudia” la vogliono ricordare proponendo una manifestazione denominata “Una giornata per Claudia” che si svolgerà a Cunardo, con il patrocinio del Comune sabato 31 ottobre: • ore 16.00: Inaugurazione della mostra Sulla strada del pellegrino, presso la sala consiliare del Comune di Cunardo; • ore 18.00: S. Messa in suffragio presso la chiesa della Madonna del Rosario; • ore 19.30: polentata presso la scuola materna; • ore 21.00: rappresentazione teatrale con la compagnia Sale & Pepe di Gemonio presso il teatro parrocchiale, con due atti unici: “La sposa e la cavalla” e “Miseria bella”, (di P. De Filippo). Il ricavato della manifestazione sarà destinato all’assegnazione di borse di studio a sostegno degli alunni della scuola media di Cunardo. TERAPIA DEL DOLORE Organizzato presso la sala consiliare del comune di Cittiglio (via Provinciale, 46) dall’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del Verbano, si svolgerà alle ore 20.45 di venerdì 30 ottobre l’incontro pubblico: “Terapia del dolore, cos’è, come si fa e a chi si rivolge”. P A G I N A 26 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SONDRIO LA MANCANZA DI RISORSE COLPISCE ANCHE LE ASSOCIAZIONI LOCALI ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 SONDRIO L’INCENDIO IN OSPEDALE Un «sos» dal volontariato D I l futuro di L.a.vo.p.s. (Libere Associazioni di Volontariato Provincia di Sondrio) è segnato da un punto interrogativo. Ciò che fino ad ora ha potuto svolgere l’associazione – che raccoglie 94 associazioni senza fini di lucro e che gestisce il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Sondrio, come previsto dalla legge nazionale 266/91 – è incerto per il futuro, segnato da una drastica diminuzione dei fondi. Le associazioni che operano a favore delle fasce deboli si trovano così, in questo particolare momento, a vivere le stesse difficoltà dei loro utenti. I segnali di preoccupazione giungono dagli associati che gestiscono il CSV della provincia di Sondrio. «Desideriamo sensibilizzare l’opinione pubblica e far conoscere all’esterno della nostra realtà come il CSV sia stato inevitabilmente coinvolto nella crisi economica che sta ora ricadendo sul mondo del volontariato» ha affermato lunedì Gabriella Bertazzini, presidente di Lavops, durante la conferenza stampa in cui consiglio direttivo e numerosi rappresentanti delle associazioni aderenti al CSV hanno esposto la gravità dell’attuale situazione. Quest’anno sono già stati operati tagli ai finanziamenti per circa 150 mila euro, mentre il prossimo anno è prevista una riduzione dei fondi pari al 50%. La situazione – secondo le proiezioni effettuate dalle fondazioni bancarie che versano 1/15 dei loro utili nel Fondo Speciale per il Volontariato, costituito presso la Regione Lombardia in base all’art. 15 delle legge 266/91 – peggiorerà ulteriormente nel 2011 con tagli stimati tra il 60 e il 70%. «Le fondazioni banca- A SONDRIO IL «PEDIBUS» DA CASA A SCUOLA Da circa una settimana, a Sondrio, è stato riattivato, per i bambini che frequentano la scuola primaria di via IV Novembre (3° circolo), il “Servizio pedibus” per il percorso di sola andata casascuola. Presenti alcune novità nel servizio, che lo scorso anno scolastico ha riscosso un notevole successo. Tra queste, l’introduzione di un nuovo tragitto, il percorso bianco, che andrà ad aggiungesi ai percorsi giallo, blu, arancione e verde. Si tratta di tre linee pedonali con assistenti educatori e genitori volontari (percorsi bianco, giallo e arancione) e di due linee pedonali autogestite dai genitori (percorsi verde e blu). Il percorso blu verrà attivato dalla fermata incrocio via Stelviovia Brennero. A SONDRIO PERSONALE DI PITTURA A PALAZZO MUZIO La Sala Ligari del palazzo della Provincia ospiterà fino al 7 novembre una mostra di opere della pittrice Vittoria Personeni Quadrio. L’esposizione sarà visitabile nei seguenti orari, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00. GLI APPUNTAMENTI DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO Come di consueto, proponiamo ai nostri lettori le attività settimanali di Unitre a Sondrio e a Tirano. Presso la sala del Credito Valtellinese in via delle Pergole a Sondrio mercoledì 4 novembre la guardia ecologica Mariarosa Tavelli presenterà con l’ausilio di diapositive L’autunno: un’esplosione di colori. Il giorno successivo, giovedì 5, quanti si saranno prenotati potranno assistere al Teatro alla Scala di Milano al balletto in due atti Giselle di Théophile Gautier, musicato da Adolphe Charles Adam, che avrà come primi ballerini étoiles l’ucraina Svetlana Zakharova e il nostro Roberto Bolle. Venerdì 6, sempre nella sala del Credito Valtellinese, Roberto Cassanelli, docente di storia dell’arte presso l’Università Cattolica di Milano e presso l’Accademia di Brera, con proiezioni in power- point tratterà di Arte e fotografia nell’età delle Avanguardie; ancora nella stessa sede, lunedì 9, Arturo Mapelli, presidente del Comitato di Bioetica ed ex primario di rianimazione del Policlinico San Matteo di Pavia, parlerà de La bioetica come problema anche sociale. Tutte le lezioni si tengono a partire dalle ore 15.30. Questi gli appuntamenti a Tirano, che si tengono presso la sala del Credito Valtellinese in piazza Marinoni a partire dalle ore 16.00: martedì 3, l’ingegnere Emanuele Moretta parlerà dei suoi 27 giorni e un anno sul cammino di Santiago; sabato 7, in collaborazione con l’amministrazione comunale, ci sarà il Collegamento con Gian Luigi Rondi in ricordo del fratello Brunello, nato a Tirano; martedì 10 alle 15, Eliana e Nemo Canetta, studiosi di demo-etno-antropologia parleranno di Luci di speranza nella Russia del Nord: dai gulag alla riscoperta della Russia vecchia e nuova. rie, soprattutto la Fondazione Cariplo in Lombardia, che finanziano le associazioni con una parte dei loro utili, sono in crisi – ha spiegato Bertazzini –. In occasione dell’assemblea di aprile avevamo prospettato il problema alle 94 associazioni che governano il CSV, decidendo poi di cominciare ridurre le attività e l’impiego dei nostri operatori che, negli ultimi anni, hanno acquisito esperienze e competenze che hanno messo a servizio di molte associazioni». Il Comitato di Gestione del Fondo Speciale per il Volontariato in Lombardia, con delibera del 30 aprile 2009, ha approvato una riduzione del 25% dei fondi assegnati ai CSV e così, con la conseguente necessità di contrarre l’orario di lavoro di tutti i dipendenti, dall’inizio di giugno, la sede di Sondrio di Lavops è chiusa al pubblico il venerdì. «Se i nostri operatori – ha affermato Roberto Trecarichi, consigliere del direttivo di Lavops – trovassero offerte esterne al CSV, rischieremmo di perdere competenze e conoscenze acquisite negli ultimi anni». «E non possiamo permettere che una crisi – ha fatto eco il vice-presidente, Luigi Leoncelli – possa buttare a terra tutto quello che si creato negli ultimi anni. Paradossalmente – ha proseguito – ci troviamo oggi in una situazione in cui, a fronte di un aumento delle competenze, diminuiscono le risorse per sostenerle». Per l’anno in corso i fondi decurtati sono stati recuperati attraverso nuovi canali di relazioni con enti e amministrazioni locali, «ma per il futuro – ha precisato Leoncelli – bisognerà pensare a soluzioni stabili da adottare quando la situazione si potrebbe compromettere sino al punto di lasciare alcune associazioni allo sbando». Dei circa 400 mila euro erogati negli ultimi due anni a Lavops, la Fondazione Cariplo, da cui provengono la maggior parte dei fondi per il volontariato in Lombardia, l’anno prossimo garantirà circa 200 mila euro. Si pone allora come obbiettivo primario la ricerca di nuovi canali cui attingere fondi. Fino ad ora enti e amministrazioni locali versavano a Lavops e alle associazioni dei fondi legati a specifici progetti. Per sostenere la situazione i contributi non potranno più essere estemporanei. «È necessario – ha spiegato la presidente Bertazzini – sedersi ad un tavolo con l’amministrazione provinciale e gli enti locali perché si trovino soluzioni concrete per il futuro». Altra urgenza sarà quella di sensibilizzare le istituzioni e gli enti, a diversi livelli, perché si rendano conto dei problemi che, nel caso in cui il CSV riducesse la sua funzione, rica- drebbero a cascata sulle numerose associazioni della Provincia. Tale prospettiva preoccupa fortemente il mondo del volontariato locale, tanto che lunedì, alla conferenza stampa indetta da Lavops, erano presenti numerosi rappresentanti di associazioni per esprimere la propria solidarietà al CSV e per confermare la gravità del problema: Il richiamo del Jobèl, Agenzia per la Pace, Per Terre Remote, Afaat (Associazione di Famiglie e Amici per l’Aiuto ai Tossicodipendenti), Alomar, F.A.D. (Federazione delle Associazioni di Disabili della provincia di Sondrio), Centro di Documentazione Rigoberta Menchù, Centro di Aiuto alla Vita, Alpini di Valmadre, Unitre Sondrio, ABIO (Associazione per il bambino in ospedale), A dança da Vida: Sondrio São Mateus, Chicca Raina, Piccoli Amici Lontani, Tua e le Altre, Anffas (Associazione nazionale famiglie disabili intellettivi e relazionali), AVIS. Auser, Avot (Associazione volontari ospedalieri e territoriali). «Lavops è come la mamma delle associazioni locali che le sono figlie – ha affermato Beatrice Barbetta, presidente di “Tua e le altre” –. Tutte le associazioni che si appoggiano a Lavops dovrebbero, in questo momento, fare qualcosa per far capire che il CSV non è solo». Così lunedì le diverse associazioni si sono proposte di inviare una lettera agli enti locali e regionali per renderli sensibili al problema della mancanza di fondi. «I servizi del CSV sono fondamentali e irrinunciabili» ha spiegato più di un rappresentante delle associazioni. «Non possiamo rinunciare all’aiuto che abbiamo sempre avuto in forma legale, nella contabilità e nelle competenze – ha aggiunto Amos Scarinzi degli Alpini di Valmadre –. Il lavoro di Lavops è stato ossigeno per noi». Al.Gia. L’INAUGURAZIONE DI ALZHEIMER CAFÈ L’associazione Alzheimer e Demenze della provincia di Sondrio presenta “Alzheimer Cafè”, uno spazio di incontro informale dove i malati di alzhei-mer e i loro familiari possono incontrarsi e condividere insieme alcuni attimi per non dimenticare di sorridere. Ogni giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.00, a partire dal 29 ottobre, “Alzheimer Cafè” accoglierà i suoi ospiti a Sondrio in via Maffei 40. A tal scopo l’associazione ha indetto dei corsi di formazione, tenuti dalla psicologa dott.ssa Paola Ortelli, che hanno preso il via lo scorso 2 ottobre e si sono appena conclusi. I pomeriggi di incontro erano aperti a tutti coloro che desiderano dare un aiuto concreto ai malati di alzheimer ed ai loro familiari. Tre sono gli obiettivi principali che l’associazione Alzheimer e Demenze della provincia di Sondrio intende perseguire con il progetto “Alzheimer Cafè”: promuovere l’incontro, la condivisione e la compartecipazione di esperienze e attività tra individui sani ed individui malati, al fine di creare un’integrazione di questi ultimi in contesti non domestici; promuovere attività terapeutiche e formative, studiate ed attuate per la popolazione anziana; promuovere attività formative e di counselling a favore dei caregiver, da essi fruibili, senza vivere disagio e l’impedimento di non sapere a chi affidare il proprio congiunto malato. A tale scopo verranno forniti i seguenti servizi: gruppi di terapia della reminiscenza (destinati agli anziani, sani e malati); gruppi di sostegno (destinato ai caregiver dei malati); gruppi di valutazione (destinati a volonati ed operatori); momenti conviviali destinati ad attività ludico-creative, che apportino coesione ed integrazione tra tutti i partecipanti, siano essi sani o malati. “Alzheimer Cafè” è stato realizzato grazie al contributo dei Centri di Servizio per il Volontariato della Regione Lombardia, la Fondazione Cariplo e il Comitato di gestione del Fondo speciale per il Volontariato in Lombardia e in collaborazione con l’associazione Amici Anziani Sondrio ‘82. Info: 334.6128100 – www.alzheimersondrio.com. issequestro dei locali. Questo l’importante provvedimento adottato nel pomeriggio di lunedì 26 ottobre dalla procura di Sondrio rispetto al padiglione nord dell’ospedale del capoluogo valtellinese, colpito, lo scorso fine settimana, da un feroce incendio. Sviluppatesi accidentalmente – le ipotesi al vaglio di forze dell’ordine e vigili del fuoco contemplano o un mozzicone di sigaretta spento male e buttato fra i sacchi della spazzatura o un corto circuito – le fiamme hanno avvolto un piccolo scantinato della struttura. Da qui il fumo si è propagato in fretta ai quattro piani superiori. Evacuati, per sicurezza, la settantina di degenti dei reparti di ostetricia e ginecologia, oculistica, otorino, chirurgia, ortopedia e urologia. Nessuno è rimasto ferito o intossicato. «Adesso – spiega il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Marco Votta – possiamo metterci al lavoro per ripristinare la piena funzionalità innanzitutto delle sale operatorie, ma anche degli ambulatori e reparti degenza. Importante restituire il servizio energetico a medicina nucleare e radiologia». Entro lunedì 2 novembre, è l’augurio del direttore Votta, l’ospedale dovrebbe tornare alla piena funzionalità: «abbiamo già contattato le maestranze e con il personale lavoreremo giorno e notte per riportare tutto alla normalità con l’inizio della prossima settimana». Nei giorni scorsi il sindaco di Sondrio, Alcide Molteni aveva invitato i cittadini dell’intera provincia a tenere in debita considerazione lo stato di emergenza del nosocomio, limitando le visite ai pazienti e facendo ricorso all’ospedale solo per i casi urgenti. «Un ringraziamento particolare – conclude Votta – al personale e ai volontari, che hanno permesso l’evacuazione in meno di 15 minuti. Bravissimi i pazienti, che hanno reagito con la massima dignità e senza farsi prendere dal panico. Tanti, inoltre, i medici e gli infermieri i quali, senza essere di turno, si sono messi a disposizione per fronteggiare l’emergenza». Proseguono, intanto, le indagini e gli approfondimenti per capire l’esatta dinamica dei fatti anche se, come apparso fin dal primo momento, sembra si possa escludere la matrice dolosa dell’incendio. E.L. CRONACA P A G I N A 27 Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 CHIAVENNA-SAN FEDELE NELLA SOLENNITÀ DEL PATRONO In festa con gli alpini I parrocchiani di san Fedele in Chiavenna si sono dati appuntamento lo scorso fine settimana per festeggiare il santo patrono. Così aveva ricordato, all’inizio dell’anno pastorale, il parroco don Giuseppe Paggi, nell’invito rivolto a tutte le famiglie: “Le famiglie tornano ad incontrarsi… La parrocchia è famiglia che si raduna, la famiglia dei figli di Dio… Ecco allora anche il nostro patrono san Fedele martire, che ci stiamo preparando a ricordare e a festeggiare, ci aiuta ad attingere da Lui il coraggio e la forza della testimonianza cristiana dentro i nostri tempi non facili, ma comunque sempre amati da Dio. La festa che andiamo a celebrare è un invito ripetuto a tutti a ritrovarci nel Signore, a riconoscerci amici, bisognosi di tanta comprensione, pazienza, lungimiranza, perdono, a metterci a servizio gli uni degli altri”. Dopo i momenti, durante la settimana, de- dicati alle confessioni dei ragazzi, dei giovani, degli adulti, la comunità si è ritrovata per un momento particolare di preghiera, sabato alle 20.30: il canto solenne dei Vespri e la testimonianza del concittadino padre Rocco Nesossi. Il religioso ha “raccontato” la sua vita di monaco, l’intensa vita di preghiera e di lavoro che questa com- porta, con l’entusiasmo della sua “fresca” ordinazione sacerdotale. Domenica, alle 10,30 la solenne concelebrazione presieduta sempre da padre Rocco con don Giuseppe Paggi e don Rodolfo Sterlocchi. La funzione è stata accompagnata dalle voci del coro Cuore Alpino con la presenza di numerose autorità, del gruppo degli al- pini e della protezione civile. Durante l’omelia padre Rocco ha delineato con profondità la figura del martire Fedele additandolo come grande testimone di fede e quale esempio ancora valido per la comunità cristiana del giorno d’oggi. Numerosa la presenza al pranzo comunitario preparato dell’équipe di Sommarovina (140 per- TRICOLORE E SCARPONE A CHIAVENNA: PER LE PENNE NERE FESTA CITTADINA Penne nere in festa a Chiavenna. Domenica mattina, i commilitoni del gruppo guidato da Adriano Martinucci si sono ritrovati a san Fedele per iniziare il tradizionale raduno d’autunno. Al termine della Santa Messa, è partita la sfilata diretta al centro della città. Il corteo, guidato dall’immancabile scarpone e da un enorme tricolore, è stato caratterizzato dalla presenza degli alpini di Chiavenna, ma anche di quelli di altri gruppi della Sezione valtellinese, dai rappresentanti delle forze dell’ordine e degli enti locali. L’iniziativa si è conclusa con i discorsi delle autorità. Maurizio De Pedrini, sindaco di Chiavenna, si è soffermato sull’importanza del contributo offerto dagli alpini alla cittadinanza. Insieme a Ettore Leali, presidente della Sezione valtellinese, si è ricordata la figura di don Carlo Gnocchi, e si è rilevata l’importanza dell’attività svolta in Abruzzo dalle Penne Nere. Dalla provincia di Sondrio è stato messo in campo un impegno straordinario, visto che sono state mille le giornate di lavoro nella zona colpita dal terremoto. Dal gruppo di Chiavenna è stata formulata una richiesta. «Ci piacerebbe ridare una certa visibilità alla targa dedicata alla compagnia degli alpini costituita nella nostra città, posizionata all’interno del palazzo del municipio - ha spiegato Martinucci -. L’obiettivo è quello di garantire il giusto spazio a questa testimonianza». Il gruppo Ana è una delle associazioni più rappresentative della città. Gli iscritti del 2009 sono 521. «Per il 2010 - annuncia il capogruppo - sul tracciato del trofeo delle Marmitte organizzeremo una gara nazionale Ana di corsa in montagna». S.BAR. sone), e alle varie attività e giochi organizzati dagli animatori dell’orato- rio: pesca di beneficenza, lotteria, giochi per bambini e per famiglie. SOMAGGIA LA TRADIZIONALE RASSEGNA EQUINA Gli aveglinesi in mostra DIECI ANNI DI «ARCA» “L’Arca” in festa per i dieci anni di attività del Centro polifunzionale di Bette. La sede della cooperativa ha accolto diverse iniziative che hanno visto protagonisti gli ospiti, gli operatori e numerose altre figure della comunità valchiavennasca. Sabato, il compito di illustrare la storia e l’attività attuale del centro è toccata al presidente Alfredo Ravasio. Dopo la santa messa - alla presenza del coro parrocchiale di Prata Camportaccio - c’è stato il pranzo, al quale hanno partecipato i ventuno ospiti della struttura residenziale, gli otto utenti del centro diurno integrato, i volontari, il personale e i familiari degli anziani. Per le amministrazioni locali erano presenti il vicesindaco di Chiavenna Gianfranco Cerfoglia e l’assessore ai Servizi sociali di Piuro Renata Galbiati. Domenica, nel pomeriggio è toccato al coro Argento di Villa di Chiavenna diretto da Renata Ruspantini. «Il bilancio dell’attività è positivo - ha sottolineato Anna Fior, responsabile del centro polifunzionale -. In questi dieci anni la Casa di Bette è divenuta una struttura sempre più aperta al territorio, sia sul piano dell’accoglienza degli utenti che della collaborazione con i volontari e le associazioni». Proprio i volontari offrono un contributo prezioso all’attività della Cooperativa. Nel corso dell’anno, partecipano alla gestione dei servizi e offrono il proprio tempo e le proprie preziose competenze nell’organizzazione di attività culturali e manuali. S.BAR. V eramente sempre più una festa per l’intera bassa Valchiavenna l’appuntamento autunnale con la rassegna del cavallo avelignese. Ospitata nel funzionale campo fiera (quasi un teatro naturale) che era stato inaugurato lo scorso anno dalla Amministrazione Comunale, la manifestazione ha visto la partecipazione di moltissimi allevatori e di un pubblico numeroso. Nel paese l’aria di festa si è fatta sentire anche per le bancarelle della fiera e per le esibizioni ippiche che hanno fatto da contorno al concorso per scegliere i migliori esemplari tra gli oltre 70 iscritti. La premiazione, che si è svolta intorno alle 15, ha visto premiati: per la categoria Puledri fino a RIPRENDE SCUOLAPERTA, PER UNA CULTURA A 360 GRADI Presentato il programma di Scuolaperta Valchiavenna per l’anno 20092010. Gli incontri hanno preso il via mercoledì 21 ottobre con una presentazione del corso curata da Virgilio Longoni e Paolo Via. Mercoledì 28 primo appuntamento con Gabriela Iacomella sul tema “Vuoti a perdere. Il turismo sessuale sui bambini: perché parlarne è necessario?”. Il 4 novembre sarà la volta di Laura Tamanini, che presenterà una relazione su Gravedona “Centro delle Tre Pievi”. L’11 novembre spazio ad Andrea Grassi che parlerà di “Costellazioni tra realtà, mito e falsità”. Il 18 novembre proiezioni del film “Il giardino dei limoni”. Grande musica, invece, nell’incontro del 25 novembre. In cattedra Ezio Molinetti con “Preparazione all’opera: Carmen o Rigoletto”. Il mese di dicembre si aprirà mercoledì 2 con un incontro con Renato Cipriani che relazionerà sul “Cammino di Compostela”. Enrico Iacomella e Christian Copes saranno i protagonisti dell’incontro dl 9 dicembre, incentrato sui sentieri storici in Valchiavenna. Ultimo appuntamento prima della pausa natalizia il 16 dicembre con Guido Zuccoli e Giampiero Pucciarini che introdurranno il tema del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Le attività riprenderanno, quindi, in gennaio, mercoledì 20, con Guglielmo Scaramellini. Il docente universitario parlerà delle grandi carrozzabili di epoca austriaca in Valchiavenna. Il 27 gennaio Claudio Snider parlerà dello “Statuto comunitario per la Valtellina”, mentre la settimana seguente il ricercatore Albino Gusmeroli presenterà il volume sul fenomeno dei suicidi in provincia intitolato “La Malaombra”. Il 10 febbraio sarà la volta di Saverio Xeres con la relazione “Chiesa cattolica e Italia unita. Alle origini di un reciproco disagio”. Chiara Tintori parlerà di nucleare e energie alternative il 17 febbraio. Ultimo appuntamento del mese il 24 con Aldo Zanghieri che parlerà dei contenuti della mostra di pittura di Rimini: da Rembrandt a Picasso. Seconda proiezione cinematografica del programma il 3 marzo con “L’ospite inatteso”, mentre la settimana seguente Lorenza Mazza parlerà dell’opera teatrale “Passaggio in India” di Santa Rama Rau. Ezio Molinetti tornerà in cattedra il 17 marzo con “Ascoltare Bach”. Poi sarà la volta di Donato Valenti (qualità della vita) e di Marta Perego sui batteri. Gli incontri si terranno il mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 17.00 al cinema Victoria di Chiavenna. D. PRA. 18 mesi, Luigi Rodelli di Talamona con Olly, per i 30 mesi ha ottenuto il primo premio Antonio Sala della Cuna di Grosotto, con Not for you. Per i cavalli fino a 5 anni il premio è stato assegnato a Aurelio Sala di Samolaco con Larix. Per gli esemplari compresi tra i 5 e 10 anni è stata premiata la cavalla Edelweiss di un allevatore di Ardenno. Per la categoria over 10 anni, il premio è stato assegnato a Silvio Personeni di Samolaco con Samantha. Il riconoscimento più ambito per le puledre dell’anno è stato assegnato all’allevamento di Aurelio Sala di Samolaco. La rassegna ha rinnovato interesse per l’estrema qualità degli esemplari portati da appassionati allevatori che curano la selezione dei cavalli. Un cavallo nato per i lavori agricoli, l’avelignese è oggi utilizzato anche per il trekking e le escursio- ni, si tratta di animale non di grandissime dimensioni ma docile e gradevolissimo da osservare oltre che estremamente resistente anche ai climi più freddi. Conosciuto anche come Haflinger, dal nome della località sudtirolese da cui proviene, si è diffuso gradualmente sulle Alpi e progressivamente è stato introdotto e selezionato anche nella zona del tradizionale cavallo di Samolaco. P A G I N A 28 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 SONDRIO LA VIBRANTE PROLUSIONE A UNITRE DEL PENALISTA BOCCASSI SULLA DEVIANZA MINORILE Riflettere sul malessere giovane ’ L allarmante fenomeno della delinquenza minorile. Con una relazione vibrante, modulata dal cuore, l’avvocato penalista Mario Boccassi, presidente onorario della Camera Penale della provincia d’Alessandria e docente della Scuola Forense del Piemonte Orientale, ha affrontato questo complesso e difficile argomento. La sua conferenza ha inaugurato lo scorso 23 ottobre l’anno accademico 2009/ 2010 dell’Università delle Tre Età di Sondrio. Con la scelta di questo tema, l’Unitre ha ribadito la sua sensibile apertura verso il sociale e i problemi, in questo caso, dei giovani, nella costante volontà di seguire e comprendere l’evoluzione dei nostri tempi, per darne testimonianza al suo pubblico. Guidata dalla presidente Marisa Schena e dalla direttrice dei corsi Anna Bordoni Di Trapani, l’associazione è luogo d’incontro e fulcro vitale per i suoi numerosi iscritti (400 lo scorso anno) con i laboratori creativi, i concerti, i viaggi, gli appuntamenti a teatro e, appunto, le conferenze. Diecimila processi alle spalle, 77 anni d’età mantenuti in allenamento grazie a un amato sport, la corsa (quest’anno ha partecipato alla famosa maratona di New York), l’avvocato Boccassi ha subito dichiarato il suo intento, prender per mano l’ascoltatore e condurlo attraverso tre tappe necessarie per tentare di comprendere il perché della delinquenza minorile: la nascita, lo sviluppo, le possibili soluzioni. Con una premessa: la scienza giuridica ha una conoscenza limitata e nell’interpretazione di questo feno- A DUBINO RIAPRE LO SPAZIO DEDICATO AI GIOVANI Martedì 27 ottobre ha ripreso la sua attività lo spazio dedicato a giovani maggiori di 14 anni presso l’ex scuola elementare di Dubino (ogni martedì sera). Il servizio, voluto dal Comune di Dubino e creato in collaborazione con la Cooperativa Sociale Insieme e la Comunità Montana di Morbegno, è finanziato all’interno del Progetto Geda (Giovani Energie di Attivazione). Il senso di questo spazio è quello di creare un luogo di incontro per i ragazzi del territorio, dove divertirsi, passare in compagnia delle serate, correre il “rischio” di confrontarsi con altre persone dal vivo e non solo in modo virtuale. L’esperienza dei martedì a Dubino è partita nell’autunno 2008, nelle varie attività proposte hanno transitato nello spazio circa 70 ragazzi adolescenti del comune di Dubino e dei comuni limitrofi. Info: 0342614787, 340-1778338. TALAMONA: LE INIZIATIVE DEL “GRUPPO DELLA GIOIA” Il “Gruppo della Gioia” è un’associazione di volontariato nata a Talamona nel 1997, grazie ad un gruppo di persone che già da tempo si occupava dei ragazzi disabili del paese: il presidente è Aldo Ciapponi. «Con il passare degli anni - spiega Sara Romano, una delle volontarie - i ragazzi sono aumentati, così è diventata un’impresa portarli in giro con le auto. Serve assolutamente un pullmino adibito anche al trasporto di carrozzelle. Ci siamo dati da fare organizzando feste come quella dello gnocco fritto a settembre, che ora è diventato un appuntamento fisso, ma anche mostre, spettacoli per raccogliere i fondi. Non è mancato il contributo di molte altre persone che ringraziamo di cuore». Nel mese di maggio 2009 il sogno è diventato realtà e il tanto atteso pullmino è arrivato. Anche i ragazzi ne sono stati felici. Ora tutti i sabati il gruppo porta in giro i disabili, a Morbegno e dintorni, quando ci sono degli eventi, oppure alle terme di Bormio, a Milano allo stadio San Siro oppure a pescare in Valchiavenna. Dopo la partecipazione, nelle scorse settimane, alla Fiera del Bitto, «sabato 31 ottobre saremo all’autodromo di Monza, per partecipare all’evento “Sei ruote di speranza” che ha lo scopo di offrire alle persone disabili l’opportunità di trascorrere una giornata indimenticabile ed emozionante a bordo di potenti e veloci auto, come la Ferrari, in uno dei circuiti più famosi al mondo». Questi ragazzi, con piccoli gesti fanno capire la loro gioia e gratitudine e i volontari testimoniano di ricevere più di quello che danno. Inoltre sempre i volontari fanno giochi e animazione per gli anziani, due giorni alla settimana si trovano con i bimbi delle elementari e il mercoledì aiutano a fare i compiti insieme ai ragazzi delle medie. DOLORES BERTOLINI meno che, per definizione, riguarda l’adolescente tra i 14 e i 18 anni, ha bisogno dell’apporto di altre discipline, dalla psicologia alla sociologia, dall’antropologia alla psichiatria. L’adolescente, dunque, che nasce una seconda volta alla vita, alla società e si ritrova in un contesto di regole che oggi più che mai può non riconoscere. La discrasia tra le generazioni, nell’accelerazione impressionante con cui si è evoluta la nostra epoca, genera incomprensione. Gli strumenti di lettura della realtà non coincidono più. Quest’adolescente “a rischio” nasce in genere in una famiglia non adeguata- mente preparata e vive nell’assenza del dialogo, strumento essenziale di crescita ed evoluzione. Boccassi spezza con una barzelletta uno scambio di battute tra padri: «Difficile parlare con i figli», dice il primo. «Soprattutto se non hai la password giusta», risponde l’altro. Fondamentale, poi, la differenza nella figura paterna - prosegue l’avvocato - tra potestas e auctoritas, tra autorità e autorevolezza. La prima, imposta dal padre a priori e dunque dal figlio non riconosciuta, la seconda mostrata e, quindi, acquisita attraverso l’esempio costante, giorno dopo giorno. In questo contesto nasce la devianza, vale a dire il distacco del giovane dai comportamenti e dalle norme ritenuti “normali”. La devianza, però, non è ancora delinquenza e può non sfociare nella violenza che, appunto, viola le norme sancite in campo giuridico. Il catalogo della criminalità giovanile, direbbe un tragico don Giovanni, oggi è questo: il bullismo, che radica-lizza quelle che un tempo potevano essere baruffe tra ragazzi in vili violenze verbali e pesanti atti lesivi, fino alla violenza sessuale; lo stal-king, la molestia anonima, sempre più diffusa, messa in atto in vari mo-di, anche con l’aiuto delle nuove tecnologie, via sms e via internet, per esempio; i piromani; i satanisti; i ladri; i “computer hacker”, negli an-ni ‘60 studenti di elettronica del MIT statunitense appassionati di modellismo ferroviario che oggi portano, invece, la distruzione nelle vite private affidate ai computer. Non ultimo, il dramma della tossicodipendenza con la devastazione umana che comporta. Come combattere tutto questo? È la giustizia che non funziona o non c’è giustizia? chiede Boccassi. E risponde che la società non si è data norme adeguate e, dunque, è diventata impotente. Lo Stato non aiuta, il tribunale dei minori stenta nell’efficienza. In particolare l’avvocato mette in dubbio la validità dell’istituto della “messa alla prova”, in base al quale un minorenne che commette un reato può evitare il carcere e per tre anni viene monitorato nel suo comportamento. Del resto, Boccassi non è favorevole al carcere per minorenni e ricorda che l’inasprimento o la certezza della pena hanno già dimostrato di non essere deterrenti, nemmeno per gli adulti. Che fare, allora? Siamo ancora così lontani dal conoscere, dice Boccassi. Cita Pasolini e «quei ragazzi infelici, senza luce negli occhi, che non sanno sorridere». E cita Rabelais: «I ragazzi non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere». Il cerchio della conferenza si chiude. «Ho fiducia», dice. «Ho fiducia per il ruolo fondamentale della famiglia. La famiglia è un piccolo stato, che può darsi delle piccole norme su cui costruire la vita, sulla base di tre fondamentali principi: la verità, la giustizia, l’amore». «I giovani sono carta assorbente, ricevono l’inchiostro che noi sappiamo dare», aggiunge ancora. Ed è certamente lontano da facili buonismi o sentimentalismi quando afferma che «il cuore, il calore, la forza di un abbraccio possono sostituire anche l’ordine». E cita Pavese: «È una grande gioia incominciare. La vita è bella perché incomincia sempre». MILLY GUALTERONI PROVINCIA UNA CAMPAGNA PER SOSTENERE CHI LAVORA ONESTAMENTE Gli artigiani contro l’abusivismo C onfartigianato Imprese Sondrio promuove una campagna contro l’abusivismo. «Il messaggio centrale che vogliamo lanciare con la campagna Non affidarti a chi ha paura di mostrarsi. Noi ci mettiamo la faccia - dichiara il presidente Fabio Bresesti - dice che combattere l’abusivismo significa stare al fianco degli imprenditori che svolgono nel rispetto delle leggi le loro attività, garantendo così i consumatori». Due gli obiettivi: sollecitare istituzioni e forze dell’ordine a mantenere alta la guardia per contrastare questa piaga; invitare i cittadini ad affidarsi a mani responsabili, garan- zia di legalità, professionalità e sicurezza che hanno il “coraggio di metterci la faccia”. La campagna contro l’abusivismo sull’intero territorio provinciale. L’attenzione sarà rivolta, in particolare, a queste categorie: edilizia, idraulici, elettricisti, imbianchini, falegnami, fotografi, parrucchieri, estetisti e sartorie. L’iniziativa si pone in continuità con le azioni promosse negli anni scorsi dagli artigiani della nostra provincia. Inoltre è in linea con l’identità dell’organizzazione che punta a promozione, valorizzazione, crescita e sviluppo delle piccole e medie imprese locali. «In momenti come questo - dichiarano i promotori - l’attenzione verso le A MORBEGNO, UNA SERATA CON L’ASSOCIAZIONE CREA SUI MODELLI DI FAMIGLIA Crea, la neonata associazione di promozione sociale per i disordini alimentari, promuove un incontro dal titolo: Chi sono io come genitore? I modelli di famiglia. La conferenza si terrà il 6 novembre, alle ore 20.30, con Elisabetta Ventura, counselor presso l’associazione Crea, in via Carlo Cotta, 2, Morbegno. Info: Elisabetta Ventura, telefono 346-0646602. criticità del mercato deve essere portata al massimo livello, in particolare non ci si può permettere un abbassamento della guardia verso alcuni fattori che alterano il mercato e penalizzano le imprese “regolari”. Infatti, è proprio in momenti di crisi che tale fenomeno diventa ancor più condannabile a causa del mancato rispetto delle normative, della concorrenza sleale, della scarsa attenzione alla sicurezza e per la qualità delle produzioni, ossia, quei fattori di forza su cui le piccole imprese fanno leva per mantenere la propria posizione sul mercato». «Molte le ragioni per combattere questo fenomeno che - ha ribadito Fabio Bresesti - è in continua crescita anche nel nostro territorio. Infatti, coloro che lavorano abusivamente compromettono la possibilità di competere delle imprese ed arrecano pregiudizio a tutti i soggetti che operano nel rispetto delle leggi». L’esercito degli “abusivi” fa concorrenza sleale alle imprese regolari determinando l’evasione di imposte dirette, indirette, contributi previdenziali ed assicurativi e di diritti camerali. In particolare, vi sono imprese abusive che si “spacciano” per artigiane pur non essendo iscritte né alle imprese artigiane, né al Registro delle imprese, all’Albo camerale, e che non rispetta gli obblighi normativi. Inoltre le “imprese” abusive quando “impegnano” personale, lo fanno nell’illegalità, determinando una ulteriore evasione di imposte dirette, indirette e contributi sociali e previdenziali. Abusivismo e ommerso contribuiscono in maniera pesante alla chiusura delle aziende sane, togliendo potere d’acquisto alle famiglie, in una spirale discendente pericolosissima. Tali situazioni di illegalità fanno sì che non vi sia attenzione alla sicurezza, ai diritti dei lavoratori, alle ragioni etiche che vorrebbero che non si sfruttasse il lavoro irregolare e che si rispettasse l’equità fiscale e contributiva. «È necessario un rinnovato impegno per contrastare il fenomeno dell’abusivismo, ha concluso Fabio Bresesti - puntando maggiormente, rispetto al passato, sull’individuazione e la rimozione delle cause che lo determinano, costruendo azioni sistematiche e durature». CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 P A G I N A 29 SONDRIO PAOLO SCARONI (ENI) OSPITE DELLA BANCA POPOLARE Energia del domani L’amministratore delegato dell’Ente nazionale idrocarburi non ha dimenticato l’impegno valtellinese e ha parlato del futuro del mercato energetico e delle fonti alternative di CIRILLO RUFFONI ’ quantità corrispondente a tutto quello che è stato consumato finora). A questi si aggiungono altri 5000 miliardi di barili di «riserve possibili e provate». Importanti ritrovamenti sono stati compiuti in Brasile (che diventerà esportatore di petrolio) e in vari Paesi africani. Ai giacimenti non ancora sfruttati si può inoltre aggiungere quello che viene chiamato «tasso di recupero», che viene spiegato così. Oggi di un giacimento petrolifero si riesce a portare in superficie solo il 30-40% del greggio. Con le nuove tecniche si può aumentare molto questa percentuale ed arrivare a rendimenti maggiori. Tutto ciò consente di prevedere che nel mondo ci sarà ancora petrolio per i prossimi 80 anni, calcolando naturalmente il tasso odierno di sviluppo. Questo lasso di tempo può essere ulteriormente allungato, dando così alla ricerca la possibilità di elaborare le tecnologie per un passaggio graduale ad un mondo senza petrolio. La via maestra che abbiamo davanti, ma che siamo riluttanti a percorrere, è quella del risparmio energetico. Detto dall’amministratore delegato di un’azienda che ricava i suoi utili dall’estrazione e dalla vendita di petrolio può sembrare paradossale, ma non lo è, come ha chiarito Scaroni rispondendo alle domande del pubblico. La strategia dell’azienda, infatti, è quella di ampliare il mercato, portando i vari Paesi al nostro tenore di vita, ma rispettando l’ambiente, senza «far esplodere il mondo» e soprattutto senza sprechi. Qualche dato? Gli Stati Uniti consumano ogni anno 26 barili di petrolio per persona, a fronte dei 12 dell’Europa, 2 della Cina e 1 dell’India. Se gli Stati Uniti avessero un parco macchine con caratteristiche di consumo uguali a quelle europee, risparmierebbero 4 milioni di barili di petrolio al giorno, ciò significa che potrebbero fare a meno dell’Iran, che ha una produzione equivalente. Se nel mondo venissero sostituite le lampadine ad incandescenza con quelle ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ L amministratore delegato di ENI Paolo Scaroni giovedì 22 ottobre era a Mosca a discutere importanti affari; tre settimane prima era volato a Washington per spiegare agli Americani la politica della sua azienda (come risulta da un’intervista rilasciata ad un importante quotidiano); venerdì 23 ottobre ha trovato il tempo di venire a Sondrio per tenere una conferenza presso la Banca Popolare. Lo stesso Scaroni e il presidente della Banca Popolare Piero Melazzini hanno poi chiarito le ragioni di un’attenzione così particolare: uno stretto rapporto di fiducia e di collaborazione che si è instaurato alcuni anno or sono e che rimane ben saldo nel tempo. L’intervento dell’illustre ospite ha voluto rispondere, in maniera chiara e con il supporto di dati precisi, ad alcune importanti domande che tutti noi ci poniamo: perché il prezzo del petrolio ha avuto delle oscillazioni così forti? Che disponibilità di idro-carburi abbiamo ancora nel mondo? Come possiamo ottimizzare le nostre risorse energetiche? Il costo del petrolio è passato da 9 dollari al barile nel 1999 a 148 dell’agosto del 2008, per scendere a 33 nel dicembre dello stesso anno e risalire agli attuali 80 dollari. Per quali motivi? Perché sta finendo? Per pura speculazione? Perché si affacciano sul mercato nuovi consumatori, come la Cina e l’India? Paolo Scaroni dà un’altra motivazione. Il prezzo del petrolio è aumentato perché negli anni Novanta, dato il basso costo, non sono stati fatti gli adeguati investimenti, così, quando la domanda è aumentata, i produttori non hanno potuto farvi fronte. Qualcosa di simile, ha aggiunto, sta avvenendo oggi e ciò causerà nuovi aumenti in futuro. Di petrolio, nel mondo, ce n’è ancora tanto, a differenza di quanto si è detto in passato e di alcune previsioni che vengono diffuse. Possiamo infatti contare su 1000 miliardi di barili di «riserve provate» (cioè una nuove ad alta efficienza, si avrebbe un risparmio pari a tutta l’energia elettrica consumata dall’India e una riduzione delle emissioni di CO2 pari alla metà di quella europea. La Cina possiede centrali a carbone che hanno un rendimento del solo 20%; le più recenti costruite in Italia raggiungono il 50%. Il terreno dell’efficienza energetica, ha concluso Scaroni, è dunque quello che oggi si presenta di gran lunga il più fertile. Come ci si poteva aspettare da parte di chi opera nel campo degli idrocarburi, Paolo Scaroni ha fatto solo un accenno al nucleare (necessario, ma non la soluzione al problema) ed è stato critico nei confronti delle energie rinnovabili «un prodotto ambientale, ma costosissimo, che pesa per il 7% sulle bollette dei consumatori ed ha un’incidenza di meno dell’1% sulla produzione globale di energia». Egli ha però aggiunto che l’ENI sta facendo oggi grossi investimenti nella ricerca per trovare un sostituto più efficiente ed economico del silicio, utilizzato per le cellule fotovoltaiche. «Se infatti noi fossimo capaci di catturare l’enorme quantità di energia che ci proviene dal sole, avremmo risolto ogni nostro problema». Nella conclusione, Paolo Scaroni ha voluto condannare con forza quello che è un atteggiamento tipico italiano: la logica del non fare, per non avere conseguenze negative sull’ambiente. «La logica del non fare porta inevitabilmente alla povertà e al sottosviluppo - ha affermato -; dobbiamo invece fare tutto, ma farlo bene, con la massima sicurezza». ALBOSAGGIA INCONTRI Più di un viaggio a Fondazione Albosaggia, patrocinata da Comune e Biblioteca, organizza una rassegna di incontri sul tema del viaggio. Ospiti delle serate, in cui verranno proiettati filmati e reportages seguiti da un commento e un dibattito, saranno viaggiatori animati da profondi valori: solidarietà, conoscenza e avventura. È un’opportunità, per godere di bellissime immagini, per conoscere e ascoltare testimonianze di persone e associazioni che danno al viaggio un valore aggiunto e un significato profondo. Gli incontri si terranno presso la Sala Consiliare del Municipio di Albosaggia, in piazza Dante 1, telefono 0342-510376. Ecco il calendario degli incontri, tutti alle ore 21.00: il 14 novembre, Alex Bellini: Viaggiatore estremo ed Erik Viani: Gruppo “Viaggiatori Liberi” (Rwanda); il 21 novembre, Race for Melaku: (Etiopia) e Dukorere Hamwe: Lavoriamo insieme (Burundi); il 28 novembre, Argonauti Explorers: Roberto Pattarin e Shanti-Frontiere: Marco di Marco. Le serate, che godono di diversi sponsor privati, sono organizzate anche in collaborazione con le associazioni Dukorere Hamwe e Argonauti Explorers. L INAUGURAZIONE A SONDALO DELLA RISONANZA MAGNETICA Lunedì 26 ottobre, presso il presidio ospedaliero di Sondalo è stata inaugurata la nuova risonanza magnetica aperta: macchinario avveniristico che ha richiesto un investimento di due milioni di euro. Una cerimonia alla quale hanno preso parte autorità locali e non. «Un grande traguardo per l’azienda ed una grande conquista per la nostra provincia - ha affermato Marco Votta, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna - che abbiamo raggiunto grazie all’importante contributo della Regione Lombardia. Un obiettivo che è giusto condividere con coloro che rappresentano le esigenze del territorio, di cui sono espressione e sostegno. La direzione strategica dell’azienda ospedaliera ha voluto fortemente la collocazione della nuova risonanza magnetica aperta presso il nosocomio di Sondalo. Una struttura che rappresenta, oggi più che mai, - ha concluso il direttore generale - un irrinunciabile punto di riferimento per tutti noi». Dopo il saluto di Votta è seguito l’intervento dell’assessore alla Sanità del Comune di Sondalo Luigi Mescia (a nome anche del sindaco Luigi Grassi): «È un momento di gioia per il nostro territorio e per i nostri cittadini. L’inaugurazione di questo nuovo macchinario rappresenta un passo importante per restituire serenità attorno a questa struttura, punto di riferimento per la nostra comunità». Al tavolo delle autorità anche il direttore generale dell’Asl provinciale Luigi Gianola, il prefetto di Sondrio Chiara Marolla e l’assessore provinciale Giuliano Pradella. La Regione Lombardia era rappresentata dal consigliere Giovanni Maria Bordoni: «Il battesimo a cui siamo stati invitati a partecipare oggi è un momento importantissimo, non solo per la sanità valtellinese ma anche per quella Lombarda - ha detto Bordoni -. È un chiaro segnale di quanto si stia investendo in questo e negli altri presidi dell’azienda ospedaliera. Un percorso che richiede un impiego di forze costante. L’acquisizione di questo nuovo macchinario porterà giovamento alla popolazione ed è motivo di orgoglio per tutta la regione». A chiudere la sessione di interventi, Massimo Piliego, direttore del Dipartimento Diagnostica per Immagini, che ha illustrato, attraverso una dettagliata relazione, l’evoluzione nel campo delle risonanze e le possibilità aperte con la tecnologia odierna. «Un acquisto importante che apre nuove possibilità per diverse tipologie di pazienti. Abbiamo voluto fortemente la collocazione della nuova risonanza magnetica aperta qui nel presidio di Sondalo che rappresenta un punto di forza e di vanto per il nostro territorio». Gli intervenuti alla cerimonia si sono spostati nel IV padiglione, dov’è stata collocata la nuova risonanza magnetica aperta, per il taglio del nastro. La risonanza magnetica aperta è oggi possibile grazie a un’apparecchiatura speciale, che elimina i possibili problemi di claustrofobia per i pazienti che soffrono per gli spazi chiusi, consente di effettuare l’esame garantendo una accuratezza diagnostica di livello elevato. Rappresenta la più moderna metodica di diagnostica per immagini oggi disponibile ed è utilizzata per diverse esigenze. Molte malattie e alterazioni degli organi interni possono essere visualizzate, in particolare le malattie dell’encefalo e del sistema muscolo-scheletrico (articolazioni, colonna vertebrale). Come detto, la novità più importante è rappresentata dal fatto che non è necessario inserire il paziente in un tunnel come nelle apparecchiature normali. Sempre sul fronte sanitario da segnalare, nei giorni scorsi, la secca smentita del direttore generale Marco Votta rispetto a un rischio depotenziamento del presidio ospedaliero di Morbegno. Sul nosocomio della città del Bitto si investiranno dai 7 agli 8 milioni di euro, per lavori di adeguamento e ammodernamento: in particolare, in giugno, si partirà con gli interventi sul polo operatorio. Circa la riduzione dei posti letto con l’accorpamento fra chirurgia e medicina Votta spiega che è stato fatto in vista dei lavori e solo perché i livelli di saturazione dell’ospedale lo consentivano. Su altre questioni la direzione generale non nasconde le criticità ma mette in evidenza il rispetto delle procedure. Sul fronte influenza e sul rischio pandemia - alimentato, in questi giorni, proprio a Morbegno, dal veloce diffondersi di casi di febbre e raffreddore specie fra i più piccoli dall’Azienda ospedaliera assicurano che l’interazione con il presidio di Sondrio riuscirà a rispondere a tutte le esigenze. E.L. CRONACA P A G I N A 30 SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 LIBRI SAN BARTOLOMEO DE CASTELAZ E SAN MARTINO DI SERRAVALLE Due perle di storia... N mento attraverso Giudicarie e Val di Non con la Valtellina e il lago di Como. In questo quadro storico appare plausibile l’interpretazione proposta da Valeria Mariotti, dell’insediamento di Castelàz in rapporto al controllo della viabilità”. Due, tre secoli più tardi, in età ormai carolingia a breve distanza da San Bartolomeo de Castelàz, dove “è documentata una costruzione a Stabbau (fondazione di pietre con alzato presumibilmente in legno), distrutta da un incendio datato con il carbonio 14 tra IX e X secolo, che ha conservato carbonizzandole le scorte alimentari di cereali, castagne, nocciole”, venne costruita la chiesa di San Martino “in un’area che non ha tracce di occupazione immediatamente precedente”. La sua ubicazione è legata “a una riorganizzazione della viabilità attuata in età carolingia… Il diffondersi del titolo di San Martino sarebbe dunque in rapporto con la donazione carolingia del 774 al monastero francese (di San Martino di Tours) della penisola di Sirmione, della Valcamonica e della Valtellina nel- ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ elle scorse settimane è stato presentato il volume, edito dalla Fondazione Credito Valtellinese nella collana commemorativa, San Martino di Serravalle e San Bartolomeo de Castelàz - Due chiese della Valtellina: scavi e ricerche, che, a cura degli archeologi Valeria Mariotti e Gian Pietro Brogiolo, raccoglie una numerosa serie di interventi da parte di funzionari della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano. Ma, soprattutto, oltre all’eccezionale presenza a Sondrio dei massimi rappresentanti delle Soprintendenze in occasione della presentazione, va ricordato che l’opera giunge a riprendere e dettagliare i contenuti della mostra Valtellina ricostruita – La memoria perduta, la memoria ritrovata, tenutasi a Milano nella sede della Soprintendenza nella primavera estate 2007 nella ricorrenza del ventennale della disastrosa frana, riunendo in sé i risultati degli scavi delle due chiese (avvenuti a distanza di anni gli uni dagli altri) e proponendo “contenuti significativi per la ricostruzione del periodo medievale delle nostre vallate”. Proprio queste ricerche – scrivono Brogiolo e Mariotti nella Premessa, hanno permesso di dare “una collocazione storica ai sorprendenti ritrovamenti tardo antichi e all’ormai famoso tremisse aureo di Cuniperto (688-700)”, e insieme hanno evidenziato che tra i due luoghi è esistita “in un certo senso una interdipendenza diacronica. Alla distruzione della postazione di San Bartolomeo seguiva, poco tempo dopo, la fondazione di San Martino: due elementi non secondari per ricostruire la storia di un percorso viario appartato in una valle remota delle Alpi centrali”. Da qui il progetto di riunire in un’unica opera i risultati degli scavi dei due poli archeologici e artistici della Valdisotto distanti tra loro circa ottocento metri. Dell’importanza di questa viabilità di mezzacosta sul versante sinistro dell’alta valle dell’Adda parla Brogiolo, segnalando che era “attiva fin dall’età del Bronzo recente… Una viabilità di primaria importanza che legava il Comasco (e quindi anche Milano) alla Rezia e al Trentino. E certamente legata alla viabilità è anche la frequentazione nell’avanzato IV secolo, testimoniata sempre a San Bartolomeo da una moneta di Giuliano l’Apostata del 362-363, da una fibula a raggiera in bronzo fuso e da alcune guarnizioni di cintura riferibili a militari; una presenza che può essere meglio compresa se messa in relazione con quanto accade nelle regioni vicine: quella gardesanatrentina e il Comasco che… appaiono nel periodo in esame collegate alle vicende della Valtellina”. In seguito, con l’invasione longobarda nella seconda metà del VI secolo, i bizantini con l’appoggio dei franchi avrebbero mantenuto “un collega- l’ambito di un programma di potenziamento della viabilità alpina tra la pianura padana e le regioni d’Oltralpe”. Inoltre, “la presenza di un ospizio per viandanti presso la chiesa di San Martino” e il “toponimo di via Sondalina che denomina un tratto di mulattiera… (dalle) indubbie caratteristiche di arcaicità, anche se non definibili in termini di cronologia”, induce a supporre che anticamente il tracciato della strada abbandonasse il fondovalle per evitare le piene dell’Adda e le frane. A ulteriore conferma, Brogiolo osserva che “Il toponimo Castelàz con i materiali del Bronzo recente e quelli dell’età del Ferro di San Martino testimoniano l’antichità di questi insediamenti e fanno ragionevolmente supporre che altrettanto antichi siano i percorsi che li collegavano”. Continuando a sfogliare il volume, appare altrettanto significativo il pur breve contributo di Silvia De Martino, che si sofferma sul frammento di conchiglia di San Giacomo, simbolo degli antichi pellegrini, rinvenuto durante gli scavi di San Martino di Serravalle. Questo frammento di valva reca un “foro in prossimità dell’umbone… realizzato per poter appendere la conchiglia a un laccio”. È noto che le ricerche condotte tra il 1994 e il 2005 con campagne di scavo all’interno e all’esterno della chiesa di San Bartolomeo hanno dato risultati di notevole interesse per l’archeologia valtellinese, riportando alla luce reperti di vario genere e di epoche diverse, dalla preistoria al medioevo. Ad esempio, all’interno della chiesa sono venute alla luce “le fondazioni di un primo impianto chiesastico, costituito da un edificio ad aula unica con abside semicircolare di epoca romanica”, mentre all’esterno nella zona dei ruderi del castello di Serravalle, oltre a reperti ceramici, metallici, vitrei, ecc., rivestono particolare importanza le monete, cui già si è accennato. In particolare, Maila Chiaravalle, che si sofferma a illustrare anche la moneta bronzea di Giuliano l’Apostata coniata dalla zecca di Costantinopoli e il denaro di Ludovico il Pio della zecca di Pavia, ci informa che il tremisse d’oro di Cuniperto “è la sola (moneta) sicuramente longobarda rivenuta in Valtellina, dove si sono ritrovati invece diversi reperti bizantini dal V agli inizi del IX secolo”. Sicuramente fondamentali e complementari sono poi i due contributi di Carlo Bertelli e di Stefania Tonni, rispettivamente sulle pitture murali e i frammenti pittorici di San Martino di Serravalle. Il primo, dopo aver ricordato che “L’ampliamento della chiesa è giustamente considerato come l’effetto del trasferimento della proprietà (dal grande monastero francese di San Martino di Tours) all’abbazia di San Benedetto di Como, avvenuto nell’anno 1011", analizza e interpreta i pochi resti della decorazione medievale che in quegli anni ancora si trovavano sulle pareti e offre una lettura critica della “messe straordinaria di frammenti” di pittura murale ritrovati negli scavi tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 sotto le pietre del pavimento. La loro ricostruzione e interpretazione è il risultato di un’operazione assai complessa, dovendosi necessariamente “procedere al buio” dopo la perdita della chiesa per la frana del 1987: in essi Bertelli ha riconosciuto “tre fasi principali preromaniche di cui una accostabile alle pitture di Mustair”. La seconda, la restauratrice Tonni, è autrice della pulitura, ricomposizione, ricostruzione e consolidamento di tutti i frammenti. Tra questi meritano particolare menzione il lungo fregio pittorico con coppie di leoni affrontati che, conservatosi in pochissimi lacerti, doveva correre in basso all’altezza di una zoccolatura, e la figura di Cristo dal grande nimbo crucifero attorno al capo dipinta nell’ambone: “La ricomposizione comprende la figura del Cristo seduto, in atto di porgere il ‘rotulo della legge’ a san Giovanni, rappresentato nell’immagine simbolica dell’aquila. La scena doveva essere molto più ricca di quanto sia stato possibile ricostruire…”. Da ultimo, vogliamo ancora accennare al reliquiario di San Martino, di cui Marina De Marchi ha studiato il complesso di 183 frammenti d’ottone, per la maggior parte non componibili, lavorati a sbalzo piuttosto rilevato per dare volumetria soprattutto alle figure umane, conservate solo in parte e al contributo di Cecilia Ghibaudi, che studia i documenti figurativi intorno alle chiese di San Martino di Serravalle e San Bartolomeo de Castelàz. Il volume, che si compone anche di molti altri contributi, è di oltre trecento pagine con diverse centinaia di fotografie e disegni e rappresenta davvero la pietra miliare da cui ripartire per ulteriori, auspicabili approfondimenti e ricerche. PROGETTO PRESENTATI IN ALTA VALLE I RISULTATI DELL’INTERA INIZIATIVA L’antica pieve di Mazzo ora si racconta M azzo e Tovo Sant’Agata sono stati protagonisti degli eventi conclusivi del progetto Circuito dell’Antica Pieve di Mazzo, realizzato col contributo della Fondazione Cariplo, il patrocinio della Provincia di Sondrio, il concorso di numerose realtà del territorio quali enti locali (Comunità Montana e Comuni), parrocchie, associazioni culturali, cooperative sociali e con la fattiva collaborazione del Consorzio Pavese per gli Studi post universitari. Durante un triennio, numerose sono state le iniziative di carattere storico, artistico e culturale per accrescere la fruibilità del patrimonio storico-artistico dell’area, per individuare sinergie con cui promuovere sia i beni culturali e ambientali sia alcuni prodotti di ec- cellenza della zona e, insieme, sollecitare la nascita di strutture ricettive in grado di incrementare l’offerta turistica del territorio. Il Salone degli Stemmi di Palazzo Lavizzari a Mazzo di Valtellina ha ospitato il convegno finale, dove tutti i responsabili delle diverse attività svolte hanno fatto il punto sugli esiti raggiunti dal progetto Circuito dell’Antica Pieve di Mazzo. È seguita la presentazione del volume Il castello dei Venosta di Bellaguarda. Vicende storiche e intervento di valorizzazione, cui hanno contribuito una decina di noti studiosi locali (alla presentazione del volume sarà dedicato un prossimo articolo). Un concerto di musica medievale nella chiesa di San Marco a Tovo Sant’Agata ha chiuso questa prima giornata. Il giorno successivo il centro dell’in- teresse si è spostato al castello di Bellaguarda, che per tre anni è stato oggetto di un importante intervento di conservazione e valorizzazione, autorizzato e seguito dalle competenti Soprintendenze: Fulvio Besana della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano e Valeria Mariotti della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, che si sono occupati delle operazioni di scavo condotte solo in alcune aree del castello, mentre Dario Foppoli, Stefania Guiducci e Marzio Mercandelli hanno seguito la progettazione e la direzione lavori. In particolare, va sottolineato l’importante e significativo contributo della Fondazione Cariplo, che ha affiancato e sostenuto gli enti locali per giungere al pieno recupero del castello scongiu- randone la perdita - il degrado delle strutture ormai era al limite -, ma anche per restituire al castello la centralità che aveva nel territorio dell’antica pieve di Mazzo, dove è presente un patrimonio d’arte diffuso, oggi percorribile anche con piste ciclabili e sentieri che si snodano tra frutteti e castagneti, in un contesto paesaggistico di grande fascino. E proprio la giornata di domenica ha mostrato come, grazie al recupero, la struttura castellana possa essere utilizzata a fini culturali e turistici: numerosissimi sono stati infatti gli spettatori accorsi per la rievocazione storica curata dall’associazione Antica Stirpe di Romano Canavese in provincia di Torino, che ha divertito e stupito i presenti per l’alto livello delle prestazioni nel mettere in scena momenti di vita medieva- le, quali l’allestimento di un accampamento con tende visitabili dal pubblico e di banchi degli antichi mestieri, la simulazione di combattimenti di spada antica e dell’investitura del cavaliere. Il momento clou è stato però quando i falconieri si sono esibiti con rapaci, falchi sacri e pellegrini, che venivano effettivamente utilizzati nel medioevo per la nobile arte della falconeria. Un limite, però, abbastanza evidente della rievocazione storica è stata la ripetizione di luoghi comuni negativi sul Medioevo, rappresentandolo come un’età oscura, luoghi comuni duri a morire anche dopo che la moderna storiografia ha reso ormai pienamente giustizia a questi dieci secoli di storia europea. pagina a cura di PIERANGELO MELGARA CRONACA SondrioCultura IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 P A G I N A 31 MAZZO-TOVO SANT’AGATA LA PUBBLICAZIONE DEDICATA ALLE OPERE DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE Il castello Venosta di Bellaguarda I n occasione degli eventi conclusivi del progetto “Circuito dell’Antica Pieve di Mazzo” nel corso di un incontro pubblico è stato presentato il volume Il castello dei Venosta di Bellaguarda. Vicende storiche e intervento di valorizzazione. Per la redazione di quest’opera l’associazione culturale Bellaguarda di Tovo Sant’Agata - che ne ha curato l’edizione col finanziamento della Fondazione Cariplo, mentre la stampa e la veste grafica sono della tipografia Bettini di Sondrio - si è avvalsa dei contributi dell’insigne glottologo don Remo Bracchi, dello storico Guido Scaramellini, dell’archeologo medievista Dario Gallina, dell’ingegner Dario Foppoli e degli architetti Stefania Guiducci e Marzio Mercandelli, dello studioso Francesco Palazzi Trivelli e dell’araldista Marco Foppoli. Le numerose e belle illustrazioni, ad eccezione di quelle scattate prima e durante i lavori di restauro dai progettisti e da quanti sono stati coinvolti sul cantiere, si devono alla campagna fotografica di Federico Pollini. Ricordiamo che il castello medievale dei Venosta di Bellaguarda, uno tra i meglio conservati della provincia nonostante le vicissitudini che ne hanno travagliato la storia, sorge poco sopra il paese di Tovo al sommo del crinale tra le valli Maurina e Campascio. Il suo recupero scrive Fulvio Besana della Soprintendenza per i Beni architettonici e Paesaggistici di Milano “può essere considerato un caso esemplare per le modalità tecniche e amministrative con le quali è stata portata avanti la complessa attività di restauro, finalizzata alla fruibilità pubblica del bene e alla sua conservazione-valorizzazione”. Valeria Mariotti della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, oltre a lodare “la cura e l’interesse del Comune di Tovo Sant’Agata”, nota che nel caso di Bellaguarda “il lavoro archeologico non può dirsi completo: gli scavi archeologici eseguiti dalla Sap (Società archeologica di Mantova) hanno rivelato la necessità di altre ricerche mirate a riscontro e confronto della stratigrafia degli alzati e necessitano quindi di ulteriore riflessione”. Completa la parte introduttiva Adelaide Marino, presidente dell’associazione Bellaguarda, che tra l’altro opportunamente sottolinea che i contributi contenuti nel volume sono “basati su accurate indagini documentarie e tecniche, unitamente alle spettacolari fotografie che lo corredano” e “restituiscono l’immagine di una realtà sì distante da noi, ma un tempo vitale e perfettamente integrata in un sistema… di rapporti e legami che andavano ben oltre i confini della pieve di Mazzo”, mentre in apertura il presidente Giuseppe Guzzetti aveva già posto in risalto che la Fondazione Cariplo aveva sostenuto l’intervento di restauro perché l’aveva ritenuto in grado di alimentare “attività che coinvolgono persone, istituzioni ed enti fino a farsi volano per il settore economico, per le imprese e per chiunque altri può trarre dalla valorizzazione dei beni culturali un duplice risultato: il mantenimento della tradizione e della conoscenza… e il rinvigorimento di attività economiche legate ad esse”. Apre i contributi don Bracchi con un Sorvolo toponomastico su Tovo, in cui con quel tratto poetico caratteristico del suo scrivere riesce a nobilitare e donare fascino e bellezza anche alla più arida trattazione scientifica. Qui l’analisi toponomastica non spiega soltanto l’origine dei nomi dei luoghi, ma con singolare approfondimento etnografico e culturale riporta agli occhi della mente e dell’anima la vita di chi ci ha preceduto, la durezza del lavoro e del rapporto con la terra, le trame dei rapporti, le “memorie di credenze lontane e temute”. In proposito si veda il passo dell’analisi di Bellaguarda: “in tempo antico guarda indicava più spesso un luogo di vedetta, di difesa, significato che si attaglierebbe in forma più connaturale alla presenza del castello… Col trascorrere del tempo, la scelta del toponimo andava tuttavia riproponendosi in una luce nuova, come l’insediamento su un luogo elevato di una comunità non più dominata unicamente dalla necessità di difendersi dalle scorribande di imprevedibili predatori avventurosi in transito sul fondovalle. La sua collocazione di difficile accesso, entro strutture pur sempre fortificate, la rivelava contemporaneamente a se stessa come un grappolo umano attento a cercare una serenità di vita più degna di essere condivisa”. Nel suo contributo, Il castello di Bellaguarda nella storia, Scaramellini fa il punto sulle monografie dedicate a castelli e fortificazioni della provincia di Sondrio e ne ripercorre per sommi capi la storia dalla costruzione ai ripetuti smantellamenti “fino all’azione demolitrice in seguito al Capitolato di Milano del 1639". Quasi mai si trattò di distruzioni totali, perché non si possedevano i mezzi tecnici per farlo: Ci si limitava spesso a smantellare, cioè a togliere il tetto alle stesse in modo da renderle inservibili. Questo spiega perché oggi sopravviva solo circa la metà delle principali difese documentate in Valtellina e Valchiavenna, per lo più ridotte a ruderi. Presentate le fortificazioni nel contado di Bormio e nella pieve di Mazzo, lo storico si concentra sui “resti considerevoli” del castello di Bellaguarda, uno dei più importanti della Valtellina. Tuttora fondamentale al riguardo, ad oltre settant’anni dalla prima pubblicazione, è lo studio di don Egidio Pedrotti, I Venosta castellani di Bellaguarda, integrato da Scaramellini con qualche informazione reperita tra i rogiti dell’Archivio di Stato di Sondrio. Il capitolo si conclude con la descrizione del castello dove, in accordo con l’archeologo Gallina e la sua analisi stratigrafica delle murature, l’autore sostiene che il castello - o almeno il suo perimetro - e la torre, documentata nel 1226, vennero costruiti in stretta successione temporale e “comunque non oltre il XIII secolo”. A sua volta, Dario Gallina, in Come nasce (e si evolve) una fortificazione medievale: l’analisi stratigrafica del castello di Bellaguarda, sostiene che per ricavare e raccontare la storia di una struttura architettonica, l’analisi stratigrafica si pone l’obiettivo di far parlare l’edificio medesimo, di indagarlo come espressione di cultura materiale anziché affidarsi, come spesso accade, solamente alla documentazione d’archivio, o alle fonti storiche tradizionali. Leggendo le sue pa- role e osservando la documentazione fotografica e i disegni in scala, risulta evidente che la realizzazione del castello ha seguito un progetto ben definito, in base al quale si sono edificate prima le strutture fondamentali (in primis, come detto, la torre) che definiscono i vertici del perimetro complessivo della fortificazione, e poi si è provveduto… a unire questi elementi con il resto delle cortine e dei muri che definiscono le tre grandi balze artificiali a semicerchio che caratterizzano la planimetria del castello di Tovo. Anche il successivo contributo, Il progetto di conservazione e valorizzazione del castello di Bellaguarda, opera dei progettisti e direttori dei lavori, Dario Foppoli, Guiducci e Mercandelli, appare del tutto tecnico. Da loro apprendiamo la metodologia seguita nel progetto di restauro che “è stato basato su una serie di appropriate scelte tecniche e preparato all’interno di un progetto conoscitivo che implica la raccolta di informazioni e l’approfondita conoscenza dell’edificio e del sito e che comprende anche la previsione delle strategie della successiva conservazione nel tempo”. Un lavoro, quindi, complesso che è proceduto dalle indagini preliminari ai lavori di consolidamento e di sistemazione dell’area. Fin dal titolo del suo intervento, I discendenti di Artuico Venosta signore del castello di Bellaguarda, è evidente l’intento di Palazzi Trivelli di indagare non l’origine del ceppo dei Venosta - solo brevemente ricorda il fatto a dir poco curioso che questo ceppo dei Venosta, proveniente da Amatia/Mätsch in val Venosta, si stanziò “casualmente (ma chi può mai dire?). . . in quasi tutti i paesi di quella antica pieve” di Mazzo in Valtellina, ma di “ricostruire le genealogie e, laddove è stato possibile, le vicende - quanto meno un ab- bozzo di biografia - concernente i discendenti di Artuico, castellano di Bellaguarda, cominciando dai tempi in cui visse costui, a quando ancora la famiglia viveva all’interno dell’imponente struttura castellana, al ritirarsi della stessa al piano, sia in Tovo o Prestino, sia nell’ormai fantomatica contrada di Sacco, sia nella vicina Mazzo, sia in contrade più lontane come Tirano e Bormio, oltre naturalmente, al progressivo inaridirsi della loro progenie fino alla definitiva estinzione.“. Da ultimo, Marco Foppoli, in Dal castello come emblema all’emblema con il castello: lo stemma del comune di Tovo, descrive l’iter seguito per progettare e definire l’emblema ufficiale del Comune di Tovo: per “non stravolgere l’aspetto ormai già consueto dell’emblema e dei suoi elementi pre-esistenti. . . non si è aggiunto nello stemma la raffigurazione del solito castello, ma solo un motivo grafico elegante ed essenziale che lo suggerisse in modo discreto ma inequivocabile, una semplice linea di partizione merlata posta al di sopra del toro”. L’altro elemento già presente in precedenza, le acque dell’Adda che scorrono sotto il ponte su cui è posto un toro (la presenza di questo animale nello stemma è recente e, per ora, priva di spiegazione) sono state riprodotte non con una raffigurazione naturalistica - modalità inopportuna negli stemmi - ma con una corretta raffigurazione grafico-araldica dell’acqua, attraverso caratteristiche partizioni definite pali ondati la cui forma ondulata suggerisce lo scorrere del fiume. Infine, non si può passare sotto silenzio la ricca bibliografia che correda ciascun capitolo, rendendo ancor più preziosa l’attuale pubblicazione come strumento da cui partire verso nuovi traguardi di ricerca. PI.ME. CRONACA P A G I N A 32 Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 LINEE ELETTRICHE ED ELETTRODOTTI IL 50% DELL’INTERVENTO SARÀ FINITO PRIMA DEL PREVISTO Bene i lavori di interramento I l 50% dei lavori di interramento di linee elettriche in Valtellina sarà completato in anticipo rispetto ai tempi previsti, mentre per il restante 50% Terna ha già realizzato la maggior parte delle opere propedeutiche all’avvio dei cantieri di posa dei cavi, previsto per l’autunno del 2010. Questo il dato principale emerso durante l’incontro di lunedì 26 ottobre tra l’assessore provinciale Ugo Parolo, i tecnici di Terna e i rappresentanti degli enti locali interessati al progetto di bonifica ambientale della rete elettrica nella valle lombarda. Il progetto di razionalizzazione della rete in Valtellina è parte di un più ampio intervento di riassetto delle infrastrutture elettriche di trasmissio- ne che si estende anche alla Valcamonica, che è stato reso possibile dalla realizzazione della linea a 380 kiloVolt (kV) “S. Fiorano-Robbia”, di interconnessione tra Italia e Svizzera, avvenuta nel 2005. L’investimento complessivo programmato da Terna in Valtellina e Valcamonica è di 210 milioni di euro, pari a oltre 3 volte il costo della linea suddetta. Il progetto prevede l’abbattimento di 160 km di linee e tralicci obsoleti (90 km in Valcamonica e 70 in Valtellina) e la trasformazione in cavo interrato di infrastrutture elettriche dell’area per complessivi 110 km di rete elettrica a 220kV e 132kV (81 km in Valcamonica e 29 km in Valtellina). I lavori di riassetto in Valtellina, in particolare, autorizzati nel primo semestre del 2008, prevedono l’interramento di 6 linee elettriche ad alta tensione e la realizzazione di 2 nuove stazioni elettriche nonché l’ampliamento di una terza stazione. I tecnici di Terna hanno confermato che il 50% dei lavori sarà completato in anticipo rispetto alla tabella di marcia prevista, e che per il restante 50% sono in fase avanzata le opere propedeutiche all’avvio dei cantieri di interramento, previsto nell’autunno del 2010. In dettaglio, i lavori in Valtellina prevedono l’utilizzo di 95 km di cavo unipolare. Le tratte, della lunghezza media di 450 metri, saranno costituite da circa da 190 bobine metalliche del diametro massimo di 3,3 m e pesanti mediamente 7,5 tonnellate cadauna, UNDICI NOVEMBRE PER SAN MARTINO Tirano prepara la festa C è grande fermento per i preparativi della festa di mercoledì 11 novembre, giorno in cui cade la memoria liturgica di san Martino patrono di Tirano. Come programmato, i festeggiamenti si apriranno alle ore 10.00 con la Messa solenne concelebrata ’ dai sacerdoti che hanno prestato il loro servizio nella comunità abduana, o in qualità di parroci o di vicari: un’idea del parroco don Remo Orsini. Insieme a don Remo e a monsignor Battista Galli – oggi vicario episcopale territoriale per la provincia di Sondrio e l’Alto Lago –, ci saranno anche i vari ROCCA E IL CIRCO BIANCO La stagione del circo bianco appena iniziata potrebbe essere l’ultima per il campione livignasco Giorgio Rocca, campione di slalom e, da più parti, considerato l’erede di Alberto Tomba. Titolo riconosciuto a Rocca dallo stesso fuori classe bolognese che da sempre segue le imprese in pista dello sciatore valtellinese. La Coppa del Mondo di Slalom scatterà a Levi, in Finlandia, il prossimo 15 novembre. Rocca sta completando la preparazione alternando una settimana sugli sci a una di allenamento in bici e in palestra. Il campione livignasco ha parlato dei suoi progetti a Parma, presso l’ospedale dove è stato preparato il “brux”, una placca utilizzata sempre più spesso dagli atleti per proteggere i denti e che permette di eliminare le vibrazioni durante la sciata, migliorando così la performance fisica e psichica. Lo scorso anno, durante gli allenamenti in Argentina, Rocca si infortunò ai denti compromettendo il suo stato generale di salute. Oggi Giorgio si dice molto motivato: vuole preparasi al meglio anche per la Coppa del Mondo, dove rifarsi delle ultime annate sfortunate. In questi giorni il livignasco si sta allenando sulle nevi valtellinesi, allo Stelvio. vicari che molti ragazzi o degli ormai padri di famiglia erano abituati a vedere in oratorio e giocare con loro, magari a pallone o che, insieme ad essi, hanno collaborato per la preparazione di recite, sfilate carnevalesche o ancora fatto da supporto per il buon esito dei periodi del Grest. Alla celebrazione liturgica si prevede anche la partecipazione delle autorità cittadine, che sempre si sono dimostrate sensibili alle ricorrenze che coinvolgono i cittadini del comune tiranese. Il sagrato della Collegiata farà da salotto buono per Tirano, che, al termine della Messa, farà da sfondo all’aperitivo che sarà offerto a tutti i presenti. Per chi si procurerà il buono ci sarà anche un lauto pranzo servito nel salone dell’oratorio del Sacro Cuore. Concluderà la giornata la S. Messa delle ore 18.00 e il concerto della banda cittadina Madonna di Tirano che si esibirà all’interno del Cinema Teatro Mignon. Per una festa che coinvolga tutta la comunità, dai più piccoli ai più grandi, per un totale di oltre 1.400 tonnellate. La trincea di posa è larga rispettivamente 0,70 m per i tratti in cui sarà posata una sola terna di cavi e di 1,30 m per i tratti di trincea in cui saranno posate due terne di cavi. La profondità di posa prevista è di 1,50 m, con uno scavo totale di circa 30.000 m 3 . Il tracciato corre prevalentemente su sedime stradale; per la protezione meccanica dei cavi verranno posate circa 58.000 piastre in calcestruzzo armato. I riempimenti verranno realizzati utilizzando all’incirca 10.000 m 3 di “misto cementato”. Successivamente all’entrata in esercizio degli elettrodotti interrati, sarà effettuata la demolizione delle vecchie linee elettriche; i lavori in Valtellina consentiranno di liberare dal vincolo di servitù aree per un totale di 1.400.000 mq. «L’incontro di oggi - ha dichiarato l’assessore Ugo Parolo - è importante perché ha permesso il confronto con gli enti locali e ha consentito di conoscere tempi e modalità di esecuzione dei lavori. È un’occasione straordinaria - ha concluso Parolo - per valorizzare il nostro territorio, eliminando linee elettriche in zone ormai urbanizzate o in aree di pregio ambientale. La Provincia favorirà l’azione di coordinamento fra Terna ed enti locali per ridurre al minimo i tempi di esecuzione lavori». OTTOBRE MISSIONARIO IN PARROCCHIA A LIVIGNO Il gruppo missionario di Livigno ha organizzato due serate di riflessione per vivere più intensamente il mese dedicato alle missioni. Lunedì 19 monsignor Battista Galli ha presentato l’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate. Lunedì 26 presso il Cinelux di Livigno è stato proiettato il film documentario di Ermanno Olmi “Terra Madre”. La presenza di monsignor Galli, tornato per una sera al suo paese natale, è stato un forte richiamo per molti livignaschi che hanno ascoltato con attenzione la presentazione dell’ultima enciclica del Papa. Sicuramente non era un compito facile illustrare in modo chiaro e semplice il documento; ancora più difficile è sintetizzare in poche righe quanto ha esposto brillantemente don Battista (così, ancora, viene chiamato a Livigno il Vicario episcopale). Pertanto, precisando che nei presenti è sicuramente sorto il desiderio di leggere l’Enciclica, si riporta, ora, solo un passaggio dell’interessante presentazione. Con notevole forza monsignor Galli ha sottolineato la novità che emerge dall’Enciclica al capitolo terzo. Scrive papa Benedetto: “La carità nella verità pone l’uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono.” Essendo l’uomo stesso un dono, egli si realizza unicamente donando e donandosi. Ma il dono non è un fatto privato: esso coinvolge tutti i soggetti dell’economia: il mercato, lo Stato, la società civile e, pertanto, in ognuno di essi devono essere presenti quote di gratuità e di comunione. Con esempi concreti, legati alla vita quotidiana, ben conoscendo la realtà livignasca, monsignor Galli ha stimolato i presenti alla costruzione di una società plasmata dalla gratuità nelle azioni quotidiane di ciascuno. Il film di Ermanno Olmi, presentando la vita di un uomo che ha scelto di abbandonare la civiltà dei consumi per scegliere di vivere in un modo radicalmente diverso, è un elogio della vita a contatto con la natura. L’obiettivo del regista è quello di invogliare a tornare ad osservare la terra come luogo di ricchezza e fonte di sostentamento. Pur trattandosi di un documentario capace di far riflettere, i troppi interventi parlati tolgono lo spazio alla poesia delle immagini e ai suoni della natura facendo perdere alla pellicola molto fascino. Il dottor Boma Hilary, di origine sudanese, medico presso l’ospedale di Sondrio ha condotto il dibattito di approfondimento. QUINTO BORMOLINI IL NUOVO ANNO CATECHISTICO A TIRANO Tutti pronti per un nuovo anno catechistico, di cui l’oratorio diventa il fulcro e il punto di incontro tra giovani e la necessaria preparazione per ricevere i sacramenti che scandiscono le tappe fondamentali del vivere cristiano. Così, con la celebrazione eucaristica di domenica 10 ottobre, tenutasi nel cortile dell’oratorio del Sacro Cuore in Tirano, il parroco, don Remo Orsini e tutto il clero della parrocchia di San Martino, hanno dato ufficiale inizio ad un nuovo anno catechistico ed oratoriano. “Gloria a te, Signore, che ci vuoi bene”, così don Remo ha iniziato la Messa ricordando quanto è importante l’oratorio e quanto importante sia la preparazione, attraverso il catechismo e i giusti luoghi di aggregazione come l’oratorio, per un giovane che deve introdursi a tutti gli effetti nel pieno della vita cristiana, “alla quale siamo tutti chiamati in virtù del Battesimo grazie al quale invochiamo lo Spirito Creatore”. La misura di quanto grande sia l’impegno e di quanta serietà serva per preparare i giovani via via a ricevere la prima comunione o in seguito il sacramento della confermazione, ce lo spiega Anna Santi, catechista ormai da qualche anno. “Siamo in totale una quarantina di catechiste per altrettante classi. Il ruolo del catechista è certamente un impegno serio, che va preso con grande responsabilità. Penso che la cosa più importante, per chi decide di dedicarsi a ciò, sia: essere catechisti e non fare i catechisti”. E per attendere efficacemente al delicato ruolo, infatti, ogni terzo lunedì del mese si tiene in parrocchia un incontro di formazione e di guida, al fine di essere adeguatamente pronti a trasmettere il valore e la serietà di una preparazione che avrà il suo culmine in una Messa nella quale verrà amministrato un sacramento “e che non deve essere confuso come un modo per fare festa – aggiungono alcuni dei genitori presenti –; alle volte capita anche che, di certo involontariamente, si sentono commenti sugli abiti firmati o non indossati dai presenti, ragazzi compresi, che snaturano e abbruttiscono un momento che ha ben altro che l’intento di diventare uno sfoggio di moda o di agiatezza; e bello quindi - concludono - che i ragazzi e le ragazze siano vestiti allo stesso modo, questo ricorda a loro e a noi che l’importante è il sacramento che si riceve, il resto non conta”. Giustissimo, infine, il richiamo che fa Anna Santi alle famiglie: “Noi mettiamo tutto il nostro impegno, ma possiamo solo aiutare; i primi catechisti sono e rimangono i genitori”. Sempre durante la cerimonia di apertura, don Remo ha dato avvio alla scuola per i chierichetti, che si terrà ogni giovedì, in parrocchiale, alle ore 17.30. R.W.N. dalla giornata dell’undici novembre, già densa di appuntamenti, si passerà ad altri festeggiamenti attesi nel fine settimana; con la pesca di beneficenza nel salone dell’oratorio, prevista per sabato e bissata domenica, con inizio, nelle due giornate, alle ore 14.30. L’attesa estrazione dei fortunati biglietti della lotteria, in vendita dall’inizio di novembre e che ha come scopo il contribuire ai lavori edili sia per gli edifici della stessa chiesa parrocchiale che dell’oratorio, si terrà domenica 15 alle ore 16.00 nel salone del Sacro Cuore. ROBERT WALTER NAZZARI P A G I N A 33 Sport IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 IL NUOVO COMO DI BREVI ESORDISCE CON UNO ZERO A ZERO Dopo il pesantissimo fardello di sei gol (a zero) rimediato in Coppa Italia in quel di Verona, il Como di Oscar Brevi, il capitano passato dall’altra parte della barricata a sostituire Stefano di Chiara, allontanato dalla guida degli azzurri dopo la sconfitta di Busto Arsizio, ha pareggiato domenica scorsa per 0-0 al Sinigaglia con l’Arezzo. Il punto conquistato, però, a differenza delle prestazioni casalinghe precedenti, non ha provocato polemiche e malumori da parte del pubblico che ha capito come il Como di Brevi, e di Ottavio Strano, sia un vero e proprio cantiere in costruzione. Per il momento la classifica, anche se di poco, si è mossa e questo, di per sé, è un dato positivo. Como ed Arezzo, infatti, si sono affrontate a viso aperto soprattutto nel secondo tempo quando non hanno lesinato energie per cercare di sbloccare il risultato. Tra le novità della partita l’esordio dal primo minuto del giovane Terraneo che, fino a quando è stato in campo, ha rappresentato una vera e propria spina nel fianco dell’Arezzo. Per quanto riguarda le azioni di gioco, nel primo tempo il Como si è fatto vedere con un’azione di Franco al 12° che, dopo un’azione solitaria, ha impegnato Mazzoni ad un intervento a terra. Al 24° è stato Terranno a provarci con un colpo di testa spentosi a sinistra della porta aretina. Pochi istanti dopo è stato Salvi, con un tiro dal limite, a costringere nuovamente Mazzoni a salvare la propria porta con una deviazione in angolo. E l’Arezzo? Beh, i toscani hanno fatto un solo tiro che poteva benissimo essere da gol. Nella ripresa il Como si è fatto vedere con Cozzolino e Franco mentre l’Arezzo ha fatto vedere azioni veloci e profonde che, però, non hanno impensierito più di tanto Malatesta. Alla fine, dunque, è stato 0-0 ed i giocatori sono usciti tra gli applausi della curva. Domenica il Como si sposta in Umbria per affrontare il Foligno. L.CL. CSI: le partite della settimana UNDER 14 A 7 U.S. Prestino - Oratorio Asso G.S. S. Giov. Bosco - Piano e Valli Or. Solbiate - Pol. Grandola G.S. San Siro 2001 - C.S. Carbonat Or. Rovellasca - G.S. Oral Albiolo Pol. Sanrocchese - U.S. S. Maurizio 6-2 3-2 rinv rinv 0-4 rinv ALLIEVI A 7 Inter Club Valbrona - U.S. S. Maurizio U.S. Vertematese - G.S. S. Giov. Bosco U.S.O. S.A. Mariano “A” - G.S.O. Perticato A.S.D. S. Michele - U.S.O. S.A. Mariano “B” 3-2 0-7 1-5 5-4 TOP JUNIOR A 7 C.S.O. Cirimido - G.S. S. Giov. Bosco Pol. S. Agata - Calcio Montorfano Pol. Azzurra - U.S.O. S.A. La Spezia Civiglio - A.S.O.F. Nuova E. Terraneo - G.S. Grisoni 2-4 rinv 3-3 1-2 2-3 OPEN A 7 Categoria A - Girone A Nuova E. Terraneo AZ Pneumatica C.S. Asnago Cantù - Pol. Sanrocchese U.S. Villa Romanò - G.S.O. Buccinigo “B” GGB Intermed. Immob. - C.S. Real Asnago Pol. Longone - U.S.O. S.A. Mauri Macchine G.S. Consolini - A.C. Caglio Ric. Rab. Ripam. Carugo - G.S. Arco Lom. “B” np 1-1 np 2-0 3-2 2-2 6-7 Categoria A - Girone B Fraquelli Ettore Croce - Piano e Valli “A” Pol. S. Giuseppe Como - Ossuccio Burpers F.C. 1994 - G.T. Li Gufi L.C. Graved. Oscar Cap - I&M Bernareggi C.S.I. Civello - G.S. Rovennese Go and Play - U.S. Oltronese Minniti G.S. Valmorea - Pol. Lar. Menaggio 5-6 5-7 7-4 np 2-2 6-2 3-2 Categoria B - Girone A S.T.L. Schignano - Cusino 3-3 Alfieri 1998 - Valli del Ceresio 3-4 Calcio Piazza - Celtic Como 1-5 U.S. Prestino - Real’s 1-1 U.S. Laglio - 33 Caffè 6-2 A.S. Griante Bar Tor. Vecchia - Pol. Liber. S.B. 5-2 Lenno - Montorfano “A” 8-3 Categoria B - Girone B U.S. S. Maur. - Senna Velox Plurice Service HP ERBA - A.S. Bulgorello Or. Pontelambro - C.G. Cabiate A.S.O.F. - G.S.O. Novedrate Buccinigo Off. Mecc. Bastai - Fair’s Point Pol. Castelmartese - C.S.O. S. Carlo “A” G.S.O. S.A. Arosio - Inter Club Valbrona 9-3 2-0 3-3 7-5 5-2 3-3 np Categoria B - Girone C S. Giorgio Lurag. “B” - G.S. S. Giov. Bosco Oratorio Cadorago - Pol. Limidese Or. G. Buratti - Or. Rovellasca F.C. Dragons - G.S.O. S. Luigi A Amor Sportiva - O.S.G. Guanzate U.S. Rovellese - Pressal G.S. Valmorea S. Giorgio Luraghese “A” - F.C. Bulgaro np 2-7 2-5 1-8 5-2 4-5 np Categoria C - Girone A A.C. Muggiò Bar Fuin - P.L. S. P. Carlazzo Or. Città Murata - P.L. S. Pietro U.S. Tremezzo - Piano e Valli “B” G.S. Plesio - Pol. S. Agata P.L. Corrido - Lario 04 Pol. Grandola - G.S. Nadir Breggia 4-1 8-3 6-3 5-3 2-4 np Categoria C - Girone B G.S. Arco Lomazzo “A” - Virtus Lario S. Marco Mirabello “A” - G.S. Rodero G.S. S. Giuseppe - G.S. Or. S. Luigi B Seprio Am. Audaci “A” - Pol. Azzurra G.S. Oral Albiolo “A” - Montorfano “B” G.S. Rodero RCCC - I Grifoni 5-3 7-4 1-1 3-3 6-1 2-5 Categoria C - Girone C Real Cantù 2009 - P.C.G. Copreno C.S.O. S. Carlo “B” - G.S.O. Cimnago USO S.A. G.C. Tagliab. - Pol. Forti e Liberi S. Marco Mirabello “B” - Atletico Figinese G.S. Figino - G.A.S. 95 Caffè Pigalle - Oratorio Lambrugo 5-2 3-0 4-4 2-7 4-1 1-1 Categoria C - Girone D G.S. Oral Albiolo “B” - S. Marco Bucabelin np New Red Boys - G.S. Villa Guardia np New Team Como - Seprio Am. Audaci “B” np G.S. C. Prestino 2000 - S.C.S. Socco 4-4 G.S. Drezzo 76 - G.S. Grisoni np G.S. di Lipomo MA.GI.STE - Rovascio 6-6 Lora 04 ha riposato OPEN A 11 Categoria A - Girone A U.S. Albatese - Monosportiva Como Lora 04 - U.S. Lanzo Intelvi C.S.I. Luisago - Hotel Funicolare F.C. Albate Calcio - A.C. Grandatese G.S. Or. S. Luigi - Pol. S. Giuseppe Como 0-1 np 2-1 np 1-2 Categoria A - Girone B A.S.D. Real Sagnino - U.S. Inverigo Calcio Electric 92 Cantù - G.S. Senna Misinto Calcio - S.S. Falange F.C. Monguzzo 1997 - Cernob. Calcio 2005 G.S.O. Lurago A.S.D. “A” - A.S.D. S. Michele 0-1 1-0 0-0 3-2 np Categoria B New Team Como A.S.D. - A.S. Gagginese 0-2 G.S.O. Lurago A.S.D. “B” - U.S.D. Cac. Alpi 0-1 Pol. Cucciago 80 “B” - Pol. Cucciago 80 “A” 2-3 A.S.D. Brunatese - Bernate Calcio 3-1 A.S.D. Cernobbio - G.S. di Lipomo 1-4 S.S. Assese - G.S. Cavallasca A.S.D. 3-2 A.S.D. Lambrugo Calcio ha riposato P A G I N A MASSMEDIA 34 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 ALL’AUDITORIUM TORELLI DI SONDRIO Donizetti La figlia del reggimento L a figlia del reggimento (La fille de régiment) è un’Opéra-comique in due atti di Gaetano Donizetti (1797-1848) sul libretto di Jules-Henri Vernoy de SaintGeorges e Jean-FrançoisAlfred Bayard. La prima rappresentazione ebbe luogo all’Opéra-Comique di Parigi l’11 febbraio 1840. Interpreti furono M.J. Boulanger, Henry Blanchard, Marié, Bourgeois, Riquier, Léon e Palianti, direttore lo stesso Donizetti. Dopo il debutto parigino, fu rappresentata per la prima volta in Italia il 3 ottobre del medesimo anno al Teatro alla Scala di Milano. Una copia manoscritta è conservata al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli. Si tratta della prima opera francese del compositore bergamasco nonché di uno dei suoi titoli a quell’epoca fra i più popolari. Il debutto non fu molto felice, ma ottenne successivamente in Francia molto successo. Felix Mendelssohn, in un salotto londinese, confidò: “Quella musica avrei voluto scriverla io”. E’ un melodramma leggero, il cui spirito è assai simile a quello delle altre opere comiche del compositore. E’ colma di brio e ricca di contrasti. Nel 1840 Gaetano Donizetti andò alla conquista di Parigi: non con un melodramma emozionante e imponente, ma giocando “fuori casa” nel genere tutto francese e brillante dell’opéracomique, misto di canto e di parlati. Ne nacque un capolavoro nel suo genere fra i più splendenti e ironici di tutta la storia dell’opera, frizzante nel racconto anche se preoccupante per il virtuosismo canoro imposto ad alcuni fra i protagonisti. Per affrontare La figlia del reggimento sono necessari bravura e intelligenza, tecnica agguerrita e immensa eleganza, disinvoltura nella recitazione e vocalità di prim’ordine. L’aria di Tonio Ah! Mes amis contiene ben nove “do di petto” ed è da alcuni defini- A L L ' O P E R A ta il “Monte Everest” del bel canto dei tenori. Fu la GRAMMA stessa aria che lanciò Luciano Pavarotti al successo internazionale il 17 febbraio 1972 alla Metropolitan Opera. Punto focale dell’opera è Maria, il cui ruolo della spiritata figlia del reggimento è ideale per una cantante con serie corde vocali e un grande senso del comico. L’opera è un insieme di stili musicali: Donizetti unisce ammirevolmente marce militari con canzoni sentimentali e odi patriottiche. Varie arie mettono in evidenza la capacità donizettiana nelle voci del bel canto e adatta il testo comico a una melodia semplice al punto di rendere comprensibile ogni parola. La fille du régiment si adattava perfettamente allo spirito marziale dell’epoca. Si svolge dopo la vittoria di Napoleone a Marengo. Di La figlia del reggimento vi è una nuova edizione critica curata da Claudio Toscani, che recupera la versione in italiano commissionata dallo stesso Donizetti a Callisto Bassi in occasione della “prima” dell’opera alla Scala. GUIDA PEN TA Atto I: Rataplan (Coro); Amici miei (Tonio); Qual destino! (Tonio); Convien partir (Maria). Atto II: Le ricchezze ed il grado (Maria); Per essere vicino a Maria (Tonio). al riguardo, aveva detto: “Rispettare la musica è, in primo luogo, farla vivere”. a cura di ALBERTO CIMA UN GRANDE RECITAL A HA APERTO LA 49 STAGIONE DEL CID U na memorabile serata con il recital della pianista russa Yulianna Avdeeva ha inaugurato la 49a Stagione Concertistica del Cid di Sondrio presso l’auditorium Torelli. L’Avdeeva, appena ventiquattrenne, si è mostrata all’altezza della fama che la precedeva di un eccezionale talento, tale da incantare le platee e da ottenere premi e lusinghieri riconoscimenti della critica dovunque si è esibita, in ogni parte del mondo, dalla Russia agli Usa, alla Francia, alla Germania, alla Svizzera, alla Repubblica Ceca, a Israele, al Sudafrica, ecc. Il programma prevedeva dapprima i Due Notturni op. 27, presumibilmente composti da Chopin tra il 1834 e il 1835. Il Notturno n.1 in do diesis minore è considerato uno dei migliori esempi del genere, una delle pagine più elevate e più intense di tutta la letteratura romantica: in esso non c’è ombra di sentimentalismo, ma emozione vera, e l’Avdeeva ha saputo interpretarlo al meglio, rievocando le atmosfere di dolcezza, di malinconia e di cupa drammaticità della notte che hanno ispirato la scrittura di Chopin. Il Notturno n. 2 in re maggiore, uno dei più delicati ed espressivi della raccolta e costruito con un’arte senza eguali, fu subito molto apprezzato dal pubblico e dalla critica e amato dal suo stesso autore. Dedicato alla contessa D’Appony, è tripartito come il precedente, ma il tema iniziale, invece di alternarsi con un altro, si ripresenta per tre volte con nuove variazioni davvero incantevoli, per chiudersi con una coda tra le più belle ed eleganti scritte da Chopin. Anche qui convinti e prolungati applausi dal pubblico, che ha voluto così esprimere il proprio gradimento per la raffinatezza e la sensibilità della pianista, davvero straordinaria nel rendere le sfumature e le sonorità di questo brano per tanti aspetti romantico, ma anche moderno. Le Variations serieuses di Felix Mendelssohn Bartholdy ebbero grandissimo successo fin dalla loro prima esecuzione e, ancor oggi, non possono mancare nel repertorio di tutti i grandi pianisti concertisti. Sono diciotto Variazioni che si ricollegano ai due principali esempi di questo genere musicale, le Variazioni Goldberg di Bach e Variazioni Diabelli di Beethoven e che propongono una scrittura pianistica tale da mettere alla prova il bagaglio tecnico, il virtuosismo e l’eleganza di chi anche oggi le ripropone. La Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 35 è la più celebre delle tre composte da Chopin grazie al terzo movimento, “Marcia funebre”, che Chopin volle eseguito al proprio funerale e attorno al quale ha costruito l’intera composizione, “una struggente melodia, densa dell’intero carico spirituale di un personaggio tanto ricco quanto tormentato”. Gli ultimi brani eseguiti sono stati due trascrizioni pianistiche di Liszt, che ne riflettono le suggestioni derivate dall’Ouverture del Tannhäuser di Wagner e dal Don Giovanni di Mozart e pongono in evidenza la grande capacità del compositore ungherese di usare tutta la potenza espressiva del pianoforte. Meritatissima l’ovazione finale per l’Avdeeva, che ha concesso anche due bis. Il secondo appuntamento della 49a Stagione è per lunedì 9 novembre alle 21 presso la chiesa Collegiata dei SS. Gervasio e Protasio a Sondrio, quando il coro Ensemble San Felice diretto da Federico Bardazzi, insieme al maestro Giovanni Battista Mazza all’organo, introdotti da mons. Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano, proporranno Non muri ma ponti! con musiche di Arvo Pärt e canto gregoriano. Si ricor- DENTRO LA TV LA BELLA TRASMISSIONE DI NERI MARCORÈ S i può proporre al pubblico del piccolo schermo un programma educato, interessante, divertente e anche un po’ “culturale”, garantendo contenuti di qualità e senza annoiare il pubblico? Sì, come dimostra “Per un pugno di libri” (Rai Tre, domenica ore 18), giunto alla tredicesima edizione a testimonianza del successo di una formula azzeccata e vincente. La conduzione è affidata al bravo Neri Marcorè, balzato alla ribalta del successo come imitatore, affermatosi poi come attore e – in questo caso – presentatore. Il suo predecessore era stato Patrizio Roversi, che ha lanciato la trasmissione, lasciando poi il posto a Marcorè per intraprendere la saga dei “Turisti per caso” insieme alla moglie Syusi Bladi. Ospite fisso nel ruolo di critico letterario Piero Dorfles, professore, giornalista e responsabile della programmazione culturale di RadioRai. La formula non cam- bia: in ogni puntata due squadre di studenti delle scuole superiori si sfidano a colpi di titoli dei bestseller della letteratura mondiale, tanto classica quanto contemporanea. Il programma si articola su un certo numero di giochi, da tre fino a un massimo di otto, basati su un libro prescelto Alcuni di essi meritano una citazione. “Il bersaglio”: il conduttore sottopone ai concorrenti una lista di parole in ordine sparso, da mettere in fila secondo un’associazione logica (storica, grammaticale, letteraria) che le lega l’una all’altra e partendo dal nome dell’autore si giunge al titolo dell’opera. “Di qua o di là”: ogni squadra deve rispondere a una lista di domande che hanno per oggetto il rapporto fra il libro del giorno e altri capolavori letterari. “Caccia al titolo”: il conduttore fornisce alle due classi dieci indizi per provare a indovinare il titolo di un libro attinente a quello prescelto; la squadra che riesce a rispondere utilizzando meno indizi guadagna più punti. “Fuori gli autori”: cinque rappresentanti per ciascuna delle due squadre rispondono alternandosi ai quesiti posti dal conduttore, chi sbaglia è eliminato e vince la squadra che rimane in gioco per ultima. “Franckenstein”: il conduttore legge un testo elaborato dagli autori, che contiene da 4 a 6 brani tratti da opere letterarie famose: gli studenti devono individuare i titoli delle opere citate. “L’intruso”: viene letto un brano tratto dal libro prescelto, ma vengono inseriti alcuni termini – gli “intrusi”, appunto – non presenti nel testo originale; vince la squadra che individua il maggior numero di termini fuori posto. “2 di 3”: è l’ultimo gioco della trasmissione, in cui ciascuna squadra ha la possibilità di rispondere a domande di difficoltà differente, a seconda dei punti in palio. Ogni classe ha a disposizione un “Jolly”, che può giocare una volta sola nel corso dell’intera puntata per rendere più cospicuo il da che l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Sondrio, in collaborazione col Circolo Musicale Cid e gli Amici della Musica di Sondalo promuovono la VIII Edizione dell’iniziativa Insieme al concerto indirizzata ai giovani in età scolare per favorirne la partecipazione ai concerti tramite particolari condizioni di abbonamento e ingressi convenzionati. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria del Cid, tel. 0342.212784, cell. 333. 4365478, e-mail: info@circolo musicale.it. Pi. Me. HOMEVIDEO GIUSEPPE MOSCATI L’AMORE CHE GUARISCE Disponibile in DVD è il film fiction trasmesso da Raiuno il 27 e 28 settembre scorsi, che presenta la straordinaria vita di Giuseppe Moscati, medico, ricercatore e docente universitario, morto a soli 46 anni e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1987. Si tratta come ha detto Agostino Saccà, direttore di Raifiction - di “uno dei migliori prodotti in assoluto della Raifiction degli ultimi anni. Mi auguro - ha aggiunto - che venga sempre più apprezzato e che riceva altri prestigiosi riconoscimenti”. Giuseppe Moscati - L’amore che guarisce ha vinto il Premio Maximo come il miglior prodotto tv al Roma Fiction Fest, risultando il primo su dodici fiction giunte da tutto il mondo e meritandosi dodici minuti di applausi. Valga su tutti il giudizio del gesuita padre Antonio Tripodoro (che pure segnala che “nella narrazione vi sono pregi e difetti” e fa notare alcune imprecisioni biografiche - vedi: http:// www.gesuiti.it/moscati/ Ital5/Fiction_SGM_AT.html): “Certamente la regia e l’interpretazione dei personaggi, soprattutto del bravissimo Giuseppe Fiorello, sono state eccellenti. Molte persone mi hanno confessato che hanno avuto una indicibile commozione e alcune che hanno anche pianto. C’è da congratularsi con tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione della fiction”. GIUSEPPE MOSCATI. L’AMORE CHE GUARISCE (regia di Giacomo Campiotti), Rai - Multimedia San Paolo, euro 14,90. il settimanale bottino di punti. Contrariamente a quanto avviene nella maggior parte dei quiz televisivi, in cui la possibilità di vincere somme anche grosse di denaro è legata (Quasi) esclusivamente alla fortuna, qui vince la squadra che dimostra di conoscere meglio l’opera in questione. E, naturalmente, i premi sono libri e soltanto libri. Soltanto lo scorso anno ne sono stati vinti oltre 2.000 fra classi partecipanti e pubblico a casa. Già, perché anche gli spettatori possono aggiudicarsi qualche pubblicazione rispondendo telefonicamente o via internet alle domande loro riservate. “Per un pugno di libri” dimostra che fare cultura letteraria in tv si può e che il pubblico giovanile non è insensibile alle proposte di qualità. Se abbiamo elencato uno per uno i giochi del programma, è perché magari a chi legge queste righe può venire l’uzzolo di replicarli in altre sedi. Tutta salute per la mente. HOMO VIDENS P A G I N A 35 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 31 OTTOBRE 2009 LETTERA DI UN PRESIDENTE DA MONTE OLIMPINO LETTERA AI SOCI DI AZIONE CATTOLICA C arissimi, mentre ci stiamo preparando anche quest’anno alla tradizionale festa dell’adesione che si terrà l’8 dicembre, desidero fare arrivare a tutti voi il mio saluto e quello dell’Azione Cattolica Diocesana. Il 20 settembre u.s. si è tenuta a Nuova Olonio l’assemblea di inizio anno durante la quale si è cercato di esaminare la situazione della nostra Associazione, rilevando che in alcune realtà essa è viva ed operante, mentre in altre la sua gloriosa storia rischia di essere offuscata da una non chiara conoscenza. Mi sembra, perciò, doveroso ricordare insieme, parlandone anche a chi non ne fa parte, che l’A.C. ha fatto, sin dal Concilio Vaticano II, una scelta religiosa e non politica, come è capitato ad altre Associazioni. E’ per questo che essa lavora nelle Parrocchie, accanto ai sacerdoti, con umiltà e sincera partecipazione. Qualcuno si chiede perché ci sia bisogno di essere iscritti ad una Associazione per poter fare questo e la risposta è semplice: in qualunque campo è necessario essere in molti per avere una voce. Ne hanno bisogno i Sindacati nel mondo del lavoro, i Partiti in campo politico, gli assistenti nella carità. L’A.C. vuole rappresentare, nel seno della Chiesa, quella voce autorevole che ci ricordi nella vita quotidiana cosa vuol dire agire da cattolici. Alla Chiesa, infatti, occorrono laici che, in qualunque campo si trovino ad operare, sappiano essere un esempio per ricordare ciò che Gesù vuole da noi: altruismo, semplicità di vita, capacità di educarci ed educare. Essere Associazione, dunque, significa per noi rappresentare una forza coesa a cui appoggiarsi, ma aperta a tutti e per tutti disponibile. Se paghiamo una quota asso- PAROLE, PAROLE, PAROLE (46) Filantropia Dal greco filein, = amare di amore amicale, essere amico, e antropos = uomo. Quindi: essere amico degli uomini. Il verbo “amare” è traducibile in greco con diversi verbi, ciascuno dei quali ha un particolare significato. Mentre in italiano “amare” è praticamente unico, con frequente equivoco. Non solo lessicale ma anche psicologico, morale e addirittura teologico. Infatti le Scritture, per indicare l’amore di Dio per gli uomini e il ricambio di questi per Lui, usano il verbo charizein, da cui il sostantivo charitas, carità. Non si deve sottovalutare la semplice “filantropia”, che è il massimo cui può arrivare l’uomo con le sole sue forze. I secoli pre-cristiani ci offrono molti esempi di “filantropia”. Aristotele lega gli uomini in un rapporto di “amicizia”, che fonda la civiltà e li fa uscire dalla barbarie. Però in una civiltà fecondata dal Vangelo, la parola “filantropia” è riduttiva, perché indica uno sforzo umano, soggetto come ogni altro al destino della morte. La “carità”, invece, può sublimare la filantropia al livello della Grazia divina, che è “per l’eternità”. La santità di don Carlo Gnocchi, dichiarato beato a Milano domenica 25 ottobre scorso, ne è un luminoso esempio. Nella sua “baracca” collaborano persone unite nella filantropia e animate dalla carità di don Carlo. Amore divino e scienza umana, stretti in un nodo che genera “miracoli” di autentica carità. ciativa, è per far fronte alle elementari spese di gestione, oltre che a finanziare iniziative rivolte ai giovani e alle famiglie. Sono già stati fissati in Parrocchia i principali appuntamenti, le cui date vi saranno di volta in volta comunicate. Si è deciso di dedicare il tradizionale pranzo mensile a tutte le famiglie indistintamente, in modo che chiunque possa collaborare alla sua preparazione e parlare con i sacerdoti dei problemi comuni. Le nostre riflessioni sulla vita dell’A.C. si terranno, invece, sempre mensilmente ma in date diverse, nella sala parrocchiale per poter incontrare gli associati di ogni età che saranno disponibili e portare loro la voce della Diocesi insieme alle sue iniziative, pur chiarendo che chiunque voglia può assistervi. Ci auguriamo, così, di ridare vita ad una Associazione che merita di esistere proprio per gli scopi disinteressati che la animano. Vogliamo ricordare le persone autorevoli che ne hanno fatto parte, a cominciare dal nostro Vescovo, che hanno a cuore chi vuole riportare la presenza di Cristo in un mondo sempre più preoccupato solo del benessere materiale. Impariamo da Mons. Coletti la capacità di comunicare in modo vivo e semplice i nostri sentimenti e di farne partecipi coloro che ci circondano. Buon anno associativo! La presidente parrocchiale MARIA ROSARIA DI GIOIA INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r .l. - Missaglia (Lc) S.r.l. Registrazione TTribunale ribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: La Pr ovincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 Provincia 22100 Como - telefono: 031-58.22.11 fax: 031-52.64.50 tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2009: Annuale euro 48 Europeo ed extraeuropeo euro 48 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) Settimanali Cattolici) e all’USPI Ottobre, mese del Rosario... Maria una novità de Una vita secondo la Parola Dieci meditazioni che ripercorrono in Maria, donna secondo la Parola, altrettanti misteri di salvezza: dall’Immacolata Concezione all’Assunzione, passando per l’Annunciazione, la gravidanza e la nascita, la visitazione, la croce. Donna divenuta madre, Maria continua ad essere segnavia di speranza! ATTILIO SANGIANI CON PRESTAZIONI MIGLIORI DI VISTA WINDOWS 7 È TRA NOI Dopo mesi di attese, anticipazioni, versioni test e, ovviamente, l’immancabile susseguirsi di commenti e opinioni, finalmente Windows 7 è tra noi. L’ultimo nato della famiglia dei sistemi operativi di casa Microsoft è stato ufficialmente presentato al pubblico italiano il 21 ottobre scorso alla SMAU, l’annuale evento fieristico, che si svolge a Milano, dedicato all’informatica e alle nuove tecnologie. L’obiettivo dichiarato della software house di Redmond è quella di far dimenticare Windows Vista, sistema operativo mai veramente decollato a causa di uno sviluppo nato male fin dall’origine, e migrare i milioni di utenti di Windows XP, datato ormai 2001. Seven sembra avere tutte le carte in regola per compiere la sua missione, al contrario del suo predecessore, nei mesi che ne hanno preceduto il lancio apprezzamenti e buone impressioni hanno prevalso rispetto alle critiche (che non si erano risparmiate nel caso di Vista); sia la release “beta” (quella di test per un pubblico più ampio dei soli sviluppatori del programma), che quella “candidate” (scaricata da milioni di utenti curiosi di vedere in anteprima il nuovo sistema operativo di Gates) sono state accolte con favore dal mondo degli esperti ed appassionati, soprattutto per tre aspetti: la minor confusione, uno sviluppo più a misura d’utente e le prestazioni migliori. Un sistema operativo nato intorno all’utente finale, è questa la filosofia alla base progetto ed il leif motif; Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia, durante la presentazione nei padiglioni di SMAU ha spiegato che «Windows 7 realizza tutto quello che milioni di persone, testandolo in anteprima, ci hanno chiesto. Le nuove funzionalità nascono infatti dalle centinaia di migliaia di segnalazioni che Microsoft ha ricevuto e raccolto da tutto il mondo». Nella sostanza nulla di rivoluzionario, ma certamente numerose le novità pratiche che rendono le prestazioni di Windows 7 di gran lunga migliori rispetto a quelle di Vista. Il prezzo di lancio è di 129 euro, per la versione base, ma si arriva fino a 339 euro, per quella dedicata agli utenti professionali, per un totale di sei versioni: Windows 7 Starter Edition (minimale, dedicata ai netbook), Home Basic Edition e Home Premium Edition (pensate per l’intrattenimento e la produttività in ambito domestico), Professional Edition, Enterprise Edition (versione specifica per le aziende) e Ultimate Edition (l’edizione più potente). ANTONIO RITA RACCOGLIE LA PREDICAZIONE AL SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MIRACOLI DI MORBIO - LUGLIO 2009 UN LIBRO PREZIOSO DI 80 PAGINE FORMATO 11 X 18 CM. ADATTO PER FARE UN REGALO AI TUOI AMICI, AI CATECHISTI DELLA PARROCCHIA, ALLE PERSONE CARE... 1 COPIA: EURO 5,00 OGNI 5 COPIE, UNA IN OMAGGIO!