Matti da Ligari 2013 - Istituto Comprensivo Sondrio Centro

Transcription

Matti da Ligari 2013 - Istituto Comprensivo Sondrio Centro
Giornale della scuola ligari • Sondrio
MAGGIO 2013
Direttore responsabile: Giulia Rainoldi - In redazione: Classi 2ªA e 2ªC
Giornale
di scuola,
carta,
carta
stampata....
Giulia Rainoldi, dirigente scolastico
H
a ancora senso oggi? Oggi, nel tempo
della digitalizzazione e della dematerializzazione? Qualche dubbio si affaccia. Ma io sono affezionata alle parole supportate da un candido foglio, come molti credo.
Affezionata come ad una ricetta tradizionale,
come ad una strada nota di cui conosco curve
e ciuffi d’erba, come all’albero che ho visto
crescere. E alla carta scritta mi affido, come ad
un appoggio sicuro che ha superato i secoli,
anzi i millenni. Con piacere quindi immagino
questa pagina, già la sento fragile e lieve ma
pur ricca di promesse, percepisco il suo fruscio
inconfondibile e con esso il mormorio di ciò
che i ragazzi vogliono dire.
Tante volte mi è capitato di sfogliare i giornalini scolastici dei preadolescenti con la curiosità di cogliere tra le righe la loro esperienza,
i loro pensieri, i loro interessi.
Questa volta però è diverso, molto diverso;
non sono curiosa, ché la curiosità presuppone
un certo distacco, un’implicita possibilità di
giudizio e quindi di critica. Questa volta mi
sento coinvolta, quindi un po’ ansiosa e non
per niente: vicino al mio nome appare proprio
la temibile dicitura direttore responsabile. Così
sono legata a doppio filo ai redattori e particolarmente agli alunni delle classi 2A e 2C che
con il loro impegno intendono rappresentare
la Ligari, il volto e l’identità di tutta la scuola.
Si tratta di un compito arduo, non solo perché
impone di rispettare rigorosamente ortografia
e sintassi, punteggiatura e coerenza testuale,
ma soprattutto perché obbliga i giornalisti in
erba a scavare nella quotidianità, a riflettere
su quanto si è realizzato nel corso dell’anno,
ad interrogarsi sulla validità di ciò che l’attività scolastica ha proposto, a chiedersi se la sua
conoscenza possa essere utile, interessante
e stimolante anche per i possibili lettori, a
vagliare l’accaduto per trasmetterne il valore.
Quindi, come si conviene ad ogni buon direttore responsabile, anch’io devo trattenermi
dal sostituirmi ai ragazzi; a loro devo lasciare
spazio e aria, possibilità di fare, sbagliare,
correggere. Soltanto così l’idea di scuola, e
della scuola Ligari in particolare, non sarà
solo quella del dirigente o degli insegnanti,
o dei genitori, ma a pieno titolo anche quella
dei ragazzi. Gradualmente si costruirà insieme
come un puzzle di cui nessuno conosce ancora
il disegno complessivo (o forse dovrei dire
comprensivo?)
Questo è anche l’augurio che voglio fare a tutti, ai giovani e agli adulti, a chi nella scuola
cresce e a chi lavora, a chi partecipa e a chi
collabora. Auguro di scoprire come la propria
tessera ben sagomata si adatti a quella del
vicino; auguro di vedere attraverso il paziente
lavoro dell’imparare e dell’insegnare, accostando pezzo a pezzo, il quadro della Ligari
che si va componendo per meravigliarci con
i suoi colori.
E al numero del Matti da Ligari che conclude
il 1°anno di Istituto Comprensivo, auguro di
essere lo specchio sincero della nostra scuola.
Sommario
  2 Attualmen
te
  4 Amici an
imali
  6 Mangiam
o
  9 Raccontia
mo
11 In versi.
.. la vita
12 Persona
lmen
14 Attivamen te
te
16 Progettia
mo
18 Scuola M
ed
20 Sportinsi ia Ligari 2012-2013
eme
21 Progettia
mo
24 Sportivam
en
26 Vita da Li te
gari
28 Il giramon
do
30 Come ti
carico...
32 Il piacer
e di
33 Musica & leggere
Te
34 Giochiam atro
o e ridiamo
35 Anche i
prof sono st
ati ragazzi!
36 La Ligari
dalla A alla
Z
2 ■ 2013
Giornata della memoria
Gabriele Marchetti
e Kevin Ragazzi - 2ªD
I
l Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio di ogni
anno per ricordare le vittime
del nazismo. Una ricorrenza riconosciuta dalle Nazioni Unite
e celebrata anche in Italia dal
2001, dopo che il parlamento
ha votato, nel luglio 2000, la
legge per istituirlo. In questo
giorno si celebra la liberazione
del campo di concentramento di
Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe
sovietiche dell’Armata Rossa.
Dopo la liberazione, la scoperta dei campi di sterminio e le
testimonianze dei sopravvissuti
rivelarono l’orrore del genocidio
nazista.
Auschwitz è una cittadina situata nel sud della Polonia. Durante
il periodo nazista funzionò da
enorme campo di sterminio, dove gli ebrei arrivavano stipati in
treni merci.
Tutta l’area era divisa in diversi
campi di concentramento, estesi
per chilometri. C’erano camere a
gas e forni crematori, ma anche
baracche dove i prigionieri lavoravano e soffrivano prima di
essere uccisi. Solo ad Auschwitz
sono stati uccisi più di un milione di ebrei.
Proprio dall’esperienza di reclusione vissuta dal suo autore ad
Matti da Ligari
Attualmente
e
l
a
b
o
l
g
i
s
i
r
c
a
L
Lunedì 2 gennaio 2013
Auschwitz nasce uno dei libri
della letteratura italiana più
tradotti nel mondo, “Se questo
è un uomo” di Primo Levi, ebreo,
partigiano e scrittore.
Contrariamente ad altri superstiti, Levi cerca di parlare subito, ma ricordare è difficile perché l’esperienza del lager appare
così assurda da risultare incredibile; lui stesso racconta che
uno dei suoi incubi è il racconto
della sua sventura alla sorella,
che non gli crede.
Il Giorno della Memoria non è
solo un omaggio alle vittime, ma
serve per ricordare quello di cui
l’uomo è stato capace, e che soprattutto non deve più ripetersi.
Anche a Sondrio si sono svol-
Papa
Francesco
te delle manifestazioni in
occasione del Giorno della
Memoria: presso la biblioteca civica Pio Rajna Sara Parenzo ha presentato il suo
libro “Il posto delle capre”,
in cui racconta la storia della
sua famiglia di origine ucraina, in fuga in Valtellina per
sfuggire alle persecuzioni,
ma tradita proprio in provincia di Sondrio e deportata ad
Auschwitz, dove tutti i suoi
componenti (padre, madre e
figlia Sara, di cui Sara Parenzo
è nipote) trovarono la morte;
inoltre presso il teatro Don
Chiari è stato messo in scena lo spettacolo “Destinatario
sconosciuto”.
I social network
e gli adolescenti
Il Papa venuto “dalla fine del mondo”
Tommaso Sertori - 1ªC
I
l giorno 13 marzo 2013 il Cardinale argentino
Jorge Mario Bergoglio è stato nominato Papa
dal Conclave in San Pietro a Roma, dopo le
dimissioni di Papa Benedetto XVI.
Papa Francesco I, dopo essere stato eletto, si è presentato alla gente, che lo
aspettava da tante ore, molto emozionato.
Mi è subito piaciuto, perché ha fatto il
simpatico facendo la battuta sui suoi
fratelli Cardinali che sono andati
a prenderlo alla fine del mondo, cioè in Sud America.
Il nuovo Papa ha scelto
come nome Francesco,
ed io sono contento
perché è anche il mio
secondo nome di Battesimo; adesso, oltre
a chiamarmi come un
santo, ho anche il nome
di un Papa!
I miei genitori dicono che ho assistito ad un evento molto importante,
perché non tutti gli anni viene eletto un Papa, ed è per questo motivo
che ho seguito con curiosità questa
elezione.
Caro diario,
e il mondo sta
sentito parlare di com
quest’anno si è tanto
ente.
peggiorando economicam
are la telemessa sul divano a guard
Qualche sera fa mi sono
sul teleta
ma
vari canali mi sono fer
Natale
visione e girando tra i
di
se
spe
le parlava di come le
giornale, la rubrica specia
sono diminuite.
ande festa” si
mese in cui, per la “gr
Dicembre è di solito il
ia.
spende di più e con gio
inuiti, anche
uisti di Natale sono dim
acq
gli
o
sol
n
no
Purtroppo
gli alimenti,
r
pe
, addirittura quelle
le spese di tutti i giorni
otte all’esrid
te
i beni primari sono sta
per l’arredamento e per
senziale.
, gli acquisti
famiglia ci sono bambini
Io so, però, che se in
rattutto persop
rché si è in tanti ma
aumentano, non solo pe
i soprattutto
ch
chi, giochi e ancora gio
ché i bimbi vogliono gio
lto più costosi.
tecnologici che sono mo
molta attenza ora vengono scelti con
Anche i luoghi di vacan
zione in base al prezzo.
iché nella mia
vivo con tranquillità po
Questa situazione io la
alla situape
molte differenze ris tto
famiglia non ho notato
una certa
to
no
e
se, però, devo dire ch
zione precedente anche
a e papà.
preoccupazione in mamm
persone meno
ere alla televisione le
Mi mette tristezza ved
sereno Natale
un
o potuto trascorrere
fortunate che non hann
tando il gelo
ron
a vivono all’aperto aff
in famiglia e che tuttor
nomico.
eco
ed
appoggio familiare
della stagione senza un
mini al più
ter
ne
che questa situazio
Spero con tutto il cuore
i problemi
est
qu
non si riscontrino più
presto e che in futuro
ni.
à le vite degli uomi
che mettono in difficolt
Carlotta Giancola - 2ªE
Carola De Vittorio - 3ªA
D
urante il periodo dell’adolescenza è molto diffuso l’utilizzo dei Social Network.
Essi sono veri e propri mezzi di
comunicazione, semplici e rapidi.
Questi strumenti posso rivelarsi
spesso utili, soprattutto per restare "virtualmente uniti" ad amici
che abitano in nazioni diverse dalle nostre, ma si possono rivelare
lame a doppio taglio.
Spesso mi è capitato di utilizzarli, per comunicare con parenti
all’estero o per "parlare" con
un’amica, anche se sono dell’idea
che abusarne sia dannoso per vari punti di vista.
Sempre più spesso si sono verificati atti di bullismo tramite
Social Network, giovani ragazzi
si sono uccisi a causa delle affermazioni offensive di coetanei
che, protetti dallo schermo del loro computer, hanno lentamente
logorato le loro vite.
Inoltre per molti ragazzi non è
veramente una necessità utilizzare i Social Network, ma solo
un modo per mostrarsi grandi
nel gruppo di amici. In pochi
sono realmente interessati alla
loro utilità: durante l’adolescenza spesso si punta solo all’avere
questi strumenti e sono in molti
i ragazzi che, per allargare la loro
cerchia di amici virtuali, iniziano a comunicare con sconosciuti
che si rivelano poi veri e propri
tormenti.
I Social Network possono essere
molto utili ed efficaci. L’importante è non abusarne.
Matti da Ligari
Attualmente
La
violenza
contro
le donne
Meryem El Amine
e Giulia Andreoli - 2ªA
L
a violenza contro le donne
è un tema spesso trattato in questi ultimi tempi,
perché la percentuale di abusi
contro le donne è salita considerevolmente anche in Italia, il
paese in cui viviamo, e in cui
ci illudiamo che non possa mai
succedere niente di spiacevole.
La violenza può essere di vario
tipo, ma il numero più preoccupante in questo momento è
quello, esorbitante, riguardante
le donne uccise, spesso assassinate quando non sono ancora
che delle bambine o ragazze, da
fidanzati, mariti o “ex”. Questi
fatti mostrano chiaramente che
il rapporto uomo-donna non è
ancora paritario.
Un tipo di violenza che molte
volte viene ritenuto irrilevante,
mentre in realtà è un problema
molto serio, è quella psicologica.
Si parla di “mobbing domestico”, perché riguarda la coppia,
all’interno della quale uno dei
membri, con una serie di comportamenti, parole e azioni denigranti, manipola l’altro fino a
fargli perdere il gusto della vita
e la stima di sé stesso, in poche
parole la sua dignità. Solitamente questo tipo di violenza è in
genere esercitato dall’uomo e
costituisce l’ “anticamera” della
violenza fisica. La donna diventa un oggetto: se il compagno è
arrabbiato si sfoga su di lei; se è
Alieni in Valtellina
Michela Scherini - 2ªA
S
felice, pretende che la compagna
abbia lo stesso stato d’animo.
Così facendo la donna sente di
non avere più valore e vive ogni
istante nella paura. La violenza
sulle donne viene messa in atto
sia perché la donna si sente debole e così si lascia comandare
e maltrattare, non avendo nessuno che possa proteggerla, sia
perché l’uomo, per motivi culturali e sociali, si crede superiore,
libero di fare quello che vuole.
Dobbiamo impegnarci al massimo perché questa realtà cambi!
Come? Aiutando le associazioni
nate per la difesa delle donne,
ma, soprattutto, educando le
nuove generazioni all’eguaglianza dei sessi, al rispetto, all’accettazione dell’altro.
Un mondo in cui la povertà convive con la ricchezza
I problemi nel mondo
Martina Giacomelli - 2E
A
lla televisione spesso sentiamo la parola
“crisi economica” e non pensiamo a chi
veramente ne soffre le conseguenze: il
terzo mondo, luogo in cui i ragazzi non possono
studiare, gli uomini lavorare e c’è una grande
mortalità infantile per malattie come il tifo o
magari anche solo per una semplice influenza.
I ricchi restano ricchi e i poveri restano poveri,
non è così che si dovrebbe affrontare una crisi
economica. Se i ricchi donassero ai poveri ci
sarebbe un’uguaglianza che ci permetterebbe
di affrontare un periodo di così difficile superamento. Ci sono persone che danno la loro
vita per salvare la popolazione del terzo mondo
cercando di costruire strade, scuole, posti di
lavoro ma soprattutto donando amore e affetto
a chi non ne riceve.
Sponsor pubblicitari umanistici dicono che bisognerebbe donare di più e adottare bambini a
distanza ma spesso loro né donano né hanno
bambini in affidamento quando potrebbero permetterselo. Ricchi e benestanti disprezzano, a
volte, coloro che mettono a rischio la loro vita
per salvare persone per cui “non c’è speranza
di migliorare la propria condizione di vita” a
loro parere. Nel terzo mondo non esistono la
parola voglio e la parola esigo, tutti cercano di
aiutare gli altri donando acqua potabile o un
posto caldo dove vivere.
Nel cuore di tutti dovrebbe nascere un desiderio
2013 ■ 3
di aiutare il prossimo per poi stare meglio con
se stessi ad esempio fare volontariato in luoghi
sperduti o molto difficili da raggiungere come
le isole Salomon, i piccoli paesi del Tibet o del
continente africano o semplicemente paesini
in cui mancano luce, acqua potabile e energia.
Un aiuto importante offrono anche i volontari
della colletta alimentare che invogliano la gente a fare del bene verso il prossimo utilizzando
il proprio tempo libero.
Si può fare del bene anche solo nel proprio
paese aiutando i poveri con le donazioni.
Aiutare il prossimo fa sentire meglio se stessi
e quindi ognuno dovrebbe fare del bene verso
il prossimo anche con piccolo gesti molto significativi.
embra che in Valtellina da alcuni anni siano arrivati gli alieni,
soprattutto nelle zone di alta
montagna (Valmalenco, Val di Togno,
Campagneda, Pizzo Scalino). Nelle
aree più sperdute e isolate della nostra valle molte persone hanno raccontato di aver visto o sentito cose
paranormali: fasci di luce, oggetti
volanti, inspiegabili boati, lucine
misteriose scomparire nella notte
e, addirittura, creature spaventose.
Sarà vero? Questo non lo
sappiamo, ma
fonti al riguardo
esistono e l’ipotesi che queste
creature “vivano”
nelle nostre valli
non è da escludere. Le testimonianze sono tante
e potrebbero essere ancora di più se
tutti raccontassero ciò che
hanno visto: molti infatti
tacciono per paura di essere presi per matti. Alcuni
testimoni, però, parlano,
raccontano… Come il ventenne di Lanzada che, la
sera del 1° novembre
2012, tra le 19:04 e le
19:17, mentre guidava la
sua autovettura, vide delle luci rossastre nel cielo. Sceso dall’auto
e capendo che non si trattava di un
elicottero, prese la macchina fotografica e scattò delle foto. A un certo
punto l’oggetto non identificato gli si
avvicinò emettendo un rumore elettrico sordo; poi dall’oggetto, sospeso
sopra la chiesa di Lanzada, uscirono
due sfere verdastre che circondarono
l’edificio come se volessero scannerizzarlo per poi scomparire in un fascio di luce. Un altro caso di ufologia
davvero straordinario si è verificato
sempre in Valmalenco, valle in cui in
passato si sono verificati numerosi
avvistamenti. Il protagonista è stato
un giovane di Morbegno che il 30
settembre si trovava sopra Lanzada
con i suoi genitori e le sue sorelline. Avevano deciso di raggiungere
la piana di Campagneda e di risalire
verso le dighe di Campo Moro. Arrivati presso Campagneda, sentirono
strani bisbiglii e
così il ragazzo li
seguì, giungendo
ad un laghetto dove, all’improvviso,
si trovò faccia a
faccia con una
strana creatura alta come un
bambino di due
anni, di color
grigio azzurro, con
chiazze bluastre; aveva occhi molto grandi
con pupille scure. Non
appena la creatura si
accorse di essere fotografata, schizzò verso
la cima della montagna
con veloci “balzi”. Il
ragazzo chiamò la famiglia e insieme raggiunsero la cima dove videro
un disco di circa dieci metri di diametro allontanarsi dal Pizzo senza
fare alcun rumore per poi scomparire nel cielo. Queste testimonianze
potrebbero essere vere o false. Altri
avvistamenti più dettagliati e meglio documentati potrebbero però
mostrarci che nell’universo l’uomo
non è solo.
Ultima ora!
L
a classe 1ªF, con la collaborazione preziosa del
Prof. Nicola Borin, si è
classificata al primo posto nella
sezione “Tecniche multimediali
e cine televisive” del Concorso
“Forza/Fragilità: solo punti di
vista” indetto nell’ambito della 13ª edizione del Progetto Educazione alla
legalità “Il poliziotto un amico in più”, promosso dalla Questura di Sondrio.
Congratulazioni dalla Redazione!
Matti da Ligari
Amici animali
Sabrina Schena, Michela Scherini e Ambra Leusciatti - 2ªA
I
Greci e i Romani utilizzavano il cavallo come mezzo di trasporto
e da tiro. In genere, il cavallo era posseduto dalle persone più
ricche, perché era considerato un segno di ricchezza.
Oggi l’equitazione indica l’utilizzo sportivo del cavallo da parte
dell’uomo. Può essere praticata sia singolarmente che in gare organizzate e si suddivide in diverse specialità:
Dressage: è una
disciplina equestre in cui cavallo
e cavaliere eseguono movimenti
geometrici (detti
“arie”) a ritmo di
musica.
Salto ostacoli: è
una disciplina in
cui cavallo e cavaliere eseguono
un percorso a
ostacoli.
Cross country:
è una gara olimpica che consiste
in una prova di
velocità su terreno vario e nel superamento di vari
tipi di ostacoli naturali.
Endurance: è una
prova olimpica che
consiste in corse
di resistenza su
percorsi di varia
natura ed un chilometraggio che
varia dai 20 ai
160 Km, a seconda delle categorie.
Le andature principali del cavallo sono tre: il passo, il trotto e il
galoppo. Esistono però anche altre andature più particolareggiate
(canter, trafalco…).
L’equitazione può essere praticata alla monta inglese o americana:
nella prima, il cavallo e il cavaliere hanno un portamento più elegante e sportivo e le bardature sono più rigide, mentre in
quella all’americana il portamento è più sciolto e rilassato,
le bardature non presentano
il filetto.
L’equitazione è uno sport in
cui cavallo e cavaliere devono
essere in sintonia e provare le
stesse sensazioni, perché se il
cavaliere non è di buon umore
trasmette le sue emozioni al
cavallo e viceversa. Il “bravo cavaliere” deve conoscere
il pericolo a cui va incontro
perché il cavallo, animale docile per natura, se spaventato potrebbe anche mordere o
scalciare.
A me piacerebbe essere
una marmotta. La cosa
che preferisco di questo
animale è il fischio che usa per avvisare le altre marmotte quando c’è
un predatore nei dintorni.
Io sceglierei la lince, un felino carnivoro che ha un pelo di un bellissimo marrone, lungo e morbido. Sulle
orecchie ha un particolare ciuffetto
che la rende particolarmente simpatica.
Se fossi un animale vorrei essere un
puma scattante e agile. Il puma è
un animale che mi affascina molto
perché è bravo a mimetizzarsi e a
cacciare e può compiere balzi lunghi
fino a 14m di lunghezza e 4,5m di
altezza. È molto forte nella corsa e
quando caccia può raggiungere gli
80 km/h e talvolta persino i 100
km/h.
Kristian Cabello, Luca Dioli, Mattia Sacchi, Gianmarco Schiantarelli, Sonia Troudi - 1ª F
L’equitazione
I
o vorrei essere
uno struzzo.
Possiede ali
ma non è capace
di volare e corre
velocemente, fino
a 70 km/h. Inoltre ha
una vista acutissima.
Se fossi un animale...
4 ■ 2013
Veloce come non mai… Furbo da pochi … Agile in una
maniera straordinaria!!
... Il leone...
Vorrei essere un leone perché mi rispecchia fino in fondo, perché non si arrende facilmente, perché ti attacca
quando meno te l’aspetti! È furbo e sa come fare… la
preda non è un suo problema perché la sua agilità gli
permette di agguantarla.
È unico!!! È il re della giungla!!!
Si proietta in un mondo che gli appartiene come se gli
appartenesse per qualche strana ragion… da sempre!
È misterioso e si sa che la sua ombra la vedi passare ma
è come se, quando volessi prenderlo, lui scappasse per i
mille motivi della natura… È identico a me!!!
Se fossi un animale vorrei essere il mio cane Sguincio
perché ha un olfatto e un udito spettacolari e
il pelo juventino!
Anch’io vorrei essere un
cane, perché i cani sono
belli, affettuosi, fedeli,
coccoloni con i loro padroni e con tutti i membri
della famiglia. Mi piacciono
tanto questi animali anche
perché ne esistono tante razze, con taglie e colori diversi.
Ci sono cani da guardia, da
caccia, da compagnia - come i chihuahua - e altri cani
non di razza, come i meticci. A me piacciono il golden
retriever, il pastore tedesco belga e l’alano. I più belli però sono i meticci, come il mio cane Gigia, che è
molto coccolona ed arzilla anche se ha diciotto anni!
Mi stavo dimenticando di dirvi che la mia bella Gigia
pensa solo a mangiare e a dormire! E anche per questo
mi è simpatica! Certo che se fossi un cane, vorrei
vivere in una famiglia che ama gli animali e li
tratta bene. È triste vedere che ci sono alcune
persone che legano i cani a una catena e li
trascurano.
L’orso dalla luna bianca
Asia Marchetti, Cristian Del Tenno, Filippo Scopelliti - 2ª B
D
a sempre la famiglia degli
orsi è fra le più minacciate dall’uomo: distruzione
degli habitat e inquinamento
sono i più evidenti segni di ingratitudine verso la natura, che
ci consente la vita. Al primo posto
nella classifica degli orrori ci sono
le fattorie della bile. L’incubo ha
inizio negli anni Settanta, quando
l’orso tibetano diventa specie protetta, perché in via d’estinzione.
Questi orsi hanno una luna bianca
che splende sul torace bruno, per
questo sono conosciuti come “orsi
della luna”. Abitano in un ampia
area cha va dall’Iran all’Arcipelago
giapponese. La loro colpa? Produrre
bile con acido ursodesossicolico. Base della medicina tradizionale
asiatica, questo veniva prelevato dopo che erano stati uccisi ma,
da quando ne è vietata la caccia, hanno escogitato il sistema per
sfruttare queste creature fino alla morte: sono imprigionati in
gabbie poco più grandi di loro e, vengono fatti dei prelievi quotidiani di bile attraverso un catetere di ferro conficcato nel petto. È
una dolorosa ferita sempre aperta. Non possono camminare, sdraiarsi, allungarsi: l’unico movimento consentito è accasciarsi sul
fondo della loro prigione, in mezzo al sangue e alle feci, sfiniti nel
corpo e nello spirito. Spesso non hanno più i denti: per la rabbia
e il dolore mordono le sbarre fino a sanguinare..questa è la loro
quotidianità finchè muoiono. Un abuso assurdo e ingiustificato di
questo nobile e fiero animale. Oggi si conoscono oltre cinquanta
rimedi erboristici, alternative etiche, economiche e facilmente
reperibili che non vengono inoltre contaminate da pus, sangue e
feci, a differenza della bile. Racconta Jill Robinson, fondatrice di
Animals Asia Foundation, dopo aver visto cosa succede agli orsi
nelle “fattorie della bile”: “Avevano il corpo pieno di piaghe e
un catetere infilato nell’addome; alcuni, impazziti dal dolore, si
procuravano orrende ferite. Dalle sbarre vidi spuntare una zampa
gigantesca e, inconsapevole dei rischi che potevo correre, volli
toccarla. Allungai la mano e l’orso me la strinse dolcemente. Allora
gli promisi che sarei tornata e che l’avrei salvato”.
Oggi circa trecento orsi sono stati salvati. Prima di comperare un
prodotto contenente elementi di origine animale, pensiamoci:
unguenti, balsami e polveri miracolose condannano a una lenta
agonia chi non è nato per servire l’uomo.
Il Cincillà
Licia Castelnovo - 2ªB
I
l cincillà è un animale da compagnia, ormai molto diffuso nelle nostre case. Il suo mantello può essere di colore bianco, marrone o grigio.
Per comprarlo sano serve vedere che
abbia uno sguardo attento, occhi vispi, deve dimostrare molta curiosità
per quello che succede e il suo pelo
deve essere pulito e uniforme.
Il cincillà vive molto, quindi è bene
ricordarsene quando si pensa di accoglierlo nelle nostre case: la sua vita
media è infatti lunga, dai dieci ai dodici anni. È un animale molto docile e
affettuoso, è perciò molto importante
che riceva coccole dal suo padrone: se
riceve poche cure e viene lasciato nella
sua gabbietta, solo per molto tempo,
soffre molto. L’alimentazione è una cosa cui va fatta molta attenzione: questi
animaletti non possono mangiare alimenti fritti, grassi, cereali e le verdure
troppo acquose come la lattuga.
Il cucciolo ha bisogno di gabbie alte e
spaziose. Necessita una visita veterinaria almeno una volta all’anno.
Soprattutto dobbiamo passare tanto
tempo con lui, offrigli degli stimoli che
spezzino la noia della sua giornata.
Tuttavia.... nessun animale è nato per
vivere in gabbia: quando compriamo
un animale, contribuiamo a questo
commercio, quindi pensiamoci.
Matti da Ligari
Amici animali
Il pastore
Maremmano
abruzzese
cane da guardia a difesa della
proprietà e della famiglia. Il
pastore maremmano abruzzese
è un cane equilibrato, affidabile e protettivo. Non è invadente e convive serenamente
con altri animali. Ama la vita
all’aperto e si sente a disagio
in città. Tutte queste caratteristiche derivano direttamente
dalla selezione che i pastori
hanno fatto per secoli, al fine
di ottenere un cane ideale per
la custodia del gregge. Oggigiorno, i pastori maremmano
abruzzesi vivono serenamente
anche con famiglie, bambini
e altri animali, difendendoli
con grande dedizione e affetto. Secondo me, è un cane
bellissimo. Ha un pelo di color
bianco-panna, ruvido al tatto,
che forma un collare intorno al
collo; sul muso è corto, mentre
sul tronco ha una lunghezza
di circa 8 cm. I maschi sono
più grandi delle femmine: infatti il maschio misura dai 65
ai 73 cm, mentre la lunghezza
della femmina oscilla tra i 60
e i 68 cm.
Riccardo Moroni - 2ª C
I
l pastore maremmano
abruzzese è un cane da
guardia del gregge, a differenza del pastore tedesco
che è un cane conduttore. Si
tratta di un cane antichissimo.
Molti secoli fa, ai tempi degli
antichi Romani, la razza era
già descritta molto simile a
quella di oggi, sia per quanto
riguarda il carattere, sia per
quanto concerne l’aspetto e
l’uso. Oggigiorno, il pastore
maremmano abruzzese, oltre al lavoro classico, svolge
egregiamente la funzione di
Il coniglio nano
nelle nostre case
Qualche consiglio
Chiara Moizi - 2ª B
S
empre più spesso, accanto ai classici animali da compagnia come il
cane e il gatto, si sceglie il coniglio
nano ritenendolo, erroneamente, poco
“impegnativo”. Non in tanti sanno che
questo simpatico animaletto deve vivere
libero: l’appartamento è un ambiente
poco adatto a lui. Le sue zampine non
poggiano nella maniera più corretta sul pavimento liscio e questo provoca, a volte,
piccole dermatiti o problemi alle unghie.
L’ideale sarebbe tenerlo in casa quando il
clima è rigido e farlo correre un po’ in giardino nelle giornate miti. Tenere un coniglio
sempre all’esterno è pericoloso: l’ intestino è
estremamente delicato e un colpo di freddo
potrebbe essergli fatale.
Fatelo dunque passeggiare quando il tempo
è bello e mai per svariate ore sotto il sole diretto. L’alimentazione deve essere a base di
fieno: fate attenzione a sceglierlo di buona
marca, evitando tutti quelli che contengono
al loro interno cereali
di vario tipo, semi o elementi zuccherini
colorati. In concomitanza a questo, ogni
giorno bisogna fornire della verdura fresca,
mai fredda di frigorifero e mai bagnata. Bisogna avere cura di mettere la sua cuccia
in un angolo tranquillo e lontano da rumori
e luci violente. Va lasciato tranquillo. È un
essere vivente che prova sentimenti ed emozioni, non è un giocattolo: vanno rispettate
le sue abitudini e non va dimenticato in un
angolino e ignorato.
Occuparsi di un animale è un impegno. Pensiamoci prima di fare questa scelta.
Animali
Habitat naturali
e in cattività
Alice Pruneri
e Francesca Stiglitz - 1ªA
S
ono molti gli animali tenuti in cattività dall’uomo sia negli zoo sia nei
circhi, dove sono oggetto dell’attrazione della gente. Questi non potranno
mai essere reintrodotti nei loro habitat
naturali, perché abituati alle cure degli esseri umani. Gli animali selvatici,
invece, sono liberi di nutrirsi e mantenersi in vita senza l’aiuto di nessuno.
Per esempio, c’è molta differenza tra un
leone con cui si tengono spettacoli ed
un leone che, invece, corre maestoso
nella savana: il primo viene addestrato
per esibirsi, mentre il secondo è indipendente, ma più esposto ai pericoli del
mondo esterno.
Viene definito habitat il complesso delle
comunità animali e vegetali che vivono
in una determinata area geografica e
che ha raggiunto una relativa stabilità.
Alcuni di questi sono: le terre polari, la
taiga, la tundra, la prateria, il deserto,
la foresta pluviale, la foresta decidua e
di aghifoglie.
Noi siamo andati a vedere alcune di
queste ricostruzioni al Museo di Storia
naturale, durante la gita a Milano del
19 marzo 2013.
Le terre polari sono distese di ghiaccio
prive di vegetazione dove sopravvivono solo alcuni animali come pinguini,
foche, trichechi, narvali, volpi bianche,
orsi. In queste zone la temperatura può
scendere anche fino a -60 C.
La tundra presenta un suolo perennemente ghiacciato in inverno, mentre in
estate il terreno disgela di pochi centimetri, consentendo così la crescita di
muschi, licheni, eriche e salici nani e la
vita di animali come renne, caribù, buoi
muschiati e lepri.
La taiga presenta grandi foreste boreali di conifere (pini, abeti, larici) e di
betulle. Qui il suolo è acquitrinoso e ci
2013 ■ 5
vivono ghiri, pernici, daini, ermellini e
lemming.
La savana è una superficie desertica che
presenta arbusti e alberi di grandi dimensioni come baobab, palme e acacie.
In queste zone ci vivono gazzelle, zebre,
giraffe, dik-dik e scimpanzé.
La foresta pluviale è un ambiente di
elevata biodiversità animale e vegetale.
In essa ci vivono scimmie, pappagalli e
insetti di grandi dimensioni; le piante
presenti sono per lo più arbusti, alberi
giganti e piante rampicanti.
Venerdì 3 Maggio 2013 è venuto nella nostra classe, invitato dalla prof.ssa
Della Bosca, Gianluca Moiser, un professore del liceo scientifico “Donegani”
di Sondrio, che ci ha spiegato in modo più approfondito la reazione degli
animali in ambienti nuovi, come circhi
e corride. Il professor Moiser, membro
della “Leal”, la lega antivivisezionista,
ci ha raccontato che il leone in natura
ha paura del fuoco, ma durante l’addestramento del salto nel cerchio di fuoco
viene minacciato con strumenti di tortura, come fruste, bastoni e bullhook,
cioè mazze appuntite. I circhi nascono
per ridicolizzare persone con qualche
malformazione fisica, come nani, gemelli siamesi, giganti, donne barbute,
chiamati volgarmente “fenomeni da baraccone”. Oggi questi modi di prendere
in giro qualcuno riguardano anche gli
animali, travestiti e addestrati per far
ridere la gente.
Un altro tipo di spettacolo di tipo molto
violento con animali è la corrida, che
consiste, infatti, in uno scontro violento
tra un toro e “el matador”, che si conclude con la morte del toro e la vittoria
del torero. L’animale, oltre a subire il
dolore delle lance trafitte nel suo collo,
si infuria a causa di una corda che stringe i suoi testicoli. La morte è dovuta ad
un’emorragia, conseguenza della perdita
di sangue provocata dalle ferite.
In molte parti del mondo si tengono ancora corse clandestine con cani e cavalli,
ma anche le lotte tra cani oppure tra
galli sono diffuse, esclusivamente per
un continuo circolo di denaro.
Noi siamo assolutamente contrari a queste pratiche che procurano danni fisici
e psicologici agli animali. Rifletteteci
anche voi, prima di partecipare a spettacoli con gli animali!
Cosa mangiano i ragazzi della Ligari?
N
el periodo tra febbraio e
marzo, la nostra classe ha
effettuato un sondaggio
sull’alimentazione di noi ragazzi. In ogni classe alcuni di noi
hanno raccolto delle informazioni sulle abitudini alimentari
(colazione, merenda, fuori pasto) e sulla pratica di attività
fisica mediante un questionario;
attraverso domande in forma
anonima abbiamo poi chiesto
ai nostri coetanei cosa pensano del loro aspetto fisico. Ecco
i risultati.
Quasi tutti noi facciamo colazione con la classica tazza di
latte, biscotti e cereali, perfetta
per una giornata di studio tra
Kebab
un cibo a due facce
Cesare Vedovatti, Alessandro
Mazza, Saverio Steffanoni - 3ªD
I
n questo articolo vorremmo
parlarvi di un piatto che si sta
diffondendo in tutta Europa:
come ben sappiamo negli ultimi
anni si sta espandendo la passione
di mangiare il kebab. Infatti, una
recente indagine della nostra classe
mostra che circa all’80% dei ragazzi
e al 50% delle ragazze piace questo
alimento.
Tutti sappiamo di cosa è fatto un
kebab, solo pochi semplici ingredienti: nella maggior parte dei casi
si tratta di carne di pecora, o di
un insieme di manzo e pecora ma
spesso vengono aggiunti tacchino o pollo. Raramente ci si
può imbattere in kebab di
solo pollo o in kebab composto in parte da carne
di maiale (in verità è una
variazione italiana). Oltre a
questi ingredienti base ci vogliono anche la salsa yogurt,
la salsa piccante, le cipolle,
l’insalata, e, se si vuole ketchup,
i banchi. I ragazzi che non fanno
colazione (per fortuna!) sono veramente pochi: la maggior parte sono
di seconda, maschi.
Non si può dire lo stesso, invece,
per l’intervallo, durante il quale i
ragazzi di seconda o di terza non
mangiano niente, mentre i pochi
che fanno uno spuntino portano a
scuola snack confezionati, soprattutto crackers, brioches e barrette. I ragazzi di prima, che forse si
fanno preparare lo spuntino dalle
proprie mamme, mangiano soprattutto frutta di stagione e dolci fatti
in casa; solo pochissimi non mangiano niente.
Generalmente, sembra che la maggior
parte dei ragazzi di
terza abbia delle abitudini non proprio
“corrette”: di tutte le
tre classi, sono quelli
maionese e mostarda. Di solito gli
amanti del Kebab lo accompagnano
con un contorno di patatine fritte.
Il tutto viene servito all’interno di
un panino o di una piadina. Grazie
a questa favolosa ricetta possiamo
mangiare questo cibo di origine
orientale.
Ma come è nato il kebab? La storia
del Kebab ha radici molto antiche
in Turchia, nel tempo in cui i Turchi nomadi impararono a cuocere
ed arrostire la loro carne alla griglia
sui fuochi dell’accampamento. In
questa versione originaria, veniva
preparato esclusivamente con strisce di carne saltata e dorata su di
una piastra rovente, adoperando il
grasso sciolto della coda di montone come condimento. Col tempo si
decise di modificare la tecnica di
cottura del Kebab, cuocendolo in
verticale. Questo portò a un grandissimo cambiamento,
infatti, gli
Fast food
che si “ingozzano” di snack più
spesso davanti alla tv, e quelli
che mangiano meno frutta e verdura. I “piccoli” sembrano essere
i più salutisti, mentre i ragazzi di
seconda sono i più critici verso il
proprio fisico; una piccola parte
di loro ha anche fatto diete, soprattutto “fai da te” o con l’aiuto
dei propri amici. Nel complesso,
però, i ragazzi della nostra scuola
si ritengono soddisfatti del proprio fisico, forse perché quasi
tutti fanno attività fisica dalle
3 alle 5 ore a settimana. La cosa
ci ha abbastanza stupiti: siamo
ragazzi sportivissimi!
Il lavoro svolto ci ha permesso
di scoprire le nostre abitudini
riguardo al cibo e, forse, ci ha
anche dato uno stimolo a migliorare la nostra alimentazione.
In ogni caso, è importante non
essere schiavi del cibo, ma neanche ricorrere a diete estreme,
pericolose per la nostra salute.
Un chiletto in più non è la fine
del mondo! L’importante non è
avere un fisico da fotomodelli o
da top model, ma sentirsi in armonia con se stessi e accettarsi
per quello che si è.
Giovanni Steffanoni e Andrea Colombo
- 3ªD
I
umori che fuoriuscivano dalle carni
arrostite non venivano più dispersi
sulle braci, ma finivano con l’insaporire la carne.
Il nuovo metodo era piuttosto funzionale, difatti comportava un risparmio energetico, poiché la carne
veniva cucinata in piccoli pezzi.
Vorremmo però avvertirvi che, anche se è un cibo delizioso, non è
molto sano: infatti, andrebbe mangiato circa una volta al mese. Il problema sono le calorie, che possono
variare dalle 500 alle 1000. Anche
se la carne che viene utilizzata non
è particolarmente grassa, va detto
che nella preparazione non viene
eliminato il grasso emesso perché
la rende più tenera e più saporita.
Il vero problema è rappresentato
dai condimenti. Se escludiamo
verdure e carote, ad incrementare
notevolmente l’apporto calorico sono le patatine fritte,
la salsa allo yogurt, la maionese, il ketchup e la mostarda. Inoltre è fuori misura l’utilizzo di
sale, con cui viene
condita sia la carne
sia alcuni dei condimenti. Perciò vi
ricordiamo che per
rimanere in forma
dovreste mangiarlo
con moderazione!
l fast food (espressione
inglese traducibile letteralmente con “cibo
veloce”) è un tipo di ristorazione che ha origine
nei paesi anglosassoni,
veloce da preparare e
consumare. Si possono
incontrare anche fast food
ambulanti che forniscono
cibo simile e con le medesime modalità. È un pasto veloce, un
sistema rapido di ristorazione, che a partire dagli anni ottanta
ha avuto una vasta diffusione a livello mondiale. Questa cucina
è costituita principalmente da hamburger, hot dog, cotolette,
patate fritte, pizze, sandwich, ma anche da altri cibi derivati
da cucine etniche come la cipolla fritta e il kebab, e suggerisce
l’uso massiccio di diverse salse come senape, maionese e ketchup.
Il fast food è in genere caratterizzato da un costo relativamente
modesto e dall’ampia diffusione dei punti vendita. Il modello
alimentare proposto dai fast food coinvolge prevalentemente
fasce più giovani, ma anche una quota crescente di adulti, che
per motivi essenzialmente legati ai ritmi lavorativi, fa sempre
maggiore ricorso a questo tipo di ristorazione.
Il fast food è spesso considerato sinonimo di cattiva alimentazione, sia perché costituito da pasti consumati in fretta, anche in
piedi o in auto, sia per la cattiva qualità e varietà degli ingredienti
e per l’abbondanza di elementi fritti, grassi, salati e zuccherati.
I cibi normalmente rientranti nel fast food vengono classificati
tra quelli ad elevato contenuto di grassi e con basso contenuto
di fibre. Proprio per questa ragione, specialmente se consumati
frequentemente o in porzioni abbondanti, aumentano il rischio di
obesità e quello di incorrere in malattie più gravi come il cancro.
Come se on bastasse elevati consumi nei fast food sono collegati
a elevati livelli di colesterolo, importante fattore di rischio per
infarto, ictus e malattie del sistema cardiocircolatorio.
Uno studio britannico, citato dal Daily Mail, avrebbe portato
anche alla conclusione che i bambini che consumano più pasti
al fast food crescono con un quoziente di intelligenza inferiore
rispetto a coloro che mangiano regolarmente cibi sani e freschi.
Gli studiosi hanno analizzato un campione di 4mila bambini
scozzesi dai tre ai cinque anni di età, messi a confronto a seconda
della loro alimentazione abituale e divisi in due gruppi: quelli
che si nutrono prevalentemente degli alimenti dei fast food e
quelli che consumano cibi freschi o appena cucinati. La ricerca è
giunta alla conclusione che il tipo di alimentazione consumata da
bambini ha effetti a lungo termine sul quoziente intellettivo. In
particolare, è emerso che il tipo di pasto principale che i bambini
consumano ogni giorno influenza la loro crescita e lo sviluppo
della loro abilità cognitiva.
(Ricetta indiana)
Alimentazione
Maria Ravelli,
Flaminia Bartelli,
Anna Pradella
Classe 2ªA
Matti da Ligari
Mangiamo
PAKORA
6 ■ 2013
Kaur Jasmanpreet - 1ªC
OCCORRENTE:
;
semi di cumino; curcuma
ggere;
fri
r
pe
o
farina di ceci; oli
lvere;
po
in
o
cin
patate; peperon
sale.
PROCEDURA:
e tagliare
Prima di tutto sbucciare
parare la
Pre
a fettine le patate.
nno imdra
pastella, dove esse an
: in una
do
merse, nel seguente mo
di ceci,
ina
terrina mettere la far
la curre,
lve
il peperoncino in po
, il sale ed
cuma, i semi di cumino
almente
du
gra
infine aggiungere
una paere
en
l’acqua fino ad ott
a.
uid
stella abbastanza liq
re l’olio a
A questo punto mette
, immerdo
cal
scaldare; quando è
tine di
fet
le
gere una per volta
uta e
en
ott
lla
patate nella paste
.
lio
ll’o
ne
e
subito dopo friggerl
do
an
qu
nti
pro
I Pakora saranno
inc
rro
ma
o
i
diventeranno dorat
a
un
su
are
agi
ni. A fine cottura ad
o
oli
di
so
ces
carta per togliere l’ec
e salare a piacere.
Matti da Ligari
Risotto alle fragole
Ingredienti per 4 persone:
300 gr di riso; 350 gr di fragole;
2 scalogni;
1/2 bicchiere di prosecco;
1 litro di brodo vegetale;
25 gr di parmigiano; olio; sale;
Tempo di preparazione: 10 min.
Tempo di cottura: 20 min.
Tempo totale: 30 min.
PREPARAZIONE
Fate imbiondire lo scalogno tritato
in una casseruola con l’olio. Aggiungete il riso e lasciatelo tostare,
quindi sfumate con il vino prosecco. Aggiungete il brodo vegetale fino a ricoprire il riso e aggiungetene
man mano che si asciuga. Lavate
le fragole, eliminate il picciolo e
tagliatele a pezzetti. Aggiungetele
a metà cottura. Mescolate delicatamente aggiungendo man mano un
mestolo di brodo se dovesse asciugarsi troppo, aggiustate di sale e
terminate la cottura. Spegnete la
fiamma, aggiungete il parmigiano e
mantecate il risotto alle fragole con
un cucchiaio di legno. Aspettate un
paio di minuti prima di impiattare
il risotto alle fragole guarnendolo
con una dadolata di fragole fresche.
(dolce brasiliano)
Roberta Neto Colacrai - 2ªA
Ingredienti:
codette di cioccolato;
1 lattina di latte condensato;
2 cucchiai di cacao in polvere;
1 cucchiaio di burro o margarina;
pirottini
sciare cuocere per un’ora e mezza
a fuoco moderato. Legare il pezzo
di girello con lo spago da cucina ed
adagiatelo in un’ampia casseruola
insieme alla carota, il sedano, la
cipolla e i grani di pepe.
Nel frattempo preparate la salsa
tonnata. Immergere le uova in acqua e fare cuocere per 10 minuti
circa. Quando saranno sode, sgusciarle e mettetele da parte insieme
al tonno appena sgocciolato e ai
capperi. Frullate il tutto diluendo
con un mestolo di brodo filtrato.
Una volta cotta la carne, lasciatela
raffreddare quindi tagliare la carne a fettine sottili e adagiatele su
un piatto. Versare la salsa tonnata
sulle fettine di girello.
Decorare il vitello tonnato con i
capperi e le fettine di limone, quindi riporre il frigo per almeno 1 ora
prima di servirlo.
Vitello tonnato
Ingredienti per 8 persone:
1 kg di girello in un unico pezzo;
1 carota; 1 cipolla; 1 costa di sedano;
1 bicchiere di vino bianco;
1/2 cucchiaino di grani di pepe;
2 cucchiai di olio; sale;
1 litro di acqua.
Ingredienti salsa tonnata:
3 uova; 120 gr di tonno sott’olio;
1 cucchiaino di capperi;
1/2 mestolo di brodo;
Tempo di preparazione: 20 min
Tempo di cottura: 1 ora e 30 min
Tempo totale: 1 ora 50 min
Panna cotta
ai frutti di bosco
Ingredienti:
280 ml. di latte; 220 ml. di panna;
50 gr. di zucchero; 8 gr. di colla
di pesce.
Per guarnire:
6 cucchiai di frutti di bosco;
6 cucchiai rasi di zucchero.
Attrezzatura:
6 stampini del diametro di 8 cm
PREPARAZIONE
Mettere a bagno in acqua fredda la
colla di pesce per 10 minuti, finché
completamente morbida.
In un pentolino mettere tutti gli
ingredienti e lasciare sul fuoco girando di tanto in tanto, finché lo
zucchero e la colla di pesce sono
completamente sciolti. Mettere
nello stampino e lasciare raffreddare. Guarnire con frutti di bosco
e lo sciroppo.
PREPARAZIONE
Lavare e mondare le verdure e tagliarle a pezzetti. Aggiungere il
vino bianco, l’olio extravergine
d’oliva, un pizzico di sale e pepe
e ricoprire il tutto con l’acqua. La-
BRIGADEIRO
2013 ■ 7
Dolci
di Carnevale
Alice Scarafoni e Michela Fioroni - 3ªD
PREPARAZIONE
Mettere lo zucchero e lo zucchero
vanigliato, aggiungere gli altri ingredienti compreso il limone pelato
al vivo, frullare, versare nei bicchieri e decorare con una fragola.
Alice e Michela vi consigliano una cena ideale da assaporare con gli amici
Ingredienti per 4 persone:
250 g di fragole mondate e lavate;
1 limone; 50 g di zucchero;
1 bustina di zucchero vanigliato;
100 g di ghiaccio (ca. 4 cubetti);
200 g di acqua fredda.
Aggiungi un posto a tavola…
Aperitivo
analcolico
alla fragola
Mangiamo
Preparazione:
Mettere tutto il latte condensato in una casseruola. Aggiungere la polvere di cacao e il burro.
Mescolare continuamente e far bollire a fuoco
medio, fino a quando il composto si stacca dal
fondo della pentola. Lasciare riposare per
alcuni minuti, poi toglierlo e metterlo su
un piatto. Il brigadeiro è pronto.
Attendere fino a quando il brigadeiro è
freddo. Quindi ingrassare le mani con
margarina o burro. Con un cucchiaio
prendere una quantità di brigadeiro e
formare con le mani una pallina grande
come una noce. Versare le codette di cioccolato su un piatto, farci rotolare sopra le
palline e sistemarle nei pirottini.
Tosca Credaro
& Denise Saccucci - 2ªD
A
chi non piace mangiare
dolci a Carnevale? Crediamo a nessuno. Proprio per
questo abbiamo deciso di consigliarvi due ricette facili e divertenti, che con qualche aiuto
possono essere realizzate anche
dai più piccoli.
Prima ricetta:
BOMBE ALLA CREMA
INGREDIENTI:
-100 g di farina tipo 00;
-200 g di farina manitoba;
-4 uova;
-60 g di zucchero;
-10 g di lievito di birra;
-70 g di burro;
-buccia di limone;
-500 ml di latte;
-100 g di zucchero;
-3 tuorli;
-80 g di fecola di patate;
-buccia di limone.
PREPARAZIONE:
In una terrina mettete la farina, lo zucchero, due uova leggermente sbattute, la buccia di
limone ed il lievito, sciolto in un
paio di cucchiai di acqua. Impastate il tutto per una decina di
minuti. Aggiungete le altre due
uova leggermente sbattute, incorporandole un po’ per volta..A
questo punto aggiungete il burro. Avrete un impasto liscio e
abbastanza liquido. Mettetelo in
frigo per mezz’ora. Nel frattempo preparate la crema pasticcera. Scaldate il latte con la buccia
di limone in un pentolino. In un
altro recipiente lavorate tuorli e
zucchero. Aggiungete la fecola
setacciata. Aggiungete il latte
(filtrato) poco alla volta. Ponete
il composto sul fuoco a fiamma
bassa e mescolate con una frusta
fino a che la crema pasticcera
non si sarà addensata (ci vorranno 10-15 minuti).
Prendete l’impasto delle bombe dal frigo. Infarinate le mani
e il piano da lavoro. Stendete
l’impasto spesso un centimetro
e ricavatene le bombe con un tagliapasta. Coprite con un panno
e fate lievitare almeno due ore
(quando fa freddo io le lascio
lievitare anche per quattro ore).
Friggete le bombe in olio non
eccessivamente caldo, altrimenti
rischiate che si cuociano fuori
e restino crude dentro. Rigiratele più volte durante la cottu-
ra. Asciugate l’olio in eccesso
e passate le bombe fritte nello
zucchero semolato. Con una “sac
à poche” farcite le vostre bombe
alla crema.
Seconda ricetta:
MUFFIN CREMA
E AMARENA
Chi di noi quando vede uno di
quei bei muffin o cupcake americani, con quello sbuffo di crema, non pensa a quanto siano
carini? Beh, a me capita ogni
volta, ma poi penso a quella
glassa fatta di coloranti e burro e mi passa la voglia. Ieri ho
preparato questi muffin crema e
amarena che oltre a essere carini, sono anche buoni: crema e
amarena sono la mia accoppiata
preferita per quanto riguarda i
dolci! Messi su un buffet o anche serviti a fine pasto, fanno
proprio un bell’effetto.
Spero di avervi dato un’idea per
passare questo sabato freddo e
piovoso: dei bei muffin crema e
amarena accompagnati da una
tazza di tè fumante sono l’ideale.
INGREDIENTI:
-2 uova;
-100 g di latte;
-100 g di olio di semi;
-120 g di zucchero;
-200 g di farina;
-16 g di lievito per dolci;
-200 g di amarene;
-500 ml di latte;
-3 tuorli;
-70 g di fecola di patate;
-120 g di zucchero;
-buccia di limone.
PREPARAZIONE:
Iniziate preparando i muffin. In
una terrina lavorate uova e zucchero. Aggiungete latte e olio.
Aggiungete farina e lievito setacciati. Mettete negli stampini
per muffin imburrati e infarinati a dovere. Aggiungete qualche
amarena. Conservate quelle per
la decorazione (una per muffin).
Cuocete in forno preriscaldato a
180° per circa 20 minuti. Lasciate raffreddare.
Preparate la crema. Fate scaldare
il latte con la buccia di limone.
Lavorate tuorli e zucchero. Aggiungete la fecola setacciata (e
se necessario un po’ del latte,
non eccessivamente caldo). Unite il latte filtrato e ponete sul
fuoco. Cuocete a fiamma bassa,
mescolando continuamente, finché la crema non si sarà addensata. Spegnete subito!
A questo punto io ho trasferito la crema su un piatto piano
abbastanza grande e l’ho coperta con della carta da forno
a contatto. Lasciate intiepidire,
mettete in una sac à poche con
beccuccio a stella e guarnite i
muffin crema e amarena.
Buon appetito!
Matti da Ligari
Mangiamo
8 ■ 2013
Un Dolce
Curioso
Giada Bonesi e Melani Hernandez - 2ªC
T
i piacciono i macarons?
Non quelli col sugo,
ma quelli di alta pasticceria! Sono dei buonissimi dolci che molti credono francesi. In verità sono
italiani, anche se i francesi
si prendono tutto il merito.
Sono stati portati in Francia da Caterina dé Medici (la
grande regina di Francia, 1577-1559).
È un dolce a base di meringhe, ottenuto da una miscela di albume d’uovo,
farina di mandorle e zucchero a velo. È comunemente farcito con crema ganache, marmellata o
creme varie e richiusi da due gusci. Sei curioso di
scoprire la ricetta? È molto semplice.
INGREDIENTI:
- 225g di zucchero a velo
- 125g di farina di mandorle
- 4 albumi vecchi di due giorni
- 25 g di zucchero semolato
- un pizzico di sale
- succo di limone q.b
- colorante (se serve, solo qualche goccia poiché il
colore deve rimanere pastello)
PREPARAZIONE:
Dopo aver preparato gli albumi due giorni prima,
prelevali dal frigorifero sei ore prima della preparazione dei dolci. Mescola quindi lo zucchero a velo
con la farina di mandorle e setaccia il tutto.
A questo punto, con molta cura, monta a neve gli
albumi unendo un pizzico di sale, le gocce di limone
e pochissime gocce di colorante alimentare. Una volta ben montati, metti le fruste
a velocità minima e aggiungi, poco a poco, lo zucchero
semolato e, successivamente, il composto di farina di
mandorle e zucchero a velo
agli albumi.
L’impasto è ora finito! Ora,
prepara la teglia del forno e
con una sac-à-poche forma
delle sfere piuttosto piccole
e distanziate di circa 4 cm
tra loro. Lasciale riposare
per circa un’ora. Preriscalda
poi il forno a 150° e passata
l’ora, inforna i macarons per
14 minuti.
Lascia riposare i macarons per un’ora
prima di staccarli dalla carta da forno.
Pensa, in ultimo, alla farcitura: indipendentemente
dal colore che hai scelto, utilizza una crema piuttosto densa. Ricorda però di spolverizzare i macarons
con del cacao prima di infornarli.
Dalla Valtellina con … gusto
I TAROZ
Riccardo Moroni - 2ªC
Ingredienti
400 grammi di patate
300 grammi di fagiolini freschi
200 grammi di formaggio Valtellina o Casera
150 grammi di burro
Cipolla, sale e pepe
Preparazione:
Far bollire le patate sbucciate in una pentola abbastanza grande
con i fagiolini.
Quando sono pronte, schiacciare le patate con uno schiacciapatate
in modo da ottenere un composto simile al purè.
Scolare i fagiolini e aggiungerli al composto.
Salare e pepare le patate e lasciar cuocere per circa 5 min, poi
aggiungere il Casera tagliato in precedenza a cubetti.
Mettere in una padella il burro e le cipolle, lasciar rosolare per
circa 2 minuti e versare sulle patate.
Mescolare bene.
Il piatto è pronto. Bon Apetit!
Gulab jamun
Jasmanpreet Kaur - 1ª C
Istruzioni:
l’impasto e formare delle
In
una ciotola grande mesco
piccole
Sono palline di latte fri
lare palline.
tte e im- insieme
lat
te
in
bevute di sciroppo, tip
polvere, farina, Ridurr
iche del lievito e
e il calore al minimo e fri
cardamomo. Poi unire
gBengala, che vengono sol
gere le palline. Dopo
itamen- mandorle,
5
mi
nu
pis
ti
tac
te consumate durante le
feste o le chi e uv
in
izi
era
ett
nn
a
o
e
in
celebrazioni come il ma
trimonio. seguito
a galle gg iaanche il
Ingredienti:
burro fuso. Versare, si ingran- 200 gr di latte in polve
re il latte e contidi ra nn o e
re
- 45 gr di farina
nuare a mescolare
div en ter an - 30 ml di burro fuso
finché il composto
no ma rro - 2 gr di lievito
non è omogeneo.
ni. Qu an do
- 100 ml di latte caldo
Coprire e lasciar
in izi an o a
- 15 gr di mandorle a pe
rip os are pe r 20
ga lle gg iar e,
zzetti
(opzionale)
minuti.
aumentare il
- 15 gr di pistacchi a pe
In una padella grande me
fuo co e gizzetti
scolare rarle frequen
(opzionale)
temente. Togliere le
insieme zucchero, acqua
, acqua palline dall’o
- 15 gr di uvetta (opzio
lio, metterle su carta
di rose e un pizzico di
nale)
car
damo- da cucina usand
- 1 pizzico di cardamomo
o un cucchiaio fomo. Mettere sul fuoco
maci, portare rato e lascia
nato
rle
raf
freddare.
ad ebollizione e far bollir
e lenta- Me tte rle ne
- 900 ml di olio vegetale
lla pade lla co n lo
mente per un minuto. In
per la
seguito sciroppo e far
frittura
le bollire a fuoco
mettere tutto da parte.
me
dio
- 200 gr di zucchero bia
pe
r
5
mi
nuti, premendole
Riempire una padella gra
nco
nde con delicatamente
- 200 ml di acqua
affi
nché assorbano
l’olio. Scaldare a fuoco me
dio per lo sciroppo.
- 5 ml di acqua di rose
almeno 5 minuti. Poi
lavorare Servirle calde
o fredde.
Il giornale è stato pubblicato grazie al contributo finanziario del Comune di Sondrio,
a cui si è unito il nostro primo sponsor.
Per l’anno prossimo ci auguriamo di averne altri.
Effe 2
offre a tutti gli alunni
uno sconto del 15%
✁
sui prodotti
PANASONIC
DOCUMENT
EFFE2
Via Manzoni, 22 - 23037 Tirano (SO)
T. +39 0342 702817 - F. +39 0342 711063 - E. [email protected] - www.effe2.net
I biscotti
della fortuna
Gaia Calvo, Emanuele Comune, Matteo Hu - 2ªC
Conoscete tutti i celebri e sfiziosi biscotti della fortuna?
No? Allora ve li faremo conoscere noi.
Non sono altro che dei tipici dolcetti orientali che possono contenere
un messaggio o dei numeri fortunati.
Eccovi gli ingredienti per questi dolcetti davvero gustosi:
200 gr di margarina morbida; 100 gr di zucchero
1 uovo; 12 ml di estratto di vaniglia
600 gr di farina; 2 gr di lievito
Ed ora ecco le poche e semplici fasi di preparazione:
Riscalda il forno a 220°C.
Mescola margarina, zucchero e uovo finché non sono ben amalgamati.
Aggiungi gli altri ingredienti. Mescola insieme per formare una
palla di impasto.
Copri leggermente di farina un tagliere di legno o una superficie
piana, con il mattarello stendi metà impasto in modo molto sottile.
Usa una forma per biscotti rotonda per tagliare l’impasto.
Metti un messaggio in ogni biscotto in modo che sporga da un lato.
Piega la forma a metà e poi di nuovo a metà. Pizzicalo per chiuderlo.
Cuoci i biscotti per circa 10 minuti o finché non si sono leggermente
scuriti.
E finalmente potrete assaggiare questi magnifici biscotti e
così leggere il
messaggio racchiuso al suo
interno. Buon
appetito!
Matti da Ligari
Raccontiamo
2013 ■ 9
La mia camera Furto
Silvia Salvato - 1ªE
C’
è un luogo dove tutto mi è possibile
, dove non esistono problemi...
È la mia stanza,quel luogo.
È una stanzetta piccola, con le pare
ti rosa e bianche, ed è lì che mi
isolo nel mio mondo.
La sera, poi, il pallido riverbero dei
lampioni crea sulle pareti ombre
allungate e misteriose a cui mi piac
e attribuire identità sinistre.
D’inverno amo accovacciarmi sul letto
magari con una bella cioccolata
calda e la gatta acciambellata sulle
mie gambe (che tra l’altro è un
ottimo scaldino).
Sono tante le cose che amo fare nell
a mia stanza, ma quella che
preferisco è ballare.
Anche se la mia camera è un vero
e proprio luogo di rilassamento
amo passarci del tempo con la mia amica
Francesca, ne facciamo di tutti i colori,
anche troppe.
A dire la verità c’è
una cosa che odio
della mia stanza: le
foto di quando ero
piccola... ma che dico? Neonata!
Sono una cosa imbar azz ant issi ma,
giuro, detesto tutte
le mie foto.
La penna di Lorenzo
Lorenzo Scarafoni - 1ªE
C
iao,
io sono la penna di Lorenzo e vi racconterò la mia
giornata, che è molto faticosa e
lunga. Tutto comincia di mattina quando arrivo a scuola, lì mi
aspettano cinque lunghe ore dove devo scrivere moltissime cose
che vanno dai complessi temi ai
compiti che i professori assegnano. Dopo la scuola ho solo due
ore di riposo perché devo anche
scrivere i compiti per casa che a
volte durano anche molto tempo.
Non posso dire che non mi diverto quando Lorenzo mi lancia in
aria: per me è uno spasso quando
mi prende al volo, se no questo
divertimento si trasforma in terrore... ho una paura matta di
cadere a terra! Questo è accaduto molte volte e non è
piacevole cadere, fa molto
male e mi demoralizzo se
so di dover scrivere ancora fiumi e fiumi di pa-
role. Per fortuna non mi succhia,
sarebbe una cosa terribile: tutta
quella saliva che scorre su di me,
mi fa venire la nausea. La vita
di penna mi piace, ma ci sono
momenti che non sopporto, come quando mi gettano a terra o
quando mi aprono e mi chiudono,
con il tempo i miei ingranaggi si
sono arrugginiti e con quei movimenti bruschi e inutili scaturisce
un piccolo cigolio al mio interno
che mi dà molto fastidio. Ogni
volta che mi aprono mi fa male
la molla. Anche questo tema mi
è costato molta fatica quindi...
trattatelo con cura!
Grazie
Maestra Irene
Grazie mille per averci aiutato
con la lingua italiana. Grazie
anche per la sua pazienza, per
la sua allegria e per tutto ciò
che ci ha raccontato. Buone vacanze!
Roman Kanshyn, Migjien Osmani, Argjend
Hazroli, Mezhdi Halimi (che è ora al CTP),
Sidi Leye, Bassirou Ndiaye Cheikh, Roberta
Neto Colacrai, Rejmonda Abdi, Jia Jia Ni.
con inganno
Francesca Parrotta - 2ªD
S
ilvia Nicola Finzi si passò la
mano robusta sui capelli castano scuro nel vano tentativo
di ritrovare un po’ di calma. Lei
era una universitaria che frequentava la facoltà di medicina. Una
studentessa a cui piacevano i suoi
argomenti di studio. Amava leggere gialli e, qualche caratteristica a
parte, la ragazza si poteva definire
una persona normale. Cosa ci faceva allora alla centrale di polizia
accusata di furto?
I due poliziotti che l’avevano lì
portata le avevano spiegato con
brevità la faccenda: in un laboratorio di tecnologie sperimentali era
stato trafugato un virus capace di
infiltrarsi in computer molto protetti. Gli agenti (che a giudicare
dalla loro ipotesi non dovevano
essere molto svegli, pensò Silvia)
erano venuti a conoscenza che lei
era amica dei proprietari del laboratorio e a avevano dedotto (poco
intelligentemente, pensò ancora
lei) che un’universitaria non aveva
motivo di avvicinarsi ad un laboratorio di ricerca. Non serviva spiegare che di tanto in tanto usava
qualche programma per fare delle
particolari ricerche. No, le serviva
un alibi. E come alibi non bastava
essere rimasta a casa a studiare la
sera del furto, dato che nessuno
l’avrebbe potuto confermare. Sbuffò, preparandosi all’interrogatorio.
Le persone accanto a lei erano tre
agenti, tutti uomini. E il ragazzo
delle pulizie del laboratorio. Al
posto che rispondere alle domande dei poliziotti avrebbe preferito
sbattere loro in faccia che la loro presunta capacità deduttiva,
ammesso che ci fosse, era pari a
quella di un cellulare rotto. Sbuffò
ancora. Fu il primo agente a partire
con le domande. Era evidentemente
in servizio da molto tempo, perché sembrava guardarla ed analizzarla come un pittore analizza il
suo quadro. Non sembrava fosse
convinto che lei potesse davvero
centrare qualcosa con quella storia.
Fu diretto:- Conosci davvero il luogo in questione?
Non le costava nulla dirgli la verità:- Sì.
Prof. Lindita !
Con lei abbiamo letto tantissimo e
abbiamo imparato un sacco di nuove parole. Sappiamo
che a volte eravamo
insopportabili e la
ringraziamo per la
sua pazienza. Buona
estate.
Roman Kanshyn, Migjien Osmani, Argjend
Hazroli e anche Mezhdi
Halimi che è ora in CTP
Silenzio. Quello la guardò con intensità.
- Se c’è una cosa che ho imparato
in tutti gli anni in cui ho prestato
servizio qui, è che i criminali intelligenti non si lasciano scoprire
facilmente. E non si fanno richiamare in centrale così facilmente,
come invece è successo con te. Tu
stupida non sembri. Se anche avessi progettato un furto, te la saresti
filata con comodo.
Spostò lo sguardo verso gli altri due
agenti esprimendo il suo verdetto:
- Secondo me non è lei.
Poi parlò al ragazzo.
- I nostri dati spiegano chiaramente che tu lavori nel dato luogo da
una settimana. Abbastanza tempo
per raccogliere dati necessari per
un furto. Ma poco per organizzarlo.
Ritengo anche che tu abbia avuto
tempo per osservare il laboratorio
da solo. Vero?
- Sì - annui quello, poi aggiunse:ma non sono mai andato oltre il
primo piano.
- E come mai saresti dovuto andare oltre il primo piano? Come fai
a sapere che stanno lì gli allarmi?
I due poliziotti erano intervenuti
in fretta e bruscamente, senza preavviso. Ma avevano fatto centro.
Silvia si arrabbiò con sé stessa per
non esserci arrivata a sua volta. Si
passò una mano sulla fronte, piccata e indispettita. Se voleva uscire
da quella centrale senza le manette
ai polsi vi era un’unica possibilità:
risolvere il caso. Un brivido la scosse mentre ripensava al resto dell’interrogatorio. Sapeva di avere tra
le mani un indizio risolutivo. Ma
non poteva fermarsi alle apparenze. L’agente anziano intanto continuava a fare domande a raffica.
Lei non gli prestava attenzione, la
fronte corrucciata, l’espressione
concentrata, gli occhi vigili attenti
a cogliere un’ esitazione, un sorriso
o un’ombra correre sul volto dei sospettati. Una domanda al ragazzo,
però, la fece trasalire.
- Sei al corrente che un colpo del
genere non si poteva organizzare
da soli in così poco tempo, e che
avresti potuto farti aiutare dall’universitaria? Lei entra nottetempo
nel laboratorio e ruba il virus, poi
tu, il giorno successivo, cancelli le
immagini dalle telecamere e le impronte digitali dal resto. Intanto lei
sparisce dalla circolazione, con lei
il chip e nessuno sospetta di voi!
- NON SONO STATO IO. Gli allarmi
non li conosco. Non conosco la
parola chiave per disattivarli. Non
conosco il codice numerico da usare dopo. Non li ho mai visti!- esclamava quello con un misto di paura
e indignazione.
Lei si alzò di scatto, sentendosi
più arrabbiata che mai. Era rossa
in volto ed aveva la bocca secca, la
voce insicura:- Ma avete il cervello
o lo usate solo per… per… che ne
so! Giocare a carte? Per incolpare
gente che la colpa non ce l’ha e
che, inoltre, ha degli argomenti di
studio da affrontare di pomeriggio
e non ha tempo per queste ipotesi
def…
Quelli le si erano già avvicinati e
le stavano mettendo le manette ai
polsi. La ragazza gemette. Quello
scatto d’ira era sospetto, lo sapeva,
non si era trattenuta in tempo. Poi
la vide in un lampo. La soluzione del caso. Così ovvia che non si
poteva neanche immaginare. Così
semplice…
Non perse tempo.
- Se ammettessi il piano, la pena
dovrebbe essere ridotta, no? - disse, la voce strategicamente tremante e impaurita.
- Inizia a cantare, ragazzina.
Bene - ma non aveva intenzione
di fare quello. Silvia prese un bel
respiro e...
I colpevoli sono i due poliziotti. Se
si osserva bene, ci sono due cose
che non quadrano. Innanzitutto
come fanno due agenti a prendere come sospettata una semplice
universitaria con il conto corrente
in regola e con la fedina penale
pulita, solo perché conosce i proprietari del laboratorio? Forse perché non sono due tipi svegli, ma
in quel caso come avrebbero fatto
a capire che un furto del genere
non può essere compiuto da soli e a
ricostruirne il perfetto schema? Ma
per non rischiare di essere accusati
si sono occupati del caso e hanno
anche cercato di accusare degli innocenti per concludere in fretta il
lavoro - smise di parlare attendendo l’effetto del suo discorso. - In
quanto al ragazzo, è probabile che
avesse pensato di progettare un
furto pure lui. Ma deve aver capito
che nel caso di un crimine sarebbe
stato il primo ad essere sospettato
e così ha lasciato perdere. Anche
se così non fosse, dato che lavora
lì solo da una settimana non può
aver avuto molto tempo per rubare
il virus senza farsi scoprire. I due
poliziotti invece frequentano abbastanza un luogo dove si producono
tecnologie che possono essere utili
al loro lavoro.
Due minuti dopo gli agenti si stavano dirigendo verso il carcere, le
manette ai polsi. Tre minuti dopo
Silvia già pensava agli argomenti di
anatomia che doveva studiare.
Matti da Ligari
Raccontiamo
10 ■ 2013
Storia di un diario segreto
“N
e ho sentite troppe negli ultimi
tempi per
non essere preoccupata, davvero
troppe: sentite
queste!
Il mio compagno di scatola
nella fabbrica è
stato comprato
da una bambina che, persa la
chiave, l’ha bruciato perché nessuno potesse leggere i suoi segreti. Ho
anche saputo di un’altra ragazza che, acquistato un
diario, nonostante fosse un “maschio”, gli ha dato il
nome di Valentina, ma si può? E …
Ma, che sbadato! Non mi sono ancora presentato: io
sono un diario segreto, appena fabbricato, che era
rinchiuso in una paurosa scatola buia. Mi stavano spedendo (o così ho capito) in una cartoleria. E, potete
capirmi, il mio futuro era in mano al destino.
Quando mi hanno scaricato e appoggiato su un bizzarro scaffale verde ho pensato che la mia unica speranza
era un acquisto e ho cercato di dare il meglio di me.
Un giorno una signora ha chiesto al cartolaio se vende-
E
La penna magica
ra un mercoledì mattina: compito in classe di matematica.
Espressioni con le potenze,
divisioni, scomposizioni in fattori
primi… Non che tutto questo faccia al caso mio, ma quel giorno,
la mia amica Silvia non ne veniva
proprio fuori. Sembrava stesse vivendo l’incubo più grande della sua
vita, le veniva da piangere e avrebbe stracciato il foglio della verifica.
Lei e la matematica non sono buoni
amici, questo si sa… Però, come
se non bastasse, una voce maligna
sussurrava nell’orecchio di Silvia:
’’Se non prenderai 10 alla verifica,
sarai maledetta da un incantesimo
feroce … Stai attenta!’’
Silvia era impaurita, sapeva di non
riuscire a prendere 10, anzi… sarebbe andata malissimo la verifica.
Pensava già a che tipo di incantesimo feroce sarebbe stata sottoposta,
quando... ad un certo punto, vede
spuntar fuori dal suo banco un coniglietto buffo, con un panciotto
ed un orologio.
’’Dai Silvia, manca poco alla fine
dell’ora! Vuoi prendere 10?..Che
dici? È impossibile?! Non è detto..Ti affido questa penna magica
e..Buona fortuna!!’’
vano diari segreti, perché
la figlia ne voleva uno a
tutti i costi per il compleanno.
La signora era alta e
superba con un raccapricciante porro
sul naso. Portava una
pelliccia elegante lunga fino ai piedi, sotto la
quale si potevano scorgere due lunghi stivali neri in pelle con il
tacco alto a spillo.
Mi faceva paura e, perciò, cercai di nascondermi. Ma la sfortuna o fortuna (ancora
non potevo saperlo ) volle che, dopo essersi avvicinata cautamente, mi afferrò e disse al cartolaio
che io ero perfetto. Da qui non chiedetemi più nulla:
sono stato incartato e da lì non ho più visto niente.
Giusto ieri sono stato ripreso in mano e regalato ad
una bambina (credo la figlia di quella strana signora)
molto carina a cui sono piaciuto subito.
Era sera e lei doveva andare a dormire, così mi ha promesso che avrebbe cominciato a scrivermi l’indomani.
E ora sono qui che aspetto il suo arrivo... aspettate!
Sento dei passi e si sta aprendo la porta! Santo cielo,
è proprio lei!
Scusate cari amici, ma adesso devo andare, sperate in
bene per me”.
Francesca Chirico - 1ªE
Bianca Venturi - 1ªE
Uno scintillio di magia avvolse Silvia e la penna
cominciò a scrivere da sola. Silvia non credeva
ai suoi occhi e pensava: ’’Tutti i miei compagni
e la mia insegnante stanno assistendo a questa
scena!? Ma com’è possibile che gli altri se ne
stiano lì a scrivere come se nulla fosse,come se
non si accorgessero di niente…’’.
’’Ma no!’’ Intervenne la penna con un balzo: ’’Questo segreto rimane solo tra me, te e Francesca!
Nessuno verrà a conoscenza di quello che sta
accadendo!’’.
E nel frattempo tutti i quesiti tralasciati in
bianco, e quei pochi
fatti ma sbagliati, si
riempivano di numeri, espressioni ecc.
’’Driiiin! Driiin!!!’’
La campanella suonò senza appello e la professoressa raccolse velocemente tutte
le verifiche per correggerle e
dare i voti subito…
Due giorni dopo, l’insegnante sta
riconsegnando le prove scritte in ordine alfabetico ed è quasi il turno di
Silvia…
La mia amica si incammina a piccoli passi
verso la cattedra e.. quasi non crede ai suoi
occhi! Intravede la scritta a penna rossa. È un
10! Le sembra tutto un sogno…
’’Complimenti Silvia! Da te non me l’aspettavo
proprio, mi hai stupita!’’.
Scrivere...il mio sogno
Francesca Chirico - 1ªE
C
aro diario,
oggi voglio scriverti un’unica, importantissima cosa:
sento che, quando sarò grande,
diventerò una famosa scrittrice.
Mettere nero su bianco i miei
pensieri mi rilassa e inoltre è
anche un passatempo salutare.
È bello far conoscere a tutti le
mie idee, i miei pensieri tramite
un libro o semplicemente un testo scritto.
Per ora ho solo un diario di vita, nella speranza che un giorno
possa diventare un libro. Un libro
che racchiuda tutta la mia vita …
Non sarebbe fantastico?
Secondo me non si ’’diventa’’
scrittrici. O si è o non lo si è!
Molti scrivono, ma pochi sono
quelli veramente bravi.
Tornando a noi, io mi ritengo una
tipa tenace, con le idee ben chiare e so che questa è la cosa più
importante per poter avverare il
mio sogno nel cassetto!
Ah, un’altra cosa: secondo me
non c’è bisogno di molta fantasia per diventare scrittori, non
per forza: basta guardarsi intorno
e le storie sono lì, che attendono di essere raccontate da chi sa
cercarle e scoprirle con amore e
passione.
Le ali
delle Fa Ate
Maria Ravelli - 2ªA
E
ra notte fonda. Dovevano
essere circa le due, quando
mi svegliai per colpa di alcuni strani rumori.
“Sarà il gatto”, pensai e mi alzai
per accertarmi che non avesse
già distrutto la casa. Scendendo
le scale al piano inferiore, mi accorsi che la porta sotto le scale
era rimasta aperta. La cosa mi
insospettì subito: mamma e papà
mi avevano sempre detto che era
la porta di un ripostiglio pieno di
topi e ragnatele, e che la chiave
era stata perduta. Più curiosa che
mai, decisi di entrare.
Giunta all’interno, vidi solo vecchi mobili pieni di polvere. Ce
n’era solo uno senza polvere: era
un grosso armadio a due ante,
verniciato di bianco, con dei piccoli fiorellini blu e gialli dipinti
a mano.
Sobbalzai quando sentii ancora
quei rumori. “Stupido gatto!”
pensai.
Girai la chiave e aprii di scatto le
ante, ma, con grande sorpresa,
vidi che non c’era nessun gatto.
C’erano solo dei vecchi abiti e dei
cappotti. Ne scostai alcuni e mi
accorsi di un bagliore di luce che
proveniva dal fondo del mobile.
A carponi, mentre stavo attraversando l’armadio, fui abbagliata
da quella luce, che era diventata
improvvisamente più intensa, e
mi sentii cadere in un tubo, che
sembrava non finire mai.
Mi ritrovai distesa su un prato,
circondata da molte strane creaturine. Sembravano delle fatine,
ma non fluttuavano nell’aria.
- Benvenuta!- dissero le vocine
in coro. –Finalmente sei arrivata,
prescelta!
- Prescelta?- chiesi, ancora un po’
tramortita, ma le fatine non mi
ascoltavano.
- Era da tempo che aspettavamo la tua venuta. Ora che tu,
un’umana che vive al di là del
nostro mondo, sei venuta tra noi,
sconfiggerai la malefica Rapia e
noi potremo tornare a volare per
l’eternità.
- Scusate, ma io… Cosa devo fare? Prescelta?- chiesi, confusa.
- Noi siamo delle Fa Ate, piccole
follette che hanno bisogno delle
loro ali per vivere. Senza di esse, ci ammaliamo e poi moriamo.
L’arpia Rapia, creatura malefica
che assomiglia ad una sirena,
senza motivo ci ha rubato le nostre ali e ormai ci restano pochi
giorni da vivere.
Continuavo a non capire, ma
decisi di aiutare quelle piccole
creaturine. Mi fecero salire a cavallo di uno strano animale, uno
Lyeti, un falco bianco privo di
becco, enorme.
- Oltre le Paludi Infelici e la Foresta Muta c’è uno stagno. Lì vive Ratia. Fa’ attenzione e torna
vincitrice.
Così dicendo, le Fa Ate si congedarono. A cavallo dello Lyeti
sorvolai luoghi fantastici e incredibili. Dopo giorni di viaggio,
arrivai allo stagno di Ratia. Era
un acquitrino nero, dove l’unica
forma di vegetazione era costituita da alcune canne acquatiche.
“Parcheggiai” il mio Lyeti e mi
avviai verso il bordo dello stagno. Improvvisamente dall’acqua
emerse una strana creatura: aveva le sembianze di una donna, ma
la pelle era di uno strano colore
verdognolo, e al posto del naso
aveva due branchie sui fianchi.
Dalla schiena spuntavano due ali
enormi, coloratissime: erano le
ali di tutte le Fa Ate, messe insieme come un puzzle. Era Ratia, ne
ero certa. Con gran sorpresa, mi
accorsi che non aveva la coda da
sirena, ma due normali gambe.
- Restituisci le ali alle Fa Ate –
dissi, con voce un po’ tremolante.
- No- si limitò a dire l’Arpia.
- Perché le hai rubate?- dissi,
stavolta con tono deciso.
- Loro hanno le ali, sono delle
Fa Ate normali. Io, invece, sono
un’Arpia, ma non ho la coda. Le
altre Arpie mi considerano brutta e diversa. Ora, invece, sono
diversa, ma bella.
- Così ucciderai le Fa Ate. Nessuno ha detto che sei brutta che
sei diversa, e tantomeno brutta.
- Lasciami stare, vattene.
Poi successe una cosa stranissima: con un coraggio che non
sapevo di avere, saltai addosso a
Ratia e, con forza, le strappai le
ali. Lei urlò, un urlo di dolore, e
affondò nello stagno.
Vittoriosa tornai dalle Fa Ate a
cavallo dello Lyeti. Le Fa Ate mi
ringraziarono per aver riportato
loro le ali e da allora vissero per
sempre serenamente in pace. Ratia? Non si sa che fine abbia fatto. So solo che non riaprirò mai
più quell’armadio: meglio evitare
di incontrarla di nuovo!
Sara Marsetti 1ªE
Autunno
Matti da Ligari
È
novembre. Guardo dalla
finestra e vedo la natura
immersa nell’autunno. Le montagne si colorano
di rosso, di
giallo e di
marrone. Le
cime alte si
tingono di
bianco, gli
alberi diventano spogli, le foglie
cadono leggere.
Molte volte rimpiango
l’estate, quando il giorno era
lungo e intenso, quando sulla spiaggia mi divertivo. In
autunno, invece il sole
fa capolino di rado
da dietro le nuvole e le giornate sono
buie e corte. Il tempo sembra
non passare
mai. I petali
dei fiori appassiscono cascando abbracciati, sull’erba compare
la fredda e trasparente brina,
le piogge bagnano le strade
picchiettando. Dai tetti degli
edifici cade la fresca rugiada
sui prati e sull’asfalto. Nel
bosco spuntano i funghi profumati. I terrazzamenti
si colorano di giallo, le foglie delle viti cadono
piangendo,
planando
a l s uo lo
leggiadre.
Pian piano
ci si avvicina all’inverno, quando la
neve silenziosa
cade e il paesaggio,
come per magia, si trasforma in una spettacolare
cartolina.
In versi... la vita
Amica mia
via
vola sei volata
Come una nu
gria.
n te la tua alle
co
to
ta
or
p
ai
h
e
ci parole
Con le tue dol
il sole
cevi spuntare
ogni giorno fa
ei gesti
E con i tuoi b
i.
passavano lest
i brutti giorni
eri una fata
Eri una maga,
e sei
un giorno te n
ma purtroppo
andata.
Combi - 1ªE
Lucia
Lucia Combi
- 1ªE
La natura è arrabbiata
perché l’abbiamo rovinata:
l’uomo ha distrutto e tagliato,
disboscato e devastato
con strade e città
senza alcuna pietà.
Nel mio giard
ino,
una rosa bian
ca è sbocciata
e il vento l’ha
baciata;
intanto, le api
ronzanti
cercano nuov
e amanti
e le primule b
irichine
volteggiano co
me fatine.
A te mamma
ai dato la vita
A te che mi h
a
sincerità pulit
A te che hai la
e
a farmi sorrider
A te che riesci
i ridere
d
re
te
i smet
fa
i
m
on
n
e
A te ch
iata
mi hai mai lasc
A te che non
mpre amata
A te io ti ho se
colti sempre
A te che mi as
nte
cose da deficie
Anche se dico
tte queste cose
A te che fai tu
rose.
Io dono delle
LA NATURA CI PARLA
LA PRIMAVERA
Alice Meleri -
2013 ■ 11
La natura ci parla:
ci chiede di rispettarla
e di ricominciare ad amarla.
1ªC
E allora, uomo, cosa aspetti?
Ricicla, riusa,
alla Natura chiedi scusa.
Uomo, non dimenticare:
solo TU
LA PUOI SALVARE.
Chiara Belcao - 2ªC
IL GATTO
RONF RONF,
il gatto dormiva tranquillo,
quando BIP BIP
il cellulare fece uno squillo.
ARGH! Ma cosa è stato?
Chiese il micio arrabbiato.
MIAO MIAO c’è un messaggio in arrivo.
Che scocciatura, proprio mentre dormivo!
Sulle tue ginocchia devo stare,
coccolami se mi vuoi riaddormentare.
Silvia Schena - 1ªC
La sveglia
Sciare
Quando a casa
alla mattina
Lei mi sveglia
è li vicina.
In primavera si scia in mezzo alle folle
e la neve, purtroppo, è molto molle.
Il suo suono è
fastidioso,
e mi rende as
sai nervoso!
Le lancette va
n spedite
sulle ore stabili
te.
Il sole batte forte ormai:
son sicura che ti divertirai!
Una goccia di sudore scende sul viso.
Insomma, mica male questo paradiso!
A causa sua m
i devo alzare:
deve smetter
di suonare!
Son contenta di sciare
Troppa voglia di sciare!
Mille cose dev
o fare,
le coperte ho
da lasciare.
Coi compagni d’avventura
ora non ho più paura.
Ma la sera torn
erò
e la riprogram
merò.
Danzo leggera sulla pista
e mi godo la meravigliosa vista.
Benedetta Carugo - 1ªD
Nel silenzio p
iù totale
sentirò il suo
ticchettare!
Alice Codazzi
Sulla neve bianca
nessuno mai si stanca.
- 1ªD
LA GRANDINE
Sondrio
rcondata
montagne è ci
Da imponenti
a
rde è illuminat
ve
i
d
se
te
is
d
a
d
di colori e luci
no
in un contrasto
saggio monta
ae
p
i
d
e
or
p
sa
con un
quillità.
e calore e tran
che mi infond
tichi
ei vicoli più an
n
re
ti
n
se
lo
el
Èb
to contadino
un forte passa
le sue vie,
è bello scoprire
eri
e i suoi quarti
le sue piazze
è vicino
dove tutto mi
della mia città.
nell’aria felice
- 2ªE
ba
Vittoria Maler
Non fa altro ch
e picchiettare
sui vetri dei b
imbi,
per farli tremar
.
Va e viene co
me il mar:
TOC,TAC,
TIC,TIC,TOC...
.
Poi, quando il
ticchettare se
ne va,
dall’ammasso
di coperte
visini bianchi
e orsetti
spuntan fuori,
furbetti.
Lucia Pedretti
- 1ªC
Ultima ora!
Al Concorso Letterario “Lama e
Trama” (edizione speciale riservata
alle scuole) indetto dal Comune di
Maniago l’alunno Stefano Paradiso
(classe 3C) risulta tra i concorrenti
finalisti. La premiazione avrà luogo
il prossimo 31 maggio.
Al novello “scrittore” facciamo un
grande IN BOCCA AL LUPO!
Giada Bonesi e Gaia Calvo - 2ªC
P
Perché non c’è rispetto
e tolleranza per tutte
le religioni?
Matilde Gusmeroli - 2ªE
C
aro diario,
da un bel po’ di tempo sento parlare di guerre tra gruppi religiosi
e ho deciso di fare una ricerca più approfondita su “google”. Ho
scoperto che recentemente molti cristiani sono stati uccisi. In Egitto,
per esempio, a Natale c’è stata una strage di cristiani in una chiesa:
è stato ucciso un sacerdote e altri credenti che stavano pregando.
Mi chiedo: dove è andato a finire il detto “A Natale sono tutti più
buoni?”. Non è stato il primo attentato, ce ne sono stati molti altri,
in cui hanno fatto scoppiare delle bombe in alcune chiese dove era
in corso una messa. Questo mi fa pensare molto. Io credevo che le
guerre di religione fossero solo nei vecchi capitoli di storia, invece
sono problemi tutt’ora esistenti e in continuo aumento. Queste guerre
portano odio, distruzione e provocano conflitti molto sanguinosi. In
questo mondo abbiamo molta paura, paura del “diverso”, ma io credo
che se avessimo la possibilità di confrontarci usando le parole invece
che le armi sarebbe tutto migliore. Inoltre, questi “diversi” sono come
noi; non c’è bisogno di avere lo stesso colore della pelle o la stessa
religione per vivere in armonia, ma io so che tutti, in fondo, abbiamo
un po’ di comprensione verso l’altro, il cosìddetto “amore reciproco”,
che molti hanno dimenticato. Credere in qualcosa di più grande è
rassicurante, ma quando si è perseguitati per le preghiere e i sacrifici
bisognerebbe almeno per un secondo cercare di provare quello che
quella persona sta vivendo. Tutti siamo uomini con sentimenti, ma
siamo solo un piccolo tassello di un grande puzzle, formato da tanti
pezzi diversi che insieme sono armoniosi.
Ah, la primavera!
Francesco Colasanto, 1ª E
A
Matti da Ligari
Personalmente
12 ■ 2013
h, la primavera! Una
sinfonia di colori: i
chiari ciliegi, gli alberi verdi, i prati fioriti; i
suoni che porta questa stagione ricordano un concerto, soprattutto i cinguettii
degli uccelli, tutti diversi
l’uno dall’altro, fanno volare la fantasia; è come
se loro fossero i musicisti
e io il maestro. I colori,
invece, sono di una bellezza indescrivibile; i fiori
sbocciati nei giardini, sugli
alberi... sono rossi, gialli,
viola arancioni... gli alberi
verdi, alcuni già fioriti, mi
affascinano e mi invogliano
a scoprirli, io non aspetto
e faccio di nuovo volare la
mia fantasia, che non si
pone limiti; mi immagino,
allora, di essere un indiano con il suo rifugio fra i
rami, oppure di essere una
spia, che deve nascondersi
per non essere scoperta, o
ancora di essere una vedetta sulla cima della pianta,
da dove posso dominare il
mondo.
Ma io non sono nessuno
di tutti questi personaggi,
sono migliore posso ammirare tutti i fiori, i colori dei
prati, che si sono riempiti
di margheritine, poi guardo
i terrazzi e noto che le piante
più colorate di tutte sono lì,
che dominano la strada, di
tutti i colori e di tutti i tipi,
arancioni, rosse, gialle, viola,
blu, ci sono le piante grasse,
le edere, le primule, le viole,
le piante esotiche, i cactus,
le piante che provengono da
ogni parte del mondo. Ci sono anche gli animali tipici di
questa stagione, infatti gli
uccelli, dopo essere migrati,
tornano volando di qua e di
là; spesso poi curiosano nei
vasi, magari pensando di trovare qualche tesoro nascosto
sotto i fiori. Questa stagione,
quindi, è l’unica che permette di far fluttuare, come una
nuvola, la nostra fantasia.
er noi ragazze è molto facile
“prendere la strada sbagliata”
perché già alle medie siamo
alla ricerca del divertimento. La
maggior parte delle volte
questo “divertimento” ci
porta a fare cose che alla fine finiscono col nuocerci.
Un esempio a caso, che
solitamente ci accomuna tutte, è la ricerca
dell’amore. Diciamoci la verità,
di certo il vero
amore non lo si
trova a quest’età!
È normale per tutti prendersi una cotta
per qualcuno ma, sinceramente, noi non pensiamo che possa essere
una cosa seria.
Ormai tutti
i ragazzi a
quest’età
vogliono fidanzarsi solo
per vincere scommesse e, alla fine,
ci fanno soffrire per il loro divertimento. Detto fra noi, forse
è meglio stare un po’ attente ed
evitare di fare cose di cui poi potremmo pentirci!
Un altro esempio, sempre legato al
discorso di prima, potrebbe essere
il tema “amiche”. Tante volte può
capitare che per stare con qualcuno, noi ignoriamo le nostre amiche
Only
for girls
finendo così per
perderle solo per
un ragazzo che,
prima o poi, ci lascerà facendoci così rimanere sole. Secondo noi
è meglio avere un’amica
vera (e sottolineiamo
vera!) che, forse, durerà per sempre, che
un ragazzo che
per un istante sembra
migliorarci la vita ma
che poi, sparirà
dalla nostra vita appena avrà (o
non avrà) ottenuto quel che voleva da noi, come cambiarci per farci diventare come lui ci vuole. A
proposito di amiche, bisogna saper
distinguere quelle vere da quelle
false e soprattutto da quelle che
potrebbero anche essere sincere
ma che poi possono portarci sulla
cattiva strada.
È meglio anche lasciar perdere
alcune “scelte” come fumare e
bere, che adesso, purtroppo,
vanno di moda tra quelli della
nostra età. Molti giovani
lo fanno solo per farsi
notare. Alla fine, bisogna capirlo una volta
per sempre, alcool e
sigarette non solo non
ci rendono migliori ma,
prima o poi, ci distruggono. Un’altra cosa bruttissima
che succede molto frequentemente a noi ragazze, è quello di essere
vittima di bullismo. Di solito non è
quel bullismo violento, in cui qualcuno picchia un altro, bensì quello
in cui si ferisce qualcuno a parole,
escludendolo dai gruppi e mettendolo in un angolo, solo contro tutti
che gli danno contro a male parole.
Anche questa forma di bullismo fa
male e va combattuta da tutti noi,
insieme.
Noi ragazze, si sa, spesso tentiamo
di essere ciò che in realtà non siamo, solo per il fatto che vogliamo
essere come le altre, quelle che ci
sembrano più in gamba di noi. Così non va. Dobbiamo imparare che
ogni ragazza è unica e speciale. Se
ci prendono in giro, passiamoci sopra e ricordiamoci che l’importante
è restare sempre noi stesse e farci
vedere come realmente siamo, con
i nostri pregi e difetti. Non importa quello che pensano gli altri,
l’importante è restare fedeli a noi
stesse, ai valori veri che ci aiutano
a crescere e a vivere serenamente!
Diversità ...uguali!
Francesca Parrotta - 2ªD
Q
uello sulla diversità è l’articolo più ovvio per uno
scrittore alle prime armi che
cerca un soggetto interessante e
soprattutto di grandi orizzonti
letterari. Ma allo stesso tempo è
un argomento troppo complicato
per uno scrittore novellino. Siccome quest’anno con la mia classe
ho avuto il piacere di assistere allo spettacolo ’’Giovanni Livigno’’
e siccome due miei compagni ci
hanno presentato un lavoro sui
diritti, doveri e rispetto della diversità ho pensato che uno scritto
del genere poteva essere apprezzato.
Parlando di diversità, la prima cosa che bisogna chiedersi è: cos’è
la diversità? La diversità non è
necessariamente quella dell’eschimese che vive a -50° d’inverno o
quella dell’ipotetico extraterrestre
che, a sentire i fanatici, ci dovrebbe invadere. Tutt’altro! La si può
trovare nel compagno emigrato in
Italia, ma anche nell’insegnante,
nel vicino di banco (volendo persino nei genitori). La diversità è, in
un certo senso, anche un concetto scientifico: nessuna catena di
DNA è uguale ad un altra! Spesso
però le diversità che più notiamo
sono quelle più... diverse. Quante
volte in classe si sente dire (e ci
si sente dire) - Sei fuori!-, - Sei
matto!-, - Hai tutte le rotelle fuori
posto!- o comunque espressioni
simili. Ci sono delle volte in cui
la persona in questione è ritenuta
antipatica o lo è davvero.
Ma ci sono altre volte in cui si
tratta di semplice diffidenza verso
chi non ci assomiglia, magari a
causa di gusti o modi di essere che
possono apparirci strani, stravaganti, esagerati. Invece possono
essere assolutamente normali ma
espressi in un modo strano, stravagante, esagerato. Possono essere
normalissimi ed espressi in modo
normalissimo ma criticati perché
la persona che li ha possiede una
pelle più scura o più chiara, perché la persona è più intelligente
o meno intelligente degli altri. In
fondo però anche queste frasi nascondono pregiudizi su pregiudizi.
Con quale criterio possiamo stabilire lo strano o lo stravagante? Ad
esempio, a tutti piace usare i videogame e viene considerata strana
una persona che invece preferisce
leggere, ma, se vivessimo in una
comunità dove tutti preferiscono
leggere, sarebbe la persona che
preferisce il DS ad essere considerata strana. Un brasiliano ha la
pelle più scura della nostra, ma, se
lo confrontassimo con un africano che vive vicino all’equatore, il
brasiliano si ritroverebbe ad avere
la pelle più chiara. Un ragazzo o
una ragazza considerato intelligente, se inserito in una classe
di soli geni, potrebbe diventare
improvvisamente un somaro. Insomma, questa storia del bello e
del brutto, dello scuro e del bianco, dell’aspirante Einstein e del
citrullo è tutta una questione di
confronti, di punti di vista. Non
possiamo stabilire distinzioni basate su tali criteri: possiamo solo
confermare che ogni persona è
diversa dall’altra.
Una volta stabilito che il compagno di classe, che viene maggiormente preso di mira, o è antipatico, o ha davvero i neuroni
inceppati, o è solo diverso, la
strada per iniziare a farsi amica,
ma anche solo sopportare, la da-
Matti da Ligari
Nadia Marconato
e Alice Tavelli - 3ªE
I
Personalmente
una realtà non sempre
compresa nella sua
importanza, non
solo economica.
La cooperativa
sondriese nasce nel 2002
per volontà
del missionario don Abbiati che si pose
l’obbiettivo di
valorizzare le
donne del Bangladesh esportando i
loro prodotti in
Italia.
Inizialmente si
trattava semplicemente di cesti e altri oggetti costruiti
intrecciando foglie di
palma, successivamente, dato il successo del
fenomeno, i prodotti esportati
iniziarono ad interessare anche
altri settori: dall’artigianato di
abbigliamento all’alimentare.
Secondo la nostra opinione,
questo tipo di commercio è utile
allo sviluppo umano e consente
di far aprire gli occhi a coloro
che sono disposti a fare
uno sforzo a livello
economico per
aiutare il prossimo, soprattutto i Paesi
del Sud del
mondo, salvaguardando
la qualità delle merci.
Il commercio
equo solidale
l programma scolastico comprende
attività di approfondimento inerenti l’alimentazione,
in cui rientra l’educazione alla salute.
All’idealizzazione
di un’alimentazione sana e corretta
si contrappongono gli
squilibri nutrizionali
molto diffusi, in maniera opposta, in vari Paesi
del mondo: si tratta di
sovralimentazione in quelli
più sviluppati del Nord e di
denutrizione e malnutrizione
in quelli meno sviluppati del
Sud. Con l’obiettivo di bilanciare
l’economia e di diminuire il divario tra nord e sud del mondo, nasce nel 1958, ad opera della Fair
Trade Organization, il commercio
Equo e Solidale. Questa forma alternativa di commercio oltre a
permettere una vita dignitosa
nel rispetto dei diritti umani ai
piccoli lavoratori, garantisce la
qualità del prodotto agli acquirenti, nel pieno rispetto dell’ambiente. Al fine di rendere noto a
noi giovani l’attuale situazione
economica mondiale, a scuola
abbiamo trattato l’argomento
alimentare, includendo al nostro
percorso di ricerca, la visita alla
bottega equo-solidale di Sondrio.
Grazie a questa uscita abbiamo
avuto modo di intervistare, ri-
ta persona non è ancora finita.
Perché rara è la gente che nasce
con l’idea che le differenze non
sono né buone, né brutte, ma
solo “diverse”. Spesso questo
viene insegnato.
Rimane comunque l’idea che
chi è troppo diverso da noi è
in qualche modo minore di noi.
Come mai? Nella matematica
quando due numeri sono espressi in due modi diversi il primo
può essere minore del secondo,
ma possono essere anche uguali! Quando scopriamo un fiore
esotico, non rimaniamo forse
colpiti dai suoi colori, nuovi e
diversi? Sicuramente si. E non
sono le tecnologie diverse dalle
altre che ci attirano di più e che
spesso ci divertono per le novità che offrono? Se ciò vale per
numeri, fiori, tecnologie, perché
non dovrebbe valere per l’uomo?
L’uomo è diverso da un cellulare,
l’uomo, come la donna, il bambino, la ragazza, ha un cuore.
Un cuore che non è migliore o
peggiore, un cuore che è uguale proprio perché è diverso. Un
cuore che ha gli stessi diritti, gli
stessi doveri, le stesse emozioni
di un altro cuore. Ogni uomo,
ogni donna, ogni bambino, ogni
ragazza che sappia conoscere i
diritti, i doveri, il rispetto per un
altro uomo, o donna, o bambino,
o ragazza, è una pietra preziosa.
Ed ogni uomo, ogni donna, ogni
bambino, ogni ragazza diverso,
ma che conosce diritti, doveri e
rispetto, è anche lui (o lei) una
pietra preziosa, che può essere
piccola o grande, che può avere
cento anni o solo un secondo,
che può brillare di una luce
rosata o rossa intensa, ma che
comunque brilla, che splende in
un modo diverso.
cevendo interessanti informazioni
e spiegazioni da parte di personale qualificato tra cui la volontaria
che ci ha accolto: Anna. È stata lei
a darci la possibilità di conoscere
alcune dure verità celate dietro le
grandi multinazionali, spesso basate sullo sfruttamento. Inoltre
ognuno di noi ha avuto l’opportunità di conoscere vari particolari
sull’organizzazione della
bottega,
ponendo
alcune domande nel
dettaglio
sull’attività locale,
2013 ■ 13
I gatti: una fonte
di ispirazione…
Giulia Ghislanzoni e Giorgia Fiori - 2ªC
Alessandro Dumas padre, Elizabeth Barrett Browning, Victor Hugo, Torquato Tasso, Francesco Petrarca, Beatrix Potter, Corrado Augias, Dacia Maraini,
Howard Phillis Lovecraft, Ernest Hemingway, Mark Twain ecc ecc. Oltre
al lavoro dello scrittore, c’è un’ altra cosa che li accomuna: l’amore per i
gatti, dividere il loro tempo e spazio con i loro baffuti compagni felini.
Quindi il legame tra i gatti e chi scrive è qualcosa di più… I poeti subiscono molto il fascino dei gatti, dai quali traggono spunto ed ispirazione.
Oltre a qualche libro e poesia, anche alcuni cartoni e film, come “Gli
Aristogatti”, “Tom e Jerry” e “Gatto Silvestro”, hanno come protagonisti i gatti. Ma non solo film, addirittura proverbi: “Ogni vita dovrebbe
avere sette gatti – proverbio inglese”, “Uno scrittore senza gatti è quasi
inconcepibile – detto Indù” e “Dio ha creato il gatto per dare all’uomo il
piacere di accarezzare la tigre” di Fran Lebowitz.
I più spiritosi hanno creato anche colmi e barzellette: qual e’ il colmo
per un gatto che attraversa la strada? Essere investito da una Topolino!
I gatti hanno addirittura una loro Santa Protettrice, Gertrude di Nive,
festeggiata ogni 17 marzo.
Ma qual è il motivo di tutta
questa adorazione? Gli scrittori amano i gatti perché son la sua gatta
no creature tranquille, amaLei giocava co
lia era vedere
bili e sagge; e i gatti amano
E che meravig
mpa
o a la bianca za
gli scrittori per gli stessi
la bianca man
ra!
se
lla
ll’ombra de
motivi. Ed ecco una poesia di
trastullarsi ne
ta
ra
le
- la scel
Paul Verlaine.
Lei nascondeva
ro
di filo ne
sotto i guanti
ghie d’agata
un
le micidiali
io.
re come un raso
taglienti e chia
a
os
fi
or
sm
ceva la
Anche l’altra fa
o.
ai
ci
ac
d’
artigli
e ritraeva i suoi
ci perdeva nulla
n
no
o
Ma il diavol
va, aereo,
in cui tintinna
e nel boudoir,
il suo riso,
orescenti.
attro punti fosf
scintillavano qu
Donne e Gatti
L’amicizia
Il mio mondo
è tutto questo immaginario
Classe 1ªB
N
ella vita di ogni persona è
fondamentale sviluppare dei
legami. Ciò significa comprendersi a vicenda, condividere
opinioni e soprattutto essere sinceri e non nascondersi le difficoltà
personali.
E’ importante avere un sostegno,
qualcosa che ci aiuti a sorridere e a
superare i momenti difficili. L’amicizia è tutto questo.
A scuola abbiamo visto il film “Diario di una schiappa” che raccontava
di due ragazzi della nostra età amici da tempo.
Dopo lunghe riflessioni è sorta in
noi questa domanda: l’amicizia è
importante per un nostro coetaneo?
Siamo tutti d’accordo sul fatto che
l’amicizia sia importante per i ragazzi. Un amico ti dà dei consigli
quando sei indeciso, è sincero e
comprensivo, ti appoggia quando
sei triste (ad esempio quando si
prende un brutto voto a scuola).
Come abbiamo visto nel film ci si
deve anche sacrificare per un amico; quindi, per avere dei legami,
bisogna essere gentili e sinceri,
“addomesticare”, come direbbe la
volpe del Piccolo Principe.
Ma l’amicizia che cos’è?
L’amicizia è una cosa speciale che
tutti dovrebbero conoscere e avere,
perché avere un’amicizia è una ric-
chezza, un dono da tenersi stretto
che ti dà gioia, amore e felicità.
Un’amicizia può darti anche
sofferenza: infatti, si possono
condividere anche emozioni non
sempre positive. L’amicizia è il
bisogno primario di avere vicino
a te una persona che ti sappia capire e incoraggiare a dare sempre
il meglio.
L’amicizia ti lega a una persona, è
qualcosa che ti fa sentire apprezzato anche se hai molti difetti che
il tuo amico non sopporta. Questo
legame può durare per sempre se si
vuole davvero bene a una persona.
L’amicizia nasce in diversi momenti
e occasioni: quest’anno, ad esempio, ci siamo trovati in una nuova
classe con tante persone da conoscere e dalle quali farci conoscere
e piano piano stiamo imparando a
costruire dei legami che dureranno
per un triennio e magari anche di
più.
Dunque possiamo affermare che
l’amicizia è fondamentale. Non bisogna restare soli: avere amici ci
serve per non sentirci esclusi e soli.
L’amicizia vera infatti crea unità
fra le persone e non si “acquista”
con la nascita, ma si costruisce nel
tempo, affrontando insieme sia momenti belli che brutti.
Non serve avere tantissimi amici.
L’importante è averne alcuni di cui
ci si possa fidare.
Vitoria Malerba Classe - 2ªE
M
olto spesso mi capita,
quando sono arrabbiata,
triste, ma anche quando
sono felice e contenta, di chiudere gli occhi ed immaginare un
luogo tutto mio, di contattare
con la fantasia un mondo, che
nessun altro conosce, dove mi
sento al sicuro e tranquilla. In
questo luogo segreto, mi immagino da sola, circondata dalla
natura, da rocce e da tanta acqua. Intorno a me, si trovano
moltissime fontane antiche, di
forma circolare, tutte uguali.
Non sono abbellite da nessun tipo di decorazione (statue, rilievi…), ma sono belle per la loro
semplicità e per i loro colori, tra
i quali il rosso acceso e il grigio
chiaro. L’acqua, che spruzza e
scorre tra di esse, è limpida e
chiara e mi infonde un senso di
calma e tranquillità. Tantissimo
verde arricchisce il paesaggio,
tra cui alberi alti e imponenti,
con foglie grandi e lisce, cespugli pieni di fiori di ogni tipo ed
erbetta verde, morbida e soffice.
Rocce lisce e levigate circondano un piccolo laghetto, dove
si trovano moltissime rane che
saltellano e girini che nuotano;
l’acqua è scura e sotto di essa si
trovano bellissimi coralli.
In questo mondo immaginario
provo sensazioni di pace e serenità. Provo molte emozioni,
ma quella che prevale è l’amore
per la quiete. Non ho più voglia
di fare niente, ma di godermi la
tranquillità di quel posto. Quando, però, arriva il momento di
lasciare questo mondo misterioso, mi rattristo e pian piano cerco di risvegliarmi per ritornare
alla vita reale, ma mi consola il
fatto che appena avrò del tempo potrò ritornare su questo mio
“pianeta”.
Tutti noi abbiamo sicuramente
un luogo immaginario che nella
realtà non può essere creato, ma
l’opportunità che la fantasia ci
dà è imperdibile. Possiamo immaginare emozioni, sentimenti
e paesaggi bellissimi e incontaminati, che noi desideriamo a
piacimento.
Per me, la fantasia è come una
tela bianca che, poi, con i colori
andiamo a pitturare ed abbellire. Le sensazioni che sento sono
bellissime, in questo mio mondo
immaginario, e questo senso di
pace che riesco a provare mi dà
la carica per ricominciare la vita
di tutti i giorni.
Lorenzo Scarafoni - 1ªE
L
o spettacolo Giovanni Livigno evidenzia un rapporto molto forte e complesso: l’amicizia. Giovanni e
i suoi amici sono molto legati
fra loro, non si fanno torti e
si rispettano in ogni occasione. Questo perfetto equilibrio
si interrompe quando Giovanni e i suoi amici, piccioni di
periferia, decidono di andare
nella piazza principale della
città per realizzare il loro
sogno: essere rispettati da
tutti i piccioni che si credono migliori di loro. Giovanni
non rispetta l’accordo, così
perde la loro fiducia e loro
lo cacciano. Questo dimostra
che l’amicizia è come un sottilissimo filo e che quando si
tende un pochino si spezza.
È molto difficile rimetterlo a
nuovo, perché i cuori delusi
riportano ferite che restano
per sempre. Giovanni non è
egoista nei loro confronti,
lui è sempre impegnato a inseguire il suo progetto personale: desidera moltissimo
volare come un piccione non
ha mai fatto. Giovanni ce l’ha
nel sangue il volo. L’accordo
salta a causa di questo: Giovanni sale in cima a una casa
e si lancia, solo per far colpo
su una bellissima piccioncina bianca. Così lascia perdere
i suoi compagni e manda a
monte il progetto che avevano elaborato. Giovanni con il
suo sogno “ci vuol far capire”
di essere liberi nelle nostre
scelte e di non essere condizionati da nessuno, di essere
se stessi. A volte è difficile
integrarsi col gruppo (come
succede a Giovanni) perché si
hanno idee diverse e questo
ostacola in parte la vita di
tutti i giorni. Questo porta ad
aver difficoltà nella crescita e
nella socializzazione. Essere
emarginati dalla compagnia
è molto triste e non lo augurerei mai a nessuno. Giovanni
si esprime nel volo, per lui è
impagabile sentire l’aria che
gli passa fra le piume, e librarsi libero nel cielo. Quanti
sogni nel cassetto alla nostra
età! Chi non ha mai sognato
di fare qualcosa da grande: il
veterinario, l’astronauta, il
dottore, il pilota di formula
1… oppure anche cose che
non si realizzeranno mai perché fantastiche come: poter
volare, essere il padrone del
mondo, avere poteri magici
ecc… Senza sogni il mondo
sarebbe una landa desolata
senza sorrisi e soprattutto
speranza di un futuro che
ci piacerà come la nostra
infanzia fatta in gran
parte di risate e giochi. Avete mai sognato ad occhi aperti ???
Sicuramente sì. Con la
fantasia tutti possono
volare, tutto è realizzabile! Ma torniamo
con i piedi per terra;
lo spettacolo è molto
ricco di consigli e concetti che ci fanno riflettere
su molti aspetti della vita
sociale.
Matti da Ligari
Attivamente
Giovanni Livigno
14 ■ 2013
Credere nell’amicizia vera
Vittoria Malerba - 2ªE
N
on è semplice, secondo me, descrivere
un sentimento come l’amicizia e non è
facile avere un vero amico. Si possono
conoscere e frequentare molte persone attraverso ambienti diversi: la scuola, lo sport,
Internet...
Spesso, però, si tratta di legami superficiali, di
uno stare insieme per non rimanere soli; si entra
in un gruppo per non essere emarginati condividendo esperienze e situazioni che non sempre
ci piacciono e
che non rispecchiano
la nostra vera
natura.
Questo spettacolo
ha come
A volte c’è sop
ro
ta
g
on
is
ta
lo la volontà
un animale partic
olare
di affermare
di cui non si parla
q
u
a
s
i
m
la propria
ai:
il piccione!
superiorità
e, se non
(Camilla Angelini).
sei forte e
vincente,
A me è piaciuto c
ome l’attore
rimani sori
u
s
c
iv
a
lo e viea coinvolge
rmi, cambiando
personaggi da un
momento all’altro
(Andrea Ruffini).
ni abbandonato. Nello
spettacolo di “Giovanni
Livigno”, quando i cinque piccioni decidono
di fare il gioco del pollo,
che consisteva nell’andare
sulle rotaie aspettando il
treno, per poi scansarsi,
Tore muore e solo Giovanni si ferma
chiedendo aiuto disperatamente,
mentre tutti gli altri lo abbandonano. Se tra le persone c’è solo sfida e
competizione, se non c’è rispetto e
amore verso l’altro, non può esserci
amicizia.
Un amico ti ascolta, sa consolarti
quando sei triste e condividere con
te momenti di gioia, si fida di te
e pensa che non lo tradirai mai, è
felice dei tuoi successi e non invidioso; per lui non ha importanza se
non è riuscito come te a realizzare
i propri sogni, ma è contento di
Crescendo si imp
ara
a volare da soli...
(Alessandra Cao).
Volare vuol dire es
sere
liberi di essere se
stessi!
(Teresa Lo Verso)
Lo spettacolo del
piccione Giovanni
Livigno mi ha lasc
un grande messa
iato
ggio: non smettere
mai di credere ne
propri sogni e de
i
sideri, non farsi a
bbattere dalle pri
difficoltà e, sopra
me
ttutto, essere se s
tessi.
(Asia Marchetti)
Questo spettacolo
mi ha aiutato a ca
pire che bisogna
sapersi distingue
re dal gruppo se
questo ci impedis
portare avanti le
ce di
nostre idee per re
a
liz
za
(Filippo Robustelli)
re i nostri sogni.
Bisogna volare se
mpre, ma sopratt
utto si deve semp
cercare di volare
re
più in alto e bisog
n
a
im
parare a non
arrendersi, anche
se spesso si cade
.
(Chiara Della Vedova)
sentirti felice.
Il piccione Giovanni, dopo la morte dell’amico Tore, è disperato e
decide di camminare per sempre
e di non volare mai più, fino a
quando, un giorno, trova un
vecchio piccione che lo
incoraggia a volare. La
morte dell’amico lo
aveva trasformato e maturato,
passando attraverso un
percorso
di sofferenza.
Sicuramente ci
vuole molta forza
e coraggio perché
spesso ci sentiamo
soli e preferiamo frequentare
persone che non ci piacciono completamente, piuttosto che rimanere
in solitudine. Credo che quello che
ci faccia più male sia dare fiducia a
qualcuno, pensando che ti frequenti perché sta bene con te, per poi
scoprire, invece, che appena può ti
tradisce e ti abbandona, preferendo
uscire con altre persone che in quel
momento gli fanno più comodo. Il
gruppo dei cinque piccioni dello
spettacolo di Roberto Anglisani,
Alex, Gigio, Frank e Tore volevano
conquistare quartieri, allo scopo di
diventare “grandi”; lottavano duramente con chi cercava di conquistare i loro territori. Alex, il capo,
era quello che dava gli ordini e gli
altri dovevano ubbidire. Tutto era
solo una lotta per il potere fino
a quando, per uno stupido gioco,
morì Tore.
Questo mi ha fatto capire che, anche tra le persone, esistono gruppi con queste caratteristiche che
possono creare molti problemi e
difficoltà per coloro che ne fanno parte, subendo senza essere in
grado di reagire.
L’amicizia non è questo, ma un
legame profondo fatto di interessi
comuni, di affetto e di amore, che
dura tutta la vita.
Proprio per questo, penso che bisogna saper aspettare e credere che,
un giorno, si possa trovare sulla
propria strada un amico vero.
Matti da Ligari
Attivamente
Lasciateci sognare!
Lucia Combi - 1ªE
D
i questo spettacolo mi è piaciuto molto il senso che ha
dato della libertà di poter
sognare. Quando le scene rappresentavano i sentimenti e i sogni del
personaggio principale era molto
bello, perché, a mio parere, molti
ragazzi, come me, si sono potuti
rispecchiare in questo piccione
che, pur con fatica, porta avanti
i suoi sogni. Quando penso ad un
sogno mio mi vengono in mente
i cavalli, e credo che sarebbe bello condividere le proprie idee sui
sogni con delle persone che conosci bene. Ognuno di noi, secondo
me, ha degli obiettivi e dei sogni
e ognuno di noi dovrebbe portarli
avanti, anche se questo è solo il
mio parere perché sono consapevole che per altre persone il “destino”
non si può cambiare. A mio parere
nella vita non c’è un destino perché
tutti: a seconda dei propri sforzi,
si possono raggiungere anche le
vette più alte della vita, come il
piccione che scala il grande edificio
per poter volare. Per tutti gli obiettivi, però, c’è bisogno del nostro
“gabbiano” che ci indichi la strada
più dritta per poter “volare”e questo personaggio della nostra vita
potrebbe essere un insegnante o
un genitore. Le immagini
che vediamo alcune volte sulle riviste o nelle
pubblicità spesso ci
portano a voler assomigliare a determinate persone, ma
tutti dovremmo vivere la
nostra vita rimanendo noi
Tutti i disegni sono di Anabel Rossi - 2ªD
Mi è piaciuto molto
lo
spettacolo perché
mi ha
fatto capire che l’a
micizia
è una cosa che v
iene
prima di tutto.
(Giacomo Refaldi)
stessi e non cercando di
essere qualcun altro che ci
sembra migliore. Io ho avuto
un periodo nel quale volevo
assomigliare a mia sorella, ma
poi ho capito che io non sono
lei e va bene così perché
ognuno di noi ha delle caratteristiche proprie ed è
proprio questo che ci rende unici. Pensate che brutto
essere tutti uguali! Tornando allo spettacolo penso
che sia stato molto
Ognuno deve ess
espressivo, signifiere se stesso
cativo e preciso suls
e
n
za
essere condiziona
le cose che voleva
to dagli altri
(C
ristian Del Tenno)
trasmettere e che
sono tutte cose
A me è piaciuto m
belle. Se dovessi
olto perché non
esprimere una
e
ra
il
s
ol
ito spettacolo per
frase sul fatto
adulti
m
a
di abbandonare
sapeva coinvolgere
anche noi
i sogni direi: ”I
ragazzi; inoltre ci
sogni non svaha fatto divertire
molto.
niscono, sono
le persone che
(Licia Castelnovo)
li abbandonano.” Perché
effettivamente
è vero se provi a ragionarci
un attimo. Personalmente non ho
mai abbandonato un mio sogno,
chiedi perché quel sogno non era
neanche quello più irrealizzabile.
realtà e ci resti un po’ male. QuanI sogni sono una cosa unica
do sogni non ti viene in mente che
che ti permettono di aprire
quello che stai facendo potrebbe
le porte della tua fantasia
essere un sogno ed è proprio quee di provare sentimenti ed
sto il bello perché al risveglio ti
emozioni che non hai
sembra di averle vissute veramente
mai provato prima,
quelle emozioni e quelle avventure.
anche se poi
Io credo nell’avverarsi dei sogni e
alcune volte
mi piace crederci perché se smetti
risvegliandi crederci non avrai praticamendoti ti
te più un senso per vivere perché
se non puoi credere in qualcosa e
darti degli obiettivi non ci sarebbe
tanto significato nella nostra vita.
Se dovessi dire quello che penso sul
tema del sogno dello spettacolo direi questo e vorrei aggiungere che
secondo me i sogni sono sempre
da inseguire.
cito a
Sapere che il piccione Giovanni Livigno è rius
citato
buttarsi dalla cima di un palazzo, mi ha sus
passione ed entusiasmo. Per me è stato uno
se sfide
spettacolo fantastico: vedere tutte le numero
ed
e il suo coraggio mi ha riempito di interesse
entusiasmo.
(Andrea De Luca)
A volte quando si perde un amico non
si riesce a volare.
(Martina Dell’Acqua)
realizzarli.
Se abbiamo dei sogni dobbiamo cercare di
(Chiara Moizi)
igno.
A me è piaciuto molto il piccione Giovanni Liv
L’attore è stato molto bravo,
i
sembrava di immedesimarsi nei personagg
(Asya Cassina)
2013 ■ 15
Opus ligneum
Teresa Lo Verso, Licia Castelnovo e Camilla Angelini - 2ªB
I
l 13 febbraio, durante
l’ora di Arte, è venuta
a trovarci un’esperta
di mosaici in legno: Anna
Luisa Bertoletti che, con
il marito, crea questi particolarissimi capolavori, in
genere realizzati in vetro,
marmo o smalto.
Per fare un mosaico in legno ci vuole molta pazienza
e tanto tempo. Si inizia con
un disegno preparatorio,
poi su una tavola di legno
si posizionano le tesserine
lasciando un piccolo spazio
tra una e l’altra che verrà
riempito con una miscela
grigiastra che funge da collante. Quando la miscela è completamente asciutta, il mosaico viene levigato e lucidato a cera, vernice
o resina, a seconda del gusto o dell’uso che si deve fare dell’opera
(il mosaico può infatti essere inserito in un pavimento a parquet o
appeso ad una parete).
La signora Bertoletti ci ha spiegato che è molto importante la scelta
del legno: a seconda del tipo, infatti, si possono ottenere colori
e sfumature differenti, dal marrone più scuro al caldo marrone
“rosato”. Per ampliare la gamma cromatica e per ottenere particolari effetti di colore o di luminosità, alle tessere lignee si possono
abbinare quelle in marmo o smalto.
Quanto ai soggetti rappresentati, si può spaziare dal figurato
all’astratto, dalla riproduzione di
motivi del mosaico
tradizionale alla realizzazione di soggetti nuovi, a seconda
della richiesta del
committente.
La nostra opinione?
Opus Ligneum ci è
sembrato un’idea geniale: con un materiale semplice come
il legno si possono
creare delle opere
d’arte davvero originali.
Complimenti all’artista per le sue meravigliose opere!
Matti da Ligari
Progettiamo
16 ■ 2013
I “protagonisti”
raccontano
che…
Niccolò Oberti
3A
“È stato importante conoscere
la vita e le vicende storiche
legate alla figura di Nicolò
Rusca, che per tutti dovrebbe
essere un esempio, per dargli
un giusto riconoscimento dopo
così tanti anni.
È veramente emozionante
pensare che tante persone abbiano potuto ammirare i nostri
lavori, che con tanto impegno
e creatività abbiamo svolto!”.
Giulia A. - 2ªA
“Questo progetto è stato un
modo per lavorare insieme e
poter mostrare le
nostre capacità.
Grazie ad
esso abbiamo scoperto e fatto
scoprire la
figura di Nicolò Rusca,
un prete
morto martire che lottò
per difendere
le sue convinzioni religiose”.
Nadia Belen
B. - 2ªA
21 aprile 2013
Nicolò Rusca
finalmente Beato
Insieme al prof. di religione Don Citterio, noi ragazzi abbiamo studiato la
figura di Nicolò Rusca sotto l’aspetto
religioso e storico.
Successivamente, insieme alla prof. di
Arte, abbiamo realizzato dei ritratti di
Nicolò Rusca e dei disegni riguardanti la
vita e i luoghi in cui visse questo straordinario personaggio.
Con l’insegnante di Lettere abbiamo invece composto, con l’utilizzo del PC, delle
cartoline utilizzando tutto il materiale
a nostra disposizione (i nostri disegni,
foto…).
Giulia Andreoli - 2ªA
I
l 21 aprile 2013 la città di Sondrio è stata
testimone di un grande avvenimento: la beatificazione dell’arciprete Nicolò Rusca (15631618), un uomo giusto e meritevole, riconosciuto martire solo nel 2011, durante il pontificato
di Benedetto XVI.
Vista l’importanza dell’evento, la Scuola Media
“Ligari” ha deciso di partecipare attivamente
prendendo parte al progetto “Filatelia e Scuola”
in collaborazione con Poste Italiane. Le classi
coinvolte sono state le seconde e le terze dei
corsi A e C.
ELICO
CIALE FILAT
TIMBRO SPE
I cinque lavori
“più interessanti” (tutti
erano belli!)
sono stati scelti per realizzare
delle cartoline
commemorative, stampate in
numero limitato, sulle quali il
21 aprile è stato
possibile apporre
lo speciale annullo filatelico.
Gli autori dei bozzetti hanno avuto
l’onore di presentare il loro lavoro
a Mons. Diego Coletti, Vescovo della
nostra Diocesi, e al
Card. Angelo Amato, Prefetto della
Congregazione per
le Cause dei Santi.
’ RUSCA
O
L
O
IC
N
I
D
IONE
BEATIFICAZ
2013
aprile
Domenica 21
Protasio
. Gervasio e
S
S
ia
h
c
c
o
rr
Pa
zza Campello
Sondrio - Pia
12.00-18.00
“È stato un lavoro molto interessante che
ha contribuito
a rendere la beatificazione di
Nicolò Rusca un
evento storico
nella città di Sondrio”.
Anna P. - 2ªA
“È stato un progetto interessante
che mi ha aperto la
mente, permettendomi di conoscere
un grande uomo in
parte vissuto nella
nostra città che ha
avuto un ruolo attivo nella storia della
Chiesa”.
Gioele L. - 2ªA
Classi 2^ A/C
e 3^ A/C -
la”
atelia e Scuo
drio
Progetto “Fil
Ligari” di Son
Grado “G.P.
o
m
ri
P
di
a
dari
rni
Scuola Secon
ni e Doriana
elia De Giovan
Insegnanti Am
i - 3ªC
Eliza Jablonsk
“A me è piaciuto molto questo
progetto, anche perché è stato
interessante conoscere la vita
di Rusca e poter “partecipare”
alla sua beatificazione; vedere
per la città dei manifesti con il
suo volto mi ha emozionato”.
Nicolò S. - 2ªA
Ambra Leusci
atti, Sabrina Sc
hena e Miche
la Scherini - 2ª
A
Chiara Belcao
- 2ªC
“Il progetto ha fatto collaborare le classi e ci ha fatto
conoscere la vita di Nicolò
Rusca. Anche in futuro pensare di avere partecipato ad
un progetto così importante
sarà un vero orgoglio, anche
per i ragazzi il cui lavoro non è
stato scelto. Quest’attività ha
lasciato un segno che rimarrà
a lungo nei nostri cuori”.
Sabrina S., Michela S.,
Ambra L., Claudia B. - 2ªA
Fo
classe 2ªA
Progettiamo
Nicolò
Rusca:
una vita
per la propria fede
Carola De Vittorio - 3ªA
Un
poster
per la
pace
Simone Confo
rti - 3ªA
Anche quest’anno il Lions Club
Masegra ci ha proposto di partecipare
al concorso internazionale “Un poster
per la Pace”. È da sei
anni che la nostra
scuola vi partecipa
vincendo non solo
la selezione locale,
ma anche quella distrettuale per ben
quattro edizioni.
L’ e d i z i o n e d i
quest’anno aveva
come titolo “Immagina la Pace”
ed è stata vinta,
a pari merito, da
Licia Castelnovo
(classe 2ªB), da
me e da Carlotta
Giancola, della
2ªE.
Con il mio disegno ho voluto
rappresentare
la realtà di due
mondi opposti
ed ho cercato
di spiegare
come anche
i più piccoli
capiscano la
differenza
tra guerra
e pace e ne
siano pienamente
coinvolti sia fisicamente che psicologicamente. Metà del
disegno rappresenta
un mondo felice,
dove le persone si rispettano e conoscono
la pace e i bambini sono spensierati; l’altra
metà raffigura invece
un mondo cupo dove
l’unico pensiero della
gente è la guerra e i
bambini ne risentono,
anche se non ne comprendono il vero pericolo. In entrambe le parti
del disegno i bambini
percepiscono la situazione, di conseguenza, cambia il loro stato d’animo.
Se tutto il mondo fosse come la metà “positiva” del
mio disegno, sicuramente
tutti i bambini avrebbero
occhi diversi nei confronti
di ciò che li circonda.
a - 2ªE
arlotta Giancol
Disegno di C
N
icolò Rusca nacque il 20 aprile 1563 a
Bedano, in Canton Ticino, allora Diocesi di Como.
I genitori Daria Quadrio e Giovanni Antonio Rusca avevano altri quattro figli oltre al
primogenito Nicolò:
Bartolomeo, Luigi,
Cristoforo e
Margherita.
Tutti tranne
ventare, nel 1590, arciCristoforo
prete del capoluogo valtellinese.
intrapresero
Servivano pastori che in un certo senso
la carriera
fossero anche “dottori”, cioè che si ocecclesiastica.
cupassero della “cura d’anime”: Rusca
Nicolò Rusca
possedeva queste capacità e si premuravisse in un
va di condurre a pascoli rigogliosi tutti
periodo in
quelli a lui affidati.
cui la Chiesa
Egli raccolse intorno a sé dei preti per
stava subenconformardo un’enorme
li al suo
corruzione e
stesso
aveva bisogno
modo di
di un forte rinesini
pensare,
al
Federico Scer
novamento, di
rno - 2ªA
e Nicolò Sale
suo stesso
una riforma.
spirito, per
A quei tempi, fare il prete garantiva una
poi lavorare
comoda sistemazione e molti benefici, ma
insieme e
la scelta del futuro arciprete di Sondrio
aiutarsi refu molto diversa. Egli inciprocamentraprese
te. Inoltre,
la sua
erano benveformanute alla sua
zione nel
stessa mensa
Collegio
Giulia Andreo
le
numerose
li - 2ªA
E l ve t i c o
persone bisodi Milagnose di aiuto, che egli quotidianamente
no, fonospitava.
dato da
La predicazione era per lui quotidiana e
Carlo Borcontinue erano le istruzioni catechiromeo, dostiche.
ve apprese
P e r ò
le lingue
questa
bibliche,
sua pol’ebraico e
sizione
il greco, in
non pormodo da potò niente
ter avere una profonda interpretazione e
di buono:
conoscenza delle Sacre Scritture. Questa
infatti,
preparazione fu ulteriormente migliorata
nel 1618,
grazie alla sua laurea in Tedurante
ologia,
una riconsecerca di
guita
traditori
presso
dello Stal’univerto Retico a
sità di
Simone Confo
rti - 3ªA
favore della
Pavia.
Spagna, RuNel 1587
sca venne sequestrato durante la notte da
gli fu afuna banda armata e portato prima a Coira
fidato un
e poi a Thusis.
primo inQui, dove aveva la sua sede il tribunale
carico coantispagnolo, Nicolò Rusca venne interrome parroco
gato sotto tortura: negò ogni accusa, ma i
di Sessa e
continui tormenti e la rottura della corda
Monteggio,
e della carrucola a cui era appeso provocaper poi diA
3ª
rti
rono la sua morte. Era il 4 settembre 1618.
fo
Simone Con
Disegno di Be
atrice Alessia
Gianola - 3ªA
Beatrice Alessia Gianola - 3ªA
Giulia Andreoli - 2ªA
- 2ªA
da Yaakouby
Colacrai e Hou
Roberta Neto
2013 ■ 17
lnovo - 2ªB
Disegno di Licia Caste
Matti da Ligari
Scuola Media Ligar
1A
1B
1C
1D
1E
1F
2A
2B
ri - Sondrio 2012-2013
2C
2D
2E
3A
3B
3C
3D
3E
Matti da Ligari
20 ■ 2013
sportinsieme
Corsa campestre
Torneo di Badminton
Vivatletica
Progettiamo
1°
Classificato
il
Q
uest’anno la nostra classe ha
partecipato al concorso ”Il
paesaggio costruito”. La finalità dell’iniziativa era quella di
far conoscere e riscoprire luoghi caratteristici della Valtellina troppo
spesso dimenticati o sconosciuti. Il
“prodotto” finale da realizzare era
una sorta “di guida turistica” (cartacea o multimediale) pensata per
bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria, quindi scritta
con un linguaggio semplice, chiaro
ma completo.
La nostra classe ha
io c
trui
Michela Scherini, Maria Ravelli,
Claudia Bertoletti,
Ambra Leusciatti,
Alice Stampa - 2ªA
gg
os
Conoscete Gombaro e Fracaiolo?
Paesa
2013 ■ 21
to
Matti da Ligari
scelto come “soggetto” del lavoro
due località di Sondrio al giorno
d’oggi un po’ trascurate: Gombaro e
Fracaiolo, situate lungo il corso del
Mallero, allo sbocco delle Cassandre. Il tema conduttore del nostro
lavoro è stato quello dell’acqua,
che genera e distrugge. In questi
luoghi, un tempo importanti centro produttivi di Sondrio, l’acqua
ha svolto un ruolo primario: alimentava mulini, magli e altri macchinari; faceva riunire, attorno al
lavatoio di Fracaiolo, alimentato
dal Malleretto di sinistra, le donne
a lavare, tra chiacchiere e risate.
L’acqua era anche fonte di divertimento: a Gombaro, fino al 1911,
c’era un campo
di pattinaggio, molto frequentato dalla “Sondrio bene”;
nelle fredde acque
del Mallero, invece, tutti i bambini,
d’estate, potevano
tuffarsi per pescare gli “scazzun”,
dei piccoli pesci.
L’acqua, però, costituiva e costituisce tuttora un
pericolo per que-
sti luoghi: a causa delle abbondanti
piogge, il Mallero spesso straripava
distruggendo le costruzioni circostanti, come accadde nel 1834, nel
1911 e nel 1927. Recentemente si
sono anche verificate delle frane
che hanno danneggiato alcune delle abitazioni.
Per realizzare il nostro lavoro abbiamo consultato libri e vecchi documenti; importanti sono state le
informazioni dateci dalle esperte
del MVSA (dott.ssa Angela Dell’Oca
e Rosaria Gargiulo). Abbiamo anche
scattato delle foto in cui simpaticamente cercavamo di “interpretare”
oggetti e ambienti, per valorizzarli
e proteggerli.
Testi e immagini sono state montati in una presentazione in Power
Point che può essere anche ascoltata in lingua inglese o portoghese.
È stato un lavoro lungo e impegnativo, ma…siamo soddisfatti della
nostra presentazione e di aver contribuito (speriamo!) a non far dimenticare questi luoghi che fanno
parte della nostra storia.
La 1 E
a Castello dell’Acqua
a
Fotoracconto
del sentiero
etnografico
Classe - 1ªE
C
Matti da Ligari
Progettiamo
22 ■ 2013
i è piaciuta l’idea
di andare a visitare il sentiero etnografico di Castello con
l’intento di rianimarlo,
ricostruendo dei momenti di vita del passato di questa comunità.
Ci ha colpito da subito
come una volta l’uomo
vivesse, non solo a contatto con la natura, ma
la conoscesse, la utilizzasse senza danneggiarla. Gli uomini erano
fieri dell’ambiente naturale in cui vivevano,
nel quale affondavano
le proprie radici, dove
avevano vissuto i loro
antenati e dove avrebbero vissuto i loro discendenti, e per questo
lo consideravano un
patrimonio, un bene
comune da salvaguardare e valorizzare. Pur
vivendo in un mondo
chiuso, con risorse e
mezzi limitati, lo spirito
di sopravvivenza, associato all’intelligenza e
alla creatività, ha permesso ai nostri antenati
di condurre un’esistenza in sintonia con la natura, vivendo dei suoi
frutti e sfruttando le
sue forze.
Pietre abitate
Percorso per le vie di Sondrio
alla scoperta delle pietre utilizzate
nelle costruzioni
(il testo che segue accompagna le immagini
di un’audioguida da noi realizzata)
Classe 1ªB
I
l nostro lavoro nasce dalla curiosità di conoscere i materiali
naturali con cui sono realizzati molte costruzioni e spazi della
nostra città. Che pietre sono? Da
dove vengono?
Siamo così abituati a vivere tra
le nostre montagne, che spesso
ci dimentichiamo che sono parte
della nostra vita di ogni giorno.
Con questo lavoro abbiamo approfondito la conoscenza delle rocce e delle pietre impiegate nella
costruzione di palazzi, strade e
piazze in cui viviamo.
Il nostro percorso comincia in
cima alla salita Ligari, che dalla
piazza Vecchia conduce fino alla
località detta crap.
Qui troviamo una parete rocciosa dove la crosta terrestre affiora
dal terreno, si tratta di una roccia
metamorfica.
Le rocce metamorfiche derivano
dalla trasformazione di rocce sedimentarie, magmatiche o di altre
metamorfiche.
In Valtellina l’80% è costituito da
rocce metamorfiche, si parla infatti di metamorfismo alpino, un
fenomeno legato a processi dovuti
ad alte temperature e pressioni.
A questo grande gruppo appartengono micascisti, gneiss, serpentine.
In questa parete è possibile osservare il grado di scistosità presente
in queste rocce, cioè la capacità di
dividersi in lastre secondo piani
trasversali.
Possiamo anche notare la presenza di lenti di quarzite, un minerale bianco traslucido.
Dal Crap, ci portiamo attraverso
la via Scarpatetti e poi la salita
Schenardi nei pressi del Convitto
Nazionale.
Da questa posizione elevata possiamo vedere i tetti dell’antico
quartiere di Scarpatetti. Si tratta
di coperture antiche e più recenti, ma dello stesso materiale: il
serpentino scisto.
Queste tegole nel dialetto valtellinese vengono indicate con
il nome di piode e sfruttano la
proprietà della scistosità.
Un tempo le piode erano realizza-
Matti da Ligari
te a mano da abili operai chiamati
giovellai. Il termine deriva dal nome della località più antica e anche
più caratteristica di estrazione del
serpentino, Il Giovello, appunto,
nei pressi di Chiesa Valmalenco.
Le piode hanno un caratteristico
colore verde, tipico del serpentino.
La colorazione é dovuta alla presenza di minerali di clorite.
La presenza di ferro, invece, fa si
che le tegole all’ aria si ricoprano
di una patina di colore rossastro,
da cui prendono il nome anche
molte nostre montagne: Corni
Bruciati, Predarossa, Corna Rossa.
Erroneamente le piode vengono indicate dalla tradizione come tegole
di ardesia. L’ardesia, detta anche
pietra lavagna, è una particolare
varietà di roccia metamorfica diffusa in Italia settentrionale e da
molti secoli estratta in Liguria,
un tipo di scisto assimilabile, ma
differente, da quello che viene coltivato in Valmalenco.
Ci troviamo ora nella caratteristica
via di Scarpatetti. Questa contrada, di origine contadina è stata costruita nell’avvallamento scavato
dall’antico ghiacciaio del Mallero.
In questo punto troviamo ancora
rocce affioranti, ma anche un muro
costruito dall’uomo che ci racconta
quali rocce si possono trovare nel
nostro territorio.
C’è la serpentinite dal classico colore verde; sono presenti blocchi
di granito; pietre con un’alta concentrazione di ferro; la quarzite,
bianca e translucida; la classica
pietra grigia tipica dei dintorni di
Sondrio.
Un tempo il trasporto delle pietre
era costoso e problematico, per
cui si tendeva ad usare per le costruzioni comuni le pietre che si
trovavano più vicine. È il caso di
questa abitazione datata 1669, ma
forse precedente, realizzata con la
tipica pietra grigia propria della
zona di Sondrio.
Scesi da Scarpatetti e giunti in
piazza Quadrivio imbocchiamo subito a destra la via Lavizzari e dopo
pochi metri, sulla sinistra, possiamo accedere al cortile del palazzo
Sassi de Lavizzari, sede del Museo
di storia e arte valtellinese.
Questo palazzo Cinquecentesco ha
una facciata severa, ingentilita da
un bel portale bugnato.
La parte che a noi qui interessa è
l’ampio cortile interno, dove troviamo una serie di eleganti colonne realizzate nella bella pietra verde di Tresivio, con delle sfumature
rosse molto particolari, attribuibili
alla presenza di minerali di ferro.
Questa pietra dal colore verde chiaro veniva estratta nel comune di
Tresivio e dintorni da affioramenti di scisto-cloriti; le cave erano
situate nella zona denominata
Calvario.
Nel comune di Poggiridenti, sul
sentiero dei rat, sono ancora visibili resti di una cava.
Questa bella pietra, dalle tonalità
delicate, veniva utilizzata per pavimentazioni e decorazioni delle
chiese soprattutto nel XVII secolo. L’esempio più significativo è
quello della Madonna del Piano a
Bianzone.
Oggi questa pietra non si estrae
più perchè le cave sono esaurite.
Quando parliamo di cave intendiamo scavi aperti o interni alla
superficie terrestre dove si estraggono rocce. Anche le miniere pos-
Progettiamo
sono essere a cielo aperto oppure
chiuse, ma vi si estrae un solo tipo
di minerale.
Uscendo dall’ingresso principale di
palazzo Sassi percorriamo via Quadrio in direzione est e ci troviamo
dopo pochi metri nell’antica piazza
Quadrivio chiamata così perchè è
la confluenza di quattro strade,
oppure, secondo un’altra interpretazione, il nome deriva dalla parola
carrobbio, in relazione al passaggio
dei carri.
Qui troviamo una bella fontana
disegnata dall’ingegner Dall’acqua nel 1820 e realizzata dall’abile scalpellino della val Masino
Giuseppe Peduzzi. È ricavata da
un unico blocco di pietra di granito.
Il lato sud della piazza é chiuso
dal Palazzo Sertoli, a cui si accede
da un portone con un bellissimo
portale in pietra verde di Tresivio
di cui abbiamo parlato prima.
Accanto al portone di ingresso troviamo l’entrata della cappella del
palazzo, dedicata a San Francesco
Saverio. Questa volta il portale è
realizzato in diorite di Triangia, un
granito tipico appunto della zona
di Triangia.
Il granito, in tutte le sue varietà,
tra cui ricordiamo il ghiandone,
le dioriti, il serizzo, è una roccia
magmatica intrusiva, cioè si è formata dalla solidificazione del magma all’interno della crosta terrestre; la solidificazione del magma
al di sotto della crosta terrestre
avviene molto lentamente e questo
comporta la formazione di cristalli
di dimensioni da qualche millimetro fino a qualche centimetro. Ne
deriva una roccia dura, compatta,
con struttura cristallina, senza
stratificazioni.
La nostra provincia presenta vari
giacimenti di granito, famoso e rinomato è quello della val Masino.
Questa pietra è utilizzata nell’edilizia come materiale da rivestimento, pavimenti, davanzali, scale e
molto altro, ma è molto apprezzata
anche da alpinisti e arrampicatori,
perché tra la varietà di rocce che
compongono le Alpi, è sicuramente
la più solida e compatta.
Lasciamo la Piazza Quadrivio e percorriamo la via Quadrio, giriamo
a destra e imbocchiamo la stretta
via Parravicini. Dopo pochi metri ci
fermiamo davanti a un bel portale
di marmo. Si tratta dell’ingresso
della cinquecentesca Casa Lavizzari.
Questo portale è realizzato in marmo, un materiale poco presente
nella nostra valle.
il marmo è un calcare cristallino
ha una struttura tridimensionale
costante. Sono rocce carbonatiche
metamorfiche di colore versatile
grana molto diversificata, scistosità ridotta.
È una pietra morbida adatta ad essere lavorata, come vediamo dalle
decorazioni del portale.
Purtroppo il marmo ha come nemici l’acqua l’inquinamento, le polveri. Tutti questi agenti formano
sul marmo una crosta nera che lo
trasforma in gesso e quindi soggetto allo scioglimento. Per risolvere
questo problema bisogna asportare
la crosta nera mediante un’opera
di pulizia.
Ci troviamo ora in Piazza Campello
il luogo dove si sono sempre concentrate le istituzioni politiche e
religiose. La piazza nel corso del
tempo è stato oggetto di diversi
rifacimenti. Il progetto di riqualificazione, terminato nel 2011, ci ha
consegnato la piazza così come la
vediamo oggi. A noi interessa osservarla dal punto di vista dell’utilizzo dei materiali.
Prima di tutto osserviamo la pavimentazione.
La vecchia e pregevole pavimentazione è un selciato realizzato con
grandi blocchi in granito di San
Fedelino (in Val Chiavenna); a questa si affianca una pavimentazione
nuova realizzata in beola locale di
recupero.
La beola è una roccia metamorfica.
Si tratta di uno gneiss a tessitura lamellare, costituito di miche,
feldspati e quarzo, caratterizzato
da una facile divisibilità in lastre
piane, anche molto ampie e sottili.
L’attenzione è poi attirata dalla
torre Campanaria o torre Ligariana costruita interamente in pietra.
Alla base della torre troviamo una
fontana in ghiandone, come in
ghiandone è la fontana rettilinea
di recente costruzione. Sempre
in ghiandone della val Masino è
anche il monolite del monumento
ai caduti realizzato dallo scultore
Livio Benetti.
Attraverso la via Cavallotti e poi
via Beccaria ci spostiamo in Piazza Cavour, meglio conosciuta come piazza Vecchia. Questa piazza
che, fino al XIX secolo era il luogo
deputato per il mercato, da poco
appare nella sua nuova veste.
La pavimentazione in acciottolato,
nel dialetto valtellinese detta risc
riproduce la pavimentazione più
antica sempre realizzata con ciottoli di fiume.
Il risc usato anticamente per la
pavimentazione di strade, cortili,
piazze è l’insieme di sassi ricavati
dal greto del fiume. Nel passato i
ciottoli erano molto irregolari, di
dimensioni anche molto diverse,
oggi invece la scelta dei ciottoli
è più accurata, quindi si hanno
pietre più regolari e uniformi nel
colore.
La caratteristica dei ciottoli è data
dalla loro varietà e dalla diversa
provenienza, proprio perchè si
tratta di materiali trascinati dalla
forza delle acque. Nel letto del torrente Mallero troviamo ciottoli di
ogni tipo dal serpentino scisto, al
granito, al marmo, che provengono
da ogni parte del bacino idrografico di questo torrente: dal Bernina,
da Chiareggio, dal Passo del Muretto, dalla Val Sissone e da tutti
i luoghi le cui acque convergono
nel Mallero.
Attraversiamo il ponte sul Mallero e percorriamo il lungo Mallero
Diaz. Possiamo osservare i possenti
argini realizzati in ghiandone.
Questi argini robusti risalgono al
1834, anno in cui parte della città
fu invasa dalle acque del torrente.
Non era la prima volta, infatti, il
Mallero aveva già invaso Sondrio
nel 1817 e nel 1829.
Gli argini furono progettati dall’ingegner Carlo Donegani, lo stesso
che aveva progettato le strade dello Spluga e dello Stelvio
Il ghiandone, in cui gli argini sono
costruiti, è una varietà di granito
che troviamo soprattutto in Valmasino.
È facilmente riconoscibile dalla
presenza di grosse macchie bianche dette ghiande, che altro non
sono che grossi cristalli di feldspato. Il ghiandone viene utilizzato
per pavimentazioni, lastricature e
rivestimenti. Abbiamo notato che
è una pietra molto utilizzata per la
realizzazione degli arredi cittadini.
Questa pietra resiste bene all’erosione dell’acqua.
Il nostro percorso si conclude qui,
presso il palazzo della Provincia
che raccoglie in sè tutte le pietre che abbiamo visto utilizzate
finora.
Dopo l’alluvione del 1927 molti
edifici posti sull’argine sinistro
del Mallero vennero gravemente
2013 ■ 23
danneggiati dall’esondazione del
torrente, fra questi anche il palazzo della Provincia.
Già nel 1930 venne quindi bandito un concorso per la nuova sede,
che avrebbe accolto gli uffici della
Provincia, della Prefettura e della
Questura.
Il concorso fu vinto dall’architetto milanese Giovanni Muzio e nel
1935 il palazzo venne inaugurato.
Prima di iniziare il progetto Muzio percorse in lungo e in largo la
Valtellina, perché secondo lui la
nuova costruzione doveva essere
rispettosa dello spirito del luogo e
riprendere i materiali costruttivi
della provincia. Armato di taccuino andò in cerca di suggerimenti
sulle pietre locali, per farsi un’idea
delle costruzioni tipiche di questo
territorio.
Trovò costruzioni realizzate con le
seguenti pietre: ghiandone della
val Masino, serpentino della Valmalenco, granito, beola, pietra di
Tresivio, ciottoli di fiume.
Tutti questi materiali sono stati
impiegati da Muzio nella realizzazione del palazzo, che è una celebrazione della pietra e dei materiali naturali provenienti da tutta
la provincia.
Eccone un elenco
Il basamento della torre maggiore e lo zoccolo del palazzo sono
rivestiti in massello di Samolaco.
Nello stesso materiale sono realizzate anche gli archi e i portali dei
fronti principali.
La torre della Provincia invece è
in serizzo cavato dal fiume Mera.
I contorni delle finestre del primo
e secondo piano sono in serpentino
della Valmalenco lucidato.
Le finestre sopraporte nel sottoportico sono in serizzo rosso della
valle del Bitto.
Nella Galleria, che congiunge via
XXV aprile a via Vittorio Veneto,
le pareti sono rivestite in pietra
verde di Tresivio con delle bellissime venature bianche che fanno
pensare al marmo.
Le due colonne lucide poste all’ingresso del sottoportico sono in serizzo della val Bregaglia
La pavimentazione della galleria è
stata realizzata in beola e serpentino della Valmalenco.
Il cortile interno è fatto con i
ciottoli di fiume, opportunamente scelti in base alla colorazione.
Sono stati realizzati dei disegni geometrici giocando sull’alternanza
del bianco, del grigio e del verde.
Per il bianco sono stati usati ciottoli di quarzite e marmo; il verde
è costituito dal serpentino in tutte
le sue gradazioni di colore; il colore grigio è dato, invece, dall’utilizzo della beola.
Per le scale interne sono state utilizzati diversi materiali: il ghiandone della Valmasino, il serizzo
di Somaggia e la beola della val
Bregaglia.
Ci ha sorpreso ritrovare concentrate in questo palazzo tutte le pietre
che abbiamo visto essere state utilizzate per diverse costruzioni nella nostra città. Capire che questa
non è stata una scelta casuale, ci
ha fatto percepire un po’ l’anima e
lo spirito di questa austera dimora.
Alla fine del nostro percorso possiamo dire che le pietre non sono
materiali inerti, immutabili e freddi, ma sono pietre che hanno una
loro personalità ed esprimono un
gusto, sono pietre abitate.
Matti da Ligari
Sportivamente
24 ■ 2013
Il pallone
Felix Baumgartner d’oro 2013
Il folle volo di
Daniele Baldini e
Federico Trabucchi Silvestri - 3ªD
Scalando
l’impossibile
Maria Ravelli - 2ªA
C
he cosa vuol dire “scalare un ottomila”? Arrivare con le proprie
gambe su una delle quattordici vette più alte del mondo. Ma
cosa comporta un’impresa del genere?
Venerdì 7 dicembre a Berbenno è stato organizzato un incontro speciale con due guru dell’alpinismo estremo: Marco Confortola e Mario
Panzeri. È stata una serata molto interessante, speciale, anche perché
Confortola ha colto l’occasione per ricordare il caro amico Marco Simoncelli (il “Sic”!) a cui ha dedicato un filmato importante.
I due alpinisti hanno scelto di raccontare le loro imprese non attraverso le parole, ma mediante alcuni filmati fatti durante le escursioni. E
così, anche noi spettatori siamo stati trascinati in Nepal, in Pakistan
e in Cina. Sembrava di essere con loro in tenda, in mezzo alle bufere
di neve ad alta quota, in luoghi così diversi e lontani dai nostri. In
luoghi dove si è felici per un semplice raggio di sole, dove la certezza
di arrivare a fine giornata non è del tutto scontata e sai che tutto
può cambiare all’improvviso... In alcuni filmati apparivano anche
degli sherpa, cioè gente locale che aiuta gli alpinisti a trasportare il
materiale necessario al campo base. Facevano sorridere e riflettere
perché, a differenza degli alpinisti con scarponi e abbigliamento
tecnico, essi salivano scalzi per i sentieri, carichi come muli e con
qualche straccio addosso, solo per coprirsi.
Quando i due alpinisti hanno accettato di commentare brevemente le
loro imprese si è resa evidente la differenza tra i due caratteri. Marco
è un ragazzo allegro, estroverso, a cui piace ridere e scherzare. Mario,
invece, è il “classico uomo di montagna”: schivo, di poche parole
e molto umile; gli amici, per sottolinearne le grandi doti umane e
alpinistiche, lo hanno soprannominato “Marione”. Marco ha sempre
considerato l’alpinismo estremo una parte di sé e si è dedicato a tale
sport come professionista; Mario, invece, ha dedicato alla montagna
in genere solo i fine settimana, per hobby, e … ha conquistato tutte
le quattordici vette! (a Marco ne rimangono ancora nove).
Marco è stato fermo parecchio tempo dopo il disastro avvenuto sul
K2 nel 2008, quando morirono undici alpinisti e lui stesso subì l’amputazione di tutte le dita dei piedi. Il grande ritorno è avvenuto sul
Manaslu nel 2012, durante una difficile spedizione: Marco non si è
lasciato scoraggiare e ha cercato con tenacia nuove soluzioni e nuovi
materiali per tornare in montagna. Uno sponsor gli ha prodotto degli
scarponi personalizzati che gli hanno permesso di sopportare le condizioni estreme degli ottomila. Anche sul Manaslu gli incidenti non
sono mancati, ma Marco non ha riportato danni; ha voluto comunque
arrivare in cima per dimostrare che non bisogna mai abbandonare i
propri progetti e i propri sogni, magari anche in memoria di chi non
è riuscito a realizzarli.
- Abbiamo conquistato il Manaslu per loro, se lo meritano! – ha detto
Marco, orgoglioso.
I quattordici 8000
Nome
Everst
K2
Kangchenjunga
Lhotse
Makalu
Cho Oyu
Dhaulagiri
Manaslu
Nanga Parbat
Annapurna
Gasherbrum I
Broad Peak
Gasherbrum 2ª
Shishapangma
Altezza
8848 m
8611 m
8586 m
8516 m
8463 m
8201 m
8167 m
8163 m
8125 m
8091 m
8068 m
8047 m
8035 m
8027 m
Collocazione geografica
Cina/Nepal
Cina/Nepal
India/Nepal
Cina/Nepal
Cina/Nepal
Cina/Nepal
Nepal
Nepal
Pakistan
Nepal
Cina/Pakistan
Cina/Pakistan
Cina/Pakistan
Cina
N
el gennaio 2010 si venne a
sapere che Felix Baumgartner stava lavorando con un
team di scienziati e sponsor Red
Bull, per tentare il record del
salto più alto in caduta libera:
l’obiettivo era saltare da 36 600
m, attrezzato di una speciale tuta simile a quella in dotazione
agli astronauti, lanciandosi da
una capsula sospesa da un pallone riempito di elio, con l’intenzione di diventare il primo
paracadutista a rompere il muro
del suono, oltre a superare il record di salto dal punto più in alto
con paracadute. Record che era
detenuto da Joseph Kittinger con
circa 31,3 km ottenuti nel 1960.
Il salto definitivo era previsto per
il mese di agosto del 2012, ma è
stato rinviato all’autunno dello
stesso anno a causa dei danni,
non previsti, riportati dalla capsula durante l’atterraggio del secondo salto di prova. Felix Baumgartner e la sua squadra hanno
annunciato che il lancio si sarebbe dovuto tenere l’8 ottobre con
partenza da una base nel deserto
del Nuovo Messico, nei pressi di
Roswell. Il 5 ottobre 2012, causa
maltempo, il tentativo di salto è
stato rimandato e riprogrammato all’alba del 9 ottobre. A causa
del forte vento, che impediva il
corretto gonfiaggio del pallone
a elio il lancio è stato spostato
alle 16:30 del 14 ottobre. Alle ore
19:09 Baumgartner si è lanciato
da quota 38 969,4 m superando
la velocità del suono ed arrivando ad una velocità massima di 1
357,6 km/h.
La missione si è conclusa con
successo stabilendo tre record:
l’altezza massima raggiunta da
un pallone aerostatico con equipaggio, l’altezza maggiore di un
lancio da pallone aerostatico e la
velocità massima raggiunta da un
uomo in caduta libera. Il record
di durata di una caduta libera è
invece rimasto a Joe Kittinger,
che lo stava guidando da terra.
Inaspettatamente è stato realizzato anche un altro record, il maggior share della televisione austriaca (59%, con più di 3 milioni di
spettatori) e di YouTube, con più
di 8 milioni di spettatori collegati
a seguire l’evento in diretta.
Andrea Macrina, Marco Palazzo e
Luca Aureli - 2ªD
Q
uest’anno il pallone d’oro è
stato vinto per la quarta volta
consecutiva da Lionel Messi.
L’argentino ha superato i due avversari: Cristiano Ronaldo e Andres
Iniesta. La cerimonia si è svolta a
Zurigo il 7 gennaio 2013. Al quarto
posto Xavi, poi Falcao, Casillas, e,
finalmente, il primo italiano classificato: Andrea Pirlo. Gli altri italiani in competizione erano Balotelli
e Buffon. L’ultimo italiano ad essere riuscito a vincere il prestigioso
premio è stato Fabio Cannavaro nel
2006, nell’anno dell’ultimo trionfo
nei Mondiali. Lionel Messi è un giocatore del Barcellona che ha venticinque anni, considerato l’erede di
Maradona, secondo alcuni critici è
uno dei più forti giocatori al mondo
di tutti i tempi. La Pulce, così è soprannominato il giocatore, tra club,
nazionali maggiori e nazionali
giovanili, ha segnato globalmente
358 gol in 499 partite. Proprio da
questi numeri si può capire quanto
sia forte l’argentino. Messi, inoltre,
nel suo repertorio può vantare di
aver vinto 5 campionati spagnoli,
5 supercoppe di Spagna, 2 coppe
di Spagna, 3 Champions League,
2 supercoppe UEFA, 2 mondiali
per club, 1 campionato del mondo
Under 20 e un oro olimpico. Nonostante tutto ciò, noi vogliamo
chiudere l’articolo con la speranza
che l’anno prossimo sia un italiano
a vincere il prossimo pallone.
Il torneo di badminton
Scherini Luigi
e Vailati Massimiliano - 1ªA
I
l 18 marzo 2013, nella scuola
Ligari, si è svolto il grandioso
torneo di badminton. Gli alunni
si sono preparati all’evento con un
intenso allenamento con le “sorelle
Zecca” (le prof. Daniela e Patrizia).
Prima di iniziare il torneo ci sono
state delle selezioni all’interno di
ogni classe: i primi tre classificati
hanno avuto la possibilità di partecipare al torneo d’Istituto. I due
sfidanti, nel rispetto reciproco, si
stringono la mano e si augurano
buona fortuna. Il gioco consiste
nel “piazzare” il volano (pallina di
sughero in cui è attaccato un “paracadute” di plastica) in un punto irraggiungibile dall’avversario,
cercando di rimanere nei limiti del
campo. Lo scopo del gioco, quindi,
è far cadere a terra il volano nel
campo avversario; vince il primo
giocatore che arriva a 11 punti.
Il torneo è stato davvero emozionante e pieno di colpi di scena:
rimonte eccezionali, punti quasi
impossibili da realizzare e salvataggi sorprendenti. Solo i migliori sono riusciti a classificarsi e a
puntare verso la gloria. Tra tutti,
una nostra compagna di classe è
arrivata prima! È Eleonora Paini, e
noi l’abbiamo intervistata per voi.
-C
ome hai vissuto l’esperienza
del torneo?
- È stata davvero una giornata bella
ed emozionante. Mi ha coinvolto
tantissimo il torneo. E, inoltre, è
stata una giornata di scuola diversa dalle altre.
- Con chi eri in squadra?
- Federico Manni, Gaia Bertolini e
Gabriele Morozzo.
- I n che posizione vi siete classificati alle provinciali?
- Siamo arrivati quinti.
- S aresti contenta di partecipare
il prossimo anno?
- Sì, perché la competizione mi è
piaciuta tanto e vorrei rivivere
l’emozione della vittoria.
- Chi vorresti in squadra l’anno
prossimo?
- Gaia!
- I tuoi compagni di squadra erano alla tua altezza?
- Sì, più o meno eravamo tutti sullo
stesso livello.
- Come hai “gustato” la vittoria?
- Con entusiasmo, assieme alle mie
amiche, che mi hanno sostenuto.
Noi della IA ci permettiamo di concludere affermando che l’esperienza del torneo di badminton è stata
unica nel suo genere e ha coinvolto
tutti, perciò speriamo che l’evento
si ripeta anche il prossimo anno
scolastico. Intanto, incrociamo le
dita!
Matti da Ligari
Sportivamente
2013 ■ 25
KEN BLOCK
Riccardo Balsarri
e Simone Credaro - 3ªD
Nuoto pinnato
Filippo Sironi e Gioele Grossi - 3ªD
I
l nuoto pinnato è una disciplina sportiva appartenente alle
specialità acquatiche che, con
l’aiuto di attrezzature specifiche
permette all’atleta il raggiungimento di velocità decisamente più
elevate rispetto al nuoto puro. Già
dalla prima edizione di Santa Clara
nel 1981 il nuoto pinnato è disciplina ufficiale dei Giochi mondiali.
Storicamente il nuoto pinnato nasce nella metà degli anni Cinquanta, in conseguenza delle evoluzioni che si erano avute durante la
Seconda guerra mondiale, quando
le pinne erano ampiamente usate
per le operazioni di sabotaggio delle navi nemiche. In
Italia si trova traccia
dei primi atti ufficiali nel 1955 a
Bologna, dove
viene aperta la
prima società di
nuoto pinnato. È in
quegli anni che viene stabilito il
primo regolamento della specialità
e la nuova disciplina viene affidata alla “FIPS” (Federazione Italiana
Pesca Sportiva), che dopo anni di
battaglie, solo negli anni Novanta,
aggiunge alla propria dicitura le
due lettere che sono espressione
del nuoto pinnato, diventando così
“FIPSAS” (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee).
Tuttora questa è la società che gestisce le competizioni nel settore
nuoto pinnato. Questa prima fase
di sviluppo è continua fino alla fine
degli anni Sessanta, quando con i
campionati europei di Locarno del
1969 la nascita a livello internazionale viene ufficialmente approvata.
Fin da questo primo appuntamento
internazionale si evidenzia l’elevata
competitività degli atleti dell’URSS.
Nel 1971 per il nuoto pinnato è il
momento di un’autentica rivoluzione, quando viene introdotto
un nuovo strumento natatorio: la
monopinna. Si tratta di una pinna
unica, realizzata in vari materiali, e già nel 1972, grazie a questo
nuovo supporto, per la prima volta
un uomo abbatte il muro dei 40
secondi nella distanza “principe”
dei 100 metri realizzando il nuovo
record di 39”92.
Dopodiché la convivenza con le
bipinne continua fino al 1979,
quando tutti i primati mondiali
sono realizzati con la monopinna.
Come per altre discipline sportive,
anche nel nuoto pinnato esistono
tradizionalmente nazioni che rappresentano, grazie ai loro successi,
un modello per tutti gli altri: dopo
la già citata Russia, si sta proponendo alla ribalta la scuola cinese.
Tuttavia negli ultimi anni anche
l’Italia, grazie agli atleti Stefano
Figini, Cesare Fumarola e Andrea
Nava, appartenenti alla società
“Fiamme oro”, si sta facendo avanti incassando diversi record del
mondo.
PINNE
Le pinne sono l’attrezzo
utilizzato dai pinnatisti per
raggiungere un’elevata velocità in acqua.
Ci sono due diversi tipi di pinne:
della marca più utilizzata “Cressi”,
più estese, e le najad, che si dividono ulteriormente in due tipi:
“sprint”, corta e rigida, e “speed”,
di gomma meno concentrata.
I record italiani con le pinne nei
50 e 100 m sono stati conquistati
da Andrea Rampazzo con i tempi
rispettivamente di 19”48 e 43”15.
MONOPINNA
La monopinna è un’attrezzatura
natatoria in vetroresina o in fibra di carbonio, nella quale viene
montata una scarpetta di gomma.
Anch’essa si divide in due tipi:
piatta, con la scarpetta parallela
alla pala, e inclinata, fino a 20
gradi; questa è inoltre passata ad
una sezione ovoidale, decisamente
più idrodinamica, in modo da avere
una migliore spinta ed un migliore sfruttamento dello spostamento
dell’acqua da parte dell’attrezzo,
che tende in movimento ad assumere una forma simile a un cucchiaio.
Con quest’inclinazione la pala della
monopinna rimane sempre “in presa” nell’acqua, migliorando il rendimento e minimizzando i fattori
fisici predisponenti all’attività.
I record italiani con la monopinna nei 50 e 100 m sono stati conquistati da Cesare Fumarola con i
tempi rispettivamente di 15”62 e
34”77.
K
piloen Block non è il solito
ne
ta di rally, ma un campio
è
cio
,
na
ha
mk
gy
di
e
mondial
derapate,
percorsi snodati con varie
trollate in
testacoda e sbandate con
tà.
circuiti o percorsi di cit
degli sport
te
an
am
Ken é un uomo
to cross ed
estremi dallo skate al mo
olato: lo si
è un tipo molto speric
Vegas doè visto nella gara di Las
caldata ha
ve una centralina surris
continuato
preso fuoco, ma lui ha
do è stato
ad andare fino a quan
di “Top
superato dal conduttore
Nel 1994
gear” Usa Tanner Foust.
. L’idea gli
ha fondato la “DC shoes”
are delle
venne per caso: voleva cre
nologiche
scarpe per skater più tec
di quelle già esistenti.
x GelsoDal 2005 col copilota, Ale
mino, parla
tecipa a molti rally con
r raggiunpe
sua Ford fiesta rs wrx,
campione
rigere il livello del plu
Loeb.
ian
ast
mondiale di rally Seb
una
in
e
ion
riz
Nel 2009 fa un’appa
o
siv
evi
tel
a
puntata del programm
inne
vie
ale
“Top gear”, nella qu
y e si esitervistato da James Ma
dismesso.
o
bisce in un aeroport
porto di
rap
Intraprende anche un
aster”
dem
“Co
collaborazione con la
ttridu
pro
a
(un’azienda britannic
chi)
gio
eo
vid
ce e distributrice di
guidi
i
ch
gio
nell’ambito dei video
”.
wn
do
da come “Dirt Show
re e uno
Ke n è un im pre nd ito
sentato
pre
ha
“stuntman”. Inoltre
quale
la
con
la nuova Ford Fiesta
13,
affronterà la stagione 20
e
re
ga
a
re
olt
che comprenderà,
i
e
ch
an
o,
nd
Rally in giro per il Mo
nioo
“H
La
.
eo
suoi funambolici vid
ovo team
gan Racing Division”, nu
sentato
pre
ha
creato da Ken Block,
quali
le
con
,
le nuove Ford Fiesta
nel
à
rer
cor
il pilota statunitense
Ga
“X
gli
ne
,
Mondiale Rally 2013
l
ne
,
ss”
Cro
lly
mes”, nel “Global Ra
a
an
kh
ym
“G
l
“Rally America” e ne
Grid”.
’anno Ken
Ovviamente anche quest
il settiare
nc
Block non si farà ma
hana,
mk
Gy
ie
mo episodio della Ser
masai
ta
rta
po
da lui inventata e
nuai
zie
gra
simi livelli di stunt,
ndi
gra
sue
e
all
merosi sponsor ed
e.
ch
mi
disponibilità econo
Il torneo di pallacambio
Simone Curti, Leo De Paoli,
Zeyad Khalil, Sara Marconi, Valentina Marconi, Eleonora Paini
- 1ªA
Q
uest’inverno, presso la palestra della scuola Ligari,
noi alunni della classe 1ªA
abbiamo vissuto un’esperienza
nuova: abbiamo partecipato ad
un torneo di pallacambio tra le
classi prime che, oltre alle specifiche competenze dell’attività, ci
ha insegnato a stare insieme divertendoci e rispettando le regole,
e abbiamo avuto l’opportunità di
fare nuove amicizie con gli alunni
delle altre classi.
La pallacambio è simile alla pallavolo, ma ogni squadra è composta
da nove giocatori in campo, i quali, a turno, ruotano a vicenda e si
alternano per stare al centro del
campo, la posizione dalla quale si
tira. L’obiettivo del gioco consiste
nel cercare di fare punto, tirando
la palla nel campo avversario.
Ogni classe ha giocato cinque
partite nelle quali ha avuto l’occasione di sfidare tutte le altre
squadre.
Noi abbiamo vinto tutte le partite
grazie alla nostra grinta e al fatto
che siamo un gruppo molto unito
e ci facciamo forza a vicenda.
Giovedì 24 gennaio 2013 c’è stato il primo incontro con
tre partite. Il giovedì
successivo, il 31 gennaio, è stato il nostro turno. Il primo
scontro è stato contro
la 1ªF. Per noi è stata
una partita abbastanza facile, anche se i
primi minuti sono
stati piuttosto critici, ma, grazie al colpo vincente di Mattia Alfarano, siamo
riusciti a riportarci in
testa, vincendo 19 a 32! La terza
partita della giornata si è disputata alle 16.00 e ci ha visto di nuovo protagonisti, giocando contro
la tanto temuta 1ªC. È stata una
partita un po’ più impegnativa,
ma abbiamo comunque distaccato
la squadra avversaria di 5 punti,
concludendo la partita 22 a 17, a
nostro favore.
Il terzo giorno di torneo, giovedì 7
febbraio 2013, abbiamo giocato la
prima partita della giornata contro la 1ªB, vincendo 32 a 19. La
seconda partita, 1ªA contro 1ªD, è
stata quella decisiva. Inizialmente la competizione è stata piuttosto equilibrata, e il punteggio è
stato per lo più di parità.
Noi ce la mettevamo tutta, ma
non riuscivamo a portarci in vantaggio. Eravamo stremati, ma non
ci siamo fermati, siamo andati
avanti spediti, sino a quando si è
arrivati ad un punteggio da tutti
temuto: mancava ormai un solo
punto alla vittoria, il pericoloso
punto secco. I ragazzi della 1ªD
hanno fatto un errore: hanno calpestato la linea che non si deve
assolutamente oltrepassare per
tirare e quindi il punto è andato
a noi! Le nostre urla di esultazione erano fortissime! Avevamo
portato a casa un’altra vittoria,
sostenendoci a vicenda.
L’ultimo giorno di torneo abbiamo
giocato la terza partita contro
la 1ªE: abbiamo vinto per
soli due punti.
Così, alla fine, noi della
1ªA ci siamo classificati
primi nel torneo di pallacambio!
Subito dopo di noi la 1ªD,
seguita al terzo posto dalla
1ªC, e di seguito le altre classi.
Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto e tutti gli alunni
della nostra classe sono entusiasti dell’esperienza vissuta. Chi si
sarebbe mai aspettato che noi, i
ragazzi della 1ªA, avremmo potuto vincere!?
26 ■ 2013
Matti da Ligari
Vita da Ligari
“Dove ci sono loro
Danzando
la Solidarietà ci siamo anche noi"
GIORNATA DI GEMELLAGGIO SONDRIO
SAO MATEUS
Benedetta Carrara, Cesare Del Felice , Eleonora Mottarlini, Gabriele Morozzo Della Rocca , Andrea
Benvenuti II E
G
iovedì 17 gennaio la classe 2ª
E ha avuto un incontro con un
esperto della Polizia Postale e
due agenti della Volante i quali ci
hanno parlato dei pericoli che si
corrono navigando in Internet.
La Polizia Postale è nata nel 1981 e
si occupa di garantire la sicurezza
e controlla tutte le attività illecite che vengono eseguite in rete
perché col computer si possono
commettere tutti i reati esistenti,
tranne l’omicidio.
Sono infatti molti i crimini che si
possono commettere utilizzando il
computer e grazie anche alla rete.
Eccone alcuni:
Lanciamo un
appello a tutti
• il cyber-bullismo, cioè
i ragazzi de
l nostro
un atto di bullismo efIstituto Com
nche quest’anno la Scuola
fettuato attraverso mezzi
prensi
v
o
La raccolta di
Media “Ligari” ha parteciun euro entro
elettronici;
la fine di
quest’anno scol
pato alla manifestazione di
• il furto di identità che
astico per cont
ribuire
al progetto “R
gemellaggio Sondrio- Sao Mateus
consiste nel rubare le creicostruire la vi
ta
”.
Le
portabandiera
promossa dall’Associazione “A
denziali di una persona;
di questa iniz
iativa
alle quali potr
•
c
reare falsi account;
dança da vida”.
ete rivolgervi
sono:
Alessia Cesaro
•
s
caricare
filmati, immagini
L’iniziativa si è svolta sabato 18
ni (1E),
Bianca Ventu
e
musica;
maggio all’Auditorium Torelli con
ri (1E),
• iscriversi a dei social netSilvia Zubian
lo scopo di sostenere i progetti
i (2E) e
work prima dei tredici anSi
mona Confort
dell’Associazione che prevedono
o (2E).
ni;
un sostegno alla parte più povera
• scaricare o postare in rete
della popolazione mateense, punfilmati con contenuti pedotando soprattutto sulla formazione e sull’istruzione. L’Associazione
pornografici.
ha avviato sia il progetto “Ricostruire la vita” che un programma di
Oggigiorno la Polizia Postale si ocBorse di studio. Il primo è rivolto ai bambini ed alle bambine di strada,
cupa di rintracciare i computer con
che a São Mateus sono qualche centinaio. Al momento sono coinvolti
i quali si commettono atti illegali o
recuperare i dati di essi. Si occupa
36 ragazzi, maschi e femmine: tutti stanno frequentando la scuola,
quindi della rete di Internet con la
il che rappresenta un grande risultato considerando che ne erano
quale noi tutti navighiamo.
totalmente esclusi. Gli educatori, che si dedicano al loro compito con
Gli esperti della Polizia Postale ci
grande competenza e passione, li seguono costantemente. Delle borse
hanno perciò insegnato a non fordi studio hanno fino ad ora fruito 18 giovani, tutti provenienti dalle
nire tanto alla leggera i nostri dati
favelas. Hanno partecipato alla giornata le classi 1B, 1E, 1F e alcune
personali (perché se una persona ti
alunne delle classi 2E, 2B e 3E, che si sono esibiti in un repertorio
ruba l’identità, le conseguenze posdi danze moderne e popolari. Attraverso tre differenti coreografie il
sono essere gravi), a non accettare
gruppo danza ha voluto lanciare un messaggio di vicinanza ai bambini
l’amicizia di account che appartenbrasiliani entrando nello spirito della gioia e della festa ballando sulle
note di una famosa canzone brasiliana, “Balada”, di Gustavo Lima. In
seguito si è ballato su ritmi africani e si è inviato un forte messaggio
di pace danzando sulle note della canzone “Break the chain” di Tena
Clark, creata appositamente per il ballo planetario che il 14 febbraio
ha visto danzare un miliardo di uomini e donne di tutto il mondo
contro la violenza su donne e bambine. Consapevoli che la danza è il
linguaggio che unisce i popoli, gli alunni si sono esibiti in tre danze
etniche: “Hava Nagila”, “Gay gordon” e “Od Yshama”. Nate come rito
Leonardo Bongiascia - 3ªE
e celebrazione di eventi importanti per la comunità, queste danze
distanza di due mesi dall’inisono in seguito diventate un mezzo di comunicazione, conoscenza,
zio della scuola, abbiamo
socializzazione, spirito di gruppo, divertimento e incontro.
avuto il piacere di ricevere
Sono danze in cerchio e di fila che vogliono simboleggiare l’unione
nella
nostra
classe, la 3ªE, Giacomo
tra le persone: prevedono un continuo cambio di partner, metafora
Gusmeroli
in
qualità di contadino,
dell’apertura e dell’incontro con gli altri. Nel cerchio della danza ci
per spiegarci tutti gli aspetti del
si sente tutti uguali e, tutti insieme, si diventa un unico organismo.
suo lavoro.
Noi ragazzi ci siamo sentiti coinvolti in questa atmosfera gioiosa, uniti
Si tratta di un’attività quasi in via
quasi come una grande famiglia, nonostante le tensioni e la forte emodi estinzione, sostituita da quella
zione di essere davanti a un pubblico così numeroso e molto attento
dell’agricoltore. Il nostro ospite ha
nell’osservare i nostri passi di danza. C’ è stato tanto impegno sia da
voluto sottolineare come il contaparte nostra che dell’ insegnante nell’ organizzare il tutto.
dino, a differenza dell’agricoltore,
non utilizzi alcun macchinario. Gli
Ci siamo ritrovati più volte nei pomeriggi di questi mesi a provare e
attrezzi utilizzati sono semplicea perfezionarci per cercare, attraverso il linguaggio della danza, di
mente: zappa, vanga, aratro, gerla,
suscitare interesse nel pubblico.
secchi e bagiòlo (bagiùl).
E’ bello pensare che un semplice gesto come la danza possa trasmettere
Il contadino coltiva biologicamenquello che noi abbiamo provato: felicità e gioia. Il nostro spirito era
te, cioè evitando l’uso di prodotti
infatti rivolto ai ragazzi di Sao Mateus che, guardando il video della
chimici, a differenza dell’agricoltonostra esibizione, (che invieremo loro) e i colori delle nostre magliette,
re che fa largo uso di concimi e diverdi e gialle, sentiranno “ il filo” che ci unisce e il forte legame di
serbanti chimici, talvolta velenosi.
amicizia, rispetto e solidarietà che lega le nostre cittadine.
Gusmeroli ha voluto tracciare una
Speriamo, attraverso questa esperienza di solidarietà, di poter un
breve storia di questo mestiere che
giorno conoscere i bambini di Sao Mateus e magari di accoglierli nelle
risale a ben più di 7000 anni fa.
Il contadino ha da sempre amato e
nostre famiglie.
rispettato la propria terra perché
A
gono a persone che non conosciamo
(infatti il social network di Mark
Zuckerberg era stato progettato
per mantenere i contatti, non per
crearne!) e di non fidarci di esse
( infatti il proverbio dice “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” )
perché su Internet, come abbiamo
evidenziato prima, si possono commettere tutti i reati, ad eccezione
dell’omicidio...
Ci hanno inoltre detto di proteggere
i nostri account con password difficili da indovinare (se una è banale,
può essere facilmente azzeccata, o
se è solo di numeri può essere decifrata usando moderne tecnologie),
e di usarne una per ogni account
(se uno tiene una sola password
per più account, potrebbe più facilmente subire un furto d’identità
o una frode).
Nell’uso di Internet ci sono state
date quindi alcune precauzioni, tra
cui:
• non postare o dare in rete informazioni personali, come l’indirizzo di casa, il numero di telefono
ecc.;
• installare uno o più antivirus per
evitare virus o varie truffe;
• all’apparizione di “pop up“ bisogna sempre schiacciare la “x“
rossa e non “annulla” perché si
potrebbero istallare comunque
sul computer programmi a nostra
insaputa;
• le password devono essere differenti e facili da ricordare ma
allo stesso tempo complicate da
scoprire (dovrebbero contenere
almeno un numero e un segno);
• se si trovano messaggi, immagini
o video inappropriati o offensivi
si possono segnalare come abusi.
Ci hanno fatto anche degli esempi di casi di furto d’identità e di
istigazione al suicidio (portare una
persona al suicidio con prese in giro
o cose del genere è un reato, come
del resto mentire sui dati, è un re-
ato) e hanno anche accennato sul
recente account di Facebook (originariamente conosciuto come The
Facebook) chiamato “Giulia Nessuno”, un account che si occupa di
gossip.
Insomma, non ci hanno solo parlato, ci hanno anche mostrato dei
video, sempre sulla sicurezza in Internet e su come mantenerla, e ci
hanno anche spiegato che se una
persona, che vive da sola o con dei
familiari, viene trovata in possesso
di immagini pedopornografiche può
essere sottoposta ad una perquisizione e addirittura al sequestro di
ogni oggetto elettronico in grado di
connettersi ad Internet per minimo
sei mesi, perché la pedopornografia,
cioè l’utilizzo di immagini di minorenni in pose o situazioni indecenti, è un reato molto grave.
Da questo incontro abbiamo imparato molte cose utili, ma saperle ci
aiuterà davvero a non commettere
errori? Sarà vero che “uomo avvisato, mezzo salvato”? Cioè, molti
sanno che non ci si può iscrivere
a Facebook prima dei tredici anni,
ma mentono sulla data di nascita e
si iscrivono, comunicando dati falsi
(che è ancora un reato). Molti dicono di aver capito, ma quanti dicono
il vero? Non sempre bisogna prendere le cose alla leggera, credete forse
di poter sempre passarla liscia?
Provate a riflettere bene su quello
che fate prima di farlo! La legge va
rispettata e per farlo c’è bisogno
che tutti collaborino. Come pensate
che possano fare le persone che lavorano nella Polizia Postale a trovare le persone veramente pericolose,
le persone che possono veramente
recare danni ad altre, se devono
pensare anche a ragazzini di dodici
che commettono piccoli reati?
Sicurezza in rete? Provate a dire la
verità su di essa, prima di pretenderla, poi, magari, pretendetela.
Un contadino tra i banchi
A
i suoi preziosi frutti erano l’unica
risorsa di vita; ma con la rivoluzione industriale e la costruzione di
numerose fabbriche sul territorio,
l’uomo si è allontanato dalla terra.
Oggi il lavoro in campagna è quasi
inesistente perché ritenuto poco
redditizio, faticoso e umile. Solo grandi aziende si occupano di
agricoltura e, tenendo ben in conto
il profitto, cercano di sfruttare al
massimo la terra perché produca
sempre più quantità di ortaggi o
frumento in perfette condizioni,
utilizzando anche senza scrupoli
molte sostanze dannose al nostro
organismo.
L’uso di metodi chimici in agricoltura supera il 90%! Il contadino,
invece, per rendere fertile il terreno, ricorre al concime naturale,
che deriva da materiale organico
decomposto.
Gusmeroli copre questo materiale,
che viene smosso dai lombrichi,
con un cartone e, dopo tre anni, ottiene del buon concime da spargere
sulla terra. Per mantenere fertile la
terra è buon uso fare la rotazione
delle coltivazioni.
Gusmeroli ci ha spiegato, inoltre,
come si coltiva la patata. In primavera il terreno viene vangato per
smuovere bene la terra, poi si tracciano dei solchi e vengono piantate
le patate. Da ogni patata interrata nascono circa 5-6 patate. Nella
coltivazione biologica sono temuti
i parassiti, come la dorifera, che
vengono combattuti utilizzando il
frutto dell’ebollizione di acqua e
ortica. Quando questo metodo non
funziona bisogna passare a uno più
faticoso: lo spiluccamento, togliendo uno a uno gli insetti. I prodotti
biologici sono meno belli esteriormente e meno accattivanti di quelli
non biologici, ma bisogna ricordare
che sono assolutamente più sani
e salutari. A volte costano di più
perché maggiore è il lavoro e più
scarso il raccolto. Coltivare biologicamente è una vera e propria scelta
di chi ama veramente la terra ei
suoi frutti e ha cara la salute di chi
si ciberà dei suoi prodotti.
Matti da Ligari
Vita da Ligari
I Mongoli
GIOCO, SCUOLA…
UN POPOLO MISTERIOSO
TUTTI I BAMBINI SONO UGUALI?
Manuel Moreno
e Arianna Di Zitti - 1ªF
L
e lezioni alternative all’I.R.C. dei primi mesi dell’anno ci hanno permesso di conoscere
e approfondire un argomento molto interessante: i diritti dell’infanzia. Con letture e filmati
abbiamo aperto gli occhi sulle tante situazioni in
cui i bambini devono subire ingiustizie e sofferenze
da parte del mondo degli adulti. Non avremmo mai
immaginato che in Congo, ad esempio, i bambini
sono costretti a diventare dei veri e propri soldati;
questi bambini perdono così non soltanto il diritto al
gioco e all’amore di una famiglia, ma spesso restano
mutilati o muoiono durante gli atti di guerra. In
India o in Pakistan i bambini vengono impiegati nei
campi, nelle miniere o nelle industrie per eseguire
lavori durissimi e ricevere in cambio pochi centesimi
al giorno. Siamo rimasti colpiti dalle storie terribili
dei bambini di strada dei Paesi dell’Europa dell’Est
(Romania e Ungheria): spesso orfani e poverissimi,
sopravvivono ricorrendo a furti, all’elemosina, allo
spaccio di sostanze stupefacenti o alla prostituzione.
L’UNICEF sostiene e difende i diritti fondamentali
dell’infanzia come viene stabilito della ConvenzioNOME: SuperB
oy
VERO NOME: Ma
rio Rossi
ETÀ: 13 anni
Elia Maccolini
e Licia Castelnovo - 2ªB
C
ne Internazionale sui diritti dell’infanzia del 1989: il
diritto alla vita, al nutrimento e al primo soccorso; il
diritto alla famiglia, allo studio e al gioco; il diritto
alla pace e a non essere sfruttati.
Durante questo percorso è nata una domanda: “Come
possiamo noi aiutare questi bambini?”. Per aiutarli
possiamo sostenere le associazioni che si occupano
della tutela dei minori, come l’UNICEF, la FAO, l’UNHCR…; regalando ai bambini in difficoltà indumenti
oramai inutilizzati, giocattoli o alimenti (nel mese
di ottobre la Caritas organizza la COLLETTA ALIMENTARE, progetto a cui anche la nostra scuola ha
partecipato). Un altro metodo per aiutare i bambini
è l’adozione a distanza: attraverso una donazione
annuale è possibile “adottare un bambino”, ovvero
fornirgli, attraverso una determinata associazione,
i mezzi per il sostentamento, lo studio e le cure
mediche. Sarebbe bello se un tale progetto potesse
essere realizzato anche dal nostro istituto! La nostra
scuola, da anni, aiuta i bambini e i ragazzi di Sao
Mateus, città brasiliana gemellata con Sondrio, con
l’acquisto di un calendario; il denaro raccolto serve
a sostenere l’associazione A Dança Da Vida che offre
borse di studio e realizza progetti educativi per i
ragazzi di strada.
Durante le nostre lezioni abbiamo incontrato SuperAle, un superbambino
protettore
dei
ragazzi.
Anche noi
abbiamo
pensato di
inventare
un nostro
supereroe.
È nato così
SuperBoy!
AMICO ORSO
RESIDENZA: So
ndrio
PROFESSIONE:
Studente
ASPETTO: pallid
o, magro, basso,
miope, con l’app
chio ai denti, ve
arecste in modo poco
appariscente e
e si muove al rit
casual
mo di una imma
gin
aria musica rap
CARATTERE: tim
.
ido, altruista, int
elligente, furbo,
FATTI SALIENT
dolce.
I: un giorno Ma
rio si intrufolò ne
tina di casa ad
lla canibita a laborato
rio chimico-tecn
del padre. Girò
ologico
curioso per la
stanza, fino a
vide una boccett
quando
a con un liquid
o verdognolo. Ap
la bevve, si sentì
pena
più forte e intell
ige
nte. Quella pozio
gli aveva dato de
ne
i super poteri:
co
n i suoi SUPERO
CHIALI è in gr
ado di vedere
Ci bambini in pe
volare da loro
ric
olo e
a una velocità
supersonica co
STIVALI A PROP
n degli
ULSIONE AERE
OSPAZIALE. Qu
li raggiunge us
ando
a il suo SUPERC
AMICE per alles
piccolo teatrino
tire un
e dalle sue enor
mi TASCHE estra
caramelle per far
e delle
sorridere i bamb
ini. Per sconfig
cattivi estrae da
gere i
lla sua SUPERV
ALIGETTA delle
con diversi poter
pozioni
i: una combatte
le malattie, un’al
ragionare gli ad
tra fa
ulti e
il brutto episodio l’ultima fa dimenticare al bamb
ino
vissuto.
SUPERCARATT
ERE: coraggioso
, estroverso, ero
molto socievole.
ico e
ome tutti gli anni, a ottobre la città di
Sondrio ha organizzato una rassegna
internazionale dedicata ai documentari
naturalistici: il “Sondrio Film Festival”. Tutte
le scuole sono state invitate a partecipare e
noi alunni della 2ªB abbiamo accettato con
entusiasmo. Obiettivo principale del Festival
è l’educazione ambientale, per sensibilizzare
i cittadini al rispetto della natura e degli
animali. Quest’anno la mascotte del Festival
era l’orso: un protagonista perfetto, se consideriamo che nella nostra valle alpina l’orso ci
vive veramente. L’orso Bruno è la più diffusa
specie di orso presente in tutto l’arco alpino,
protetto a livello nazionale; fa parte della
grande famiglia degli Orsidi. Oltre all’orso
Bruno la famiglia comprende: l’orso Bianco,
l’orso Nero Americano, l’orso Dagli Occhiali
che vive Sud America ed è una specie in via
d’estinzione, l’orso Tibetano, l’orso Malese
che abita le foreste dell’Asia e con i suoi 50
kg è il più piccolo della famiglia degli orsi.
C’è poi l’orso Labiato, che vive in India ed
è facilmente addomesticabile: per questo,
purtroppo, è l’orso più sfruttato per il lavoro
nei circhi! È l’orso protagonista del “Libro
della giungla”, Baloo. Ricordiamo poi tutti
il Panda Gigante gigante, che vive invece
nelle regioni montuose della Cina; non fa
parte della famiglia degli Orsidi ma ha con
loro un rapporto di parentela molto stretto.
Infine c’è l’orso Grizzly: vive in nord America
ed è chiamato anche orso grigio. Tutti gli
orsi hanno in comune la pelliccia densa, una
2013 ■ 27
Tommaso Rossi - 1ªF
I
Mongoli sono un popolo misterioso, la cui storia è ricca di
vicende strane e avvenimenti
curiosi che affascinano gli storici
e gli invogliano a scoprire di più
sulla loro esistenza.
Erano piccoli, con occhi a mandorla
e dita corte e cavalcavano cavalli bassi e veloci chiamati takhi. I
takhi erano cavalli selvatici che
vagabondavano per le steppe del
Paese in grandi gruppi; venivano
catturati, addestrati e fatti diventare ottimi cavalli da guerra.
I Mongoli hanno sempre suscitato
terrore negli altri popoli, tanto che
fuori dalle città conquistate mettevano una pila di teschi in segno
di forza. Erano un popolo nomade
che si spostava in carovane. Le tende, chiamate gher, erano costruite
con pelli di animali impermeabili
bianche e aveva una stanza in cui si
trovava il letto e la cucina, mentre
il bagno era comune per tutto l’accampamento. Le gher più grandi,
come quella dello sciamano, venivano trasportate, mentre quelle
più piccole delle persone comuni
venivano costruite ogni volta che
si accampavano. In questo piccolo
schema riassumo l’arredamento di
una gher.
I Mongoli amavano vestirsi molto
bene con abiti riccamente decorati
da rubini e pietre preziose che trovavano lungo il loro cammino; gli
abiti lunghi di tessuto, detti deel,
erano quelli più diffusi fra tutta
la popolazione. Avevano svariati
accessori e diversi copricapo sgargianti. Portavano stivali chiamati
gutul, ideati per le cavalcate. Gli
uomini si facevano crescere i baffi
e la barba e gli imperatori importanti la impreziosivano con gemme
e pietre preziose. Le donne amavano vestirsi con abiti dai colori
accesi e riccamente decorati; nei
momenti di festa, si agghindavano
coda corta, un ottimo olfatto e udito. Gli orsi
sono in grado di alzarsi in piedi su gli arti
posteriori, hanno un muso lungo e orecchie
corte. I loro denti sono utilizzati per difesa
e come strumenti; il loro aspetto dipende
dalla dieta dell’orso stesso. Usano gli artigli
per strappare la carne e per scavare profonde buche. Vivono in una grande varietà di
ambienti. Sono onnivori, anche se alcuni di
loro hanno la dieta basata solo sulla carne,
come l’orso polare. Mangiano anche licheni,
radici e bacche, cacciano sopratutto alla sera
e all’alba. Alcune specie, come l’orso polare
e l’orso bruno, possono essere pericolose per
l’uomo e se vengono provocati possono attaccare; negli ultimi anni gli orsi sono tornati a
popolare le nostre montagne e si contano diversi avvistamenti nel territorio valtellinese
(Livigno, Valmasino) e nella vicina Svizzera.
Molti accusano l’orso bruno di feroci e continui attacchi contro gli animali domestici: in
realtà, in condizioni normali, sono casi rari
ed episodici, per cui lo Stato ha previsto un
indennizzo. Da grande intenditore, apprezza
particolarmente il miele delle arnie, quindi
ci sono a disposizione recinti elettrificati per
non consentirgli di entrare, simili a quelli per
il bestiame. Ricordiamo che la dieta dell’orso
bruno è composta per 2/3 da vegetali, quasi
L’ARREDAMENTO DELLE GHER
A) Lavabo
B) Sella e finimenti del cavallo
C) Otre di cuoio per la fermentazione del latte
di giumenta
D) Letto dei figli o degli ospiti, angolo degli
uomini
E) Guardaroba, angolo per gli ospiti di riguardo
F) Cassapanca per gli oggetti del padrone di
casa, angolo per ospiti d’alto lignaggio
G) Cassapanca per gli oggetti preziosi
H) Cassapanca della padrona di casa
I) Letto coniugale, angolo delle donne
L) Thermos, vettovaglie a vari oggetti domestici
M) Casseruole, utensili di cucina o di pulizia
N) Tappeti
O) Focolare domestico, stufa
P) Tavola per servire cibo e tè
Q) Sgabelli
con pettinature che richiamavano
le corna di una pecora o semplicemente delle ali. Si pensa che questa usanza sia riconducibile ad una
leggenda in cui si parlava di una
donna simile ad un uccello alato
che proteggeva la Terra. Oggi vi è
anche una motivazione estetica e
l’acconciatura può essere anche sostituita da una parrucca.
Gengis Khan era un grande imperatore che conquistò svariate terre.
Il suo nome significa “signore universale” e si pensa ancora oggi che
nel DNA di alcune famiglie Mongole
si ritrovi quello di Gengis Khan...
Ma non è solo questo quello che
affascina le conquiste dei Mongoli: Kubilai Khan divise il suo regno
in quattro khan: uno dei questi si
chiama il khanato dell’Orda d’Oro.
Questo nome ha affascinato e incuriosito gli storici tanto che ancora
oggi si cerca di scoprire l’origine
del nome...
un terzo di prede trovate morte o piccoli
roditori e solo il 2% da grosse prede vive,
quindi l’eccessivo allarmismo per gli attacchia a pecore, capre e asini è assolutamente
ingiustificato. L’orso vive mediamente tra i
25 e i 40 anni e durante l’inverno va in uno
stato di sonno prolungato detto “letargo”.
Solitamente gli accoppiamenti avvengono
da Maggio a Luglio e i piccoli nascono dopo 6-8 settimane di gestazione; in media
nascono 3/4 cuccioli. Mamma orsa allatta
per 5 mesi ma resta con i giovani orsi per
i primi 4 anni della loro vita. Il padre non
partecipa alla vita famigliare e non vede i
suoi cuccioli crescere, preferisce rimanere da solo per poter cacciare indisturbato.
Anche la possibilità di imbattersi in questo
bellissimo animale durante un’escursione in
montagna è assai remota. Esistono tuttavia
delle norme di comportamento da ricordare
nell’eventualità di un’incontro con l’orso: è
sempre opportuno mantenere le distanze,
muoversi lentamente e non scappare.
Per evitare un suo attacco bisogna sempre
dare all’animale una via di fuga e non farlo
sentire minacciato. È bello pensare che in
questo momento l’orso passeggia tra le nostre montagne, non ci rimane che dire una
cosa....viva l’orso e...rispettiamo la natura.
28 ■ 2013
Colture e cultura a Teglio
In gita a Milano!
Arianna Di Zitti e Silvia Parolo - 1ªF
C
Matti da Ligari
Il giramondo
aro diario,
il primo giorno di primavera, una bellissima
giornata con il cielo limpido senza una nuvola,
verso le sei e mezza del mattino ci siamo trovati tutti davanti al panificio Parolo per prendere il
pullman. Insieme a noi c’erano il professor Borin,
la professoressa Caltabiano, don Citterio e la classe 2ªC. Il viaggio è durato circa tre ore ma non
mi sono annoiata più di tanto. Arrivati a Milano ci
siamo incamminati verso la Rotonda della Besana,
dove si teneva lo mostra “Senzatomica”. Dopo aver
aspettato un po’ di tempo fuori dall’entrata, delle
guide ci hanno fatto entrare e ci hanno condotto in
un piccolo salotto. Ci siamo seduti per terra in cerchio e le guide hanno diviso la classe in due piccoli
gruppi per svolgere un bel gioco che consisteva nel
disegnare una parola detta dalla guida. Concluso il
gioco, insieme alla guida, abbiamo iniziato la visita.
A un certo punto una voce ha detto: «Attenzione,
si avvisano le persone presenti che tra un minuto
sentirete la simulazione del rumore di una bomba».
E così è stato. Infatti ho sentito un “Buuuuuum!”.
La guida ci ha detto che se una bomba atomica fosse
scoppiata a ottanta chilometri da noi, l’avremmo
sentita in quel modo. Quel frastuono mi ha fatto
pensare a cosa avrei fatto se mi fossi trovata vicino allo scoppio e ho immaginato tutte le persone
cadere a terra senza vita. Era un’immagine triste
ma che purtroppo rimandava a fatti veri. La guida
ci ha mostrato quindi “l’orologio dell’Apocalisse”,
costruito nel 1947 a Chicago. Mi sembrava un orologio come un altro, con i numeri e le lancette…
ma se esse si avvicinano alle ore 24 vuol dire che da
qualche parte nel mondo sta succedendo qualcosa
di pericoloso come un attentato o “un’apocalisse”.
In un pannello ho visto una foto che mi ha spezzato
il cuore perché raffigurava un bambino pelle e ossa
che comunicava la sua sofferenza e la sua infelicità
a causa della povertà. Sopra quest’immagine c’era
scritta la seguente frase: “Poiché le guerre nascono
nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini
che devono essere costruite le difese per la pace”.
In un cartellone ho letto che per soddisfare ogni
singola persona del mondo basterebbe una parte
dei soldi utilizzati per gli armamenti. Sono rimasta
scioccata, non potevo credere che molte persone
devono soffrire la fame e la sete perché non hanno i
soldi che in realtà ci sono! Verso la fine della mostra
c’era un pannello riguardante le bombe lanciate a
Hiroschima e Nagasaki. Esse provocarono la morte
di novantamila persone sul colpo e di cinquantamila
entro l’anno. Erano state lanciate solo per provarle…
È giusto provocare la morte di così tante persone per
uno scopo del genere? Io non credo proprio. Questa
mostra mi ha fatto ragionare molto sul fatto che
siamo tutti uguali e che nessuno deve nascere per
soffrire. Dopo essere usciti siamo andati in un parco
a mangiare il nostro buonissimo pranzo al sacco. Ci
siamo divertiti molto in mezzo a tutto quel verde!
Dopo un’oretta circa ci siamo diretti in piazza Duomo per fare un giro prima di visitare “Leonardo 3D”.
Abbiamo visto il Teatro alla Scala, affascinante, il
Duomo, maestoso e fantastico, e poi abbiamo comprato qualche souvenir. Dopo aver fatto tutto ciò
siamo andati alla mostra su Leonardo. Ci ha accolto
una ragazza molto gentile che ci ha portati alla prima
tappa: uno schermo interattivo. La mostra trattava
di tutte le opere, costruzioni, progetti di un uomo
che ha anticipato il futuro: Leonardo Da Vinci. Le
sue costruzioni erano davvero bellissime. Si vedeva
che erano state progettate da una persona con la
mente ben aperta. I progetti che mi sono piaciuti
di più sono stati il leone, che aveva costruito per
la corte degli Sforza a Milano, e la barca da guerra
tonda con cannoni su tutto il perimetro. La mostra
mi è piaciuta davvero molto perché era interattiva e
si potevano fare giochi multimediali in cui bisognava
ricostruire delle costruzioni di Leonardo. Alla fine
della mostra siamo andati a vedere l’interno del Duomo. Era davvero mozzafiato! Le enormi finestre erano
curate fino all’ultimo dettaglio, l’organo era enorme e
ne sono rimasta affascinata. Successivamente siamo
tornati al pullman che ci ha riportati a casa e così si
è conclusa questa bellissima giornata. Mi piacerebbe
rifare una gita così per imparare e vedere nuove cose
interessanti come queste.
Chiara Baratta, Beatrice Baldo, Marco
Beati, Jasmanpreet Kaur, Lucia Pedretti e
Luca Marsetti - 1ªC
V
enerdì 10 maggio 2013 noi ragazzi
della classe 1 C abbiamo trascorso
una giornata a Teglio, un paesino
in provincia di Sondrio. La gita ci ha
permesso di conoscere uno dei luoghi
più tipici e storici della nostra valle. Al
nostro arrivo, accolti dal signor Patrizio
e dalla signora Greta, due agricoltori
fondatori dell’azienda agricola “Rezia
biodiversità” membri dell’associazione
per la Coltura del Grano Saraceno di
Teglio e dei Cereali Tradizionali Alpini,
abbiamo imparato come si trebbiava un
tempo il grano saraceno, con l’utilizzo
di antichi attrezzi come il correggiato (in dialetto, fiel), il setaccio
(il racc) e il vaglio (il vai, uno
strumento che serviva per separare i cereali dalla pula con l’aiuto
del vento). Successivamente abbiamo visitato i campi dove, oltre
al grano saraceno, si coltivano anche
patate, cavoli, zucche..., tutti coltivati in modo rigorosamente biologico.
Alcuni ortaggi (come le patate blu, le
patate di Arigna o le coste rosse) sono
anche “rari”: infatti sono delle specie
difficili da trovare che Patrizio e Greta
coltivano affinché la specie non si perda
nel tempo.
In seguito abbiamo raggiunto la contrada San Rocco, dove si trova il Mulino
Menaglio, un vecchio mulino di recente
ristrutturato situato lungo il torrente
Rogna. Dopo averlo visitato (abbiamo visto dal vivo come si macina la farina!), la
signora Giancarla e altre donne ci hanno
fatto provare a impastare e preparare i
pizzoccheri.
A Teglio abbiamo imparato
- che la rotazione è necessaria per le
colture
- che è buona norma abbinare gli ortaggi di uno stesso campo (consociazione)
- come si trebbia e si macina il grano
saraceno
- che esiste una stretto rapporto tra
colture e paesaggio
- che cos’è il frazionamento agrario
- come si realizza l’inerbimento
- come si producono l’humus e gli antiparassitari biologici
- che gli animali possono contribuire
a rendere il raccolto più abbondante
Giunta l’ora di pranzo, in una trattoria
abbiamo gustato le specialità telline:
pizzoccheri e sciatt.
Nel pomeriggio ci siamo recati a visitare
Palazzo Besta. Siamo rimasti colpiti dalle
scene dell’Eneide che ornano la parte superiore del loggiato e, al primo piano, dal
salone d’onore, le cui pareti sono ravvivate da scene tratte dall’Orlando Furioso;
nella Sala della Creazione siamo invece
rimasti affascinati dalla celeberrima
“Carta di Teglio”. Dopo una visita anche
all’Antiquarium Tellinum, abbiamo fatto
una sosta al parcogiochi e poi ci siamo
“imbarcati” sul nostro mezzo, pronti per
tornare a casa, infangati ma felici.
Come si coltiva il grano saraceno?
Il Grano Saraceno presenta un ciclo
vitale breve (da 60 a 90 giorni) che ne
permette la coltivazione in seconda
coltura. La semina avviene entro il
25 di luglio e la mietitura si effettua
circa a metà ottobre.
Ma non è una cosa seria…
Molto
rumore
per
nulla???
Tra i verdi boschi di Tresivio ci è passato pure Shakespeare
Alessandra Cantoni, Maria Mazza 2ªC
M
a stiamo scherzando? William
Shakespeare a Tresivio? Come
è arrivato fino a noi? Ve lo immaginate seduto dietro una scrivania
nella Ca’ d’Otello a Tresivio, proprio
a Tresivio, che scrive le vicende di
Romeo e Giulietta? No di certo! Eppure c’è qualcuno che ha addirittura
elaborato una complicata teoria su
Shakespeare in Valtellina. Lo storico
ufficiale del ridente paese di Tresivio, Giorgio Gianoncelli, è volato con
la mente fino in Sicilia, tra le case
di Messina, dove il frate domenicano
Michelangelo Florio, padre di Giovanni
Florio, si convertì al protestantesimo
in piena Controriforma. In breve, però, fu ucciso a causa delle idee che
sosteneva. Il povero figlio Giovanni,
ormai adulto, si trasferì in Valtellina,
esattamente a Tresivio che, sebbene
fosse ancora in Italia, era sotto il dominio dei Grigioni, il cui governo dava
rifugio a molti protestanti italiani.
Ma perché proprio in Valtellina c’era
questa tolleranza? Probabilmente perché ai valtellinesi interessava di più
mangiare per sopravvivere che preoccuparsi dei fatti religiosi. Torniamo a
noi. A Tresivio, Giovanni incontrò la
bella Giulietta, che forse tanto bella
non era ma questa è un’altra storia,
della quale si innamorò e successivamente sposò. Dopo alcuni anni
trascorsi insieme, Giulietta fu uccisa
dai cattolici e per la seconda volta
Giovanni perse una persona cara a
causa della religione. Disperato, andò a Venezia. Ma neanche quest’ultima città si dimostrò sicura e, sotto
consiglio di uno zio, Giovanni puntò
all’Inghilterra, a quell’epoca paese già
protestante. Qui cambiò identità e si
fece chiamare William Shakespeare.
Dalla fantasia alla realtà
Il cognome è la traduzione in inglese
di “Crollalanza”, cognome di sua madre
(crolla = scuotere = shake e lanza = lancia = speare). Un altro fatto che con-
ferma questa teoria è che Shakespeare
faceva parte di un club ma, nelle liste
di questo, non è mai stato trovato il
suo nome. Vi sono invece testimonianze di un tale John Florio che scrisse
un dizionario, intitolato “Un mondo
di parole”. Se si comparano gli scritti
di Florio con quelli di Shakespeare si
nota molta somiglianza fra lo stile e
il lessico dei due. John alias William
scrisse molte opere, tra cui “Romeo e
Giulietta”, ispirato alla storia d’amore
tra lui e sua moglie. Giorgio Gianoncelli, grazie ai suoi studi, è quindi
giunto alla conclusione che il nome
William Shakespeare fosse in realtà lo
pseudonimo inglese di Giovanni Florio
(vissuto per un po’ a Tresivio) e stimati
studiosi siciliani sono d’accordo con
lui. Possiamo dunque dire che l’Italia
è unita, dalle Alpi all’azzurro mar Mediterraneo, da… William Shakespeare!
Tutte le fonti di tipo storico sono tratte da un articolo di Guido Scaramellini,
pubblicato sul giornale “La Provincia”
il 13 febbraio 2011
Matti da Ligari
Il giramondo
Vacanze a … Tresivio
Giulia Ghislanzoni - 2ªC
A
h … che vita, queste sì che
sono state vacanze! Eh sì,
Tresivio è proprio una bella
cittadina dove riposare dopo quasi
nove mesi di scuola. Poi quei quasi
2030 abitanti sono così amichevoli
e simpatici che quando cominci a
parlare con loro ci resti tutto il giorno. Ti viene il desiderio di trasferirti lì, veramente ve lo consiglio;
se non avete ancora deciso dove
andare per le vacanze e non volete
andare lontano, Tresivio, è il posto
che fa per voi. Dal nostro hotel si
aveva un panorama mozzafiato, si
vedeva tutta la valle dall’Aprica fin
giù quasi a Sondrio. Ma parliamo
un po’ dell’albergo dove alloggiavamo io e la mia famiglia; il mio
giudizio: bellissimo. Ora le camere:
la nostra era molto spaziosa, anche perché eravamo in quattro. Il
letto matrimoniale era al centro e
i letti a castello nell’angolo. Sopra
il letto matrimoniale, sulla parete,
c’era un bel dipinto raffigurante un
cervo in cima ad una montagna e,
se ti mettevi di fronte a lui, sembrava proprio che ti guardasse con
quell’aria solenne che solo i cervi
possiedono. I letti, invece, erano
molto comodi e i cuscini erano come piacciono a me, non troppo duri
ma neanche troppo molli. Anche
il cibo era fantastico con tutte le
specialità valtellinesi come sciatt,
pizzoccheri e taroz. Mmmh ….c’era
solo l’imbarazzo della scelta. Non
parliamo della specialità del posto
(da provare, lo consiglio vivamen-
te) ovvero i biscottini alla lavanda. che si stagliava nel cielo blu. La
Sono veramente speciali, in bocca frazione era piccola e modesta ma
ti lasciano un non so che di … di comunque molto accogliente. La
… beh, da leccarsi i baffi, comun- visitammo in poco tempo e torque. Adesso voglio parlare dei giri nammo a Tresivio. Nel tragitto di
per i boschi che abbiamo fatto. Per ritorno l’odore delle foglie bagnate
prima cosa eravamo andati a vede- e il rumore dei ruscelli frequenti ci
re l’anfiteatro naturale coltivato a accompagnavano, come quasi una
vigneti, sfruttando i terrazzamenti guida. Tornati a Tresivio, mostrai ai
naturali, dove si raccoglie l’uva che miei la Santa Casa con la Madonna
dà il miglior vino di tutti i vigneti: Nera. Come sempre quella chiesa mi
l’apprezzatissimo Inferno.
catturò, volevo rimanere lì tutto il
Da lì si vedeva anche la chieset- giorno. Il soffitto blu della chieta del Calvario, precisamente sul setta della Madonna Nera sembramonte, appunto, Calvario. Poi va un cielo stellato. Dopo un’ora
sfruttando i miei ricordi della gita siamo finalmente riusciti ad uscire
scolastica, siamo andati a vedere da quel paradiso per gli occhi. Torquel che restava dell’antico castel- nammo all’albergo e ci affrettammo
lo. Siamo andati quindi a vedere, a malincuore a fare le valigie dato
da vicino, la chiesetta del Calvario, che, ahimè, il nostro soggiorno a
chiusa però, al pubblico. Da lì si Tresivio era finito. Ora mi rimane la
vedeva tutta Tresivio e così spiegai speranza di tornare presto in quel
ai miei genitori che dove ora sorge paradiso di pace e tranquillità.
la città, prima c’era
un antico lago che in
Testo nato dall’us
seguito si prosciugò.
cita didattica a
Mostrai anche dove
Tresivio su invito
dell’Assessore a
era nato il primo
lla
Cultura, Carmen
nucleo abitativo
B
e
lt
ra
m
a
.
di Tresivio e deciVisitate il sito del
demmo di andare
Comune di Tresiv
a visitarlo. Per
io
per scoprire il no
stro
arrivarci usammo
un sentiero tra i
boschi di un bel
verde chiaro,
tappezzato qua
Classe 2ª C
e là dal verde
scuro dei pini degradanti
dalla cima, una
macchia ancora bianca di neve
Tresivio a sei
sensi!
Una vacanza “in aereo”
Sofia Libera e Rosa Mazza - 3ªD
Q
uest’anno vogliamo presentarvi una vacanza rilassante e avventurosa allo stesso
tempo. L’hotel che vi vogliamo
proporre si trova a Quepos, in
Costa Rica, una deliziosa meta non popolare. Il Costa Verde
Hotel, questo è il suo nome, è
situato su una scogliera della foresta pluviale affacciata sulle magnifiche spiagge del Pacifico nel
Manuel Antonio National Park. È
una meta ideale per coloro che
viaggiano in cerca di avventura, ecoturismo, sportfishing e
della tranquillità che offrono le
spiagge di sabbia bianca e una
splendida vista sul mare. L’arredamento comprende due piscine
a scogliera laterali con penisole, camere spaziose e balconi, il
tutto offrendo una vista dall’alto
della costa del Parco. Sono presenti due camere da letto, con
mobili intagliati nel legno e due
bagni con aria condizionata. La
particolarità di questo hotel è
che è situato a 50 piedi di altezza ed è appoggiato sopra un
aereo 527 restaurato nel 1925,
perché non veniva più utilizzato dall’aeronautica per problemi
di tipo meccanico. Consigliamo
questa meta, soprattutto a chi
non soffre di vertigini, se volete
divertirvi e provare nuove esperienze. Il parco nazionale vicino
all’hotel presenta al suo interno 353 specie di uccelli e 138
specie di alberi rari, una vera e
propria prova dell’ecologia e del
rispetto per la natura. Nel parco
si possono provare divertentissimi sport come il trekking o il
bird-watching, il nuoto e lo snorkeling. Altre attività nella zona
includono rafting, kayak di mare,
immersioni subacquee, mountain
bike e gite a cascata. Quepos è
anche una meta per appassionati di pesca sportiva perché vanta
una grande varietà di pesci: vela,
marlin, tonno pinna gialla, dorado, wahoo e ricciole.
Quindi vi invitiamo a riflettere su
dove passare le prossime vacanze
e magari potreste decidere di andare una settimana in Costa Rica
a Quepos; iniziate a convincere
i vostri genitori perché non ve
ne pentirete, poi mi raccomando
raccontateci come è andata.
2013 ■ 29
Campo scout a Gaver
Simone Conforti 3A
Q
uest’ estate, nei primi giorni di agosto, sono andato con gli
scout a Gaver, un paese vicino a Bagolino tra il lago di Garda
e il lago di Iseo.
Nel campo prenotato abbiamo montato quattro tende per il pernottamento delle quattro squadriglie composte da cinque o sei ragazzi
ciascuno. Oltre alla tenda, ogni squadriglia ha costruito la sua cucina
e il tavolo per mangiare. La cucina è una struttura rialzata sulla
quale viene acceso il fuoco; è formata da legni, zolle e sassi con gli
alari per appoggiare le pentole.
La mattina i capi ci svegliavano verso le otto per fare la ginnastica
preparata dalle varie squadriglie.
La colazione era ottima, si beveva il latte con i biscotti. Nel resto
della giornata si svolgevano le attività con tutto il gruppo, giochi
e preghiera.
All’ora di pranzo i cambusieri urlavano “Cambusa”, ciò significava
che dovevamo correre più veloci delle altre squadriglie per avere più
cibo. Il caposquadriglia doveva invitare uno dei capi a mangiare al
proprio tavolo. Dopo aver terminato di mangiare bisognava lavare
gavette, posate e pentole.
La sera di solito si cantava attorno al fuoco, si giocava nel bosco o
si facevano attività di tipo religioso.
In questo campo c’era un premio da vincere: la fiamma, il simbolo
scout. Per vincerlo bisognava accumulare punti…. Però ad ogni
squadriglia non importava niente, interessava solo stare assieme!
Due giornate le abbiamo passate in montagna: la prima con la
nostra squadriglia, l’altra con tutto il gruppo. La prima è stata
divertentissima perché l’abbiamo passata vicino a un torrente nel
quale abbiamo fatto il bagno e ci siamo tuffati da una roccia. E’
stato stupendo! Nella seconda abbiamo camminato quattro o cinque
ore fino ad arrivare a dei laghetti. Abbiamo fatto il giro della valle,
abbiamo risalito la montagna, poi, arrivati alla cresta, l’abbiamo
attraversata, per poi ridiscendere ai laghetti. Al ritorno abbiamo
preso un sentiero che portava al campo base.
La cosa più bella del campo è stata fare legna e giocare a guardia
e ladri di notte nel bosco.
Mi sono divertito proprio tanto!
La cappella
misteriosa
Alessandra Benedetti,
Lucia Scarafoni,
Francesca Stiglitz - 1A
L’interno del luogo che stiamo per
presentare è sconosciuto a moltissime persone. Solo la famiglia di
Lucia, che in questo momento è
qui con noi, lo conosce e ci può
entrare…
Il nostro luogo è... una cappella.
Una chiesa minuscola ma speciale
perché è isolata, circondata solo
da prati immensi popolati da asini
e cavalli.
Per arrivarci bisogna salire su un
sentiero con molti sassi e attraversare una cascatella passando per un
ponticello di legno che collega le
due sponde. Infine si attraversa un
boschetto e si arriva in una distesa
di fiori dove, proprio di fronte, si
vede la nostra cappella.
All’interno vi sono un altare, una
statua della Madonna, qualche sedia impilata qua e là e tanti vasi
con fiori. Dall’esterno, però, non si
può vedere precisamente quello che
c’è dentro e questo fa crescere la
curiosità di chi la vorrebbe visitare.
Un tempo vi si tenevano le messe più importanti, ma, data la sua
dimensione, era un impegno bello
e grosso. Successivamente la cappella fu chiusa e il parroco donò
le chiavi ai nonni di Lucia perché
diventassero i custodi di questo
luogo sacro.
Alcuni vanno a farci i pic-nic e, già
che ci sono, recitano anche qualche
preghiera.
Qualcuno si è stupito nel vedere tre
ragazzine aprire quella porta che
sembrava essere chiusa e non più
aperta da secoli.
Abbiamo scelto di raccontare la
storia di questa cappella per Cartolandia: ambienti da rispettare,
tesori da scoprire: infatti, secondo
noi, è un tesoro che tutti dovrebbero scoprire, sia per la sua storia, sia
per come veniva utilizzata quando
noi non eravamo ancora nate.
La lezione che noi tre abbiamo imparato è:
ogni ambiente
è un tesoro
che tutti possono
scoprire
1) Basket (Lebron James) - Stanislao Guerra - 3ªD
2) Calcio (Ronaldinio) - Vido Niccolò - 3ªE
3) Nuoto (Michael Phelps) - Filippo Sironi - 3ªD
4) Calcio (10 – Wesley Snejider) - Giovanni Steffanoni - 3ªD
5) Calcio (Balotelli) - Mazza Rosa - 3ªD
6) Tennis - Moriondo Francesca - 3ªD
7) Calcio (Kakà) - Camilla Palazzo - 3ªD
8) Calcio (Balotelli) - Giuseppe Orsi - 3ªE
9) Calcio (Torres) - Alessandro Mazza - 3ªD
10) Calcio - Ilaria Maranga, Alessandro Mazza - 3ªD
11) Calcio (Alessandro Del Piero) - Libera Sofia - 3ªD
12) Ginnasta - Gioele Grossi - 3ªD
13) Calcio (Hamsik-urlo) - Bongiascia Leonardo - 3ªE
14) Calcio (Hamsik che corre) - Riccardo Balsarri - 3ªD
15) Calcio - Testini Mattia - 3ªE
16) Calcio - Kanshyn Roman - 3ªE
5
16
8
4
12
7
15
11
3
14
6
10
2
l’atleta
Come ti carico
1
13
9
Matti da Ligari
30 ■ 2013
l’artista
Come ti carico
13
10) PSY Gangram style - Combatti Daniele - 3ªE
11) Laura Pausini - Genini Alice - 3ªE
12) Roberto Benigni - Caldara Tommaso - 3ªE
13) Justin Bieber - Silvia Libanoro - 3ªE
14) Michael Jackson - Nadia Marconato - 3ªE
15) Katy Perrt - Giorgia Tassi - 3ªE
16) Bob Marley - Rosa Mazza - 3ªD
17) Bob Marley - Alice Tavelli - 3ªE
5
17
12
4
8
16
11
3
15
7
2
14
10
6
1
1) Alice Scarafoni - 3ªD
2) PSY - Cesare Vedovatti - 3ªD
3) Robert Downey jr (Motociclista) - Filippo Sironi - 3ªD
4) Forrest Gump - Camilla Palazzo - 3ªD
5) Johnny Deep - Chiara Maccarone - 3ªD
6) Schwarzenegger - Gioele Grossi - 3ªD
7) Andrea Credano - 3ªD
8) Ed Sheeron - Chiara Maccarone - 3ªD
9) Mr. Bean - Riccardo Balsarri - 3ªD
9
Matti da Ligari
2013 ■ 31
32 ■ 2013
Il gabbiano
Jonathan Livingston
Giorgia Tassi - 3ªE
S
pesso gli adulti nelle loro affermazioni sottolineano gli aspetti
critici di noi giovani, senza guardare tutte le potenzialità e le qualità
che abbiamo; d’altronde, soprattutto
in questa età adolescenziale, è difficile
avere già costruito una propria personalità. In un’età come questa, dove
l’insicurezza è all’ordine del giorno, è
facile lasciarsi tentare dalla legge del
più forte, anche se credo che ognuno
dovrebbe imparare a conoscersi e valutarsi per quello che è, senza lasciarsi
condizionare dagli altri ragazzi, spesso
un po’ più grandi come pure dalla televisione, da internet...
Dobbiamo imparare a scegliere, a riconoscere i nostri talenti e le nostre
passioni, perché
siamo tutti diversi e ognuno, nella
sua diversità e con
la sua personalità,
contribuisce alla
ricchezza del mondo. Alla luce della
mia esperienza
non credo che
dobbiamo aver
vergogna e paura
di mostrare quello che siamo, solo
per riuscire ad “entrare in un gruppo”,
anche perché coloro che ci “obbligano”
a cambiare non sono dei veri amici,
ma persone che vogliono indebolirci e
scoraggiarci. Conosco ragazzi che, pur
di fare una buona impressione, hanno cambiato il proprio modo di essere
e hanno nascosto i loro interessi e le
loro predisposizioni, solo per piacere
ad altri ragazzi, dimostrandosi spesso insicuri e facilmente influenzabili.
Molti scritti per giovani trattano que-
sto argomento: un esempio
è il capolavoro “Il gabbiano
Jonathan Livingstone” di
Richard Bach, un romanzo
breve che dimostra le difficoltà di emergere dal resto
del gruppo, facendo valere
le proprie idee ed i propri
obiettivi con sacrificio e caparbietà.
In questo racconto, infatti,
il protagonista è un gabbiano unico, che si sente diverso
dagli altri e, come scopo nella vita, non ha solo quello di
procacciarsi il cibo, come tutti i suoi
compagni, ma desidera imparare l’ arte
del volo per scoprire tutti i suoi segreti e raggiungere la perfezione. Questo
romanzo ci ricorda che ogni ragazzo
è unico, con la propria intelligenza,
i propri interessi, le proprie passioni
e molto altro ancora, anche se questo
risulta spesso difficile a molti giovani
che preferiscono seguire le mode del
momento.
Io e te
ANNO DI PUBBLICAZION
E: 2010
AUTORE: Niccolò Amma
niti
CASA EDITRICE: Einaudi
SUDDIVISIONE DEL LIBRO
: 3 capitoli
Chiara Belcao - 2ªC
Il giardino
segreto
Giacomo Marieni - 2ªC
Autore:
Frances Burnett
Anno: 1910
Trama: Mary Lennox è una
bambina di 10 anni, nata in
India, ma trasferita in Inghilterra a casa dello zio, dopo la
morte dei genitori per colera. È
una bambina viziata, bruttina
e antipatica. Nella casa dello
zio, Mary scopre l’esistenza di
un giardino sempre chiuso e
del cuginetto Colin (anche lui
viziato e prepotente) che si
crede malato alla colonna vertebrale. Mary, prendendosi cura
del giardino, si irrobustisce e
cresce nella natura e nell’amicizia con Colin e Dickson, un
ragazzo che ama la natura e
addirittura riesce a capire il
linguaggio degli animali. Grazie alle bellezze della natura,
Colin riacquista la forza di
camminare; scende dalla sedia
a rotelle e cammina.
Riflessioni: il romanzo ci fa capire che bambini e ragazzi si
possono educare da soli e che il
lavoro e la vita a contatto con
la natura li irrobustiscono.
Un tempo, però, si credeva che fosse la tutela degli
adulti ad educare bambini e
ragazzi e che l’amicizia tra
ragazzi e ragazze fosse “pericolosa”. Il romanzo ci mostra teorie “rivoluzionarie”.
Matti da Ligari
il piacere di leggere
Ora Lorenzo si trova a
Cividale del Friuli e sta
conversando con una cam
eriera che gli chiede il
motivo dell’alloggio in
quell’hotel. Lorenzo tir
a
fuori un foglio piegato in
quattro dal portafoglio:
è di sua sorella Olivia.
Subito nella sua mente
vengono a galla i ricord
i risalenti a dieci anni
prima. Era la mattina de
l 19 febbraio del 2000
quando Lorenzo stava fac
endo l’inventario per tra
scorrere una settimana bia
con i suoi amici a Corti
nca
na.
A tragitto quasi compiuto,
il ragazzo decide di perco
rrere l’ultimo pezzo da sol
perché dice di vergognars
o,
i di farsi accompagnare
dai genitori. Allora Loren
scende dall’auto e, invece
zo
di perseguire, torna ind
ietro verso casa.
In verità non era stato inv
itato da nessuno a trasco
rrere una settimana bia
era solo una bugia per evi
nca,
tare che i suoi genitori lo
portassero da uno psicol
perché viveva in un mond
ogo,
o tutto suo, senza amici
. Senza farsi notare, Loren
si rifugia nella cantina,
zo
dove è ammassato l’arred
amento posseduto da un
contessa, ormai deceduta
a
, che abitava nel loro ap
partamento. Lì Lorenzo
va preparato tutto il ne
avecessario per trascorrere
una settimana da solo:
carne in scatola, bibite,
tonno,
Play Station e due libri.
Il giorno seguente arriva
sorellastra Olivia. La rag
la sua
azza durante la settiman
a soffre di astinenza da
Allora Lorenzo è costre
dro
ga.
tto ad uscire e a recarsi
all’ospedale, dove dalla
di sua nonna, ruba dei
stanza
sonniferi. Dopo essersi
ripresa, Olivia parla al tel
con la madre del ragazz
efono
o, fingendo di essere la
madre di Alessia, la ragazz
avrebbe dovuto ospitarlo
a che
a Cortina, per assicurar
le che tutto va bene. L’u
giorno i ragazzi festeggia
ltimo
no con un pasto vero, e
Olivia racconta al ragazz
momenti trascorsi insiem
o i bei
e quando lui era piccolo.
Il giorno seguente Loren
trova una lettera dove la
zo
sorellastra gli promette
che non cadrà più nel mo
della droga. È la stessa
ndo
lettera, che ora, sta leg
gendo a Cividale del Fri
palazzo in cui si sta rec
uli. Il
ando è dove è conservat
o il corpo di Olivia, steso
to un telo bianco. La rag
sotazza è stata trovata il
9 gennaio 2010 alla sta
della città, morta per ove
zione
rdose. Il libro, scritto in
modo scorrevole, raccon
il rapporto di amore e
ta
odio tra i due ragazzi:
inizialmente sembrano
forse perché vivono in
odiarsi,
due mondi separati, po
i il loro rapporto si raffor
è la prova il fatto che il
za. Ne
protagonista, Lorenzo,
sia l’unico a recarsi a Civ
del Friuli per l’identificaz
idale
ione della ragazza, che,
purtroppo, non è riusci
vincere la battaglia con
ta a
tro la tossicodipendenza.
INTRIGHI E BATTAGLIE NELL’ANTICA ROMA
Samuele Scherini - 2ªC
È ambientato a Roma nel 63 a.C. Scritto da Jack Mitchell nel 2005, il romanzo si
intitola “Congiura a Roma” ed è stato pubblicato dalla Feltrinelli Kids nel 2008. Non
è un libro molto lungo (220 pagine) ed è davvero coinvolgente. I personaggi principali sono: il giovane Aulo, Cicerone (uno dei personaggi politici
più importanti di Roma), sua figlia Tullia, il console Antonio e
Catilina che è l’oppositore politico di Cicerone.
Il libro narra di un ragazzo, Aulo Spurina, che abita in Etruria,
non lontano da Roma, con gli zii. Una sera suo zio muore avvelenato da un misterioso liquido blu. Aulo decide quindi di andare
a Roma con Omero, lo schiavo di suo zio per parlare dell’orribile
fatto col patrono di famiglia, nonché console, Marco Tullio Cicerone. A Roma Aulo stringerà amicizia con Tullia, la figlia di
Cicerone ed insieme a lei sventerà una congiura che rischia di
far cadere la Città Eterna in mano ai nemici. Il libro si legge in
un sol fiato perché i colpi di scena si susseguono. La descrizione
della scena finale della battaglia è così coinvolgente che al lettore
sembra di essere lì. Per questo consiglio questo libro a tutti e, in
particolare, a chi adora l’azione e l’avventura.
Il giornalino
di Gian
Burrasca
Maria Mazza - 2ªC
-Signore e signori, ho
l’onore di presentarvi… Giovanni Stoppani!
(applausi)
-Venga avanti, Giovanni. Ci racconti
qualcosa di lei.
-Buonasera, sono
stato scritto da Vamba, ho nove anni e sono un tipo abbastanza
deciso, molto simpatico e goloso. Adoro far le burle anche se spesso i miei scherzetti innocenti finiscono in
disgrazie…
-Ha qualche soprannome?
-Sì, purtroppo. Mi chiamano tutti Gian Burrasca perché
i grandi non capiscono i bambini e danno loro la colpa
di tutto, sempre, anche quando le birbate sono fatte a
fin di bene.
-Per esempio?
A pagina quarantotto del mio giornalino v’è quell’episodio, molto simpatico, in cui dipinsi gli animali. La
faccenda andò così: ero in campagna, dalla zia Bettina,
e m’annoiavo terribilmente. Così feci la conoscenza dei
vicini, dei simpatici bambini di otto, cinque e due anni.
I loro genitori non c’erano così andai da loro per giocare.
Stavano in una fattoria e avevano un bel maiale e una
capretta. I bambini, figli di contadini, non avevano mai
viaggiato e io decisi di far loro conoscere gli animali del
mondo, che avevo visto al circo con il babbo. Presi della
vernice grigia con la quale ricoprii completamente il
maialino, che grugniva come un disperato, e lo trasformai
in un elefante. Con la vernice nera feci delle righe alla
capretta, che divenne una zebra. Infine legai il piccolo
Giacomino, di soli due anni, con una corda e lo appesi
a un albero. Lui era la scimmia. Cominciai a spiegare
gli animali ai fratelli della scimmietta, che erano molto
interessati. A breve, però, sopraggiunse la loro madre e
io fui costretto a smontar la scena. Ricevetti delle grandi
sgridate e mi dissero che Giacomino, se fosse caduto
dall’albero, sarebbe potuto morire. Ovviamente nessuno
capì che io volevo solo istruire quei due campagnoli…
Un altro episodio fu quello del matrimonio della Luisa,
mia sorella, con il dottor Collalto. Avevo preparato per loro uno spettacolo di fuochi d’artificio ma, siccome la sera
della festa, dopo le nozze, pioveva, dovetti rimandare il
mio show. Però volevo a tutti i costi usare i miei fuochi
così mi venne la brillante idea di attaccar a un bottone
della giacca del Collalto una girandola e di accenderla.
Non l’avessi mai fatto! In casa scoppiò il caos perché
erano tutti impauriti: gli invitati urlavano di continuo.
Quando la girandola si spense, nella sala non c’era più
nessuno e il Collalto non s’era fatto proprio niente, ma
fui comunque spedito in camera mia con qualche botta
nel sedere. Anche questa volta, i grandi non capirono
che io volevo solo mostrare agli sposini la mia felicità…
-Ah, ci dispiace Giannino! Vuoi raccontarci un’altra delle
tue avventure?
-Volentieri! Questa storia, da sentir raccontare, può far
ridere ma v’assicuro che viverla in prima persona è stato
bruttissimo e ho pure rischiato la vita. Comunque sia,
voglio raccontarvela lo stesso. Un giorno il mio compagno
Cecchino disse di saper guidare le automobili. Io non
ci credevo così scommettemmo dieci pennini nuovi. Ci
mettemmo d’accordo. Nel pomeriggio lui accompagnò suo
zio alla Banca d’Italia perché doveva svolgere delle commissioni. Mentre lo zio non c’era, Cecchino lo aspettava
e io montai nell’auto. Cecchino prese il volante. Secondo
voi sapeva guidare? Certo che no! Seguendo una strada
dritta arrivammo fuori città. Il peggio stava per cominciare. Cecchino ebbe un mancamento e svenne e, mentre
la macchina assumeva una velocità vertiginosa io tentai,
invano, di prendere il volante. Non feci in tempo e l’auto
si schiantò contro degli alberi. Io mi ruppi un braccio, e
lui una gamba. Potrete immaginarvi che non ebbi mai il
coraggio di chiedergli quei dieci pennini nuovi che avevo
vinto con la scommessa. Per le mie peripezie finii anche
in collegio e addirittura nella prigione del collegio! Ah,
quante ne ho passate io, povero Gian Burrasca!
Comunque ora vi saluto perché l’autrice di questo tema
non ha ancora finito di leggere il mio giornalino e non
sa raccontarvi come finisce la mia storia!
Matti da Ligari
Alice Della Maddalena,
Alessia Marsetti - 3ªC
I
l 26 novembre noi ragazzi della
3C, insieme ad altre classi della
nostra scuola, abbiamo assistito
all’intermezzo: ”Il maestro di cappella” all’auditorium Torelli.
Il maestro di cappella era colui che
componeva musica, suonava, preparava e dirigeva cori e strumentisti di corte e insegnava la musica
ai ragazzini che sarebbero dovuti
entrare nel coro. Il termine deriva
dalla cappella in cui era dato largo
spazio alla musica.
Questo intermezzo giocoso interpretato da Enrico Maria Marabelli
Musica & teatro
Concerto all’Auditorium Torelli
e composto da Domenico Cimarosa
nel 1790, veniva rappresentato nel
Settecento fra un atto e l’altro di
un’opera seria.
L’orchestra era composta da sette
violini, due viole, un contrabbasso,
un flauto, due oboi, due fagotti,
due corni, timpani ed una tastiera
che sostituiva il clavicembalo.
Non sapete cosa vi siete persi!!!
Quando siamo entrati nell’auditorium ci siamo trovati una vera
e propria orchestra al completo,
pronta a suonare per noi, ed un imponente cantante lirico (baritono).
È stata un’esperienza molto particolare e divertente che tanti di
noi non avevano mai provato: il
protagonista si ritrovava a discutere, rimproverare i componenti
dell’orchestra e a correggere i loro errori: tutto questo con molta
comicità.
Il maestro ha trasformato un’esibizione scadente in un piacevole
spettacolo, come se al posto di
Jason Chiang
Talento, passione, entusiasmo e un grande amore per la musica!
Ecco le caratteristiche di Jason, un giovane pianista texano, che
abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il 14 marzo. La Masterclass Internazionale di pianoforte “Resonant Thoughts”, con la
collaborazione e il sostegno del Comune di Valdisotto e di Enti e
organizzazioni provinciali, ha organizzato uno splendido concerto
per gli alunni di molte scuole di Sondrio all’Auditorium Torelli. Ciò che più ci ha
colpito era la leggerezza con cui Jason sfiorava gli 88 tasti della tastiera creando delle melodie sensazionali, uniche, imperdibili. Questa esperienza ci ha insegnato che bisogna credere nei sogni e coltivare le
passioni, senza mai mollare, perché se ci si mette tanta grinta e impegno ognuno può riuscire senz’altro
a raggiungere il proprio traguardo.
Il 14 marzo con alcuni miei compagni ho avuto la possibilità di assistere ad un bellissimo concerto tenuto dal pianista Jason Chiang. Durante il concerto sono stato incaricato di fare da interprete tra Jason
e il pubblico. Jason è un ragazzo di 14 anni che vive in Texas dove ha imparato a suonare il pianoforte;
ha raccontato come in America la musica sia molto importante a scuola e di come i ragazzi vengano
incoraggiati ad imparare a suonare uno strumento musicale. Jason ci ha detto che ha iniziato a studiare
fin da piccolo il jazz, ma in seguito ha preferito dedicarsi alla musica classica. Nel tempo libero suona
la batteria e va in giro con i suoi amici a divertirsi. Questo ci ha fatto capire che, nonostante la carriera,
Jason è un ragazzo come noi. In futuro vorrebbe entrare in una scuola di specializzazione per musicisti
per perfezionare i suoi studi. Questa esperienza mi ha insegnato tanto e soprattutto che con l’impegno
nello studio si possono ottenere grandi risultati.
Federico Trabucchi - 3ª D
Accordarsi… è possibile!
Q
uest’anno la scuola “G. P. Ligari” ha partecipato, il 16 e il
17 maggio, al Terzo Concorso
Nazionale di Musica nella Scuola
“Accordarsi è possibile” presso la
città di Trento. Gli studenti che
hanno partecipato erano circa 45,
appartenenti a tutte le classi in
cui insegna il prof. Ricotta. I ragazzi si sono esibiti nell’oratorio
del Duomo della città qualificando-
si al terzo posto. Il coro era accompagnato da Lorenzo Schena (1F)
alla batteria e Annalisa Spera (3A)
alla chitarra. Il professor Ricotta
si è confuso con l’ironia generale
dell’opera. Al termine di quest’intermezzo, Enrico Maria Marabelli si
è cimentato in due arie: ”Largo al
factotum”, tratta dall’opera buffa
“Il barbiere di Siviglia” e “Ho un
gran peso sulla testa” dall’opera
buffa “L’italiana in Algeri”.
È stato interessante vedere come
un direttore d’orchestra interagisce
con i suoi musicisti, anche così spiritosamente, rendendo particolare
e divertente lo spettacolo.
È stata una mattinata alternativa
ed un’occasione per assistere dal
vivo a un’opera lirica, che la maggior parte di noi non aveva mai
visto.
Macbeth...in English
Gaia Calvo e Maria Mazza - 2ªC
Alessandra D’Alpaos,
Francesca Romeri
e Michela Sava - 3ª B
una comune bacchetta ne avesse
una magica. Molti di noi si sono
riconosciuti durante i rimproveri,
perché anche noi, a volte, sbagliamo, stoniamo e ci chiediamo se
stiamo davvero suonando lo stesso
brano.
Come se non fosse già abbastanza divertente, durante l’esibizione è anche successa una gaffe: al
musicista che stava alla tastiera è
accidentalmente caduto il leggio
con gli spartiti: per fortuna l’errore
2013 ■ 33
era molto fiero dei suoi alunni per
l’impegno che ci hanno messo e
per il buon comportamento tenuto
durante la manifestazione.
Chiara Maccarone, Camilla Palazzo e Alessia Petorella - 3ªD
I
l 28 novembre 2012 siamo andati a vedere lo spettacolo teatrale
in lingua inglese “Macbeth” del
grande William Shakespeare all’auditorium Torelli.
L’opera teatrale narra la vicenda
dell’attentato dei Norvegesi, aiutati da alcuni traditori, contro gli
Scozzesi, mentre il signore
di Cawdor è
sconfitto grazie al coraggio
di Macbeth.
Mentre ritorn a no d a l l a
battaglia, Macbeth e il suo
amico Banquo
incontrano tre
streghe che accolgono Macbeth
come signore di Cawdor e dicono
che lui sarà il re della Scozia.
Queste promettono anche a Banquo
che sarà a capo della linea di discendenza dei re di Scozia. Macbeth
e Banquo incontrano il messaggero
del re che riferisce a Macbeth la
decisione di ricompensarlo con il
titolo di signore di Cawdor. Con la
profezia delle streghe comincia la
brama di potere di Macbeth: invita
il re nel suo
castello e
scrive una
lettera a sua
moglie per
informarla.
L a mo g l i e
escogita un
piano per uccidere Duncan
e eliminare i
dubbi di Macbeth con la sua
determinazione. Duncan viene assassinato e di ciò vengono accusati
i servi del re che dormivano fuori
dalla stanza. I figli del re partono
dal castello spaventati per la loro
vita.
Macbeth è ora sul trono, ma Macduff e Banquo sospettano di lui.
La storia finisce con una grande
battaglia in cui Macbeth, ormai
distrutto dal potere ottenuto per
mezzo di vari omicidi, muore.
Gli attori hanno
recitato egregiamente alternandosi nei vari ruoli
ed entrando bene
nei personaggi,
sono inoltre riusciti a trasformare
una tragedia in una
commedia di facile
comprensione per
dei ragazzi della nostra età, nonostante si recitasse in lingua inglese.
Questo spettacolo ci è molto piaciuto perché ha voluto rendere partecipi i ragazzi del pubblico facendoli
recitare; crediamo anche che questi spettacoli in lingua siano utili
e vorremmo andare a vederli più
spesso.
Matti da Ligari
Giochiamo e ridiamo
34 ■ 2013
te
elle-t
Bare z
ni 2ªC
Giacomo Marie
Yuri Guerra
porto!!!
sarebbe un aero
la
uo
sc
La
.
..
!
pessero volare
un CANOTTO!!
• S e gli asini sa
are? Semplice
m
al
zo
ez
m
balene?”
cani in
e ora studi le
sa fanno otto
in
co
rd
sa
te
pe
di
o
sa
rt
o
L
pe
•
es
i il più grande
e mai tu che er
om
“C
i:
ic
am
• Tra
!”
ventato miope
“Perché sono di
di matematica?
orire di calcoli!
un professore
r
pe
o
lm
co
si di radici e m
ir
il
tr
nu
a,
nz
-• Qual è
te
frazione di Po
non ha fatto?”
Abitare in una
r una cosa che
pe
o
un
re
ni
si può pu
nora maestra,
• Pierino: ”Sig
certo!”
mpiti”
Maestra: ”No di
n ho fatto i co
no
ra
lo
al
,
ne
Pierino: “ Be
mezz’ora?”
cammello ogni
un
a
ss
pa
o
rt
dese
• “Sai che nel
?”
ra
lo
“E al
”
“Due cammelli!
Alessandro Di Zitti
& Alessandra Gianatti - 3ªB
“R
uzzle” è il nuovo gioco, prodotto dalla
“MAG Interactive”,
che ha già raggiunto la prima
posizione dei top download sia
nello Store di Cupertino che in
quello firmato Google (App Store, Play Store).
Insomma, è una mania!
Credo che nessuno di voi possa
dire di non aver mai giocato una
partita a Ruzzle!
Purtroppo non un gran numero
di persone fra voi possono affermare di saperle vincere tutte!
Molto probabilmente il motivo
è che non conosce molto bene
le regole dei bonus che analizzeremo in questa prima parte
dell’articolo.
BONUS
Partiamo dal presupposto che il
punteggio base di ogni parola è
attribuito dalla somma dei valori
delle lettere (che vedete scritto
accanto ad ognuna di esse) a cui
si aggiungono i bonus che possono essere:
Simone Zanella - 3ªB
trucchi
PER LA VITTORIA
S
DLduplica il valore relativo alla
lettera
TLtriplica il valore relativo alla
lettera
DWduplica il valore relativo alla
parola
TWtriplica il valore relativo alla
parola
Infine, se la parola da voi trovata
è formata da più di cinque caratteri, si aggiunge anche un bonus
lunghezza che è proporzionale
alla dimensione del vocabolo.
TRUCCHI
Se i bonus non vi bastano ci sono alcune scorciatoie (nulla di
illegale, sia chiaro!) che potete
usare per sbalordire i vostri avversari con punteggi da record.
Tempo prolungato 1: Questa
prima funzione è limitata solo a
dispositivi firmati Apple (iPhone,
iPad, iPod touch) e consiste nel
poter prolungare il tempo della
partita a nostro piacimento. Per
farlo avviate una sfida dopodiché chiudete “Ruzzle” ed andate
in: IMPOSTAZIONI > GENERALI >
1 questo trucco non è più disponibile
dall’aggiornamento 1.4.7
Indovina L’indovinello
Cos’è quella cosa scura che non si può toccare?
Qual è il metallo preferito dalle rane?
Vola, ma non è un uccello.
Qual è il fiore che sa suonare?
B_ _ O
S_ _ _ _O
A_ _ _ O
V_ _ _ A
Colmi, colmetti e colmoni
Qual è il colmo di un computer?
AVERE PAURA DEL MOUSE
Qual è il colmo di una stampante?
MANGIARE LA SEPPIA PER RICARICARSI
Qual è il colmo del sole?
AVERE LA LUNA STORTA
Qual è il colmo per una zanzara?
ANDARE A MOSCA IN VESPA
Elisabetta Amadeo e Sabrina Bonfadini, 2ª C
Scienza o magia?
DATA E ORA.
In questo menù disattivate “automatiche” dopodiché cliccate
su IMPOSTA DATA E ORA; portate
indietro l’orario del tempo extra
che desiderate, quindi riaprite
Ruzzle.
Elenchi di parole: Il vostro vocabolario non è molto ampio?
Nessun problema, con una semplice app pioveranno parole (dal
punteggio molto elevato) dal
cielo!
Le applicazioni per prodotti Apple ed Android sono rispettivamente “Ruzzle Cheat” e “Ruzzle
Help”; è sufficiente scattare uno
screenshot della griglia di parole
e caricarlo sull’apposita app per
avere un elenco completo di tutte le combinazioni!
Spero che questa guida vi sia utile, ma non abusatene. In fondo,
il divertimento sta nella sfida!
teven Frayne è nato a Bradford il 17 dicembre del 1982. È un illusionista britannico, noto come Dynamo. Primo di quattro figli, a quindici
anni se ne andò da casa per andare a vivere con suo nonno. Il suo
aspetto smilzo e spaurito lo rese presto la vittima prescelta di vigliacchi
bulletti; così il nonno, anche lui mago, gli insegnò delle tecniche per
privare i bulli delle loro forze.
Stupito ed affascinato dal risultato, Steven continuò a seguire i consigli
del nonno, che gli fornì preziosi insegnamenti dai quali imparerà l’arte
di prestigiatore. Per migliorarsi, si esercitava anche di notte, prima con
semplici giochi di carte, poi con trucchi sempre più complessi. Ben presto
venne conosciuto in città per i suoi trucchi che mostrava alla gente in
strada, ma riscontrò successo solo nel suo piccolo paese. Dynamo, però,
non si scoraggiò e decise di caricare i suoi video su YouTube acquisendo
milioni di visualizzazioni e molta fama.
Per diventare ciò che è adesso, va ai concerti delle sue star preferite,
dove sgattaiola nel backstage e regala giochi di magia stupefacenti agli
uomini della security. Questi non possono non raccontare le meraviglie
appena viste alle star, che, a loro volta, s’innamorano di Dynamo. Alcuni
Vip lo invitano alle loro feste dove altre star lo notano ed il gioco è fatto.
Il suo obiettivo non è di ingannare gli spettatori, bensì quello di meravigliarli. Tra i molti suoi trucchi, tra cui la “mano nella vetrina” (in cui
trapassa il vetro con la mano) e “matrix” (il suo corpo si piega all’indietro
come se non ci fosse la gravità, richiamando la scena del celebre film), di
certo il più eclatante è la camminata sulle acque del Tamigi: guardando
l’incredibile video non si riesce a dare una soluzione al mistero, una
spiegazione all’illusione. Passeggiare sul Tamigi sembra davvero essere
una magia impossibile.
Altri trucchi da lui eseguiti sono la “camminata verticale” su un palazzo,
il “teletrasporto”, la piegatura di un iphone, la “levitazione” di alcuni
oggetti, l’“attraversamento” di una finestra, senza contare gli innumerevoli trucchi con le carte e quelli telepatici.
A tutt’oggi viene considerato il miglior illusionista al mondo, e non solo
dai migliaia di fan, ma anche da innumerevoli specialisti del settore.
Dalla periferia di Bradford, in Inghilterra, a beniamino dei vip di Hollywood: questo è il cammino che ha reso Dynamo famoso, un cammino
non sempre facile, ma, anzi, insidioso e tortuoso (a causa del morbo di
Crohn, malattia intestinale cronica di cui Dynamo è affetto).
Adesso sta a voi scegliere: scienza o magia?
PER RIDERE
UN PO’... - 2ª B
Filippo Robustelli e Andrea Ruffini
uuuh”. E l’altra:
• Una mucca dice: “Muuuuuuuuuu
!”.
“Pensa, stavo per dire la stessa cosa
o ... si guardano
ue pecore si guardano ... si guardan
•D
e una dice: “Beh?!?”.
llo con la ruota
ual é il pavone più prudente? Que
•Q
di scorta.
de: “Papà, per n cammello va dal papà e gli chie
•U
sporchi?”. E il
ché abbiamo questi zoccoli brutti e
e del deserto”.
papà: “Per non affondare nelle dun
a schiena?”.
“E perché abbiamo queste gobbe sull
o nel deserto”.
“Per contenere l’acqua quando siam
Pistoia???”.
“OK, ma... perché siamo allo zoo di
in pole position!
• C osa ci fa un polpo in prima fila? Sta
chiamo a nascon n daino dice a un altro daino: “Gio
•U
dino?”. E l’altro: “Dai,no”.
bottiglia d’acqua
• C osa ci fa un pesce rosso in una
gasata? Lo squalo.
ENGLISH CROSSWORD
Alessandra Cantoni e Maria Mazza - 2ªC
1) At night, in the sky
2) The color of violets
3) Colorful and born from a caterpillar
4) The season after the autumn
5) Ballet: “the …’ lake”
6) The color of hope
1
2
3
4
5
6
Soluzioni: STARS - 2) PURPLE - 3) BUTTERFLY - 4) WINTER - 5) SWANS - 6)GREEN
Ruzzle
Dynamo
Abbina il nome alla foto...
ragazzi!
Anche i prof sono stati
Lara Della Bosca
Giuseppina Bertoletti
Francesca De Filippis
Francesca Martino
Monica Carrara
Giacomo Vinci
Cristina Esposito
Anna Alosi
Doriana Forni
Anna Negri
Concetta Viviani
Maria Cristina Grazioli
Matti da Ligari
Indovina chi e'?
2013 ■ 35
Cecchetti Jherson
Galati Serena
Zucchi Emanuele
Spera Annalisa
Cecchetti Joel
De Marzi Alessandra
Zubiani Silvia
Spaterna Sofia Carolina
Romeri Riccardo
Patroni Andrea
Sosio Martino
De Paoli Michela
Gandossini Martina
Sosio Caterina
Romeri Francesca
Parrotta Maria Francesca Aurora
Meneghini Alessandro
Parolo Silvia
Menaglio Diego
Vido Niccolò
Shahroozi Shayan
Riatti Matteo
Codazzi Alice
Di Zitti Arianna
Gianatti Alessandra
Renda Maria
Paganoni Michael
Martino Francesca
Colasanto Francesco
Dolci Alessandro
Sertori Tommaso
Vicari Antonio
Verdesca Laura Claudia
Boscacci Carlo
Sertori Davide
Collazuol Andrea
Dolci Eleonora
Venturi Bianca
Seminara Chiara
Rawson Giovanni
Osmani Migjen
Colombo Andrea
Dragone Elisa
Orsi Giuseppe
Ravizza Antonella
Bravo Marco
Refaldi Giacomo
Selvetti Marilisa
Azzalini Nicola
Oufli Khadija
Azzalini Giacomo
Giancola Carlotta
Gianola Beatrice Alessia
Gianoncelli Filippo
Marsetti Luca
Vinci Chiara
Signorelli Giorgio
Borromini Artemio
Giacomelli Martina
Marsetti Sara
Vinci Giacomo Francesco
Aureli Luca
Di Zitti Alessandro
Ghislanzoni Giulia
Martinalli Liana
Viviani Concetta
Riboli Iris Annapia
Bordoni Letizia
Cocozza Bruno
Paini Eleonora
Wu Liangfang Luisa
Bordagaray Nadia Belen
Dioli Luca
Paini Fabrizio
Clementi Ettore
Mazza Alessandro
Simoncini Davide
Riccardi Alessandra
Palazzo Camilla
Bongiascia Leonardo
Gharapetians Gheshlagh Naike
Mazza Maria
Singh Amandeep
Robustelli Filippo
Di Francesca Giorgio
Genini Alice
Mazza Pietro
Di Forte Giulia
Citterio Ferruccio
Bonfadini Sabrina
Angieri Giuseppe
Antonazzo Raimondo
Gatti Thomas
Palazzo Marco
Cisi Andrea
De Vittorio Carola
Mazza Rosa
Singh Shibjot
Robustellini Andrea
Bonfadini Corinna
Gatti Giovanna
Palotti Gioele
Yaakoubi Houda
Sironi Filippo
Cioccarelli Andrea
Gatti Elisabetta
Meago Marco
Rodigari Luca
Zanella Simone
Songini Andrea
Bonesi Giada
De Vittorio Alessandro
Paradiso Stefano
Chirico Francesca Maria
De Scolasticis Hagiar
Meleri Alice
Zecca Daniela
Angelini Camilla
Bondio Paola
Chen Yu Qi
Romeri Erica
Zecca Patrizia
Andreoli Giulia
Romeri Nicolò
Amadeo Elisabetta
Gandossini Giada
Cevenini Lorenzo
Bonaccorsi Maria Grazia
Alosi Anna
De Paoli Leo
Gambino Asia
Boffini Alessandro
Alesiano Michael
Alfarano Mattia
Cesaroni Alessia
Pastore Luca
Agnelli Matteo
Bettini Laura
Rossi Anabel
Acquistapace Aldo
Z
De Luca Andrea
Bertolini Luca
Accoto Nicola
alla
Meneghini Chiara
Bertolini Gaia
A
Menesatti Enea
Abdi Rejmonda
dalla
Payan Alarcon
LIGARI
Menesatti Lorenzo
La
Vedovatti Giulia
Azzolina Mattia
Brenz Verca Simona
Combatti Daniele Alessandro
D’Alpaos Alessandra
Grazioli M.Cristina
Vedovatti Cesare
Scopelliti Filippo
Ravelli Maria
Orlando Angelo Rocco
Marsetti Edoardo
Ravanetti Elisa
Opreni Alessia Anna
Schena Silvia
Pusterla Cristina
Neto Colacrai Roberta
Pruneri Alice
Proetto Cinzia
Ndiaye Cheikh Bassirou
Marconato Nadia
Nani Lidia
Marchetti Gabriele
Pradella Anna
Musso Riccardo
Marchetti Alessandro
Prandi Sara
Pozzi Andrea
Jucatoru Alexandro Ioan
Scarafoni Alice
Pomoli Maria Grazia
Mottarlini Eleonora
Manni Federico
Malerba Vittoria
Trabucchi Silvestri Federico
Tomei Simone
Scala Federica
Pizzatti Sertorelli Giorgio
Pillitteri Giorgio
Morozzo Della Rocca Edoardo
Piatta Elisa
Moroni Riccardo
Petrilli Sara
Testini Marika
Testini Luca
Morozzo Della Rocca Gabriele
Del Fante Chiara
Del Felice Cesare
Fioroni Michela
Kola Besart
Lakhbiza El Mehdi
Folatti Marco
Landi Giuseppe
Moroni Michele
Trivella Paola
Scalia Vittoria
Pizzini Elisabetta
Mossinelli Anna
De Giovanni Amelia
Fioroni Giuliano Orlando
Khalil Zeyad
Mafessoni Matteo
Troudi Sonia
Testini Mattia
De Filippis Francesca
Fiori Giorgia
Folini Alessandro
La Torre Serena
Macrina Andrea
Scarafoni Lucia
Scarafoni Lorenzo
Kaur Jasmanpreet
Maffi Giuseppe
Scarfò Alessia
Pontiggia Davide
Filippini Ida
De Bernardi Sasha
Magro Marco
Scari’ Martina
Sava Michela
Testini Giuliana
Testini Alice
Tempra Giorgia
Santos De Moraes Afonso Cesar
Tavelli Marina
Salvato Silvia
Casalino Gaia
Jablonski Patryk
Manoni Franca
Muca Florije
Trutalli Beatrice
Schena Lorenzo
Carvelli Riccardo
Jablonski Eliza
Manzatti Imelde Miriam
Musa Fatima
Fendoni Tiziano
Islami Emrije
Maranga Ilaria
Trutalli Giulia
Sceresini Federico
Namla Alaa
Ursi Vincenzo
Carugo Benedetta
Benvenuti Andrea
Felisa Michela
De Filippis Francesca
Benedetti Michelangelo
Iobizzi Simone
Marchetti Asia
Vaghi Francesca
Schena Sabrina
Presazzi Alessandro
Credaro Simone
Carrara Irene
Carrara Monica
Hu Matteo
Fazio Silvana
Ferrari Michele
Carrara Benedetta
Benedetti Sofia Aurora
Farina Giulia
Curti Simone
Bellino Elena
Benedetti Luca
Fanoni Gianfranco
Credaro Cristian
Credaro Tosca
Benedetti Alessandra
Negri Anna
Credaro Andrea
Carbone Francesco
Carnazzola Alex
Marconi Adriano
Scherini Luigi
Caprari Daniele
Marconi Sara
Qafa Gerald
Hernandez Wildalis Melani
Covanaj Xhavid
Cao Alessandra
Hazrolli Argjend
Falcone Alessia
Calvo Vincenzo
Cantoni Alessandra
Failoni Lorenzo
Halimi Mezhdi
Costantino Niccolò
Belcao Chiara
Bellini Margherita
Gusmeroli Matilde
Nicora Riccardo
Calvo Gaia
Guri Jon
Esposito Mariacristina
Evangelista Sara
Contini Edoardo
Gugiatti Camilla
Marconi Valentina
Vailati Massimiliano
Scherini Michela
Beati Marco
Qafa Orseda
Bazzi Valentina
Ni Jiajia
Bazzi Davide
Conforto Bardellini Simona
Erba Elia
Consiglio Riccardo
Caldara Tommaso
Bazzano Emanuele
Conforti Simone
Caldara Marianna
Barini Francesco
Bartelli Flaminia
Emeny Vicky Maria
Mariani Chiara
Valsecchi Alessandro
Scherini Samuele
Barbonetti Raffaele
Cabello Kristian
Concolino Davide
Quadrio Sergio
Barbonetti Francesco Maria
Buzzoni Daniele
Guerra Yuri
Nobili Simone
Vanoni Carolina
Baratta Chiara
Elshani Mergim
Marieni Giacomo
Schettino Stefania
Buzzetti Francesco
Quattrini Giulia
Balsarri Riccardo
Comune Emanuele
Guerra Stanislao
Nolla Annalisa
Buttice’ Antonella
El Amine Meryem
Grossi Gioele
Mariette Sahommy
Vasconi Gabriella
Schiantarelli Gianmarco
Baldo Beatrice
Cometti Claudia
Ragazzi Kevin
Vecchio Antonino Pio
Buonaccorso Andrea
D’alpaos Maddalena
Oberti Niccolò
Scieghi Samuele
Baldin Riccardo
Combi Lucia
Mari Pietro
Bucur Gabriel
Marsetti Alessia
Baldini Daniele
Tavelli Alice
Casello Marco
Salis Remy Omar
Del Giudice Martina
Foppoli Chiara
Leitner Portolesi Giulia
Tassi Giorgia
Saligari Aurora
Petorella Alessia
Moriondo Francesca
Maccolini Elia
Lo Verso Teresa
Pelanconi Sabina
Moltoni Daniela
Moizi Chiara
Pedrola Sofia
Dell’utri Mattia
Frigianu Nicola
Pedrini Elena
Minotti Francesca
Leo Tommaso
Fusi Edoardo
Leusciatti Ambra
Merlini Mattia
Del Tenno Cristian
Leoni Martina
Leye Sidi
Pedretti Lucia
Sacchi Mattia
Ruffini Andrea
Rossi Tommaso
Cattone Rebecca
Frigianu Marta
Leoni Letizia
Libanoro Silvia
Saccucci Denise
Pellacci Puglielli Simonetta
Montinaro Leda
Sala Francesca
Cattaneo Maria Teresa
Dell’acqua Martina
Forni Doriana
Leoni Giulia
Libera Sofia
Pelucchi Maria Grazia
Catellani Marina
Della Vedova Chiara
Formolli Sofia
Leoncelli Matilde
Lin Zhiqiang
Della Vedova Benedetta
Montobbio Milena
Rossi Lucia
Tam Giulia
Stiglitz Francesca
Steffanoni Saverio
Steffanoni Giovanni
Stangoni Arianna
Bertoletti Giuseppina
Maccari Matteo
Tasca Marinella
Bertoletti Elena
Salerno Nicolò
Bertoletti Claudia
Formolli Andrea
Castelnuovo Martina
Catanese Chiara
Lenoci Gioele
Della Maddalena Alice
Peronaci Alice
Bertini Nicola
Foppoli Federico
Moreno Manuel
Bersellini Nicolò
Castelnovo Licia
Della Bosca Lara
Maccarone Chiara
Bersellini Jacopo
Cassina Asya
Petre Andrei
Bernardini Francesco
Moroni Michel
Bera Giulia
Stampa Alice