Matti da Ligari - Istituto Comprensivo Sondrio Centro

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Matti da Ligari - Istituto Comprensivo Sondrio Centro
Giornale della scuola ligari • Sondrio • GIUGNO 2010
Direttore responsabile: Luisa Benzoni
SOMMARIO
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Attualmente
Abosaggia
FAI al Masegra
Raccontami
Vicino Lontano
Recensioni
Benessere
Sapori vicini lontani
Sport
Scacciapensieri
Di rima in rima
La scatola dei sogni
Come ti carico i prof...
La Ligari dalla A alla Z
Sportivamente
Attualmente
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LADRI DI BAMBINI
Abbiamo mai pensato ai valori
reali della vita? Quelli che sono
indispensabili, che nessuno ci può
sottrarre, ovvero la famiglia e la
propria identità? Credo che nessuno di quelli che stanno leggendo il
mio tema non abbia ricevuto questi
valori fondamentali. Anzi, abbiamo
mai pensato che siamo fortunati
veramente sin dalla nascita? Non
è il conto in banca, o la quantità
di giochi o case che si possiedono
ad essere la nostra vera virtù; la
ricchezza vera è quella di poter
conoscere le persone che ci amano
e che ci hanno voluto bene ancor
prima di venire alla luce. Anche
se certe volte queste persone si
arrabbiano e si infervorano, nel
profondo del loro cuore c’è uno
spazio per noi, così grande da
essere la prima cosa che pensano
quando si alzano; così grande da
poter provare un’infinità di gioia
quando ci vedono. Ecco, questa
è la vita, questo è il nostro vero
jackpot. Siamo talmente fortunati
che non badiamo neppure a questa
cosa, che per noi è naturale; siamo
talmente egoisti che, forse, non
ci siamo mai fermati un attimo a
pensare che qualcuno in qualche
parte del mondo non abbia questa
felicità o che si sia ritrovato da solo
a dover affrontare la società che lo
circonda. Penso ad esempio al terremoto avvenuto nell’isola caraibica di Haiti, tutti quei bambini a cui
non è rimasto niente: hanno perso
casa, genitori e parenti; ora questi
ragazzini, impauriti, si ritrovano
a girovagare per le strade pericolose, stracolme di delinquenti,
oppure stanno vivendo la loro vita
dentro a un orfanatrofio, schiacciati dall’ignoranza e dalla tristezza.
Ecco, ragioniamo su questo fatto:
proviamo solo a fermarci un attimo
e proviamo a vestire i panni di
quei bambini, magari hanno visto
la loro stessa madre morire sotto
le macerie, oppure, hanno visto il
proprio fratellino essere portato via
da sconosciuti. Ci sono neonati che
sono stati strappati dalle braccia
delle madri, per essere rinchiusi
in una gabbia per due giorni e, al
termine di questi, essere barattati
con pochi soldi come se fossero
una merce.
Al di là delle cronache più recenti è indispensabile anche parlare
di altre parti del mondo in cui la
giovinezza non viene vissuta; per
caso ho letto un articolo di bambini
romeni finiti nella tratta di esseri
umani. Bambini che vengono sfruttati oppure destinati all’accattonaggio, ragazzine “adescate” e rapite
con la promessa di soldi facili e
costrette a prostituirsi. E’ la prima
volta che mi fermo a pensare a
queste cose che fino a ieri per me
erano sconosciute, convinto che
tutti potessero vivere insieme ai
propri cari, frequentare una scuola, fare sport, uscire con gli amici,
festeggiare le feste in famiglia ecc.
Dopo aver letto che ci sono ragazzi
che non riescono più a ridere, che
non hanno mai avuto la fortuna
di conoscere i propri genitori, mi
sono trovato a disagio nel dover
ammettere che ci sono brutte realtà
a pochi chilometri di distanza e che
ci sono persone che approfittano
della debolezza altrui.
Riflettiamo un attimo: se vediamo
bambini sottratti da orfanatrofi e
portati in Italia a fare l’elemosina, noi, vedendo queste creature
sedute sul marciapiede, ci domandiamo perché non si ribellino; la
risposta è questa: durante il viaggio
di deportazione vengono picchiati,
molestati, ricattati… di conseguenza non disobbediscono per paura
della violenza.
Io sono stato cresciuto con le favole, con “Cappuccetto rosso”, e la
cosa che temevo di più era “l’Uo-
mo Nero”. Io pensavo a giocare, a
divertirmi mentre questi bambini
non hanno potuto neanche stare
per un secondo tra le braccia della
mamma, non si sono potuti addormentare con la voce del papà che
raccontava storielle. Io, dopo aver
letto queste vicende, sono rimasto
meravigliato da tanta brutalità e
disumanità, perché pensavo che la
tratta degli schiavi fosse terminata
ai tempi di Cristoforo Colombo
quando le persone venivano prese dal Golfo di Guinea e portate
come schiave in tutta l’America per
lavorare i campi giorno e notte.
Pensavo che oggi non esistessero
più queste cose, invece ho letto il
contrario: questi fanciulli vengono
presi da paesi dell’est e portati nel
nostro stato a chiedere l’elemosina
al servizio di criminali. Ancora una
volta, si è dimostrato come questo
mondo sia pieno di persone senza
cuore e senza coscienza. Esistono
anche altre forme di cattiveria nei
confronti dei bambini, come ad
esempio i bambini soldato in Africa: vengono utilizzati per fare la
guerra, che è già una brutta cosa,
ma ancor di più se fatta da minorenni. Gli uomini che fanno queste
cose si fanno rispettare, ubbidire come se avessero a che fare
con degli animali e, se i ragazzi
disobbediscono, tagliano loro un
orecchio o cavano loro un occhio.
Credo che l’uomo non possa avere
confini nella sua immensa crudeltà,
perché se si può fare del bene lo
facciamo con un po’ di indugio,
ma se si tratta di essere cattivi,
lo sappiamo fare benissimo, senza avere pietà. Io, da grande, se
potessi fare del bene per queste
anime lo farei, senza esitare, perché tutti devono avere il diritto di
vivere una vita spensierata, senza essere comandati da persone
immonde. Concludo col dire che
non tutti siamo fortunati allo stesso
modo, quindi potremmo essere
meno egoisti certe volte: potremmo
pensare a questi ragazzini che di
sicuro non possono neanche parlare o discutere.
Edoardo Coiatelli 2D
Un laboratorio “alla moda”
Durante le ore dedicate ai temi
di attualità, con la professoressa
di lettere abbiamo approfondito l’argomento della moda del
nostro tempo con ricerche, testi
argomentativi e discussioni in
classe.
Per comprendere meglio il percorso che arriva fino alla moda
dei nostri giorni, venerdì 4
dicembre siamo andati al museo
Sassi-De Lavizzari, dove sono
esposti alcuni abiti che le sarte
valtellinesi hanno realizzato nel
2002, prendendo come modelli
i dipinti dell’epoca.
La prima parte del lavoro si è
svolta in un laboratorio, dove
abbiamo imparato a riconoscere
alcune stoffe: lana, juta, satin,
pelliccia, velluto, tulle, broccato, damasco e raso (di seta e
sintetico).
Poi le due ragazze che ci facevano da guide ci hanno diviso
in quattro gruppi, ognuno dei
quali doveva eseguire un colla-
ge con dei ritagli di stoffa per
fare i vestiti di un personaggio
disegnato.
Dopo aver realizzato il collage
siamo andati a visitare la pinacoteca, dove sono esposti, insieme ai dipinti, abiti nello stile del
‘500, ‘600, ‘700 e ‘800.
Nel ‘500 i bambini erano vestiti
come gli uomini: gorgiera (largo colletto inamidato), casacca,
camicia e calzoni corti con calzamaglia; le bambine, invece,
erano più libere: le gonne erano
più corte e i corpetti più larghi
di quelli delle donne e non portavano la gorgiera, ma colletti
alla moda olandese. Gli adulti
indossavano abiti molto scuri.
I vestiti erano così deprimenti
perché era l’epoca della Controriforma ed anche la moda
seguiva scrupolosamente i canoni cattolici.
Nel ‘600 si diffuse la marsina
(antenato del frac), sparirono
le gorgiere (rimpiazzate da col-
letti delle Fiandre) e iniziarono
ad apparire le scollature e le
maniche delle camicie da sotto
i vestiti.
Nel ‘700 venne di moda il panciotto ricamato, i colori divennero più vivaci, le scollature
più ampie, le pettinature alte e
le gonne divennero sempre più
larghe (grazie a cerchi di ferro
e stecche di balena). In quel
periodo, le maniche finivano
con passamanerie di pizzo e,
negli abiti da ballo, divennero
sempre più corte. Nell’800, invece, le gonne divennero strettissime e i calzoni si allungarono. Si
diffuse l’uso del cuscinetto per
rendere più sodo e rotondo il
“didietro” delle signore.
Durante questo laboratorio, ho
capito come gli abiti siano sempre serviti ad esprime la condizione sociale di chi li indossa e
il tipo di pensiero che correva
in quel periodo storico.
Mi è piaciuto molto.
Anna Combi 3F
Matti da Ligari
TERREMOTO AD HAITI
Per non dimenticare
Martedì 12 gennaio 2010. Un violento terremoto ha colpito
Haiti, una tra le isole caraibiche più povere. Il sisma, di
magnitudo 7.3 della scala Richter, ha colpito alle 16.53,
con epicentro a una quindicina di chilometri dalla capitale
Port-au-Prince. La terra non ha smesso di tremare per tutta
la notte; dopo la prima scossa ne sono seguite altre 31.
Centinaia di corpi sono sepolti sotto le macerie, i soccorritori stanno lottando contro il tempo per estrarre vive quante
più persone possibili. Numerosi sono anche i cadaveri ai
lati delle strade, barbaramente coperti con dei teli; molti
di questi vengono sotterrati, altri bruciati per prevenire le
epidemie.
I pianti della gente si intrecciano alle urla di gioia dei
familiari quando qualcuno viene trovato vivo. La gente è
disperata: non c’è acqua, cibo, e qualcuno è solo, senza
parenti in vita.
Chiese, scuole e edifici sono crollati, l’acqua scarseggia e
le persone non hanno più una casa o, peggio ancora, una
famiglia. È rimasto in piedi soltanto un ospedale, ma ha
già esaurito tutti i posti. Si scava con le mani nelle macerie
nella speranza di trovare superstiti.
Il sisma ha danneggiato anche gli edifici della polizia e
ha fatto crollare il carcere principale del Paese, facendo sì
che molti detenuti riuscissero a scappare. E in mezzo alla
coltre di polvere, dove la gente implora aiuto da ogni angolo, c’è anche chi approfitta del dramma che sta vivendo
Haiti: sono cominciate le attività di sciacallaggio. Tuttavia,
nessuno rimane fermo: la gente scava tra le rovine della
propria abitazione in cerca di qualcosa di utile, gli eserciti
e la polizia fermano i ladri e gli sciacalli già in azione,
medici e infermieri curano i feriti.
I Paesi più ricchi offrono fondi ed aiuti ai terremotati.
Gli obiettivi, in questa fase di crisi, sono garantire l’uso
dell’acqua potabile e ripristinare i servizi igienici, per prevenire le temute epidemie. Il Paese è distrutto, la capitale
è isolata, molti ponti che mettevano in comunicazione le
campagne con il centro della città sono crollati; i telefoni
non funzionano, tv e radio non trasmettono più. C’è solo
qualche contatto di fortuna via Internet.
È importante che le radio, i giornali, le televisioni forniscano notizie e immagini della disperazione di un popolo,
perché senza di esse i fatti sembrano successi lontano,
con qualcuno che con noi ha poco a che fare e di cui, in
fondo, non ci interessa poi tanto.
Ci arrivano immagini di dolore, di gente che ha perso tutto
e ora non ha più niente; vediamo bimbi che, ormai orfani,
sporchi di terra e detriti, vengono estratti vivi dalle macerie
da chi scava con le mani nude.
Seduti in poltrona, commossi dalle immagini spaventose
di distruzione e disperazione che ci arrivano, ci sentiamo
coinvolti, e sentiamo il dovere di fare qualcosa per aiutare
queste popolazioni, di cui generalmente non ci occupiamo
affatto.
Peccato che questo “bisogno di aiutare” duri molto poco;
fra qualche giorno, quando la questione non farà più notizia, tutti ci scorderemo, poco a poco, di questa gente che
vive da sempre una vita molto dura. Ad aiutare resteranno
in pochi: missionari, medici e volontari senza nome che
aiutano i più deboli e bisognosi tutti i giorni, senza essere
al centro dell’attenzione.
Adesso pensiamo a tutte quelle persone che, anche prima
del terremoto, non stavano bene, e ora non sanno più cosa
fare della loro vita o dove andare.
Anche se sembra un’assurdità, pare che la natura, di tanto in tanto, voglia metterci alla prova per verificare che
l’umanità non sia morta dentro di noi. E questo è anche
un segnale di speranza.
Fabio Molinari, Matilde Anghileri 2E
Attualmente
Moda e tendenze 2010 Alla ricerca del GIUET
Matti da Ligari
Numerose sono le nuove tendenze
di quest’anno sulla moda.
Unghie curate e lunghe, squadrate
con la limetta e corredate da smalti
fosforescenti e brillantini di varie
forme sono all’ordine del giorno.
I pantaloni sono attillati come i leggins o i jeans e di colore viola, blu
elettrico, verde chiaro, rosa e fucsia.
Per quanto riguarda le scarpe sono
molto usate ballerine, All Star, stivali
alti scamosciati oppure le Classic
della Nike, per l’inverno, come pure
le sneakers alte, bianche o nere,
dell’Adidas.
Il trucco è sempre abbondante, ma
chiaro e molto visibile sugli occhi
con eye-liner, mascara e ombretti
colorati. Il mascara è molto forte,
nero e deve allungare le ciglia. La
matita è nera oppure viola o azzurra.
Il fondotinta è sempre abbondante
e adesso quasi tutte le ragazze lo
usano.
Passiamo ora ai vestiti: una ragazza,
che si vuol vestire alla moda, indossa
leggins neri o viola, stivali scamosciati o ballerine e maglie lunghe
oppure camicie da boscaiolo. Il tutto
va corredato da una cintura larga. La
borsa è piccola e non a tracolla. Gli
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LA LEGGENDA Nella tradizione popolare nella zona di
occhiali da sole sono a forma di cuore o a strisce. Vanno di moda inoltre
le felpe colorate, le giacche in pelle nere o marroni, tanti braccialetti
multicolore e pantaloni da ginnastica
stretti alla caviglia e alla vita. Sono
molto gettonati anche i gilet neri
con bottoni grandi e lucidi. Il tutto
va indossato con kefia. Le cartelle,
rigorosamente Eastpak ,sono tenute,
diversamente dagli altri anni, molto
in alto e hanno colori forti e vivaci.
Le borse sono grandi e spaziose con
personaggi di cartoni animati come
Minnie e Hello Kitty, personaggi
Disney come Winnie the pooh.
Le stampe di cuori, fiori e stelline
sono, come sempre, molto usate per
camicie, gonne, magliette e felpe,
ma non solo. Le felpe larghe, con
cappucci e con tasche spaziose,
hanno colori sgargianti.
I capelli sono lunghi, con ciuffi di
vari colori e ovviamente lisci.
Claudia Vedovatti, Donatela Kola,
Veronica Esposito e Camilla
Parravicini 2D
I Tokio Hotel
visti da due… facce
Polaggia fino alla valle del torrente Caldenno, le nonne
raccontavano ai nipotini di uno strano personaggio
che popolava i boschi della zona, dalle dimensioni
di un gatto con la parte posteriore del corpo fasciato
o a squame con il muso che a volte era quello di un
bambino ma spesso quello di un drago… si trattava
del Giuet. C’è chi diceva di averlo allattato e chi
affermava che avesse un poderoso fischio d’allarme.
Poteva addirittura pietrificare una vittima dopo averla
ipnotizzata. Oggi, c’è chi dice che si aggiri ancora tra
questi luoghi.
Per incontrare questa magica creatura bisogna seguire un percorso specifico, appunto
il sentiero del Giuet.
IL PERCORSO Il sentiero parte dalla chiesa di Berbenno e percorre il versante soprastante attraversando prima alcuni nuclei rurali, come Dusone, poi il versante terrazzato a
vigneto; si entra nel vero e proprio sentiero presso la località Mulini; dove per l’appunto
è presente “il mulino della Ghelfa” di cui abbiamo notizie sin dall’Ottocento quando fu
acquistato dai Ghelfi. L’alluvione nel ’87 ruppe il canale e le due ruote ma venne prontamente restaurato e reso funzionante dalla Comunità Montana. Questo vecchio mulino
serviva per macinare i cereali e le castagne dei terrazzamenti presso S. Pietro e Berbenno.
Da lì si raggiunge la chiese di S. Giorgio, posta in posizione panoramica, osservatorio
naturale dei versanti. Raggiunta la strada per Prato Isio, il tracciato si snoda nel bosco,
prevalentemente terrazzato, con alcuni spazi aperti e radure, fino a raggiungere uno
spianato che si apre alla vista delle Piramidi di Postalesio.
Lungo il percorso si vedono con chiarezza i segni dell’uomo, che, da tempi lontani, ha
colonizzato e modificato l’ambiente rurale.
Seguendo il sentiero si riscoprono gli antichi mestieri, i prodotti tradizionali, gli strumenti
del passato, fino ad arrivare agli aspetti naturali del bosco e delle rocce.
I lavori per la costruzione dei terrazzamenti hanno consentito di rendere produttivi i
terreni che, per la loro pendenza, non sarebbero stati altrimenti coltivabili.
Fin dal ‘500, senza mezzi meccanici e con grande fatica, sono stati trasportati e posizionati i sassi per i muretti a secco e successivamente la terra di riempimento. Le acque
piovane venivano convogliate in apposite canotte di scolo.
Le aree terrazzate in più erano coltivate a castagno da frutto, segale e patate.
Ma ritorniamo ora al nostro sentiero.
Vi sono dieci cartelli che illustrano il percorso e procurano approfondimenti su vari
temi. Il percorso possiede inoltre due anelli di variante per conoscere meglio la patria
del Giuet. Per effettuare l’intero itinerario è necessario munirsi di attrezzature sportive
e scarpe da ginnastica oppure di scarponcini (ideali per la montagna) e dell’occorrente
necessario per camminare nella natura.
Riportiamo ora alcune informazioni riguardo alla percorribilità.
Da Berbenno all’osservatoio delle piramidi di Postalesio bisogna pazientare per
1.30 ora circa. Ma… conviene.
Per effettuare invece l’intero anello con ritorno a Berbenno bisogna aver 2.10
ora libere!
Dalle informazioni che abbiamo, risulta che il solo anello di variante, più in
quota, è percorribile in non meno di 40 minuti circa.
Con queste parole chiudiamo questo testo, sperando che andiate nella patria del Giuet.
P.S. Rispettate questo sentiero che la natura ci ha affidato!
Mattia Baraiolo, Federico Dell’Agostino, Riccardo Galli 1B
Bambini progettano
la città del futuro
Gli alunni della classe 5ª di Montagna Piano
partecipano al concorso “La città che vorrei”
Bea: ma hai sentito che bello il nuovo disco dei Tokio Hotel?
Sara: sì davvero, fa schifo
Bea: cosa????
Sara: sono terribili, non mi piacciono per niente … non si capisce
neanche se sono maschi o femmine
…
Bea: sono maschi!!!!!!!!!! E sono quattro tedeschi stupendi! La loro musica
pop è la migliore
Sara: mamma mia, Bea, che gusti
e poi sei proprio sicura che siano
maschi, sai, al giorno d’oggi…
Bea: sei tu che hai gusti strani e sì
sono sicura…
Sara: stai scherzando????
Bea: all’inizio non piacevano neanche a me, ma poi ho capito che
avevo gli occhi chiusi quando ho
sentito il loro primo singolo “Moonsoon” una canzone fantastica
Sara: si vede che hai picchiato la
testa.. devo richiuderteli quegli
occhi?
Bea: no no, non chiudermeli che
ci vedo bene io, sei tu quella cieca
Sara: intanto sei tu che porti gli
occhiali e io no …
Bea: appunto, gli occhiali mi hanno
permesso di vederli meglio
Sara: non ho niente contro gli
occhiali, ma i tuoi si vede che sono
difettosi..
Bea: ma se mi fanno due occhi
stupendi
Sara: sì sì, certo, fatto sta che sei
una delle poche a cui i Tokio Hotel
piacciono. Indagherò se tutti i loro
fan hanno gli occhiali difettosi
Bea: non penso, comunque non
è vero che i loro fan sono pochi,
riempiono stadi interi
Sara: sì, lasciamo perdere, con te
non c’è più niente da fare, ti abbiamo perso
Sara Romanelli e Beatrice Buratti
2D
Durante il mese di febbraio la classe 5ª della Scuola Primaria di Montagna Piano ha
dimostrato che la genialità dei bambini non deve essere mai sottovalutata.
Con la partecipazione al concorso “La città che vorrei”, hanno saputo realizzare dei piccoli
“capolavori”.
I bambini hanno lavorato suddivisi in gruppi guidati dalle maestre e da due persone veramente speciali: la nonna di un alunno della classe che ha aiutato insegnando la tecnica
dell’acquerello e la loro ex maestra, ora in pensione, che ancora oggi si dedica ai bambini
con amore e passione.
Per realizzare i cinque disegni i piccoli ricercatori hanno preso spunto da immagini trovate sui libri, dai monumenti più significativi della Valtellina e dalla natura meravigliosa
della nostra terra.
I loro disegni rappresentano città innovative dove sono combinate tradizione e innovazione: compaiono treni superveloci, pale eoliche e pannelli solari, inseriti in una natura
costellata di bellissimi monumenti.
Ogni cartellone è stato piegato a libro. Sulla parte esterna è stata ritagliata, a mo’ di finestra,
la sagoma di simboli valtellinesi: la chiesa della Sassella, un grappolo d’uva…
Gli alunni hanno lavorato come “api operose”, collaborando e aiutandosi a vicenda. In
ogni opera è presente l’allegria dei bambini, l’amore per l’ambiente e la voglia di vivere
in una città felice e pulita. Osservando i disegni si può capire quanto impegno ci hanno
messo, infatti tutti i particolari sono ben fatti e le coloriture molto curate.
Su ogni disegno hanno poi incollato la poesia “Signori architetti”, di Gianni Rodari, che
prima si rivolge agli architetti complimentandosi per la loro bravura poi però gli ricorda che
in quei palazzoni ci devono vivere anche bambini, che hanno bisogno di cortili e giardini.
Classe V Scuola Primaria di Montagna Piano
4
Attual mente
PATRIOTTISMO: esiste ancora?
Il patriottismo è un sentimento antico e si esprime attraverso l’orgoglio
per i progressi conseguiti o la
cultura sviluppata dalla
patria, ma soprattutto
tramite il desiderio
d i conservar ne
il carattere ed i
costumi. Patriottismo significa
amare, difendere, sentire
propria la tua
patria, la tua
terra, significa sentirsi
parte attiva
di una nazione che può
migliorare o
peggiorare in
base al tuo comportamento.
Due grandi patrioti
che hanno partecipato, anche se diversamente, all’unità d’Italia sono Mazzini e Garibaldi, che senza il geniale
Cavour non sarebbero riusciti ad ottenere il risultato finale: l’unità d’Italia.
Garibaldi è stato un generale, un valoroso condottiero e patriota italiano. È
considerato da tutti una delle figure
fondamentali del Risorgimento italiano, il personaggio storico più famoso
e popolare. In Italia è noto anche con
il nome di “Eroe dei due mondi”, per
le sue imprese militari compiute sia
in Europa che in Sud America.
Credo che quest’uomo sia
stato il braccio militante
dell’unità; credeva in
ideali molto simili a
quelli che oggi sono
le basi della nostra
Costituzione: la
fratellanza, l’uguaglianza e l’aiuto
reciproco tra le
persone. Amato
dai democratici
di tutto il mondo
Garibaldi è stato il
simbolo degli ideali di libertà, giustizia, indipendenza
dei popoli.
Giuseppe Mazzini era
un liberale che sperava di costituire un paese
repubblicano, i suoi successori furono gli uomini politici che
facevano parte della sinistra storica.
Era un uomo molto intelligente e che
si è dato molto da fare per il nostro
Paese; Mazzini era molto amico di
Garibaldi dal momento che essi condividevano gli stessi ideali politici.
Il cervello che però portò all’unità italiana fu quello di Camillo Benso, conte
di Cavour: egli aveva una grandissima
capacità di ragionamento Egli è stato un politico italiano, protagonista
del Risorgimento nella veste di capo
del governo del Regno di Sardegna
e successivamente in quella di primo
Presidente del Consiglio del Regno
d’Italia. Questo grande uomo
muore a Torino il 6 giugno
1861, qualche mese dopo
aver visto l’unità del
nostro paese; forse
se egli fosse vissuto per qualche
anno in più ora
ci troveremmo
in uno stato federalista,
cioè nel quale
ogni regione
è molto indipendente, ma,
visto che la storia non si fa con
i se e con i ma,
non possiamo
esserne certi.
È in questo secolo
che Goffredo Mameli scrive il “Canto degli
italiani”, che dal 1946 è
diventato il nostro inno italiano. Era un poeta, uno scrittore e un
patriota italiano. Lo scrisse quando
l’Italia che conosciamo noi era anco-
Matti da Ligari
ra un sogno. Spesso è stato criticato
per il suo contenuto, ad esempio, per
alcune frasi ritenute retoriche ma forse
non tutti sanno che il suo autore è
morto poco più che ventenni combattendo proprio per le sue idee e
ciò dimostra che gli uomini di quel
periodo erano disposti a sacrificare la loro vita per il bene
della patria. Un momento:
oggi, siamo anche noi
disposti a morire per
il bene dello stato
italiano? Credo che
la maggior parte
delle risposte
sarebbe no. Credo che oggi non
esistano più
i veri patrioti
come quelli che
nell’Ottocento
hanno sacrificato la propria
vita per il nostro
Paese. Questo mi
dispiace perché
erano persone molto
determinate che, unendo le proprie forze, sono
riuscite a raggiungere uno
scopo nobile e ciò potrebbe
servirci oggi per superare i problemi
della società.
Nicole Speziale 3A Albosaggia
Il mio futuro… la scelta
Quando da piccola la gente mi chiedeva quale lavoro avrei fatto da grande rispondevo che non avevo idee.
Ma adesso è arrivato il momento di
decidere la mia vita futura, la strada
da seguire, la scelta ritenuta per me
la più importante di tutte quelle che
ho fatto finora. La cosa che più mi
spaventa è la certezza che solo io
posso scegliere, sono io l’artefice del
mio futuro. Ho paura… paura di non
farcela… paura di pentirmi della mia
scelta… paura di quello che pensa la
gente… paura dell’avvenire. Ci sono
momenti in cui non ho dubbi: mi vedo
all’istituto tecnico per ragionieri, altri
nei quali sono sicurissima di iscrivermi
al liceo classico, altri ancora in cui
penso al liceo socio psicopedagogico,
altri durante i quali sono certa soltanto
di una cosa: non ho la minima idea
su quale scuola scegliere. Mia mamma
ha fatto ragioneria e poi l’università,
adesso lavora all’ufficio personale del
comune di Sondrio. Credo che il suo
non sia un lavoro facile, molte sere,
quando preparo la cartella, la vedo
In questo articolo vogliamo riflettere su
Facebook, perché se ne sente molto
parlare e tanti ragazzi di questa scuola
si sono già iscritti.
L’iscrizione è gratuita, bisogna avere una
casella postale e più di tredici anni.
Questo social network è diffuso in tutto il mondo e nel 2010 si sono registrati
circa 400 milioni di persone.
Facebook serve per chattare con altra gente che abita lontano, addirittura in
ogni angolo del mondo. Però, a volte, si possono incontrare adulti o ragazzi
che fanno i bulli e ti scherzano.
Molte notizie di questo genere si sentono spesso in televisione e la polizia postale
riceve anche delle denunce fatte dai genitori di ragazzi che vengono discriminati o offesi per via di diversità fisiche o culturali e modi di pensare differenti.
Oltre a questi pericoli Facebook è molto utile e divertente: ci sono giochi online
gratis e applicazioni per scaricare musica legalmente.
Ma la domanda che molti si pongono è: perché mi dovrei iscrivere a Facebook?
I ragazzi della nostra classe hanno risposto dicendo che così si può comunicare
gratuitamente o anche che sono stati influenzati da altri amici che si erano già
iscritti in precedenza.
Secondo noi Facebook è bello e coinvolgente ma bisogna fare attenzione
alle persone malintenzionate che hanno altri scopi oltre a quello del semplice
conoscersi.
Per restare in rete in sicurezza e non avere brutte avventure possiamo chiedere
aiuto ai nostri genitori o ad altri adulti che ci possono aiutare a comprendere
meglio ciò che ci succede nel network. Alice Muffatti, Federico Molinari, Simone Conforto, Giulia Vedovatti 1B
seduta di fronte a una risma di fogli
da studiare. Arrivata dal lavoro, dopo
una giornata impegnativa, deve cucinare, deve sistemare la casa, perché io
non faccio niente di quello che dovrei
fare. Semplicemente lascio che sia
lei l’unica a occuparsi delle faccende
domestiche. Io non ho interessi particolari, se dovessi decidere subito
sceglierei ragioneria. Certo magari
quando approfondirò il discorso sui
licei e quando andrò agli open day
cambierò idea…. A volte penso di
voler fare ragioneria perché è una
scuola che rilascia un diploma subito
spendibile nel mondo del lavoro, senza dover per forza proseguire gli studi.
D’altro canto ho davanti l’esempio di
mia madre che, dopo aver frequentato
ragioneria, si è brillantemente laureata
in giurisprudenza, senza trovare particolari difficoltà. Inoltre, pensando al
liceo classico, l’idea di studiare e fare
le traduzioni di latino e greco, due
lingue che si dicono morte, non mi
affascina particolarmente. In questo
periodo di transizione sono confusa, il
pensiero di decidere mi spaventa, non
so proprio cosa fare, spero di ricevere
degli aiuti concreti. Devo trovare le
coordinate della mia vita, anche se per
ora mi è più facile pensare a quello
che non voglio fare. Non è che tutte le
materie previste dal piano di studi di
ragioneria mi convincano, però la mia
mamma dice che gli sbocchi professionali di tale scuola sono molteplici,
non solo esclusivamente legati alla
tenuta della contabilità. Molti pensano
che il liceo serva per avere cultura,
che apra la mente, io concordo con
questa affermazione, ma secondo me
la cultura se la fa la persona stessa creandosi le proprie opinioni. Per quanto
riguarda il mondo del lavoro io non
ho nessuna idea in mente, vorrei un
lavoro gratificante anche dal punto
di vista economico e che metta in
luce le mie capacità. Fra poco dovrò
iscrivermi, mi consola il fatto che non
sono solo io a essere indecisa. Mia
mamma mi dice sempre di scegliere
seguendo il mio istinto, senza preoccuparmi troppo perché anche questa
scelta si può cambiare. Il progetto
orientamento non mi è servito, mi ha
solo confuso le idee già poco chiare
che avevo. Il mio sogno? Esaudire
tutti i miei desideri in modo da poter
guardare indietro e dirmi: “non ti sei
persa niente…. hai vissuto tutto nel
miglior modo possibile”.
Daniela Cama 3A Albosaggia
Matti da Ligari
Direttore responsabile: Prof.ssa Luisa
Benzoni
Caporedattore Centrale: Alessandra Bondanese
Coordinamento: Chiara Cola
Caporedattori
ATTUALMENTE: Anna Sciolini
e Sara Paruscio
BENESSERE: Stefano Colombini,
Luca Fanchi
SAPORITAMENTE: Sabrina Hu,
Kaur Kirandeep
SCACCIAPENSIERI: Anna Sciolini
CRITICAMENTE: Fabio Schena,
Simone Mossinelli
SCATOLA DEI SOGNI: Giulia Parolo,
Elisa Pinciroli
RACCONTAMI: Martina Pizzi,
Nicol Shestani
VIAGGI: Sara Paruscio
MASEGRA FAI: Luca Carnazzola,
Michael Bertini Emmanuelle Medina
SPORTIVAMENTE: Maurizio Morra
DI RIMA IN RIMA: Leo Edoardo
Art director: Nicol Shestani
Produzione: Luca Sciaresa
Matti da Ligari
Il mio
primo giorno
di scuola media
Il mio primo giorno di scuola media
è stato diverso da tutti gli altri giorni.
La sera precedente ero piuttosto agitato e per un po’ non sono riuscito
a dormire.
Continuavo a girarmi e rigirarmi
nel letto preso da mille pensieri.
In particolare pensavo a come sarebbero stati i miei nuovi insegnanti e
anche i miei nuovi compagni che
non conoscevo. Non saprei dire a
che ora riuscii ad addormentarmi
ma sicuramente era già tardi.
Al mattino, appena sveglio, mi sono
alzato in pensiero, non credevo che
fosse giunto il gran giorno: era il
momento di cominciare la prima
media.
Mentre facevo colazione i miei familiari mi davano consigli e mi ripetevano di stare tranquillo che era un
giorno come un altro, ma per me
non era così.
Sono stato accompagnato a scuola
da mia madre e una volta giunto in
prossimità raggiunsi a piedi il piazzale anteriore all’edificio scolastico.
Fu un momento bello e rassicurante
rivedere i miei vecchi compagni. Mi
accorsi che la mia agitazione, pian
piano, svaniva. Mi misi subito a
chiacchierare con loro e in lontananza vidi i nuovi compagni.
Dopo un po’ suonò la campanella
e per ultimi entrammo in classe.
Ognuno si era seduto nel banco più
vicino al compagno che preferiva,
io mi ero messo nell’ultima fila, di
fianco a Giovanni.
Da quella posizione avevo una
visuale molto ampia e vedevo perfettamente la cattedra e la lavagna
interattiva.
L’aula aveva pareti tappezzate di
cartine geografiche, calendari, cartelloni. Dalle finestre notai che si
vedeva la scuola dell’infanzia.
A un certo punto arrivò la professoressa di arte che iniziò a chiedere i
nostri nomi, poi ci condusse a visitare le varie aule.
Terminate le sue ore fu la volta del
professore di matematica, entrò in
classe sorridente e mi sembrò subito
molto simpatico. Anche la professoressa di lettere mi sembrò molto gentile, parlò della scuola e di come era
organizzata, diede consigli sull’utilizzo dei libri e dei quaderni.
La mattina passò abbastanza velocemente ed io cominciai ad avere
un’idea dei miei nuovi professori
e dei nuovi compagni, Fabio, ad
esempio, mi sembrò subito simpatico
e socievole con tutti. Andrei invece
mi incuriosiva perché era rumeno
e non avevo mai avuto in classe un
compagno straniero.
Quando suonò la campanella
d’uscita mi resi conto che la prima giornata di scuola era trascorsa
tranquillamente.
Tornai a casa felice con mille cose
da raccontare. Mi sentivo al centro
dell’attenzione e tutti mi chiedevano
qualcosa.
Finalmente il mio primo giorno era
passato e le mie paure erano svanite.
Davide Genini 1A Albosaggia
5
Albosaggia
A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE
Domenica 14 febbraio io e la mia famiglia abbiamo preso parte alla sfilata in
maschera organizzata dall’oratorio di
S. Rocco con la partecipazione di altri
oratori, tra cui quello di Albosaggia.
Quel giorno ero molto felice ed emozionato e non vedevo l’ora di mascherarmi da Capitan Uncino per andare a
Sondrio dove mi sarei incontrato con
Daniele, il mio compagno di classe.
La partenza con i carri allestiti dagli
oratori partecipanti era prevista per le
ore 14.00 presso l’oratorio di S. Rocco.
Il nostro carro rappresentava l’ape
Maia.
Le sponde del rimorchio erano ricoper-
te da una carta gialla con strisce nere
e la parte anteriore raffigurava la testa
dell’ape.
Il carro trasportava uno stereo con due
enormi casse e un gigantesco vasetto
di miele in gommapiuma.
Dall’oratorio incominciò la sfilata che
avrebbe percorso le principali vie di
Sondrio per arrivare in Piazza Garibaldi.
C’erano tantissime maschere e non
riuscivo a trovare Daniele, così mi unì
a mio fratello e ai suoi amici.
Lanciavamo coriandoli a tutti e mi divertivo a lanciarli anche ai miei genitori.
Finalmente incontrai Daniele e insieme
spruzzammo stelle filanti a chiunque.
La ginnastica
artistica
Un flick, una rondata, una ruota... Tutti
elementi che fanno parte di un bellissimo sport, per me una passione: la
ginnastica artistica.
Questa passione è nata da una semplice casualità, cioè dal fatto di avere
un’insegnante di ginnastica “in famiglia”: mia cugina Claudia, che è un’insegnante di ginnastica ritmica. All’inizio
non mi interessava. Tutti i giorni però
guardavo dalla finestra mia cugina che
si allenava nel suo giardino e questo mi
affascinava molto. Vinta da mille mie
richieste, mia mamma decise di iscrivermi, così mi ritrovai in palestra. Qui
ebbe inizio la mia avventura. Dopo
pochi allenamenti ero già convinta che
la ginnastica fosse la mia “vocazione”.
Qualcosa dentro di me, però, mi diceva
che non era quel tipo di ginnastica che
mi apparteneva. Era troppo elegante,
un po’ noiosa. Io, invece, avevo bisogno di uno sport più deciso e stavo per
trovarlo, in un modo del tutto insolito.
Quel giorno, infatti, mi trovavo in montagna, a San Giacomo, e stavo chiac-
Abbiamo camminato, cantando e ballando, per più di un’ora e mezza, prima
di raggiungere Piazza Garibaldi, dove ci
hanno accolto gli organizzatori e molto
pubblico offrendoci una sana e buona
merenda. La piazza era affollata. Lì ho
potuto vedere meglio alcuni carri tra
cui due castelli e uno che rappresentava i Simpson.
Prima di rientrare a casa, ho assistito
ad uno spettacolo proposto da alcune
giovani sbandieratrici bravissime.
È stato un bel Carnevale e mi sono
divertito di più degli altri anni.
Nicolas Ruttico 1A Albosaggia
chierando con una ragazza, anche lei
una ginnasta. Dopo avermi visto fare
qualche acrobazia, lei mi diede un
consiglio: “Sei brava, ma si vede che
non sei fatta per la ritmica; vieni con
me, io faccio ginnastica artistica!”.
All’inizio rifiutai questa proposta, ma
dopo poco decisi che provare non
costava niente. E fu così che, in una
fredda giornata di gennaio, trovai la
mia prima, vera grande passione: la
ginnastica artistica, appunto. Chissà
perché, questo sport così strano e
“pericoloso” mi colpì a tal punto. Forse
per via di tutti quei salti che mi mettevano i brividi e mi facevano salire
l’adrenalina a mille, magari per tutti
quegli attrezzi, così possenti e affascinanti; oppure per quella palestra e
le insegnanti che mi facevano sentire
come a casa mia?
Ecco. Adesso sapete com’è cominciata
la passione. Ma non è di certo finita
qui. Questo è stato solo l’inizio della
mia fantastica avventura. Da principio
in palestra ero un po’ impaurita, non
conoscevo nessuno, ma questa situazione è durata ben poco. Ho trovato
presto tante amiche che avevano molto
in comune con me, con le quali potevo
condividere la mia passione. Gli allenamenti erano duri, lo sono tuttora, ma le
soddisfazioni sono tante. Una delle mie
soddisfazioni più grandi è sicuramente
quella di partecipare alle gare. Che si
vinca o meno, non è questo l’importante: la ginnastica, infatti, mi ha insegnato
ad essere sportiva, a non perdermi mai
d’animo, ad accettare la sconfitta con
dignità senza arrabbiarmi.
Vanessa Fortini 2A Albosaggia
San Salvatore
San Salvatore si trova in Valtellina sulle Orobie, nel comune di Albosaggia.
È situato a circa 1200 m sul livello del mare, ed è un
maggengo molto esteso. È diviso in due parti, separate
dal bosco.
San Salvatore è noto per una delle chiese più antiche
della Valtellina; nei sotterranei ci sono delle ossa che si
dice siano resti di bergamaschi (non so però se è vero)
che passavano di qui per andare in Valtellina. Contrariamente a quasi tutte le altre chiese, l’altare è rivolto a
ovest, secondo quanto si narra perché in quel luogo fu
ucciso un prete. Fortunatamente il maggengo è tenuto
abbastanza pulito e l’ambiente naturale circostante non
presenta la sporcizia che si vede in altri posti.
D’estate a San Salvatore porto le mucche in alpeggio. Io e
la mia famiglia le facciamo pascolare nei prati lì intorno.
Le giornate, in passato, le ho trascorse insieme a mio zio
e a mio fratello a fare recinti per le mucche e a “mungerle”, lo scrivo tra virgolette perché io facevo soltanto
l’aiutante mentre a mungere veramente erano la mamma
o il papà, lo zio e mio fratello.
Beh… anche se ho trascorso tutta l’estate a “lavorare”,
questo tipo di occupazione è molto divertente. Avevo
anche una mucca preferita, Bimba, che si lasciava persino
accarezzare!
A San Salvatore ci sono anche altri pastori, però, a differenza di noi che ne abbiamo circa trenta, hanno soltanto
una decina di mucche, che fanno pascolare nei prati più
ripidi.
Secondo me, San Salvatore è il posto più bello, fantastico
del mondo… a parte le mosche e tutti gli altri insetti che
rompono veramente le scatole!
Debora Contrio 2A Albosaggia
6
Fai al Masegra
Giornate Fai al Castel Masegra
I giorni 27 e 28 marzo in tutta Italia si sono
celebrate le “giornate FAI di primavera” (Fondo
per l’Ambiente Italiano). In queste due speciali
giornate tutti i patrimoni appartenenti a questa
associazione sono stati eccezionalmente aperti
al pubblico e l’entrata era gratuita. Anche noi,
alunni della scuola media “G. P. Ligari” abbiamo
deciso di partecipare all’iniziativa in onore del
FAI che si è svolta al Castel Masegra, un antico
castello la cui costruzione è in vari stili. In particolare, per questo progetto, hanno partecipato
quattro classi (2 A, 2 C, 2 D, 3 B), tra cui la
nostra (2 D). Abbiamo fatto rivivere il cast con
il gruppo delle danzatrici, il gruppo dei musici
(fiati e chitarre) e i gruppi di ciceroni in varie
lingue: italiano, inglese, tedesco e russo.
Noi abbiamo svolto il ruolo di ciceroni in tedesco. La preparazione a questa manifestazione è
stata molto lunga, tanto che ci abbiamo impiegato alcuni mesi.
Abbiamo iniziato con una lezione con le professoresse Balgera e Cederna. Lì abbiamo capito
cosa è il FAI (fondo per l’Ambiente Italiano) e
abbiamo incominciato a conoscere la storia del
castello. In seguito siamo andati a visitarlo e
abbiamo notato molti particolari che prima di
allora ci erano sconosciuti anche perché molti
di noi non erano mai entrati al castello.
Successivamente abbiamo partecipato ad una
lezione con il professor Garbellini che ci ha fornito informazioni storiche sui castelli presenti in
Valtellina. Dopo tanto lavoro e impegno si è svolta la manifestazione. Il primo giorno, sabato 27,
alcuni gruppi tra le classi coinvolte nel progetto
si sono recati al castello fin dalla prima ora per
inaugurare la manifestazione e ricevere visite da
parte di molti turisti. Purtroppo noi abbiamo avuto poche occasioni per fare da guida e mostrare
ciò che avevamo imparato in questi mesi. Nel
pomeriggio alcuni generosi turisti italiani si sono
offerti di seguire la visita in tedesco. In questo
modo, orgogliosi del nostro lavoro, abbiamo
presentato il castello ai “volontari”.
Verso le 17.00 si sono recate al Masegra alcune
autorità del comune e della provincia di Sondrio
(prefetto, assessore alla cultura...). In quella
occasione si è svolta la premiazione. Ci siamo
radunati nel cortile interno del castello, dove
abbiamo ascoltato il discorso dei rappresentanti
delle istituzioni ed essi ci hanno consegnato
gli attestati per il nostro impegno. A questo è
seguito un rinfresco molto gradito da tutti, in
particolare da noi ragazzi, stanchi ma entusiasti
della giornata.
Nella mattina della domenica non abbiamo avuto
molto “successo”, al contrario del pomeriggio.
Infatti, dopo pranzo, la gente scalpitava all’entrata del cancello principale per assistere alla
visita guidata da noi ciceroni. Alcune persone
di Sondrio non avevano mai avuto l’occasione
di entrare nella magica atmosfera del castello.
Noi ci siamo impegnati molto, al tal punto che
abbiamo “dovuto” guidare due gruppi di turisti
in italiano. Eravamo un po’ emozionati e impacciati, ma la professoressa Gualteroni ci ha chiesto
di leggere il documento preparato e quando i
visitatori si sono presentati innanzi a noi abbiamo annunciato loro che noi eravamo le “riserve”,
dato che mancavano ciceroni in italiano perché
impegnati in altri gruppi molto numerosi.
A fine giornata noi ragazzi, entusiasti e soddisfatti della manifestazione, ma altrettanto stanchi,
curiosi di scoprire le meraviglie della parte a
sud del castello, presentata dai ragazzi del “liceo
Pio XII”, ci siamo precipitati sulle scale della
parte del castello a noi sconosciuta. Dobbiamo
ammettere che i nostri “colleghi” erano un po’
più esperti di noi, anche vista la differenza d’età.
Sono molto più grandi
Camilla Antonucci, Veronica Bertolini, Jacopo
Grossi, Lucia Mazza, Giuliano Volontè 2D
Matti da Ligari
Un castello fra castelli
ma non solo…
La Valtellina, fin dai secoli più remoti, è stata una terra di passaggio.
Essa, infatti, si trova presso il confine italiano ed in passato (ma
anche attualmente) ha permesso il passaggio di numerosi popoli
verso il nord Europa.
Proprio per questo motivo i castelli e le torri ricoprivano un ruolo
fondamentale per controllare i valichi alpini; tra questi si evidenzia il castello Masegra che, massiccio e ancora ben conservato,
si erge sopra la cittadina di Sondrio. È stato questo l’ argomento
che abbiamo trattato venerdì 19 febbraio in una lezione tenuta
da Luigi Garbellini. Allo scopo di aprirci gli occhi sulle ricchezze
artistiche e architettoniche locali, le nostre insegnanti hanno infatti
organizzato un incontro con questo esperto di storia valtellinese,
nonché ex preside della scuola secondaria di primo grado a Tirano. Egli, con una presentazione in power-point, ci ha spiegato la
storia della Valtellina e illustrato i suoi fortilizi. Questa attività è
stata organizzata anche grazie all’aiuto e all’incentivazione del FAI
(Fondo Ambiente Italiano) di Sondrio che ha assegnato agli alunni
della Ligari il compito di mostrare il Masegra ai turisti ed ai visitatori
durante “le giornate di primavera”, momenti in cui molte proprietà
del FAI sono aperte al pubblico.
Il popolo che risiede attualmente la Valtellina deriva dai Longobardi,
etnia proveniente dalla Germania. Essi, dopo aver varcato i passi
alpini, si stanziarono presso i territori sondriesi e ne fecero un
‘arimannia’ (luogo di insediamento). Nel 1006 tutta la valle divenne parte del Sacro Romano Impero Germanico con l’imperatore
Enrico II che però, dopo non molto tempo, donò la Valtellina ed
altri territori in feudo al Vescovo di Como, Everardo. Egli ottenne
così un potere sia temporale che spirituale.
La Valtellina è stata ed è ricca di castelli, ma quello che desta più
attenzione e che è veramente degno di nota, è il Castel Masegra.
Contrariamente ad altre strutture, non deve il suo nome alla famiglia che l’ha costruito, bensì al luogo dove esso si trova; il termine
“masegra” significa infatti luogo pietroso, ricco di rocce. Per la
sua posizione strategica, all’imbocco della Valmalenco, fu luogo
di fortificazione anche nel passato remoto. Durante i pericolosi
spostamenti dei Vandali, che volevano assediare e invadere la città, il forte Masegra (solo un primo abbozzo dell’attuale Castello)
fece parte del: “tractus italiae circuì alpes” che significa dal latino:
difesa dell’Italia lungo le Alpi. Questa difesa consisteva in un lungo
sistema di forti destinati, appunto, a controllare i movimenti e gli
spostamenti di questa popolazione bellicosa.
Il Castello Masegra fu proprietà, dal 1041 al 1436 della famiglia
longobarda dei Capitanei Negri; essi prendevano il nome dal loro
potere, quello di capitanare, e provenivano da un paese della
Brianza chiamato Zizzola. Erano Guelfi e ciò causò non pochi
scontri con i Ghibellini risiedenti a Como. Questo fatto comportò
anche numerosi smantellamenti e ricostruzioni del castello. Nel
1436, grazie al matrimonio tra Jacopina de Capitanei e Antonio
Beccaria (proveniente da una nobile famiglia di Tresivio), il castello
passò, appunto, alla famiglia Beccarlia che lo conservò, come sua
proprietà, fino alla fine del 1500. Dalla fine del ‘500 fino al 1707
appartenne ai Salis, una potente famiglia dei Grigioni. Passò, infine, alla famiglia Gucciardi, il cui ultimo erede, alla fine del 1800,
lo donò al Demanio. Lo Stato ne fece così una caserma militare e
aggiunse anche delle strutture supplementari per ospitare i soldati.
La storia del Castel Masegra è legata a molti altri castelli e torri valtellinesi che furono costruiti intorno al 1000 in seguito al fenomeno
dell’incastellamento feudale; tra questi ricordiamo:
• le torri di Fraele (Isolaccia)
• la torre dei De Simoni (Bormio)
• il castello di Grosio
• il castello di San Faustino (Grosotto)
• la torre Pedenale (Mazzo)
• il castello di Bellaguarda (Tovo Sant’Agata)
• il castello dei Capitanei a Stazzona
• la torre di Teglio
• il castel Grumello (Montagna)
• il castello di Mancapane (Montagna)
• il castello di Panperduto
Personalmente, ho trovato l’argomento molto interessante perché,
in questo modo, ho potuto imparare ed approfondire la storia della Valtellina, dei luoghi in cui sono nata e cresciuta. Con queste
conoscenze oggi ho la possibilità di apprezzare al meglio la bellezza
di questo territorio e dei tesori che esso racchiude, essendo capace
di riconoscere e dare un senso a ciò che vedo.
In particolare, nelle numerose vicende del castel Masegra, mi
ha stupito come lo Stato abbia utilizzato il castello, senza alcun
riguardo per le bellezze architettoniche ed artistiche che ancor oggi
custodisce; fortunatamente, però, il FAI ha saputo cogliere il fascino
che esso racchiude, avviando una serie di iniziative allo scopo di
far conoscere e apprezzare il castello e, soprattutto, incentivando
le opere di restauro che stanno riportando alla luce il suo antico e
finora nascosto splendore.
Bianca Maria Bondiolotti 3B
Fai al Masegra
Diario di una ballerina rinascimentale
Matti da Ligari
Sabato 27 marzo 2010
Caro diario,
oggi sono diventata una ballerina rinascimentale, il motivo è che oggi e domani
sono due giornate speciali. Infatti è la
giornata FAI (Fondo Ambiente Italiano)
di primavera che si svolge il 27 e il 28
marzo e quest’anno, come monumento
della Valtellina da aprire al pubblico,
hanno scelto il Castel Masegra. Questo
luogo è stato adottato dalla scuola Ligari
nel 1999; di conseguenza la professoressa Cederna e la rappresentante del FAI
della Valtellina, la signora Balgera, ci
hanno chiesto se potevamo fare i ciceroni, cioè coloro che illustrano le caratteristiche principali di un monumento o
di una località ai visitatori. La Ligari ha
accettato di collaborare con entusiasmo
e competenza in occasione di queste
due giornate FAI.
Nella mia classe abbiamo assunto molti
compiti: ballerine (di cui faccio parte
io), musici, figuranti, ciceroni in tedesco
(dovevano guidare i turisti stranieri) e
in italiano (dovevano guidare i turisti
valtellinesi). Ora che ti ho spiegato tutto,
mio caro diario, inizierò a raccontarti di
oggi: siamo scese in palestra e abbiamo
indossato bellissimi vestiti. Il mio era di
color marrone con maniche oro e perle
bianche dalla forma allungata, ma c’erano anche altri vestiti belli. Dopo aver
indossato il nostro fantastico abito, siamo andati al castello. Le visite iniziavano
alle dieci, ma noi alle nove eravamo già
sul posto a provare. La prima visita è
stata quella di due bambini con la loro
maestra. Eravamo tutte molto emozionate: era la prima volta che ci esibivamo.
Tutte le visite che sono venute dopo
sono state di scuole elementari o prime
medie, a eccezione di alcuni gruppi di
visitatori o genitori. In tutto, questa mattina, abbiamo danzato 19 volte, dalle 10
alle 12. Che fatica, quando un gruppo
proseguiva la visita ne arrivava subito
un altro e, poi, faceva molto, ma molto
caldo. Il pomeriggio abbiamo ballato
dalle due e mezza fino alle cinque e
mezza, poi c’è stata la premiazione fino
alle sei. Verso le tre, nella loggetta, ha
iniziato ad arrivare un vento gelido; i
nostri abiti leggeri svolazzavano, faceva
freddo ma non potevamo mettere la
giacca, altrimenti li avremmo coperti. A
fine giornata è arrivato il prefetto e alla
sua presenza la presidentessa del FAI ci
ha premiato con un diploma. Camilla,
a fine giornata, ci ha comunicato che
durante tutto il giorno avevamo danzato
più di 45 volte, cioè erano arrivati più
di 45 gruppi a vederci. Questa giornata
mi è piaciuta molto anche se è stata
molto faticosa.
Ciao Diario, a domani.
Domenica 28 marzo 2010
Caro Diario, la giornata di oggi al castello
è stata molto faticosa perché è arrivata una “massa” di gente che ha dovuto
aspettare un po’ e c’era una coda che
giungeva fino alla piazza. Per smaltire la
coda, i ciceroni di inglese e di tedesco
hanno dovuto parlare in italiano improvvisando e noi ballerine abbiamo dovuto
ballare 42 volte senza fare una pausa,
avendo già ballato anche il sabato. I gruppi erano molto interessati a queste danze rinascimentali e ogni gruppo era più
numeroso del precedente. Io credo che
questa giornata si sia risolta positivamente
nonostante la quantità di gente arrivata.
Il tempo non era uno dei migliori: alla
mattina era un po’ nuvoloso con qualche
raggio di sole, ma si stava bene. Nel primo
pomeriggio si stava ancora bene ma verso
sera il vento è aumentato. Comunque è
stata una bella giornata, seppur faticosa.
A presto, mio diario.
Elena Ipra, Sara Sambrizzi 2D
Diario di un musicista rinascimentale
Sabato 27 marzo 2010, ore 13.00
Caro diario,
oggi è la “giornata FAI di primavera” e
per usanza, il 27 e il 28 marzo, vengono
aperti al pubblico monumenti e castelli
che solitamente sono chiusi; noi dobbiamo animarla suonando canzoni rinascimentali e medioevali al castel Masegra.
Oltre a noi ci sono “ciceroni”, “figuranti”
e ballerine, per riportare il castello allo
splendore del 1400.
Stamattina ci siamo recati a scuola con
le nostre chitarre e i nostri vestiti medioevali. Giunti in classe abbiamo aspettato
cinque minuti poi siamo scesi in palestra
a vestirci.
I nostri abiti erano a dir poco ridicoli
e non riuscivamo ad immaginare come
avremmo potuto trascorrere due giorni
in quello stato.
Dopo che tutti si sono vestiti, ci sia-
mo avviati al castello, sopportando gli
sguardi dei passanti. Arrivati al maniero
abbiamo accordato le chitarre, preparato
le sedie e posizionato i leggii. Eravamo emozionatissimi e allo stesso tempo
avevamo una paura folle di commettere
qualche errore, ci tremavano le dita e
una brezza gelata ci stava congelando
le mani.
Dopo aver preparato tutto, la professoressa Bonaccorsi ci ha detto di stare
pronti perché stava arrivando gente.
A quel punto il cuore ci batteva talmente
forte che i battiti si potevano sentire a
due metri di distanza.
Abbiamo alzato gli occhi e il cuore ci è
precipitato all’altezza dell’ombelico. Un
gruppetto di bambini ci stava guardando
in attesa di ascoltarci, poi, senza che ce
ne accorgessimo, abbiamo contato il
tempo e tutti e quattro abbiamo cominciato a suonare.
Alla fine ci è sembrato di aver suonato
abbastanza bene, ma i bambini che assistevano ci guardavano, con occhi grandi,
senza muovere un dito.
Il nostro cuore risalì in gola e pulsò
più di prima. Quegli attimi di silenzio
sembravano interminabili, dopo un po’
ci siamo attivati, abbiamo cercato lo
sguardo dei ciceroni e, dato che sembravano incantati anche loro, abbiamo
detto: “Bene, continuate pure. Grazie”.
Qualcuno ha applaudito, ma poi si sono
avviati in silenzio.
Lo stesso è successo con altri gruppi,
ma dal quinto in poi, grandi e piccoli
scoppiavano in fragorosi applausi.
ore 21.00
Per oggi è tutto finito e non vediamo
l’ora di andare a dormire. Di pomeriggio
abbiamo fatto furore e siamo molto soddisfatti. Abbiamo suonato divinamente
fino alle cinque, poi, mentre stavamo
mettendo via tutto, ci hanno comunicato che stava arrivando il prefetto. Tutto
l’entusiasmo era scomparso, lasciando
il posto ad un terrore sconfinato. Non
sapevamo cosa fare: lo stomaco ci si
contorceva, ma il prefetto stava arrivando, lo vedevamo benissimo, così, dopo
aver raccolto le forze, abbiamo cominciato a suonare il nostro pezzo forte.
Alla fine è venuto benissimo e abbiamo
ricevuto numerosi applausi. Dopo di ciò
c’è stata la premiazione con il buffet.
Non vediamo l’ora che arrivi domani per
suonare altre cinque ore.
A presto, i tuoi chitarristi Davide, Matteo,
Luca e Jacopo
Davide Baldini, Matteo Bertini, Luca
Folini, Jacopo Sironi 2D
7
Cara Alice,
alcune settimane fa, il 27 e il 28
marzo, il Castel Masegra, con l’Aiuto del FAI (Fondo per l’ambiente
Italiano) e della nostra scuola, ha
riaperto i battenti permettendo così
ai cittadini di visitarlo. Peccato
tu non sia potuta venire, è stato
tutto fantastico: l’organizzazione,
i costumi, la musica e la collaborazione da parte dei visitatori.
Questi ultimi venivano accolti al
cancello d’ingresso dai figuranti,
che sbarravano loro la strada con
due lunghe bandiere, e, a piccoli
gruppi, li facevano entrare. A metà
della salita, di fronte al piccolo
museo, le persone ascoltavano tre
brani di flauto suonati dai musici
prima di iniziare la visita. Quando
la musica finiva, i ciceroni, che
si erano già posizionati davanti al gruppo, iniziavano la loro
spiegazione. Ci eravamo preparati
duramente a scuola, provando e
riprovando le nostre parti, tuttavia,
quando è toccato a me parlare per
la prima volta, mi sentivo il cuore
in gola!
Dopo la presentazione della giornata, si passava alla spiegazione
della posizione del castello e i visitatori potevano ammirarlo appoggiandosi alle mura di pietra. Cara
Alice, è una vista che toglie il fiato!
Si può interamente vedere Sondrio
dall’alto, si nota anche la casa
della nonna!
Dopo che tutti finivano di ammirare la vista, si continuava la visita
con il cortile esterno, dove si ascoltavano tre brani suonati dalle chitarre, quindi si entrava nel cortile
interno, dove si poteva ammirare
la loggetta e la colombaia. Qui
inoltre era possibile ammirare le
bellissime danze preparate dalle
ragazze di 2 A e 2 D. Dopodiché
si entrava nel salone d’onore e da
qui nella “Camera picta”, decorata
da bellissimi frammenti affrescati.
La nostra classe era divisa in tre
gruppi di ciceroni, che partivano
con dieci minuti di distanza l’uno
dall’altro. Noi “lavoravamo” solo la
domenica mattina, perché il sabato
c’erano i ragazzi di 2 A e la domenica pomeriggio quelli di 2 D, ma
visto che la domenica pomeriggio
alcuni ragazzi mancavano, alcuni
di noi si sono offerti di tornare: io
e Giulia come figuranti e Anna,
Luca, Stefano e Alessandra come
ciceroni. Così, verso le due, Anna
è passata a prendermi e insieme ci
siamo incamminate verso il castello. Lì abbiamo aspettato i nostri
amici e poi siamo entrati. È stato
un pomeriggio faticosissimo! E noi
che pensavamo che al mattino fosse
venuta la maggior parte dei visitatori! Quel pomeriggio la fila partiva
dalla strada! È stata dura stare
tre ore appoggiati a una bandiera, con il compito di controllare il
flusso continuo della gente.
Alla fine della giornata, che si è
conclusa alle 17.30, ci siamo seduti sulla salita e ci siamo raccontati
la giornata dai vari punti di vista.
Quando sono tornata a casa, dopo
le sei, mi sono buttata sul divano
e lì sono restata per due ore, per
recuperare le energie utilizzate
quel giorno.
Cara Alice, se ti capita, vai al Castel
Masegra. Ne vale davvero la pena!
La tua cuginona
Chiara
Chiara Cola 2C
Raccontami
Racconto di fantasia:
gioielli di contrabbando
8
HOTEL YOSHI. Si sta organizzando
una festa di lusso per gli ospiti, la
piscina è stata svuotata e l’erba del
giardino tagliata. Mentre il personale
si dedica ai preparativi, il direttore
dell’albergo viene ucciso. Appena
viene ritrovato il cadavere, la polizia
arriva e subito si iniziano le indagini.
L’ispettore fa il punto della situazione: “La vittima è Gau Meguro, 53
anni, direttore dell’albergo Yoshi. E’
stato ritrovato morto alle ore 15:30
nella piscina dell’albergo, che era
stata svuotata alle ore 14:30”. La
poliziotta Oda informa l’ispettore:
“Ispettore, la Scientifica ha rilevato
sul cadavere tracce di cioccolato.”
“Bene, bene, un indizio molto utile:
questo ristringe il campo degli indiziati ai pasticceri”. Chiamati i sospettati, si inizia il controllo degli alibi.
L’ispettore: “I sospettati sono Kiriko
Koizumi, Raimei Shimitzu e Tite Taijiri. Signorina Shimitzu, che cosa stava
facendo all’ora del delitto?” “Ero in
cucina e stavo preparando le mele
caramellate. Se non mi crede, chieda
alla cuoca: è stata sempre con me!”
Il commissario ordina:“Agente Oda,
vada a verificare. Ora tocca a lei
signor Taijiri”. Il pasticcere risponde: “Sono stato quasi tutto il tempo nell’atrio, perché aspettavo una
telefonata importante”. La signorina
Koizumi ribatte: “Commissario, non
gli creda!... Secondo me è stato lui a
commettere l’omicidio: aveva recentemente litigato con il direttore!” Il
commissari chiede:”Quel che afferma la signorina è vero?” “Sì, è vero,
ma non mi sarei mai permesso di
fare una cosa del genere”. L’agente
Oda arriva di corsa:”Commissario,
abbiamo trovato nelle tasche della
vittima dei gioielli ricoperti di cioccolato”. “Allora, vediamo un po’ che
cosa ha da dire la signorina Koizumi.” La pasticcera, sicura di sé, dice:
“Io alle ore 15:30 stavo preparando
l’impasto dei pasticcini alla crema.
Sono stata tutto il tempo in cucina
… L’ho visto mentre correva per il
prato e si buttava nella piscina…
Sono molto dispiaciuta, il direttore
era un mio caro amico”. L’ispettore
ci pensa un po’… Poi sorride tra sè
e sè e dice:”Signorina, è molto brava
a mentire, ma ho un paio di prove
Un colpo di vento
Sono a casa da solo e sto guardando la televisione. E’ sera, il vento
incessante sbatte violentemente
contro le finestre provocando dei
continui rumori. Mi sto annoiando perché alla televisione stanno
trasmettendo un programma poco
interessante.
La scacchiera del mio papà
Un oggetto particolarmente caro a mio papà
è una scacchiera che si è comprato con i suoi
risparmi a venticinque anni, il giorno che ha
assistito al torneo internazionale di scacchi a
Milano dove i più grandi campioni si sfidavano.
La scacchiera è uguale a quella che i partecipanti usavano per allenarsi. Il tavolo di gioco è
di cartone e misura quarantacinque centimetri.
Gli scacchi invece sono fatti manualmente da
un artigiano italiano, che li ha intagliati da un
pezzo unico di legno. In tutto sono 32 e sono
caratterizzati da linee semplici. I “bianchi” sono
color rovere, mentre i “neri” color ebano. In tutto
ci sono sedici pedoni dalle “teste sferiche”, quattro torri decorate con merletti e quattro alfieri,
dal “capo” tondeggiante ed una rientranza che
somiglia ad una bocca. Le due regine sono figure alte e sottili e sulla “testa”
portano una corona voluminosa, mentre i re sono possenti. Infine ci sono i
cavalli, che sono le pedine più belle della scacchiera, caratterizzati da occhi
piccoli e larghe narici, maggiormente si notano le rifiniture sulle criniere e
sui ciuffi. Sotto ogni scacco, perché non si rovinino, c’è un morbido feltrino
verde, che li fa scivolare sulla scacchiera. Con questi scacchi papà gioca
ancora e a volte facciamo delle partite assieme: ogni volta che ci gioco mi
sembra di combattere una battaglia reale, in cui due reami si scontrano.
Raramente vinco, ma quando capita porto tutte le pedine a fare un giro di
gloria per la casa. Papà è molto legato a questo oggetto, infatti sta sempre
attento che non si rovini. Quando finisce le partite, infatti, ripone ogni
pedina in un’apposita scatola contenente del cotone, per poi riporre il tutto
in un armadio.
Elisabetta Cortese 1C
contro di lei: prima ha affermato
di aver visto il direttore correre nel
prato appena tagliato, ma come ha
fatto lei a vederlo se è sempre stata
in cucina e come mai sotto le scarpe
della vittima non ci sono pezzetti
d’erba? Signorina, confessi: è stata
lei ad uccidere il direttore… scommetto che anche i gioielli macchiati
di cioccolato erano suoi … Avanti,
confessi!” La pasticcera scoppia a
piangere: “Sì è vero, sono stata io;
aveva scoperto troppe cose di me
… Per esempio che contrabbandavo gioielli nascondendoli nei dolci
e vendendoli ai miei clienti …”. Il
commissario dice:” Ecco spiegato il
secondo mistero, bene, venga con
me in commissariato.”
Clarissa Marsala, Rebecca
Carnazzola, Silvia Gaggi 1A
Cerco di tenere aperti gli occhi,
perché la noia e la stanchezza mi
fanno addormentare. Mi affaccio
alla finestra e vedo che sta piovendo. Torno sul divano un po’
impaurito per l’insolito silenzio che
avvolge tutta la casa.
Improvvisamente sento dei rumori
provenire dalla camera da letto e
poi un forte tonfo. Allora il cuore inizia a battere all’impazzata
e la paura mi fa sudare freddo.
Impaurito mi nascondo dietro il
divano cercando di sentire ogni
minimo rumore. La paura diminuisce anche se sento una quantità
di piccoli rumori intorno a me.
Vorrei avere il coraggio di andare
a vedere, ma la paura mi blocca
e non mi fa abbandonare il mio
rifugio. Alla fine mi decido, ma, un
attimo prima di aprire la porta, un
altro rumore, più forte degli altri,
mi fa tornare indietro. Comincio a
pensare a racconti di paura ed a
immagini di mostri. Questi pensieri
mi mettono ancor
più paura. Cerco
di convincermi
che è solo il vento per cercare di
tranquillizzarmi.
Suona il campanello. Spaventato,
in punta di piedi per non farmi
sentire, guardo
dallo spioncino
per capire chi
possa essere …
Sono i miei genitori e, tirando un sospiro di sollievo, apro la porta. Tutti insieme
andiamo a vedere cosa è successo
in camera.
Non era stato nessuno mostro, ma
solo il vento e la pioggia che avevano aperto la finestra, facendo
cadere un vaso di fiori. Mentre
io ero finalmente sollevato, mia
mamma si precipitava ad asciugare
il pavimento, dicendo che quando
c’è il temporale le finestre devono
essere chiuse!
Cristian Imperial 2B
Matti da Ligari
TEK
“Tiiii…” il citofono squillò, Maria Chiara si alzò con
uno sbuffo dalla poltrona su cui era placidamente
seduta a leggere. “Emma?” chiese Maria Chiara
appoggiando il citofono all’orecchio, “MARIA CHIARA!!!... Vieni subito qui!!!...Emergenza! Collisione!
“Calmati Emma, che succede?” Un corvo! è sulla
strada e non sta molto bene”. “OK, arrivo, chiamo
anche mia sorella Virginia”.
Poco dopo, sulla strada, si videro tre figure molto
buffe, che rincorrevano una chiazza nera (il corvo per l’appunto). Emma, aveva quasi afferrato il
corvo quando…splash!!! La ragazza era finita in
una pozzanghera fangosa e il corvo le era sfuggito
dalle mani.
Il piccolo corvo si avvicinò titubante a Emma e la
fissò con sguardo indagatore, restando stupito dalla figura coperta di fango. Due mani lo afferrarono
di scatto. Il corvo gracchiò spaventato. Caterina,
che per caso passava di lì, aveva notato una grande
confusione e aveva subito cercato di prendere il
corvo” “Cercate questo?” disse, mettendo l’uccello
nelle mani di Maria Chiara, che, ansimante, si era
appena alzata da terra, dopo essere inciampata
in un sasso. “Grazie “ mormorò questa, poi mise
il corvo nelle mani di Virginia.
Esso, calmatosi, saltò senza esitare sulla spalla di
Virginia. Ci fu uno scoppio di risa quando il corvo
si arrampicò sulla testa di Emma, aggrappandosi
ad una ciocca. Il corvo poteva così osservare tutto
dall’alto della sua postazione.
Maria Chiara, togliendosi la terra dalle ginocchia,
si diresse verso casa per vedere se riusciva a recuperare una gabbia dal garage. Quando la gabbia
fu portata in casa, le ragazze le si radunarono
intorno per preparare il nido al corvo, che però
non voleva entrare. Solo
quando Virginia mise nella gabbia del cibo e un
piattino d’acqua il corvo
si decise.
“Ecco fatto!” disse Virginia con un sorriso.
Emma infilò tra le sbarre della gabbia un dito
ancora infangato”. Come
sei carino!” disse, accarezzandogli la testolina
nera. Il corvo iniziò a battere il becco”TEK! TEK!
TEK!!!”. Lucia, la terza sorella, sopraggiunta in
quel momento, esclamò: “Ho trovato,lo chiameremo
TEK!!!!”. “Ottima idea” disse Maria Chiara.
Tek infilò la testa sotto l’ala e si accovacciò su un
mucchietto di paglia”. Beh,ci vediamo domani”
disse Maria Chiara,“alle 4 in punto davanti a casa
mia, ci occuperemo del corvo” si corresse, “cioè
di Tek”. Detto ciò le ragazze si diressero ognuna
verso casa propria.
Il giorno dopo le 5 ragazze si ritrovarono a casa di
Maria Chiara. Tek, riconosciuta Caterina, le volò
incontro. Il corvo pareva non accorgersi di Fly,
il cane delle sorelle Perdetti. Fly si mise a leccare
il corvo, forse per assaggiarlo, ma poi decise che
avrebbe fatto a meno di uno spuntino e si allontanò
con aria serafica.
Quel giorno le ragazze decisero di portare Tek nei
prati. Giunte in un prato, Maria Chiara esclamò:
“Ecco, dietro quel covone di fieno, si trova il luogo
che volevo mostrarvi.“Il gruppetto si mise a correre
a perdifiato verso il luogo indicato dalla ragazza,
e si arrampicò sul fieno. Si fermarono nel bel
mezzo del prato, qui Virginia aprì la gabbietta di
Tek, che gracchiò felice e si sistemò sulla testa di
Caterina. Dopo un po’, Tek, decise che la spalla di
Emma era un posto migliore per guardare i cani
con aria altezzosa.
Tek si mise a volare basso, girò sulle teste delle
ragazze, che lo osservarono divertite; poi, imbarazzato da quei cinque sguardi incuriositi, non
poté far a meno di lasciare un “ricordino” sulla
spalla di Lucia.
“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
gridò Lucia, cercando di ripulirsi dalla cacca
del corvo, il quale, spaventato a morte, cercò di
allontanarsi in volo ma cadde dentro un boschetto
vicino. Invano le ragazze lo cercarono per ore: alla
sera di Tek non c’erano più tracce.
Da quel giorno, quando le ragazze vedono uno
stormo di corvi pensano a Tek, il loro Tek, e quel
pensiero riscalda le loro anime e le riempie di
felicità.
Maria Chiara Pedretti, Emma Cerri e
Caterina Brunalli 1B
Raccontami
Matti da Ligari
Che emozione!
Lettera
a Pirandello
I paesaggi in me suscitano molte emozioni, specialmente quelli di montagna, come quello che ho
visto quest’estate quanto ho fatto una bellissima
passeggiata nelle Dolomiti alto-atesine. Dalla meta
si riusciva a vedere un paesaggio stupendo con le
montagne che sembravano aspettare di essere scalate
da migliaia di anni.
Nel cielo svettavano le Tre Cime di Lavaredo come
tre alberi millenari che vengono sostenuti dalla roccia che, ridotta in piccoli sassi, da lontano sembra
sabbia. Nella piccola pianura sotto di esse c’è un
prato tutto lastricato per l’atterraggio dell’elicottero;
in lontananza spuntano, da un piccolo passo che
segna il confine tra la Provincia di Belluno e quella
di Bolzano, due sentieri uno che passa alto tra le
rocce dolomitiche sino a riuscire a toccare le rocce
del monte Paterno, il grosso monte situato a fianco
delle tre cime (questo monte é pieno di cunicoli al
suo interno, ottime postazioni per i cannoni della
Prima Guerra Mondiale per difendere il fronte), e
un altro più basso fatto apposta per il collegamento
via jeep con il rifugio. Di fronte a quello spettacolare
panorama sentivo una grande gioia crescere dentro
di me perché non avevo mai visto un paesaggio
così unico, una enorme meraviglia nei confronti di
quei mastodontici rilievi che volendo, senza grandi
difficoltà, si potevano toccare con le proprie mani.
A quella immensa gioia si sommava però anche un
po’ di tristezza a pensare che sarei dovuto tornare a
casa e lasciare quella stupenda vista. Allora pensai
che per poter portare un po’ di quella meraviglia a
casa avrei potuto fare delle foto, ripromettendomi di
ritornare, prima o poi.
Gregorio Dal Molin 2B
il denaro vale più delle persone.
Ma allora cosa sarei io senza musica? Io direi poco o niente! Partendo
dal fatto che studio pianoforte da
quando avevo 7 anni ed ora è parte
integrante della mia vita. Eseguendo pezzi di altri artisti, puoi capire
molto di loro, i loro pensieri, gli
stati d’animo e le emozioni. Altre
volte mi attacco alla tastiera e scrivo
qualcosa che parli di me e che rieseguendo dopo del tempo mi fa tornare in mente particolari momenti
della mia vita. A volte però è più
bello ascoltarla la musica perché
non subisce mie “personalizzazioni”
e mi giunge più terra-terra. Allora accendo il computer e vado su
youtube o accendo il mio ipod e
mi sdraio sul letto, a pensare… A
volte aiuta a volte pone dubbi e
perplessità. Grazie musica, motore
del genere umano!
Alberto Maspero 2B
Alessandra Bondanese 2C
nocivi ai quali siamo quotidianamente
esposti. L’uso spropositato delle tecnologie favorisce lo sviluppo di persone
chiuse, irascibili, spesso nervose e
intrattabili, sempre più distanti dal
mondo magico, oggi ritenuto da molti
superato, della lettura.
Va inoltre detto che la società moderna
favorisce la crescita di persone sempre più frettolose, stanche e spesso
disinteressate, che non riescono (o
non vogliono) trovare il tempo per
leggere e quindi isolarsi (seppur per
poco), dalla quotidianità e dai problemi della vita.
Anche la scuola, a mio avviso, pone
poco attenzione alla lettura, che spesso non è seguita dagli insegnanti in
modo appropriato, forse per la mancanza di biblioteche ricche di proposte
e ben organizzate.
Bisogna ricordare che, come spesso
accade, anche la lettura è un valore
che viene tramandato dai genitori ai
figli, i quali il più delle volte restano
Io e la musica
Mi domando: che mondo sarebbe senza musica? A volte me lo
chiedo. Di sicuro essa ha sempre
accompagnato il genere umano,
dalla Notte dei Tempi ad oggi ha
sempre scandito il nostro tempo.
Un mondo senza musica è come
un dipinto senza colori, un mondo
che cade a rotoli. A volte è l’unico
modo di sentirti te stesso, unico e
irripetibile. Cosi quattro accordi di
chitarra, un giro di bassi e un ritmo
di batteria diventano ciò che ci contraddistingue: come una parte del
tuo volto, un pezzo della tua anima.
Spesso sono i gusti musicali che ti
assimilano o distinguono dagli altri.
Ma molto più spesso la musica è
l’unica che ci capisce, che spia la
nostra anima e aggiusta il nostro
cuore. La musica spesso è anche
un modo veloce di denunciare le
ingiustizie e far riflettere su esse in
un mondo in cui sempre più spesso
Agrigento, 15 gennaio 1935
Caro amico, anzi caro Luigi,
come va la vita a Roma?
Ti scrivo per farti i complimenti per il premio Nobel che hai ricevuto l’anno scorso.
A me è piaciuto soprattutto il motivo per cui
ti hanno candidato: “per il suo coraggio
e l’ingegnosa rappresentazione dell’arte
drammatica e teatrale”.
Ho aspettato a scriverti perché prima volevo
finire di leggere il mio romanzo preferito,
scritto da te, “Il fu Mattia Pascal”.
Il personaggio che ha attirato di più la mia
attenzione è il protagonista: Mattia Pascal.
Mattia Pascal, secondo me, ti assomiglia
molto: anche lui come te vuole lasciare tutto
e andarsene via, lontano da tutte le persone
che conosce; da quelle che gli hanno portato tristezza e malinconia.
Attorno alla figura di Mattia Pascal sono
presenti diversi personaggi secondari.
Secondo me questi personaggi hanno un
ruolo fondamentale nel romanzo, per due
motivi: il primo perché riescono a delineare
il personaggio protagonista e il secondo perché rispecchiano le tue vicende, caro Luigi.
Oltre a Mattia Pascal, come personaggio,
mi è piaciuto anche Gerolamo Pomino.
Secondo me, Gerolamo Pomino ha un ruolo
fondamentale nella vita di Mattia Pascal e
nel romanzo. Infatti è proprio lui a presentare a Pascal Romilda Pescatore che, dopo,
una relazione, Mattia è costretto a sposare.
Da questo episodio, che è anche il mio
preferito, Mattia conosce tutti gli altri personaggi: la vedova Pescatore, Terenzio Papiano, Adriana Paleari e Anselmo Paleari.
Ho notato che nel tuo romanzo sono presenti vari elementi contemporanei come i
vari litigi con la suocera, il crollo finanziario, che accade sperperando i soldi ereditati
dal padre…
Inoltre ho capito che tu hai descritto la
famiglia, non come un nido in cui nascondersi e ripararsi, ma come una prigione da
cui non si può uscire.
L’episodio che mi ha fatto scrivere quest’osservazione è quello in cui le due figliolette
di Pascal muoiono e Mattia è triste: il suo
unico desiderio è quello di scomparire e di
andarsene lontano.
Come ti ho detto prima, sembra la tua biografia, però vista da un altro punto: quello
della tua coscienza.
Scommetto che anche tu, in fondo in fondo,
vorresti lasciar perdere tutto e andare a
Montecarlo a giocare a poker.
Un’ultima cosa: quando escono le tue opere
teatrali “Enrico IV” e “Vestire gli Ignudi”?
Fammelo sapere!
Ciao, caro Pirandello
Francesco
Leggere? Si, grazie!
“Una stanza senza libri è come un
corpo senz’anima” scrisse Cicerone più
di duemila anni fa. Già allora si cominciava ad intuire la ricchezza dei libri
che, con il loro intramontabile fascino,
hanno ammaliato, commosso e divertito intere generazioni, sopravvivendo
ai disordini, agli scontri e alle guerre
che hanno segnato la storia mondiale.
Oggi, al pari di quella di una specie
animale in via di estinzione, l’esistenza
dei libri è minacciata, fortemente messa a dura prova dalla gente sciatta e
frettolosa che affolla il mondo intero,
mondo al quale spesso non sento
di appartenere, che sta rapidamente
dimenticando l’importanza della lettura. Questo triste fenomeno è principalmente determinato dall’avvento di siti
internet, programmi televisivi di bassissimo livello e giochi elettronici che
creano una vera e propria dipendenza
(paragonabile a quella della droga)
soprattutto tra i giovani adolescenti,
che subiscono passivamente gli stimoli
9
influenzati dal modo di pensare e
dal punto di vista del padre e della
madre, veri punti di riferimento per
noi ragazzi. Spesso quindi la fretta e il
disinteresse dei genitori si ripercuote
sui giovani, offrendo loro pochi spunti
di crescita trovandosi a vivere senza
coltivare passioni ed interessi.
Insomma la scarsa attitudine alla lettura da parte delle persone ha effetti
dannosi sulla società, che viene privata
di emozioni autentiche e profonde.
Auguro a tutto il mondo di tornare ad
innamorarsi della lettura, un amore
sincero, che non tradisce e delude
mai.
Camilla Della Penna 3B
10
FANTASIA
Nella mia fantasia la mia vita è
magnifica, piena di soldi, successo
e conoscenze. Mi piacerebbe essere
una cantante a livello mondiale,
essere nata nel 1989 e abitare nel
New Jersey, in una cittadina vicino
a New York. Vorrei avere un fratello maggiore e uno minore, essere
molto legata ai Jonas Brothers, una
delle pop-rock band più amate del
momento dalle adolescenti di tutto
il mondo, fare parte di un programma Disney ed essere molto amica
delle star di Disney Channel. Mi
piacerebbe conoscere le più grandi star del cinema e della musica
internazionale, come George Clooney e Madonna. La mia casa è
una grande villa, accessoriata di
tutti i comfort più moderni, come
l’idromassaggio, una piscina con
una cascatina e una fontanella per
abbellire il giardino pieno di fiori.
La mia camera ha poster, fotografie
e immagini appese ovunque, un
letto matrimoniale con copriletto
di seta fucsia, pareti e soffitto rosa,
un gran balcone che si affaccia sul
giardino, un computer, uno stereo,
Raccontami
una palla da discoteca e un televisore al plasma. La mia giornata
tipica inizia fra mezzogiorno e le
tredici con il risveglio, poi pranzo, guardo un po’ di televisione e
navigo in internet; verso le diciotto
mi preparo facendo una doccia,
vestendomi, sistemando i capelli
e truccandomi per uscire; verso le
venti mi ritrovo con gli amici per
andare in qualche ristorante fra i
più esclusivi della città, per poi
proseguire andando in discoteca e
tornare a casa verso le tre e mezzo
della mattina.
I miei tour toccano Stati Uniti,
Australia, Gran Bretagna, Italia,
Spagna e Argentina; sono sempre
accompagnata da qualche mio
amico, che canta in ogni concerto
come guest star, e dalla mia famiglia: i miei fratelli sono sempre
felici di venire con me, perché
si divertono molto e certe volte
li faccio salire sul palco per presentarli a tutti i miei fans presenti.
Le mie canzoni raccontano fatti
accaduti realmente nella mia vita
e spesso per scriverle mi faccio
aiutare dai Jonas Brothers perché
mi piacciono molto quelle scritte
da loro perché molto profonde e
sanno unire un testo triste a una
base musicale molto allegra, come
il loro grande successo “S.O.S.”.
Questa è la vita che vorrei, ma non
significa che la mia non mi piaccia,
anzi, mi ritengo molto fortunata
perché ho tanti amici e una famiglia
a cui voglio molto bene e che ne
vogliono a me.
Matti da Ligari
Sarò una grande
veterinaria!
Da grande farò la veterinaria, perché mi sono
sempre piaciuti tantissimo gli animali: ci sono
foto che mi raffigurano all’età di circa un anno,
aggrappata al bordo della carrozzina nel disperato
tentativo di stare seduta, mentre tengo con estrema
Francesca D’Alpaos 2B
soddisfazione il guinzaglio di Nuvola, il cane che
avevamo allora. Sapete quali sono state, poi, le mie
prime parole? Mamma papà e …
Ubola (Nuvola)! Crescendo, la mia
passione non si è certo affievolita,
anzi, da animali “semplici”, come
cani e gatti, si è estesa sempre più
a quelli più rari e selvatici, a causa
Mi chiamo Teresa. Da piccola, sembravo una bamdi fortuiti ritrovamenti di poveri
bina come tante, ma chi mi conosceva sapeva che
malcapitati. All’età di otto anni
ero unica. A cinque anni, per esempio, mi arrampicai
sapevo a memoria tutta l’enciclocon la mia gatta Nefertiti su un nocciolo e decisi di
pedia degli animali ed ero famosa
rimanerci per diversi giorni, con grande preoccuper essere non solo l’animalista
pazione da parte di mia madre.
di casa, ma addirittura quella di
Quando compii undici anni fu il giorno più bello
tutta la scuola: molti compagni
della mia vita, perché la mamma mi lasciò andare
mi chiamano ancor oggi “quella
nel bosco da sola.
del corvo” piuttosto che “quella
All’inizio del sentiero già sentivo il profumo di libertà
del riccio”. L’animale per il quale
e così iniziai a correre, correre, fino a quando giunsi
sono più famosa, però, è la rana,
in un prato dove trovai un cavallino bianco che
o meglio, sono i girini, che hanpascolava tranquillo in un bel prato verde.
no sempre alloggiato per brevi
L’aria era fresca, il sole caldo e il cielo limpido come
periodi nella mia classe: se vederli
non mai. Pareva un sogno!
diventare rane era divertente e
L’animale sembrava un pony, ma forse era un puleinteressante, lo era ancor di più
dro. Ero un esperta, avrei dovuto saperlo, ma non
vedere le mie compagne più snob
avevo mai visto una tale creatura.
schifate, quando maneggiavo con
Il
cavallino
alzò
la
testa,
mi
guardò
intensamente
Gli orecchini che aveva mia nonna dovevano passare a sua figlia ma,
disinvoltura quei neri e viscidi corcon
i
suoi
grandi
ed
espressivi
occhi
neri
e
scappò
purtroppo, ha avuto soltanto mio papà e mio zio, per questo li ha ricevuti
picini. Dal punto di vista dell’alleal
galoppo,
nel
bosco.
Lo
inseguii,
al
suo
passo,
mia mamma per il suo matrimonio, successivamente passeranno a mia
vamento, posso vantarmi di aver
come
se
fossi
anch’io
un
cavallino,
come
se
fossi
lui.
sorella che li passerà a sua figlia e così via per altre generazioni.
avuto criceti, conigli e un gatto,
Mi
condusse
fino
ad
una
piccola
radura
attorniata
Gli orecchini non sono molto grandi, hanno circa un centimetro e mezzo
tristemente famoso per essersi
da
radi
alberi.
Non
lo
vedevo
più,
sentivo
solo
il
di diametro, però sono molto belli e raffinati.
mangiato, con evidente compiacirumore
del
mio
respiro
e
di
quello
della
foresta,
In centro è incastonato un rubino. Da piccolo credevo che appartenessero
mento e sadica soddisfazione, ben
ma
sapevo
che
il
cavallino
era
lì,
ne
percepivo
la
ad una strega che trasformasse in rospi tutti i bambini che passavano lì
nove criceti nel giro di pochi anni:
presenza.
Poco
dopo,
vicino.
i miei compagni andavano matti
infatti,
spuntò
da
dietro
Il rubino è incastonato in oro ed è per questo che lo si nota molto.
per sentire le vite, e soprattutto le
un
albero,
ma
ora
era
A mia mamma stanno molto a cuore ed è per questo che aspetta a darli a
morti, dei miei sventurati roditori.
diverso:
aveva
un
corno,
mia sorella portando le solite scuse: “sei troppo piccola..., sei inaffidabile”.
È proprio grazie a questo gatto
era...
un
unicorno!!
Quando eravamo piccoli li nascondeva nell’armadio, ora li lascia in un
che ho iniziato a fare pratica di
Da
allora
ogni
giorno
ci
portagioie a lucchetto dove tiene tanti altri gioielli.
medicina, perché dopo poco più
incontrammo
in
quelQuando andiamo in vacanza li nasconde in posti segretissimi, ogni volta
di sei anni dal suo ritrovamento
la
radura,
in
mezzo
al
cambia posto e ogni tanto dimentica dove li nasconde.
ha sofferto di calcoli e per questo
bosco,
per
parlare,
corOgni volta che li guardo, in loro rivedo mia nonna, con la carnagione
gli andavano fatte giornalmente
rere
e
scoprire
le
merachiara come l’oro e il suo sorriso acceso come il rubino.
delle flebo. Inutile dire che la sotviglie di quel luogo fanLuca Casparri 1C
toscritta si era messa in testa che al
tastico.
gatto Fif le flebo le avrebbe fatte
Romeri Caterina 1F
lei! Così, intorno ai nove anni, mi
sono ritrovata a fare flebo ad un
gatto aiutata da mia sorella, che di anni ne aveva
solo quattro. Mi ricordo che premevo l’ago sul collo
del gatto e poi, d’improvviso, la pelle cedeva. A
Il mio fratellino Pietro ha ormai tre anni e mezzo, non sta fermo un minuto e adora
questo punto chiudevo gli occhi e speravo con
suo cugino Federico e Batman, che, essendo piccolo, chiama affettuosamente Battamann.
tutta me stessa che quando li avrei riaperti non
Pietro era da sempre alla ricerca di un mantello come quello del suo eroe, così ogni pezzo di stoffa
avrei visto la stoica bestiola trapassata dall’ago! Se
diventava un costume per tramutarsi nel tanto ammirato paladino della giustizia.
si potessero santificare gli animali, Fif sarebbe sanPer fortuna, mia sorella maggiore andò ad una fiera e portò a casa un pareo arancione arricchito da
to subito, perché in tutti questi anni non si è mai
stampe bianche. Il Tato se ne innamorò subito: quel pareo era perfetto come mantello e se il colore
rivoltato contro di me, non ha mai soffiato, neppure
non era quello giusto, poco importava.
una volta! Dopo il gatto, una promessa, strappata
Da quel giorno, Pietro indossa il suo mantello ogni vola che può e gira per le strade di Sondrio cora mio papà durante l’ennesimo litigio, ha fatto sì
rendo e urlando:
che, con tutti gli ottimi in pagella, arrivasse a casa
-Femmmo lì cattttivone! Guaddda che IO sono Bbatttamann!
mia anche il mio mitico cane Fly. Per riassumere
Adesso che è inverno, il mantello dà fastidio sopra la giacca, ma in casa lo indossa molto spesso (gli
quanto ho imparato dalle avventure con lui, citerò
scivoloni sono assicurati!).
la frase di un vecchio saggio: “Mostrami il tuo cane
Il pareo è stato realizzato con una stoffa molto leggera, quasi trasparente, liscia, scivolosa eppure
e ti dirò chi sei”. Aveva proprio ragione! Appena
leggermente ruvida al tatto.
preso, per me un cane è come un DVD vergine,
È di forma rettangolare, con gli angoli arrotondati. Ha delle stampe bianche, per lo più scritte, ma a
che, stando con il padrone, si incide da solo e ne
lato è raffigurato il volto rubicondo di una bambina con un’alta coda di cavallo, che guarda verso un
diventa la copia esatta. Certo la situazione iniziale
libro aperto.
e il luogo di nascita incideranno sulla qualità, ma,
Il colore principale è un allegro arancione, caldo come il sole al tramonto e frizzante come un’aranciata.
a differenza di un DVD, un cane è in grado di
Il Tato è molto contento, perché quest’anno va alla scuola materna e si è fatto molti amici e amiche.
cambiare. Riflettete: che uomo è chi abbandona il
Quando ha portato all’asilo il proprio mantello “ha avuto molto successo” e il giorno seguente una
proprio cane? Forse un uomo che cerca di liberarsi
sua compagna ha indossato un foulard dicendo che era Battamannina!
di se stesso, che non si sopporta più. Comunque
Anche se principalmente serve come mantello, il pareo viene utilizzato in vari modi: se viene indossaè senz’altro grazie a tutte le avventure vissute con
to coprendo la testa, allora ci si trasforma in uno spaventosissimo fantasma; se invece ci si nasconde
merli, taccole, pettirossi, passerotti, cince, ricsotto, si scompare alla vista di chiunque ci si avvicini…
ci, pipistrelli, falchetti e perfino una
Inoltre con questo magico telo si può anche volare, raggiungere il sole e chiacchierare con la luna,
civetta “Capo grosso”, che alla
giocare con le stelle, tuffarsi nelle nuvole e infine lasciare la terra ed esplorare pianeti sconosciuti.
domanda: “Cosa farai da granPer il mio fratellino quest’oggetto è prezioso, perché lo fa sentire più grande vivendo magnifiche
de?” non potrei che rispondere:
avventure.
“La veterinaria!”
Il cavallino magico
Gli orecchini di mia nonna
Il mantello di Battamann
Maria Combi 1C
Virginia Pedretti 3C
Matti da Ligari
11
Vicino Lontano
Leonardo a Vigevano
GITA
A TEGLIO
Giovedì 6 maggio noi delle classi 1 C e 1
D siamo andati a Teglio, una località a 500
m slm vicina a Sondrio.
Appena arrivati siamo andati a visitare il
cinquecentesco Palazzo Besta , dimora
nobiliare valtellinese di grande interesse artistico e architettonico, appartenuta
appunto alla famiglia Besta.
Come guida abbiamo avuto il bravissimo
custode che ci ha mostrato ogni particolare dal cortile interno, con lo splendido
ciclo degli affreschi dedicati all’Eneide,
fino alle camere da letto molto spaziose.
Dopo aver visitato il palazzo ci siamo
diretti verso i campi di grano saraceno
dove abbiamo incontrato un esperto che
ci ha raccontato come veniva coltivata la
segale e prodotto il pane di segale.
Siamo quindi andati con l’ esperto in una
sala dove abbiamo avuto molte più notizie
sugli oggetti utilizzati per la trasformazione
dei prodotti. Da lì siamo andati a pranzo
in un bel ristorante. Forse questa è stata la
parte più bella della gita per molti di noi.
È stato un pranzo davvero “delicious”!!!
Andrea Formolli 1C
Alla scoperta degli affreschi
della bassa Valtellina
Venerdì 30 aprile la primavera inizia ad
attraversare la valle e a lasciare il suo
segno, sbocciano i fiori e l’erba è verde. In
questa bella giornata di fine aprile, io e la
mia classe accompagnati dalle insegnanti
Alosi e De Giovanni abbiamo effettuato
un viaggio d’istruzione alla scoperta degli
affreschi nella bassa Valtellina.
Siamo partiti da scuola alle 8. Il tempo
era incerto e il pullman viaggiava scorrevolmente tra le strade del Terziere Inferiore. Siamo arrivati in piazza del Mercato
dove ci ha lasciato il pullman ed abbiamo
incontrato la guida. Insieme a lei siamo
entrati nella chiesa sconsacrata di S.
Antonio attraverso il portico.
Quello che oggi è un teatro, un tempo
era la chiesa del convento domenicano di
Morbegno. E’ quasi interamente affrescato,
anche se nelle parti più basse gli affreschi
sono andati perduti a causa dell’umidità
di risalita. L’altare è coperto da un palco
ligneo. Le cappelle della chiesa sono in
tutto dieci. La prima raffigura una santa molto cara ai valtellinesi: S. Caterina
d’Alessandria.
Gli affreschi rappresentano l’episodio
della ruota, quando un angelo la salvò
mentre cercavano di ucciderla buttandola
da una collina legata a una ruota. Nella
cappella appare anche lo stemma della
famiglia nobiliare a cui essa apparteneva.
Per le famiglie nobili era simbolo di potere, per i domenicani affittare la cappella
era fonte di ricchezza. Infatti, le cappelle
di famiglia sono parecchie. Le altre cappelle raffigurano santi domenicani come
S. Pietro Martire. Spesso in queste cappelle
appariva il “tau”, ultima lettere dell’alfabeto ebraico.
Dopo aver visitato la chiesa e osservato
tutti gli affreschi siamo usciti sul porticato dove la guida ci ha illustrato il
complesso del convento. Ci siamo poi
diretti a Sacco.
Nel Seicento Sacco era un importante crocevia commerciale, essendo all’imbocco
della Val Gerola, passaggio obbligato tra la
Valtellina e i possedimenti veneziani. Qui
viveva un notaio che aveva fatto affrescare
il suo studio da due pittori, “la camera
picta”. Un pittore aveva raffigurato una
deposizione del Cristo in cui erano presenti anche S. Antonio e, fuori dal quadro e
più piccolo, come nelle usanze medioevali
che in Valtellina si protraggono fino a fine
Quattrocento, il notaio.
Nelle altre tre pareti, 1’altro pittore, indubbiamente meno bravo, aveva raffigurato
motivi floreali, con scritte a carattere moralistico e una rappresentazione dell’Omo
Selvadego che doveva difendere la casa dai
malintenzionati. Non a caso la sua raffigurazione è stata posta a fianco della porta.
Siamo usciti e il pullman ci ha condotti alla
mensa sociale dove abbiamo pranzato. Nel
primo pomeriggio siamo andati prima al
mercato poi a Traona dove abbiamo proseguito a piedi fino a Corlazzo, una frazione
dove si trova una chiesetta affrescata.
Sulla strada ci siamo fermati per osservare
la collina del Trivio di Fuentes, una fortificazione, all’imbocco della Val Chiavenna,
passaggio obbligato per gli eserciti
nordici come quello Lanzichenecco.
Qui i soldati dopo tre mesi di assedio,
stremati, senza paga e sospinti dal furore
contro i cattolici, si danno al saccheggio
del Terziere Inferiore, segnando anche la
chiesetta di Corlazzo, con segni e scritte
non ancora decifrate.
La chiesa è stata ricostruita e riorientata
nell’anno 1600. Gli affreschi presenti su
entrambi gli altari , quello antico rivolto a
sud e quello nuovo rivolto a est, riguardano il martirio di S. Caterina d’Alessandria.
Sulla volta del vecchio altare, ma con affreschi più recenti, sono raffigurate anche le
quattro sante martiri con i segni del martirio: Apollonia con la tenaglia e i denti, Lucia
con gli occhi su un piatto d’argento e i
bulbi oculari vuoti, Agata con il vestito
scollato e i seni su un piatto e Caterina
d’Alessandria con la ruota.
Oltre ai momenti didattici ci sono stati anche
momenti di condivisione e svago con i
nostri compagni di classe, ad esempio al
mercato, quando ci siamo fatti due risate
con gli occhiali da sole acquistati ad una
bancarella.
Questo percorso mi ha molto interessato e
sono entusiasta di proseguirlo in classe con
un laboratorio sulla tecnica dell’affresco.
Alberto Maspero 2B
Nella Lomellina, in provincia di Pavia, si trova la meta della nostra gita scolastica:
la città di Vigevano dal prestigio di bellissima corte rinascimentale. Gli insegnanti
hanno scelto questo luogo perché inerente al programma di storia, arte e geografia. In questa città vi è, infatti, una mostra permanente su Leonardo Da Vinci e
vi è anche una delle più belle piazze d’Europa. Prima di intraprendere il viaggio
abbiamo analizzato in classe alcune schede fornite dagli insegnanti con delle
informazioni storiche. Siamo stati via un giorno con partenza alle sette di mattina
e ritorno alle sette di sera. Al viaggio hanno partecipato le classi 2aB e 2aD più gli
accompagnatori: le professoresse Gualteroni, Negri, Alosi e De Giovanni. Per gli
spostamenti abbiamo utilizzato il pullman. Una volta arrivati a Vigevano ci siamo
recati presso un antico mulino in cui era stata allestita la mostra permanente
sul grande Leonardo, le sue macchine da guerra e non solo. Qui, in un primo
momento, ci sono stati spiegati degli aspetti storici come la figura di Ludovico il
Moro che veniva chiamato così a causa della sua carnagione scura. La guida ci ha
spiegato e mostrato attraverso un video il funzionamento dell’ organo a
dieci scoppietti, una macchina da guerra rivoluzionaria progettata
da Leonardo. In un secondo momento ci hanno diviso e portato
a vedere la mostra vera e propria. Lì erano esposte delle fedeli
riproduzioni di alcune invenzioni come il paracadute, gli orologi
e molti altri marchingegni. Dopo aver pranzato in un praticello
vicino al fiume ci siamo recati al centro storico dove una guida
ci ha parlato della piazza e del duomo. Dopo aver visto le
antiche scuderie abbiamo visitato il museo della calzatura, in
particolare ci siamo soffermati nella sala delle scarpe con il
tacco. Nelle vetrine centinaia di esse spiccavano con tacchi
vertiginosi incantando la gran parte delle ragazze. Finite
le visite ci hanno lasciato dieci minuti di libertà
dove le ragazze hanno preferito fare shopping mentre i maschi hanno mangiato un
gelato. In seguito siamo risaliti sul pullman
e tornati a Sondrio. Questa gita è stata
unica perché Vigevano è una bella città e
abbiamo conosciuto le ragazze fantastiche
dell’ altra classe con cui adesso abbiamo
buoni rapporti.
Sara Romanelli e Camilla Parravicini 2D
Viaggio d’istruzione a Chiavenna
Il 13 aprile alle ore 8.00 siamo partiti
da Sondrio con il pullman con destinazione Chiavenna. Una volta arrivati
abbiamo raggiunto la guida Alessandra,
nonché ex alunna della prof. Capussela, che ci ha guidato nel percorso
delle Marmitte dei
Giganti, che personalmente immaginavo più grandi.
Queste sono delle
conche nelle rocce che contengono
acqua. Sono state
formate dall’erosione dei ghiacciai,
che scavando nella
roccia hanno creato delle cavità che
accumulano acqua
piovana. Con lo
scioglimento dei
ghiacciai, nell’era
preistorica vennero
trasportati i massi
erratici che hanno
il colore più chiaro delle rocce caratteristiche del posto.
Per pranzo ci siamo recati alle Cascate
dell’acqua Fraggia eravamo talmente
vicini che gli spruzzi arrivavano fino
a noi. Sono bellissime e davvero maestose!
Dopo aver pranzato, proseguendo per
un sentierino, siamo arrivati a Piuro, a
palazzo Vertemate dove la professoressa Esposito ci ha raccontato la leggenda
del palazzo. Arrivata la guida ci ha
spiegato che una volta Piuro si trovava
dall’altra parte della valle e il palazzo
Vertemate è stato sepolto tutto da una
frana nel 1618. Il palazzo attuale era
solo la casa delle vacanze della famiglia
milanese che si chiamava Della Porta
ma i contadini li chiamavano Vertemate
perché era da lì che venivano…
A costruire il palazzo furono i due
fratelli Luigi e Guglielmo Vertemate. La
casa è a tre piani. All’entrata vi è una
raffigurazione dei quattro elementi:
acqua, aria, fuoco
e terra. In un’altra stanza vi sono
affreschi con i segni
zodiacali. La stanza
dove i Vertemate
ricevevano la gente
con cui trattavano
affari è particolare:
in quella stanza c’è
anche una piccolo
stanzino dove uno
scrivano trascriveva tutto quello che
sentiva, ma ovviamente gli ospiti
non sapevano della sua presenza…
Al primo piano c’è
la libreria, alcune
stanze e la cucina… i corridoi sono
“tappezzati” di quadri. Al secondo
piano ci sono le camere, tutte molto
curate, dell’ultima erede del Palazzo, la
signora Maria Eva Sala. I soffitti sono
intagliati, fatti con del legno resistente
alle tarme e per questo tutti gli oggetti
di legno nella casa sono ancora intatti.
Come ultima cosa abbiamo visitato
il giardino completo di vasca per i
pesci… Bellissimo!!!
E’ stata una gita fantastica molto emozionante e istruttiva. Mi è piaciuta molto
anche perché ho imparato ad apprezzare di più la storia e i monumenti della
Valtellina… Andate a visitare Chiavenna
e Piuro: rimarrete soddisfatti!!
Alice De Marzi 1E
Vicino Lontano
12
Visita alla
Sacra Sindone
Il giorno sabato 10 aprile 2010 è stata esposta
nel duomo di Torino la Sacra Sindone.
Noi siamo andate a vederla il giorno dopo.
Ma sapete cos’è la Sacra Sindone?
Una secolare tradizione religiosa vuole che
la Sindone sia il lenzuolo funerario di Gesù.
Le ricerche scientifiche degli ultimi decenni
rendono accettabile l’ipotesi che si tratti di un
reperto non artefatto, risalente a quasi due
millenni addietro, e le prove contrarie non
sembrano conclusive.
Ecco la nostra giornata: siamo partiti alle 7.00
di mattina dall’oratorio San Rocco con quattro
pullman colmi di gente.
Il viaggio verso Torino è stato lungo e pesante: è durato quattro ore e mezza.
Il pullman correva veloce verso Torino, verso
un sogno a lungo accarezzato: spalancare gli
occhi davanti al mistero della Sindone.
Un mistero che suscita innumerevoli domande che attendono altrettante risposte.
Ebbene, la Sindone stessa ce le darà se la
leggeremo con attenzione, con tanta voglia
di sapere e capire.
Siamo arrivate alle 11.30 presso l’oratorio di
Valdocco, uno degli otto di Torino.
Dopo un pranzo veloce ci siamo preparati a
una coda che sembrava interminabile, ovvero
un’ora e un quarto. Poi è cominciato il percorso di preparazione alla visione.
Per prima cosa abbiamo osservato dei quadri raffiguranti Cristo, alcune statue di santi
e le rovine di
un anfiteatro
romano. In
seguito abbiamo assistito
a un filmato
che spiegava
come leggere e capire
la Sindone. E
infine il grande evento:
siamo entrate
nel duomo
e abbiamo
potuto osservare il lenzuolo sacro
per qualche
minuto.
Analizziamo ora la Sindone.
È un lenzuolo funerario in lino, nel quale gli
ebrei avvolgevano la salma dei loro morti.
Secondo il racconto evangelico, fu acquistato da Giuseppe d’Arimatea, un membro del
Sinedrio e amico di Gesù. Esso è lungo 436
centimetri e largo 110.
Il primo particolare che ci colpisce sono due
righe nere per tutta la lunghezza del lenzuolo,
segni dell’incendio di Chambery, e numerosi
triangoli bianchi, rattoppi fatti dalle Clarisse
francesi.
Tra le due righe nere intravediamo l’impronta di una figura umana. Da un lato del telo
si vede la parte dorsale e dall’altro la parte
facciale. Alcune macchie sono più visibili di
altre ed innumerevoli sono le ferite che hanno
lasciato l’impronta nella Sindone.
Nel volto è impressa la lesione causata dalla
corona di spine che l’Uomo portava in testa.
Nel costato è presente, all’altezza del cuore, una grossa macchia che indica la ferita
provocata da una lancia appartenente a un
soldato romano. Le parti più evidenti sono: il
volto, con uno zigomo rotto, le mani e piedi
incrociati e uniti dai chiodi.
Le ferite corrispondono a quelle citate nel
vangelo, tuttavia la credenza in questa figura
è libera.
Il sangue presente sul lenzuolo non si è
ancora decomposto dopo tutto questo tempo.
La Sindone rimane perciò un mistero riservato
alla fede.
Claudia Vedovatti, Lucia Mazza 2D
Matti da Ligari
Cartolina da Lucerna e...
3C e 3D
Invito a Caiolo il 5 giugno
Cari lettori Matti da Ligari,
l’anno scorso vi avevamo invitati a visitare la nostra chiesa di Albosaggia perché
alcuni di noi, aderendo al progetto “Adottiamo un monumento”, si erano preparati
come ciceroni; quest’anno vi sollecitiamo
a venire a Caiolo sabato 5 giugno, quando
si apriranno le porte della bellissima chiesa
di San Vittore.
In questo caso saranno i nostri compagni
di Caiolo che vi accompagneranno a conoscerla. Noi di Albosaggia, nel frattempo,
li aiutiamo nelle ricerche e nel lavoro al
computer per realizzare il depliant che
verrà distribuito a tutti coloro che
andranno a visitarla.
Anche se sono un po’ campanilista
e considero la mia chiesa di Albosaggia, dedicata a S. Caterina di
Alessandria, tra le più belle, devo
ammettere che la chiesa dei miei
compagni caiolatti è davvero uno
spettacolo.
A cominciare dalla posizione che,
si può dire, lascia senza fiato; è
arroccata su uno sperone di roccia
a strapiombo sul torrente Livrio che
la avvolge col suo fragore costante
e la circonda, come un guerriero,
con i suoi fianchi scoscesi, rocciosi, inespugnabili…è un ambiente un po’
da tregenda! Per raggiungerla, oggi, c’è
una strada tortuosa che si arrampica nella
boscaglia fino ad un certo punto, poi si
prosegue a piedi. Quando si arriva ci si
trova non davanti alla facciata, sul sagrato,
come normalmente avviene, ma nella parte retrostante dove c’è il cimitero, l’ossario
e il campanile; per raggiungere la facciata
bisogna fare un percorso stretto e coperto
che supera il torrente Livrio.
Mentre si cammina per arrivare al portale principale, si ammira da un lato l’inquietante torrente con il suo profondo e
tagliente alveo, dall’altro lato un panorama
aperto in cui si vede in basso il paese di
Caiolo, adagiato ai suoi piedi, in lontananza, Sondrio e la corona delle Alpi Orobie.
Anche l’interno è spettacolare, non tanto
per la forma che è una semplice navata
con quattro cappelle laterali, ma per ciò
che contiene. Le opere d’arte sono tante
e un tempo era ancora più ricca, ma più
di una volta, la povera chiesa, ha dovuto
subire dei furti (i ladri arrivano dappertutto…quindi il parroco ha messo un bel
sistema d’allarme ed è sempre chiusa a
chiave).
Delle tantissime cose belle ve ne racconterò una, sperando di suscitare curiosità
e spingervi a vederla: il trittico dell’altare.
È un’opera (tempera su tavola) di due artisti lombardi, famosi in Valtellina, Vincenzo
de Barberis e Bernardino De Donati, che
firmano e datano il loro lavoro nel 1529.
Si compone di una tavola centrale con
l’Assunzione della Madonna circondata da
angeli e dagli apostoli, due tavole laterali
con le immagini dei Santi Vittore, Sebastiano, Rocco, Pietro da Verona, la cimasa con
l’immagine di Dio Padre e la predella, che
chiude nella parte bassa tutto il polittico,
con rappresentate tre scene della vita della
Madonna.
La pala centrale, come scrivevo prima,
raffigura la Madonna che viene trasportata
in cielo da angioletti anche musicanti, in
basso ci sono gli apostoli che seguono
l’avvenimento esterrefatti (si vede dalle
bocche aperte e gli occhi sgranati). C’è
chi prega, chi gesticola, chi s’inginocchia;
uno solo non guarda la Vergine perché
controlla il sepolcro, dove era deposta,
con l’aria di dire: “Qui c’è il trucco!”. Sarà
il solito San Tommaso…Ma l’apostolo più
simpatico è quello che cerca di afferrare
la Madonna per non lasciarla volare via,
riesce solo ad acchiappare la cintura che
le stringeva i fianchi. Nel tirarla, la cintura
si snoda e rimane tra le mani dell’apostolo,
se non altro gli è rimasto un bel ricordo!
La pala d’altare, proprio per questo particolare, è passata alla storia con un titolo
molto appropriato: “La Madonna della
cintura”.
Nella predella ci sono tre scene tratte dalla
vita di Maria: la nascita, lo sposalizio con
Giuseppe, la morte. Mi soffermerò sulla
prima rappresentazione e v’invito a guardarla con attenzione perché è una dolcissima scenetta di vita quotidiana, nonostante
si parli di divinità. Siamo nella camera da
letto di S. Anna che ha appena partorito Maria. La camera è di un certo lusso
perché c’è un grande camino in pietra
incisa, un cassettone a tre ante intagliato e
coperto con una tovaglietta di lino bianca,
sopra la quale sono disposti in bell’ordine
oggetti preziosi: una brocca, un piatto da
portata e un candelabro, tutti d’argento.
S. Anna è comodamente stesa in un
grande letto a cassettone con alta
testiera, si appoggia a un grosso
e morbido cuscino ed è coperta
con un bel lenzuolo di lino bianco e una coperta di lana rossa. Ai
piedi del letto ci sono anche le
sue pantofole. Attorno a lei sono
indaffarate le domestiche, una delle
quali, in una posa molto disinvolta,
è seduta a terra, appoggiata al letto
e tiene in braccio Maria che deve
fare il bagnetto. Vicino a lei, infatti,
c’è una piccola tinozza rettangolare nella quale un’altra domestica
sta miscelando l’acqua mentre la
ragazza che tiene sulle ginocchia Maria,
con la mano libera, sente se l’acqua è della
temperatura giusta.
Insomma una scenetta vivacissima e ricchissima di particolari realizzata dall’ artista in pochi centimetri quadrati. Questo
grande polittico del cinquecento, dal 1700
era scomparso sotto un’altra tavola che
evidentemente era stata realizzata perché
erano cambiati i gusti e forse si voleva
rinnovare l’apparato pittorico; per fortuna
quella precedente non è stata rimossa o
peggio distrutta come capitava spesso.
Così, un bel giorno, qualcuno l’ha ritrovata
ed oggi sta vivendo un secondo momento
di gloria (la tavola settecentesca è stata
portata in sacrestia).
Nella chiesa di San Vittore a Caiolo c’è
davvero tanto da vedere e quello che ho
raccontato è una minimissima parte; per
questo io e tutti i miei compagni saremmo
felici di condividere con voi tutte le cose
belle che abbiamo. Se non interessano a
noi valtellinesi, a chi potrebbero interessare…a parte i ladri?
Marco Contrio 3A Albosaggia
Recensioni
A SPASSO CON L’ARTE
13
Matti da Ligari
Lo sapevate che …
Sondrio, anche se non sembra, è una
signora città d’arte. Non lo sappiamo
perché ai giorni nostri tutte le persone
vanno in giro con le “fette di salame
sugli occhi”. Le persone sono molto brave a lamentarsi dicendo che nel capoluogo valtellinese non c’è niente di artistico
ma basti pensare, per capire che non è
vero, a tutti i lavori che un grande artista
di origini trentine ha realizzato per le
vie e le piazze della città: Livio Benetti.
Nonostante i sondriesi passino spesso
per la piazza Garibaldi in pochi avranno notato i mosaici che raffigurano dei
personaggi importanti della nostra storia:
Tebaldo de’Capitanei, Pietro Ligari, Giuseppe Piazzi ed Emilio Visconti Venosta.
Sulla facciata attigua dello stesso palazzo
possiamo anche osservare un suo bronzo in bassorilievo intitolato “Il lavoro in
Valtellina” del 1959. Un’altra opera che
tutti conosciamo è la fontana “La previdenza” da lui realizzata nel 1954 presso
il palazzo dell’INAIL, all’incrocio tra via
Trento e via XXV Aprile. Percorrendo le
vie cittadine possiamo imbatterci in altre
sue opere: il monumento alla Resistenza
collocato in piazza Campello, “Chitone e
Achille” del 1966 presso la nostra scuola
MONDO NINTENDO
media “Ligari”, “La fortezza” un’altra fontana da lui realizzata nel 1979 presso la
scuola elementare “Racchetti” e il monumento “Al partigiano Moro” del 1963,
che troviamo nelle vicinanze del ponte
Gombaro. Non sono queste le uniche
opere artistiche presenti nella città, ma
se ci guardiamo intorno con più atten-
Andrea Caldara 3E
GAME OVER
MONDO PLAYSTATION
GUITAR HERO 5
Guitar Hero 5, esattamente come il suo predecessore Guitar Hero World
Tour, propone una lista di canzoni da suonare con i controller-strumenti
(venduti separatamente) che replicano i quattro strumenti principali di una
band ovvero chitarra, basso, batteria e microfono per il canto.
Pregi
• La nuova modalità Party nella quale i giocatori possono "entrare e uscire"
a piacimento con il loro strumento durante l'esecuzione del brano stesso senza che questo costituisca una penalità come avveniva nei vecchi
capitoli della serie.
• Un’altra aggiunta importante è la possibilità effettuare sessioni multiplayer
con i propri amici suonando tutti lo stesso strumento.
• C’è anche da segnalare un’interessante caratteristica che viene ripresa dal
precedente capitolo: è la compatibilità di Guitar Hero 5 con il negozio
online che permette di acquistare le canzoni
indipendentemente.
Difetti
• Non ha difetti rilevanti
IL PROFESSOR LAYTON
E LO SCRIGNO DI PANDORA
“Il professor Layton e lo Scrigno di Pandora” è la continuazione del
gioco per Nintendo DS “Il professor Layton e il Paese dei Misteri”.
I protagonisti sono Layton e il suo apprendista Luke, che dovranno
risolvere il mistero basato sulla presunta morte del miglior amico di
Layton. In questo gioco si drovranno risolvere moltissimi enigmi e
misteri che guideranno alla soluzione del caso.
Pregi
• La trama è avvincente.
• Gli enigmi non sono difficilissimi (la difficoltà
aumenta man mano che si prosegue il gioco).
• Le parti animate sono divertenti.
Difetti
• La grafica non è delle migliori.
• In alcune parti c’è troppo parlato.
NARUTO SHIPPUDEN CLASH OF
NINJA III (sconsigliato sotto i 12 anni)
L’ultimo gioco della serie Clash of Ninja Revolution sbarca su Wii!
Anche questa volta ci sono i personaggi di “ Naruto”, una popolare
serie di animazione giapponese che ha moltissimi fan anche in Italia.
Ci sono combattimenti 3D, caratterizzati da spettacolari mosse speciali.
Pregi
• Si può giocare con 4 amici.
• Ci sono nuove modalità, per esempio quella ‘’Mini
Game’’, in cui sono presenti tre differenti giochi
grazie ai quali è possibile sfruttare a pieno le
capacità del telecomando Wii.
• Si può giocare con altri amici da tutto il mondo
grazie alla modalità WI-FI
• La grafica è molto dettagliata.
Difetti
• I personaggi si muovono lentamente durante le
battaglie.
Luca Fanchi, Fabio Schena, Maurizio Morra,
Luca Sciaresa, Edoardo Leo e Emmanuelle Medina 2C
PES 10
zione potremmo scoprire una Sondrio
molto interessante. Un piccolo esempio
è rappresentato dai giardini Sassi e dal
giardino di palazzo Sertoli, ove in poco
spazio sono raccolte numerose sculture
di grande interesse artistico. Basta saper
guardare!
Pro Evolution Soccer 2010 è un videogioco calcistico prodotto
da Konami. Il gioco è stato annunciato come Fifa nel 7 aprile
2009 in Europa. Pes 2010 è disponibile per PC, PlayStation3,
PlayStation 2, Xbox 360, Nintendo Wii e Telefono cellulare.
Lionel Messi, Fernando Torres e Alessandro Del Piero sono i
giocatori testimonial del gioco.
Perché scegliere Pro Evolution Soccer ...
• possiede una buona grafica
• ci sono più modalità per dribblare l’uomo
• ci sono più modalità giocabili ad esempio la “UEFA Champions League, Europa League…..”.
FIFA 10
FIFA 10 è un
videogioco
calcistico prodotto dalla
EA.
Il gioco è stato annunciato il 7 aprile
2009 in Europa. FIFA 10
è disponibile
per PC, PlayStation 3, PlayStation
2, PlayStation Portable, Xbox 360, Nintendo Wii, Nintendo DS, N-Gage, iPhone e
Telefono cellulare.
I testimonial di questo gioco sono Chiellini e Ronaldinho.
Perché scegliere Fifa …
• il giocatore ha un buon controllo di
palla
• si possono fare più tattiche
• hanno più diritti
• p erché ci sono dei grandi
miglioramenti nella modalità
allenatore.
Sotto
un cielo
di rose
Subrosa: questo il titolo della magnifica mostra che si è
tenuta a Palazzo Pretorio dal
14 novembre al 13 dicembre.
L’artista è Margherita Piuselli che nella vita è un insegnante
di arte, ma anche un architetto.
La mostra ha avuto come tema principale degli argomenti molto forti:
la vita prima di noi, le generazioni,
l’amore; Margherita ha interpretato
questi soggetti con semplicità, senza
essere banale o scontata, anzi, in
modo molto particolare e creativo.
Ha rappresentato la donna come una
grande mamma con le braccia aperte
per tutte le generazioni come delle
enormi macchie di colore che si
uniscono tra di loro grazie alle tracce
che lasciano. Quel sottile filo rosso
che rappresenta la vita e ricorre in
molte parti delle opere e è un simbolo che ha un significato prezioso.
L’artista ha dichiarato:’’Ho messo tutto il mio impegno per creare queste
opere e mi sorprendo di me stessa,
perché il risultato è straordinario.
Sono stati cinque anni duri e impegnativi ma ne è valsa la pena”.
Così pensa l’artista, e come darle torto! La mostra è stata visitata
da moltissime persone e le opere sono state molto apprezzate.
Inoltre Margherita Piuselli ci ha detto: “Voglio che il mio lavoro sia
un simbolo, uno stimolo a non
dimenticare valori molti importanti
come quello della famiglia, e voglio
valorizzare la figura della donna,
voglio farla apparire per quello che
vale soprattutto in questi tempi.
Ma il mio scopo principale e più
importante è quello di far arrivare sensazioni, emozioni profonde a chiunque passi a vedere le mie opere”.
Significati e parole molto importanti, forti. Ancora una volta Margherita ci sorprende e dai suoi
occhi traspare una amore immenso per tutto quello che fa e per
questa mostra in particolare.
Come resistere a entrare a visitare la mostra, quando ci si affaccia nel cortile di palazzo Pretorio
e si vedono trecento rose bianche
appese sopra la nostra testa e mille
cuori di terracotta ai nostri piedi!
Una montagna di cuori, quelli degli
antenati, un cielo di rose, semplicemente la nostra anima insieme a
tutte quelle che ci hanno preceduto.
Camilla Rumi 3B
UP THE MOVIE
Up è un cartone animato fantastico in cui si oppongono due caratteri
e due vite diverse tra loro: quella di un chiacchierone e vivace boyscout e quella dell’anziano brontolone signor Carl Fredricksen, rimasto
vedovo, che a settantotto anni vuole realizzare il suo sogno. I due si ritrovano nella
casa che, grazie a migliaia di palloncini, vola fino alle Cascate Paradiso. Là incontreranno
un dodo gigante, Kevin, e Dug, un cane dotato di un collare che lo fa parlare. Dug, affezionandosi al boy-scout e all’anziano, decide di ribellarsi al suo padrone, Charles Muntz,
l’idolo di Carl, ossessionato dalla ricerca del dodo gigante. La parte del film che ci ha
colpito di più e quella in cui Carl toglie ogni oggetto dalla casa per riuscire a farla volare
e salvare così i suoi amici. Il vecchietto ha smesso di associare la moglie Ellie agli oggetti
della casa e ha imparato a ricordarla con il cuore. Questo film ci insegna quali siano i veri
valori (l’amore coniugale, l’amicizia e non il semplice accumulare oggetti e ricchezze) e
anche come la determinazione sia fondamentale per raggiungere uno scopo e per tener
fede ad una promessa.
Michele Aili, Sara Bombardieri, Elisabetta Cortese 1C
2A
2B
2C
2D
1A
1B
1C
1D
3D
3C
3B
3A
Scuola Media Ligari
2 Albosaggia
2F
1F
1 Albosaggia
2E
1E
3 Albosaggia
3F
3E
-
Sondrio 2009 2010
-
16
Benessere
alimentare
Vi proponiamo un quiz sul vostro
modo di mangiare e in base ai
risultati saprete com’è la vostra alimentazione. Troverete dei consigli
molto utili.
1 Al mattino fai colazione?
A Sì, è fondamentale
B A volte
C Mai
2 Al mattino cosa mangi a colazione?
A Latte con biscotti o cereali oppure tè
B Un frutto
C Niente
3 A mezzogiorno cosa mangi a
pranzo?
A Un piatto di pasta
B Pasta accompagnata da un
secondo
C Mangio poco, solitamente un
panino
4 A mezzogiorno cosa bevi?
A Acqua naturale
B Acqua frizzante
C Altre bevande
5 Al pomeriggio fai merenda?
A Sì
B Solitamente
C No
6 A che ora fai merenda?
A Prima delle cinque
B Dopo le cinque
C Non faccio merenda
7 Cosa mangi a cena?
A Cibi leggeri
B Frutta
C Una pizza o un piatto di pasta
8 Ti preoccupi della tua alimentazione?
A Sì, è importantissima per essere
persone sane
B Dovrei curarla di più
C Non mi interessa
9 Fai sport?
A Sì, più di una volta alla settimana
B Sì, una volta alla settimana
C No, odio lo sport
10 Hai risposto sinceramente a
tutte le domande?
A Sì
B Quasi a tutte
C Ehm … no!
RISULTATI
Maggioranza di risposte di tipo A
Complimenti! Hai un’alimentazione sanissima! Continua così! Di
consigli non ne hai proprio bisogno!
Maggioranza di risposte di tipo B
Hai un’alimentazione mediamente
sana. Meglio che niente! Cerca di
rispettare gli orari e di migliorare
la tua alimentazione facendo più
sport o mangiando più regolarmente. La tua alimentazione è quasi perfetta e piano piano riuscirai a
raggiungere un buon livello.
Maggioranza di risposte di tipo C
Non ci siamo... non curi proprio la
tua alimentazione … devi migliorare facendo sport anche se preferisci stare accomodato sul divano!
Rispetta i tempi e non mangiare
pesante. Curare la propria alimentazione è molto importante per
restare sani.
Elisa Pinciroli e Nicol Shestani
2c
Matti da Ligari
Benessere
bioingegneria? UN GIOCO DA RAGAZZI!
COSTRUIAMO UN POLMONE
MATERIALE
• Una bottiglia di plastica dura (dimensione a piacere)
• 3-4 palloncini
• cannucce
• laccetti
• cacciavite incandescente (per bucare)
• divisore in cartone o in plastica.
SVOLGIMENTO
1)Prendere la bottiglia e tagliare il fondo; adattare ai lati, sul fondo della
bottiglia, un palloncino e affrancarlo bene (funge da diaframma). Con
il cacciavite incandescente forare il
tappo, inserire la cannuccia con il palloncino legato con un laccetto (funge
da polmone). Tirando il diaframma
il “polmone” si dovrebbe gonfiare.
L’esperimento è riuscito!
2)Ma l’esperimento non è propriamente
concluso. Manca il secondo polmone!
Fare quindi un secondo foro nel tappo e aggiungere un’altra cannuccia
che a sua volta dovrà avere un altro
palloncino legato. Tirando il diaframma si dovrebbero gonfiare tutti e due
i “polmoni”.
3)Dopo aver aggiunto i due palloncini
possiamo creare anche un pneumotorace facendo un buco a lato della
bottiglia con il cacciavite incandescente. Quando tappiamo il buco e tiriamo
contemporaneamente il diaframma i
polmoni si dovrebbero gonfiare mentre se lo stappiamo e tiriamo il diaframma dovrebbero rimanere sgonfi.
4)L’esperimento più difficile è l’ultimo
perché i due polmoni devono essere
separati, dal divisore in plastica o in
cartone, l’uno con l’altro e ci devono
essere due pneumotoraci, bloccando
un pneumotorace un polmone rimane
sgonfio e l’altro si dovrebbe gonfiare e
viceversa. Lasciando aperti tutti e due
i pneumotoraci non dovrebbero gonfiarsi i polmoni. Tappandoli entrambi
si dovrebbero gonfiare ambedue.
I polmoni: teoria e commento
TEORIA
L’aria ricca di ossigeno entra nelle cavità
nasali o nella cavità boccale, poi passa
nella faringe, nella laringe e nella trachea; essa si divide nei due bronchi
che penetrano nei polmoni; si dividono
a loro volta nei bronchioli, che terminano con gli alveoli polmonari, piccole
vesciche che costituiscono la struttura
dei polmoni.
I polmoni sono organi che permettono
all’ossigeno di raggiungere i capillari
tramite la respirazione esterna, grazie
ai quali arriva ad ogni singola cellula,
tramite la respirazione interna, per l’ossidazione. Essi sono due masse spugnose che contengono l’albero bronchiale
(bronchi, bronchioli, alveoli polmonari).
Sono all’interno della gabbia toracica che
li protegge, e appoggiati su un robusto
muscolo, il diaframma, che divide la
gabbia toracica dall’addome. La superficie esterna dei polmoni è ricoperta dalla
pleura, che è formata da due strati, tra i
quali scorre il liquido pleurico.
COMMENTO
La nostra classe ha ideato un sistema
per vedere come funziona un polmone.
Usando una bottiglia, dei palloncini, e
delle cannucce, abbiamo costruito una
gabbia toracica, due polmoni e il diaframma. Tirando il palloncino (diaframma) sotto alla bottiglia (gabbia toracica)
i due palloncini (polmoni) si dilatano,
spingendolo all’interno i due palloncini
si raggrinziscono. Non abbiamo avuto
particolari difficoltà, se non quella di
attaccare bene i due palloncini alle cannucce che fungevano da trachea.
Per noi provare a costruire un polmone
è stato molto istruttivo e interessante
è stato anche bello vederne il risultato
ottenuto, infatti una volta finito l’esperimento abbiamo imparato la struttura
del nostro corpo in particolare come
è complesso, costruire i polmoni tutto
sommato però è stato divertente, si avete
capito bene, divertente, non è stato così
difficile riprodurli, consiglio a tutti voi
di provarci perchè per noi è stata una
grande esperienza.
COSTRUIAMO UN CUORE
MATERIALE
• sacchetti
• cannucce
• pellicola
• nastro adesivo
• guanti elastici
• imbuto
SVOLGIMENTO
1)Colleghiamo l’imbuto alla cannuccia.
2)Arrotoliamo sull’estremità della
cannuccia la pellicola.
3)Facciamo un foro sul sacchetto e
lo colleghiamo all’estremità della
cannuccia.
4)Operiamo un altro foro nel sacchetto nel quale inseriamo un’altra cannuccia.
5)Ripetiamo le operazioni 2-3-4
6)Il tutto deve essere sigillato e
non ci devono essere perdite.
Per simulare la funzione del cuore inseriamo l’acqua nell’imbuto,
che raggiungerà il primo sacchetto.
Se schiacciamo il primo sacchetto
(atrio) l’acqua non torna indietro
ma scende nel secondo sacchetto (ventricolo), comprimendo il
secondo sacchetto l’acqua fuoriesce
dall’ultima cannuccia.
Anna Carrara, Rosy Butticè,
Riccardo Mancin e Claudia
Uberti 2E
Alessandro Bordoni, Giovanni
Grillotti, Francesco Leoni, Joshua
Martinoli e Marco Meneghini 2E
Le regole per una sana alimentazione
1. Fare una colazione abbondante
La colazione è il pasto più importante della
giornata perché il nostro corpo, dopo una
notte di sonno, ha bisogno di energia.
2. Mangiare molta frutta e verdura
è proprio qui che si trovano vitamine, sali
minerali e fibre che per noi sono indispensabili. A chi non piace la frutta consigliamo
di sostituirla con succhi di frutta, spremute
e frullati (senza esagerare!). In quanto alle
verdure, meglio mangiarle crude.
3. Non essere monotono nell’alimentazione
Il modo migliore per assicurarsi una sana
alimentazione è variare il più possibile i
cibi ogni giorno anche mangiando cibi che
non vi piacciono.
4. Masticare piano prima di deglutire
Masticare è un’azione molto importante.
Bisogna masticare 32 o più volte prima di
deglutire un cibo. Questo evita l’ingrossamento dello stomaco e quindi l’aumento
di peso.
5. Non mangiare spesso cibi grassi
Usare spesso olio è sano e il gusto è assicurato. Anche se abbiamo bisogno di grassi
per completare la nostra dieta, è meglio
non mangiarne troppi. Si rischia di perdere
l'equilibrio. Quindi, se il tuo pranzo è stato
ricco di grassi, scegli una cena leggera.
6. Bere tanta acqua
Oltre a dare al tuo corpo tutto il cibo di
cui ha bisogno quotidianamente per mantenersi sano, devi bere almeno un litro di
liquidi al giorno. È particolarmente importante se fa molto caldo o se hai fatto molta
attività fisica: bere molto ti impedisce di
disidratarti. L'acqua del rubinetto è perfetta,
naturalmente, ma anche acqua minerale,
latte, succhi di frutta vanno bene. Evita di
bere alcolici perché fanno male al fegato.
E ricorda che le bibite gassate gonfiano lo
stomaco e non sono dissetanti.
7. Fare attività fisica
L'attività fisica serve a mantenere sano il
tuo cuore e forti le tue ossa. Può anche
essere molto divertente. Fare sport serve
anche per smaltire le calorie in più.
Michael Bertini e Luca Carnazzola 2C
Benessere
Matti da Ligari
Salute
in cenere
Le statistiche ormai non lasciano dubbi: il
fumo di tabacco è gravemente nocivo alla
salute. Il 45% circa dei fumatori ha un’età
compresa tra i quattordici e i ventiquattro
anni, di cui l’ 11,7% ragazzi tra i quattordici
e i sedici anni.
Al giorno d’oggi, infatti, anche se sono ben
note le gravi conseguenze, sempre più sono
i giovani e giovanissimi che fumano. Questo
appunto si può desumere da questi dati, che
sono piuttosto allarmanti.
Ma perché i giovani fumano? Che cosa li
spinge a iniziare?
È ben noto che i ragazzi cercano emozioni
forti, che facciano provare loro qualcosa di
nuovo, di diverso. Il fumo ha spesso questo
scopo e, per quel che riguarda i più piccoli
è un modo per sentirsi più grandi di quello
che sono.
Inoltre quando si fuma si cerca di farsi
vedere dai coetanei, di apparire in un certo
modo. Le compagnie, infatti, sono piuttosto
significative, perché queste influenzano il
modo di comportarsi, i pensieri e i giudizi
su diverse cose; i ragazzi spesso fumano
perché spinti a provare dagli amici.
Oltre a questo, i giovani cercano sempre la
trasgressione, perché tale atteggiamento li fa
sentire in grado di poter scegliere e gestire
la propria vita, senza ascoltare sempre i
genitori o altri adulti.
I genitori hanno un ruolo significativo nella
vita di noi ragazzi. Alcuni non riescono a
farsi ascoltare, o meglio, non vogliono, perché è più facile lasciar correre, che imporsi
con fermezza ai propri figli, facendo capire
loro ciò che sarebbe meglio fare o non fare.
I genitori, magari anche consapevoli che i
figli fumano, fanno finta di niente, per evitare discussioni.
Altri invece discutono molto con i propri
figli, litigano, a volte (spesso) si arrabbiano,
per cercare di indicare loro una via da seguire. In questo modo si può ragionare insieme
sul perché si sente la necessità di fumare e
sulle conseguenze fisiche di quest’azione,
che spesso si fa con eccessiva superficialità.
Fumare danneggia l’organismo, in particolare l’apparato nervoso, circolatorio e quello
respiratorio.
Nelle sigarette appunto ci sono un centinaio
di sostanze che, anche se presenti in minime
quantità, sono comunque dei veleni. Le più
nocive fra queste sono: l’ossido di carbonio,
i prodotti irritanti, il catrame e derivati, e la
nicotina.
L’ossido di carbonio causa poca resistenza
agli sforzi fisici, rallentamento delle attività
mentali, riduzione della memoria e sofferenza al cuore. I prodotti irritanti invece
causano la bronchite cronica del fumatore,
che può portare all’enfisema polmonare.
La nicotina, infine, contenuta nelle foglie di
tabacco, agisce sull’organismo in due fasi:
prima eccita i centri nervosi, e poi li deprime
fino a paralizzarli. È proprio quest’effetto che
induce il fumatore a continuare a fumare,
trasformando un’abitudine in una vera e
propria dipendenza e rendendo così difficile
smettere.
Sullo “smettere di fumare” si è creato un vero
e proprio business: dai libri che promettono
miracoli, ai cerotti, che se applicati danno
ugualmente una sensazione di “piacere”.
Per smettere, però, bisogna semplicemente
dire basta, essendo consapevoli dei rischi
per la salute che questo vizio comporta.
Alla fine, il miglior modo per smettere è
non iniziare.
È questo appunto un vizio che ritengo assolutamente dannoso per l’organismo, in particolare per i ragazzi che in parte si devono
ancora sviluppare. Inoltre penso che fra
i giovani i motivi che inducono a fumare
siano veramente banali e insensati e non c’è
un motivo valido che possa in un qualche
modo giustificare questo gesto.
Irene Zanni 3B
17
QUANTI SOLDI IN FUMO
Avete mai pensato a quanti soldi risparmieremmo se non fumassimo così tanto?
Seguitemi in questo mio ragionamento
150 EURO
Costo sostenuto da un fumatore in un mese
Non sono molti soldi, ma sono abbastanza per
comprare un buon telefono cellulare, provvisto
di una piccola ricarica, o forse è meglio una
grossa ricarica e il mio cellulare!
Il mio primo CENT...
Oppure posso sempre decidere di “mettere via”
i miei risparmi… magari, diventerò come Zio Paperone!
Domani...
912.500 EURO
Costo per un anno di FUMO di 500 alunni della “Ligari”
Mi compro una
bella casa con un
piccolo giardino,
Costo: 500.000 €
Mi compro una
lussuosa auto…
Costo: 80.000 €
Per me,
ci vuole un bel
motorino:
Costo: 3.500 €
Un lungo viaggio intorno al mondo
Costo viaggio: 30.000 € a persona
per 3 persone = 90.000 €
Tempo impiegato: 6 mesi
Spese per vitto e alloggio: 60.000 €
45.625.000 EURO
Costo sostenuto dai 500 alunni fumatori in tutta la loro vita (circa 60 anni)
Casa “comoda”
con:
•ampio parco
•piscina
•campo da tennis
•campo da golf
•scuderia
Personale:
•governante
•chef
•cameriere
•maitre
•sommelier
•garzone
•giardiniere
•addetto alle stalle
•autista
Un maestro mi insegna a giocare a
tennis, golf e a cavalcare.
Ogni sera una festa con tanti amici
e cose buone da gustare.
Faccio un piccolo calcolo (vedi tab.
1) e scopro che dopo 10 anni
ho speso 22.000.000 €.
Un’auto per le gite
mi serve …
Magari una OPEL…
Costo: 100.000 €
Un’auto sportiva:
una Ferrari! Costo: 150.000 €
SUPER VILLA – Tabella 1
Yorkshire in Inghilterra, praticamente un maniero
piscina
campo da golf
ampio parco
scuderia
cavallo
stalliere
cameriere
governante
cameriere - almeno 3
chef
sommelier
garzone
autista
una buona cantina
giardiniere
campo da tennis
maestro di tennis
maestro di golf
maestro di maneggio
acquisto
manutenzione anno
10.000.000
10.000
400.000
4.000
800.000
15.000
500.000
8.000
500.000
5.000
30.000
3.000
60.000
60.000
150.000
210.000
150.000
90.000
60.000
60.000
5.000 io non bevo vino!
80.000
650.000
12.000
12.000
12.000
anni
YACHT – Tabella 2
15 passeggeri + equipaggio
capitano
Marinaio
Pescatore
chef
acquisto
3.000.000
anni
TOTALE COSTO IN 10 ANNI
manutenzione anno
30.000
180.000
50.000
60.000
120.000
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
2
2
2
10
10
10
10
10
totale spesa
10.100.000
440.000
950.000
580.000
550.000
60.000
600.000
600.000
1.500.000
2.100.000
1.500.000
900.000
600.000
600.000
5.000
800.000
650.000
24.000
24.000
24.000
totale spesa
3.300.000
1.800.000
500.000
600.000
1.200.000
7.400.000
Ah, dimenticavo!
Dimenticavo di ringraziarvi per tutti questi soldi. Forse li spenderò in altro modo, probabilmente li sciuperò,
ma, credetemi, qualunque cosa sarà sempre meglio della VOSTRA PESSIMA SCELTA!!!
Matilde Anghileri 2E
Sapori vicini e lontani
18
Matti da Ligari
Prodotti tipici, ricette della tradizione e dal mondo
MELAVI’
Fanno parte della cooperativa 244 soci che conferiscono
mediamente 60/65000 quintali di
mele delle varietà Golden, Stark
Delicious e Gala coltivate su
circa 170 ettari di superficie,
nei comuni di Villa di Tirano,
Bianzone, Tirano e Teglio.
Vengono conferite inoltre
modeste quantità di patate.
MIELE MILLEFIORI DI MONTAGNA
È prodotto in tutta la provincia di Sondrio sotto i 1000 m
di altitudine, a mezza costa, dove le piante e i fiori
offrono alle api fragranze decise e corpose. Si basa sulla
fioritura di melo, vite, ciliegio e fiori di prato tra cui
spicca il tarassaco. È generalmente di colore marrone
ambrato (tipico del castagno, schiarito però da trifoglio e
robinia). Cristallizza lentamente ed è carico di profumi,
tra cui spicca la presenza del nettare di castagno.
le condizioni delle vie di comunicazione, quei
primi mandriani dovettero per forza di cose
escogitare qualche sistema che permettesse
loro di conservare nel tempo e di trasferire
nello spazio il latte, il principale prodotto. La
soluzione più logica fu naturalmente quella di
trasformarlo in formaggio e per i Celti, esperti
conoscitori dell’uso del caglio, fu relativamente
semplice indirizzare l’attenzione verso la produzione dei formaggi a lunga conservazione, diventando
così quest’ultima un’eccezionale capacità sin da allora;
attualmente il Bitto “Valli del Bitto” è l’unico formaggio
al mondo che dura oltre i 10 anni!
Viene prodotto esclusivamente nei mesi estivi e nei
pascoli d’alta quota, infatti le caratteristiche del formaggio sono condizionate dalle qualità di erbe consumate
dalle mucche sugli alpeggi. La zona di produzione
comprende l’intera provincia di Sondrio e alcuni comuni dell’alta Val Brembana anche se il vero Bitto viene
prodotto nelle valli del Bitto (torrente omonimo da cui
il formaggio prende il nome): la val Gerola e la Valle
di Albaredo.
MIELE MILLEFIORI
DI ALTA MONTAGNA
È prodotto sopra i 1000 m di quota, negli alpeggi, dove
la vegetazione alpina attira le api con aromi e nettari
ancora più suadenti e dolci. Si basa sulle leguminose e
fiori di alta montagna, sul rododendro, l’erica e il sottobosco di mirtilli e lamponi. Il suo colore è ambrato
chiaro, con note fruttate, resinose
e caramellate a seconda della proRicetta
venienza. Cristallizza rapidamente,
CROSTATA DI MELE E MIELE
ha un sapore etereo e dolce. In
Tempo richiesto: 75 minuti
alcune zone ha aspetto quasi creIngredienti (per 6 persone): 500 gr di
moso, non eccessivamente dolce.
farina, 4 mele, 200 gr di zucchero, 200
È la qualità più apprezzata in Italia
gr di burro, 3 uova, 1/2 bustina di liee all’estero.
vito, miele, latte, sale, cannella, rum
Preparazione: Versate la farina sulla
spianatoia, fate la fontana e unite lo
zucchero, il burro ammorbidito a pezzetti, le uova, un pizzico di sale e il
lievito sciolto in 1/2 bicchiere di latte.
Impastate velocemente fino ad ottenere
un composto omogeneo. Sbucciate le
mele e tagliatele a fettine (bagnatele
eventualmente con del succo di limone
per evitare che diventino scure). Con
poco più della metà dell’impasto foderate uno stampo imburrato e infarinato.
Cospargetene il fondo di miele, a seguire uno strato di mele e una spolverata
di cannella, poi ancora miele, mele e
cannella. Spruzzate con il rhum e ricoprite con la pasta avanzata, sigillando
bene i bordi e avendo cura di praticare
delle incisioni con un coltello. Cuocete
in forno a 180° la torta di mele per circa
50 minuti.
BITTO
L’allevamento del bestiame nelle
valli alpine iniziò, secondo alcuni
storici, con i Celti, quando, cacciati
dai Romani dalla pianura Padana,
si spinsero verso le Alpi e vi trovarono sicuro rifugio dedicandosi
così all’attività pastorale, la sola
che potesse consentire lo sfruttamento dei fertili pascoli naturali.
Appunto dai Celti deriva la parola Bitto “Bitu”, ovvero perenne.
Essendo impensabile che tutta la
popolazione seguisse il bestiame
alle quote alte ed essendo precarie
Ricetta
RISOTTO BRESAOLA E BITTO
Ingredienti: • 400 grammi di riso Carnaroli;
• 100 grammi di Bresaola della Valtellina
affettata piuttosto spessa; • 70 grammi di formaggio Bitto della
Valtellina;
• burro, cipolla, brodo di carne, un bicchiere di vino della Valtellina, sale. Preparazione:
Rosolare la cipolla nel burro, quindi
tostare il riso, bagnare con un bicchiere di vino rosso della Valtellina e
lasciare evaporare.
Portare a cottura col
brodo di carne o
vegetale, secondo il
gusto, aggiustato di
sale. A cottura ultimata unire il Bitto
e la Bresaola della
Valtellina tagliati
a dadini. Lasciare
mantecare in pentola col coperchio e,
nel caso, legare con
un poco di panna.
“Baba de camelo”
Bava di cammello
(mousse di caramello)
Ingredienti:
1 lattina di latte condensato
zuccherato
6 uova (dividere tuorli e albumi)
Procedimento
Cuocere a bagnomaria nella pentola a pressione
per un’ora la lattina di latte condensato (per chi non
avesse la pentola a pressione, utilizzando una normale pentola ci vogliono circa tre ore di cottura).
Lasciar raffreddare completamente la lattina, poi
aprirla, versare il caramello in una ciotola ed
aggiungere i sei tuorli. Mescolare bene utilizzando,
se si vuole, anche uno sbattitore elettrico.
Montare gli albumi a neve ferma e aggiungerli
delicatamente al composto di caramello e tuorli.
Poi mettere la mousse in frigorifero per farla raffreddare.
Si può decorare con un po’ di granella di nocciole
o anche con dei biscotti secchi sbriciolati.
‘’Pastéis de nata ou de Belém’’
(Dolcetti alla panna)
BRESAOLA
La Bresaola della Valtellina è un
prodotto ottenuto da carne di manzo, salata e stagionata, che viene
consumato crudo.
La materia prima viene selezionata
rigorosamente utilizzando le migliori carni bovine di provenienza europea e mondiale.
Essa si ricava dalle seguenti masse
muscolari.
Fesa: corrisponde alla porzione
posteromediale della muscolatura
della coscia e comprende il muscolo retto interno, il muscolo adduttore ed il muscolo semimembranoso.
Punta d’anca: è il taglio più pregiato, corrisponde alla parte della fesa
privata del muscolo adduttore.
Sottofesa: corrisponde alla porzione posterolaterale della muscolatura della coscia e precisamente al
muscolo lungo vasto.
Magatello: corrisponde alla porzione posterolaterale della muscolatura
della coscia e più in particolare al
muscolo semitendinoso.
Sottosso: corrisponde alla fascia
anteriore della coscia, composta
dal muscolo retto anteriore e dal
muscolo vasto esterno, interno e
intermedio.
La forma è quella dei muscoli utilizzati, che possono essere affinati
ed assumere, rispettivamente, forma
pressoché cilindrica.
La materia prima viene salata a
secco e fatta riposare in salamoia
per un periodo che va da 10 a 15
giorni, insaccata in budello naturale o artificiale e fatta asciugare e
stagionare in condizioni di temperatura e umidità ambientali tali da
determinare una lenta e graduale
riduzione di umidità del prodotto.
Durante l’asciugamento e la stagionatura, che hanno una durata
complessiva compresa tra 4 e 8
settimane, si instaurano fenomeni
fermentativi ed enzimatici naturali,
in grado di rendere il prodotto conservabile, digeribile ed appetibile,
ovvero dotato delle caratteristiche
organolettiche tipiche della Bresaola
della Valtellina.
Matteo Arrighi, Michele
Castoldi, Daniele Tarabini 2E
Ingredienti:
500 g di pasta sfoglia già pronta o da preparare con
250 g di farina, 1,5 dl di acqua e 250 g di burro
4 tuorli
2,5 dl di panna fresca
1 cucchiaino di farina o di amido di frumento
100 di zucchero
la scorza di 1 limone
cannella in polvere
zucchero a velo
Procedimento
Stendere la pasta sfoglia molto sottile e arrotolarla su se stessa in modo da ottenere un rotolo di
circa 5 cm di diametro. Tagliarlo a fettine larghe
2 cm e appoggiarle, con la sezione tagliata girata
all’insù, dentro dei piccoli stampini individuali (o
uno stampo per muffins), precedentemente passati
sotto l’acqua fredda (non serve imburrarli, è sufficiente inumidirli affinché la pasta sfoglia non si
attacchi durante la cottura). Foderare gli stampini
allargando la pasta con i pollici bagnati, mediante
movimenti circolari.
In una casseruola preparare la crema aggiungendo
alla panna i tuorli, lo zucchero, la farina e la scorza
del limone. Mescolare bene.
Mettere sul fuoco e portare ad ebollizione, quindi
levare dal fuoco, eliminare la scorza di limone e
lasciare raffreddare la crema.
Riempire le “coppette” di pasta sfoglia con la crema
(non troppa perché si gonfia) e cuocere in forno
già caldo a 225° C per circa 10/12 minuti.
I pastéis devono risultare molto dorati con la superficie un po’ caramellata.
Servirli tiepidi, spolverati di cannella e zucchero
a velo.
“Broinhas do Alentejo”
(biscotti di Alentejo)
Ingredienti:
6 uova
250 g di zucchero
250 g di burro
1 bicchiere di vino bianco
1 bustina di lievito
scorza grattugiata di arancia e limone
1 pizzico di cannella
1 pizzico di sale
farina q.b.
Procedimento
Impastare dentro una ciotola capiente tutti gli
ingredienti unendo, per ultima la farina, quanto
basta per ottenere un impasto che si stacchi dalle
dita e si possa modellare in tanti biscotti tondi o
ovali delle dimensioni di una noce.
Collocarli su una teglia imburrata o foderata con
la carta da forno, lasciando una certa distanza tra
l’uno e l’altro. Cuocerli in forno già caldo a 180°
C per 10/15 minuti circa.
Sono tipici biscotti pasquali portoghesi.
Claudia Rusconi 1F
Matti da Ligari
19
Sapori vicini e lontani
Il gusto dalla Macedonia
La pasqua nel passato
e al giorno d’oggi
Per una volta, vogliamo riflettere sul
significato che questa festività assumeva un tempo e che oggi è quasi
scomparso.
Per valutare quanto sia cambiata la
spiritualità al giorno d’oggi, in merito
alla Pasqua, abbiamo intervistato i
nostri nonni, facendo un tuffo negli
anni del dopoguerra.
“Ai nostri tempi, non era come adesso:
il periodo della quaresima era molto
più intenso, e si pensava a fare piccole
rinunce, anche se comunque non si
poteva rinunciare a molto, essendo
contadini.
Il giorno di Pasqua non si riceveva
nessun uovo o giocattolo, ma al massimo si arricchiva il menu con tagliatelle,
mentre di solito il pasto era costituito
da polenta, formaggio e riso.
L’unico dolcetto che si poteva ricevere
era magari una piccola brioche o un
pezzettino di cioccolato ma niente
più”.
Passando per strada, oggi, nelle vetrine
si possono vedere migliaia di uova
di cioccolato, che attirano i passanti
grazie alle loro colorate carte.
Guardando la televisione ci si accorge delle numerose pubblicità che ci
dicono di comprare delle belle uova di
plastica con al loro interno giocattoli e
i bambini, naturalmente, ne rimangono
attratti, crescendo così distratti dal vero
significato della Pasqua.
In conclusione possiamo facilmente
e tristemente notare che la nostra è
una società basata sul consumismo.
Tuttavia dovremmo fare uno sforzo
e tornare a capire l’importanza delle
cose semplici ed autentiche.
Mia nonna è una brava cuoca e, quando andiamo in Macedonia, ci prepara
una salsa un po’ piccante che si chiama ajvar da accompagnare al pane.
Questa bontà è fatta con peperoni, peperoncini, melanzane e aglio. Se
volete prepararla vi consiglio di sbucciare 40 gr di melanzane e tagliarle
a fette per il lungo, quindi dividere a metà, 80 gr di peperoni e pulirli. In
una pentola mettere 3/4 l di acqua e 1/4 l di aceto, aggiungere un po’ di
olio e mettere a cuocere. Aggiungere i peperoni e le melanzane. Cuocere
le verdure per 5 minuti e poi colarle. Tritare le verdure finemente. In una
padella mettere dell’olio, aggiungere le verdure tritate e cuocere per circa
un’ora continuando a mescolare fino a che non diventa denso. Dieci minuti
prima della fine della cottura aggiungere 3 spicchi d’aglio e un peperoncino,
salare e pepare... la salsa è quindi pronta per essere mangiata.
A volte mia nonna in Macedonia ne prepara un po’, la mette in vasi di vetro
e ce la fa avere in Italia.
Quando la mangio mi viene nostalgia di casa!
Amir Idrizi 2D
La primavera
nei paesi balcanici
Nei paesi balcanici la Primavera inizia il 14 marzo. È la festa più importante
e viene chiamata “Novruz”.
In quel giorno le scuole organizzano pic-nic, giochi e recite di ogni tipo.
Durante la mattinata le donne del paese preparano il pranzo, ma anche
il “kulaq”, un tipo di pane in cui viene messa dentro una moneta. Chi la
trova sarà fortunato!
Alla fine del pranzo, si mette sul tavolo il kulaq.
L’anno scorso, io e la mia amica Suada abbiamo deciso di festeggiare la
primavera facendo un pic-nic in montagna con le nostre sorelline. È stata
una bellissima giornata e ci siamo divertite un sacco, tranne per il fatto che
la moneta non capitò a nessuna delle due.
Mallzime Islami 2E
Suada Quose 1E
Claudia Uberti, Riccardo Mancin 2E
SAPORI DELL’URUGUAY
ASADO DE TIRA
Ingredienti:
• un cosciotto / un pezzo di carne con osso per arrosto (1/2 kg. Per persona)
• sale fino.
Preparazione:
Su una griglia, con il fuoco a
legna, porre la carne, salata,
con l’osso rivolto verso il basso;
aggiungere carboni durante il
tempo di cottura.
Cuocere lentamente e girare la
carne quando comincia a liberare il suo succo.
Il condimento con “chimichurri”
(qui di seguito la sua preparazione) è facoltativo particolare
che però piace anche al palato
“europeo”.
CHIMICHURRI (base)
Ingredienti
• 1 mazzetto di prezzemolo tritato finemente
• 6 spicchi d’aglio, tritati finemente
• Olio, acqua, sale
Preparazione:
Tritare tutto e mettere in un barattolo, salare e aggiungere metà acqua e olio
per coprire il composto.
Volendo si possono aggiungere origano, peperoncino secco, e peperone tritato.
L’arrosto va servito con insalata di pomodori e verdure fresche.
Possono essere aggiunte delle patate dolci arrostite in un foglio di alluminio.
IN COMPAGNIA SI MANGIA PIù VOLENTIERI; BUON APPETITO!!!
Enrique Bordagaray 2E
ASADO DE TIR
A
Ingredientes:
• asado de ti
ra (1/2 kg. po
r persona) o o
• sal.
tra carne 'apta
' para asar;
Preparacion
:
En un parrille
ro o parrilla p
ortátil, prepar
Colocar la par
ar una fogata
rilla de asar a
con leña.
un lado del fu
entrefina o sa
ego. Salar la ca
l parrillera.
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e la parrilla,
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a uniforme. Se
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e
puede
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llega alrededo
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to ya se pued
e colocar la ca
.
el hueso (si ti
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ene) hacia ab
arrilla con
ajo.
Ir agregando
brasas durante
todo el tiemp
Cocinar lentam
o de cocción.
ente y darla vu
elta cuando co
Es opcional co
mienza a soltar
ndimentar la ca
su jugo.
rne con “chim
se condimenta
ic
hurri”. A gusto
antes o despu
personal
és, yo prefier
o al servirla.
CHIMICHURRI
Simple
Ingredientes:
• 1 atado de
perejil bien p
icado
• 6 dientes d
e ajo bien pic
ados
• aceite, agua,
sal
Preparacion
:
Se pica todo
y se coloca en
un frasco. Se
agua y mitad
sala y se le ag
aceite apenas
rega mitad
para cubrir.
Las variaciones
del condimen
to son muchís
adobo seco, o
imas, van des
régano, ají se
de vinagre,
co
, morrón picad
El asado se ac
o, pimienta, et
ompaña con en
c.
salada de lech
frescas de verd
uga y tomate
ura.
yo
ensaladas
También pued
en asarse bon
iatos envuelto
Carnes que se
s en papel de
asan: asado d
aluminio.
e tira (costillar
En compania
), pulpón, cost
se come mu
illas.
cho mas me
jor
20
Sport
A proposito di JUDO...
La traduzione italiana della parola Judo è “via della cedevolezza”
perché nell’azione si sfrutta la forza dell’avversario, essendo uno
sport di difesa e non di attacco.
Jigoro Kano, ideatore del judo, nacque il 28 ottobre 1860 nella
piccola città costiera giapponese di Migale, in una famiglia di
mercanti discendenti di un modesto clan di samurai.
Jigoro Kano, alto 1.50 m, prese spunto dalle tecniche meno
pericolose del Jiushu e fondò il judo.
Nel 1961 il judo fu riconosciuta disciplina olimpica maschile,
nel 1992 disciplina olimpica femminile.
Il Judo rappresenta non solo uno sport, adatto sicuramente a
tutti i bambini, ma una filosofia di vita. Nel judo, cuore, mente e corpo si unificano, cioè si concentrano su un principio
morale che si sintetizza nel “migliore impiego delle energie”.
L’idea fondamentale alla base del judo - racconta lo scrittore
Bernardi, medico pediatra e cintura nera di judo – è arrivare a
dare incondizionatamente, senza nulla in cambio. “Tutti insieme
Matti da Ligari
per progredire”, è il motto del suo fondatore; perché facendo
judo miglioro me stesso e posso essere utile agli altri. Il judo
è una strada che ti permette di arrivare a conquistare il vuoto
della mente e quindi ad entrare in sintonia con il cuore. Il judo
è adatto anche a ragazzi disabili o socialmente difficili poiché
l’età, la statura e la forma fisica non contano particolarmente,
inoltre aiuta a raggiungere una buona conoscenza del proprio
corpo, l’autocontrollo, lo sviluppo delle autonomie, il rafforzamento dell’autostima e della fiducia in sé. La federazione
nazionale di judo, la F.I.J.L.K.A.M., organizza competizioni a
partire dal livello provinciale fino alle Olimpiadi, dai 12 fino ai
65 anni senza trascurare i pulcini, dai 4 ai 12 anni, per i quali
sono organizzate apposite manifestazioni. Consigliamo a tutti di
provare per curiosità una lezione di judo: rimarrete affascinati da
questa fantastica disciplina ancora poco conosciuta in Valtellina.
Federico Dura 2E
A proposito di… PALLAVOLO
La pallavolo, o volley, è uno sport giocato da due squadre con un pallone su un
terreno di gioco rettangolare diviso da una
rete. Già nell’antichità esistevano giochi
con la palla che possono essere considerati
i predecessori della pallavolo. In Italia una
specie di pallavolo era giocata nel Medioevo e le sue origini possono essere ricercate
addirittura in antichi giochi greci e romani.
Il merito della costruzione della pallavolo
in forma moderna, va riconosciuto a William Morgan. Obbligatoriamente non viene
utilizzata alcuna protezione, ma possono
essere usate le ginocchiere, i polsini o le
fasciature per le dita.
Le partite di pallavolo si disputano al
coperto in impianti il cui unico limite è
la distanza fra l’area di gioco e il soffitto,
che deve essere di almeno 7 m.
L’area di gioco è di forma rettangolare e
comprende il campo di gioco diviso in
due settori di 9 m per 9 m, separati dalla
rete e delimitati da linee che fanno parte
del campo stesso.
La superficie di gioco, deve essere piana
ed uniforme, in modo da non essere peri-
colosa. Il campo è diviso in due dalla linea
di metà campo, tracciata sotto la rete; in
ogni metà campo viene tracciata la linea
d’attacco posta parallelamente a quella
centrale, a 3 m di distanza da essa, per
delimitare la zona d’attacco.
Al di sopra della rete vengono inserite
le antenne che sono due astine a strisce
bianche e rosse che servono a delimitare
lo spazio di passaggio della palla.
La gara viene disputata da due squadre
con sei giocatori ciascuna e ogni squadra
ha a disposizione sei riserve.
Lo scopo del gioco è far cadere la palla
nel campo avversario o nella zona libera
o fuori dal campo dopo un tocco di un
avversario.
Ogni singola azione inizia con la battuta
effettuata da una squadra da fondo della
sua parte di campo.
Durante il gioco, il diritto alla battuta spetta
in a chi ha vinto l’azione di gioco precedente; il sorteggio decide chi deve battere
la prima azione della partita e poi, alternativamente, nei set successivi.
La partita è divisa in set, i quali vengono
A proposito di… BASKET
Le origini del basket risalgono al 1891 quando James Naismith, professore di educazione fisica a Spriengfield, inventò il basket per cessare la noia che invadeva i
gelidi inverni di questa cittadina. Il 15 Gennaio 1892 l’idea venne pubblicata. Oggi
a livello internazionale il basket è regolamentato dalla FIBA che conta duecentotredici federazioni nazionali affiliate.
Scopo del gioco è far entrare la palla nel canestro avversario, tirando con le mani.
Quando si fa canestro si conquistano dei punti: uno per un tiro libero, due per un
tiro dall’area e tre per un tiro scoccato fuori dalla linea dei tre punti.
La partita si disputa in quattro tempi da dieci minuti ciascuno con un intervallo tra
il secondo e il terzo tempo di dieci minuti. Durante questo arco di tempo l’allenatore ha a disposizione dei minuti per richiamare la propria squadra e rispiegare
gli schemi di gioco.
Ogni squadra è composta da dodici giocatori; in campo si schierano cinque giocatori
mentre gli altri sette fungono da riserve.
All’inizio della partita l’arbitro mette in gioco la palla, alzandola tra due giocatori
mentre gli altri otto giocatori devono disporsi intorno al centrocampo e attendere
che venga battuta la palla.
Per muoversi in campo bisogna palleggiare; se si ferma il palleggio bisogna passare
la palla o tirare a canestro. Se si ricomincia il palleggio dopo averlo arrestato, si
commette fallo di doppia e la palla viene data agli avversari. Se si cammina con
la palla in mano si commette fallo di passi. Se viene effettuato un fallo mentre un
giocatore tira a canestro questi ha diritto ad effettuare uno o due tiri liberi dalla
lunetta in base alla gravità del fallo subito. Vi sono poi i falli tecnici, cioè commessi
volontariamente. Ogni azione si svolge in un determinato arco di tempo: ventiquattro secondi. Il campo ha dei limiti all’interno dei quali si deve svolgere il gioco.
Il giocatore che commette cinque falli è espulso dalla partita e non può più tornare
in campo.
Dopo ogni canestro viene eseguita una rimessa da fondocampo che è effettuata
dalla quadra che ha subito canestro. Vi sono poi le rimesse laterali eseguite dopo
l’uscita della palla dalla linea laterale; la rimessa viene eseguita dalla squadra che
non ha toccato la palla per ultima
Ogni partita è diretta da due arbitri che segnalano i falli, le violazioni, i contatti
fisici ecc.
Nel basket ci sono diversi ruoli: il play maker, che porta palla e dice gli schemi di
gioco, in teoria è uno dei più bassi della squadra, il pivot che sta sotto canestro e
prende i rimbalzi, il capitano, la guardia, l’ala che sta lateralmente.
Non è permesso:
camminare con la palla in mano,
rincominciare il palleggio dopo averlo arrestato,
avere contatti fisici,
indossare gioielli (collane, orecchini, braccialetti ecc.).
Lisa Bettini, Martina Menesatti 2E
vinti dalla prima squadra che arriva a 25
punti, con almeno due punti di margine
dall’altra; ogni pallone giocato assegna un
punto, in caso di parità sul punteggio di
24-24 si va avanti ad oltranza finché una
delle due squadre non raggiunge i due
punti di distacco.
La partita si disputa fino a quando una
squadra vince tre set. Nel caso si arrivi ad
un punteggio di 2 set pari, il quinto viene
chiamato tie-break e viene giocato ai 15
punti. Nel tie-break si effettua il cambio
di campo al raggiungimento dell’ottavo
punto.
Il campo è suddiviso in due zone: la zona
d’attacco e la zona di difesa.
La formazione iniziale di ogni set viene
decisa dall’allenatore che la consegnerà
all’arbitro il quale controllerà l’esatta disposizione dei giocatori.
Nella pallavolo il servizio non può essere
murato. Il giocatore che effettua il servizio non deve calpestare la linea di fondo
campo, durante l’esecuzione della battuta,
può però oltrepassarla in salto, dopo aver
colpito la palla. Il giocatore ha a disposizione 8 secondi per battere. Per ogni
azione di gioco, la squadra ha a disposizione tre tocchi per inviare la palla nel
campo avversario; nel caso di un quarto
tocco l’azione è considerata fallosa e uno
stesso giocatore non può eseguire due
tocchi consecutivi.
La palla non può essere trattenuta e può
essere colpita con qualunque parte del
corpo. Se la palla tocca la rete e ritorna
indietro può essere rigiocata, nel limite
dei tocchi rimasti a disposizione della
squadra. I giocatori di seconda linea non
possono inviare la palla nel campo avversario se si trovano nella zona di attacco.
Se un giocatore mette il piede nel campo
avversario, oltrepassando completamente
la linea centrale, commette fallo.
Le linee che delimitano il campo sono
tracciate all’interno delle sue dimensioni:
la palla che colpisce la linea è da considerarsi punto.
Nella pallavolo ci sono cinque fondamentali: palleggio, bagher, schiacciata o
pallonetto e servizio.
IL PALLEGGIO si effettua portando le
mani sopra la fronte. Ad un buon livello
agonistico la maggior parte delle alzate è
“in salto”, vale a dire senza toccare terra
al momento del palleggio.
IL BAGHER questo fondamentale è quello più tecnico nella pallavolo in quanto
prevede una posizione di gambe piegate
per la successiva spinta, schiena dritta o
piegata a seconda della situazione e di
braccia mobili, ferme o con gomiti piegati
a seconda dell’intensità della velocità e
forza del pallone.
IL PALLONETTO è un palleggio effettuato
ad una mano che sorprende l’avversario,
passando sopra o lateralmente al muro.
Rappresenta una delle varianti ai colpi
forti d’attacco.
LA SCHIACCIATA è il colpo che si dà
alla palla, con una sola mano, cercando
generalmente di colpire il più forte possibile affinché gli avversari non riescano
a recuperare la palla o non riescano a
controllarla, mandandola fuori.
Camilla Bassi 2E
Intervista ai vincitori
della corsa campestre
Come ti sei sentito alla partenza?
Jacopo Gusmeroli: Alla partenza ero
molto emozionato, felice e pieno di adrenalina.
Mattia Libera: Male, non ero partito bene
Enrique David Bordagaray: Eccitato e
carico, pronto per il divertimento della
corsa
Quando eri all’arrivo, ed eri primo
come ti sei sentito?
Jacopo Gusmeroli: Ero molto felice,
perché era la prima gara che vincevo.
Mattia Libera: Abbastanza felice.
Enrique David Bordagaray: Felice e
stanco.
Durante l’anno come ti sei preparato?
Jacopo Gusmeroli: Mi sono allenato
andando a correre sul canale
Mattia Libera: Sono andato a fare alcune
gare, inoltre mi sono esercitato correndo
sul canale.
Enrique David Bordagaray: Mi sono
preparato correndo intorno al campo di
rugby agli allenamenti.
Dopo la vittoria a cosa hai pensato?
Hai esultato?
Jacopo Gusmeroli: Ho esultato e ho
pensato alla prof. Zecca Patrizia e a tutte
le persone che avevano creduto in me.
Mattia Libera: Non pensavo a niente
l’unica cosa che volevo era disputare una
bella gara e non ho esultato.
Enrique David Bordagaray: Pensavo di
aver fatto una buona gara.
Nelle provinciali eri carico come alla
campestre?
Jacopo Gusmeroli: Sì, volevo vincere
anche questa sfida.
Mattia Libera: Sì, però alle provinciali è
tutta un’altra storia.
Enrique David Bordagaray: No non mi
ero allenato bene negli ultimi giorni.
Alle provinciali la prova ti sembrava
più difficile o più facile?
Jacopo Gusmeroli: Più difficile. Il campo dove correvo era tenuto male, allora
correre era più difficile.
Mattia Libera: Si, decisamente era più
difficile.
Enrique David Bordagaray: Certo era
più difficile.
Come ti ha preparato la prof per farti
gareggiare alle provinciali?
Jacopo Gusmeroli: Non mi sono preparato particolarmente per questo evento.
Mattia Libera: Non mi faceva correre più
del solito però mi dava consigli preziosi.
Enrique David Bordagaray: La prof.
Zecca mi diceva: stai tranquillo, non partire troppo veloce e tieni tutto per lo
sprint finale.
Alle provinciali hai usato la stessa
“tattica” che hai usato alla campestre?
Jacopo Gusmeroli: Sì, partivo forte e
cercavo di staccare gli avversari.
Mattia Libera: Sì, cercavo di staccare gli
avversari ma sono stato spinto.
Enrique David Bordagaray: Più o meno,
sì, la mia tattica era partire piano e dare
tutto nello sprint finale.
Cosa ti hanno detto le persone che ti
conoscono dopo la vittoria? e dopo la
gara provinciale?
Jacopo Gusmeroli: Mi hanno detto “bravissimo”.
Mattia Libera: Le persone più care a
me mi hanno detto “bravissimo, ci hai
provato”.
Enrique David Bordagaray: Dopo la
campestre i miei amici e la prof. mi hanno
detto che ero stato bravo, mentre dopo le
provinciali mi hanno detto che ero stato
comunque bravo.
Mentre correvi pensavi a qualcosa in
particolare? Se si a che cosa?
Jacopo Gusmeroli: Cercavo di dare il
meglio di me.
Mattia Libera: No, non pensavo a niente
Enrique David Bordagaray: Non pensavo a niente, solo a dare il meglio di me.
Giovanni Grillotti 2E
Scacciapensieri
Matti da Ligari
21
CRUCIVERBA
CRUCIVERBA
1
2
3
4
5
6
7
8
9
ORIZONTALE
1) NOME DEL NOSTRO ISTITUTO
2) CONTRARIO DI PEGGIORE
3) PROTEGGE IL MOLLUSCO
4) PROFESSIONE DI CHI STA AI FORNELLI
5) PRECEDE LA FINE 6) L’ANIMALE JUVENTINO
7) LO PRODUCONO LE MACCHINE
8) LIQUIDO INCOLORE INDISPENSABILE PER VIVERE
Alla fine negli spazi grigi troverai un valore molto importante per tutti.
1) azione umana
2) oggetto sportivo
3) il momento più bello della mattina scolastica
4) ha 2 ruote e un motore
5) frutto invernale
6) catastrofe naturale
7) animale della savana
8) animale con 8 zampe
9) crostaceo marino
Chiara Credaro, Sara Gianesini, Giulia Tallini 1E
CRUCIVERBA
1
2
6
3
5
17
22
4
15
11
8
10
12
16
19
20
9
14
7
13
21
Orizzontali
1. Uccello acquatico dai piedi palmati. 5. Lo è il serpente. 6. Situazione in cui nessuno governa
e garantisce l’ordine. 8. Il contrario di sì. 9. Mare a sud dell’Italia. 10. Insetto... mieloso.
12. Inizio e fine... dell’alfabeto. 14. E’ detto anche durone. 16. Un papa ... IX. 17. Advanced
Composition Explorer. 19. Si tira con l’arco. 20. Lo è il laureato. 21. Se non è vostro è... 22.
Vulcano siculo.
Alessia Mariani e Rosy Buttice’ 2E
“Er Totti”
i di
de: – Dimmi tre nom
ie
ch
i
gl
.
of
pr
La
.
la
Totti va scuo
per “Er”.
animali che iniziano
po, Ergatto, Ercane.
1E
Totti risponde: – Erto
ssandro Ronzio
Luca Pedrazzoli, Ale
Giuseppe De Marzi,
rto!!!
la sarebbe un aeropo
uo
sc
la
o
er
ss
la
vo
i
in
Se gli as
!!
ita dai ragni?... Mosca
Qual è la città prefer
arreda-mento!!!
Che cos’è la barba? Un
senti 1E
Simeone e Alessia Lu
Eleonora Tagni, Marta
PASSAPAROLA
Indicazioni: rispondere
alle domande dalla A alla Z
Verticali
2. Eroe dell’Iliade. 3. Un tipo di formaggio. 4. Celebre città lagunare. 7. La capitale d’Italia.
11. Non è spento. 13. Insieme di suonatori di ottoni. 14. Contenitore intrecciato per contenere
o trasportare oggetti. 15. Distacco naturale di materiale roccioso. 19. Federazione Calcistica.
Lorenzo Milani 1F
Portrait of a queen
Prova a completare, con le parole che ti suggeriamo, questa breve biografia di una grande regina della Storia inglese.
Sara Paruscio, Anna Sciolini, Giulia Parolo e Stefano Colombini 2C
A- Insieme delle armi da fuoco non portatili; B- Valvola cardiaca detta anche mitrale;
C-Città del famoso marmo; D- Tratto dell’intestino tenue tra lo stomaco e il digiuno;
E- Il nome del protagonista della serie di Twilight; F- Decorazione, ornamento per lo
più a sviluppo lineare; G- Succo prodotto dalle isole di Langerhans; I-sostanza non
infiammabile; L- Gioco di fortuna gestito dallo Stato; M- Pubblicità ai lati del titolo
di un quotidiano; N-La nazione degli All Blacks; O- Opporsi in tribunale; P- Osso delle
gamba; Q- Danza molto vivace dell’Ottocento; R- Carne di manzo cotta in modo da
risultare arrostito all’esterno; S- Il famoso Clarence del Milan; T- Prova d’esame nella
quale vengono proposte domande seguite da diverse risposte; U- Stato dell’America
del sud situato nei pressi di Paraguay; V- Serpente velenoso dei viperidi; Z- Ragazzone o adulto a cui piace ancora giocare.
Alessandro Bordoni, Marco Meneghini 2 E
SOLUZIONE
A- Artiglieria; B- Bicuspide; C- Carrara; D- Duodeno ; E- Edward ; F- Fregio; G- Glucagone; H- Non c’è; I- Inerte
; J- Non c’è; K- Non c’è; L- Lotto ; M- Manchette ; N- Nuova Zelanda; O- Obbiettare ; P- Perone ; Q- Quadriglia ;
R- Roast beef; S- Seedorf; T- Test ; U- Uruguay ; V- Vipera; W- Non c’è; X- Non c’è; Y- Non c’è; Z- Zuzzurellone.
Queen Elizabeth becomes queen at the age of ____________.
She is the daughter of _______ VIII and Anne _____________.
She is actractive rather than beautiful.
She’s slim and she’s got shining __________ gold hair.
She’s got a very good _____________.
She loves ______, poetry and __________.
She helps poets and musicians like ______________, Johnson and Donne.
The queen is unmarried for political reasons.
She says :” I’m married to my _______”.
She’s called “________ Queen”.
Her main enemy is ________.
She makes ________ a commercial and seafaring power.
She rules from _____ to _______.
ENGLAND - 1558 - VIRGIN - BOLEIN - EDUCATION - THEATRE - PEOPLE HENRY - SPAIN - SHAKESPEARE - 1603 - REDDISH - TWENTY-FIVE - MUSIC
Di rima in rima,
22
ité
n
a
V
a
l
e
d
La fin
charme
et pleine de
belle
ode
e duchesse ment à la nouvelle m
n
u
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a
v
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le
Il
toujours seu
qui pensait ls admirateurs.
ti
et à ses gen sa forutne
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a
Elle dissip
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son peuple
et celle de
la charité
Elle ignorait digalité.
ro
comme la p son apparence
e
d
instant.
La beauté
harme d’un
c
le
t
n
e
m
s
était seule
de son corp t de son ame.
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c
n
ra
a
p
p
’a
fle
L
ujours le re
to
s
a
p
it
ta
’é
n
n éclatait
la révolutio uait la débauche.
d
n
a
u
q
is
a
M
mort et narg
atoire,
elle riait à la Enfer comme le Purg
l’
Elle ignorait l de sa vie vint brisé
fi
le
Mort
et quand
la face de la
elle regarda a une larme.
dice 3A
Laura Giu
et lui tomb
Dormi tesoro
dormi mio bambino
smetti di piangere
e fai un sonnellino.
Canta la luna
e cantan le stelle
sogna questa notte
tante cose belle.
Gosatti, Eliza
Jablonsky,
Federica Ma
rchetti 1A
Cara Marilù
uretta,
Cara Marilù, La folletta
a
n
sei proprio u gran forchetta
a
che mangia d zzetta.
pia
e gioca nella
hietta,
Tu sei ranocc
allegretta,
in compagnia
ti piace stare
setta.
ed andare a ca
Patrizi 1C
Maria Laura
La primavera
La primavera si risveglia,
dopo l’inverno addormentato
in un verde prato,
dipinto da primule in fiore.
Porta calore ed allegria
Lasciando una scia di colore ed armonia.
Il cielo si apre ad una grande pace azzurra,
piena di festa e serenità.
Le giornate si allungano
È arrivata la primavera!
Alessia Lusenti, Eleonora Tagni,
Marta Simeone 1E
Due suoni
di campana
contengono
il caos
Paolo Bor
doni 3F
Bel bambino
fai un sonnellino
che la mamma è qui vicino
e ti legge un libricino.
La sera nel bosco
Le ombre si allungan furtive
su guizzi di luce e di suoni;
deserte son dello stagno le rive,
le garrule voci abbassano i toni.
Dormi tesoro
dormi piccolino
smetti di piangere
e fai un sonnellino.
Canta la luna
e cantan le stelle
sogna questa notte
tante cose belle.
Un lieve fruscìo, un breve sussulto,
poi, una brezza leggera foriera di pace.
Ciascuno ha trovato, nel folto, l’occulto
giaciglio e con vigile sonno vi giace.
Rebecca Bettini,
Miriana Azzolina 1A
L’amicizia è u
n
che ti fa senti sentimento un pò strano,
re libera com
e un volano.
Ma se qualcu
no
è come una ra ti ferisce,
cchetta che ti
colpisce
e tutto svanis
ce.
Ma se guardi
nel tuo cuore
,
vedrai che tro
verai tanto am
ore,
da dare a una
p
e con cui puo ersona di cui ti puoi fidare
i ridere e sch
erzare.
Ma se a volte
litigate,
vedrai che tutt
o
e la vostra am si sistema
icizia ritornerà
Per noi questo
se
è il sentimento rena.
dove si sta co
dell’amicizia,
n gli amici in
pace e in letizi
a.
Beatrice
Il cinguettio degli uccelli
allieta le serate primaverili
lasciando contentezza
nel paesino di campagna.
Interpreto
l’ermetism
o:
l’intervallo
Dormi bambino
L’amicizia
Matti da Ligari
Le foglie sui rami non tremolan più;
sfumati i colori, svanita la voce,
presto, da su, una pallida luce
sarà guida silente a feroce
ragione di vita quaggiù
e domani più vite non avranno più voce.
Laura Giudice 3A
9 Maiy
Poesia mac
edone
1861... 2011:
oggi
come ieri
festeggiamo
l’unità
d’Italia
Kam nje tu
fe
nemes do tj me lule
a
nema ge m caj:
e riti,
nema ge m
e
oh moj nen msoj
a
sa fort ge te ime
dua
gjeja me e
shtrejnt
je gjithmane
per mua.
9 Maggio
Ho un maz
zo
alla mamm di fiori e
a devo port
arl
la mamma
che mi ha c i:
re
la mamma
che mi ha in sciuto;
oh mamma
segnato
m
quanto ben ia
e
la cosa più ti voglio
importante
sei sempre p
er me.
Centocinquant’anni son passati
ma i valori son restati.
Unità, amor di patria e passione
ci uniscono in una sola nazione
Mazzini, Cavour e Garibaldi
han creato una patria di giovani baldi.
A Palestro e Magenta l’Austria abbiam battuto,
amaramente a Novara aveam perduto!
I bersaglieri su Roma han marciato
per sposar la Capitale al nostro Stato.
I Savoia su noi han governato
finché l’esilio hanno incontrato.
La Repubblica è poi nata
e la monarchia se n’è andata.
Quanto tempo è passato!
Ma tutto questo non abbiamo dimenticato.
Viva l’Italia!
Halimi Me
zhdi 1E
Interpreto
il futurismo:
l’intervallo
Matteo Belcao e Adalberto Valsecchi
3C
La Ligari
coglie
La Ligari ci riac beri e alle foglie,
al
In mezzo agli ormai passata
e
at
st
’e
dopo un
e e limonata.
fatta di granit viamo
tro
I compagni ri
…
ro impariamo
lo
(poesia erm
a
e
E insiem
etica)
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st
ce
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p
ci
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Alla Liga
e.
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gn
so
i
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Si spegne u
Perché ci sem m fare
na
ia
gl
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sulla natura luce
te
Tante gi
e,
ar
gi
ag
vi
piace
si propaga
Perché a noi la merenda
el
d
b
uia e silenz
to
en
al mom
iosa.
penda.
u
st
ta
en
iv
d
la scuola
o
m
ia
d
u
F
st
e
derico Filip
do
pucci 3F
Ma anche quan ertiamo.
iv
d
ci
ri
Alla Liga
,
nostra scuola
Bella, bella la il tempo vola…!
o
in questo post
Battaglia 1E
La Notte
i, Giulia
Alice De Marz
Driin
driin
Alzare si spostano banchi e sedie
Criii
tuc-tuc
Mangiare merenda
Mani
stracc
Bocca
gmm slurp
Andare dagli amici
Chiacchierare scherzare ridere
Ahh ahh ahh
Nascondere oggetti non propri
Astucci che cadono
Lanciare oggetti scuola
Calpestare penne
Craack
craack
Noooo la penna
Passi seri di professori
No ridere
Ordine
ssssssssssssss
Sul pavimento astucci cartelle diari
Cartacce tappi penne
Driin driin
Veloci veloci
correre
riordinare
Buongiorno
uuffff
Sedersi e ricominciare
Federico Filippucci 3F
Di rima in rima
Matti da Ligari
i!
Addio, Ligar
aro!
di via Colomb
Addio, scuola
Addio!
passati,
Tre anni son i gioie, di vita.
d
anni di ansie,
rdi
Son belli i rico iù cari;
p
i
m
o
n
legati ai
ie
ig
gr
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ìt
b
su
ti
i dispet
un giorno,
Son certa che po,
m
lontano nel te nto
ca
ac
ti
passando
cuore
udrò nel mio
voci.
i
d
e
uno sciam
Voci ben note
ti
allegre e riden po,
m
te
el
lontane n
senti.
ma sempre pre
iacere
Che grande p tro!
ie
d
n
tornare all’i
la mente
n
Un balzo co
ra studente!
e... esser anco
Giudice 3A
Laura
Estate
Ultimo giorno
d
La campanella i scuola…
su
buone vacanze ona, si augurano
!
Finalmente è
es
accompagnati tate e i bimbi
d
sono già pron a secchiello e paletta
ti a costruire
castelli di sab
bia in riva al
mar
pur sapendo
che un’onda li e...
porterà
via con sé... p
er
suo profondo ché il mare nel
n
ognuno di no asconde ciò che
i
vorrebbe real
izzare!
Denis Dell’An
drino
3D
23
La pace è.
..
Insieme
per un ambiente sicuro
La pace è
un cielo az
zu
un mare ch rro,
ia
che illumin ro,
a il sole.
La pace è te
n
è libertà, gio ere insieme le famigli
e,
ia
La pace è u , tranquillità, fratellan
n prato fiori
za.
to
un arcobale
no grandissi ,
mo,
farfalle di m
il
una musica le colori,
le
o silenzio a ggera,
ssoluto.
Per un ambiente migliore dove si può
stare a tutte l'ore
da soli o in compagnia grazie alla polizia.
Anche tu la puoi aiutare se qualche
regola vuoi osservare,
convivere civilmente significa
rispettare l'ambiente;
così facendo permetti alla polizia di indicarti la
giusta via.
Denis Dell
’Andrin
o 3D
Luca Folini e Jacopo Grossi 2D
Luce e buio
L’arcobaleno
La luce è apparire,
la luce è vedere,
la luce è realtà.
Il buio è infinito,
il buio è reale,
il buio è solitudine.
La luce mostra apparenze,
il buio mostra quello che siamo veramente,
toglie pregiudizi.
La luce non è bene,
il buio non è male,
sono solo metafore.
Perché se questo mondo è luce
preferisco chiudere gli occhi.
Quante volte…
Quante volte hai visto una lacrima,
quante volte abbiamo tentato di non piangere,
negando il dolore, nascondendolo nel cuore.
Quante volte hai dimenticato la sofferenza,
quante volte hai riso tralasciando la realtà,
nascondendola agli occhi di chi ti sta a cuore.
Quante volte hai sentito parlare della morte,
che tutto prende, che ci separa,
senza sapere di cosa si parla.
Quante volte vedrai soffrire,
quante volte dimenticherai
che siamo tutti destinati e morire.
Una volta, in
un paese lonta
n
sette colori si
davan la man o,
o
.
Stavano nel ci
elo sereno
e formavano
l’arcobaleno.
L’arancione, il
più piccino,
sembrava un
bambino
e dava la man
o
che rideva co al rosso e al giallo
me un gallo.
Il verde lì acca
n
si allenava nel to
ca
guardando all’i nto
nsù
dove c’era il b
lu
L’azzurro gli st .
ava vicino
e a volte gli d
av
Ma sotto tutti a un bacino.
c’era il viola
appena uscito
da un corso d
i ola.
Nel cielo non
eran divisi,
ma stretti insi
em
facevan capir e tra mille sorrisi;
e alla gente
che l’odio no
n serve a un
bel niente.
Silvia Ferrari
1F
Anna Carrara 2E
Dalla classe V della Scuola Primaria di Albosaggia
La neve soffice e lieve
Colora il paesaggio fatato
E si posa sul prato.
I fiocchi sono tante stelle cadenti.
Sembrano coriandoli bianchi.
Insieme formano un bianco tappeto
La neve è bellissima!
La neve soffice e lieve
Ecco la neve!
Chantal Giana
no
I fiori sbuca
Cade
La neve
Lieve
Cade
Lentamente a terr
a,
Sui rami, sui tetti
,
Sulle automobili...
Sembra dar
Gioia al paesaggi
o.
Fa sorridere i bam
bini,
Li fa divertire...
Forma subito
Uno strato
Che i bambini
Rovinano giocan
do.
La neve cade
Alessandro Pian
Fresca e lieve.
i
n
so
hi
I fiocc
Di tante forme.
Ci sarà
ca
n
ia
b
è
e
Tanta neve!
La nev
o nuovo...
È arrivata!
Vedo un paesaggi ve.
Soffice
,
ne
ra
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Ha riempito il paesaggio
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È ric
Come
tutto.
a
tr
!
Sembra panna montata.
e
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ff
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Evviva
È la più
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no
Gli alberi
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Bo
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a
ci
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La
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Guard
la neve.
al
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Sembrano pupazzi di neve.
ta
er
p
co
Bianca
I lampioni hanno messo un
e
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ca
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La nev
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o
Simpatico cappello...
fi
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p
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Fiocco
i
Le auto sembrano mostri innevati.
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b
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Che i
Il paesaggio
in
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rm
Trasfo
e.
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i
Sembra una nuvola bianca.
d
zo
az
p
Un pu
s
Angelo Lapsu
Ecco il giorno
Che aspettavamo da tanto...
Bianca
o
I fiori sbucan
o
in
Dal giard
ssero
Come se gioca
A nascondino
io
Arriva un ragg umina il viso
ill
ti
e
Di sole ch
avera
m
ri
p
la
Aspetto
gria
Perché un’alle
ia
si affacc
Alla finestra
Tutto ciò
mavera!
Succede in pri
Panna
Asia Cerri
a
Sharon Brun
Primavera
strana
È primavera
:
Una un po’
strana,
sull’albero le
rosse, gialle foglie son...
, non verdi.
Fresco,
anzi
freddo,
È il ventice
llo
mattutino.
Ascolto l’im
m
Come mi ac obile rumore del silen
zio
cade d’autu
nno.
Jacopo Ro
meri
24
Matti da Ligari
La scatola dei sogni
Tanti desideri diversi,
Vorrei diventare un giocatore
di basket professionista.
Vorrei diventare ricco.
Vorrei avere otto e nove in
pagella e andare in America.
Vorrei un mondo fatto
di pace
e bontà dove il pianto
lasci
il posto al sorriso!
Sarebbe bello se ognuno
uno
al mondo avesse qualc
e.
rim
che gli asciughi le lac
Vorrei andare bene a scuola,
e che i miei genitori non
litigassero mai.
Il mio sogno è di conoscere
mio nonno paterno.
erra.
Vorrei giocare a palla gu
Vorrei vedere un alieno.
Spero di avere una vita felice
senza problemi, avere due cani,
fare un lavoro a contatto con i
bambini.
Vorrei passare alle provinciali
di pallavolo.
Vorrei la pace nel mondo.
Desidero avere nella mia classe
una lavagna interattiva.
Vorrei fare più gite.
Il mio desiderio è di diventare
uno sciatore olimpico.
Vorrei diventare
un calciatore famoso.
Mi piacerebbe imparare
lo spagnolo.
Vorrei andare ai tornei
provinciali di badminton e se
possibile anche ai regionali.
Mi piacerebbe partecipare
ad un torneo di calcio.
Vorrei volare nello spazio con le
persone che mi stanno vicino e
compiere tante avventure.
Voglio vivere per sempre senza
malattie e vincere
il superenalotto.
Vorrei che i miei genitori
e i miei parenti guarissero
dalle loro malattie
e che non ne prendessero altre.
Vorrei che non ci fossero
parole brutte.
Vorrei che il riscaldamento
del pianeta non provocasse
conseguenze disastrose.
Vorrei diventare famosa.
Vorrei andare in California.
Vorrei vincere il torneo
Under 13 e Under 14.
Il mio sogno è di andare a vivere
in Sardegna insieme ai miei cari.
Vorrei fare del bene e aiutare
a cambiare ciò che è sbagliato.
Vorrei diventare quello
che il mio futuro mi prospetta.
Desidero diventare ricco
ed intelligente.
Vorrei che gli alunni fossero
i professori.
Il mio sogno è di vivere
felicemente come mio nonno, con
un futuro da fantino e cavalli da
amare e coccolare.
Mi piacerebbe che tra gli sport
che facciamo in scienze motorie
ci fosse anche il calcio.
Ci sono molte ragazze che
vogliono giocare a calcio,
per favore professoressa Zecca.
ieri
Tutti esprimeranno pens
e
e
nd
ofo
o poesie molto pr
siderio
de
o
mi
il
commoventi, ma
fai
e
ci
li supera: Juve vin
retrocedere l’Inter in B…
Mi piacerebbe
che non ci facessero portare
delle cartelle così pesanti.
te
Vorrei meno caos duran
il cambio dell’ora
e più organizzazione.
Desidero avere più tempo
per i miei amici.
Vorrei che non ci fossero
i compiti.
Vorrei avere tutto
l’oro del mondo.
Il mio sogno è diventare
un regista.
Vorrei trovare l’amore.
Sogno che ogni uomo faccia
qualcosa di buono per tre
persone, migliorando così
il mondo con un piccolo gesto.
Vorrei andare in Australia.
Vorrei che il mondo fosse
“giusto”.
Un consiglio per i desideri: non
mollare mai e crederci sempre.
Vorrei volare per esplorare
tutto il mondo.
Vorrei sposare Zac Efron
e vivere con lui.
Vorrei essere brava a scuola.
Mi piacerebbe tanto andare
a Roma per trovare una mia
vecchia amica.
Vorrei che la scuola cominciasse
più tardi e finisse più presto.
Vorrei volare.
Vorrei diventare bravissima
a giocare a pallavolo.
Mi piacerebbe entrare in un
mondo fantastico e viverci
come abitante.
Spero che la Juve vada in
Champions League e che l’Inter
non vinca lo scudetto.
Mi piacerebbe che ci fosse
un videogioco simile a G.T.A
con le vere città italiane
in cui però non devi essere
per forza un criminale.
Vorrei che la mia classe
fosse più unita.
Vorrei un mondo più bello
e senza guerra.
Il mio sogno sarebbe quello
di costruire una macchina del
tempo così potrei sempre vivere i
momenti che mi piacciono di più.
Spero che la Juve vinca e vada in
campionato.
Il mio desiderio è quello di
andare meglio a scuola e
diventare una famosa ballerina
che vive a New York.
Il sogno per me è la parte più
concreta della vita: desidero la
pace nel mondo senza guerre
e violenze, avere una casa con
delle persone che mi amino, una
vita spensierata senza problemi
e trovare un lavoro. Avere molti
amici che lo saranno per sempre
e un bel cavallo da coccolare che
mi dia affetto e felicità.
Vorrei fare una gita all’acquario
di Genova. Vorrei prendere
sempre la sufficienza in tutte le
materie. Vorrei andare a vedere
molti musei e parchi faunistici.
Vorrei anche andare a visitare
una città ricca di monumenti.
Vorrei portare la pace nel mondo
e che tutti i bambini del mondo
abbiano cibo.
Il mio sogno è di essere
sempre felice.
Vorrei diventare
un investigatore privato.
Io desidero imparare
il maggior numero di lingue
per poter visitare il mondo.
Vorrei vincere nella prossima
gara di sci.
Vorrei avere una villa
a Los Angeles in America.
Vorrei imparare a fare il 360°
con la tavola da snow-board.
Il mio sogno è vedere dal vivo la
mia cantante preferita e passare
un’intera giornata con lei.
Vorrei che non ci fossero più
compiti a casa e vorrei essere
miliardario.
Vorrei imparare un po’ meglio
una lingua straniera.
Il mio sogno è quello di
diventare una giornalista famosa
e di fare carriera. Mi piacerebbe
anche diventare una famosa
ginnasta di ginnastica ritmica.
Vorrei diventare
un chitarrista famoso.
Il mio sogno
è di vivere in salute.
Il mio desiderio è quello di
poter vivere su un altro mondo
dominato dalla natura. Il mio
aspetto cambierebbe, avrei una
pelle blu striata, una bellissima
coda e delle fantastiche orecchie
a punta. Su questo mondo potrei
volare sulle ali di un gigantesco
uccello alato, o cavalcare un
animale a sei zampe. Insomma,
vorrei vivere un’avventura stile
“Avatar”!
Vorrei diventare una maestra o
una professoressa.
Il mio sogno? Ma come si fa
a chiederne uno? Dentro di
me ho più di cento sogni che
conosco e più di mille che devo
ancora scoprire. Quali potrei
raccontarvi? Volare, respirare
sott’acqua, toccare la luna,
avere una tigre e una pantera
“da compagnia”… entrare in
un libro…ecco, questi sono una
minuscola parte dei sogni che
custodisco dentro di me.
Vorrei trasferirmi a Firenze.
La scatola dei sogni
tanti sogni segreti...
25
Matti da Ligari
Vorrei diventare un fabbro.
Desidero avere un canile e vorrei
andare in Australia e a Miami.
Vorrei un cinema a scuola.
Il mio sogno è quello di
diventare una brava ballerina.
Vorrei che la scuola fosse un
mega palazzo dove si fanno
le megafeste.
Vorrei 10 gatti.
più
Vorrei che i miei sogni
ro
sse
za
liz
importanti si rea
le
tte
tu
(andare allo stadio
domeniche).
e la
Vorrei fare la cantante
ballerina.
Sogno di avere sogni e desideri.
Vorrei andare in Germania
a vivere e sapere perfettamente
il tedesco.
Desidero che un continente
riemergesse dall’oceano.
Desidero diventare
una grande cuoca.
Sogno di poter realizzare
i miei sogni.
Il mio sogno è di avere
degli amici veri.
Il mio sogno è visitare/vivere
a Londra restando in contatto
con tutti i miei migliori amici
per sempre.
Vorrei abitare tra le nuvole.
Il mio sogno è di diventare una
fotografa di abiti e modelle.
Vorrei vivere per sempre
e non morire.
Desidero trascorrere una giornata
insieme ai Jonas Brothers, il mio
gruppo musicale preferito.
Il mio sogno è di essere
la protagonista di un film.
Vorrei essere sempre sana
e avere dei bambini.
Vorrei diventare una cantante
famosa.
Desidero avere più tempo
per giocare al pomeriggio
con il mio cuginetto.
Vorrei una società più corretta.
Vorrei diventare un cacciatore.
Vorrei vedere il futuro.
Il mio sogno è diventare
un cuoco di fama mondiale
ed essere ricco.
Mi piacerebbe creare
un videogioco sull’Italia
tutto realistico.
Desidero un mondo migliore
senza egoismo e discriminazioni.
Vorrei diventare
una grande pallavolista.
Vorrei la pace nel mondo e che
le guerre finissero per sempre.
Vorrei fare la collaudatrice
di materassi.
Vorrei andare bene
in matematica.
Vorrei diventare invisibile.
Vorrei incontrare il mio
Brad Pitt!!!....
Vorrei passare il tempo alla
Ligari serenamente!!!
Vorrei che il mondo fosse
meno inquinato.
Vorrei una fionda professionale.
Vorrei essere promossa.
Vorrei andare alle Hawaii.
Vorrei andare a fare gite
in paesi più lontani
per conoscere altre culture.
Vorrei che nel mondo
non ci siano più guerre.
Io sogno di vedere New York
e di fare la cantante.
Io desidero avere un cagnolino,
ne vorrei uno piccolo e molto
tenero con cui poter giocare e
divertirmi.
Mi piacerebbe essere un
poliziotto, finanziare una
azienda, aiutare i bambini
poveri ed essere miliardario.
Non vorrei mai morire, per
vivere all’infinito, quell’infinito
che mi darà la felicità e
l’allegria di una bambina
cresciuta e amata dai genitori.
Vorrei fare la parrucchiera.
ndi ali
Io vorrei avere due gra
cielo e
bianche per volare nel
bianche e
potermi tuffare fra le
ngere le
candide nuvole e raggiu rmi
pote
stelle più lontane per
notti
riscaldare nelle gelide
tare
d’inverno oppure diven
ce.
semplicemente un’attri
Il mio sogno è di essere
promosso e andare nella scuola
che piace a me per diventare
un grande elettricista.
Vorrei conoscere Dylan e Cole
Sprouse.
Vorrei fare meno verifiche
di matematica e di francese
e avere quindici minuti di
intervallo, il tempo pieno e
durante il pomeriggio fare i
compiti a scuola.
Vorrei che la mia casa fosse più
grande. Vorrei essere più brava a
scuola. Vorrei che tutti i numeri
e le formule di matematica
(anche le più complesse)
entrassero una volta per tutte
nella mia mente per poi non
uscire più. Vorrei diventare
scrittrice e naturalista, vorrei
proseguire gli studi (e bagnare
il naso a tutti i miei compagni)
e diventare molto brava.
Vorrei viaggiare in ogni angolo
sperduto del mondo.
Il mio sogno è avere una
macchina volante.
Vorrei che nella mia classe
ci fosse un po’ di silenzio,
non ce la faccio a resistere
ancora per molto!
Da grande mi piacerebbe
diventare una famosa stilista,
inventare borse, vestiti e scarpe.
Fin da piccola disegnavo vestiti,
mi divertivo a inventarli di tutti
i generi con la mia fantasia.
Io vorrei che tutte le persone
che contano pensassero al bene
della gente e non a gonfiarsi
il portafoglio.
Il mio sogno è di diventare
un informatico e avere un
programma che si potrebbe usare
durante le vacanze per ripassare
argomenti di studio.
Io desidero volare!
Il mio sogno è di andare a
scuola con il mini quad!
Mi piacerebbe incontrare il mio
ammiratore segreto e farmi
regalare tanti cioccolatini.
Il mio sogno più grande è quello
di possedere un cavallo.
Il mio desiderio è di diventare
macchinista come mio nonno.
Io desidero che i desideri degli
altri siano esauditi.
Vorrei che il Milan vincesse il
campionato e l’Inter perdesse
tutto.
eri e
Non ho particolari desid
sto bene così.
Il mio sogno è di avere un
futuro migliore.
Sogno di ottenere i risultati
che desidero.
Il mio sogno più grande è
quello di partecipare ad Amici
come ballerina perché amo la
danza, soprattutto Hip-Hop,
proprio quello che faccio adesso
come hobby.
Vorrei che Selena Gomez fosse
la mia migliore amica. Vorrei
diventare una cantante.
Vorrei vivere inseguendo i miei
sogni con piena fiducia
nel domani per trovare
il mio ruolo nella grande
commedia della vita.
Il mio desiderio più grande
in questo momento è quello
di riuscire ad eliminare la
timidezza nel mio carattere.
Desidero che tutti i bambini del
mondo in questo momento siano
protetti da ogni guerra e che
vivano per sempre in pace.
Desidero visitare gli Stati
Uniti, il Brasile, l’Argentina, la
Germania e il Giappone.
Desidero essere ricco e non
andare più a scuola.
Desidero volare e che la pace
regni sul mondo.
Il mio sogno è quello di
viaggiare per conoscere il mondo
con le sue usanze, le sue lingue
e la sua cultura...
Vorrei andare a Gardaland.
Vorrei essere miliardario.
Sogno in futuro di essere una
buona persona, di acquistare
determinanti valori che servano
per andare avanti. Vorrei essere
una persona onesta, laboriosa,
altruista e avere principi che
aiutano la relazione con altre
persone. Sogno anche un ottimo
futuro nel mondo del lavoro.
26
Come ti carico i prof...
Matti da Ligari
27
Matti da Ligari
La Ligari dalla A alla Z
AILI MICHELE
BOIANI LUCIA
CARNAZZOLA LUCA
CREDARO SIMONE
FANTINI FRANCESCO
GIANATTI NOEMI
ZULIAN ALICE
TAVASCI NICO
SCERESINI BENEDETTA
PRADELLA DAVIDE
PARUSCIO SARA
MITTA LUC
AILI TOMMASO
BOMBARDIERI MARTINA
CARNAZZOLA MARIKA
CREMONINI ALICE
FARINA CRISTINA
GIANESINI SARA
FERRARI SILVIA
ZECCA DANIELA
TARCHINI ALESSANDRO
SCALI CRISTINA
PORRU SEBASTIANO
PAROLO SUSANNA
AMADEO FRANCESCO
BONAITI ARIANNA
CARRARA MONICA
D’ANGELO ERIKA
FERRARI VASCO
PAROLO MARGHERITA
FERRARI ALBA
ZECCA PATRIZIA
TARABINI VIVIANA
SCALA MARTINA
POMOLI MARIA GRAZIA
ANFOSSI MINA GIULIA
BONDANESE ALESSANDRA
CARUGO UMBERTO
D’ASCHIERI EMILIANA
ZASTINCEANU DIONISIO
TARABINI DANIELE
SAREMI GEHAN LUCA
POLTI MONICA
PAROLO GIULIA
ANGELINI MADDALENA
BONDIO CATERINA
CASELLO MARCO
DAL MOLIN GREGORIO
FERRARI MARGHERITA
ZANNI IRENE
TAMMARO ARIANNA
SANDRINI EMIL TELEMACO
POLETTI RIZ FERRUCCIO
PAROLO ALESSIA
ANGHILERI MATILDE
BONDIO LUCREZIA
CASILLO GIULIA
DE BERNARDI OSCAR
FILIPPINI IDA
PARACCHINI CAMILLA
FILIPPUCCI FEDERICO
ZANI DANIEL
TAM ANDREA
SAMBRIZZI SARA
PLOZZA CHANTAL ELETTRA
ANGIOLETTI CAMILLA
BONDIO MAICHOL
CASPARRI LUCA
DE BERNARDI STEFANO
ZANI ANDREA
TALLINI GIULIA
SAMBRIZZI MICHELA
PIZZINGA VANESSA
PAPA ALICE
ANGIOLETTI MATTEO
BONDIOLOTTI BIANCA MARIA
CASPARRI SIMONA
DE BERNARDI ALESSANDRO
FIORI OLGA
ZAMPELLI GIORGIO
TAGNI ELEONORA
SALVAGNI SIMONE
PIZZI MARTINA
PANTIRU MARIUS VASILE
ANTONUCCI MARTINA
BONGIASCIA MARTINA
CASSINA MIRIANA
DE BERNARDI CLAUDIA
FIORONI GIULIANO ORLANDO
GIANOLI CRISTINA
GIOBERT MARIA
GIUDICE LAURA
GOBBI FRATTINI MATTEO
GOBBO FRANCESCA
GOBBO GIACOMO
GOSATTI BEATRICE
MENEGHINI MARCO
D’ALPAOS FRANCESCA
MENEGHINI SILVIA
CARRARA ANNA
MENESATTI MARTINA
BONACCORSI MARIA GRAZIA
MENGHI ANDREA
ZOIA ALESSANDRA
TARCHINI MARA
SCALIA VIRGINIA
POZZI LUCIANA
PARRAVICINI CAMILLA
ALOSI ANNA FRANCESCA
GIANOLA EDOARDO ANDREA
MERIZZI FABIO
FAZIO SILVANA
MILANI FEDERICO
CROTTI GLORIA
MILANI LORENZO
CARNAZZOLA REBECCA
MINNAI MICOL
ZUCCOLI ALBERTO
TASCA MARINELLA
SCANDELLA FRANCESCA
POZZI SIMONE
PARUSCIO GLORIA
BOMBARDIERI SARA
MITTA ANDREA
AJDINI DASMIRE
GRASSI ALESSANDRO
VOLONTE’ GIULIANO
TADDEO GIULIA
SALINI GIADA
PIZZATTI SERTORELLI LAURA
PANIZZA LUCIA
ANTONUCCI CAMILLA MARIA
BONOMO ALESSANDRO
CASTELLINI MICHELE
DE CAPITANI CHIARA TOSCA
FIORONI MICHELA
MELE’ CATERINA
VLADI BARIE
STEFFANONI DIMITRI
RUTTICO NICHOLAS
PIZZATTI SERTORELLI GIORGIO
PALOTTI GIULIA
GRAZIOLI M. CRISTINA
ARMINIO CECILIA
BORDAGARAY ENRIQUE DAVID
CASTELLINI SIMONE
DE CAPITANI ILARIA
FOLINI LUCA
MEDINA ARELLANO E. BIAGGIO
GRIGIS GIORGIA
BORDONI MARCO
CATELLANI MARINA
DE GIOVANNI AMELIA
FORMOLLI ANDREA MICHELE S.
VIDO CAMILLA
SPEZIALI FABIO
RUSSO CARLO
PINI ARIANNA
PAGANONI IVAN
BAJARDO MARCO
BORDONI MONIA
CATTANEO MARIA TERESA
DE LUCA FEDERICO
FORNI DORIANA
VENTURINI LUCILLE
SPAGNOLIN MARCO
RUSCONI CLAUDIA
PINCIROLI ELISA
OUADI NADIA
BALDINI CHIARA
BORDONI PAOLO
CAVAZZI CLAUDIA
DE MARZI ALESSIO
FORNI TIZIANA
VENEZIA PELLEGRINO
SODERO ANTONIO
RUMI CAMILLA
PINCHETTI MARTINA
OSMANI MIGJEN
BALDINI DAVIDE
BORZI ELEONORA
CECCHETTI JOEL
DE MARZI ALICE
FORTINI MICHELLE
VEDOVATTI RICCARDO
SMACHETTI ANDREA
RUIZ MONTEALEGRE C. VANESSA
PILLITTERI ENRICO FRANCESCO
ORIETTI BRYAN
BALDINI GAIA
BOSCACCI MICHELE
CEDERNA GAIA
DE MARZI ANNALISA
FORTINI VANESSA
NUSSIO STEFANO
FORZATTI MICHELE
VEDOVATTI GIULIA
SIRONI JACOPO
RUINA ISABELLA
PIGRETTI FEDERICO
BALDINI GIOVANNI
BOSCACCI NICOLA
CERRI EMMA
DE MARZI GIUSEPPE
VEDOVATTI CLAUDIA
SIMEONE MARTA
ROVEDATTI MARTINA
PIASINI NICOLA
NINATTI GAIA
BALDINI SIMONE
BOSCACCI ROBERTA
CHIAPPA ROBERTA
DE MARZI LORENZO
FRANCHITTI NICOLA
GROSSI JACOPO
GUALTERONI GIULIANA
GUGIATTI MARIACLARA
GUSMEROLI JACOPO
GUSMEROLI SERENA
HALIMI MEZHDI
HOXHA ANDUEL
MARTINO FRANCESCA
VIDONI GIULIA
SPEZIALI FRANCESCO
RUSSOTTO MARA
PINI FLAVIA
PAINDELLI MIRCO
BADY DOAH
GRILLOTTI GIOVANNI
MARTINOLI JOSHUA
VIGLIANISI ENRICO
SPEZIALI NICOLE
RUTTICO FAUSTO
CASTOLDI MICHELE
MARVEGGIO DARIO
FOPPOLI CHIARA
BORDONI DANNY
MARVEGGIO ELENA
PIRANA MARIA
PAINDELLI SIMONE
DE GIGLIO FRANCESCA
AZZOLINA MIRIANA
MASPERO ENRICO
FOLINI MATTIA
MASPERO ALBERTO
DE CAPITANI MATTEO
MAZZA LUCIA
CASTELNUOVO MARTINA
MAZZA RACHELE
VITALINI NICHOLAS
SPINI MADDALENA
RUTTICO GIOVANNI
PIUSELLI MARGHERITA
PAINI LUCA
BORDONI ALESSANDRO
MAZZA STEFANO
ARRIGHI MATTEO
VASCONI GABRIELLA
SILVESTRI LUCA
ROSSI VITTORIA
PIASINI ILARIA
NIKULINA VALERIIA
BALDO MATTIA
BOTTINELLI ROBERTO
CIAPPONI PIETRO
DE MICHIELLI FRANCESCO
FRANZESE ANTONIO
HOXHA KLEA
VANOTTI DANIELE
SIGNORELLI GIULIA
ROSSATTI GLORIA
PETRE ANDREI
NIKULINA NATALIIA
MARTINIELLO CINZIA
BALSARINI CLAUDIO
BRACCHI SIMONE
CIMAGLIA MICHELA
DE VITO LAURA
FRANZONI SARA
HU SABRINA
MARSETTI SILVANO
CIOCCHETTI CLAUDIO
DELL’AGOSTINO FEDERICO
VALSECCHI VITTORIA
SERTORI MARTINA
ROMERI CATERINA
PEREGO ANDREA
NEGRI ANNA
BARRI MICHELA
BURATTI MARGHERITA
CIOCCHINI LUCA
DELL’ANDRINO DENIS
FUMASONI FABIO
PELUCCHI MARIA GRAZIA
NATELLA ALESSANDRO
DELLA BOSCA LARA
FUSI EDOARDO
VALSECCHI ADALBERTO
SERTORI GIORGIO
ROMERI BENEDETTA
BASSI CAMILLA
BUSCEMA LORENZO
CITTERIO FERRUCCIO
VALLI GIOVANNI
SENE FATOUMATA
ROMERI ALESSIO
PELLEGRINI LUCA
NARITELLI NICOLO’
BATTAGLIA GIULIA
BUTTICE’ ROSY
CODICE’ FRANCESCO
DELLA MADDALENA ANDREA
GADALDI VALENTINA
NANA MICHAEL
GAGGI SILVIA
VALENTI MARCO
SENE N’DEYE KHADY
ROMERI ROBERTA
PELLACCI PUGLIELLI SIMONETTA
BAVA MANUELA
BUZZONI DANIELE
COIATELLI EDOARDO
DELLA MADDALENA LUCA
UBERTI CLAUDIA
SEMERIA FRANCESCA
ROMERI GIULIA
PEGORARI DAVIDE
MUSSO CARMEN MARIA
BAZZANO GIACOMO
CAGLIANI SAMUELE
COLA CHIARA
DELLA NAVE AURORA
GALBUSERA ELENA LAURA
TURCHI ANDREA
SELVETTI MARILISA
ROMANELLI SARA
PEDROTTI ELISA
MURADA GIULIA
BAZZI ALESSANDRO
CAIAZZA NICOLA
COLOMBINI STEFANO
DELLA NAVE CHIARA
GALLETTI GREGORIO
IDRIZI AMIR
IMPERIAL CRISTIAN
IPRA ELENA
ISLAMI LUMNI
ISLAMI MALLZIME
JABLONSKI ELIZA
MARINCA MIHAI CRISTIAN
VANNI SIMONE
SGUALDINO FRANCESCA
ROMERI DANIELE
PEREGO SIMONE
BURATTI BEATRICE
MARINCA IOAN RADU
NEGRINI STEFANO
FRIGIANU NICOLA
BARAIOLO MATTIA
IANNOTTI LARA
MARQUIS AMANDA
FRIGIANU MARTA
MARQUIS MATTIA
DELFINO SARA
MARSALA CLARISSA
CIOCCARELLI GIACOMO
MARSETTI ANDREA
BRUNALLI CATERINA
MARSETTI NICOLO’
VANOTTI ALESSANDRO
SHESTANI NICOL
RONZIO ALESSANDRO
PETORELLA CHIARA
NICORA VITTORIA
BALSARINI STEFANO
KACZYNSKA MARTA
TRIVELLA PAOLA
SELIMAJ GRISELDA
RIVAS GARCIA JAMIER ILDUARA
PEDROLINI MARTINA
MURADA ALESSANDRA
BAZZI ANDREA
CALABRINI ALESSANDRO
COLOMBO LUCA
DELLA PARTE ELISABETTA
GALLI RICCARDO
MARIANI ALESSIA
TRAVAGLIA SARA
SCIOLINI FRANCESCA
RIENZI MICHELE
PEDRINI STEFANO
MULIG DE PALMENBERG ALESSANDRO
KAUR KIRANDEEP
BELCAO MATTEO
CALDARA ANDREA
COLOMBO ANDREA
DELLA PENNA CAMILLA
GAMBETTA LAURA
MARCONATO ALICE
KOLA DONATELA
GATTI MARTINA
TIMESE ALESSIA
SCIEGHI DAVIDE
RAVIZZA ANTONELLA
PEDRAZZOLI MATTEO
MOTTARELLI ELENA
BERNARDINI FRANCESCO
CAMA DANIELA
CONFORTO SIMONE
DI FRANCESCA CHIARA
GENINI DAVIDE
MOTTA LARA
GERI JESSICA
TESTINI VITTORIA
SCIARESA LUCA
RASELLA FRANCESCO
PEDRAZZOLI LUCA
BERTINI EDOARDO
CAMANNI ALBERTO
CONTINI ALESSANDRO
DI LENA ANDREA
TESTINI VERONICA
SCHERINI GIUSEPPE
RAMOS DO NASCIMENTO C. VINICIUS
PEDRAZZOLI LETIZIA
MOSSINELLI SIMONE
BERTINI MATTEO
CANEPARI MICHELA
CONTRIO ALESSANDRO
DI MARINO VALENTINA
GHARAPETIANS G. PATRICK
TESTINI MATTEO
SCHERINI GIACOMO
RADIANI ALESSIO
PEDRAZZOLI ALICE
MORRA MAURIZIO
BERTINI MICHAEL
CANOVI SARA
CONTRIO DEBORA
DI ROIO IVAN
GHERARDI GIULIA
TESTINI GIULIO
SCHERINI GIACOMO
QUATTROCCHI ELIA
PATRUCCO ENRICO
MORONI ARIANNA MARIA
BERTOLAZZI MORENO
CANTONI ANDREA
CONTRIO MARCO
di TOMA PAOLA
GHILOTTI EMANUELE
TESTINI CHIARA
SCHERINI ELENA
QUADRIO COSTANZA
PATRUCCO CARLO
MORETTI MATTIA
BERTOLINI VERONICA
CAPRARI ANDREA
COOTHEN BRAYEN
DIOTALLEVI JACOPO
GHISLINI DENIS
TESTINI ANDREA
SCHERINI CHRISTIAN
QOSE SUADA
PATRIZI MARIA LAURA
MORETTI NICOLA
BESIO GIANLUCA
CAPRARI MARTINA
CORTESE ELISABETTA
DURA FEDERICO GIUSEPPE
GIAGGIA NICOLO’
TESTINI MATTIA
SCHERINI ALESSIA
PUSTERLA CRISTINA
PATRIARCA FILIPPO
MORESCHI MADDALENA
BESIO MANUEL
CAPRINALI ANNA
CORVI MATTEO
ESPOSITO MARIACRISTINA
GIANA SILVIA
LAFFRANCHI MARTINA
LAMBERTENGHI STEFANO CARLO
LANZETTI LUCA
LAPSUS GLORIA
LEO EDOARDO
LEONCELLI NICCOLO’
LEONI DANIELE
LEONI FRANCESCO
LUCCHESE VALERIA
DI FORTE GIULIA
LUSENTI ALESSIA
COMBI MARIA
MAGRI MADDALENA
CALNEGGIA MATTEO
MAGRI SERGIO
TIMESE MARCO
SCIME’ ILARIA
RESTA ALESSIA
PEDRETTI MARIA CHIARA
MOTTARELLI MATTEO
BENVENUTI GIAMPAOLO
MANCIN RICCARDO
GATTI GIOVANNA
MANGANELLI ALFONSO
DELLA VALLE DYLAN
MANZATTI IMELDE MIRIAM
COMBI ANNA
MARAZZI FRANCESCA
TONONI LUCREZIA
SCIOLINI ANNA
RIBOLI FRANCESCO MARCO
PEDRETTI VIRGINIA
MUFFATTI ALICE
CALNEGGIA ALESSIA
MARCHETTI FEDERICA
BELTRAMA ILARIO
LIBERA MATTIA
TESSAROLO TOMMASO
SCHENA FABIO
PUKHOVA ANNA
PASSARELLI FEDERICA
MOLTONI DANIELA
LUCA GIUSEPPE
BETTINI LISA
CAPUSSELA M. GABRIELLA
CRAPELLA FEDERICO
ESPOSITO VERONICA
GIANATTI ALESSANDRA
LOCATELLI FEDERICO
TEMPRA GIADA
SCHENA CATERINA
PRATICO’ FEDERICO
PARUSCIO SIMONETTA
MOLINARI FEDERICO
LOREZ NICHOLAS
BETTINI REBECCA
CARLETTI GRETA
CREDARO CHIARA
FANCHI LUCA
GIANATTI FRANCESCA
LOIODICE ANNA VIRGINIA
LOMBARDI DANIELE
MOLINARI FABIO
PARUSCIO ALICE
PRANDI CESAR
SCERESINI MARTINA
TAVELLI MARINA
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