Matti da Ligari - Istituto Comprensivo Sondrio Centro
Transcription
Matti da Ligari - Istituto Comprensivo Sondrio Centro
Giornale della scuola ligari • Sondrio • GIUGNO 2010 Direttore responsabile: Luisa Benzoni SOMMARIO 2 5 6 8 11 13 16 18 20 21 22 24 26 27 28 Attualmente Abosaggia FAI al Masegra Raccontami Vicino Lontano Recensioni Benessere Sapori vicini lontani Sport Scacciapensieri Di rima in rima La scatola dei sogni Come ti carico i prof... La Ligari dalla A alla Z Sportivamente Attualmente 2 LADRI DI BAMBINI Abbiamo mai pensato ai valori reali della vita? Quelli che sono indispensabili, che nessuno ci può sottrarre, ovvero la famiglia e la propria identità? Credo che nessuno di quelli che stanno leggendo il mio tema non abbia ricevuto questi valori fondamentali. Anzi, abbiamo mai pensato che siamo fortunati veramente sin dalla nascita? Non è il conto in banca, o la quantità di giochi o case che si possiedono ad essere la nostra vera virtù; la ricchezza vera è quella di poter conoscere le persone che ci amano e che ci hanno voluto bene ancor prima di venire alla luce. Anche se certe volte queste persone si arrabbiano e si infervorano, nel profondo del loro cuore c’è uno spazio per noi, così grande da essere la prima cosa che pensano quando si alzano; così grande da poter provare un’infinità di gioia quando ci vedono. Ecco, questa è la vita, questo è il nostro vero jackpot. Siamo talmente fortunati che non badiamo neppure a questa cosa, che per noi è naturale; siamo talmente egoisti che, forse, non ci siamo mai fermati un attimo a pensare che qualcuno in qualche parte del mondo non abbia questa felicità o che si sia ritrovato da solo a dover affrontare la società che lo circonda. Penso ad esempio al terremoto avvenuto nell’isola caraibica di Haiti, tutti quei bambini a cui non è rimasto niente: hanno perso casa, genitori e parenti; ora questi ragazzini, impauriti, si ritrovano a girovagare per le strade pericolose, stracolme di delinquenti, oppure stanno vivendo la loro vita dentro a un orfanatrofio, schiacciati dall’ignoranza e dalla tristezza. Ecco, ragioniamo su questo fatto: proviamo solo a fermarci un attimo e proviamo a vestire i panni di quei bambini, magari hanno visto la loro stessa madre morire sotto le macerie, oppure, hanno visto il proprio fratellino essere portato via da sconosciuti. Ci sono neonati che sono stati strappati dalle braccia delle madri, per essere rinchiusi in una gabbia per due giorni e, al termine di questi, essere barattati con pochi soldi come se fossero una merce. Al di là delle cronache più recenti è indispensabile anche parlare di altre parti del mondo in cui la giovinezza non viene vissuta; per caso ho letto un articolo di bambini romeni finiti nella tratta di esseri umani. Bambini che vengono sfruttati oppure destinati all’accattonaggio, ragazzine “adescate” e rapite con la promessa di soldi facili e costrette a prostituirsi. E’ la prima volta che mi fermo a pensare a queste cose che fino a ieri per me erano sconosciute, convinto che tutti potessero vivere insieme ai propri cari, frequentare una scuola, fare sport, uscire con gli amici, festeggiare le feste in famiglia ecc. Dopo aver letto che ci sono ragazzi che non riescono più a ridere, che non hanno mai avuto la fortuna di conoscere i propri genitori, mi sono trovato a disagio nel dover ammettere che ci sono brutte realtà a pochi chilometri di distanza e che ci sono persone che approfittano della debolezza altrui. Riflettiamo un attimo: se vediamo bambini sottratti da orfanatrofi e portati in Italia a fare l’elemosina, noi, vedendo queste creature sedute sul marciapiede, ci domandiamo perché non si ribellino; la risposta è questa: durante il viaggio di deportazione vengono picchiati, molestati, ricattati… di conseguenza non disobbediscono per paura della violenza. Io sono stato cresciuto con le favole, con “Cappuccetto rosso”, e la cosa che temevo di più era “l’Uo- mo Nero”. Io pensavo a giocare, a divertirmi mentre questi bambini non hanno potuto neanche stare per un secondo tra le braccia della mamma, non si sono potuti addormentare con la voce del papà che raccontava storielle. Io, dopo aver letto queste vicende, sono rimasto meravigliato da tanta brutalità e disumanità, perché pensavo che la tratta degli schiavi fosse terminata ai tempi di Cristoforo Colombo quando le persone venivano prese dal Golfo di Guinea e portate come schiave in tutta l’America per lavorare i campi giorno e notte. Pensavo che oggi non esistessero più queste cose, invece ho letto il contrario: questi fanciulli vengono presi da paesi dell’est e portati nel nostro stato a chiedere l’elemosina al servizio di criminali. Ancora una volta, si è dimostrato come questo mondo sia pieno di persone senza cuore e senza coscienza. Esistono anche altre forme di cattiveria nei confronti dei bambini, come ad esempio i bambini soldato in Africa: vengono utilizzati per fare la guerra, che è già una brutta cosa, ma ancor di più se fatta da minorenni. Gli uomini che fanno queste cose si fanno rispettare, ubbidire come se avessero a che fare con degli animali e, se i ragazzi disobbediscono, tagliano loro un orecchio o cavano loro un occhio. Credo che l’uomo non possa avere confini nella sua immensa crudeltà, perché se si può fare del bene lo facciamo con un po’ di indugio, ma se si tratta di essere cattivi, lo sappiamo fare benissimo, senza avere pietà. Io, da grande, se potessi fare del bene per queste anime lo farei, senza esitare, perché tutti devono avere il diritto di vivere una vita spensierata, senza essere comandati da persone immonde. Concludo col dire che non tutti siamo fortunati allo stesso modo, quindi potremmo essere meno egoisti certe volte: potremmo pensare a questi ragazzini che di sicuro non possono neanche parlare o discutere. Edoardo Coiatelli 2D Un laboratorio “alla moda” Durante le ore dedicate ai temi di attualità, con la professoressa di lettere abbiamo approfondito l’argomento della moda del nostro tempo con ricerche, testi argomentativi e discussioni in classe. Per comprendere meglio il percorso che arriva fino alla moda dei nostri giorni, venerdì 4 dicembre siamo andati al museo Sassi-De Lavizzari, dove sono esposti alcuni abiti che le sarte valtellinesi hanno realizzato nel 2002, prendendo come modelli i dipinti dell’epoca. La prima parte del lavoro si è svolta in un laboratorio, dove abbiamo imparato a riconoscere alcune stoffe: lana, juta, satin, pelliccia, velluto, tulle, broccato, damasco e raso (di seta e sintetico). Poi le due ragazze che ci facevano da guide ci hanno diviso in quattro gruppi, ognuno dei quali doveva eseguire un colla- ge con dei ritagli di stoffa per fare i vestiti di un personaggio disegnato. Dopo aver realizzato il collage siamo andati a visitare la pinacoteca, dove sono esposti, insieme ai dipinti, abiti nello stile del ‘500, ‘600, ‘700 e ‘800. Nel ‘500 i bambini erano vestiti come gli uomini: gorgiera (largo colletto inamidato), casacca, camicia e calzoni corti con calzamaglia; le bambine, invece, erano più libere: le gonne erano più corte e i corpetti più larghi di quelli delle donne e non portavano la gorgiera, ma colletti alla moda olandese. Gli adulti indossavano abiti molto scuri. I vestiti erano così deprimenti perché era l’epoca della Controriforma ed anche la moda seguiva scrupolosamente i canoni cattolici. Nel ‘600 si diffuse la marsina (antenato del frac), sparirono le gorgiere (rimpiazzate da col- letti delle Fiandre) e iniziarono ad apparire le scollature e le maniche delle camicie da sotto i vestiti. Nel ‘700 venne di moda il panciotto ricamato, i colori divennero più vivaci, le scollature più ampie, le pettinature alte e le gonne divennero sempre più larghe (grazie a cerchi di ferro e stecche di balena). In quel periodo, le maniche finivano con passamanerie di pizzo e, negli abiti da ballo, divennero sempre più corte. Nell’800, invece, le gonne divennero strettissime e i calzoni si allungarono. Si diffuse l’uso del cuscinetto per rendere più sodo e rotondo il “didietro” delle signore. Durante questo laboratorio, ho capito come gli abiti siano sempre serviti ad esprime la condizione sociale di chi li indossa e il tipo di pensiero che correva in quel periodo storico. Mi è piaciuto molto. Anna Combi 3F Matti da Ligari TERREMOTO AD HAITI Per non dimenticare Martedì 12 gennaio 2010. Un violento terremoto ha colpito Haiti, una tra le isole caraibiche più povere. Il sisma, di magnitudo 7.3 della scala Richter, ha colpito alle 16.53, con epicentro a una quindicina di chilometri dalla capitale Port-au-Prince. La terra non ha smesso di tremare per tutta la notte; dopo la prima scossa ne sono seguite altre 31. Centinaia di corpi sono sepolti sotto le macerie, i soccorritori stanno lottando contro il tempo per estrarre vive quante più persone possibili. Numerosi sono anche i cadaveri ai lati delle strade, barbaramente coperti con dei teli; molti di questi vengono sotterrati, altri bruciati per prevenire le epidemie. I pianti della gente si intrecciano alle urla di gioia dei familiari quando qualcuno viene trovato vivo. La gente è disperata: non c’è acqua, cibo, e qualcuno è solo, senza parenti in vita. Chiese, scuole e edifici sono crollati, l’acqua scarseggia e le persone non hanno più una casa o, peggio ancora, una famiglia. È rimasto in piedi soltanto un ospedale, ma ha già esaurito tutti i posti. Si scava con le mani nelle macerie nella speranza di trovare superstiti. Il sisma ha danneggiato anche gli edifici della polizia e ha fatto crollare il carcere principale del Paese, facendo sì che molti detenuti riuscissero a scappare. E in mezzo alla coltre di polvere, dove la gente implora aiuto da ogni angolo, c’è anche chi approfitta del dramma che sta vivendo Haiti: sono cominciate le attività di sciacallaggio. Tuttavia, nessuno rimane fermo: la gente scava tra le rovine della propria abitazione in cerca di qualcosa di utile, gli eserciti e la polizia fermano i ladri e gli sciacalli già in azione, medici e infermieri curano i feriti. I Paesi più ricchi offrono fondi ed aiuti ai terremotati. Gli obiettivi, in questa fase di crisi, sono garantire l’uso dell’acqua potabile e ripristinare i servizi igienici, per prevenire le temute epidemie. Il Paese è distrutto, la capitale è isolata, molti ponti che mettevano in comunicazione le campagne con il centro della città sono crollati; i telefoni non funzionano, tv e radio non trasmettono più. C’è solo qualche contatto di fortuna via Internet. È importante che le radio, i giornali, le televisioni forniscano notizie e immagini della disperazione di un popolo, perché senza di esse i fatti sembrano successi lontano, con qualcuno che con noi ha poco a che fare e di cui, in fondo, non ci interessa poi tanto. Ci arrivano immagini di dolore, di gente che ha perso tutto e ora non ha più niente; vediamo bimbi che, ormai orfani, sporchi di terra e detriti, vengono estratti vivi dalle macerie da chi scava con le mani nude. Seduti in poltrona, commossi dalle immagini spaventose di distruzione e disperazione che ci arrivano, ci sentiamo coinvolti, e sentiamo il dovere di fare qualcosa per aiutare queste popolazioni, di cui generalmente non ci occupiamo affatto. Peccato che questo “bisogno di aiutare” duri molto poco; fra qualche giorno, quando la questione non farà più notizia, tutti ci scorderemo, poco a poco, di questa gente che vive da sempre una vita molto dura. Ad aiutare resteranno in pochi: missionari, medici e volontari senza nome che aiutano i più deboli e bisognosi tutti i giorni, senza essere al centro dell’attenzione. Adesso pensiamo a tutte quelle persone che, anche prima del terremoto, non stavano bene, e ora non sanno più cosa fare della loro vita o dove andare. Anche se sembra un’assurdità, pare che la natura, di tanto in tanto, voglia metterci alla prova per verificare che l’umanità non sia morta dentro di noi. E questo è anche un segnale di speranza. Fabio Molinari, Matilde Anghileri 2E Attualmente Moda e tendenze 2010 Alla ricerca del GIUET Matti da Ligari Numerose sono le nuove tendenze di quest’anno sulla moda. Unghie curate e lunghe, squadrate con la limetta e corredate da smalti fosforescenti e brillantini di varie forme sono all’ordine del giorno. I pantaloni sono attillati come i leggins o i jeans e di colore viola, blu elettrico, verde chiaro, rosa e fucsia. Per quanto riguarda le scarpe sono molto usate ballerine, All Star, stivali alti scamosciati oppure le Classic della Nike, per l’inverno, come pure le sneakers alte, bianche o nere, dell’Adidas. Il trucco è sempre abbondante, ma chiaro e molto visibile sugli occhi con eye-liner, mascara e ombretti colorati. Il mascara è molto forte, nero e deve allungare le ciglia. La matita è nera oppure viola o azzurra. Il fondotinta è sempre abbondante e adesso quasi tutte le ragazze lo usano. Passiamo ora ai vestiti: una ragazza, che si vuol vestire alla moda, indossa leggins neri o viola, stivali scamosciati o ballerine e maglie lunghe oppure camicie da boscaiolo. Il tutto va corredato da una cintura larga. La borsa è piccola e non a tracolla. Gli 3 LA LEGGENDA Nella tradizione popolare nella zona di occhiali da sole sono a forma di cuore o a strisce. Vanno di moda inoltre le felpe colorate, le giacche in pelle nere o marroni, tanti braccialetti multicolore e pantaloni da ginnastica stretti alla caviglia e alla vita. Sono molto gettonati anche i gilet neri con bottoni grandi e lucidi. Il tutto va indossato con kefia. Le cartelle, rigorosamente Eastpak ,sono tenute, diversamente dagli altri anni, molto in alto e hanno colori forti e vivaci. Le borse sono grandi e spaziose con personaggi di cartoni animati come Minnie e Hello Kitty, personaggi Disney come Winnie the pooh. Le stampe di cuori, fiori e stelline sono, come sempre, molto usate per camicie, gonne, magliette e felpe, ma non solo. Le felpe larghe, con cappucci e con tasche spaziose, hanno colori sgargianti. I capelli sono lunghi, con ciuffi di vari colori e ovviamente lisci. Claudia Vedovatti, Donatela Kola, Veronica Esposito e Camilla Parravicini 2D I Tokio Hotel visti da due… facce Polaggia fino alla valle del torrente Caldenno, le nonne raccontavano ai nipotini di uno strano personaggio che popolava i boschi della zona, dalle dimensioni di un gatto con la parte posteriore del corpo fasciato o a squame con il muso che a volte era quello di un bambino ma spesso quello di un drago… si trattava del Giuet. C’è chi diceva di averlo allattato e chi affermava che avesse un poderoso fischio d’allarme. Poteva addirittura pietrificare una vittima dopo averla ipnotizzata. Oggi, c’è chi dice che si aggiri ancora tra questi luoghi. Per incontrare questa magica creatura bisogna seguire un percorso specifico, appunto il sentiero del Giuet. IL PERCORSO Il sentiero parte dalla chiesa di Berbenno e percorre il versante soprastante attraversando prima alcuni nuclei rurali, come Dusone, poi il versante terrazzato a vigneto; si entra nel vero e proprio sentiero presso la località Mulini; dove per l’appunto è presente “il mulino della Ghelfa” di cui abbiamo notizie sin dall’Ottocento quando fu acquistato dai Ghelfi. L’alluvione nel ’87 ruppe il canale e le due ruote ma venne prontamente restaurato e reso funzionante dalla Comunità Montana. Questo vecchio mulino serviva per macinare i cereali e le castagne dei terrazzamenti presso S. Pietro e Berbenno. Da lì si raggiunge la chiese di S. Giorgio, posta in posizione panoramica, osservatorio naturale dei versanti. Raggiunta la strada per Prato Isio, il tracciato si snoda nel bosco, prevalentemente terrazzato, con alcuni spazi aperti e radure, fino a raggiungere uno spianato che si apre alla vista delle Piramidi di Postalesio. Lungo il percorso si vedono con chiarezza i segni dell’uomo, che, da tempi lontani, ha colonizzato e modificato l’ambiente rurale. Seguendo il sentiero si riscoprono gli antichi mestieri, i prodotti tradizionali, gli strumenti del passato, fino ad arrivare agli aspetti naturali del bosco e delle rocce. I lavori per la costruzione dei terrazzamenti hanno consentito di rendere produttivi i terreni che, per la loro pendenza, non sarebbero stati altrimenti coltivabili. Fin dal ‘500, senza mezzi meccanici e con grande fatica, sono stati trasportati e posizionati i sassi per i muretti a secco e successivamente la terra di riempimento. Le acque piovane venivano convogliate in apposite canotte di scolo. Le aree terrazzate in più erano coltivate a castagno da frutto, segale e patate. Ma ritorniamo ora al nostro sentiero. Vi sono dieci cartelli che illustrano il percorso e procurano approfondimenti su vari temi. Il percorso possiede inoltre due anelli di variante per conoscere meglio la patria del Giuet. Per effettuare l’intero itinerario è necessario munirsi di attrezzature sportive e scarpe da ginnastica oppure di scarponcini (ideali per la montagna) e dell’occorrente necessario per camminare nella natura. Riportiamo ora alcune informazioni riguardo alla percorribilità. Da Berbenno all’osservatoio delle piramidi di Postalesio bisogna pazientare per 1.30 ora circa. Ma… conviene. Per effettuare invece l’intero anello con ritorno a Berbenno bisogna aver 2.10 ora libere! Dalle informazioni che abbiamo, risulta che il solo anello di variante, più in quota, è percorribile in non meno di 40 minuti circa. Con queste parole chiudiamo questo testo, sperando che andiate nella patria del Giuet. P.S. Rispettate questo sentiero che la natura ci ha affidato! Mattia Baraiolo, Federico Dell’Agostino, Riccardo Galli 1B Bambini progettano la città del futuro Gli alunni della classe 5ª di Montagna Piano partecipano al concorso “La città che vorrei” Bea: ma hai sentito che bello il nuovo disco dei Tokio Hotel? Sara: sì davvero, fa schifo Bea: cosa???? Sara: sono terribili, non mi piacciono per niente … non si capisce neanche se sono maschi o femmine … Bea: sono maschi!!!!!!!!!! E sono quattro tedeschi stupendi! La loro musica pop è la migliore Sara: mamma mia, Bea, che gusti e poi sei proprio sicura che siano maschi, sai, al giorno d’oggi… Bea: sei tu che hai gusti strani e sì sono sicura… Sara: stai scherzando???? Bea: all’inizio non piacevano neanche a me, ma poi ho capito che avevo gli occhi chiusi quando ho sentito il loro primo singolo “Moonsoon” una canzone fantastica Sara: si vede che hai picchiato la testa.. devo richiuderteli quegli occhi? Bea: no no, non chiudermeli che ci vedo bene io, sei tu quella cieca Sara: intanto sei tu che porti gli occhiali e io no … Bea: appunto, gli occhiali mi hanno permesso di vederli meglio Sara: non ho niente contro gli occhiali, ma i tuoi si vede che sono difettosi.. Bea: ma se mi fanno due occhi stupendi Sara: sì sì, certo, fatto sta che sei una delle poche a cui i Tokio Hotel piacciono. Indagherò se tutti i loro fan hanno gli occhiali difettosi Bea: non penso, comunque non è vero che i loro fan sono pochi, riempiono stadi interi Sara: sì, lasciamo perdere, con te non c’è più niente da fare, ti abbiamo perso Sara Romanelli e Beatrice Buratti 2D Durante il mese di febbraio la classe 5ª della Scuola Primaria di Montagna Piano ha dimostrato che la genialità dei bambini non deve essere mai sottovalutata. Con la partecipazione al concorso “La città che vorrei”, hanno saputo realizzare dei piccoli “capolavori”. I bambini hanno lavorato suddivisi in gruppi guidati dalle maestre e da due persone veramente speciali: la nonna di un alunno della classe che ha aiutato insegnando la tecnica dell’acquerello e la loro ex maestra, ora in pensione, che ancora oggi si dedica ai bambini con amore e passione. Per realizzare i cinque disegni i piccoli ricercatori hanno preso spunto da immagini trovate sui libri, dai monumenti più significativi della Valtellina e dalla natura meravigliosa della nostra terra. I loro disegni rappresentano città innovative dove sono combinate tradizione e innovazione: compaiono treni superveloci, pale eoliche e pannelli solari, inseriti in una natura costellata di bellissimi monumenti. Ogni cartellone è stato piegato a libro. Sulla parte esterna è stata ritagliata, a mo’ di finestra, la sagoma di simboli valtellinesi: la chiesa della Sassella, un grappolo d’uva… Gli alunni hanno lavorato come “api operose”, collaborando e aiutandosi a vicenda. In ogni opera è presente l’allegria dei bambini, l’amore per l’ambiente e la voglia di vivere in una città felice e pulita. Osservando i disegni si può capire quanto impegno ci hanno messo, infatti tutti i particolari sono ben fatti e le coloriture molto curate. Su ogni disegno hanno poi incollato la poesia “Signori architetti”, di Gianni Rodari, che prima si rivolge agli architetti complimentandosi per la loro bravura poi però gli ricorda che in quei palazzoni ci devono vivere anche bambini, che hanno bisogno di cortili e giardini. Classe V Scuola Primaria di Montagna Piano 4 Attual mente PATRIOTTISMO: esiste ancora? Il patriottismo è un sentimento antico e si esprime attraverso l’orgoglio per i progressi conseguiti o la cultura sviluppata dalla patria, ma soprattutto tramite il desiderio d i conservar ne il carattere ed i costumi. Patriottismo significa amare, difendere, sentire propria la tua patria, la tua terra, significa sentirsi parte attiva di una nazione che può migliorare o peggiorare in base al tuo comportamento. Due grandi patrioti che hanno partecipato, anche se diversamente, all’unità d’Italia sono Mazzini e Garibaldi, che senza il geniale Cavour non sarebbero riusciti ad ottenere il risultato finale: l’unità d’Italia. Garibaldi è stato un generale, un valoroso condottiero e patriota italiano. È considerato da tutti una delle figure fondamentali del Risorgimento italiano, il personaggio storico più famoso e popolare. In Italia è noto anche con il nome di “Eroe dei due mondi”, per le sue imprese militari compiute sia in Europa che in Sud America. Credo che quest’uomo sia stato il braccio militante dell’unità; credeva in ideali molto simili a quelli che oggi sono le basi della nostra Costituzione: la fratellanza, l’uguaglianza e l’aiuto reciproco tra le persone. Amato dai democratici di tutto il mondo Garibaldi è stato il simbolo degli ideali di libertà, giustizia, indipendenza dei popoli. Giuseppe Mazzini era un liberale che sperava di costituire un paese repubblicano, i suoi successori furono gli uomini politici che facevano parte della sinistra storica. Era un uomo molto intelligente e che si è dato molto da fare per il nostro Paese; Mazzini era molto amico di Garibaldi dal momento che essi condividevano gli stessi ideali politici. Il cervello che però portò all’unità italiana fu quello di Camillo Benso, conte di Cavour: egli aveva una grandissima capacità di ragionamento Egli è stato un politico italiano, protagonista del Risorgimento nella veste di capo del governo del Regno di Sardegna e successivamente in quella di primo Presidente del Consiglio del Regno d’Italia. Questo grande uomo muore a Torino il 6 giugno 1861, qualche mese dopo aver visto l’unità del nostro paese; forse se egli fosse vissuto per qualche anno in più ora ci troveremmo in uno stato federalista, cioè nel quale ogni regione è molto indipendente, ma, visto che la storia non si fa con i se e con i ma, non possiamo esserne certi. È in questo secolo che Goffredo Mameli scrive il “Canto degli italiani”, che dal 1946 è diventato il nostro inno italiano. Era un poeta, uno scrittore e un patriota italiano. Lo scrisse quando l’Italia che conosciamo noi era anco- Matti da Ligari ra un sogno. Spesso è stato criticato per il suo contenuto, ad esempio, per alcune frasi ritenute retoriche ma forse non tutti sanno che il suo autore è morto poco più che ventenni combattendo proprio per le sue idee e ciò dimostra che gli uomini di quel periodo erano disposti a sacrificare la loro vita per il bene della patria. Un momento: oggi, siamo anche noi disposti a morire per il bene dello stato italiano? Credo che la maggior parte delle risposte sarebbe no. Credo che oggi non esistano più i veri patrioti come quelli che nell’Ottocento hanno sacrificato la propria vita per il nostro Paese. Questo mi dispiace perché erano persone molto determinate che, unendo le proprie forze, sono riuscite a raggiungere uno scopo nobile e ciò potrebbe servirci oggi per superare i problemi della società. Nicole Speziale 3A Albosaggia Il mio futuro… la scelta Quando da piccola la gente mi chiedeva quale lavoro avrei fatto da grande rispondevo che non avevo idee. Ma adesso è arrivato il momento di decidere la mia vita futura, la strada da seguire, la scelta ritenuta per me la più importante di tutte quelle che ho fatto finora. La cosa che più mi spaventa è la certezza che solo io posso scegliere, sono io l’artefice del mio futuro. Ho paura… paura di non farcela… paura di pentirmi della mia scelta… paura di quello che pensa la gente… paura dell’avvenire. Ci sono momenti in cui non ho dubbi: mi vedo all’istituto tecnico per ragionieri, altri nei quali sono sicurissima di iscrivermi al liceo classico, altri ancora in cui penso al liceo socio psicopedagogico, altri durante i quali sono certa soltanto di una cosa: non ho la minima idea su quale scuola scegliere. Mia mamma ha fatto ragioneria e poi l’università, adesso lavora all’ufficio personale del comune di Sondrio. Credo che il suo non sia un lavoro facile, molte sere, quando preparo la cartella, la vedo In questo articolo vogliamo riflettere su Facebook, perché se ne sente molto parlare e tanti ragazzi di questa scuola si sono già iscritti. L’iscrizione è gratuita, bisogna avere una casella postale e più di tredici anni. Questo social network è diffuso in tutto il mondo e nel 2010 si sono registrati circa 400 milioni di persone. Facebook serve per chattare con altra gente che abita lontano, addirittura in ogni angolo del mondo. Però, a volte, si possono incontrare adulti o ragazzi che fanno i bulli e ti scherzano. Molte notizie di questo genere si sentono spesso in televisione e la polizia postale riceve anche delle denunce fatte dai genitori di ragazzi che vengono discriminati o offesi per via di diversità fisiche o culturali e modi di pensare differenti. Oltre a questi pericoli Facebook è molto utile e divertente: ci sono giochi online gratis e applicazioni per scaricare musica legalmente. Ma la domanda che molti si pongono è: perché mi dovrei iscrivere a Facebook? I ragazzi della nostra classe hanno risposto dicendo che così si può comunicare gratuitamente o anche che sono stati influenzati da altri amici che si erano già iscritti in precedenza. Secondo noi Facebook è bello e coinvolgente ma bisogna fare attenzione alle persone malintenzionate che hanno altri scopi oltre a quello del semplice conoscersi. Per restare in rete in sicurezza e non avere brutte avventure possiamo chiedere aiuto ai nostri genitori o ad altri adulti che ci possono aiutare a comprendere meglio ciò che ci succede nel network. Alice Muffatti, Federico Molinari, Simone Conforto, Giulia Vedovatti 1B seduta di fronte a una risma di fogli da studiare. Arrivata dal lavoro, dopo una giornata impegnativa, deve cucinare, deve sistemare la casa, perché io non faccio niente di quello che dovrei fare. Semplicemente lascio che sia lei l’unica a occuparsi delle faccende domestiche. Io non ho interessi particolari, se dovessi decidere subito sceglierei ragioneria. Certo magari quando approfondirò il discorso sui licei e quando andrò agli open day cambierò idea…. A volte penso di voler fare ragioneria perché è una scuola che rilascia un diploma subito spendibile nel mondo del lavoro, senza dover per forza proseguire gli studi. D’altro canto ho davanti l’esempio di mia madre che, dopo aver frequentato ragioneria, si è brillantemente laureata in giurisprudenza, senza trovare particolari difficoltà. Inoltre, pensando al liceo classico, l’idea di studiare e fare le traduzioni di latino e greco, due lingue che si dicono morte, non mi affascina particolarmente. In questo periodo di transizione sono confusa, il pensiero di decidere mi spaventa, non so proprio cosa fare, spero di ricevere degli aiuti concreti. Devo trovare le coordinate della mia vita, anche se per ora mi è più facile pensare a quello che non voglio fare. Non è che tutte le materie previste dal piano di studi di ragioneria mi convincano, però la mia mamma dice che gli sbocchi professionali di tale scuola sono molteplici, non solo esclusivamente legati alla tenuta della contabilità. Molti pensano che il liceo serva per avere cultura, che apra la mente, io concordo con questa affermazione, ma secondo me la cultura se la fa la persona stessa creandosi le proprie opinioni. Per quanto riguarda il mondo del lavoro io non ho nessuna idea in mente, vorrei un lavoro gratificante anche dal punto di vista economico e che metta in luce le mie capacità. Fra poco dovrò iscrivermi, mi consola il fatto che non sono solo io a essere indecisa. Mia mamma mi dice sempre di scegliere seguendo il mio istinto, senza preoccuparmi troppo perché anche questa scelta si può cambiare. Il progetto orientamento non mi è servito, mi ha solo confuso le idee già poco chiare che avevo. Il mio sogno? Esaudire tutti i miei desideri in modo da poter guardare indietro e dirmi: “non ti sei persa niente…. hai vissuto tutto nel miglior modo possibile”. Daniela Cama 3A Albosaggia Matti da Ligari Direttore responsabile: Prof.ssa Luisa Benzoni Caporedattore Centrale: Alessandra Bondanese Coordinamento: Chiara Cola Caporedattori ATTUALMENTE: Anna Sciolini e Sara Paruscio BENESSERE: Stefano Colombini, Luca Fanchi SAPORITAMENTE: Sabrina Hu, Kaur Kirandeep SCACCIAPENSIERI: Anna Sciolini CRITICAMENTE: Fabio Schena, Simone Mossinelli SCATOLA DEI SOGNI: Giulia Parolo, Elisa Pinciroli RACCONTAMI: Martina Pizzi, Nicol Shestani VIAGGI: Sara Paruscio MASEGRA FAI: Luca Carnazzola, Michael Bertini Emmanuelle Medina SPORTIVAMENTE: Maurizio Morra DI RIMA IN RIMA: Leo Edoardo Art director: Nicol Shestani Produzione: Luca Sciaresa Matti da Ligari Il mio primo giorno di scuola media Il mio primo giorno di scuola media è stato diverso da tutti gli altri giorni. La sera precedente ero piuttosto agitato e per un po’ non sono riuscito a dormire. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto preso da mille pensieri. In particolare pensavo a come sarebbero stati i miei nuovi insegnanti e anche i miei nuovi compagni che non conoscevo. Non saprei dire a che ora riuscii ad addormentarmi ma sicuramente era già tardi. Al mattino, appena sveglio, mi sono alzato in pensiero, non credevo che fosse giunto il gran giorno: era il momento di cominciare la prima media. Mentre facevo colazione i miei familiari mi davano consigli e mi ripetevano di stare tranquillo che era un giorno come un altro, ma per me non era così. Sono stato accompagnato a scuola da mia madre e una volta giunto in prossimità raggiunsi a piedi il piazzale anteriore all’edificio scolastico. Fu un momento bello e rassicurante rivedere i miei vecchi compagni. Mi accorsi che la mia agitazione, pian piano, svaniva. Mi misi subito a chiacchierare con loro e in lontananza vidi i nuovi compagni. Dopo un po’ suonò la campanella e per ultimi entrammo in classe. Ognuno si era seduto nel banco più vicino al compagno che preferiva, io mi ero messo nell’ultima fila, di fianco a Giovanni. Da quella posizione avevo una visuale molto ampia e vedevo perfettamente la cattedra e la lavagna interattiva. L’aula aveva pareti tappezzate di cartine geografiche, calendari, cartelloni. Dalle finestre notai che si vedeva la scuola dell’infanzia. A un certo punto arrivò la professoressa di arte che iniziò a chiedere i nostri nomi, poi ci condusse a visitare le varie aule. Terminate le sue ore fu la volta del professore di matematica, entrò in classe sorridente e mi sembrò subito molto simpatico. Anche la professoressa di lettere mi sembrò molto gentile, parlò della scuola e di come era organizzata, diede consigli sull’utilizzo dei libri e dei quaderni. La mattina passò abbastanza velocemente ed io cominciai ad avere un’idea dei miei nuovi professori e dei nuovi compagni, Fabio, ad esempio, mi sembrò subito simpatico e socievole con tutti. Andrei invece mi incuriosiva perché era rumeno e non avevo mai avuto in classe un compagno straniero. Quando suonò la campanella d’uscita mi resi conto che la prima giornata di scuola era trascorsa tranquillamente. Tornai a casa felice con mille cose da raccontare. Mi sentivo al centro dell’attenzione e tutti mi chiedevano qualcosa. Finalmente il mio primo giorno era passato e le mie paure erano svanite. Davide Genini 1A Albosaggia 5 Albosaggia A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE Domenica 14 febbraio io e la mia famiglia abbiamo preso parte alla sfilata in maschera organizzata dall’oratorio di S. Rocco con la partecipazione di altri oratori, tra cui quello di Albosaggia. Quel giorno ero molto felice ed emozionato e non vedevo l’ora di mascherarmi da Capitan Uncino per andare a Sondrio dove mi sarei incontrato con Daniele, il mio compagno di classe. La partenza con i carri allestiti dagli oratori partecipanti era prevista per le ore 14.00 presso l’oratorio di S. Rocco. Il nostro carro rappresentava l’ape Maia. Le sponde del rimorchio erano ricoper- te da una carta gialla con strisce nere e la parte anteriore raffigurava la testa dell’ape. Il carro trasportava uno stereo con due enormi casse e un gigantesco vasetto di miele in gommapiuma. Dall’oratorio incominciò la sfilata che avrebbe percorso le principali vie di Sondrio per arrivare in Piazza Garibaldi. C’erano tantissime maschere e non riuscivo a trovare Daniele, così mi unì a mio fratello e ai suoi amici. Lanciavamo coriandoli a tutti e mi divertivo a lanciarli anche ai miei genitori. Finalmente incontrai Daniele e insieme spruzzammo stelle filanti a chiunque. La ginnastica artistica Un flick, una rondata, una ruota... Tutti elementi che fanno parte di un bellissimo sport, per me una passione: la ginnastica artistica. Questa passione è nata da una semplice casualità, cioè dal fatto di avere un’insegnante di ginnastica “in famiglia”: mia cugina Claudia, che è un’insegnante di ginnastica ritmica. All’inizio non mi interessava. Tutti i giorni però guardavo dalla finestra mia cugina che si allenava nel suo giardino e questo mi affascinava molto. Vinta da mille mie richieste, mia mamma decise di iscrivermi, così mi ritrovai in palestra. Qui ebbe inizio la mia avventura. Dopo pochi allenamenti ero già convinta che la ginnastica fosse la mia “vocazione”. Qualcosa dentro di me, però, mi diceva che non era quel tipo di ginnastica che mi apparteneva. Era troppo elegante, un po’ noiosa. Io, invece, avevo bisogno di uno sport più deciso e stavo per trovarlo, in un modo del tutto insolito. Quel giorno, infatti, mi trovavo in montagna, a San Giacomo, e stavo chiac- Abbiamo camminato, cantando e ballando, per più di un’ora e mezza, prima di raggiungere Piazza Garibaldi, dove ci hanno accolto gli organizzatori e molto pubblico offrendoci una sana e buona merenda. La piazza era affollata. Lì ho potuto vedere meglio alcuni carri tra cui due castelli e uno che rappresentava i Simpson. Prima di rientrare a casa, ho assistito ad uno spettacolo proposto da alcune giovani sbandieratrici bravissime. È stato un bel Carnevale e mi sono divertito di più degli altri anni. Nicolas Ruttico 1A Albosaggia chierando con una ragazza, anche lei una ginnasta. Dopo avermi visto fare qualche acrobazia, lei mi diede un consiglio: “Sei brava, ma si vede che non sei fatta per la ritmica; vieni con me, io faccio ginnastica artistica!”. All’inizio rifiutai questa proposta, ma dopo poco decisi che provare non costava niente. E fu così che, in una fredda giornata di gennaio, trovai la mia prima, vera grande passione: la ginnastica artistica, appunto. Chissà perché, questo sport così strano e “pericoloso” mi colpì a tal punto. Forse per via di tutti quei salti che mi mettevano i brividi e mi facevano salire l’adrenalina a mille, magari per tutti quegli attrezzi, così possenti e affascinanti; oppure per quella palestra e le insegnanti che mi facevano sentire come a casa mia? Ecco. Adesso sapete com’è cominciata la passione. Ma non è di certo finita qui. Questo è stato solo l’inizio della mia fantastica avventura. Da principio in palestra ero un po’ impaurita, non conoscevo nessuno, ma questa situazione è durata ben poco. Ho trovato presto tante amiche che avevano molto in comune con me, con le quali potevo condividere la mia passione. Gli allenamenti erano duri, lo sono tuttora, ma le soddisfazioni sono tante. Una delle mie soddisfazioni più grandi è sicuramente quella di partecipare alle gare. Che si vinca o meno, non è questo l’importante: la ginnastica, infatti, mi ha insegnato ad essere sportiva, a non perdermi mai d’animo, ad accettare la sconfitta con dignità senza arrabbiarmi. Vanessa Fortini 2A Albosaggia San Salvatore San Salvatore si trova in Valtellina sulle Orobie, nel comune di Albosaggia. È situato a circa 1200 m sul livello del mare, ed è un maggengo molto esteso. È diviso in due parti, separate dal bosco. San Salvatore è noto per una delle chiese più antiche della Valtellina; nei sotterranei ci sono delle ossa che si dice siano resti di bergamaschi (non so però se è vero) che passavano di qui per andare in Valtellina. Contrariamente a quasi tutte le altre chiese, l’altare è rivolto a ovest, secondo quanto si narra perché in quel luogo fu ucciso un prete. Fortunatamente il maggengo è tenuto abbastanza pulito e l’ambiente naturale circostante non presenta la sporcizia che si vede in altri posti. D’estate a San Salvatore porto le mucche in alpeggio. Io e la mia famiglia le facciamo pascolare nei prati lì intorno. Le giornate, in passato, le ho trascorse insieme a mio zio e a mio fratello a fare recinti per le mucche e a “mungerle”, lo scrivo tra virgolette perché io facevo soltanto l’aiutante mentre a mungere veramente erano la mamma o il papà, lo zio e mio fratello. Beh… anche se ho trascorso tutta l’estate a “lavorare”, questo tipo di occupazione è molto divertente. Avevo anche una mucca preferita, Bimba, che si lasciava persino accarezzare! A San Salvatore ci sono anche altri pastori, però, a differenza di noi che ne abbiamo circa trenta, hanno soltanto una decina di mucche, che fanno pascolare nei prati più ripidi. Secondo me, San Salvatore è il posto più bello, fantastico del mondo… a parte le mosche e tutti gli altri insetti che rompono veramente le scatole! Debora Contrio 2A Albosaggia 6 Fai al Masegra Giornate Fai al Castel Masegra I giorni 27 e 28 marzo in tutta Italia si sono celebrate le “giornate FAI di primavera” (Fondo per l’Ambiente Italiano). In queste due speciali giornate tutti i patrimoni appartenenti a questa associazione sono stati eccezionalmente aperti al pubblico e l’entrata era gratuita. Anche noi, alunni della scuola media “G. P. Ligari” abbiamo deciso di partecipare all’iniziativa in onore del FAI che si è svolta al Castel Masegra, un antico castello la cui costruzione è in vari stili. In particolare, per questo progetto, hanno partecipato quattro classi (2 A, 2 C, 2 D, 3 B), tra cui la nostra (2 D). Abbiamo fatto rivivere il cast con il gruppo delle danzatrici, il gruppo dei musici (fiati e chitarre) e i gruppi di ciceroni in varie lingue: italiano, inglese, tedesco e russo. Noi abbiamo svolto il ruolo di ciceroni in tedesco. La preparazione a questa manifestazione è stata molto lunga, tanto che ci abbiamo impiegato alcuni mesi. Abbiamo iniziato con una lezione con le professoresse Balgera e Cederna. Lì abbiamo capito cosa è il FAI (fondo per l’Ambiente Italiano) e abbiamo incominciato a conoscere la storia del castello. In seguito siamo andati a visitarlo e abbiamo notato molti particolari che prima di allora ci erano sconosciuti anche perché molti di noi non erano mai entrati al castello. Successivamente abbiamo partecipato ad una lezione con il professor Garbellini che ci ha fornito informazioni storiche sui castelli presenti in Valtellina. Dopo tanto lavoro e impegno si è svolta la manifestazione. Il primo giorno, sabato 27, alcuni gruppi tra le classi coinvolte nel progetto si sono recati al castello fin dalla prima ora per inaugurare la manifestazione e ricevere visite da parte di molti turisti. Purtroppo noi abbiamo avuto poche occasioni per fare da guida e mostrare ciò che avevamo imparato in questi mesi. Nel pomeriggio alcuni generosi turisti italiani si sono offerti di seguire la visita in tedesco. In questo modo, orgogliosi del nostro lavoro, abbiamo presentato il castello ai “volontari”. Verso le 17.00 si sono recate al Masegra alcune autorità del comune e della provincia di Sondrio (prefetto, assessore alla cultura...). In quella occasione si è svolta la premiazione. Ci siamo radunati nel cortile interno del castello, dove abbiamo ascoltato il discorso dei rappresentanti delle istituzioni ed essi ci hanno consegnato gli attestati per il nostro impegno. A questo è seguito un rinfresco molto gradito da tutti, in particolare da noi ragazzi, stanchi ma entusiasti della giornata. Nella mattina della domenica non abbiamo avuto molto “successo”, al contrario del pomeriggio. Infatti, dopo pranzo, la gente scalpitava all’entrata del cancello principale per assistere alla visita guidata da noi ciceroni. Alcune persone di Sondrio non avevano mai avuto l’occasione di entrare nella magica atmosfera del castello. Noi ci siamo impegnati molto, al tal punto che abbiamo “dovuto” guidare due gruppi di turisti in italiano. Eravamo un po’ emozionati e impacciati, ma la professoressa Gualteroni ci ha chiesto di leggere il documento preparato e quando i visitatori si sono presentati innanzi a noi abbiamo annunciato loro che noi eravamo le “riserve”, dato che mancavano ciceroni in italiano perché impegnati in altri gruppi molto numerosi. A fine giornata noi ragazzi, entusiasti e soddisfatti della manifestazione, ma altrettanto stanchi, curiosi di scoprire le meraviglie della parte a sud del castello, presentata dai ragazzi del “liceo Pio XII”, ci siamo precipitati sulle scale della parte del castello a noi sconosciuta. Dobbiamo ammettere che i nostri “colleghi” erano un po’ più esperti di noi, anche vista la differenza d’età. Sono molto più grandi Camilla Antonucci, Veronica Bertolini, Jacopo Grossi, Lucia Mazza, Giuliano Volontè 2D Matti da Ligari Un castello fra castelli ma non solo… La Valtellina, fin dai secoli più remoti, è stata una terra di passaggio. Essa, infatti, si trova presso il confine italiano ed in passato (ma anche attualmente) ha permesso il passaggio di numerosi popoli verso il nord Europa. Proprio per questo motivo i castelli e le torri ricoprivano un ruolo fondamentale per controllare i valichi alpini; tra questi si evidenzia il castello Masegra che, massiccio e ancora ben conservato, si erge sopra la cittadina di Sondrio. È stato questo l’ argomento che abbiamo trattato venerdì 19 febbraio in una lezione tenuta da Luigi Garbellini. Allo scopo di aprirci gli occhi sulle ricchezze artistiche e architettoniche locali, le nostre insegnanti hanno infatti organizzato un incontro con questo esperto di storia valtellinese, nonché ex preside della scuola secondaria di primo grado a Tirano. Egli, con una presentazione in power-point, ci ha spiegato la storia della Valtellina e illustrato i suoi fortilizi. Questa attività è stata organizzata anche grazie all’aiuto e all’incentivazione del FAI (Fondo Ambiente Italiano) di Sondrio che ha assegnato agli alunni della Ligari il compito di mostrare il Masegra ai turisti ed ai visitatori durante “le giornate di primavera”, momenti in cui molte proprietà del FAI sono aperte al pubblico. Il popolo che risiede attualmente la Valtellina deriva dai Longobardi, etnia proveniente dalla Germania. Essi, dopo aver varcato i passi alpini, si stanziarono presso i territori sondriesi e ne fecero un ‘arimannia’ (luogo di insediamento). Nel 1006 tutta la valle divenne parte del Sacro Romano Impero Germanico con l’imperatore Enrico II che però, dopo non molto tempo, donò la Valtellina ed altri territori in feudo al Vescovo di Como, Everardo. Egli ottenne così un potere sia temporale che spirituale. La Valtellina è stata ed è ricca di castelli, ma quello che desta più attenzione e che è veramente degno di nota, è il Castel Masegra. Contrariamente ad altre strutture, non deve il suo nome alla famiglia che l’ha costruito, bensì al luogo dove esso si trova; il termine “masegra” significa infatti luogo pietroso, ricco di rocce. Per la sua posizione strategica, all’imbocco della Valmalenco, fu luogo di fortificazione anche nel passato remoto. Durante i pericolosi spostamenti dei Vandali, che volevano assediare e invadere la città, il forte Masegra (solo un primo abbozzo dell’attuale Castello) fece parte del: “tractus italiae circuì alpes” che significa dal latino: difesa dell’Italia lungo le Alpi. Questa difesa consisteva in un lungo sistema di forti destinati, appunto, a controllare i movimenti e gli spostamenti di questa popolazione bellicosa. Il Castello Masegra fu proprietà, dal 1041 al 1436 della famiglia longobarda dei Capitanei Negri; essi prendevano il nome dal loro potere, quello di capitanare, e provenivano da un paese della Brianza chiamato Zizzola. Erano Guelfi e ciò causò non pochi scontri con i Ghibellini risiedenti a Como. Questo fatto comportò anche numerosi smantellamenti e ricostruzioni del castello. Nel 1436, grazie al matrimonio tra Jacopina de Capitanei e Antonio Beccaria (proveniente da una nobile famiglia di Tresivio), il castello passò, appunto, alla famiglia Beccarlia che lo conservò, come sua proprietà, fino alla fine del 1500. Dalla fine del ‘500 fino al 1707 appartenne ai Salis, una potente famiglia dei Grigioni. Passò, infine, alla famiglia Gucciardi, il cui ultimo erede, alla fine del 1800, lo donò al Demanio. Lo Stato ne fece così una caserma militare e aggiunse anche delle strutture supplementari per ospitare i soldati. La storia del Castel Masegra è legata a molti altri castelli e torri valtellinesi che furono costruiti intorno al 1000 in seguito al fenomeno dell’incastellamento feudale; tra questi ricordiamo: • le torri di Fraele (Isolaccia) • la torre dei De Simoni (Bormio) • il castello di Grosio • il castello di San Faustino (Grosotto) • la torre Pedenale (Mazzo) • il castello di Bellaguarda (Tovo Sant’Agata) • il castello dei Capitanei a Stazzona • la torre di Teglio • il castel Grumello (Montagna) • il castello di Mancapane (Montagna) • il castello di Panperduto Personalmente, ho trovato l’argomento molto interessante perché, in questo modo, ho potuto imparare ed approfondire la storia della Valtellina, dei luoghi in cui sono nata e cresciuta. Con queste conoscenze oggi ho la possibilità di apprezzare al meglio la bellezza di questo territorio e dei tesori che esso racchiude, essendo capace di riconoscere e dare un senso a ciò che vedo. In particolare, nelle numerose vicende del castel Masegra, mi ha stupito come lo Stato abbia utilizzato il castello, senza alcun riguardo per le bellezze architettoniche ed artistiche che ancor oggi custodisce; fortunatamente, però, il FAI ha saputo cogliere il fascino che esso racchiude, avviando una serie di iniziative allo scopo di far conoscere e apprezzare il castello e, soprattutto, incentivando le opere di restauro che stanno riportando alla luce il suo antico e finora nascosto splendore. Bianca Maria Bondiolotti 3B Fai al Masegra Diario di una ballerina rinascimentale Matti da Ligari Sabato 27 marzo 2010 Caro diario, oggi sono diventata una ballerina rinascimentale, il motivo è che oggi e domani sono due giornate speciali. Infatti è la giornata FAI (Fondo Ambiente Italiano) di primavera che si svolge il 27 e il 28 marzo e quest’anno, come monumento della Valtellina da aprire al pubblico, hanno scelto il Castel Masegra. Questo luogo è stato adottato dalla scuola Ligari nel 1999; di conseguenza la professoressa Cederna e la rappresentante del FAI della Valtellina, la signora Balgera, ci hanno chiesto se potevamo fare i ciceroni, cioè coloro che illustrano le caratteristiche principali di un monumento o di una località ai visitatori. La Ligari ha accettato di collaborare con entusiasmo e competenza in occasione di queste due giornate FAI. Nella mia classe abbiamo assunto molti compiti: ballerine (di cui faccio parte io), musici, figuranti, ciceroni in tedesco (dovevano guidare i turisti stranieri) e in italiano (dovevano guidare i turisti valtellinesi). Ora che ti ho spiegato tutto, mio caro diario, inizierò a raccontarti di oggi: siamo scese in palestra e abbiamo indossato bellissimi vestiti. Il mio era di color marrone con maniche oro e perle bianche dalla forma allungata, ma c’erano anche altri vestiti belli. Dopo aver indossato il nostro fantastico abito, siamo andati al castello. Le visite iniziavano alle dieci, ma noi alle nove eravamo già sul posto a provare. La prima visita è stata quella di due bambini con la loro maestra. Eravamo tutte molto emozionate: era la prima volta che ci esibivamo. Tutte le visite che sono venute dopo sono state di scuole elementari o prime medie, a eccezione di alcuni gruppi di visitatori o genitori. In tutto, questa mattina, abbiamo danzato 19 volte, dalle 10 alle 12. Che fatica, quando un gruppo proseguiva la visita ne arrivava subito un altro e, poi, faceva molto, ma molto caldo. Il pomeriggio abbiamo ballato dalle due e mezza fino alle cinque e mezza, poi c’è stata la premiazione fino alle sei. Verso le tre, nella loggetta, ha iniziato ad arrivare un vento gelido; i nostri abiti leggeri svolazzavano, faceva freddo ma non potevamo mettere la giacca, altrimenti li avremmo coperti. A fine giornata è arrivato il prefetto e alla sua presenza la presidentessa del FAI ci ha premiato con un diploma. Camilla, a fine giornata, ci ha comunicato che durante tutto il giorno avevamo danzato più di 45 volte, cioè erano arrivati più di 45 gruppi a vederci. Questa giornata mi è piaciuta molto anche se è stata molto faticosa. Ciao Diario, a domani. Domenica 28 marzo 2010 Caro Diario, la giornata di oggi al castello è stata molto faticosa perché è arrivata una “massa” di gente che ha dovuto aspettare un po’ e c’era una coda che giungeva fino alla piazza. Per smaltire la coda, i ciceroni di inglese e di tedesco hanno dovuto parlare in italiano improvvisando e noi ballerine abbiamo dovuto ballare 42 volte senza fare una pausa, avendo già ballato anche il sabato. I gruppi erano molto interessati a queste danze rinascimentali e ogni gruppo era più numeroso del precedente. Io credo che questa giornata si sia risolta positivamente nonostante la quantità di gente arrivata. Il tempo non era uno dei migliori: alla mattina era un po’ nuvoloso con qualche raggio di sole, ma si stava bene. Nel primo pomeriggio si stava ancora bene ma verso sera il vento è aumentato. Comunque è stata una bella giornata, seppur faticosa. A presto, mio diario. Elena Ipra, Sara Sambrizzi 2D Diario di un musicista rinascimentale Sabato 27 marzo 2010, ore 13.00 Caro diario, oggi è la “giornata FAI di primavera” e per usanza, il 27 e il 28 marzo, vengono aperti al pubblico monumenti e castelli che solitamente sono chiusi; noi dobbiamo animarla suonando canzoni rinascimentali e medioevali al castel Masegra. Oltre a noi ci sono “ciceroni”, “figuranti” e ballerine, per riportare il castello allo splendore del 1400. Stamattina ci siamo recati a scuola con le nostre chitarre e i nostri vestiti medioevali. Giunti in classe abbiamo aspettato cinque minuti poi siamo scesi in palestra a vestirci. I nostri abiti erano a dir poco ridicoli e non riuscivamo ad immaginare come avremmo potuto trascorrere due giorni in quello stato. Dopo che tutti si sono vestiti, ci sia- mo avviati al castello, sopportando gli sguardi dei passanti. Arrivati al maniero abbiamo accordato le chitarre, preparato le sedie e posizionato i leggii. Eravamo emozionatissimi e allo stesso tempo avevamo una paura folle di commettere qualche errore, ci tremavano le dita e una brezza gelata ci stava congelando le mani. Dopo aver preparato tutto, la professoressa Bonaccorsi ci ha detto di stare pronti perché stava arrivando gente. A quel punto il cuore ci batteva talmente forte che i battiti si potevano sentire a due metri di distanza. Abbiamo alzato gli occhi e il cuore ci è precipitato all’altezza dell’ombelico. Un gruppetto di bambini ci stava guardando in attesa di ascoltarci, poi, senza che ce ne accorgessimo, abbiamo contato il tempo e tutti e quattro abbiamo cominciato a suonare. Alla fine ci è sembrato di aver suonato abbastanza bene, ma i bambini che assistevano ci guardavano, con occhi grandi, senza muovere un dito. Il nostro cuore risalì in gola e pulsò più di prima. Quegli attimi di silenzio sembravano interminabili, dopo un po’ ci siamo attivati, abbiamo cercato lo sguardo dei ciceroni e, dato che sembravano incantati anche loro, abbiamo detto: “Bene, continuate pure. Grazie”. Qualcuno ha applaudito, ma poi si sono avviati in silenzio. Lo stesso è successo con altri gruppi, ma dal quinto in poi, grandi e piccoli scoppiavano in fragorosi applausi. ore 21.00 Per oggi è tutto finito e non vediamo l’ora di andare a dormire. Di pomeriggio abbiamo fatto furore e siamo molto soddisfatti. Abbiamo suonato divinamente fino alle cinque, poi, mentre stavamo mettendo via tutto, ci hanno comunicato che stava arrivando il prefetto. Tutto l’entusiasmo era scomparso, lasciando il posto ad un terrore sconfinato. Non sapevamo cosa fare: lo stomaco ci si contorceva, ma il prefetto stava arrivando, lo vedevamo benissimo, così, dopo aver raccolto le forze, abbiamo cominciato a suonare il nostro pezzo forte. Alla fine è venuto benissimo e abbiamo ricevuto numerosi applausi. Dopo di ciò c’è stata la premiazione con il buffet. Non vediamo l’ora che arrivi domani per suonare altre cinque ore. A presto, i tuoi chitarristi Davide, Matteo, Luca e Jacopo Davide Baldini, Matteo Bertini, Luca Folini, Jacopo Sironi 2D 7 Cara Alice, alcune settimane fa, il 27 e il 28 marzo, il Castel Masegra, con l’Aiuto del FAI (Fondo per l’ambiente Italiano) e della nostra scuola, ha riaperto i battenti permettendo così ai cittadini di visitarlo. Peccato tu non sia potuta venire, è stato tutto fantastico: l’organizzazione, i costumi, la musica e la collaborazione da parte dei visitatori. Questi ultimi venivano accolti al cancello d’ingresso dai figuranti, che sbarravano loro la strada con due lunghe bandiere, e, a piccoli gruppi, li facevano entrare. A metà della salita, di fronte al piccolo museo, le persone ascoltavano tre brani di flauto suonati dai musici prima di iniziare la visita. Quando la musica finiva, i ciceroni, che si erano già posizionati davanti al gruppo, iniziavano la loro spiegazione. Ci eravamo preparati duramente a scuola, provando e riprovando le nostre parti, tuttavia, quando è toccato a me parlare per la prima volta, mi sentivo il cuore in gola! Dopo la presentazione della giornata, si passava alla spiegazione della posizione del castello e i visitatori potevano ammirarlo appoggiandosi alle mura di pietra. Cara Alice, è una vista che toglie il fiato! Si può interamente vedere Sondrio dall’alto, si nota anche la casa della nonna! Dopo che tutti finivano di ammirare la vista, si continuava la visita con il cortile esterno, dove si ascoltavano tre brani suonati dalle chitarre, quindi si entrava nel cortile interno, dove si poteva ammirare la loggetta e la colombaia. Qui inoltre era possibile ammirare le bellissime danze preparate dalle ragazze di 2 A e 2 D. Dopodiché si entrava nel salone d’onore e da qui nella “Camera picta”, decorata da bellissimi frammenti affrescati. La nostra classe era divisa in tre gruppi di ciceroni, che partivano con dieci minuti di distanza l’uno dall’altro. Noi “lavoravamo” solo la domenica mattina, perché il sabato c’erano i ragazzi di 2 A e la domenica pomeriggio quelli di 2 D, ma visto che la domenica pomeriggio alcuni ragazzi mancavano, alcuni di noi si sono offerti di tornare: io e Giulia come figuranti e Anna, Luca, Stefano e Alessandra come ciceroni. Così, verso le due, Anna è passata a prendermi e insieme ci siamo incamminate verso il castello. Lì abbiamo aspettato i nostri amici e poi siamo entrati. È stato un pomeriggio faticosissimo! E noi che pensavamo che al mattino fosse venuta la maggior parte dei visitatori! Quel pomeriggio la fila partiva dalla strada! È stata dura stare tre ore appoggiati a una bandiera, con il compito di controllare il flusso continuo della gente. Alla fine della giornata, che si è conclusa alle 17.30, ci siamo seduti sulla salita e ci siamo raccontati la giornata dai vari punti di vista. Quando sono tornata a casa, dopo le sei, mi sono buttata sul divano e lì sono restata per due ore, per recuperare le energie utilizzate quel giorno. Cara Alice, se ti capita, vai al Castel Masegra. Ne vale davvero la pena! La tua cuginona Chiara Chiara Cola 2C Raccontami Racconto di fantasia: gioielli di contrabbando 8 HOTEL YOSHI. Si sta organizzando una festa di lusso per gli ospiti, la piscina è stata svuotata e l’erba del giardino tagliata. Mentre il personale si dedica ai preparativi, il direttore dell’albergo viene ucciso. Appena viene ritrovato il cadavere, la polizia arriva e subito si iniziano le indagini. L’ispettore fa il punto della situazione: “La vittima è Gau Meguro, 53 anni, direttore dell’albergo Yoshi. E’ stato ritrovato morto alle ore 15:30 nella piscina dell’albergo, che era stata svuotata alle ore 14:30”. La poliziotta Oda informa l’ispettore: “Ispettore, la Scientifica ha rilevato sul cadavere tracce di cioccolato.” “Bene, bene, un indizio molto utile: questo ristringe il campo degli indiziati ai pasticceri”. Chiamati i sospettati, si inizia il controllo degli alibi. L’ispettore: “I sospettati sono Kiriko Koizumi, Raimei Shimitzu e Tite Taijiri. Signorina Shimitzu, che cosa stava facendo all’ora del delitto?” “Ero in cucina e stavo preparando le mele caramellate. Se non mi crede, chieda alla cuoca: è stata sempre con me!” Il commissario ordina:“Agente Oda, vada a verificare. Ora tocca a lei signor Taijiri”. Il pasticcere risponde: “Sono stato quasi tutto il tempo nell’atrio, perché aspettavo una telefonata importante”. La signorina Koizumi ribatte: “Commissario, non gli creda!... Secondo me è stato lui a commettere l’omicidio: aveva recentemente litigato con il direttore!” Il commissari chiede:”Quel che afferma la signorina è vero?” “Sì, è vero, ma non mi sarei mai permesso di fare una cosa del genere”. L’agente Oda arriva di corsa:”Commissario, abbiamo trovato nelle tasche della vittima dei gioielli ricoperti di cioccolato”. “Allora, vediamo un po’ che cosa ha da dire la signorina Koizumi.” La pasticcera, sicura di sé, dice: “Io alle ore 15:30 stavo preparando l’impasto dei pasticcini alla crema. Sono stata tutto il tempo in cucina … L’ho visto mentre correva per il prato e si buttava nella piscina… Sono molto dispiaciuta, il direttore era un mio caro amico”. L’ispettore ci pensa un po’… Poi sorride tra sè e sè e dice:”Signorina, è molto brava a mentire, ma ho un paio di prove Un colpo di vento Sono a casa da solo e sto guardando la televisione. E’ sera, il vento incessante sbatte violentemente contro le finestre provocando dei continui rumori. Mi sto annoiando perché alla televisione stanno trasmettendo un programma poco interessante. La scacchiera del mio papà Un oggetto particolarmente caro a mio papà è una scacchiera che si è comprato con i suoi risparmi a venticinque anni, il giorno che ha assistito al torneo internazionale di scacchi a Milano dove i più grandi campioni si sfidavano. La scacchiera è uguale a quella che i partecipanti usavano per allenarsi. Il tavolo di gioco è di cartone e misura quarantacinque centimetri. Gli scacchi invece sono fatti manualmente da un artigiano italiano, che li ha intagliati da un pezzo unico di legno. In tutto sono 32 e sono caratterizzati da linee semplici. I “bianchi” sono color rovere, mentre i “neri” color ebano. In tutto ci sono sedici pedoni dalle “teste sferiche”, quattro torri decorate con merletti e quattro alfieri, dal “capo” tondeggiante ed una rientranza che somiglia ad una bocca. Le due regine sono figure alte e sottili e sulla “testa” portano una corona voluminosa, mentre i re sono possenti. Infine ci sono i cavalli, che sono le pedine più belle della scacchiera, caratterizzati da occhi piccoli e larghe narici, maggiormente si notano le rifiniture sulle criniere e sui ciuffi. Sotto ogni scacco, perché non si rovinino, c’è un morbido feltrino verde, che li fa scivolare sulla scacchiera. Con questi scacchi papà gioca ancora e a volte facciamo delle partite assieme: ogni volta che ci gioco mi sembra di combattere una battaglia reale, in cui due reami si scontrano. Raramente vinco, ma quando capita porto tutte le pedine a fare un giro di gloria per la casa. Papà è molto legato a questo oggetto, infatti sta sempre attento che non si rovini. Quando finisce le partite, infatti, ripone ogni pedina in un’apposita scatola contenente del cotone, per poi riporre il tutto in un armadio. Elisabetta Cortese 1C contro di lei: prima ha affermato di aver visto il direttore correre nel prato appena tagliato, ma come ha fatto lei a vederlo se è sempre stata in cucina e come mai sotto le scarpe della vittima non ci sono pezzetti d’erba? Signorina, confessi: è stata lei ad uccidere il direttore… scommetto che anche i gioielli macchiati di cioccolato erano suoi … Avanti, confessi!” La pasticcera scoppia a piangere: “Sì è vero, sono stata io; aveva scoperto troppe cose di me … Per esempio che contrabbandavo gioielli nascondendoli nei dolci e vendendoli ai miei clienti …”. Il commissario dice:” Ecco spiegato il secondo mistero, bene, venga con me in commissariato.” Clarissa Marsala, Rebecca Carnazzola, Silvia Gaggi 1A Cerco di tenere aperti gli occhi, perché la noia e la stanchezza mi fanno addormentare. Mi affaccio alla finestra e vedo che sta piovendo. Torno sul divano un po’ impaurito per l’insolito silenzio che avvolge tutta la casa. Improvvisamente sento dei rumori provenire dalla camera da letto e poi un forte tonfo. Allora il cuore inizia a battere all’impazzata e la paura mi fa sudare freddo. Impaurito mi nascondo dietro il divano cercando di sentire ogni minimo rumore. La paura diminuisce anche se sento una quantità di piccoli rumori intorno a me. Vorrei avere il coraggio di andare a vedere, ma la paura mi blocca e non mi fa abbandonare il mio rifugio. Alla fine mi decido, ma, un attimo prima di aprire la porta, un altro rumore, più forte degli altri, mi fa tornare indietro. Comincio a pensare a racconti di paura ed a immagini di mostri. Questi pensieri mi mettono ancor più paura. Cerco di convincermi che è solo il vento per cercare di tranquillizzarmi. Suona il campanello. Spaventato, in punta di piedi per non farmi sentire, guardo dallo spioncino per capire chi possa essere … Sono i miei genitori e, tirando un sospiro di sollievo, apro la porta. Tutti insieme andiamo a vedere cosa è successo in camera. Non era stato nessuno mostro, ma solo il vento e la pioggia che avevano aperto la finestra, facendo cadere un vaso di fiori. Mentre io ero finalmente sollevato, mia mamma si precipitava ad asciugare il pavimento, dicendo che quando c’è il temporale le finestre devono essere chiuse! Cristian Imperial 2B Matti da Ligari TEK “Tiiii…” il citofono squillò, Maria Chiara si alzò con uno sbuffo dalla poltrona su cui era placidamente seduta a leggere. “Emma?” chiese Maria Chiara appoggiando il citofono all’orecchio, “MARIA CHIARA!!!... Vieni subito qui!!!...Emergenza! Collisione! “Calmati Emma, che succede?” Un corvo! è sulla strada e non sta molto bene”. “OK, arrivo, chiamo anche mia sorella Virginia”. Poco dopo, sulla strada, si videro tre figure molto buffe, che rincorrevano una chiazza nera (il corvo per l’appunto). Emma, aveva quasi afferrato il corvo quando…splash!!! La ragazza era finita in una pozzanghera fangosa e il corvo le era sfuggito dalle mani. Il piccolo corvo si avvicinò titubante a Emma e la fissò con sguardo indagatore, restando stupito dalla figura coperta di fango. Due mani lo afferrarono di scatto. Il corvo gracchiò spaventato. Caterina, che per caso passava di lì, aveva notato una grande confusione e aveva subito cercato di prendere il corvo” “Cercate questo?” disse, mettendo l’uccello nelle mani di Maria Chiara, che, ansimante, si era appena alzata da terra, dopo essere inciampata in un sasso. “Grazie “ mormorò questa, poi mise il corvo nelle mani di Virginia. Esso, calmatosi, saltò senza esitare sulla spalla di Virginia. Ci fu uno scoppio di risa quando il corvo si arrampicò sulla testa di Emma, aggrappandosi ad una ciocca. Il corvo poteva così osservare tutto dall’alto della sua postazione. Maria Chiara, togliendosi la terra dalle ginocchia, si diresse verso casa per vedere se riusciva a recuperare una gabbia dal garage. Quando la gabbia fu portata in casa, le ragazze le si radunarono intorno per preparare il nido al corvo, che però non voleva entrare. Solo quando Virginia mise nella gabbia del cibo e un piattino d’acqua il corvo si decise. “Ecco fatto!” disse Virginia con un sorriso. Emma infilò tra le sbarre della gabbia un dito ancora infangato”. Come sei carino!” disse, accarezzandogli la testolina nera. Il corvo iniziò a battere il becco”TEK! TEK! TEK!!!”. Lucia, la terza sorella, sopraggiunta in quel momento, esclamò: “Ho trovato,lo chiameremo TEK!!!!”. “Ottima idea” disse Maria Chiara. Tek infilò la testa sotto l’ala e si accovacciò su un mucchietto di paglia”. Beh,ci vediamo domani” disse Maria Chiara,“alle 4 in punto davanti a casa mia, ci occuperemo del corvo” si corresse, “cioè di Tek”. Detto ciò le ragazze si diressero ognuna verso casa propria. Il giorno dopo le 5 ragazze si ritrovarono a casa di Maria Chiara. Tek, riconosciuta Caterina, le volò incontro. Il corvo pareva non accorgersi di Fly, il cane delle sorelle Perdetti. Fly si mise a leccare il corvo, forse per assaggiarlo, ma poi decise che avrebbe fatto a meno di uno spuntino e si allontanò con aria serafica. Quel giorno le ragazze decisero di portare Tek nei prati. Giunte in un prato, Maria Chiara esclamò: “Ecco, dietro quel covone di fieno, si trova il luogo che volevo mostrarvi.“Il gruppetto si mise a correre a perdifiato verso il luogo indicato dalla ragazza, e si arrampicò sul fieno. Si fermarono nel bel mezzo del prato, qui Virginia aprì la gabbietta di Tek, che gracchiò felice e si sistemò sulla testa di Caterina. Dopo un po’, Tek, decise che la spalla di Emma era un posto migliore per guardare i cani con aria altezzosa. Tek si mise a volare basso, girò sulle teste delle ragazze, che lo osservarono divertite; poi, imbarazzato da quei cinque sguardi incuriositi, non poté far a meno di lasciare un “ricordino” sulla spalla di Lucia. “AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!” gridò Lucia, cercando di ripulirsi dalla cacca del corvo, il quale, spaventato a morte, cercò di allontanarsi in volo ma cadde dentro un boschetto vicino. Invano le ragazze lo cercarono per ore: alla sera di Tek non c’erano più tracce. Da quel giorno, quando le ragazze vedono uno stormo di corvi pensano a Tek, il loro Tek, e quel pensiero riscalda le loro anime e le riempie di felicità. Maria Chiara Pedretti, Emma Cerri e Caterina Brunalli 1B Raccontami Matti da Ligari Che emozione! Lettera a Pirandello I paesaggi in me suscitano molte emozioni, specialmente quelli di montagna, come quello che ho visto quest’estate quanto ho fatto una bellissima passeggiata nelle Dolomiti alto-atesine. Dalla meta si riusciva a vedere un paesaggio stupendo con le montagne che sembravano aspettare di essere scalate da migliaia di anni. Nel cielo svettavano le Tre Cime di Lavaredo come tre alberi millenari che vengono sostenuti dalla roccia che, ridotta in piccoli sassi, da lontano sembra sabbia. Nella piccola pianura sotto di esse c’è un prato tutto lastricato per l’atterraggio dell’elicottero; in lontananza spuntano, da un piccolo passo che segna il confine tra la Provincia di Belluno e quella di Bolzano, due sentieri uno che passa alto tra le rocce dolomitiche sino a riuscire a toccare le rocce del monte Paterno, il grosso monte situato a fianco delle tre cime (questo monte é pieno di cunicoli al suo interno, ottime postazioni per i cannoni della Prima Guerra Mondiale per difendere il fronte), e un altro più basso fatto apposta per il collegamento via jeep con il rifugio. Di fronte a quello spettacolare panorama sentivo una grande gioia crescere dentro di me perché non avevo mai visto un paesaggio così unico, una enorme meraviglia nei confronti di quei mastodontici rilievi che volendo, senza grandi difficoltà, si potevano toccare con le proprie mani. A quella immensa gioia si sommava però anche un po’ di tristezza a pensare che sarei dovuto tornare a casa e lasciare quella stupenda vista. Allora pensai che per poter portare un po’ di quella meraviglia a casa avrei potuto fare delle foto, ripromettendomi di ritornare, prima o poi. Gregorio Dal Molin 2B il denaro vale più delle persone. Ma allora cosa sarei io senza musica? Io direi poco o niente! Partendo dal fatto che studio pianoforte da quando avevo 7 anni ed ora è parte integrante della mia vita. Eseguendo pezzi di altri artisti, puoi capire molto di loro, i loro pensieri, gli stati d’animo e le emozioni. Altre volte mi attacco alla tastiera e scrivo qualcosa che parli di me e che rieseguendo dopo del tempo mi fa tornare in mente particolari momenti della mia vita. A volte però è più bello ascoltarla la musica perché non subisce mie “personalizzazioni” e mi giunge più terra-terra. Allora accendo il computer e vado su youtube o accendo il mio ipod e mi sdraio sul letto, a pensare… A volte aiuta a volte pone dubbi e perplessità. Grazie musica, motore del genere umano! Alberto Maspero 2B Alessandra Bondanese 2C nocivi ai quali siamo quotidianamente esposti. L’uso spropositato delle tecnologie favorisce lo sviluppo di persone chiuse, irascibili, spesso nervose e intrattabili, sempre più distanti dal mondo magico, oggi ritenuto da molti superato, della lettura. Va inoltre detto che la società moderna favorisce la crescita di persone sempre più frettolose, stanche e spesso disinteressate, che non riescono (o non vogliono) trovare il tempo per leggere e quindi isolarsi (seppur per poco), dalla quotidianità e dai problemi della vita. Anche la scuola, a mio avviso, pone poco attenzione alla lettura, che spesso non è seguita dagli insegnanti in modo appropriato, forse per la mancanza di biblioteche ricche di proposte e ben organizzate. Bisogna ricordare che, come spesso accade, anche la lettura è un valore che viene tramandato dai genitori ai figli, i quali il più delle volte restano Io e la musica Mi domando: che mondo sarebbe senza musica? A volte me lo chiedo. Di sicuro essa ha sempre accompagnato il genere umano, dalla Notte dei Tempi ad oggi ha sempre scandito il nostro tempo. Un mondo senza musica è come un dipinto senza colori, un mondo che cade a rotoli. A volte è l’unico modo di sentirti te stesso, unico e irripetibile. Cosi quattro accordi di chitarra, un giro di bassi e un ritmo di batteria diventano ciò che ci contraddistingue: come una parte del tuo volto, un pezzo della tua anima. Spesso sono i gusti musicali che ti assimilano o distinguono dagli altri. Ma molto più spesso la musica è l’unica che ci capisce, che spia la nostra anima e aggiusta il nostro cuore. La musica spesso è anche un modo veloce di denunciare le ingiustizie e far riflettere su esse in un mondo in cui sempre più spesso Agrigento, 15 gennaio 1935 Caro amico, anzi caro Luigi, come va la vita a Roma? Ti scrivo per farti i complimenti per il premio Nobel che hai ricevuto l’anno scorso. A me è piaciuto soprattutto il motivo per cui ti hanno candidato: “per il suo coraggio e l’ingegnosa rappresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. Ho aspettato a scriverti perché prima volevo finire di leggere il mio romanzo preferito, scritto da te, “Il fu Mattia Pascal”. Il personaggio che ha attirato di più la mia attenzione è il protagonista: Mattia Pascal. Mattia Pascal, secondo me, ti assomiglia molto: anche lui come te vuole lasciare tutto e andarsene via, lontano da tutte le persone che conosce; da quelle che gli hanno portato tristezza e malinconia. Attorno alla figura di Mattia Pascal sono presenti diversi personaggi secondari. Secondo me questi personaggi hanno un ruolo fondamentale nel romanzo, per due motivi: il primo perché riescono a delineare il personaggio protagonista e il secondo perché rispecchiano le tue vicende, caro Luigi. Oltre a Mattia Pascal, come personaggio, mi è piaciuto anche Gerolamo Pomino. Secondo me, Gerolamo Pomino ha un ruolo fondamentale nella vita di Mattia Pascal e nel romanzo. Infatti è proprio lui a presentare a Pascal Romilda Pescatore che, dopo, una relazione, Mattia è costretto a sposare. Da questo episodio, che è anche il mio preferito, Mattia conosce tutti gli altri personaggi: la vedova Pescatore, Terenzio Papiano, Adriana Paleari e Anselmo Paleari. Ho notato che nel tuo romanzo sono presenti vari elementi contemporanei come i vari litigi con la suocera, il crollo finanziario, che accade sperperando i soldi ereditati dal padre… Inoltre ho capito che tu hai descritto la famiglia, non come un nido in cui nascondersi e ripararsi, ma come una prigione da cui non si può uscire. L’episodio che mi ha fatto scrivere quest’osservazione è quello in cui le due figliolette di Pascal muoiono e Mattia è triste: il suo unico desiderio è quello di scomparire e di andarsene lontano. Come ti ho detto prima, sembra la tua biografia, però vista da un altro punto: quello della tua coscienza. Scommetto che anche tu, in fondo in fondo, vorresti lasciar perdere tutto e andare a Montecarlo a giocare a poker. Un’ultima cosa: quando escono le tue opere teatrali “Enrico IV” e “Vestire gli Ignudi”? Fammelo sapere! Ciao, caro Pirandello Francesco Leggere? Si, grazie! “Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima” scrisse Cicerone più di duemila anni fa. Già allora si cominciava ad intuire la ricchezza dei libri che, con il loro intramontabile fascino, hanno ammaliato, commosso e divertito intere generazioni, sopravvivendo ai disordini, agli scontri e alle guerre che hanno segnato la storia mondiale. Oggi, al pari di quella di una specie animale in via di estinzione, l’esistenza dei libri è minacciata, fortemente messa a dura prova dalla gente sciatta e frettolosa che affolla il mondo intero, mondo al quale spesso non sento di appartenere, che sta rapidamente dimenticando l’importanza della lettura. Questo triste fenomeno è principalmente determinato dall’avvento di siti internet, programmi televisivi di bassissimo livello e giochi elettronici che creano una vera e propria dipendenza (paragonabile a quella della droga) soprattutto tra i giovani adolescenti, che subiscono passivamente gli stimoli 9 influenzati dal modo di pensare e dal punto di vista del padre e della madre, veri punti di riferimento per noi ragazzi. Spesso quindi la fretta e il disinteresse dei genitori si ripercuote sui giovani, offrendo loro pochi spunti di crescita trovandosi a vivere senza coltivare passioni ed interessi. Insomma la scarsa attitudine alla lettura da parte delle persone ha effetti dannosi sulla società, che viene privata di emozioni autentiche e profonde. Auguro a tutto il mondo di tornare ad innamorarsi della lettura, un amore sincero, che non tradisce e delude mai. Camilla Della Penna 3B 10 FANTASIA Nella mia fantasia la mia vita è magnifica, piena di soldi, successo e conoscenze. Mi piacerebbe essere una cantante a livello mondiale, essere nata nel 1989 e abitare nel New Jersey, in una cittadina vicino a New York. Vorrei avere un fratello maggiore e uno minore, essere molto legata ai Jonas Brothers, una delle pop-rock band più amate del momento dalle adolescenti di tutto il mondo, fare parte di un programma Disney ed essere molto amica delle star di Disney Channel. Mi piacerebbe conoscere le più grandi star del cinema e della musica internazionale, come George Clooney e Madonna. La mia casa è una grande villa, accessoriata di tutti i comfort più moderni, come l’idromassaggio, una piscina con una cascatina e una fontanella per abbellire il giardino pieno di fiori. La mia camera ha poster, fotografie e immagini appese ovunque, un letto matrimoniale con copriletto di seta fucsia, pareti e soffitto rosa, un gran balcone che si affaccia sul giardino, un computer, uno stereo, Raccontami una palla da discoteca e un televisore al plasma. La mia giornata tipica inizia fra mezzogiorno e le tredici con il risveglio, poi pranzo, guardo un po’ di televisione e navigo in internet; verso le diciotto mi preparo facendo una doccia, vestendomi, sistemando i capelli e truccandomi per uscire; verso le venti mi ritrovo con gli amici per andare in qualche ristorante fra i più esclusivi della città, per poi proseguire andando in discoteca e tornare a casa verso le tre e mezzo della mattina. I miei tour toccano Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Argentina; sono sempre accompagnata da qualche mio amico, che canta in ogni concerto come guest star, e dalla mia famiglia: i miei fratelli sono sempre felici di venire con me, perché si divertono molto e certe volte li faccio salire sul palco per presentarli a tutti i miei fans presenti. Le mie canzoni raccontano fatti accaduti realmente nella mia vita e spesso per scriverle mi faccio aiutare dai Jonas Brothers perché mi piacciono molto quelle scritte da loro perché molto profonde e sanno unire un testo triste a una base musicale molto allegra, come il loro grande successo “S.O.S.”. Questa è la vita che vorrei, ma non significa che la mia non mi piaccia, anzi, mi ritengo molto fortunata perché ho tanti amici e una famiglia a cui voglio molto bene e che ne vogliono a me. Matti da Ligari Sarò una grande veterinaria! Da grande farò la veterinaria, perché mi sono sempre piaciuti tantissimo gli animali: ci sono foto che mi raffigurano all’età di circa un anno, aggrappata al bordo della carrozzina nel disperato tentativo di stare seduta, mentre tengo con estrema Francesca D’Alpaos 2B soddisfazione il guinzaglio di Nuvola, il cane che avevamo allora. Sapete quali sono state, poi, le mie prime parole? Mamma papà e … Ubola (Nuvola)! Crescendo, la mia passione non si è certo affievolita, anzi, da animali “semplici”, come cani e gatti, si è estesa sempre più a quelli più rari e selvatici, a causa Mi chiamo Teresa. Da piccola, sembravo una bamdi fortuiti ritrovamenti di poveri bina come tante, ma chi mi conosceva sapeva che malcapitati. All’età di otto anni ero unica. A cinque anni, per esempio, mi arrampicai sapevo a memoria tutta l’enciclocon la mia gatta Nefertiti su un nocciolo e decisi di pedia degli animali ed ero famosa rimanerci per diversi giorni, con grande preoccuper essere non solo l’animalista pazione da parte di mia madre. di casa, ma addirittura quella di Quando compii undici anni fu il giorno più bello tutta la scuola: molti compagni della mia vita, perché la mamma mi lasciò andare mi chiamano ancor oggi “quella nel bosco da sola. del corvo” piuttosto che “quella All’inizio del sentiero già sentivo il profumo di libertà del riccio”. L’animale per il quale e così iniziai a correre, correre, fino a quando giunsi sono più famosa, però, è la rana, in un prato dove trovai un cavallino bianco che o meglio, sono i girini, che hanpascolava tranquillo in un bel prato verde. no sempre alloggiato per brevi L’aria era fresca, il sole caldo e il cielo limpido come periodi nella mia classe: se vederli non mai. Pareva un sogno! diventare rane era divertente e L’animale sembrava un pony, ma forse era un puleinteressante, lo era ancor di più dro. Ero un esperta, avrei dovuto saperlo, ma non vedere le mie compagne più snob avevo mai visto una tale creatura. schifate, quando maneggiavo con Il cavallino alzò la testa, mi guardò intensamente Gli orecchini che aveva mia nonna dovevano passare a sua figlia ma, disinvoltura quei neri e viscidi corcon i suoi grandi ed espressivi occhi neri e scappò purtroppo, ha avuto soltanto mio papà e mio zio, per questo li ha ricevuti picini. Dal punto di vista dell’alleal galoppo, nel bosco. Lo inseguii, al suo passo, mia mamma per il suo matrimonio, successivamente passeranno a mia vamento, posso vantarmi di aver come se fossi anch’io un cavallino, come se fossi lui. sorella che li passerà a sua figlia e così via per altre generazioni. avuto criceti, conigli e un gatto, Mi condusse fino ad una piccola radura attorniata Gli orecchini non sono molto grandi, hanno circa un centimetro e mezzo tristemente famoso per essersi da radi alberi. Non lo vedevo più, sentivo solo il di diametro, però sono molto belli e raffinati. mangiato, con evidente compiacirumore del mio respiro e di quello della foresta, In centro è incastonato un rubino. Da piccolo credevo che appartenessero mento e sadica soddisfazione, ben ma sapevo che il cavallino era lì, ne percepivo la ad una strega che trasformasse in rospi tutti i bambini che passavano lì nove criceti nel giro di pochi anni: presenza. Poco dopo, vicino. i miei compagni andavano matti infatti, spuntò da dietro Il rubino è incastonato in oro ed è per questo che lo si nota molto. per sentire le vite, e soprattutto le un albero, ma ora era A mia mamma stanno molto a cuore ed è per questo che aspetta a darli a morti, dei miei sventurati roditori. diverso: aveva un corno, mia sorella portando le solite scuse: “sei troppo piccola..., sei inaffidabile”. È proprio grazie a questo gatto era... un unicorno!! Quando eravamo piccoli li nascondeva nell’armadio, ora li lascia in un che ho iniziato a fare pratica di Da allora ogni giorno ci portagioie a lucchetto dove tiene tanti altri gioielli. medicina, perché dopo poco più incontrammo in quelQuando andiamo in vacanza li nasconde in posti segretissimi, ogni volta di sei anni dal suo ritrovamento la radura, in mezzo al cambia posto e ogni tanto dimentica dove li nasconde. ha sofferto di calcoli e per questo bosco, per parlare, corOgni volta che li guardo, in loro rivedo mia nonna, con la carnagione gli andavano fatte giornalmente rere e scoprire le merachiara come l’oro e il suo sorriso acceso come il rubino. delle flebo. Inutile dire che la sotviglie di quel luogo fanLuca Casparri 1C toscritta si era messa in testa che al tastico. gatto Fif le flebo le avrebbe fatte Romeri Caterina 1F lei! Così, intorno ai nove anni, mi sono ritrovata a fare flebo ad un gatto aiutata da mia sorella, che di anni ne aveva solo quattro. Mi ricordo che premevo l’ago sul collo del gatto e poi, d’improvviso, la pelle cedeva. A Il mio fratellino Pietro ha ormai tre anni e mezzo, non sta fermo un minuto e adora questo punto chiudevo gli occhi e speravo con suo cugino Federico e Batman, che, essendo piccolo, chiama affettuosamente Battamann. tutta me stessa che quando li avrei riaperti non Pietro era da sempre alla ricerca di un mantello come quello del suo eroe, così ogni pezzo di stoffa avrei visto la stoica bestiola trapassata dall’ago! Se diventava un costume per tramutarsi nel tanto ammirato paladino della giustizia. si potessero santificare gli animali, Fif sarebbe sanPer fortuna, mia sorella maggiore andò ad una fiera e portò a casa un pareo arancione arricchito da to subito, perché in tutti questi anni non si è mai stampe bianche. Il Tato se ne innamorò subito: quel pareo era perfetto come mantello e se il colore rivoltato contro di me, non ha mai soffiato, neppure non era quello giusto, poco importava. una volta! Dopo il gatto, una promessa, strappata Da quel giorno, Pietro indossa il suo mantello ogni vola che può e gira per le strade di Sondrio cora mio papà durante l’ennesimo litigio, ha fatto sì rendo e urlando: che, con tutti gli ottimi in pagella, arrivasse a casa -Femmmo lì cattttivone! Guaddda che IO sono Bbatttamann! mia anche il mio mitico cane Fly. Per riassumere Adesso che è inverno, il mantello dà fastidio sopra la giacca, ma in casa lo indossa molto spesso (gli quanto ho imparato dalle avventure con lui, citerò scivoloni sono assicurati!). la frase di un vecchio saggio: “Mostrami il tuo cane Il pareo è stato realizzato con una stoffa molto leggera, quasi trasparente, liscia, scivolosa eppure e ti dirò chi sei”. Aveva proprio ragione! Appena leggermente ruvida al tatto. preso, per me un cane è come un DVD vergine, È di forma rettangolare, con gli angoli arrotondati. Ha delle stampe bianche, per lo più scritte, ma a che, stando con il padrone, si incide da solo e ne lato è raffigurato il volto rubicondo di una bambina con un’alta coda di cavallo, che guarda verso un diventa la copia esatta. Certo la situazione iniziale libro aperto. e il luogo di nascita incideranno sulla qualità, ma, Il colore principale è un allegro arancione, caldo come il sole al tramonto e frizzante come un’aranciata. a differenza di un DVD, un cane è in grado di Il Tato è molto contento, perché quest’anno va alla scuola materna e si è fatto molti amici e amiche. cambiare. Riflettete: che uomo è chi abbandona il Quando ha portato all’asilo il proprio mantello “ha avuto molto successo” e il giorno seguente una proprio cane? Forse un uomo che cerca di liberarsi sua compagna ha indossato un foulard dicendo che era Battamannina! di se stesso, che non si sopporta più. Comunque Anche se principalmente serve come mantello, il pareo viene utilizzato in vari modi: se viene indossaè senz’altro grazie a tutte le avventure vissute con to coprendo la testa, allora ci si trasforma in uno spaventosissimo fantasma; se invece ci si nasconde merli, taccole, pettirossi, passerotti, cince, ricsotto, si scompare alla vista di chiunque ci si avvicini… ci, pipistrelli, falchetti e perfino una Inoltre con questo magico telo si può anche volare, raggiungere il sole e chiacchierare con la luna, civetta “Capo grosso”, che alla giocare con le stelle, tuffarsi nelle nuvole e infine lasciare la terra ed esplorare pianeti sconosciuti. domanda: “Cosa farai da granPer il mio fratellino quest’oggetto è prezioso, perché lo fa sentire più grande vivendo magnifiche de?” non potrei che rispondere: avventure. “La veterinaria!” Il cavallino magico Gli orecchini di mia nonna Il mantello di Battamann Maria Combi 1C Virginia Pedretti 3C Matti da Ligari 11 Vicino Lontano Leonardo a Vigevano GITA A TEGLIO Giovedì 6 maggio noi delle classi 1 C e 1 D siamo andati a Teglio, una località a 500 m slm vicina a Sondrio. Appena arrivati siamo andati a visitare il cinquecentesco Palazzo Besta , dimora nobiliare valtellinese di grande interesse artistico e architettonico, appartenuta appunto alla famiglia Besta. Come guida abbiamo avuto il bravissimo custode che ci ha mostrato ogni particolare dal cortile interno, con lo splendido ciclo degli affreschi dedicati all’Eneide, fino alle camere da letto molto spaziose. Dopo aver visitato il palazzo ci siamo diretti verso i campi di grano saraceno dove abbiamo incontrato un esperto che ci ha raccontato come veniva coltivata la segale e prodotto il pane di segale. Siamo quindi andati con l’ esperto in una sala dove abbiamo avuto molte più notizie sugli oggetti utilizzati per la trasformazione dei prodotti. Da lì siamo andati a pranzo in un bel ristorante. Forse questa è stata la parte più bella della gita per molti di noi. È stato un pranzo davvero “delicious”!!! Andrea Formolli 1C Alla scoperta degli affreschi della bassa Valtellina Venerdì 30 aprile la primavera inizia ad attraversare la valle e a lasciare il suo segno, sbocciano i fiori e l’erba è verde. In questa bella giornata di fine aprile, io e la mia classe accompagnati dalle insegnanti Alosi e De Giovanni abbiamo effettuato un viaggio d’istruzione alla scoperta degli affreschi nella bassa Valtellina. Siamo partiti da scuola alle 8. Il tempo era incerto e il pullman viaggiava scorrevolmente tra le strade del Terziere Inferiore. Siamo arrivati in piazza del Mercato dove ci ha lasciato il pullman ed abbiamo incontrato la guida. Insieme a lei siamo entrati nella chiesa sconsacrata di S. Antonio attraverso il portico. Quello che oggi è un teatro, un tempo era la chiesa del convento domenicano di Morbegno. E’ quasi interamente affrescato, anche se nelle parti più basse gli affreschi sono andati perduti a causa dell’umidità di risalita. L’altare è coperto da un palco ligneo. Le cappelle della chiesa sono in tutto dieci. La prima raffigura una santa molto cara ai valtellinesi: S. Caterina d’Alessandria. Gli affreschi rappresentano l’episodio della ruota, quando un angelo la salvò mentre cercavano di ucciderla buttandola da una collina legata a una ruota. Nella cappella appare anche lo stemma della famiglia nobiliare a cui essa apparteneva. Per le famiglie nobili era simbolo di potere, per i domenicani affittare la cappella era fonte di ricchezza. Infatti, le cappelle di famiglia sono parecchie. Le altre cappelle raffigurano santi domenicani come S. Pietro Martire. Spesso in queste cappelle appariva il “tau”, ultima lettere dell’alfabeto ebraico. Dopo aver visitato la chiesa e osservato tutti gli affreschi siamo usciti sul porticato dove la guida ci ha illustrato il complesso del convento. Ci siamo poi diretti a Sacco. Nel Seicento Sacco era un importante crocevia commerciale, essendo all’imbocco della Val Gerola, passaggio obbligato tra la Valtellina e i possedimenti veneziani. Qui viveva un notaio che aveva fatto affrescare il suo studio da due pittori, “la camera picta”. Un pittore aveva raffigurato una deposizione del Cristo in cui erano presenti anche S. Antonio e, fuori dal quadro e più piccolo, come nelle usanze medioevali che in Valtellina si protraggono fino a fine Quattrocento, il notaio. Nelle altre tre pareti, 1’altro pittore, indubbiamente meno bravo, aveva raffigurato motivi floreali, con scritte a carattere moralistico e una rappresentazione dell’Omo Selvadego che doveva difendere la casa dai malintenzionati. Non a caso la sua raffigurazione è stata posta a fianco della porta. Siamo usciti e il pullman ci ha condotti alla mensa sociale dove abbiamo pranzato. Nel primo pomeriggio siamo andati prima al mercato poi a Traona dove abbiamo proseguito a piedi fino a Corlazzo, una frazione dove si trova una chiesetta affrescata. Sulla strada ci siamo fermati per osservare la collina del Trivio di Fuentes, una fortificazione, all’imbocco della Val Chiavenna, passaggio obbligato per gli eserciti nordici come quello Lanzichenecco. Qui i soldati dopo tre mesi di assedio, stremati, senza paga e sospinti dal furore contro i cattolici, si danno al saccheggio del Terziere Inferiore, segnando anche la chiesetta di Corlazzo, con segni e scritte non ancora decifrate. La chiesa è stata ricostruita e riorientata nell’anno 1600. Gli affreschi presenti su entrambi gli altari , quello antico rivolto a sud e quello nuovo rivolto a est, riguardano il martirio di S. Caterina d’Alessandria. Sulla volta del vecchio altare, ma con affreschi più recenti, sono raffigurate anche le quattro sante martiri con i segni del martirio: Apollonia con la tenaglia e i denti, Lucia con gli occhi su un piatto d’argento e i bulbi oculari vuoti, Agata con il vestito scollato e i seni su un piatto e Caterina d’Alessandria con la ruota. Oltre ai momenti didattici ci sono stati anche momenti di condivisione e svago con i nostri compagni di classe, ad esempio al mercato, quando ci siamo fatti due risate con gli occhiali da sole acquistati ad una bancarella. Questo percorso mi ha molto interessato e sono entusiasta di proseguirlo in classe con un laboratorio sulla tecnica dell’affresco. Alberto Maspero 2B Nella Lomellina, in provincia di Pavia, si trova la meta della nostra gita scolastica: la città di Vigevano dal prestigio di bellissima corte rinascimentale. Gli insegnanti hanno scelto questo luogo perché inerente al programma di storia, arte e geografia. In questa città vi è, infatti, una mostra permanente su Leonardo Da Vinci e vi è anche una delle più belle piazze d’Europa. Prima di intraprendere il viaggio abbiamo analizzato in classe alcune schede fornite dagli insegnanti con delle informazioni storiche. Siamo stati via un giorno con partenza alle sette di mattina e ritorno alle sette di sera. Al viaggio hanno partecipato le classi 2aB e 2aD più gli accompagnatori: le professoresse Gualteroni, Negri, Alosi e De Giovanni. Per gli spostamenti abbiamo utilizzato il pullman. Una volta arrivati a Vigevano ci siamo recati presso un antico mulino in cui era stata allestita la mostra permanente sul grande Leonardo, le sue macchine da guerra e non solo. Qui, in un primo momento, ci sono stati spiegati degli aspetti storici come la figura di Ludovico il Moro che veniva chiamato così a causa della sua carnagione scura. La guida ci ha spiegato e mostrato attraverso un video il funzionamento dell’ organo a dieci scoppietti, una macchina da guerra rivoluzionaria progettata da Leonardo. In un secondo momento ci hanno diviso e portato a vedere la mostra vera e propria. Lì erano esposte delle fedeli riproduzioni di alcune invenzioni come il paracadute, gli orologi e molti altri marchingegni. Dopo aver pranzato in un praticello vicino al fiume ci siamo recati al centro storico dove una guida ci ha parlato della piazza e del duomo. Dopo aver visto le antiche scuderie abbiamo visitato il museo della calzatura, in particolare ci siamo soffermati nella sala delle scarpe con il tacco. Nelle vetrine centinaia di esse spiccavano con tacchi vertiginosi incantando la gran parte delle ragazze. Finite le visite ci hanno lasciato dieci minuti di libertà dove le ragazze hanno preferito fare shopping mentre i maschi hanno mangiato un gelato. In seguito siamo risaliti sul pullman e tornati a Sondrio. Questa gita è stata unica perché Vigevano è una bella città e abbiamo conosciuto le ragazze fantastiche dell’ altra classe con cui adesso abbiamo buoni rapporti. Sara Romanelli e Camilla Parravicini 2D Viaggio d’istruzione a Chiavenna Il 13 aprile alle ore 8.00 siamo partiti da Sondrio con il pullman con destinazione Chiavenna. Una volta arrivati abbiamo raggiunto la guida Alessandra, nonché ex alunna della prof. Capussela, che ci ha guidato nel percorso delle Marmitte dei Giganti, che personalmente immaginavo più grandi. Queste sono delle conche nelle rocce che contengono acqua. Sono state formate dall’erosione dei ghiacciai, che scavando nella roccia hanno creato delle cavità che accumulano acqua piovana. Con lo scioglimento dei ghiacciai, nell’era preistorica vennero trasportati i massi erratici che hanno il colore più chiaro delle rocce caratteristiche del posto. Per pranzo ci siamo recati alle Cascate dell’acqua Fraggia eravamo talmente vicini che gli spruzzi arrivavano fino a noi. Sono bellissime e davvero maestose! Dopo aver pranzato, proseguendo per un sentierino, siamo arrivati a Piuro, a palazzo Vertemate dove la professoressa Esposito ci ha raccontato la leggenda del palazzo. Arrivata la guida ci ha spiegato che una volta Piuro si trovava dall’altra parte della valle e il palazzo Vertemate è stato sepolto tutto da una frana nel 1618. Il palazzo attuale era solo la casa delle vacanze della famiglia milanese che si chiamava Della Porta ma i contadini li chiamavano Vertemate perché era da lì che venivano… A costruire il palazzo furono i due fratelli Luigi e Guglielmo Vertemate. La casa è a tre piani. All’entrata vi è una raffigurazione dei quattro elementi: acqua, aria, fuoco e terra. In un’altra stanza vi sono affreschi con i segni zodiacali. La stanza dove i Vertemate ricevevano la gente con cui trattavano affari è particolare: in quella stanza c’è anche una piccolo stanzino dove uno scrivano trascriveva tutto quello che sentiva, ma ovviamente gli ospiti non sapevano della sua presenza… Al primo piano c’è la libreria, alcune stanze e la cucina… i corridoi sono “tappezzati” di quadri. Al secondo piano ci sono le camere, tutte molto curate, dell’ultima erede del Palazzo, la signora Maria Eva Sala. I soffitti sono intagliati, fatti con del legno resistente alle tarme e per questo tutti gli oggetti di legno nella casa sono ancora intatti. Come ultima cosa abbiamo visitato il giardino completo di vasca per i pesci… Bellissimo!!! E’ stata una gita fantastica molto emozionante e istruttiva. Mi è piaciuta molto anche perché ho imparato ad apprezzare di più la storia e i monumenti della Valtellina… Andate a visitare Chiavenna e Piuro: rimarrete soddisfatti!! Alice De Marzi 1E Vicino Lontano 12 Visita alla Sacra Sindone Il giorno sabato 10 aprile 2010 è stata esposta nel duomo di Torino la Sacra Sindone. Noi siamo andate a vederla il giorno dopo. Ma sapete cos’è la Sacra Sindone? Una secolare tradizione religiosa vuole che la Sindone sia il lenzuolo funerario di Gesù. Le ricerche scientifiche degli ultimi decenni rendono accettabile l’ipotesi che si tratti di un reperto non artefatto, risalente a quasi due millenni addietro, e le prove contrarie non sembrano conclusive. Ecco la nostra giornata: siamo partiti alle 7.00 di mattina dall’oratorio San Rocco con quattro pullman colmi di gente. Il viaggio verso Torino è stato lungo e pesante: è durato quattro ore e mezza. Il pullman correva veloce verso Torino, verso un sogno a lungo accarezzato: spalancare gli occhi davanti al mistero della Sindone. Un mistero che suscita innumerevoli domande che attendono altrettante risposte. Ebbene, la Sindone stessa ce le darà se la leggeremo con attenzione, con tanta voglia di sapere e capire. Siamo arrivate alle 11.30 presso l’oratorio di Valdocco, uno degli otto di Torino. Dopo un pranzo veloce ci siamo preparati a una coda che sembrava interminabile, ovvero un’ora e un quarto. Poi è cominciato il percorso di preparazione alla visione. Per prima cosa abbiamo osservato dei quadri raffiguranti Cristo, alcune statue di santi e le rovine di un anfiteatro romano. In seguito abbiamo assistito a un filmato che spiegava come leggere e capire la Sindone. E infine il grande evento: siamo entrate nel duomo e abbiamo potuto osservare il lenzuolo sacro per qualche minuto. Analizziamo ora la Sindone. È un lenzuolo funerario in lino, nel quale gli ebrei avvolgevano la salma dei loro morti. Secondo il racconto evangelico, fu acquistato da Giuseppe d’Arimatea, un membro del Sinedrio e amico di Gesù. Esso è lungo 436 centimetri e largo 110. Il primo particolare che ci colpisce sono due righe nere per tutta la lunghezza del lenzuolo, segni dell’incendio di Chambery, e numerosi triangoli bianchi, rattoppi fatti dalle Clarisse francesi. Tra le due righe nere intravediamo l’impronta di una figura umana. Da un lato del telo si vede la parte dorsale e dall’altro la parte facciale. Alcune macchie sono più visibili di altre ed innumerevoli sono le ferite che hanno lasciato l’impronta nella Sindone. Nel volto è impressa la lesione causata dalla corona di spine che l’Uomo portava in testa. Nel costato è presente, all’altezza del cuore, una grossa macchia che indica la ferita provocata da una lancia appartenente a un soldato romano. Le parti più evidenti sono: il volto, con uno zigomo rotto, le mani e piedi incrociati e uniti dai chiodi. Le ferite corrispondono a quelle citate nel vangelo, tuttavia la credenza in questa figura è libera. Il sangue presente sul lenzuolo non si è ancora decomposto dopo tutto questo tempo. La Sindone rimane perciò un mistero riservato alla fede. Claudia Vedovatti, Lucia Mazza 2D Matti da Ligari Cartolina da Lucerna e... 3C e 3D Invito a Caiolo il 5 giugno Cari lettori Matti da Ligari, l’anno scorso vi avevamo invitati a visitare la nostra chiesa di Albosaggia perché alcuni di noi, aderendo al progetto “Adottiamo un monumento”, si erano preparati come ciceroni; quest’anno vi sollecitiamo a venire a Caiolo sabato 5 giugno, quando si apriranno le porte della bellissima chiesa di San Vittore. In questo caso saranno i nostri compagni di Caiolo che vi accompagneranno a conoscerla. Noi di Albosaggia, nel frattempo, li aiutiamo nelle ricerche e nel lavoro al computer per realizzare il depliant che verrà distribuito a tutti coloro che andranno a visitarla. Anche se sono un po’ campanilista e considero la mia chiesa di Albosaggia, dedicata a S. Caterina di Alessandria, tra le più belle, devo ammettere che la chiesa dei miei compagni caiolatti è davvero uno spettacolo. A cominciare dalla posizione che, si può dire, lascia senza fiato; è arroccata su uno sperone di roccia a strapiombo sul torrente Livrio che la avvolge col suo fragore costante e la circonda, come un guerriero, con i suoi fianchi scoscesi, rocciosi, inespugnabili…è un ambiente un po’ da tregenda! Per raggiungerla, oggi, c’è una strada tortuosa che si arrampica nella boscaglia fino ad un certo punto, poi si prosegue a piedi. Quando si arriva ci si trova non davanti alla facciata, sul sagrato, come normalmente avviene, ma nella parte retrostante dove c’è il cimitero, l’ossario e il campanile; per raggiungere la facciata bisogna fare un percorso stretto e coperto che supera il torrente Livrio. Mentre si cammina per arrivare al portale principale, si ammira da un lato l’inquietante torrente con il suo profondo e tagliente alveo, dall’altro lato un panorama aperto in cui si vede in basso il paese di Caiolo, adagiato ai suoi piedi, in lontananza, Sondrio e la corona delle Alpi Orobie. Anche l’interno è spettacolare, non tanto per la forma che è una semplice navata con quattro cappelle laterali, ma per ciò che contiene. Le opere d’arte sono tante e un tempo era ancora più ricca, ma più di una volta, la povera chiesa, ha dovuto subire dei furti (i ladri arrivano dappertutto…quindi il parroco ha messo un bel sistema d’allarme ed è sempre chiusa a chiave). Delle tantissime cose belle ve ne racconterò una, sperando di suscitare curiosità e spingervi a vederla: il trittico dell’altare. È un’opera (tempera su tavola) di due artisti lombardi, famosi in Valtellina, Vincenzo de Barberis e Bernardino De Donati, che firmano e datano il loro lavoro nel 1529. Si compone di una tavola centrale con l’Assunzione della Madonna circondata da angeli e dagli apostoli, due tavole laterali con le immagini dei Santi Vittore, Sebastiano, Rocco, Pietro da Verona, la cimasa con l’immagine di Dio Padre e la predella, che chiude nella parte bassa tutto il polittico, con rappresentate tre scene della vita della Madonna. La pala centrale, come scrivevo prima, raffigura la Madonna che viene trasportata in cielo da angioletti anche musicanti, in basso ci sono gli apostoli che seguono l’avvenimento esterrefatti (si vede dalle bocche aperte e gli occhi sgranati). C’è chi prega, chi gesticola, chi s’inginocchia; uno solo non guarda la Vergine perché controlla il sepolcro, dove era deposta, con l’aria di dire: “Qui c’è il trucco!”. Sarà il solito San Tommaso…Ma l’apostolo più simpatico è quello che cerca di afferrare la Madonna per non lasciarla volare via, riesce solo ad acchiappare la cintura che le stringeva i fianchi. Nel tirarla, la cintura si snoda e rimane tra le mani dell’apostolo, se non altro gli è rimasto un bel ricordo! La pala d’altare, proprio per questo particolare, è passata alla storia con un titolo molto appropriato: “La Madonna della cintura”. Nella predella ci sono tre scene tratte dalla vita di Maria: la nascita, lo sposalizio con Giuseppe, la morte. Mi soffermerò sulla prima rappresentazione e v’invito a guardarla con attenzione perché è una dolcissima scenetta di vita quotidiana, nonostante si parli di divinità. Siamo nella camera da letto di S. Anna che ha appena partorito Maria. La camera è di un certo lusso perché c’è un grande camino in pietra incisa, un cassettone a tre ante intagliato e coperto con una tovaglietta di lino bianca, sopra la quale sono disposti in bell’ordine oggetti preziosi: una brocca, un piatto da portata e un candelabro, tutti d’argento. S. Anna è comodamente stesa in un grande letto a cassettone con alta testiera, si appoggia a un grosso e morbido cuscino ed è coperta con un bel lenzuolo di lino bianco e una coperta di lana rossa. Ai piedi del letto ci sono anche le sue pantofole. Attorno a lei sono indaffarate le domestiche, una delle quali, in una posa molto disinvolta, è seduta a terra, appoggiata al letto e tiene in braccio Maria che deve fare il bagnetto. Vicino a lei, infatti, c’è una piccola tinozza rettangolare nella quale un’altra domestica sta miscelando l’acqua mentre la ragazza che tiene sulle ginocchia Maria, con la mano libera, sente se l’acqua è della temperatura giusta. Insomma una scenetta vivacissima e ricchissima di particolari realizzata dall’ artista in pochi centimetri quadrati. Questo grande polittico del cinquecento, dal 1700 era scomparso sotto un’altra tavola che evidentemente era stata realizzata perché erano cambiati i gusti e forse si voleva rinnovare l’apparato pittorico; per fortuna quella precedente non è stata rimossa o peggio distrutta come capitava spesso. Così, un bel giorno, qualcuno l’ha ritrovata ed oggi sta vivendo un secondo momento di gloria (la tavola settecentesca è stata portata in sacrestia). Nella chiesa di San Vittore a Caiolo c’è davvero tanto da vedere e quello che ho raccontato è una minimissima parte; per questo io e tutti i miei compagni saremmo felici di condividere con voi tutte le cose belle che abbiamo. Se non interessano a noi valtellinesi, a chi potrebbero interessare…a parte i ladri? Marco Contrio 3A Albosaggia Recensioni A SPASSO CON L’ARTE 13 Matti da Ligari Lo sapevate che … Sondrio, anche se non sembra, è una signora città d’arte. Non lo sappiamo perché ai giorni nostri tutte le persone vanno in giro con le “fette di salame sugli occhi”. Le persone sono molto brave a lamentarsi dicendo che nel capoluogo valtellinese non c’è niente di artistico ma basti pensare, per capire che non è vero, a tutti i lavori che un grande artista di origini trentine ha realizzato per le vie e le piazze della città: Livio Benetti. Nonostante i sondriesi passino spesso per la piazza Garibaldi in pochi avranno notato i mosaici che raffigurano dei personaggi importanti della nostra storia: Tebaldo de’Capitanei, Pietro Ligari, Giuseppe Piazzi ed Emilio Visconti Venosta. Sulla facciata attigua dello stesso palazzo possiamo anche osservare un suo bronzo in bassorilievo intitolato “Il lavoro in Valtellina” del 1959. Un’altra opera che tutti conosciamo è la fontana “La previdenza” da lui realizzata nel 1954 presso il palazzo dell’INAIL, all’incrocio tra via Trento e via XXV Aprile. Percorrendo le vie cittadine possiamo imbatterci in altre sue opere: il monumento alla Resistenza collocato in piazza Campello, “Chitone e Achille” del 1966 presso la nostra scuola MONDO NINTENDO media “Ligari”, “La fortezza” un’altra fontana da lui realizzata nel 1979 presso la scuola elementare “Racchetti” e il monumento “Al partigiano Moro” del 1963, che troviamo nelle vicinanze del ponte Gombaro. Non sono queste le uniche opere artistiche presenti nella città, ma se ci guardiamo intorno con più atten- Andrea Caldara 3E GAME OVER MONDO PLAYSTATION GUITAR HERO 5 Guitar Hero 5, esattamente come il suo predecessore Guitar Hero World Tour, propone una lista di canzoni da suonare con i controller-strumenti (venduti separatamente) che replicano i quattro strumenti principali di una band ovvero chitarra, basso, batteria e microfono per il canto. Pregi • La nuova modalità Party nella quale i giocatori possono "entrare e uscire" a piacimento con il loro strumento durante l'esecuzione del brano stesso senza che questo costituisca una penalità come avveniva nei vecchi capitoli della serie. • Un’altra aggiunta importante è la possibilità effettuare sessioni multiplayer con i propri amici suonando tutti lo stesso strumento. • C’è anche da segnalare un’interessante caratteristica che viene ripresa dal precedente capitolo: è la compatibilità di Guitar Hero 5 con il negozio online che permette di acquistare le canzoni indipendentemente. Difetti • Non ha difetti rilevanti IL PROFESSOR LAYTON E LO SCRIGNO DI PANDORA “Il professor Layton e lo Scrigno di Pandora” è la continuazione del gioco per Nintendo DS “Il professor Layton e il Paese dei Misteri”. I protagonisti sono Layton e il suo apprendista Luke, che dovranno risolvere il mistero basato sulla presunta morte del miglior amico di Layton. In questo gioco si drovranno risolvere moltissimi enigmi e misteri che guideranno alla soluzione del caso. Pregi • La trama è avvincente. • Gli enigmi non sono difficilissimi (la difficoltà aumenta man mano che si prosegue il gioco). • Le parti animate sono divertenti. Difetti • La grafica non è delle migliori. • In alcune parti c’è troppo parlato. NARUTO SHIPPUDEN CLASH OF NINJA III (sconsigliato sotto i 12 anni) L’ultimo gioco della serie Clash of Ninja Revolution sbarca su Wii! Anche questa volta ci sono i personaggi di “ Naruto”, una popolare serie di animazione giapponese che ha moltissimi fan anche in Italia. Ci sono combattimenti 3D, caratterizzati da spettacolari mosse speciali. Pregi • Si può giocare con 4 amici. • Ci sono nuove modalità, per esempio quella ‘’Mini Game’’, in cui sono presenti tre differenti giochi grazie ai quali è possibile sfruttare a pieno le capacità del telecomando Wii. • Si può giocare con altri amici da tutto il mondo grazie alla modalità WI-FI • La grafica è molto dettagliata. Difetti • I personaggi si muovono lentamente durante le battaglie. Luca Fanchi, Fabio Schena, Maurizio Morra, Luca Sciaresa, Edoardo Leo e Emmanuelle Medina 2C PES 10 zione potremmo scoprire una Sondrio molto interessante. Un piccolo esempio è rappresentato dai giardini Sassi e dal giardino di palazzo Sertoli, ove in poco spazio sono raccolte numerose sculture di grande interesse artistico. Basta saper guardare! Pro Evolution Soccer 2010 è un videogioco calcistico prodotto da Konami. Il gioco è stato annunciato come Fifa nel 7 aprile 2009 in Europa. Pes 2010 è disponibile per PC, PlayStation3, PlayStation 2, Xbox 360, Nintendo Wii e Telefono cellulare. Lionel Messi, Fernando Torres e Alessandro Del Piero sono i giocatori testimonial del gioco. Perché scegliere Pro Evolution Soccer ... • possiede una buona grafica • ci sono più modalità per dribblare l’uomo • ci sono più modalità giocabili ad esempio la “UEFA Champions League, Europa League…..”. FIFA 10 FIFA 10 è un videogioco calcistico prodotto dalla EA. Il gioco è stato annunciato il 7 aprile 2009 in Europa. FIFA 10 è disponibile per PC, PlayStation 3, PlayStation 2, PlayStation Portable, Xbox 360, Nintendo Wii, Nintendo DS, N-Gage, iPhone e Telefono cellulare. I testimonial di questo gioco sono Chiellini e Ronaldinho. Perché scegliere Fifa … • il giocatore ha un buon controllo di palla • si possono fare più tattiche • hanno più diritti • p erché ci sono dei grandi miglioramenti nella modalità allenatore. Sotto un cielo di rose Subrosa: questo il titolo della magnifica mostra che si è tenuta a Palazzo Pretorio dal 14 novembre al 13 dicembre. L’artista è Margherita Piuselli che nella vita è un insegnante di arte, ma anche un architetto. La mostra ha avuto come tema principale degli argomenti molto forti: la vita prima di noi, le generazioni, l’amore; Margherita ha interpretato questi soggetti con semplicità, senza essere banale o scontata, anzi, in modo molto particolare e creativo. Ha rappresentato la donna come una grande mamma con le braccia aperte per tutte le generazioni come delle enormi macchie di colore che si uniscono tra di loro grazie alle tracce che lasciano. Quel sottile filo rosso che rappresenta la vita e ricorre in molte parti delle opere e è un simbolo che ha un significato prezioso. L’artista ha dichiarato:’’Ho messo tutto il mio impegno per creare queste opere e mi sorprendo di me stessa, perché il risultato è straordinario. Sono stati cinque anni duri e impegnativi ma ne è valsa la pena”. Così pensa l’artista, e come darle torto! La mostra è stata visitata da moltissime persone e le opere sono state molto apprezzate. Inoltre Margherita Piuselli ci ha detto: “Voglio che il mio lavoro sia un simbolo, uno stimolo a non dimenticare valori molti importanti come quello della famiglia, e voglio valorizzare la figura della donna, voglio farla apparire per quello che vale soprattutto in questi tempi. Ma il mio scopo principale e più importante è quello di far arrivare sensazioni, emozioni profonde a chiunque passi a vedere le mie opere”. Significati e parole molto importanti, forti. Ancora una volta Margherita ci sorprende e dai suoi occhi traspare una amore immenso per tutto quello che fa e per questa mostra in particolare. Come resistere a entrare a visitare la mostra, quando ci si affaccia nel cortile di palazzo Pretorio e si vedono trecento rose bianche appese sopra la nostra testa e mille cuori di terracotta ai nostri piedi! Una montagna di cuori, quelli degli antenati, un cielo di rose, semplicemente la nostra anima insieme a tutte quelle che ci hanno preceduto. Camilla Rumi 3B UP THE MOVIE Up è un cartone animato fantastico in cui si oppongono due caratteri e due vite diverse tra loro: quella di un chiacchierone e vivace boyscout e quella dell’anziano brontolone signor Carl Fredricksen, rimasto vedovo, che a settantotto anni vuole realizzare il suo sogno. I due si ritrovano nella casa che, grazie a migliaia di palloncini, vola fino alle Cascate Paradiso. Là incontreranno un dodo gigante, Kevin, e Dug, un cane dotato di un collare che lo fa parlare. Dug, affezionandosi al boy-scout e all’anziano, decide di ribellarsi al suo padrone, Charles Muntz, l’idolo di Carl, ossessionato dalla ricerca del dodo gigante. La parte del film che ci ha colpito di più e quella in cui Carl toglie ogni oggetto dalla casa per riuscire a farla volare e salvare così i suoi amici. Il vecchietto ha smesso di associare la moglie Ellie agli oggetti della casa e ha imparato a ricordarla con il cuore. Questo film ci insegna quali siano i veri valori (l’amore coniugale, l’amicizia e non il semplice accumulare oggetti e ricchezze) e anche come la determinazione sia fondamentale per raggiungere uno scopo e per tener fede ad una promessa. Michele Aili, Sara Bombardieri, Elisabetta Cortese 1C 2A 2B 2C 2D 1A 1B 1C 1D 3D 3C 3B 3A Scuola Media Ligari 2 Albosaggia 2F 1F 1 Albosaggia 2E 1E 3 Albosaggia 3F 3E - Sondrio 2009 2010 - 16 Benessere alimentare Vi proponiamo un quiz sul vostro modo di mangiare e in base ai risultati saprete com’è la vostra alimentazione. Troverete dei consigli molto utili. 1 Al mattino fai colazione? A Sì, è fondamentale B A volte C Mai 2 Al mattino cosa mangi a colazione? A Latte con biscotti o cereali oppure tè B Un frutto C Niente 3 A mezzogiorno cosa mangi a pranzo? A Un piatto di pasta B Pasta accompagnata da un secondo C Mangio poco, solitamente un panino 4 A mezzogiorno cosa bevi? A Acqua naturale B Acqua frizzante C Altre bevande 5 Al pomeriggio fai merenda? A Sì B Solitamente C No 6 A che ora fai merenda? A Prima delle cinque B Dopo le cinque C Non faccio merenda 7 Cosa mangi a cena? A Cibi leggeri B Frutta C Una pizza o un piatto di pasta 8 Ti preoccupi della tua alimentazione? A Sì, è importantissima per essere persone sane B Dovrei curarla di più C Non mi interessa 9 Fai sport? A Sì, più di una volta alla settimana B Sì, una volta alla settimana C No, odio lo sport 10 Hai risposto sinceramente a tutte le domande? A Sì B Quasi a tutte C Ehm … no! RISULTATI Maggioranza di risposte di tipo A Complimenti! Hai un’alimentazione sanissima! Continua così! Di consigli non ne hai proprio bisogno! Maggioranza di risposte di tipo B Hai un’alimentazione mediamente sana. Meglio che niente! Cerca di rispettare gli orari e di migliorare la tua alimentazione facendo più sport o mangiando più regolarmente. La tua alimentazione è quasi perfetta e piano piano riuscirai a raggiungere un buon livello. Maggioranza di risposte di tipo C Non ci siamo... non curi proprio la tua alimentazione … devi migliorare facendo sport anche se preferisci stare accomodato sul divano! Rispetta i tempi e non mangiare pesante. Curare la propria alimentazione è molto importante per restare sani. Elisa Pinciroli e Nicol Shestani 2c Matti da Ligari Benessere bioingegneria? UN GIOCO DA RAGAZZI! COSTRUIAMO UN POLMONE MATERIALE • Una bottiglia di plastica dura (dimensione a piacere) • 3-4 palloncini • cannucce • laccetti • cacciavite incandescente (per bucare) • divisore in cartone o in plastica. SVOLGIMENTO 1)Prendere la bottiglia e tagliare il fondo; adattare ai lati, sul fondo della bottiglia, un palloncino e affrancarlo bene (funge da diaframma). Con il cacciavite incandescente forare il tappo, inserire la cannuccia con il palloncino legato con un laccetto (funge da polmone). Tirando il diaframma il “polmone” si dovrebbe gonfiare. L’esperimento è riuscito! 2)Ma l’esperimento non è propriamente concluso. Manca il secondo polmone! Fare quindi un secondo foro nel tappo e aggiungere un’altra cannuccia che a sua volta dovrà avere un altro palloncino legato. Tirando il diaframma si dovrebbero gonfiare tutti e due i “polmoni”. 3)Dopo aver aggiunto i due palloncini possiamo creare anche un pneumotorace facendo un buco a lato della bottiglia con il cacciavite incandescente. Quando tappiamo il buco e tiriamo contemporaneamente il diaframma i polmoni si dovrebbero gonfiare mentre se lo stappiamo e tiriamo il diaframma dovrebbero rimanere sgonfi. 4)L’esperimento più difficile è l’ultimo perché i due polmoni devono essere separati, dal divisore in plastica o in cartone, l’uno con l’altro e ci devono essere due pneumotoraci, bloccando un pneumotorace un polmone rimane sgonfio e l’altro si dovrebbe gonfiare e viceversa. Lasciando aperti tutti e due i pneumotoraci non dovrebbero gonfiarsi i polmoni. Tappandoli entrambi si dovrebbero gonfiare ambedue. I polmoni: teoria e commento TEORIA L’aria ricca di ossigeno entra nelle cavità nasali o nella cavità boccale, poi passa nella faringe, nella laringe e nella trachea; essa si divide nei due bronchi che penetrano nei polmoni; si dividono a loro volta nei bronchioli, che terminano con gli alveoli polmonari, piccole vesciche che costituiscono la struttura dei polmoni. I polmoni sono organi che permettono all’ossigeno di raggiungere i capillari tramite la respirazione esterna, grazie ai quali arriva ad ogni singola cellula, tramite la respirazione interna, per l’ossidazione. Essi sono due masse spugnose che contengono l’albero bronchiale (bronchi, bronchioli, alveoli polmonari). Sono all’interno della gabbia toracica che li protegge, e appoggiati su un robusto muscolo, il diaframma, che divide la gabbia toracica dall’addome. La superficie esterna dei polmoni è ricoperta dalla pleura, che è formata da due strati, tra i quali scorre il liquido pleurico. COMMENTO La nostra classe ha ideato un sistema per vedere come funziona un polmone. Usando una bottiglia, dei palloncini, e delle cannucce, abbiamo costruito una gabbia toracica, due polmoni e il diaframma. Tirando il palloncino (diaframma) sotto alla bottiglia (gabbia toracica) i due palloncini (polmoni) si dilatano, spingendolo all’interno i due palloncini si raggrinziscono. Non abbiamo avuto particolari difficoltà, se non quella di attaccare bene i due palloncini alle cannucce che fungevano da trachea. Per noi provare a costruire un polmone è stato molto istruttivo e interessante è stato anche bello vederne il risultato ottenuto, infatti una volta finito l’esperimento abbiamo imparato la struttura del nostro corpo in particolare come è complesso, costruire i polmoni tutto sommato però è stato divertente, si avete capito bene, divertente, non è stato così difficile riprodurli, consiglio a tutti voi di provarci perchè per noi è stata una grande esperienza. COSTRUIAMO UN CUORE MATERIALE • sacchetti • cannucce • pellicola • nastro adesivo • guanti elastici • imbuto SVOLGIMENTO 1)Colleghiamo l’imbuto alla cannuccia. 2)Arrotoliamo sull’estremità della cannuccia la pellicola. 3)Facciamo un foro sul sacchetto e lo colleghiamo all’estremità della cannuccia. 4)Operiamo un altro foro nel sacchetto nel quale inseriamo un’altra cannuccia. 5)Ripetiamo le operazioni 2-3-4 6)Il tutto deve essere sigillato e non ci devono essere perdite. Per simulare la funzione del cuore inseriamo l’acqua nell’imbuto, che raggiungerà il primo sacchetto. Se schiacciamo il primo sacchetto (atrio) l’acqua non torna indietro ma scende nel secondo sacchetto (ventricolo), comprimendo il secondo sacchetto l’acqua fuoriesce dall’ultima cannuccia. Anna Carrara, Rosy Butticè, Riccardo Mancin e Claudia Uberti 2E Alessandro Bordoni, Giovanni Grillotti, Francesco Leoni, Joshua Martinoli e Marco Meneghini 2E Le regole per una sana alimentazione 1. Fare una colazione abbondante La colazione è il pasto più importante della giornata perché il nostro corpo, dopo una notte di sonno, ha bisogno di energia. 2. Mangiare molta frutta e verdura è proprio qui che si trovano vitamine, sali minerali e fibre che per noi sono indispensabili. A chi non piace la frutta consigliamo di sostituirla con succhi di frutta, spremute e frullati (senza esagerare!). In quanto alle verdure, meglio mangiarle crude. 3. Non essere monotono nell’alimentazione Il modo migliore per assicurarsi una sana alimentazione è variare il più possibile i cibi ogni giorno anche mangiando cibi che non vi piacciono. 4. Masticare piano prima di deglutire Masticare è un’azione molto importante. Bisogna masticare 32 o più volte prima di deglutire un cibo. Questo evita l’ingrossamento dello stomaco e quindi l’aumento di peso. 5. Non mangiare spesso cibi grassi Usare spesso olio è sano e il gusto è assicurato. Anche se abbiamo bisogno di grassi per completare la nostra dieta, è meglio non mangiarne troppi. Si rischia di perdere l'equilibrio. Quindi, se il tuo pranzo è stato ricco di grassi, scegli una cena leggera. 6. Bere tanta acqua Oltre a dare al tuo corpo tutto il cibo di cui ha bisogno quotidianamente per mantenersi sano, devi bere almeno un litro di liquidi al giorno. È particolarmente importante se fa molto caldo o se hai fatto molta attività fisica: bere molto ti impedisce di disidratarti. L'acqua del rubinetto è perfetta, naturalmente, ma anche acqua minerale, latte, succhi di frutta vanno bene. Evita di bere alcolici perché fanno male al fegato. E ricorda che le bibite gassate gonfiano lo stomaco e non sono dissetanti. 7. Fare attività fisica L'attività fisica serve a mantenere sano il tuo cuore e forti le tue ossa. Può anche essere molto divertente. Fare sport serve anche per smaltire le calorie in più. Michael Bertini e Luca Carnazzola 2C Benessere Matti da Ligari Salute in cenere Le statistiche ormai non lasciano dubbi: il fumo di tabacco è gravemente nocivo alla salute. Il 45% circa dei fumatori ha un’età compresa tra i quattordici e i ventiquattro anni, di cui l’ 11,7% ragazzi tra i quattordici e i sedici anni. Al giorno d’oggi, infatti, anche se sono ben note le gravi conseguenze, sempre più sono i giovani e giovanissimi che fumano. Questo appunto si può desumere da questi dati, che sono piuttosto allarmanti. Ma perché i giovani fumano? Che cosa li spinge a iniziare? È ben noto che i ragazzi cercano emozioni forti, che facciano provare loro qualcosa di nuovo, di diverso. Il fumo ha spesso questo scopo e, per quel che riguarda i più piccoli è un modo per sentirsi più grandi di quello che sono. Inoltre quando si fuma si cerca di farsi vedere dai coetanei, di apparire in un certo modo. Le compagnie, infatti, sono piuttosto significative, perché queste influenzano il modo di comportarsi, i pensieri e i giudizi su diverse cose; i ragazzi spesso fumano perché spinti a provare dagli amici. Oltre a questo, i giovani cercano sempre la trasgressione, perché tale atteggiamento li fa sentire in grado di poter scegliere e gestire la propria vita, senza ascoltare sempre i genitori o altri adulti. I genitori hanno un ruolo significativo nella vita di noi ragazzi. Alcuni non riescono a farsi ascoltare, o meglio, non vogliono, perché è più facile lasciar correre, che imporsi con fermezza ai propri figli, facendo capire loro ciò che sarebbe meglio fare o non fare. I genitori, magari anche consapevoli che i figli fumano, fanno finta di niente, per evitare discussioni. Altri invece discutono molto con i propri figli, litigano, a volte (spesso) si arrabbiano, per cercare di indicare loro una via da seguire. In questo modo si può ragionare insieme sul perché si sente la necessità di fumare e sulle conseguenze fisiche di quest’azione, che spesso si fa con eccessiva superficialità. Fumare danneggia l’organismo, in particolare l’apparato nervoso, circolatorio e quello respiratorio. Nelle sigarette appunto ci sono un centinaio di sostanze che, anche se presenti in minime quantità, sono comunque dei veleni. Le più nocive fra queste sono: l’ossido di carbonio, i prodotti irritanti, il catrame e derivati, e la nicotina. L’ossido di carbonio causa poca resistenza agli sforzi fisici, rallentamento delle attività mentali, riduzione della memoria e sofferenza al cuore. I prodotti irritanti invece causano la bronchite cronica del fumatore, che può portare all’enfisema polmonare. La nicotina, infine, contenuta nelle foglie di tabacco, agisce sull’organismo in due fasi: prima eccita i centri nervosi, e poi li deprime fino a paralizzarli. È proprio quest’effetto che induce il fumatore a continuare a fumare, trasformando un’abitudine in una vera e propria dipendenza e rendendo così difficile smettere. Sullo “smettere di fumare” si è creato un vero e proprio business: dai libri che promettono miracoli, ai cerotti, che se applicati danno ugualmente una sensazione di “piacere”. Per smettere, però, bisogna semplicemente dire basta, essendo consapevoli dei rischi per la salute che questo vizio comporta. Alla fine, il miglior modo per smettere è non iniziare. È questo appunto un vizio che ritengo assolutamente dannoso per l’organismo, in particolare per i ragazzi che in parte si devono ancora sviluppare. Inoltre penso che fra i giovani i motivi che inducono a fumare siano veramente banali e insensati e non c’è un motivo valido che possa in un qualche modo giustificare questo gesto. Irene Zanni 3B 17 QUANTI SOLDI IN FUMO Avete mai pensato a quanti soldi risparmieremmo se non fumassimo così tanto? Seguitemi in questo mio ragionamento 150 EURO Costo sostenuto da un fumatore in un mese Non sono molti soldi, ma sono abbastanza per comprare un buon telefono cellulare, provvisto di una piccola ricarica, o forse è meglio una grossa ricarica e il mio cellulare! Il mio primo CENT... Oppure posso sempre decidere di “mettere via” i miei risparmi… magari, diventerò come Zio Paperone! Domani... 912.500 EURO Costo per un anno di FUMO di 500 alunni della “Ligari” Mi compro una bella casa con un piccolo giardino, Costo: 500.000 € Mi compro una lussuosa auto… Costo: 80.000 € Per me, ci vuole un bel motorino: Costo: 3.500 € Un lungo viaggio intorno al mondo Costo viaggio: 30.000 € a persona per 3 persone = 90.000 € Tempo impiegato: 6 mesi Spese per vitto e alloggio: 60.000 € 45.625.000 EURO Costo sostenuto dai 500 alunni fumatori in tutta la loro vita (circa 60 anni) Casa “comoda” con: •ampio parco •piscina •campo da tennis •campo da golf •scuderia Personale: •governante •chef •cameriere •maitre •sommelier •garzone •giardiniere •addetto alle stalle •autista Un maestro mi insegna a giocare a tennis, golf e a cavalcare. Ogni sera una festa con tanti amici e cose buone da gustare. Faccio un piccolo calcolo (vedi tab. 1) e scopro che dopo 10 anni ho speso 22.000.000 €. Un’auto per le gite mi serve … Magari una OPEL… Costo: 100.000 € Un’auto sportiva: una Ferrari! Costo: 150.000 € SUPER VILLA – Tabella 1 Yorkshire in Inghilterra, praticamente un maniero piscina campo da golf ampio parco scuderia cavallo stalliere cameriere governante cameriere - almeno 3 chef sommelier garzone autista una buona cantina giardiniere campo da tennis maestro di tennis maestro di golf maestro di maneggio acquisto manutenzione anno 10.000.000 10.000 400.000 4.000 800.000 15.000 500.000 8.000 500.000 5.000 30.000 3.000 60.000 60.000 150.000 210.000 150.000 90.000 60.000 60.000 5.000 io non bevo vino! 80.000 650.000 12.000 12.000 12.000 anni YACHT – Tabella 2 15 passeggeri + equipaggio capitano Marinaio Pescatore chef acquisto 3.000.000 anni TOTALE COSTO IN 10 ANNI manutenzione anno 30.000 180.000 50.000 60.000 120.000 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 2 2 2 10 10 10 10 10 totale spesa 10.100.000 440.000 950.000 580.000 550.000 60.000 600.000 600.000 1.500.000 2.100.000 1.500.000 900.000 600.000 600.000 5.000 800.000 650.000 24.000 24.000 24.000 totale spesa 3.300.000 1.800.000 500.000 600.000 1.200.000 7.400.000 Ah, dimenticavo! Dimenticavo di ringraziarvi per tutti questi soldi. Forse li spenderò in altro modo, probabilmente li sciuperò, ma, credetemi, qualunque cosa sarà sempre meglio della VOSTRA PESSIMA SCELTA!!! Matilde Anghileri 2E Sapori vicini e lontani 18 Matti da Ligari Prodotti tipici, ricette della tradizione e dal mondo MELAVI’ Fanno parte della cooperativa 244 soci che conferiscono mediamente 60/65000 quintali di mele delle varietà Golden, Stark Delicious e Gala coltivate su circa 170 ettari di superficie, nei comuni di Villa di Tirano, Bianzone, Tirano e Teglio. Vengono conferite inoltre modeste quantità di patate. MIELE MILLEFIORI DI MONTAGNA È prodotto in tutta la provincia di Sondrio sotto i 1000 m di altitudine, a mezza costa, dove le piante e i fiori offrono alle api fragranze decise e corpose. Si basa sulla fioritura di melo, vite, ciliegio e fiori di prato tra cui spicca il tarassaco. È generalmente di colore marrone ambrato (tipico del castagno, schiarito però da trifoglio e robinia). Cristallizza lentamente ed è carico di profumi, tra cui spicca la presenza del nettare di castagno. le condizioni delle vie di comunicazione, quei primi mandriani dovettero per forza di cose escogitare qualche sistema che permettesse loro di conservare nel tempo e di trasferire nello spazio il latte, il principale prodotto. La soluzione più logica fu naturalmente quella di trasformarlo in formaggio e per i Celti, esperti conoscitori dell’uso del caglio, fu relativamente semplice indirizzare l’attenzione verso la produzione dei formaggi a lunga conservazione, diventando così quest’ultima un’eccezionale capacità sin da allora; attualmente il Bitto “Valli del Bitto” è l’unico formaggio al mondo che dura oltre i 10 anni! Viene prodotto esclusivamente nei mesi estivi e nei pascoli d’alta quota, infatti le caratteristiche del formaggio sono condizionate dalle qualità di erbe consumate dalle mucche sugli alpeggi. La zona di produzione comprende l’intera provincia di Sondrio e alcuni comuni dell’alta Val Brembana anche se il vero Bitto viene prodotto nelle valli del Bitto (torrente omonimo da cui il formaggio prende il nome): la val Gerola e la Valle di Albaredo. MIELE MILLEFIORI DI ALTA MONTAGNA È prodotto sopra i 1000 m di quota, negli alpeggi, dove la vegetazione alpina attira le api con aromi e nettari ancora più suadenti e dolci. Si basa sulle leguminose e fiori di alta montagna, sul rododendro, l’erica e il sottobosco di mirtilli e lamponi. Il suo colore è ambrato chiaro, con note fruttate, resinose e caramellate a seconda della proRicetta venienza. Cristallizza rapidamente, CROSTATA DI MELE E MIELE ha un sapore etereo e dolce. In Tempo richiesto: 75 minuti alcune zone ha aspetto quasi creIngredienti (per 6 persone): 500 gr di moso, non eccessivamente dolce. farina, 4 mele, 200 gr di zucchero, 200 È la qualità più apprezzata in Italia gr di burro, 3 uova, 1/2 bustina di liee all’estero. vito, miele, latte, sale, cannella, rum Preparazione: Versate la farina sulla spianatoia, fate la fontana e unite lo zucchero, il burro ammorbidito a pezzetti, le uova, un pizzico di sale e il lievito sciolto in 1/2 bicchiere di latte. Impastate velocemente fino ad ottenere un composto omogeneo. Sbucciate le mele e tagliatele a fettine (bagnatele eventualmente con del succo di limone per evitare che diventino scure). Con poco più della metà dell’impasto foderate uno stampo imburrato e infarinato. Cospargetene il fondo di miele, a seguire uno strato di mele e una spolverata di cannella, poi ancora miele, mele e cannella. Spruzzate con il rhum e ricoprite con la pasta avanzata, sigillando bene i bordi e avendo cura di praticare delle incisioni con un coltello. Cuocete in forno a 180° la torta di mele per circa 50 minuti. BITTO L’allevamento del bestiame nelle valli alpine iniziò, secondo alcuni storici, con i Celti, quando, cacciati dai Romani dalla pianura Padana, si spinsero verso le Alpi e vi trovarono sicuro rifugio dedicandosi così all’attività pastorale, la sola che potesse consentire lo sfruttamento dei fertili pascoli naturali. Appunto dai Celti deriva la parola Bitto “Bitu”, ovvero perenne. Essendo impensabile che tutta la popolazione seguisse il bestiame alle quote alte ed essendo precarie Ricetta RISOTTO BRESAOLA E BITTO Ingredienti: • 400 grammi di riso Carnaroli; • 100 grammi di Bresaola della Valtellina affettata piuttosto spessa; • 70 grammi di formaggio Bitto della Valtellina; • burro, cipolla, brodo di carne, un bicchiere di vino della Valtellina, sale. Preparazione: Rosolare la cipolla nel burro, quindi tostare il riso, bagnare con un bicchiere di vino rosso della Valtellina e lasciare evaporare. Portare a cottura col brodo di carne o vegetale, secondo il gusto, aggiustato di sale. A cottura ultimata unire il Bitto e la Bresaola della Valtellina tagliati a dadini. Lasciare mantecare in pentola col coperchio e, nel caso, legare con un poco di panna. “Baba de camelo” Bava di cammello (mousse di caramello) Ingredienti: 1 lattina di latte condensato zuccherato 6 uova (dividere tuorli e albumi) Procedimento Cuocere a bagnomaria nella pentola a pressione per un’ora la lattina di latte condensato (per chi non avesse la pentola a pressione, utilizzando una normale pentola ci vogliono circa tre ore di cottura). Lasciar raffreddare completamente la lattina, poi aprirla, versare il caramello in una ciotola ed aggiungere i sei tuorli. Mescolare bene utilizzando, se si vuole, anche uno sbattitore elettrico. Montare gli albumi a neve ferma e aggiungerli delicatamente al composto di caramello e tuorli. Poi mettere la mousse in frigorifero per farla raffreddare. Si può decorare con un po’ di granella di nocciole o anche con dei biscotti secchi sbriciolati. ‘’Pastéis de nata ou de Belém’’ (Dolcetti alla panna) BRESAOLA La Bresaola della Valtellina è un prodotto ottenuto da carne di manzo, salata e stagionata, che viene consumato crudo. La materia prima viene selezionata rigorosamente utilizzando le migliori carni bovine di provenienza europea e mondiale. Essa si ricava dalle seguenti masse muscolari. Fesa: corrisponde alla porzione posteromediale della muscolatura della coscia e comprende il muscolo retto interno, il muscolo adduttore ed il muscolo semimembranoso. Punta d’anca: è il taglio più pregiato, corrisponde alla parte della fesa privata del muscolo adduttore. Sottofesa: corrisponde alla porzione posterolaterale della muscolatura della coscia e precisamente al muscolo lungo vasto. Magatello: corrisponde alla porzione posterolaterale della muscolatura della coscia e più in particolare al muscolo semitendinoso. Sottosso: corrisponde alla fascia anteriore della coscia, composta dal muscolo retto anteriore e dal muscolo vasto esterno, interno e intermedio. La forma è quella dei muscoli utilizzati, che possono essere affinati ed assumere, rispettivamente, forma pressoché cilindrica. La materia prima viene salata a secco e fatta riposare in salamoia per un periodo che va da 10 a 15 giorni, insaccata in budello naturale o artificiale e fatta asciugare e stagionare in condizioni di temperatura e umidità ambientali tali da determinare una lenta e graduale riduzione di umidità del prodotto. Durante l’asciugamento e la stagionatura, che hanno una durata complessiva compresa tra 4 e 8 settimane, si instaurano fenomeni fermentativi ed enzimatici naturali, in grado di rendere il prodotto conservabile, digeribile ed appetibile, ovvero dotato delle caratteristiche organolettiche tipiche della Bresaola della Valtellina. Matteo Arrighi, Michele Castoldi, Daniele Tarabini 2E Ingredienti: 500 g di pasta sfoglia già pronta o da preparare con 250 g di farina, 1,5 dl di acqua e 250 g di burro 4 tuorli 2,5 dl di panna fresca 1 cucchiaino di farina o di amido di frumento 100 di zucchero la scorza di 1 limone cannella in polvere zucchero a velo Procedimento Stendere la pasta sfoglia molto sottile e arrotolarla su se stessa in modo da ottenere un rotolo di circa 5 cm di diametro. Tagliarlo a fettine larghe 2 cm e appoggiarle, con la sezione tagliata girata all’insù, dentro dei piccoli stampini individuali (o uno stampo per muffins), precedentemente passati sotto l’acqua fredda (non serve imburrarli, è sufficiente inumidirli affinché la pasta sfoglia non si attacchi durante la cottura). Foderare gli stampini allargando la pasta con i pollici bagnati, mediante movimenti circolari. In una casseruola preparare la crema aggiungendo alla panna i tuorli, lo zucchero, la farina e la scorza del limone. Mescolare bene. Mettere sul fuoco e portare ad ebollizione, quindi levare dal fuoco, eliminare la scorza di limone e lasciare raffreddare la crema. Riempire le “coppette” di pasta sfoglia con la crema (non troppa perché si gonfia) e cuocere in forno già caldo a 225° C per circa 10/12 minuti. I pastéis devono risultare molto dorati con la superficie un po’ caramellata. Servirli tiepidi, spolverati di cannella e zucchero a velo. “Broinhas do Alentejo” (biscotti di Alentejo) Ingredienti: 6 uova 250 g di zucchero 250 g di burro 1 bicchiere di vino bianco 1 bustina di lievito scorza grattugiata di arancia e limone 1 pizzico di cannella 1 pizzico di sale farina q.b. Procedimento Impastare dentro una ciotola capiente tutti gli ingredienti unendo, per ultima la farina, quanto basta per ottenere un impasto che si stacchi dalle dita e si possa modellare in tanti biscotti tondi o ovali delle dimensioni di una noce. Collocarli su una teglia imburrata o foderata con la carta da forno, lasciando una certa distanza tra l’uno e l’altro. Cuocerli in forno già caldo a 180° C per 10/15 minuti circa. Sono tipici biscotti pasquali portoghesi. Claudia Rusconi 1F Matti da Ligari 19 Sapori vicini e lontani Il gusto dalla Macedonia La pasqua nel passato e al giorno d’oggi Per una volta, vogliamo riflettere sul significato che questa festività assumeva un tempo e che oggi è quasi scomparso. Per valutare quanto sia cambiata la spiritualità al giorno d’oggi, in merito alla Pasqua, abbiamo intervistato i nostri nonni, facendo un tuffo negli anni del dopoguerra. “Ai nostri tempi, non era come adesso: il periodo della quaresima era molto più intenso, e si pensava a fare piccole rinunce, anche se comunque non si poteva rinunciare a molto, essendo contadini. Il giorno di Pasqua non si riceveva nessun uovo o giocattolo, ma al massimo si arricchiva il menu con tagliatelle, mentre di solito il pasto era costituito da polenta, formaggio e riso. L’unico dolcetto che si poteva ricevere era magari una piccola brioche o un pezzettino di cioccolato ma niente più”. Passando per strada, oggi, nelle vetrine si possono vedere migliaia di uova di cioccolato, che attirano i passanti grazie alle loro colorate carte. Guardando la televisione ci si accorge delle numerose pubblicità che ci dicono di comprare delle belle uova di plastica con al loro interno giocattoli e i bambini, naturalmente, ne rimangono attratti, crescendo così distratti dal vero significato della Pasqua. In conclusione possiamo facilmente e tristemente notare che la nostra è una società basata sul consumismo. Tuttavia dovremmo fare uno sforzo e tornare a capire l’importanza delle cose semplici ed autentiche. Mia nonna è una brava cuoca e, quando andiamo in Macedonia, ci prepara una salsa un po’ piccante che si chiama ajvar da accompagnare al pane. Questa bontà è fatta con peperoni, peperoncini, melanzane e aglio. Se volete prepararla vi consiglio di sbucciare 40 gr di melanzane e tagliarle a fette per il lungo, quindi dividere a metà, 80 gr di peperoni e pulirli. In una pentola mettere 3/4 l di acqua e 1/4 l di aceto, aggiungere un po’ di olio e mettere a cuocere. Aggiungere i peperoni e le melanzane. Cuocere le verdure per 5 minuti e poi colarle. Tritare le verdure finemente. In una padella mettere dell’olio, aggiungere le verdure tritate e cuocere per circa un’ora continuando a mescolare fino a che non diventa denso. Dieci minuti prima della fine della cottura aggiungere 3 spicchi d’aglio e un peperoncino, salare e pepare... la salsa è quindi pronta per essere mangiata. A volte mia nonna in Macedonia ne prepara un po’, la mette in vasi di vetro e ce la fa avere in Italia. Quando la mangio mi viene nostalgia di casa! Amir Idrizi 2D La primavera nei paesi balcanici Nei paesi balcanici la Primavera inizia il 14 marzo. È la festa più importante e viene chiamata “Novruz”. In quel giorno le scuole organizzano pic-nic, giochi e recite di ogni tipo. Durante la mattinata le donne del paese preparano il pranzo, ma anche il “kulaq”, un tipo di pane in cui viene messa dentro una moneta. Chi la trova sarà fortunato! Alla fine del pranzo, si mette sul tavolo il kulaq. L’anno scorso, io e la mia amica Suada abbiamo deciso di festeggiare la primavera facendo un pic-nic in montagna con le nostre sorelline. È stata una bellissima giornata e ci siamo divertite un sacco, tranne per il fatto che la moneta non capitò a nessuna delle due. Mallzime Islami 2E Suada Quose 1E Claudia Uberti, Riccardo Mancin 2E SAPORI DELL’URUGUAY ASADO DE TIRA Ingredienti: • un cosciotto / un pezzo di carne con osso per arrosto (1/2 kg. Per persona) • sale fino. Preparazione: Su una griglia, con il fuoco a legna, porre la carne, salata, con l’osso rivolto verso il basso; aggiungere carboni durante il tempo di cottura. Cuocere lentamente e girare la carne quando comincia a liberare il suo succo. Il condimento con “chimichurri” (qui di seguito la sua preparazione) è facoltativo particolare che però piace anche al palato “europeo”. CHIMICHURRI (base) Ingredienti • 1 mazzetto di prezzemolo tritato finemente • 6 spicchi d’aglio, tritati finemente • Olio, acqua, sale Preparazione: Tritare tutto e mettere in un barattolo, salare e aggiungere metà acqua e olio per coprire il composto. Volendo si possono aggiungere origano, peperoncino secco, e peperone tritato. L’arrosto va servito con insalata di pomodori e verdure fresche. Possono essere aggiunte delle patate dolci arrostite in un foglio di alluminio. IN COMPAGNIA SI MANGIA PIù VOLENTIERI; BUON APPETITO!!! Enrique Bordagaray 2E ASADO DE TIR A Ingredientes: • asado de ti ra (1/2 kg. po r persona) o o • sal. tra carne 'apta ' para asar; Preparacion : En un parrille ro o parrilla p ortátil, prepar Colocar la par ar una fogata rilla de asar a con leña. un lado del fu entrefina o sa ego. Salar la ca l parrillera. rne con sal Cuando hayan suficientes bra sas bien calie piso debajo d ntes como par e la parrilla, a cubrir el colocarlas de sentir con la m fo rm a uniforme. Se ano el calor q u e puede En ese momen llega alrededo r de la parrilla to ya se pued e colocar la ca . el hueso (si ti rne sobre la p ene) hacia ab arrilla con ajo. Ir agregando brasas durante todo el tiemp Cocinar lentam o de cocción. ente y darla vu elta cuando co Es opcional co mienza a soltar ndimentar la ca su jugo. rne con “chim se condimenta ic hurri”. A gusto antes o despu personal és, yo prefier o al servirla. CHIMICHURRI Simple Ingredientes: • 1 atado de perejil bien p icado • 6 dientes d e ajo bien pic ados • aceite, agua, sal Preparacion : Se pica todo y se coloca en un frasco. Se agua y mitad sala y se le ag aceite apenas rega mitad para cubrir. Las variaciones del condimen to son muchís adobo seco, o imas, van des régano, ají se de vinagre, co , morrón picad El asado se ac o, pimienta, et ompaña con en c. salada de lech frescas de verd uga y tomate ura. yo ensaladas También pued en asarse bon iatos envuelto Carnes que se s en papel de asan: asado d aluminio. e tira (costillar En compania ), pulpón, cost se come mu illas. cho mas me jor 20 Sport A proposito di JUDO... La traduzione italiana della parola Judo è “via della cedevolezza” perché nell’azione si sfrutta la forza dell’avversario, essendo uno sport di difesa e non di attacco. Jigoro Kano, ideatore del judo, nacque il 28 ottobre 1860 nella piccola città costiera giapponese di Migale, in una famiglia di mercanti discendenti di un modesto clan di samurai. Jigoro Kano, alto 1.50 m, prese spunto dalle tecniche meno pericolose del Jiushu e fondò il judo. Nel 1961 il judo fu riconosciuta disciplina olimpica maschile, nel 1992 disciplina olimpica femminile. Il Judo rappresenta non solo uno sport, adatto sicuramente a tutti i bambini, ma una filosofia di vita. Nel judo, cuore, mente e corpo si unificano, cioè si concentrano su un principio morale che si sintetizza nel “migliore impiego delle energie”. L’idea fondamentale alla base del judo - racconta lo scrittore Bernardi, medico pediatra e cintura nera di judo – è arrivare a dare incondizionatamente, senza nulla in cambio. “Tutti insieme Matti da Ligari per progredire”, è il motto del suo fondatore; perché facendo judo miglioro me stesso e posso essere utile agli altri. Il judo è una strada che ti permette di arrivare a conquistare il vuoto della mente e quindi ad entrare in sintonia con il cuore. Il judo è adatto anche a ragazzi disabili o socialmente difficili poiché l’età, la statura e la forma fisica non contano particolarmente, inoltre aiuta a raggiungere una buona conoscenza del proprio corpo, l’autocontrollo, lo sviluppo delle autonomie, il rafforzamento dell’autostima e della fiducia in sé. La federazione nazionale di judo, la F.I.J.L.K.A.M., organizza competizioni a partire dal livello provinciale fino alle Olimpiadi, dai 12 fino ai 65 anni senza trascurare i pulcini, dai 4 ai 12 anni, per i quali sono organizzate apposite manifestazioni. Consigliamo a tutti di provare per curiosità una lezione di judo: rimarrete affascinati da questa fantastica disciplina ancora poco conosciuta in Valtellina. Federico Dura 2E A proposito di… PALLAVOLO La pallavolo, o volley, è uno sport giocato da due squadre con un pallone su un terreno di gioco rettangolare diviso da una rete. Già nell’antichità esistevano giochi con la palla che possono essere considerati i predecessori della pallavolo. In Italia una specie di pallavolo era giocata nel Medioevo e le sue origini possono essere ricercate addirittura in antichi giochi greci e romani. Il merito della costruzione della pallavolo in forma moderna, va riconosciuto a William Morgan. Obbligatoriamente non viene utilizzata alcuna protezione, ma possono essere usate le ginocchiere, i polsini o le fasciature per le dita. Le partite di pallavolo si disputano al coperto in impianti il cui unico limite è la distanza fra l’area di gioco e il soffitto, che deve essere di almeno 7 m. L’area di gioco è di forma rettangolare e comprende il campo di gioco diviso in due settori di 9 m per 9 m, separati dalla rete e delimitati da linee che fanno parte del campo stesso. La superficie di gioco, deve essere piana ed uniforme, in modo da non essere peri- colosa. Il campo è diviso in due dalla linea di metà campo, tracciata sotto la rete; in ogni metà campo viene tracciata la linea d’attacco posta parallelamente a quella centrale, a 3 m di distanza da essa, per delimitare la zona d’attacco. Al di sopra della rete vengono inserite le antenne che sono due astine a strisce bianche e rosse che servono a delimitare lo spazio di passaggio della palla. La gara viene disputata da due squadre con sei giocatori ciascuna e ogni squadra ha a disposizione sei riserve. Lo scopo del gioco è far cadere la palla nel campo avversario o nella zona libera o fuori dal campo dopo un tocco di un avversario. Ogni singola azione inizia con la battuta effettuata da una squadra da fondo della sua parte di campo. Durante il gioco, il diritto alla battuta spetta in a chi ha vinto l’azione di gioco precedente; il sorteggio decide chi deve battere la prima azione della partita e poi, alternativamente, nei set successivi. La partita è divisa in set, i quali vengono A proposito di… BASKET Le origini del basket risalgono al 1891 quando James Naismith, professore di educazione fisica a Spriengfield, inventò il basket per cessare la noia che invadeva i gelidi inverni di questa cittadina. Il 15 Gennaio 1892 l’idea venne pubblicata. Oggi a livello internazionale il basket è regolamentato dalla FIBA che conta duecentotredici federazioni nazionali affiliate. Scopo del gioco è far entrare la palla nel canestro avversario, tirando con le mani. Quando si fa canestro si conquistano dei punti: uno per un tiro libero, due per un tiro dall’area e tre per un tiro scoccato fuori dalla linea dei tre punti. La partita si disputa in quattro tempi da dieci minuti ciascuno con un intervallo tra il secondo e il terzo tempo di dieci minuti. Durante questo arco di tempo l’allenatore ha a disposizione dei minuti per richiamare la propria squadra e rispiegare gli schemi di gioco. Ogni squadra è composta da dodici giocatori; in campo si schierano cinque giocatori mentre gli altri sette fungono da riserve. All’inizio della partita l’arbitro mette in gioco la palla, alzandola tra due giocatori mentre gli altri otto giocatori devono disporsi intorno al centrocampo e attendere che venga battuta la palla. Per muoversi in campo bisogna palleggiare; se si ferma il palleggio bisogna passare la palla o tirare a canestro. Se si ricomincia il palleggio dopo averlo arrestato, si commette fallo di doppia e la palla viene data agli avversari. Se si cammina con la palla in mano si commette fallo di passi. Se viene effettuato un fallo mentre un giocatore tira a canestro questi ha diritto ad effettuare uno o due tiri liberi dalla lunetta in base alla gravità del fallo subito. Vi sono poi i falli tecnici, cioè commessi volontariamente. Ogni azione si svolge in un determinato arco di tempo: ventiquattro secondi. Il campo ha dei limiti all’interno dei quali si deve svolgere il gioco. Il giocatore che commette cinque falli è espulso dalla partita e non può più tornare in campo. Dopo ogni canestro viene eseguita una rimessa da fondocampo che è effettuata dalla quadra che ha subito canestro. Vi sono poi le rimesse laterali eseguite dopo l’uscita della palla dalla linea laterale; la rimessa viene eseguita dalla squadra che non ha toccato la palla per ultima Ogni partita è diretta da due arbitri che segnalano i falli, le violazioni, i contatti fisici ecc. Nel basket ci sono diversi ruoli: il play maker, che porta palla e dice gli schemi di gioco, in teoria è uno dei più bassi della squadra, il pivot che sta sotto canestro e prende i rimbalzi, il capitano, la guardia, l’ala che sta lateralmente. Non è permesso: camminare con la palla in mano, rincominciare il palleggio dopo averlo arrestato, avere contatti fisici, indossare gioielli (collane, orecchini, braccialetti ecc.). Lisa Bettini, Martina Menesatti 2E vinti dalla prima squadra che arriva a 25 punti, con almeno due punti di margine dall’altra; ogni pallone giocato assegna un punto, in caso di parità sul punteggio di 24-24 si va avanti ad oltranza finché una delle due squadre non raggiunge i due punti di distacco. La partita si disputa fino a quando una squadra vince tre set. Nel caso si arrivi ad un punteggio di 2 set pari, il quinto viene chiamato tie-break e viene giocato ai 15 punti. Nel tie-break si effettua il cambio di campo al raggiungimento dell’ottavo punto. Il campo è suddiviso in due zone: la zona d’attacco e la zona di difesa. La formazione iniziale di ogni set viene decisa dall’allenatore che la consegnerà all’arbitro il quale controllerà l’esatta disposizione dei giocatori. Nella pallavolo il servizio non può essere murato. Il giocatore che effettua il servizio non deve calpestare la linea di fondo campo, durante l’esecuzione della battuta, può però oltrepassarla in salto, dopo aver colpito la palla. Il giocatore ha a disposizione 8 secondi per battere. Per ogni azione di gioco, la squadra ha a disposizione tre tocchi per inviare la palla nel campo avversario; nel caso di un quarto tocco l’azione è considerata fallosa e uno stesso giocatore non può eseguire due tocchi consecutivi. La palla non può essere trattenuta e può essere colpita con qualunque parte del corpo. Se la palla tocca la rete e ritorna indietro può essere rigiocata, nel limite dei tocchi rimasti a disposizione della squadra. I giocatori di seconda linea non possono inviare la palla nel campo avversario se si trovano nella zona di attacco. Se un giocatore mette il piede nel campo avversario, oltrepassando completamente la linea centrale, commette fallo. Le linee che delimitano il campo sono tracciate all’interno delle sue dimensioni: la palla che colpisce la linea è da considerarsi punto. Nella pallavolo ci sono cinque fondamentali: palleggio, bagher, schiacciata o pallonetto e servizio. IL PALLEGGIO si effettua portando le mani sopra la fronte. Ad un buon livello agonistico la maggior parte delle alzate è “in salto”, vale a dire senza toccare terra al momento del palleggio. IL BAGHER questo fondamentale è quello più tecnico nella pallavolo in quanto prevede una posizione di gambe piegate per la successiva spinta, schiena dritta o piegata a seconda della situazione e di braccia mobili, ferme o con gomiti piegati a seconda dell’intensità della velocità e forza del pallone. IL PALLONETTO è un palleggio effettuato ad una mano che sorprende l’avversario, passando sopra o lateralmente al muro. Rappresenta una delle varianti ai colpi forti d’attacco. LA SCHIACCIATA è il colpo che si dà alla palla, con una sola mano, cercando generalmente di colpire il più forte possibile affinché gli avversari non riescano a recuperare la palla o non riescano a controllarla, mandandola fuori. Camilla Bassi 2E Intervista ai vincitori della corsa campestre Come ti sei sentito alla partenza? Jacopo Gusmeroli: Alla partenza ero molto emozionato, felice e pieno di adrenalina. Mattia Libera: Male, non ero partito bene Enrique David Bordagaray: Eccitato e carico, pronto per il divertimento della corsa Quando eri all’arrivo, ed eri primo come ti sei sentito? Jacopo Gusmeroli: Ero molto felice, perché era la prima gara che vincevo. Mattia Libera: Abbastanza felice. Enrique David Bordagaray: Felice e stanco. Durante l’anno come ti sei preparato? Jacopo Gusmeroli: Mi sono allenato andando a correre sul canale Mattia Libera: Sono andato a fare alcune gare, inoltre mi sono esercitato correndo sul canale. Enrique David Bordagaray: Mi sono preparato correndo intorno al campo di rugby agli allenamenti. Dopo la vittoria a cosa hai pensato? Hai esultato? Jacopo Gusmeroli: Ho esultato e ho pensato alla prof. Zecca Patrizia e a tutte le persone che avevano creduto in me. Mattia Libera: Non pensavo a niente l’unica cosa che volevo era disputare una bella gara e non ho esultato. Enrique David Bordagaray: Pensavo di aver fatto una buona gara. Nelle provinciali eri carico come alla campestre? Jacopo Gusmeroli: Sì, volevo vincere anche questa sfida. Mattia Libera: Sì, però alle provinciali è tutta un’altra storia. Enrique David Bordagaray: No non mi ero allenato bene negli ultimi giorni. Alle provinciali la prova ti sembrava più difficile o più facile? Jacopo Gusmeroli: Più difficile. Il campo dove correvo era tenuto male, allora correre era più difficile. Mattia Libera: Si, decisamente era più difficile. Enrique David Bordagaray: Certo era più difficile. Come ti ha preparato la prof per farti gareggiare alle provinciali? Jacopo Gusmeroli: Non mi sono preparato particolarmente per questo evento. Mattia Libera: Non mi faceva correre più del solito però mi dava consigli preziosi. Enrique David Bordagaray: La prof. Zecca mi diceva: stai tranquillo, non partire troppo veloce e tieni tutto per lo sprint finale. Alle provinciali hai usato la stessa “tattica” che hai usato alla campestre? Jacopo Gusmeroli: Sì, partivo forte e cercavo di staccare gli avversari. Mattia Libera: Sì, cercavo di staccare gli avversari ma sono stato spinto. Enrique David Bordagaray: Più o meno, sì, la mia tattica era partire piano e dare tutto nello sprint finale. Cosa ti hanno detto le persone che ti conoscono dopo la vittoria? e dopo la gara provinciale? Jacopo Gusmeroli: Mi hanno detto “bravissimo”. Mattia Libera: Le persone più care a me mi hanno detto “bravissimo, ci hai provato”. Enrique David Bordagaray: Dopo la campestre i miei amici e la prof. mi hanno detto che ero stato bravo, mentre dopo le provinciali mi hanno detto che ero stato comunque bravo. Mentre correvi pensavi a qualcosa in particolare? Se si a che cosa? Jacopo Gusmeroli: Cercavo di dare il meglio di me. Mattia Libera: No, non pensavo a niente Enrique David Bordagaray: Non pensavo a niente, solo a dare il meglio di me. Giovanni Grillotti 2E Scacciapensieri Matti da Ligari 21 CRUCIVERBA CRUCIVERBA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ORIZONTALE 1) NOME DEL NOSTRO ISTITUTO 2) CONTRARIO DI PEGGIORE 3) PROTEGGE IL MOLLUSCO 4) PROFESSIONE DI CHI STA AI FORNELLI 5) PRECEDE LA FINE 6) L’ANIMALE JUVENTINO 7) LO PRODUCONO LE MACCHINE 8) LIQUIDO INCOLORE INDISPENSABILE PER VIVERE Alla fine negli spazi grigi troverai un valore molto importante per tutti. 1) azione umana 2) oggetto sportivo 3) il momento più bello della mattina scolastica 4) ha 2 ruote e un motore 5) frutto invernale 6) catastrofe naturale 7) animale della savana 8) animale con 8 zampe 9) crostaceo marino Chiara Credaro, Sara Gianesini, Giulia Tallini 1E CRUCIVERBA 1 2 6 3 5 17 22 4 15 11 8 10 12 16 19 20 9 14 7 13 21 Orizzontali 1. Uccello acquatico dai piedi palmati. 5. Lo è il serpente. 6. Situazione in cui nessuno governa e garantisce l’ordine. 8. Il contrario di sì. 9. Mare a sud dell’Italia. 10. Insetto... mieloso. 12. Inizio e fine... dell’alfabeto. 14. E’ detto anche durone. 16. Un papa ... IX. 17. Advanced Composition Explorer. 19. Si tira con l’arco. 20. Lo è il laureato. 21. Se non è vostro è... 22. Vulcano siculo. Alessia Mariani e Rosy Buttice’ 2E “Er Totti” i di de: – Dimmi tre nom ie ch i gl . of pr La . la Totti va scuo per “Er”. animali che iniziano po, Ergatto, Ercane. 1E Totti risponde: – Erto ssandro Ronzio Luca Pedrazzoli, Ale Giuseppe De Marzi, rto!!! la sarebbe un aeropo uo sc la o er ss la vo i in Se gli as !! ita dai ragni?... Mosca Qual è la città prefer arreda-mento!!! Che cos’è la barba? Un senti 1E Simeone e Alessia Lu Eleonora Tagni, Marta PASSAPAROLA Indicazioni: rispondere alle domande dalla A alla Z Verticali 2. Eroe dell’Iliade. 3. Un tipo di formaggio. 4. Celebre città lagunare. 7. La capitale d’Italia. 11. Non è spento. 13. Insieme di suonatori di ottoni. 14. Contenitore intrecciato per contenere o trasportare oggetti. 15. Distacco naturale di materiale roccioso. 19. Federazione Calcistica. Lorenzo Milani 1F Portrait of a queen Prova a completare, con le parole che ti suggeriamo, questa breve biografia di una grande regina della Storia inglese. Sara Paruscio, Anna Sciolini, Giulia Parolo e Stefano Colombini 2C A- Insieme delle armi da fuoco non portatili; B- Valvola cardiaca detta anche mitrale; C-Città del famoso marmo; D- Tratto dell’intestino tenue tra lo stomaco e il digiuno; E- Il nome del protagonista della serie di Twilight; F- Decorazione, ornamento per lo più a sviluppo lineare; G- Succo prodotto dalle isole di Langerhans; I-sostanza non infiammabile; L- Gioco di fortuna gestito dallo Stato; M- Pubblicità ai lati del titolo di un quotidiano; N-La nazione degli All Blacks; O- Opporsi in tribunale; P- Osso delle gamba; Q- Danza molto vivace dell’Ottocento; R- Carne di manzo cotta in modo da risultare arrostito all’esterno; S- Il famoso Clarence del Milan; T- Prova d’esame nella quale vengono proposte domande seguite da diverse risposte; U- Stato dell’America del sud situato nei pressi di Paraguay; V- Serpente velenoso dei viperidi; Z- Ragazzone o adulto a cui piace ancora giocare. Alessandro Bordoni, Marco Meneghini 2 E SOLUZIONE A- Artiglieria; B- Bicuspide; C- Carrara; D- Duodeno ; E- Edward ; F- Fregio; G- Glucagone; H- Non c’è; I- Inerte ; J- Non c’è; K- Non c’è; L- Lotto ; M- Manchette ; N- Nuova Zelanda; O- Obbiettare ; P- Perone ; Q- Quadriglia ; R- Roast beef; S- Seedorf; T- Test ; U- Uruguay ; V- Vipera; W- Non c’è; X- Non c’è; Y- Non c’è; Z- Zuzzurellone. Queen Elizabeth becomes queen at the age of ____________. She is the daughter of _______ VIII and Anne _____________. She is actractive rather than beautiful. She’s slim and she’s got shining __________ gold hair. She’s got a very good _____________. She loves ______, poetry and __________. She helps poets and musicians like ______________, Johnson and Donne. The queen is unmarried for political reasons. She says :” I’m married to my _______”. She’s called “________ Queen”. Her main enemy is ________. She makes ________ a commercial and seafaring power. She rules from _____ to _______. ENGLAND - 1558 - VIRGIN - BOLEIN - EDUCATION - THEATRE - PEOPLE HENRY - SPAIN - SHAKESPEARE - 1603 - REDDISH - TWENTY-FIVE - MUSIC Di rima in rima, 22 ité n a V a l e d La fin charme et pleine de belle ode e duchesse ment à la nouvelle m n u it a v a y le Il toujours seu qui pensait ls admirateurs. ti et à ses gen sa forutne it a Elle dissip . son peuple et celle de la charité Elle ignorait digalité. ro comme la p son apparence e d instant. La beauté harme d’un c le t n e m s était seule de son corp t de son ame. e c n ra a p p ’a fle L ujours le re to s a p it ta ’é n n éclatait la révolutio uait la débauche. d n a u q is a M mort et narg atoire, elle riait à la Enfer comme le Purg l’ Elle ignorait l de sa vie vint brisé fi le Mort et quand la face de la elle regarda a une larme. dice 3A Laura Giu et lui tomb Dormi tesoro dormi mio bambino smetti di piangere e fai un sonnellino. Canta la luna e cantan le stelle sogna questa notte tante cose belle. Gosatti, Eliza Jablonsky, Federica Ma rchetti 1A Cara Marilù uretta, Cara Marilù, La folletta a n sei proprio u gran forchetta a che mangia d zzetta. pia e gioca nella hietta, Tu sei ranocc allegretta, in compagnia ti piace stare setta. ed andare a ca Patrizi 1C Maria Laura La primavera La primavera si risveglia, dopo l’inverno addormentato in un verde prato, dipinto da primule in fiore. Porta calore ed allegria Lasciando una scia di colore ed armonia. Il cielo si apre ad una grande pace azzurra, piena di festa e serenità. Le giornate si allungano È arrivata la primavera! Alessia Lusenti, Eleonora Tagni, Marta Simeone 1E Due suoni di campana contengono il caos Paolo Bor doni 3F Bel bambino fai un sonnellino che la mamma è qui vicino e ti legge un libricino. La sera nel bosco Le ombre si allungan furtive su guizzi di luce e di suoni; deserte son dello stagno le rive, le garrule voci abbassano i toni. Dormi tesoro dormi piccolino smetti di piangere e fai un sonnellino. Canta la luna e cantan le stelle sogna questa notte tante cose belle. Un lieve fruscìo, un breve sussulto, poi, una brezza leggera foriera di pace. Ciascuno ha trovato, nel folto, l’occulto giaciglio e con vigile sonno vi giace. Rebecca Bettini, Miriana Azzolina 1A L’amicizia è u n che ti fa senti sentimento un pò strano, re libera com e un volano. Ma se qualcu no è come una ra ti ferisce, cchetta che ti colpisce e tutto svanis ce. Ma se guardi nel tuo cuore , vedrai che tro verai tanto am ore, da dare a una p e con cui puo ersona di cui ti puoi fidare i ridere e sch erzare. Ma se a volte litigate, vedrai che tutt o e la vostra am si sistema icizia ritornerà Per noi questo se è il sentimento rena. dove si sta co dell’amicizia, n gli amici in pace e in letizi a. Beatrice Il cinguettio degli uccelli allieta le serate primaverili lasciando contentezza nel paesino di campagna. Interpreto l’ermetism o: l’intervallo Dormi bambino L’amicizia Matti da Ligari Le foglie sui rami non tremolan più; sfumati i colori, svanita la voce, presto, da su, una pallida luce sarà guida silente a feroce ragione di vita quaggiù e domani più vite non avranno più voce. Laura Giudice 3A 9 Maiy Poesia mac edone 1861... 2011: oggi come ieri festeggiamo l’unità d’Italia Kam nje tu fe nemes do tj me lule a nema ge m caj: e riti, nema ge m e oh moj nen msoj a sa fort ge te ime dua gjeja me e shtrejnt je gjithmane per mua. 9 Maggio Ho un maz zo alla mamm di fiori e a devo port arl la mamma che mi ha c i: re la mamma che mi ha in sciuto; oh mamma segnato m quanto ben ia e la cosa più ti voglio importante sei sempre p er me. Centocinquant’anni son passati ma i valori son restati. Unità, amor di patria e passione ci uniscono in una sola nazione Mazzini, Cavour e Garibaldi han creato una patria di giovani baldi. A Palestro e Magenta l’Austria abbiam battuto, amaramente a Novara aveam perduto! I bersaglieri su Roma han marciato per sposar la Capitale al nostro Stato. I Savoia su noi han governato finché l’esilio hanno incontrato. La Repubblica è poi nata e la monarchia se n’è andata. Quanto tempo è passato! Ma tutto questo non abbiamo dimenticato. Viva l’Italia! Halimi Me zhdi 1E Interpreto il futurismo: l’intervallo Matteo Belcao e Adalberto Valsecchi 3C La Ligari coglie La Ligari ci riac beri e alle foglie, al In mezzo agli ormai passata e at st ’e dopo un e e limonata. fatta di granit viamo tro I compagni ri … ro impariamo lo (poesia erm a e E insiem etica) are st ce ia p ci ri Alla Liga e. ar gn so i d bra Si spegne u Perché ci sem m fare na ia gl e vo sulla natura luce te Tante gi e, ar gi ag vi piace si propaga Perché a noi la merenda el d b uia e silenz to en al mom iosa. penda. u st ta en iv d la scuola o m ia d u F st e derico Filip do pucci 3F Ma anche quan ertiamo. iv d ci ri Alla Liga , nostra scuola Bella, bella la il tempo vola…! o in questo post Battaglia 1E La Notte i, Giulia Alice De Marz Driin driin Alzare si spostano banchi e sedie Criii tuc-tuc Mangiare merenda Mani stracc Bocca gmm slurp Andare dagli amici Chiacchierare scherzare ridere Ahh ahh ahh Nascondere oggetti non propri Astucci che cadono Lanciare oggetti scuola Calpestare penne Craack craack Noooo la penna Passi seri di professori No ridere Ordine ssssssssssssss Sul pavimento astucci cartelle diari Cartacce tappi penne Driin driin Veloci veloci correre riordinare Buongiorno uuffff Sedersi e ricominciare Federico Filippucci 3F Di rima in rima Matti da Ligari i! Addio, Ligar aro! di via Colomb Addio, scuola Addio! passati, Tre anni son i gioie, di vita. d anni di ansie, rdi Son belli i rico iù cari; p i m o n legati ai ie ig gr e in son pag i. ìt b su ti i dispet un giorno, Son certa che po, m lontano nel te nto ca ac ti passando cuore udrò nel mio voci. i d e uno sciam Voci ben note ti allegre e riden po, m te el lontane n senti. ma sempre pre iacere Che grande p tro! ie d n tornare all’i la mente n Un balzo co ra studente! e... esser anco Giudice 3A Laura Estate Ultimo giorno d La campanella i scuola… su buone vacanze ona, si augurano ! Finalmente è es accompagnati tate e i bimbi d sono già pron a secchiello e paletta ti a costruire castelli di sab bia in riva al mar pur sapendo che un’onda li e... porterà via con sé... p er suo profondo ché il mare nel n ognuno di no asconde ciò che i vorrebbe real izzare! Denis Dell’An drino 3D 23 La pace è. .. Insieme per un ambiente sicuro La pace è un cielo az zu un mare ch rro, ia che illumin ro, a il sole. La pace è te n è libertà, gio ere insieme le famigli e, ia La pace è u , tranquillità, fratellan n prato fiori za. to un arcobale no grandissi , mo, farfalle di m il una musica le colori, le o silenzio a ggera, ssoluto. Per un ambiente migliore dove si può stare a tutte l'ore da soli o in compagnia grazie alla polizia. Anche tu la puoi aiutare se qualche regola vuoi osservare, convivere civilmente significa rispettare l'ambiente; così facendo permetti alla polizia di indicarti la giusta via. Denis Dell ’Andrin o 3D Luca Folini e Jacopo Grossi 2D Luce e buio L’arcobaleno La luce è apparire, la luce è vedere, la luce è realtà. Il buio è infinito, il buio è reale, il buio è solitudine. La luce mostra apparenze, il buio mostra quello che siamo veramente, toglie pregiudizi. La luce non è bene, il buio non è male, sono solo metafore. Perché se questo mondo è luce preferisco chiudere gli occhi. Quante volte… Quante volte hai visto una lacrima, quante volte abbiamo tentato di non piangere, negando il dolore, nascondendolo nel cuore. Quante volte hai dimenticato la sofferenza, quante volte hai riso tralasciando la realtà, nascondendola agli occhi di chi ti sta a cuore. Quante volte hai sentito parlare della morte, che tutto prende, che ci separa, senza sapere di cosa si parla. Quante volte vedrai soffrire, quante volte dimenticherai che siamo tutti destinati e morire. Una volta, in un paese lonta n sette colori si davan la man o, o . Stavano nel ci elo sereno e formavano l’arcobaleno. L’arancione, il più piccino, sembrava un bambino e dava la man o che rideva co al rosso e al giallo me un gallo. Il verde lì acca n si allenava nel to ca guardando all’i nto nsù dove c’era il b lu L’azzurro gli st . ava vicino e a volte gli d av Ma sotto tutti a un bacino. c’era il viola appena uscito da un corso d i ola. Nel cielo non eran divisi, ma stretti insi em facevan capir e tra mille sorrisi; e alla gente che l’odio no n serve a un bel niente. Silvia Ferrari 1F Anna Carrara 2E Dalla classe V della Scuola Primaria di Albosaggia La neve soffice e lieve Colora il paesaggio fatato E si posa sul prato. I fiocchi sono tante stelle cadenti. Sembrano coriandoli bianchi. Insieme formano un bianco tappeto La neve è bellissima! La neve soffice e lieve Ecco la neve! Chantal Giana no I fiori sbuca Cade La neve Lieve Cade Lentamente a terr a, Sui rami, sui tetti , Sulle automobili... Sembra dar Gioia al paesaggi o. Fa sorridere i bam bini, Li fa divertire... Forma subito Uno strato Che i bambini Rovinano giocan do. La neve cade Alessandro Pian Fresca e lieve. i n so hi I fiocc Di tante forme. Ci sarà ca n ia b è e Tanta neve! La nev o nuovo... È arrivata! Vedo un paesaggi ve. Soffice , ne ra lt Ha riempito il paesaggio lla ’a n da su to er es n op È ric Come tutto. a tr ! Sembra panna montata. e ve ic ff ne so la Evviva È la più i m no Gli alberi à Bo tt a ci ur la La o Guard la neve. al d Sembrano pupazzi di neve. ta er p co Bianca I lampioni hanno messo un e d ca e La nev o cc o Simpatico cappello... fi o p o d Fiocco i Le auto sembrano mostri innevati. in b am b Che i Il paesaggio in o an rm Trasfo e. ev n i Sembra una nuvola bianca. d zo az p Un pu s Angelo Lapsu Ecco il giorno Che aspettavamo da tanto... Bianca o I fiori sbucan o in Dal giard ssero Come se gioca A nascondino io Arriva un ragg umina il viso ill ti e Di sole ch avera m ri p la Aspetto gria Perché un’alle ia si affacc Alla finestra Tutto ciò mavera! Succede in pri Panna Asia Cerri a Sharon Brun Primavera strana È primavera : Una un po’ strana, sull’albero le rosse, gialle foglie son... , non verdi. Fresco, anzi freddo, È il ventice llo mattutino. Ascolto l’im m Come mi ac obile rumore del silen zio cade d’autu nno. Jacopo Ro meri 24 Matti da Ligari La scatola dei sogni Tanti desideri diversi, Vorrei diventare un giocatore di basket professionista. Vorrei diventare ricco. Vorrei avere otto e nove in pagella e andare in America. Vorrei un mondo fatto di pace e bontà dove il pianto lasci il posto al sorriso! Sarebbe bello se ognuno uno al mondo avesse qualc e. rim che gli asciughi le lac Vorrei andare bene a scuola, e che i miei genitori non litigassero mai. Il mio sogno è di conoscere mio nonno paterno. erra. Vorrei giocare a palla gu Vorrei vedere un alieno. Spero di avere una vita felice senza problemi, avere due cani, fare un lavoro a contatto con i bambini. Vorrei passare alle provinciali di pallavolo. Vorrei la pace nel mondo. Desidero avere nella mia classe una lavagna interattiva. Vorrei fare più gite. Il mio desiderio è di diventare uno sciatore olimpico. Vorrei diventare un calciatore famoso. Mi piacerebbe imparare lo spagnolo. Vorrei andare ai tornei provinciali di badminton e se possibile anche ai regionali. Mi piacerebbe partecipare ad un torneo di calcio. Vorrei volare nello spazio con le persone che mi stanno vicino e compiere tante avventure. Voglio vivere per sempre senza malattie e vincere il superenalotto. Vorrei che i miei genitori e i miei parenti guarissero dalle loro malattie e che non ne prendessero altre. Vorrei che non ci fossero parole brutte. Vorrei che il riscaldamento del pianeta non provocasse conseguenze disastrose. Vorrei diventare famosa. Vorrei andare in California. Vorrei vincere il torneo Under 13 e Under 14. Il mio sogno è di andare a vivere in Sardegna insieme ai miei cari. Vorrei fare del bene e aiutare a cambiare ciò che è sbagliato. Vorrei diventare quello che il mio futuro mi prospetta. Desidero diventare ricco ed intelligente. Vorrei che gli alunni fossero i professori. Il mio sogno è di vivere felicemente come mio nonno, con un futuro da fantino e cavalli da amare e coccolare. Mi piacerebbe che tra gli sport che facciamo in scienze motorie ci fosse anche il calcio. Ci sono molte ragazze che vogliono giocare a calcio, per favore professoressa Zecca. ieri Tutti esprimeranno pens e e nd ofo o poesie molto pr siderio de o mi il commoventi, ma fai e ci li supera: Juve vin retrocedere l’Inter in B… Mi piacerebbe che non ci facessero portare delle cartelle così pesanti. te Vorrei meno caos duran il cambio dell’ora e più organizzazione. Desidero avere più tempo per i miei amici. Vorrei che non ci fossero i compiti. Vorrei avere tutto l’oro del mondo. Il mio sogno è diventare un regista. Vorrei trovare l’amore. Sogno che ogni uomo faccia qualcosa di buono per tre persone, migliorando così il mondo con un piccolo gesto. Vorrei andare in Australia. Vorrei che il mondo fosse “giusto”. Un consiglio per i desideri: non mollare mai e crederci sempre. Vorrei volare per esplorare tutto il mondo. Vorrei sposare Zac Efron e vivere con lui. Vorrei essere brava a scuola. Mi piacerebbe tanto andare a Roma per trovare una mia vecchia amica. Vorrei che la scuola cominciasse più tardi e finisse più presto. Vorrei volare. Vorrei diventare bravissima a giocare a pallavolo. Mi piacerebbe entrare in un mondo fantastico e viverci come abitante. Spero che la Juve vada in Champions League e che l’Inter non vinca lo scudetto. Mi piacerebbe che ci fosse un videogioco simile a G.T.A con le vere città italiane in cui però non devi essere per forza un criminale. Vorrei che la mia classe fosse più unita. Vorrei un mondo più bello e senza guerra. Il mio sogno sarebbe quello di costruire una macchina del tempo così potrei sempre vivere i momenti che mi piacciono di più. Spero che la Juve vinca e vada in campionato. Il mio desiderio è quello di andare meglio a scuola e diventare una famosa ballerina che vive a New York. Il sogno per me è la parte più concreta della vita: desidero la pace nel mondo senza guerre e violenze, avere una casa con delle persone che mi amino, una vita spensierata senza problemi e trovare un lavoro. Avere molti amici che lo saranno per sempre e un bel cavallo da coccolare che mi dia affetto e felicità. Vorrei fare una gita all’acquario di Genova. Vorrei prendere sempre la sufficienza in tutte le materie. Vorrei andare a vedere molti musei e parchi faunistici. Vorrei anche andare a visitare una città ricca di monumenti. Vorrei portare la pace nel mondo e che tutti i bambini del mondo abbiano cibo. Il mio sogno è di essere sempre felice. Vorrei diventare un investigatore privato. Io desidero imparare il maggior numero di lingue per poter visitare il mondo. Vorrei vincere nella prossima gara di sci. Vorrei avere una villa a Los Angeles in America. Vorrei imparare a fare il 360° con la tavola da snow-board. Il mio sogno è vedere dal vivo la mia cantante preferita e passare un’intera giornata con lei. Vorrei che non ci fossero più compiti a casa e vorrei essere miliardario. Vorrei imparare un po’ meglio una lingua straniera. Il mio sogno è quello di diventare una giornalista famosa e di fare carriera. Mi piacerebbe anche diventare una famosa ginnasta di ginnastica ritmica. Vorrei diventare un chitarrista famoso. Il mio sogno è di vivere in salute. Il mio desiderio è quello di poter vivere su un altro mondo dominato dalla natura. Il mio aspetto cambierebbe, avrei una pelle blu striata, una bellissima coda e delle fantastiche orecchie a punta. Su questo mondo potrei volare sulle ali di un gigantesco uccello alato, o cavalcare un animale a sei zampe. Insomma, vorrei vivere un’avventura stile “Avatar”! Vorrei diventare una maestra o una professoressa. Il mio sogno? Ma come si fa a chiederne uno? Dentro di me ho più di cento sogni che conosco e più di mille che devo ancora scoprire. Quali potrei raccontarvi? Volare, respirare sott’acqua, toccare la luna, avere una tigre e una pantera “da compagnia”… entrare in un libro…ecco, questi sono una minuscola parte dei sogni che custodisco dentro di me. Vorrei trasferirmi a Firenze. La scatola dei sogni tanti sogni segreti... 25 Matti da Ligari Vorrei diventare un fabbro. Desidero avere un canile e vorrei andare in Australia e a Miami. Vorrei un cinema a scuola. Il mio sogno è quello di diventare una brava ballerina. Vorrei che la scuola fosse un mega palazzo dove si fanno le megafeste. Vorrei 10 gatti. più Vorrei che i miei sogni ro sse za liz importanti si rea le tte tu (andare allo stadio domeniche). e la Vorrei fare la cantante ballerina. Sogno di avere sogni e desideri. Vorrei andare in Germania a vivere e sapere perfettamente il tedesco. Desidero che un continente riemergesse dall’oceano. Desidero diventare una grande cuoca. Sogno di poter realizzare i miei sogni. Il mio sogno è di avere degli amici veri. Il mio sogno è visitare/vivere a Londra restando in contatto con tutti i miei migliori amici per sempre. Vorrei abitare tra le nuvole. Il mio sogno è di diventare una fotografa di abiti e modelle. Vorrei vivere per sempre e non morire. Desidero trascorrere una giornata insieme ai Jonas Brothers, il mio gruppo musicale preferito. Il mio sogno è di essere la protagonista di un film. Vorrei essere sempre sana e avere dei bambini. Vorrei diventare una cantante famosa. Desidero avere più tempo per giocare al pomeriggio con il mio cuginetto. Vorrei una società più corretta. Vorrei diventare un cacciatore. Vorrei vedere il futuro. Il mio sogno è diventare un cuoco di fama mondiale ed essere ricco. Mi piacerebbe creare un videogioco sull’Italia tutto realistico. Desidero un mondo migliore senza egoismo e discriminazioni. Vorrei diventare una grande pallavolista. Vorrei la pace nel mondo e che le guerre finissero per sempre. Vorrei fare la collaudatrice di materassi. Vorrei andare bene in matematica. Vorrei diventare invisibile. Vorrei incontrare il mio Brad Pitt!!!.... Vorrei passare il tempo alla Ligari serenamente!!! Vorrei che il mondo fosse meno inquinato. Vorrei una fionda professionale. Vorrei essere promossa. Vorrei andare alle Hawaii. Vorrei andare a fare gite in paesi più lontani per conoscere altre culture. Vorrei che nel mondo non ci siano più guerre. Io sogno di vedere New York e di fare la cantante. Io desidero avere un cagnolino, ne vorrei uno piccolo e molto tenero con cui poter giocare e divertirmi. Mi piacerebbe essere un poliziotto, finanziare una azienda, aiutare i bambini poveri ed essere miliardario. Non vorrei mai morire, per vivere all’infinito, quell’infinito che mi darà la felicità e l’allegria di una bambina cresciuta e amata dai genitori. Vorrei fare la parrucchiera. ndi ali Io vorrei avere due gra cielo e bianche per volare nel bianche e potermi tuffare fra le ngere le candide nuvole e raggiu rmi pote stelle più lontane per notti riscaldare nelle gelide tare d’inverno oppure diven ce. semplicemente un’attri Il mio sogno è di essere promosso e andare nella scuola che piace a me per diventare un grande elettricista. Vorrei conoscere Dylan e Cole Sprouse. Vorrei fare meno verifiche di matematica e di francese e avere quindici minuti di intervallo, il tempo pieno e durante il pomeriggio fare i compiti a scuola. Vorrei che la mia casa fosse più grande. Vorrei essere più brava a scuola. Vorrei che tutti i numeri e le formule di matematica (anche le più complesse) entrassero una volta per tutte nella mia mente per poi non uscire più. Vorrei diventare scrittrice e naturalista, vorrei proseguire gli studi (e bagnare il naso a tutti i miei compagni) e diventare molto brava. Vorrei viaggiare in ogni angolo sperduto del mondo. Il mio sogno è avere una macchina volante. Vorrei che nella mia classe ci fosse un po’ di silenzio, non ce la faccio a resistere ancora per molto! Da grande mi piacerebbe diventare una famosa stilista, inventare borse, vestiti e scarpe. Fin da piccola disegnavo vestiti, mi divertivo a inventarli di tutti i generi con la mia fantasia. Io vorrei che tutte le persone che contano pensassero al bene della gente e non a gonfiarsi il portafoglio. Il mio sogno è di diventare un informatico e avere un programma che si potrebbe usare durante le vacanze per ripassare argomenti di studio. Io desidero volare! Il mio sogno è di andare a scuola con il mini quad! Mi piacerebbe incontrare il mio ammiratore segreto e farmi regalare tanti cioccolatini. Il mio sogno più grande è quello di possedere un cavallo. Il mio desiderio è di diventare macchinista come mio nonno. Io desidero che i desideri degli altri siano esauditi. Vorrei che il Milan vincesse il campionato e l’Inter perdesse tutto. eri e Non ho particolari desid sto bene così. Il mio sogno è di avere un futuro migliore. Sogno di ottenere i risultati che desidero. Il mio sogno più grande è quello di partecipare ad Amici come ballerina perché amo la danza, soprattutto Hip-Hop, proprio quello che faccio adesso come hobby. Vorrei che Selena Gomez fosse la mia migliore amica. Vorrei diventare una cantante. Vorrei vivere inseguendo i miei sogni con piena fiducia nel domani per trovare il mio ruolo nella grande commedia della vita. Il mio desiderio più grande in questo momento è quello di riuscire ad eliminare la timidezza nel mio carattere. Desidero che tutti i bambini del mondo in questo momento siano protetti da ogni guerra e che vivano per sempre in pace. Desidero visitare gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina, la Germania e il Giappone. Desidero essere ricco e non andare più a scuola. Desidero volare e che la pace regni sul mondo. Il mio sogno è quello di viaggiare per conoscere il mondo con le sue usanze, le sue lingue e la sua cultura... Vorrei andare a Gardaland. Vorrei essere miliardario. Sogno in futuro di essere una buona persona, di acquistare determinanti valori che servano per andare avanti. Vorrei essere una persona onesta, laboriosa, altruista e avere principi che aiutano la relazione con altre persone. Sogno anche un ottimo futuro nel mondo del lavoro. 26 Come ti carico i prof... Matti da Ligari 27 Matti da Ligari La Ligari dalla A alla Z AILI MICHELE BOIANI LUCIA CARNAZZOLA LUCA CREDARO SIMONE FANTINI FRANCESCO GIANATTI NOEMI ZULIAN ALICE TAVASCI NICO SCERESINI BENEDETTA PRADELLA DAVIDE PARUSCIO SARA MITTA LUC AILI TOMMASO BOMBARDIERI MARTINA CARNAZZOLA MARIKA CREMONINI ALICE FARINA CRISTINA GIANESINI SARA FERRARI SILVIA ZECCA DANIELA TARCHINI ALESSANDRO SCALI CRISTINA PORRU SEBASTIANO PAROLO SUSANNA AMADEO FRANCESCO BONAITI ARIANNA CARRARA MONICA D’ANGELO ERIKA FERRARI VASCO PAROLO MARGHERITA FERRARI ALBA ZECCA PATRIZIA TARABINI VIVIANA SCALA MARTINA POMOLI MARIA GRAZIA ANFOSSI MINA GIULIA BONDANESE ALESSANDRA CARUGO UMBERTO D’ASCHIERI EMILIANA ZASTINCEANU DIONISIO TARABINI DANIELE SAREMI GEHAN LUCA POLTI MONICA PAROLO GIULIA ANGELINI MADDALENA BONDIO CATERINA CASELLO MARCO DAL MOLIN GREGORIO FERRARI MARGHERITA ZANNI IRENE TAMMARO ARIANNA SANDRINI EMIL TELEMACO POLETTI RIZ FERRUCCIO PAROLO ALESSIA ANGHILERI MATILDE BONDIO LUCREZIA CASILLO GIULIA DE BERNARDI OSCAR FILIPPINI IDA PARACCHINI CAMILLA FILIPPUCCI FEDERICO ZANI DANIEL TAM ANDREA SAMBRIZZI SARA PLOZZA CHANTAL ELETTRA ANGIOLETTI CAMILLA BONDIO MAICHOL CASPARRI LUCA DE BERNARDI STEFANO ZANI ANDREA TALLINI GIULIA SAMBRIZZI MICHELA PIZZINGA VANESSA PAPA ALICE ANGIOLETTI MATTEO BONDIOLOTTI BIANCA MARIA CASPARRI SIMONA DE BERNARDI ALESSANDRO FIORI OLGA ZAMPELLI GIORGIO TAGNI ELEONORA SALVAGNI SIMONE PIZZI MARTINA PANTIRU MARIUS VASILE ANTONUCCI MARTINA BONGIASCIA MARTINA CASSINA MIRIANA DE BERNARDI CLAUDIA FIORONI GIULIANO ORLANDO GIANOLI CRISTINA GIOBERT MARIA GIUDICE LAURA GOBBI FRATTINI MATTEO GOBBO FRANCESCA GOBBO GIACOMO GOSATTI BEATRICE MENEGHINI MARCO D’ALPAOS FRANCESCA MENEGHINI SILVIA CARRARA ANNA MENESATTI MARTINA BONACCORSI MARIA GRAZIA MENGHI ANDREA ZOIA ALESSANDRA TARCHINI MARA SCALIA VIRGINIA POZZI LUCIANA PARRAVICINI CAMILLA ALOSI ANNA FRANCESCA GIANOLA EDOARDO ANDREA MERIZZI FABIO FAZIO SILVANA MILANI FEDERICO CROTTI GLORIA MILANI LORENZO CARNAZZOLA REBECCA MINNAI MICOL ZUCCOLI ALBERTO TASCA MARINELLA SCANDELLA FRANCESCA POZZI SIMONE PARUSCIO GLORIA BOMBARDIERI SARA MITTA ANDREA AJDINI DASMIRE GRASSI ALESSANDRO VOLONTE’ GIULIANO TADDEO GIULIA SALINI GIADA PIZZATTI SERTORELLI LAURA PANIZZA LUCIA ANTONUCCI CAMILLA MARIA BONOMO ALESSANDRO CASTELLINI MICHELE DE CAPITANI CHIARA TOSCA FIORONI MICHELA MELE’ CATERINA VLADI BARIE STEFFANONI DIMITRI RUTTICO NICHOLAS PIZZATTI SERTORELLI GIORGIO PALOTTI GIULIA GRAZIOLI M. CRISTINA ARMINIO CECILIA BORDAGARAY ENRIQUE DAVID CASTELLINI SIMONE DE CAPITANI ILARIA FOLINI LUCA MEDINA ARELLANO E. BIAGGIO GRIGIS GIORGIA BORDONI MARCO CATELLANI MARINA DE GIOVANNI AMELIA FORMOLLI ANDREA MICHELE S. VIDO CAMILLA SPEZIALI FABIO RUSSO CARLO PINI ARIANNA PAGANONI IVAN BAJARDO MARCO BORDONI MONIA CATTANEO MARIA TERESA DE LUCA FEDERICO FORNI DORIANA VENTURINI LUCILLE SPAGNOLIN MARCO RUSCONI CLAUDIA PINCIROLI ELISA OUADI NADIA BALDINI CHIARA BORDONI PAOLO CAVAZZI CLAUDIA DE MARZI ALESSIO FORNI TIZIANA VENEZIA PELLEGRINO SODERO ANTONIO RUMI CAMILLA PINCHETTI MARTINA OSMANI MIGJEN BALDINI DAVIDE BORZI ELEONORA CECCHETTI JOEL DE MARZI ALICE FORTINI MICHELLE VEDOVATTI RICCARDO SMACHETTI ANDREA RUIZ MONTEALEGRE C. VANESSA PILLITTERI ENRICO FRANCESCO ORIETTI BRYAN BALDINI GAIA BOSCACCI MICHELE CEDERNA GAIA DE MARZI ANNALISA FORTINI VANESSA NUSSIO STEFANO FORZATTI MICHELE VEDOVATTI GIULIA SIRONI JACOPO RUINA ISABELLA PIGRETTI FEDERICO BALDINI GIOVANNI BOSCACCI NICOLA CERRI EMMA DE MARZI GIUSEPPE VEDOVATTI CLAUDIA SIMEONE MARTA ROVEDATTI MARTINA PIASINI NICOLA NINATTI GAIA BALDINI SIMONE BOSCACCI ROBERTA CHIAPPA ROBERTA DE MARZI LORENZO FRANCHITTI NICOLA GROSSI JACOPO GUALTERONI GIULIANA GUGIATTI MARIACLARA GUSMEROLI JACOPO GUSMEROLI SERENA HALIMI MEZHDI HOXHA ANDUEL MARTINO FRANCESCA VIDONI GIULIA SPEZIALI FRANCESCO RUSSOTTO MARA PINI FLAVIA PAINDELLI MIRCO BADY DOAH GRILLOTTI GIOVANNI MARTINOLI JOSHUA VIGLIANISI ENRICO SPEZIALI NICOLE RUTTICO FAUSTO CASTOLDI MICHELE MARVEGGIO DARIO FOPPOLI CHIARA BORDONI DANNY MARVEGGIO ELENA PIRANA MARIA PAINDELLI SIMONE DE GIGLIO FRANCESCA AZZOLINA MIRIANA MASPERO ENRICO FOLINI MATTIA MASPERO ALBERTO DE CAPITANI MATTEO MAZZA LUCIA CASTELNUOVO MARTINA MAZZA RACHELE VITALINI NICHOLAS SPINI MADDALENA RUTTICO GIOVANNI PIUSELLI MARGHERITA PAINI LUCA BORDONI ALESSANDRO MAZZA STEFANO ARRIGHI MATTEO VASCONI GABRIELLA SILVESTRI LUCA ROSSI VITTORIA PIASINI ILARIA NIKULINA VALERIIA BALDO MATTIA BOTTINELLI ROBERTO CIAPPONI PIETRO DE MICHIELLI FRANCESCO FRANZESE ANTONIO HOXHA KLEA VANOTTI DANIELE SIGNORELLI GIULIA ROSSATTI GLORIA PETRE ANDREI NIKULINA NATALIIA MARTINIELLO CINZIA BALSARINI CLAUDIO BRACCHI SIMONE CIMAGLIA MICHELA DE VITO LAURA FRANZONI SARA HU SABRINA MARSETTI SILVANO CIOCCHETTI CLAUDIO DELL’AGOSTINO FEDERICO VALSECCHI VITTORIA SERTORI MARTINA ROMERI CATERINA PEREGO ANDREA NEGRI ANNA BARRI MICHELA BURATTI MARGHERITA CIOCCHINI LUCA DELL’ANDRINO DENIS FUMASONI FABIO PELUCCHI MARIA GRAZIA NATELLA ALESSANDRO DELLA BOSCA LARA FUSI EDOARDO VALSECCHI ADALBERTO SERTORI GIORGIO ROMERI BENEDETTA BASSI CAMILLA BUSCEMA LORENZO CITTERIO FERRUCCIO VALLI GIOVANNI SENE FATOUMATA ROMERI ALESSIO PELLEGRINI LUCA NARITELLI NICOLO’ BATTAGLIA GIULIA BUTTICE’ ROSY CODICE’ FRANCESCO DELLA MADDALENA ANDREA GADALDI VALENTINA NANA MICHAEL GAGGI SILVIA VALENTI MARCO SENE N’DEYE KHADY ROMERI ROBERTA PELLACCI PUGLIELLI SIMONETTA BAVA MANUELA BUZZONI DANIELE COIATELLI EDOARDO DELLA MADDALENA LUCA UBERTI CLAUDIA SEMERIA FRANCESCA ROMERI GIULIA PEGORARI DAVIDE MUSSO CARMEN MARIA BAZZANO GIACOMO CAGLIANI SAMUELE COLA CHIARA DELLA NAVE AURORA GALBUSERA ELENA LAURA TURCHI ANDREA SELVETTI MARILISA ROMANELLI SARA PEDROTTI ELISA MURADA GIULIA BAZZI ALESSANDRO CAIAZZA NICOLA COLOMBINI STEFANO DELLA NAVE CHIARA GALLETTI GREGORIO IDRIZI AMIR IMPERIAL CRISTIAN IPRA ELENA ISLAMI LUMNI ISLAMI MALLZIME JABLONSKI ELIZA MARINCA MIHAI CRISTIAN VANNI SIMONE SGUALDINO FRANCESCA ROMERI DANIELE PEREGO SIMONE BURATTI BEATRICE MARINCA IOAN RADU NEGRINI STEFANO FRIGIANU NICOLA BARAIOLO MATTIA IANNOTTI LARA MARQUIS AMANDA FRIGIANU MARTA MARQUIS MATTIA DELFINO SARA MARSALA CLARISSA CIOCCARELLI GIACOMO MARSETTI ANDREA BRUNALLI CATERINA MARSETTI NICOLO’ VANOTTI ALESSANDRO SHESTANI NICOL RONZIO ALESSANDRO PETORELLA CHIARA NICORA VITTORIA BALSARINI STEFANO KACZYNSKA MARTA TRIVELLA PAOLA SELIMAJ GRISELDA RIVAS GARCIA JAMIER ILDUARA PEDROLINI MARTINA MURADA ALESSANDRA BAZZI ANDREA CALABRINI ALESSANDRO COLOMBO LUCA DELLA PARTE ELISABETTA GALLI RICCARDO MARIANI ALESSIA TRAVAGLIA SARA SCIOLINI FRANCESCA RIENZI MICHELE PEDRINI STEFANO MULIG DE PALMENBERG ALESSANDRO KAUR KIRANDEEP BELCAO MATTEO CALDARA ANDREA COLOMBO ANDREA DELLA PENNA CAMILLA GAMBETTA LAURA MARCONATO ALICE KOLA DONATELA GATTI MARTINA TIMESE ALESSIA SCIEGHI DAVIDE RAVIZZA ANTONELLA PEDRAZZOLI MATTEO MOTTARELLI ELENA BERNARDINI FRANCESCO CAMA DANIELA CONFORTO SIMONE DI FRANCESCA CHIARA GENINI DAVIDE MOTTA LARA GERI JESSICA TESTINI VITTORIA SCIARESA LUCA RASELLA FRANCESCO PEDRAZZOLI LUCA BERTINI EDOARDO CAMANNI ALBERTO CONTINI ALESSANDRO DI LENA ANDREA TESTINI VERONICA SCHERINI GIUSEPPE RAMOS DO NASCIMENTO C. VINICIUS PEDRAZZOLI LETIZIA MOSSINELLI SIMONE BERTINI MATTEO CANEPARI MICHELA CONTRIO ALESSANDRO DI MARINO VALENTINA GHARAPETIANS G. PATRICK TESTINI MATTEO SCHERINI GIACOMO RADIANI ALESSIO PEDRAZZOLI ALICE MORRA MAURIZIO BERTINI MICHAEL CANOVI SARA CONTRIO DEBORA DI ROIO IVAN GHERARDI GIULIA TESTINI GIULIO SCHERINI GIACOMO QUATTROCCHI ELIA PATRUCCO ENRICO MORONI ARIANNA MARIA BERTOLAZZI MORENO CANTONI ANDREA CONTRIO MARCO di TOMA PAOLA GHILOTTI EMANUELE TESTINI CHIARA SCHERINI ELENA QUADRIO COSTANZA PATRUCCO CARLO MORETTI MATTIA BERTOLINI VERONICA CAPRARI ANDREA COOTHEN BRAYEN DIOTALLEVI JACOPO GHISLINI DENIS TESTINI ANDREA SCHERINI CHRISTIAN QOSE SUADA PATRIZI MARIA LAURA MORETTI NICOLA BESIO GIANLUCA CAPRARI MARTINA CORTESE ELISABETTA DURA FEDERICO GIUSEPPE GIAGGIA NICOLO’ TESTINI MATTIA SCHERINI ALESSIA PUSTERLA CRISTINA PATRIARCA FILIPPO MORESCHI MADDALENA BESIO MANUEL CAPRINALI ANNA CORVI MATTEO ESPOSITO MARIACRISTINA GIANA SILVIA LAFFRANCHI MARTINA LAMBERTENGHI STEFANO CARLO LANZETTI LUCA LAPSUS GLORIA LEO EDOARDO LEONCELLI NICCOLO’ LEONI DANIELE LEONI FRANCESCO LUCCHESE VALERIA DI FORTE GIULIA LUSENTI ALESSIA COMBI MARIA MAGRI MADDALENA CALNEGGIA MATTEO MAGRI SERGIO TIMESE MARCO SCIME’ ILARIA RESTA ALESSIA PEDRETTI MARIA CHIARA MOTTARELLI MATTEO BENVENUTI GIAMPAOLO MANCIN RICCARDO GATTI GIOVANNA MANGANELLI ALFONSO DELLA VALLE DYLAN MANZATTI IMELDE MIRIAM COMBI ANNA MARAZZI FRANCESCA TONONI LUCREZIA SCIOLINI ANNA RIBOLI FRANCESCO MARCO PEDRETTI VIRGINIA MUFFATTI ALICE CALNEGGIA ALESSIA MARCHETTI FEDERICA BELTRAMA ILARIO LIBERA MATTIA TESSAROLO TOMMASO SCHENA FABIO PUKHOVA ANNA PASSARELLI FEDERICA MOLTONI DANIELA LUCA GIUSEPPE BETTINI LISA CAPUSSELA M. GABRIELLA CRAPELLA FEDERICO ESPOSITO VERONICA GIANATTI ALESSANDRA LOCATELLI FEDERICO TEMPRA GIADA SCHENA CATERINA PRATICO’ FEDERICO PARUSCIO SIMONETTA MOLINARI FEDERICO LOREZ NICHOLAS BETTINI REBECCA CARLETTI GRETA CREDARO CHIARA FANCHI LUCA GIANATTI FRANCESCA LOIODICE ANNA VIRGINIA LOMBARDI DANIELE MOLINARI FABIO PARUSCIO ALICE PRANDI CESAR SCERESINI MARTINA TAVELLI MARINA 28 Matti da Ligari a v i t r o Sp nte me