Progetto “Parchi in qualità” - Applicazione pilota dei Sistemi di
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Progetto “Parchi in qualità” - Applicazione pilota dei Sistemi di
APPLICAZIONE PILOTA DEI SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE AREE PROTETTE Progetto “Parchi in qualità” ovvero “applicazione pilota del Sistema di Gestione Ambientale nelle aree naturali protette” Inquadramento paesaggistico e storico-culturale del Parco Fluviale del Po vercellese alessandrino Raffaella Amelotti accordo di programma Ministero dell’Ambiente e del Territorio ed ENEA giugno 1999 - marzo 2003 ENEA, 28 marzo 2003 1 di 324 Inquadramento paesaggistico e storico-culturale del Parco Fluviale del Po vercellese alessandrino Il territorio dell’area turistica del Parco Fluviale del Po, oggetto dell’Analisi Ambientale Iniziale, è contraddistinto da varietà di paesaggi, che vanno dalla pianura risicola del vercellese, alle colline del Basso Monferrato, alle zone fortemente urbanizzate del casalese, sino alla piana alessandrina. Seguendo il verso della corrente del Po, da monte verso valle, il primo paese oggetto del nostro studio è CRESCENTINO, la cui chiesa parrocchiale intitolata alla Beata Vergine Assunta risale al XIII secolo, periodo della fondazione del borgofranco da parte del Comune di Vercelli. Nel 1546 inizia la riedificazione della chiesa che viene consacrata il 14 aprile 1551, ma completata solo dopo il 1580 quando Antonio Botolo vi aggiunge il coro. Per ovviare ai danni riportati in seguito all’assedio di Verrua Savoia nel 1704, nonostante l’ingente spesa prevista, iniziano le opere di restauro che si protraggono fino al 1764. Durante il XIX secolo la chiesa subisce ulteriori modifiche e, nel 1906, viene demolito e ricostruito il campanile sul progetto dell’ingegnere vercellese Canetti, mentre, nel 1927, viene eseguito dall’ingegner Silvestrini un restauro generale. La chiesa è a tre navate con cappelle laterali all’interno delle quali sono conservati il battistero, un fonte ligneo ottagonale e altari laterali. Alla fine dell’800 lo scultore Antonio Gaggini realizza l’altare di San Crescentino: la cappella è coperta Crescentino - Interno della chiesa parrocchiale da una cupola affrescata con scene del martirio del Santo e illuminata da una lanterna ellittica. Sull’altare si trova la statua raffigurante San Crescentino sormontata dallo stemma comunale racchiuso tra due volute, mentre, nella parte sottostante, si trova l’urna in argento con le reliquie del martire. Lo stesso scultore ha realizzato anche l’altare dedicato a San Filippo Neri, l’altare del Suffragio e l’altare della SS. Vergine del Rosario. Poco lontano dal centro abitato di Crescentino, in prossimità forse di un palatium romano destinato alla sosta dei comandanti militari, sorge il santuario della Madonna del Palazzo. Si 2 di 324 tratta di una delle prime pievi rurali della diocesi di Vercelli, che, dopo un periodo di declino nel corso del XIV secolo, è stata distrutta nel 1552. Nel 1577 è stata ricostruita una cappella campestre, ma l’attuale chiesa viene ultimata solo nel 1776 in stile barocco. In pianta si presenta come un ottagono irregolare, sul cui lato più lungo si trova il presbiterio, mentre tre lati fungono da ingressi. L’interno, rivestito da un pavimento in mosaico policromo, è decorato da affreschi realizzati da Costantino Mussello (1902), mentre i pennacchi della cupola sono decorati da medaglioni di Giuseppe Palladino. Due scale laterali conducono al sacello con l’altare in marmo policromo realizzato, nel 1751, da Solaro della Valle di Como. La cappella è sormontata da una volta a bacino con cupola progettata dall’ingegner Costantino Angonoa. La chiesa di San Bernardino, esistente forse già nel 1286, e certamente attiva nel 1476, durante il periodo delle occupazioni straniere subisce numerosi danneggiamenti. L’esiguità dei fondi a disposizione non consentono la ristrutturazione: è solo grazie a lasciti ed elemosine dei fedeli che, alla fine del XVI secolo, si inizia l’edificazione della chiesa sul terreno dove si trova attualmente. Il tenore di vita sobrio dei confratelli permette, già nel 1610, di costruire un nuovo campanile e la facciata, e, con le donazioni dei parrocchiani, nel 1667, si innalza il soffitto per un maggior equilibrio dei volumi e si realizza un altare ligneo dorato. Nel 1722 viene realizzata l’attuale facciata che presenta cinque statue all’interno di altrettante nicchie: San Bernardino, Santo Stefano, San Carlo Borromeo, San Francesco e San Crescentino. L’originaria chiesa della confraternita di San Giuseppe risale agli inizi del XVI secolo, ma nel 1693, in occasione della donazione di una fedele, iniziano i lavori per la riedificazione di una nuova chiesa a pianta rettangolare secondo il progetto dell’ingegner Tosetti. Di questo edificio si conserva solo il campanile a mattoni a vista di ispirazione tardo barocca. L’interno, caratterizzato da due corridoi laterali, conserva opere di notevole valore pittorico quali gli affreschi di Carlo Martini risalenti al 1860, e la tela posta sulla parete dietro l’altare raffigurante la Natività di Nostro Signore opera del Moncalvo del 1589. L’attuale chiesa di San Michele è una riedificazione (1620 - 1626) dell’originario edificio dell’omonima confraternita. L’interno, riccamente decorato, conserva numerosi riferimenti araldici ai Savoia, indice della devozione di Carlo Emanuele I, che, durante l’assedio di Verrua, soleva partecipare alla Santa Messa. La prima pietra della sconsacrata chiesa della Risurrezione è stata posata il 7 agosto del 1763 accanto al cimitero urbano per agevolare lo svolgimento delle cerimonie funebri e per 3 di 324 sgravare l’attività della parrocchia. Non solo le forme architettoniche sono tipiche del tardo barocco piemontese, ma addirittura il progettista, che alcuni individuano nel Prunotto, allievo di Juvarra, è stato fortemente influenzato dalle opere di Bernardo Vittone. La chiesa presenta un impianto rettangolare a navata unica coperto da una cupola, mentre la facciata è ripartita in tre settori: i due laterali sono scavati da nicchie che forse ospitavano statue, la parte centrale era, invece, caratterizzata da una scritta osannante la Resurrezione di Cristo. La chiesa di San Pietro, a navata unica, è stata Crescentino - Chiesa della Risurrezione costruita in stile romanico, tra l’XI e il XII secolo, dai monaci benedettini dell’abbazia di San Genuario per le funzioni religiose del vicino villaggio Casalis Archoati, una corte abbaziale abitata da servi e coloni. Si accede all’interno attraverso un portico sorretto da un contrafforte e costituito da due archi, uno dei quali colmato in un periodo successivo. Le pareti laterali in mattoni e pietre sono forate da finestre decorate da archetti romanici in cotto. Nel ‘600 è stata sottoposta ad interventi di restauro resi necessari dai danni arrecati dalle dominazioni francesi e spagnole; ulteriori migliorie sono state apportate nel ‘700 con il rifacimento del tetto, la sostituzione di alcune vetrate e la costruzione di un altare. Oggi la chiesa è di proprietà comunale. Crescentino - Chiesa di San Pietro In Piazza Vische si erge la Torre Civica: le quattro coppie di finestre ogivali che decorano la parte superiore sono proprie dell’architettura trecentesca. L’attribuzione della sua edificazione al XIV secolo è supportata anche dalla data (1420) della fusione della campana attualmente conservata nel palazzo comunale. Attraverso una scala lignea realizzata nel 1879 si accede alla sommità della torre dove si trova la nuova campana, donata alla città nel 1958, decorata con rilievi a sbalzo raffiguranti immagini sacre. Un affresco del pittore ottocentesco Carlo Martini, ormai perduto, decorava la parte sottostante del campanile: si trattava della rappresentazione della confluenza della Dora Baltea nel Po. 4 di 324 Il Palazzo Comunale, che si affaccia su Piazza Aminto Caretto, è stato acquisito dalla comunità nel 1613: l’antico edificio, forse parte di un palazzo signorile, è stato ristrutturato nella seconda metà del XVIII secolo. Poco distante si trova l’edificio che ospita la farmacia centrale, ascrivibile al XVII secolo e la casa Graziano Vera, la più antica abitazione di Crescentino (‘300). Fuori del centro abitato si erge la chiesa dell’Annunziata, costruita nel 1565, originariamente a navata unica e annessa all’abitazione di un romito che viveva di elemosine. Nel 1810, è stata demolita e gli arredi sono stati alienati; l’attuale edificio è stato ricostruito nel 1821 dal medico Carlo Emanuele Galimberti che ha chiesto la cessione gratuita del sito. Seguendo la strada delle Grange si incontra la frazione di San Genuario, dove sorge la chiesa intitolata all’omonimo Santo: è un edificio a pianta basilicale a tre navate, con abside e campanile romanici decorati da archetti pensili, e dall’alternanza di pietre fluviali e tufacee. L’impianto originario era sicuramente costituito da una navata centrale e due laterali più basse e strette. All’interno si segnalano gli altari laterali intitolati alla Madonna, l’altare intitolato al Sacro Cuore, a San Genuario, Abside della chiesa di San Genuario l’altar maggiore in marmo di fattura ottocentesca, e il fonte battesimale ligneo posto all’interno di uno spazio cinto da una cancellata in ferro battuto. L’abbazia di San Genuario è stata fondata nel 707 da un cavaliere del re longobardo Ariperto II e inizialmente dedicata a San Michele. La successiva intitolazione a San Genuario è avvenuta in seguito alla donazione delle reliquie del santo da parte di Lotario I. La fondazione del Monastero di Lucedio e l’edificazione del borgofranco di Crescentino hanno decretato la fine Castello di San Genuario 5 di 324 dell’abbazia. Nel 1453 è iniziata l’edificazione del castello, ultimata nel 1473, ad opera dei figli del conte Giacomo Tizzoni a difesa dell’abbazia e del suo territorio. Dopo alterne vicende, con la soppressione degli ordini regolari avvenuta nel 1802, la maggior parte dei fondi è stata acquisita dal banchiere Giani e poi trasferita a Francesco Andrea Gonella mentre gli altri possedimenti sono passati dal marchese Gozzani di San Giorgio ai fratelli Ariotti di San Genuario. Nel 1642 la chiesa di San Grisante viene separata da quella di Crescentino e dichiarata parrocchia autonoma. La facciata è ripartita da lesene in sei settori, nell’ordine inferiore, e in quattro parti in quello superiore. Sormontata da un timpano racchiuso tra due volute, è decorata da nicchie in cui si trovano le statue degli Evangelisti, e i martiri Daria e Grisante. L’interno, a navata unica, è ingentilito da quattro altari laterali (Sant’Antonio da Padova, Sant’Orsola, Altare del Suffragio e Altare della Madonna del Rosario) e decorato con dorature e una pittura ad imitazione del marmo. Il presbiterio è dominato dalla presenza dell’altare barocco in legno: due coppie di colonne tortili adorne di fregi con angioletti, tralci di vite e uccelli fanno da cornice alla pala centrale raffigurante Maria Assunta con a fianco i martiri Grisante e Daria. La prima pietra del Santuario di Santa Maria delle Grazie viene posata il 23 giugno 1665: la facciata si presenta con un doppio ordine sovrapposto di quattro lesene sormontate da un timpano triangolare. La struttura muraria esterna è a mattoni a vista così come l’originario aspetto del campanile recentemente intonacato. L’interno, a navata unica con due altari laterali, è coperto da una volta a crociera e da volte a vela affrescate con episodi del Santo Rosario. L’attuale chiesa parrocchiale di Santa Maria è stata ultimata nel 1755, nello stesso periodo in cui sono stati edificati molti edifici religiosi della zona. Si rilevano dunque, numerose analogie con le chiese coeve. La facciata si presenta con due ordini di lesene sovrapposti: l’ordine superiore sostiene una trabeazione. L’altare maggiore, realizzato in marmi policromi, domina l’interno a navata unica. La chiesa di San Silvestro, ultimata nel 1710 e costruita sulle rovine di un preesistente edificio, presenta in facciata un rosone ellittico posto, tra due coppie di lesene, sul portale d’ingresso. La cupola è formata da quattro tamburi ottagonali digradanti, l’ultimo dei quali è coperto da una cuspide conica. 6 di 324 L’interno a croce latina capovolta ospita gli altari laterali dedicati al Sacro Cuore e alla Madre di Dio e il pulpito ligneo settecentesco su cui è scolpita la figura di San Silvestro. FONTANETTO PO è caratterizzata da riferimenti storici quali il campanile romanico normanno che, con i suoi 56 metri di altezza, domina il centro abitato; la chiesa parrocchiale di San Martino con pulpito e coro ligneo del XVI secolo; la chiesa di San Sebastiano in stile romanico – gotico del XIII secolo e la casa natale del violinista Gian Battista Viotti. A PALAZZOLO VERCELLESE si segnala la chiesa parrocchiale di San Germano di origine gotica (come si evince dal campanile originario), alla cui facciata viene aggiunto, nel 1768, un portichetto antistante. Nel 1784 è stato innalzato il campanile, e , nel 1821, l’interno viene completamente ridisegnato in stile barocco. Sono degne di nota le cappelle intitolate a S. Suffragio, S. Antonio, Spirito Santo, San Giovanni Battista, San Nicola e San Francesco e una tela raffigurante Sant’Antonio da Padova opera del Moncalvo. Si segnalano la chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, anticamente conosciuta come chiesa della Madonna dell’Ala; la chiesa di San Giuseppe, un tempo chiesa campestre; la chiesa di San Sebastiano; la Confraternita della SS. Trinità; la Confraternita dei SS. Angeli e la chiesa della SS. Annunziata. Fa capolino tra le risaie nei pressi di TRINO il campanile ottagonale romanico dell’Abbazia di Lucedio, antico monastero cistercense. Il complesso monastico è stato edificato nel 1123 dai monaci dell’abbazia francese di La Festé per volontà dei Marchesi del Monferrato. In seguito ad un accurato intervento di bonifica del territorio, sono stati realizzati altri nuclei rurali quali Castelmerlino, Darola, Leri, Montarolo, Montarucco, Pobietto e Ramezzana. La prosperità dell’Abbazia e delle grange è continuata fino alla fine del Seicento quando i Monaci sono stati trasferiti a Castelnuovo Scrivia dal vescovo di Casale Monferrato e la chiesa interdetta da una bolla papale che accusava trascuratezza della disciplina monastica. Abbazia di Lucedio Le grange prima affidate all’Ordine Mauriziano, poi cedute da Napoleone al governatore del Piemonte sono tuttora utilizzate ai fini della produzione agricola. 7 di 324 Dell’antico complesso cistercense restano la sala capitolare, il refettorio e il dormitorio, adibiti a magazzini e ricoveri per attrezzi agricoli, mentre la chiesa, a tre navate, è stata rimaneggiata in epoca barocca. La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, è stata riedificata nel XVII secolo su un preesistente edificio del XIII secolo di cui ha mantenuto la base del campanile. L’interno a navata unica conserva opere di pregio quali armadi settecenteschi in legno intagliato, dipinti di Guglielmo Tabacchetti e del Guala. La chiesa di Santa Caterina, consacrata nel 1452 e sottoposta a successivi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, serba al suo interno lapidi funerarie cinquecentesche, cappelle barocche e una decorazione neogotica sulla volta e sulle pareti perimetrali eseguita durante i lavori di restauro del 1911. Si segnalano, inoltre, la chiesa di San Giovanni, con facciata in mattoni a vista; la chiesa di San Lorenzo, costruita nel XVIII secolo; San Michele in Insula, sorta come basilica paleocristiana e ripristinata nel VII secolo; e il Convento delle Suore Domenicane il cui nucleo originario risale al XIV secolo. Gli insediamenti collinari sono posti prevalentemente sulle parti più alte dei rilievi sia per ragioni di strategia militare, sia per maggior stabilità rispetto ai versanti scoscesi soggetti a erosione. Nei pressi della sommità, da cui si domina il paesaggio, sono posizionati la chiesa parrocchiale o il Castello, coma accade a Gabiano e a Villamiroglio. Il Castello di GABIANO, edificato da Aleramo, primo Marchese del Monferrato, ha subito alterne vicissitudini fino al 1615 quando, in seguito ad un assedio, è stato interamente distrutto e ricostruito. Recentemente restaurato, conserva le quattro torri laterali, il torrione quadrangolare e l’imponenza tipicamente medioevale. Il Castello, attualmente proprietà della famiglia Cattaneo, è visitabile su richiesta, e Gabiano - Castello ospita al suo interno una ricca collezione d’arte e un’armeria. La chiesa parrocchiale, eretta nel 1690 sui resti di una pieve medioevale di cui conserva il campanile, ha subito, nel corso del XIX secolo, trasformazioni che ne hanno stravolto la facciata. 8 di 324 L’interno, ripartito in tre navate coperte da volte a botte, conserva affreschi del Maggi e tele del ‘700. La chiesa di San Carpoforo a Cantavenna risale agli ultimi anni del XIX secolo: la facciata è scandita da due ordini sovrapposti secondo il gusto neoclassico che contraddistingue anche i decori dell’interno. A Varengo, frazione di Gabiano, si segnala la chiesa di Sant’Eusebio, eretta tra il 1776 e il 1780 dal Magnocavalli in stile barocco piemontese. La chiesa, edificata sui resti del castello medioevale, conserva al suo interno una pala raffigurante la lapidazione del Santo. E’ da ascriversi al Magnocavalli anche il progetto della parrocchiale dedicata a San Michele e San Filippo, realizzata nella metà del XVIII sec. La chiesa, in mattoni a vista, si erge sulla cima della collina su cui è adagiato il tranquillo borgo di VILLAMIROGLIO. La devozione a questi Santi è, forse, imputabile alla presenza di popolazioni longobarde intorno all’VIII secolo. La fondazione del borgo primigenio è da ascriversi alla famiglia Miroglio, responsabile dell’edificazione della Villa di Santa Maria per opporre resistenza ai continui attacchi dei marchesi del Monferrato. In seguito all’estinzione del ramo aleramico avvenuta nel 1305, subentra la dinastia dei Paleologi, e proprio a Teodoro I Paleologo i signori di Villamiroglio - Chiesa parrocchiale Villamiroglio si sottomettono il 12 aprile 1314. La dominazione dei marchesi del Monferrato prosegue fino al 1713, quando, in seguito al Trattato di Utrecht, il territorio diventa dominio dei Savoia. Confina con la provincia di Torino MONCESTINO, borgo di origini celtiche divenuto Comune nel 1245. Del castello medioevale proprietà prima dei Miroglio, poi dei Callori di Vignale, dei Marchesi del Carretto di Moncrivello, quindi delle suore di Maria Ausiliatrice, resta la Villa del Carretto, un edificio nobiliare settecentesco. La Cappella votiva di San Sebastiano e San Rocco, costruita nel 1630 e modificata nel corso del XIX secolo, è un edificio a pianta circolare con colonne in granito e archi a tutto sesto nella parte inferiore a cui si sovrappongono finestre circolari. 9 di 324 La chiesa parrocchiale dell’Assunta, risalente alla metà del XVI secolo, ha subito un ampliamento nel 1761, anno in cui sono stati realizzati il campanile, il tiburio e l’abside ottagonale. La facciata e l’aula destinata ai fedeli risalgono ai primi anni del XIX secolo, mentre di antica fattura sono la balaustra in stile romanico e la mensa d’altare. Il più antico e imponente maniero è, senza dubbio, il Castello di CAMINO, la cui costruzione risale all’anno Mille ad opera dei primi marchesi Aleramici. La fortezza è stata realizzata secondo lo schema dei Castellari con la torre di avvistamento, il recinto con ponte levatoio e le abitazioni del castellano e dei soldati. Ampliato e ulteriormente fortificato, il castello diventa, nel corso del XIII secolo, luogo in cui le popolazioni locali possono ripararsi dagli attacchi sferrati ai Marchesi del Monferrato dai confinanti Alessandrini e Vercellesi. Nel Camino - Castello castello XIV passa secolo, ai il marchesi Scarampi di Villanova a garanzia di un prestito concesso a Teodoro Paleologo per il finanziamento di una campagna militare a Costantinopoli. Nei secoli successivi ha subito una serie di saccheggi, culminati nell’incendio del 1631 ad opera dei francesi. Il castello, visitabile previa richiesta di autorizzazione della famiglia Gutris attuale proprietaria, conserva cimeli storici nel cortile interno, logge, una ricca biblioteca, una sala da pranzo quattrocentesca con camino istoriato, saloni settecenteschi di gusto francese e nella cappella, risalente alla seconda metà del XIV secolo, una tavola attribuita a Macrino d’Alba. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo, realizzata tra il 1600 e il 1789 su un preesistente edificio cinquecentesco, presenta in facciata un andamento curvilineo tardo barocco. Nei pressi di Camino si trova Gaiano, la cui vocazione agricola è nota fin dall’antichità: documenti risalenti al 943 d.C. parlano di “Montegallianum cum terris, vineis, campis, pratis, silvis”. La tenuta viene donata, nel 1152, ai Monaci Cistercensi di Santa Maria di Lucedio, che si dedicano alla viticoltura, sperimentando innesti per selezionare incroci resistenti ai parassiti e alle malattie. 10 di 324 Le cantine erano collegate, attraverso un passaggio segreto, al convento di Suore Benedettine di Rocca delle Donne, convento chiuso da Papa Alessandro VI Borgia nel 1492 a causa della leggerezza dei costumi delle suore ospiti. Situato in posizione dominante, il monastero si presenta come una fortezza con cortile interno in parte porticato. La chiesa di San Gottardo, nella frazione Castel San Pietro, si sviluppa secondo lo schema di un edificio romanico a pianta quadrangolare coperto da tetto a capanna. Archetti pensili decorano la facciata e il campanile, mentre l’interno è ornato da affreschi risalenti al 1478 raffiguranti scene della vita del santo. Proseguendo verso Casale, si incontra PONTESTURA, il cui insediamento primigenio di origine ligure, si è sviluppato in epoca romana ed è divenuto, in epoca medioevale, sede dei Marchesi del Monferrato. Ancora oggi è possibile individuare il tracciato delle mura dell’antico castello sul prato del campo da calcio al centro del borgo. Sull’attuale piazza Castello si affaccia il Teatro Verdi, costruito agli inizi del secolo scorso e utilizzato come sala da ballo e cinematografo fino ai primi anni ’80, e, in seguito, chiuso. Il Comune lo ha acquistato, restaurato e nuovamente aperto nel 1994. La chiesa parrocchiale di Sant’Agata, in stile gotico lombardo, presenta una facciata in cotto e pietra ripartita da contrafforti, mentre l’interno, suddiviso in tre navate da due file di pilastri cruciformi, ospita un fonte battesimale in pietra risalente al VIII secolo decorato con fregi paleocristiani. Vi sono conservate tele attribuite alle figlie del Moncalvo tra cui La Madonna del Rosario, una copia di un dipinto del padre realizzata da Orsola Caccia, e tele del Guala (Martirio di San Bartolomeo e Sant’Agata). In seguito al ritrovamento di un mammut, al momento Pontestura - Chiesa parrocchiale custodito presso la Soprintendenza a Torino, si è individuato un sito di rilevanza archeologica. L’origine del nome del paese è incerta: l’ipotesi più attendibile la attribuisce all’antico traghetto per l’attraversamento del Po, Pons Sturae; mentre, altri richiamano il Pons Turris, il ponte turrito di epoca celto-gallica su cui, secondo la tradizione popolare, è transitato Annibale con i suoi elefanti nel 218 a.C. 11 di 324 Il patrimonio paesaggistico storico – culturale di CONIOLO è stato segnato dall’attività estrattiva esercitata sul suo territorio. Intorno agli anni ’20, infatti, l’antico nucleo di Coniolo Basso è parzialmente crollato in seguito alle escavazioni del sottosuolo per estrarre la marna. Sono così andati distrutti il castello dei Fassati e la chiesa di Sant’Eusebio, il cui coro ligneo è conservato all’interno della neogotica chiesa di Santa Maria. E’ stata rinvenuta una necropoli risalente all’età del Bronzo finale a Pobietto, frazione di MORANO: si tratta di quaranta tombe con sepoltura a cremazione databili tra la metà dell’XI e la fine del X secolo a.C. appartenenti alla cultura del Protogolasecca. L’attribuzione è giustificata dallo stretto legame degli insediamenti locali con le aste fluviali della Pianura Padana, quali vie di comunicazione con le alte valli del Rodano e del Reno, legame che, nel corso del IX secolo a.C., si diraderà, forse, a causa di condizioni di instabilità del regime idrografico. La necropoli è caratterizzata da recinti circolari e rettangolari con tumulo di terra; le sepolture sono organizzate a gruppi che rispecchiano presumibilmente la suddivisione in clan famigliari. I corredi funerari sono composti da “urne con decorazione a fila di piccole impressioni circolari, perline in pasta vitrea, fibule ad arco serpeggiante in due pezzi, spilloni a castone, coltelli, (…), ceramica con decorazione a larghe solcature, spilloni a capocchia sferica”1. Si sono rinvenuti recipienti di argilla, oggetti d’abbigliamento, di ornamento oppure piccoli utensili di uso personale quali aghi da cucito o ami da pesca, più numerosi nelle tombe femminili e nella fase più recente. I reperti ritrovati sono esposti presso la sezione archeologica del Museo Civico di Casale Monferrato. Lo scavo di questa necropoli ha reso disponibile un ampio repertorio di tipologie fittili e metalliche scarsamente documentato in Piemonte negli aspetti funerari e numerose informazioni sui riti e culti che si svolgevano durante la sepoltura dei defunti2. Intorno al XII - XIII secolo si hanno le prime notizie della grangia di Pobietto nata nei Grangia di Pobietto pressi di Morano come proprietà dell’Abbazia di Lucedio. Nei secoli successivi la tenuta subisce 1 M. VENTURINO GAMBARI, Una necropoli per il 2000, L’Informafiume n. 6, gennaio 2000. M. VENTURINO GAMBARI (a cura di), In riva al fiume Eridano, una necropoli dell’età del Bronzo finale a Morano sul Po, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 1999. 2 12 di 324 ampliamenti: nel ‘700 viene costruita la chiesa e nel ‘800 la manica d’ingresso. Il complesso comprende edifici destinati alla residenza, all’attività agricola, all’educazione e al culto che oggi si trovano in diversi stadi di conservazione. La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista è stata consacrata nel 1551 e ricostruita a partire dal XVIII secolo. Nel 1830 la ricostruzione è ultimata con la realizzazione della facciata neoclassica, modificata nel 1937 da Mario Micheletti che vi ha dipinto un’immagine di Giovanni Battista con intorno rappresentazioni sacre raffiguranti L’Annunziata, il Presepe, il Battesimo di Gesù, l’Ingresso del Maestro in Gerusalemme, L’ultima Cena, Gesù schernito, la Crocifissione, la Resurrezione. Sempre sulla sponda destra del Po si trova BALZOLA, in cui si segnalano il castello Grignolio costruito all’inizio del XX secolo in stile neogotico dalla famiglia Fassati; la chiesa parrocchiale dell’Assunta, di sobria impostazione settecentesca, opera del Magnocavalli; e la chiesa di San Michele, edificio a croce greca e altare in posizione centrale, commissionato dai Fassati allo Scapitta, che conserva al suo interno tele di Pier Francesco Guala risalenti al 1722. Balzola trae origine dall’antica mutationes romana al dodicesimo miglio sulla strada tra Lomello e Augusta Taurinorum. Si sono rinvenute la vecchia strada e alcune tombe di epoca romana: in seguito all’intervento della Soprintendenza, le aree dei ritrovamenti sono tutelate anche attraverso le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore. Balzola - Chiesa parrocchiale Balzola - Chiesa di San Michele Di origini romane è anche FRASSINETO PO, punto strategico per l’attraversamento del fiume. In epoca medioevale è stata governata dai Vescovi di Vercelli, e, da questi, ceduta ai Cane di 13 di 324 Casale Monferrato. Nel XIV secolo, dopo un periodo in cui è stata governata dai Marchesi del Monferrato, è passata ai Visconti di Milano, e, nel 1446, il territorio di Frassineto è divenuto riserva di caccia dei Gonzaga. Feudo dei signorotti locali, è, nel corso del XVII secolo, passaggio obbligato per l’esercito spagnolo diretto su Casale Monferrato, e terreno di battaglia tra le truppe Frassineto Po - Casa parrocchiale piemontesi e Frassineto Po - Chiesa parrocchiale austriache durante la II Guerra d’Indipendenza, nel 1859. In Piazza del Municipio sorge la parrocchiale di Sant’Ambrogio e San Giorgio, costruita tra il 1444 e il 1454 dal Marchese del Monferrato. La chiesa, a croce greca, è in stile neoclassico, mentre il campanile romanico è la torre dell’antico castello. Al suo interno sono conservate iconografie sacre realizzate da Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, dal Pellegrino e da Orsola Caccia, e l’altare ligneo opera della Scuola Gaudenziana di Vercelli, riconosciuto Monumento Regionale. In via Marconi sorge Palazzo Mossi realizzato, nel 1812, dai fratelli Argentero su progetto dell’architetto Vittoli di Spoleto per il Vescovo di Alessandria Vincenzo Mossi. La villa è stata lottizzata in epoca fascista: una parte di essa è attualmente proprietà del Comune che la impiega per usi pubblici. Si segnalano, inoltre, sempre di proprietà comunale, la Chiesetta Rurale di San Rocco, in stile gotico, edificata dal Marchese Guglielmo Gonzaga, che conserva al suo interno un affresco attribuibile al “pictor casalensis” Giorgio Alberini; la chiesa Madonna degli Angeli, in stile barocco, edificata sul terreno su cui sorgeva l’antico cimitero. La chiesa parrocchiale di Sant’Emiliano di VILLANOVA MONFERRATO è stata ricostruita in stile eclettico nella metà del XIX secolo. Essa presenta una ripartizione in cinque navate: le estremità delle navate, ai lati dell’altare maggiore, sono decorate da dipinti di Emilio Massaza raffiguranti Re David con la cetra e Il patriarca Mosé. Villanova Monferrato Chiesa parrocchiale 14 di 324 CASALE Uno dei più antichi monumenti casalesi è la Cattedrale di Sant’Evasio, consacrata con la bolla firmata da Papa Pasquale II nel 1108, ma, dell’antica chiesa, restano il perimetro e il nartece, il vestibolo dei catecumeni raro esempio di architettura armena. Il resto dell’edificio ha subito numerose modifiche a partire dal 1215 quando, in seguito ad un incendio appiccato dagli Alessandrini, si è resa necessaria la ricostruzione delle volte a costoloni che ricoprono le cinque navate in cui è ripartita la chiesa. Nella seconda metà del Settecento, sul braccio destro del transetto è stata eretta, su disegni di Benedetto Alfieri, la Cappella di Sant’Evasio. Durante i lavori di restauro eseguiti tra il 1858 e il 1872 dall’architetto Carlo Arborio Mella, sono stati ricostruiti i Casale Monferrato - Duomo capitelli dei pilastri delle navate, e anche la facciata, ad esclusione della parte superiore del portale e degli archetti rampanti, è stata modificata. Addirittura, Antonelli aveva suggerito, in favore di un edificio moderno, la demolizione della chiesa, scongiurata solo grazie all’intervento dell’architetto Luigi Canina. All’interno della Cattedrale è conservato un Crocefisso in legno rivestito da lamine d’argento e ornato da cristalli realizzato nel XII secolo da artisti lombardi e trafugato dal Duomo di Alessandria nel 1404. Il deambulatorio ospita alle pareti i resti dei pavimenti musivi della metà del secolo XII: vi sono rappresentati mostri mitologici ed episodi della Bibbia. Coeva all’impianto originario della cattedrale è la Torre Civica, costruzione a pianta quadrata realizzata, a scopi difensivi, nell’XI secolo e, in seguito, simbolo dello splendore comunale. Dopo un devastante incendio, all’inizio del Cinquecento, i Paleologi hanno commissionato la realizzazione della cella campanaria a Matteo Sanmicheli. Il coronamento si presenta a pianta quadrata alleggerito da quattro bifore, e sormontato da una loggia ottagonale culminante con un colonnato, coperto da un cupolino ornato da delfini. Superfetazioni si sono sovrapposte nel corso dei secoli: un intervento di restauro attuato nel 1920 ha ricondotto la torre civica alle forme attuali. 15 di 324 Il Castello, a pianta esagonale asimmetrica con quattro torrioni tronco – conici, cinto da fossato, è stato realizzato per volontà di Giovanni II Paleologo Marchese del Monferrato intorno al 1350 e successivamente ampliato nel 1400. Con l’estinzione della dinastia Paleologa con l’ultima discendente Margherita, che sposa Federico II Gonzaga, anche il castello passa nelle mani dei duchi mantovani. Nel corso del XVI secolo, i Gonzaga occupati nelle opere di Casale Monferrato - Castello fortificazione della città, costruiscono i quattro rivellini e irrobustiscono i fianchi e le torri. Oggi il castello, parzialmente in restauro, è visitabile solo all’esterno a causa delle condizioni fatiscenti in cui versa: vengono occasionalmente aperti al pubblico i cammini di ronda e i sotterranei dell’ala occidentale ricostruiti nel Settecento. Il Palazzo Anna D’Alençon è conosciuto come la dimora della moglie dell’ultimo Marchese del Monferrato Guglielmo IX. La residenza, che risale alla fine del XV secolo, conserva al suo interno un porticato con colonne in mattoni e capitelli nella forma originaria. L’interno non è visitabile in quanto è sede di alcuni studi professionali. Guglielmo VIII di Monferrato, volendo erigere un luogo di culto a memoria del suo marchesato, ha intrapreso nel 1474 l’edificazione della chiesa e del Convento di San Domenico. La fabbrica del complesso monastico, iniziata in forme gotiche, è proseguita per oltre trent’anni, fino agli inizi del ‘500, quando maestranze lombarde hanno apposto un portale rinascimentale sulla facciata in laterizio tripartita da contrafforti. L’interno, ripartito in tre navate coperte da volte a crociera, ha subito alcune modifiche nel corso del Settecento ad opera dell’architetto Francesco Ottavio Magnocavalli che ne ha trasformato il presbiterio. Esso ospita due grandi tele di Pier Francesco Guala, Il miracolo del libro e La resurrezione di Felice Orsini, mentre una Casale Monferrato - Chiesa di San Domenico terza intitolata La battaglia degli Albigesi e datata 1724, è collocata nel transetto di destra. 16 di 324 Si segnalano inoltre le acquasantiere di inizio Cinquecento; il monumento funebre di Benvenuto Sangiorgio, a lato dell’ingresso, attribuito a Matteo Sanmicheli; l’affresco Madonna con Bambino tra i Santi Domenico e Giovanni Battista attribuito alla bottega di Giovanni Martino Spanzotti; nel transetto La battaglia di Lepanto, opera di Guglielmo Crosio (1626); nella cappella La Raffigurazione dei misteri del Rosario di Giorgio Alberini e la tela intitolata a Dio Padre di Niccolò Musso. Durante il governo di Teodoro Paleologo, viene ricostruita la chiesa di Santa Croce e edificato il primo chiostro con le colonne rivestite in terracotta scanalata e decorato, a fine Cinquecento, nelle lunette, da affreschi del Moncalvo sul tema dei miracoli di San Nicola da Tolentino. Oggi dal chiostro si accede al Museo Civico, inaugurato nel 1995, che raccoglie opere pittoriche, sculture, ceramiche, argenti e antichi tessuti. Alla seconda metà del XV secolo risale anche Palazzo del Carretto, edificato dall’omonima famiglia di Savona imparentata con i Paleologi. L’edificio, restaurato nel 1907 dall’ingegner Vittorio Tornielli, racchiude al suo interno un cortile con pozzo centrale sul quale si affaccia un portico colonnato ad “L” e grandi monofore. La chiesa del Gesù è stata edificata, all’inizio del ‘500, dai confratelli della Compagnia degli Angeli: l’edificio si presenta a navata unica coperta da un soffitto a cassettoni decorato con rosoni e monogramma di Cristo risalente alla metà del secolo. Al suo interno è conservato un polittico della bottega di Martino Spanzotti raffigurante al centro Madonna con Bambino e Sant’Anna, negli scomparti laterali San Michele, San Bernardino, San Francesco e San Paolo sormontati da Deposizione di Cristo e due tondi con Angelo e Annunziata. Di fronte si colloca una tela del Guala raffigurante l’Assunta, e, nell’abside, un dipinto su tavola di Bernardino Ladino in cui è rappresentata La circoncisione di Cristo riproduce sullo sfondo la città di Casale. Nei primi anni del XVI secolo, la confraternita di San Michele ha ricevuto in concessione l’uso dell’antico battistero del Duomo. La chiesa di San Michele (o dei Nobili) è a pianta ottagonale coperta da una cupola decorata con affreschi attribuiti al pittore pavese Giovanni Antonio Cassano e raffiguranti le Storie dei tre Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele intercalati da mascheroni e grottesche. Le pareti laterali sono decorate da dipinti del Moncalvo e datati 1615: Annunciazione, Annuncio ai pastori, Natività, San Michele Arcangelo, Assunta con San Francesco e Monaco Certosino, Riposo in Egitto. 17 di 324 La chiesa di Sant’Antonio Abate, ampliata nel 1555 dai Francescani, è a unica navata con cinque cappelle per lato e con un finto loggiato sovrastante. Il restauro eseguito tra il 1960 e il 1965 ha ampliato lo spazio interno della chiesa attraverso un arretramento dell’altare maggiore. Si segnala un polittico raffigurante la Genealogia della Vergine opera di Gandolfino da Roreto. La facciata a capanna è decorata da bassorilievi che rappresentano i volti dei quattro Evangelisti, mentre l’affresco centrale con l’immagine di Sant’Antonio che distribuisce i suoi averi ai poveri è opera di Rodolfo Morgari. La chiesa di San Paolo, consacrata nel 1595, è stata edificata durante il governo dei Gonzaga su disegno dell’architetto Lorenzo Binago. E’ stata la chiesa dei Barnabiti fino all’insediamento dei padri Camilliani avvenuto nel 1800. Al suo interno sono conservate importanti opere quali la Conversione di San Paolo attribuita a Giorgio Alberini; La Decollazione di San Paolo, San Matteo e l’Angelo, Il martirio di San Matteo, Assunzione della Vergine del Moncalvo; Vocazione di San Matteo di Francesco Van Casteel. La chiesa ospita sulla destra la cappella della Santa Casa della Vergine di Loreto: si tratta di una riproduzione della Santa Casa di Nazareth di Michelangelo, commissionata da Padre Dalmazio Poteri e realizzata tra il 1640 e il 1645. La chiesa di Santo Stefano, nel corso dei secoli, è stata più volte oggetto di intervento: si tratta, infatti, di un edificio di antico impianto rimaneggiato a metà del XVII secolo su progetto di Sebastiano Guala. La facciata, iniziata nel Settecento, è stata terminata solo alla fine del XIX secolo. L’edificio è a pianta centrale fortemente sviluppato in altezza. Si segnalano, al suo interno, un dipinto del Moncalvo (Santa Cecilia tra San Rocco, Sant’Evasio, Sant’Agata e San Pietro), una tela di Francesco Cairo (Martirio di Santo Stefano), un quadro di Giovanni Francesco Caroto (Martirio di San Sebastiano), ovali raffiguranti Profeti, Apostoli e la Vergine di Pier Francesco Guala. Negli ultimi anni del XVI secolo è stata definitivamente ricostruita la chiesa di Sant’Ilario. All’interno dell’aula suddivisa in tre navate sono esposte opere di Niccolò Musso: una tela raffigurante San Francesco in preghiera ai piedi del Crocefisso e la pala d’altare con Madonna del Carmine che porge l’abito al monaco Simone Stock. Durante il periodo gonzaghesco, e più precisamente tra il 1590 e il 1595, è stata eretta la Sinagoga quale simbolo del peso politico della comunità israelitica. Gli ebrei sebbene venissero considerati stranieri privi di diritti politici avevano il controllo dei dazi e della zecca. 18 di 324 L’edificio, a pianta rettangolare è ornato da decorazioni lignee e stucchi dorati; i matronei ospitano il Museo Regionale di Arte Sacra Israelitica, costituito grazie alle donazioni delle comunità di Alessandria, Asti, Genova, Torino e Vercelli nel 1969. Al suo interno sono raccolti arredi legati al culto, tessuti Casale Monferrato - Sinagoga ma anche oggetti comunemente utilizzati nella vita quotidiana. Presso la Sinagoga si trova anche l’Archivio della Comunità, in cui sono conservati manoscritti, libri religiosi, verbali dell’Università israelitica di Casale dal 1588, documenti attestanti le concessioni dei Gonzaga a favore degli Ebrei e i rapporti con la comunità cristiana. E’ consuetudine far coincidere l’inizio della stagione Barocca piemontese con la progettazione della chiesa di San Filippo. Nei primi anni del Seicento inizia la sua edificazione presso le mura di cinta della città, ma, quando la chiesa non è ancora ultimata, viene abbattuta per ragioni di difesa. Nel 1671 se ne intraprende nuovamente la costruzione secondo il disegno di Sebastiano Guala: alcuni errori progettuali causano il parziale crollo del cantiere. Si procede ad un’ulteriore demolizione e ad un nuovo rifacimento grazie all’intervento di Giovanni Battista Scapitta. La chiesa, consacrata nel 1721, si presenta con impianto a croce greca coperto da una cupola affrescata nella seconda metà del XIX secolo (1877). Si conservano all’interno affreschi e tele di pregio: ai lati dell’ingresso si notano San Filippo salva i muratori cadenti da un’impalcatura e L’incontro di San Filippo con San Felice del pittore caravaggesco Mattia Preti, sulle pareti Storie della vita e dei miracoli di San Filippo di Giovanni Peruzzini, sull’altare di sinistra Madonna con San Filippo del pittore casalese Martinotti, sull’altare di destra Vergine con i Santi Carlo Borromeo e Giovanni Battista di Federico Bianchi e tela raffigurante San Carlo e la peste di Milano del Moncalvo. L’altare maggiore è stato eseguito nel 1749 dalla famiglia di scultori Pelagatta di Viggiù; alla sua destra un’opera di Andrea Porta raffigura Il sogno di San Filippo. Nel 1619 viene consacrata la chiesa della Misericordia la cui facciata, decorata da lesene e cornicioni, è scavata da quattro nicchie con statue. L’edificio, che si sviluppa su una pianta centrale a base quadrata, ospita al suo interno tre altari con tele del Pallavicini La Vergine del Soccorso, 19 di 324 l’Angelo Custode, e la Triade terrena. Oggi la chiesa è sconsacrata ed è di proprietà del Comune che vi organizza mostre d’arte. La chiesa di Santa Caterina, consacrata nel 1726, è stata edificata da Giacomo Zanetti su progetto di Giovanni Battista Scapitta per le monache domenicane. La facciata che presenta un andamento leggermente curvilineo è scandita, verticalmente, da lesene e colonne, e, orizzontalmente, da cornici aggettanti. I due piani culminanti in un frontone modanato sono decorati da foglie d’acanto in stucco. Lo spazio interno è coperto dal tamburo ellissoidale, su cui si appoggia la cupola con lanternino. Affreschi raffiguranti Santi e allegorie delle virtù, realizzati da Giovanni Carlo Aliberti, adornano le pareti interne sino al cornicione, mentre il tamburo e la cupola sono stati dipinti da pittori di fama minore. Sull’altare maggiore campeggia la statua marmorea della Vergine Assunta, opera dello scultore Giovanni Battista Bernero. Nel 1728, è stato completato, da Francesco Gallo e Giacomo Zanetti, il disegno della chiesa di San Pietro Apostolo. L’interno, a pianta centrale, è coperto dalla cupola ellittica e dal colonnato che definisce il deambulatorio. Il coro è decorato da un tempietto ligneo intagliato, di fine Seicento, attribuito allo scultore Giovanni Maria Guala Molino, formato da colonne tortili che incorniciano le statue di San Pietro, San Paolo, San Matteo e la Vergine. Nel 1785 la società dei Nobili da poco costituitasi inizia i lavori per realizzare un teatro in muratura (l’attuale Teatro Comunale), laddove, già nei primi anni del XVII secolo, sorgeva una costruzione in cui venivano rappresentati gli spettacoli. Il progetto è commissionato all’architetto umbro Agostino Vitoli, e il 26 novembre 1791 il teatro viene inaugurato con un’opera inedita “La moglie capricciosa” di Vincenzo Fabrizio. E’ formato da una platea a forma di ferro di cavallo il cui plafone, in cannicciato e stucco, è stato decorato da Angelo Moja con immagini raffiguranti le Muse, da quattro ordini di palchi e da un loggione. I tendaggi del palco sono sorretti da cariatidi in stucco opera di Abbondio Sangiorgi su disegno di Pelagio Pelagi, mentre i palchi sono decorati da elementi in stucco realizzati da Leone Buzzi. Nel 1861 il teatro è stato ceduto al Comune, che, nel secondo dopoguerra, lo ha chiuso al pubblico sino al 1990, quando, terminati i lavori di restauro, è stato riaperto. Il Palazzo Sannazzaro, già esistente in periodo gotico, come testimoniano le tracce di merlature ghibelline e alcune monofore, è stato trasformato, in epoca barocca, da Zanetti, su 20 di 324 disegno degli Scapitta. La facciata è caratterizzata da un portale con rosta e stemma dei Sannazzaro; e, all’interno, vi è un cortile con porticato colonnato in cui si sono rinvenuti busti romani. Palazzo Magnocavalli è stato edificato nella prima metà del XVIII secolo, con interventi di Benedetto Alfieri. La facciata presenta un doppio ordine di finestre. Attraverso uno scalone elicoidale si accede al piano nobile, le cui volte sono affrescate dal genovese Ratti. Palazzo Gozani di San Giorgio, sede Municipale, è stato iniziato nel 1775 su progetto del piemontese Nicolis di Robilant. La facciata presenta i tre ordini di finestre tipici del settecento piemontese; il portale d’ingresso con il sovrastante balcone raccoglie in sé gli elementi decorativi più preziosi dell’intero edificio. La sala da ballo (attuale sala consigliare) è stata affrescata da Lorenzi; servendosi dello scalone d’onore, ornato dalle statue del Bernero si accede alla Sala Giunta, riccamente decorata così come gli altri ambienti di rappresentanza. Un elegante esempio di architettura barocca è fornito dal Palazzo Gozani di Treville, eretto, tra il 1710 e il 1740, su progetto di Gian Battista e Vincenzo Scapitta. La facciata presenta una particolare curvatura per consentire l’ingresso delle carrozze all’interno del cortile, su cui si affacciano nicchie, statue, finestre, balconate e aperture sul giardino retrostante. L’atrio di accesso con colonne binate è decorato da affreschi che amplificano la prospettiva. Si accede al piano superiore attraverso un ampio scalone a due rampe la cui volta è opera del Guala. Le pareti e la volta del salone di ingresso sono affrescate da Cignaroli, Lorenzi, Natali e Ratti. Il palazzo ha subito una parziale sistemazione neoclassica ad opera dell’architetto vicentino Bertotti – Casale Monferrato - Palazzo Gozani di Treville Scamozzi. A BORGO SAN MARTINO l’attuale chiesa parrocchiale di San Quirico e Giulitta è il risultato di un intervento di restauro conclusosi nell’800, così come si evince dallo stile eclettico che ne caratterizza la facciata. 21 di 324 Dopo aver acquistato la settecentesca villa dei Marchesi Scarampi, Don Bosco trasferisce a Borgo San Martino il Piccolo Seminario di Mirabello. Negli anni ’20 la villa e il parco subiscono una trasformazione profonda che restituisce alle forme attuali il Collegio Salesiano di San Carlo, attivo fino alla fine degli anni ’90. Nella pianura verso Valenza Po, si arriva a TICINETO, dove la parrocchiale dell’Assunta, in stile barocco, ospita dipinti attribuiti al Guala (San Francesco da Paola, la Pentecoste, San Michele). Il Municipio di VALMACCA ha sede nel castello, voluto dai conti Cavaglià intorno al 1100: dopo successive ricostruzioni, oggi si presenta con un impianto compatto di forma quadrangolare, in cui si rilevano le varie fasi edificatorie nei particolari costruttivi (muratura in mattoni a vista trecentesca, sala interna quattrocentesca). Nel 1619 è passato a Francesco Scozia conte di Benevello e consigliere di Murisengo, e, nel 1920, a Emilio Guasco Gallarati di Bisio e Francavilla che lo dona al Comune. Ticineto - Chiesa parrocchiale Si segnala la neoclassica chiesa della Natività di Maria Vergine che, in facciata, presenta un frontone triangolare sorretto da otto emicolonne. L’interno è di forma rettangolare con altari nelle navate laterali, presbiterio con balaustra marmorea, e crocefisso in ceramica realizzato dallo scultore locale Luigi Bagna. Al confine con la Provincia di Vercelli, si estende il territorio del Comune di BOZZOLE, paese natale di Carlo Noè, ingegnere idraulico al quale si deve la realizzazione del canale d’irrigazione Cavour. Si segnalano la chiesa parrocchiale di Maria Vergine (1727) e l’oratorio della Natività (XVII-XVIII sec.). Dal 1684, anno di una rovinosa alluvione, il 17 novembre, gli abitanti di Bozzole mantengono fede al voto sottoscritto con la processione alla Madonna dell’Argine. Si tratta di una statua realizzata nel 1857 sul luogo dove sorgeva una cappella ai piedi della quale si arrestò l’acqua della temibile inondazione del XVII secolo. Su uno degli ultimi rilievi del Monferrato si colloca il borgo di POMARO MONFERRATO, dominato dal castello, costruito nel XII secolo dai Calvi di Bergolo strategicamente al confine tra il Marchesato del Monferrato e il Ducato di Milano. L’antico maniero è stato distrutto nel 1640 dalle truppe spagnole in ritirata verso l’Oltrepo, e, in seguito, ricostruito nel XVIII secolo. 22 di 324 Dell’originaria costruzione si conservano, sul fronte verso valle, tre torri poligonali con merlature ghibelline. Il castello è dotato di un parco con ninfeo settecentesco. Dell’antica fortezza faceva forse parte la parrocchiale di Santa Sabina, chiesa a tre navate coperte da volte a crociera, ultimata nel 1308. Nel 1764, l’ingegner Baretti ha curato la ricostruzione della facciata in stile neogotico. Il campanile conserva le antiche forme romaniche: la sua verticalità è scandita da tre ordini di doppie monofore e un ordine di doppie bifore. Si segnala un castello a GIAROLE, Pomaro Monferrato - Castello edificato nel 1200 dai cavalieri Sannazzaro investiti del diritto di costruire castelli da Federico Barbarossa nel 1163. La fortezza ha un impianto quadrangolare con corte interna, mentre un fossato di difesa, oggi trasformato in giardino, correva parallelamente alle mura. Due torri quadrate fiancheggiano uno dei lati del castello, che ha subito nel corso del XIX secolo rimaneggiamenti e aggiunte neogotiche. La chiesa di San Giacomo, edificata agli inizi del XIV secolo quale cappella gentilizia del castello, è suddivisa in tre navate terminanti in un presbiterio allungato e due cappelle laterali. All’interno sono conservate tracce di affreschi precinquecenteschi. Fuori del centro abitato si erge la chiesa di San Giarole - Chiesa di San Pietro Pietro, costruita tra il 1836 e il 1840 dal Vescovo Malabaila. La facciata è scandita da quattro lesene corinzie e decorata da un affresco del Maggi raffigurante San Pietro. Anche all’interno, a croce greca, sono conservate opere del Maggi, insieme ad affreschi del Musso e a tele del Caccia (L’Annunciazione) e dell’Alberini (Gesù che consegna le chiavi a San Pietro). 23 di 324 VALENZA Il tipico aspetto di insediamento militare della città di Valenza è evidenziabile nella struttura urbanistica del centro e nella circolarità dell’impianto viario. All’inizio del XIX secolo, sono state abbattute dalle truppe napoleoniche le mura che circondavano la città: esse si presentavano con una struttura di tipo stellare. L’attuale Duomo, intitolato a Santa Maria Maggiore, sorge probabilmente sul sedime di un preesistente edificio romanico pericolante demolito per volontà del Consiglio Generale del Capitolo. L’edificazione, diretta dall’architetto Paolo Falcone è iniziata nel 1619, ma la facciata è stata completata solo nel 1890 e, nello stesso periodo, sono stati ultimati la pavimentazione, il rivestimento marmoreo delle colonne e il coro. Attraverso bussole lignee barocche si accede all’interno suddiviso in tre navate. L’altare del lato sinistro del transetto è ornato da una tela del Moncalvo risalente al 1620 e rappresentante la Madonna del Rosario, un tema ricorrente nell’iconografia del pittore della Controriforma. La chiesa di Santa Caterina, iniziata nel 1584, rimane fino al 1801 sede del monastero delle monache Benedettine. Nel 1740 è stata sottoposta ad un intervento di restauro ad opera di Francesco Gabetta che inserisce in facciata il portale gotico con elementi in cotto recuperato dalla distrutta chiesa di San Francesco. L’edificazione della chiesa della Santissima Trinità inizia nel 1585, viene trasformata per ospitare la confraternita di Santa Maria del Cappuccio, nel XVIII e XIX secolo. In epoca tardobarocca e, più precisamente nel 1699, si intraprende l’edificazione della chiesa dell’Annunziata annessa al monastero delle suore Agostiniane di clausura. L’edificio, che presenta una facciata concava in mattoni a vista, è a pianta centrale attorno alla quale sono distribuite nicchie laterali completate da altari in stucco. A partire dal XVII secolo, è stata avviata la costruzione di Palazzo Trecate, organizzato intorno ad una corte chiusa. Antica dimora patrizia, oggi presenta al suo interno elementi decorativi propri del periodo in cui ha goduto del massimo splendore come i settecenteschi trompe l’oeil e le sovraporte. Palazzo Pellizzari, sede del Municipio, è un edificio impostazione neoclassica realizzato, nei primi anni del XIX secolo, dall’architetto alessandrino Giuseppe Zani. Si segnalano la composizione che decora il cortile, la lapide in bronzo posta sullo scalone principale, realizzata da Giacomo Manzù a commemorazione del sacrificio dei partigiani, e gli affreschi, opera di Luigi Vacca, che ornano la sala del Consiglio. 24 di 324 A testimonianza della grandezza che Valenza raggiunge nel corso dell’Ottocento, si ergono il Palazzo Ceriana e il Palazzo Pastore, due edifici, di disegno simile, disposti l’uno di fronte all’altro: le due famiglie rimarcano la propria agiatezza con l’avvio di notevoli imprese edilizie. Tra il 1856 e il 1861, su progetto dell’ingegnere Pietro Clerici, viene edificato il Teatro Sociale sul sedime del complesso conventuale di San Francesco. L’esterno presenta forme neoclassiche; l’interno è caratterizzato da un triplice ordine di palchi e da una platea in grado di contenere circa 250 spettatori. Oltre Valenza, in zona collinare appare PECETTO DI VALENZA il cui centro pare essere già abitato in epoca romana. Si segnalano la chiesa della SS. Trinità, edificata nel 1739 su progetto di De Aquillara di Pavia, e la Certosa eretta nel 1750 e dotata di un loggiato con colonne in granito. Sulla piazza del Municipio, nel 1920, è stato collocato il monumento scolpito da Luigi Contratti e dedicato a Giuseppe Borsalino al quale si deve la fondazione dell’omonima industria di cappelli di Alessandria e la realizzazione del primo lotto dell’acquedotto del Comune di Pecetto. Nel punto più alto del paese sorge la chiesa di Santa Maria e San Remigio (1739), a cui si accede attraverso una scalinata in pietra. La facciata interamente in mattoni a vista è ingentilita da un portichetto intonacato; l’interno, a navata unica, presenta quattro cappelle laterali. Alla confluenza del Po e del Tanaro, si estende il territorio del Comune di BASSIGNANA. Si sono rinvenuti reperti archeologici risalenti all’epoca romana nei pressi della chiesa cimiteriale di San Giovanni Battista, evidenziata quale sito archeologico nelle Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G. La chiesa, a navata unica, è l’antica pieve di cui già si parla in un diploma imperiale del 977. All’interno sono conservati l’originaria abside e, tra le monofore, affreschi risalenti al XIII secolo e raffiguranti gli Apostoli. La chiesa parrocchiale di Santo Stefano è di recente costruzione: è sorta, infatti, su un preesistente edificio, ai primi anni del XIX secolo. Si presenta con una austera facciata intonacata a cui si contrappongono le pareti interne dipinte a tinte forti all’inizio del ‘900. Alla periferia del paese sorge la chiesa della Madonnina: si tratta di un edificio a pianta circolare di impostazione barocca a cui si accede attraverso un portichetto esterno. 25 di 324 A RIVARONE si segnalano la chiesa della Madonnina, probabile ex voto, e la chiesa parrocchiale intitolata alla Natività di Maria, all’interno della quale sono conservati un affresco tardo cinquecentesco rappresentante la Vergine con San Domenico e Santa Caterina e un organo del XVIII secolo. All’edificio originario del XVI secolo è stata aggiunta, nel ‘700, la facciata ripartita da lesene corinzie sormontate da un timpano affrescato. Rivarone - Chiesa parrocchiale I testi più antichi in cui è citato MONTECASTELLO risalgono al 1199: sin dall’XI secolo si ha notizia dell’attività di fortificazione della sommità della collina da parte della famiglia Bellingeri. Il castello, che ha subito diversi interventi di restauro e abbmpliamenti, è stato completamente trasformato nel corso del XVIII secolo, quando gli è stato conferito l’aspetto di residenza aristocratica con scalinate, balaustre, ringhiere in ferro battuto e l’aggiunta di una cappella. Attualmente di proprietà della famiglia Ghidini, ha mantenuto Montecastello Castello l’originaria torre di avvistamento, alta 40 metri, risalente al XI-XII secolo. E’ protetto da due torri bertesche a Sud e da quattro torrioni con il muro di cinta a barbacane sui quattro lati. Sulla piazza centrale del borgo di PIETRAMARAZZI sorgono il Palazzo del Municipio, risalente al secolo XVI e appartenuto ai conti Sacchi, e la chiesa di San Martino, in stile neogotico, edificata sul sedime dell’antica parrocchiale di cui conserva il campanile (1617). Il Castello di PIOVERA, possedimento dei Visconti nel XIV secolo, e ora proprietà del conte Nicolò Calvi di Bergolo, si presenta come una massiccia fortezza di mattoni a vista circondata da un fossato. La forma dell’impianto a base quadrata con torri angolari tonde è ripetuta dalla cinta difensiva esterna. Le torri conservano la merlatura ghibellina mentre l’antico ponte levatoio è stato sostituito da un ponte in muratura attraverso il quale si accede all’interno. Al piano nobile si collocano le camere di rappresentanza: il salone dei ricevimenti, la sala del convivio, l’armeria, la cappella, gli appartamenti e il salone d’onore. Nei pressi della confluenza di Po e Tanaro si trova ALLUVIONI CAMBIÒ, la cui parrocchiale è dedicata al santo patrono: la chiesa di San Carlo è stata ricostruita nel 1850 sul 26 di 324 sedime di un edificio più antico edificato nel 1773. La facciata è giunta al completamento solo nel XX secolo, quando sono state ultimate le decorazioni dell’interno. Si attribuisce l’origine del nome SALE al gotico sail che significa “fermata”: l’impianto urbano risale, infatti, al III – IV secolo d.C. Gli edifici degni di nota sono ubicati nella centrale Via Roma: la chiesa di San Giovanni, con il suo campanile in stile gotico lombardo, e il palazzo comunale del XIX secolo. La chiesa di Santa Maria e Siro, suddivisa al suo interno in tre navate coperte da volte a crociera, presenta un portale gotico a sesto acuto con bordature in cotto. Gli interni sono decorati da affreschi quattrocenteschi nella navata sinistra e di scuola pavese nell’abside. La parrocchiale di ISOLA SANT’ANTONIO è dedicata a Sant’Antonio da Padova, costruita tra il 1816 e il 1820 dove sorgeva la cappella intitolata al Santo. Due sono le ipotesi sulla derivazione del nome GUAZZORA: dal latino acquaceum, “luogo acquoso”, oppure dall’antico guadatorium, per via del “guado”. Sulla via principale del paese, sito presso la confluenza del Po e dello Scrivia, si trova la chiesa di Santa Maria dell’Assunta, consacrata nel 1753. Al suo interno è conservato un altare barocco di scuola genovese. A MOLINO DEI TORTI merita di essere segnalata la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie: edificata alla fine dell’Ottocento, conserva al suo interno un imponente altare policromo. Poco distante sorge l’abitato di ALZANO SCRIVIA, un piccolo paese di origine medioevale sviluppatosi intorno ad una rocca difensiva. Laddove sorgeva l’antico castello della famiglia Torti, oggi esiste la neoclassica chiesa della Natività di Maria Vergine, consacrata nel 1824. Al suo interno sono conservate quattro tele seicentesche raffiguranti San Sebastiano, Santa Caterina da Siena, Sant’Antonio da Padova e San Gerolamo. Alcuni reperti archeologici attribuiscono le origini di CASTELNUOVO SCRIVIA all’epoca romana, ma il primo documento ufficiale in cui si cita il borgo risale al 979 ed è firmato da Ottone II. Durante la dominazione di Federico Barbarossa, il paese è teatro di numerose battaglie: soltanto alla fine del XIII secolo riesce ad affrancarsi dichiarando la propria indipendenza, ma, già all’inizio del XIV secolo, diviene feudo del Ducato di Milano. 27 di 324 La distanza dai nodi ferroviari realizzati nel corso dell’800 ne determinano la decadenza e l’esclusione dai rapporti commerciali nazionali: la situazione è ulteriormente aggravata dalla consistente emigrazione della popolazione verso l’Argentina. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo, risalente al XII secolo, ha subito numerose trasformazioni tra il XVI e il XVII secolo, mentre la facciata risale al 1896. Il Palazzo Centurione, che ospita al suo interno la biblioteca civica, presenta un porticato coperto da volta a crociera, nello stile dell’architettura genovese del XVII secolo. Si segnala inoltre il Castello Podestarile, più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, il cui porticato del XV secolo è stato restaurato nel 1836. Il paesaggio della Lomellina è molto simile alla pianura risicola vercellese: procedendo da Nord verso Sud incontriamo CANDIA LOMELLINA, il cui nome rimanda al latino cannea, canneto o palude di giunchi. La chiesa di San Michele, di probabile origine longobarda del VII secolo, conserva al suo interno affreschi attribuiti a Pier Francesco e Gerolamo Lanino (Adorazione dei Magi, Natività, Gloria e i Profeti) e affreschi del Moncalvo (Presentazione di Gesù al Tempio, Fuga in Egitto). La sua funzione di parrocchiale è stata poco a poco sostituita dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1450. In facciata presenta quattro nicchie al cui interno sono racchiuse le statue di San Francesco, San Carlo, Candia Lomellina - Chiesa parrocchiale Sant’Eusebio e Sant’Antonio. Nei pressi della chiesa si trovano i resti di un antico fortilizio risalente al XIII – XIV secolo. I primi riferimenti all’abitato di BREME risalgono al diploma sottoscritto dal re Ugo il 24 luglio 929 a Pavia, in cui si attesta la donazione delle corti di Breme e Pollicino ai monaci dell’Abbazia di Novalesa da parte del Marchese Adalberto di Ivrea. Negli stessi anni inizia l’edificazione dell’Abbazia di San Pietro, che a partire dall’XI secolo, vive un periodo di prosperità fino alla soppressione avvenuta alla fine del XVIII secolo. L’antico chiostro è oggi il cortile delle scuole: su uno dei lati sorgeva la chiesa di cui non rimane più nulla eccetto alcuni archetti in stucco. Il piano terreno ospitava la sala capitolare, il refettorio, lo 28 di 324 scriptorium e l’erboristeria, mentre al primo piano erano collocati l’appartamento dell’abate e le celle dei monaci. L’ingresso del monastero è l’attuale municipio; vi era anche una parte rustica (mulino, forno, officina, granai e stalle), nei sotterranei è ancora visibile l’antica cucina con il pozzo, il camino e i fornelli in muratura. La cripta, visitabile, è organizzata su una pianta irregolare divisa in tre navate, e la muratura è in laterizio con ciottoli di fiume. La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta risale ai secoli X – XI: la facciata a capanna, in stile romanico, è stata modificata con il rialzo della navata centrale avvenuto nel XIII secolo, periodo in cui è stato realizzato il campanile quadrato. La muratura alterna mattoni e ciottoli di fiume. L’interno, diviso in tre navate da pilastri quadrati in laterizio, rinforzati da semicolonne aggiunte nel 1933, presenta un’abside semicircolare senza transetto. All’esterno della chiesa sorge il Battistero romanico, la cui struttura ottagonale in laterizi e ciottoli di fiume è illuminata da una lanterna di epoca successiva. Attraverso un nartece si accede all’interno, attualmente dedicato a San Barnaba, e profondamente modificato nel corso dell’Ottocento: è stata rialzata la pavimentazione, coperta la vasca battesimale ad immersione e aperto un passaggio di comunicazione con la chiesa. Poco distante da Breme sorge il Santuario di Santa Maria in Pollicino, un’antica pertinenza della Breme - Chiesa di Santa Maria di Pollicino curtis di Pollicino: la chiesa si presenta in stile romanico alterato dai rimaneggiamenti che si sono succeduti nel corso degli anni. SARTIRANA LOMELLINA è l’antica sede di una famiglia romana, la Gens Satria. Alla fine del XIV secolo inizia la costruzione del Castello ad opera di Jacopo dal Verme per volere di Gian Galeazzo Visconti. 29 di 324 La costruzione originaria era composta da quattro corpi angolari collegati da mura di cinta e una torre cilindrica: nel 1462 l’architetto militare Fioravanti Alberti da Bologna realizza un bastione dodecagonale. Attualmente presenta un cortile interno a pianta quadrangolare difeso dal fossato e da quattro torri angolari, una delle quali cilindrica. La chiesa di San Rocco, unita al castello, presenta un disegno settecentesco e una muratura in mattoni a vista. Appartiene a Maria Cristina di Savoia Aosta e conserva al suo interno affreschi di Gonin e un coro ligneo. La chiesa parrocchiale dell’Assunta è stata costruita nel 1486 nonostante l’ingannevole facciata neoclassica. Sartirana Lomellina - Castello L’interno è ripartito, da pilastri cilindrici in laterizio, in tre navate coperte da volte a crociera costolonate. Vi si conserva un statua lignea policroma del XV secolo raffigurante la Madonna col Bambino, altari marmorei settecenteschi, affreschi del Gonin e un Crocifisso ligneo del 1300. Altri edifici sacri di rilievo sono: la chiesa della SS. Trinità, costruita nel XV secolo per un voto dei malati di peste; la chiesa di S. Margherita, la chiesa di San Pietro Martire e la chiesa di San Giorgio trasformata in cascinale. 30 di 324 BIBLIOGRAFIA · ALBASI M., LIBUTTI A., MANFREDI C., Sartirana Lomellina: storia urbana e tutela dell’abitato storico, Sartirana. · Amministrazione Provinciale di Alessandria (a cura di), Guida turistica alla Provincia di Alessandria, Il Piccolo, Le guide, Alessandria. · L. 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