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LIFE09NAT/IT/000160 ARCTOS
PRIMO REPORT DI AVANZAMENTO
30.06.2012
ALLEGATO 3
Relazione tecnica sullo stato attuale della
pratica zootecnica nelle aree di presenza
dell’orso - Azione A1
LIFE 09 NAT/IT/000160
ARCTOS
“Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per
l’areale alpino e appenninico”
Azione A1
“Analisi della pratica zootecnica e sviluppo di indirizzi
di gestione per la convivenza con i predatori”
RELAZIONE TECNICA FINALE PER LA PARTE
APPENNINICA
Valeria Salvatori, Andrea Galluzzi, Fausto Quattrociocchi, Paolo Ciucci
§
Istituto di Ecologia Applicata
e
Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, Università di Roma “La Sapienza”
Febbraio 2012
LIFE 09 NAT/IT/000160 “ARCTOS” “Conservazione dell’orso bruno: azioni coordinate per l’areale alpino e appenninico”
Azione A1 - “Analisi della pratica zootecnica e sviluppo di indirizzi di gestione per la
convivenza con i predatori”
Valeria Salvatori, Andrea Galluzzi, Fausto Quattrociocchi, Paolo Ciucci
Istituto di Ecologia Applicata
e
Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, Università di Roma “La Sapienza”
Hanno inoltre collaborato:
Simone Angelucci,
Antonio Antonucci
Umberto Di Nicola
Leonardo Gentile
Paola Morini
Massimo Pellegrini
Luciano Sammarone
Cinzia Sulli
Ente Parco Nazionale della Majella
Ente Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga
Servizio Veterinario – Ente Parco Nazionale d’Abruzzo
Lazio e Molise
Parco Naturale Regionale Sirente-Velino
Istituto Abruzzese Aree Protette
Corpo Forestale dello Stato - CTA Civitella Alfedena
Servizio Scientifico – Ente Parco Nazionale d’Abruzzo
Lazio e Molise
2
Indice generale
Indice delle Tabelle.................................................................................................................4
Indice delle Figure..................................................................................................................5
ABBREVIAZIONI....................................................................................................................7
Riassunto............................................................................................................................... 8
1. Introduzione..................................................................................................................... 10
2. Area d'indagine................................................................................................................ 13
3. Descrizione dell'approccio d'indagine..............................................................................15
3.1 Normativa vigente..................................................................................................15
3.2 Banche dati del comparto zootecnico................................................................... 17
3.3 Questionari e sopralluoghi in aziende campione.................................................. 21
3.4 Colloqui informali con i dirigenti degli enti parco...................................................23
3.5 Banca dati dei pascoli pubblici con riferimenti geografici......................................24
4. Risultati.............................................................................................................................25
4.1 Normativa ............................................................................................................. 25
4.1.1 Normativa Internazionale e Nazionale.......................................................25
4.1.2 Normativa Regionale................................................................................. 27
4.1.3 Aree Protette.............................................................................................. 28
4.1.4 Normativa Locale....................................................................................... 31
4.2 Censimento del comparto zootecnico................................................................... 37
4.3 Indagine sulle pratiche esercitate dagli allevatori.................................................40
4.4 Colloqui informali con i dirigenti degli enti parco...................................................53
5. Discussione......................................................................................................................55
6. Considerazioni gestionali................................................................................................. 58
BIBLIOGRAFIA CITATA....................................................................................................... 61
Allegato I – Questionario usato per interviste agli allevatori................................................63
Allegato II – Guida per colloquio informale con rappresentanti delle AAPP........................69
Allegato III – Analisi SWOT..................................................................................................71
Allegato IV – Commenti ricevuti dai partner per eventuali sviluppi ed integrazioni future. .75
3
Indice delle Tabelle
Tabella 1 - Criteri utilizzati per l’assegnazione dei punteggi e la ranghizzazione dei
documenti che regolano l'uso dei pascoli pubblici...............................................................17
Tabella 2 - Aspetti rilevanti per la gestione del comparto zootecnico regolati dalle diverse
parti della normativa attualmente vigente. Per ciascun ambito territoriale e di competenza
vengono indicati i riferimenti specifici alla norma e/o agli articoli a cui fare riferimento. Le
celle vuote indicano che non è presente un riferimento specifico all'aspetto corrispondente
nella normativa esaminata................................................................................................... 31
Tabella 3 - Numero di comuni e autorità preposte alla gestione dei pascoli in ciascuna AP
considerata...........................................................................................................................31
Tabella 4 - Numero di regolamenti pascolo o piano di ripartizione di fida pascolo ricevuti
dagli enti competenti nelle tre aree protette considerate aggiornati tre periodi temporali...32
Tabella 5 - Tassa di fida pascolo espressa in euro. Valore medio (e SD) per l'intera area
d'indagine e per le tre aree protette considerate................................................................. 34
Tabella 6 - I punteggi associati a ciascun comune per le condizioni soddisfatte all'interno
dei documenti forniti. I comuni sono ordinati in ordine decrescente e per area protetta
(colore giallo per PNALM, blu per PNRMS, verde per RNMD) Il punteggio massimo
raggiungibile dal regolamento “ideale” è 35 (cfr. sez. 3.1)...................................................36
Tabella 7 - Estensione delle aree di pascolo nelle AAPP considerate e carico totale del
bestiame, incluso il transumante, nell'intera area. Dati estratti da CORINE Land Cover....39
Tabella 8 - Numero di aziende a conta capi >=1 e numero di interviste condotte in ciascun
ambito, espresso in numero assoluto e in % delle aziende presenti sul territorio...............41
Tabella 9 - Percentuali di allevamenti che utilizzano diversi ricoveri notturni al pascolo (P)
ed in alpeggio (A) nelle tre aree protette in cui si è svolta l'indagine..................................51
Tabella 10 - Percentuali di intervistati ricadenti nelle varie categorie occupazionali nel
PNALM e nel PNRMS.......................................................................................................... 53
Tabella 11 - Misure previste nei piani di sviluppo rurale che hanno un impatto potenziale
sulla conservazione dell'orso attraverso la loro attuazione nel comparto zootecnico.........59
4
Indice delle Figure
Figura 1: Mappa dell'area di indagine indicata con il contorno rosso (modificata dal
fascicolo di candidatura LIFE+). In verde sono rappresentate le maggiori aree protette in
cui è presente l'orso bruno marsicano. RNMD: Riserva Naturale Montagne della
Duchessa; PNRSV: Parco Naturale Regionale Sirente-Velino; PNRMS: Parco Naturale
Regionale dei Monti Simbruini; PNALM: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise........14
Figura 2: Numero di capi per mandriano indicati nei regolamenti di fida pascolo dei comuni
che hanno fornito tale informazione.....................................................................................33
Figura 3: Tassa di fida pascolo per ciascun comune che ha fornito i dati, per specie di
bestiame allevato................................................................................................................. 34
Figura 4: Numero di allevamenti nei 4 ambiti suddivisi per specie allevata. Gli ambiti
considerati sono il PNALM+ZPE (1300 kmq), il PNRMS (300kmq), il PNRSV (540 kmq) e
la RNMD (35 kmq)............................................................................................................... 37
Figura 5: Numero di allevamenti transumanti nel PNALM e nella RNMD. I transumanti
interni si spostano tra comuni interni alla stessa area protetta, mentre quelli esterni
provengono da comuni all'area protetta in cui effettuano la transumanza.Non sono stati
rilevati allevamenti transumanti che portano il bestiame nell'area del PNRMS..................38
Figura 6: UBA complessiva per specie nelle 4 aree protette considerate. Dati estratti dalla
BDN e BDE. I dati includono gli allevamenti transumanti....................................................39
Figura 7: Tipo di allevamento riportato dagli intervistati nelle tre AAPP considerate..........41
Figura 8: Le percentuali degli intervistati che hanno dichiarato di utilizzare almeno una
misura di prevenzione nell'area della sede operativa dell'allevamento...............................43
Figura 9: Percentuali di misure utilizzate in modo singolo dagli allevatori intervistati nel
PNALM e nel PNRMS. La categoria “Altro” include muli, recinzioni di contenimento, box
per cavalli, ricoveri con tettoia..............................................................................................43
Figura 10: Percentuali delle diverse combinazioni di misure di protezione del bestiame
utilizzate nelle sedi operative nel PNALM e nel PNRMS.....................................................44
Figura 11: La frequenza di uso delle diverse misure di prevenzione nella sede operativa in
cui si è condotto il sopralluogo nell'area del PNALM e del PNRMS....................................44
Figura 12: Percentuale degli allevamenti che portano il bestiame al pascolo per periodi di
tempo diversi, divisi per specie allevata e per area protetta. .............................................45
Figura 13: Numero di allevamenti che utilizzano terreni a diversi titolo. Il 60% e il 96% dei
5
rispondenti nel PNALM e nel PNRMS, rispettivamente, utilizzano terreni a diverso titolo
contemporaneamente.......................................................................................................... 47
Figura 14: Le percentuali di allevamenti che conducono il bestiame al pascolo con diverse
modalità, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra). Recinto di contenimento:
consente l'ingresso dei predatori al bestiame ma limita i movimenti di quest'ultimo; Recinto
elettrico dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto anti-predatore:
rende inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle misure di
protezione cfr. sez. 3.3......................................................................................................... 48
Figura 15: Le percentuali di allevamenti che conducono il bestiame in alpeggio con diverse
modalità, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra). Recinto di contenimento:
consente l'ingresso dei predatori al bestiame ma limita i movimenti di quest'ultimo; Recinto
elettrico dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto anti-predatore:
rende inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle misure di
protezione cfr. sez. 3.3......................................................................................................... 49
Figura 16: Misure di prevenzione adottate negli allevamenti quando il bestiame è portato al
pascolo, suddivisa per specie allevata, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra).
Deterrenti Passivi: tecniche per disturbare acusticamente o visivamente il predatore;
Recinto elettrico dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto antipredatore: rende inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle
misure di protezione cfr. sez. 3.3......................................................................................... 50
Figura 17: Misure di prevenzione adottate negli allevamenti quando il bestiame è portato in
alpeggio, suddivisa per specie allevata, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra).
Deterrenti Passivi: tecniche per disturbare acusticamente o visivamente il predatore;
Recinto elettrico dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto antipredatore: rende inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle
misure di protezione cfr. sez. 3.3......................................................................................... 51
6
ABBREVIAZIONI
AAPP
Aree Protette
AGEA
Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura
AP
Area Protetta
ARP
Agenzia Regionale Parchi
ASBUC
Amministrazioni Separata dei Beni di Uso Civico
ASL
Azienda Sanitaria Locale
BBCD
Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”
BCAA
Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali
BDE
Banca Dati Equina
BDN
Banca Dati Nazionale
CFS
Corpo Forestale dello Stato
CGO
Criteri di Gestione Obbligatori
GIS
Geographic Information Systems
PAC
Politica Agricola Comunitaria
PATOM
Piano d'Azione per la Tutela dell'Orso Marsicano
PNALM
Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
PNRMS
Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini
PNRSV
Parco Regionale Naturale del Sirente-Velino
PSR
Piani di Sviluppo Rurale
RNMD
Riserva Naturale delle Montagne della Duchessa
RR
Regolamento Regionale
SWOT
Strengths, Weakenesses, Opportunities, Threats
UBA
Unità Bovino Adulto
WWF
World Wide Fund for Nature
ZPE
Zona di Protezione Esterna
7
Riassunto
L'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus, Altobello 1921) è presente in un'area
circoscritta e limitata all'Appennino centrale. Il nucleo centrale della popolazione si trova
stabilmente all'interno del PNALM, ma la presenza di individui erratici è stata rilevata
ripetutamente nelle aree protette (AAPP) circostanti, sia in Abruzzo che in altre Regioni
confinanti. Gli individui utilizzano zone di connessione tra le aree protette che sono di
importanza vitale e la gestione di tali territori è fondamentale per favorire l'espansione di
questa ristretta popolazione.
Considerato che la presenza dell'orso marsicano è particolarmente incentrata sulle AAPP
si è posta particolare attenzione al ruolo delle AAPP nella gestione delle attività
antropiche. Infatti, all'interno delle AAPP sono permesse, con regolamentazione specifiche
a regime normativo prevalente rispetto a quello ordinario, pressoché tutte le attività che si
svolgono al loro esterno, ad eccezione di quella venatoria. Tale approccio non deve però
portare a trascurare la gestione dei territori esterni alle AAPP, poiché essi rappresentano
l'unica possibilità di mantenere una popolazione non frammentata e isolata nei territori
protetti. L'approccio adottato nel presente lavoro tende a focalizzare le attività nelle AAPP
facendo assumere il carattere di attività pilota, che possono estendersi anche alle
amministrazioni esterne alle AAPP stesse.
L'attività zootecnica, riconosciuta come legittima forma di reddito, non solo è permessa
all'interno delle AAPP, ma essa è da promuovere e tutelare (L. 394/91 Art.1 com.3b) come
patrimonio culturale e al fine di preservare la biodiversità caratteristica degli ambienti agrosilvo-pastorali. Tuttavia, benché essa rappresenti una forma di sviluppo economico delle
comunità locali, è necessario che, specialmente all’interno delle AAPP, essa sia
‘compatibile’ (L. 394/91, art.1 com.4) richiedendo quindi una regolamentazione che tenga
conto del mandato delle AAPP stesse e dell'impatto che il comparto zootecnico può avere
sull'ambiente naturale e le specie selvatiche. All'esterno delle AAPP l'attività zootecnica è
da considerarsi alla stregua di altre attività produttive, il cui patrimonio dipende
strettamente dalla gestione della risorsa pascolo, che deve necessariamente essere
considerata a tutti gli effetti una risorsa economica.
Tanto all'interno come all'esterno delle AAPP, l'allevamento estensivo di bestiame deve
necessariamente tenere conto della capacità produttiva delle aree di pascolo, considerate
spesso in modo poco lungimirante come una fonte inesauribile di risorse a disposizione,
senza la necessità di programmare forme di reinvestimento delle risorse stesse ai fini della
sostenibilità e compatibilità con gli altri mandati gestionali. Differentemente, la gestione
integrata delle aree pascolive all'interno delle AAPP non può prescindere dal concetto di
gestione oculata del territorio per usi multipli, e deve comunque privilegiare la
conservazione delle risorse naturali (specie e habitat) in modo privilegiato rispetto alle
aree non protette.
Quanto sopra è vero specialmente per quelle AAPP del centro Appennino che ospitano
ancora esemplari della popolazione relitta di orso bruno marsicano, una specie, tra le altre
cose, che può soffrire in modo particolare degli effetti negativi di una gestione dell’attività
zootecnica poco attenta agli impatti ecosistemici. A tal fine, nell’ambito dell’attività A1 del
progetto Life Arctos, si è condotta un'analisi del comparto zootecnico nelle aree del
PNALM, PNRMS, PNSV e RNMD per consolidare una base conoscitiva di partenza su cui
sviluppare una serie di linee guida per una gestione della zootecnìa più virtuosa e
compatibile con la conservazione dell'orso.
L'indagine, svolta durante il periodo estivo del 2011, ha messo in luce un comparto
zootecnico che è attualmente gestito in modo frazionato e scarsamente in linea con la
8
normativa vigente a livello Europeo e Nazionale, oltre a non rispecchiare il mandato di
compatibilità previsto all’interno AAPP. Emerge il ruolo fondamentale dei Piani di Sviluppo
Rurale (PSR) delle Regioni, che rappresentano un'opportunità di rinnovamento e corretta
gestione del territorio, ma purtroppo scarsamente fruito dai diretti interessati, se non nelle
misure meno innovative e di puro assistenzialismo, che spesso richiedono l'uso di estese
aree di pascolo per potervi accedere. Tali aree vengono cedute in affidamento dagli enti
locali talvolta in assenza di procedure di valutazione e controllo, ma essenzialmente con
l'obiettivo di soddisfare le richieste avanzate dai singoli operatori del settore. I regolamenti
degli enti locali sono spesso non aggiornati e non completamente in linea con quanto
richiesto dai PSR.
Gli allevamenti sono esclusivamente di tipo estensivo condotti in modo brado e semibrado. Del resto, differenze nelle modalità di conduzione al pascolo si evidenziano in
funzione delle specie allevate, mentre gli allevamenti equini e bovini sono lasciati con
maggior frequenza allo stato brado, gli ovi-caprini risultano mediamente più controllati, con
la quasi totalità degli allevamenti che adotta misure di guardianìa efficaci sia nei pascoli
abituali che in alpeggio. Le misure di prevenzione al danno da fauna selvatica risultano in
generale di scarso utilizzo.
Su larga scala, i dati statistici ufficiali (ISTAT) rivelano una tendenza alla diminuzione del
numero di allevamenti, con particolare flessione negativa per gli allevamenti ovi-caprini,
che rappresentano la tipologia di allevamento tradizionalmente tenuta nelle aree
appenniniche centrali. Tra gli altri fattori, tale tendenza è strettamente correlata a due
aspetti in particolare: 1. il costo minore dell'allevamento bovino che non ha bisogno di
costanti elementi di guardianìa; e 2. l'assenza generalizzata di strutture idonee per
l'alpeggio in linea con le esigenze di una moderna zootecnìa.
Emerge inoltre il profilo estremamente basso delle AAPP indagate per quanto concerne la
gestione delle aree di pascolo: le AAPP oggetto dell'indagine infatti non hanno un piano di
gestione dei pascoli e dell'attività zootecnica (che farebbe parte del piano di gestione
dell'AP, ancora in fase di approvazione), non partecipano alle attività di consulta con le
amministrazioni Regionali per la stesura e revisione dei PSR, non possiedono una banca
dati aggiornata sulle aree di pascolo e relativi usufruttuari (se non dietro previa specifica
richiesta alle amministrazioni competenti), e non sono responsabili del controllo della
conformità delle pratiche di conduzione con la normativa vigente. Le AAPP sono però
interamente responsabili dell'indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica al
patrimonio zootecnico, pur avendo un ruolo irrilevante sulla gestione della pratica
zootecnica. Tale paradosso delega alle AAPP un carico economico non indifferente
svincolandole del resto dalla possibilitàdi intervenire efficacemente nella gestione a monte
del problema.
Visto il ruolo chiave che le AAPP giocano nella conservazione della esigua popolazione di
orso marsicano, appare evidente che qualsiasi attività che si svolge nel loro territorio e che
potrebbe potenzialmente avere un impatto sull'orso stesso va necessariamente
regolamentata in maniera stringente e con l'obiettivo di renderla compatibile con la
conservazione dell'orso.
L’insieme dei punti critici che caratterizzano la gestione della zootecnia nelle AAPP emersi
dalla presente indagine sono stati preventivamente discussi e commentati con esperti del
settore, e sono stati inoltre strutturati in forma sintetica all’interno di una matrice che
faciliterà il confronto decisionale in fase di elaborazione ed attuazione delle linee guida,
successivamente da implementare ed eventualmente da portare a regime nell’area di
progetto nei restanti anni del progetto Life ARCTOS.
9
1. Introduzione
L'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus, Altobello 1921), originariamente
presente su tutto l'Appennino centrale (Zunino e Herrero, 1972; Carpaneto e Boitani
2003), attualmente ha una distribuzione stimata circoscritta all'area del Parco Nazionale
d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), con dati di presenza esclusivamente di natura
occasionale in alcune aree dove era originariamente presente (Ciucci e Boitani, 2008). La
popolazione non è stata adeguatamente monitorata negli ultimi decenni perciò è molto
difficile valutare eventuali tendenze (Gervasi et al., 2008; Ciucci e Boitani 2008), ma
l'elevata mortalità registrata negli ultimi anni in seguito alle situazioni di conflittualità con le
attività antropiche (Posillico et al., 2002; Ciucci e Boitani, 2010) molto probabilmente ha un
impatto negativo sulla popolazione (vedi report attività E3 di stima della popolazione nel
2011).
L'area stabilmente occupata dall'orso bruno marsicano è caratterizzata da elevati livelli di
antropizzazione, con un totale di 40 centri abitati con sede comunale solo all'interno del
PNALM e relativa zona esterna (ZPE, ca. 1.200 km2), ed una densità di popolazione di ca.
0,11 abitanti per km quadrato. L'economia è tipicamente rurale, con una fiorente industria
del turismo sviluppatasi negli ultimi quattro decenni.
Tra le attività economiche permesse all'interno delle aree protette italiane (inclusi i parchi
nazionali) la pratica della zootecnia è sicuramente una di quelle che hanno un elevato
impatto potenziale (e reale, cfr. Latini et al., 2005; Ciucci e Boitani, 2010) sulla
conservazione delle specie selvatiche. La pratica zootecnica è radicalmente diffusa
nell'Appennino centrale, ed ha storicamente costituito uno dei principali mezzi di
sussistenza delle popolazioni locali (Piccioni, 2006). La pastorizia rappresenta un
elemento culturale delle aree appenniniche centrali che ha dominato l'uso del territorio fino
all'ultimi decenni, in cui il diminuito rendimento economico dell'attività agricola e lo sviluppo
delle attività industriali e la riconversione ad attività turistiche ha provocato l'inizio di un
processo che vede ad oggi una popolazione agricola di età media avanzata, che prevede
scarse prospettive di sviluppo futuro, poiché la popolazione giovanile è attratta da
occupazioni alternative (Piccioni, 2006), e un generale decremento delle aziende di
piccole dimensioni (ISTAT, 2001, 2011).
Nonostante l'attività zootecnica stia perdendo importanza nell'economia regionale, essa
rappresenta ancora una delle attività economiche più rilevanti a livello locale, ed in alcuni
casi è l'unica fonte di sostentamento familiare. Si registra peraltro una profonda modifica
dell'attività zootecnica con una forte diminuzione del numero di capi e di aziende ad
allevamento ovicaprino, accompagnato da un andamento più o meno costante del numero
di aziende e un leggero decremento del numero di capi per quel che concerne
l'allevamento bovino, e un netto aumento di aziende e di capi equini allevati (ISTAT, 2001,
2011). Tali modifiche del tipo di allevamenti condotti si riflettono nelle pratiche di gestione
del bestiame e nella perdita dell'identità culturale tipica delle zone montuose
dell'appennino centrale.
Nel rispetto delle necessità economiche e delle tradizioni culturali, nonché della normativa
vigente, che permette l'esercizio della pastorizia all'interno delle aree protette, la zootecnìa
è condotta con varie modalità e, all'interno di territori vocati alla conservazione
dell'ambiente naturale (quali le aree protette), deve necessariamente essere sviluppata nel
pieno rispetto delle politiche di gestione tese alla conservazione delle specie e degli
10
habitat (L.N. 394/91, art. 1, com.4).
La conduzione al pascolo di animali domestici, infatti, può avere un impatto diretto sulla
produzione trofica dell'ecosistema, rappresentando un fattore di competizione con selvatici
erbivori. Inoltre, la presenza di bestiame in aree particolarmente critiche per la
sopravvivenza di specie considerate di elevato interesse conservazionistico, come l'orso
bruno marsicano e il camoscio appenninico nel PNALM ed aree adiacenti, può
rappresentare elemento di competizione per le risorse trofiche. Il bestiame domestico,
infine può essere vettore di patologie, può costituire elemento di disturbo nel caso sia
accompagnato da cani da guardianìa e/o da pastori, e può costituire fonte di conflitto, nel
caso di contatti diretti con l'orso (con esiti negativi per il bestiame). Tale interazione può
avere degli effetti devastanti sulla popolazione di orso poiché, sebbene l'amministrazione
del parco sia disposta a rimborsare le perdite subìte dagli allevatori, tale politica di
gestione non ha in passato evitato il verificarsi di eventi di bracconaggio (Latini et al.,
2005).
La problematica della compatibilità delle attività zootecniche con la conservazione
dell'orso, e dei grandi carnivori in generale, è stata oggetto di un'indagine condotta nel
2008-2009 da BBCD, WWF e CFS nell'ambito del PATOM (AAVV, 2009) e con il supporto
della Regione Abruzzo (Ciucci e Boitani, 2010). Lo studio rappresenta una prima
fondamentale base di partenza per l'analisi della pratica zootecnica, poiché mette in luce
fondamentali aspetti che rendono tale esercizio attualmente incompatibile con la
conservazione dell'orso bruno marsicano. Il lavoro prevedeva un'analisi della pratica
zootecnica nel PNALM e ZPE, con analisi preliminare dell'interazione tra la zootecnia e la
conservazione dell'orso e una preliminare valutazione teorica del rischio sanitario, ed una
quantificazione della consistenza degli allevamenti all'interno dell'area indicata. Gli autori
mettono in evidenza una generale tendenza all'aumento degli allevamenti bovini rispetto
agli ovini, che hanno tradizionalmente caratterizzato le aree abruzzesi (Monti, 2010).
Inoltre, nello svolgere lo studio, si sono riportate notevoli difficoltà nel reperimento dei dati
sul carico zootecnico e sulla presenza degli allevatori all'interno dei territori di competenza
delle autorità locali (Galluzzi et al., 2010). In linea generale, il lavoro mette in evidenza una
situazione conflittuale inasprita da una serie di fattori (tra cui la modifica delle tecniche di
allevamento tradizionali) che non riescono ad essere mitigate dalle attuali politiche di
gestione della zootecnìa (spesso messe in atto parzialmente e limitatamente al mero
indennizzo dei danni causati dai predatori). D'altro canto la elevata densità di grandi
carnivori presenti nel PNALM e ZPE determinano elevati tassi di rischio di conflitto che, se
non gestito in modo adeguato ed integrato, risulta in attività di rappresaglia ad elevato
rischio di sopravvivenza per gli esemplari di orso e/o di lupo. Da tale studio è emersa la
necessità di arricchire ed approfondire la raccolta dati, scendendo ad un dettaglio
maggiore a livello locale e diversificando le fonti dei dati, nonché di ampliare l'area di
indagine alle altre aree protette presenti all'interno dell'areale dell'orso bruno marsicano al
fine di descrivere in maniera accurata il sistema attuale di gestione della pratica
zootecnica e la considerazione che tali tecniche hanno della conservazione dell'orso.
Emerge inoltre evidente l'esigenza di dotare gli enti preposti al controllo del rispetto della
normativa vigente di strumenti che consentano l'immediata e dettagliata conoscenza delle
singole attività presenti sul territorio stesso.
Alla luce dei cambiamenti drastici e continui a cui è sottoposta la pratica zootecnica
tradizionale, la presenza e la tutela dei grandi carnivori, e dell'orso marsicano in
particolare, sembra non essere più garantita, e le pratiche di indennizzo danni non
appaiono strumenti sufficienti a mitigare il conflitto tra zootecnìa e presenza ad elevate
11
densità di grandi carnivori. Inoltre, la scarsa gestione dell'esercizio zootecnico può
comportare rischi sanitari ad oggi ampiamente sottovalutati (vedi relazione azione A2). Al
fine di fornire un documento che costituisse la base su cui elaborare le linee guida per una
gestione ottimale della zootecnia compatibilmente con la conservazione dell'orso
marsicano, è opportuno caratterizzare e possibilmente quantificare la (dis)funzionalità
della situazione attuale, descrivere accuratamente il sistema vigente e il rispetto delle
norme previste. Con l'obiettivo di fornire un quadro esaustivo della situazione attuale per
quanto concerne la pratica zootecnica nell'areale di distribuzione dell'orso bruno
marsicano e di contribuire all'ottimizzazione delle pratiche di gestione, l'Istituto di Ecologia
Applicata, con il coordinamento di BBCD, nell'ambito del progetto LIFE ARCTOS, ha
svolto l'analisi dei dati raccolti nel corso dei un' indagine cognitiva con i seguenti obiettivi
intermedi:
1. fornire una panoramica di dettaglio sul quadro normativo che regola la pratica
zootecnica nella porzione appenninica dell'area di svolgimento del progetto LIFE
ARCTOS, a livello nazionale, regionale e locale;
2. compilare una banca dati aggiornata degli allevamenti presenti in tale porzione
dell'area di progetto, distinguendo gli allevamenti per specie e per tipologia
(stanziali e transumanti), e compilandone la consistenza del bestiame;
3. verificare, tramite sopralluoghi sul campo, lo stato di conduzione del bestiame in un
campione equivalente al 10% degli allevamenti presenti nell'area d'indagine,
caratterizzando gli allevamenti in termini di modalità di conduzione e gestione del
bestiame, fornendo una caratterizzazione socio-economica degli stessi, verificando
la congruità delle modalità di pascolo con le normative esaminate al punto 1.
In seguito a potenziale sovrapposizione delle attività previste nell'ambito progetto LIFE
ARCTOS e il progetto LIFE COORNATA (LIFE 09/NAT/IT/183), di cui il Parco Nazionale
della Majella è il beneficiario coordinatore e il PNR Sirente-Velino (PNRSV) è partner, la
CE ha dato indicazioni di non condurre sopralluoghi nelle aziende e nei comuni in cui si
stessero raccogliendo informazioni nell'ambito del COORNATA (com. CE 01/07/2011). Non
avendo a disposizione una lista delle aree in cui il PNRSV stesse svolgendo le attività di
indagine del comparto zootecnico, il capofila di ARCTOS ha quindi inviato comunicazione
al BBCD di procedere all'esclusione di tale territorio dalle attività di raccolta dati sul campo
per quanto concerne la relazione, richiedendo contestualmente al personale del PNRSV di
mettere a disposizione i dati raccolti rilevanti per l'indagine presente; tuttavia, non essendo
pervenuti tali dati alla data della stesura della presente relazione (gennaio 2012), questi
non sono stati in essa contemplati. Il territorio del PNRSV è stato comunque incluso
durante lo svolgimento delle attività di censimento degli allevamenti mediante
consultazione delle banche dati nazionali (cfr. sez. 3.2), in quanto quest’attività esula da
quelle indicate nella comunicazione della CE come potenzialmente in conflitto con il
progetto COORNATA.
La presente relazione riporta i risultati dell'indagine e introduce una valutazione sul rischio
che tali pratiche zootecniche, come attualmente condotte, possano comportare per la
sopravvivenza e la tutela della popolazione relitta di orso bruno marsicano. A
completamento di tale indagine, e come sua naturale sintesi operativa, verranno compilate
linee guida per l'attuazione di pratiche zootecniche che siano compatibili con la
conservazione a lungo termine del plantigrado; a tal fine, in calce alla presente relazione,
viene presentata in forma sintetica una matrice decisionale (matrice SWOT) di supporto
per la futura condivisione e sviluppo delle linee guida.
12
2. Area d'indagine
L'area oggetto dell'indagine comprende le aree protette (AAPP) presenti all'interno
dell'areale dell'orso bruno marsicano: il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
(PNALM), il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (PNRMS), il Parco Naturale
Regionale del Sirente-Velino (PNRSV) e la Riserva Naturale delle Montagne della
Duchessa (RNMD). Le attività di raccolta dati, previste per il periodo maggio-agosto 2011,
sono state pianificate per coprire le quattro aree protette. In seguito a comunicazione
ricevuta dalla Commissione Europea (CE) in merito ad una potenziale sovrapposizione
delle attività di raccolta dati con attività incluse nell'ambito del progetto LIFE Coornata,
l'area del PNRSV è stata esclusa. Benché a nostro avviso le informazioni raccolte dai due
progetti fossero sostanzialmente differenti, la tempistica dello svolgimento dell'attività e del
rapporto di comunicazione con la CE non ha permesso l'identificazione di una soluzione
alternativa: non esiste altra area protetta all'interno dell'areale dell'orso bruno che non sia
già stata coperta dalle attività di raccolta dati; la tempistica per lo svolgimento dell'azione
era già stata programmata, inclusa la durata dei contratti per i collaboratori che sarebbero
stati incaricati di raccogliere i dati. Si è comunque richiesto ufficialmente alla Regione
Abruzzo e all'Ente PNRSV di fornire i dati raccolti nell'ambito del progetto Coornata per
eventualmente includerli nell'analisi. Ad oggi tali dati non sono pervenuti. Le analisi sono
perciò state condotte includendo il PNRSV ove i dati necessari fossero reperibili senza
necessità di sopralluogo (cioè per la banca dati zootecnica).
Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise – Istituito nel 1923, ha attualmente
un'estensione di circa 510 kmq. Attigua al perimetro dell'area protetta è una zona di
protezione esterna (ZPE) di ca. 800 kmq, a regime regolamentato per quel che concerne
l'attività venatoria. All'interno dell'area la presenza dell'orso è sempre stata rilevata (Zunino
e Herrero, 1972; Febbo e Pellegrini, 1990; Ciucci e Boitani, 2008), e rappresenta l'ultimo
nucleo di una popolazione relitta geneticamente isolata da altre popolazioni di orso bruno
in Europa (Randi et al., 1994). La superficie del parco comprende 3 amministrazioni
provinciali e tre regioni.
Il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini – Istituito nel 1983, ha un'estensione di
ca. 300 kmq. Si estende a nord est di Roma, interamente nella regione Lazio, e a nordovest del PNALM. Nell'area la presenza dell'orso è considerata marginale, sebbene sia
stata costantemente riportata negli ultimi decenni (Boscagli et al., 1995; ARP, 2008).
L'area è caratterizzata da valori di densità, frequenza e continuità temporale di presenza
mediamente inferiori a quelli registrati nell'areale di presenza stabile (ARP, 2008). Dal
2008 al 2011 nell'area del PNRMS è stata rilevata la presenza di orso in almeno 10
occasioni (I. Pizzol, ARP, com. pers.). La superficie del parco comprende 2
amministrazioni provinciali.
Il Parco Naturale Regionale del Sirente-Velino – Istituito nel 1989, ha un'estensione di ca.
540 kmq. A nord del PNALM, è compreso nel territorio della Regione Abruzzo. Nell’area
del Parco Sirente-Velino è stata stimata una presenza stabile di circa 3-5 individui pari a
circa il 5-10% della popolazione presente nell’intero areale di distribuzione. Il
comprensorio del PNRSV costituisce non solo un'area di transito e di alimentazione per
individui provenienti dal PNALM, ma sono stati riportati eventi di riproduzione che portano
a considerare l'area come importante sito di rifugio, letargo e riproduzione (Ente Parco
13
Regionale Sirente Velino, 2007).
La Riserva Naturale Regionale delle Montagne della Duchessa – Istituita nel 1990, ha
un'estensione di ca. 35 kmq. interamente nel territorio del Comune di Borgorose, in
Provincia di Rieti. Il confine orientale dell'area protetta coincide con quello regionale e
sovrapponendosi a quello del PNRSV. Dal 2008 al 2011 è stata rilevata la presenza di
orso in almeno 14 occasioni (I. Pizzol, ARP, com. pers.).
Figura 1: Mappa dell'area di indagine indicata con il
contorno rosso (modificata dal fascicolo di candidatura
LIFE+). In verde sono rappresentate le maggiori aree
protette in cui è presente l'orso bruno marsicano.
RNMD: Riserva Naturale Montagne della Duchessa;
PNRSV: Parco Naturale Regionale Sirente-Velino;
PNRMS: Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini;
PNALM: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
Le aree protette sopra descritte sono tutte incluse nell'areale attuale e potenziale dell'orso
bruno marsicano (Falcucci et al., 2009) e rappresentano l'area in cui si svolgono le attività
nell'ambito del progetto LIFE ARCTOS.
La pratica zootecnica nelle aree protette è permessa, e regolata dalla stessa normativa
vigente all'esterno delle stesse, che sarà illustrata nella sezione 4.1. E' interessante
sottolineare che l'esercizio della pratica pastorizia ha radici estremamente profonde
nell'Appennino centrale, poiché essa rappresentava la principale fonte di sostentamento
nel secolo IX, mentre è divenuta economicamente meno redditizia nel corso del XX secolo
(Piccioni, 2006; Picchi e Ravaglia, 2006). Benché la popolazione agricola sia diminuita
nell'ultima metà del secolo scorso, la zootecnìa rappresenta comunque una delle attività
economiche dell'area che merita un'analisi particolare in relazione alla potenziale
interazione con le attività di conservazione dell'orso (Piccioni, 2006; ISTAT, 2001; 2011).
14
3. Descrizione dell'approccio d'indagine
L'indagine si è svolta raccogliendo informazioni di diversa natura e rispondendo alle
esigenze poste dagli obiettivi dell'azione stessa. In particolare si sono raccolti e
successivamente analizzati dati sui seguenti aspetti:
1. Normativa vigente;
2. Censimento allevamenti presenti nell'area di indagine;
3. Sopralluoghi in aziende campione e verifica della congruità delle modalità di
conduzione del bestiame con la normativa vigente.
Nelle seguenti sezioni per ciascuna attività o aspetto trattato vengono specificate le
modalità di raccolta dati, le informazioni recuperate e i criteri di quantificazione ed analisi
utilizzati ai fini della presente indagine.
3.1 Normativa vigente
Sono state recuperate e catalogate le principali normative direttamente o indirettamente
legate all’esercizio zootecnico, in particolare questo a due livelli di risoluzione spaziale: 1)
su ampia scala (Europea, Nazionale e Regionale), attraverso la consultazione dei siti web
delle fonti giuridiche ufficiali e delle associazioni di categoria; 2) su scala locale, mediante
visita presso gli uffici dei comuni nell'area d'indagine (PNRVS escluso). L'attività pascoliva
nelle aree di proprietà pubblica infatti sono soggette ad uso civico, ed i comuni sono
delegati alla gestione di tali aree pubbliche mediante apposito regolamento. I regolamenti
comunali di fida pascolo sono stati raccolti mediante visita agli uffici comunali. Vale la pena
riportare le difficoltà incontrate nella raccolta di tale documentazione, sebbene essa sia di
carattere pubblico. Ottenere copia cartacea o elettronica dei regolamenti di fida pascolo ha
richiesto numerose visite e contatti presso le amministrazioni che nella maggior parte dei
casi non hanno mostrato efficienza e solerzia nel fornire la documentazione richiesta.
Al fine di condurre un'analisi che mettesse in evidenza gli aspetti dell'attività zootecnica
potenzialmente in conflitto con la conservazione dell'orso, sono stati presi in
considerazione alcuni degli aspetti inclusi nei regolamenti pascolo, rilevanti allo scopo di
questa indagine. In particolare si è proceduto a confrontare la presenza o meno di
predisposizioni che contemplassero:
- un organo di applicazione e controllo preposto, al fine di valutare la possibilità di
garantire un meccanismo oggettivo e che possa permettere agli enti gestori delle
AAPP di avere un ruolo nella selezione delle domande di fida pascolo;
- presenza di elementi di custodia e/o guardianìa (pastori, cani, strutture di
protezione), al fine di valutare la possibilità di istituire obbligatoriamente delle
misure che contribuiscano alla prevenzione del danno;
- la rotazione dei pascoli, al fine di evitare il sovrappascolo che impoverisce la
produttività pascoliva e assicurare l'intervento di guardiani e mandriani nella fase di
rotazione;
- l'ammissione di residenti fuori dal territorio comunale, al fine di valutare la presenza
di individui tradizionalmente legati al territorio e la possibilità di disincentivare
l'accesso ad allevamenti che non conoscono il territorio e hanno scarsa coscienza
della presenza di predatori;
- le indicazioni sull'UBA ammessa, al fine di valutare il rispetto della normativa
comunitaria, e di valutare la possibilità di controllo;
- il prezzo della fida, al fine di valutare la possibilità di utilizzare le risorse per la
gestione del pascolo stesso.
15
Infine si è posta anche l'attenzione sulla data della documentazione fornita, al fine di
valutare la necessità di aggiornamenti.
Tali elementi sono considerati come minimi per assicurare una gestione dei pascoli che
permetta l'integrazione di attività tese alla conservazione dell'orso. Infatti, la presenza
dell'orso è particolarmente incentrata nei territori delle AAPP (Falcucci et al., 2009) e non è
sicuramente auspicabile che i singoli comuni afferenti alla stessa AP abbiano regolamenti
con differenze significative o non aggiornati allo stesso arco di intervallo temporale non
maggiore di 5 anni, o comunque non nell'arco di tempo coperto dal più recente piano di
sviluppo rurale (PSR). Le AAPP inoltre dovrebbero avere un ruolo nella gestione dei
pascoli, che potrebbe essere almeno consultivo, a valle di una lista preliminare di pascoli
affidati agli affidatari che ne hanno inoltrato richiesta, considerando il lavoro di
monitoraggio della presenza e consistenza della popolazione di orso.
Considerato un insieme di criteri che sono particolarmente rilevanti per la conservazione
dell'orso e che garantiscono il rispetto della normativa vigente a livello Europeo, Nazionale
e Regionale, si è proceduto a stabilire delle condizioni che fossero coerenti con la
conservazione dell'orso e che, se tutte soddisfatte, costituissero un “regolamento ideale”.
Nell'ottica di valutare la difformità dei regolamenti di fida pascolo attualmente disponibili
con il regolamento ideale, si è stabilita una ranghizzazione, associando dei punteggi ai
diversi regolamenti stabilendo a priori una serie di condizioni coerenti con una pratica della
zootecnìa compatibile con la presenza e la conservazione dell'orso.
Facendo riferimento ad un ipotetico regolamento ideale, si sono stabiliti i seguenti criteri:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
piano comunale di gestione dei pascoli (previsto dalla normativa regionale);
carico (previsto dalla normativa regionale e comunitaria);
rotazione dei pascoli (previsto nell'ambito del piano di gestione dei pascoli);
custodia, protezione e/o guardianìa (previsto dalla normativa comunitaria e
comunque necessario per minimizzare la probabilità di conflitti che scaturiscono dai
danni inflitti alla zootecnia dai carnivori);
accesso ai non residenti (al fine di incentivare l'uso locale a persone che conoscono
il territorio e hanno culturalmente un elevato rispetto del patrimonio naturale locale);
presenza di organo di controllo che valuti le domande e garantisca l'applicazione
del regolamento (al fine di facilitare l'integrazione dei diversi aspetti della normativa
vigente);
aggiornamento (al fine di produrre regolamenti coerenti con la normativa regionale,
in particolare con i PSR);
tassa di fida (al fine di assicurare i mezzi finanziari per una corretta gestione dei
pascoli).
Per ciascuno di questi criteri si è stabilito un punteggio massimo a seconda delle possibili
condizioni in cui essi fossero inclusi nei diversi regolamenti. L'intervallo dei valori associati
a ciascun criterio segue una logica generale che prevede un punteggio (Tabella 1):
- di valore 0 nel caso il criterio non venga contemplato;
- di valore minimo nel caso il criterio sia contemplato ma nelle modalità meno coerenti
con la conservazione dell'orso;
- valore massimo nel caso il criterio sia contemplato nelle modalità più coerenti con la
conservazione dell'orso e che più si avvicina al regolamento ideale.
Il regolamento ideale è rappresentato da un punteggio di 35.
16
Ciascuno dei regolamenti esaminati è stato associato ad un punteggio in base al rispetto
dei criteri sopraelencati, nelle modalità riportate in Tabella 1.
Criterio
Modalità di attuazione e punteggio associato
Piano gestione Aggiornato e
pascoli
completo = 6
Fa riferimento a
Generale = 2 Inesistente =
normativa vigente
0
=4
Indicazione
carico
Dettagliato per
singola particella e
aggiornato = 6
Fa riferimento a
Generale = 2 Inesistente =
normativa vigente
0
=4
Rotazione
pascoli
Dettagliato per
singola particella e
aggiornato = 6
Fa riferimento a
Generale = 2 Inesistente =
normativa vigente
0
=4
Guardianìa e
protezione
Indica numero
capi/guardiano e
capi/cane e/o indica
tipologia di recinzioni
=5
Indica numero
capi/guardiano o
tipo di recinzione
=3
Condizionalità
di accesso e
tassa
Indica tassa e
condizionalità = 4
Indica tassa o
Indica sì/no = Niente = 0
condizionalità = 2 1
Organo di
controllo
Commissione che
Commissione
include corpo
include corpo di
sorveglianza e AAPP sorveglianza = 2
=3
Generale = 1 Niente = 0
Sindaco = 1
Niente = 0
Aggiornamento Posteriore al 2007 =
3
Tra il 2000 e il
2007 = 2
Tra il 1970 e il Anteriore al
1999 = 1
1970 = 0
Tassa di fida
Presente e
obsoleta = 1
Non presente
=0
Presente ed
adeguata al costo
della vita attuale = 2
Tabella 1 - Criteri utilizzati per l’assegnazione dei punteggi e la ranghizzazione dei documenti che
regolano l'uso dei pascoli pubblici.
3.2 Banche dati del comparto zootecnico
L’allestimento di Banche dati sul comparto zootecnico, ha lo scopo sia di facilitare una
valutazione più accurata delle implicazioni della presenza dei predatori selvatici, sia di
inquadrare oggettivamente il contesto sociale ed economico all’interno del quale vanno
trovate soluzioni gestionali e di mitigazione innovative per la conservazione dell’orso. Al
fine di una corretta gestione è necessario innanzitutto conoscere la consistenza e la
tipologia degli allevamenti, nonché gli aspetti economici e gestionali che caratterizzano il
comparto; ciò, ai fini della conservazione dell’orso, è necessario per meglio individuare
punti di forza e di criticità del sistema gestionale attuale.
17
In questa prospettiva nell’ambito del azione A1 del progetto LIFE ARCTOS sono state
prodotte: 1) una banca dati delle aziende-allevamenti stanziali; 2) una banca dati delle
aziende-allevamenti transumanti.
Nel presente lavoro abbiamo utilizzato le seguenti definizioni:
− Aziende, in linea con quanto stabilito in materia d’anagrafe zootecnica, si intende
per azienda qualsiasi stabilimento, costruzione e, nel caso di una fattoria
all'aperto, qualsiasi luogo in cui sono tenuti, allevati o governati animali. Ciascun
azienda è identificata in modo univoco da un codice d’azienda.
− Allevamento: individuo o gruppo d’individui della stessa specie domestica (bovini,
equini, ovini, caprini e suini) allevato in un azienda;
− Stanziale: sono stati considerati stanziali quelle azienda (e i relativi allevamenti) la
cui sede operativa ricade nel comune in cui viene esercitata l’attività zootecnica;
− Transumante: sono stati considerati transumanti quegli allevamenti che
trasferiscono stagionalmente i capi di bestiame dal comune in cui ricade la sede
operativa ad un altro comune.
3.2.1. Banca dati del comparto zootecnico stanziale.
Le informazioni relative alle aziende allevamenti-stanziali sono state estratte dall’archivio
digitale della BDN, considerando tutti gli allevamenti di bovini, equini, ovini, caprini e suini
aperti alla data di maggio 2011. La scelta di utilizzare la BDN come unica fonte per
reperire informazioni sulle aziende stanziali è stata motivata dalle indicazioni emerse in un
precedente studio condotto a livello del PNALM (Galluzzi et al., 2010). Ai fini della
presente relazione ci si limiterà a ricordare che le informazioni contenute nella BDN
possono riportare errori dipendenti da fattori difficilmente valutabili, quali:
- eventuali discrepanze tra il numero di capi dichiarato ed effettivo, se non sottoposto a
controllo sistematico dai servizi veterinari;
- errore umano di inserimento dati;
- effettiva efficienza dei controlli e registrazione di eventuali illeciti riscontrati.
Nell’acquisizione dei dati abbiamo considerato tutti i comuni ricadenti del tutto o in parte
nelle 4 aree protette interessate dal progetto (PNALM e ZPE, PNVS, PNRMS, RNMD),
cosi come desunti da analisi cartografica su base GIS.
La banca dati zootecnia è stata quindi strutturata in forma di fogli elettronici (file Microsoft
Excel), uno per categoria domestica allevate (bovini, equini, ovi-caprini, suini), dove ad
ogni elemento riga corrisponde un allevamento, con le aziende che allevano più di una
specie riportate in più righe1. Nelle seguenti sezioni vengono riportati i principali campi
contemplati in banca dati, con informazioni validate 2 in BDN, e quindi considerate
complete dagli operatori dell’IZS:
a) Denominazione Asl, dipartimento ASL del Distretto in questione (vedi sotto);
1 Le stesse aziende sono riconoscibili attraverso il campo “codice azienda”.
2 procedimento operativo al termine del quale il dato è accettato e registrato nella Banca dati nazionale.
18
b) Distretto, distretto del Servizio Veterinario ASL territorialmente competente per (a) la
profilassi sanitaria dei capi di bestiame dell’allevamento, e (b) l’assegnazione del
codice d’azienda all’allevatore;
c) Comune, Comune entro i cui confini amministrativi è ubicata l’azienda;
d) Codice d’azienda, codice identificativo dell’azienda, così come assegnato dai
Servizi Veterinari ASL;
e) Denominazione dell’allevamento, nome e cognome della persona fisica o giuridica
con cui viene denominato l’allevamento;
f) Detentore, persona fisica o giuridica responsabile degli animali detenuti in
allevamento;
g) Proprietario, persona fisica o giuridica responsabile degli animali detenuti in
allevamento;
h) Delegato, servizio veterinario territorialmente competente, od organismo 3
individuato dal detentore, per l'adempimento della registrazione delle informazioni in
BDN. Se il detentore provvede direttamente all’adempimento può non risultare
specificato;
i) Data d’inizio attività, Data di avvio dell’esercizio zootecnico di cui all’allevamento in
questione
j) Indirizzo azienda, Indirizzo o località in cui è ubicata l’azienda;
k) Orientamento produttivo, Finalità produttive dell’allevamento (ad es.: latte, carne,
riproduzione, maneggio);
l) Totale capi, la consistenza dei capi in allevamento secondo quanto previsto dalle
normative comunitarie e nazionali in materia di anagrafe zootecnica. Dal momento
che la consistenza numerica degli equini non è riportata in BDN il campo, nel caso
dei cavalli è da considerarsi non compilato.
3.2.2. Banca dati delle aziende-allevamenti transumanti.
Tra i mesi di giugno e luglio del 2011, al fine di acquisire informazioni sulle
movimentazione dei capi in entrata o all’interno delle aree protette considerate nell’ambito
dell’azione A1, sono stati richiesti presso i comuni i mod. 6 e 7 (Galluzzi et al. 2010).Tali
documenti accompagnano per legge (DPR 320) la movimentazione del bestiame (modello
6), certificandone al contempo l’indennità sanitaria (modello 7).
Dal momento che la tempistica delle attività ha permesso il reperimento dei mod. 6 e 7
solo fino al mese di luglio, è però impossibile escludere che ulteriori richieste siano
pervenute ai comuni interessati prima della fine della stagione di pascolo estiva.
Dalla documentazione cartacea le informazioni sono state inserite in un foglio elettronico
(file Microsoft Excel). Anche la banca dati degli allevamenti transumanti è stata strutturata
in modo tale che ad ogni elemento riga corrisponde un allevamento. Per ciascun
allevamento sono stati riportati i seguenti campi d’informazione:
a) Data di riferimento, mese/anno in cui sono state recuperate le informazioni;
b) Ambito, area protetta in cui ricade il comune presso il quale sono state recuperate
le informazioni;
c) Codice: codice d’azienda cosi come riportato nei mod. 6 e 7;
d) Fonte, tipo di certificato dal quale è stata desunto l’informazione (mod. 6, mod. 7, o
entrambi);
3 di cui all'art. 4 del D.L. 188 del 15 giugno 2000, e dei veterinari riconosciuti ai sensi dell'art. 1, lettera s), del
D.L. 196 del 22 maggio 1999, nonché dell'Associazione Italiana Allevatori e delle associazioni ad essa
aderenti.
19
e) Azienda, nome e cognome dell’allevatore proprietario dell’azienda-allevamento;
f) Asl, dipartimento Asl territorialmente competente che ha rilasciato il certificato
originario;
g) Distretto Asl, distretto della Asl territorialmente competente che ha rilasciato il
certificato originario;
h) Regione di provenienza, Regione in cui ricade la sede operativa dell’allevamento;
i) Provincia di provenienza, Provincia in cui ricade la sede operativa dell’allevamento;
j) Comune di provenienza, Comune in cui ricade la sede operativa dell’allevamento;
k) Movimentazione, se interna l’azienda trasferisce i capi tra due comuni entrambi
ricadenti nello stesso ambito (area protetta) se esterna l’azienda trasferisce i capi
da un comune esterno all’area protetta ad uno interno;
l) Indirizzo azienda, se riportato viene indicato viene specificato l’indirizzo della sede
operativa dell’azienda;
m) Regione di destinazione: Regione nella quale viene trasferito in entrata il bestiame;
n) Provincia di destinazione, Provincia nella quale viene trasferito in entrata il
bestiame;
o) Comune di destinazione, Comune nel quale vengono trasferito in entrata il
bestiame. Il comune è quello in cui sono stati acquisiti i mod. 6 e 7;
p) Specie: specie allevata alla quale si riferiscono le informazioni;
q) Capi al pascolo, numero di capi movimentati.
In chiave gestionale è opportuno ricordare che, essendo la transumanza un fenomeno
stagionale, tali informazioni dovrebbero essere aggiornate di anno in anno.
A partire dalla banche dati sono state prodotte, ai fini dell’azione A1, delle statistiche di
sintesi per ambito comunale ed amministrativo rispetto: a) al numero e alla densità di
aziende-allevamenti presenti sul territorio; b) alla consistenza numerica e alla densità dei
capi di bestiame.
A tal fine, dal momento che la risoluzione dei dati d’origine è su base comunale, per
ciascun comune abbiamo calcolato in ambiente GIS (ArcGIS, v. 9.2) la superficie ricadente
in ciascun ambito gestionale (es. area protetta), o al di fuori dell’area di studio, utilizzando
le coperture geografiche fornite dal Ministero dell'Ambiente, e della tutela del Territorio e
del Mare all'Università di Roma. Nel caso di territori comunali inclusi totalmente all’interno
dell’area di studio o ricadenti in un unico ambito amministrativo l’attribuzione di aziende
(allevamenti e capi) al rispettivo livello di risoluzione spaziale di sintesi è stato ovviamente
immediato; d’altra parte, per i comuni ricadenti in più di un ambito (ad esempio, attraverso
il confine di un’area protetta) l’assegnazione è stata effettuata: (a) sulla base delle
coordinate geografiche della sede operativa delle aziende, laddove è stato possibile
risalire a tale informazione; oppure (b) assegnando le aziende proporzionalmente alla
porzione di superficie comunale all’interno di ciascun ambito amministrativo, assumendo
che le aziende (allevamenti e capi) fossero distribuite omogeneamente sul territorio.
Tuttavia, per ridurre al minimo la variabilità del metodo di assegnazione, consultando
direttamente la BDN e avvalendosi della collaborazione sia del CFS-CTA che del
personale di alcuni enti gestori locali (Ente parco dei Simbruini, Riserva della duchessa), si
è cercato di reperire il maggior numero possibile di informazioni sulla localizzazione delle
sedi operativa (coordinate geografiche o assegnazione su indicazione). Attraverso questo
sforzo, l’allocazione proporzionale è stata effettuata solo per 178 allevamenti per i quali
non è stato impossibile ottenere indicazioni sull'ubicazione della sede operativa.
Dal momento che alla data del nostro censimento l’anagrafe degli equini è risultata attivata
in modalità provvisoria (Cir. n. 1 del 14.5.2007) al fine di ottenere comunque informazioni
20
di minima sulla consistenza degli allevamenti di equini, per gli allevamenti di cavalli
ricadenti con la sede operativa all’interno delle aree protette considerate, si è proceduto
alla consultazione della Banca Dati Equina (BDE). La BDE, gestita dall'Unione Nazionale
Incremento Razze Equine (UNIRE), che rappresenta l'unica fonte ufficiale disponibile circa
la consistenza numerica dei capi (anche se limitata ai cavalli di razza, poiché non include i
meticci). I dati estratti dalla BDE sono stati acquisiti e forniti dal Servizio Veterinario del
PNALM, detentore di password necessaria per accedervi. Al fine di stimare la densità di
aziende presenti sul territorio si è considerata l'estensione delle aree protette come
estrapolata dai dati geografici forniti dal MATTM. Utilizzando il CORINE land cover livello 3
e 4 sono state considerate le seguenti classi:
Codice LIV 3 Descrizione
codice LIV 4 descrizione
3.2.1
Aree a pascolo naturale e praterie
3.2.1.1
Praterie continue
3.2.1.2
Praterie discontinue
L'estensione cumulativa delle classi considerate è stata utilizzata per stimare la densità di
UBA minima presente sui territori pascolivi dell'area d'indagine. Va comunque precisato
che tale stima è puramente indicativa poiché i dati del CORINE land cover sono stati
prodotti con immagini satellitari del 1998 (ISPRA) e che comunque non includono molte
aree agricole riconvertite a pascoli. Si ritiene che lo stesso calcolo debba esser fatto in
futuro utilizzando una carta dei pascoli aggiornata e digitalizzata ad un livello di risoluzione
spaziale maggiore rispetto a quello offerte dalle immagini Landsat (ca. 25 mt).
3.3 Questionari e sopralluoghi in aziende campione
Ai fini dei sopralluoghi di campo è stato considerato un campione casuale di aziende,
estratto tra quelle con un numero di capi > 1. I dati raccolti durante i sopralluoghi sono di
natura qualitativa, con l'obiettivo di raccogliere informazioni sulle sedi operative (spesso
non coincidenti con le sedi legali delle aziende, come riportato nelle banche dati ufficiali),
la conduzione della pratica zootecnica e il rispetto dei requisiti richiesti per legge agli
allevatori. I sopralluoghi, associati a questionari, sono stati condotti da due operatori nel
periodo giugno – settembre 2011.
I sopralluoghi sono stati condotti al fine di disporre di elementi di verifica e controllo sulle
variabili zootecniche riconducibili a categorie oggettive, per tale motivo gli operatori hanno
utilizzato procedure di raccolta dati standardizzate.
Le informazioni desunte attraverso i sopralluoghi sono state rilevate nei diversi ambiti
gestionali dell’allevamento ed in particolare: (i) nella sede operativa e nei terreni di pascolo
ad essa limitrofi, per tutti gli allevamenti campionati e (ii) nella sede d’alpeggio e nella zona
d’alpeggio, nel caso degli allevamenti monticanti e transumanti.
Dove per ambiti gestionali dell’allevamento s’intende:
1) la sede operativa, ovvero il luogo di detenzione ufficiale dei capi di bestiame così come
desunto dalla Banca Dati Nazionale;
2) i terreni di pascolo limitrofi alla sede operativa, utilizzati stabilmente dagli allevatori
stanziali e stagionalmente dagli allevatori monticanti e transumanti;
3) la sede d’alpeggio, ovvero per gli allevamenti monticanti e transumanti, il luogo di
detenzione e ricovero del bestiame durante la stagione d’alpeggio;
4) zona d’alpeggio, ossia i terreni di pascolo utilizzati dai monticanti e transumanti nel
periodo d’alpeggio.
21
Direttamente sul campo sono state rilevate in primo luogo le coordinate geografiche della
sede operativa e, laddove presente, della sede d’alpeggio. Nel caso degli allevamenti
monticanti e transumanti con bestiame al pascolo in condizioni brade nella zona
d’alpeggio, in assenza quindi di una sede d’alpeggio, la georeferenziazione della zona
d’alpeggio è stata rimandata infatti ad una successiva valutazione in ambiente GIS che
tenesse conto della dislocazione spaziale delle località di pascolo (centro approssimativo).
Sempre a livello della sede operativa e della sede d’alpeggio sono state rilevate le
strutture e i sistemi di prevenzione presenti facendo riferimento alle seguenti voci
contemplate nella scheda di raccolta dati (Allegato 1): nessuno, deterrenti passivi,
recinzioni metallica, recinzioni elettrificata, cani da guardianìa, altro.
Al fine di avere indicazioni sulla maggiore o minore idoneità delle recinzioni utilizzate in
ciascun allevamento nel prevenire i danni al bestiame, gli operatori hanno espresso una
valutazione di quelle osservate riconducendole a 4 categorie:
1. recinzioni metalliche anti-predatore o elettrificate dissuasive.
2. recinzioni metalliche anti-predatore o elettrificate con carenze strutturali
3. recinzioni elettriche o meccaniche con di contenimento
4. recinzioni elettriche o meccaniche che consentono la dispersione dei capi
In particolare dal momento che le categorie utilizzate/o l’idoneità delle recinzioni può
essere in parte considerata in modo soggettivo, vengono specificati nella seguente
sezione i criteri interpretativi utilizzati ai fini del presente lavoro.
a) Recinzioni anti-predatore, sono stati considerati recinti anti-predatore quei
recinti meccanici di altezza superiori a 2 mt costituiti da:
- rete elettrosaldata con maglie ≤ 10x10 cm inaccessibili alla base
(interrate ad un profondità di almeno 30 cm, con cordolo di cemento o
poste su sub-strato roccioso);
- palizzate di legno;
- muri in cemento armato con fondamenta.
b) Recinzioni elettriche dissuasive, sono state considerate recinzioni elettriche
dissuasive quelle recinzione percorse da fili elettrificati (almeno 5), alimentati
da un generatore di corrente funzionate, di altezza minima pari a 120 cm ed
altezza da terra del primo filo minore o uguale a 20 cm.
c) Recinzioni di contenimento, sono state considerate recinzioni di
contenimento quelle recinzioni accessibili dai predatori ma in grado di
limitare la movimentazione del bestiame. Le recinzioni di contenimento sono
state ulteriormente distinte in recinzioni di contenimento meccanico od
elettrico in funzione del loro principio di funzionamento. Le recinzioni antipredatore ed elettriche dissuasive con carenze strutturali rispetto a quanto
sopra definito sono state catalogate tra le recinzioni di contenimento
Infine, durante i sopralluoghi sono state compiute osservazioni sul bestiame al fine di
rilevare la modalità di conduzione al pascolo. Le osservazioni sono state effettuate
unicamente nei casi in cui sia stato possibile attribuire con certezza i capi di bestiame
all’allevamento visitato (capi in presenza del proprietario/dipendente aziendale o condotti
in terreni di pascolo recintati) e non sono state pertanto effettuate nei casi in cui il
bestiame risultasse allo stato brado.
22
Le domande poste agli allevatori riguardano diversi aspetti sulla conduzione del bestiame,
l'eventuale adozione di misure di prevenzione al danno da predatori e la stagionalità di
pascolo. In un'ottica di conduzione dell'attività zootecnica compatibile con la presenza
dell'orso, si è posta l'attenzione su criteri di gestione del bestiame che si ritiene possano
avere un impatto sulle attività di conservazione del plantigrado. Si ritiene, infatti, che la
presenza del bestiame allo stato brado piuttosto che accompagnato da guardiani e
controllato periodicamente, aumenti la possibilità di disturbo in aree critiche per l'orso,
competendo per le risorse trofiche, ed aumenti la probabilità di subìre danni da parte
dell'orso.
Si è posta una serie di domande sulla presenza di misure di protezione del bestiame nella
sede operativa, al pascolo e in alpeggio; e la eventuale presenza di un ricovero notturno.
Tra le misure di protezione contemplate nel questionario sono:
1. recinto di contenimento: è un recinto che consente l’accesso dei predatori al
bestiame ma limita i movimenti di quest’ultimo;
2. recinto anti predatore: è un recinto che rende inaccessibile il bestiame ai predatori;
3. deterrenti passivi: le possibili tecniche utilizzate dall’allevatore per disturbare
acusticamente o visivamente il predatore (come buste, bottiglie di plastica o di vetro
applicate al recinto). Ovviamente anche sirene, allarmi o nastri;
4. recinto elettrico dissuasivo: al pari del recinto anti-predatore, è un recinto tale da
rendere inaccessibile il bestiame al predatore (la differenza sta nella sua natura
elettrica invece che meccanica). Diversamente, il recinto elettrico di contenimento
limita i movimenti del bestiame ma non impedisce l’ingresso dei predatori (analogo
elettrico del recinto di contenimento).
Si è rilevata inoltre una serie di informazioni socio-economiche tese a valutare se l'attività
zootecnica rappresentasse l'unica fonte di reddito dell'allevatore in questione. Queste
ultime informazioni sono parse rilevanti nell'ottica di conservazione dell'orso, poiché in
linea generale le AAPP sono responsabili della gestione dei rimborsi per i danni al
bestiame domestico causati dall'orso, e nella maggior parte dei casi non posseggono altro
strumento che un regolamento per l'indennizzo dei danni. Si è perciò ritenuto importante
valutare se il danno causato dal predatore fosse di rilevanza significativa nell'economia
dell'allevatore. Un allevatore che utilizza il bestiame domestico come unica fonte di
sostentamento è sicuramente più vulnerabile, in termini di danno subìto dal predatore,
rispetto ad uno che ha altre fonti economiche. Tale valutazione potrebbe essere presa in
considerazione nell'ottica di una revisione del regolamento di indennizzo. Inoltre, un
allevatore che ha altre fonti di sostentamento oltre a quella della pratica zootecnica, non è
di solito presente con il bestiame, con il rischio che utilizzi forme di guardianìa inadeguate.
Gli aspetti fondamentali analizzati per la presente indagine sono relativi alle tecniche di
gestione del bestiame. Le domande poste agli allevatori avevano l'obiettivo di riportare
un'immagine della situazione attuale delle tecniche utilizzate per ciascuna tipologia di
allevamento. Si è condotta l'analisi solamente sul gruppo di risposte relative alle tecniche
di gestione, al fine di poter formulare delle proposte gestionali nelle linee guida previste.
Una copia del questionario utilizzato è fornito in Allegato 1.
3.4 Colloqui informali con i dirigenti degli enti parco
Al fine di raccogliere informazioni sul grado di integrazione della pratica zootecnica nei
23
protocolli che regolano la gestione delle aree protette (piani di gestione, regolamenti, etc.),
si è proceduto ad intrattenere dei colloqui informali con i dirigenti degli enti parco e con i
responsabili dei rispettivi uffici adibiti alla gestione faunistico-ambientale, impegnati nella
conservazione dell'orso. I colloqui, guidati da una traccia prestabilita (Allegato 2), avevano
l'obiettivo di ottenere informazioni ed opinioni qualificate sulle attività zootecniche da parte
di chi è responsabile per la gestione di aree particolarmente critiche per la conservazione
dell'orso bruno marsicano, e da chi lavora sul territorio in modo continuo ed assiduo.
I colloqui prevedevano 14 domande ad opzione SI/NO, con la possibilità di fornire ulteriori
informazioni qualitative per sette di esse.
Per il PNALM, il PNRMS, e il PNRSV si sono visionati i regolamenti per gli indennizzi dei
danni provocati dalla fauna selvatica, disponibili dai siti web delle AAPP (cfr. sez. 4.1.3),
mentre per la RNMD ci si è attenuti alle informazioni fornite dalle persone consultate.
Ove esistenti, non si ha avuto accesso ai piani del parco. Al riguardo si sono riportate
perciò le informazioni ricevute.
3.5 Banca dati dei pascoli pubblici con riferimenti geografici
I dati relativi ai pascoli concessi in affidamento da parte dei comuni agli allevatori che ne
hanno fatto richiesta sono stati archiviati in una banca dati in ambiente geografico.
Tale operazione è stata condotta al fine di produrre una banca dati geografica che
rappresentasse uno strumento gestionale di immediato uso per gli enti responsabili della
gestione dell'orso e delle attività umane svolte nel territorio che ne rappresenta l'areale di
distribuzione.
Lo sviluppo della banca dati geografica ha richiesto la collaborazione del CFS e
l'informatizzazione di dati cartacei forniti dalle amministrazioni comunali. Nella
maggioranza dei casi le amministrazioni comunali hanno fornito dati cartacei privi di alcun
riferimento geografico, ma corredati esclusivamente dagli identificativi catastali delle
particelle concesse in affidamento. Per poter collocare tali appezzamenti di terreno in un
contesto geografico si è ricorso alla consultazione del Catasto Urbano da parte del CFS,
che ha accesso alla banca dati dell'Agenzia del Territorio per lo svolgimento dei propri
compiti istituzionali. Poiché la banca dati georiferita obiettivo della presente azione ha
comunque fini di controllo del territorio, istituzionalmente in capo al CFS, la collaborazione
con tale ente era in ogni caso imprescindibile.
24
4. Risultati
4.1 Normativa
4.1.1 Normativa Internazionale e Nazionale
La normativa internazionale che regola la pratica delle attività zootecniche fa riferimento
essenzialmente
alla
Politica
Agricola
Comunitaria
(PAC,
AAVV,
2008;
http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm). Nata originariamente per assicurare
adeguate fonti di cibo per i paesi europei del dopoguerra, la PAC ha subito nel corso degli
anni una serie di modifiche (seppur parziali) che hanno trasformato il suo obiettivo in uno
teso maggiormente a garantire condizioni di vita accettabili per gli operatori del settore
agro-zootecnico ed in seguito a garantire lo svolgimento delle attività agri-zootecniche nel
rispetto di criteri ambientali (Cioccolo et al., 2004). Strumenti che contribuiscono al
raggiungimento di tali condizioni sono rappresentati essenzialmente dai sussidi economici
e dal mantenimento dei prezzi di mercato sufficientemente alti da poter permettere vendite
a prezzi che garantiscano un profitto.
Nel 1992 la riforma MacSharry apportò delle modifiche che sostanzialmente tendevano a
(i) ridurre i prezzi garantiti; (ii) istituire gli aiuti diretti che compensavano gli agricoltori delle
perdite di reddito dovute alla riduzione dei prezzi garantite; (iii) misure a sostegno
dell'ambiente, come il “set aside” che prevedeva l'obbligo di mantenere una quota pari al
10% di terre non coltivate per contribuire all'aumentata produzione di grano e mais (AAVV,
2008).
Nel 1999, la Commissione Europea ha proposto una riforma della PAC nel quadro di
Agenda 2000, nell'ottica dell’allargamento ad est dell’Unione (AAVV, 2008). Agenda 2000
ha rappresentato un cambiamento radicale della politica agraria comune: portando avanti
il processo iniziato nel 1992 infatti, ha fornito una solida base per il futuro sviluppo
dell'agricoltura nell'Unione Europea, includendo l'aspetto ambientale tra gli ambiti di
competenza della PAC (essenzialmente economico e rurale).
La riforma ha compreso, in particolare, misure intese a (Cioccolo et al., 2004):
− rafforzare la competitività delle materie prime agricole sui mercati interni e mondiali;
− promuovere un tenore di vita adeguato della comunità agricola;
− creare posti di lavoro sostitutivi e altre fonti di reddito per i lavoratori agricoli;
− elaborare una nuova politica dello sviluppo rurale come secondo pilastro della PAC;
− integrare maggiormente questioni ambientali e strutturali;
− migliorare la qualità dei prodotti alimentari;
− semplificare la legislazione in materia agraria e decentralizzarne l'applicazione, in vista
di una maggiore chiarezza, trasparenza e accessibilità di norme e regolamenti.
Con tale riforma si sono create le condizioni per lo sviluppo di un'agricoltura comunitaria
multifunzionale, sostenibile e concorrenziale.
Nel 2003 sono state introdotte ulteriori importanti riforme (tra cui una ulteriore riforma
Fischler, Reg. CE 1783/2003) che danno attuazione ai principi dell'Agenda 2000. Non solo
viene dato un taglio netto alle sovvenzioni alla produzione a vantaggio degli aiuti diretti agli
agricoltori, ma la stessa concessione di tali aiuti è subordinata al rispetto delle norme
vigenti in materia di ambiente, benessere degli animali, igiene e conservazione del
paesaggio rurale (condizionalità del pagamento unico, Cioccolo et al., 2004; AAVV, 2008).
25
Inoltre, in seguito alla riforma del 2003 (Fischler) i sussidi sono disaccoppiati dalla
produzione ed è stata introdotta la domanda unica di pagamento (Reg. CE 1782/2003),
basandosi su premi a capo allevato o a superficie utilizzata. L'entità dell'aiuto ricevuto
dipende da un valore di riferimento che è stato stabilito essere pari alla media degli aiuti
ricevuti nel triennio 2000-2002. In questo modo gli agricoltori ricevono comunque l'aiuto
indipendentemente dalla quantità di produzione, purché: (i) mantengano le aziende attive
e con la stessa superficie dichiarata negli anni precedenti (o la stessa superficie di pascolo
per gli allevamenti zootecnici); e (ii) soddisfino i requisiti di condizionalità (Reg. CE
73/2009 e Reg. CE 1122/2009). Questi ultimi richiedono agli agricoltori di poter accedere
ai fondi europei a condizione che rispettino i Criteri di Gestione Obbligatori (CGO) e le
Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali (BCAA), già previste nel Reg CE 1782/2003
(allegati al Reg. CE 73/2009). Inoltre essi fanno particolare riferimento alle aziende che si
trovano all'interno delle aree Natura 2000 e sono tenute perciò a rispettare le Direttive
Comunitarie 79/409 (Uccelli) e 92/43 (Habitat). La condizionalità è riportata all'interno delle
politiche di sviluppo rurale per il periodo programmatico 2007-2013 (Reg. CE 1698/2005).
In Italia il regime dei pagamenti unici disaccoppiati è entrato in vigore nel 2005, ma sono in
vigore delle proroghe per alcuni prodotti.
La PAC è tradotta in Italia dai piani di sviluppo rurale (PSR) e da normative regionali
(mettendo in atto il D.M. 10346/2011 che disciplina la condizionalità ai sensi del reg. CE
73/2009) che regolano la pratica agricola e l'uso dei boschi. Fatta eccezione per la
regolamentazione degli aiuti erogati nell'ambito delle politiche agrarie, di cui l'Agenzia per
le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) è organo demandato, a livello nazionale le attività
zootecniche non sono regolate da alcuna normativa specifica, ma piuttosto da decreti
ministeriali che vengono recepiti dalle regioni. Dal momento che i regolamenti dell'AGEA
vengono recepiti a livello regionale e tradotti nei PSR, la normativa regionale in merito ha
un impatto diretto sulla conduzione dell'attività zootecnica. In particolare, una misura
attivata dalle tre regioni che comprendono l'area di indagine del presente lavoro che è
particolarmente rilevante per la gestione della pratica zootecnica è la 214: Pagamenti
agro-ambientali, che promuove e favorisce l'adozione di metodi produttivi compatibili con
la salvaguardia e il miglioramento dell'ambiente e dello spazio naturale. In particolare la
misura 214 fa riferimento ad obiettivi specifici dell'Asse II della PAC: conservazione della
biodiversità, tutela delle risorse idriche, del suolo e del paesaggio, e contrasto dei
mutamenti climatici. La misura 214 include azioni che promuovono l'applicazione
dell'agricoltura biologica, della produzione zootecnica in aree marginali su sistemi pascolivi
estensivi, lo sviluppo di elementi a prevalente funzione ambientale (coltivi a perdere, fasce
tampone, etc.), l'allevamento di razze autoctone, etc.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei pascoli, le norme generali si collocano all’interno di una
serie di norme tecniche a più ampia valenza gestionale che trovano il proprio strumento
d’attuazione nelle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (P.M.P.F.) e discendono
dal R.D.L. 30.12.1923 n.3267. Sebbene anche in questo caso disposizioni specifiche sono
state successivamente emanate dalle singole Regioni è opportuno sottolineare in questa
sede che il pascolo abusivo e l’attraversamento di bestiame sono comunque sanzionati
rispettivamente del codice penale (art. 636) e dal codice della strada (artt. 15 e 184);
mentre la rivalsa dei danni causati dal bestiame vagante può essere richiesta al
proprietario ai sensi del codice civile (art 925).
La legge quadro sulle aree protette (394/91) prevede, infine, all'interno delle aree naturali
protette, l'applicazione di metodi di gestione finalizzati alla salvaguardia delle attività agro26
silvo-pastorali e tradizionali (art. 1 com. 3b) e la promozione di attività produttive
compatibili (art. 1 com. 4). Tale legge prevede la disposizione di un regolamento del parco
che disciplina lo svolgimento delle attività agro-silvo-pastorali (art. 11 com. 2b) e di un
regolamento della Comunità del Parco per la promozione di attività economiche e di
sviluppo, tra cui le attività agro-silvo-pastorali (art. 14 com 3).
Benché in Italia in genere siano solo poche le AAPP che hanno il regolamento approvato
ed applicato, sono comunque scarsi i casi in cui non siano stati adottati provvedimenti
speciali in attesa dell'approvazione del Piano, proprio per sopperire alla mancanza di
regolamentazione nella gestione del territorio.
La tabella 2 riassume alcuni degli aspetti normativi rilevanti per la pratica zootecnica.
Emerge l'assenza di una norma “dedicata” ad uno dei settori di maggiore interesse ed
impatto a 360°: economico, sociale, sanitario, ambientale, culturale, ecc. La normativa
nazionale è spesso non aggiornata e comunque frammentata.
4.1.2 Normativa Regionale
Regione Lazio: nell'area d'indagine le normative rilevanti è la Legge Regionale 39/02 ,
attuata mediante Regolamento Regionale (RR) n. 7/05. Tali normative sono sviluppate con
un'impronta essenzialmente forestale, disponendo dettagliate regole per la gestione delle
aree boschive. Purtuttavia, gli articoli 105-117 del RR 7/05 dispongono regole dettagliate
per la gestione dei pascoli e delle specie zootecniche. In particolare, il regolamento
fornisce indicazioni specifiche in merito all'obbligo di conservazione del pascolo, al rispetto
della capacità di carico e all'obbligo da parte degli enti gestori competenti (province,
comunità montane, comuni) di “predisporre il piano di assestamento e di utilizzazione dei
pascoli oppure il piano sommario di pascolo per favorire l’uso razionale delle aree”. Si fa
chiaro riferimento, inoltre, al periodo di pascolo secondo fasce altitudinali (“tra i 600 e i
1200 metri s.l.m., [il pascolo] può esercitarsi solo dal 1° marzo al 30 novembre e, ad
altitudine superiore ai 1200 metri, dal 15 maggio al 15 ottobre”), all'adeguamento dei
regolamenti di fida pascolo ed al registro degli animali al pascolo.
Il PSR della Regione Lazio per il periodo 2007-2013 prevede l'attivazione delle misure 211
(Indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori nelle zone
montane), 213 (Indennità Natura 2000) e 214 (Pagamenti agro-ambientali)
condizionalmente al rispetto delle CGO e BCAA. La misura 214 in particolare fa
riferimento alla gestione sostenibile delle risorse naturali e la riconversione di terreni
agricoli in pascoli che devono essere utilizzati con il bestiame per almeno 5 anni dopo la
ricezione dei fondi. La condizionalità per accedere alla misura 211 include il carico
massimo di bestiame.
Regione Abruzzo: Nell’ambito delle modifiche alla legge sul risarcimento dei danni da
fauna d’interesse scientifico (L.R. 3/74), la Regione Abruzzo, con L.R 105/94, modifica
contestualmente il R.D 3267 che le P.M.P.F della provincia dell’Aquila, autorizzando il
pascolo vagante in qualsiasi stagione e ad ogni altitudine, a condizione unica che il
proprietario eviti lo sconfinamento dei capi in terreni contermini per i quali non disponga di
autorizzazioni di pascolo. La legge regionale 25/88 in merito alla gestione degli usi civici fa
esplicito riferimento alla gestione e manutenzione delle terre di proprietà pubblica gestiti
dagli enti responsabili, ed alla disposizione di un piano regionale di utilizzo delle terre
27
civiche, concetto già incluso nella L.R. 38/1982, in cui si fa esplicito riferimento alla
necessità di predisporre un piano di assestamento e utilizzazione dei boschi e dei pascoli.
Anche la L.R. 25/88 contempla implicitamente il pascolo brado, poiché l'art. 13 “Piano
regionale per l'uso dei beni civici” indica le utilizzazioni prioritarie delle terre secondo le
vocazioni delle diverse zone del territorio “incluse quelle pascolive (pascolo brado) e
quelle a vocazione zootecnica,..”.
La Regione Abruzzo ha approvato il PSR per il periodo 2007-2013 prevede l'attivazione
delle misure 211 (Indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori
nelle zone montane) e 214 (Pagamenti agro-ambientali, relativamente solo all'agricoltura
biologica). La condizionalità per beneficiare della misura 211 fa riferimento esplicito al
carico massimo di bestiame, all'utilizzo di recinzioni mobili per la buona gestione delle
turnazioni e alla manutenzione periodica degli abbeveratoi.
Regione Molise: Per la regione Molise, la legge forestale 18/2000 rimanda la gestione dei
pascoli alla disposizione di piani di assestamento forestale o in mancanza di essi alle
Prescrizioni di Massima e Norme di Polizia Forestale relative alla provincia di Isernia, rese
esecutive con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 368/1976. L'articolo 23
regola il pascolo nei boschi e ne vieta l'esercizio nei boschi cedui e nelle fustaie coetanee
per un periodo variabile da quando il novellame ha raggiunto 1 metro di altezza sino a 7
anni dopo il taglio. Il titolo III “Norme per i terreni pascolivi” include disposizioni circa la
tempistica dell'attività di pascolo (art. 66.2), vieta specificatamente il pascolo brado
(“vagante”, art. 66.3) e prevede la rotazione sui terreni (art. 66.6). Si prevede la presenza
di guardiani con le mandrie nel numero di “250 animali minuti e di 60 capre oppure 40 capi
di bestiame grosso” (art. 26).
Il PSR della Regione Molise per il periodo 2007-2013 prevede l'attivazione delle misure
211 (Indennità compensative degli svantaggi naturali a favore degli agricoltori nelle zone
montane) e 214 (Pagamenti agro-ambientali, relativamente solo all'agricoltura biologica).
L'applicazione di entrambe le misure è condizionata al rispetto dei CGO e BCAA.
Dai questionari svolti alle aziende campione (N. totale = 101), emerge che nel PNALM la
maggior parte degli allevatori (55% degli intervistati) aveva usufruito di finanziamenti di
varia natura (provenienti da diverse misure dei PSR) a supporto dell'attività, mentre nel
PNRMS aveva usufruito dei finanziamenti il 44% degli allevatori intervistati.
4.1.3 Aree Protette
Le AAPP in cui si è condotta l'indagine non possiedono regolamenti specifici per la
gestione dei territori pascolivi presenti all'interno del loro territorio (cap. 4.4). In particolare,
i direttori del PNALM, del PNRSV e del PNRMS hanno dichiarato che il piano del parco,
attualmente in revisione presso gli enti competenti, include un capitolo sulla gestione dei
pascoli. Non è stato possibile visionare tali documenti.
Il regolamento del PNALM (previsto dalla L. 394/91) prevede un capitolo sull'uso dei
pascoli che prevede il divieto di uso dei pascoli in zona integrale e di un carico totale non
superiore a 0,5 UBA/ha per i pascoli in zone B e C. Il regolamento prevede che il Comune
competente della gestione dei pascoli pubblici inoltri le domande di fida al PNALM per una
valutazione ed eventuale emissione di autorizzazione.
La legge 394/91 stabilisce che il regolamento del parco nazionale debba disciplinare lo
svolgimento delle attività agro-silvo-pastorali (art. 11 com. 2b), mentre tale regolamento
28
non è obbligatorio per i parchi regionali.
Benchè le AAPP abbiano la facoltà di regolamentare le singole iniziative al loro interno con
provvedimenti ad hoc, l'unica attività connessa con le attività zootecniche specificatamente
regolamentata nelle AAPP è quella relativa agli indennizzi dei danni provocati dalla fauna
selvatica. La legge 394/91 prevede che l'Ente parco sia tenuto ad indennizzare i danni
provocati dalla fauna selvatica, mentre per i parchi regionali, le Regioni hanno delegato gli
Enti parco all'indennizzo dei suddetti danni. I regolamenti del PNALM, del PNRSV e del
PNRMS sono stati consultati per riassumerne i punti principali.
Nel regolamento del PNALM non viene contemplato l'indennizzo per danni arrecati al
bestiame condotto al pascolo abusivamente o per cui non vengano osservate le normative
vigenti. Non è inoltre previsto l'indennizzo se il bestiame è condotto al pascolo nel periodo
invernale, quando è necessaria la rigenerazione dei pascoli. Si contempla l'assistenza agli
allevatori nella realizzazione di opere per la prevenzione al danno nella misura del 50%
delle spese e non si prevede l'indennizzo di danni nel caso le misure realizzate non
vengano utilizzate correttamente.
Nel regolamento del PNRSV si contempla la fornitura in comodato d'uso di strutture per la
prevenzione al danno, ma nel caso vengano assegnate il beneficiario rinuncia a richiedere
alcun indennizzo per danni subiti.
Inoltre l'indennizzo è ridotto nel caso in cui il bestiame non sia adeguatamente protetto o
abbandonato o in assenza di ricoveri notturni o in assenza di sorveglianza. L'indennizzo
non viene erogato per danni subìti da bestiame pascolante in modo abusivo o in caso di
non osservanza della normativa vigente. Il controllo del danno subito viene effettuato dagli
organi competenti (CFS e ASL) e da tecnici del parco.
Nel PNRMS l'indennizzo per i danni arrecati al patrimonio zootecnico dalla fauna selvatica
vengono risarciti sino al 100% del loro valore solo a condizione che la normativa vigente
sia rispettata e che il bestiame non sia lasciato al pascolo abusivamente. In seguito ad
invio della richiesta di rimborso danni, il personale Guardaparco dell'Ente è tenuto a fare
un accertamento mediante sopralluogo, preferibilmente congiuntamente al personale
veterinario dell'ASL competente. Il rimborso è soggetto a riduzioni in caso di mancata
adozione di sistemi di difesa eventualmente prescritti dall'Ente. In base alla disponibilità di
fondi, l'Ente prevede la cessione di misure di prevenzione al danno (cani da guardianìa e
recinzioni).
Riferimento
Europeo
Riferimento
Nazionale
Riferimento
Reg. Lazio
Riferimento
Riferimento
Reg. Abruzzo Reg. Molise
Pagamento
unico
disaccoppiato
Reg. 73/2009.
Stabilisce norme
comuni ai regimi di
sostegno diretto agli
agricoltori
DM 10346/2011, che PSR
sostituisce il DM
PSR
PSR
Requisiti di
condizionalità
Reg. 1122/2009.
Stabilisce le
modalità di
attuazione del Reg.
73/2009
PSR
PSR
PSR
Entità premio
unico
Reg. 1122/2009.
PSR
PSR
PSR
29
Pascolo
abusivo
Art 636 c.p. “
Introduzione o
abbandono di
animali nel fondo
altrui e pascolo
abusivo”, prevede
multe e reclusione
fino a due anni.
Attraversame
nto di greggi
e armenti
Art. 184 c.d.s.
“Circolazione degli
animali, degli
armenti e delle
greggi”, stabilisce
che i guardiani
devono controllare il
transito degli animali
in modo da garantire
metà della
carreggiata di
transito libera.
Prevede sanzioni.
Art 15 “Atti vietati”,
vieta la circolazione
del bestiame senza
osservanza delle
norme previste sulla
conduzione degli
animali.
Carico
BCAA Norma 4.1
“Protezione del
pascolo
permanente”
Pascolo
brado
R.R. 7/05;
PSR. Misura 211
“Indennità
compensativa degli
svantaggi naturali a
favore degli
agricoltori delle zone
montane” prevede
erogazione di
indennità a patto che
vengano rispettati
criteri quali carico
massimo e
continuazione attività
per almeno 5 anni
PSR. Misura 211
“Indennità
compensativa degli
svantaggi naturali a
favore degli
agricoltori delle zone
montane” prevede
erogazione di
indennità a patto che
vengano rispettati
criteri quali carico
massimo, recinzioni
mobili per rotazione
pascolo e
continuazione attività
per 5 anni.
PSR Misura 211
“Indennità
compensativa degli
svantaggi naturali a
favore degli
agricoltori delle zone
montane” prevede
erogazione di
indennità a patto che
vengano rispettati
CGO e BCAA e
continuazione attività
per 5 anni.
L.R 39/02 attuata
mediante R.R n.
7/05, contempla il
pascolo vagante
purché il bestiame
sia confinato.
L.R. 25/88, art. 13,
contempla il pascolo
brado.
PMPF Isernia (art.
66.3) vieta il pascolo
brado.
L.R 105/94,
contempla il pascolo
vagante purché il
bestiame sia
confinato.
Piano di
gestione dei
pascoli
L. 394/91
RR 7/05, artt 105117.
LR 25/88, art. 13
“Piano regionale per
l'uso dei beni civici”
Rispetto Dir
CE 92/43 e
79/409
L. 394/91
PSR. Misura 213
“Indennità Natura
2000”; Misura 214:
“premi per gestione
sostenibile delle
risorse naturali
(include la gestione
del suolo e la
riconversione di
terreni agricoli in
pascoli)”.
PSR. Misura 214:
“premi per gestione
sostenibile delle
risorse naturali (solo
nell'ambito
dell'azione 2 a
sostegno
dell'agricoltura
biologica)”.
PSR. Misura 214:
“premi per gestione
sostenibile delle
risorse naturali (solo
nell'ambito
dell'azione 2 a
sostegno
dell'agricoltura
biologica)”;
L.R 39/02 attuata
mediante R.R n.
PSR Misura 211
“Indennità
PMPF, art 66.6
Zonazione e
30
Turnazione
dei pascoli
7/05, definisce limiti
temporali e zonali
per il pascolo.
compensativa degli
svantaggi naturali a
favore degli
agricoltori delle zone
montane” prevede
erogazione di
indennità a patto che
vengano rispettati
criteri quali carico
massimo, recinzioni
mobili per rotazione
pascolo e
continuazione attività
per 5 anni.
Tabella 2 - Aspetti rilevanti per la gestione del comparto zootecnico regolati dalle diverse parti della
normativa attualmente vigente. Per ciascun ambito territoriale e di competenza vengono indicati i
riferimenti specifici alla norma e/o agli articoli a cui fare riferimento. Le celle vuote indicano che non
è presente un riferimento specifico all'aspetto corrispondente nella normativa esaminata.
4.1.4 Normativa Locale
Gli enti preposti alla gestione dei pascoli di proprietà pubblica sono i comuni e/o le
Amministrazioni Separata dei Beni di Uso Civico (ASBUC).
L'area d'indagine include 72 comuni, distribuiti come illustrato in tabella 3
Ambito
n. comuni
PNALM+ZPE
40
PNRMS
7
PNRSV
24
RNMD
1 (2 ASBUC)
Tabella 3 - Numero di comuni e autorità preposte alla gestione dei pascoli in ciascuna AP
considerata.
Sono stati richiesti i regolamenti di fida pascolo in ciascun comune degli ambiti
PNALM+ZPE, PNRMS e RNMD. Dei 48 comuni contattati, 44 hanno fornito le informazioni
richieste o quanto in loro possesso inerente alla cessione delle fide pascolo. Quattro
comuni non hanno inviato le informazioni richieste entro tempi utili per includerle nelle
analisi, benché siano stati sollecitati più volte.
Dei 44 comuni che hanno fornito la documentazione, 36 hanno regolamenti di fida
pascolo, mentre 6 comuni hanno fornito verbali di consigli comunali in cui si rivedono le
tariffe di fida, o affidano i pascoli ai singoli allevatori (piani di riparto), dichiarando di non
avere un regolamento specifico.
I regolamenti contengono le norme a cui gli allevatori devono attenersi nel caso vogliano
richiedere l'uso di pascoli soggetti ad uso civico. In nessun caso sono concessi terreni in
fida a soggetti morosi nei confronti delle istituzioni o che siano stati multati in precedenza,
mostrando recidività. In tutti i casi, inoltre, viene richiesto all'affidatario di apportare
migliorie al pascolo, anche solo spargendo il letame depositato dal bestiame.
31
DATA DOCUMENTAZIONE
Le date a cui fanno riferimento i documenti consultati variano tra il 1963 e il 2011. Tale
data si riferisce alle ultime revisioni apportate ai documenti. Le date di riferimento sono
riportate in fasce temporali e il numero di comuni ad esse afferenti, anche divisi per ambiti
territoriali, vengono illustrate in tabella 4.
Periodo
N.
Comuni
Ambito
% comuni Ambito
N tot. = 38
% comuni Ambito
N tot. = 5
% ASBUC
N tot. = 2
1963-1969 8
PNALM
18
PNRMS
20
RNMD
0
1970-1999 12
PNALM
29
PNRMS
20
RNMD
0
2000-2011 24
PNALM
53
PNRMS
60
RNMD
100
Tabella 4 - Numero di regolamenti pascolo o piano di ripartizione di fida pascolo ricevuti dagli enti
competenti nelle tre aree protette considerate aggiornati tre periodi temporali.
COMMISSIONE VALUTATRICE
Nei regolamenti di 15 comuni (34% dei documenti esaminati) è prevista la presenza di una
commissione che ha il compito di valutare le richieste di fida pascolo pervenute. In un caso
(Settefrati) la commissione prevede di consultare il PNALM prima di stilare la lista
definitiva degli affidatari dei pascoli. Nei rimanenti casi la valutazione delle richieste
inoltrate dagli allevatori viene condotta dal Sindaco (n = 13) o non è specificato (n = 14).
Ove prevista, la commissione include rappresentanti della maggioranza amministrativa
(incluso il sindaco o un suo delegato) e un numero variabile (2-4) rappresentanti degli
allevatori. In 8 (18%) casi la commissione include un veterinario della ASL competente e in
10 (23%) casi è prevista la presenza di rappresentanti del CFS o altri organi di addetti alla
sorveglianza.
La stessa commissione è responsabile dell'attuazione del regolamento, incluso il servizio
di sorveglianza, che nei casi in cui la commissione non è prevista è lasciata alla
responsabilità degli organi preposti quali CFS, Polizia Comunale, Polizia Agraria, etc.
I regolamenti di fida pascolo consultati prevedono tutti delle penali in caso di mancato
rispetto delle regole stabilite. Le penali sono ammende di valore variabile e spesso non
aggiornate.
CUSTODIA BESTIAME
La custodia del bestiame portato al pascolo sui terreni affidati è obbligatoria nel 70% dei
casi. Sempre viene indicata l'obbligatorietà di avere un mandriano di età superiore ai 16
anni. In 10 casi (1/3 dei casi in cui la custodia è prevista) viene indicato il numero massimo
di capi per mandriano, differenziato per specie. Due regolamenti indicano il numero di capi
per cane da guardianìa (Ortucchio, Gioia dei Marsi). I comuni in cui tale misura viene
indicata ricadono nelle regioni Abruzzo (80%) e Molise (20%). Il numero di capi è indicato
costantemente per bovini e ovini, e viene riportato in figura 2.
32
250
Bovini
Ovini
200
150
100
50
M
ed
ia
C
ol
li
a
Vo
ltu
rn
o
na
no
Fi
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A
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go
R
O
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C
iv
ite
lla
Bi
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gn
a
0
Figura 2: Numero di capi per mandriano indicati nei regolamenti di fida
pascolo dei comuni che hanno fornito tale informazione.
CARICO BESTIAME
Il carico del bestiame ammesso ai pascoli (espresso in termini di Unità Bovine Adulte –
UBA) dati in fida viene specificato per 26 Comuni. Per 15 di essi si tratta di un carico
orientativo massimo stabilito assumendo che i pascoli possano sopportare il carico in
modo omogeneo. In 11 casi il carico è indicato nel piano di riparto in modo specifico per
ciascuna particella catastale ceduta in fida. Seguendo l'indicazione fornita dalla CE (e
riportata nei piani di sviluppo rurale), che stabilisce che il rapporto UBA/ha deve essere
compreso tra 0,5 e 1,5, tutti i regolamenti che hanno indicato dei limiti per il carico
rispettano tali indicazioni ad eccezione di Ortona dei Marsi (4 UBA/ha) e Bisegna (2,9
UBA/ha). All'interno di 17 Regolamenti è prevista una zonazione o rotazione per l'uso dei
pascoli.
ACCESSO A RESIDENTI FUORI DAL TERRITORIO COMUNALE
L'accesso ai pascoli è permesso ai residenti nel comune di appartenenza che ne fanno
richiesta tramite modulistica apposita e nel rispetto della tempistica indicata (scadenza
domande: gennaio-maggio; assegnazione pascoli entro il mese successivo). In 16 casi è
contemplata la possibilità che allevatori facenti domanda risiedano fuori dai confini
comunali. La loro presenza però è condizionata ad una serie di misure, quali ad esempio:
- Tassa di fida maggiorata di un numero di volte variabile da 2 a 30;
- Sempre che il pascolo affidato ai residenti sia in eccedenza;
- A condizione che siano proprietari di terreni ricadenti entro i confini comunali;
- A condizione che si sia valutata la disponibilità di pascoli e risorse idriche.
In 9 casi è espressamente indicato il divieto di accesso ai pascoli di uso civico ad allevatori
non residenti nel comune di riferimento.
TASSA DI FIDA PASCOLO
L'uso civico dei pascoli è soggetto al pagamento di una tassa di fida imposta dal Comune.
L'importo è fissato in genere con delibera comunale, e deve essere pagato dall'allevatore
anche nel caso egli non porti i capi sul pascolo per l'intera stagione. La tassa di fida è
fissata per capo e per specie in tutti i regolamenti e delibere esaminati. Il prezzo stabilito
per la fida era espresso in 19 casi, e il valore medio viene riportato nella tabella 5, riferito
33
al totale del campione e diviso per ambiti.
Specie
media
(€)
SD
PNALM
media
(€)
PNALM
SD
PNRMS
media
(€)
PNRMS
SD
RNMD
media
(€)
RNMD
SD
bovini
7,9
7,9
7,9
9,0
8,5
4,9
7,5
3,5
equini
9,5
9,9
8,9
10,6
14
10,1
7,5
3,5
ovini
1,0
1,1
0,9
1,2
1,7
0,7
1,0
0,7
caprini
1,5
1,3
1,3
1,2
2,7
2,1
1,0
0,7
Tabella 5 - Tassa di fida pascolo espressa in euro. Valore medio (e SD) per l'intera area d'indagine
e per le tre aree protette considerate.
La figura 3 riporta i valori per ciascuno dei comuni per cui il dato è stato reso disponibile, al
fine di visualizzare la variabilità tra i singoli casi.
50
bovini
equini
ovini
caprini
40
30
10
Ba
l
Al
fe
O
pi
O
rt u
Pe cch
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sc
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Pi
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0
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C
or
va
ro
Fi
l ig
na
no
Le
J
en
cc
ne
e
de
iM
ar
si
Euro
20
Figura 3: Tassa di fida pascolo per ciascun comune che ha fornito i dati, per specie di bestiame
allevato.
CONFRONTO CON IL REGOLAMENTO “IDEALE”
Premesso che la disamina della normativa Europea, Nazionale e Regionale illustra una
serie di norme che prevedono la gestione della pratica zootecnica in modo sostenibile,
tesa a garantire i fabbisogni degli agricoltori imprenditori e dell'ambiente, e incentivi
ricambi generazionali anche al fine di mantenere l'attività agricola in aree tradizionalmente
usate all'uopo, la disamina dei regolamenti di fida pascolo fornisce un quadro di generale
disattenzione alle normative suddette.
34
35
Il regolamento di fida pascolo “ideale” è quello che rispetta e mette in atto la normativa
vigente, aggiornato, che prevede il monitoraggio e controllo dell'applicazione delle norme
stabilite, che prevede l'uso dei proventi per investimenti tesi alla gestione sostenibile del
territorio e delle tradizioni locali. Il confronto dei documenti ottenuti con un ipotetico
regolamento tipo ha permesso una ranghizzazione dei diversi comuni, dipendente dalle
condizioni soddisfatte nei propri regolamenti/piani di riparto. La tabella 6 illustra il
punteggio ottenuto per ciascun comune.
Piano
gestione
pascoli (6)
Ortucchio
6
Bisegna
2
Castel di Sangro
2
Civitella Alfedena
2
Lecce dei Marsi
6
Roccaraso
2
Opi
2
Settefrati
4
Alfedena
2
Villalago
2
Trasacco
2
Cocullo
0
Civita D'Antino
2
Ortona dei Marsi
0
Luco dei Marsi
2
Gioia dei Marsi
2
Alvito
0
Villetta Barrea
0
Anversa
2
Castel S. Vincenzo
0
San Biagio Saracinisco
2
Campoli Appennino
0
Pescasseroli
2
Filignano
0
Scanno
0
Picinisco
0
Filettino
2
San Vincenzo Valle Roveto
2
Colli a Volturno
0
Pizzone
0
Villavallelonga
0
Collelongo
0
Pescosolido
0
Rocchetta a Volturno
0
Balsorano
0
Scapoli
0
Barrea
0
Montenero Val Cocchiara
0
Trevi nel Lazio
2
Vallepietra
2
Vallerotonda
0
Jenne
0
Cervara di Roma
0
Corvaro
2
S. Anatolia
2
Indicazione
carico (6)
2
6
6
6
6
6
6
2
6
6
2
6
6
2
6
2
4
6
6
4
2
4
2
0
0
0
4
2
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
2
2
2
0
0
0
rotazione
pascoli (6)
6
2
2
2
2
0
2
2
0
2
2
2
0
2
0
0
0
2
2
0
0
0
2
0
4
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
2
0
0
0
0
0
Guardiania non residenti
organo
Aggiornamento
(5)
(4)
controllo (3)
(3)
tassa fida (2)
3
0
0
2
1
3
0
1
2
2
3
3
2
0
0
3
1
2
1
0
0
0
0
2
1
3
0
2
3
0
3
0
2
0
1
1
2
3
2
0
3
0
2
0
1
3
0
1
0
0
1
2
1
2
1
3
0
2
0
0
0
1
1
3
0
3
1
2
2
0
0
1
1
2
0
5
0
0
3
0
1
2
2
1
2
3
0
1
0
0
1
0
0
1
0
1
2
2
2
1
1
2
1
3
0
1
2
2
1
1
1
0
0
3
1
3
4
0
1
2
3
0
2
0
0
1
2
2
2
2
0
1
0
2
0
0
1
0
3
0
3
2
0
1
1
0
4
0
1
2
1
1
1
3
0
3
1
1
0
0
1
1
2
1
0
1
2
0
1
0
0
0
0
3
1
0
0
0
2
1
0
0
0
1
1
1
0
0
1
0
0
2
1
3
0
1
0
1
2
1
1
1
1
2
2
0
2
1
1
2
0
1
1
0
0
3
1
2
2
2
3
0
2
2
2
totale
20
18
18
17
17
16
16
16
14
14
13
13
13
12
12
12
12
12
12
12
11
11
11
10
9
9
9
8
7
7
6
5
5
4
4
3
2
2
12
11
9
8
2
12
11
Tabella 6 - I punteggi associati a ciascun comune per le condizioni soddisfatte all'interno dei
documenti forniti. I comuni sono ordinati in ordine decrescente e per area protetta (colore
giallo per PNALM, blu per PNRMS, verde per RNMD) Il punteggio massimo raggiungibile dal
regolamento “ideale” è 35 (cfr. sez. 3.1).
36
La normativa Europea e Nazionale prevede il supporto della pratica zootecnica
sostenibile.
La normativa Regionale dovrebbe essere aggiornata in linea con i Piani di Sviluppo
Rurale (PSR), al fine di garantire coerenza tra norme che regolano la stessa pratica. I
PSR sono elaborati dettagliatamente e forniscono una struttura di riferimento per gli
operatori del settore agro-zootecnico.
La normativa locale è in generale carente di misure che mettano in atto le normative
Nazionali e Regionali, spesso non aggiornata e generalmente priva di elementi che,
all'interno delle aree protette, garantiscano il rispetto delle priorità delle AAPP stesse. La
disamina effettuata mette in risalto una notevole diversità e frammentazione dei
regolamenti di fida pascolo, anche tra i comuni afferenti alla stessa AP.
4.2 Censimento del comparto zootecnico
In totale 1.563 aziende ricadono con sede operativa nell'intera area di indagine, che
corrisponde ad una densità di circa 0,7 aziende per chilometro quadrato. Dal momento
che nelle banche dati vengono riportate anche le aziende a consistenza nulla (cioè per cui
non è riportato nessun capo), il totale delle aziende con almeno 1 capo risulta essere circa
del 20% inferiore (1.274), con un totale riportato di 42.457 capi.
500
450
400
350
300
250
200
150
100
50
0
Bovini
Equini
Ovini
Caprini
Suini
PNALM e ZPE
PNRMS
PNRSV
RNMD
Figura 4: Numero di allevamenti nei 4 ambiti suddivisi per specie allevata. Gli ambiti
considerati sono il PNALM+ZPE (1300 kmq), il PNRMS (300kmq), il PNRSV (540 kmq) e
la RNMD (35 kmq).
Poiché ciascuna azienda può avere più di un allevamento (ciascun allevamento è riferito
ad una specie), il totale degli allevamenti censiti equivale a 2.320, suggerendo che ogni
azienda include in media 2 allevamenti circa.
Gli allevamenti equini rappresentano il 34% degli allevamenti totali, essendo in numero
superiore agli allevamenti bovini nell'area del PNALM+ZPE e del PNRMS.
In aggiunta ai capi presenti nelle aziende stanziali, sono da considerare gli allevamenti che
praticano la transumanza e che chiedono permesso ai comuni di poter portare i capi al
pascolo sui terreni soggetti ad uso civico.
Il reperimento dei modelli 6 e 7 ha portato ad una stima totale di 28 aziende transumanti,
37
per un totale di 37 allevamenti. Non sono stati rinvenuti modelli 6 e 7 in nessuno dei
comuni ricadenti nell'ambito del PNRMS.
30
25
24
20
15
int
ext
12
10
5
1
0
PNALM
RNMD
Figura 5: Numero di allevamenti transumanti nel PNALM e nella
RNMD. I transumanti interni si spostano tra comuni interni alla
stessa area protetta, mentre quelli esterni provengono da comuni
all'area protetta in cui effettuano la transumanza.Non sono stati
rilevati allevamenti transumanti che portano il bestiame nell'area del
PNRMS.
Il numero totale di capi riportati al pascolo dai transumanti è di 6.410, di cui il 71% è
costituito da ovini (si arriva all'82% includendo aziende che hanno riportato allevamenti
ovi-caprini). I bovini costituiscono il 9% dei capi, mentre gli equini, con una consistenza di
2 capi, rappresentano lo 0,03% dei capi transumanti.
Utilizzando le tabelle di riferimento indicate dai regolamenti comunitari, che prevedono
l'equivalenza tra bovini e altre specie 4 si stima una presenza sul territorio di indagine di
18.943 unità di carico, pari a 0,09 UBA/ha. Tali stime sono da considerarsi in difetto
poiché per la maggior parte degli allevamenti di equini non viene riportata la reale
consistenza dei capi La BDE, infatti, riporta esclusivamente i capi di razza, sottostimando
del 26% il numero di allevamenti di equini presenti in BDN.
In termini di unità di carico, gli allevamenti transumanti costituiscono 1.636 UBA (di cui 53
nella RNMD). Il carico totale per il PNALM risulta perciò essere, nei mesi estivi, di 10.536
UBA, mentre nella RNMD è in totale di 80 UBA. La densità di carico in queste due aree è
di 0,4 e 1,5 UBA/ha, rispettivamente, mentre per l'area del PNRMS e PNRSV i valori sono
di 0,4 e 0,3 UBA/ha, rispettivamente.
E' doveroso sottolineare che l'indagine è stata svolta durante i mesi estivi di luglio e agosto
e che la stagione della transumanza non era ancora volta al termine, perciò non si
possono escludere eventuali aziende che hanno inviato richiesta tardiva di uso dei pascoli
nelle aree protette considerate.
4 1 Bovino adulto (500 kg circa) = 2 Suini; ovvero 6 caprini; ovvero 6 ovini; ovvero 1 equino adulto. Fonte: Reg. CE
1974/06
38
La consistenza numerica, standardizzata in termini di carico, delle diverse specie per
ambito viene riportata in figura 6.
5000
Bovini
Equini
Ovini
Caprini
Suini
4500
4000
3500
UBA
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
PNALM e ZPE
PNRMS
PNRSV
RNMD
Figura 6: UBA complessiva per specie nelle 4 aree protette considerate. Dati estratti dalla
BDN e BDE. I dati includono gli allevamenti transumanti.
Il risultato della stima delle aree di pascolo considerando il corine land cover ha riportato
un'area totale di 427,5 kmq, ripartiti come indicato in tabella 7.
Area
UBA
nell'intera
area
Estensione
Pascoli (ha)
UBA/ha per
l'intera area
UBA/ha di
pascoli
PNALM+ ZPE
10.517
23.360
0,08
1,4
PNRMS
2.384
3.960
0,08
0,6
PNRVS
5.962
15.230
0,12
0,4
RNMD
80
200
0,02
0,4
Tabella 7 - Estensione delle aree di pascolo nelle AAPP considerate e carico totale del bestiame,
incluso il transumante, nell'intera area. Dati estratti da CORINE Land Cover.
Le difficoltà incontrate nel compilare la banca dati, dovute essenzialmente alla
incompletezza delle informazioni disponibili (es. la BDE riporta esclusivamente il
censimento dei cavalli di razza), e la frammentazione delle informazioni (due banche dati
gestite da enti diversi, informazioni sulle fide pascolo detenute dai comuni che spesso non
sono informatizzate) sono evidenti impedimenti alla gestione snella ed efficace del
territorio pascolivo nelle aree di presenza dell'orso, che devono, nella situazione attuale
(cfr. relazione azione E3) assumere carattere straordinario per scongiurare la ulteriore
perdita di individui dell'esigua popolazione presente.
39
La pianificazione della gestione dei pascoli e dell'attività zootecnica non può prescindere
da una banca dati aggiornata e di facile fruizione. La situazione attuale vede informazioni
frammentate (detenute dai singoli comuni) e spesso non informatizzate. L'AGEA controlla
e mantiene esclusivamente le informazioni sugli allevatori che richiedono i fondi previsti
nel PSR, non assicurando la completezza delle informazioni.
La BDN fornisce informazioni su tutti gli allevamenti, ma spesso alcuni campi della banca
dati non sono compilati. La BDE fornisce informazioni esclusivamente sui capi di razza,
creando un vuoto di informazione sulla consistenza degli allevamenti equini meticci. E'
evidentemente necessario tenere un registro anagrafico di TUTTI i capi presenti negli
allevamenti e convogliarli in una banca dati (o quantomeno archiviarli in banche dati
compatibili che possano essere integrate facilmente).
Nel PNALM e PNRMS l'allevamento più frequentemente è degli equini, seguito da bovini
ed ovini. Nel PNRSV l'allevamento più frequente è di tipo suino, seguito dai bovini, equini
ed ovini. Dal calcolo delle UBA, emerge che molti allevamenti hanno (o riportano) pochi
capi. Infatti nel PNALM e PNRSV il carico maggiore è per gli allevamenti bovini, seguito
dagli ovini; mentre per il PNMRS il carico maggiore è dei bovini seguito dagli equini. A
fronte della carenza di informazioni sugli allevamenti equini, la situazione nel PNALM e
PNRMS appare allarmante.
Il carico di bestiame appare sproporzionato a favore dei bovini in tre delle AAPP
considerate (PNALM, PNRMS, PNRSV).
Nel PNALM il carico totale nelle aree di pascolo appare molto più alto che nelle altre aree
protette.
4.3 Indagine sulle pratiche esercitate dagli allevatori
Ai fini della presente indagine sono stati condotti sopralluoghi e questionari (Allegato1) su
un campione di 101 aziende, selezionate in modo casuale. Il campione rappresenta l'11%
delle aziende presenti nelle aree sottoposte alle visite (PNALM+ZPE, PNRMS, RNMD, n =
914). Il totale di interviste condotte nelle diverse aree protette è riportato in tabella 8.
Ambito
totale aziende interviste
condotte
%
PNALM+ZPE 695
75
10,8
PNRMS
218
25
11,5
RNMD
1
1
100
Totale
914
101
11
40
Tabella 8 - Numero di aziende a conta capi >=1 e numero di interviste condotte in ciascun ambito,
espresso in numero assoluto e in % delle aziende presenti sul territorio.
Il tipo di allevamento indicato per ciascuna intervista è riportato in figura 7, per ambito.
35
Numero Allevamenti
30
25
20
Bovini
Caprini
Equini
Ovini
15
10
5
0
PNALM
PNRMS
RNMD
Figura 7: Tipo di allevamento riportato dagli intervistati nelle
tre AAPP considerate.
SEDE OPERATIVA DELL'ALLEVAMENTO
La sede operativa è in molto casi rappresentata da una sola stalla, ma spesso è costituita
da una struttura composita e complessa, in cui sono presenti, oltre le opere in muratura,
recinzioni di varia natura. Alla domanda relativa alle misure adottate al fine di prevenire i
danni al bestiame, in un solo caso non si è ottenuta risposta, mentre nella maggior parte
dei casi la risposta includeva almeno una misura tra quelle previste nel questionario.
Poiché nella RNMD il campione è di N = 1, e si tratta di un allevamento di bovini con sede
operativa dotata di stalla, cani da guardianìa e recinzione elettrificata, le disamine che
seguono non includono il territorio della Riserva, ma si limitano ad una descrizione della
situazione rilevata nel territorio del PNALM e del PNRMS.
Degli allevamenti in cui si è condotto il sopralluogo nel PNALM e nel PNRMS il 76% e il
64% di essi, rispettivamente, avevano almeno una misura di prevenzione (figura 8).
41
42
100%
90%
80%
% intervistati
70%
60%
50%
nessuna misura
almeno una misura
40%
30%
20%
10%
0%
PNALM
PNRMS
Figura 8: Le percentuali degli intervistati che hanno dichiarato di
utilizzare almeno una misura di prevenzione nell'area della sede operativa
dell'allevamento.
Le misure più frequentemente adottate sono di tipo passivo e tradizionale, rappresentate
da stalla (di diversi tipi e in diverse condizioni) e recinzioni metalliche (di altezza variabile).
Quando utilizzate una ad una, la misura di protezione più frequente è la stalla, seguita
dalla recinzione metallica semplice (figura 9).
100%
intervistati con una misura
90%
80%
Stalla
altro
cani da guardiania
Recinzione
elettrificata
Recinzione metallica
Deterrenti Passivi
Nessuno
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
PNALM
PNRMS
Figura 9: Percentuali di misure utilizzate in modo singolo dagli allevatori
intervistati nel PNALM e nel PNRMS. La categoria “Altro” include muli,
recinzioni di contenimento, box per cavalli, ricoveri con tettoia.
In 18 casi (24%) nel PNALM e in 4 casi (16%) nel PNRMS erano presenti più di una
misura contemporaneamente (figura 10). La combinazione più utilizzata è la presenza di
recinzione metallica e recinzione elettrificata (28% delle combinazioni) nel PNALM e
recinzione metallica e cani da guardianìa nel PNRMS (50% delle combinazioni).
43
Figura 10: Percentuali delle diverse combinazioni di misure di protezione del bestiame
utilizzate nelle sedi operative nel PNALM e nel PNRMS.
80
70
60
50
40
30
20
10
0
gu
ar
d
an
id
a
C
ne
R
ec
in
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o
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tri
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zi
o
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en
ti
et
er
r
D
St
al
la
PNALM
PNRMS
Pa
ss
iv
i
%
Tra le misure di prevenzione contemplate, indipendentemente dal fatto che fossero
utilizzate da sole o in combinazione con altre, la più utilizzata è la stalla nelle due AAPP,
seguita dalla recinzione metallica (figura 11).
Figura 11: La frequenza di uso delle diverse misure di prevenzione nella sede operativa in
cui si è condotto il sopralluogo nell'area del PNALM e del PNRMS.
44
Nella quasi totalità dei casi (89% nel PNALM e 95% nel PNRMS) il bestiame non viene
mantenuto tutto l'anno in stalla, si tratta perciò di allevamenti di tipo estensivo o semibrado, in cui gli animali vengono condotti in aree di pascolo e/o in alpeggio per alcuni mesi
all'anno.
Nelle sedi operative, la maggior parte degli allevatori utilizza delle misure di “ricovero” a
diversa valenza protettiva contro gli attacchi da predatore. Quando utilizzata una sola
misura di protezione, essa è più frequentemente una stalla nel PNALM, seguita dalla
recinzione metallica che non impedisce al predatore l'accesso al bestiame ma che limita il
movimento di quest'ultimo. Nel PNRMS si usano più frequentemente le recinzioni
metalliche.
Il 24% degli allevatori nel PNALM e il 16% degli allevatori nel PNRMS utilizzano una
combinazione di misure contemporaneamente. La combinazione più frequente nel
PNALM è recinzione metallica-recinzione elettrificata, seguita dalla stessa con l'aggiunta
di cani da guardianìa. Nel PNRMS la combinazione più frequente è recinzione metallicacani da guardianìa, seguita dall'aggiunta alla stessa di una stalla. Nel PNRMS non
vengono utilizzate recinzioni elettrificate né deterrenti passivi.
I deterrenti passivi vengono sempre utilizzati in combinazione con la recinzione
elettrificata.
CONDUZIONE DEL BESTIAME AL PASCOLO E IN ALPEGGIO
Tutti gli intervistati hanno dichiarato di portare il bestiame al pascolo per periodi di durata
variabile tra 3 mesi e tutto l'anno. La durata del periodo di pascolo è stata suddivisa in
quattro fasce: fino a 5 mesi, tra 6 e 10 mesi, e durante tutto l'anno (12 mesi). L'unico
allevamento presente nella RNMD prevede un periodo di pascolo di 9 mesi che include i
mesi estivi. La figura 12 riporta la percentuale di frequenza degli allevamenti al pascolo
nelle tre fasce temporali considerate.
Figura 12: Percentuale degli allevamenti che portano il bestiame al pascolo per periodi di tempo
diversi, divisi per specie allevata e per area protetta.
Nell'ottica di valutare l'accessibilità dei pascoli da parte dei titolari, e la loro prossimità alla
sede operativa, come indice di facilità di controllo del bestiame, si è proceduto a
quantificare la distanza delle aree di pascolo dalle sedi operative. Le aree di pascolo sono
a distanza variabile dalla sede dell'allevamento, tra i 100 metri e oltre i 6 km. In alcuni casi
45
sono state specificate località di cui non è stato possibile stimare la distanza dalla sede. La
maggior parte dei rispondenti porta al pascolo il bestiame entro 1km dalla sede (60% e
66% per PNALM e PNRMS, rispettivamente), mentre il 17-20% degli allevamenti porta il
bestiame al pascolo entro i 2km e tra i 2 e i 5km, in entrambe le aree protette. Nella RNMD
l'allevamento esistente porta al pascolo il bestiame entro i 2km dalla sede.
I pascoli su cui il bestiame viene portato è utilizzato a diversi titoli: di proprietà, in affitto da
privati, in fida dai comuni o privati liberi. Il 30% degli allevamenti del PNALM ha dichiarato
di utilizzare i pascoli ad uno solo dei titoli proposti, mentre tutti gli altri utilizzano pascoli a
diversi titoli, in combinazione. Nel PNRMS solo un allevamento utilizza pascoli privati
liberi, mentre tutti gli altri utilizzano pascoli a diverso titolo, sempre con una parte di terreni
di proprietà. In particolare, i più utilizzati sono i terreni di proprietà (68% e 96%, nel
PNALM e nel PNRMS rispettivamente), seguiti dai terreni pubblici ottenuti in fida pascolo
(figura 13).
Benché non fosse riportata la porzione dei pascoli che veniva utilizzata a titolo di fida per
uso civico, il 55% e il 64% degli allevatori intervistati nelle due aree, rispettivamente,
utilizzano almeno una parte dei terreni pubblici ottenuti in fida.
46
pr
iv
pu
at
bb
i
lic
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n
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da
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lib
er
i
PNALM
PNRMS
RNMD
af
fi t
to
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o
pr
ie
tà
14
12
10
8
6
4
2
0
Figura 13: Numero di allevamenti che utilizzano terreni a diversi titolo. Il 60% e il 96% dei
rispondenti nel PNALM e nel PNRMS, rispettivamente, utilizzano terreni a diverso titolo
contemporaneamente.
E' importante rilevare che a livello nazionale, l'ISTAT riporta un aumento del numero di
aziende con terreni in affitto o in uso gratuito (ISTAT, 2011), e tale inflessione positiva è
particolarmente accentuata per la regione Abruzzo (+119% dal 2000).
Quando condotti al pascolo, le specie che sono lasciate più frequentemente allo stato
brado sono i bovini e gli equini (40% e 27% nel PNALM; 28% e 23% nel PNRMS,
rispettivamente).
Mentre gli ovini non vengono lasciati allo stato brado in nessun caso, i caprini vengono
lasciati allo stato brado nel 12% e nel 33% degli allevamenti nel PNALM e nel PNRMS,
rispettivamente. I bovini non sono mai accompagnati dal pastore (figura 14).
47
Figura 14: Le percentuali di allevamenti che conducono il bestiame al pascolo con diverse
modalità, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra). Recinto di contenimento: consente
l'ingresso dei predatori al bestiame ma limita i movimenti di quest'ultimo; Recinto elettrico
dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto anti-predatore: rende
inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle misure di protezione
cfr. sez. 3.3.
Il 37% degli allevamenti visitati hanno dichiarato di portare il bestiame in alpeggio per un
periodo variabile tra i 2 e i 10 mesi, ma il 90% per il PNALM e il 100% per il PNRMS
svolge l'alpeggio tra 5 e 7 mesi l'anno, includendo sempre il periodo estivo.
Mentre nel PNALM vengono condotti in alpeggio anche gli allevamenti di caprini e ovini,
questo non avviene nel PNRMS, dove solo bovini ed equini vengono condotti in alpeggio
in assenza di custodia, allo stato brado (un solo allevamento ha dichiarato di avere un
recinto di contenimento per gli equini). Nel PNALM i caprini e gli ovini non vengono mai
lasciati in alpeggio allo stato brado, essendo sempre accompagnati da pastori e cani da
guardianìa contemporaneamente (figura 15).
48
Figura 15: Le percentuali di allevamenti che conducono il bestiame in alpeggio con diverse
modalità, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra). Recinto di contenimento: consente
l'ingresso dei predatori al bestiame ma limita i movimenti di quest'ultimo; Recinto elettrico
dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto anti-predatore: rende
inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle misure di protezione
cfr. sez. 3.3.
Nelle aree di indagine gli allevamenti non sono di tipo intensivo, utilizzando tutti le aree di
pascolo per almeno un periodo all'anno. Nel PNALM gli ovini vengono lasciati al pascolo
per periodi più lunghi delle altre specie, mentre nel PNRMS bovini, equini e ovini vengono
lasciati al pascolo durante periodi maggiori di 9 mesi.
Nella maggior parte dei casi le aree di pascolo si trovano entro 1 km di distanza dalla
sede operativa, indipendentemente dalla specie allevata, in entrambe le aree.
Il 55% degli intervistati nel PNALM e 64% nel PNRMS utilizzano almeno parte dei pascoli
a titolo di fida dai comuni.
Sia nel PNALM che nel PNRMS i bovini e gli equini vengono condotti al pascolo allo stato
brado nella maggior parte dei casi, mentre gli ovini non vengono mai lasciati senza un
guardiano, sia esso il pastore o il cane. Il cane da guardianìa viene utilizzato nel PNALM
per bovini, ovini e caprini, mentre nel PNRMS solo per ovini e caprini. Una volta sul
terreno di pascolo, il bestiame viene contenuto nei recinti, ad eccezione degli equini nel
PNRMS.
Quando condotti in alpeggio, i bovini e gli equini vengono lasciati quasi sempre allo stato
brado nel PNALM, mentre nel PNRMS viene allestito un recinto di contenimento solo per
gli equini. I caprini e gli ovini vengono condotti in alpeggio solo nel PNALM e sempre con
cani e pastori contemporaneamente.
MISURE DI PREVENZIONE ADOTTATE AL PASCOLO ED IN ALPEGGIO
La presenza di misure di prevenzione al pascolo ed in alpeggio è stata indagata in modo
indiretto, chiedendo agli allevatori quali fossero le misure adottate nei due casi.
Nel PNALM il bestiame viene lasciato al pascolo senza alcuna misura di prevenzione nel
13% dei casi, mentre si tende ad avere misure protettive nella maggior parte dei casi
(inclusa una stalla). Nel PNRMS la tendenza risulta invece essere predominante per la
mancanza assoluta di misure di prevenzione (54% dei casi). L'allevamento della RNMD,
49
quando ha il bestiame al pascolo, adotta i cani da guardianìa (n = 2), ha una stalla nella
zona di pascolo e installa recinzioni per proteggere il bestiame.
Analizzando le misure adottate per specie di allevamento nelle aree di pascolo, emerge
che quasi esclusivamente per i bovini e gli equini non vengono adottate misure per la
protezione del bestiame, mentre per caprini ed ovini gli allevatori si preoccupano di
adottare misure preventive per evitare di subire danni, con una spiccata preferenza per i
cani da guardianìa nel PNALM e per le recinzioni nel PNRMS (figura 16). Nella categoria
“Altro” è intesa la presenza di una stalla nel 90% dei casi per il PNALM e 67% dei casi nel
PNRMS.
Figura 16: Misure di prevenzione adottate negli allevamenti quando il bestiame è portato al
pascolo, suddivisa per specie allevata, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra). Deterrenti
Passivi: tecniche per disturbare acusticamente o visivamente il predatore; Recinto elettrico
dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto anti-predatore: rende
inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle misure di protezione
cfr. sez. 3.3.
Non avendo la possibilità di vedere le misure di prevenzione adottate al pascolo e in
alpeggio, non si è condotta una valutazione dell'efficacia delle stesse.
Il ricovero notturno nelle aree di pascolo è costituito da una stalla nel 51% dei casi nel
PNALM e dal 42% nel PNRMS. Un solo caso ha riportato di lasciare il bestiame all'aperto
durante la notte nel PNALM (allevamento bovino), mentre nel PNRMS 4 casi hanno
dichiarato di lasciare gli animali all'aperto nelle ore notturne (3 allevamenti equini e 1
bovino). Nei rimanenti casi è stato dichiarato di utilizzare ricoveri notturni consistenti in
recinzioni di diversa natura, tra i quali il semplice recinto di contenimento è il più usato
(tabella 6). L'allevamento della RNMD lascia il bestiame all'aperto durante le ore notturne.
Nelle aree di alpeggio si è rilavata una generale propensione per lasciare il bestiame
senza alcuna protezione (38% di casi per il PNALM e 78% dei casi per il PNRMS). Tra le
misure adottate nel PNALM prevalgono i cani da guardianìa, mentre nel PNRMS, in cui
vengono portati in alpeggio esclusivamente allevamenti di bovini ed equini, si usano muli
50
e/o stalle (inclusi nella categoria “Altro”). La figura 17 riporta la frequenza delle misure
adottate nelle due aree, suddivisa per tipo di allevamento.
Figura 17: Misure di prevenzione adottate negli allevamenti quando il bestiame è portato in
alpeggio, suddivisa per specie allevata, nel PNALM (a sinistra) e nel PNRMS (a destra).
Deterrenti Passivi: tecniche per disturbare acusticamente o visivamente il predatore; Recinto
elettrico dissuasivo: rende inaccessibile il bestiame al predatore; Recinto anti-predatore: rende
inaccessibile il bestiame ai predatori. Per una definizione dettagliata delle misure di protezione
cfr. sez. 3.3.
Durante l'alpeggio i ricoveri notturni non vengono utilizzati nel 59% dei casi nel PNALM e
nel 93% dei casi nel PNRMS, dove un solo allevamento utilizza un recinto di
contenimento. Nel PNALM la maggior parte degli allevamenti utilizza un recinto di
contenimento (80% dei casi in cui un ricovero è utilizzato), seguito da recinti anti-predatore
(tabella 9). E' da notare che data la vicinanza delle aree di pascolo alle sedi operative,
(vedi sopra), i ricoveri notturni per le aree di pascolo sono spesso rappresentate dalle
strutture presenti nelle sedi operative: stalle e recinzioni di contenimento in legno.
Ricovero notturno
PNALM PNALM PNRMS PNRMS RNMD RNMD A
P
A
P
A
P
Aperto
15%
59%
25%
stalla
51%
9%
42%
recinto contenimento
23%
25%
27%
recinto elettrico
4%
recinto anti-predatore
6%
6%
6%
92%
100%
100%
7%
recinto con deterrenti passivi
9%
Tabella 9 - Percentuali di allevamenti che utilizzano diversi ricoveri notturni al pascolo (P) ed in
alpeggio (A) nelle tre aree protette in cui si è svolta l'indagine.
51
Quando condotti al pascolo, nel PNALM vengono utilizzate misure di prevenzione che
consistono nella presenza di cani da guardianìa in prevalenza per gli ovini e i caprini,
mentre per i bovini ed equini vengono utilizzate altre misure di protezione come muli o
stalle. Per gli equini spesso non si usa alcuna misura di prevenzione. Le recinzioni
elettrificate vengono utilizzate solo per gli ovini.
Nel PNRMS equini e bovini vengono prevalentemente lasciati senza alcuna misura di
prevenzione al danno, mentre per gli ovini vengono utilizzate recinzioni che non
permettono l'accesso dei predatori. I caprini vengono lasciati senza protezione per il 50%
dei casi.
In alpeggio i bovini e gli equini vengono lasciati senza misure di prevenzione nella
maggior parte dei casi sia nel PNALM che nel PNRMS. Gli equini sono accompagnati da
muli, considerati un elemento di prevenzione.
Nel PNALM gli ovi-caprini vengono accompagnati da cani da guardianìa.
I ricoveri notturni sono spesso insufficienti a prevenire un attacco da predatore, sia al
pascolo che in alpeggio nelle tre aree considerate. La maggior parte degli allevamenti ha
ricoveri notturni per le aree di pascolo che rappresentati solo dalla stalla nel PNALM e nel
PNRMS. Mentre in alpeggio si tende a tenere gli animali all'aperto nella maggior parte dei
casi. Ove esiste un ricovero, esso è rappresentato da un recinto di contenimento sia nel
PNALM che nel PNRMS. In pochi casi è stato riportato l'uso di recinzioni elettrificate o
recinti anti-predatore nelle due aree, e prevalentemente al pascolo (in alpeggio solo 2
allevatori nel PNALM utilizzano recinzioni che impediscono l'accesso dei predatori al
bestiame).
CONDUZIONE E OCCUPAZIONE DEL TITOLARE DELL'ALLEVAMENTO
Le interviste faccia a faccia si sono concluse con una serie di domande tese a stimare la
conduzione dell'allevamento e l'importanza dello stesso nell'economia dell'azienda. Nei tre
ambiti su cui si è svolta l'indagine la conduzione diretta dall'allevatore o la conduzione
familiare sono prevalenti, mentre solo in bassa percentuale (6,6% per il PNALM e 4% per
il PNRMS) si è trattato di aziende con salariati.
La maggioranza degli intervistati non è occupato dall'attività zootecnica a tempo pieno,
svolgendo altre professioni di varia natura (es.: 1 camionista, 1 commerciante, 1
dipendente comunale, 2 boscaioli, 1 farmacista, 3 autisti, 1 veterinario, 2 mulattieri, etc.).
Nella RNMD il titolare dell'allevamento considerato non ha dichiarato essere allevatore
professionista. La tabella 10 riporta le percentuali di intervistati ricadenti in ciascuna delle
categorie considerate per il PNALM e il PNRMS. Tra gli allevatori professionisti ha
usufruito di finanziamenti a supporto dell'attività l'89% nel PNALM e l'80% nel PNRMS.
52
Attività
PNALM (%)
PNRMS (%)
Allevatore
36
20
Pensionato
16
20
Imprenditore
1,3
12
Artigiano
4
0
Casalinga
4
16
Altro
37,3
32
Disoccupato
1,3
0
Tabella 10 - Percentuali di intervistati ricadenti nelle varie categorie occupazionali nel PNALM e
nel PNRMS.
Solo una parte degli allevatori è professionista ed occupato al 100% nell'attività agricola e
zootecnica (36% degli intervistati nel PNALM e 20% nel PNRMS). Molti di essi, sia nel
PNALM (42% degli intervistati) che nel PNRMS (44% degli intervistati) sono impegnati in
altre professioni e si dedicano alla zootecnìa solo in modo parziale. Esiste una parte di
allevatori che sono pensionati o casalinghe, perciò possono dedicarsi alle attività a tempo
pieno, ma non possono usufruire delle agevolazioni messe a disposizione dai PSR.
4.4 Colloqui informali con i dirigenti degli enti parco
Sono stati condotti 7 colloqui informali con i referenti delle 4 aree protette incluse nell'area
di indagine. Nella fattispecie, sono stati consultati i direttori e diverse figure tecniche che si
occupano della gestione del territorio, incluse le attività zootecniche e la conservazione
dell'orso. La RNMD non ha il direttore, e sono stati consultati il responsabile della vigilanza
e il tecnico naturalista.
Le informazioni fornite indicano una generale mancanza di pianificazione del territorio e di
strategie di conservazione dei pascoli.
Non viene mai eseguita una valutazione a priori dell'impatto del bestiame sui pascoli
interni al territorio delle AAPP, e non si ha un'immediata informazione sulla presenza ed
entità dei capi al pascolo. Non esiste infatti una banca dati unificata, ma le informazioni
vengono eventualmente richieste ai singoli comuni competenti, che forniscono dati
cartacei.
Nei casi in cui la gestione del comparto zootecnico fosse inclusa nel piano di gestione
dell'AP, essa non è operativa, poiché nessuna delle AAPP è dotata di un piano di gestione
approvato ed applicato. Il PNALM e il PNRMS hanno depositato il piano di gestione e sono
in attesa di sua approvazione da parte degli enti competenti.
L'unica attività che viene condotta in modo sistematico e regolamentato è l'indennizzo dei
danni causati dai predatori al bestiame domestico. In tutte le AAPP l'indennizzo è
condizionato al controllo del rispetto della normativa vigente, con riferimento specifico alla
PAC (PNRSV), ai regolamenti di fida pascolo (PNALM) o alla presenza del personale del
parco durante il sopralluogo (RNMD). Spesso il rimborso viene pagato in seguito ad
indicazioni dei servizi sanitari nazionali esclusivamente, senza effettuare sopralluogo da
parte dei tecnici dell'AP (PNALM, PNRMS) e non condizionato all'uso di misure di
prevenzione (PNRMS).
53
Tutte le AAPP hanno intrapreso programmi di assistenza agli allevatori cedendo strutture
di protezione del bestiame, ma con scarsa continuità e sempre nell'ambito di progetti
specifici, con fondi dedicati. Questa discontinuità non permette di includere le attività di
controllo dell'utilizzo delle strutture nelle attività di routine del personale di sorveglianza
adibito.
I responsabili tecnici nelle AAPP hanno la possibilità di archiviare i dati sulla presenza
dell'orso e altre specie di valore naturalistico in sistemi informatici. Allo stesso modo le
AAPP dispongono di elenchi informatizzati degli allevamenti che hanno richiesto
indennizzi per danni causati dalla fauna selvatica. Questi strumenti, se utilizzati in modo
efficiente, potrebbero essere integrati con una banca dati di presenza degli allevatori sul
territorio per pianificare l'eventuale necessità di variazione di carico del bestiame, o di
rotazione.
Le AAPP non sono attualmente dotate di piano di gestione delle aree pascolive. Non
hanno disponibilità di informazioni complete e fruibili sull'uso dei pascoli pubblici all'interno
del proprio territorio, ma devono eventualmente richiederle alle amministrazioni comunali.
L'unico regolamento vigente riguarda l'indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica
(cfr. relazione azione A3), che condiziona teoricamente l'indennizzo all'uso di misure di
prevenzione e non contempla l'indennizzo per il pascolo abusivo (cfr. sez. 4.1.3).
Le AAPP dispongono di strumenti tecnici che se integrati, aggiornati e completati,
possono contribuire alla pianificazione e controllo della gestione dei pascoli e dell'attività
zootecnica nel territorio di loro competenza.
54
5. Discussione
Il progetto LIFE ARCTOS ha l'obiettivo di salvaguardare le popolazioni di orso bruno nelle
Alpi e nell'Appennino attraverso una serie di azioni coordinate che coinvolgono diversi
settori. Il settore zootecnico è certamente tra quelli che possono influire sul buon esito
delle attività di conservazione dell'orso, particolarmente se la pratica zootecnica non è
condotta in modo pianificato ed in piena considerazione delle criticità a cui sono esposte le
popolazioni di orso, particolarmente all'interno delle AAPP. E' importante sottolineare come
nelle AAPP sono permesse pressoché tutte le attività che si possono svolgere al loro
esterno, fatta eccezione per la caccia. E' per questo imprescindibile stabilire delle regole
che producano un effetto significativo in termini di conservazione dell'ambiente naturale,
quale è il mandato delle AAPP, ed in particolare nell'area Appenninica, di conservazione
dell'unica popolazione di orso bruno marsicano, poiché le AAPP detengono la
responsabilità totale della sua sopravvivenza.
L'indagine condotta ha messo in luce una serie di aspetti che meritano attenzione, ma in
generale ha evidenziato come la normativa esistente in materia di regolamentazione
dell'attività zootecnica non manca ma è spesso non adeguata. Il vero problema sembra
essere da una parte l'applicazione della normativa Nazionale (che traduce essenzialmente
quella comunitaria) e Regionale a livello locale, e come il ruolo delle AAPP sia attualmente
di scarso rilievo nella formulazione e nell'applicazione degli strumenti normativi che
regolano il comparto zootecnico; dall'altra l'aggiornamento della normativa regionale che
deve essere in linea con i principi di multifunzionalità del territorio e con una pratica
zootecnica moderna.
Infatti, mentre la normativa Europea e Nazionale è indicativa e non specifica, i PSR
regionali sono particolarmente dettagliati, e le leggi regionali prevedono misure che
dovrebbero rendere la gestione della zootecnìa sostenibile e coerente con la
conservazione ambientale. Si fa notare il caso della LR 25/88 della Regione Abruzzo che
contempla il pascolo brado.
L'attuazione del quadro normativo vigente che emerge dalla disamina effettuata è
estremamente frammentato e incompleto, e prevede uno scarso rilievo del ruolo delle
AAPP nella gestione dell'attività zootecnica. Benché non esista un regolamento specifico
per la gestione dei pascoli e nelle le AAPP, esse hanno comunque la facoltà di richiedere
informazioni ai comuni sui pascoli dati in fida, e possono richiedere che alcuni pascoli non
siano dati in affidamento. In realtà tale meccanismo è molto raramente applicato poiché si
tende a non interferire con le decisioni gestionali dei comuni, che comunque favoriscono
gli interessi degli abitanti, spesso indipendentemente da quanto prescritto dalla L.N.
394/91 (cfr. Art. 1, com.4). Tra la documentazione raccolta è da segnalare un caso in cui,
nel 1996, il Presidente del PNALM diffida il comune di Rocchetta a Volturno ad autorizzare
il pascolo di bestiame diverso da quello ovino nei pascoli ricadenti all'interno della
superficie del parco stesso per non vanificare gli sforzi di conservazione della popolazione
di camoscio appenninico. Tale scelta, fatta in base a quanto previsto dalla L.N. 394/91, in
base alla quale le AAPP dovrebbero avere come obiettivo primario quello di “garantire e di
promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio
naturale” appare come un episodio isolato. In quest’ottica, del resto, le attività agro-silvopastorali dovrebbero essere salvaguardate per realizzare “un'integrazione tra uomo e
ambiente” (L.N. 394/91 art. 1 com. 3b), sebbene le attività produttive debbano risultare
55
comunque “compatibili” con la tutela ambientale (art. 1 com. 4).
Nella situazione attuale la condizione di vulnerabilità della popolazione di orso bruno
marsicano richiede uno sforzo particolare se non straordinario di gestione e
coordinamento, che contempli la conservazione dell'orso come prioritaria almeno per un
periodo di tempo tale che permetta la ripresa della popolazione. Di contro, attualmente, si
è riscontrata nella presente indagine la tendenza a garantire la salvaguardia degli interessi
delle attività umane piuttosto che quelli di conservazione dell'orso. In assenza di un
coordinamento territoriale e di competenze dirette degli enti interessati al territorio in
questione sarà impossibile innescare un meccanismo di gestione preventiva delle attività
zootecniche tese alla conservazione dell'orso, ma anche del territorio e alla produzione di
migliore qualità dei prodotti.
Risulta invece particolarmente carente la normativa locale, che appare poco o affatto
coordinata, scarsamente recettiva della normativa regionale e nazionale e spesso
obsoleta. E' interessante che dai risultati dell'indagine emerge una forte disomogeneità tra
i regolamenti locali, in particolare per alcuni aspetti, quali la guardianìa e il carico di
pascolo. La gestione del pascolo pubblico soggetto a uso civico è certamente oggetto di
un intenso lavoro di mediazione tra gli interessi dei cittadini e di chi gestisce il territorio e
dovrebbe garantire la sostenibilità nell'uso delle risorse naturali. In realtà appare evidente
l'interesse economico da parte delle amministrazioni locali per la gestione dei pascoli
pubblici. Ne è dimostrazione il fatto che ove non siano presenti (o disponibili) i regolamenti
per l'affidamento del terreno, sono comunque presenti aggiornamenti della tassa di fida.
L'interesse però, sembra essere limitato alla riscossione della tassa di fida, e non
all'impiego di tali risorse nei pascoli stessi. Tassa di fida che comunque in alcuni casi non è
assolutamente significativa per il bilancio comunale, dimostrando come l'amministrazione
non abbia coscienza della risorsa che è tenuta a gestire, ma che piuttosto espleta un ruolo
di gestore accomodante nei confronti dei cittadini. Tali risorse, infatti, una volta rese
significative, dovrebbero essere utilizzate per la gestione e il miglioramento delle aree di
pascolo.
D'altra parte, caricare di responsabilità i comuni è una operazione estremamente difficile in
virtù (1) della forte influenza che i comuni hanno sull’Ente Parco in sede di Consiglio
Direttivo, e (2) del fatto che la maggior parte dei comuni montani versa in una situazione
difficile dal punto di vista economico, e la loro strategia vitale è basata sul cercare di
salvaguardare gli interessi dei cittadini nell'immediato, nonché di utilizzare i propri beni
demaniali (boschi e pascoli) ai fini esclusivamente produttivistici di breve termine (M.
Pellegrini, Regione Abruzzo, com. pers.); in quest’ottica non si riesce a pianificare una
strategia di lungo termine e quindi innescare meccanismi migliorativi ed ecocompatibili.
Appare evidente come la presenza di un processo di pianificazione territoriale e di
gestione delle aree di pascolo permetterebbe la formulazione di preventivi di spesa
necessari per assicurare lo svolgimento delle misure necessarie per conservare il territorio
e l'inclusione delle attività di pascolo, con le entrate che esse eventualmente generano,
nel sistema di gestione stesso. In assenza di una pianificazione integrata, la tassa di fida
non è gestita nell'ambito di obiettivi precisi, perciò spesso non adeguata alle attività
necessarie per la gestione dei pascoli stessi.
La gestione dei territori pascolivi passa per una serie di enti che hanno competenza in
diversi ambiti. Il coordinamento e la collaborazione tra essi sicuramente garantirebbe
l'applicazione della normativa in modo adeguato. Ad esempio, mentre le Regioni hanno la
responsabilità della gestione dei fondi Europei per i PSR, condizionando la loro
assegnazione, le AAPP non partecipano ai programmi regionali (es. PSR) e manca una
56
rappresenta politica e strategica degli enti parco nei momenti decisionali/programmatori di
scala vasta (PSR, DOCUP, FSE, FAS ecc), e ciò rappresenta un serio problema (M.
Pellegrini, Regione Abruzzo, com. pers.). Sarebbe molto importante che le AAPP avessero
un rappresentante politico in queste occasioni, al fine di assicurare il rispetto delle regole a
cui si ispira l'istituzione dell'AP stessa.
Altro esempio di “schizofrenia” amministrativa è rappresentata dalla diversità delle leggi
regionali che si applicano in porzioni del territorio incluso nella stessa AP: il PNALM. Così,
mentre per la regione Abruzzo il pascolo brado è contemplato, lo stesso è esplicitamente
vietato nella regione Lazio. Il PNALM, che dovrebbe assicurare la conservazione del
patrimonio naturale all'interno del proprio territorio, si trova evidentemente ad interagire
con amministrazioni comunali che fanno riferimento a diverse norme Regionali.
Allo stesso tempo esiste sicuramente una difficoltà posta dalla inadeguatezza delle risorse
disponibili per la gestione oculata del territorio. Ad esempio, le amministrazioni comunali
sono delegate dalle regioni alla gestione del territorio e spesso non hanno a disposizione
risorse adeguate. Questo limita enormemente non solo l'aggiornamento e la modifica della
normativa, ma anche la sua applicazione ed il controllo del rispetto. Considerato che la
fida pascolo rappresenta un'entrata economica nel bilancio dell'amministrazione
comunale, e che la tendenza degli ultimi decenni all'abbandono delle aree rurali (ISTAT
2001), i Comuni hanno probabilmente una tendenza a facilitare l'accesso ai pascoli ai non
residenti, per evitare l'abbandono delle campagne e per garantire comunque l'entrata della
tassa di fida. L'entrata economica però non assicura la gestione dei terreni pascolivi e/o il
reintegro dei fondi a fini gestionali, di miglioramento e tutela ambientale e di
conservazione. In molti casi il controllo stesso del rispetto delle norme vigenti è
scarsamente esercitato per inadeguatezza delle risorse umane e finanziarie in capo agli
enti preposti (es. CFS).
La pratica della zootecnìa nelle AAPP considerate riflette la tendenza generale registrata
dagli organi ufficiali su vasta scala: una graduale diminuzione del numero di aziende e del
numero di capi (ISTAT, 2001; 2011), con particolare flessione registrata relativamente agli
allevamenti ovini in confronto a quelli bovini (Galluzzi et al., 2010). In particolare, in
provincia dell'Aquila i dati ufficiali riportano un aumento dei capi bovini adulti di circa il 17%
rispetto ai dati rilevati nel 2000 (ISTAT, 2011). Nonostante questa flessione negativa
generalizzata, localmente le tendenze possono anche rivelarsi opposte, specialmente
all'interno delle AAPP, laddove una gestione di compensazione dei danni potrebbe
facilitare fenomeni di “migrazione” di aziende limitrofe all'interno delle AAPP. Per questo
motivo, il pascolo del bestiame domestico rappresenta ancora una minaccia significativa
per la conservazione dell'orso bruno marsicano, in modo particolare se condotta con
modalità scarsamente o per nulla pianificate e regolamentate, e se dominata da specie
che comportano pratiche scarsamente compatibili con la presenza dell'orso stesso.
Tale cambiamento ha un effetto potenzialmente molto amplificato sulla conservazione
dell'orso, poiché, da quanto emerso dalle interviste condotte presso le singole aziende, i
bovini sono più spesso lasciati allo stato brado e responsabilizzano gli allevatori nel
confronto della sorveglianza in misura minore rispetto all'allevamento degli ovini, che,
tradizionalmente, sono sempre stati associati al pascolo e in alpeggio ad elementi
funzionali di sorveglianza.
57
6. Considerazioni gestionali
Appare evidente che sarebbe necessario innescare meccanismi, anche semplici, di
incentivazione a tecniche di zootecnia maggiormente virtuose e compatibili con la
conservazione dell'orso, nonché prevedere un sistema di valutazione e controllo che
coinvolga personale di diverse amministrazioni che collaborino per un obiettivo comune.
Tutto questo non in base ad uno stravolgimento normativo, ma essenzialmente nel pieno
recepimento della volontà di valorizzare le attività agro-silvo-pastorali in termini di
sostenibilità e di compatibilità già previsti dalla normativa vigente (L.N. 394/91, art. com.
4).
In questo senso, benché i PSR prevedano l'erogazione di fondi a supporto di misure e
tecniche compatibili con una buona gestione del territorio (es. ammodernamento delle
strutture, strutture di difesa e protezione, incentivi per la diversificazione della produzione,
etc.), attualmente si rileva uno scarso successo nell'applicazione delle misure stesse. I
motivi di tale situazione sarebbero da indagare ulteriormente, ma è probabile che si tratti di
una fondamentale mancanza di informazione e facilitazione nei confronti degli allevatori, e
di una scarsa valorizzazione, da parte delle amministrazioni locali, delle misure offerte dai
PSR stessi, forse dovuta allo scarso coinvolgimento delle amministrazioni locali nei
processi decisionali dei PSR stessi. Se esistessero dei criteri tali da condizionare le
modalità di conduzione del bestiame per poter accedere all'uso dei pascoli, probabilmente
si assisterebbe ad un uso più ampio dei fondi disponibili ed un cambiamento significativo
delle modalità di gestione della pratica zootecnica.
I risultati dei sopralluoghi condotti nelle aziende rivelano in generale uno scarso rispetto
della normativa vigente, soprattutto per quel che concerne la sorveglianza del bestiame.
D'altro canto appare piuttosto chiaro che, nelle situazioni attuali, è probabile che alcuni
allevatori potrebbero avere un maggior profitto economico nel non rispettare le norme
vigenti perché le pene non sono adeguate alle violazioni, specie in Abruzzo e Molise, sia
perché nei regolamenti comunali non è previsto – o applicato quasi mai – il diniego
dell’autorizzazione a seguito di violazioni di un certo tipo (L. Sammarone, CFS-CTA, com.
pers.). Emerge anche un quadro di scarsa professionalità che limita sicuramente
l'investimento di risorse (umane ed economiche) nell'attività zootecnica. Benché i PSR
offrano diverse misure per incentivare l'imprenditorialità agricola, sembra che molte di
esse non vengano utilizzate. In questo giocano un ruolo determinante le associazioni di
categoria, che vengono delegate dalle regioni ad assistere gli allevatori nella richiesta dei
fondi a disposizione e nella certificazione del fascicolo di azienda (necessario per poter
accedere ai fondi). Vale comunque la pena sottolineare la presenza di alcuni casi di
allevatori “virtuosi” che con spirito imprenditoriale e profonda responsabilità, mettono in
atto diverse misure gestionali che li portano ad una conduzione della zootecnìa
assolutamente compatibile con la presenza dell'orso. Tali iniziative andrebbero valorizzate
e incentivate appieno da parte delle AAPP in cui risiedono a scapito di altre forme di
allevamento meno compatibili e responsabili, e ciò può essere ottenuto attraverso diversi
mezzi, non ultimo la promozione differenziale della produzione locale legata alla filiera
corta e a condizionalità specifiche dei programmi d’indennizzo.
Vale la pena inoltre di evidenziare una serie di misure incluse e attivate da alcuni PSR che
non sono direttamente rivolte alla zootecnìa, ma che potrebbero avere un impatto
58
sull'intero settore (Tabella 11).
Misura
Descrizione
Impatto potenziale sulla conservazione
dell'orso
Misura 111
Informazione e aggiornamento in Opportunità di inserire moduli formativi che
campo agricolo, forestale e
includano nozioni di ecologia e uso delle risorse
agroalimentare
dell'orso
Misura 112
Insediamento dei giovani
agricoltori
Possibilità di instaurare collaborazioni con
giovani imprenditori più aperti a nuove tecniche
di conduzione
Misura 113
Prepensionamento degli
imprenditori e dei lavoratori
agricoli
Possibilità di migliorare le condizioni
economiche di allevatori anziani e assicurare un
entrata, con conseguente minore impatto degli
eventi di predazione da orso
Misura 121
Ammodernamento delle aziende Possibilità di costruire ricoveri a prova di orso;
agricole
possibilità di migliorare l'efficienza della
produzione per ridurre l'impatto economico della
predazione da orso
Misura 125
Miglioramento e creazione di
infrastrutture connesse allo
sviluppo e all'adeguamento
dell'agricoltura e della
selvicoltura
Misura 215
Pagamenti per il benessere degli Opportunità per assicurare adeguata profilassi
animali
sanitaria e minimizzare il rischio sanitario per
l'orso
Misura 311
Diversificazione verso attività non Opportunità per avviare attività connesse con la
agricole
filiera corta e aumentare il reddito degli
allevatori, minimizzando l'impatto della
predazione da orso
Misura 313
Incentivazione di attività
turistiche
Possibilità di costruire ricoveri anti-predatore
eventualmente inseriti come condizionalità per
ricevere indennizzi
Opportunità per veicolare il messaggio di
esclusività delle aree abitate dall'orso;
opportunità per aumentare le attività di vendita
dei prodotti agricoli, miglioramento delle
condizioni economiche e minimizzazione
dell'impatto della predazione da orso
Tabella 11 - Misure previste nei piani di sviluppo rurale che hanno un impatto potenziale sulla
conservazione dell'orso attraverso la loro attuazione nel comparto zootecnico.
Queste misure contribuiscono a ristrutturare il settore agro-zootecnico in modo da rendere
le condizioni di vita meno dure per gli allevatori, ma richiedono un impegno particolare
perché sono comunque attivate con il principio di condizionalità (cfr sez. 4.1.1).
Le AAPP potrebbero assumere un ruolo catalizzatore nell'abito del corretto uso di tali
risorse, lavorando di concerto con le amministrazioni comunali e regionali.
59
ed in questo caso si deve ovviamente parlare prioritariamente della tutela dell'orso bruno
marsicano. La gestione dell'esigua popolazione appenninica dovrebbe contemplare delle
misure straordinarie ed impellenti che riducano con ogni mezzo qualsiasi rischio di
mortalità in modo da permettere, nell’immediato futuro, condizioni che facilitino la ripresa
ed eventualmente l‘espansione della popolazione. Questo rinnovato ruolo propulsivo delle
AAPP, nello specifico, dovrebbe contemplare misure straordinarie anche per la gestione
dei pascoli, con aree interdette e controlli intensivi per garantire il rispetto della normativa
vigente. In una fase iniziale sarebbe sufficiente soddisfare i requisiti della normativa
vigente e condurre una valutazione ex-ante dell'impatto della presenza di attività
zootecnica sulla conservazione dell'orso. Nonostante si miri a gestire le attività antropiche
del parco secondo un principio di usi multipli del territorio, non è affatto lecito assumere
che questi siano tra essi compatibili e, in quest’ottica, fondamentale che la conservazione
della popolazione di orso bruno marsicano assuma priorità rispetto a qualsiasi altra
destinazione di uso dei territori e degli ambienti naturali, attività zootecniche incluse; tra le
altre cose, ciò rende necessario un congelamento del carico di bestiame, che dovrebbe
essere calcolato in base ad una valutazione della produttività dei pascoli e mantenuto
vicino al minimo possibile per almeno 10 anni, al fine di minimizzare l'interazione tra orso e
bestiame domestico.
In una fase successiva, in seguito al raggiungimento di condizioni maggiormente
compatibili, ed eventualmente all'abbattimento dei tassi di mortalità e del disturbo arrecato
all'orso, si può transitare il sistema delle AAPP nell’areale dell’orso verso forme di gestione
“ordinaria” delle aree pascolive, con l'applicazione puntuale delle normative vigenti.
Nell'ottica di conseguire obiettivi realistici per la conservazione della popolazione di orso
marsicano, si possono prevedere una serie di attività correttive che riguardano la gestione
della pratica zootecnica e che possono influenzare direttamente la tutela dell’orso:
-
Obiettivo 1: accresciuto accesso da parte dell’orso a risorse trofiche naturali
Obiettivo 2: diminuzione del disturbo e dei rischi di conflitto con l’attività antropica
Obiettivo 3: acquisizione di norme aggiornate e coerenti in tutto l'areale dell'orso
bruno marsicano
Obiettivo 4: attivazione di processi di conservazione partecipativa verso forme di
attività agro-silvo-pastorali “compatibili” (sensu L.N. 394/91 art. 1 com. 4).
Al fine di schematizzare le caratteristiche del comparto zootecnico nell'area di indagine, e
quindi facilitare una sintesi decisionale ai fini della definizione delle linee guida, si è
condotta un'analisi che ha permesso di mettere in evidenza i punti di forza e i punti di
debolezza intrinseci del sistema zootecnia nelle AAPP oggetto di quest’indagine, nonché
di indicare le opportunità o, al contrario le minacce, che possono derivare dal contesto
esterno (es. normativo, economico, sociale). Da questa analisi, detta SWOT (dall'inglese
Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats; Allegato 3) e utilizzata anche in sede di
stesura del PATOM (AAVV 2009), sono stati estrapolati gli spunti gestionali alla base dello
sviluppo delle linee guida per una gestione zootecnica compatibile con la tutela dell'orso
bruno marsicano; questo approccio, a nostro avviso, è anche funzionale, nell’ottica di un
processo partecipativo (vedi Obiettivo 4 sopra), a rendere trasparente e quindi ripetibile il
percorso conoscitivo e decisionale qui seguito ai fini di una sua condivisione all’interno
consessi sociali o amministrativi differenti o allargati.
60
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62
Allegato I – Questionario usato per interviste agli allevatori
63
b) valutazione di funzionalità delle recinzioni
1 recinzioni metalliche anti-predatore o elettrificate dissuasive: ____________________________________
2 recinzioni metalliche anti-predatore o elettrificate con carenze strutturali (specificare: ______________________
__________________________________________________________________________________________
3 recinzioni elettriche o meccaniche di contenimento:___________________________________________________
4 recinzioni elettriche o meccaniche che consentono la dispersione del bestiame:_____________________________
Note: ________________________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
c) al momento del sopralluogo il bestiame viene condotto al pascolo:
- in presenza di: 1 pastore 2 cani da guardiania 3 cani e pastore
- in un recinto: 4 anti-predatore 5 di contenimento elettrificato 6 di contenimento meccanico
Note:____________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________
QUESTIONARIO AGLI ALLEVATORI
Tecniche di gestione del bestiame
Il bestiame dell’allevamento in questione è tenuto tutto l’anno in stalla?
si
no
In caso di risposta negativa, indicare la modalità di conduzione al pascolo:
1) Pascoli limitrofi alla sede operativa e (siglare una o più voci):
1 in presenza del pastore
2 allo stato brado (nessun tipo di custode)
3 in presenza cani da guardiania (numero:______)
4 altro (ad es. in presenza di muli, ecc):_________
____________________________________
5 terreno con recinto elettrico dissuasivo
6 terreno con recinto elettrico di contenimento
7 terreno con recinto di contenimento
8 terreno con recinto anti-predatore
2) Zona d’alpeggio
1 in presenza del pastore
2 allo stato brado (nessun tipo di custode)
3 in presenza cani da guardiania (numero:______)
4 altro (ad es. in presenza di muli, ecc):_________
____________________________________
5 terreno con recinto elettrico dissuasivo
6 terreno con recinto elettrico di contenimento
7 terreno con recinto di contenimento
8 terreno con recinto anti-predatore
b)Nel caso del bestiame allo stato brado, come avvengono i prelievi di profilassi sanitaria?
Note:____________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________
65
c) I sistemi di prevenzione adottati consistono in:
Sede operativa
Sede d’alpeggio
1 Nessuno
2 Deterrenti passivi
3 Recinzioni anti-predatore
4 Cani da guardiania (numero____; razza__________)
5 Recinzioni elettriche dissuasive
6 Altro (specificare sotto)
1
2
3
4
5
6
Nessuno
Deterrenti passivi
Recinzioni anti-predatore
Cani da guardiania (numero____; razza__________)
Recinzioni elettriche dissuasive
Altro (specificare sotto)
Note:__________________________________
Note:___________________________________
______________________________________ _______________________________________
______________________________________ _______________________________________
______________________________________ _______________________________________
d) Stagionalità di pascolo:
si
no
Se si, quali mesi: Gen Feb Mar Apr Mag
Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
e in alpeggio:
Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
Gen Feb Mar Apr Mag
e) Gestione dei parti:
- Sede operativa: 1 all’aperto 2 in stalla
specifiche del recinto:
- Zona d’alpeggio: 1 all’aperto 2 in stalla
specifiche del recinto:
3 in un recinto
3.1 di contenimento (elettrico o meccanico)
3.2 elettrico dissuasivo
3.3 anti-predatore
3.4 con deterrenti passivi
3 in un recinto
3.1 di contenimento (elettrico o meccanico)
3.2 elettrico dissuasivo
3.3 anti-predatore
3.4 con deterrenti passivi
f) I maschi in età riproduttiva vengono tenuti tutto l’anno all’interno della mandria o del gregge?
si
no
Note_____________________________________________________________
______________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________
g) Il ricovero notturno:
- Sede operativa:
1 all’aperto 2 in stalla 3 in un recinto
specifiche del recinto: 3.1 di contenimento (elettrico o meccanico)
3.2 elettrico dissuasivo
3.3 anti-predatore
3.4 con deterrenti passivi
66
- Zona d’alpeggio: 1 all’aperto 2 in stalla 3 in un recinto
specifiche del recinto: 3.1 di contenimento (elettrico o meccanico)
3.2 elettrico dissuasivo
3.3 anti-predatore
3.4 con deterrenti passivi
h) Il bestiame viene alternato sui pascoli?
si
no
i) Qual’è il destino dei capi di bestiame morti per cause naturali?
1 combustione
2 sotterramento
3 abbandono sul terreno di pascolo
4 in centri di smaltimento
5 date in pasto ai cani
6 altro_________________________________
________________________________________________________________________________
Note_____________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
l) Qual’è il destino dei capi di bestiame uccisi dai predatori?
1 combustione
2 sotterramento
3 abbandono sul terreno di pascolo
4 in centri di smaltimento
5 date in pasto ai cani
6 altro_________________________________
________________________________________________________________________________
Note_____________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
Descrittori socio-economici
a) Qual’è l’attività principale svolta dall’allevatore?_____________________________________
b) La forma di conduzione dell’allevamento è:
1 diretta dell’allevatore
2 a conduzione familiare
3 con salariati
c) Titolo di possesso ed uso dei terreni:
1 in proprietà
2 affitto da privati
3 demaniali
4 altro________________________
4 privati liberi
5 altro _______________________
d) In quali località viene fatto pascolare il
bestiame?:_____________________________________
________________________________________________________________________________
e) Il comune provvede a recintare i terreni comunali?
si
no
e) Il bestiame tende spesso a sconfinare nei territori di altri comuni limitrofi? si
no
f) Quali interventi nei terreni di pascolo demaniali reputa necessari per migliorare le condizioni
lavorative?_____________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
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g) Orientamento produttivo:
latte - Lt./giorno:_________________________________
carne - n° di capi venduti al macello/anno:______________________
da diporto - resa al macello (peso della carcassa/peso vivo*100) : _______
da riproduzione
Note:_________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
h) Modalità d’allevamento: 1 estensivo
2 intensivo
3 semi-brado
i) L’allevatore richiede contributi o premi per l’esercizio zootecnico?
4 altro______________________
si
no
se si, quali?_______________________________________________________________
*****
Note di sintesi:____________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________
Data di compilazione:___/___/___
Rilevatore:______________________________
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Allegato II – Guida per colloquio informale con rappresentanti
delle AAPP
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Guida per colloquio informale con responsabili Enti.
Ha l'Ente una strategia generale per la gestione della zootecnica nel rispetto delle
necessità di tutela dell'orso?
Si
No
Si
No
Se SI: quale?
Esiste un regolamento per le attività zootecniche?
Se SI: quali i criteri sui quali si basa il regolamento? (valutazione se sono contemplati orso e/o grandi
carnivori)
Nel piano di gestione del parco (a che punto è del processo di approvazione e
implementazione?) è previsto un capitolo sull'attività zootecnica?
Si
No
Se NO: quali strumenti ha il Parco per coordinare e gestire l'esercizio zootecnico nel proprio territorio?
L'Ente ha la possibilità di impedire che un Comune autorizzi il pascolo in area di riserva Si
integrale o altra area di particolare rilevanza per le specie selvatiche (vedi: orso)?
No
L'Ente possiede gli strumenti necessari per avere informazioni su quanti allevatori e
quanti capi sono presenti sul territorio?
Si
No
Il servizio di sorveglianza riporta/è autorizzato a riportare situazioni irregolari nello
svolgimento delle attività zootecniche sul territorio?
Si
No
Se SI: quale il decorso di tali osservazioni? Quante le denunce agli allevatori per illeciti a carico del
comparto zootecnico negli ultimi 5 anni?
L'Ente prevede un processo di valutazione di impatto del bestiame in aree utilizzate
dall'orso?
Si
No
Si
No
Si
No
L'Ente fornisce assistenza agli allevatori in materia di strutture quali abbeveratoi e/o
stazzi nelle aree di pascolo?
Si
No
L'Ente prevede la cessione di strutture per proteggere il bestiame dal danno da orso?
Si
No
L'Ente prevede la valutazione di aziende che possano produrre con il marchio del
“Parco”?
Si
No
L'Ente possiede un sistema informativo territoriale con la localizzazione dei danni
provocati dagli orsi?
Si
No
L'Ente possiede un sistema informativo territoriale con la localizzazione degli orsi?
Si
No
Se SI: quante volte lo ha fatto negli ultimi 5 anni?
L'Ente ha mai pensato a incentivi per forme di zootecnia compatibili con la
conservazione dell'orso?
Se SI: quali potrebbero essere?
L'Ente collabora con i servizi veterinari per garantire un corretto svolgimento della
profilassi sanitaria e della procedura di smaltimento delle carcasse?
Se SI: sono stati elaborati specifici protocolli?
70
Allegato III – Analisi SWOT
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Analisi SWOT del comparto zootecnico nella porzione Appenninica del progetto
LIFE ARCTOS.
Premessa
Considerato lo status di conservazione dell'orso Marsicano e l'allarmante dimensione della
popolazione, ormai limitata a poche decine di individui che gravitano principalmente nei territori
del PNALM e le AAPP contigue, l'indagine conoscitiva sul comparto zootecnico condotta nel
periodo estivo del 2011 nell'ambito del progetto LIFE ARCTOS fornisce una serie di spunti per
rivalutare il ruolo delle AAPP nella gestione delle attività connesse alla pratica della zootecnìa.
L'allevamento del bestiame è infatti permesso e tutelato all'interno delle AAPP (L. 394/91), ma
necessariamente deve essere svolto secondo criteri e principi di conservazione della biodiversità,
come da mandato delle AAPP.
D'altro canto, non si può trascurare né il valore economico della pratica zootecnica né quello per la
gestione del territorio, utile per mantenere gli ambienti agro-silvo-pastorali e la biodiversità ad essi
associata. L'allevamento del bestiame non solo appartiene al patrimonio culturale delle aree centroappenniniche, ma le attività connesse sono necessarie per evitare l'erosione dei suoli, a condizione
che siano condotte secondo criteri di sostenibilità. La pratica zootecnica rappresenta perciò un
valore da tutelare, e da considerare come integrata nell'ambiente e nel territorio. Se questo è vero
per l'intero territorio nazionale, in accordo con la vocazione delle aree specifiche, nelle AAPP tale
valore deve forzatamente essere integrato con pratiche che diano priorità alla conservazione degli
habitat e delle specie naturali.
Al fine di fornire uno strumento di indirizzo, che fornisca indicazioni sulle pratiche da mettere in
atto al fine di garantire lo svolgimento della pratica zootecnica in coerenza con gli obiettivi di
conservazione dell'orso, si è condotta un'analisi dei fattori emersi durante l'indagine svolta. L'analisi
ha come obiettivo quello di evidenziare i punti di forza e di debolezza intrinseci del sistema di
gestione del comparto zootecnico, mettendoli in relazione con le opportunità e le minacce che sono
rappresentate da fattori esterni. Tale analisi, detta SWOT (dall'inglese Stregths, Weaknesses,
Opportunities and Threats), e già applicata in ambito PATOM (AAVV, 2009), è funzionale alla
definizione di azioni che siano il più possibile concrete e che abbiano elevate probabilità di esser
messe in atto sfruttando le risorse interne e le opportunità esterne al sistema oggetto di analisi.
Tenendo in considerazione gli obiettivi di conservazione dell'orso e i risultati dell'analisi SWOT si
sono successivamente elaborate delle linee guida per la conduzione della pratica zootecnica
compatibile con la conservazione dell'orso bruno marsicano.
L'analisi SWOT
Il percorso gestionale richiede una fase partecipativa per poter assicurare la condivisione degli
obiettivi alla luce di una informazione chiara, esaustiva ed aggiornata. Tale fase di condivisione può
essere intrapresa utilizzando l'analisi SWOT come spunto per raggiungere degli accordi concreti
sulla strategia da mettere in atto per assicurare una pratica della zootecnìa che minimizzi l'impatto
sulla conservazione dell'orso e degli habitat utilizzati.
E' necessario specificare che la valutazione del sistema viene condotta da un punto di vista che ha
come riferimento la visione futura del sistema stesso in armonia con la conservazione dell'orso. Non
72
si tratta perciò di un'analisi del comparto zootecnico per se, ma piuttosto della sua compatibilità con
la conservazione del plantigrado e degli habitat utilizzati che rischiano di essere sottoposti ad un
uso eccessivo che ne determinerebbe il loro rapido esaurimento. Si può definire una vision che ha
come motivazione principale l'adozione di una serie di misure coordinate e integrate che portino
alla minimizzazione del conflitto dell'orso bruno marsicano in coesistenza con le attività antropiche.
In quest'ottica l'obiettivo generale sarebbe quello di avere nell'areale dell'orso un comparto
zootecnico virtuoso e premiante, ma allo stesso tempo tale che assicuri una crescita della
popolazione di orso anche in aree esterne alle AAPP.
NEGATIVI
POSITIVI
L'analisi SWOT è presentata sotto forma di matrice, e riporta molti dei punti emersi nell'indagine
ampiamente descritta nella relazione.
Vengono considerati elementi interni quelli che si ritiene facciano parte intrinseca del comparto
zootecnico attuale, mentre gli elementi esterni sono quelli che possono influenzare dall'esterno il
comparto zootecnico, direttamente o indirettamente.
Il valore attribuito a ciascun elemento è ovviamente legato alla vision e all'obiettivo generale, e
rappresenta il punto di vista di chi ha esaminato lo stato dei fatti e ritiene prioritaria la
conservazione dell'orso, come da obiettivo del progetto LIFE ARCTOS. Lo stesso percorso
decisionale, del resto, può essere allargato ad altre rappresentanze o rivisto in alcuni suoi passaggi
essendo caratterizzato da criteri di trasparenza e ripercorribilità.
INTERNI
ESTERNI
Punti di Forza
Opportunità
F1. La normativa Regionale deve recepire la normativa CE;
F2. La normativa locale riporta elementi della normativa
regionale e nazionale adattandola alla realtà locale;
F3. Normativa AAPP supportata da leggi nazionali e regionali;
dotata di strumenti di controllo (Art. 21 LN 394/92);
F4. Presenza sul territorio di sufficienti operatori agricoli;
F5. Gli allevatori locali hanno stretta conoscenza del territorio;
familiarità con l'orso; le generazioni sono legate ad attività
agricole locali;
F6. Allevamenti di piccole dimensioni hanno meno impatto sui
pascoli;
F7. Gli allevamenti ovini hanno un forte legame di tradizione con
il territorio e sono certamente molto meno impattati sugli
habitat risultando sicuramente più sostenibili in termini
complessivi;
F8. Alcuni metodi di protezione e di conduzione del bestiame
sono in uso.
F9. la popolazione di orso nel PNALM gode di ampia disponibilità
di risorse trofiche naturali e le popolazioni di erbivori selvatici.
O1. La Normativa Comunitaria costituisce confronto con
realtà esterne; non transige; Impone principi di
conservazione ambientale; costituisce occasione per
rinnovare leggi locali;
O2. AAPP come catalizzatori per corretta implementazione
normativa e per uso fondi PSR;
O3. Gli enti locali (i comuni) hanno uno stretto rapporto con
il territorio;
O4. aumento richiesta prodotti biologici; GAS; turismo;
O5. L'attuale crisi economica potrebbe incentivare nuove
realtà imprenditoriali facendo uso dei fondi PSRe le
AAPP potrebbero incentivare la nascita di consorzi tra
allevatori virtuosi;
O6. La gestione sostenibile è opportunità per gli allevatori;
O7. PSR incentiva all'associazione tra allevatori per
condivisione strutture;
O8. PSR con incentivi per favorire filiera corta ovina che
rispetti condizionalità;
O9. Alcune pratiche zootecniche compatibili con l'orso –in
particolare l'allevamento ovino– fanno parte del
patrimonio culturale.
Punti di Debolezza
Minacce
D1. La normativa regionale è frammentata tra regioni contigue e
spesso inadeguata rispetto alle effettive esigenze;
D2. le condizioni per accedere ai fondi difficilmente soddisfatte se
troppo stringenti;
D3. La normativa locale è spesso obsoleta, non prevede incentivi
per buone pratiche di gestione né per un utilizzo corretto dei
pascoli;
D4. gli enti locali non hanno risorse per il controllo cui dedicano
comunque poca attenzione delegando spesso ad altri enti;
D5. Piano Parchi non approvato;
D6. AP scarsa rilevanza a livello regionale e locale;
D7. Tra il personale delle AP c'è stretto legame tra controllori e
controllati;
D8. a livello di AAPP abitudine consolidata nel tollerare qualsiasi
forma di zootecnia anche se non è compatibile;
D9. le AAPP non contemplano la necessità di pianificare in
M1. La normativa europea è estremamente vaga e riferita a
situazioni lontane dal territorio; detta regole stringenti
che non sono facilmente applicabili;
M2. Possibile evoluzione con allargamento EU, possibile
ribasso prezzi dei prodotti;
M3. Scarso associativismo tra allevatori; scarso interesse
delle nuove generazioni; abbandono della pratica
zootecnica come misura di gestione del territorio;
M4. Aumento recente di ‘residenti’ esterni che esercitano
nel territorio del Parco per interessi puramente
economici senza condividerne tradizioni e finalità di
conservazione;
M5. Risorse inadeguate per sviluppo piano gestione dei
pascoli;
M6. Limitate probabilità di trasmettere valori se nuove
generazioni si trasferiscono nei grandi centri urbani
73
maniera olistica gli usi multipli a cui è soggetto il territorio;
D10. Allevatori spesso non preparati e male assistiti dalle
associazioni di categoria;
D11. Scarsa apertura degli allevatori a rinnovamenti e variazioni
nella conduzione;
D12. Alcuni allevamenti di dimensioni limitate hanno difficoltà ad
accedere ai fondi PSR;
D13. Una percentuale di allevatori non sono professionisti e non
possono accedere ai fondi PSR;
D14. Necessità di migliori condizioni di vita e disponibilità di
“pastori” non locali a basso costo.
D15. Per i comuni c'è un sovraccarico di responsabilità con
risorse insufficienti; interessi politici spesso in conflitto con
buone pratiche di gestione
M8. Condizioni economiche potrebbero far sparire i piccoli
allevamenti, che sono invece di alto valore culturale
M9. Adattamento ai cambiamenti necessari forse troppo
lenti per emergenza orso;
M10. Equini valore solo culturale e forte impatto
M11. Aumento graduale delle pratiche di allevamento e
conduzione non compatibile con l'orso
M12. La non professionalità di molti allevatori e la tipologia
di contributi ha portato alla diffusione di allevamenti
bovini ed equini che richiedono molto meno lavoro,
sono favoriti dal pascolo brado ma sono meno adeguati
sia ad una zootecnia compatibile che all’adozione di
strumenti di prevenzione dei danni
Emerge l'esigenza di intraprendere un percorso strategico che miri a colmare le deficienze del
sistema zootecnico attuale e renderlo più compatibile con la presenza dell'orso. Gli indirizzi
generale per intraprendere tale percorso vengono proposti nelle Linee Guida.
74
Allegato IV – Commenti ricevuti dai partner per eventuali
sviluppi ed integrazioni future
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Commenti ricevuti dai partner di progetto, non inclusi esplicitamente nella relazione in quanto
reputati relativi ad un livello di dettaglio operativo superiore a quanto reputato funzionale ai fini
della presente relazione. Tuttavia, dal momento che tali commenti sono rilevanti ed in quanto tali
utili per la fase di approfondimento operativo prevista nell’implementazione delle Linee Guida che
scaturiranno dalla presente relazione, vengono riportati di seguito come spunto e riferimento per
eventuali interventi a discrezione e valutazione del tavolo tecnico che si intende appositamente
istituire (cfr. Linee Guida azione A1).
1. Esistono casi di amministrazioni locali particolarmente virtuosi che potrebbero essere presi ad
esempio:
Qui, volendo, si può citare il caso virtuoso della F.D.R. XXX-XXX dove sono stati fatti grandi
sforzi, ed investite molte risorse economiche, per mantenere la zootecnia tradizionale, ovini vs
bovini/equini. Allo stesso modo di può citare il caso di aziende tipo quella di XXX (Scanno) o
del Comune di Picinisco (che ha ottenuto il riconoscimento del marchio DOP per il proprio
percorino).
2. Sarebbe utile condurre un'analisi dell'uso dei metodi integrati di prevenzione, magari esprimendo
le variabili in termini di n cani/ recinzione e n. capi
3. Sarebbe utile condurre un'analisi per valutare se e come le varie aziende siano in grado di
ricoverare tutto il bestiame nei mesi invernali. Tale aspetto diventa discriminante sia in termini di
effettiva possibilità di assicurare un riposo invernale ai pascoli – se non ho stalla dove li metto? –
sia di dare seguito a norme effettivamente più restrittive e funzionali anche alla riduzione dei
conflitti – se la regione Abruzzo dovesse mai tornare a vietare il pascolo invernale, XXX farebbe la
guerra perché non ha stalle. Lo stesso limite è valido anche per evitare la nascita di vitelli e puledri
in montagna e quindi ridurre la predazione ed il conflitto.
4. Sarebbe utile raccogliere dati sulla presenza e qualità delle strutture per il personale o altre di
supporto come abbeveratoi ecc.
5. Sarebbe utile portare ad esempio i casi di sindaci illuminati che hanno smesso di affittare i
pascoli fino a quando gli stessi richiedenti non hanno provveduto a tirare fuori uno straccio di piano
di gestione. In pratica ha preteso che ci fossero delle regole per usare un bene comune. Stessa cosa
potrebbero fare gli altri, e la stessa regione Lazio, introduce una forte limitazione al carico –
riduzione del 50% - nei casi di mancanza del piano di gestione. L’esempio potrebbe essere seguito
dalle AA.PP. che non vietano, ma al pari di come fanno per le aree urbane – dove pretendono il
PRG – potrebbero imporre per boschi e pascoli.
6. Sarebbe molto utile integrare l'analisi della compatibilità della pratica zootecnica con la presenza
di altre specie protette presenti nell'area.
7. Sarebbe necessario riportare i dati ISTAT per l'agricoltura, anche per garantire eventuale
confrontabilità con altri possibili studi. (Tale commento merita considerazione poiché ove possibile
nella relazione si è fatto riferimento ai dati ufficiali ISTAT, ma essi sono espressi in forma
generalizzata e raccolti a risoluzione spaziale diversa da quelli raccolti per le analisi svolte
durante il presente lavoro).
8. Per alcune tipologie di allevamento si prevede sin d'ora la dubbia efficacia di alcune delle misure
proposte (vedi marchi, loghi, promozione del prodotto per gli allevamenti equini)
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9. Fondamentale l'assenza del Piano di Gestione dei parchi approvato e applicato: senza tale
strumento risulta impossibile la gestione del territorio, che continua ad essere gestito da enti locali
spesso fortemente sensibili alle necessità dei votanti.
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