inclusione attiva farne una realtà

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inclusione attiva farne una realtà
INCLUSIONE ATTIVA
FARNE UNA
REALTÀ
I libri di EAPN
A cura dei gruppi di lavoro EAPN
Inclusione Sociale, Occupazione
e Fondi Strutturali
INCLUSIONE ATTIVA
FARNE UNA REALTÀ
I LIBRI DI EAPN
A cura dei gruppi di lavoro EAPN
Inclusione Sociale, Occupazione e
Fondi Strutturali
2
Ringraziamenti
Questa pubblicazione è stata realizzata dai tre gruppi di lavoro di EAPN (Inclusione Sociale, Occupazione e Fondi Strutturali) e
dallo staff di EAPN. I capitoli 1, 2 e 5 sono stati curati da Sian Jones, i capitoli 3 e 6 da Vincent Caron e il capitolo 4 da Amana
Ferro in stretta collaborazione con i gruppi di lavoro secondo le tematiche affrontate. La pubblicazione è stata coordinata da Sian
Jones, coordinatrice delle politiche di EAPN e da Nellie Epinat, addetta alle comunicazione di EAPN, con il sostegno di Rebecca
Lee, assistente alle comunicazioni.
Gli studi di caso sono stati forniti da:
Verena Fabris, Judith Pühringer e Michaela Moser – EAPN Austria; Ludo Horemans e Stephan Backes – BAPN (EAPN Belgio);
Maria Jeliazkova – EAPN Bulgaria; Katarina Klamkova – EAPN Repubblica Ceca; Per Larsen – EAPN Danimarca; Reinhard Kuehn
– EAPN Germania; Graciela Malgesini – EAPN Spagna; Kirsi Väätämöinen, Leina Veikkola, Unto Ahvensalmi e Juha Mikkonen –
EAPN Finlandia; Bruno Groues – EAPN Francia; Candy Murphy e Karen Kiernan – EAPN Irlanda; Jurgita Kupryte – EAPN
Lituania; Alida Smeekes – EAPN Paesi Bassi; Laila Wolles e Dag Westerheim – EAPN Norvegia; Johannes Jorgensen – EAPN
Svezia; Peter Kelly, Eddie Follan e Ray Phillips – EAPN Regno Unito; Mafalda Leal – Eurochild; Clotilde Clark-Foulquier –
Eurodiaconia; Liz Gosme e Michel Mercadie – FEANTSA.
Questa pubblicazione ha avuto il sostegno economico del Programma comunitario per l’Occupazione e la Solidarietà Sociale
PROGRESS (2007–2013).
Il Programma, gestito dalla Direzione Generale Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea,
sostiene finanziariamente la realizzazione degli obiettivi dell’Unione europea per l’occupazione e gli affari sociali così come descritti
dall’Agenda Sociale e per contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona in questi settori.
PROGRESS è un programma settennale che si rivolge a tutti coloro in grado di aiutare lo sviluppo di una legislazione e di politiche
pertinenti ed efficaci nei settori suddetti, si rivolge a tutti e 27 gli stati membri oltre che ai paesi AELE/EEE, ai paesi candidati e
pre-candidati per l’adesione. La missione di PROGRESS è di rafforzare il contributo dell’Unione Europea a sostegno degli impegni degli stati membri.
PROGRESS è realizzato per:




produrre analisi e suggerimenti riguardo le politiche pubbliche rilevanti per PROGRESS
monitoraggio e messa in essere della legislazione e delle politiche europee rilevanti per PROGRESS e la condivisione
delle informazioni
promozione del trasferimento delle politiche, dell’apprendimento e del supporto reciproco all’interno degli stati membri per quanto concerne gli obiettivi e le priorità
La diffusione dei punti di vista delle parti in causa e, più generalmente, della società nel suo insieme
Per maggiori informazioni: http://ec.europa.eu/progress
Il contenuto di questa pubblicazione non rispecchia necessariamente le posizioni della Commissione europea.
3
INDICE
1/
Introduzione – Cos’è l’inclusione attiva
5
2/
Reddito minimo – cardine dell’inclusione attiva
11
3/
Accesso a servizi di qualità
23
4/
Occupazione – per un lavoro decente
38
5/
Usare i fondi strutturali – un approccio integrato
49
6/
Attivare approcci integrati di inclusione attiva
59
7/
Conclusioni
69
8/
Bibliografia e documenti utili
70
4
Introduzione
Cos’è l’inclusione attiva?
01
5
Cos’è l’inclusione attiva
Verso l'inclusione attiva
L'inclusione attiva è una Strategia messa a punto dalla
Commissione europea per aiutare chi è socialmente escluso
a vivere dignitosamente dando la possibilità di un lavoro
decente o, quanto meno, ad avere fiducia nelle loro
possibilità e acquisire le competenze necessarie per
partecipare più attivamente alla vita delle comunità di
appartenenza.
Il rispetto della dignità dell'essere umano è uno dei principi
fondanti dell'Unione europea che si riflette a cascata sugli
obiettivi di promozione della piena occupazione e di
progresso sociale, di lotta contro l'esclusione sociale e le
discriminazioni e di promozione della giustizia sociale e della
protezione sociale. Benché il Trattato dia all'Unione europea
un ruolo centrale nel sostenere e completare le azioni che i
diversi stati membri portano avanti a favore dell'integrazione
delle persone escluse dal mercato del lavoro, i passi in
avanti nella lotta contro l'esclusione sono stati molto lenti.
La Strategia ha lo scopo di “facilitare l'integrazione di coloro
che sono in grado di lavorare offrendo loro lavori a tempo
indeterminato e di buona qualità e garantendo a chi non è in
grado di farlo le risorse sufficienti per vivere dignitosamente
1
aiutandoli in un percorso di partecipazione sociale ”. E' importante rendersi conto che si tratta di una Strategia
integrata che poggia su tre assi che, benché siano
strettamente connesse tra loro, sono però indipendenti una
dall'altra: un supporto all'accesso a risorse adeguate (reddito
minimo adeguato), l'accesso a servizi di qualità e
l'accompagnamento verso il lavoro di qualità attraverso
l'attivazione di un mercato del lavoro inclusivo. Questa
strategia, integrata e olistica, poggia sui diritti fondamentali e
propone un percorso che può effettivamente contrastare il
perdurare di condizioni di povertà, di esclusione sociale e di
disoccupazione di lunga durata.
Una risposta all'aumento della
povertà e dell'esclusione?
Pochi sono stati i risultati da quando, nel 2000, il Consiglio di
Lisbona si impegnò ad avere “un impatto decisivo sullo
sradicamento della povertà”. Nel 2008, il 16,5% della
popolazione dell’UE-27, cioè 81 milioni di persone, era a
2
rischio di povertà . Una persona su cinque vive in case di
scarsa qualità, il 20% dei bambini conosce la povertà da
vicino e il tasso di abbandoni scolastici è salito al 15%. In
molti paesi la povertà è in aumento mentre, a partire dal
2005, la risposta dell'Unione europea è stata quella di
concentrarsi sulla “crescita e l'occupazione”, basandosi sul
concetto che una maggiore crescita economica e un
aumento dell'occupazione siano veicoli sicuri per avere
meno povertà e meno esclusione. Però, nella realtà dei fatti,
questo paradigma non ha portato a nessun risultato positivo.
Nel 2010, l’UE ha lanciato la Strategia Europa 2020, che
prendendo il posto di quella di Lisbona, si propone di dar vita
a una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Per la
prima volta si è fissato un obiettivo preciso contro la povertà:
meno 20 milioni da qui al 2020, basandosi su tre indicatori
(rischio di povertà, grave privazione materiale e famiglie
3
senza o a bassa intensità di lavoro ).
Considerato questo contesto, la Strategia per l'Inclusione
Attiva dovrebbe essere uno strumento essenziale per
realizzare questo obiettivo ed essere un cardine su cui
operare per realizzare un’Europa più equa, capace di garantire il benessere a tutti e tutte.
1
Comunicazione CE (C(2008)5737): Inclusione Attiva delle Persone
Escluse dal Mercato del Lavoro, 3 ottobre 2008.
2
Si definisce “a rischio di povertà” quando si vive con un reddito al di sotto del 60% del reddito mediano disponibile dai nuclei familiari.
Nel 1992, la Raccomandazione del Consiglio dei Ministri
(92/441/EEC del 24 giugno), dichiarava la necessità di
garantire a tutti coloro che vivevano nell'UE risorse e
assistenza sociale adeguate. Di conseguenza, la
maggioranza degli stati membri si sono dati schemi nazionali
di reddito minimo (ma non l'Italia, la Grecia, l'Ungheria e la
Norvegia), schemi che se da una parte riducono le difficoltà
in cui si dibattono tante persone, dall'altra, almeno per la
maggior parte, non sono sufficienti a far uscire dalla povertà.
A partire dal 2000, per promuovere l’accesso ai diritti, alle risorse e ai servizi, gli stati membri, attraverso il Metodo
4
Aperto di Coordinamento , hanno concordato alcuni obiettivi
comuni correlati da una batteria di indicatori e hanno messo
a punto Piani di Azione Nazionale per l’Inclusione e Rapporti Strategici sulla Protezione Sociale e l’Inclusione Sociale. Ma, ancora una volta, pochi sono stati i passi avanti fatti.
Nel 2005 la Commissione, nella sua Agenda Sociale (20052010) ha manifestato l’intenzione di sviluppare una “iniziativa comunitaria sugli schemi di reddito minimo e l’integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro” (EC 2005). Nel
5
2006 la Commissione ha presentato le sue prime idee
sull’inclusione attiva come un incrocio di tre elementi basati sulla garanzia di un sostegno a un reddito adeguato,
accesso a servizi di qualità - con particolare riferimento ai
servizi sociali - e la creazione di percorsi di inserimento
lavorativo. Nel 2007 La Commissione europea ha
organizzato una consultazione sull’efficacia di questo approccio ricevendo una vastissima gamma di risposte da
moltissimi attori, inclusa EAPN e altre organizzazioni di lotta
alla povertà, sia a livello nazionale che europeo. Prendendo
in considerazione i risultati della consultazione, la
Commissione
ha
adottato
la
Raccomandazione
sull’Inclusione Attiva delle Persone Escluse dal Mercato del Lavoro (C(2008)5737) che è stata approvata dai ministri per
6
gli Affari Sociali nel Dicembre del 2008 .
Anche il Parlamento europeo ha contribuito in modo
sostanziale con il Rapporto e la Risoluzione in sostegno
dell’inclusione attiva approvati nel maggio del 2009
4
MAC/sociale è l’acronimo comunemente utilizzato per definire il
metodo di governance “leggero” conosciuto come Metodo Aperto di Coordinamento per la Protezione Sociale e l’Inclusione Sociale. Al momento si sta discutendo sul futuro del MAC/sociale all’interno della Strategia Europa 2020 e della Piattaforma europea contro la
povertà. E’ stato creato un apposito gruppo interno al Comitato per
la Protezione Sociale (CPS) il cui punto di vista è stato adottato nel
maggio del 2011 per essere definitivamente approvato dal Consiglio
EPSCO di giugno.
5
Comunicazione CE (COM(2007)620): Ammodernare la protezione
sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della coesione
economica: portare avanti l’Inclusione Attiva delle persone più lontane dal mercato del lavoro.
3
Si vedano le Conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno
2010
6
Comunicazione CE (COM(2008)5737): Inclusione Attiva delle
Persone Escluse dal Mercato del Lavoro, 3 ottobre 2008.
(Relatrice: europarlamentare Jean Lambert – Gruppo
7
Verde ). Molte reti e organizzazioni di base hanno visto in
questa Strategia un passo avanti sostanziale, basato sui
diritti umani.
dove sono state riprese le richieste principali fatte da
11
EAPN , dovrebbe aiutare a rendere visibile e portare avanti
il concetto di inclusione attiva quale uno dei principali
obiettivi comuni.
Inclusione attiva e Europa 2020
Il valore aggiunto dell’inclusione attiva
A partire dal 2009 l’UE ha iniziato a fare i primi passi per l’applicazione della Strategia per l’Inclusione Attiva e la Commissione si è incaricata di verificarne l’applicazione
negli stati membri. Un passo avanti molto importante è stato
fatto nel 2010, con il lancio dell’Anno Europeo contro la Povertà e l’Esclusione Sociale. Nella conferenza di
inaugurazione dell’Anno europeo, svoltasi a Madrid nel gennaio del 2010, il Presidente Barroso si espresse con
forza a favore del ruolo che l’inclusione attiva avrebbe
dovuto avere nella Strategia del dopo Lisbona. La Strategia
8
Europa 2020 , ha fatto della riduzione della povertà e
dell’esclusione sociale una delle sue cinque priorità,
concordando l’obiettivo di ridurre, entro il 2020, di almeno 20 milioni il numero delle persone a rischio di povertà
(basandosi su tre indicatori: rischio di povertà, privazione
materiale e famiglie senza lavoro o a bassa intensità
lavorativa).
“Ho un’amica cinquantenne, disoccupata da dieci. Era depressa e stava veramente male. Un giorno ha ricevuto la
visita di due persone del Centro per l’Impiego che l’hanno aiutata a riempire alcune domande di lavoro e le hanno
spiegato come presentarsi al meglio davanti a potenziali
datori di lavoro. Dopo un po’ di tempo, la mia amica ha avuto
un esaurimento nervoso perché – ha detto – sono dieci anni
che sento ripetermi queste cose: non ce la faccio più, mi
sento sconfitta” (S. dalla Svezia).
La maggior parte delle persone in difficoltà vorrebbero
lavorare perché un lavoro è quel passo in avanti di cui hanno
bisogno per avere un salario decente per loro stesse e per le
loro famiglie, perché sarebbe il modo migliore per essere
inclusi nella società, per avere la possibilità di farsi nuovi
amici e per costruire quella rete sociale che non hanno. Ma
la realtà è che molte persone che lo vorrebbero non trovano
lavoro o sono intrappolate in lavori non stabili e insicuri che
non pagano abbastanza.
La Strategia ha inoltre confermato il ruolo chiave
dell’inclusione attiva, particolarmente in relazione alla
9
Piattaforma europea contro la povertà , che si riferisce
esplicitamente all’inclusione attiva come una delle aree
tematiche da seguire, anche attraverso una Comunicazione
da prepararsi entro il 2012, per valutarne l’applicazione. Il
forte sostegno espresso da CPS e dall’EPSCO per il
rafforzamento del MAC/sociale, “la faccia visibile dell’Europa 10
Sociale” espresso nella loro opinione del maggio del 2011 ,
Già nel 2008, prima dell’impatto della crisi, l’8% della popolazione attiva viveva sotto la soglia della povertà mentre
altre persone, quando cercano lavoro, si trovano ad
affrontare altri ostacoli quali case non adeguate, mancanza
di servizi per l’infanzia, mancanza di trasporti e così via. Trovare un lavoro, inoltre, è molto complicato per chi è
rimasto tagliato fuori dal mercato per molto tempo o, anche
se ci sono lavori accettabili, per chi ha perso fiducia nelle
proprie capacità, ha perso la speranza o si trova a
combattere con problemi di salute mentale o una perdita di
capacità di relazioni sociali.
7
Risoluzione del PE (2008/2355/INI): Inclusione Attiva delle
Persone Escluse dal Mercato del Lavoro, 6 maggio 2009.
8
Comunicazione della CE (COM(2010) 2020 finale: Europa 2020:
una Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, 3
marzo 2010.
Anche se avere un lavoro decente è importante per
uscire dal tunnel della povertà, questo non può in alcun
modo rimpiazzare il diritto a una vita dignitosa che è
sempre e comunque prioritario, anche in mancanza di
lavoro. La Raccomandazione della Commissione conferma “ il diritto di base e individuale di avere risorse e assistenza
sociale sufficienti a garantire una vita compatibile con la
dignità umana”. 9
Comunicazione della CE (COM(2010)0758 finale: Iniziativa Faro
Piattaforma contro la Povertà e per la Coesione Sociale, 16
dicembre 2010.
10
Al momento si sta discutendo sul futuro del MAC/sociale
all’interno della Strategia Europa 2020 e della Piattaforma europea
contro la povertà. E’ stato creato un apposito gruppo interno al Comitato per la Protezione Sociale (CPS) il cui punto di vista è stato
adottato nel Maggio del 201 per essere definitivamente approvato
dal Consiglio EPSCO di giugno. Si attende un Rapporto della
Commissione per l’autunno del 2011. 11
Posizione di EAPN sul ruolo del MAC/sociale nella Strategia
Europa 2020, aprile 2011.
7
europea contro la povertà e l’esclusione sociale, è prevista la
pubblicazione di un’importante Comunicazione della Commissione sulla realizzazione della Strategia per
l’Inclusione Attiva.
Trovare un lavoro diventa sempre più complicato quando i
livelli di reddito sono troppo bassi o non sono certi, quando
aumentano le difficoltà e quando viene a mancare la
speranza. La povertà non è solo mancanza di denaro: è
anche non poter accedere a servizi decenti, a case decenti,
alle cure sanitarie o all’istruzione, è anche non avere la
possibilità di partecipare alla vita culturale, politica e sociale
della propria comunità ma, in prima battuta, la povertà ha a
che fare con il diritto a essere trattato da essere umano,
da persona con diritti, con un valore intrinseco, con
potenzialità e capacità e non come un mero strumento
economico.
Sono stati poi fatti alcuni progressi in relazione al pilastro
“reddito minimo e servizi (si vedano i cap. 3 e 4) anche se,
su questo fronte, i progressi fatti dagli stati membri sono
14
molto più limitati . Anche se la poca dimestichezza con il
concetto di inclusione attiva e la sua poca visibilità sono
chiaramente un ostacolo alla sua realizzazione, la
mancanza di volontà politica da parte dell’UE e degli stati membri è senza dubbio il fattore dominante. Il Rapporto
congiunto sulla protezione sociale e l’inclusione sociale del
2009 ha evidenziato che benché la maggior parte degli stati
membri abbiano inserito l’inclusione attiva tra le loro priorità,
essi continuano a considerare capitoli separati tutto ciò che
attiene il mercato del lavoro inclusivo, l’accesso a servizi di 15
qualità e il reddito adeguato .
Realizzare l’inclusione attiva
In Europa sono stati fatti alcuni passi in avanti importanti,
incluso lo sviluppo di indicatori in grado di valutare i risultati
dell’approccio integrato. Nel 2009 la rete Eurocities ha creato
cinque Osservatori locali sull’inclusione attiva (LAO) grazie a
un progetto chiamato “Città e inclusione attiva” che ha promosso l’apprendimento reciproco e l’analisi dei legami tra i livelli locali, nazionali ed europei delle politiche di inclusione
12
attiva .
Il MAC/sociale ha anche garantito molte revisioni tra pari,
scambi e azioni di apprendimento reciproco sull’inclusione attiva, concentrandosi su gruppi bersaglio specifici o sui
13
principali ostacoli . Per il 2012, come parte della Piattaforma
www.peer-review-social-inclusion.eu.
14
Si veda la valutazione di EAPN<. Building Hope, Giving Security:
EAPN Assessment of 2008 – 11 National Action Plans, 2008.
12
Si veda il Rapporto/studi di caso e seminari sul sito di Eurocities:
www.eurocities-nlao-eu.
13
15
Commissione europea: Rapporto congiunto sulla protezione
sociale e l’inclusione sociale, 2009. Si veda il sito della Commissione sulla Revisione tra pari:
8
L’inclusione attiva come risposta
alla crisi
Il punto di vista di EAPN
E’ dal 1990 che la Rete europea contro la povertà si batte
per un approccio integrato in grado di affrontare la
multidimensionalità, l’impatto e le cause della povertà. Nel
2000 EAPN ha sostenuto con forza il ruolo chiave del
MAC/sociale nella realizzazione di queste strategie e, con le
sue reti nazionali, ha attivamente partecipato, dal 2000 al
2010, allo sviluppo dei Piani di azione nazionale per
l’inclusione e, dal 2005, ha sempre lottato affinché i Rapporti
strategici nazionali sulla protezione sociale e l’inclusione sociale poggiassero su approcci efficaci, multidimensionali e
19
basati sui diritti .
L’impatto dell’attuale crisi economica e finanziaria esaspera i
fenomeni di povertà mettendo tante persone in ginocchio.
16
Secondo lo studio “Flash Survey” di Eurobaromentro del
maggio del 2010, il 75% delle persone che vive nell’UE pensa che, negli ultimi dieci anni, la povertà nei loro paesi
sia aumentata; il 20% ha difficoltà a pagare le bollette e il
30% non riesce più a far fronte alle spese sanitarie. La
disoccupazione dovrebbe arrivare al 10% con un 3% di
17
disoccupati di lunga durata , livelli che probabilmente
EAPN e altre organizzazioni non governative sono attive a
livello europeo affinché sia dato un seguito alla
Raccomandazione del 1992 sul reddito minimo, mettendo in
risalto i limiti di un approccio basato esclusivamente
sull’attivazione. EAPN ha risposto alla Consultazione della
Commissione sull’inclusione attiva, sviluppando una propria
posizione politica in materia anche grazie a un seminario
tenutosi a Parigi, nel maggio 2008 dove i membri di EAPN
20
hanno potuto concordare una posizione comune . Nello
stesso anno, EAPN ha lanciato la Campagna per il reddito
minimo adeguato (si veda: www.adequateincome.eu),
chiedendo all’UE di sviluppare una Direttiva Quadro come
strumento essenziale per garantire l’accesso a un reddito adeguato in tutta l’UE (si veda il cap. 2).
Nell’ottobre del 2008 EAPN ha presentato alcune proposte
importanti sull’inclusione attiva durante la Tavola rotonda
sulla povertà e sull’inclusione sociale e, nel dicembre dello
stesso anno ha portato avanti un’azione molto forte affinché
la Raccomandazione della Commissione fosse finalmente
approvata dai ministri per gli Affari Sociali. Nel 2009 EAPN
ha lavorato a stretto contatto con il Parlamento europeo sul
Rapporto e la Risoluzione per l’inclusione attiva che hanno
questo tipo di approccio.
aumenteranno grazie ai piani di rientro della maggior parte
degli stati membri che tendono a ridurre la spesa pubblica
con tagli ai sussidi e ai servizi pubblici. Il Rapporto del 2010
di EAPN sull’impatto sociale della crisi mette in evidenza l’enorme danno provocato da questo tipo di approccio (si
18
veda anche il cap. 5) .
Nel 2010 EAPN ha continuato a spingere per una “road map” per l’implementazione dell’inclusione attiva, che ora fa
parte della Strategia Europa 2020 e della Piattaforma
21
europea contro la povertà , che includa anche una Direttiva
Quadro europea per garantire l’accesso a un reddito minimo adeguato, come pietra miliare di tutta la strategia.
Con l’avanzare della crisi e nel contesto dei nuovi obiettivi contro la povertà contenuti in Europa 2020, l’inclusione attiva
sembra offrire risposte adeguate per affrontare l’aumento
della disoccupazione, della povertà e dell’esclusione sociale
anche se molti governi non vanno in questa direzione
preferendo approcci più tradizionali che impediscono
l’attivazione attiva e penalizzano i disoccupati anche se il mercato del lavoro è sostanzialmente fermo. Le misure di
austerità, che continueranno a tagliare sussidi e servizi,
serviranno solo ad aumentare la povertà e l’esclusione sociale: un attacco diretto contro i più deboli e un’opportunità mancata di sviluppo dei principi di inclusione attiva vista
come il fondamento di una politica di crescita inclusiva.
Queste proposte sono state ulteriormente sviluppate durante
22
un’importante conferenza
tenutati a Bruxelles nel
23
settembre del 2010 dove si è anche discusso
un
documento di lavoro sullo sviluppo di una Direttiva Quadro
(si veda: www.eapn.eu e www.adequateincome.eu). EAPN
ha anche contribuito attivamente al Rapporto del Parlamento
europeo: Il ruolo del reddito minimo nella lotta contro la
24
povertà e la promozione di una società inclusiva .
19
Rapporto EAPN: Active Inclusion of People Excluded from the
Labor Market, 6 maggio 2009.
20
Rapporto EAPN: Active Inclusion Seminar and Key Principles”, maggio 2008.
21
Proposte di EAPN per la Piattaforma europea contro la povertà,
30 giugno 2010.
16
Gallup Organization/Commissione europea: Eurobarometer Flash
(284), maggio 2010.
22
EAPN, Laying the Foundations for a Fairer Europe: Ensuring
Adequate Minimum Income for All, 24 settembre 2010.
23
Anne Van Lancker, EAPN Working Document on a Framework
Directive on Minimum Income, settembre 2010.
17
EAPN, Is the European Project moving Backwards? The social
impact of the crisis and government recovery policies in 2010,
febbraio 2011.
18
Idem.
24
9
Rapporto del PE (2010/2039/(INI) adottato nell’ottobre 2010.
Per EAPN, l’inclusione attiva assume un ruolo ancora più
25
importante in questi tempi di crisi . In effetti, nel primo e
secondo studio di EAPN sull’impatto sociale della crisi, l’inclusione attiva è sempre stata considerata una delle
strategie per sostenere le persone attraverso percorsi
personalizzati di approccio a un lavoro decente
accompagnato da un reddito adeguato garantito e
dall’accesso a servizi di qualità.
Perché questa pubblicazione?
Questa pubblicazione esplora cosa sia, in realtà, la Strategia
per l’inclusione attiva per:
Modelli di reddito minimo adeguato sono essenziali per
assicurare l’integrazione, l’inclusione sociale e la partecipazione attiva anche perché questi modelli, oltre a
26
promuovere una società più giusta e più sociale , sono degli
stabilizzatori economici automatici.

capire quali sono stati i progressi fatti fino ad ora,

mettere in risalto le buone e le cattive pratiche,

offrire alcuni elementi di base per far funzionare la
Strategia a livello nazionale ed europeo.
Questa pubblicazione è stata curata dai tre gruppi di lavoro
di EAPN (Inclusione Sociale, Occupazione e Fondi
Strutturali) con il sostegno del segretariato di Bruxelles. Si
basa su studi di caso presentati dalle reti nazionali e dalle
associazioni europee di EAPN. Il contenuto è stato discusso
e approvato durante le riunioni dei gruppi di lavoro nel corso
del 2010.
25
EAPN, Social Cohesion at stake: EAPN assessment of the social
impact of the crisis (2009).
Nel far conoscere le esperienze dei suoi membri, EAPN
spera di aiutare gli altri attori e i governi a riconoscere il
valore delle strategie di inclusione attiva e a convincerli a
mettere l’inclusione attiva al centro delle nuove strategie di
riduzione della povertà e dell’esclusione sociale, così come
delineate in Europa 2020, dando così una risposta più giusta
e più sostenibile alla crisi.
26
EAPN, Ricchezza, Disuguaglianza e Polarizzazione Sociale
nell’UE – Quaderni di EAPN (www.cilap.eu, in italiano).
10
Reddito minimo
cardine
dell’inclusione attiva
02
11
Cos'è il reddito minimo
Per “reddito minimo” si intendono quei benefici sociali dati a coloro che non lavorano; si tratta solitamente di contributi a
carattere non contributivo, cioè sussidi dati a persone in età
lavorativa che non hanno lavorato abbastanza a lungo per
aver maturato il diritto ai sussidi di disoccupazione. Per
“reddito minimo” spesso si intendono quelle 'reti di sicurezza di base', reddito di ultima istanza o assistenza sociale,
ambedue diritti sociali, pietre miliari dello stato sociale.
Si tratta di uno dei diritti contenuti nella Carta dei diritti
fondamentali, garantendo il diritto a una vita dignitosa.

disabili o malati mentali gravi che non riescono a
trovare un lavoro che rispetti i loro bisogni,

minoranze etniche o immigrati che spesso sono
discriminati dai datori di lavoro, che non ricevono
l'aiuto necessario dai servizi per l'impiego e spesso
sono costretti a lavorare in nero,

disoccupati di lunga durata che hanno perso il
diritto alle indennità di disoccupazione.
Chi vive di reddito minimo?
La maggior parte di coloro che vive con il reddito minimo si
sente stigmatizzata, demoralizzata, senza speranza: la
pochezza del reddito minimo e la difficoltà ad accedervi
aumentano ulteriormente il senso di esclusione.
Coloro che vivono con il reddito minimo sono persone che
non posseggono altre risorse. Nella maggior parte dei
paesi si tratta di:
Perché un reddito minimo adeguato
è importante

genitori, in special modo se soli, che non possono
trovare lavoro che garantisca sia la fuoriuscita dalla
povertà sia servizi per la cura dei propri figli,

anziani che sono stati dichiarati “esuberi” o che per tutta la vita si sono dedicati al lavoro di cura,

giovani che non riescono a trovare un lavoro o un
lavoro in grado di renderli autonomi (in molti paesi
questi giovani non possono accedere al reddito
minimo perché non hanno ancora compiuto 25 anni
o perché hanno problemi di residenza),
In Europa, il diritto a un reddito minimo adeguato è una delle
rivendicazioni principali del movimento contro la povertà
perché è la chiave per raggiungere un livello di qualità di vita
accettabile e dignitoso per tutti, basato sui diritti
27
fondamentali . C'è anche da tenere presente che il diritto al
reddito minimo adeguato non è un beneficio solo per le
persone singole ma aiuta a costruire società più sane, più
coese e più sostenibili dove la ricchezza è equamente
distribuita.
27
EAPN, Il reddito minimo in Europa, Quaderno di EAPN
(www.cilap.eu, in italiano.
Cosa vuol veramente dire vivere con il reddito minimo28
Quando il reddito minimo non basta per vivere dignitosamente:
“Il reddito minimo ti fa sopravvivere, non vivere”
29
“Non posso essere socievole. La mia autostima è sotto i piedi perché vivo giorno per giorno ” Quando non basta per i bisogni di base:
“Posso permettermi solo cibo poco caro;; frutta e verdura per i bambini sono troppo cari;; il “cibo sano” per me costa troppo”
“Con il reddito minimo non si paga neanche l'affitto”
“Il costo del cibo, le bollette aumentano, il costo della vita aumenta ma a questo aumento non corrisponde un aggiustamento delle
pensione o dei sussidi”
“Vivere con il reddito minimo è peggio che sopravvivere. Non è possibile arrivare alla fine del mese senza chiedere soldi in prestito”
Garantire un reddito minimo adeguato non è solo un diritto sociale ma un investimento nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità
e la costruzione di un'economia sociale e sostenibile.
28
Frasi estratte dai rapporti degli Incontri europei delle persone in povertà )2001 – 2009).
29
Questa frase è tratta da EAPN, Voices from the Poverty Line, 2006.
12
I benefici per la persona
Posso pagare la luce e le altre bollette senza preoccuparmi di averle tagliate, di indebitarmi o cadere nelle mani degli usurai”
“Posso pianificare le mie giornate e cercarmi un lavoro, seguire una formazione senza preoccuparmi di come arrivare alla fine del
mese”
“Mi sento meno sotto pressione, è più facile dirigere la mia vita e le mie relazioni: mi sento più sano e più tranquillo”
“Posso offrire ai miei figli una vita migliore e far sì che la mia povertà non contagi anche loro”
“Posso uscire, farmi degli amici, stabilire nuovi contatti sociali e reti”
“Posso partecipare e contribuire alle attività della mia comunità”
7 RAGIONI PER ANDARE AVANTI: ORA!
1.
Gli stati membri si sono già impegnati, a livello europeo, a garantire a tutti il reddito minimo adeguato, ma
si procede molto lentamente
2.
Il reddito minimo, se adeguato ai bisogni delle persone, è uno strumento fondamentale per prevenire la
povertà e l'esclusione sociale ed è uno strumento essenziale per raggiungere gli obiettivi contro la povertà
contenuti in Europa 2020
3.
Il reddito minimo dà alle persone in difficoltà la sicurezza a lungo termine di cui hanno bisogno per
costruire percorsi lavorativi, migliore partecipazione sociale o altre forme di inclusione
4.
Il reddito minimo assicura l'inclusione sociale di coloro che non possono lavorare a causa di disabilità,
malattie di lungo corso o problemi mentali, età o impegni familiari o nel caso in cui il mercato del lavoro sia
fermo
5.
Il reddito minimo, se adeguato, può essere un catalizzatore per garantire salari dignitosi se superiori al
reddito minimo adeguato, rispettando una gerarchia positiva
6.
Il reddito minimo offre solide basi per una società coesa e solidale
7.
Nell'attuale crisi economica, il reddito minimo adeguato non solo aiuta chi è senza lavoro ma offre una
possibilità di aumentare la base dei consumatori e, in quanto stabilizzatore automatico, sostiene
l’economia.
I BENEFICI PER LA SOCIETA' – COSTRUIRE UN'ECONOMIA SOCIALE E
SOSTENIBILE

Reddito minimo adeguato vuol dire che le persone possono avere uno stile di vita più sicuro e pianificare
per tempo il loro futuro, evitando una spirale in discesa, senza speranza e foriera di esclusione sociale

La povertà di reddito può essere prevenuta/alleviata perché può causare malattie: permettere alle persone
di essere in salute riduce i costi a lungo termine della società

Un reddito minimo adeguato offre una base per poter cercare con tranquillità un lavoro decente, soluzione a
lungo termine della povertà

Chi usufruisce del reddito minimo può provvedere in maniera stabile ai propri figli e sviluppare relazioni
familiari di qualità

Poter contare su un reddito stabile vuol dire continuare a spendere e consumare beni e servizi, supportando
un'economia più sostenibile

Il reddito minimo adeguato è un deterrente verso il lavoro nero

Un reddito adeguato offre sicurezza e rafforza il capitale sociale supportando la creazione di una società più
coesa, con meno tensioni sociali
13
Lotta contro la povertà: passi avanti importanti ma non sufficienti
Nel 1992 l'UE si è trovata d'accordo sull'importanza di
30
assicurare risorse sufficienti per una vita dignitosa” . Questo
accordo è stato reiterato, nell'ottobre del 2008, con la
Raccomandazione della Commissione sull'inclusione attiva.
Allo stato attuale schemi di reddito minimo sono attivi nella
maggior parte degli stati membri (eccetto Ungheria, Italia e
31
Grecia) e nei paesi EFTA (eccetto la Norvegia” .
Prima della crisi ci furono segnali che indicavano che alcuni
paesi, come la Bulgaria, l'Austria e il Belgio, stavano
rispondendo
positivamente
alla
Raccomandazione
sull'inclusione attiva cercando di rafforzare e rendere più
adeguati i diversi modelli di reddito minimo con un approccio
basato sui bisogni. Si è anche visto un miglioramento dei
sussidi e delle politiche dell'impiego per ridurre le trappole
della povertà tra il lavoro e il sistema dei sussidi. Nel
febbraio 2009 la valutazione della Commissione sulle riforme
fiscali e sussidi evidenziava che, tra il 2001 e il 2007, i più
consistenti passi in avanti nel ridurre le trappole della
disoccupazione per tutte le tipologie di famiglie, si erano
ottenuti in Francia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, Belgio e
Danimarca. Queste misure includevano la riduzione dei
prelievi fiscali per i salari più bassi e maggiori benefici per i
lavoratori, evitando così la disincentivazione finanziaria.
Nello stesso tempo si erano ridotte le trappole del nonlavoro.
Comunque, secondo un recente studio della Rete europea di
32
esperti indipendenti sull'inclusione sociale , la maggior parte
di questi schemi sono tutt'altro che adeguati. Come
sottolineato nel Rapporto congiunto sulla protezione sociale
e l'inclusione sociale del 2010: “le indennità sociali da sole non sono sufficienti per far uscire dalla povertà benché ne
33
riducano l’intensità .
30
Raccomandazione del Consiglio 92/441/CEE – 24 giugno 1992
sui criteri comuni riguardanti risorse adeguate e assistenza sociale
nei sistemi di protezione sociale.
31
EAPN, Il reddito minimo nell’UE (www.cilap.eu, in italiano).
32
Si veda il Rapporto degli esperti indipendenti sul reddito minimo,
2008.
33
CE/CPS Rapporto congiunto sulla protezione e l’inclusione sociale, 2010.
14
Le lacune di aggiornamento,
copertura e utilizzo
essere rifiutati centuplicano le difficoltà e riducono a zero le
possibilità di questa gente di trovare un lavoro o impegnarsi
nella loro comunità di appartenenza.
Il basso livello degli aiuti non è però l’unico problema. Il Rapporto di sintesi degli esperti indipendenti (CE 2009)
sottolinea che i sussidi non sono sufficientemente in linea
con il costo reale della vita, una “tendenza secondo la quale
il totale dei sussidi corrisponde sempre meno al costo
generale della vita. Nel tempo, i sussidi “perdono terreno” in Rapporto agli aumenti dei salari”. Altro problema: la
copertura è giudicata debole o discriminatoria: non tutti i
gruppi sono uguali in relazione all’accesso ai sussidi per motivi di differenze geografiche o perché legati a restrizioni
specifiche imposte ad alcuni gruppi specifici. Si evidenzia
anche un basso tasso di richiesta di aiuti da parte delle
persone in difficoltà, compresi gli aventi diritto. Le cause di
quest’ultimo fenomeno sono multiple: la crescente complessità di accesso, la reticenza di taluni a richiedere gli
aiuti ai quali avrebbero diritto per paura dello stigma che
questi comportano. Il risultato è che nella maggior parte dei
paesi il tasso di richiesta si aggira intorno al 40 – 80% degli
aventi diritto, per attestarsi in paesi come l’Austria, secondo l’OCSE, al 50%. Questi livelli evidenziano una dispersione di finanze pubbliche e rendono i sistemi di reddito minimo
meno capaci di raggiungere il loro scopo, cioè di ridurre la
povertà e l’esclusione sociale. “Mi vergogno di dipendere dal reddito minimo garantito. Ho
sempre voluto lavorare e sentirmi utile”.
L’impatto della crisi e le misure di austerità
All’inizio della crisi sembrava che la maggior parte dei paesi fossero d’accordo ad aumentare temporaneamente il reddito
minimo per stimolare la domanda. In effetti, l’UE ha
rapidamente riconosciuto il valore del reddito minimo in
quanto “stabilizzatore automatico” all’interno dei sistemi di protezione sociale. Come sottolinea il Rapporto Congiunto
2010, secondo gli stati membri tra il 15 e il 35% delle
fluttuazioni economiche sono attenuate grazie agli
stabilizzatori automatici. Ma, come del resto riportato dal
Rapporto, questo riconoscimento è stato praticamente
spazzato via dalle politiche perseguite dagli stati membri da
quel momento in poi, orientandosi verso un restringimento
dei criteri di esigibilità e imponendo condizioni sempre più
dure. Le sanzioni, che puntano alla riduzione o alla
cancellazione dei sostegni sociali, si moltiplicano e toccano
tutti coloro che, si presume, non abbiano fatto tutti gli sforzi
necessari per trovare un lavoro.
Insufficiente per pagare i servizi di
base
Nell’estate del 2010, sotto la pressione del Pacchetto UE per
la governance economica e delle richieste del Patto di
Stabilità e Crescita, la maggior parte dei paesi introdusse
drastiche misure di austerità, tagliando il reddito minimo, i
34
sussidi sociale e restringendone i criteri per l’elegibilità ,
aumentandone le difficoltà di accesso e quindi aumentando il
divario tra ricchi e poveri, mettendo a rischio la coesione
sociale e minacciando la ripresa economica dato che la
domanda rallenta e le famiglie sono costrette a indebitarsi. Il
risparmio dovuto ai tagli delle spese è una soluzione a breve
termine che sarà completamente divorato dalle nuove
domande alle quali la sanità pubblica e i servizi sociali
dovranno far fronte.
L’adeguatezza del reddito minimo si misura se è in grado o
meno di garantire l’accesso ai beni e ai servizi, con l’alloggio una delle spese principali. Da qui la decisione di molti stati
membri di aumentare gli aiuti per la casa che vanno ad
aggiungersi alle altre prestazioni sociali. Malgrado ciò la vita
di tanti continua a essere una guerra continua per arrivare a
coprire le spese di base: l’aumento del costo del cibo, le
bollette della luce e del riscaldamento, i trasporti pubblici per
presentarsi a un’intervista di lavoro, il prezzo delle medicine, la cura dei bambini, l’iscrizione a un corso o la ricerca di un lavoro sono tutti costi che rischiano seriamente di continuare
ad aumentare a causa della crisi e dell’impatto delle misure di austerità, che colpiscono pesantemente i servizi pubblici,
I principi comuni per il reddito
minimo
Lo stigma e la discriminazione
La Raccomandazione della Commissione conferma il diritto
individuale alle risorse e all’assistenza sociale che devono essere “abbastanza per una vita compatibile con la dignità
umana”, così come riconosciuta dalla Raccomandazione del
Consiglio 92/441/ECC. EAPN propone criteri per un reddito
35
adeguato per l’inclusione attiva .
Lo stigma che si portano dietro i beneficiari di reddito minimo
è una delle cause principali di malattia mentale e di
sofferenza. Qualificati come “parassiti”, moltissimi tra loro
sono vittime di discriminazione quando cercano un lavoro,
un appartamento o hanno bisogno di cure mediche e altro.
L’attitudine negativa di alcuni impiegati dei servizi sociali umilia i possibili beneficiari, confermando il loro già presente
senso di inutilità e sconfitta. Il cambiamento delle modalità
per poter usufruire del reddito minimo, l’indurimento delle sanzioni e della condizionalità, la riduzione se non la perdita
del sussidio – spesso notificata all’ultimo minuto -, la ricerca
di un lavoro, quasi impossibile da trovare, sono altrettanti
elementi che possono fagocitare una pressione intollerabile.
La perdita di autostima, l’umiliazione costante e il senso di
34
EAPN 2010 Rapporto della crisi: Is the European Project moving
Backwards? The social impact of the crisis and the recovery policies
in 2010, febbraio 2011.
35
EAPN, Principles for Active Inclusion: Rapporto del Seminario
sull’Inclusione Attiva di EAPN, maggio 2008.
15
sistema per fissare questo livello, cioè, propone di
concordare uno standard relativo che garantisca che il
reddito minimo elargito sia “almeno pari alla soglia di povertà” (60% del reddito mediano). Questo sistema però
non risponde ai bisogni di famiglie specifiche o di specifici
gruppi bersaglio non coprendo, per esempio, i costi dei
trasporti o di assistenza ai bambini, di cui i genitori soli
hanno bisogno, né coprirebbe le spese per l’istruzione, viaggi di studio inclusi; non coprirebbe i costi di
apprendimento della lingua per gli immigrati né, infine,
assicurerebbe un reddito decente ai disabili o a coloro che
hanno bisogno di cure a lungo termine.
I PRINCIPI EAPN PER IL
REDDITO MINIMO ADEGUATO
1. Adeguato per una vita dignitosa
2. Non collegato allo stato lavorativo
3. Facile da capire, chiaro ed efficiente
4. Continuo e sostenibile nel tempo
Un altro metodo consiste nel calcolare il livello di
reddito minimo ancorandolo ai costi dei beni e dei
servizi essenziali. Chiamato “approccio di bilancio standard” (si veda sotto) questo metodo può essere messo a
regime calcolando i costi reali attraverso l’utilizzo di esperti e appoggiandosi su focus group. Bisogna comunque tenere
presente che questo sistema può essere legittimato solo
mettendo in essere un processo di governance
partecipativo in grado di assicurare il consenso sul bilancio
standard da applicarsi nei contesti nazionali o sub37
nazionali . Questo standard può essere calcolato tenendo
presente le necessità delle diverse tipologie di
gruppi/famiglie coinvolgendo sia le persone in povertà sia
altri gruppi socio-economici. Questo metodo potrebbe essere
utilizzato con successo se periodicamente aggiornato.
5. Gerarchia positiva tra reddito minimo e
salari
1. Adeguato per una vita dignitosa
La Raccomandazione del 1992 chiede agli stati membri di
assicurare “risorse e assistenza sociale sufficienti per vivere in modo dignitoso”. Malgrado ciò, non si è giunti a nessun
accordo sui principi e i criteri né, tanto meno, sulla
metodologia da seguire per stabilire a quanto effettivamente
corrisponda un reddito adeguato. Molti i metodi proposti per
cercare di fissare un criterio di adeguatezza che, comunque,
devono sempre tener conto degli standard medi delle regioni
o dei paesi di cui si tratta.
36
Il Rapporto
37
Si veda l’approccio proposto da EAPN Irlanda nel progetto Social
Standard: www.eapn.ie. Questo progetto ha proposto l’attivazione di un processo molto preciso attraverso il coinvolgimento di focus
group regionali di persone in povertà e di persone con redditi medi
per arrivare a stabilire l’adeguatezza del reddito minimo come base per coprire una serie di servizi e prodotti concordati e adattati ai
contesti nazionali e regionali (cibo, servizi di base, trasporti,
istruzione, sanità, abbigliamento, vita sociale e culturale,
partecipazione, ecc.).
di sintesi degli esperti Indipendenti propone un
36
Hugh Frazer e Eric Malier, Rete UE di esperti Indipendenti
sull’inclusione sociale, Syntesis Report on Minimum Income Scheme
across the EU Member States, ottobre 2009.
Bilanci di riferimento e standard contestualizzati per il reddito minimo
I bilanci di riferimento sono modelli di spesa sviluppati per diverse tipologie di famiglie per aiutarle a raggiungere un livello di vita
precedentemente concordato. Possono basarsi su dati empirici o costruiti da esperti. Molti paesi dell’UE hanno sviluppato i propri
bilanci di riferimento che vengono usati per una vasta gamma di scopi, consigli di natura finanziaria o per l’indebitamento inclusi, per misurare i livelli di povertà, per dare consigli o per calcolare la capacità di spesa. PROGRESS (2007 - 2013), il programma
europeo per l’occupazione e la solidarietà sociale, ha finanziato un progetto sui bilanci di riferimento al fine di scambiare i
differenti approcci. Il progetto è stato coordinato da Dachorganization ASB in collaborazione con ECDN (Rete europea sui debiti
dei consumatori): www.referencebudgets.eu e www.asb-gmbh.at/ecdn-for-drawing-up-the-requirements-of-a-minimum-incomescheme.
Nel novembre del 2010, sotto gli auspici della Presidenza del Belgio, si è svolta una specifica revisione tra pari sui bilanci di
riferimento che si è concentrata sulla buona pratica del Belgio sull’utilizzo dei bilanci di riferimento come punto di riferimento per
assicurare l’adeguatezza del reddito minimo (si veda: www.peer-review-social-inclusion.eu/peer-reviews/2010/using-referencebudgets-for-drawing-up-the-requirements-of-a-minimum-income-scheme.
Nel Regno Unito, lo standard di reddito minimo (MIS) è stato sviluppato unendo i sistemi predisposti dal Centre for Research
in Social Policy e di Family Budget Unit, fondato dalla Fondazione Joseph Rowntree. La definizione di standard di reddito minimo
reddito minimo socialmente accettabile così come stabilito da gruppi di persone supportate da esperti del settore. “Lo 2.prevede
Non un
collegato
allo stato lavorativo
standard minimo oggi nel Regno Unito comprende, anche se è molto più di questo, cibo, abbigliamento e casa. Si tratta di
definire di cosa si ha bisogno per avere le opportunità e la possibilitàresponsabilità.
di scelta necessarie
partecipare
nella vitaadeguato
della società”. Però, ilper
diritto
a un reddito
non
Il diritto
a un reddito
adeguato,
per essere
sostenibile,
devetappe, coinvolgendo focus group e esperti (si veda: www.asb-gmbhLo standard
si sviluppa
attraverso
un processo
a sette
può dipendere unicamente da tutto ciò. Un approccio più
essere scollegato dall’obbligo di accettare qualsiasi lavoro, at/budgets/images/conference09/uk_poster-mis.pdf).
efficace, basato sui diritti, vuol dire stabilire che il reddito
senza tener conto della sua scarsa qualità, del salario
adeguato è un diritto umano (unito al diritto a un lavoro
particolarmente basso o delle cattive condizioni lavorative.
decente e a servizi di qualità), vuol dire recepire fino in fondo
La maggior parte dei sistemi di welfare si basano
il fatto che le persone hanno bisogno e vogliono lavorare;
sull’assunto che la ricerca di un lavoro è un dovere e una
in altre parole, serve un approccio socialmente più giusto e p
16
Austria: il reddito minimo basato sull’accertamento del reddito In Austria si sta pianificando un nuovo schema di reddito minimo che sincronizza i modelli esistenti a livello federale. I suoi
obiettivi principali sono la realizzazione di standard di reddito minimo e migliore accesso ai trasferimenti sociali,
aumentando il tasso di richiesta che gli esperti austriaci giudicano essere, al momento, non più del 50%. Questo nuovo
sistema standardizza le regole per l’accesso al reddito minimo che saranno applicate in tutto il paese (requisiti di accesso, regole per eventuale recupero, livello di reddito minimo generalizzato e legge valida su tutto il territorio). Tutti i beneficiari
avranno anche il diritto ad accedere all’assicurazione sanitaria. Il reddito minimo coprirà i costi per la casa, quelli per vivere e per le spese sanitarie. Una persona sola avrebbe a disposizione 744 euro, per 12 volte l’anno, circa 200 euro al di sotto della soglia di povertà.
Benché questa nuova proposta stabilisce dei criteri per l’adeguatezza, essa non è abbastanza generosa da coprire interamente i costi dell’affitto e dell’uso di energia elettrica o quelli per eventuali bisogni specifici. Sarà dato alle famiglie
piuttosto che ai singoli e, comunque, è ben al di sotto della soglia di povertà. Ottenere questo beneficio dipenderà dalla
offerta o meno di lavoro, cioè il reddito minimo diminuirà del 50% se si giudica che la persona non abbia “voglia di lavorare”. Questa nuova proposta dovrebbe aumentare il livello del reddito minimo ma fa ben poco per risolvere il problema della
mancanza di informazioni sul diritto o per risolvere il grande stigma che queste persone si portano dietro.
Contatto: Verena Fabris/EAPN Austria, verena@[email protected]: www.Armutkonferenz.at
3. Facile da capire, chiaro ed efficiente
semplificare l’accesso ai benefici, compiendo un decisivo
passo in avanti verso la chiarezza, la semplificazione e la
trasparenza. Solo così si riuscirà a raggiungere coloro che
ne hanno più bisogno, aiutandoli a uscire dalla povertà.
Secondo molte reti nazionali di EAPN molti servizi a
carattere universale come, per esempio, i sussidi all’infanzia non basati sul reddito, riescono meglio ad arrivare a chi ne
ha maggior bisogno. Anche il diritto soggettivo ai benefici
riduce lo stigma e aumenta la richiesta migliorandone di
La maggior parte degli stati membri non sono in grado di
garantire che chi ne ha diritto usufruisca realmente dei
benefici esistenti sia perché i sistemi sono opachi e poco
chiari, sia perché sussidi a disposizione sono gestiti in modo
tale da sembrare dei labirinti inestricabili sia perché
richiedere sostegno è accompagnato da un forte stigma
sociale che colpisce i possibili beneficiari. I sistemi di
welfare, se vogliono essere efficaci ed efficienti, devono
17
conseguenza l’efficacia e riducendo la povertà.
costruzione di relazioni
collaborazione reciproche.
Implementare il diritto ai sussidi, comunque, dipende da
servizi informativi pro-attivi. I servizi pubblici di welfare e i
servizi per l’impiego devono diventare più professionali
fornendo informazioni migliori e più puntuali, aiutando chi ne
ha bisogno e assicurando un coordinamento orizzontale con
tutti gli altri servizi (casa, istruzione, sanità, ecc.).
basate
sulla
fiducia
e
la
La credibilità di tutto il sistema ne uscirà vincente dato che si
avranno meccanismi più trasparenti di monitoraggio e
valutazione dell’efficacia dei servizi preposti a garantire un reddito adeguato a tutti coloro che ne hanno bisogno e
valutando come e quanto hanno impattato sulla povertà
basandosi su un ascolto regolare dei beneficiari.
Il riconoscimento dei diritti deve essere alla base della
relazione con le persone interessate ed essere centrale nella
Finlandia: valutazione indipendente delle pensioni e del sistema
dei sussidi
Utilizzando un Comitato indipendente, la Finlandia ha portato avanti una revisione globale e una riforma del
sistema previdenziale e di sussidi, con l’intenzione di rendere più attraente il lavoro, ridurre la povertà e assicurare un reddito minimo adeguato durante tutto l’arco della vita. La Costituzione finlandese stabilisce che tutti hanno diritto alla sussistenza di base, alle cure e alla
sicurezza di un reddito in caso di disoccupazione, malattia, disabilità o vecchiaia anche se il concetto di
“adeguatezza” non è definito. Due le Raccomandazioni adottate fino ad oggi: l’introduzione di uno standard ragionevole per le pensioni minime (685 euro al mese) a partire dal Marzo del 2011 e la decisione di collegare le indennità sociali di
base (reddito minimo, benefici per l’infanzia, sussidi all’affitto, asili nido privati) all’indice dei prezzi al consumo. Rimane però il fatto che non alzando le indennità sociali di base si rischia di aumentare la
povertà e l’esclusione sociale. Contatto: Kirsi Vaatamoinen, Federazione finlandese per il welfare e la sanità/EAPN Finlandia,
[email protected].
18
4. Continuo e sostenibile nel tempo
loro livello di reddito, senza per giunta essere avvertiti e,
quindi, senza avere il tempo di cercare altre soluzioni. Per
evitare le tante trappole della povertà, molta attenzione deve
essere posta a tutto ciò che riguarda la “transizione” da un tipo di indennità a un’altra (per es., dall’assistenza sociale ai crediti d’imposta, dal reddito minimo ai sussidi di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali). Un approccio
dal basso verso l’alto che affermi il diritto delle persone a
prestazioni adeguate calcolate in funzione dei loro bisogni e
come motore di veri percorsi di inclusione, in accordo con le
persone coinvolte, affronterebbe con maggiori possibilità di
successo i tanti buchi del sistema.
Uno dei problemi principali per le persone in povertà è la
discontinuità
del
sostegno
finanziario
dovuta
a
l’implementazione di sanzioni, al restringimento della platea
degli aventi diritto o alla precarietà dei lavori che, benché
precari e con salari molto bassi, fanno comunque perdere il
diritto al sostegno economico o ad altri aiuti che, una volta
persi, richiedono tempo per essere richiesti di nuovo. Tutto
questo porta alla disperazione, a difficoltà di varia natura, a
dover contrarre debiti e a sfiducia nelle proprie capacità. Le
persone in povertà devono poter pianificare le loro spese e
le loro vite, senza essere sottoposti a cambiamenti repentini
(specialmente per quanto riguarda eventuali riduzioni) del
Paesi Baschi: il diritto al reddito minimo garantito
I Paesi Baschi sono stati i primi, negli anni ’80, a sviluppare un piano integrato per combattere la povertà in Spagna. Nel
1989 si approvò il primo schema di reddito minimo garantito, in seguito sostenuto dalla legge contro l’Esclusione che ha stabilito il diritto al reddito minimo basato sui diritti soggettivi. Il reddito minimo garantito mira a coprire le spese di base e
bisogni multipli, specialmente l’accesso e la capacità di mantenere un alloggio, affitto incluso. L’introduzione delle misure per incentivare l’occupazione ha messo in risalto gli aspetti positivi del lavoro per i beneficiari evitando però la deduzione
automatica dei salari.
Il reddito minimo nei Paesi Baschi copre il 38,4% del totale di tutto il reddito minimo in Spagna malgrado il fatto che solo il
2,5% della popolazione basca viva sotto la soglia della povertà. Il reddito minimo ha contribuito notevolmente a diminuire la
povertà in un contesto geografico particolarmente difficile, segnato da un aumento dell’immigrazione da paesi non comunitari e dalla crisi finanziaria. Il governo basco pensa che il reddito minimo garantito sia “del tutto compatibile con il
miglioramento delle condizioni di vita del resto della società”. Fino al 2008il reddito minimo andava di pari passo a un forte aumento dell’occupazione costituendo un volano importante
per il miglioramento generale dei livelli di vita della popolazione basca ma, attualmente, sta dando un contributo importante
a tutti coloro che si trovano ad affrontare l’impatto della crisi economica. Paragonando i tassi di disoccupazione baschi con
quelli del resto della Spagna si evince il forte legame tra reti di sicurezza più sviluppate e prevenzione della disoccupazione.
Nei primi mesi del 2010, il tasso di disoccupazione nei Paesi Baschi era di 9,1 punti inferiore del tasso medio del resto del
paese (10,9 contro 20%) malgrado il fatto che la disoccupazione basca è andata aumentando a partire dal 1978 fino ai primi
anni ’90. Contatto: Graziela Malgesini/EAPN Spagna, [email protected]
Fonte: Sig. Luis Sanzo, governo dei Paesi Baschi.
19
dubbio più efficace è quello di usare un reddito sociale
adeguato reddito minimo incluso, come uno strumento
positivo di base per il percorso verso l’inclusione. I livelli dei
salari devono essere abbastanza alti da compensare la
perdita di eventuali benefici, come la casa o i sussidi
all’infanzia, permettendo così alle persone di vivere dignitosamente e avere un salario adeguato. Il legame tra il
reddito minimo e il salario minimo deve basarsi sui diritti e
creare una gerarchia progressiva tra i due, garantendo un
reddito minimo adeguato ma assicurando anche che il
salario minimo sia superiore, in termini reali, e sia
regolarmente aggiornato. Questo approccio assicura il
mantenimento dei giusti incentivi al lavoro, riduce in modo
sostanziale il rischio di povertà e offre una base di consumo
utile per l’economia. 5. Una gerarchia positiva tra reddito
minimo adeguato e salari
Uno degli elementi cardine della Strategia “che il lavoro paghi” è stato l’introduzione di riduzioni o multe per creare gli “incentivi” necessari per far accettare alle persone lavori spesso mal pagati e di bassa qualità. L’uso dei sussidi come “carote e bastoni” è disumano, è una violazione dei diritti
umani ed è motivo di tanta infelicità e di tante difficoltà.
Inoltre è contro-produttivo e molto probabilmente inutile
se quello che si vuole è incoraggiare le persone a
pianificare il loro futuro e le loro vite o avvicinarsi alla
ricerca di un lavoro in modo positivo. Un approccio senza
Francia: Revenu de solidarité active (RSA) – creare una gerarchia
positiva / ridurre le trappole tra lavoro e sussidi
Il meccanismo RMI – che univa la garanzia del reddito e le indennità di disoccupazione – è stato in vigore in
Francia per una ventina di anni, fino al 2009 e puntava a dare a tutti coloro con più di 25 anni un reddito di
base. Il meccanismo ha però mancato l’obiettivo di inserimento nel mercato del lavoro e nella società nel suo
complesso. RSA, il nuovo strumento di cui si è dotata la Francia, rafforza i legami tra sussidi e impiego per
evitare di far aumentare le fila dei “lavoratori poveri” di migliorare i loro salari grazie ai sussidi.
Dall’ottobre 2009, anche i ragazzi con meno di 25 anni possono usufruire di questo strumento, basta che
abbiano lavorato almeno 2 anni nel corso degli ultimi 3. Alcune persone in povertà hanno partecipato a un
progetto pilota sul RSA, nel quadro di un grande meccanismo di governance che associa le principali parti in
causa.
Due le principali difficoltà di questo meccanismo. Da una parte, non si affronta il problema dell’adeguatezza del reddito; lo scopo principale è garantire una “giusta” retribuzione del lavoro. Le organizzazioni sociali hanno richiesto un aumento del RMI per almeno 5 anni che riassorbirebbe i ritardi registrati sui redditi dei
disabili e dei pensionati: la proposta è stata cassata. Dall’altra parte, RSA non ha migliorato la condizione di
coloro che sono più lontani dal mercato del lavoro. Il meccanismo di condizionalità messo in essere sanziona
coloro che non rispettano i termini del loro contratto d’integrazione o che rifiutano due offerte di lavoro che corrispondono alle loro qualifiche, senza tener conto della qualità del lavoro offerto.
Contatto: Bruno Groues, UNIOPPS/EAPN Francia, [email protected]
20
La campagna di EAPN sul reddito minimo – Per una Direttiva quadro
EAPN sta conducendo una campagna sul reddito minimo inteso come diritto umano di base e con l’obiettivo di far comprendere
cosa significhi veramente vivere con un reddito non adeguato. Coordinata da Bruxelles, la campagna, grazie all’impegno di mol te
reti nazionali di EAPN, ha coinvolto la maggior parte degli stati membri. E’ dal 2000 che EAPN lavora per il riconoscimento del
reddito minimo con particolare attenzione alla realizzazione della Strategia per l’inclusione attiva e della Raccomandazione della
Commissione. Dal 2008, EAPN ha lanciato una campagna su larga scala, pubblicando volantini, manifesti e cartoline per far
conoscere la realtà del reddito minimo in Europa, prendendo in considerazione elementi quali la sua adeguatezza, l’accessibilità, la
copertura,l’esigibilità, lo stigma e la discriminazione.
Nel 2009 abbiamo rivolto un appello ai politici, tradotto in 21 lingue e adattato a 23 diverse realtà nazionali. Questo appello è stato
firmato da importanti personalità come, per esempio, il già segretario generale della CES John Monks, il Presidente della
Piattaforma sociale Conny Reuter, il già Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, il premio Nobel Dario Fo, il già
Presidente del Comitato per la Protezione Sociale Elise Williams, accademici, europarlamentari, giornalisti. L’appello, e la lista dei
firmatari, è stato pubblicato dai media nazionali ed europei mentre si apriva alla firma dei cittadini attraverso una petizione on-line.
Sono stati prodotti alcuni documenti in materia, incluso What EAPN Wants, una panoramica dei diversi modelli di reddito minimo
vigenti in Europa;; un Quaderno di EAPN sull’adeguatezza del reddito minimo e un saggio sui miti e le realtà del reddito minim o
scritto dal prof. John Veit-Wilson.
Nel 2010 i membri di EAPN si sono impegnati in una serie di attività, dal mandare lettere ai ministri all’invitare i parlamentari nazionali ed europei a discutere per un giorno sul reddito minimo. A settembre del 2010, EAPN ha organizzato un’importante conferenza per lanciare i risultati della
ricerca condotta da alcuni suoi esperti
sulla proposta di sviluppare una Direttiva
quadro dell’UE per garantire un reddito minimo adeguato in tutta l’UE. Questa
proposta è stata ulteriormente fatta
avanzare
grazie
alle
audizioni
organizzate dal Gruppo Verde del
Parlamento europeo. La nostra richiesta
ha anche ottenuto il supporto della
Confederazione europea dei sindacati,
dal Rapporto del Parlamento europeo sul
reddito minimo (2010) e, recentemente,
dal Rapporto del Comitato delle Regioni
povertà (Comitato delle Regioni, Report
sulla Piattaforma europea contro la
(ECOS-V-012), the European Platform
Against Poverty, aprile 2011) e dal
Comitato economico e sociale europeo.
Per saperne di più: www.adequateincome.eu.
21

Raccomandazioni

Per l’Unione europea

Nel quadro di Europa 2020, la Piattaforma europea contro la
Povertà e il MAC sociale:

La
Commissione
dovrebbe
elaborare
Raccomandazioni specifiche dirette agli stati
membri che non hanno rispettato i propri obblighi
rispetto alla richiesta che il reddito minimo sia
superiore
alla
soglia
di
povertà
(Raccomandazione del ’92 del Consiglio);
garantisca il diritto al ricorso in caso di
mancata emissione,
Monitori e valuti regolarmente attraverso il
MAC sociale nel contesto di Europa 2020 e
la Piattaforma contro la povertà,
che garantisca, come misura ad interim,
livelli di reddito minimo in tutti gli stati
membri che siano almeno pari alla soglia di
povertà (60% del reddito mediano).
Per gli stati membri

Far comprendere l’importanza di un reddito minimo adeguato per promuovere la coesione sociale e
un’economia più giusta e più sostenibile;

servirsi del MAC sociale per migliorare la
comparazione dei dati e condurre studi che
valutino l’efficacia e l’efficienza del reddito
minimo;

assicurare un reddito minimo adeguato a tutti,
almeno allo stesso livello della soglia di povertà, per
consentire a tutti una vita dignitosa, implementando
la Raccomandazione del Consiglio del ’92 e quella della Commissione del 2008 sull’inclusione attiva;;

produrre una Direttiva quadro europea che
garantisca il diritto al reddito adeguato
prendendo spunto dal parere del Comitato delle
Regioni, del Palamento europeo e del CES che:
 stabilisca una definizione comune di
adeguatezza, criteri e principi comuni,
 dia metodologia comune per stabilire
standard nazionali di reddito minimo
utilizzando
i
metodi
del
budget
consensuale,
 assicuri una copertura simile per tutti i
gruppi e in tutte le aree geografiche,

sviluppare una metodologia condivisa di budget
standard, che coinvolga le persone in povertà, in
grado di calcolare standard accettabili che fissino
basi adeguate per calcolare un livello di vita
dignitoso, utilizzando le buone pratiche nell’UE;

monitorare e valutare l’impatto positivo degli standard di reddito sulla coesione sociale e
l’economia.
22
Accesso a
servizi di qualità
03
23
Introduzione
Nell’UE questi servizi sono stati ulteriormente suddivisi in
Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG) e in
Servizi di Interesse Generale (SIG). Si definiscono SIEG
“quei servizi essenziali dove è necessaria la regolamentazione dello stato per assicurarne il corretto
svolgimento ma che si pensa abbiano una natura economica
collegata all’esistenza di un mercato come, per esempio, l’elettricità, il gas o le telecomunicazioni”.
Il Metodo Aperto di Coordinamento per la protezione sociale
e l’inclusione sociale ha ormai riconosciuto che i servizi
pubblici di qualità (in particolare servizi sanitari, casa,
trasporti, scuole, formazione e servizi per la cura
dell’infanzia) sono strumenti fondamentali per garantire i
diritti fondamentali e prevenire la povertà.
Lo sviluppo della Strategia per l’inclusione attiva si è
concentrato sui servizi pubblici intesi come un prerequisito
per aiutare le persone a inserirsi nel mercato del lavoro o per
garantire la loro partecipazione sociale. La Direttiva
sull’inclusione attiva ha messo l’accento sull’importanza di
offrire una risposta coordinata tra servizi sociali e sanitari, tra
i servizi per l’ educazione, quelli per l’impiego e per la formazione in modo da garantire l’inserimento stabile nel mondo del lavoro.
Fino a che punto un Servizio di Interesse Generale ha
caratteri economici è un punto altamente controverso, non
ha termini precisi ben chiari dato che dipende molto
dall’andamento dei mercati. Per esempio, molti governi
hanno lasciato ai privati la gestione dei servizi nelle carceri
che quindi sono diventati da SGI a SIEG.
I Servizi Sociali di Interesse Generale (SSIG) sono definiti
“ servizi essenziali di base gestiti nell’interesse pubblico ma che hanno, essenzialmente, un carattere sociale e sono
spesso collegati ai sistemi di welfare nazionali e alla
protezione dei diritti sociali”. La Commissione europea ha
distinto i SSIG in due filoni: 1) schemi di protezione sociale
legati ai rischi della vita (invecchiamento, salute,
disoccupazione, pensionamento, disabilità); 2) servizi a
carattere individuale quali l’assistenza sociale, i servizi per la formazione e l’impiego, alloggi sociali, cure a lungo termine. Un Servizio Sociale di Interesse generale può essere
considerato di natura economica o no, a secondo se gestitio
dal mercato libero o meno.
Servizi di qualità sono giudicati fondamentali anche per tutti
coloro che non possono lavorare visto che offrono una base
di partenza per poter partecipare alla vita delle proprie
comunità e garantire un livello di vita dignitoso. Ma, almeno
fino a questo momento, tutto ciò che ha a che fare con i
servizi è stata la parte meno sviluppata dei tre pilastri che
compongono l’inclusione attiva.
Le difficoltà nel cercare di realizzare questo pilastro sono
state esacerbate dalla pressione crescente verso le
liberalizzazioni e le privatizzazioni in seno all’UE che non ha
messo in piedi le necessarie barriere per difendere
adeguatamente il diritto a servizi di qualità, in particolare in
relazione all’accessibilità, al costo e alla qualità. Questo capitolo entra nel merito e nel dibattito in seno all’UE sui servizi nel contesto delle strategie di inclusione attiva,
mettendo in evidenza i principi cardine cui si ispira EAPN per
arrivare ad avere servizi di qualità. Il capitolo mette in risalto
alcune buone pratiche a livello nazionale ed esamina le varie
possibilità che si aprono per arrivare ad avere servizi di base
di qualità sia nell’UE sia nei vari stati membri. Inclusione attiva e servizi – gli ultimi
sviluppi nell’UE
Nella Strategia per l’inclusione attiva, l’accesso a servizi di qualità a prezzi accessibili, particolarmente per quanto
riguarda i servizi sociali, è giudicato essenziale per garantire
i diritti fondamentali, per aiutare le persone a entrare
stabilmente nel mondo del lavoro, per garantire loro una vita
socialmente di più attiva. I servizi più importanti sono: i
servizi per l’impiego e la formazione, il sostegno all’accesso alla casa, la cura dei bambini, i servizi sanitari di lungo
39
termine e, in generale, i servizi sanitari (…) .
Unione europea: i termini del
dibattito
In tutta l’UE, il termine ‘servizi’ assume molti significati: si va
dai servizi commerciali, come il gioco d’azzardo, fino ad
arrivare ai servizi pubblici, come, per esempio, la sanità.
Molti di questi servizi non sono più servizi pubblici, cioè non
sono forniti solo dallo stato anche se sono finanziati con
stanziamenti pubblici essendo stati oggetto di un processo di
liberalizzazione o privatizzazione sostenuto dalla legge
dell’UE. I principi comuni fissati
sull’inclusione attiva includono:
dalla
Raccomandazione
1. Disponibilità territoriale, possibilità di accesso e costi
contenuti,
2. solidarietà, pari opportunità e riconoscimento delle
differenze tra i beneficiari,
L’Unione Europea distingue tra servizi considerati di 38
interesse generale e gli altri . I Servizi di Interesse
Generale possono essere definiti come segue: “servizi di base essenziali per la vita della maggior parte delle persone
e per i quali lo stato è obbligato ad assicurare degli standard
pubblici”. Questo servizi interessano una vasta gamma di
attività strettamente connesse a grandi reti industriali
(energia, telecomunicazioni, trasporti, servizi postali) ma
includono anche servizi di importanza vitale su cui poggia il
sistema di protezione sociale dell’UE (istruzione, sanità,
alloggi, servizi sociali, acqua e gestione dei rifiuti).
3. investimento nel capitale umano e condizioni di lavoro e
infrastrutture adeguate,
4. servizi olistici, coordinati e integrati,
5. partecipazione dei beneficiari e approcci personalizzati in
grado di rispondere alla molteplicità dei bisogni dei
beneficiari,
6. monitoraggio, valutazione dei risultati e condivisione delle
38
..EAPN, Services of general Interest: Glossary and Terms
explained, novembre 2007.
39
Raccomandazione CE sull’Inclusione Attiva dei Gruppi Esclusi dal Mercato del Lavoro, 3 ottobre 2008.
24
migliori pratiche.
Nel 2008 EAPN sviluppò insieme ai suoi affiliati un approccio
comune sull’inclusione attiva concordando i principi che
43
devono essere al centro di servizi di qualità . Questi principi
si basano su quelli messi a fuoco dalla Raccomandazione
della Commissione, enfatizzando però una prospettiva che
dal basso arriva in alto.
Benché tutto ciò sia sempre stato uno dei pilastri del Metodo
Aperto di Coordinamento, i passi avanti compiuti fino ad ora
40
per garantire questi principi e questi diritti sono stati
pochissimi, mettendo perciò a serio rischio la realizzazione
dei sistemi di inclusione attiva dal momento che coloro che
sono più lontani dal mercato del lavoro hanno bisogno di un
approccio olistico che dia loro l’accesso a servizi di qualità, integrati e coordinati tra loro particolarmente nei settori
dell’istruzione, della casa, della sanità, del reddito, del 41
lavoro, dei servizi sociali .
I principi di EAPN per
servizi di qualità accessibili:
1. Rispetto della dignità dell’Uomo della,
sicurezza e dei diritti fondamentali
Dal 2008 ci sono comunque stati due sviluppi positivi legati
ambedue al MAC. Primo, lo svolgimento del forum sui
Servizi Sociali di Interesse Generale e il Rapporto dell’UE che valuta lo stato delle cose a livello di stati membri, che
mette in evidenza le principali criticità; secondo, la
Commissione europea e il Comitato per la protezione
sociale, utilizzando il Metodo Aperto di Coordinamento,
hanno sviluppato un Quadro per la qualità dei SSIG, a
carattere volontario: si spera che questo Quadro possa
concorrere a migliorare la qualità di questi servizi, far
rispettare i diritti e sviluppare una migliore partecipazione dei
42
beneficiari . Queste due aree sono poi diventate prioritarie
all’interno della Piattaforma europea contro la povertà
contenuta in Europa 2020.
2. Servizi per tutti in grado di servire tutti e tutte
3. Servizi su base individuale, olistici e
sostenibili
4. Servizi partecipativi e in grado di rendere le
persone autonome
5. Servizi chiari, trasparenti, vicino alla comunità
6. Investire in condizioni di lavoro di qualità
all’interno dei servizi sociali Mettere in pratica i principi di EAPN
In questa sezione presentiamo anche alcuni esempi di
buone pratiche proposte dai membri di EAPN e che
rispecchiano questi principi:
40
Allo scopo di far avanzare l’accesso ai servizi di qualità e il diritto basato sulla legge relativa al mercato interno e alle regole per la
competizione, nel 2007, durante la Presidenza di turno portoghese e
poi nel 2008 (Presidenza francese), si tenne un Forum. Il terzo di
questi Forum è stato ospitato dalla Presidenza belga nell’ottobre del 2010 e si è concentrato sul Rapporto biennale della Commissione
sui SIG.
41
Come scritto da H. Frazer, E. Marlier e I. Nicaise: “I servizi
pubblici, e in modo particolare i servizi sociali a sostegno di coloro
che sono più distanti dal mercato del lavoro, hanno (o almeno
dovrebbero avere) un ruolo sostanziale nell’aiutare queste persone ad avvicinarsene o, per coloro per i quali ciò non sia un’opzione fattibile, aiutarli ad avere una vita dignitosa attraverso trasferimenti e
altre forme di partecipazione nella società”. 42
Proposta del CPS per un quadro di qualità sui SSIG.
43
EAPN, EAPN Principles for Active Inclusion: Report of Active
Inclusion Seminar, maggio 2008.
1. Rispetto della dignità dell’Uomo, della sicurezza e dei diritti
fondamentali
servizi
sociali
o
sanitari di carattere
personale,
ci
si
aspetta la messa in
campo di relazioni
specifiche,
sistematiche
e
personalizzate
tra
colui che offre il
servizio e colui che
lo
riceve,
una
relazione
basata
sulla
fiducia
reciproca, un buon
livello
di
comunicazione,
il
rispetto.
Tutti i Servizi di Interesse Generale devono essere
organizzati in modo che il beneficiario sia trattato con
rispetto e che sia rispettato il suo diritto ad accedere a servizi
di qualità. I servizi devono rispettare i diritti delineati nella
Carta europea dei Diritti Fondamentali, nella Convenzione
europea dei Diritti dell’Uomo e nelle Libertà Fondamentali del Consiglio d’Europa. In particolare, devono rispettare le
richieste del beneficiario, non devono discriminare in base
all’età, la disabilità, il genere o l’orientamento sessuale, la razza, il credo religioso o l’origine sociale. Il diritto a un
ambiente sicuro e protetto è anch’esso importante, particolarmente se si tratta di servizi di cura per i bambini , i
disabili o gli anziani.
Il diritto delle persone a usufruire di tali servizi deve essere
chiaro e reso di pubblico dominio. Si deve garantire la
confidenzialità e, in caso di reclamo, si devono adottare
procedure specifiche facilmente comprensibili. Nel caso di
25
non portano abbastanza soldi in cassa.
2. Servizi per tutti in grado di
arrivare ai gruppi bersaglio
Uno dei gruppi maggiormente a rischio di esclusione dai
servizi è quello dei migranti, specie se senza documenti o se
richiedenti asilo. Se ne deduce che uno dei principi cardine è
che i servizi raggiungano tutta la platea di possibili
beneficiari, con particolare attenzione verso i più bisognosi, e
che tutti gli ostacoli derivanti dal loro costo, dall’ubicazione geografica o da barriere architettoniche devono essere
chiaramente identificati ed eliminati.
L’accesso ai SSIG deve essere universale, senza distinzione di ricchezza o reddito, e non solo per i beneficiari vulnerabili.
I servizi devono essere accessibili e alla portata di tutte le
tasche, garantendone l’accesso ai gruppi socialmente ed economicamente meno favoriti. I servizi di qualità devono
essere in grado di rispettare i loro obiettivi sociali e rispettare
gli obblighi dei servizi pubblici così come delineato nel
Trattato di riforma dell’UE. Ma, l’espansione del mercato interno, l’impatto della competizione interna all’UE e la
normativa sugli aiuti di stato stanno facendo aumentare le
privatizzazioni dei servizi spesso senza alcun rispetto per i
diritti o per questi obblighi.
Serve una definizione chiara di cosa significa prezzo equo e
per chi. Per esempio, dare servizi di qualità e a basso costo
per i figli dei genitori soli a basso reddito che vogliono
tornare a lavoro o a scuola; oppure coprire il costo dei
trasporti per coloro che vivono in zone lontane e che si
scontrano con tariffe troppo alte che precludono gli
spostamenti. I beneficiari saranno sempre meno se non si
provvederà a fornire servizi accessibili e a prezzi accettabili
e, di conseguenza, non si raggiungerà l’obiettivo per cui questi servizi sono nati: garantire servizi a tutti e tutte al fine
di promuovere l’inclusione sociale. La pressione crescente per ridurre i deficit pubblici e la
spesa della protezione sociale mette ulteriormente a rischio
questi servizi che diventano così sempre più scarsi e di
qualità sempre più scadente. A meno di monitorare
attentamente gli obblighi cui devono attenersi i servizi, si
corre il rischio di una sostanziale diminuzione della loro
capacità di prendere in carico i gruppi a basso reddito o i
socialmente esclusi che non rispettano i criteri richiesti e che
26
Ungheria: aiuti dall’Unione ecclesiale, membro di Eurodiaconia
– Velux Foundation – Assicurare l’accesso a servizi di qualità per i bambini e le loro famiglie
La Strategia di intervento del progetto riflette un approccio complesso e integrato diretto allo sviluppo sostenibile del gruppo target,
risolvendo i problemi a breve termine e garantendo l’inclusione sociale a lungo termine. La Strategia si basa su due obiettivi
specifici: 1) offrire soluzioni per i bambini, i giovani e le famiglie in crisi e, 2) aiutare i bambini, i giovani e le loro famiglie a
reintegrarsi nella scuola, seguire corsi di formazione, entrare nel mondo lavoro, garantendo loro l’accesso agli aiuti dello stato.
Si tratta di un progetto quadriennale che
utilizza tre strumenti (centri di prima
accoglienza,
case
di
accoglienza
temporanee e case protette). Il programma
garantisce i seguenti servizi: supporto e
intervento nel momento della crisi, intervento
motivazionale sui bambini per facilitare la loro
integrazione
nella
scuola,
servizi
di
accompagnamento e ricerca del lavoro,
integrazione attraverso case protette.
Dall’avvio del progetto al 31 dicembre 2009, un totale di 4073 persone avevano usufruito dei
servizi offerti dal programma, per un totale di
10027 casi; 711 persone avevano usufruito di
sistemazioni temporanee e 1210 di assistenza
materiale. Per quanto riguarda l’impatto sui bambini, risulta che il 69% dei bambini coinvolti
nel programma ha meno problemi con la
scuola e il 66% ha decisamente migliorato il
proprio comportamento a scuola.
Uno dei risultati migliori del progetto è che, dopo due anni di attività, il Ministero degli Affari Sociali ha deciso di inserire
l’organizzazione di case protette all’interno dei loro programmi e di appoggiare altre organizzazioni per mettere in essere
programmi di questo tipo. Il ministero ha anche deciso di dare alla nostra organizzazione gli strumenti per operare, per ulteriori
cinque anni e di garantire l’apertura di un Centro per l’accoglienza temporanea delle famiglie a Miskolc (uno dei luoghi dove il progetto si svolge) con lo scopo di mettere in rete i 110 ostelli di accoglienza temporanea che sono attivi in Ungheria per
raccogliere informazioni, esperienze e risultati, per elaborare un protocollo condiviso e raccomandazioni per cambiare e migliorare
le leggi vigenti nel nostro paese.
Contatto: Clotilde Clark-Foulquier, Policy Officer, Eurodiaconia,
[email protected] www.segelyszervezet.hu/index.php?option
=com_content&view=article&id=1206&Itemid=296&lang=en
27
3. Servizi su base individuale,
olistici e sostenibili
Le persone in difficoltà vogliono essere trattate da esseri
umani portatori di richieste individuali. Vinceremo questa
battaglia solo se saremo in grado di attivare servizi basati
sulla persona che sappiano rispondere a questa più che
legittima richiesta, solo se sapremo mettere in essere patti
ben chiari tra beneficiario e servizio e se quest’ultimo saprà assicurare servizi stabili e a lungo termine. Il beneficiario ha
il diritto di decidere di quali servizi ha bisogno e di quali no in
base a una sua decisione univoca. I servizi devono essere in
grado di rispondere ai bisogni del beneficiario che, nel
tempo, possono variare sia perché le sue condizioni hanno
subito un cambiamento (geografico, di salute, di disabilità o,
semplicemente, perché la vita cambia).
I servizi devono avere un approccio olistico che prenda in
considerazione la persona nella sua interezza; devono cioè
avere un approccio multidimensionale capace di dare una
risposta integrata ai diversi bisogni, ponendo attenzione, per
esempio, ai bisogni di alloggio, di lavoro, di formazione, di
cura dei bambini, di salute. Questo implica che il servizio in
questione sia organizzato in modo tale da assicurare il
coordinamento con gli altri servizi, con un approccio
integrato e di lavoro di gruppo.
Regno Unito: il progetto OSW “Spazi di Transizione”
per affrontare la disoccupazione, la mancanza di alloggio
e l’esclusione finanziaria
Si tratta di un progetto pilota triennale in supporto ai residenti di 300 ostelli o alloggi sociali a Londra e Tyuneside, aiutandoli a
trovare lavoro e, poi, a spostarsi in case indipendenti. E’ un tipo di programma che prevede prima il lavoro e poi la casa, finanziato
da Invest to Save programme, un programma del Regno Unito e dalla Fondazione London Housing ed è sponsorizzato dalle
comunità e dalle autorità locali. Il programma si rivolge a coloro che hanno possibilità di entrare nel mercato del lavoro, offrendo
loro accompagnamento individuale per lavoro e casa. Il progetto è diviso in quattro fasi distinte:
1. Inclusione finanziaria: informazioni sul risparmio, guida al budget personalizzato, gestione dei debiti, apertura di conti correnti,
formazione anche attraverso uno specifico corso chiamato Money Matters (“I soldi sono importanti”) e un fondo di 50 sterline a fine corso.
2. Lavoro: orientamento alla ricerca di lavoro, consigli per affrontare le interviste di lavoro, ricerca di possibili datori di lavoro,
supporto alla scrittura di lettere e di curriculum, un fondo di 250 sterline come aiuto all’avvio al lavoro. 3. Casa: aiuto alla ricerca di una casa, consigli in materia di aiuti all’affitto per assicurarsi che il beneficiario possa usufruire di tutti i
benefici previsti dalla legge e aiuto all’affitto per 6 mesi. Fondo personale di 1000 sterline.
4. Aiuto permanente sia per il miglioramento della propria condizione lavorativa sia per riuscire a mantenere il diritto alla casa.
Quando necessario, aiuto finanziario e alla gestione del proprio budget. Alla fine di questa fase, le persone hanno una casa, un
lavoro e usufruiscono di un ulteriore fondo di 500 sterline.
Secondo una valutazione indipendente il progetto ha raggiunto alcuni risultati importanti, ha dimostrato la forte correlazione tra
casa e lavoro, dando la possibilità a 38 persone di andare ad abitare in case “normali” da soli o con parenti e amici e trovando
lavoro e casa a 32 persone. Secondo il monitoraggio di OSW si tratta, per il 30%, di ex carcerati di cui circa un quarto è oggi
regolarmente occupato in lavori stabili e sicuri e vive in appartamenti o case non gestite dal settore pubblico.
Contatto: Debbie Hilton, OSW, [email protected] or
FEANTSA: www.feantsa.org
Per vedere un video sul progetto: www.crisis.org.uk/pages/oswfilm.html
28
4. Servizi partecipativi e capaci di assicurare l’autonomia I beneficiari devono essere parte in causa
nello sviluppo e nella modalità di fruizione
di tutti i Servizi Sociali di Interesse
Generale (SSIG) al fine di assicurare che i
loro bisogni siano realmente presi in
considerazione. Per esempio, per quanto
concerne i servizi di gas ed elettricità, è di
vitale importanza che le persone a basso
redito, che rischiano di subire il taglio delle
utenze perché non possono permettersi di
pagare le bollette o hanno accumulato
troppi ritardi nei pagamenti, siano consultati
direttamente per valutare la loro condizione
reale e assicurarsi che i fornitori rispettino i
loro Obblighi di Servizi Universali. Le
agenzie di controllo, sia quelle europee che
le nazionali, dovrebbero riconoscere che la
partecipazione degli utenti a basso reddito
è essenziale per una corretta gestione del
servizio. Per quanto concerne i SSIG, il
Rapporto costante e individualizzato,
fondamentale per dare il dovuto sostegno,
richiede un coinvolgimento più strutturato e
duraturo nel tempo. I servizi sociali forniti su
base individuale dovrebbero rendere la
persona autonoma cosa che potrebbe
includere un supporto allo sviluppo
personale, come, per esempio, suggerirle di diventare un volontario all’interno del servizio stesso. Questo vuol dire che il servizio
dovrebbe essere disponibile affinché la persona sia coinvolta nel servizio e nella comunità di appartenenza, costruire sicurezza
nelle proprie capacità di auto-rappresentazione e azione. Tutto questo implica una struttura di governance di tipo partecipativo che
coinvolga gli utenti in quanto gruppo in grado di rappresentare le richieste e i bisogni del servizio stesso.
Irlanda del Nord: Toybox
Riconoscendo le grandi disuguaglianze che ancora sussistono in Irlanda del Nord in relazione alla salute, l’istruzione e il benessere dei travellers rispetto al resto della popolazione, Executive Fund e Save the Children hanno finanziato, inizialmente per tre anni, il
progetto Toybox (La scatola dei giocattoli). I travellers (Camminanti) sono un preciso gruppo etnico tra i più marginali e svantaggiati
della società irlandese. Dopo il 2008 il progetto ha ricevuto il sostegno finanziario del Dipartimento dell’Istruzione e oggi è
finanziato in modo permanente. Il progetto poggia su un modello di sviluppo dei servizi basato sui diritti e ha lo scopo di ridurre in
modo significativo le disuguaglianze sociali ed educative di cui sono vittime i bambini di questa etnia attraverso un servizio di
interventi precoci centrati sul gioco e gestiti in partenariato con i bambini e i loro genitori. Toybox lavora per migliorare il linguaggio
sociale, emotivo e fisico e lo sviluppo cognitivo dei giovani travellers dai 0 ai 4 anni, cercando nello stesso tempo di rafforzare la
capacità dei genitori di occuparsi dei loro figli e incentivare il desiderio di imparare andando a trovarli nelle loro case e
incoraggiando i genitori ad assumere un ruolo attivo nel processo educativo.
Una squadra di nove persone lavora in otto aree geografiche del paese, stabilisce relazioni con ogni famiglia e sviluppa il
partenariato, fornendo giocattoli e materiali ludici che mettono alla prova la capacità del bambino e incoraggiano i suoi interessi
emergenti e le sue capacità utilizzando un apposito modello di intervento e sostenendo il ruolo positivo dei genitori. Gli operatori
incoraggiano i genitori ad iscrivere i bambini agli asili nidi e ai programmi pre-scolari, a partire dai due anni di età, e offrono un
sostegno sociale, emozionale e per l’apprendimento durante questi primi anni di scuola.
Il progetto è considerato una buona pratica, lavora in partenariato con il Dipartimento per l’Istruzione e una vasta gamma d i altre
agenzie. Toybox sta elaborando ora un Manuale di Buone Pratiche che metterà in luce tutte le azioni positive svolte fino a questo
momento. Early Years ha recentemente prodotto anche un DVD che mostra le tante esperienze positive che genitori e bambini
travellers hanno avuto grazie alla loro partecipazione al progetto e delinea il percorso di apprendimento possibile per i bambini dal
momento della nascita fino al compimento di un anno di età.
Contatto: Early Years Organisation, [email protected] [email protected]; www.early-years.org/toybox/
29
Svezia: una testimonianza personale - EXIGO
EXIGO è un progetto, gestito in collaborazione con la parrocchia di Eriksfält, che offre ai rifugiati supporto su più fronti. I rifugiati,
infatti, devono affrontare una serie di ostacoli complessi prima di arrivare a una vera partecipazione sociale o nel mondo del lavoro.
S., un rifugiato che è arrivato dalla Bosnia Erzegovina e che oggi vive a Malmö dice: “All’arrivo in Svezia eravamo terrorizzati e
traumatizzati da quanto avevamo vissuto durante la guerra ma ci è stato richiesto di saltare il fosso, come se non ci fosse successo
nulla. Per superare questi ostacoli servono servizi integrati”. I partecipanti al progetto Exigo ricevono un reddito garantito e altro denaro per l’affitto. Exigo, prendendo in considerazione i bisogni individuali in una prospettiva olistica, offre servizi integrati.
I rifugiati che soffrono di disordini dovuti a stress di tipo traumatico, possono contare su un sostegno psicologico quando, in
genere, prima di ottenere questo servizio devono aspettare anche 1 anno e mezzo ma, Exigo, lavorando in partenariato con la
Croce Rossa, riesce a garantirlo in circa 3 mesi.
Si facilita anche l’ingresso a corsi di formazione così che i beneficiari possono costruirsi un percorso al lavoro, migliorare la
conoscenza dello svedese, diventare più sicuri delle loro capacità e delle loro abilità sociali.
I partecipanti possono anche partecipare a una serie di attività sociali e di promozione della salute (Yoga, Tao Chi, …) e a gruppi di
discussione che danno la possibilità di condividere le esperienze e il passato. Grazie a Exigo, molti rifugiati riescono a trovare un
lavoro e a partecipare appieno alla vita della società che li ha accolti.
Contatto: Johannes Jorgensen/EAPN Svezia, [email protected]
5. Chiari, trasparenti e vicini alla comunità
Servizi sociali essenziali, quali la casa e le
cure di prossimità, non possono svolgersi in un
“vuoto” rispetto alla comunità. L’obiettivo rimane quello della coesione sociale dei
territori attraverso un approccio dal basso che
coinvolga le comunità nello sviluppo e nella
messa in campo dei servizi esistenti. Tutto
questo vuol dire avere un approccio di
partenariato attivo, che coinvolga tutti gli attori
chiave, inclusi i beneficiari (presenti, futuri o
futuribili), le autorità locali, le associazioni degli
inquilini, i datori di lavoro e i sindacati con un
approccio di coinvolgimento comune nella vita
della comunità di appartenenza.
La gestione dei Servizi di Interesse Generale
deve essere chiara, aperta e trasparente, con
linee guida e metodi di intervento facilmente
comprensibili e ben definiti: la valutazione
dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi stessi, il monitoraggio e la valutazione devono esser
costanti e devono prendere in considerazione i
punti di vista di tutte le parti in causa.
30
Repubblica Ceca: gestione dei casi su base individuale,
il lavoro di strada a Karvina
La città di Kravina non offre abbastanza servizi per venire incontro ai cittadini
adulti in condizioni sociali difficili quale l’indebitamento eccessivo, il rischio di
perdere la casa, la disoccupazione di lunga durata. La città ha pochi servizi
per orientare i suoi cittadini nel sistema di benefici sociali a disposizione. Nel
2009 è iniziato un progetto comunitario, finanziato con il FSE, per dare la
possibilità ai beneficiari di utilizzare correttamente i loro soldi, liberarsi dei
debiti, trovare un alloggio stabile dove vivere con contratti legali e,
finalmente, per arrivare a beneficiare di un reddito regolare.
Il programma opera attraverso un lavoro regolare svolto, direttamente sul
campo, che include la consulenza sociale e attività socio-terapeutiche (corsi
brevi per l’utilizzo del computer, lavoro nel settore dell’estetica o della decorazione, cucito, cucina e pasticceria).
I lavoratori di strada offrono sostegno regolare sia andando a trovare i
beneficiari direttamente nelle loro case, nelle zone più socialmente escluse della città,
sia operando direttamente in strada, così da ridurre il rischio di povertà e di esclusione
sociale.
Risultati: a partire dall’inizio del 2009 lo staff ha svolto 962 interventi attraverso una
serie di consultazioni di 30 e più minuti l’una, 1674 contatti, con incontri della durata
media di 10 minuti. Grazie a questo lavoro capillare e regolare, si è arrivati a
raggiungere quasi il 50% dei 253 obiettivi personali dei beneficiari.
Contatto: Clotilde Clark-Foulquier, Eurodiaconia, [email protected]
31
fatti alcuni passi in avanti per l’accesso a, per esempio, i servizi energetici, quelli per la casa o quelli sanitari, ma
mancano le risorse che assicurino il raggiungimento degli
obiettivi concordati e manca coerenza, specialmente per
quelli sociali. A questo proposito, i membri di EAPN mettono
l’accento sull’importanza del lavoro inter-dipartimentale,
elemento essenziale per assicurare servizi integrati che
possano effettivamente rispondere alla moltitudine di bisogni
delle persone in povertà.
6. Investire in lavori di qualità nei
servizi sociali
In molte organizzazioni del territorio, la linea che divide i
lavoratori regolarmente pagati da quelli che non lo sono è
spesso poco chiara. Rimane comunque costante il poco
valore dato al lavoro di cura, principalmente svolto da donne
e, spesso, da donne migranti, incluse quelle senza
documenti.
I tagli delle risorse pubbliche contenuti nei “pacchetti austerità” varati in risposta alla crisi economica hanno
portato a tagli gravissimi nei servizi pubblici e quindi –
sottolineano i membri di EAPN – il costo dei servizi di base
continua ad aumentare, specialmente per quanto riguarda
47
l’energia, la salute e i servizi di utilità pubblica . I
responsabili di questa situazione sono le autorità pubbliche o
perché non regolano sufficientemente i servizi offerti dal
mercato privato o perché hanno alzato i costi dei servizi
direttamente gestiti dal settore pubblico.
Sappiamo bene che è necessario migliorare la formazione
permanente per tutti i lavoratori però dobbiamo anche
riconoscere che molto deve essere ancora fatto per
valorizzare le competenze già presenti e per investire in
migliori condizioni di lavoro e migliori salari per coloro che
lavorano in servizi di cura essenziali, alla base della
coesione sociale.
Quali passi in avanti?
Nuove opportunità nell’UE
La spinta dell’UE verso le liberalizzazioni
Il Trattato di Lisbona ed Europa 2020 garantiscono l’accesso a servizi sociali di qualità intesi come fattori importanti per
garantire una società più sicura, più coesa e più integrata.
Uno dei motori fondamentali dell’organizzazione dei servizi è stata la politica dell’UE relativa al mercato interno e la
liberalizzazione di settori che hanno una chiara valenza trans
europea (energia, telecomunicazioni …). La Commissione europea ha giudicato che fossero necessari ulteriori sforzi
per rimuovere le barriere che, tra i paesi, ostacolavano i
44
servizi, cosa che ha portato nel 2006 All’adozione della
tanto discussa Direttiva sui servizi. La Direttiva non si applica
ai servizi non-economici di interesse generale, come, per
esempio, l’istruzione, così come sono stati espressamente esclusi i servizi sanitari e alcuni servizi sociali ma la
terminologia usata per escluderli ha lasciato alcuni dubbi sul
45
come possano esserlo effettivamente .
Il Trattato di Lisbona dà un mandato chiaro alle istituzioni
dell’Unione di elaborare un quadro giuridico sui SIG che dia
priorità ai diritti sociali e non al mercato interno, garantendo
l’accesso a tutti e tutte a servizi pubblici chiave, a prezzi
abbordabili e di qualità ed essenziali per vivere
dignitosamente, come la sanità, l’istruzione e la formazione
48
permanente, la casa, i servizi di cura , permettendo agli
stati membri di imporre regole precise.
In Europa 2020, l’inclusione attiva, la promozione dell’innovazione sociale per sostenere i più vulnerabili e le proposte per promuovere un migliore accesso alle cure
sanitarie, sono riferimenti positivi per equilibrare la spinta
verso “un mercato unico aperto”. Gli stati membri hanno
indicato che l’accesso per tutti a servizi di alto profilo è una priorità, specialmente nei settori della sanità, delle cure di
lunga durata e della casa, per assicurare il finanziamento
sostenibile dei servizi sociali e la qualità degli interventi.
La priorità è l’espansione del mercato interno dei servizi
promovendo
attivamente
le
liberalizzazioni
e
le
privatizzazioni anche di servizi chiave, spesso a spese dei
diritti sociali e rendendo particolarmente vulnerabili i servizi
sociali che, con l’entrata di compagnie private e delle multinazionali nella gestione di servizi di comunità, sono
costretti a competere uno con l’altro, causando, tra l’altro, una crescente segmentazione. Questa tendenza ha avuto un
impatto negativo sui livelli delle indennità e sulla qualità
stessa dei servizi.
L’impatto della crisi economica
Nella valutazione di EAPN sui Piani nazionali di riforma
2008, i membri hanno evidenziato che, quando si arriva alla
questione dei servizi, manca un focus chiaro e un chiaro
46
collegamento con la Strategia sull’inclusione attiva . Si sono
47
EAPN, The Social Impact of the Crisis and the Recovery
Package, Dicembre 2009.
44
Looking Back and Looking Ahead, the Implication of the Services
Directive for EAPN, 2008.
48
L’art.14 del TFEU dà nuove competenze legislative al Parlamento
europeo per quanto concerne i servizi pubblici. Il PE può fissare
principi e condizioni a garanzia del compimento della loro missione.
Il protocollo 26 inerente i SIG mette in grande risalto l’importanza del punto di vista degli utenti dando una definizione di quello che
potrebbe essere interpretato quale loro obbligo (anche senza
nominarlo esplicitamente): “alto livello qualitativo, sicurezza e prezzi
equi, pari trattamento, promozione dell’accesso universale e dei diritti degli utenti”. 45
Gli stati membri dovevano trasformarla in leggi nazionali entro il
28 dicembre 2009. Dall’inizio del 2010 è stato avviato un “processo di valutazione mutuale” per la revisione delle misure nazionali. 46
EAPN, Building Security, Giving Hope – EAPN Assessment of the
National Strategic Reports on Social Protection and Social Inclusion
(2008 – 10), 30 novembre 2008.
32
Promuovere l’inclusione attiva
attraverso i servizi essenziali49
paesi stanno ora sviluppando una serie di misure per
affrontare il fenomeno dei senza casa con un approccio
52
olistico ma la mancanza di dati comuni e di una definizione
53
condivisa di “senza dimora ” rendono difficile una valutazione dell’impatto reale di queste misure e, comunque, Diritto alla casa
“Per avere una casa, ho bisogno di un lavoro, ma io un lavoro non ce l’ho”
“Non ci sono abbastanza case e il prezzo degli affitti ti obbliga a dover vivere per strada”
“Gli affitti sono veramente troppo alti e non ci sono abbastanza social housing” L’accesso a un alloggio adeguato è un prerequisito per poter esercitare molti diritti fondamentali. Avere una casa sicura, a
prezzo equo e di qualità è elemento cruciale per poter
partecipare appieno alla vita della società ed è la base
essenziale per permettere alle persone di realizzare il loro
potenziale nel mercato del lavoro.
continuano a mancare misure specifiche per prevenire il
fenomeno dei senza fissa dimora.
L’Austria ha inserito nel suo Rapporto strategico il problema
della casa e il supporto ai senza dimora, includendo la
prevenzione degli sfratti “per attaccare il fenomeno alla radice”. L’obiettivo primario dell’assistenza ai senza dimora è di stabilizzare la situazione sociale delle persone senza casa
permettendo loro di tornare, il prima possibile, a vivere in
maniera autonoma. Le regioni (Länder) offrono una vasta
gamma di servizi: lavoro di strada, accesso facilitato ai centri
di prima accoglienza, negli ostelli e in case transitorie o in
modalità di abitazione assistita.
Il diritto alla casa è difeso in quanto diritto fondamentale con
una serie corposa di strumenti legali europei e internazionali.
Nell’UE, il diritto a essere assistito in questo campo è stato
50
incluso nella Carta dei Diritti Fondamentali .
Prima della crisi, il rapido aumento dei costi della casa e la
conseguente percentuale del reddito necessaria per pagarne
il costo, hanno aumentato in maniera esponenziale la
pressione sulle condizioni personali e finanziaria delle
persone a basso reddito, ma, anche della classe media. La
crisi ha aumentato i fenomeni di povertà e, in modo
51
particolare, l’esclusione dalla casa . La maggior parte dei
49
Tutte le citazioni contenute in questa sezione sono di persone in
povertà.
tendenza alla privatizzazione.
50
52
Il nuovo articolo 34-3 della Carta dei Diritti Fondamentali dichiara:
“Al fine di lottare contro l'esclusione sociale e la povertà, l'Unione
riconosce e rispetta il diritto all'assistenza sociale e all'assistenza
abitativa volte a garantire un'esistenza dignitosa a tutti coloro che
non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite
dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali”. La definizione di indicatori comuni concordata nel 2009 in materia
di costo degli alloggi, alloggi sovraffollati e qualità della casa aiuterà
certamente a progredire.
53
La tipologia europea relativa all’esclusione dalla casa e ai senza
dimora, chiamata ETHOS, è stata sviluppata da FEANSTA e
classifica le persone secondo il loro status abitativo. ETHOS
considera quattro categorie concettuali: senza tetto (senza un tetto
di alcun tipo, dormire all’agghiaccio);; senza casa (con un posto
temporaneo dove dormire, ostello o istituzione); vivere in luoghi non
sicuri (minacciati da esclusione grave a causa di affitti non sicuri,
sfratto o violenza domestica); vivere in case non adeguate (camper,
campi illegali, case non adatte, sovraffollamento).
51
Come dichiarato nel Rapporto congiunto sulla protezione sociale
del 2012:” La lotta contro l'esclusione abitativa e senza fissa dimora
(…) necessita di politiche integrate che combinino sostegno
finanziario agli individui, una regolamentazione efficace e servizi
sociali di qualità, tra cui alloggi, occupazione, sanità e dei servizi
sociali”. Il Rapporto aggiunge inoltre che è necessario contrastare la
33
Accesso alla sanità – affrontare le disuguaglianze
“La salute costa un botto: la povertà fa ammalare”
“In città ci sono ospedali fantastici ma per essere curato devi pagare i dottori pronto cassa”
Fattori socio-economici, come le condizioni di vita,
l’istruzione, il lavoro e il reddito giocano un ruolo
chiave nel peggiorare le disuguaglianze. La
Commissione
ha
evidenziato
nella
sua
Comunicazione sulla riduzione delle disuguaglianze
54
in materia sanitaria
come le differenze delle
condizioni di vita e di lavoro e di accesso ai servizi
pubblici risultino in un chiaro gradiente sociale nello
stato di salute delle persone in tutte le nostre
società, mettendo a repentaglio la crescita
economica e la coesione sociale.
Il consolidamento dei budget, messo in essere dagli
stati membri nel quadro del superamento della crisi
economica, ha intaccato pesantemente le risorse
disponibili per la sanità. Secondo l’opinione del CPS 55
(210) , una politica sanitaria di successo dovrebbe
mirare ad assicurare l’accesso a tutti a cure sanitarie di qualità e a prezzi ragionevoli, senza fare
distinzioni sul retroterra socio-economico dei singoli.
Queste politiche dovrebbero anche mirare a
sviluppare politiche specifiche e mirate per
migliorare la salute delle persone in povertà e i
socialmente esclusi, attivando un approccio
comprensivo ed olistico che incida sui fattori chiave
(condizioni generali di vita e/o stili di vita pericolosi)
che incidono sulla salute delle persone. Gli stati membri non si occupano sufficientemente del problema e non accennano a voler
lavorare per diminuire le disuguaglianze delle cure, incluse quelle dentali, garantendo l’accesso ma anche diminuendo la discriminazione nell’accesso e aumentando la qualità dei servizi per gruppi specifici.
il Rapporto strategico nazionale rumeno include un capitolo sulla
Strategia nazionale per la salute e le cure di lunga durata che sostiene,
quale priorità di medio termine, le cure informali, la modernizzazione
delle infrastrutture e coinvolge i beneficiari nello sviluppo e
nell’implementazione di programmi di comunità. Questa Strategia
dovrebbe assicurare servizi sanitari accessibili e di qualità e la
sostenibilità del settore sanitario che è messa a rischio dalla tendenza a
privilegiare il finanziamento dei beneficiari invece di investire
direttamente nei servizi di sanità e accompagnamento.
54
COM 567 finale, Solidarietà in salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell’UE, 20 ottobre 2009.
55
CPS/2010/5/4 Finale, Opinione del CPS, Solidarietà in salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell’UE, 4 maggio 2010.
34
L’inclusione finanziaria Accesso all’energia per tutti “L’esclusione finanziaria è un problema mondiale! Noi
vogliamo l’inclusione”
“I prezzi dell’energia sono troppo alti. L’energia è un bisogno non un privilegio”
“Senza inclusione finanziaria non esiste dignità” “Spesso si deve scegliere tra mangiare o riscaldarsi”
“Senza un conto corrente non è possibile affittare un
appartamento”
“L’energia per tutti sarà garantito il giorno che le autorità
responsabili dei sistemi di protezione sociale collaboreranno
con i gestori” In Europa si stimano intorno ai 100 milioni le persone
finanziariamente escluse a livelli diversi. Nella pratica questa
esclusione è un ostacolo serio all’occupazione, all’accesso ai
servizi pubblici (sostegni sociali, energia e casa) essenziali
per vivere dignitosamente. La Comunicazione della
Commissione europea sull’esclusione finanziaria stringe il
legame tra questa e l’accesso a un conto corrente bancario
56
di base . Nel recente Rapporto del CESE Mario Monti
propone che “si elaborino nuovi regolamenti in base all’art. 14 del TFUE per garantire che tutti i cittadini abbiano il diritto
57
a un certo numero di servizi bancari di base ”. Ma l’UE
dovrebbe andare ancora più lontano: garantire pratiche di
credito e prestito più egualitarie e combattere l’indebitamento 58
eccessivo . Certi stati membri (come l’Ungheria o Malta)
hanno fatto i primi passi realizzando uno studio sulle
dimensioni del problema allo scopo di definire come
combattere la malversazione, l’estorsione e l’indebitamento eccessivo. L’esperienza dell’economia sociale o delle iniziative no profit (cooperative di credito, banche etiche)
sembrano, in alcuni stati membri (Regno Unito, Austria,
Paesi Bassi) essere strumenti fondamentali per riempire il
vuoto lasciato dai prestatori dei servizi finanziari tradizionali.
Queste buone pratiche hanno permesso di sperimentare
approcci bottom-up e partecipativi basati sui bisogni reali
delle persone socialmente escluse (informazione finanziaria
seria e prevenzione dell’indebitamento eccessivo). “Sono disponibili tanti tipi di energia rinnovabile: solare, fotovoltaica … ma costano troppo e i nostri governanti non vogliono entrare nella partita” “D’inverno i bambini non si scaldano abbastanza e sono sempre malati”
Benché manchino cifre ufficiali si stima che le persone che
vivono in una situazione di precarietà energetica nell’UE si
aggirino tra i 50 e i 125 milioni. La precarietà energetica, un
intralcio serio all’integrazione economica e sociale, deve essere considerata una violazione al diritto fondamentale a
una vita decente. Molti paesi hanno calcolato a quanto
dovrebbero ammontare prezzi energetici per poter essere
considerati abbordabili basandosi sulla definizione di
precariato energetico (si considera il costo come eccessivo
se si deve spendere più del 10% del reddito per luce e
riscaldamento, come nel caso del Regno Unito). Il terzo
“pacchetto energia”, adottato nel giugno del 2009, dà agli stati membri il chiaro mandato di ridurre il loro livello di
precarietà energetica attraverso piani d’azione che includano la lotta contro la precarietà energetica. Ma, questi piani
devono ancora essere attuati. Strategie adatte dovrebbero
includere tre fattori chiave (famiglie a basso reddito, costi
energetici troppo alti e in costante aumento, consumi troppo
59
alti dovuti a inefficienza degli impianti ).
56
La risposta di EAPN alla Consultazione della Commissione
europea, Garantire l’accesso a un conto corrente di base, del 6
aprile 2009, basata sul documento di consultazione del 6 febbraio
2010 della Commissione, Inclusione finanziaria: assicurare l’accesso a un conto corrente di base.
Un importante sviluppo in Belgio è stata la ricognizione,
all’interno dell’analisi dei bisogni delle famiglie, dei bisogni
per assicurare accesso all’energia per tutti. Questo è stato il
risultato del lavoro decennale della Campagna Energia e
Povertà che ha vinto diverse battaglie inclusa la garanzia ai
servizi di base, restrizioni nella possibilità di tagli, diritto ai
contatori pre-pagati a costo equivalente.
57
Mario Monti, Una nuova Strategia per il mercato unico: a servizio
dell’economia e della società europee, Rapporto al Presidente della
Commissione europea José Manuel Barroso, 15 maggio 2010.
58
Risposta congiunta alla Commissione europea di EAPN, RFA,
ECDN e altri, Responsible Borrowing and Lending in the EU, basato
sul documento di consultazione della CE Responsible Borrowing
and Lending in the EU, 15 settembre 2010.
59
Si veda le Raccomandazioni di EAPN Working Paper on Energy
Poverty, 19 marzo 2010.
35
Fiandre Belghe - Gruppo di lavoro povertà ed energia
Il gruppo di lavoro si è costituito nel 1992 a causa della profonda indignazione suscitata dai tagli di luce e gas subiti dalle famiglie in
povertà. Partendo dalle esperienze vissute dai poveri, venne redatto una nota che fu sottoposta al governo regionale delle Fiandre.
Attualmente dalle 40 alle 50 persone, perlopiù poveri collegati a associazioni locali di lotta alla povertà, si incontrano mensilmente
per cercare insieme soluzioni concrete attivandosi nei confronti dei politici e dell’amministrazione pubblica competente mentre azioni pubbliche regolari informano il pubblico di quanto fatto. Le persone in povertà sono sempre presenti in tutte le azioni
organizzate dal gruppo e hanno un ruolo molto importante al suo interno. Il gruppo organizza seminari formativi/informativi sui
devastanti effetti collaterali dell’attuale legislazione. Questi seminari sono sempre gestiti da professionisti esperti in collaborazione
con le persone in povertà che appartengono al gruppo.
Quando, nel 2001, fu annunciata la liberalizzazione del mercato energetico, il governo delle Fiandre organizzò un incontro con il
gruppo di lavoro che riuscì a far includere nella nuova legge la maggior parte delle proprie raccomandazioni: fu innalzat o il tetto
delle tariffe sociali e ne fu decretata l’implementazione automatica;; si ottenne la stipula di un accordo grazie al quale il massimo
della tariffa sociale applicabile equivale oggi alla metà della tariffa stabilita dal fornitore meno caro; fu aperto un ufficio specifico che
si occupa dei reclami;; il periodo dell’anno considerato invernale fu esteso e, con esso, fu proibito tagliare gas o elettricità per
insolvenza; fu ampliata la capacità dei contatori da 6 a 10 amperes. Nel 2007, quando il decreto fu adottato, fu eliminato dalla
legge qualsiasi riferimento alla “non volontà di pagare” le bollette e la possibilità data alle compagnie elettriche di tagliare il gas e
l’elettricità nelle case fu limitata a 9 ben specifiche e chiare situazioni.
Contatto: Ludo Horemans/EAPN Belgio, [email protected]
36
Raccomandazioni

fare della disparità in materia di cure sanitarie uno
dei temi principali del MAC sociale e della
Piattaforma contro la povertà per avanzare nella
raccolta dati, nella definizione di indicatori e di
politiche per l’accesso a servizi sanitari a prezzo equo e di gran qualità per tutti (specie al momento
di ingresso) indipendentemente dalla provenienza
sociale o la situazione economica;

elaborare piani di azione nazionali per la riduzione
della precarietà energetica seguendo i dettami del
“pacchetto energia” al fine di garantire l’accesso all’energia a tutti e ridurre la povertà energetica attraverso un approccio integrato che prenda in
considerazione: il reddito, prezzi abbordabili e
riduzione del consumo attraverso l’uso di sistemi energetici efficienti;

lavorare per arrivare a una definizione comune
europea della povertà energetica legata a una
Carta esecutiva dei Diritti dei Consumatori di
Energia.
A livello europeo




Elaborare regolamenti per i Servizi d’Interesse Generale (in base all’art. 14 del TFUE) e direttive settoriali sui servizi sociali e la sanità per garantire il
diritto di tutti e tutte ad accedere a servizi pubblici di
qualità a prezzi equi (sanità, istruzione e
formazione durante tutto l’arco della vita, alloggio, servizi di prossimità, acqua, gas ed elettricità);
svolgere una valutazione indipendente sul’impatto sociale delle liberalizzazioni dei servizi pubblici.
Questa valutazione deve: 1. coinvolgere tutte le
parti in causa nazionali attraverso dei forum
partecipativi; 2. essere realizzata dal CPS e dalla
Piattaforma europea di lotta contro la povertà. Le
conclusioni
dovrebbero
essere
analizzate
dall’EPSCO;
monitorare ed elaborare raccomandazioni per il
miglioramento della parità di accesso ai principali
Servizi d’Interesse Generale attraverso piani di azione nazionali (come parte integrante del MAC
sociale e della Piattaforma di lotta contro la
povertà);
Per i SSIG

riconoscere l’inclusione finanziaria come SIG approvando un quadro legislativo che garantisca il
diritto a un conto corrente a basso costo, a servizi
bancari e a prestiti equi;
37
Elaborare un quadro europeo effettivo per le norme
di qualità nei servizi sociali in base ai principi di
qualità e ai diritti degli utenti.
Occupazione:
per un lavoro decente
04
38
61
presente l’attuale mancanza di posti di lavoro .
Introduzione
Le recenti misure per far crescere il mercato del lavoro non
prendono abbastanza in considerazione alcuni punti
fondamentali quale la qualità del lavoro, il ruolo e
l'accessibilità dei servizi di sostegno come la cura dei
bambini e il bisogno di percorsi personalizzati che
accompagnino le persone. Questo approccio è ben presente
sia nel Rapporto congiunto sull'occupazione nel contesto di
Europa 2020 sia nella recente Analisi annuale sulla crescita.
Il terzo dei tre pilastri che devono rafforzarsi a vicenda nella
Strategia per l'inclusione attiva è quello dei “mercati del lavoro inclusivi” e dovrebbe incoraggiare percorsi e approcci personalizzati per coloro che vogliono integrarsi nel mercato
del lavoro così da offrire a tutti il sostegno necessario per
arrivare ad avere un lavoro decente e sostenibile. Questa
Strategia è stata messa in essere per cercare di
controbilanciare quei programmi di attivazione molto
aggressivi che enfatizzano “prima di tutto il lavoro” e che, per quanto riguarda i sussidi, funzionano principalmente
attraverso l'uso di sanzioni e condizionalità offrendo per lo
più lavori precari e di bassa qualità senza porre nessuna
attenzione alle difficoltà delle persone e agli ostacoli
incontrati per arrivare ad avere un lavoro o a partecipare
appieno alla vita della società.
Le strategie per l'occupazione degli stati membri continuano
a poggiare sul concetto del “lavoro che paga” e ancora non offrono servizi personalizzati di sostegno e orientamento
basati su un'analisi effettiva dei bisogni, caso per caso.
Troppo spesso i centri pubblici per l'impiego funzionano con
la filosofia che “una taglia va bene per tutti”. Come dimostra un'analisi delle politiche per l'impiego a livello UE e degli stati
membri, anche e molto è stato fatto per accrescere la
visibilità e lo scambio di buone pratiche per promuovere la
Raccomandazione sull'inclusione attiva, manca ancora una
road map coerente che ne assicuri l'effettiva realizzazione.
Questa sezione esplora in dettaglio a che punto siamo a
livello territoriale.
L'inclusione attiva mette l’accento sulla partecipazione sociale attraverso o il lavoro di qualità, che rispetti le
condizioni e le circostanze in cui si trova la persona o la
formazione professionale o la garanzia di avere mezzi
sufficienti per contribuire alla vita delle proprie comunità per
coloro che non possono lavorare assicurando loro un
supporto a un reddito dignitoso e l'accesso a servizi di
qualità. Un lavoro non può essere definito per la sua
produttività e competitività ma deve essere visto anche come
un mezzo per raggiungere l'inclusione e l'integrazione, un
modo per raggiungere i propri desideri e aspettative,
un'opportunità per contribuire e partecipare nella società.
Dalle politiche alla loro realizzazione
I principi dell'inclusione attiva per sviluppare un mercato del
lavoro inclusivo non sembrano essere state inserite nelle
politiche del lavoro né su scala europea né negli stati
membri. La Strategia per l'inclusione attiva, con i suoi
percorsi personalizzati al lavoro e la sua enfasi sul lavoro di
qualità (così come la garanzia di un sostegno al reddito
adeguato e l'accesso ai servizi) ha avuto ben poca risonanza
nelle ultime proposte della Commissione europea in materia
di occupazione
Il pacchetto per la ripresa economica varato nel novembre
del 2008 non cita mai la Strategia per l'inclusione attiva e per
rispondere alla crescente disoccupazione preferisce
promuovere politiche attive del mercato del lavoro. La
Comunicazione della Commissione Un impegno comune per
l'occupazione pubblicata nel giugno del 2009 dopo il Vertice
sull'occupazione, mette l'accento sul fatto che la
realizzazione degli approcci integrati previsti nella Strategia
è “più forte che mai” ma, purtroppo, i principi non sono
riportati nel testo in modo comprensibile.
In documenti più recenti, come la proposta della
Commissione per la Strategia Europa 2020 non c'è nessun
riferimento all'inclusione attiva o a mercati del lavoro
inclusivi. Un caso, questo, che si ripete nell'Analisi Annuale
della Crescita e nel suo allegato, il Rapporto di valutazione
sui progressi di Europa 2020.
E’ sempre più evidente che le persone in povertà subiscono sempre crescenti pressioni e condizionalità negative in un
60
momento in cui i lavori a disposizione sono sempre meno .
Negli ultimi anni si sono sempre più sviluppate politiche di
attivazione con lo scopo di “pungolare” la gente a lavorare sia attraverso la formazione e l'orientamento ma, anche, con
la costrizione e le sanzioni. EAPN ha spesso denunciato
l'eccesso di questi approcci punitivi, specialmente se si tiene
L'inclusione attiva è chiaramente sostenuta nel Rapporto
congiunto sull'occupazione ma è confinata alle politiche di
contrasto alla povertà e all'esclusione sociale senza incidere
sulle politiche per l'impiego e per il mercato del lavoro. C'è
bisogno di raccomandazioni specifiche che garantiscano
misure identificabili di avvio dei gruppi più vulnerabili verso
impieghi sostenibili e di qualità promuovendo percorsi di
reale inclusione. E' necessario rendere più espliciti gli
60
EAPN – Is the European Project Moving Backwards? The Social
Impact of the Crisis and of the Recovery policies in 2010, Febbraio
2011.
61
EAPN, Response to the Draft Joint Employment Report 2010, 20
febbraio 2011 – e EAPN’ Response to the Flagship Initiative
Agenda for New Skills and Jobs, 11 maggio 2011.
39
62
approcci di inclusione attiva nelle Linee Guida 7 e 8 .
maggior parte degli stati membri stanno utilizzando i piani di
ripresa economica per difendere i lavori esistenti e
promuovere l'accesso a nuovi settori occupazionali.
La qualità del lavoro e dell'occupazione è severamente
minacciata dai recenti sviluppi in materia salariale: l'Analisi
annuale sulla crescita suggerisce esplicitamente di
recuperare risorse per coprire i deficit pubblici attraverso il
loro taglio. Più recentemente, i capi di Stato e di Governo
hanno trovato un accordo sul Patto di stabilità e crescita e il
Patto EuroPlus sostenendo la necessità di contenere i salari
collegando i costi unitari del lavoro alla produttività e
incoraggiando la scissione dei salari dall'inflazione. Queste
misure intaccano i tradizionali meccanismi delle
contrattazioni nazionali collettive e, tagliando i reali livelli dei
salari, incidono sull’aumento dei lavoratori poveri. EAPN ha espresso molto chiaramente le proprie perplessità in materia
63
sia all'EPSCO sia al Vertice di Primavera .
Ma, troppi di questi nuovi lavori sono a breve termine, con
condizioni di lavoro non adeguate e, spesso, in settori non
sostenibili. I lavori che si cerca di difendere sono spesso
offerti a salari più bassi e non accompagnati da adeguate
garanzie di protezione sociale. Si continua a enfatizzare la
responsabilità della persona singola, si continua a non
concedere i sussidi e le indennità di cui si avrebbe diritto
piuttosto che sostenere le persone nell'accesso a lavori di
qualità che le allontanerebbero realmente dal rischio
povertà. Si assiste a un abbassamento della qualità delle
condizioni di lavoro e alla tendenza, in costante aumento, di
tagliare i salari.
Le reti nazionali di EAPN denunciano che molti governi
continuano a implementare strategie di attivazione molto
deboli invece di investire in approcci integrati di inclusione
attiva e nella creazione di mercati del lavoro inclusivi aperti a
tutti e in grado di offrire a tutti l’opportunità di contribuire alla
crescita delle nostre società. Né, d’altra parte, si esplorano le
possibilità offerte dai potenziali della partecipazione sociale.
Molti membri di EAPN registrano un aumento della
flessibilità e della precarietà dei mercati del lavoro dove
assumere e licenziare è molto facile e dove mancano
ammortizzatori sociali e reti di sicurezza che, invece, sono
assolutamente essenziali.
Questo panorama così preoccupante, sia su scala UE che
su quella nazionale, ci dice che la realizzazione della
Strategia per l'inclusione attiva, per quanto riguarda
l'accesso al lavoro di qualità, è ben lontana dall'essere stata
realizzata. Per contribuire al dibattito, EAPN ha sviluppato
criteri propri, basati sui principi già delineati dalla
Commissione europea nella Strategia per l'inclusione attiva.
64
Il Rapporto di EAPN sui Piani nazionali di riforma del 2008
evidenzia la mancanza di volontà dei governi di rendere
trasversali i principi dell'inclusione attiva e mette in luce la
mancanza di una valutazione rigorosa sull'impatto reale dei
tanti paletti e sanzioni contro le persone in povertà e i
socialmente esclusi. Il sostegno al lavoro è spesso una
misura monca, non onnicomprensiva, che né riesce a
incidere sulla vita di coloro che sono più distanti dal mercato
del lavoro né si preoccupa della qualità dei lavori proposti.
La situazione non cambia se andiamo a guardare quanto
65
affermato nei Rapporti strategici nazionali del 2008 dove
aumentare il tasso di occupazione di gruppi specifici viene
prima della creazione di mercati del lavoro inclusivi e di
sostegni personalizzati. EAPN si chiede anche quale sarà il
risultato se si continua a privilegiare coloro che sono più
vicini a un inserimento lavorativo, quale esso sia, senza
preoccuparsi della qualità del lavoro offerto. Le reti nazionali
di EAPN sono inoltre preoccupate dalla mancanza di una
reale volontà di garantire le risorse necessarie per superare
gli ostacoli al lavoro di tutti coloro che soffrono di svantaggi
multipli.
La crisi attuale ci porta nuove sfide da affrontare che hanno
molto a che vedere con la mancanza di offerte di lavoro.
66
Secondo quanto segnalato dai membri di EAPN , la
62
http://ec.europa.eu/eu2020/pdf/Brochure%20Integrated%20Guideli
nes.pdf. Linea Guida 7: “Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione strutturale” e Linea-Guida 8:
“Sviluppare una forza lavoro formata per rispondere ai bisogni del mercato del lavoro, promuovere lavori di qualità e la formazione
permanente”.
63
Lettere di EAPN del 4 marzo all’EPSCO del 7 marzo,e del 22 marzo 2011 al Vertice di Primavera del 24-25 marzo.
64
EAPN, Social Inclusion Scoreboard - EAPN Response to the
National Implementation Reports 2007 of the revised Lisbon
Strategy. Main Report, 15 gennaio 2008.
65
EAPN, Building Security, Giving Hope - EAPN Assessment of the
National Strategic Reports on Social Protection and Social Inclusion
(2008-10), 30 novembre 2008.
66
EAPN, Is the European Project Moving Backwards?, febbraio
2011.
40
I PRINCIPI EAPN PER
UN LAVORO DECENTE E
LA PIENA PARTECIPAZIONE
NELLA SOCIETA'

Attivazione sociale positiva basata sui diritti
Attivazione sociale positiva basata sui diritti
umani

Approcci personalizzati, tagliati su misura dei
singoli e multidimensionali

Sostegno a lungo termine al lavoro
sostenibile e di qualità

Lavori sostenibili che rispettino i bisogni delle
persone

Sostegno all'apprendimento durante tutto
l'arco della vita e non solo in relazione al
lavoro

Realizzazione congiunta, integrata, non
discriminatoria basata sul partenariato
Norvegia: una metodologia per una riabilitazione totale
Tim è un giovane uomo che ha sofferto per anni di depressione e crisi d'ansia e la cui unica salvezza era la chitarra. L'unico
sostegno mai ricevuto era di tipo farmacologico ma incontrando un volontario dell'organizzazione
Total Rehab è riuscito finalmente a ottenere un sostegno personalizzato. Il volontario ha capito bene
l'importanza che la musica aveva nella vita di Tim ed è riuscito a negoziare con i servizi sociali un
supporto al reddito per il periodo necessario a trovare un lavoro nel suo campo. Tim ha quindi ricevuto
un sostegno al reddito, la caparra per affittare un appartamento e, dato che le sue condizioni di salute
non gli permettevano di utilizzare i trasporti pubblici, soldi per utilizzare la sua macchina. Oggi Tim ha
un suo gruppo musicale, dà lezioni di chitarra e lavora in uno studio di musica, tutte cose che non
avrebbe mai potuto realizzare senza un sostegno personalizzato e che, per lui, sarebbero sempre
rimasti sogni nel cassetto. Il coinvolgimento personale del volontario è stato l’elemento essenziale che ha permesso a Tim di superare le sue paure e la sua condizione psicologica. Il volontario è stato il
“ponte” tra Tim e i servizi per l'impiego e quelli per l'assistenza sociale che, sicuramente, non potevano coprire questo ruolo. Questa storia, finita così bene, è stata la scintilla per lo sviluppo della
metodologia di uno specifico programma del governo norvegese anche se EAPN Norvegia evidenzia
che la mancanza nel paese di uno schema di reddito minimo adeguato è un ostacolo alla completa efficacia del programma.
Contatto: Laila Wolles, EAPN Norvegia, [email protected]
41
1) Attivazione sociale positiva centrata
sui diritti umani
Il principio etico fondante di tutte le politiche, inclusa quindi quelle
per il lavoro, deve essere il rispetto della dignità umana così come
sancito dal Trattato dell'UE, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti
dell'Uomo e resa giuridicamente vincolante dal Trattato di Lisbona
attraverso la Carta Europea dei Diritti Fondamentali. Questo assunto
dovrebbe portare ad approcci politici che riconoscano il valore
intrinseco delle persone in quanto esseri umani e mai in una
prospettiva meramente strumentale in quanto soggetti economici.
Una efficace Strategia di attivazione sociale dovrebbe concentrarsi
sui bisogni, i desideri e le capacità individuali di ciascun individuo,
dovrebbe riconoscere le necessità che nel corso della vita possono
cambiare e affrontare gli ostacoli specifici con cui si scontrano alcuni
gruppi vulnerabili: migranti e minoranze etniche, inclusi i rom, le
donne, i genitori soli, i disabili o coloro con problemi di salute così
come tutti i disoccupati di lunga durata, i poveri e le persone con un
insieme di problemi come, per esempio, i senza dimora.
L’attivazione positiva poggia su una visione ottimistica delle persone
e della società in cui vogliamo vivere, al centro della quale dovrebbe
posizionarsi lo sviluppo di percorsi di inclusione sociale e di piena
partecipazione nella società.
Fine ultimo dell'attivazione è l'inclusione e la mobilità sociale,
dare alle persone la capacità di migliorare le proprie
competenze e le proprie capacità per assicurare la salute
mentale, stabilire contatti sociali e migliorare la
partecipazione e la cittadinanza attiva. Questa modalità di
attivazione è un investimento nelle risorse umane, sociali,
psicologiche e culturali e vede nell'integrazione nel mercato
del lavoro un elemento per promuovere l’inclusione sociale
nel senso più ampio del termine.
E' un approccio di cui si ha urgente bisogno per contrastare
le attuali strategie che si rivolgono esclusivamente a coloro
per i quali è più semplice trovare un lavoro, se non vogliamo
che questi modi di agire generino una profonda divisione tra
“l'occupabile” e il “non occupabile”, che abbandonano chi si
pensa non possa essere utile alla società.
Austria: Step 2 Job
Step 2 Job è un centro di orientamento per chi riceve sussidi sociali ed è lontano dal mercato del lavoro. Avviato a settembre del
2009 e terminato a marzo del 2011, finanziato dal Servizio per l'Impiego e il FSE, Step 2 Job è' un progetto pilota in due distretti di
Vienna come primo passo verso il reddito minimo basato sull'accertamento dei redditi (means-tested) avviato nel settembre 2010.
Step 2 Job, con legami molto stretti con il sistema del welfare e con il centro per l'impiego, ha unito l'orientamento personalizzato
con il sostegno psico-sociale, lo sviluppo delle capacità con la consulenza e la formazione professionale, la consulenza in materia
di debiti con la casa, la salute, la seconda opportunità di istruzione. La finalità era l'inserimento nel mondo del lavoro. I beneficiari
hanno partecipato al progetto per 12 mesi, con ulteriori tre mesi di sostegno una volta trovato un lavoro, una novità importante visto
che i beneficiari di sostegni sociali di solito non ricevono alcun aiuto nella ricerca di lavoro. I beneficiari del progetto hanno
affermato che questa è stata la prima volta, in tutta la loro vita, che hanno ricevuto un aiuto. Per quanto riguarda i migranti, si
utilizza la loro lingua di origine. EAPN Austria sottolinea comunque che la partecipazione non è su base volontaria e che, anche se
le sanzioni previste non vengono richieste, questi programmi non dovrebbero essere sottoposti a condizionalità. Un’altra preoccupazione è che la qualità degli interventi andrà a diminuire quando il progetto sarà condotto su vasta scala.
Contatto : Olivier Holub, [email protected] www.context.at/cms/front_content.phd?idcat=149
42
poco sostegno o gli immigrati con problemi di lingua.
L'approccio olistico affronta in un’unica soluzione problemi
che vanno dalla carenza di un reddito adeguato alla casa, ai
debiti, alla solitudine, a condizioni di salute precarie,a basse
qualifiche, a problemi di comunicazione, di lingua, di
formazione, di accesso ai servizi e così via.
2) Approcci personalizzati,
multidimensionali e su misura
La mancanza di sostegno individuale per coloro che cercano
un lavoro e la mancanza di mercati del lavoro inclusivi, aperti
a tutti, sono carenze molto preoccupanti specialmente ora
che, sotto la sferza di una crisi economica e una forte
recessione, l'offerta di lavoro scarseggia di fatto escludendo
sempre più persone dal mondo del lavoro. In questi ultimi
anni si è inoltre visto un aumento delle condizioni per poter
accedere ai sussidi e a una pressione crescente affinché
siano le persone, e non viceversa, ad adattarsi alle necessità
del mercato del lavoro.
L’attivazione sociale si concentra sui punti di forza delle
persone rafforzando le competenze già possedute e
aiutandole a superare i punti critici. Alla base di tutto ciò
deve sempre esserci la forte volontà di rispettare la persona
e la sua personalità così da elaborare un percorso di
inclusione che rifletta le sue preferenze, i suoi desideri, le
sue priorità.
La strada verso il lavoro deve avere come punto di partenza
le aspirazioni, gli interessi, le necessità e le difficoltà del
singolo per arrivare a disegnare risposte concrete e tagliate
su misura piuttosto che cercare di diminuire a tutti i costi i
tassi di disoccupazione. Ecco perché i servizi pubblici per
l’impiego devono essere meglio organizzati, la loro missione
deve essere allargata così che non siano solo agenzie di
collocamento ma sappiano lavorare in rete con i fornitori
degli altri servizi, con le ONG, con le parti sociali e le autorità
pubbliche per fornire servizi integrati e supporto all’inclusione
sociale e professionale.
E’ urgente, piuttosto che obbligare, rafforzare il diritto al lavoro basato sull’assunto sociale che le persone vogliono lavorare, vogliono sentirsi utili e contribuire al benessere
delle loro famiglie e delle loro comunità.
Bisogna allargare la nostra visione e prendere in
considerazione tutta la complessità delle diverse situazioni
offrendo interventi su misura e multidimensionali che siano
capaci di rispondere alle esigenze e alle aspettative di tutti.
Questo è l’unico tipo di attivazione sociale realmente efficace
perché può offrire una risposta positiva ai bisogni dei gruppi
più esclusi che presentano le maggiori problematiche e che
sono più lontane dal mercato del lavoro: chi combatte contro
l'alcoolismo o la tossicodipendenza, chi ha problemi di
disabilità sia fisica che mentale, i genitori soli che ricevono
Regno Unito: la campagna per un salario sufficiente
“Credo fermamente che tutti abbiano diritto a un salario sufficiente per vivere in dignità e che questo
salario debba essere migliore del salario minimo. Chi può veramente dire se si può vivere con il minimo –
sono sicura che le persone che hanno deciso queste cifre non ci vivono”, dice una giovane donna di 28 di
Glasgow che lavora nel catering. Dato che in Scozia il problema delle paghe troppo basse è ancora
irrisolto, la Living Wage Campaign ha deciso di rivolgersi direttamente ai datori di lavoro così come
precedentemente avvenuto con successo in occasione di altre campagne di questo tipo condotte a
Londra e in altre parti del paese. Queste campagne si basano su un duplice approccio: pressione verso i
datori di lavoro – in sintonia con i sindacati e, con il supporto delle organizzazioni locali, si cerca il sostegno dei datori di lavoro
locali. Questo tipo di campagne si sono dimostrate di grande successo anche perché il problema è enorme e moltissimi sono i
lavoratori che, a causa di paghe troppo basse, sono poveri. Ad oggi, tre importanti istituzioni appoggiano la nostra Campagna per
un reddito sufficiente: la municipalità di Glasgow, Scottish Enterprise (l'agenzia responsabile per lo sviluppo economico in Scozia) e
Employers in Voluntary Housing. Il Comune di Glasgow ha iniziato una sua campagna per un salario sufficiente che oggi conta sul
sostegno di quei 130 datori di lavoro locali che assicurano un salario dignitoso ai propri dipendenti. Il problema è stato discusso
due volte dal Parlamento Scozzese. Dal momento che il gruppo target sono i datori di lavoro e non lo Stato, e che quindi si chiede
a questi di assumersi la loro parte di responsabilità nella lotta contro la povertà, è stato più facile ottenere l'appoggio dei politici. Le
campagne hanno anche aiutato a forgiare nuovi legami tra le organizzazioni locali, i sindacati, le organizzazioni religiose e
le altre organizzazioni della società civile. Comunque, EAPN Scozia denuncia la mancanza di risorse adeguate che ha
impedito di procedere su vasta scala arrivando solo a risultati parziali e decisamente non sufficienti.
Contatto: Eddie Follan, the Poverty Alliance, [email protected]
3) Sostegno a lungo termine per
lavori sostenibili e di qualità
salari decenti, sicurezza del lavoro, flessibilità degli orari per
assicurare il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita
personale, alti livelli di protezione sociale e accesso ai servizi
essenziali.
Il lavoro deve essere il viatico per uscire dalla povertà, deve
costituire un passo in avanti verso lo sviluppo personale e
lavorativo e un mezzo per integrarsi nella società. Per
arrivare a questo, però, bisogna che si applichino criteri più
restrittivi su cosa voglia dire “lavoro di qualità”, garantire
standard sociali su scala nazionale e UE che includano
L'approccio deve essere flessibile e riconoscere che i bisogni
delle persone cambiano a mano a mano che acquistano
sicurezza o ci sono cambiamenti importanti o difficoltà nelle
loro vite personali o famigliari, nella condizione di salute,
nelle loro disabilità o restrizioni di ordine legale -
43
specialmente se sono migranti - o difficoltà di reddito, di
lavoro e così via.
lavoro è fermo e non offre abbastanza opportunità decenti.
C’è oggi ampio spazio per creare molte nuove opportunità di
lavoro nei servizi che risponderebbe al duplice bisogno di
offrire servizi e creare nuovi posti di lavoro, senza però
dimenticare che è essenziale migliorare le condizioni di
lavoro e i salari di questi lavoratori. Ottime possibilità di
lavoro, specie per i gruppi più vulnerabili, possono venire
dall’economia sociale e dalle cooperative di inserimento
lavorativo che vanno però adeguatamente aiutate.
Le strategie per l'inclusione nel mondo del lavoro non
funzionano a meno che non siano affiancate dalla creazione
di nuovi posti di lavoro. Ecco perché è necessario studiare
con maggiore attenzione la relazione tra le politiche
industriali e per l'impresa, da una parte, e quelle per
l'occupazione dall'altra. Troppo spesso la responsabilità
ricade unicamente sul singolo che viene etichettato come
“pigro” se non riesce a trovare lavoro anche se il mercato del New Futures (Irlanda)
New Futures è un programma di sostegno ai genitori soli che vivono di sussidi per aiutarli a sviluppare i loro progetti di istruzione,
formazione e lavoro. Il programma si basa su anni e anni di esperienza diretta, ha un approccio personalizzato – incluso un piano
di azione individuale – e viene costruito in base alla ricognizione dei bisogni, il sostegno personalizzato, l’accesso alla formazione e il sostegno alla genitorialità. I partecipanti sono scelti attraverso un processo di partecipazione, filtraggio e reclutamento a livello
locale. Il programma è nato per rispondere al timore che le politiche di attivazione messe in essere dal governo per i genitori soli li
spingesse a lavorare ma senza garantire loro adeguati servizi di sostegno e, quindi, punta a rimuovere le barriere strutturali quali la
mancanza di centri per l’infanzia, la mancanza di programmi dopo scuola, di formazione part-time e di lavori flessibili. E’concepito per venire incontro a quei genitori che sono più lontani dal mercato del lavoro, che hanno poca istruzione e formazione, poca
autostima e problematiche complesse inerenti il loro status familiare. E’ un’iniziativa che ha ampiamente provato di essere economicamente sostenibile che ha dato risultati più che positivi aiutando molta gente a entrare nel mondo del lavoro. Come
sostiene un partecipante: “Prima del corso ero sprovveduto, fragile, senza obiettivi e motivazioni. Mi ero isolato mentre ora sono
molto motivato, ho le idee chiare, sono positivo, ho molte energie e sono contento. Avrei sicuramente lasciato tutto a metà senza il
sostegno del mio accompagnatore”. Contatto : Karen Kiernan, [email protected] ; New Futures Programme,
www.onefamily.ie
Difendere l'occupazione non può mai avvenire a discapito
della sicurezza e della qualità del lavoro specialmente se
consideriamo che già prima della crisi l’8% di lavoratori era comunque povero: malgrado la messa in essere di nuove
misure per affrontare la povertà di questi lavoratori, ci si
limita spesso ai crediti di imposta e relativi allegati piuttosto
che migliorare i livelli dei salari minimi e le condizioni di
lavoro. Spesso, il lavoro proposto nasconde nelle sue pieghe
le classiche trappole della povertà, i salari offerti sono minori
dei benefici ricevuti fino a quel momento e si rischia la
perdita di servizi fino a quel momento gratuiti quali i trasporti,
gli asili nido, il sostegno all'affitto, ecc.
Una volta al lavoro, devono essere attuate strategie che
permettano la progressione e la transizione verso lavori
migliori e la continuità e sicurezza di lavori decenti. Tutto ciò
si traduce nel doversi occupare di coloro che rischiano più
degli altri di rimanere senza lavoro perché in esubero o a
causa di ristrutturazioni aziendali, perché precari o senza
contratti o con contratti a tempo. Il sistema deve anche
essere meno punitivo e venire incontro a tutti coloro che
lavorano nell'economia informale, spesso una Strategia di
sopravvivenza e la sola possibilità che si ha per arrivare a
fine mese con una paga decente: ad essere puniti devono
essere i datori di lavoro che si approfittano di una forza
lavoro non dichiarata e non i lavoratori che cercano di
mettere insieme il pranzo con la cena.
Ultimamente, la qualità del lavoro è sempre più definita in
base alle condizioni di lavoro, alla sicurezza e alla salute sul
posto di lavoro, senza prendere in considerazione alcuni
elementi essenziali quali la sicurezza di un salario con cui si
possa vivere dignitosamente, la stabilità del posto di lavoro o
senza affrontare il persistente divario salariale.
Migliorare la qualità dell’impiego, unito alla centralità di mercati del lavoro ben oliati che facilitino l’accesso al lavoro, sono elementi essenziali per migliorare la coesione sociale e
il rendimento sul lavoro.
44
Lituania: Servizi di riabilitazione e sostegno all’impiego per i disabili
“Quando sono arrivata al programma di riabilitazione professionale avevo paura di parlare con gli altri. Nell’arco di sei mesi mi sono
fatta nuovi amici, ho imparato cose nuove e ho imparato a usare un computer. Ora ho molta più fiducia nelle mie capacità”, dice
Ausra, una delle beneficiarie dei Servizi di riabilitazione e sostegno all’impiego avviati nel 2005 per disabili e parzialmente finanziati dai Fondi Strutturali. I servizi offerti includono bilancio delle competenze, consulenza e supporto all’avvio professionale,
formazione e sostegno alla ricerca del lavoro. C’è un solo servizio che offra servizi di avvio al lavoro per persone con disabilità
Psicosociale di Vilnus che, in collaborazione con l’agenzia di mediazione SOPA, offre dal 2009 formazione e sostegno. Ausra è una
donna di 37 anni che nel corso degli anni ha frequentato molti corsi di qualificazione professionale , che non aveva nessuna
esperienza lavorativa. Quando ha iniziato il programma, Ausra era disoccupata da molto tempo, non stava cercando attivamente
lavoro, non sapeva usare un computer e aveva paura di utilizzare i mezzi pubblici. Il sostegno personalizzato offerto dai Servizi l’ha aiutata a superare le sue tante paure, a cercare e trovare un lavoro come donna delle pulizie in centro, con un contratto a termine e
con uno stipendio parzialmente coperto dallo Stato. Lavorare con un contratto a termine è stata una sua scelta perché così potrà
acquisire più competenze e più sicurezza in sé stessa. La carta vincente è stata la formazione “leggera” che si è rivelata più utile
dei tanti corsi frequentati in precedenza anche se il sostegno personalizzato e la mediazione con i datori di lavoro si sono rivelati
essere strumenti essenziali.
Contatto: Inga, Vilnius, [email protected], Vilnius Rehabilitation Center: www.protnamis.it
Questo, però, non dovrebbe essere visto come un costo
aggiuntivo per lo stato o per i datori di lavoro ma come un
investimento per il futuro, un elemento chiave per prevenire
la disoccupazione e l’esclusione sociale. La creazione di lavori decenti, che possano incontrare i bisogni reali di coloro
che sono più lontani dal mercato del lavoro, richiede il
coinvolgimento delle comunità e una visione più
responsabile ed etica da parte dei datori di lavoro. La
responsabilità sociale delle imprese ha un ruolo importante
nel garantire che l’ambiente di lavoro, inclusa la riduzione
degli orari, rispettino appieno le condizioni di vita e le
responsabilità cui i lavoratori devono far fronte.
4) Un lavoro stabile rispettoso dei
bisogni
Benché i “servizi di accompagnamento” abbiano un ruolo
essenziale nel rimuovere gli ostacoli verso un lavoro
sostenibile, continuano ad essere poco studiati mentre le
misure di attivazione positiva sono spesso accompagnate da
condizioni coercitive che includono misure quali la riduzione
o il taglio dei sussidi nel caso di non accettazione del lavoro
proposto.
Molti sistemi o non riconoscono i tanti e complessi
impedimenti contro i quali si scontrano le persone ai margini
del mercato del lavoro o non attivano quelle misure atte a
sostenere la domanda, creando lavoro adatto e sostenibile o
lottando contro le discriminazioni praticate dai datori di
lavoro nelle loro procedure di reclutamento. E’ soprattutto alle donne che bisogna offrire le stesse possibilità di
impiego, garantendo servizi di grande qualità per i bambini a
un prezzo ragionevole, favorendo orari gestibili e il telelavoro
per coloro che si debbono occupare di un familiare e bisogna
superare il gap di genere tra i salari.
5) Sostenere l’apprendimento permanente per la vita e per il lavoro
Bisogna trovare soluzioni adeguate, specialmente per
quanto riguarda i servizi di accompagnamento come asili
nido, sostegno al trasporto, formazione e consulenza
personalizzata. C’è bisogno di interventi specifici e multidimensionali, di servizi per l’impiego più attenti a questi bisogni, di maggiori investimenti nei servizi pubblici.
La responsabilità di formare nuovamente o migliorare le
capacità non ricade solamente sul lavoratore: dovrebbero
esserci incentivi affinché i datori di lavoro e i servizi pubblici
per l’impiego offrano questi servizi. La formazione non è
facile per tutti e quindi è necessario attivare misure
specifiche rivolte ai gruppi più vulnerabili affinché anche
coloro con basse qualifiche, i giovani, i poveri, i migranti e i
gruppi minoritari (inclusi i rom), i disabili e altre categorie
svantaggiate possano migliorare le loro capacità. Maggiore
attenzione dovrebbe anche essere rivolta ai servizi di
accompagnamento che sono essenziali per permettere ad
alcuni gruppi di disoccupati di partecipare a formazioni che
rispettino i loro bisogni.
Per molte persone, tornare al lavoro dopo un lungo periodo
di inattività o che si scontrano con difficoltà specifiche –
come una lunga malattia o una malattia mentale – richiede
accorgimenti specifici del contesto lavorativo. Anche per i
genitori, e in particolare per quelle donne che svolgono un
lavoro di cura, c’è bisogno di un ambiente che sia capace di sostenerle e le metta in condizioni di bilanciare la loro vita
professionale con quella familiare, attraverso ore di lavoro
flessibili e servizi di cura per i bambini. Le politiche devono
poi mirare a una distribuzione più equa delle responsabilità
familiari e di cura tra uomini e donne, dividendone il peso e
quindi permettendo alle donne di partecipare.
Le persone devono possedere quelle capacità che possano
effettivamente farle uscire dalla povertà. Nell’esplorare nuovi settori di lavoro, come l’economia verde o i servizi sociali, si
deve accertare che i lavoratori, specialmente coloro che per
il momento hanno meno possibilità di entrare nel mercato del
lavoro, acquisiscano le necessarie competenze. Una volta al
lavoro, è cruciale continuare a sviluppare le competenze dei
lavoratori meno qualificati in modo da permetter loro di
competere per lavori più qualificati e migliorare la loro vita
professionale futura, seguendo un approccio che tenga
conto del contesto odierno, fatto di contratti flessibili e a
tempo determinato.
45
EAPN mette l’accento sul fatto che l’apprendimento durante tutto l’arco della vita è, prima di tutto, parte dello sviluppo personale e sociale della persona. Formazione e
miglioramento delle competenze sono due componenti
essenziali per avere un miglior accesso alle opportunità
lavorative ma devono concentrarsi non solo sui bisogni del
mercato del lavoro, bensì devono puntare anche a migliorare
quelle competenze sociali e personali che consentono una
migliore integrazione e partecipazione nella propria
comunità. Competenze lavorative adeguate e “saper vivere” sono elementi essenziali per garantire che le persone,
specie i meno fortunati, possano realmente afferrare le
opportunità esistenti.
E’ anche vitale riconoscere le competenze che già ci sono,
incluse quelle informali, piuttosto che un’attenzione rigida alle qualifiche formali che può escludere coloro che non
sono riusciti ad acquisirle. Si tratta di costruire autostima,
rafforzare gradualmente le competenze e avviare un
percorso formativo e un’istruzione rispettose dei desideri delle persone.
Finlandia: un partenariato per l’occupazione
Paltamo, una comunità nel nord est della Finlandia, costituisce un esempio importante di come gli abitanti e il Comune si siano
messi insieme per risolvere il problema della disoccupazione. Nella piccola città di cui scriviamo ci sono al momento circa 300
disoccupati inclusi nei libri paga di una nuova agenzia per l’impiego gestita dall’associazione dei lavoratori di Paltamo e i cui soci
sono le principali parti in causa, il comune, gli imprenditori locali e i sindacati. Il progetto, quadriennale, è finanziato anche dal FSE.
L’agenzia per l’impiego offre i sui servizi ad agenzie e imprese di esternalizzazione e funziona come un’agenzia di lavoro interinale
che offre lavoro per i residenti della città. Agli stipendi si sommano anche i sussidi dell’ufficio per lo Sviluppo Occupazionale ed
Economico (Työ-ja elinkeinotoimisto). Il Comune è entrato a far parte del progetto in base ad alcuni calcoli che dimostrano che
dare lavoro è meno caro che elargire sussidi. Il nostro è anche un buon esempio di come un investimento pubblico possa creare
lavoro di qualità, legato ai bisogni concreti della comunità e che prende in considerazione attentamente i bisogni di ognuno.
L’obiettivo principale è quello di prevenire l’esclusione sociale dei disoccupati e creare processi virtuosi per un’occupazione stabile e di qualità. Le ore di lavoro includono la formazione, una valutazione complessiva della salute e, quando necessario, l’attivazione di servizi di riabilitazione, il tutto all’interno di una visione multidimensionale e olistica. Il modello di Paltamo ribalta il pensiero
classico per cui il cittadino cerca il lavoro che meglio gli si addice: trovare un lavoro appetibile per i cittadini diventa obiettivo e
compito del comune. Se qualcuno rifiuta tutte le offerte di lavoro che gli vengono proposte, rimane l’opzione dei sostegni minimi. Prima di questa iniziativa, i disoccupati ricevevano un sostegno di 392 euro mentre ora hanno uno stipendio che è, al minimo, di
800 euro.
Contatto: Leila Pölkky-Pieskä, direttore esecutivo, Työvoimatalo, [email protected] ,
www.paltamontyovoimayhdistys
dovrebbero assicurare l’implementazione degli strumenti legali messi a disposizione dall’UE in questo campo e, insieme a tutte le parti in causa, dovrebbero mettere a punto
strategie specifiche per contrastare le difficoltà che questi
gruppi incontrano quando cercano di entrare nel mondo del
lavoro.
6) Messa in essere integrata, non
discriminatoria e basata sul
partenariato
Un mercato del lavoro inclusivo rispecchia una società
inclusiva. Due Direttive dell’Unione europea, la Direttiva
sull’uguaglianza razziale
e
la
Direttiva
quadro
sull’occupazione, stabiliscono una serie di principi che
offrono a tutta l’Unione europea un livello minimo comune di protezione legale contro le discriminazioni per motivi di razza
e origine etnica, religione o credo, disabilità, età o
orientamento sessuale, prima di tutto sul posto di lavoro.
Sono due Direttive che vanno ad aggiungersi alle molte leggi
adottate negli ultimi 30 anni per combattere la
discriminazione di genere e garantire lo stesso trattamento
tra uomini e donne sul posto di lavoro.
Molti gruppi hanno l’accesso al mondo del lavoro e alla
partecipazione sociale bloccato a causa della loro
condizione particolarmente vulnerabile: malattie di lunga
durata, poveri, o l’aver avuto problemi di alcool o di tossicodipendenza nel passato.
Le iniziative dell’economia sociale e del terzo settore, specie
67
le cooperative e le imprese sociali , sono importanti fonti di
sostegno dei gruppi esclusi dal mercato del lavoro specie in
68
settori dei servizi sociali : il loro potenziale deve essere
esplorato fino in fondo ed utilizzato.
Ma non basta. Bisogna investire di più per contrastare le
discriminazioni e promuovere la diversità all’interno del mercato del lavoro. I migranti, e in particolare se senza
documenti e le minoranze etniche – specialmente i rom – si
scontrano con difficoltà crescenti sia nell’accesso al lavoro che sul posto di lavoro, a causa di razzismo e xenofobia.
Bisogna porre attenzione affinché le nuove forme di
67
Progetto PROGRESS/WISE condotto in 8 paesi dell’Unione per paragonare le diverse forme di imprese e cooperative sociali e
studiarne i bisogni.
68
Progetto BRIDGES FOR INCLUSION/PROGESS per
l’apprendimento reciproco su come colmare il “ponte” tra le strategie di Occupazione e di Inclusione: attori, azioni ed esperienze locali di
economia sociale.
Il problema crescente del divario degli stipendi dovuto al
genere o all’origine etnica deve essere affrontato. I governi 46
occupazione targate sui bisogni degli svantaggiati siano
totalmente coperte dalle leggi del lavoro o dai sistemi di
protezione sociale.
Raccomandazioni
A livello UE
EAPN, che da sempre rivolge un’attenzione particolare all’economia sociale e alle cooperative sociali, sta
preparando una serie di raccomandazioni in materia rivolte
ai decisori politici.
Le strategie più efficaci per promuovere mercati del lavoro
sostenibili e inclusivi e promuovere la partecipazione sono
quelle che coinvolgono reti tra tutte le parti in causa, a tutti i
livelli, includendo chiaramente gli attori tradizionali del
mercato del lavoro – datori di lavoro, agenzie per l’impiego pubbliche e private, sindacati, fornitori di servizi (casa,
istruzione, sanità), ma anche le comunità locali, coloro in
cerca di lavoro, le persone in povertà, i socialmente esclusi e
le loro organizzazioni.
E’ essenziale avere piani e approcci che prevedano pianificazioni e messe in essere concertate. Il modello che
l’UE sta promuovendo, basato sulla clausola di democrazia
partecipativa del Trattato di Lisbona e sui nuovi impegni per
una governance efficiente contenuti in Europa 2020,
conferma l’importanza della partecipazione attiva di tutte le parti in causa nel processo di governance.
E’ necessario comprendere fino in fondo che un approccio
verso l’inclusione attiva integrata avrà successo solo se tutte
le parti in causa saranno direttamente coinvolte nel processo
di sviluppo, monitoraggio, implementazione e valutazione di
tutte le misure.
In quanto fornitori di servizi, le ONG si trovano nella
posizione unica di poter attuare programmi in grado di
raggiungere anche chi è più lontano dal mondo del lavoro.
Le ONG sociali hanno accumulato negli anni un’enorme ricchezza di saperi dovuto al loro coinvolgimento diretto a
livello di territorio comunità e sanno come coinvolgere
direttamente le persone nel disegnare e implementare le
politiche che le toccano da vicino.
Mettere al centro i diritti e i bisogni individuali vuol anche dire
mettere al centro della Strategia la partecipazione e la presa
di coscienza delle persone in povertà e dei socialmente
esclusi. Il costante coinvolgimento di coloro che cercano un
lavoro e delle persone in povertà, così come le
organizzazioni che li rappresentano, nella preparazione,
implementazione e monitoraggio della Strategia europea per
l’occupazione, attraverso il processo nei PNR, rimane un
fattore essenziale per il successo delle strategie e dovrebbe
essere un principio cardine di Europa 2020.
47

Integrare i principi dell’inclusione attiva nella
Strategia europea per l’occupazione come parte
integrante di Europa 2020;

assicurarsi che i principi non si applichino solo alla
linea direttrice 10 e all’obiettivo povertà ma anche
alle linee 7 e 8 e agli obiettivi per l’occupazione e alle politiche per l’occupazione contenute in Europa 2020;

utilizzare la prossima revisione del concetto di
“lavoro di qualità” per assicurare stipendi sufficienti, sicurezza del lavoro, formazione sul posto di lavoro,
diritto al lavoro, protezione sociale adeguata,
riconciliazione tra vita lavorativa e personale,
progressione di carriera e soddisfazione del lavoro,
migliori condizioni di lavoro, migliore sicurezza e
salute sul posto di lavoro;

mettere al centro della Strategia europea per
l’occupazione la reale qualità del lavoro, non solo le
condizioni di lavoro; elaborare linee direttrici per
l’implementazione e il monitoraggio dei risultati;; fare del lavoro di qualità un tema prioritario durante le
discussioni in seno al Consiglio europeo;

monitorare l’impatto dell’implementazione dei principi del mercato del lavoro inclusivo nei piani
nazionali di riforma, nelle raccomandazioni ai
singoli paesi
e nel
Rapporto
congiunto
sull’occupazione;

condurre revisioni tematiche tra pari nel quadro del
MAC Occupazione e sostenere lo scambio, il followup e l’integrazione delle migliori pratiche relative alla realizzazione del pilastro occupazione
contenuto in Europa 2020;

adottare, realizzare e rafforzare la Direttiva contro le
discriminazioni per coprire tutti i tipi di
discriminazione e assicurare l’ingresso al mercato del lavoro dei migranti, le minoranze etniche (rom
inclusi) e altri gruppi discriminati;

combattere la segmentazione del mercato del
lavoro promuovendo più stabilità ed elaborare una
Strategia europea volta a combattere il fenomeno
dei lavoratori poveri attraverso la garanzia di salari
decenti e lavori sostenibili;

combattere il deterioramento dei salari e il loro
scollegamento dagli indici di inflazione per collegarli
a indicatori di produttività;

promuovere migliori politiche di conciliazione tra vita
privata e vita professionale; promuovere l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro promuovendo
servizi di accompagnamento (specie servizi per
l’infanzia e di cura); offrire orari di lavoro flessibili e
combattere il divario salariale tra uomini e donne;

incorporare i punto 16 delle Linee direttrici per
l’occupazione per far sì che le parti in causa,
incluse le persone in povertà, i disoccupati e le
ONG che li rappresentano, siano incluse in un
dialogo strutturale per realizzare i PNR, le loro
priorità e i loro obiettivi.
A livello nazionale

Darsi obiettivi ambiziosi per l’occupazione nazionale e la povertà che si rafforzino uno
con l’altro e assicurino occupazione decente, di qualità e sostenibile, la vera
strada per uscire dalla povertà e
dall’esclusione sociale;

avvalersi dei principi dell’inclusione attiva
per promuovere mercati del lavoro
inclusivi, pratiche di attivazione rispettose
della dignità umana e per promuovere
percorsi individuali di inclusione;

stabilire gerarchie positive tra il reddito
minimo (ancorato, come minimo, alla
soglia di povertà) e il salario minimo per
garantire a tutti una vita dignitosa; non
sganciare il salario dall’inflazione nel tentativo di ancorarlo alla produttività;



accrescere la capacità dei servizi pubblici
per l’impiego e dei lavoratori sociali nel
gestire situazioni personali delicate e
complesse e nel promuovere percorsi
individuali e personalizzati che prendano
in conto la valutazione dei bisogni;
elaborare criteri comprensivi per lavori di
qualità basati sugli standard europei ed
internazionali;
combattere la discriminazione operata dai
datori di lavoro e, più in generale, dalla
società nel suo complesso implementando
leggi anti discriminatorie e promuovendo
misure positive che sostengano la diversità
e garantiscano posti di lavoro a chi oggi è
escluso;
48

stabilire un percorso preciso che superi il
divario salariale nel settore pubblico e
privato,
monitorandone
i
progressi
attraverso una serie di indicatori di
rendimento; combattere la discriminazione
contro i lavoratori con più di 45 anni;

incrementare gli investimenti nei servizi di
accompagnamento - come i servizi per
l’infanzia o per i non autosufficienti assicurando una copertura efficiente, di
qualità e a prezzi contenuti;

investire e/o aumentare le risorse
finanziarie, ma non solo, per lo sviluppo
dell’economia sociale e delle cooperative;

assicurarsi che il raggiungimento degli
obiettivi di Europa 2020 per la riduzione
del numero di persone in povertà
includano le misure necessarie per aiutare
anche chi vive forme estreme di povertà
materiale, come i senza dimora;

creare meccanismi per la consultazione
regolare e il dialogo strutturato con coloro
che cercano lavoro, i disoccupati, le
persone in povertà e le organizzazioni che
le rappresentano, legando la Strategia
europea per l’occupazione e i piani
nazionali di riforma con il piano di azione
nazionale per l’inclusione sociale utilizzando il MAC sociale.
Usare i
fondi strutturali:
un approccio integrato
05
49
strumenti di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. I grandi obiettivi sociali (gli obiettivi quantificati in materia di
occupazione e di riduzione della povertà) che figurano nel
pilastro relativo alla crescita inclusiva, così come la loro
realizzazione attraverso il rispetto delle linee direttrici
“occupazione” ( e principalmente le linee direttrici 7 e 10)
assegnano un mandato chiaro agli stati membri: mobilitare i
fondi strutturali allo scopo di ridurre la povertà e accrescere il
numero delle persone che hanno un lavoro di qualità. In virtù
71
della revisione contabile
e delle conclusioni del 5°
72
Rapporto di coesione , l’utilizzo dei fondi europei deve
contribuire alla realizzazione dei grandi obiettivi della
Strategia Europa 2020, in particolare una parte rilevante dei
fondi strutturali deve essere consacrata alla riduzione della
povertà e dell’esclusione sociale. Per fare ciò, i programmi nazionali di riforma devono meglio riflettere il legame tra le
priorità dei fondi europei e quelle delle politiche nazionali. E’ altrettanto opportuno far convergere queste stesse priorità
73
con le strategie nazionali di lotta contro la povertà . A tal
fine, il FERS e il FSE devono promuovere con forza gli
investimenti nelle infrastrutture sociali e nei servizi di cura di
qualità, così come nei servizi e nelle infrastrutture che
possano garantire dei percorsi di successo di inclusione e
dei lavori di qualità rivolti ai gruppi maggiormente vulnerabili.
Introduzione
Nella sua Raccomandazione sull’inclusione attiva, la
Commissione europea definisce chiaramente il ruolo che i
fondi strutturali devono svolgere nella realizzazione
dell’inclusione attiva: ”garantire la messa a disposizione delle
risorse e delle prestazioni necessarie nell’ambito dei sistemi di protezione sociale e di utilizzare le disponibilità e le risorse
dei fondi strutturali, in particolare del fondo sociale europeo,
69
per sostenere misure di inclusione attiva…”
La Commissione propone che i programmi finanziati dal
fondo sociale europeo (FSE) sostengano l’inclusione attiva secondo tre modalità differenti:

Sviluppare e sperimentare dei percorsi di inclusione
economica e sociale attiva;

assicurare la trasversalità degli approcci di
integrazione che rappresentano un chiaro
vantaggio rispetto alle pratiche attuali;

diffondere e trasferire le buone pratiche in materia
di inclusione sociale in tutti gli stati membri.
Alla luce della attuale crisi economica, appare essenziale
riorientare le misure del FSE verso i gruppi più vulnerabili al
fine di evitare che essi siano ancora più esclusi dal mercato
del lavoro e dalla società, cosa che rischierebbe di privarli
dei loro diritti e di una vita dignitosa. Secondo il Comitato di
protezione sociale (CPS), gli stati membri utilizzano già
intensivamente il fondo sociale europeo per sostenere le
politiche attuate nel quadro della Strategia Europa 2020, in
particolare in materia di partecipazione al mercato del lavoro,
74
di inclusione attiva e di prevenzione… .
L’obiettivo europeo della coesione territoriale, ormai riconosciuto dal Trattato di Lisbona (art. 157 del TFUE),
dovrebbe assicurare la realizzazione di questi tre elementi in
funzione delle circostanze locali e regionali. Grazie a questo
dispositivo, l’equità sociale e l’utilizzo dei fondi strutturali
nella lotta contro le disuguaglianze dovrebbero trovarsi su un
piano di parità. Ciò dovrebbe ugualmente permettere di
riconoscere la diversità spaziale della povertà – e in
particolare le maggiori difficoltà legate ai redditi bassi, alla
disoccupazione, al sotto impiego e all’assenza di opportunità nelle zone rurali.
Tuttavia, contrariamente a ciò che la Commissione europea
avanza nel suo Rapporto congiunto 2010 sulla protezione
sociale e sull’inclusione sociale, le modifiche apportate ai
programmi operativi degli stati membri hanno avuto un
impatto debole sull’inclusione sociale dei gruppi più 75
vulnerabili.
I membri di EAPN hanno osservato dei
cambiamenti negativi dovuti a una crescente insistenza sul
mantenimento dell’occupazione, a scapito delle persone più distanti dal mercato del lavoro. Essi constatano che, così
facendo, gli stati membri si allontanano dalle politiche di
inclusione attiva più generali che rinforzerebbero l’accesso ai Sebbene l’UE si sia impegnata ad utilizzare i fondi strutturali
per realizzare i suoi obiettivi sociali, solamente il 12,4% delle
spese a valere sul FSE sono destinate a progetti di
inclusione sociale, 349 miliardi di euro per il periodo di
programmazione 2007-2013 del budget globale di Lisbona.
70
Nel suo Rapporto strategico 2010 sulla politica di coesione ,
la Commissione europea riconosce che “i progressi realizzati
per quanto concerne la priorità assegnata all’inclusione
sociale sono relativamente lenti e distribuiti in modo
ineguale tra i fondi e i programmi che ad essa fanno
riferimento.” Se, fino ad ora, gli stati membri non hanno
inserito l’inclusione attiva nelle loro grandi priorità, alcuni tra
essi hanno già utilizzato i fondi strutturali per sostenere delle
misure di inclusione sociale nel quadro dei loro programmi
operativi, senza tuttavia segnalarlo espressamente. Grazie
alla pressione esercitata dal settore associativo, il Regno
Unito è arrivato a dedicare un programma transnazionale
all’inclusione attiva: otto regioni inglesi su nove hanno scelto
l’inclusione attiva come priorità. Tuttavia, si potrebbero
utilizzare i fondi strutturali ancora meglio se non ci si
limitasse alle sole misure di attivazione previste dai
programmi operativi.
71
COM (2010) 700 finale, La revisione del budget europeo, 10
ottobre 2010.
72
COM (2010) 642 finale, Conclusioni del 5° Rapporto sulla
coesione economica, sociale e territoriale Investire nell’Europa del futuro”, 9 novembre 2010.
73
Il Rapporto sullo stato di avanzamento della Strategia Europa
2020 (Allegato 1 dell’esame annuale sulla crescita) menziona: “le
implicazioni contabili delle riforme – comprese, se necessario, delle
indicazioni più chiare su quei piani che sono mirati ad utilizzare i
Fondi strutturali in modo da sostenere un investimento propizio alla
crescita e sui progressi realizzati a tale riguardo a livello
nazionale…”.
74
Valutazione del CPS riguardante la dimensione sociale della
Strategia Europa 2020 (2011), Rapporto completo, 18 febbraio 2011.
La Strategia Europa 2020 offre una opportunità unica. In
effetti, essa prevede l’utilizzo dei fondi strutturali per
promuovere degli approcci di inclusione attiva in quanto
75
Nel suo Rapporto congiunto 2010 sulla protezione sociale e
sull’inclusione sociale, la Commissione europea dichiara che l’UE ha preso delle misure importanti per riorientare i fondi strutturali in
risposta alla crisi, principalmente al fine di stimolare la crescita e di
mantenere l’occupazione. (Originale soltanto in inglese).
69
La Raccomandazione della CE sull’inclusione attiva delle persone
escluse dal mercato del lavoro, 3 ottobre 2008.
70
COM (2010) 100 finale, Politica di coesione: Rapporto strategico
2010 sulla messa in opera dei programmi 2007-2013, 31 marzo
2010.
50
76
diritti, ai servizi, alle prestazioni .
formazione professionale per le persone meno distanti dal
mercato del lavoro (persone il cui lavoro è minacciato o che
77
hanno perduto il lavoro recentemente) .
Nel Regno Unito, ad esempio, la recessione economica ha
riorientato le autorità pubbliche verso le persone più lontane
dal mercato del lavoro. La metà dei fondi supplementari (79
milioni di sterline su 158) è già stata allocata ad azioni di
76
77
Rapporto di EAPN, Il progetto europeo va in senso contrario?
L’impatto sociale della crisi e delle politiche di rilancio nel 2010, febbraio 2011.
Queste cifre sono riportate in Revisione dell’evidenza dell’impatto del FSE sulle persone più lontane dal mercato del lavoro 2007 2013, a cura del Centro per la ricerca regionale economica e sociale
(ottobre 2009).
Affinché l’inclusione attiva
diventi uno dei principi generali
dei fondi strutturali EAPN
propone cinque grandi principi di base
1. Percorsi integrati e accesso ai servizi per le persone più distanti dal mercato del lavoro al fine di aiutare queste persone ad
integrarsi e ad accedere a lavori di qualità.
2. Ricorrere ad indicatori di valutazione di tipo qualitativo.
3. Agire: la legislazione sui fondi strutturali deve essere favorevole all’inclusione sociale (principio del partenariato, assistenza
tecnica, sovvenzioni globali).
4. Integrare trasversalmente l’inclusione attiva nei Fondi strutturali (approcci di integrazione innovativi e di successo).
5. Promuovere la dimensione transnazionale dell’inclusione attiva.
STUDIO DI CASO: EAPN SVEZIA
PROGETTO”UNA FORMAZIONE PROFESSIONALE GLOBALE”
L’obiettivo di questo progetto di due anni (da agosto 2009 ad agosto 2011) consiste nell’offrire una formazione agli impiegati della
chiesa e ad apportare un completo sostegno (reinserimento e formazione) ai gruppi vittime di discriminazione e alle persone più
distanti dal mercato del lavoro. I disoccupati, allo stesso titolo dei funzionari pubblici, partecipano al programma di reinserimento. I
programmi sono composti da corsi (terapia cognitivo-comportamentale, scienze del reinserimento e competenze pratiche : pulizie,
pittura, giardinaggio…), messi in opera in tre regioni sia in forma interna, nelle parrocchie, che in forma esterna, grazie alla
collaborazione tra il settore pubblico, la chiesa e le imprese sociali. Si tratta di mettere in atto un approccio olistico concertato e a
lungo termine tra le diverse autorità coinvolte. Poiché le comunità parrocchiali costituiscono un ambiente propizio alla costruzione
di relazioni durevoli, la formazione e il reinserimento delle persone si dimostrano realizzabili. Il progetto ha aiutato più di cento
persone, soprattutto impiegati della chiesa luterana di Skane.
I Fondi strutturali hanno permesso di mettere in opera un approccio globale dell’inclusione sociale sulla base di un primo passo
integrato e durevole di lavoro sociale. Questo primo passo è stato adattato ai bisogni specifici dei gruppi vulnerabili ed ha
permesso di consolidare le competenze degli impiegati della chiesa, incoraggiando allo stesso tempo le comunità parrocchiali ad
accogliere delle persone escluse per una formazione professionale. Tuttavia, il contesto economico e sociale negativo ( scarsità di
lavori e periodi di reinserimento troppo corti) pone un ostacolo a un reinserimento durevole. Tra le altre cause di
impedimento, si può citare l’assenza di collaborazione da parte degli impiegati parrocchiali ( quando si tratta di accogliere
dei candidati alla formazione e al reinserimento professionale) e da parte delle parrocchie. Inoltre, il settore pubblico e la
chiesa non cooperano a sufficienza.
Contatto: Johannes Jorgensen, EAPN Svezia, [email protected]
51
1. Percorsi integrati e accesso ai
servizi per le persone più distanti
dal mercato del lavoro per aiutarle a
integrarsi e ad accedere a lavori di
qualità
2. Ricorrere a degli indicatori di
valutazione qualitativi
Come valutare realmente i progressi raggiunti
dalle popolazioni maggiormente distanti dal
mercato del lavoro?
Gli approcci integrati per l’inclusione attiva dovrebbero
aggredire i principali ostacoli che impediscono l’accesso a lavori di qualità e/o aiutare le persone a partecipare alla
società, a far rispettare i loro diritti, ad accedere alle risorse e
a dei servizi così come il loro diritto a una vita dignitosa.
Tutto ciò presuppone:

Misure di sostegno a percorsi personalizzati
verso l’impiego e/o la partecipazione alla società e la responsabilizzazione. I fondi
strutturali dovrebbero finanziare progetti orientati ad
aiutare le persone a trovare lavori di qualità o a
favorire la partecipazione sociale e l’inclusione.
Questi percorsi devono creare il legame tra
educazione,
formazione
professionale,
accompagnamento
sociale,
acquisizione
di
competenze interpersonali, corsi di lingue, servizi di
prossimità (come asili nido o trasporti) così come i
principali servizi di comunità e di aiuto sociale. Essi
devono inoltre eliminare gli ostacoli all’inclusione incoraggiando lo sviluppo locale, rafforzando la
responsabilizzazione, migliorando le competenze e
assicurando il rafforzamento delle capacità delle
persone escluse. I percorsi personalizzati non
devono concentrarsi unicamente sull’ottenimento di un lavoro ma devono permettere di progredire
verso l’inclusione: acquisire fiducia, nuove competenze e la capacità di impegnarsi in progetti
in favore della loro collettività locale.

Sviluppare approcci integrati di accesso al
reddito minimo e a servizi accessibili e di
qualità, la sola maniera per garantire la riuscita di
percorsi di inclusione e di accompagnamento verso
lavori di qualità. Sarebbe bene insistere sulla
garanzia di accesso a servizi di qualità (servizi
sociali e altri) sostenendo il rafforzamento delle
capacità
delle
Ong
sociali
(associazioni,
cooperative e simili) che offrono infrastrutture
dedicate ai servizi sociali (principalmente nelle zone
di convergenza) aventi a modello il programma
“capitale sociale locale”. Per le zone di convergenza, il regolamento del FESR prevede
servizi di prossimità (§ 4.3), infrastruttura sanitaria,
sociale e locale (§ 4.11) e, nel quadro dei
programmi urbani, fa riferimento allo sviluppo di
comunità (§ 8). Converrebbe quindi promuovere un
approccio che coniughi il FESR e il FSE allo scopo
di garantire l’offerta di infrastrutture e di servizi sociali di qualità per le persone più vulnerabili.
Gli indicatori di inclusione sociale dovrebbero permettere
di valutare il grado di realizzazione degli obiettivi di
inclusione sociale. In linea generale essi si suddividono in tre
categorie: obiettivo quantificato (il gruppo o l’area mirata), luogo (mirando le zone più povere) e risultato (misurare
l’effetto dell’intervento dopo un certo tempo – viene chiamata
anche “progressione”). Come la Commissione europea
sottolinea, questo tipo di indicatori risulta ancora più
importante dopo l’aggiunta, nella Strategia Europa 2020, di
un nuovo pilastro sulla crescita inclusiva che richiederà la
definizione di nuovi indicatori di inclusione sociale per
valutare la realizzazione degli obiettivi quantificati di
riduzione della povertà e del miglioramento dell’occupazione.
Tuttavia, il processo di monitoraggio dell’inclusione sociale nei fondi strutturali lascia per il momento alquanto a
desiderare. Il numero di indicatori utilizzato è limitato e non
riguarda che una porzione parziale del FSE. Esistono
principalmente indicatori quantitativi, che si basano su
calcoli di quantità (ingressi, utilizzo, risultati)ma che non
rivelano nulla né sulla qualità del programma né sulla sua
capacità di promuovere l’inclusione sociale. La combinazione di indicatori quantitativi e qualitativi
permetterebbe di misurare più efficacemente i progressi
realizzati nella riduzione della povertà, più specificamente
attraverso la promozione dell’inclusione attiva, della partecipazione e di un lavoro durevole e di qualità.
Gli indicatori di risultato qualitativi si concentrano sulle
fasi intermedie e permettono di misurare la distanza
percorsa (come il percorso realizzato verso l’occupabilità, la partecipazione e l’inclusione sociale che è ascrivibile al progetto). Senza insistere in maniera restrittiva sulle
transizioni verso il lavoro, essi sono meglio posizionati per
misurare i progressi raggiunti nell’acquisizione di
competenze interpersonali (miglioramento della fiducia in sé,
maggiore capacità di evoluzione personale, acquisizione di
competenze sociali e realizzazione di obiettivi personali,
maggiore partecipazione e coinvolgimento nei progetti e
nelle comunità locali). Queste competenze aiuteranno le
persone a trovare un lavoro durevole (quando possibile) o a
52
STUDIO DI CASO: EAPN BELGIO (BAPN)
PARTIS (PERCORSI TERRITORIALI DI INCLUSIONE SOCIALE)
Questo progetto è coordinato dall’associazione Capitolo XII – Integra Plus in collaborazione con altre cinque associazioni attive
nelle zone rurali delle province di Liegi e di Namur. Il progetto dà luogo ad una larga partnership intersettoriale (accesso al lavoro e
mantenimento del posto di lavoro, responsabilizzazione, creazione di impresa e organizzazione di attività…). Si accompagna ad
una serie di iniziative complementari (giardinaggio pubblico, percorsi professionali, apprendistato/formazione,
valorizzazione e consolidamento della qualità degli alloggi, servizi e lavori). Si contano parecchi punti di ingresso verso
dei percorsi professionali progressivi e personalizzati che tengono conto del territorio, della diversità della popolazione e
dei suoi specifici bisogni ( mobilità, legami sociali, scoperte culturali, alloggio, fiducia in se stessi…) e che confluiscono
nell’inclusione attiva. Il processo partecipativo ed ascendente (dal basso) permette ai beneficiari di condividere la loro
testimonianze, di esprimere i loro pensieri e di condividere le loro analisi con dei professionisti dell’occupazione e dell’inclusione. Così è possibile adattare il quadro locale alle condizioni di vita e alle realtà territoriali e socio-economiche
dei beneficiari.
Nel 2009, circa 400 persone allontanate dal mercato del lavoro hanno potuto beneficiare di questo progetto. Le relazioni strutturali
stabilite con le autorità pubbliche dall’associazione coordinatrice del progetto (per il tramite del CPAS – centro pubblico di aiuto
sociale) hanno consolidato il dialogo tra il territorio e le autorità pubbliche territoriali. Grazie a questa larga varietà di
punti di ingresso, è possibile realizzare l’inclusione attiva in tre diverse modalità: l’accesso al lavoro, l’investimento volontario nella partecipazione sociale all’interno della comunità locale, il mantenimento del lavoro e il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Principali sfide:
- i tempi necessari all’elaborazione del progetto con le autorità pubbliche a causa delle formalità amministrative. Le esigenze burocratiche e amministrative hanno inoltre reso fragili gli approcci più innovativi e più creativi, sebbene esse siano particolarmente
necessarie quando si tratta di gruppi vulnerabili
- I ritardi nei pagamenti conducono inevitabilmente ad indebitarsi. Questa è la ragione per la quale le Ong di base non possono
avere accesso ai Fondi strutturali.
- Un quadro normativo comune, contabile e di monitoraggio è imposto all’insieme delle organizzazioni e istituzioni, qualunque sia la loro taglia: grande o piccola. Converrebbe mettere in atto delle procedure innovatrici di promozione dell’inclusione attiva per le
piccole organizzazioni allo scopo di permettere loro di accedere ai Fondi strutturali.
Contatto: Christine Rulot, Integra Plus, [email protected]
partecipare di più, riflettendo più fedelmente i grandi obiettivi
legati
agli
scopi
contenuti
nel
quadro
dell’inclusione/inclusione attiva.
di lavoro, di occupazione, di partecipazione sociale
(risultati);

Questi indicatori sono interessanti perché illustrano i
principali risultati raggiunti dalle persone maggiormente
distanti dal mercato del lavoro nell’ambito dei progetti FSE e, ciò che più conta, mostrano ai beneficiari i progressi che essi
stessi hanno realizzato. Questi indicatori qualitativi possono
ugualmente aiutare a valutare e a migliorare lo sviluppo a
lungo termine dei progetti, valorizzando allo stesso tempo gli
avanzamenti realizzati insieme agli eventuali partner e a
coloro che concedono finanziamenti.
Gli indicatori qualitativi dovrebbero basarsi su alcuni criteri di
terreno ed essere definiti in collaborazione con le Ong di
lotta contro la povertà e altri partner pertinenti che
dispongono di competenze e di una conoscenza dettagliata
della realtà locale (capacità delle persone escluse dal
mercato del lavoro, ostacoli e modo di superarli).
Per quanto riguarda i progetti FESR, la questione
dell’inclusione attiva è pertinente a diversi punti di vista e converrebbe utilizzare un indicatore mirato a misurare
l’impatto sull’inclusione attiva:

i progetti relativi alla salute: percentuale di beneficiari in
situazione di povertà (bersaglio), percentuale dei gruppi
mirati la cui salute è migliorata (risultati).
Gli indicatori qualitativi dovrebbero inoltre basarsi
maggiormente sui bisogni e sulle capacità (misurare il livello
delle competenze, l’esperienza…) e valutare in quale misura il progetto ha permesso di adattare i servizi ai gruppi
bersaglio, valutare se è pervenuto a mettere in piedi un
percorso efficace e personalizzato che aiuti le persone ad
avanzare verso l’inclusione, la partecipazione e/o un lavoro
di qualità.
infrastrutture di asili nido: la percentuale di infrastrutture
presenti nei quartieri in difficoltà (contesto), la
percentuale di infrastrutture utilizzate dai genitori in
difficoltà, dai genitori coinvolti in percorsi di formazione,
53
ESEMPI DI INDICATORI QUALITATIVI
I risultati raggiunti e gli avanzamenti realizzati nel quadro dei progetti FSE possono essere misurati attraverso lo strumento dei
seguenti indicatori:
- % di persone che sono arrivate in fondo al percorso;
- % di persone orientate verso una formazione complementare/un corso post-scolare/ qualificazioni supplementari/percorsi di
apprendimento permanente;
- % di persone che hanno raggiunto un lavoro di qualità (tipologia del contratto, tempo parziale/tempo pieno) % di persone il cui
lavoro successivo risulta ben al disopra/ allo stesso livello/ben al disotto del salario minimo;
- % di persone la cui situazione sociale è migliorata in un anno/due anni;
- % di persone che hanno migliorato le loro competenze sociali ed altre, che hanno acquisito maggiore fiducia in loro stesse,
essendosi riappropriate di loro stesse;
- % di persone coinvolte in attività sociali o di sviluppo locale.
territorio interessato. Esse sono ben posizionate per definire
ciò che funziona, per adattare i servizi ai bisogni specifici dei
gruppi, per garantire la loro partecipazione attraverso un
approccio partecipativo. Inoltre, per la loro vicinanza ai
diversi attori coinvolti a livello locale (autorità locali, erogatori
di servizi…), esse sono ancora più in grado di realizzare progetti efficaci di promozione dell’inclusione attiva.
3. Agire: la legislazione sui fondi
strutturali deve essere favorevole
all’inclusione sociale (principio del partenariato, assistenza tecnica,
sovvenzioni globali)
Tuttavia, gli ostacoli finanziari ed amministrativi posti dalla
estrema complessità dei regolamenti relativi ai fondi
strutturali impediscono attualmente alla maggior parte delle
Ong di lotta contro la povertà di accedere a questi fondi in
vista di progetti di inclusione attiva. La tendenza ad
accordare i
contratti alle
grandi
L’inclusione attiva avrà luogo soltanto in presenza di un contesto favorevole. Le Ong di lotta contro la povertà hanno
una solida conoscenza dei bisogni, delle difficoltà culturali,
sociali ed economiche delle persone più vulnerabili su un
territorio dato. Ciò si spiega con il fatto che esse gestiscono
progetti per e con queste persone a livello locale. Come
sottolinea Fabrizio Barca nel suo Rapporto sulla politica di
coesione; è necessario mettere in campo una Strategia
territoriale che accordi una maggiore importanza al
coinvolgimento degli attori implicati a livello locale, agli
78
interessi sociali e alle Ong.
La messa in campo di un
contesto favorevole all’inclusione sociale necessita in modo prioritario degli elementi seguenti:
3.1 L’appoggio alle Ong per la realizzazione dei loro progetti
Grazie alle azioni dirette che esse portano avanti in favore
delle persone in situazione di povertà e di esclusione sociale
in collaborazione con le stesse, le Ong sociali conoscono i
loro bisogni così come la situazione socio-economica del
organizzazioni private, che mirano alle persone più vicine al
mercato del lavoro in modo da fare volume, costituisce un
altro ostacolo alla messa in opera di approcci integrati
destinati ai gruppi più vulnerabili. Appare dunque essenziale
promuovere degli approcci ascendenti, combinando sviluppo
di comunità e partecipazione. Sebbene le sovvenzioni
79
80
globali e l’assistenza tecnica abbiano dato prova della
78
“ Un maggior coinvolgimento degli organismi che rappresentano gli interessi sociali ai livelli europeo e nazionale, fra cui le Ong, nel
rispetto del mandato del Consiglio europeo del 2002 volto a
mobilitare l’insieme degli organismi interessati. Ma deve trattarsi soltanto di una tappa intermedia verso l’obiettivo ultimo di mobilitazione degli eventuali beneficiari della politica e delle sezioni
locali degli organismi in questione laddove l’intervento avrà luogo”
Fabrizio Barca: “ An agenda for a reformed cohesion policy – a place
based cont – approach to meeting European Union challenges and
expectations” Commissione europea, Bruxelles, 2009, p.151.
79
L’art.42 del Regolamento dei fondi strutturali definisce il
meccanismo delle sovvenzioni globali nel modo seguente: “Lo Stato membro o l’autorità di gestione può affidare la gestione e la messa
in opera di una parte del programma operativo ad uno o più
54
loro efficacia quando si tratta di coinvolgere il pubblico più
distante, tali meccanismi restano largamente sotto utilizzati
dagli Stati membri.
associazioni. Si trattava di realizzare un progetto regionale di
rafforzamento delle capacità rivolto a 3.100 micro progetti di
prossimità. Attualmente, il sistema mostra segni di affanno
perché la Commissione europea è intervenuta a fermare il
meccanismo di prelevamento che permetteva agli organismi
esecutivi di raccogliere fondi obbligatori di contropartita nel
82
quadro dell’assistenza tecnica.
La riuscita di queste misure è da imputare a due grandi
caratteristiche del loro modo di essere concepite:

il sostegno alla accessibilità e alla flessibilità
dell’offerta, l’esistenza di numerose organizzazioni conosciute nelle quali i gruppi bersaglio hanno
fiducia e;

l’accento posto sull’inclusione sociale e sulla progressione verso il mercato del lavoro piuttosto
81
che sui risultati quantitativi.
3.2 Promuovere una governance efficace sulla base del
principio del partenariato
In altri termini, converrebbe applicare il principio del
partenariato nella sua totalità a tutti gli stadi del processo dei
fondi strutturali (preparazione, messa in opera, monitoraggio
e valutazione dei programmi operativi). In effetti, in virtù
dell’articolo 11 del regolamento sui fondi strutturali, si
suppone che gli stati membri debbano lavorare in
partenariato con le Ong e con la società civile. Ciò significa
che le Ong di lotta contro la povertà, così come le Ong attive
in altri settori essenziali della politica portata avanti nel
quadro dei fondi strutturali (ad esempio l’ambiente), dovrebbero essere associate al concepimento e alla
realizzazione dei fondi strutturali (principalmente nel quadro
delle istituzioni e metodi operativi: comitati di sorveglianza,
valutazione, indicatori). Secondo i membri di EAPN
l’applicazione del principio di partenariato resta 83
sostanzialmente virtuale . La sua piena applicazione
richiederebbe il coinvolgimento di una largo ventaglio di
organizzazioni della società civile in rappresentanza dei
gruppi bersaglio, in particolare delle Ong di lotta contro la
povertà e delle persone in situazione di povertà. Le Ong
dovrebbero essere selezionate in piena trasparenza e
partecipare pienamente all’insieme del processo decisionale in tutti i comitati di sorveglianza (FSE e FESR), con diritto di
voto. I regimi di cofinanziamento che permettono alle Ong di
accedere all’assistenza tecnica dovrebbero essere meno rigidi in modo che esse possano svolgere pienamente il loro
ruolo di partner all’interno dei Comitati di sorveglianza.
In Spagna, il programma operativo contro la discriminazione
(periodo 2000-2006) ha visto la luce grazie a una
sovvenzione globale gestita dalla fondazione Luis Vives. Si
tratta probabilmente della più grossa sovvenzione globale
mai accordata. In Gran Bretagna, dal 1993, le autorità di
gestione accordano alle Ong sociali una assistenza tecnica
nazionale e regionale per il tramite del FSE e del FESR (ad
esempio attraverso il London Voluntary Sector Training
Consortium - LVSTC). Recentemente, questo consorzio ha
costituito un partenariato di due anni con altre otto
organismi intermediari(…)”. L’utilizzo delle sovvenzioni globali allo scopo di realizzare gli obiettivi del Fondo Sociale Europeo è
altrettanto incoraggiato dall’articolo11 del progetto di regolamento
del FSE.
80
In virtù dell’articolo n.45 del Regolamento dei fondi strutturali,
L’assistenza tecnica è preposta a sostenere il buon funzionamento delle operazioni dei Fondi strutturali, ad esempio svolgendo studi
sull’operatività dei Fondi, sullo scambio di informazioni e di
esperienze, sulla valutazione dei sistemi informatizzati di
informazioni, ma allo stesso tempo misurando i benefici finali” (NDT:
non si tratta dell’articolo 45 del regolamento dei Fondi strutturali in inglese).
81
82
Evidence review of the impact of the ESF on those furthest from
labour market 2007-2012, Centre for Regional Economic and Social
Research, ottobre 2009.
Questi due esempi provengono dal Manuale di EAPN 2009-2011
sui fondi strutturali, redatto da Brian Harvey, terza edizione,
dicembre 2009.
83
EAPN, Valutazione a metà percorso del periodo attuale di
programmazione, fatta da EAPN e delle Prospettive per il dopo
2013, il contributo dalla politica di coesione all’inclusione sociale, che ruolo per le Ong sociali?.
55
3.3 Esempi che mostrano in quale misura i meccanismi di gestione dei fondi strutturali sostengono lo sviluppo locale
EAPN Bulgaria: Progetto per lo sviluppo durevole delle economie e delle
comunità locali attraverso l’economia sociale, il miglioramento dei servizi sociali e l’utilizzo efficace dei fondi strutturali
Questo progetto di ricerca-azione, finanziato a valere sul FSE, si propone di valutare l’efficacia del sistema nazionale di amministrazione dei Fondi strutturali. I fondi strutturali sostengono effettivamente lo sviluppo locale e in quale misura le priorità dei
fondi strutturali corrispondono a quelle delle piccole municipalità? Due università (Sofia e Blagoevgrad) partecipano al progetto, allo
stesso titolo dell’istituto di sociologia dell’Accademia bulgara delle scienze, la municipalità di Sapareva Banya, una Ong locale (una
associazione di donne: Dopo la primavera e la Federazione nazionale dei datori di lavoro delle persone disabili. 54 studiosi delle
università coinvolte collaborano con universitari, autorità locali e lavoratori per un progetto di ricerca partecipativo e per condurre
“progetti portatori di speranza” in ambiti diversi (agricoltura biologica, festival culturali, strategie di comunicazione locale,
rafforzamento delle capacità delle Ong locali che lavorano con le persone disabili, associazioni regionali di agricoltori, sviluppo dei
servizi turistici e di attività per l’infanzia).
Il progetto è il risultato di un’azione europea transnazionale del programma PROGRESS “Ponti per l’inclusione” che ha permesso
la partecipazione di gruppi di iniziativa locale e ha fatto ricorso a capitali locali tramite un’azione partecipativa e metodologie sociali e di ricerca che hanno favorito il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Numerosi attori interessati (principalmente tra i giovani)
hanno lavorato insieme alla promozione dello sviluppo locale. La funzione di “esperto in sviluppo locale” è stata definita nel quadro
di un programma di Master.
Il progetto tira in particolare le seguenti conclusioni: il quadro attuale dei fondi strutturali si basa eccesivo su un’ottica commerciale e non è adatto ai bisogni dello sviluppo locale. Inoltre, la gestione dei progetti risente delle pesantezze
amministrative e dei numerosi ostacoli finanziari.
“I giovani condividono molto le nuove idee. Tuttavia a livello locale c’è poco interesse sullo sviluppo locale mentre, per quanto
riguarda i ministeri, il loro personale non ha le competenze necessarie per trattare questo genere di questioni” (un rappresentante
di un’autorità locale).
“Le autorità locali si interessano solo di giustizia e di turismo; non fanno nulla o, comunque, non grandi cose per le comunità locali.
Noi vorremmo partecipare e dare il nostro sostegno” (un rappresentante di Ong).
“Non c’è informazione verso i turisti e non ci si interessa né allo sviluppo locale né alle persone del livello locale” (uno studente
universitario).
Contatto: Maria Jeliazkova – EAPN Bulgaria, [email protected]
84
contano attualmente sulle dita di una mano . Nel quadro
della Strategia Europa 2020, la discussione sul ruolo del
MAC sociale è legata alla Piattaforma di lotta contro la
povertà: Tuttavia, un rafforzamento della MAC sembra al
momento acquisito, portando così a credere che gli stati
membri saranno sempre tenuti a fare un rapporto, in un
modo o nell’altro, a proposito delle loro strategie di protezione sociale e di inclusione sociale.
4. Integrare trasversalmente
l’inclusione attiva nei fondi
strutturali (approcci di integrazione
innovativi e di successo)
Nel suo insieme, l’inclusione attiva non costituirà l’asse
portante di una integrazione trasversale dei fondi strutturali
se non combinando i legami politici adeguati con
meccanismi che coinvolgano i principali attori istituzionali. Le
strategie di integrazione trasversale dovrebbero essere
concepite in stretta collaborazione con le organizzazioni
della società civile e coinvolgere i responsabili politici chiave
dei ministeri nazionali e delle autorità locali e regionali, i
partner sociali e le organizzazioni settoriali in favore della
promozione dell’inclusione attiva, del concepimento e della realizzazione dei progetti innovativi.
In questo caso, è evidente che il legame tra le strategie
nazionali di coesione e i programmi nazionali di riforma
dovrebbe riposare sulle priorità dei piani d’azione nazionali per l’inclusione e delle strategie nazionali per la protezione sociale e l’ inclusione sociale, come già raccomandato dalla
85
86
revisione contabile e nel 5° Rapporto sulla coesione . Si
tratterebbe, più nello specifico, di orientare i fondi strutturali
verso il raggiungimento dell’obiettivo quantificato di riduzione 84
Quadro di bordo di EAPN sui Programmi di riforma nazionali
(2008-2010) Rapporto completo, La crisi economica richiederà di
imporre un pilastro più forte nella Strategia di Lisbona?, febbraio
2009.
85
Comunicazione della Commissione, IL riesame del budget della
UE, 19 ottobre 2010.
86
Commissione europea, COM (2010) 642 finale, Investire
nell’avvenire dell’Europa, quinto Rapporto sulla coesione
economica, sociale e territoriale, 9 novembre 2010.
Per ottenere un’integrazione trasversale a livello nazionale,
sarebbe utile avvicinare i fondi strutturali e il Metodo
Aperto di Coordinamento per la protezione sociale e
l’inclusione sociale così come la Piattaforma europea di
lotta contro la povertà. A parere dei membri di EAPN, i
riferimenti alla Strategia europea per l’inclusione sociale si 56
della povertà. In altri termini, abbiamo bisogno di una visione
più larga, più positiva e più globale della coesione e
dell’attivazione: nel quadro del FESR, insistere meno su quei settori che inducono direttamente alla crescita (innovazione
e conoscenze, infrastrutture, spirito di impresa, efficacia
energetica) e per quanto riguarda il FSE, evitare una visione
troppo restrittiva dell’attivazione sul mercato del lavoro, insistendo maggiormente sulle misure di partecipazione
sociale, di rafforzamento delle comunità, di sviluppo locale
integrato e sullo sviluppo dei servizi sociali.
La Commissione europea potrebbe giocare un ruolo
essenziale rivolgendo raccomandazioni specifiche a
ciascuno dei paesi (nelle sue reazioni ai rapporti annuali
degli stati membri sui fondi strutturali o ai programmi
nazionali di riforma su come realizzare l’inclusione attiva nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.
Infine, l’integrazione trasversale sarebbe raggiunta
attraverso dei meccanismi di coordinamento dell’inclusione
attiva per il tramite dei fondi strutturali ai livelli regionale,
nazionale ed europeo, soprattutto attraverso esempi di linee
direttive, di indicatori e di pietre miliari. In questo quadro, la
messa in campo delle piattaforme regionali, nazionali e
transnazionali, con la partecipazione delle persone in
situazione di povertà e delle Ong che le sostengono,
potrebbe stimolare l’integrazione trasversale dell’inclusione
attiva nei Fondi strutturali. Gli Osservatori locali potrebbero
giocare lo stesso ruolo. La maggior parte di questi elementi
sembrano figurare nelle nuove proposte che riguardano la
Strategia Europa 2020 (principalmente in quelle riguardanti
la Piattaforma di lotta contro la povertà).
I piani d’azione nazionali per l’inclusione e le altre componenti del MAC sociale costituiscono altrettanti
strumenti utili ad aiutare i fondi strutturali a meglio realizzare
i loro obiettivi di coesione e di inclusione sociale: si tratta in
particolare degli obiettivi comuni della UE volti a promuovere
l’accesso per tutti ai diritti, alle risorse e ai servizi, ma allo stesso modo si tratta anche di altri strumenti importanti (un
largo ventaglio di indicatori sull’inclusione sociale/protezione sociale) e di metodologie che mettano l’accento sulla partecipazione degli attori interessati a livello nazionale ed
europeo.
Qualche esempio di attività transnazionale






Atelier/esposizioni tematiche
Visite di studio
Messa a punto o sperimentazione di nuovi
strumenti, di nuovi metodi, di nuovi approcci…
Osservazione delle pratiche
Organizzazione di eventi, seminari e conferenze
Nuove iniziative congiunte di sviluppo…
Regno Unito: nuovi percorsi professionali nel West London
L’obiettivo del progetto, finanziato dall’asse innovazione, transnazionalità e integrazione trasversale del FSE, consiste in un
accompagnamento verso il mercato del lavoro di persone che devono affrontare molteplici ostacoli tramite approcci olistici e di
servizi di prossimità integrati. Gli aiuti si rivolgono ai residenti senza lavoro (persone confrontate a un largo ventaglio di ostacoli al
lavoro), ai locatari che vivono in alloggi sociali e temporanei, così come alle persone che soffrono di problemi legati alla salute
mentale.
Le attività innovative propongono dei servizi di prossimità integrati nei diversi ambiti: aiuto alla ricerca di un lavoro, sviluppo di
risorse e strumenti idonei, lavoro con i datori di lavoro del settore pubblico al fine di mettere in campo e di testare percorsi
professionali per i residenti in difficoltà, legame tra salute mentale e servizi per l’impiego. Le autorità locali di West London, la “West London Working Partnership”, il CNWL Mental Health Trust”, il “Twinning Enterprise”, il Catalyst Housing” e I Consigli municipali
londinesi partecipano al progetto.
La dimensione transnazionale deriva dal partenariato stabilito con l’Agenzia regionale delle politiche per l’impiego del Veneto. Un
progetto di ricerca basato sui quadri nazionali di aiuto all’impiego per gruppi in difficoltà è in corso di realizzazione. I partner del
progetto lavorano inoltre alla definizione di buone pratiche trasferibili nell’ambito dell’integrazione professionale, dell’alloggio, della
salute e di altri servizi.
Il personale di prima linea è stato formato in modo che possa orientare 1000 residenti verso i servizi per l’impiego e i servizi per la formazione. Sono stati messi in campo dei percorsi pilota nel settore pubblico. I partecipanti al progetto hanno messo a punto un
modello per l’integrazione della salute mentale e dell’aiuto all’impiego. Sono stati inoltre create alcune reti che raccolgono i principali servizi allo scopo di offrire un aiuto integrato a coloro che cercano lavoro e si trovano in difficoltà.
Contatto: Syed Mazhar, Ealing Borough Council, [email protected]
57
sull’inclusione attiva nel quadro della integrazione trasversale di EQUAL nel nuovo Fondo Sociale
Europeo; garantire che la Commissione definisca
degli orientamenti per il sostegno di iniziative locali
di inclusione attiva e creare una messa in comune
di pratiche sull’inclusione attiva;
Raccomandazioni
A livello europeo



Recuperare chiaramente l’inclusione attiva tra i
temi prioritari del nuovo regolamento dei fondi
strutturali; creare un legame con il grande obiettivo
quantificato di riduzione della povertà della
Strategia Europa 2020 e con i programmi nazionali
di riforma;
dare alla Commissione un ruolo di promozione del
dossier sull’inclusione attiva, affinché essa non si limiti solo al monitoraggio dei progetti ma possa
sostenere
la
sperimentazione
sociale
e
l’innovazione sociale in favore di iniziative provenienti dal basso, in particolare quelle delle
Ong sociali; e restituire quindi questo ruolo ai fondi
strutturali;

sottoporre questi orientamenti agli Stati membri e
fornire loro informazioni mirate sulle opportunità di
questi programmi;

assicurare la partecipazione attiva della società
civile al processo.
A livello nazionale

garantire che la Commissione sostenga attivamente
la creazione di nuovi progetti transnazionali
58
Incoraggiare gli stati membri a costituire reti
sull’inclusione sociale ai livelli regionale, nazionale e transnazionale tramite delle linee direttive del
FSE; adottare un approccio tematico che avvicini il
MAC sociale, il processo dei piani d’azione nazionali e i programmi nazionali di riforma.
Attivare approcci integrati
di inclusione attiva
06
59
Introduzione
La grande sfida che i governi nazionali hanno davanti è come
attivare approcci di inclusione attiva integrata a lungo termine
incorporandone efficacemente i suoi tre elementi costitutivi:
sostegno a un reddito adeguato, mercati del lavoro inclusivi e
accesso a servizi di qualità. Nella sua Raccomandazione del
2008 la Commissione europea ha messo l’accento su alcuni principi e criteri fondamentali affinché le azioni intraprese
possano raggiungere i risultati sperati.
Se da una parte le politiche di inclusione attiva sembrerebbero
essere sempre più importanti, data la loro enfasi sul sostegno
individuale, sul reddito adeguato inteso come stabilizzatore
economico automatico e come un diritto sociale, con i suoi
servizi di qualità e a prezzi equi, dall’altra, la pressione per
ridurre la disoccupazione e i tagli nei conti pubblici spingono
sempre più verso approcci puntivi e restrittivi piuttosto che
integrati.
Queste politiche rendono ancora più difficile la vita dei gruppi più
vulnerabili e in un momento come questo, dove i posti di lavoro
disponibili sono sempre meno, porteranno, inesorabilmente,
maggiore povertà ed esclusione sociale minando alla base i
tentativi dell’UE di rispettare gli accordi contenuti in Europa 2020 per quanto concerne povertà ed esclusione sociale. La
pressione cui sono sottoposti i governi per ottenere risultati
immediati nel campo della disoccupazione, che costringono ad
accettare qualsiasi lavoro pur di lavorare, minaccia l’impegno ad attuare azioni meno pesanti, che richiedono più tempo, approcci
sostenibili e un investimento a lungo termine nelle persone e sui
territori.
I risultati dello studio di EAPN del 2011 sull’impatto sociale della crisi dimostrano che il reddito minimo diminuisce, che l’accesso ai servizi è sempre più difficile: in altre parole, si sta perdendo
un’ottima occasione per usare gli approcci di inclusione attiva
per ridurre la povertà e l’esclusione sociale costruendo nel contempo fondamenta solide per una società in grado di
occuparsi realmente dei bisogni delle persone.
Inclusione attiva – principi e criteri
dell’UE
La Raccomandazionedella Commissione del 2008 richiedeva
agli stati membri di: “elaborare e mettere in opera una Strategia
integrata e comprensiva delle persone escluse dal mercato del
lavoro, che combini il supporto a un reddito adeguato, mercati
del lavoro inclusivi e accesso a servizi di qualità”. La Raccomandazione forniva una serie di importanti
principi e criteri per giudicare l’efficacia delle azioni: a)
Politiche di tipo
efficacemente i tre elementi;
olistico
che
combinino
b)
implementazione integrata e coordinata di tutti e
tre gli elementi in contemporanea così da affrontare
efficacemente la multidimensionalità delle cause della
povertà e dell’esclusione sociale;
d)
partecipazione attiva di tutte le parti in causa
incluse le persone in povertà, le parti sociali, le
organizzazioni e i fornitori di servizi per sviluppare,
implementare e valutare le strategie messe in essere.
La Raccomandazione affermava inoltre che le politiche per
l’inclusione attiva dovessero anche: sostenere l’applicazione dei diritti fondamentali, promuovere la parità di genere e le pari
opportunità, prendere nella dovuta considerazione la
complessità di svantaggi multipli e dei bisogni specifici dei
gruppi più vulnerabili, riconoscere le specificità regionali e locali,
lavorare per migliorare la coesione sociale e sostenere un
approccio globale e integrato nelle politiche sociali e per
l’occupazione che prendesse in conto l’aspetto della solidarietà intergenerazionale.
I passi avanti compiuti
La realizzazione dei principi dell’inclusione attiva si sono
dimostrati di difficile attuazione. Il Rapporto di EAPN del 2008
sui Rapporti strategici nazionali sulla protezione sociale e
87
l’inclusione sociale, Building Security, Bringing Hope
ha
evidenziato che, se da una parte pochi erano gli stati membri
che stavano coscientemente applicando un approccio integrato
trasversale ai tre pilastri, dall’altro, alcuni di loro avevano iniziato
a sfruttare meglio le possibili sinergie allargando la prospettiva
delle loro politiche per riuscire a operare in maniera più integrata
per sostenere l’inclusione e cambiare il loro modo di operare
all’interno del mercato del lavoro per renderlo più integrato. Ma, la crisi e la conseguente decisione dei governi di ridurre i deficit
di bilancio attraverso tagli alla spesa pubblica stanno minando
tragicamente questi cambiamenti malgrado gli impegni
sottoscritti nella nuova Strategia Europa 2020 per quanto
concerne la crescita inclusiva e l’importante nuovo obiettivo dell’UE di ridurre entro il 2020 di almeno 20 milioni il numero di
persone a rischio povertà (si veda l’Introduzione per maggiori dettagli).
Qualche passo in avanti ma non
abbastanza
Qualche passo in avanti…
EAPN Irlanda: “Lo sviluppo di un approccio individuale, caso per
caso, che riconosce il bisogno di supporto anche al reddito, è un
passo positivo verso un approccio più integrato, si veda il
programma per la partecipazione economica e sociale portato
avanti dalle Agenzie di Welfare”. EAPN Austria: “Si registra un impegno più trasparente per
arrivare ad approcci più integrati con al centro un nuovo
schema di reddito minimo, miglior accesso ai servizi e, per
coloro che ne sono più distanti, miglior accesso al mercato del
lavoro”.
Esempi di integrazione debole
EAPN Belgio: “L’inclusione attiva si sviluppa con una strategia,
basata sull’attivazione e la diversità, che si concentra e
stabilisce obiettivi per gruppi specifici (donne, ragazzi che hanno
c)
coordinamento politico verticale tra i diversi
livello di governo: locale, regionale, nazionale e
sovranazionale;
87
Esempi dal Rapporto EAPN: Building Security, Giving Hope:
EAPN assessment of the National Strategic Reports on Social
Protection and Social Inclusion (2008_10), novembre 2008.
60
abbandonato gli studi troppo presto, disabili) fissando una serie
di obiettivi mirati alla disoccupazione e alla formazione
permanente. Il problema del reddito e dei servizi rimane
praticamente fuori da questo schema”.
EAPN Romania: “Per inclusione attiva si intende solo il supporto
all’ingresso nel mercato del lavoro senza che ci sia una chiara correlazione con i primi due pilastri”.
EAPN Bulgaria: “Ci si concentra su tre elementi di Inclusione
attiva: reddito minimo adeguato, miglioramento dell’occupabilità e accesso ai servizi di qualità. Manca qualsiasi riferimento a un
88
lavoro decente ”.
Le principali criticità riscontrate
dalle reti di EAPN nella realizzazione
dell’inclusione attiva

Mancanza di un approccio basato sui diritti o di un
chiaro impegno contro le discriminazioni;

sviluppo della “integrazione” con un approccio dall’alto senza considerare i bisogni delle persone;

tendenza a promuovere approcci puramente
punitivi invece che l’inclusione attiva, con poca
attenzione al reddito e ai servizi;

difficoltà di coordinamento delle politiche tra le varie
agenzie governative e culture diverse nei servizi e
agenzie;

fallimento nel riconoscere il ruolo fondamentale
delle ONG in quanto agenti in prima linea, ‘colla sociale’ e intermediari;

debole partecipazione e governance con un
coinvolgimento limitato dei beneficiari e delle
organizzazioni di base della società civile nello
sviluppo, messa in opera e valutazione delle
strategie;

poca capacità dei progetti centrati sull’inclusione
attiva di influenzare le politiche economiche,
occupazionali e sociali;

88
La strada da prendere:
ancorare i diritti umani a un
approccio centrato sulle
persone
Basandosi su quelli precedentemente proposti dalla
Commissione nel 2008 e approvati dall’EPSCO, nel 2008 EAPN e i suoi affiliati hanno sviluppato una
posizione comune sull’inclusione
attiva,
concordando i principi chiave che devono sostenere
89
un approccio effettivamente integrato
Principi per un approccio
integrato:
mancanza di finanziamenti sostenibili per progetti
pilota e per le infrastrutture in modo particolare per
quanto attiene alle ONG e al terzo settore.
1.
Il rispetto della dignità umana
2.
La libertà dalle discriminazioni
3.
Personalizzato e basato sui bisogni
4.
Olistico, multidimensionale e integrato
5.
Partecipato e inclusivo
Idem
89
EAPN, EAPN Principles on Active Inclusion/Report of Active
Inclusion seminar, maggio 2008.
61
Direttive europee – quella sull’uguaglianza razziale e quella sull’occupazione – definiscono
una gamma di principi che offrono a tutti coloro
che risiedono nell’UE un livello minimo di protezione legale contro le discriminazioni. Le
direttive
proibiscono
la discriminazione,
principalmente sul posto di lavoro, per motivi di
razza o origine etnica, per religione o credo,
disabilità, età o orientamento sessuale. A
questo si aggiungono numerose leggi adottate
negli ultimi 30 anni per contrastare la
discriminazione basata sul sesso e per
garantire la parità di trattamento tra uomini e
donne sul posto di lavoro. E’ ora in corso un
dibattito sulla proposta di estendere questi
diritti, incluso l’accesso ai beni e ai servizi, ad altri gruppi. C’è però bisogno di più
concretezza, cioè bisogna portare avanti con
forza l’impegno dell’UE di ancorare i diritti fondamentali alla libertà dalle discriminazioni in
tutti i diritti umani, per tutti i gruppi, in tutte le
politiche per arrivare a far sì che l’UE rispetti fino in fondo gli impegni presi nel firmare le
convenzioni e le carte internazionali.
1. Rispetto della dignità
umana
Il punto di partenza è il rispetto della dignità
umana così come esplicitato dal Trattato UE di
Lisbona e nella Dichiarazione Universale sui
Diritti Umani che riconoscono che gli esseri
umani sono “intrinsecamente degni” e meritano
“rispetto incondizionato”, senza distinzioni di
età, provenienza sociale o origine etnica,
religione o orientamento sessuale. Questo
rispetto è dovuto alla persona per il semplice
fatto che essa è (uomo o donna) “membro della famiglia umana”
(Dichiarazione
Universale sui Diritti Umani, preambolo).
Questa intrinseca dignità è ampiamente
riconosciuta dalla legge internazionale come
elemento fondante dei diritti umani. Il rispetto
della dignità umana vuol dire riconoscere che
gli esseri umani non dovrebbero mai essere
trattati come meri strumenti ma come un fine a
sé stessi. Le persone non dovrebbero essere
strumentalizzate o considerate solo per il loro
valore economico. Il Trattato di Lisbona , con la
Carta dei Diritti Fondamentali, così come la
Convenzione europea per la Protezione dei
Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali del
Consiglio d’Europa e, infine, il Patto
internazionale delle Nazioni Unite, hanno reso
questi diritti intangibili. Il diritto a vivere una vita
senza povertà è un diritto fondamentale
prioritario e, quindi, la povertà ne è una
90
violazione .
Affrontare le discriminazioni contro i rom
Come parte della nuova Strategia Europa
2020, il 5 aprile 2011, la Commissione europea
ha lanciato un importante quadro di riferimento
europeo per strategie nazionali di integrazione
91
dei rom riconoscendo che i 10/12 2 milioni di
rom che oggi vivono sul territorio dell’UE non solo costituiscono la comunità etnica più
grande ma sono anche le principali vittime di
discriminazione, ad alto rischio di povertà e di
esclusione sociale. Approcci integrati di
inclusione attiva offrono strumenti essenziali
per andare verso l’inclusione dei Rom. 2. Libertà dalle discriminazioni
Ogni negazione dei diritti umani fondamentali
necessari per condurre una vita dignitosa è
essenzialmente una discriminazione. Due
90
91
COM (2011) 173 finale: Quadro dell’UE per Strategie nazionali per l’integrazione dei rom fino al 2020, 5 aprile 2011.
Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, 1948.
62
Repubblica ceca: il servizio IQ Roma
Sommario
Il servizio IQ Roma lavora con i socialmente esclusi, per la maggior parte Rom offrendo attività sociali ed educative
integrate attraverso un presa in carico a lungo termine di tutta la famiglia. Il servizio è finanziato dal FSE e dal governo
nazionale e locale.
L’operatore di riferimento coordina una serie
di
servizi
multidimensionali a supporto del
beneficiario. Un piccolo
gruppo di esperti lavora in sinergia su
più fronti: custodia dei
bambini, casa, istruzione, risoluzione di
situazioni
debitorie,
disoccupazione,
prevenzione
alla
tossicodipendenza ecc.
Grazie a questo lavoro portato avanti
coinvolgendo tutta la
famiglia gli operatori sono messi nella
efficacemente. “Affrontiamo in un’unica condizione di lavorare
soluzione i problemi
che i ragazzi hanno a scuola, i problemi
causati
dai
debiti
eccessivi o dalla disoccupazione e così
facendo,
insieme,
arriviamo a soluzioni accettabili per
tutti”. L’operatore di riferimento conosce a fondo i problemi i
beneficiari, i suoi bisogni concreti e
punti di forza dei
può più facilmente
cooperare con gli altri servizi e
istituzioni come la
scuola, i centri per l’impiego ecc. Risultati
La famiglia non sarebbe stata in grado di rimanere in casa senza un reddito. Nello stesso tempo, gli educatori sono riusciti
a dare consigli utili ai genitori per quanto concerneva uno dei figli, che saltava regolarmente la scuola, e, attraverso una
serie di ripetizione, rimotivare e incoraggiare il ragazzo evitando così l’allontanamento forzoso del ragazzo dalla sua
famiglia di origine”.
Il fine ultimo di questa presa in carico è quello di aiutare la persona ad agire da sola, senza aiuti ulteriori, aiutarla
a rendersi indipendente e avviare un percorso di inclusione sociale.
Contatto: Katarina Klamkova, Direttore di IQ Roma / EAPN CZ,
[email protected]
63
3. Personalizzato e basato sui bisogni
Una Strategia efficace, che vuole essere rispettosa dei diritti dei beneficiari, deve
concentrarsi sui bisogni e sulle preferenze e non dare la precedenza a un approccio
strumentale basato sul valore economico della persona; dovrebbe riconoscere gli
ostacoli specifici che impediscono il pieno godimento dei diritti umani individuali, con
particolare attenzione al diritto a un reddito adeguato, alla possibilità di accedere a
servizi di qualità che rispondano alle esigenze dell’individuo in questione, al
conseguimento di un lavoro decente. Il tutto deve essere sostenuto dal diritto a
partecipare e a essere rispettato da tutta la società. E’ un approccio che riconosce il valore delle persone in quanto individui portatori di bisogni diversi e che, nel corso
della vita, sono soggetti a cambiamenti, un approccio che riconosce gli ostacoli
specifici contro cui si scontrano i diversi gruppi.
Francia: integrazione sociale e lavoro: Jardin de Cocagne –
Organizzazione Julienne Javel, Besançon (FEANTSA)
Sommario
L’organizzazione francese per il diritto alla casa e il sostegno all’integrazione sociale Julienne Javel di Besançon ha
sviluppato un approccio integrato per aiutare i disoccupati a rientrare al lavoro attraverso il progetto Jardin de Cocagne (Il
giardino della cuccagna). Si tratta di laboratori no profit di inclusione sociale che gestiscono orti biologici e che
coinvolgono le persone in povertà. I prodotti dell’orto sono venduti direttamente al consumatore una volta a settimana. I lavoratori hanno un contratto a tempo determinato (due anni), lavorano tra le 20 e le 30 ore settimanali, ricevono il salario
minimo per ora di lavoro svolta, hanno tutti i diritti collegati al lavoro e ricevono formazione. Prima di essere assunti i futuri
lavoratori devono passare attraverso il servizio sociale e per l’impiego e, molto spesso, prima di entrare in pianta stabile fanno corsi specifici di “formazione alla vita”. IL progetto, co-finanziato dal FSE, è anche supportato dal governo che paga
parte dei salari. Le vendite dirette coprono solo il 20% dei costi totali del progetto che ha un Rapporto molto alto (15%) tra
operatori e lavoratori. Gli operatori, con i lavoratori, affrontano, con un approccio integrato, tutte le problematiche che
impediscono al lavoratore di avere un lavoro sul mercato del lavoro regolare: problemi di salute, alloggio, motivazioni
personali, mobilità, problemi di tipo amministrativo. La maggior parte dei lavoratori riceve il reddito minimo ed è
disoccupata di lungo periodo.
Risultati
Alla fine del contratto il 35% trova un lavoro regolare, il 18% va in formazione, il 27% lascia senza alcuna prospettiva
(2008). Benché il periodo di tempo massimo è stato stabilito perché deve esserci un limite al “lavoro supportato”, l’organizzazione pensa ci sia bisogno di “strumenti a lungo termine che assicurino l’integrazione sociale e che non siano collegati alle leggi sul lavoro” e spera che questo tipo di progetti socioeconomici non siano costretti a seguire le regole del
mercato interno consentendo un periodo più lungo e altre forme di aiuti e sussidi.
Contatto: Michel Mercadie, [email protected] o FEANTSA: www.feantsa.org
64
pilastri saranno considerati un tutt’uno, parte di un pacchetto integrato da sviluppare in modo ampio. Si
tratta di vedere i tre pilastri come apici di un
triangolo, con l’accesso ai servizi e a servizi di qualità alla base, in quanto sono i servizi a essere
la precondizione essenziale per l’attivazione di percorsi di inclusione sociale, di lavoro e
partecipazione. Senza un reddito garantito in grado
di far fronte ai costi di base e senza poter accedere
ai servizi come la casa, la sanità o la scuola, senza
servizi per l’infanzia o per altri dipendenti, il lavoro
spesso non è un’opzione realistica e può essere fonte di ulteriori difficoltà. Sicurezza di reddito e
accesso a servizi di qualità, permetterà alle persone
di pianificare il loro futuro a lungo termine, lavoro
incluso.
4. Olistico, multidimensionale
e integrato
Povertà ed esclusione sociale sono fenomeni
multidimensionali: i bisogni di una persona non
possono essere tagliati su misura a seconda
dell’organizzazione della singola amministrazione.
Le persone hanno il diritto a una casa decente, a un
lavoro di qualità, a servizi sanitari ed educativi
efficaci, ad avere abbastanza denaro per poter
mangiare in modo sano, per poter pagare le
bollette, per aiutare, se il caso, la famiglia di origine,
di avere una vita piena ed essere inserite nella
comunità di appartenenza. E tutto questo è il valore
aggiunto al’approccio dell’inclusione attiva.
Ma, la Strategia darà risultati positivi solo se i suoi
Danimarca: Progetto Overfǿrstergǻrden
approcci integrati per i senza dimora
Sommario
Overfǿrstergǻrden è un ostello per senza dimora vicino a Copenhagen che ha sviluppato un progetto integrato di
inclusione attiva della durata di 3 anni in collaborazione con le autorità locali e con un finanziamento del Ministero degli
Affari Sociali come risposta a “tutti coloro che sono stati dimenticati e che vivono al di sotto della soglia di povertà per
lunghi periodi”. Quattro i passaggi chiave:
1. Valutare, insieme alla persona senza dimora, le ragioni della sua esclusione;
2. preparare, in collaborazione con le altre parti in causa (autorità locale, padroni di casa, imprese e istituzioni sanitarie)
piani di azione individuali e olistici;
3. realizzare il piano in maniera coerente, attenti ai necessari cambiamenti e aggiustamenti, fino al raggiungimento
dell’autonomia (lavoro, casa, rete sociale);
4. utilizzare il metodo anche negli altri ostelli e nei servizi gestiti dalle autorità locali.
Il progetto è riuscito a far avere ai senza dimora un accesso più rapido e più semplice ai servizi per la casa e a quelli
sanitari, a garantire l’accesso ai diritti, a essere rispettati, a trovare corsi di formazione o il lavoro più adatto. Il progetto è
anche riuscito a ottenere più interessamento e più attenzione per i senza dimora da parte delle autorità pubbliche. Però,
un accesso migliore non vuol dire soluzioni a lungo termine che hanno bisogno di investimenti più sostanziosi e di un
miglior riconoscimento dei tanti problemi dei senza dimora. “I problemi di più difficile risoluzione sono quelli legati all’abuso di sostanze. Molti senza dimora sono esclusi da anni, alcuni fin dalla nascita, e per loro non è facile adattarsi a una vita
normale. Hanno bisogno di tempo. In caso di conflitti, vergogna o altre situazioni difficili tendono a ricominciare ad
abusare di sostanze pericolose e ricadere in stili di vita pregressi. E’ vitale, in questi casi, assicurare un supporto immediato”. Contatto: Per Larsson, EAPN Danimarca [email protected]
Le parole dei senza dimora del progetto: “Ora ho un appartamento che posso pagare e dove mio figlio può venire a
trovarmi” (uomo, 58 anni). “Sono più di 6 mesi che non bevo e seguo un corso di formazione. Mi hanno promesso un
appartamento e così potrò occuparmi del mio bambini” (donna, 38 anni)
65
direttrici integrate della Strategia Europa 2020. Ma un
approccio integrato verso l’inclusione attiva può raggiungere
risultati positivi solo se le persone più direttamente
interessate saranno coinvolte nello sviluppo, nella
realizzazione, nel monitoraggio e valutazione delle misure. In
altre parole si tratta di dare la priorità alla partecipazione
delle persone in povertà e delle loro organizzazioni di
riferimento. La partecipazione, intesa in questo senso, non è
un ‘in più’ ma diventa elemento fondante per sviluppare
politiche efficaci e raggiungere gli obiettivi di Europa 2020.
5. Partecipato e inclusivo
Il modello che l’UE sta promuovendo, basato sulla clausola di democrazia partecipativa contenuta nel Trattato di Lisbona
e negli obiettivi comuni relativi alla promozione della buona
governance all’interno del Metodo Aperto di Coordinamento
per l’inclusione sociale e la protezione sociale, mettono con
forza l’accento sull’importanza della partecipazione attiva di
tutte le parti in causa nel processo di governance. Il
partenariato, coinvolgimento delle organizzazioni della
società civile incluso, è confermato nel punto 16 delle Linee
Paesi Bassi: WMO-WET Maatschappelikjke Ondersteuning
Sommario della legge per il sostegno sociale
EAPN Paesi Bassi ci parla di una nuova legge nazionale da realizzarsi a livello locale. La legge obbliga le autorità locali a
sostenere i propri cittadini dando loro gli strumenti per rafforzare le loro capacità al fine di diventare cittadini attivi e utili
alle loro comunità. Si tratta di un ulteriore e nuovo tassello delle politiche integrate messe in atto dai Paesi Bassi per
promuovere la partecipazione e le capacità dei socialmente esclusi. Alle autorità locali si chiede di dare il proprio sostegno
per: 1. garantire a tutti e tutte un reddito decente e la coesione sociale; 2. dare informazioni, consigli e aiuti; 3. sostenere il
lavoro volontario anche all’interno della famiglia, tra amici o vicini; 4. promuovere la partecipazione e l’autonomia dei disabili fisici o mentali; 5. dare sostegni ai senza dimora o a chi ha problemi mentali o di ordine sociale, per aiutarli a
partecipare e a integrarsi; 6. prevenire problemi di ordine scolastico; 7. sostenere le donne vittime di violenza domestica;
8. promuovere politiche di prevenzione contro le dipendenze e, 9. promuovere la sanità mentale a livello locale.
I Paesi Bassi hanno istituito da molti anni schemi di reddito minimo e l’inclusione attiva è sempre stata uno dei punti cardine delle sue politiche sociali. La nuova legge va oltre, riconoscendo il valore dell’attivazione sociale e il ruolo centrale
del volontariato. Nella maggior parte dei Comuni, le autorità lavorano a stretto contatto con i Comitati dei cittadini. “Certo, non tutti i Comuni lavorano bene ma questa legge è un passo avanti verso la partecipazione attiva dei cittadini” (EAPN
Paesi Bassi).
Testimonianza personale
“Per me questa è un’ottima occasione per migliorare la pavimentazione delle strade, per abbattere le barriere
architettoniche che impediscono ai disabili di entrare nei negozi o nei palazzi. Sarà più semplice per noi partecipare” (donna, 50 anni, in carrozzella e con il reddito minimo).
“Stiamo sviluppando politiche giovanili. Ora so come si fa e porterò la mia esperienza a scuola e ai miei amici” (Colin e
Rouan di anni 15 e 16).
Contatto: Alida Smeekes / EAPN Paesi Bassi, [email protected]
66
Costruire approcci di inclusione
attiva efficienti e integrati
causati alla crisi economica e dalle misure di
austerità impongono più che mai l’avvio di politiche
efficaci di inclusione attiva. Per rendere le azioni di
inclusione attiva visibili bisogna coinvolgere tutti gli
attori, persone in povertà e le loro associazioni di
riferimento incluse, nello sviluppo, monitoraggio e
sviluppo dei servizi integrati. L’inclusione attiva ha
un ruolo essenziale nel garantire che gli impegni di
riduzione della povertà di Europa 2020 raggiungano
gli obiettivi prefissati, per avere un’Europa più equa e per garantire un’uscita durevole e sostenibile dalla crisi.
Affinché l’inclusione attiva sia uno strumento
efficace bisogna prendere come punto di partenza
l’essere umano, centrare tutto sulla persona e, da lì,
costruire percorsi integrati di inclusione che
prevedano la partecipazione attiva della persona in
questione. Il successo, comunque, dipende dalla
capacità di coordinamento dei diversi servizi, delle
altre parti in causa e dell’individuo. I recenti sviluppi
Elementi chiave per il successo
1. Impegno politico esplicito verso l’inclusione attiva sia per quanto concerne Europa 2020 sia come risposta alla crisi;
2. approccio basato sui diritti che promuova la dignità umana e
affronti le discriminazioni di accesso alle indennità, ai servizi, al
lavoro;
3. approcci veramente integrati che incorporino i 3 elementi:
reddito minimo adeguato, accesso a servizi di qualità e mercati
del lavoro inclusivi. Il reddito adeguato e i servizi sono i
prerequisiti essenziali che assicurano una base solida per
avvicinare le persone al lavoro e alla partecipazione sociale;
4. metodi personalizzati e multidimensionali che abbiano come
punto di partenza i bisogni delle persone e affrontino i tanti
problemi/ostacoli in maniera integrata, che riconoscano il
bisogno di una presa in carico a lungo termine e siano capaci di
adeguarsi a nuove ed eventuali necessità;
5. coordinamento efficace e verticale tra i diversi gradi di
governo e dipartimenti; riconoscimento del valore dei delle ONG
nel loro duplice ruolo di fornitori di servizi e di intermediari;
6. partecipazione e accrescimento delle capacità delle persone
in povertà e dei beneficiari per sviluppare, monitorare e valutare i
programmi, le politiche, le strategie;
7. finanziamenti adeguati per sviluppare metodi integrati
coinvolgendo le ONG, le autorità locali e le altre parti in causa;
8. incorporare le metodologie di successo dei progetti pilota nel
settore economico, dell’occupazione e del sociale;;
9. dare una grande visibilità alla strategia, ai suoi successi e ai
suoi fallimenti prendendo spunto, oltre che dalla valutazione
quantitativa e qualitativa, anche dalle storie personali delle
persone.
67
Raccomandazioni
A livello europeo
ONG a mettere a punto progetti sul territorio di
riferimento con sovvenzioni globali e assistenza
tecnica;
Utilizzare Europa 2020, il MAC sociale e la
Piattaforma contro la povertà per realizzare la
Raccomandazione sull’inclusione attiva.

Formulare una serie di raccomandazioni per la
realizzazione di approcci integrati si inclusione
attiva attraverso le strategie nazionali e i piani di
azione per l’inclusione attiva così come attraverso i programmi nazionali di riforma, che costituiscono
uno dei principali elementi per il raggiungimento
dell’obiettivo di riduzione della povertà contenuto in Europa 2020 e le linee guida integrate;

elaborare una road map per la realizzazione
dell’inclusione attiva, definire un calendario e una
programmazione pluriennale fino al 2020;

definire gli indicatori di monitoraggio degli approcci
integrati e dei tre pilastri di Europa 2020 e del MAC
sociale;




garantire l’integrazione trasversale e il monitoraggio dei principi di inclusione attiva attraverso Europa
2020, principalmente attraverso un migliore
coordinamento orizzontale con gli altri comparti
della politica (e le altre DG). Accompagnare la
messa in opera delle strategie integrate (strategie
economiche, per l’occupazione e relative al mercato interno).
A livello nazionale

Fare dell’inclusione attiva uno dei principali obiettivi
politici delle strategie nazionali di lotta contro la
povertà per raggiungere l’obiettivo fissato di riduzione della povertà, per dare una risposta equa
e inclusiva alla crisi e elaborare una roadmap per la
sua messa in essere;
assicurare la continuità e incoraggiare la
Commissione a: formulare Raccomandazioni
specifiche sul processo di messa in opera, redigere
una pagella tra paesi che, più o meno, raggiungono
gli obiettivi. Valutarne l’impatto sulla povertà, l’esclusione sociale e le disuguaglianze;

dare visibilità alla Strategia per l’inclusione attiva.
Sensibilizzare e far conoscere la Strategia in
questione e l’efficacia degli approcci integrati;

promuovere l’apprendimento reciproco e lo scambio delle buone pratiche;
incoraggiare un apprendimento reciproco più
efficace attraverso gruppi tematici a livello europeo
nel quadro della Piattaforma europea contro la
povertà e il MAC sociale; collegarsi ai livelli
nazionali e coinvolgere le parti in causa quali le
persone in povertà e le loro associazioni di
riferimento;

incoraggiare la partecipazione e la governance
attive nelle strategie d’inclusione attiva, associare le
ONG e le persone in povertà ai partenariati e agli
incontri strutturati;

mirare i finanziamenti nazionali, in particolare i fondi
strutturali, verso approcci pilota di inclusione attiva
associando le ONG;

monitorare e valutare i risultati garantendo
l’integrazione trasversale e la messa in campo di approcci efficaci.
assicurare finanziamenti adeguati attraverso il
programma PROGRESS e i fondi strutturali ai
progetti pilota sperimentali e dimostrativi e di
innovazione sociale che promuovono approcci
integrati basati sui principi concordati. Aiutare le
68
Conclusioni
Il 2010, segnato dall’Anno europeo contro la povertà e dal lancio della nuova Strategia post
Lisbona, è stato un anno cruciale per la lotta contro
la povertà anche se per molti rimarrà l’anno che ha registrato
un
aumento
della
povertà
e
dell’esclusione sociale dovuto dalla crisi e dalle
misure di austerità.
Assicurare un reddito minimo adeguato, l’accesso a servizi di qualità e, nello stesso tempo,
accompagnare le persone verso lavori di qualità e
la partecipazione sociale, offre una possibilità
concreta di vivere degnamente e un percorso
sostenibile verso l’inclusione, aiutando a superare i
tanti ostacoli e le tante difficoltà. E, infine, tutto ciò
ha un senso, anche in termini economici.
Rimane il fatto che il 2010 potrebbe essere stato un
punto di svolta importante: l’anno in cui nasce la
nuova Strategia Europa 2020 che si impegna a
realizzare una crescita inclusiva facendo passi in
avanti anche verso lo sradicamento della povertà e
iniziando a realizzare l’obiettivo concordato di avere
almeno 20 milioni di poveri in meno entro il 2020.
Mettere l’inclusione attiva al centro di Europa 2020
e dei pacchetti di azione contro la crisi non solo
contribuirebbe a diminuire la povertà e l’esclusione sociale ma assicurerebbe una ripresa sostenibile,
con le giuste fondamenta per una crescita inclusiva,
dimostrando che l’UE mette le persone al centro e
prende seriamente i suoi impegni per un’Europa Sociale.
Questo obiettivo sarà raggiunto solo se tutte le
politiche dell’UE si faranno carico del problema contribuendo alla lotta contro la povertà e
l’esclusione sociale e non consentendo alle
politiche economiche o di altro tipo di minare questo
obiettivo. E questo è particolarmente vero in questo
periodo di crisi economica e di misure di austerità
sempre più rigide.
In questa pubblicazione abbiamo provato a
dimostrare il valore aggiunto dell’inclusione attiva,
abbiamo fatto il punto sui passi in avanti compiuti e
abbiamo fornito esempi e suggerimenti su come
procedere. Ma le parole sole non bastano: ora
abbiamo bisogno di vedere i fatti, dobbiamo dare
visibilità alla Strategia e alle buone pratiche,
incorporandole in tutti i settori della politica attraverso Europa 2020 - dobbiamo stabilire una
road map a livello europeo e nazionale e assicurare
fondi adeguati. Solo così l’inclusione attiva potrà
realizzare tutto il suo potenziale di “portatrice di inclusione”. La Strategia per l’inclusione attiva, da realizzarsi
attraverso il Metodo Aperto di Coordinamento per la
protezione sociale e l’inclusione sociale, è uno
strumento essenziale che può dare un aiuto
decisivo al raggiungimento di questo obiettivo, in
modo coerente e basato sui diritti dell’Uomo.
69
Bibliografia e documenti utili
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avanti il coinvolgimento attivo delle persone più lontane dal
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• Consiglio europeo, Conclusioni del Consiglio, 17 giungo
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2010
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• Commissione europea, Comunicazione COM (2010) 682
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2011
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• Comitato delle Regioni, Rapporto(ECOS-V-012) sulla
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2009.
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garantire l’acceso a un conto corrente bancario di base. • Progetto “Ponti per l’Inclusione”, scambio di conoscenze su
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Crediti fotografici
Copertina: Kinderen ©Catherine Antoine et Rebecca Lee, 2010. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”;; ©lynn@art / Die Armutskonferenz Österreich, Action publique,Linz, Austria, 2006; ©Nellie Epinat per EAPN, Decimo Incontro europeo delle
persone in povertà, presentazione creativa della delegazione del Belgio, “alcune soluzioni per il lavoro”, Bruxelles, 2011. Pagina 5: Mani ©Raymond Dakoua, Settimo Incontro europeo delle persone in povertà,Bruxelles, 2008.
Pagina 8: dimostrazione a Dublino ©Matthew Lee, febbraio 2009.
Pagina 9: ©Christiaan Oyen (fotografo sociale del gruppo Tram 66), Giornata internazionale di lotta contro la povertà, Bruxelles, 17
ottobre 2010.
Pagina 11: Bambina alla parata delle lampade ©Rebecca Lee, Giornata internazionale di lotta contro la povertà, Bruxelles, 17
ottobre 2010.
Pagina 14: ©Lobby Européen des Femmes, Catena umana contro la povertà, Bruxelles, 19 novembre 2010.
Pagina 17: Mamma e figli ©Pol Arnauts (fotografo sociale del gruppo Tram 66), Giornata internazionale di lotta contro la povertà,
Bruxelles, 17 ottobre 2010.
Pagina 22: ©Rebecca Lee, Conferenza EAPN sul reddito minimo adeguato, 24 settembre 2010.
Pagina 23: Foto di famiglia ©Catherine Antoine et Rebecca Lee, 2008 Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”
Pagina 26: Padre e figlio ©Hungarian Interchurch Aid.
Pagina 27: Mamma e figli e bambini che disegnano ©Hungarian Interchurch Aid.
Pagina 28: ©Bob Johns (Volontario e ospite, progetto “OSW”, Regno Unito).
Pagina 29: Madre e figlio ©EAPN Austria, Assemblea generale EAPN, Vienna, giugno 2009.
Pagina 30: Done ©Slezska Diaconia, Progetto Diaconia a Karvina, Repubblica Ceca.
Pagina 31: (Les tre foto) ©Slezska Diaconia, Progetto Diaconia a Karvina, Repubblica Ceca.
Pagina 33: Vignetta su povertà e dignità ©Bob Vincke et Emile De Bolle, Sesto Incontro europeo delle persone in
povertà,Bruxelles, 2007.
Pagina 34: Sonrisa Médica ©Jorge Daniel Liporace, marzo 2011, www.flickr.com/photos/kalakutarepublic/5514346233; Centro per
disabili ©Consiglio ecumenico delle chiese della Slovacchia, 2011.
Pagina 36: Recht Op Energie ©Rebecca Lee, Giornata internazionale contro la povertà, Bruxelles, 17 ottobre 2008.
Pagina 38: ©Nellie Epinat per il Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, presentazione creativa della delegazione del
Belgio
Pagina 39: Cubo “Serve lavoro” ©Rebecca Lee, Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, Bruxelles, 2011.
Pagina 41: ©EAPN Norvegia.
Pagina 42: Neonato sul dorso di una donna ©Lobby Européen des Femmes, Catena umana contro la povertà, Bruxelles, 19
novembre 2010.
Pagina 44: Diplomati ricevono il oro diploma ©One Family, Irlanda, 2011.
Pagina 48: ©Nellie Epinat per EAPN, Decimo Incontro europeo delle persone in povertà, presentazione creativa delle delegazione
francese, Bruxelles 2001.
Pagina 49: ©lynn@art / Die Armutskonferenz Österreich, Azione pubblica, Linz, Austria 2006.
Pagina 54: ©Artomedes Photography, Freedom Arts Project, London Voluntary Sector Training Consortium.
Pagina 59: ©EAPN, Visita al progetto “Gabarage”, Assemblea generale EAPN, Vienna, giugno 2009.
72
Pagina 61: Kinderen ©Catherine Antoine e Rebecca Lee, 2010. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”. Pagina 62: (les due foto) ©IQ Roma servis, Repubblica Ceca.
Pagina 64: Foto di famiglia ©Catherine Antoine e Rebecca Lee, 2008. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”. Pagina 67: ©Catherine Antoine e Rebecca Lee, 2010. Progetto “Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto”. Progetti menzionati nei crediti fotografici:
Gabarage Upcycling Design – impresa sociale e progetto di formazione per l’inserimento al lavoro, trasformazione dei rifiuti in prodotti di design
I rifiuti delle industrie e dei negozi sono la materia prima per creare prodotti di design innovativi: vecchi tessuti diventano borse,
segnalazioni di vario tipo diventano mensole, pellicole cinematografiche diventano vasi... Gabarage è un’impresa sociale che accoglie disoccupati e ex tossicodipendenti per rimetterli nel mondo del lavoro. Un programma di qualificazione professionale,
attivato da Gabarage, assicura la formazione in molti settori e rilascia un attestato di partecipazione accreditato da un organismo
esterno.
Quattordici famiglie sotto lo stesso tetto
A Bruxelles, in piena crisi dell’alloggio, è sempre più difficile trovare una casa con affitti accettabile e, ancora meno, comprarne una.
Alcuni dei residenti di Molenbeek cercano di contrastare la crisi con un progetto innovativo. Con la casa di quartiere Bonnevie,
CIRE e il Fondo di Bruxelles per la casa, 14 famiglie con reddito limitato, associati in una cooperativa chiamata Espoir, si sgancia
dalla visione classica dell’edilizia: si tratta di appartamenti concepiti e gestiti a stretto contatto con i loro futuri proprietari.
La Rete europea delle associazioni di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (EAPN), attiva dal 1990, è una rete indipendente di associazioni e gruppi impegnati nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale negli stati membri e nell’Unione europea. Questa pubblicazione è stata curata congiuntamente dai tre gruppi di lavoro EAPN (Inclusione Sociale, Fondi Strutturali e
Occupazione) e dallo staff di EAPN. I capitoli 1, 2 e 5 sono stati redatti da Sian Jones, i capitoli 3 e 6 da Vincent Caron e il capitolo
4 da Amana Ferro, in collaborazione con i gruppi di lavoro, secondo la tematica affrontata. La pubblicazione è stata coordinata da
Sian Jones, coordinatrice delle politiche di EAPN e curata da Nellie Epinat, Incaricata EAPN per il settore delle comunicazioni, con
il sostegno di Rebecca Lee, assistente alla comunicazione.
Gli studi di caso nazionali sono stati presentati da:
Verena Fabris, Judith Pühringer e Michaela Moser – EAPN Auatria; Ludo Horemans, e Stephan Backes – BAPN (EAPN Belgio);
Maria Jeliazkova – EAPN Bulgaria; Katarina Klamkova – EAPN Repubblica Ceca; Per Larsen – EAPN Danimarca; Reinhard Kuehn
– EAPN Germania; Graciela Malgesini – EAPN Spagna; Kirsi Väätämöinen, Leina Veikkola, Unto Ahvensalmi e Juha Mikkonen –
EAPN Finlandia; Bruno Groues– EAPN Francia; Candy Murphy e Karen Kiernan – EAPN Irlanda; Jurgita Kupryte – EAPN Lituania;
Alida Smeekes – EAPN Paesi Bassi; Laila Wolles e Dag Westerheim – EAPN Norvegia; Johannes Jorgensen – EAPN Svezia;
Peter Kelly, Eddie Follan e Ray Phillips – EAPN Regno Unito; Mafalda Leal – Eurochild; Clotilde Clark-Foulquier – Eurodiaconia;
Liz Gosme t Michel Mercadie – FEANTSA.
Rete europea di lotta contro la povertà (EAPN). Riproduzione consentita previa citazione della fonte.
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