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Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli LE STRADE DEI PARCHI Itinerari nelle Aree Protette del Lazio Itinerario del Lazio Etrusco The itinerary of Etruscan Lazio GUIDA GUIDE REGIONE LAZIO Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Assessore Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Filiberto Zaratti Direttore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli Giovanna Bargagna Direttore Area Conservazione della Natura Claudio Cattena Agenzia Regionale per i Parchi - ARP Direttore Vito Consoli Dirigente del Settore Pianificazione Silvia M. Montinaro Coordinamento del progetto “Le strade dei parchi” Anna Maria Basso Coordinamento editoriale Isabella Egidi Testi Giulio Ielardi Traduzioni Shirli Ouimette Illustrazioni Federico Gemma Materiale fotografico Maurizio Lupi Archivio ARP Filippo Belisario Progetto Raffaella Gemma Realizzazione grafica e stampa Rapidagraph Hanno collaborato alla realizzazione: ARP Cristiano Fattori, Dario Mancinella, Cesare Pierdominici, Luigi Quattrin Ente Roma Natura Emilia Cento, Antonella Giacomini, Parco di Veio Alessandra Reggi Parco valle del Treja Nicoletta Cutolo, Valeria Gargini, Marcello Lorenzi, Gianni Guaita Parco Marturanum Roberto Papi Riserva Selva del Lamone Antonio Baragliu Riserva Monte Rufeno Massimo Bedini Si ringraziano inoltre: Stefano Cresta, Claudio Di Giovannantonio e tutto il personale delle aree protette che ha partecipato al progetto “L e Strade dei Parchi" è un progetto di promozione di itinerari naturalistici nei Parchi del Lazio, nato dall'idea che le aree naturali protette della Regione possano costituire un sistema interconnesso, non solo ai fini della conservazione della natura e della biodiversità, ma anche per la fruizione ai cittadini attraverso il turismo sostenibile. Sulla base della programmazione dell'Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, l'Agenzia Regionale Parchi ha realizzato una serie di itinerari del sistema regionale delle Aree Naturali Protette. Sono cinque, a oggi, gli interventi realizzati: l'Itinerario del Lazio Etrusco, che parte da Roma e giunge ad Acquapendente ripercorrendo le vestigia degli antichi popoli laziali; l'Itinerario dei Parchi Montani, un lungo viaggio alla scoperta delle meraviglie della dorsale appenninica; l' Itinerario delle forre etrusche e della valle del Tevere, per conoscere i paesaggi fluviali e i caratteristici borghi che si affacciano sulla valle del Tevere; l'Itinerario geologico Cimino-Vicano, che vede protagoniste le rocce e la primitiva attività vulcanica dell'Alto Lazio e infine l'Itinerario del Salto-Cicolano, per apprezzare lo spettacolare lembo di territorio abbracciato dalla provincia di Rieti. Il tracciato dei cinque itinerari è indicato da una apposita segnaletica stradale e è corredato da pannelli informativi multilingue che corrispondono ad altrettante tappe di interesse naturalistico, storico o paesaggistico. Accompagnano i percorsi il portale internet www.lestradedeiparchi.it e una serie di agili guide illustrate - come questa - contenenti cartine di dettaglio e indicazioni su servizi e opzioni fruibili presso le numerose tappe che intervallano gli itinerari. Con "Le Strade dei Parchi", le aree protette regionali intendono proporre un modo più attento e riflessivo di percorrere la nostra Regione, distante dal "mordi e fuggi" e legato, invece, a curiosità, a sapori, a profumi, alla conoscenza delle persone e degli aspetti più remoti dei luoghi, per una fruizione consapevole e gratificante degli ambienti naturali. Filiberto Zaratti Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i popoli INDICE INTRODUZIONE / INTRODUCTION Il Progetto “Le Strade dei Parchi” / “The Roads of the Parks” project ..................... 5 L’ITINERARIO DEL LAZIO ETRUSCO Il perché di una scelta ....................................................................................... 6 I territori ...................................................................................................... 6 L’itinerario .................................................................................................. 7 Carta dell’itinerario / Route map .......................................................................... 8 Questa guida ............................................................................................. 10 The Itinerary of Etruscan Lazio - Why should you choose this itinerary? ........... 12 The land ........................................................................................................ 12 The Itinerary .................................................................................................. 13 The guide .................................................................................................... 14 DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO / ROUTE DESCRIPTION 1-Da Monte Mario a Prima Porta .......................................................................... 15 From Monte Mario to Prima Porta ....................................................................... 20 Le aree protette di RomaNatura .......................................................................... 21 The protected areas of RomaNatura ....................................................................... 22 2-Dal Casale di Malborghetto a Magliano Romano ............................................ 23 From Casale di Malborghetto to Magliano Romano ........................................... 30 Il parco naturale regionale di Veio ............................................................... 32 The Veio regional park ................................................................................. 34 3-Da Calcata alla via Cassia .................................................................................. 35 From Calcata to Via Cassia ............................................................................... 39 Il parco naturale regionale della Valle del Treja ............................................... 41 The Valle del Treja regional park ................................................................... 42 4-Da Sutri a Capranica lungo la via Cassia ..................................................... 44 From Sutri to Capranica along Via Cassia ................................................... 47 Il parco naturale Antichissima Città di Sutri ............................................... 48 The Antichissima Città di Sutri nature park ................................................... 50 5-Da Capranica a Vetralla ..................................................................................... 51 From Capranica to Vetralla ................................................................................ 54 Il parco naturale di Marturanum .......................................................................... 55 The Marturanum nature park ........................................................................... 56 6-Da Vetralla a Canino ..................................................................................... 57 From Vetralla to Canino ..................................................................................... 60 La riserva naturale di Tuscania .............................................................................. 61 The Tuscania nature reserve ............................................................................. 62 7-Da Canino a Valentano .................................................................................... 63 From Canino to Valentano ................................................................................... 70 La riserva naturale Selva del Lamone ................................................................... 72 The Selva del Lamone nature reserve ............................................................ 74 8-Da Latera al confine umbro .............................................................................. 75 From Latera to the Umbrian border .................................................................. 78 La riserva naturale di Monte Rufeno ..................................................................... 79 The Monte Rufeno nature reserve ........................................................................... 80 Informazioni utili / Useful information .......................................................... 81 Servizi Turistici / Tourist Services ......................................................................... 96 Il progetto “Le Strade dei Parchi” Le Strade dei Parchi è un progetto del Sistema delle Aree Naturali Protette della Regione Lazio per sperimentare nuove forme di fruizione e promozione del turismo lungo itinerari di pregio ambientale, storico e culturale che collegano parchi e riserve regionali valorizzando la viabilità minore. Gli interventi sui diversi tracciati sono inseriti nell’IV Accordo Integrativo dell’APQ n. 7 appartenente alla tipologia “Aree sensibili. Parchi e Riserve” e finanziati con fondi CIPE. Le Strade dei Parchi fa parte del più ampio programma di Sistema Natura in Viaggio, avviato per promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile nelle aree protette regionali. Oltre a questo, obiettivi collaterali del progetto sono: - stimolare le attività ricettive, artigianali e agricole tradizionali nei luoghi lambiti dai diversi itinerari; - favorire la scoperta, o riscoperta, di angoli nascosti della nostra regione, dei quali i parchi molto spesso conservano l’identità più autentica; - diffondere una maggiore consapevolezza sui valori naturali e culturali del Lazio attraverso azioni di interpretazione di paesaggi e territori e di educazione ambientale. “The Roads of the Parks” project The Roads of the Parks is a project of the Lazio Region Protected Areas System in order to experience new ways of enjoyment and promotion of tourism along routes of environmental, historical and cultural value that connect Parks and Nature Reserves of the Region through a minor road system. The Roads of the Parks is part of the wider System Program Nature on Tour that has been started to promote the development of sustainable tourism in RegionalProtected Areas. Further objectives of the project are: - To develop accommodation facilities, traditional handcrafts and agricultural activities in the areas run by the various itineraries. - To support the discovery, or the rediscovery, of hidden places of our Region, whose most authentic identity is often preserved by parks. - To spread knowledge of natural and cultural values of the Lazio Region through actions of landscape and territory interpretation and environmental education. 5 L’Itinerario del Lazio etrusco Il perché di una scelta Dove andiamo domenica? E’ per dare una risposta diversa a questa domanda, la fatidica domanda della nostra società del benessere e del tempo liberato (almeno nel fine-settimana), che nasce in fondo questa guida. Una risposta originale e di qualità poiché quanto a bellezza dei paesaggi ed interesse turistico, quest’angolo di Lazio non è secondo a nessuno. I territori Basta aprire la mappa che trovate in allegato alla guida per rendersene conto. Il nostro viaggio sarà lungo. E quella di chiamarlo “del Lazio etrusco”, come spesso accade per i titoli, è naturalmente una semplificazione ma rende il senso della sua connotazione geografica e soprattutto paesaggistica e culturale. Partendo da Roma, le prime aree attraversate appartengono a pieno titolo al tessuto urbano. Anzi, il primo panorama che si schiude è quello che comprende il Tevere, la michelangiolesca cupola di San Pietro e tutto il resto: skyline unica al mondo, marchio celeberrimo della “città eterna”. Lazio da scoprire, ma quando mai? Aspettate. Scesi da Monte Mario l’ovvio si eclissa, il già visto si dissolve. Pineto, Insugherata, e chi li ha sentiti mai nominare? Sono invece preziose oasi verdi, miniparchi la cui scoperta – vi garantiamo – già assicura a quella domanda iniziale (dove andiamo domenica?) una prima risposta del tutto soddisfacente. Usciti dalla capitale ecco la campagna che finalmente si dispiega, lasciandosi scoprire attraverso altipiani in tufo utilizzati dalle coltivazioni agricole, intervallati da valloni a volte scoscesi scavati da fossi e con le pendici ricoperte da folti boschi. Già eccolo, il Lazio etrusco. Antropizzato dalla notte dei tempi eppure ancora selvatico. Disegnato dall'attività dell’antico vulcano sabatino, con terreni formati – dicono i geologi - da materiali piroclastici accompagnati da affioramenti lavici. Sabatini, vulsini, cimini: sono gli antichi apparati eruttivi i protagonisti di questi paesaggi regionali, oggi in gran parte smantellati dall’erosione. E allora facciamo parlare ancora le pietre, che raccontano a chi le sa ascoltare la storia della terra. 6 I ripiani di tufo che si stendono tutt’intorno ai tre gruppi sopra menzionati testimoniano un’antica, larga emissione di lave, ceneri e scorie, successivamente consolidatesi in una spessa coltre pianeggiante, lentamente declinante verso il Tevere a est e il Tirreno ad ovest. A quest’ultima estremità si affianca un ulteriore apparato vulcanico, meglio conservato: è quello di Latera – mai sentito? - con cinte crateriche ancora ben riconoscibili. E’ sulle sue lave che cresce una delle foreste più rigogliose e solitarie del Lazio, la Selva del Lamone. E ancora di remote eruzioni parla il paesaggio geologico di Acquapendente, sul margine del ripiano vulcanico che scende a nord sulla valle del Paglia. L’itinerario Monte Mario, Pineto e Insugherata sono le prime tappe. Dal cuore della città alla sua periferia, fermandosi a conoscere da vicino tre delle numerose aree verdi che Roma ancora offre ai suoi cittadini, ai turisti, a chiunque abbia la curiosità di andare oltre le immagini da cartolina e la pazienza necessaria a orientarsi nel sempre più caotico traffico automobilistico capitolino. Dalla Giustiniana attraverseremo poi da parte a parte il parco di Veio, la prima vera grande area protetta a ridosso di Roma, fino alla via Flaminia. Quindi puntiamo a nord. Sacrofano e Formello introducono un tema ricorrente dell’itinerario, quello dei centri storici sorti sul tufo: case e pareti che si confondono, mattoni e pietre gli uni derivati dalle altre, un tutt’uno che rende il paesaggio armonioso e inconfondibile. Anzi lo renderebbe, se la relativa vicinanza alla città non si facesse sentire con un’urbanizzazione crescente che sempre più avvolge i nuclei originari con spire di asfalto e cemento. Più integri gli scorci di Mazzano Romano e soprattutto Calcata, dove a difendere il paesaggio ci ha pensato il Treja – e oggi c’è anche il suo parco - con una forra profonda e ombrosa. Per l’itinerario ha inizio qui un deciso orientamento a nord-ovest che dura fin quasi al confine toscano. Dopo la collina di Narce e il piccolo show delle cascate di Monte Gelato raggiungiamo la Cassia, custode oggi di quel tracciato che nei secoli passati percorrevano pellegrini, commercianti e soldati. 7 LEGENDA Legend Itinerario del Lazio Etrusco Altri itinerari Aree protette dell’Itinerario del Lazio Etrusco Altre aree protette Pannello informativo Information posters Punto panoramico Panoramic views Elemento di interesse naturalistico Place of naturalistic interest Elemento di interesse storico artistico Sito archeologico Archaeological site Sorgenti Springs Geosito-punto di interesse geologico Geosite - Place of geological interest Centro storico Ancient village Monti Mountains or ridges Area pic nic Segnaletica Road Signs Queste frecce segnalano l’itinerario principale. These arrows indicate the main route. Queste tabelle indicano i pannelli didattici. These signs indicate the information posters. Pannelli informativi information posters Questi sono i pannelli informativi che troverete lungo il percorso, in corrispondenza delle tappe di maggiore interesse These are the information posters that you will find along the route, located by the most relevant stages. La via Francigena odierna sfila a doppia corsia davanti al lago di Monterosi per poi infilarsi più discretamente tra i noccioleti verso Sutri. Ed è ancora al suo posto dopo migliaia di anni, all’ingresso dell’antica Suteria, la passerella d’eccezione di tombe allineate lungo la strada e scavate nel tufo, come il vicino anfiteatro: uno dei superlativi del Lazio etrusco. Subito dopo Capranica e Veiano, ancora un gioiello da scoprire. E’ più natura o cultura lo spettacolo della necropoli etrusca di San Giuliano, cuore del parco di Marturanum, dove le tombe si affacciano nel bosco sul fianco di un vallone tappezzato di querce e felci? Eccoci dunque a Vetralla, dove il nostro Lazio inizia a farsi segreto per davvero. Tuscania sì, la conoscono tutti, ma quasi nessuno per gli ambienti integri della sua riserva naturale. E poi c’è il Ponte San Pietro, la città fantasma di Castro, Farnese e il suo bosco del Lamone ormai quasi in terra toscana: tutti luoghi di primo interesse che la geografia amministrativa e la viabilità hanno invece relegato ad una marginalità preziosa per il turista intenditore. Approfittiamone. La conca di Latera è l’ennesimo paesaggio a sorpresa, quasi un mondo sospeso, tra impianti geotermici in disuso e l’apparizione improvvisa dello specchio azzurro del lago di Mezzano. Dopo c’è solo monte Rufeno e la sua bella, riposante riserva: un cappuccio verde che riveste l’ultima altura del Lazio prima del confine con l’Umbria. In tutto l’itinerario misura circa 270 chilometri e si svolge in buona parte lungo strade secondarie, provinciali e comunali. Questa guida Questo vademecum per il visitatore dell’“Itinerario del Lazio etrusco” ha il duplice scopo di diffondere presso un pubblico vasto valori e specificità delle aree attraversate, sia protette che non, incentivando allo stesso tempo la dimensione della scoperta per coloro che già si trovano sul territorio. La guida parte dai luoghi e dalle notizie contenute nei pannelli informativi disposti lungo il percorso, ampliandole, arricchendole e consentendo un loro uso versatile e maneggevole. Come i pannelli, tuttavia, non pretende di essere esaustivo o completo, configurandosi semplicemente come un ulteriore strumento a disposizione del turista. Non un manuale enciclopedico, 10 dunque, ma una piccola fonte di informazioni e notizie in più che, volendo, può integrare le indicazioni di altre guide o le segnalazioni raccolte nei centri visita dei parchi, negli uffici del turismo, nelle pro loco. Dopo la descrizione dei diversi tratti e delle caratteristiche dei parchi attraversati, la sezione finale contiene una selezione – necessariamente sintetica! – di servizi disponibili presso le varie tappe: ricettività, ristorazione, centri visita, etc. 11 The Itinerary of Etruscan Lazio Why should you choose this itinerary? Where shall we go on Sunday? This guide has come about to give a different kind of reply to this question often asked in our affluent society that grants us a certain amount of “free time” (at least on the week-end). This guide is an original high quality reply. Moreover, this corner of Lazio is second to no other area in terms of the beauty of its landscape and its places of interest. The land You just have to open the map included with the guide to realize that our journey will be long. The choice of calling it “Etruscan Lazio” is naturally just a simplification which is what often happens when writing a title. However, it gives the idea of the geographical connotation and especially of the type of landscape and cultural background. We start off from Rome. The first areas we will describe are fully part of the urban structure. In fact, the first panorama that we will look out over includes the Tiber River and Michelangelo’s dome of St. Peter’s Cathedral: a unique skyline; the famous “brand” of the “eternal city”. You may wonder: is this the Lazio to be discovered? Just wait. Once you descend from Monte Mario the obvious is eclipsed and the “already been there, done that” disappears. Pineto, Insugherata- who has ever heard of these places? Yet, they are precious green nature reserves, small parks whose discovery we assure you, will give you a totally satisfactory reply to that initial query as to “where shall we go on Sunday?” As you leave the capital behind you can see the countryside unfolding in front of you with its tuff plateaus, used for agriculture. These are broken by valleys, sometimes deep, carved out by streams and whose slopes are thickly covered by woods. This is Etruscan Lazio. It has been inhabited by man from times immemorial but is still wild. It has been created by the activity of the ancient Sabatini volcano. Geologists tell us that the surface is made up of pyroclastic rocks and lava outcrops. Sabatini, Vulsini, and Monte Cimino: these are the ancient volcanoes that are the “stars” of these regional landscapes which today have been mostly worn down by erosion. Once again let the rocks tell the history of the earth to those who know how to listen. The tuff rises that extend around the three above mentioned volcanoes bear witness to the ancient heavy flow of lava, ashes and volcanic scoriae which later developed into a thick flat layer gradually descending to the Tiber River on the east and to the Tyrrhenian Sea on the west. This latter edge is flanked by another, better conserved, volcanic system. It is known as the Latera Volcano - have you ever heard of that? - whose crater rims are still easily recognizable. It is on its lava that one of the lushest and most solitary woods of Lazio grows: the Selva del Lamone. Also the geologic landscape of Acquapendente still speaks of ancient eruptions. The town lies on the edge of a volcanic terrace that descends on the northern part of the Paglia River valley. 12 The Itinerary Monte Mario, Pineto and Insugherata are the first stops. From the heart of the city to its outskirts, we will stop and get to know close up three of the many green areas that Rome has to offer to its residents, tourists, and anyone who has the curiosity to go beyond post card images and the patience to orient oneself in the ever more chaotic traffic of the capital. From the Via Giustiniana we will cross from one side to the other the Veio regional park, the first large protected area just on the edge of Rome, until we reach the Via Flaminia. Then we will head north. Sacrofano and Formello will introduce a recurring theme: historical centers which have developed on tuff rises: houses and walls that blend in, bricks and stones mixed together which make the landscape harmonious and unique. Let’s say it should be unique, but the vicinity with the city is ever more apparent and the urban sprawl is surrounding the original historic centers with asphalt and concrete. Mazzano Romano and especially Calcata have remained more unspoiled where the Treja River has been the one to defend them with a deep shady gorge. Today there is a park there. Our itinerary here begins to go decidedly north-west almost until the border with Tuscany. After the hill of Narce and the small show of the Monte Gelato waterfalls, we reach the Via Cassia which follows the route of the road that pilgrims, merchants, and soldiers traveled on. Today the Via Francigena is a double lane highway in front of Lago di Monterosi and then it discreetly enters the hazelnut groves growing alongside the road going towards Sutri. At the entrance to ancient Suteria, after thousands of years, we can still see the tombs lined up along the road and carved out of the tuff walls just as the nearby amphitheater is carved out of tuff. It is one of the superlative sites in Etruscan Lazio. Just after Capranica and Veiano another treasure waits to be discovered: the San Giuliano necropolis, in the heart of the Marturanum park, where the tombs blend in with the woods on the side of the valley covered with oaks and ferns. Does this belong more to the realm of nature or to that of culture? Now we are at Vetralla where our Lazio starts to really become secretive. Every one knows Tuscania but few know the unspoiled environment of its nature reserve. There are also the Ponte San Pietro, the phantom city of Castro, and Farnese with its Lamone woods which are almost in Tuscany. These are all very interesting places which administrative geography and the road system have relegated to the fringes, a bounty for the discerning tourist. Let’s take advantage! The Latera basin is one of the many surprising landscapes. Among geothermal plants in disuse suddenly appears a blue body of water – Lago di Mezzano. After the lake there is Monte Rufeno and its beautiful restful reserve: a green hood that covers the last hill in Lazio before its border with Umbria. Altogether the itinerary measures 270 kilometers and most of it is along secondary roads or provincial and municipal roads. 13 The guide This handbook for the visitor of the “Itinerary of Etruscan Lazio” has a dual purpose. It aims at instilling in the general public the values and specificity of the different areas, whether they are protected or not. It also wants to stimulate exploration in those people who are already in the area. The guide describes the places and completes the information provided in the panels displayed along the route. Just as for the panels however, this guide does not have the ambition to be exhaustive and complete; it is meant as just another tool available for the tourist. It is not an encyclopedic manual but just a source of extra information that could complement other guide books or information given in the parks’ visitor centers, in tourism offices, or in the “pro loco” (visitor’s office in a tourist area). After the description of the different routes and the characteristics of the parks that are visited, the final section contains a brief selection of services that are available along the various stops: lodging, restaurants, visitor centers, etc. 14 Itinerario del Lazio etrusco Da Monte Mario a Prima Porta La partenza è da uno dei cuori di Roma. Il balcone panoramico di Monte Mario, al termine della stradina che si arrampica dalla via Trionfale fino al noto bar-ristorante Lo Zodiaco, offre una vista sulla città eterna che spazia dai palazzi del quartiere Prati ai Colli Albani, con l’ampio corso del Tevere come unica pausa nella fitta scansione di edifici che ha colmato la piana alluvionale del fiume. Bastano pochi passi a piedi nel parco sottostante, però, per allargare la visuale dalla silhouette dei Prenestini al cupolone di San Pietro. E qui, nel verde già sorprendente della riserva di Monte Mario, possiamo davvero dare inizio a questo viaggio di scoperta tra la natura protetta del Lazio: da Roma, appunto, fino ai confini con la Toscana e l’Umbria. Nonostante il nome, l’altura più nota della città misura appena 139 metri di quota. Da alcuni anni è tutelata dalla riserva naturale di Monte Mario, duecento ettari dove la macchia mediterranea ha dovuto fare i conti, nel corso dei secoli, con numerose specie introdotte dall’uomo. La boscaglia risultante è una distesa di lecci, sughere, aceri, carpini, macchie di cisti e cornioli ma anche pini, alberi di Giuda, ginestre, cipressi. Questi ultimi li cantò anche il Carducci, che li vide in occasione di una visita alla Capitale: “Solenni in vetta a Monte Mario stanno / nel luminoso cheto aere i cipressi / e scorrer muto per i grigi campi / mirano il Tebro, / mirano al basso nel silenzio di Roma / stendersi e, in atto di pastore gigante / su grande armento vigile, davanti / sorger San Pietro”. 15 Itinerario del Lazio etrusco Monte Mario Prima Porta veduta della cupola di San Pietro dalla Riserva di Monte Mario Invisibili da quassù a parte la vicina e quattrocentesca Villa Mellini, nel verde della riserva sorgono diverse sontuose residenze appartenute a nobili famiglie nei secoli passati. Con le sue piccole cupole argentate che dominano il verde della collina, Villa Mellini ospita attualmente l’Osservatorio Astronomico. Oltre a un telescopio fisso alto 34 metri, l’osservatorio contiene una biblioteca di oltre 20.000 volumi tra cui preziosi testi astronomici antichi: è inoltre sede del Museo Astronomico e Copernicano. Numerose le osservazioni di grande interesse fatte proprio qui, ma tutte risalenti al passato: oggi l’attività scientifica è stata quasi del tutto trasferita alle sezioni di Monte Porzio Catone, ai Castelli Romani, e di Campo Imperatore sul Gran Sasso. L’ottocentesca Villa Mazzanti, realizzata in stile neo-rinascimentale, ospita la direzione di RomaNatura e vi si accede da via Gomenizza. Ma la più preziosa di tutte è Villa Madama, progettata da Raffaello. Sede di rappresentanza del ministero degli Affari esteri, per visitarla occorre un’autorizzazione speciale: conviene allora approfittare delle visite guidate organizzate periodicamente da RomaNatura e dalle associazioni culturali. Il capolavoro di Raffaello Fu l’artista urbinate a progettare Villa Madama, nel 1516-17, su incarico di papa Leone X e sotto la guida del potente cardinale Giulio de’ Medici. Nel settore centrale della riserva di Monte Mario, la villa è considerata tra le prove più alte di Raffaello architetto. Dopo la sua morte i lavori vennero proseguiti da Giulio Romano e quindi Antonio da Sangallo il Giovane, ma rimase incompiuta e con la sola metà settentrionale realizzata, tra cui un’elegante loggia a tre campate ornata di stucchi, grottesche e dipinti. 16 Itinerario del Lazio etrusco Monte Mario Prima Porta Lasciati il belvedere dell’Osservatorio e il casale Mellini, passando sotto l’arco si prende la via Trionfale che rappresenta il confine ovest della riserva. Il verde sulla destra è prima quello del parco della Vittoria, area pubblica assai frequentata dai residenti del quartiere, e poi quello del grande parco di Villa Stuart, oggi casa di cura di lusso. Lungo via della Camilluccia si supera l’istituto Don Orione e in piazza Walter Rossi si gira a sinistra per andare a riprendere la Trionfale. Dove la via si fa più larga, affacciandosi a una balaustra si può ammirare il fontanile di Pio IX, fatto erigere dal pontefice nel 1866 a favore degli abitanti dell’allora borgata. Superato il Forte Trionfale, ci avviamo verso un’altra delle quattordici riserve naturali che assegnano a Roma un primato meno noto di altri: quello delle oasi protette entro il perimetro urbano. Per imboccare l’accesso più comodo alla splendida riserva dell’Insugherata, però, occorre molta attenzione a lasciare la via Trionfale all’altezza di via Giovanni Della Casa, una traversa sulla destra assolutamente non segnalata che porta a via Castagnola, da seguire sulla sinistra fino a uno slargo dove si parcheggia per seguire il sentiero per l’Insugherata. Si tratta di circa settecento ettari miracolosamente scampati all’edificazione intorno al fosso dell’Acqua Traversa, che formano un cuneo verde che s’insinua tra la consolare Cassia e la via Trionfale a partire dalla via Cortina d’Ampezzo. Una facile passeggiata fino al fondovalle vi regalerà scorci verdeggianti da Campagna Romana, e con un po’ di fortuna l’incontro con alcune delle numerose specie animali che caratterizzano la biodiversità dell’Insugherata, o almeno un loro segno 17 Itinerario del Lazio etrusco Monte Mario Prima Porta di presenza: l’aculeo di un’istrice, l’impronta del tasso, una chela dell’esigentissimo granchio di fiume che vive solo in acque pulite e limpide. Tornati sulla via Trionfale, costeggiando il confine ovest della riserva dell’Insugherata e a tratti fra filari di bellissime sughere, si supera il Grande Raccordo Anulare ormai sempre più spesso scavalcato dall’espansione degli insediamenti residenziali periferici. Prima di arrivare alla Cassia, l’itinerario svolta a destra ad attraversare il quartiere nuovo di via Tagliaferri. Quindi si giunge alla consolare che si attraversa, seguendo via della Giustiniana (freccia per il parco di Veio) che serpeggia tra una campagna già vera, libera dal cemento, insomma poco Paesaggio della Riserva Naturale dell'Insugherata 18 Itinerario del Lazio etrusco Monte Mario Prima Porta antropizzata a parte alcuni centri ippici e ristoranti. Qui abbiamo fatto il nostro ingresso nel parco di Veio, il quinto nel Lazio in ordine di estensione ma il più prossimo a Roma. In un fondovalle si raggiunge la Cassia bis o Veientana, e la si supera per un sottopasso accanto all’ingresso di un campeggio, quindi si risale lungo il versante opposto coi tagli nel tufo ben evidenti al lato della strada. Di nuovo tra i campi la via adesso prosegue in direzione della Flaminia, con i monti Lucretili sullo sfondo e le piramidi inconfondibili del Gennaro e del Morra. Superata la via della Riserva di Livia si scende in un altro fondovalle, superando un fosso più evidente, un secondo fosso e si è alla stazione ferroviaria di La Celsa. Poco più avanti, a un bivio a sinistra si è alla Villa di Livia. Recintata, sul fianco di una collina attrezzata a verde pubblico con punto giochi per bambini, area cani, panchine e sentieri, è visitabile nei fine-settimana e ad orari stabiliti. Un’oasi di silenzio e di verde nel caos di Prima Porta. La villa di Livia a Prima Porta A Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto, era dedicata una delle ville extraurbane più sontuose eretta intorno al 30 a.C. Presenta una struttura a terrazze sostenuta da muri in opus reticulatum, sotto la quale si celava un ambiente sotterraneo rinvenuto dagli archeologici solo a metà Ottocento. Le sue pareti erano interamente affrescate con motivi che riproducevano un fresco e lussureggiante giardino incolto con alberi da frutto, uccelli, cespugli e fiori ritratti sullo sfondo di un cielo turchese. Staccate nel 1951 a scopo conservativo, oggi le pitture sono esposte al Museo nazionale romano di Palazzo Massimo a Roma. 19 The Itinerary of Etruscan Lazio From Monte Mario to Prima Porta The itinerary starts from the Monte Mario nature reserve, one of the panoramic terraces of Rome. It offers a view of the eternal city sweeping from the buildings of the Prati district to the Colli Albani, with the wide river bed of the Tiber River being the only break in the conglomeration of buildings which has filled the flood plain of the river. From here your view ranges from the park below to the silhouette of the Prenestini hills and Saint Peter’s dome in the distance. Monte Mario is only 139 meters above sea level. It is now protected by the Monte Mario Complesso archeologico reserve, two hundred hectares where the della Villa di Livia Mediterranean scrub over the centuries has had to compete against numerous species introduced by man. The resulting woods are composed of holm-oaks, cork oaks, maples, hornbeams, thickets of rock roses and cornelian cherry trees along with pine trees, Judas trees, broom, and cypress trees. Within the reserve there are several noble villas such as the nearby 14th century Villa Mellini, which currently houses the Astronomic Observatory. The 18th century Villa Mazzanti, built in the neo-Renaissance style, houses the headquarters of RomaNatura, the regional body that manages the reserves. The most outstanding of all the villas however is Villa Madama, designed by Raphael. It is the representative headquarters of the Ministry of Foreign Affairs. Special authorization is needed to be able to visit it so it is a good idea to take advantage of the guided tours organized periodically by RomaNatura and cultural associations. After the archway we get back onto Via Trionfale. After the Istituto Don Orione and the Forte Trionfale turn right onto Via Giovanni Della Casa and Via Castagnola to reach the splendid Insugherata reserve, one of the most beautiful reserves in the city. Before Via Trionfale reaches Via Cassia, the itinerary suggests to turn right, crossing the new suburb of Via Tagliaferri. You will then reach Via Cassia, cross it and follow Via della Giustiniana (signal to Parco di Veio). Here we enter the Veio regional park, the fifth largest in Lazio but the closest to Rome. At the bottom of the valley you can reach the Via Cassia bis or Veientana, and then go past it by driving under an underpass next to the entrance of a campground. Then climb the opposite side of the hill where evident cuts have been made in the tuff walls along the sides of the road. Now among fields again, the road goes in the direction of Via Flaminia with the Monti Lucretili and the unmistakable pyramids of Monte Gennaro and Monte Morra in the background. Once you have gone past the Via della Riserva di Livia you descend in another valley going past a rather large creek and then past a second smaller creek and then you reach the railway station of La Celsa. A little further ahead turn left at the intersection and you reach Villa di Livia. This is a fenced in area on the side of a hill organized like public garden with playground equipment for children, an area for dogs to run in, benches and trails. It is open during the weekends with set hours and is an oasis of silence and nature in the chaos of Prima Porta. 20 Le aree protette di RomaNatura A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, Roma ha visto la nascita di numerose aree protette a tutela delle più belle porzioni del suo territorio ancora inedificate. Si tratta di ben 14 tra parchi e riserve, istituiti dalla Regione Lazio e situati all’interno della città o negli immediati dintorni, per complessivi 14.000 ettari. A gestirli è l’ente regionale RomaNatura, che ha sede a Villa Mazzanti all’interno della riserva più cittadina di tutte e cioè quella di Monte Mario, nel cuore di Roma. Il nucleo più consistente di aree protette è costituito dalle 9 riserve istituite nel 1997 contestualmente al varo della nuova legge regionale sui parchi, la n.29. Sono: Marcigliana (4696 ettari), Valle dell’Aniene (620 ettari), Decima-Malafede (con 6145 ettari è la più grande), Laurentino-Acqua Acetosa (152 ettari), Tenuta dei Massimi (774 ettari), Valle dei Casali (469 ettari), Acquafredda (249 ettari), Monte Mario (204 ettari) e Insugherata (697 ettari). Ad esse si aggiungono i tre monumenti naturali di Mazzalupetto-Quarto degli Ebrei (180 ettari), Galeria Antica (40 ettari) e Parco della Cellulosa (100 ettari). Poi vi sono i due piccoli parchi regionali istituiti in precedenza ed affidati anch’essi adesso in gestione a RomaNatura, vale a dire il parco del Pineto (243 ettari) e il parco di Aguzzano (60 ettari). Non si tratta di parchi pubblici come le ville storiche Doria Pamphilj, Borghese o Ada, attrezzate con panchine, fontanelle, aiuole e più conosciute dai romani e dai turisti che vi si riversano alla domenica in cerca di relax o durante il defatigante giro turistico del centro-città. Al contrario, le riserve di RomaNatura sono aree di natura vera, selvatica, dove nonostante le spesso ridotte estensioni i diversi ambienti ed elementi del paesaggio – dal bosco alle distese di macchia mediterranea, alle zone umide – si evolvono senza particolari interventi da parte dell’uomo. In alcuni casi, entro i loro confini sono comprese zone ad agricoltura estensiva dove si praticano forme di pascolo e coltivazione compatibili con gli obiettivi di conservazione. Più che in tante parole, la testimonianza eclatante dell’importanza di questa rete urbana di aree protette sta nei numeri della biodiversità presente. Basti citare le oltre mille specie vegetali censite tra boschi relitti, terreni agricoli, aree monumentali. Oppure gli animali: 5200 specie di insetti, 10 anfibi, 16 rettili, 77 uccelli, 26 mammiferi. Infine, va ricordato che RomaNatura è l’ente gestore anche della riserva marina delle Secche di Tor Paterno, una delle due aree protette marine presenti nel Lazio (l’altra è quella di Ventotene e Santo Stefano, nell’Arcipelago pontino), 1200 ettari di Tirreno davanti al litorale di Castelporziano e Capocotta. The protected areas of RomaNatura Starting from the 1980’s several protected areas intended to safeguard beautiful areas which hadn’t been developed yet were established by the city of Rome. There are 14 areas including parks and reserves established by the Lazio Region and located within the city limits or immediately nearby and altogether they encompass 14.000 hectares. They are managed by the regional body RomaNatura, housed in Villa Mazzanti, located in the Monte Mario reserve, which among all the reserves, is the one that is most enclosed in the heart of the city. This is the list of the protected areas and their respective sizes: Marcigliana (4696 hectares), Valle dell’Aniene (620 hectares), Decima-Malafede (with its 6145 hectares is the largest), Laurentino-Acqua Acetosa (152 hectares), Tenuta dei Massimi (774 hectares), Valle dei Casali (469 hectares), Acquafredda (249 hectares), Monte Mario (204 hectares), and Insugherata (697 hectares), Mazzalupetto-Quarto degli Ebrei (180 hectares), Galeria Antica (40 hectares), Parco della Cellulosa (100 hectares), Parco del Pineto (243 hectares) and Parco di Aguzzano (60 hectares). These are not public parks such as the historic Doria Pamphilj, Borghese or Ada villas, which have benches, fountains, and flowerbeds. These protected areas have true unspoiled nature next to large agricultural areas used either for pasture or for crops that are compatible with conservation goals. Itinerario del Lazio etrusco Dal Casale di Malborghetto a Magliano Romano Lasciata Prima Porta, si prende a seguire la via Flaminia che si libera a fatica della vischiosa e non esaltante periferia urbana solo oltre una lunga galleria. Ci vogliono quattro o cinque chilometri percorsi sempre lungo il confine orientale del parco di Veio per giungere a un piccolo bivio segnalato che, aldilà di un passaggio a livello, consente di superare la ferrovia e raggiungere il Casale di Malborghetto. Anche qui sono le vestigia del passato, e la presenza di una zona di rispetto imposta dal vincolo archeologico, ad aver garantito la sopravvivenza di un’oasi di tranquillità e di un prezioso frammento del paesaggio della Campagna Romana. Si tratta di un massiccio edificio ricavato in un arco quadrifronte risalente alla prima metà del IV secolo d.C., eretto a celebrazione della vittoria di Costantino su Massenzio. Un edificio che ha anche cambiato molte volte destinazione d’uso nel corso dei secoli: da chiesa a casale fortificato, a stazione di posta. Oggi è un museo, dove sono esposti reperti provenienti da Prima Porta, Grottarossa e Tor di Quinto. Dal bel prato adiacente si entra nell’edificio per una scala fino al piano rialzato, dov’è un modellino in legno del monumento 23 Itinerario del Lazio etrusco Casale di Malborghetto Magliano Romano Complesso archeologico del Casale di Malborghetto e alcuni pannelli che ne illustrano la storia. Scendendo le scale interne si può apprezzare invece la raccolta archeologica, con numerosi vasi in ceramica ma anche bucchero ed un piccolo busto raffigurante l’imperatore Tiberio. All’esterno dell’edificio è visibile il basolato di un tratto della vecchia Flaminia, conservato per un tratto anche all’interno del casale. Ripresa la Flaminia si incontra subito il bivio per la Sacrofanese. Il paesaggio è ricco di verde, con belle querce che seguono la strada nelle ondulazioni e tra nuovi conglomerati di villette, in località Monte Caminetto. A Sacrofano si entra per la parte nuova del paese, già ampia ed in ulteriore crescita. Occorre inoltrarsi a piedi nel piccolo centro storico, assai ben conservato, per apprezzarne la sorprendente tranquillità e i numerosi monumenti: tra gli altri, la Porta Romana, le chiese di San Giovanni Battista con un bel campanile e quella di San Biagio, il Palazzo Placidi-Serraggi. Si riprende la Sacrofanese, in direzione Campagnano. Superata la deviazione per il campo sportivo, alla fine di una salita, eccoci al bivio per Formello. Anche questo paese, appena ai margini del settore 24 Itinerario del Lazio etrusco Casale di Malborghetto Magliano Romano Paesaggio del Parco Naturale di Veio occidentale del parco di Veio, negli ultimi anni ha attratto una consistente immigrazione di romani in fuga dalla città. Situato in posizione interna, non lontano dalla via Cassia, deriva la sua denominazione dal latino forma (condotta d’acqua) per la presenza di una rete di cunicoli per l’approvvigionamento idrico del territorio a nord della città etrusca di Veio. Il centro, infatti, dovette essere già frequentato sin dall’epoca etrusca come testimonia la presenza di una tomba monumentale, il Tumulo di Monte Aguzzo cosiddetto “Chigi”. Ma i primi riferimenti al borgo risalgono alla fine dell’XI secolo d.C., quando viene menzionato come castrum (castello) e donato da Gregorio VII ai monaci di San Paolo. Dal XIII secolo fu di proprietà della potente famiglia degli Orsini, fino alla seconda metà del Settecento quando venne ceduto alla casata dei Chigi assieme a Sacrofano, Campagnano e Cesano. Questa ricca e potente famiglia fu protagonista di opere di rinnovamento del borgo e della costruzione di una prestigiosa villa suburbana, detta La Versaglia. La Versaglia, piccola reggia di Formello Situata circa un chilometro e mezzo a sud-est dell’abitato, ed oggi purtroppo ridotta a rudere, si tratta di una villa eretta nella seconda metà del ‘600 su iniziativa del cardinale Flavio Chigi che, avendo acquistato il feudo di Formello, concepì l’idea di una residenza di villeggiatura in campagna. Il nome italianizzante di Versaglia deriva dalla celebre reggia francese 25 Itinerario del Lazio etrusco Casale di Malborghetto Magliano Romano di Versailles, che il cardinale aveva avuto modo di apprezzare quando era stato nunzio apostolico in Francia e che volle emulare, in forme minori, nella costruzione della sua dimora. Avviati nel 1665, i lavori furono affidati prima all’architetto Felice della Greca e poi a Carlo Fontana. La concezione di questa residenza estiva fu grandiosa. Un’elegante torre quadrata introduceva alla villa e ne segnalava la posizione per un ampio raggio. Seguivano un complesso di edifici: il casino nobile, il casino della famiglia, la cappella dedicata a San Francesco di Sales dipinta da Giovan Angelo Canini, immersi nel verde del giardino che comprendeva giochi d’acqua, sculture e piantumazioni (alberi da frutto, gelsi e cipressi nei viali, fiori e siepi). E’ accertata inoltre la presenza di un collegamento sotterraneo tra la villa ed il Palazzo Chigi a Formello. La tenuta agricola si estendeva a valle dei fabbricati alternando vigneti e oliveti. La fauna del luogo venne incrementata con l’introduzione di daini, caprioli, gazzelle, tortore e levrieri, e fu costruita un’Uccelliera affrescata da Camillo Saraceni. Le attività del fondo comprendevano anche l’apicoltura, l’allevamento dei bachi da seta, il pascolo di capre e pecore, secondo quanto attestano numerosi documenti di archivio. Abbandonata verso la metà dell’Ottocento, la villa cadde presto in rovina. Oggi sono ancora riconoscibili alcuni elementi architettonici: il muro di cinta, la torre d’ingresso, parte delle strutture del palazzo padronale e la cappella. In centro, tra i monumenti principali sono il Palazzo Chigi e la chiesa di San Lorenzo. Il primo nel medioevo fu probabilmente un complesso fortificato di cui era parte una torre quadrata, oggi riproposta nel suo volume con l’impiego di materiali moderni. Gli interventi degli Orsini e poi dei Chigi portarono alla trasformazione del complesso in palazzo residenziale, alla cui realizzazione collaborarono l’architetto Felice della Greca, Carlo Fontana, ed artisti come Giovan Battista e Francesco Laurenti, Giovanni de Momper, Francesco Milizia, Paolo Albertoni. Quanto alla chiesa di San Lorenzo, pure di origine medievale, conserva il campanile trecentesco ma le forme architettoniche sono del Cinquecento. L’interno è a tre navate divise da pilastri. Caratteristica è la meridiana realizzata (1796) nel pavimento, che riprende quella di Santa Maria degli Angeli a Roma. Dal paese e lungo una stradina che porta a Campagnano si allungano le incantevoli Valli del Sorbo, una vasta area a pascoli 26 Itinerario del Lazio etrusco Casale di Malborghetto Magliano Romano e piccoli lembi di bosco lungo il torrente Crèmera dove sorge l’omonimo santuario campestre di recente restaurato. La Madonna del Sorbo Tra Campagnano e Formello, il santuario della Madonna del Sorbo sorge su uno sperone a dominio di un vallone ben noto ai locali e anche ai romani che ne invadono, nelle belle giornate di primavera ed autunno, i prati e le verdi pendici. La chiesa conserva all’interno a tre navate alcuni affreschi e una tavola bizantineggiante, mentre sull’architrave del portale di facciata è scolpita la data 1487. Formano il complesso anche alcuni altri edifici databili al XVII-XVIII secolo e disposti su diversi livelli. 110 sono gli ettari dell’area inclusi nel Sic, solcata dal corso del torrente Crèmera, affluente di destra del Tevere. Nelle vicinanze di Formello il Crèmera forma anche una cascata, dove sono i resti di un antico mulino ad acqua conosciuto col nome di Mola di Formello. Quest’area, per un totale di 110 ettari, è stata inclusa in un sito d’importanza comunitaria (Sic) per la sua importanza naturalistica. Tra l’altro, i ricercatori vi hanno riscontrato la presenza di specie animali sempre meno diffuse nel nostro Paese come la martora, il moscardino, il saettone e il ghiozzo di ruscello. Tornati al bivio per Sacrofano e Campagnano, si prosegue per Sacrofano per svoltare poi in direzione di Magliano Romano e lo stesso al bivio successivo con la provinciale 14. Da qui inizia ad essere bene in vista il monte Soratte, con l’abitato di Sant’Oreste ai suoi piedi sulla destra, oggi sede di una bella riserva naturale gestita dalla Provincia di Roma. Questo incrocio segna anche il confine del parco di Veio, dal quale usciamo ormai alle porte del paese di Magliano. Dalla grande piazza Risorgimento, attrezzata con un’area giochi per bambini e dove in alcune domeniche ha luogo un frequentato mercatino all’aperto, ci si può inoltrare a piedi nel piccolo centro storico. Il paese fino agli 27 Itinerario del Lazio etrusco Casale di Malborghetto Magliano Romano inizi del secolo scorso si chiamava Magliano Pecorareccio, per via delle attività di allevamento ovino ben radicate nella tradizione locale ed oggi rievocate in occasione dell’annuale Sagra della Pecora. Si tiene in primavera e comprende degustazioni di carni, prodotti caseari ovini nonché esposizioni di macchine e antichi oggetti agricoli. Il paese è situato su un rilievo posto a controllo del fosso delle Valli e della valle Nocchia. I primi riferimenti a Magliano Pecorareccio risalgono a documenti dell’XI secolo, dove sono menzionati una massa Maiana ed un fundus Maiani (forse eredi di un fundus Manlianus di età romana) di proprietà del Monastero di San Paolo fuori le Mura a Roma. Il castello sorse più tardi ed appartenne con alterne vicende - dal XIII al XV secolo - ai Conti di Anguillara ed agli Orsini. Nel 1241 subì le distruzioni dei viterbesi nella guerra contro i romani. Nel XVI secolo fu teatro di un noto fatto di sangue: vi furono condotti e trucidati i presunti complici di Girolama Farnese, moglie di Giuliano d’Anguillara, che fu a sua volta uccisa nel castello di Stabia a Faleria. Successivamente, il borgo divenne proprietà prima della famiglia dei Cesi (1590), poi dei Borromeo (1659) ed infine fu venduto al cardinale Flavio Chigi (1661) assieme ai feudi di Campagnano, Formello, Sacrofano e Cesano. Nel 1907 il nome del paese fu modificato con Regio decreto in Magliano Romano. Il borgo è organizzato su due assi viari principali lungo i quali sono allineate le abitazioni, chiusi a nord dalla chiesa di San Giovanni Battista ed a sud dal castello. Di origine medievale, il fortilizio ha subito una massiccia trasformazione nel tardo Cinque- c e n to, secondo uno stile vicino alle opere del Vignola. Notevoli il portale bugnato d’ingresso, lo scalone monumentale interno, i camini del piano nobile. Quanto a San Giovanni 28 Itinerario del Lazio etrusco Casale di Malborghetto Magliano Romano Battista, anch’essa di origine medievale (XIV secolo), ha subito diversi rifacimenti. La facciata è del 1932, mentre al Cinquecento risalgono gli affreschi conservati nelle tre absidi interne, attribuiti ai fratelli Zuccari. La chiesa conserva anche gli affreschi (distaccati nel 1939) provenienti dalla Grotta dell’Angelo situata poco fuori dell’abitato, che raffigurano Cristo tra gli Angeli ed alcune scene dell’infanzia di Cristo. Mosaico verde Quante varietà può assumere il verde? Quanti alberi diversi possono crescere in un’area così vicina alla metropoli, e offrire ombra, riparo agli animali, frutti? Nei settori più selvatici del parco, la vegetazione consiste in boschi misti dominati dal cerro e dal castagno oppure, nei versanti più soleggiati, in formazioni di macchia mediterranea accompagnate a lecci, sughere o roverelle. Pioppi, ontani e salici costeggiano i fossi, assieme alle felci presenti pure nei cunicoli scavati nel tufo dagli etruschi. Nelle Valli del Sorbo i boschi sono costituiti da querceti misti, tra cui spiccano cerri, roverelle e farnie. Più raro è il leccio, che cresce sui pendii più assolati. Oltre alle querce nel parco è facile incontrare altre specie arboree ed arbustive: sono ad esempio l’acero minore e il campestre, il corniolo, il pero e il melo selvatico, il nocciolo, l’orniello, il nespolo. Nel sottobosco crescono biancospini e prugnoli. Tra le rarità floristiche i botanici hanno segnalato alcune specie presenti nelle gallerie e nei cunicoli tufacei scavati dagli etruschi, non facili da identificare per i non addetti ai lavori ma comunque testimonianza della grande importanza di conservare questi ambienti: tra di esse citiamo Gymnogramme leptophyila, Carex remota, Phyllitis scolopendrium e Cardamine amara. 29 The Itinerary of Etruscan Lazio From Casale di Malborghetto to Magliano Romano Leaving Prima Porta behind you, follow Via Flaminia until a small marked intersection, pass a railway crossing allows and reach the Casale di Malborghetto. This is a massive building built incorporating remains of a quadrifrons arch dating back to the first half of the 4th century AD which was erected in celebration of Constantine’s victory over Maxentius. It has had many uses over the centuries: church, fortified country house, relay station for horses. Today it houses a museum which displays finds from Prima Porta, Grottarossa and Tor di Quinto. From the beautiful lawn you can go up one flight of external stairs to enter the building where a wood model of the monument and some panels that illustrate its history are displayed. If you go down the internal staircase, you can admire the archeological collection with its many ceramic vases, bucchero vases and a small bust of Emperor Tiberius. Outside the building you can also see a stretch of the ancient Via Flaminia. A stretch of this road with its Roman pavement is also visible inside the building. Once you get back onto the modern Via Flamina almost immediately you come upon an intersection for the Sacrofanese road. The landscape is verdant and there are beautiful oak trees which follow the winding road between the new clusters of “villette” – one or two story houses - in the Monte Caminetto area. You can enter Sacrofano from the new part of the town which is already rather large and is still growing. You have to enter the well preserved historic center on foot to appreciate its surprising tranquility and its many monuments among which are: Porta Romana, the church of San Giovanni Battista with its beautiful bell tower and the church of San Biago and Palazzo Placidi-Serraggi. Get back onto the Sacrofanese road going towards Campagnano. Once you go past the turnoff for the sports field, at the end of a rise in the road, you come upon the intersection for Formello. This town has also received a large influx of Romans escaping the city. It is located on the west side of the Veio regional park not far from the Via Cassia. The town gets its name from the Latin word forma which meant a water conduit due to the presence of a network of underground passages used to supply water to the area north of the Etruscan city of Veio. In its center, the two most important monuments are Palazzo Chigi and the San Lorenzo church. From the town and along the road going to Campagnano the enchanted Valli del Sorbo stretch in front of us. This is a large pasture area with small patches of woods along the Crèmera stream where there is the same named rural sanctuary which has been recently restored. This is a 110 hectare area and has been included as a Site of Community Importance due to its important natural habitats. Among other things, researchers have detected the presence of species of animals that are ever less common in Italy such as marten, dormouse, Aesculapian snake, Italian freshwater goby. Return to the intersection for Sacrofano and Campagnano and keep going straight in the direction of Magliano Romano and continue going straight past the next 30 The Itinerary of Etruscan Lazio intersection with the provincial road 14. From here you can start to see Monte Soratte, with the little village of Sant’Oreste at its foot on the right-hand side. It is currently the location of a beautiful nature reserve managed by the Province of Rome. This intersection also marks the boundary of the Veio regional park which we are leaving. We are now at the gates of the town of Magliano. From its large Piazza Risorgimento, with its playground for children and where on some Sundays an open air market is held, you can go into its small historic center on foot. The town was called Magliano Pecorareccio until the early 1900’s due to its traditional activity of sheep ranching which is now celebrated annually with its sheep festival, Sagra della Pecora. It is held every spring and includes sampling ovine meats and dairy products. Agricultural vehicles are also shown there and there are displays of antique farm objects. The town is located on a rise which looks over the Fosso delle Valli stream and over the Valle Nocchia. The town is laid out along the two main roads. It is closed to the north by the San Giovanni Battista church and to the south by the castle. The castle dates back to the Middle Ages and it underwent a massive transformation in the late 1500’s following a style close to the works of Vignola. The ashlar-work entrance door, the monumental internal staircase, the fireplaces on the “piano nobile” (main floor) are all remarkable. The San Giovanni Battista church is also medieval (14th century) and has been restored several times. Its façade is from 1932 whereas the frescoes conserved in the three internal apses date back to the 1500’s and are attributed to the Zuccari brothers. The church still conserves the frescoes (detached in 1939) found in the Grotta dell’Angelo located a short distance from the town which depict Christ among the Angels and some scenes from the childhood of Christ. 31 Il parco naturale regionale di Veio stituito nel 1997, con i suoi 14.984 ettari è la quinta area protetta più grande del Lazio – quasi il doppio del parco nazionale del Circeo. Si estende a nord di Roma tra la via Flaminia e la via Cassia e comprende il cosiddetto Agro Veientano, in un territorio dove le componenti naturalistiche e storicoculturali si fondono in un paesaggio di particolare valore. Nel parco sono presenti nove Comuni: Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano ed il XX Municipio del Comune di Roma: con una superficie di 7.000 ettari, da solo quest’ultimo ricopre quasi la metà dell’area protetta. Inserendosi per un tratto all’interno del Grande Raccordo Anulare di Roma, nel settore settentrionale della città, il parco arriva a lambire il confine della riserva naturale dell’Insugherata, una delle 14 aree protette gestite dall’ente regionale RomaNatura. A ovest confina con il parco naturale di Bracciano–Martignano e a nord con quello della Valle del Treja. Al suo interno 1.200 ettari di terreno, comprendenti boschi e pascoli, sono destinati ad uso civico: un istituto di origine medievale che ha consentito di mantenere pubblica la proprietà di alcune aree utilizzate dalle comunità locali in modo collettivo ed oggi amministrate dalle Università Agrarie di Campagnano, Isola Farnese, Riano e Sacrofano e dai Comuni di Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano e Morlupo. La morfologia del territorio è legata alla sua origine vulcanica: altopiani di tufo utilizzati a scopo agro-pastorale sono stati incisi dall’azione delle acque che hanno originato nel tempo vallate strette, I veduta di Campagnano di Roma le forre, scavate dall’erosione e ricoperte da boschi. Il parco si estende in una porzione del territorio adiacente alla bassa Valle del Tevere ed è per questo che sono presenti numerosi corsi d’acqua che, formando un ampio reticolo di fossi, attraversano tutto il territorio da nord-ovest verso sud-est e confluiscono nel Tevere stesso. Per la particolare naturalità e bellezza, alcuni ambienti sono considerati di importanza a livello comunitario: le Valli del Sorbo a Campagnano. Indubbia è poi l’influenza che hanno avuto sul paesaggio le opere realizzate dalla civiltà etrusca e da quella romana, testimoniate dalla presenza di numerose emergenze archeologiche. Di grande interesse è la presenza di necropoli ed insediamenti abitativi, come il sito dell’antica città etrusca di Veio e la Villa romana di Livia a Prima Porta. Veio regional park Veio regional park was established in 1997 and with its 14, 984 hectares is the fifth largest protected area in Lazio. It extends from the north of Rome between Via Flaminia and Via Cassia and includes the so-called “Agro Veientano” (the countryside around Veio). This area abounds with nature, history, and culture which blend in with beautiful landscape. Nine municipalities including Rome itself are included in the Veio regional park. The morphology of this area is linked to its volcanic origin: tufaceous plateaus used for pastures and agriculture have been cut into by the action of water. This erosion has created narrow valleys and gorges which are covered with woods. The park reaches the lower Tiber Valley and it is for this reason that there are several waterways which form a large network of streams which cross the terrain from north-west to south-east and flow into the Tiber River itself. Due to its unspoiled nature and beauty, some of these areas are European Union Sites of Community Importance: the Valli del Sorbo at Campagnano. Undoubtedly the landscape has been influenced by works from the Etruscan and Roman civilizations which is shown by the presence of many archaeological ruins. Of great interest is the presence of necropolises and settlements such as the site of the ancient Etruscan city of Veio and the Roman Villa Livia located at Prima Porta. Paesaggio del Parco Naturale di Veio Itinerario del Lazio etrusco Da Calcata alla via Cassia In fondo alla grande piazza Risorgimento a Magliano Romano si prende a seguire la strada per Calcata, che passando accanto al piccolo cimitero si allunga tra oliveti e noccioleti via via più frequenti, sullo sfondo della inconfondibile silhouette del monte Soratte. Giunti a un bivio si svolta in direzione Calcata. E il paesino appare presto, in fondo a una discesa dopo una curva, appollaiato su un acrocoro roccioso che domina la vallata completamente rivestita di bosco. Nel centro storico senz’auto si accede oltre una doppia porta ad arco, sovrastata dalle mura merlate del palazzo baronale Anguillara. Dalla piazza, dov’è la parrocchiale sconsacrata, partono stradine e vicoli dove sono alcuni negozi di artigiani, generalmente persone trasferitesi qui da altre zone d’Italia quando non addirittura dall’estero. E poi cortili, rampe dove siedono gatti, terrazzi affacciati sulla vallata e immersi nel silenzio: Calcata è tutta qui, davvero apparentemente fuori dal tempo. Tornati alla realtà dell’asfalto e ripresa la provinciale in direzione Mazzano Romano, alla fine della discesa subito prima del ponte sul Treja – dove cade il confine tra le province di Roma e di Viterbo – una strada bianca parte a sinistra sotto la freccia “Scavo archeologico”. Subito, alzando lo sguardo a sinistra, si nota una la parete terrosa stratificata messa a nudo dal taglio del pendio, dove gli alberi affondano le radici tra piccoli ciottoli chiari. Siamo davanti a un geosito, cioè un luogo con particolare valenza dal punto di vista geologico. Infatti quelle pietre di natura calcarea sono state depositate da corso d’acqua che ora non c’è più, che i ricercatori hanno chiamato Paleotevere ad indicare 35 Itinerario del Lazio etrusco Calcata Via Cassia Cascate di Monte Gelato il grande fiume che in epoca remota aveva un percorso differente da quello attuale ben più ad est. Cos’è un geosito? L’Agenzia Regionale Parchi, l’Arp, ne ha censiti finora in tutta la regione ben 794. Sono le emergenze geologiche, insomma i siti che al pari di quelli d’importanza zoologica e botanica contribuiscono alla varietà e all’importanza degli ambienti naturali della regione. Sul totale, solo 156 sono localizzati all’interno di aree protette e cioè solo un geosito su quattro risulta al momento tutelato. Per apprezzarne il rilievo e la bellezza non sempre occorre una laurea in geologia: in quell’elenco vi sono siti spettacolari come la Solfatara di Tor Caldara presso Anzio, le lave vulsine lungo il corso del Fiora a Vulci, per non dire del Pozzo di Antullo a Collepardo o il Dicco di Punta Guardia a Ponza. Meraviglie della natura alla portata di tutti. Proseguendo la stradina bianca si sbuca ai margini di una radura, in parte occupata dalle strutture di copertura di un’area archeologica. Si tratta dei resti di un tempio alla base di Monte Li Santi, l’altura che si trova sulla sinistra, parte del sistema insediativo della città falisca di Narce. Dal tempio, coperto da una tettoia - gli scavi sono attualmente fermi – voltandosi verso Calcata si vede la collina tondeggiante e ricoperta di bosco dove sorgeva l’antico centro italico. Fino a 36 Itinerario del Lazio etrusco Calcata Via Cassia Vicolo del centro storico di Mazzano Romano qualche decennio fa, quando i tagli erano ben più frequenti e questi rilievi non erano così ammantati di alberi, si scorgevano bene anche le pareti di tufo sottostanti. Su Narce le notizie storiche sono poche e gli archeologi, in attesa di studi più convincenti, avanzano ipotesi. Pare che fosse il principale centro dell’agro falisco meridionale e che fosse strettamente collegato all’etrusca e vicina Veio. Pare anche che l’altura di Narce propriamente detta fosse in realtà l’acropoli di una città assai più estesa, circondata da necropoli. Forse il suo nome era Fescennium, citato da fonti letterarie di età romana. Monte Li Santi e Pizzopiede sono i nomi delle altre alture che formavano l’antico centro abitato, un tempo separate solo dalle forre ed attualmente anche dalla strada provinciale. Sull’acropoli di Pizzopiede, ancora oggi, tra i prati s’incontrano mura appartenute a un tempio. Una volta giunti a Mazzano Romano, pochi chilometri più a ovest, si deve scendere per andare a visitare il centro storico seguendo le indicazioni per gli uffici del parco. In fondo alla discesa c’è la minuscola piazzetta Umberto I da cui si prosegue a piedi fino alla Mola Vecchia in riva al Treja oppure a sinistra, 37 Itinerario del Lazio etrusco Calcata Via Cassia dopo un bell’arco, verso i vicoli del centro e pure gli uffici del parco. Da vedere in particolare ci sono il palazzo baronale dei Biscia e la piazza Antisà, con quel che resta (una parte del coro) della cinquecentesca chiesa di San Nicola attribuita al Vignola e abbattuta nel 1940 perché pericolante. Tornati sulla strada principale e proseguendo verso Monterosi si arriva al bivio per Monte Gelato, segnalato non solo da uno ma da una concentrazione di cartelli e tabelle pubblicitarie che deve far riflettere sull’inquinamento paesaggistico causato da questa forma di comunicazione, se non regolata dal rispetto delle leggi e dal buon senso. Siamo nell’area probabilmente più nota e visitata del parco ed il motivo sta nel fascino semplice ma innegabile delle piccole cascate che il Treja forma in prossimità di una antica Mola. L’area vanta una lunghissima frequentazione da parte dell’uomo, probabilmente già in epoca preistorica. Qui venne edificata una villa in età romana, forse una lussuosa residenza di campagna ai tempi di Augusto, in seguito affiancata da un mausoleo; e quindi una chiesa, attorno a cui sorse un borgo afferente nell’VIII secolo all’azienda agricola papale denominata Capracorum. Il mulino ad acqua viene edificato per ultimo, nel 1831, quando gli abitanti del borgo si erano trasferiti negli abitati meglio difendibili sulle alture ed il Treja era tornato solitario. Restaurata da qualche anno come la vicina torretta d’avvistamento, la mola oggi ospita al pian terreno la macina collegata alla ruota, in parte ricostruita. Al primo piano c’è un’esposizione storica e archeologica sul luogo; al secondo piano vi sono alcuni pannelli che spiegano cos’è la biodiversità, con un apiario dimostrativo a scopo didattico. D’età medievale e quindi antecedente, la torretta era in origine più alta e ricoperta da un tetto in scandole di pietra. Infine, tornati sulla strada provinciale, la si segue a sinistra in direzione Cassia. Raggiungiamo la consolare, qui a doppia corsia, in località Settevene. Per quindi puntare nuovamente in direzione nord. 38 The Itinerary of Etruscan Lazio From Calcata to Via Cassia At the end of the large Piazza Risorgimento in Magliano Romano follow the road for Calcata. Drive past the small cemetery along the road that winds through olive groves and hazelnut groves which become ever more frequent as you drive along with the unmistakable silhouette of Monte Soratte in the background. When you reach an intersection turn left for Calcata. The little town is soon visible at the bottom of a descent after a curve. It is perched on a rocky plateau which dominates the wood-covered valley. The historic center is not open to cars and you can enter it through an arched double gateway surmounted by the crenelated walls of the baronial Palazzo Anguillara. The square where there is a deconsecrated church opens onto small streets and alleys lined with artisans’ shops. These craftsmen usually come from other parts of Italy and in some cases from foreign countries. Then you see courtyards, cats sitting on ramps and window sills, terraces looking over the valley and you are immersed in silence: This is Calcata, where time seems to stand still. The paved provincial road brings you back to reality. Get back onto the road towards Mazzano Romano. At the end of the descent just before the bridge over the Treja River - where the boundary between the provinces of Rome and Viterbo lies - take the gravel road on the left following the arrow indicating “Scavo archeologico” (excavations). Looking up to the left, you can see a stratified earthen wall bared when the slope was cut. Here you can see tree roots making their way among the small pebbles. We are in front of a geosite, i.e. a place with special geological importance. In fact, these calcareous rocks were deposited by a waterway that no longer exists. Researchers think that the Tiber River, which today lies further to the east, had in a remote era flowed in this area. Therefore they called this primeval waterway “Paleotevere”. Following a gravel road we come upon the remains of a temple which was part of the Faliscan settlement of Narce. The temple, at the foot of Monte Li Santi, the hill that is found on the left, is covered by roofing. At the moment archaeological activity is suspended. From the temple, turning towards Calcata, you can see a rounded hill covered by woods where the ancient Italic center stood. Until a few dozen years ago when woods were cut more frequently and these rises were not completely covered by trees, you could clearly see the underlying tuff walls. Little historical information is available about Narce and archeologists formulate hypotheses while waiting for more convincing studies to be carried out. It seems to have been the main center of the Agro Falisco – the countryside surrounding the southern Faliscan territory - and it had close ties to nearby Etruscan Veio. It also seems that the rise where Narce proper stood was actually the acropolis of a much larger city which was surrounded by necropolises. Perhaps its name was Fescennium, referred to in literary sources from Roman times. Monte Li Santi and Pizzopiede are the names of the other hills which formed the ancient town, at one time separated only by gorges and now also separated by the provincial road. On the acropolis of Pizzopiede, among the meadows, you can still see the walls of an ancient temple. 39 The Itinerary of Etruscan Lazio Once you reach Mazzano Romano, a few kilometers further to the west, drive downhill following the signs for the park offices to visit the historic center. At the bottom of the descent there is the tiny Piazza Umberto I from where you can walk to the Mola Vecchia (the Old Mill) on the bank of the Treja River or if you turn left from the piazza after you pass a lovely arch, you can walk along the small streets of the center toward the offices of the park. When you get back onto the main road and follow the road for Monterosi, you reach the intersection for Monte Gelato. This intersection is marked not just by one sign but by a whole group of signs and billboards which should make us reflect on “landscape pollution” caused by this type of communication if laws and good sense are not respected. We are now in the area which is probably the best known and most visited part of the park and the reason for this is the simple but undeniable fascination of the small waterfalls that the Treja River makes near the ancient mill. This area has long been frequented by man, probably all the way back to prehistoric times. A Roman villa was built here. Perhaps it was a luxurious country residence during the times of Augustus. A mausoleum was later built next to it and then a church, around which a small village sprang up which was connected to the papal agricultural estate called Capracorum. The water mill was built last, in 1831 when the village inhabitants had moved to the more easily defended towns on the hills and the Treja River went back to its solitude. The Mill was restored a few years ago as well as the nearby watch tower. Today it houses an exhibition about the history and archeology of the area and its biodiversity. Once you get back onto the provincial road, turn left in the direction of Via Cassia which you reach in the Settevene locality and drive north. This consular road now has two lanes going in each direction. 40 Il parco naturale regionale della Valle del Treja I l Treja è un modesto corso d’acqua che sorge dai monti Sabatini per confluire nel Tevere all’altezza di Civita Castellana. Sono circa 30 km di percorso nei quali attraversa una campagna in buona parte coltivata, ma le acque nel tempo hanno creato un mondo ancora selvatico: è quello delle forre, scavate nei teneri tufi dell’antico vulcano sabatino. Istituita nel 1982, l’area protetta si estende su 628 ettari nel territorio dei Comuni di Calcata e Mazzano Romano. E’ quello dei boschi l’ambiente più rappresentato, un nastro verde che seguendo il corso d’acqua serpeggia nella campagna circostante. I confini del parco comprendono generalmente le fasce ripariali fino a poche centinaia di metri di profondità verso l’interno, prendendo più respiro nel settore centrale ad abbracciare le alture di Pizzopiede e di Monte Li Santi appena a sud di Calcata. Qui confluiscono nel Treja due torrenti, il fosso della Mola e il fosso della Selva, che scorrono talvolta tra gole dalle pareti verticali. I centri storici dei due paesi sono le prime emergenze storico-artistiche del parco. La fama di Calcata va ben oltre l’ambito locale, e non a caso è scelta spesso da registi e sceneggiatori per ambientare riprese cinematografiche e televisive. Anche la parte antica di Mazzano Romano mantiene l’impronta urbana medievale, con un’unica via che percorre ad anello l’addossarsi di abitazioni tra cui s’intersecano i vicoli e le rampe. Ma il territorio del parco riveste notevole importanza anche per le testimonianze archeologiche. Numerose sono le necropoli rinvenute e in particolare quelle attribuite all’antico centro di Narce, tra le capitali dell’agro falisco e cioè di quell’area occupata dall’antico popolo italico dei Falisci che parlava un dialetto latino e che si schierò al fianco degli etruschi contro le prime mire espansionistiche dei romani. Quanto alla biodiversità, flora e fauna presenti pure sono di tutto rispetto e annoverano specie anche rare, che trovano rifugio e tranquillità negli ambienti del parco. Di istrici, tassi e naturalmente cinghiali e volpi non è raro rinvenire le tracce. Rapaci caratteristici degli ambienti boschivi come il nibbio bruno, la poiana, il falco pecchiaiolo si affiancano ad altri ad abitudini rupicole, quali il gheppio ed il raro lanario. Salamandrine dagli occhiali, testuggini d’acqua, rane dalmatine sono tra i protagonisti dell’erpetofauna, mentre le acque del Treja ospitano tra gli altri il barbo, il vairone, il ghiozzo di ruscello. Valle del Treja regional park The Treja River, a tributary of the Tiber River, rises from the Monti Sabatini. Along its course a regional park was established in 1982 which extends for 628 hectares. The boundaries of the park include the areas along both river banks up to a few hundred meters inland and then widen in its central area where the hills of Pizzopiede and Monte Li Santi, just south of Calcata, are included. At this point two streams flow into the Treja River, the Mola and the Selva, which at times flow between the gorges with their vertical walls. The historic centers of Calcata and Mazzano are the main historical-artistic attractions of the park. They both date back to the Middle Ages and are splendidly integrated into the landscape. Several necropolises have been found. The most important one is thought to be related to the ancient Faliscan center of Narce. Flora and fauna are abundant in the heavily wooded area of the park. It is not uncommon to come upon traces of porcupines, badgers, and more often of boars and foxes. Birds of prey common to wooded areas such as black kite, common buzzards, honey buzzards live side by side with other birds of prey that live in rocky areas such as the common kestrel and the rare lanner falcon. Amphibians and reptiles include the spectacled salamander, water turtles, and agile frogs whereas the waters are home to barbel, telestes, and the Italian freshwater goby. Itinerario del Lazio etrusco Da Sutri a Capranica lungo la via Cassia Provenendo dalla provinciale di Mazzano Romano, la doppia carreggiata della Cassia – larga e a doppia corsia - pare quanto di meno adatto per gustarsi il panorama lungo un itinerario turistico come questo. E in effetti, pochi chilometri dopo, è giusto con la coda dell’occhio che si riesce a cogliere lo specchio d’acqua quasi circolare del lago di Monterosi. Occupa un cratere minore legato all'antica attività vulcanica sabatina, del diametro di circa 600 metri e con una profondità massima di 6. Per la sua importanza naturalistica è stato individuato come Sic, sito d’importanza comunitaria. Il tarabusino, il martin pescatore, il tritone crestato sono tra le specie animali presenti più significative; mentre tra le piante vanno segnalate la splendida ninfea bianca e la più rara porracchia dei fossi (Ludwigia palustris), piccola pianta acquatica dal fusto strisciante. I libri di storia – ed oggi i motori di ricerca sul web - citano inoltre il lago di Monterosi in occasione di un incontro che ebbe luogo sulle sue sponde tra papa Adriano IV e Federico Barbarossa, il 9 giugno 1155. In paese sorgono una chiesa del Cinquecento, col campanile in facciata, e il Palazzo Cardinalizio. Più avanti la carreggiata della consolare si restringe e il paesaggio si fa più interessante. 43 Itinerario del Lazio etrusco Sutri Capranica Tra i noccioleti ci avviciniamo a Sutri e dopo una curva appare la splendida sequenza di tombe scavate nel tufo che segue la strada e precede il celebre Anfiteatro, uno dei più suggestivi monumenti antichi del Lazio. Scavato interamente nel tufo, è di dubbia datazione: secondo alcuni archeologi sarebbe d’età etrusca, secondo altri d’età romana e precisamente risalente al periodo tardo-repubblicano oppure imperiale. In origine doveva essere arricchito da un coronamento finale di colonne, statue e nicchie, ancora oggi in parte riconoscibili lungo il perimetro della parete circostante. Organizzato su pianta ellittica con tre ordini di gradinate alle quali si accedeva attraverso un funzionale sistema distributivo, poteva contenere oltre novemila persone. Passata la cavea dell’anfiteatro e la chiesa della Madonna del Parto, dopo una curva a sinistra una stradina non segnalata conduce ai piedi della diruta Torre degli Arraggiati. La Torre degli Arraggiati E’ il primo antico edificio che si incontra da Viterbo sull’antico tracciato della via Cassia, anche se ridotto in ruderi. Detta anche Torre di San Paolo, in origine era la torre campanaria dell’omonima chiesa con attiguo convento, che ospitò i frati dell’ordine dei Carmelitani. Questi, provenienti dalla Sicilia e cioè da un luogo assai distante da quello di destinazione, furono per questo motivo denominati localmente come “arrabbiati” che in dialetto siciliano si dice “arraggiati”. Eretta tra il XII e il XIII secolo, la torre è a pianta rettangolare, con struttura portante in blocchi squadrati a mano in pietra 44 Itinerario del Lazio etrusco Sutri Capranica tufacea e malta di calce e pozzolana. Il suo portale è a triplici archi ogivali acuti e concentrici con nervature multiple poggianti su pilastrini con capitelli a fogliami. Alle spalle del rudere, tra la vegetazione incolta si possono intravedere i resti di cortine murarie, forse relative ad un sistema di difesa che sorgeva nel punto di passaggio della via Cassia la quale attraversava longitudinalmente il soprastante pianoro. La torre è anche una delle ultime tracce dell’antico abitato del borgo medievale di Sutri, messo a ferro e fuoco da Nicolò Fortebraccio nel 1433 e completamente distrutto da un’alluvione nel 1493. Dovevano esservi presenti diversi edifici simili alla torre come chiese, ospizi, pensioni e laboratori artigiani, tra la Porta San Pietro e l’anfiteatro per tutta la lunghezza della vallata. Altra testimonianza dell’illustre passato di Sutri – che un tempo si chiamava Suteria – si tratta della torre campanaria della chiesa di San Paolo, ora scomparsa. Voltandosi, da qui si gode di uno splendido panorama sulla cittadina col borgo dominato sulla destra dall’elegante campanile romanico del duomo. Porta d’Etruria: fu lo storico romano Livio a definirla così. Città di cerniera tra il mondo etrusco e quello falisco, Sutri sorse in epoca anteriore al VI sec. a.C. Nel centro storico la visita va iniziata proprio a partire dalla cattedrale, consacrata da papa Innocenzo III nel 1207: al suo interno sono numerose le opere d’arte da ammirare, a cominciare dal pavimento cosmatesco della navata centrale e da una preziosa tavola raffigurante un Cristo benedicente del sec. XIII. Tra piazze e vie si notano palazzi e fontane, antiche case che mostrano bifore e portoni decorati, chiese. Alcune rovine segnalano accanto all’ingresso della Villa Staderini (Villa Savorelli), di proprietà comunale, il castello detto di Carlo Magno, così denominato per un presunto soggiorno dell’imperatore in questo luogo (in realtà la fortezza è databile al XIII sec.). La Villa Savorelli a Sutri La sua costruzione risale ai primi anni del Settecento ad opera della famiglia dei marchesi Muti-Papazzurri. Passata in proprietà ai conti Savorelli, quindi agli Staderini, venne alfine acquistata dal Comune di Sutri. A pianta rettangolare, la villa prospetta con la facciata principale sul grande ed elegante giardino che occupa la fascia meridionale del pianoro. 45 Itinerario del Lazio etrusco Sutri Capranica Si tratta di un giardino all’italiana, con siepi di bosso a labirinto secondo i canoni dell’epoca, impreziosito da una fontana in peperino con vasca circolare. E’ aperto al pubblico. Ripresa la Cassia, curva dopo curva si segue il corso del fosso Promonte in un fondovalle incassato. Quasi all’improvviso compare Capranica. La strada passa prima sotto la rupe del paese, poi con un paio di tornanti si alza e raggiunge il livello del paese. Dalla piazza Garibaldi si entra nel centro storico, in realtà preceduto da un arco d’ingresso dopo un ponte alla fine del corso Francesco Petrarca: si chiama così in onore di un soggiorno del poeta tra il dicembre del 1336 e il gennaio 1337, ospite di Orso degli Anguillara. Rifatto nel Settecento, il duomo ha la facciata incompiuta e il campanile romanico dall’insolita cuspide. Da visitare è anche la chiesa di San Francesco, con all’interno il gotico sepolcro dei fratelli Francesco e Nicola Anguillara, morti nel Quattrocento. Lasciato il paese e ripresa la Cassia, subito c’è un bivio in discesa a sin. per Bassano Romano dove si svolta, per arrivare in breve a Capranica Scalo. Arco d'accesso al centro storico di Capranica 46 The Itinerary of Etruscan Lazio From Sutri to Capranica along Via Cassia Coming from the Mazzano Romano provincial road, the Via Cassia – wide and two lanes in both directions- seems to be the least suitable road to enjoy the view along a tourist itinerary such as this. In fact, just a few kilometers ahead out of the corner of your eye you can barely see the almost circular Monterosi Lake. It occupies a minor crater linked to the ancient activity of the Sabatini volcano and has a diameter of about 600 meters and its maximum depth is six meters. Due to the importance of this nature area, it has been selected as a Site of Community Importance by the European Union. Farther ahead the consular road narrows and the landscape becomes more interesting. Driving through hazelnut groves we approach Sutri. Along the road, after a curve, we see the splendid sequence of caves hollowed out of the tuff before reaching the famous Amphitheater, one of the most fascinating ancient monuments of Lazio. This amphitheatre was completely hollowed out of the tuff and its age is uncertain: some archeologists think that it was built by the Etruscans and others think that it was built by the Romans. It is elliptical in shape with three orders of tiers and had an efficient system of corridors and stairs which allowed the public swift access and exit. It could hold over nine thousand spectators. Once you go past the “cavea”, the seating area, of the amphitheatre and the church of the Madonna del Parto, after a curve an unmarked road to the left leads you to the foot of the ruins of the Torre degli Arraggiati, which was once the bell tower of the church of San Paolo which no longer exists. In the historic center of Sutri the cathedral is well worth visiting and it still has its Cosmatesque floor in the central nave and a valuable painting on wood depicting a Benedictory Christ from the 13th century. Among the squares and streets you can see noble buildings and fountains, ancient dwellings with mullioned windows with two lights and decorated doors, and churches. Next to the entrance to Villa Staderini (Villa Savorelli) which is owned by the municipality, there are the ruins of the so-called “Charlemagne” castle. Supposedly the emperor spent some time here, but in reality the fortress is datable to the 13th century. Get back on to Via Cassia and curve after curve you will reach Capranica. From Piazza Garibaldi you can enter the historic center at the end of Corso Francesco Petrarca (it is called this in honor of the poet’s stay in 1336-37 while he was the guest of Orso degli Anguillara). The cathedral was restored in the 1700’s but its facade is unfinished and its Romanesque bell tower has an unusual spire. The church of San Francesco is also worth visiting. The Gothic tomb of the brothers Francesco and Nicola Anguillara who died in the 1400’s is located inside this church. After you leave the town and are back on Via Cassia, almost immediately there is a downhill intersection to the left which leads to Bassano Romano. Turn onto this road and you will reach Capranica Scalo in a short time. 47 Il parco naturale Antichissima Città di Sutri E’ E’ una delle più piccole tra le aree protette regionali. Appena sette ettari, però ricchissime dal punto di vista archeologico le cui emergenze si fondono mirabilmente col paesaggio circostante. Il territorio del parco insiste sull’area subito a sud del centro storico e comprende lo scenografico anfiteatro, la necropoli, il mitreo e il giardino della villa Savorelli. Sconosciuto fino agli inizi dell’Ottocento, quasi completamente interrato e come tale destinato a colture agricole, l’anfiteatro fu parzialmente riportato alla luce tra il 1835 e il 1838 ad opera della famiglia Savorelli. Interamente ricavato nel tufo della collina, risale probabilmente all’epoca romana tra la fine del II sec. a.C. ed il I sec. d.C. Quanto alla necropoli, situata tuttora a ridosso della via Cassia che correva ad una quota notevolmente più bassa dell'attuale, costituisce uno degli esempi più rilevanti di raggruppamento di tombe d’età romana scavate nel tufo. Oggi ne sono visibili complessivamente 64, interamente ricavate nella parete tufacea e spesso parzialmente interrate. La Cappella di Santa Maria del Tempio o Cappella dei Cavalieri di Malta, adibita oggi a Centro servizi del parco (gli uffici sono invece a Villa Savorelli), presenta una struttura tipicamente rinascimentale con pochi fregi e decorazioni esterne (XV sec.). Infine nel perimetro del parco ricade anche un monumento unico, cioè il Mitreo. Si tratta di una struttura costituita da tre tombe interamente scavate nel tufo e poi congiunte, trasformate nel I sec. a.C. in luogo di culto del dio persiano Mitra. Al centro del pavimento è ancora visibile la fossa per la raccolta del sangue del toro, sacrificato durante le cerimonie rituali. Trasformato in chiesa nel periodo cristiano, con la denominazione di Madonna del Parto, presenta oggi affreschi e decorazioni sulle pareti. Nonostante la limitatezza della sua estensione, il parco comprende una certa varietà di ambienti che ospitano dalla macchia con leccio, orniello, fillirea e viburno sulle ripide pareti vulcaniche meglio esposte, a tratti di bosco mesofilo con cerro, roverella, acero, carpino e castagno o di bosco "umido" con nocciolo, pioppo e salice. Abbondanti le felci, e tra queste la capelvenere, la felce aquilina, l’asplenio, la scolopendria e la felce maschio. Tra gli animali, lasciano segni di presenza istrici, volpi e faine ma anche barbagianni e biacchi. Antichissima Città di Sutri nature park This is one of the smallest protected regional areas. It is just barely seven hectares but has many archaeological ruins that blend in wonderfully with the surrounding landscape. The park territory stands on an area immediately to the south of Sutri’s historic center and includes the spectacular amphitheater, the necropolis, the “Mithraeum”, and the garden of Villa Savorelli. The presence of the amphitheater was unknown until the early 1800’s since it was almost completely buried and so was used for agriculture. It was partially uncovered between 1835 and 1838 by the Savorelli family. The Roman era necropolis, still located next to the Via Cassia whose roadway was much lower than it is now, includes 64 tombs that can currently be visited. The Chapel of Santa Maria del Tempio is now used as the park visitor center. Along the edge of the park there is a unique monument, the Mithraeum. This was an ancient place of worship of the Persian god Mithras which was transformed into a church during Christianity and is now the Madonna del Parto church. Despite its small size, the park includes several species of flora and in particular, many types of ferns including black maidenhair fern, bracken, spleenwort, monarch fern, and the male fern. Among the fauna, there are signs of porcupines, foxes and martens as well as barn owls and green whip snake. Itinerario del Lazio etrusco Da Capranica a Vetralla Da Capranica Scalo, al primo bivio sulla destra si svolta in direzione Vejano. Oltre i binari del treno, la stradina serpeggia piacevolmente tra lembi di bosco, prati, fossi. Dopo alcuni piccoli stagni, seguendo una segnalazione sulla destra si prende a seguire una sterrata che conduce in breve alla sorgente di Acqua Forte. Quella che vi sgorga è acqua ferruginosa e leggermente frizzante, utilizzata per le proprietà terapeutiche. Tornati sull’asfalto, pochi chilometri più avanti si raggiungono Vejano e la statale Claudia-Braccianese. Di fondazione etrusca, denominato dai romani Vicus Vejanus, il paese sarebbe stato fondato dai profughi di Veio distrutta da Roma nel 396 a.C. In ogni caso il recente ritrovamento di alcune ceramiche della media e recente età del Bronzo nel borgo attesta la frequentazione del sito sin dal XVII secolo a.C. Oggi il paese, che durante l’ultima guerra mondiale subì un violento bombardamento, ha una struttura urbanistica in parte moderna e in parte medievale. Palazzi e torri testimoniano dei passaggi di proprietà delle diverse famiglie nobili nel corso dei secoli, dagli Anguillara ai Della Rovere, dagli Orsini agli Altieri. All'ingresso del vecchio borgo sorge la Cappella gentilizia dei Santacroce, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane (1483-1546), architetto dei Farnese: all'interno sono i sepolcri di alcuni membri del casato, cui è pure intitolata la Rocca o Castello, struttura cinquecentesca a tre torrioni circolari accorpati all'edificio centrale a pianta 51 Itinerario del Lazio etrusco Capranica Vetralla triangolare, forse fatta erigere a fine Quattrocento da papa Alessandro VI. All'età romana imperiale, invece, appartiene una grandiosa villa in località Fontiloro. Dalla statale una deviazione porta in poco tempo a Barbarano Romano. Il paese sorge su un pianoro tufaceo di forma triangolare, protetto per due lati dal torrente Biedano e da un suo affluente, per il terzo da imponenti mura d’età medievale. L’ingresso è per la maestosa Porta Romana, un tempo dotata di ponte levatoio. In epoca romana passava di qui il tracciato della via Clodia, in parte riportato alla luce negli anni Ottanta. Tra vicoli e piazze da vedere c’è il Museo archeologico, che espone reperti in buona parte provenienti dalla vicina necropoli di San Giuliano, come il corredo della tomba Cima con vasi attici a figure nere di provenienza greca. Ed è proprio la necropoli il maggior motivo di interesse, il cuore del parco naturale regionale di Marturanum. La necropoli di S.Giuliano Secondo gli archeologi, nessuna necropoli etrusca conosciuta presenta una varietà e ricchezza di tipi sepolcrali come San Giuliano. Risalente ai secoli VI-VII a.C., sorge sui fianchi di una rupe tufacea occupata da un insediamento stabile già durante il Villanoviano recente (alla fine dell’VIII secolo a.C.). Ma è durante il VI secolo a.C. che la città di Marturanum conobbe il massimo splendore, favorita dalla sua posizione naturalmente fortificata sulla via che da Cerveteri conduceva a Orvieto, fino a diventare l’avamposto della potente Tarquinia verso Roma. Tagliando il pianoro subito oltre la staccionata, 52 Itinerario del Lazio etrusco Capranica Vetralla dove sorge anche la piccola chiesa medievale di San Giuliano anch’essa in tufo, si giunge ad un punto panoramico affacciato sul sottostante vallone. Qui le prime tombe visitabili, bellissime, sono il Tumulo del Caiolo e le tombe cosiddette dei Carri e dei Letti. Poi seguendo il sentiero che scende nel vallone s’incontrano via via le altre, a partire dalle tombe dette Palazzine, senza mancare di osservare il solitario ambiente del fosso che scorre tra felci e sotto le chiome degli alberi. Una tabella segnala la tomba più monumentale, quella della Regina, con la facciata alta dieci metri, mentre la non lontana tomba del Cervo presenta sopra una gradinata laterale una singolare scultura a bassorilievo: rappresenta la lotta tra un cervo e un lupo ed è stata scelta dal parco come logo stilizzato dell’area protetta. Tornati all’ingresso del paese, si trova il Museo naturalistico del parco con attiguo centro visite. Al bivio poco più avanti, in corrispondenza del cimitero, viene poi segnalata una necropoli etrusca: è appunto quella di San Giuliano, per raggiungere la quale occorre percorrere la strada per alcuni chilometri arrivando alla segnalata area del Caiolo. Si tratta di un’area attrezzata dal parco con parcheggio e panchine, fontana, gabbiotto in legno che funziona da punto informativo. Da qui a piedi si effettua la visita alla straordinaria necropoli, con decine di tombe disseminate sul bordo del pianoro e sui fianchi della sottostante forra. Dopo il Caiolo si riprende la strada asfaltata verso sinistra, ed in breve si è ad un bivio dove andando a destra raggiungiamo Vetralla, anzi prima la sua frazione Pietrara dov’è un bellissimo querceto attrezzato con aree picnic. 53 The Itinerary of Etruscan Lazio From Capranica to Vetralla From Capranica Scalo, at the first intersection on the right, turn in the direction of Vejano. On the other side of the railway tracks, the road winds pleasantly through patches of woods, meadows, streams. After you go past some small ponds and following the signs, turn right on a dirt road which in a short time reaches the Acqua Forte spring. The water of this spring is ferruginous and slightly sparkling and is used for its therapeutic properties. When you get back onto the paved asphalt road, just a few kilometers ahead you reach Vejano and the Claudia-Braccianese state highway. Vejano was probably founded by the Etruscans when the refugees from Veio settled there when Veio was destroyed by Rome in 396 B.C. The Romans called it Vicus Vejanus. Vejano was heavily bombed during World War II and it is now partially modern and partially medieval. Noble buildings and towers bear witness to the handing down of ownership among the various noble families over the centuries, from the Anguillara family to the Della Rovere family to the Orsini family to the Altieri family. From the state highway take a turnoff that brings you in a short time to Barbarano Romano. The city rises on a triangular shaped tufaceous plateau which is protected on two sides by the Biedano stream and one of its tributaries. On the third side it is protected by its imposing medieval walls. You enter the town through its majestic gate, Porta Romana, which at one time had a drawbridge. During Roman times Via Clodia passed through here and in the 1980’s part of the paving was discovered. While walking along the streets and squares you can see the Museo Archeologico which displays finds mostly from the nearby necropolis of San Giuliano such as the tomb furnishings of the Cima tomb with black-figured Attic vases of Greek origin. The necropolis is the main point of interest in the heart of Marturanum nature park. When you return to the town entrance, you can find the nature museum of the park with its adjacent visitor center. Just a short distance ahead at an intersection near the cemetery there is a sign for an Etruscan necropolis. This is the San Giuliano necropolis and you have to drive along the road for several kilometers until you reach the marked area of Caiolo. Caiolo is a park that has a parking lot, benches, a fountain, and a little wooden building used as an information center. From this point you have to walk to see the extraordinary necropolis with dozens of tombs scattered along the plateau and along the edges of the gorge below. From Caiolo get back onto the paved road and go left and in a short time you will reach an intersection where you turn right to reach Vetralla. Actually, first you reach the village of Pietrara where there is a beautiful oak grove equipped with a picnic area. tombe etrusche della Necropoli di San Giuliano 54 Il parco naturale di Marturanum I stituita dalla Regione Lazio nel 1984, l’area protetta si estende per 1240 ettari nella parte più meridionale del viterbese nel territorio dei Comuni di Barbarano Romano e Blera. L’origine del territorio è prevalentemente vulcanica, incontrandosi qui i tufi emessi dall’antico apparato vicano con le argille e i calcari marnosi (dai geologi questa roccia è definita flysch) del comprensorio dei monti della Tolfa. Il settore più settentrionale del parco è caratterizzato da profondi valloni scavati nel tufo dal fiume Biedano e dai suoi affluenti. E’ il regno della vegetazione igrofila, e comunque di piante caratteristiche dei climi umidi e freschi come nocciolo, pioppo bianco e nero, salice, ontano. Nel sottobosco abbondano le ortiche, il farfaraccio, 1'edera ma soprattutto le felci: dalla lingua cervina allo Scolopendrium, alla bella Osmunda regalis, appartengono a specie numerose e colonizzano tanto le sponde dei fossi che l’apertura delle tombe etrusche. Più a meridione si trova invece un’ampia zona collinare, che degrada verso il corso del torrente Vesca, affluente del Mignone. Qui la migliore insolazione e i calcari marnosi e argillosi sono alla base di paesaggi ben differenti, cioè ampi pascoli cespugliati utilizzati dal bestiame brado e caratteristici della campagna maremmana. S’incontrano querce come il leccio, la roverella, il cerro con un sottobosco fitto e intricato dov’è frequente la presenza di specie come l’agrifoglio, lo stracciabrache, il lentisco e, nelle radure e ai margini delle macchie, orchidee selvatiche in buona varietà. Il popolamento animale non è più ricco come un tempo, ma rimane abbastanza diversificato. Tra i mammiferi, non è difficile rinvenire i segni di presenza dell’istrice, del tasso, dell’ormai ubiquitario cinghiale: si tratta di volta in volta di aculei, peli, feci, impronte nel terreno umido. Specie ancora più delicate e dunque utilizzate come indicatori ecologici sono anfibi quali la salamandrina dagli occhiali oppure crostacei come granchi e gamberi di fiume. Nelle zone aperte lo scenario mura radicalmente. I campi sono l’habitat ideale di passeriformi sempre più rari come la calandra, o delle più comuni allodola e cappellaccia, mentre tra i rapaci si possono osservare albanelle minori, il biancone, il nibbio reale. Cervone e testuggine comune sono tra i rettili censiti, ma è senz’altro più facile l’osservazione della volpe, oggi il mammifero predatore più diffuso del Lazio. particolare del tufo rosso a scorie nere della Necropoli di San Giuliano Marturanum nature park The Marturanum protected area is spread over 1240 hectares in the southernmost part of the Viterbo province. The northernmost part of the park has deep valleys hollowed out of the tuff by the Biedano stream and its tributaries. The undergrowth of the woods is covered with nettles, butter-burr, and ivy but above all with ferns. Further south there is a large hilly area which slopes down to the Vesca stream, a tributary of the Mignone River. Here the nature of the landscape is very different because it receives better sunlight and rests on calcium carbonate muds and argillaceous limestone. There are large pasture areas with shrubs, characteristic of the Maremma countryside, which are used by the free-range cattle. There aren’t as many animals in this area as there were in the past but there is still a rather large number of species. Among the mammals, it’s not unusual to see signs of porcupines, badgers, and the ubiquitous boar. Species which are more delicate and are environmental indicators are amphibians such as the spectacled salamander or crustaceans such as river crabs and crayfish. In the open areas, the fields are the ideal habitat for Passeriformes which are ever more rare such as the calandra lark or the more common skylark and crested lark whereas among birds of prey you can see short-toed eagles, Montagu’s harrier, and red kite. The most common reptiles found are the tortoise and the four-lined snake but it is certainly easier to see a fox than these animals since the fox is the most widespread predator in Lazio. Itinerario del Lazio etrusco Da Vetralla a Canino Vetralla è una località in espansione, come attesta il trafficato ingresso lungo la Cassia alla parte nuova dell’abitato e alla sua frazione Cura. Nel centro storico la chiesa di San Francesco, dalla semplice facciata e con l’interno a tre navate e pavimento cosmatesco, conserva le forme romaniche della fondazione (XI secolo). Lungo la strada per Monte Romano una deviazione sulla destra porterebbe alla necropoli rupestre di Norchia, tra le più interessanti del Lazio. Il nostro itinerario ci porta invece a lasciare Vetralla sempre lungo la via Cassia, andando a sinistra per una deviazione in direzione Tuscania. Si tratta della provinciale Vetrallese, piacevolmente tranquilla, prima tra oliveti e poi – passata la superstrada per Viterbo - in una bella campagna ondulata con lembi di querceti, coltivi e pascoli. Ecco, va osservato che qui il nostro itinerario cambia volto. Da Vetralla in poi si può dire che ci lasciamo definitivamente alle spalle Roma e il suo influsso, il traffico di auto e camion lungo le statali, i nuovi quartieri di località trovatesi a dover fronteggiare negli ultimi anni – con non poche difficoltà – l’assalto dei nuovi residenti in fuga dalla città. Da qui in avanti i paesaggi si faranno quindi più solitari, i centri abitati più compatti, le campagne vere aree verdi destinate ad agricoltura, allevamento, talvolta ai tratti più naturali di un’area protetta. Sempre seguendo la provinciale superiamo quindi un fosso in prossimità del bivio per il Castello di Salce, distrutto nel XIII 57 Itinerario del Lazio etrusco Vetralla Canino secolo dai romani in guerra coi viterbesi, e ci avviciniamo a Tuscania. Della cittadina la prima cosa che si vede - ed è uno spettacolo - è una delle torri medievali che sorgono accanto alla chiesa di San Pietro. Poco più avanti lungo la strada si trova l’accesso alla necropoli etrusca di Sasso Pizzuto, una delle numerose che sorgono intorno a Tuscania e i cui tesori sono oggi custoditi nell’interessante Museo archeologico cittadino. Si passa quindi il ponte sul fiume e si entra in città dopo essere passati accanto alla splendida Santa Maria Maggiore, l’altra delle due grandi chiese extraurbane di Tuscania. Cattedrali romaniche Erette nell’VIII secolo ma ultimate solo nel XIII, sono due dei più importanti esempi di architettura romanica dell’Italia centrale. Di Santa Maria Maggiore, la prima che si incontra salendo all’acropoli dove sorgono entrambi, va ammirato soprattutto il portale centrale, fiancheggiato da leoni e riccamente decorato da bassorilievi. Sulla cima del colle davanti a uno spiazzo erboso, chiuso da due torri e da un arco, San Pietro mostra in facciata rosone d’influenza umbra, portale strombato e galleria di archetti a tutto sesto. Ma a fare la differenza è il contesto: perché è la cornice paesistica il vero unicuum di tante bellezze del Bel Paese. Anche a Tuscania. La strada quindi sfila lungo le imponenti mura, ben conservate per lunghi tratti, poi in centro si seguono le indicazioni per Arlena di Castro. Naturalmente è vivamente consigliata una sosta per visitare i numerosi punti d’attrazione, che fanno di Tuscania una delle cittadine più belle ed interessanti dell’intero Lazio. Tra i monumenti da non perdere citiamo almeno le chiese 58 Itinerario del Lazio etrusco Vetralla Canino di Santa Maria della Rosa, San Silvestro e Sant’Agostino nonché il Duomo, ma non mancano scorci su torri e palazzi, come pure tratti dell’antica via Clodia con l’originale basolato. Tradizionalmente fondata dagli etruschi su sette colli, così come Roma, Tuscania ha un passato illustre che la portò anche, nel Trecento, a un tentativo di ribellione dei riguardi del dominio papale: e Bonifacio VIII volle per questo mortificarla, assegnandole quel nome di Toscanella che restò in auge fino al 1911. Sono otto i chilometri che la provinciale Caninese supera per giungere ad Arlena, arroccata su uno sperone sui cui muraglioni artificiali di sostegno vive una numerosa colonia di taccole. Il paesino è davvero piccolo e nel suo minuscolo centro si possono visitare alcune chiese e i resti della rocca: fuori, una pompa di benzina e un ufficio postale sono i crocevia di un microcosmo dove i rari turisti in transito fanno ancora notizia. A Tessennano, cinque chilometri più avanti, le cose non cambiano. La strada arriva all’arco di ingresso del borgo, poi prosegue con una svolta passando accanto alla rocca di tufo del paese. Da qui passava la via Clodia, e più tardi vi sorse una stazione di posta. Oggi le auto sfilano curva dopo curva senza fermarsi fino alla vicina Canino, senza dubbio la località più movimentata dell’area. Conosciuta attualmente per la produzione di un olio extravergine di oliva DOP, nella principale piazza De Andreis sorgono la collegiata e una fontana monumentale. Uscendo dal paese in direzione Montalto di Castro-Vulci-Aurelia, s’incontrano le numerose insegne dei frantoi. Tra novembre e dicembre, ogni anno a Canino hanno luogo le manifestazioni Sagra dell’Olivo e Frantoi aperti con degustazioni varie, mostre d’arte e spettacoli, concerti, lavorazioni della ricotta, presentazioni di libri. Veduta delle chiese di San Pietro e Santa Maria Maggiore dall'abitato di Tuscania 59 The Itinerary of Etruscan Lazio From Vetralla to Canino From Vetralla, along the road to Monte Romano a turnoff on the right hand side of the road would take you to the rupestrian necropolis of Norchia, one of the most interesting ones in Lazio. Instead our itinerary entails leaving the town of Vetralla behind us as we drive along the Via Cassia and then taking a turnoff to the left in the direction of Tuscania. We are now on the Vetrallese provincial road which is pleasantly calm. First you drive through olive groves and then after you pass the expressway for Viterbo, you drive along through beautiful countryside with patches of oak groves, cultivated fields and pastures until you reach Tuscania. The first thing you see about the town- and it’s truly spectacular-is one of the medieval towers that stand beside the church of San Pietro. A little further ahead along the road there is the entrance to the Etruscan necropolis of Sasso Pizzuto, one of the many necropolises that are near Tuscania. Their treasures are displayed in the interesting archaeological museum. Then you go over the bridge above the river and you enter the town after you have driven past the splendid church of Santa Maria Maggiore which is the other church that is outside the town walls of Tuscania. Now the road goes past the well preserved imposing city walls. Once you are in the center follow the directions for Arlena di Castro. Naturally, we highly recommend stopping in Tuscania to visit its many interesting monuments which make Tuscania one of the most interesting towns in all of Lazio. Among the monuments that are well worth visiting, there are the superb Romanesque cathedrals of Santa Maria Maggiore and San Pietro as well as the churches of Santa Maria della Rosa, San Silvestro and Sant’Agostino and of course the Duomo. Drive along the Caninese provincial road for eight kilometers until you reach Arlena. It is a fortified town perched on a rocky outcrop whose man-made supporting walls host a large colony of jackdaws, a kind of crow. It is a small town and you can visit some interesting churches inside its tiny historic center and the ruins of the fortress. Outside the little town there is a gasoline station and a post office which are the crossroads of a microcosm where the few tourists who come by still create a stir. At Tessennano, five kilometers ahead, the situation is the same. The road arrives at the arch which is the town entrance and then continues and after a bend in the road it goes past the tuff walls of the fortress. The Via Clodia passed through here and later on it became a horse relay station. Today cars drive by quickly, curve after curve, without ever stopping until they reach nearby Canino which is the liveliest town in the area. It is best known for its extra-virgin olive oil to which the European Community has granted the quality label PDO (Protected Designation of Origin), which ensures that only products genuinely originating in that region are allowed in commerce as such. In the main square, Piazza De Andreis, there are the collegiate church and a monumental fountain. As you leave the town and head in the direction of Montalto di Castro-Vulci-Aurelia, you can see many signs for oil mills. 60 La riserva naturale di Tuscania I stituita nel 1997, comprende una serie di pianure alluvionali con allevamenti estensivi e lembi di boschi e macchia mediterranea. Protagonista del paesaggio è il Marta, fiume emissario del lago di Bolsena che sfocia nel Tirreno presso Tarquinia. L’area protetta si estende su 1901 ettari lungo il suo corso, e comprende lo stesso centro storico di Tuscania oltre ad oliveti e seminativi che interessano più di metà della superficie totale. E’ un territorio prevalentemente collinare, con quote che passano dai 224 m di San Savino nel settore settentrionale della riserva ai 170-190 m del centro urbano, fino ai valori minimi di 30-40 m lungo il fiume Marta e nelle zone più a sud. Campagne coltivate si alternano a forre e alla valle scavata nel tempo dal fiume e da alcuni affluenti, come il Traponzo e il Maschiolo. E sono proprio le fasce ripariali boschive lungo i corsi d’acqua ad offrire rifugio a una fauna ancora abbastanza diversificata. Nel territorio della riserva, infatti, è possibile osservare ad esempio specie di uccelli poco comuni o ormai decisamente rare quali il rigogolo oppure il lodolaio. Più frequenti specie come il martin pescatore, l’usignolo di fiume, il pendolino. Maggiormente legati ad ambienti aperti sono invece la ghiandaia marina, la cappellaccia, la calandra, la quaglia, l’albanella minore, mentre tra i mammiferi sono segnalati localmente l’istrice, il cinghiale e – forse – il gatto selvatico. L'attività degli antichi vulcani vulsino e vicano ha lasciato tracce di attività idrotermali, come alla sorgente solforosa dell'Acquaforte lungo il fosso dell'Acquarella. Quanto a ittiofauna, le limpide acque del Marta e dei suoi affluenti ospitano una discreta varietà di pesci, come la rovella, il vairone, la lampreda e il ghiozzo di ruscello, l’alosa, il barbo. Va sottolineato che il territorio della riserva coincide in parte con quello di due Siti d’importanza comunitaria (Sic) che interessano il fondovalle del Marta e la sughereta di Tuscania, un’area di circa cinquanta ettari ad est della cittadina che si può osservare in parte lungo la strada provinciale per Viterbo: qui il sottobosco è caratterizzato dalla presenza di asfodeli, stracciabrache, asparagi selvatici e una buona varietà di orchidee. Inoltre, poco più a sud dell’area protetta si estende su oltre 3700 ettari l’importante Zps (zona di protezione speciale) di Monte Romano. L'ente gestore della riserva naturale di Tuscania è la Provincia di Viterbo, in collaborazione con il Comune di Tuscania. Veduta di Tuscania Tuscania nature reserve The Tuscania reserve was established in 1997 and is made up of a series of flood plains with large pastures, patches of woods and Mediterranean scrub. The Marta River is the dominant feature of the landscape. It is an effluent that comes out from Lake Bolsena and flows into the Tyrrhenian Sea near Tarquinia. The protected area stretches over 1901 hectares along the Marta River and includes the historic center of Tuscania along with olive groves and cultivated fields which make up more than half of the total area. Cultivated fields alternate with gorges and with the valley created over time by the erosion of the Marta River and some of its tributaries such as the Traponzo and Maschiolo streams. The riparian strips of woods along the waterways are the areas that offer shelter to the many species of fauna. In the nature reserve many types of uncommon birds or very rare birds can be seen such as the golden oriole or the Eurasian hobby. More common species include the kingfisher, Cetti's Warbler and the penduline-tit. Species of birds that prefer open spaces include the European roller, the crested lark, calandra lark, common quail, and Montagu’s harrier. The most common mammals are the porcupine, the boar, and perhaps the wild cat. The clear waters of the Marta River and its tributaries are home to a wide variety of fish such as the Italian roach, telestes, river lamprey, Italian freshwater goby, barbel, and Twaite shad. Itinerario del Lazio etrusco Da Canino a Valentano Da Canino si seguono le indicazioni per la via Aurelia e Montalto di Castro, che conducono verso sud lungo la statale 312 Castrense. Dopo quasi cinque chilometri si giunge al cosiddetto complesso di Musignano, nascosto fino all’ultimo sulla destra della strada poco prima del bivio per Vulci. Il complesso comprende un grande edificio color rosso, con un arco bianco di accesso in pietra, i resti archeologici detti delle “Cento camere” e un vero e proprio castello che fu la dimora preferita dal fratello di Napoleone Luciano Bonaparte allorché ricevette da papa Pio VII nel 1814 il titolo di principe dei feudi di Canino e Musignano. Al successivo bivio, dove la strada conduce anche alle vicine terme di Musignano, si prosegue fino all’incrocio presso alcuni capannoni industriali dove si va a destra in direzione Farnese e Castro: dritto si andrebbe al parco di Vulci, a sinistra al mare. Tra gli scorci più singolari di questo lembo di Lazio, il ponte e l’abbadia di Vulci fanno oggi parte di un parco archeologico naturalistico di grande bellezza e una visita è d’obbligo. Riprendiamo la provinciale Doganella, questo il nome della nostra strada, che punta invece con decisione a nord avvicinandosi 63 Itinerario del Lazio etrusco Canino Valentano Fontana Farnesiana, Canino. a una collina tarlata in maniera evidente da una grande cava. Vi si estrae il macco, un calcare grossolano utilizzato come pietra da costruzione. Osservando da più vicino lo sbancamento si nota uno sperone di roccia risparmiato dalle macchine scavatrici: la ragione sta nel fatto che alla sua sommità sorgono i resti di un abitato preistorico denominato Poggio Olivastro, frequentato fin dal Neolitico. Si tratta di un insediamento con caratteristiche uniche nell'Italia centrale tirrenica, dove ricerche archeologiche hanno individuato oltre quattrocento buche, molte delle quali identificabili come alloggiamento di pali per capanne, canalette e pozzetti. Altre tracce sovrastanti hanno poi fatto ricostruire la presenza successiva di un abitato riferibile alla prima età dei Metalli. Inoltre, l'esame di alcune foto aeree eseguite durante l’ultimo conflitto mondiale dalla Royal Air Force (nel 1944) ha rivelato sul poggio la presenza di un fossato circolare, con un diametro di circa 90 metri e dal significato ancora oscuro, distrutto prima dai lavori agricoli e quindi dalle cave. Oltrepassato il borgo rurale di Roggi, al successivo bivio si svolta per Manciano. In un paesaggio solitario, chiuso davanti a noi dalle ultime colline boscose del Lazio che sorgono aldilà del fiume Olpeta seppellito dalla vegetazione, si raggiunge il Ponte San Pietro. Quel che oggi appare a uno sguardo distratto come un qualunque ponte, in realtà è un luogo carico di storia e suggestioni. Passava qui il confine tra Stato pontificio e Repubblica di Siena, lungo il fiume Fiora che scende dall’Amiata. Oltre tutto, la natura selvatica dei luoghi favorisce la presenza di numerose specie animali – il lupo, per citarne solo uno - certificata 64 Itinerario del Lazio etrusco Canino Valentano da alcuni siti di Natura 2000 (la rete di protezione della biodiversità dell’Unione europea). Affacciandosi dal ponte è possibile osservare bene le antichissime rocce metamorfiche su cui scorrono le acque del fiume, e pure poco più a monte l’arcata del vecchio ponte d’età rinascimentale ormai diruto. Nei dintorni, sono numerose le cavità carsiche e le necropoli d’età arcaica ma frequentate fino al Medioevo e oltre. Tornati sui propri passi fino al bivio che precedeva il ponte si va in direzione Farnese. Con l’Amiata e la sua caratteristica silhouette arrotondata all’orizzonte, chiaramente di origine vulcanica, si giunge a un rettilineo dove in corrispondenza di una croce di ferro si prende una stradina sulla destra, segnalata solo provenendo dalla direzione opposta. Porta ai resti di Castro, la città-fantasma capitale dell’omonimo ducato fondato dai Farnese nel Cinquecento. Neanche un chilometro più avanti c’è il bivio per Pitigliano, che però va ignorato. Nei pressi si trova un geotopo di particolare rilievo, il cosiddetto Crostoletto del Lamone. Sito d’importanza comunitaria (Sic) riconosciuto dall’Unione europea nell’ambito di rete Natura 2000, si tratta di un’area vasta circa quaranta ettari ricoperta da una crosta di travertino e dalle notevoli particolarità vegetazionali. Poco oltre, in corrispondenza dell’area di sosta del Lamoncello (con tabelle informative e fonte), ha inizio sulla sinistra della strada una grande estensione boschiva che ammanta di cerri e altre essenze un quadrilatero che arriva fino al confine toscano. Si tratta della Selva del Lamone, dal 1994 una delle più singolari e anche meno conosciute aree protette del Lazio. Tra i fantasmi di Castro Non palazzi in rovina entro un’area recintata, magari custodita. E nemmeno strade, piazze dove ricostruire – come in una Pompei più recente – la vita quotidiana ancora facile a immaginarsi tra case e botteghe. Per andare a scoprire quel che rimane di un’antica capitale dell’Alto Lazio occorrono fantasia e un pizzico d’avventura. Dallo spiazzo dove termina la strada che viene dalla FarnesePonte San Pietro, un sentiero segnato risale sulla destra la collina fino ai ruderi, sparsi nel sottobosco di una bella cerreta. Frammenti di decorazioni, parti di capitelli, la pavimentazione in cotto a lisca di pesce che emerge sotto il terreno e le foglie in quella che era la centrale piazza della Zecca raccontano, con molta immaginazione, l’intensa vita sociale e culturale che pulsava qui quattro secoli fa. Un passato oggi quasi 65 Itinerario del Lazio etrusco Canino Valentano insospettabile, camminando nel bosco tra i ciclamini e i pungitopo mentre i picchi s’inviano l’un l’altro i loro tambureggianti richiami territoriali. Con un po’ di tempo a disposizione, la visita a Castro va completata raggiungendo il corso dell’Olpeta sul fondovalle: dal parcheggio si prosegue a piedi lungo la stradina fattasi sterrata fino alla tomba della Biga, dove negli anni Sessanta del secolo scorso fu trovata da archeologi belgi la famosa biga con a fianco gli scheletri di due cavalli attualmente esposta al Museo nazionale etrusco di Viterbo. Per la discesa a destra si raggiungono le sponde dell’Olpeta, che si guada con attenzione (necessari gli stivali solo in periodi di piogge intense) per raggiungere poco più avanti l’imbocco della suggestiva via cava. Si tratta di una tagliata, strada letteralmente scavata nel tufo a scopo difensivo. Nel Lazio etrusco ve ne sono diverse e anche questa, pur dalle modeste dimensioni – ottanta metri di lunghezza e venti di altezza delle pareti di roccia – non delude quanto a fascino e atmosfera del luogo. Secondo alcuni autori qui transitava la via Clodia, storica via di comunicazione tra la Cassia e l’Aurelia, il cui tracciato a nord di Tuscania non è stato ancora univocamente delineato dagli studiosi. Poco prima del ponte sull’Olpeta, dov’è sulla sinistra l’accesso principale alla riserva, una stradina non segnalata conduce alla bella cascata del Salabrone. Quindi si sale a Farnese, che accoglie il visitatore con una pittoresca successione di cantine scavate nel tufo lungo la provinciale. Il paesino ha un’aria nobile, ariosa, più di quanto lasci supporre la sua piccola dimensione e popolazione. I palazzi, le arcate dell’acquedotto, il grande edificio della scuola elementare, tutto testimonia di un passato importante. Questa è infatti la piccola patria della nobile famiglia dei Farnese, che dette numerosi protagonisti – da papa Paolo III agli stessi duchi di Castro - 66 Itinerario del Lazio etrusco Canino Valentano alla storia dell’Italia centrale dal Medioevo fino al Settecento. Da vedere c’è innanzi tutto il Museo civico Ferrante Rittatore Von Willer, che prende il nome dall’archeologo (1919-1976) dell’Università di Milano che più investigò questi luoghi in anni recenti. Nato agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, con l’accorpamento della mostra sugli scavi dell’abitato protovillanoviano di Sorgenti della Nova con la mostra dei reperti medioevali e rinascimentali rinvenuti in alcuni butti del centro storico, il museo è stato riallestito nei primi anni del Duemila e attualmente ha pure le funzioni di centro visite della riserva naturale della Selva del Lamone. Ospitata nello storico Palazzo Chigi, la collezione mostra reperti che vanno dal paleolitico medio al tardo Rinascimento. Farnese inoltre ha diverse altre attrattive, dalla Rocca al palazzo Chigi-Ceccarini, dalle chiese del centro storico a quella campestre di San’Anna o Madonna della Cavarella: e, non ultimi, alcuni caseifici dove si producono ricotte e pecorino. Appena fuori dal paese una freccia sulla sinistra segnala la strada provinciale per Latera (che si pronuncia con l’accento sulla prima a). Si chiama SP Valle dell’Olpeta e tocca poco dopo l’omonimo fiume. Lungo un rettilineo due deviazioni portano a Valentano (sulla destra) oppure al lago di Mezzano (sulla sinistra). Lago di Mezzano Lo specchio d’acqua si raggiunge per la stradina che, fattasi subito sterrata ma ben percorribile, attraversa i campi assai piacevolmente. Questi i suoi numeri: una quota di 452 metri sul livello del mare, un diametro di 800 metri, un’area di 0,47 chilometri quadrati, una profondità di 30-40 metri. In fondo alla strada il lago compare sulla destra, tra i rami del bosco, dove alcuni sentieri scendono verso la sponda. Proseguendo in auto 67 Itinerario del Lazio etrusco Canino Valentano e andando al bivio in fondo alla discesa a destra si apprezza un bel panorama sul suo specchio azzurro, incastonato tra i boschi e i campi in uno scorcio di bucolica bellezza. Le spade di Mezzano Per una pura casualità nel 1972 sul fondo del lago di Mezzano, nel comune di Valentano, vennero rinvenuti due piccoli orci in ceramica databili all’età del Bronzo. Negli anni successivi ricerche condotte dalla Soprintendenza archeologica per I'Etruria meridionale hanno permesso di fare luce sull’esistenza su quei fondali di un vero e proprio abitato, formato da palafitte e risalente al III millennio a.C. Tra i materiali trovati spiccano alcuni oggetti in bronzo tra cui due spade. Una per forma e tipologia ha un solo eguale in Italia, l’altra per la scarsa durezza dovuta alla lavorazione ha portato gli studiosi a ritenerla non realizzata come arma ma piuttosto come offerta votiva. Tornati sui propri passi fino al bivio sulla provinciale, in fondo appare Valentano, sul margine sud-est della cinta calderica di Latera. Si tratta di una vasta conca di origine vulcanica, anticamente occupata dalle acque di un lago. Ed il suo è un orizzonte davvero singolare, unico in una regione come il Lazio che pure è le più ricche d’Italia quanto a paesaggi disegnati dalle attività eruttive. Il paese è di origini antiche, forse etrusche tanto per cambiare. Prima tra i domini di Viterbo, poi papali, venne cinto da mura e torri in parte tuttora conservate per opera di Martino V. Dopo la distruzione di Castro, nel 1649, divenne il capoluogo del Ducato dei Farnese. La storia del suo territorio è raccontata nell’interessante Museo di Preistoria della Tuscia ospitato nella Rocca Farnese, la cui collezione spazia da reperti fossili a ricostruzioni di tombe appartenute alla civiltà cosiddetta rinaldoniana, a materiali provenienti da un abitato palafitticolo presso il lago di Mezzano, a una sezione rinascimentale. Tra i monumenti più rilevanti vanno citati le porte di San Martino e Magenta, quest’ultima realizzata su disegno del Vignola, il Palazzo Comunale, la Collegiata le cui campane provengono dall’antica Castro: almeno il suono di un passato che non ritorna. 68 Itinerario del Lazio etrusco Canino Valentano La cultura di Rinaldone Gli archeologi chiamano così una facies o cultura dell’età del Rame – qualcosa come circa cinquemila anni fa – diffusa nell’Italia centrale tra le attuali Toscana, Lazio e Umbria. E il nome deriva da quello di una necropoli del viterbese, nel territorio di Montefiascone, scavata alla fine dell’Ottocento. Qui per la prima volta vennero riconosciuti i caratteri distintivi di tale civiltà, antecedente a quella villanoviana, legati in particolare alla produzione ceramica. Si tratta di vasi a fiasco con collo cilindrico, realizzati a impasto buccheroide (con superficie nero-lucida, come quella dei più tardi vasi etruschi). Dalle numerose punte di freccia in selce rinvenute nelle tombe, assieme ad asce in pietra levigata, pugnali e lance in rame, si è ipotizzata la relazione a una società di guerrieri. Particolari anche le stesse tombe, scavate nella roccia e chiuse da lastroni in pietra. 69 The Itinerary of Etruscan Lazio From Canino to Valentano From Canino follow the road signs for the Via Aurelia and Montalto di Castro which take you south along the SS312 Castrense state road. After about five kilometers you will reach the so-called Castello di Musignano, which remains hidden on the right side of the road until the last minute just shortly before the intersection for Vulci. It isn’t exactly a castle; it’s a large red building with a white stone archway which was the favorite residence of Napoleon’s brother, Lucien Bonaparte when in 1814 Pope Pius VII made him prince of the large estates of Canino and Musignano. At the next intersection, where the road also leads to the nearby hot springs of Musignano, continue on until you reach the intersection near some industrial buildings where you turn right and go in the direction Farnese and Castro. This provincial road leads north and approaches a hill whose surface is pockmarked by the activity of a large quarry. Here “macco”, a rough limestone used in construction, is extracted. As you look more closely at the excavation site, you can see one outcrop of rock spared by the excavators. This was spared because on its top there are the ruins of a prehistoric settlement called Poggio Olivastro, in use up to the Neolithic period. Once you have gone past the rural hamlet of Roggi, at the next intersection turn in the direction of Manciano. The solitary landscape is closed in front of us by the last wooded hills of Lazio which rise on the other side of the Olpeta stream, buried by vegetation. After a while you reach a bridge, Ponte San Pietro. What to a distracted glance seems to be just an ordinary bridge is really a place filled with history and fascination. The border between the Papal State and the Republic of Siena was here, along the Fiora River which flows down from Monte Amiata. The wilderness of this area favors the presence of many animal species - the wolf to mention just one - certified by some sites of Natura 2000 (the biodiversity protection network of the European Union). When you look out over the bridge you can clearly see the very ancient metamorphic rocks that the river flows over and just a little farther upstream, the archway of the old bridge built during the Renaissance period and now in ruins. In the surrounding area there are also some karstic cavities and ancient necropolises that however were used up to and beyond the Middle Ages. Turn around and go back to the intersection that was before the bridge and go in the direction of Farnese. With Monte Amiata and its characteristic rounded silhouette on the horizon, which is clearly of volcanic origin, you reach a straight road where you turn right onto a narrow road when you see an iron cross. It is marked only for those coming from the opposite direction. This road leads to Castro, the ghost-city of the eponymous duchy founded by the Farnese family in the 1500’s. Less than a kilometer ahead and there is the intersection for Pitigliano which you will just ignore. Nearby there is a geological site of particular importance called Crostoletto del Lamone. Just a little further ahead, you reach the Lamoncello rest area (with information panels and a fountain), here, to the left of the road, begins the large wooded area called Selva del Lamone, a protected nature reserve since 1994. 70 The Itinerary of Etruscan Lazio Farnese From here you can climb to Farnese which welcomes visitors with a picturesque succession of wine cellars hollowed out of the tuff walls along the provincial road. One of the things you must see is the Ferrante Rittatore Von Willer museum which is named after the archaeologist (1919-1976) of the University of Milan. He was the archaeologist who most thoroughly investigated these areas in recent times. The museum is housed in the historic Palazzo Chigi and displays finds that go from the Middle Paleolithic time period up to the late Renaissance. Farnese also has other attractions such as the Rocca (the fortress), Palazzo Chigi-Ceccarini, the churches of the historic center and the country churches of Sant’Anna and Madonna della Cavarella, and of course the various cheese factories that produce ricotta cheese and pecorino. Just outside the town an arrow on the left indicates the provincial road for Latera. Along the straight road there are two turnoffs that lead either to Valentano (on the right) or to Lake Mezzano (on the left). You can reach Lake Mezzano by taking the narrow road that almost immediately becomes a dirt road but is in good condition and it is a pleasant drive through fields. When you backtrack to the intersection on the provincial road you can see Valentano which is located on the south-east border of the caldera rim of Latera. This is a vast basin of volcanic origin, which in the past was a lake. The horizon here is truly singular, unique, even in a region like Lazio which is famous for its landscape created by volcanic activity. Valentano has ancient origins, perhaps Etruscan. First it was under the dominion of Viterbo, and then the Papal State. Pope Martin V had walls and towers built around it which are still partially preserved. After the destruction of Castro in 1649, Valentano became the chief town of the Farnese Duchy. The history of this area is told in the interesting Museo di Preistoria della Tuscia housed in the Rocca Farnese. Some of the most important monuments are Porta San Martino and Porta Magenta (the latter designed by Vignola), the Palazzo Comunale, the Collegiata whose bells come from the ancient town of Castro: at least we still have the sound from a past that will never return. 71 La riserva naturale Selva del Lamone stituita con legge regionale n.45/94, la riserva naturale Selva del Lamone occupa 2030 ettari nel territorio del Comune di Farnese, in provincia di Viterbo al confine con la Toscana. Ente gestore è il Comune di Farnese. Il Lamone è un bosco aspro e selvaggio, ricco di ammassi lavici, anfratti bui e siepi impenetrabili. Cresce su un vasto plateau lavico roccioso ed impervio che si presenta come un tavolato irregolare, allungato e debolmente inclinato in direzione S-O, marcato da alcuni rilievi rappresentati da antichi coni eruttivi cumuli di lava grigia (noti localmente con il nome di murce). Il paesaggio accidentato è inoltre segnato da molti crateri di collasso e da forre, che sono vestigia di condotti lavici ormai demoliti. Le eruzioni che hanno originato le lave sono avvenute nell'ultimo periodo di attività del cosiddetto vulcano di Latera (tra 158.000 e 145.000 anni fa) ed hanno sovrapposto i loro materiali su precedenti colate e su uno strato basale di arenarie, messe in luce dall’attività erosiva del torrente Olpeta. Sulle lave si sviluppa una foresta I Ponte San Pietro, Farnese. variegata, con residui di lecceta, mentre il piano dominante è dato da un bosco misto di latifoglie e, lungo la fascia settentrionale, dalla cerreta. Importanti sono alcuni lembi di faggeta, abbondantemente sotto quota. Molte sono le specie vegetali rare e protette, per le quali spesso il Lamone rappresenta una delle poche se non l’unica stazione del Lazio: tra le altre, l’asplenio settentrionale, il lupino greco, la veccia di Loiseleur. Anche la fauna è ricca ed interessante, spesso per la sua rarità. Comprende il lupo tra i mammiferi (attualmente a presenza non accertata); falco pecchiaiolo, biancone, succiacapre, occhione, ghiandaia marina, albanella minore, calandro e bigia grossa, tra gli uccelli; la testuggine comune ed il cervone, tra i rettili; il tritone crestato, l’ululone dal ventre giallo (con poche e vecchie segnalazioni) e la salamandrina dagli occhiali tra gli anfibi. Sulle murce le specie vegetali, soprattutto le essenze spinose (prugnoli, biancospini, rovi, stracciabrache), creano un intrico spesso impenetrabile che non poco ha contribuito alla creazione del mito di selva dantesca. Ricchissima è anche la stratificazione archeologica, dal paleolitico medio ai giorni nostri, con resti di necropoli, villaggi fortificati di vari periodi (età del Bronzo, periodo etrusco e medievale), fattorie e strade romane, pievi rurali, capanne di pastori e carbonai. La Selva del Lamone è percorsa da una serie di strade sterrate, che si sviluppano per circa 50 km e sono percorribili anche con l'automobile. Più complessa e lunga è la rete dei sentieri, alcuni dei quali sono stati destinati ad uso turistico. Selva del Lamone nature reserve The Selva del Lamone nature reserve covers 2030 hectares in the territory of the Comune di Farnese, in the Viterbo province. It is a harsh, wild wood which grows on a vast lava plateau marked by some hills which were ancient eruptive cones of gray lava (known locally as “murce”). The rough landscape is marked with many collapsed craters and gorges which are what is left of the caved in lava vents. The eruptions which gave rise to the lava occurred in the last period of activity of the so-called Latera volcano (between 158.000 and 145.000 years ago) and they erupted their lava on top of previous lava flows and on a sandstone layer which has become visible because of the erosive activity of the Olpeta stream. On the lava, a forest with a large variety of species has grown. There are still residual ilex groves, whereas the main part of the forest is made up of a mixture of broadleaved trees, and along the northern edge by woods of Turkey oaks. There are many rare and protected species of flora which include, among others spleenwort, the European white lupin (var. graecus), and the vetch of Loiseleur. Fauna is abundant and interesting, often due to its rarity as in the case of the wolf, shorttoed eagle, night jar, stone curlew, tawny pipit, orphean warbler, and spectacled salamander. The archeological strata go from the Medium Paleolithic to modern times. The Selva del Lamone reserve is crisscrossed by many dirt roads and trails. paesaggio della Riserva Selva del Lamone Itinerario del Lazio etrusco Da Latera al confine umbro Tornati sulla provinciale, si prosegue in direzione Latera. Dopo l’ingresso della miniera di caolino di Poggio Luce e le strutture di una stazione dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, si arriva a una deviazione per la centrale geotermoelettrica di Latera, attualmente in disuso e in via di dismissione. Oltre la chiesina di San Rocco la conca finisce e se ne risale il bordo fino a Latera, all’ingresso della quale è segnalato il Museo della Terra. Si tratta di una collezione di oggetti della vita quotidiana del secolo scorso raccolti da un agricoltore, Luigi Poscia, e adesso ospitata nell’antica Grancia di San Pietro (edificio che nel Medioevo era annesso alle abbazie, in questo caso di proprietà dei monaci del monte Amiata). Anche feste, giochi, canti e altre memorie storiche vi sono rievocate con l’ausilio di filmati in multivisione. Completa il percorso museale uno spazio espositivo esterno che illustra l’orto - contadino ma anche monastico, con le piante aromatiche e le erbe medicinali - e gli alberi da frutto tipici della zona, oltre che uno spazio di prato attrezzato con tavoli e panche 75 Itinerario del Lazio etrusco Latera confine umbro Veduta di Trevinano. dove i visitatori possono piacevolmente sostare. In paese c’è da vedere il borgo di origine medievale, con vicoli e scorci panoramici, nonché la chiesa parrocchiale intitolata a San Clemente. Per Acquapendente sono segnalati 17 chilometri. Finita la salita oltre Latera si va al bivio prima a sinistra e poi a destra per Grotte di Castro, per la strada provinciale Maremmana. Siamo su una cresta panoramica e all’orizzonte sono ben riconoscibili le sagome dell’Amiata e del monte Cetona, entrambi in Toscana tra le province di Siena e Grosseto. A Grotte di Castro il nostro itinerario passa all’esterno del centro storico, lungo la via Bardiniana, in direzione di Acquapendente. Il centro storico di Grotte sorge su uno sperone tufaceo ed offre scorci pittoreschi, che si aggiungono ai due principali poli d’attrazione vale a dire il Museo civico archeologico e delle tradizioni popolari e la necropoli di Pianezze. A tre chilometri dal paese verso il vicino lago di Bolsena, la necropoli etrusca comprende tombe a camera datate dal VII al V secolo a.C. Dopo quasi sette chilometri lungo la provinciale Torretta si è ad Acquapendente: a nord-ovest l’orizzonte è chiuso dalle alture dell’Amiata, della rocca di Radicofoni e del Cetona. In paese, arrivati sulla Cassia si va a sinistra per il centro storico, superando la deviazione per Torre Alfina e l’interessante Museo del Fiore. Impossibile a non notarsi è la torre Julia de Jacopo, quel che 76 Itinerario del Lazio etrusco Latera confine umbro resta dell’antica cinta muraria, dove ha sede il centro visite della riserva naturale di Monte Rufeno e dove è pure possibile acquistare prodotti tipici quali olio, vino, farro, pasta, ceramiche e altro. Acquapendente è stata a lungo un luogo di tappa importante sulla via di pellegrinaggio verso Roma e la Terrasanta, anzi gli storici locali collocano la fondazione stessa della cittadina tra il IX e il X secolo motivandola proprio con la presenza nell’area del tracciato della via Francigena. A indicarlo, d’altronde, è anche la dedicazione al Santo Sepolcro della principale tra le molte chiese del territorio aquesiano. L’abbazia del Santo Sepolcro dipendeva direttamente da quella omonima di Gerusalemme. Nell’interessante nucleo urbano sorgono palazzi per lo più cinquecenteschi e chiese come quella di San Francesco, con attiguo campanile e chiostro rinascimentale. Dopo il paese si inizia a scendere verso la valle del Paglia, che si supera grazie al grande Ponte Gregoriano, notando prima sulle alture boscose davanti a noi il castello di Torre Alfina. Il primo bivio a destra è il primo accesso alla riserva, ma noi svoltiamo al successivo con indicazioni Trevinano e subito appare la piccola frazione alla testata della valle. La strada sale, con bei panorami sul Monte Rufeno e la sua successione di pascoli e terrazzi a uliveti e bosco che comprende anche lembi a rimboschimento con essenze sempreverdi. Prima di Trevinano, ancora un bello scorcio panoramico da una cresta verso la rocca di Radicofani qui evidentissima, preceduta da un ampio paesaggio ferito qua e là dai ventagli dei calanchi, mentre sotto al Cetona appare l’abitato di San Casciano ai Bagni. Trevinano ha una sola strada ad anello e a senso unico, che sfila quasi sempre in silenzio sotto le case toccando al suo apice il castello dei Monaldeschi. Lasciato il paesino si lascia la strada che va a San Casciano e si prende a destra per Allerona, lungo il confine settentrionale della riserva di Monte Rufeno. Poco oltre appare il casale della Monaldesca, sempre aperto, con ospitalità e ristoro. E qui, al confine con l’Umbria, finisce il nostro itinerario. 77 The Itinerary of Etruscan Lazio From Latera to the Umbrian border Once you get back onto the provincial road continue on in the direction of Latera. In the town you can see the medieval center with its little lanes and panoramic views as well as the church of San Clemente. The most interesting place to see is the Museo della Terra (Museum of the Land) with its rich collection of working tools and everyday objects from the last century. Once you have finished the climb past Latera turn left at the intersection and then turn right to go to Grotte di Castro along the Maremmana provincial road. We are now on a panoramic crest and on the horizon it is easy to recognize the silhouettes of Monte Amiata and Monte Cetona which are both in the Tuscany region respectively in the provinces of Grosseto and Siena. At Grotte di Castro you have to go through the town and you can see some interesting features of the town. Follow the signs for Orvieto and then turn and follow the signs for Acquapendente. When you get on the Via Cassia turn left towards Acquapendente, passing the turnoff for Torre Alfina and the interesting Museo del Fiore. You can’t help seeing the Julia de Jacopo tower, which is all that is left of the old city walls. It houses the visitor center for the Monte Rufeno nature reserve and a shop selling typical products such as oil, wine, spelt, pasta, ceramics and other things. Acquapendente was an important stopping place for pilgrims on their way to Rome and the Holy Land. Local historians believe that it was founded between the ninth and tenth centuries A.D. exactly because it was on the Via Francigena. Another clue is the dedication to the Holy Sepulcher (Santo Sepolcro) of one of its many churches which then became the cathedral. This was erected next to a monastery with the same name. The monastery was directly under the authority of the Holy Sepulcher in Jerusalem and a Templar house was connected to it. In the interesting historic center there are many noble buildings, most of them from the 1500’s and churches such as San Francesco with its adjacent bell tower. At the edge of the historic center, almost in front of the Julia tower stands the Duomo which was originally in the Romanesque style but over the years has undergone many transformations. After you leave Acquapendente, the road descends towards the valley of the Paglia River that you cross by driving over the large Ponte Gregoriano bridge. Then there is a turnoff and you reach the tiny hamlet of Trevinano. It has just one road that makes a loop and it is a one-way street that is usually very quiet as it winds along under the houses. It reaches its high point at the Monaldeschi castle. After leaving the village, get off the road that goes to San Casciano and turn right to go to Allerona. This road goes along the northern border of the Monte Rufeno nature reserve. Just a short distance ahead there is the Monaldesca farmhouse which is always open. It offers great hospitality and food. Here, at the border with Umbria we finish our itinerary. 78 La riserva naturale di Monte Rufeno L a Riserva Naturale Monte Rufeno fa parte del sistema delle aree protette della Regione Lazio, e dal 1983 protegge estesi boschi in un paesaggio collinare attraversato dal fiume Paglia. I suoi circa tremila ettari sono dominati dai querceti misti, oltre a macchia mediterranea e rimboschimenti di conifere. Al confine con Umbria e Toscana, grazie alla particolare collocazione geografica e alle vicende storiche del territorio la riserva ospita flora e fauna molto ricche. Tra i mammiferi sono presenti ad esempio il capriolo, il tasso, l’istrice, la martora e, di passaggio, il lupo. Anche tra gli anfibi e i rettili sono segnalate specie di tutto interesse come la salamandrina dagli occhiali, la testuggine palustre, l’ululone dal ventre giallo. Granchi e gamberi d’acqua dolce testimoniano della relativa integrità ambientale. Quanto all’avifauna, essa comprende circa settanta specie di uccelli nidificanti, tra cui rapaci come falchi pecchiaioli, sparvieri e nibbi bruni, oppure passeriformi quali l’averla piccola e la magnanina. Lungo il corso del Paglia, inoltre, è segnalato il raro occhione. Se gli elenchi faunistici sono dunque di tutto rispetto, non è da meno la flora locale. A Monte Rufeno sono state censite infatti ben 1012 specie di piante superiori, tra cui molte rare e vulnerabili che qui hanno le uniche stazioni note a livello regionale. Tra le più vistose ci sono le orchidee, appartenenti a 39 distinte varietà. Inoltre gli elenchi redatti dai botanici comprendono specie meno vistose ma di non minore interesse quali il brugo, la crespolina etrusca e l’erba scopina. Non a caso è proprio Acquapendente, la piccola capitale della riserva, ad essere conosciuta come “la città dei Pugnaloni” con riferimento alla coloratissima festa che ha luogo ogni anno in maggio, allorché con l’impiego di petali di fiori e altri elementi vegetali vengono realizzati veri e propri quadri, esposti nella piazza principale e negli angoli più caratteristici del centro storico. A pieno titolo tra le ricchezze dell’area protetta rientrano infine preziose testimonianze dell’edilizia rurale quali i caratteristici casali in pietra, restaurati dalla riserva con funzione didattica e ricettiva disseminati tra i boschi. Vi sono infine, diversi torrenti, stagni e fontanili, che rendono piacevoli le escursioni. Il Museo del Fiore, situato nei pressi di Torre Alfina, permette di apprezzare la biodiversità del territorio e conduce nel mondo del fiore, illustrandone aspetti evolutivi, ecologici, e culturali e i rapporti con il mondo animale. Paesaggio sul fiume Paglia. The Monte Rufeno nature reserve The Monte Rufeno nature reserve was established in 1983 by the Lazio Region. It protects large areas of woods in a hilly countryside which is crossed by the Paglia River. Its roughly three thousand hectares at the border with Umbria and Tuscany are dominated by mixed oaks as well as Mediterranean scrub and conifers that have been replanted. The mammals present are roe deer, badger, porcupine, marten, and just passing through, the wolf. There are also interesting amphibians and reptiles such as the spectacled salamander, marsh turtles, yellow-bellied toad. Crabs and crayfish are indicator species of environmental health. There are about seventy species of nesting birds. Just as the fauna is abundant, so is the flora. 1012 species of superior plants have been identified, many of which are rare and vulnerable and in the whole Lazio region are present only here at this reserve. Other important aspects of the protected area are the rural buildings scattered through the woods such as the characteristic stone buildings which have been restored by the reserve. Some are used for educational activities and some are used as accommodations. The Flower Museum - Museo del Fiore - near Torre Alfina is one of these buildings. Informazioni utili Useful information TRATTO MONTE MARIO - PRIMA PORTA RomaNatura Ente Regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma, di cui l'Itinerario del Lazio Etrusco attraversa la Riserva di Monte Mario, la Riserva dell'Insugherata, il Parco del Pineto. Sede del Parco / Park offices Villa Mazzanti, via Gomenizza 81, Roma - Tel. 06 35405310 www.parchilazio.it, www.parks.it, www.romanatura.roma.it Centri Visita / Park visitors center Casa del Parco della riserva regionale di Monte Mario Villa Mazzanti, Via Gomenizza 81 - Tel. 06 35405310 Punto Informativo della riserva regionale dell’Insugherata Information point Coop. Climax - via di Acquafredda 88 - Tel. 06 39731762 Ricettività e ristorazione - Accomodation and restaurants ROMA Bar Ristorante “Lo Zodiaco” - Viale del Parco Mellini 88 Tel. 06 35496744 - www.zodiacoroma.it Prodotti tipici / Local products Dove acquistare / Where to buy Azienda agricola di Cantagallo Marcella (ortaggi, frutta, uova, pollame, conserve, passate, sottoli, confetture) Via Trionfale 9612 - Tel. 06 3386149 RomaNatura Marzolino, Pecorino Romano. 81 Informazioni utili Useful information TRATTO MALBORGHETTO-MAGLIANO ROMANO Parco regionale di Veio Sede del Parco / Park offices Via Felice Cavallotti 18, Campagnano di Roma (RM) Tel. 06 9042774 - www.parchilazio.it, www.parks.it, www.parcodiveio.it Centri visita / Park visitors center Punto informativo di Campagnano - Apertura ore 9,30-17 (sabato e domenica 9,30-13) - Tel. 800 727822 Parco regionale di Veio Punto informativo Casolare 311 / Information point 82 Via Santi Martiri 12, loc. Le Perazzeta, 00060 Formello Visite didattiche per le scuole, fattoria e orto didattico. Ingresso gratuito. Visitabile a richiesta contattando l’ente parco. Infoshop Formello Piazza San Lorenzo 14, Formello Apertura giovedì e venerdì ore 15-19, sabato e domenica ore 9,30-13-30 - Tel. 06 90194259 Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants SACROFANO B&B Giardini di Veio - Via Fontana Nuova 11 - Tel. 06 9039209 B&B Il Pineto - Via Sacrofano-Prima Porta (Borgo Pineto) Tel. 06 90183460 Ristorante “La Collina” - Loc. Monterosso - Tel. 06 9086002 FORMELLO Case Vacanze Residence Sleep & Breakfast di Franco Salvi Via Roma 82 - Tel 339 7088231 Ristorante L’Oliveto - Via Roma 80 - Tel. 06 9042483 Informazioni utili Useful information L’Antica Fattoria di Pacifico e Graziella Via della Perazzeta 2888 - Tel. 06 9084393 / 334 5337493 ROMA B&B Antonucci Francesca - Via Tiberina 33 - Tel. 339 6062246 Le Ghiande B&B - Via di Santa Cornelia 50 - Tel. 06 33615401 Circoli ippici / Riding club ROMA ASD L’Auriga - Via Lonato 62 - Tel. 06 33612710 SACROFANO Circolo Ippico Sacrofano - loc. Solfatare - Tel. 06 9071672 Prodotti tipici / Local products Dove acquistare / Where to buy Azienda Agricola Cagnucci Leopoldo Via Mapello 75, Roma tel. 06 33678227 Frantoio del Veio Loc. Monte Calcaro snc, Sacrofano, tel. 06 9083354 Il Sellaio (lavorazione cuoio) Via per Castelnuovo 75-77, Sacrofano - tel. 06 90112483 Oleificio Sociale Formello Via Roma 84, Formello, tel. 06 9088757 Arte Ceramica Francucci Carla Via Regina Margherita 4, Formello tel. 06 9088440 / 339 1353878 Ferdinando Fabi (miele e derivati) Via della Bandita 27, Formello - tel. 06 9088118 Parco regionale di Veio Liquore nocino 83 Informazioni utili Useful information TRATTO CALCATA - VIA CASSIA Parco regionale Valle del Treja Parco regionale Valle del Treja 84 Sede del Parco / Park offices Via Roma 1, Mazzano Romano (RM) - Tel. 06 9049295 www.parchilazio.it, www.parks.it, www.parcotreja.it Centri Visita / Park visitors center Piazza Vittorio Emanuele, Calcata. Apertura nei pre-festivi e festivi, dalla primavera all'autunno. Tel. 06 9049295 Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants CALCATA Casa Vacanze “I Sensi della Terra” -Via San Giovanni 1, Calcata Tel. 0761 587733 - www.isensidellaterra.it Ristorante Associazione Culturale “La Fontana Vecchia” Via degli Americani 11 - Tel. 0761 587339 Ristorante Associazione Culturale “Oshanti” Via degli Americani 7 - Tel. 0761 58706- www.lafatadelborgo.com Ristorante “La Piazzetta” Via San Giovanni 47 - Tel. 0761 588078 MAZZANO ROMANO Agriturismo “La Rosa dei Venti” - Via per Materano snc Tel. 06 9049748 - www.agriturismolarosa.it Ristorante “Le Cascatelle” Loc. Monte Gelato - Tel. 06 9049056 Ristorante “Il Bucchero” - Via della Cordonata 15 Tel. 06 90460137 - www.ilbucchero.com TRATTO SUTRI- CAPRANICA Parco regionale Antichissima Città di Sutri Sede del Parco / Park offices Via A. Saffi 4/A, Sutri (VT) - Tel. 0761 601218 Centri Visita / Park visitors center Ufficio turistico comunale - Apertura dal mercoledi alla domenica ore 10-13 e 15-18 (in estate 16-19) Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants SUTRI Albergo “Sutrium” - Piazza San Francesco 1 Tel. 0761 600468 - www.sutriumhotel.it Bed & Breakfast “Palazzo Flacchi Fortebracci” Piazza del Comune 4 - Tel. 0761 6272329 - www.lamola135.it Bed & Breakfast “Le Oche” - Piazza dell’Oca 21 Tel. 0761 609301 / 338 4352000 Bed & Breakfast “Il Gallo d’Argento” - Loc. Monte Faloppo 29 Tel. 0761 608849 - www.ilgallodargento.com Agriturismo “ Scuderie della Contea” Via Monte Topino 14, casella postale 39 Tel. 0761 609189 / 380 7055274 - www.scuderiedellacontea.it Ristorante “La sfera d’oro” Piazza del Comune 36 - Tel. 0761 600030 Prodotti tipici / Local products Fagiolo di Sutri Parco regionale Antichissima Città di Sutri Informazioni utili Useful information 85 Parco regionale Antichissima Città di Sutri Informazioni utili Useful information 86 Manifestazioni, feste e sagre Events, festival and fairs Dal 17 al 24 gennaio: festa di Sant’Antonio Abate Febbraio: da giovedi a martedi grasso: Carnevale Sutrino Pasqua: Rievocazione storica della passione di Cristo (mercoledì santo) Giugno: Corpus Domini dal 25 giugno al 6 agosto: Sutri Beethoven Festival giugno, luglio, agosto: Estate Sutrina primo e secondo fine-settimana di settembre: Sagra del fagiolo dal 15 al 18 settembre: Santa Dolcissima dal 25 dicembre al 6 gennaio: Presepe Vivente (area archeologica) Informazioni utili Useful information TRATTO CAPRANICA - VETRALLA Parco regionale Marturanum Sede del Parco / Park offices Piazza G. Marconi 21, Barbarano Romano (VT) Tel. 0761 414601 - www.parchilazio.it, www.parks.it BARBARANO Albergo Ristorante Marturanum Viale IV Novembre, 2 - Tel 0761 414368 Agriturismo “Dimensione Avventura” Loc. La Fontanaccia - Tel. 328 4787388 - 338 4023923 Bar Trattoria La Pacchiana Tel. 0761 414633 - Fax 0761 414349 BLERA Agriturismo “Etrusca Country” - Loc. Civitella Cesi Tel. 0761 415022 - www.etruscacountry.com Bed & Breakfast “Il Portale” - Vicolo del Pavone 7 Tel. 0761 479388 CAPRANICA Bed & Breakfast “Il Profeta” - Loc. Vico Matrino Tel. 0761 678865 - www.ilprofeta.biz Bed & Breakfast “Al Casale Giallo” - Via Campo Spinella Tel. 0761 660480 - www.anbba.it/alcasale/giallo Bed & Breakfast “Il Quadrone” - Strada Quadrone snc Tel. 0761 669875 - www.ilquadrone.com Camping Natura - Via Romeo Tacchi Tel. 0761 612347 - www.camping-natura.com Prodotti tipici / Local products Carne di bovino maremmano Manifestazioni, feste e sagre / Events, festival and fairs 17 gennaio: Sant’Antonio Abate Pasqua: Processione del Cristo Morto Prima domenica di maggio: “Attozzata”, pranzo in campagna a base di ricotta fresca e pane 17 giugno: Corpus Domini, con Infiorata per le vie del paese 8/9/10 settembre: Natività della Madonna 4 dicembre: festa di Santa Barbara, patrona di Barbarano Parco regionale Marturanum Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants 87 Informazioni utili Useful information TRATTO VETRALLA - CANINO Riserva regionale di Tuscania Sede del Parco / Park offices Riserva regionale di Tuscania Via Aurelio Saffi 49, Viterbo - Tel. 0761 313362 www.parchilazio.it, www.parks.it Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants Affittacamere “Carla” - Via della Libertà 27 Tel. 0761 435021 Locanda di Mirandolina - Via di Pozzo Bianco 40 Tel. 0761 436595 “Al Gallo” - Via del Gallo 22 Tel. 0761 443388 “Tuscania” - Via dell’Olivo 53 Tel. 0761 444080 88 Casa per ferie “Convento di S.Francesco” Largo della Pace 1 - Tel. 0761 444094 Agriturismo“Casa Caponnetti” Tenuta del Guado Antico Tuscania - Tel. 0761 435792 Agriturismo “Il Castellaccio” Loc. San Savino - Tel. 0761 443385 / 347 8342632 Agriturismo “Montebello” s.p. Tarquiniese km 10 - Tel. 0761 442603 Agriturismo “Poggio Colone” s.p. Vetrallese km 15.400 - Tel. 347 0301156 Agriturismo “Valle degli Etruschi” Strada Martana km 14.00 Tel. 0761 443056 / 333 3982103 / 328 0259435 Informazioni utili Useful information Ostello “Palazzo Ranucci” Via della Torretta 8 - Tel. 0761 445067 Bed & Breakfast - “Asia Darshana” - Strada Martana 3 Tel. 348 5645933 “Country Life” - Str. Martana 18/b Tel. 0761 443056 / 333 3982103 / 328 0259435 “Il Girasole” - Via Fiume 3 Tel. 0761 434506 / 339 3810989 “Il Papavero” Strada prov. Dogana 10 (strada Tarquiniese km 4) Tel. 0761 435362 / 339 4560669 “La Torretta” - Via della Torretta 11 Tel. 0761 436595 “L'Oleandro” - Via dell'Olivo 20 Tel. 339 5819762 “L'Olivo” - Via dell'Olivo 20 Tel. 0761 435126 / 347 9827005 “Near Palazzo Spagnoli” - Via Valle dell'Oro 32 Tel. 0761 443159 / 333 3982103 “Slow Farm” - Loc. Montebello Tel. 0761 442585 Prodotti tipici / Local products Olio extra vergine di oliva DOP Canino Manifestazioni, feste e sagre Events, festival and fairs Riserva regionale di Tuscania “Il Carretto” - Via della Scrofa 12 Tel. 0761 434144 / 339 4953413 Primavera: fiera dei cavalli “Nitriti di Primavera” Maggio: festa della Madonna Liberatrice Estate: eventi "Tuscania Città della Musica" e "Tuscania Teatro" Agosto: festeggiamenti per i Ss.Martiri 89 Informazioni utili Useful information TRATTO CANINO - VALENTANO Riserva regionale Selva del Lamone Riserva regionale Selva del Lamone 90 Sede del Parco / Park offices Corso Vittorio Emanuele II 395, Farnese Tel. 0761 458741 - www.parchilazio.it, www.parks.it Musei / Museums Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese Piazza della Vittoria, 11 - 01018 Valentano (VT) Tel./Fax 0761 420018 Museo della Terra Via S. Sebastiano snc - 01010 Latera (VT) Tel. 0761 459608 - 0761 459785 - Cell. 347 0583525 Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants CASTRO Agriturismo “Il Prataccio” Strada Provinciale Lamone - Tel./Fax 0761 424858 Agriturismo “Castro” Loc. Ponte San Pietro - Tel./Fax 0761 458769 FARNESE Borgo Rinascimento International School of Art Corso Vittorio Emanuele III, 159/d Tel. 0761 458854 - Fax 06 3202157 Casa per ferie Monastero Clarisse Santa Maria delle Grazie Corso Vittorio Emanuele III 68 - Tel. 0761 458089 Ostello “Ortensi” - Via Colle S.Martino 65 Tel. 0761 458580 Bed & Breakfast “La Falegnameria” Via XX Settembre 139/b - Tel. 0761 458795 Informazioni utili Useful information Ristorante “Il Giardinetto” - Via S.Magno 20 Tel. 0761 458342 Ristorante “La Piazzetta del Sole” Via XX Settembre 129 - Tel. 0761 458606 Prodotti tipici Local products Asparago di Canino Riserva regionale Selva del Lamone Ristorante “La Vecchia Osteria” Via Cesare Battisti 17 - Tel. 0761 458508 91 Informazioni utili Useful information TRATTO LATERA - CONFINE UMBRO Riserva regionale Monte Rufeno Sede del Parco / Park offices Riserva regionale Monte Rufeno Piazza Girolamo Fabrizio 17, Acquapendente (VT) Tel. 0763 733442 - www.parchilazio.it, www.parks.it 92 Centri Visita / Park visitors center IAT Acquapendente - Via Cassia, Torre de’ Jacopo Tel. 0763 730246 / 800 411834 Musei / Museums Museo del Fiore - Località Casale Giardino, Frazione Torre Alfina Acquapendente (VT) - Tel. 800 411834 - Fax 0763 731175 Ricettività e ristorazione Accomodation and restaurants All'interno della riserva sono stati ristrutturati alcuni casali adibiti a "case per ferie":per informazioni rivolgersi agli uffici dell’area protetta. Casale La Monaldesca Il casale è strutturato su due piani, al piano superiore ci sono 5 comode stanze, tutte con servizi privati, in grado di ospitare complessivamente da 15 a 18 persone. La capienza complessiva del ristorante è di 70 persone. In un ambiente volutamente informale si possono riscoprire i sapori dell’autentica cucina popolare: i pici, le tagliatelle, i ravioli, gli gnocchi, tutto rigorosamente fatto a mano, le zuppe di legumi, le carni arrosto e alla brace, il cinghiale, i funghi, le verdure di stagione. Circa il 70% dei prodotti che utilizziamo nella preparazione dei pasti provengono da coltivazioni biologiche e dal circuito del commercio equo e solidale. Casale Tigna Il casale è strutturato su due piani, ognuno di circa 200 mq: la struttura principale si divide in 12 camere tutte con servizi privati, di cui 7 quadruple, 2 triple, 2 doppie. Il soggiorno è particolarmente indicato a coloro che in gruppo o singolarmente vogliono condividere la meravigliosa esperienza della quiete e della “magia” del bosco. Casale Palombaro Il casale si divide su due piani:il piano terra di circa 100 mq. è composto da una grande sala comune, dove si possono organizzare attività di vario genere, da due stanze con 10 posti letto e un bagno in comune. Al piano superiore si può alloggiare in 4 comode stanze (per un totale di 14 posti letto), tutte con servizi privati. Palombaro è la sistemazione ideale per chi ama stare in compagnia “dell’infaticabile amico dell’uomo”: il cavallo. Nel Centro Equestre Monte Rufeno vengono proposte escursioni da un’ora a mezza giornata, trekking di alcuni giorni ed un interessante percorso di avvicinamento ai cavalli e all’equitazione. Nell’ambito dei servizi offerti dal Centro è inoltre inserita ormai da anni l’attività equestre per disabili che viene svolta prevalentemente con gruppi seguiti dai servizi ASL, quali:dsm, materno infantile, sert e adulti disabili in genere. Casale Sambucheto Il casale è strutturato su due piani indipendenti tra loro di circa 150 mq. l’uno. Al piano terra ci sono due camere con 8 posti letto ciascuna, i bagni e la cucina sono in comune. Al piano superiore un appartamento composto da due camere rispettivamente da 6 e 2 posti letto, mentre i due bagni e la cucina sono in comune. Il casale Sambucheto è il luogo di ritrovo degli “amici della natura” ed è particolarmente consigliato per soggiorni autogestiti, campi scuola, campi d’avventura. Casale Sant’Antonio La struttura è composta da 4 mini appartamenti con camera da letto, bagno con doccia, soggiorno ed angolo cottura; ognuno porta il nome di un animale presente nel parco: Volpe (4 letti), Capriolo (4 letti), Istrice (4 letti), Scoiattolo (4 letti). Agriturismo Poggio Porsenna Loc. Boschetto - 01020 Proceno (VT) - Tel./Fax 0763 710066 Cell. 339 1869544 Riserva regionale Monte Rufeno Informazioni utili Useful information 93 Informazioni utili Useful information Agriturismo Le Spighe di Prudenzi Ilio Via Cassia Km 140 - 01020 Proceno (VT) - Tel./Fax 0763 734091 - Cell. 338 7454238 Albergo Ristorante Pizzeria Il Borgo Via Porta S.Angelo, 3 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 733971 - Fax 0763 731651 Riserva regionale Monte Rufeno Albergo “Toscana” Piazza N. Sauro, 5 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 711220 - Fax 0763 733603 94 Albergo Ristorante “La Ripa” Via Cesare Battisti, 61 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 730136 - Fax 0763 733620 Agriturismo “Il Tesoro” Loc. Tesoro, 24 - 01020 Torre Alfina (VT) Tel. 0763 3716754 - Fax 0763 716045 Agriturismo “Sant’Angelo” SS. Cassia Nord Km 136,300 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 3387271044 - Fax 0763 734738 Agriturismo “Belvedere” Loc. Belvedere - 01020 Torre Alfina Comune di Acquapendente (VT) Tel./Fax 0763 716041 Agriturismo “Il Paglia” SS. Cassia Km 138,5 - 01020 Proceno (VT) - Tel. 338 8664713 Agriturismo “Poder Nuovo” Via Falconiera, 73 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 734679 - Fax 0763 733858 Agriturismo “Acerona” Loc. Acerona - 01021 Acquapendente (VT Tel. 0763 711128 - Cell. 347 5092086 Agriturismo “Le Crete” Loc. Le Crete - Via Cassia Km. 129,00 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 734854 - Fax 0763 731525 Informazioni utili Useful information Agriturismo “Pomantello” 01020 Torre Alfina (VT) - Tel./Fax 0763 716092 Appartamenti e Bed & Breakfast “Castello di Santa Cristina” Loc. Castello Santa Cristina snc - 01025 Grotte di Castro (VT) Tel. 339 8605166 - Fax 0763 78011 Bed & Breakfast “Casina Centeno” Loc. Centeno - SS Cassia km 141,400 - 01020 Centeno - fraz. Proceno (VT) Tel. 0763 711005-333 4798958 - Fax 0763 733779 Osteria La Quintaluna Via Grotte d’Ambrogio, 1 - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 732142 Ristorante Pizzeria “Torremare” Via Piazzale Sant’Angelo, 59 - 01020 Torre Alfina (VT) Tel. 0763 716102 Ristorante “Al Pugnalone” Piazza Antonio Salimbeni, 1 - 01020 Acquapendente (VT) Tel./Fax 0763 711252 Artigianato / Handicraft Cooperativa “L’Ape Regina” Via Torre Julia de Jacopo snc - 01021 Acquapendente (VT) Tel. 0763 730052 - Fax 0763 733642 Prodotti tipici / Local products Aglio rosso di Proceno, Miele del Monte Rufeno, Lenticchia di Onano, Patata dell’alto viterbese, Farro del Pungolo, Fagiolo del Purgatorio, Cece del solco dritto, Vino Rosso Monte Rufeno IGT Manifestazioni, feste e sagre Events, festival and fairs Terza domenica di maggio: festa dei Pugnaloni, grandi pannelli (3,60 x 2,60) realizzati a mosaico con foglie e fiori Luglio: Torre Alfina Blues Festival Agosto: Fiera di San Bartolomeo Riserva regionale Monte Rufeno Agriturismo “Il Cerqueto” Via Falconiera, 101 - 01021 Acquapendente (VT) Tel./Fax 0763 732106 - Cell. 338 2416797 95 SERVIZI TURISTICI Tourist Services APT Comune di Roma Tel. 060608 - www.romaturismo.it ----------------------------------------------APT Provincia di Roma Tel. 06 421381 - www.aptprovroma.it ----------------------------------------------APT Provincia di Viterbo Tel. 0761 291000 -www.apt.viterbo.it ----------------------------------------------- 96
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