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Maggio 2002 - Anno IV n° 38 - Mensile - Sped. in A.P. 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Tassa pagata/Taxe perçue - Firenze Italy IN VOLO: YUMA 100 HP - WALLABY FORD TRI-MOTOR IN VOLO SULL’ANTARTIDE 4,65 N.38 YUMA STOL 100HP Proviamo in volo l’ultima versione dello Yuma, uno STOL che punta tutto sulla robustezza e sulla capacità di operare anche da terreni non preparati: ciò giustifica le particolari soluzioni costruttive adottate A cura della redazione I velivoli STOL, inevitabilmente, si somigliano tutti, pur se bisogna riconoscere allo Zenair la figura di “capostipite” di questa singolare tipologia di aerei. Sia chiaro, anche alla Zenair non hanno inventato nulla di nuovo, le alule Handley Page esistevano già dagli anni ‘30, così come i profili a forte spessore; sembrerebbe dunque difficile fare qualcosa di nuovo, o almeno di diverso, in questo settore, ma la DEA Aircraft ci ha provato, progettando un velivolo con soluzioni particolari: lo Yuma. Nato a metà degli anni ‘90 per volontà di Alessandro De Petri, pilota professionista “scavezzacollo”, che ha partecipato ad innumerevoli Parigi Dakar e Rally dei Faraoni, vincendo a man bassa, ma anche subendo incidenti piuttosto gravi, lo Yuma doveva essere nelle intenzioni di Ciro (il soprannome di De Petri) il “corrispondente” aereo della sua moto da gara: un apparecchio robusto oltre ogni immaginazione, in grado di operare praticamente senza alcun limite su terreni di qualsiasi tipo, anche non preparati; il tutto anche a costo di rinunciare a prestazioni elevate. È nato così un aereo interamente metallico, con la classica ala con profilo ad elevato coefficiente di portanza ed alette anteriori, e con una cellula di base ed un treno di atterraggio particolarmente robusti; lo stesso trave di coda è stato realizzato con la tecnica delle ordinate e del rivestimento lavorante, ma questa volta con angoli raccordati, al fine di distribuire meglio gli sforzi di torsione, e con una tecnica costruttiva particolare. Ne è risultato un apparecchio decisamente robusto, su questo non 40 Yuma100hp Apertura alare Lunghezza Altezza Larghezza cabina Carreggiata carrello Superficie alare Allungamento alare Peso a vuoto Peso massimo Carico alare max Velocità max Velocità di crociera 75% Velocità di stallo(senza flaps) Velocità di stallo(con flaps) Rateo di salita Autonomia al 75% (5000 Rpm) Capacità serbatoio carburante Corsa di decollo Spazio di atterraggio Tangenza max 9,75 m 6,45 m 2,45 m 1,18 m 2,00 m 13,44 m2 6,6 282 kg 450 kg 33,48 kg/m2 185 km/h 160 km/h 55 km/h 50 km/h 8 m/s 4,3 h 87 l 30 m 55 m 5000 m Lo Yuma in decollo da un prato in alta quota Sedili comodi e ben imbottiti, alle spalle dei piloti lo spazio per i bagagli Il semplice pannello strumenti, la visibilità esterna è molto buona c’è dubbio, ma anche un po’ più pesante rispetto, ad esempio, ad uno Zenair; ma quella che è senza dubbio una delle caratteristiche uniche dello Yuma è la possibilità di ripiegare le ali lungo la fusoliera, sia per il trasporto sul carrello stradale, che per l’hangaraggio o il semplice parcheggio durante i voli di trasferimento. La versione che proviamo è una delle ultime costruite, con numerosi miglioramenti rispetto a quelle che abbiamo già provato in precedenza, e con il Rotax 912 ULS da 100 hp, che si adatta sicuramente meglio dell’80 hp a questo velivolo. HEAVY DUTY La filosofia di base dello Yuma si riflette dunque nella costruzione che prevede una cellula centrale in traliccio di acciaio saldato, ampiamente controventata, che funge da anima portante del velivolo, supportando il motore, le ali, il treno di atterraggio ed il cono di coda; quest’ultimo è costituito da ben sette ordinate ra- stremate e raccordate agli angoli, rivestite in lamiera di alluminio che, prima di essere rivettata, è incollata con un mastice, consentendo così una solidità strutturale ed una resistenza nel tempo molto superiore a quella delle lamiere semplicemente rivettate. Ovviamente il tutto va a riflettersi sui tempi necessari alla costruzione e sul prezzo finale, ma il risultato è davvero differente da quanto si vede in giro; ed il miglior biglietto da visita è lo Yuma 80 hp in uso presso la scuola di Villafranca, che ha “esaurito” due motori 912 in oltre 2900 ore di volo scuola senza problemi particolari, se non quelli dell’ordinaria manutenzione, e stiamo parlando di ore tutte intense... Una delle caratteristiche che saltano subito all’occhio è poi il particolare treno di atterraggio che, a prima vista, sembra quasi sproporzionato rispetto all’aereo a causa dei grossi pneumatici da 8.00, che certo non sono il massimo in volo per quanto riguarda le resistenze aerodinamiche. Il carrello principale è costituito da due gambe di ac- ciaio armonico rastremate e collegate direttamente al traliccio di fusoliera tramite una staffa e quattro bulloni, le ruote sono dotate di freni a disco idraulici; anteriormente invece l’influenza “motociclistica” si vede chiaramente nella grossa gamba telescopica con ammortizzamento idraulico e ginocchio posteriore ricavato dal pieno in lega leggera, il tutto collegato non al castello motore, ma ad un telaio indipendente; e proprio l’ottima capacità di ammortizzamento del ruotino anteriore, unitamente alla corsa estesa, consente allo Yuma un particolare decollo corto “caricato”, come vedremo poi nelle impressioni di volo. L’AERODINAMICA Le ali dello Yuma sono interamente metalliche, con un profilo ad elevato spessore ed alule Handley Page realizzate in fibra di carbonio, leggere e robustissime. Anche nell’ala lo Yuma si differenzia però dagli altri STOL per la partico41 Sopra la pedaliera si intravede il serbatoio collettore da 5 litri La robusta gamba telescopica anteriore La ruota posteriore con il freno a disco La presa d’aria di alimentazione fresca situata a fianco del riduttore L’aria calda viene invece prelevata, tramite un filtro di potenza, dal retro della marmitta Il rubinetto del serbatoio alare, con il tubo metallico del carburante Il perno inferiore dei puntoni per il ripiegamento dell’ala 42 lare configurazione scelta per le superfici mobili: in luogo dei classici flaperoni che consentono di ottimizzare l’ipersostentazione, ma che penalizzano notevolmente il controllo sul rollio a flap inseriti, qui abbiamo grossi flap estesi per circa due terzi del bordo di uscita ed alettoni separati; la realizzazione è metallica, ma con rivestimento in dacron, i flap sono ad azionamento elettrico, gli alettoni sono invece comandati da aste; questa soluzione inevitabilmente penalizza la risposta sul rollio in crociera rispetto al flaperone, ma consente il controllo anche alle basse velocità con full flap, è quindi possibile, ad esempio, incrociare efficacemente i comandi in scivolata d’ala anche con flap estesi e a bassa velocità. Di contro la relativa minore efficacia dei flap, rispetto a quelli a tutta lunghezza, è compensata da superfici mobili più estese e da una particolare tecnica di pilotaggio che consente in ogni caso prestazioni estreme, specie con il motore da 100 hp. L’intera ala è ripiegabile lungo la fusoliera girando su di una cerniera posteriore orizzontale, realizzata con un grosso blocco in lega leggera, mentre i due puntoni alari, anch’essi incernierati su di un perno, sono realizzati in acciaio cromo molibdeno saldato e carenato aerodinamicamente. Classici i piani di coda metallici con un grosso ed efficiente timone e con la parte mobile dell’elevatore che potrebbe forse essere di maggiori dimensioni, ma nella progettazione si è tenuto conto anche degli ingombri laterali per il trasporto su strada. Caratteristica infine dello Yuma la profonda rastrematura della radice alare, debitamente raccordata, che aiuta molto in fase di virata consentendo una buona visibilità laterale. IL MOTORE Il Rotax 912 ULS è installato su un robusto telaio in tubi di acciaio saldati, con attacco dinafocale, ed è dotato di airbox: due quindi le prese d’aria di alimentazione, la prima situata proprio a ridosso della presa d’aria anteriore a fianco del riduttore, e la seconda, che preleva aria calda (o meglio “riscaldata” non essendoci il collegamento ad uno scambiatore di calore), nelle vicinanze della marmitta; entrambe le condotte dell’aria di alimentazione sono realizzate con un grosso tubo corrugato e sono protette da due filtri di potenza. Complessivamente l’installazione risulta molto curata e la stessa accessibilità è buona, grazie alla possibilità di rimuovere l’intero cofano superiore. L’impianto carburante prevede due serbatoi alari da 41 litri ciascuno che convergono in un serbatoio collettore da 5 litri, le tubazioni in cabina sono metalliche ed i rubinetti a portata di mano. Questo velivolo era equipaggiato con la tripala Duc in carbonio, leggera e di ottime prestazioni. ISPEZIONE PREVOLO Sostanzialmente bene, con i punti principali ben visibili, incluse le cerniere dei timoni e delle superfici mobili dell’ala. Bene anche il motore, e solo un po’ di attenzione in più per i comandi in cabina (a cavo quelli del timone, con arridatoi regolabili) a causa dell’ottimo lavoro di rivestimento che li nasconde alla vista, almeno in parte. Anche la presenza delle ali ripiegabili non comporta difficoltà di controllo: in particolare il perno inferiore dei puntoni ed il blocco cerniera dell’ala sul bordo d’uscita sono perfettamente in vista. Un gran pilota A lla realizzazione di questa prova in volo ha collaborato anche Giovanna Liverzani, a bordo di un altro Yuma, per tutta la parte relativa alle riprese fotografiche aria - aria; Giovanna è, insieme a Fiorenza De Bernardi, una delle animatrici dell’ADA, Associazione Donne dell’Aria, nata con lo scopo di diffondere il volo al femminile in tutte le discipline, senza distinzione di capacità o di velivoli (partecipano all’ADA anche le paracadutiste che, in effetti, volano… anche senza aeroplano). Le donne che volano sono ancora pochissime, è purtroppo una realtà, e spesso Giovanna viene guardata come un “esemplare raro”, e magari con curiosità, proprio per il fatto di essere donna “ai comandi”… ma l’essere donna quando si tratta di mantenere un volo in formazione ala contro ala, o di rispettare i parametri con precisione assoluta, non c’entra assolutamente nulla, conta solo l’addestramento e l’umiltà con cui si affronta il volo; e da questo punto di vista Giovanna, che è un “gran pilota”, ha davvero molto da insegnare a certi “pilotoni”… Alla realizzazione di questo servizio ha collaborato Giovanna Liverzani Giovanna ai comandi dello Yuma, privo di una porta per effettuare le riprese aeree 43 Questo Yuma è “firmato” dall’astronauta italiano Guidoni Molto buona la maneggevolezza dell’apparecchio Grazie alla grande maneggevolezza a bassa velocità lo Yuma può effettuare avvicinamenti su ostacoli con un rateo molto accentuato La forte rastrematura della radice alare consente un’ottima visibilità laterale ed in alto durante le virate A BORDO Nonostante i doppi comandi l’accesso a bordo è semplicissimo, grazie alla possibilità della cloche di reclinarsi completamente in avanti, lasciando dunque campo libero; eccellenti i sedili, comodi e ben profilati, rivestiti parzialmente in pelle, ma anche il resto della cabina è curato a dovere con materiali di buona qualità; dietro i piloti esiste un vano porta bagagli di buona capacità, ma a questo proposito va ricordato che lo Yuma dispone di un eccezionale portabagagli opzionale ventrale esterno, una specie di grosso “marsupio” in fibra di carbonio che consente di portare oggetti voluminosi in posizione assolutamente baricentrica. Il pannello strumenti è semplicissimo, con i classici strumenti di volo a sinistra e quelli motore (tutti analogici) a destra, le due manette sul cruscotto sono dotate di frizione regolabile, mentre il comando dei flap è elettrico con un pulsante a corsa continua, privo di indicazione, ma come vedremo c’è un motivo anche per questo. L A PROVA IN VOLO Per una volta non abbiamo eseguito misurazioni accurate di velocità, e confronti tra GPS ed anemometro, come spesso accade: quando si prova un apparecchio nuovo infatti la prima domanda che poi ci viene rivolta è “Quanto fa?”; in questo caso la velocità è forse il meno interessante dei parametri, ed in effetti la nostra prova è stata diversa dal solito: molta attenzione alle effettive prestazioni 44 di decollo e di atterraggio, ma soprattutto alle reali possibilità dell’apparecchio in vari ambienti di volo. Molti proprietari di velivoli STOL, infatti, li utilizzano come apparecchi normali, e non è raro assistere a decolli ed atterraggi decisamente lunghi… non che sia obbligatorio atterrare in 30 metri solo perché si ha uno STOL, ma prenderne 3/400 forse è eccessivo… ed in effetti questi apparecchi necessitano di una tecnica di pilotaggio molto particolare per essere sfruttati a fondo, tecnica che si apprende solo con la partecipazione a corsi specifici ed avanzati, proprio come succede qui a Villafranca di Forlì: Rosetti ha infatti messo a punto un programma avanzato con numerose manovre specifiche, programma che abbiamo eseguito integralmente con lo Yuma, e che sarà illustrato in una serie di articoli sui prossimi numeri di AS, manovra per manovra. RULL A GGIO Nessun problema di messa in moto, comandi tutti a portata di mano, freni efficaci sino a circa 5000 giri, e buona manovrabilità a terra, con una pedaliera un po’ dura; benissimo l’ammortizzamento, specie sull’anteriore, che è un po’ il punto dolente di molti apparecchi. Da notare che il carrello dello Yuma consente curve a terra ad elevata velocità e con un notevole carico laterale, senza pericolo di sollevare la ruota interna e di toccare un tip a terra, grazie alla carreggiata larga ed al posizionamento lievemente arretrato del treno principale, rispetto alla norma. DECOLLO E S ALITA Cominciamo con le cose semplici: non essendoci indicatore di estensione flap regoliamo l’escursione ad occhio, circa metà della corsa; tutto motore, ma dolcemente e con progressione, alleggeriamo l’anteriore e, per i primi istanti di corsa, il comando sul beccheggio sembra non avere autorità, poi risponde bene; il decollo avviene dopo 7 secondi di accelerazione ed in circa 70 metri con una rotazione decisa ed un rateo di salita di circa 800 ft/min, ma il tutto senza strafare: buona la direzionalità e la stabilità di rotta, sia in rullaggio veloce che in fase di stacco e salita, pur se è necessario tenere sempre un po’ di piede destro dentro. Togliendo i flap la variazione di assetto è abbastanza contenuta. Proviamo quindi un decollo “caricato”: motore al massimo, freni rilasciati di colpo e dopo pochi istanti un deciso colpo di cloche in avanti… il muso carica verso il basso per una frazione di secondo, quel tanto che basta a non frenare la corsa, cloche subito indietro e, sfruttando la spinta di estensione della gamba anteriore si ottiene una rotazione fulminea. Risultato: 5,5 secondi di accelerazione e circa 40 metri di corsa a terra a pieno carico; in questo caso i flap sono completamente estesi, si preferisce infatti privilegiare l’ipersostentazione anche a costo di una resistenza maggiore. Ma non è finita: grazie alle particolari caratteristiche del carrello proviamo un decollo “lanciato”… siamo in testata, ma con la pista alle nostre spalle, per entrare dobbiamo fare un 180°, e lo facciamo in accelerazione, partendo ovviamente da fermi: il carico laterale sul carrello è notevole, ma lo Yuma non fa una piega e si avventa in pista con il motore in pieno; solita tecnica del colpo di cloche in avanti ed il risultato parla chiaro: dal momento in cui abbiamo portato il muso dell’aereo allineato alla pista (il che, ripetiamo, è avvenuto in testata) sono passati appena 4 secondi di accelerazione a terra e circa 25 metri… e siamo a pieno carico! Una nota infine per la salita in configurazione full flap e piena potenza: il rateo iniziale letto supera i 1200 ft/min e rimane stabile sino a che non riduciamo assetto e potenza e ci portiamo in una posizione più “confortevole”. VOLO LIVELL ATO Alettoni: buona la risposta del comando che è un po’ duro e che, probabilmente, ha ancora una certa dose di attrito lungo l’intera catena; le inversioni di rollio sono comunque abbastanza rapide e l’imbardata inversa è contenuta. Timone: comando molto efficace e di grande autorità a tutte le velocità specie quelle più basse; grazie alla buona efficienza degli alettoni a bassa velocità, e con full flap, l’autorità del timone consente di effettuare scivolate d’ala veramente estreme, e di smaltire quindi la quota con ratei da cardiopalma. Elevatore: ottima risposta e proporzionalità di comando a tutte le velocità, solo in fase iniziale di accelerazione a terra manca un filo di autorità, sia per il dimensionamento delle superfici che per il posizionamento del carrello principale. davvero avvicinamenti estremi ed atterraggi cortissimi: ne abbiamo provati alcuni fuori campo, anche con riattaccata immediata senza alcun problema. Vale comunque il discorso del passaggio macchina e della specializzazione: senza un addestramento specifico ed approfondito, non è possibile sfruttare appieno le caratteristiche della macchina. Ultima nota, come va lo Yuma con una procedura “umana” o, se preferite, normale? Full flap ed avvicinamento “lineare”, senza manovre “strane”, proprio come si fa con gli aerei di tutti i giorni… nessun problema, e lo Yuma si ferma in circa 60 metri con un moderato uso dei freni, sempre a pieno carico. CONCL USIONI Un velivolo STOL robusto e molto personale, soprattutto nel pilotaggio. Il comfort è molto buono e, unitamente alla grande autonomia (oltre 5 ore) e alla velocità di crociera (non ne abbiamo volutamente accennato, ma si viaggia senza problemi a 150 km/h), consente un ottimo turismo aereo anche a lungo raggio, con in più la possibilità di operare praticamente su qualsiasi terreno. Infine una nota per i numerosi optional disponibili, dal kit galleggianti, alla versione per traino alianti, sino al piccolo hangar interamente pieghevole, che rendono lo Yuma decisamente versatile. IN MANOVR A La buona efficienza di alettoni e timone consente un’ottima capacità di manovra senza grosse difficoltà di coordinamento; non ci soffermiamo in questa sede sulle varie manovre eseguite, che verranno analizzate singolarmente in una prossima serie di articoli, ma vi possiamo confermare che sia le virate sfogate (per invertire la direzione in spazi ridotti) che la chandelle (per guadagnare quota in spazi ridotti con l’opportuno uso dei flap durante la salita) sono estremamente efficaci, così come è molto accentuata la possibilità di governo dell’apparecchio con i comandi incrociati; con una buona tecnica di pilotaggio lo Yuma consente 45