N.23 marzo / agosto 06 - Conservatorio della Svizzera Italiana
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N.23 marzo / agosto 06 - Conservatorio della Svizzera Italiana
www.conservatorio.ch conservatorio della svizzera italiana marzo 2006, numero 23, anno VI scuola universitaria di musica | musikhochschule | haute école de musique il giornale del conservatorio Editoriale Scuola di musica: educare alla cultura L’idea centrale di questo editoriale mi è stata suggerita da un film documentario che ho recentemente visionato: “Rhythm is it”, la storia di un interessante esperimento ideato da Simon Rattle e svolto dai Berliner Philharmoniker in collaborazione con il coreografo Royston Maldoom, con alcune scuole cittadine e alcune scuole di danza. Si tratta di un documentario molto affascinante in cui si cerca di coinvolgere attraverso la danza un gruppo di 250 ragazzi e giovani berlinesi, per prepararli alla coreografia del brano “Le Sacre du printemps” di Igor Stravinsky. La telecamera riesce a mostrare questo esperimento addentrandosi nei vari stati d’animo dei protagonisti, mettendone a nudo comportamenti, dinamiche di gruppo, paure e soprattutto mostrandone l’evoluzione e i cambiamenti che avvengono durante le svariate fasi del progetto. Questo esempio è significativo per molti motivi e, malgrado non sembri tanto connesso alla realtà di una scuola di musica, ci aiuta probabilmente a sviluppare qualche riflessione utile a orientare il nostro futuro. L’assenza di barriere è secondo me l’elemento centrale di questo film: orchestra sinfonica, scuole pubbliche, scuole di danza, gente di ogni estrazione sociale, razza, età e patrimonio culturale lavorano insieme e creano insieme. Quale migliore messaggio culturale riusciamo a concepire? Pensando al nostro contesto, proviamo a prendere in esame unicamente le barriere del mondo formativo musicale ticinese: esistono le scuole di musica, le scuole bandistiche, le scuole mandolinistiche, le scuole di musica moderna, le scuole corali. Stiamo dav- vero educando? Proviamo a pensare alle risorse di collaborazione con altre discipline artistiche e di altre esperienze personali e ai risultati che potremmo ottenere (per una volta magari non in termini di allievi iscritti, ma in termini di patrimonio personale di ogni partecipante). Forse è giunto il momento di accorgerci che il superare queste barriere create artificiosamente da noi, porterà unicamente al coinvolgimento di una fetta ancor più vasta di giovani al mondo della cultura, ragazzi e giovani che grazie a queste esperienze potranno un domani essere in grado di rilevare la sfida di trovare soluzioni creative, durature e coraggiose ai problemi del futuro. In quest’ottica, rappresenta sicuramente un inizio la Passeggiata musicale che si svolgerà sabato 29 aprile 2006 a Mendrisio. Luca Medici, responsabile Scuola di Musica del Conservatorio cellista Andrew Baughn, Toronto, foto: Anne Haas di più: Intervista con Ivo Pogorelich Incontro con Iva Formigoni Nuovo docente di fama mondiale: Valery Gradow La rivoluzione (pacifica) della scuola Il 13 agosto a Berna Thomas, di 8 anni, mette il suo zaino e va a scuola con tutti i suoi compagni. In Ticino il suo coetaneo Martino è ancora in piena vacanza e tra lago, monti e mare il suo pensiero corre ovunque meno che al nuovo anno scolastico che comincerà solo in settembre. Johanna è di Basilea ed ha 10 anni e dalla quarta elementare è stata promossa in prima media (a Basilea “scuola d’orientamento”). A pochi chilometri abita a Basilea Campagna suo cugino Andreas, anch’egli di 10 anni. Lui però dalla quarta è passato alla quinta e non alla prima media. La scuola svizzera è alla ricerca di un’unità che possa rispettare le caratteristiche di ogni cantone. Nell’intento di diminuire il più possibile gli ostacoli alla mobilità degli allievi, da anni i 26 Consiglieri di stato direttrici e direttori cantonali della pubblica educazione hanno lanciato un progetto denominato «armonizzazione della scuola obbligatoria». La CDPE intende armonizzare la scuola (continua a pagina 2) 2 marzo 2006, numero 23, anno VI (continuazione “La rivoluzione …”) obbligatoria attraverso un nuovo accordo intercantonale vincolante (concordato HarmoS). Una delle caratteristiche più importanti a mio avviso riguarderà l’introduzione delle procedure di valutazione che permetteranno di controllare a livello nazionale l’effettiva acquisizione delle competenze richieste. Gli obbiettivi di apprendimento che devono essere raggiunti al secondo, al sesto o al nono anno di scuola devono essere omologati nelle linee guida; solo così si può garantire la qualità del sistema educativo a livello svizzero ed eliminare gli ostacoli alla mobilità delle famiglie. Naturalmente spetterà ai cantoni la libertà di decidere in che modo trasmettere tali contenuti. In tale modo le competenze regionali saranno giustamente salvaguardate. Di seguito alcuni aspetti del progetto che mi sembrano più che positivi e che riguardavano problemi della Scuola inevasi per troppo tempo: • La scuola dell’infanzia diventerà obbligatoria. Tutti i bambini, a partire dall’età di quattro anni compiuti, frequenteranno la scuola dell’infanzia o un cosiddetto ciclo elementare. Già in questi primi anni il bambino è introdotto all’apprendimento tenendo conto delle sue capacità e della sua maturità personale. • Di fatto gli anni obbligatori dai 9 diventano 11. E questa è una conquista. La possibilità di scolarizzare i bambini di 4 anni, nel rispetto dello sviluppo del singolo bambino, significa seminare in un terreno fertilissimo. • Verrà introdotto il monitoraggio nazionale del sistema educativo condotto congiuntamente da cantoni e Confederazione. Nel quadro di questo monitoraggio si verificherà pure se sono raggiunti gli standard nazionali di formazione. I cantoni determinano gli strumenti che permettono di verificare e sviluppare la qualità del sistema su scala svizzera. Dopo i risultati umilianti dell’indagine Pisa, era impellente introdurre un monitoraggio sistematico e fissare standard minimi da raggiungere a livello nazionale. • I cantoni assicureranno un’offerta adeguata alle necessità istituendo strutture per la giornata (mense, doposcuola). Era ora. Una necessità di primaria importanza, generata da una società diversa rispetto a quella di soli 30 anni fa. Pur nel rispetto di coloro che vorranno avere i propri figli a casa all’ora di pranzo (possibilità che rimarrà sacra), le famiglie che lavorano (e soprattutto le mamma con attività professionale) ringraziano sentitamente. Tutto questo non è un progetto è una rivoluzione. Ed è una rivoluzione positiva. Ma come tutte le cose positive ci sono rischi e problemi, se non si curerà il piano nei dettagli prevenendo situazioni delicate. Alcuni esempi: • scolarizzare un bambino di 4 anni può essere altamente controproducente se il processo avviene senza nuove tecniche pedagogico-didattiche. • porre obbiettivi di apprendimento annuali può generare un “ingrigliamento” e un soffocamento della libertà dell’insegnante, che si vede costretto a non tenere conto delle particolarità e differenze che esistono da classe a classe (dello stesso anno) pur di raggiungere i risultati • il monitoraggio e le statistiche saranno “la bestia nera” di politici, direttori, responsabili e docenti. Un po’ come l’auditel per la televisione. Il rischio è quello che alla lunga si perderà il senso del rapporto docente/allievo all’interno della Scuola, quel vero rapporto fatto di umanità, saggezza e buon senso che fa di un maestro di scuola un Maestro con la M maiuscola, uno di quelli che lo studente ricorda per tutta la vita… Roberto Valtancoli, membro di direzione Il giornale del conservatorio, organo semestrale d’informazione del Conservatorio della Svizzera Italiana, Via Soldino 9, CH-6900 Lugano, tel. +41 (0)91 960 30 40, Fax +41 (0)91 960 30 41, www.conservatorio.ch, [email protected] Responsabile: Roberto Valtancoli Tiratura: 6 000 copie; stampa: Tipo-Offset Aurora S.A. Dip. Scuola di Musica: [email protected] Luganese: Tel/Fax 091 960 3048, [email protected]; Bellinzonese e Tre Valli: Tel/Fax 091 825 1241, [email protected]; Locarneses e Valli: tel/Fax 091 751 8440, [email protected]; Mendrisotto: Tel/Fax 091 683 0084, [email protected] marzo 2006, numero 23, anno VI 3 CSI News Stefano Parrino, assistente nella classe di flauto del M° Ancillotti, nello scorso mese di Gennaio ha tenuto una serie di Master Classes sulla Respirazione continua e di interpretazione e tecnica flautistica presso alcune tra le più prestigiose istituzioni Britanniche: Royal College e Trinity College di Londra, Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff. Stefano è stato invitato per il prossimo anno accademico a ritornare per maggiori approfondimenti ed a tenere alcuni concerti per le stesse istituzioni . Dal 4 al 9 marzo inoltre, come docente ospite, sarà al Conservatorio di San Pietroburgo dove terrà una Master Class ed un concerto nel famoso teatro Rimskij-Korsakov del Conservatorio. Grande cerimonia lo scorso 17 febbraio al Palazzo dei Congressi di Lugano per la consegna dei diplomi SUPSI 2005. Alla cerimonia partecipava anche per la prima volta il Conservatorio della Svizzera italiana. Sono stati consegnati i diplomi ai 239 studenti che hanno seguito e terminato con successo nel 2005 i corsi di diploma della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana: Architettura, Architettura d’interni, Comunicazione visiva, Conservazione e restauro, Economia aziendale, Elettronica, Ingegneria civile, Informatica, Lavoro sociale e Musica. Alla cerimonia ha partecipato, assieme a numerosi invitati, il Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento Educazione, Cultura e Sport (DECS), Gabriele Gendotti, che ha consegnato i diplomi. Durante la cerimonia sono pure stati consegnati ai migliori diplomati i Premi dell’Economia Ticinese. Per il Conservatorio il premio è andato al flautista Giovanni Crola. Il Conservatorio nel 2005 ha diplomato: Corso di studio I. Diploma di pedagogia musicale: Sarah Jeker, violino; Pascal Siano, pianoforte; Satoko Tsujimoto, clarinetto; Antonio Narcisi, flauto Corso di studio II. Diploma di perfezionamento: Francesca Alleva, oboe; Alan Andrews, violino; Gennaro Aufiero, fagotto; Armin Ludwig Cora, oboe; Mariarosaria D’Aprile, violino; Fabio Favoroso, oboe; Federica Ferro, violoncello; Ingrid Guzzon, clarinetto; Anne Catherine Lehmann, viola da gamba; Eva Mandi, fa- gotto; Francesca Messore, violino; Albert Nagy, fagotto; Hiromi Nishida, clarinetto; Marta Peroni, violino; Silvana Torto, canto; Paolo Vignaroli, flauto Diploma di solista: Roman Alvarez, oboe; Giovanni Crola, flauto; Davide Muccioli, pianoforte; Severine Payet, clarinetto; Marlène Prodigo, violino Corso di studio III: Nora De Gasperin, EME; Andres Ramirez, EME Certificato Post-formazione in Pedagogia Musicale: Eleonora Ligabò, arpa; Michael Chiarappa, violoncello Sabato 25 e domenica 26 marzo si terranno presso la sede centrale le eliminatorie regionali per il Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù. Ecco le categorie: violino (sabato 25 marzo dalle 9.30 alle 17.40, Aula Magna), violoncello (sabato 25 marzo dalle 13.00 alle 14.30, Aula 201), Duo e musica da camera (domenica 26 marzo dalle 10.00 alle 15.20) e Duo e ensemble di chitarre (domenica 26 marzo dalle 12.00 alle 13.50). Un caloroso invito a tutti coloro che vogliono ascoltare queste prove e un cordiale in bocca al lupo a tutti i nostri allievi che si presenteranno in questa importante vetrina per giovani musicisti. Sabato 8 aprile Porte Aperte della sezione Luganese della SMUS. Occasione da non perdere per tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della musica: sabato 8 aprile si svolgeranno le ormai tradizionali porte aperte. Alle 11.00 si terrà nell’Aula Magna la Fiaba musicale per presentare i vari strumenti, dalle 12.00 in avanti lezioni di assaggio per tutti i gusti. Il Conservatorio della Svizzera italiana ha indetto un concorso (scadenza 10 aprile) per un responsabile dei Corsi di Studio SUM (Musikhochschule). Il responsabile della formazione sarà la persona di riferimento per tutti i problemi relativi alla pianificazione, alla realizzazione, al controllo della qualità dei programmi di insegnamento della Scuola Universitaria in una giovane e dinamica realtà universitaria in forte crescita e dalle molteplici esigenze. Scambio con la scuola di musica di Binningen-Bottmingen (BL) Da mercoledì 8 a Domenica 12 marzo 2006 saranno ospiti della nostra scuola una trentina di allievi provenienti da questa scuola di musica del Cantone di Basilea Campagna. Nelle giornate ticinesi questi ragazzi seguiranno un variato programma: assisteranno a lezioni della nostra scuola di musica, avranno la possibilità di frequentare lezioni individuali a cura dei nostri docenti, assisteranno alle prove dell’Orchestra della Svizzera Italiana nell’ambito del concorso eurovisione per giovani musicisti, visiteranno i castelli di Bellinzona e terranno un concerto di chiusura con l’Orchestra 2 e l’ensemble fiati della nostra scuola Domenica 12 marzo alle 11.00 nell’Aula Magna del Conservatorio. Il Conservatorio riceverà un prezioso aiuto dalla Fondazione del Ceresio, ente benefico fondato e sostenuto dalla Banca del Ceresio. Sull’arco di tre ann,i la Fondazione devolverà 60’000.- franchi quale contributo alla copertura delle necessità finanziarie dell’Istituto nei primi anni successivi al riconoscimento quale Scuola universitaria di musica. Al contributo finanziario della Fondazione del Ceresio si affianca anche il dono di un pianoforte come segno tangibile del sostegno offerto. Il 17 marzo 2006, 20.30, il Conservatorio ospita un concerto di eccezione con STANLEY CLARK, trombone, e CHRISTINA BAUER-CLARK, pianoforte. Stanley Clark è docente alla Scuola Universitaria del Conservatorio dallo scorso anno. Dal 1985 è trombone solista presso la Berner Symphonie Orchester. Stanley Clark è docente di trombone e musica da camera nella sezione professionale della Musikhochschule Zürich. Nel 1991 è stato nominato professore ospite presso la Musikhochschule di Freiburg im Breisgau. Clark si esibisce quale solista in tutta Europa ed in Canada e nel concerto luganese (entrata libera) proporrà un programma contemporaneo di sicuro interesse: Richard Peaslee (*1930): Arrows of time (1993-94) Frank Martin (1890-1974): Ballade (1938) Daniel Schnyder (*1961): Sonata (1999) Eric Ewasen (*1954): Sonata (1993) 4 marzo 2006, numero 23, anno VI L’arte della ripetizione Ripropongo qui un estratto del Capitolo intitolato L’arte della ripetizione presente nella Tesi di Laurea dal titolo “L’istruzione musicale elementare nel Metodo Suzuki per violino” da me discussa il 22 Aprile del 2005 all’interno della Facoltà di Scienze dell’Educazione presso l’Università Bicocca di Milano. Sebbene il testo fosse inserito all’interno della filosofia del Metodo Suzuki, l’argomento ben si addice ad una riflessione sulla ripetizione come occasione per ripensare il concetto “arte”, per avere un diverso atteggiamento nei confronti dello studio di uno strumento musicale e per riflettere, da parte di insegnanti e genitori, sul valore della conoscenza e dell’apprendimento a seconda dei tempi di maturazione di ciascun allievo. Ogni musicista nel proprio percorso di studi si è dovuto confrontare con il fatto che il metodo migliore per imparare a suonare è l’esercizio ripetuto e costante; ciò vale non solo per il professionista, ma anche per coloro che intraprendono lo studio di uno strumento musicale per pochi anni. Tale impegno costante è caratteristico di tutte le discipline che si vogliono apprendere, ma risulta peculiare per la dimensione dell’arte e della musica. Spesso nel percorso dell’apprendimento, un po’ condizionati dalla società del business, dalla società del fast, si è portati ad accelerare i risultati, a risparmiare tempo, a “bruciare le tappe”; così è frequente che sia negli studenti volenterosi, sia nei poco studiosi, sia nei loro genitori, è presente la voglia di andare avanti; l’obiettivo è quello di superare l’esame e l’anno scolastico, e tutto questo non per il piacere di conoscere, di interiorizzare l’apprendimento per la maturazione personale dell’allievo, ma solo al fine di ottenere “crediti formativi” e conquistare l’attestato. Tale mentalità è figlia della cultura della crescita, della conquista, della produzione, dell’efficienza, del dominio sul mondo e sulle cose; per contro, vi è una svalutazione di un atteggiamento di riflessione, di contemplazione, di ascolto, di attesa paziente del compiersi di ogni evento, di ogni storia. Agendo in tal modo si snatura l’apprendimento del suo valore formativo, come ricerca educativa di “cura” e crescita dello studente, della sua personalità e del suo mondo interiore. Questo atteggiamento è visibile ed è pernicioso soprattutto nel percorso d’apprendimento di un’arte. Suzuki, nel suo Metodo, elaborò una nuova impostazione dell’idea di esercizio, sottolineandone la pratica della ripetizione, letta nella sua cifra rituale e artistica cercando di vedere che vi era qualcosa d’insito nella stessa oggettività dello studio, una sorta di rituale, una forma di devozione nei confronti della pratica, del violino, della musica. Proprio la coazione a ripetere è vista da Suzuki come un istinto verso l’arte, come percorso indispensabile per avvicinarsi ed entrare a fondo in una dimensione artistica; secondo Suzuki il percorso del rituale, applicato alla musica, permette di diventare veri artisti soltanto quando si prova altrettanta gioia nell’esercitarsi che nell’eseguire brani musicali. Tale modo di concepire lo studio dello strumento può essere un invito a ripensare il “fare” secondo un’ottica di amore per l’azione, nel suo lento perfezionarsi, con un riecheggiamento di una spiritualità zen, che trova nella incessante ripetizione anche lo stimolo ad un accostamento e a una comprensione dell’oggetto stesso nella sua “rivelazione”. Riportando il discorso in ambito scolastico musicale e tra le mura domestiche in cui avviene lo studio, sarebbe necessario sostituire ad una eccessiva enfasi rivolta ai valori della creatività di un’opera prodotta dai giovani allievi e considerata come artistica, una maggior concentrazione sull’esercizio artigianale, ripetitivo, accurato, meditativo, in grado sì di portare a compimento un’opera, ma un’umile opera a cui si sia applicato un esercizio e un’attività semplice, devota e costante. L’obiettivo dovrebbe essere quello di sostituire alla figura presuntuosa del “piccolo artista”, o peggio dell’enfant prodige, quella più serena ed equilibrata dell’artigiano, ripetitivo e attento. Ritrovare le categorie della bellezza e della felicità d’essere, non soltanto limitate all’umano, ma all’intero mondo delle cose, come atteggiamento di attenzione e rispetto per l’altro da noi, oggetto o persona che sia; l’aspetto che l’essere umano dovrebbe recuperare nei confronti delle cose del mondo è una capacità di “trattenere”, di “tenere in mano” e non lasciar cadere, non gettare e sostituire vorticosamente gli oggetti e le esperienze di vita in un’ansia di cambiamento e di novità maniacale. Secondo Suzuki l’opera interiore consiste in questo: da quello che una persona è, da quel sé che si sente e sempre si ritrova, essa diventa materia di un’educazione e una formazione al cui termine sta la maestria. Proprio in essa l’artista e l’uomo in tutta la sua estensione si incontrano su un piano più alto. Domenico Cutrì, docente Scuola di Musica CSI marzo 2006, numero 23, anno VI 5 Giornata del Conservatorio, nel segno del rinnovamento Sabato 29 aprile 2006, dalle 14.00 alle 24.00 tutti a Mendrisio per la Passeggiata musicale! Comincia da Mendrisio il tour che porterà la Giornata del Conservatorio nei prossimi anni anche nei centri di Lugano, Bellinzona e Locarno. L’abbiamo pensata all’aperto per andare incontro alla gente, per creare un clima ancora più festoso, per aprirci a chi ancora non conosce le nostre attività. Uno degli scopi di questo nuovo progetto è quello di riuscire a creare un punto d’incontro tra varie forme di cultura, tra varie entità del panorama di formazione musicale ticinese e diffondere di conseguenza un messaggio creativo e propositivo ai giovani. Tutte le scuole di musica del Cantone sono state invitate a tale manifestazione, inviti sono pure stati spediti a gruppi di musica leggera, com- plessi bandistici e mandolinistici giovanili. L’idea che sta alla base di questa giornata di festa è quella di riuscire a creare un’intesa tra le varie discipline artistiche, per sensibilizzare i giovani sull’importanza di una componente culturale nella loro educazione e per trovare un clima più costruttivo e meno settoriale tra i vari attori presenti su questa scena. Il programma è molto ricco: • dalle 14.00 alle 18.00 nelle corti e nelle strade del borgo ca. 500 ragazzi si presenteranno in concerto in varie formazioni (cori, orchestre, ensembles, quartetti, trii e duetti) • sempre dalle 14.00 alle 18.00 si terranno workshops di costruzione di strumenti musicali, djembé, danze popolari per coinvolgere anche tutti coloro che non suoneranno durante il pomeriggio alcuni ensembles porteranno il clima della Passeggiata nelle Case per anziani di Mendrisio e presso l’Ospedale Beata Vergine le vie del centro saranno animate anche da pittori e bancarelle (vi sarà anche un angolo destinato agli strumenti musicali) e da una caccia al tesoro • alle 19.00 in Piazza del ponte ci sarà una cena per tutti allietata da alcuni gruppi con un genere più adatto all’uopo • dalle 21.00 in Piazzale alla Valle i Vad Vuc terranno il concerto di chiusura con l’accompagnamento di un ensemble della nostra scuola di musica. conservatorio della svizzera italiana scuola universitaria di musica | musikhochschule | haute école de musique L’Institut für Musik und Pädagogik IMP a Zurigo, in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera italiana, Lugano, offre a docenti strumentali e vocali, docenti di Didattica della Musica, un corso post-diploma (NDK – Nachdiplomkurs), della durata di un anno, che si accompagni all’attività professionale, strutturato a livello intercantonale, per la qualifica di Consulente didattico (specializzato in pedagogia musicale, nell’ambito dell’insegnamento strumentale/vocale) Sede principale: Zurigo (due moduli si terranno a Lugano, presso il CSI). Inizio: settembre 2006 Fine: giugno 2007 Iscrizioni: entro il 1° giugno 2006 (il numero di posti è limitato) Il Diploma post-diploma si rivolge a docenti dotati d’adeguata motivazione ed esperienza nel campo dell’insegnamento strumentale/vocale a tutti i livelli (scuola di musica/ scuola universitaria di musica), a docenti di didattica e ai membri della direzione delle scuole di musica che aspirano ad ottimizzare la propria prassi e ad un approfondimento fondato nell’ambito della Pedagogia Musicale, della Didattica e della Psicologia della Pedagogia, e che cercano nuove sfide nell’ambito dei compiti relativi alla formazione degli adulti o della consulenza professionale. Riconoscimento/Possibilità d’estensione del corso al Diploma di Post-formazione (Nachdiplomstudium NDS) Il Corso Post-diploma sarà certificato in termini di formazione professionale secondo le modalità definite dal sistema ECTS. Il diploma è riconosciuto dall’Interkantonalen Berusfsverband für Schulpraxisberatung und Supervision ISSVS. La lingua d’insegnamento sarà il tedesco. Saranno accettati lavori scritti anche in inglese, francese ed italiano. Informazioni dettagliate sono disponibili sul sito www.imp-uls.ch o direttamente presso l’IMP: Schrennengasse 17, 8003 Zürich, [email protected], telefono 043 811 511 0 6 marzo 2006, numero 23, anno VI La pianista di Brecht: Incontro con Iva Formigoni Iva Formigoni insegna ”voce” presso la Scuola Teatro Dimitri di Verscio dal 1989. E’ stata corripetitore (sotto il nomedi “Iva Besson”) del Berliner Ensemble di Brecht a Verlino tra il 1949 e il 1963. Negli anni ‘60 ha insegnato “Sprecherziehung” alla Schauspielschule di Berlino; dal 1965 al 2002 è stata docente a Milano alla Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro (poi “Civica scuola di Arte Drammatica”). Estratto da un’intervista a cura della redazione di Spazio21 e del Corso di Direzione per il repertorio contemporaneo Gentile Signora Formigoni, per alcuni Ritorniamo al Berliner Ensemble. anni lei è stata pianista accompagnatrice del Berliner Ensemble di Bertolt Brecht e ha quindi vissuto l’eccezionale clima culturale di quegli anni che hanno cambiato il modo di intendere e di fare Teatro. Ne ha anche conosciuto i principali protagonisti, quando esattamente ha conosciuto Brecht? Ho conosciuto Brecht nel 1947. Vivevo allora a Zurigo e avevo appena concluso i miei studi. Studiavo pianoforte all’Accademia di musica. Il mio compagno di allora era Benno Besson e conoscemmo Brecht che era appena ritornato dagli Stati Uniti con la moglie Helene Weigel, in attesa di rientrare in Germania. Renata Mertens-Bertozzi che faceva parte di un gruppo di studenti di letteratura tedesca nostri amici, mise a disposizione di Brecht la sua casa con vista lago a Herrliberg, poco lontano da Zurigo. Lo Schauspielhaus aveva allestito una riedizione di “Madre Courage e i suoi figli” e, per la prima volta, “Il signor Puntila e il suo servo Matti”. Quando Brecht ritornò in Germania portò poi con sé alcuni giovani che erano interessati a lavorare con lui, tra cui c’ero anch’io. Per poter avere i permessi per la Germania io e Besson ci siamo dovuti sposare per poter ottenere la cittadinanza svizzera, che facilitava le cose. La corripetitrice che si occupava di istruire musicalmente gli attori era molto occupata e non ce la poteva fare da sola, chiese quindi a me se potevo aiutarla e fu così che iniziai a collaborare con l’Ensemble. Inizialmente non sapevo niente di voci ma dopo ho studiato molto seriamente all’Institut für Sprachwissenschaft di Halle. Va ancora detto che al Berliner Ensemble c’era un vero cantante che dava lezioni di voce agli attori. Anch’io facevo gli esercizi regolarmente, ne sentivo il bisogno, e mi fecero molto bene perché avevo una voce impossibile, non riuscivo a cantare niente. Lei dove è nata ? Ci parli di Brecht. Che uomo era? Sono nata a Celerina, in Grigioni, e avevo il passaporto inglese perché mio padre era inglese e aveva casa a Locarno. E’ la casa dove adesso c’è la Fondazione Hans Arp. Quando Brecht ritornò in Germania si diede da fare per mettere in scena i suoi lavori e per trovare un teatro che lo ospitasse. Nel gennaio del 1948 Wolfgang Langhoff aveva ripresentato Brecht al pubblico tedesco mettendo in scena al Deutsches Theater “Terrore e miseria del terzo Reich” che aveva suscitato una grande impressione. Nel 1949 fu messo a disposizione di Brecht il Theater am Schiffbauerdamm, ed egli si mise al lavoro per preparare la messinscena di “Madre Courage”. Nel novembre dello stesso anno il Ministero dell’Educazione Popolare autorizzò Brecht e Helene Weigel a fondare il Berliner Ensemble. Era un uomo gentile, molto cortese. Parlava solo quando era necessario e aveva molto interesse per i giovani e per i suoi collaboratori. Durante le prove ascoltava tutti i suggerimenti o le critiche. Era assolutamente democratico e teneva conto delle diverse opinioni. Questi esercizi avevano lo scopo di rendere il testo più comprensibile o il canto più espressivo? No, servivano per sviluppare la voce. Lo scopo era ottenere la naturalezza del canto. Io adesso, con l’esperienza acquisita, non consiglierei ad un giovane attore quegli esercizi che facevamo allora. Gli esercizi di fonetica, fatti come si facevano, potevano creare dei problemi, potevano avere delle ripercussioni immediate sulla voce. La voce fa parte del corpo, l’allineamento del corpo è essenziale per la respirazione, per la voce stessa e anche per la consapevolezza. Io per anni e anni ho fatto degli esercizi Feldenkreis. Dessau e Eisler? Dessau era molto simpatico e divertente. Faceva sempre degli scherzi. Eravamo buoni amici e mi ricordo che una volta si tolse davanti a noi la dentiera e la mise sul tavolo. Era un tipo così, faceva degli scherzi un po’ al limite. Eisler era un intellettuale, molto colto, ma anche meno interessato ai giovani, a differenza di Dessau. marzo 2006, numero 23, anno VI 7 L’universo dell’arpa celtica L’arpa celtica è uno strumento non cromatico, infatti non è richiesti e rispettati. Anche fra la gente comune l’arpa era molto diffusa. In ogni casa vi era uno strumento per allietare dotata di pedali moderni per ottenere i cromatismi. Solameni giorni di festa e per onorare gli eventuali ospiti. Nel corso te dalla metà del 1600 comparvero delle levette spostabili delle numerose invasioni subite dagli Irlandesi, ci fu una vera con la mano sinistra durante l’esecuzione. Il termine “celtica” e propria persecuzione contro gli arpisti, perché l’arpa, come deriva dal fatto che questo strumento è stato amato da tanla cultura, i costumi e le tradizioni, era un simbolo di questo ti popoli originati dai Celti, come gli Irlandesi, gli Scozzesi, i popolo. Tutti questi simboli andavano dunque proibiti e aboliti Gallesi, i Bretoni ed altri. Tutti hanno dato un tocco personale per soggiogare del tutto la gente d’Irlanda. L’arpa e gli arpisti allo strumento: qualcuno l’ha costruito più alto qualcun altro furono quindi costretti a celarsi nella clandestinità più basso e mediamente erano tra i 70 ed i 90 per molto tempo. Tante melodie sono giunte fino centimetri; il numero delle corde poteva essere a noi grazie alla trasmissione orale, visto che non si di circa 30 in metallo o in budello, ma ci sono scrivevano spartiti. Le corde avevano nomi in codice notizie anche di corde in cuoio e capelli intrecper facilitarne la memorizzazione. ciati; c’era chi suonava con le unghie e chi con i Alla fine del 1700 furono organizzati dei festipolpastrelli. Il legno per eccellenza era il salice val d’arpa, proprio per non perdere le tradizioni rosso. Dalle raffigurazioni pittoriche sembra che musicali. Il più importante fu il Festival di Belfast l’arpa si appoggiasse sulla spalla sinistra, cioè Catriona Mckay & Chris Stout del 1792, al quale parteciparono solamente dieci dalla parte del cuore, e non sulla spalla destra arpisti dai 60 ai 90 anni. In quell’occasione fu assunto l’orgacome al giorno d’oggi. In Irlanda, terra di continue invasioni e violenze, divenne simbolo di libertà, orgoglio e purezza. Al suo nista Eduard Bunting, che aveva il compito di trascrivere tutte le melodie suonate a memoria dagli anziani musicisti. L’arpista suono uomini si sono rivoltati ai persecutori, poeti hanno cancompositore irlandese più famoso fu Turlough O’Carolan (1670tato, danze sono state ballate ed eroi commemorati. E’ sempre 1738), che ci ha lasciato un vastissimo e ricercato repertorio per presente nei racconti mitologici, dotata di straordinari poteri questo magico strumento. magici: Merlino ha spostato montagne, muti hanno riacquistato la voce, battaglie sono state vinte tramite incantesimi e forza sovrannaturale sprigionata dalle tante corde. L’arpa, infatti, evocava i vari elementi della natura e ne diventava portavoce, assumendone la forza. Nel “Libro delle Invasioni”, scritto dai monaci irlandesi tra il V° e il XII° secolo, fra racconti mitologici e biblici scopriamo una società dove l’arpa aveva un ruolo di spicco. Si racconta che ogni arpista dava un nome segreto al proprio strumento e prima di cominciare a suonare lo sussurrava. Come per risvegliarne le potenzialità e la magia. I veri arpisti conoscevano le tre “nobili melodie” del sonno, del pianto e del riso, con le quali controllavano la psiche umana. Testimonianze storiche e mitologiche raccontano come fosse una prassi che ogni re avesse al suo seguito un giudice, un medico, uno storico, tre maggiordomi e un arpista. Questi lo aiutava a rilassarsi prima delle grandi decisioni, dava il benvenuto agli ospiti e con la voce ne decantava le virtù. Ricordiamo la figura dei Bardi, poeti cantori che si accompagnavano con l’arpa, che avevano un ruolo importante ed erano molto Nel gennaio 2005 il CSI ha ospitato Grainne Hambly, valente arpista irlan-dese. Oltre ad un bellissimo concerto al quale ha partecipato un folto pubblico, Grainne Hambly ha tenuto un workshop sulla musica tradizionale irlandese per arpa celtica. Una ventina di iscritti ha partecipato attivamente e con entusiasmo al seminario, sperimentando l’apprendimento di melodie, tecniche specifiche per abbellimenti e accompagnamenti, rigorosamente a trasmissione orale e ad imitazione. Per tutti è stata una bellissima esperienza. I prossimi 30, 31 marzo e 1° aprile 2006, il CSI ospiterà il seminario dell’arpista scozzese Catriona Mckay, concertista e insegnante di arpa presso la St.Mary Music School di Edinburgo. Lorenza Ceruti Pollini, docente di arpa al CSI 8 marzo 2006, numero 23, anno VI Di seguito riportiamo un’intervista realizzata al Maestro Ivo Pogorelich in occasione del suo ultimo strepitoso concerto luganese, per i 20 anni del Conservatorio della Svizzera italiana. Grazie ancora all’Associazione Lugano Sì per la riuscita dell’iniziativa e un arrivederci presto al Maestro Pogorelich, che con la sua presenza ha onorato la nostra istituzione per questo traguardo tanto significativo Quasi 25 anni di carriera Intervista con Ivo Pogorelich, Lugano dicembre 2005 La sua formazione predominante si situa presso il Conservatorio di Mosca: quanto questa realtà ha influito nel suo approccio interpretativo? E’ una domanda interessante e complessa: innanzi tutto stiamo parlando degli anni ‘70 del Secolo passato: oggi Mosca non è comprensibile senza la consapevolezza di quel contesto storico. Un momento assolutamente impregnato della presenza degli artisti attivi in quel periodo e di tutto l’ambiente circostante. Tutto questo ho avuto l’opportunità e la fortuna - che bisogna saper cogliere anche se è difficile e costa fatica- di poterlo vivere aprendomi ad un luogo a me sconosciuto, lasciando la mia famiglia e le mie abitudini di giovane ragazzo dodicenne. Ho cercato di vivere quel periodo in quella nuova prospettiva, tentando di dare un senso a quel contesto così creativo e in movimento dettato paradossalmente dalla grande oppressione che vi regnava. Era una realtà, anche a livello etnico e genetico, che non apparteneva alla cultura europea ma, piuttosto, a quella asiatica: la Russia ha vissuto l’invasione mongola. Mi sono dunque avvicinato alla mentalità cinese, che si scosta da una visione concentrata staticamente sulla propria persona, per aprirsi alla consapevolezza delle varie fasi della vita, dei cambiamenti e alla preparazione di come affrontare nuove sfide. Questo approccio critico rispetto alla mia vita è stato necessario per me fin da subito perché non ero comunque pronto a sopportare tutte le sfide: il mio nome divenne improvvisamente famoso in tutto il mondo quando io avevo poco più di vent’anni. C’era un rischio in tutto questo mi stavo formando in una formazione che avrei fatto per tutta la vita. Anche nei confronti del pubblico dovevo costantemente pensare e analizzare dove ero, che posizione assumere e come affrontarlo. Dovevo essere sempre estremamente preparato e nel contempo essere sempre pronto ad imparare. Questo è quello che ho potuto assimilare da questa cultura sommandola alla mia: i russi hanno una capacità nel presentare la loro cultura in modo spontaneo e questo mi ha permesso di assimilare molto. È stato un periodo nel quale ho aperto gli occhi e tutto quello che è arrivato più tardi ho cercato di viverlo allo stesso modo impostandolo sempre in modo positivo e come una possibilità per apprendere. Durante il Concorso Chopin di Varsavia, Martha Argerich, lasciò la giuria perché lei non figurava fra i vincitori. Oggi accadrebbe lo stesso? Ancora recentemente ho incontrato Martha Argerich a Tokyo quando ha ricevuto il premio imperiale come migliore artista. Una bella coincidenza poiché l’ho coinvolta nel mio progetto del 2009-2010 per il trentesimo della mia carriera, dove vorrò organizzare una competizione a Weimar, e lei nella giuria, dove non tanto premiare classicamente i musicisti con un primo premio, secondo… ma nell’intento di rendere più performante la ricerca di nuovi talenti e farne emergere le loro abilità. Tornando alla sua domanda anche in questo caso occorre contestualizzare il tutto, erano gli anni ‘80 ed in Polonia vigeva ancora il Patto di Varsavia poiché la Russia dominava il paese. La Argerich non aveva scelta: se non accondiscendeva alla decisione della giuria, doveva letteralmente lasciare il paese, con sua madre e la sua prima figlia, scortata dai militari. Io stesso ero scortato dalle guardie armate era un clima stranissimo c’era una pressione molto forte ma più polico-sociale che davvero musicale. Si figuri che la sera prima del mio concerto siamo stati invitati a seguire una messa cattolica, fuori dalla sede del concorso c’erano tutti gli altoparlanti e la gente ascoltava tutto quello che veniva suonato; la gene era stanca della dittatura e hanno identificato con me come un elemento di rivolta.. Un mio primo premio avrebbe dato un ulteriore impulso a velocizzare quella ribellione sociale che era già in atto. Sfortunatamente questo era difficile da capire in America o in Inghilterra, ed io in questa circostanza, ingiustificatamente, venivo considerato come star di musica, un’etichetta difficile poi da togliere. Solo oggi posso collocare questo evento rispetto a quel processo di liberazione a cui io, in un certo senso, ho contribuito senza nessuna consapevolezza. Se penso alle mie prime apparizioni che hanno avuto luogo in Giappone, ad esempio, il pubblico mi voleva ascoltare rispetto ad una mia immagine, ad un mio personaggio che si era venuto a creare mio malgrado. E come considera oggi il suo pubblico? Solo oggi posso trovare una maggior corrispondenza fra quello che sono io realmente ed il mio pubblico, che viene davvero ad ascoltare me. Ho dovuto lavorare molto, posizionarmi e definirmi proprio anche grazie al mio bagaglio personale: ho dovuto basarmi sul mio istinto e lottare, ora accolgo il pubblico che desidero. In questa recente tournée durata quasi 8 settimane nel Medio e nell’Estremo Oriente, dove ho dato 10 concerti, è stato molto interessante osservare come, questa nuova generazione in sala non era ancora nata quando io già cominciavo a suonare. Eppure grazie al boom dell’informazione il pubblico era molto ben preparato sia nella qualità dell’ascolto che conoscendo i miei dischi... tutto questo è impensabile rispetto all’era sovietica! Questa è la vera sfida dell’educazione, grazie alla libera informazione la gente può vivere positivamente la marzo 2006, numero 23, anno VI differenza e vedere accorciate le distanze. Certo un’informazione accompagnata da valori e credenze che devono sorreggere questo immenso patrimonio informativo senza che vi sia manipolazione. Una forza spirituale deve accompagnare questo processo, dove ognuno può crescere secondo tradizioni e costumi del proprio patrimonio culturale, includendovi anche, valori riconosciuti internazionalmente. Non si tratta di aderire ad un modello scientifico ma, conservando le radici di ognuno, di saper anche ammirare la differenza. Ma per venire alla sua interpretazione: quando suona nulla è scontatamente concesso al suo ascoltatore, questi deve mantenere un ruolo attivo d’attenzione e preparazione. Si, tutto è concentrato attorno al suono. È la componente principale, la sonorità è la componente fondamentale rispetto ad ogni tipo di musica. E’ sempre il suono che supporta l’informazione e quindi l’ascoltatore è concentrato su questo aspetto: cerca sempre di catturarlo rispetto all’accordo che sta sentendo e quello che viene dopo. In questo senso può essere anche un po’ estenuante. Per raggiungere la qualità di questo suono, lo svolgimento di questa ricerca mi ha arrecato anche una grossa sofferenza e ferita, mi spiego: era una sorta di punto d’arrivo che mia moglie Aliza Kezeradze ed io cercavamo di raggiungere ad ogni costo e che ricerco anche dopo la sua morte. Ancora una volta ho molta riconoscenza rispetto a tutto questo, la ritengo una straordinaria esperienza sebbene drammatica. La ricchezza del suono, lo standard che ho raggiunto sono un’unione di molte cose, della cultura che ho potuto assorbire anche dalla mia stessa famiglia: la finezza dell’orientalismo di mia madre e la latinità di mio padre, che è poi partito per gli Stati Uniti. Tutto questo per capire da dove veniamo, quale patrimonio ci portiamo dentro e quali sono le basi che ci danno la forza per andare avanti. Che relazione instaura con i compositori quando ne interpreta gli spartiti? Che tipo di scambio avviene? Si parla di una sorta di diretta successione a livello didattico, accademico fra lei rispetto a Beethoven e a Liszt, ce ne può parlare? Sì, molto interessante, è stato anche confermato dall’archivio del Conservatorio di San Pietroburgo, questo dimostra 9 che la mia educazione musicale è dunque più vicina a quella di San Pietroburgo che non a Mosca dove io ho studiato con professori del posto. In altri termini significa esserne eredi diretti rispetto allo studio, nel mio caso il professor Siloti fu allievo di Liszt, ma fu maestro di mia moglie e così via. Tornando alla sua domanda, certo è importante la biografia ma non è assolutamente necessario, per l’educazione generale, sapere il menu di Clara Schumann con Brahms. È invece fondamentale parlare della natura dello strumento e del suo potenziale. Bisogna capire la natura dello strumento. Non tutti i compositori erano anche grandi musicisti ma, entrambi cercavano, a partire dallo strumento, di allargarne il potenziale espressivo. E’ questo che caratterizza ogni compositore e così si spiega anche la natura del singolo interprete. Rispetto allo spartito, per rinunciare ad una nota, ad una pausa, ci vuole uno studio assolutamente minuzioso e molto più prolungato rispetto a quello che chiede uno studio normale, accademico. Quando parlo con dei giovani pianisti dico sempre che è importante allargare il proprio repertorio ma vale anche la pena soffermarsi anche davanti allo stesso pezzo. Il paradosso è concentrarsi su di un pezzo e nello stesso tempo estendere il repertorio: allora c’è un repertorio per “casa” e un altro per il pubblico. Certo poi commercialmente è ancora un altro discorso, così come per la programmazione dei concerti. Il mio punto cardine rimane la preparazione che è fondamentale. Ancora una volta mi sento privilegiato, devo ammetterlo. Associazione AMICI L’associazione AMICI del Conservatorio vuole proporsi a tutti gli amanti della musica e della cultura come un punto di riferimento per favorire idealmente e finanziariamente la Fondazione del Conservatorio della Svizzera italiana per lo svolgimento di attività artistiche e didattiche. Comitato 2006 Carlo Donadini, presidente Felice Dafond, vicepresidente Marc Andreae Efrem Beretta Alfredo Gysi Lucienne Rosset-Zoboli Roberto Valtancoli Progetti 2006 • borse di studio • progetto cd Coro Clairière e libro illustrato di Roberto Piumini • campus estivo dell’Orchestra giovanile d’archi • appoggio per il rinnovo dei pianoforti • varie ed eventuali Diventi socio: il suo aiuto è importante Si, voglio diventare membro Quote per anno: persone singole 50 fr. coppie 70 fr. Ha un compositore rispetto al quale intende avvicinarsi in modo particolare, in questo momento della sua carriera? In questo momento resto fedele ai compositori del momento (Chopin, Scriabin, Rachmaninov). Sto però preparando un Tour mondiale per l’anniversario della mia carriera con una pianista cinese trentacinquenne che vinse il concorso in California, della quale apprezzo moltissimo il suo approccio alla musica e la sua totale dedizione. Ricercare brani che possano rispondere al gusto di ciascuno è molto intrigante penso ad esempio a Bartok, Albeniz e Piazzola. Beatrice Bomio Amichi soci bene meriti e persone giuridiche da 500 fr. studenti e giovani sotto 25 anni 20 fr. Nome e cognome Indirizzo E-mail (per le newsletter/manifestazioni) Data e firma 10 marzo 2006, numero 23, anno VI Gli ultimi concerti di “Novecento e presente” Grande successo sta riscuotendo anche questa edizione 05-06 della rassegna di “Novecento e presente” dedicata all’ascolto della musica degli ultimi cento anni. Il pubblico ha seguito i primi concerti con grande partecipazione ed entusiasmo, gratificando gli sforzi artistici (ed anche finanziari) di tutti i protagonisti della manifestazione che, ricordiamo, è in collaborazione con RETE DUE della RSI. Ogni concerto è preceduto dalla presentazione di Guido Salvetti. L’entrata è come al solito gratuita. Domenica 19 marzo 2006 Lugano, Auditorio Stelio Molo RSI, 17.30 Domenica 30 aprile 2005 Lugano, Auditorio Stelio Molo RSI, 17.30 Erik Satie 1866-1925 Arnold Schönberg 1874-1951 Parade Musica di accompagnamento per una ballet réaliste en un tableau scena cinematografica op. 34 per mimi e orchestra Trascrizione per orchestra da camera di trascrizione per orchestra da camera Johannes Schoellhorn di Mathias Steinauer «Un’altra città», Video di Carlo Ippolito Igor Stravinskij 1882-1971 produzione TSI Renard Klaus Huber *1924 Histoire burlesque chantée et jouée per Beati pauperes III mimi, voci e strumenti per pianoforte, chitarra e 4 percussionisti Scenografie e costumi: Dmitri Shostakovich 1906-1975 SUPSI – Sezione Arti Applicate Suite per due pianoforti op. 6 Mimica: Scuola Teatro Dimitri I. Prelude, II. Fantastic Dance, Regia: Joe Fenner III. Nocturne, IV. Finale Coreografia: Corinna Vitale Alessandro D’Onofrio e Carmine Palermo, pianoforti ’900 e presente Domenica 2 aprile 2006 Lugano, Auditorio Stelio Molo RSI, 17.30 Giovanni Bataloni *1969 Jean-Claude Schlaepfer *1961 Chant de lune per ensemble Os Sonhos Nao Envelhecem Paul Hindemith 1895-1963 per coro di bambini e strumenti Kammermusik n.1 op.24 con Finale 1921 Leonard Bernstein 1918-1990 per 12 strumenti solisti Danze sinfoniche Animazione video a cura della SUPSI da West Side Story sezione Arti applicate per 2 pianoforti e 2 percussionisti Filippo Rosini e Jasmine Croci, pianoforte Mircea Ardeleanu, percussioni Ivo Antognini *1963 Il concerto sarà preceduto da un’intervista a Carlo Ippolito e dalla proiezione del Video con Cathy Berberian interprete di Stripsody Jazz per coro di bambini e strumenti Coro Clairière Direzione Brunella Clerici informazioni agenda news www.conservatorio.ch marzo 2006, numero 23, anno VI 11 Nuovo docente di fama mondiale al Conservatorio Il Conservatorio è lieto di annunciare che dal prossimo anno accademico 06-07 sarà aperta una nuova classe di violino. La cattedra è andata al celebre docente VALERY GRADOW, violinista e didatta di fama mondiale, con tanti anni di esperienza a livello universitario. Gradow ha studiato al Conservatorio Chaikovsky di Mosca con il grande Leonid Kogan. Nel 1972 è emigrato dall’ex-Unione Sovietica. Vincitore del primo Concorso internazionale Sibelius di Helsinki, del Premio musicale internazionale di Londra e della “London Harriet Cohen Foundation Medal”, svolge un’intensa attività solistica con le migliori orchestre del mondo. Ha insegnato alla Scuola superiore di musica di Gorki, all’Istituto pedagogico di Mosca, alla Scuola superiore Folkwang di Essen e dal 1988 occupa questa posizione presso la Scuola superiore di musica di Mannheim. Nel 1998-99 è stato inoltre “Artist Professor of Violin” all’Università del Nord Texas, il grado più alto statunitense. Tiene corsi di perfezionamento in Germania, Italia, Svizzera, Corea, Sud Africa, Francia e America (Boston University, Peabody Music Institute Baltimore, ecc.). Gli è stata assegnata la medaglia d’oro della fondazione culturale svizzera “Alte Kirche Boswil”. Tra gli studenti di Gradow figurano nomi di concertisti di prim’ordine, quali Frank-Peter Zimmermann. Ha effettuato registrazioni per Melodia, Colosseum, Aurophon e Sonora. La classe di Valery Gradow al Conservatorio della Svizzera italiana si aggiungerà a quelle di violino già esistenti di Carlo Chiarappa e Massimo Quarta. Gradow insegnerà anche alla sezione pre-professionale, importante anello di congiunzione tra Scuola di Musica e Scuola Universitaria. Egregio Maestro Gradow, la Svizzera, il Ticino e il Conservatorio della Svizzera italiana le porgono il più caloroso benvenuto! Il 2005 del Dipartimento Ricerca e Sviluppo Gentili Lettrici, Egregi Lettori, l’anno 2005 è stato un anno di successi e di traguardi importanti nell’ambito della ricerca, che comprendono numerose pubblicazioni, collaborazioni internazionali ai più alti livelli, richieste di finanziamento accolte dal Fondo Nazionale per la Ricerca Scientifica, ed in particolare un premio per un progetto di ricerca innovativo. Allo stesso tempo, e come negli anni precedenti, nel corso del 2005 il Dipartimento Ricerca e Sviluppo è stato impegnato in una serie di attività che vanno ben oltre i confini della ricerca e dello sviluppo. Dal suo avvio nell’anno 2000 il dipartimento è stato molto coinvolto nel processo per l’ottenimento del riconoscimento quale scuola universitaria di musica, concentrando il proprio lavoro principalmente sullo sviluppo dei nuovi curricola secondo le linee guida della dichiarazione di Bologna e sull’introd zione del sistema dei crediti (ECTS). Allo stesso modo il dipartimento ha creato e gestisce sia l’Ufficio Studenti, sia il Programma ERASMUS per lo scambio internazionale di studenti ed insegnanti. Il responsabile del Dipartimento, in quanto vicedirettore della scuola, ha anche dedicato importanti energie ad attività nell’ambito di vari enti nazionali ed internazionali impegnati nella riforma e armonizzazione dei Conservatori di Musica in Svizzera ed in Europa. Gli obiettivi raggiunti sono particolarmente ragguardevoli, specialmente se si considera che le unità lavorative che fanno parte del Dipartimento Ricerca e Sviluppo sono state ridotte, nel corso del 2005, da 2,4 a 1,9 unità. È auspicabile che questa riduzione venga compensata nel 2006. Il 2005 è stato ricco di gratificazioni e la quantità e varietà d’attività non legate alla ricerca alle quali il nostro dipartimento si è dedicato testimonia delle diversificate competenze e delle ampie esperienze dei suoi componenti, così come del forte impegno a favore dello sviluppo della scuola, al meglio delle sue potenzialità. Affidabilità, diligenza ed un impegno che va ben oltre quanto dovuto, sono stati i tratti distintivi del dipartimento. Voglio ringraziare i miei colleghi e sono certo che abbiamo davanti a noi un altro anno ricco di traguardi e di soddisfazioni. Hubert Eiholzer, vicedirettore e responsabile Ricerca e Sviluppo 12 marzo 2006, numero 23, anno VI Mozartiade Le celebrazioni mozartiane … e una lettera attualissima 250 anni dalla nascita del grande salisbur- data “Eh sì, mia carissima cornetta, così va il mondo, uno ha la borsa e l’altro i quattrini, e chi non ha né l’uno né l’altro non ha niente, e niente è molto poco, e poco non è molto, perciò niente è sempre meno di poco e poco sempre più di non molto e molto sempre più di poco e… così è, così è stato e così sarà.” W.A. Mozart alla cugina “Non so scrivere in modo poetico, non sono un poeta. Non so distribuire frasi con arte, in modo che proiettino ombra e luce, non sono un pittore. Non so neppure esprimere i miei sentimenti ei miei pensieri con cenni e con la mimica, non sono un ballerino. Ma posso farlo con la musica, perché sono un musicista.” W.A.Mozart “Sono in procinto di spirare; ho finito prima di aver goduto del mio talento” W.A.Mozart “… non ve n’erano in Vienna che due, i quali meritassero la mia stima. Martini, il compositore allor favorito di Giuseppe, e Volfango Mozzart (…) il quale, sebbene dotato di talenti superiori forse a quelli d’alcun altro compositore nel mondo passato, presente e futuro, non avea mai potuto, in grazia della cabale de’ suoi nemici, esercitare il divino suo genio in Vienna, e rimanea sconosciuto ed oscuro, a guisa di gemma preziosa (…).” Il librettista Lorenzo da Ponte “Mozart? Ah, quello che ha fatto la colonna sonora del film Amadeus?” Anonimo “Se penso che Mozart morì a 35 anni, mi vergogno di essere ancora vivo” Uno studente ghese! Un evento unico che tutto il mondo sta celebrando nel migliore dei modi. E noi pubblichiamo una gustosa lettera che Amadè scrisse al padre nel 1778. Lui era a Parigi e, come tanti musicisti di oggi giorno, si arrabattava tra soldi, lezioni private, umiliazioni subite… uno spaccato degli artisti che troppo spesso non viene ricordato abbastanza da chi non è del mestiere. Gli artisti non vivono… d’aria! Paris ce 31 juillet 1778 Monsieur mon très cher Père! […] Non appena ho finito di leggere la sua lettera mi sono inginocchiato e ho ringraziato Iddio […] …a causa della lunga malattia della mamma in questo periodo non ho frequentato nessuno, e due delle mie allieve sono in campagna e la terza, la figlia del duca di Guines, sta per sposarsi e non ha più intenzione di continuare, il che non è poi un gran danno per il mio onore. E neppure ci perdo niente, perché quello che mi paga il duca qui lo pagano tutti. Immagini che il duca di Guines, da cui dovevo andare tutti i giorni e restarci due ore, mi ha fatto fare ventiquattro lezioni, mentre qui tutti pagano dopo dodici lezioni, se n’è andato in campagna, è tornato dieci giorni dopo senza farmi sapere nulla (se non fossi stato tanto indiscreto da informarmi io stesso, non saprei ancora che è tornato) e alla fine la governante ha tirato fuori una borsa dicendo: «Mi scusi se per questa volta le pago solo dodici lezioni, è perché non ho denaro». Che distinzione! E mi ha dato 3 louis d’or aggiungendo: «Spero che lei sia soddisfatto, altrimenti la prego di dirmelo». Il signor duca non ha dunque neppure una briciola d’onore e ha pensato: «Costui è un giovanotto e per di più uno stupido tedesco come dicono tutti i francesi dei tedeschi sarà dunque più che soddisfatto». Ma lo stupido tedesco non è stato per niente soddisfatto e non l’ha man- giù. Insomma, voleva pagarmi due ore come fossero una sola. E questo per riguardo, perché sono quattro mesi che ha un mio concerto per flauto e arpa [il meraviglioso kv299 sic!, ndr] che ancora non ha pagato. […] Queste dunque sono le mie prospettive. Ora farò del mio meglio per tirare avanti con gli scolari e guadagnare quanto più possibile. Ma lo faccio nella dolce speranza che avvenga presto un cambiamento: non smetto di desiderarlo; devo anzi confessare che sarei lieto di potermi liberare da simili necessità. Perché qui dare lezioni non è per nulla divertente, è una bella fatica, e se non se ne prendono molte non si guadagna molto. Non deve pensare che sia una questione di pigrizia, no! ma è una cosa che non mi va assolutamente a genio, essendo contraria al mio modo di vivere. Lei sa che io, per così dire, vivo immerso nella musica e ne occupo tutto il giorno, che mi piace meditare, studiare, riflettere. […] Dell’opera le ho già fatto cenno nella mia ultima lettera. Non posso fare diversamente: o scriverò una grande opera o non ne scriverò nessuna; se ne componessi una piccola, guadagnerei poco, giacché qui esiste una tariffa per tutto. Se poi avesse la sventura di non piacere a questi stupidi francesi, sarebbe finita; non potrei più comporre opere, ne avrei ricavato ben poco e per il mio onore sarebbe stato un danno. […] Spero molto nell’inverno, quando tutti saranno ritornati dalla campagna. Nel frattempo stia in buona salute e mi voglia sempre bene. Il cuore mi balza in petto dalla gioia se penso al lieto giorno in cui avrò nuovamente il piacere di rivederla e di abbracciarla con tutto il cuore. Adieu. Le bacio centomila volte le mani, abbraccio mia sorella con tutto il mio affetto fraterno e rimango il suo devotissimo figlio