ZecCat copia.indd - L`artiste Safet Zec, peintre et graveur
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Safet Zec Opera Grafica 1992 ~ 2007 11 ottobre ~ 08 dicembre 2007 galleria F A LT E R I CONTEMPORANEITÀ DELLA GRAFICA Le misure delle opere sono espresse in centimetr i altezza per base e si riferiscono alle dimensioni della lastra L’artista Safet Zec è uno di quei pittori e grafici che partecipano con esplicito piacere ad ogni fase di preparazione, elaborazione e stampa della matrice grafica e a tutti gli esiti imprevisti che il lavoro grafico sembra inevitabilmente contenere nel suo processo di realizzazione. Con Safet Zec siamo in presenza di un incontro straordinariamente interessante tra la concezione e la sensibilità figurativa pittorica e grafica. La sua cifra caratteriale profondamente pittorica si può intuire quasi in ogni opera grafica che diventa in tal modo, indirettamente luogo di indagine e ricerca per le successive grandi composizioni pittoriche. L’impulso sostanziale di partenza di ogni disegno, quadro o grafica, al fondo in lui è identico (come ci testimoniano meglio di ogni altra cosa i suoi numerosi studi preparatori e i diari). Da ogni tecnica figurativa Zec attinge senza pregiudizi, con grande abilità e conoscenza nel grande serbatoio che lo ha preceduto nella lunga storia degli stili artistici. E con la profonda convinzione che la contemporaneità espressiva sia molto più importante di qualsiasi superficiale tentativo di sistematizzazione in rapporto alle tecniche e ai “media” dominanti. Ogni lastra grafica di Safet Zec è il luogo di una energica drammaticità interiore, non solo quello della comparsa di un foglio o del gioco provocatorio del plurioriginale grafico, bensì anche il microcosmo in cui si possono riconoscere facilmente i nuclei della sua sensibilità artistica e delle sue riflessioni inerenti l’essenza della vocazione artistica. Sui fogli della sua opera grafica si riconosce una sensibile affinità con i grandi nomi europei di questa forma espressiva, in primo luogo con quello di Rembrandt (come si evince del resto dai titoli dei suoi vari cicli); ciò che già Goethe chiamava “Affinità elettive” (die Wahlverwandschaften). Siamo in presenza di una maestria che raggiunge alti livelli tecnici e notevole abilità esecutiva, e d’altro canto riconosciamo una profonda convinzione nella missione umana della vocazione artistica. E nella possibilità di essere contemporaneo dei grandi nomi delle diverse epoche, ma sulla base di un comune credo figurativo, indipendentemente dalle differenze stilistiche. Le specificità del linguaggio grafico, innanzitutto per quanto attiene la possibilità di agire sul piano della comunicazione e della larga distribuzione, hanno fatto sì che proprio nell’ambito della grafica si siano quasi paradigmaticamente tematizzate alcune delle questioni centrali dell’arte contemporanea nel corso della seconda metà del XX secolo. Esse riguardano, fra l’altro, i rapporti fra l’arte e le nuove tecnologie, la comprensione del carattere unico e individuale dell’opera artistica nel tempo dell’accelerato perfezionamento delle tecniche di riproduzione nonché gli specifici rapporti dell’arte contemporanea con la tradizione. Negli anni successivi al 1950, l’arte praticata allora in Bosnia ed Erzegovina si avvicinava proprio attraverso il mezzo grafico e si inseriva a pieno titolo nelle correnti e nei movimenti figurativi europei anche con il contributo (fra molte altre componenti e circostanze diverse) di tutta una serie di occasioni e conoscenze rappresentate da mostre e biennali di grafica a dimensione internazionale e locale. Lo specifico fenomeno della scena figurativa jugoslava di allora costituì un elemento determinante per la rapida ascesa della grafica bosniaca ed erzegoviana degli anni ’70 e ’80 del XX secolo, alla quale, per generazione, apparteneva anche Safet Zec. Alcune di quelle mostre grafiche misero in evidenza i legami profondi della produzione moderna con la ricchezza del patrimonio storico-culturale precedente e consentirono, proprio attraverso lo specifico linguaggio della grafica, un adeguato e tempestivo inserimento nella sensibilità già post-moderna degli anni ’80. In modo che, in una nuova luce, con minore rigorosità ed egemonia stilistica da parte dei “grandi centri”, l’autenticità (cioè la genuinità, l’individualità, l’originalità) potesse diventare riconosciuta misura della sua attualità figurativa, e che il “campo delle differenze” delle cosiddette piccole culture e dei centri periferici venisse inteso solo come ambito del senso e della libertà. Nell’opera grafica, come in quella pittorica, Safet Zec mostra di credere profondamente nel senso e nella responsabilità del fare artistico. A differenza della scienza contemporanea, dove la conoscenza non è più una virtù ma una forma di potere, l’arte conserva ancora la facoltà di offrire e preservare le voci “della diversità e della multiformità”. La scienza moderna nel suo percorso di conquista sembra sottrarre dignità all’uomo e alla natura e vuole togliere loro ogni residuo di scrupolo morale. Il mondo della tecnica è palesemente intollerante nei confronti dell’identità eterogenea ed eteronoma della storia culturale dell’uomo e della sua componente emozionale. Nel mondo della tecnica l’uomo perde la sua prospettiva storica e sociale di sicurezza, come se fosse privato di qualsiasi supporto di orientamento. Nell’era biotecnologica, alle cui soglie ormai ci troviamo, l’uomo si è già incamminato sulla via della alterazione e della trasformazione arbitraria della vita, della natura e di sè stesso. La vita diventa dunque solo un dato tecnicamente disponibile. Un’invenzione. Nel mondo biotecnologico scompaiono i confini fra quanto viene prodotto e ciò che è frutto di natura. In presenza dello smarrimento di questi limiti, anche nel campo dell’arte si è posta per la prima volta la seguente questione centrale: a quale mondo essa si rivolge, a quale mondo si riferisce? Tanto più che sembra diventare ogni giorno più problematica e discussa la convinzione che l’uomo, in quanto essere razionale, abbia costruito un mondo altrettanto razionale con l’aiuto della scienza e della tecnica e con quello delle istituzioni morali. La comprensione del fare artistico in un certo tempo e in un determinato spazio come una sorta di rischio e l’interesse per le questioni essenziali dell’esistenza e del destino umano, collega le opere grafiche di Safet Zec con i maggiori nomi della tradizione grafica europea, facendone dei contemporanei nel senso più profondo di questa parola. Dal momento che, come ricorda in uno dei suoi romanzi lo scrittore Orham Pamuk: “Chiunque avverte l’esigenza di dare un senso alla vita, prova almeno una volta nella sua esistenza ad indagare il valore del luogo e del tempo in cui è nato”. Aida Abadžic Hodžic Sarajevo, Settembre 2007 Traduzione dal bosniaco Silvio Ferrari Genova, Settembre 2007 C O RT I L E D I M O S TA R 1994 Acquatinta e puntasecca 100 x 120 nella pagina precedente S TA C C I O N ATA 1993 Acquaforte e puntasecca 70 x 100 MURO CON ALBERI 1994 Acquaforte e puntasecca 100 x 80 FINESTRA ????????????????????????? Acquaforte e puntasecca 70 x 50 I L TAV O L O R O S S O 1996 I L T AV O L O R O S S O 1996 Acquaforte, puntasecca e collage 100 x 120 Acquatinta, puntasecca e collage 100 x 120 LA CASA DI PIETRA 1999 Acquatinta e puntasecca 120 x 100 LO SPECCHIO ????????????????????? Acquaforte e puntasecca 70 x 50 BENTBAŠA 1994 Acquaforte e puntasecca 100 x 135 nella pagina seguente S O T T O L’ A L B E R O 1992 Acquaforte e puntasecca 100 x 120 LA BARCA 2002/03 LA BARCA 2002/03 Acquaforte e puntasecca 50 x 70 Acquaforte e puntasecca 39 x 54,5 I L G R A N D E A L B E R O I N C L I N AT O ???????????????? Acquaforte e puntasecca 55 x 40 I L P I AT T O ?????????????????? Acquatinta e puntasecca 100 x 120 Paragonata alla pittura e alla scultura, l’incisone è un’arte cosmopolita, in quanto l’immediata interrelazione di paesi diversi è facilitata dalla natura “portatile” delle sue creazioni. Arthur M. Hind V iene PIETÀ ??????????? 2006 Acquaforte e puntasecca 25 x 20 naturale considerare pittura ed incisione come discipline affini in quanto entrambe “discipline artistiche”; eppure tale affinità appare essere molto più incidentale che sostanziale. La discriminante sostanziale mi sembra risiedere primariamente in un fatto di “composizione dell’immagine”; è cioè un argomento puramente metodologico. Se parlassimo di conoscenza in termini aristotelici, potremmo trasferire la distinzione fra ragionamento induttivo e deduttivo a quella fra arte pittorica e arte grafica. La pittura in effetti procede normalmente dalla composizione sommaria dell’immagine, dalla sintesi fra pochi elementi che siano in grado di generalizzare l’idea figurativa dell’artista. Così il gesto del pittore è normalmente “esteso”, egli guarda la tela negli occhi e non attraverso una lente, si confronta con essa “da pari a pari” per abbracciare il senso della propria intuizione. L’esercizio di scomporre l’immagine pittorica in singole e diverse componenti visive rimane, eventualmente, compito dell’osservatore. L’incisore, al contrario, crea e moltiplica un micro mondo di segni, si fa carico di dettagli infinitesimali fino a perdersi in essi nella ricerca di una sua sintassi narrativa; soltanto alla fine del processo creativo la figura troverà la sua identità. Così il gesto dell’incisore è minuto, trattenuto e quasi ossessivo, l’incisore è un artigiano chino sul tavolo da lavoro, sta vicino alla lastra quasi a toccarla con il naso, la scandaglia. La ricomposizione dei segni in immagine si realizza solo quando la matrice ha esaurito la sua funzione generatrice e la prima prova di stampa lascia il piano del torchio per essere osservata in verticale. A ben vedere la storia non ha riservato più di un posto in ogni secolo ad artisti che siano stati al contempo sommi pittori e sommi incisori e la ragione di ciò potrebbe risiedere proprio nella difficoltà che in una stessa personalità coesistano due attitudini di metodo così divergenti. Così il Quattro/Cinquecento va a Dürer, il Seicento a Rembrandt, il Settecento a Francisco Goya, l’Ottocento a Giovanni Fattori, il Novecento a Morandi. Nel nostro secolo, appena giovane di sette anni ma precocemente avvizzito in vuoti esperimenti concettuali, Safet Zec potrebbe essere il candidato per quel posto esclusivo. Della sua arte colpisce innanzi tutto la “consistenza”, la sua assoluta e austera solidità, matura ed essenziale, la capacità di farsi padrone del mezzo tecnico per comunicare il proprio messaggio. L’attitudine di Zec all’incisione non è e non vuole essere sperimentale; egli è un printmaker tradizionale che ha assimilato la lezione secolare dei grandi incisori comprendendone l’immenso potenziale espressivo; gestisce ogni tecnica calcografica indiretta con la padronanza con cui noi utilizziamo la chiave per aprire la porta di casa, finalizzandola alla pura rappresentazione della realtà. In esso, inoltre, pittura ed incisione convivono assumendo linguaggi fra loro profondamente diversi e autonomi e allo stesso tempo entrambi alti ed originali. Ma quale è l’universo espressivo di Safet Zec? In che modo riesce a trasformare in messaggio questa sua straordinaria attitudine alla figurazione? Alberi, canestri, muri, gabbie per uccelli, specchi, case e cortili, vasi di fiori, barche, ponti e staccionate, oggetti e luoghi di modesta quotidianità che, nel momento stesso in cui il lavoro dell’artigiano si trasforma in “opera” (appunto quando il foglio lascia il torchio per mostrarsi per la prima volta in verticale), mutano in icone di una religione terrena. La figura diventa allusione indelebile di un mondo avvertito con un trasporto sacro, in cui i simboli prendono voce al posto degli uomini. Quei soggetti appaiono come significanti di significati intimamente più profondi, evocazioni di un vissuto intenso, a volte annodato ad una memoria lontana e sofferta. Stupisce anzi che tanto più l’immagine/significante appare semplice e scarna, tanto più il suo significato risulta intenso e commovente. Questo è il punto: l’arte di Zec ha la capacità di “commuovere”come solo certa grande arte religiosa è in grado di fare. Ogni oggetto diventa un simbolo che molti di noi potremmo rintracciare nella propria personale biografia. Così La camera di mia madre del 1994, magistrale mediazione fra paesaggio e natura morta, fra luce ed oscurità, è il racconto della memoria domestica, tiepida e protettiva ma al contempo affranta e distante. Bentbasa del 1997 è solo apparentemente un paese; le sue piccole case sconnessamente appoggiate alla collina “trafitta” da neri raggi di pioggia (e Rembrandt de I tre alberi fa scuola), quasi vi fossero state paracadutate, diventano simbolo di una umanità indifesa e minacciata. Certi alberi dalla chioma vibrante appaiono al tempo stesso come gigantesche esplosioni. Un semplice canestro racconta di mani che hanno lavorato e la vecchia cucina economica la cadenza monotona e rassegnata di povere vite. Dal 1992, anno dell’abbandono di Sarajevo assediata e dell’arrivo in Italia, l’opera grafica e pittorica di Zec, o almeno parte di essa, risente intensamente dell’esperienza bellica. Simili ai lavori di Käthe Kollwitz (ma più per la scelta dei soggetti che nella cifra grafica), le nuove incisioni ritraggono madri dolenti con il volto coperto dalle mani, le braccia protese verso l’alto o fra loro intrecciate in abbracci disperati della gente di Mostar o di Sebrenica. L’urgenza di aprire a questo meandro oscuro del dolore umano sembra assecondata dall’uso sempre più frequente della ceramolle, fra le tecniche calcografiche indirette la più veloce ed istintiva e pertanto la più idonea a soddisfare la nuova brama narrativa dell’autore. Magistrale è Preghiera del 2001, commovente Abbraccio del 1997. Dissentendo tuttavia da chi ha voluto individuare nella guerra uno spartiacque nella produzione dell’artista, ritengo che il nucleo fondante dell’opera di Zec non sia mutato dopo il 1992 se non nel senso di un ampliamento delle tematiche affrontate. La capacità evocativa della sua arte, di cui si è parlato, il senso religioso del quale avvolge ogni suo oggetto, rimangono i veri ed immutati suoi grandi valori. Anzi, forse (non me ne voglia l’artista) questa rappresentazione del dolore e della morte trova un limite proprio nella sua cruda immediatezza, nell’ inequivocabile lettura che in piccola parte indebolisce quel solco sottile ed allusivo, quel leggero velario che in tutte le altre opere separa appunto la figura dal messaggio. Concludo parafrasando la frase di Hind che apre questo scritto. Che l’incisione sia arte cosmopolita è una verità non soltanto oggettiva (appunto legata alla sua “portabilità”) ma anche dialettica; fatta con strumenti semplici ma al contempo di misteriosa alchimia, l’incisione non ammette “effetti speciali”, è così come si presenta, nuda e senza orpelli; non vuole stupire ma solo elaborare un codice primitivo e universale, una sorta di “esperanto visuale” che si lascia comprendere da chiunque intenda avvicinarvisi. In questo l’arte di Safet Zec è davvero cosmopolita ... è davvero arte ... è davvero incisione. Antonio Berni Firenze, Settembre 2007 CAPPOTTI ??????? 2006 Acquaforte e puntasecca 60 x 49 POCITELJ 2007 Acquaforte e puntasecca 33,5 x 29,5 nella pagina seguente IL PONTE A SARAJEVO 1997 Acquaforte 120 x 150 LA GABBIA 2005/06 Ceramolle e puntasecca 62 x 49 nella pagina seguente I PONTI DI SARAJEVO 2004/05 Acquaforte 41,5 x 59 (Dittico) LA GRANDE CASA BIANCA 1997/98 Acquatinta e puntasecca 120 x 160 ABBRACCIO 1997/98 Acquatinta e puntasecca 135 x 100 LA PREGHIERA 2004 Acquaforte e puntasecca 69 x 49 nella pagina seguente CASA DI PIETRA 2006 Acquaforte e puntasecca 68,5 x 99 SEDIA CON DRAPPO ????????????? Ceramolle e puntasecca 120 x 100 BIOGRAFIA Safet Zec è nato a Rogatic in Bosnia Erzegovina nella pr imavera del 1 9 4 3 . Tr a s c o r r e l a g i o v e n t ù a S a r a j e v o d o v e n e l 1 9 6 3 s i d i p l o m a p r e s s o la Scuola Super iore di Ar ti Applicate. A Belg rado nel 1969 ter mina l’Accademia di Ar ti Figurative (sezione pittura) e nel 1972 lo studio di specializzazione con Ljubica Sokic. Dopo il 1987 lascia Belg rado per tor nare a Sarajevo ed apre lo studio di g rafica nel quar tiere o t t o m a n o d e l l ’ a n t i c a c i t t a d i n a d i Po c i t e l j . Con lo scoppio del conflitto nei Balcani e la distruzione dello studio d i Po c i t e l j ( d ove t u t t a l a s u a o p e r a g r a f i c a v i e n e p e rd u t a ) l a s c i a Sarajevo insieme alla f amiglia per r iparare ad Udine dove g iunge nel g iugno 1992. Grazie alla collaborazione con lo stampatore Cor rado Albicocco r icomincia il suo lavoro in Italia. Nel 1998 g iunge a Ve n e z i a d o v e a t t u a l m e n t e v i v e e l a v o r a . Nel settembre 2003 ha r iaperto al pubblico il suo studio-collezione a Sarajevo che l’anno seguente ha ospitato la sua centesima mostra. O g g i l a s u a c a s a - s t u d i o d i Po c i t e l j , re c e n t e m e n t e re s t a u r a t a , o s p i t a una scuola di g rafica. Il gover no francese lo ha da poco insignito del titolo di Cavaliere delle Ar ti e delle Lettere. MOSTRE PERSONALI 1 9 7 0 D j a kovo, S a l o n e f i g u r a t ivo A u g u s t C e s a re c 1 9 7 2 S a r a j evo, Pa d i g l i o n e a r t i s t i c o. B e l g r a d o, C o l l e t t ivo d e l l a g r a f i c a 1 9 7 3 R a b a t , M i n i s t e ro d e l l a c u l t u r a ( c o n I va n k a L e k a j ) . B e l g r a d o, G a l l e r i a d e l c e n t r o c u l t u r a l e 1 9 7 4 N o v i S a d , G a l l e r i a R a d i v o j C i r p a n o v. D u b rov n i k , G a l l e r i a S e b a s t i j a n 1 9 7 5 B e l g r a d o, M a l a g a l e r i j a . S o r re n t o, C h i o s t ro d i S a n F r a n c e s c o 1 9 7 7 B e l g r a d o, G a l l e r i a d e l C e n t ro c u l t u r a l e 1 9 7 8 C a c a k , G a l l e r i a N a d e z d a Pe t rov i c. P r i b o j , G a l l e r i a d e l C e n t r o c u l t u r a l e . N o v a Va r o s , C e n t r o c u l t u r a l e . Z a g a b r i a , G a l l e r i a D o m J. N. A . 1 9 7 9 A m bu r g o, G a l l e r i a H a n s H o e p p n e r 1 9 8 0 M o n a c o d i B a v i e r a , G a l l e r i a H a n s H o e p p n e r . N e w Yo r k , C u s t o m h o u s e M u s e u m a t t h e Wo r l d Tr a d e C e n t e r 1 9 8 1 C a m b r i d g e ( M A ) , G a l l e r i a B A K K 1 9 8 3 B e l g r a d o, G a l l e r i a A Z 1 9 8 4 S a r a j evo, G a l l e r i a d e l l a g r a f i c a . N ov i S a d , P i c c o l o s a l o n e f i g u r a t ivo. S a r a j evo, G a l l e r i a d ’ a r t e d e l l a B o s n i a E r z e g o v i n a . B a r c e l l o n a , To l e d o e E s c o r i a l , G a l l e r i e C a j a P o s t a l . V i s o ko, A t e l i e r f i g u r a t ivo. Z e n i c a , M u s e o d e l l a c i t t à . B a n j a L u k a , C e n t r o c u l t u r a l e . B e l g r a d o , G a l l e r i a d e l Te a t r o 1 9 8 5 S p a l a t o , G a l l e r i a A l f a . Ko p r iv n i c a , G a l l e r i a Po d r av k a . M o s t a r, U n ive r s i t à d i M o s t a r. S t o l a c, M u s e o B r a n ko S o t r a . M l a d e n ova c, C e n t ro c u l t u r a l e. B e l g r a d o, Galler ia del centro culturale 1986 Novi Pazar, Galler ia Sopocanska Vidjenja. Zagabr ia, Galler ia Josip Rajcic. Lubiana, Galler ia Ar s 1987 A m b u r g o , G a l l e r i a H a n s H o e p p n e r . Tr e b i n j e , C e n t r o c u l t u r a l e 1 9 8 8 S k o p j e , G a l l e r i a d ’ a r t e . D u b r o v n i k , G a l l e r i a S t u d i o 5 7 . N e w Yo r k , Yu g o s l a v p r e s s a n d c u l t u r a l c e n t e r 1 9 8 9 B e l g r a d o , G a l l e r i a A r h e o . M o s t a r, G a l l e r i a D o m i c i l . S u b o t i c a , C i t y g a l e r y 1 9 9 0 S a r a j evo, G a l l e r i a Dom Pisaca. Francofor te, Galler ia Hans Hoeppner 1991 Dubrovnik, Galler ia Sebastijan 1992 Mostar, Galler ia Domicil 1993 Udine, G a l l e r i a C o l u s s a 1 9 9 4 C o n e g l i a n o, Pa l a z z o S a rc i n e l l i “ O p e re 1 9 6 0 - 1994” 1995 Chamalières, Galler ia d’arte contemporanea. Gradisca d ’ I s o n z o , G a l l e r i a d ’ a r t e c o n t e m p o r a n e a L . S p a z z a n “ L’ a r t i s t a , l a l a s t r a , i l r a c c o n t o ” . 1 9 9 6 B e l l u n o, G a l l e r i a A . B o i t o. C o m i s o, G a l l e r i a d e g l i A r c h i . M i l a n o , B i b l i o t e c a Tr i v u l z i a n a C a s t e l l o S f o r z e s c o . P e s a r o , G a l l e r i a L a Pe r g o l a . U d i n e, S a m p e r i a d ’ a r t e A l b i c o c c o, “ I l t avo l o ro s s o ” 1 9 9 7 Pa r i g i , G a l l e r i a L e Ly s . S a r a j evo, C o l l e g i u m A r t i s t i c u m “ L’ a r t i s t a , l a l a s t r a , i l r a c c o n t o ” 1 9 9 8 Z a g a b r i a , C e n t r o C u l t u r a l e della Bosnia Erzegovina. Dubrovnik, Galler ia Mar in Drzic. Mostar, Centro culturale. Lubiana, Galler ia Vila Tivoli. Lubiana, Galler ia Cankarjev Dom 1999 Gor izia, Centro culturale Lojze Bratuz. Bihac, G a l l e r i a d e l l a c i t t à . S a r a j evo, H o l i d ay I n n C o n g re s s H a l l . Pa r i g i , G a l l e r i a L e s L y s . B u d a p e s t , C i t y g a l l e r y. Ve n e z i a , G a l l e r i a d e l L e o n e “ L e f i n e s t r e ” . 2 0 0 0 P a r i g i , G a l l e r i a d e l ’ E u r o p e . Ve n e z i a , C à d e l D u c a . P a r i g i , G a l l e r i a M i c h è l e B r o u t t a . N e w Yo r k , M a r k M u r r a y F i n e P a i n t i n g s “ Ve n e z i a ” 2 0 0 1 S a r a j e v o , C o l l e g i u m A r t i s t i c u m “Opere 1958 - 2001”. Feur s, Museo d’Assier. Lille, Chiesa Sainte M a r i e - M a d e l e i n e “ Pe i n t u re s , d e s s i n s , g r av u re s ” . R o s a z z o, A b b a z i a d i R o s a z z o “ C o n d i v i s i o n i ” . A b e v i l l e , M u s e o d ’ A b e v i l l e 2 0 0 2 Ve n e z i a , Galler ia del Leone “Red table rouge”. Par ig i, Galler ia Les Lys “Grazie Va n R i j n ” . Tu z l a , G a l l e r i a i n t e r n a z i o n a l e d e l r i t r a t t o “ L e m a n i s u l vo l t o ” 2 0 0 3 M e t z , M a i s o n d e l a c u l t u re e t l o i s i r s d e M e t z . S a r a j evo, S t u d i o - C o l l e z i o n e Z e c. S a r a j evo, B o s n j a c k i I n s t i t u t , Fo n d a z i o n e A d i l Zulfikar pasic “Opere 2001 - 2003”. Par ig i, Galler ia Michèle Broutta “ R e d t a b l e r o u g e ” . S a r a j e v o , F o y e r d e l Te a t r o N a z i o n a l e “ F o r t e z z a ” 2 0 0 4 S a r a j e v o , S t u d i o - C o l l e z i o n e Z e c “ G r a z i e Va n R i j n ” . B r c k o , Galler ia d’ar te contempoar nea. Most ar, Galler ia Domicil. Mostar, C e n t ro c u l t u r a l e. U r b i n o, C a s a R a f f a e l l o. F i u m e, M u s e o d e l l a c i t t à . Udine, Stamper ia d’ar te Albicocco “Grazie van Rijn”. Par ig i, Galler ia Je a n - Ja c q u e s D u t ko. Pa r i g i , S a l l e M i r ò , U n e s c o 2 0 0 5 Po rd e n o n e, G a l l e r i a S a g i t t a r i a “ I l s e g n o e i l s i l e n z i o ” . Ve n e z i a , S c u o l a G r a n d e di San Giovanni Evangelista. Gor izia, Centro culturale Lojze Bratuž. S a r a j e v o , S t u d i o - C o l l e z i o n e Z e c . Ve n e z i a , S c u o l a G r a n d e d i S a n G i o v a n n i E v a n g e l i s t a 2 0 0 6 P a r i g i , G a l l e r i a A g n è s D u t k o . Ve n e z i a , Scuola Grande di San Giovanni Evangelista. Colonia, Kunsthandlung Goyer t. Par ig i, Galler ia Michèle Broutta 2007 Par ig i, Galler ia Agnès D u t ko. S a r a j evo, S t u d i o - C o l l e z i o n e Z e c. Po c j t e l i , S t u d i o G r a f i c o Zec. Firenze, Galler ia Falter i, “Opera Grafica 1992-2007”. PREMI & RICONOSCIMENTI 1 9 7 1 B e l g r a d o, X I I S a l o n e d ’ o t t o b re. P re m i o d e l p u b bl i c o 1 9 7 2 B e l g r a d o, U L U S P re m i o p e r l a p i t t u r a 1 9 7 3 B e l g r a d o, X I V S a l o n e d ’ o t t o b re. P re m i o d e l p u b bl i c o 1 9 7 5 S a r a j evo, V I E s p o s i z i o n e d e l l ’ U n i o n e d e g l i a r t i s t i d e l l a Ju g o s l av i a . P re m i o p e r i l d i s e g n o. S o m b o r, V Tr i e n n a l e d e l d i s e g n o c o n t e m p o r a n e o J u g o s l a v o . P r e m i o p e r i l d i s e g n o 1 9 7 6 C a c a k , I X M e m o r i a l e N a d e z d a Pe t rov i c. P re m i o d e l p u b bl i c o 1977 Sombor, XVII Likovna Jesen. Premio “Likovna jesen” 1978 A l e s s a n d r i a d ’ E g i t t o, X I I B i e n n a l e d e i p a e s i m e d i t e r r a n e i . P re m i o p e r l a p i t t u r a . N e w Yo r k , F i r s t B i e n n a l o f Yu g o s l a v A r t . P r i m o p r e m i o 1 9 8 0 Tu z l a , I F e s t i v a l Tr i e n n a l e I n t e r n a z i o n a l e d e l r i t r a t t o . P r e m i o d e l p u b bl i c o. F i u m e, V I I E s p o s i z i o n e d e l d i s e g n o o r i g i n a l e. P re m i o acuisto “Rijekaprojekt” 1985 Lubiana, XVI Biennale Inter nazionale della Grafica. Premio acquisto “Kompass” 1996 Lubiana, Grand Pr ix Alpe Adr ia per il disegno IV edizione 1998 Kanagawa, Inter national Tr i e n n a l o f P r i n t . P r e m i o s p e c i a l e 1 9 9 9 L u b i a n a , X X I I I B i e n n a l e I n t e r n a z i o n a l e d e l l a G r a f i c a . P r e m i o a c q u i s t o “ S O L” 2 0 0 2 Tu z l a , X F e s t i v a l Tr i e n n a l e I n t e r n a z i o n a l e d e l r i t r a t t o . G r a n d P r i x p e r l ’ i n c i s i o n e p r e m i o d e l p u b b l i c o 2 0 0 3 Z e n i c a , F e s t i v a l d e i Te a t r i . P r i m o p re m i o p e r l a s c e n og r a f i a t e a t r a l e. M i l a n o, P re m i o A m i c i d i L e o n a r d o S c i a s c i a . P r i m o p r e m i o 2 0 0 4 Tu z l a , X I F e s t i v a l Tr i e n n a l e Inter nazionale del r itratto. Premio per l’incisione e premio del p u b bl i c o 2 0 0 5 S a r a j evo, I n t e r n a t i o n a l L e a g u e o f H u m a n i s t . P re m i o L i n u s P a u l i n g . Ve n e z i a , P r e m i o I n t e r n a z i o n a l e p e r l ’ i n c i s i o n e “ D o ’ For ni” 2007 Par ig i, Chavallier de l’Ordre des Ar ts e des Lettres Republique Français. L I B R I D ’ A RT I S TA Meša Selimovic, Abdulah Sidran & Izet Sarajlic (testi e poesie di), Tu t t o i l r e s t o l o c a m b i o , E d i z i o n i d e l Ta v o l o R o s s o , U d i n e 1 9 9 8 I vo A n d r i c ( t e s t i d i ) , I p o n t i , E d i z i o n i S c u o l a d i U r b i n o, U r b i n o 2004 Paolo Frasson (poesie R o s s o, U d i n e 2 0 0 5 di), Pomona Adriatica, Edizioni d e l Ta v o l o J o r g e S e m p r u n ( t e s t o d i ) , H a c e r t i e m p o , E d i z i o n i d e l Ta v o l o R o s s o , Udine 2006 Finito di stampare a Firenze nell’ottobre 2007 a cura di Fiorepubblicità Progetto g rafico e impag inazione: Antonio Berni Comunicazione e ufficio stampa: Sara Bertolozzi Falteri Grafica © 2007