EA 03 - Relazione geologica - Parco Molentargius
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EA 03 - Relazione geologica - Parco Molentargius
1 PREMESSA .................................................................................................................3 2 LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA .....................................................................3 3 ASPETTI GEOMORFOLOGICI ...............................................................................5 4 ASPETTI GEOLOGICI..............................................................................................7 5 4.1 Inquadramento di area vasta: la successione stratigrafica ...........................7 4.2 L’area di Is Arenas: la successione stratigrafica ..........................................11 ASPETTI IDROGEOLOGICI .................................................................................12 EA 03 - Relazione geologica 2 1 PREMESSA La presente relazione costituisce la relazione geologica del “PROGETTO DI UNA RETE DI PERCORSI CICLABILI NELL’AREA VASTA DI CAGLIARI” realizzato dalla Provincia di Cagliari e studiato in accordo con la stessa Provincia, con i Comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena, tutti enti facenti parte del Consorzio di Gestione del Parco. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di percorsi ciclabili e di stazioni del bike sharing all’interno del Parco naturale regionale Molentargius-Saline, un’area particolarmente sensibile e suggestiva del nostro territorio, capace, grazie alla sua posizione strategica, di creare una salda continuità tra due Comuni importanti, quali Cagliari e Quartu Sant’Elena. E’ stato redatto con la finalità di incentivare la mobilità sostenibile nel territorio, migliorare la viabilità ciclabile esistente, connettere la viabilità ciclabile dei Comuni limitrofi di Cagliari e Quartu Sant’Elena e favorire la fruizione dello stesso Parco. 2 LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA Il Parco si colloca nell’estrema propaggine meridionale dell'unità strutturale della Pianura del Campidano, costituita dal graben campidanese e dagli horst del SulcisIglesiente e del Sarrabus-Gerrei. Il territorio, dominato da depositi quaternari e caratterizzato dalla presenza di numerosi stagni e paludi, è circondato dalle colline di Cagliari - Sant’Elia e dell’area Margine Rosso – Sant’Anastasia. Queste sono costituite da tre unità note come "Argille di Fangario", "Arenarie di Pirri" e "Calcare di Cagliari", appartenenti alla sequenza marina della successione vulcano-sedimentaria miocenica. Gli ampi stagni costieri, connotano caratteristicamente il paesaggio, imponendo un'orientazione ben definita allo sviluppo urbanistico dell'agglomerato urbano di Cagliari e del suo hinterland, che circonda e delimita i corpi idrici del Bellarosa Maggiore (Stagno di Molentargius) e le vasche del retrolitorale. Storicamente hanno inoltre dato grande impulso all'economia del Cagliaritano, con l'impianto da parte dei Piemontesi di una salina industriale dismessa dal 1985. EA 03 - Relazione geologica 3 Figura 1: Inquadramento geografico La rete di percorsi ciclabili nell’area vasta di Cagliari - 1° lotto funzionale prevede la realizzazione di piste ciclabili che insisteranno nella porzione meridionale della piana di Is Arenas, localizzata all'interno del territorio del Parco Naturale regionale Molentargius - Saline. Sulla successione miocenica poggiano i depositi quaternari dell’area continentale, suddivisi in due principali unità deposizionali: i sedimenti Pleistocenici del Sintema di Portovesme, di origine marina e continentale, messi in posto dopo la fine della penultima fase fredda pleistocenica, e i depositi alluvionali e di cordone litorale dell’Olocene. Attualmente, i depositi quaternari affioranti nella piana di Is Arenas sono oggetto di ricerche e studi, essendo possibile una loro attribuzione all’Olocene o al Tirreniano. Prima dell’ultima glaciazione, nell’interglaciale Riss—Würm il mare lambiva le colline mioceniche, formando un’insenatura marina interna. La trasgressione tirreniana, avvenuta probabilmente con due pulsazioni, ha lasciato nel Golfo di Cagliari, dei depositi marini ben sviluppati, formando un’ampia baia probabilmente delimitata da un cordone litorale, i cui resti sono visibili a Is Mesas-Calamosca, al di fuori del territorio del Parco. Durante la regressione würmiana, quando il mare ha raggiunto una quota di circa - 130 m sotto il livello attuale, l’ampia baia venne sovraescavata a opera delle acque dei fiumi sfocianti nell’attuale golfo di Cagliari, che la hanno poi colmata di sedimenti alluvionali. EA 03 - Relazione geologica 4 La formazione dello stagno di Quartu è legata all’emersione di una barra litorale originatasi sui bassi fondali del golfo, tra il promontorio di Sant’Elia e il Margine Rosso, in un momento in cui il livello del mare si era stabilizzato circa alla quota attuale. Con la successiva regressione esso è rimasto come una depressione di retrospiaggia, riempita di acque salate, che durante l'estate o in occasione delle alte maree acquisiva una salinità maggiore per la forte evaporazione e grazie all’ingresso di acque marine attraverso bocche di comunicazione o per via sotterranea sotto le sabbie della spiaggia. Questo stagno, trasformato attualmente in vasche evaporanti e salanti, rappresentava, fino al tempo in cui si iniziò a produrre sale, un bacino di espandimento e di regolazione delle acque provenienti da Molentargius e destinate a defluire in mare. 3 ASPETTI GEOMORFOLOGICI Il territorio in cui si inserisce il Parco si presenta nel suo complesso pianeggiante, ricco di stagni e di lagune, su cui spiccano le colline mioceniche, pur con la loro non rilevante altitudine (circa 100-120 m). Il basamento pre-quaternario è costituito essenzialmente da litologie mioceniche, dovute a sedimentazione marina trasgressiva che costituiscono le colline di Cagliari, il promontorio di Sant'Elia e le colline a est di Quartu Sant'Elena. Il limite occidentale dell'area è costituito dall'insieme delle colline di Cagliari e dal promontorio di S. Elia; si tratta di una successione di rilievi disposti secondo una direzione circa NNW-SSE, con quote massime di circa 134 m s.l.m. Le colline a est di Quartu Sant'Elena (S. Anastasia - Pitz'e Serra) limitano invece a oriente la depressione di Molentargius. Di altezza limitata, inferiore a 80 m s.l.m., sono analogamente caratterizzate da un allungamento NNW-SSE. Gli stagni salati dell'area non hanno immissari o emissari naturali: la loro alimentazione è oggi assicurata da un'opera di presa a mare localizzata al largo del Poetto, circa nella sua posizione mediana, collegata a un canale a cielo aperto. Questo, dopo aver attraversato da sud a nord il retrolitorale e le vasche salanti, devia inizialmente verso ovest costeggiando il margine meridionale di Is Arenas e poi verso nord per immettersi nello stagno del Bellarosa Maggiore nella sua porzione più meridionale. L'alimentazione delle vasche del retrolitorale, dove avvengono la seconda e la terza evaporazione e la cristallizzazione del sale, è attualmente sempre artificiale e assicurata dall'idrovora del Rollone che convoglia le acque in uscita dallo stagno del Bellarosa Maggiore in un canale sempre artificiale e a cielo aperto che costeggia il limite meridionale di Is Arenas e immette le acque nella porzione più orientale dello stagno di Quartu. EA 03 - Relazione geologica 5 Data la morfologia a conca del fondo, degradante dalla riva verso il centro, quando vennero impiantate le Saline di Stato, lo stagno del Bellarosa Maggiore venne usato come bacino evaporante. Per questo motivo venne messo in comunicazione diretta col mare, mediante un canale che, partendo dalla Darsena del Sale, all'altezza del Ponte Vittorio si univa al canale proveniente dal Lazzaretto; quest'ultimo è stato successivamente colmato insieme alle vasche delle saline omonime, quando è stata bonificata tutta la zona di S. Bartolomeo. Poiché lo stagno di Molentargius rappresenta la parte più depressa del Campidano di Cagliari-Quartu, in esso confluivano tutte le acque di ruscellamento e le acque dei rii Mortu, Selargius e Is Cungiaus; per proteggere le acque salate dalle piene delle acque dolci, venne costruito un argine di protezione che ha isolato la vasca di prima evaporazione da una zona paludosa a est che periodicamente veniva inondata dalle acque dolci piovane e poi anche dai reflui degli abitati di Selargius, Quartucciu e Monserrato. La presenza di questa diga di protezione ha protetto lo stagno del Bellarosa Maggiore dal progressivo interramento e ha dato origine a uno stagno di acqua dolce dapprima temporaneo e poi permanente, la cui alimentazione da agosto 2007 è assicurata oltre che dagli apporti dei rii Mortu, Selargius e Is Cungiaus dalle acque provenienti da un impianto di fitodepurazione realizzato durante il Programma di salvaguardia. Lo Stagno di Quartu-Poetto, originario bacino di retrospiaggia, venne modificato per ospitare le vasche della seconda e terza evaporazione e le caselle salanti. Probabilmente in origine la sua salinità era in stretta relazione con la penetrazione delle acque del mare sia attraverso eventuali bocche di comunicazione, sia per via sotterranea sotto le sabbie della spiaggia. Attualmente non dovrebbero essere in atto nel Molentargius fenomeni di subsidenza, mentre possono aversi in modo esteso e puntuale processi di costipazione sui sedimenti fini inconsolidati ricchi in materia organica in decomposizione. L'area di Is Arenas si presenta come un territorio prevalentemente pianeggiante con moderate altezze comprese entro 5-6 m sul livello del mare disseminato, nella sua porzione centrale, di depressioni artificiali dovute alla coltivazione di inerti, che hanno lasciato numerose aree dal fondo piatto e delimitate da pareti alte fino ad alcuni metri. La presenza di queste cave permette l'osservazione e l'approssimativa delimitazione di un antico cordone litorale costituito da materiale piuttosto grossolano più o meno sciolto, che testimonia un'antica linea di riva di circa 2 chilometri più interna di quella attuale. Nella sua porzione più occidentale e nella porzione mediana il territorio è solcato in direzione nord-sud da due canali che trasportano acqua da salata a metaalina, rispettivamente il canale di alimentazione e il canale di deflusso dello stagno del EA 03 - Relazione geologica 6 Bellarosa Maggiore. Il primo è probabilmente di origine antropica, mentre il secondo per la presenza presso la linea di riva attuale di una struttura simile a un conoide plausibilmente è stato impostato su un alveo naturale già esistente. Sia a nord che a sud la piana è delimitata da canali artificiali: a nord dal canale di deflusso dello stagno del Bellarosa Minore e a sud dal canale di deflusso dello stagno del Perdalonga e, parzialmente, dal canale immissario del Bellarosa Maggiore. Nella sua porzione più orientale ospita quattro laghetti artificiali disposti lungo un asse nord sud, tra loro collegati da condotte sotterranee e da canali in terra, realizzati con la funzione di dare origine a un corridoio umido di raccordo tra i due stagni dulciacquicoli del Bellarosa Minore e del Perdalonga. 4 4.1 ASPETTI GEOLOGICI Inquadramento di area vasta: la successione stratigrafica La successione dei terreni miocenici, che costituiscono quasi un anfiteatro che borda all’esterno il territorio del Parco, è la seguente (dal basso verso l'alto): "Argille di Fangario" 1. 2. "Arenarie di Pirri" "Calcare di Cagliari" 3. Le "Argille di Fangario" sono costituite da argille e marne grigie più o meno scure e argille sabbiose giallo-biancastre, con plaghe arenacee irregolari grigie. Il contatto con le sovrastanti "Arenarie di Pirri" è di tipo discordante. Si presentano ricche in fossili con un contenuto paleontologico dato da foraminiferi planctonici e bentonici, nannoplancton calcareo, cefalopodi, brachiopodi, echinidi, ostracodi e abbondanti coralli; esse testimoniano una deposizione in un mare piuttosto profondo, evidenziando il massimo approfondimento raggiunto dal bacino sedimentario terziario nella Sardegna meridionale durante il Langhiano medioSerravalliano inferiore. La parte alta della formazione è caratterizzata da una graduale diminuzione della batimetria corrispondente a una fase regressiva nel Miocene medio. La formazione delle "Arenarie di Pirri" è caratterizzata da arenarie ben cementate e sabbie quasi incoerenti grigio-giallastre mediogranulari, costituite da granuli di quarzo (per più del 70%), feldspato e mica, a cemento carbonatico. La stratificazione, in bancate sottili e regolari, è netta nelle arenarie, mentre non è evidente nelle sabbie. Localmente sono presenti intercalazioni conglomeratiche paleozoiche, a prevalenti ciottoli metamorfici, legate a facies fluvio-deltizie oppure ad occasionali trasporti in massa. L’unità è ricca in fossili, rappresentati da abbondanti frammenti di molluschi, bioturbazioni, macroforaminiferi, foraminiferi planctonici e nannoplancton calcareo, solo localmente. EA 03 - Relazione geologica 7 Il contatto con le marne langhiane sottostanti è netto, così come il cambiamento di facies, che da pelagica diventa francamente litorale, marcando una fase regressiva della sedimentazione, durante la quale l’attività tettonica ha avuto un ruolo importante. Una breve lacuna di sedimentazione caratterizza questo cambiamento, come testimoniato dalla mancanza di continuità nell’evoluzione delle forme planctoniche e dalla presenza di clasti di "Argille di Fangario" rimaneggiati nelle "Arenarie di Pirri". L’età della formazione è riferibile al Serravalliano. Il "Calcare di Cagliari" è un complesso in prevalenza carbonatico che affiora solo nelle colline di Cagliari, sopra le "Arenarie di Pirri", costituito alla base da calcari marnosi, "Pietra Cantone", sormontati da biocalcareniti, "Tramezzario" e da calcari biohermali, "Pietra Forte". La "Pietra Cantone" è un calcare marnoso-arenaceo giallastro, tenero e mal stratificato, che poggia mediante un contatto graduale sulle "Arenarie di Pirri" e marca una nuova fase trasgressiva. Il ricco contenuto paleontologico è dato da foraminiferi planctonici e bentonici, bivalvi, gasteropodi, echinidi, coralli isolati e bioturbazioni. Sono noti inoltre resti di crostacei, pesci, rettili e cetacei. L’ambiente deposizionale indica una profondità di circa 60-80 m, riferibile al piano circalitorale. I foraminiferi planctonici datano la facies al Tortoniano. Sulla "Pietra Cantone", tramite una netta superficie erosiva, poggia il "Tremezzario", costituito da calcari argillosi di colore bianco e aspetto farinoso, calcari bioclastici e biocalcareniti in banchi di spessore variabile. I caratteri litologici, sedimentologici e paleontologici mostrano una certa instabilità del bacino di sedimentazione e l’assenza di una graduale transizione con l’unità sottostante. La biocenosi indica per il "Tramezzario" una paleobatimetria non superiore a circa 40 m, che tende progressivamente a diminuire verso l’alto della successione, e un piano batimetrico infralitorale-circalitorale. La "Pietra Forte" chiude la successione miocenica ed è costituita da un calcare organogeno compatto bianco-grigiastro, da biohermale a biostromale, ricco di alghe calcaree (Litotamni), oltre che di molluschi e di foraminiferi. L’ambiente deposizionale è litorale e infralitorale, con elevata energia e paleobatimetria inferiore a 30 m. La presenza di superfici di discordanza e brecce miste testimonia l’instabilità del bacino di sedimentazione. L'età non è precisabile su dati micropaleontologici ma, sulla base della posizione stratigrafica, delle faune osservate e delle analisi eseguite, è riferibile al Tortoniano, anche se per affinità con formazioni analoghe affioranti nel Golfo di Oristano, non è possibile escludere un riferimento al Messiniano. La "Pietra Forte", essendo costituita da roccia rigida, è intensamente fratturata e fagliata; la sua compattezza, inoltre, ha dato luogo, grazie anche all'erosione, ad una EA 03 - Relazione geologica 8 morfologia a creste con pareti subverticali, con rotture di pendio nette al contatto con le formazioni più tenere. Sulle successioni mioceniche poggiano i depositi quaternari, che costituiscono gran parte degli affioramenti visibili all’interno del Parco, attribuiti all’Olocene o al Pleistocene. Nel settore di Quartu Sant’Elena, prima della formazione del cordone litorale del Poetto, il mare si inoltrava nella parte settentrionale dello Stagno di Quartu e nella parte interna dello stagno di Molentargius (Bellarosa Maggiore). Il fondo dello stagno di Molentargius è costituito da argille limose grigio-verdastre con abbondante frazione organica e frammenti conchigliari di molluschi marini e lagunari, a testimonianza della continua interazione tra ambiente marino salmastro e fluviale. EA 03 - Relazione geologica 9 Figura 2: Estratto della carta geologica. Legenda: Olocene: sl, Is: depositi lagunari; sd, gs, gs1: depositi deltizi; sp, gp: depositi litorali; hs, ha, h1m, h1i, h1n, h1u, h1r: depositi antropici; ba, bb, bc: depositi alluvionali; e5: depositi palustri; g2: depositi di spiaggia attuali; b2: coltri eluvio-colluviali; a: depositi di versante; bna, bnb, bnc: depositi alluvionali terrazzati; g: depositi di spiaggia. Pleistocene: PVM2a: Subsintema di Portoscuso; PVM1: Subsintema di Calamosca. Oligocene - Miocene: CGIC, CGIb, CGIa: Calcari di Cagliari; ADP: Arenarie di Pirri; AFA: Argille di Fangario; GST, GSTa: Marne di Gesturi; NLL2: Arenarie di Serralonga; USSd, USSc, USSb, USSa: Formazione di Ussana. Fonte: Note illustrative della carta geologica d'Italia alla scala 1:50.000 EA 03 - Relazione geologica 10 4.2 L’area di Is Arenas: la successione stratigrafica La fascia di Is Arenas, localizzata tra i due stagni del Bellarosa Maggiore e di Quartu (vasche del retrolitorale) mantiene traccia di un antico cordone litorale costituito da ghiaie sabbiose medio grossolane e sabbie a stratificazione incrociata planare e basso angolo probabilmente orientato in in direzione sud/ovest - nord/est, grossomodo parallelo all'attuale linea di spiaggia. Numerosi siti di cava, attualmente dismessi, permettono l’osservazione di questi depositi costieri, che indicano una rapida sedimentazione legata alla trasgressione marina e alla rielaborazione di sedimenti provenienti dalle conoidi dei fiumi che sfociavano nel golfo di Cagliari. Le sezioni sono costituite da banchi di ghiaie sabbiose medio grossolane e sabbie a stratificazione incrociata che testimoniano i processi evolutivi della paleospiaggia, alternati a livelli costituiti esclusivamente da frammenti conchigliari. Lo spessore in affioramento è variabile tra 2÷5 m, ma il suo spessore complessivo è di circa 25÷30 m. Nelle porzioni più settentrionali e meridionali prevalgono invece sedimenti fini costituiti da sabbie fini ben classate e da limi argillosi tipici di sedimentazione di mare più profondo e con minore energia. I depositi, caratterizzati da un grado di cementazione variabile, contengono una ricca associazione fossilifera I depositi presenti nella piana di Is Arenas sono attribuiti al Versiliano secondo l’interpretazione riportata nel nuovo foglio geologico al 50.000 (557 Cagliari), mentre sono attribuiti all’ultima fase del Tirreniano (Tirreniano II) dai sostenitori della teoria della Panchina Tirreniana. Entrando nel dettaglio del percorso della pista ciclabile in oggetto e degli interventi che devono essere eseguiti nella porzione più occidentale della piana, in prossimità del Canale Mortu, al di sotto di un certo spessore di materiale rimaneggiato, è presente un deposito di sabbia sciolta poco addensato, formatisi per rapido colmamento di un canale che permetteva l'ingresso del mare fino allo stagno del Bellarosa Maggiore. Nel tratto compreso tra il Canale Mortu e la C. Dol prevalgono nella porzione più superficiale depositi fini costituiti da una successione di sabbie fini ben classate e sabbie argillose con resti fossiliferi, sormontate da un livello di terreno vegetale e suolo superiore al metro. Oltre la C. Dol, lungo la Via Don Giordi fino a C. Murgia e tra C. Murgia e il laghetto 4, a nord della vasca più occidentale del Perdalonga, il livello di terreno vegetale e suolo si assottiglia e poggia direttamente su un deposito costituito da sabbie da medie a grossolane ghiaiose passanti a ghiaie sabbiose con ciottoli e frammenti di fossili. EA 03 - Relazione geologica 11 5 ASPETTI IDROGEOLOGICI La struttura idrogeologica dell’area urbana di Cagliari in cui è inserito il Parco è costituita da un acquifero principale che interessa le litologie sabbioso-arenacee delle “Arenarie di Pirri”, limitate a letto dalle litologie argilloso-limose delle “Argille di Fangario”. Figura 3: Schema idrogeologico del Foglio 557 - Cagliari. Fonte: Note illustrative della carta geologica d'Italia alla scala 1:50.000 In corrispondenza di Is Arenas i depositi litoranei quaternari ospitano, per porosità primaria, un acquifero secondario costituito da sabbie e subordinatamente conglomerati costieri, con limi e argille palustri e alluvionali. Al suo interno la falda freatica superficiale, la cui ricarica avviene per apporti meteorici, ha subito un forte degrado a partire dalla fine degli anni Novanta. Nel 1993 gli studi realizzati nell'ambito del Programma di salvaguardia evidenziavano, infatti, la presenza di una falda freatica superficiale dolce in corrispondenza di tutta la piana di Is Arenas e solo debolmente salmastra (fino a 8,25 psu) in corrispondenza di un pozzo sovrasfruttato, nella porzione centro-orientale di Is Arenas. Nel 1998 gli studi successivi mostrano la salinizzazione della falda in due punti ben precisi del Parco: nell'estrema propaggine nord occidentale di Is Arenas, a est dello stagno di Perdabianca, con oltre 50 g/l di sali disciolti e lungo un tratto di circa 1,5 EA 03 - Relazione geologica 12 chilometri della via Don Giordi che taglia da est a ovest la porzione orientale della piana, con valori fino a 30 g/l. Allo stato attuale la falda è superficialmente da oligoalina a debolmente salmastra, solo nella propaggine più orientale di Is Arenas, a cavallo della fascia di terreno che ospita i laghetti di nuova realizzazione e lungo una stratta fascia di terreno che si estende tra lo stagno del Bellarosa Maggiore e le vasche del retrolitorale, a ovest del depuratore. Nel resto del territorio la falda superficiale è da salmastra a metaalina. La separazione verticale tra la porzione oligoalina e quella metaalina è dovuta o alla presenza di lenti di materiale argilloso o alla semplice differenza di densità. In generale il contenuto di sali è via via crescente spostandosi da est a ovest, con un importante interessamento della porzione occidentale di Is Arenas, dove sono state realizzate le "Aree verdi lato Cagliari" e in corrispondenza dell'"Area Sport". In corrispondenza di tali aree la salinità della falda freatica è, attualmente, superiore a quella del mare e solo durante il periodo piovoso autunnale e primaverile, per differenza di densità, la parte superficiale della falda è oligoalina. In corrispondenza delle aree verdi lato Quartu Sant'Elena, la falda freatica è da oligoalina a debolmente salmastra. L’andamento del deflusso è impostato da est/nord est verso sud/sud ovest. Poiché le caratteristiche litologiche dell’acquifero sono simili in tutta l’area in esame, essendo impostato su sabbie a variabile grado di addensamento, la localizzazione degli assi di drenaggio preferenziali e delle aree di alimentazione è da porre in relazione con la permeabilità locale. Il contenuto salino nell’anno 2010 nei piezometri di controllo ubicati nelle aree verdi di Cagliari è oscillato tra 40,4 e 52,8 psu, in quelli ubicati in corrispondenza dell'Area Sport tra 9,8 e 34,3 psu e in corrispondenza delle aree verdi di Quartu Sant'Elena tra 0,9 e 2,7 psu. EA 03 - Relazione geologica 13 Figura 4: Estratto della carta idrogeologica dell'area di Is Arenas EA 03 - Relazione geologica 14