- Diocesi di Parma

Transcription

- Diocesi di Parma
L’intervento del Vescovo
all’assemblea degli
operatori pastorali.
Cosa cambia
per i preti.
Intervista all’ex sindaco
che ripercorre le vicende
dell’ultimo anno e
commenta l’esito
delle elezioni.
A Casa con sostegno: il
punto sul progetto in un
Convegno. L’importanza
della rete per le
famiglie.
2-13
6-7
5
POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA
euro 1,65
anno XCIII
GIORNALE
LOCALE
DIOCESI DI PARMA
25
6 L U G L I O 2 012
Vincere
la mafia
S
embra un lungo e interminabile braccio
di ferro quello tra la mafia e i suoi nemici
dichiarati, con la Chiesa in prima linea.
Perchè la mafia non vuole cedere e, nel momento in cui si accorge di perdere potere, aguzza i suoi tentacoli preparando nuove offensive.
E’ quello che sta accadendo in questi giorni, con
scenari contrastanti.
Giovedì scorso l’annuncio della prossima beatificazione di don Pino Puglisi, di cui è stato riconosciuto il martirio in “odium fidei”. Prete ucciso il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56°
compleanno, su mandato dei boss di Cosa nostra. Uomo del vangelo, come è stato ricordato,
armato solo della Parola di Dio, che al Brancaccio ha cercato di sottrarre manovalanza alla mafia. Prete che, col dono della sua vita, ha testimoniato la paternità di Dio, smascherando l’inaffidabilità e il vuoto dei tanti “padrini”, che detengono il diritto di vita e di morte sui loro figliocci. Da Palermo alla Calabria, dal quartiere
Brancaccio a Lamezia Terme, dove – sempre nei
giorni scorsi – è stato presentato il progetto della Caritas “Costruire speranza”, che si propone di
gestire i beni confiscati alla mafia (solo in questa regione, a maggio del 2012, 1729 i beni confiscati) riconvertendoli in servizi. L’obiettivo è
quello di «creare in due anni in ogni diocesi
un’opera segno, di aiuto ai poveri, così da lanciare il messaggio che la carità è l’altra faccia della legalità», come spiegano i promotori, già fatti
oggetto di intimidazioni. Perchè questo impegno, giocato sul piano educativo, è sentito come
una minaccia pericolosa ai disegni della mafia.
Non solo intimidazioni, ma vere aggressioni
quelle di cui sono vittime le terre di don Peppe
Diana, altro prete ucciso dal killer dei Casalesi.
La strategia è quella di dare fuoco ai terreni, con
l’intento di distruggere – insieme ai prodotti coltivati con cura e passione – la speranza e la voglia di legalità. Che, invece, si alzano anche dalle ceneri degli ultimi 12 ettari di grano andati in
fumo. Quasi con un rinnovato e più determinato impegno: «il vedere una distesa nera invece
che dorata fa male. Ma questo incrementa stimoli e responsabilità: le fiamme non ci scalfiscono di una virgola», commentano i responsabili.
Battaglia ancora lunga e certamente sanguinosa, ma non perdente. Perchè, nel mistero della
Pasqua che siamo chiamati a vivere, come dice
l’apostolo Paolo: «siamo tribolati, ma non
schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati;
perseguitati, ma non abbandonati; colpiti ma
non uccisi».
Maria Cecilia Scaffardi
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DELLA TUA DIOCESI
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e nelle parrocchie
In crescita del 13% gli sfratti per
morosità. Mentre in città rimangono gli
scheletri delle operazioni incompiute di
Parmabitare.
4
9 771825 290006
Disabilità
20025
Vignali
ISSN 1825-2907
Nad
L’OPINIONE • Come i preti vivono e vedono l’avvio del Nad
I
n questi due anni di servizio come vicario
per la pastorale ho incontrato molti preti
e ho dialogato con loro. Ho ricevuto lettere e raccolto suggerimenti. È stata una buona
esperienza di dialogo e condivisione di progettualità pastorale. Ma, come sempre accade quando si deve poi giungere a una decisione, si coglie la impossibilità di una sintesi
soddisfacente. Si ha l’impressione di non avere rispettato tutte le esigenze e non avere tenuto in debito conto l’esperienza e la sensibilità di chi vive “sul campo” la sfida dell’annuncio del vangelo.
Raccolgo in modo schematico alcuni pensieri che raccontano dal mio punto di osservazione come i preti di Parma hanno partecipato alla elaborazione del progetto pastorale
e come lo hanno accolto. E le principali sfide
che ci presenta la Nuova Parrocchia.
Formazione
È prima di tutto necessario un buon livello di
formazione spirituale, perché se vogliamo
che tutta l’operazione abbia senso dobbiamo
evitare di fermarci al solo aspetto organizzativo. Non stiamo solo cambiando mura o confini, ma dobbiamo ricordarci che ciò che conta è come noi usiamo questi strumenti per
dirci cristiani, per vivere la nostra fede e il nostro ministero in modo attuale. È questo il livello più profondo: se non lo raggiungiamo,
tutti i cambiamenti non servono.
voci
Lavoro insieme
6 LUGLIO 2012
2
I preti si accorgono che, a fronte della loro diminuzione numerica e del cambiamento dell’esperienza sociale, c’è bisogno di imparare a
lavorare insieme, a vivere una pastorale d’insieme, a partire dal progetto. Qui sono emersi nel tempo alcuni punti problematici. Innanzitutto, alcuni preti hanno detto che le
Nuove Parrocchie hanno suscitato reazioni
critiche, perché sono state percepite come
uno strumento imposto in modo rigido, negli
ultimi tempi soggetto a una forte accelerazione, come modello già definito da applicare a
situazioni che sono molto diverse. Si va da
Nuove Parrocchie di poche migliaia di abitanti a realtà di più di 20 mila fedeli. Per questo le linee guida hanno in parte attenuato la
loro forza normativa: non per debolezza, ma
per dare modo a ogni Nuova Parrocchia di
adeguarle alla propria realtà, che è unica.
C’è stata anche una fatica nella comunicazione, per cui in alcuni casi l’impressione è stata quella di un funzionamento direttivo dall’alto verso il basso anziché di un progetto
condiviso.
In gioco l’identità
L’altro elemento è un’ansia identitaria: i preti
di fronte a questo cambiamento si vedono rimessi in gioco come ruolo, identità, con un
diverso riferimento nel rapporto con la gen-
lettere alla redazione
L’orto dei valori
Cara Direttrice
di questi tempi si fa un gran
parlare di orti e di ritorno alla
coltivazione della terra come
grande progetto innovativo
per le scuole e non solo. Mi lasci dire che trovo tutto questo
molto curioso a tal punto che
da pendolare che prende il treno (in una stazione da incubo)
tutte le mattine, mi sono chiesto il perché di questa ”corrente “di pensiero così pervasiva.
Nulla contro gli orti pratica
nella nostra città in uso da anni e nelle scuole fin dai primi
dell’800, ma in il tema resta
tutto e va affrontato fino in
fondo. Probabilmente al consumo dissennato della terra si
cerca di contrapporne uno
nuovo e più compatibile; ad
uno stile di vita consumistico
se ne vuole sostituire uno più
sobrio e naturale; alla crisi economica si cerca di far fronte
con una produzione a filiera
“corta” o “chilometro zero”.
La frequentazione personale di Paesi che hanno fatto della povertà pratica quotidiana
(cosa davvero non piacevole
da vivere…) potrebbe spiegare
meglio quanto sia da parte
della gente quotidiano il rapporto diretto con la terra e con
i prodotti che essa , se ben utilizzata, può dare allo scopo
della sopravvivenza! Ebbene,
si dice che chi ha idee per il bene comune della città le metta
“in campo”, le proponga ai
suoi amministratori senza
pregiudizi e soprattutto senza
vincoli di appartenenza politica. Ci provo, consapevole dei
personali limiti ma soprattutto del fatto che molte delle mie
riflessioni necessitano di essere approfondite e condivise.
Io propongo: l’orto “dei valori”. Un progetto che non cancella certo il rapporto tipico
con la terra, ma che a mio avviso ne è a fondamento, un
progetto che non toglie a nessuno il diritto sacrosanto di seminare insalata o pomodori
,ma che connette quelle “cose”
gradevoli allo stomaco, con
“cose” altrettanto gradevoli al
cervello e al cuore. Sarebbe facile a questo punto dire che
l’orto è la metafora della crescita e della vita. Che cosa oggi affligge, rende sofferente,
porta disperazione nella vita
di molti ragazzi e di molte persone adulte? Quali sono le vere sfide quotidiane che ogni
educatore o genitore attento e
consapevole si trova quotidianamente ad affrontare quando entra in rapporto con le
nuove generazioni? Provo a
elencarne alcune. La resistenza alla fatica (o meglio la tenuta nel tempo), la convivenza con molte diversità (non
DIOCESI DI PARMA
«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo,
e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
(Gaudium et spes, 1)
solo per i bambini e le famiglie
che provengono da altre culture), la capacità di reggere alla frustrazioni (quanti programmi televisivi hanno ingenerato l’idea che si potessero
fare molti soldi in poco tempo), la comprensione che ogni
cosa ha la “sua stagione” e in
certi momenti è naturale farsi da parte, non certo per
scomparire ma per ritornare
con pensieri e forme rinnovate; il rapporto con la realtà
(che non può essere solo virtuale), la cura (che non prevede un linguaggio fatto di insulti o incitamenti alla vendetta personale o all’isolamento), il per-dono (che certo
non significa la mancanza di
giustizia nei confronti delle
personali responsabilità). Si
riprendano con forza questi
“alimenti” e si “coltivi” attraverso queste riflessioni una
nuova speranza per il futuro.
L’Amministrazione, se vuole
davvero portare vento nuovo,
metta al centro del proprio
programma le persone e la loro capacità/possibilità di non
sentirsi con la pancia vuota
ma anche e soprattutto con il
cervello e il cuore inariditi per
la mancanza di pensieri e volontà di giustizia e solidarietà.Questa sarebbe davvero
la novità! “Buon Orto!”
Giuseppe Malpeli
Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi
Vice direttore: don Luciano Genovesi
In redazione: Francesco Dradi, Alessandro Ronchini.
Pagina Fedi: Laura Caffagnini.
Fotografie: Francesco Dradi (copertina), Laura Caffagnini, Centro di educazione
interculturale della Provincia di Mantova, Giovanni Ruzzi.
Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Nando Bonati, Paolo Bustaffa,
Alberto Campoleoni, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Giovanna Pasqualin Traversa, Aluisi Tosolini, Graziano Vallisneri, Pietro Viola. Matteo Visioli.
te. Da lì nasce la forte
domanda di accompagnamento: i presbiteri
chiedono di non essere
solo terminale passivo
di ricezione di qualcosa, ma soggetto dentro
un’istituzione, la comunità, che costruisce
le sue trame pastorali.
Questi sono i rilievi critici emersi a livello di
superficie. Tutti percepiamo che è in atto un
cambiamento della
forma della Chiesa, ma
anche del contesto sociale in cui la Chiesa vive e agisce. La chiusura di qualcuno in un
modello di parrocchia
“attuale ma ormai inattuale” spesso non nasce da una riflessione ecclesiologica o pastorale, ma dalla consapevolezza che in gioco c’è
la propria identità ministeriale. È normale
averne timore.
I principali cambiamenti
Sono a quattro livelli.
• Primo, un cambiamento organizzativo.
Quando abbiamo vissuto il grande boom economico e demografico degli anni Sessanta,
erano i parroci che dividevano il territorio e
moltiplicavano le parrocchie. Avvertivano l’esigenza di dare un volto nuovo alla propria
parrocchia. I verbali dei consigli presbiterali
del tempo testimoniano una grande vivacità
di idee, proposte, azioni; sono il segno di una
Chiesa missionaria “tra le case”. Questo spirito si è attenuato oggi, sembra venuta meno la
capacità di guardare con realismo all’oggi della parrocchia per renderla adeguata alla sua
identità e alla sua missione. Per questo moti-
vo la spinta a ridisegnare il territorio è ora venuta dal centro, in modo coordinato e il più
possibile condiviso.
• Il secondo livello, più profondo, tocca l’identità ideale per i preti, ma anche per i laici.
Occorre ridisegnarla in un momento in cui
c’è un calo di sacerdoti, ma anche di fedeli
impegnati.
• Il terzo livello di cambiamento riguarda il
progetto: in passato non c’era bisogno di pensare alla pastorale, bastava ripetere ciò che si
era ereditato. Adesso va costruita. È un’operazione che tentiamo dal post-Concilio, ma
non funziona ancora, non abbiamo trovato la
grammatica giusta, anche perché ci sono stati grandi passaggi ideologici. Abbiamo costruito la pastorale più a partire dai soliti paradigmi che da una concreta lettura del territorio e dei suoi bisogni.
• Infine: è sempre più urgente inserirsi nel tessuto sociale. Nel passato andava da sé che il
territorio lo abitassimo, perché lo generavamo noi, lo custodivamo. Adesso non è più così, per cui quando il Vescovo dice che immagina le Nuove Parrocchie perché la Chiesa
continui ad abitare il territorio dice una cosa
vera: le parrocchie devono tornare a chiedersi cosa vuol dire qui in questo luogo oggi annunciare il Vangelo, aiutare la gente a rispondere alle grandi domande di senso che ha.
Occorre però impegnarsi tutti per un processo più partecipato nella costruzione della comunità, soprattutto per permettere a coloro
che abitano il territorio di responsabilizzarsi
nella figura di Chiesa che viene avanti. Occorre tempo perché ciò accada. È il compito
dei prossimi anni: fare i passi uno dopo l’altro
permettendo alle persone, credenti e non, di
guardare quel disegno e di trovare il proprio
posto.
don Matteo Visioli
CONTRO LE VIOLENZE NEL PAESE AFRICANO
Vicini ai cristiani in Kenia
La Chiesa di Parma
I vescovi del Kenia
Di fronte al perpetrarsi di attacchi terroristici contro i cristiani, riuniti per la preghiera domenicale nei loro luoghi di culto,
come quello avvenuto domenica 1 luglio a
Garissa, in Kenia, la Chiesa di Parma si associa ai sentimenti espressi dalla Santa Sede.
Mentre si unisce in preghiera per le vittime
e per i loro familiari, invocando per quelle
comunità la forza e la consolazione del Signore, intende riaffermare il valore e il diritto della libertà religiosa, deplorando ogni
forma di fanatismo o di strumentalizzazione religiosa, che generano devastazione e
morte. Nell’apprezzare la condanna di tale violenza da parte del Consiglio supremo
dei mussulmani in Kenia, la Chiesa di Parma auspica che tutte le confessioni religiose, anche del nostro Paese, facciano sentire la loro voce perché vengano rispettati i
luoghi di culto e sia possibile, in ogni parte
del mondo, professare anche pubblicamente il proprio credo.
Si appella a tutti gli uomini e alle donne di
buona volontà, in particolare a chi ha responsabilità legislative e di governo perché
si impegnino a “ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia,
nell’amore, nella libertà”, nella consapevolezza che “la libertà religiosa è la pietra angolare dell’edificio dei diritti umani”.
«Siamo profondamente preoccupati per gli
attacchi mortali contro keniani innocenti
all’Africa Inland Church e alla Cattedrale
cattolica di Garissa» scrivono i Vescovi del
Kenya, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides, firmato da Sua Eminenza il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi e
Presidente della Conferenza Episcopale del
Kenya.
Domenica 1° luglio uomini armati, che si
presume siano legati agli Shabaab somali,
hanno assalito la Cattedrale cattolica di Garissa e la locale chiesa evangelica dell’Africa Inland Church provocando almeno 17
morti e una cinquantina i feriti.
«Questi ingiustificati atti di violenza inflitti
ai keniani, inclusi donne e bambini, non
solo provocano la perdita di vite innocenti
ma creano anche un senso di insicurezza
tra i cristiani e tutti i keniani desiderosi della pace», afferma il comunicato.
I Vescovi precisano inoltre: «mentre riaffermiamo il nostro convincimento che non
siamo in presenza di una guerra di religione, siamo turbati dal fatto che gli attacchi
sono stati condotti contro chiese cristiane.
Come Conferenza Episcopale del Kenya,
chiediamo a tutti i keniani di lavorare per
promuovere la coesistenza pacifica».
Nel messaggio si chiede inoltre a tutti di
collaborare con le forze di polizia per fermare le violenze e il terrorismo e si richiamano le responsabilità del governo perché
conduca indagini approfondite e valuti le
condizioni di sicurezza del Paese.
Il Direttore dell’Ufficio
Comunicazioni Sociali
Don Daniele Bonini
Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo, 1 (Palazzo del Vescovado) - Tel. 0521.230451 - Fax 0521.206265 - E-mail: [email protected]
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ASSOCIATO
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Periodica Italiana
Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 4 luglio, alle 18.30.
Tiratura: 1.830 copie.
Frascandaloefiducia
InostriocchisonorivoltialSignore
Marco 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E
molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da
dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella
che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti
dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di
Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era
per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se
non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E
lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava
della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
S
Ezechiele 2,2-5
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in
piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di
me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e
dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”.
Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una
genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si
trova in mezzo a loro».
Salmo 122
I nostri occhi sono rivolti al Signore.
A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.
Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.
2a Lettera ai Corinzi 12,7-10
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data
alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che
l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la
mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze,
perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi
compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle
difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per
Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono
forte.
RELAZIONE • Solo
nella “pistis”, la
fiducia, il discepolo
può intravvedere il
senso della
sequela.
A
ndò nella sua terra, seguito dai suoi discepoli... La sua
terra è quella che attende da tempo l’arrivo del Messia.
Gesù va seguito dai suoi discepoli a portare una parola
con l’autorità del Messia. Alla sua “terra” Gesù esporrà il suo insegnamento, il suo programma animato dalla speranza che
sceglieranno lui e non l’insegnamento dei farisei.
Quando venne il giorno di precetto si mise ad insegnare... Dicendo così, Marco vuol dirci che i suoi concittadini sono costretti ad ascoltarlo, perché questo esigeva questo giorno. Come a Cafarnao, Marco non precisa in quale momento entra e
nemmeno cosa insegna (contrariamente a Luca): lui è l’insegnamento, la Parola pronunciata da Dio per il suo popolo!
Udendolo...colpiti...da dove...che genere...? E’ la stessa reazione
avuta a Cafarnao; sarà però diverso l’esito, la risposta a quell’insegnamento. Letteralmente: Da dove a costui queste cose?
Che genere di sapere quello comunicato a costui? Notano che
quello che da questo uomo è detto non viene dalle normali
scuole rabbiniche; quello che i rabbini dicono, gli scribi lo conoscono molto bene. E’ un dubbio, dunque, sull’origine sospetta di questa novità!
Ancora, letteralmente: e che specie di forze queste che accadono attraverso le sue mani? Marco ha raccontato quest’opera
delle mani nei 5 capitoli precedenti. L’insegnamento di Gesù
non produce nella “sua terra” l’effetto che ha prodotto a Cafarnao, ma il contrario: non genera disprezzo degli scribi, maestri dell’istituzione giudaica; è Lui, Gesù, che perde prestigio.
A questo punto inizia una lunga serie di domande retoriche
proprie di chi sa già tutto o crede di sapere tutto: riguardano la
professione e la parentela. Però... Alcune domande.
Perché “figlio di Maria”? Perché si fa il riferimento alla madre
e non al padre, com’era uso fare? Probabilmente si vuole indicare che né il sapere né l’attività di Gesù si attengono alla tradizione della sua famiglia: per dare risposta a quelle domande retoriche bisogna seguire altre strade!!!
Parentela: il termine greco abbraccia una quantità ampia di
persone: dai consanguinei, agli abitanti della stessa terra o
città. Marco sottolinea un rifiuto globale, totale. Sembra evidente il riferimento ai racconti della passione. Lì ritroviamo
questa espressione: Tutti, abbandonandolo, fuggirono…
Don Nando Bonati
O TEKTON
Di per sé questo termine indica un lavoro manuale che
va oltre il tradizionale “falegname”. Può voler dire un
uomo che conoscere il legno, lo sa lavorare. Il termine carpentiere ha pure
un significato simbolico: con
il termine carpentiere si indicava l’esperto nella Toràh,
colui che conosceva la
Toràh, le sue strutture, le sue
caratteristiche, sapeva usarla correttamente, con autorità e non come gli scribi
che ne conoscevano solo le
venature esterne, superficiali. Gesù, allora, non
avrebbe fatto il falegname,
ma frequentato una comunità più vicina alle nuove attese messianiche; comunità
che non si identificavano
più nel ritualismo rappresentato dalle scuole in auge
a Gerusalemme? Gesù
avrebbe studiato la Toràh –
a Qumran?– a tal punto da
diventarne esperto, da essere un carpentiere! Mentre
invece Gerusalemme, fiduciosa, troppo, della saggezza dei suoi rabbini, non riesce ad aprirsi alla novità
rappresentata da quel carpentiere. Nazareth, china
sui libri che parlano del
Messia, non riesce a vedere
il Messia che parla nella sua
sinagoga.
alendo a
Gerusalemme, il
popolo Israele medita
le vicende della sua storia,
continua a dialogare con il
Dio dell’alleanza, e nutre la
propria fiducia
riempiendo la bocca ed il
cuore con i “Canti delle
salite” (Salmi 119-133). Tra
di essi, anche questo
(Salmo 122), intriso di
pacata sofferenza per una
vita sazia di disprezzo e di
insulti (3). Ricchi e
spensierati (4), gli
avversari deridono Israele,
popolo insignificante ai
loro occhi: disprezzabile
come un servo, come una
schiava di poco conto (2)!
Il popolo canta e medita:
«Siamo servi, sì, ma liberi,
per servire il nostro Dio!»
(2). YHWH, che siede al di
sopra di tutti, non è un
idolo a disposizione dei
nostri desideri: il popolo
non pretende nulla, ma
verso di Lui solleva con
fiducia lo sguardo (1) e
tende la mano, già pieno
di stupore perché conosce
che il suo Signore, libero e
potente sovrano, si
manifesta nell’aver pietà
(2-3, chanan). Egli infatti
soccorre, in modo
totalmente gratuito, colui
che non può difendersi né
resistere.
Nella storia di Israele, nella
nostra storia, le vittime del
disprezzo e dell’ignominia
sono senza numero! Mai
sole, però: insieme con
loro Gesù — E si
meravigliava della loro
incredulità — (Mc 6,6)!
Servo disprezzato e
glorificato, ha vissuto la
confidenza cantata in
questo salmo, si è
abbandonato nelle mani
del Padre, perché con lui
vivessimo la stessa
fiduciosa attesa. Dio è
venuto in soccorso e
sempre verrà! “Mi vanterò
quindi ben volentieri delle
mie debolezze, perché
dimori in me la potenza di
Cristo” (2Cor 12,9).
Parola
XIV DOMENICA
Tempo ordinario - B
3
Liliana Castagneti
Parole e giorni
monia con la vera tradizione dei padri e, specialmente, non è quanto il Padre
vuole svelare agli uomini?
La mia predicazione non è
una buona notizia?
La Comunità di Marco è invitata a compiere un passaggio: è Lui, il Messia morto e risorto, la vera toràh di
Dio! Il discepolo di Gesù
deve capire che la salvezza
è affidata ad un Uomo e
non all’osservanza del giorno del precetto. La Toràh
scritta viene dopo la Toràh
vivente!!! E questo non è insegnato dai rabbini. Quanto è bravo Marco nel sottolineare che non si scandalizzano per quello che dice,
ma si scandalizzano di Lui!
Perché Lui è il Messia-Pro-
feta-Parola autorevole donato da Dio alla sua terra.
Per cui il discepolo vivrà
contemporaneamente tra i
dubbi di Nazareth e i dubbi
che hanno attraversato anche Gesù.
Gesù non è accolto dai
suoi, nella sua terra, perché
non sono più capaci di cogliere lo spirito profondo
della Toràh. La vecchia religione non può cogliere la
novità data dalla presenza
di Dio che agisce nel suo
Messia. E’ di fronte a Lui
che noi siamo invitati a
porci; è la relazione con Lui
che qualifica la nostra vita,
la nostra fede; è la sua Persona con la quale noi entriamo in relazione. E Lui
non è identificabile con le
nostre idee di Dio, con le
nostre toràh. Quello che
facciamo, poi, il come ci
comportiamo, le scelte che
facciamo, sono il segno visibile che siamo in relazione con Lui oppure osserviamo semplicemente delle norme.
Il discepolo pian piano
prende coscienza che seguire il Maestro è impegnativo; come lui deve essere
disposto ad attraversare
crisi profonde. Ancora una
volta, solo nella pistis, la fiducia, l’affidarsi a Lui, come Lui ha maturato la propria pistis, il proprio affidamento al Padre, il discepolo può intravedere il senso
della sequela.
N. B.
6 LUGLIO 2012
M
arco, pian piano,
ci sta portando al
cuore dell’ Uomo
Gesù, del cammino che ha
compiuto come fedeltà al
Padre e agli uomini. Quanto Giovanni affermerà: Io
sono la via, la verità, la vita
è già dentro a questo percorso che Marco ci sta rivelando: Gesù ha attraversato una profonda crisi. Marco aveva già preparato il
suo lettore a questo con la
parabola del seminatore.
Quella parabola è rivelativa di Gesù; il dubbio che
ora esprime la gente della
sua città, Gesù l’aveva presente bene: perché la mia
predicazione trova così poco ascolto? Forse il seme
della mia parola non è un
seme buono, non è in ar-
7 GIORNI in10 RIGHE
È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO
NEI RANGHI • L’ex
comandante della
Polizia municipale
Jacobazzi torna in
servizio, da carabiniere, in Lombardia.
Alle spalle l’arresto
nel blitz del 24 giugno, 4 mesi tra carcere e domiciliari, l’attesa del finale dell’inchiesta Green Money
(v. pagine 6-7). Il comunicato del rientro è
autografo: «In Italia
vige solo il processo
mediatico. Non ho
concusso né corrotto
nessuno. Io, considerato dalla Finanza pericoloso come Riina».
STRADE • Mezzani, moto contro camion. Muore un 51enne. Frontale tra auto a Basilicanova, gravi 60enne e una 50enne.
DESTRA • Antifascisti in corteo per chiudere CasaPound. Replica: «La senatrice Soliani ci ha diffamati. La denunceremo».
IORI • Crema, chiesto il rinvio a giudizio per l’ex primario di Oculistica al Maggiore. Uccise lui compagna e figlia di 2 anni?
GAS • Medesano, perdita da bombola in una casa. Bimba e madre incinta intossicate. Salvate dal padre tornato in tempo.
SICCITÀ • 5 incendi lungo linea MI-BO. Collecchio e Marano, un giorno senz’acqua per guasti al pozzo e a una condotta.
COMUNI • A Lesignano B. debito a 6,5 milioni. Fidenza, sindaco Cantini contro PdL (che lo sosteneva). Mandato a rischio?
BUS • Tep, ok il bilancio d’esercizio 2011 (utile a 19mila euro) e le partecipate. Pizzarotti: «Il trasporto pubblico resta così».
UNIPR • Proroga del mandato al rettore Ferretti, no del decano Zani. Il ministro Profumo (Miur) ricorre al Tar, contro di lui.
NOMADI • Traversetolo, polemica Lega-Comune per l’arrivo di 5 nuclei. «Abusivi». «No, per due giorni possono restare».
VIP • Emiro del Qatar arriva in Sardegna, volo Parma-Cagliari ritarda 3 ore: è quasi rissa. La ministra Cancellieri a Berceto.
ABITARE
A PARMA
Betti Pico (Sunia): «Le cause sono quasi tutte per morosità e in più da quest’anno
sarà azzerato il Fondo sociale per gli affitti». Boom di richieste per l’edilizia popolare
mappe
Sfratti, sono quasi uno al giorno
6 LUGLIO 2012
4
A causa della crisi nel primo trimestre 2012 si registra l’aumento del 13%
O
gni giorno una famiglia viene buttata fuori di casa. Immagine
cruda, dai toni forti, cui Parma non è abituata pur convivendo oramai da anni con il
problema degli sfratti.
I dati però raccontano che gli
sfratti sono un’emergenza in
crescita: +13% dice il Sunia,
analizzando i dati del tribunale relativi al primo trimestre del 2012. Ed erano ancora pochi, poiché in gennaio
ne sono stati eseguiti una minima parte, il grosso a febbraio (33) per diminuire a
marzo (19). E la situazione
non pare certo migliorata nel
II trimestre: in attesa dei dati
di giugno si registrano i 39
sfratti di aprile e i 28 di maggio. «Sono sfratti causati dalla
crisi — dice Emanuela Betti
Pico, segretaria del Sunìa, il
sindacato degli inquilini —
nel senso che sono quasi tutti
sfratti per morosità, dovuti a
chi rimane senza reddito per
la perdita del lavoro. Oramai
gli sfratti per fine locazione sono una minima parte, non si
arriva a 10 per trimestre».
E quest’anno, ad aggravare la
situazione, ci si è messa anche la decisione del governo
Monti di azzerare il fondo sociale per gli affitti, già definanziato in modo pesante dagli
scorsi
governi.
«Quest’anno si ricevono i finanziamenti dell’anno scorso
— precisa Betti Pico — ma sono talmente esigui da rasentare l’elemosina. E per l’anno
prossimo il fondo è totalmente azzerato. Ciò significa che
oltre duemila famiglie non riceveranno più alcun aiuto per
l’affitto, proprio nel momento
in cui gli effetti della crisi sono
più drammatici».
Come se ne può uscire?
«Riformando il regime delle
locazioni — dice la segretaria
Sunìa — Il mercato libero non
ha provocato la riduzione dei
prezzi, semmai il contrario. La
strada è quella del canone
concordato, che riguarda la
formula del 3+2, depositato in
Comune. In questo modo un
appartamento medio può essere affittato a 400 euro, che è
un prezzo ragionevole. Ed è
giusto che per questi contratti
agevolati ci sia un Imu agevolata per i proprietari e non al
massimo come per il mercato
libero. Su questo il Comune
deve intervenire».
Altra strada da portare in fondo è il programma di social
housing e la ripresa dei cantieri di Parmabitare.
Altrimenti l’unica valvola di
sfogo rimane quella dell’edilizia popolare (erp) che è presa
d’assalto: in 1.400 hanno partecipato al bando del Comune di Parma l’anno scorso, per
avere un alloggio a canone
popolare. «La media è di 120
euro. Si va da un minimo di
25 ad un massimo di 200-250
euro, a seconda delle fasce di
reddito — spiega Sergio Bertani, presidente di Acer, l’azienda Casa di Parma — ricaviamo 8,5 milioni l’anno dagli affitti, 5 li reinvestiamo in
manutenzione e riqualificazione del patrimonio esistente. Il resto va ai Comuni per
pianificare nuovi interventi».
«Gli alloggi Erp in provincia di
Parma — circostanzia Bertani — sono 6.442, di cui 3.701
nel comune capoluogo. A questi ne vanno aggiunti 22, derivanti da Parmabitare, inaugurati nell’aprile 2011 a Vicomero». La prossima palazzina
popolare aprirà nell’autunno:
9 appartamenti in via Guastalla. L’intervento precedente è stato nel 2010, con la riqualificazione di 22 alloggi in
via Olivieri.
«Il turn over degli alloggi oscilla tra i 250 e i 300, ogni anno,
pari al 4,5% del totale. — spiega Bertani — in parte per i decessi degli affittuari, in parte
per la liberazione dei locali,
dovuti ad un incremento consistente di reddito che non gli
permette più di rimanere. A
Parma gli alloggi erp sono occupati dall’88% di italiani e,
tra questi, vi abitano 2.249 ultra65enni. Vi sono anche molte famiglie con bambini: in totale i minorenni sono 1.153,
pari al 17,8%. Questo per dare un’idea dell’utenza».
Francesco Dradi
PARMABITARE, 45 ALLOGGI INCOMPIUTI E LASCIATI NELL’INCURIA
SCHELETRI •
Un’altra delle
ingombranti eredità
dell’Amministrazion
e Vignali. Due
palazzine di
Parmabitare rimaste
incompiute, in via
Ferrarini e a
Vicofertile.
Dovevano aprire
quest’anno e offrire
20 e 24 alloggi a
canone sociale.
L’investimento era di
4 milioni. I soldi si
sono esauriti dopo
quota 1,1 milione. E
ora? Riapriranno i
cantieri? La risposta
tocca alla nuova
Amministrazione.
STORIE
L’impegno della Caritas per chi rimane senza reddito per pagare casa e utenze
«Aiutare la vita, in concreto»
Due casi di contributi per l’affitto, per superare le difficoltà temporanee
U
n’operatrice mette giù il telefono,
ci guarda e dice
«debiti per la casa».
Manco farlo apposta ci
siamo recati in Caritas
per tastare il polso sul
problema casa, ed eccoci serviti.
«L’origine dei problemi,
spesso, è la perdita del lavoro. Da lì conseguono
poi le difficoltà di sostenere le bollette di acqua
luce e gas e poi dell’affitto. — dicono in Caritas
— il primo problema da
affrontare dovrebbe essere quello, per
questo servirebbero delle politiche
concertate tra tutti i soggetti, a partire
da quelli istituzionali».
La Caritas è un crocevia di storie. E la
casa spesso è il fulcro. «Quando possiamo diamo un sostegno per pagare
l’affitto, quando ci rendiamo conto che
la soluzione è temporanea, e può avere una via d’uscita. E’ il caso di una
coppia di anziani pensionati che vivevano in Oltretorrente. Lui ha cominciato ad avere forti problemi di salute
e il costo dei farmaci si portava via
gran parte delle loro pensioni minime.
Non riuscivano più a reggere con regolarità la spesa dell’affitto. Hanno un
figlio ma non li può aiutare. E allora,
in attesa che il Comune di Parma riuscisse a trovare una soluzione, abbia-
mo contribuito al loro affitto per alcuni mesi e poi
li abbiamo aiutati anche
per il trasloco. Ora si sono sistemati e sono ridiventati autonomi ed
hanno riacquistato una
piena dignità».
«Un’altra storia, recente,
è l’aiuto a una famiglia
composita, con una madre tunisina con un bambino e rimasta incinta.
Ha dovuto smettere di lavorare e nel contempo il
compagno ha perso il lavoro. Erano obbligati a
lasciare la casa. Quando si dice che la
vita è un dono e va aiutata è anche
questo: garantire un sostegno, un ambiente familiare sereno perché non è
solo la fatica di nascere ma poi anche
quella di crescere in dignità. Con la signora tunisina, che ora ha ripreso a
lavorare seppur in modo saltuario, si
è stretto una buona relazione. Ora riescono a pagare tutto loro».
NUMBER 1 CEDUTA AL GRUPPO FISI
Barilla: i sughi a Rubbiano
Tante novità in casa Barilla. Il prossimo 10 luglio partirà
il nuovo stabilimento a Rubbiano per la produzione dei
sughi pronti, un segmento di mercato che ha riscontrato
volumi e fatturato in crescita nel 2011, specialmente nel
mercato europeo, in controtendenza con altre voci che,
nel complesso, hanno fatto segnare il meno davanti ai
numeri di bilancio.
Dunque la scelta di Barilla è di “internalizzare” questa
produzione, finora svolta dal terzista Rodolfi di Ozzano
Taro, per massimizzare i margini positivi. Una scelta che
ribadisce la volontà di concentrarsi sul core business del
gruppo, e che ha visto altre due mosse nel recente periodo: le cessioni della controllata tedesca Lieken, linea
bakery, e soprattutto, per i risvolti che ha sul territorio
locale, la cessione del del pacchetto azionario di Number 1 Logistics Group al Gruppo FISI, primario operatore logistico italiano, sorto a fine 2011 dall’aggregazione di
vari operatori del settore trasporti e logistica.
RARO CASO DI DONAZIONE AL MAGGIORE
Un rene nuovo, da lui per lei
La donazione d’organi tra coniugi è rara vista la ridotta possibilità di compatibilità tra donatore e ricevente, ma superato
questo ostacolo il trapianto tra viventi ha più facilmente successo. Al Maggiore la donazione tra consanguinei si esegue
una volta all’anno (le donne donano il doppio rispetto agli uomini). L’ultima ha visto un marito (55 anni) donare un rene alla moglie (56) costretta da tre anni alla dialisi a causa di una
grave infiammazione cronica, e da tre anni inserita nella lista
d’attesa per un organo nuovo. Le condizioni di lei peggioravano, lui non voleva prolungarne ulteriormente l’attesa e la sofferenza, così la decisione, nonostante la naturale paura per le
possibili conseguenze. I numerosi accertamenti sanciscono la
compatibilità. Informati i figli e il resto della famiglia, superati i colloqui con gli psicologi e ottenuto il nulla osta dal giudice, l’operazione è stata eseguita, con successo. Lui dimesso dopo 10 giorni, lei dopo 40. Stanno bene. Il dott. Capocasale, dell’équipe operatoria: «La qualità di vita del donatore in sostanza non cambia». In 400 restano in attesa di un organo. (e.c.)
A Casa con Sostegno: come la vita cambia
se le famiglie con disabili trovano una rete
CONIUGARE IL CAPIRE E L’AGIRE
«A
Casa con Sostegno è un adolescente carico di
promesse per il futuro. E’ un esempio di buone
prassi, un’iniziativa di carattere comunitario e
politico perché mette in relazione le istituzioni e in rilievo il
contributo di specialisti, medici, psicologi, e riesce a muoversi su una dimensione riflessiva e concreta». Il commento al progetto è di Roberta Caldin, della Facoltà di Scienze
della Formazione di Bologna. La docente di psicologia speciale ha osservato che «il fare dev’essere in una dimensione
riflessiva: questo è uno dei punti di forza del progetto. L’obiettivo irrinunciabile è aiutare i genitori a coniugare bene
il capire e l’agire. Per arrivare alla soluzione giusta è importante imparare a leggere le situazioni problematiche scomponendole e vedendo le variabili». Caldin ha aggiunto che
l’apprendimento migliora se il processo avviene in gruppo:
«il sapere co-costruito è superiore a quello che ciascuno saprebbe fare da solo. Nel progetto è data rilevanza a non lasciare soli i genitori. Attraverso strade più lunghe che attraversano altri territori e gruppi viene offerto un supporto che
arricchisce e offre un altro bagaglio. Prima dei servizi ci
dev’essere un capire molto articolato. Qui si apre la parte
della progettualità».
Progettualità genitoriale che rischia la paralisi al momento dell’apprendimento della diagnosi, e quindi diventa fondamentale la qualità della comunicazione e la fiducia che
i genitori hanno in chi si trovano davanti. I gruppi di auto
mutuo aiuto sono una grande risorsa per le famiglie: «I genitori sono specchio gli uni per gli altri, tra fratelli maggiori
e minori si stabilisce un aiuto. La costruzione di alleanze
aiuta a mettere in campo progettualità operative».
«Le narrazioni dei genitori — ha raccontato Sonia Pergolesi, supervisore del progetto che ha le sue origini nel 1995
in un percorso con le madri denominato “Nasce una bambina, nasce un bambino. La comunicazione del deficit suggerita dall’esperienza dei genitori”, condiviso da Pergolesi e
La Valle con operatori pubblici — ci offrirono la possibilità
di prendere contatto con le loro storie, con i significati profondi dell’incontro, con la parole inattese di una diagnosi, con
le esigenze emerse nel percorso che i genitori si trovano ad affrontare, nelle fasi di vita ospedaliera, nel rientro a casa e nella gestione della loro quotidianità familiare». Incontrare le
storie dei padri e delle madri e non solo i loro bisogni, riconoscere loro competenze, ha continuato Pergolesi, «ha
consentito al progetto di approfondire il valore aggiunto portato da uno sguardo capace di tenere insieme il doppio ruolo di destinatario e di soggetto attivo alla base del welfare di
comunità. Questo approccio ha favorito il radicamento e il
costante aggiornamento del processo progettuale».(l. c.)
I
l 28 giugno il seminario
di “A Casa con Sostegno”
— progetto gestito dal
Servizio politiche per disabili del Comune di Parma e
coordinato dal Consorzio
Solidarietà sociale, con il
contributo della Fondazione Cariparma, partner l’Azienda Unità Sanitaria Locale e Azienda Ospedaliera di
Parma — ha aperto una finestra su una condizione
spesso marginalizzata, la disabilità, che tocca tante famiglie. Sono un’ottantina,
tra cui quattordici di nuovi
cittadini, le famiglie con figli
da 0 a 14 anni che nel 2011
hanno beneficiato e partecipato alle varie articolazioni
del progetto: sostegno alla
nascita, sostegno psicologico di gruppo o individuale,
sostegno al quotidiano della
famiglia, gruppi di auto mutuo aiuto, sostegno informativo. Il progetto non vuole
essere un’erogazione di servizi, ma un percorso inclusivo — a cui collaborano
professionisti appartenenti
al pubblico e al privato sociale — costruito attorno a
quello che viene definito
“l’evento inatteso”. Un passaggio della vita in cui l’entusiasmo e le speranze di
una coppia riposte nello
schiudersi di una nuova vita
sono messe a dura prova e si
profila la necessità di rivedere ogni programmazione
e di far fronte alle urgenze di
una nascita difficile. Anche
per gli operatori sanitari l’arrivo di un bimbo con disabilità è il banco di prova su cui
si devono misurare durante
la comunicazione della diagnosi — il momento in cui
alla neo mamma e al neo
papà vengono comunicate
le condizioni della creatura
— e dopo il ritorno a casa.
Attorno a questo fulcro si è
sviluppato il seminario intitolato “Dalla comunicazione della diagnosi alla quotidianità del rientro in famiglia”, presentato da Benedetta Squarcia, responsabile del Servizio politiche per i
disabili del Comune di Par-
PARCO EX ERIDANIA • La tavola rotonda che ha chiuso la giornata seminariale del progetto “A casa con
sostegno”. Sotto, da sinistra, Sonia Pergolesi, Maddalena La Valle, Benedetta Squarcia, Roberta Caldin.
ma, che ha sintetizzato gli
obiettivi del progetto: rendere le famiglie una risorsa
facendone emergere le
competenze, favorire lo
scambio con i servizi sociosanitari, promuovere l’adultità delle persone disabili,
creare percorsi chiari e
strutturati perché i genitori
siamo sostenuti efficacemente nel momento della
comunicazione della diagnosi. E’ emerso infatti nella tavola rotonda che ha
concluso la giornata che,
nonostante il progetto sia
nato nel 1998 nell’ambito
dei finanziamenti della legge 285/97, le sue buone
prassi non sono ancora diventate patrimonio di tutti i
servizi, e che manca ancora
una comunicazione efficace
con il territorio.
Al Centro Congressi del Parco ex Eridania erano presenti dirigenti del Comune e
della Sanità, psicologi, psicoterapeuti, medici, educatrici, assistenti sociali, e genitori di figli con disabilità
che hanno condiviso momenti e riflessioni sulla loro
esperienza. Parole e sguardi
emersi dal profondo che
possono arricchire l’intera
società fatta di corpi comunicanti che incarnano ognuno una diversità la cui valorizzazione e condivisione
può diventare una risorsa
per tutti. Per sviluppare questa prospettiva è importante
la creazione di reti tra diver-
si soggetti che evitino la solitudine in cui troppo spesso
le famiglie con figli disabili
vivono. Condizione che
peggiora nel caso dei nuclei
di migranti che hanno una
situazione di partenza svantaggiata.
«Quando parlo di rete, penso
in particolare a una mamma al cui figlio non era stata
data la speranza di un futuro, che diceva: “Mi sento come un’acrobata che cammina sul filo, senza rete, sapendo che presto cadrò”. In seguito, nell’evoluzione del
proprio percorso interiore e
di vita, nuove parole: “Cammino sempre sul filo in precario equilibrio, ma adesso
so di avere una rete sotto di
me, pronta ad accogliermi e
ad impedirmi di andare in
mille pezzi”». Ha raccontato
questo brano di vita la psicologa e psicoterapeuta
Maddalena La Valle del
Centro di psicologia applicata della cooperativa sociale Le Mani Parlanti, che collabora al progetto come terapeuta di sostegno ai genitori, formatrice delle operatrici, consulente al coordinamento nella conduzione
delle équipe progettuali e
nel lavoro di rete con le
realtà territoriali. Il suo intervento si è focalizzato sui
genitori, sul loro coinvolgimento nel progetto dalla
programmazione alla verifica, e sull’apporto che offrono ai professionisti che li af-
fiancano. Dalle sue parole è
emersa la ricchezza dell’esperienza del sostegno psicologico, «un incontrarsi per
aiutare a conoscere, a capire, ad avere cura della vita
emotiva, a riuscire ad esprimere il linguaggio dell’affettività, non solo attraverso la
parola, ma anche attraverso
l’utilizzo di tecniche corporee
per recuperare energie e benessere». Parlando dell’aspetto relazionale, un fattore determinante nel percorso di “A Casa con Sostegno”,
la psicoterapeuta ha spiegato l’importanza della resilienza, che è «la capacità di
far fronte in modo positivo
agli eventi traumatici, di
riorganizzare positivamente
la propria vita di fronte alle
difficoltà, attivando la creazione di legami affettivi significativi». Questi legami
rendono possibile «trasformare un evento critico e destabilizzante in un motore di
ricerca personale, di apprendimento e di crescita che permetta di riorganizzare positivamente la propria vita di
fronte alle avversità». Attraverso la resilienza, “risultato di un’interazione dinamica fra l’individuo e l’ambiente”, «il benessere appare
così una ricerca comune, un
evento relazionale, e dunque
un fattore di vera umanizzazione».
Laura Caffagnini
mappe
Il progetto realizzato da Comune di Parma e Consorzio Solidarietà Sociale
accompagna i genitori dalla comunicazione della diagnosi al rientro a casa
5
6 LUGLIO 2012
SOCIETÀ
INCLUSIVA
L’accordo consente a Number 1 di entrare a far parte di un
gruppo specializzato nella logistica dei beni di largo consumo. FISI integrerà le proprie attività con quelle di Number 1, azienda che comprende 6 HUB e 19 piattaforme e
che raggiunge più di 100.000 punti di consegna appartenenti alla Grande Distribuzione Organizzata e ai canali
specializzati nell’alimentare. L’operazione darà vita ad un
nuovo leader italiano nella distribuzione dei beni di largo consumo, con un fatturato di circa 400 milioni e un
portafoglio clienti di più di 100 aziende.
Questa operazione permetterà di valorizzare al meglio
Number 1 e le sue persone, mentre Barilla potrà concentrarsi sul suo business strategico, ovvero sullo sviluppo di
pasta, sughi e piatti pronti a livello mondiale, dalle Americhe all’Estremo Oriente, e sul rafforzamento delle categorie dei prodotti da forno dei nostri marchi in Italia e nei
principali Paesi europei.
Barilla assicura il suo impegno verso il nuovo azionista
affinché salvaguardi i livelli occupazionali e valorizzi le
professionalità di Number 1. Il Gruppo FISI continuerà
ad essere l’operatore logistico di riferimento per Barilla,
dando continuità ai clienti e alla competitività sui costi.
persone
V
6 LUGLIO 2012
6
ignali cosa fa oggi, a un anno
di distanza dagli arresti che
sconvolsero il Comune?
Il commercialista, lavoro a Bologna e
torno a Parma solo nei fine settimana.
• Si interessa ancora di politica?
Sì, ho fatto solo quello per tredici anni e non ci si stacca facilmente.
• A Parma sembra cambiato
tutto.
Se leggo il programma dei grillini noto che per larga parte propongono
cose che noi avevamo già realizzato.
Le faccio qualche esempio: bilancio
partecipativo, punti wi-fi, cablatura
delle scuole, mobility manager, car
sharing, bike sharing, trasporto a
chiamata. O il progetto per le macchine elettriche, Zec. Tutte cose che
abbiamo fatto. Così come gli investimenti per gli asili nido, il Festival
Verdi aperto, perfino l’impegno dei
carabinieri in congedo che per noi
erano diventati i volontari nei parchi.
• Sì, ma hanno anche altri punti qualificanti, come la chiusura
dell’inceneritore e zero consumo di suolo.
Su quest’ultimo punto dico che non
l’ho consumato io il suolo, ma i Prg
precedenti perché io di piani non ne
ho fatti.
• Però del Psc di Ubaldi c’erano
tante aree che sono state messe
a Poc che potevano essere preservate.
Probabilmente sì. Però col Psc nuovo, predisposto dall’architetto Burdett con l’assessore Manfredi, c’eravamo posti l’obiettivo dell’impatto
zero, cioè non andare a occupare
nuovo suolo. Sarebbe da riprendere
perché è pronto, fatto da un grande
architetto e che aveva come obiettivo principale di riqualificare l’esistente. Un’altra cosa che loro si possono trovare nel cassetto.
• Vuol dire che sono favoriti?
Beh, sono agevolati dal lavoro fatto
da altri, come l’operato del commissario Ciclosi che ha alzato al massimo le aliquote Irpef e l’Imu che porteranno diversi milioni in più nelle
casse del Comune. Alzare le tasse è
molto impopolare per un sindaco. Io
non l’ho mai fatto.
• Veniamo alla questione dei
debiti, lasciati dalla sua Amministrazione.
La questione dei debiti è un falso
problema, nel senso che intanto bisogna distinguere il debito del Comune da quello delle partecipate. Il
debito del Comune è di circa 170 milioni di euro ed è assolutamente sostenibile. Siamo nella media dei comuni italiani, 56esimi, con un debito pro-capite di circa 800 euro quando quello del Comune di Torino è di
3.000 euro a testa.
• Però la contestazione di tanti,
dal Pd e al 5 Stelle, è che alla fine i debiti si sommano e non si
possono distinguere.
E invece, ribadisco, vanno distinti.
Perché il debito del Comune è un
debito vero, che va restituito negli
anni alla Cassa Depositi e Prestiti, ed
ha rate di circa 15 milioni l’anno. Poi
c’è il debito delle partecipate, che
esiste, non lo nego, e che riguarda
sostanzialmente tre società: Spip,
Stu Stazione e Stu Pasubio. Tutte e
tre operazioni fatte prima che diventassi sindaco io. La stazione e il Pasubio sono state avviate dall’assessore Tanzi con sindaco Ubaldi e su
progetto dell’architetto Bohigas.
• Però lei era assessore in giunta, c’è una responsabilità di
condivisione politica...
Sì ero assessore ma non alle partecipate e non ero il sindaco. Voglio dire
che non avevo il potere, come assessore ai trasporti e all’ambiente, di fermare un processo di cui non avevo
neanche conoscenza piena, dato
che mi occupavo di altro. Questi problemi li ho conosciuti quando sono
diventato sindaco.
Dicevo che bisogna distinguere perché quel debito, delle Stu, è a fronte
di un patrimonio. E’ come una fami-
Politico controverso
Pietro Vignali, 44 anni, è stato sindaco di Parma dal giugno
2007 al 20 ottobre 2011, costretto alle dimissioni dal venir
meno della maggioranza in consiglio comunale. Laureato in
economia e commercio all’Università di Parma, di professione commercialista, ha fatto politica fin da ragazzo. Nel
1995 è eletto per il Cdu in consiglio provinciale, all’opposizione, dove rimane quattro anni. Entra in Civiltà Parmigiana e il sindaco Ubaldi lo nomina prima agente per l’Ambiente del Comune di Parma e poi lo promuove ad assessore a Mobilità e Ambiente. Diventa noto per il suo fervore nel
realizzare rotonde e per il suo presenzialismo. Nel 2007 diviene sindaco (eletto al ballottaggio con il 56,6%) del listone
“Per Parma con Ubaldi” che incorpora Civiltà Parmigiana,
Udc e Forza Italia. Il suo è un mandato travagliato: inventa il
Quoziente Parma, punta molto sulla sicurezza ma scivola sul
caso Bonsu, rinuncia alla metropolitana dopo che fu tra gli
argomenti di punta in campagna elettorale, poi rimane oppresso dall’esplodere dei debiti e travolto dallo scandalo tangenti che coinvolge diversi suoi amici personali, tra dirigenti comunali e imprenditori.
PIETRO VIGNALI
L’exsindacoripercorrelevicendedell’ultimoannoecommentalavittoriadiPizzarotti
«Parma è una città che non prende ordini»
«Iononsonoindagato,maipiùvistonésentitogliarrestati»
glia che compra una casa, fa un mutuo e quindi ha un debito ma dall’altra parte ha un patrimonio che è la
casa. Qual è stato il vero problema?
Che quei debiti sono stati fatti con
piani industriali elaborati nel 20042005, in fase di espansione economica, e prevedevano che l’indebitamento si azzerasse alla fine dell’intervento. Come? O con trasferimenti dello Stato, come è stato per le opere dell’Authority europea, o con la
vendita di immobili residenziali,
commerciali, alberghi o terreni nel
caso della Stu Stazione e Stu Pasubio. Il problema è che con la crisi
economica che è arrivata il valore
patrimoniale è sparito del 70-80%. E
da lì queste società sono andate in
ginocchio, come avvenuto in tutto il
mondo a tantissime società private.
Sono entrate in crisi perché il valore
nell’attivo non c’era più.
• E se fosse sindaco lei, cosa farebbe? Ad esempio il commissario Ciclosi ha definito il percorso per la vendita della quota
integrale nella Stu Pasubio.
Ha ragione, l’avevamo pensato anche noi.
• Allora Pizzarotti fa bene a
perseguirlo, anche se il ritorno
fosse solo di 380mila euro?
Mi sembra poco, ma così ti liberi del
debito che è ingente. Invece per la
stazione c’è un altro problema: non
solo la svalutazione immobiliare, ma
anche un notevole aumento dei costi, che sono quasi raddoppiati. E lì
secondo me c’è da fare un piano pluriennale con la Bonatti, per completarla gradualmente, aspettando che
l’edilizia si riprenda, non ci sono alternative.
• Poi c’è il caso della Spip.
E’ il caso più grosso, non è semplice.
Quando c’era Varazzani (presidente
e ad di Stt da fine 2010 a inizio 2012,
ndr), d’accordo con l’Amministrazione era stato avviato un concordato preventivo con le banche, l’unica
cosa da fare, per rivedere e ridiscutere il debito.
• Sulla Spip grava un buco di 90
milioni che ricade sul Comune,
che ha il 98% delle quote.
Certo che ricade ma l’unica cosa è
trovare un accordo con le banche,
facendo una transazione per ridurre
l’indebitamento e sperando che nel
tempo i valori immobiliari riprendano, come poi tutto il mondo sta
aspettando.
• Ipotizzare una vendita?
Meglio di no, perché emergerebbe
una perdita poiché in questo momento i terreni sono svalutati, quindi non conviene venderli adesso, secondo me. Occorre transare con le
banche su un indebitamento infe-
riore e poi aspettare i tempi maturi,
buoni. Infatti l’operazione fatta con
Stt (la holding delle partecipate) trasferendo delle azioni (Iren, ndr), del
patrimonio attivo, l’abbiamo fatto
per non svendere oggi appartamenti e terreni delle Stu e della Spip. Perché altrimenti fai emergere immediatamente la perdita dovuta alla
svalutazione, invece devi ricontrat-
L’INTERVISTA
H
o intervistato Pietro Vignali il 23 giugno scorso. E’ un uomo politicamente distrutto e, per questo
motivo, ha sofferto molto e soffre tuttora. «Ma ci tengo a far
sapere che non sono mai stato
ammalato né ricoverato» mi ha
detto accogliendomi, accettando di rispondere a tutto campo.
Si è preparato due fogli in cui
ha appuntato a penna le proposte contenute nel programma dei ”grillini”, come li chiama, e le analizza una a una sottolineando, puntualmente,
«questo noi l’abbiamo fatto». A
tratti Vignali si infervora e sembra sul punto di ridiscendere
nell’agone politico, a cui si è dedicato anima e corpo per 13 anni. I posteri diranno se sia stato
un bravo o pessimo sindaco.
Eletto in pompa magna, guidato dall’ossessione del fare e di
un protagonismo nazionale (la
carta di Parma per la sicurezza,
il quoziente familiare) è stato
travolto, come contrappasso,
dall’effetto valanga mediaticogiudiziario che si è scatenato
con l’esecuzione delle custodie
cautelari per malversazioni in
Comune. Tanto più che riguardavano stretti collaboratori e
amici. Sempre professatosi all’oscuro («non potevo sapere»
diceva e ripete anche oggi) non
si lamenta dei tempi della giustizia («se fanno i processi in
autunno sarà poco più di un
anno dopo... in Italia c’è di peggio») e non ostenta la sua estraneità alle indagini (il cronista si
attiene ai fatti, ma c’è da supporre che se vi fosse stato del
marcio ulteriore, sarebbe venuto fuori dagli interrogatori
degli arrestati di Green Money). Con libertà ripercorre i
fatti, difende il suo operato e fa
qualche salutare autocritica.
(fr.dr.)
tare il debito con le banche e aspettare i tempi migliori per vendere. E’
l’unica strada.
• La Spip è un’operazione sotto
indagine perché si ha l’idea che
non ci sia un debito così alto solo per la svalutazione immobiliare ma perché si adombra vi
sia stata una truffa nell’acquisizione dei terreni.
Io so che la Guardia di Finanza già
nel 2007 prelevò del materiale alla
Spip, ad oggi non ho notizia di nulla
però in effetti la valutazione di quei
terreni... sono stati comprati a prezzi abbastanza alti. Dopo di che dal
punto di vista penale non so se ci sono state truffe o meno. L’indagine è
ancora in corso. Quando divenni
sindaco vidi che questa operazione
di intermediazione nell’acquisizione
dei terreni, con una società fiduciaria (Studio Borettini, ndr), fu fatta
con una lettera di patronage alla
banca che il sindaco precedente
(Ubaldi, ndr) aveva firmato, peraltro
non potendolo fare perché doveva
avere l’approvazione del Consiglio
comunale che, in quel momento,
non c’era neanche poiché eravamo
sotto elezioni, e quindi ci sono molti aspetti oscuri della vicenda che andranno chiariti nelle sedi opportune.
• Lei ha mai ricevuto un avviso
di garanzia per questa o altre vicende?
No.
• Chiamato a testimoniare?
No. Sono stato chiamato come testimone solo per l’azione di responsabilità che Varazzani ha avviato nei
confronti di Costa (ex presidente Stt,
ndr). E non dal tribunale, ma da un
arbitrato di tre avvocati.
• Andrea Costa è un altro dei
personaggi chiacchierati che lei
ha difeso a lungo.
Io non so se lui ne ha approfittato,
non ho i poteri d’indagine della magistratura. Io l’ho difeso perché l’ho
conosciuto quand’ero assessore ai
trasporti e lui era presidente della
Tep e sapeva gestire le aziende. La
Tep era ingessata, non si riusciva a
fare niente. Grazie a Costa invece
siamo riusciti a fare il Prontobus,
l’Happy bus, lo svecchiamento dei
mezzi e tante altre cose. La rottura
grossa in città, verso Costa, avvenne
con l’operazione Banca Mb. Ossia
quando il nuovo presidente della
Tep (Mauro) che Costa conosceva,
fece un deposito di fondi (8,5 milioni) presso la Mb, di cui Costa era
azionista. Ma se la guardiamo con il
senno di poi, devo dire che il presidente della Tep, che io feci dimettere per questo motivo, aveva ragione
poiché i soldi sono rientrati e con gli
interessi maggiorati, che avevano in
effetti un tasso interessante. E tutto
avvenne con regolarità, tramite una
gara. I soldi rientrarono proprio il 23
giugno dell’anno scorso.
• Però c’era l’idea che Costa
avesse una gestione disinvolta.
Pensiamo alla compravendita
dell’area del mercato bestiame.
Lui allora era presidente del Centro
agrolimentare e per avviare il progetto che aveva l’obiettivo di razionalizzare la logistica delle 18 filiere
agroalimentari a livello nazionale,
un progetto che avevo seguito come
assessore
dell’amministrazione
Ubaldi, aveva bisogno di espandersi
e gli unici terreni disponibili erano
quelli del mercato generale. E li ha
comprati per portare avanti il progetto, progetto che poi si è fermato
perché l’ho fatto dimettere.
• Sì, però furono acquisiti a un
prezzo alto e indebitarono la società Alfa senza darle più margini di manovra. C’era anche
un’esigenza da parte del Comune di vendere quel terreno per i
suoi conti.
Certo, ma non abbiamo fatto una
vendita diretta ma una gara pubblica. Costa ha partecipato e l’ha comprato facendo un debito, ma poi aveva un terreno che urbanisticamente
era valorizzato.
• Però sembravano, già all’epoca, prezzi gonfiati.
I prezzi erano stati periziati, come
ogni volta che il Comune fa una vendita. Il problema forse era un altro: è
arrivata la crisi economica e del mercato immobiliare che poi ha svalutato tutto. Se fossimo andati avanti
l’obiettivo di Costa era di utilizzare
una parte del terreno per realizzare
edifici direzionali e commerciali.
Con la vendita di questi finanziare,
nell’altra porzione di terreno, il progetto sulla logistica, che era molto
importante poiché si prefiggeva di ridurre i viaggi a vuoto che i camion
fanno in Italia tutti i giorni, dando un
beneficio ambientale non indifferente.
• Un anno fa ci furono gli 11 arresti dell’operazione Green Money 2, per tangenti nell’ambito
del verde pubblico. Diversi degli
arrestati erano suoi amici, oltre
che stretti collaboratori. Si sentì
tradito? Che valutazione fa, a
posteriori?
Comincerei col dire che il rapporto
con il gruppo consiliare non si è mai
rotto e tuttora mi continuo a sentire
con molti di loro. Quello che mi ha
indispettito di più è stato che, dopo
gli arresti dei dirigenti, noi avevamo
deciso di rimanere per portare avanti alcune cose e invece quattro as-
a noi la sconfitta elettorale quando,
magari, doveva prendersela di più
col suo amico Tabacci perché gli avevano dato un collegio che non era
vincente. Va detto che tutto il gruppo
consiliare e altri, tutti suoi fedelissimi, hanno seguito me e non lui perché si resero conto che Ubaldi era in
malafede.
• Si è stupito che Ubaldi si sia
candidato alle ultime elezioni?
No, ero sicuro che si sarebbe candidato e secondo me ha sbagliato perché sono convinto che se non si fosse candidato non sarebbero andati i
grillini al ballottaggio perché il 16%
preso da lui, sommato ai voti di Ghiretti e Buzzi facevano circa il 30% e al
ballottaggio sarebbe andato un
esponente del centrodestra. Lui ha
spaccato il fronte del centrodestra ed
ha agevolato i grillini.
• Dopo l’esito del primo turno
cosa ha pensato?
Che avrebbero vinto i grillini, non
tanto per merito loro e demerito di
Bernazzoli. Secondo me la città ha
scelto Pizzarotti per non votare Bernazzoli, ma non lui in quanto persona, in quanto quello che incarnava.
Cioè questa città quando era governata dalla sinistra era una città ferma. Parma non vuole più essere governata da un partito, prendere gli
ordini da Bologna o Roma. Perché
molti si ricordano i tempi della fermata dell’alta velocità quando Truffelli e Lavagetto hanno accettato che
la fermata andasse a Reggio, quando
studi del Politecnico spiegavano che
era meglio Parma, perché c’era un
ordine di partito. I cittadini quando
hanno visto Ubaldi, e poi me, si sono
resi conto che governavamo nell’interesse della città e non del partito.
• Le proteste di piazza del luglio
scorso hanno inciso sulle dinamiche di voto?
Assolutamente no, tant’è che chi si è
candidato alla testa di quei gruppi
organizzati non ha preso molti voti
(5%). Che fossero gruppi organizzati della protesta si capiva bene, non
era la città che protestava contro di
noi.
• Non vede il Movimento 5 Stelle come portatore di quella protesta?
No, assolutamente. La controprova
ce l’abbiamo: i grillini hanno preso
voti in tutta Italia come la Lega tanti
anni fa.
• Conosce il sindaco Pizzarotti?
No.
• Cosa pensa delle prime mosse?
Mi sembra un ragazzo intelligente
che sa fare politica, non è uno sprovveduto. Lui sta trovando tutte quelle
difficoltà che chiunque va ad amministrare una macchina complessa in
un momento di crisi avrebbe trovato.
Lui ne sta trovando più di altri perché è isolato. Il Movimento 5 Stelle, a
differenza di altri soggetti politici, è
più isolato in città, è meno contornato di persone che possono dare
una mano e lo vediamo nella composizione della giunta perché non è
mai successo, a quel che so io, che
un sindaco faccia una giunta a rate.
Dello scivolone di Bruni, che peraltro può capitare a chiunque, non ne
faccio una colpa a Pizzarotti. Se Bruni non gliel’ha detto e non era nel
curriculum mica poteva immaginarselo. Invece penso che sull’inceneritore ci lascerà le dita. Un conto è fare i cortei e lanciare i buoni propositi, un conto è quando ti trovi ad amministrare e devi raccordarti con altre istituzioni come Provincia e Regione. Non sarà così semplice
ottenere il risultato che vuole, ossia
di fermarlo.
Io l’ho vissuto sul caso della metropolitana, per la quale sono occorsi
due anni e una legge appositamente
approvata dal parlamento e devo dire meno male che l’abbiamo fermata se no avremmo avuto altri cento
milioni di debiti in più.
• Solo cento?
Cento già firmati con la Cassa Depositi e Prestiti. Poi certo se guardiamo
il cantiere della stazione o il caso della metropolitana di Brescia dove i
costi sono quasi raddoppiati... Probabilmente il costo finale della metropolitana sarebbe stato di 600 milioni rispetto ai 300 iniziali, con il rischio di cantieri aperti per lunghi anni, e rivalse da parte dell’azienda e
chissà cosa sarebbe successo.
• Diceva dell’inceneritore...
La mozione che hanno presentato in
Consiglio comunale pone obiettivi
condivisibili, cioè portare la raccolta
differenziata spinta in tutta la città,
togliere i cassonetti dalla strada, fare
la tariffazione puntuale, ridurre la
produzione dei rifiuti. Sono cose
condivisibili, le avevo avviate io e
magari potevo fare anche di più, ma
in una città le cose sono più complesse che in un piccolo comune. Il
problema è la fase transitoria perché
se Parma avesse degli impianti tipo
discariche come ha Reggio Emilia,
che le consentono di avere l’autosufficienza per 5-7 anni, puoi anche
scegliere di non fare l’inceneritore e
nel frattempo estendi la raccolta differenziata che non è una cosa che si
fa in due ore. Chiediamoci: Parma
non avendo impianti dove mette le
tonnellate di rifiuti che produce tutti i giorni? Rischi di diventare come
Napoli.
• Secondo quello che è la sua
conoscenza Iren concederà di
non aprire l’impianto?
Secondo me no, perché Iren ha già
speso decine di milioni di euro, a
fronte di un progetto che la Provincia
gli ha approvato. Ci sarebbe sicuramente una penale che il Comune
non è in grado di pagare.
• Nonostante questo rischio
però lei ci provò a luglio dell’anno scorso a chiudere il cantiere. Come mai?
Perché gli uffici tecnici del Comune
mi dissero che c’erano irregolarità
urbanistiche. E quindi dovevo farlo.
Ricordo che allora il direttore generale di Iren, Viero, disse chiaramente che non intendeva minimante rinunciare all’impianto. Non credo
che abbia cambiato idea.
• Poi il Tar ha dato ragione piena a Iren.
Ne ho preso atto.
persone
rapporto si è incrinato in modo frontale. Col mondo degli edili solo per
mancati pagamenti.
• Non c’era diversità di visioni
politiche?
No.
• Tornando agli arresti, fece
specie che vi fossero tra gli altri
Moruzzi e Iacovini che erano
due tra i più fidati collaboratori.
Appresi dalla conferenza stampa che
fece il Procuratore con la Guardia di
Finanza, alle 11 del 24 giugno dell’anno scorso, molte cose di cui non
ero a conoscenza perché purtroppo
quando si è sindaco di una città si
guarda ai problemi principali e devi
per forza fidarti dei collaboratori.
Non conoscevo quelle vicende e bisognerà aspettare i processi, o i patteggiamenti, per dire se erano veramente colpevoli, certo che erano cose che hanno fatto scalpore in città,
soprattutto per il tempo di crisi in cui
la gente fa fatica ad arrivare a fine
mese.
• L’ex dg Frateschi in seguito
disse che fece una relazione riservata, in particolare su Moruzzi, richiamando l’attenzione
sui suoi comportamenti.
Sì, Frateschi fece una relazione dove
faceva notare che il sistema dei controlli non funzionava e infatti quando la ricevetti tolsi immediatamente
la gestione del global service del verde a Moruzzi e la affidai a un altro dirigente, Carpi.
• A ottobre 2010, dopo l’operazione Green Money 1?
Sì, dopo l’arresto di Tannoia partì la
verifica di Frateschi e dopo qualche
mese arrivò la relazione e infatti,
quando Moruzzi fu arrestato, già da
diversi mesi non gestiva più il verde.
Però nella relazione di Frateschi non
c’era scritta la rilevanza penale, cose
che può scoprire solo la Procura con
le indagini e le intercettazioni telefoniche.
• Moruzzi era un suo amico
stretto.
Lo conoscevo dai tempi dall’Università e divenne dirigente con me assessore. Era un bravo dirigente, poi
non potevo immaginare.
• L’ha più sentito o visto? Lui e
gli altri?
Non ho più sentito né visto nessuno
di loro. Non so neanche cosa stiano
facendo adesso.
• E Frateschi? Lo dimissionaste: era una figura ingombrante. Aveva troppo potere?
No, non sono d’accordo, alla fine
Frateschi l’abbiamo dovuto togliere
perché con i problemi sorti... è chiaro che quando una squadra perde
paga l’allenatore. Siccome erano finiti di mezzo dei dirigenti... Frateschi
è stato Direttore generale dal ’98 e
secondo me è stato un grande dirigente, ha lavorato sodo ed è stato
l’artefice di molte cose realizzate a
Parma. Anche un bambino si rende
conto che Parma dal ’98 a oggi è
cambiata completamente. La Parma
di Lavagetto era un’altra cosa, noi
viaggiavamo ai 300 all’ora e Frateschi
è stato uno dei protagonisti principali del rilancio.
• Sembrava che lei fosse un fedelissimo di Ubaldi e invece il
vostro rapporto è franato dopo
un anno che era sindaco. Come
mai?
Non ho capito perché Ubaldi invece
di fare il padre nobile cominciò addirittura a fare opposizione dalle prime settimane. Era sempre contrario
ai progetti, e non capivo il perché, invece di aiutarci a risolvere il problema. Ricordo i casi della moschea e
del Sert, che erano in Oltretorrente e
in campagna elettorale ci eravamo
impegnati a spostarli. Appena diventato sindaco li ho spostati e lui
era contrario. Il momento della rottura forte c’è stato dopo che si candidò senatore con La Rosa Bianca e
l’Udc, nel 2008. Lui perse e si scagliò
contro di noi. Ricordo che ci furono
due serate nella sede di Civiltà Parmigiana in via Cairoli molto accese,
dove si scontrò apertamente con Bigliardi e con tutti, perché addebitava
7
Francesco Dradi
LE INCHIESTE DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
Tangenti,17arrestiintreoperazioni
Due patteggiamenti, per una pena di due anni ciascuno. Così si è chiusa la vicenda per gli imprenditori Norberto Mangiarotti e Alessandro Forni.
Per gli altri nove indagati dell’inchiesta Green Money la situazione è ancora aperta: Mauro Bertoli,
dirigente Enìa, andrà a processo il 28 settembre.
Per tutti gli altri (gli ex dirigenti comunali Emanuele Moruzzi e Carlo Iacovini, l’ex comandante
dei vigili Giovanni Maria Jacobazzi, gli imprenditori Ernesto Balisciano, Vittorio Andreaus, Tommaso Mori, Gianluca Facini, l’investigatore privato Giuseppe Romeo Lupacchini), l’indagine è ancora aperta. Alla pm Paola Del Monte non sono
bastati i continui interrogatori, durante i sei mesi
di carcerazione preventiva (per Andreaus, Balisciano, Bertoli, Forni, Iacovini, Moruzzi, gli altri
uscirono dopo tre o quattro mesi) per fare piena
luce sulla vicenda che deflagrò il 24 giugno scorso con gli arresti.
L’operazione Green Money 2 ruotava intorno agli
appalti pilotati per la manutenzione del verde
pubblico: cifre gonfiate o lavori affidati direttamente a ditte compiacenti che poi stornavano
parte del denaro ai dirigenti di Comune ed Enìa.
Questo il reato perseguito, con qualche variante
anche per Jacobazzi, che lunedì scorso è stato
reintegrato nell’Arma dei Carabinieri e continua a
protestare la sua innocenza.
Green Money 2 era il secondo capitolo dell’inchiesta che nel 2010 portò all’arresto del funzionario Enìa Nunzio Tannoia e di tre imprenditori,
tra cui Forni. A fine settembre scorso scattò Easy
Money che portò in carcere l’assessore Giovanni
Paolo Bernini (vi restò tre settimane), il suo assistente Paolo Signorini e due imprenditori, Mauro
Tarana e Antonio Martelli. Poi fu la volta dell’operazione Spot Money, in novembre, che portò agli
arresti due ex dirigenti comunali, poi in forza a Stt
e coppia anche nella vita: Stefania Benecchi e Ivano Savi (quest’ultimo un mese in carcere e tre ai
domiciliari). Per questi altri procedimenti Signorini ha chiesto di patteggiare ma il gup ha respinto la richiesta, chiedendo al pm di cambiare ipotesi di reato, da corruzione a concussione, mentre
per Martelli si va verso il proscioglimento. L’iPad
che diede a Bernini non si configura come “oggetto corruttivo”.
Risultano aperte poi indagini su Spip ed Stt con
indagati Nando Calestani e Andrea Costa.
6 LUGLIO 2012
sessori si sono dimessi prima dell’arresto di Bernini, che poi è quello
che ha fatto cadere tutto. Quelle dimissioni non le ho capite, perché
con i quattro (Ghiretti, Lasagna, Sandroni, Sassi, ndr) avevo un rapporto
di fiducia molto stretto.
• Col senno di poi, dato che il
tempo ha dimostrato che non
c’era un suo coinvolgimento diretto nell’indagine, come invece
all’epoca si pensava, se lei si fosse dimesso subito o nel giro di
un mese, forse si poteva ripresentare alle elezioni dicendo
“sono pulito”. Forse i 4 dimissionari non avevano tutti i torti.
Col senno di poi si può pensarla così con qualche ragione. Ma allora
nell’immediato c’erano operazioni
da fare ... se mi fossi dimesso subito
non sarebbero arrivati i 70 milioni
della metropolitana. Ma sì, se mi fossi dimesso sarebbe stato più ottimale per me dal punto di vista personale anche perché non era facile amministrare, con tutte le proteste. Ci
eravamo prefissi di andare avanti per
portare avanti cinque obiettivi definiti che ci sembravano importanti.
Ad esempio pensavamo con Parma
Infrastrutture (altra partecipata, ndr)
di ottenere un finanziamento dalle
banche, con il quale pagare i fornitori. Questo era un obiettivo. Il secondo la metropolitana, e il terzo alcune delibere urbanistiche sulla
porta della città.
• A settembre girava voce di un
sondaggio che diceva che il suo
gradimento era ancora alto.
Era un sondaggio fatto da Monitor
Città: diceva che avevo il 53% di gradimento, sicuramente inferiore al
60% dei mesi prima, però emergeva
che la maggioranza dei cittadini di
Parma non mi addebitavano le colpe
di quello che era successo. Tutto è
crollato per gli arresti, ma se non fosse stato per quello noi nei 4 anni precedenti di cose ne abbiamo fatto
molte. Anche oggi circolando in
città, trovo molta disponibilità da
parte dei cittadini che mi salutano e
mi ringraziano di quello che abbiamo fatto.
• D’accordo. Però un po’ di megalomania c’era. C’è qualcosa
che pensa fosse sbagliato o da
fare in modo diverso?
Il Wcc senz’altro non l’avrei fatto, c’era anche un problema sull’acquisizione dei terreni. Era un progetto più
grosso di noi. L’idea era buona, innovativa ma più grossa di noi. Quando è arrivata la crisi economica noi
viaggiavamo con investimenti di 100
milioni all’anno per interventi ordinari quali piste ciclabili e asili, perché io avevo l’aspettativa che venisse alleggerito il patto di stabilità,
quando i comuni a noi vicini, tipo
Reggio Emilia, investivano 10 milioni l’anno. Col senno di poi devo riconoscere che quel livello di investimento era esagerato, perché poi il
patto di stabilità è stato reso ancora
più stringente e noi ci siamo trovati
con decine di milioni di euro da pagare ai fornitori e non potevamo farlo, pur avendo i soldi. Ricordo l’episodio del passaggio di consegne alla
commissaria Cancellieri, quando si
firma lo stato della cassa. Ebbene il
Comune in ottobre aveva 60 milioni
di liquidità che non poteva spendere. Se dovessi tornare indietro ridurrei gli investimenti del Comune, ma
si facevano perché c’era una domanda in città.
• Il rapporto con gli industriali
è stato difficile? All’inizio era
stato sostenuto da Barilla?
Sì. Il rapporto si è incrinato un po’,
anzi: abbastanza, quando si è arrivati al nocciolo del problema dei pagamenti, ossia quando l’Unione Industriali ha presentato il conto dei crediti degli associati che noi, per il patto di stabilità, non potevamo saldare.
Questo è stato il problema vero.
• E la questione metropolitana?
Riguardava solo un imprenditore .
• Un po’ rilevante (Impresa Pizzarotti, ndr• ).
Molto rilevante. Sicuramente quel
IN CITTA’ ELETTA CARLA MANTELLI
RIFIUTI DI CARTA, RICICLAGGIO VIRTUOSO
PER CONFERIRE RIFIUTI INGOMBRANTI
Il Pd si rinnova con Diego Rossi
Progetto di Provincia e Conad
Apre centro raccolta al Campus
L’Assemblea provinciale del Partito Democratico di Parma ha eletto segretario provinciale Diego Rossi, 35 anni,
sindaco di Borgotaro da un anno. Rossi ha ricevuto 104
voti favorevoli, 5 contrari e 3 schede bianche. I delegati
che hanno votato sono stati 112 su 199 componenti. Nuova segretaria cittadina è stata eletta Carla Mantelli, 53 anni, insegnante di religione, già consigliera comunale. A
suo favore 19 voti, 2 contrari e 16 astenuti. Hanno votato
in 37 su 64 aventi diritto. Mantelli presenterà il suo programma in un’assemblea aperta a iscritti e simpatizzanti, lunedì 9 luglio alle ore 20.45 presso il circolo Arci in via
Ugoleto (laterale di via Emilio Lepido).
Rossi e Mantelli vanno a sostituire Garbi e Dodi che si
erano dimessi all’indomani della sconfitta elettorale del
candidato Bernazzoli al Comune di Parma.
L’elezione di Rossi ha trovato la condivisione di tutte le
anime del Pd. Sul tavolo si trova un partito da rilanciare
in vista delle prossime elezioni politiche.
Ha dato eccellenti risultati il progetto pilota avviato nell’aprile scorso da Conad e Provincia — sulla base di un protocollo
d’intesa siglato dai due soggetti — e mirato a ridurre e prevenire la produzione dei rifiuti nei punti vendita del gruppo, in
particolare carta e cartoni. Risultati così importanti che, dopo la fase di sperimentazione condotta negli 8 supermercati
della città, il progetto sarà ora esteso nei 23 punti Conad del
Parmense. L’annuncio è stato dato dall’assessore provinciale
all’Ambiente Giancarlo Castellani e da Silvia Pedroni, del cda
di Conad e presidente della responsabilità sociale.
Nei mesi di aprile e maggio negli 8 punti vendita sono stati inviati al riciclo circa 99mila kg di carta e cartone, che diverranno, dopo il trattamento, non più rifiuto ma Materia Prima
Seconda (MPS), evitando così un impatto ambientale di circa 129mila kg di CO2 non emessa. Inoltre in un punto vendita test è stata avviata una ulteriore iniziativa che ha portato per
i mesi di aprile e maggio un avvio a riciclo di 1.420 kg di plastiche, 2.520 kg di legno, 500 kg di oli esausti.
Il Centro di Raccolta di rifiuti ingombranti — ex stazione
ecologica — di Largo Simonini, situato vicino al parcheggio scambiatore Sud, presso la rotatoria del Campus universitario, ha aperto mercoledì 4 luglio grazie all’accordo tra Comune di Parma e Iren Emilia, che si occuperà della gestione del Centro, ove non possono essere conferiti i rifiuti pericolosi (olio minerale, vernici,
bombolette spray, batterie..) né i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) quali frigoriferi, lavatrici, piccoli elettrodomestici, tv, monitor, neon. Tali rifiuti potranno però essere conferiti negli altri tre centri
comunali di raccolta differenziata, in via Toscana, via Bonomi (Crocetta) e via Barbacini (Moletolo). I centri raccolta sono aperti da lunedì al sabato (9-12 e 14-18). Apertura anche la domenica mattina (9-12) tranne che a Moletolo. E’ anche attivo il servizio a domicilio di raccolta di
rifiuti ingombranti per cui è sufficiente chiamare il numero verde 800212607.
POLITICA
CandidatoallapoltronadelsocialerimaneFabioFabbro,presidentediFamigliaApertaeForumSolidarietà
mappe
Pizzarotti va avanti senza l’assessore al welfare
Da Spi-Cgil le prime proteste: «pagano gli anziani»
8
B
rancolano nel buio.
No, la nomina arriverà da un momento
all’altro. C’è totale incertezza, nel mondo della politica, sull’assessore al welfare,
una casella che continua a
rimanere vuota nella giunta
del sindaco Pizzarotti, a 45
giorni dalla vittoria elettorale. Salvo sorprese l’impressione è che si debba attendere ancora.
Finora continua a circolare
con insistenza un nome solo: Fabio Fabbro. A quanto
risulta i “grillini” sono tornati alla carica anche nello
scorso fine settimana ma
Fabbro, che si trincera dietro un no-comment assoluto, pare non abbia intenzione di cambiare idea: ci ha
riflettuto, la tentazione era
forte ma i suoi impegni —
per la gestione della nuova
casa “passiva” a S. Lucia di
Medesano, con la sua associazione e fondazione, Famiglia Aperta, cui si somma
il ruolo di presidente di Forum Solidarietà — lo hanno
ISTRUZIONE
fatto recedere dalla scommessa. Così dice chi lo conosce bene, salvo sorprese,
naturalmente.
Il Movimento 5 Stelle si è
dato paletti rigidi nella ricerca dell’assessore, escludendo persone appartenenti alle grandi cooperative sociali e alle aziende sanitarie, in più c’è il vincolo
di non aver fatto altre esperienze politiche. Erano stati
fatti due-tre colloqui qualche settimana fa ma quei
nomi, tra cui Roberto Cavalieri, insegnante all’Ipsia e
progettista di corsi a Forma
Futuro, sono usciti dal giro.
Di fatto il cerchio si restringe al mondo del volontariato ma, vuoi per diverse rinunce preventive da parte
dei contattati, vuoi per profili giudicati non idonei,
non si stringe granché.
Questo stallo sta esaurendo
l’indulgenza verso il sindaco Federico Pizzarotti che
ha provato a cavarsela con
la battuta sul polpo Paul
(che prediceva le vittorie ai
Mondiali
di
Calcio):
«Avreste potuto chiedere a
lui — ha detto ai giornalisti
— ma purtroppo è morto
l’anno scorso».
Il primo a dar fuoco alle
polveri è Paolo Bertoletti,
segretario dello Spi-Cgil,:
«trepidamente
stiamo
aspettando che il sindaco si
decida a scegliere l’assessore
LE CONFERENZE STAMPA ALLE 9.00
Le conferenze stampa alle 9 della mattina sono una delle piccole rivoluzioni introdotte dal sindaco Pizzarotti.
Due appuntamenti settimanali, il martedì e il venerdì,
per dialogare con la stampa. Poi, esaurita quell’oretta,
saluti. Tutti a lavorare. Gli amministratori a progettare
il futuro e risolvere i problemi del presente, i giornalisti
a trovare le notizie. Detto così sembra la normalità.
Ma ciò non piace a parte della stampa, perché iniziando alle 9 di mattina si finisce col lavorare una o due ore
in più (straordinario non pagato), dato che gli orari dei
notiziari o della chiusura dei quotidiani rimangono
inalterati. Per free lance e giornali sul web non fa molta
differenza, dato che sono aperti 24 ore.
Le 9 di mattina dunque fanno discutere ma il problema
vero è quando chi organizza la conferenza stampa non
dà notizie ma chiacchiere, come accaduto martedì scorso. Per quelle basta trovarsi al bar. Anche alle 11, per il
caffé di metà mattina.
Ilprogettodidemolizioneericostruzionesaràrivisto
Racagni, problema aperto
Dieciclassiattendonounanuovadestinazione
P
6 LUGLIO 2012
al welfare» perché «la qualità rischia di sfuggire a
qualsiasi controllo e sulla
programmazione dei servizi
che serviranno in futuro c’è
assoluto silenzio. Di questo
passo son sicuro che i conti
del Comune miglioreranno.
Ma lo faranno sulla pelle dei
nostri anziani e di chi lo diventerà». Bertoletti punta il
artecipazione o pasticcio? La soluzione
per la Racagni, chiusa
d’urgenza a dicembre dal
commissario Ciclosi per rischio crolli, minaccia di diventare una patata bollente
per l’Amministrazione Comunale. Due i problemi sul
tavolo. Il primo è la destinazione di dieci classi della Racagni (altre sei sono ospiti
alla Corazza) che a gennaio
erano andate provvisoriamente alla Cocconi. Ma qui
sono emersi problemi nell’utilizzo dei laboratori e della palestra. Dunque nel tentativo di trovare una soluzione, «provvisoria ma stabile» come l’ha definita il
sindaco Federico Pizzarotti, la vicesindaco Nicoletta
Paci ha presentato al tavolo
dei consigli d’istituto coinvolti (quello Racagni-Pini e
l’Istituto Parmigiano che ingloba Corridoni e Cocconi)
varie ipotesi tra cui la privilegiata è quella di trasferire
le classi della Racagni alla
Corridoni (sul lungoparma
Maria Luigia) e i bambini
della Corridoni alla Cocconi. Questo garantirebbe l’omogeneità didattica e amministrativa. Apriti cielo: il
consiglio d’istituto della
Corridoni ha rigettato in toto la prospettiva di dover lasciare la propria scuola. E
questo ha indotto la vicesindaco a precisare che «si tratta solo di una delle ipotesi
che l’Amministrazione Comunale ha fatto al Consiglio
d’Istituto dell’Istituto Comprensivo Parmigianino. Stiamo cercando la soluzione
migliore per tutti attraverso
il coinvolgimento di tutti i
soggetti interessati a partire
dai genitori, insegnanti e dirigenza scolastica». Analogamente il progetto preliminare per la nuova Racagni
sarà esaminato daccapo
«per realizzare uno spazio
che sia veramente utile alla
vita di comunità» condividendolo con abitanti e referenti della scuola. Pizzarotti
ha aggiunto che vorrebbe
che tornasse ad ospitare la
biblioteca di Alice. Uno scoglio è poi il costo di demolizione e ricostruzione: 8 milioni. Forse troppi, in questo
momento di casse vuote.
dito sullo «spuntare delle
“case famiglia” con offerte, a
detta dei nuovi imprenditori, pari alle “residenze assistite” ... eppure noi sappiamo bene che queste strutture
sono fuori dal sistema di assistenza, non hanno regole,
tranne un timido regolamento del Comune di Parma». Per queste ragioni
Bertoletti
giudica
«irresponsabile che questa
città da oltre un anno sia
senza assessore ai Servizi Sociali».
Ora: Bertoletti esagera un
po’: anche volendo sorvolare sul fatto che c’era un subcommissario delegato al
welfare (se ne sono alternati due) e che l’ultima assessora durante l’Amministrazione Vignali è stata una
meteora (Andreana Bassanetti) il precedente assessore al welfare, Lorenzo Lasagna, è stato in carica fino a
settembre. Dunque i mesi
di vuoto sarebbero “solo”
dieci, di cui uno imputabile
a Pizzarotti.
Rimane il fatto che il mondo del sociale è l’unico rimasto senza punti di riferimento: la delega è in capo
al sindaco, che di questi
tempi ha tanti altri grattacapi più urgenti: dal debito
delle partecipate alla situazione del Teatro Regio.
Pizzarotti invita «chi critica
la nostra inazione a guardare alle giunte di altre città,
dove pur con alle spalle tre
legislature delle stesso colore, sono fermi e non producono atti ed anzi litigano».
Richiesto a chi si riferisse
Pizzarotti ha detto Piacenza, ma in realtà si è confuso
con Genova, dove l’Italia
dei Valori ha votato contro
l’aumento dell’Imu deciso
dal sindaco Doria. (fr.dr.)
E IN STAZIONE RIPARTONO I LAVORI
TeatroRegio,decisionirinviate
A
tenere banco questa settimana è
il Teatro Regio. Il 30 giugno è scaduto il contratto del Sovrintendente Mauro Meli e non è stato rinnovato. Tuttavia né il sindaco Pizzarotti né
l’assessora alla cultura, Laura Ferraris,
hanno pronunciato la parola fine sulla
presenza di Meli a Parma, anzi da parte
della Ferraris sono giunte parole di stima
«per la professionalità» del maestro che
sono andate di traverso a diversi consiglieri 5 Stelle e alle maestranze del Regio, specialmente i precari e i contratti a
termine, che vedono come il fumo negli
occhi il sovrintendente sardo, il quale ha
detto, esplicitamente, che per qualche
mese sarebbe rimasto anche gratis.
Di tutta la vicenda del Regio «se ne occuperà il consiglio d’amministrazione la
settimana prossima» ha detto Pizzarotti.
E chi siederà sulle poltrone del cda, in
quota Comune? «Lo decideremo». Almeno questa è una decisione, poiché la
giunta 5 Stelle ha convalidato il percorso deciso dal commissario Ciclosi che,
prima di avviare la ricapitalizzazione del
Teatro (3 milioni in altrettanti anni), ha
voluto cambiare lo statuto e accorpare
in un’unica figura il ruolo di sovrinten-
dente e quello di segretario addivenendo in pratica ad un manager del teatro
che, per gli spettacoli, si può avvalere di
un direttore artistico.
Un percorso nuovo che ha visto anche
un bando per individuare tale figura di
sovrintendente a cui hanno aderito in
35, tra cui Meli. «Sarà il cda a decidere
se tenere buono il bando o scegliere
un’altra strada» ha glissato il sindaco.
Al termine dell’assemblea sindacale i lavoratori, giudicando fumosi i discorsi
dell’assessora Ferraris, hanno proclamato lo stato di agitazione.
Altro tema caldo le partecipate. Pizzarotti è tornato sulla Stu Pasubio, per ribadire la bontà del percorso di vendita,
anche a fronte di un introito di sole
180mila euro per le casse comunali. Ma
intanto il bando per le offerte è stato prorogato al 4 ottobre.
Altra notizia, buona questa volta, è la riapertura del cantiere della Stazione. Stt
Holding spiega in una nota che «è riuscita infatti ad ottenere un accordo economico finanziario con l’Ati Bonatti/ Di
Vincenzo per la riapertura del cantiere
della nuova Stazione, recuperando una
situazione ampiamente compromessa».
S
i è spenta il 17 giugno, a 98 anni, nella sua casa in
lui lasciata. In viaggio per l’Italia propose gli ideali di
ULTIMA DEI 4 FIGLI DEI BEATI BELTRAME QUATTROCCHI
via Depretis a Roma. Enrichetta era l’ultima dei
vita e i valori dei genitori con l’Associazione AMarquattro fratelli Beltrame Quattrocchi, figli di Luigi e
Lui, nata nel 2010 per volere del vescovo di Pescara
Maria Corsini, prima coppia nella storia della Chiesa
mons. Tommaso Ventinetti e di cui divenne presielevata alla gloria degli altari (era il 2001, durante il
dente onoraria, per “operare al servizio della persopontificato di Giovanni Paolo II). Beati non “malgrado” il mamessa scout, come aveva fatto na, nella Chiesa e nella società, a sostegno dell’itinerario umatrimonio, ma proprio in virtù di esso. Due figli e due figlie, tutil resto della famiglia tanti an- no e spirituale dell’amore, con un particolare impegno nei conti assai longevi, tutti consacrati nell’ordine benedettino. Fini prima (papà Luigi fu tra i fronti dei fidanzati e degli sposi, sulla scia delle virtù, della spilippo (poi don Tarcisio, 1905-2003), Stefania (poi suor Maria
fondatori dell’Asci nel 1916). ritualità, delle opere” dei due Beati. A tenerla unita a Parma,
Cecilia, 1908-1993), Cesare (poi padre Paolino, 1909-2008) e
Fu lo stesso don Tarcisio ad ac- dove trascorreva lunghi periodi, furono l’arte, la figura di Padre
infine lei, che a detta di un medico luminare dell’epoca era
compagnarla alla cerimonia. Lino e il suo amore per gli scartati del mondo — in casa a Romeglio non nascesse, per non mettere a repentaglio la vita
L’anno successivo, da membro ma ne conservava una statuetta e si teneva aggiornata sul prodella madre. Ma i genitori, ricorda chi l’ha conosciuta, «andadella Comunità dei Foulards cesso di beatificazione — e le intense amicizie; un amore a lei
rono avanti, si affidarono a Dio... pronti ad accettare il Suo
Bianchi, confermerà con la Ti- trasmesso dai fratelli. Un pezzo del suo cuore era parmigiano,
Tutto e ad offrire il loro nulla». Una famiglia legata a doppio
tolarità l’impegno e la testimo- e lo diceva, in dialetto: “ ’A son äd Pärma anca mì!”.
filo con Parma; punto di riferimento, l’abbazia di San Gionianza nel servizio, quasi un La sua ”Route terrena” è terminata, ma gli scout di vecchia davanni Evangelista dove don “Tar” e padre Paolino esercitavamodo per rivivere e continua- ta e la comunità dei Foulards Blancs continueranno a ricorno il ministero, anche come assistenti scout. Enrichetta si conre il cammino intrapreso dai darla per la sua disponibilità e serenità. Ultima sua appariziosacrò come secolare; suor Maria Cecilia entrò nel monastero
fratelli.
ne “pubblica”, quella in piazza San Pietro nel 2004 (foto), indi Milano.
Docente e appassionata di storia dell’arte, scrisse due libri in sieme a padre Paolino, tra migliaia di scout Agesci e Masci, nel
Nel 2002, a Lourdes — alle spalle già 60 anni di pellegrinaggi materia. Insieme a Padre Paolino costituì l’Associazione Ami- 30° e 50° anniversario delle due associazioni, in udienza da
a servizio dei malati insieme ai genitori — pronunciò la Pro- ci di don Tar, con lo scopo di perpetuare la “traccia scout” da Giovanni Paolo II. (Erick Ceresini)
Ricordando la “Route terrena” di Enrichetta
Un’opportunità per pensare la fede
Asettembreripartonoicorsiall’IstitutoSant’Ilario
T
empo di esami all’Istituto Interdiocesano di Scienze Religiose “S. Ilario di Poitiers”.
Studenti e studentesse di
Parma, Piacenza e Fidenza
stanno concludendo la sessione estiva con gli ultimi
colloqui ed esami scritti.
Ma già si guarda al prossimo anno. Tante le novità in
programma.
Da pochi giorni sono state
firmate le nuove intese tra
Chiesa Italiana e Ministero
in cui viene riconosciuta la
Laurea in Scienze Religiose
che il nostro Istituto conferisce ai fini dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane. E
questo fatto, atteso da tempo, attribuisce ancora più
responsabilità alla formazione scientifica dell’Istituto.
Il prossimo anno inizierà il
10 settembre per II e III anno e il 24 settembre per gli
studenti immatricolati al I
anno. Il collegio docenti è
composto da diversi professori idonei all’insegnamento nelle cinque aree di-
sciplinari su cui si articola
il percorso accademico: filosofica, biblica, teologica,
pastorale, morale.
Oltre al curriculum istituzionale, un percorso triennale per un totale di 180
ects, l’Istituto offre un’occasione di studio “personalizzata” a quanti desiderano una formazione approfondita e seria sull’intelligenza della fede.
Per questo motivo la proposta è aperta a tutti coloro
che sono interessati sia al
conseguimento della Lau-
rea in scienze religiose sia
allo studio finalizzato all’aggiornamento-approfondimento di precisi ambiti
del sapere teologico: non
solo insegnanti di religione,
ma operatori pastorali, catechisti, ministri istituiti, e
singoli credenti che sentono il desiderio di dare un
fondamento al proprio credere. Perché la fede non va
solo vissuta o testimoniata,
non va solo professata o
annunciata, ma va prima di
tutto pensata. Si tratta di
un’esperienza di studio
condivisa attraverso la frequenza delle lezioni, il contatto con i docenti, il confronto tra tutti.
La sede di viale Solferino si
sta dotando di strumenti
sempre più adeguati alla
proposta: oltre ai mezzi didattici supportati dalle moderne tecnologie si accresce l’offerta di strumenti
formativi e luoghi di studio
e ricerca. La convenzione
con la biblioteca diocesana
ricca di un vasto patrimonio librario di scienze religiose permette un aggiornamento costante.
Dal prossimo anno poi
verrà attivato un nuovo
corso aperto a tutti di “Lettura popolare dei Padri della Chiesa”, in cui attraverso
la lettura di alcuni testi accessibili a tutti si potrà approfondire il pensiero teologico dei Padri, vera miniera per la nostra fede di
oggi.
Chi desidera maggiori
informazioni può contattare il sito www. istitutosantilario.it o la segreteria accademica (0521/289001).
LE PAROLE DEL CARD. BAGNASCO
Continualacollaborazione
traChiesaescuola
L’
atto che stiamo per compiere non solo conferma
lo stile di dialogo e di collaborazione che caratterizza i rapporti tra le nostre Istituzioni, ma consolida ulteriormente l’armonioso inserimento dell’insegnamento della religione cattolica nei percorsi formativi
della scuola italiana. Infatti, l’Accordo di revisione del
Concordato Lateranense che colloca l’insegnamento della religione cattolica «nel quadro delle finalità della scuola» (art. 9, n. 2) è stato costantemente tenuto presente
nell’impegno di questa Conferenza Episcopale, non solo nell’aggiornare periodicamente i programmi di insegnamento – oggi indicazioni – adeguandoli al processo di
riforma che, nel corso degli anni, ha interessato la scuola italiana, ma anche nel ritenere l’insegnamento della
religione cattolica espressione dell’impegno educativo
della Chiesa nella scuola. In quest’ottica si colloca il grande lavoro di ricerca circa lo statuto epistemologico della
disciplina di cui tante realtà accademiche, dalle Università Pontificie alle Facoltà Teologiche e agli Istituti Superiori di Scienze religiose, sono state protagoniste sin dalla revisione dei Patti lateranensi. Gli stessi insegnanti di
religione cattolica ricevono ancora oggi la loro formazione iniziale proprio nelle strutture accademiche della
Chiesa e la loro formazione in servizio è spesso accompagnata dalle stesse. (...) Nella consapevolezza che – come ha sottolineato Benedetto XVI – “la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la
conoscenza in sapienza di vita”, auspico di vedere quanto prima i frutti di bene che scaturiranno da questo rinnovato accordo, conscio dell’impegno delicato in vista
della maturazione integrale delle persone degli alunni e
grato per il lavoro costante e professionale di tutta la comunità educante della scuola, ivi compreso l’impegno
professionale degli insegnanti di religione cattolica.
mappe
Conlarecenteintesa,èriconosciutaanchedalloStatolalaureainScienzeReligiose
9
Definitiititolirichiestiperdiventareinsegnantiestabilitiinuoviprogrammiperlesuperiori
Insegnamento della religione, novità in arrivo
U
na nuova Intesa, anzi due, sull’insegnamento della religione cattolica (Irc). Il 28 giugno, le hanno firmate, come
previsto dalle procedure di
derivazione concordataria,
il ministro dell’Istruzione,
Francesco Profumo, e il presidente della Conferenza
episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco. I due
testi riguardano questioni
differenti ma ugualmente
importanti. Il primo, una
vera modifica dell’Intesa
Cei-Mpi del 1985, seguita al
“Nuovo concordato” del
1984, aggiorna i profili di
qualificazione professionale dei docenti di religione.
Una modifica che si è resa
necessaria negli ultimi anni
per armonizzare il percorso
formativo richiesto agli Idr
con quanto previsto, oggi,
per l’insegnamento nelle
scuole italiane. La logica di
fondo, già ben presente nel
1984 e 1985, è quella di garantire docenti preparati,
veri professionisti della
scuola, che possano operare con competenza e qualità
all’interno dell’istituzione
pubblica. È, questo, un portato proprio del Nuovo Concordato, che a suo tempo, ridefinì l’insegnamento cattolico in senso propriamente scolastico e permise di indicare titoli di studio precisi
per i docenti. Una logica che
è proseguita fino al riconoscimento del ruolo giuridico dei docenti di religione:
professionisti della scuola,
come i colleghi delle altre
materie. Una logica, ancora,
che sostiene il capillare e
continuo impegno di formazione in servizio organizzato sia a livello nazionale, sia locale, per gli Idr. Ora
i titoli di accesso alla professione (si partirà del 2017)
sono aggiornati ai cambiamenti avvenuti nei percorsi
formativi universitari e in linea con le nuove istruzioni
sugli Istituti superiori di
scienze religiose.
La seconda intesa appena
firmata riguarda, invece, le
nuove indicazioni per l’insegnamento della religione
cattolica nel secondo ciclo,
sulla base dei rinnovati documenti che il Miur ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo d’istruzione e formazione. Sono, attesissimi, i
“nuovi programmi” per le
scuole superiori che in questi anni hanno sofferto un
periodo di “vacanza” dovuto anche al continuo mutare degli orientamenti circa
la riforma scolastica. Il cardinale Bagnasco ha spiegato come le indicazioni si sono rese necessarie tenuto
conto “del nuovo assetto dei
licei, degli istituti tecnici e
degli istituti professionali,
nonché dei percorsi d’istruzione e formazione professionale”. Per questo le nuove
indicazioni sono state differenziate “in modo tale da rispecchiare al meglio il carattere e l’impostazione culturale di ciascuna tipologia
di scuola e del particolare
ordinamento dell’istruzione e formazione professionale”.
Toccherà ora ai docenti
mettere alla prova i nuovi
testi, esaminandoli con attenzione e traducendo in
concreto, nella prassi didattica, quanto proposto dalle
indicazioni. Magari anche
suggerendo a loro volta percorsi e strade di rinnovamento. È, questo, peraltro, il
dinamismo continuo di una
materia scolastica che voglia davvero qualificarsi come tale.
E qui sta il nodo di fondo:
l’Irc, anche attraverso questi ultimi passaggi, si conferma attento alla scuola, al
suo servizio, come ha ricordato ancora al momento
della firma il cardinale Bagnasco. E lo ha sottolineato
anche il ministro Profumo,
in un inciso, ricordando come anche molti alunni stranieri (in questi anni aumentati in modo esponenziale)
scelgano di avvalersi dell’insegnamento cattolico. Sono
persone di culture diverse,
che tuttavia decidono («circa la metà») di frequentare
l’Irc, «confermando — dice
il ministro — la natura scolastica di questa disciplina,
a prescindere dall’appartenenza religiosa personale».
Davvero non è poco.
Alberto Campoleoni
6 LUGLIO 2012
Ilcard.BagnascoeilministroProfumohannofirmatolanuovaintesa
Di fronte alle conseguenze del terremoto c'è il diritto di tutti ad aiutare il territorio a ripartire. L'aiuto alla ricostruzione del territorio
passa dalle persone, dalle famiglie e dalle attività economiche che con il proprio lavoro creano le risorse necessarie per ripartire.
Bisogna ricostruire il tessuto artigianale/imprenditoriale/commerciale che è stato stravolto aiutando chi non riesce a ripartire
con le proprie forze e con le risorse economiche e sociali che ha a disposizione.
6 LUGLIO 2012
Finita la fase di emergenza per la messa in sicurezza alcune aziende si ritroveranno con magazzini inutilizzabili di materie prime,
semilavorati, macchinari e attrezzature, i commercianti e gli agricoltori avranno prodotti difficilmente accessibili o parzialmente
danneggiati, e tutti avranno bisogno di risorse disponibili per poter ristrutturare, ricostruire e ripartire
10
FACCIAMOADESSO è un portale di comunicazione e scambio per facilitare l’incontro tra le imprese che hanno bisogno
e chi è disposto a contribuire, ed è messo a disposizione di chiunque lo ritiene utile (imprese, associazioni, cittadini,
istituzioni, ecc.):
•
•
•
le aziende e i commercianti dei comuni colpiti dal terremoto possono proporre la vendita di propri beni, anche
danneggiati o usati
altre imprese possono comprare i beni in vendita
imprese e privati possono offrire gratuitamente il proprio supporto alle imprese danneggiate mettendo a disposizione
beni o servizi
singoli privati possono acquistare i beni offerti
Data la particolarità della motivazione che ha portato alla sua creazione il portale sarà operativo per un periodo limitato
di tempo e utilizza tutte le potenzialità degli strumenti social sia per facilitare la promozione dell’iniziativa che per
l’incontro tra le persone.
FACCIAMOADESSO è una iniziativa senza fini di lucro nata da un gruppo di realtà emiliane che hanno rapidamente
condiviso il bisogno di fare qualcosa di concreto mettendo a disposizione volontariamente e gratuitamente le proprie
competenze professionali.
Il progetto ha ottenuto l'approvazione ed il sostegno del Presidente dell'Assemblea Legislativa della Regione che ne sta
promuovendo l’adozione in tutte le istituzioni locali e associazioni di imprese che ne possano trarre un beneficio e che
garantirà la trasparenza e correttezza dell'iniziativa anche in quanto titolare del dominio, del portale e del trattamento
dei dati.
in collaborazione con
•
TESTIMONE Don Pietro Viola, che ha condiviso con don Porta l’ideale presbiterale,
DEL VANGELO racconta un episodio di accoglienza che non è stato subito compreso.
Don Dario e la fantasia dell’amore
E’ il 2 maggio 1990: Mohamed arriva a Langhirano
dalla Tunisia. Incontra un
marocchino.
Mohamed: Shalom! Vengo
da Tunisi. E’ un po’ di mesi
che giro per l’Italia in cerca di
lavoro. Mi hanno detto che
qui si può avere lavoro, nei
prosciuttifici. Mi puoi aiutare o raccomandare a qualcuno che conosci?
Kamal: Dove lavoro io non
c’è posto. C’è uno che può
aiutarti. Ha aiutato anche me
per trovare alloggio. Vai da
lui: è il prete che abita presso
la chiesa, si chiama don Dario.
Mohamed: Ma io sono mussulmano, e se viene a sapere
questo non mi aiuterà.
kamal: Lui aiuta tutti e non
guarda se sono di un’altra religione. A lui puoi chiedere
anche cibo e vestiti. Se non li
ha dalla sua casa, li chiederà
ad altri preti.
Mohamed: Grazie. Shalom.
Dopo aver atteso tutto il pomeriggio mohamed si trova
presso l’abitazione di d. dario
ormai e’ sera.
Mohamed: Buona sera! Ho
bisogno di Lei. Mi hanno detto che può aiutarmi.
Don Dario: Da dove vieni?
Mohamed: Vengo dalla campagna intorno a Tunisi. Là ho
un poco di terra, due mucche, cinque pecore. Ma ho
una famiglia numerosa, sei
figli piccoli. Sono venuto in
Italia perché non riuscivo più
a mantenerli. Qui dicono che
si può guadagnare molto.
Don Dario Hai bisogno di cenare?
Mohamed:Se puoi darmi
qualcosa, mangio volentieri.
Don Dario: Aspettami un
momento qui nel mio studio
Don Dario esce; Mohamed
osserva la stanza dello studio.
Don Dario: Ecco per te pane
e formaggio. Poi ho portato
anche della torta che mi hanno regalato le suore del ricovero dove vado a celebrare la
S. Messa.
Mohamed: (mangiando) Mi
preme anche trovare un posto dove dormire questa notte.
Don Dario: Domani andrò a
cercare in paese. Ma è quasi
impossibile trovare alloggio.
Questa notte se vuoi puoi coricarti qui. Metteremo un
materasso per terra.
Domattina dopo colazione è
bene che tu vada alla sede
della Caritas di Langhirano a
chiedere aiuto e consiglio e
poi va a chiedere lavoro nei
vari prosciuttifici. Quando
sarò libero dai miei impegni
farò quanto posso per te. Torna da me verso le 21.30, dopo
il Rosario. tutto il giorno sono
impegnato nelle varie parrocchie a me affidate.
Mohamed: Grazie!
E’notte. Presso una vecchia
caserma ceduta da tempo al-
la provincia, Mohamed con
un fagotto di viveri, e don Dario con una borsa di plastica
contenente un pigiama, una
camicia e un paio di pantaloni, cercano come entrare.
Don Dario: Questa finestra è
rovinata…Prova di qui.
Mohamed: (si arrampica e
dà un colpo) La finestra si
apre. “Ecco, ce l’ho fatta!”
Don Dario: Prova adesso ad
aprire la porta dal di dentro.
Mohamed: Ecco, puoi entrare (Don Dario con la pila elettrica fa luce, cerca una scopa.
Polvere e ragnatele ovunque.
Puliscono poi cercano due
sedie).
Don Dario: Dimmi ora se
hai trovato lavoro.
Mohamed: Sono stato in
molti posti. Finalmente oltre
il ponte nel prosciuttificio di
.avevano proprio bisogno.
Ho detto che ero pronto im-
mediatamente. Prima il padrone ha voluto sapere i miei
dati. Purtroppo sono entrato
in Italia abusivamente. Mi assume come operaio ugualmente e per ora mi dà £
10.000 al giorno.
Don Dario: Ti lascio la mia
pila elettrica e ti saluto. Domattina andrò dal Sindaco di
Langhirano a chiedere di
chiudere un occhio su questo abuso che abbiamo fatto.
Mohamed: Grazie. Buona
notte!
Un mese dopo. Due carabinieri alle ore 20 bussano alla
porta della caserma vecchia
di Langhirano.
Maresciallo: Come mai ti
trovi in questa caserma?
Mohamed: Non sapevo dove
poter dormire. Ho chiesto a
don Dario e lui mi ha accompagnato qui.
Maresciallo: Vieni in caserma da noi, per accertamenti.
Prendi su tutti i documenti.
Quanto a don Dario lo sentiremo domani.
Mohamed: Non posso dormire qui stanotte? Quanto ai
documenti non ne ho.
Maresciallo: Dovrai dormire
nella prigione della nostra
caserma: prendi su il tuo pigiama, se ce l’hai.
Mohamed: Domattina mi
aspettano al lavoro.
Maresciallo: Dove lavori?
Mohamed: Da P.M.
Maresciallo: Come ha potuto assumerti senza documenti?
Mohamed: E’ una persona
buona e ha avuto pietà di me.
Il consiglio dell’amministrazione provinciale, in una
grande sala.
Presidente: C’è una denuncia del Comando dei Carabinieri di Langhirano contro
don Dario Porta, un prete di
Langhirano che ha insediato
un tunisino in quella caserma militare abbandonata da
tempo e intestata a noi. Egli
credeva che appartenesse al
Comune. Invece è nostra.
Assessore ai lavori pubblici:
Avremmo dovuto da tempo
ristrutturarla, per renderla
disponibile per vari servizi
logistici utili, per un paese in
sviluppo come Langhirano.
Assessore ai servizi sociali:
Conosco don Dario Porta. E’
un prete che aiuta tutti. Prima dona le cose di cui può
disporre lui e poi chiede ai
suoi parrocchiani e poi ad altri anche fuori parrocchia.
Non merita accuse ma piuttosto elogi.
Assessore: Non dobbiamo
avere preferenze. La legge è
uguale per tutti, preti o laici.
Se don Dario ha sbagliato, gli
sia data la pena prevista dalla legge.
Assessore ai Servizi sociali:
Vi sono tante cose che i nostri servizi sociali dovrebbe-
ro fare e che non fanno. Anche questi dovrebbero essere puniti per omissione. Don
Dario ha supplito, col suo lavoro e col suo aiuto, alle carenze nostre.
presidente: - Ho sentito dire
che ha dato la casa mezzadrile di Cozzano gratuitamente a dei marocchini, e la
canonica di Antesica ad una
famiglia meridionale bisognosa.
assessore. ss.: - Ogni giorno
va a cercare alloggio e lavoro
per quanti arrivano a Langhirano e si rivolgono a lui. Propongo assoluzione piena per
don Dario e chiedo a tutti voi
di deliberare di utilizzare
quella caserma proprio per
procurare alloggio agli immigrati che vengono a lavorare
a Langhirano.
Presidente: Sottopongo ai
vostri voti questa proposta.
Se l’accogliete, deliberiamo
anche di fare a breve tempo
la ristrutturazione dell’edificio, e fissare un canone di affitto minimo per quanti chiederanno di entrarvi.
Assessore: Dobbiamo anche avere pietà di quel tunisino che hanno messo in prigione. Dobbiamo trovargli
un alloggio provvisorio.
Presidente: Allora esprimete il vostro parere su queste
cose.
Tutti:Siamo favorevoli a
quanto avete proposto.
Presidente: Notifichiamo ai
carabinieri di Langhirano
che abbiamo assolto don Dario e che faremo ristrutturare
la vecchia caserma proprio
per gli immigrati. In attesa
che i lavori siano terminarti
la Provincia contribuirà perché si possa mettere a disposizione gratuitamente una
vecchia roulotte al tunisino,
come abitazione.
11
6 LUGLIO 2012
Maresciallo: La legge italiana prescrive che per entrare
in Italia occorre il passaporto
e il motivo che spinge a venire.
Mohamed: Ci sono tanti tunisini in Italia. Datemi il permesso di stare qui come turista. Devo mantenere la mia
numerosa famiglia in Tunisia.
Maresciallo: Non possiamo
fare questo. Tuttavia domani
parlerò del tuo caso al mio
superiore comandante dei
carabinieri dell’Emilia.
Ricordare un prete, un amico,
dando voce - in maniera vivace - ad episodi concreti, non
solo imparati dalla viva voce,
ma anche condivisi. E’ questo
l’intento di don Pietro Viola,
che ci regala nuovi spaccati
sulla vita di don Dario. Una
vita evangelica, fatta di accoglienza, anche a costo di pagare di persona. Con la sempicità e l’incoscienza di chi osserva come unica legge quella
del vangelo.
chiesa
Haapertoleportedicasa,masoprattuttodelcuore,adognipersona
Fra memoria e profezia: echi e proposte dalla giornata di studio e testimonianze organizzata a
Betania dal gruppo “Il Vaticano II davanti a noi” per riflettere sull’impegno ecclesiale dei laici
Il Concilio che 50 anni fa cambiò la Chiesa
ha ancora molto da dirci. Anche a Parma
C
on la giornata di studio e preghiera del 10 giugno a Betania si è concluso il ciclo di incontri promossi dal gruppo “Concilio Vaticano II davanti a noi” per rileggere la recezione del Concilio nella Chiesa di Parma, quanto è stato
accolto e quanto resta da fare, ben
rappresentati dal titolo “Il Concilio a
Parma tra memoria e profezia”.
La giornata, dedicata all’impegno
ecclesiale dei laici, si è sviluppata
con quattro ricche e preziose testimonianze, di cui in sintesi riferiamo
qui di seguito.
chiesa
Il fermento ecclesiale nel
dopo-Concilio a Parma
6 LUGLIO 2012
12
Luciano Mazzoni, che ha vissuto in
prima persona, seppure giovanissimo, gli eventi di un periodo di grandi fermenti nella vita ecclesiale di
Parma, ribadisce come le motivazioni dei primi gruppi spontanei siano
state essenzialmente ecclesiali e come nella sua esperienza di vita di
giovane quindicenne avesse avuto
un ruolo essenziale il Messaggio del
Concilio ai giovani del 7 dicembre
1965, che già nell’incipit invitava ad
operare con slancio profetico .
Un invito che, ripensato nella tre
giorni della Giac del 1969 e sostenuto anche dal clima di particolare zelo pastorale e sinodale dei parroci
dell’Oltretorrente — don Dagnino,
don Magri, don Pelosi — si traduceva nella costituzione del primo raggruppamento “Nuovo umanesimo”,
legato alla rivista Nigrizia, poi nel
gruppo de “I protagonisti”, che ebbe
grande risonanza con l’occupazione
della Cattedrale. E ricorda a questo
riguardo l’impegno, insieme a mons.
Pasini e di don Dagnino per superare le fratture, invitando i giovani ad
una serata di preghiera e di dialogo
in San Giuseppe anche per dar seguito alle speranze di una Chiesa
rinnovata.
Il fermento giovanile nella chiesa di
Parma si espresse poi in altre iniziative, in cui i temi di approfondimento e di dibattito erano quelli del concordato, delle nuove Chiese, della
teologia della liberazione, dell’insegnamento della religione a scuola,
dell’ecumenismo e della questione
cattolica a Parma.
Col Giubileo del 1975 “Rinnovamento e riconciliazione” e l’appello
di Paolo VI al dissenso per un rientro
(messaggio “Gaudete in Domino”) si
chiude una fase con differenziazioni
e diaspora dei diversi attori: da allora in forme diverse ebbe inizio una
ripresa di presenza di queste forze in
ambito ecclesiale, a livello di base:
riconciliata coi Pastori ma sempre
vigile, attiva e stimolante per favorire il dinamismo e l’evoluzione della
Chiesa in Italia.
Il rinnovamento
dell’Azione Cattolica
Corrado Truffelli ha iniziato il suo
intervento ricordando come, quando nel 1964 ne divenne Presidente,
l’Azione Cattolica fosse una grande
organizzazione, mentre quando lasciò quel compito, nel 1973, era ridotta in briciole. In effetti l’AC è stata indubbiamente una espressione
della Chiesa pre-conciliare; tuttavia
all’interno dell’organizzazione vi sono stati gruppi che hanno anticipato il Concilio. La generazione dei laici cresciuta nel dopoguerra aveva
acquisito una cultura critica, con
una visione più scientifica delle cose, che la rendeva capace di leggere
le ambiguità e le contraddizioni presenti nell’esperienza di Chiesa che
veniva facendo e di interpretarne il
superamento.
Ma ciò la portava ad una crescente
divaricazione con una parte del clero; nuove difficoltà e incomprensioni si manifestarono su aspetti essenziali: l’ambiguità del rapporto con la
politica, il ruolo dei laici, la stessa
concezione di apostolato. Partendo
da queste capacità critiche, che il
Concilio aveva alimentato, è stato
possibile perseguire il fecondo rinnovamento dell’Ac. La “scelta religiosa”, promossa e testimoniata da
Vittorio Bachelet, è stato il tentativo
di superare la sempre ritornante tentazione del “potere temporale”, cioè
dell’illusione di cercare la “salvezza
delle anime” attraverso la legge; significava capacità di affrontare i problemi culturali e pastorali del nostro
tempo in modo coerente con il Concilio.
E a questo punto Truffelli si chiede
se non si è sbagliato a concentrare
tanto interesse sulla vita della Chiesa. L’eterno dibattito sui rapporti tra
laici e clero, sul Vaticano, lo Ior, Ruini e Bertone, il papa e Vescovi, ha in
realtà una importanza secondaria.
Se ci poniamo di fronte alle nostre
responsabilità ci rendiamo conto
che vale la pena di preoccuparci di
più e più operativamente dei molti
che soffrono perché è su questo che
siamo giudicati .
Il problema è inoltre, e soprattutto,
quello di “come credere”, come rintracciare un modo di intendere il
rapporto tra noi, il mondo e l’immagine di Dio che ci siamo fatti, che sia
LAICI • Alla Giornata di studio sono intervenuti, fra gli altri, Giorgio Campanini,
Luciano Mazzoni e Corrado Truffelli (primo, secondo e quarto da sinistra).
compatibile e coerente con le conoscenze che la scienza, la ricerca storica, la ricerca biblica ci propongono.
Le riflessioni di Truffelli hanno toccano nel profondo i presenti, e Claudio Michelotti si è chiesto quale debba essere il vissuto del cristiano per
rendere visibile la propria fede nella
società e cosa sia la Chiesa oggi. Un
ritorno all’essenzialità che Marco
Fallini ha ritrovato nell’incontro con
i poveri e nell’accoglienza degli immigrati, mentre per Maria Teresa
Pizzarotti il Concilio è stato una vera liberazione, una maturazione del
proprio impegno di laica, una scoperta della Bibbia che da allora ha
riempito la sua vita e le ha dato forza e linfa per leggere i segni dei tempi e vivere la propria fede e aiutare
gli altri ad approfondirla.
Il Cenacolo, scuola
di formazione per i laici
Renato Marchesi ha poi ripercorso
la realtà del Cenacolo Diocesano di
Apostolato: iniziato nel 1948 come
esperienza di vita e di formazione
spirituale, ebbe una grande influen-
GUARDANDO
AVANTI • Il gruppo
“Vaticano II
davanti a noi”, che
quest’anno ha
organizzato diversi
incontri sulla
recezione del
Concilio a Parma,
per fornire un
contributo alla
celebrazione del
50° di apertura
(11 ottobre 1962).
za per tanti laici impegnati nella comunità ecclesiale e nella società di
Parma, ispirandosi in parte all’Istituto secolare sorto a Milano su iniziativa del prof. Lazzati. Ai cenacolisti era richiesto un impegno di elevata vita spirituale: dalle promesse
temporanee di castità e obbedienza,
compatibilmente al proprio stato di
vita, alla meditazione quotidiana,
confessione settimanale, partecipazione agli esercizi spirituali e agli incontri formativi quindicinali.
Alla fine degli anni 60 i componenti
sono un centinaio, provengono in
gran parte dall’Ac; con l’avvento del
Vaticano II il Cenacolo entra in crisi,
non riesce a superare una visione
clericocentrica della Chiesa, mentre
si affaccia un nuovo ruolo dei laici,
“popolo di Dio” non più oggetto di
pastorale ma soggetti attivi, collaboratori, chiamati alla “santificazione
attraverso le cose del mondo”, non
più ”nonostante” il mondo, e i laici
entrano nei consigli parrocchiali, si
occupano del mondo del lavoro, della cultura, dei giovani. Negli anni 70
il Cenacolo si riduce ad una ventina
di membri: la maggioranza confluisce in associazioni che coinvolgono
tutta la famiglia, come l’Ufficio Diocesano della pastorale familiare.
Eppure, conclude Marchesi, coloro
che hanno avuto la fortuna di fare un
pezzo di cammino con tanti amici
non possono dimenticare la forte
motivazione spirituale, che ci contagiava reciprocamente, l’esempio che
gli adulti davano ai più giovani attraverso un comportamento coerente con i principi evangelici, l’esempio e lo spirito di servizio che proveniva da persone poi chiamate a ricoprire importanti incarichi politici ed
amministrativi.
Quale voce dei laici
nella Chiesa
La giornata di Betania inizia e si conclude con le parole di Giorgio Campanini e i temi trattati possono esse-
re ben racchiusi nel titolo “Quale voce per i laici nella Chiesa” utilizzato
per un suo articolato intervento sull’ultimo numero di Aggiornamenti
sociali, come bilancio a 50 anni dal
Concilio del “protagonismo laicale “
nella Chiesa. Ed infatti Campanini
auspica che il lavoro fatto dal gruppo
sul “Concilio a Parma tra memoria e
profezia” non rimanga nei cassetti
ma sia utile alla nostra Chiesa per
verificare i frutti del suo annuncio alla luce del Concilio dal 1962 al 2012.
Certo, passi avanti sono stati realizzati, ma altre promesse sono state
mantenute solo in parte, e occorrerebbe appuntare la riflessione su tre
aspetti critici fondamentali:
il passaggio da Chiesa in situazione
di cristianità a chiesa missionaria e
di nuova evangelizzazione;
quali sono le persone, le risorse, le
iniziative rivolte ai non credenti,
considerato che la catechesi degli
adulti raggiunge forse solo l’1% dei
praticanti;
la fuoriuscita dalla Chiesa del mondo femminile che a suo avviso è il
maggiore scandalo del ’900.
Per illuminare queste zone d’ombra
è opportuna è la redazione di un
dossier che raccolga il lavoro di tanti amici e testimoni del passato, e occorre però anche continuare il nostro impegno per affrontare i problemi ancora aperti o che sono apparsi come nuovi: dal come parlare
di Dio, a come rinnovare le strutture
e soprattutto a come riprendere la
lezione conciliare dei “segni dei tempi”: quali sono oggi i segni dei tempi
e da quale analisi partire per una
nuova evangelizzazione.
Da qui l’invito al gruppo ad impegnarsi in una forte, partecipata celebrazione dell’11 ottobre, data del 50°
dell’apertura del Concilio Vaticano
II, con l’iniziativa di un grande Convegno Diocesano sulla “Eredità del
Concilio, 50 anni dopo”. Una proposta da sottoporre al Vescovo affiancandoci alle iniziative che ha in animo di realizzare per la Diocesi chiedendo anche la collaborazione di altre associazioni e realtà diocesane.
E’ seguito l’intervento di don Luigi
Valentini che — nel condividere l’esigenza di una attenta lettura del
tempo in cui viviamo — ricorda gli
obiettivi del coinvolgimento dei laici e della loro formazione che il Vescovo Enrico ha posto nel suo piano
pastorale con la ristrutturazione della diocesi: dalla nuova organizzazione della Curia come punto di lavoro
collegiale, di ascolto, di approfondimento unito al Vescovo, al ruolo del
Seminario minore, luogo di incontro, cultura, formazione e preghiera
ed infine alla ristrutturazione delle
nuove parrocchie che saranno caratterizzate dal servizio ministeriale.
Risposte importanti, riprende Alberto, missionario che viene dal Burundi, che però non possono esaurire i
nostri interrogativi sulla Chiesa di
oggi, con la crisi dei preti e delle vocazioni, i problemi posti dalla libertà
e dalla globalizzazione, l’emarginazione delle donne, la frammentazione sempre più vasta di nuove realtà
che richiederebbero il superamento
delle divisioni e la comunione nella
carità per una chiesa unita anche se
piccola e povera.
E con questi sentimenti abbiamo
concluso la giornata invocando lo
Spirito nella Eucarestia attorno all’altare della bella chiesa di Betania.
G. V.
NAD
Entra in processione accompagnato dai suoi genitori, che saluterà al momento della chiamata,
nel rito di ordinazione, e che poi
lo aiuteranno ad indossare i paramenti, segno di una presenza,
quella della famiglia, importante
per la scoperta e la realizzazione
della propria vocazione. Così Andrea Facchetti, sabato 30 giugno,
inizia la celebrazione in cui viene
ordinato presbitero. E’ monsignor
Dante Lanfranconi, vescovo di
Cremona, diocesi di provenienza,
a presiedere la celebrazione; insieme a lui il vescovo emerito di
Makeni, monsignor Giorgio Biguzzi, il nuovo superiore regionale dei saveriani, padre Rosario
Giannatasio, tantissimi confratelli saveriani e presbiteri diocesani,
sia di Parma che di Cremona.
E poi, oltre ai familiari, anche tanti amici, compagni di viaggio, hanno
voluto condividere e arricchire questa festa. Tenendo come orizzonte di
riferimento i brani biblici scelti dallo stesso missionario, il Vescovo ha
sviluppato due prospettive: la compagnia di Dio e la compagnia dei fratelli.
Prendendo spunto da Geremia, monsignor Lanfranconi ha ricordato la
rassicurazione del Signore di fronte alle perplessità del profeta: «la presenza di Dio accompagna costantemente la nostra vita, con occhio di benevolenza e di misericordia». Compagnia «che ci rende coraggiosi nel dire la Parola Dio». Di qui l’augurio, che «le tue parole di prete e di missionario siano sempre parole evangeliche che dicano la bella notizia».
A servizio e nella compagnia dei fratelli. Il testo tratto dalla lettera ai Romani «ci ha dato il senso di questa compagnia. La condivisione della fede nella comunità cristiana è un grande aiuto per essere fedeli alla nostra identità di cristiani e di preti».
Contrassegno, questo, della condivisione fraterna, ma anche impegno:
«E se è vero che la testimonianza cristiana è tanto più vera, quanto più
la connotazione comunitaria, la scelta di questo testo, ha voluto dire il
tuo desiderio di crescere nella fede nella compagni degli uomini, ma
anche il tuo impegno a costruire con tutte le forze la comunità dei fratelli». Auguri, che diventano preghiera e invocazione.
Come quelli espressi da padre Carlo Girola, di ritorno da una visita in
Mozambico, che ha offerto in dono alla mamma di padre Andrea una
bellissima stoffa colorata: segno di un affetto e di un abbraccio di quella popolazione.
Infine il grazie di padre Andrea, che ha ringraziato anche coloro che fisicamente non gli hanno potuto mettere le mani sul capo, ma che lo
hanno accompagnato e sostenuto, anche se di religioni diverse o se reclusi in carcere. Nel giardino della Casa Madre, gli auguri e i grazie sono
stati il condimento saporoso della cena frugale.
MONASTERO REGINA MUNDI
Esercizi spirituali
Presso il Monastero “Regina Mundi” di Lagrimone, da lunedì 9 luglio si
svolgeranno gli esercizi spirituali aperti a tutti, guidati da don Francesco
Ponci.
Questo il programma di ogni giornata:
ore 10.30 Ora Terza seguita dalla prima meditazione
Pranzo insieme
ore 18.00 Celebrazione Eucaristia
Cena insieme
ore 20.45 seconda meditazione seguita da celebrazione di Compieta.
Portare la Bibbia. Contributo spese a offerta.
• Per chi volesse pernottare: contattare Alessandro Rossi 334.6868666
oppure inviare mail a [email protected]
CENTRO MEDITAZIONE CRISTIANA
Itinerari di preghiera profonda
L’associazione Centro di formazione alla meditazione cristiana, sezione
dell’Apostolato della Preghiera, propone a Villa Santa Maria (Fornovo)
due corsi di “preghiera profonda” guidati da suor Marisa Bisi, Figlia della Croce.
• Dal 28 luglio (ore 18) al 3 agosto (pranzo), per chi comincia il cammino: “La vita affettiva della persona credente”.
• Dal 6 agosto (ore 18) al 13 agosto (ore 9), rivolto a chi già pratica la preghiera profonda: “La guarigione interiore”.
Info e iscrizioni: Silvia Saccani, 331.4942738, [email protected].
Per saperne di più: sr Marisa Bisi, 06.68809061, [email protected],
www.meditazionecristiana.it.
VILLA SANTA MARIA
Esercizi spirituali per presbiteri
Padre Gianfranco Barbieri, biblista degli Oblati missionari di Rho, guiderà un corso di Esercizi per presbiteri dal titolo: ”Ti mando come luce
per le genti. La geografia dello Spirito e della missione nel Paolo degli Atti”.
Il corso si terrà a Villa Santa Maria di Fornovo (Pr) dal 20 al 24 agosto
(fino al pranzo). Le iscrizioni si raccolgono presso la Cancelleria della
Curia.
Nuove parroccchie: un nuovo modo
di fare e di pensare la pastorale
E’
con il grazie del Vescovo
che si è aperta l’assemblea
degli operatori pastorali
domenica 24 giugno. Grazie ai tanti
convenuti, per una presenza numerosa, «segno di amore alla Chiesa»;
ai padri benedettini, per la loro ospitalità. La festa della Chiesa si è tinta
di un colore particolare, «perché
porta a compimento il percorso che
da anni si sta facendo: il nad, che oggi viene pubblicato e che poi sarà reso canonicamente definitivo col decreto a settembre, con il nome dei
presbiteri moderatori».
Parrocchia, sì ma rinnovata
Una tappa importante, questa, di
cui il Vescovo ha voluto sottolineare
i passi precedenti.
«Sono andato a raccogliere due documenti importanti, che hanno preconizzato questa scelta, dove ho trovato gli ingredienti del Nad: il Sinodo, con la mozione 1, che tra l’altro
afferma: “risulti chiaro che ogni battezzato – a tutti gli effetti – è membro
della Chiesa”. Questo è il dato fondamentale sul quale si può procedere
per il Nad. Ma vorrei anche tornare
alla mozione 2, dove si dice di sostenere il rinnovamento delle parrocchie, auspicato dallo stesso testo base. Triplice la motivazione: la presenza di parrocchie piccole, la diminuzione dei cattolici, la diminuzione dei presbiteri». Di qui — come si
legge — la richiesta al Vescovo di
rinnovare l’impianto delle parrocchie, attraverso una unificazione
delle parrocchie confinanti e l’affidamento ad una équipe di ministeri laicali e istituiti. Sempre nella mozione 2 l’invito ai sacerdoti, ai religiosi, ai diaconi, alle famiglie, ai giovani, ai fedeli laici di cooperare insieme, auspicando di trovare nuove
vie di evangelizzazione.
Altro testo, quello di monsignor Bonicelli, “Chiesa, parrocchia tra le case”.
Monsignor Solmi cita la pagina 70:
«E’ necessario che gli interventi di
revisione riguardino non solo le
parrocchie piccole, ma anche quelle grandi. Tutti devono essere consapevoli che nessuna parrocchia è
un’isola, che nessuna può essere
autosufficiente. La logica è quella
comunionale, integrativa e non di
pura somma numerica».
Espressioni accostate al documento
“Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia” (cfr.
pag.7 inserto), che il Vescovo così
commenta: «Una forza della nostra
Chiesa italiana è la radice locale.
Questo non significa chiusura. Occorre fare dei salti, che non siano sopra la vita della gente. Questa è la
via percorsa per il Nad, percorrendo
tutte le zone pastorali, interpellando
i consigli pastorali. C’è stata la volontà di essere in un clima sinodale».
Rimbalza nel testo della Cei l’espressione di “unità pastorali”, in cui
l’integrazione prende anche una
forma strutturalmente definitiva.
«Il modello di evangelizzazione —
ha ribadito monsignor Solmi — non
è dettato solo dal venir meno dei presbiteri; si parla infatti della necessità
di avere comunione, corresponsabilità tra presbiteri e laici, con la disponibilità di lavorare insieme, e si
auspicano nuove figure ministeriali
capaci anche di fare i cirenei di questo percorso, cioè di persone che si
mettono sulle spalle questo percorso.
Vorrei ancora sottolineare un’altra
parola chiave: il rapporto tra parrocchie e centro diocesano, che ci deve vedere maggiormente in dialogo,
non solo per portare i pesi gli uni degli altri, ma anche per sostenere – in
chiave preventiva – le scelte da fare
per poi aiutarci a realizzarle», in un
movimento di andata e ritorno come deve esserci tra zone pastorali,
Nuove parrocchie e diocesi.
Si parla infine di “pastorale integrata”, ovvero della necessità di essere
insieme, parrocchie, associazioni.
«E’ importante che si facciano propri
i doni di ciascuno: dalla parrocchia
agli ambienti di vita e dagli ambienti di vita ricevere nuove sollecitazioni».
Di nuovo in mare
«Al momento di pensare al Nad mi è
venuto in mente questo brano del
vangelo che troviamo al capitolo 5
di Luca. Gesù è pressato dalla gente:
“Tutti ti cercano”.
Gesù vede Pietro e i suoi che avevano
pescato tutta notte e non avevano
preso niente. E’ gente stanca, affaticata, pulisce le reti, le rassetta e Gesù
chiede proprio a loro un supplemento di lavoro; a loro che erano stanchi. Si scostano da terra con la barca
e Gesù ne ricava un pulpito galleggiante. Questa Parola è del Signore,
ma la gente l’ascolta grazie alla disponibilità di persone stanche che
accettano di nuovo di portare le barche in mare. E’ poi il Signore che
chiede ancora di gettare le reti. Avevano faticato senza la presenza del
Signore e avevano lavorato di notte.
Ora la presenza del Signore fa sì che
la pesca sia straordinariamente miracolosa. Questa pesca non sarebbe
fruttuosa se non ci fosse un’altra barca che viene loro incontro. Tra le 2
barche non c’è rivalità, ma c’è intesa.
Guardando l’icona: la rete che lascia
vivi i pesci è innalzata con l’aiuto
delle due barche. L’azione concorde
della Chiesa è indispensabile per
portare in salvo questo pesce. Emerge Pietro che sente la sua miseria e
chiede perdono e di nuovo è radicato nella sua missione.
Questo invito di prendere di nuovo
la barca e di prendere il largo è rivolto alla Chiesa di Parma, a noi tut-
ti, che forse siamo stanchi, disillusi.
Ma il Signore vuole proprio noi, perché tramite noi vuole continuare a
portare in salvo l’umanità».
Parole chiave
Infine una rilettura delle linee guida,
con la sottolineatura di alcuni punti da parte del Vescovo.
Nuova Parrocchia: non significa
soppressione delle parrocchie, ma
un modo nuovo di vivere nella comunione. Sono 56.
Servizio ministeriale, che deve
“lievitare”: un gruppo di persone,
che rappresenti i doni che lo Spirito
ha dato alla Chiesa. Esso può prestare il fianco a infiniti fraintendimenti e critiche. Occorre partire
dallo spirito di famiglia, dalla comunione, che è l’anima del Nad.
Nella mia vita di prete ho trafficato
nella vigna del Signore, grazie alla
vicinanza di persone che hanno
condiviso, avendo doni diversi, la
mia vocazione sacerdotale.
Presbitero moderatore: deve sostenere l’inizio e l’attuazione del
programma della Nuova Parrocchia
e aiutare ad uscire da eventuali impasse. E’ un compito delicato, di sostegno, di facilitatore, per favorire la
comunione tra presbiteri, che rimangono parroci. Abbiamo scommesso sulla condivisione, sul volersi bene tra preti e sulla capacità di
collaborare, pensando anche a forme di vita comune, che devono nascere come esigenza.
Progetto pastorale comune: risponde alla domanda “in che modo
attuare le linee della Chiesa e come
tradurle nella Nuova Parrocchia?”.
Frutto della riflessione del Consiglio pastorale, che deve arrivare a
delineare alcune scelte (come gli
orari delle celebrazioni, tema che
non deve dividere).
Consiglio degli affari economici:
mi piacerebbe pensare alla figura di
un economo, laico, che in modo
gratuito e volontario, si assuma la
gestione ordinaria della parrocchia
e consenta così al prete di fare il prete, senza essere assorbito nelle questioni economiche.
Nome della Nuova Parrocchia e
bacheca: attenzione che dice che il
Nad non rende le parrocchie figlie
di nessuno.
Zone pastorali, i cui confini potranno cambiare, hanno il compito
di coordinare insieme l’attività delle
Nuove Parrocchie e di fare proposte
alla diocesi.
Primi passi: preghiera e adempimenti necessari.
Tenendo conto di un criterio di fondo: tutto quello che è buono non vada perduto, ma si evolva in ordine a
questa direzione.
Ascolto e accoglienza di quello che
il Signore ci chiede — ha concluso il
Vescovo — disponibili e aperti al
cambiamento.
chiesa
Andrea Facchetti ordinato presbitero
13
6 LUGLIO 2012
AL SANTUARIO SAN GUIDO CONFORTI
IlVescovoall’assembleadeglioperatoriperlaFestadellaChiesa
Uncolloquiocongliamiciitalianidopolascomparsadelsuo“ambasciatore”eattivandalici
La nonviolenza dell’Oasi di pace
ACollecchiosiparladiNeveShalom-Wahatal-Salam
fedi
E’
un tempo difficile
per il dialogo nel
mondo e soprattutto nei punti caldi in cui
la convivenza tra diversi,
coltivata da anni, è sottoposta a pressioni fondamentaliste che tendono a
dividere. Israele e la Palestina non esulano dallo
scenario e una delle realtà
danneggiate è Neve Shalom — Wahat al-Salam
(NSWAS), un villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme in cui convivono famiglie israeliane e palestinesi di fede ebraica, cristiana, islamica o laica. Di notte alcuni vandali hanno forato le gomme di molte
auto e imbrattato i muri
con slogan anti arabi.
Per il presidente dell’ associazione italiana “Amici di
Neve Shalom — Wahat alSalam”, Brunetto Salvarani, il raid notturno perpetrato ai danni dell’”Oasi di
pace”, «è un atto gravissimo
che non va sottovalutato e
segnala il clima odierno in
Israele. La speranza di una
fine del conflitto è azzerata.
Il quadro politico è bloccato. C’è un esaurimento della
dimensione della speranza
da una parte e dall’altra».
Questo clima, aggiunge, è
influenzato anche dalla
presenza sempre più massiccia dei coloni israeliani:
«L’emblema di questo nuovo Israele sono i coloni che
hanno proliferato nel silenzio e nella condiscendenza
dei politici. In questo contesto Neve Shalom — Wahat
al-Salam, accusato di essere
poco attivo, in realtà è un
bersaglio perché da il segno
della possibilità di vivere insieme anche se con tanta fatica. Non è il paradiso in
terra ma un esperimento,
un segnale che qualcosa si è
fatto. La mia preoccupazione è che la scomparsa di
uno dei primi abitanti, Abdessalam Kayed Najjar faccia sì che finiscano progetti
legati alla sua sensibilità».
Najjar, stroncato il 22 marzo da un infarto, e ricordato in aprile a Milano all’assemblea annuale degli
“Amici” che nel 2012 celebrano il ventennale, secondo Salvarani «è il vero erede
di Bruno Hussar, il fondatore di NSWAS. Abed era un
uomo molto spirituale. Sentiva la profezia forte del
messaggio di padre Bruno
sulla ambiguità delle religioni e il pericolo che siano
veicolo di settarismo. Non si
tirava ma indietro nonostante problemi cardiaci,
era diventato l’ambasciatore più efficace. Al villaggio
aveva contribuito alla vocazione politica e all’impronta spirituale della
scuola per la pace. In questo difficile quadro la prospettiva è educare al dialogo, ripartire dai bambini,
da esperienze quotidiane di
pace. Il villaggio è espressione di un pluralismo religioso e culturale e offre una spiritualità plurale».
Rosita Poloni (nella foto),
dal 2007 membro del consiglio
dell’associazione
“Amici di Neve Shalom —
Wahat al-Salam”, che sabato 7 luglio interverrà alla
Festa Multiculturale di Collecchio in un incontro pro-
mosso da Amemì, Le Giraffe e Operazione Colomba,
ha vissuto due anni in
Israele per scrivere la tesi di
laurea in Scienze dell’educazione dal titolo “Affronta-
C’È ANCHE OPERAZIONE COLOMBA
Sabato 7 luglio alle 21.30 alla Festa Multiculturale di Collecchio (Spazio Kuminda) si parlerà di resistenza nonviolenta e convivenza tra diversi in Palestina-Israele. La conversazione, a cui parteciperanno Davide Ziveri di Operazione Colomba dell’associazione “Papa Giovanni XXIII” e
Rosita Poloni dell’associazione Amici di Neve Shalom —
Wahat al-Salam, che sostiene il villaggio vicino a Gerusalemme dove convivono famiglie cristiane, ebraiche e musulmane, si terrà nell’ambito della mostra fotografica “Desertø”. Presentata dall’ associazione Amemì, in collaborazione con l’associazione di documentazione sociale Le Giraffe e Operazione Colomba, la mostra racconta la quotidianità di un villaggio palestinese, At-Tuwani, che ha scelto
di praticare la resistenza nonviolenta. Le foto, allestite nello stand di Amemì-Giraffe, sono di Cristiano Freschi, Stefano Bonanni, Francesco Pistilli. Il testo è di Monica Joris.
re il conflitto per fare la pace: l’esperienza educativa
di Neve Shalom — Wahat
al-Salam”.
«Era durante l’inizio della
seconda Intifada. A NSWA
ho incontrato persone che
mi hanno insegnato cosa
sia il conflitto, cosa significhi viverci dentro, quanta
influenza abbia sulle persone coinvolte in qualsiasi
ruolo e da qualsiasi parte».
La prima delle persone incontrate da Rosita è stato
Najjar, «un maestro e un padre per me: mi ha letteralmente presa per mano e
condotta nei meandri di un
conflitto molto complesso e
stratificato. Abed è stato la
mia porta di accesso al villaggio e al Medio Oriente,
un uomo buono e intelligente, curioso, intriso della
spiritualità che era uno dei
suoi tratti essenziali, insieme alla determinazione di
chi in ogni modo cercava la
giustizia e la pace soprattutto lavorando sul versante educativo. Insieme ad altri residenti del villaggio mi
ha aiutata a maturare un
atteggiamento lucido rispetto alla situazione». Lucidità, per Rosita, significa
innanzi tutto «cercare le
informazioni da chi si occupa di fatti e non di propaganda da entrambe le parti,
significa riuscire a discernere che cosa c’è alle radici
della violenza che muove
questi due popoli, significa
saper fare delle distinzioni.
Credo che alcuni fatti vadano condannati perché non
rispettano il diritto internazionale per esempio, perché
determinano il presente delle persone in maniera ingiusta e scorretta». Il problema è la terra? «Il problema sono tanti problemi:
l’occupazione militare dei
Territori palestinesi, le colonie, un muro costruito ingiustamente su terra palestinese, leadership miopi in
entrambi i casi incapaci di
vedere “oltre”, forse incapaci
di rischiare qualcosa per
garantire la pace, la fatica
di arginare gli estremismi e
la paura». Rosita si dice orgogliosa della risposta nonviolenta del villaggio: «Sono riusciti a non farsi prendere dall’isterismo, a mantenere una buona dose di
coesione interna favorendo
il confronto tra residenti, insegnanti e genitori dei bambini delle scuole. Si sono
confrontati con l’esterno,
hanno trovato una modalità altamente simbolica e
coinvolgente per ridipingere
i muri riaffermando con determinazione la volontà di
vivere insieme. E’ una bella
risposta a un gesto violento
frutto di un clima imbarbarito e di singole persone che
si permettono di lasciar scivolare il dibattito politico su
livelli disumani».
tati tutti gli insegnanti, tra cui
quelli di religione cattolica. E’
una proposta che va incontro
alle esigenze della mutata
composizione della società. Ci
interpellano insegnanti della
bassa mantovana in classi che
abbondano di ragazzi di altre
culture e religioni per chiederci una condivisione e far sì che
sia valorizzata questa nuova
presenza che raggiunge in certi casi il sessanta per cento. Sta
accadendo un vero cambio di
prospettiva».
E’ un’eccezione il fatto che un
ente laico imposti un programma sulle religioni? «Solitamente temi come questo
non vengono trattati dai Centri interculturali, eccetto il caso di Torino. Noi abbiamo iniziato undici anni fa organizzando localmente la Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico. Riteniamo
sia una forte necessità unire la
dimensione delle comunità religiose, della scuola e di un ente laico che, secondo noi, deve
sempre più essere presente, offrire spazio e accogliere quest’appartenenza plurale».
Il progetto ha considerato anche l’opzione non religiosa attraverso l’invito rivolto a un
“rappresentante non religioso”. Il tema del laboratorio
2012 è stato il silenzio, una
scelta rara in un mondo di
suoni e immagini frenetici. «Il
tema è stata un’autentica rivelazione, vissuto in modo molto partecipato e suddiviso in
tre filoni: come i rappresentanti religiosi custodiscono il
silenzio, la didattica del silenzio e l’esperienza con il gruppo
del “Silenzio per la pace” di
Mantova. Abbiamo fatto una
bellissima esperienza con i
rappresentanti cristiani, sikh,
musulmani e i docenti. Abbiamo portato alcune esperienze
concrete — Danilo Dolci, Lanza del Vasto, i monaci buddhisti, Neve Shalom-Wahat al Salam — cercando di vedere
come potessero essere praticate nella scuola. Dal laboratorio è emerso che il silenzio prepara ad ascoltare la piccola
voce interiore che in ciascuno
di noi può iniziare un cammino di cambiamento».
L. C.
Laura Caffagnini
14 Mantova, studenti in viaggio tra le religioni
BUONE PRASSI
Un’esperienzachecoinvolgescolaresche,insegnanti,genitori,comunità
IlprogettodelCentrodieducazioneinterculturaledellaProvincia
6 LUGLIO 2012
D
a sei anni la città di
Mantova è il laboratorio di una singolare
esperienza di dialogo interreligioso che coinvolge studenti, genitori, rappresentanti religiosi e operatori dell’ente
pubblico. Lo ha realizzato il
Centro di educazione interculturale della Provincia di
Mantova, nato nel 1993 per
volontà della Consulta per
l’immigrazione. Il titolo del
progetto “Viaggio nelle religioni della mia città” rispecchia il carattere della proposta: un movimento articolato
dalla scuola verso i luoghi di
culto e d’incontro presenti sul
territorio: chiese cristiane, sinagoga, moschea, gurdwara,
sedi di associazioni. Con la
bisaccia al collo e il quaderno
alla mano seicento ragazzi
ogni anno partono per questo
insolito viaggio nella città.
«Il progetto è nato nel rapporto con gli insegnanti delle
scuole elementari e medie che
volevano fare un percorso sulle religioni — spiega Gabriele
Gabrieli, responsabile e cofondatore del Centro —. Noi
abbiamo proposto loro un itinerario complessivo ispirato
all’esperienza didattica sulle
religioni di Bradford che coinvolgesse tanto la scuola quanto le comunità religiose e l’ente locale rappresentato dal
Centro. E’ un confronto molto
impegnativo, sofferto ma condiviso. Non abbiamo cercato
incontri con le massime autorità religiose, ma con persone
che in quel momento e contesto stessero vivendo quell’esperienza spirituale, dei testimoni che condividessero questa passione e sensibilità». Il
progetto è articolato nel viaggio degli alunni (nelle foto, le
uscite in sinagoga e in moschea) e in un laboratorio formativo in cui insegnanti, rappresentanti religiosi e operatori sono preparati ad accompagnare in questo viaggio
nella città plurale i ragazzi.
«Per noi è stato importante
che chiunque contribuisse alla
realizzazione della parte e del
tutto e che gli adulti fossero disponibili a lavorare anche su
se stessi per prepararsi a questo itinerario». Ogni attore ha
avuto un proprio ruolo nell’elaborazione del percorso: «Il
Centro ha favorito la direzione verso una modalità operativa più ampia rispetto alle
già sperimentate visite in classe, ha cercato di rendere protagonisti i rappresentanti religiosi e questo è diventata vita
quotidiana. Ricordo un viaggio nella nebbia nella bassa
verso la casa del rappresentante sikh per invitarlo, e la fiducia che ci ha accordato. Le
comunità religiose hanno
aderito al progetto e hanno
condiviso l’esperienza. La
scuola ha lavorato bene per
sensibilizzare i genitori e preparare classi ben disposte». Le
ricadute positive sono evidenti: «Siamo stati riconosciuti come punto di riferimento al quale guardare per
promuovere attività e conoscersi vicendevolmente. Alcuni rappresentanti ci hanno
detto: “grazie a voi ci siamo
conosciuti”. Il Centro ha funzionato come realtà laica e
aperta a tutti che ha favorito
quest’incontro. I rappresentanti religiosi hanno maggiormente aperto il cuore gli uni
agli altri; prima magari si conoscevano, ma non si erano
mai incontrati. I ragazzi hanno vissuto la dimensione del
viaggio e l’hanno descritto nel
quaderno: intuizioni bellissime sulla dimensione interreligiosa, la convivenza, il dialogo, il rispetto, l’accoglienza».
Il “lancio” del progetto è sempre avvenuto secondo modalità che facevano appello alla
dimensione simbolica più
che a quella razionale: sedersi in cerchio, spezzare insieme un pane, condividere una
brocca d’acqua. «La modalità
con cui ci siamo proposti, che
per qualcuno sembra più
adatta ai piccoli ha raccolto
per di più la passione di studenti di elementari e medie.
Nelle superiori a Mantova forse si preferiscono le conferenze
con docenti universitari, anche se da fuori città alcuni liceali hanno partecipato al
viaggio». Un’altra caratteristica del progetto è il non essere
un’iniziativa confessionale
ma, spiega ancora Gabrieli,
«l’ora delle religioni, del mosaico delle fedi, un cammino
interculturale a cui sono invi-
N
NO AI TAGLI
Il Centro Astalli chiede
«garanzie per le categorie
sociali vulnerabili» come i
richiedenti asilo e i rifugiati, a causa del «timore
di nuovi tagli che le istituzioni politiche prospettano come inevitabili per
tutti gli ambiti del sociale.
Uno dei principali effetti
della crisi — afferma padre Giovanni La Manna,
presidente del Centro
Astalli — è quello di impoverire la convivenza civile mediante la riduzione
delle risorse necessarie a
far fronte alle esigenze di
quanti, senza protezione
sociale, vivono nella precarietà. I rifugiati spesso ci
dicono di trovarsi a fare i
conti con un diffuso sentimento di incertezza che
crea in loro frustrazione e
solitudine». Il Centro dei
gesuiti con sede a Roma
chiede di «tornare a investire con forza in un nuovo modello di sviluppo
che tenga conto delle categorie sociali più vulnerabili e maggiormente
esposte agli effetti della
crisi economica: «Le difficoltà economiche — precisa padre La Manna —
non devono giustificare la
pericolosa tendenza all’aumento della disuguaglianza e alla mancata tutela delle fasce più deboli
della popolazione. In nessun caso una società democratica dovrebbe derogare al rispetto della dignità di ogni persona».
a Edimburgo (Scozia) ha visto riuniti, per l’annuale appuntamento, i segretari generali delle Conferenze episcopali europee.
È stato il 40° incontro promosso dal Ccee, il Consiglio
delle Conferenze episcopali
europee: quarant’anni con il
sapore della memoria, dell’impegno e del progetto.
Nel soffermarsi sulla nuova
evangelizzazione e sull’Anno
della fede, questa Chiesa ha
detto che il suo stare con
amore nella storia europea
ha oggi un supplemento di
motivazioni e una rinnovata
prossimità, perché non sfugge il rischio dell’impoverimento e dell’incertezza. Una
prossimità che da sempre ha
le radici nel primato di Dio
da cui discende il primato
dell’uomo ma che oggi occorre comunicare con più
forza.
La voce di questa Chiesa attraversa i Paesi e le Istituzioni d’Europa: interroga e, soprattutto, indica alla società e
alla politica le direzioni da
prendere perché, nel pieno
rispetto delle diverse e autonome responsabilità, si costruisca insieme il bene comune. Una meta raggiungibile solo percorrendo la strada della verità sull’uomo, sulla vita, sulla famiglia, sulla libertà religiosa, sulla libertà di
educazione.
In questa prossimità pensante e operosa, s’inserisce il dialogo della fede con la ragione
per rendere fertile anche lo
spesso arido terreno politico:
il deserto può fiorire.
Si comprende, allora, la grande fiducia riposta nel laicato
cattolico, perché motivi e realizzi una nuova presenza politica nella realtà europea e
restituisca all’impegno politico il significato più alto,
quello che viene dal Concilio:
un’alta ed esigente forma di
carità anche per l’Europa.
Non sono, dunque, lo scoraggiamento e la stanchezza le
risposte dei cristiani a una innegabile complessità.
Questo tempo difficile, anche
per i ripetuti e sottili tentativi
di spingere la fede ai margini
dello spazio pubblico, è comunque un tempo da vivere
con responsabilità e la risposta al disegno di togliere Dio
dalla cronaca e dalla storia
non può fermarsi a una difesa e a una denuncia. Ai cristiani è richiesta una “eccellenza della vita di fede” per
una “presenza di eccellenza”
nella vita culturale e politica.
Dal 40° incontro del Ccee,
dalle Chiese cattoliche europee viene questo messaggio.
Viene la domanda di rinnovata testimonianza cristiana
che trova la sua sorgente in
un Concilio giovane di cinquant’anni e in quel desiderio di pensieri grandi che alla viglia dell’anno della fede
già si avverte.
Paolo Bustaffa
Presentatoilrapporto2012:okperpovertà,baraccopolieacqua.Esièraggiuntalaparitànell’istruzioneprimaria
Onu: raggiunti i primi tre Obiettivi del Millennio, 15
ma tanto resta ancora da fare prima del 2015
C
on il conseguimento
di tre importanti
obiettivi in materia di
povertà, baraccopoli e acqua, un nuovo rapporto
delle Nazioni Unite sottolinea la necessità di un autentico partenariato globale per raggiungere i rimanenti Obiettivi di sviluppo
del Millennio (Millennium
Development Goals MDG) entro la scadenza del
2015. Lo ha detto il 2 luglio il
segretario generale Onu,
Ban Ki-moon, presentando
il Rapporto sugli Obiettivi di
sviluppo 2012 (2012 MDG
Report), nel corso dell’incontro ad alto livello della
sessione annuale del Consiglio economico e sociale.
Gli otto Obiettivi, concordati dai leader mondiali al
summit delle Nazioni Unite
nel 2000, hanno fissato
obiettivi specifici in materia
di riduzione della povertà,
istruzione, parità di genere,
salute materna, infantile,
stabilità ambientale, riduzione dell’Hiv-Aids, e una
partnership globale per lo
sviluppo. Secondo il report,
il conseguimento dei restanti obiettivi è possibile
“solo se i governi non vengono meno agli impegni assunti oltre un decennio fa.
«Le attuali crisi economiche che affliggono gran par-
te del mondo sviluppato
non devono rallentare o invertire i progressi compiuti», ha avvertito Ban esortando a «non cedere fino a
quando tutti gli Obiettivi
non siano stati raggiunti».
Il Rapporto 2012 afferma
che per la prima volta sono
diminuiti in tutte le regioni
in via di sviluppo, tra cui l’Africa sub-sahariana dove i
tassi sono i più elevati, sia il
numero delle persone che
vivono in estrema povertà
sia le percentuali della povertà. Stime preliminari indicano che nel 2010 la quota di persone che vivono
con meno di 1,25 dollari
Usa al giorno è scesa a meno della metà rispetto al
1990. Ciò significa che il primo Obiettivo — il dimezzamento della percentuale di
estrema povertà rispetto al
1990 — è stato raggiunto a
livello mondiale ben prima
del 2015. Raggiunto entro il
2010 anche l’obiettivo di dimezzare la percentuale di
persone senza accesso a
fonti di acqua potabile migliorate, ossia reti idriche e
pozzi in cui la qualità dell’acqua è soggetta a controllo. Alla fine del 2010, infatti,
le persone che utilizzano
queste fonti “migliorate” sono circa 6,1 miliardi. Inoltre,
la quota di chi vive in baraccopoli nei Paesi in via di sviluppo è scesa dal 39% nel
2000 al 33% nel 2012.
Nel mondo è stata inoltre
raggiunta un’altra pietra miliare: la parità tra ragazzi e
ragazze nell’istruzione primaria. Grazie a notevoli impegni a livello nazionale e
internazionale, molti più
bambini sono stati iscritti
alla scuola primaria, soprattutto a partire dal 2000. E a
beneficiarne di più sono
state le ragazze: dalle 91
bambine ogni 100 ragazzi
iscritti nel 1999, la percentuale è salita a 97 ogni 100
ragazzi nel 2010. I tassi d’iscrizione dei bambini in età
scolare sono aumentati in
particolare nell’Africa subsahariana, dal 58 al 76% tra
il 1999 e il 2010. Inoltre, alla
fine del 2010, 6,5 milioni di
persone nelle regioni in via
di sviluppo sono state sottoposte a terapia antiretrovirale per l’Hiv o l’Aids. Per
Ban, «questi risultati rappresentano un’enorme riduzione della sofferenza
umana e sono una chiara
conferma della validità dell’approccio utilizzato per gli
Obiettivi»; tuttavia «non sono un buon motivo per fermarsi». Secondo le proiezioni, infatti, nel 2015 oltre
600 milioni di persone nel
mondo ancora non avranno accesso ad acqua potabile sicura, quasi un miliardo sarà ancora costretta a
vivere con un reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno,
le madri continueranno a
morire inutilmente durante
il parto, e i bambini a soffrire e morire di malattie che
si potrebbero prevenire. «La
scadenza del 2015 si sta avvicinando velocemente»,
afferma da parte sua il sottosegretario generale per gli
Affari economici e sociali
delle Nazioni Unite, Sha
Zukang: di qui la necessità
che governi, comunità internazionale, società civile e
settore privato «intensifichino il proprio contributo per
raggiungere gli obiettivi ancora in sospeso».
a cura di Giovanna
Pasqualin Traversa
6 LUGLIO 2012
on c’è bisogno di
molte altre analisi
per dire che l’Europa
è ancora in un momento difficile e la “casa comune” è ancora sottoposta a scosse non
solo economiche e finanziarie.
Le fondamenta resistono, la
tenuta di un pensiero politico, che ha attraversato sei decenni senza gravi ferite, consente di reagire con maturità
al pessimismo e alla tentazione della resa.
Ci sono livelli di responsabilità, nazionali ed europei,
che, pur non rinunciando a
valutazioni critiche, non si lasciano andare a dichiarazioni di fine percorso. Ci sono,
nonostante tutto, ancora idee
e scelte che alimentano un
progetto e tengono aperto un
cantiere.
A impedire che il filo europeo
si spezzi è una storia che,
seppur breve, è ricca di pensieri, di fatti e di risultati.
C’è una speranza che, lungi
dall’essere fuga dalla realtà e
rifugio nell’utopia, si è tradotta e ancora si può tradurre in capacità di leggere e interpretare i segni dei tempi; è
stata e rimane preoccupazione operosa per un futuro da
costruire con le nuove generazioni e per le nuove generazioni.
Su questa strada è stata ed è
la Chiesa cattolica in Europa
che, dal 29 giugno al 2 luglio,
I due termini in lingua araba possono essere tradotti con “I difensori della fede”, denominazione
che identifica un gruppo islamista dell’Africa
shariana particolarmente attivo dall’inizio del
2012.
Leader del gruppo è Iyad Ag Ghali, dal 1990 uno
dei più importanti leader della ribellione dei
Tuareg, accusato di essere legato con il gruppo
radicale Al Qaeda in the islamic Maghreb.
Ansar Dine combatte per imporre in modo radicale la Sharia in Mali, dove nel marzo scorso, in
stretta connessione con la rivolta Tuareg (in particolare con il movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, MNLA), intere città erano
passate sotto il controllo dei ribelli.
Ai primi di luglio gli islamici di Ansar Dine che
controllano Timbuctù, nel nord del Mali, hanno
distrutto l’ingresso di una moschea storica Sidi
Yeyia dopo avere demolito, nei giorni precedenti, sette mausolei. Gli islamici di Ansar Dine avevano annunciato che avrebbero distrutto “tutti i
mausolei” dei santi musulmani della città. Timbuctù, chiamata anche “la città dei 333 santi”, è
iscritta al Patrimonio mondiale dell’Unesco dal
1988. Oltre alle sue tre grandi moschee, la città
conta anche “16 cimiteri e mausolei, componenti essenziali del sistema religioso nella misura in cui, secondo la credenza, erano il rifugio
che proteggeva la città da tutti i pericoli”.
Ora — ma forse è un po’ tardi — i ribelli Tuareg
del gruppo laico Mnla, che il 4 aprile scorso avevano proclamato l’indipendenza del nord del
Mali e che a fine giugno sono stati cacciati da Gao
e Timbuctu, hanno chiesto il sostegno della comunità internazionale per combattere contro alQaeda nel Maghreb islamico e le formazioni
jihadiste alleate.
terra
AEdimburgol’incontrodelleconferenzeepiscopali
Dizionario delle globalizzazioni
Con l’Europa, in Europa
ANSAR DINE
Aluisi Tosolini
Daivescovilafiducianeilaici,“presenzeeccellenti”nellavitaculturaleepolitica
LE PAROLE DI La prima parte del discorso del Papa in apertura del convegno della Diocesi di Roma
BENEDETTO XVI sul battesimo. Partendo dal comandamento di Gesù di fare discepoli tutti i popoli
Col battesimo Dio si fa presente in noi
e diviene centrale nella nostra vita
P
ubblichiamo la prima
parte del discorso pronunciato da Benedetto XVI lo scorso 11 giugno in
San Giovanni in Laterano
per l’inaugurazione del
Convegno ecclesiale che ha
concluso l’anno pastorale
della Diocesi di Roma sul tema: “Andate e fate discepoli,
battezzando e insegnando.
Riscopriamo la bellezza del
Battesimo”.
terra
E
6 LUGLIO 2012
16
minenza, cari fratelli nel
Sacerdozio e nell’Episcopato, cari fratelli e sorelle,
per me è una grande gioia
essere qui, nella Cattedrale
di Roma con i rappresentanti della mia diocesi, e
ringrazio di cuore il Cardinale Vicario per le sue buone parole.
Abbiamo già sentito che le
ultime parole del Signore su
questa terra ai suoi discepoli, sono state: «Andate,
fate discepoli tutti i popoli e
battezzateli nel nome del
Padre, del Figlio, dello Spirito Santo» (cfr Mt 28,19).
Fate discepoli e battezzate.
Perché non è sufficiente per
il discepolato conoscere le
dottrine di Gesù, conoscere i valori cristiani? Perché è
necessario essere battezzati? Questo è il tema della
nostra riflessione, per capire la realtà, la profondità del
Sacramento del Battesimo.
Una prima porta si apre se
leggiamo
attentamente
queste parole del Signore.
La scelta della parola
«nel nome del Padre» nel
testo greco è molto importante: il Signore dice «eis» e
non «en», cioè non
«in nome» della Trinità –
come noi diciamo che un
vice prefetto parla «in nome» del prefetto, un ambasciatore parla «in nome»
del governo: no. Dice: «eis
to onoma», cioè una immersione nel nome della
Trinità, un essere inseriti
nel nome della Trinità, una
interpenetrazione dell’essere di Dio e del nostro essere, un essere immerso nel
Dio Trinità, Padre, Figlio e
Spirito Santo, così come nel
matrimonio, per esempio,
due persone diventano una
carne, diventano una nuova, unica realtà, con un
nuovo, unico nome.
Il Signore ci ha aiutato a capire ancora meglio questa
realtà nel suo colloquio con
i sadducei circa la risurrezione. I sadducei riconoscevano dal canone dell’Antico Testamento solo i
cinque Libri di Mosè e in
questi non appare la risurrezione; perciò la negavano. Il Signore, proprio da
questi cinque Libri dimostra la realtà della risurrezione e dice: Voi non sapete che Dio si chiama Dio di
Abramo, Isacco e Giacobbe? (cfr Mt 22,31-32). Quindi, Dio prende questi tre e
proprio nel suo nome essi
diventano il nome di Dio.
Per capire chi è questo Dio
si devono vedere queste
persone che sono diventate il nome di Dio, un nome
di Dio, sono immersi in Dio.
E così vediamo che chi sta
nel nome di Dio, chi è immerso in Dio, è vivo, perché
Dio – dice il Signore – è un
Dio non dei morti, ma dei
vivi, e se è Dio di questi, è
Dio dei vivi; i vivi sono vivi
perché stanno nella memoria, nella vita di Dio. E proprio questo succede nel nostro essere battezzati: diventiamo inseriti nel nome
di Dio, così che apparteniamo a questo nome e il Suo
nome diventa il nostro nome e anche noi potremo,
con la nostra testimonianza – come i tre dell’Antico
Testamento –, essere testimoni di Dio, segno di chi è
questo Dio, nome di questo
Dio.
Quindi, essere battezzati
vuol dire essere uniti a Dio;
in un’unica, nuova esistenza apparteniamo a Dio, siamo immersi in Dio stesso.
Pensando a questo, possiamo subito vedere alcune
conseguenze.
La prima è che Dio non è
più molto lontano per noi,
non è una realtà da discutere – se c’è o non c’è –, ma
Col battesimo
diventiamo inseriti
nel nome di Dio, così
che apparteniamo a
questo nome e il Suo
nome diventa il
nostro nome e
anche noi potremo,
con la nostra
testimonianza,
essere testimoni di
Dio, segno di chi è
questo Dio, nome di
questo Dio.
La scelta della parola «nel nome del
Padre» nel testo greco è molto importante:
il Signore dice «eis» e non «en»; non
«in nome» della Trinità ma «eis to onoma»,
cioè una immersione nel nome della
Trinità, una interpenetrazione dell’essere
di Dio e del nostro essere, un essere
immerso nel Dio Trinità, Padre, Figlio e
Spirito Santo, così come nel matrimonio,
per esempio, due persone diventano una
carne, diventano una nuova, unica realtà,
con un nuovo, unico nome.
noi siamo in Dio e Dio è in
noi. La priorità, la centralità
di Dio nella nostra vita è
una prima conseguenza del
Battesimo. Alla questione:
«C’è Dio?», la risposta è:
«C’è ed è con noi; centra
nella nostra vita questa vicinanza di Dio, questo essere in Dio stesso, che non è
una stella lontana, ma è
l’ambiente della mia vita».
Questa sarebbe la prima
conseguenza e quindi dovrebbe dirci che noi stessi
dobbiamo tenere conto di
questa presenza di Dio, vivere realmente nella sua
presenza.
Una seconda conseguenza
di quanto ho detto è che noi
non ci facciamo cristiani.
Divenire cristiani non è una
cosa che segue da una mia
decisione: «Io adesso mi
faccio cristiano». Certo, anche la mia decisione è necessaria, ma soprattutto è
un’azione di Dio con me:
non sono io che mi faccio
cristiano, io sono assunto
da Dio, preso in mano da
Dio e così, dicendo «sì» a
questa azione di Dio, divento cristiano. Divenire
cristiani, in un certo senso,
è passivo: io non mi faccio
cristiano, ma Dio mi fa un
suo uomo, Dio mi prende
in mano e realizza la mia vita in una nuova dimensione. Come io non mi faccio
vivere, ma la vita mi è data;
sono nato non perché io mi
sono fatto uomo, ma sono
nato perché l’essere umano
mi è donato. Così anche
l’essere cristiano mi è donato, è un passivo per me, che
diventa un attivo nella nostra, nella mia vita. E questo fatto del passivo, di non
farsi da se stessi cristiani,
ma di essere fatti cristiani
da Dio, implica già un po’ il
mistero della Croce: solo
morendo al mio egoismo,
uscendo da me stesso, posso essere cristiano.
Un terzo elemento che si
apre subito in questa visione è che, naturalmente, essendo immerso in Dio, sono unito ai fratelli e alle sorelle, perché tutti gli altri sono in Dio e se io sono tirato
fuori dal mio isolamento, se
io sono immerso in Dio, sono immerso nella comunione con gli altri. Essere
battezzati non è mai un atto solitario di «me», ma è
sempre necessariamente
un essere unito con tutti gli
altri, un essere in unità e solidarietà con tutto il Corpo
di Cristo, con tutta la comunità dei suoi fratelli e sorelle. Questo fatto che il Battesimo mi inserisce in comunità, rompe il mio isolamento. Dobbiamo tenerlo
presente nel nostro essere
cristiani.
E finalmente, ritorniamo alla Parola di Cristo ai saddu-
cei: «Dio è il Dio di Abramo,
Isacco e Giacobbe» (cfr Mt
22,32), e quindi questi non
sono morti; se sono di Dio
sono vivi. Vuol dire che con
il Battesimo, con l’immersione nel nome di Dio, siamo anche noi già immersi
nella vita immortale, siamo
vivi per sempre. Con altre
parole, il Battesimo è una
prima tappa della Risurrezione: immersi in Dio, siamo già immersi nella vita
indistruttibile, comincia la
Risurrezione. Come Abramo, Isacco e Giacobbe essendo «nome di Dio» sono
vivi, così noi, inseriti nel nome di Dio, siamo vivi nella
vita immortale. Il Battesimo
è il primo passo della Risurrezione, l’entrare nella vita
indistruttibile di Dio.
Così, in un primo momento, con la formula battesimale di san Matteo, con
l’ultima parola di Cristo, abbiamo visto già un po’ l’essenziale del Battesimo.
Adesso vediamo il rito sacramentale, per poter capire ancora più precisamente
che cosa è il Battesimo.
Questo rito, come il rito di
quasi tutti i Sacramenti, si
compone da due elementi:
da materia – acqua – e dalla parola. Questo è molto
importante. Il cristianesi-
Il Battesimo è una
prima tappa della
Risurrezione. Come
Abramo, Isacco e
Giacobbe essendo
«nome di Dio» sono
vivi, così noi siamo
vivi nella vita
immortale.
Il Battesimo è il
primo passo della
Risurrezione,
l’entrare nella vita
indistruttibile di Dio.
mo non è una cosa puramente spirituale, una cosa
solamente soggettiva, del
sentimento, della volontà,
di idee, ma è una realtà cosmica. Dio è il Creatore di
tutta la materia, la materia
entra nel cristianesimo, e
solo in questo grande contesto di materia e spirito insieme siamo cristiani. Molto importante è, quindi, che
la materia faccia parte della
nostra fede, il corpo faccia
parte della nostra fede; la
fede non è puramente spirituale, ma Dio ci inserisce
così in tutta la realtà del cosmo e trasforma il cosmo, lo
tira a sé. E con questo elemento materiale – l’acqua –
entra non soltanto un elemento fondamentale del
cosmo, una materia fondamentale creata da Dio, ma
anche tutto il simbolismo
delle religioni, perché in
tutte le religioni l’acqua ha
qualcosa da dire. Il cammino delle religioni, questa ricerca di Dio in diversi modi
– anche sbagliati, ma sempre ricerca di Dio – diventa
assunta nel Sacramento. Le
altre religioni, con il loro
cammino verso Dio, sono
presenti, sono assunte, e
così si fa la sintesi del mondo; tutta la ricerca di Dio
che si esprime nei simboli
delle religioni, e soprattutto – naturalmente – il simbolismo dell’Antico Testamento, che così, con tutte le
sue esperienze di salvezza e
di bontà di Dio, diventa
presente. Su questo punto
ritorneremo.
L’altro elemento è la parola,
e questa parola si presenta
in tre elementi: rinunce,
promesse, invocazioni. Importante è che queste parole quindi non siano solo parole, ma siano cammino di
vita. In queste si realizza un
decisione, in queste parole
è presente tutto il nostro
cammino battesimale – sia
pre-battesimale, sia postbattesimale; quindi, con
queste parole, e anche con i
simboli, il Battesimo si
estende a tutta la nostra vita. Questa realtà delle promesse, delle rinunce, delle
invocazioni è una realtà che
dura per tutta la nostra vita,
perché siamo sempre in
cammino battesimale, in
cammino catecumenale,
tramite queste parole e la
realizzazione di queste parole. Il Sacramento del Battesimo non è un atto di
un’ora, ma è una realtà di
tutta la nostra vita, è un
cammino di tutta la nostra
vita. In realtà, dietro c’è anche la dottrina delle due
vie, che era fondamentale
nel primo cristianesimo:
una via alla quale diciamo
«no» e una via alla quale diciamo «sì».
1 - continua
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Libreria Editrice Vaticana
DonCastellucci:«Comebanchettofala“condivisione”, comepresenzarealerichiamalaChiesa“presentenelmondo”»
Eucaristia, cuore del rinnovamento culturale
IMMMIGRATI
La crisi economica non
blocca il dinamismo imprenditoriale degli immigrati: nel 2010 il numero
delle imprese gestite da
immigrati è aumentato di
20.000 unità, arrivando
complessivamente
a
228.540 (Dossier Caritas/Migrantes 2011). Gli
immigrati, attraverso le
imprese “etniche” e “ibride” (gestite da persone di
diverse nazionalità, con
vendita di prodotti generalisti), «valorizzano il tessuto economico e sociale
rivitalizzando
alcuni
quartieri abbandonati e
degradati delle città. Ma
servono politiche lungimiranti da parte degli enti locali, per accompagnare questo processo e ridurre i rischi di colonizzazioni». Lo dice Francesco
Marsico, vicedirettore di
Caritas italiana, intervenuto a Roma al convegno
“L’impresa etnica nel periodo della crisi”, organizzato dalla Confederazione
nazionale dell’artigianato
e della piccola e media
impresa. L’aumento delle
imprese etniche costituisce «un paradosso in tempo di crisi e dimostra una
maggiore capacità di sacrificio e rischio da parte
degli immigrati, che occupano settori di mercato
abbandonati dagli italiani, nonostante margini di
profitto limitati. Ora che
l’enfasi securitaria è venuta meno ci può essere una
alleanza tra l’immigrazione e il mondo anziano
delle nostre città».
caristici”, con l’auspicio che
questo evento sia per tutta la
Chiesa “un’occasione per
un’evangelizzazione nuova”.
Una Chiesa
in transizione
La “presenza reale” dell’Eucaristia, ha affermato mons.
Domenico Sigalini (vescovo
di Palestrina, presidente
Cop e Commissione episcopale per il laicato), “diventa
fondamento della presenza
della Chiesa nella società e
dice di un amore, quello del
cristiano, che si preoccupa
di esserci”, assumendo “i
tratti del sale, del lievito e del
seme”. La Chiesa, ha riconosciuto il vescovo, “vive una
situazione di transizione”,
“da un lato è consapevole di
dover abbandonare le forme tradizionali della sua
azione pastorale e, dall’altro,
percepisce con chiarezza di
non essere ancora riuscita a
individuare forme nuove
che intercettino le domande
della postmodernità in una
rinnovata fedeltà al messaggio da trasmettere”. E se “la
qualità della pratica religiosa appare più vera fra i credenti che hanno raggiunto
un livello più adeguato di
consapevolezza dei contenuti della propria vocazione
cristiana e tentano di tradurli nella vita quotidiana”,
d’altra parte “far parte di
una Chiesa che celebra l’Eu-
caristia non deve mai farci
pensare a una famiglia chiusa”. Le parole di mons. Sigalini hanno ripreso un’indagine condotta da don Giovanni Villata (responsabile
Centro studi e documentazione della diocesi di Torino), che ha invitato a “svincolarsi dai modelli pastorali
desueti e piuttosto maschilisti, rigenerare alla luce della
fede la propria vita e l’offerta, progettare una pastorale
aperta al futuro, nella prospettiva dell’unità e sulla base della fede”.
Dio che vuole farsi Eucaristia con noi, per noi, in noi”,
chiede la lettera, rimarcando che “una parrocchia senza Messa non è povera solo
perché non c’è un prete che
celebra, ma è privata di
quella comunione che Dio
Padre sa offrire”. “La parrocchia si spegne e muore
quando progetta senza contemplare l’agire di Dio; troverà sempre la sua vitalità
quando si porrà in ginocchio per adagiare davanti all’Eucaristia la vita a tutto
tondo”.
Presenza unica
e necessaria
Sorgente e motore
per il rinnovamento
Al termine dei lavori, la diffusione di una “Lettera ai
parrocchiani che non vivono l’Eucaristia”. “Se alla farina manca il lievito il pane
non si forma e se a voi stessi
e alla società nostra manca
il sale di adoratori in spirito
e verità saremo tutti più soli, poveri, chiusi nei nostri
profili di Facebook”, provoca il testo, riconoscendo che
“la presenza di Gesù nell’Eucaristia è unica e necessaria”. “Come i fratelli e le sorelle colpiti in questo periodo dal terremoto al fianco
dei loro pastori, sentiamoci
sempre pellegrini di quel
Approfondendo la dimensione dell’Eucaristia come
“sorgente di vita cristiana”,
don Erio Castellucci, teologo e docente all’Istituto teologico marchigiano, ha sottolineato come spesso questa venga “intesa solo come
frutto della Chiesa che celebra”, mentre in realtà – al
contrario – “è l’Eucaristia
che fa la Chiesa”. Don Castellucci ne ha quindi messo
in evidenza tre aspetti.
“L’Eucaristia come banchetto fa la ‘Chiesa condivisione’,
comunità di fratelli”; “come
sacrificio rende la Chiesa
una comunità che ama at-
traverso l’offerta di sé”; “come presenza reale” richiama la Chiesa “presente nel
mondo”. D’altra parte, l’Eucaristia è pure motore per il
“rinnovamento culturale e
sociale”, ha evidenziato
mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, invocando “un’etica della comunione e della solidarietà”.
Che a pagare le tasse, ad
esempio, siano tutti, a partire da chi ha di più, “non è un
questione politica, ma di etica”. Viceversa, “lì dove prevalesse la logica dell’interesse ‘particulare’ – ha messo
in guardia l’arcivescovo –, lì
dove si dimenticasse l’esigenza morale di servire e
promuovere tutto l’uomo in
ogni uomo, specialmente
nelle fasce sociali più deboli, il rinnovamento si limiterebbe a operazione di facciata, senza fondamento e
credibilità”.
a cura dell’inviato Sir
a Orvieto
Prandellihasaputocreareunasquadracoesa,fortedeitantitalentichelacompongono.EoraappuntamentoinBrasile
È stata comunque una Grande Italia
Aldilàdellafinale,gliazzurrihannosaputofaregruppo,dentroefuori
N
on è andata. Ci siamo fermati all’ultimo atto, davanti a
una Spagna che proprio all’epilogo ha mostrato tutta la
classe della sua formidabile
orchestra di palleggiatori: da
Iniesta a Xavi, da Silva a Xabi Alonso, con un Fabregas
uomo ovunque. Non è andata: si è perso anche male, a
causa forse di un appagamento post-Germania e da
tempi di recupero troppo risicati. Ma è stata, comunque,
Grand’Italia a questi Europei: alzi la mano chi si aspettava una cavalcata così entusiasmante dopo una stagione che ci ha lasciato cicatrici
profonde, dentro e fuori dal
campo. Al di là dell’esito della finale, infatti, questo Europeo ci ha restituito l’Italia
migliore, quella che nei momenti più critici riesce a ricompattarsi, a fare davvero
gruppo, e non solo sul campo.
Prandelli è stato bravissimo
a compattare i suoi ragazzi, a
renderli partecipi di un qualcosa che andava oltre la mission calcistica, a far vibrare
le corde giuste, all’unisono
con quello che era stato il
compito che il presidente
Napolitano, sempre vicinissimo in questi giorni agli azzurri con stimoli e messaggi,
aveva loro affidato. In uno
dei momenti più critici della
recente storia del nostro
Paese, ancora una volta gli
azzurri hanno rappresentato un motivo di riscatto, senza che però questo debordasse in messaggi sopra le righe.
La sobrietà, quindi, del ct e
del suo gruppo, come risposta a chi pensava che l’Italia
potesse non credere a un suo
riscatto, non solo calcistico,
ma anche economico e politico, di fronte alle terribili euro-prove che l’attendevano, a
Bruxelles, prima ancora che
a Varsavia o a Kiev. Aver creduto nel riscatto del suoi
“bad boys” Cassano e Balotelli, finalmente diventati
parte di un progetto di squadra, anziché i soliti anarchici
di talento, aver ritrovato una
difesa all’altezza, come sempre la nostra tradizione insegna, con capitan Buffon come baluardo e icona, il trio
juventino Barzagli-BonucciChiellini a fare da diga e un
incredibile De Rossi diventa-
to l’emblema di un calcio
che tampona e poi ripropone immediatamente gioco,
sono stati il segreto di questo
Europeo da favola. Poi, certo,
occorrevano i fuoriclasse e il
nostro Pirlo ha dimostrato
quanto ancora il fosforo possa contare su un rettangolo
di gioco. Così in poco più di
due anni, dalle macerie di
Sudafrica 2010 siamo tornati a una Nazionale grandi firme, coraggiosa, capace di
sfidare a viso aperto squadroni più forti alla vigilia, degna dei fasti più gloriosi, da
Pozzo a Bearzot, da Sacchi a
Lippi.
Onore, comunque, alla Spagna, che aggiunge ai trionfi
dell’Europeo 2008 e del
Mondiale 2010 anche questo
alloro continentale di Polonia-Ucrania 2012. Resta la
squadra più attrezzata per i
Mondiali 2014 in Brasile, con
giocatori che si trovano a
memoria e che è riuscita a
esorcizzare gli scricchiolii
preoccupanti stagionali dei
suoi club, con le dolorose eliminazioni in Champions di
Real e Barcellona.
Onore alla Germania, che
prima d’incontrare gli azzurri sembrava inarrestabile: i
suoi giovani talentuosi hanno steccato la prova più importante, ma da qui a due
anni potranno riproporsi alla grande. Bene anche Portogallo e Inghilterra, anche
se continua a mancare qualcosa per poter accedere al
gradino finale e non bastano
due fenomeni come Cristiano Ronaldo e Rooney da so-
17
li per colmare le distanze.
È stata, comunque, per noi
una cavalcata entusiasmante, con le piazze accaldate
ancora gremite da tifosi in festa, nonostante una crisi terribile che mai si è fatta sentire come adesso: ora speriamo che queste emozioni
non costituiscano l’alibi per
un colpo di spugna su uno
scandalo, quello delle scommesse, che pesa ancora come un macigno sulla reputazione del nostro pallone. Se
davvero l’Italia vuole ripartire con uno spirito nuovo da
questi Europei, ne tenga
conto: senza fare sconti a
nessuno.
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6 LUGLIO 2012
A
dorare e celebrare
l’Eucaristia, per i cristiani, non è solo una
“questione di fede”, ma elemento centrale nella vita dei
singoli e delle comunità: è
“sorgente di vita cristiana”
ed essenziale per la “vita
della parrocchia”, è il cuore
del “rinnovamento culturale e sociale”. Su questo si è
sviluppata la 62ª Settimana
nazionale di aggiornamento pastorale (Orvieto, 25-28
giugno). A tema dell’iniziativa il Centro di orientamento pastorale (Cop), che l’ha
organizzata, ha posto “L’Eucaristia per la vita del mondo. La comunità cristiana
contempla e testimonia”. La
Settimana si è collocata tra
gli affreschi della cappella
del Corporale, nel duomo di
Orvieto, Bolsena con il miracolo eucaristico di cui a
breve si celebra l’anniversario, come pure della bolla
per l’indizione della festa
del Corpus Domini. A tal riguardo, ha ricordato l’amministratore apostolico,
mons. Giovanni Marra, “la
Santa Sede ha concesso alla
diocesi di Orvieto-Todi di
celebrare un Giubileo eucaristico a Bolsena e a Orvieto, negli anni 2013 e 2014,
per commemorare i 750 anni dei menzionati eventi eu-
terra
AOrvietola62ªSettimananazionalediaggiornamentopastorale
IN EVIDENZA
Daifilm“freschi”diOscar,aibiopic,alleproduzioniitaliane.Tanteleoccasioniperrivedereilmegliodellastagione
Metti una sera d’estate al fresco del cinema
Leprogrammazionidelleareneestiveincittà.Ognigiornounapellicoladiversa
L’
estate è tempo di cinefili. Capiamoci, non che nelle
altre stagioni dell’anno non ci siano film degni di essere visti, né tantomeno mancano le occasioni, per
chi vuole, per gustarsi qualche “chiccha”, ma durante la “bella stagione” le occasioni aumentano.
In modo particolare se guardiamo le programmazioni delle
arene estive, versione nostrana del Drive In americano (qui
forse qualche purista storcerà il naso), che offrono la possibilità di vedere (o ri-vedere) al fresco della sera pellicole che durante l’anno, per vari motivi si sono perse, tra cinepanettoni,
colossal 3D e prequel o sequel dei precedenti.
Scorsese. Giovedì 19 in programma The Iron Lady con una
grande Maryl Streep che interpreta Margaret Thatcher, la sua
vita e la sua parabola politica.
Interessante anche la proposta di film italiani tra i quali Il primo uomo, di Gianni Amelio, venerdì 20; Ciliegine, debutto alla regia di Laura Morante (mercoledì 25) e Magnifica presenza di Ferzan Ozpetec (sabato 21), con uno straordinario Elio
Germano alle prese con strani fantasmi provenienti direttamente dagli anni della guerra. (a.r.)
CINEMA ASTRA
18
Venerdì 6 luglio: ALBERT NOBBS di Rodrigo Garcia
Sabato 7 e Domenica 8 luglio: QUASI AMICI di Eric
Toledano
Lunedì 9 luglio: E ORA DOVE ANDIAMO? di Nadine Labaki
Martedì 10 luglio: CARNAGE di Roman Polanski
Giovedì 12 e Venerdì 13 luglio: MARIGOLD HOTEL
di John Madden
Sabato 14 e Domenica 15 luglio: THE HELP di Tate
Taylor
Lunedì 16 e Martedì 17 luglio: PARADISO AMARO
di Alexander Payne
Giovedì 19 luglio: L’ARTE DI VINCERE di Bennett
Miller
Venerdì 20 luglio: PIRATI - BRIGANTI DA STRAPAZZO di Jeff Newitt e Peter Lord
Sabato 21 e Domenica 22 luglio: QUASI AMICI di
Eric Toledano
Lunedì 23 luglio: J. EDGAR di Clint Eastwood
Martedì 24 luglio: MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO di Stephen Daldry
Giovedì 26 luglio: YOUNG ADULT di Jason Reitman
Venerdì 27 luglio: LORAX - IL GUARDIANO DELLA
FORESTA di Chris Renaud e Kyle Balda
Sabato 28 e Domenica 29 luglio: TO ROME WITH
LOVE di Woody Allen
Lunedì 30 luglio: DARK SHADOWS di Tim Burton
Martedì 31 luglio: JANE EYRE di Cary Fukunaga
• Accostarsi al Vangelo con sensi nuovi
di Pierluigi Plata (San Paolo 2012)
6 LUGLIO 2012
In città sono due i cinema (Astra e D’Azeglio) che per tutto il
mese di luglio offrono, quasi ogni sera, una pellicola.
Nell’arena di via D’azeglio venerdì 6 luglio è in programma la
storia di Albert Nobbs, film in costume con una straordinaria
Glenn Close en travesti. Il weekend prosegue con Quasi amici, tragi-commedia francese sulla diversità e sul rapporto tra
“diversi”. E per chi in quei giorni fosse via, niente paura, si replica il 21 e 22. Il 16 e il 17 arriva il Paradiso amaro con George Clooney in una commedia amara interamente girata e ambientata nel ”paradiso” delle isole Hawaii. Lunedì 23 l’unica
occasione per vedere J. Edgar, biopic con uno straordinario
Leonardo Di Caprio che interpreta J. Edgar Hoover, fondatore e capo per 50 anni dell’Fbi, l’uomo che sapeva i segreti di
mezza america e non si faceva scrupoli nell’usarli per tenere
in scacco potenti e presidenti. Sabato 28 e domenica 29 appuntamento col controverso To Rome with love di Woody Allen, che dopo Londra e Parigi sbarca nella città eterna con
una pellicola forse un po’ al di sotto delle aspettative.
Programma intenso anche per l’arena estiva del cinema Astra,
con una pellicola ogni sera di luglio. Martedì 10 viene riproposto il film dell’anno, The artist, pellicola muta francese vincitrice di 5 Oscar che dimostra come a volte, davvero, le parole
siano di troppo. E per chi lo dovesse perdere, ultimo appuntamento per venerdì 27. Sempre sul filone Oscar, sabato 14 e
giovedì 26 c’è la storia fantastica di Hugo Cabret di Martin
FUORI LE MURA
- Terre di Siena -
biblioteca
cult
CINEMA D’AZEGLIO
Il titolo del volume dice la prospettiva dell’autore, presbitero della diocesi di Brescia, attualmente cappellano militare a Roma. Conseguita la licenza e il dottorato in Sacra
Teologia, ha sempre armonizzato concretezza pastorale,
rigore teologico del Magistero e dimensione spirituale.
«Questo testo — è lo stesso autore che lo presenta — nasce da una puntuale e costante richiesta scaturita dai fedeli di essere aiutati a riprendere in mano il Vangelo per
scoprire e verificare se la sua tanto decantata caratteristica di essere un messaggio perennemente valido, fosse veramente utile anche per loro. Dalle molteplici esperienze,
ho constatato che , prima di tutto, erano i pregiudizi che
andavano scardinati, quei luoghi comuni che non si riescono a sfatare e così condizionano ancor prima di iniziare la lettura». Di qui l’importanza di una scelta metodologica, che aiuti ad accostarsi al Vangelo e a farci innamorare di questa Parola viva. Così l’autore spiega:
«Ho pensato di prendere alcuni brani evangelici e, mettendo a fuoco un particolare, proporre una lettura che
portasse a invogliare ad accostarsi alla pericope come se
fosse la prima volta, così da bypassare, quasi inconsapevolmente, quei preconcetti che precludono di entrare nella profondità del testo.
Non quindi un commento o una meditazione su un singolo libro, su una singola tematica presente nella Bibbia
e neppure, come si dice frequentemente, circa temi ”scomodi”, bensì un percorso durante il quale si scovano quei
particolari presenti nel Vangelo che incuriosiscono e dovrebbero far esclamare ”adesso sì che comprendo, perchè ...” o, ”non ci avevo mai pensato”, così da appassionarsi alla lettura e alla meditazione». Un vaiggio, dunque,
dentro la Bibbia, ma anche dentro la vita, per «decifare
quello che il Signore ci vuol dire attraverso quello che ci
succede, aiutati dalla luce della sua Parola».
L’edizione
2012
di
“Archeofest”, il festival
dell’archeologia in programma fra luglio e settembre a Chianciano Terme e in alcune delle località più belle della Val di
Chiana si presenta con otto mostre in cui l’archeologia dialoga con l’arte
moderna e contemporanea. Oltre alle mostre, fra
cui è da segnalare “De
Chirico. Il ventre dell’archeologo” (dall’8 luglio al
30 settembre al Museo Civico Archeologico e delle
Acque di Chianciano Terme), sono in programma
convegni, rappresentazioni teatrali, laboratori educativi per adulti e bambini, aperture straordinarie
con visite guidate, percorsi a piedi in occasione delle Notti dell’Archeologia,
per valorizzare e promuovere le ricchezze del prezioso patrimonio archeologico e culturale della Val
di Chiana, culla delle più
importanti testimonianze
archeologiche rinvenute
nella provincia senese.
Tra le città teatro della
manifestazione, oltre a
Chianciano Terme, ci sono anche Chiusi, Sarteano, Montepulciano, Cetona, centri dell’archeologia
nelle Terre di Siena sin dal
Rinascimento, e le suggestive località di Pienza e
San Casciano dei Bagni.
• Info: www.archeofest.it/
Venerdì 6: PICCOLE BUGIE TRA AMICI di Guillaume Canet
Sabato 7: PARADISO AMARO di Alexander Payne
Domenica 8: A DANGEROUS METHOD di David Cronenberg
Lunedì 9: LA KRYPTONITE NELLA BORSA di Ivan Cotroneo
Martedì 10: THE ARTIST di Michel Hazanavicius
Mercoledì 11: IL MIO MIGLIORE INCUBO! di Anne Fontaine
Giovedì 12: PINA di Wim Wenders
Venerdì 13: EMOTIVI ANONIMI di ean-Pierre Améris
Sabato 14: HUGO CABRET di Martin Scorsese
Domenica 15: LOVE SECRETS di Andrew Jarecki
Lunedì 16: SHAME di Steve McQueen
Martedì 17: MIRACOLO A LE HAVRE di Aki Kaurismäki
Mercoledì 18: HYSTERIA di Tanya Wexler
Giovedì 19: THE IRON LADY di Phyllida Lloyd
Venerdì 20: IL PRIMO UOMO di Gianni Amelio
Sabato 21: MAGNIFICA PRESENZA di Ferzan Ozpetek
Domenica 22: MARIGOLD HOTEL di John Madden
Lunedì 23: SISTER di Ursula Meier
Martedì 24: LE IDI DI MARZO di George Clooney
Mercoledì 25: CILIEGINE di Laura Morante
Giovedì 26: HUGO CABRET di Martin Scorsese
Venerdì 27: THE ARTIST di Michel Hazanavicius
Sabato 28: THE HELP di Tate Taylor
Domenica 29: COSMOPOLIS di David Cronenberg
Lunedì 30: HUNGER di Steve McQueen
Martedì 31: MELANCHOLIA di Lars von Trier
LaFestamulticulturale
Menùetnici,libri,video,incontriemusica...pensandoallacittadinanza
Secondo fine-settimana, al Parco Nevicati di
Collecchio, per la la 16a Festa multiculturale,
organizzata da Forum Solidarietà con la partecipazione di 107 realtà associative del territorio. Centiniaia di volontari, le 27 cucine etniche che servono migliaia di persone, e una
serie di eventi e occasioni di incontro fra persone e culture, legate da un filo rosso rappresentato quest’anno dai diritti di cittadinanza,
con attenzione particolare a quelli delle seconde generazioni (nei giorni della festa sarà
anche possibile conoscere e aderire alle campagne “L’Italia sono anch’io” e “Mai più respinti”). Da quest’anno la festa è dedicata a
Giacomo Truffelli, che ci ha lasciato un anno
fa.
Venerdì 6 luglio - Alle 19 “Imparare giocando; giochi interattivi multimediali come strumento di apprendimento e formazione (Spazio Libreria); 20.30 “Terre d’accueil”, teatro
d’accoglienza (Spazio Pedana); 21 presentazione del libro “Parole sporche”, con Lorenzo
Guadagnucci; 22.30 musica: Koma Beritan,
Comunità Kurda (Spazio Pedana); 22.30 presentazione del video “Egitto, un sogno nel
cassetto”, di e con Tommaso Dradi, Coop.
Mappamondo (Spazio Incontri).
Sabato 7 luglio - Alle 16 laboratori di riciclo
per bambini (Wwf Parma - Stand dell’ass.);
18. Laboratorio di riuso (Coop. Averla , Zona
spazio Kuminda/Coop. sociale); 19 “Imparare giocando”: giochi interattivi multimediali
come strumento di apprendimento e formazione (Spazio Libreria); 20.30 Danze rwandesi, Abahoza consolatrice italo-rwandese
(Spazio Pedana); 21: presentazione di “Storia
di Nessuno”, videoillustrazione di Dimitri
Corradini, Sui generis (Spazio Incontri);
21.20: Danze indiane, Sejuti Comunità Indiana (Spazio Pedana); 21.30 presentazione mostra fotografica “Desertø”, di Ass. A mé mì, Ass.
di documentazione sociale Le Giraffe e Operazione
Colomba (Spazio Kuminda/Coop. sociale);
22.00 incontro: “Luoghi comuni”, Parma per
gli altri Ong (Spazio Incontri); 22.30 Danze nigeriane (Ass. Nigeriana, Spazio Pedana);
23.20 Danze etiopi (Ass. dei volontari etiopi,
Spazio Pedana).
Domenica 8 luglio - Alle 16 laboratori di riciclo per bambini (Wwf Parma, Stand dell’associazione); 19 “Imparare giocando”: giochi
interattivi multimediali come strumento di
apprendimento e formazione (Spazio Libreria); 19 Giochi in scatola (Coop. Terra dei colori, Zona spazio Kuminda/Coop. sociale); 21
teatro dialettale: “Fisch en dl’ Uisp”, (Uisp Parma, Spazio Pedana). Alle 21.30 proiezione del
video: “18 Ius soli”, di e con Fred Kuwornu,
Anolf Giovani 2ª Generazione (Spazio Incontri); 21.30 incontro: “La finanza etica al tempo della crisi economica globale” (Banca Etica, Spazio Kuminda/Coop. sociale); 22.30
musica con il Coro multietnico, Festival of
praise and care (Spazio Pedana).
• Tutte le sere, inoltre, alle 18 Torneo Calci di
rigore categoria bimbi, Uisp (pista di pattinaggio); alle 19 Truccabimbi (A.S.D. Capoei-
Laboratorio compiti
“La prova”, atto unico del Ruzante, spettacolo
de “I burattini dei Ferrari”; mercoledì 1 agosto: Parma Brass, Quintetto d’ottoni & Umberto Scida, concerto tributo a Frank Sinatra.
Info:
0521.669644,
[email protected],
www.artiesuoni.com.
Maratona di lettura pro-terremotati
IO VADO A FERRARA
A Parma prosegue anche in estate, per potenziare l’alleanza fra famiglie, scuola e territorio, il progetto Laboratorio Compiti, che grazie a diverse associazioni, con l’aiuto
di volontari, avvicina e sostiene le famiglie nelle attività di studio e compiti dei loro
figli. Una rete che accoglie in modo gratuito principalmente i bambini della scuola
primaria. Nato dal progetto dell’Agenzia per la Famiglia del Comune, il progetto è
coordinato dall’associazione LiberaMente della Consulta comunale delle Associazioni Familiari.
Dove e quando
• Lunedì e mercoledì dalle 9.30 alle 12 in strada Traversante S. Leonardo 13/A al Laboratorio Famiglia San Martino, a cura delle associazioni Azione per Famiglie Nuove e Solidarietà; aperto sino al 14 settembre.
• Martedì dalle 16 alle 19, in via G. Inzani 29 c/o il Laboratorio Famiglia Oltretorrente, a cura dell’associazione Cngei (aperto dal 6 settembre).
• Martedì e venerdì dalle 9.30 alle 11.30 in via Emilia Est 11, presso la Parrocchia di
San Lazzaro, a cura dell’Oratorio Le Mani. Aperto dal 12 al 29 luglio e dal 2 settembre.
• Martedì e giovedì dalle 10 alle 12 (scuola secondaria) e pomeriggio dalle 15 alle 17
(scuola primaria) in via N. Bixio 119, a cura dell’Unicef sez. prov. Parma. Aperto dall’1 settembre.
• Martedì, venerdì e sabato dalle 16.30 alle 18.30 in via Malvisi n.6 e sabato pomeriggio dalle 16.30 alle 18.30 in via G. Inzani .29 c/o il Laboratorio Famiglia Oltretorrente, “Scuola della pace”, a cura della Comunità di Sant’Egidio. Aperto dal 23 agosto.
• Giovedì dalle 16.15 alle 18.15 in Borgo Pipa 6 c/o la Scuola dell’Infanzia San Giovanni, a cura del Centro italiano femminile. Aperto fino al 14 luglio.
• Venerdì dalle 16 alle 18.30 in via Cremonese 57/A, a cura delle associazioni Gli altri siamo noi e VITA. Aperto dal 22 agosto.
• Sabato dalle 15.30 alle 17.30 in via Don Dossetti snc, a cura dell’associazione Aisa.
Aperto fino al 30 luglio.
Per avere maggiori informazioni, aderire al progetto, portare i propri bambini ai Laboratori contattare l’associazione LiberaMente (366 3535236; [email protected]).
ra Gerais Parma, Stand dell’assocciazione);
21.30 Torneo Calci di rigore categoria giovani
e adulti, Uisp (pista di pattinaggio).
Info: www.forumsolidarieta.it e www.multiculturale.org.
Rassegna estiva di concerti e spettacoli
SERE D’ESTATE A SORBOLO
Anche quest’anno il Comune di Sorbolo e
l’associazione culturale “Arti e Suoni” promuovono una rassegna di concerti e spettacoli da offrire alla cittadinanza. Le serate sono a ingresso libero, iniziano alle 21.15 e si
svolgono nella piazzetta Centro Civico di via
Gruppini (al coperto in caso di maltempo,
tranne che per lo spettacolo del 10 luglio, che
avrà luogo in piazza LIbertà e in caso maltempo sarà rimandato al giorno dopo).
Durante gli spettacoli si raccoglieranno fondi
da devolvere ai terremotati dell’Emilia.
Martedì 10 luglio: “Tutti fuori ... si fa musica”
con i nostri musicisti di ieri, oggi e domani;
venerdì 13 luglio: concerto del corpo bandistico ”G. Verdi” di Parma, direttore M° Alberto Orlandi; venerdì 20 luglio: “Doppi kumel”,
commedia dialettale in tre atti rappresentata
dalla compagnia del teatro comico parmigiano “Nuova Corrente”; mercoledì 25 luglio:
“Racconto d’autunno - quarto atto delle Stagioni di Sandrone, spettacolo di burattini del
Teatro Medico Ipnotico; venerdì 27 luglio:
Oltre 30 autori parteciperanno a “Io vado a
Ferrara, appello partito pochi giorni fa dai librai della città e che sta coinvolgendo e raccogliendo consensi da parte di scrittori, editori, librai e chi lavora nel mondo della comunicazione e dell’ editoria.
L’appuntamento è per sabato 7 luglio a partire dalle 16.00 in Piazza Trento e Trieste, davanti alla libreria di Palazzo S. Crispino a Ferrara dove prenderà vita una maratona di letture proposte dagli ospiti che hanno aderito.
“Io vado a Ferrara” sarà un modo per esprimere la propria solidarietà alla città e alla cittadinanza, ed è un’iniziativa certificata dal
Comune di Ferrara all’interno del Fondo “RicostruiAMO Ferrara” per la cultura.
Informazioni: daniela.ravanetti@gmail. com,
328.3819504; [email protected],
366.7131901.
“Ascolta cammina e pedala in quota”
FESTIVAL VALCENOARTE
Ultima settimana di appuntamenti per il “Festival Valcenoarte 2012. Ascolta, cammina e
pedala in quota”, organizzato dal Trio Amadei, che propone itinerari tra i sentieri della
Valceno in cui si uniscono luoghi artistici e
paesaggi naturali incantati, passeggiate e concerti di musica classica, folk, jazz, il tutto a ingresso libero.
Sabato 7 luglio alle 17 passeggiata da Contile (Varsi) a Masereto (Solignano) con incursioni musicali/teatrali nel bosco e nei prati e
concerto finale; info: www.caiparma.it; [email protected]; 339.2296215 - 335.
5366378); alle 21.30 a Masereto (Solignano),
in occasione della festa del pane, “Two of a
kind”, con Luca Lanza (chitarra) e JP Brouwer
(tromba).
Domenica 8 luglio alle 18.30 a Vianino (Varano De’ Melegari), piazza della Torretta, Racconto d’Estate da “Le Stagioni di Sandrone”,
burattini di Patrizio Dall’Argine; alle 21, sempre a Vianino, Oratorio S. Rocco, “Musiche alla corte di Maria Luigia” e “Musiche Argentine”, con Trio Amadei (violino, violoncello e
pianoforte) e Yuri Vallara (fisarmonica).
Mercoledì 11 luglio alle 18.30 nel Battistero
di Serravalle (Varano De’ Melegari) “Due Destini Marionetta da polso” (Compagnia ”Coppelia Theatre”, Francesco Morittu alla chitarra e Liliana Amadei al violino. Alle 21.30 a Case Noli (Varano De’ Melegari) “Eine Kleine
Intuitiv Musik” …tra la musica intuitiva e il
jazz..., con Trio Amadei (violino, violoncello e
pianoforte), Markus Stockhausen (tromba),
Fabio Mina (flauto), Enzo Pietro Paoli (contrabbasso).
Info: http://www.festivalvalcenoarte.com.
memo
ALLA FESTA MULTICULTURALE
19
6 LUGLIO 2012
Secondo fine.settimana a Collecchio
20
6 LUGLIO 2012