- Diocesi di Parma
Transcription
- Diocesi di Parma
L’intervento del Vescovo all’assemblea degli operatori pastorali. Cosa cambia per i preti. Intervista all’ex sindaco che ripercorre le vicende dell’ultimo anno e commenta l’esito delle elezioni. A Casa con sostegno: il punto sul progetto in un Convegno. L’importanza della rete per le famiglie. 2-13 6-7 5 POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA euro 1,65 anno XCIII GIORNALE LOCALE DIOCESI DI PARMA 25 6 L U G L I O 2 012 Vincere la mafia S embra un lungo e interminabile braccio di ferro quello tra la mafia e i suoi nemici dichiarati, con la Chiesa in prima linea. Perchè la mafia non vuole cedere e, nel momento in cui si accorge di perdere potere, aguzza i suoi tentacoli preparando nuove offensive. E’ quello che sta accadendo in questi giorni, con scenari contrastanti. Giovedì scorso l’annuncio della prossima beatificazione di don Pino Puglisi, di cui è stato riconosciuto il martirio in “odium fidei”. Prete ucciso il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56° compleanno, su mandato dei boss di Cosa nostra. Uomo del vangelo, come è stato ricordato, armato solo della Parola di Dio, che al Brancaccio ha cercato di sottrarre manovalanza alla mafia. Prete che, col dono della sua vita, ha testimoniato la paternità di Dio, smascherando l’inaffidabilità e il vuoto dei tanti “padrini”, che detengono il diritto di vita e di morte sui loro figliocci. Da Palermo alla Calabria, dal quartiere Brancaccio a Lamezia Terme, dove – sempre nei giorni scorsi – è stato presentato il progetto della Caritas “Costruire speranza”, che si propone di gestire i beni confiscati alla mafia (solo in questa regione, a maggio del 2012, 1729 i beni confiscati) riconvertendoli in servizi. L’obiettivo è quello di «creare in due anni in ogni diocesi un’opera segno, di aiuto ai poveri, così da lanciare il messaggio che la carità è l’altra faccia della legalità», come spiegano i promotori, già fatti oggetto di intimidazioni. Perchè questo impegno, giocato sul piano educativo, è sentito come una minaccia pericolosa ai disegni della mafia. Non solo intimidazioni, ma vere aggressioni quelle di cui sono vittime le terre di don Peppe Diana, altro prete ucciso dal killer dei Casalesi. La strategia è quella di dare fuoco ai terreni, con l’intento di distruggere – insieme ai prodotti coltivati con cura e passione – la speranza e la voglia di legalità. Che, invece, si alzano anche dalle ceneri degli ultimi 12 ettari di grano andati in fumo. Quasi con un rinnovato e più determinato impegno: «il vedere una distesa nera invece che dorata fa male. Ma questo incrementa stimoli e responsabilità: le fiamme non ci scalfiscono di una virgola», commentano i responsabili. Battaglia ancora lunga e certamente sanguinosa, ma non perdente. Perchè, nel mistero della Pasqua che siamo chiamati a vivere, come dice l’apostolo Paolo: «siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi». Maria Cecilia Scaffardi AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA Agente Generale: CAVARRETTA DOTT. GAETANO Borgo XX Marzo, 18/d - Parma Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467 E mail: [email protected] AGENZIA CERTIFICATA SISTEMA QUALITÀ ISO 9001: 2000 Casa, u no s f r a t to al d ì LEGGI IL SETTIMANALE DELLA TUA DIOCESI Ogni venerdì in edicola e nelle parrocchie In crescita del 13% gli sfratti per morosità. Mentre in città rimangono gli scheletri delle operazioni incompiute di Parmabitare. 4 9 771825 290006 Disabilità 20025 Vignali ISSN 1825-2907 Nad L’OPINIONE • Come i preti vivono e vedono l’avvio del Nad I n questi due anni di servizio come vicario per la pastorale ho incontrato molti preti e ho dialogato con loro. Ho ricevuto lettere e raccolto suggerimenti. È stata una buona esperienza di dialogo e condivisione di progettualità pastorale. Ma, come sempre accade quando si deve poi giungere a una decisione, si coglie la impossibilità di una sintesi soddisfacente. Si ha l’impressione di non avere rispettato tutte le esigenze e non avere tenuto in debito conto l’esperienza e la sensibilità di chi vive “sul campo” la sfida dell’annuncio del vangelo. Raccolgo in modo schematico alcuni pensieri che raccontano dal mio punto di osservazione come i preti di Parma hanno partecipato alla elaborazione del progetto pastorale e come lo hanno accolto. E le principali sfide che ci presenta la Nuova Parrocchia. Formazione È prima di tutto necessario un buon livello di formazione spirituale, perché se vogliamo che tutta l’operazione abbia senso dobbiamo evitare di fermarci al solo aspetto organizzativo. Non stiamo solo cambiando mura o confini, ma dobbiamo ricordarci che ciò che conta è come noi usiamo questi strumenti per dirci cristiani, per vivere la nostra fede e il nostro ministero in modo attuale. È questo il livello più profondo: se non lo raggiungiamo, tutti i cambiamenti non servono. voci Lavoro insieme 6 LUGLIO 2012 2 I preti si accorgono che, a fronte della loro diminuzione numerica e del cambiamento dell’esperienza sociale, c’è bisogno di imparare a lavorare insieme, a vivere una pastorale d’insieme, a partire dal progetto. Qui sono emersi nel tempo alcuni punti problematici. Innanzitutto, alcuni preti hanno detto che le Nuove Parrocchie hanno suscitato reazioni critiche, perché sono state percepite come uno strumento imposto in modo rigido, negli ultimi tempi soggetto a una forte accelerazione, come modello già definito da applicare a situazioni che sono molto diverse. Si va da Nuove Parrocchie di poche migliaia di abitanti a realtà di più di 20 mila fedeli. Per questo le linee guida hanno in parte attenuato la loro forza normativa: non per debolezza, ma per dare modo a ogni Nuova Parrocchia di adeguarle alla propria realtà, che è unica. C’è stata anche una fatica nella comunicazione, per cui in alcuni casi l’impressione è stata quella di un funzionamento direttivo dall’alto verso il basso anziché di un progetto condiviso. In gioco l’identità L’altro elemento è un’ansia identitaria: i preti di fronte a questo cambiamento si vedono rimessi in gioco come ruolo, identità, con un diverso riferimento nel rapporto con la gen- lettere alla redazione L’orto dei valori Cara Direttrice di questi tempi si fa un gran parlare di orti e di ritorno alla coltivazione della terra come grande progetto innovativo per le scuole e non solo. Mi lasci dire che trovo tutto questo molto curioso a tal punto che da pendolare che prende il treno (in una stazione da incubo) tutte le mattine, mi sono chiesto il perché di questa ”corrente “di pensiero così pervasiva. Nulla contro gli orti pratica nella nostra città in uso da anni e nelle scuole fin dai primi dell’800, ma in il tema resta tutto e va affrontato fino in fondo. Probabilmente al consumo dissennato della terra si cerca di contrapporne uno nuovo e più compatibile; ad uno stile di vita consumistico se ne vuole sostituire uno più sobrio e naturale; alla crisi economica si cerca di far fronte con una produzione a filiera “corta” o “chilometro zero”. La frequentazione personale di Paesi che hanno fatto della povertà pratica quotidiana (cosa davvero non piacevole da vivere…) potrebbe spiegare meglio quanto sia da parte della gente quotidiano il rapporto diretto con la terra e con i prodotti che essa , se ben utilizzata, può dare allo scopo della sopravvivenza! Ebbene, si dice che chi ha idee per il bene comune della città le metta “in campo”, le proponga ai suoi amministratori senza pregiudizi e soprattutto senza vincoli di appartenenza politica. Ci provo, consapevole dei personali limiti ma soprattutto del fatto che molte delle mie riflessioni necessitano di essere approfondite e condivise. Io propongo: l’orto “dei valori”. Un progetto che non cancella certo il rapporto tipico con la terra, ma che a mio avviso ne è a fondamento, un progetto che non toglie a nessuno il diritto sacrosanto di seminare insalata o pomodori ,ma che connette quelle “cose” gradevoli allo stomaco, con “cose” altrettanto gradevoli al cervello e al cuore. Sarebbe facile a questo punto dire che l’orto è la metafora della crescita e della vita. Che cosa oggi affligge, rende sofferente, porta disperazione nella vita di molti ragazzi e di molte persone adulte? Quali sono le vere sfide quotidiane che ogni educatore o genitore attento e consapevole si trova quotidianamente ad affrontare quando entra in rapporto con le nuove generazioni? Provo a elencarne alcune. La resistenza alla fatica (o meglio la tenuta nel tempo), la convivenza con molte diversità (non DIOCESI DI PARMA «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». (Gaudium et spes, 1) solo per i bambini e le famiglie che provengono da altre culture), la capacità di reggere alla frustrazioni (quanti programmi televisivi hanno ingenerato l’idea che si potessero fare molti soldi in poco tempo), la comprensione che ogni cosa ha la “sua stagione” e in certi momenti è naturale farsi da parte, non certo per scomparire ma per ritornare con pensieri e forme rinnovate; il rapporto con la realtà (che non può essere solo virtuale), la cura (che non prevede un linguaggio fatto di insulti o incitamenti alla vendetta personale o all’isolamento), il per-dono (che certo non significa la mancanza di giustizia nei confronti delle personali responsabilità). Si riprendano con forza questi “alimenti” e si “coltivi” attraverso queste riflessioni una nuova speranza per il futuro. L’Amministrazione, se vuole davvero portare vento nuovo, metta al centro del proprio programma le persone e la loro capacità/possibilità di non sentirsi con la pancia vuota ma anche e soprattutto con il cervello e il cuore inariditi per la mancanza di pensieri e volontà di giustizia e solidarietà.Questa sarebbe davvero la novità! “Buon Orto!” Giuseppe Malpeli Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi Vice direttore: don Luciano Genovesi In redazione: Francesco Dradi, Alessandro Ronchini. Pagina Fedi: Laura Caffagnini. Fotografie: Francesco Dradi (copertina), Laura Caffagnini, Centro di educazione interculturale della Provincia di Mantova, Giovanni Ruzzi. Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Nando Bonati, Paolo Bustaffa, Alberto Campoleoni, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Giovanna Pasqualin Traversa, Aluisi Tosolini, Graziano Vallisneri, Pietro Viola. Matteo Visioli. te. Da lì nasce la forte domanda di accompagnamento: i presbiteri chiedono di non essere solo terminale passivo di ricezione di qualcosa, ma soggetto dentro un’istituzione, la comunità, che costruisce le sue trame pastorali. Questi sono i rilievi critici emersi a livello di superficie. Tutti percepiamo che è in atto un cambiamento della forma della Chiesa, ma anche del contesto sociale in cui la Chiesa vive e agisce. La chiusura di qualcuno in un modello di parrocchia “attuale ma ormai inattuale” spesso non nasce da una riflessione ecclesiologica o pastorale, ma dalla consapevolezza che in gioco c’è la propria identità ministeriale. È normale averne timore. I principali cambiamenti Sono a quattro livelli. • Primo, un cambiamento organizzativo. Quando abbiamo vissuto il grande boom economico e demografico degli anni Sessanta, erano i parroci che dividevano il territorio e moltiplicavano le parrocchie. Avvertivano l’esigenza di dare un volto nuovo alla propria parrocchia. I verbali dei consigli presbiterali del tempo testimoniano una grande vivacità di idee, proposte, azioni; sono il segno di una Chiesa missionaria “tra le case”. Questo spirito si è attenuato oggi, sembra venuta meno la capacità di guardare con realismo all’oggi della parrocchia per renderla adeguata alla sua identità e alla sua missione. Per questo moti- vo la spinta a ridisegnare il territorio è ora venuta dal centro, in modo coordinato e il più possibile condiviso. • Il secondo livello, più profondo, tocca l’identità ideale per i preti, ma anche per i laici. Occorre ridisegnarla in un momento in cui c’è un calo di sacerdoti, ma anche di fedeli impegnati. • Il terzo livello di cambiamento riguarda il progetto: in passato non c’era bisogno di pensare alla pastorale, bastava ripetere ciò che si era ereditato. Adesso va costruita. È un’operazione che tentiamo dal post-Concilio, ma non funziona ancora, non abbiamo trovato la grammatica giusta, anche perché ci sono stati grandi passaggi ideologici. Abbiamo costruito la pastorale più a partire dai soliti paradigmi che da una concreta lettura del territorio e dei suoi bisogni. • Infine: è sempre più urgente inserirsi nel tessuto sociale. Nel passato andava da sé che il territorio lo abitassimo, perché lo generavamo noi, lo custodivamo. Adesso non è più così, per cui quando il Vescovo dice che immagina le Nuove Parrocchie perché la Chiesa continui ad abitare il territorio dice una cosa vera: le parrocchie devono tornare a chiedersi cosa vuol dire qui in questo luogo oggi annunciare il Vangelo, aiutare la gente a rispondere alle grandi domande di senso che ha. Occorre però impegnarsi tutti per un processo più partecipato nella costruzione della comunità, soprattutto per permettere a coloro che abitano il territorio di responsabilizzarsi nella figura di Chiesa che viene avanti. Occorre tempo perché ciò accada. È il compito dei prossimi anni: fare i passi uno dopo l’altro permettendo alle persone, credenti e non, di guardare quel disegno e di trovare il proprio posto. don Matteo Visioli CONTRO LE VIOLENZE NEL PAESE AFRICANO Vicini ai cristiani in Kenia La Chiesa di Parma I vescovi del Kenia Di fronte al perpetrarsi di attacchi terroristici contro i cristiani, riuniti per la preghiera domenicale nei loro luoghi di culto, come quello avvenuto domenica 1 luglio a Garissa, in Kenia, la Chiesa di Parma si associa ai sentimenti espressi dalla Santa Sede. Mentre si unisce in preghiera per le vittime e per i loro familiari, invocando per quelle comunità la forza e la consolazione del Signore, intende riaffermare il valore e il diritto della libertà religiosa, deplorando ogni forma di fanatismo o di strumentalizzazione religiosa, che generano devastazione e morte. Nell’apprezzare la condanna di tale violenza da parte del Consiglio supremo dei mussulmani in Kenia, la Chiesa di Parma auspica che tutte le confessioni religiose, anche del nostro Paese, facciano sentire la loro voce perché vengano rispettati i luoghi di culto e sia possibile, in ogni parte del mondo, professare anche pubblicamente il proprio credo. Si appella a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà, in particolare a chi ha responsabilità legislative e di governo perché si impegnino a “ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà”, nella consapevolezza che “la libertà religiosa è la pietra angolare dell’edificio dei diritti umani”. «Siamo profondamente preoccupati per gli attacchi mortali contro keniani innocenti all’Africa Inland Church e alla Cattedrale cattolica di Garissa» scrivono i Vescovi del Kenya, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides, firmato da Sua Eminenza il Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi e Presidente della Conferenza Episcopale del Kenya. Domenica 1° luglio uomini armati, che si presume siano legati agli Shabaab somali, hanno assalito la Cattedrale cattolica di Garissa e la locale chiesa evangelica dell’Africa Inland Church provocando almeno 17 morti e una cinquantina i feriti. «Questi ingiustificati atti di violenza inflitti ai keniani, inclusi donne e bambini, non solo provocano la perdita di vite innocenti ma creano anche un senso di insicurezza tra i cristiani e tutti i keniani desiderosi della pace», afferma il comunicato. I Vescovi precisano inoltre: «mentre riaffermiamo il nostro convincimento che non siamo in presenza di una guerra di religione, siamo turbati dal fatto che gli attacchi sono stati condotti contro chiese cristiane. Come Conferenza Episcopale del Kenya, chiediamo a tutti i keniani di lavorare per promuovere la coesistenza pacifica». Nel messaggio si chiede inoltre a tutti di collaborare con le forze di polizia per fermare le violenze e il terrorismo e si richiamano le responsabilità del governo perché conduca indagini approfondite e valuti le condizioni di sicurezza del Paese. Il Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali Don Daniele Bonini Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo, 1 (Palazzo del Vescovado) - Tel. 0521.230451 - Fax 0521.206265 - E-mail: [email protected] - [email protected]. Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Tel. 0521.230451 - Cell. 338.4074037 - Fax 0521.206265 - Email: [email protected] . Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti. Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562. Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Abbonamento annuo (45 numeri): Ordinario 50 € - Sostenitore 75 € C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, comma 20/b, L. 662/96. Filiale di Parma. Stampa: Società Editrice Cremonese - Via delle Industrie 2 - Cremona Tel. 0372.498248 ASSOCIATO Federazione Italiana Settimanali Cattolici ASSOCIATO Unione Stampa Periodica Italiana Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 4 luglio, alle 18.30. Tiratura: 1.830 copie. Frascandaloefiducia InostriocchisonorivoltialSignore Marco 6,1-6 In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. S Ezechiele 2,2-5 In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». Salmo 122 I nostri occhi sono rivolti al Signore. A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni. Come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo, troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. 2a Lettera ai Corinzi 12,7-10 Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. RELAZIONE • Solo nella “pistis”, la fiducia, il discepolo può intravvedere il senso della sequela. A ndò nella sua terra, seguito dai suoi discepoli... La sua terra è quella che attende da tempo l’arrivo del Messia. Gesù va seguito dai suoi discepoli a portare una parola con l’autorità del Messia. Alla sua “terra” Gesù esporrà il suo insegnamento, il suo programma animato dalla speranza che sceglieranno lui e non l’insegnamento dei farisei. Quando venne il giorno di precetto si mise ad insegnare... Dicendo così, Marco vuol dirci che i suoi concittadini sono costretti ad ascoltarlo, perché questo esigeva questo giorno. Come a Cafarnao, Marco non precisa in quale momento entra e nemmeno cosa insegna (contrariamente a Luca): lui è l’insegnamento, la Parola pronunciata da Dio per il suo popolo! Udendolo...colpiti...da dove...che genere...? E’ la stessa reazione avuta a Cafarnao; sarà però diverso l’esito, la risposta a quell’insegnamento. Letteralmente: Da dove a costui queste cose? Che genere di sapere quello comunicato a costui? Notano che quello che da questo uomo è detto non viene dalle normali scuole rabbiniche; quello che i rabbini dicono, gli scribi lo conoscono molto bene. E’ un dubbio, dunque, sull’origine sospetta di questa novità! Ancora, letteralmente: e che specie di forze queste che accadono attraverso le sue mani? Marco ha raccontato quest’opera delle mani nei 5 capitoli precedenti. L’insegnamento di Gesù non produce nella “sua terra” l’effetto che ha prodotto a Cafarnao, ma il contrario: non genera disprezzo degli scribi, maestri dell’istituzione giudaica; è Lui, Gesù, che perde prestigio. A questo punto inizia una lunga serie di domande retoriche proprie di chi sa già tutto o crede di sapere tutto: riguardano la professione e la parentela. Però... Alcune domande. Perché “figlio di Maria”? Perché si fa il riferimento alla madre e non al padre, com’era uso fare? Probabilmente si vuole indicare che né il sapere né l’attività di Gesù si attengono alla tradizione della sua famiglia: per dare risposta a quelle domande retoriche bisogna seguire altre strade!!! Parentela: il termine greco abbraccia una quantità ampia di persone: dai consanguinei, agli abitanti della stessa terra o città. Marco sottolinea un rifiuto globale, totale. Sembra evidente il riferimento ai racconti della passione. Lì ritroviamo questa espressione: Tutti, abbandonandolo, fuggirono… Don Nando Bonati O TEKTON Di per sé questo termine indica un lavoro manuale che va oltre il tradizionale “falegname”. Può voler dire un uomo che conoscere il legno, lo sa lavorare. Il termine carpentiere ha pure un significato simbolico: con il termine carpentiere si indicava l’esperto nella Toràh, colui che conosceva la Toràh, le sue strutture, le sue caratteristiche, sapeva usarla correttamente, con autorità e non come gli scribi che ne conoscevano solo le venature esterne, superficiali. Gesù, allora, non avrebbe fatto il falegname, ma frequentato una comunità più vicina alle nuove attese messianiche; comunità che non si identificavano più nel ritualismo rappresentato dalle scuole in auge a Gerusalemme? Gesù avrebbe studiato la Toràh – a Qumran?– a tal punto da diventarne esperto, da essere un carpentiere! Mentre invece Gerusalemme, fiduciosa, troppo, della saggezza dei suoi rabbini, non riesce ad aprirsi alla novità rappresentata da quel carpentiere. Nazareth, china sui libri che parlano del Messia, non riesce a vedere il Messia che parla nella sua sinagoga. alendo a Gerusalemme, il popolo Israele medita le vicende della sua storia, continua a dialogare con il Dio dell’alleanza, e nutre la propria fiducia riempiendo la bocca ed il cuore con i “Canti delle salite” (Salmi 119-133). Tra di essi, anche questo (Salmo 122), intriso di pacata sofferenza per una vita sazia di disprezzo e di insulti (3). Ricchi e spensierati (4), gli avversari deridono Israele, popolo insignificante ai loro occhi: disprezzabile come un servo, come una schiava di poco conto (2)! Il popolo canta e medita: «Siamo servi, sì, ma liberi, per servire il nostro Dio!» (2). YHWH, che siede al di sopra di tutti, non è un idolo a disposizione dei nostri desideri: il popolo non pretende nulla, ma verso di Lui solleva con fiducia lo sguardo (1) e tende la mano, già pieno di stupore perché conosce che il suo Signore, libero e potente sovrano, si manifesta nell’aver pietà (2-3, chanan). Egli infatti soccorre, in modo totalmente gratuito, colui che non può difendersi né resistere. Nella storia di Israele, nella nostra storia, le vittime del disprezzo e dell’ignominia sono senza numero! Mai sole, però: insieme con loro Gesù — E si meravigliava della loro incredulità — (Mc 6,6)! Servo disprezzato e glorificato, ha vissuto la confidenza cantata in questo salmo, si è abbandonato nelle mani del Padre, perché con lui vivessimo la stessa fiduciosa attesa. Dio è venuto in soccorso e sempre verrà! “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2Cor 12,9). Parola XIV DOMENICA Tempo ordinario - B 3 Liliana Castagneti Parole e giorni monia con la vera tradizione dei padri e, specialmente, non è quanto il Padre vuole svelare agli uomini? La mia predicazione non è una buona notizia? La Comunità di Marco è invitata a compiere un passaggio: è Lui, il Messia morto e risorto, la vera toràh di Dio! Il discepolo di Gesù deve capire che la salvezza è affidata ad un Uomo e non all’osservanza del giorno del precetto. La Toràh scritta viene dopo la Toràh vivente!!! E questo non è insegnato dai rabbini. Quanto è bravo Marco nel sottolineare che non si scandalizzano per quello che dice, ma si scandalizzano di Lui! Perché Lui è il Messia-Pro- feta-Parola autorevole donato da Dio alla sua terra. Per cui il discepolo vivrà contemporaneamente tra i dubbi di Nazareth e i dubbi che hanno attraversato anche Gesù. Gesù non è accolto dai suoi, nella sua terra, perché non sono più capaci di cogliere lo spirito profondo della Toràh. La vecchia religione non può cogliere la novità data dalla presenza di Dio che agisce nel suo Messia. E’ di fronte a Lui che noi siamo invitati a porci; è la relazione con Lui che qualifica la nostra vita, la nostra fede; è la sua Persona con la quale noi entriamo in relazione. E Lui non è identificabile con le nostre idee di Dio, con le nostre toràh. Quello che facciamo, poi, il come ci comportiamo, le scelte che facciamo, sono il segno visibile che siamo in relazione con Lui oppure osserviamo semplicemente delle norme. Il discepolo pian piano prende coscienza che seguire il Maestro è impegnativo; come lui deve essere disposto ad attraversare crisi profonde. Ancora una volta, solo nella pistis, la fiducia, l’affidarsi a Lui, come Lui ha maturato la propria pistis, il proprio affidamento al Padre, il discepolo può intravedere il senso della sequela. N. B. 6 LUGLIO 2012 M arco, pian piano, ci sta portando al cuore dell’ Uomo Gesù, del cammino che ha compiuto come fedeltà al Padre e agli uomini. Quanto Giovanni affermerà: Io sono la via, la verità, la vita è già dentro a questo percorso che Marco ci sta rivelando: Gesù ha attraversato una profonda crisi. Marco aveva già preparato il suo lettore a questo con la parabola del seminatore. Quella parabola è rivelativa di Gesù; il dubbio che ora esprime la gente della sua città, Gesù l’aveva presente bene: perché la mia predicazione trova così poco ascolto? Forse il seme della mia parola non è un seme buono, non è in ar- 7 GIORNI in10 RIGHE È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO NEI RANGHI • L’ex comandante della Polizia municipale Jacobazzi torna in servizio, da carabiniere, in Lombardia. Alle spalle l’arresto nel blitz del 24 giugno, 4 mesi tra carcere e domiciliari, l’attesa del finale dell’inchiesta Green Money (v. pagine 6-7). Il comunicato del rientro è autografo: «In Italia vige solo il processo mediatico. Non ho concusso né corrotto nessuno. Io, considerato dalla Finanza pericoloso come Riina». STRADE • Mezzani, moto contro camion. Muore un 51enne. Frontale tra auto a Basilicanova, gravi 60enne e una 50enne. DESTRA • Antifascisti in corteo per chiudere CasaPound. Replica: «La senatrice Soliani ci ha diffamati. La denunceremo». IORI • Crema, chiesto il rinvio a giudizio per l’ex primario di Oculistica al Maggiore. Uccise lui compagna e figlia di 2 anni? GAS • Medesano, perdita da bombola in una casa. Bimba e madre incinta intossicate. Salvate dal padre tornato in tempo. SICCITÀ • 5 incendi lungo linea MI-BO. Collecchio e Marano, un giorno senz’acqua per guasti al pozzo e a una condotta. COMUNI • A Lesignano B. debito a 6,5 milioni. Fidenza, sindaco Cantini contro PdL (che lo sosteneva). Mandato a rischio? BUS • Tep, ok il bilancio d’esercizio 2011 (utile a 19mila euro) e le partecipate. Pizzarotti: «Il trasporto pubblico resta così». UNIPR • Proroga del mandato al rettore Ferretti, no del decano Zani. Il ministro Profumo (Miur) ricorre al Tar, contro di lui. NOMADI • Traversetolo, polemica Lega-Comune per l’arrivo di 5 nuclei. «Abusivi». «No, per due giorni possono restare». VIP • Emiro del Qatar arriva in Sardegna, volo Parma-Cagliari ritarda 3 ore: è quasi rissa. La ministra Cancellieri a Berceto. ABITARE A PARMA Betti Pico (Sunia): «Le cause sono quasi tutte per morosità e in più da quest’anno sarà azzerato il Fondo sociale per gli affitti». Boom di richieste per l’edilizia popolare mappe Sfratti, sono quasi uno al giorno 6 LUGLIO 2012 4 A causa della crisi nel primo trimestre 2012 si registra l’aumento del 13% O gni giorno una famiglia viene buttata fuori di casa. Immagine cruda, dai toni forti, cui Parma non è abituata pur convivendo oramai da anni con il problema degli sfratti. I dati però raccontano che gli sfratti sono un’emergenza in crescita: +13% dice il Sunia, analizzando i dati del tribunale relativi al primo trimestre del 2012. Ed erano ancora pochi, poiché in gennaio ne sono stati eseguiti una minima parte, il grosso a febbraio (33) per diminuire a marzo (19). E la situazione non pare certo migliorata nel II trimestre: in attesa dei dati di giugno si registrano i 39 sfratti di aprile e i 28 di maggio. «Sono sfratti causati dalla crisi — dice Emanuela Betti Pico, segretaria del Sunìa, il sindacato degli inquilini — nel senso che sono quasi tutti sfratti per morosità, dovuti a chi rimane senza reddito per la perdita del lavoro. Oramai gli sfratti per fine locazione sono una minima parte, non si arriva a 10 per trimestre». E quest’anno, ad aggravare la situazione, ci si è messa anche la decisione del governo Monti di azzerare il fondo sociale per gli affitti, già definanziato in modo pesante dagli scorsi governi. «Quest’anno si ricevono i finanziamenti dell’anno scorso — precisa Betti Pico — ma sono talmente esigui da rasentare l’elemosina. E per l’anno prossimo il fondo è totalmente azzerato. Ciò significa che oltre duemila famiglie non riceveranno più alcun aiuto per l’affitto, proprio nel momento in cui gli effetti della crisi sono più drammatici». Come se ne può uscire? «Riformando il regime delle locazioni — dice la segretaria Sunìa — Il mercato libero non ha provocato la riduzione dei prezzi, semmai il contrario. La strada è quella del canone concordato, che riguarda la formula del 3+2, depositato in Comune. In questo modo un appartamento medio può essere affittato a 400 euro, che è un prezzo ragionevole. Ed è giusto che per questi contratti agevolati ci sia un Imu agevolata per i proprietari e non al massimo come per il mercato libero. Su questo il Comune deve intervenire». Altra strada da portare in fondo è il programma di social housing e la ripresa dei cantieri di Parmabitare. Altrimenti l’unica valvola di sfogo rimane quella dell’edilizia popolare (erp) che è presa d’assalto: in 1.400 hanno partecipato al bando del Comune di Parma l’anno scorso, per avere un alloggio a canone popolare. «La media è di 120 euro. Si va da un minimo di 25 ad un massimo di 200-250 euro, a seconda delle fasce di reddito — spiega Sergio Bertani, presidente di Acer, l’azienda Casa di Parma — ricaviamo 8,5 milioni l’anno dagli affitti, 5 li reinvestiamo in manutenzione e riqualificazione del patrimonio esistente. Il resto va ai Comuni per pianificare nuovi interventi». «Gli alloggi Erp in provincia di Parma — circostanzia Bertani — sono 6.442, di cui 3.701 nel comune capoluogo. A questi ne vanno aggiunti 22, derivanti da Parmabitare, inaugurati nell’aprile 2011 a Vicomero». La prossima palazzina popolare aprirà nell’autunno: 9 appartamenti in via Guastalla. L’intervento precedente è stato nel 2010, con la riqualificazione di 22 alloggi in via Olivieri. «Il turn over degli alloggi oscilla tra i 250 e i 300, ogni anno, pari al 4,5% del totale. — spiega Bertani — in parte per i decessi degli affittuari, in parte per la liberazione dei locali, dovuti ad un incremento consistente di reddito che non gli permette più di rimanere. A Parma gli alloggi erp sono occupati dall’88% di italiani e, tra questi, vi abitano 2.249 ultra65enni. Vi sono anche molte famiglie con bambini: in totale i minorenni sono 1.153, pari al 17,8%. Questo per dare un’idea dell’utenza». Francesco Dradi PARMABITARE, 45 ALLOGGI INCOMPIUTI E LASCIATI NELL’INCURIA SCHELETRI • Un’altra delle ingombranti eredità dell’Amministrazion e Vignali. Due palazzine di Parmabitare rimaste incompiute, in via Ferrarini e a Vicofertile. Dovevano aprire quest’anno e offrire 20 e 24 alloggi a canone sociale. L’investimento era di 4 milioni. I soldi si sono esauriti dopo quota 1,1 milione. E ora? Riapriranno i cantieri? La risposta tocca alla nuova Amministrazione. STORIE L’impegno della Caritas per chi rimane senza reddito per pagare casa e utenze «Aiutare la vita, in concreto» Due casi di contributi per l’affitto, per superare le difficoltà temporanee U n’operatrice mette giù il telefono, ci guarda e dice «debiti per la casa». Manco farlo apposta ci siamo recati in Caritas per tastare il polso sul problema casa, ed eccoci serviti. «L’origine dei problemi, spesso, è la perdita del lavoro. Da lì conseguono poi le difficoltà di sostenere le bollette di acqua luce e gas e poi dell’affitto. — dicono in Caritas — il primo problema da affrontare dovrebbe essere quello, per questo servirebbero delle politiche concertate tra tutti i soggetti, a partire da quelli istituzionali». La Caritas è un crocevia di storie. E la casa spesso è il fulcro. «Quando possiamo diamo un sostegno per pagare l’affitto, quando ci rendiamo conto che la soluzione è temporanea, e può avere una via d’uscita. E’ il caso di una coppia di anziani pensionati che vivevano in Oltretorrente. Lui ha cominciato ad avere forti problemi di salute e il costo dei farmaci si portava via gran parte delle loro pensioni minime. Non riuscivano più a reggere con regolarità la spesa dell’affitto. Hanno un figlio ma non li può aiutare. E allora, in attesa che il Comune di Parma riuscisse a trovare una soluzione, abbia- mo contribuito al loro affitto per alcuni mesi e poi li abbiamo aiutati anche per il trasloco. Ora si sono sistemati e sono ridiventati autonomi ed hanno riacquistato una piena dignità». «Un’altra storia, recente, è l’aiuto a una famiglia composita, con una madre tunisina con un bambino e rimasta incinta. Ha dovuto smettere di lavorare e nel contempo il compagno ha perso il lavoro. Erano obbligati a lasciare la casa. Quando si dice che la vita è un dono e va aiutata è anche questo: garantire un sostegno, un ambiente familiare sereno perché non è solo la fatica di nascere ma poi anche quella di crescere in dignità. Con la signora tunisina, che ora ha ripreso a lavorare seppur in modo saltuario, si è stretto una buona relazione. Ora riescono a pagare tutto loro». NUMBER 1 CEDUTA AL GRUPPO FISI Barilla: i sughi a Rubbiano Tante novità in casa Barilla. Il prossimo 10 luglio partirà il nuovo stabilimento a Rubbiano per la produzione dei sughi pronti, un segmento di mercato che ha riscontrato volumi e fatturato in crescita nel 2011, specialmente nel mercato europeo, in controtendenza con altre voci che, nel complesso, hanno fatto segnare il meno davanti ai numeri di bilancio. Dunque la scelta di Barilla è di “internalizzare” questa produzione, finora svolta dal terzista Rodolfi di Ozzano Taro, per massimizzare i margini positivi. Una scelta che ribadisce la volontà di concentrarsi sul core business del gruppo, e che ha visto altre due mosse nel recente periodo: le cessioni della controllata tedesca Lieken, linea bakery, e soprattutto, per i risvolti che ha sul territorio locale, la cessione del del pacchetto azionario di Number 1 Logistics Group al Gruppo FISI, primario operatore logistico italiano, sorto a fine 2011 dall’aggregazione di vari operatori del settore trasporti e logistica. RARO CASO DI DONAZIONE AL MAGGIORE Un rene nuovo, da lui per lei La donazione d’organi tra coniugi è rara vista la ridotta possibilità di compatibilità tra donatore e ricevente, ma superato questo ostacolo il trapianto tra viventi ha più facilmente successo. Al Maggiore la donazione tra consanguinei si esegue una volta all’anno (le donne donano il doppio rispetto agli uomini). L’ultima ha visto un marito (55 anni) donare un rene alla moglie (56) costretta da tre anni alla dialisi a causa di una grave infiammazione cronica, e da tre anni inserita nella lista d’attesa per un organo nuovo. Le condizioni di lei peggioravano, lui non voleva prolungarne ulteriormente l’attesa e la sofferenza, così la decisione, nonostante la naturale paura per le possibili conseguenze. I numerosi accertamenti sanciscono la compatibilità. Informati i figli e il resto della famiglia, superati i colloqui con gli psicologi e ottenuto il nulla osta dal giudice, l’operazione è stata eseguita, con successo. Lui dimesso dopo 10 giorni, lei dopo 40. Stanno bene. Il dott. Capocasale, dell’équipe operatoria: «La qualità di vita del donatore in sostanza non cambia». In 400 restano in attesa di un organo. (e.c.) A Casa con Sostegno: come la vita cambia se le famiglie con disabili trovano una rete CONIUGARE IL CAPIRE E L’AGIRE «A Casa con Sostegno è un adolescente carico di promesse per il futuro. E’ un esempio di buone prassi, un’iniziativa di carattere comunitario e politico perché mette in relazione le istituzioni e in rilievo il contributo di specialisti, medici, psicologi, e riesce a muoversi su una dimensione riflessiva e concreta». Il commento al progetto è di Roberta Caldin, della Facoltà di Scienze della Formazione di Bologna. La docente di psicologia speciale ha osservato che «il fare dev’essere in una dimensione riflessiva: questo è uno dei punti di forza del progetto. L’obiettivo irrinunciabile è aiutare i genitori a coniugare bene il capire e l’agire. Per arrivare alla soluzione giusta è importante imparare a leggere le situazioni problematiche scomponendole e vedendo le variabili». Caldin ha aggiunto che l’apprendimento migliora se il processo avviene in gruppo: «il sapere co-costruito è superiore a quello che ciascuno saprebbe fare da solo. Nel progetto è data rilevanza a non lasciare soli i genitori. Attraverso strade più lunghe che attraversano altri territori e gruppi viene offerto un supporto che arricchisce e offre un altro bagaglio. Prima dei servizi ci dev’essere un capire molto articolato. Qui si apre la parte della progettualità». Progettualità genitoriale che rischia la paralisi al momento dell’apprendimento della diagnosi, e quindi diventa fondamentale la qualità della comunicazione e la fiducia che i genitori hanno in chi si trovano davanti. I gruppi di auto mutuo aiuto sono una grande risorsa per le famiglie: «I genitori sono specchio gli uni per gli altri, tra fratelli maggiori e minori si stabilisce un aiuto. La costruzione di alleanze aiuta a mettere in campo progettualità operative». «Le narrazioni dei genitori — ha raccontato Sonia Pergolesi, supervisore del progetto che ha le sue origini nel 1995 in un percorso con le madri denominato “Nasce una bambina, nasce un bambino. La comunicazione del deficit suggerita dall’esperienza dei genitori”, condiviso da Pergolesi e La Valle con operatori pubblici — ci offrirono la possibilità di prendere contatto con le loro storie, con i significati profondi dell’incontro, con la parole inattese di una diagnosi, con le esigenze emerse nel percorso che i genitori si trovano ad affrontare, nelle fasi di vita ospedaliera, nel rientro a casa e nella gestione della loro quotidianità familiare». Incontrare le storie dei padri e delle madri e non solo i loro bisogni, riconoscere loro competenze, ha continuato Pergolesi, «ha consentito al progetto di approfondire il valore aggiunto portato da uno sguardo capace di tenere insieme il doppio ruolo di destinatario e di soggetto attivo alla base del welfare di comunità. Questo approccio ha favorito il radicamento e il costante aggiornamento del processo progettuale».(l. c.) I l 28 giugno il seminario di “A Casa con Sostegno” — progetto gestito dal Servizio politiche per disabili del Comune di Parma e coordinato dal Consorzio Solidarietà sociale, con il contributo della Fondazione Cariparma, partner l’Azienda Unità Sanitaria Locale e Azienda Ospedaliera di Parma — ha aperto una finestra su una condizione spesso marginalizzata, la disabilità, che tocca tante famiglie. Sono un’ottantina, tra cui quattordici di nuovi cittadini, le famiglie con figli da 0 a 14 anni che nel 2011 hanno beneficiato e partecipato alle varie articolazioni del progetto: sostegno alla nascita, sostegno psicologico di gruppo o individuale, sostegno al quotidiano della famiglia, gruppi di auto mutuo aiuto, sostegno informativo. Il progetto non vuole essere un’erogazione di servizi, ma un percorso inclusivo — a cui collaborano professionisti appartenenti al pubblico e al privato sociale — costruito attorno a quello che viene definito “l’evento inatteso”. Un passaggio della vita in cui l’entusiasmo e le speranze di una coppia riposte nello schiudersi di una nuova vita sono messe a dura prova e si profila la necessità di rivedere ogni programmazione e di far fronte alle urgenze di una nascita difficile. Anche per gli operatori sanitari l’arrivo di un bimbo con disabilità è il banco di prova su cui si devono misurare durante la comunicazione della diagnosi — il momento in cui alla neo mamma e al neo papà vengono comunicate le condizioni della creatura — e dopo il ritorno a casa. Attorno a questo fulcro si è sviluppato il seminario intitolato “Dalla comunicazione della diagnosi alla quotidianità del rientro in famiglia”, presentato da Benedetta Squarcia, responsabile del Servizio politiche per i disabili del Comune di Par- PARCO EX ERIDANIA • La tavola rotonda che ha chiuso la giornata seminariale del progetto “A casa con sostegno”. Sotto, da sinistra, Sonia Pergolesi, Maddalena La Valle, Benedetta Squarcia, Roberta Caldin. ma, che ha sintetizzato gli obiettivi del progetto: rendere le famiglie una risorsa facendone emergere le competenze, favorire lo scambio con i servizi sociosanitari, promuovere l’adultità delle persone disabili, creare percorsi chiari e strutturati perché i genitori siamo sostenuti efficacemente nel momento della comunicazione della diagnosi. E’ emerso infatti nella tavola rotonda che ha concluso la giornata che, nonostante il progetto sia nato nel 1998 nell’ambito dei finanziamenti della legge 285/97, le sue buone prassi non sono ancora diventate patrimonio di tutti i servizi, e che manca ancora una comunicazione efficace con il territorio. Al Centro Congressi del Parco ex Eridania erano presenti dirigenti del Comune e della Sanità, psicologi, psicoterapeuti, medici, educatrici, assistenti sociali, e genitori di figli con disabilità che hanno condiviso momenti e riflessioni sulla loro esperienza. Parole e sguardi emersi dal profondo che possono arricchire l’intera società fatta di corpi comunicanti che incarnano ognuno una diversità la cui valorizzazione e condivisione può diventare una risorsa per tutti. Per sviluppare questa prospettiva è importante la creazione di reti tra diver- si soggetti che evitino la solitudine in cui troppo spesso le famiglie con figli disabili vivono. Condizione che peggiora nel caso dei nuclei di migranti che hanno una situazione di partenza svantaggiata. «Quando parlo di rete, penso in particolare a una mamma al cui figlio non era stata data la speranza di un futuro, che diceva: “Mi sento come un’acrobata che cammina sul filo, senza rete, sapendo che presto cadrò”. In seguito, nell’evoluzione del proprio percorso interiore e di vita, nuove parole: “Cammino sempre sul filo in precario equilibrio, ma adesso so di avere una rete sotto di me, pronta ad accogliermi e ad impedirmi di andare in mille pezzi”». Ha raccontato questo brano di vita la psicologa e psicoterapeuta Maddalena La Valle del Centro di psicologia applicata della cooperativa sociale Le Mani Parlanti, che collabora al progetto come terapeuta di sostegno ai genitori, formatrice delle operatrici, consulente al coordinamento nella conduzione delle équipe progettuali e nel lavoro di rete con le realtà territoriali. Il suo intervento si è focalizzato sui genitori, sul loro coinvolgimento nel progetto dalla programmazione alla verifica, e sull’apporto che offrono ai professionisti che li af- fiancano. Dalle sue parole è emersa la ricchezza dell’esperienza del sostegno psicologico, «un incontrarsi per aiutare a conoscere, a capire, ad avere cura della vita emotiva, a riuscire ad esprimere il linguaggio dell’affettività, non solo attraverso la parola, ma anche attraverso l’utilizzo di tecniche corporee per recuperare energie e benessere». Parlando dell’aspetto relazionale, un fattore determinante nel percorso di “A Casa con Sostegno”, la psicoterapeuta ha spiegato l’importanza della resilienza, che è «la capacità di far fronte in modo positivo agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita di fronte alle difficoltà, attivando la creazione di legami affettivi significativi». Questi legami rendono possibile «trasformare un evento critico e destabilizzante in un motore di ricerca personale, di apprendimento e di crescita che permetta di riorganizzare positivamente la propria vita di fronte alle avversità». Attraverso la resilienza, “risultato di un’interazione dinamica fra l’individuo e l’ambiente”, «il benessere appare così una ricerca comune, un evento relazionale, e dunque un fattore di vera umanizzazione». Laura Caffagnini mappe Il progetto realizzato da Comune di Parma e Consorzio Solidarietà Sociale accompagna i genitori dalla comunicazione della diagnosi al rientro a casa 5 6 LUGLIO 2012 SOCIETÀ INCLUSIVA L’accordo consente a Number 1 di entrare a far parte di un gruppo specializzato nella logistica dei beni di largo consumo. FISI integrerà le proprie attività con quelle di Number 1, azienda che comprende 6 HUB e 19 piattaforme e che raggiunge più di 100.000 punti di consegna appartenenti alla Grande Distribuzione Organizzata e ai canali specializzati nell’alimentare. L’operazione darà vita ad un nuovo leader italiano nella distribuzione dei beni di largo consumo, con un fatturato di circa 400 milioni e un portafoglio clienti di più di 100 aziende. Questa operazione permetterà di valorizzare al meglio Number 1 e le sue persone, mentre Barilla potrà concentrarsi sul suo business strategico, ovvero sullo sviluppo di pasta, sughi e piatti pronti a livello mondiale, dalle Americhe all’Estremo Oriente, e sul rafforzamento delle categorie dei prodotti da forno dei nostri marchi in Italia e nei principali Paesi europei. Barilla assicura il suo impegno verso il nuovo azionista affinché salvaguardi i livelli occupazionali e valorizzi le professionalità di Number 1. Il Gruppo FISI continuerà ad essere l’operatore logistico di riferimento per Barilla, dando continuità ai clienti e alla competitività sui costi. persone V 6 LUGLIO 2012 6 ignali cosa fa oggi, a un anno di distanza dagli arresti che sconvolsero il Comune? Il commercialista, lavoro a Bologna e torno a Parma solo nei fine settimana. • Si interessa ancora di politica? Sì, ho fatto solo quello per tredici anni e non ci si stacca facilmente. • A Parma sembra cambiato tutto. Se leggo il programma dei grillini noto che per larga parte propongono cose che noi avevamo già realizzato. Le faccio qualche esempio: bilancio partecipativo, punti wi-fi, cablatura delle scuole, mobility manager, car sharing, bike sharing, trasporto a chiamata. O il progetto per le macchine elettriche, Zec. Tutte cose che abbiamo fatto. Così come gli investimenti per gli asili nido, il Festival Verdi aperto, perfino l’impegno dei carabinieri in congedo che per noi erano diventati i volontari nei parchi. • Sì, ma hanno anche altri punti qualificanti, come la chiusura dell’inceneritore e zero consumo di suolo. Su quest’ultimo punto dico che non l’ho consumato io il suolo, ma i Prg precedenti perché io di piani non ne ho fatti. • Però del Psc di Ubaldi c’erano tante aree che sono state messe a Poc che potevano essere preservate. Probabilmente sì. Però col Psc nuovo, predisposto dall’architetto Burdett con l’assessore Manfredi, c’eravamo posti l’obiettivo dell’impatto zero, cioè non andare a occupare nuovo suolo. Sarebbe da riprendere perché è pronto, fatto da un grande architetto e che aveva come obiettivo principale di riqualificare l’esistente. Un’altra cosa che loro si possono trovare nel cassetto. • Vuol dire che sono favoriti? Beh, sono agevolati dal lavoro fatto da altri, come l’operato del commissario Ciclosi che ha alzato al massimo le aliquote Irpef e l’Imu che porteranno diversi milioni in più nelle casse del Comune. Alzare le tasse è molto impopolare per un sindaco. Io non l’ho mai fatto. • Veniamo alla questione dei debiti, lasciati dalla sua Amministrazione. La questione dei debiti è un falso problema, nel senso che intanto bisogna distinguere il debito del Comune da quello delle partecipate. Il debito del Comune è di circa 170 milioni di euro ed è assolutamente sostenibile. Siamo nella media dei comuni italiani, 56esimi, con un debito pro-capite di circa 800 euro quando quello del Comune di Torino è di 3.000 euro a testa. • Però la contestazione di tanti, dal Pd e al 5 Stelle, è che alla fine i debiti si sommano e non si possono distinguere. E invece, ribadisco, vanno distinti. Perché il debito del Comune è un debito vero, che va restituito negli anni alla Cassa Depositi e Prestiti, ed ha rate di circa 15 milioni l’anno. Poi c’è il debito delle partecipate, che esiste, non lo nego, e che riguarda sostanzialmente tre società: Spip, Stu Stazione e Stu Pasubio. Tutte e tre operazioni fatte prima che diventassi sindaco io. La stazione e il Pasubio sono state avviate dall’assessore Tanzi con sindaco Ubaldi e su progetto dell’architetto Bohigas. • Però lei era assessore in giunta, c’è una responsabilità di condivisione politica... Sì ero assessore ma non alle partecipate e non ero il sindaco. Voglio dire che non avevo il potere, come assessore ai trasporti e all’ambiente, di fermare un processo di cui non avevo neanche conoscenza piena, dato che mi occupavo di altro. Questi problemi li ho conosciuti quando sono diventato sindaco. Dicevo che bisogna distinguere perché quel debito, delle Stu, è a fronte di un patrimonio. E’ come una fami- Politico controverso Pietro Vignali, 44 anni, è stato sindaco di Parma dal giugno 2007 al 20 ottobre 2011, costretto alle dimissioni dal venir meno della maggioranza in consiglio comunale. Laureato in economia e commercio all’Università di Parma, di professione commercialista, ha fatto politica fin da ragazzo. Nel 1995 è eletto per il Cdu in consiglio provinciale, all’opposizione, dove rimane quattro anni. Entra in Civiltà Parmigiana e il sindaco Ubaldi lo nomina prima agente per l’Ambiente del Comune di Parma e poi lo promuove ad assessore a Mobilità e Ambiente. Diventa noto per il suo fervore nel realizzare rotonde e per il suo presenzialismo. Nel 2007 diviene sindaco (eletto al ballottaggio con il 56,6%) del listone “Per Parma con Ubaldi” che incorpora Civiltà Parmigiana, Udc e Forza Italia. Il suo è un mandato travagliato: inventa il Quoziente Parma, punta molto sulla sicurezza ma scivola sul caso Bonsu, rinuncia alla metropolitana dopo che fu tra gli argomenti di punta in campagna elettorale, poi rimane oppresso dall’esplodere dei debiti e travolto dallo scandalo tangenti che coinvolge diversi suoi amici personali, tra dirigenti comunali e imprenditori. PIETRO VIGNALI L’exsindacoripercorrelevicendedell’ultimoannoecommentalavittoriadiPizzarotti «Parma è una città che non prende ordini» «Iononsonoindagato,maipiùvistonésentitogliarrestati» glia che compra una casa, fa un mutuo e quindi ha un debito ma dall’altra parte ha un patrimonio che è la casa. Qual è stato il vero problema? Che quei debiti sono stati fatti con piani industriali elaborati nel 20042005, in fase di espansione economica, e prevedevano che l’indebitamento si azzerasse alla fine dell’intervento. Come? O con trasferimenti dello Stato, come è stato per le opere dell’Authority europea, o con la vendita di immobili residenziali, commerciali, alberghi o terreni nel caso della Stu Stazione e Stu Pasubio. Il problema è che con la crisi economica che è arrivata il valore patrimoniale è sparito del 70-80%. E da lì queste società sono andate in ginocchio, come avvenuto in tutto il mondo a tantissime società private. Sono entrate in crisi perché il valore nell’attivo non c’era più. • E se fosse sindaco lei, cosa farebbe? Ad esempio il commissario Ciclosi ha definito il percorso per la vendita della quota integrale nella Stu Pasubio. Ha ragione, l’avevamo pensato anche noi. • Allora Pizzarotti fa bene a perseguirlo, anche se il ritorno fosse solo di 380mila euro? Mi sembra poco, ma così ti liberi del debito che è ingente. Invece per la stazione c’è un altro problema: non solo la svalutazione immobiliare, ma anche un notevole aumento dei costi, che sono quasi raddoppiati. E lì secondo me c’è da fare un piano pluriennale con la Bonatti, per completarla gradualmente, aspettando che l’edilizia si riprenda, non ci sono alternative. • Poi c’è il caso della Spip. E’ il caso più grosso, non è semplice. Quando c’era Varazzani (presidente e ad di Stt da fine 2010 a inizio 2012, ndr), d’accordo con l’Amministrazione era stato avviato un concordato preventivo con le banche, l’unica cosa da fare, per rivedere e ridiscutere il debito. • Sulla Spip grava un buco di 90 milioni che ricade sul Comune, che ha il 98% delle quote. Certo che ricade ma l’unica cosa è trovare un accordo con le banche, facendo una transazione per ridurre l’indebitamento e sperando che nel tempo i valori immobiliari riprendano, come poi tutto il mondo sta aspettando. • Ipotizzare una vendita? Meglio di no, perché emergerebbe una perdita poiché in questo momento i terreni sono svalutati, quindi non conviene venderli adesso, secondo me. Occorre transare con le banche su un indebitamento infe- riore e poi aspettare i tempi maturi, buoni. Infatti l’operazione fatta con Stt (la holding delle partecipate) trasferendo delle azioni (Iren, ndr), del patrimonio attivo, l’abbiamo fatto per non svendere oggi appartamenti e terreni delle Stu e della Spip. Perché altrimenti fai emergere immediatamente la perdita dovuta alla svalutazione, invece devi ricontrat- L’INTERVISTA H o intervistato Pietro Vignali il 23 giugno scorso. E’ un uomo politicamente distrutto e, per questo motivo, ha sofferto molto e soffre tuttora. «Ma ci tengo a far sapere che non sono mai stato ammalato né ricoverato» mi ha detto accogliendomi, accettando di rispondere a tutto campo. Si è preparato due fogli in cui ha appuntato a penna le proposte contenute nel programma dei ”grillini”, come li chiama, e le analizza una a una sottolineando, puntualmente, «questo noi l’abbiamo fatto». A tratti Vignali si infervora e sembra sul punto di ridiscendere nell’agone politico, a cui si è dedicato anima e corpo per 13 anni. I posteri diranno se sia stato un bravo o pessimo sindaco. Eletto in pompa magna, guidato dall’ossessione del fare e di un protagonismo nazionale (la carta di Parma per la sicurezza, il quoziente familiare) è stato travolto, come contrappasso, dall’effetto valanga mediaticogiudiziario che si è scatenato con l’esecuzione delle custodie cautelari per malversazioni in Comune. Tanto più che riguardavano stretti collaboratori e amici. Sempre professatosi all’oscuro («non potevo sapere» diceva e ripete anche oggi) non si lamenta dei tempi della giustizia («se fanno i processi in autunno sarà poco più di un anno dopo... in Italia c’è di peggio») e non ostenta la sua estraneità alle indagini (il cronista si attiene ai fatti, ma c’è da supporre che se vi fosse stato del marcio ulteriore, sarebbe venuto fuori dagli interrogatori degli arrestati di Green Money). Con libertà ripercorre i fatti, difende il suo operato e fa qualche salutare autocritica. (fr.dr.) tare il debito con le banche e aspettare i tempi migliori per vendere. E’ l’unica strada. • La Spip è un’operazione sotto indagine perché si ha l’idea che non ci sia un debito così alto solo per la svalutazione immobiliare ma perché si adombra vi sia stata una truffa nell’acquisizione dei terreni. Io so che la Guardia di Finanza già nel 2007 prelevò del materiale alla Spip, ad oggi non ho notizia di nulla però in effetti la valutazione di quei terreni... sono stati comprati a prezzi abbastanza alti. Dopo di che dal punto di vista penale non so se ci sono state truffe o meno. L’indagine è ancora in corso. Quando divenni sindaco vidi che questa operazione di intermediazione nell’acquisizione dei terreni, con una società fiduciaria (Studio Borettini, ndr), fu fatta con una lettera di patronage alla banca che il sindaco precedente (Ubaldi, ndr) aveva firmato, peraltro non potendolo fare perché doveva avere l’approvazione del Consiglio comunale che, in quel momento, non c’era neanche poiché eravamo sotto elezioni, e quindi ci sono molti aspetti oscuri della vicenda che andranno chiariti nelle sedi opportune. • Lei ha mai ricevuto un avviso di garanzia per questa o altre vicende? No. • Chiamato a testimoniare? No. Sono stato chiamato come testimone solo per l’azione di responsabilità che Varazzani ha avviato nei confronti di Costa (ex presidente Stt, ndr). E non dal tribunale, ma da un arbitrato di tre avvocati. • Andrea Costa è un altro dei personaggi chiacchierati che lei ha difeso a lungo. Io non so se lui ne ha approfittato, non ho i poteri d’indagine della magistratura. Io l’ho difeso perché l’ho conosciuto quand’ero assessore ai trasporti e lui era presidente della Tep e sapeva gestire le aziende. La Tep era ingessata, non si riusciva a fare niente. Grazie a Costa invece siamo riusciti a fare il Prontobus, l’Happy bus, lo svecchiamento dei mezzi e tante altre cose. La rottura grossa in città, verso Costa, avvenne con l’operazione Banca Mb. Ossia quando il nuovo presidente della Tep (Mauro) che Costa conosceva, fece un deposito di fondi (8,5 milioni) presso la Mb, di cui Costa era azionista. Ma se la guardiamo con il senno di poi, devo dire che il presidente della Tep, che io feci dimettere per questo motivo, aveva ragione poiché i soldi sono rientrati e con gli interessi maggiorati, che avevano in effetti un tasso interessante. E tutto avvenne con regolarità, tramite una gara. I soldi rientrarono proprio il 23 giugno dell’anno scorso. • Però c’era l’idea che Costa avesse una gestione disinvolta. Pensiamo alla compravendita dell’area del mercato bestiame. Lui allora era presidente del Centro agrolimentare e per avviare il progetto che aveva l’obiettivo di razionalizzare la logistica delle 18 filiere agroalimentari a livello nazionale, un progetto che avevo seguito come assessore dell’amministrazione Ubaldi, aveva bisogno di espandersi e gli unici terreni disponibili erano quelli del mercato generale. E li ha comprati per portare avanti il progetto, progetto che poi si è fermato perché l’ho fatto dimettere. • Sì, però furono acquisiti a un prezzo alto e indebitarono la società Alfa senza darle più margini di manovra. C’era anche un’esigenza da parte del Comune di vendere quel terreno per i suoi conti. Certo, ma non abbiamo fatto una vendita diretta ma una gara pubblica. Costa ha partecipato e l’ha comprato facendo un debito, ma poi aveva un terreno che urbanisticamente era valorizzato. • Però sembravano, già all’epoca, prezzi gonfiati. I prezzi erano stati periziati, come ogni volta che il Comune fa una vendita. Il problema forse era un altro: è arrivata la crisi economica e del mercato immobiliare che poi ha svalutato tutto. Se fossimo andati avanti l’obiettivo di Costa era di utilizzare una parte del terreno per realizzare edifici direzionali e commerciali. Con la vendita di questi finanziare, nell’altra porzione di terreno, il progetto sulla logistica, che era molto importante poiché si prefiggeva di ridurre i viaggi a vuoto che i camion fanno in Italia tutti i giorni, dando un beneficio ambientale non indifferente. • Un anno fa ci furono gli 11 arresti dell’operazione Green Money 2, per tangenti nell’ambito del verde pubblico. Diversi degli arrestati erano suoi amici, oltre che stretti collaboratori. Si sentì tradito? Che valutazione fa, a posteriori? Comincerei col dire che il rapporto con il gruppo consiliare non si è mai rotto e tuttora mi continuo a sentire con molti di loro. Quello che mi ha indispettito di più è stato che, dopo gli arresti dei dirigenti, noi avevamo deciso di rimanere per portare avanti alcune cose e invece quattro as- a noi la sconfitta elettorale quando, magari, doveva prendersela di più col suo amico Tabacci perché gli avevano dato un collegio che non era vincente. Va detto che tutto il gruppo consiliare e altri, tutti suoi fedelissimi, hanno seguito me e non lui perché si resero conto che Ubaldi era in malafede. • Si è stupito che Ubaldi si sia candidato alle ultime elezioni? No, ero sicuro che si sarebbe candidato e secondo me ha sbagliato perché sono convinto che se non si fosse candidato non sarebbero andati i grillini al ballottaggio perché il 16% preso da lui, sommato ai voti di Ghiretti e Buzzi facevano circa il 30% e al ballottaggio sarebbe andato un esponente del centrodestra. Lui ha spaccato il fronte del centrodestra ed ha agevolato i grillini. • Dopo l’esito del primo turno cosa ha pensato? Che avrebbero vinto i grillini, non tanto per merito loro e demerito di Bernazzoli. Secondo me la città ha scelto Pizzarotti per non votare Bernazzoli, ma non lui in quanto persona, in quanto quello che incarnava. Cioè questa città quando era governata dalla sinistra era una città ferma. Parma non vuole più essere governata da un partito, prendere gli ordini da Bologna o Roma. Perché molti si ricordano i tempi della fermata dell’alta velocità quando Truffelli e Lavagetto hanno accettato che la fermata andasse a Reggio, quando studi del Politecnico spiegavano che era meglio Parma, perché c’era un ordine di partito. I cittadini quando hanno visto Ubaldi, e poi me, si sono resi conto che governavamo nell’interesse della città e non del partito. • Le proteste di piazza del luglio scorso hanno inciso sulle dinamiche di voto? Assolutamente no, tant’è che chi si è candidato alla testa di quei gruppi organizzati non ha preso molti voti (5%). Che fossero gruppi organizzati della protesta si capiva bene, non era la città che protestava contro di noi. • Non vede il Movimento 5 Stelle come portatore di quella protesta? No, assolutamente. La controprova ce l’abbiamo: i grillini hanno preso voti in tutta Italia come la Lega tanti anni fa. • Conosce il sindaco Pizzarotti? No. • Cosa pensa delle prime mosse? Mi sembra un ragazzo intelligente che sa fare politica, non è uno sprovveduto. Lui sta trovando tutte quelle difficoltà che chiunque va ad amministrare una macchina complessa in un momento di crisi avrebbe trovato. Lui ne sta trovando più di altri perché è isolato. Il Movimento 5 Stelle, a differenza di altri soggetti politici, è più isolato in città, è meno contornato di persone che possono dare una mano e lo vediamo nella composizione della giunta perché non è mai successo, a quel che so io, che un sindaco faccia una giunta a rate. Dello scivolone di Bruni, che peraltro può capitare a chiunque, non ne faccio una colpa a Pizzarotti. Se Bruni non gliel’ha detto e non era nel curriculum mica poteva immaginarselo. Invece penso che sull’inceneritore ci lascerà le dita. Un conto è fare i cortei e lanciare i buoni propositi, un conto è quando ti trovi ad amministrare e devi raccordarti con altre istituzioni come Provincia e Regione. Non sarà così semplice ottenere il risultato che vuole, ossia di fermarlo. Io l’ho vissuto sul caso della metropolitana, per la quale sono occorsi due anni e una legge appositamente approvata dal parlamento e devo dire meno male che l’abbiamo fermata se no avremmo avuto altri cento milioni di debiti in più. • Solo cento? Cento già firmati con la Cassa Depositi e Prestiti. Poi certo se guardiamo il cantiere della stazione o il caso della metropolitana di Brescia dove i costi sono quasi raddoppiati... Probabilmente il costo finale della metropolitana sarebbe stato di 600 milioni rispetto ai 300 iniziali, con il rischio di cantieri aperti per lunghi anni, e rivalse da parte dell’azienda e chissà cosa sarebbe successo. • Diceva dell’inceneritore... La mozione che hanno presentato in Consiglio comunale pone obiettivi condivisibili, cioè portare la raccolta differenziata spinta in tutta la città, togliere i cassonetti dalla strada, fare la tariffazione puntuale, ridurre la produzione dei rifiuti. Sono cose condivisibili, le avevo avviate io e magari potevo fare anche di più, ma in una città le cose sono più complesse che in un piccolo comune. Il problema è la fase transitoria perché se Parma avesse degli impianti tipo discariche come ha Reggio Emilia, che le consentono di avere l’autosufficienza per 5-7 anni, puoi anche scegliere di non fare l’inceneritore e nel frattempo estendi la raccolta differenziata che non è una cosa che si fa in due ore. Chiediamoci: Parma non avendo impianti dove mette le tonnellate di rifiuti che produce tutti i giorni? Rischi di diventare come Napoli. • Secondo quello che è la sua conoscenza Iren concederà di non aprire l’impianto? Secondo me no, perché Iren ha già speso decine di milioni di euro, a fronte di un progetto che la Provincia gli ha approvato. Ci sarebbe sicuramente una penale che il Comune non è in grado di pagare. • Nonostante questo rischio però lei ci provò a luglio dell’anno scorso a chiudere il cantiere. Come mai? Perché gli uffici tecnici del Comune mi dissero che c’erano irregolarità urbanistiche. E quindi dovevo farlo. Ricordo che allora il direttore generale di Iren, Viero, disse chiaramente che non intendeva minimante rinunciare all’impianto. Non credo che abbia cambiato idea. • Poi il Tar ha dato ragione piena a Iren. Ne ho preso atto. persone rapporto si è incrinato in modo frontale. Col mondo degli edili solo per mancati pagamenti. • Non c’era diversità di visioni politiche? No. • Tornando agli arresti, fece specie che vi fossero tra gli altri Moruzzi e Iacovini che erano due tra i più fidati collaboratori. Appresi dalla conferenza stampa che fece il Procuratore con la Guardia di Finanza, alle 11 del 24 giugno dell’anno scorso, molte cose di cui non ero a conoscenza perché purtroppo quando si è sindaco di una città si guarda ai problemi principali e devi per forza fidarti dei collaboratori. Non conoscevo quelle vicende e bisognerà aspettare i processi, o i patteggiamenti, per dire se erano veramente colpevoli, certo che erano cose che hanno fatto scalpore in città, soprattutto per il tempo di crisi in cui la gente fa fatica ad arrivare a fine mese. • L’ex dg Frateschi in seguito disse che fece una relazione riservata, in particolare su Moruzzi, richiamando l’attenzione sui suoi comportamenti. Sì, Frateschi fece una relazione dove faceva notare che il sistema dei controlli non funzionava e infatti quando la ricevetti tolsi immediatamente la gestione del global service del verde a Moruzzi e la affidai a un altro dirigente, Carpi. • A ottobre 2010, dopo l’operazione Green Money 1? Sì, dopo l’arresto di Tannoia partì la verifica di Frateschi e dopo qualche mese arrivò la relazione e infatti, quando Moruzzi fu arrestato, già da diversi mesi non gestiva più il verde. Però nella relazione di Frateschi non c’era scritta la rilevanza penale, cose che può scoprire solo la Procura con le indagini e le intercettazioni telefoniche. • Moruzzi era un suo amico stretto. Lo conoscevo dai tempi dall’Università e divenne dirigente con me assessore. Era un bravo dirigente, poi non potevo immaginare. • L’ha più sentito o visto? Lui e gli altri? Non ho più sentito né visto nessuno di loro. Non so neanche cosa stiano facendo adesso. • E Frateschi? Lo dimissionaste: era una figura ingombrante. Aveva troppo potere? No, non sono d’accordo, alla fine Frateschi l’abbiamo dovuto togliere perché con i problemi sorti... è chiaro che quando una squadra perde paga l’allenatore. Siccome erano finiti di mezzo dei dirigenti... Frateschi è stato Direttore generale dal ’98 e secondo me è stato un grande dirigente, ha lavorato sodo ed è stato l’artefice di molte cose realizzate a Parma. Anche un bambino si rende conto che Parma dal ’98 a oggi è cambiata completamente. La Parma di Lavagetto era un’altra cosa, noi viaggiavamo ai 300 all’ora e Frateschi è stato uno dei protagonisti principali del rilancio. • Sembrava che lei fosse un fedelissimo di Ubaldi e invece il vostro rapporto è franato dopo un anno che era sindaco. Come mai? Non ho capito perché Ubaldi invece di fare il padre nobile cominciò addirittura a fare opposizione dalle prime settimane. Era sempre contrario ai progetti, e non capivo il perché, invece di aiutarci a risolvere il problema. Ricordo i casi della moschea e del Sert, che erano in Oltretorrente e in campagna elettorale ci eravamo impegnati a spostarli. Appena diventato sindaco li ho spostati e lui era contrario. Il momento della rottura forte c’è stato dopo che si candidò senatore con La Rosa Bianca e l’Udc, nel 2008. Lui perse e si scagliò contro di noi. Ricordo che ci furono due serate nella sede di Civiltà Parmigiana in via Cairoli molto accese, dove si scontrò apertamente con Bigliardi e con tutti, perché addebitava 7 Francesco Dradi LE INCHIESTE DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Tangenti,17arrestiintreoperazioni Due patteggiamenti, per una pena di due anni ciascuno. Così si è chiusa la vicenda per gli imprenditori Norberto Mangiarotti e Alessandro Forni. Per gli altri nove indagati dell’inchiesta Green Money la situazione è ancora aperta: Mauro Bertoli, dirigente Enìa, andrà a processo il 28 settembre. Per tutti gli altri (gli ex dirigenti comunali Emanuele Moruzzi e Carlo Iacovini, l’ex comandante dei vigili Giovanni Maria Jacobazzi, gli imprenditori Ernesto Balisciano, Vittorio Andreaus, Tommaso Mori, Gianluca Facini, l’investigatore privato Giuseppe Romeo Lupacchini), l’indagine è ancora aperta. Alla pm Paola Del Monte non sono bastati i continui interrogatori, durante i sei mesi di carcerazione preventiva (per Andreaus, Balisciano, Bertoli, Forni, Iacovini, Moruzzi, gli altri uscirono dopo tre o quattro mesi) per fare piena luce sulla vicenda che deflagrò il 24 giugno scorso con gli arresti. L’operazione Green Money 2 ruotava intorno agli appalti pilotati per la manutenzione del verde pubblico: cifre gonfiate o lavori affidati direttamente a ditte compiacenti che poi stornavano parte del denaro ai dirigenti di Comune ed Enìa. Questo il reato perseguito, con qualche variante anche per Jacobazzi, che lunedì scorso è stato reintegrato nell’Arma dei Carabinieri e continua a protestare la sua innocenza. Green Money 2 era il secondo capitolo dell’inchiesta che nel 2010 portò all’arresto del funzionario Enìa Nunzio Tannoia e di tre imprenditori, tra cui Forni. A fine settembre scorso scattò Easy Money che portò in carcere l’assessore Giovanni Paolo Bernini (vi restò tre settimane), il suo assistente Paolo Signorini e due imprenditori, Mauro Tarana e Antonio Martelli. Poi fu la volta dell’operazione Spot Money, in novembre, che portò agli arresti due ex dirigenti comunali, poi in forza a Stt e coppia anche nella vita: Stefania Benecchi e Ivano Savi (quest’ultimo un mese in carcere e tre ai domiciliari). Per questi altri procedimenti Signorini ha chiesto di patteggiare ma il gup ha respinto la richiesta, chiedendo al pm di cambiare ipotesi di reato, da corruzione a concussione, mentre per Martelli si va verso il proscioglimento. L’iPad che diede a Bernini non si configura come “oggetto corruttivo”. Risultano aperte poi indagini su Spip ed Stt con indagati Nando Calestani e Andrea Costa. 6 LUGLIO 2012 sessori si sono dimessi prima dell’arresto di Bernini, che poi è quello che ha fatto cadere tutto. Quelle dimissioni non le ho capite, perché con i quattro (Ghiretti, Lasagna, Sandroni, Sassi, ndr) avevo un rapporto di fiducia molto stretto. • Col senno di poi, dato che il tempo ha dimostrato che non c’era un suo coinvolgimento diretto nell’indagine, come invece all’epoca si pensava, se lei si fosse dimesso subito o nel giro di un mese, forse si poteva ripresentare alle elezioni dicendo “sono pulito”. Forse i 4 dimissionari non avevano tutti i torti. Col senno di poi si può pensarla così con qualche ragione. Ma allora nell’immediato c’erano operazioni da fare ... se mi fossi dimesso subito non sarebbero arrivati i 70 milioni della metropolitana. Ma sì, se mi fossi dimesso sarebbe stato più ottimale per me dal punto di vista personale anche perché non era facile amministrare, con tutte le proteste. Ci eravamo prefissi di andare avanti per portare avanti cinque obiettivi definiti che ci sembravano importanti. Ad esempio pensavamo con Parma Infrastrutture (altra partecipata, ndr) di ottenere un finanziamento dalle banche, con il quale pagare i fornitori. Questo era un obiettivo. Il secondo la metropolitana, e il terzo alcune delibere urbanistiche sulla porta della città. • A settembre girava voce di un sondaggio che diceva che il suo gradimento era ancora alto. Era un sondaggio fatto da Monitor Città: diceva che avevo il 53% di gradimento, sicuramente inferiore al 60% dei mesi prima, però emergeva che la maggioranza dei cittadini di Parma non mi addebitavano le colpe di quello che era successo. Tutto è crollato per gli arresti, ma se non fosse stato per quello noi nei 4 anni precedenti di cose ne abbiamo fatto molte. Anche oggi circolando in città, trovo molta disponibilità da parte dei cittadini che mi salutano e mi ringraziano di quello che abbiamo fatto. • D’accordo. Però un po’ di megalomania c’era. C’è qualcosa che pensa fosse sbagliato o da fare in modo diverso? Il Wcc senz’altro non l’avrei fatto, c’era anche un problema sull’acquisizione dei terreni. Era un progetto più grosso di noi. L’idea era buona, innovativa ma più grossa di noi. Quando è arrivata la crisi economica noi viaggiavamo con investimenti di 100 milioni all’anno per interventi ordinari quali piste ciclabili e asili, perché io avevo l’aspettativa che venisse alleggerito il patto di stabilità, quando i comuni a noi vicini, tipo Reggio Emilia, investivano 10 milioni l’anno. Col senno di poi devo riconoscere che quel livello di investimento era esagerato, perché poi il patto di stabilità è stato reso ancora più stringente e noi ci siamo trovati con decine di milioni di euro da pagare ai fornitori e non potevamo farlo, pur avendo i soldi. Ricordo l’episodio del passaggio di consegne alla commissaria Cancellieri, quando si firma lo stato della cassa. Ebbene il Comune in ottobre aveva 60 milioni di liquidità che non poteva spendere. Se dovessi tornare indietro ridurrei gli investimenti del Comune, ma si facevano perché c’era una domanda in città. • Il rapporto con gli industriali è stato difficile? All’inizio era stato sostenuto da Barilla? Sì. Il rapporto si è incrinato un po’, anzi: abbastanza, quando si è arrivati al nocciolo del problema dei pagamenti, ossia quando l’Unione Industriali ha presentato il conto dei crediti degli associati che noi, per il patto di stabilità, non potevamo saldare. Questo è stato il problema vero. • E la questione metropolitana? Riguardava solo un imprenditore . • Un po’ rilevante (Impresa Pizzarotti, ndr• ). Molto rilevante. Sicuramente quel IN CITTA’ ELETTA CARLA MANTELLI RIFIUTI DI CARTA, RICICLAGGIO VIRTUOSO PER CONFERIRE RIFIUTI INGOMBRANTI Il Pd si rinnova con Diego Rossi Progetto di Provincia e Conad Apre centro raccolta al Campus L’Assemblea provinciale del Partito Democratico di Parma ha eletto segretario provinciale Diego Rossi, 35 anni, sindaco di Borgotaro da un anno. Rossi ha ricevuto 104 voti favorevoli, 5 contrari e 3 schede bianche. I delegati che hanno votato sono stati 112 su 199 componenti. Nuova segretaria cittadina è stata eletta Carla Mantelli, 53 anni, insegnante di religione, già consigliera comunale. A suo favore 19 voti, 2 contrari e 16 astenuti. Hanno votato in 37 su 64 aventi diritto. Mantelli presenterà il suo programma in un’assemblea aperta a iscritti e simpatizzanti, lunedì 9 luglio alle ore 20.45 presso il circolo Arci in via Ugoleto (laterale di via Emilio Lepido). Rossi e Mantelli vanno a sostituire Garbi e Dodi che si erano dimessi all’indomani della sconfitta elettorale del candidato Bernazzoli al Comune di Parma. L’elezione di Rossi ha trovato la condivisione di tutte le anime del Pd. Sul tavolo si trova un partito da rilanciare in vista delle prossime elezioni politiche. Ha dato eccellenti risultati il progetto pilota avviato nell’aprile scorso da Conad e Provincia — sulla base di un protocollo d’intesa siglato dai due soggetti — e mirato a ridurre e prevenire la produzione dei rifiuti nei punti vendita del gruppo, in particolare carta e cartoni. Risultati così importanti che, dopo la fase di sperimentazione condotta negli 8 supermercati della città, il progetto sarà ora esteso nei 23 punti Conad del Parmense. L’annuncio è stato dato dall’assessore provinciale all’Ambiente Giancarlo Castellani e da Silvia Pedroni, del cda di Conad e presidente della responsabilità sociale. Nei mesi di aprile e maggio negli 8 punti vendita sono stati inviati al riciclo circa 99mila kg di carta e cartone, che diverranno, dopo il trattamento, non più rifiuto ma Materia Prima Seconda (MPS), evitando così un impatto ambientale di circa 129mila kg di CO2 non emessa. Inoltre in un punto vendita test è stata avviata una ulteriore iniziativa che ha portato per i mesi di aprile e maggio un avvio a riciclo di 1.420 kg di plastiche, 2.520 kg di legno, 500 kg di oli esausti. Il Centro di Raccolta di rifiuti ingombranti — ex stazione ecologica — di Largo Simonini, situato vicino al parcheggio scambiatore Sud, presso la rotatoria del Campus universitario, ha aperto mercoledì 4 luglio grazie all’accordo tra Comune di Parma e Iren Emilia, che si occuperà della gestione del Centro, ove non possono essere conferiti i rifiuti pericolosi (olio minerale, vernici, bombolette spray, batterie..) né i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) quali frigoriferi, lavatrici, piccoli elettrodomestici, tv, monitor, neon. Tali rifiuti potranno però essere conferiti negli altri tre centri comunali di raccolta differenziata, in via Toscana, via Bonomi (Crocetta) e via Barbacini (Moletolo). I centri raccolta sono aperti da lunedì al sabato (9-12 e 14-18). Apertura anche la domenica mattina (9-12) tranne che a Moletolo. E’ anche attivo il servizio a domicilio di raccolta di rifiuti ingombranti per cui è sufficiente chiamare il numero verde 800212607. POLITICA CandidatoallapoltronadelsocialerimaneFabioFabbro,presidentediFamigliaApertaeForumSolidarietà mappe Pizzarotti va avanti senza l’assessore al welfare Da Spi-Cgil le prime proteste: «pagano gli anziani» 8 B rancolano nel buio. No, la nomina arriverà da un momento all’altro. C’è totale incertezza, nel mondo della politica, sull’assessore al welfare, una casella che continua a rimanere vuota nella giunta del sindaco Pizzarotti, a 45 giorni dalla vittoria elettorale. Salvo sorprese l’impressione è che si debba attendere ancora. Finora continua a circolare con insistenza un nome solo: Fabio Fabbro. A quanto risulta i “grillini” sono tornati alla carica anche nello scorso fine settimana ma Fabbro, che si trincera dietro un no-comment assoluto, pare non abbia intenzione di cambiare idea: ci ha riflettuto, la tentazione era forte ma i suoi impegni — per la gestione della nuova casa “passiva” a S. Lucia di Medesano, con la sua associazione e fondazione, Famiglia Aperta, cui si somma il ruolo di presidente di Forum Solidarietà — lo hanno ISTRUZIONE fatto recedere dalla scommessa. Così dice chi lo conosce bene, salvo sorprese, naturalmente. Il Movimento 5 Stelle si è dato paletti rigidi nella ricerca dell’assessore, escludendo persone appartenenti alle grandi cooperative sociali e alle aziende sanitarie, in più c’è il vincolo di non aver fatto altre esperienze politiche. Erano stati fatti due-tre colloqui qualche settimana fa ma quei nomi, tra cui Roberto Cavalieri, insegnante all’Ipsia e progettista di corsi a Forma Futuro, sono usciti dal giro. Di fatto il cerchio si restringe al mondo del volontariato ma, vuoi per diverse rinunce preventive da parte dei contattati, vuoi per profili giudicati non idonei, non si stringe granché. Questo stallo sta esaurendo l’indulgenza verso il sindaco Federico Pizzarotti che ha provato a cavarsela con la battuta sul polpo Paul (che prediceva le vittorie ai Mondiali di Calcio): «Avreste potuto chiedere a lui — ha detto ai giornalisti — ma purtroppo è morto l’anno scorso». Il primo a dar fuoco alle polveri è Paolo Bertoletti, segretario dello Spi-Cgil,: «trepidamente stiamo aspettando che il sindaco si decida a scegliere l’assessore LE CONFERENZE STAMPA ALLE 9.00 Le conferenze stampa alle 9 della mattina sono una delle piccole rivoluzioni introdotte dal sindaco Pizzarotti. Due appuntamenti settimanali, il martedì e il venerdì, per dialogare con la stampa. Poi, esaurita quell’oretta, saluti. Tutti a lavorare. Gli amministratori a progettare il futuro e risolvere i problemi del presente, i giornalisti a trovare le notizie. Detto così sembra la normalità. Ma ciò non piace a parte della stampa, perché iniziando alle 9 di mattina si finisce col lavorare una o due ore in più (straordinario non pagato), dato che gli orari dei notiziari o della chiusura dei quotidiani rimangono inalterati. Per free lance e giornali sul web non fa molta differenza, dato che sono aperti 24 ore. Le 9 di mattina dunque fanno discutere ma il problema vero è quando chi organizza la conferenza stampa non dà notizie ma chiacchiere, come accaduto martedì scorso. Per quelle basta trovarsi al bar. Anche alle 11, per il caffé di metà mattina. Ilprogettodidemolizioneericostruzionesaràrivisto Racagni, problema aperto Dieciclassiattendonounanuovadestinazione P 6 LUGLIO 2012 al welfare» perché «la qualità rischia di sfuggire a qualsiasi controllo e sulla programmazione dei servizi che serviranno in futuro c’è assoluto silenzio. Di questo passo son sicuro che i conti del Comune miglioreranno. Ma lo faranno sulla pelle dei nostri anziani e di chi lo diventerà». Bertoletti punta il artecipazione o pasticcio? La soluzione per la Racagni, chiusa d’urgenza a dicembre dal commissario Ciclosi per rischio crolli, minaccia di diventare una patata bollente per l’Amministrazione Comunale. Due i problemi sul tavolo. Il primo è la destinazione di dieci classi della Racagni (altre sei sono ospiti alla Corazza) che a gennaio erano andate provvisoriamente alla Cocconi. Ma qui sono emersi problemi nell’utilizzo dei laboratori e della palestra. Dunque nel tentativo di trovare una soluzione, «provvisoria ma stabile» come l’ha definita il sindaco Federico Pizzarotti, la vicesindaco Nicoletta Paci ha presentato al tavolo dei consigli d’istituto coinvolti (quello Racagni-Pini e l’Istituto Parmigiano che ingloba Corridoni e Cocconi) varie ipotesi tra cui la privilegiata è quella di trasferire le classi della Racagni alla Corridoni (sul lungoparma Maria Luigia) e i bambini della Corridoni alla Cocconi. Questo garantirebbe l’omogeneità didattica e amministrativa. Apriti cielo: il consiglio d’istituto della Corridoni ha rigettato in toto la prospettiva di dover lasciare la propria scuola. E questo ha indotto la vicesindaco a precisare che «si tratta solo di una delle ipotesi che l’Amministrazione Comunale ha fatto al Consiglio d’Istituto dell’Istituto Comprensivo Parmigianino. Stiamo cercando la soluzione migliore per tutti attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati a partire dai genitori, insegnanti e dirigenza scolastica». Analogamente il progetto preliminare per la nuova Racagni sarà esaminato daccapo «per realizzare uno spazio che sia veramente utile alla vita di comunità» condividendolo con abitanti e referenti della scuola. Pizzarotti ha aggiunto che vorrebbe che tornasse ad ospitare la biblioteca di Alice. Uno scoglio è poi il costo di demolizione e ricostruzione: 8 milioni. Forse troppi, in questo momento di casse vuote. dito sullo «spuntare delle “case famiglia” con offerte, a detta dei nuovi imprenditori, pari alle “residenze assistite” ... eppure noi sappiamo bene che queste strutture sono fuori dal sistema di assistenza, non hanno regole, tranne un timido regolamento del Comune di Parma». Per queste ragioni Bertoletti giudica «irresponsabile che questa città da oltre un anno sia senza assessore ai Servizi Sociali». Ora: Bertoletti esagera un po’: anche volendo sorvolare sul fatto che c’era un subcommissario delegato al welfare (se ne sono alternati due) e che l’ultima assessora durante l’Amministrazione Vignali è stata una meteora (Andreana Bassanetti) il precedente assessore al welfare, Lorenzo Lasagna, è stato in carica fino a settembre. Dunque i mesi di vuoto sarebbero “solo” dieci, di cui uno imputabile a Pizzarotti. Rimane il fatto che il mondo del sociale è l’unico rimasto senza punti di riferimento: la delega è in capo al sindaco, che di questi tempi ha tanti altri grattacapi più urgenti: dal debito delle partecipate alla situazione del Teatro Regio. Pizzarotti invita «chi critica la nostra inazione a guardare alle giunte di altre città, dove pur con alle spalle tre legislature delle stesso colore, sono fermi e non producono atti ed anzi litigano». Richiesto a chi si riferisse Pizzarotti ha detto Piacenza, ma in realtà si è confuso con Genova, dove l’Italia dei Valori ha votato contro l’aumento dell’Imu deciso dal sindaco Doria. (fr.dr.) E IN STAZIONE RIPARTONO I LAVORI TeatroRegio,decisionirinviate A tenere banco questa settimana è il Teatro Regio. Il 30 giugno è scaduto il contratto del Sovrintendente Mauro Meli e non è stato rinnovato. Tuttavia né il sindaco Pizzarotti né l’assessora alla cultura, Laura Ferraris, hanno pronunciato la parola fine sulla presenza di Meli a Parma, anzi da parte della Ferraris sono giunte parole di stima «per la professionalità» del maestro che sono andate di traverso a diversi consiglieri 5 Stelle e alle maestranze del Regio, specialmente i precari e i contratti a termine, che vedono come il fumo negli occhi il sovrintendente sardo, il quale ha detto, esplicitamente, che per qualche mese sarebbe rimasto anche gratis. Di tutta la vicenda del Regio «se ne occuperà il consiglio d’amministrazione la settimana prossima» ha detto Pizzarotti. E chi siederà sulle poltrone del cda, in quota Comune? «Lo decideremo». Almeno questa è una decisione, poiché la giunta 5 Stelle ha convalidato il percorso deciso dal commissario Ciclosi che, prima di avviare la ricapitalizzazione del Teatro (3 milioni in altrettanti anni), ha voluto cambiare lo statuto e accorpare in un’unica figura il ruolo di sovrinten- dente e quello di segretario addivenendo in pratica ad un manager del teatro che, per gli spettacoli, si può avvalere di un direttore artistico. Un percorso nuovo che ha visto anche un bando per individuare tale figura di sovrintendente a cui hanno aderito in 35, tra cui Meli. «Sarà il cda a decidere se tenere buono il bando o scegliere un’altra strada» ha glissato il sindaco. Al termine dell’assemblea sindacale i lavoratori, giudicando fumosi i discorsi dell’assessora Ferraris, hanno proclamato lo stato di agitazione. Altro tema caldo le partecipate. Pizzarotti è tornato sulla Stu Pasubio, per ribadire la bontà del percorso di vendita, anche a fronte di un introito di sole 180mila euro per le casse comunali. Ma intanto il bando per le offerte è stato prorogato al 4 ottobre. Altra notizia, buona questa volta, è la riapertura del cantiere della Stazione. Stt Holding spiega in una nota che «è riuscita infatti ad ottenere un accordo economico finanziario con l’Ati Bonatti/ Di Vincenzo per la riapertura del cantiere della nuova Stazione, recuperando una situazione ampiamente compromessa». S i è spenta il 17 giugno, a 98 anni, nella sua casa in lui lasciata. In viaggio per l’Italia propose gli ideali di ULTIMA DEI 4 FIGLI DEI BEATI BELTRAME QUATTROCCHI via Depretis a Roma. Enrichetta era l’ultima dei vita e i valori dei genitori con l’Associazione AMarquattro fratelli Beltrame Quattrocchi, figli di Luigi e Lui, nata nel 2010 per volere del vescovo di Pescara Maria Corsini, prima coppia nella storia della Chiesa mons. Tommaso Ventinetti e di cui divenne presielevata alla gloria degli altari (era il 2001, durante il dente onoraria, per “operare al servizio della persopontificato di Giovanni Paolo II). Beati non “malgrado” il mamessa scout, come aveva fatto na, nella Chiesa e nella società, a sostegno dell’itinerario umatrimonio, ma proprio in virtù di esso. Due figli e due figlie, tutil resto della famiglia tanti an- no e spirituale dell’amore, con un particolare impegno nei conti assai longevi, tutti consacrati nell’ordine benedettino. Fini prima (papà Luigi fu tra i fronti dei fidanzati e degli sposi, sulla scia delle virtù, della spilippo (poi don Tarcisio, 1905-2003), Stefania (poi suor Maria fondatori dell’Asci nel 1916). ritualità, delle opere” dei due Beati. A tenerla unita a Parma, Cecilia, 1908-1993), Cesare (poi padre Paolino, 1909-2008) e Fu lo stesso don Tarcisio ad ac- dove trascorreva lunghi periodi, furono l’arte, la figura di Padre infine lei, che a detta di un medico luminare dell’epoca era compagnarla alla cerimonia. Lino e il suo amore per gli scartati del mondo — in casa a Romeglio non nascesse, per non mettere a repentaglio la vita L’anno successivo, da membro ma ne conservava una statuetta e si teneva aggiornata sul prodella madre. Ma i genitori, ricorda chi l’ha conosciuta, «andadella Comunità dei Foulards cesso di beatificazione — e le intense amicizie; un amore a lei rono avanti, si affidarono a Dio... pronti ad accettare il Suo Bianchi, confermerà con la Ti- trasmesso dai fratelli. Un pezzo del suo cuore era parmigiano, Tutto e ad offrire il loro nulla». Una famiglia legata a doppio tolarità l’impegno e la testimo- e lo diceva, in dialetto: “ ’A son äd Pärma anca mì!”. filo con Parma; punto di riferimento, l’abbazia di San Gionianza nel servizio, quasi un La sua ”Route terrena” è terminata, ma gli scout di vecchia davanni Evangelista dove don “Tar” e padre Paolino esercitavamodo per rivivere e continua- ta e la comunità dei Foulards Blancs continueranno a ricorno il ministero, anche come assistenti scout. Enrichetta si conre il cammino intrapreso dai darla per la sua disponibilità e serenità. Ultima sua appariziosacrò come secolare; suor Maria Cecilia entrò nel monastero fratelli. ne “pubblica”, quella in piazza San Pietro nel 2004 (foto), indi Milano. Docente e appassionata di storia dell’arte, scrisse due libri in sieme a padre Paolino, tra migliaia di scout Agesci e Masci, nel Nel 2002, a Lourdes — alle spalle già 60 anni di pellegrinaggi materia. Insieme a Padre Paolino costituì l’Associazione Ami- 30° e 50° anniversario delle due associazioni, in udienza da a servizio dei malati insieme ai genitori — pronunciò la Pro- ci di don Tar, con lo scopo di perpetuare la “traccia scout” da Giovanni Paolo II. (Erick Ceresini) Ricordando la “Route terrena” di Enrichetta Un’opportunità per pensare la fede Asettembreripartonoicorsiall’IstitutoSant’Ilario T empo di esami all’Istituto Interdiocesano di Scienze Religiose “S. Ilario di Poitiers”. Studenti e studentesse di Parma, Piacenza e Fidenza stanno concludendo la sessione estiva con gli ultimi colloqui ed esami scritti. Ma già si guarda al prossimo anno. Tante le novità in programma. Da pochi giorni sono state firmate le nuove intese tra Chiesa Italiana e Ministero in cui viene riconosciuta la Laurea in Scienze Religiose che il nostro Istituto conferisce ai fini dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane. E questo fatto, atteso da tempo, attribuisce ancora più responsabilità alla formazione scientifica dell’Istituto. Il prossimo anno inizierà il 10 settembre per II e III anno e il 24 settembre per gli studenti immatricolati al I anno. Il collegio docenti è composto da diversi professori idonei all’insegnamento nelle cinque aree di- sciplinari su cui si articola il percorso accademico: filosofica, biblica, teologica, pastorale, morale. Oltre al curriculum istituzionale, un percorso triennale per un totale di 180 ects, l’Istituto offre un’occasione di studio “personalizzata” a quanti desiderano una formazione approfondita e seria sull’intelligenza della fede. Per questo motivo la proposta è aperta a tutti coloro che sono interessati sia al conseguimento della Lau- rea in scienze religiose sia allo studio finalizzato all’aggiornamento-approfondimento di precisi ambiti del sapere teologico: non solo insegnanti di religione, ma operatori pastorali, catechisti, ministri istituiti, e singoli credenti che sentono il desiderio di dare un fondamento al proprio credere. Perché la fede non va solo vissuta o testimoniata, non va solo professata o annunciata, ma va prima di tutto pensata. Si tratta di un’esperienza di studio condivisa attraverso la frequenza delle lezioni, il contatto con i docenti, il confronto tra tutti. La sede di viale Solferino si sta dotando di strumenti sempre più adeguati alla proposta: oltre ai mezzi didattici supportati dalle moderne tecnologie si accresce l’offerta di strumenti formativi e luoghi di studio e ricerca. La convenzione con la biblioteca diocesana ricca di un vasto patrimonio librario di scienze religiose permette un aggiornamento costante. Dal prossimo anno poi verrà attivato un nuovo corso aperto a tutti di “Lettura popolare dei Padri della Chiesa”, in cui attraverso la lettura di alcuni testi accessibili a tutti si potrà approfondire il pensiero teologico dei Padri, vera miniera per la nostra fede di oggi. Chi desidera maggiori informazioni può contattare il sito www. istitutosantilario.it o la segreteria accademica (0521/289001). LE PAROLE DEL CARD. BAGNASCO Continualacollaborazione traChiesaescuola L’ atto che stiamo per compiere non solo conferma lo stile di dialogo e di collaborazione che caratterizza i rapporti tra le nostre Istituzioni, ma consolida ulteriormente l’armonioso inserimento dell’insegnamento della religione cattolica nei percorsi formativi della scuola italiana. Infatti, l’Accordo di revisione del Concordato Lateranense che colloca l’insegnamento della religione cattolica «nel quadro delle finalità della scuola» (art. 9, n. 2) è stato costantemente tenuto presente nell’impegno di questa Conferenza Episcopale, non solo nell’aggiornare periodicamente i programmi di insegnamento – oggi indicazioni – adeguandoli al processo di riforma che, nel corso degli anni, ha interessato la scuola italiana, ma anche nel ritenere l’insegnamento della religione cattolica espressione dell’impegno educativo della Chiesa nella scuola. In quest’ottica si colloca il grande lavoro di ricerca circa lo statuto epistemologico della disciplina di cui tante realtà accademiche, dalle Università Pontificie alle Facoltà Teologiche e agli Istituti Superiori di Scienze religiose, sono state protagoniste sin dalla revisione dei Patti lateranensi. Gli stessi insegnanti di religione cattolica ricevono ancora oggi la loro formazione iniziale proprio nelle strutture accademiche della Chiesa e la loro formazione in servizio è spesso accompagnata dalle stesse. (...) Nella consapevolezza che – come ha sottolineato Benedetto XVI – “la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita”, auspico di vedere quanto prima i frutti di bene che scaturiranno da questo rinnovato accordo, conscio dell’impegno delicato in vista della maturazione integrale delle persone degli alunni e grato per il lavoro costante e professionale di tutta la comunità educante della scuola, ivi compreso l’impegno professionale degli insegnanti di religione cattolica. mappe Conlarecenteintesa,èriconosciutaanchedalloStatolalaureainScienzeReligiose 9 Definitiititolirichiestiperdiventareinsegnantiestabilitiinuoviprogrammiperlesuperiori Insegnamento della religione, novità in arrivo U na nuova Intesa, anzi due, sull’insegnamento della religione cattolica (Irc). Il 28 giugno, le hanno firmate, come previsto dalle procedure di derivazione concordataria, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco. I due testi riguardano questioni differenti ma ugualmente importanti. Il primo, una vera modifica dell’Intesa Cei-Mpi del 1985, seguita al “Nuovo concordato” del 1984, aggiorna i profili di qualificazione professionale dei docenti di religione. Una modifica che si è resa necessaria negli ultimi anni per armonizzare il percorso formativo richiesto agli Idr con quanto previsto, oggi, per l’insegnamento nelle scuole italiane. La logica di fondo, già ben presente nel 1984 e 1985, è quella di garantire docenti preparati, veri professionisti della scuola, che possano operare con competenza e qualità all’interno dell’istituzione pubblica. È, questo, un portato proprio del Nuovo Concordato, che a suo tempo, ridefinì l’insegnamento cattolico in senso propriamente scolastico e permise di indicare titoli di studio precisi per i docenti. Una logica che è proseguita fino al riconoscimento del ruolo giuridico dei docenti di religione: professionisti della scuola, come i colleghi delle altre materie. Una logica, ancora, che sostiene il capillare e continuo impegno di formazione in servizio organizzato sia a livello nazionale, sia locale, per gli Idr. Ora i titoli di accesso alla professione (si partirà del 2017) sono aggiornati ai cambiamenti avvenuti nei percorsi formativi universitari e in linea con le nuove istruzioni sugli Istituti superiori di scienze religiose. La seconda intesa appena firmata riguarda, invece, le nuove indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo, sulla base dei rinnovati documenti che il Miur ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo d’istruzione e formazione. Sono, attesissimi, i “nuovi programmi” per le scuole superiori che in questi anni hanno sofferto un periodo di “vacanza” dovuto anche al continuo mutare degli orientamenti circa la riforma scolastica. Il cardinale Bagnasco ha spiegato come le indicazioni si sono rese necessarie tenuto conto “del nuovo assetto dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, nonché dei percorsi d’istruzione e formazione professionale”. Per questo le nuove indicazioni sono state differenziate “in modo tale da rispecchiare al meglio il carattere e l’impostazione culturale di ciascuna tipologia di scuola e del particolare ordinamento dell’istruzione e formazione professionale”. Toccherà ora ai docenti mettere alla prova i nuovi testi, esaminandoli con attenzione e traducendo in concreto, nella prassi didattica, quanto proposto dalle indicazioni. Magari anche suggerendo a loro volta percorsi e strade di rinnovamento. È, questo, peraltro, il dinamismo continuo di una materia scolastica che voglia davvero qualificarsi come tale. E qui sta il nodo di fondo: l’Irc, anche attraverso questi ultimi passaggi, si conferma attento alla scuola, al suo servizio, come ha ricordato ancora al momento della firma il cardinale Bagnasco. E lo ha sottolineato anche il ministro Profumo, in un inciso, ricordando come anche molti alunni stranieri (in questi anni aumentati in modo esponenziale) scelgano di avvalersi dell’insegnamento cattolico. Sono persone di culture diverse, che tuttavia decidono («circa la metà») di frequentare l’Irc, «confermando — dice il ministro — la natura scolastica di questa disciplina, a prescindere dall’appartenenza religiosa personale». Davvero non è poco. Alberto Campoleoni 6 LUGLIO 2012 Ilcard.BagnascoeilministroProfumohannofirmatolanuovaintesa Di fronte alle conseguenze del terremoto c'è il diritto di tutti ad aiutare il territorio a ripartire. L'aiuto alla ricostruzione del territorio passa dalle persone, dalle famiglie e dalle attività economiche che con il proprio lavoro creano le risorse necessarie per ripartire. Bisogna ricostruire il tessuto artigianale/imprenditoriale/commerciale che è stato stravolto aiutando chi non riesce a ripartire con le proprie forze e con le risorse economiche e sociali che ha a disposizione. 6 LUGLIO 2012 Finita la fase di emergenza per la messa in sicurezza alcune aziende si ritroveranno con magazzini inutilizzabili di materie prime, semilavorati, macchinari e attrezzature, i commercianti e gli agricoltori avranno prodotti difficilmente accessibili o parzialmente danneggiati, e tutti avranno bisogno di risorse disponibili per poter ristrutturare, ricostruire e ripartire 10 FACCIAMOADESSO è un portale di comunicazione e scambio per facilitare l’incontro tra le imprese che hanno bisogno e chi è disposto a contribuire, ed è messo a disposizione di chiunque lo ritiene utile (imprese, associazioni, cittadini, istituzioni, ecc.): • • • le aziende e i commercianti dei comuni colpiti dal terremoto possono proporre la vendita di propri beni, anche danneggiati o usati altre imprese possono comprare i beni in vendita imprese e privati possono offrire gratuitamente il proprio supporto alle imprese danneggiate mettendo a disposizione beni o servizi singoli privati possono acquistare i beni offerti Data la particolarità della motivazione che ha portato alla sua creazione il portale sarà operativo per un periodo limitato di tempo e utilizza tutte le potenzialità degli strumenti social sia per facilitare la promozione dell’iniziativa che per l’incontro tra le persone. FACCIAMOADESSO è una iniziativa senza fini di lucro nata da un gruppo di realtà emiliane che hanno rapidamente condiviso il bisogno di fare qualcosa di concreto mettendo a disposizione volontariamente e gratuitamente le proprie competenze professionali. Il progetto ha ottenuto l'approvazione ed il sostegno del Presidente dell'Assemblea Legislativa della Regione che ne sta promuovendo l’adozione in tutte le istituzioni locali e associazioni di imprese che ne possano trarre un beneficio e che garantirà la trasparenza e correttezza dell'iniziativa anche in quanto titolare del dominio, del portale e del trattamento dei dati. in collaborazione con • TESTIMONE Don Pietro Viola, che ha condiviso con don Porta l’ideale presbiterale, DEL VANGELO racconta un episodio di accoglienza che non è stato subito compreso. Don Dario e la fantasia dell’amore E’ il 2 maggio 1990: Mohamed arriva a Langhirano dalla Tunisia. Incontra un marocchino. Mohamed: Shalom! Vengo da Tunisi. E’ un po’ di mesi che giro per l’Italia in cerca di lavoro. Mi hanno detto che qui si può avere lavoro, nei prosciuttifici. Mi puoi aiutare o raccomandare a qualcuno che conosci? Kamal: Dove lavoro io non c’è posto. C’è uno che può aiutarti. Ha aiutato anche me per trovare alloggio. Vai da lui: è il prete che abita presso la chiesa, si chiama don Dario. Mohamed: Ma io sono mussulmano, e se viene a sapere questo non mi aiuterà. kamal: Lui aiuta tutti e non guarda se sono di un’altra religione. A lui puoi chiedere anche cibo e vestiti. Se non li ha dalla sua casa, li chiederà ad altri preti. Mohamed: Grazie. Shalom. Dopo aver atteso tutto il pomeriggio mohamed si trova presso l’abitazione di d. dario ormai e’ sera. Mohamed: Buona sera! Ho bisogno di Lei. Mi hanno detto che può aiutarmi. Don Dario: Da dove vieni? Mohamed: Vengo dalla campagna intorno a Tunisi. Là ho un poco di terra, due mucche, cinque pecore. Ma ho una famiglia numerosa, sei figli piccoli. Sono venuto in Italia perché non riuscivo più a mantenerli. Qui dicono che si può guadagnare molto. Don Dario Hai bisogno di cenare? Mohamed:Se puoi darmi qualcosa, mangio volentieri. Don Dario: Aspettami un momento qui nel mio studio Don Dario esce; Mohamed osserva la stanza dello studio. Don Dario: Ecco per te pane e formaggio. Poi ho portato anche della torta che mi hanno regalato le suore del ricovero dove vado a celebrare la S. Messa. Mohamed: (mangiando) Mi preme anche trovare un posto dove dormire questa notte. Don Dario: Domani andrò a cercare in paese. Ma è quasi impossibile trovare alloggio. Questa notte se vuoi puoi coricarti qui. Metteremo un materasso per terra. Domattina dopo colazione è bene che tu vada alla sede della Caritas di Langhirano a chiedere aiuto e consiglio e poi va a chiedere lavoro nei vari prosciuttifici. Quando sarò libero dai miei impegni farò quanto posso per te. Torna da me verso le 21.30, dopo il Rosario. tutto il giorno sono impegnato nelle varie parrocchie a me affidate. Mohamed: Grazie! E’notte. Presso una vecchia caserma ceduta da tempo al- la provincia, Mohamed con un fagotto di viveri, e don Dario con una borsa di plastica contenente un pigiama, una camicia e un paio di pantaloni, cercano come entrare. Don Dario: Questa finestra è rovinata…Prova di qui. Mohamed: (si arrampica e dà un colpo) La finestra si apre. “Ecco, ce l’ho fatta!” Don Dario: Prova adesso ad aprire la porta dal di dentro. Mohamed: Ecco, puoi entrare (Don Dario con la pila elettrica fa luce, cerca una scopa. Polvere e ragnatele ovunque. Puliscono poi cercano due sedie). Don Dario: Dimmi ora se hai trovato lavoro. Mohamed: Sono stato in molti posti. Finalmente oltre il ponte nel prosciuttificio di .avevano proprio bisogno. Ho detto che ero pronto im- mediatamente. Prima il padrone ha voluto sapere i miei dati. Purtroppo sono entrato in Italia abusivamente. Mi assume come operaio ugualmente e per ora mi dà £ 10.000 al giorno. Don Dario: Ti lascio la mia pila elettrica e ti saluto. Domattina andrò dal Sindaco di Langhirano a chiedere di chiudere un occhio su questo abuso che abbiamo fatto. Mohamed: Grazie. Buona notte! Un mese dopo. Due carabinieri alle ore 20 bussano alla porta della caserma vecchia di Langhirano. Maresciallo: Come mai ti trovi in questa caserma? Mohamed: Non sapevo dove poter dormire. Ho chiesto a don Dario e lui mi ha accompagnato qui. Maresciallo: Vieni in caserma da noi, per accertamenti. Prendi su tutti i documenti. Quanto a don Dario lo sentiremo domani. Mohamed: Non posso dormire qui stanotte? Quanto ai documenti non ne ho. Maresciallo: Dovrai dormire nella prigione della nostra caserma: prendi su il tuo pigiama, se ce l’hai. Mohamed: Domattina mi aspettano al lavoro. Maresciallo: Dove lavori? Mohamed: Da P.M. Maresciallo: Come ha potuto assumerti senza documenti? Mohamed: E’ una persona buona e ha avuto pietà di me. Il consiglio dell’amministrazione provinciale, in una grande sala. Presidente: C’è una denuncia del Comando dei Carabinieri di Langhirano contro don Dario Porta, un prete di Langhirano che ha insediato un tunisino in quella caserma militare abbandonata da tempo e intestata a noi. Egli credeva che appartenesse al Comune. Invece è nostra. Assessore ai lavori pubblici: Avremmo dovuto da tempo ristrutturarla, per renderla disponibile per vari servizi logistici utili, per un paese in sviluppo come Langhirano. Assessore ai servizi sociali: Conosco don Dario Porta. E’ un prete che aiuta tutti. Prima dona le cose di cui può disporre lui e poi chiede ai suoi parrocchiani e poi ad altri anche fuori parrocchia. Non merita accuse ma piuttosto elogi. Assessore: Non dobbiamo avere preferenze. La legge è uguale per tutti, preti o laici. Se don Dario ha sbagliato, gli sia data la pena prevista dalla legge. Assessore ai Servizi sociali: Vi sono tante cose che i nostri servizi sociali dovrebbe- ro fare e che non fanno. Anche questi dovrebbero essere puniti per omissione. Don Dario ha supplito, col suo lavoro e col suo aiuto, alle carenze nostre. presidente: - Ho sentito dire che ha dato la casa mezzadrile di Cozzano gratuitamente a dei marocchini, e la canonica di Antesica ad una famiglia meridionale bisognosa. assessore. ss.: - Ogni giorno va a cercare alloggio e lavoro per quanti arrivano a Langhirano e si rivolgono a lui. Propongo assoluzione piena per don Dario e chiedo a tutti voi di deliberare di utilizzare quella caserma proprio per procurare alloggio agli immigrati che vengono a lavorare a Langhirano. Presidente: Sottopongo ai vostri voti questa proposta. Se l’accogliete, deliberiamo anche di fare a breve tempo la ristrutturazione dell’edificio, e fissare un canone di affitto minimo per quanti chiederanno di entrarvi. Assessore: Dobbiamo anche avere pietà di quel tunisino che hanno messo in prigione. Dobbiamo trovargli un alloggio provvisorio. Presidente: Allora esprimete il vostro parere su queste cose. Tutti:Siamo favorevoli a quanto avete proposto. Presidente: Notifichiamo ai carabinieri di Langhirano che abbiamo assolto don Dario e che faremo ristrutturare la vecchia caserma proprio per gli immigrati. In attesa che i lavori siano terminarti la Provincia contribuirà perché si possa mettere a disposizione gratuitamente una vecchia roulotte al tunisino, come abitazione. 11 6 LUGLIO 2012 Maresciallo: La legge italiana prescrive che per entrare in Italia occorre il passaporto e il motivo che spinge a venire. Mohamed: Ci sono tanti tunisini in Italia. Datemi il permesso di stare qui come turista. Devo mantenere la mia numerosa famiglia in Tunisia. Maresciallo: Non possiamo fare questo. Tuttavia domani parlerò del tuo caso al mio superiore comandante dei carabinieri dell’Emilia. Ricordare un prete, un amico, dando voce - in maniera vivace - ad episodi concreti, non solo imparati dalla viva voce, ma anche condivisi. E’ questo l’intento di don Pietro Viola, che ci regala nuovi spaccati sulla vita di don Dario. Una vita evangelica, fatta di accoglienza, anche a costo di pagare di persona. Con la sempicità e l’incoscienza di chi osserva come unica legge quella del vangelo. chiesa Haapertoleportedicasa,masoprattuttodelcuore,adognipersona Fra memoria e profezia: echi e proposte dalla giornata di studio e testimonianze organizzata a Betania dal gruppo “Il Vaticano II davanti a noi” per riflettere sull’impegno ecclesiale dei laici Il Concilio che 50 anni fa cambiò la Chiesa ha ancora molto da dirci. Anche a Parma C on la giornata di studio e preghiera del 10 giugno a Betania si è concluso il ciclo di incontri promossi dal gruppo “Concilio Vaticano II davanti a noi” per rileggere la recezione del Concilio nella Chiesa di Parma, quanto è stato accolto e quanto resta da fare, ben rappresentati dal titolo “Il Concilio a Parma tra memoria e profezia”. La giornata, dedicata all’impegno ecclesiale dei laici, si è sviluppata con quattro ricche e preziose testimonianze, di cui in sintesi riferiamo qui di seguito. chiesa Il fermento ecclesiale nel dopo-Concilio a Parma 6 LUGLIO 2012 12 Luciano Mazzoni, che ha vissuto in prima persona, seppure giovanissimo, gli eventi di un periodo di grandi fermenti nella vita ecclesiale di Parma, ribadisce come le motivazioni dei primi gruppi spontanei siano state essenzialmente ecclesiali e come nella sua esperienza di vita di giovane quindicenne avesse avuto un ruolo essenziale il Messaggio del Concilio ai giovani del 7 dicembre 1965, che già nell’incipit invitava ad operare con slancio profetico . Un invito che, ripensato nella tre giorni della Giac del 1969 e sostenuto anche dal clima di particolare zelo pastorale e sinodale dei parroci dell’Oltretorrente — don Dagnino, don Magri, don Pelosi — si traduceva nella costituzione del primo raggruppamento “Nuovo umanesimo”, legato alla rivista Nigrizia, poi nel gruppo de “I protagonisti”, che ebbe grande risonanza con l’occupazione della Cattedrale. E ricorda a questo riguardo l’impegno, insieme a mons. Pasini e di don Dagnino per superare le fratture, invitando i giovani ad una serata di preghiera e di dialogo in San Giuseppe anche per dar seguito alle speranze di una Chiesa rinnovata. Il fermento giovanile nella chiesa di Parma si espresse poi in altre iniziative, in cui i temi di approfondimento e di dibattito erano quelli del concordato, delle nuove Chiese, della teologia della liberazione, dell’insegnamento della religione a scuola, dell’ecumenismo e della questione cattolica a Parma. Col Giubileo del 1975 “Rinnovamento e riconciliazione” e l’appello di Paolo VI al dissenso per un rientro (messaggio “Gaudete in Domino”) si chiude una fase con differenziazioni e diaspora dei diversi attori: da allora in forme diverse ebbe inizio una ripresa di presenza di queste forze in ambito ecclesiale, a livello di base: riconciliata coi Pastori ma sempre vigile, attiva e stimolante per favorire il dinamismo e l’evoluzione della Chiesa in Italia. Il rinnovamento dell’Azione Cattolica Corrado Truffelli ha iniziato il suo intervento ricordando come, quando nel 1964 ne divenne Presidente, l’Azione Cattolica fosse una grande organizzazione, mentre quando lasciò quel compito, nel 1973, era ridotta in briciole. In effetti l’AC è stata indubbiamente una espressione della Chiesa pre-conciliare; tuttavia all’interno dell’organizzazione vi sono stati gruppi che hanno anticipato il Concilio. La generazione dei laici cresciuta nel dopoguerra aveva acquisito una cultura critica, con una visione più scientifica delle cose, che la rendeva capace di leggere le ambiguità e le contraddizioni presenti nell’esperienza di Chiesa che veniva facendo e di interpretarne il superamento. Ma ciò la portava ad una crescente divaricazione con una parte del clero; nuove difficoltà e incomprensioni si manifestarono su aspetti essenziali: l’ambiguità del rapporto con la politica, il ruolo dei laici, la stessa concezione di apostolato. Partendo da queste capacità critiche, che il Concilio aveva alimentato, è stato possibile perseguire il fecondo rinnovamento dell’Ac. La “scelta religiosa”, promossa e testimoniata da Vittorio Bachelet, è stato il tentativo di superare la sempre ritornante tentazione del “potere temporale”, cioè dell’illusione di cercare la “salvezza delle anime” attraverso la legge; significava capacità di affrontare i problemi culturali e pastorali del nostro tempo in modo coerente con il Concilio. E a questo punto Truffelli si chiede se non si è sbagliato a concentrare tanto interesse sulla vita della Chiesa. L’eterno dibattito sui rapporti tra laici e clero, sul Vaticano, lo Ior, Ruini e Bertone, il papa e Vescovi, ha in realtà una importanza secondaria. Se ci poniamo di fronte alle nostre responsabilità ci rendiamo conto che vale la pena di preoccuparci di più e più operativamente dei molti che soffrono perché è su questo che siamo giudicati . Il problema è inoltre, e soprattutto, quello di “come credere”, come rintracciare un modo di intendere il rapporto tra noi, il mondo e l’immagine di Dio che ci siamo fatti, che sia LAICI • Alla Giornata di studio sono intervenuti, fra gli altri, Giorgio Campanini, Luciano Mazzoni e Corrado Truffelli (primo, secondo e quarto da sinistra). compatibile e coerente con le conoscenze che la scienza, la ricerca storica, la ricerca biblica ci propongono. Le riflessioni di Truffelli hanno toccano nel profondo i presenti, e Claudio Michelotti si è chiesto quale debba essere il vissuto del cristiano per rendere visibile la propria fede nella società e cosa sia la Chiesa oggi. Un ritorno all’essenzialità che Marco Fallini ha ritrovato nell’incontro con i poveri e nell’accoglienza degli immigrati, mentre per Maria Teresa Pizzarotti il Concilio è stato una vera liberazione, una maturazione del proprio impegno di laica, una scoperta della Bibbia che da allora ha riempito la sua vita e le ha dato forza e linfa per leggere i segni dei tempi e vivere la propria fede e aiutare gli altri ad approfondirla. Il Cenacolo, scuola di formazione per i laici Renato Marchesi ha poi ripercorso la realtà del Cenacolo Diocesano di Apostolato: iniziato nel 1948 come esperienza di vita e di formazione spirituale, ebbe una grande influen- GUARDANDO AVANTI • Il gruppo “Vaticano II davanti a noi”, che quest’anno ha organizzato diversi incontri sulla recezione del Concilio a Parma, per fornire un contributo alla celebrazione del 50° di apertura (11 ottobre 1962). za per tanti laici impegnati nella comunità ecclesiale e nella società di Parma, ispirandosi in parte all’Istituto secolare sorto a Milano su iniziativa del prof. Lazzati. Ai cenacolisti era richiesto un impegno di elevata vita spirituale: dalle promesse temporanee di castità e obbedienza, compatibilmente al proprio stato di vita, alla meditazione quotidiana, confessione settimanale, partecipazione agli esercizi spirituali e agli incontri formativi quindicinali. Alla fine degli anni 60 i componenti sono un centinaio, provengono in gran parte dall’Ac; con l’avvento del Vaticano II il Cenacolo entra in crisi, non riesce a superare una visione clericocentrica della Chiesa, mentre si affaccia un nuovo ruolo dei laici, “popolo di Dio” non più oggetto di pastorale ma soggetti attivi, collaboratori, chiamati alla “santificazione attraverso le cose del mondo”, non più ”nonostante” il mondo, e i laici entrano nei consigli parrocchiali, si occupano del mondo del lavoro, della cultura, dei giovani. Negli anni 70 il Cenacolo si riduce ad una ventina di membri: la maggioranza confluisce in associazioni che coinvolgono tutta la famiglia, come l’Ufficio Diocesano della pastorale familiare. Eppure, conclude Marchesi, coloro che hanno avuto la fortuna di fare un pezzo di cammino con tanti amici non possono dimenticare la forte motivazione spirituale, che ci contagiava reciprocamente, l’esempio che gli adulti davano ai più giovani attraverso un comportamento coerente con i principi evangelici, l’esempio e lo spirito di servizio che proveniva da persone poi chiamate a ricoprire importanti incarichi politici ed amministrativi. Quale voce dei laici nella Chiesa La giornata di Betania inizia e si conclude con le parole di Giorgio Campanini e i temi trattati possono esse- re ben racchiusi nel titolo “Quale voce per i laici nella Chiesa” utilizzato per un suo articolato intervento sull’ultimo numero di Aggiornamenti sociali, come bilancio a 50 anni dal Concilio del “protagonismo laicale “ nella Chiesa. Ed infatti Campanini auspica che il lavoro fatto dal gruppo sul “Concilio a Parma tra memoria e profezia” non rimanga nei cassetti ma sia utile alla nostra Chiesa per verificare i frutti del suo annuncio alla luce del Concilio dal 1962 al 2012. Certo, passi avanti sono stati realizzati, ma altre promesse sono state mantenute solo in parte, e occorrerebbe appuntare la riflessione su tre aspetti critici fondamentali: il passaggio da Chiesa in situazione di cristianità a chiesa missionaria e di nuova evangelizzazione; quali sono le persone, le risorse, le iniziative rivolte ai non credenti, considerato che la catechesi degli adulti raggiunge forse solo l’1% dei praticanti; la fuoriuscita dalla Chiesa del mondo femminile che a suo avviso è il maggiore scandalo del ’900. Per illuminare queste zone d’ombra è opportuna è la redazione di un dossier che raccolga il lavoro di tanti amici e testimoni del passato, e occorre però anche continuare il nostro impegno per affrontare i problemi ancora aperti o che sono apparsi come nuovi: dal come parlare di Dio, a come rinnovare le strutture e soprattutto a come riprendere la lezione conciliare dei “segni dei tempi”: quali sono oggi i segni dei tempi e da quale analisi partire per una nuova evangelizzazione. Da qui l’invito al gruppo ad impegnarsi in una forte, partecipata celebrazione dell’11 ottobre, data del 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II, con l’iniziativa di un grande Convegno Diocesano sulla “Eredità del Concilio, 50 anni dopo”. Una proposta da sottoporre al Vescovo affiancandoci alle iniziative che ha in animo di realizzare per la Diocesi chiedendo anche la collaborazione di altre associazioni e realtà diocesane. E’ seguito l’intervento di don Luigi Valentini che — nel condividere l’esigenza di una attenta lettura del tempo in cui viviamo — ricorda gli obiettivi del coinvolgimento dei laici e della loro formazione che il Vescovo Enrico ha posto nel suo piano pastorale con la ristrutturazione della diocesi: dalla nuova organizzazione della Curia come punto di lavoro collegiale, di ascolto, di approfondimento unito al Vescovo, al ruolo del Seminario minore, luogo di incontro, cultura, formazione e preghiera ed infine alla ristrutturazione delle nuove parrocchie che saranno caratterizzate dal servizio ministeriale. Risposte importanti, riprende Alberto, missionario che viene dal Burundi, che però non possono esaurire i nostri interrogativi sulla Chiesa di oggi, con la crisi dei preti e delle vocazioni, i problemi posti dalla libertà e dalla globalizzazione, l’emarginazione delle donne, la frammentazione sempre più vasta di nuove realtà che richiederebbero il superamento delle divisioni e la comunione nella carità per una chiesa unita anche se piccola e povera. E con questi sentimenti abbiamo concluso la giornata invocando lo Spirito nella Eucarestia attorno all’altare della bella chiesa di Betania. G. V. NAD Entra in processione accompagnato dai suoi genitori, che saluterà al momento della chiamata, nel rito di ordinazione, e che poi lo aiuteranno ad indossare i paramenti, segno di una presenza, quella della famiglia, importante per la scoperta e la realizzazione della propria vocazione. Così Andrea Facchetti, sabato 30 giugno, inizia la celebrazione in cui viene ordinato presbitero. E’ monsignor Dante Lanfranconi, vescovo di Cremona, diocesi di provenienza, a presiedere la celebrazione; insieme a lui il vescovo emerito di Makeni, monsignor Giorgio Biguzzi, il nuovo superiore regionale dei saveriani, padre Rosario Giannatasio, tantissimi confratelli saveriani e presbiteri diocesani, sia di Parma che di Cremona. E poi, oltre ai familiari, anche tanti amici, compagni di viaggio, hanno voluto condividere e arricchire questa festa. Tenendo come orizzonte di riferimento i brani biblici scelti dallo stesso missionario, il Vescovo ha sviluppato due prospettive: la compagnia di Dio e la compagnia dei fratelli. Prendendo spunto da Geremia, monsignor Lanfranconi ha ricordato la rassicurazione del Signore di fronte alle perplessità del profeta: «la presenza di Dio accompagna costantemente la nostra vita, con occhio di benevolenza e di misericordia». Compagnia «che ci rende coraggiosi nel dire la Parola Dio». Di qui l’augurio, che «le tue parole di prete e di missionario siano sempre parole evangeliche che dicano la bella notizia». A servizio e nella compagnia dei fratelli. Il testo tratto dalla lettera ai Romani «ci ha dato il senso di questa compagnia. La condivisione della fede nella comunità cristiana è un grande aiuto per essere fedeli alla nostra identità di cristiani e di preti». Contrassegno, questo, della condivisione fraterna, ma anche impegno: «E se è vero che la testimonianza cristiana è tanto più vera, quanto più la connotazione comunitaria, la scelta di questo testo, ha voluto dire il tuo desiderio di crescere nella fede nella compagni degli uomini, ma anche il tuo impegno a costruire con tutte le forze la comunità dei fratelli». Auguri, che diventano preghiera e invocazione. Come quelli espressi da padre Carlo Girola, di ritorno da una visita in Mozambico, che ha offerto in dono alla mamma di padre Andrea una bellissima stoffa colorata: segno di un affetto e di un abbraccio di quella popolazione. Infine il grazie di padre Andrea, che ha ringraziato anche coloro che fisicamente non gli hanno potuto mettere le mani sul capo, ma che lo hanno accompagnato e sostenuto, anche se di religioni diverse o se reclusi in carcere. Nel giardino della Casa Madre, gli auguri e i grazie sono stati il condimento saporoso della cena frugale. MONASTERO REGINA MUNDI Esercizi spirituali Presso il Monastero “Regina Mundi” di Lagrimone, da lunedì 9 luglio si svolgeranno gli esercizi spirituali aperti a tutti, guidati da don Francesco Ponci. Questo il programma di ogni giornata: ore 10.30 Ora Terza seguita dalla prima meditazione Pranzo insieme ore 18.00 Celebrazione Eucaristia Cena insieme ore 20.45 seconda meditazione seguita da celebrazione di Compieta. Portare la Bibbia. Contributo spese a offerta. • Per chi volesse pernottare: contattare Alessandro Rossi 334.6868666 oppure inviare mail a [email protected] CENTRO MEDITAZIONE CRISTIANA Itinerari di preghiera profonda L’associazione Centro di formazione alla meditazione cristiana, sezione dell’Apostolato della Preghiera, propone a Villa Santa Maria (Fornovo) due corsi di “preghiera profonda” guidati da suor Marisa Bisi, Figlia della Croce. • Dal 28 luglio (ore 18) al 3 agosto (pranzo), per chi comincia il cammino: “La vita affettiva della persona credente”. • Dal 6 agosto (ore 18) al 13 agosto (ore 9), rivolto a chi già pratica la preghiera profonda: “La guarigione interiore”. Info e iscrizioni: Silvia Saccani, 331.4942738, [email protected]. Per saperne di più: sr Marisa Bisi, 06.68809061, [email protected], www.meditazionecristiana.it. VILLA SANTA MARIA Esercizi spirituali per presbiteri Padre Gianfranco Barbieri, biblista degli Oblati missionari di Rho, guiderà un corso di Esercizi per presbiteri dal titolo: ”Ti mando come luce per le genti. La geografia dello Spirito e della missione nel Paolo degli Atti”. Il corso si terrà a Villa Santa Maria di Fornovo (Pr) dal 20 al 24 agosto (fino al pranzo). Le iscrizioni si raccolgono presso la Cancelleria della Curia. Nuove parroccchie: un nuovo modo di fare e di pensare la pastorale E’ con il grazie del Vescovo che si è aperta l’assemblea degli operatori pastorali domenica 24 giugno. Grazie ai tanti convenuti, per una presenza numerosa, «segno di amore alla Chiesa»; ai padri benedettini, per la loro ospitalità. La festa della Chiesa si è tinta di un colore particolare, «perché porta a compimento il percorso che da anni si sta facendo: il nad, che oggi viene pubblicato e che poi sarà reso canonicamente definitivo col decreto a settembre, con il nome dei presbiteri moderatori». Parrocchia, sì ma rinnovata Una tappa importante, questa, di cui il Vescovo ha voluto sottolineare i passi precedenti. «Sono andato a raccogliere due documenti importanti, che hanno preconizzato questa scelta, dove ho trovato gli ingredienti del Nad: il Sinodo, con la mozione 1, che tra l’altro afferma: “risulti chiaro che ogni battezzato – a tutti gli effetti – è membro della Chiesa”. Questo è il dato fondamentale sul quale si può procedere per il Nad. Ma vorrei anche tornare alla mozione 2, dove si dice di sostenere il rinnovamento delle parrocchie, auspicato dallo stesso testo base. Triplice la motivazione: la presenza di parrocchie piccole, la diminuzione dei cattolici, la diminuzione dei presbiteri». Di qui — come si legge — la richiesta al Vescovo di rinnovare l’impianto delle parrocchie, attraverso una unificazione delle parrocchie confinanti e l’affidamento ad una équipe di ministeri laicali e istituiti. Sempre nella mozione 2 l’invito ai sacerdoti, ai religiosi, ai diaconi, alle famiglie, ai giovani, ai fedeli laici di cooperare insieme, auspicando di trovare nuove vie di evangelizzazione. Altro testo, quello di monsignor Bonicelli, “Chiesa, parrocchia tra le case”. Monsignor Solmi cita la pagina 70: «E’ necessario che gli interventi di revisione riguardino non solo le parrocchie piccole, ma anche quelle grandi. Tutti devono essere consapevoli che nessuna parrocchia è un’isola, che nessuna può essere autosufficiente. La logica è quella comunionale, integrativa e non di pura somma numerica». Espressioni accostate al documento “Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia” (cfr. pag.7 inserto), che il Vescovo così commenta: «Una forza della nostra Chiesa italiana è la radice locale. Questo non significa chiusura. Occorre fare dei salti, che non siano sopra la vita della gente. Questa è la via percorsa per il Nad, percorrendo tutte le zone pastorali, interpellando i consigli pastorali. C’è stata la volontà di essere in un clima sinodale». Rimbalza nel testo della Cei l’espressione di “unità pastorali”, in cui l’integrazione prende anche una forma strutturalmente definitiva. «Il modello di evangelizzazione — ha ribadito monsignor Solmi — non è dettato solo dal venir meno dei presbiteri; si parla infatti della necessità di avere comunione, corresponsabilità tra presbiteri e laici, con la disponibilità di lavorare insieme, e si auspicano nuove figure ministeriali capaci anche di fare i cirenei di questo percorso, cioè di persone che si mettono sulle spalle questo percorso. Vorrei ancora sottolineare un’altra parola chiave: il rapporto tra parrocchie e centro diocesano, che ci deve vedere maggiormente in dialogo, non solo per portare i pesi gli uni degli altri, ma anche per sostenere – in chiave preventiva – le scelte da fare per poi aiutarci a realizzarle», in un movimento di andata e ritorno come deve esserci tra zone pastorali, Nuove parrocchie e diocesi. Si parla infine di “pastorale integrata”, ovvero della necessità di essere insieme, parrocchie, associazioni. «E’ importante che si facciano propri i doni di ciascuno: dalla parrocchia agli ambienti di vita e dagli ambienti di vita ricevere nuove sollecitazioni». Di nuovo in mare «Al momento di pensare al Nad mi è venuto in mente questo brano del vangelo che troviamo al capitolo 5 di Luca. Gesù è pressato dalla gente: “Tutti ti cercano”. Gesù vede Pietro e i suoi che avevano pescato tutta notte e non avevano preso niente. E’ gente stanca, affaticata, pulisce le reti, le rassetta e Gesù chiede proprio a loro un supplemento di lavoro; a loro che erano stanchi. Si scostano da terra con la barca e Gesù ne ricava un pulpito galleggiante. Questa Parola è del Signore, ma la gente l’ascolta grazie alla disponibilità di persone stanche che accettano di nuovo di portare le barche in mare. E’ poi il Signore che chiede ancora di gettare le reti. Avevano faticato senza la presenza del Signore e avevano lavorato di notte. Ora la presenza del Signore fa sì che la pesca sia straordinariamente miracolosa. Questa pesca non sarebbe fruttuosa se non ci fosse un’altra barca che viene loro incontro. Tra le 2 barche non c’è rivalità, ma c’è intesa. Guardando l’icona: la rete che lascia vivi i pesci è innalzata con l’aiuto delle due barche. L’azione concorde della Chiesa è indispensabile per portare in salvo questo pesce. Emerge Pietro che sente la sua miseria e chiede perdono e di nuovo è radicato nella sua missione. Questo invito di prendere di nuovo la barca e di prendere il largo è rivolto alla Chiesa di Parma, a noi tut- ti, che forse siamo stanchi, disillusi. Ma il Signore vuole proprio noi, perché tramite noi vuole continuare a portare in salvo l’umanità». Parole chiave Infine una rilettura delle linee guida, con la sottolineatura di alcuni punti da parte del Vescovo. Nuova Parrocchia: non significa soppressione delle parrocchie, ma un modo nuovo di vivere nella comunione. Sono 56. Servizio ministeriale, che deve “lievitare”: un gruppo di persone, che rappresenti i doni che lo Spirito ha dato alla Chiesa. Esso può prestare il fianco a infiniti fraintendimenti e critiche. Occorre partire dallo spirito di famiglia, dalla comunione, che è l’anima del Nad. Nella mia vita di prete ho trafficato nella vigna del Signore, grazie alla vicinanza di persone che hanno condiviso, avendo doni diversi, la mia vocazione sacerdotale. Presbitero moderatore: deve sostenere l’inizio e l’attuazione del programma della Nuova Parrocchia e aiutare ad uscire da eventuali impasse. E’ un compito delicato, di sostegno, di facilitatore, per favorire la comunione tra presbiteri, che rimangono parroci. Abbiamo scommesso sulla condivisione, sul volersi bene tra preti e sulla capacità di collaborare, pensando anche a forme di vita comune, che devono nascere come esigenza. Progetto pastorale comune: risponde alla domanda “in che modo attuare le linee della Chiesa e come tradurle nella Nuova Parrocchia?”. Frutto della riflessione del Consiglio pastorale, che deve arrivare a delineare alcune scelte (come gli orari delle celebrazioni, tema che non deve dividere). Consiglio degli affari economici: mi piacerebbe pensare alla figura di un economo, laico, che in modo gratuito e volontario, si assuma la gestione ordinaria della parrocchia e consenta così al prete di fare il prete, senza essere assorbito nelle questioni economiche. Nome della Nuova Parrocchia e bacheca: attenzione che dice che il Nad non rende le parrocchie figlie di nessuno. Zone pastorali, i cui confini potranno cambiare, hanno il compito di coordinare insieme l’attività delle Nuove Parrocchie e di fare proposte alla diocesi. Primi passi: preghiera e adempimenti necessari. Tenendo conto di un criterio di fondo: tutto quello che è buono non vada perduto, ma si evolva in ordine a questa direzione. Ascolto e accoglienza di quello che il Signore ci chiede — ha concluso il Vescovo — disponibili e aperti al cambiamento. chiesa Andrea Facchetti ordinato presbitero 13 6 LUGLIO 2012 AL SANTUARIO SAN GUIDO CONFORTI IlVescovoall’assembleadeglioperatoriperlaFestadellaChiesa Uncolloquiocongliamiciitalianidopolascomparsadelsuo“ambasciatore”eattivandalici La nonviolenza dell’Oasi di pace ACollecchiosiparladiNeveShalom-Wahatal-Salam fedi E’ un tempo difficile per il dialogo nel mondo e soprattutto nei punti caldi in cui la convivenza tra diversi, coltivata da anni, è sottoposta a pressioni fondamentaliste che tendono a dividere. Israele e la Palestina non esulano dallo scenario e una delle realtà danneggiate è Neve Shalom — Wahat al-Salam (NSWAS), un villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme in cui convivono famiglie israeliane e palestinesi di fede ebraica, cristiana, islamica o laica. Di notte alcuni vandali hanno forato le gomme di molte auto e imbrattato i muri con slogan anti arabi. Per il presidente dell’ associazione italiana “Amici di Neve Shalom — Wahat alSalam”, Brunetto Salvarani, il raid notturno perpetrato ai danni dell’”Oasi di pace”, «è un atto gravissimo che non va sottovalutato e segnala il clima odierno in Israele. La speranza di una fine del conflitto è azzerata. Il quadro politico è bloccato. C’è un esaurimento della dimensione della speranza da una parte e dall’altra». Questo clima, aggiunge, è influenzato anche dalla presenza sempre più massiccia dei coloni israeliani: «L’emblema di questo nuovo Israele sono i coloni che hanno proliferato nel silenzio e nella condiscendenza dei politici. In questo contesto Neve Shalom — Wahat al-Salam, accusato di essere poco attivo, in realtà è un bersaglio perché da il segno della possibilità di vivere insieme anche se con tanta fatica. Non è il paradiso in terra ma un esperimento, un segnale che qualcosa si è fatto. La mia preoccupazione è che la scomparsa di uno dei primi abitanti, Abdessalam Kayed Najjar faccia sì che finiscano progetti legati alla sua sensibilità». Najjar, stroncato il 22 marzo da un infarto, e ricordato in aprile a Milano all’assemblea annuale degli “Amici” che nel 2012 celebrano il ventennale, secondo Salvarani «è il vero erede di Bruno Hussar, il fondatore di NSWAS. Abed era un uomo molto spirituale. Sentiva la profezia forte del messaggio di padre Bruno sulla ambiguità delle religioni e il pericolo che siano veicolo di settarismo. Non si tirava ma indietro nonostante problemi cardiaci, era diventato l’ambasciatore più efficace. Al villaggio aveva contribuito alla vocazione politica e all’impronta spirituale della scuola per la pace. In questo difficile quadro la prospettiva è educare al dialogo, ripartire dai bambini, da esperienze quotidiane di pace. Il villaggio è espressione di un pluralismo religioso e culturale e offre una spiritualità plurale». Rosita Poloni (nella foto), dal 2007 membro del consiglio dell’associazione “Amici di Neve Shalom — Wahat al-Salam”, che sabato 7 luglio interverrà alla Festa Multiculturale di Collecchio in un incontro pro- mosso da Amemì, Le Giraffe e Operazione Colomba, ha vissuto due anni in Israele per scrivere la tesi di laurea in Scienze dell’educazione dal titolo “Affronta- C’È ANCHE OPERAZIONE COLOMBA Sabato 7 luglio alle 21.30 alla Festa Multiculturale di Collecchio (Spazio Kuminda) si parlerà di resistenza nonviolenta e convivenza tra diversi in Palestina-Israele. La conversazione, a cui parteciperanno Davide Ziveri di Operazione Colomba dell’associazione “Papa Giovanni XXIII” e Rosita Poloni dell’associazione Amici di Neve Shalom — Wahat al-Salam, che sostiene il villaggio vicino a Gerusalemme dove convivono famiglie cristiane, ebraiche e musulmane, si terrà nell’ambito della mostra fotografica “Desertø”. Presentata dall’ associazione Amemì, in collaborazione con l’associazione di documentazione sociale Le Giraffe e Operazione Colomba, la mostra racconta la quotidianità di un villaggio palestinese, At-Tuwani, che ha scelto di praticare la resistenza nonviolenta. Le foto, allestite nello stand di Amemì-Giraffe, sono di Cristiano Freschi, Stefano Bonanni, Francesco Pistilli. Il testo è di Monica Joris. re il conflitto per fare la pace: l’esperienza educativa di Neve Shalom — Wahat al-Salam”. «Era durante l’inizio della seconda Intifada. A NSWA ho incontrato persone che mi hanno insegnato cosa sia il conflitto, cosa significhi viverci dentro, quanta influenza abbia sulle persone coinvolte in qualsiasi ruolo e da qualsiasi parte». La prima delle persone incontrate da Rosita è stato Najjar, «un maestro e un padre per me: mi ha letteralmente presa per mano e condotta nei meandri di un conflitto molto complesso e stratificato. Abed è stato la mia porta di accesso al villaggio e al Medio Oriente, un uomo buono e intelligente, curioso, intriso della spiritualità che era uno dei suoi tratti essenziali, insieme alla determinazione di chi in ogni modo cercava la giustizia e la pace soprattutto lavorando sul versante educativo. Insieme ad altri residenti del villaggio mi ha aiutata a maturare un atteggiamento lucido rispetto alla situazione». Lucidità, per Rosita, significa innanzi tutto «cercare le informazioni da chi si occupa di fatti e non di propaganda da entrambe le parti, significa riuscire a discernere che cosa c’è alle radici della violenza che muove questi due popoli, significa saper fare delle distinzioni. Credo che alcuni fatti vadano condannati perché non rispettano il diritto internazionale per esempio, perché determinano il presente delle persone in maniera ingiusta e scorretta». Il problema è la terra? «Il problema sono tanti problemi: l’occupazione militare dei Territori palestinesi, le colonie, un muro costruito ingiustamente su terra palestinese, leadership miopi in entrambi i casi incapaci di vedere “oltre”, forse incapaci di rischiare qualcosa per garantire la pace, la fatica di arginare gli estremismi e la paura». Rosita si dice orgogliosa della risposta nonviolenta del villaggio: «Sono riusciti a non farsi prendere dall’isterismo, a mantenere una buona dose di coesione interna favorendo il confronto tra residenti, insegnanti e genitori dei bambini delle scuole. Si sono confrontati con l’esterno, hanno trovato una modalità altamente simbolica e coinvolgente per ridipingere i muri riaffermando con determinazione la volontà di vivere insieme. E’ una bella risposta a un gesto violento frutto di un clima imbarbarito e di singole persone che si permettono di lasciar scivolare il dibattito politico su livelli disumani». tati tutti gli insegnanti, tra cui quelli di religione cattolica. E’ una proposta che va incontro alle esigenze della mutata composizione della società. Ci interpellano insegnanti della bassa mantovana in classi che abbondano di ragazzi di altre culture e religioni per chiederci una condivisione e far sì che sia valorizzata questa nuova presenza che raggiunge in certi casi il sessanta per cento. Sta accadendo un vero cambio di prospettiva». E’ un’eccezione il fatto che un ente laico imposti un programma sulle religioni? «Solitamente temi come questo non vengono trattati dai Centri interculturali, eccetto il caso di Torino. Noi abbiamo iniziato undici anni fa organizzando localmente la Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico. Riteniamo sia una forte necessità unire la dimensione delle comunità religiose, della scuola e di un ente laico che, secondo noi, deve sempre più essere presente, offrire spazio e accogliere quest’appartenenza plurale». Il progetto ha considerato anche l’opzione non religiosa attraverso l’invito rivolto a un “rappresentante non religioso”. Il tema del laboratorio 2012 è stato il silenzio, una scelta rara in un mondo di suoni e immagini frenetici. «Il tema è stata un’autentica rivelazione, vissuto in modo molto partecipato e suddiviso in tre filoni: come i rappresentanti religiosi custodiscono il silenzio, la didattica del silenzio e l’esperienza con il gruppo del “Silenzio per la pace” di Mantova. Abbiamo fatto una bellissima esperienza con i rappresentanti cristiani, sikh, musulmani e i docenti. Abbiamo portato alcune esperienze concrete — Danilo Dolci, Lanza del Vasto, i monaci buddhisti, Neve Shalom-Wahat al Salam — cercando di vedere come potessero essere praticate nella scuola. Dal laboratorio è emerso che il silenzio prepara ad ascoltare la piccola voce interiore che in ciascuno di noi può iniziare un cammino di cambiamento». L. C. Laura Caffagnini 14 Mantova, studenti in viaggio tra le religioni BUONE PRASSI Un’esperienzachecoinvolgescolaresche,insegnanti,genitori,comunità IlprogettodelCentrodieducazioneinterculturaledellaProvincia 6 LUGLIO 2012 D a sei anni la città di Mantova è il laboratorio di una singolare esperienza di dialogo interreligioso che coinvolge studenti, genitori, rappresentanti religiosi e operatori dell’ente pubblico. Lo ha realizzato il Centro di educazione interculturale della Provincia di Mantova, nato nel 1993 per volontà della Consulta per l’immigrazione. Il titolo del progetto “Viaggio nelle religioni della mia città” rispecchia il carattere della proposta: un movimento articolato dalla scuola verso i luoghi di culto e d’incontro presenti sul territorio: chiese cristiane, sinagoga, moschea, gurdwara, sedi di associazioni. Con la bisaccia al collo e il quaderno alla mano seicento ragazzi ogni anno partono per questo insolito viaggio nella città. «Il progetto è nato nel rapporto con gli insegnanti delle scuole elementari e medie che volevano fare un percorso sulle religioni — spiega Gabriele Gabrieli, responsabile e cofondatore del Centro —. Noi abbiamo proposto loro un itinerario complessivo ispirato all’esperienza didattica sulle religioni di Bradford che coinvolgesse tanto la scuola quanto le comunità religiose e l’ente locale rappresentato dal Centro. E’ un confronto molto impegnativo, sofferto ma condiviso. Non abbiamo cercato incontri con le massime autorità religiose, ma con persone che in quel momento e contesto stessero vivendo quell’esperienza spirituale, dei testimoni che condividessero questa passione e sensibilità». Il progetto è articolato nel viaggio degli alunni (nelle foto, le uscite in sinagoga e in moschea) e in un laboratorio formativo in cui insegnanti, rappresentanti religiosi e operatori sono preparati ad accompagnare in questo viaggio nella città plurale i ragazzi. «Per noi è stato importante che chiunque contribuisse alla realizzazione della parte e del tutto e che gli adulti fossero disponibili a lavorare anche su se stessi per prepararsi a questo itinerario». Ogni attore ha avuto un proprio ruolo nell’elaborazione del percorso: «Il Centro ha favorito la direzione verso una modalità operativa più ampia rispetto alle già sperimentate visite in classe, ha cercato di rendere protagonisti i rappresentanti religiosi e questo è diventata vita quotidiana. Ricordo un viaggio nella nebbia nella bassa verso la casa del rappresentante sikh per invitarlo, e la fiducia che ci ha accordato. Le comunità religiose hanno aderito al progetto e hanno condiviso l’esperienza. La scuola ha lavorato bene per sensibilizzare i genitori e preparare classi ben disposte». Le ricadute positive sono evidenti: «Siamo stati riconosciuti come punto di riferimento al quale guardare per promuovere attività e conoscersi vicendevolmente. Alcuni rappresentanti ci hanno detto: “grazie a voi ci siamo conosciuti”. Il Centro ha funzionato come realtà laica e aperta a tutti che ha favorito quest’incontro. I rappresentanti religiosi hanno maggiormente aperto il cuore gli uni agli altri; prima magari si conoscevano, ma non si erano mai incontrati. I ragazzi hanno vissuto la dimensione del viaggio e l’hanno descritto nel quaderno: intuizioni bellissime sulla dimensione interreligiosa, la convivenza, il dialogo, il rispetto, l’accoglienza». Il “lancio” del progetto è sempre avvenuto secondo modalità che facevano appello alla dimensione simbolica più che a quella razionale: sedersi in cerchio, spezzare insieme un pane, condividere una brocca d’acqua. «La modalità con cui ci siamo proposti, che per qualcuno sembra più adatta ai piccoli ha raccolto per di più la passione di studenti di elementari e medie. Nelle superiori a Mantova forse si preferiscono le conferenze con docenti universitari, anche se da fuori città alcuni liceali hanno partecipato al viaggio». Un’altra caratteristica del progetto è il non essere un’iniziativa confessionale ma, spiega ancora Gabrieli, «l’ora delle religioni, del mosaico delle fedi, un cammino interculturale a cui sono invi- N NO AI TAGLI Il Centro Astalli chiede «garanzie per le categorie sociali vulnerabili» come i richiedenti asilo e i rifugiati, a causa del «timore di nuovi tagli che le istituzioni politiche prospettano come inevitabili per tutti gli ambiti del sociale. Uno dei principali effetti della crisi — afferma padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli — è quello di impoverire la convivenza civile mediante la riduzione delle risorse necessarie a far fronte alle esigenze di quanti, senza protezione sociale, vivono nella precarietà. I rifugiati spesso ci dicono di trovarsi a fare i conti con un diffuso sentimento di incertezza che crea in loro frustrazione e solitudine». Il Centro dei gesuiti con sede a Roma chiede di «tornare a investire con forza in un nuovo modello di sviluppo che tenga conto delle categorie sociali più vulnerabili e maggiormente esposte agli effetti della crisi economica: «Le difficoltà economiche — precisa padre La Manna — non devono giustificare la pericolosa tendenza all’aumento della disuguaglianza e alla mancata tutela delle fasce più deboli della popolazione. In nessun caso una società democratica dovrebbe derogare al rispetto della dignità di ogni persona». a Edimburgo (Scozia) ha visto riuniti, per l’annuale appuntamento, i segretari generali delle Conferenze episcopali europee. È stato il 40° incontro promosso dal Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali europee: quarant’anni con il sapore della memoria, dell’impegno e del progetto. Nel soffermarsi sulla nuova evangelizzazione e sull’Anno della fede, questa Chiesa ha detto che il suo stare con amore nella storia europea ha oggi un supplemento di motivazioni e una rinnovata prossimità, perché non sfugge il rischio dell’impoverimento e dell’incertezza. Una prossimità che da sempre ha le radici nel primato di Dio da cui discende il primato dell’uomo ma che oggi occorre comunicare con più forza. La voce di questa Chiesa attraversa i Paesi e le Istituzioni d’Europa: interroga e, soprattutto, indica alla società e alla politica le direzioni da prendere perché, nel pieno rispetto delle diverse e autonome responsabilità, si costruisca insieme il bene comune. Una meta raggiungibile solo percorrendo la strada della verità sull’uomo, sulla vita, sulla famiglia, sulla libertà religiosa, sulla libertà di educazione. In questa prossimità pensante e operosa, s’inserisce il dialogo della fede con la ragione per rendere fertile anche lo spesso arido terreno politico: il deserto può fiorire. Si comprende, allora, la grande fiducia riposta nel laicato cattolico, perché motivi e realizzi una nuova presenza politica nella realtà europea e restituisca all’impegno politico il significato più alto, quello che viene dal Concilio: un’alta ed esigente forma di carità anche per l’Europa. Non sono, dunque, lo scoraggiamento e la stanchezza le risposte dei cristiani a una innegabile complessità. Questo tempo difficile, anche per i ripetuti e sottili tentativi di spingere la fede ai margini dello spazio pubblico, è comunque un tempo da vivere con responsabilità e la risposta al disegno di togliere Dio dalla cronaca e dalla storia non può fermarsi a una difesa e a una denuncia. Ai cristiani è richiesta una “eccellenza della vita di fede” per una “presenza di eccellenza” nella vita culturale e politica. Dal 40° incontro del Ccee, dalle Chiese cattoliche europee viene questo messaggio. Viene la domanda di rinnovata testimonianza cristiana che trova la sua sorgente in un Concilio giovane di cinquant’anni e in quel desiderio di pensieri grandi che alla viglia dell’anno della fede già si avverte. Paolo Bustaffa Presentatoilrapporto2012:okperpovertà,baraccopolieacqua.Esièraggiuntalaparitànell’istruzioneprimaria Onu: raggiunti i primi tre Obiettivi del Millennio, 15 ma tanto resta ancora da fare prima del 2015 C on il conseguimento di tre importanti obiettivi in materia di povertà, baraccopoli e acqua, un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sottolinea la necessità di un autentico partenariato globale per raggiungere i rimanenti Obiettivi di sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals MDG) entro la scadenza del 2015. Lo ha detto il 2 luglio il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, presentando il Rapporto sugli Obiettivi di sviluppo 2012 (2012 MDG Report), nel corso dell’incontro ad alto livello della sessione annuale del Consiglio economico e sociale. Gli otto Obiettivi, concordati dai leader mondiali al summit delle Nazioni Unite nel 2000, hanno fissato obiettivi specifici in materia di riduzione della povertà, istruzione, parità di genere, salute materna, infantile, stabilità ambientale, riduzione dell’Hiv-Aids, e una partnership globale per lo sviluppo. Secondo il report, il conseguimento dei restanti obiettivi è possibile “solo se i governi non vengono meno agli impegni assunti oltre un decennio fa. «Le attuali crisi economiche che affliggono gran par- te del mondo sviluppato non devono rallentare o invertire i progressi compiuti», ha avvertito Ban esortando a «non cedere fino a quando tutti gli Obiettivi non siano stati raggiunti». Il Rapporto 2012 afferma che per la prima volta sono diminuiti in tutte le regioni in via di sviluppo, tra cui l’Africa sub-sahariana dove i tassi sono i più elevati, sia il numero delle persone che vivono in estrema povertà sia le percentuali della povertà. Stime preliminari indicano che nel 2010 la quota di persone che vivono con meno di 1,25 dollari Usa al giorno è scesa a meno della metà rispetto al 1990. Ciò significa che il primo Obiettivo — il dimezzamento della percentuale di estrema povertà rispetto al 1990 — è stato raggiunto a livello mondiale ben prima del 2015. Raggiunto entro il 2010 anche l’obiettivo di dimezzare la percentuale di persone senza accesso a fonti di acqua potabile migliorate, ossia reti idriche e pozzi in cui la qualità dell’acqua è soggetta a controllo. Alla fine del 2010, infatti, le persone che utilizzano queste fonti “migliorate” sono circa 6,1 miliardi. Inoltre, la quota di chi vive in baraccopoli nei Paesi in via di sviluppo è scesa dal 39% nel 2000 al 33% nel 2012. Nel mondo è stata inoltre raggiunta un’altra pietra miliare: la parità tra ragazzi e ragazze nell’istruzione primaria. Grazie a notevoli impegni a livello nazionale e internazionale, molti più bambini sono stati iscritti alla scuola primaria, soprattutto a partire dal 2000. E a beneficiarne di più sono state le ragazze: dalle 91 bambine ogni 100 ragazzi iscritti nel 1999, la percentuale è salita a 97 ogni 100 ragazzi nel 2010. I tassi d’iscrizione dei bambini in età scolare sono aumentati in particolare nell’Africa subsahariana, dal 58 al 76% tra il 1999 e il 2010. Inoltre, alla fine del 2010, 6,5 milioni di persone nelle regioni in via di sviluppo sono state sottoposte a terapia antiretrovirale per l’Hiv o l’Aids. Per Ban, «questi risultati rappresentano un’enorme riduzione della sofferenza umana e sono una chiara conferma della validità dell’approccio utilizzato per gli Obiettivi»; tuttavia «non sono un buon motivo per fermarsi». Secondo le proiezioni, infatti, nel 2015 oltre 600 milioni di persone nel mondo ancora non avranno accesso ad acqua potabile sicura, quasi un miliardo sarà ancora costretta a vivere con un reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno, le madri continueranno a morire inutilmente durante il parto, e i bambini a soffrire e morire di malattie che si potrebbero prevenire. «La scadenza del 2015 si sta avvicinando velocemente», afferma da parte sua il sottosegretario generale per gli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite, Sha Zukang: di qui la necessità che governi, comunità internazionale, società civile e settore privato «intensifichino il proprio contributo per raggiungere gli obiettivi ancora in sospeso». a cura di Giovanna Pasqualin Traversa 6 LUGLIO 2012 on c’è bisogno di molte altre analisi per dire che l’Europa è ancora in un momento difficile e la “casa comune” è ancora sottoposta a scosse non solo economiche e finanziarie. Le fondamenta resistono, la tenuta di un pensiero politico, che ha attraversato sei decenni senza gravi ferite, consente di reagire con maturità al pessimismo e alla tentazione della resa. Ci sono livelli di responsabilità, nazionali ed europei, che, pur non rinunciando a valutazioni critiche, non si lasciano andare a dichiarazioni di fine percorso. Ci sono, nonostante tutto, ancora idee e scelte che alimentano un progetto e tengono aperto un cantiere. A impedire che il filo europeo si spezzi è una storia che, seppur breve, è ricca di pensieri, di fatti e di risultati. C’è una speranza che, lungi dall’essere fuga dalla realtà e rifugio nell’utopia, si è tradotta e ancora si può tradurre in capacità di leggere e interpretare i segni dei tempi; è stata e rimane preoccupazione operosa per un futuro da costruire con le nuove generazioni e per le nuove generazioni. Su questa strada è stata ed è la Chiesa cattolica in Europa che, dal 29 giugno al 2 luglio, I due termini in lingua araba possono essere tradotti con “I difensori della fede”, denominazione che identifica un gruppo islamista dell’Africa shariana particolarmente attivo dall’inizio del 2012. Leader del gruppo è Iyad Ag Ghali, dal 1990 uno dei più importanti leader della ribellione dei Tuareg, accusato di essere legato con il gruppo radicale Al Qaeda in the islamic Maghreb. Ansar Dine combatte per imporre in modo radicale la Sharia in Mali, dove nel marzo scorso, in stretta connessione con la rivolta Tuareg (in particolare con il movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, MNLA), intere città erano passate sotto il controllo dei ribelli. Ai primi di luglio gli islamici di Ansar Dine che controllano Timbuctù, nel nord del Mali, hanno distrutto l’ingresso di una moschea storica Sidi Yeyia dopo avere demolito, nei giorni precedenti, sette mausolei. Gli islamici di Ansar Dine avevano annunciato che avrebbero distrutto “tutti i mausolei” dei santi musulmani della città. Timbuctù, chiamata anche “la città dei 333 santi”, è iscritta al Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1988. Oltre alle sue tre grandi moschee, la città conta anche “16 cimiteri e mausolei, componenti essenziali del sistema religioso nella misura in cui, secondo la credenza, erano il rifugio che proteggeva la città da tutti i pericoli”. Ora — ma forse è un po’ tardi — i ribelli Tuareg del gruppo laico Mnla, che il 4 aprile scorso avevano proclamato l’indipendenza del nord del Mali e che a fine giugno sono stati cacciati da Gao e Timbuctu, hanno chiesto il sostegno della comunità internazionale per combattere contro alQaeda nel Maghreb islamico e le formazioni jihadiste alleate. terra AEdimburgol’incontrodelleconferenzeepiscopali Dizionario delle globalizzazioni Con l’Europa, in Europa ANSAR DINE Aluisi Tosolini Daivescovilafiducianeilaici,“presenzeeccellenti”nellavitaculturaleepolitica LE PAROLE DI La prima parte del discorso del Papa in apertura del convegno della Diocesi di Roma BENEDETTO XVI sul battesimo. Partendo dal comandamento di Gesù di fare discepoli tutti i popoli Col battesimo Dio si fa presente in noi e diviene centrale nella nostra vita P ubblichiamo la prima parte del discorso pronunciato da Benedetto XVI lo scorso 11 giugno in San Giovanni in Laterano per l’inaugurazione del Convegno ecclesiale che ha concluso l’anno pastorale della Diocesi di Roma sul tema: “Andate e fate discepoli, battezzando e insegnando. Riscopriamo la bellezza del Battesimo”. terra E 6 LUGLIO 2012 16 minenza, cari fratelli nel Sacerdozio e nell’Episcopato, cari fratelli e sorelle, per me è una grande gioia essere qui, nella Cattedrale di Roma con i rappresentanti della mia diocesi, e ringrazio di cuore il Cardinale Vicario per le sue buone parole. Abbiamo già sentito che le ultime parole del Signore su questa terra ai suoi discepoli, sono state: «Andate, fate discepoli tutti i popoli e battezzateli nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo» (cfr Mt 28,19). Fate discepoli e battezzate. Perché non è sufficiente per il discepolato conoscere le dottrine di Gesù, conoscere i valori cristiani? Perché è necessario essere battezzati? Questo è il tema della nostra riflessione, per capire la realtà, la profondità del Sacramento del Battesimo. Una prima porta si apre se leggiamo attentamente queste parole del Signore. La scelta della parola «nel nome del Padre» nel testo greco è molto importante: il Signore dice «eis» e non «en», cioè non «in nome» della Trinità – come noi diciamo che un vice prefetto parla «in nome» del prefetto, un ambasciatore parla «in nome» del governo: no. Dice: «eis to onoma», cioè una immersione nel nome della Trinità, un essere inseriti nel nome della Trinità, una interpenetrazione dell’essere di Dio e del nostro essere, un essere immerso nel Dio Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, così come nel matrimonio, per esempio, due persone diventano una carne, diventano una nuova, unica realtà, con un nuovo, unico nome. Il Signore ci ha aiutato a capire ancora meglio questa realtà nel suo colloquio con i sadducei circa la risurrezione. I sadducei riconoscevano dal canone dell’Antico Testamento solo i cinque Libri di Mosè e in questi non appare la risurrezione; perciò la negavano. Il Signore, proprio da questi cinque Libri dimostra la realtà della risurrezione e dice: Voi non sapete che Dio si chiama Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe? (cfr Mt 22,31-32). Quindi, Dio prende questi tre e proprio nel suo nome essi diventano il nome di Dio. Per capire chi è questo Dio si devono vedere queste persone che sono diventate il nome di Dio, un nome di Dio, sono immersi in Dio. E così vediamo che chi sta nel nome di Dio, chi è immerso in Dio, è vivo, perché Dio – dice il Signore – è un Dio non dei morti, ma dei vivi, e se è Dio di questi, è Dio dei vivi; i vivi sono vivi perché stanno nella memoria, nella vita di Dio. E proprio questo succede nel nostro essere battezzati: diventiamo inseriti nel nome di Dio, così che apparteniamo a questo nome e il Suo nome diventa il nostro nome e anche noi potremo, con la nostra testimonianza – come i tre dell’Antico Testamento –, essere testimoni di Dio, segno di chi è questo Dio, nome di questo Dio. Quindi, essere battezzati vuol dire essere uniti a Dio; in un’unica, nuova esistenza apparteniamo a Dio, siamo immersi in Dio stesso. Pensando a questo, possiamo subito vedere alcune conseguenze. La prima è che Dio non è più molto lontano per noi, non è una realtà da discutere – se c’è o non c’è –, ma Col battesimo diventiamo inseriti nel nome di Dio, così che apparteniamo a questo nome e il Suo nome diventa il nostro nome e anche noi potremo, con la nostra testimonianza, essere testimoni di Dio, segno di chi è questo Dio, nome di questo Dio. La scelta della parola «nel nome del Padre» nel testo greco è molto importante: il Signore dice «eis» e non «en»; non «in nome» della Trinità ma «eis to onoma», cioè una immersione nel nome della Trinità, una interpenetrazione dell’essere di Dio e del nostro essere, un essere immerso nel Dio Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, così come nel matrimonio, per esempio, due persone diventano una carne, diventano una nuova, unica realtà, con un nuovo, unico nome. noi siamo in Dio e Dio è in noi. La priorità, la centralità di Dio nella nostra vita è una prima conseguenza del Battesimo. Alla questione: «C’è Dio?», la risposta è: «C’è ed è con noi; centra nella nostra vita questa vicinanza di Dio, questo essere in Dio stesso, che non è una stella lontana, ma è l’ambiente della mia vita». Questa sarebbe la prima conseguenza e quindi dovrebbe dirci che noi stessi dobbiamo tenere conto di questa presenza di Dio, vivere realmente nella sua presenza. Una seconda conseguenza di quanto ho detto è che noi non ci facciamo cristiani. Divenire cristiani non è una cosa che segue da una mia decisione: «Io adesso mi faccio cristiano». Certo, anche la mia decisione è necessaria, ma soprattutto è un’azione di Dio con me: non sono io che mi faccio cristiano, io sono assunto da Dio, preso in mano da Dio e così, dicendo «sì» a questa azione di Dio, divento cristiano. Divenire cristiani, in un certo senso, è passivo: io non mi faccio cristiano, ma Dio mi fa un suo uomo, Dio mi prende in mano e realizza la mia vita in una nuova dimensione. Come io non mi faccio vivere, ma la vita mi è data; sono nato non perché io mi sono fatto uomo, ma sono nato perché l’essere umano mi è donato. Così anche l’essere cristiano mi è donato, è un passivo per me, che diventa un attivo nella nostra, nella mia vita. E questo fatto del passivo, di non farsi da se stessi cristiani, ma di essere fatti cristiani da Dio, implica già un po’ il mistero della Croce: solo morendo al mio egoismo, uscendo da me stesso, posso essere cristiano. Un terzo elemento che si apre subito in questa visione è che, naturalmente, essendo immerso in Dio, sono unito ai fratelli e alle sorelle, perché tutti gli altri sono in Dio e se io sono tirato fuori dal mio isolamento, se io sono immerso in Dio, sono immerso nella comunione con gli altri. Essere battezzati non è mai un atto solitario di «me», ma è sempre necessariamente un essere unito con tutti gli altri, un essere in unità e solidarietà con tutto il Corpo di Cristo, con tutta la comunità dei suoi fratelli e sorelle. Questo fatto che il Battesimo mi inserisce in comunità, rompe il mio isolamento. Dobbiamo tenerlo presente nel nostro essere cristiani. E finalmente, ritorniamo alla Parola di Cristo ai saddu- cei: «Dio è il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe» (cfr Mt 22,32), e quindi questi non sono morti; se sono di Dio sono vivi. Vuol dire che con il Battesimo, con l’immersione nel nome di Dio, siamo anche noi già immersi nella vita immortale, siamo vivi per sempre. Con altre parole, il Battesimo è una prima tappa della Risurrezione: immersi in Dio, siamo già immersi nella vita indistruttibile, comincia la Risurrezione. Come Abramo, Isacco e Giacobbe essendo «nome di Dio» sono vivi, così noi, inseriti nel nome di Dio, siamo vivi nella vita immortale. Il Battesimo è il primo passo della Risurrezione, l’entrare nella vita indistruttibile di Dio. Così, in un primo momento, con la formula battesimale di san Matteo, con l’ultima parola di Cristo, abbiamo visto già un po’ l’essenziale del Battesimo. Adesso vediamo il rito sacramentale, per poter capire ancora più precisamente che cosa è il Battesimo. Questo rito, come il rito di quasi tutti i Sacramenti, si compone da due elementi: da materia – acqua – e dalla parola. Questo è molto importante. Il cristianesi- Il Battesimo è una prima tappa della Risurrezione. Come Abramo, Isacco e Giacobbe essendo «nome di Dio» sono vivi, così noi siamo vivi nella vita immortale. Il Battesimo è il primo passo della Risurrezione, l’entrare nella vita indistruttibile di Dio. mo non è una cosa puramente spirituale, una cosa solamente soggettiva, del sentimento, della volontà, di idee, ma è una realtà cosmica. Dio è il Creatore di tutta la materia, la materia entra nel cristianesimo, e solo in questo grande contesto di materia e spirito insieme siamo cristiani. Molto importante è, quindi, che la materia faccia parte della nostra fede, il corpo faccia parte della nostra fede; la fede non è puramente spirituale, ma Dio ci inserisce così in tutta la realtà del cosmo e trasforma il cosmo, lo tira a sé. E con questo elemento materiale – l’acqua – entra non soltanto un elemento fondamentale del cosmo, una materia fondamentale creata da Dio, ma anche tutto il simbolismo delle religioni, perché in tutte le religioni l’acqua ha qualcosa da dire. Il cammino delle religioni, questa ricerca di Dio in diversi modi – anche sbagliati, ma sempre ricerca di Dio – diventa assunta nel Sacramento. Le altre religioni, con il loro cammino verso Dio, sono presenti, sono assunte, e così si fa la sintesi del mondo; tutta la ricerca di Dio che si esprime nei simboli delle religioni, e soprattutto – naturalmente – il simbolismo dell’Antico Testamento, che così, con tutte le sue esperienze di salvezza e di bontà di Dio, diventa presente. Su questo punto ritorneremo. L’altro elemento è la parola, e questa parola si presenta in tre elementi: rinunce, promesse, invocazioni. Importante è che queste parole quindi non siano solo parole, ma siano cammino di vita. In queste si realizza un decisione, in queste parole è presente tutto il nostro cammino battesimale – sia pre-battesimale, sia postbattesimale; quindi, con queste parole, e anche con i simboli, il Battesimo si estende a tutta la nostra vita. Questa realtà delle promesse, delle rinunce, delle invocazioni è una realtà che dura per tutta la nostra vita, perché siamo sempre in cammino battesimale, in cammino catecumenale, tramite queste parole e la realizzazione di queste parole. Il Sacramento del Battesimo non è un atto di un’ora, ma è una realtà di tutta la nostra vita, è un cammino di tutta la nostra vita. In realtà, dietro c’è anche la dottrina delle due vie, che era fondamentale nel primo cristianesimo: una via alla quale diciamo «no» e una via alla quale diciamo «sì». 1 - continua © Copyright 2012 Libreria Editrice Vaticana DonCastellucci:«Comebanchettofala“condivisione”, comepresenzarealerichiamalaChiesa“presentenelmondo”» Eucaristia, cuore del rinnovamento culturale IMMMIGRATI La crisi economica non blocca il dinamismo imprenditoriale degli immigrati: nel 2010 il numero delle imprese gestite da immigrati è aumentato di 20.000 unità, arrivando complessivamente a 228.540 (Dossier Caritas/Migrantes 2011). Gli immigrati, attraverso le imprese “etniche” e “ibride” (gestite da persone di diverse nazionalità, con vendita di prodotti generalisti), «valorizzano il tessuto economico e sociale rivitalizzando alcuni quartieri abbandonati e degradati delle città. Ma servono politiche lungimiranti da parte degli enti locali, per accompagnare questo processo e ridurre i rischi di colonizzazioni». Lo dice Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana, intervenuto a Roma al convegno “L’impresa etnica nel periodo della crisi”, organizzato dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. L’aumento delle imprese etniche costituisce «un paradosso in tempo di crisi e dimostra una maggiore capacità di sacrificio e rischio da parte degli immigrati, che occupano settori di mercato abbandonati dagli italiani, nonostante margini di profitto limitati. Ora che l’enfasi securitaria è venuta meno ci può essere una alleanza tra l’immigrazione e il mondo anziano delle nostre città». caristici”, con l’auspicio che questo evento sia per tutta la Chiesa “un’occasione per un’evangelizzazione nuova”. Una Chiesa in transizione La “presenza reale” dell’Eucaristia, ha affermato mons. Domenico Sigalini (vescovo di Palestrina, presidente Cop e Commissione episcopale per il laicato), “diventa fondamento della presenza della Chiesa nella società e dice di un amore, quello del cristiano, che si preoccupa di esserci”, assumendo “i tratti del sale, del lievito e del seme”. La Chiesa, ha riconosciuto il vescovo, “vive una situazione di transizione”, “da un lato è consapevole di dover abbandonare le forme tradizionali della sua azione pastorale e, dall’altro, percepisce con chiarezza di non essere ancora riuscita a individuare forme nuove che intercettino le domande della postmodernità in una rinnovata fedeltà al messaggio da trasmettere”. E se “la qualità della pratica religiosa appare più vera fra i credenti che hanno raggiunto un livello più adeguato di consapevolezza dei contenuti della propria vocazione cristiana e tentano di tradurli nella vita quotidiana”, d’altra parte “far parte di una Chiesa che celebra l’Eu- caristia non deve mai farci pensare a una famiglia chiusa”. Le parole di mons. Sigalini hanno ripreso un’indagine condotta da don Giovanni Villata (responsabile Centro studi e documentazione della diocesi di Torino), che ha invitato a “svincolarsi dai modelli pastorali desueti e piuttosto maschilisti, rigenerare alla luce della fede la propria vita e l’offerta, progettare una pastorale aperta al futuro, nella prospettiva dell’unità e sulla base della fede”. Dio che vuole farsi Eucaristia con noi, per noi, in noi”, chiede la lettera, rimarcando che “una parrocchia senza Messa non è povera solo perché non c’è un prete che celebra, ma è privata di quella comunione che Dio Padre sa offrire”. “La parrocchia si spegne e muore quando progetta senza contemplare l’agire di Dio; troverà sempre la sua vitalità quando si porrà in ginocchio per adagiare davanti all’Eucaristia la vita a tutto tondo”. Presenza unica e necessaria Sorgente e motore per il rinnovamento Al termine dei lavori, la diffusione di una “Lettera ai parrocchiani che non vivono l’Eucaristia”. “Se alla farina manca il lievito il pane non si forma e se a voi stessi e alla società nostra manca il sale di adoratori in spirito e verità saremo tutti più soli, poveri, chiusi nei nostri profili di Facebook”, provoca il testo, riconoscendo che “la presenza di Gesù nell’Eucaristia è unica e necessaria”. “Come i fratelli e le sorelle colpiti in questo periodo dal terremoto al fianco dei loro pastori, sentiamoci sempre pellegrini di quel Approfondendo la dimensione dell’Eucaristia come “sorgente di vita cristiana”, don Erio Castellucci, teologo e docente all’Istituto teologico marchigiano, ha sottolineato come spesso questa venga “intesa solo come frutto della Chiesa che celebra”, mentre in realtà – al contrario – “è l’Eucaristia che fa la Chiesa”. Don Castellucci ne ha quindi messo in evidenza tre aspetti. “L’Eucaristia come banchetto fa la ‘Chiesa condivisione’, comunità di fratelli”; “come sacrificio rende la Chiesa una comunità che ama at- traverso l’offerta di sé”; “come presenza reale” richiama la Chiesa “presente nel mondo”. D’altra parte, l’Eucaristia è pure motore per il “rinnovamento culturale e sociale”, ha evidenziato mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, invocando “un’etica della comunione e della solidarietà”. Che a pagare le tasse, ad esempio, siano tutti, a partire da chi ha di più, “non è un questione politica, ma di etica”. Viceversa, “lì dove prevalesse la logica dell’interesse ‘particulare’ – ha messo in guardia l’arcivescovo –, lì dove si dimenticasse l’esigenza morale di servire e promuovere tutto l’uomo in ogni uomo, specialmente nelle fasce sociali più deboli, il rinnovamento si limiterebbe a operazione di facciata, senza fondamento e credibilità”. a cura dell’inviato Sir a Orvieto Prandellihasaputocreareunasquadracoesa,fortedeitantitalentichelacompongono.EoraappuntamentoinBrasile È stata comunque una Grande Italia Aldilàdellafinale,gliazzurrihannosaputofaregruppo,dentroefuori N on è andata. Ci siamo fermati all’ultimo atto, davanti a una Spagna che proprio all’epilogo ha mostrato tutta la classe della sua formidabile orchestra di palleggiatori: da Iniesta a Xavi, da Silva a Xabi Alonso, con un Fabregas uomo ovunque. Non è andata: si è perso anche male, a causa forse di un appagamento post-Germania e da tempi di recupero troppo risicati. Ma è stata, comunque, Grand’Italia a questi Europei: alzi la mano chi si aspettava una cavalcata così entusiasmante dopo una stagione che ci ha lasciato cicatrici profonde, dentro e fuori dal campo. Al di là dell’esito della finale, infatti, questo Europeo ci ha restituito l’Italia migliore, quella che nei momenti più critici riesce a ricompattarsi, a fare davvero gruppo, e non solo sul campo. Prandelli è stato bravissimo a compattare i suoi ragazzi, a renderli partecipi di un qualcosa che andava oltre la mission calcistica, a far vibrare le corde giuste, all’unisono con quello che era stato il compito che il presidente Napolitano, sempre vicinissimo in questi giorni agli azzurri con stimoli e messaggi, aveva loro affidato. In uno dei momenti più critici della recente storia del nostro Paese, ancora una volta gli azzurri hanno rappresentato un motivo di riscatto, senza che però questo debordasse in messaggi sopra le righe. La sobrietà, quindi, del ct e del suo gruppo, come risposta a chi pensava che l’Italia potesse non credere a un suo riscatto, non solo calcistico, ma anche economico e politico, di fronte alle terribili euro-prove che l’attendevano, a Bruxelles, prima ancora che a Varsavia o a Kiev. Aver creduto nel riscatto del suoi “bad boys” Cassano e Balotelli, finalmente diventati parte di un progetto di squadra, anziché i soliti anarchici di talento, aver ritrovato una difesa all’altezza, come sempre la nostra tradizione insegna, con capitan Buffon come baluardo e icona, il trio juventino Barzagli-BonucciChiellini a fare da diga e un incredibile De Rossi diventa- to l’emblema di un calcio che tampona e poi ripropone immediatamente gioco, sono stati il segreto di questo Europeo da favola. Poi, certo, occorrevano i fuoriclasse e il nostro Pirlo ha dimostrato quanto ancora il fosforo possa contare su un rettangolo di gioco. Così in poco più di due anni, dalle macerie di Sudafrica 2010 siamo tornati a una Nazionale grandi firme, coraggiosa, capace di sfidare a viso aperto squadroni più forti alla vigilia, degna dei fasti più gloriosi, da Pozzo a Bearzot, da Sacchi a Lippi. Onore, comunque, alla Spagna, che aggiunge ai trionfi dell’Europeo 2008 e del Mondiale 2010 anche questo alloro continentale di Polonia-Ucrania 2012. Resta la squadra più attrezzata per i Mondiali 2014 in Brasile, con giocatori che si trovano a memoria e che è riuscita a esorcizzare gli scricchiolii preoccupanti stagionali dei suoi club, con le dolorose eliminazioni in Champions di Real e Barcellona. Onore alla Germania, che prima d’incontrare gli azzurri sembrava inarrestabile: i suoi giovani talentuosi hanno steccato la prova più importante, ma da qui a due anni potranno riproporsi alla grande. Bene anche Portogallo e Inghilterra, anche se continua a mancare qualcosa per poter accedere al gradino finale e non bastano due fenomeni come Cristiano Ronaldo e Rooney da so- 17 li per colmare le distanze. È stata, comunque, per noi una cavalcata entusiasmante, con le piazze accaldate ancora gremite da tifosi in festa, nonostante una crisi terribile che mai si è fatta sentire come adesso: ora speriamo che queste emozioni non costituiscano l’alibi per un colpo di spugna su uno scandalo, quello delle scommesse, che pesa ancora come un macigno sulla reputazione del nostro pallone. Se davvero l’Italia vuole ripartire con uno spirito nuovo da questi Europei, ne tenga conto: senza fare sconti a nessuno. INFORTUNISTICA M. ZURINI - VECCHI ASSISTENZA LEGALE, MEDICO LEGALE E PERITALE CON RICOSTRUZIONI CINEMATICHE E MEDIACONCILIAZIONE • RECUPERO DANNI DI OGNI GENERE E RESPONSABILITÀ CIVILE MEDICA • COMPENSO STRAGIUDIZIALE A COSTO ZERO PER IL CLIENTE eccetto spese vive Viale dei Mille, 54/B - 43125 Parma Tel. 0521.921155 - Fax: 0521.618061 Cell. 348.5316022 e-mail: [email protected] 6 LUGLIO 2012 A dorare e celebrare l’Eucaristia, per i cristiani, non è solo una “questione di fede”, ma elemento centrale nella vita dei singoli e delle comunità: è “sorgente di vita cristiana” ed essenziale per la “vita della parrocchia”, è il cuore del “rinnovamento culturale e sociale”. Su questo si è sviluppata la 62ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale (Orvieto, 25-28 giugno). A tema dell’iniziativa il Centro di orientamento pastorale (Cop), che l’ha organizzata, ha posto “L’Eucaristia per la vita del mondo. La comunità cristiana contempla e testimonia”. La Settimana si è collocata tra gli affreschi della cappella del Corporale, nel duomo di Orvieto, Bolsena con il miracolo eucaristico di cui a breve si celebra l’anniversario, come pure della bolla per l’indizione della festa del Corpus Domini. A tal riguardo, ha ricordato l’amministratore apostolico, mons. Giovanni Marra, “la Santa Sede ha concesso alla diocesi di Orvieto-Todi di celebrare un Giubileo eucaristico a Bolsena e a Orvieto, negli anni 2013 e 2014, per commemorare i 750 anni dei menzionati eventi eu- terra AOrvietola62ªSettimananazionalediaggiornamentopastorale IN EVIDENZA Daifilm“freschi”diOscar,aibiopic,alleproduzioniitaliane.Tanteleoccasioniperrivedereilmegliodellastagione Metti una sera d’estate al fresco del cinema Leprogrammazionidelleareneestiveincittà.Ognigiornounapellicoladiversa L’ estate è tempo di cinefili. Capiamoci, non che nelle altre stagioni dell’anno non ci siano film degni di essere visti, né tantomeno mancano le occasioni, per chi vuole, per gustarsi qualche “chiccha”, ma durante la “bella stagione” le occasioni aumentano. In modo particolare se guardiamo le programmazioni delle arene estive, versione nostrana del Drive In americano (qui forse qualche purista storcerà il naso), che offrono la possibilità di vedere (o ri-vedere) al fresco della sera pellicole che durante l’anno, per vari motivi si sono perse, tra cinepanettoni, colossal 3D e prequel o sequel dei precedenti. Scorsese. Giovedì 19 in programma The Iron Lady con una grande Maryl Streep che interpreta Margaret Thatcher, la sua vita e la sua parabola politica. Interessante anche la proposta di film italiani tra i quali Il primo uomo, di Gianni Amelio, venerdì 20; Ciliegine, debutto alla regia di Laura Morante (mercoledì 25) e Magnifica presenza di Ferzan Ozpetec (sabato 21), con uno straordinario Elio Germano alle prese con strani fantasmi provenienti direttamente dagli anni della guerra. (a.r.) CINEMA ASTRA 18 Venerdì 6 luglio: ALBERT NOBBS di Rodrigo Garcia Sabato 7 e Domenica 8 luglio: QUASI AMICI di Eric Toledano Lunedì 9 luglio: E ORA DOVE ANDIAMO? di Nadine Labaki Martedì 10 luglio: CARNAGE di Roman Polanski Giovedì 12 e Venerdì 13 luglio: MARIGOLD HOTEL di John Madden Sabato 14 e Domenica 15 luglio: THE HELP di Tate Taylor Lunedì 16 e Martedì 17 luglio: PARADISO AMARO di Alexander Payne Giovedì 19 luglio: L’ARTE DI VINCERE di Bennett Miller Venerdì 20 luglio: PIRATI - BRIGANTI DA STRAPAZZO di Jeff Newitt e Peter Lord Sabato 21 e Domenica 22 luglio: QUASI AMICI di Eric Toledano Lunedì 23 luglio: J. EDGAR di Clint Eastwood Martedì 24 luglio: MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO di Stephen Daldry Giovedì 26 luglio: YOUNG ADULT di Jason Reitman Venerdì 27 luglio: LORAX - IL GUARDIANO DELLA FORESTA di Chris Renaud e Kyle Balda Sabato 28 e Domenica 29 luglio: TO ROME WITH LOVE di Woody Allen Lunedì 30 luglio: DARK SHADOWS di Tim Burton Martedì 31 luglio: JANE EYRE di Cary Fukunaga • Accostarsi al Vangelo con sensi nuovi di Pierluigi Plata (San Paolo 2012) 6 LUGLIO 2012 In città sono due i cinema (Astra e D’Azeglio) che per tutto il mese di luglio offrono, quasi ogni sera, una pellicola. Nell’arena di via D’azeglio venerdì 6 luglio è in programma la storia di Albert Nobbs, film in costume con una straordinaria Glenn Close en travesti. Il weekend prosegue con Quasi amici, tragi-commedia francese sulla diversità e sul rapporto tra “diversi”. E per chi in quei giorni fosse via, niente paura, si replica il 21 e 22. Il 16 e il 17 arriva il Paradiso amaro con George Clooney in una commedia amara interamente girata e ambientata nel ”paradiso” delle isole Hawaii. Lunedì 23 l’unica occasione per vedere J. Edgar, biopic con uno straordinario Leonardo Di Caprio che interpreta J. Edgar Hoover, fondatore e capo per 50 anni dell’Fbi, l’uomo che sapeva i segreti di mezza america e non si faceva scrupoli nell’usarli per tenere in scacco potenti e presidenti. Sabato 28 e domenica 29 appuntamento col controverso To Rome with love di Woody Allen, che dopo Londra e Parigi sbarca nella città eterna con una pellicola forse un po’ al di sotto delle aspettative. Programma intenso anche per l’arena estiva del cinema Astra, con una pellicola ogni sera di luglio. Martedì 10 viene riproposto il film dell’anno, The artist, pellicola muta francese vincitrice di 5 Oscar che dimostra come a volte, davvero, le parole siano di troppo. E per chi lo dovesse perdere, ultimo appuntamento per venerdì 27. Sempre sul filone Oscar, sabato 14 e giovedì 26 c’è la storia fantastica di Hugo Cabret di Martin FUORI LE MURA - Terre di Siena - biblioteca cult CINEMA D’AZEGLIO Il titolo del volume dice la prospettiva dell’autore, presbitero della diocesi di Brescia, attualmente cappellano militare a Roma. Conseguita la licenza e il dottorato in Sacra Teologia, ha sempre armonizzato concretezza pastorale, rigore teologico del Magistero e dimensione spirituale. «Questo testo — è lo stesso autore che lo presenta — nasce da una puntuale e costante richiesta scaturita dai fedeli di essere aiutati a riprendere in mano il Vangelo per scoprire e verificare se la sua tanto decantata caratteristica di essere un messaggio perennemente valido, fosse veramente utile anche per loro. Dalle molteplici esperienze, ho constatato che , prima di tutto, erano i pregiudizi che andavano scardinati, quei luoghi comuni che non si riescono a sfatare e così condizionano ancor prima di iniziare la lettura». Di qui l’importanza di una scelta metodologica, che aiuti ad accostarsi al Vangelo e a farci innamorare di questa Parola viva. Così l’autore spiega: «Ho pensato di prendere alcuni brani evangelici e, mettendo a fuoco un particolare, proporre una lettura che portasse a invogliare ad accostarsi alla pericope come se fosse la prima volta, così da bypassare, quasi inconsapevolmente, quei preconcetti che precludono di entrare nella profondità del testo. Non quindi un commento o una meditazione su un singolo libro, su una singola tematica presente nella Bibbia e neppure, come si dice frequentemente, circa temi ”scomodi”, bensì un percorso durante il quale si scovano quei particolari presenti nel Vangelo che incuriosiscono e dovrebbero far esclamare ”adesso sì che comprendo, perchè ...” o, ”non ci avevo mai pensato”, così da appassionarsi alla lettura e alla meditazione». Un vaiggio, dunque, dentro la Bibbia, ma anche dentro la vita, per «decifare quello che il Signore ci vuol dire attraverso quello che ci succede, aiutati dalla luce della sua Parola». L’edizione 2012 di “Archeofest”, il festival dell’archeologia in programma fra luglio e settembre a Chianciano Terme e in alcune delle località più belle della Val di Chiana si presenta con otto mostre in cui l’archeologia dialoga con l’arte moderna e contemporanea. Oltre alle mostre, fra cui è da segnalare “De Chirico. Il ventre dell’archeologo” (dall’8 luglio al 30 settembre al Museo Civico Archeologico e delle Acque di Chianciano Terme), sono in programma convegni, rappresentazioni teatrali, laboratori educativi per adulti e bambini, aperture straordinarie con visite guidate, percorsi a piedi in occasione delle Notti dell’Archeologia, per valorizzare e promuovere le ricchezze del prezioso patrimonio archeologico e culturale della Val di Chiana, culla delle più importanti testimonianze archeologiche rinvenute nella provincia senese. Tra le città teatro della manifestazione, oltre a Chianciano Terme, ci sono anche Chiusi, Sarteano, Montepulciano, Cetona, centri dell’archeologia nelle Terre di Siena sin dal Rinascimento, e le suggestive località di Pienza e San Casciano dei Bagni. • Info: www.archeofest.it/ Venerdì 6: PICCOLE BUGIE TRA AMICI di Guillaume Canet Sabato 7: PARADISO AMARO di Alexander Payne Domenica 8: A DANGEROUS METHOD di David Cronenberg Lunedì 9: LA KRYPTONITE NELLA BORSA di Ivan Cotroneo Martedì 10: THE ARTIST di Michel Hazanavicius Mercoledì 11: IL MIO MIGLIORE INCUBO! di Anne Fontaine Giovedì 12: PINA di Wim Wenders Venerdì 13: EMOTIVI ANONIMI di ean-Pierre Améris Sabato 14: HUGO CABRET di Martin Scorsese Domenica 15: LOVE SECRETS di Andrew Jarecki Lunedì 16: SHAME di Steve McQueen Martedì 17: MIRACOLO A LE HAVRE di Aki Kaurismäki Mercoledì 18: HYSTERIA di Tanya Wexler Giovedì 19: THE IRON LADY di Phyllida Lloyd Venerdì 20: IL PRIMO UOMO di Gianni Amelio Sabato 21: MAGNIFICA PRESENZA di Ferzan Ozpetek Domenica 22: MARIGOLD HOTEL di John Madden Lunedì 23: SISTER di Ursula Meier Martedì 24: LE IDI DI MARZO di George Clooney Mercoledì 25: CILIEGINE di Laura Morante Giovedì 26: HUGO CABRET di Martin Scorsese Venerdì 27: THE ARTIST di Michel Hazanavicius Sabato 28: THE HELP di Tate Taylor Domenica 29: COSMOPOLIS di David Cronenberg Lunedì 30: HUNGER di Steve McQueen Martedì 31: MELANCHOLIA di Lars von Trier LaFestamulticulturale Menùetnici,libri,video,incontriemusica...pensandoallacittadinanza Secondo fine-settimana, al Parco Nevicati di Collecchio, per la la 16a Festa multiculturale, organizzata da Forum Solidarietà con la partecipazione di 107 realtà associative del territorio. Centiniaia di volontari, le 27 cucine etniche che servono migliaia di persone, e una serie di eventi e occasioni di incontro fra persone e culture, legate da un filo rosso rappresentato quest’anno dai diritti di cittadinanza, con attenzione particolare a quelli delle seconde generazioni (nei giorni della festa sarà anche possibile conoscere e aderire alle campagne “L’Italia sono anch’io” e “Mai più respinti”). Da quest’anno la festa è dedicata a Giacomo Truffelli, che ci ha lasciato un anno fa. Venerdì 6 luglio - Alle 19 “Imparare giocando; giochi interattivi multimediali come strumento di apprendimento e formazione (Spazio Libreria); 20.30 “Terre d’accueil”, teatro d’accoglienza (Spazio Pedana); 21 presentazione del libro “Parole sporche”, con Lorenzo Guadagnucci; 22.30 musica: Koma Beritan, Comunità Kurda (Spazio Pedana); 22.30 presentazione del video “Egitto, un sogno nel cassetto”, di e con Tommaso Dradi, Coop. Mappamondo (Spazio Incontri). Sabato 7 luglio - Alle 16 laboratori di riciclo per bambini (Wwf Parma - Stand dell’ass.); 18. Laboratorio di riuso (Coop. Averla , Zona spazio Kuminda/Coop. sociale); 19 “Imparare giocando”: giochi interattivi multimediali come strumento di apprendimento e formazione (Spazio Libreria); 20.30 Danze rwandesi, Abahoza consolatrice italo-rwandese (Spazio Pedana); 21: presentazione di “Storia di Nessuno”, videoillustrazione di Dimitri Corradini, Sui generis (Spazio Incontri); 21.20: Danze indiane, Sejuti Comunità Indiana (Spazio Pedana); 21.30 presentazione mostra fotografica “Desertø”, di Ass. A mé mì, Ass. di documentazione sociale Le Giraffe e Operazione Colomba (Spazio Kuminda/Coop. sociale); 22.00 incontro: “Luoghi comuni”, Parma per gli altri Ong (Spazio Incontri); 22.30 Danze nigeriane (Ass. Nigeriana, Spazio Pedana); 23.20 Danze etiopi (Ass. dei volontari etiopi, Spazio Pedana). Domenica 8 luglio - Alle 16 laboratori di riciclo per bambini (Wwf Parma, Stand dell’associazione); 19 “Imparare giocando”: giochi interattivi multimediali come strumento di apprendimento e formazione (Spazio Libreria); 19 Giochi in scatola (Coop. Terra dei colori, Zona spazio Kuminda/Coop. sociale); 21 teatro dialettale: “Fisch en dl’ Uisp”, (Uisp Parma, Spazio Pedana). Alle 21.30 proiezione del video: “18 Ius soli”, di e con Fred Kuwornu, Anolf Giovani 2ª Generazione (Spazio Incontri); 21.30 incontro: “La finanza etica al tempo della crisi economica globale” (Banca Etica, Spazio Kuminda/Coop. sociale); 22.30 musica con il Coro multietnico, Festival of praise and care (Spazio Pedana). • Tutte le sere, inoltre, alle 18 Torneo Calci di rigore categoria bimbi, Uisp (pista di pattinaggio); alle 19 Truccabimbi (A.S.D. Capoei- Laboratorio compiti “La prova”, atto unico del Ruzante, spettacolo de “I burattini dei Ferrari”; mercoledì 1 agosto: Parma Brass, Quintetto d’ottoni & Umberto Scida, concerto tributo a Frank Sinatra. Info: 0521.669644, [email protected], www.artiesuoni.com. Maratona di lettura pro-terremotati IO VADO A FERRARA A Parma prosegue anche in estate, per potenziare l’alleanza fra famiglie, scuola e territorio, il progetto Laboratorio Compiti, che grazie a diverse associazioni, con l’aiuto di volontari, avvicina e sostiene le famiglie nelle attività di studio e compiti dei loro figli. Una rete che accoglie in modo gratuito principalmente i bambini della scuola primaria. Nato dal progetto dell’Agenzia per la Famiglia del Comune, il progetto è coordinato dall’associazione LiberaMente della Consulta comunale delle Associazioni Familiari. Dove e quando • Lunedì e mercoledì dalle 9.30 alle 12 in strada Traversante S. Leonardo 13/A al Laboratorio Famiglia San Martino, a cura delle associazioni Azione per Famiglie Nuove e Solidarietà; aperto sino al 14 settembre. • Martedì dalle 16 alle 19, in via G. Inzani 29 c/o il Laboratorio Famiglia Oltretorrente, a cura dell’associazione Cngei (aperto dal 6 settembre). • Martedì e venerdì dalle 9.30 alle 11.30 in via Emilia Est 11, presso la Parrocchia di San Lazzaro, a cura dell’Oratorio Le Mani. Aperto dal 12 al 29 luglio e dal 2 settembre. • Martedì e giovedì dalle 10 alle 12 (scuola secondaria) e pomeriggio dalle 15 alle 17 (scuola primaria) in via N. Bixio 119, a cura dell’Unicef sez. prov. Parma. Aperto dall’1 settembre. • Martedì, venerdì e sabato dalle 16.30 alle 18.30 in via Malvisi n.6 e sabato pomeriggio dalle 16.30 alle 18.30 in via G. Inzani .29 c/o il Laboratorio Famiglia Oltretorrente, “Scuola della pace”, a cura della Comunità di Sant’Egidio. Aperto dal 23 agosto. • Giovedì dalle 16.15 alle 18.15 in Borgo Pipa 6 c/o la Scuola dell’Infanzia San Giovanni, a cura del Centro italiano femminile. Aperto fino al 14 luglio. • Venerdì dalle 16 alle 18.30 in via Cremonese 57/A, a cura delle associazioni Gli altri siamo noi e VITA. Aperto dal 22 agosto. • Sabato dalle 15.30 alle 17.30 in via Don Dossetti snc, a cura dell’associazione Aisa. Aperto fino al 30 luglio. Per avere maggiori informazioni, aderire al progetto, portare i propri bambini ai Laboratori contattare l’associazione LiberaMente (366 3535236; [email protected]). ra Gerais Parma, Stand dell’assocciazione); 21.30 Torneo Calci di rigore categoria giovani e adulti, Uisp (pista di pattinaggio). Info: www.forumsolidarieta.it e www.multiculturale.org. Rassegna estiva di concerti e spettacoli SERE D’ESTATE A SORBOLO Anche quest’anno il Comune di Sorbolo e l’associazione culturale “Arti e Suoni” promuovono una rassegna di concerti e spettacoli da offrire alla cittadinanza. Le serate sono a ingresso libero, iniziano alle 21.15 e si svolgono nella piazzetta Centro Civico di via Gruppini (al coperto in caso di maltempo, tranne che per lo spettacolo del 10 luglio, che avrà luogo in piazza LIbertà e in caso maltempo sarà rimandato al giorno dopo). Durante gli spettacoli si raccoglieranno fondi da devolvere ai terremotati dell’Emilia. Martedì 10 luglio: “Tutti fuori ... si fa musica” con i nostri musicisti di ieri, oggi e domani; venerdì 13 luglio: concerto del corpo bandistico ”G. Verdi” di Parma, direttore M° Alberto Orlandi; venerdì 20 luglio: “Doppi kumel”, commedia dialettale in tre atti rappresentata dalla compagnia del teatro comico parmigiano “Nuova Corrente”; mercoledì 25 luglio: “Racconto d’autunno - quarto atto delle Stagioni di Sandrone, spettacolo di burattini del Teatro Medico Ipnotico; venerdì 27 luglio: Oltre 30 autori parteciperanno a “Io vado a Ferrara, appello partito pochi giorni fa dai librai della città e che sta coinvolgendo e raccogliendo consensi da parte di scrittori, editori, librai e chi lavora nel mondo della comunicazione e dell’ editoria. L’appuntamento è per sabato 7 luglio a partire dalle 16.00 in Piazza Trento e Trieste, davanti alla libreria di Palazzo S. Crispino a Ferrara dove prenderà vita una maratona di letture proposte dagli ospiti che hanno aderito. “Io vado a Ferrara” sarà un modo per esprimere la propria solidarietà alla città e alla cittadinanza, ed è un’iniziativa certificata dal Comune di Ferrara all’interno del Fondo “RicostruiAMO Ferrara” per la cultura. Informazioni: daniela.ravanetti@gmail. com, 328.3819504; [email protected], 366.7131901. “Ascolta cammina e pedala in quota” FESTIVAL VALCENOARTE Ultima settimana di appuntamenti per il “Festival Valcenoarte 2012. Ascolta, cammina e pedala in quota”, organizzato dal Trio Amadei, che propone itinerari tra i sentieri della Valceno in cui si uniscono luoghi artistici e paesaggi naturali incantati, passeggiate e concerti di musica classica, folk, jazz, il tutto a ingresso libero. Sabato 7 luglio alle 17 passeggiata da Contile (Varsi) a Masereto (Solignano) con incursioni musicali/teatrali nel bosco e nei prati e concerto finale; info: www.caiparma.it; [email protected]; 339.2296215 - 335. 5366378); alle 21.30 a Masereto (Solignano), in occasione della festa del pane, “Two of a kind”, con Luca Lanza (chitarra) e JP Brouwer (tromba). Domenica 8 luglio alle 18.30 a Vianino (Varano De’ Melegari), piazza della Torretta, Racconto d’Estate da “Le Stagioni di Sandrone”, burattini di Patrizio Dall’Argine; alle 21, sempre a Vianino, Oratorio S. Rocco, “Musiche alla corte di Maria Luigia” e “Musiche Argentine”, con Trio Amadei (violino, violoncello e pianoforte) e Yuri Vallara (fisarmonica). Mercoledì 11 luglio alle 18.30 nel Battistero di Serravalle (Varano De’ Melegari) “Due Destini Marionetta da polso” (Compagnia ”Coppelia Theatre”, Francesco Morittu alla chitarra e Liliana Amadei al violino. Alle 21.30 a Case Noli (Varano De’ Melegari) “Eine Kleine Intuitiv Musik” …tra la musica intuitiva e il jazz..., con Trio Amadei (violino, violoncello e pianoforte), Markus Stockhausen (tromba), Fabio Mina (flauto), Enzo Pietro Paoli (contrabbasso). Info: http://www.festivalvalcenoarte.com. memo ALLA FESTA MULTICULTURALE 19 6 LUGLIO 2012 Secondo fine.settimana a Collecchio 20 6 LUGLIO 2012