Yamaha X-Max 400
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Yamaha X-Max 400
Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 109 04 Giugno 2013 105 Pagine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGp Mugello Lorenzo vince il GP d’Italia Articoli, commenti e pagelle Nico Cereghini “Noi Italiani siamo forti, basta piangersi addosso!” Scarica l’APP del Magazine Prova Honda CB500X La piccola, grande tuttofare | prova SCOOTER | Yamaha X-Max 400 da Pag. 2 a Pag. 17 All’Interno NEWS: Concept Ninety BMW | Husqvarna Giovanni Castiglioni si fa avanti | M. Clarke le moto nella storia di Opel MOTOGP: Anticipazioni 2014 Honda Production Racer e Suzuki | DAKAR: Cyril Despres alla Yamaha Yamaha X-Max 400 PREGI Motore, prestazioni DIFETTI Sospensione posteriore Prezzo 5.990 € PROVA SCOOTER Comodo e veloce, ma un po’ rigido La famiglia X-Max, nata nel 2005, si amplia con l’arrivo del nuovo 400. Ottimo il motore, pulita la guida. L’impostazione sportiva non compromette il comfort che cala soltanto sullo sconnesso di Cristina Bacchetti 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito N el 2001 Yamaha lancia il TMAX: il celeberrimo maxi scooter sportivo diventa subito un’icona per gli scooteristi metropolitani, e ancora oggi, 12 anni dopo, vanta vendite record e una folta schiera di appassionati. Nel 2005, per soddisfare le richieste dei clienti 4 Periodico elettronico di informazione motociclistica prettamente cittadini, viene lanciato sul mercato X-Max 250, (presto affiancato dal gemello da 125 cc presentato a settembre al Salone di Parigi): una sorta di fratellino minore che si ispira alla sportività del TMAX rendendola accessibile a tutti, sia per quanto riguarda i costi, sia per la fruibilità del mezzo, pensato proprio per chi con lo scooter si muove solo in città. Ma c’era ancora Scarica l’APP del Magazine Prove un tassello mancante, e il gap tra i due modelli è troppo grande, il pubblico di sooteristi Yamaha chiede di colmarlo. Il che accade dopo otto anni, durante i quali la “classe 400” degli scooter a tre diapason viene rappresentata dal pacioccone Majesty. Ed ecco che oggi appare a sorpresa l’X-Max 400, nelle concessionarie da fine maggio a 5.990 Euro. Abbiamo chiesto a Giovanna 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Camisa, Product Planner Scooter di Yamaha Motor Europe, di raccontarci se c’è richiesta da parte dei clienti per questo tipo di scooter. «Certo, ce lo hanno richiesto in moltissimi. Chi ha già il 250 e vuole qualcosa di più, oppure chi sogna il TMAX ma non può permetterselo, avendo quindi esigenza di uno scooter da poter utilizzare sia in città che fuori, ma con costi e prestazioni più contenuti». Il Majesty 400 non bastava a soddisfare queste richieste? «No, il Majesty è un mezzo totalmente diverso. È comodo, una poltrona, e con prestazioni più blande. Abbiamo preso il motore da 400 cc del Majesty, ci abbiamo lavorato molto per renderlo più performante, e ci abbiamo costruito intorno un mezzo compatto che si ispira alle linee del 6 Prove 250. Volevamo un mezzo sportivo dalle grandi prestazioni, ma con un ingombro inferiore». E infatti questo 400 ha tutta l’aria di un mezzo dalla cubatura inferiore: le linee ricordano naturalmente quelle del 250 ma Cristiano Tasca, Senior Designer di Yamaha, ha la vorato per renderle ancora più dinamiche. Il musetto con lo sguardo accigliato, il “boomerang” centrale identico a quello del TMAX e il codino che ora punta verso l’alto danno a questo nuovo maxiscooter tutte le carte in regola per piacere al tipico utente metropolitano. Grande occhio di riguardo per la capacità di carico: il sottosella può ospitare una coppia di caschi integrali, e nel retroscudo sono stati ricavati due comodi portaoggetti. Ridisegnato anche il look del cruscotto rispetto al 250, qui più vicino a quello del TMAX: comunque sia, abbiamo il tachimetro analogico - con fondo 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine leggero - sempre realizzato in tubi di acciaio a doppia culla sovrapposta - che riportasse all’agilità del 250, ma con un interasse di 1.565 mm, quindi 20 mm più lungo. La forcella teleidraulica ha un’escursione di 110 mm, esattamente come i due ammortizzatori (regolabili in precarico su 4 posizioni) ben visibili nella parte posteriore dello scooter. Sull’X-Max 250, invece, l’escursione degli ammortizzatori è di 240 mm. Rispetto a quello del fratello minore, l’impianto frenante anteriore del nuovo 400 monta due dischi, sempre da 267 mm, misura che ritroviamo anche dietro, in sostituzione del disco da 240 mm del 250. I cerchi in lega misurano rispettivamente 15” e 13” e calzano pneumatici Michelin City Grip da 120/70 e 150/70. Da notare che posteriormente l’X-Max 250 monta un cerchio da 14” con scala a 180 – a sinistra e il contagiri – parimenti “a lancetta” – a destra, con zona rossa da 8.200 a 9.000. E cambia anche la grafica del display lcd centrale rettangolare, che indica chilometraggio totale e parziale, chilometraggio residuo in riserva, orario, temperatura esterna e del motore, e ovviamente anche il livello della benzina, con piccola spia di avviso della riserva. Motore e ciclistica Il propulsore che va a spingere il nuovo X-Max è 8 Prove gomma da 140/70 sul 250. Sempre parlando di differenze tra i due X-Max, il peso dichiarato per il nuovo 400 è di 211 kg col pieno di 14 litri, mentre il 250 è accreditato di 180 kg (184 con l’ABS) col pieno di 11,8 litri. La prova su strada Città Una volta in sella al nuovo X-Max 400 ci si rende conto che la ricerca della sportività non ha compromesso il comfort: la sella infatti è larga, spaziosa sia per il pilota – che gode anche di un elegante supporto lombare - che per il passeggero, ed è imbottita come una poltrona Frau. Si siede a soli 785 mm da terra (792 mm, sul 250) ma la seduta molto larga, anche nella parte anteriore, potrebbe mettere in crisi gli utenti meno un monocilindrico a 4 tempi da 400 cc, bialbero a 4 valvole per cilindro e raffreddato a liquido, evoluzione dell’unità adottata dal Majesty. Con i suoi 31,5 cv (23,2 kW) a 7.500 giri, segna un + 54% di potenza rispetto al 250, mentre il picco di coppia massima di circa 3,5 kgm (33,9 Nm) a 6.000 giri rappresenta un aumento del 60%. Proprio per rispondere alla richiesta di un mezzo prestazionale ma con dimensioni compatte e carattere sportivo, i tecnici Yamaha si sono adoperati per realizzare un telaio compatto e 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito alti, costretti a portarsi molto in avanti per appoggiare bene i piedi a terra. Quella della sella larga è però una scelta obbligata per poter offrire una così importante capacità di carico nel vano sottosella: 37 litri. Sono 211 i chili dichiarati (col serbatoio pieno, che peraltro salgono e scendono con facilità dal cavalletto centrale - tuttavia per i più pigri ovviamente c’è anche il laterale! - e sono ben distribuiti: non si sentono né nelle manovre a bassa velocità né tantomeno in marcia. Nel pieno del traffico di un lunedì mattina milanese riusciamo a sgusciare con facilità tra le auto in coda: certo, l’X-Max non ha l’agilità di un cinquantino, ma nell’ambito della sua categoria si porta a casa una bella lode in quanto a manovrabilità. Unica pecca a cui prestare attenzione, e per la quale è necessario avere un po’ di occhio, è la seconda metà del veicolo: il motorone da 400 cc che sporge sul lato sinistro, e 10 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica l’importante terminale sul lato destro, rendono infatti piuttosto larga la sezione posteriore dello scooter, e c’è il rischio, se “si prendono le misure” agli specchietti, e in particolare sfiorando i marciapiedi, di urtare le suddette parti meccaniche, non proprio di poco conto. L’impianto frenante si comporta egregiamente, è sicuramente il punto forte del mezzo, insieme all’ottimo propulsore. Tanto X-Max scatta velocemente ai semafori, quanto celermente si arresta senza bisogno di strizzare eccessivamente le leve anche in caso di frenata di emergenza. Entro la fine dell’anno, poi, arriverà la sempre gradita versione con ABS, che costerà 6.490 Euro. Il discorso sull’efficienza delle sospensioni va spaccato in due: se davanti la forcella incassa bene gli avallamenti e le sconnessioni, il posteriore (seppur regolabile) è piuttosto rigido, e sia sul pavè che - soprattutto – sullo sconnesso pesante, scarica tutto sulle schiene dei passeggeri, per le quali nulla può fare nemmeno la sella super imbottita. Abbiamo segnalato questo non trascurabile difetto ai tecnici della Casa di Iwata. Yamaha non dichiara ufficialmente nulla riguardo ai consumi, ma durante il nostro test abbiamo stimato una percorrenza approssimativa di 21 km per litro. Con il pieno del serbatoio da 14 litri, quindi, si potranno senz’altro percorrere perlomeno 250 km, riserva esclusa. Extraurbano Portando l’X-Max fuori città abbiamo avuto modo di testare al meglio il grande lavoro fatto sul propulsore che già equipaggia il Majesty: il diverso “settaggio” della trasmissione gli dà infatti un carattere molto più sportivo e, oltre allo spunto da fermo, è decisamente apprezzabile la ripresa anche a velocità anche superiori ai 100 Prove km/h. Un bel 10 e lode, quindi, va alle prestazioni del motore, sempre pronto e con un allungo che sembra non finire mai. Praticamente nulle le vibrazioni al manubrio e sulle pedane, avvertibili solo dopo diversi chilometri a velocità costante e sostenuta. In autostrada la stabilità è ottima così come la protezione dall’aria, sia grazie al parabrezza ben studiato che alla carenatura disegnata proprio per proteggere al meglio il guidatore. Visto il sostanzioso peso che il mezzo si porta dietro, intendendo proprio il succitato massiccio retrotreno, c’è il rischio che negli ampi curvoni veloci si arrivi a percepire un po’ di leggerezza sull’anteriore: un piccolo accorgimento per ovviare al problema è quello di portarsi un pochino in avanti col corpo, pesando così sul manubrio e andando a bilanciare meglio i pesi. Nelle curve più strette invece abbiamo notato un’eccessiva propensione della stampella laterale nel grattare 11 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Un bel 10 e lode va alle prestazioni del motore, sempre pronto e con un allungo che sembra non finire mai l’asfalto. Altro punto al quale, ci hanno promesso, si vedrà di rimediare in fase di produzione. Quanto al passeggero, da portare al mare nel fine settimana, viste le spiccate doti extraurbane del nuovo maxiscooter Yamaha, gode di pedane retrattili in alluminio, di un ampio spazio comodo e, nel caso non disponga di poggiaschiena o bauletto, di due eleganti maniglioni di sicurezza. Città, autostrada, tratti veloci, lungolago, tornanti. Manca solo un po’ di pioggia e possiamo dire di aver provato l’X-Max davvero in tutte le condizioni. Quindi, proprio per non farci mancare nulla, percorriamo un buon quarto d’ora sotto un bell’acquazzone torrenziale. Inevitabilmente il feeling con l’asfalto viene a mancare e si chiude la manopola del gas, ma anche in questo caso, X-Max si dimostra ineccepibile, con l’ovvia complicità delle” agilissime” Michelin City Grip. Colori, prezzi, accessori e pacchetti speciali Il nuovo Yamaha X-Max 400 sarà disponibile in Italia a partire da fine maggio al prezzo di 5.990 12 euro franco concessionario , naturalmente sempre con la possibilità di usufruire dell’estensione triennale di garanzia Y.E.S. (Yamaha Extra Security), aggiuntiva alla garanzia originale EuroService. E a fine anno arriverà anche la versione con ABS, al prezzo di 6.490 euro f.c. Tre le colorazion disponibilii: bianco opaco, grigio opaco e nero lucido. Accessori Gli accessori dedicati a X-Max 400 sono davvero innumerevoli. Tra i principali citiamo il parabrezza basso sportivo, le pedane in alluminio, il porta targa sportivo omologato, ed il terminale di scarico dedicato Akrapoviè, e anche lo schienale per il passeggero. Per aumentare capacità di carico e comfort nel commuting su lunghe distanze e nei viaggi più lunghi, i novelli X-Maxisti avranno a disposizione il portapacchi, il baule da 50 litri in tinta, lo schermo più alto, il telo copri gambe e le manopole termiche. Ma sono previsti anche una sella ancor più rifinita e una custodia per lo smart-phone da piazzare sul manubrio. 13 ZOOM ZOOM 14 15 YamahaX-Max 400 5.990 € Tempi: 4 Cilindri: 1 Cilindrata: 395 cc Disposizione cilindri: Orizzontale Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 31.5 cv (23.18 kW) / 7500 giri Coppia: 33.88 Nm / 6000 giri Marce: AV Freni: D-D Misure freni: 267-267 mm Misure cerchi (ant./post.): 15’’ / 13’’ Peso: 211 kg Lunghezza: 2190 mm Larghezza: 780 mm Altezza sella: 785 mm Capacità serbatoio: 14 l Segmento: Scooter Ruote alte ABBIGLIAMENTO Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco Yamaha MomoDesign Giacca Tucano Urbano Katmai Lady Guanti Spidi Lady Scarpe tecniche Forma Urban Touch Hi-Dry In ogni caso, la lista completa degli accessori per la gamma X-Max è consultabile qui. Versioni Touring e Sport Yamaha propone X-Max anche in due versioni già accessoriate. Per chi ama viaggiare c’è la Touring che prevede parabrezza alto, porta pacchi posteriore e baule da 50 litri in tinta, e che costa 455 euro in più rispetto al prezzo di listino. L’allestimento Sport, che prevede schermo sportivo, pedane in alluminio e porta targa sportivo omologato, costa invece 237 euro. Durante il nostro test abbiamo avuto modo di provare la versione sportiva, dotata anche di scarico Akrapoviè dedicato: quei 6 chili in meno si sentono tutti, chiaramente in positivo, e lo spunto è ancora più incisivo. Attenzione, TMaxisti… 16 17 Honda CB500X PREGI Facilità di guida e erogazione DIFETTI Protezione dall’aria, qualche finitura Prezzo 6.100 € prova naked Piccola, grande tuttofare La nuova 500 crossover di casa Honda ha dalla sua tanta facilità di guida e un motore generoso in rapporto alla cilindrata. Posizione alta per affrontare bene il viaggio come la città. Si guida anche con la A2 di Alessandro Colombo 18 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito L e nuvole e la pioggia imperversano sui cieli italiani? Scappiamo allora nella caliente Barcellona trovando così… una pioggia torrenziale! Deve essere il modo con cui la Spagna decide di farci sentire a casa, chissà, ma facciamo di necessità virtù, e approfittiamo delle sfavorevoli condizioni meteorologiche per verificare la bontà 20 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica del funzionamento dell’ABS della nuova Honda CB500X, la terza della serie ad arrivare in vendita, dopo le CB500F e CBR500 R. ABS che sulla 500X è compreso nel prezzo, fissato a quota 6.100 euro franco concessionario, contro i 5.500 della naked F e i 6.200 della sportiva R. Pensata per rivolgersi sia ai neofiti che ai piloti più navigati in cerca di una moto votata al turismo ma poco impegnativa, e con il look avventuroso di una Prove crossover, la Honda CB500X ammicca anche a coloro che necessitano di una moto in grado di coprire agevolmente il tragitto casa-lavoro o per muoversi con disinvoltura nel traffico. Motore Cuore della neonata 500 della Casa di Tokyo (in comune alle altre due versioni F e R che ne condividono anche la base ciclistica) è l’unità 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito bicilindrica in linea frontemarcia bialbero ad 8 valvole da 471 cc, raffreddata a liquido, e caratterizzata da misure di alesaggio e corsa di 67 x 66,8 mm. Dotato di un rapporto di compressione di 10,7:1, eroga 48 cv di potenza a 8.500 giri e 43 Nm di coppia a 7.000 giri, ed è incastonato all’interno di un telaio tubolare in acciaio con disegno a diamante. posizioni. Le ruote hanno disegno a 12 razze e sono realizzate in alluminio pressofuso con diametro da 17” per entrambe, oltre che gommati 120/70 all’anteriore e 160/60 al posteriore, mentre i freni (un solo disco davanti da 320 mm con pinza a due pistoncini) si caratterizzano per un disegno a margherita e sono dotati di ABS di serie. Ciclistica Equipaggiamento La Honda CB500X ha un’altezza da terra della sella di 810 mm e un peso a secco di 178,4 kg, che divengono 195 con il pieno di benzina. A copiare le imperfezioni del manto stradale, bene e in maniera progressiva, sono invece la forcella con steli da 41 mm, non regolabile e il forcellone in acciaio scatolato dotato di monoammortizzatore Pro-Link regolabile in precarico su 9 22 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Completamente digitale il quadro strumenti è minimalistico ma ben leggibile. Lo sfondo è di colore arancione, e la fascia alta del contagiri presenta una banda rossa volta ad evidenziare l’approssimarsi dell’ago virtuale verso la sua corsa al limitatore. Il display mantiene informati su tutti i parametri fondamentali, oltre a visualizzare anche il consumo di carburante. Manca invece l’indicatore de rapporto inserito. Essendo ovviamente una moto particolarmente vocata al turismo, la Honda CB500X presenta una lunga lista di accessori a cui attingere per soddisfare appieno le esigenze dei chilometristi. Tra questi figurano un parabrezza rialzato - molto utile se si necessita di effettuare dei lunghi trasferimenti autostradali - un set di valigie laterali ed un portapacchi posteriore su cui collocare un bauletto. A quanto elencato si aggiungono i paramani, le protezioni per il radiatore, le luci fendinebbia, le manopole riscaldate, il kit di deflettori laterali e un’appendice aerodinamica anteriore, oltre al coprisella monoposto e al sottocodone in tinta. Design Caratterizzata da linee fluide ed affusolate, senza spigoli vivi tipici di molti modelli attuali, la Honda Prove CB500X mutua dalla Crosstourer gran parte del suo linguaggio stilistico e presenta una sezione in cui la sella si raccorda al serbatoio molto compatta e rastremata. Complessivamente ben rifinita, permette comunque di cogliere alcuni particolari migliorabili negli accoppiamenti, come ad esempio il tappo del serbatoio amovibile che va a creare una poco graziosa cavità nei confronti delle plastiche che lo circondano, oppure altri un pochettino semplicistici come le leve di freno e frizione che non presentano regolazioni. Su strada Una volta alla guida notiamo da subito una triangolazione comoda ed accogliente, con una sella ampia ed un manubrio alto e largo, oltre che dotato di tutti i comandi necessari a portata di dita, eccezione fatta per i due pulsanti posti 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito sulla strumentazione. Niente di meglio per dominare la strada, solo le manopole risultano quel tantino di troppo distanziate tra loro quando la velocità aumenta, e oltre i 120 km/h emergono i limiti della protezione aerodinamica rastremata, che permette sì una buona visibilità ma che rende sensibili i vortici e che contribuisce a generare un pochino di effetto vela una volta passata questa soglia. Inserita la prima delle sei marce, di un cambio che funziona con rigore e precisione, ci avviamo a percorrere le bellissime strade guidate dell’entroterra catalano: curve e controcurve immerse in uno stupendo scenario caratterizzato dai più variegati e caldi colori che la natura spagnola è in grado di offrire e che sembrano quasi disegnati appositamente 24 Periodico elettronico di informazione motociclistica per permettere alle motociclette di percorrerli. Il manto asfaltato che corre tra una pendenza e l’altra lungo un toboga fatto di salite e scollinamenti è infatti la condizione migliore per godersi la piccola crossover di Casa Honda. La CB500X è una moto pensata per dare il meglio di sé proprio nella situazione appena descritta. Il bello di questa moto sta appunto nel ricercare la guida bella e pulita, nel raccordare perfettamente tra loro in rapida successione le curve, pennellando la tela del manto stradale con la linea tracciata dalla matita della ruota anteriore e gestita dalla mano che controlla la manetta del gas. Il motore non imbarazza, e non deve farlo. E’ una Honda, e come tutte le moto del costruttore nipponico ti fa sentire a casa dopo aver percorso cinque Scarica l’APP del Magazine Prove Il bello di questa moto sta appunto nel ricercare la guida bella e pulita, nel raccordare perfettamente tra loro in rapida successione le curve 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica ZOOM ZOOM 26 27 HondaCB 500 X ABS 6.100 € Tempi: 4 Cilindri: 2 Cilindrata: 471 cc Disposizione cilindri: in linea Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 48 cv (35 kW) / 8500 giri Coppia: 43 Nm / 7000 giri Marce: 6 Freni: D-D Misure freni: 320-240 mm Misure cerchi (ant./post.): 17’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 178.4 kg Lunghezza: 2095 mm Larghezza: 830 mm Altezza sella: 810 mm Capacità serbatoio: 17.3 l Segmento: Turismo ABBIGLIAMENTO metri in sella. Facile da usare e in grado di soddisfare i palati più disparati: dall’utente navigato che desidera acquistare una moto divertente e poco impegnativa al neofita che necessita di qualcosa con cui imparare e che ha lo sguardo già rivolto verso il turismo. L’erogazione è sempre lineare, senza però mai disdegnare una buona propensione all’allungo. Non ha picchi di potenza particolarmente avvertibili nel corso dell’escursione dalla fascia bassa a quella alta del contagiri e concorre con la ciclistica ad infondere quella sensazione di confidenza e bilanciamento che poche moto sanno trasmettere ai neofiti e non solo. Il bicilindrico 500 risponde dolcemente ai richiami del gas e risulta inoltre essere pronto e pieno sin dai bassi regimi. Scontato per un bicilindrico? Forse, ma se questo è vero lo è altrettanto il fatto di non essere così scontata la pressoché totale assenza di vibrazioni, così come non è scontata anche l’omogeneità della sostanza, dicasi coppia e potenza, percepita. Certo, l’architettura dell’unità nipponica è in linea e non a V, eppure l’erogazione è insieme regolare e di carattere, una fatto non così frequente in questa classe di cilindrata. Quasi da motore ancora poiù frazionato. Tanto equilibrio motoristico è corrisposto da un’altrettanto calibrata ciclistica. Il retrotreno si dimostra ben tarato e l’avantreno infonde sicurezza. L’unica pecca è costituita dall’assenza di un secondo disco del freno; non che l’impianto che equipaggia la CB500X pecchi di efficacia, dimostra anzi un’elevata modulabilità ed un’accettabile potenza mentre l’ABS non è invasivo nell’intervento, ma un pochettino di mordente in più non avrebbe affatto stonato in certe situazioni, ad esempio a pieno carico. 28 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco Caberg Ego Kuma Giacca Dainese Guanti Dainese Druids Stivali Dainese 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Concept Ninety Da Roland Sands per i 90 anni di BMW di Edoardo Licciardello | Ricorrono i 90 anni di BMW e i 40 anni dalla nascita della famosa R90S. L’interessante Concept Ninety è nata in collaborazione con lo specialista americano, ed ex pilota, Roland Sands per festeggiare l’anniversario I n occasione del Concorso d’Eleganza Villa d’Este 2013 BMW Motorrad ha presentato - per la prima volta “in carne ed ossa” dopo l’anticipazione grafica dello scorso EICMA - la Concept Ninety, un omaggio a quella R90S (appena entrata negli “anta”) che aveva 30 fruttato alla Casa bavarese il primo titolo AMA Superbike. Roland Sands, ex pilota nonché titolare e vulcanica mente dell’atelier di customizzazione californiano RSD, ha collaborato con il marchio dell’elica per realizzare una special a dir poco spettacolare e spettacolosa. 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito R90S, quarant’anni e non li dimostra Nata nel lontano 1973, la BMW R90S rappresentava il modello di punta della gamma BMW ed era una delle moto di serie più veloci del mondo. La colorazione Daytona Orange (nome che richiama la vittoria nella 200 miglia corsa sul catino più veloce dell’epoca) graziava sovrastrutture aerodinamiche all’avanguardia, prese rapidamente ad esempio da diversi modelli della concorrenza. La Concept 90 riprende fedelmente il discorso estetico e tecnico di quella prima R90S: sportiva nell’estetica e nella sostanza - che ipotizziamo ripresa in profondità dalla R1200S recentemente uscita di produzione - ricalca le proporzioni dell’antenata, con la netta demarcazione fra la tenica di motore (giustamente ancora nella versione aria/olio e non in quella, più moderna, con tecnologia di raffreddamento di precisione) e telaio neri e la carrozzeria realizzata a mano in alluminio che fa il verso alla colorazione originaria. Il faro anteriore circolare a LED rappresenta la versione moderna dell’unità alogena 32 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News dell’epoca, e fa da “traino” ad un gruppo serbatoio/sella integrato. Roland Sands Design Realizzate esclusivamente per la BMW Concept Ninety le componenti pensate da RSD. Elementi di spicco comprendono la copertura anteriore del motore e quelle delle valvole, oggetto di lavorazione scrupolosa, nonché il sistema di scarico. Tutto è stato realizzato attraverso un processo di taglio a contrasto che genera un pregevole “stacco” rispetto alle componenti meccaniche nere. Sempre opera di Roland Sands i comandi freni e frizione, forcellone Paralever posteriore e filtro aria sotto la sella. Una simile attenzione per le componenti dinamiche anche nascoste (filtro dell’aria...) fa ipotizzare per la Concept Ninety un futuro non necessariamente legato alle sole esposizioni, ma ben più attivo, magari con un modello di piccola serie da guidare su strada e pista. 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb 34 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News Mission Motors arriva la Mission RS Una supersportiva elettrica direttamente derivata dalla Mission R capace di disintegrare la concorrenza nell’AMA e-Power con i suoi 160 cavalli E ra il 2011 quando Steve Rapp, in sella alla Mission Motors R, annichilì a Laguna Seca la concorrenza nella categoria e-Power girando sui tempi delle Supersport. Ci sono voluti due anni ma la versione stradale, largamente annunciata a suo tempo, è arrivata. Il nome è cambiato in Mission RS (Race Special), ma la sostanza è largamente immutata - uno dei benefit della propulsione elettrica. 160 cavalli (avete letto bene...), pacco batterie da 17KWh che garantisce un’autonomia fra i 200 e i 200km a seconda dell’utilizzo e purtroppo un 36 prezzo da far impallidire una qualsiasi ipersportiva top di gamma attuale: 59.999 dollari! Un prezzo giustificato da una produzione in piccolissima serie (solo 40 esemplari, a celebrazione del distacco in secondi rifilato al primo degli inseguitori nella storica gara di Laguna Seca) e dalla dotazione di primissimo livello: cerchi BST in fibra di carbonio, sospensioni Ohlins in specifica racing e impianto frenante Brembo “da MotoGP”, qualunque cosa possa voler dire. E’ molto probabile che arrivi però anche una successiva versione, dal nome di Mission R (esatto, come la versione 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito da gara - siamo confusi anche noi) che per “soli” 29.999$ vi offrirà pacchi batterie meno performanti e una dotazione meno prestigiosa. Il che significa sempre Ohlins, Brembo e quant’altro, ma nelle versioni meno costose e raffinate. Da notare che in entrambi i casi il tempo di ricarica dovrebbe essere in qualche modo compatibile con un’uso più tipicamente motociclistico rispetto a proposte analoghe: si parla di circa due ore con una normale presa di corrente. Entrambi i modelli godranno naturalmente di una dotazione elettronica estremamente sofisticata: il software è di tale rilevanza nella gestione del mezzo da meritarsi una denominazione (MissionOS) analoga a quella dei sistemi operativi di computer e 38 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News device mobili. Il cruscotto non si limiterà a dare le classiche informazioni a cui siamo abituati, ma grazie all’integrazione con Google e alla connessione internet iperveloce fungerà anche da navigatore, retrovisore e sarà in grado di connettersi con dispositivi Bluetooth (casco con strumentazione sovrimpressa alla visiera stile HUD aeronautico, cellulari, palmari, nonché la telecamera installata di serie sul cupolino che potrà registrare le prodezze del pilota con sovrimpressione dei dati del GPS). La Mission RS dovrebbe arrivare nell’estate 2014, con la meno ambiziosa Mission R che entrerà in produzione al termine delle consegne della RS. 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine determinando la conseguente chiusura dell’unità produttiva varesina. Il rapporto fra MV e Husqvarna, precedentemente alla crisi avvenuta durante la gestione BMW, ha avuto una durata ventennale. Fu infatti la Cagiva dei fratelli Castiglioni, Claudio e Gianfranco, ad acquistare il marchio Husqvarna nel 1987. Lo stesso anno nel quale venne rilevata anche la Ducati che navigava in cattive acque. La Cagiva aveva appena vinto due campionati del mondo di motocross, nel 1985 e 1986, e avrebbe poi conquistato anche la Paris Dakar nel 1990 e 1994. Dal nulla la Cagiva creò la nuova gamma di moto Husqvarna, che da molto tempo era inesistente. In questo periodo le Husky nate sotto la proprietà Cagiva, e successivamente MV Agusta, hanno saputo conquistare venti titoli mondiali nell’enduro, tre nel motocross e due nel supermotard. Tanto che nel 2007 la BMW, che voleva allargare la sua azione, comperò da MV la Husqvarna per una cifra prossima ai cento milioni di euro. «Ho riflettuto molto sul caso Husqvarna – dice Giovanni Castiglioni dalle colonne de La Provincia di Varese - e se ci fosse un pacchetto percorribile con tutte le condizioni sostenibili, economiche, finanziarie, News sindacali e ministeriali, potrei essere interessato al sito di Cassinetta. Premesso che non ho parlato con nessuno di nulla, a determinate condizioni questa possibilità potrebbe essere esplorata». «Se mi chiedono se ho bisogno adesso di 200 dipendenti in più o di uno stabilimento la mia risposta è negativa – ha proseguito Giovanni Castiglioni - ma se c’è un piano industriale ampio, con il supporto dei vari enti, dello Stato e naturalmente con l’attuale proprietà, che deve fare la sua parte, potrei valutare di prendermi questo rischio». L’amministratore delegato di MV risponde quindi prontamente alla possibilità offerta dal verbale d’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, nella fattispecie all’Unità di Gestione Vertenze, del 29 maggio scorso. Incontro al quale erano presenti anche i rappresentanti di Regione Lombardia, sindacati confederali e Confindustria di Varese e nel quale la Pierer Industrie ha dato disponibilità a “facilitare l’eventuale ingresso di soggetti imprenditoriali interessati”. Mentre Ministero e isituzioni territoriali, da parte loro, si sono detti disponibili “a sostenere l’azienda nella ricerca di nuove soluzioni produttive”. Stabilimento Husqvarna Giovanni Castiglioni si fa avanti Giovanni Castiglioni, alla guida di MV Agusta, si è detto interessato allo stabilimento Husqvarna di Cassinetta di Biandronno. Una nuova speranza per 200 e più addetti di Husqvarna ora in cassa integrazione D a due anni è alla guida di MV Agusta. Giovanni Castiglioni, figlio del compianto Claudio, ha dichiarato il suo interessamento allo stabilimento Husqvarna di Cassinetta di Biandronno (che peraltro apparteneva già alla sua famiglia prima della cessione a BMW) . Lo ha fatto durante 40 un’intervista su La Provincia di Varese. Com’è noto alla Husqvarna è appena scattata la cassa integrazione, che durerà tre mesi, per oltre 200 dipendenti su un totale di 240. La nuova proprietà Pierer Industrie ha già deciso lo spostamento della produzione Husqvarna in Austria a ottobre, creando una nuova società, e quindi 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica così bello, e naturalmente è lì che dobbiamo investire. Dieci anni, e il futuro è roseo. Mi ci voleva, una iniezione di ottimismo. E non di quell’ottimismo da pubblicità, ma di quest’altro ben saldo sulle conoscenze e i fatti. La verità è che dobbiamo ricordare chi siamo e di cosa siamo stati capaci. Guardate nel nostro piccolo mondo. Va bene, la Ducati ora è in difficoltà nelle corse più importanti, non si può vincere sempre, però vende molto bene la moto sportiva italiana in tutto il mondo, alla faccia della crisi; e in SBK l’Aprilia guida la classifica mondiale, la MV va sul podio in Supersport, la Ducati stessa è vincente in Superstock. Ce la giochiamo, nonostante le difficoltà. E non ci sono soltanto le moto, perché nell’abbigliamento e nei caschi siamo maestri, Dainese è il leader mondiale degli investimenti nella C sicurezza, Givi è il numero Uno dei bauletti sul pianeta, Piaggio ha inventato lo scooter ed è ancora lì a insegnare come si fa. E potrei proseguire per mezza giornata, sicuramente dimenticando grandi nomi. Nessuno è mai riuscito a fondere creatività e produzione, artigianato e impresa, come abbiamo fatto noi italiani. Per rendersene conto basta guardare le fotografie delle Guzzi degli anni Trenta e Quaranta: le più belle moto del mondo. Dunque, ottimismo. Stiamo toccando il fondo? Ora si tratta di ritrovare l’entusiasmo e di costruire gli strumenti della ripartenza. Arriverà pure qualche politico di spessore. Questa uscita di Farinetti me la tengo stretta: tra dieci anni l’Italia sarà il Paese in maggior crescita in Europa. Nico Cereghini Siamo forti, basta piangersi addosso! iao a tutti! Sentite qua cosa ho sentito dire in televisione: “Tra dieci anni l’Italia sarà il C’è crisi, non facciamo che parlarne: economica, Paese in maggior crescita in Europa”. L’avesse dichiara- finanziaria e anche politica. Eppure ne verremo to uno dei tanti “esperti” che fuori a testa alta, perché siamo bravi. Parola di conosciamo, da un mago un imprenditore di grande successo della finanza o da un politico qualsiasi, la notizia mi sarebbe entrata da un anni fa; Farinetti che ha fondato la sua impresa orecchio e uscita immediatamente dall’altro, in- nel 2004, ha recuperato aziende in crisi, ha asvece il protagonista è una persona più che affida- sunto 1.800 collaboratori e continua a crescere. bile: Oscar Farinetti, fondatore della catena Ea- Dunque ho drizzato le orecchie. E vi riporto il retaly, dodici filiali in Italia, nove in Giappone, una a sto. L’Italia è il Paese delle tante eccellenze –ha New York, a Istambul e a Dubai, una di ottomila continuato Farinetti- che vanno dalla cultura al metri quadrati in apertura a Chicago. Farinetti design, dalla creatività alla moda, dall’arte alla che investe nel filone culturale dell’enogastro- bellezza, dai cibi ai paesaggi, dalla montagna al nomia di qualità, inaugurato da Slow Food tanti mare. Non esiste al mondo un Paese così ricco e 42 Editoriale La verità è che dobbiamo ricordare chi siamo e di cosa siamo stati capaci. Guardate nel nostro piccolo mondo 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Nella storia di Opel, le moto compaiono ben prima della coppia Valentino Rossi e Opel Adam di Massimo Clarke | Probabilmente sono in pochi a sapere che una delle più grandi case automobilistiche, la tedesca Opel, a suo tempo ha anche prodotto delle ottime moto, tra le quali una assolutamente unica…a razzo L a storia della azienda di Rüsselsheim è cominciata nel 1862, quando Adam Opel ha dato inizio alla fabbricazione di macchine da cucire, ed è sempre stata legata alla meccanica di precisione. Il notevole successo ottenuto dai suoi prodotti ha portato a una rapida crescita e nel 1887 la casa ha cominciato a costruire anche biciclette. Attorno al 1900 aveva circa 1.500 dipendenti e aveva fabbricato più di 500.000 macchine da cucire. Nel 1901 Opel inzia a dedicarsi anche alle moto La produzione automobilistica è iniziata nel 1899 ed è stata affiancata da quella motociclistica due 44 Storia anni dopo. Il legame della Opel con il mondo della moto, durato fino al 1930, non è stato continuo ma si è articolato in tre distinti periodi. Il primo, durato fino al 1907, ha visto la realizzazione di modelli quasi tutti monocilindrici, a valvole laterali e con potenze comprese tra 1,75 e 3,5 cavalli. La trasmissione finale era a cinghia. Queste moto sono state costruite in numeri interessanti e si sono fatte valere per le loro ottime caratteristiche, ma in quel periodo la crescita del mercato automobilistico è divenuta tale da assorbire in misura sempre maggiore le risorse produttive della azienda, che tra l’altro era ancora impegnata nella fabbricazione delle macchine da cucire (terminata nel 1911) e delle biciclette. Alle moto 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Storia aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb la Opel sarebbe tornata nel 1914, ma lo scoppio della prima guerra mondiale ha fatto rimandare la fabbricazione su grande scala del nuovo motore ausiliario a valvole laterali di 140 cm3, da collocare a lato della ruota posteriore, al 1918. In questo caso l’azienda di Rüsselsheim forniva anche un veicolo completo, oltre al motore sciolto, che è stato impiegato anche in alcune competizioni. Anche moto da corsa Nel corso dei primi anni Venti la casa ha ottenuto una serie di importanti successi sportivi grazie anche a un modello da corsa appositamente studiato e realizzato. Si trattava di un monocilindrico a quattro valvole, comandate mediante aste e bilancieri, dotato di varie caratteristiche di grande interesse, a cominciare dal raffreddamento ad acqua e dalla disposizione posteriore dello 46 scarico. Per ridurre al minimo il peso, il basamento era realizzato in lega di magnesio (e secondo alcune fonti pare che anche il pistone fosse in questo stesso materiale!). Il motore aveva una cilindrata di 204 cm3, ottenuta abbinando un alesaggio di 60 mm con una corsa di 72 mm, ed era dotato di un grosso volano esterno, collocato sul lato sinistro. Le gare alle quali questa moto prendeva parte si svolgevano su piste ovali in terra battuta, ippodromi e velodromi. Questa monocilindrica, apparsa nel 1922, è stata pilotata anche dallo stesso Fritz von Opel, nipote di Adam e per diverso tempo grande protagonista della scena motoristica (il cognome Opel è stato preceduto da von a partire dal 1918). Nel 1923 è entrata in produzione una interessante moto, azionata da un monocilindrico di 148 cm3 direttamente derivato dal motore ausiliario, che è stata ben presto dotata di valvola di aspirazione in testa (quella di scarico rimaneva laterale). Questa motoleggera (il peso era contenuto in una sessantina di chili) erogava due cavalli. Il cambio era a due marce. La fabbricazione è continuata fino al 1925, quando la Opel ha sospeso l’attività in campo moto. Nel 1928 arrivano le monocilindriche 500 Si è trattata però di una assenza dalla scena di breve durata perché solo tre anni dopo la casa ha ripreso la produzione motociclistica nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, recentemente acquisite. I modelli erano analoghi a quelli in precedenza prodotti con il marchio Neander (dal nome del progettista). Si trattava di robuste monocilindriche di 500 cm3 realizzate tanto in versione a valvole laterali quanto con distribuzione 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Storia aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb ad aste e bilancieri. Erano note come Motoclub e il modello più sportivo, dotato di due tubi di scarico, erogava 22 cavalli, una potenza davvero ragguardevole all’epoca per un motore di quella cilindrata. Il cambio era a tre marce. Nella parte ciclistica spiccavano il telaio, costituito da profilati in acciaio uniti mediante chiodatura, e la forcella elastica di insolito disegno. La produzione di queste moto è terminata nel 1930, quando la Opel ha definitivamente abbandonato la scena motociclistica. “Il mostro”: ecco la moto a razzo Un posto a sé nella storia merita la straordinaria moto a razzo realizzata da Fritz von Opel nel 1928 e da lui stesso provato sul circuito dell’Avus. Si trattava di una Motoclub, nella versione più sportiva, alla quale erano stati aggiunti sei razzi a propellente solido. In fabbrica la soprannominarono “il Mostro”. 48 L’uscita di scena di Fritz von Opel e l’arrivo di GM Il coraggioso Fritz era noto all’epoca come “uomo razzo”, in quanto aveva realizzato due vetture e due aerei dotati appunto di questo sistema di propulsione. Con la RAK 2, spinta da ben 24 razzi, all’Avus raggiunse i 238 km/h. Un altro importante record lo ottenne per i veicoli su rotaie, a 254 km/h, con la RAK 3. Alla fine del 1929 Fritz von Opel lasciò l’azienda e andò a vivere in Svizzera. Sempre nel 1929, l’80 per cento delle azioni Opel furono vendute alla statunitense General Motors, che due anni dopo ne completò l’acquisizione. Corsi e ricorsi storici hanno visto per la recente campagna pubblicitaria di Opel Adam, in vendita dall’inizio del 2013 e con il nome del fondatore dell’azienda tedesca, il nove volte campione del mondo di motociclismo Valentino Rossi nel ruolo di testimonial. Due e quattro ruote si sono incrociate nuovamente. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica I Racconti di Moto.it “La dinamica” di Antonio Privitera | Porca noia. Percorrere in automobile l’autostrada per ore e ore, alternando entrambi i sensi di marcia, senza mai uscirne se non a fine servizio: è un’asfissia... I l racconto che segue è di pura fantasia e proprio per questo l’autore desidera chiarire che i personaggi coinvolti nulla hanno a che fare con la realtà per le cui categorie l’autore nutre il massimo rispetto. Porca noia. Percorrere in automobile l’autostrada per ore e ore, alternando entrambi i sensi di marcia, senza mai uscirne se non a fine servizio: è un’asfissia. Il fatto è che non succede niente, in autostrada. 50 La gente va, la gente viene, al massimo ogni tanto nei servizi notturni tocca fare la buoncostume all’interno delle aree di sosta, quest’ultime rivalutate come giardini d’amore per automobili tremolanti. L’acme dell’entusiasmo lo raggiungiamo fermi per due ore con l’autovelox montato sulla vettura di servizio, magari sotto il sole; fate un po’ voi. Quella volta ero con Giulio Pini, ci conosciamo bene perché eravamo insieme al corso per Scarica l’APP del Magazine agenti. Siamo due poliziotti molto complici, dopo vent’anni di servizio lui sperava di andare all’anticrimine, io alla scientifica: invece siamo finiti alla stradale per un gioco di fattori come la destinazione, la disponibilità, l’attitudine e il categorico rifiuto di chiudersi in un ufficio o, peggio, in una mensa. Avevo pure chiesto di fare l’agente motociclista perché amo le moto e ne ho persino due, una d’epoca e un enduro 1200 che uso ogni giorno ma, dopo l’istanza, nessuna risposta. Eravamo seduti l’uno di fianco all’altro nell’autovettura con i colori d’istituto, in uno di quei rari pomeriggi piovigginosi e placidi di un’estate sul punto di iniziare per tutti tranne per chi come me e Pini avrebbe visto le ferie da lontano, forse a settembre; ma era, ed è, il mio lavoro e non mi lamento nemmeno quando qualcosa di brutto accade e la porto a casa nascosta nell’animo senza svelarla a nessuno dei miei cari; lì, ringrazio il cielo di fare un mestiere che posso lasciare dietro la porta d’ingresso e vorrei gridare che sono fortunato; e lo dico, ma sottovoce. Pini guardava fisso davanti, io guidavo nell’autostrada poco trafficata attendendo di arrivare presto alla prossima stazione di servizio perché avevo una certa urgenza di andare al bagno e non volevo deliziare il mio caro collega con flatulenze potenzialmente mortali. La lettura La radio gracchiava concise comunicazioni di servizio. Pini urlò: - Guarda qui! Rallenta! – ancora intontito dai miei pensieri piantai un frenatone che manco alla Source. - Cos’è? – chiesi al collega. - Accosta!- ubbidii e mi fermai a pochi metri da una moto adagiata su un fianco in corsia d’emergenza, eravamo su di un breve ponte sopra un fiume. La moto era in fiamme, per terra si vedevano i segni di una lunga frenata e poi di un impatto sulle barriere che aveva certamente causato la caduta, la fuoriuscita della benzina e il conseguente incendio. Peccato, perché seppure non nuovissima era sempre una moto e quando vedo delle motociclette distrutte mi prende male, ci soffro. Penso a quante emozioni andranno perse e non vissute, a tutto quello che si sarebbe ancora potuto fare con quella motocicletta; solo dopo penso anche al conducente e un po’ me ne vergogno. Io penso alla moto, anche quando cado con la mia. Posso anche non farmi nulla ma se la moto è danneggiata è una tragedia epocale, non solo per il costo assurdo dei ricambi ma anche per lo sfregio indelebile che rimarrà segnato sul serbatoio, sul telaio, sullo scarico. - Ale, ci sei? Pronto? C’è nessuno? – mi accorsi di essere rimasto imbambolato. - Eh?? Sì! - Che bordello! Secondo te dov’è il conducente? - Secondo me… minchia, vuoi vedere che è caduto di sotto? Ci sporgemmo istintivamente dalle barriere per guardare il fiume almeno trenta metri sotto di noi e ci guardammo in volto, pensando alla rottura di scatole di dovere redigere un verbale per un incidente probabilmente mortale. Però c’era la possibilità che il motociclista fosse già andato via a piedi in cerca di soccorsi, per esempio. Beh, preso dall’incontenibile voglia di catarsi che questo fuoco mi ispirava, decisi di fare pochi metri, uscire dal ponte e addentrarmi nella vegetazione oltre la carreggiata per fare un urgente check alle parti nobili, dato che avremmo dovuto 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito impiegare molto tempo fermi lì per i rilievi e non avrei certo potuto approfittare del bagno di una stazione di servizio. Chiesi a Giulio un paio di minuti di pazienza, scavalcai la rete e feci, il verbo cade a fagiolo, una decina di metri tra alberi di eucalipto e vegetazione incolta; aveva smesso di piovere e faceva caldo. Poi vidi una cosa che mi lasciò di stucco. A dire la verità credo che anche lui rimase piuttosto sorpreso dal vedere un poliziotto con le braghe giù e non credo fosse per la visione disdicevole di un tutore dell’ordine sorpreso in posa non consona alla dignità del suo ruolo. Insomma, poco oltre nella vegetazione c’era una splendente Kawasaki Z 900 degli anni ’70 e a fianco un signore ben vestito, sbarbato, sulla trentina, alto e aitante, visibilmente sereno, con uno zaino in spalla. Tutto il mio contrario, che ero già sudato, oltre i quaranta, altezza media, corporatura esile e nervoso. Molto nervoso, ma dovete capirmi, la posizione non mi aiutava e, per soprammercato, quando la tieni da un paio d’ore 52 Periodico elettronico di informazione motociclistica inizia a diventare pesante sia l’aria, sia l’umore... ma siccome io sono sempre operativo, massiccio e incazzato, avvertii che qualcosa puzzava; in senso metaforico, intendo. Senza nemmeno rialzarmi i pantaloni, estrassi la Beretta e gridai: -Fermo! – e nel frattempo balzellavo verso lo sconosciuto con i pantaloni della divisa alle caviglie, la pistola in una mano e l’altra che tirava su le mutande. L’uomo si girò, alzò le mani e sorrise, chissà poi perché. - Non spari, per favore. Uccidere è peccato. - Che cosa stai combinando? - Niente e lei, invece? Si dia un contegno. – il tizio si permise di redarguirmi. - Poco spirito, dove vai? – chiesi abbassando l’arma e alzando le braghe. - A casa, con la mia moto. - Ah, una Z 900! Che ci fa una moto come quella nei campi accanto l’autostrada? - Facevo una passeggiata, magari cercavo un Scarica l’APP del Magazine luogo appartato dove ritirami e ritrovare me stesso, proprio come lei… - a me l’ironia piace, ma quando la faccio io. Quando la fanno gli altri la rubrico come insolenza. Gli chiesi i documenti, il tizio disse che non li aveva d’appresso. A quel punto fui obbligato a portarlo alla macchina per fargli il terzo grado assieme a Pini: la cosa puzzava sempre più, nonostante i miei tentativi di serrare le natiche. - Giulio, guarda che cosa ho trovato lì dietro! – dissi spingendo il tizio, che avevo pure ammanettato, dentro la macchina di servizio. - Eh? Ma non eri andato lì per una c… controllata del territorio circostante e trovare utili indizi per capire la dinamica dell’incidente? - Già, e ho trovato questo str… strano signore. – Misi a parte Giulio di quello che era accaduto e decidemmo di perquisire quel signore ben vestito: il tizio non fece resistenza, ostentando una irritante tranquillità. Nelle tasche della giacca aveva soltanto una lettera sigillata indirizzata a “Maria”, nient’altro. Da quel momento e nonostante le nostre insistenze non spiccicò più una parola e mostrò di essere insensibile persino alla minaccia di passare la notte in gattabuia. Lo lasciammo ammanettato in macchina e andammo a consultarci fuori dalla volante. - Mi pare che possiamo passare la palla alla centrale. – disse Giulio allargando le braccia sconfitto. - No. – risposi. - Che vuol dire “no”? - Ma a te uno che in mezzo al nulla parcheggia una Z 900, è vestito come un damerino nonostante la pioggia, senza un documento addosso, con uno sguardo così sereno che sembra il Dalai Lama, con una lettera non affrancata indirizzata ad una certa Maria e che non risponde alle nostre domande manco fossimo a Guantanamo, un po’ di curiosità te la smuove o no? Ma che cazzo lo facciamo a fare questo mestiere? - Ale, io non mi ci metto in questi ragionamenti. Chiamiamo la centrale, facciamo venire qui La lettura un’altra volante, portiamolo in questura e che se la sbrighino loro. - Eddai, per una volta che possiamo fare qualcosa di più che avanti e indietro per l’autostrada! Vediamoci chiaro! Qui c’è un incidente strano, il corpo del motociclista non si trova, questo non parla! Ci scappa l’encomio solenne se risolviamo tutto da noi! - Va bene, e che vorresti fare? - Secondo me, dovremmo aprire quella lettera. - Sei scemo? Non si può fare, c’è la privacy. - Dai Giulio, magari la lettera ci aiuta a capire meglio quello che sta accadendo qui e chi è il tipo dentro la macchina! - Quello non c’è con la testa, Ale! Guardalo: non parla, fissa il vuoto col suo sguardo da asceta, non ha un euro, gira senza documenti… - …ah! Ma glielo abbiamo chiesto come si chiama? Che mestiere fa? Dove abita? - No, io no. Tu? - Manco. - Minchia. - Vabbè Giulio, ma se anche sapessimo il nome, cosa cambierebbe? - Avremmo un punto di inizio, perlomeno. - Ahhh! Allora ti stai incuriosendo pure tu! Facciamo così, diamoci quindici minuti: se in quindici minuti non abbiamo scoperto niente chiamiamo la centrale e portiamo in questura il tizio, ok? - Affare fatto. Un quarto d’ora, poi facciamo i bravi poliziotti. Il motociclista continuò a tacere, nonostante blandizie e intimazioni. Mancavano cinque minuti allo scadere dei quindici che ci eravamo concessi per sentirci dei grandi investigatori americani capaci di magiche congetture risolutive e come extrema ratio minacciammo di aprire la lettera, solo allora lui disse: - Non importa. So già come andrà a finire. Con un gesto plateale, Giulio prese la busta e ne strappò un margine, poi ne spiegò il foglio contenuto all’interno e iniziò a leggere, dopo avere gettato un’occhiata al prigioniero, seduto nel divanetto posteriore della macchina con gli 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito sportelli spalancati. - Senti qui, Ale: “Dolce amore, innanzitutto niente fiori. Detesto l’odore dei fiori marcidi ai funerali, soprattutto al mio; avrò il piacere di vedere la gente avvicinarsi alla mia bara vuota, sussurrare parole di circostanza e magari scoprirò chi mi era amico veramente e chi no. Se tutto va bene farò ritorno da te appena il clamore della mia scomparsa si sarà placato, credo un paio di mesi. Ho inscenato tutto; se stai leggendo questa lettera vuol dire che il mio proposito di simulare un incidente in motocicletta dandole fuoco e facendo credere di essere stato sbalzato dalla sella e caduto nel fiume sottostante ha avuto successo: il mio corpo non verrà mai trovato e si penserà che sia stato trasportato nel mare poco distante e disperso nei flutti. Perdonami se non ti ho detto nulla dei miei propositi, ma non avevo altre soluzioni. Non sai alcune cose: la prima è che la nostra relazione stava per essere scoperta e tu capisci benissimo che un prete innamorato di una giovane parrocchiana ha le ore contate; questi sono tempi difficili per la Chiesa e mi avrebbero immediatamente trasferito in una missione in Congo. I sussurri delle vecchiette nel confessionale mi hanno avvertito dell’urgenza di fare perdere le mie tracce, anche per il bene della tua onorabilità. La seconda è che con i soldi della questua ho comprato una motocicletta d’epoca, una Z 900 degli anni settanta, che ho sempre tenuto ben nascosta a tutti. L’inseguivo da un paio d’anni come una chimera e non appena ne ho trovata una su internet non me la sono fatta sfuggire. Miserevolmente, non possedevo denaro a sufficienza per acquistarla (la sai anche tu quella vecchia storia della castità, povertà, obbedienza… vabbè, cose che si dicono) e ho dovuto ricorrere ai soldi che i fedeli mettevano nel cestino che passa durante la messa. La nostra parrocchia è in un quartiere ricco e sono bastati un paio di mesi per accumulare la somma necessaria a soddisfare la mia passione per le motociclette 54 Periodico elettronico di informazione motociclistica d’epoca. Alla faccia della crisi, aggiungo. Credo, però, che qualcuno si sia reso conto della cosa, perché la perpetua nelle ultime settimane ha preteso di tenere presso di sé la questua rifiutando di versarla nel conto corrente della parrocchia, tra l’altro guardandomi in tralice. Di quella vecchia c’è poco da fidarsi e temo che abbia scoperto qualcosa o di noi, o della motocicletta e ho pensato che non ci fosse altra soluzione che sparire, simulare la mia morte e ricominciare d’accapo. Io non sono come i politici, cui tutto può essere perdonato col passare del tempo: il Vaticano ha dichiarato tolleranza zero verso quelle piccole debolezze un tempo tollerate (anche perché altrimenti sai che palle la vita da prete!), specialmente a causa dei numerosi scandali oramai di dominio pubblico. Insomma, l’atmosfera intorno a me, e a noi, era diventata rovente. Amore mio, tornerò presto da te, insieme alla motocicletta. Distruggi questa lettera e non fidarti di nessuno, non rivelare niente nemmeno a tua mamma (poi ti racconto cosa ha confessato manco un mese fa a padre Ignazio!). Tuo, Pancrazio.” Fu come rivelare ad un bambino che Babbo Natale si era appena scopato la sorella nel giorno del suo matrimonio: l’iconoclastia più perversa e disarmante; non rimaneva che dirmi che Valentino Rossi se la intendeva con Biaggi a lume di candela con la benedizione di Burgess e poi avrei puntato la Beretta verso di me. Certe cose turbano. Mi scappò pure una flatulenza, ma almeno ebbe il merito di smuovere un po’ l’aria che era diventata di ghiaccio. Nel frattempo aveva ripreso a piovere. - Pancrazio… tu sei il padre Pancrazio della parrocchia di Santa Maria della Guardia, vero? Ovviamente il tizio tacque ma si vedeva chiaramente che era scioccato, e non dalla puzza. Controllammo il suo zaino, dentro c’era un casco jet, una tunica da prete, biancheria e venti biglietti da cinquecento euro. Sarebbe stato più logico e più professionale dare prima un’occhiata alla zaino, ma c’eravamo fatti affascinare dalla situazione e Scarica l’APP del Magazine avevamo perso un po’ di vista la correttezza delle procedure. - Ale, non ci resta che chiamare la Centrale. - Giusto. Chiamo io. - No, ci penso io, Ale. - No, preferisco parlarci io, perché… Quest’indecisione fu il nostro ultimo errore: Pancrazio approfittò del momento di esitazione ed ebbe un guizzo improvviso: uscì fuori dalla volante e corse in mezzo alla carreggiata, dove venne travolto da una macchina che giungeva a forte velocità. Sbalzato in aria, fece una capriola strana; forse le mani ammanettate dietro la schiena influirono sulla dinamica della caduta perché ricadde sull’asfalto praticamente seduto. Io e Giulio ci intendemmo all’istante e facemmo ricorso a tutto il sangue freddo e alla nostra esperienza di poliziotti navigati. Attesi che la macchina si fermasse un centinaio di metri dopo e ne scendesse un ragazzino bianco come un cadavere e tremante; gli andai incontro, mentre Pini si occupava del prete. Dissi al ragazzo che aveva combinato un bel guaio, che quello era morto ma che non doveva preoccuparsi, ci avremmo pensato noi. Lui doveva solo La lettura andarsene, lasciarmi i suoi documenti e non fare mai parola con nessuno di quello che aveva fatto altrimenti sarebbe andato in galera. Il ragazzino mi lasciò la patente, disse cento volte sì e mille grazie e scappò con la macchina ammaccata. Pini, invece, trascinò il cadavere del prete vicino alla motocicletta e gli tolse le manette, bruciò la lettera a Maria e depose il casco jet accanto al corpo. Tornammo entrambi in macchina, Pini si mise le mani sulla faccia e mormorò qualcosa, sconvolto. Poi fece per prendere la radio ma io gli chiesi di aspettare un paio di minuti, il tempo di nascondere la Z 900 per bene nella vegetazione: la sarei venuto a prendere di notte, al riparo da sguardi indiscreti. Tornai in auto, poi gli dissi: - Questi sono tuoi. – erano metà dei diecimila euro che il prete aveva nello zaino. Giulio si mise i soldi in tasca, quindi prese la radio: - Centrale, qui Savona/Como 12: incidente sulla A19, motociclista deceduto nell’impatto con il guardrail a seguito di perdita del controllo del mezzo per eccessiva velocità. Non ci sono altri mezzi coinvolti, rimaniamo sul posto in attesa di ambulanza e per i rilievi. 55 SPECIALE MOTOGP GP d’Italia 56 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica GARA SOLITARIA Dovizioso non è riuscito a ripetere lo strepitoso terzo posto conquistato in qualifica, ma è comunque il primo pilota Ducati al traguardo, quinto, dopo aver perso la quarta posizione all’uscita dalle Biondetti, superato di slancio da Stefan Bradl. Come avveniva anche nel 2012, comunque, il potenziale Ducati è questo, con Hayden sesto a 6”7 dal compagno di squadra e l’ottimo collaudatore Michele Pirro settimo. MARQUEZ BRAVO E… ESAGERATO Lorenzo: “Non era una gara facile, perché con le alte temperature la Yamaha soffre di più della Honda, in particolare alla massima inclinazione. Invece è andato tutto bene: ho subito spinto fortissimo, poi ho dato un altro strappo e Pedrosa ha detto basta”. Pedrosa: “Avevo difficoltà a tenere la moto sulla linea ideale, la moto si muoveva tanto. Lorenzo mi è andato via, poi mi ha passato anche Marquez, ma ha sbagliato ed è caduto. Meglio per me, il secondo posto è ok”. Crutchlow: “Ci fossero stati altri tre giri avrei battuto Pedrosa: è un dato positivo, perché significa che sono andato in crescendo: sono contento di aver “rovinato” il podio tutto spagnolo”. Fuori Rossi, il GP d’Italia è vissuto sulla sfida Yamaha/Honda, con Lorenzo sempre al comando a dettare il ritmo e le due RC213V HRC in scia fino al 12esimo giro, quando Jorge ha dato l’ennesimo strappo, lasciando i due rivali spagnoli a contendersi il secondo posto. Per Lorenzo la seconda vittoria stagionale, che gli permette di conquistare il secondo posto in classifica generale a 12 punti da Pedrosa. Jorge Lorenzo vince al Mugello di Giovanni Zamagni | Rossi fuori al primo giro e Marquez scivola a tre giri dalla fine. Lorenzo martella tempi impossibili per gli inseguitori. Completano il podio Pedrosa e Crutchlow C apolovaro di Jorge Lorenzo, con Dani Pedrosa secondo e Cal Crutchlow terzo. Quinto Andrea Dovizioso, primo delle Ducati, fuori alla terza curva – al cambio della direzione della LucoPoggio Secco – Valentino Rossi dopo un contatto con Alvaro Bautista. A terra, a due giri dalla fine, anche Marc Marquez mentre era in seconda posizione. Il sogno di Rossi di tornare sul podio al Mugello è durato poche centinaia di metri: scattato male dalla terza fila, Rossi si è trovato, nelle concitate fasi iniziali, in mezzo al gruppo e dopo aver infilato Alvaro Bautista, si è ritrovato nel cambio di 58 MotoGP Mentre Lorenzo se ne andava, Pedrosa era sempre più in difficoltà, tanto da essere infilato al 19esimo giro da Marquez alla Casanova-Savelli: a quel punto, Marc ha preso un po’ di vantaggio, ma Jorge era troppo lontano per andarlo a prendere. Insomma, poteva controllare la situazione, ma al 21esimo giro, sempre alla Casanova-Savelli, ha perso il controllo della sua RC213V, finendo a terra per la quarta volta in tre giorni. Come dire: Marquez è un pilota fenomenale, ma deve anche imparare a controllarsi. DOVIZIOSO PRIMA DUCATI Come aveva previsto dopo le prove, Andrea I PRIMI COMMENTI direzione della prima variante all’interno, davanti, ma comunque sulla traiettoria di Bautista. “Ho fatto la curva a sinistra, ma nel cambio di direzione mi sono trovato Rossi, ho preso una botta dalla sua moto: stavo facendo la mia linea, quando ho cambiato inclinazione mi sono trovato lui sulla traiettoria” spiega Bautista. La sua analisi è corretta, ma Valentino era avanti, anche se Alvaro non lo poteva vedere. Insomma un classico incidente di gara, molto differente da quello che vide coinvolto sempre Bautista nel 2011 a Valencia, quando alla prima curva buttò a terra Rossi, Hayden, e De Puniet, e nel 2012 ad Assen, quando abbatté Lorenzo. 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Incidente Bautista e Rossi Vale: “Non mi ha visto, può succedere” di Giovanni Zamagni | Bautista ha sbagliato, ma è un incidente di gara - taglia corto Valentino -. Avevo il passo per salire sul podio, dobbiamo migliorare in qualifica L’ attesa gara del riscatto di Valentino Rossi si è tramutata in una non gara, con Rossi fuori alla prima variante, la “Luco-Poggio Secco” dopo un duro contatto con Alvaro Bautista. “Incidente di gara” ha sentenziato la direzione corsa, “incidente di gara” ha confermato Rossi, “incidente di gara” ha ribadito Bautista. In pratica, uno di quei classici contatti che possono accadere poco dopo la partenza: Valentino era già davanti e quindi non ha sicuramente nessuna colpa, ma Alvaro non lo poteva vedere e la sua manovra non è stata quindi né spericolata né tantomeno volontaria. “Abbiamo guardato bene le immagini: lui era a sinistra, tutto all’interno, ha chiuso un po’ la traiettoria e ha accelerato violentemente per non farsi superare anche da Iannone: io ero davanti almeno di mezza moto, ma lui ha detto che non mi ha visto, pensava che io fossi più indietro. E’ una spiegazione plausibile, ci può stare”. 60 E’ ovviamente deluso Valentino, ma non arrabbiato: Bautista non ha colpe, anche se, obiettivamente, ha sbagliato. “In partenza mi si è gonfiata la frizione e quando ho lasciato la leva ho perso tempo: mi hanno passato Hayden e Bautista. Alla seconda curva (la Luco, NDA) ho superato all’esterno Bautista, lui ha dato gas violentemente e mi ha centrato sul piede sinistro. E’ stato un brutto botto, in un punto pericoloso, perché io avevo già cambiato direzione: sono andato fuori pista e per evitare l’impatto con le protezioni mi sono buttato. Considerando la dinamica dell’incidente sono anche stato fortunato. E’ chiaro che Alvaro ha fatto un errore, ma è un incidente di gara, può succedere”. Archiviato il contatto con Bautista, rimane il rammarico per un’occasione sprecata. “Sì, poteva essere una gara positiva: a parte in qualifica, dove comunque ero a due decimi dalla prima fila, sono sempre stato veloce in tutti i turni e nel warm up avevamo migliorato la messa a punto della moto. Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Potevo tenere un buon ritmo, giocarmi il podio. E’ chiaro che bisogna essere più efficaci in qualifica, perché più avanti sei e meno rischi ti prendi: nei 15 minuti del sabato dovrò essere più veloce e più furbo”. Riponevi grandi speranze in questo GP: temi un contraccolpo psicologico? “No, anche se è chiaro che bisogna metabolizzare la delusione, che è stata grande. Se non altro, ci sono due aspetti positivi: fra due settimane si corre a Barcellona, un’altra pista che mi piace e non mi sono fatto male”. Sei sesto in classifica a 56 punti da Pedrosa: dopo cinque gare si può già dire che sei fuori dalla lotta per il titolo? “I punti da recuperare sono molti e davanti ho tanti piloti che vanno forte: in particolare, Lorenzo e Pedrosa sono sempre veloci, in ogni condizione. E’ chiaro che è molto difficile recuperare, ma il campionato è lungo: dobbiamo però migliorare su tanti aspetti”. 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Gp d’Italia, l’analisi dei protagonisti di Giovanni Zamagni | Non è stato un GP troppo esaltante, per la netta superiorità di Lorenzo e per l’immediata uscita di scena di Rossi. Come al solito, a regalare un po’ di spettacolo è stato Marc Marquez N on è stato un GP troppo esaltante, per la netta superiorità di Jorge Lorenzo e per l’immediata uscita di scena di Valentino Rossi. Come al solito, a regalare un po’ di spettacolo è stato Marc Marquez, caduto mentre era secondo: se fosse salito sul podio per la quinta volta consecutiva sarebbe stato un primato assoluto. Vediamo di capire meglio cosa è successo nel GP d’Italia. 62 Questo è il terzo successo consecutivo di Jorge Lorenzo al Mugello: come mai è così forte in questo tracciato? I continui cambi di direzione, i curvoni veloci da percorrere in appoggio esaltano le qualità di guida del pilota spagnolo e le caratteristiche della Yamaha. Lorenzo sapeva di avere qui una buona possibilità di successo e l’ha sfruttata al meglio, superando anche in maniera piuttosto decisa Pedrosa alla prima curva, come spiega lo Scarica l’APP del Magazine stesso campione del mondo. “Sapevo che dovevo provare a passare Pedrosa il prima possibile, per questo sono stato molto aggressivo alla San Donato. Chiedo scusa a Dani, ho preso qualche rischio, ma lo dovevo fare, perché volevo stare davanti a imporre il mio ritmo: era la mia strategia. Più merito mio o della Yamaha questo successo? Non lo so, ma è chiaro che senza una moto competitiva non puoi vincere: questo è un tracciato favorevole alla M1”. Come mai Dani Pedrosa è andato in crisi dal 13esimo giro in poi? Risponde Pedrosa: “Fin da venerdì, la mia moto scivolava tanto, non so bene perché, forse per il tipo di gomme scelte dalla Bridgestone. All’inizio ero molto motivato, sapevo che Lorenzo sarebbe stato velocissimo, ho forzato tanto sull’anteriore MotoGP per tenere il suo passo, ma quando la gomma posteriore ha cominciato a perdere grip non riuscivo più a controllare la moto: perdevo in entrata e nei cambi di direzione. Credo che in queste gare bisogna essere intelligenti e accontentarsi di un piazzamento”. Perché Marc Marquez è caduto al 21esimo giro all’uscita della Casanova-Savelli? Risponde Marquez: “Guardando i dati dell’acquisizione, sembra che io abbia fatto tutto come nel giro precedente. Sinceramente ero stato molto più aggressivo quando avevo superato Pedrosa (sempre alla Casanova-Savelli, due giri prima, NDA), mentre quando sono caduto non mi sembra di aver fatto niente di anomalo, stavo solo cercando di conservare il margine acquisito (circa un secondo, NDA) su Pedrosa”. 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb La quarta caduta in tre giorni, può avere ripercussioni psicologiche su Marquez? Io dico di no e lo dimostra il nuovo primato della pista ottenuto da Marc al secondo giro: dopo le “bastonate” prese in prova, lo spagnolo non ha avuto nessun timore a spingere fortissimo fin dai primi secondi. Piuttosto, ancora una volta, Marquez ha stupito per la sua capacità di apprendimento e se fosse salito sul podio sarebbe stato veramente qualcosa di eccezionale. “E’ vero - conferma – sono caduto 4 volte, ma ho imparato tanto per i prossimi GP. E poi sono scivolato mentre ero secondo, non mentre stavo lottando per la quinta o sesta posizione. Non dimentichiamo che sono un debuttante: non avrei mai creduto di poter essere a questo punto del campionato terzo in classifica generale”. 64 Come mai Andrea Dovizioso non è riuscito a battere Bradl? Risponde Dovizioso: “Nell’ultimo giro ci siamo superati quattro volte: è stato divertente. Purtroppo, ero troppo al limite, appeso alla moto per girare in 1’49”1 e tenere il passo di Bradl: nelle Biondetti non potevo tenere la linea ideale e lui è riuscito a superarmi facilmente”. Come mai Andrea Iannone ha faticato così tanto sia in prova sia in gara? Venerdì, Andrea era stato abbastanza rapido, ma poi non è più riuscito a trovare una messa a punto che lo soddisfacesse. Inoltre, dopo gli infortuni, Iannone è a corto di preparazione fisica. 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Le pagelle del Mugello di Giovanni Zamagni | Lorenzo 10! Otto per Pedrosa e Crutchlow, entrambi sul podio. Otto anche per i ducatisti Dovizioso e Pirro. Non vanno oltre al 5 Rossi e Marquez DANI PEDROSA JORGE LORENZO 10 Soltanto Pedrosa è riuscito a stargli da- 8Sembrava che sabato pomeriggio fosse riuvanti in qualifica – per un solo giro e per appena scito a risolvere i problemi della Honda, invece in 69 millesimi -, per il resto il campione del mondo ha sempre dettato il ritmo, sia in prova sia in gara, dimostrando una forza impressionante. Al Mugello è imbattuto da tre anni: solo Valentino Rossi ha un primato (sette successi consecutivi) migliore del suo. Su questo tracciato la M1 era competitiva, ma lui ci ha messo tanto del suo. 66 gara ha faticato più del previsto. Il suo obiettivo è il titolo mondiale e corre di conseguenza: sapendosi accontentare di un piazzamento quando non è in grado di vincere. Giusto così. CAL CRUTCHLOW 8 Non gli si può chiedere di più, sta ottenendo il massimo con la moto che ha a disposizione. Scarica l’APP del Magazine Se fosse stato più aggressivo nei primi giri, avrebbe potuto anche arrivare davanti a Pedrosa, ma, sinceramente, non gli si può rimproverare nulla. Inconcepibile che la Yamaha gli preferisca Pol Espargaro. STEFAN BRADL 6 Il piazzamento è buono, ma favorito anche dalle cadute altrui. In ogni caso, di questo non lo si può colpevolizzare, ma i 19”321 subiti dal primo sono tutti colpa sua: non riesce a fare il salto di qualità, non entusiasma mai. MotoGP possibile: per la quarta volta, su cinque GP, è il primo al traguardo in sella alla GP13. NICKY HAYDEN 6,5 Arriva alle spalle del compagno di squadra, dopo essergli stato anche davanti in gara: in prova è sempre inferiore a Dovi, ma in gara è più o meno sempre al suo livello, anche se, comunque, si è “beccato” quasi sette secondi. E’ commovente per la dedizione che ci mette: da tre anni i problemi della Ducati sono sempre gli stessi, ma lui prova comunque a dare il massimo. Professionista. ANDREA DOVIZIOSO 8 Entusiasma in prova, conquistando una priMICHELE PIRRO ma fila che fa sognare i ducatisti, nonostante 8Fa il collaudatore, ma è al terzo GP consecucondizioni fisiche non certo ottimali. In gara, tivo e dalla prossima gara sostituirà (definitivapurtroppo, può solo difendersi, ma lo fa nel migliore dei modi, ottenendo il massimo risultato mente) Spies. Va veloce e non fa danni: non gli si può chiedere di più. 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP YAMAHA M1 In grande difficoltà fino al GP scorso, al Mu9 gello la Yamaha è tornata a volare, “perché non ci sono curve lente da prima marcia”, ha spiegato Lorenzo. Su questo tracciato non c’era alcuna differenza con la Honda, anzi. HONDA RC213V Anche quando fatica, rimane una moto più 8 che competitiva: al Mugello ha sofferto per le gomme, ma la differenza più grande la fatta il pilota (Lorenzo), più che la moto (Yamaha). DUCATI GP13 Non cambia niente: efficace per un giro, in 5 affanno sulla distanza. Ci vogliono delle novità, forse una rivoluzione: non è semplice, ma così è deprimente. ALEIX ESPARGARO 8 Costantemente il migliore tra le CRT in prova e in gara: guida bene e sbaglia raramente. E’ lui quello forte della famiglia Espargaro. apprendimento. A mio modo di vedere, è impressionante che dopo tutto quello che gli è successo in prova, sia stato in grado di realizzare il primato della pista e di lottare per il secondo posto fino a tre giri dalla fine. BRADLEY SMITH VALENTINO ROSSI 5 D’accordo, era messo male fisicamente, con il mignolo sinistro che dovrà essere operato 5La sua colpa – grande – è quella di non essere andato oltre il settimo posto in prova e di aver (probabilmente oggi) e una micro frattura a uno scafoide. Prendere due secondi al giro con una Yamaha competitiva è comunque troppo. ANDREA IANNONE 4 Un fine settimana da dimenticare: forse Andrea è arrivato al Mugello con troppa aspettati- va. La pressione gli ha giocato un brutto scherzo. MARC MARQUEZ E’ vero, è caduto troppe volte e avreb5 be potuto farsi parecchio male, ma continua a sorprendere per la capacità e la velocità di 68 sbagliato la partenza: quando scatti così indietro, le possibilità di un incidente, di un contatto crescono esponenzialmente. Per il resto, in prova ha dimostrato che il podio era ampiamente alla sua portata. ALVARO BAUTISTA 4 Non ha commesso un errore clamoroso ed è vero che non poteva vedere Rossi, ma è stato comunque Alvaro a sbagliare. Anche in prova era indietro, solo nono: fa troppa fatica. 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito MotoGP Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Mugello Classifica 70 Classifica Generale Pos. Pilota Punti Pos. Pilota Punti 1 Jorge LORENZO 25 1 Dani PEDROSA 103 2 Dani PEDROSA 20 2 Jorge LORENZO 91 3 Cal CRUTCHLOW 16 3 Marc MARQUEZ 77 4 Stefan BRADL 13 4 Cal CRUTCHLOW 71 5 Andrea DOVIZIOSO 11 5 Andrea DOVIZIOSO 50 6 Nicky HAYDEN 10 6 Valentino ROSSI 47 7 Michele PIRRO 9 7 Nicky HAYDEN 45 8 Aleix ESPARGARO 8 8 Alvaro BAUTISTA 38 9 Bradley SMITH 7 9 Stefan BRADL 38 10 Hector BARBERA 6 10 Aleix ESPARGARO 28 11 Randy DE PUNIET 5 11 Bradley SMITH 24 12 Danilo PETRUCCI 4 12 Michele PIRRO 22 13 Andrea IANNONE 3 13 Andrea IANNONE 21 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Prima immagine ufficiale per la Honda Production Racer GP di Edoardo Licciardello | La Casa di Tokyo ci regala un’anticipazione della MotoGP per i privati. Leggermente in ritardo rispetto ai programmi, arriverà comunque in tempo per i test in vista del prossimo anno S olo qualche giorno fa Shuhei Nakamoto aveva rilasciato qualche informazione molto generica riguardo all’attesissima Honda Production Racer, ovvero la MotoGP che la Casa di Tokyo metterà a disposizione dei team privati di seconda fascia ad un prezzo calmierato di un milione di euro, ed ecco qui anche una foto. Il dettaglio è abbastanza scarso, e non permette di capire granché sul mezzo - ci limitiamo a notare che il collaudatore dovrebbe essere Tadayuki Okada, almeno a giudicare dalla tuta, e che la pista è Motegi, ipotesi confermata dal comunicato stampa. La carenatura assomiglia molto a quella della RC213V, ed in generale la moto sembra staccarsi decisamente dalla CRT messa in pista a partire dallo scorso anno dal Team Gresini. Non abbiamo molte informazioni a riguardo se non quanto dichiarato da Nakamoto la scorsa settimana: la moto, per contenere i costi, sarà priva di cambio seamless e comando distribuzione pneumatico (con il passaggio alle 990 ad alesaggio fisso i 72 regimi di rotazione sono calati, rendendo nuovamente percorribile la strada dei comandi tradizionali), e pur non avendo indicazioni a riguardo è facile ipotizzare una gestione elettronica demandata alla centralina unica Marelli attualmente in fase di sviluppo. Le componenti accessorie - freni e sospensioni - saranno Nissin e Showa, attualmente in fase di sviluppo nei team Gresini ed LCR ad opera di Stefan Bradl ed Alvaro Bautista. Il debutto della Production Racer era inizialmente previsto per i test di Barcellona (dove sarà presente, almeno stando ai programmi dichiarati, la nuova Suzuki) ma è stato rimandato a data successiva a causa di ritardi nello sviluppo. La foto che vedete si riferisce ad un test svolto, naturalmente a porte chiuse, giovedì e venerdì della scorsa settimana. «I risultati sono stati superiori alle aspettative, soprattutto per quanto riguarda il comportamento dinamico» ha commentato entusiasta Nakamoto stesso. «Siamo molto soddisfatti in questo momento, e vi daremo altri dettagli in un prossimo futuro». 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine dopo pochi giorni. La giornata ha visto De Puniet inanellare diverse tornate grazie ad un clima più che favorevole (i presenti hanno parlato di 28°) sotto l’occhio di Davide Brivio, ormai ufficialmente alla guida della squadra Suzuki. Non sono stati comunicati riscontri cronologici ufficiali, ma gli astanti parlando di un miglior tempo attorno all’1’47, prestazione più che onorevole per un debutto, allineata ai riscontri avuti dai collaudatori e ai tempi delle CRT in attesa del primo confronto diretto con le concorrenti nei test ufficiali di Barcellona, che si terranno il lunedì successivo alla gara del prossimo 16 giugno. Non si hanno ancora informazioni precise in merito alla moto, anche se pare ormai accertato che la nuova Suzuki sia una quattro cilindri in linea con fasatura a croce (schema portato al debutto dalla Yamaha nel lontano 2004 sulla sua M1 e successivamente adottato dalla Kawasaki ZX-RR sulla moto MotoGP portata in gara dal team Hayate dopo il ritiro della Casa di Akashi) che potrebbe semplificare la vita ai tecnici di Hamamatsu quando dovessero realizzare motori o moto complete destinate ai Team privati. Più complicato ipotizzare ricadute sulla produzione di serie, anche se Suzuki ha una lunga tradizione in termini di stradali “rapite dalle corse” - si pensi solo alle gloriose RG ed RGV Gamma a due tempi degli anni 80, o alla stessa GSX-R750 SRAD del 1996 il cui telaio ricalcava fedelmente le misure della RGV campionessa del mondo con Kevin Schwantz nel 1993. Non si hanno indicazioni ufficiali in merito ai piloti che potrebbero salire sulla Suzuki l’anno prossimo, anche se come già detto la scelta di Randy De Puniet per questo test lascia ipotizzare che il francese sia candidato ormai certo per una delle due moto che verranno schierate nel 2014. De Puniet in pista con la Suzuki 2014 di Edoardo Licciardello | Il francese ha effettuato il primo test in sella alla MotoGP con cui la Casa di Hamamatsu tornerà in MotoGP nel 2014. Lo rivedremo in sella alla Suzuki a Barcellona L a pista di Motegi è molto impegnata, di recente: dopo il debutto quasi pubblico della Honda Production Racer della settimana scorsa stavolta è il turno della Suzuki, protagonista di un primo shakedown con un pilota “vero” in sella grazie alla gentile ospitalità di Honda, padrona del tracciato. E’ consuetudine infatti dividere le piste durante test privati per dividere le spese (ultimo esempio le prove effettuate ad Austin nel precampionato), meno comune invece vedere case concorrenti provare sui tracciati di proprietà di una delle rivali. Grande quindi la dimostrazione di sportività da parte di Honda, ufficializzata da Enrico Borghi su Motosprint di oggi. E’ stato Randy De Puniet, 74 attualmente impegnato sulla CRT ART del team di Aspar Martinez a mettere alla frusta la nuova quadricilindrica con cui la Casa di Hamamatsu ha già annunciato il rientro nel Mondiale dell’anno prossimo. Randy ha già... mezzo sedere sulla sella per l’anno prossimo, grazie ad una velocità pura fuori discussione (la regolarità può essere considerata un altro discorso) e alla notevole esperienza nella massima categoria. Il francese, cinque vittorie in 250, ha infatti corso con Kawasaki, Honda e Ducati oltre ad essere stato l’ultimo pilota a salire in sella alla Suzuki GSV-R durante i test di Valencia del 2011, quando il ritiro della squadra guidata da Paul Denning non era ancora stato deciso ufficialmente. L’avventura naufragò 75 Dietro le quinte della MotoGP: Francesco Guidotti di Giovanni Zamagni | E’ giovane, ma ha già una grande esperienza avendo lavorato per tre Case motociclistiche importantissime come KTM, Aprilia e adesso Ducati. Francesco ha frequentato il Motocross e lavorato in SBK, 125, 250, e MotoGP 76 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito E’ giovane, ma ha già una grande esperienza avendo lavorato, tra gli altri, per tre Case motociclistiche importantissime come KTM, Aprilia e adesso Ducati. Del resto, a soli quattro mesi Francesco Guidotti era già in un campo da cross assieme a papà Fabrizio, per anni punto di riferimento dell’Aprilia e scopritore di tanti campioni della velocità. Una eredità che Francesco porta avanti nel migliore dei modi, grazie a una passione profonda e a conoscenze invidiabili in tutti i settori del motociclismo. Perché Francesco, a differenza 78 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica di molti suoi colleghi team manager, ha frequentato o lavorato nel motocross, in SBK, in 125, in 250, in MotoGP. Nome e cognome? «Francesco Guidotti». Nato dove e quando? «Firenze, 25 novembre 1972». Prima gara di moto che hai visto? «Non me la ricordo perché avevo circa 4 mesi: mio babbo lavorava nel motocross e mi portò a marzo alla prima gara di campionato». Qual è invece la prima gara che ti ricordi? «Avrò avuto 5-6 anni, sempre di motocross “nazionale”: può essere Montevarchi, Maggiora, Fermo, Faenza…». Insomma, la passione per le moto è nel DNA familiare. «Sì, è così». Che scuola hai fatto? «Istituto Tecnico Industriale, al Meucci di Firenze. Poi sono andato a lavorare nell’azienda di famiglia: era troppo grande la passione per continuare a studiare». Hai iniziato facendo cosa? «Il meccanico. Per la verità, allora si faceva un po’ di tutto: le strutture erano piccole e non si faceva un lavoro solo. A quei tempi, a fine degli anni Ottanta, mio babbo aveva già inizi ato la collaborazione con l’Aprilia per la velocità – era il riferimento per i piloti privati che usavano le RSW replica “Reggiani” - e le moto si preparavano a casa e non in pista, come invece avviene adesso. Durante l’inverno montavamo le moto, che poi venivano vendute, quindi facevamo assistenza tecnica in pista. Poi ho cominciato la gestione di piccoli team, poi il team Italia 250 e così via: progressivamente ho smesso di occuparmi della parte manuale, anche perché se ne occupavano persone più brave di me. C’è stata una evoluzione gestionale all’interno della squadra, ci voleva una persona che stesse dietro alla parte organizzativa, perché le esigenze crescevano con l’aumentare del gruppo: così, quasi senza accorgermene mi sono trovato a fare più un lavoro di gestione, organizzazione e amministrazione, che non la parte tecnica, meccanica». Adesso qual è il tuo ruolo esatto? «La dicitura è “Team Manager” Ducati-Pramac, ma è un lavoro che negli ultimi 10-15 anni è MotoGP cambiato moltissimo. E’ anche differente se fai il team manager per una Casa ufficiale o per una squadra satellite come questa, anche se lavoriamo in stretto contatto con la Ducati». Proviamo a specificare meglio: tu hai fatto il team manager di squadre ufficiali come KTM (in 125 e 250) e Aprilia SBK, mentre adesso lavori per una squadra satellite. Puoi dire esattamente cosa fa un team manager e qual è la differenza tra squadra ufficiale e satellite? «Intanto, la preparazione della stagione è molto differente. Il team manager di una squadra 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica o meno di un problema sulla moto. Il team manager deve anche aiutare il capo-tecnico, l’ingegnere di pista, il pilota nella strategia gara e prove, come per esempio la scelta della gomma». ufficiale deve proporre, è lui che deve cercare di dare un indirizzo al team, ma alle spalle ha una Azienda che deve dare una giustificazione alle corse, secondo una strategia ben precisa che dipende da fattori come il marketing e la comunicazione. C’è anche un ufficio legale, che segue tutta la parte contrattuale, delle sponsorizzazioni, con una struttura complessa ed articolata: ogni reparto ha le sue esigenze, le sue difficoltà e il team manager deve cercare di mettere insieme tutti i “pezzi”. Inoltre, in una squadra ufficiale, solitamente ci sono piloti di 80 un certo livello, con determinate caratteristiche, con una forte personalità: insomma, la gestione è abbastanza complessa, ma hai anche tanti strumenti da utilizzare, hai un supporto alle spalle. In una squadra privata, devi fare un po’ tutto da solo: dalla parte legale alla comunicazione e alla logistica. Le necessità sono più modeste, ma anche le disponibilità e ti devi confrontare con le squadre ufficiali: insomma è piuttosto difficile». In pista cosa fa un team manager? «Deve essere il riferimento per tutto le persone che lavorano all’interno della squadra, a partire dai piloti. Devi tenere i rapporti con la Casa “madre”, nel nostro caso la Ducati, devi soddisfare gli ospiti che vengono in circuito, devi tenere i rapporti con la stampa: è molto articolato». E dentro al box cosa fai? «Dentro al box sono soprattutto i tecnici a lavorare: personalmente, ho piacere di sapere, anzi devo sapere cosa succede: grazie al mio passato “tecnico” ho la percezione della gravità Ma il team manager è una figura assolutamente indispensabile o potrebbe esistere una squadra senza team manager? «Chiamalo come vuoi – proprietario della squadra, team coordinator, team manager, team principal – ma ci vuole una figura che tiene insieme 30 persone. Deve essere una figura con un certo carisma, una persona della quale le altre 29 si fidano, uno che quando dice una cosa, 9 volte su 10 riesce a realizzarla. Deve cercare di prevenire i problemi: quando arrivi in pista, deve funzionare tutto, non ci devono essere particolari problemi. Qualche anno fa era meno importante, perché per un pilota c’erano al massimo quattro persone ed era il capo meccanico a fare da riferimento per la squadra. Adesso non è più possibile e c’è anche l’hospitality da gestire, una parte importante che si è evoluta negli anni: è uno strumento che serve ad attirare interesse, ospiti, persone che magari non hanno mai visto una corsa o una moto. Li devi accogliere in un ambiente che li faccia sentire a proprio agio, perché nel box, più di tanto non ci possono stare. Insomma, il mio lavoro si è tanto evoluto e diversificato. Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di vivere due epoche piuttosto importanti del motociclismo moderno: quella dei primi anni Novanta, con il passaggio dalle moto artigianali a quelle ufficiali con l’intervento diretto di Honda, Yamaha, Aprilia e della altre Case, che hanno dato una grande accelerazione all’evoluzione delle moto; poi i primi anni 2000, con la fine dei motori 2T, sostituiti dai 4T». Hai lavorato, tra gli altri, con Max Biaggi e con Marc Marquez, proprio all’inizio della carriera di Marc: prova a descriverli. «In Marquez ho creduto da subito, da quando ha debuttato nel motomondiale 125. Dissi subito: “questo ha una marcia in più”. Mi ricordava Biaggi all’esordio, di cui io avevo fatto il meccanico nell’europeo, mi ricordava Roberto Locatelli, tutti quei piloti che non solo andavano forte, ma avevano una predisposizione ad assimilare velocemente gli aspetti importanti delle gare, di essere pilota. Marquez in gara si esalta: una parte del mio lavoro, è quella di accompagnare il pilota nella maggior parte delle fasi quotidiane e capisci tante cose già da come si vestono, da come sono gelosi del casco, della tuta, da come trattano questi indumenti con rispetto. MotoGP Marquez mutava espressione già quando si cambiava per le prove. Io l’ho conosciuto che aveva 15 anni, con la faccia da bambino, perché ha sempre dimostrato meno della sua età, ma quando saliva in moto era completamente diverso: la sera a cena era un ragazzino, nel box era già un pilota, uno che ascoltava attentamente quello che gli dicevi, qual era il programma di lavoro. Lo sguardo era sempre concentrato, proiettato al turno e quando si cambiava per la gara aveva – immagino che abbia ancora, è un po’ che non lavoro più con lui – negli occhi la gioia di andare a correre». Quindi per te non è una sorpresa quello che sta facendo in MotoGP. «No, non lo è. Nel 2010, quando in 125 fece quattro “zeri” nelle prime quattro gare, perché è sempre stato uno molto irruento, gli dissi: “se ti dai una calmata, le puoi vincere tutte”. Ci credevo, nonostante tutto. Quell’anno, Marc conquistò il primo GP al Mugello e da lì cambiò passo, vincendo poi il titolo: per me non fu una sorpresa, ci avevo sempre creduto. A maggior ragione, non sono meravigliato oggi per i suoi risultati in MotoGP: mia moglie dice che parlo di Marquez come di mio figlio! Del resto, con lui ho iniziato a lavorare nel 2008, quando era un pilota KTM “satellite”, mentre 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb nel 2009 era nella mia squadra: gli ho voluto bene al di là del pilota, delle sue prestazioni. Si fa voler bene: è un ragazzo rispettoso, educato. Ci distrusse un po’ troppe moto, ma andava bene così… Nel 2010, al Mugello, quando vinse la sua prima gara iridata, nell’intervista al parco chiuso con Italia1, si ricordò, nonostante l’adrenalina del momento, di ringraziare me e Mario Galeotti (grande tecnico, morto purtroppo qualche anno fa per una malattia incurabile, NDA), perché avevamo lavorato con lui in passato». Biaggi, al contrario, non è certo famoso per essere un carattere facile… 82 «Tutt’altro! Ho avuto modo di conoscere Biaggi quando faceva la Sport Production, nel 1989-1990, perché noi (nel senso dell’azienda Guidotti, NDA) facevamo servizio di assistenza per l’Aprilia anche nella SP: già lì si capiva che era un ragazzo sveglio. Nel 1991 ha fatto l’europeo 250 con il Team Italia e io, pur andando ancora a scuola, mi liberavo abbastanza spesso per andare alle gare e facevo da aiuto meccanico. Eravamo entrambi ragazzini e siamo tornati a lavorare insieme a distanza di quasi vent’anni: per me non è stato così difficile con lui. Max tende a mettere molta pressione, a volte anche arroganza nel modo di chiedere le cose, nei modi di fare, ma grazie al rapporto che si era instaurato nel tempo, ho sempre avuto modo di dirgli le cose giuste al momento giusto. Non ci sono stati momenti di grandi tensioni: la difficoltà più grande era trasformare per l’Azienda in positivo quello che lui diceva di negativo, ammorbidire le sue maniere poco ortodosse. Con Max ho ancora un buonissimo rapporto, però è chiaro che lavorare con lui è difficile. Ma in due anni abbiamo portato a casa un mondiale: alla fine è quello che conta. In quegli anni, in Aprilia c’era tanta pressione, perché era stato fatto un investimento importante in un momento difficile, perché c’era uno sponsor di prestigio come Alitalia, per Max era una sfida nuova, era ammesso un solo risultato: vincere. Abbiamo fatto un buon lavoro, mentre l’anno dopo, stranamente, lui l’aveva presa un po’ sottogamba, sono accaduti un po’ di episodi particolari, fatto sta che non siamo riusciti a ripeterci». Hai un ricordo particolare del Mugello? «La prima gara di motomondiale che ho visto è stata al Mugello nel 1985, quando Freddie Spencer correva sia in 250 sia in 500: è decisamente un bel ricordo». 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Genesio Bevilacqua “Biaggi sembra prevenuto nei confronti di Giugliano” di Carlo Baldi | Ecco il pensiero di Genesio Bevilacqua, proprietario del team Althea. Il telecronista Biaggi rischia di sembrare prevenuto nei confronti di Davide Giugliano. In Ducati mancano le persone, non i mezzi e stanno rovinando Checa 84 I Il team Althea ha vissuto a Donington una tappa importante sulla strada che può riportare la squadra italiana ai vertici del mondiale Superbike. Dopo alcune più che comprensibili difficoltà iniziali e dopo un periodo di apprendistato, ora il team Althea e il suo pilota si stanno confermando costantemente nelle posizioni che contano. Dopo le gare di domenica Scarica l’APP del Magazine abbiamo incontrato Genesio Bevilacqua, l’uomo che questa squadra l’ha creata e la gestisce. Come sempre ha espresso il suo pensiero in modo chiaro e deciso parlandoci di Giugliano, di Biaggi e della Ducati. A Donington avete vissuto il miglior weekend da quando siete passati ad Aprilia. «Quando si inizia un nuovo Superbike percorso ci sono certamente dei meccanismi da mettere a punto. Noi abbiamo pagato lo scotto del noviziato ad inizio stagione, ma siamo stati sempre sereni e motivati, consapevoli di avere a disposizione un pacchetto molto competitivo, formato da un pilota giovane e di talento e da tecnici competenti ed affiatati». 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Giugliano sta dimostrando una maturità in costante crescita. «Stiamo parlando di un ragazzo di ventitre anni con il quale abbiamo impostato un programma di tre anni, iniziato nel 2011 quando Davide vinse la Superstock 1000 FIM Cup. Per far crescere un giovane occorre pazienza e fiducia, ma ora stiamo iniziando a raccogliere i frutti del nostro lavoro. Il talen- 86 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica to di Davide è sempre stato evidente, ma in queste ultime gare il nostro pilota sta mostrando dei netti miglioramenti anche dal punto di vista della mentalità. Si sta adattando molto bene ad una moto per lui nuova come la RSV4 e in gara corre a stretto contatto con i piloti ufficiali senza timori reverenziali, dimostrando talento, abilità e carattere». Se ne sono accorti tutti e forse il solo Biaggi nelle sue telecronache resta un poco critico nei confronti di Davide. «Io purtroppo, seguendo le gare dal mio box, non ascolto le sue telecronache, ma in molti mi dicono che spesso Max è critico nei confronti di Davide. Parliamo di un ex pilota che ora fa il telecronista e che certamente imposta i suoi commenti secondo la sua mentalità e le sue idee. Però mi dispiace che un ex pilota romano tratti a volte con sufficienza e scarsa considerazione un altro pilota romano come lui, anche se molto più giovane. Un poco di sano campanilismo in questo caso forse non guasterebbe. Ma a parte questo aspetto, penso che comunque quando ci si trova davanti ad un giovane emergente che dimostra di avere del talento, questo vada incoraggiato. Le critiche quando sono giuste sono sempre ben accette, ma una parola di incoraggiamento farebbe bene sia a Davide che a Biaggi, che rischia invece di sembrare prevenuto nei confronti del nostro pilota». E visto che parliamo di ex, cosa ne pensi della tua ex moto, della Ducati e del suo momento difficile? Superbike «Dovreste riascoltare alcune interviste che io rilasciai proprio a voi di Moto.it alcuni mesi or sono (leggi l’intervista). Il mio pensiero nei confronti della Ducati è rimasto lo stesso. Quello che mi dispiace maggiormente è vedere quante difficoltà sta incontrando Carlos (Checa, ndr) sia come uomo che come pilota. Mi spiace vederlo sconfitto dal dolore, proprio lui che lo scorso anno 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito a Phillip Island dopo essere caduto ad oltre 200 km orari andò poi a vincere gara due pur se dolorante. Vederlo ora che rinuncia a scendere in pista per un dolore ad una spalla mi fa pensare che Checa sia demotivato e questo mi spiace davvero tanto, perché conosco il suo carattere fiero e combattivo». Tu conosci la Panigale avendone iniziato lo sviluppo assieme a Ducati. Pensi che prima o poi riuscirà ad essere competitiva in Superbike oppure non credi che quello 88 Periodico elettronico di informazione motociclistica della 1199 sia un progetto vincente? «Io credo agli uomini più che ai progetti ed alle moto. Moto e progetti si possono facilmente modificare, ma le persone no. Penso che in Ducati ci siano delle componenti umane che ritardino il processo di crescita della Panigale. Abbiamo appena parlato di Checa ed è emblematico il fatto che io lo abbia lasciato da campione e che ora invece lui venga messo in discussione come fosse un novellino. Io ho sempre sostenuto che i risultati si ottengono con Scarica l’APP del Magazine Superbike gli uomini giusti e che gli uomini giusti vadano valorizzati. Mettere in discussione Checa dopo poche gare, pensando di utilizzare Biaggi come collaudatore, quasi come se Max potesse lavorare meglio di Carlos sulla Panigale, mi sembra un segnale di sfiducia nei confronti di una pedina determinante come potrebbe essere lo spagnolo per la Ducati. Dico questo a prescindere dal valore o meno della moto, ma faccio notare che tutti continuano a definirla come nuova, ma sono due anni che gareggia in pista». 89 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross Giorgio Faraldi Il regista del Motocross di Massimo Zanzani | Da sette anni è il regista del Mondiale cross, una pedina fondamentale della Youthstream per trasmettere in diretta TV le fasi più accattivanti di tutti i GP G iorgio Faraldi, come si diventa registi del motocross? «Facendo la gavetta: il primo anno sono arrivato in Youthstream come produttore, poi ho preso a mano la regia della Supermoto e poi anche quella del Mondiale cross. Prima di allora ho fatto esperienza con la regia in studio, con tre o quattro camere per i talk show e nel pugilato, cose semplici rispetto a quelle di adesso, ma soprattutto ho avuto una solida formazione tecnica frequentando una scuola di perito elettronico e facendo sia il cameraman che il montatore, professioni che hanno permesso di crearmi un’esperienza a 360°. Quando mi è stato proposto di passare alla regia conoscevo quindi tutti gli aspetti del lavoro e mi sono sentito di prendere questa responsabilità, anche perché oltre a telegiornali e programmi di intrattenimento per il 90% della mia carriera ho sempre curato sport motoristici tra cui Rally e Formula 1». 90 Come è strutturato il tuo lavoro? «Se la pista è nuova arrivo in circuito già il mercoledì, diversamente il giovedì, perché devo decidere la posizione esatta di ogni telecamera, l’altezza a cui devono andare, il tipo di trabattello, il modello di supporto, se vanno abbinate al cavalletto o se debbono essere munite di piattina rotante dove è seduto il cameraman, il tipo di ottica da utilizzare e dove piazzare l’operatore per le interviste e quando l’abbiamo a disposizione anche la posizione della Jimmy Gib che è una sorta di giraffa che di solito segue dall’alto il pilota in una curva». Una volta preparato tutto si fanno le prove il sabato e poi arriva il fatidico giorno della diretta. Quanto tempo prima ti prepari? «Se iniziamo alle dieci con l’Europeo entro nel camion regia alle otto e mezza per fare delle prove perché ci vuole abbastanza tempo per mettere a punto tutto: vedo comparire una camera alla volta, devo cercare di spiegare ai cameraman cosa devono fare e dare le priorità a cui attenersi, è un lavoro lungo. A livello televisivo infatti abbiamo delle tranche standard di un’ora, dove devi cercare di far entrare tutto e non è semplice perché abbiamo tanti obblighi e materiale da trasmettere già prima che inizi la gara. Poco prima del via so già più o meno come inizierò, faccio il piano di massima con le ultime istruzioni per gli operatori TV spiegando che dopo la sigla andremo con la camera tre, poi con la cinque e di seguito con la Post Card. Due minuti prima che si abbassi il cancello comincio ad urlare: due minuti alla partenza, un minuto, poi inizio a fare il conto alla rovescia, quindici secondi, poi da dieci a uno e play: è a quel punto che parte la sigla e inizia la gara». Perché urli? «Perché tutti mi devono sentire forte e chiaro, quando alzi la voce tutti stanno zitti e si concentrano bene. Io ho la cuffia e parlo nel microfono, ma per 91 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito chi sta nel van è più immediato sentire direttamente la mia voce, perciò urlo, per richiamare l’attenzione. Poi cominci ad essere talmente concentrato che non senti più niente, però quando ci sono delle belle lotte, una caduta, si fa il tifo, senti proprio che ti penetra l’adrenalina». In quanti siete nel camion regia? «Oltre a me c’è un assistente che mi dà le dritte quando succedono certe battaglie che non riesco a vedere, poi c’è il grafico, il mixer video che mi sta di fianco e che cambia la 92 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica sequenza delle telecamere in base all’ordine che gli do, il tecnico audio con l’assistente che si occupa dei suoni e dei microfoni, due operatori che si occupano del controllo delle camere, dalla scelta dei diaframmi alla colorimetria delle immagini perché i cameraman che sono in posta mettono solo a fuoco e segue i piloti ed un altro paio dedicati alle scene rallentate e agli high lights che utilizzano la nuova K2 Dyno della Grass Valley, una grossa società americana che fabbrica anche i mixer ad alti livelli, così versatile che la usano anche nella MotoGP». Davanti a te hai un bel po’ di schermi che devi seguire. «Nelle gare che si corrono in Europa ho sei plasma di una cinquantina di pollici gestiti da un software che permette di personalizzare l’interno degli schermi così da poterli dividere come si vuole. Puoi dividerli in sei parti, farne uno grosso e uno piccolo, o in qualsiasi altro modo, io me lo personalizzo in modo da avere un grosso schermo per il programma che va in onda, uno per la preview che è quello che andrà in onda nel cambio successivo, poi tutte le camere sono in riquadri un po’ più piccoli». Quante sono? «In gente sono undici, che possono filmare anche due parti del circuito se non addirittura tre, per cui in totale abbiamo circa sedici fonti o sorgenti, le chiamiamo così, più le On Board piazzate sui caschi dei piloti, le RF per la trasmissione senza cavo e le Minicam che piazziamo a terra lungo il circuito. Inoltre ci sono le tre pagine coi tempi dei piloti, i monitor delle quattro sorgenti dedicate alle immagini rallentate, uno per le grafiche che andranno in onda e uno per segnale che viene mandato al paddock. In totale ho quindi di fronte a me una trentina di schermi, senza contare quello che il responsabile software ha personalizzato per me dove ho una freccetta verde che mi fa capire quando un pilota sta guadagnando terreno rispetto a quello davanti, un quadratino rosa che compare quando il distacco è diventato solo di un secondo facendomi capire che sta recuperando forte e che forse vale la pena seguire l’azione, un segno giallo che mi identifica in che punto della pista è il pilota con l’on board, ed un altro di colore diverso per i piloti locali che di solito non è semplice localizzare. Questo sistema mi ha dato una Motocross grande sicurezza nella gestione della gara». Altro che quattro, di occhi ce ne vorrebbero almeno cinque o sei! Qual è il momento più bello? «Quando c’è una bella lotta o quando mancano magari tre giri alla fine e un pilota importante supera un altro; senti proprio il boato, tu ti stai divertendo a filmarla e sei consapevole che a casa si divertono a vederla. Oppure quando riusciamo a prendere in diretta una caduta spettacolare, come ci è successo ad esempio in Portogallo quando Cairoli è finito a 93 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica esperienza. In quel momento cerco di prepararmi in anticipo, magari dico a un cameraman che è nel rettilineo a tre o quattro camere prima della fine che quando arriva chi vince la gara di prendermelo così posso stare sicuro che lo mando in onda». terra. L’abbiamo filmato proprio bene, e c’è stata un’esplosione di adrenalina ma ovviamente non perché eravamo contenti che fosse caduto, bensì perché siamo riusciti a far vedere benissimo le immagini. In quel momento io senza perdere tempo parto a dare comandi e a dire: voglio il rallenty, ce l’avete da un’altra parte? E si comincia subito a mettersi in moto per trovare la camera che aveva le riprese, praticamente mentre stiamo filmando la caduta prima che sia finita ci stiamo già preparando per proporre le fasi al rallentatore. 94 E così io non guardo mai quello che va in onda, sono già a quello che viene dopo, anche quando mando la sigla, sto già lavorando a quello che viene successivamente». Il momento più brutto, invece? «Quando ci sono degli elementi esterni che ti disturbano e ti fanno perdere la concentrazione. A volte passo qualche giro senza sapere che cosa sto riprendendo, le possibilità di errore sono tante e quello che è andato è andato, la diretta non perdona». Qual è stato il più grosso errore che hai fatto? «La cosa frustrante è quando non prendi l’arrivo, purtroppo mi è capitato nel 2006 in Irlanda quando per una serie di cose stavo seguendo un’altra situazione e ho perso il finale. Adesso con l’esperienza che ho mi permetto di fare delle cose un po’ più rischiose. Ad esempio seguo il primo ma all’ultimo giro mi posso permettere se c’è una battaglia importante più dietro di andare a tenerla d’occhio senza perdere di vista il vincitore, non è facile e nessuno lo fa per me perché ci vuole Per quale motivo non dovresti seguire il vincitore all’ultimo giro? «Perché cerchi di dare più spettacolo con qualcosa di più interessante, magari Cairoli da qualche giro è davanti con trenta secondi di vantaggio mentre dietro si stanno scannando per superarsi. Nella MotoGP è più semplice perché ogni curva ha la sua telecamera per cui sai esattamente in ogni istante dove sono i piloti, mentre io se vado a cercare una battaglia non ho la visione di dov’è il primo in quel momento in quanto le camere non sono tutte libere perché magari quella che mi filmerebbe il primo in realtà è girata dietro che riprende la battaglia e quindi il ritornare sul primo comporta una ricerca. Per questo il rischio c’è sempre, perdendo un po’ di tempo devo essere sicuro di quello che faccio, non posso permettermi di filmare una battaglia e poi non tornare in tempo sul primo». Il momento che ti ha dato più soddisfazione in questi anni? «Al Nazioni l’anno scorso abbiamo utilizzato la Cable Camera, una telecamera che scorre su cavo che ha fornito delle sequenze nuove e spettacolari offrendo una visione d’alto come dall’elicottero ma a soli 15 metri di altezza. E’ stato fantastico averla sul traguardo, alla partenza, sul podio dove avevi la visione di tutta la gente davanti: davvero magnifica. Altri momenti indimenticabili se riesci a coprirli bene sono quando c’è la festa per il vincitore del Mondiale, c’è una forte adrenalina che spero di trasmettere anche ai cameraman, di incitarli, di istruirli bene per la gioia degli spettatori che sono a casa». Motocross Certo che dopo ogni gara perderai un paio di chili…. «Magari, andrebbe bene per la mia dieta! In realtà a volte fatico un po’ con la voce, bisogna cercare di risparmiarsi, ci sono gare dove sei un po’ più tranquillo, altre dove sei un po’ più stressato, però l’importante è conservarsi perché queste giornate sono lunghissime». Ultimamente sono arrivate alcune importanti novità. «Sì, la più significativa è la diffusione in alta definizione che ha portato immagini più belle e dettagliate, lo percepisco immediatamente perché vedo meglio i numeri e quando usiamo le immagini in post produzione per fare altri video la qualità è veramente molto più elevata. Inoltre usiamo spesso il drone, un piccolo elicottero che ti offre la possibilità di avere in diretta le riprese dall’alto». In Qatar si è corso per la prima volta in notturna, come hai vissuto il GP? «E’ stata un’esperienza 95 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito nuova, e considerando tutto direi che è andata bene. C’erano due grossi camion con pali da trenta metri che illuminavano due zone principali, il resto è stato fatto con pali alti sette metri dislocati tutto intorno al circuito che hanno fornito una buona illuminazione. Abbiamo visto come rendere più uniforme tutto il circuito, e dalla prossima edizione probabilmente avremo un impianto fisso che offrirà le condizioni ideali. A me comunque è piaciuto, preferisco quando si corre di giorno ma una ogni tanto è carina. E’ 96 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross un po’ come la MotoGP: crea quell’evento speciale che può essere attraente per la gente considerando anche che gli orari di messa in onda possono essere un motivo in più per guardarlo in TV». Un sogno? «Dirigere la regia di concerti perché la musica mi piace da morire. Magari quello dei Depeche Mode che fanno il 18 luglio a San Siro. Andrò a vederli, ma invece di stare in mezzo al pubblico mi piacerebbe proprio stare nel camion regia». 97 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Rally aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Dakar & Mondiale Cross-Country Rally Cyril Despres con Yamaha di Piero Batini | Va al suo posto il primo tassello, in ordine cronologico, del complicato “affaire” Cross-Country Rally. Cyril Despres è con Yamaha. Il giovane Mickael Metge sarà il suo “portatore d’acqua” L a lunga gestazione di uno dei più complicati momenti della storia dei RallyRaid produce uno dei suoi effetti più, per molti versi, sensazionale. Cyril Despres, cinque volte vincitore della Dakar, l’ultima edizione compresa, passa a Yamaha Motor France, e diventa Pilota ufficiale e punta di diamante della Squadra nippo-francese. Conseguenza, ma anche motore, di questa decisione che ha del 98 clamoroso, è che la Marca giapponese esce così finalmente allo scoperto impegnandosi di nuovo a pieno regime nel difficile, e oneroso, programma della Dakar. Cronologicamente gli eventi sono maturati negli ultimi giorni, ma le basi di quella che è una vera e propria rivoluzione degli equilibri che hanno caratterizzato l’assetto della disciplina nell’ultimo decennio, sono “precipitati” lentamente. Di questo parleremo più avanti, tra poche ore. Cyril Despres si unisce a Yamaha, e parteciperà alla Dakar 2014 in sella alla YZF 450, la moto che è stata sviluppata in chiave Dakar già negli ultimi tre anni e che è stata portata in gara, tra gli altri, da David Casteu e Olivier Pain. Il fatto che Despres, per oltre dieci anni “Arancione” diventi “Uomo Blù” non deve stupire, anche se in molti, e per un certo periodo anche noi, credevano che la storia sarebbe finita in “Rosso”. La storia è ben più complessa, e comunque è un fatto rilevante, soprattutto per la specialità, che la nuova onda di eventi abbia favorito un importante incremento della partecipazione e dell’impegno delle Case, notoriamente riluttanti in tempi di crisi ad imbarcarsi in una delle avventure più delicate del motorismo agonistico. Cyril Despres è contento, naturalmente. Adesso può concentrarsi su un nuovo progetto senza limiti di ambizioni. Di questo progetto il fuoriclasse francese è 99 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica il fulcro e il centro delle motivazioni. L’esperienza e il talento del Pilota, mai discusse da alcuno, diventano la spoletta di una straordinaria carica agonistica, che non potrà che far bene non solo alla Dakar sulla quale è stata focalizzata. Che la storia sia completamente nuova, anche se affonda le sue radici nel lontano 1979, anno della prima Dakar e del primo impegno Yamaha ad opera dell’indimenticabile Jean-Claude Olivier, è dimostrato anche dal fatto che per assistere Despres durante la Dakar e lo sviluppo ulteriore della moto, è stato scelto un giovane di talento per ricoprire il ruolo di “portatore d’acqua”, Mickael Metge. Metge ha partecipato quest’anno alla sua prima Dakar, e il Sardegna Rally Race del 2012 è stato il suo primo Rally. Idealmente, ma non praticamente, l’ingresso di Cyril Despres tra le file Yamaha è accompagnato dalla benedizione di Stephane Peterhansel, l’asso degli assi della Dakar che ha vinto per undici volte la maratona ex africama ed ora sudamericana, sei volte in sella alla guida di una Yamaha. 100 101 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Honda alla Dakar 2014 Nuovo team e nuova moto di Piero Batini | Altro tassello, fondamentale, del puzzle Dakar 2014. Il passato storico della Dakar e il futuro della specialità s’incontrano al Mugello per annunciare il passaggio di Joan Barreda alla Honda A lghero, 30 maggio 2013. Non a Parigi, non al Mugello, ma ad Alghero decentrati sul terreno neutro della mossa del Sardegna Rally Race, per monitorare l’evoluzione dei momenti chiave di un passaggio storico. Poche ore fa abbiamo “svelato” la notizia della migrazione di Cyril Despres da KTM a Yamaha. Adesso è la volta della notizia che riguarda Honda e il Pilota che 102 più di ogni altro rappresenta la nouvelle vague del sogno dakariano: Joan Barreda. Lo tsunami Honda, innescato quasi a sorpresa nella seconda metà dell’anno scorso, “travolge” adesso il fortissimo Pilota spagnolo, rivelando il potenziale completo di uno dei progetti più appassionanti dell’ultimo scorcio della storia della Dakar. È una storia nata dall’immaginazione più fantasiosa e appassionata, incubata per lunghe settimane di Scarica l’APP del Magazine trattative delicate e difficili ma sempre equilibrate e con il pensiero alla realizzazione dell’operazione “impossibile”. Joan Barreda passa al Team HRC, stiamo parlando dell’emanazione agonistica della Honda, e con lui trasmigra anche il suo compagno di Squadra Paulo Gonçalves. Lo annunciano i “pilastri” dell’operazione solo fino a ieri fantascientifica, Katsumi Yamazaki, Direttore del Team, e Martino Bianchi, General Manager, sotto la tenda Honda in un cuneo di matrice Rally-Raid inserito nella già elevata eccitazione del Gran Premio d’Italia del Mugello. È una di quelle notizie che si possono definire “bomba”. Del tutto inaspettata, solo da taluni sognata, e per pochissimi realizzabile. Joan Barreda aveva ancora un contratto in essere con il Team tedesco SpeedBrain, doppia ex emanazione di BMW e Husqvarna, e il Team HRC aveva già una struttura avviata dall’edizione 2012 del Rally del Marocco. Si è parlato di rotture di accordi, di fughe e di ribellioni. Sono le illazioni di un Mondo avvelenato dalla curiosità, non è così. La realizzazione del Progetto è stata resa possibile dal basilare e raffinato lavoro di tessitura che ha ricucito situazioni diverse e legato i rappresentanti delle tre entità coinvolte nel programma, sotto la guida di quella che, ad oggi, definiremmo l’”Eminenza Grigia” del sogno impossibile. È soprattutto una bellissima vicenda di grande passione, che regala alle pagine della Storia di uno dei co-Marchi Rally più importanti della Dakar un capitolo quasi d’altri tempi, costellato di Gentlemen Agreement e di subordinazione degli interessi personali a un obiettivo molto più grande. Saranno due le formazioni “implicate” nel progetto Dakar 2012. La prima espressa dalla firma del binomio Joan Barreda-Paulo Gonçalves. La seconda, ma senza un ordine di priorità, è quella della nuova origine datata fine 2012: Helder Rodrigues, Javier Pizzolito, Sam Sunderland. Il trait d’union dell’intero piano agonistico ha il suo perno fondamentale nello sviluppo della nuova Honda CRF 450 Rally, la Moto il cui distintivo progettuale è il rinnovo dei fasti della Storia di Marchio attraverso l’affermazione in quella che è la maratona per definizione, la Dakar. La marcia di avvicinamento è già iniziata. In Giappone, dove la moto è originata e sviluppata, e nel resto del mondo dove si muovono le pedine dei Rally che portano alla Dakar 2014. La “prima” virtuale dell’operazione va in scena al Sardegna Rally Race, a cui partecipa Helder Rodrigues. Successivamente i flag geografici verranno apposti sulle mappe dell’Argentina, dell’Egitto, del Marocco. L’obiettivo di Honda, Barreda & Co. è quello di vincere, e quando un obiettivo è così precisamente non negoziabile è “inevitabile” che produca effetti collaterali di non secondari livello e portata. Sono “progetti” che non hanno scadenza, e che sfornano prodotti di elevato livello i cui beneficiari sono quegli 103 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Rally Scarica l’APP del Magazine Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 Responsabile editoriale Ippolito Fassati Capo Redattore Andrea Perfetti Redazione Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Edoardo Licciardello Grafica Thomas Bressani appassionati che diventano clienti privilegiati. Di questo e di altro torneremo a parlare, certamente perché la “bomba” che deflagra è la notizia, ma il raggio dei suoi effetti non può essere limitato ai fatti più sensazionali e immediati. Restano da spiegare i ruoli che hanno avuto e che sono destinati ad avere le altre entità chiave trascinate in quella che è una vera e propria “operazione”, ovvero di largo coinvolgimento. Il ruolo di Wolfgang Fischer e di SpeedBrain, per esempio, o quello del potenziale Alessandro Botturi per ora disatteso, delle Esperienze imprescindibili scese in campo e dei collegamenti tra “operazioni” solo apparentemente slegate ma riunite in questo Triangolo delle Bermuda cronologico degli eventi che sintetizzano la rivoluzione ambientata nell’affascinante Pianeta del Rally-Raid. La spoletta che innesca la “rivoluzione” ha un nome ed un cognome, quelli di Joan Barreda, 29 anni, di Castellon de la Plana, Spagna, attitudini da fuoriclasse e un futuro già fulgido, ed un Marchio, quello di Honda, che è l’imprinting di quel futuro oggi annunciato al Mugello. 104 Collaboratori Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Lorenzo Boldrini Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Moto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 105
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