Mercato usato moto è sempre più importante
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Mercato usato moto è sempre più importante
Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 208 21 Luglio 2015 83 Pagine SBK Laguna Seca Fantastica doppietta di Davies. Articoli, commenti e pagelle Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova incrociata BMW R1200R, R1200RS ed R1200RT Scarica l’APP del Magazine Nico Cereghini Viva la MV! A Schiranna per ricordare il grande Claudio Castiglioni! | PROVA COMPARATIVA | BMW S1000XR VS DUCATI MULTISTRADA 1200S da Pag. 2 a Pag. 19 All’Interno NEWS: Mercato usato moto è sempre più importante | M. Clarke L’età dell’oro dei grossi “mono” inglesi MOTOGP: DopoGP con Nico e Zam il GP di Germania 2015 al Sachsenring | Test a Misano Honda telai 2016 BMW S1000XR Ducati Multistrada 1200S PROVA COMPARATIVA BMW S1000XR VS DUCATI MULTISTRADA 1200S Abbiamo messo a confronto le due maxi crossover regine della stagione 2015. Simili sulla carta, grazie al DNA sportivo con 160 cv, sono molto diverse su strada. Venite con noi! di Andrea Perfetti Foto Simone Fiorini 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove Media S ono oggi la massima espressione del segmento maxicrossover. BMW S1000XR e Ducati Multistrada 1200S rappresentano meglio di ogni altra moto questo nuovo segmento, figlio di uno speciale mix di generi. Abbiamo infatti motori e ciclistiche derivati dalle belve che corrono nella Superbike, ma con un comfort, una protezione dall’aria e un’ergonomia nemmeno troppo distanti da quanto offrono le maxi enduro con cerchio anteriore da 19 pollici o più. BMW e Ducati hanno il cerchio stradale da 17 e sono una gustosa novità del 2015. Hanno diverse qualità in comune; la potenza massima di 160 cavalli, una triangolazione (manubrio/sella/pedane) simile, un costo non così differente. Ma su strada mostrano un comportamento agli antipodi. Iniziamo a parlarvi della BMW. La Casa 4 tedesca ha presentato a EICMA 2014 la S1000XR, stretta parente della naked S1000R, ma con ben altra protezione dall’aria e attitudine a viaggiare anche in coppia. Il suo è un obiettivo ambizioso: conciliare le prestazioni esagerate del motore 4 cilindri con una guidabilità anche rilassante nel turismo veloce. La XR ha un prezzo aggressivo (16.200 euro chiavi in mano), ma bisogna considerare due pacchetti secondo noi irrinunciabili su questa moto. Quello Touring, con sospensioni semi attive Dynamic ESA, manopole riscaldabili, cavalletto centrale, attacchi per le valigie laterali, portapacchi, predisposizione navigatore e Multicontroller (a 1.300 euro), e il pacchetto Dynamic che offre mappature motore Pro, Dynamic Traction Control, controllo di stabilità in frenata, cambio elettro assistito HP Pro, cruise control e frecce led (a 1.030 euro). Dall’altra parte della trincea abbiamo la Ducati, che nel 2015 arriva alla seconda generazione e rivede integralmente il progetto iniziale. È infatti tutto nuovo a partire dalla ciclistica per finire col motore, che ora dispone del sistema DVT. Regola la fasatura delle valvole e dona al bicilindrico V2 una trattabilità ai bassi sconosciuta per gli altri desmo. La Multistrada dispone dell’Inertial Measurement Unit by Bosch, che migliora la stabilità della moto in frenata. Come sulla BMW consigliamo di acquistare i pacchetti per avere una XR equipaggiata col meglio della tecnologia, così della Multistrada indichiamo nella versione S la migliore scelta. In più questo allestimento prevede i fari a LED adattivi, il cruise control, l’evoluzione delle sospensioni semi attive Skyhook e la nuova strumentazione TFT. La Multistrada S costa 19.540 euro franco concessionario (in rosso, la versione bianca ha invece un prezzo di 19.740 euro). Rispetto alla BMW il divario sfiora, a pari allestimento, i 1.000 euro. La sfida che andiamo a raccontarvi è tra pesi massimi. I motori e la dinamica di guida danno risultati – ed emozioni – totalmente differenti, che incontreranno i gusti di motociclisti molto diversi. D’altra parte è sempre andata così, quando abbiamo messo a confronto moto a 4 e a 2 cilindri. Meglio la potenza esuberante e l’allungo devastante della moto tedesca (al banco ha mostrato i muscoli con 166 cavalli veri!) o la coppia strappa-braccia e la risposta immediata ai medi dell’italiana (che di chilogrammetri ne ha addirittura 12,7)? La scelta è soggettiva e quindi tutta vostra. La nostra comparativa dice però anche un’altra cosa: BMW S1000XR e Ducati Multistrada 1200S sono due degnissime rivali. La moto di Bologna negli anni è cresciuta molto sia nella qualità che nella sicurezza attiva. Si è imposta negli anni come un’alternativa credibile alla vendutissima BMW 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine sella completamente nuova, più ampia e meglio imbottita. È regolabile su due altezze, 820 e 840 mm (ma esiste anche optional a 800/820 mm da terra). Soprattutto è più lunga di 20 mm e più rastremata di 40 nella zona anteriore; il risultato è una posizione meno obbligata per il pilota, che si può spostare in sella con facilità. Ci si muove bene, non ci si sente più costretti come prima. E anche l’imbottitura è a prova di chiappe indolenzite. La protezione dall’aria è ottima, soprattutto col parabrezza nella posizione alta. Sono ridotte le vibrazioni, tipiche del propulsore bicilindrico e avvertibili agli alti regimi sul manubrio senza però mai divenire moleste. Il calore del motore è avvertibile nella marcia in città a bassa andatura. Bello e caratteristico il sound dello scarico; è più garbato rispetto al passato, ma mantiene tutta la carica sportiva dei motori Ducati. R1200GS. Se ne sono sicuramente accorti anche a Monaco di Baviera. La BMW S1000XR è a tutti gli effetti l’anti-Multistrada made in Germany. Ergonomia e comfort BMW S1000XR Come anticipato nella nostra introduzione, le due rivali hanno una posizione in sella abbastanza simile. La BMW S1000XR è sicuramente comoda sia per il pilota che per il suo passeggero. I comandi al manubrio sono morbidissimi e la protezione dall’aria è solo discreta nella posizione bassa, mentre si rivela eccellente in quella più alta. Il parabrezza ha due posizioni e si regola in modo davvero semplice (come vi mostriamo nel nostro video). La sella a 840 mm dal suolo va bene anche per i meno alti; non la si può regolare, ma sono disponibili altezze diverse per una 6 Prove Finiture BMW S1000XR La BMW è nel complesso realizzata bene. Stonano però alcuni dettagli, che si vorrebbero realizzati alla perfezione su una ammiraglia di questo livello. Pensiamo agli adesivi non coperti da trasparente e alla verniciatura un po’ grossolana del telaio. Le plastiche sono di ottima qualità e non ci sono cavi in vista. Ci sono piaciuti anche i comandi sul manubrio e a pedale. Pollice verso invece per i supporti della valige, davvero troppo ingombranti quando queste vengono rimosse. Ducati Multistrada 1200S C’è tanta qualità. Scritte in rilievo, plastiche eccellenti e comandi ben fatti. Gli attacchi delle borse sono integrati alla perfezione nel codino. Bello e ordinato il lato destro della moto, dove si apprezza la fattura dello scarico e delle cartelle scelta da 795 a 860 mm. La porzione del pilota non è però troppo generosa, costringe infatti a una posizione un po’ sacrificata e potrebbe essere più morbida. Un limite arriva poi se parliamo delle vibrazioni: in sesta marcia compaiono in modo evidente – e fastidioso – dai 105 ai 120 km/h sul manubrio. Oltre questa velocità spariscono del tutto. In città si avverte il calore del motore lungo le sezioni laterali del telaio. Il rumore di scarico è molto contenuto ai bassi, ma diventa di una cattiveria senza pari oltre i 7.000 giri, quando si apre completamente la valvola posta a monte del silenziatore. Ducati Multistrada 1200S A Bologna hanno dato ascolto e retta alle indicazioni dei proprietari della vecchia Multi (quella del 2010 per intenderci). La nuova versione ha una 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di protezione delle cinghie di distribuzione. È invece un po’ più disordinato il lato sinistro, dove si notano un po’ troppi cavi e tubazioni. Il parabrezza regolabile senza attrezzi è una bella comodità, peccato che le plastiche della regolazione presentino una finitura perfettibile. Strumentazione e comandi BMW S1000XR La strumentazione della XR è bella, completa e molto sportiva. È infatti identica a quella della S1000R e dispone del contagiri analogico, che si conferma insuperabile per la sua immediatezza e leggibilità. Sulla destra c’è l’ampio display digitale, con tante informazioni e una pecca: l’indicazione della velocità è poco visibile con la luce. Vista la potenza in gioco, è un limite non da poco. I blocchetti elettrici sono infarciti di tasti e 8 davvero intuitivi. Si trovano in un attimo i setting dei riding mode, delle sospensioni elettroniche, delle manopole riscaldabili e dei sotto menù. Il comando della frizione è a cavo, regala uno stacco preciso ed è morbido. Ducati Multistrada 1200S Il cruscotto TFT da 5” è simile a quello della 1199 Panigale (sulla base troviamo invece il cruscotto LCD). Di serie c’è anche il comodo avviamento keyless, che debuttò proprio su Multistrada quattro anni fa. La strumentazione TFT della Multistrada S è completa e ben leggibile. La barra graduata del contagiri è meno immediata da leggere rispetto al quadrante analogico BMW. I comandi sono morbidissimi, in particolare il comando idraulico della frizione e l’acceleratore sono tra i più leggeri che abbiamo provato. Sono ben fatti i nuovi blocchetti elettrici. Permettono di gestire, con pochi tasti, le numerose funzioni di bordo e sono dotati di retro illuminazione bianca. Bisogna prendere dimestichezza col menù, che è più complesso da consultare rispetto a quello del rivale tedesco. Prezzo (dotazione di serie ed accessori) BMW S1000XR Confrontiamo le moto a pari equipaggiamento (o quasi: la Ducati non dispone del cambio elettronico e BMW non ha i fari adattivi). La XR, con i due pacchetti Touring e Dynamic, costa 18.530 euro chiavi in mano, con il tagliando dei 1.000 chilometri incluso. La differenza con l’italiana è sensibile e gioca a vantaggio della BMW, che in questa configurazione è davvero ben equipaggiata. Con i due pacchetti la BMW offre sospensioni semi attive Dynamic ESA, manopole riscaldabili, cavalletto centrale, attacchi per le valigie laterali, portapacchi, predisposizione navigatore e Multicontroller. E ancora mappature motore Pro, Dynamic Traction Control, controllo di stabilità in frenata, cambio elettro assistito HP Pro, cruise control e frecce led. Ducati Multistrada 1200S La Multistrada S costa 19.540 euro franco concessionario (in rosso, la versione bianca ha invece un prezzo di 19.740 euro). Anche in questo caso l’equipaggiamento è completo e integrabile con pochi altri accessori (presenti anche nei pacchetti dedicati: Urban, Enduro, Touring e Sport). Stona l’assenza delle manopole riscaldate, non presenti di serie. Di fatto la tedesca costa circa 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb 1.000 euro meno e offre il primo tagliando nel prezzo di acquisto. La S ha i fari LED adattivi, il cruise control, i paramani, i quattro riding mode, l’evoluzione delle sospensioni semi attive Skyhook e la nuova strumentazione TFT. E c’è anche qui il prezioso controllo di stabilità in frenata, sviluppato da Ducati con Bosch. Condizioni di acquisto e tagliandi BMW S1000XR Il primo tagliando, a 1.000 km, è gratuito. Gli altri seguono a intervalli di 10.000 km. Non sono previsti programmi di manutenzione. La XR gode di garanzia standard di 2 anni. BMW non segnala promozioni in atto o estensioni di garanzia. Esistono diverse formule di finanziamento, consultabili in questa pagina. Aggiornamento: riceviamo una nota dalla BMW che ci comunica 10 il programma di estensione della garanzia fino a 5 anni, a pagamento. I prezzi partono da 190 euro per il terzo anno, da 345 euro per il terzo e il quarto anno, da 495 euro fino al quinto anno. Per questo aggiungiamo una faccina nel nostro giudizio (da 3 passano a 4). Ducati Multistrada 1200S Gli intervalli di manutenzione prevedono i tagliandi ordinari a 15.000 km o dopo un anno e gli interventi di registrazione del gioco valvole ogni 30.000. Non sono previsti programmi di manutenzione a prezzo pre-fissato. La garanzia è standard (2 anni), con possibilità di estensione a pagamento di 12 mesi (a 249 euro) o 24 mesi (449 euro). Non ci sono promozioni in corso, mentre l’acquisto è finanziabile con tassi standard. Motore e trasmissione BMW S1000XR Se potessimo, le daremmo anche sei faccine. Il quattro cilindri tedesco è un portento. A fronte di 160 cavalli dichiarati, all’albero ne abbiamo trovati addirittura 166 a 11.056 giri, con una coppia massima di 118 Nm a 9.190 giri. Il range di utilizzo è una delle doti più apprezzate, si va infatti da meno di 2.000 giri a 12.000 giri. Come spiegato nella nostra prova, sa essere dolce o violento. Consente di riprendere da meno di 1.500 in sesta marcia, ovvero appena 35 orari, senza esitazioni e andando via lisci come l’olio. Il ride by wire ha un’ottima taratura non ha brutti effetti on-off e l’erogazione è veramente fluida, considerato che si ha per le mani un motore super quadro. A 4.500 giri c’è il primo picco di coppia che fa capire la forza di questo motore e a 6.500 aspirazione e scarico iniziano un concerto rock che porta in poco tempo a oltre 10.000 giri. Bisogna aggrapparsi al manubrio e tenersi forte, perché la spinta della XR è semplicemente mostruosa e non ha eguali tra le moto di questo segmento. Anche la trasmissione, dotata di cambio quick shift, si è rivelata eccellente sia a salire che a scendere di rapporto. In scalata fa la doppietta e spara dei botti esaltanti dallo scarico. L’inserimento della prima marcia è molto rumoroso. La mappa Dynamic ha una risposta dell’acceleratore appena più pronta rispetto alla Road. Ducati Multistrada 1200S Il bicilindrico desmo è cresciuto parecchio e ha cambiato carattere in quest’ultima versione, grazie soprattutto al sistema DVT. Il Testastretta 11 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb è senza ombra di dubbio il bicilindrico desmo più regolare ai bassi mai prodotto a Borgo Panigale. La doppia fasatura variabile DVT non ha tolto smalto agli alti, ma ha reso fluida e dolce la risposta anche con le marce lunghe nella zona bassa del contagiri. La nuova Multistrada si presta ora alla guida disimpegnata col passeggero con un’andatura fluida, senza strappi. Il motore è regolare dai 2.500 giri e molto docile fino a 4.000 giri. Qui si avverte una lieve incertezza nell’erogazione, che prelude al cambio di carattere che porta rapidamente all’accensione di tutte le barre del contagiri elettronico. Seguono 3.000 giri in cui la potenza subisce una decisa impennata. Ma aumenta anche la coppia, che arriva addirittura al picco di 128,7 Nm a 8.000 giri. Questo lascia intendere una pienezza ai medi superiore a quanto offerto dalla tedesca. Di contro agli alti regimi la Multi deve lasciare il passo alla BMW. 12 L’italiana ha una potenza massima all’albero di 153 cavalli a 9.710 giri. La Ducati dispone di quattro riding mode. Quello Touring è il più utilizzabile; se si vuole una risposta brutale basta pigiare il pulsante Sport. Urban addomestica invece parecchio (forse troppo) la Multistrada, mentre il mode Enduro (che esclude l’ABS sulla ruota posteriore) semplifica la vita quando si abbandona l’asfalto. La frizione è molto leggera, mentre il cambio dell’esemplare in prova ha mostrato inserimenti un po’ contrastati, se usato a basso regime. Le cambiate nella guida sportiva sono invece sempre state caratterizzate da innesti secchi e precisi. Prestazioni BMW S1000XR In allungo si arriva al taglio del limitatore a quota 12.000 e, cambiando a quel regime, si leggono sul tachimetro i 125 orari in prima, i 160 in seconda e i 190 in terza; la velocità massima è superiore ai 230 orari (il tachimetro va ben oltre i 250). Sono numeri freddi, che non trasmettono emozioni. Peccato, perché in sella alla XR l’adrenalina scorre a fiumi. La BMW conquista il palmo della crossover più prestazionale del momento. Va davvero forte, al punto che sarebbe consigliabile (e questo vale anche per la Ducati) valutare una velocità massima limitata elettronicamente. Gli oltre 230 km/h effettivi sono sin troppi per moto di questa fascia, dotate di una sezione frontale ampia, che inevitabilmente alleggerisce l’avantreno oltre i 200 orari effettivi. La BMW XR stupisce anche i motociclisti più smaliziati. Regala prestazioni esagerate con un impegno fisico ridotto. Il merito va ai tanti controlli elettronici presenti, ma l’occhio deve restare sempre vigile: in pochissimo si raggiungono velocità da brivido. Ducati Multistrada 1200S La Multistrada, in quanto a prestazioni pure, sta un gradino sotto la BMW XR. Le separano 13 cavalli e un modo di fare davvero diverso. La potenza e la coppia della Multi arrivano subito e, sui percorsi misti, sono più facilmente utilizzabili e godibili. Occhio a non fraintenderci: non diciamo che la Ducati vada piano, anzi. È una belva con oltre 150 cavalli a poco più di 9.000 giri. Lei dà tutto e subito, rinunciando – è ovvio – all’allungo di un motore quattro cilindri. Sul misto un’erogazione di questo tipo è un vantaggio, perché proietta con ferocia da una curva a quella successiva. Sul veloce invece le prestazioni pure sono inferiori a quelle della tedesca. Anche la Multistrada supera di slancio i 230 km/h effettivi. Oltre questa soglia si avverte, come sulla XR, un chiaro alleggerimento dello sterzo. Non inficia la sicurezza di marcia, ma consiglia di ridurre l’andatura. 13 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Consumi riduce la velocità. Non c’è altra scelta. Di contro il motore si lascia maltrattare come se fossimo in sella a uno scooter. Nemmeno il TMAX è così dolce quando si parzializza l’acceleratore. Piazzi la quarta e la XR va a zonzo per la città con un filo di gas. Sempre pronta a riprendere velocità con una prontezza disarmante. BMW S1000XR Le prestazioni si pagano, soprattutto dal benzinaio. Quando è il momento di fare il pieno, la XR ci ricorda che il suo pepato motore è stato progettato per le corse, non per le sfide di economy run. I nostri rilevamenti indicano un consumo cittadino (mappa Road) pari a 13,3 km/l. Nell’extraurbano la XR (mappa Road) copre 17 km/l. Infine in autostrada (sempre con la mappa Road) il consumo si attesta sui 16,5 km/l. Il consumo medio della prova è pari a 15,6 km/l. Va però aggiunto che sulla XR l’autonomia risente moltissimo dello stile di guida. Se si chiedono le massime prestazioni, il consumo di benzina sale rapidamente. 130 km/h effettivi corrispondono a 137 indicati, col motore che gira in sesta a 6.100 giri. 14 Ducati Multistrada 1200S Nel nostro ciclo di consumo la Multistrada si è comportata meglio della S1000XR. In città (mappa Urban) ha percorso 13,5 km/; sono diventati addirittura 18,5 nell’extraurbano (mappa Touring). In autostrada (sempre in mappa Touring) il consumo è pari a 17 km/l. Il consumo medio della prova è risultato di 16,4 km/l e si è rivelato meno influenzabile dallo stile di guida del pilota. 130 km/h effettivi corrispondono a 137 indicati, col motore che gira in sesta a 4.700 giri. Comportamento in città BMW S1000XR In città la S1000XR è sfacciata, non fa nulla per nascondere la sua indole corsaiola. Hai voglia a smanettare sui setting delle sospensioni. Sia Road che Dynamic restituiscono una risposta secca sullo sconnesso. O si battono i denti o si Ducati Multistrada 1200S Ne ha fatta di strada la Multi in soli 5 anni. La moto di oggi è a suo agio anche nel traffico cittadino. Il riding mode Urban riduce la potenza a 100 cavalli e dona alle sospensioni una risposta più confortevole. La Multistrada S non vanta la fluidità del quattro cilindri tedesco, ma nemmeno strappa in modo fastidioso ai bassi. Avremmo apprezzato però un cambio dagli innesti più leggeri. Anche mettere in folle da fermo non è immediato. Comportamento in autostrada BMW S1000XR Un aereo al decollo non tiene la sua scia. La XR anche in quinta e sesta marcia ha una progressione che allunga le braccia, di brutto! Tiene con facilità medie elevatissime grazie all’ottimo riparo dall’aria. È stabile fino a 220 km/h indicati, dopo l’avantreno si fa leggero e invita alla moderazione. Perché non darle 5 faccine allora? Prima BMW deve eliminare le vibrazioni che compaiono tra i 100 e i 120 indicati. Ducati Multistrada 1200S La Multistrada vanta un’ottima protezione dall’aria e vibrazioni ridotte. Si viaggia bene a medie elevate e con consumi di tutto rispetto. In sesta a 130 indicati si è a soli 4.500 giri, con una grande riserva di potenza, utile a chiudere i sorpassi in breve tempo. Non prende il massimo dei voti 15 16 17 Comportamento nel misto BMW S1000XR Ognuna delle nostre due moto farà la felicità del suo proprietario. Statene certi. Appena siamo scesi dalla sella, il nostro commento su BMW e Ducati è stato unanime: “che figata!”. Questo non vuol dire che le due moto siano uguali. Anzi. La S1000XR (con pneumatici Bridgestone T30) tra le curve è molto veloce e si vede subito che è fatta per andare forte. Scende in piega con una rapidità che conquista e ha tanta trazione in uscita di curva. In questa fase di guida si nota però anche la tendenza ad allargare del suo avantreno. C’è un po’ di sottosterzo, che dà tanta sicurezza, ma al contempo limita la velocità nei cambi di direzione sui percorsi più lenti e tortuosi. La XR è invece stabile come un Frecciarossa sulle curve veloci, a patto che l’asfalto sia liscio come un biliardo. Sullo sconnesso si conferma l’assetto rigido (troppo) dei due setting ESA. Sicuramente quello meglio sfruttabile è il Road. Il cambio quick shift funziona alla perfezione, anche in scalata. La frenata si distingue per due aspetti: l’attacco è molto brusco, mentre poi la 18 Prove Bmw S 1000 XR 16.200 euro (18.530 euro) Cilindrata 999 cc Tempi 4 Cilindri 4 Raffreddamento a liquido Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Potenza 160 cv - 118 kw - 11.000 rpm Coppia 11 kgm - 112 nm - 9.250 rpm Emissioni Euro 3 Numero marce 6 Capacità serbatoio carburante 20 lt ABS Sì Pneumatico anteriore 120/70 ZR 17 Pneumatico posteriore 190/55 ZR 17 Peso a secco 214 Kg modulabilità è perfetta. Nella guida sportiva abbiamo notato un leggero affaticamento del comando anteriore, che ha preso gioco. Ducati Multistrada 1200S In Ducati hanno lavorato bene. La nuova Multistrada (gommata con le Pirelli Scorpion Trail 2) dispone di una gran bella ciclistica, che fa andare forte senza impegno. Le doti che saltano immediatamente agli occhi sono la maneggevolezza e il feeling con la ruota anteriore. La 1200 è una biscia nelle esse e cade in piega con un battito di ciglia. In uscita di curva il motore desmo regala accelerazioni immediate senza che la Multi allarghi la traiettoria. I riding mode si fanno sentire a livello di sospensioni e di motore. Quello Touring si conferma il migliore compromesso anche sull’asfalto rovinato (non è più la Val Trebbia di una volta). Il cambio, se usato sportivamente, lavora bene, ma non raggiunge la piacevolezza del comando BMW. La frenata è completamente diversa da quella della tedesca: la prima parte della leva si fa apprezzare con un intervento molto dolce e ben dosabile; nelle frenate sportive la modulabilità è invece un po’ spugnosa e bisogna agire con forza sul comando. La resistenza è invece ottimale. ABBIGLIAMENTO (cioè cinque faccine), perché la S1000XR è superiore nelle prove di ripresa. Ducati Multistrada 1200 S 19.540 euro Cilindrata 1.198,4 cc Tempi 4 Cilindri 2 Raffreddamento a liquido Avviamento elettrico Alimentazione iniezione Frizione multidisco Potenza 160 cv - 112 kw - 9.500 rpm Coppia 14 kgm - 136 nm - 7.500 rpm Emissioni Euro 4 Numero marce 6 Capacità serbatoio carburante 20 lt ABS Sì Pneumatico anteriore 120/70 17’’ Pneumatico posteriore 190/55 17’’ Peso a secco 209 Kg SCHEDA TECNICA Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Caschi: Arai, Xlite Giacche: Rev It!, OJ Pantaloni: Spidi, OJ Guanti: Alpinestars, OJ Scarpe: Dainese, TCX 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica BMW R1200R, R1200RS ED R1200RT Base comune, personalità diversissime. Abbiamo provato le tre BMW boxer in un inconsueto test di gruppo tra il serio e il faceto! C’ è una freddura che sostiene come identificare il motociclista non italiano sia facilissimo: è quello che non ha un GS. Lasciando da parte le facezie, noi professionisti sappiamo molto bene come la gamma boxer della Casa di Monaco non si esaurisca certo con la best seller R1200GS. C’è anche l’Adventure. Parlando seriamente (stavolta davvero, lo promettiamo) le vendite di R1200R, R1200RS ed R1200RT non premieranno questi tre modelli come avviene con le GS, ma non certo per mancanza di sostanza. E’ davvero raro incontrare un viaggiatore di lungo corso che non consideri l’attuale RennTouring come una delle migliori se non la migliore proposta del segmento, così come la recentemente 20 rinata RennSport non è che l’ultima, riuscitissima, declinazione di un modello che la definizione di Sport-Touring può vantarsi di averla coniata. E la nuovissima Roadster affonda le sue radici nell’essenza stessa delle prime moto BMW, nonostante un restyling – ma sarebbe quasi meglio parlare di ricollocazione – che l’ha resa molto più giovanile e dinamica delle R-R che l’hanno preceduta. E’ per questo che BMW stessa ci ha chiesto di sviluppare un test anticonvenzionale, per riprovare in maniera più curiosa del solito modelli che fanno già parte del nostro repertorio prove. Abbiamo quindi pensato di prendere tre dei nostri tester e renderli protagonisti di un test incrociato divertente (e divertito) forzando un po’ la mano alle loro inclinazioni e facendogli Scarica l’APP del Magazine provare moto diametralmente opposte con uno scambio incrociato. Mantenendo però l’obiettivo di scoprire i lati nascosti di tre moto di grande sostanza. Tre moto che non potrebbero avere personalità più diversa, nonostante una base motoristica ed elettronica (ma in parte anche ciclistica) largamente condivisa. Se è vero che il nuovo propulsore boxer con raffreddamento di precisione è praticamente identico in tutti e tre i modelli, ciclistica e distribuzione dei pesi – e quindi il comportamento dinamico – cambiano in maniera sensibile. Partiamo dal motore: il bicilindrico bialbero da 1170cc è quello nella versione con albero motore appesantito da 125 cv a 7.750 giri e 125Nm a 6.500 su tutti e tre i modelli, che condividono anche una gestione elettronica molto sofisticata che offre di serie due Riding Mode (Road e Rain) che possono diventare quattro (si aggiungono Dynamic e User) se si sceglie l’optional della modalità di guida Pro. Optional che si porta in dote il controllo di trazione evoluto Dynamic Traction Control con piattaforma inerziale in sostituzione dell’ASC di serie, ma anche il cambio elettroassistito BMW Pro, con azione in innesto e in scalata. La ciclistica è come al solito incentrata sul collaudato schema a motore portante, con telaio a doppio trave in tubi d’acciaio. Quando si inizia a prendere in esame le sospensioni cominciano però le differenze, con la più tranquilla RT dotata di… tradizionale avantreno Telelever, mentre la naked R e la sport-touring RS tornano a quella forcella telescopica che, del resto, è stata proprio BMW Motorrad ad introdurre con la R12 del 1935. Tutte e tre dispongono però di ABS di serie (altra soluzione tecnica introdotta da BMW per prima sulla K100 ad inizio anni 80) secondo il concetto “Safety 360°”, e soprattutto di sospensioni semiattive optional Dynamic ESA, che aumentano sicurezza e dinamicità. Le differenze ciclistiche determinano, dicevamo, grandi differenze comportamentali. In parte prevedibili, perché nessuno resterà stupito nello scoprire che la R1200RT è più stabile e confortevole, la R1200R più agile e sbarazzina e la Confronto R1200RS si colloca in mezzo, offrendo più rigore della sorella naked sul veloce ma allo stesso tempo una guida molto più dinamica rispetto alla RT sul misto. Quello che invece potrebbe sorprendervi – ma se conoscete BMW forse no – è quello che invece emerge dal nostro video. Ovvero che la R1200R non si limita ad essere una moto sportiveggiante e dall’immagine giovane, capace di conquistare all’ora dell’aperitivo ma sa essere confortevole ed assecondare anche chi vuole andare a spasso e godersi il turismo a medio raggio. E che la R1200RT, al contrario, protegge e coccola pilota e passeggero, ma è capace anche di farvi divertire sul misto, rivelando una dinamicità insospettabile per una moto di tali masse e volumi. La R1200RS non riserva sorprese, dite? Solo finché non decidete di usarla come una sportiva vera. Forse non impensierirete in pista i piloti di S1000RR, ma se siete capaci di guidare potreste giocare più di un brutto scherzo a qualcuno. Divertendovi come non credevate possibile con una moto del genere. 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Media MERCATO USATO MOTO È SEMPRE PIÙ IMPORTANTE di Maurizio Gissi | Le vendite del nuovo sono in buona ripresa (+10,6%) ma continua a crescere anche il mercato dell’usato, che in volume vale tre volte il nuovo. A giugno i passaggi di proprietà netti sono aumentati del 12,3% I l mercato dell’usato per il settore dei motocicli - le statistiche disponibili mettono assieme il dato di moto e scooter - continua a tirare anche nel 2015. Nello scorso mese di giugno i passaggi di proprietà netti, ovvero depurati dalle minivolture, hanno toccato il loro massimo dal 2012 arrivando a quota 64.755. E’ quanto emerge dal rapporto mensile presentato dall’ACI, datato luglio, che si occupa di analizzare le statistiche e le tendenze di mercato. Come abbiamo scritto, a giugno 22 il mercato del nuovo ha visto le vendite a quota 21.618 unità, ovvero +10,6% (le moto a +17% e gli scooter a +7,4%) rispetto all’anno precedente. Il primo semestre ha superato le 100.000 unità vendute con un incremento pari a +4,7%: le moto a 40.539 unità (+11,4%) e gli scooter a 59.721 (+0,6%). Un bilancio finalmente positivo che conferma e dà spessore al buon risultato del 2014, quando il comparto delle vendite del nuovo aveva registrato un +1,4% ribaltando la tendenza negativa in atto dal 2008. A questa ripresa Scarica l’APP del Magazine Attualità delle vendite si accompagna l’aumento dell’usato che, come abbiamo analizzato alla fine dell’anno scorso, ha mantenuto gli stessi volumi mentre il nuovo iniziava a prendere colpi già nel 2007. Nel corso del 2014 per ogni dieci nuove immatricolazioni ci sono stati 33 passaggi di proprietà, più o meno lo stesso rapporto del 2013. Insomma l’usato ha tenuto viva la passione per la moto prima che il mercato del nuovo iniziasse a riprendersi. A anche ora che le vendite del nuovo paiono aver trovato nuova spinta – almeno per quanto riguarda le moto – sale in quantità e mantiene il rapporto ci circa 3 usati per 1 nuova immatricolazione. A giugno i passaggi di proprietà netti (64.755) sono aumentati del 12,3% rispetto a dodici mesi prima. Per fare un paragone guardando all’auto, nei primi sei mesi dell’anno ogni cento automobili nuove ne sono state acquistate 159 usate. Rispetto al 2014, il mercato dell’usato delle auto è aumentato del 6,4%, mentre quello dei motocicli del 4,2%, che però partiva da un valore maggiore in rapporto alla vendita del nuovo. Le radiazioni di automobili sono aumentate nel mese di giugno del 14,2%, mentre i motocicli le hanno viste calare del 4%, a maggio la flessione era stata di quasi il 20%. Meno moto vengono insomma rottamate, e parallelamente crescono sia il giro d’affari del nuovo e sia quello dell’usato, a beneficio del parco circolante che aumenta e soddisfa chi cerca veicoli di valore e condizioni diverse. L’ACI giudica negativamente il fatto che radiazioni diminuiscano, perché questo va inteso come un sintomo di mancato rinnovo dei veicoli. Nel primo semestre le radiazioni delle auto sono aumentate dello 0,8%, mentre quelle dei motocicli sono diminuite del 17,1%. Le minivolture dei motocicli, ovvero i trasferimenti temporanei a nome delle concessionarie in attesa della rivendita al cliente finale, a giugno sono salite rispetto alla media semestrale (+15%), ma il rapporto fra queste ultime e i passaggi di proprietà oscilla attorno al 10%, mentre fra le automobili questa incidenza supera il 40%. 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine piccoli e grandi ostacoli che rendono meno agevole il muoversi su due ruote? Dai guard rail alla segnaletica, dai sampietrini all’illuminazione pubblica, dai tombini ai marciapiedi, non mancano i punti dolenti e le cose da cambiare. L’elenco potrebbe continuare senza limiti, perché basta fare un giro in città per riempire un taccuino con gli interventi necessari. Il Comune di Roma, attraverso l’Assessorato ai Lavori Pubblici, vuole ascoltare la nostra voce e se possibile recepire i nostri suggerimenti: dal Centro alla periferia, più dettagliata e precisa sarà l’indicazione, più semplice sarà inserire l’intervento nel capitolato dei lavori da assegnare all’impresa. Basta cliccare sull’immagine con il logo del Comune di Roma (o mandare una mail a sportellodelmotociclista@ moto.it) e inserite il vostro contributo: arriverà Attualità direttamente sulla scrivania dell’Assessore. Un filo diretto finora inedito con la pubblica amministrazione, per questo importante da usare con intelligenza e buon senso. Ovviamente vi terremo informati sugli sviluppi del progetto, sulle indicazioni che verranno accolte e sullo stato d’avanzamento dei lavori. Questa modalità di relazione, come speriamo noi e si augurano anche in Campidoglio, potrebbe diventare “normale” nel prossimo futuro, collegando con un fil rouge gli utenti della strada con le istituzioni: un rapporto finora complicato e spesso conflittuale, che sarà compito di ognuno trasformare in positivo e fruttifero. A questo punto, passiamo la palla a voi: non fate i timidi, e scrivete! Roma, città aperta… per lavori! Marino: “Roma cambia per il Giubileo” UNA CAPITALE PER LE DUE RUOTE di Alfonso Rago | Portiamo in Campidoglio la voce di chi usa moto e scooter in città D alla protesta alla proposta: mettiamo da parte le lamentele, per quanto veritiere («I cantieri non finiscono mai!», «A Roma ci sono più buche che cristiani!», «Ci sono certe strade qui che neanche a Kabul!») e scriviamo nero su bianco idee, proposte e suggerimenti per disegnare «la Roma che vorrei». Ovviamente a misura di due ruote. Roma non potrebbe esistere senza moto e scooter: ma non si tratta di una condanna, quanto 24 di una risorsa. E quanto più si riuscirà a rendere “bike friendly” le arterie disegnate ai tempi di Cesare, tanto più ne guadagneremo in qualità della vita, risparmio di tempo, armonia dei rapporti tra le persone. Da oggi e per i prossimi mesi, fino all’inizio del Giubileo della Misericordia, Roma sarà interessata da lavori straordinari: strade, piazze marciapiedi ed infrastrutture urbane dovranno essere poste in condizione di sopportare senza affanni la carica dei milioni di pellegrini che convergeranno verso San Pietro e le altre basiliche. Quale occasione migliore per eliminare quei 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica e storia Questa vista esplosa del monocilindrico della BSA Victor 441 consente di apprezzare le principali caratteristiche costruttive. Il perno di biella veniva fissato ai volantini dell’albero mediante superfici di unione troncoconiche e grossi dadi Il monocilindrico della Matchless G 80, con in bella evidenza il magnete collocato anteriormente e il cambio separato. Si notano i tubetti cromati all’interno dei quali passano le aste della distribuzione L’ETÀ DELL’ORO DEI GROSSI “MONO” INGLESI di Massimo Clarke | Vediamo come erano fatti i grandi monocilindrici inglesi degli anni d’oro. I migliori BSA, AJS, Norton e Velocette che furono d’esempio per tutti D opo aver introdotto il tema in un precedente articolo, torniamo sugli splendidi motori a cilindro verticale di 500 cm3, prodotti dalle case inglesi negli anni Cinquanta e Sessanta, che ebbero praticamente tutti le loro origini nell’anteguerra. I loro antenati con il passar del tempo avevano subito una graduale ma profonda 26 evoluzione; le varie rivisitazioni però non avevano tutto sommato modificato di molto le scelte tecniche di base e l’architettura d’assieme. Le molle delle valvole sono state racchiuse, le alettature si sono estese e a un certo punto nuove teste in lega di alluminio hanno preso il posto di quelle in ghisa. Questo è avvenuto con certo ritardo rispetto agli italiani e (specialmente) ai tedeschi. Pure le misure di alesaggio e corsa sono rimaste spesso immutate, nel corso dello sviluppo dei vari modelli, al punto che in certi casi si parlava di valori tipici delle specifiche case. Ad esempio, per i monocilindrici Norton di serie le misure erano invariabilmente 79 x 100 mm. Del resto, qualcosa del genere è accaduta anche da noi: le classiche Guzzi 500 a volano esterno hanno sempre avuto un alesaggio di 88 mm e una corsa di 82 mm, e nelle Gilera 500 monocilindriche queste misure erano rispettivamente 84 e 90 mm. I vari monocilindrici inglesi possono sembrare piuttosto simili tra loro, con l’unica eccezione degli ultimi BSA con cambio in blocco. E in effetti l’architettura d’assieme è complessivamente analoga in tutti i casi, e questo vale anche per le principali scelte tecniche di base, come la distribuzione ad aste e bilancieri. Esistono però differenze di notevole portata a livello di particolarità significative, procedimenti costruttivi e materiali impiegati. La biella del motore Royal Enfield 500 monocilindrico, per fare un esempio di un certo interesse, era forgiata in lega di alluminio e alla testa lavorava su di una grossa bronzina anulare. A rendere davvero unica la soluzione adottata era il fatto che quest’ultima era flottante; in altre parole, veniva inserita con gioco sia sul perno di manovella che nell’occhio della biella. In tutti gli altri grossi mono la biella era in acciaio, quasi sempre da bonifica e quindi con anello del cuscinetto montato con interferenza nella testa. Già negli anni Cinquanta i costruttori tedeschi e italiani (con un paio di eccezioni) avevano abbandonato questo schema costruttivo per adottare quello, certamente più razionale, che prevedeva bielle in acciaio da cementazione, senza alcun anello riportato. In questo secondo caso infatti, grazie alla elevata durezza ottenuta per mezzo 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Il motore della BSA Gold Star 500 visto dal lato della trasmissione primaria. Questo monocilindrico aveva un alesaggio di 85 mm e una corsa di 88 mm. Il cilindro in lega di alluminio aveva la canna riportata in ghisa del trattamento, la pista di rotolamento per i rullini poteva essere ricavata direttamente nell’occhio della testa. Tipica della scuola inglese era un’altra soluzione tecnica che in passato era stata impiegata diffusamente in Italia e in Germania, ma che negli anni Cinquanta in tali paesi non si usava più (solo due o tre modelli italiani hanno fatto eccezione ancora fino a circa metà dl decennio); prevedeva un albero a gomito costituito da ben cinque parti, con il perno di manovella che veniva unito ai volantini per mezzo di superfici di accoppiamento troncoconiche e grossi dadi di ritegno. Questo stesso sistema veniva quasi sempre impiegato (facevano eccezione i motori BSA Gold Star e B 44/B 50) anche per vincolare i perni di banco ai relativi volantini; in tal caso però 28 le superfici di accoppiamento erano spesso cilindriche e il montaggio si effettuava con l’ausilio di una pressa. Una soluzione largamente impiegata dai costruttori inglesi per i loro mono prevedeva che le punterie non scorressero in fori direttamente ricavati nell’alluminio del basamento ma venissero inserite in apposite guide riportate. La famosa BSA Gold Star Le famose BSA Gold Star della serie culminata con la DBD 34 hanno sempre avuto sia la testa che il cilindro in lega di alluminio. Entrambi questi componenti sono stati rivisitati più volte,nel corso degli anni, e hanno visto via via aumentare le dimensioni della loro alettatura. Le moto di eguale cilindrata della stessa casa di Scarica l’APP del Magazine Tecnica e storia Sezione del motore BSA DB 32, versione di 350 cm3 della Gold Star. Si possono notare i tre cuscinetti di banco l motore delle AJS/Matchless di 350 e 500 cm3 era caratterizzato tra l’altro dall’impiego di bilancieri realizzati in tre parti impostazione più turistica, cioè le B 33 (e anche le B 31 di 350 cm3) hanno continuato ad avere la testa in ghisa, oltre al cilindro, anche dopo la metà degli anni Cinquanta! Nel motore delle Gold Star la canna del cilindro era in ghisa austenitica, materiale che ha un coefficiente di dilatazione termica notevolmente più alto di quello della classica ghisa grigia e quindi abbastanza vicino a quello della lega di alluminio. In questo modo si minimizzava il rischio di distacco della canna a caldo. Il motore aveva una struttura molto semplice, come si conviene a un monocilindrico, era ben curato in tutti i dettagli ed era realizzato con eccellenti materiali. Si trattava di un mezzo destinato non solo agli sportivi più esigenti, ma anche ai piloti privati che impiegavano queste moto nel clubman racing o comunque nelle gare nazionali di velocità di livello appena inferiore ai GP. La distribuzione prevedeva due alberi a camme, dotati di un eccentrico ciascuno, posti sul lato destro e azionati mediante ingranaggi. Il moto veniva trasmesso alle valvole, i cui assi formavano un angolo di 66°45’, da punterie a piattello, aste e bilancieri a due bracci in acciaio forgiato. Per il richiamo delle valvole si impiegavano molle a elica. Ciascun perno di banco veniva inserito nel relativo volano con interferenza ed era poi assicurato ad esso mediante chiodatura. La testa della biella lavorava su due file di rullini ingabbiati, secondo una soluzione tipica della scuola inglese, per quanto riguarda i grossi mono. L’albero poggiava su due grossi cuscinetti di banco a rulli, più un 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito terzo a sfere di minori dimensioni, posto dal lato della trasmissione primaria. AJS e Matchless 500 Più tranquilli a livello di modelli stradali, ma in grado di impegnare e talvolta anche di battere le Gold Star nelle gare di cross e in quelle nei deserti americani erano le 500 monocilindriche Matchless/AJS. Pure in questo caso venivano impiegati due alberi a camme che agivano su punterie a piattello. Tra le caratteristiche più interessanti di questi robusti motori, dal disegno molto lineare, vi era l’impiego di bilancieri che non erano forgiati in un sol pezzo, come vuole la soluzione classica, ma erano realizzati in tre parti. Ciascuno di essi infatti era costituito da un perno (che si inseriva in due bussole montate nel coperchio della testa) e due bracci, ricavati da una lastra d’acciaio, che venivano vincolati alle sue estremità mediante apposite scanalature e dadi di ritegno. Un’altra particolarità si ritrovava a livello dei cuscinetti di banco: dal lato della trasmissione primaria ce ne erano due, a sfere, mentre dal lato del comando distribuzione veniva impiegata una bussola in bronzo. Le sedi delle valvole non erano montate con interferenza ma venivano incorporate nella testa all’atto della fusione. Decisamente più compatti e leggeri degli altri monocilindrici inglesi di analoga cilindrata erano i BSA della serie con cambio in blocco, ovvero i famosi Victor 441 e l’ultimo della stirpe, il B 50. Questo era logico, in quanto discendevano direttamente da un “umile” 250, il modello C 15 apparso nel 1958 e accreditato di una potenza di 15 cavalli. Mentre questo quarto di litro continuava il suo sviluppo, con una serie di versioni successive, da esso è stato derivato un modello di 350 cm3, contraddistinto dalla sigla B 40 e apparso nel 1961. Cinque anni dopo è stata la volta del B 44, ossia la versione stradale del Victor, che abbinava un alesaggio di 79 mm a una corsa di 90 mm. Ultima della linea evolutiva è stata la B 50, dotata di tre cuscinetti di banco (prima erano due) e costruita dal 1971 al 1972 in due 30 Periodico elettronico di informazione motociclistica versioni stradali più una da cross. Il motore aveva un unico albero a camme che agiva su punterie a pattino arcuato. Una B 50 SS ottimamente preparata e ben condotta da Brown e Rollason è arrivata seconda assoluta, dietro la Laverda 750 di Brettoni e Angiolini, nella 24 ore del Montjuich del 1971, precedendo fior di moto giapponesi, anche di cilindrata nettamente superiore. È stato partendo dalla B 50 MX che Alan Clews ha iniziato la produzione delle sue splendide CCM da cross. Gli altri grossi monocilindrici inglesi degli anni d’oro sono meno noti in quanto hanno avuto una minore diffusione a livello internazionale e non hanno avuto carriere agonistiche di particolare successo. Il Norton è stato anche costruito in una versione di 597 cm3, appositamente sviluppata per le moto con sidecar, nella quale la corsa era di ben 120 mm. Non si trattava di un motore studiato con l’obiettivo di ottenere prestazioni particolarmente elevate, ma piuttosto di un robusto e versatile tuttofare. All’epoca i modelli di punta di questa casa, per quanto riguarda la produzione di serie, erano i bicilindrici. Il mono Ariel di 500 cm3 era caratterizzato dall’impiego di un albero a camme con un singolo eccentrico per azionare entrambe le valvole (soluzione adottata dal 1954); compatto e leggero, questo motore è uscito di produzione alla fine del 1959 perché il gruppo AMC, del quale la casa faceva parte, aveva altri modelli di tipo analogo in listino, costruiti dalla Matchless/AJS. Per quanto riguarda la Ariel si era deciso di puntare tutto sulle bicilindriche a due tempi Leader e Arrow. Il Bullet 500 della Royal Enfield è stato costruito dal 1953 al 1962, senza arrivare mai ad avere una diffusione paragonabile a quella del modello di 350 cm3. Il monocilindrico Velocette Venom nella versione Thruxton è arrivato ad erogare una quarantina di cavalli. Dotato di misure caratteristiche perfettamente quadre (86 x 86 mm), aveva la distribuzione a camma rialzata. Non è mai stato molto popolare, ma in Francia e negli USA ne sono stati venduti svariati esemplari. Scarica l’APP del Magazine Tecnica e storia aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Il monocilindrico Norton di 500 cm3, semplice e robusto, aveva un alesaggio di 79 mm e una corsa di 100 mm. Le punterie erano alloggiate in bussole di guida riportate nel basamento in lega di alluminio 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine divertente, ma che deve ancora trovare una collocazione ben precisa, nel mercato e nella testa di chi potrebbe volerla comprare. Bene, non ci crederete, ma anche questo tipo di oggetti è da tempo “attenzionato” – come direbbe un carabiniere – da chi, oltre che alle moto, segue da vicino l’evolversi dei costumi. È già da qualche anno, infatti, che a dar mostra di loro sono alcune particolari lavorazioni caratterizzate dalla presenza di motori di piccole dimensioni, per lo più a scoppio, incastonati in telai di derivazione ciclistica. Degli strani ibridi, talvolta somiglianti alle board tracker di inizio secolo – recentemente d’ispirazione anche per alcune special illustri, come la Yamaha XV950 Playa del Rey della serie Yard Built – e in altri casi alle moto da speedway, con strane derivazioni in stile cruiser. Come spesso capita, sono gli Stati Uniti a dimostrarsi i più propensi alla sperimentazione, in questo settore. Tra i marchi più attivi, segnaliamo, ad esempio, Wolf Creative Customs e Derringer Cycles. Costume E indovinate dove si trova la sede di entrambi? Ma in California, ovviamente. La stessa regione dalla quale provengono le novità che più sono state capaci, negli ultimi anni, di attirare l’attenzione e verso le quali i fighetti su due ruote hanno dimostrato il maggiore entusiasmo in giro per il mondo. È a L.A. che ha trovato la consacrazione definitiva il fenomeno Deus, prima di esplodere come una bomba a livello planetario, è da lì che vengono le bagger, di cui vi abbiamo già parlato, ed è sempre da quelle parti che si è fatto le ossa uno come Ola Stenegärd, gran capo del design di BMW Motorrad – colui che si cela dietro a tutte le più succulente novità, in termini di stile, prodotte in Baviera. Siete pronti, quindi, a vedere, davanti al solito bar, assieme alle fixed, ai chopper, alle enduro e alle cafe racer, anche qualche bici a motore? Nel caso, fate la parte di quelli che sono già riusciti a stufarsene. D’altra parte, sarà almeno tre anni che vanno in Ame LA CARICA DELLE BICI MOTORIZZATE di Alberto Capra | La nuova tendenza punta dritta verso due ruote con i pedali. Ma a motore, naturalmente C ome probabilmente avrete notato, sono sempre più numerosi i tentativi, da parte delle case, di inserirsi in quello che è a tutti gli effetti un mercato completamente nuovo, quello delle bici elettriche. Una definizione utilizzata, qui, in senso lato. Ci riferiamo, infatti, in questa maniera, a quel tipo di mezzi che le case stesse stentano a ricondurre a una categoria ben definita: che 32 rappresentano qualcosa in più di una bicicletta, pur se elettrica, e qualcosa in meno di una motocicletta, anche se di piccole dimensioni. Prendete, ad esempio, la nuova Bultaco Brinco. Certo, ha i pedali, ma per portarla in giro a spinta servono le gambe di Cipollini. Però non è neppure una moto, coi suoi 2 kW e un’autonomia di 50 chilometri. Un oggetto interessante, dal punto di vista commerciale, e sicuramente molto 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica RIDE IN THE USA LA RINASCITA DELLA VALOROSA di Pietro Ambrosioni | Il restauro della Honda PC 800 è finalmente giunto al termine. Oppure no? D opo essere stato via più di un mese, sabato sono rientrato in California. Purtroppo non mi potrò fermare per molto, visto che settimana prossima c’è il BMW MOA Rally in Montana, ma ho colto l’occasione per completare i lavori sulla Valorosa, la mia venerabile Honda PC800. Mio padre mi ha sempre detto “non puoi mettere le gambe di un diciottenne sul corpo di un novantenne”, ma se fosse così l’intero mondo del restauro e delle project bike o cafe racer che si vogliano chiamare non esisterebbe, no? Comunque, nel 34 caso non sappiate tutta la storia della Valorosa, ve la riassumo in breve: l’ho presa per fare un Coast to Coast to Coast nel 2013 e sono andato da Atlanta fino a Portland, in Oregon, e ritorno in 21 giorni (7600 miglia, pari a circa 12mila km). Inizialmente il progetto era quello di vendere la mia vecchia XT600 (quando mai!) e prendere un bicilindrico che fosse più adatto a percorrere tutte quelle miglia. In un primo momento avevo iniziato a cercare una Suzuki V-Strom 650 ma dopo circa due settimane spese a ridere in faccia a privati e concessionarie che mi chiedevano un Scarica l’APP del Magazine occhio della testa per delle moto con un milione di miglia e piene di “ferite” dopo numerose cadute ho desistito. A quel punto mi sono messo a cercare una vecchia Gold Wing 1500, salvo rimanere scioccato dai prezzi proibitivi che quella moto era ancora in grado di mantenere. Proprio durante le mie ricerche online della Gold Wing mi sono imbattuto in un annuncio di un tizio in Wisconsin che vendeva una “Baby Wing” ovvero il nomignolo che qui danno alla PC800. È stato un vero colpo di fulmine, perché di colpo mi sono ricordato di quanto avevo desiderato questa moto negli anni 90, e mi sono messo subito a caccia di un buon esemplare nella mia zona. Dopo aver trovato diverse moto sui 3,500 dollari ma con almeno 50mila miglia ho finalmente trovato la Valorosa appena a sud di Atlanta: originariamente di proprietà di un controllore di volo che non l’ha praticamente mai usata, era stata comprata da un poliziotto motociclista che l’ha tenuta in garage quasi 10 anni in attesa di andare in pensione e godersela a fondo. Salvo poi rendersi conto di non voler più nemmeno vedere le moto dopo 30 anni di servizio sulla Harley della polizia locale e un miliardo di miglia rain or shine ovvero pioggia o sole: il caldo atroce dell’estate del Grande Sud o il freddo polare che ogni due anni sembra colpire l’intera regione durante l’inverno. L’ex poliziotto ha dunque sviluppato una passione per le Jeep 4x4 e ha deciso di vendere la sua PC. Meno di 8mila miglia di utilizzo e $4,400 trattabili. Bam! E’ stata subito mia. la settimana successiva, dopo un cambio d’olio, la pulizia del filtro dell’aria ed un controllo generale sono salito in sella e mi sono lanciato ad Ovest per il famoso C2C2C. In pratica in tre settimane ho messo sul contachilometri altrettante miglia quante la moto ne aveva viste in 17 anni (la mia PC è il modello del 1996) e sebbene la Valorosa abbia tenuto botta alla grande guadagnandosi il suo soprannome sul campo non ha propriamente gradito il trattamento. E da li sono iniziati i problemi, niente di eccezionale ma abbastanza da togliermi parte del gusto di smotazzare con lei. On the road Il motore ha iniziato a perdere colpi, l’avantreno è diventato ballerino e la frizione ha iniziato a dare segni di cedimento. Un trattamento da $600 dal meccanico, con gomme nuove e tutto, non ha migliorato le cose, anzi. Mi ha installato una gomma anteriore troppo grossa, con il risultato di rendere l’avantreno agile come quello di una Velocette del 1928. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Dopo essermela fatta spedire qui in California ed averci iniziato e mettere le mani per cambiare i dischi della frizione e mettere delle molle spingidisco più dure, ho scoperto che il meccanico di Atlanta non solo aveva rotto tutti gli attacchi della carenatura, ma nel cambiare le candele ha spannato il filetto di quella posteriore del cilindro dietro (la moto è twin spark) senza nemmeno avvitarla fino in fondo. Oggi, dopo ore di lavoro e mille piccoli inconvenienti dati da un motore che non è stato mai smontato (dunque tutte le parti erano praticamente incollate) ho finalmente ricevuto gli ultimi ricambi che mi servivano ed assieme al mio amico/padrone di casa Steve abbiamo rimesso tutto assieme. Abbiamo rifatto il filetto alla sede candela, messo i nuovi dischi frizione e le nuove molle, cambiato il filtro aria ed olio, ripulito il radiatore, spurgato freni e frizione idraulica e persino iniziato a ricostruire la carena con uno speciale saldatore per plastica. Prima di rimontare i pezzi del “tupperware” (come la chiamano qui i suoi detrattori) ho voluto fare un giro di prova: il motore canta come un usignolo, l’avantreno resta granitico (o dovrei dire fossilizzato?) - almeno finché non cambio la gomma anteriore - e la frizione stacca come la RC213V di Marquez durante il giro buono in qualifica. Ma… c’è sempre un ma. La moto perde benzina! Piscia come un neonato! Ho già pronto il kit di revisione del rubinetto a depressione (problema noto di questo modello) ma spero che non sia qualcosa di più tedioso, tipo un galleggiante incollato in una delle due vaschette dei carburatori. Forse mio padre, ancora una volta, aveva ragione… 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito NICO CEREGHINI VIVA LA MV! Quanti motociclisti a Schiranna per festeggiare la prima vittoria della Cagiva con Lawson nel ’92 e ricordare il grande Claudio Castiglioni! Mi ritrovo nel gruppo, e con il cambio a destra Media C iao a tutti! Domenica vado alla MV per respirare aria di festa, il 12 luglio del 1992 Lawson portava la 500 Cagiva alla vittoria di Budapest e soprattutto c’è da ricordare Claudio Castiglioni, e nella sua Schiranna colma di motociclisti mi ritrovo a cavallo di una Aermacchi TV 350 che pare nuova fiammante anche se ha passato i quaranta. Potenza della passione, eccomi in mezzo a un gruppo di smanettoni, tutti 36 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica insieme intorno al lago di Varese, scortati dalla Stradale e dai ragazzi del “100 HP”. C’è ogni tipo di MV a tre e quattro cilindri, qualche Cagiva, qualche Ducati, una Vespa che c’entra poco ma va benone, e il mio “Macchi” del ‘72. Un tuffo nel passato. “Guarda che vibra!”, mi avverte Enrico Minazzi che è presidente del registro storico Aermacchi, proprietario e restauratore della mono orizzontale. Vibra? Piedi e mani sembrano staccarsi dal resto del corpo, la strumentazione ha delle oscillazioni sospette, però la sella è sorprendentemente comoda. Il problema è il tamburo anteriore quasi inesistente, per fortuna il fratello al retrotreno qualcosa fa, e quando vedo accendersi gli stop di chi mi precede allora pesto il pedale sinistro con energia. Eh già: il cambio è a destra con la prima in alto, ma è questa la bellezza di tutta la faccenda: immediatamente ritrovo i meccanismi di quegli anni, come se fosse la stessa estate di quel lontano ‘72. Prelevai una TV 350 come questa nel box di Motociclismo, senza avvertire nessuno; i l giorno successivo sarebbe passato il furgone dell’Aermacchi a ritirarla, era già sera, il mio programma era correre a Rapallo da una certa ragazza e rientrare all’alba, nessuno l’avrebbe saputo. Ma l’impianto elettrico non era d’accordo e mi lasciò a piedi dieci chilometri dopo Binasco. Spinsi fino alle sette del mattino, i cellulari non c’erano ancora e il furgone arrivava alle nove. Oggi non lo farei, ma se volevo far carriera questo era il prezzo. Adesso la TV è una motoretta con poche pretese e da trattare con riguardo, ma nei primi anni Settanta era una media cilindrata rispettabilissima, con i suoi 29 cavalli e il carburatore VHB 30 AS. Derivava dalla famosa Ala Verde 250, e in qualche modo era imparentata con il modello da competizione, l’Ala d’Oro, regina degli anni Sessanta, la “monocilindrica aste e bilancieri più veloce del mondo”. La spingo fino ai 110, oltre non mi fido, l’impianto elettrico sarà sempre quello. A fine giro suggerisco a Minazzi di cambiare i “Ferodi” nel tamburo anteriore, è più sicuro. Ma è stato bello. Due giorni di festa a Varese e Schiranna, con la collaborazione del Motoclub Cagiva Italia e dell’MV Internazionale. Gente appassionata, chi c’era si è divertito a anche commosso. Quante MV! Giovanni Castiglioni, orgoglioso, mi dice che da tre anni le cose vanno proprio bene. Più trentacinque per cento la produzione Editoriale dell’ultimo anno. La sua mamma, la vedova del grande Claudio, è lì a godersi i primi due nipoti, i Castiglioncini, e il terzo è quasi fuori dalla catena di montaggio: nascerà a fine mese. La vita continua. DUE GIORNI DI FESTA A VARESE E SCHIRANNA, CON LA COLLABORAZIONE DEL MOTOCLUB CAGIVA ITALIA E DELL’MV INTERNAZIONALE. GENTE APPASSIONATA, CHI C’ERA SI È DIVERTITO A ANCHE COMMOSSO. QUANTE MV! 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Interviste DOPOGP CON NICO E ZAM IL GP DI GERMANIA AL SACHSENRING DopoGP torna con il format classico e dopo il Sachsenring parliamo del ritorno di Marquez, di Rossi e delle difficoltà Ducati D opo due puntate registrate negli studi di Sportitalia, DopoGP ritorna al format originale girato nel salotto della nostra redazione. Siamo dispiaciuti di chiudere una bella collaborazione e ringraziamo Sportitalia, ma i tempi televisivi ci andavano stretti, il palinsesto è per sua natura rigido e costrittivo, inoltre molti lettori avevano rilevato un calo della qualità video e siamo felici di ritrovare l’HD. Dopo il GP di Germania 2015 parliamo di Marquez che domina insieme a Pedrosa al Sachsenring. Da Rossi ci si aspettava 38 un secondo posto ma Valentino comunque incrementa il vantaggio in campionato su Lorenzo e chiude in testa la prima metà campionato. Le statistiche dicono che da 1998 chi è andato in vacanza in testa al campionato ha vinto il titolo. Ducati? Bene Iannone, che sembra ricoprire il ruolo che è stato fino all’anno scorso quello di Dovizioso: massimizzare ogni occasione per far punti. Cosa succede invece al Dovi? Come sempre tanta tecnica con l’Ing. Bernardelle che, insieme a Nico Cereghini e Giovanni Zamagni, risponderà alle domande e ai commenti dei lettori. 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine non sono riuscito a girare più a lungo e a spingere forte. Oggi però ho provato delle buone sensazioni sulla mia moto, e abbiamo fatto un buon lavoro e raccolto informazioni molto importanti per il futuro». Andrea Dovizioso «Abbiamo fatto varie prove di set-up che ci interessavano, perché quando sei in gara non hai mai il tempo di fare certe prove, e anche la quantità delle prove è limitata. Il test ci è servito per capire la direzione che abbiamo preso dall’inizio della stagione. Abbiamo lavorato sulle rifiniture, sia dell’elettronica che del set-up, e sono stati due giorni utili per fare dei set-up generali. Come velocità non siamo andati male, il mio giro più veloce l’ho fatto con una gomma non nuova stamattina, ma con il caldo del pomeriggio non abbiamo cercato di migliorare e non abbiamo usato le gomme morbide». Anche Danilo Petrucci ha concluso con qualche ora d’anticipo i test e anche il pilota del team Pramac è uscito dai box con il sorriso sulle labbra. «Test positivi MotoGP – ha commentato il pilota italiano -, ho avuto la possibilità di girare con il team ufficiale Ducati e di provare la moto del mio compagno di squadra che ha la 14.2, l’evoluzione della mia moto. Sono stato veloce fin dall’inizio. Sono felice di averla provata qui perché l’avrò anche io proprio dal GP di Misano, quindi sarà un’occasione in più». HONDA In casa Honda la novità più rilevante è che i piloti ufficiali sono saliti in sella alle moto con le quali correranno il prossimo anno. Solo qualche giro perché la maggiorparte dei giri i Marquez e Pedrosa li hanno fatti sulla RC213V alla ricerca di un miglior setting per la seconda parte della stagione. Marquez ha fatto 86 tornate registrando il miglior tempo di 1’32.00. Dani ne ha fatte 71 con un best time di 1’32.66. Marc Marquez «Sono contento di questi ultimi due giorni, abbiamo fatto un ottimo lavoro sulla messa a punto e ora mi sento più a suo agio. Soprattutto questa TEST A MISANO HONDA GUIDA IL GRUPPO di Giovanni Zamagni | Iannone conclude prima la 2ª giornata di test a Misano, problemi alla spalla. Marquez e Pedrosa in sella alla HRC 2016 D UCATI Seconda giornata di test conclusa in tarda mattinata per Iannone. Il pilota Ducati è stato costretto a fermarsi per il dolore alla spalla ma il bilancio delle giornate di test è comunque positivo. Andrea si è detto contendo degli sviluppi apportati alla GP16 e delle prestazioni raggiunte, anche il considerazione del caldo torrido che in questi giorni accompagna i piloti sul circuito di Misano. 40 Andrea Iannone «In un giorno e mezzo di test abbiamo utilizzato in tutto solo tre gomme, tutte di mescola dura, e anche questa mattina non ho mai usato gomme nuove. Nonostante ciò abbiamo migliorato molto il passo rispetto a ieri, più di mezzo secondo. E’ un fatto importante e sono contento per come siamo andati. Mi dispiace solo di aver dovuto terminare il test in anticipo, ma purtroppo già da questa mattina la spalla mi faceva molto male, e 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito mattina quando la temperatura era un po ‘più bassa siamo riusciti a trovare qualcosa che ha migliorato il feeling e ora dovremo verificare se funzionerà anche nei prossimi circuiti. Ho anche provato il prototipo 2016 e mi sono piaciuti alcuni aspetti, domani (venerd’, NDR) la proveremo con le gomme del prossimo anno per dare agli ingegneri HRC più dati su cui lavorare. In pomeriggio la temperatura della pista era davvero troppo calda, ma sono contento del ritmo che sono riuscito a mantenere anche in queste circostanze. Un grande grazie a HRC e alla mia squadra per il grande lavoro svolto!». Dani Pedrosa «Due giorni duri ma produttivi. Siamo felici di come abbiamo lavorato sulla moto in corso per trovare una messa a punto che può essere una 42 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine buona base per i prossimi GP. E ‘stato un lavoro molto duro, era molto caldo, ma sono felice. Ho anche fatto un paio di uscite con il prototipo della moto 2016. Era importante dare agli ingegneri un feedback sulla direzione». quello di preparare la gara qui a Misano alla fine di quest’anno: Il circuito è stato riasfaltato e l’aderenza è notevolmente aumentata; quindi era importante prendere nuovi punti di riferimento per i futuri set-up di base. SUZUKI Maverick Viñales «Ho la sensazione che questo test sia stato molto utile per noi, per capire meglio dove possiamo migliorare e abbiamo lavorato per preparare le prossime gare. Ho fatto molti giri in una sorta di configurazione di gara con il serbatoio pieno. Abbiamo fatto molti miglioramenti al telaio che hanno dato risultati positivi. Ora abbiamo molte opzioni che già conosciamo e possono essere utili o essere adattate ad ogni singolo circuito. Per le sensazioni che ho adesso Aleix Espargarò e Maverick Viñales hanno proseguito lo sviluppo della Suzuki GSX-RR. Verifiche di rito sul lavoro svolto e poi il team si è concentrato principalmente sulla ricerca di nuovi settngs e set-up in vista delle gare future di questa stagione; in particolare Misano nel mese di settembre. Il set-up del telaio e l’elettronica sono le due aree principali su cui il team si è concentrato alla ricerca di una migliore trazione e una migliore erogazione di potenza. L’altro lavoro importante svolto da Espargarò e Viñales è stato MotoGP vorrei che Indy fosse già la prossima settimana, perché con questi miglioramenti mi sento molto a mio agio sulla moto, ma abbiamo anche bisogno di tempo per prendere una pausa e - soprattutto - per esaminare tutti i dati e di consolidare le nostre informazioni». Aleix Espargarò «Le condizioni climatiche estremamente calde hanno reso questo test molto difficile, ma io sono molto contento per quello che abbiamo ottenuto. Dopo Sachsenring era importante trovare un po ‘di feeling con l’anteriore, in particolare nelle curve lente, e abbiamo potuto finalmente testare diverse configurazioni di set-up che alla fine mi ha dato sensazioni molto positive. Abbiamo anche migliorato l’elettronica e lavorato in configurazione gara». 43 LE FOTO PIÙ BELLE DEL GP DI GERMANIA Marquez torna a dominare insieme al compagno di squadra, ma Rossi aumenta il suo vantaggio su Lorenzo. Ecco gli scatti più spettacolari che raccontano il GP di Germania 44 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 46 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP Media 48 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 50 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 51 SPECIALE SUPERBIKE GP DI LAGUNA SECA 52 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Aprile ad Aragon e porta a due le vittorie della Panigale nel mondiale delle derivate dalla serie. A fare da valletti ecco un beffardo Sykes che è riuscito a tenersi dietro un rabbuiato Rea. Ma Johnny si può consolare guardando la classifica, che lo vede saldamente al comando con 129 punti su Sykes, 153 su Davies e 162 su Haslam. Il pilota Aprilia è stato autore di una delle sue peggiori gare stagionali e la sua caduta a cinque giri dalla fine lo ha relegato ad un misero tredicesimo posto finale. Bella gara invece per Torres che chiude quinto davanti a Lowes ed alla coppia Honda composta da Guintoli e uno spento VD Mark, che al contrario di Torres (entrambi erano al debutto su questo tracciato) non ci ha ancora capito Superbike molto di questa pista. Con il suo nono posto Mercado fa meglio in gara di quanto non avesse fatto in prova e precede la MV di Camier che chiude la top ten. Vanno a punti anche l’abulico De Puniet, un costante Ramos, il gia citato Haslam ed i due piloti Kawasaki Ponsson e Vizziello che raccoglie il suo primo punto mondiale, soprattutto perché sono ben sei i piloti che non hanno visto la bandiera a scacchi. Tra questi Ayrton Badovini ritiratosi dopo pochissimi giri per problemi tecnici, così come Canepa. Gara da dimenticare per Baiocco che prima non è riuscito a partire e poi si è insabbiato nella via di fuga. Sfortunatissimo Salom la cui Kawasaki si è fermata nel corso dell’ultimo giro. SBK 2015, LAGUNA SECA DAVIES VINCE GARA 1 di Carlo Baldi | Seconda vittoria stagionale per Davies che domina dal primo all’ultimo giro e precede le Kawasaki di Sykes e Rea. Giugliano è quarto davanti a Torres. Caduta per Haslam G randissima gara di Chaz Davies a Laguna Seca, che parte in testa e spinge come un matto, tanto da tenersi dietro i due piloti Kawasaki, ad iniziare dal cannibale Rea, che oggi raccoglie il suo peggior risultato stagionale, un terzo posto che però di fatto gli fa fare un altro passo verso il titolo mondiale. Sulla tortuosa pista californiana è davvero difficile superare e se ne sono accorti sia Rea che Giugliano. Il primo ha tentato varie volte di superare il suo compagno di squadra, senza mai riuscirci, mentre l’italiano della Ducati ha impiegato tredici giri per disfarsi di un 54 coriaceo Torres e per farlo ha dovuto prendersi dei rischi. Cosa che invece Johnny ha giustamente preferito evitare, visto che lui pensa ormai più al titolo che non alla vittoria in gara. Davies ha vinto meritatamente ed ha trovato due alleati in Sykes e Torres, che hanno stoppato Rea e Giugliano e gli hanno consentito una fuga più agevole, anche se va detto che probabilmente in questa prima manche Davies avrebbe vinto comunque, anche se il nordirlandese e l’italiano avessero avuto pista libera davanti a loro. Primo gradino del podio per Davies quindi, che porta a sei le sue vittorie in Superbike, bissa la vittoria di 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine battaglia serrata, vinta dal vice campione del mondo che rosicchia otto punti al suo compagno di colori che ne mantiene però ben 125 su Sykes e 144 sul dominatore di questo weekend, Chaz Davies. Dietro alle due Kawasaki ecco le due Aprilia e, così come in gara uno, la prima RSV4 e quella di Torres. Lo spagnolo non è partito bene come aveva fatto nella prima manche, ma grazie ad un ottimo ritmo ha recuperato terreno nei confronti del suo compagno di squadra, per poi superarlo e conquistare un buon quarto posto. Haslam paga senza dubbio una messa a punto non ottimale della sua moto, ma l’aver perso per ben due volte il confronto con il suo giovane ed irreverente compagno di squadra non ha certamente fatto piacere a Leon, che cercherà di rifarsi a Sepang, ai primi di agosto. Dopo i problemi tecnici ed il ritiro in gara uno, Badovini si rifà in questa seconda manche, con un sesto posto Superbike inaspettato, davanti a VD Mark e Canepa. L’italiano del team Althea, che aveva fatto vedere buone cose nelle qualifiche, chiude ottavo, mentre il suo compagno di squadra Baiocco non va oltre il tredicesimo posto. Mercado, Camier, De Puniet e Ramos concludono esattamente nelle stesse posizioni ottenute in gara uno, mentre vanno a punti anche Vizziello e Ponsson. Oltre a Giugliano è caduto anche Guintoli a causa di un malinteso con Lowes. Il pilota della Honda non si è accorto che Lowes stava rientrando al suo box, lo ha tamponato ed è caduto, danneggiando irreparabilmente la sua moto. L’inglese del team Crescent invece è tornato al box per montare le gomme rain. Decisione incomprensibile che ha compromesso la sua gara costringendolo al ritiro. Giornata da dimenticare per Salom ritiratosi anche in gara due per problemi tecnici. SBK 2015, LAGUNA SECA FANTASTICA DOPPIETTA DI DAVIES di Carlo Baldi | Davies si impone anche in gara due e regala la prima doppietta alla Panigale. Nulla da fare per Sykes e Rea, secondo e terzo. Torres quarto dopo aver piegato Haslam. Brutta caduta per Giugliano A ncora Davies. A Laguna Seca il pilota gallese si è rivelato imbattibile ed anche in gara due e non c’è stato nulla da fare per i suoi avversari, ad iniziare dal dominatore di questo campionato, Jonathan Rea, preceduto come in gara uno anche dal suo grintosissimo compagno di squadra Tom Sykes. Un Davies perfetto consegna una doppia vittoria alla Ducati, cosa che non succedeva dal 2012 quando a Imola fu Carlos Checa a salire per due volte sul gradino più alto del podio. Ma lo spagnolo guidava la pluri vittoriosa 1198, 56 mentre Davies ha portato al doppio successo la tanto discussa Panigale. Nel box Ducati però si festeggia solo a metà, perché nel giorno del trionfo di Chaz, bisogna annotare una brutta caduta di Davide Giugliano. Nel corso del secondo giro l’italiano della Ducati è caduto, rotolando più volte nella sabbia della via di fuga. Trasportato al centro medico Davide se l’è cavata con una doppia contusione al ginocchio ed al tallone della gamba destra, oltre ovviamente ad un brutto spavento e ad un morale sceso sotto le scarpe. Sykes ancora davanti a Rea quindi, dopo una 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica SBK 2015, LAGUNA SECA APPENA SCESI DAL PODIO di Carlo Baldi | Ecco le dichiarazioni dei tre piloti che hanno monopolizzato il podio di Laguna Seca. Chaz sceglie la tattica giusta, Sykes non si accontenta, mentre Rea ammette di aver pensato alla classifica del campionato C haz Davies: «Sono davvero molto felice, perché qui a Laguna abbiamo raccolto i frutti del nostro lavoro. Il tracciato americano tende a limitare i nostri punti deboli mentre ci permette di sfruttare i nostri punti di forza e quindi abbiamo potuto costruire due belle gare, che sono andate 58 esattamente come avevamo programmato. Non pensavo che sarebbe stato possibile girare in 1’23 in gara, ma invece ho potuto fare una serie di giri molto veloci all’inizio della prima manche ed ho spinto forte per i primi 12 giri, dopodiché si è trattato di gestire il vantaggio acquisito. Avevamo cambiato qualcosa per la seconda gara e le Scarica l’APP del Magazine modifiche si sono rivelate utili. Ho preso qualche rischio nei primi giri con la pista bagnata ed ho avuto paura di cadere, ma fortunatamente ha smesso di piovere subito e le cose sono andate bene fino alla fine. Ringrazio tutto il mio team, la Ducati ed i nostri sponsor. E’ stato un weekend molto positivo, ed ovviamente nettamente migliore rispetto a quello dello scorso anno!» (ndr - Chaz cadde in gara 1 ed i medici non lo fecero partire in gara due) Tom Sykes: «E’ stata una grande lotta quella che abbiamo fatto io e Jonathan per tutta gara uno. Ho visto solo e sempre “zero” sulla mia pit board e quindi ho dovuto gestire da solo la situazione. Sentivo il calo della gomma posteriore ed ho dovuto compensare in alcune zone della pista, cercando di modificare la mia guida come meglio mi Superbike conveniva. Secondo non è il risultato ideale, ma nel complesso sono contento delle mie posizioni odierne, considerando le circostanze. Abbiamo fatto due piccole modifiche per gara due ed è stato strano, perché all’inizio sentivo di avere una moto con un set up davvero buono sotto la pioggia, mentre Chaz si è preso un paio di rischi, ma alla fine ha avuto ragione lui, perché in quel frangente è riuscito a creare un grande divario e penso sia stato probabilmente il fattore decisivo della gara. In seguito ho avuto un paio di avvertimenti dalla mia moto e non sono più stato in grado di attaccare Chaz. Nel complesso, sono abbastanza soddisfatto, ma in realtà non siano mai stati così vicini a lui da poterlo impensierire. Due secondi posti sono accettabili, ma di fatto è stato un altro pilota a portare a casa i premi in questo fine settimana». 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Jonathan Rea: «Ho provato spesso, ma non c’era nulla che potessi fare per passare Tom in gara uno. Lui ha tenuto un buon ritmo, ma sono sicuro che io avevo un passo ancora più veloce del suo. Il problema è stato che non riuscivo a sorpassarlo. Ho provato un paio di volte, ma sono andato largo ed era chiaro che avrei dovuto essere ancora più aggressivo, ma negli ultimi giri non ne ho avuto l’occasione. Tom stava guidando in modo molto intelligente. Nell’ultima curva ero un po ‘indietro ed è stato 60 uno di quei momenti nei quali bisogna usare il cervello, per capire che 16 punti sono molto meglio di zero punti. Abbiamo tenuto un buon passo anche in gara due e se non sono risuscito a passarlo è stata solo per colpa mia, perché ho fatto troppi errori. Sia Tom che io abbiamo perso un sacco di tempo nei confronti di Chaz quando stava piovendo, ma poi abbiamo tenuto un buon ritmo sino alla fine. Oggi forse ho fatto troppi calcoli e la terza posizione è proprio quella che mi sono meritato». 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine anche per il prossimo anno) perde una battaglia, ma non certo la guerra e Sykes può finalmente sorridere, per aver concluso entrambe le gare davanti a Rea. Il nordirlandese però, dall’alto del suo enorme vantaggio in classifica, si accontenta volentieri di questi due terzi posti. Anche in casa Aprilia quello che viene considerato il secondo pilota ha preceduto la prima guida. Torres ha tirato fuori le unghie, ma comunque non è andato oltre due buoni piazzamenti, a conferma che l’attuale RSV4 rappresenta la terza forza in campo, dopo Kawasaki Ninja e Ducati Panigale. In attesa di vedere se Biaggi potrà compiere un miracolo malese. BMW e Suzuki brillano solo in una manche, grazie ai due sesti posti di Lowes in gara uno e di Badovini nella seconda, ma il divario con le tre grandi del campionato è ancora molto ampio, specialmente per quanto riguarda la casa di Hamamatsu, che può contare solo sul giovane inglese e non sul fantasma di De Puniet. Superbike Il settimo posto è il massimo che ci si possa aspettare dai piloti Honda, in attesa di capire se il più grande produttore di moto al mondo abbia ancora intenzione di accontentarsi di fare da comparsa in Superbike. Due decimi posti per la MV, che non riesce a fare il salto di qualità, nonostante un bravissimo Camier. Alti e bassi tra i privati Ducati. Ci si aspettava di più da Canepa, ma alla fine il più consistente è stato invece Mercado, mentre Baiocco ha fatto fatica ad andare a punti. Doppio ritiro per Salom con la sua Kawasaki semi ufficiale. Quello che doveva essere l’anno della svolta per il team Pedercini, si sta tramutando invece in una cocente delusione. Al contrario sta andando oltre ogni aspettativa, nella stagione del suo debutto in Superbike, il team GoEleven, costantemente a punti con Ramos. E va detto che lo spagnolo non solo è al suo primo anno in questo campionato, ma non conosce quasi nessuna delle piste. LE PAGELLE DI LAGUNA SECA di Carlo Baldi | Dieci e lode per Davies, 9 per Sykes e 8 per Rea. Giugliano arriva al 6 nonostante le tremenda caduta in Gara2 Q uella di Laguna è una pista davvero tosta, dove il talento ed il coraggio dei piloti possono fare la differenza. Onore a Davies quindi che con una doppietta porta la Ducati in Paradiso e riesce finalmente a mettersi alle spalle il dream team Kawasaki. Ma dietro a queste due vittorie non c’è solo la fantastica prestazione di Mr.Ice, ma il lavoro di un’intera azienda che si sta impegnando e sta investendo molto sulla Superbike. Quando nel 2011 la casa di Borgo Panigale decise di ritirarsi dal mondiale 62 delle derivate dalla serie, non lesinai le critiche nei confronti di chi, a mio parere, stava rinnegando il proprio passato. Così come fui critico allora, devo ora riconoscere che da qualche anno la Ducati è tornata a credere in questo mondiale ed il frutto di tanto impegno, di continui investimenti è di tanti test stato raccolto nelle due gare di Laguna Seca. Dispiace solo che nel giorno del trionfo Ducati si debba segnalare la brutta caduta di Giugliano, che per fortuna si è risolta senza gravi conseguenze fisiche per Davide. La Kawasaki (dopo aver confermato entrambi i suoi piloti 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb 10 e lode Chaz Davies Superpole e doppietta in gara. Il gallese della Ducati riesce dove in molti avevano fallito, regalando la terza vittoria alla tanto discussa Panigale. Chaz è come sempre poco fumo e tanto arrosto e sbatte questo trionfale weekend in faccia a chi non lo riteneva un campione. Speriamo che con queste due vittorie Davies si sia assicurato la riconferma in Ducati. 9 Tom Sykes “Sarai anche il dominatore del campionato, ma se voglio ti tengo dietro”. Questo significava il ghigno con il quale Tom si è presentato per due volte sul podio californiano. Al di la delle battute, Sykes e Rea ci hanno regalato un bel duello in famiglia, con tutto il loro miglior repertorio fatto di staccate e contatti di gomito a 200 e oltre km/h. 64 Tom ha capito che ormai non ha nulla da perdere e punta alla vittoria di tappa. Ci mette sempre l’anima, specialmente quando si tratta di precedere Johnny. 8 Jonathan Rea Il tuo compagno di squadra è il tuo primo avversario. Mai come in questo caso questo detto si è rivelato esatto. Sykes non gli ha regalato nulla. Anzi. Su di una pista dove è difficile superare, Rea avrebbe dovuto rischiare troppo per poi portare a casa un secondo posto che non avrebbe cambiato quasi nulla per il campionato. Ragionare e prendere le decisioni migliori fa parte del bagaglio di un campione. Il pilota arrembante di qualche anno fa, quello che rischiava e cadeva spesso, è ormai solo un lontano ricordo. 6 Davide Giugliano Sul giro secco della Superpole ormai ha pochi avversari, ma in gara la musica è diversa. Nella prima Torres gli fa da tappo, lui si innervosisce e quando finalmente si libera dello spagnolo, il podio è ormai irraggiungibile. In gara due il patatrac. Una caduta tremenda che ricorda quella di Phillip Island. Per fortuna Davide non ha riportato conseguenze dal punto di vista fisico. Per quanto riguarda il morale aspettiamo Sepang. 7,5 Jordi Torres Lupin ha finalmente imparato ad utilizzare la gomma da tempo e si è preso la prima fila. In gara fa tutto bene e vince la battaglia con Haslam. Ora tutti dicono che Laguna si adatta al suo stile di guida, ma prima di venerdì lui l’aveva vista solo sui video giochi. L’Aprilia deve pensarci tre volte prima di sostituirlo (ammesso che a Noale sappiano cosa vogliono fare in Superbike il prossimo anno). 5,5 Leon Haslam Giornata grigia per il generoso Leon. Nella sua 200ma gara in SBK commette un errore e cade, mentre in quella successiva perde il duello con il suo compagno di squadra nella seconda. Questa volta non ha nemmeno l’alibi di eventuali problemi fisici. E a Sepang si troverà nel box un avversario ancora più tosto. Tempi duri per i troppo buoni. 6,5 Sylvain Guintoli Fa quello che può con la poco competitiva CBR e va anche in terra a causa di un malinteso con Lowes. Quest’anno i primi li vede solo 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Superbike Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SBK Laguna Seca Classifica Gara 1 da lontano, ma lui non si perde d’animo, confermandosi un grande professionista, in attesa di una sistemazione più consona ad un campione del mondo. seconda parte male ma poi fa una rimonta alla Speedy Gonzales (il suo simbolo). Se a Monaco di Baviera decidessero di investire di più sulla Superbike……….. 6 5,5 Alex Lowes Come spesso gli capita l’inglesino va a corrente alternata e quando non sbaglia lui ci pensa il suo team, che lo fa rientrare per montare delle improbabili gomme rain. Si vocifera che Alex potrebbe essere una delle pedine pregiate del mercato piloti, ma a dire il vero per ora non ci ha esaltato troppo. Anche se farlo con la Suzuki non è certo cosa facile. 6,5 Ayrton Badovini Alti e bassi per lui e per la sua BMW. Vince la prima Superpole , ma poi un problema tecnico lo costringe all’ultimo posto nella seconda. Ancora problemi in gara uno, mentre nella 66 Leandro Mercado Va male in prova (si rompe anche un dito del piede in una brutta caduta) ma poi in gara si ricorda di aver già corso a Laguna (AMA) e porta a casa due risultati positivi. Non è stato un weekend esaltante per l’argentino, dal quale ci aspettiamo di più. 6 Niccolò Canepa La pista è una delle sue preferite e in prova fa grandi cose. La sua Panigale lo lascia a piedi nella prima manche e lui nella seconda spinge forte, ma è solo ottavo. E’ soltanto alla seconda gara con la moto del team Altea, ma questa è stata per lui un’occasione persa. Classifica Gara 2 Pos. Pilota Punti Pos. Pilota Punti 1 C Davies 25 1 C Davies 25 2 T Sykes 20 2 T Sykes 20 3 J Rea 16 3 J Rea 16 4 D Giugliano 13 4 J Torres 13 5 J Torres 11 5 L Haslam 11 6 A Lowes 10 6 A Badovini 10 7 S Guintoli 9 7 M Vd Mark 9 8 M Vd Mark 8 8 N Canepa 8 9 L Mercado 7 9 L Mercado 7 10 L Camier 6 10 L Camier 6 Classifica Generale Pos. Pilota Punti 1 J. REA 407 2 T Sykes 282 3 C. DAVIES 263 4 L. HASLAM 240 5 J. TORRES 164 6 S. GUINTOLI 136 7 D Giugliano 119 8 M Vd Mark 114 9 L. MERCADO 104 10 A. LOWES 94 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross sempre stimato. Oggi però trovo questa sua fine di carriera pietosa e non degna di un grande campione. Poteva chiudere la stagione con il GP del Messico e quello degli Stati Uniti per lui di casa, e dire addio sul podio al mondo del motociclismo. Normalmente gli americani ci hanno abituati a dei finali appassionanti come fanno a Hollywood. Ma questa sua fine è ridicola e dimostra perché non è riuscito in Europa. L’umiltà è alla base della vita. Sapere perdere pure». JEAN MICHEL BAYLE “VILLOPOTO, CHE DELUSIONE!” di Massimo Zanzani | L’ex campione francese commenta in modo esemplare la definitiva uscita di scena del pilota Kawasaki C on il cambio di tabella dal numero 2 al 183, ovvero con il passaggio della KX450F di Ryan Villopoto a Steven Frossard che dal GP della Lettonia lo sostituisce fino a fine stagione, è definitivamente calato il sipario sull’avventura Mondiale del fuoriclasse statunitense cessata inaspettatamente e prima del previsto. Per chiudere definitivamente la questione che ha lasciato irrisolti molti punti interrogativi, Moto.it ha preso in prestito le 68 parole di Jean Michel Bayle, protagonista negli anni ’90 sia del campionato del mondo di motocross che del Supercross statunitense, che ci sono sembrate esemplari nella loro sintesi e per come abbiano inquadrato alla perfezione il caso che ha fatto discutere gli appassionati di tutto il mondo. «Ho apprezzato quando ha deciso di venire a sfidare l’Europa. Mi è piaciuto vederlo combattere nella difficoltà. Anche nella sconfitta è rimasto per me il Ryan Villopoto che ho 69 GLI SCATTI PIÙ SPETTACOLARI DEL GP DI LETTONIA Un GP combattuto e spettacolare. Ecco gli scatti più belli del weekend di gare sulla sabbia lettone di Massimo Zanzani 70 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 72 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross Media 74 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 76 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Motocross 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Dakar aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb DAKAR 2016 PERCHÉ MARC COMA PUÒ ESSERE UN GRANDE PASSO AVANTI DELLA DAKAR di Piero Batini | Il Super Campione di 5 Dakar chiude il capitolo leggendario della sua storia di pilota. Davanti a sé Marc ha adesso una pagina bianca, sulla quale può scrivere il futuro del rally P er pura combinazione ero lì la sera in cui Marc scendeva di moto alla fine della prima tappa africana della Dakar del 2002. La combinazione è un amico che volle presentarmi quello che, secondo lui, sarebbe diventato un giorno uno dei più grandi Campioni della Corsa. Per la verità avevo sentito quella “promessa” molte volte, e ci credevo il 78 giusto. Marc scese dalla moto che aveva preparato per lui Carlos Sotelo, il Pilota-eterno-bambino che ricorderemo in sella alle mitiche Gilera di Perini. La moto era una Suzuki-CSV artigianale. Nello stesso gruppo ispiratore, altri due spagnoli. Nani Roma, primo in classifica dopo le quattro tappe che avevano attraversato l’Europa, e Fernando Gil, ex motociclista al volante di una macchina improbabile, una Seat Cordoba di derivazione WRC con la quale aveva pure vinto il prologo e l’incredibile tappa che da Madrid portava lì, a Rabat. L’atmosfera era, anch’essa, improbabile. Come sempre, quando si arrivava in Africa, permeata di entusiasmo e di timore, ma dopo il fango di mezza Europa mettere i piedi sulla sabbia calda era rassicurante, confortevole. Nani era incontenibile, Fernando come sempre, estroverso e guascone. Il giovane Marc Coma era, invece, discreto, gentile. Calmo. Come sempre sarebbe stato, aveva la testa lì e l’anima più avanti. Era il 31 dicembre, il giorno del compleanno di Fabrizio Meoni, che partiva con il numero 1 di detentore e che avrebbe vinto anche quell’edizione della Dakar, con la KTM bicilindrica. Nessuno dei tre spagnoli, invece, avrebbe finito quella Dakar ma, a parte Gil, Roma e Coma ne sarebbero diventati due dei più grandi interpreti. Il 7 luglio, ad Avia, la città dove è nato il 7 ottobre del 1976, Marc Coma ha concluso ufficialmente le operazioni, iniziate con il comunicato del 2, del suo ritiro dalle corse per assumere l’incarico di Direttore Sportivo della Dakar. Roba da non credere. Non ci volevo credere, non riuscivo a mandarla giù. Ci voleva un evento ufficiale per convincermi che non era uno scherzo. L’abbiamo detto, credevamo poco ad un futuro già segnato, già all’indomani della quinta vittoria, pochissimo al passaggio alle auto, per niente ai camion. Ma alla sfida al primato di Stephane Peterhansel sì, e a un ruolo senza casco a dirigere la “famiglia” KTM dei Rally, anche. Per questo, come abbiamo già detto, parlavamo di “stagione chiave”. Oggi sappiamo che lo è, ancor di più, per motivi molto più importanti, che abbracciano la sfera globale, personale di Marc e della Dakar. Marc Coma è l’Uomo che vuol dire un passo importante in avanti, un salto per la Dakar. Ecco, a nostro modesto parere, perché. In tutta la sua carriera, Marc è sempre stato prima Uomo e poi Pilota. Ha il dono della saggezza dell’uomo “qualunque” in mezzo agli altri uomini comuni, solo avvicinati da una grande, speciale passione. Come tale ha sempre avuto una grandissima sensibilità nel mettere costantemente in rapporto il contesto 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito umano con quello sportivo. Ha commesso pochissimi errori, due soltanto, ed è tutto, a mio giudizio, e il suo contributo di “giustizia” è esemplare. Alla Dakar della grande trasformazione, il cambio di geografia è solo un aspetto dell’evoluzione, mancava un collegamento di sensibilità tra gli Organizzatori e i Piloti. Etienne Lavigne è una bravissima persona, ma la totale dedizione alla causa che è il suo lavoro e il suo credo, una causa costellata di una miriade di problemi, lo ha assorbito completamente, privandolo del tempo da dedicare al collegamento umano con i Piloti. Ne è derivato un personaggio in conflitto con se stesso, distante suo malgrado dalla “base”, a volte furtivo e con lo zaino sempre pieno di situazioni da gestire, anche difficili, talvolta difficilissime. Il caso, la tappa boliviana del Salar di Uyuni di quest’anno, ha messo a confronto l’Organizzatore e il Pilota, Lavigne e Coma. Quella tappa “non s’aveva da fare”, eppure era scritto che si sarebbe fatta per troppi motivi, anche politici. Coma aveva messo da parte la sua Dakar ed era dalla parte dei Piloti, faccia a faccia con Lavigne. La decisione non l’ha soddisfatto e l’ha manifestato, pubblicamente e, sicuramente, in privato con Etienne. Mi piace pensare che quello è stato il momento dell’incontro, della svolta, dell’idea di Lavigne di un grande, nuovo equilibrio tra Piloti e Organizzatore. Hanno scritto che Marc Coma prende il posto di David Castera, ma è una definizione riduttiva. Lo stesso Lavigne ha spiegato meglio: Coma sarà il suo “coéquipier”. Non un funzionario esecutore, non un braccio destro ma, molto di più, l’espressione di un confronto costante e più equilibrato tra le esigenze dei piloti e quelle degli organizzatori. La Dakar sarà più grande per questo. La Dakar non ha mai avuto un Direttore Sportivo che non fosse francese. L’arrivo di Marc Coma rompe questa tradizione, in modo quasi traumatico se si pensa che gli spagnoli sono tradizionalmente, quasi campanilisticamente rivali dei “transpirenaici”, e ne sono stati anche i più spietati critici. Decade così anche l’ossessivo luogo comune del Rally 80 Periodico elettronico di informazione motociclistica incondizionatamente filo-francese, e per questo la Dakar sarà più grande, autenticamente universale. Per ora sono stati solo addii e ringraziamenti. Ancora non è stato reso noto il “programma” di Marc Coma. Nelle frasi pubbliche del campione, tuttavia, si leggono più volte le parole Avventura, Africa, Amore. È noto che l’amore di Marc Coma per la Dakar affonda le radici nell’avventura africana della più grande Corsa del Mondo. La trasposizione geografica della Dakar ha inevitabilmente cambiato certi parametri, si è passati dalla solitudine avventurosa della corsa nei deserti africani, all’evocazione delle leggendarie Carrera sudamericane tra due ali di folla in un delirio di entusiasmo e di passione. Il risultato è una corsa più… corsa, e un po’ meno avventura e più fenomeno di massa. Coma ha più volte dichiarato di augurarsi il ritorno, un giorno, della Dakar in Africa, ma realisticamente l’augurio è la metafora del ritorno del Continente ad una situazione più serena, per gli africani prima ancora che per la Dakar. L’”innamorato” della Dakar lavorerà dunque sull’imprinting dell’avventura, e l’intelligenza di un innamorato, con la testa nel presente e l’anima più avanti, è la forza che aiuterà la Dakar a trovare la sua nuova dimensione di più grande avventura. Ogni volta che è stato chiesto a Coma quale fosse l’aspetto più duro della Dakar, la sua risposta è sempre arrivata senza esitazioni: la Sicurezza. Che la Dakar sia un’attività con un alto coefficiente di rischio non lo scopre nessuno, così come è chiaro che la tendenza a farne costantemente un evento sempre più sicuro è una legge. Lavorare sulla sicurezza significa operare senza pause e simultaneamente su tre fronti fondamentali, che riguardano la prevenzione, e quindi il disegno del Rally, l’”educazione” dei suoi partecipanti, i road book; la logistica, quindi mezzi, monitoraggio e “servizi”, tecnologie; la gestione delle emergenze, che possono dipendere da mille fattori, di natura climatica, logistica, morfologica, e anche del tutto casuali. L’efficienza della macchina organizzativa, in questo senso, si basa sul contributo di Scarica l’APP del Magazine equipe esperte, ma anche e soprattutto sull’efficacia del coordinamento, dello scambio di informazioni e sull’autorità degli interventi. Sotto questo aspetto poter contare sull’esperienza di un Campione come Marc, che ha vissuto ogni aspetto della sicurezza sulla propria pelle ed elaborato una raffinata intelligenza “globale” di gestione della Corsa, sarà un contributo decisivo, su un livello decisamente superiore. Si dirà che Coma lo “spagnolo” sarà utile anche sotto il profilo dell’immagine “latino-americana” della Dakar e dei suoi risvolti politici, che il suo carisma e la personale conoscenza dei Piloti e dei Team Dakar potrà rendere più agile il rapporto tra Organizzatore e Concorrenti, magari anche che, scegliendo uno spagnolo, i francesi congelano ad libitum il record del francese Stephane Peterhansel. Sono tutte cose vere, alle quali non bisogna dare, però, troppo peso. Il “colpo” da maestro di Etienne Lavigne è quello di avere dato alla Dakar una nuova, grandissima intelligenza, in questo modo moltiplicando la propria e quella di Marc Coma. È la prospettiva di un’iniezione di valore epocale al mito dell’evento del motorsport più grande del Mondo. Buon lavoro Etienne Lavigne, buon lavoro Marc Coma. 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 RESPONSABILE EDITORIALE Ippolito Fassati CAPO REDATTORE Edoardo Licciardello REDAZIONE Andrea Perfetti Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Thomas Bressani Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Marco Berti GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. 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