Maggio, 2013
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Maggio, 2013
annis a t Il B http://www.forumdeigiovanitrentinara.it Forum dei Giovani Trentinara http://www.comune.trentinara.sa.gov.it http://www.trentinara.net Voci dal paese ASSOCIAZIONE CULTURALE Anno 1 Numero 4 1 Maggio, 2013 “Supplemento del periodico IL PAESE Fondato e Diretto da Emilio La Greca - Reg. Trib. Vallo della Lucania (Salerno) n° 102 del 28 novembre 2002 “ “I CANTENNA: STORIA DI UN AMORE” Michela Daniele gere in chiave attuale, problematiche, no 2012 i Cantenna ricevono l’attesta- ciale del direttore generale dell’Unesco, E quando la passione per la musica si mescola con l’amore per la propria terra e le proprie tradizioni, non può che nascere un composto vincente! Questo è accaduto a Trentinara 11 anni fa, con un progetto che diventa sempre più concreto e attuale: il “Gruppo Folkloristico Cantenna”. Sotto la presidenza di Antonio Di Canto, vice-presidente Antonio Stellato, è diretto musicalmente da Gerardo De Leo, ad occuparsi invece delle coreografia è Antonietta Medugno, un’unione molto affiatata che si muove attraverso ideali e valori comuni. Innanzitutto perché Cantenna? Cantenna è la rupe che sorregge il nostro bellissimo paese, e il gruppo vuole essere un sostegno forte per le tradizioni locali e per la propria terra! Cantenna o meglio la “Preta ngatenata” è anche il luogo dove è ambientata la leggenda- storia di Trentinara; un amore tormentato, tra il Capo brigante di nome Saullo e la figlia del barone Isabella; un amore contrastato dalle famiglie per conflitti di interessi che ha spinto i due al suicidio! Storia antica ed attuale perché l’amore prima o poi tormenta tutti, e una parte di te può morire per un attimo, quando non riesci a viverlo a pieno. Inconsapevolmente infatti negli anni, l’ottica del gruppo è stata quella di leg- passioni, situazioni vissute dai nostri avi, ma che comunque ci appartengono come bagaglio culturale ed incidono sulla nostra emotività. È nostro dovere mantenere vivo tutto questo. Obiettivo principale è quello di gridare con orgoglio in qualsiasi posto toccato, la provenienza e di trasmettere, la passione e la complicità che contraddistingue e che è essenza stessa del gruppo! Il repertorio è ricco, e si adatta a qualsiasi fascia di età; comprende brani propri della tradizione popolare ed altri scritti e musicati da componenti del gruppo, in particolare da Gerardo De leo. Ogni bravo, viene arricchito da balli, che hanno lo scopo di dare un messaggio di rinascita e gioia anche nelle disavventure, trasmettendo la caparbietà e l’orgoglio che contraddistinguevano le generazioni precedenti. Alcuni di essi si possono ascoltare nel nostro primo lavoro discografico dal nome “Le Mura”, titolo di un brano di De Leo dalla forte carica emotiva e capace di raccontare storie, disagi e amori e sensazioni, che solo le mura delle case e dei cuori possono mantenere segreti e comprendere a pieno. Si sta lavorando al secondo Cd, carico di musicalità nuove e brani inediti. In undici anni, tante sono state le esperienze vissute: serate di beneficenza in orfanotrofi che non fanno altro che riempirti il cuore e ti fanno comprendere quanto la musica possa essere anche sostegno ed aiuto; festival dove non sono mancati riconoscimenti. Nell’an- to di” Gruppo di interesse nazionale”. Per ultimo, ma solo in ordine cronologico partecipazioni con il professore Giuseppe Liuccio, noto scrittore e compositore Trentinarese e l’onore di suonare e partecipare ad un evento di grande importanza internazionale, in un luogo altrettanto strepitoso; il conferimento della cittadinanza onoraria a Mounir Bouchenaki, consigliere spe- nel museo archeologico di Paestum. Per arrivare a questi risultati tante sono state le difficoltà, ma con il sudore e la caparbietà del Presidente e dei componenti e nella consapevolezza che la musica è essenza di vita, si continua a percorrere una strada carica di entusiasmo, amore, rispetto, passione e valori …e che il sogno non abbia mai fine… L’importanza di farsi trovare pronti Roberto Paolantonio Pag 2 Leggete per vivere Gaia Polito Pag 2 Rubrica Musicale Lettera aperta al Forum dei Giovani Donato Savria Pag 3/6 Difendere il diritto alla salute Pierluigi Caroccia Pag 3 La satira Trentinarese Federico D’angelo Pag 4 Radio Padania approda nel Vallo di Diano Antonella Cozzi Pag 4 A passear pelas ruas de Portugal Ernesto Migliorino Pag 4 Educare all’autonomia Elia Volpe Pag 4 Maggio mese delle rose e dell’amore Giuseppe Liuccio Pag 5 L’etica della ricerca Marianna D’alessandro Pag 5 La satira Trentinarese Francesco Daniele Pag 6 Ulisse in motocicletta: tra cultura classica e innovazione Sabrina Salerno Pag 7 La pena capitale: assassinio legalizzato Carmen Stefania VeneziaPag 7 Femen: imperialismo, patriarcato e autodeterminazione Rosaria Monaco Pag 8 Non tutto è come sembra... Roberta Lombardo Pag 8 La vergogna della Lega Rossana Migliorino Pag 8 Sporti di “Casa Nostra” Francesco Vinci Pag 10 Cucina cu’ mico!!! Antonio Passaro Pag 11 RIFIUTI, RIFIUTI E ANCORA RIFIUTI!!! Andrea Di Mauro se sono gettate nell’ambiente, il rischio nella catena alimentare. Altri prodotti Perché la natura “digerisca” una bottiglia di vetro ci vogliono 400 anni, per una lattina di alluminio dai 10 ai 100 anni, per un contenitore di polistirolo oltre 1000 anni, per un indumento di lana o cotone 1 anno, per una scatola di cartone 2 mesi, per giornali e riviste dai 6 mesi ai 10 anni, per bottiglie, sacchetti, piatti e posate di plastica dai 100 ai 1000 anni… Oggetti di plastica, di vetro, di carta, di alluminio. Pneumatici, carcasse di elettrodomestici, componenti elettronici. Questo è quello che si trova lungo alcune strade più o meno trafficate del nostro comune. Rifiuti gettati dove capita da gente incivile che non conosce cosa sia il “bene comune” né l’impatto che questi rifiuti possono avere sull’ambiente e sulla nostra salute. Ad esempio le pile e gli accumulatori esausti, fortunatamente ancora molto rari sul nostro territorio, contengono metalli pesanti quali piombo, cromo, cadmio, rame, zinco e mercurio. Le quantità di mercurio contenute nelle pile sono minime, ma se vanno in discarica, o peggio, di inquinamento, in particolare delle acque, è molto alto. Una pila contiene circa un grammo di mercurio, quantità più che sufficiente per inquinare 1.000 litri di acqua. Le batterie al piombo, come quelle utilizzate per tutti i mezzi di trasporto dalle automobili alle barche o per alimentate i gruppi di continuità di ospedali, centrali elettriche o telefoniche, una volta esaurite, possono costituire un potenziale pericolo per l’ambiente, in quanto contengono componenti di elevata tossicità: il piombo, tossico perché tende ad accumularsi nell’organismo, soprattutto nel sistema nervoso centrale; e l’acido solforico, che è una sostanza molto corrosiva. Gli pneumatici, invece, di cui è presente una nutrita colonia ai lati di alcune nostre strade, sono costituiti da materiale altamente infiammabile. I prodotti che si sviluppano dalla loro combustione sono altamente tossici per l’uomo. Si ricorda in particolare che la loro combustione, così come la combustione della plastica in generale, sviluppa diossine. Queste sostanze sono altamente tossiche e difficilmente biodegradabili. Si accumulano all’interno degli esseri viventi ed entrano di combustione degli pneumatici sono l’ossido di zolfo e l’ossido di azoto, sostanze che possono causare irritazione di occhi, pelle e mucose. Anche i rifiuti derivanti dai prodotti elettronici sono dannosi. Infatti nei prodotti elettronici sono presenti centinaia di materiali diversi, dei quali il piombo è tra i più tossici, ma all’interno di questi materiali si trovano anche cadmio, mercurio, arsenico, antimonio, berillio, cromo, nichel, selenio, zinco e numerosi composti organici clorurati, tutti tossici. Altri aspetti riguardanti i rifiuti, meno pericolosi ma non per questo trascurabili sono l’impatto visivo che questi hanno e la puzza che emettono specialmente se rifiuti organici biodegradabili (dai residui delle potature delle piante alle carcasse di animali). Negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante sulla gestione dei rifiuti nel nostro territorio ma tanto c’è ancora da fare. E lo spuntare di tanto in tanto di piccole discariche lungo le strade, figlio dell’ignoranza di pochi è motivo di vergogna per tutte quelle persone che hanno una coscienza civica. Ricette Cilentane... Mariella Lanzalotti Pag 11 Ieri & Oggi Trentinara Pag 7 Proverbi e detti Trentinaresi Pag 9 Concorso Fotografico Pag 9 Cruciverba Trentinarese Pag 11 Le storie di ERICA FRAIESE Pag 12 Anno 1 Numero 4 Il Bannista L’importanza di farsi trovare pronti Roberto Paolantonio Sembra che il Cilento stia attraversando un buon periodo in termini di valorizzazione turistica e promozionale: diverse sono le località che, in virtù di talune bellezze e/o di eventi, riescono ad attirare flussi di persone più o meno rilevanti. Molti sapranno testimoniare meglio di me, in quanto portatori di un’età anagrafica più matura, la riscoperta delle nostre zone; vedo una tendenza al vivere bene, sano, sereno…tutti elementi che il Cilento, Trentinara compreso, può garantire. Anche la nostra piccola realtà sta beneficiando di questa onda positiva: non potrebbe essere altrimenti, avendo un patrimonio principalmente paesaggistico invidiato bonariamente un po’ da tutti. I dati parlano chiaro: sono diverse le persone che contattano il Municipio per avere informazio- ni sul territorio e con l’intenzione di raggiungere il nostro paese con amici e comitive; altre, invece, si ritrovano nei nostri borghi spinti da uno spirito avventuriero e dalla curiosità. Il problema, però, si pone al momento dell’arrivo: ad oggi non abbiamo una rete di persone organizzata, atta a ricevere questi ospiti, a mostrar loro – ed po di lavoro, costituito da persone più o meno reperibili, che si dia una preparazione forte dal punto di vista territoriale, storico, ambientale. Un a spiegare le nostre origini, le nostre gruppo, quindi, che dia inizio a quebellezze, i nostri luoghi di interesse storico-paesaggistico. Ovviamente non parliamo di un numero esoso di turisti: dall’inizio dell’anno, fonti comunali ci confermano che sono state alcune decine di persone a raggiungere Trentinara tramite precedenti contatti telefonici -- numero che poi aumenta vistosamente nel periodo estivo. L’aspetto sul quale credo sia importante soffermarsi non è tanto quello del “numero” degli ospiti – almeno per ora – quanto quello della giusta accoglienza; un paese che vuole puntare al turismo di qualità, proponendo i suoi paesaggi e i suoi prodotti, deve incentivare in qualche modo la venuta delle persone ma, soprattutto, dare una buona impressione ad ogni singolo soggetto che viene a visitarci. Trentinara, da questo punto di vista, sto processo di studio attraverso degli pecca già nella fase di approccio: le incontri, dei seminari, delle ricerche comitive, infatti, prima di trovare a di- a tema: non possiamo lasciar spazio sposizione una “guida” – tra virgolette, all’improvvisazione. E’ importante nel MIO caso – devono intraprendere poi trovare un luogo, gestito da queun valzer di telefonate, che parte dal sto “gruppo di accoglienza turistica” Comune e che interessa poi qualche che funga, almeno nel fine settimana, associazione locale. Successivamente, da infopoint -- idea su suggerimento ad accompagnare i turisti in giro per – deputato a prendere in consegna le il paese, c’è qualcuno, come me, che “chiamate turistiche” e ad organizzare non ha la preparazione idonea per il tutto. Le giornate vanno programpoter assolvere appieno tale compito: mate in relazione alle disponibilità e ci si destreggia tra le domande giuste alle esigenze delle comitive: vi è una e curiose degli ospiti un po’ come si certa differenza nell’intrattenere quefa agli esami universitari, portando ste per un’ora o per un giorno; così l’argomento su ciò che si conosce me- come è funzionale conoscere, dal punglio. Basta questo per capire che urge to di vista della guida, la nazionalità qualche intervento. Ho avuto modo dei curiosi. Vedo poi anche la necessidi confrontarmi con alcune persone tà di coinvolgere le persone giuste per per valutare la possibilità di intavolare quanto riguarda la promozione dei un discorso serio e costruttivo al fine nostri posti ma anche dei nostri prodi arginare questa deficienza organiz- dotti, per i quali, sembra, questi graditi zativa. La mia idea, personalissima, è ospiti nutrano enorme interesse. Uno che qualcosa di efficace si può avviare: su tutti: il pane. In occasione di tali potremmo iniziare creando un grup- giornate si rende obbligatorio offrire Foto Dicantostudios Photographers by Paco Di Canto agli interessati un momento nel quale far apprezzare le fasi di preparazione del “pane fatto in casa”, affinchè ne portino un buon ricordo e con l’auspicio che qualcuno crei, in un futu- ro prossimo, un vero indotto legato a questo valore, in modo da giustificare quel nome che Trentinara ultimamente esprime: Paese del Pane. Da questo prodotto – a mio avviso fondamentale – si possono prendere in considerazione altre lavorazioni: vi sono artigiani che realizzano opere in legno, commercianti che promuovono la cucina cilentana…e potrei continuare ancora 1 Maggio, 2013 molto. Tutti questi operatori vanno coinvolti e fatti partecipare al processo turistico: il gruppo promotore deve predisporre, sulla base anche delle disponibilità degli artigiani locali, l’itinerario da seguire, tenendo conto delle preferenze dei soggetti visitatori; mostrare insicurezza nell’impostazione e nell’attività logistica, come oggi avviene, è estremamente pregiudizievole. La mia è soltanto un’idea, anche difficile da spiegare in un numero limitato di parole – sono andato anche oltre, mi scuso con la Redazione! Abbiamo bisogno della coesione di tutti: mi aspetterei un ruolo più attivo anche da parte dell’Amministrazione tutta, che ad oggi, nel contesto da me analizzato, si limita a “girare” le telefonate a persone occasionali, più o meno organizzate e competenti, essendo poi poco presente e rappresentata nei giorni interessati. Credere di vivere attraverso il turismo a Trentinara è sicuramente poco razionale al momento; pertanto, iniziando a migliorare questi piccoli aspetti, credo sia possibile porre le basi per un serio discorso orientato allo sviluppo, che incentivi i privati alla creazione di un apparato produttivo locale “tematico”, dando impulso ad un meccanismo foriero di coesione e crescita. Avanti, insieme. Consiglio libri Leggete per vi- personaggio principale della Kinselè una ragazza impacciata e un po’ vere ...come di- la,pasticciona, che nonostante sia già ceva il saggio incasinata non fa altro che mettersi in un mare di guai senza pensare alle Flaubert. conseguenze. Tutti la credono pazza, Due romanzi al mese consigliati da una lettrice accanita. Gaia Polito (Agropoli) Anche questo mese voglio parlarvi di due libri molto diversi tra loro, ma che hanno punti in comune. Il primo è di un’autrice inglese molto famosa, mentre il secondo di un’autrice tedesca poco conosciuta in Italia. Avete mai letto qualcosa di Sophie Kinsella, o sentito parlare di lei? E’ una delle mie scrittrici preferite, per il suo stile ma anche per le sue trame. “La ragazza fantasma” è uno dei romanzi di questa autrice che ho apprezzato di più. Lara, una ragazza in crisi sul lavoro e in campo sentimentale, si reca al funerale di una prozia che non ha mai conosciuto. Non succede nulla di strano, almeno finchè non spunta fuori questa ragazza che sembra appena uscita dagli anni ’20 e che comincia a strillare parlando senza sosta di una collana e dicendo di chiamarsi Sadie, proprio come la prozia appena morta. Ma… come mai solo Lara riesce a vedere e sentire questa ragazza? Con effervescenza ed ironia, la Kinsella racconta una storia stupenda di amore, complotti familiari ma soprattutto di amicizia. La ricerca della collana di Sadie diventerà una vera e propria avventura per Lara e la sua prozia, che riuscirà a conquistarvi tenendovi incollati alle pagine, soprattutto grazie alla protagonista. Lara, come ogni ma riuscirà a riscattarsi. L’adorerete. Il genere letterario della Kinsella, il cosiddetto “chick lit”, è un genere puramente femminile, perché parla di donne e si rivolge alle donne, mettendone in luce le piccole manie quotidiane al limite dell’assurdo, ma anche i grandi pregi. Se non avete mai letto nulla di questa autrice, vi consiglio di cominciare proprio con “La ragazza fantasma”. “Il segreto del Grace College” di Krystyna Kuhn, primo libro di una serie, è un thriller per ragazzi colmo di suspense e colpi di scena, che vi terrà incollati alle sue pagine fino all’ultima parola. E’ uno di quei romanzi che ti fanno trattenere il fiato e ai quali non riesci a smettere di pensare, anche dopo aver finito di leggerli. Due fratelli, Robert e Julia, si trasferiscono in un college per ragazzi prodigio in mezzo alle montagne, isolato dal mondo. Inizialmente sembra una scuola come un’altra, ma presto i due ragazzi e i loro nuovi amici si renderanno conto che al Grace College niente è come sembra. Ma è solo la scuola a nascondere dei segreti, o anche i loro amici? Eppure anche il passato di Robert e Julia sembra avvolto da un oscuro mistero… Un romanzo appassionante, senza ombra di dubbio! I vari personaggi sono ben caratterizzati, nonostante i comportamenti ambigui e indecifrabili. Nessuno si fida degli altri, alcuni hanno paura, altri considerano gli amici dei pazzi, altri ancora sono disposti a tutto pur di mantenere intatti i loro segreti. Cercare la verità, per il lettore, sarà una vera e propria sfida. 2 Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013 MUSICA–MUSIC–MUSIK–GLAZBA-MUSIQUE Un mix tra Funky, Rock, Hip-Hop e Musica Elettronica, in un solo gruppo: Donato Savria vendolo a pieni voti. Come tutte le Fotografia: Elio Di Pace - Emanuele Inizia un nuovo appuntamento sul mensile IL BANNISTA. Una rubrica Musicale, perchè come disse Alessandro Baricco “La musica è l’armonia dell’anima”. Iniziamo il nostro Tour tra le Band Campane con gruppo nato nel Luglio del 2007 all’interno del circuito universitario di Salerno, le VISIONI DISTORTE. Cinque componenti che si dedicano a costruire nuove realtà musicali, definiscono il loro genere HIP- ROCK, dato che sono riusciti a trovare una certa sintonia nonostante le diversità dei componenti (musicalmente parlando); le stesse diversità rappresentano un fattore determinante per la crescita ed il confronto fra persone che collaborano ad un’idea comune. Sulla loro Fan Page di Facebook (www.facebook.com/visionidistorte) tra le info abbiamo raccolto questa descrizione del gruppo: “Al chitarrista piace la chitarra, al batterista la batteria, al tastierista non si è ancora capito, al bassista alcune strane pratiche sessuali ed al cantante stare nella “calmizia”, strano stato mentale-catatonico paragonabile al trance.” Il 2012 è stato sicuramente l’anno più importante per la giovane band, dopo 5 anni di gavetta e concerti in giro per il Cilento, provincia di Salerno ed a spasso per la Campania, esce ufficialmente il primo EP chiamato “DISTINTE VISIONI”. Buono il riscontro del disco che presenta dei pezzi storici del gruppo più alcuni inediti. Crescono e maturano, due testate nazionali recensiscono il loro lavoro, ROCKIT (http://www.rockit.it) e METALWAVE (http://www.metalwave.it), promuo- band gli esordi avvengono in giro per locali e piazze. Loro studenti universitari della provincia di Salerno e della Basilicata. Con l’uscita del disco si impongono a livello provinciale e non solo, partecipano a molte trasmissioni radiofoniche per promuovere l’opera, e nel settembre del 2012 Vincenzo La Mura meglio conosciuto come Mbogiè è ospite nel suo stesso Paese per parlare del suo progetto con i ragazzi del forum dei giovani su Web Radio Trentinara. Come spesso ripetono tutti i componenti del gruppo e come è stato spiegato nelle sopracitate recensioni alla base di tutto troviamo il ROCK, Il minimo comune denominatore, poi ognuno aggiunge del suo, dal metal al rap, nei testi o nei suoni, “mischiando le influenze dentro un grande calderone”. Cantano sia in dialetto che in italiano riescono ad affrontare molti temi, che vanno dal sociale alla protesta, alla denuncia, ma anche cose più leggere e divertenti. Possiamo definirli un gruppo completo da cui aspettarci grandi cose per il futuro prossimo. Oltre al disco girovagando sul web potrete imbattervi anche in due video ufficiali di due canzoni presenti nell’album, “Stamm Street” (Soggetto e Regia: Alfonso Cimirro – Ivars Huxly / Fotografia e Riprese: Emanuele Vitiello - Elio Di Pace - Antonello “Hank” Trezza / Montaggio: Ivars Huxly) e “Siamo Noi” (Regia: Ivars Huxly / Montaggio: Ivars Huxly - Elio Di Pace / Riprese e Vitiello - Antonello “Hank” Trezza). Chiudiamo questa breve descrizione citando le due testate che hanno recensito il disco: “Distinte o distorte che siano queste visioni, questo disco è ricco, sostanzioso; è un piacere ascoltarlo”. Per acquistarlo basta andare sul sito http://www.visionidistorte.it VISIONI DISTORTE L’EP contiene sette tracce, un riassunto dei primi quattro anni di esperienza della band, divise tra vecchie glorie ed inediti: Fonic-oh! (sound check); Siamo noi; Distinte visioni; Rasta gangsta; Stamm street; Non si muove una foglia; Tutti consapevoli di essere niente; Membri VINCENZO LA MURA -Voce e Chitarra ANTONIO MAIURI - Chitarra ALFONSO CIMIRRO - K ARMANDO ARLEO - Basso CRISTIAN SILVESTRI - Batteria Contatto stampa: [email protected] Stay Tuned “DIFENDERE IL DIRITTO ALLA SALUTE” Cittadini e politici, contro la chiusura dell’Ospedale civile di Agropoli. Pierluigi Caroccia (Capaccio) per competenza specialistica impro- soprattutto per l’organizzazione del richiedere la convocazione del Consi- distretti e spostarle da altre parti. Va, Dal 27 Marzo 2013, i cittadini di Agropoli e dei paesi limitrofi, vivono giorni di ansia per l’esito del proprio ospedale, quando, rogabilmente entro le 8 di lunedì 15 aprile 2013”. A tale nota, il sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, annunciò di rispondere con un ricorso al Tar, per salvare l’ospedale. Tale ricorso ebbe buon esito, respinta la decisione dell’Asl, grazie al decreto ottenuto con il ri- corteo di Sabato 6 Aprile, che vide la partecipazione di tutti i sindaci del Cilento e quasi tremila cittadini, non solo di Agropoli, ma dei vari paesi limitrofi. Dopo ciò, vi fu l’attesa per l’udienza del 10 Aprile, per capire con chiarezza l’esito della vicenda, ma da ciò non arri- alla direzione dell’Ospedale civile di Agropoli, giunse una nota emanata dalla Direzione generale dell’ASL di Salerno, capeggiata da Antonio Squillante, su cui scritto: “Che cessino tutti i ricoveri ordinari e di day hospital nel presidio ospedaliero di Agropoli, e che tutti i pazienti ricoverati vengano dimessi o trasferiti in altri ospedali corso presentato dal Comune di Agropoli. La sentenza fu sospesa fino al 10 Aprile. Intanto, i cittadini di Agropoli, capeggiati da Giovanni Basile e con la testimonianza del bagnino-eroe Caroccia Pierluigi,che fu salvato dagli stessi dottori che oggi rischiano di essere trasferiti, organizzano una conferenza stampa per far chiarezza, ma va nulla, perchè il Tar di Napoli rinvia la sentenza al 19 Giugno. A causare il rinvio, “la mancata documentazione dell’Asl”, secondo le prime testimonianze. Il commento a tale rinvio da parte del primo cittadino di Agropoli Franco Alfieri: “La palla passa alla Regione ed, in particolare, ai consiglieri regionali che devono immediatamente glio per rivedere il decreto 49/2010”. La chiusura dell’Ospedale di Agropoli è balzata anche a livello nazionale, dove l’ex ministro Mara Carfagna, deputata del Pdl, ha incontrato i vertici dell’Asl Salerno e nello specifico il direttore sanitario Federico Pagano. Queste le parole dell’ex ministro: “Ho incontrato il dottor Pagano con il quale abbiamo affrontato le diverse tematiche che stanno tenendo banco, ad iniziare dall’ospedale di Agropoli”. La risposta del direttore generale Antonio Squillante: “La riconversione dell’ospedale di Agropoli? Non è un mio capriccio. Delle migliaia di accessi registrati presso la struttura, inoltre, solo 127 risultano essere codici rossi, come detto dal direttore dell’Asl. Stando a questi numeri, dunque, resta ferma la decisione obbligata di riconvertire il nosocomio in centro ambulatoriale ad indirizzo oncologico ed in struttura residenziale per le cure palliative”. Il sindaco di Salerno De Luca, non si tira indietro nel puntare il dito contro l’Asl, queste le sue parole: “E’ necessario valorizzare la medicina sul territorio. L’Asl - continua De Luca - pensa di fare l’esatto contrario togliendo risorse ai inoltre, integrata in maniera seria sanità privata e sanità pubblica dal momento che abbiamo Comuni nei quali vi sono doppioni che non si reggono più. Senza ideologismi, la sanità privata convenzionata e accreditata deve essere pienamente integrata nella programmazione sanitaria. Paghiamo più di straordinario di quanto pagheremmo assumendo altro personale”. Ed infine, ha parlato del caso dell’ospedale di Agropoli: “Abbiamo assistito in questi giorni ad una vicenda scandalosa che riguarda il Comune di Agropoli: non si chiude un ospedale dalla sera alla mattina senza garantire un’alternativa di servizio sanitario ai cittadini”. Infine, il comitato civico “Salviamo l’Ospedale di Agropoli”, sottolinea come, nell’eventuale chiusura di tale struttura sanitaria, vi sia l’impossibilità di raggiungere l’Ospedale più vicino, (cioè quello di Vallo della Lucania) a causa di una frana del tratto stradale. Da ciò, si dovrebbe deviare il proprio tragitto all’interno dei vari paesi. Ciò significa allungare il calvario del paziente, che se in difficoltà di vita, rischia ancora di più allungando la sua strada e non raggiungere in tempo l’Ospedale. 3 Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013 Radio Padania approda nel Vallo di Diano La satira Federico D’angelo “Trentinarese” Antonella Cozzi possibili solo perché nella finanziaria 2005, si può ben comprendere gli in- Radio Padania sbarca nel Cilento, gran polemica, infatti, per tutto il mese di Marzo, ha avuto la questione che vede l’installazione di un apposito ripetitore a Padula. Molti cittadini si sono imbattuti nelle trasmissioni dell’emittente leghista, che per circa una decina di giorni, ha preso il posto di “Radio 1”, la principale stazione radiofonica della RAI. A tal proposito, il Codacons Vallo di Diano ha inviato una nota all’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni di Napoli, evidenziando l’inaccettabilità della scomparsa della frequenza RAI, che i cittadini sostengono con il pagamento di un canone annuo. Ma la polemica si fa molto più aspra se si considera che Radio Padania ha la possibilità di installare su tutto il territorio nazionale le proprie stazioni, al di là del regolamento locale, così come fa Radio Maria, questo perché è considerata un servizio, ovvero una radio comunitaria, che a differenza delle radio definite commerciali, non possono trasmettere pubblicità per più di tre minuti ogni ora, dovrebbero, quindi, essere senza scopo di lucro, gestite da fondazioni o associazioni ed espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. Eccezioni del 2001, il deputato della Lega Nord, nonché uno dei fondatori di Radio Padania, l’Onorevole Davide Caparini, aveva presentato un emendamento, poi accettato, che permette a queste due emittenti radiofoniche, Radio Padania e Radio Maria, di occupare nuove frequenze, in ogni parte d’Italia, senza tener conto di tutte le leggi che regolano il settore radiotelevisivo. Inoltre nel momento in cui la frequenza, delle suddette radio, viene accesa, dopo 90 giorni esse ne diventano proprietarie, potendo rivenderla o scambiarla, sul un valore di 100 mila euro o più. Considerato che queste radio sono comunitarie, resta da chiedersi da dove vengono gli ingenti guadagni, che, ad esempio, hanno permesso alla stazione leghista di passare da un fatturato annuo di 109 mila euro nel 2006, a 1,8 milioni di euro nel 2008. Grazie a questi escamotage, che permettono la vendita o lo scambio delle frequenze e grazie ai finanziamenti pubblici di cui godono ogni anno, esse stanno arricchendo le proprie casse. Non va, infatti, dimenticato, che due senatori della Lega nord, nel 2005, firmarono lo stanziamento di un milione di euro anno per queste due radio, appunto perché considerate radio comunitarie. Sommando, dunque, i proventi delle vendite al milione di euro di soldi pubblici che esse ricevono ogni anno dal teressi economici che stanno alla base del loro operato. Radio Padania -che ha le sue radici negli anni ’70, nata, infatti, da un esperimento di un gruppo studentesco del Liceo Classico di Varese, fra cui militava già il ben noto ministro dell’Interno Roberto Maroni, e che nel 1990 viene acquistata dalla Lega Nord e nel 1997 trova la sua fase definitiva, grazie al Davide Caparini – non è certo la prima volta che affonda le mani sul territorio meridionale. Già, in provincia di Brindisi, qualche anno fa, aveva attuato lo stesso giochetto che in pochi anni le ha permesso la gestione di 300 frequenze. Ma i salentini non sono morbidi, nel 2011, infatti, Paolo Pagliaro, editore pugliese a capo di Mixer Media ha intrapreso una lunga battaglia legale costringendo Radio Padania a liberare la frequenza occupata ai danni di Radio Nice. A passear pelas ruas de Portugal Ernesto Migliorino tendenza delle istituzioni locali e na- numerose esposizioni, come l’appun- Passeggiando in bibicletta per le strade del Portogallo, in un soleggiato e assonnato pomeriggio di aprile, tra prati rivestiti di margherite, orti coltivati, piccole e sobrie case sparse nella pianura che fa da veranda aperta sull’Oceano Atlantico, si respira un’aria di profonda quiete e tranquillità, a tratti si ha l’impressione di vivere in un’atmosfera sognante, come se i problemi da cui è affetto il mondo non si curassero di tormentare questo angolo remoto d’Europa. Ma, come precisato, è solo un’ impressione; a differenza di quel che si possa immaginare sperimentando questo tipo di atmosfera che si può percepire nelle viottole della campagna lusitana, il Portogallo è, come altre realtà che gli sono vicine, un paese immerso nella crisi: il debito pubblico si trova a livelli mai raggiunti precedentemente, tali da rendere necessario un intervento della Troika che dura ormai dal 2011, il governo ha effettuato pesanti tagli negli stipendi dei dipendenti pubblici e nei fondi destinati a diversi ambiti sociali (disoccupazione, borse di studio) provocando un forte abbassamento del tenore di vita della popolazione, i consumi sono diminuiti in modo impressionante in tutti gli ambiti, conseguentemente le imprese non guadagnano e chiudono ad un ritmo serrato, e, dato più impressionante di tutti, nel 2012 l’emigrazione giovanile ha raggiunto valori prossimi all’80%: sono giovani laureati e con competenze specialistiche (masters, dottorati di ricerca) a dover partire, la “forza lavoro” della cultura di un paese. Ma, muovendosi lungo il nord del paese, si può apprezzare anche altro: le bellezze che questo posto può offrire e la sempre più marcata zionali a mettere in atto politiche per valorizzare il proprio patrimonio culturale e per favorire un sempre maggiore sviluppo del turismo. Emblema di quest’aura di rinnovamento è la città di Porto. Città del nord del Portogallo, adagiata su un’altura a ridosso del fiume Douro, sede della conservazione di uno dei prodotti tipici del paese, “o vinho do Porto”, vino dolce e dal sapore forte e deciso, mantenuto a stagionare per diversi anni (variabilmente, 15, 20, 30 o più anni, ci sono bottiglie stagionate 100 anni) nelle cosiddette “caves”, è in continuo rinnovamento: cantieri sparsi per la città sono l’immagine del rimodernamento in corso. Arrivando in treno, e dopo aver osservato la piccola ma suggestiva stazione ferroviaria rivestita da “azulejos” che raffigurano momenti cardine della storia del Portogallo, si esce all’aperto e si respira un’aria di fermento. Girando per le strade della città, sono molte le opportunità di visita agli occhi dei turisti: la libreria “Lello e Irmão”, risalente al 1869, è una delle più belle e suggestive del mondo; poco lontano svetta la “Torre dos Clérigos” opera di stile barocco, progettata dall’architetto italiano Niccolò Nasoni nella metà del XVIII secolo, su commissione della Confraternita dei Clerigi, e dalla cui sommità si può ammirare gran parte della città; posto suggestivo è la “Ribeira”, sulla riva del fiume Douro, dove giungono le barche che trasportano il vino prodotto nell’interno del paese, costellata di locali, bar e ristoranti che rendono allegra e frizzante la vita turistica portuense, e dove degustare uno dei prodotti tipici culinari che la città mette a disposizione, le “francesinhas”; l’impegno per la cultura continua nel “Palacio de Cristal”, imponente struttura emisferica nella quale si svolgono tamento annuale della “Feira do Livro”, o nella “Casa da Música”, inaugurata nel 2005, icona dell’architettura contemporanea, che offre una programmazione musicale di spettacoli e concerti che vanno dalla musica classica alle tendenze urbane d’avanguardia; numerosi musei, tra i quali la “Casa do Infante”, residenza dell’Infante D. Henrique, una volta chiamata “Alfândega”, costruita nel XIV secolo per accogliere le merci provenienti da diverse parti del mondo e nella quale recentemente sono state scoperte le vestigia di un antico sito di occupazione romana. Porto è questo e molto di più. È una città all’avanguardia nella cultura, così come nel turismo e rispecchia la volontà generale di una riscossa, di una rinascita e sta provando a dare una risposta a questi tempi di crisi investendo proprio nella cultura e nel turismo. In Italia, paese col più grande patrimonio culturale e artistico al mondo, forse dovremmo riflettere maggiormente su questa risorsa così importante che abbiamo eppure così ignorata dalla nostra politica, dalle nostre istituzioni. Educare all’autonomia Elia Volpe questa società, non vuole quindi mi- Ciò che cercheremo di affrontare in questo breve articolo è il problema dei rapporti tra scuola e società. Non si potrebbe, infatti, discutere di educazione, senza trattare questo argomento. Nella società attuale, è inutile negarlo, la scuola prepara gli studenti a un tipo di società ben preciso, con una determinata filosofia o dottrina. In questo modo la scuola diventa un organismo senza vita, monotono ed uniforme, che esclude quindi, seppur non apparentemente, diversità di opinioni e di credenze, e che di conseguenza porta gli alunni ad inculcare nelle loro menti quei credi e quelle idee che vengono ritenuti come la verità assoluta e senza delle quali non esiste salvezza. Dire quindi che la scuola ha una funzione di preparazione culturale di una società futura, equivale a fare della scuola uno strumento di ‘’addomesticamento’’. Bisognerebbe quindi partire domandoci realmente se è giusto affermare che la scuola prepari ad una nuova società, o se invece dobbiamo dire che, essendo di fatto il prodotto di rare ad una nuova società. L’unica e vera educazione sarebbe quindi quella di ‘educare all’autonomia’, richiamando pertanto alla responsabilità nella vita individuale e sociale. Educare all’autonomia del giudizio vuol dire perciò preparare le basi di una società di uomini liberi. Un alunno che vive in una scuola dove ogni suo sforzo di apprendimento possa far sì che egli pensi col proprio cervello e prenda iniziative coscienti, si trova già in un ambiente democratico, è già membro di una piccola società democratica che col tempo potrà estendersi in una più larga società democratica. Chiudo citando un filosofo e libero pensatore austriaco Ivan Illich, ‘’L’istruzione forzosa spegne nella maggioranza delle persone la voglia di imparare per proprio conto’’. 4 Anno 1 Numero 4 Il Bannista MAGGIO MESE DELLE ROSEGiuseppe E DELL’AMORE Liuccio C’è una bella canzone napoletana che in due versi straordinariamente musicali esalta le caratteristiche del mese di maggio “Chisto è ‘o mese d’ ‘e rose/ chisto è ‘o mese ‘e l’ammore” Io personalmnete ho sempre avuto un rapporto privilegiato con la rosa, riconoscendole il primato di regina dei fiori. Sarà perchè mamma ne aveva una pianta bellissima sul terrazzo di casa che esplodeva nel rosso dei colori e nell’intensità dei profumi allo scialo della fioritura in un bel vaso di terracotta con le greche nel bordo, leziosità di maestro vasaio nel mio mondo contadino. Era la conferma del trionfo della primavera anche sulle ultime code di inverno brumoso: giochi e ruzzoli garantiti a lungo all’aria aperta con i compagni di birbonerie innocenti! In campagna, a ridosso di una casupola, deposito degli attrezzi da lavoro e ricovero d’emergenza per la calura eccessiva come per i temporali improvvisi, c’era il pozzo a garanzia di irrigazione dell’orto con i solchi di geometrica fattura a produzione di peperoni rossi, gialli e verdi, di melenzane violacee, di pomodori e fagioli al palo. E, ad arredo, non mancava mai una siepe rigogliosa di rose “carmosine” all’abbraccio di muretto in pietra viva con carrucola e secchia multiuso: approvvigionamento idrico e contenitore del raccolto di primizie. Queste schegge di memorie d’infanzia accendono fotogrammi alla moviola della vita ora che, sul semicerchio di terrazzo della casa, “esilio dorato” al quartiere Parioli di Roma, ho creato un surrogato di miniorto/giardino, in cui fa bella mostra una rosa rigogliosa di fioritura. E, a percorso a ritroso di memoria,mi ritrovo studentello di prima media alle prese con l’ABC del latino a cantilenare,come tutti la rosa/rosae della prima declinazione con nell’aria immagini di luce e folate di profumi nella fredda aula illuminata, però, dal sorriso di una compagna brunetta vispa e maliziosetta, a cui facevo il filo e, nell’ora d’aria dell’intervallo,nello slancio impetuoso di una galanteria precoce, regalai un bocciolo strappato con violenza dalla siepe che ornava il giardino della scuola. La sua faccia una vampata di rossore sotto lo sguardo apparentemente severo, ma in effetti tollerante e comprensivo della professoressa di Lettere, che io, impertinente ed impiccione, avevo sorpreso in atteggiamenti inequivocabilmente molto “confidenziali” con il professore di ginnastica, bello e tenebroso nel fisico aitante. Più grandicello, con le maree del sangue in perenne agitazione, mi eccitavano di desideri e di fantasie erotiche i versi dei lirici greci, di Archiloco soldato ma anche amante:”Aveva un ramoscello di mirto e gioiva/e un fiore bello di rosa/la chioma le ombreggiava gli omeri e le spalle...”; ma anche Saffo dolce e divina maestra di grazia, di eleganza e di sottile erotismo per le ragazze del gineceo di Lesbo:”Tu sei più bella del latte/e più tenera di una rosa......../Quante corone di viole / e di rose e di salvia ti ponevi sul capo.........../Che intrecci di ghirlande al collo delicato- erano fatte/dei fiori della primavera!..../sfogavi sopra morbidi letti desideri di tenere compagne... E i miei occhi ardenti di desiderio si appuntavano sul viso di fuoco e sul seno in fiore della compagna che mi ricambiava attenzione e interesse. Fu una love story breve ed intensa, interrotta bruscamente dal trasferimento del padre, maresciallo dei carabinieri, in un’altra città. Non l’ho più rivista, anche se spesso, il ricordo mi ha terremotato cuore, anima e pensieri, anche quando il mio mestiere di professore di latino e greco mi ha portato, per alcuni anni, a commentare Archiloco e Saffo con qualche giustificato turbamento nei ricordi. Nel nostro territorio fiorì la civiltà di Poseidonia/Paestum, la mia Itaca, di cui ho indagato con rigore e passione la storia. Ho scoperto che qui le rose erano profumatissime e vi fiorivano due volte all’anno. come testimoniano Properzio, Marziale e Virgilio, tanto per citarne alcuni. Forse anche per questo le rose restano per me i fiori più apprezzati:Ed ogni qualvolta Massimo Ranieri, o qualche suo epigono, intonano “Rose rosse per te...”, il pensiero corre alle tante donne a cui nella mia vita ho inviato rose, che restano, per me ma credo non solo per me, il simbolo di maggio, della primavera e dell’amore. E mi sboccia ancora un tenero sorriso con un tonfo al cuore per quella compagna di liceo strappatami da un ..trasferimento militare, alla quale in un impeto incontrollato ed incontrollabile avevo recitato con inequivocabili intenzioni i versi di Cielo D’Alcamo :”Rosa fresca aulentissima ch’appar’ inver l’estate/ le donne ti disiano, pulzelle e maritate”. E fu, quel trasferimento, come una violenza su una rosa in esplosione di grazia e di profumo sullo stelo in un maggio di tanti anni fa. Ma mi stuzzica il cuore e mi sollecita e solletica la fantasia anche un bel canto popolare,che gli innamorati del mio paese dedicavano alla donna del cuore come “serenata” sotto la finestra nelle notti di luna piena quando più intenso si fa il desiderio di comunicare amore. Sono versi bellissimi, dolcissimi e delicatissimi ed hanno il ritmo e la musicalità di uno strambotto provenzale: E rosa siti e Rosa ve chiamati/ e lu colore re le rose aviti/ Quanno a ssa fenestrella v’affacciati/lo sole miezo l’aria ntratteniti/ Ma quale pena a lo core me dati/ quanno veriti a me ve nne trasiti!. L’etica della ricerca 1 Maggio, 2013 Marianna D’alessandro doveroso discutere dell’ultimo avve- potenzialmente patogene, talvolta Nel corso della storia e sempre più spesso al giorno d’oggi, numerose volte ricorre l’utilizzo di questa parola : etica. Letteralmente con il termine “etica” si intende la ricerca di ciò che è bene per l’uomo, di ciò che in generale è giusto fare o non fare. In virtù di questo significato ogni cittadino del mondo si proclama convinto difensore dell’etica, avvocato a favore dei diritti di ciascun essere vivente e, na- turalmente, del rispetto dell’ambiente. Talvolta, però, qualcuno si appropria con prepotenza di tutto ciò che comporta l’appellativo di “paladino dell’etica” facendone un uso personale, basato principalmente su quello che è il suo concetto di etica. nimento che, ancora una volta, si è molto pericolose. Motivo per il quale consumato sotto il segno di una que- esiste una severa regolamentazione che vieta nella maniera più assoluta la dispersione di tali animali nell’ambiente, vivi o delle carcasse che ne restano dopo sacrificio. Rappresentano infatti un potenziale “pericolo biologico” ed è per questo che ne è previsto uno smaltimento specifico. Bisognerebbe ponderare a fondo sulle proprie azioni prima di lasciarsi sopraffare dal fanatistione etica, sicuramente molto diffusa smo delle proprie convinzioni. e condivisa, ma pur sempre soggettiva. Non si può considerare un mostro, un Recentemente, infatti, a Milano il assassino chi lavora per dare delle riCoordinamento Fermare Green Hill sposte a chi purtroppo si trova a dover si è resa nuovamente protagonista di combattere contro una grave malattia, un blitz. Questa volta, dopo i Beagle, soltanto perché si serve di animali per è toccato allo stabulario del diparti- farlo. Se ci si informasse, tutti potrebmento di Farmacologia dell’Univer- bero sapere che gli animali subiscono sità dal quale sono stati liberati oltre trattamenti messi a punto attraverso mille animali da laboratorio. In un attenti studi affinchè determinino il solo istante, anni ed anni di ricerca su minor grado possibile di dolore e di gravi malattie nervose e psichiatriche stress. Il sacrificio poi è una tappa obandati in fumo; ambiziosi e concre- bligata per avere dei riscontri concreti ti progetti di studio distrutti; milioni e si realizza dopo aver profondamente di euro, che con speranza erano stati anestetizzato l’animale. Magari il suo investiti, bruciati. Ma oltre all’aspetto sacrificio contribuisce a fare un paspuramente sperimentale, ciò che lascia so avanti nella ricerca. Certo, esistono più di tutto senza parole è la rispo- tecniche di colture cellulari derivanti sta data dagli attivisti alla domanda : da animali ma si tratta pur sempre di “avete qualche idea su ricerche alter- un sistema artificiale che l’uomo può native? Ne esistono?”. Un secco “Non manipolare, le risposte ai trattamenti In tal senso sarebbe possibile fare innumerevoli esempi di come la mente umana sfrutti tale “status” per raggiungere degli pseudo-ideali, nel rispetto di regole e/o condizioni che la sua ragione gli impone. Basti pensare a Hitler, il quale a suo tempo ha partorito una delle peggiori e sanguinose pagine della storia in nome della sua questione etica, la difesa della razza ariana o alla stessa Chiesa che a volte tende a personalizzare anch’essa tale concetto di etica… tralasciando questi aspetti, sembra ci riguarda”. Non essendo scienziati, lasciano a chi di dovere il compito di trovare strade alternative per le loro ricerche. Il loro compito è soltanto quello di ridare la libertà a queste creature e far sì che non vengano più sfruttate. Troppo comodo. Anche se in difesa degli animali, non è esattamente “etico” agire in maniera talmente sprovveduta. Non c’è sicuramente bisogno di una Laurea in materie scientifiche per intuire che evidentemente la maggior parte delle cavie da laboratorio viene trattata con sostanze in vivo invece possono cambiare completamente le dinamiche di uno studio, evidenziare meccanismi, spesso, conservati dal punto di vista evolutivo e dunque riconducibili anche all’uomo. Ognuno di noi ha delle questioni etiche personali, sempre rispettabili anche se più o meno condivisibili, ma nel caso specifico quella che per qualcuno è una lotta etica, per molti altri potrebbe rappresentare la speranza di riuscire finalmente a vedere quella famosa luce alla fine di un interminabile tunnel. 5 Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013 Francesco Daniele La satira “Trentinarese” Lettera aperta al Forum dei Giovani-Partecipazione Attiva: “Istruzione per l’uso” Donato Savria vedere una piazza piena per ascoltare prattutto cercano di farle diventare fossimo in pochi e con pochi mezzi dalla Carta d’Europa della Parteci- Il Forum dei Giovani di Trentinara (SA) nasce ufficialmente nel novembre del 2011 grazie le parole di un prete Anti- Camorra, soddisfazione nel vedere tutte le sedie occupate durante una manifestazione dove si parlava di mafia con gli amici di “Libera contro tutte le mafie alla caparbietà di alcuni ragazzi, compreso il sottoscritto, e grazie alla collaborazione (anche se non efficacissima) dell’Amministrazione Comunale. Le difficoltà iniziali sono state molte, ma la voglia di cambiamento, la voglia di creare alternative alla solita vita monotona del “Paese”, la voglia di organizzarsi e fare qualcosa di concreto ci ha dato la forza e la voglia di arrivare fino ad oggi. Molte cose sono cambiate, molte attività sono state svolte, molte sono in cantiere o in fase di elaborazione. Non sono mancate le critiche, non sono mancate le “spallate”, non sono mancate le delusioni, ma per fortuna non sono mancate nemmeno le soddisfazioni. Soddisfazioni come – Salerno”, la soddisfazione di vedere tantissimi volontari che ripuliscono il NOSTRO Monte Vesole, e molte altre. Credo che la più grande “vittoria” di qualsiasi associazione si abbia nel momento in cui i propri soci, e “amici”, nonostante le molte attività svolte continuino a proporre iniziative e so- realtà. Il professore Giuseppe Liuccio, in un suo articolo pubblicato su “IL BANNISTA” afferma che il giornale on line è una “Palestra di Democrazia” , io vorrei estendere questo appellativo a tutto quell’insieme che si chiama “forum dei giovani”. Molti già sanno in che modo sia possibile sfruttare le opportunità che offre un forum giovanile, molti non lo sanno, molti restano indifferenti, ma sicuramente noi cercheremo di portare avanti questo importante progetto. Gli slogan che abbiamo usato per il tesseramento del 2011 sono stati due, “Meglio costruire idee con i giovani piuttosto che per i giovani”, che è diventato un principio fondamentale, e “Avanti voi oggi, perché il futuro è vostro” (Discorso ai Giovani dell’ex presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini). Dopo due anni sono ancora convinto io personalmente, e credo di parlare a nome di tutti, che su questi due principi debba basarsi ogni attività ed ogni iniziativa che viene svolta, ma per fare ciò c’è bisogno della PARTECIPAZIONE ATIVA di molte persone, quelle persone che hanno voglia di fare, hanno voglia di cambiamento. Non un cambiamento politico, o altro, ma un cambiamento culturale e non solo del Paese, un cambiamento che porterà i suoi frutti, se si continua su questa linea, in un futuro prossimo non troppo lontano, basta crederci. Quello che serve è solamente impegno, impegno nel proporre, realizzare, partecipare e coinvolgere. Quattro semplici cose, molto più facile a dirsi che a farsi, ma se ci siamo riusciti noi del direttivo promotore Forum dei Giovani di Trentinara, nonostante e/o strumenti, perché non si può fare oggi che per fortuna molte persone si sono interessate, il forum risulta tra i più attivi della provincia di Salerno? Il forum può essere un trampolino di lancio per una formazione umana non indifferente, ti insegna a relazionarti con gli altri, a confrontarti, ti aiuta a crescere se “usato” in modo corretto. Per chi ancora non lo sapesse il Forum Dei Giovani è un soggetto APOLITICO e APARTITICO, liberi! Liberi di esprimere opinioni senza ogni tipo di “censura”, liberi di pro- pazione dei Giovani alla vita Locale e Regionale del 21 maggio 2003. Spero che da ora in avanti aumenti la partecipazione attiva, e riusciremo a far crescere ancora di più il nostro Paese, una meraviglia affacciata sul Mondo, Trentinara. Intanto porgo i miei migliori auguri ed i migliori complimenti ai ragazzi promotori del Forum dei Giovani di Capaccio (SA), i quali si sono impegnati e si stanno impegnando per portare avanti questo importante progetto nella cittadina capaccese. Un ringraziamento particolare va a porre attività di qualsiasi tipo e genere (dalle più impegnate culturalmente alle più semplici feste, dal torneo sportivo, alla giornata di trekking, dal cineforum a qualsiasi altra idea), liberi di partecipare, perché non farlo? In breve, perché è importante partecipare? Perché il Forum rappresenta una possibilità di promuovere la partecipazione diretta dei giovani. Perché è in linea con quanto fin qui elaborato dalla Commissione Europea ed in particolare tutti quelli che hanno collaborato, collaborano o lo faranno in futuro, ma un grazie di cuore al Presidente del Forum dei Giovani di Treninara (SA) già al secondo mandato, Francesco Renna, per l’impegno, la passione, la tenacia che ci ha trasmesso fino ad ora, tutti dobbiamo imparare tanto. Eppure Volare si può! 6 Anno 1 Numero 4 Il Bannista Ulisse in motocicletta: tra cultura classica e innovazione Velocità. Caos. Mutamento Sabrina Salerno (Capaccio) Siamo immersi in una realtà che non fa altro che far coincidere l’idea di modernità con uno sfrenato e sempre crescente progresso tecnologico; in questo contesto il termine “velocità” sembra esser diventato il perno attorno al quale facciamo ruotare le nostre vite. Abbiamo bisogno dell’ultimo modello di cellulare, e per averlo siamo disposti a trascorrere l’intera giornata in fila davanti a quel negozio che ci permetterà di essere tra i primi a stringere tra le mani quell’ultima “diavoleria tecnologica”; e ovviamente dovrà avere tutte le applicazioni e i possibili aggiornamenti che faranno di esso uno strumento estremamente veloce al quale in una frazione di secondo chiediamo e immediatamente ci sarà data una risposta. E così “andiamo su di giri” se una volta tornati a casa dopo una giornata di scuola/lavoro la nostra connessione ad internet è troppo lenta, o quel signore proprio davanti a noi non ha immediatamente notato che il semaforo è diventato verde. Ci dicono che siamo figli di questa società, siamo nati col progresso tecnologico in atto e da quel momento esso non fa altro che aumentare, ma spesso dovremmo ricontrollare le nostre priorità: più che figli col passare degli anni ne stiamo diventando schiavi. E’ indubbio che la nascita dei computer, l’accesso ad internet e lo sviluppo tecnologico che ne è conseguito hanno fornito una spinta straordinaria e senza precedenti alla comunicazione e all’informazione. Con un click possiamo parlare e addirittura vedere amici e parenti oltreoceano o in qualsiasi altro posto del mondo, con estrema semplicità possiamo accedere a una serie di informazioni e notizie in tempo reale, attraverso lo schermo di un pc o di un cellulare possiamo essere, metaforicamente, in qualsiasi posto desideriamo. Troppo spesso quest’idea di novità e di progresso è stata considerata come antitetica alla cultura classica di cui noi stessi siamo profondamente intrisi. Ecco che il greco e il latino divengono le cosiddette “lingue morte”, che studiare e conoscere la cultura classica diviene quasi un privilegio per pochi, perché la si giudica inutile, superata e troppo lontana. Eppure in quella cultura ci siamo noi, e nella nostra lingua, nell’italiano che parliamo quotidianamente, sebbene sempre più contaminato da termini anglosassoni, ci sono gli echi di quello che è stata la lingua latina e ancor prima quella greca. Ma in particolar modo noi che a pochi passi dalle nostre case con una semplice passeggiata possiamo ritrovarci nella zona archeologica di Paestum, tra i templi di Hera, Nettuno e Atena dovremmo sentirci ancora più parte di quell’estrema grandezza. In ognuno di noi c’è l’Ulisse con la sua sete di conoscenza, c’è il “car- pe diem” di Orazio, c’è l’amore tragico di Enea e Didone, c’è il mistero di Omero...un fascino senza precedenti. Ma tutto ciò non vuol dire necessariamente rimanere ancorati a migliaia di anni fa rifiutando il vortice della modernità che domina i nostri giorni, anzi, a mio avviso, i due aspetti potrebbero addirittura convergere. Il progresso tecnologico in qualche modo facilita le nostre vite e in tal senso può esser messo al servizio della cultura classica e della cultura in generale; in rete possiamo trovare numerose banche dati o ancora portali di biblioteche che ci permettono di accedere in maniera molto più veloce e facile a qualsiasi volume o libro di cui abbiamo bisogno. E’ un privilegio unico che spesso trascuriamo per concentrarci soltanto sul “futile” che la tecnologia ci offre. “ C’è una misura in tutte le cose”, ce lo insegna lo stesso Orazio ed è a noi che spetta il compito di questa non facile ricerca, senza dimenticare il piacere del tutto personale che si ricava nello sfogliare un grosso volume impolverato in biblioteca o ancora nello scrivere una lettera avendo davanti un semplice foglio bianco ed una penna. La pena capitale: assassinio legalizzato Carmen Stefania Venezia (Salerno) di sovranità allo Stato tale da far conIl concetto di” pena di morte” dovrebbe essere, per i Paesi civili e democratici, aberrante ed inaccettabile. Eppure, a volte, di fronte alla notizia di taluni crimini l’indignazione porta ad affermare nei confronti del reo:-Costui meriterebbe la pena di morte!- Ponderiamo il significato di questa esclamazione e mettiamolo in correlazione con quello che sarebbe poi il conseguente effetto pratico: la pena di morte non è solo teoria ed è scioccante constatare in quali luoghi (sempre troppi) e secondo quali modalità essa venga ancora, nel 2013, prevista dal codice penale ed applicata.Nel caso dell’Italia la pena di morte è stata abolita -in via definitiva dopo la Costituzione Repubblicananel Codice Penale Militare di guerra solo nel 1994 come ne è stato eliminato ogni riferimento alle leggi militari di guerra all’interno della Costituzione solo nel 2007. Sarebbe la Cina la detentrice del triste primato del più alto numero di esecuzioni capitali nel mondo;un’altra area in cui si fa largo uso della pena di morte è il Medio Oriente. Meraviglia invece il paradosso americano, simbolo di democrazia e libertà, che annovera tale pena all’interno di più ordinamenti statali. Dove vengono accantonati i principi di libertà che uno Stato ha il dovere di garantire al cittadino, nel momento in cui vi è tra le ipotesi di condanna di reato la pena capitale? Come può un popolo cedere un pezzo tanto grande “Ieri & Oggi” Trentinara ? 1 Maggio, 2013 trollare a quest’ultimo la vita umana mediante l’attività giurisdizionale? E qui,inevitabilmente,il diritto naturale e i suoi fondamenti vanno ad intrecciarsi con il diritto positivo statualizzato che NON può ignorare o ledere il diritto alla vita. Ma ciò che più si ravvisa nell’ esercizio di un potere simile, è la superficialità nel considerare la vita umana, quanto di più prezioso esista nell’universo. Come ritrovarsi a combattere nel XXI secolo contro l’antiquata formula”occhio per occhio, dente per dente” pervenutaci attraverso la pena capitale? Dobbiamo risalire a tantissimo tempo fa per cercare di trovare le ragioni dell’esigenza degli individui di spingersi fino alla punizione più estrema:la morte. Le primordiali premesse furono poste dall’antichissima “legge del taglione”. Nel primo codice di diritto romano “Le leggi delle 12 Tavole” era inclusa questa legge; anche gli antichi Romani, i fautori di istituti giuridici originali che hanno costituito la base del civil law, si avvalevano di forme di “giustizia” alquanto brutali. L’epoca medievale poi, vide protagonisti Tribunali Inquisitori istituiti per somministrare torture e ogni sorta di pena atroce compresa la morte a coloro che risultavano condannati. Fu in definitiva un mezzo per tendere al ripristino dell’ordine e della legalità ed alla affermazione del potere statale. Con il saggio illuminista “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria si darà forza all’idea che lo Stato non può arrogarsi il diritto di comminare la pena di morte agli individui. Ma cosa è rimasto di quelle idee ri- voluzionarie per l’epoca ma tanto consone ai nuovi sviluppi cui lo Stato Moderno andava incontro, dal momento che la pena di morte vige tutt’oggi?E’ inammissibile che un essere umano, per quanto abbia compiuto un efferato delitto, subisca come pena la più lesiva di ogni diritto mai concepito: la privazione della vita. Uno Stato che non rispetta la vita non tutelerà mai fino in fondo gli individui associati che ne fanno parte. E’ sconcertante anche solo immaginare la condizione psicologica prima ancora che somatica del condannato alla pena capitale, gli ultimi attimi trascorsi nell’agghiacciante consapevolezza che non vi è via di scampo perchè è la legge a permettere un omicidio. L’uomo ha prodotto i mezzi più avanzati per cercare di debellare patologie mentali e fisiche; si sono combattute guerre per i diritti umani più svariati... ma ad oggi esiste ancora gente che muore nè per malattia nè per caso fortuito ma per assassinio autorizzato e legalizzato dallo Stato. Il lavoro delle organizzazioni internazionali, l’informazione, la propaganda sull’abolizionismo rappresentano solo parte di una battaglia da portare a termine in nome della salvaguardia della vita sempre e comunque. 7 Anno 1 Numero 4 Il Bannista Femen: imperialismo, patriarcato e autodeterminazione Rosaria Monaco movimento Feme, è stato oggetto E’ inutile negarlo, viviamo in una società classista, razzista e sessista. Capitalismo e patriarcato dominano e controllano le nostre vite. E’ inaccettabile nell’era dell’informazione, scontrarsi con cervelli ancora in catene, persone che non hanno voglia di scoprire cosa si nasconde oltre l’informazione controllata e gli schemi sociali. Si parla di capitalismo e lotta di classe, così come di patriarcato e femminismo. Perché questi due sistemi di oppressione pur non potendo essere teorizzati in una cosa sola, non possono essere presi in considerazione l’uno senza l’altro? In realtà, il capitalismo, non inventò il patriarcato, ma lo ha rafforzato nel corso dei secoli. Le donne lavorano per il capitale riproducendo la classe operaia, esse creano il perfetto ambiente per il proletario sfruttato. Questo ambiente tranquillo, addolcisce la lotta di classe, da sollievo, riposo, abiti puliti e stirati, stabilità della struttura familiare. Qualora questa non fosse capace di svolgere i propri compiti, diventerebbe una “non-donna”, una buona a nulla incapace di garantire alla famiglia bisogni basilari. Alla base di queste pretese maschiliste, troviamo la subordinazione economica della donna all’uomo e l’idea patriarcale della donna debole, lontana anni luce dalla virilità e dall’intelligenza maschile. A rafforzare l’ideologia patriarcale c’è poi la religione; tutte le religioni monoteiste relegano la donna in secondo piano, la donna ha peccato, la donna è nata dalla costola di un uomo e perciò è costretta ad appartenergli per il resto della sua vita. Il femminismo, che da sempre rivendica la parità sociale ed economica tra i sessi, si è trasformato nel corso degli anni, dal femminismo materialista a quello socialista, fino ad arrivare a quello che oggi si può definire un caso mediatico, le Femen. Movimento fondato da Anne Hustol in Ucraina nel 2008 che si definisce femminista, ma che, presenta forti contraddizioni interne. Le Femen, hanno subito attirato l’attenzione dei media per la loro pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e per la ricostruzione dell’immagine delle donne ucraine. Dopo pochi anni di attivismo, il di dure critiche da parte di femministe e attivisti di tutto il mondo. La miccia, è stata la storia della giovane attivista femminista tunisina Amina, che, avvicinatosi alle Femen, ha pubblicato in rete una sua foto in topless, con frasi ribelli, scatenando l’ira dei fondamentalisti islamici, tanto che il gruppo ha da subito temuto per la sua incolumità. Inna Shevshenko, portavoce delle Femen, ha poi invitato tutte le donne musulmane a spogliarsi, ha coordinato manifestazioni accompagnate da slogan contro la religione musulmana, fomentando l’islamofobia, imponendo la propria idea di libertà universalmente giusta. La risposta delle donne musulmane è stata accompagnata da una campagna contro le femen giudicate neocolonialiste. Le femen avrebbero poi affermato:” Siamo orgogliose di condividere idee di progresso i giro per il mondo”, non si sono così allontanate dalle politiche imperialiste portatrici di libertà e giustizia. Si sono così aut proclamate portavoce delle donne arabe, le quali, non hanno chiesto né di essere salvate né tantomeno di essere liberate. Se è vero infatti, che il femminismo è innanzitutto libertà individuale, libera scelta, libertà di usare il proprio corpo come spazio politico, allora perché imporre alle donne di svestirsi? Perché per le Femen la donna libera è nuda, mentre quella coperta è oppressa? Non esiste un modo uniforme di protestare per l’emancipazione, perché la donna che si sveste è oppressa quanto la donna coperta. Le Femen, con tutta la loro simpatia, stanno rischiando di diventare strumento dei media, di neutralizzarsi invece di autodeterminarsi. Il femminismo non può essere considerato tale se impone codici comportamentali ad altre donne o persone, SEI TU A DECIDERE COME LIBERARTI. E’ triste e deludente notare in che direzione ci spinge l’imperialismo e con quali occhi ci fa guardare aldilà del Mediterraneo, imponendo la cultura occidentale a donne che non la chiedono perché sono libere anche se indossano l’Hijab. Le donne in marcia contro i regimi dittatoriali, sono forse oppresse? Indossando una mini gonna, ti senti libera e detentrice di una verità assoluta? La liberazione della donna passa attraverso le donne di tutto il mondo, perché allora non pensare ad un femminismo trans nazionale libero da qualsiasi idea di stampo coloniale? La vergogna della Lega Rossana Migliorino Chi l’avrebbe mai detto che gli inte- Erano tutti lì, dall’alto della loro “superiorità padana”, a puntare l’indice accusatore contro Roma ladrona. Erano tutti lì, forti delle loro salde convinzioni morali e del ventennio di nobile, incorruttibile lignaggio politico che sostenevano di poter vantare, a riversare il proprio implacabile disprezzo sul Meridione. Erano tutti lì, arroccati all’inviolabile fortezza del Carroccio, a maledire la vergogna del Sud che faceva loro rinnegare di essere italiani. gerrimi leghisti, fustigatori dei costumi nazionali, avrebbero imbrattato la propria intoccabile casta con lo stesso disonore da essi giudicato tanto deplorevole e dal quale avevano declamato eterna immunità? Eppure, in Italia funziona così. Con i tempi che corrono, paradossalmente stupirebbe constatare che qualcosa possa essere inquadrata nei limiti della legalità. Un anno dopo lo scoppio della bufera giudiziaria che ha travolto il Carroccio, lo scandalo della Lega Nord ha, di recente, annoverato un nuovo capitolo NON TUTTO È COME SEMBRA maschilismo e razzismo nei film per bambini Roberta Lombardo se ed in perenne attesa del Principe La Walt Disney Pictures continua a produrre, ogni anno, numerosissimi film d’animazione per bambini e ragazzi che riscuotono notevole successo. Per questo motivo, tutte le sue storie trasmettono moltissimi messaggi positivi, ma analizzandole un po’ più attentamente si scopre che sono piene di stereotipi che possono essere interiorizzati da chi le guarda. Oltre allo stereotipo della società maschilista (le protagoniste femminili sono tutte fanciulle passive, vanitose, che hanno in comune la loro eccezionale bellezza fisica costantemente sottolineata, ma sono fragili, indife- Azzurro pronto a salvarle da una vita degradante e triste) è l’aspetto del razzismo che preoccupa maggiormente. Sicuramente la Disney non intende offendere nessuno, sarebbe anche controproducente per i suoi affari, ma il film d’animazione Aladdin distribuito nel 1992 e considerato uno dei Classici Disney, è stato oggetto di numerose controversie nel corso degli anni. È basato su un racconto arabo contenuto nella raccolta Le Mille e una notte. Narra le avventure di un giovane intraprendente, che sogna di fuggire da una misera esistenza di strada per sposare la bellissima principessa Jasmine. Il destino vuole che Aladdin venga incaricato dal Vizir del Sultano, Jafar, di recuperare una lampada dalle proprietà soprannaturali. Aladdin riesce a trovare la lampada e, con essa, il vivacissimo genio che la abita, conquistando così la possibilità di esprimere tre desideri, scatenando però le ire del potente Jafar. Pur spacciandosi per un ricco e bellissimo principe, Aladdin non riesce a far colpo sulla principessa e sco- con l’arresto dell’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, che il 24 aprile scorso è stato prelevato dai finanzieri nella sua casa di Genova e rinchiuso nel carcere di San Vittore. Per Belsito, finito al centro dell’inchiesta con l’accusa di aver prelevato ingenti somme di denaro pubblico dalle casse leghiste e di averle investite in affari privati in Tanzania, a Cipro e in Norvegia, la Procura di Milano ha richiesto il fermo anche per appropriazione indebita di rimborsi elettorali, riciclaggio, truffa e false fatturazioni. Una storia torbida, questa, che da più di dodici mesi accompagna le cronache italiane e per la quale quest’ultimo sviluppo rappresenta un quanto mai atteso ed appropriato epilogo, anche se precedenti spiacevoli ed estremamente infelici inducono, malgrado tutto, a chiedersi se quest’ epilogo potrà essere, effettivamente, considerato tale a lungo. Belsito è stato, in realtà, fin da subito, il capro espiatorio di una faccenda ben più losca e ben più ricca di insospettabili quanto eclatanti colpevoli. E, com’è un classico in casi del genere, il capro espiatorio, incastrato con le mani nel sacco e vistosi inesorabilmente smascherato, ha deciso di gettare silenzio e connivenza alle ortiche, trascinando ben presto con sé nell’onta irreprensibili membri del partito. Così, in men che non si dica, con un effetto tsunami la truffa è degenerata in uno scandalo clamoroso, dando vita a un’indagine esplosiva dai cui fascicoli sono presto spuntati nomi illustri annoverando, tra gli altri, Roberto Calderoli, Rosy Mauro e la famiglia Bossi al completo. A coronare il tutto, l’ombra della ‘Ndrangheta ha avvolto i risvolti oscuri di una vicenda in caduta libera verso un baratro che appare ogni giorno senza fine; lo scarno rimasuglio della celebre “integrità morale” leghista sembra, ormai, sotterrato: 1 Maggio, 2013 pre che la bella Jasmine in realtà è sempre stata innamorata del vero Aladdin. Con l’aiuto del suo amico genio, dell’inseparabile scimmietta Abù e di un tappeto magico, Aladdin, volendo dimostrare il suo valore, decide di salvare il regno dalle perfide macchinazioni di Jafar, per divenire finalmente “padrone” del proprio destino. (http:// www.comingsoon.it/Film/Scheda/ Trama/?key=35965&film=Aladdin) Il primo stereotipo appare all’inizio del film, il mercante arabo che, pur di guadagnare, riesce a vendere qualsiasi cianfrusaglia, facendola passare per qualcosa di utile. La canzone “Arabian Nights”, conteneva una strofa in inglese, successivamente eliminata, in cui descriveva la terra araba come “un posto in cui ti tagliano le orecchie se non piace la tua faccia, è barbaro lo so, ma, hey, è la mia casa.” Aladdin, è rappresentato come un agile ladruncolo (stereotipo degli arabi), ma i suoi furti sono giustificati da altre buone azioni, come la scena in cui ruba del pane ma decide di offrirlo a due bambini che cercano cibo tra la spazzatura. Si avvicina al personaggio di Robin Hood, allontanandosi dallo stereotipo del ladruncolo arabo. Salva la principessa Jasmine dalla condanna araba di amputazione delle mani per aver commesso un furto, e salva il paese dalla furia del diabolico Jafar. È rappresentato come un “positivo” Americano, e non un “negativo” Arabo. A differenza degli altri personaggi arabi, nel film originale il suo accento è perfettamente americano, il suo viso è più luminoso degli altri, ha un taglio di capelli americano, sembra pulito e ben tenuto nonostante sia povero, ed è estremamente bello. Adora la libertà e rappresenta in pieno il concetto dell’ American Dream, desiderio di migliorare la propria condizione e raggiungere il successo. Anche Jasmine e il Sultano sembrano più americani che arabi. Vari sono i riferimenti alla “razza bianca”: sono ricchi, puri, candidi, possiedono valori americani, come la libertà di scelta per Jasmine. Jafar è l’opposto, è più “arabo” nel linguaggio, nell’apparenza e nelle azioni. Non è per nulla attraente, riesce a ipnotizzare con il suo sguardo, vuole avere il controllo totale di tutto il mondo, imprigionando o uccidendo chi non è d’accordo con lui. Insomma, rappresenta il male assoluto. La maggior parte delle persone (bambini e adulti) viene conquistata dalla magia del film, senza far caso a questi particolari… Ma il problema è proprio questo: il senso magico di questi film d’animazione deriva anche da questi stereotipi che i bambini assorbono senza rendersene conto. infatti, non è forse vero che al Consiglio della Regione Lombardia era stato posto il giovane Renzo Bossi, detto anche “il Trota”, un ragazzino bocciato tre volte alla maturità, con una laurea falsa comprata in Albania, soldi pubblici in abbondanza per i suoi svaghi personali e chissà quanti altri scheletri nell’armadio da tirare fuori? Guarda caso, era stato proprio lui, l’onesto e virtuosissimo Umberto; lui che, a capo del suo inavvicinabile squadrone leghista, voleva fare della Padania uno Stato a parte, per non mescolarsi con gli indegni “barbari” del Meridione, distruggendo, così, quanto uomini illustri degni di questo nome avevano unificato 151 anni fa. Eppure, come suggeriscono le circostanze attuali, sembra quasi che, al confronto di Bossi junior, personaggi come Mazzini o Garibaldi debbano impallidire di vergogna. Ma dove saremo mai finiti? 8 Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013 Proverbi“Lae capo detti n’adda“Trentinaresi” patisce ” Traduzione nel prossimo numero de “Il Bannista” “Si viri nu paese abbandunato co quatto case nzimma no sderrupo, na vecchia ca è cchiù vecchia re le mmura, cchiù ghianca re le pprete re la via, Chesta è la terra mia!” Giuseppe Liuccio LA FOTO DEL MESE-MAGGIO 2013 “Il bello della foto non è il soggetto ma l’emozione che essa trasmette” Foto di Candida Marino Foto scelta dal Direttivo del Forum dei Giovani di Trentinara Concorso Continua il concorso fotografico Inviateci le vostre foto di Trentinara! Potete far riferimento a qualsiasi luogo/paesaggio del nostro stupendo paese; immagini storiche, attuali, in occasione di festività... Dove inviarle: sulla pagina facebook “Il Bannista” o sul gruppo “Giornale on-line IL BANNISTA”. Pubblicheremo, ogni mese, quella considerata più bella! Chi decide: verrà fissato un termine massimo per la consegna; dopodiché lanceremo la votazione virtuale. I termini e le modalità di quest’ultima verranno resi noti, attraverso la nostra pagina, tra qualche giorno. Partecipate! 9 Anno 1 Numero 4 Il Bannista Rubrica di cucina Mariella Lanzalotti (Agropoli) Cucina...cu’mico!!! 1 Maggio, 2013 10 Antonio Passaro PLUMCAKE SALATO Alla Rucola “Fusiddi al ferro Cilentani” Ricetta per 4 persone Ingredienti: 500 gr di farina semola di grano duro 1 uovo Acqua calda (Quanto basta) Disporre la farina a fontana e aggiungere un uovo. Aggiungere l’acqua e iniziare ad impastare delicatamente, fino ad ottenere un panetto morbido ed omogeneo. Ricavare delle striscioline di pasta di circa 6/7 cm. Iniziare a incavare le striscioline di pasta con il ferro. Disporre i fusilli pronti su di un vassoio per far si che la pasta riposi per un po’ di tempo prima di poterli immergere in acqua per cuocerli. I tempi di cottura sono di circa 8/9 min. Preparare il sugo con olio, rigorosamente di Trentinara, cipolla tagliata a tocchettini. Un buon bicchiere di vino RIGOROSAMENTE di Trentinara... Dopo di che Buon Appetito a tutti!!! Ingredienti 300gr di farina OO 3 uova intere 120 ml di olio di semi 100 ml di latte 1 bustina di lievito per torte salate 120 g di formaggio a pasta dura (groviera, asiago) 200 g di pancetta 70g di formaggio grattugiato 100 g di rucola 3 pomodori secchi Sale e pepe Q.b. Preparazione Tagliate il formaggio a pasta dura, i pomodori secchi, la pancetta e la rucola a pezzettini. Sbattere le uova con un pizzico di sale e pepe, aggiungere l’olio e amalgamate, continuando a mescolare aggiungete il latte. Setacciate la farina con all’interno la bustina di lievito e aggiungetelo al composto, versate il formaggio grattugiato e gli altri ingredienti precedentemente tagliati. Amalgamate bene il tutto e versatelo in uno stampo per plumcake precedentemente imburrato e infarinato. Infornate a 180° per 30/35 minuti. Cake pop Ingredienti Ciambella o torta al cioccolato o classica avanzata q.b. Crema di nocciola o marmellata q.b. Cioccolato fondente o al latte q.b. Decorazioni di zucchero o di cioccolata (cristalli di zucchero, codette, granella di nocciole ecc) Facoltativa: Coloranti alimentari a piacere Bastoncino da lecca lecca o zucchero filato Preparazione Sbriciolare la torta in una ciotola, aggiungere la crema di nocciole o marmellata in modo da ottenere un impasto lavorabile. Formare con l’impasto delle palline medie e posizionatele su un vassoio. Far sciogliere il cioccolato fondente o bianco a bagnomaria, intingete la punta del bastoncino nel cioccolato e poi infilatelo nella pallina di torta e ripetete l’operazione per ogni pallina. Fate riposare le palline in frigo per qualche ora finche’ l’impasto non sia solidificato. Fondere di nuovo il cioccolato e intingere la pallina, e far colare il cioccolato in eccesso per avere una copertura liscia e omogenea. Ricoprire il cioccolato con le decorazioni a piacere e lasciateli asciugare. In alternativa e possibile colorare il cioccolato bianco con colorante alimentare. Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013 11 IL MESE DI APRILE DI REAL TRENTINARA E VESOLE il sogno play off, sotto i colpi Sogni svaniti todell’Eclanese, che nello scorso tenere testa alle ben più quotate week end ha vinto in casa tren- Fonte e Paestum Soccer.Un solo e altri da rin- tinarese (1-2). punto separa la squadra allenata Marandino dalla testa della correre… Infatti, nonostante il terzo posto, dagraduatoria.Decisiva la vittoria Sport di “Casa Nostra” tegoria continua a stupire, e a Francesco Vinci Il Real Trentinara si appresta a chiudere il mese di Aprile (e pure il campionato) con la trasferta nella Penisola Sorrentina contro il Sant’Agnello. Una partita inutile ai fini degli obiettivi prefissati, visto sfuma- sicuramente di grande prestigio, la squadra di mister Condemi non disputerà gli spareggi promozione perché, come recita il regolamento, fra la seconda e la terza classificata devono intercorrere al massimo nove punti. Purtroppo per il Real i punti di distacco, a una gara dal termine, sono ben quindici. Per un sogno sfumato di una trentinarese ce n’è un altro ancora da rincorrere:quello del Vesole.La squadra di Terza Ca- di Roccadaspide contro il Tempalta, decisiva la rete finale del sindaco Rosario Carione. Il campionato di Terza si concluderà il nove giugno.E fino ad allora ne vedremo delle belle… Il Cruciverba“Trentinarese” ORIZZONTALI VERTICALI 1 località trentinarese dal nome di un organo 1 Se nge mete lu grano 4 E' bona pe nge stenne le fico a lu sole 3 Si usa per legare qualsiasi cosa 7 Se rae a mano mmersa 8 Se vereno a la squagliata re la neve 12 Domani 13 lu patre re papà 14 respira 15 Rae le sole a le riuniuni re lu forum 16 Stae mmiezzo la chiazza 1 2 5 4 6 2 al centro di trentinara 7 8 5 se scenne... 6 Se usa pe la recotta 7 tipica espressione trentinarese 9 10 11 12 13 9 nu nge nevace mai 14 10 bambini 11 Le face zi tunino re angiula rosa 3 15 16 Anno 1 Numero 4 Il Bannista La coccinella blu Erica Fraiese C’era una volta, in un’importante fabbrica di pettini, un pettine blu-notte di nome Pe-pe. Ben presto fu esposto nella vetrina di un negozio scintillante, provato da vari avventori e alla fine comprato da un anziano ambasciatore. L’oggetto aveva accarezzato capelli di tutti i tipi: lisci, ricci, corti, lunghi, bianchi e mori ed una cosa non sopportava: i capelli dell’ambasciatore. Erano corti, grassi e bianchi, sembravano stoppa. Una bella mattina d’estate, mentre l’acquirente era uscito a fare una nuotata, Pe-pe e un capello fecero una lunga ma vivace conversazione. Il capello disse al pettine che l’ambasciatore sarebbe rimasto calvo a causa cli una carenza di cheratina. Pe-pe era smarrito perché, nonostante la sua eleganza, sarebbe rimasto disoccupato. Così fu e l’arnese venne gettato nel bidone dell’immondizia che lo divorò con molto gusto. Povero Pe-pe, si ritrovò in una discarica coperto da bucce di banane e torsoli di mela. Una vagabonda dai lunghi e folti capelli neri lo recuperò e lo mise nella sua umile baracca che era però allestita all’interno, come un camerino di una diva, con un bellissimo specchio un po’ macchiato e un vecchio tavolino dorato. Ella si pettinò, il pettine accarezzava felice i lunghi capelli morbidi, setosi e i due diventarono molto amici sino alla morte. http://www.trentinara.net/index.php?option=com_content&view=article&id=216:la-legge-del-mare&catid=112:erica-fraiese&Itemid=369 1 Maggio, 2013 12 Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013 Traduzione del proverbio sul Terzo numero de “il Bannista” “resti sempre dove vedi una cosa che ti piace” Soluzione del cruciverba trendenarese sul Terzo numero de “il Bannista” 2 1 3 4 5 P U O R C O 7 6 A L E U N A 8 N O E E N A 9 T A O G N L I Z 10 Z I R O …Riferimenti degli articoli: http://www.rockit.it/recensione/19009/visionidistorte-distinte-visioni http://www.metalwave.it/viewrece.php?id=4615 http://www.visionidistorte.it/ https://www.facebook.com/visionidistorte?fref=ts http://disneyandmovies.pbworks.com/w/page/17905678/4%20Aladdin http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=35965&film=Aladdin http://it.wikipedia.org/wiki/Aladdin#Controversie …Riferimenti fotografici: Foto Dicantostudios Photographers by Paco Di Canto Pag. 2 Direttore de “Il Bannista”: Roberto Paolantonio Responsabile articoli: Donato Savria Responsabile impaginazione: Devid Orlotti 13