Maggio, 2013

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Maggio, 2013
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Il B
http://www.forumdeigiovanitrentinara.it
Forum dei
Giovani
Trentinara
http://www.comune.trentinara.sa.gov.it
http://www.trentinara.net
Voci dal paese
ASSOCIAZIONE CULTURALE
Anno 1 Numero 4 1 Maggio, 2013
“Supplemento del periodico IL PAESE Fondato e Diretto da Emilio La Greca - Reg. Trib. Vallo della Lucania (Salerno) n° 102 del 28 novembre 2002 “
“I CANTENNA: STORIA DI UN AMORE”
Michela Daniele gere in chiave attuale, problematiche, no 2012 i Cantenna ricevono l’attesta- ciale del direttore generale dell’Unesco,
E quando la passione per la musica si mescola
con l’amore per
la propria terra
e le proprie tradizioni, non può
che nascere un composto vincente!
Questo è accaduto a Trentinara 11
anni fa, con un progetto che diventa sempre più concreto e attuale: il
“Gruppo Folkloristico Cantenna”.
Sotto la presidenza di Antonio Di
Canto, vice-presidente Antonio Stellato, è diretto musicalmente da Gerardo De Leo, ad occuparsi invece delle
coreografia è Antonietta Medugno,
un’unione molto affiatata che si muove attraverso ideali e valori comuni.
Innanzitutto perché Cantenna? Cantenna è la rupe che sorregge il nostro
bellissimo paese, e il gruppo vuole
essere un sostegno forte per le tradizioni locali e per la propria terra!
Cantenna o meglio la “Preta ngatenata” è anche il luogo dove è ambientata
la leggenda- storia di Trentinara; un
amore tormentato, tra il Capo brigante di nome Saullo e la figlia del
barone Isabella; un amore contrastato dalle famiglie per conflitti di interessi che ha spinto i due al suicidio!
Storia antica ed attuale perché l’amore prima o poi tormenta tutti, e una
parte di te può morire per un attimo,
quando non riesci a viverlo a pieno.
Inconsapevolmente infatti negli anni,
l’ottica del gruppo è stata quella di leg-
passioni, situazioni vissute dai nostri
avi, ma che comunque ci appartengono come bagaglio culturale ed incidono sulla nostra emotività. È nostro
dovere mantenere vivo tutto questo.
Obiettivo principale è quello di gridare con orgoglio in qualsiasi posto toccato, la provenienza e di trasmettere, la
passione e la complicità che contraddistingue e che è essenza stessa del gruppo! Il repertorio è ricco, e si adatta a
qualsiasi fascia di età; comprende brani propri della tradizione popolare ed
altri scritti e musicati da componenti
del gruppo, in particolare da Gerardo
De leo. Ogni bravo, viene arricchito da
balli, che hanno lo scopo di dare un
messaggio di rinascita e gioia anche
nelle disavventure, trasmettendo la
caparbietà e l’orgoglio che contraddistinguevano le generazioni precedenti.
Alcuni di essi si possono ascoltare nel
nostro primo lavoro discografico dal
nome “Le Mura”, titolo di un brano
di De Leo dalla forte carica emotiva
e capace di raccontare storie, disagi e
amori e sensazioni, che solo le mura
delle case e dei cuori possono mantenere segreti e comprendere a pieno.
Si sta lavorando al secondo Cd, carico di musicalità nuove e brani inediti.
In undici anni, tante sono state le esperienze vissute: serate di beneficenza in
orfanotrofi che non fanno altro che riempirti il cuore e ti fanno comprendere quanto la musica possa essere anche
sostegno ed aiuto; festival dove non
sono mancati riconoscimenti. Nell’an-
to di” Gruppo di interesse nazionale”.
Per ultimo, ma solo in ordine cronologico partecipazioni con il professore Giuseppe Liuccio, noto scrittore e
compositore Trentinarese e l’onore di
suonare e partecipare ad un evento di
grande importanza internazionale, in
un luogo altrettanto strepitoso; il conferimento della cittadinanza onoraria
a Mounir Bouchenaki, consigliere spe-
nel museo archeologico di Paestum.
Per arrivare a questi risultati tante sono
state le difficoltà, ma con il sudore e la
caparbietà del Presidente e dei componenti e nella consapevolezza che la
musica è essenza di vita, si continua a
percorrere una strada carica di entusiasmo, amore, rispetto, passione e valori
…e che il sogno non abbia mai fine…
L’importanza di farsi trovare
pronti
Roberto Paolantonio Pag 2
Leggete per vivere
Gaia Polito Pag 2
Rubrica Musicale
Lettera aperta al Forum dei
Giovani
Donato Savria Pag 3/6
Difendere il diritto alla salute
Pierluigi Caroccia Pag 3
La satira Trentinarese
Federico D’angelo Pag 4
Radio Padania approda nel
Vallo di Diano
Antonella Cozzi Pag 4
A passear pelas ruas de
Portugal
Ernesto Migliorino Pag 4
Educare all’autonomia
Elia Volpe Pag 4
Maggio mese delle rose e
dell’amore
Giuseppe Liuccio Pag 5
L’etica della ricerca
Marianna D’alessandro Pag 5
La satira Trentinarese
Francesco Daniele Pag 6
Ulisse in motocicletta: tra
cultura classica e innovazione
Sabrina Salerno Pag 7
La pena capitale: assassinio
legalizzato
Carmen Stefania VeneziaPag 7
Femen: imperialismo, patriarcato e autodeterminazione
Rosaria Monaco Pag 8
Non tutto è come sembra...
Roberta Lombardo Pag 8
La vergogna della Lega
Rossana Migliorino Pag 8
Sporti di “Casa Nostra”
Francesco Vinci Pag 10
Cucina cu’ mico!!!
Antonio Passaro Pag 11
RIFIUTI, RIFIUTI E ANCORA RIFIUTI!!!
Andrea Di Mauro se sono gettate nell’ambiente, il rischio nella catena alimentare. Altri prodotti
Perché la natura
“digerisca”
una
bottiglia di vetro
ci vogliono 400
anni, per una lattina di alluminio dai
10 ai 100 anni, per un contenitore di
polistirolo oltre 1000 anni, per un indumento di lana o cotone 1 anno, per
una scatola di cartone 2 mesi, per giornali e riviste dai 6 mesi ai 10 anni, per
bottiglie, sacchetti, piatti e posate di
plastica dai 100 ai 1000 anni… Oggetti
di plastica, di vetro, di carta, di alluminio. Pneumatici, carcasse di elettrodomestici, componenti elettronici. Questo è quello che si trova lungo alcune
strade più o meno trafficate del nostro
comune. Rifiuti gettati dove capita da
gente incivile che non conosce cosa sia
il “bene comune” né l’impatto che questi rifiuti possono avere sull’ambiente e
sulla nostra salute. Ad esempio le pile
e gli accumulatori esausti, fortunatamente ancora molto rari sul nostro
territorio, contengono metalli pesanti
quali piombo, cromo, cadmio, rame,
zinco e mercurio. Le quantità di mercurio contenute nelle pile sono minime, ma se vanno in discarica, o peggio,
di inquinamento, in particolare delle
acque, è molto alto. Una pila contiene
circa un grammo di mercurio, quantità
più che sufficiente per inquinare 1.000
litri di acqua. Le batterie al piombo,
come quelle utilizzate per tutti i mezzi
di trasporto dalle automobili alle barche o per alimentate i gruppi di continuità di ospedali, centrali elettriche
o telefoniche, una volta esaurite, possono costituire un potenziale pericolo
per l’ambiente, in quanto contengono componenti di elevata tossicità: il
piombo, tossico perché tende ad accumularsi nell’organismo, soprattutto nel
sistema nervoso centrale; e l’acido solforico, che è una sostanza molto corrosiva. Gli pneumatici, invece, di cui è
presente una nutrita colonia ai lati di
alcune nostre strade, sono costituiti
da materiale altamente infiammabile.
I prodotti che si sviluppano dalla loro
combustione sono altamente tossici
per l’uomo. Si ricorda in particolare
che la loro combustione, così come la
combustione della plastica in generale, sviluppa diossine. Queste sostanze
sono altamente tossiche e difficilmente
biodegradabili. Si accumulano all’interno degli esseri viventi ed entrano
di combustione degli pneumatici sono
l’ossido di zolfo e l’ossido di azoto, sostanze che possono causare irritazione
di occhi, pelle e mucose. Anche i rifiuti derivanti dai prodotti elettronici sono dannosi. Infatti nei prodotti
elettronici sono presenti centinaia di
materiali diversi, dei quali il piombo è
tra i più tossici, ma all’interno di questi materiali si trovano anche cadmio,
mercurio, arsenico, antimonio, berillio, cromo, nichel, selenio, zinco e
numerosi composti organici clorurati,
tutti tossici. Altri aspetti riguardanti
i rifiuti, meno pericolosi ma non per
questo trascurabili sono l’impatto visivo che questi hanno e la puzza che
emettono specialmente se rifiuti organici biodegradabili (dai residui delle
potature delle piante alle carcasse di
animali). Negli ultimi anni sono stati
fatti passi da gigante sulla gestione dei
rifiuti nel nostro territorio ma tanto c’è
ancora da fare. E lo spuntare di tanto
in tanto di piccole discariche lungo le
strade, figlio dell’ignoranza di pochi
è motivo di vergogna per tutte quelle
persone che hanno una coscienza civica.
Ricette Cilentane...
Mariella Lanzalotti Pag 11
Ieri & Oggi Trentinara Pag 7
Proverbi e detti Trentinaresi Pag 9
Concorso Fotografico Pag 9
Cruciverba Trentinarese Pag 11
Le storie di ERICA FRAIESE Pag 12
Anno 1 Numero 4 Il Bannista L’importanza di farsi
trovare pronti
Roberto Paolantonio
Sembra che il Cilento stia attraversando un buon
periodo in termini
di valorizzazione
turistica e promozionale:
diverse
sono le località
che, in virtù di
talune bellezze e/o di eventi, riescono ad attirare flussi di persone più o
meno rilevanti. Molti sapranno testimoniare meglio di me, in quanto portatori di un’età anagrafica più matura,
la riscoperta delle nostre zone; vedo
una tendenza al vivere bene, sano,
sereno…tutti elementi che il Cilento,
Trentinara compreso, può garantire.
Anche la nostra piccola realtà sta beneficiando di questa onda positiva:
non potrebbe essere altrimenti, avendo un patrimonio principalmente
paesaggistico invidiato bonariamente
un po’ da tutti. I dati parlano chiaro:
sono diverse le persone che contattano il Municipio per avere informazio-
ni sul territorio e con l’intenzione di
raggiungere il nostro paese con amici
e comitive; altre, invece, si ritrovano
nei nostri borghi spinti da uno spirito avventuriero e dalla curiosità. Il
problema, però, si pone al momento
dell’arrivo: ad oggi non abbiamo una
rete di persone organizzata, atta a ricevere questi ospiti, a mostrar loro – ed
po di lavoro, costituito da persone
più o meno reperibili, che si dia una
preparazione forte dal punto di vista
territoriale, storico, ambientale. Un
a spiegare le nostre origini, le nostre gruppo, quindi, che dia inizio a quebellezze, i nostri luoghi di interesse
storico-paesaggistico.
Ovviamente
non parliamo di un numero esoso di
turisti: dall’inizio dell’anno, fonti comunali ci confermano che sono state
alcune decine di persone a raggiungere Trentinara tramite precedenti
contatti telefonici -- numero che poi
aumenta vistosamente nel periodo
estivo. L’aspetto sul quale credo sia
importante soffermarsi non è tanto
quello del “numero” degli ospiti – almeno per ora – quanto quello della
giusta accoglienza; un paese che vuole
puntare al turismo di qualità, proponendo i suoi paesaggi e i suoi prodotti,
deve incentivare in qualche modo la
venuta delle persone ma, soprattutto,
dare una buona impressione ad ogni
singolo soggetto che viene a visitarci.
Trentinara, da questo punto di vista, sto processo di studio attraverso degli
pecca già nella fase di approccio: le incontri, dei seminari, delle ricerche
comitive, infatti, prima di trovare a di- a tema: non possiamo lasciar spazio
sposizione una “guida” – tra virgolette, all’improvvisazione. E’ importante
nel MIO caso – devono intraprendere poi trovare un luogo, gestito da queun valzer di telefonate, che parte dal sto “gruppo di accoglienza turistica”
Comune e che interessa poi qualche che funga, almeno nel fine settimana,
associazione locale. Successivamente, da infopoint -- idea su suggerimento
ad accompagnare i turisti in giro per – deputato a prendere in consegna le
il paese, c’è qualcuno, come me, che “chiamate turistiche” e ad organizzare
non ha la preparazione idonea per il tutto. Le giornate vanno programpoter assolvere appieno tale compito: mate in relazione alle disponibilità e
ci si destreggia tra le domande giuste alle esigenze delle comitive: vi è una
e curiose degli ospiti un po’ come si certa differenza nell’intrattenere quefa agli esami universitari, portando ste per un’ora o per un giorno; così
l’argomento su ciò che si conosce me- come è funzionale conoscere, dal punglio. Basta questo per capire che urge to di vista della guida, la nazionalità
qualche intervento. Ho avuto modo dei curiosi. Vedo poi anche la necessidi confrontarmi con alcune persone tà di coinvolgere le persone giuste per
per valutare la possibilità di intavolare quanto riguarda la promozione dei
un discorso serio e costruttivo al fine nostri posti ma anche dei nostri prodi arginare questa deficienza organiz- dotti, per i quali, sembra, questi graditi
zativa. La mia idea, personalissima, è ospiti nutrano enorme interesse. Uno
che qualcosa di efficace si può avviare: su tutti: il pane. In occasione di tali
potremmo iniziare creando un grup- giornate si rende obbligatorio offrire
Foto Dicantostudios Photographers by Paco Di Canto
agli interessati un momento nel quale
far apprezzare le fasi di preparazione
del “pane fatto in casa”, affinchè ne
portino un buon ricordo e con l’auspicio che qualcuno crei, in un futu-
ro prossimo, un vero indotto legato a
questo valore, in modo da giustificare
quel nome che Trentinara ultimamente esprime: Paese del Pane. Da questo
prodotto – a mio avviso fondamentale
– si possono prendere in considerazione altre lavorazioni: vi sono artigiani
che realizzano opere in legno, commercianti che promuovono la cucina
cilentana…e potrei continuare ancora
1 Maggio, 2013
molto. Tutti questi operatori vanno
coinvolti e fatti partecipare al processo turistico: il gruppo promotore deve
predisporre, sulla base anche delle
disponibilità degli artigiani locali, l’itinerario da seguire, tenendo conto
delle preferenze dei soggetti visitatori;
mostrare insicurezza nell’impostazione e nell’attività logistica, come oggi
avviene, è estremamente pregiudizievole. La mia è soltanto un’idea, anche
difficile da spiegare in un numero
limitato di parole – sono andato anche oltre, mi scuso con la Redazione!
Abbiamo bisogno della coesione di
tutti: mi aspetterei un ruolo più attivo anche da parte dell’Amministrazione tutta, che ad oggi, nel contesto
da me analizzato, si limita a “girare”
le telefonate a persone occasionali,
più o meno organizzate e competenti, essendo poi poco presente e
rappresentata nei giorni interessati.
Credere di vivere attraverso il turismo
a Trentinara è sicuramente poco razionale al momento; pertanto, iniziando a migliorare questi piccoli aspetti,
credo sia possibile porre le basi per un
serio discorso orientato allo sviluppo,
che incentivi i privati alla creazione
di un apparato produttivo locale “tematico”, dando impulso ad un meccanismo foriero di coesione e crescita.
Avanti, insieme.
Consiglio libri
Leggete per vi- personaggio principale della Kinselè una ragazza impacciata e un po’
vere ...come di- la,pasticciona,
che nonostante sia già
ceva il saggio incasinata non fa altro che mettersi
in un mare di guai senza pensare alle
Flaubert.
conseguenze. Tutti la credono pazza,
Due romanzi al mese consigliati da una lettrice accanita.
Gaia Polito (Agropoli)
Anche questo
mese
voglio
parlarvi di due
libri molto diversi tra loro,
ma che hanno
punti in comune. Il primo è di un’autrice inglese molto famosa, mentre il secondo di un’autrice tedesca poco conosciuta in Italia.
Avete mai letto qualcosa di Sophie
Kinsella, o sentito parlare di lei? E’ una
delle mie scrittrici preferite, per il suo
stile ma anche per le sue trame. “La ragazza fantasma” è
uno dei romanzi
di questa autrice
che ho apprezzato di più. Lara,
una ragazza in
crisi sul lavoro e
in campo sentimentale, si reca
al funerale di una
prozia che non
ha mai conosciuto. Non succede nulla
di strano, almeno finchè non spunta
fuori questa ragazza che sembra appena uscita dagli anni ’20 e che comincia a strillare parlando senza sosta di
una collana e dicendo di chiamarsi
Sadie, proprio come la prozia appena
morta. Ma… come mai solo Lara riesce a vedere e sentire questa ragazza?
Con effervescenza ed ironia, la Kinsella racconta una storia stupenda di
amore, complotti familiari ma soprattutto di amicizia. La ricerca della collana di Sadie diventerà una vera e propria avventura per Lara e la sua prozia,
che riuscirà a conquistarvi tenendovi
incollati alle pagine, soprattutto grazie alla protagonista. Lara, come ogni
ma riuscirà a riscattarsi. L’adorerete.
Il genere letterario della Kinsella, il cosiddetto “chick lit”, è un genere puramente femminile, perché parla di donne e si rivolge alle donne, mettendone
in luce le piccole manie quotidiane al
limite dell’assurdo, ma anche i grandi
pregi. Se non avete mai letto nulla di
questa autrice, vi consiglio di cominciare proprio con “La ragazza fantasma”.
“Il segreto del Grace College” di Krystyna Kuhn, primo libro di una serie,
è un thriller per
ragazzi colmo di
suspense e colpi di scena, che
vi terrà incollati
alle sue pagine
fino
all’ultima
parola. E’ uno
di quei romanzi
che ti fanno trattenere il fiato e ai
quali non riesci a smettere di pensare, anche dopo aver finito di leggerli.
Due fratelli, Robert e Julia, si trasferiscono in un college per ragazzi prodigio in mezzo alle montagne, isolato
dal mondo. Inizialmente sembra una
scuola come un’altra, ma presto i due
ragazzi e i loro nuovi amici si renderanno conto che al Grace College
niente è come sembra. Ma è solo la
scuola a nascondere dei segreti, o anche i loro amici? Eppure anche il passato di Robert e Julia sembra avvolto
da un oscuro mistero… Un romanzo
appassionante, senza ombra di dubbio!
I vari personaggi sono ben caratterizzati, nonostante i comportamenti
ambigui e indecifrabili. Nessuno si
fida degli altri, alcuni hanno paura,
altri considerano gli amici dei pazzi, altri ancora sono disposti a tutto
pur di mantenere intatti i loro segreti. Cercare la verità, per il lettore, sarà una vera e propria sfida.
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Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013
MUSICA–MUSIC–MUSIK–GLAZBA-MUSIQUE
Un mix tra Funky, Rock, Hip-Hop e Musica
Elettronica, in un solo gruppo:
Donato Savria vendolo a pieni voti. Come tutte le Fotografia: Elio Di Pace - Emanuele
Inizia un nuovo appuntamento sul mensile
IL
BANNISTA.
Una rubrica Musicale, perchè come disse Alessandro Baricco “La musica è l’armonia dell’anima”.
Iniziamo il nostro Tour tra le Band
Campane con gruppo nato nel Luglio del 2007 all’interno del circuito
universitario di Salerno, le VISIONI
DISTORTE. Cinque componenti che
si dedicano a costruire nuove realtà
musicali, definiscono il loro genere
HIP- ROCK, dato che sono riusciti a
trovare una certa sintonia nonostante
le diversità dei componenti (musicalmente parlando); le stesse diversità
rappresentano un fattore determinante per la crescita ed il confronto fra
persone che collaborano ad un’idea
comune. Sulla loro Fan Page di Facebook
(www.facebook.com/visionidistorte) tra le info abbiamo raccolto
questa descrizione del gruppo: “Al
chitarrista piace la chitarra, al batterista la batteria, al tastierista non si è
ancora capito, al bassista alcune strane
pratiche sessuali ed al cantante stare
nella “calmizia”, strano stato mentale-catatonico paragonabile al trance.”
Il 2012 è stato sicuramente l’anno più
importante per la giovane band, dopo
5 anni di gavetta e concerti in giro
per il Cilento, provincia di Salerno ed
a spasso per la Campania, esce ufficialmente il primo EP chiamato “DISTINTE VISIONI”. Buono il riscontro
del disco che presenta dei pezzi storici
del gruppo più alcuni inediti. Crescono e maturano, due testate nazionali
recensiscono il loro lavoro, ROCKIT
(http://www.rockit.it) e METALWAVE
(http://www.metalwave.it), promuo-
band gli esordi avvengono in giro per
locali e piazze. Loro studenti universitari della provincia di Salerno e della Basilicata. Con l’uscita del disco si
impongono
a
livello
provinciale
e non solo,
partecipano a molte
trasmissioni
radiofoniche
per promuovere l’opera,
e nel settembre del 2012 Vincenzo La
Mura meglio conosciuto come Mbogiè è ospite nel suo stesso Paese per
parlare del suo progetto con i ragazzi
del forum dei giovani su Web Radio
Trentinara. Come spesso ripetono tutti
i componenti del gruppo e come è stato spiegato nelle sopracitate recensioni
alla base di tutto troviamo il ROCK, Il
minimo comune denominatore, poi
ognuno aggiunge del suo, dal metal al
rap, nei testi o nei suoni, “mischiando
le influenze dentro un grande calderone”. Cantano sia in dialetto che in italiano riescono ad affrontare molti temi,
che vanno dal sociale alla protesta, alla
denuncia, ma anche cose più leggere e
divertenti. Possiamo definirli un gruppo completo da cui aspettarci grandi
cose per il futuro prossimo. Oltre al
disco girovagando sul web potrete
imbattervi anche in due video ufficiali di due canzoni presenti nell’album,
“Stamm Street” (Soggetto e Regia: Alfonso Cimirro – Ivars Huxly / Fotografia e Riprese: Emanuele Vitiello - Elio
Di Pace - Antonello “Hank” Trezza /
Montaggio: Ivars Huxly) e “Siamo
Noi” (Regia: Ivars Huxly / Montaggio:
Ivars Huxly - Elio Di Pace / Riprese e
Vitiello - Antonello “Hank” Trezza).
Chiudiamo questa breve descrizione
citando le due testate che hanno recensito il disco: “Distinte o distorte
che siano queste visioni, questo disco è
ricco, sostanzioso; è
un piacere ascoltarlo”.
Per acquistarlo basta andare sul sito
http://www.visionidistorte.it
VISIONI DISTORTE
L’EP contiene sette tracce, un riassunto dei primi quattro anni
di esperienza della band, divise tra vecchie glorie ed inediti:
Fonic-oh! (sound check);
Siamo noi;
Distinte visioni;
Rasta gangsta;
Stamm street;
Non si muove una foglia;
Tutti consapevoli di essere niente;
Membri VINCENZO LA MURA -Voce e Chitarra
ANTONIO MAIURI
- Chitarra
ALFONSO CIMIRRO - K
ARMANDO ARLEO
- Basso
CRISTIAN SILVESTRI - Batteria
Contatto stampa:
[email protected]
Stay Tuned
“DIFENDERE IL DIRITTO ALLA SALUTE”
Cittadini e politici, contro la chiusura dell’Ospedale
civile di Agropoli.
Pierluigi Caroccia (Capaccio) per competenza specialistica impro- soprattutto per l’organizzazione del richiedere la convocazione del Consi- distretti e spostarle da altre parti. Va,
Dal 27 Marzo
2013, i cittadini di
Agropoli e dei paesi limitrofi, vivono
giorni di ansia per
l’esito del proprio
ospedale, quando,
rogabilmente entro le 8 di lunedì 15
aprile 2013”. A tale nota, il sindaco di
Agropoli, Franco Alfieri, annunciò di
rispondere con un ricorso al Tar, per
salvare l’ospedale. Tale ricorso ebbe
buon esito, respinta la decisione dell’Asl, grazie al decreto ottenuto con il ri-
corteo di Sabato 6 Aprile, che vide la
partecipazione di tutti i sindaci del Cilento e quasi tremila cittadini, non solo
di Agropoli, ma dei vari paesi limitrofi.
Dopo ciò, vi fu l’attesa per l’udienza del
10 Aprile, per capire con chiarezza l’esito della vicenda, ma da ciò non arri-
alla direzione dell’Ospedale civile di
Agropoli, giunse una nota emanata
dalla Direzione generale dell’ASL di
Salerno, capeggiata da Antonio Squillante, su cui scritto: “Che cessino tutti i ricoveri ordinari e di day hospital
nel presidio ospedaliero di Agropoli,
e che tutti i pazienti ricoverati vengano dimessi o trasferiti in altri ospedali
corso presentato dal Comune di Agropoli. La sentenza fu sospesa fino al 10
Aprile. Intanto, i cittadini di Agropoli,
capeggiati da Giovanni Basile e con
la testimonianza del bagnino-eroe
Caroccia Pierluigi,che fu salvato dagli stessi dottori che oggi rischiano di
essere trasferiti, organizzano una conferenza stampa per far chiarezza, ma
va nulla, perchè il Tar di Napoli rinvia
la sentenza al 19 Giugno. A causare il
rinvio, “la mancata documentazione
dell’Asl”, secondo le prime testimonianze. Il commento a tale rinvio da
parte del primo cittadino di Agropoli
Franco Alfieri: “La palla passa alla Regione ed, in particolare, ai consiglieri
regionali che devono immediatamente
glio per rivedere il decreto 49/2010”.
La chiusura dell’Ospedale di Agropoli è balzata anche a livello nazionale,
dove l’ex ministro Mara Carfagna,
deputata del Pdl, ha incontrato i vertici dell’Asl Salerno e nello specifico
il direttore sanitario Federico Pagano. Queste le parole dell’ex ministro:
“Ho incontrato il dottor Pagano con il
quale abbiamo affrontato le diverse tematiche che stanno tenendo banco, ad
iniziare dall’ospedale di Agropoli”. La
risposta del direttore generale Antonio
Squillante: “La riconversione dell’ospedale di Agropoli? Non è un mio
capriccio. Delle migliaia di accessi registrati presso la struttura, inoltre, solo
127 risultano essere codici rossi, come
detto dal direttore dell’Asl. Stando a
questi numeri, dunque, resta ferma
la decisione obbligata di riconvertire
il nosocomio in centro ambulatoriale
ad indirizzo oncologico ed in struttura residenziale per le cure palliative”. Il
sindaco di Salerno De Luca, non si tira
indietro nel puntare il dito contro l’Asl, queste le sue parole: “E’ necessario
valorizzare la medicina sul territorio.
L’Asl - continua De Luca - pensa di fare
l’esatto contrario togliendo risorse ai
inoltre, integrata in maniera seria sanità privata e sanità pubblica dal momento che abbiamo Comuni nei quali
vi sono doppioni che non si reggono
più. Senza ideologismi, la sanità privata convenzionata e accreditata deve
essere pienamente integrata nella programmazione sanitaria. Paghiamo più
di straordinario di quanto pagheremmo assumendo altro personale”. Ed infine, ha parlato del caso dell’ospedale di
Agropoli: “Abbiamo assistito in questi
giorni ad una vicenda scandalosa che
riguarda il Comune di Agropoli: non
si chiude un ospedale dalla sera alla
mattina senza garantire un’alternativa
di servizio sanitario ai cittadini”. Infine, il comitato civico “Salviamo l’Ospedale di Agropoli”, sottolinea come,
nell’eventuale chiusura di tale struttura
sanitaria, vi sia l’impossibilità di raggiungere l’Ospedale più vicino, (cioè
quello di Vallo della Lucania) a causa
di una frana del tratto stradale. Da ciò,
si dovrebbe deviare il proprio tragitto
all’interno dei vari paesi. Ciò significa allungare il calvario del paziente,
che se in difficoltà di vita, rischia ancora di più allungando la sua strada e
non raggiungere in tempo l’Ospedale.
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Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013
Radio Padania approda nel
Vallo di Diano
La satira
Federico D’angelo
“Trentinarese”
Antonella Cozzi possibili solo perché nella finanziaria 2005, si può ben comprendere gli in-
Radio
Padania
sbarca nel Cilento, gran polemica,
infatti, per tutto
il mese di Marzo,
ha avuto la questione che vede l’installazione di un
apposito ripetitore a Padula. Molti
cittadini si sono imbattuti nelle trasmissioni dell’emittente leghista, che
per circa una decina di giorni, ha preso il posto di “Radio 1”, la principale
stazione radiofonica della RAI. A tal
proposito, il Codacons Vallo di Diano ha inviato una nota all’Autorità
per le Garanzie delle Comunicazioni
di Napoli, evidenziando l’inaccettabilità della scomparsa della frequenza
RAI, che i cittadini sostengono con
il pagamento di un canone annuo.
Ma la polemica si fa molto più aspra se
si considera che Radio Padania ha la
possibilità di installare su tutto il territorio nazionale le proprie stazioni, al
di là del regolamento locale, così come
fa Radio Maria, questo perché è considerata un servizio, ovvero una radio
comunitaria, che a differenza delle radio definite commerciali, non possono
trasmettere pubblicità per più di tre
minuti ogni ora, dovrebbero, quindi,
essere senza scopo di lucro, gestite da
fondazioni o associazioni ed espressione di particolari istanze culturali,
etniche, politiche e religiose. Eccezioni
del 2001, il deputato della Lega Nord,
nonché uno dei fondatori di Radio Padania, l’Onorevole Davide Caparini,
aveva presentato un emendamento, poi
accettato, che permette a queste due
emittenti radiofoniche, Radio Padania e Radio Maria, di occupare nuove
frequenze, in ogni parte d’Italia, senza
tener conto di tutte le leggi che regolano il settore radiotelevisivo. Inoltre
nel momento in cui la frequenza, delle
suddette radio, viene accesa, dopo 90
giorni esse ne diventano proprietarie, potendo rivenderla o scambiarla,
sul un valore di 100 mila euro o più.
Considerato che queste radio sono comunitarie, resta da chiedersi da dove
vengono gli ingenti guadagni, che, ad
esempio, hanno permesso alla stazione leghista di passare da un fatturato
annuo di 109 mila euro nel 2006, a
1,8 milioni di euro nel 2008. Grazie a
questi escamotage, che permettono la
vendita o lo scambio delle frequenze
e grazie ai finanziamenti pubblici di
cui godono ogni anno, esse stanno
arricchendo le proprie casse. Non va,
infatti, dimenticato, che due senatori
della Lega nord, nel 2005, firmarono
lo stanziamento di un milione di euro
anno per queste due radio, appunto
perché considerate radio comunitarie.
Sommando, dunque, i proventi delle
vendite al milione di euro di soldi pubblici che esse ricevono ogni anno dal
teressi economici che stanno alla base
del loro operato. Radio Padania -che
ha le sue radici negli anni ’70, nata,
infatti, da un esperimento di un gruppo studentesco del Liceo Classico di
Varese, fra cui militava già il ben noto
ministro dell’Interno Roberto Maroni,
e che nel 1990 viene acquistata dalla
Lega Nord e nel 1997 trova la sua fase
definitiva, grazie al Davide Caparini –
non è certo la prima volta che affonda
le mani sul territorio meridionale. Già,
in provincia di Brindisi, qualche anno
fa, aveva attuato lo stesso giochetto
che in pochi anni le ha permesso la gestione di 300 frequenze. Ma i salentini
non sono morbidi, nel 2011, infatti,
Paolo Pagliaro, editore pugliese a capo
di Mixer Media ha intrapreso una
lunga battaglia legale costringendo
Radio Padania a liberare la frequenza occupata ai danni di Radio Nice.
A passear pelas ruas de Portugal
Ernesto Migliorino tendenza delle istituzioni locali e na- numerose esposizioni, come l’appun-
Passeggiando in
bibicletta per le
strade del Portogallo, in un soleggiato e assonnato pomeriggio di aprile, tra prati rivestiti di margherite, orti
coltivati, piccole e sobrie case sparse
nella pianura che fa da veranda aperta
sull’Oceano Atlantico, si respira un’aria di profonda quiete e tranquillità,
a tratti si ha l’impressione di vivere in
un’atmosfera sognante, come se i problemi da cui è affetto il mondo non si
curassero di tormentare questo angolo
remoto d’Europa. Ma, come precisato,
è solo un’ impressione; a differenza
di quel che si possa immaginare sperimentando questo tipo di atmosfera
che si può percepire nelle viottole della campagna lusitana, il Portogallo è,
come altre realtà che gli sono vicine,
un paese immerso nella crisi: il debito
pubblico si trova a livelli mai raggiunti
precedentemente, tali da rendere necessario un intervento della Troika che
dura ormai dal 2011, il governo ha effettuato pesanti tagli negli stipendi dei
dipendenti pubblici e nei fondi destinati a diversi ambiti sociali (disoccupazione, borse di studio) provocando
un forte abbassamento del tenore di
vita della popolazione, i consumi sono
diminuiti in modo impressionante in
tutti gli ambiti, conseguentemente le
imprese non guadagnano e chiudono
ad un ritmo serrato, e, dato più impressionante di tutti, nel 2012 l’emigrazione giovanile ha raggiunto valori
prossimi all’80%: sono giovani laureati
e con competenze specialistiche (masters, dottorati di ricerca) a dover
partire, la “forza lavoro” della cultura
di un paese. Ma, muovendosi lungo il
nord del paese, si può apprezzare anche altro: le bellezze che questo posto
può offrire e la sempre più marcata
zionali a mettere in atto politiche per
valorizzare il proprio patrimonio culturale e per favorire un sempre maggiore sviluppo del turismo. Emblema
di quest’aura di rinnovamento è la città
di Porto. Città del nord del Portogallo, adagiata su un’altura a ridosso del
fiume Douro, sede della conservazione
di uno dei prodotti tipici del paese, “o
vinho do Porto”, vino dolce e dal sapore forte e deciso, mantenuto a stagionare per diversi anni (variabilmente,
15, 20, 30 o più anni, ci sono bottiglie
stagionate 100 anni) nelle cosiddette
“caves”, è in continuo rinnovamento:
cantieri sparsi per la città sono l’immagine del rimodernamento in corso.
Arrivando in treno, e dopo aver osservato la piccola ma suggestiva stazione
ferroviaria rivestita da “azulejos” che
raffigurano momenti cardine della
storia del Portogallo, si esce all’aperto
e si respira un’aria di fermento. Girando per le strade della città, sono molte
le opportunità di visita agli occhi dei
turisti: la libreria “Lello e Irmão”, risalente al 1869, è una delle più belle e
suggestive del mondo; poco lontano
svetta la “Torre dos Clérigos” opera di
stile barocco, progettata dall’architetto
italiano Niccolò Nasoni nella metà del
XVIII secolo, su commissione della
Confraternita dei Clerigi, e dalla cui
sommità si può ammirare gran parte
della città; posto suggestivo è la “Ribeira”, sulla riva del fiume Douro, dove
giungono le barche che trasportano il
vino prodotto nell’interno del paese,
costellata di locali, bar e ristoranti che
rendono allegra e frizzante la vita turistica portuense, e dove degustare uno
dei prodotti tipici culinari che la città
mette a disposizione, le “francesinhas”;
l’impegno per la cultura continua nel
“Palacio de Cristal”, imponente struttura emisferica nella quale si svolgono
tamento annuale della “Feira do Livro”,
o nella “Casa da Música”, inaugurata
nel 2005, icona dell’architettura contemporanea, che offre una programmazione musicale di spettacoli e concerti che vanno dalla musica classica
alle tendenze urbane d’avanguardia;
numerosi musei, tra i quali la “Casa
do Infante”, residenza dell’Infante D.
Henrique, una volta chiamata “Alfândega”, costruita nel XIV secolo per accogliere le merci provenienti da diverse
parti del mondo e nella quale recentemente sono state scoperte le vestigia di
un antico sito di occupazione romana.
Porto è questo e molto di più. È una
città all’avanguardia nella cultura, così
come nel turismo e rispecchia la volontà generale di una riscossa, di una
rinascita e sta provando a dare una risposta a questi tempi di crisi investendo proprio nella cultura e nel turismo.
In Italia, paese col più grande patrimonio culturale e artistico al mondo, forse dovremmo riflettere maggiormente
su questa risorsa così importante che
abbiamo eppure così ignorata dalla
nostra politica, dalle nostre istituzioni.
Educare all’autonomia
Elia Volpe questa società, non vuole quindi mi-
Ciò che cercheremo di affrontare
in questo breve
articolo è il problema dei rapporti tra scuola
e società. Non
si potrebbe, infatti, discutere di educazione, senza trattare questo argomento.
Nella società attuale, è inutile negarlo, la scuola prepara gli studenti
a un tipo di società ben preciso, con
una determinata filosofia o dottrina.
In questo modo la scuola diventa un
organismo senza vita, monotono ed
uniforme, che esclude quindi, seppur non apparentemente, diversità
di opinioni e di credenze, e che di
conseguenza porta gli alunni ad inculcare nelle loro menti quei credi e
quelle idee che vengono ritenuti come
la verità assoluta e senza delle quali
non esiste salvezza. Dire quindi che
la scuola ha una funzione di preparazione culturale di una società futura, equivale a fare della scuola uno
strumento di ‘’addomesticamento’’.
Bisognerebbe quindi partire domandoci realmente se è giusto affermare
che la scuola prepari ad una nuova
società, o se invece dobbiamo dire
che, essendo di fatto il prodotto di
rare ad una nuova società. L’unica
e vera educazione sarebbe quindi
quella di ‘educare all’autonomia’, richiamando pertanto alla responsabilità nella vita individuale e sociale.
Educare all’autonomia del giudizio vuol dire perciò preparare le basi
di una società di uomini liberi. Un
alunno che vive in una scuola dove
ogni suo sforzo di apprendimento
possa far sì che egli pensi col proprio
cervello e prenda iniziative coscienti, si trova già in un ambiente democratico, è già membro di una piccola
società democratica che col tempo
potrà estendersi in una più larga società democratica. Chiudo citando un
filosofo e libero pensatore austriaco
Ivan Illich, ‘’L’istruzione forzosa spegne nella maggioranza delle persone la
voglia di imparare per proprio conto’’.
4
Anno 1 Numero 4 Il Bannista MAGGIO MESE DELLE
ROSEGiuseppe
E DELL’AMORE
Liuccio
C’è una bella canzone napoletana
che in due versi
straordinariamente
musicali
esalta le caratteristiche del mese
di maggio “Chisto è ‘o mese d’ ‘e
rose/ chisto è ‘o mese ‘e l’ammore”
Io personalmnete ho sempre avuto un
rapporto privilegiato con la rosa, riconoscendole il primato di regina dei
fiori. Sarà perchè mamma ne aveva
una pianta bellissima sul terrazzo di
casa che esplodeva nel rosso dei colori
e nell’intensità dei profumi allo scialo
della fioritura in un bel vaso di terracotta con le greche nel bordo, leziosità
di maestro vasaio nel mio mondo contadino. Era la conferma del trionfo della primavera anche sulle ultime code
di inverno brumoso: giochi e ruzzoli
garantiti a lungo all’aria aperta con i
compagni di birbonerie innocenti! In
campagna, a ridosso di una casupola,
deposito degli attrezzi da lavoro e ricovero d’emergenza per la calura eccessiva come per i temporali improvvisi,
c’era il pozzo a garanzia di irrigazione
dell’orto con i solchi di geometrica fattura a produzione di peperoni rossi,
gialli e verdi, di melenzane violacee,
di pomodori e fagioli al palo. E, ad
arredo, non mancava mai una siepe
rigogliosa di rose “carmosine” all’abbraccio di muretto in pietra viva con
carrucola e secchia multiuso: approvvigionamento idrico e contenitore del
raccolto di primizie. Queste schegge
di memorie d’infanzia accendono fotogrammi alla moviola della vita ora
che, sul semicerchio di terrazzo della
casa, “esilio dorato” al quartiere Parioli di Roma, ho creato un surrogato di
miniorto/giardino, in cui fa bella mostra una rosa rigogliosa di fioritura. E,
a percorso a ritroso di memoria,mi ritrovo studentello di prima media alle
prese con l’ABC del latino a cantilenare,come tutti la rosa/rosae della prima
declinazione con nell’aria immagini
di luce e folate di profumi nella fredda aula illuminata, però, dal sorriso di
una compagna brunetta vispa e maliziosetta, a cui facevo il filo e, nell’ora d’aria dell’intervallo,nello slancio
impetuoso di una galanteria precoce,
regalai un bocciolo strappato con violenza dalla siepe che ornava il giardino
della scuola. La sua faccia una vampata di rossore sotto lo sguardo apparentemente severo, ma in effetti tollerante
e comprensivo della professoressa di
Lettere, che io, impertinente ed impiccione, avevo sorpreso in atteggiamenti
inequivocabilmente molto “confidenziali” con il professore di ginnastica,
bello e tenebroso nel fisico aitante.
Più grandicello, con le maree del sangue in perenne agitazione, mi eccitavano di desideri e di fantasie erotiche
i versi dei lirici greci, di Archiloco
soldato ma anche amante:”Aveva un
ramoscello di mirto e gioiva/e un fiore
bello di rosa/la chioma le ombreggiava
gli omeri e le spalle...”; ma anche Saffo dolce e divina maestra di grazia,
di eleganza e di sottile erotismo per
le ragazze del gineceo di Lesbo:”Tu
sei più bella del latte/e più tenera di
una rosa......../Quante corone di viole / e di rose e di salvia ti ponevi sul
capo.........../Che intrecci di ghirlande
al collo delicato- erano fatte/dei fiori
della primavera!..../sfogavi sopra morbidi letti desideri di tenere compagne...
E i miei occhi ardenti di desiderio si
appuntavano sul viso di fuoco e sul
seno in fiore della compagna che mi
ricambiava attenzione e interesse. Fu
una love story breve ed intensa, interrotta bruscamente dal trasferimento
del padre, maresciallo dei carabinieri, in un’altra città. Non l’ho più rivista, anche se spesso, il ricordo mi
ha terremotato cuore, anima e pensieri, anche quando il mio mestiere
di professore di latino e greco mi ha
portato, per alcuni anni, a commentare Archiloco e Saffo con qualche
giustificato turbamento nei ricordi.
Nel nostro territorio fiorì la civiltà
di Poseidonia/Paestum, la mia Itaca, di cui ho indagato con rigore e
passione la storia. Ho scoperto che
qui le rose erano profumatissime e
vi fiorivano due volte all’anno. come
testimoniano Properzio, Marziale
e Virgilio, tanto per citarne alcuni.
Forse anche per questo le rose restano
per me i fiori più apprezzati:Ed ogni
qualvolta Massimo Ranieri, o qualche
suo epigono, intonano “Rose rosse per
te...”, il pensiero corre alle tante donne
a cui nella mia vita ho inviato rose, che
restano, per me ma credo non solo per
me, il simbolo di maggio, della primavera e dell’amore. E mi sboccia ancora
un tenero sorriso con un tonfo al cuore per quella compagna di liceo strappatami da un ..trasferimento militare,
alla quale in un impeto incontrollato
ed incontrollabile avevo recitato con
inequivocabili intenzioni i versi di
Cielo D’Alcamo :”Rosa fresca aulentissima ch’appar’ inver l’estate/ le donne
ti disiano, pulzelle e maritate”. E fu,
quel trasferimento, come una violenza
su una rosa in esplosione di grazia e di
profumo sullo stelo in un maggio di
tanti anni fa. Ma mi stuzzica il cuore
e mi sollecita e solletica la fantasia anche un bel canto popolare,che gli innamorati del mio paese dedicavano alla
donna del cuore come “serenata” sotto la finestra nelle notti di luna piena
quando più intenso si fa il desiderio di
comunicare amore. Sono versi bellissimi, dolcissimi e delicatissimi ed hanno
il ritmo e la musicalità di uno strambotto provenzale: E rosa siti e Rosa ve
chiamati/ e lu colore re le rose aviti/
Quanno a ssa fenestrella v’affacciati/lo sole miezo l’aria ntratteniti/
Ma quale pena a lo core me dati/
quanno veriti a me ve nne trasiti!.
L’etica della ricerca
1 Maggio, 2013
Marianna D’alessandro doveroso discutere dell’ultimo avve- potenzialmente patogene, talvolta
Nel corso della
storia e sempre
più spesso al giorno d’oggi, numerose volte ricorre
l’utilizzo di questa parola : etica. Letteralmente
con il termine
“etica” si intende la ricerca di ciò
che è bene per l’uomo, di ciò che
in generale è giusto fare o non fare.
In virtù di questo significato ogni cittadino del mondo si proclama convinto
difensore dell’etica, avvocato a favore
dei diritti di ciascun essere vivente e, na-
turalmente, del rispetto dell’ambiente.
Talvolta, però, qualcuno si appropria con prepotenza di tutto ciò che
comporta l’appellativo di “paladino dell’etica” facendone un uso personale, basato principalmente su
quello che è il suo concetto di etica.
nimento che, ancora una volta, si è molto pericolose. Motivo per il quale
consumato sotto il segno di una que- esiste una severa regolamentazione
che vieta nella maniera più assoluta
la dispersione di tali animali nell’ambiente, vivi o delle carcasse che ne
restano dopo sacrificio. Rappresentano infatti un potenziale “pericolo
biologico” ed è per questo che ne è
previsto uno smaltimento specifico.
Bisognerebbe ponderare a fondo sulle proprie azioni prima di
lasciarsi sopraffare dal fanatistione etica, sicuramente molto diffusa smo delle proprie convinzioni.
e condivisa, ma pur sempre soggettiva. Non si può considerare un mostro, un
Recentemente, infatti, a Milano il assassino chi lavora per dare delle riCoordinamento Fermare Green Hill sposte a chi purtroppo si trova a dover
si è resa nuovamente protagonista di combattere contro una grave malattia,
un blitz. Questa volta, dopo i Beagle, soltanto perché si serve di animali per
è toccato allo stabulario del diparti- farlo. Se ci si informasse, tutti potrebmento di Farmacologia dell’Univer- bero sapere che gli animali subiscono
sità dal quale sono stati liberati oltre trattamenti messi a punto attraverso
mille animali da laboratorio. In un attenti studi affinchè determinino il
solo istante, anni ed anni di ricerca su minor grado possibile di dolore e di
gravi malattie nervose e psichiatriche stress. Il sacrificio poi è una tappa obandati in fumo; ambiziosi e concre- bligata per avere dei riscontri concreti
ti progetti di studio distrutti; milioni e si realizza dopo aver profondamente
di euro, che con speranza erano stati anestetizzato l’animale. Magari il suo
investiti, bruciati. Ma oltre all’aspetto sacrificio contribuisce a fare un paspuramente sperimentale, ciò che lascia so avanti nella ricerca. Certo, esistono
più di tutto senza parole è la rispo- tecniche di colture cellulari derivanti
sta data dagli attivisti alla domanda : da animali ma si tratta pur sempre di
“avete qualche idea su ricerche alter- un sistema artificiale che l’uomo può
native? Ne esistono?”. Un secco “Non manipolare, le risposte ai trattamenti
In tal senso sarebbe possibile fare innumerevoli esempi di come la mente
umana sfrutti tale “status” per raggiungere degli pseudo-ideali, nel rispetto di regole e/o condizioni che
la sua ragione gli impone. Basti pensare a Hitler, il quale a suo tempo ha
partorito una delle peggiori e sanguinose pagine della storia in nome
della sua questione etica, la difesa
della razza ariana o alla stessa Chiesa che a volte tende a personalizzare anch’essa tale concetto di etica…
tralasciando questi aspetti, sembra
ci riguarda”. Non essendo scienziati,
lasciano a chi di dovere il compito di
trovare strade alternative per le loro ricerche. Il loro compito è soltanto quello di ridare la libertà a queste creature
e far sì che non vengano più sfruttate.
Troppo comodo. Anche se in difesa
degli animali, non è esattamente “etico” agire in maniera talmente sprovveduta. Non c’è sicuramente bisogno
di una Laurea in materie scientifiche per intuire che evidentemente la
maggior parte delle cavie da laboratorio viene trattata con sostanze
in vivo invece possono cambiare completamente le dinamiche di uno studio,
evidenziare meccanismi, spesso, conservati dal punto di vista evolutivo e
dunque riconducibili anche all’uomo.
Ognuno di noi ha delle questioni etiche personali, sempre rispettabili anche se più o meno condivisibili, ma nel
caso specifico quella che per qualcuno
è una lotta etica, per molti altri potrebbe rappresentare la speranza di riuscire
finalmente a vedere quella famosa luce
alla fine di un interminabile tunnel.
5
Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013
Francesco Daniele
La satira
“Trentinarese”
Lettera aperta al Forum dei Giovani-Partecipazione Attiva: “Istruzione per l’uso”
Donato Savria vedere una piazza piena per ascoltare prattutto cercano di farle diventare fossimo in pochi e con pochi mezzi dalla Carta d’Europa della Parteci-
Il Forum dei Giovani di Trentinara
(SA) nasce ufficialmente nel novembre del 2011 grazie
le parole di un prete Anti- Camorra,
soddisfazione nel vedere tutte le sedie occupate durante una manifestazione dove si parlava di mafia con gli
amici di “Libera contro tutte le mafie
alla caparbietà di alcuni ragazzi, compreso il sottoscritto, e grazie alla collaborazione (anche se non efficacissima)
dell’Amministrazione Comunale. Le
difficoltà iniziali sono state molte, ma
la voglia di cambiamento, la voglia di
creare alternative alla solita vita monotona del “Paese”, la voglia di organizzarsi e fare qualcosa di concreto ci
ha dato la forza e la voglia di arrivare
fino ad oggi. Molte cose sono cambiate, molte attività sono state svolte,
molte sono in cantiere o in fase di elaborazione. Non sono mancate le critiche, non sono mancate le “spallate”,
non sono mancate le delusioni, ma per
fortuna non sono mancate nemmeno
le soddisfazioni. Soddisfazioni come
– Salerno”, la soddisfazione di vedere
tantissimi volontari che ripuliscono il
NOSTRO Monte Vesole, e molte altre.
Credo che la più grande “vittoria”
di qualsiasi associazione si abbia nel
momento in cui i propri soci, e “amici”, nonostante le molte attività svolte
continuino a proporre iniziative e so-
realtà. Il professore Giuseppe Liuccio,
in un suo articolo pubblicato su “IL
BANNISTA” afferma che il giornale
on line è una “Palestra di Democrazia”
, io vorrei estendere questo appellativo a tutto quell’insieme che si chiama
“forum dei giovani”. Molti già sanno
in che modo sia possibile sfruttare le
opportunità che offre un forum giovanile, molti non lo sanno, molti restano indifferenti, ma sicuramente noi
cercheremo di portare avanti questo
importante progetto. Gli slogan che
abbiamo usato per il tesseramento del
2011 sono stati due, “Meglio costruire
idee con i giovani piuttosto che per i
giovani”, che è diventato un principio fondamentale, e “Avanti voi oggi,
perché il futuro è vostro” (Discorso ai Giovani dell’ex presidente della
Repubblica Italiana Sandro Pertini).
Dopo due anni sono ancora convinto
io personalmente, e credo di parlare a nome di tutti, che su questi due
principi debba basarsi ogni attività ed
ogni iniziativa che viene svolta, ma per
fare ciò c’è bisogno della PARTECIPAZIONE ATIVA di molte persone,
quelle persone che hanno voglia di
fare, hanno voglia di cambiamento.
Non un cambiamento politico, o altro,
ma un cambiamento culturale e non
solo del Paese, un cambiamento che
porterà i suoi frutti, se si continua su
questa linea, in un futuro prossimo
non troppo lontano, basta crederci.
Quello che serve è solamente impegno, impegno nel proporre, realizzare, partecipare e coinvolgere. Quattro
semplici cose, molto più facile a dirsi
che a farsi, ma se ci siamo riusciti noi
del direttivo promotore Forum dei
Giovani di Trentinara, nonostante
e/o strumenti, perché non si può fare
oggi che per fortuna molte persone si
sono interessate, il forum risulta tra i
più attivi della provincia di Salerno?
Il forum può essere un trampolino
di lancio per una formazione umana
non indifferente, ti insegna a relazionarti con gli altri, a confrontarti,
ti aiuta a crescere se “usato” in modo
corretto. Per chi ancora non lo sapesse il Forum Dei Giovani è un soggetto
APOLITICO e APARTITICO, liberi!
Liberi di esprimere opinioni senza
ogni tipo di “censura”, liberi di pro-
pazione dei Giovani alla vita Locale e Regionale del 21 maggio 2003.
Spero che da ora in avanti aumenti la
partecipazione attiva, e riusciremo a
far crescere ancora di più il nostro Paese, una meraviglia affacciata sul Mondo, Trentinara. Intanto porgo i miei
migliori auguri ed i migliori complimenti ai ragazzi promotori del Forum
dei Giovani di Capaccio (SA), i quali si
sono impegnati e si stanno impegnando per portare avanti questo importante progetto nella cittadina capaccese.
Un ringraziamento particolare va a
porre attività di qualsiasi tipo e genere
(dalle più impegnate culturalmente alle più semplici feste, dal torneo
sportivo, alla giornata di trekking, dal
cineforum a qualsiasi altra idea), liberi di partecipare, perché non farlo?
In breve, perché è importante partecipare? Perché il Forum
rappresenta una possibilità di
promuovere la partecipazione diretta dei giovani. Perché è in linea con
quanto fin qui elaborato dalla Commissione Europea ed in particolare
tutti quelli che hanno collaborato, collaborano o lo faranno in futuro, ma
un grazie di cuore al Presidente del
Forum dei Giovani di Treninara (SA)
già al secondo mandato, Francesco
Renna, per l’impegno, la passione, la
tenacia che ci ha trasmesso fino ad
ora, tutti dobbiamo imparare tanto.
Eppure Volare si può!
6
Anno 1 Numero 4 Il Bannista Ulisse in motocicletta:
tra cultura classica e
innovazione
Velocità. Caos. Mutamento
Sabrina Salerno (Capaccio)
Siamo
immersi
in una realtà che
non fa altro che
far coincidere l’idea di modernità
con uno sfrenato e
sempre crescente
progresso tecnologico; in questo
contesto il termine
“velocità” sembra
esser diventato il perno attorno al quale facciamo ruotare le nostre vite. Abbiamo bisogno dell’ultimo modello di
cellulare, e per averlo siamo disposti a
trascorrere l’intera giornata in fila davanti a quel negozio che ci permetterà
di essere tra i primi a stringere tra le
mani quell’ultima “diavoleria tecnologica”; e ovviamente dovrà avere tutte
le applicazioni e i possibili aggiornamenti che faranno di esso uno strumento estremamente veloce al quale
in una frazione di secondo chiediamo e immediatamente ci sarà data
una risposta. E così “andiamo su di
giri” se una volta tornati a casa dopo
una giornata di scuola/lavoro la nostra connessione ad internet è troppo
lenta, o quel signore proprio davanti
a noi non ha immediatamente notato
che il semaforo è diventato verde. Ci
dicono che siamo figli di questa società, siamo nati col progresso tecnologico in atto e da quel momento esso
non fa altro che aumentare, ma spesso dovremmo ricontrollare le nostre
priorità: più che figli col passare degli
anni ne stiamo diventando schiavi.
E’ indubbio che la nascita dei computer, l’accesso ad internet e lo sviluppo
tecnologico che ne è conseguito hanno fornito una spinta straordinaria e
senza precedenti alla comunicazione e
all’informazione. Con un click possiamo parlare e addirittura vedere amici
e parenti oltreoceano o in qualsiasi
altro posto del mondo, con estrema
semplicità possiamo accedere a una
serie di informazioni e notizie in tempo reale, attraverso lo schermo di un
pc o di un cellulare possiamo essere,
metaforicamente, in qualsiasi posto
desideriamo. Troppo spesso quest’idea
di novità e di progresso è stata considerata come antitetica alla cultura
classica di cui noi stessi siamo profondamente intrisi. Ecco che il greco e il
latino divengono le cosiddette “lingue
morte”, che studiare e conoscere la
cultura classica diviene quasi un privilegio per pochi, perché la si giudica
inutile, superata e troppo lontana. Eppure in quella cultura ci siamo noi, e
nella nostra lingua, nell’italiano che
parliamo quotidianamente, sebbene
sempre più contaminato da termini
anglosassoni, ci sono gli echi di quello che è stata la lingua latina e ancor
prima quella greca. Ma in particolar
modo noi che a pochi passi dalle nostre case con una semplice passeggiata
possiamo ritrovarci nella zona archeologica di Paestum, tra i templi di Hera,
Nettuno e Atena dovremmo sentirci
ancora più parte di quell’estrema grandezza. In ognuno di noi c’è l’Ulisse con
la sua sete di conoscenza, c’è il “car-
pe diem” di Orazio, c’è l’amore tragico di Enea e Didone, c’è il mistero di
Omero...un fascino senza precedenti.
Ma tutto ciò non vuol dire necessariamente rimanere ancorati a migliaia di anni fa rifiutando il vortice della
modernità che domina i nostri giorni,
anzi, a mio avviso, i due aspetti potrebbero addirittura convergere. Il progresso tecnologico in qualche modo
facilita le nostre vite e in tal senso può
esser messo al servizio della cultura
classica e della cultura in generale; in
rete possiamo trovare numerose banche dati o ancora portali di biblioteche che ci permettono di accedere in
maniera molto più veloce e facile a
qualsiasi volume o libro di cui abbiamo bisogno. E’ un privilegio unico che
spesso trascuriamo per concentrarci
soltanto sul “futile” che la tecnologia ci
offre. “ C’è una misura in tutte le cose”,
ce lo insegna lo stesso Orazio ed è a
noi che spetta il compito di questa non
facile ricerca, senza dimenticare il piacere del tutto personale che si ricava
nello sfogliare un grosso volume impolverato in biblioteca o ancora nello
scrivere una lettera avendo davanti un
semplice foglio bianco ed una penna.
La pena capitale: assassinio legalizzato
Carmen Stefania Venezia (Salerno) di sovranità allo Stato tale da far conIl concetto di”
pena di morte” dovrebbe essere, per i
Paesi civili e democratici, aberrante
ed inaccettabile.
Eppure, a volte, di
fronte alla notizia
di taluni crimini
l’indignazione porta ad affermare nei
confronti del reo:-Costui meriterebbe la pena di morte!- Ponderiamo il
significato di questa esclamazione e
mettiamolo in correlazione con quello
che sarebbe poi il conseguente effetto
pratico: la pena di morte non è solo
teoria ed è scioccante constatare in
quali luoghi (sempre troppi) e secondo quali modalità essa venga ancora,
nel 2013, prevista dal codice penale ed
applicata.Nel caso dell’Italia la pena di
morte è stata abolita -in via definitiva
dopo la Costituzione Repubblicananel Codice Penale Militare di guerra
solo nel 1994 come ne è stato eliminato ogni riferimento alle leggi militari
di guerra all’interno della Costituzione solo nel 2007. Sarebbe la Cina la
detentrice del triste primato del più
alto numero di esecuzioni capitali nel
mondo;un’altra area in cui si fa largo
uso della pena di morte è il Medio
Oriente. Meraviglia invece il paradosso americano, simbolo di democrazia e libertà, che annovera tale pena
all’interno di più ordinamenti statali.
Dove vengono accantonati i principi
di libertà che uno Stato ha il dovere di
garantire al cittadino, nel momento in
cui vi è tra le ipotesi di condanna di
reato la pena capitale? Come può un
popolo cedere un pezzo tanto grande
“Ieri & Oggi” Trentinara
?
1 Maggio, 2013
trollare a quest’ultimo la vita umana
mediante l’attività giurisdizionale? E
qui,inevitabilmente,il diritto naturale
e i suoi fondamenti vanno ad intrecciarsi con il diritto positivo statualizzato che NON può ignorare o ledere
il diritto alla vita. Ma ciò che più si
ravvisa nell’ esercizio di un potere simile, è la superficialità nel considerare
la vita umana, quanto di più prezioso
esista nell’universo. Come ritrovarsi
a combattere nel XXI secolo contro
l’antiquata formula”occhio per occhio, dente per dente” pervenutaci
attraverso la pena capitale? Dobbiamo risalire a tantissimo tempo fa per
cercare di trovare le ragioni dell’esigenza degli individui di spingersi fino
alla punizione più estrema:la morte.
Le primordiali premesse furono poste dall’antichissima “legge del taglione”. Nel primo codice di diritto
romano “Le leggi delle 12 Tavole” era
inclusa questa legge; anche gli antichi Romani, i fautori di istituti giuridici originali che hanno costituito
la base del civil law, si avvalevano di
forme di “giustizia” alquanto brutali.
L’epoca medievale poi, vide protagonisti Tribunali Inquisitori istituiti per
somministrare torture e ogni sorta di
pena atroce compresa la morte a coloro che risultavano condannati. Fu
in definitiva un mezzo per tendere al
ripristino dell’ordine e della legalità
ed alla affermazione del potere statale.
Con il saggio illuminista “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria si
darà forza all’idea che lo Stato non
può arrogarsi il diritto di comminare la pena di morte agli individui.
Ma cosa è rimasto di quelle idee ri-
voluzionarie per l’epoca ma tanto
consone ai nuovi sviluppi cui lo Stato Moderno andava incontro, dal
momento che la pena di morte vige
tutt’oggi?E’ inammissibile che un essere umano, per quanto abbia compiuto un efferato delitto, subisca come
pena la più lesiva di ogni diritto mai
concepito: la privazione della vita.
Uno Stato che non rispetta la vita
non tutelerà mai fino in fondo gli individui associati che ne fanno parte.
E’ sconcertante anche solo immaginare la condizione psicologica prima
ancora che somatica del condannato alla pena capitale, gli ultimi attimi
trascorsi nell’agghiacciante consapevolezza che non vi è via di scampo perchè è la legge a permettere un
omicidio. L’uomo ha prodotto i mezzi
più avanzati per cercare di debellare patologie mentali e fisiche; si sono
combattute guerre per i diritti umani
più svariati... ma ad oggi esiste ancora gente che muore nè per malattia
nè per caso fortuito ma per assassinio
autorizzato e legalizzato dallo Stato.
Il lavoro delle organizzazioni internazionali, l’informazione, la propaganda sull’abolizionismo rappresentano
solo parte di una battaglia da portare
a termine in nome della salvaguardia della vita sempre e comunque.
7
Anno 1 Numero 4 Il Bannista Femen: imperialismo, patriarcato e
autodeterminazione
Rosaria Monaco movimento Feme, è stato oggetto
E’ inutile negarlo, viviamo in una
società classista,
razzista e sessista. Capitalismo e
patriarcato dominano e controllano le nostre vite.
E’
inaccettabile
nell’era dell’informazione, scontrarsi
con cervelli ancora in catene, persone che non hanno voglia di scoprire
cosa si nasconde oltre l’informazione controllata e gli schemi sociali.
Si parla di capitalismo e lotta di classe,
così come di patriarcato e femminismo.
Perché questi due sistemi di oppressione pur non potendo essere teorizzati in
una cosa sola, non possono essere presi in considerazione l’uno senza l’altro?
In realtà, il capitalismo, non inventò il patriarcato, ma lo ha
rafforzato nel corso dei secoli.
Le donne lavorano per il capitale riproducendo la classe operaia, esse
creano il perfetto ambiente per il
proletario sfruttato. Questo ambiente
tranquillo, addolcisce la lotta di classe,
da sollievo, riposo, abiti puliti e stirati, stabilità della struttura familiare.
Qualora questa non fosse capace di svolgere i propri compiti, diventerebbe una “non-donna”, una
buona a nulla incapace di garantire alla famiglia bisogni basilari.
Alla base di queste pretese maschiliste, troviamo la subordinazione economica della donna
all’uomo e l’idea patriarcale della
donna debole, lontana anni luce dalla virilità e dall’intelligenza maschile.
A rafforzare l’ideologia patriarcale
c’è poi la religione; tutte le religioni
monoteiste relegano la donna in secondo piano, la donna ha peccato,
la donna è nata dalla costola di un
uomo e perciò è costretta ad appartenergli per il resto della sua vita.
Il femminismo, che da sempre rivendica la parità sociale ed economica
tra i sessi, si è trasformato nel corso degli anni, dal femminismo materialista a quello socialista, fino ad
arrivare a quello che oggi si può definire un caso mediatico, le Femen.
Movimento fondato da Anne Hustol
in Ucraina nel 2008 che si definisce
femminista, ma che, presenta forti contraddizioni interne. Le Femen,
hanno subito attirato l’attenzione dei
media per la loro pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e per la ricostruzione
dell’immagine delle donne ucraine.
Dopo pochi anni di attivismo, il
di dure critiche da parte di femministe e attivisti di tutto il mondo.
La miccia, è stata la storia della giovane attivista femminista tunisina
Amina, che, avvicinatosi alle Femen,
ha pubblicato in rete una sua foto
in topless, con frasi ribelli, scatenando l’ira dei fondamentalisti islamici, tanto che il gruppo ha da subito temuto per la sua incolumità.
Inna Shevshenko, portavoce delle
Femen, ha poi invitato tutte le donne musulmane a spogliarsi, ha coordinato manifestazioni accompagnate da slogan contro la religione
musulmana, fomentando l’islamofobia, imponendo la propria idea
di libertà universalmente giusta.
La risposta delle donne musulmane è stata accompagnata da una campagna contro le femen
giudicate
neocolonialiste.
Le femen avrebbero poi affermato:”
Siamo orgogliose di condividere idee
di progresso i giro per il mondo”, non
si sono così allontanate dalle politiche imperialiste portatrici di libertà e
giustizia. Si sono così aut proclamate
portavoce delle donne arabe, le quali,
non hanno chiesto né di essere salvate né tantomeno di essere liberate.
Se è vero infatti, che il femminismo è
innanzitutto libertà individuale, libera
scelta, libertà di usare il proprio corpo come spazio politico, allora perché imporre alle donne di svestirsi?
Perché per le Femen la donna libera è
nuda, mentre quella coperta è oppressa?
Non esiste un modo uniforme di protestare per l’emancipazione, perché la
donna che si sveste è oppressa quanto
la donna coperta. Le Femen, con tutta
la loro simpatia, stanno rischiando di
diventare strumento dei media, di neutralizzarsi invece di autodeterminarsi.
Il femminismo non può essere considerato tale se impone codici comportamentali ad altre donne o persone, SEI
TU A DECIDERE COME LIBERARTI.
E’ triste e deludente notare in che
direzione ci spinge l’imperialismo e con quali occhi ci fa guardare aldilà del Mediterraneo, imponendo la cultura occidentale a
donne che non la chiedono perché
sono libere anche se indossano l’Hijab.
Le donne in marcia contro i regimi dittatoriali, sono forse oppresse?
Indossando una mini gonna, ti senti libera e detentrice di una verità assoluta?
La liberazione della donna passa attraverso le donne di tutto il mondo,
perché allora non pensare ad un femminismo trans nazionale libero da
qualsiasi idea di stampo coloniale?
La vergogna della Lega
Rossana Migliorino Chi l’avrebbe mai detto che gli inte-
Erano tutti lì,
dall’alto della loro
“superiorità
padana”, a puntare
l’indice accusatore contro Roma ladrona. Erano tutti
lì, forti delle loro salde convinzioni
morali e del ventennio di nobile, incorruttibile lignaggio politico che sostenevano di poter vantare, a riversare
il proprio implacabile disprezzo sul
Meridione. Erano tutti lì, arroccati
all’inviolabile fortezza del Carroccio,
a maledire la vergogna del Sud che faceva loro rinnegare di essere italiani.
gerrimi leghisti, fustigatori dei costumi nazionali, avrebbero imbrattato la propria intoccabile casta con
lo stesso disonore da essi giudicato
tanto deplorevole e dal quale avevano declamato eterna immunità?
Eppure, in Italia funziona così.
Con i tempi che corrono, paradossalmente stupirebbe constatare che qualcosa possa essere inquadrata nei limiti della legalità.
Un anno dopo lo scoppio della bufera
giudiziaria che ha travolto il Carroccio, lo scandalo della Lega Nord ha, di
recente, annoverato un nuovo capitolo
NON TUTTO È
COME
SEMBRA
maschilismo e razzismo nei film
per bambini
Roberta Lombardo se ed in perenne attesa del Principe
La Walt Disney
Pictures continua
a produrre, ogni
anno, numerosissimi film d’animazione per bambini
e ragazzi che riscuotono notevole successo. Per questo motivo, tutte
le sue storie trasmettono moltissimi
messaggi positivi, ma analizzandole
un po’ più attentamente si scopre che
sono piene di stereotipi che possono
essere interiorizzati da chi le guarda.
Oltre allo stereotipo della società maschilista (le protagoniste femminili
sono tutte fanciulle passive, vanitose,
che hanno in comune la loro eccezionale bellezza fisica costantemente
sottolineata, ma sono fragili, indife-
Azzurro pronto a salvarle da una vita
degradante e triste) è l’aspetto del razzismo che preoccupa maggiormente.
Sicuramente la Disney non intende
offendere nessuno, sarebbe anche controproducente per i suoi affari, ma il
film d’animazione Aladdin distribuito
nel 1992 e considerato uno dei Classici Disney, è stato oggetto di numerose controversie nel corso degli anni.
È basato su un racconto arabo contenuto nella raccolta Le Mille e una notte.
Narra le avventure di un giovane intraprendente, che sogna di fuggire da una
misera esistenza di strada per sposare
la bellissima principessa Jasmine. Il
destino vuole che Aladdin venga incaricato dal Vizir del Sultano, Jafar, di recuperare una lampada dalle proprietà
soprannaturali. Aladdin riesce a trovare la lampada e, con essa, il vivacissimo genio che la abita, conquistando
così la possibilità di esprimere tre desideri, scatenando però le ire del potente
Jafar. Pur spacciandosi per un ricco e
bellissimo principe, Aladdin non riesce a far colpo sulla principessa e sco-
con l’arresto dell’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, che il 24 aprile
scorso è stato prelevato dai finanzieri
nella sua casa di Genova e rinchiuso
nel carcere di San Vittore. Per Belsito,
finito al centro dell’inchiesta con l’accusa di aver prelevato ingenti somme
di denaro pubblico dalle casse leghiste e di averle investite in affari privati
in Tanzania, a Cipro e in Norvegia, la
Procura di Milano ha richiesto il fermo anche per appropriazione indebita
di rimborsi elettorali, riciclaggio, truffa e false fatturazioni. Una storia torbida, questa, che da più di dodici mesi
accompagna le cronache italiane e per
la quale quest’ultimo sviluppo rappresenta un quanto mai atteso ed appropriato epilogo, anche se precedenti
spiacevoli ed estremamente infelici
inducono, malgrado tutto, a chiedersi
se quest’ epilogo potrà essere, effettivamente, considerato tale a lungo. Belsito è stato, in realtà, fin da subito, il
capro espiatorio di una faccenda ben
più losca e ben più ricca di insospettabili quanto eclatanti colpevoli. E, com’è
un classico in casi del genere, il capro
espiatorio, incastrato con le mani nel
sacco e vistosi inesorabilmente smascherato, ha deciso di gettare silenzio
e connivenza alle ortiche, trascinando
ben presto con sé nell’onta irreprensibili membri del partito. Così, in men
che non si dica, con un effetto tsunami
la truffa è degenerata in uno scandalo
clamoroso, dando vita a un’indagine
esplosiva dai cui fascicoli sono presto
spuntati nomi illustri annoverando,
tra gli altri, Roberto Calderoli, Rosy
Mauro e la famiglia Bossi al completo.
A coronare il tutto, l’ombra della ‘Ndrangheta ha avvolto i risvolti
oscuri di una vicenda in caduta libera verso un baratro che appare ogni
giorno senza fine; lo scarno rimasuglio della celebre “integrità morale”
leghista sembra, ormai, sotterrato:
1 Maggio, 2013
pre che la bella Jasmine in realtà è sempre stata innamorata del vero Aladdin.
Con l’aiuto del suo amico genio,
dell’inseparabile scimmietta Abù e di
un tappeto magico, Aladdin, volendo
dimostrare il suo valore, decide di salvare il regno dalle perfide macchinazioni di Jafar, per divenire finalmente
“padrone” del proprio destino. (http://
www.comingsoon.it/Film/Scheda/
Trama/?key=35965&film=Aladdin)
Il primo stereotipo appare all’inizio del film, il mercante arabo che,
pur di guadagnare, riesce a vendere qualsiasi cianfrusaglia, facendola passare per qualcosa di utile.
La canzone “Arabian Nights”, conteneva una strofa in inglese, successivamente eliminata, in cui descriveva la terra
araba come “un posto in cui ti tagliano
le orecchie se non piace la tua faccia, è
barbaro lo so, ma, hey, è la mia casa.”
Aladdin, è rappresentato come un agile ladruncolo (stereotipo degli arabi),
ma i suoi furti sono giustificati da altre buone azioni, come la scena in cui
ruba del pane ma decide di offrirlo a
due bambini che cercano cibo tra la
spazzatura. Si avvicina al personaggio di Robin Hood, allontanandosi
dallo stereotipo del ladruncolo arabo.
Salva la principessa Jasmine dalla
condanna araba di amputazione delle
mani per aver commesso un furto, e
salva il paese dalla furia del diabolico
Jafar. È rappresentato come un “positivo” Americano, e non un “negativo”
Arabo. A differenza degli altri personaggi arabi, nel film originale il suo
accento è perfettamente americano, il
suo viso è più luminoso degli altri, ha
un taglio di capelli americano, sembra
pulito e ben tenuto nonostante sia povero, ed è estremamente bello. Adora
la libertà e rappresenta in pieno il concetto dell’ American Dream, desiderio
di migliorare la propria condizione e
raggiungere il successo. Anche Jasmine e il Sultano sembrano più americani che arabi. Vari sono i riferimenti
alla “razza bianca”: sono ricchi, puri,
candidi, possiedono valori americani,
come la libertà di scelta per Jasmine.
Jafar è l’opposto, è più “arabo” nel linguaggio, nell’apparenza e nelle azioni. Non è per nulla attraente, riesce a
ipnotizzare con il suo sguardo, vuole avere il controllo totale di tutto il
mondo, imprigionando o uccidendo
chi non è d’accordo con lui. Insomma, rappresenta il male assoluto.
La maggior parte delle persone (bambini e adulti) viene conquistata dalla
magia del film, senza far caso a questi particolari… Ma il problema è
proprio questo: il senso magico di
questi film d’animazione deriva anche da questi stereotipi che i bambini
assorbono senza rendersene conto.
infatti, non è forse vero che al Consiglio della Regione Lombardia era
stato posto il giovane Renzo Bossi,
detto anche “il Trota”, un ragazzino
bocciato tre volte alla maturità, con
una laurea falsa comprata in Albania,
soldi pubblici in abbondanza per i suoi
svaghi personali e chissà quanti altri
scheletri nell’armadio da tirare fuori?
Guarda caso, era stato proprio lui,
l’onesto e virtuosissimo Umberto;
lui che, a capo del suo inavvicinabile
squadrone leghista, voleva fare della
Padania uno Stato a parte, per non mescolarsi con gli indegni “barbari” del
Meridione, distruggendo, così, quanto
uomini illustri degni di questo nome
avevano unificato 151 anni fa. Eppure,
come suggeriscono le circostanze attuali, sembra quasi che, al confronto di
Bossi junior, personaggi come Mazzini o Garibaldi debbano impallidire di
vergogna. Ma dove saremo mai finiti?
8
Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013
Proverbi“Lae capo
detti
n’adda“Trentinaresi”
patisce ”
Traduzione nel prossimo numero de “Il Bannista”
“Si viri nu paese abbandunato
co quatto case nzimma no sderrupo,
na vecchia ca è cchiù vecchia re le mmura,
cchiù ghianca re le pprete re la via,
Chesta è la terra mia!”
Giuseppe Liuccio
LA FOTO DEL MESE-MAGGIO 2013
“Il bello della foto
non è il soggetto
ma l’emozione che
essa trasmette”
Foto di
Candida Marino
Foto scelta dal Direttivo del Forum dei
Giovani di Trentinara
Concorso
Continua il concorso fotografico
Inviateci le vostre foto di Trentinara! Potete far riferimento a qualsiasi luogo/paesaggio del nostro stupendo paese; immagini storiche, attuali, in occasione di festività...
Dove inviarle: sulla pagina facebook “Il Bannista” o sul gruppo “Giornale
on-line IL BANNISTA”.
Pubblicheremo, ogni mese, quella considerata più bella!
Chi decide: verrà fissato un termine massimo per la consegna; dopodiché
lanceremo la votazione virtuale.
I termini e le modalità di quest’ultima verranno resi noti, attraverso la nostra pagina, tra qualche giorno.
Partecipate!
9
Anno 1 Numero 4 Il Bannista Rubrica di cucina
Mariella Lanzalotti (Agropoli)
Cucina...cu’mico!!!
1 Maggio, 2013
10
Antonio Passaro
PLUMCAKE SALATO
Alla Rucola
“Fusiddi al ferro Cilentani”
Ricetta per 4 persone
Ingredienti:
500 gr di farina semola di grano
duro
1 uovo
Acqua calda (Quanto basta)
Disporre la farina a fontana e
aggiungere un uovo.
Aggiungere l’acqua e iniziare ad
impastare delicatamente, fino
ad ottenere un panetto morbido
ed omogeneo.
Ricavare delle striscioline di pasta di circa 6/7 cm.
Iniziare a incavare le striscioline
di pasta con il ferro.
Disporre i fusilli pronti su di un
vassoio per far si che la pasta riposi per un po’ di tempo prima
di poterli immergere in acqua
per cuocerli.
I tempi di cottura sono di circa
8/9 min.
Preparare il sugo con olio, rigorosamente di Trentinara, cipolla
tagliata a tocchettini.
Un buon bicchiere di vino RIGOROSAMENTE di Trentinara...
Dopo di che
Buon Appetito
a tutti!!!
Ingredienti
300gr di farina OO
3 uova intere
120 ml di olio di semi
100 ml di latte
1 bustina di lievito per torte salate
120 g di formaggio a pasta dura (groviera, asiago)
200 g di pancetta
70g di formaggio grattugiato
100 g di rucola
3 pomodori secchi
Sale e pepe Q.b.
Preparazione
Tagliate il formaggio a pasta dura, i pomodori secchi, la pancetta e la rucola
a pezzettini.
Sbattere le uova con un pizzico di sale e pepe, aggiungere l’olio e amalgamate, continuando a mescolare aggiungete il latte.
Setacciate la farina con all’interno la bustina di lievito e aggiungetelo al
composto, versate il formaggio grattugiato e gli altri ingredienti precedentemente tagliati. Amalgamate bene il tutto e versatelo in uno stampo per
plumcake precedentemente imburrato e infarinato.
Infornate a 180° per 30/35 minuti.
Cake pop
Ingredienti
Ciambella o torta al cioccolato o classica avanzata q.b.
Crema di nocciola o marmellata q.b.
Cioccolato fondente o al latte q.b.
Decorazioni di zucchero o di cioccolata (cristalli di zucchero, codette,
granella di nocciole ecc)
Facoltativa: Coloranti alimentari a piacere
Bastoncino da lecca lecca o zucchero filato
Preparazione
Sbriciolare la torta in una ciotola, aggiungere la crema di nocciole o marmellata in modo da ottenere un impasto lavorabile. Formare con l’impasto delle palline medie e posizionatele su un vassoio.
Far sciogliere il cioccolato fondente o bianco a bagnomaria, intingete la
punta del bastoncino nel cioccolato e poi infilatelo nella pallina di torta e
ripetete l’operazione per ogni pallina.
Fate riposare le palline in frigo per qualche ora finche’ l’impasto non sia
solidificato.
Fondere di nuovo il cioccolato e intingere la pallina, e far colare il cioccolato in eccesso per avere una copertura liscia e omogenea.
Ricoprire il cioccolato con le decorazioni a piacere e lasciateli asciugare.
In alternativa e possibile colorare il cioccolato bianco con colorante alimentare.
Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013
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IL MESE DI APRILE DI REAL TRENTINARA E VESOLE
il sogno play off, sotto i colpi
Sogni svaniti todell’Eclanese,
che nello scorso tenere testa alle ben più quotate
week end ha vinto in casa tren- Fonte e Paestum Soccer.Un solo
e altri da rin- tinarese (1-2).
punto separa la squadra allenata
Marandino dalla testa della
correre… Infatti, nonostante il terzo posto, dagraduatoria.Decisiva
la vittoria
Sport di “Casa Nostra”
tegoria continua a stupire, e a
Francesco Vinci
Il Real Trentinara si appresta a chiudere il mese di
Aprile (e pure
il campionato)
con la trasferta
nella Penisola Sorrentina contro
il Sant’Agnello.
Una partita inutile ai fini degli
obiettivi prefissati, visto sfuma-
sicuramente di grande prestigio,
la squadra di mister Condemi
non disputerà gli spareggi promozione perché, come recita il
regolamento, fra la seconda e la
terza classificata devono intercorrere al massimo nove punti.
Purtroppo per il Real i punti di
distacco, a una gara dal termine,
sono ben quindici.
Per un sogno sfumato di una
trentinarese ce n’è un altro ancora da rincorrere:quello del
Vesole.La squadra di Terza Ca-
di Roccadaspide contro il Tempalta, decisiva la rete finale del
sindaco Rosario Carione.
Il campionato di Terza si concluderà il nove giugno.E fino ad
allora ne vedremo delle belle…
Il Cruciverba“Trentinarese”
ORIZZONTALI
VERTICALI
1 località
trentinarese dal
nome di un
organo
1 Se nge mete lu
grano
4 E' bona pe nge
stenne le fico a lu
sole
3 Si usa per legare
qualsiasi cosa
7 Se rae a mano
mmersa
8 Se vereno a la
squagliata re la
neve
12 Domani
13 lu patre re papà
14 respira
15 Rae le sole a le
riuniuni re lu
forum
16 Stae mmiezzo la
chiazza
1
2
5
4
6
2 al centro di
trentinara
7
8
5 se scenne...
6 Se usa pe la
recotta
7 tipica espressione
trentinarese
9
10
11
12
13
9 nu nge nevace mai
14
10 bambini
11 Le face zi tunino
re angiula rosa
3
15
16
Anno 1 Numero 4 Il Bannista La coccinella
blu
Erica Fraiese
C’era una volta, in un’importante fabbrica di pettini, un pettine blu-notte di nome
Pe-pe.
Ben presto fu esposto nella vetrina di un negozio scintillante, provato da vari avventori e alla fine comprato da un anziano ambasciatore. L’oggetto aveva accarezzato
capelli di tutti i tipi: lisci, ricci, corti, lunghi, bianchi e mori ed una cosa non sopportava: i capelli dell’ambasciatore. Erano corti, grassi e bianchi, sembravano stoppa.
Una bella mattina d’estate, mentre l’acquirente era uscito a fare una nuotata, Pe-pe
e un capello fecero una lunga ma vivace conversazione. Il capello disse al pettine che
l’ambasciatore sarebbe rimasto calvo a causa cli una carenza di cheratina. Pe-pe era
smarrito perché, nonostante la sua eleganza, sarebbe rimasto disoccupato.
Così fu e l’arnese venne gettato nel bidone dell’immondizia che lo divorò con molto
gusto.
Povero Pe-pe, si ritrovò in una discarica coperto da bucce di banane e torsoli di mela.
Una vagabonda dai lunghi e folti capelli neri lo recuperò e lo mise nella sua umile
baracca che era però allestita all’interno, come un camerino di una diva, con un bellissimo specchio un po’ macchiato e un vecchio tavolino dorato.
Ella si pettinò, il pettine accarezzava felice i lunghi capelli morbidi, setosi e i due diventarono molto amici sino alla morte.
http://www.trentinara.net/index.php?option=com_content&view=article&id=216:la-legge-del-mare&catid=112:erica-fraiese&Itemid=369
1 Maggio, 2013
12
Anno 1 Numero 4 Il Bannista 1 Maggio, 2013
Traduzione del proverbio sul Terzo numero de “il Bannista”
“resti sempre dove vedi una cosa che ti piace”
Soluzione del cruciverba
trendenarese sul Terzo
numero de “il Bannista”
2
1
3
4
5
P U O R C O
7
6
A
L E U N A
8
N O E
E
N
A
9
T A
O
G
N
L
I
Z
10
Z I
R O
…Riferimenti degli articoli:
http://www.rockit.it/recensione/19009/visionidistorte-distinte-visioni
http://www.metalwave.it/viewrece.php?id=4615
http://www.visionidistorte.it/
https://www.facebook.com/visionidistorte?fref=ts
http://disneyandmovies.pbworks.com/w/page/17905678/4%20Aladdin
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=35965&film=Aladdin
http://it.wikipedia.org/wiki/Aladdin#Controversie
…Riferimenti fotografici:
Foto Dicantostudios Photographers by Paco Di Canto Pag. 2
Direttore de “Il Bannista”: Roberto Paolantonio
Responsabile articoli: Donato Savria
Responsabile impaginazione: Devid Orlotti
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