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Dedicato a tutti i ragazzi e formatori che li hanno supportati e seguiti,
per aver dedicato a noi tempo prezioso e aver reso “Writing Theatre at
School” un’esperienza umana e di vita, possibile.
Dedicated to all young people and professionals who followed them
and provided them with support, for having devoted their precious
time to us and for having made “Writing Theatre at School” a human,
life-changing experience, possible.
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Cover design: Gianfranco Pintus
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L’autore è il solo
responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso che
potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.
This project has been funded with support from the European Commission. This publication
reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any
use which may be made of the information contained therein.
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Paolo e Francesco
Liceo Classico Dante Alighieri
Autori: Giacomo Greco, Flavio Guinetti, Alessandro Rilletti, Francesco Biagetti,
Giulia Bertolini, Carla Apollonio, Prisca Santini, Claudia Pisanti, Camilla Tettoni,
Giorgia Urciuolo, Michele Gambirasi
Centro della storia è l’amore di un giovane per il suo migliore amico, amore che diventa
tragico per entrambi una volta confessato. La trama degli eventi si dipana da un
bacio, che dimostra come l’affetto di Francesco sia più di quello provato da un semplice
amico. Quel loro primo e unico bacio cambia, però, la natura stessa della storia che si
trasforma in maniera inattesa in una tragedia. Francesco viene ucciso da Paolo durante
una fiera di paese.
Ad occuparsi delle indagini è il commissario di polizia Gabriele, un personaggio cruciale
della storia, grazie al quale lo spettatore potrà conoscere il passato e i segreti di tutti
i personaggi. Il principale sospettato è inizialmente Giacomo, il pazzo del paese, che,
segnato da un passato difficile, spesso si era lasciato andare a violenti scatti d’ira alla
vista di semplici sigarette. Una volta scagionato, lo sguardo indagatore di Gabriele
si posa su Agata la quale, presentata come colpevole da Elena, rivela, insieme alla
sua innocenza, gli antichi rancori che da sempre serba nei confronti dell’amica. Il loro
rapporto, infatti, si era incrinato a causa di un ragazzo amato da entrambe; tuttavia
la loro amicizia si era definitivamente conclusa proprio per colpa di Francesco, ancora
una volta oggetto dei desideri di entrambe e, ancora una volta, conquistato da Elena.
Il terzo sospettato è Ciro, un malavitoso: data la sua pessima reputazione, era
stato facilmente incastrato da sua moglie Giada, dall’amante di questa, Guido, che
cercava disperatamente un modo per poterla sposare, nonché da Paolo, che cerca di
nascondere la sua colpevolezza depistando le indagini. Tutte le accuse cadono, però,
quando Gabriele, che nel frattempo aveva stretto una forte amicizia con Paolo, scopre
il vero colpevole. Sconvolto e deluso, decide allora di abbandonare il caso.
La storia si chiude con Paolo, ormai adulto, che confessa i suoi tormenti e i rimorsi
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Personaggi
Francesco da Polenta, giovane amico di Paolo e di Elena
Paolo Malatesta, amico di Elena e Francesco, che ama in segreto
Elena Di Tindaro, innamorata di Francesco e da lui ricambiata
Agata Circei, ex amica di Elena, sua antica rivale in amore
Diego Proditori, amante di Giada
Giada Capuleti, moglie di Ciro e amante di Diego
Gabriele Tebano, commissario e amico di Paolo
Giacomo Greco, il matto del paese
Ciro Nicotra, marito di Giada e appartenente ad una famiglia mafiosa
Commissario Tedeschi, sostituto di Gabriele
Un passante
Un agente di Polizia
Scena I - MONOLOGO INIZIALE PAOLO
(PALCOSCENICO TENDONE NERO)
(Paolo pensa a Francesco)
“Ti ho rubato, Giovenzio di miele, nel gioco, ch’era più dolce della dolce ambrosia. Ma
l’ho pagata. Mi hai ficcato in cima a una croce per più d’un’ora, che non la so scordare, a
fare penitenza, piangendo, ma senza placare neppure un poco della tua sevizia. Subito
ti pulisti le labbra dell’ultima traccia d’umidità con tutte le zampette, che non serbasse
il contagio la mia bocca, quasi dalla saliva d’una scompisciata puttana. E poi auguravi
ogni male, amore funesto, non la finivi più di torturarmi. Così il bacio d’ambrosia s’andò
trasformando via via in un qualcosa di amaro, più amaro dell’ellèboro. Se questo scotto
prospetti all’amore infelice, per l’avvenire non ti rubo baci.”
Catullo si sentiva come me … è incredibile, millenni ci separano, ma il nostro sentimento,
la nostra delusione, il nostro dolore ci legano con un sottilissimo filo attraverso i secoli,
le generazioni e il cuore. Così come il passaggio dal dolce miele all’amaro e punitivo
ellèboro, così dal dolce suo profumo alle sue parole velenose, entrambi, siamo cascati.
Cosa, cosa è realmente cambiato? E’ vero, lo ammetto, nulla era certo, come tutto nella
vita del resto ma, in quel momento, su quel passo che ricordava amori medievali cinti
dalla fantasia d’un’epoca a metà fra realtà e immaginario, mi sono sentito così vicino e
così pronto da...fallire. Io ho bisogno di te, Francesco, non puoi sbattermi così in faccia
la realtà d’un amore illuso e disilluso allo stesso momento, non ne hai il diritto... Come,
come hai potuto? Soffocare. Tu questo mi davi, ossigeno, amore e vita. E adesso? Nulla
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più. Sei oltremodo bello, profondo, inarrivabile e crudele, senza cuore, ti sei preso il
mio, e non me lo hai reso. Sparire. Mi hai fatto sparire, e per chi? Per Elena? No, tu ti
nascondi dietro di lei, dietro il sentimento che dici di provare per lei e a me non hai
mai voluto, neanche lontanamente, dare una piccola occasione, un piccolo spazio nel
tuo cuore assente. Tu non ami me, o lei, tu non ami. Tu non puoi amare, tu non hai
un cuore e sei alla perenne ricerca del cuore di un altro per sostituirlo alla mancanza
del tuo. Povera Elena, non sa a cosa va incontro! Solo tu, vorace mangiatore di cuori,
sei cosciente, solo tu, per crudeltà, vai avanti sapendo in cosa t’imbatti. Ma è proprio
qui che sbagli, è proprio qui che stavolta sarai tu a soffrire, ad essere umiliato, sarai tu
a...fallire. E siccome tu sei perfetto, la tua vita è eccelsa e invidiata, solo una cosa può
fallire nel corso di questa tua incredibile percorrenza in questo mondo, bello come te:
la morte, la tua morte, d’altronde non si può vivere senza cuore.
SCENA II - IL BACIO FRA PAOLO E FRANCESCO
(INTERNO, casa di Paolo)
Paolo: Quanto tempo è che ci conosciamo, Francesco?
Francesco: Non saprei … Sette, otto anni?
Paolo: Dieci.
Francesco: Eh?
Paolo: Dieci, dieci anni. Tre mesi, sedici giorni, tre ore, una manciata di minuti, un soffio
di secondi...
Francesco: Che memoria eccellente, hai un cervello che funziona alla grande.
Paolo: Il cuore …
Francesco: Eh?
Paolo: Il cuore! Il cuore mi funziona... Alla grande. Gli inglesi dicono “learn by heart”,
imparare con il cuore, in luogo di imparare a memoria. In un certo senso hanno una
gran ragione: il muscolo primo, allegorica sede delle emozioni, ricorda ogni dettaglio,
ogni spazio-tempo per cui sia valsa la pena battere. Tu sei indubbiamente un grande
amico, e la mia attività cardiaca lo ha ben presente... Troppo bene, per così dire … tanto
quanto accadrebbe nei confronti di un indubbio grande amore.
(Paolo si avvicina a Francesco e lo bacia)
Paolo: Dopo tutto questo tempo, sai la verità...
Francesco: Paolo, devo andare. (Si allontana, si gira e fissa negli occhi Paolo) Sei
importante per me.
(Esce di scena)
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Paolo: Meravigliosa creatura! Lucente fonte di eterno sostentamento! Ho errato per
aride valli, spietati deserti, profondissime gole... Ed ora, ora sono giunto, infine, ai
giardini, il più sfavillante dei quali mi si è schiuso davanti come una rosa, lussureggiante
di clivi, adorni d’ogni sorta di germoglio, sonante di limpidi corsi d’acqua che irrorano
le colline come arterie possenti. Finalmente, dopo due lustri d’agonia, il farmaco del
tuo amore è giunto a lenire le mie pene. Qualunque ente governi questo cosmo, è
finalmente giunto in mio soccorso. Grazie, dunque, e a buon rendere!
SCENA III - ELENA E FRANCESCO
(esterno paese)
[Si stanno svolgendo i preparativi della fiera]
Paolo: Tutti gli anni la stessa storia, ci offriamo di dare una mano alla fiera e lasciano
fare tutto a noi! Scatoloni, palloncini, decorazioni … a volte mi chiedo come farebbero
senza il nostro aiuto!
Elena: Smettila di lamentarti e passami quelle bandierine! La fiera inizia domani, se
non ci diamo una mossa rischiamo di non riuscire neanche a tornare a casa!
Paolo: Eccole qua.
Elena: Sono solo queste? Dobbiamo appenderne una fila davanti al chiosco e una
all’ingresso, non penso che bastino.
Paolo: Facciamocele bastare. Andarne a compare altre ora sarebbe solo una perdita di
tempo, e di tempo ne abbiamo poco. I palloncini li hai già gonfiati?
Elena: Li abbiamo gonfiati insieme circa un’ora fa, ma dove stai con la testa?
Ultimamente mi sembri molto distratto, è successo qualcosa?
Paolo: Sì … anzi … no … non è successo niente. Sono solo nervoso perché ho paura che
non riusciremo a sistemare tutto in tempo.
Elena: Mmm … non me la racconti giusta. Ma non è il momento più adatto per perderci
in chiacchiere. E comunque le bandierine non bastano, devi andare a vedere se ce ne
sono altre in macchina.
Paolo: Sono proprio indispensabili?
Elena: Tu che dici? Forza, ecco le chiavi. Guarda nel portabagagli.
Paolo: (sbuffa) Ok … torno tra poco.
(Paolo esce di scena, mentre Elena continua a sistemare)
Elena: Finalmente un po’ di tranquillità. Gli voglio tanto bene, ma quando si lamenta
diventa insopportabile.
(Entra in scena Francesco)
Francesco: Paolo? Paolo, dove sei? Dobbiamo parlare di quello che è successo.
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Elena: Francesco? Che ci fai qui? La fiera apre domani!
Francesco: Lo so, ero venuto per parlare con Paolo … è … è successa una cosa. Dobbiamo
assolutamente chiarire la situazione.
Elena: Cosa è successo?
Francesco: Non ti ha detto nulla?
Elena: Francesco, mi preoccupi. Paolo è stato distratto tutto il giorno ed è stato quasi
d’impiccio qui intorno. Cosa avrebbe dovuto dirmi? ... Ma tu stai bene? Sei tutto rosso.
Francesco: Quindi … non ti ha detto nulla. Non fa niente, Elena. Tranquilla. Sono rosso
perché ho corso fin da casa mia. Sono solo un po’ agitato. Dovevo solo parlare con
Paolo, ma se non c’è … non fa niente.
Elena: Mmm … ok. Comunque anch’io ti devo parlare. E’ una cosa a cui penso da un
po’.
Francesco: Eh?
Elena: Mi stai ascoltando? Sicuro che non sia successo nulla?
Francesco: Scusami. Stai tranquilla. Non è successo nulla, davvero. Ti ascolto.
Elena: E’ difficile per me parlarne. E poi … ti vedo molto distratto. Se non vuoi dirmi
cosa è successo a Paolo va bene, ma a questo punto penso che sia meglio per me
parlarti in un altro momento.
Francesco: Elena, davvero, sto bene. Tra me e Paolo non è successo nulla di grave.
Dimmi.
Elena: Va bene, ma ti prego, non arrabbiarti.
Francesco: Ora sei tu che mi preoccupi.
Elena: Dai, davvero. Sono seria. Ci conosciamo da quando siamo piccoli, e non ho mai
trovato il momento giusto per dirtelo. In effetti … non so perché te lo sto dicendo ora.
Davvero, forse è meglio se ne parliamo in un altro momento … in un contesto più
adatto.
Francesco: Stai scherzando? Avanti, ormai sono qui.
Elena: Io … io … ti amo, ok? Sono sempre stata innamorata di te. Fin da quando ti ho
conosciuto.
Francesco: …
[Elena gli si avvicina e lo bacia]
Francesco: …
Elena: Cosa c’è? … Ho capito … (voce rotta) Sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Ho
fatto un errore.
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Francesco: No, Elena, scusami, davvero. E’ che non pensavo fossi innamorata di me
anche tu.
Elena: Anche tu? Che vuol dire? Mi prendi in giro?
Francesco: Quando ho deciso di venire qui credevo che Paolo te ne avesse parlato.
Elena: Aspetta, non capisco …
Francesco: Non farmelo dire ad alta voce. Sapevo che parlarne con Paolo non sarebbe
stato facile, ma non pensavo che dirlo a qualcun altro sarebbe stato ancora più difficile.
Dice di amarmi … Paolo mi ama!
Elena: Vuoi dire che … Paolo è gay?
Francesco: Non volevo dirtelo così. Speravo avesse avuto lui il coraggio di parlartene.
Elena: Per tutto questo tempo? Lui è stato innamorato di te per tutto questo tempo?
E non mi ha mai detto nulla? Ho passato intere giornate a parlargli di te, di quanto ti
amavo, di come immaginavo sarebbe stato questo momento … e ora … scopro che lui
mi ha mentito e io gli ho solo fatto del male.
Francesco: … non so cosa dirti. Mi dispiace di aver reagito così.
Elena: Così come? Reagito a cosa? Sono io qui che sono in difficoltà!
Francesco: Pensi che per me sia stato più facile? Paolo mi ha baciato, mi ha detto
cose che non immaginavo potesse pensare. Siamo nella stessa condizione, Elena. Ha
mentito a tutti e due. Scusa se ti ho respinto, ho rovinato tutto ... Anch’io ti amo. (Le
carezza la testa e si avvicina)
Elena: Cos’è questa, la fiera delle rivelazioni? Mi prendi in giro anche tu?
Francesco: No Elena, davvero, scusa! Non ho mai voluto prenderti in giro, e non ho mai
voluto respingerti! Ero venuto qui per parlare con Paolo, non mi aspettavo di parlare
anche con te … non mi aspettavo di essere corrisposto.
Elena: E ora quindi cosa succede?
[Francesco bacia Elena]
Francesco: Succede che ora possiamo parlare insieme con Paolo.
(Arriva Paolo)
Paolo: Non c’è bisogno. Ho già sentito abbastanza.
Elena: Paolo!
Francesco: Paolo! Oddio, aspetta, parliamone! Possiamo risolverla!
Paolo: Forse voi potete. Per voi è tutto finito bene, no? Non provate mai più a parlarmi.
Sei un bugiardo. E tu sei una stronza.
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SCENA IV - LA FIERA DEL PAESE
Giacomo, con citazioni più o meno stravaganti, fornisce indizi al pubblico mentre Ciro
cerca la moglie Giada. Agata, gelosa di Elena, esce di casa per sabotare il chiosco di
dolci di quest’ultima. Francesco, arrivando in ritardo, incontra Gabriele impegnato nel
servizio d’ordine.
Giacomo: urla, risate, frizzi e lazzi. Streghe e mercanti, mercanti in fiera. Tutte le volte
che c’è una fiera va così. Torbida massa di gente corrotta dal mondo. Ma ecco Ciro,
brigante alla ricerca della sua fanciulla. (Arriva Ciro)
Guardalo, si districa tra i mali sguardi e le male lingue. La gente mormora, e ha ragione:
se avesse occhi onnipresenti coglierebbe Diego e Giada, adulteri, in flagrante.
Ciro: schifosa cagna, dove ti sei cacciata? Prega dio che non ti trovi in compagnia.
Giacomo: Tanto si lamenta Ciro … tanto cornuto e mazziato (risata) che non passi più
dalle porte. Elena, dolce Elena, guardati dalle insidie e dall’invidia, amico invidiato,
dolce insidiato.
Agata: L’olio di ricino renderà i dolci molto più soffici (risata maligna).
Giacomo: C’è chi sabota ma anche chi vigila, non è vero, commissario??
Francesco: Gabriele! che piacere! sempre al lavoro, eh?? Guarda, scusa ma vado di
fretta, a più tardi!
Gabriele: “COMMISSARIO”, “C-O-M-M-I-S-S-A-R-I-O”! Non “Gabriele”! Francesco...Un
bravo ragazzo se non fosse per le troppe confidenze e le innumerevoli sigarette …
Giacomo: Ιο sarò matto, ma orecchie da mercante soltanto, ho fatto!
(Gabriele sta controllando i chioschi)
Giacomo (tra sé e sé): Errare, cara Giada, è umano, ma perseverare, Ciro, è diabolico.
Scena V - OMICIDIO DI FRANCESCO (esterno - vicinanze fiera)
(voce fuori scena) “Risponde la segreteria telefonica di...”
Paolo: Ancora la segreteria! Fuggi, fuggi, ma dove vai? Tanto prima o poi ti trovo. Non
ci credo... no, non è vero! Però è successo. L’ho visto con i miei occhi... lui, lei...troppo
vicini per sbagliarmi! Ho visto bene, ma ora io devo chiarire... perché lo ha fatto? Non
lo meritavo!
(Al telefono)
“ Francesco, sono Paolo. Ho bisogno di parlarti. Ti aspetto al tendone … fai in modo di
esserci.”
(Paolo va al tendone, si strofina le mani sulle gambe e batte i piedi da seduto)
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Paolo: Non arriva, sarà in ritardo.
(Francesco arriva)
Francesco: Ciao! Mi aspetti da molto? Scusa il ritardo... Avrei voluto avvisarti ma qui il
cellulare non prende. Meno male che ci sei anche tu...
Paolo: Che intendi?
Francesco: Non ti ricordi? Dobbiamo decorare i festoni per la fiera!
(Paolo, attonito, non risponde)
Francesco: Hai presente quella festa che facciamo ogni anno?! I cartelloni, le bandiere,
l’orchestra, i bambini che urlano correndo e i vecchi che si lamentano sempre che le
bandiere sono troppo piccole? Ecco, quest’ anno tocca a noi occuparci delle bandiere
e dei festoni … Mi ascolti? Ma cos’hai oggi? Qualche problema?
Paolo: Dimmelo tu! Dovrei chiederti io se hai dei problemi! Hai dei problemi? Mi devi
dire qualcosa? Assumiti le tue responsabilità! Non divagare sulla fiera!
Francesco: Ma perché mi aggredisci? Non ti ho fatto nulla … sono solo in ritardo.
Paolo: Bugiardo! Non eri forse tu il tenero ragazzo che premurosamente abbracciava
Elena l’altro giorno?!
Francesco: Ma … ma …
Paolo: Aspetta, non ho finito! Ora arriva il bello! Se i mie occhi non mi hanno ingannato,
tu l’hai anche baciata, e non dire che non è vero … Francesco, è difficile dire con parole
di amico ciò che da tempo ho nel cuore. Tu sei il solo che sa ciò che c’è sempre stato,
prima d’ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò che è orrendo conoscere: è dentro
la tua grazia che nasce la mia angoscia … Sei insostituibile.
Francesco: Paolo, mi spiace di essermene andato così dopo quel bacio, senza neanche
una parola. Vedi, ci conosciamo da troppo tempo e non volevo ferirti: eppure, ora te
lo devo dire. Paolo, non ti voglio ingannare e tanto meno lo meriti, ma … io non posso
darti quello che vuoi, non sono in grado di provare AMORE per te!
Paolo: Ingannare? Ora non mi vuoi ingannare? Solo ora che Elena è entrata nella tua
vita? Allora cosa erano quegli sguardi? Perché hai finto per così tanto tempo?
Francesco: Paolo, hai frainteso tutto! Non ho mai avuto intenzione di guardarti nel modo
in cui tu hai pensato, né di illuderti … Io ti credevo un amico, per di più il mio MIGLIORE
AMICO … Non so più che fare, né che pensare. Mi sembra di stare in un inferno, sai?
Anzi, no, nell’Inferno di Dante, solamente che tu avanzi spostato nel turbine da solo,
Paolo: io non ci sono! Tu hai frainteso quel bacio! Non è facile spiegarmi: Elena è la tua
migliore amica, ma lo sai che con lei ho un rapporto speciale. Il mio intento era quello
di proteggerti tenendoti all’oscuro della nostra relazione.
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Ma tu, ti prego, non essere così invadente, lasciami vivere!
Paolo: Io invadente?! Ma ti senti? Sono io ad essere stato TRADITO, e l’unica cosa
che mi sai dire è che sono invadente, che non ti lascio vivere e che, forse, sono anche
geloso?!
Francesco: Sì, sei anche geloso! Mi soffochi, ed è soprattutto per il tuo atteggiamento
che ho sbagliato … Ho sbagliato, ho sbagliato! Ma noi non stiamo insieme … Lo vuoi
capire? E’ stato solo un bacio.
Paolo: Un bacio?! Solo un bacio?! Mi hai illuso e ti sei approfittato di me! E le parole
dolci? E quei gesti! Credevi che sarei rimasto indifferente, che avrei fatto finta di nulla?
E invece NO! Sapevi che mi piacevi e non solo. TI ODIO, TI ODIO E TI AMO! Ti chiederai
come sia possibile, non ne ho idea ma sento che è così e mi tormenta!
Francesco: Basta! Io non ti ho ingannato! Sei tu che mi hai baciato! I gesti dolci erano i
tuoi e anche le parole. Davvero, per un momento ho creduto di poter amare un UOMO,
un amico, il mio MIGLIORE AMICO … ma non è così … Non sapevo come dirtelo!
(Paolo comincia a strattonarlo, piangendo)
Paolo: Vattene, vattene, ti odio!
(Lo scaraventa a terra e Francesco sbatte la testa; Diego e Giada sono lì nascosti)
Paolo: Francesco, F-F-Francesco, rispondimi. Oddio! Che ho fatto... svegliati, svegliati,
ti prego! Altrimenti il tuo sangue non se ne andrà mai dalle mie mani. Perdonami. Oggi
anche io muoio con te.
(scappa via sconvolto)
Scena VI - ELENA, DIEGO E GIADA
(alla fiera)
Elena: Ma dove è finito Francesco? Possibile che sia sempre così in ritardo? Devo anche
chiamare Paolo. Dopo quello che è successo ieri non mi ha più parlato.
(telefona a Francesco)
Elena: Fantastico, il telefono non prende.
[Diego e Giada le passano davanti a testa bassa bisbigliando: hanno già assistito
all’omicidio]
Elena: Diego, Giada! Scusate, per caso avete visto Francesco qua in giro?
… (si guardano senza risponderle)
Elena: Scusate … Sto parlando con voi!
Diego: Francesco? Ah … sì … era … stava andando …
Giada: No! Non l’abbiamo visto. Andiamo, forza (gli prende il braccio e lo strattona)
Elena: Scusate? Ma … va tutto bene?
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Diego: Forse era al tendone … ma … non so … (I due se ne vanno)
Elena: Ma che hanno tutti e due? Mamma mia … e adesso che faccio?
[Ciro entra in scena]
Elena: Oh, c’è Ciro! Ciro! Ciro, scusa, hai visto Francesco? Sto iniziando a preoccuparmi,
non lo vedo da stamattina …
Ciro: Mi sembra di averlo visto andare laggiù, dietro i tendoni … ma potrei essermi
sbagliato, c’è così tanta gente …
Elena: Grazie mille, è già qualcosa. Comunque hai visto Giada? Che ha?
Ciro: Giada?
Elena: Sì! Giada! Era qui con Diego … se ne sono appena andati … Va bene, grazie
ancora, ciao.
(Elena si allontana)
Ciro: Giada? Come è possibile? Che ci fa qui? Aveva detto che sarebbe rimasta a casa!
Stava male … (grida) Elena! Elena? No, è già sparita. Vabbè … Si sarà sbagliata.
(Elena raggiunge il retro del tendone, è sola e c’è ovunque silenzio)
Elena: Francesco? … Francesco? Sei qui? (le vibra il telefono) Oddio, che colpo … chi
è ora? Ah no … è tornato il segnale... (chiama Francesco, il cui telefono squilla a poca
distanza da lei)
Elena: Francesco? Ma sei qui? Smettila, non è divertente, sei il solito cretino!
(Elena sposta uno scatolone e vede il corpo di Francesco)
Elena: (Urla, lascia cadere il telefono) O mio Dio … Francesco!! Che è successo? Ti prego
rispondimi! Francesco! Francesco! (cade in ginocchio) No, ti prego, no! Rispondimi!
Rispondimi! Ti prego! Aiuto!! Aiuto!! (prende il telefono e chiama un’ambulanza).
Elena: Pronto? Pronto? Aiuto! Aiutatemi, vi prego … vi prego … (attacca il telefono, si
mette le mani tra i capelli e singhiozza)
SCENA VII - L’ARRIVO DI GABRIELE
(Gabriele, commissario di polizia amico di Paolo e conoscente di Francesco, viene
chiamato dalla centrale e accorre al tendone, dove trova un suo agente chiamato da
Elena)
Gabriele: Francesco. Povero ragazzo, davvero una brutta storia.
Agente: Lo conosceva?
Gabriele: Diciamo di sì, avevamo una conoscenza in comune … Com’è successo?
Agente: Sembra che sia stato colpito a morte, l’assassino è scappato via immediatamente.
Ha approfittato della confusione creatasi durante la fiera per agire.
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Gabriele: Nessun’ idea su chi può essere stato? Qualche indizio?
Agente: Questo è il suo lavoro, capo, spetta a lei scoprirlo. Forse dovrebbe fare qualche
domanda a questa vostra conoscenza comune …
Gabriele: D’accordo allora, con calma. Mi risulta che Francesco fosse piuttosto
popolare, avremo un bel po’ di persone da interrogare.
Agente: Buona fortuna! (l’agente si siede su uno scatolone e assume un’espressione
annoiata)
Gabriele: (si schiarisce la voce) Qualcos’altro che dovrei sapere?
Agente: Ah, giusto! Il corpo è stato ritrovato dalla ragazza della vittima, una certa Elena.
Stava cercando Francesco in mezzo alla folla, durante la fiera, finché non l’ha trovato
sul retro del tendone, morto.
Gabriele: E pensavi di dirmelo finite le indagini?! Bene, sarà meglio cominciare proprio
da lei.
Scena VIII - PAOLO PARLA CON DIEGO E GIADA
(Paolo è stato chiamato da Diego e Giada)
Paolo:” Finalmente siete arrivati, vi davo per dispersi … si può sapere che volete? Io sto
male, non voglio vedere nessuno! Già è un miracolo che vi abbia permesso di venire e
avete anche il coraggio di presentarvi in ritardo?”.
Diego: “ Senti Pa’, senza troppe pantomime... Io e Giada sappiamo tutto. Abbiamo
visto tutto. Eravamo proprio lì. E’ inutile fingere. Se fosse per me ti denuncerei anche
tra un nanosecondo, anzi forse ti avrei denunciato. Sei uno SPORCO ASSASSINO ed
onestamente pensavo tu fossi diverso. Ti sei macchiato le mani col sangue di una delle
persone che più dicevi di amare e senza di lui non sei altro che una persona mediocre,
colpevole di un omicidio efferato e voluto. MI FAI SCHIFO, PA’! E io mi faccio ancora più
schifo per non aver provato a fermarti... Se solo avessi fatto in tempo... [si avvicina per
mettergli le mani addosso ma Giada lo ferma]
Giada: … Diego, smettila, sei il solito incosciente. Vuoi diventare un delinquente al pari
di mio marito o di questo disperato che ora si improvvisa “killer”?! Siamo venuti qui
per... Col senno di poi non andiamo da nessuna parte, Diego.
Paolo: Non ho idea di cosa voi stiate dicendo, voi siete pazzi! (Deglutisce mal celando
l’ansia e la paura)
Diego e Giada, insieme: “Risolverti il problema!”
Paolo:” Che significa?! Non ho soldi per comprare il vostro silenzio, vi avverto. Lo sapete
che sono solo uno studente. E poi tu, che sei sposata con il figlio del Don, sicuramente
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più ricco di me, di sicuro non avrai bisogno dei miei miseri spiccioli...”
Giada: “Bravo a intendere quanto ad ammazzare, eh?”
Paolo: “Ma che diavolo …?”
Diego: “Senti guarda, ricominciamo da capo. Saprai benissimo come stanno le cose tra
me e lei, anche se fingi di non esserne al corrente … lo sanno tutti, in paese. Cioè, tutti
tranne Ciro e la sua comitiva di “primi uomini”. Giada non può lasciarlo, è sotto ricatto
e ci sono un sacco di interessi in ballo. Quindi l’unica soluzione è risolvere, in un colpo
solo, i problemi di tutti e tre.”.
Paolo:” Scusate, continuo a non capire come; ripeto, cosa volete da me?”.
Giada: “Dobbiamo eliminare dalla faccia della terra Ciro, per sempre, io non posso
divorziare, mi ucciderebbe ma se noi lo accusassimo dell’omicidio di Francesco,
saremmo tutti salvi e, soprattutto, liberi!”.
Paolo: “Lugubre e macabro, accusate me e guardate cosa state dicendo, vorreste
sfruttare la morte di un uomo per il vostro pseudo-amore!”.
Giada: “Non ti permettere di dire falso al nostro amore, proprio tu, che hai ucciso
Francesco e dicevi di amarlo!”.
Paolo: “Io lo amavo, oltre ogni cosa, è stato solo un incidente, ma lo amavo!”.
Giada: “L’amore è ben altro! Noi due ci amiamo davvero e vogliamo uscire alla luce
del sole per far sentire, anche quando ci allontaniamo sulla cima del monte più
alto insieme, che il nostro amore dura e splende; che nulla, nemmeno la canzone
più stonata, nemmeno il temporale più forte, nemmeno il treno più rumoroso può
coprire e far svanire in un secondo quello che in fondo c’è ovunque: il nostro amore. È
dappertutto; nel cielo che guardi ogni giorno, nella terra su cui cammini e corri, negli
odori, nei sapori, nei profumi più buoni, nei bar, nei giardini pieni di fiori, negli alberi
svuotati di foglie in autunno che le senti scrocchiare sotto i tuoi piedi, nel mondo.
Quest’amore c’è sempre e si fa sentire in ogni momento. E io non voglio più vivere in
prigione. Sappiamo tutti e tre che non vorrai mai confessare, quindi è nell’interesse di
tutti e tre far ricadere la colpa su quel bastardo di Ciro…”.
Paolo: “Non credo d’avere altra scelta che quella di mettermi d’accordo con voi, anche
se …”
Diego: “Bene! Siamo d’accordo finalmente, sai cosa devi fare!”.
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Scena IX - IL FUNERALE
La scena si apre con l’inizio della funzione, dopo l’entrata in Chiesa il prete inizia a
parlare.
Prete: Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Siamo riuniti al tuo cospetto,
Signore, per affidare nelle tue mani nostro fratello Francesco, ghermito dalla malvagità
degli uomini.
Elena scoppia in lacrime, consolata dalla madre. Intanto, Ciro e Giada discutono di
argomenti non pertinenti.
Ciro: (rivolto a Giada, ad alta voce) Perché sei sparita, alla fiera?
Giada: (fulmina con lo sguardo Ciro, poi parla sottovoce mantenendo lo sguardo sul
sacerdote) Avevo del lavoro da sbrigare.
Ciro: (sempre ad alta voce) Che … (Giada gli allunga una gomitata, Ciro continua
sottovoce) Che lavoro?
Giada: (Sempre sottovoce guardando il celebrante) Ho aiutato Diana ad ultimare le
decorazioni dello stand. (Guarda negli occhi Ciro) Tu, piuttosto … (Si rivolge con la coda
dell’occhio a Diego, distante alcuni banchi più indietro, per una frazione di secondo, poi
di nuovo al prete) Dov’eri?
Ciro: (Rivolge a sua volta lo sguardo al prete, dopo aver abbassato gli occhi per un
secondo) Lo sai, ero al chiosco.
Giada: (Questa volta guarda lei Ciro) Ah già. Ad obbedire a paparino.
Frattanto, Agata e Diego parlano sottovoce.
Agata: Che terribile destino. Era così giovane, così bello … (Si inclina leggermente verso
Diego, continuando a guardare dritto davanti a sé, abbassando ulteriormente la voce)
Correvano voci, tuttavia. Voci su un suo presunto vizio …
Diego: (si rivolge al pubblico, come se parlasse nella sua testa) Vizio o no, a te non t’ha
mai guardata neanche di sguincio. (Parla ora ad Agata, sottovoce) Sì, effettivamente
ne ho sentito parlare. Non darei troppo credito a queste voci, però. Sai, in un paese
come questo ne girano tante. Anche a me, ad esempio, ne sono giunte alcune. (Guarda
Giada per un attimo, poi fissa Agata negli occhi) Riguardano il fatto che Ciro non è stato
visto da nessuno per buona parte della fiera, congetture piuttosto insidiose circa la sua
assenza, pregiudizi … (guarda il sacerdote) Ma, anche in questo caso, non le riterrei più
che pettegolezzi per massaie.
Agata: (Al pubblico) Guarda questo … Fa il superiore e poi getta fango sulle persone in
questo modo ignobile. Bastardo fariseo! (Sorridendo, a Diego) Voci di questo genere
spesso si traducono in accuse.
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Diego: (indignato) Riportavo solo quelle stupidi bisbigli delle vecchie sotto i portici! (Si
ricompone, rivolge di nuovo lo sguardo al prete) Non ho alcun tipo di pregiudizio nei
confronti di alcunché, né di nessuno.
E’ giunto il momento dell’estremo saluto dei cari. La prima a salire sull’altare è Elena.
Elena: (inspira profondamente, la voce rotta) Francesco era quel particolare tipo di
persona passionale, impulsiva, che segue l’istinto a discapito della ragione. Malgrado
il travaglio che lo attanagliava quando pensava di aver fatto la scelta sbagliata, andava
fino in fondo, in ogni situazione. Amava, amava con tutto se stesso, e durante l’intero
corso della sua vita non ha mai rinunciato a gettarsi a capofitto su qualsiasi cosa il
cuore gli indicasse. Io … (sorride, piangendo, guarda in alto) Io ti sono stata indicata dal
cuore, nonostante il nostro rapporto fosse così saldo prima, e sono stata per te tutto
quello che si può essere nei confronti di chi si ama follemente: amica, amante, madre e
sorella. Ora che mi sei stato portato via, ho paura. Temo - perché so, ne ho la profonda
e radicata convinzione - che niente nella mia vita avrà più alcun sapore, colore, odore
... (Scoppia in lacrime e scende di corsa dal pulpito, senza finire il discorso).
Paolo sale sul pulpito, incedendo lentamente, a testa bassa, e inchinandosi all’altare.
Paolo: (con la voce rotta) Non ho mai capito perché sostenesse che le nostre azioni,
giuste o sbagliate che fossero, dipendono dal motivo per cui sono state compiute. Vi
erano dunque azioni giuste, compiute per motivi sbagliati, e, viceversa, azioni sbagliate
compiute per un motivo giusto. Io ti ho sempre rispettato, oltre che avergli voluto bene
più che a me stesso, ma non sarò mai d’accordo con te, amico mio, su questo fronte
… (scoppiando in lacrime) … perché non riesco a concepire un motivo giusto per cui ti
abbiano portato via!
Intanto, Giacomo parla ai presenti.
Giacomo: Follicoli. Follicoli! Folli follicoli e fievoli fini. Finte folle e fulgidi fiori! Il
lupo, l’agnello, e il bue che dà del cornuto all’asino. Le persone parlano, parlano, e
si sbrodolano addosso. Tutto finirà in conflagratio, e il fuoco purificherà le menti
degli uomini. Vili! Vili ed infami, all’occorrenza efferati. Fanti di un esercito fantoccio.
Pregate, pregate finché siete in tempo. Pentitevi, e perdonate. Il vostro dio avrà un bel
da fare con voi furfantelli. L’unica vera bestia del creato è glabra, ma ha conquistato il
mondo; ed il male prolifera.
Gabriele avvicina con cautela Elena.
Gabriele: (sottovoce) Elena, sappi che ti sono vicino e che, per ogni evenienza, sono a
disposizione. Tuttavia, anche se odio farlo – d’altra parte, è il mio lavoro- ho il dovere di
avvertirti che quando sarai pronta vorrei fare una chiacchierata con te.
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Elena: (ancora singhiozzando) Grazie, vieni da me per un tè in settimana.
(Si chiude la scena)
Scena X - GIACOMO, PASSANTE, GABRIELE
(esterno)
Passante accende una sigaretta
Giacomo: (urla) Noo! Non potete! Non lo potete fare! Perché fate questo a Giacomo?
Gaglioffo, vile! Nooo! Giacomo vi odia!
Passante: Scusa ?! Ma che vuoi?
Giacomo: (gli si getta contro) perché fate questo? Perché fate questo? Siete crudeli!
Bestie!
Passante: Ma che sei matto? Fermo! Tu non sei normale!
Gabriele: Fermi! Che succede? Ma che fai? (li separa)
Passante: Mi ha aggredito senza motivo! Mi sono solo acceso una sigaretta!
Giacomo: Voi … voi non sapete … loro … (a Paolo) bestie! (gli sputa addosso)
Gabriele: Lasci stare, lo conosco … è inoffensivo.
Passante: Ma siamo matti? Possibile che uno non possa neanche fumarsi una sigaretta?
Mi prendo una sigaretta, comincio a fumare e questo deficiente mi salta addosso! Ma
si rende conto o è pazzo anche lei?
Gabriele: Stia tranquillo, sono un commissario, lo conosco da un sacco di tempo. Vada,
vada …
Passante: Roba da pazzi …
Giacomo: Bestie! Bestie! Cattivi! Fuoco no! Fumo! Aaaaa (urla)
Gabriele: Ancora con questo fumo? Ogni volta che vedi qualcuno che fuma perdi la
testa! Ma che ti prende? Cos’hai contro il fumo?
Giacomo: Brucia corrode la pelle fino alla carne, ti entra nel sangue e provoca dolore,
ti distrugge, ti rende impossibile reagire ad altri attacchi! Ti rende ridicolo, sfigurato,
deriso per sempre (si tocca le braccia e il corpo convulsamente come se sentisse ancora
le bruciature che aveva avuto da bambino)
Passante: Fatti curare! Sporco, pezzente, lurido barbone! (se ne va brontolando) …pff.
Impazzisce quando vede fumare … capirai!
Giacomo: (farfuglia parole tra cui si comprende Francesco) amici, botta, colpo, testa,
terra, amore, Francesco…
Gabriele (tra sé, seguendo un’intuizione): Francesco fumava … eh sì… Francesco
fumava!
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Scena XI - GABRIELE E ELENA
(davanti alla chiesa)
Gabriele: Basta piangere! Le sue lacrime non daranno giustizia a Francesco. Piuttosto
mi dica ciò che sa, che può essere utile alla risoluzione del caso.
Elena: Come posso io non piangere? Il mio amore è appena morto! Vorrei tanto che il
mio sentimento per lui fosse breve come lo è stata la sua vita. Morto, ucciso... Chi?! Chi
gli ha tolto la vita? Commissario, mi creda, vorrei davvero poterla aiutare, ma la verità
è che non so niente.
Gabriele: Non sa niente? Non stava alla fiera? Era andata lì con Francesco, sbaglio?
Elena: Sì, ero lì. Ma ad un certo punto Francesco si è allontanato...
Gabriele: E non gli ha chiesto il motivo?
Elena: No. Ha letto un messaggio ed è corso via. Ho provato a chiamarlo, ma non
rispondeva. Il telefono non prendeva.
Gabriele: Ha idea di un luogo in cui la linea non prenda?
Elena: Non saprei... A pensarci bene, anche nei pressi dello stand di Agata il cellulare
non prendeva bene.
Gabriele: Elena, comprendo il suo dolore, tuttavia la prego di non lasciarsi guidare dal
cuore, ma dalla ragione: sono già venuto a conoscenza dei dissapori che le rendono
ostile la signorina Agata, e viceversa. Se mi conferma questo fatto, Agata entrerà nella
lista degli indagati. È sicura di quello che ha appena affermato?
Elena: Signor commissario, dico solo la verità. Del resto... anche lei diceva di amarlo.
Gelosia forse?
Gabriele: Ora basta, Elena! Capisco il suo dolore, ma non accetto che la sua sofferenza
diventi una giustificazione per accusare Agata di un crimine così grave.
Elena: Le ho già detto la verità. Lei mi ha chiesto ciò che so … E io questo so. Nient’
altro.
Gabriele: Abbiamo finito qui, se non sa dirmi di più può anche andare.
Elena: A presto commissario, mi faccia sapere se avevo ragione o no.
SCENA XII - GABRIELE INTERROGA AGATA IN COMMISSARIATO
Agata: E’ proprio necessario tutto questo?
Gabriele: E’ il mio lavoro, Agata. Devo risolvere questo caso, e lei è tra i sospettati.
Agata: Sulla base di quale indizi, scusi? Soltanto perché quella scocciata ha fatto il mio
nome?
Gabriele: Non avendo altri elementi su cui basare le indagini, iniziamo dai sospetti …
Agata: Ah! Bella storia.
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Gabriele: … ma come ho appena detto, è soltanto un punto di partenza.
Agata: Se volete arrivare a qualche conclusione vi conviene partire da un’altra parte,
allora.
Gabriele: Si calmi, è solo una chiacchierata … se oppone resistenza non fa il suo
interesse, no? Ha qualcosa da temere?
Agata: (ride) Siete tutti uguali voi poliziotti. “Non faccio il mio interesse”, dice? Lo sa
cosa le dico io? Questo gioco con me non funziona.
Gabriele: Non si tratta di un gioco, è la realtà dei fatti.
Agata: Questo lo dice lei. L’unica “realtà dei fatti” che conosco è che io non c’entro
niente con questa storia. Non c’ero neanche, alla fiera.
Gabriele: E dove si trovava?
Agata: Dove dovevo essere secondo lei?! A casa, come ogni persona normale in questa
città.
Gabriele: Io non direi che restare a casa il giorno della fiera è normale …
Agata: Beh, sa … Sono molto selettiva in fatto di compagnia. A volte è meglio restare
da soli.
Gabriele: E di Elena che mi dice? Perché ci ha fatto il suo nome?
Agata: Ha bisogno del disegnino, agente? Non lo capisce da solo?
Gabriele: Se non abbassa i toni questa chiacchierata continuerà in commissariato,
signorina.
Agata: (ride) Va bene, va bene … quanta rabbia repressa, agente … allora glielo spiego.
Io la detesto, lei detesta me…è un’incompatibilità quasi … chimica, oserei dire.
Gabriele: Capisco … Per adesso è tutto, signorina, ma si faccia trovare disponibile per
un altro colloquio in un prossimo futuro. Tra noi non finisce qui.
(Bussano)
SCENA XIII - GABRIELE INTERROGA DIEGO
(al Commissariato)
Gabriele: Sai perché sei qui, Diego?
Diego: Agata ha perso il suo gatto? In tal caso no, non l’ho visto.
Gabriele: Non fare lo spiritoso con me, ragazzino, non attacca.
Diego: D’accordo, niente senso dell’umorismo eh? Allora suppongo che tutta questa
storia abbia a che fare con la morte di Francesco.
Gabriele: Di certo l’intuito non ti manca.
Diego: Senta, Commissario, non starò qui a pregarla di credermi quando le dico che
non sono stato io, anche se le cose stanno esattamente così...
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Gabriele: Questo sta a me valutarlo.
Diego: Certo, non lo metto in dubbio, ma intanto ho qualcosa che potrebbe esserle
utile.
Gabriele: E cioè?
Diego: Un nome.
Gabriele: Bene. E sentiamo, di chi sarebbe questo nome?
Diego: Ciro.
Gabriele: Ciro?
Diego: Proprio così, Ciro.
Gabriele: Spero che tu abbia delle prove a sostegno di questo, sono accuse gravi le tue,
Diego, non si tratta di un furto in un negozio di caramelle, stiamo parlando di omicidio.
Diego: Ciro era alla fiera la sera dell’uccisione di Francesco. Ero con... ehm... no, ero
da solo, e l’ho visto aggirarsi nei pressi del tendone in cui è stato trovato il corpo, non
sembrava molto tranquillo.
Gabriele: Questo non prova niente. Molte persone si sono trovate là vicino, te
compreso, a quanto pare.
Diego: Sì, ma io non ho la sua fama e non riuscirei a procurarmi un’arma con la stessa
facilità con cui la otterrebbe uno nella sua posizione.
Gabriele: E quale motivo avrebbe avuto Ciro per uccidere Francesco, secondo te? Non
mi sembra che tra loro ci fossero dissapori di qualche genere.
Diego: Ciro è un tipo irascibile. Francesco l’avrà infastidito in qualche modo, lui si sarà
alterato e “BUM”, c’è scappato il morto.
Gabriele: Mmmh... Va bene, Diego, prenderò in considerazione quello che mi hai
riferito, puoi andare.
Diego: Fossi in lei, Commissario, perquisirei casa sua, non si sa mai cosa potrebbe
trovarci.
Gabriele: Grazie del consiglio.
Diego: Le auguro una buona giornata.
Gabriele: Altrettanto.
(esce)
Scena XIV - CIRO PARLA CON GABRIELE
(stavolta è il commissario ad andare a casa di Ciro)
Gabriele: Ciao Ciro, posso entrare?
Ciro: Sì certo, vieni pure. Caffè?
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Gabriele: No, grazie, non prendo niente quando sono in servizio. Posso farti un paio di
domande?
Ciro: Ok, ma fai in fretta, ho da fare con Giada.
Gabriele: Sarò breve. Dov’eri la sera dell’omicidio di Francesco?
Ciro: Alla fiera, come tutti.
Gabriele: Eri con qualcuno? ... Qualcuno può confermarlo?
Ciro: No, ero da solo. Poi ho incontrato Elena che cercava Francesco.
Gabriele: Non eri con Giada?
Ciro: Be’, no è un brutto periodo tra noi…ci vediamo di meno, ultimamente.
Gabriele: Come mai?
Ciro: Non ne voglio parlare.
Gabriele: Va bene, non divaghiamo...ultimamente sentivi spesso Francesco.
Ciro: No, non è vero.
Gabriele: Eppure dai primi riscontri sul cellulare di Francesco (tabulati) mi risulta che
invece vi siete sentiti parecchie volte. C’è qualcosa che mi devi dire?
Ciro: Beh sì, in effetti l’ho chiamato, ci siamo sentiti…ma per parlare di Giada…Sai,
da un po’ ci vediamo di meno, mi sembra strana, dice che è in casa e poi non c’è…mi
nasconde qualcosa, e ero convinto che Francesco ne sapesse qualcosa.
Gabriele: Perché me lo tenevi nascosto?
Ciro: Perché non vado a dire in giro i fatti miei a chi capita...
Gabriele: Non sono solo fatti tuoi, c’è un morto di mezzo e io voglio sapere chi ha
ucciso Francesco.
Ciro: Ma io non c’entro niente.
Gabriele: Questo è tutto da vedere.
Ciro: Sulla base di quali prove mi accusi? Accusi ME perché sarei un mafioso, un
“Cosanostra” !? Io volevo bene a Francesco, non ci sono mai stati attriti tra di noi.
Sappilo.
Gabriele: E tu sappi che, se invece ci sono stati, io li troverò.
Ciro: Bravo, bravo…cerca pure, però torna qui solo quando avrai delle prove certe. E
adesso vattene, questa conversazione finisce qui.
Gabriele: Questa conversazione finisce quando lo dico io...
Ciro: Sei a casa mia, fuori!
Gabriele: Pensi di intimidirmi? Ci rivediamo presto, Ciro...
C: (beffardo) A sua disposizione, commissario.
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Scena XV - MONOLOGO DI CIRO
Ciro: Ma guarda questo: viene a casa mia, ad accusare me, senza prove e senza indizi,
e perché!? Perché non trova un colpevole! Ma devo stare tranquillo, ho troppe cose
per la testa. Giada sono certo che mi tradisce, poi arriva il commissario Gabriele, tutto
carino nei modi, e mi accusa addirittura di OMICIDIO! Con quale coraggio! Le pagherà,
le pagherà tutte, tutte quelle volte in cui mi ha tirato in mezzo, mi ha chiamato in causa,
mi ha accusato e ha puntato il dito contro di me. Tutte, dalla prima all’ultima. Perché
sono sempre io, sempre, il capro espiatorio, l’uomo da accusare. Ma stavolta non la
passerà liscia. Quest’ultimo suo affronto non resterà impunito. Mio padre, lui saprà
cosa fare, saprà darmi un consiglio…vedremo se avrà ancora il coraggio di accusarmi,
di dire che sono stato io... Verrà un giorno... E’ meglio che vada, non voglio perdere
tempo, Giada deve darmi diverse spiegazioni. (Esce)
Scena XVI - GIACOMO PARLA CON GABRIELE
(esterno)
Giacomo: Giuro sul mio onore che non è stato Ciro: infatti i cavalli non erano pronti
per l’assalto!!
Gabriele: Sì… certo Giacomo! Infatti … i cavalli non erano neanche strigliati. Però, per
favore, mi dici quello che hai visto? Perché parli di Ciro? Che c’entra?
Giacomo: I savi giocano a fare i matti e io non posso giocare a fare il savio? Sono meno
matto di molti che si fingono savi se dire il vero è essere savi e dire il falso è essere
matti!
Gabriele: Si. Va bene. Ma tu dici di dire il vero? I matti non hanno senno, ma tu non
sei matto! I matti non distinguono il vero dal falso ma tu sai la verità. Perché affermi
l’innocenza di Ciro?
Giacomo: (urla perché ha visto un poliziotto che è lì con il commissario prendersi una
sigaretta. Gabriele lo ferma)
Brucia, corrode la pelle fino alla carne, ti entra nel sangue e provoca dolore, ti distrugge,
ti rende impossibile reagire ad altri attacchi! Ti rende ridicolo, sfigurato, deriso per
sempre …
Gabriele: Calma, calmati. Torniamo a parlare di Ciro. Io ti credo, ma come puoi pensare
che si creda a uno come te che impazzisce davanti ad una sigaretta … tu lo giuri sul tuo
onore?
Giacomo: Io lo giuro sul mio onore. Posso farlo se altri fanno lo stesso e non compiono
spergiuro! Se giuri su ciò che non hai non compi spergiuro perciò non sono spergiuro.
Gabriele: Spergiuro … spergiuro … Tu sei sicuro di non aver visto Ciro ??
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Giacomo: (si alza) Io sono sicuro di essere presidente degli Stati Uniti d’America! (ride)
Gabriele: Ho capito, Giacomo … vai …
Giacomo: Mi dai una sigaretta?
Gabriele: (apre il pacchetto) Tieni.
Giacomo gliela sbriciola davanti agli occhi
Gabriele: (spazientito) Vattene, vattene!
SCENA XVII - GABRIELE VA DA PAOLO
Paolo: accomodati, Gabriele…Ecco, ti sposto la sedia…Vuoi bere qualcosa? un tè, una
birra, un drink? Ho dell’ottimo caviale di Carloforte e…
Gabriele: Ahimè, mio caro, non sono qui per un convivio... (imita, ironicamente,
l’eloquio enfatico di Paolo)
Paolo: Ma sì, ma sì! Cercavo solo di metterti a tuo agio, di alleviare il tristo peso del
dovere! In nome, dopotutto, della nostra amicizia.
Gabriele: Non sono qui per prendere una cosa con te; rilassati, però: la nostra
chiacchierata sarà breve e produttiva…uno “scambio di vedute”, diciamo… Sei pronto?
Paolo (melodrammatico): farò del mio meglio, lo prometto. Nondimeno, tu più di altri
conosci lo strazio di queste viscere!
(G. accende un registratore)
Gabriele: Dov’eri, dunque, Paolo, domenica scorsa tra le 18.30 e le 19.30?
Paolo: Alla fiera, come tutto il resto del paese...
Gabriele: Cosa hai visto?
Paolo: Assaporavo le candite primizie del salumiere... che dico, mi riferivo alla frutta…
ovvero allo zucchero filato, quando ho scorto una sagoma possente, la quale non
poteva appartenere ad altri che a Ciro, in persona! Ebbene, l’ho visto aggirarsi furtivo
intorno all’olmo grande, per poi scomparire nel nulla…
Gabriele: E poi?
Paolo: E poi basta. Questo è tutto.
Gabriele: È tutto! È tutto?
Paolo: Tutto! non ho visto altro...
Gabriele: (spegne il registratore) Grazie, sei stato gentile a collaborare malgrado la
sofferenza. Mi tratterrei con immenso piacere, ma il dovere si è attaccato al citofono.
Riguardati, vedrai che tutto si aggiusterà.
Paolo: Addio!
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Scena XVIII - MONOLOGO GABRIELE
Gabriele: (con dei fogli per appunti in mano, legge gli appunti, cerca di far quadrare i conti)
Inutile riesaminare gli alibi di Giacomo e Agata: non vi è alcuna prova contro di loro…Per
non parlare dell’accusa, così approssimativa! Non sopporto più l’attitudine al pettegolezzo
di questo cesso di paese. Diego e Giada, luride serpi…
Non può essere! (si tormenta le mani, si stropiccia la faccia, si fa strada in lui il pensiero
di Paolo) No, non è stato lui! Non ci credo! È solo uno sbaglio? Sì, sì mi sono sbagliato!
...No, non sbaglio! Paolo? Perché lo hai fatto? Non c’era altra soluzione forse? Perché?
Perché? Amico mio, sciagurata tessera di questo puzzle! Maledetto questo giorno, la cui
spietata giustizia mi chiama a condannare te! Chi sono io, per scordare l’uomo ed incarnare
il ruolo di autorità? i figli devono dunque consegnare i propri genitori alla gelida carezza
del boia? Sono fatto di carne e cuore, non di imparzialità! Francesco non era tuo amico?
o forse no... era qualcosa di più? Giravano voci, in paese, su di te...e tu…non facevi nulla
perché smettessero! Paolo, Paolo, perché lo hai fatto? Perché sei caduto così in basso? Se
ne avessi parlato con me, forse... Amico mio, cosa hai fatto? Perché? Io non capisco... non
credevo che tu potessi... mi freme il cuore di fronte al tuo gesto, non lo comprendo, non
ne sarò mai capace... E ora, come posso consegnarti alla giustizia? No, non posso...non
posso! Non sarò certo io a troncare la tua vita con una parete di sbarre. (Rivolto a se stesso,
disperato) E tu, Gabriele... che farai ora? Farai il tuo dovere verso la giustizia? All’inizio della
carriera hai giurato di seguire sempre e solo la giustizia! Non i soldi, non la gloria, ma la
giustizia! Non avevi pensato all’amicizia, però! Paolo, amico mio, che hai fatto?! Che hai
fatto… (prende il telefono, compone un numero) Buonasera, questore. Non c’è male grazie.
Perdoni l’orario, ma avevo urgente bisogno di informarla del fatto che ho raccolto prove del
tutto insufficienti per venire a capo del caso Da Polenta, motivo per cui mi trovo costretto
ad abbandonarlo. Sì, sono sicuro. No, come le ho già detto. Le auguro una buona notte.
SCENA XIX - SOGNO DI PAOLO – CONFESSIONE
La vicenda si conclude con il racconto da parte di Paolo di una notte tormentata passata tra
il sonno e la veglia, dove tutti gli altri personaggi gli si sono presentati in forma di fantasmi
e lo hanno portato alla disperazione accusandolo e ricordandogli cosa ha fatto. Rotto il
patto con Diego e Giada Paolo, preso dal senso di colpa, si consegna alla giustizia. Tutto si
conclude con un colpo di scena: ciò che Paolo sta scrivendo/leggendo non è il suo diario, ma
la sua confessione alla polizia.
Paolo: Io non riesco più a chiudere occhio, non dormo più, non riesco più a dormire da
quel fatidico giorno. Vedo sempre Francesco a terra, morto, e una voce nella mia testa
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che continua a ripetermi “cos’hai fatto? COS’HAI FATTO?” (assume un tono disperato e si
mette le mani nei capelli). Non dormirò mai più! Continuo a contorcermi, in preda al senso
di colpa. Quando mi sdraio è come se fossi su un mucchio di chiodi, più che su un letto. Mi
giro e rigiro, ma tutto quello a cui riesco a pensare è a quella notte, a quella rabbia, che
ad un certo punto ho sentito montare dentro di me, a quel gesto, che mi sono ritrovato a
compiere in preda ad una furia incontrollata, e seguita da quella profonda disperazione.
Poi stanotte quel sogno, quel dannatissimo incubo. Erano tutti lì, a guardarmi negli occhi,
a giudicarmi con i loro sguardi meschini e accusatori. Non riuscivo a sopportare il peso
dei loro occhi su di me, avrei voluto morire, ma ero già morto. C’erano tutti quanti: Elena,
rovina di navi, d’eroi, di città; Diego e Giada, quei due opportunisti infami, altro che
sfortunati amanti, mano nella mano nella perversione…mi sento come loro, forse peggio
di loro, per essere stato al loro gioco, loro complice, mero burattino. Quell’arpia di Agata
e la sua antica rabbia verso Elena… (la voce di Elena, fuori scena: io mi ero innamorata di
lui. E lui si era innamorato di me. Ma l’amore è cieco e gli amanti non possono vedere le
piacevoli follie che essi commettono!). Poi, mentre Paolo continua il suo racconto, si ode un
brano di Catullo recitato da Giacomo: dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi ancora
cento, poi di seguito altri mille, poi cento. Poi, quando ne avremo totalizzati molte migliaia,
li rimescoleremo, per non conoscerne il totale, o perché nessun maligno possa gettarci
il malocchio, sapendo che è così grande il numero dei baci. (Paolo prosegue il racconto
mentre Giacomo declama i versi di Catullo)
Le loro anime vorticavano attorno a me, “ASSASSINO!” dicevano, “MOSTRO!” gridavano,
“LUI NON TI PERDONERÀ MAI! TI TORMENTERÀ FINO AL GIORNO DELLA TUA MORTE!”;
continuavano a spingermi, ad esibirsi in lamenti insopportabili e a lanciarmi occhiate
infuocate...Poi è comparso lui, Francesco, un fantasma dotato di respiro, fatto con un
pezzo di cielo, un vuoto miraggio. Cercavo di spiegargli che non avrei mai voluto fargli del
male, fare quello che ho fatto, lo pregavo di accettare le mie scuse, gli offrivo il mio amore,
ma lui continuava a scuotere la testa, con espressione angosciata, e la sua immagine si
faceva sempre più sfocata, fino a scomparire del tutto. Alla fine mi si è presentato davanti
Gabriele, mi ha detto: “Vuol dire che hai sofferto invano per una nuvola?” Non posso
continuare a vivere con questo peso. E’ per questo che sono venuto qui oggi, Commissario,
per confessare tutto e ricevere quello che mi merito.
Il commissario che ha sostituito Paolo, amaro, commenta con i versi danteschi: Intesi ch’a
così fatto tormento/enno dannati i peccator carnali,/che la ragion sommettono al talento.
FINE
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Paolo and Francesco
Liceo Classico Dante Alighieri
Autori: Giacomo Greco, Flavio Guinetti, Alessandro Rilletti, Francesco Biagetti,
Giulia Bertolini, Carla Apollonio, Prisca Santini, Claudia Pisanti, Camilla Tettoni,
Giorgia Urciuolo, Michele Gambirasi
CHARACTERS
Francesco Da Polenta, a young friend of Paolo and Elena;
Paolo Malatesta, friend of Elena and Francesco, who secretly loves Paolo;
Elena Di Tindaro in love with Francesco and from him loved;
Agata Circei, a former friend of Elena ,her former rival in love;
Diego Proditori, Giada’s lover;
Giada Capuleti, Ciro’s wife and Diego’s lover;
Gabriele Tebano, ispector and friend of Paolo;
Giacomo Greco, the fool of the country;
Ciro Nicotra, Giada’ s husband belonging to a Mafia family;
Ispector Tedeschi, substitute of Gabriele;
A man walking nearby
A police officer.
Scene I - INITIAL MONOLOGUE OF PAOLO (STAGE - BLACKTENT)
(Paolo thinks to Francesco)
“I’ve stolen to you, Giovenzio of honey, in the game, what was sweeter than sweet
ambrosia. But I paid for it. I’ve stuck on top of across for more than an hour, I do not
know how to forget it, to do penance, crying, but without appease even a little of
your torture. Immediately you cleaned your lips from the last trace of moisture with
all your little legs, so that my mouth couldn’t keep infection, almost from the spittle
of a strange bitch. And then to wish you all the worse ,fatal love, you never stopped
to torture me. So the kiss of ambrosia gradually transformed itself into something
bitter, more bitter than the hellebore. If you prospect this to the unhappy love ,in the
future I will not steal kisses from you”.
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Catullo felt like me... it’s incredible, thousands of years separate us, but our feeling,
our disappointment, our pain bind us with a very thin wire through the centuries,
generations and heart. Just as the transition from sweet honey to bitter and punitive
hellebore, so from its sweet perfume to its poisonous words, both of us fell in it.
What, what has really changed? It’s true, I admit, nothing was certain, like everything
in life, you know it, but, in that moment, on that passage that reminded us to
medieval loves girded by the imagination of an age between reality and imagination,
I felt so close and so ready to...fail. I need you, Francesco ,you cannot slam in my
face the reality of a love deceived and disappointed at the same time, you do not
have the right...How, how could you? To choke. You gave me this, oxygen, love and
life. And now? Nothing more. You are extremely beautiful, deep, unreachable and
cruel, heartless, you took mine, and didn’t give me it back. To disappear. You let me
disappear, and for who? For Elena? No, you hide yourself behind her, behind the
feeling you say you feel f or her and you never wanted, even remotely, to give me
an opportunity, a little space in your absent heart. You do not love me, or she, you
do not love her. You cannot love, you do not have a heart and you’re perpetually in
search of the heart of another to replace the lack of your. Poor Elena, she does not
know what she’s running to! Just you, voracious hearts’ eater, you’re conscious, Just
you, for cruelty, you go forward knowing what you come across. But that’s where
you’re wrong, it’s just for that you will now suffer, you will be humiliated ,it will be
you...to fail. And since you’re perfect, your life is sublime and envied, only one thing
can fail during your incredible journey in this world, as beautiful as you: death, your
death, on the other hand you cannot live without a heart.
SCENE II - KISS BETWEEN PAOLO AND FRANCESCO
(internal, home of Paolo)
Paolo: How long did we know each other, Francis?
Francesco: I do not know...Seven, eight years?
Paolo: Ten.
Francesco: Huh?
Paolo: Ten, ten years. Three months, sixteen days, three hours and a handful of
minutes, a fistful of seconds ...
Francesco: What an excellent memory, your brain works great.
Paolo: The Heart ...
Francesco: Huh?
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Paolo: Heart! My heart works ...Great. English say “learn by heart”, instead of
memorizing. In a sense, they are really right: first the muscle, allegorical seat of our
emotions, remember every detail, every space, every time that was worth beating.
You are doubtless a great friend, and my heart activity has it in mind...So good, as for
saying... as much as it would happen against a certain great love.
(Paolo approaches Francesco and kisses him)
Paolo: After all this time, you know the truth ...
Francesco: Paolo, I have to go. (He walks away, turns around and stares into Paolo’s
eyes) You’re important to me.
(He leaves the scene)
Paolo: What a wonderful creature! Shiny source of eternal sustenance! I wandered
through rid valleys, merciless deserts, very deep gorges...And now, now I came,
finally, to the gardens, the most flamboyant of which unfolded in front of me like a
rose, lush of hill, adorned by every kind of sprouts, full of resonant crystal waterways
that sprinkle the hills like mighty arteries. Finally, after a decade of agony, the drug
of your love has come to soothe my pains. Any entity govern this cosmos, has finally
come to my rescue. So thank you, and make good!
SCENE III - ELENA AND FRANCESCO (outside the country)
[Everybody is arranging for the fair]
Paolo: Every year the same story ,we offer to give a hand for the fair and we have
to do all ! Boxes, balloons, decorations ... sometimes I wonder how they would do
without our help!
Elena: Stop complaining and give me those flags! The fair starts tomorrow, if we do
not hurry we risk we cannot come back home!
Paolo: Here they are.
Elena: Just these? We have to hang up a row in front of the kiosk and one at the
entrance, I do not think they’re enough.
Paolo : They have to be enough. We cannot buy more now, it would be just a waste
of time, and we have little time. Have you already inflated the balloons?
Elena: We together inflated them about an hour ago, but where are you with your
head? Lately you seem very inattentive, has something happened?
Paolo: Yeah ... well... no ...nothing happened. I’m just nervous because I’m afraid that
we cannot fix everything in time.
Elena: Mmm ... It’s not the right story. But it’s not the best time to get lost in
30
conversation. Anyway, the flags are not enough, you have to check if there are any
others in the car.
Paolo: Are they essential?
Elena: What do you think? Come on, here are the keys. Look in the trunk.
Paolo: (snorts) Ok...I’ll be back shortly.
(Paolo leaves the stage, while Elena continues to fix)
Elena: Finally a bit of peace. I love him so much ,but when he complains he becomes
unbearable.
(Francesco enters in the stage)
Francesco: Paolo? Paolo, where are you? We need to talk about what has happened.
Elena: Francesco? What are you doing here? The fair opens tomorrow!
Francesco: I know, I came to talk with Paolo......something happened. We absolutely
have to clarify the situation.
Elena: What’s happened?
Francesco: Didn’t he tell you anything?
Elena: Francesco, I worry about you. Paul was inattentive all the day along and he
was almost out of trouble around here. What should he say to me? But you...are you
okay? You look red in your face!
Francesco: So …he didn’t say anything to you . Never mind, Elena. Be quiet. I’ m red
in my face because I ran from my house. I’m just a little nervous. I just have to talk to
Paolo, but if he is not here...it doesn’t matter.
Elena: Mmm ... ok. However, I need to talk to you, too. There’s something I think
about
Francesco: Huh?
Elena: Are you listening to me? Are you sure that nothing has happened?
Francesco: I’m sorry. Do not worry. Nothing happened, really. I’m listening to you.
Elena: It’s hard for me to talk about it. And then ...I see you very inattentive. If you do
not want to tell me what happened to Paolo it’s ok, but at this point I think it’s better
for me to talk to you another time.
Francesco: Elena, really, I’m fine. Between me and Paolo nothing serious has
happened. Tell me.
Elena: Okay, but please, do not get angry.
Francesco: Now it’ s you that are worrying me.
Elena: Come on, really. I’m serious. We know each other since we were kids, and I
never found the right time to tell you. In fact ...I do not know why I’m telling you that
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now. Really, maybe it’s better if we talk about it another time... in a more appropriate
context.
Francesco: Are you kidding? Come on, now I’m here.
Elena: I ... I ...I love you, ok? I’ve always been in love with you. Ever since I met you.
Francesco:...
[Elena approaches him and kisses him]
Francesco:...
Elena: What is it? I...understand ...(broken voice) I knew that I should not tell it you. I
made a mistake.
Francesco: No, Elena, I’m sorry, really. I did not think you, too, were in love with me.
Elena: You too? What does that mean? Are you kidding me?
Francesco: When I decided to come here I believed that Paolo had spoken with you.
Elena: Wait, I do not understand...
Francesco: Do not make me say it out loudly. I knew that talking with Paolo would
not be easy, but I did not think that to tell someone else would have been even more
difficult. Paolo says he loves me...Paolo loves me!
Elena: You mean ...Paul is gay?
Francesco: I did not want to tell it you in that way. I hoped he had the courage to talk
to you about all that.
Elena: All this time along? He was in love with you all this time along? And he never
said anything to me? I spent whole days talking to him about you, about how much I
loved you, about how I imagine how it would have been this moment ...and now ...I
find out that he lied to me and I’ve only done harm to him.
Francesco:...I do not know what to tell to you. I’m sorry I reacted that way.
Elena: How that way ?Reacted to what? It’s me being in trouble!
Francesco: Do you think it was easier for me? Paul kissed me, told me things that I
never imagined he could think .We are in the same condition, Elena. He lied to both
of us. Sorry if I rejected you, I ruined everything...I love you too.
(He caress her head and approaches to her)
Elena: What is this, the exhibition of the revelations? Are you too kidding me?
Francesco: No Elena, really, sorry! I never wanted to make fun of you, and I never
wanted to reject you! I came here to talk to Paolo, I did not expect to speak with you
...I did not expect to return.
Elena: And then, what happens now?
[Francesco kisses Elena]
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Francesco: Now it happens that we can speak with Paolo together.
(Paolo arrives)
Paolo: No need. I’ve heard enough.
Elena : Paolo!
Francesco: Paolo! Oh my God, wait, let’s talk! We can solve it!
Paolo: Maybe you can. For you everything ended well, didn’t it? Do not try to talk to
me ever again. You’re a liar. And you’re a bitch.
SCENE IV - THE COUNTRYFAIR
Giacomo, with more or less extravagant quotes, provides clues to the public while Ciro
seeks his wife Giada. Agata, jealous of Elena, leaves her home to sabotage Elena’s
Sweets kiosk. Francesco, coming late, meets Gabriele engaged in service order.
Giacomo: Screams, laughter, jokes and jokes. Witches and merchants, merchants at
the fair. Every time there is a fair goes well like this. Turbid mass of people corrupted
by the world. But here’s Ciro a robber searching his girl. (Ciro arrives) Look at him, he
extricates himself through evil glances and evil tongues. People murmur, and they are
right: if he had omnipresent eyes he would pluck Diego and Giada, adulterers, in the
act.
Ciro: Filthy bitch, where are you? Pray to God that I don’t find you with someone.
Giacomo: So much ... so much Ciro complains, so much horned and clubbed
(laughter) he does not pass through the doors.
Elena: Sweet Elena, look yourself from the pit falls and envy, envious friend, sweet
undermined.
Agata: The cast or oil will make the cakes fluffier (evil laugh).
Giacomo: There are those who sabotages but also who supervises, isn’t it,
Commissary?
Francesco: Gabriele! What a pleasure! Always at work, eh??Look, I’m sorry but I’m in
a hurry, see you later!
Gabriele: “COMMISSARY”, “COMMISSARY”! Not “Gabriele”! Francesco...A good guy if
we don’t mind all the confidences and the countless cigarettes...
Giacomo: I’ll be mad, I made deaf ear ,that’s what I did!
(Gabriele is checking the kiosks)
Giacomo (to himself): To err, dear Giada , is human, but to persevere, Ciro, is diabolical.
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SCENE V - MURDER OF FRANCESCO (external - near the fair)
(voice off) “You have reached the answering machine of...”
Paolo : Still the answering machine ! Flee, flee, but where do you go? Sooner or later
I’ll find you. I do not believe... no, it is not true! But it happened I saw it with my own
eyes ...he, she...too close to be wrong! I have seen well, but now I have to clarify...
why did he do that? I do not deserve it! (On phone)
“Francesco, it’s Paolo. I need to talk to you. I’ll wait for you at the marquee...make
sure to be there”
(Paolo goes to the canopy, rubs his hands on his legs and beats his feet being seated)
Paolo: He isn’t arriving , he will be in late.
(Francesco arrives)
Francesco: Hello! Are you waiting for me for a long time? Sorry for the delay ...I
wanted to warn you but here the phone has no connection. Thank goodness you’re
here, too ...
Paolo: What do you mean?
Francesco: Don’t you remember? We have to decorate the garlands for the fair!
(Paul, stunned, does not answer)
Francesco: Do you remember that party we do every year?!Billboards, banners,
orchestra, children screaming and running and old people who are always
complaining that the flags are too small? That’s it, this year is up to us to take care
of the flags and the streamers... Are you listen to me? But what about you today? Is
there any problem?
Paolo: You tell me! I should ask you if you have problems! Having problems? Do you
have to say something to me? Take your responsibility! Do not digress about the fair!
Francesco: But why do you attack me? I didn’t do anything... I’m just late.
Paolo: Liar! Maybe were not you the lovable guy who eagerly embraced Elena the
other day?!
Francesco: But ... but ...
Paolo: Wait, I didn’t finish! Now comes the fun ! If my eyes do not deceive me, you
kissed her too, and do not say that is not true...Francesco, it is difficult to say with
words of a friend what I as long have in my heart. You’re the only one who knows
what there have always been, before all other love. For this reason I have to tell
you what is terrible to know: it’s inside your grace that comes my anxiety... You’re
irreplaceable.
Francesco: Paolo, I’m sorry having left in that way after that kiss, not saying even a
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word. You see, we’ve known for a long time and I did not want to hurt you, and yet,
now I need to tell you. Paolo, you do not want to cheat, and you don’t deserve it, but
... I cannot give you what you want, I’ m not able to feel LOVE for you!
Paolo: Cheating? Now you don’t want to cheat me? Only now that Elena entered
your life? So what were those looks? Why did you fake for so long?
Francesco: Paul, you misunderstood everything! I never had any intention of
watching you in the way you thought, or to deceive you... I thought you were a friend,
my BEST FRIEND...I do not know what to do or what to think. It’s like being in hell, do
you know? Better, we are in Dante’s Inferno, and you move into the turbine alone,
Paolo: I’m not there! You have misunderstood that kiss! It is not easy to explain: Elena
is your best friend, but you know that I have a special relationship with her. My intent
was to protect you keeping you ignorant of our relationship. But you, please do not
be so pushy, let me live!
Paolo: I’m intrusive?!But do you hear you? I’m the only one being BETRAYED, and the
only thing you can say is that I’m intrusive, I do not let you live, and that ,perhaps, I’m
even jealous?!
Francesco: Yes, you’re also jealous! You suffocate me, and above all is for your
attitude that I made a mistake … I made a mistake, I made a mistake! But we’re not
together ... Do you want to understand it ? It was just a kiss.
Paolo: A kiss?! Just a kiss?! You deceive me and you took advantage of me! And the
sweet words? And those gestures! Did you think I would have been indifferent, that
I would look the other way? And instead NO! You knew that I liked you and not only.
I HATE YOU, I HATE YOU AND I LOVE YOU! You’ll wonder how it is possible, I have no
idea but I feel that and it torments me!
Francesco: Enough! I didn’t cheat you! It was you who kissed me! The sweet gestures
were yours and so the words. Really just for a moment I thought I could love a MAN,
a friend, my BEST FRIEND...but it’s not...I did not know how to tell you!
(Paolo starts to tug him, crying)
Paolo: Go away, go away, I hate you!
(He throws him to the ground and Francesco beats the head; Diego and Giada are
hidden there)
Paolo: Francesco, F-F-Francesco, answer me. Oh my God! What have I done...wake
up, wake up, please! Otherwise, your blood will not go ever out of my hands. Forgive
me. Today I die with you.
(He runs away upset)
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SCENE VI - ELENA, DIEGO AND GIADA (at the fair)
Elena: But where is Francesco? Is it possible he is always late? I have to call Paolo,
too. After what happened yesterday he didn’t speak to me anymore. (she calls
Francesco)
Elena: Great, the phone doesn’t work.
[Diego and Giada pass in front of her whispering; they have already witnessed the
murder]
Elena: Diego, Giada! Sorry, did you see Francesco around here, perchance?
...(They look each other without answering her)
Elena: Sorry ...I’m talking to you!
Diego: Francesco? Ah ...yes... he was...he was going...
Giada: No! We didn’t see him. Come on, come on (she takes his arm and pulls him)
Elena: Sorry? But...are you okay?
Diego: Maybe he was at the tent... but ...I do not know...(The two go away)
Elena: But what’s the matter with them? My god ...and now what do I do?
[Ciro enters the scene]
Elena: Oh, there’s Ciro! Ciro! Ciro, sorry, have you seen Francesco? I’m starting to get
worried, I haven’t seen him since this morning...
Ciro: It seems to me having seen him going over there, behind the tents...but I could
be wrong, there’s so many people...
Elena: Thank you, that’s something. However did you see Giada? What’s the matter
with her?
Ciro : Giada?
Elena: Yes! Giada! He was here with Diego...they have just gone... Okay, thank you
again, hello.
(Elena goes away)
Ciro: Giada? How is this possible? What are you doing here? She said she would
stay at home! She was sick ...(cries) Elena! Elena? No, she’s already gone. Oh well
...Probably she was wrong.
(Elena reaches the back of the tent, she is alone and there is silence everywhere)
Elena: Francesco? Francesco...? Are you here? (the phone vibrates) Oh, what a
shock... who is it now? Oh no ...the signal came back...(she calls Francesco, whose
phone ring sat a short distance from her)
Elena: Francesco? Bu are you here? Stop it, it’s not fun, you’re stupid, as always!
(Elena moves a box and sees the body of Francesco)
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Elena: (Screams, dropping the phone)Oh my God...Francesco!!What’s happened?
Please answer me! Francesco! Francesco! (falls on her knees) No, please, no! Answer
me! Answer me! Please! Help!! Help!! (she takes the phone and calls an ambulance).
Elena: Hello? Ready? Help! Help me, please ... please ...(she hangs up the phone, she
puts his hands through his hair and sighs)
SCENE VII - GABRIELE ARRIVES
(Gabriele, Police Commissioner Paolo’s friend and acquaintance of Francesco, is called
by the central and rushes to the tent, where he finds n agent called from Elena)
Gabriele: Francesco. Poor guy, a really bad story.
Agent: Did you know him?
Gabriele: Well, yes, we had a mutual acquaintance...What has happened?
Agent: It seems to have been hit to death, the murderer ran away immediately. He
took advantage from the confusion created during the fair to take action.
Gabriele: Have you any idea on who might have been? Any hints?
Agent: This is your job, boss, it’s up to you to find out. Maybe you should ask some
questions to your common acquaintance...
Gabriele: All right then, be quiet. I see that Francesco was quite popular, we will have
a lot o people to be examined.
Agent: Good luck! (the agent sits on a box with a bored expression)
Gabriele: (He clears the voice) Is there anything else I should know?
Agent: Oh, right! The body was found by the victim’s girlfriend, a certain Elena. She
was looking for Francesco in the crowd, during the fair, as long as she found him in
the back of the tent, dead.
Gabriele: And you thought to tell me at the end of the investigations?!Well, it will be
better starting right from her.
SCENE VIII - PAOLO SPEAKS WITH DIEGO AND GIADA
(Paolo is called by Diego and Giada)
Paolo: “Finally, you arrived, we thought you were missing...can I know what you
want? I’m bad, I do not want to see anybody! It’s already a miracle that you have the
permission to come and you have the courage to arrive late?”.
Diego: “Listen Pa’, without too much pantomimes… Giada and I... we know
everything. We saw everything. We were right there. It’s useless to pretend. I fit
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were up to me I would report you in a nanosecond, or perhaps I would have already
reported you. You are a DIRTYMURDERER and I honestly thought you were different.
You stained your hands with the blood of one of the person you said you loved most,
and without him you are nothing but a mediocre person, guilty of a heinous murder
and wanted. I PITY YOU! And I even more pity me for not having tried to stop you ...If
only had time...
[he approaches to him to lay hands on him but Giada stops him]
Giada: ...Diego, stop it, you’re unconscious as usual. Would you like to become a thug
like my husband or like this desperate man that now want to become a “killer” ?! We
came here for...In hindsight we’re not going anywhere, Diego.
Paolo: I have no idea what you’re saying, you’re crazy! (He swallows in concealing
anxiety and fear) Diego and Giada together : “To solve your problem!”
Paolo: “What do you mean ?!I have no money to buy your silence, I warn you. You
know that I’m just a student. And you are married to the son of the Boss, certainly
richer than me, and for that you sure don’t need m measly pennies...”
Giada: “Good to understand good to kill, huh?”
Paolo: “What the hell ...?”
Diego: “Hey look, let’s start all over again. You probably know very well how things
are between me and she, even if you pretend not to be aware of...everyone knows,
in the country. Everybody except Ciro and his band of “first men”. Giada cannot leave
him, she is blackmailed and there are a lot of interests. So the only solution is to solve
at once?, I none fell swoop, the problems of all three.”.
Paolo: “Sorry, I still do not understand how; I repeat, what do you want from me?”.
Giada: “We must eliminate from the face of the earth Ciro forever, I cannot divorce,
he would kill me, but if we accuse him for the murder of Francesco, we all would be
safe and, above all, free.”
Paolo: “Dismal and macabre, you accused me and see what you’re saying, you would
take advantage of the death of a man for your pseudo-love.”
Giada: “Don’t dare to say false to our love, really you, who killed Francesco and said
you loved him.”
Paolo: “I loved him, more than anything, it was just an accident, but I loved him.”
Giada: “Love is something else! We really love each other and we want to get out
in the sunlight to make it feel, even when we go away on the top of the highest
mountain, together, that our love lasts and shines; that nothing, not even the best
song out of tune, even the strongest storm, not even the loudest train can cover and
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vanish in a second what is everywhere: our love. It’s everywhere, in the sky that you
look at every day, in the land where you walk and run, in the smells, in the tastes,
in the better smells, in the bars, in the gardens full of flowers, in the trees devoid of
leaves in autumn that you hear crunching under your feet, in the world. This love
there is always and let feel itself in every moment. And I do not want to live in prison.
We know; all the three of us, that you’ll never want to confess, so it is in the interest
of all three to put the blame on that bastard of Ciro...”.
Paolo: “I do not think to have another choice but to put myself n agreement with
you, though ...”
Diego: “Well! We agree finally , you know what to do. “
SCENE IX - THE FUNERAL
The scene opens with the beginning of the function, after the entry into the Church,
the priest begins to speak.
Priest: In the Name of the Father, the Son and the Holy Spirit. We are gathered in thy
sight, O Lord, to entrust into your hands our brother Francesco, seized by evil men.
Elena burst into tears, comforted by her mother. Meanwhile, Ciro and Giada discuss
not relevant topics.
Ciro : (addressed to Giada, aloud) Why did you disappear at the fair?
Giada: (glares Ciro, then speaks softly keeping his eyes on the priest) I had work to do.
Ciro: (more loudly) What ...(Giada hands him a nudge, Ciro continues softly) What
kind of work?
Giada: (Still quietly watching the celebrant) I helped Diana to complete the
decoration of the stand. (she looks into Ciro’s eyes ) You rather...(She turns her eyes
to Diego, far some benches behind, for a fraction of a second, then back to the priest)
Where were you?
Ciro (he turns his gaze to the priest, having lowered his eyes for a second): You know, I
was at the kiosk.
Giada: (This time she looks a Ciro) Ah, yes. To obey daddy.
Meanwhile, Diego and Agata speak softly.
Agata: What a terrible fate. He was so young, so beautiful ... (He leans slightly
towards Diego, still looking straight ahead, further lowering her voice). There were
rumors, however. Rumors about his presumed bad habit...
Diego: (turns to the audience, as if he were talking in his head) Bad habit or not, he
never looked at you even obliquely. (he speaks now to Agata, softly) Yes, actually I’ve
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heard something about. I would not give too much credit to these rumors, though.
You know, in a country like this there are a lot of rumors. Even to me, for example,
something arrived. (He watches Giada for a moment, then fixed Agata in the eyes).
They relates to the fact that Ciro was not seen by anyone or most of the duration
of the fair, conjectures rather insidious about its absence, prejudices...(he looks at
the Priest) But, even in this case, I would not consider all that more than a gossip for
housewives.
Agata: (To the audience) Look at this... He behaves as a superior and then throws
mud on the people in this despicable manner. Bastard, Pharisee! (Smiling, to Diego)
Voices like these often become accuses.
Diego: (indignant) I just brought back those stupid whispers of the old women under
the arcades! (he reassembles himself, turns his gaze back to the priest) I haven’t any
kind of prejudice against anything or anyone. It’s time for the extreme greeting of
loved ones. The first to go upon the altar is Elena.
Elena: (inhales deeply, her voice broken) Francesco was that special kind of person
who was passionate, impulsive, following the instinct at the expense of reason.
Despite the turmoil that gripped him when he thought he had made the wrong
choice, he went all the way, in every situation. He loved, loved with all his heart, and
during the whole course of his life he never gave ahead long on anything his heart
had show to him. I ...(smiles, tears, looks up) I have been given to you from the heart
,even though our relationship was so firm before, and have been for you all that you
can be fort those who are madly in love with: a friend, a lover, a mother and a sister.
Now that you’ve been taken away, I’m afraid. I’m afraid cause I know, I have a deep
rooted belief that nothing in my life will have no more taste, color, smell ...(she bursts
into tears and rand own from the pulpit, without ending the conversation).
Paolo gets on the pulpit, walking slowly, head down, and bowing to the altar.
Paolo: (his voice broken) I never understood why he asserted that our actions, right
or wrong, depend on there as on for which they were made. There were, therefore,
right actions, carried out for the wrong reasons, and, conversely, wrong actions done
for a right reason. I’ve always respected him as well as I Ioved him more than myself,
but I’ll never agree with you, my friend, on this front...(bursting into tears) ...because
I cannot conceive a right reason why you have been taken away!
Meanwhile, Giacomo speaks to the presents.
Giacomo: Follicles. Follicles! Mad follicles and faint ends. Fake crowds and shining
flowers! The wolf, the lamb, and the pot calling the kettle black. People talk, talk, and
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stain to themselves. Everything will end up in conflagratio, and fire will purify mind’
s men. Coward ! Coward and infamous, brutal, if necessary. Soldier of a puppet army.
Pray, pray while you can. Repent, and forgive. Your God will have a lot to do with you
little villains. The only real beast of creation is hairless, but has conquered the world;
and the evil proliferates.
Gabriele approaches with caution Elena.
Gabriele: (softly) Elena, I am near, and ,just in case, I’m at your disposal. However,
even though I hate to do it -on the other hand, it is my work-it is my duty to warn you
that when you’ll be ready I would like to have a chat with you.
Elena: (still sobbing) Thank you, come to me for a tea during the week.
(the scene closes)
SCENE X - GIACOMO, A MAN, GABRIELE (external)
A MAN lights a cigarette
Giacomo: (screams) Noo! You cannot! You cannot do it! Why are you doing this to
Giacomo? Scoundrel, coward! Nooo! Giacomo hates you!
Man: Pardon?! But what do you want?
Giacomo: (throwing himself against the man) Why do you do this? Why are you
doing this? You are cruel! Beasts!
Man: You are crazy! Stop! You’re not normal!
Gabriele: Stop! What is happening? But what do you do? (he separates them)
Man: I was assaulted for no reason! I just lit a cigarette!
Giacomo: You ... you...you do not they ...(to Paul) beasts! (spits on him)
Gabriele: Never mind, I know him ... he is harmless.
Man: But are we mad? Is it possible that we cannot smoke even a cigarette? I take
a cigarette and begin to smoke and this moron jumps on me! But does he realize all
that or are you crazy too?
Gabriele: Do not worry, I’m a commissioner, I’ve known him for so long time. Now go,
go...
Man: Crazy stuff...
Giacomo: Beasts! Beasts! Bad Guys! Not the fire Smoke! Aaaaah (screams)
Gabriele: Still with this smoke? Whenever you see someone who smokes you lose
your head! But what’s the matter? What do you have against smoking?
Giacomo: It burns and corrodes the skin to the flesh, it gets into the blood and
causes pain, destroys you, it makes impossible to react to other attacks! It makes you
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ridiculous, disfigured, mocked forever (he touches his arms and his body convulsively
as if he felt the burns he had when he was a child)
Man: Take care of you! Dirty beggar, dirty tramp! (he walks away muttering) ...pff. He
goes crazy when he sees smoke...you can understand!
Giacomo: (he mumbles words among which includes Francesco ) friends, blow, blow,
head, earth, love, Francesco...
Gabriele: (among itself, following an intuition): Francesco was smoking...oh yes
...Francesco was smoking!
SCENE XI - GABRIELE SPEAKS WITH ELENA (opposite the church)
Gabriele: Stop crying! Your tears will not give justice to Francesco Rather than tell me
what you know, that may be helpful to the case resolution.
Elena: How can I not to cry? My love has just died! I wish my feeling for him could be
so short as was his life. Dead, killed...Who?!Who took his life? Commissioner, believe
me, I would really like to help you, but the truth is that I know nothing.
Gabriele: You do not know anything? Weren’t you at the show? You went there with
Francesco, am I wrong?
Elena: Yes, I was there. But at some point Francesco walked away...
Gabriele : And didn’t you asked him why?
Elena: No. He read a message and ran away. I tried to call him but he did not answer.
The phone did not work.
Gabriele: Any idea of a place where the line does not work?
Elena: I do not know...If I think well, even near Agata’ s stand the phone did not work
well.
Gabriele: Elena, I understand your pain, but please do not let yourself be guided by
the heart, but from reason: I’m already aware of the disagreements that make hostile
Miss Agata to you ,and viceversa. If we confirm this fact, Agata will enter the list of
suspects. Are you sure of what you have just said?
Elena: Mr. Commissioner, I’m just saying the truth. After all...she said she loved him,
too. Jealousy, perhaps?
Gabriele: That’s enough, Elena! I understand your pain, but I do not accept that your
suffering becomes an excuse to accuse Agata of a so serious crime.
Elena: I’ve already told you the truth. You asked me what I know...And that’s what I
know. Nothing else.
Gabriele: We finished here, if you cannot tell me nothing more you can go.
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Elena: See you soon Commissioner, let me know if I was right or not.
SCENE XII - GABRIELE QUESTIONS AGATA AT THE POLICESTATION
Agata: Is all that necessary?
Gabriele: It ‘s my job, Agata. I have to solve this case ,and you are among the
suspects.
Agata: Is it based on what evidence, please? Just because one called my name?
Gabriele: As we don’t have other elements on which basing the investigation, we
begin from the suspects...
Agata: Ah! Beautiful story.
Gabriele:... but as I’ve just said, it is only a starting point.
Agata: If you want to come to some conclusion you should start somewhere else
,then.
Gabriele: Calm down, it’s just a chat... if you resist you don’t make your interests,
right? Have you anything to fear?
Agata: (laughing) You’re always the same, cops.”I do not make my interest,” you say?
Do You know what I say to you ? This game does not work with me.
Gabriele: This is not a game, it’s the reality of the facts.
Agata: That’s what you say. The only “facts” that I know is that I had nothing to do
with this story. I was not there either, at the fair.
Gabriele: And where were you?
Agata: Where do you think I should be?! At home, like any normal person in this city.
Gabriele: I would not say that staying at home the day of the fair is normal ...
Agata: Well, you know... I am very selective when it deals with friendship. Sometimes
it’s better to be alone.
Gabriele : And what about Elena? Why did she tell us your name?
Agata: Do you need a little drawing, agent? Cannot you understand by yourself?
Gabriele: If you don’t lower the tone we will continue this talk at the police station,
Miss.
Agata: (laughing) Okay, okay ... how much repressed anger, agent... then I will
explain. I hate her, she hates me... it’s almost...chemical incompatibility, I dare to say.
Gabriele: I see... it’s all for now, miss, but let you be available for another interview in
the next future. It’s not the end for us.
(There’s a knock)
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SCENE XIII – GABRIELE QUESTIONS DIEGO AT THE POLICE STATION
Gabriele: Do you know why you’re here, Diego?
Diego: Agata lost her cat? In this case, no, I have not seen anything.
Gabriele: Don’ t be smart with me, boy, it doesn’t work with me.
Diego: Okay, no sense of humor huh? So, I guess all this has to do with the death of
Francesco.
Gabriele: Of course, you sure don’t lack intuition.
Diego: Look, Commissioner, I will not be here to pray you to believe me when I say
that I did nothing , even if that is the truth ...
Gabriele: It’s me who evaluate it.
Diego: Of course, I have no doubt on it, but in the meantime I have something that
might be helpful.
Gabriele: What’s that?
Diego: A name.
Gabriele: All right. And go, who would be?
Diego: Ciro.
Gabriele: Ciro?
Diego: That’s right, Ciro.
Gabriele: I hope you have the evidence to support what you’re saying. These are
serious accuses, Diego, this is not about a theft in a candy store, we are talking about
a murder.
Diego: Ciro, was at the show the night of the killing of Francesco. I was with... ehm
...no, I was alone, and I saw him going near the tent where the body was found, and
he looks as if he was not so quiet.
Gabriele: That does not prove anything. Many people have been found nearby,
including you, apparently.
Diego: Yes, but I haven’t his fame and I could not find a weapon with the same
easiness of one in his position.
Gabriele: Which reason would Ciro have to kill Francesco, in your opinion? I do not
think there were any disagreements of any kind between them.
Diego: Ciro is as hot tempered guy. Francesco probably annoyed him in some way, he
was altered and “BOOM” : a dead.
Gabriele: Hmm... Okay, Diego, I will consider what you told me, you can go.
Diego: If I were you, Commissioner, I would search in his home, you never know what
might find in it.
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Gabriele: Thanks for the advice.
Diego: Have a nice day.
Gabriele: The same for you.
(he goes out)
Scene XIV - CIRO TALKS WITH GABRIELE
(this time it is the Commissioner who got to Ciro’s home)
Gabriele: Hello Ciro ,can I come in?
Ciro: Yes, of course, come in. Any coffee?
Gabriele: No, thank you, I do not drink anything when I’m working. Can I ask you
some questions?
Ciro: Okay,but hurry, I’m busy with Giada.
Gabriele : I will be brief. Where were you the night of Francesco’s murder?
Ciro: At the fair, like everyone else.
Gabriele: Were you with anyone?... Can anyone confirm this?
Ciro: No, I was alone. Then I met Elena looking for Francesco.
Gabriele: Weren’t you with Giada?
Ciro: Well, it is a bad time for us... we see us less, lately.
Gabriele: Why?
Ciro:I do not want to talk about.
Gabriele: Okay, let’s not digress... lately you often spoke with Francesco.
Ciro:No,it’s not true.
Gabriele: But from the early feedback on the mobile phone of Francesco (records) I
know that instead you spoke with him several times . Is there something You need to
say to me?
Ciro: Well, yes, in fact I called him, we spoke ...but to talk about Giada... You know
in this period we see us less, I am very surprised about , she says she is at home and
then she isn’t...she’s hiding something to me, and I was convinced that Francesco
knew something about.
Gabriele: Why do you keep it hidden to me?
Ciro: Because I do not go and tell people about my business
Gabriele: It’s not just about your business, there is a dead and I want to know who
killed Francesco.
Ciro: But I do not have anything to do with this.
Gabriele: It’s to be confirmed.
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Ciro: On what evidence do you accuse me? You’re accusing ME because I would be a
mobster, a “Cosanostra”!? I loved Francesco, there have never been friction between
us. Know this.
Gabriele: And you have to know that, if there were any, I will find them.
Ciro: Good, good... check, but then come back here just when you have the
evidences. Now go away ,this conversation ends here.
Gabriele: This conversation is over when I say it ...
Ciro: You’re in my house, get out!
Gabriele: Do you think to intimidate me? See you soon, Ciro...
Ciro: (mocking) At your service, sir.
SCENE XV - CIRO’S MONOLOGUE
But look at him: he comes to my house, to accuse me without any evidence and
without any clues, and why!?Because he cannot find a guilty! But I need to remain
quiet, I have too many things on my mind. I am sure that Giada is unfaithful to me,
then Commissioner Gabriele comes to my home, using kindness, and he accuses me
of MURDER! What a courage! He will pay, we will pay for all, all those times when I
was put in the middle of a situation, I was called into question, he accused me and
pointed his finger at me. He will pay for all ,from the first to the last. Because I have
always, always, been the scapegoat, the man to blame. But this time he will not get
away. This last affront will not remain unpunished. My father, he will know what to
do, he will give me some advice... we’ll see if he would have the nerve to accuse me,
to say that it was me...There will come a day... And it’s better for me to go, I do not
want to waste time, Giada must give me several explanations. (He goes out)
SCENE XVI - GIACOMO SPEAKS TO GABRIELE
(outside)
Giacomo: I swear on my honor that it wasn’t Ciro, in fact the horses were not ready
for the assault!!
Gabriele: Yes... of course Giacomo! In fact...the horses were not even groomed. But,
please, tell me what you saw! Why do you speak of Ciro? What ‘s the matter?
Giacomo: The wise men play to be crazy and I cannot pretend to be a wise man? I’m
less crazy than many people who pretend to be wise if to tell the truth ist o be wise
and to tell lies is to be mad!
Gabriele: Yeah. Okay. But you say ,you tell the truth? The mads have no sense, but
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you’re not crazy! The mads do not distinguish the true from the false, but you know
the truth. Why do you affirm the innocence of Ciro?
Giacomo: (screaming because he saw a police officer who is there with the inspector
to take a cigarette. Gabriele stops him): It burns, corrodes the skin to the flesh, it gets
into the blood and causes pain, destroys you, it makes it impossible to react to other
attacks! It makes you ridiculous, disfigured, mocked forever ...
Gabriele: Calm down, calm down. Let’s talk about Ciro. I believe you, but how can
you think we can believe to someone like you who goes crazy for a cigarette... do you
swear on your honor?
Giacomo: I swear on my honor. I can do it if others do the same and do not make
perjury! If you swear on what you have not you don’t do perjury therefore I’m not
not perjury.
Gabriele: Perjury...perjury... Are you sure you did not see Ciro??
Giacomo: (he gets up) I’m sure to be the president of the United States of America!
(he laughs)
Gabriele: I understand, Giacomo... go...
Giacomo: Can I have a cigarette?
Gabriele: (he opens the package) Here you are.
Giacomo : crumb the cigarette before his eyes
Gabiele: (impatiently) Go away, go away!
SCENE XVII - GABRIELE GOES TO PAOLO
Paolo: Please enter, Gabriele...You see, I move for you the chair...Do you want a
drink? A tea, a beer, a drink? I have excellent caviar of Carlisle and...
Gabriele: Ahimè, my dear, I’m not here for a banquet...(he imitates, ironically, the
emphatic speech of Paolo)
Paolo: Yes, but yes! I was just trying to put you at ease, to relieve the sad weight of
duty! In the name, after all, of our friendship.
Gabriele: I’m not here to have a drink with you; relax, though: our conversation will
be short and productive...an “exchange of views”, we can say ... Are you ready?
Paolo(melodramatic): I’ll do my best, I promise. Nevertheless, you know more than
others the agony of these bowels!
(Gabriele turns on a tape recorder)
Gabriele: Where were you, then, Paolo, last Sunday between18.30and19.30?
Paolo: At the fair, like the rest of the country ...
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Gabriele: What did you see?
Paolo: Savored the first candied fruits of the pork butcher...what do I say, I was
referring to the fruit... or to cotton candy, when I saw a massive shape, which could
not belong to anyone but to Ciro, himself! Well, I’ve seen him prowling around the
great elm, and then he vanished into thin air...
Gabriele: And then?
Paolo: And that’s it. That’s it.
Gabriele: That’s it! Is that all?
Paolo: That’s all! I have not seen anything more ...
Gabriele: (he turns off the recorder) Thank you, you have been kind enough to
collaborate in spite of suffering. I would remain with great pleasure, but the duty has
attached to the telephone. Take care of yourself, you’ll see that everything will work
out.
Paolo: Goodbye!
SCENE XVIII - GABRIELE’S MONOLOGUE
(at his home)
Gabriele: (with some sheets in his hand, reads his notes, trying to make ends meet)
It is useless to review the alibi of Giacomo and Agata: there is no evidence against
them... And what about the accuse, so rough! I cannot stand the attitude to the
gossip of this process in this country. Diego and Giada, sewages nakes...
It cannot be! (he torments his hands, rubs his face, he begins to think to Paolo) No,
it was not him! Do not believe it! It’s just a mistake? Yes, yes I was wrong! ... No, I’m
not wrong! Paolo? Why did you do that? Was not there other solution, maybe? Why?
Why? My friend, disastrous pas of this puzzle game! Damn this day, whose ruthless
justice calls me to condemn you! Who am I to forget the man and incarnate the role
of the authority? Children must therefore surrender their parents to the cold caress
of the Executioner? I’m made of flesh and heart, not of fairness! Wasn’t Francesco a
friend of yours? Or maybe not... He was for you something more? There were rumor
sin the village about you ...and you ...you did not do anything to stop them! Paolo,
Paolo, why did you do it? Why have you fallen so low? If you talked to me, maybe
... My friend, what have you done? Why? I do not understand...I did not think you
could...my heart tremble sin front of your gesture, I do not understand it, I will never
be able to... And now, how can I hand you over to justice? No, I cannot ...I cannot!
I am not going to cut off your life with a wall of bars. (To himself, desperate) And
you, Gabriele...what will you do now? Will you do your duty towards justice? At
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the beginning of your career you swore to follow ever and only the justice! Not the
money, not the glory, but the justice! You didn’t think to the friendship, though!
Paolo, my friend, what have you done ?!What have you done...
(he takes the phone, dialing a number) Good evening, Head Commissioner. Not too
bad, thanks. Forgive me for the time, but I had an urgent need to inform you that I
have not collected enough evidences to get to the bottom of the case “Da Polenta”.
That’ why I am forced to abandon it. Yes, I’m sure. No, as I already told you. Have a
good night.
SCENE XIX - DREAM OF PAOLO - CONFESSION
The story ends with Paolo that, during one troubled night, past between sleep and
waking, tells the truth. All the other characters are presented inform of ghosts and
led him to desperation, accusing him and reminding him what he did. Broken the
covenant with Diego and Giada Paolo, taken from guilt feeling, consigns himself to
justice. Everything ends with a twist: what Paolo is writing/reading is not a diary, but
his confession to the police.
Paolo: I can’t no longer close my eyes, cannot sleep, I cannot sleep since that fate
day. I always see Francesco on the ground, dead, and a voice in my head keeps telling
me” what did you do? What did you do? “(Takes on a desperate tone and puts his
hands in his hair.) I will not sleep again !I continue writhing in the throes of guilt.
When I lie it’s like I’m on a bunch of pins, rather than on a bed. I go round and round,
but all I can think about is that night, that anger the fact that at some point I felt up
inside me, that gesture, which I found to do in the throes of a screaming rage and
followed by a deep desperation. Then tonight that dream, that damn nightmare.
They were all there, they look to me in the eyes, to judge by their petty and accusers
looks. I could not bear the weight of their eyes on me, I wanted to die, but I was
already dead. There were all of them: Elena, destruction of ships, of heroes, of cities;
Diego and Giada, those two vile opportunists, but star-crossed lovers, hand in hand
in perversion... I feel like them, perhaps worst of them, for I was sin their game, their
accomplice, a mere puppet. Harpy Agata and her old anger for Elena...(the voice of
Elena, off scene: I was in love with him. And he fell in love with me. But love is blind
and lovers cannot see the pleasant follies they commit!)
(Then, as Paul continues his story, we hear the song of Catullus played by Giacomo):
give me a thousand of kisses, then a hundred, then another thousand, then
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another hundred, then another thousand below, then a hundred. Then, when
we have many thousands, we will shuffle them, not to know the total, or because
no evil can throw off the evil eye, knowing that it is such a large number of kisses.
(Paolo goes on with the story while Giacomo recites the verses of Catullus)
Their souls swirled around me, “MURDERER!” they said, “MONSTER!” they shouted, “HE
WON’T FORGIVEYOUEVER! HE WILL TORMENT YOU UNTIL THE DAYOF YOURDEATH!” They
continued to push me, to perform in unbearable mourning and throw to me glances fire.
Then he appeared, Francesco, a ghost with breath, made with a piece of sky, an
empty mirage. I tried to explain to him that I never wanted to hurt him, do what I
did, I asked him to accept my apology, I offered him my love, but he kept shaking his
head, his expression was anxious, and his image was made increasingly blurred, until it
disappears completely. In the end Gabriele appeared to me, and he said: “Does It mean
that you suffered in vain for a cloud?”. I cannot continue to live with this burden. It’s
why I came here today, Commissioner, to confess everything and get what I deserve.
The commissioner who replaced Paolo, comments with Dante’s verses: I understood
that unto such a torment/carnal male factors were condemned, /Who reason subjugate
to appetite.
THE END
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2084: storie di ordinario futuro
Istituto Comprensivo via Latina 303
Autori: Federico Benzi, Eleonora De Angelis, Murradif Hrustic, Francesca Marini,
Marco Masci, Angelica Mosca, Ahmed Biplop Niloy, Giorgia Nursia, Riccardo Orsola,
Zeno Federico, Daniela Ungureano
Un gruppo di ex studenti della scuola viene convocato da un misterioso “Sognatore”
presso la scuola media frequentata 70 anni prima. Lo scopo dell’incontro, che si
scoprirà solo alla fine, è salvare la scuola che sta per essere distrutta perché “superata”
dalle moderne tecnologie. Salvarla vorrà dire salvare la memoria di tutte i percorsi
fatti affinchè tutte le difficoltà, legate alle “diversità”, venissero superate. Un risultato
ottenuto 70 anni dopo ma da tenere sempre a mente per fare in modo che non si
possa più ripetere. I nostri anziani studenti ricorderanno storie, filastrocche, scherzi tra
ragazzi e riusciranno a salvare la scuola e la memoria per garantire un futuro migliore.
In realtà alla fine tutto ciò sarà stato un bel sogno!
APERTURA SCENA – PROIEZIONE – SI VEDE UNA MANO CHE SCRIVE
Tutti in scena, in diverse postazioni (anche tra il pubblico) aprono la lettera
Voce registrata (da video). In testa hanno una calotta bianca
Carissimi, vi domanderete cosa sia questo pezzo di carta appena giunto. E queste macchie
nere … è inchiostro, signori, del buon vecchio inchiostro, invecchiato in 70 anni … 70 anni
fa … vi ricordate ancora? Scrivevamo ancora con la penna, prima che fosse sostituita dai
nostri cervelli elettronici, che digitano, memorizzano, scrivono al nostro posto … 70 anni fa
… quando ancora c’erano “i professori” … quando c’era un edificio bianco … la nostra scuola
… dove correvamo, annoiati e assonnati, tutte le mattine … la ricordate? E’ stata inserita
nelle vostre memorie digitalizzate? E’ proprio lì, in quell’edificio bianco, che vi aspetterò … il
giorno settimo del settimo mese dell’anno 2084 … sarà un giorno pieno di sorprese … non
temete … nulla di sospetto, ma, giunti al termine delle nostre esistenze, è un’esperienza
che non potete perdere! Ah, dimenticavo! Il mio assistente vi ha fatto arrivare, insieme alle
lettera, una valigetta con tutto il necessario per l’appuntamento! Il resto è superfluo!
A presto
Mr Vojager
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Buio. Luce al centro su Muradif – Coreografia
Verso la fine della musica Muradif esce – Entrano tutti con valigette bianche
Fine coreografia . Buio
Entra Eleonora da sinistra. Si guarda intorno
Eleonora: … Che idea invitarci qui …. ma chi sarà questo Mr Vojager? … e chi altro sarà
stato invitato? … certo, la curiosità è tanta … ma non sarà uno scherzo? Ehi! Di casa?!
C’è qualcuno? … potrei provare con quella vecchia parola d’ordine …. Calimero! Ehi?!
Allora? C’è qualcuno?
Eleonora esce a destra. Entra Daniela da sinistra
Daniela: …. Scuola Media statale Grazia Deledda … ma sarà qui? Sicuramente sarà tutto
cambiato: i banchi saranno dei grandi touch screen, niente gomme, quaderni, libri …
le sedie saranno fluttuanti per evitare qualsiasi rumore, i registri saranno sostituiti
da macchine fotografiche che segneranno l’entrata … a proposito … ma qui come si
entra? … forse c’è il teletrasporto … forse mi stanno fotografando e mi teletrasportano
in classe … sono troppo tecnologica? … ehi c’è qualcuno? potrei provare con quella
vecchia parola d’ordine …. Calimero! Ehi?! Allora? C’è qualcuno?
Daniela esce a destra. Entra Nyloy da sinistra correndo
Nyloy: Se corro ancora mi prende un infarto … lo dice sempre il medico di non esagerare
… ma io non riesco a farne a meno … sono troppo preciso! Troppo puntuale! Ma che
sarà troppo presto? Non vedo nessuno! potrei provare con quella vecchia parola
d’ordine …. Calimero! Ehi?! Allora? C’è qualcuno?
Nyloy esce correndo a destra. Entra Giorgia dal pubblico
Giorgia: Mi scusi signore … sa per caso dove si trova la vecchia Scuola Deledda? Temo
di essermi persa … sa non ho un gran senso dell’orientamento … e poi, detto fra noi,
ormai non ci vedo tanto bene ...non è che potrebbe leggermi cosa c’è scritto qui? … ah
grazie sa è una vecchia parola d’ordine … Calimero! (urlando) Calimero! Ehi?! Allora?
C’è qualcuno?
Giorgia esce a destra. Entra Francesca da sinistra
Francesca: Il ranocchio mangia la rosa. Il ghepardo vola la casa. La principessa scia il
mattone. La torta beve il personaggio. Il cuscino dorme la ricerca. … Parole in libertà
per allontanare la paura … e questo appuntamento mi fa proprio tanta paura … devo
calmarmi … parole in libertà … potrei provare con quella vecchia parola d’ordine ….
Calimero! Ehi?! Allora? C’è qualcuno?
Francesca esce a destra. Marco entra a sinistra
Marco: Salve egregi colleghi, sono Marco Aurelio e attualmente sono l’imperatore del
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più grande, fiorente e sviluppato impero della storia, sto parlando dell’impero Romano,
naturalmente. Arrivo qui dalle rive del Reno dove io e le mie legioni stiamo cacciando
via i barbari che tempo fa attaccarono e saccheggiarono la fiorente città di Aquileia.
Mentre i miei soldati fanno il loro lavoro io prendo lezioni di teatro da un celeberrimo
attore di nome Adriano che ha sicuramente la stoffa per diventare imperatore. … beh
come presentazione mi sembra perfetta … quasi … forse non è più tempo d’impero …
beh … forse è meglio una formula più semplice … Ehi voi! Aprite! Sono Marcuccio! …
non risponde nessuno! potrei provare con quella vecchia parola d’ordine …. Calimero!
Ehi?! Allora? C’è qualcuno?
Marco esce a destra. Da sinistra Zeno e Angelica
Angelica: Eh caro Zeno … qui tutto sarà diverso!
Zeno: Ma secondo te in Italia c’è ancora la crisi?
Angelica: Ma ti sembra una domanda da fare adesso? Piuttosto, come facciamo
a
entrare?
Zeno: Potremmo provare con quella vecchia parola d’ordine …. Calimero!
Angelica: Perchè Calimero?
Zeno: Non lo so, ma l’hanno detto tutti!
Angelica: Il solito caprone! Ci penso io! Ehi?! Allora? C’è qualcuno?
Angelica esce a destra e Zeno la segue ripetendo “C’è qualcuno?”
Musica – entra Muradif con assistente che posiziona tutti gli oggetti (gesso, penna …)
Muradif esce
Sempre su musica entrano tutti i personaggi che si salutano. Alla fine entra l’assistente
di Mr Vojager (Riccardo).
La musica si ferma
Riccardo: Salve signori! Sono R28U il capo della RNI (New Robot Industries) In un
angolo remoto del nostro pianeta (Cybert Heart) stiamo costruendo due robot che
ci difenderanno interplanetariamente e dalla Cyberia. Adoro i miei robottini. Può
interessarvi il prodotto?
Daniela: Robottini? E quanto costano? Cosa fanno?
Riccardo: I due robot, che sono costati più di 5 miliardi Cybert per uno, sono composti
dalla materia più resistente del nostro pianeta, come armamento hanno due calibri 50
con proiettili esplosivi, missili aria-aria, aria-terra, terra-mare e un disturbatore radar.
Per spostarsi usano dei post bruciatori sotto ai loro piedi alimentati a nucleare. Se le
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interessa possiamo trattare!
Giorgia: Ma che siamo a una cybervendita?
Riccardo: Ok, siete davanti alle telecamere di Cyber TV … possiamo cominciare il nostro
giro turistico!
Zeno: Ma che in Italia c’è ancora il Grande Fratello?
Angelica: No dire idiozie. Piuttosto lei chi è?
Riccardo: Sono Calimero, piccolo e nero!
Giorgia: Calimero? Sono anni che la cerco! Direi più o meno settanta!
Nyloy: Calimero non esiste! E’ solo una parola d’ordine!
Francesca: Il ranocchio mangia la rosa. Il ghepardo vola la casa. La principessa scia il
mattone. La torta beve il personaggio. Il cuscino dorme la ricerca.
Marco: Ma cosa dice?
Francesca: Parole in Libertà! Per allontanare la paura!
Riccardo: Paura di me? Via … sono solo un pirata da videogiochi!
Marco: Insomma! Ci dica chi è! E’ lei Mr Voyager?
Riccardo: Mr Voyager arriverà più tardi … forse …
Eleonora: Lo sospettavo io che era uno scherzo!
Riccardo: Nessuno scherzo, Eleonora.
Eleonora: Come sa il mio nome?
Riccardo: Siete stati scelti, uno per uno. A proposito vi siete riconosciuti?
Eleonora: Eleonora III B
Tutti si presentano
Daniela: Ma ora che facciamo? Qui non vedo neppure un touch screen, un new desk …
solo vecchie cose impolverate!
Riccardo: Una per ciascuno di voi: un disegno, una foto, una penna, uno zaino
un quaderno, un libro, un gesso .. non abbiate timore …“cercate qualcosa che vi è
appartenuto in un tempo lontano ormai perduto ..”
Musica – Riccardo esce. Ognuno va a prendere un oggetto. Attaccato ad ogni oggetto
c’è un foglio che leggono
Francesca: Vedo una penna in fondo alla stanza
che mi chiama da una lunga distanza
abbandonata lì per anni
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rievoca sentimenti sempre più grandi
l’affetto per la scuola e gli amici cresciuti
e il bisogno di scrivere di mondi perduti
ora mi manca quella semplicità essenziale
che rende la vita davvero speciale
Angelica
ormai sono passati tanti anni
da quando le penne facevano danni
scritte sui muri e pure sui banchi
Eleonora
Zeno
Giorgia
che ormai erano neri anziché bianchi
A cosa servivano mi ero scordata
ma ora la memoria mi son rinfrescata
Guardate in questa foto il mio vecchio professore
con cui ogni settimana passavo molte ore
Spesso da lui mi son preso qualche due
e quando si arrabbiava scalciava come un bue!
Usava ogni mezzo per farci studiare
anche se noi non lo volevamo fare
Di fronte a lui ci mostravamo pentiti
ma poi ridevamo e ci sentivamo uniti
Adesso sono vecchio e guardando questa foto
sento dentro di me scoppiare un grande vuoto
Il disegno che avevo fatto
è rimasto qui intatto
ricordo ancora quando l’ho fatto
era un ritratto con lo sfondo un po’ astratto
Con lo sguardo matto e incerto
metteva il cuore allo scoperto!
Lo zaino ho trasportato
rimanendo senza fiato!
Rimpiazzato da cose più leggere
che contengono il sapere
lo zaino ora è sparito
e il peso sulle spalle è finito!
Lo zaino ormai è sparito
ma ora l’ho capito:
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Nyloy
Marco
Daniela
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ora che sono vecchia
e la mia vita non è una pacchia!
Lo zaino sì pesava
ma cose importanti lui portava
il peso che lui aveva
la nostra vita allegeriva!
Io apro questa scatola che ho proprio qui davanti
e dentro che ci trovo? Gessetti tanti tanti!
Il cuore sobbalza al dolce mio ricordo
che torna alla memoria come l’acqua nel fiordo
Con loro alla lavagna facevo bei disegni
ma i nostri professori li ritenevano indegni!
A volte scricchiolavano quando li lasciavamo lunghi
e i brividi sulla pelle spuntavano come funghi!
Il mio quadernino ho ritrovato
sul quale i miei voti ho riportato
Tanti ricordi ci ho lasciato
tanti voti ci ho archiviato
Tutti i miei voti son proprio belli
per me valgono come gioielli
Matematica scienze e arte
sono più alti dei valori delle carte!
Un solo quattro nella mia vita
me lo ha dato una cara amica!
Il mio quadernino ho ritrovato
un po’ infreddolito un po’ impolverato!
Tanti ricordi mi ha fatto tornare
ai quali oggi amo pensare!
E’ strano ora aver ritrovato
i vecchi libri sui quali ho studiato
il libro di storia che era pesante
ora sembra quasi volante
Il libro di musica era melodico
ma il clima in classe era caotico!
Matematica fisica geografia
portarli in spalla era follia
ma più di tutti, il vero sudario
era portare il vocabolario.
Marco: Ehi perchè non facciamo quel vecchio gioco del vocabolario? Apriamo a caso,
scegliamo una parola e ci inventiamo su una storia!
Francesca: Il ranocchio mangia la rosa. Il ghepardo vola la casa. La principessa scia il
mattone. La torta beve il personaggio. Il cuscino dorme la ricerca. Parole in libertà:
allontanano la paura!
Daniela: Ma che adesso hai paura di giocare?
Francesca: Ogni volta che facevamo questo gioco, litigavamo sempre
Nyloy: La solita vigliacca! Tu sei sempre stata vigliacca!
Zeno: beh … effettivamente!
Angelica: Ma che dici!? Siete voi maschi che siete solo degli sbruffoni! Lasciala perdere!
Idiota!
Marco: Questa storia delle femmine trattate male dai maschi è roba vecchia! Vecchia
come te, cara la mia Angelica!
Giorgia. Non cominciamo con gli insulti!
Nyloy: Ma zitta tu che manco te reggi più in piedi …
Eleonora: Direi che sei tu a non reggerti in piedi! Non senti che ti manca il fiato?
entra Riccardo
Riccardo: Signori vi prego un po’ di contegno! Siamo nel 2084! Non sono più consentite
litigate, strilli, cattiverie: il mondo oggi è perfetto! Alcune parole sono state escluse dal
vocabolario: razzismo, bullismo, violenza, prepotenza … ora siamo tutti buoni ….
si sente risata di Muradif
Muradif: Certo tutti buoni ….
Marco: Insomma basta! Perchè siamo venuti qui? Cosa vuole questo Mr Voyager???
Perchè non si fa vedere?
Tutti si lamentano. Riccardo li blocca
Riccardo: Calma signori, calma! Il nostro ospite mi ha pregato di leggervi il suo
messaggio. Poi tutto sarà chiaro. Prego, accomodatevi!
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Carissimi amici,
in breve vi spiegherò il perchè di questa convocazione. Vedete, ognuno di voi ha
fatto dei grandi percorsi, ambientandosi al mondo che cambiava, alla tecnologia che
rendeva tutto perfetto. Io invece sono rimasto il ribelle di sempre, ho girato il mondo
in lungo e in largo e posso assicurarvi che le foreste sanno ancora di foreste, il mare
profuma ancora di mare e la sofferenza non è stata eliminata ovunque. C’è ancora
da fare per chi resterà dopo di noi. E’ vero che tante cose sono cambiate. Le vostre
calotte vi rendono tutti uguali. Tutto sembra perfetto, ma basta poco per tornare a
sbagliare! C’è un solo modo per salvare veramente il mondo e sta a noi farlo, perchè tra
poco moriremo e se non lasceremo una traccia, tutto sarà stato vano! Tutto quello che
avete costruito è frutto di quello che avete vissuto. Guardatevi intorno: la nostra scuola
è abbandonata, vuota, un pezzo da cancellare. Tra poco più di un’ora, un congegno
elettronico distruggerà questo vecchio edificio. Così vuole la nuova tecnologia. Ma se
non salveremo la nostra scuola, tutti i sentimenti saranno cancellati insieme alle sue
mura. E cosa lasceremo ai nostri nipoti? Solo se manterremo i ricordi, potremo sperare
che mai più tornino le cose brutte che noi abbiamo conosciuto.
Il futuro è nella memoria del passato.
Ora abbiamo un solo modo per procedere. Avete con voi le valigette che vi ho inviato.
Apritele e metteteci dentro una storia del nostro passato. Se le storie saranno davvero
importanti, il meccanismo di autodistruzione della scuola, sarà interrotto. Volete
provare? Ve la sentite? Ah! Siete curiosi di sapere chi sono, eh? Niente paura … l’ultima
storia sarò io a raccontarla e non avrete problemi a riconoscermi!
Riccardo: Bene signori … è ora di aprire le valige dei ricordi …e di togliere le calotte
elettromagnetiche … la memoria è un ingranaggio collettivo … attiviamolo insieme.
Tutti aprono le valige. A turno raccontano, togliendosi la calotta (con musica di
sottofondo)
Riccardo: Quando facevo la terza media ed ero giovane e non portavo ancora la
dentiera, ero molto più felice di come sono ora, ma per certi versi le cose non erano
molto belle nel mondo perché esisteva il razzismo e la discriminazione: si poteva essere
presi in giro per qualsiasi cosa e vi posso assicurare che non era affatto divertente se eri
tu il bersaglio. Tutti erano contro tutti: per il colore della pelle ma anche per la fede o
addirittura per il colore degli occhi e per la lingua che che si parlava.
58
Jacopo: Mi chiamo Jacopo, frequento la scuola media. Ci sono tanti ragazzi nella mia
scuola, ma non ho dei veri amici e non mi aspetto di diventare qualcuno nella vita.
Tutti mi trattano come se non esistessi... Dicono che quelli come me vanno integrati
… ma che vorrà dire poi? Pochi parlano con me a scuola e sono comunque indifferenti
ai miei problemi … da poco è arrivato un ragazzo nuovo: anche lui viene escluso per il
semplice fatto che parla con me, mi aiuta, mi capisce …. è mio amico. Con lui, abbiamo
progettato delle protesi elettroniche che consentono ai disabili come me di poter
riacquistare la mobilità perduta... io e Gabriele ci crediamo, crediamo in un futuro dove
tutti hanno spazio, senza pregiudizi e non ascoltiamo più le risatine dei compagni, che
non offendono noi, ma tutte le persone che lottano per un mondo migliore.
Valerio: Sono Valerio, un ragazzo di 14 anni. Tutti pensano che io sia antipatico perchè
mi comporto male a scuola … è vero, dico parolacce a compagni e prof e grido sempre a
tutti che li odio. Ma nessuno mi conosce veramente: vorrei essere accettato, soprattutto
dalla mia famiglia. Vorrei che i miei genitori mi parlassero. Quando vado allo stadio con
mio padre si sentono cori offensivi nei confronti di persone di colore. E’ molto brutto.
Quando mi trovo con gli amici di mio fratello, sento che insultano le persone gay solo
perché gli piace una persona del loro stesso sesso. Ho sentito che più di una volta, dei
ragazzi e delle ragazze, per le offese continue, non ce l’hanno fatta e si sono suicidate.
E’ molto brutto. Anche nella mia classe offendono chi, come me, non si veste con roba
di marca. E’ molto brutto.
Damiano: Sono Damiano. Uno di quei ragazzi gay. Oggi ho una bella famiglia con il mio
compagno. Ai nostri figli insegniamo l’uguaglianza. Adoravo il tennis ma non avevo
abbastanza soldi per vestirmi bene come gli altri. Nei circoli di tennis ci sono molti
ricchi. Io non sono ricco, ma ho tanto talento. Mi hanno tenuto fuori dai tornei. Ho
smesso di giocare. Mia madre ha cresciuto me e i miei fratelli da sola, lavorando tutto il
giorno e spaccandosi la schiena. I miei compagni, a scuola, non hanno mai capito tutto
questo e mi hanno sempre deriso perchè non avevo abbastanza soldi e abiti firmati.
Oggi sono una persona importante, un ingegnere spaziale e lavoro alla Nasa. Chissà
che fine hanno fatto quelli che mi deridevano. Chissà se hanno amato la loro madre
come io ho amato la mia.
Paolo: Sono Paolo. Mi piace studiare. Per questo sono stato sempre insultato. Nei
giorni della scuola, ero ossessionato dalle frasi, gli insulti dei compagni. Le loro parole
risuonavano come un tamburo nella mia testa. Per fortuna c’erano i libri a non farmi
sentire solo. Ma non credo che sia una bella cosa quella che hanno fatto con me? Come
si chiama? Bullismo … penso solo idiozia!
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Aida: Sono Aida e sono musulmana. Quando avevo 14 anni, tutti mi prendevano in
giro perchè ero di un’altra religione e portavo il chador. “levati quello straccio dalla
faccia!” . Non sapevo cosa rispondere e come spiegare la mia religione e mangiavo di
nascosto, per non sentirli ridere. Non credo che una persona possa essere giudicata
solo perchè non mangia prosciutto. Giovanna smise di mangiarne anche lei. Una storia
di vera amicizia.
Stefania: Sono Stefania. Ho 13 anni e mi sento sola. E’ brutta la solitudine. A volte
vorrei rinascere per non sentirmi così.
Si sente un annuncio: “tra pochi minuti si attiverà il congegno di autodistruzione della
Scuola Media Grazia Deledda. Preparatevi ad abbandonare lo spazio”
Daniela: A quanto pare non ce l’abbiamo fatta!
Marco: Ma dov’è il nostro Mr Voyager, il nostro viaggiatore?
Nyloy: Forse non ci credeva poi così tanto!
Zeno: Ma manca ancora il suo ricordo!
Angelica: Lascia perdere i ricordi. Qui abbiamo perso solo tempo
Eleonora: E tra poco scoppierà tutto! Io ho paura
Francesca: Paura! Parole in libertà: Il ranocchio mangia la rosa. Il ghepardo vola la casa.
La principessa scia il mattone. La torta beve il personaggio. Il cuscino dorme la ricerca.
Giorgia: Che dite, servirà la parola d’ordine? Calimerooooo!!!
Si sente di nuovo l’annuncio:“tra pochi minuti si attiverà il congegno di autodistruzione
della Scuola Media Grazia Deledda. Preparatevi ad abbandonare lo spazio”
Tutti: Forza! Andiamo!
Marco: Alt! Fermi tutti! Guardate là … Mr Voyager ….
Sul fondo si vede Muradif che comincia a parlare
Muradif (rappando):
Il polpo si mimetizza per davvero
e poi trovarlo è un bel mistero
Micheal Jackson se ne è andato
e nessuno lo ha più trovato
Francesca: Ma certo! Lui è Muradif! Mr Voyager è Muradif!
Zeno: E questo è il nostro rap ..
Angelica: Il polpo trasformista
60
Riccardo: La storia narra di qualcuno che pensava che, adattandosi alle convenienze,
avrebbe cambiato la sua anima … e si sbagliava …. Signori, mi tolgo la calotta anch’io
… sono il vostro compagno Riccardo! Ed ora siete pronti a ricordare insieme questo
rap?
Marco: La memoria è un ingranaggio collettivo...
Francesca
Nyloy
Il grande polpo trasformista
è un bravo professionista
Michal Jackson voleva cambiare
ma poi ha dovuto rinunciare
Il polpo cambia colore
Michael cambia umore
Zeno
Michael non si accetta
Il polpo cambia in fretta
Eleonora
Michael vuole cambiare
Il polpo paura vuol fare
Angelica
Il polpo si è trasformato
e nessuno lo ha mangiato
Giorgia
Micheal Jackson lo ha imitato
uno schifo il risultato
Daniela
Michael male starà
Muradif
Il polpo scomparirà
Il polpo di nuovo muterà
Ma il ricordo di Michael rimarrà
Si sente di nuovo l’annuncio: “sta per attivarsi il congegno di autodistruzione della
Scuola Media Grazia Deledda. Abbandonare lo spazio, prego. Abbandonare lo spazio
prego”
Marco: Io me ne vado … non voglio morire qui dentro
Tutti: Vengo anch’io! Andiamo!
Riccardo: Aspettate! Non temete … tornate indietro …
Tutti si bloccano sul fondo, di spalle, mentre riparte l’annuncio: “- 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 …
CONGEGNO DI AUTODISTRUZIONE BLOCCATO”
Buio. Luce su Muradif che si sta svegliando.
Si sente il suono della campanella
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Muradif: …. Congegno di autodistruzione bloccato … ma questa è la campanella … mi
sono addormentato un’altra volta …
Riccardo: (arrivando) Ehi Muradif! Entriamo? Bella zi!
Entrano tutti sbuffando, con zaini pesanti sulle spalle
Marco: Mamma mia! Ma quando li elimineranno questi zaini?
Arriva Zeno di corsa
Zeno: Ehi aspettate! Mica mi lascerete qui!
Angelica: Certo che ti lasciamo qui … tu sei Calimero, piccolo e nero!
Francesca: Speriamo che non mi interrogano … Il ranocchio mangia la rosa.
Il ghepardo vola la casa. La principessa scia il mattone. La torta beve il personaggio.
Il cuscino dorme la ricerca.
Giorgia: Ma che dici?
Francesca: Parole in libertà! Le ripeto quando ho paura!
Daniela: Ehi Ele, è tua questa?
Eleonora: Cosa?
Daniela: Questa valigetta è tua?
Eleonora: No!
Nyloy: Fa vedere! Mamma mia quanto pesa! Che ci sarà?
Marco: Un congegno elettronico che farà saltare in aria la scuola!
Muradif: Io non c’entro nulla!
Entra la prof
Prof: La valigetta è mia!
Riccardo: Ma che ci porta dentro? Pesa un casino …
Prof: Tutti i vostri pensieri …. un bagaglio molto prezioso! Forza! In classe!
Tutti escono. Rimane Muradif
Muradif: Beh … forse la prof ha ragione. Nel futuro, tutto cambierà, ma senza i nostri
pensieri, i nostri sentimenti…. potrebbero verificarsi cose strane... Dai sogni si imparano
tante cose. Perciò: lasciateci sognare
Voce Prof
Prof: Muradif? Allora? Entriamo?
Muradif: Arrivo … Bella zi ce se vede in giro!
BUIO
Musica finale con coreografia
FINE
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2084: Ordinary future stories
Istituto Comprensivo via Latina 303
Authors: Federico Benzi, Eleonora De Angelis, Murradif Hrustic, Francesca Marini,
Marco Masci, Angelica Mosca, Ahmed Biplop Niloy, Giorgia Nursia, Riccardo Orsola,
Zeno Federico, Daniela Ungureano
OPENING SCENE – PROJECTION – A WRITING HAND APPEARS.
Everybody is on the stage, in various positions (even between the audience). They open
the letter. They all wear a white skullcap.
A recorded voice (from the video) speaks:
My dears, you are maybe wondering what is the piece of paper that has just came to
your hands. And those black stains … it’s ink, gentlemen, the good old ink, aged 70
years… 70 years ago… do you still remember? We used to write with a pen, before
being replaced by our electronic brains, which digit, memorize), write in place of us…
70 years ago … When there were our “teachers” … and a white building … our school …
where we used to run, drowsy and bored, every single morning … do you remember?
Has this thing been saved on your digital memory? And just right there, in that white
building, I’ll wait for you … the seventh day of the seventh month in the year 2084
… it’ll be a day full of surprise … Don’t be afraid! … nothing suspicious, but, reaching
the end of our existences, it’s an experience you can’t miss! Ah, I almost forgot! My
assistant brought you, in addiction to the letter, a white suitcase with everything you
may need for the rendez-vous! Anything else is unnecessary!
See you soon
Mr Vojager
Lights turn off. Central light focuses on Muradif – Choreography
As music is to the end, Muradif goes out – All characters go out with white suitcases.
End of choreography. Ligths turn off
Eleonora comes in from the left. She looks around
Eleonora: … What an idea to invite us here …. Who will be this “Mr Voyager”? … and
who else will have been invited? … Of course I am really curious … Seems like a joke!
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Ehi! Is anybody here? … I could try with that old password …. Calimero! Ehi?! Hello? Is
anybody here?
Eleonora goes out on the right. Daniela comes in from the left
Daniela: …. Secondary school Grazia Deledda … Could this be the right place? Surely
everything will have changed: the old benches will now be large touch screens and
there will be no rubbers, notebooks, or books … They’ll have floating chairs to avoid
any noise, in place of paper log there will be digital cameras in order to record the
entrance… by the way … how can I get in? … There may be some kind of teleport
… Maybe they’re taking a picture of me to teleport me in the school … Am I too
technological? … Ehi! Is anybody here? I could try with that old password …. Calimero!
Ehi?! Hello? Is anybody here?
Daniela goes out on the right. Nyloy comes in from the left (running)
Nyloy: If I keep running a little more I think I’m going to get a heart attack! … The doctor
always says: Don’t go too far! …But I can’t avoid!… I am too much accurate! Too much
punctual! I hope not to be too early…It Seems like there’s nobody here! I could try with
that old password …. Calimero! Ehi?! Hello? Is anybody here?
Nyloy goes out on the right (running). Giorgia comes in from the audience
Giorgia: Sorry Sir … Do you happen to know where the old school Deledda is? I’m
afraid I got lost … You know, I get lost very easily because I have no sense of direction…
furthermore, just between us, I’m no more able to see very well...Could you please read
to me what’s written here? … Oh thank you so much! You know, it’s an old password …
Calimero! (screaming) Calimero! Ehi?! Hello? Is anybody here?
Giorgia goes out on the right. Francesca comes in from the left
Francesca: The toad eats the rose. The ceetah flies the house. The princess skies
the brick. The cake drinks the character. The pillow sleeps the research. … Words-infreedom to avoid the fear … And I’m really scared of this date … I must calm down…
words-in-freedom … I could try with that old password …. Calimero! Ehi?! Hello? Is
anybody here?
Francesca goes out on the right. Marco comes in from the left
Marco: Ave, my illustrious colleagues. I am Marco Aurelio and by now I am the emperor
of the largest, most powerful and most developed empire on earth! I am the emperor
of the Roman Empire, of course! I got here coming from the banks of the Rhine river,
where my legions and I are fighting against some barbarians who dared to attack and
rob the flourish city of Aquileia. While my soldiers do what they have to, I am taking
64
theatre lessons by one of the most famous actor on earth, Adriano. I’m pretty sure
he has the makings to become an emperor. … Well, this presentation looks perfect …
almost perfect … perhaps the time of empires and emperors is gone … mmmh … Could
be much better a simplier presentation … Ehi You! Open! I’m Marcuccio! … No answer!
I could try with that old password …. Calimero! Ehi?! Hello? Is anybody here?
Marco goes out on the right. Zeno e Angelica from the left
Angelica: Eh dear Zeno … Everything will be different here!
Zeno: Do you think Italy is still in crysis?
Angelica: But do you think it’s a question to be asked now? Instead, how can we get
in?
Zeno: We could try with that old password….Calimero!
Angelica: Why Calimero?
Zeno: I don’t know why, but they all say it!
Angelica: You never change, old lout! I’ll take care of it! Ehi?! Hello? Is there anybody?
Angelica goes out on the right and Zeno follows her repeating “Is there anybody?”
Music – Muradif comes in with his assistant placing all the objects (chalk, pen), then
Muradif goes out.
The music keeps going, all the characters come in and greet. Finally Riccardo (Mr
Vojager’s assistant) comes in.
The music stops.
Riccardo Hi gentlemen! I am R28U, CEO of NRI (New Robot Industries). In a far away
spot of our planet (Cybert Heart) we are building two robots that are going to protect
us from other planets’ attack as long as from Cyberia. I love my little robots! Are you
somehow interested?
Daniela: Robots? How much do they cost? And what do they do?
Riccardo: The two robots, worth more than 5 billion Cybert each, are made of the most
durable materials on earth and they are equipped with 2 cal .50 machine guns loaded
with explosive ammunitions, air-to-air, surface-to-air, air-to-sea missiles and a radar
jammer. They use an after-burner apparatus under their feet to move and they are fully
nuclear-powered. If you’re interested I’m sure we can reach an agreement!
Giorgia: It’s a kind of a cyberselling isn’t it?
Riccardo: Ok, you’re now in front of Cyber TV cams … We can start our sightseeing
tour!
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Zeno: Does Big Brother still exist in Italy?
Angelica: Shut up! Tell me, my dear, who are you?
Riccardo: I am Calimero, tiny and black!
Giorgia: Calimero? I’ve been looking for you for years! At least 70 years I think!
Nyloy: Calimero doesn’t exist! It’s only a password!
Francesca: The toad eats the rose. The ceetah flies the house. The princess skies the
brick. The cake drinks the character. The pillow sleeps the research.
Marco: What is she saying, for the hell?
Francesca: Words-in-freedom! To avoid the fear!
Riccardo: Do you really fear me? Come on … I’m only the pirate of a v i d e o g a m e ,
nothing more.
Marco: Hey! Tell us who are you! Are you Mr Voyager?
Riccardo: Mr Voyager is arriving later … maybe …
Eleonora: I always suspected it was a joke!
Riccardo: No one’s joking, Eleonora.
Eleonora: Who told you my name, mister?
Riccardo: You’ve all been chosen, one by one. By the way did you recognize each other?
Eleonora: Eleonora, III B
Characters introduce themselves
Daniela: And now? Here I see no touch screens or new desks; the only things I see
are old and dusty
Riccardo: One for each of you: a drowing, a photo, a pen, a schoolbag a notebook,
a book, a chalk .. Don’t worry! … “Find something you used to have in a far and lost
past..”
Music – Riccardo goes out. Each character take an object. Attached to every object
there’s a piece of paper the actors must read.
Francesca
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I see a pen in the end of the room
Calling me from a long distance
Left there for ages
Recalls ever bigger feelings
Affection for the school and the grown up friends
Angelica
And the need of writing about lost worlds.
Now I miss that essential simplicity
Which make the life so special.
Many years are already gone
Eleonora
Since pens made mistakes
Like signs on the walls and even on the benches
That became black instead of white.
I forgot what they needed to
But now I’ve brushed up my mind
See in this photo my old teacher
I spent so much time with him, every single week
He often graded me bad (rated me f)
And when he got angry he kicked like a buffalo!
He would do (have done) anything to make us study
Even if we didn’t want to!
We pretended to be regretful (in the front)
But then we started laughing and we felt so close all together
Now I’m old and looking this photograph
I feel a great emptiness inside of me
The drawing I made
Is still here, untouched
I can even remember when I made it
It was a portrait with a lightly abstract background
His gaze was some crazy and undefined
And, for sure, it terrifies you!
Zeno
Giorgia
The handbag carried lots of things
Until it gasped!
Replaced by lighter things
Which now contain all you have to know
The handbag no longer exist
No more weight on shoulders!
The handbag no longer exist
But now I understood:
Now that I’m old
And my life isn’t so comfortable!
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Nyloy
Marco
Daniela
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Of course an handbag was heavy
But it carried very important things!
Of course it was heavy
But it lightened our lives!
I am opening the box here in front of me
And what do I find? A lot of chalks!
My heart throb as my lovely memories
Come back like water in a fiord
Using them I made fantastic drawings on the blackboard
Even though our teachers considered them horrible!
Sometimes they made an awful noise
And suddenly a shiver ran down our spine!
I found back my little notebook
Which I wrote my marks on!
I left there so many memories
And registered so many marks.
My grades are very good
For me, they’re worth a diamond!
Math, science and arts
Are much higher than cards values!
I took only a D in my career
A friend of mine gave me!
I found back my little notebook
A bit chilled and a bit dusty!
Reminds me of past times
That today I love thinking about!
Feels strange now to have back
The old books I studied on
The history book was heavy then
While it seems it could fly now
Music book was so melodic
Our class, instead, really caotic!
Math, physics and geography
It was hard to carry them on shoulder
But even more, the real pain in the neck was
Marco
To carry the dictionary.
Ehi! Why don’t we play the dictionary game?
We open a random page, we choose a word, and then we
Have to invent a whole story about the word!
Francesca: The toad eats the rose. The ceetah flies the house. The princess skies the
brick. The cake drinks the character. The pillow sleeps the research. Words-in-freedom
to avoid the fear!
Daniela: Don’t tell me you are scared of playing!
Francesca: Each time I played this game it has always ended arguing
Nyloy: The usual coward! You’ve ever been coward!
Zeno: mmmh … actually!
Angelica: Ehi! What do you say? It’s your fault! You boys are always too boaster! Let
her go, idiot!
Marco: The poor girl mistreated by the boy is an old story! As old as we are, my dear
Angelica!
Giorgia: Don’t start insulting! Let’s calm down instead!
Nyloy: You shouldn’t talk since you can’t even stand up!…
Eleonora: I’d say it’s you who can’t stand up! You’re short of breath, aren’t you?
Riccardo comes in
Riccardo: Gentlemen, please! Don’t be rude! We are in (we are living in) 2084!
Arguments, scream, spites are no longer allowed (are forbidden)! Nowadays the
world is perfect! Words like racism, bullism, violence and arrogance aren’t even in the
dictionary. We are all good people now!
Noise of Muradiff laughing
Muradif: Yes…For sure!.....We are all good people now!
Marco: Hey! Stop talking! Why are we here? What colud this Mr Voyager want??? And
why he’s not showing off?
Everybody complain. Riccardo stops them.
Riccardo: Quiet, gentlemen, please! Our guest pleaded me to read you his message.
Then everything’s gonna be clear. Please, have a seat!
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Dear friends,
I’m going to explain you the reason why you’re all here. See, everyone of you made his
own career, adapting to an ever changing world, to a technology that made everything
looks better. I myself remained the same rebel, I traveled high and low to all places on
earth and I can gurantee you that forests still smell like forests the sea smells like sea
and suffering hasn’t been eliminated everywhere. There are plenty of things to do for
the ones who will come after us.
Many things changed, i’m sure! Your skullcaps make you all seem the same person.
Everything seems to be perfect, but it’s very easy to make another mistake! We are the
only ones who can really save the world and we have to, since we are going to die in a
little and if we won’t mke tracks, then everything will have been vain!
What you built is the consequence of what you lived! Have a look: our school is now
abandoned, empty, something to be destroyed. An electronic device is going to blow
up this old building in about an hour. It’s the new technology. But if we don’t save our
school, all our memories will be destroyed too. And what are we gonig to leave to our
grandchildren? Keeping memories is the only way to avoid the comeback of the bad
things we met in our past life.
Future lives in the memory of past.
Now, as I said, there’s only one way to proceed. You sholud have with you the suitcases
i sent. Open ‘em and put in a story of our past. If the stories are really important, then
the self-destruction mechanism of the school will shut down (switch off). Do you want
to try? (Do you feel it)? Ah! I guess you’re wondering who I am… Don’ t worry! I will be
the last one to tell his story ad it’ll be very easy for you to recognize me!
Riccardo: Well, gentlemen … it’s time to open our suitacases…and to take off our
magnetic skullcaps…memory is a collective mechanism... Let’s put it on work all
together!
Everyone opens his own suitcase. One by one, they tell the story, taking off the skullcap
(with background music)
Riccardo: When I was young, attending the third year of junior high school I didn’t wear
dentures, and I was much happer than now, nevertheless the situation wasn’t to some
degree very good in the world, since racism was a reality as well as discrimination: You
could be fooled for anything and I can guarantee you it wasn’t funny at all when you
was the target(victim). Everyone against everyone: because of the skin colour, for your
faith or even for eyes colour or the language you spoke.
70
Jacopo: My name is Jacopo, I’m attending the junior high school. There are so many
guys in my school, but I haven’t any real friend and I don’t expect to become someone
in my life. Everybody treat me like i didn’t even exist.
They say that people like me should be integrated…I really can’t understand the
meaning of this expression…Few people talk with me at school and they’re anyway
insensible to my problems… Lately a new guy came here: he has been excluded too
simply because he talks with me, helps me, understands me…. In other words, he’s
a friend of mine. Together, we made plans about a new kind of electronic prothesis
which make possible to disabled people like me to regain the freedom of movement
we haven’t...Gabriele and I believe in… we believe in a future where everybody will
have his own space, without any kind of prejudice, not taking care of the laughs of our
fellows…They don’t offend us, they actually offend all the people who fight for a better
future.
Valerio: I’m Valerio, 14 yers old. They think I’m unpleasant because I misbehave when
I’m at school…It’s true, I use to swear to my fellows and to my teachers and use to
shout that I hate them all! However nobody really knows me: I would love being
accepted, first of all by my family. I’d really love that my parents talk to me! When I
go to the stadium with my father I always hear racist choruses against black people.
It’s awful! When I meet my brother’s friends I can hear them speaking ill of gays just
because they like people of the same sex?? I heard several times about boys and girls
who couldn’t stand anymore offenses and jokes and decided to even kill themselves.
It’s awful! Even in my classroom they fool people who don’t wear designer clothes,
people like me. It’s awful!
Damiano: I’m Damiano. One of those gay. Today I’m happy to have a beautiful family
with my boyfriend. We teach equality to our children. I loved playing tennis, but I hadn’t
enough money to buy designer clothes just like the others. Tennis clubs frequented??
By many rich people. I’m not rich, tough I’m really good at playing tennis. They excluded
me from national tournaments. I decided not to play anymore. My mother raised me
and my brothers all by herself, working all day long and breaking her neck for us. My
school fellows couldn’t understand all her struggles, and they used to fool because
i hadn’t enough money and couldn’t buy designer clothes. Today I am an important
person, a space engineer working at NASA. Who knows where are the ones fooled me
now and what they’ve done in their lives …Who knows if they ever loved their mother
the way I loved mine.
71
Paolo: I am Paolo. I like studying and that’s why I’ve always been insulted. On schooldays
I was obsessed by my mates and their offences. Their words sounded so loudly in my
head,I thought I’d become crazy. Luckly I had my books, the only things That made me
feel good. I don’t think they’ve been whorty with me, Ithink they’ve been so bad. How
do you say? Bullism?…I don’t think so…I think it’s simple stupidity!
Aida: I’m Aida and I’m muslim. When I was 14, all my mates fooled me because i had
a diferent faith and I ueìsed to wear the chador. “Take that wreck off of your face!”. I
wasn’t able to reply and I couldn’t explain the reason of my religion, so I had to eat like
a thief in the night, just not to hear their laughs. I don’t think a person should be judjed
just because he doesn’t eat ham. Giovanna stopped eating it, instead. That was a real
story of friendship! (she was a real friend).
Stefania: I am Stefania. I’m 13 and I feel so lonely. Loniness is a bad thing. Sometimes I
wouls like to be born again not to feel this way.
Warning message: “Countdown of the Scuola Media Grazia Deledda self-destrying
system is about to start (initiate). Get ready to clear the area!”
Daniela: Seems like we didn’t reach our goal!
Marco: And where’s our Mr Voyager, our traveller?
Nyloy: Maybe he didn’t trust in that much!
Zeno: But he still have to tell his story!
Angelica: Don’t care about memories. We just wasted time here.
Eleonora: And I’m afraid everything is about to blow up in a matter of seconds!
Francesca: Fear! Words-in-freedom to avoid the fear. The toad eats the rose. The
ceetah flies the house. The princess skies the brick. The cake drinks the character. The
pillow sleeps the research.
Giorgia: What do you think, could the password be useful? Calimerooooo!!!
Warning message (again): “Countdown of the Scuola Media Grazia Deledda selfdestrying system is about to start (initiate). Get ready to clear the area!”
All: Come on! Let’s get out of here!
Marco: Halt! Don’t you move! Look over there … Mr Voyager ….
Muradif appears on the bottom. He starts talking
Muradif (rapping):
72
The octopus really camouflage
Then it’s difficoult to find it back
Micheal Jackson is gone
Nobody found him anymore
Francesca: Damn! He’s Muradif! Mr Voyager is Muradif!
Zeno: And this is our rap ..
Angelica: The transformer octopus
Riccardo: The story tell us of someone who thought he could change his soul by
simply adapting to his conveniences…he was wrong! Gentlemen, I take off my
skullcap too…I’m your mate…Riccardo! And now are you ready to remember this rap
all together?
Marco
Francesca
Nyloy
Zeno
Eleonora
Angelica
Giorgia
Daniela
Muradif
Memory is a collective mechanism...
The big transformer octopus
Is a real expert
Micheal Jackson wanted to change
But then he had to give up
Octopus changes its colours
Michael changes his humuor
Michael isn’t happy with himself
The octopus changes fast
Michael wanna change
The octopus wanna scare you
The octopus changed again
And nobody ate it
Micheal Jackson reproduce it
The results is disgusting
Michael is gonna be sick
The octopus will disappear
Than it’ll change again and again
But michael’s memory’s gonna stay long time
Warning message (again): “Countdown of the Scuola Media Grazia Deledda selfdestrying system is about to start (initiate). Get ready to clear the area!”
73
Marco: I’m leaving… I don’t want to die in here!
Tutti: You’re right! Let’s go!
Riccardo: Wait! Dont worry … Come back …
Everybody stop on the bottom,.from behind. Warning message: “- 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1
… SELF-DESTRUCTION OPERATION ABORTED”
Darkness. Lights on Muradif waking up.
**Sound of a school bell**
Muradif: …. Self destruction operation aborted? …this should be the school bell… I
fell asleep again! …
Riccardo (coming): Ehi Muradif! Are we getting in? Hi, man!
Everybody comes in panting, having heavy bags (on the shoulders)
Marco: Gosh! I’m looking forward the day the bags won’t exist anymore!
Zeno comes in a hurry
Zeno: Ehi wait! Are you leaving me here?
Angelica: Of course we’re leaving you here…You’re Calimero, little and black!
Francesca: I hope they won’t ask me today … The toad eats the rose. The ceetah flies
the house. The princess skies the brick. The cake drinks the character. The pillow sleeps
the research.
Giorgia: What the hell are you talking about?
Francesca: Words-in-freedom! I repeat them when I’m afraid
Daniela: Ehi Ele, is this yours?
Eleonora: What?
Daniela: Is this suitcase yours?
Eleonora: No!
Nyloy: Let me see! Holy cow, it’s really heavy! What’s in there?
Marco: An electronic system that will blow up the school!
Muradif: Don’t know anything about!
Teacher comes in
Teacher: That suitcase is mine
Riccardo: What do you carry in it? It’s heavy like hell …
Teacher: All of your thoughts … A really precious baggage! Come on! In the class now!
Everybody goes out except Muradif
Muradif: Well, our teacher may be right … In the future everything’s going to change,
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but without our thoughts and our feeling strange things could happen. We can learn
lots of things from our dreams. So…let us dream!
Teacher’s voice
Teacher: Muradif? What are you waiting for?
Muradif: I’m coming … Hi bro, see you ‘round!
DARKNESS
Final music with choreography
THE END
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“L’albero
dei sogni”
dramma scenico in cinque Quadri
Istituto d’Istruzione Superiore “Via Beata Maria De Mattias, 5”
Liceo Artistico Largo Pannonia, 37 - Via Cerveteri, 53
Ideazione e testi a cura di Anna Maria Piemonte e Carlo Suriani con la partecipazione
di Mariella Gasbarro e degli studenti: Giuliana Britti, Francesca Cassone, Alina Cherney,
Francesca D’Amico, Alice Di Ronza, Chiara Giammarioli, Fabian Lichev, Aurora Luchetti,
Irene Maroncelli, Anna Tronci
Editing a cura di Mariella Gasbarro Anna Maria Piemonte Carlo Suriani
Ricerche d’archivio: Anna Maria Piemonte
Ricerche storiche e storico-artistiche: Anna Maria Piemonte e Carlo Suriani
Scenografie a cura di Maria Pia Pascoli
Personaggi ed Interpreti:
Gioacchino Gesmundo: Carlo Suriani
Pietro (Mondello/Ingrao): Fabian Lichev
Bianca Garufi: Alina Cherney
Carla Capponi: Chiara Giammarioli
Marisa Musu: Irene Maroncelli
Lucia Ottobrini: Giuliana Britti
Noemi Cingoli: Aurora Luchetti
Antonietta Raphäel: Martina Fonseca
Lia Pasqualino Noto: Francesca D’Amico
Eva Fischer: Francesca Cassone
WT_Q1_PRIMO QUADRO: L’ALBERO DEI SOGNI
Sotto l’ “Albero dei sogni” si trovano Gioacchino Gesmundo in piedi e un gruppo di
artiste sedute attorno all’Albero: Antonietta Raphäel, Eva Fischer, Lia Pasqualino Noto.
Dopo il monologo di Gioacchino Gesmundo ed il dialogo a tre voci delle artiste,
dal buio, vestita di bianco, si rende visibile una figura evanescente.
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Si muove con lentezza, si ferma sotto l’ “Albero dei sogni”.
È Noemi Cingoli, studentessa del Liceo Artistico di Via Ripetta, deportata ed uccisa ad
Auschwitz con il figlio Marco e il marito Mario Segre, il 23 Maggio 1944.
Noemi inizia a narrare la sua storia. (eventualmente proiettare immagini di Noemi)
Q1_Primo movimento: il monologo di Gioacchino Gesmundo
Voi avete mai sperimentato l’assenza di tutto? Quando vi vengono strappati a uno a
uno i sogni, le speranze, perfino i ricordi? Può capitare, qualche volta, in un incubo…
ed è proprio questo che rende tali gli incubi. Ma adesso è capitato, e sta capitando, a
un’intera nazione: la nostra nazione, l’Italia! Capite, amiche mie? Tutto quello che vi
ho insegnato per anni, la bellezza della nostra storia, l’importanza del nostro futuro,
la lunga e paziente ricerca nell’anima più vera del nostro popolo, che è l’altruismo e
l’amore della libertà; tutto questo rischia di apparirci oggi niente più di un sogno. Ora è
venuto il momento di uscire dall’incubo e di riappropriarci del sogno.
La guerra ci ha abituati a fare a meno di tante cose, non è vero? Chi si ricorda più il
sapore della cioccolata, o del caffè vero? Ma può averci tolto anche il sapore di noi
stessi, dei nostri gusti, delle nostre conoscenze, dei nostri ideali? Se non coltivo io
ideali, per voi, e se non coltivate voi ideali per l’Italia, che viviamo a fare? In che cosa
potremmo dirci migliori di quelli che attualmente ci opprimono?
Care amiche, se una cosa ci ha insegnato questo tempo terribile, è questo: nessuno
vive per se stesso. Neanche voi, che pure siete giovani, e vi avviate per il nobile
cammino dell’arte, neanche voi potete vivere per voi stesse! L’arte dei potenti, l’arte
dei privilegiati è finita per sempre, e se anche non costruiremo più cappelle sistine e
piramidi, potremo costruire però quartieri abitabili, mense e dopolavori ariosi, parchi,
scuole, ospedali: potremo abbellire la vita della gente, dopo che per secoli e per
millenni, noi, come artisti, ce ne siamo completamente disinteressati!
Ma prima di poterlo fare, dovremo passare attraverso la cruna di un ago: dovremo
farci piccoli, e quasi invisibili, per poterci riuscire. Non dovremo portare con noi se
non il nostro coraggio e la nostra disperazione, ci dovremo incuneare attraverso le
maglie dell’oppressione, allargandole e disarticolandole, conquistando palmo a palmo
le strade delle nostre città e i poderi delle nostre campagne, riconquistando l’Italia che
ci è stata rubata.
(Silenzio prolungato, mentre Gesmundo, pensieroso, continua a camminare. Poi si
ferma, e ricomincia a parlare)
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Io non voglio avervi sulla coscienza, amiche mie. Non voglio gettarvi allo sbaraglio; e
questo è il primo senso in cui “non voglio avervi sulla coscienza”. Ma c’è un altro senso
in cui non vorrei avervi sulla coscienza: sapere che i grandi discorsi e i grandi ideali della
vostra gioventù, così come l’avete vissuta a scuola, con me, sono stati o troppo grandi
o troppo ideali, e non hanno cambiato il corso che la storia aveva deciso di assegnare
alle vostre vite. Io questo non lo potrei sopportare, perché vorrebbe dire che 20 anni di
retorica del fascismo hanno contaminato anche me, hanno reso anche me incapace di
comunicare e di intendere gli altri per quello che sono. Noi non combattiamo in nome di
astrazioni, anche se ci serviamo di parole d’ordine. Non vogliamo realizzare un mondo
perfetto, anche se siamo stanchi dell’imperfezione di quello attuale. Noi vogliamo solo
mettere nel mondo, così com’è, tutta la giustizia che è possibile metterci, tutta la verità,
tutta la bellezza, perché finalmente sia il mondo in cui i nostri figli possano crescere
felici. Non pensiate che io vi stia dando un compito troppo alto, superiore alle vostre
forze: voi dovete soltanto essere voi stesse, ma senza paura e senza riguardo, perché
altrimenti non riuscireste ad esserlo…
Q1_Secondo movimento: il dialogo a tre voci di Eva Fischer, Antonietta Raphäel, Lia
Pasqualino Noto. Le artiste riflettono sullo stato dell’arte in Italia.
Eva (Fischer) con aria sognante e di rimpianto: Era un piccolo ambiente con un arco in
fondo che ne creava un altro più breve. Le pareti in tela grigia, verdi il pavimento e il
divano, bianco il soffitto. In un angolo fuoriusciva un pezzo di colonna romana infossata
nel muro, coronata da un capitello. C’era anche una larga vetrina a battenti e sulla
porta verde, all’esterno, era dipinta una cometa bianca, quasi ad indicarci la strada.
Ricordi Antonietta?
Antonietta (Raphael): Sì Eva, ricordo (con rimpianto). Avremmo mai potuto
dimenticare la Galleria “Della Cometa”, dove per quattro lunghi anni, siamo stati in
tanti a progettare la nostra libertà attraverso l’arte? Avremmo mai potuto dimenticare
un sogno? Il nostro sogno, noi che oggi viviamo immerse nell’incubo più nero che mai
potessimo immaginare.
Eva (Fischer): Ricordo che lo spazio della “Cometa” non avrebbe potuto contenere più di
una ventina di quadri e così la piazzetta Tor de’ Specchi, proprio accanto al Campidoglio,
ci faceva da anticamera, quasi da salotto quand’era la folla delle inaugurazioni. La prima
mostra è stata dei disegni di Corrado Cagli. C’eravamo proprio tutti quel pomeriggio: i
nostri compagni Afro, Mirko, Guttuso, Mafai… c’erano anche Ungaretti e Moravia e…(la
voce si spezza come in un nodo di commozione, pausa, respiro) eravamo in tanti, tutti
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quelli che pensavano di combattere il fascismo con la forza dirompente dell’arte, della
poesia, della letteratura. Noi volevamo costruire l’ “Arte della Libertà”.
Lia (Pasqualino Noto): Ti ricordi di Libero? Libero De Libero è stato l’amico fraterno
degli artisti e dei poeti, l’animatore di quei nostri anni alla “Cometa”, uno spazio che
era tutto per noi, aperto da Mimì la contessa (Pecci Blunt) nel 1935. Ci facevamo la
mostra dei nostri lavori e i poeti e gli scrittori ce la presentavano e poi, ricordi tutto
quel nostro discutere, sempre accalorato (assume un’ espressione di rimpianto) quel
nostro riflettere tutti insieme…solo così riuscivamo a sgattaiolare da tutte quelle trame
soffocanti che attorno ci tesseva il fascismo che ci controllava, ci censurava e vietava
ogni nostra parola e azione che non gli fosse gradita.
Eva (Fischer): Noi artisti abbiamo tentato di tutto per uscire da quell’insopportabile
isolamento culturale nel quale l’Italia tutta era stata reclusa, omologata nella retorica
e nella magniloquenza di tutte quelle manifestazioni artistiche imposte dal regime,
intento com’era a costruire il consenso usando la scuola, a sottomettere l’arte e portarci
a fare la guerra.
Antonietta (Raphäel): Un giorno Libero è venuto a trovarci qui, nella casa di Via Cavour,
che avevamo trasformato nel nostro studio per dipingere. Ero con Mafai, mio marito e
Scipione. Siamo diventati, tutti e quattro, subito grandi amici.
Non credo davvero che altri pittori possano dire di essere stati amati, valorizzati
e seguiti ogni giorno, nelle loro opere di quel tempo quanto noi, che ci avevano
chiamati quelli della Scuola Romana. Grazie anche a Libero, si era accesa attorno a
noi una solidarietà che non ha mai avuto l’eguale, quando il regime ha cominciato a
guardarci con sospetto per i soggetti che dipingevamo. (sospira con rimpianto) Ah
care compagne, la “Cometa” non esiste più… non esiste più il nostro sogno, ce l’ hanno
strappato, perché molti degli artisti non erano di “razza”, quella giusta intendo.
Io stessa non sono di “razza ariana” o “italica” se preferite, troppi ebrei e anche troppi
bolscevichi, troppi antifascisti frequentavano “La Cometa”, un covo di sovversivi, con
tutti quegli artisti, quegli scrittori, quei poeti. Questo dicevano di noi.
Eva (Fischer): L’amico Cagli, che con odio chiamavano “il giudeo”, è stato il primo contro
il quale si sono scagliati, ve lo ricordate?
Il povero Cagli è stato solo il pretesto. Contro di noi si sono scagliati i difensori della
“pura razza” e dalle pagine dei giornali è partito l’attacco più feroce all’arte moderna,
alla cultura, alla nostra vita. Straniera bolscevizzante e giudaica è la vostra arte
moderna, ci dicevano. (con forza e con disprezzo)
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Antonietta (Raphäel): Care amiche e ora care compagne anche in questa lotta, ve lo
dico da donna, ve lo dico da artista: io non temo di rivendicare la mia radice ebraica,
non come atto di fede ma come identità e lo faccio con forza, ogni giorno, nonostante
le vergognose Leggi razziste che gli italiani hanno vigliaccamente accettato, senza
ribellarsi, senza mostrare alcuna dignità, senza più umanità.
Eva (Fischer): (lascia le compagne e si muove in avanti verso il pubblico e ad esso si
rivolge)
Antonietta ha ragione (dice con forza, rivolgendosi al pubblico), quale essere
umano di buon senso potrebbe mai dimenticare la disquisizione che fece il Ministro
dell’Educazione Bottai sul quell’ignobile “principio di razza” come “categoria biologica”
e “categoria dello spirito”? Quale essere umano di buon senso potrà mai perdonare
al fascismo la vergognosa, persecutoria e discriminante politica della razza che va
perseguendo dal 1938?
Sono ebrea anch’io, proprio come te (dice rivolgendosi ad Antonietta e poi ancora
rivolta verso il pubblico) Cagli e tutti quegli uomini e donne e bambini che ho visto
strappare alle loro vite, agli affetti. Ho visto portare via tanta di quella gente dal Ghetto,
quel maledetto 16 ottobre 1943 che non potevo credere ai miei occhi. Sono riuscita
a fuggire e non so come, mi sono salvata. Voi mi nascondete, a rischio della vostra
stessa vita. Io voglio combattere contro chi ha occupato e tiene prigioniera Roma, che
rastrella e deporta i suoi abitanti, che li affama, li umilia e li offende, anche se ho paura,
tanta paura.
Lia (Pasqualino Noto): Il nostro distacco da Cagli, allora, era stato molto crudele
ma, ancor di più, lo sono tutti questi mesi di occupazione tedesca qui a Roma, che
trascorriamo tra preoccupazioni e angosce, in clandestinità, perennemente in pericolo,
perché abbiamo scelto di combattere il nemico che ci terrorizza per piegare la nostra
resistenza. Non c’era altra possibilità per noi che combattere, per difendere tutto
quel buono e innocente lavoro di arte e di poesia che s’era compiuto insieme negli
ultimi anni. Cagli era stato costretto a fuggire per proteggere la sua vita minacciata,
noi abbiamo sentito il dovere morale di combattere anche per lui e per tutti quanti
fossero perseguitati, per la libertà offesa, per la nostra dignità di esseri umani, per l’arte
denigrata.
Eva (Fischer): (si stacca dalle compagne e si muove verso il pubblico al quale si rivolge)
Nel giro di poche settimane ognuno di noi maturò, più che in tutti i vent’anni precedenti.
Fu così che anche noi artisti fummo costretti a prendere atto con le mani: lasciare i
pennelli e i colori, chiudere i libri, prendere un’arma.
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Proprio noi, che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza, proprio noi, non
potemmo più essere gentili.
Noi non passammo le linee perché bisognava restare a Roma e mettersi a lavorare
perché c’era tanto da fare.
Antonietta (Raphäel): Attraverso Guttuso, noi artisti abbiamo preso contatto con gli
intellettuali clandestini romani, Alicata, Salinari, Trombadori, Calamandrei, Negarville.
Lo studio di Afro, il nostro amico pittore, è diventato il centro di distribuzione
dell’”Unità” che proprio noi donne andiamo a prenderci alla stazione, passando per
mille peripezie, in costante pericolo. In quella casa, buona parte della Roma clandestina
veniva a prendersi le copie del giornale e i volantini da distribuire.
Una voce fuori campo legge la lettera di Libero de Libero voce che poi verrà fatta
sfumare per fare entrare Noemi Cingoli
Libero De Libero alla Contessa Mimì Pecci Blunt, 26 settembre 1938
Risuona con effetto di eco la frase: Straniera bolscevizzante e giudaica è l’arte
moderna…
“Già ai primi di agosto, quando sono rimasto solo con me, il riflettere su quanto noi
abbiamo fatto, e Lei e io e gli altri, in questi anni e sulle malfamate interpretazioni di
quell’innocente lavoro, eppure redditizio in valori spiritualissimi, m’aveva deciso che
non bisogna riaprire la Galleria della “Cometa”.
Sarebbe inutile errore insistere in un’opera come la nostra che vuole riunire quanto di
meglio ci sia nell’intelligenza italiana per un catalogo sicuro di forze attuali, in un’opera
che invece è stata per malafede interpretata quasi una rivolta segreta al regime politico
che ci governa; sarebbe inutile errore pazientare dinanzi agli insulti, alle vendette, alle
accuse del “Tevere” che ci ha segnalato come servi di ideologie e di losche congiure (…)
Ho trovato malafede e insolenza, e per di più un’ironica stima a me personalmente, una
stima che mi disonora dal momento che io sarei un inconsapevole e facile strumento di
gente che opera alle mie spalle.
(sfumare lentamente la voce fuori campo che chiude con la frase: Straniera
bolscevizzante e giudaica è l’arte moderna…e risuona con effetto di eco).
Q1_Terzo movimento: il monologo di Noemi Cingoli
Dal buio, vestita di bianco, si rende visibile una figura evanescente. Si muove con
lentezza. Giunta davanti a Gesmundo, si ferma sotto l’ “Albero dei sogni” e comincia
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lentamente a parlare mentre le artiste si stringono attorno a lei in un abbraccio.
Lentamente sciolgono l’abbraccio, si siedono per terra pur restandole attorno disposte
in cerchio.
Gesmundo resta in piedi, sotto l’ “Albero dei sogni”.
Sono Noemi, Noemi Cingoli e sono ebrea, ebrea deportata ad Auschwitz.
Marco me lo hanno strappato via, era con me, lo avevo partorito da così pochi mesi,
nato da questo mio povero corpo umiliato che ora, non potrà più proteggerlo. Da
Mario, mio marito, mi hanno separata all’arrivo e non l’ho più rivisto.
Impresso nei miei occhi ho solo il Lager, vissuto per poco ma patito per sempre, se di
me, se di noi, che siamo parte di quelle interminabili file per la selezione, fatta di donne,
uomini, vecchi e bambini, in attesa di essere soffocati dal gas e messi nei forni o bruciati
nelle fosse, voi tutti che oggi siete qui, perderete Memoria. Sì, perché per gli italiani
sembra essersi perduta la memoria del danno delle leggi razziali. L’Italia si è convinta
di essere stata unanimemente antifascista e di non avere niente da rimproverarsi. È
un paese distratto l’Italia, che preferisce l’amnesia e la rimozione ma in me, forte è
la memoria dello sterminio, questo mio sciogliermi, questo nostro scioglierci come
candele.
Sono Noemi, Noemi Cingoli e sono ebrea, ebrea deportata ad Auschwitz.
È il mio povero corpo che voglio far parlare, vulnerabile e forte al contempo che si
batte contro l’annientamento, che lotta per vivere, nella speranza di ritrovare Marco,
mio figlio, di rivedere Mario, mio marito. È Il mio corpo che vi voglio narrare, fragile,
ma che non si lascia umiliare, capace di stringere, ancora più forte, il legame con
l’immaginazione.
Mi aggrappo ai ricordi della vita che è stata e per sopportare il dolore, immagino di
disegnare, di muovere la matita sul foglio di carta, per ritrovarmi. Disegno per ritrovare
le cose e le persone che ho perduto, i volti dei compagni di scuola che così tante volte
ho ritratto. Dove sono ora?
Li vorrei accanto, a farmi coraggio: Lucilla, Domenico, Giuseppe, Giuliana e Piero, Piero
Jacchia, gli amici ai quali ho voluto bene. Di quei giorni lontani ho una fotografia che mi
ritrae con la sigaretta, sorridente, sfrontata e pronta ad affrontare il mondo. Ero felice
quel giorno, avevo preso il diploma, proprio qui, dove ora siete voi, al Liceo Artistico
di Via di Ripetta. Era il 1935. Per non dimenticare le persone e le cose che ho amato,
immagino di disegnarle. Erano belli i miei disegni, di essi mi resta solo il ricordo ma
con quale forza mi fanno aggrappare alla vita. Quando non riuscirò più neanche ad
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immaginare di disegnare, di muovere la mano come se avessi una matita e tracciassi
i contorni delle cose su un foglio che non c’è, vorrà dire che sarò morta, che qui, in
questa mia testa non ci sarà più niente e che sarò diventata come tutte queste donne
attorno a me che si trascinano, senza più volto, senza più nome, chiuse nel loro dolore.
Allora, ancora di più immagino di disegnarlo questo mio volto, un autoritratto sì, ma
non più con i lunghi capelli neri raccolti dietro la nuca, ma tagliati e morbidamente
arricciati, fermati con cura da un fiocco di seta sistemato di lato e che mi ricade sulla
fronte.
La stessa pettinatura del giorno del matrimonio con Mario.
Si, immagino di disegnare per riportare alla memoria i giorni belli, per dare forza a
questo mio povero corpo ancora vivo nel Lager, che lotta nella speranza di ritrovare
Marco, di ritrovare Mario.
Sono i sentimenti che vi voglio raccontare, le emozioni, i margini, gli spiragli, le ombre
del Lager, le cose piccole e i piccoli avvenimenti che ancora ci tengono in vita.
Noi donne avevamo speranza di non morire ma non c’è il tempo nel mio racconto
perché a noi non ne fu concesso.
Un quadro avrei voluto dipingere per raccontarvi il Lager.
Non sapete quanto amassi l’arte, che sempre salva la vita, ma che non ha salvato la
mia.
Ho lottato per vivere, insieme a tutte le altre, perché la vita delle prigioniere è come
una maglia i cui punti sono solidi solo se intrecciati l’uno all’altro; ma se il filo si recide,
quel punto invisibile sfugge fra gli altri e si perde per sempre.
Il filo era quel legame, come fosse il cordone ombelicale che ho vissuto come madre
costretta alla separazione da mio figlio. Un quadro avrei voluto dipingere per raccontarvi
il Lager.
Sono Noemi, Noemi Cingoli, donna, ebrea discriminata, perseguitata, italiana e poi
straniera, nemica.
Indegno utero littorio, non tre, non cinque, non dieci volte mamma perché non di razza
ariana, non di razza italica.
Ebrea da deportare con questo povero corpo.
Sono Noemi, Noemi Cingoli e da Auschwitz non sono più tornata.
Si chiude il Primo Quadro
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WT_Q2_SECONDO QUADRO: LO STUDIOLO
Q 2_Primo movimento
(Studio di Gesmundo. Alla scrivania, davanti a lui, sono seduti Pietro e Bianca)
G. (Prendendo loro le mani, con affetto) – Cari ragazzi, come sono contento di vedervi!
P. e B. (commossi) – Anche noi, professore!
G. – Ma come, non siete più in Sicilia? A proposito, come vanno le cose, laggiù?
P. – Siamo arrivati ieri, con qualche difficoltà (sorride, guardando Bianca): siamo fuggiti
dalle nostre famiglie!
G. – Cosa!?
B. – Sì professore, è proprio così. Siamo fuggiti dalle nostre famiglie, e siamo venuti a
combattere con i nostri compagni!
G. – Questo mi fa piacere, ma non c’era proprio un altro modo?
P. – Lei la conosce la mia famiglia, no? Se l’immagina io e Bianca che facciamo la
rivoluzione in giardino? Le nostre proprietà sono talmente estese, che a piedi non
riusciamo neanche a uscirne…
G. (sorridendo) – Allora forse qualcosa ti ho insegnato…
P. (molto convinto) – Altro che, professore: se non era per lei, a quest’ora stavo facendo
gli onori di casa per qualche principe bulgaro!
G. (facendosi più serio) – Ma dimmi dunque: com’è questa Sicilia americana?
P. – Gli Americani sono sbarcati a luglio del ’43 (e forse, senza di loro, non sarebbe
neanche caduto Mussolini). Sono passati poco più di sei mesi, e certo, meglio gli
Americani dei Tedeschi, o dei fascisti! Però, si sa come succede in questi casi: a mettersi
in mostra, a farsi vedere in compagnia dei vincitori sono soprattutto i mafiosi, che se
la sono vista piuttosto male in questi anni… L’entusiasmo c’è, come nasconderlo? Non
ci sembra vero uscire di casa e non vedere più bandiere nere, ritratti del duce… Qui
invece?
G. (turbato) – Che vi devo dire? Qualcosa avrete già visto. Roma è diventata una
caserma tedesca. (Si alza, e prende a camminare) Dal 16 Ottobre nessuno di noi si
sente più sicuro. Quello che hanno fatto agli Ebrei, se potessero, lo farebbero a tutti gli
Italiani, cominciando naturalmente dai Comunisti, dagli Antifascisti etc. (Ritornando
in fretta verso la scrivania, e rivolgendosi ai suoi alunni in tono allarmato) Voi siete in
pericolo, potrebbero avervi visti entrare qui…
(B. con un gesto quasi involontario prende la mano di P., che le sorride)
Cari ragazzi, voi non sapete che rischio state correndo!
P. – Professore, che siamo venuti a fare qui, secondo lei?
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G. – Ma siete così giovani! Quando vi siete diplomati, due anni fa?
(P. e B. annuiscono) E siete così belli, così innamorati, così pieni di vita!
(Si guardano estasiati) E’ bello che voi abbiate deciso di rischiare tutto, ma proprio per
questo ci vuole molta prudenza. I Tedeschi in Russia hanno perso la guerra, e lo sanno;
ora vogliono vendicarsi su di noi…
(Si sente una forte scampanellata; tutti guardano verso la porta. G., che è rimasto in
piedi, dopo aver scambiato uno sguardo con i ragazzi, vi si dirige senz’altro)
Chi è?
(Due voci di donna, da fuori) Siamo noi, professore: Lina e Maria Teresa.
G. – Sia ringraziato il cielo, entrate
Q 2_ Secondo movimento
Gesmundo: ero preoccupato, angosciato, sono giorni che non ho tue notizie Maria
Teresa.
Ero stato avvertito dell’azione e che l’avresti compiuta da sola. Non avrei mai voluto
che accadesse.
Da allora ho vissuto nell’attesa di riabbracciare te e Lina.
Gesmundo (Lina e Maria Teresa si stringono in un forte abbraccio. Poi Maria Teresa si
stacca lentamente ed inizia a parlare)
Maria Teresa Regard: anch’io volevo riabbracciarla professore ma sarebbe stato
imprudente cercarla.
Dovevo stare nascosta. L’azione l’ho compiuta da sola, è vero. Ero l’unica che non
avrebbe destato sospetti.
Avevo una gran paura che fallisse, che mi prendessero ma ho fatto esplodere l’ordigno
proprio dove mi era stato indicato, nel posto di ristoro tedesco della stazione Termine.
Gesmundo: ho saputo che sono morti una ventina di soldati tedeschi e molti sono stati
feriti.
Maria Teresa Regard: si Professore, l’azione è riuscita. Per i morti sono affranta, mi
creda, ma le nostre non sono azioni isolate…la nostra lotta insieme a quella nelle zone
dei Castelli Romani e del basso Lazio ha lo scopo di sostenere il fronte alleato di Anzio.
Dobbiamo proseguire a tutti costi e con sempre maggior determinazione altrimenti gli
Alleati non arriveranno mai a liberare la città dai nazisti. L’ordine dell’azione è arrivato
a noi dei GAP per radio. I compagni hanno scelto me. Ho accettato.
Mi hanno portata alla stazione e indicato il posto: “guarda, da lì partono i treni per
Anzio e bisogna mettere una bomba” così mi hanno detto. Io ho avuto subito paura
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ma non ho esitato è davvero troppo importante: noi dobbiamo cacciare i tedeschi da
Roma.
Gesmundo: Maria Teresa, bimba mia, tu, Carla, Lina, Marisa, Lucia, siete come figlie
per me. Mi sembra ancora di vedervi sedute tra i banchi di scuola. La guerra vi ha fatto
diventare donne in fretta.
Eravamo insieme l’8 settembre, qui, in questa stessa stanza. Avevamo sentito il
comunicato di Badoglio. Ci siamo guardati e ci siamo detti: “Cosa aspettiamo?”Siamo
usciti, la città era come impazzita.
I tedeschi con le mitragliatrici che entravano spavaldi a Piazza Venezia sulle camionette
è un’immagine ancora tanto dolorosamente viva davanti ai miei occhi. Siamo andati
a cercare Trombadori e Calamandrei ma non li abbiamo trovati perché erano andati a
Testaccio a distribuire le armi. Siamo andati ai combattimenti di Porta San Paolo, per
difendere il nostro paese, per salvare Roma. La nostra disperazione è stata immensa
quando la città è caduta in mano ai tedeschi e noi non abbiamo potuto fare niente per
impedirlo.
Maria Teresa Regard: Dopo l’8 settembre, Trombadori ha cercato quelli che di noi
erano più disponibili.
Avevo perduto mio padre, avevo solo mia madre e mio fratello e lei professore. Carla
ed io siamo entrate nei Gap insieme, senza conoscere nessuno e abbiamo iniziato a
compiere delle azioni contro i tedeschi.
Con Calamandrei, invece, ho messo uno spezzone incendiario a piazza Montecitorio e
fu una cosa grossa perché saltò per aria un camion e prese fuoco l’albergo Nazionale.
Non tema per me professore e, soprattutto, non si senta responsabile della mia scelta.
Io e solo io ho deciso di entrare nei Gap.
Lina Trozzi: si professore, non si senta responsabile per noi (con tono affettuoso).
La nostra è stata una scelta consapevole e ragionata. Abbiamo vissuto la nostra infanzia
e la nostra adolescenza sotto il fascismo, nel culto impostoci della personalità del Duce.
Dov’era la libertà dell’intelletto? Delle scienze morali, storiche e letterarie e di tutti i
rami dell’insegnamento superiore?
Quali i fini e i procedimenti degli scienziati che hanno sottoscritto “Il Manifesto della
razza”? (con tono rabbioso)
Che cosa si agitava in questo doloroso cammino della nostra storia? Noi, senza di
lei, saremmo state cieche e sorde e mute. Noi del fascismo abbiamo subito le Leggi
razziste. La separazione dai nostri compagni era stata per tutti un dolore. E poi, cosa
voleva dire essere ebreo? Noi eravamo come loro, ma ci dicevano che, no, che non era
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così, con loro dovevamo stare attenti a non mischiarci, perché il Duce non voleva (con
aria sprezzate).
Anche dall’Università li hanno cacciati, tutti i professori e gli studenti che non
presentavano quell’odioso “Certificato di razza ariana”.
Gesmundo: Al fascismo non interessavano i problemi sociali, molto presto abbiamo
compreso che era un malgoverno falso e buffonesco, negatore della giustizia. Non
aveva soltanto trascinato l’Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si
era consolidato come custode di una legalità e di un ordine detestabili, fondati sulla
costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul
silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e
calcolata.
Maria Teresa Regard: Professor Gesmundo (prosegue con tono grave) grazie ai suoi
insegnamenti abbiamo capito che la nostra insofferenza beffarda non poteva bastare;
doveva volgersi in collera, e la nostra collera essere incanalata in una rivolta organica e
tempestiva: siamo stati costretti ad imparare a fabbricare una bomba e a sparare con
il fucile.
E’ doloroso, lo sapevamo tutti ma le nostre dovevano diventare azioni di guerra.
Q 2_Terzo Movimento
SCENA DELL’ARRESTO (di Giuliana Britti)
(Lina è una ragazza solitaria e perennemente contro il mondo.
Sua madre è stata arrestata alcune settimane prima dell’arresto di Gesmundo perché
sospettata di essere una nemica dello Stato Fascista e divulgatrice di propaganda
comunista.
Lina è consapevole della sua vera natura e si rende conto che deve dedicare la sua
vita a combattere per ciò che crede nonostante possa risultare una follia.
In Gioacchino Gesmundo, conoscenza della madre, trova un amico, qualcosa di sicuro
nella sua vita così precaria. Sembrerebbe che, in qualche modo, lei si rispecchi in lui: il
professore è ribelle, proprio come lei ed è sprezzante del pericolo.
Il 30 Gennaio, ormai integrata nel movimento dei GAP, si stava recando a casa del
professore per andare a prendere due grossi pacchi di chiodi con l’amica Maria
Teresa Regard, anche lei nei GAP, impegnata nella lotta contro il regime fascista e
l’occupante tedesco.
La strada sembra più breve del solito perché c’è una grande voglia di agire e far
diventare questa rivoluzione reale. Gli americani sono già sbarcati ad Anzio.
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Il passo è affrettato ma guardingo, le due compagne si continuano a girare in ogni
direzione per controllare ogni possibile pericolo o elemento ostile.
Arrivano a casa di Gioacchino Gesmundo senza problemi: non un soldato in strada.
Aprono il portone e cominciano a salire le scale per raggiungere il secondo piano.
Maria Teresa Regard e Lina Trozzi bussano alla porta del professor ed aspettano che
qualcuno da dentro risponda. Lo spioncino si alza e un occhio castano scuro vi fa
capolino)
“Chi va là?” grida l’uomo .
“Siamo venuti da Carlo per quella cosa” Lina pronuncia con sicurezza la frase per farsi
riconoscere.
“Chiodi o volantini?” risponde l’uomo .
“Chiodi” risponde Maria Teresa.
La porta si apre cigolando e l’uomo che ne spunta ha indosso una divisa fascista: le
afferra entrambe con forza e le trascina in casa per poi richiudere velocemente la
porta.
Lina comincia a dimenarsi gridando il nome di Gesmundo mentre Maria Teresa
sbarra gli occhi e si irrigidisce.
L’ufficiale le strattona spingendole nel soggiorno e li vedono Gioacchino Gesmundo
seduto sulla sua amata poltrona di colore rosso, controllato da un altro fascista con
un fucile di traverso sul petto.
“Che sta succedendo? Professore che diamine sta succedendo!” Lina grida verso il
professore slanciandosi verso di lui ma, subito viene bloccata dal soldato.
Gesmundo abbassa lo sguardo.
Maria Teresa continua a non parlare, paralizzata dalla paura, sembra non abbia
ancora compreso la gravità della situazione tanto è attonita.
“Siete nelle mani delle SS” dice il soldato alle spalle di Gesmundo
“Siete nelle mani delle SS” ripete ancora alzando di più la voce
“SIETE NELLE MANI DELLE SS” ora grida verso le ragazze
“NON SIAMO SORDE” sbotta Lina.
Il soldato prontamente la colpisce in pieno viso con il calcio del suo fucile.
Il naso di Lina inizia a sanguinare copiosamente. Maria Teresa inizia a gridare e a
piangere.
Il soldato alle spalle di Gesmundo lo afferra e, prendendolo di peso, lo costringe ad
alzarsi dalla poltrona rossa e lo comincia a trascinare verso l’uscita.
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“Posso arrivarci da solo alla porta di casa mia.” Dice il professore e si libera dalla
stretta del soldato. Guarda prima Maria Teresa, sdraiata sul pavimento mentre
singhiozza, poi guarda Lina, sporca di sangue e le dice:
“ce la faremo, andrà tutto bene. Lina io credo in te.” Poi, rivolto a Maria Teresa le
dice: “coraggio bimba mia, non avere paura”.
Il soldato lo spinge verso la porta facendolo cadere. Gesmundo si rialza, si sistema la
giacca e si dirige verso la porta seguito dal soldato.
L’altro soldato afferra per il braccio Maria Teresa e la tira su di peso strattonandola.
Maria Teresa urla per il dolore al braccio e alla spalla che sembrerebbe lussata per la
violenza subita. Le grida della ragazza si fanno più forti.
Maria Teresa, ora in piedi è spinta dal soldato verso la porta, guarda l’amica Lina e ciò
che vede è solo una ragazza determinata e senza neanche un cenno di paura.
Il sangue ormai è secco sul mento e sul suo vestito ma continua a uscire dalle sue
narici. Ha il volto tumefatto.
Un altro soldato, prima nell’angolo della stanza, raggiunge Lina, l’afferra per il polso
sinistro e le si para davanti in una pericolosa vicinanza.
“Le conosco le ragazze come te” - dice con crudeltà - “vi credete indistruttibili ma
dentro state cadendo a pezzi. Sei il nulla.”
Si allontana lentamente mentre le rivolge un sorrisino di sfida.
Lina respira profondamente, il dolore al volto che le ha provocato il calcio del fucile
nemmeno lo avverte tanta è la sua rabbia e furibonda, gli sputa sulla divisa.
Lui la afferra con violenza e le tira uno schiaffo. Lina non da il minimo cenno di dolore
e si avvia verso la porta, seguita dal soldato.
Maria Teresa, che ha assistito a tuta la scena, continua a piangere e a gridare.
Q 2_Quarto Movimento
Subito dopo la scena dell’arresto.
Buio in scena.
Riflettori su Maria Teresa Regard che muovendosi verso il pubblico racconta:
Maria Teresa Regard: Sono stata arrestata a casa del professor Gioacchino Gesmundo
il 30 gennaio del 1944, insieme a Lina Trozzi. Eravamo andate a ritirare due grandi
pacchi di chiodi a tre punte. Il 22 gennaio gli alleati erano sbarcati ad Anzio. Nei mesi
di occupazione noi donne eravamo impegnate nel trasporto di armi e di rifornimenti.
Non racconterò la prigionia a via Tasso dove ho assistito ad orrori che mi è difficile
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descrivere. Canterellavo tutto il giorno una canzone francese che non dimenticherò
mai:…La nuit, les chats sont gris, tout se bottit dans le mistère…
A differenza di me, che ho avuto l’incredibile fortuna di essere rilasciata dopo nove
giorni, Lina (Trozzi) che si era addossata tutta la responsabilità dell’operazione, è stata
processata con il professor Gesmundo.
Buio in scena.
Riflettori su Lina Trozzi che muovendosi verso il pubblico racconta dell’arresto:
Lina Trozzi: “Vengo a nome di Carlo a ritirare quella roba” questa era la parola d’ordine
che avrei dovuto usare prima di entrare nell’appartamento del quinto piano di via Licia
76. Io e Maria Teresa (Regard) suoniamo il campanello, ci apre un uomo. Sbirciando
dentro ci accorgiamo di una certa confusione, ma l’uomo ci chiede: “manifestini o
chiodi?”
“Chiodi” rispondo. L’uomo si sposta per permetterci di entrare e ci accompagna nello
studio del professor Gesmundo e che noi conoscevamo bene. Sembrava un museo:
bandiere rosse, ritratti, di Lenin e di Stalin.
Ad un tratto l’uomo urla: “siete nelle mani delle SS” e lo ripete ancora e ancora, urlando
sempre più forte.
Non so cosa mi prende ma mi arrabbio e urlo anch’io: “non siamo sorde”.
Da allora sono stata sempre arrabbiata, un po’ più, un po’ meno, secondo le circostanze.
Ci hanno portato a via Tasso dove ognuno di noi avrebbe preferito morire piuttosto
che entrarci.
Prima degli interrogatori riuscivo a parlare con Gesmundo attraverso la porta della sua
cella: “Butta tutta la responsabilità su Alvaro Marchini. Lui è al sicuro, non possono
fargli male” mi ripeteva e così ho fatto.
Anche lui aveva dato la mia stessa versione.
Si chiude il Secondo Quadro
WT_Q3_TERZO QUADRO
TEMPO: Il Q 3 si colloca temporalmente pochi giorno dopo l’arresto di Gesmundo,
avvenuto il 30 gennaio 1944 a Roma nella sua casa di Via Licia.
LUOGO: Il Q 3 si svolge in via Cavour 325, nella casa/studio di Antonietta Raphäel (e
Mario Mafai)
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In scena ed in dialogo fra loro le Gappiste:
Carla Capponi (Elena)
Marisa Musu
Lucia Ottobrini
In scena ed in dialogo tra loro le artiste, intente a preparare materiali di
propaganda ed in attesa delle Gappiste
Antonietta Rahäel
Eva Fisher
Lia Pasqualino Noto
Sedute a terra, le artiste stanno preparando materiale di propaganda (quale? Scrivere
testo di volantino) discutono tra loro parlano di arte e di politica (alcune battute
sull’arte, la vita la politica, per introdurre l’arrivo delle Gappiste).
Antonietta (Raphäel): È stata la guerra di Spagna a costringerci a guardare ancora
meglio il vero volto del Fascismo.
Molti volontari italiani sono partiti per la Spagna al fianco dei repubblicani.
Tra loro, anche Carlo Rosselli. “Oggi in Spagna, domani in Italia” questo era il suo
motto!
Lia (Pasqualino Noto): Siamo rabbrividiti quando abbiamo udito alla radio le sue
parole.
Io le ricordo tutte, impresse nella memoria e ricordo anche il giorno: era il 13 novembre
1936.
(si sposta al centro della scena, la raggiungono le altre compagne che prima erano
intente a dipingere. In piedi, ferme, guardano il pubblico mentre di ode una voce fuori
campo che esce da una vecchia radio rotta) .
«Compagni, fratelli, italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla radio di
Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di italiani antifascisti esuli che si battono
nelle file dell’armata rivoluzionaria per l’ideale di un popolo intero che lotta per la
sua libertà. Vi chiedono che l’Italia proletaria si risvegli. Che la vergogna cessi. Dalle
fabbriche, dai porti italiani non debbono più partire le armi omicide. Dove non sia
possibile il boicottaggio aperto, si ricorra al boicottaggio segreto. Il popolo italiano non
deve diventare il poliziotto d’Europa. Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e
tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa».
Eva (Fischer): E poi Picasso dipinse “Guernica”, dopo che la città fu bombardata dai
nazisti e dai fascisti, e noi, non potemmo più far finta di nulla. Accadde così che la
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nostra resistenza passiva passasse a resistenza attiva.
Lia (Pasqualino Noto): Ero a Milano per una mia mostra alla galleria “La Spiga” con
gli artisti di “Corrente” e siamo riusciti a vedere quelle grandi fotografie del quadro
di Picasso. È stato così che “Guernica” è diventato parte della nostra storia di artisti
imbavagliati dalla dittatura.
Eva (Fischer): Sì, perché a “Guernica” ci siamo ispirati, a “Guernica” abbiamo
domandato le parole più forti, l’impeto più deciso, il coraggio della denuncia. A
Milano c’erano i nostri compagni, impegnati come noi a combattere il fascismo
ancora senz’armi e a colpi di pennello: Renato Birolli, Carlo Levi, Ennio Morlotti,
Emilio Vedova, Giulio Turcato...
Antonietta (Raphäel): …e Renato Guttuso che si muoveva avanti e indietro tra Roma
e Milano e ci portava le notizie del gruppo di “Corrente”.
Lia (Pasqualino Noto): mentre dipinge su un manifesto che avrebbero dovuto
affiggere la notte seguente
Ma allora, dopo “Guernica” cos’è diventata secondo voi quella che noi tutti
chiamiamo arte?
Eva (Fischer): Per noi è impegno, che domanda! In questo preciso istante poi, anche a
rischio della nostra stessa vita.
Lia (Pasqualino Noto): Arte e vita sono la stessa cosa per te?
Eva (Fischer): Sì, arte e vita sono la stessa cosa (anche lei intenta a dipingere, alza la
testa, dirige lo sguardo verso il pubblico e risponde in tono forte e deciso). Il nostro
impegno nell’arte è lo stesso impegno che abbiamo nella vita e per la vita, proprio
ora che siamo in guerra. (si alza in piedi ma con in mano ancora i pennelli, guarda il
pubblico)
L’arte è necessità interiore e vorrei che fosse completamente immersa nella realtà
nella quale viviamo.
Immagino un’arte libera, così come non ho mai conosciuto in questi dolorosi anni di
sopraffazione e dittatura.
Non un’arte di Stato, sofferente e imbavagliata, costretta a sottomettersi alla
magniloquenza e alla celebrazione di quei valori di cartapesta imposti dal fascismo,
obbligata ad esaltare Mussolini. Voglio un’arte che sia essenziale: essenziale alla vita,
nel senso che non si possa davvero fare a meno di vivere senza l’arte e quando parlo
di arte, parlo di estetica che non è per me quello che comunemente riteniamo sia il
bello o il brutto ma sia semplicemente il nostro modo di percepire e di agire la realtà,
come ho detto prima, la nostra realtà interiore e quella esteriore.
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Antonietta (Raphäel): L’arte è il nostro vero sentire, quello più profondo e misterioso,
a volte inconscio e oscuro ma anche tanto reale che più reale non si può perché l’arte
è anche il modo che abbiamo di esprimere la nostra identità.
E poi l’arte è anche la nostra risorsa: vitale, salvifica, immaginifica…
Ci nutre e ci sazia di vita, induce in noi il coraggio, ci spinge all’azione, ci costringe a
sceglierci la parte nella quale stare: quella dell’uomo.
Lia (Pasqualino Noto): Ve lo siete chiesto perché dipingiamo?
Eva (Fischer): Dipingiamo, forse, per affermare nell’arte un principio di realtà?
Una mela, una bottiglia, un volto. Uomini e donne in guerra, in questi tragici anni mai
in pace. Massacri, dannati all’inferno, crocifissioni o concerti, giornali, cinematografi,
musei, strade, campagne, palazzi e camere chiuse, letti disfatti, oggetti abbandonati e
impolverati. La pittura è la forma del nostro coesistere in ognuno di questi elementi,
o in tutti questi insieme. È la realtà che vogliamo dipingere, concreta espressione di
un concreto mondo di oggetti, di donne e di uomini a portata delle nostre mani, delle
nostre discussioni, dei nostri pensieri, della nostra storia, di questo nostro patire.
Lia (Pasqualino Noto): E allora voglio parlarvi di “Realismo” è questo che ci
preoccupa, perché la condizione delle nostre certezze spirituali altro non è che un
libero esame di questa realtà. Noi dipingiamo per denunciare, per raccontare l’orrore
che ogni giorno siamo costrette a guardare. Donne che assaltano i forni per sfamare i
propri figli, rastrellamenti, rappresaglie. Morte. Sì, farla nostra questa realtà, dandole
forma e impastandola con i colori.
Antonietta (Raphäel): Sì, dici bene, il nostro è un problema di Realismo e noi
dobbiamo essere consapevoli che prima di affrontare il discorso a cui ci crediamo
chiamati, sia indispensabile che tutti gli aspetti di questa nostra Realtà ci siano chiari,
per riportarli nella nostra pittura.
Lia (Pasqualino Noto): Per la nostra pittura è doveroso, dunque, immergersi in questa
realtà di guerra e di resistenza? E voi, care compagne, ve lo siete chiesto perché
resistiamo?
Eva (Fischer): Per opporci al fascismo, per cacciare i tedeschi, per riprenderci la vita,
perché l’arte possa essere la nostra espressione più autentica.
Lia (Pasqualino Noto): Ma voi, care compagne, ve lo siete chiesto perché
combattiamo?
Antonietta (Raphäel): Combattiamo per la vita, per l’arte, perché la vita e l’arte sono
la stessa cosa. Un concitato bussare alla porta distoglie le tre artiste dai loro pensieri.
Si fermano. Un senso di panico le coglie. Vanno alla porta.
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Antonietta (Raphael): chi è alla porta? (Da dietro alla porta risponde una voce
femminile)
“siamo venute per il ritratto”
Lia (Pasqualino Noto): Apri svelta sono loro (dice rivolgendosi ad Antonietta Raphäel)
Entrano ansimanti Carla (Capponi) Marisa (Musu) Lucia (Ottobrini)
Lucia Ottobrini: Hanno arrestato Gesmundo e con lui hanno preso anche Lina e Maria
Teresa. Gli hanno teso una trappola: sono andati a casa del professore ed hanno
aspettato che Lina e Maria Teresa arrivassero a prendere i chiodi. Una trappola gli
hanno teso, una trappola (scuote il capo, lo abbassa, si dispera).
Antonietta (Raphael), Eva (Fischer), Lia (Pasqualino Noto) si fanno attorno a Lucia
(Ottobrini). Sono tutte preoccupate, spaventate, si sentono in pericolo.
Antonietta (Raphäel): Ma come arrestato? Non è possibile! (con stupore e
preoccupazione misti a rabbia)
Proprio il 29 gennaio ho incontrato il professore a piazza Vittorio, saranno state più
o meno le quattro del pomeriggio eravamo sulla circolare esterna diretti al Colosseo.
Il professore aveva con sé una “Histoire du Comunisme” e mi ha detto che stava
scrivendo una “Storia completa del Comunismo” per i futuri italiani, nuovi e liberi
dalla propaganda fascista. Mi ha detto ancora che quello era il momento di agire
con tutte le nostre energie e arrivati al Colosseo gli ho proposto di continuare la
conversazione qui allo studio. “Preferisco ritornare a casa” mi ha detto, “aspetto Lina
e Maria Teresa, non vorrei arrivassero e non mi trovassero”.“Va bene” gli ho risposto
un po’ delusa perché volevo fargli vedere questi manifesti che avremmo dovuto
affiggere sui muri e che con tanta fatica stavamo dipingendo fabbricandoci da sole i
colori “ma promettimi però che ti prenderai cura di te professore” e l’ho abbracciato
forte. (incrocia le braccia, le stringe attorno alla vita)
“Ho cura di me solo se avrò cura di voi” mi ha risposto ed è corso via..
(La commozione di Antonietta (Raphäel) si trasmette a tutte le donne presenti in
scena. Le donne le si avvicinano, le si stringono atttorno)
Lucia Ottobrini: con la voce rotta dal pianto prosegue il racconto dell’arresto del
professore
A casa, con il professore, quel maledetto pomeriggio c’era Trombadori. Mi ha
raccontato che allo scoccar delle sei e mezza, ha suonato il campanello. Il professore
si è precipitato ad aprire la porta, era in ansia per Lina e Maria Teresa che tardavano
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ad arrivare ma subito dopo è tornato nello studio accompagnato da tre agenti
delle SS italiane che mentre lo invitavano a seguirlo chiedevano i documenti anche
a Trombadori. Hanno detto a Gesmundo che si trattava di semplici formalità ma
Trombadori mi ha raccontato che il professore ha capito subito tutto. Alle otto e
mezza di sera, Trombadori è stato accompagnato da uno dei tre fascisti ad un moto
furgoncino che attendeva da basso, davanti al portone. Mentre scendevamo le scale,
l’agente gli ha tenuto tutto il tempo la pistola puntata alle spalle.
“Non tentare di scappare, ho una buona mira io” gli ha detto vantandosi, “appena
questa mattina ho ucciso uno studente comunista che manifestava vicino al Liceo
Dante Alighieri”. Capite compagne? Uno degli uomini che ha arrestato il professore è
lo stesso che ha ucciso Massimo Gizzio.
Eva (Fischer): (con voce sommessa e rotta dall’emozione, inizia a raccontare)
Il 29 gennaio, lo sciopero degli studenti medi ha fatto disertare le aule di tutte le scuole
di Roma. C’eravamo anche noi davanti alla scuola del professor Gesmundo, il Liceo
Cavour.
Stavamo distribuendo i volantini per coinvolgere nello sciopero quanti più studenti
possibile e lo sciopero è stato di massa. Il professore era contento ma non ha fatto in
tempo a sapere degli scontri e degli spari vicino al Liceo Dante.
Lia (Pasqualino Noto):
Io ero là, quando hanno sparato a Massimo Gizzio, a distribuire “L’Unità” clandestina.
È stato colpito a morte con un colpo di pistola alle spalle, quasi davanti ai miei occhi.
Aveva tanto lottato nel movimento degli studenti per impedire che iniziasse l’anno
accademico, dopo quella vergognosa circolare del Rettore che imponeva a tutti gli
studenti di presentarsi al Distretto Militare per sostenere gli esami. È riuscito, insieme
ai gruppi antifascisti, a far chiudere molte facoltà dopo le manifestazioni e gli scioperi
di questo gennaio: il 17 gennaio, durante gli esami alla Facoltà di Medicina, hanno
distribuito volantini e scritto contro i tedeschi e i fascisti sul marciapiede e sul muro di
cinta del Policlinico Umberto I.
Carla Capponi: Il 24 gennaio, gli studenti irrompono ad Architettura a Valle Giulia e
anche lì sono riusciti a bloccare gli esami. E ancora hanno manifestato il 28, a S. Pietro
in Vincoli, per bloccare Ingegneria. Gli scioperi hanno costretto il Rettore a cedere e a
sospendere ogni attività didattica.
Marisa Musu: La mattina del 29 gennaio, davanti ai portoni dei Licei Visconti, Virgilio,
Cavour, Mamiani e Dante Alighieri, gli studenti si sono rifiutati di entrare a scuola. Con
loro a protestare anche molti professori antifascisti.
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Lucia Ottobrini: E ora, un coraggioso studente di Giurisprudenza, Massimo Gizzio,
militante comunista, è stato vigliaccamente freddato da un fascista del gruppo “Onore
e Combattimento” ma non basta (con rabbia e dolore, si gira e si rivolge verso il
pubblico) oggi, giorno infausto, veniamo a scoprire che l’assassino è lo stesso che si
trovava a casa del professor Gesmundo. (prosegue con rabbia e disperazione sempre
rivolta al pubblico) Assassini, maledetti assassini, cosa faranno al nostro professore? E
a Lina e a Maria Teresa? Come faranno a resistere se li tortureranno per farli parlare?
Siamo tutti in pericolo, oggi, più che mai.
Marisa Musu: Ricordate quando già prima del Natale del 1943 ci eravamo trasferiti dal
professor Gesmundo? Subito ci siamo resi conto di quanto fosse pericoloso: la casa in
via Licia, sembrava un museo della rivoluzione russa.
Tutto lo studio era tappezzato di fotografie di Lenin, di Stalin di Trotskij e di disegni.
Tra i suoi libri c’erano scaffali pieni di opere di autori, da Bakunin a Stalin. Il professore
teneva queste cose bene in vista, mica le nascondeva!
Il professore incontrava tutti i suoi studenti e nella sua casa c’era un andirivieni ad
ogni ora che avrà fatto insospettire le SS. Accoglieva tutti i giovani che lottavano
contro i fascisti e i nazisti che avevano occupato la nostra città. Il professore voleva
che fossimo ben saldi nella fede politica, nella difficile scelta della lotta armata, unica
via per la liberazione di tutti. Aveva trasformato la sua casa nella redazione clandestina
dell’Unità, facendola diventare un arsenale di armi per le azioni di noi Gappisti e un
rifugio per tutti i compagni in pericolo.
CARLA CAPPONI: Il professore insisteva sempre sul fatto che la lotta che stavamo
compiendo non poteva né voleva essere una rivoluzione come in Russia. Ci spiegava
che il popolo italiano aveva sulle spalle vent’anni di silenzio politico: un’intera
generazione era cresciuta nell’assoluta ignoranza di qualsiasi forma di democrazia e di
impegno politico e non era quindi pensabile che il popolo avesse la capacità di passare
dalla totale inerzia politica ad un’azione di lotta rivoluzionaria. I 4600 comunisti e gli
oltre mille antifascisti, liberati dalle carceri nell’agosto del 1943, non erano in grado
di riprendere in mano l’organizzazione di un’azione rivoluzionaria. Ci spiegava ancora
Gesmundo, che il compito dei comunisti era quello di intervenire per guidare le masse
a prendere coscienza di sé, a sperimentare forme nuove di democrazia. Il percorso di
questa evoluzione politica delle masse lo prospettava come lungo e difficile. Si doveva
costruire una grande alleanza antifascista, appoggiando e aiutando ogni movimento ad
esprimersi nella lotta.
Non importava che i vari partiti che si stavano riorganizzando fossero diversi tra loro e
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spesso in contrapposizione ideologica: in quel momento, la finalità principale restava
la lotta senza quartiere all’invasore nazista e al nemico interno, il fascismo. Bisognava
liberare l’Italia per poi costruire in piena libertà la nuova democrazia.
“Guai isolarsi!” ripeteva Gesmundo. Aveva ragione: le alleanze sono diventate concrete
nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).
Marisa Musu: Gioacchino Gesmundo era entrato a far parte della rete di Carlo Salinari
nome di battaglia Spartaco.
I nostri comandanti sono preparati culturalmente e politicamente e alle riunioni a casa
di Carla (Capponi), la partigiana Elena, abbiamo imparato tutto dal professore che
dirigeva il dibattito per conto del Partito Comunista.
Gesmundo insegnava i filosofia al liceo Cavour, è il primo commissario politico dei GAP.
Discutevamo continuamente.
È stato facile per lui smontare il malinteso internazionalismo che ci faceva quasi provare
compassione per i soldati più feroci del mondo. C’è differenza tra l’amore per la patria
e il nazionalismo, tra lo spirito internazionalista e le posizioni super-nazionali ci diceva
il professore e io, mentre lo ascoltavo, sentivo riaffiorare nella memoria quanto avesse
scritto Giuseppe Mazzini nei Doveri dell’uomo che da ragazza avevo studiato per mio
conto. Il rispetto reciproco delle nazioni e la salvaguardia della libertà di ciascuna di
esse in una superiore armonia degli interessi dei popoli erano i concetti nuovi che il
professore ci chiariva, invitandoci a comprendere, nella giusta misura, il sentimento
nazionale per il quale eravamo costretti a difendere la nostra patria dai nemici nazisti.
“E le rappresaglie professore?” Noi tutti gli chiedevamo. I tedeschi le avrebbero
scatenate contro i civili “cosa avremmo potuto fare noi?”
Lucia Ottobrini: “Le rappresaglie?”
“Sì, certamente, le rappresaglie” Ci rispondeva grave il professore
“ma badate che la nostra azione non è l’azione isolata di un gruppo di terroristi, i cui
effetti e i cui risultati non hanno eco tra le masse: noi siamo gli elementi più avanzati
di una lotta cui partecipa la stragrande maggioranza del popolo. Se non fosse così
non potremmo sopravvivere alle nostre azioni e saremmo maledetti. Ma il popolo, i
lavoratori ci amano, ci rispettano, ci proteggono. Sono pronti a insorgere con noi. Anche
i nemici sanno questo: ecco perché ricorrono, e non solo in Italia alle rappresaglie”.
Non le dimentico queste sue parole proprio adesso che l’hanno arrestato con le nostre
compagne.
Mi danno coraggio, ora che ho tanta paura. Mi danno forza e devono darla anche a voi
amiche mie.
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Devono essere per noi una guida, indicarci la strada ora che Gesmundo e Lina e Maria
Teresa non sono più con noi.
Carla Capponi: Quando sono passata ai GAP centrali non ho più rivisto il professor
Gesmundo.
Vivevo in clandestinità e sarebbe stato troppo pericoloso incontrarci. L’ultima volta
che sono stata in via Licia per prelevare i chiodi a tre punte era autunno inoltrato. Il
professore mi ha mostrato un ritratto di Lenin (forse preso da qualche rivista).
Non gli ho detto di aver fatto la mia scelta, sarebbe stato troppo doloroso leggere nei
suoi occhi la preoccupazione, la paura per la mia incolumità, il suo sentirsi responsabile,
ma quando sono arrivata sulla porta, convinta di andare a fare un lavoro più rischioso
del suo, l’ho salutato come se non lo dovessi rivedere:
“Chissa come finirà tutto questo?” gli dissi.
Con sicurezza e sorridendo mi ha risposto:
“Con la vittoria della ragione, della giustizia, della pace”.
Scendendo le scale mi ha richiamata e girandomi, l’ho visto incorniciato dalla porta,
in alto il pugno chiuso in segno di saluto. Era la prima volta che qualcuno mi salutava
da comunista. (riflettore sull’albero, appare la figura di Gesmundo a pugno chiuso).
Si chiude il Terzo Quadro
WT_Q4_QUARTO QUADRO: LA MORTE
Q4_Primo Movimento
La scena si svolge nella prigione di Via Tasso
Breve monologo di Gioacchino Gesmundo
( La scena riproduce un corridoio nella prigione di via Tasso. Lina Trozzi viene portata
nella sua cella da due guardie. A un tratto, sulla destra, si accende una luce, che
rischiara il corpo riverso di Gioacchino Gesmundo, insanguinato. Tutte le sue parole
saranno pronunciate con sforzo evidente)
Gesmundo (per terra, con un cenno richiama l’attenzione di Lina Trozzi) – Lina…
Lina – Professore!
G. – E’ bello vederti… nonostante … tutto…
L. (con uno sguardo implorante ottiene dai suoi carcerieri di potersi fermare un
attimo) – Che cosa le hanno fatto?
98
G. (con un cenno della testa, come a dire: non importa) – Tu come stai?
L. – Sono appena arrivata, (gettando uno sguardo ai suoi …accompagnatori) non
hanno avuto ancora il tempo di ridurmi così…!
G. – Non te la prendere con loro, certe volte riescono anche ad essere umani…
L. – In che mondo ci troviamo, professore?
G. – In che mondo ci troviamo… già, ma senza di noi … sarebbe ancora peggio…
(silenzio)
L. – Beh, penso che da un momento all’altro mi porteranno via…
G. – Certo cara… ma ascoltami, voglio dirti alcune cose… e vorrei che, quando
sarà tutto finito, tu le ripetessi agli altri: io sto soffrendo molto, moltissimo, più di
quanto avrei mai immaginato che un essere umano potesse soffrire… Ma da questa
sofferenza, dalla sofferenza di tanti, forse troppi di noi, nascerà qualcosa di bello,
qualcosa di nuovo… Io ho vissuto, ed ora muoio, per la libertà. Come si apprezza la
salute solo quando la si perde, così noi abbiamo capito il valore della libertà soltanto
all’avvento del fascismo. (Breve silenzio) Io avevo solo 14 anni, ma lo ricordo come
se fosse adesso: la sensazione terribile di essere stati spogliati della propria dignità,
costretti ad indossare una maschera, di essere divenuti, tutti insieme, buffoni di corte:
una nazione di buffoni, Lina, questo siamo diventati nel ’22! Mi ci sono voluti più di 10
anni, ma alla fine ce l’ho fatta: ho gettato la maschera, sono diventato comunista, ho
cominciato a combattere. E nello stesso momento ho cominciato a insegnare: per me
insegnare e combattere sono stati la stessa cosa… (Una fitta più dolorosa lo costringe
a interrompersi. Lina vorrebbe soccorrerlo, ma la guardie glie lo impediscono) Non
ti preoccupare, Lina, non c’è scritto anche nel Vangelo: “Non abbiate paura di quelli
che posso uccidere il corpo, ma solo di quelli che possono uccidere l’anima”? Il mio
corpo lo stanno uccidendo, lo vedi, mia dolce Lina, ma la mia anima, la mia volontà,
il mio carattere, quello non lo possono uccidere… Non sai che grande consolazione
sia per me, e anche fonte di grande dolore, le due cose vanno insieme… sapere che
tanti di voi state combattendo… L’Italia rinasce grazie al nostro sacrificio… siamone
orgogliosi… siatene…orgo…gliosi!
(Con grande sforzo ha finito la frase, ma ora si accascia definitivamente. Lina manda
un urlo, e cerca di divincolarsi, ma viene spinta via. Le luci si spengono)
Voce fuoricampo…Io sono un apostolo della Libertà…
io sono un apostolo della libertà, la mia esistenza è votata al suo servizio; sono
impegnato a tutto fare, tutto osare, tutto soffrire per essa. Fossi io perseguitato e
99
odiato per causa sua, dovessi pur morire per essa, che farei di straordinario? Non
altro che il mio dovere assoluto…
Q4_Secondo Movimento
Strage delle Ardeatine
Si odono spari nel buio. Proiezioni sullo sfondo
WT_Q5_QUINTO QUADRO: L’ARTE CONTRO LA BARBARIE
Gli artisti preparano la mostra “L’Arte contro la barbarie”.
Sono tutti in scena, si muovono freneticamente sul palco, scendono tra il pubblico che
vogliono coinvolgere.
Preparano tele, dipingono, parlano concitati e a voce alta, scrivono e leggono il
pieghevole della mostra.
A turno i presenti in scena danno lettura dal testo introduttivo di Spano:
C’è in queste opere come un’invocazione inespressa, un’ansia contenuta di
liberazione. In alcune la rivolta è appena accennata, in altre è brutalmente espressa.
Alcuni di questi artisti portano nomi già luminosi in Italia e fuori, ma tutti sono
meravigliosamente giovani, non già per il carattere dell’opera loro , ma per il vigore
dell’odio e dell’amore che da essa si esprime. Nei quadri più robusti l’odio è più
maschio. Eppure non c’è ancora un indizio di ripresa, non una luce di speranza. Ma
non c’è neanche un accento di disperazione. Nel viluppo dei corpi che dominano
altri corpi , cavalcandoli, nei crani animaleschi di scimmie e di rane che i dominatori
assumono, nella forza brutale che esplode ostentata in alcune pitture, in altre
semplicemente descritta, è un senso di oppressione, di schiacciamento che sentiamo
terribile ma non definitivo. C’è il senso d’una forza brutale che trionfa e che non può
trionfare. Se potesse, ogni speranza sarebbe cancellata per sempre e questa terribile
testimonianza di artisti liberi che di nascosto accusano non sarebbe possibile. Anche
quando questa forza assume una potenza veramente opprimente, cieca e spietata
come nel corteo macabro e una luce fredda e dura si proietta sui vinti, si sprigiona
dalle tenebre l’odio, non lo spavento. Nella visione diretta delle stragi è ancora il peso
delle vittime che grava sui carnefici. L’odio è giustizia….
FINE
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“The tree
of dreams”
scenic drama in 5 scenes
Istituto d’istruzione superiore- “Via Beata Maria De Mattias, 5”
Liceo Artistico Largo Pannonia, 37- Via Cerveteri, 53
Creation and dialogs by Anna Maria Piemonte , and Carlo Suriani with Mariella Gasbarro and the students:
Giuliana Britti, Francesca Cassone, Alina Cherney, Francesca D,Amico, Alice Di Ronza,
Chiara Giammarioli, Fabian Lichev, Aurora Lucchetti, Irene Maroncelli, Anna Tronci
Editing by Mariella Gasbarro , Anna Maria Piemonte, Carlo Suriani
Archives research: Anna Maria Piemonte
Historical research and Historical artistic research: Anna Maria Piemonte, Carlo Suriani
Stage designing by Maria Pia Pascoli
CHARACTERS AND CAST
Gioacchino Gesmundo: Carlo Suriani
Pietro (Mondello/Ingrao): Fabian Lichev
Bianca Garufi: Alina Cherny
Carla Capponi: Chiara Giammarioli
Marisa Musi: Irene Maroncelli
Lucia Ottobrini: Giulilana Britti
Noemi Cingoli: Aurora Luchetti
Antonietta Raphael: Martina Fonseca
Lia Pasqualino Noto: Francesca D’Amico
Eva fisher: Francesca Cassone
WT_S1_SCENE 1:THE TREE OF DREAMS
Under the “tree of dreams”, there are Gioaccchino Gesmundo –standing up- and a
group of female artists sitting around the tree: Antonietta Raphael, Eva Fisher, Lia
Pasquino Noto.
After Gioacchino Gesmundo’s monologue and the three-voices dialogue of the artists,
from the dark, a white evanescent dressed figure , is visible.
It moves slowly, it stops under the” tree of Dreams”.
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It’s Noemi Cingoli, a student at Liceo Artistico in Ripetta street, deported and killed in
Auschwitz with her sun Marco and her husband Mario Segre, on 23rd may 1944.
Noemy starts telling her story ( Noemi’s pictures are recommended.)
S1_ FIRST MOVEMENT: GIOACCHINO GESMUNDO’S MONOLOGUE.
Have you ever experimented the absence of everything? When someone tears you one
by one dreams, hopes and memories, too? Sometimes ,it can happen in a nightmare..
and it’s just that underlines nightmares. But it happened, and it’ s happening now
to a whole nation: our nation, Italy! Do you understand my friend? Everything that I
taught you for years the beauty of our history, the importance of our future, the long
and patient research in the deep soul of our people- altruism and love for freedom- all
that, today can risk to be nothing more than a dream. Now, it’s time to come out from
this nightmare and to re-appropriate of our dream. Has the war accustomed us to
live without many things, hasn’t it? Who still remember the taste of chocolate or the
good coffee? But can the war remove the taste of ourselves, of our knowledge, of our
ideals, too? If I don’t cultivate ideals, in your opinion, and if you don’t cultivate ideals
to support Italy, what we are living for? In what things can we be better than people
who oppress us, now?
Dear friends, this terrible period taught us something: no one lives for himself. Even
you are young and go towards the noble way of art, even you can live for yourself!
The art of influential and privileged people is finished and even if we can’t build more
“Cappelle Sistine” and pyramids, we could build comfortable quarters, canteens and
airy workman’s clubs, parks schools and hospitals; we can embellish the lives of people
, because after a long time, we- as artists- have completely ceased to take an interest
in them. But before doing that, we should try to pass through the eye of a needle: we
should become small and invisible to do it. We should have with us our courage and
our desperation; we should pass through the links of oppression to enlarge and break
them, conquering step by step the streets of our cities and the farms of our lands,
conquering again Italy which was stolen to us.
(a long silence, while Gesmundo, thoughtful ,goes on walking. Then he stops and starts
to talk)
I don’t want to have you on my conscience, my friends. I don’t want to throw you into
the fray. This is the first meaning in which “I don’t want to have you on my conscience”.
102
But there is another meaning of that: you have to know that the deep conversations
and the big ideals of your youth, as you have lived them at school, with me, they had
been so big or too much ideal and they didn’t change the course that history decided
to give to your lives.
I can’t stand all that, because it means that 20 years of the Fascist rethoric corrupted
me too! And they led me to be incapable of communicating and to understand other
men for what they really are. We can’t fight in the name of abstraction even if we use
passwords. We want to realize a perfect world because we are tired of the defects
of this one. In this world we want all the justice we can put inside, all the truth, the
beauty , because, at the end, our sons will grew up happy. I don’t think that I give you
a huge task beyond your strength: you must be just yourself, without fear or regard,
otherwise you can’t be like that!
S1_2 Scene: THREE VOICES DIALOGUE: Eva Fisher, Antonietta Raphael, Lia Pasqualino
Noto. The artists are reflecting about Art in Italy.
Eva (Fisher): looking dreaming and full of regrets: It was a small place with an arch at
the end of it which created another small arch. The walls were grey, the floor and the
sofa were green, the ceiling was white. In a corner, a part of a roman column subsided
in the wall; the column was surrounded by a capital. There was also a large glasscupboard and on the green door, outside, it was painted a white comet to sign us the
way. Do you remember Antonietta?
Antonietta (Raphael): Yes, I do (with regret). Have we ever forgotten the Gallery “Of
Comet”, where, for 4 long years, have we all projected our freedom through? Have we
ever forgotten a dream? Our dream, we are living now in the worst nightmare we can
never imagine.
Eva (Fisher): I remember that the area of the “Comet” couldn’t contain more than
20 pictures and so the little square of tor de specchi, Just next to the Campidoglio,
was a waiting room, just like a living-room during the openings when it was crowded.
The first painting was by Corrado Cagli’s drawings. There were a lot of people in that
afternoon: our friends Afro, Guttuso, Mafai… There were also Ungaretti and Moravia
and (the voice breaks in a touching way)…we were many people, all those who thought
to fight against Fascism with the powerful force of Art, poetry or literature.
We wanted to build “the art of Freedom” .
Lia (Pasqualino Noto): Do you remember of Libero? Libero de Libero had been a
brotherly friend of artists and poets, the main character of that years at the” Comet”,
103
the place opened by the Countess Mimi (Pecci Blunt), in 1935.
It was the exposition place of our works with poets and writers. I remember all the
discussions, arguing all together (tone of regret), we only thought the right way
to avoid the suffocating plots that Fascism designed around us; it controlled us, it
censored us and forbid every our word and action it considered against it.
Eva (Fisher): We, as artists, tried everything to come out from the deep cultural
loneliness in which Italy was imprisoned, homologated in the rhetoric and the
pomposity of all those artistic demonstrations wanted by the regime; it was interested
in building the agreement of people through school and Art, taking us to do the war.
Antonietta (Raphael): One day, Libero came here to meet us , in Cavour street’s
home which we changed in our atelier of painting. I was with Mafai, my husband
and Scipione. Immediately, we become all big friends. Really, I can’t believe that other
painters can say to be loved, valued and followed every day in the works of that time
as us ,that we had been called those of the Roman School. Thanks to Libero there was
around us a solidarity that had never had equal, when the regime began to look us with
suspicion on the subjects that we painted. (SIGH WITH REGRET) Oh dear friends, the
“Comet” no longer exist.. no longer exist our dream , they torn it because many artists
don’t belong to the “Race”, I mean the right one. Me, for example, I’m not from the
Aryan Race or italic, if you prefer ,too many Jews and too many Bolsheviks attended
the “COMET” , a hotbed of subversives, with all those artists, writers, poets: they said
this about us.
Eva (Fisher): Our friend Cagli who was called the Jew, had been the first man which
was persecuted, do you remember? The poor Cagli had been just a pretext. Defenders
of the pure race where hurled against us and from the pages of newspapers started
the attack, the most brutal against the modern art, the culture, our life. Modern art,
foreign and jewish ,they said ( with deep power and hate).
Antonietta (Raphael): Dear friends and dear companions, in that fight, I tell you as
woman and artist that I’m non frightened to revenge my Jewish roots, not just an
action of faith, but as my identity and I do it every day with power in spite of the
horrible racial lows that Italian cowardly accepted, without rebellion ,with no dignity
and humanity.
Eva (Fisher): (leaves her companions and moves towards the audience and talk to it)
Antonietta is right (she said forcefully to the public), which human being could forget
the disquisition of the Minister of education Bottai about that ignoble “principle of
race” as “ biological category” and “category of the spirit? Which human being could
104
never forgive to Fascism the persecutory and discriminatory policy of the race from
1938? I am also Jewish like you (tells to Antonietta and towards the public), Cagli and
those men, women and children who I saw rip to life, to affections..
I saw to take away lots of people from the Ghetto, on that terrible 16th October 1943,
that I can’t believe.
I escaped, I don’t know how I saved my life. You hide me risking your life. I want to
fight against those who have occupied Rome, imprisoned it, those who deport its
inhabitants, famish them, humiliate them offend them, but I’m afraid..too much.
Lia (Pasqualino Noto): Our detachment from Cagli, then, was very cruel ,but even
more ,there are all those months of German occupation here in Rome that we spent
between worry and anxiety ,in hiding, always in danger, because we have chosen to
fight the enemy that terrifies us to bend our strength. There wasn’t other possibility
for us to fight, to defend the good and innocent work of art and poetry that was done
together over the last few years. Cagli was obliged to run away to protect his life,
we felt a moral duty to fight for him, too, and for all those persecuted, for freedom
offense, to our dignity as human beings, for the denigrated Art.
Eva (Fisher): (leaves her companions and moves towards the audience and talk to it)In
a few weeks, all of us grew up more than the past 20 years earlier. Even so, we artists,
we were forced to act with hands: leave brushes and colors, close the books, pick up
a gun. Just that we wanted to prepare the ground for the kindness, but now we can’t
be kind. We didn’t go beyond the lines because we must stay in Rome and we had to
work hard: there were a lot of things to do.
Antonietta (Raphael): Thanks to Guttuso , we artists made contacts with the roman
illegal intellectuals: Alicata, Salinari, Trombadori, Calamandrei, Negarville. Afro’s
atelier, a friend of the artists, became the centre of distribution of “Unità” and the
women go to the station to take it, through many obstacles, always in danger. In that
home, a lot of roman illegal people came to take copies of the newspaper and flyers
to be distributed.
A voice over the scene reads Libero de Libero’s letter,the voice fades and Noemi Cingoli
enters
Libero de Libero to the Countess Mimì Pecci Blunt, 26th September 1938
The sentence resonates with echo effect: modern art is foreign, Bolshevik and jewish…..
“Already in early August, left alone with myself to reflect on what we have done in
105
recent years, and the interpretations of that infamous innocent profitable work in
spiritual values, the reflection I had decided that there was no need to open again the
Gallery of” Comet”.
It would be a mistake to insist in our work that wants to bring together the best of
the Italian intelligence in a work which has been interpreted for bad faith almost like a
secret revolt to the political regime that governs us; it would be a mistake be patient to
insults, to the accusations of the Tiber that we reported as servants of ideologies and
conspiracies.() I found bad faith and insolence and an ironic appreciation towards me,
an estimate which I shame as I am an easy tool for people acting behind me.
The voiceover fades and closes with the phrase: modern art is foreign, Bolshevik and
jewish….. and the sentence resonates with echo effect.
S1_3 MOVEMENT: NOEMI CINGOLI’S MONOLOGUE.
From the dark, an evanescent white dressed figure, is visible .It moves slowly, it stops
under the” tree of Dreams ”in front of Gesmundo and starts to talk, while the artists
embrace that figure. Slowly they melt that hug and sit on the ground, in a circle.
Gesmundo stands up under the “Tree of dream”.
I’m Noemi Cingoli, I am a Jew deported to Auschwitz .
They ripped off my son Marco, he was with me, he was born a few months ago, born from
my poor body humiliated now, I will no longer be able to protect him. They separated
me from my husband Mario, on arrival, and I have never met him before. Imprinted
in my eyes, there is only the Lager, I lived it for little but I suffered it forever together
with women, men, old people, children, waiting to be killed by the gas , put in ovens
and burned in holes , today you are here, but you lose Memory. Yes, because Italians
have lost memory of the damage of the racial laws. Italy was convinced that it was all
an anti-fascist and have nothing to reproach to yourself. Italy is a distracted country,
it prefers the amnesia and the removal, but I have the memory of extermination, we
became like melting candles.
I’m Noemi Cingoli, I am a Jew deported to Auschwitz.
I want to give voice to my poor body, it is strong and vulnerable at the same time, it
fights against annihilation, it fights to live, hoping to find Marco, my son, hoping to see
Mario, my husband. I want to tell you my body , it is my fragile body that rejects to be
humiliated, it is able to have a deep link with the imagination. I cling to the memories
of the life that has gone to endure the pain, I think to draw, to move the pencil on a
106
sheet of paper, to find myself.
I draw for finding things and people that I lost, the faces of classmates that so many
times I drew. Where are they?
I want them close to me, to give me courage: Lucilla, Domenico, Giuseppe, Guliana
and Piero Jacchia, friends that I loved. At that time I keep a picture that portrays me
with a cigarette, smiling, shameless and ready to face the world. I was happy that day, I
had taken the diploma, right here, where you are now, at the Liceo Artistico in Ripetta
street. It was 1935. So, not to forget the people I loved, I draw them. My designs
were beautiful and i have got just their memory and all that give me the STRENGHT to
cling the life. But when I’ll stop to imagine of drawing, moving my hand as if I had a
pencil to trace the contours of an invisible piece of paper, it will mean that I am dead,
and here in my head there will be nothing and I will become like all these women
around me who live their pains, without a face, without a name. So, I think to draw
my face, a self-portrait, but not with the long black hair gathered behind the neck, but
cut and softly curled, carefully stopped from a silk ribbon on the side and falling on the
forehead. The same hairstyle on my wedding day with Mario. Yes, I imagine to draw so
that I can remember my best days, to encourage my poor body still alive in the Lager,
hoping to meet again Marco and Mario. I want to tell you my feelings, the emotions
, the shadows in the Lager little things and facts that make us still alive. I wanted to
paint a picture to tell you about the Lager. You don’t know how much I love Art that
always saves the life of men, but did not save mine. We women hoped not to die, but
there is no time in my story, because it was not granted. I struggled to live, with the
others, because the life of the captive is like a pullover in which the points are full
of power if they are linked to each other; But if the wire breaks, that invisible think
escapes and it is lost forever.
The thread was that link, as the umbilical cord, that I lived as a mother forced to
separate from my son.
I wanted to paint a picture to tell you about the Lager.
I’m Noemi, Noemi Cingoli, discriminated, woman, persecuted Jewish, Italian and
foreign women, the enemy.
Unworthy uterus, not three, not five, not ten times MOM, because I’m neither of the
Aryan race, nor the Italian one.
I am a deported Jew with a poor body.
I’m Noemi, Noemi Cingoli and from Auschwitz I never came back.
The first scene ends
107
WT_S2_ SECOND SCENE:THE SMALL STUDIUM
S2 1 MOVEMENT
(Gesmundo’s studium. Pietro and Bianca are sitting in front of him at his desk)
G. (taking their hands, with affection) My dear, I’m glad to see you!
P. e B.( with emotion)- we too, teacher!
G. But how! Are you no longer in Sicily? By the way, how are things going down there?
P. – we arrived yesterday, with some difficulties( he smiles looking Bianca): we escaped
from our families!
G . What?
B . – Yes, teacher. it’ s like that! We escaped from our families and we come here to
fight with our companions!
G.-This thing makes me happy, but wasn’t there another way?
P.- Do you know my family or not? Do you imagine if Bianca and me make a
revolution in the garden? Our lands are so big that we can’t go out from there , on
foot.
G.- ( smiling)-So, maybe something right I taught you!
P.- ( sure of himself)- sure teacher: if it wasn’t for her, at this time, I was doing the
honors to some Bulgarian Prince!
G.( more serious) – But tell me, how is this American Sicily?
P.-Americans have landed in July 1943-and maybe without them even Mussolini
would fall. “ More than six months passed, but surely Americans were better than
Germans or the fascists!
But to be seen with the winners are mostly gangsters who have been hurt in recent
years.
I can’t believe to go out without seeing portraits of Duce or black flags. What
happens here?
G. (troubled) – what I have to say? You will have already seen something. Rome
became a German barracks. (he stands up and begins to walk). From 16 October
nobody feels safer. What they did to the Jews, if they could, they would do to all
Italians, beginning obviously from Communists, Anarchists, etc.(he returned in hurry
over to the desk and turned to his students in alarmed tone). You are in danger they
might have seen you enter here ...
(B. with an involuntary gesture takes the hand of P., that smiles)
Dear guys, you don’t know what a big risk you are running
P. -Teacher, in your opinion, what we came to do here?
108
G.-But you’re so young! Did you graduate two years ago?
P. and B. (say yes). And you’re so beautiful, so in love, so full of life!
(they look ecstatic) it’s great that you have decided to risk everything, but for this it
takes a lot of prudence . Germans in Russia lost the war and they know it; now they
want to take revenge on us..
(a strong bell rings); all people look toward the door. G., left standing, he goes to the
door having exchanged a look with the students)
Who is this?
(two voices of women from outside) Teacher, we are Lina and Maria Teresa.
G.-God bless you , come in!
S2_ SECOND MOVEMENT
Gesmundo: I was worried, anguished, there are many days that I do not have your
news Maria Teresa.
I had been warned of your action and that would have accomplished alone: I’d never
wanted it to happen.
Since then, I’ve lived waiting to embrace and Lina and you.
Gesmundo (Lina and Maria Teresa have a strong embrace. Then Maria Teresa turned
away and start talking)
Maria Teresa Regard: Teacher, I wanted to embrace you, too, but it would have been
dangerous. I had to stay hidden. I did the action alone. I was the only one that would
not have created suspicions. I was afraid to fail, that they imprisoned me, but I put
the bomb right where I know, in the German restaurant at Termini station.
Gesmundo: I know that 20 german soldiers died and many of them have been
blessed.
Maria Teresa Regard: Yes teacher, the action was successful. I feel sorry for the dead,
but believe me, ours actions are not isolated ... our struggle - together with the areas
of Castelli Romani and the south of Lazio -, supports the Allied front of Anzio. We
have to go on, at all costs , with more determination, otherwise, the allies will not
be able to liberate the city from Nazis. The order of the action came to us from the
GAP by the radio. The companions have chosen me. I have accepted. They led me at
the station and shown me the place: “look: from there are the trains to Anzio: you
have to put a bomb “. They told me so; Immediately ,I was frightened, but I did not
hesitate: it was too much important: we have to send away Germans from Rome.
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Gesmundo: Maria Teresa, my child, you, Carla, Lina, Marisa, Lucia, you’re like
daughters to me. It seems to me to see you sitting still in the classroom. the war has
made you women, in a hurry. We were together in this room, on 8 September. We
heard the statement by Badoglio. We looked and said: “What are we waiting for?”
We went out, the city seemed crazy. Germans with machine guns, full of swagger,
coming to Piazza Venezia on vans, it is an image still so painful to my eyes. We went
to meet Trombadori and Calamandrei, but we didn’t found them because they went
to Testaccio to distribute weapons. We went to the fightings of Porta San Paolo, to
defend our country, to save Rome. Our despair was profound when the city fell into
the hands of Germans and we have not done anything to prevent this.
Maria Teresa Regard: After 8 september, Trombadori contacted all of those were
available. My father died, I had only my mother, my brother and you, teacher. Carla
and me entered the GAP together, without knowing someone else and we started to
do actions against Germans. With Calamandrei, I put an incendiary device in piazza
Montecitorio, and it was a big thing because it jumped into a truck and caught fire
the National Hotel. Teacher, don’t be afraid to me , don’t feel responsible for my
choice, but I’ve decided to enter the GAP.
Lina Trozzi: Yes teacher, don’t feel responsible for us (affectionate tone). Our choice
was conscious and rational.
We lived our childhood and adolescence under Fascism , with the imposition of the
cult of the Duce. Where was the freedom of mind? The freedom of moral sciences, of
history, of literature and all branches of higher education?
What are the purposes and procedures of the scientists who signed” the Manifesto of
the race “? (with tone of anger)
What moved in this painful path of our History? Without you, we’d been deaf, blind
and mute. Because of fascism, we have suffered racist laws. The separation from
our families was a pain for everyone. But then, what did mean to be Jewish? We
were like them, but they said no, it was not so, , with them we had to be careful we
had not to stay together, because the Duce did not want it (with dismissive tone).
At the University they drove out teachers and pupils who do not have that odious
“certificate of the Aryan race”.
Gesmundo: Fascism was not interested in social problems, soon we understood that
it was a false, fake and denial of Justice. It not only provoked that terrible war in
Italy, but it was born and imposed itself as the guardian of law and order, founded
on the force of people who work, based on the profit of who exploits the work of
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others, imposing silence to people who think, totally based on lies.
Maria Teresa Regard: Teacher Gesmundo,(goes on with a serious tone) Thanks to his
teachings we understand that being intolerant could not be enough: we should be
filled with anger and put the rage to an organic rebellion: we have been forced to
learn how to fabricate a bomb and rifle fire.
It’s painful, but we knew all our actions were to become war actions.
S2_THIRD MOVEMENT
THE SCENE OF ARREST ( By Giuliana Britti)
Lina is a lonely girl and always against the world. Her mother was arrested some weeks
before the arrest of Gesmundo because she was suspected of being a fascist state
enemy and spreading communist propaganda. Lina is conscious of her true nature and
she needs to devote her life to fight for what she believes, although this may be foolish.
In Gioacchino Gesmundo, her mother’s friend, she finds a friend, something secure in
her life so precarious. It seems that she reflects in him: the teacher is rebellious, just
like her, contemptuous of danger. On 30 January, she was integrated into the GAP,
went to the House of the teacher to take two boxes of nails with her friend Maria
Teresa Regard, herself in GAP, engaged in the fight against the fascist regime and the
German occupier. The road looks shorter than usual for the great desire to act and
make real the revolution. Americans have already arrived to Anzio. The step was quick
but careful, the two friends turn in each direction to check every possible hazard or
hostile element. They arrive at the home of Gioacchino Gesmundo without problem:
there is no soldier in the street. They open the door and begin to climb stairs to get to
the second floor. Maria Teresa Regard and Lina Trozzi knock at the door of the teacher
and expect someone from inside responds. the peephole of the door gets up and one
brown eye faces.
Who is there? cries the man
“We came to Carlo for that thing” Lina pronunces the phrase in a strong tone to be
recognized.
“Nails or flyers?” replied the man.
“Nails”, it is Maria Teresa answer.
The door opens and a man with a fascist uniform brings the women in and quickly
closes the door. Lina is scared and cries the name of Gesmundo , while Maria Teresa
eyes are frightened and she becomes rigid. The officer pushes them in the living room
111
and there they see Gioacchino Gesmundo sat on his beloved red armchair, kept in
check by another fascist with a rifle on his chest.
“ What happens!”Lina shouts to the teacher and she rushes on him, but she is
stopped by the soldier.
Gesmundo puts down his head.
Maria Teresa is silent, she is paralyzed by fear, it seems that she did not understand
the gravity of the situation, she seems astonished.
“You are imprisoned by the SS,” says the soldier behind Gesmundo.
“you are imprisoned by the SS”, he repeats aloud voice .
“you are imprisoned by the SS”, he shouts toward the girls.
“We can hear you”, Lina cries.
Immediately, the soldier hits her face with his weapon.
Lina’s nose begins to bleed deeply.
Maria Teresa begins to cry and shout, the soldier behind Gesmundo forces him to rise
from the Red Chair and bring him toward the exit.
“I can go by myself to my door’s home”, says the teacher, and he tries to be free
from the hold of a soldier.” At first he looks at Maria Teresa who is lying on the floor,
then he looks at Lina who is dirty of blood and he says : “It’s all right. We can do it!
Lina I believe in you”. Then, says to Maria Teresa: “ Be proud my little girl, don’t be
frightened.”
The soldier presses the teacher next to the door and he falls down. Gesmundo stands
up again ,he puts right his jacket and goes to the door followed by the soldier. The
other soldier pulls up Maria Teresa by one arm from the floor with violence. Maria
Teresa cries for the pain in the shoulder and arm that look broken for the violence
suffered. The cries of the girl become stronger. Now, Maria Teresa is standing and
she is pushed by the soldier to the door, she watches her friend Lina and sees her
friend determined and fearless. The blood is dry on her chin and on her dress, but it
continues to go down from her nose. She has a bad face. Another soldier who stands
in the corner of that room ,goes to Lina taking her left wrist , standing in front of her
in a dangerous way.
“I know women like you”, - he says with a cruel tone - “you believe to be invincible,
but inside you are fragile. You’re nothing”.
He goes away smiling at her with a challenging smile. Lina takes a deep breath, she
doesn’t feel the pain in her face, because she is full of anger and she spits at him on
the uniform. He grabs her violently and he slapped her face.
112
Lina does not feel pain and she goes to the door followed by that soldier. Maria Teresa
, looking all that, continue to cry and shout.
S2- FOURTH MOVEMENT
After the scene of the arrest
Dark scene
The spotlight is focused on Maria Teresa Regard that moves towards the audience
and says:
Maria Teresa Regard: I was arrested in teacher Gioacchino Gesmundo’s home ,on 30
january1944, with Lina Trozzi. We went to take two big boxes of nails . On 22 january,
the Allies arrived in Anzio. During the occupation, the women were interested in
transportation of weapons and supplies. I will not tell you the captivity in Tasso
street, where I saw horrible things that I can’t describe. I used to sing all day a
French song that I will never forget… La nuit, les chats sont gris , tout se bottit dans
le mystère….Unlike me, that I had the good fortune to be released after nine days
of jail, Lina (Trozzi) has put all the blame of the operation and she was on trial with
teacher Gesmundo.
Dark scene
the floodlights are on l Lina Trozzi that moving towards the audience, says of arrest:
Lina Trozzi: “I came here in name of Carlo and I have to pick up that stuff” this was the
password I used before entering the fifth floor home in 76 Licia street. Maria Teresa
Regard and me ring at the door, a man opens the door. Having a look into the room,
we saw a big confusion, but the man asks : “Do you want posters or nails?” Nails, I
answer. The man moves to let us come in led us in the studio of teacher Gesmundo
that we knew well. The room looked like a Museum: red flags, portraits of Lenin and
Stalin’s portraits. Suddenly, the man shouts: “you are imprisoned by the SS,” he repeats
aloud voice more and more times. I can’t control my reaction, but I cry to him “We can
hear you!” From that moment, I had been always angry , more or less it depends on
situations. They brought us to Tasso street, where each of us would rather die than
stay there. Before the interrogations, I could talk to Gesmundo through the door of his
cell: “You have to blame Alvaro Macchi: he is safe, they cannot hurt him “. He repeated
and so I did. He had said the same thing.
The second scene ends.
113
WT_3S-THIRD SCENE
TIME: The 3 scene happens few days later the arrest of Gesmundo, on 30 january 1944
in Rome, at Licia street’s home.
PLACE: the 3 scene happens at 325 Cavour street, at Antonietta Raphael’s ( and Mario
Mafai) home/study.
Scene and dialogues between them and the GAP women: Carla Capponi (Elena); Marisa
Musu; Lucia Ottobrini.
On the stage, there are the artists preparing the propaganda materials waiting for the
GAP women.
Antonietta Raphael, Eva Fisher, Lia Pasqualino Noto.
Sitting on the floor, the artists are preparing the propaganda materials( which one?
Write the text on the flyer), they are talking about Art and politics ( some passages on
Art, life and politics to introduce the GAP women).
Antonietta Raphael: The war of Spain led us to look better at the real face of Fascism.
Many italian volunteers went to Spain next to Republicans. Among them, there was
also Carlo Rossell i ”Today in Spain, tomorrow to Italy”. This was his sentence.
Lia (Pasqualino Noto): We felt good when we heard his words on the radio. I remember
all that words in my head and I remember the day, too: it was on 13 november 1936.
(she goes in the middle of the scene, the other friends that there were painting before,
arrive. They stand up, look at the public while a voice out of the scene coming from a
broken radio, is listening).
Dear friends, brothers, Italians, listen to me. An Italian volunteer speaks to you from the
radio in Barcelona to bring you, the greetings of anti-fascist Italians who are fighting
with the Revolutionary Army for the ideal of a Nation, in the name of Freedom. They ask
you the awakening of Italian workers. Stop to shame . From factories or Italian ports
, the killing weapons must not leave. Italian people must not become the policeman
of Europe. Spain must win as soon, so the time for the rescue of Italians will arrive as
soon as possible.
Eva (Fisher): Later, Picasso painted “Guernica” and after the city was bombed by the
Nazis and fascists, . we couldn’t wait any longer. So, our passive resistance became
active.
Lia (Pasqualino Noto): I was in Milan for an exhibition at the Gallery “La Spiga” with
114
artists of “Corrente” and we got to see the great photographs of Picasso. So, “Guernica”
became an important part of our history of artists gagged by the dictatorship.
Eva (Ficher): We were inspired by “Guernica”, we asked it the strongest words, the more
assertive impetus, the courage to denounce. In Milan there were our companions
engaged to fight fascism without arms, just using brush strokes. They were: Renato
Birolli, Carlo Levi, Ennio Morlotti, Emilio Vedova, Giulio Turcato …
Antonietta (Raphael): …and Renato Guttuso who moved from Rome to Milan and gave
us news of the group “Corrente”.
Lia (Pasqualino Noto ): (while is painting on a poster to put on walls the following
night) But then! After “Guernica” what has become Art according to you?
Eva (Fisher): Art for us means commitment, what a question! And now, we can risk our
life for it.
Lia (Pasqualino Noto): Are Art and Life the same thing, in your opinion?
Eva (Fisher): Yes, they are the same thing (she is also painting, she raises her head and
looks at the audience, she answers with a strong tone) Our commitment to art is the
same commitment that we have in life and for life, now that we are at war. (She stands
up with the brushes still in her hands and looks at the audience)
Art is an inner necessity and I wish it were completely immersed in our daily reality. I
guess a free art, because we lived painful years full of oppression and dictatorship. It
is not the Art of the State, suffering and gagged , obliged to be submitted to the fake
ideals of Fascism and to exalt Mussolini. We need an essential Art: essential to Life,
that you can’t live without Art, and when I talk about Art, I can’t refer to aesthetics-the
beauty and the bad- but I simply mean the way to perceiving and acting the reality, as
I said before, our inner reality.
Antonietta (Raphael): Art is art is our feeling, deep and mysterious , subconscious and
sometimes obscure but it is also too much real, because Art is the way through which
we express our identity. And then, art is also our resource: vital, salvation imagination
... It nourishes us and satisfy us of life, gives us the courage, urges us to act, makes us
to choose which side stand: that of man.
Lia (Pasqualino Noto): Did you ask to yourself why we paint?
Eva (Fisher): Do you assert in the art a principle of reality? An apple, a bottle, a face.
Men and women at war, in these tragic years never in peace. Massacres, damned to
hell, crucifixions or concerts, newspapers, cinemas, museums, streets, countryside,
palaces and closed rooms, unmade beds, abandoned and dusty objects. The painting
is the form in each of these elements, or all together. It is the reality that we want to
115
paint, concrete expression of a concrete world of objects, of women and of men close
to us, to our discussions, our thoughts, our history of our suffering.
Lia (Pasqualini Noto): And now I want to talk you about “Realism”, this is what
worries us, because the condition of our spiritual certainty is nothing more than a free
examination of the reality. We paint to denounce , to tell the horror that we watch
every day. Women who attack the ovens to feed their children, reprisals. Death. We
should make this our Reality, giving it shape and colors.
Antonietta (Raphael): Yes, well said, Realism is our problem and we must be conscious
that before acting,
we need to understand all aspects of our Reality and they must be clear to everybody
to carry them on our paintings.
Lia (Pasqualino Noto): We must do it to our paintings, so can we immerse in this
reality of war and resistance?
And you, dear friends, have you wondered why we resist?
Eva (Fisher): To be against Fascism, to send away Germans, to take back our lives and
because Art could be our most authentic expression.
Lia (Pasqualino Noto): And you, dear friends, have you wondered why we fight?
Antonietta (Raphael): We fight for life, for Art, because art and life are the same thing.
A deep knocking at the door distracts the artists from their thoughts. They stop. A sense
of panic involves the women. They go to the door.
Antonietta (Raphael): Who is it at the door? (behind the door a female voice answers).
“We are here for the portrait”.
Antonietta (Raphael): Open the door quickly, they are( she says to Antonietta Raphael)
Carla (Capponi), Marisa (Musu), Lucia (Ottobrini) come in.
Lucia (Ottobrini): Gesmundo has been arrested with Lina and Maria Teresa. There was
a trap: they went to teacher’s home and waited for Lina and Maria Teresa: the women
were going for the nails. A trap, a trap, (she is desperate.)
Antonietta (Raphael), Eva (fisher), Lia(Pasqualino Noto) are around Lucia (Ottobrini):
they are worried, frightened and they feel in danger.
Antonietta (Raphael): Did they arrest him? It is not possible! (mixed with astonishment
and anger) I just met the teacher on 29 January in piazza Vittorio, around 4 in the
afternoon, we were on the bus to the Colosseum.
The teacher had with him a “Histoire du Comunisme” and he told me he was writing a
“complete history of communism” for Italian people free from the fascist propaganda.
He told me that it was time to act with all our energy and when we arrived at the
116
Colosseum, I offered him to continue the conversation here at the studio.
“I prefer come back home “ he said, “I’m waiting for Lina and Maria Teresa “. “Ok” I
said a little bit disappointed, because I want to show him the posters to put on the
walls that we were painting with much effort. “But please, take care of you, teacher”
and I embraced him in a strong way.(she crosses her arms around her body) “I care for
myself if I’ll look after you”, he said and went away…
(Antonietta Raphael, and all women present are moved. Women come near her and
be around her)
Lucia Ottobrini (with a crying voice go on telling the story of the teacher’s arrest): At
home, that horrible afternoon, there was Trombadori with the teacher. He told that at
half past six , someone rang at the door. Quickly the teacher opened the door, he was
waiting for Lina and Maria Teresa but he immediately come back in the room with 3
italian SS agents and they asked to Trombadori to show them his document. They said
to Gesmundo that it was a simple formality, but Trombatori told me that the Teacher
understood everything. At half past eight in the evening, Trombatori was taken from
one of the three soldiers to a bike fascists van waiting for him under the front door.
While he was descending the stairs, the soldier held -all time- the gun pointed towards
his shoulders. Do not try to escape, I’m good with weapon!” the soldier said with a tone
of sarcasm. ”this morning, I have already killed a communist student near the Liceo
Dante Alighieri.” Do you understand my friends?” One the man who has arrested the
teacher is the same who killed Massimo Gizzio.
Eva (Fischer): (in low voice, broken by emotion, begins to tell): On January 29, the
strike of high school students left the classrooms of all schools in Rome desert. We
also were there at the school of teacher Gesmundo, the Liceo Cavour. We were
distributing flyers to involve as many students as possible in our strike and so the
strike was massive. The teacher was happy but had no time to learn about the
fighting and gunshots near the Liceo Dante.
Lia (Pasqualino Noto): I was there when they shot Massimo Gizzio, who was
distributing some illegal issues of “L’Unità”. He was shot dead with a gunshot in his
back, almost in front of my eyes. He had fought so hard in the student movements
to prevent academic year from starting, after the shameful circular the Chancellor
sent, requiring all students to show up to the Military District to take their exams. He
managed, along with the anti-fascist groups, to close down many faculties after the
demonstrations and strikes in this January: January the 17, during the examinations
at the Faculty of Medicine, they distributed leaflets against the Germans and Fascists
117
on the sidewalk and wrote on the wall of the Policlinico Umberto I.
Carla Capponi: On January 24, the students burst into Faculty of Architecture in
Valle Giulia and even there they managed to block the exams. And again they
demonstrated on the 28 of January, in S. Pietro in Vincoli, blocking the Faculty of
Engineering. The strikes forced the Chancellor to surrender and cease all teaching
activities.
Marisa Musu: On the morning of January the 29, in front of the main doors of Visconti,
Virgilio, Cavour, Mamiani and Dante Alighieri high school, the students refused to come
in. Along with them many anti-fascist professors were protesting.
Lucia Ottobrini: And now, a brave student of Law, Massimo Gizzio, a communist
militant, got cowardly shot by “Honor and Combat”, a fascist group. But it’s not enough
(with anger and sorrow, she turns and pointing the audience): today, inaspicious day,
we come to know that the murderer is the same who was at Professor Gesmundo’s
home. (continues with anger and despair always pointing the public) Assassins, bloody
murders, what are they going to do to our professor? And to Lina and Maria Teresa?
How could they resist if they torture them to make them talk? We are all in danger,
now, more than ever.
Marisa Musu: Do you remember when, before the Christmas of 1943, we moved to
professor Gesmundo’s ? We Immediately realized how dangerous it was: the house
in Via Licia looked like a museum of the Russian Revolution. The office walls were
covered in photographs of Lenin, Stalin and Trotsky along with some sketches. Among
his books there were shelves filled with works of authors, from Bakunin to Stalin. The
professor kept these things in plain view, not hidden! The professor used to meet all
of his students there, so his house was a continuous coming and going at all hours,
thing which must have made the SS suspicious. He welcomed all the young people
who were fighting against the Fascists and the Nazis who occupied our city. The
professor wanted us to be firm in our political faith and in the hard choice of armed
struggle as the only way to achieve liberty. He had turned his house in the newsroom
of the illegal “Unità” , making it an arsenal of weapons for our actions and a refuge
for all the comrades in danger.
CARLA CAPPONI: The teacher always insisted that the battle we were fighting
could not and would not be a revolution like it was in Russia. He explained us that
the Italian people had experienced about twenty years of political silence: a whole
generation had grown up in absolute ignorance about any form of democracy and any
kind of political commitment, so that it was completely inconceivable that the people
118
would have the ability to go from total political inertia to revolutionary actions. 4600
communists and over a thousand anti-fascists freed from prison in August 1943, they
were not able fulfill the organization of revolutionary action. According to Gesmundo
the task of the communists was to intervene in order to guide the masses to become
more aware of themselves, and to experience new forms of democracy He thought
that the path of this political evolution would be long and difficult. We had to build
a large anti-fascist alliance, supporting and helping each movement to express
themselves at thier best in the common fight. Didn’t matter that the various parties,
about to reorganize themselves, were ideologically different and often conflicting
with each other in that moment, since the main purpose remained again a resolute
fight against the Nazi invader and against our domestic enemy, the fascism. We had
to clear Italy and only then we start building the new democracy in full freedom.
“Woe betide(never) to isolate themselves!” Used to repeat Gesmundo. And he was
right: the alliances became concrete in the National Liberation Committee (CLN).
Marisa Musu: Gioacchino Gesmundo had joined the network of Carlo Salinari
with the battle name of “Spartacus”. Our commanders are culturally and politically
prepared and in meetings at Carla(Capponi)’s home, the partisan Elena, we’ve
learned everything from the professor who led the debate on behalf of the
Communist Party. Gesmundo was a philosophy teacher in Cavour High school, and
he’s the first political commissar of the GAP. We were endlessly arguing. It was easy
for him to dismantle our misunderstanding internationalism that was making us
feel almost sorry for the fiercest soldiers on earth. “There is a difference between
patriotism and nationalism, between an international spirit and super-nationalist
positions” told us the teacher and I, while I was listening, I started to remember what
Giuseppe Mazzini had written in “The Duties of Man” which I studied on my own
when I was younger. The mutual respect of nations and the protection of freedom of
each one in a perspective of higher harmony of people’s interests were new concepts
that the teacher was making us clearer , inviting us to fairly understand the national
sentiment in the name of which we were forced to defend our homeland from Nazi
enemies. “And what about the reprisals?” We all wondered. The Germans would
surely use violence against civilians “What we could do?”
Lucia Ottobrini: “Reprisals?” “Yes, of course, reprisals” The teacher answered
us seriously. “But mind up that our action is not an isolated action of a group of
terrorists, whose effects and results have no echo among the masses: we are the
most advanced elements of a greater struggle involving the vast majority of the
119
population. If it wasn’t so, we could not survive to our own actions and we would
be damned. But the people, the workers, they all love us, respect us and protect us.
They are ready to rise up with us. Even the enemies know this: that’s why they resort
so frequently (not only here in Italy) to reprisals”. I don’t forget his words now that
he’s been arrested with our comrades. Those words encourage me, now that I’m
so scared. They’ve given me strength and should give the same strenght to you, my
friends. They must be a guide for us, to show us the way now that Gesmundo, Lina
and Maria Teresa are no longer with us.
Carla Capponi: Since I moved to the central GAP I haven’t seen Gesmundo. I was living
in hiding and it would be too dangerous to meet. The last time I went to Via Licia to
pick up some three-tip nails was late autumn. The teacher showed me a portrait of
Lenin (perhaps taken from a magazine). I didn’t say I’ve made my choice, it would
have been too painful to read in his eyes his worry, his fear for my safety, his feeling
responsible, but when I got back to the door, thinking I was going to do a riskier job
than his, I greeted him as if I wouldn’t see him anymore: “Who knows how it’ll all end?”
I told him. With confidence he replied me smiling: “With the victory of reason, justice
and peace.” Going down the stairs he called me back and as I turned around, I saw
him framed by the door keeping high his fist to say goodbye. That was the first time
someone greeted me as a communist. (spotlight on the tree, the figure of Gesmundo
appears with his fist closed).
Third act ends
WT_Q4_FOURTH ACT: THE DEATH
Q4_First move
The scene occours in Via Tasso prison.
Gioacchino Gesmundo’s brief monologue
(The scene occurs in a corridor in the prison of Via Tasso. Lina Trozzi is escorted to his
cell by two guards. Suddenly, on the right, a light turns on and illuminates the bloody
lying body of Gioacchino Gesmundo. All his words will be pronounced with evident
effort)
Gesmundo (on the floor,calls to Lina Trozzi with a gesture) – Lina…
Lina Mister Gesmundo!
120
G. – It’s good to see you dispite…everything…
L. (she looks her galoers with begging gaze and they let her stop for a moment) –
What did they do to you?
G. (moving his head to say: doesn’t matter) – How are you instead?
L. – I’ve just come here, (looking back her guards),they haven’t yet had time to ruin
me like you!
G. – Don’t hate them, they even happen to be human, sometimes…
L. – What kind of world are we living in?
G. – What kind of world… you’re right…But it would be much worse…if we weren’t
here…
(silence)
L. – Well, I guess they’re about to bring me away from here…
G. – Sure my dear ... but listen, I want to tell you a few things ... and I would like
you to repeat them to the others, when it’s all over: I am suffering a lot, really, much
more than I would have ever imagined that a human being could suffer ... But from
this suffering, from the suffering of so many, perhaps too many of us, something
beautiful, something new will born... I’ve lived, and now I’m dying for freedom.
As health can be appreciated only when you lost it, so we understood the value of
freedom only after to the advent of fascism. (Short pause) I was only 14 years old,
but I remember it as if it was now: that terrible feeling of being stripped of your own
dignity and forced to wear a mask, the feeling of being become, all together, court
jesters: A nation of fools , Lina, that’s what we became in ‘22! I spent more than 10
years, but eventually I did it: I threw the mask, I became a Communist and I began
to fight. And at the same time I began to teach: teach and fight, for me have always
been the same thing...
(A more painful stab forces him to stop. Lina wants to help him, but the guards
prevent her to do do so)
Don’t worry, Lina, it’s also written in the Gospel: “Do not fear those who can kill
the body, but only those who can kill the soul” They’re killing my body, you see, my
sweet Lina; but my soul, my will, my character, they just can’t kill them... You can’t
even imagine what a great consolation is this for me, and at the same time, it’s also
a source of great pain: the two things go together... to know that so many of you are
fighting ... Italy is borning again thanks to our sacrifice ... We must be proud ... You
must... be... proud!
(With great effort he managed to finish the sentence, but now he finally collapses.
121
Lina screams, and tries to wiggle out, but she’s pushed away. Lights turn off)
Voice off:…I am an apostle of Liberty…
I am an apostle of freedom, my life is dedicated to its service; I am committed to do
everything, dare everything, suffer everything for it. If I was persecuted and hated
because of it, and even if I had to die for it, would I do something more than others?
Nothing but my absolute duty…
Q4_SECOND MOVE
Ardeatine massacre
Noise of gunshots in the darkness. Background projection.
WT_Q5_FIFTH ACT: ART AGAINST BARBARITY
Artists show off their exhibition “Art against barbarity”. Everybody is on stage, they
move frantically, they come down between the audience, trying to involve it. They set
up canvases, they paint, speak loudly and excitedly, they write and read the flyer of
the exhibition. One by one the people on stage read Spano’s introduction.
In these works there is something like an unspoken invocation, a contained anxiety
of liberation. In some of them rebellion is barely visible, in some others it is brutally
expressed. Some of these artists are already well known in Italy and worldwide, but
all of them are wonderfully young, not only because of the nature of their work, but,
above all, for the strenght of hate and love they are able to express. In the strongest
paintings hate is more male. And yet there is no sign of recovery, neither the light of
hope. But there’s not even an accent of despair. In the tangle of bodies that dominate
other bodies by riding them, in the animalistic skulls of monkeys and frogs that the
rulers assume??, in the brutal force which explodes ostensibly in some paints, while
in others it’s simply described, there is a sense of oppression and crushing that we
can feel as terrible but not definitive. There is the sense of a brutal force which
triumphs even though it cannot triumph. If it could, every hope would be erased
forever and this terrible testimony of free artists who secretly accuse would not be
possible. Even when this force assumes a nearly oppressive, blind and ruthless power
as in the macabre procession and a cold and hard light is projected on who’s been
beaten, it’s hate that comes out from the darkness, not fear. In a direct vision of
massacres the victims keeps on burdening on perpetrators. Hate is ... justice
THE END
122
Racconti
e misteri a Cinecittà
Istituto Istruzione Superiore “Jean Piaget”
Autori: Damiano Belfiori, Giorgia Ciccacci, Maria De Candia, Andrea Della Morte,
Roberta Foltram, Giulia Lampidecchia, Alice Papa, Andrea Passamonte, Fabiana
Renzi, Giulia Ricottone, Veronica Timperi,Martina Toderi, Antonella Tomasone, Giulia
Sanitate, Chiara Pochesci
Proiezione Piazza Don Bosco. Primo pomeriggio. Su una panchina un barbone
(Damiano) dorme. Un’altra panchina è vuota. La scuola è finita e tre ragazzi si siedono
sulla panchina prima di rientrare a casa. Il primo che entra in scena è Andrea, seguito
da Martina e Roberta....
Martina: Andrew aspettami!
Andrea: E sbrigati che tra un po’ passa l’autobus
Roberta: Dai raga! Che prima di andare a casa ci facciamo una canna
Martina: Ancora canne?! Uff! Io mi sento sempre esclusa in questi momenti!
Andrea: Dai Martina, non rompere! Falla Robe’!
Roberta: L’ho già girata prima in bagno (tira fuori la canna la accende) Tieni Andrea,
accendila tu
Andrea: Martina, vuoi fare due tiri?
Martina: No no io no!
Roberta: Ti ricordi quando li hai fatti due tiri?
Tutti ridono
Andrea: Oh! E’ proprio buona!
Roberta: Buona vero? E’ l’erba di Fausto questa!
Andrea: Buona!
Roberta: Sì però passala! Te la stai a stura’
Andrea passa la canna a Roberta
Andrea: Ma non vi sembra che ci sia qualcosa di diverso oggi in piazza?
Martina: No Andrea! Sei tu che stai fatto!
Roberta: Anche a me sembra che ci sia qualcosa di strano
Martina: Infatti stai fatta pure tu!
123
Roberta: Scusate, ma voi non lo vedete che non c’è più?
Martina: Ma che dici?
Roberta: Guarda lassù! Non c’è più!
Andrea: C’hai ragione! E’ sparito!
Martina: Non ci posso credere! E’ vero!
Entrano Alice e Giulia L
Giulia L: Ti rendi conto? Mi ha detto proprio così! Io, figurati, non c’ho visto più! Allora
mi sono fatta forza, ho preso un bel respiro e sai che gli ho detto? Eh? Sai che gli ho
detto? Oh! Ma mi stai ascoltando?
Alice: Veramente no… non c’è più!
Giulia L: Ma che dici? Cosa non c’è più?
Alice: Guarda lassù
Giulia L: Non è possibile! E’ sparito!
Alice: E’ incredibile!
Giulia L: Sì incredibile! Facciamoci una foto se no non ci crederà nessuno!
Le due ragazze scattano una foto. Entrano una vecchietta e la nipote
Vecchietta: Dai! Sbrigati! Dobbiamo andare a fare la spesa!
Nipote: Sì nonna, mi sbrigo, mi sbrigo
Martina: Ma non è possibile! Veramente non c’è più!
Nipote: Nonna! Guarda lassù! E’ sparito
Vecchietta: Adesso non trovare scuse! Dobbiamo andare a fare la spesa
Nipote: Nonna ma questo è un evento straordinario! Aspetta un momento
Vecchietta: Io devo andare a fare la spesa!
Nipote: Nonna siediti un momento qui, cerchiamo di capire cosa stia succedendo (a
Martina) Scusa, puoi far sedere mia nonna?
Martina: Certo! Prego signora
Martina si alza, vecchietta si siede
Roberta: Ragazzi! Mi dite cosa sta succedendo? Io non capisco!
Brusio generale. Entrano Antonella e Giorgia
Antonella: Ma che è ‘sta confusione?
Giorgia: Veramente!
Antonella: Questa piazza è diventata invivibile!
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Giorgia: Fate largo! Circolare, circolare!
Antonella: Che è arrivato il papa?
Entra Andrea P che va a sbattere a Giorgia
Giorgia: Aho! Ma non ce vedi? Ma levate! A deficiente!
Andrea P: Prima di tutto signora moderi i termini e cerchi di utilizzare un linguaggio più
consono ad una conversazione tra persone civili
Giorgia: Ma che stai a fa’, er professorino co’ me? Ma lascia perde’! Io c’ho fretta!
Entra la professoressa (Giulia R) e si avvicina ai ragazzi sulla panchina
Giulia R: Ragazzi! Che fate?
Andrea dM: Niente!
Martina: Buongiorno professoressa!
Giulia R: Perché non siete a casa? La scuola è finita da un bel po’!
Martina: Professoressa! E’ sparito!
Giulia R: Hai cominciato pure tu a farti le canne? Hai le allucinazioni?
Martina: No professoressa! E’ sparito veramente! Guardi lassù
Giulia R: Hai ragione! Ma com’è possibile?
Entra la suora
Suora: Signori e signore, fedeli. Dio ci ha punito. Non sono passati inosservati i nostri
peccati. I segnali di Dio sono stai molteplici ma noi non li abbiamo saputi ascoltare.
Adesso ci ha punito levandoci ciò a cui tenevamo di più.
Roberta: Ma che davvero?
Silenzio generale. Il barbone si alza
Barbone: Lo so io perché è sparito. Era qui da così tanto tempo che ormai aveva perso
il conto. Ogni ora ogni giorno ogni anno, il suo sguardo era rivolto solo verso un’unica
direzione. Non che si rendesse conto dei lati positivi della sua situazione. Ha visto tante
persone divertirsi, crescere, incontrarsi, ma anche tante altre soffrire litigare. I momenti
più belli sono i matrimoni, la piazza si riempie di musica, fiori, felicità, persone eleganti.
I momenti più brutti e tristi sono invece i funerali, quelle persone che non ci sono più
avevano attraversato tante volte la piazza e lui le aveva viste.
125
Musica. Cambio proiezione, da quella della piazza compare la proiezione della foto
della fermata dell’autobus. Movimento generale. Cambio luci
Giorgia: Era fine agosto del 1987,io avevo appena 5 anni ma ricordo tutto come fosse
ieri. Eravamo lì, io e mia madre, come ogni pomeriggio. Mia madre lavorava in una
gelateria,vicino alla fermata del 502; la fermata in cui tutta la mia vita cambiò! Arrivò il
502,ma questa volta fu diverso. Mamma salì e mi disse “Martina aspetta qui,la nonna
verrà a prenderti presto”. Peccato che mia nonna non arrivò mai. Sì,mia madre mi aveva abbandonato. Ricordo ogni dettaglio: avevo il vestitino rosa che mi piaceva tanto e
mia madre indossava i jeans,quelli che metteva nelle occasioni speciali. I suoi capelli
erano un po’ in disordine, strano, lei non usciva mai senza averli sistemati. Rimasi lì per
un’ora, poi qualcuno mi portò in questura e vidi finalmente mia nonna. Andai a vivere
con lei,la scuola ricominciò poco tempo dopo e io dovevo passare ogni giorno davanti
quella fermata. I giorni passavano, gli anni passavano…e un giorno quella fermata
ebbe una nuova storia. Si chiamava Gabriele, era biondo con gli occhi verdi e da subito
capii che in quegli occhi avrei trovato la mia salvezza. Due mesi fa Gabriele è diventato
mio marito. Ora aspetto una bambina, sono al nono mese di gravidanza. Pochi giorni
fa ho scoperto che nel portagioie di mia madre c’era una lettera.
Erano anni che non aprivo quel portagioie,come tutte le cose di mia madre,d’altronde.
“Amore mio” iniziava, e mi fermai un attimo,smisi di leggerla ma poi la curiosità prevalse. “So’ che mi odierai” continuava la lettera e tra quelle poche ma intense righe,scoprii che mia madre aveva una rara malattia infettiva ed essendo peggiorata aveva solo
qualche giorno di vita. Fu per questo che se ne andò.
La mia piccola Dafne è nata. Ho pianto tanto e sono contenta che un giorno,insieme a
quella storia, potrò raccontare a Dafne che si chiama proprio come sua nonna.
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione, panchina
Antonella: Erano ormai due anni che il signor Mauro era rimasto solo, la mattina andava sempre in piazza dove c’era la sua amata panchina. Andava lì e ci restava le ore:
quella panchina era davvero molto speciale per lui. Quando andava lì c’era sempre una
gran pace ma il momento che preferiva in assoluto era quando verso le 16:00 i bambini delle elementari uscivano da scuola e insieme ai loro nonni venivano in piazza e
stavano un po’ lì in tranquillità. Anche Mauro avrebbe tanto voluto un nipotino invece
126
non aveva nessuno a parte un figlio che ormai da molti anni era in Canada e che di
tanto in tanto lo veniva a trovare. Quella panchina era speciale per Mauro, era lì che
tutto era iniziato e era lì che tutto era anche finito. Era lì che lui e la sua futura moglie si
erano incontrati in una calda giornata di luglio, era lì che trascorrevano le loro giornate
a parlare di futuro, aspettative e figli. Lì Mauro aveva chiesto a sua moglie di sposarlo
e lì la moglie gli aveva detto di aspettare il tanto desiderato figlio. Quella era la loro
panchina, c’erano incisi i loro nomi e anche quando litigavano bastava che si sedessero
lì e si guardassero negli occhi tutto si aggiustava. Un giorno sua moglie sulla loro panchina gli disse che aveva una grave malattia che l’avrebbe fatta morire in poco tempo.
Qualche giorno prima della morte, sua moglie e Mauro si sedettero sulla panchina, si
diedero un ultimo bacio. Una mattina arrivato in piazza vide qualcuno sulla sua panchina, nessuno si era mai permesso di sedersi su quella panchina, era di Mauro, tutti lo
sapevano eppure qualcuno lo aveva fatto. Mauro gli si avvicinò subito e riconobbe suo
figlio, era molto cambiato dall’ultima vola che l’aveva visto. Mauro si sedette accanto a
lui, il figlio gli chiese di trasferirsi in Canada. Mauro provò a ribellarsi dicendo che poteva benissimo cavarsela da solo ma il figlio era molto deciso. Dopo una settimana Mauro
partì per il Canada ma prima di partire passò a salutare per sempre l’amata panchina.
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione, chiesa
Maria: Margherita tutti i giorni passava davanti alla chiesa del suo quartiere insieme
alla sua mamma. Ogni volta che ci passavano davanti la mamma guardava la chiesa e
sorrideva. Quella era la chiesa dove lei si era sposata e quindi le faceva venire in mente
tanti bei ricordi. All’età di 27 anni Margherita doveva trovare una chiesa dove sposarsi
e pensò subito a quella chiesa che vedeva tutti i giorni da bambina. Quel giorno tanto
atteso arrivò e Margherita finalmente si sposò. Ma con il tempo Margherita diventò
triste, depressa, la madre si rese conto che qualcosa non andava ma Margherita diceva
sempre che andava tutto bene, ma un giorno la madre andò a casa della figlia, Margherita non voleva aprire ma poi cedette, aprì la porta e la madre vide una terribile
immagine, Margherita aveva un livido all’occhio. Confessò: il marito era violento e
spesso la picchiava. La madre provò a convincere la figlia che bisognava denunciarlo ma Margherita non ne voleva sapere, diceva che sarebbe cambiato. Ma una notte
Margherita andò a casa della madre ricoperta di sangue, il marito l’aveva picchiata
ancora. Il giorno dopo andarono in commissariato ma per andare li passarono davanti
alla famosa chiesa ma Margherita a stento ci fece caso. Tornò a vivere con la madre e
di lì a poco conobbe un ragazzo fantastico sempre gentile carino e responsabile e con
127
lui Margherita ebbe un figlio, tutti e tre andarono a vivere insieme felici e contenti, in
un appartamento che affacciava proprio sulla chiesa.
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione,edicola della piazza
Andrea dM: In una mattina d’aprile il signor Luca, un anziano di 80 anni rimasto solo, va
come al solito a comprare il giornale. Arriva davanti l’edicola di fiducia,ma c’è un imprevisto, l’edicola è chiusa per lutto. Il signor Luca, molto amareggiato, decise di avviarsi
verso l’edicola della piazza per acquistare il giornale da lui tanto desiderato. Arrivato
all’edicola chiede al giornalaio Il messaggero. Luca si avvia verso casa quando decide di
leggere il giornale su una panchina, si siede, apre il giornale e con grande stupore vede
che quel giornale non è Il messaggero! Così molto infuriato, si incammina verso l’edicola ma… l’edicola era sparita! Proprio in quel momento passa Marco, un suo amico
di vecchia data, Luca racconta a Marco la sua disavventura e lui per tutta risposta si fa
una grossa risata e poi dice che quel tipo aveva truffato anche lui! La mattina seguente
Luca decide di appostarsi in piazza in cerca del giornalaio ed ecco che poco dopo lo
vede arrivare con un pacco di giornali sotto mano. “Ora ci penso io!” pensa tra sé. Il
signor Luca va a chiamare i suoi amici, truffati anche loro, e tutti insieme cacciano il
truffatore dalla loro città!
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione, foto dell’angelo della chiesa
Damiano: Tutte queste storie gli sono passate davanti agli occhi! Ma quante cose non
riusciva a vedere, quante avventure non poteva vivere, sempre bloccato nella sua posizione, senza la possibilità di girarsi. La curiosità di vedere dietro le sue spalle era
fortissima, sentiva urla, risate ma non poteva vedere….
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione,Palmiro Togliatti
Giulia L: Saranno le 7 , boh 7.30 ! Sto passeggiando per via dei romanisti, no, forse era
un’altra via, va beh, vicino al semaforo si fermano due macchine , o forse una moto e
una macchina, no, due biciclette, no no, erano due macchine, una vicino all’altra e vedo
due ragazzi un maschio e una femmina. Lui ha i capelli biondi, no castani, no, erano
rossi, e avrà avuto più o meno 20 anni e gli occhi blu o forse verdi. Lei è castana, porta
i capelli raccolti, no, sono sciolti, gli occhi sono scuri scuri o forse verdi e avrà appena
18 anni ma lo capisco solo perché sta guidando, altrimenti gliene avrei dati di meno
.Si guardano per qualche secondo, anche di più, e sembra che si conoscano da una
128
vita. Lui ad un certo punto le lancia un bigliettino , probabilmente sarà il suo numero
di telefono! Lei è tutta contenta .Ma la cosa più strana è che sono 10 anni che questa
ragazza passa di lì con la bambina, o forse è un bambino, che ha avuto dal ragazzo di
quella mattina . Ogni tanto li vedo passare tutti e tre e sembra che sia una famiglia
veramente felice
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione,parco degli acquedotti
Alice: E’ una domenica pomeriggio di un giorno di primavera, c’è un sole forte e quattro
ragazzi che si trovano a Roma per studiare, decidono di fare un pic-nic al tanto sentito
parco degli acquedotti. Dopo aver mangiato, si mettono a riposare. Tutti, tranne uno,
John, che decide di andare a scoprire quali bellezze nascondesse quel grande parco.
Camminando, e osservando, il ragazzo vede di tutto… Gente che fa pic-nic, gente sdraiata a prendere il sole come fosse al mare, gente che si allena, gente che corre, bambini
che giocano e si rincorrono, innamorati seduti sull’acquedotto, ragazzi che giocano a
pallone, persone che vanno a fare una passeggiata per respirare un po’ d’aria buona.
John, prova un senso di libertà guardando tutte quelle belle situazioni, ma soprattutto
guardando quanto verde e quanta storia dietro avesse quel parco degli acquedotti.
Non sa perché, ma si sente così bene... Vuole comunicarlo ai suoi amici, quindi torna
da loro e scopre che tutti avevano provato le stesse sensazioni. Gli studi finiscono e i ragazzi tornano nelle proprie città. Ma un senso di tristezza li pervade e pensano spesso
a quella bella giornata al parco degli acquedotti ed alle splendide sensazioni provate.
Così capiscono che sarebbero stati felici solo tornando a vivere a Roma, perché le
emozioni che si provano in questa città sono troppe…e indimenticabili… Prendono in
affitto una casa vicino al parco degli acquedotti e ogni volta che possono tornano lì a
fare un pic nic o anche solo una passeggiata per riempire il proprio animo di bello
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione, fermata metro
Veronica: Ad un tratto ero bambino,sembrava come se mi trovassi in uno di quei vecchi film di Charlie Chaplin. Mi trovavo fuori alla stazione metro “Giulio Agricola”. Ero
solo,seduto su uno dei scalini che portano ai binari. Davanti a me c’era un uomo. Tre
ragazze, che ridevano e scherzavano, sostavano davanti al botteghino, perennemente chiuso. Il cielo era plumbeo e in quella giornata apparentemente placida tutto mi
aspettavo fuorché quello che accadde pochi istanti dopo. Prima una luce accecante poi
un frastuono sordo mi riempì le orecchie sembrava che i timpani mi stessero per implo129
dere da un momento all’altro. Fu un attimo : urla di terrore e grida si cominciarono ad
udire all’interno della stazione , le poche persone che erano all’interno cominciarono a
fuggire spaventate. Da cosa stavano scappando? Avevo gli occhi spalancati, il cuore mi
rimbombava nel petto,gocce di sudore freddo mi scendevano sulla nuca e nonostante
tutto non seguii quelle persone spaventate. Rimasi lì,immobile,senza né la forza né la
volontà di muovermi. Tenevo le ginocchia strette tra le braccia e la testa nascosta dalle
gambe,ero rimasto solo. Dopo qualche minuto di silenzio sentii dei passi, dalla metro
uscì un signore vestito completamente di nero, con cappello e ombrello in tinta. Era
alto con una lunga barba grigia. Prima mi scrutò poi con tutta la tranquillità del mondo mi chiese se i miei genitori mi avevano abbandonato. Io non riuscivo a parlare e
feci semplicemente “no” con la testa guardando in basso . Quel signore poi si sedette
vicino a me. Mi mise una mano sulla gamba sinistra e cominciò ad accarezzarla poi
cominciò a darmi baci che partivano dalla guancia fino a scendere su tutto il collo, ma
io non riuscivo ad avere una reazione ero scioccato e paralizzato. Il mio cuore batteva
forte e pian piano quella mano si avvicinava sempre di più alle parti più intime del mio
corpo e non erano più delle semplici carezze. In un attimo mi ritrovai con la mia mano
nei suoi pantaloni. Non sopportavo quella visione , avevo paura,non avrei mai voluto
essere lì,ma l’unica cosa che fui in grado di fare fu di chiudere gli occhi.
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione, stazione Tuscolana
Fabiana: Sono Sara, provengo da una famiglia povera e per prendermi cura di mia
madre malata devo lavorare molte ore al giorno. Non ho molto tempo da passare in
compagnia dei miei amici e per questo vengo spesso derisa da uno di loro: Lorenzo.
L’unica persona in grado di capirmi e rendermi felice è il mio migliore amico Marco.
Una sera mentre tornavo da una stancante giornata decido di fermarmi a riposare su
un muretto dietro la ferrovia della stazione Tuscolana, in quel momento arriva il treno.
Andrea P: Sono Marco, appartengo ad una famiglia ricca e ho molti amici tra questi la
mia migliore amica è Sara. Una sera dopo una fantastica giornata passata con i miei
amici decido di trascorrere qualche minuto in più con Lorenzo per capire il motivo per
cui prende sempre in giro Sara. Ci fermiamo sulla riva del fiume.
Fabiana: Arriva un treno si ferma proprio davanti a me, non è uno dei soliti piccoli e
rossi treni che passavano di lì, questo è verde, bianco, rosso e grande con quattro piccoli faretti dei quali solo due accesi. Anche se ero un po’ impaurita decido di salire e
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vedo Marco, stupita e rassicurata mi siedo davanti a lui e il treno parte. Viaggia per la
via lattea fermandosi in prossimità delle costellazioni Sagittario e Perseo, in corrispondenza di queste fermate salgono due bambini che mi raccontano dell’incidente che gli
era appena accaduto, la nave dove si trovavano si era schiantata contro un iceberg e
questo mi suggerisce che la destinazione del loro viaggio sia l’aldilà…
Andrea P: Sono Marco, sulla riva del fiume dopo aver parlato una buona mezz’ora con
Lorenzo mi rendo conto che è tardi, ci alziamo ma Lorenzo perde l’equilibrio e cade nel
fiume, io mi getto per cercare di salvarlo e ci riesco, ma una forte corrente mi travolge…
Fabiana: Durante il nostro viaggio prometto a Marco che qualunque cosa sarebbe accaduta su quel treno noi saremmo rimasti sempre insieme…
Andrea P: L’acqua era congelata e le continue ondate non mi facevano restare a galla,
da sotto vedevo delle innumerevoli bollicine d’aria uscire dalla mia bocca e salire in
superficie ma io non ci riuscivo, avevo freddo…
Fabiana: Tornando a casa vedo tutti i miei amici riuniti attorno al fiume, si avvicina
Lorenzo e mi spiega che marco era morto per salvargli la vita
Musica. Movimento generale. Cambio proiezione,Insegna luminosa di Cinecittà
Martina: Sono bella, famosa, luminosa, voluminosa e luminosa… quasi brillante! Sono
ammirata a fotografata da tutti! Attori, attrici, conduttori, registi passano sotto il mio
naso, alzano lo sguardo e sgranano gli occhi con l’espressione del viso estasiata e sbalordita. Eh sì sono veramente bella lo ammetto! E ho fatto tanti film che hanno vinto
molti premi e riconoscimenti! Qualcuno anche l’Oscar pensa un po’ tu! Oggi mi hanno
spenta. Mi hanno staccato la luce, poi per quale motivo non l’ho ancora capito eh, ma
ho deciso di indagare per capire cos’è successo. Sono passati due interi mesi e di cose
ne sono cambiate… Anche io vorrei protestare con loro. Fanno bene a protestare e
fare tutta questa confusione… mi hanno spenta! Vedete un po’ voi se non dovevano
fare tutto questo trambusto. E oltre tutto sapete perché mi hanno spenta? Mi hanno
spenta a causa di questa cavolo di crisi che danneggia sempre di più la città. Stanno
occupando e manifestando per dimostrare tutto il loro dissenso ( e anche il mio). Lo
stanno facendo molto bene con striscioni e scritte, alcuni dipendenti molto spesso
dormono anche qui. Sono passati due anni, sono ancora spenta ,ricoperta di polvere
e oltretutto anche in un pessimo stato (pensa chi mi vede!! Che brutta figura)…
131
Ma dopo tutto questo tempo trascorso ad aspettare, e a peggiorare il mio aspetto,
finalmente oggi mi hanno l’energia. Sono tornata finalmente a splendere come non
mai e devo ammettere che neanche ho fatto tanti sforzi per tornare così bella. Sono
l’insegna degli studi di Cinecittà!
Damiano: Ecco, queste sono solo alcune delle storie che non ho potuto vedere, non ce
la facevo più, avevo voglia di girarmi, una voglia matta! Ma non lo avete ancora capito?
Sono io l’angelo della chiesa di don bosco!
Tutti intonano e ballano il rap dell’angelo
Sto qui da molto tempo che ho perso il conto
Sempre le stesse cose sembro tonto
Le cose più belle sono i matrimoni
Tutti festeggiano tra canti e suoni
Oltre alla gente che si inchina
Purtroppo c’è gente che dorme su una panchina
Non mi posso girare
E neanche grattare
Se mi picchi ti fai male sono tosto
Sono la statua della chiesa di don bosco
FINE
132
Tales and
misteries in Cinecittà
Istituto Istruzione Superiore “Jean Piaget”
Authors: Damiano Belfiori, Giorgia Ciccacci, Maria De Candia, Andrea Della Morte,
Roberta Foltram, Giulia Lampidecchia, Alice Papa, Andrea Passamonte, Fabiana
Renzi, Giulia Ricottone, Veronica Timperi,Martina Toderi, Antonella Tomasone, Giulia
Sanitate, Chiara Pochesci
Don Bosco square on the backdrop.3 p.m. A homeless sleeps on a bench. Another
bench is empty. School is over and three guys are sitting on the bench before getting
home. Andrea goes first on stage, then Martina and Roberta follow him.
Martina: Andrew wait!
Andrea: Come on! Hurry up! The bus is coming!
Roberta: Hurry! What about a joint before getting home?
Martina: Another joint?! Uff! I feel so excluded (kept out) in these moments!
Andrea: Martina, stop annoying us! Roberta, it’s a good idea! Roll it!
Roberta: I rolled it when I went to the bathroom (takes out the joint) Here you go
Andrea, Light it..
Andrea: Martina, do you want a toke?
Martina: Not for me!
Roberta: Do you remember when you did had a toke?
Everybody laughs
Andrea: Oh! So good!
Roberta: It’s good isn’t it? That’s Fausto’s weed!
Andrea: Good!
Roberta: I think so, but now swap it(pass on)! I’d like to taste it, at least!
Andrea passes on the joint to Roberta
Andrea: Don’t you feel like something is different today here in the square?
Martina: No Andrea! I think you’re just wasted(gone)!
Roberta: I also feel something strange today
Martina: Indeed you’re gone too!
Roberta: Don’t you see he’s no more there?
Martina: What are you saying?
133
Roberta: Have a look! He’s gone
Andrea: You’re right! He vanished
Martina: I can’t believe it! It’s true!
Alice e Giulia L come on stage
Giulia L: Would you believe? That’s what he said to me! You know me, i got
completely crazy! So I bore up, I took a breath and you know what I said? Uh? You
know what? Oh! Are you listening to me?
Alice: NO, really…He’s no more here!
Giulia L: What are you talking about? What is no more here?
Alice: Look over there!
Giulia L: It’s impossible! He disappeared!
Alice: It’s unbelievable!
Giulia L: Right...unbelievable! Let’s take a picture, otherwise nobody’s gonna believe us!
The girls take a picture. An old woman and her grandson come on stage(come in)
Vecchietta: Come on! Hurry up! We have to go to the grocery store!
Nipote: Alright granny, I’m on my way
Martina: This is not possible! He’s no more here!
Nipote: Granny! Have a look over there! He vanished!
Vecchietta: Don’t try to find an excuse! We must do the shopping!
Nipote: But this is an extraordinary occurrence, granny! Wait a minute!
Vecchietta: I must go and do the shopping!
Nipote: Listen, have a sit here for a moment, and let’s try to find out what’s
happening (to Martina) Excuse me, Would you let my grandmother sit there?
Martina: Of course! Here you are, madam!
Martina stands up, The old woman sits down
Roberta: Ehi guys! Can you tell me what’s happening? I don’t understand!
Background bustle. Antonella e Giorgia come in(on stage)
Antonella: What a mess? What the hell is going on?
Giorgia: That’s what I’m asking too!
Antonella: This square became very hard to live in by now!
Giorgia: Clear the way! Go, go, go!
Antonella: Who’s there? Is the Pope coming here?
134
Andrea P comes in and hits Giorgia
Giorgia: Ehi! Are you blind? Get lost, idiot!
Andrea P: First of all, miss, tone down and try to use a most suitable language for a
conversation between respectful people!
Giorgia: Ehi mister “I-know-everything”, who do you believe you are? Let it fly! I’m in
a hurry!
The teacher (Giulia R) comes in and gets close to the young men on the bench
Giulia R: Dudes! What are you doing here?
Andrea: Nothing!
Martina: Good afternoon, miss!
Giulia R: Why aren’t you at home? School has been over for one hour!
Martina: Miss! He disappeared!
Giulia R: I thought you didn’t smoke weed, do you? (Are you hallucinating)?
Martina: No, miss! He really disappeared! Look over there!
Giulia R: Damn! You’re right! How can it be?
Andrea dm: I actually had a strange feeling this morning, as if something important
and unexpected was going to happen… At first I thought I could get a good mark in
math test, but when I realized I got the usual.. I started to think I was completely
wrong…
Andrea P: Don’t you read newspapers? They’ve been talking about the requalification
of the neighborhood for months. The plan shall include, in particular, clearing and
decoration operations. They definitely carried it away to restore it. It was difficult even
to see his real colour! Was it white? Or grey? And, above all, did he naturally have
those black stains or did smog, elements and pigeons soil it?
Antonella: You’re just a mouth-breather! What are you saying? In your opinion, how
did they manage to take him down without a sort of scaffolding? Unless you think
they did the whole thing in a night time. That’s a good idea you may be right! After all
in Italy when something has to be done it’ll be done as fast as possible…
Martina: Alright! Like in the orbital road! A block of wall came down last winter because
of a landslide and they haven’t repaired it yet!
Giulia R: It’s not possible! Are we all living an collective hallucination?
Andrea P: There must be a logical motivation!
Giulia L: He could be flown down…
Martina: This is not a logical motivation!
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Alice: We should call the police!
Andrea dm: Better call the fire brigade!
Vecchietta: Yees! Firemen are so cute, I love them! They are so strong and robust that
make your desire to live burn again!
Nipote: Granny! Please forgive her…
Martina: What do you think firemen can do? This is a miracle!
The nun comes in
Suora: Ladies and gentlemen, believers. God punished us. Our sins didn’t pass
unnoticed. There were several God’s signal, but we weren’t able to hear them. So He
punished us taking us away what we cared most.
Roberta: Really?
Everybody is silent. The homeless stands up.
Barbone: I know why he went away. (He has been here for so long that not even he
could remember how long). Every our, every day, every year he has been looking
towards the same direction. Of course he was aware of the positive aspects of
his situation. He has been seeing lots of people enjoying theirselves, growing up,
meeting as well as lots of people suffering and arguing. Weddings were the greatest
moments, when the square became full of music, flowers, happiness, elegant people.
On the other hand funerals were the darkest and saddest moments: that people
passing away have used to cross the square many times in their lifetime and He has
been seeing them, every single time.
Music. Change of projection: The bus stop background appears instead of the square
one. Everybody moves. Change of scene lights
Giorgia: It was the end of August, 1987; I was only 5 but I remember everything as
(if) it was yesterday. My mother and me were there, like every afternoon. My mother
worked in an ice cream shop, next to the bus stop of the line 502; the stop wher my
whole life changed! The bus 502 arrived, but this time something went different. My
mother got up and said to me:”Martina, wait here: your grandmother will come and
pick you up in minutes”.. Unfortunately, my Grandmother never came. I finally understood that my mother had abandoned me. I still remember every detail: I was wearing a pink dress which I used to love whereas my mother was wearing a pair of jeans,
the one she kept for (special occasions). Her hair though was a little ruffle; that was
136
strange since she would have never gone out with her hair in that way. I stood there
for an hour, then somebody brought me to the police station where I finally saw my
grandmother. I moved soon to her house, the school began few days later and I had
to pass by that damned bus stop, every single day. Days kept on passing as well as
years…But one day the story of that bus stop suddenly changed. His name was Gabriele, he was blond guy with wonderful green eyes and in a matter of seconds I realized
that those eyes were going to be my liberation. Gabriele became my husband two
months ago. Now I’m nine month pregnant, about to deliver a baby. Few days ago I
discovered a letter in my mother’s jewelry box. I have never opened that box for ages,
as well as all my mother’s stuff, after all. “My dear love” were the first words written;
I stopped and waited a minute, then I got very curious and decided to go on. “I know
you’re going to hate me…” were the following words, and in few other intense words
I found out that my mother used to have a rare and very infective disease and, since
she was getting worse, she only had a handful of days to live. That’s why she went
away. My little Dafne (is) born. I cried so much and I do really am happy taht one day
I will be able to tell her she’s keeping her grandmother’s name, along with the whole
story.
Music. Everybody moves. Projection changes: bench.
Antonella: Mister Mauro had been staying alone for two years now. Every morning he
used to go to the square, where his beloved bench stood. He went there and stayed
for hours: that bench should have been really special for him. When he was here
everything seemed so peaceful, but the moment he liked most was when, at about
4 p.m., children exited from school and they went with their grandparents to spend
some time in the square. Mauro would love to have a grandson , but Unfortunately
he was alone on earth, except for his son, who , however, moved to Canada long time
ago, and who rarely came and visit him. That bench was so special for Mauro, since
everything began as well as was over in that precise place. There his wife and him
met for the first time in a sunny day of July and there they used to spent most of the
day, talking about future, expectations and children. There Mauro asked his wife’s
hand and there even his wife told him she was pregnant. That was definitively their
bench, there were even their names carved on, and even when they argued, sit there
and look themselves in the eyes was enough to find again the peace, everything was
OK again. One day his wife, sitting as usual on the bench, told him she was seriously
sick and that her disease would kill her in a short while. A few days before her death,
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Mauro and her wife sat together for the last time on the bench and he gave her a last
kiss. Not long time later, as he was getting closer to his bench he noticed a man already sitting there; Nobody had ever attempted to be so rude since that was Mauro’s
bench, everybody knew! And yet somebody dared! As Mauro came close to him he
quickly recognized that man: he was his son, looked very different since the last time
Mauro had seen him. Mauro sat beside him and his son asked him to move to Canada
to stay with him. At the beginning Mauro tried to refuse saying he could get by all
by himself, but his son appeared to be very determined. A week later Mauro flew to
Canada, but before the departure he greeted for the very last time his beloved bench.
Music. Everybody moves. Projection changes: church
Maria: Margherita used to pass by the church of the neighborhood with her mother
every day. Each time they passed, her mother looked at it and smiled. She got married in that church long time ago, and that’s why it recalled her lots of memories.
At the age of 27 Margherita was searching for a church to celebrate her wedding,
so, first of all, she thought about that church which she used to see when she was a
child. Finally the desired day came and Margherita got married. But as time passes,
Margherita became sad and dejected; her mother realized that something wasn’t
working but Margherita kept on saying that everything was ok, until her mother
visited her daughter’s house. Margherita didn’t want to, but eventually she opened
the front door so that her mother could see a terrible image: she had a big bruise on
her eye. Margherita admitted everything: her husband was so violent and he often
beat her. The mother tried to persuade her daughter that she should bring an action
against the violent husband, but Margherita didn’t want to, she was sure that everything would be ok. Nevertheless one night Margherita went to her mother’s house
having her face covered in blood; her husband had beaten her again. The next day
they managed to get to the police station, but in doing this they passed really close
to the church; this time Margherita didn’t barely care about that. She moved to her
mother’s and in little time she knew a fantastic guy who used to be really kind and
responsible to her. They had a baby and all the three of them moved to a flat to start
a new and better life. By the way, the flat put forward the same church!
Music. Everybody moves. Projection changes: news-stand
138
Andrea dM: In a sunny morning of April Luca, an 80-years old widowed man goes,
as usual, to the news-stand to buy a newspaper. He arrives in front of his trusted
news-stand but something goes wrong: the new-stand is closed due to bereavement.
Mister Luca, a bit saddened, decides to go toward the square’s news-stand in order to
get the newspaper he desires. He arrives in front of the seller and asks for “Il Messaggero”, his favourite newspaper. Then he’s getting back home when he decides to have
a sit on a bench and read the newspaper. So he sits, opens the paper and completely
astonished he realizes that the newspaper he’s about to read is not “Il Messaggero”!
He’s getting very angry, but as he gets back to the news-stand he can’t see it…The
news-stand disappeared! In that real moment Marco, a longtime friend of his, passes
by him. Luca starts telling his bad story but before it ends Marco bursts out laughing.
Then he tells Luca that the news-stand guy has already cheated him! Next morning
Luca decides to lie in ambush in the middle of the square, waiting for the news-stand
guy and in a couple of minutes he’s able to see him coming with a package full of
newspaper in his hands. “I’ll handle it!” he thinks. So he calls his friends who have
been cheated by the false seller and all together they banish the impostor from the
city!
Music. Everybody moves. Projection changes: picture of the church’s corner.
Damiano: All these stories occurred in front of his eyes! However he wasn’t able to
see many other things, to live other adventures, because of his stucked position, having no possibility to turn his gaze. He was really curious to look behind his back, he
could hear screams and laughs, but couldn’t see anything…
Music. Everybody moves. Projection changes: Palmiro Togliatti avenue
Giulia L: Could be 7 o’ clock, maybe 7.30 ! I was walking along Romanisti ave, no,
wait, maybe it was another street, anyway doesn’t matter. Two cars stopped in front
of the traffic light, perhaps a car and a motorbike, no, I guess they were two bikes, no
no, I’m sure they were two cars, one next to the other, and I saw a boy and a girl. He
had blond hair, or brown…damn! I meant red! And appeared to be 20 years old, with
blue (I’m not sure, maybe green) eyes. On the other hand she had brown hair which
she used to wear tied back, mmm, wait, the hair was down and her eyes were very
dark or green, I can’t remember; she could be at least18, but just because she was
driving, since appeared to be much younger . They looked each other for seconds,
139
maybe a little much longer and seemed they have been knowing for ages. At some
point he threw a little piece of paper to her; probably his phone number! She was
so happy. The strangest thing though is that she is passing by that street for 10 years
now, together with the baby she had with the man at the traffic light. Each time I see
the three of them walking together I think they should be a really happy family.
Music. Everybody moves. Projection changes: Aqueduct Park.
Alice: It’s Sunday afternoon of a spring day, the sun is strong and four boys who are
in Rome to study, decide to have a picnic in the well-known Aqueducts Park. After
eating, They rest on the grass. All of them but one, John, who decides to go and find
out the beauties hidden in that huge park. So he starts walking and observing and
this way the boy sees everything... People having picnics, like him with his friends,
people sunbathing as they were at seaside, people who exercise, people running,
children playing and chasing each other, lovers seated on the ruins of the aqueduct ,
boys playing football, people going for a walk to get a breath of fresh air. John feels a
sense of freedom looking at all those beautiful situations, but feels even better thinking about the history of that ancient place which now is covered in grass. He can’t
say why but he feels so good ...He decides to tell all hi sensations to his friends, so he
comes back to them and finds out that they all felt his own vibe. The studies come to
an end and the boys have to return to their cities. But a sense of sadness pervades
them and they often happen to think back to that beautiful day at the Aqueducts
Park and to the extraordinary feeling they had. So they understand that they would
be happy just going back to live in Rome, because the emotions you feel in this city
are so many ... and really unforgettable ... Thus they rent a house near the Aqueducts
Park and whenever they can they use to return there to have a picnic or even just for
a walk to fill their soul with the great beautiful of that ancient.
Music. Everybody moves. Projection changes: underground station
Veronica: All of a sudden I was a kid, it seemed as if I was in one of those Charlie
Chaplin’s old movies. I was just out of the underground station “Giulio Agricola”. I
was alone, sitting on one of the steps that lead to the tracks. In front of me standed
a man. Three girls, who were laughing and joking, stayed in front of the ticket office,
closed as usual. The sky was leaden and that apparently calm day I could expect
everything but what was going to happen a few moments later. A blinding light earlier
140
and then a dull uproar almost broke my ears; it seemed like my eardrums were about
to implode in a matter of seconds. It lasted a moment; then I began to hear scream
and shouts of terror, coming from inside the station; the few people still inside began
to run away as fast as they could. What were they escaping from? My eyes were wide
open, my heart kept on beating hard in my chest, drops of cold sweat were running
down my back, but despite that I didn’t follow those people running away. Instead
I remained there, paralyzed, not having the strength nor the will to move. I hugged
tightly my knees with my arms and I hid my head between the legs, I was alone now.
After a few minutes of silence I suddenly heard footsteps, and a black-dressed man
came out from the station, with a hat and an umbrella, both black. He was tall with a
long gray beard. First of all he looked me up and down, then he asked me very calmly
whether I had been left ther by my parents. I wasn’t able to say a single word, so I
simply shook my head keeping my gaze down. The man then sat down next to me. He
put a hand on my left leg and began to caress it; after a while he also began to give
me kisses, starting from cheek down to the neck, but, again I wasn’t able to react at
all; I was shocked and paralyzed. My heart was beating faster and faster as his hand
was slowly getting closer to my private parts and it was no longer caressing me. In an
instant I found myself with his hand in my pants. I could not bear(stand) that vision,
I was afraid, I would have never wanted to be there, but the only thing I managed to
do was to close my eyes
Music. Everybody moves. Projection changes: Tuscolana train station.
Fabiana: I’m Sara, I come from a poor family and in order to take care of my sick
mother, I need to work many hours a day. I don’t have much free time to be spent
with my friends and for this reason I am often mocked by one of them: Lorenzo. The
only one who can understand me and make me happy is my best friend Mark. One
night while I was getting home from a (heavy) day I decided to stop for a while and
rest on a wall behind the railway statio; in that real moment I saw the train coming.
Andrea P: I’m Mark, I belong to a rich family and I have many friends; among them
my best friend is Sara. One night, after a great day spent with my friends I decided
to spend a few more minutes with Lorenzo to understand why he’s always mocking
(fooling) Sara. So we stopped on the river bank.
141
Fabiana: A train is coming and stops right in front of me; it’s not one of the usual small and red
trains that use to travel in this area, no. This one is green, white, red is big and has four small
spotlights but only two of them are on. Even though I’m a bit scared I decide to get onboard
and I clearly see Mark. I feel surprised but also reassured so I sit down in front of him just
before the train leaves. It travels through the Milky Way, stopping near the constellations of
Sagittarius and Perseus, and at these stops two kids jump on the train. They tell me about an
accident which just occurred to them, id est that the ship they were on crashed against an iceberg. This suggests me that the final destination of their journey is the afterlife...
Andrea P: I’m Marco, I’m on the river bank and after I’ve spent almost an hour talking to Lorenzo, I come to realize that it’s too late, so we get up, but Lorenzo loses his balance and falls
into the river; I throw myself in order to save him, and I manage to do so, but a strong current
crush me ...
Fabiana: During our trip I promise to Marco that we would be together forever, whatever will
come in that train would happen on that train us we’d be together forever…
Andrea P: The water was frozen (ice cold) and the waves that was keeping on coming, they did
not make me stay afloat; I could see from below countless air bubbles coming out from my
mouth and rising up to the surface but I couldn’t, I wasn’t able to... I was so cold…
Fabiana: On the way home I see all my friends rounded up next to the river, then Lorenzo
comes closer to me and tells me that Marco had died to save his life
Music. Everybody moves. Projection changes: Cinecittà neon sign.
Martina: I am beautiful, famous voluminous and bright ... almost brilliant! I am admired and
photographed by everybody! Actors, actresses, conductors, directors, they all pass under my
nose, they look up and when they see me, they open their eyes wide with enraptured and
amazed facial expression. Yeah I’m really nice I must say it! And I made a lot of films that won
many awards and honors! Some of them even took an Oscar! Today they turned me off. They
pulled off the light, can’t find the reason why by now, but I’m investigating to figure it out. It’s
been two months ago and lots of things changed... I would like to protest with them too. They
are right to protest and make all this noise ... I have been turned off! They’re obviously right
in making such a hustle. And could you imagine why they turned me off? I was turned off
because of this unbearable crisis that’s damaging the city more and more. They are occupying
and demonstrating to show their disagreement (and also mine). They are doing very well with
142
banners and graffiti(signs), some employees even use to sleep here frequently. Two years have
gone, but I’m still off, covered in dust and, moreover, in an awful state(situation) (What can
those who see me think?!! That’s a shame!)... But after all this time spent in waiting, and in
worsening my appearance, today I finally got back the energy. I’m finally shining back like never before, and I must admit that I haven’t done so many efforts to return so beautiful. Yes, I’m
the (light) sign of Cinecittà studios!
Damiano: So, these are just a few stories he hasn’t been able to see…And who knows how
many other stories he couldn’t see…
Martina: Excuse me Sir, why are you so sure?
Andrea P: Indeed! You talk so much, seems like you know everything! You’re acting like a knowit-all (smart aleck)
Antonella: Look who’s talking!
Barbone: I know, I see
Giulia L: He knows, he sees!
Roberta: I think this guy has a better weed than Fausto’s!
Andrea dm: Let’s ask him for some!
Roberta: Not now! The teacher is hereby! We arent’ gonna miss him, he always sit here on the
bench
Andrea dm: Really? I’ve never seen him before…
Nonna: What is the guy saying? Did he see him? Then he should tell us where he is! Ehy boy,
no more misteries! Did you see him? Where is he? Did you take him away? Talk! Put him back
on place
Nipote: Granny, calm down! He doesn’t know anything..
Giulia L: Excuse me ma’am, don’t say nonsense, how can a single person ever to climb up there
and take him down? It ‘s simply impossible!
Antonella: Make this woman shut up! She doesn’t understand anything!
Nonna: Ehy, listen! I understand and I hear everything! I’m fine you know?
Andrea p: Stop arguing, please. What’s done is done, now we must look forward. Let’s make a
request to the municipality of Rome to get a new one, that’s all
Martina: You’re an insensitive! After all these years with him, under his watchful eye ... you
would just replace it with another, so lightly?
Andrea p: Girl, forget this unnecessary sentimentality. That is a mere piece of stone,
not a living being!
Suora: I cannot hear these words! A piece of stone? Be careful; God hears everything!
I hope I’ll see you in church tomorrow: you have to confess to don Carlo!
143
Andrea p: Are you trying to tell me that there was a soul in there? A beating heart? Or
flowing blood?
Suora: When Don Carlo will know…
Barbone: Of course there’s a soul in there! Mine (my soul)!
Professoressa: Should we call an ambulance? The guy doesn’t seem to be fine
Nonna: Ambulance? Again? I told you I’m ok!
Nipote: It wasn’t for you, granny!
Barbone: I need no ambulance… I simply couldn’t stand it anymore, I wanted to turn
myself (I had a carving)! Haven’t you figured it out yet? I’m the Don Bosco Church
Angel!
Roberta: Are you really?
Barbone: There are too many things you take for granted, and too many wonders that
run around while you don’t even notice them. You are not aware of how beautiful is life
... live your life, events, people, feelings. It’s normal for you, I understand ... But for me
it isn’t. I’ve always seen life in pieces, in episodes. I’ve seen feelings growing but I could
know how they ended, I’ve seen people arguing and I still don’t know if they’ve made
it up, I have seen violence and I could intervene, I’ve seen love but I have not been able
to live it, I’ve seen it going away and I haven’t been able to catch it up; sometimes I felt
like it was still close behind me, but I’ve not been able to turn myself to ask it to stay.
Guys, you have a great fortune, the largest and the most obvious: you have your life in
your hand, so don’t throw it ...
Everybody sings and dance the angel’s rap.
I’ve been here for a long time
Seeing always the same things I look stupid
The most beautiful things are marriages
Everyone celebrates with songs and sounds
In addition to the people who bows
Unfortunately, there are people sleeping on a bench
I cannot turn myself
And not even scratch
If you hit me you get injured I’m really hard
I’m the statue of the church of Don Bosco
THE END
144
TheIstituto
dark
side of Virginia
Istruzione Superiore “Jean Piaget”
Autori: Marika Bonanni, Federica De Matteo, Asia Fantigrossi, Francesca Ferro, Mayra
Fraschetti Del Rosario, Carlotta Fratini, Alessandra Magni, Angelika Mamczura,
Hokume Mammadova,Giulia Oggiano,Alessandro Palumbo, Beatrice Pigrucci, Martina
Rotondo, Beatrice Salvitti, Luca Santarelli, Letizia Stampatore, Silvia Umbro
Una ragazza schizofrenica vive due vite, una nel presente e una nel passato. Nella vita
presente sta studiando i Promessi Sposi e si identifica con il personaggio della Monaca
di Monza, esistita nella realtà e di nome suor Virginia. Le vite delle due ragazze sono per
certi aspetti simili: entrambe le protagoniste hanno una duplice personalità e subiscono
dai genitori delle imposizioni sulle scelte personali che riguardano la loro vita e il loro
futuro. La seconda vita viene vissuta dalla ragazza come un sogno che ripercorre la
storia della monaca, dalla sua relazione con l’uomo conosciuto nel convento fino al
processo: nel primo sogno si ritrova nel convento della monaca, subito dopo l’omicidio
della conversa; nel secondo sogno si trova in tribunale dove subisce il processo.
Studiando il testo più famoso di Manzoni,
in classe sono nate alcune discussioni
sulla sorte di una donna lì nominata:
la Monaca di Monza che è stata condannata.
La storia di Virginia, la monaca piacente,
una giovane, allora, esistita veramente.
Murata viva in un convento
è morta lì, nel suo tormento.
La classe si è divisa tra l’accusa e la difesa:
alcuni le contestavano la decisione presa,
altri giustificavano il suo comportamento
perché costretta a fare a Dio il suo giuramento.
145
La triste storia da noi inventata
parla di una ragazza disturbata,
ha lo stesso nome della suora del Seicento
e il suo severo padre vuole far contento.
Piegata sui libri sta sempre a studiare
perché secondo lui si deve laureare,
ma nel pieno di uno studio matto e disperato
il mondo di Virginia si è presto trasformato.
La parte oscura della sua mente
ha preso il sopravvento veramente
e veli neri, crocifissi, preghiere, rosari,
in quel momento li ha resi reali.
Nessuno l’ha capito ma lei ha una malattia,
meglio conosciuta come schizofrenia.
Vivendo quella storia poi è stata processata
per il reato della conversa assassinata.
Duplice colpa in quel processo
l’aver ceduto alla carne, al sesso.
Murata viva in un convento
è morta lì, nel suo tormento.
La povera Virginia, leggendo quel racconto,
come la sua omonima sente cadere il mondo.
Sta chiusa in una stanza che è come una prigione
e la madre preoccupata cerca una soluzione.
Per questi problemi c’è la psichiatria
che tutti i suoi fantasmi potrebbe cacciar via,
ma anche i genitori dovrebbero aiutarla,
invece di star lì a pretendere e stressarla.
Riuscirà a guarire? Avrà una ribellione?
Agli spettatori la giusta decisione.
FINE
146
TheIstituto
dark
side of Virginia
Istruzione Superiore “Jean Piaget”
Authors: Marika Bonanni, Federica De Matteo, Asia Fantigrossi, Francesca Ferro,
Mayra Fraschetti Del Rosario, Carlotta Fratini, Alessandra Magni, Angelika Mamczura,
Hokume Mammadova,Giulia Oggiano,Alessandro Palumbo, Beatrice Pigrucci, Martina
Rotondo, Beatrice Salvitti, Luca Santarelli, Letizia Stampatore, Silvia Umbro
Studying the most famous text of Manzoni,
A debate came up in class
‘bout fate of a woman named there:
the Nun of Monza who’s been sentenced.
The history of Virginia, the pleasant nun,
a young woman who really existed then.
Buried alive in a convent
she died there, in her torment.
The class divided itself between defense and prosecution:
some instead contested the decision,
others justify her behavior
‘cause she’s been forced to make to God her oath.
The sad story we invented
about a “disturbed” girl,
who has the same name of Virginia
and wants his strict father to be happy.
Bent on books she’s always studying
‘cause he wants her to be graduated,
but in the middle of a crazy study and desperate
the world of Virginia changed very quickly.
147
The dark side of his mind
has taken over by now
And blacks veils, crucifixes, prayers, rosaries,
She’s made them all real.
No one realized she has a disease,
better known as schizophrenia.
Living that story she’s been on trial
(for the crime of “conversa” murdered.)
Double guilt in the process
having succumbed to the temptation of lust.
Buried alive in a convent
she died there, in her torment.
Poor Virginia, reading the story,
as her namesake feels the world falling down.
He’s locked in a room that is like a prison
and her worried mother’s looking for a solution.
For these problems we have psychiatry
that might chase away her ghosts,
but her parents should help her too,
instead of standing there expecting and stressing her.
Will she heal? Will she have a rebellion?
To viewers the right decision.
THE END
148
Pergatorium
Greifen Gymnasium Ueckermünde, Germany
Authors: Timo Schönhoff, Gustav Kenn, Miriam Leddin, Anna Wittig, Maria Ahlgrimm
Characters:
Phoenix (Devil 1)
Darcey (Devil 2)
Vincent
Mum
Dad
Lucifer
Lucifer’s advisor
ACT 1
Devil (Phoenix and Darcey) sitting in Hell at a table and talk
Phoenix: “Damn it, we are lose our power! Then also this Holy water. (Panic) Who
wants to poison us here?”
Darcey: (looks thoughtful) “Yes and just now! “
Phoenix:”Do you still remember how we can gain strength?”
Darcey (confused, asking): “Yes, exactly, that was ….. I have no idea.”
Phoenix (Very angry): “How can you forget, just like that? I have told you an hour
ago.”
Darcey: “Now don’t exaggerate... I’m just a little forgetful ...”
Phoenix: “It is not so hard to remember where it is though!”
(Phoenix reads from parchment)
Darcey: “Oh I see ... Well almost.”
Phoenix: “Well, let us look for even a victim.”
(Phoenix ignites fire)
“Well, well, that looks like a potential victim. With that person, I see no future
anymore .... “
Darcey: “My 13e sense tells me that this little one normally gets 97 years old ... 11
years old that’s really worth the investment!”
149
Phoenix: “86 by 2, which makes 43 for each of us.”
Darcey: “Let’s see ... his name is Vincent. He goes to this comprehensive school,
exactly HERE! (shows on map)!“
Phoenix: “Magnifico, then let us make his soul our own.”
Darcey: “Man, how to open the Gates of Hell again?”
Phoenix: “You must also explain everything! Just look on the back of your Amulet!”
Darcey: (hesitantly) “Apertite?”
ACT 2
Vincent is alone in the schoolyard. Devil goes dressed as human to him .
Darcey takes its Gameboy and throws it away.
Vincent: “Hey, What are you doing!”
(Phoenix pushes him against the wall)
Phoenix:”Listen boys, starting today we are your boss. You better do what we say! “
(Vincent wants to run away)
Phoenix: “Persto ...”
(Vincent stops)
(Darcey pushes him again against the wall)
(Darcey shakes Vincent’s bag and kicks the books away)
Darcey: “What have we here?
“Pass rather on who stands before you!”
(Phoenix and Darcey dramatic departure)
ACT 3 AT VINCENT’S HOME
(Parents argue)
Dad: “I have now to go to the office”
Mama: “This early? I’ve specially cooked for you!”
(Vincent comes in and mumbles to himself)
Vincent: “They fight again”
Vincent: “Helloooo?”
Mama: “Hello, and how was school?”
Vincent: “Yeah okay ... “
Mom: “Yes you can ever do your homework I’ll call you when dinner is ready..”
Vincent: “Yeah, all okay “.
150
Vincent is hiding
Durare Tempus: Everything freezes. The Devil changes body with man.
Phoenix explains what they do.
Dad: “Well okay; then I have to go too.”
Mom: “You’re going anyway to your secretary!”
Dad: “What do I do? I am the only one of us who is working and then you say
something like that?”
Mom: “Yes I’ve recently seen a love bite on your shirt and for sure it wasn’t from
me!”
Dad: “Of course it was yours. But you probably have Alzheimer. It’s enough for me. I
submit a divorce!”
(Vincent walks into his room)
Mama (is Darcey): “Phoenix, come back; he believed it!”
Papa (is Phoenix): “Well let’s change back again.”
(Phoenix and Darcey change back)
Vincent: “Why do they always fight because of me? Is this because of me? I don’t
want that all?”
(Crying)
Vincent: (looks in newspaper) „What is that?” “Let her not destroy your life; be strong
and defend yourself! Oh (Reads newspaper) Good idea. Then I wouldn’t have that
stress in school anymore! “
“I should confront the two newcomers and show them that I also could go if I
wanted! So I need a power, lots of power (trying to do push-ups) “One …. eh ….
hundred”
ACT 4 AT THE SCHOOLYARD
(Devils come towards Vincent)
Vincent: “I am no longer afraid of you!”
Phoenix: “Oh look Darcey what a big mouth the little one has!”
(Vincent wants to beat Phoenix in the face)
(Phoenix intercepts fist, turns Ann on her back)
Phoenix: “This little one, today you can have some fun!”
(Phoenix pushes Vincent towards Darcey; both fall down; Darcey loses amulet)
Phoenix: “You idiot! Come here, before it becomes embarrassing!”
Vincent: “What’s that?
151
(Vincent picks up the amulet and saying the dictum)
(Vincent - stumbling asking, comes in the hell.)
Vincent: “Apertite”
ACT 5 VINCENT IN HELL
(Vincent looks around in Hell, reads in hell Parchment sent, because Darcey want to
kill him)
(Vincent hears voices; the devil is hiding)
Phoenix: (angry) “How stupid are you? How can someone loses his Hell- amulet?!”
Darcey: “Yes, I cannot explain it either ...”
(Vincent finds Holy water)
(Vincent and Darcey sit down)
(Phoenix lays his head in his hands)
Phoenix (stressed): “Where, for the last time, have you seen it.”
Darcey: “I don’t know.”
Phoenix:”Boah, why do I have do with something like that?!”
Darcey: (sheepishly): “Sorry ...... but uhm, did you hear that?”
Phoenix: “Do not change the subject! Since we are devils, you’re only telling rubbish. “
(Darcey: excited by the noise; scared)
Darcey: “Ph-Ph-Phoenix”
(Vincent stands behind Phoenix)
Phoenix: “NO! Now you listen to this: I have kept myself back for 875 years! “
Darcey: “Phoenix, really, listen to me … da-da!”
Phoenix: “QUIET”
Darcey: “But ... but it ...”
Phoenix: “What? Who? You fantas ... “
(Vincent Pour holy water over Phoenix -> Dead)
(Darcey is mad at Vincent; Darcy pushes Vincent into the fire)
Darcey: “One last word, my dear?”
Vincent: “AHHHHHH”
(Vincent falls into the fire)
(Lucifer comes slowly inside, while clapping his hands)
Lucifer: “Wonderful, absolutely brilliant.”
Darcey: “Huh”
Lucifer: “I feel wonderful entertained.” “You know my demons and I thought that
152
you are too underexposed to be so cold-blooded. „ “We were obviously mistaken.”
Darcey: “Thank you my lord, what gives me the honour?”
Lucifer: “I wanted to say that I want to promote you. You’ll be the queen of hell.
Congratulations. “
Darcey (looks at Phoenix) “But actually Lucifer ... I want my sister back.”
Luc.Adv.: “For that you want to give up your reputation in the future?
Darcey: “She means a lot to me, without her I cannot cope anymore ... Please how
can I help her?”
Lucifer: “You cannot do much.”
Luc.Adv .: “You know the revival of a demon is actually contrary to all! For that you
have to pay something.“
Lucifer: “I get Vincent’s life time!”
Darcey: “Please!”
Luc.Ber .: “My goodness. But you have to take care that nobody knows about this.“
Lucifer: “But Darcey, please organise that with his life. Erase everything someone
could remember of him. The memory, images, …. simply everything “
Darcey: “I will, my Lord.”
(Lucifer awakens Phoenix)
(Lucifer and Luc.Ber go.)
Darcey: “Phoenix .. Phoenix?”
Darcey: “Come on!”
Phoenix: “This holy water burns like hell.”
Darcey: “There you are again!”
Phoenix: “Where should I be? Arr and where is the boy? ‘ I’ll kill him! “
Darcey: “He’s already dead.”
Phoenix: “Waa ...
(Phoenix is interrupted by a warm hug)
Darcey: “I killed him, but later I will tell you everything ….. first we clean everything
up.”
Phoenix: “You saved me, even though I am always so mean to you?”
Darcey: “Yeah, of course, because you’re my sister!”
THE END
153
Fegefeur
Greifen Gymnasium Ueckermünde, Germany
Authors: Timo Schönhoff, Gustav Kenn, Miriam Leddin, Anna Wittig, Maria Ahlgrimm
Personen:
Pheonix (Teufel 1)
Darcey (Teufel 2)
Vincent
Mama
Papa
Lucifer
Lucifers Beraterin
AKT 1
Teufels (Phoenix und Darcey) sitzen in der Hölle am Tisch und reden
Phoenix:“ Verdammt wir verlieren unsere Kräfte! Dazu auch noch dieses Weihwasser.
(panisch) Wer will uns hier vergiften?“
Darcey: „Ja, und jetzt! (schaut nachdenklich)“
Phoenix„Du Weißt doch wie wir an Kraft gewinnen!“
Darcey (verwirrt, fragend): „Ja genau, das war doch …. ich hab keine Ahnung.“
Phoenix (Wütend): „Wie kannst du das nur vergessen haben? Ich habe es dir gerade
vor einer Stunde erzählt.“
Darcey: „Jetzt übertreib mal nicht ...ich bin eben etwas vergesslich...“
Phoenix:“Man das ist doch gar nicht so schwer zu merken! Hier steht es doch.“
(Phoenix liest Pergament vor)
Darcey: „ Achso verstehe... Also fast.“
Phoenix:“Gut dann suchen wir uns mal ein Opfer.“
(Phoenix zündet Feuer an)
„Na sieh mal, der sieht aus wie ein potentielles Opfer. Bei dem sehe ich keine Zukunft
mehr....“
Darcey: „Mein 13e Sinn sagt mir, dass der kleine normalerweise 97 Jahre alt wird……
11 Jahre alt das lohnt sich ja dann richtig! „
Phoenix :“86 durch 2; das macht 43 für jeden von uns.“
154
Darcey: „Lass mal sehen... sein Name ist Vincent. Er geht auf diese Gesamt Schule,
genau HIER! (zeigt auf Karte)“
Phoenix: „Magnifico, dann lass uns seine Seele zu eigen machen.“
Darcey: „Man, wie öffnet man nochmal das Höllentor?“
Phoenix:“Dir muss man auch alles erklären! Schau einfach auf die Rückseite deines
Amulets.“
Darcey: (stockend)“Apertite?“
AKT 2
Vincent ist allein auf dem Schulhof. Teufel als Menschen verkleidet gehen zu ihm.
Darcey nimmt seinen Gameboy und schleudert ihn weg.
Vincent:„Hey! Was tust du da!“
Phoenix: (drückt ihn an die Wand) „Hör zu Jungen, wir sind ab heute deine Bosse. Du
tust gefälligst was wir sagen!“
(Vincent will wegrennen)
Phoenix: „Persto...“
(Vincent bleibt stehen)
(Darcey drückt ihn wieder gegen die Wand)
(Darcey schüttelt Vincents Tasche aus und tritt die Bücher weg)
Darcey: “Was haben wir denn hier? „Pass lieber auf wer vor dir steht!“
(Phoenix und Darcey dramatischer Abgang )
AKT 3 BEI VINCENT ZU HAUSE
(Eltern streiten sich)
Papa:“Ich muss jetzt ins Büro“
Mama: „Schon so früh? Ich hab doch extra für dich gekocht! „
(Vincent kommt rein und murmelt vor sich hin)
Vincent:„Die streiten ja schon wieder“
Vincent: „Halloooo?“
Mama: „Hallo, und wie war die Schule?“
Vincent: „„Ja ganz okay...“
Mama: „Du kannst ja schon mal deine Hausaufgaben machen. Ich ruf dich wenn das
Essen fertig ist.“
Vincent: Ja okay.“
Vincent versteckt sich
155
Durare Tempus: Alles erstarrt. Teufel wechseln Körper mit Menschen.
Phoenix erklärt was sie machen.
Papa: „Naja gut; ich muss dann auch los.“
Mama:“Du gehst doch sowieso zu deiner Sekretärin!“
Papa: „Was mach ich? Ich bin der einzige von uns der arbeitet und dann sagst du so
was?“
Mama:“ Ja! Ich hab letztens einen Knutschfleck auf deinem Hemd gesehen und der
war ganz sicher nicht von mir! „
Papa:“ Natürlich war der von dir! Aber wahrscheinlich hast du Alzheimer. Es reicht
mir ich reiche die Scheiding ein!“
(Vincent läuft in sein Zimmer)
Mama (ist Darcey): „Phoenix komm zurück er hat es geglaubt!“
Papa (ist Phoenix):“Gut lass uns wieder verwandeln.“
(Phoenix und Darcey verwandeln sich zurück)
Vincent: „Warum streiten die immer ist es wegen mir? Ist das wegen mir? Ich will das
alles nicht!“
(heulend )
Vincent: (sieht Zeitung) „Was ist das?“ „Lass sie nicht dein Leben zerstören; sei stark
und wehr dich! Oh (liest Zeitung) Gute Idee. Dann wäre ich den Stress in der Schule
wenigstens los!“
„Ich sollte den beiden Neuen entgegentreten und ihnen zeigen, dass ich auch
gehen könnte wenn ich wollte! Also ich brauche Kraft viel Kraft (versucht sich an
Liegestützen) „Eins… eh …. Hundert“
AKT 4 AUF DEM SCHULHOF
(Teufels kommen auf Vincent zu)
Vincent: „Ich habe keine Angst mehr vor euch!“
Phoenix: „Oh schau Darcey was der Kleine für große Töne spuckt!“
(Vincent will Phoenix ins Gesicht schlagen)
(Phoenix fängt Faust ab, dreht Ann auf Rücken)
Phoenix:“Hier Kleines, heute kannst du etwas Spaß haben!“
(Phoenix schubst Vincent zu Darcey; fallen hin; Darcey verliert dabei Amulett)
Phoenix:“Du Trottel! Komm bevor es peinlich wird“
Vincent:„Was ist denn das?
(Vincent hebt Amulett auf und er liest Spruch vor)
156
(Vincent - stockend fragend, gelangt in die Hölle )
Vincent:„Apertite „
AKT 5 VINCENT IN DER HÖLLE
(Vincent guckt sich in der Hölle um liest sich in der Hölle Pergament durch geschickt
weil Darcey ihn umbringen wollen)
(Vincent hört stimmen; der Teufel versteckt sich)
Phoenix: (sauer) „Wie blöd bist du eigentlich? Wie kann man sein Höllenamulett
verlieren?!“
Darcey: „Ja, ich kann mir das auch nicht erklären...“
(Vincent findet Weihwasser)
(Vincent und Darcey setzen sich hin)
(Phoenix legt sein Kopf in die Hände)
Phoenix (genervt):„Wo hast du es denn zuletzt gesehen“
Darcey: „Ich weiß es nicht.“
Phoenix :“Boar, warum muss ich mich mit sowas wie dir abgeben?!“
Darcey: (kleinlaut) „Tschuldigung …… aber ähm hast du das gehört?“
Phoenix: „Lenk nicht vom Thema ab! Seitdem wir Teufel sind verzapfst du nur Müll“
(Darcey : aufgeregt vom Geräusch; verängstigt)
Darcey:„Ph-Ph-Phoenix“
(Vincent stellt sich hinter Phoenix)
Phoenix:„NEIN! Jetzt hörst du dir das an: Ich habe mich 875 Jahre zurück gehalten!“
Darcey: „Phoenix wirklich hör mal … da-da!“
Phoenix:“SCHWEIG“
Darcey: „Aber … aber es...“
Phoenix: „Was? Wer? Du fantas...“
(Vincent Schüttet Weihwasser über Phoenix--> Tot)
(Darcey ist sauer auf Vincent; Darcy schubst Vincent ins Feuer)
Darcey: „Noch ein letztes Wort mein lieber?“
Vincent: „AHHHHHH“
(Vincent fällt ins Feuer)
(Lucifer kommt langsam in die Hände klatschend herein)
Lucifer: „Wundervoll, ganz und gar bravourös.“
Darcey: „Häh“
Lucifer: „Ich fühle mich köstlich unterhalten.“ „Weißt du meine Dämonen und ich
157
dachten dass du zu unterbelichtet bist um so kaltblütig zu sein.“ „Wir haben uns wohl
getäuscht.“
Darcey: „Ähm danke my lord was verschafft mir die Ehre?“
Lucifer: „ Ich wollte dir sagen dass ich dich befördern möchte. Du wirst die Königin
der Hölle. Herzlichen Glückwunsch.“
Darcey (blickt auf Phoenix) „Also eigentlich Lucifer….. möchte ich meine Schwester
wieder zurück.“
Luc.Ber.:“Dafür willst du deinen Zukünftigen Ruf aufgeben ?
Darcey: „Sie bedeutet mir viel, ohne sie komm ich nicht klar... Bitte wie kann ich ihr
helfen?“
Lucifer: „Du kannst nicht viel machen.“
Luc.Ber.:“Du weißt die Erweckung eines Dämonen verstößt eigentlich gegen alles!
Dafür musst du etwas bezahlen.“
Lucifer: „Ich bekomme Vincents Lebenszeit!“
Darcey: „Bitte!“
Luc.Ber.:“Meine Güte. Aber du kümmerst dich darum, dass das niemand erfährt.“
Lucifer: „Aber Darcey, bitte regle das mit seinem Leben. Lösch alles was jemanden
an ihn erinnert. Das Gedächtnis , Bilder, einfach alles“
Darcey: „Werde ich, my Lord.“
(Lucifer erweckt Phoenix)
(Lucifer und Luc.Ber. gehen)
Darcey: „Phoenix .. Phoenix?“
Darcey: „Komm schon!“
Phoenix: „Dieses Weihwasser brennt höllisch.“
Darcey: „Da bist du ja wieder!“
Phoenix: „Wo soll ich sonst sein? Arr und wo ist der Bengel‘? Den bring ich um!“
Darcey: „Er ist schon tot.“
Phoenix: „Waa...
(Phoenix wird unterbrochen durch Umarmung)
Darcey : „Ich hab ihn getötet aber ich erzähl dir später alles.... räumen wir erstmal
alles auf.“
Phoenix:„ Du hast mich gerettet obwohl ich immer so fies zu dir bin?“
Darcey: „Ja klar du bist doch meine Schwester!
Ende
158
Eddie’s way
Greifen Gymnasium Ueckermünde, Germany
Authors: Ramon Beitzke, Linda Wickborn, Chantal Wagner
Genre: Drama, Reality, everyday
Cast: Eduard (Eddie) Wesener - Ramón
Mary / Kathrin Köppner - Linda
Josie / Amy Star / Housemaster - Chantal
PROLOGUE
(Stage curtain is closed, Eddie enters the stage)
Eddie: Yes, hello people. My name is Eduard Wesener, but everyone calls me Eddie
because, quite honestly, my name is simply shit. Yes, now you look at me here. Alone.
No way out. At the end of my life. At my lowest point. Family? That’s a long time ago I
had them. My parents were killed in a car accident 3 years ago and I have no contact
to the rest of my relatives. They broke the contact years ago, because my mother
has married a „foreigner“. Well, now I‘m living in the youth centre. Although, I would
rather call it „prison“ or „torture chamber“. And on top of that I broke my arm two
days ago in a fight. But luckily I will be 18 in a week. Then I can finally do what I want,
how I want and when I want. I can finally start a new life in such a way as it pleases
me. But for that I need money. I‘ve applied for „Germany’s greatest talents“ to see if I
can get somewhere.
Anyway, see for yourself.
(Eddie leaves the stage)
ACT 1
Scene 1 - “All begins are difficult”
(Curtain opens)
(In the talent show, Kathrin Köppner and Amy Star enter the stage and sit down)
Kathrin: (annoyed) My God! The break was too short again.
Amy: (slightly exhausted) Yes you‘re right. I could not put on some make-up or even
159
smoke a cigarette.
Kathrin: Well, doesn’t matter now. Which idiot comes next? (Looks at his list) Hm ...
What does it say? Eduard Wesener. Well send him in.
Eddie: (walks onto the stage and seems nervous) Hello.
Amy: (kindly) Ah good day! You look sweet.
Kathrin: Yes Hi. Introduce yourself.
Eddie: Well, my name is Eduard Wesener, I‘m 17 years old and in one week I will be 18.
Kathrin: (bored) Aha. And why are you here?
Eduard: Honestly?
Amy: Do not worry, we do not bite. So tell us.
Eduard: (unsettled) Well, honestly I don’t know whether music is something for me.
I want to see if I can achieve something here and if, maybe, I can build a future with
music.
Kathrin: (annoyed) Ah yes very interesting. Then start please.
Eduard: (singing) ……A star, that bears your name, high in the sky, that I will give to
you tonight ... (is interrupted)
Kathrin: STOP STOP STOOOOP !!! The star can you stick it anywhere else!
Amy: Do not be like that! It was fairly OK. He only has missed a few notes.
Kathrin: (angry) A few notes? That was shit that was shitted on shit! Such a talent
freedom has nothing to look for here! See that you get the hell out of here boy!
Eduard: (sad) Naja - thank you for letting me be here. (Leaves the stage)
Amy: What was that?
Kathrin: I‘m just a direct type! And someone like that didn’t lose a thing here!
(Curtain closes)
ACT 1
Scene 2
(Curtain opens)
(In Eddie’s Youth Centre. Eduard sits on the bed and reads an SMS)
(Someone knocks at the door)
Housemaster: (irritated) “Eduard! A visitor for you! Your cool Mary is here!”
Eduard: (irritated) Yeah, it is OK man.
Mary: (friendly) Hi Eddie.
Eduard: (sad) Hi.
Mary :( concerned) Everything ok with you?
160
Eddie: Everything ok? Didn’t you see?
Mary: See what?
Eddie: Well, the talent show! I made a fool of myself and that in front of millions of
people.
(Desperate) Man, why did I do that?
Mary: Oh, come on. It can’t have been that bad.
Eddie: Not bad? Look for yourself! (Takes out mobile phone and shows Mary the
video).
At Facebook alone I got over 500 messages, how bad I am and that the best thing I
could do is to bury myself!
Mary: Oh, you let them spoil your mood. After all, tomorrow is your birthday and
there will be no sadness.
Eddie: Yes, that also right.
Mary: Well, then. And now we go to the cafe and get us ne ice chocolate and talk
about your birthday tomorrow.
Eduard: (cheered up) Ok.
ACT 2 - THE BIRTHDAY
Scene 1
(Eddie and Mary dance on the dance floor and have had some alcohol)
Eddie: (dancing) „Thank you Mary for the cool party, and I thought at first it is a
dilemma.“
Mary: (dancing) “Rubbish, nothing to thank; at the end, it is your day, and nothing
will happen. Will you get us something to drink? „
Eddie: „Of course why not? What drink do like to drink? „
Mary: „I would like to have a Mixed Cola-Vodka.“
Eddie: „Ok, is clear.“ (Goes to the bar)“ A beer and a Coke-Vodka-Mix, please.”
(Gets an SMS)“ Who writes me now?“ (Looks at his mobile phone) (Depressed and
stressed)“ Again such a hate message, I knew that something like that would come.“
(Takes his beer and the drink for Mary and walks back)
(Mary takes the drink)
Mary: „Thank you“
Eddie: (annoyed and sad) „Jo, please.“ (Goes to the bar and sits down)
Mary: (worried) (goes to Eddie) „What‘s the matter with you?“
Eddie: (pretends as if nothing has happened and smiles) „Nothing I just need for a
161
moment my peace, keep on dancing, I‘ll be right back.“
Mary: „OK“
(Eddie looks contemplative and drinks his beer)
(Josie has a lot of alcohol in the blood and comes to the bar and orders a drink)
Josie: „A beer, please“ (Takes the drink) „Thank you!“
(Noticed Eddie and walks to him)
„Hey, are not you that guy from the Casting-show?“
Eddie: „Yes I am; do you want me offend me even more or what do you want?“
Josi: (amazed) „Ah, nonsense, actually I found you not too bad at all. The Noobs in
the jury have no idea. „
Eddie: „You think?“
Josie: „Yeah, of course. I would like to smoke one. Will you join me, outside? „
Eddie: (amazed) „Sure. Why not? „
(Josie and Eddie walk of the stage.)
SCENE 2
CURTAIN CLOSES AND THEY ARE OUTSIDE!
Josie takes something out of her pocket
Eddie: (Surprised) „What is that?“
Josie: „A joint.“
(Josie takes a lighter, lights the joint and smokes)
Josie: „You also want to smoke?“
Eddie: (Thoughtfully) „No, better not, one hears bad things about it.“
Josie: „Come on, you‘ll love it“
Eddie: „Well okay, but only once.“
Josie: „Please“
(Josie gives the joint and Eddie the joint, he smokes once, blows and coughs)
Eddie: „Oh my God, it‘s really cool“
Josie: „I know.“
Eddie: „Tell me, what‘s actually your name?“
Josie: „My name is Josie and you were Eddie, right?“
(Josie pulls again in the joint)
Eddie: „Yes. How old are you? „
Josie: „3 months ago I became 23 and you?“
Eddie: „Today 18“
162
Josie: „Congratulations. You tell me what happened with your Arm? „
Eddie: „Thank you. Yes I‘ve broken in a brawl. I think I‘m going back inside, to Mary.
She surely is already waiting for me. „
(Eddie tries to get up, but falls back in his chair)
Josie: (amused) „It‘s really your first time? Wait, I‘ll help you up. „
(Josie helps Eddie getting up)
Eddie: „I have to go now“
Josie: „Stay still a little bit longer.“
Eddie: „No, That is not possible. She surely is worried about me. „
(Eddie walks to the door)
(At that moment Mary comes out of the door)
Mary: „There you are, Eddie. I‘ve been worried where you were?“
Eddie: „I was with a friend briefly outside; just to snap some fresh air.“
Mary: (puzzled) „For 2 hours?“
Eddie: „There were never two hours. 20 minutes at the most.“
Mary: “No, it was for sure 2 hours. Say, are you drunk? How much did you drink? „
Eddie: „I‘m not drunk, I have…, no idea…., drank 2 - 3 beer, that‘s it. Let‘s go back
inside, more party. „
Mary: „You know that the disco is closed?“
Eddie: „Never“
Mary: “Yes it is. Come, let us go home. Tomorrow we have to the Youth centre. „
Eddie: „Yes…., no…., I go to Josie.“
(Josie is alert and comes slowly to Eddie)
Mary: „Who is that Josie?“
Josie: „Uhm…, what about me?“
Eddie: „That‘s Josie“ (Eddie shows Josie)
Mary: „Ah yes, ok. Wouldn’t it be better if I come along? „
Josie: „Oh nonsense, he can take care of him selves. After all, he is now 18 and is
therefore not a small child anymore! „
Mary: „Are you sure Eddie that you won’t rather go home with me?“
Eddie: „Yeah man, I’ll manage by myself. After all, you‘re not my mom who constantly
has to take care of me.“
Mary: „Yes, yes, ok. We meet tomorrow at 9 in front of the youth centre. Is that ok?“
Eddie: „Yeah. See you tomorrow.“(Eddie walks away with Josie)
Josie: (party-mood) „Yeah - Party“
163
ACT 3 - “CONFRONTATION”
Scene l
Eddie and Mary meet in front of the home
Mary: (walks towards Eddie) „Hi, my big man.“
Eddie: (Supports his head) „Don`t talk so loud. I have a full hangover. „
Mary: „Till how long did you go on?“
Eddie: „No idea. Until around 6 or so.“
Mary: „What did you do so long?“
Eddie: „This and that, just celebrated.“
Mary: „Ah yes, ok. Then let‘s pick up your stuff.“
Eddie: „Ok.“
(Walk towards the door and knocks several times, but no one opens the door)
„Helloooo?
Mary: „They can’t be gone all. Otherwise the door is opened immediately by
someone. „
Eddie: „Yes, if I only know“ (knocks again)
Mary: „Don`t you have a back door?“
Eddie: „No, unfortunately not.“ (Knocks again on the door) „Hello?“
Housemaster: (Opens the door with force) „What do you want?“
Eddie: „Why don’t you let me in?“
Housemaster: „Why? You really wonder why? „
Eddie: „Yes?“
Housemaster: „Who was the one who was bragging about, that‘s his life here in the
youth centre was shit and he absolutely wants to get out of here?“
Eddie: Yes, that was me, but that doesn`t give you the right still not to let me in. After
all, I’m living here. „
Housemaster: „Yes, but not anymore. Everyone here in the centre is against you
coming again in the centre. So have a nice day.“
(Wants to close the door, but Eddie puts his foot in between)
Eddie: „Wait a moment.“
Housemaster: (Annoyed) „Or what then?“
Eddie:“At least I want to have my stuff back.“
Housemaster: „OK, no problem.“
(Housemaster goes to the back, brings a bag with his clothes and throws it outside)
Housemaster: „Have a nice day!“
164
(Closes the door with force)
Eddie:“Man, what has that suppose to mean“ (Walks to his things and picks them up)
Mary: „Wait, I‘ll help you.“ (She helps Eddie) „Come, I invite you to the café.“
Eddie: „Well, actually I‘ve planned to go to Josie.“
Mary: „Mmmm, ok. Can I come with you? „
Eddie: „Yeah, why not“
SCENE 2
(Eddie and Mary walk to Josie)
Eddie: „Ok, house number 23. That should be it“ (Knocks on the door?)
Josie: (opens the door) „Hi sweetheart, very kind of you to pass by.“
(Hugging him) „You look nice today. I mean, others look much worse after such a
heavy party, especially if one has smoked weed (laughs).
Mary: „What ‘smoked’ „ (Upset)
Eddie: „Uh Uh, you misunderstood. „May we come in Josie“?
Josie: „Sure.“
Mary: „One moment Eduard. You have to explain meme now. Josie, you can go
already inside? We will follow you later. „
Josie: „All right.“ (Gets inside)
Mary: „So what was wrong with smoking pot?“
Eddie: „Uhm, but you don`t be angry with me. OK? „
Mary: „Yes, let’s watch times. Tell me. „
Eddie: „Yes, I smoke a bit of weed.“
Mary: (Angry) „What, you smoked weed?? I thought you cannot stand the stuff, and
you see what happens when I leave you alone. „
Eddie: „Yeah I thought so too, and besides you always can try once.“
Mary: „Ah so, like Josie said, I don’t think you‘ve only tried this once.“
Eddie: „You don’t understand it. Besides, you‘re not my mother, I can decide for me
what I do and what not, and after all, I‘m 18 years old and no longer a child, and for
sure not your child. „
Mary: „Ok. As you wish. Do your thing. You will see what benefit it will have for you. „
Eddie: „Well, go for it.“
(Mary walks away)
Josie: (noticed the dispute and comes out) „Where is the other chick?“
Eddie: „Mary? She ran off. „
165
Josie: „What‘s wrong with her?“
Eddie: „Probably her period. Can we go in, I need a fag. „
Josie: „Yes, OK.”
(Eddie and Josie walks inside)
SCENE 3
Mary and Eddie meet by chance on the street.
Eddie: (Surprised and runs to Mary) „Hi Mary. I‘ve been looking everywhere. I’ve got
to talk to you. „
Mary: „Yes, what do you want?“
Eddie: „I wanted to apologise, I know my behaviour sucks and I should not have to
overreact like that.“
Mary: „Yeah, is ok. I want to apologise too. I mean, it is actually your life and I just
concerned about you and yesterday I didn’t mean any evil. „
Eddie: „Peace?“
Mary: „Yes, peace“ (Hugs each other)
Eddie: „I have a question, would you like to go to a party afterwards? Josie has invited
me and I would like to take you with me. „
Mary: „No thanks. Please, go alone. „
Eddie: „Ok. What are your plans for tonight? „
Mary: „I just want to go with some friends to the cafe and you?“
Eddie: „I will make myself ready for the party afterwards. So see you later. „
(Eddie and Mary walk away)
SCENE 4
Eddie knocks drunk on the door of Mary
Eddie: (knocking, Drunk) „MAAAAAAAAAAAARY?“
(knocks again)
„MAAAAAARY?“
Mary: (walks to the door) „Yes, what‘s up?“
Eddie: (Hugs her) „Mary…, hello…, how are you?“
Mary: „Baah.., you stink…, sit there.“
(Eddie sits down)
Mary: „How much did you drink?“
Eddie: „No idea, not very ...“ (Puking in the trash can)
166
Mary: „Oh man. Lie down and take a rest. I‘ll try to call Mary.“
(Mary takes Eddie’s cell phone and calls Josie - Josie doesn’t answer)
Mary: „Now she doesn’t answer. I’ll pass by her tomorrow. „
Eddie: „No, leave her …“ (Pukes again in the trash can)
Mary: „No, sleep now!“
SCENE 5
(Mary knocks angry at Josie’s door)
(Josie opens the door, not very pleased)
Josie: „Oh hello. Why did you come here?“
Mary: „Yes, I‘m here because of a Eddie!“
Josie: „Alas... for Eddie? Did he arrive safely yesterday? „
Mary: „Don’t act so stupid, I know that you liquored him up!“
Josie: „Why liquored? He can drink as much as he wants!“
Mary: „As much as he wants? Did you see yesterday how he looked like? „
Josie: „Yes, I have watched him yesterday very precisely and I must say it did not look
bad.“ (Laughs)
Mary: „I didn’t want to know that precise.“
Josie: „Besides, what got into your mind, to show up at my house? You’re not his
mother!
Mary: „I am not, I try to only protect him and bring him to the right path, so as not to
fall for such cheap sluts like you“
Josie: (laughs)“Don’t make me laugh. At least he had fun with me and does not have
to endure with you slowpoke. „
Mary: „I‘m always there for him and he can always tell me anything, unlike you cheap
bitch!“
Josie: „Ohh you want to provoke me!? (pushes her away) How sweet?
Mary: „I‘m not afraid of you“
Josie: „Apart from that, just look how you look like.“
Mary: „At least I look normal and don’t have to dress like a slut like you, to get
attention!“
Josie: „So now it‘s enough for me!“
(Josie wants to beat Mary - Mary counters gives Josie is a slap - Josie falls)
Mary: „I‘ll tell you only once! KEEP AWAY FROM EDDIE! „
Josie: „Just you wait, you bitch“
167
(Josie takes the bottle and hits it on Mary‘s head)
(Mary falls - Unconscious)
(Josie slams the door)
ACT 4
Scene 1
(Curtain opens)
(Eddie is in Mary’s bed and sleeps.)
Eduard: (answers it) Hello? Hospital? Yes, good afternoon. Mary Schmidt? Yes, I know,
why do you ask? (Shocked) An accident?! What do you mean by accident? Oh shit!
How is she? Oh, thank God! (Relieved) I can talk to her? Mary? Are you alright? What
happened? Hit with a bottle on his head? Who did that? Josie, are you sure? Yes, is
okay. Must not be bitchy! Are you really sure that it was Josie? Perhaps it was just an
accident? Oh Mary, I don’t think Josie would do something on purpose! Yes, but also
have to remember that ... (interrupts)
Hello? Mary? Launched. (Puts phone away) I need to find and Josie clarify the matter.
(Leaves the stage, curtains closed)
ACT 4
Scene 2
(Eddie meets Josie)
Eddie: Oh, there you are. I must clarify something with you.
Josie: Oh hi sweetie. What is it? (Holds out joint) you too?
Eddie: (negative) No, thank you. Did you know that Mary is in the hospital?
Josie: (sarcastically) What, really? Oh, the poor ... What did she do then? Did her
books fell on her head, or what? (Laughs)
Eddie: (slightly acidic) No, not quite. She was hit on her head with a bottle. Can it be
that you have something to do with it?
Josie: No, not that I know of (lies)
Eddie: (gets angry) Oh, don’t act like that! I see that you are lying!
Josie: Yes, okay, at was me. But as pure self-defence!
Eddie: Oh yeah? What happened?
Josie: Well she came and had the idea that she had insulted me. Then it was enough
for me and then I pulled the bottle just above the skull.
Eddie: That‘s no reason at all to beat someone in to a hospital!
168
Josie: (insensitive) I did not hit her so hard at all.
Eddie: (ironically) No, it cannot have been that hard…, if she ONLY would lie in the
hospital ...
Josie: I really do not know what the matter with you is! The neighbour has found her
in time. So everything went fine, isn’t it?
Eddie: That‘s the dumbest excuse I‘ve ever heard. Do you actually notice what a crap
you blatt?
Josie: Yeah, want do you want to hear from me? (Annoyed) Something like, that I‘m
sorry or what?
Eddie: Yes. It is exactly that what I want to hear from you! And that‘s why you go
immediately to her and apologise!
Josie:You don’t believe that yourself (drinks her bottle) This is to stupid. I’ll have to go.
(Josie rises on the stage, want to go, but staggers)
Josie: Oh, my head .... I ... (falls down)
Eddie: (shocked) Oh, my God .... Josie .. What‘s happening?
Josie: (weakly) I ... don’t know ... let the ….(unconscious)
Eddie:Yeah, okay. Come on, I’ll support you.
Josie: Boar ... is feel sick ... and dizzy. How far is it still to go?
(Disappear behind the stage)
EPILOGUE (S)
SCENE 1: BAD END
(Eddie goes to the first chair and sits down.)
Eddie (sad and desperate; speaks to the audience): Yes what can I say? Everything is
just fucked up. Mary doesn’t want to have anything to do with me anymore and Josie,
well ..... Furthermore, I still have no money yet and in the meantime also no roof
above my head anymore. Everyone hates me and nobody wants to have anything to
do with me. What should I do? I no longer can do all things.
(Eddie shows the pill-box and the bottle)
Eddie: These tablets I then nicked at the centre and I hope you enjoy your future life
and doesn’t make such shit-mistakes as I did.
Farewell.
169
SCENE 2: OPEN END
(Eddie walks to the third chair and sits down; speaks to the audience)
Eddie: Yeah ... So, I got my life completely turned upside down. Contact with Josie I
have put on hold and Mary I apologised again. We understand each other again fairly
well and I can, as long as I have no job and earn my own money, stay with her.
I need to see if I, with my history, ever get a job.
For the rest: only time will tell.
SCENE 3: GOOD END
(Eddie walks to the second chair and sits down)
Eddie: I just cannot believe that from this stupid situation onwards, it could further
go up the mountain. I and Mary tolerate each other and we are getting along fine
again.
And Josie has recovered again and now starts kicking the habit in a rehabilitation
clinic.
I visit regularly psychologists and can finally handle both last period and the death
of my parents. Furthermore, I live together with other young people in an assisted
community and have now started training as a painter. Finally I see again a flash of
light on the horizon. (happy)
(Mary and Josie come in front of the curtain)
Mary: Hey Eddie, are coming?
Josie: We want to get us an ice cream.
Eddie: Come on! (to the audience:) So then, see you!
(Eddie walks with Mary and Josie behind the curtain)
THE END
170
Eddies Weg
Greifen Gymnasium Ueckermünde, Germany
Authors: Ramon Beitzke, Linda Wickborn, Chantal Wagner
Genre: Drama, Realität, Alltag
Besetzung:
Eduard (Eddie) Wesener - Ramón
Mary / Kathrin Köppner - Linda
Josie /Amy Star/ Heimaufseher - Chantal
PROLOG
(Bühnenvorhang geschlossen, Eddie betritt die Bühne)
Eddie: Ja, Hallo Leute. Mein Name ist Eduard Wesener, aber alle nennen mich Eddie
weil, ganz ehrlich, mein Name einfach Scheiße ist.
Ja, jetzt seht ihr mich hier. Allein. Ohne Ausweg. Am Ende meines Lebens. Am
Tiefpunkt. Familie? Hab ich schon lang nicht mehr. Meine Eltern sind vor 3 Jahren bei
einem Autounfall ums Leben gekommen und zu meinen restlichen Verwandten habe
ich keinen Kontakt. Sie brachen diesen schon vor Jahren ab weil meine Mutter einen
„Ausländer“ geheiratet hat.
Naja, jetzt lebe ich im Heim. Obwohl, ich würde es eher „Gefängnis“ oder
„Folterkammer“ nennen. Und dann hab ich mir auch noch vor 2 Tagen den Arm bei
einer Schlägerei gebrochen.
Aber zum Glück werde ich in 1 Woche 18. Dann kann ich endlich machen was ich
will, wie ich es will und wann ich es will Ich kann endlich ein neues Leben anfangen
und zwar so wie es mir gefällt. Aber dazu brauch ich Geld. Ich hab mich bei dieser
Castingshow von „Deutschlands größte Talente“ angemeldet um zu sehen ob ich
irgendwas erreichen kann.
Aber wie auch immer, seht selbst.
(Eddie verlässt die Bühne)
AKT 1 (SZENE 1) - „ALLER ANFANG IST SCHWER“
(Vorhang geht auf)(In der Castingshow, Kathrin Köppner und Amy Star betreten die
Bühne und setzen sich)
Kathrin: (genervt) Mein Gott! die Pause war mal wieder viel zu kurz.
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Amy:(leicht erschöpft) Ja du hast Recht. Ich konnte mich nicht mal Nachschminken
geschweige eine Zigarette rauchen.
Kathrin: Naja ist jetzt auch egal. Welcher Idiot kommt als nächstes? (guckt auf seinen
Zettel) Hm... Was steht da? Eduard Wesener. Naja denn schickt ihn mal rein.
Eddie: (betritt die Bühne und wirkt nervös) Hallo.
Amy: (freundlich) Ah Guten Tag! Du siehst aber süß aus.
Kathrin:Ja Hi. Stell dich mal vor.
Eddie: Also, Mein Name ist Eduard Wesener, bin 17 Jahre alt und werde in 1 Woche
18.
Kathrin: (gelangweilt) Aha. Und warum bist du hier?
Eddie: Ganz ehrlich?
Amy: Hab keine Angst wir beißen nicht. Nun erzähl schon.
Eddie: (verunsichert) Naja, ehrlich gesagt ich weiß nicht wirklich ob Musik überhaupt
was für mich ist. Ich will gucken ob ich hier etwas erreichen kann und ich mir
vielleicht mit Musik eine Zukunft aufbauen kann.
Kathrin: (genervt) Ah ja sehr interessant. Dann fang mal an.
Eddie: (singt) ….Ein Stern, der deinen Namen trägt, hoch am Himmelszelt, den schenk
ich dir heut Nacht...(wird unterbrochen)
Kathrin: STOP STOP STOOP!!! Den Stern kannst du dir sonst wo hinstecken!
Amy: Sei doch nicht so! Das war doch ganz In Ordnung. Er hat doch nur ein paar Töne
nicht getroffen.
Kathrin: (wütend) Ein paar Töne? Das war kacke die auf kacke gekackt wurde! So eine
Talentfreiheit hat hier nichts zu suchen! Seh zu das du hier wegkommst Junge!
Eddie: (traurig) Naja¬ danke dass ich hier sein durfte. (verlässt die Bühne)
Amy: Was sollte das denn?
Kathrin: Ich bin halt ein direkter Typ! Und sowas hat hier nichts verloren!
(Vorhang schließt sich)
2. AKT (2. SZENE)
(Vorhang öffnet sich)
(In Eddies Heim. Eddie sitzt auf dem Bett und liest SMS)
(es Klopft an der Tür)
Heimaufseher: (genervt) Eduard! Besuch für dich! Deine tolle Mary ist da!
Eddie: (genervt) Ja ist doch gut man.
Mary: (freundlich) Hi Eddie.
172
Eddie: (traurig) Hi.
Mary: (besorgt) Alles ok bei dir?
Eddie: Alles ok? Hast du‘s nicht gesehen?
Mary: Was gesehen?
Eddie: Na die Castingshow! Ich hab mich total blamiert und das vor Millionen von
Leuten.
(verzweifelt) Man warum hab ich das nur gemacht?
Mary: Ach komm. So schlimm kann es doch gar nicht gewesen sein.
Eddie: Nicht schlimm? Guck‘s dir doch an! (nimmt Handy raus und zeigt Mary das
Video). Ich hab allein auf Facebook über 500 Nachrichten bekommen wie schlecht ich
bin und dass ich mich am besten vergraben gehen soll!
Mary: Ach lass dir doch davon die Laune nicht vermiesen. Morgen hast du schließlich
Geburtstag und da wird keine Trübsal geblasen.
Eddie: Ja, hast auch Wieder Recht.
Mary: Na also. Und wir gehen jetzt ins Café und holen uns ne Eisschokolade und
reden über deinen Geburtstag Morgen.
Eddie: (aufgeheitert) Ok.
AKT 2 - DER GEBURTSTAG
Szene 1
*Eddie und Mary tanzen auf der Tanzfläche und haben schon etwas Alkohol getrunken*
Eddie: (tanzt)„Danke Mary für die geile Party, und ich dachte erst es wird ein
Dilemma“
Mary: (tanzt)„Ach quatsch nichts zu danken, schließlich ist es dein Tag, und da wird
auch nichts passieren. Holst du uns noch was zu trinken?“
Eddie: „Klar Warum nicht? Was möchtest du denn trinken?“
Mary: „Ich hätte gerne eine Cola-Wodka Mische.“
Eddie: „Ok geht klar. “ (geht zur Bar) „Ein Bier und eine Cola - Wodka - Mische, bitte“
(kriegt auf einmal eine SMS) „Wer schreibt mir denn jetzt?“ (guckt auf seinem Handy)
(deprimiert und genervt) „Na klasse wieder so eine Hass-Nachricht, ich wusste doch
das so was noch kommt.“
(nimmt sein Bier und das Getränk von Mary und geht zurück)
Mary: (nimmt das Getränk) „Dankeschön“
Eddie: (genervt und traurig)„Jo bitte.“ (geht zur Bar und setzt sich hin)
173
Mary: (besorgt) (geht zu Eddie) „Was ist denn los?“
Eddie: (tut so als wenn nichts Wäre und lächelt) „Nichts ich brauch nur mal kurz
meine Ruhe, Tanz ruhig weiter ich komm gleich nach.“
Mary: „OK“
(Eddie guckt nachdenklich und trinkt sein Bier)
Josie: (Hat schon viel Alkohol im Blut und kommt an die Bar und bestellt sich ein
Drink)
„Ein Bier bitte“ (nimmt sich das Getränk) „Danke!“
(bemerkt Eddie und geht zu ihm hin)
„Hey, bist du nicht dieser Typ aus der Casting-Show?“
Eddie: „Ja das bin ich, willst du mich auch noch beleidigen oder Was?“
Josi: (verwundert) „Ach quatsch, eigentlich fand ich dich gar nicht mal so schlecht. Die
Noobs in der Jury haben gar keine Ahnung.“
Eddie: „Meinst du?“
Josie: „Ja klar. Ich hätte jetzt voll Bock ein zu rauchen. Kommst du kurz mit nach
draußen?“
Eddie: (verwundert) „Klar. Warum nicht?“
(Josie und Eddie gehen raus.)
Szene 2
VORHANG SCHLIESST SICH UND SIE SIND DRAUSEN!
Josie holt etwas aus ihrer Tasche
Eddie: (Verwundert) „Was ist das?“
Josie: „Ein Joint.“
(Josie holt ein Feuerzeug raus und zündet den Joint an und zieht daran)
Josie: „Willst du auch mal ziehen?“
Eddie: (Nachdenklich)„Nein lieber nicht, man hört ja nie gutes davon“
Josie: „Komm schon, es wird dir gefallen“
Eddie: „Naja okay aber nur einmal.“
Josie: „Bitteschön“
(Josie reicht den Joint rüber und Eddie zieht an dem Joint, pustet es aus und hustet)
Eddie:„oh mein Gott, es ist ja wirklich geil“
Josie: „Ich weiß.“
Eddie: „Du sag mal, wie heißt du eigentlich?“
Josie: „Ich heiße Josie und du warst Eddie, richtig?“
174
(Josie zieht nochmal am Joint)
Eddie: „Ja. Wie alt bist du eigentlich?“
Josie: „Wurde vor 3 Monaten 23 und du?“
Eddie: „Wurde heute 18“
Josie: „Herzlichen Glückwunsch. Du sag mal was ist eigentlich mit deinem Arm?“
Eddie; „Dankeschön. Ja hab ich mir bei `ne Schlägerei gebrochen. Ich glaube ich gehe
jetzt wieder rein zu Mary. Sie wartet sicherlich schon.“
(Versucht aufzustehen, fallt aber wieder hin)
Josie: (belustigt) „Es ist ja Wirklich dein 1. Mal oder? Warte ich helfe dir hoch.“
(Josie hilft Eddie hoch)
Eddie:„So ich muss jetzt los“
Josie: „Bleib doch noch ein Wenig.“
Eddie: „Nein es geht nicht. Sie macht sich bestimmt sorgen.“
(Eddie geht zur Tür)
(Mary kommt gerade aus der Tür)
Mary:„Eddie da bist du ja, ich hab mir schon Sorgen gemacht, wo warst du?“
Eddie: „Ich war mit einer Freundin kurz draußen, um frische Luft zuschnappen.“
Mary: (verwundert) „2 Stunden lang?“
Eddie: „Es waren niemals 2 Stunden, höchstens 20 Minuten.“
Mary:„Nein es waren wirklich 2 Stunden. Sag mal bist du betrunken? Wie viel hast du
getrunken?“
Eddie: „Ich bin nicht betrunken, ich hab, keine Ahnung, 2 - 3 Bier getrunken, das
war‘s. Lass uns wieder rein gehen. Noch etwas feiern.“
Mary: „Du weißt schon, dass die Disko zu hat?“
Eddie:„Niemals“
Mary: „Doch. Komm lass uns nach Hause gehen. Morgen müssen wir doch ins Heim.“
Eddie: „Ja nein ich geh denn zu Josie.“
(Josie wird aufmerksam und geht langsam zu Eddie)
Mary: „Wer ist denn Josie?“
Josie: „Ähm was ist mit mir?“
Eddie:„Das ist Josie!“ (Eddie zeigt auf Josie)
Mary: „Ah ja ok. Soll ich lieber mit kommen?“
Josie: „Ach quatsch, Er kann schon alleine auf sich aufpassen. Schließlich wurde er
heute 18 und ist somit kein kleines Kind mehr!“
Mary: „Bist du dir sicher Eddie, dass du nicht doch lieber mit nach Hause möchtest?“
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Eddie: „Ja man, ich komm schon alleine klar. Schließlich bist du doch nicht meine
Mama die ständig auf mich aufpassen muss.“
Mary: „Ja ist ja ok. Wir treffen uns morgen gegen 9 vor dem Heim. Ist das ok?“
Eddie: „Jaja. Bis morgen.“ (geht mit Josie weg)
Josie: (Partystimmung) „Yeah - Party“
AKT 3 - „DIE KONFRONTATION“
Szene l
Eddie und Mary treffen sich vor dem Heim
Mary: (geht auf Eddie zu) „Hi mein großer.“
Eddie: (hält sich den Kopf) „Arg nicht so laut. Ich hab voll den Kater.“
Mary:„Wie lange hast du denn noch gemacht?“
Eddie: „Keine Ahnung, bis um 6e oder so.“
Mary:„Was habt ihr denn noch so gemacht?“
Eddie: „Dies und das, gefeiert halt.“
Mary:„Ah ja ok. Denn lass uns deine Sachen holen.“
Eddie: „Ok.“ (Gehen zur Tür und er mehrmals an aber keiner macht auf)
„Halloooo?
Mary: „Die können doch nicht alle weg sein. Sonst hat doch immer jemand gleich die
Tür auf gemacht.“
Eddie: „Ja wenn ich das wüsste“ (klopft noch mal an)
Mary:„Habt ihr keine Hintertür?“
Eddie: „Nein leider nicht.“ (Klopf weiter an die Tür) „Halloo?“
Erzieh.: (Reist die Tür auf) „Was ist denn?“
Eddie: „Warum lasst ihr mich nicht rein?“
Erzieh.: „Warum? Du fragst wirklich warum?“
Eddie:„Ja?“
Erzieh.: „Wer war denn derjenige der herrumgeprahlt hat, das sein leben hier im
Heim scheiße ist und das das er unbedingt hier raus will?“
Eddie:„Ja das war ich, das gibt dir trotzdem nicht das Recht mich nicht rein zu lassen.
Schließlich wohne ich hier noch.“
Erzieh.: „Ja jetzt nicht mehr. Jeder hier im Haus ist dagegen das du hier noch mal rein
kommst. Also schönen guten Tag noch.“ (Will die Tür zu machen doch Eddie hält sein
Fuß dazwischen)
Eddie:„Moment mal.“
176
Erzieh.: (Genervt) „Oder was denn?“
Eddie: „Ich will wenigstens meine Sachen wieder haben.“
Erzieh.: „Gut kein Problem.“
(Erzieher geht nach hinten, holt ein Sack mit seinen Klamotten und wirft ihn auf die
Straße)
Erzieh.: „Schönen Tag noch!“
(Schlägt die Tür Zu)
Eddie: „Man, was soll das?“ (Geht zu seinen Sachen und hebt die auf)
Mary: „Warte ich helfe dir.“ (Hilft Eddie) „Komm ich lade dich ins Café ein.“
Eddie: „Naja eigentlich habe ich vor zu Josi zu gehen.“
Mary:„Mh ok. Kam ich mitkommen?“
Eddie: „Ja warum nicht?“
Szene 2
(Gehen zu Josie)
Eddie: „Ok Hausnummer 23, das müsste es sein.“ (Klopft an)
Josie: (Macht die Tür auf) „Hallo Süßer, schön dass du gekommen bist.“
(Umarmt ihn) „Du siehst heute aber gut aus, ich meine andere sehen nach so einer
heftigen Party viel schlimmer aus, vor allem wenn man gekifft hat. (lacht)
Mary: „Wie gekiftf?“ (Aufgebracht)
Eddie: „Ähm Ähm du hast es falsch verstanden.“ „Können wir reinkommen J osi?“
Josie: „Klar.“
Mary: „Kleinen Moment Eddie. Du musst mir da jetzt was erklären. Josi, Du kannst
schon mal rein gehen wir kommen nach. “
Josie: „Geht klar.“ (Geht rein)
Mary:„So was war mit Kiffen?“
Eddie: „Ähm Du darfst mir aber nicht böse sein. Ok?“
Mary: „Ja mal gucken. Sag es.“
Eddie: „Ja ich hab ein bisschen gekifft.“
Mary: (Aufgebracht) „Wie du hast gekifft?? Ich dacht du kannst das Zeug nicht leiden,
und siehst du das passiert wenn ich dich alleine lasse.“
Eddie:„Ja dachte ich auch, und außerdem probieren kann man doch immer mal.“
Mary:„Ah also sowie Josi das gesagt hab, denke ich nicht das du nur mal probiert
hast.“
Eddie: „Du hast doch gar keine Ahnung. Außerdem bist du nicht meine Mutter, ich
177
kann doch selber entscheiden was ich mache und was nicht, schließlich bin ich 18
Jahre alt und kein Kind mehr geschweige dein Kind.“
Mary: „Ok. Wie du willst. Mach dein Ding, du wirst ja sehen was du davon hast.“
Eddie: „Gut. Hau rein.“
(Mary geht weg)
Josie: (bemerkte den Streit und kommt raus) „Wo ist denn das andere Weib?“
Eddie: „Mary? Sie ist abgehauen.“
Josie: „Was hat sie denn?“
Eddie: „Wahrscheinlich ihre Tage. Können wir kurz rein, ich brauch ‚ne Kippe.“
Josie: „Ja, OK.“
(Eddie und Josie gehen rein)
Szene 3
Mary und Eddie treffen sich zufällig auf der Straße.
Eddie: (Überrascht und rennt zu Mary) „Hi Mary. Hab dich schon überall gesucht. Ich
muss mit dir reden.“
Mary:„Ja was willst du denn?“
Eddie: „Ich wollte mich entschuldigen, ich weiß das es scheiße von mir war und ich
hätte nicht so überreagieren sollen.“
Mary:„Ja ist ok. Ich möchte mich auch entschuldigen. Ich meine, es ist ja eigentlich
auch dein Leben und ich Sorge mich halt nur um dich und das war vorgestern auch
nicht böse gemeint.“
Eddie: „Frieden?“
Mary:„Ja Frieden!“ (Umarmen sich)
Eddie: „Ich hab mal ‚ne Frage, hast du Lust nachher auf Party? Josi hat mich
eingeladen und ich würde dich gerne mitnehmen.“
Mary:„Nein danke. Gehe du ruhig alleine hin.“
Eddie: „Ok. Was hast du jetzt noch vor?“
Mary:„Ich wollte mit paar Freundinnen ins Café und du?“
Eddie: „Ich werde mich für die Party nachher fertig machen. Also bis dann.“
Eddie und Mary gehen weg
Szene 4
Eddie klopft besoffen an die Tür von Mary
Eddie: (klopft, Besoffen) „MAAAAAAAAAAAARY?“ (klopft weiter)
178
„MAAAAAARY?“
Mary: (geht zur Tür) „Ja was ist denn los?“
Eddie: (Umarmt sie) „Mary, hallo wie geht‘s dir?“
Mary: „Bor du stinkst, setz dich mal hin.“
(Eddie setzt sich hin)
Mary:„Wie viel hast du denn alles getrunken?“
Eddie: „Keine Ahnung, nicht sehr ..“ (kotzt in den Mülleimer)
Mary:„Oh man. Leg dich hin und ruhe dich aus. Ich ruf mal Mary an.“
(Mary nimmt Eddies Handy und ruft Josi - Josi geht nicht ran)
Mary:„Or jetzt geht sie nicht ran. Gehe ich morgen halt hin.“
Eddie: „Nein lass sie in ..“ (Kotzt wieder in den Mülleimer)
Mary: „Nein Schlaf jetzt!“
Szene 5
(Mary klopft verärgert an Josies Tür)
(Josie Öffnet die Tür, nicht sehr erfreut)
Josie:„Oh hallo was willst du denn hier?“
Mary: „Ja ich bin hier wegen Eddie!“
Josie: „Ach wegen Eddie? Ist er gestern gut angekommen?“
Mary:„Tu doch nicht so blöd, ich weiß dass du ihn abgefüllt hast!“
Josie: „Wieso abgefüllt, er kann doch so viel trinken wie er will!“
Mary: So viel wie er will? Hast du gestern gesehen wie er aussah?“
Josie: „Ja, ich hab ihn gestern ganz genau betrachten können und ich muss sagen es
sah nicht schlecht aus.“ (lacht)
Mary: „So genau wollte ich es gar nicht wissen.“
Josie: „Außerdem was fallt dir eigentlich ein, hier anzutanzen. Du bist nicht seine
Mutter!
Mary: „Bin ich auch nicht, ich versuch nur Ihn zu schützen und ihn auf den richtigen
Weg bringen um nicht auf solch billigen Schlampen wie dich reinzufallen!“
Josie: (lacht)„das ich nicht lache. Wenigstens hat er mit mir Spaß und muss sich nicht
mit dir Langweilerin rumschlagen.“
Mary:„Ich bin aber immer für ihn da und kann er mir immer alles sagen, Im
Gegensatz zu dir billigem Miststück!“
Josie: „Ohh du willst mich provozieren? (stupst sie weg) wie süß.
Mary: „Ich habe keine Angst vor dir“
179
Josie: „Abgesehen davon guck dich mal an wie du aussiehst.“
Mary: „Wenigstens sehe ich normal aus und muss mich nicht anziehen wie ein
Flittchen um Aufmerksamkeit zu bekommen!“
Josie: „So jetzt reicht es mir!“
(Josie will Mary schlagen ¬ Mary Kontert und gibt Josie eine Backpfeife - Josie fallt)
Mary: „Ich sag‘s dir nur einmal! HALT DICH VON EDDIE FERN!“
Josie: „Na warte mal, du Miststück!“
(Josie nimmt die Flasche und schlägt sie auf Marys Kopf)
(Mary fällt um - Bewusstlos)
(Josie knallt die Tür zu)
4.AKT (1. SZENE)
(Vorhang geht auf)
(Eddie liegt in Marys Bett und schläft.)
Eddie: (geht ran) Hallo? Krankenhaus? Ja, guten Tag. Mary Schmidt? Ja, die kenne
ich, warum fragen Sie? (geschockt) Ein Unfall?! Was meinen Sie mit Unfall? Ach du
scheiße!
Wie geht es ihr? Oh, Gott sei Dank! (erleichtert) kann ich mit ihr reden? Mary? geht‘s
dir gut? Was ist passiert? Flasche über den Kopf bekommen? Wer war das denn?
Josie, bist du dir sicher? Ja, ist ja okay. Musst ja nicht gleich rumzicken! Bist du dir
Wirklich sicher, dass das Josie war? War es vielleicht auch nur ein Unfall? Mensch
Mary, ich glaub nicht, dass Josie sowas mit Absicht tun würde! Ja, musst aber auch
bedenken, dass... (unterbricht)
Hallol? Mary? Aufgelegt. (legt Handy weg) ich muss Josie finden und die Sache klären.
(Verlässt die Bühne; Vorhang wird geschlossen)
4. AKT (2.SZENE)
(Eddie trifft auf Josie)
Eddie: Ach, da bist du ja. Ich muss was mit dir klären.
Josie: Ach hi Süßer. Was gibt es denn? (hält Joint hin) auch mal?
Eddie: (ablehnend) Ne, danke. Wusstest du, dass Mary im Krankenhaus ist?
Josie: (sarkastisch) Was, wirklich? Oh, die arme... Was hat sie denn gemacht? Sind ihr
die Bücher auf den Kopf gefallen, oder was? (lacht)
Eddie: (leicht sauer) Ne, nicht ganz. Ihr wurde eine Flasche über den Kopf gezogen.
Kann es sein, dass du was damit zu tun hast?
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Josie: Nein, nicht das ich wüsste. (lügt)
Eddie: (wird wütend) Ach, jetzt tu doch nicht so! Ich sehe dir doch an, dass du lügst!
Josie: Ja, okay ich war es. Aber als reine Selbstverteidigung!
Eddie: Ach ja? Was ist denn passiert?
Josie: Na sie ist gekommen und meinte mich beleidigen zu müssen. Dann war es mir
über und dann hab ich ihr die Flasche halt über den Schädel gezogen.
Eddie: Das ist noch lange kein Grund jemanden Krankenhaus reif zu schlagen!
Josie: (uneinsichtig) So doll hab ich gar nicht zugehauen.
Eddie: (ironisch) Nein, so doll kann es ja echt nicht gewesen sein, wenn sie NUR im
Krankenhaus liegt...
Josie: Ich weiß gar nicht, was du hast! Der Nachbar hat sie rechtzeitig gefunden. Ist
doch alles prima gelaufen.
Eddie: Das ist die dämlichste Ausrede, die ich je gehört habe. Merkst du eigentlich
noch, was für einen Mist du laberst?
Josie: Ja, was willst denn von mir hören? (genervt) Etwa, dass es mir Leid tut oder
was?
Eddie: Ja. Genau das will ich hören! Und deswegen gehst du jetzt auch sofort zu ihr
und entschuldigst dich!
Josie: Das glaubst du doch wohl selber nicht. (trinkt ihre Flasche aus) Mir wird das zu
blöd. Ich hau ab.
(Josie steigt auf die Bühne; will los gehen, aber taumelt)
Josie: Oh, mein Kopf,.... ich... (fallt hin)
Eddie: (geschockt)Oh, mein Gott Josie .... .. Was ist denn los?
Josie: (schwach) Ich... weiß nicht... lass zum (bewusstlos)
Eddie: Ja, okay. Los, komm, ich stütze dich.
Josie: Boar... ist mir schlecht... und schwindelig. Wie weit ist es denn noch?
(verschwinden hinter der Bühne)
EPILOG(E)
SZENE 1.: SCHLECHTES ENDE
(Eddie geht auf den 1. Stuhl)
Eddie (traurig und verzweifelt, zum Publik gerichtet): Ja was soll ich sagen? Es ist
einfach alles beschissen. Mary will mit mir nichts mehr zu tun haben und Josie ist
naja... Des weiteren hab ich immer noch kein Geld und ein Dach über dem Kopf nun
mittlerweile auch nicht mehr. Jeder hasst mich und keiner will mit mir was zu tun
181
haben. Was soll ich denn machen? Ich kann das alles einfach nicht mehr.
(Eddie zeigt die Tablettenschachtel und die Flasche)
Eddie: Diese Tabletten hab ich damals im Heim mitgehen lassen und Ich hoffe ihr
genießt euer weiteres Leben und macht nicht solche Scheiß- Fehler wie Ich. Lebt
wohl.
SZENE 2.: OFFENES ENDE
(Eddie geht auf den 3. Stuhl, , zum Publik gerichtet)
Eddie: Ja... also, ich hab mein Leben jetzt komplett auf den Kopf gestellt. Den
Kontakt zu Josie habe ich erstmal auf Eis gelegt und bei Mary hab ich mich noch mal
entschuldigt. Wir verstehen uns jetzt wieder einigermaßen gut und ich kann, solange
ich noch keine Arbeit habe und mein eigenes Geld verdiene, bei ihr wohnen. Ich muss
sehen ob ich mit meiner Vorgeschichte überhaupt eine Arbeit bekomme. Der Rest
wird die Zukunft zeigen.
SZENE 3.: GUTES ENDE
(Eddie geht auf den 2.Stuhl, , zum Publik gerichtet)
Eddie: Ich kann es einfach nicht glauben dass es aus dieser blöden Situation immer
noch Berg auf gehen kann. Ich habe mich Mary wieder vertragen und wir verstehen
uns wieder bestens. Und Josie hat sich auch wieder erholt und tritt nun einen Entzug
in einer Entzugsklinik an. Ich bin nun regelmäßig beim Psychologen und kann sowohl
diese Zeit, als auch den Tod meiner Eltern endlich verarbeiten. Des Weiteren lebe
ich zusammen mit anderen Jugendlichen in einer Betreuten WG und habe nun eine
Ausbildung zum Lackierer angefangen. Endlich sehe ich wieder einen Lichtblitz am
Horizont (glücklich)
(Mary und Josie kommen vor den Vorhang)
Mary: Ey Eddie kommst du?
Josie:Wir wollen uns ein Eis holen.
Eddie: Komme schon! Also dann, man sieht sich!
(Eddie geht mit Mary und Josie hinter den Vorhang)
Ende
182
Indice
Paolo e Francesco
5
Paolo and Francesco
28
2084: storie di ordinario futuro
51
2084: Ordinary future stories
63
“L’albero dei sogni”
76
“The tree of dreams”
101
Racconti e misteri a Cinecittà
123
Tales and misteries in Cinecittà
133
The dark side of Virginia
145
The dark side of Virginia
147
Pergatorium
149
Fegefeur
154
Eddie’s way
159
Eddies Weg
171
183