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Assessorato Ambiente e
Cooperazione tra i Popoli
LE STRADE
DEI PARCHI
Itinerari nelle Aree Protette del Lazio
Itinerario del Lazio Etrusco
The itinerary of Etruscan Lazio
GUIDA
GUIDE
REGIONE LAZIO
Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
Assessore Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
Filiberto Zaratti
Direttore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
Giovanna Bargagna
Direttore Area Conservazione della Natura
Claudio Cattena
Agenzia Regionale per i Parchi - ARP
Direttore
Vito Consoli
Dirigente del Settore Pianificazione
Silvia M. Montinaro
Coordinamento del progetto
“Le strade dei parchi”
Anna Maria Basso
Coordinamento editoriale
Isabella Egidi
Testi
Giulio Ielardi
Traduzioni
Shirli Ouimette
Illustrazioni
Federico Gemma
Materiale fotografico
Maurizio Lupi
Archivio ARP
Filippo Belisario
Progetto
Raffaella Gemma
Realizzazione grafica e stampa
Rapidagraph
Hanno collaborato alla realizzazione:
ARP
Cristiano Fattori, Dario Mancinella, Cesare Pierdominici,
Luigi Quattrin
Ente Roma Natura
Emilia Cento,
Antonella Giacomini,
Parco di Veio
Alessandra Reggi
Parco valle del Treja
Nicoletta Cutolo, Valeria Gargini,
Marcello Lorenzi, Gianni Guaita
Parco Marturanum
Roberto Papi
Riserva Selva del Lamone
Antonio Baragliu
Riserva Monte Rufeno
Massimo Bedini
Si ringraziano inoltre:
Stefano Cresta, Claudio Di Giovannantonio e tutto il personale
delle aree protette che ha partecipato
al progetto
“L
e Strade dei Parchi" è un progetto di promozione di itinerari
naturalistici nei Parchi del Lazio, nato dall'idea che le
aree naturali protette della Regione possano costituire un
sistema interconnesso, non solo ai fini della conservazione della
natura e della biodiversità, ma anche per la fruizione ai cittadini
attraverso il turismo sostenibile.
Sulla base della programmazione dell'Assessorato Ambiente e
Cooperazione tra i Popoli, l'Agenzia Regionale Parchi ha
realizzato una serie di itinerari del sistema regionale delle Aree
Naturali Protette.
Sono cinque, a oggi, gli interventi realizzati: l'Itinerario del
Lazio Etrusco, che parte da Roma e giunge ad Acquapendente
ripercorrendo le vestigia degli antichi popoli laziali; l'Itinerario
dei Parchi Montani, un lungo viaggio alla scoperta delle meraviglie
della dorsale appenninica; l' Itinerario delle forre etrusche e della
valle del Tevere, per conoscere i paesaggi fluviali e i caratteristici
borghi che si affacciano sulla valle del Tevere; l'Itinerario
geologico Cimino-Vicano, che vede protagoniste le rocce e la
primitiva attività vulcanica dell'Alto Lazio e infine l'Itinerario
del Salto-Cicolano, per apprezzare lo spettacolare lembo di
territorio abbracciato dalla provincia di Rieti.
Il tracciato dei cinque itinerari è indicato da una apposita
segnaletica stradale e è corredato da pannelli informativi multilingue che corrispondono ad altrettante tappe di interesse naturalistico, storico o paesaggistico. Accompagnano i percorsi il
portale internet www.lestradedeiparchi.it e una serie di agili
guide illustrate - come questa - contenenti cartine di dettaglio
e indicazioni su servizi e opzioni fruibili presso le numerose
tappe che intervallano gli itinerari.
Con "Le Strade dei Parchi", le aree protette regionali intendono
proporre un modo più attento e riflessivo di percorrere la nostra
Regione, distante dal "mordi e fuggi" e legato, invece, a curiosità,
a sapori, a profumi, alla conoscenza delle persone e degli aspetti
più remoti dei luoghi, per una fruizione consapevole e gratificante
degli ambienti naturali.
Filiberto Zaratti
Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i popoli
INDICE
INTRODUZIONE / INTRODUCTION
Il Progetto “Le Strade dei Parchi” / “The Roads of the Parks” project ..................... 5
L’ITINERARIO DEL LAZIO ETRUSCO
Il perché di una scelta ....................................................................................... 6
I territori ...................................................................................................... 6
L’itinerario .................................................................................................. 7
Carta dell’itinerario / Route map .......................................................................... 8
Questa guida ............................................................................................. 10
The Itinerary of Etruscan Lazio - Why should you choose this itinerary? ........... 12
The land ........................................................................................................ 12
The Itinerary .................................................................................................. 13
The guide .................................................................................................... 14
DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO / ROUTE DESCRIPTION
1-Da Monte Mario a Prima Porta .......................................................................... 15
From Monte Mario to Prima Porta ....................................................................... 20
Le aree protette di RomaNatura .......................................................................... 21
The protected areas of RomaNatura ....................................................................... 22
2-Dal Casale di Malborghetto a Magliano Romano ............................................ 23
From Casale di Malborghetto to Magliano Romano ........................................... 30
Il parco naturale regionale di Veio ............................................................... 32
The Veio regional park ................................................................................. 34
3-Da Calcata alla via Cassia .................................................................................. 35
From Calcata to Via Cassia ............................................................................... 39
Il parco naturale regionale della Valle del Treja ............................................... 41
The Valle del Treja regional park ................................................................... 42
4-Da Sutri a Capranica lungo la via Cassia ..................................................... 44
From Sutri to Capranica along Via Cassia ................................................... 47
Il parco naturale Antichissima Città di Sutri ............................................... 48
The Antichissima Città di Sutri nature park ................................................... 50
5-Da Capranica a Vetralla ..................................................................................... 51
From Capranica to Vetralla ................................................................................ 54
Il parco naturale di Marturanum .......................................................................... 55
The Marturanum nature park ........................................................................... 56
6-Da Vetralla a Canino ..................................................................................... 57
From Vetralla to Canino ..................................................................................... 60
La riserva naturale di Tuscania .............................................................................. 61
The Tuscania nature reserve ............................................................................. 62
7-Da Canino a Valentano .................................................................................... 63
From Canino to Valentano ................................................................................... 70
La riserva naturale Selva del Lamone ................................................................... 72
The Selva del Lamone nature reserve ............................................................ 74
8-Da Latera al confine umbro .............................................................................. 75
From Latera to the Umbrian border .................................................................. 78
La riserva naturale di Monte Rufeno ..................................................................... 79
The Monte Rufeno nature reserve ........................................................................... 80
Informazioni utili / Useful information .......................................................... 81
Servizi Turistici / Tourist Services ......................................................................... 96
Il progetto “Le Strade dei Parchi”
Le Strade dei Parchi è un progetto del Sistema delle Aree Naturali
Protette della Regione Lazio per sperimentare nuove forme di
fruizione e promozione del turismo lungo itinerari di pregio
ambientale, storico e culturale che collegano parchi e riserve
regionali valorizzando la viabilità minore.
Gli interventi sui diversi tracciati sono inseriti nell’IV Accordo
Integrativo dell’APQ n. 7 appartenente alla tipologia “Aree
sensibili. Parchi e Riserve” e finanziati con fondi CIPE.
Le Strade dei Parchi fa parte del più ampio programma di
Sistema Natura in Viaggio, avviato per promuovere lo sviluppo
del turismo sostenibile nelle aree protette regionali.
Oltre a questo, obiettivi collaterali del progetto sono:
- stimolare le attività ricettive, artigianali e agricole tradizionali
nei luoghi lambiti dai diversi itinerari;
- favorire la scoperta, o riscoperta, di angoli nascosti della nostra
regione, dei quali i parchi molto spesso conservano l’identità
più autentica;
- diffondere una maggiore consapevolezza sui valori naturali e
culturali del Lazio attraverso azioni di interpretazione di paesaggi
e territori e di educazione ambientale.
“The Roads of the Parks” project
The Roads of the Parks is a project of the Lazio Region Protected Areas System
in order to experience new ways of enjoyment and promotion of tourism along
routes of environmental, historical and cultural value that connect Parks and
Nature Reserves of the Region through a minor road system.
The Roads of the Parks is part of the wider System Program Nature on Tour that
has been started to promote the development of sustainable tourism in RegionalProtected Areas.
Further objectives of the project are:
- To develop accommodation facilities, traditional handcrafts and agricultural
activities in the areas run by the various itineraries.
- To support the discovery, or the rediscovery, of hidden places of our Region, whose
most authentic identity is often preserved by parks.
- To spread knowledge of natural and cultural values of the Lazio Region through
actions of landscape and territory interpretation and environmental education.
5
L’Itinerario del Lazio etrusco
Il perché di una scelta
Dove andiamo domenica? E’ per dare una risposta diversa a
questa domanda, la fatidica domanda della nostra società del
benessere e del tempo liberato (almeno nel fine-settimana), che
nasce in fondo questa guida. Una risposta originale e di qualità
poiché quanto a bellezza dei paesaggi ed interesse turistico,
quest’angolo di Lazio non è secondo a nessuno.
I territori
Basta aprire la mappa che trovate in allegato alla guida
per rendersene conto. Il nostro viaggio sarà lungo.
E quella di chiamarlo “del Lazio etrusco”, come spesso
accade per i titoli, è naturalmente una semplificazione ma rende
il senso della sua connotazione geografica e soprattutto
paesaggistica e culturale. Partendo da Roma, le prime aree
attraversate appartengono a pieno titolo al tessuto urbano.
Anzi, il primo panorama che si schiude è quello che comprende
il Tevere, la michelangiolesca cupola di San Pietro e tutto il resto:
skyline unica al mondo, marchio celeberrimo della “città eterna”.
Lazio da scoprire, ma quando mai? Aspettate.
Scesi da Monte Mario l’ovvio si eclissa, il già visto si
dissolve. Pineto, Insugherata, e chi li ha sentiti mai
nominare? Sono invece preziose oasi verdi, miniparchi la cui scoperta – vi garantiamo – già assicura a quella
domanda iniziale (dove andiamo domenica?) una prima risposta
del tutto soddisfacente.
Usciti dalla capitale ecco la campagna che finalmente si dispiega,
lasciandosi scoprire attraverso altipiani in tufo utilizzati dalle
coltivazioni agricole, intervallati da valloni a volte scoscesi scavati
da fossi e con le pendici ricoperte da folti boschi.
Già eccolo, il Lazio etrusco. Antropizzato dalla notte dei tempi
eppure ancora selvatico.
Disegnato dall'attività dell’antico vulcano sabatino,
con terreni formati – dicono i geologi - da materiali
piroclastici accompagnati da affioramenti lavici. Sabatini, vulsini, cimini: sono gli antichi apparati eruttivi
i protagonisti di questi paesaggi regionali, oggi in gran parte
smantellati dall’erosione. E allora facciamo parlare ancora le
pietre, che raccontano a chi le sa ascoltare la storia della terra.
6
I ripiani di tufo che si stendono tutt’intorno ai tre
gruppi sopra menzionati testimoniano un’antica, larga
emissione di lave, ceneri e scorie, successivamente
consolidatesi in una spessa coltre pianeggiante, lentamente
declinante verso il Tevere a est e il Tirreno ad ovest.
A quest’ultima estremità si affianca un ulteriore apparato vulcanico,
meglio conservato: è quello di Latera – mai sentito? - con cinte
crateriche ancora ben riconoscibili.
E’ sulle sue lave che cresce una delle foreste più rigogliose e
solitarie del Lazio, la Selva del Lamone.
E ancora di remote eruzioni parla il paesaggio geologico di
Acquapendente, sul margine del ripiano vulcanico che scende
a nord sulla valle del Paglia.
L’itinerario
Monte Mario, Pineto e Insugherata sono le prime
tappe. Dal cuore della città alla sua periferia, fermandosi
a conoscere da vicino tre delle numerose aree verdi che
Roma ancora offre ai suoi cittadini, ai turisti, a chiunque
abbia la curiosità di andare oltre le immagini da cartolina e la
pazienza necessaria a orientarsi nel sempre più caotico traffico
automobilistico capitolino.
Dalla Giustiniana attraverseremo poi da parte a parte il parco
di Veio, la prima vera grande area protetta a ridosso di Roma,
fino alla via Flaminia. Quindi puntiamo a nord. Sacrofano e
Formello introducono un tema ricorrente dell’itinerario, quello
dei centri storici sorti sul tufo: case e pareti che si confondono,
mattoni e pietre gli uni derivati dalle altre, un tutt’uno che rende
il paesaggio armonioso e inconfondibile.
Anzi lo renderebbe, se la relativa vicinanza alla città non si facesse
sentire con un’urbanizzazione crescente che sempre più avvolge
i nuclei originari con spire di asfalto e cemento. Più integri gli
scorci di Mazzano Romano e soprattutto Calcata, dove a
difendere il paesaggio ci ha pensato il Treja – e oggi c’è anche
il suo parco - con una forra profonda e ombrosa. Per l’itinerario
ha inizio qui un deciso orientamento a nord-ovest che dura fin
quasi al confine toscano.
Dopo la collina di Narce e il piccolo show delle cascate di
Monte Gelato raggiungiamo la Cassia, custode oggi di quel
tracciato che nei secoli passati percorrevano pellegrini, commercianti e soldati.
7
LEGENDA
Legend
Itinerario del Lazio Etrusco
Altri itinerari
Aree protette dell’Itinerario
del Lazio Etrusco
Altre aree protette
Pannello informativo
Information posters
Punto panoramico
Panoramic views
Elemento di interesse naturalistico
Place of naturalistic interest
Elemento di interesse storico artistico
Sito archeologico
Archaeological site
Sorgenti
Springs
Geosito-punto di interesse geologico
Geosite - Place of geological interest
Centro storico
Ancient village
Monti
Mountains or ridges
Area pic nic
Segnaletica
Road Signs
Queste frecce segnalano
l’itinerario principale.
These arrows indicate the main route.
Queste tabelle indicano i pannelli
didattici.
These signs indicate the information
posters.
Pannelli informativi
information posters
Questi sono i pannelli informativi
che troverete lungo il percorso,
in corrispondenza delle tappe di
maggiore interesse
These are the information posters
that you will find along the route,
located by the most relevant stages.
La via Francigena odierna sfila a doppia corsia davanti
al lago di Monterosi per poi infilarsi più discretamente
tra i noccioleti verso Sutri.
Ed è ancora al suo posto dopo migliaia di anni, all’ingresso
dell’antica Suteria, la passerella d’eccezione di tombe allineate
lungo la strada e scavate nel tufo, come il vicino anfiteatro: uno
dei superlativi del Lazio etrusco. Subito dopo Capranica e Veiano,
ancora un gioiello da scoprire.
E’ più natura o cultura lo spettacolo della necropoli
etrusca di San Giuliano, cuore del parco di
Marturanum, dove le tombe si affacciano nel bosco
sul fianco di un vallone tappezzato di querce e felci? Eccoci
dunque a Vetralla, dove il nostro Lazio inizia a farsi segreto per
davvero.
Tuscania sì, la conoscono tutti, ma quasi nessuno per gli ambienti
integri della sua riserva naturale. E poi c’è il Ponte San Pietro,
la città fantasma di Castro, Farnese e il suo bosco del Lamone
ormai quasi in terra toscana: tutti luoghi di primo interesse che
la geografia amministrativa e la viabilità hanno invece relegato
ad una marginalità preziosa per il turista intenditore.
Approfittiamone.
La conca di Latera è l’ennesimo paesaggio a sorpresa,
quasi un mondo sospeso, tra impianti geotermici
in disuso e l’apparizione improvvisa dello specchio
azzurro del lago di Mezzano. Dopo c’è solo monte Rufeno e
la sua bella, riposante riserva: un cappuccio verde che riveste
l’ultima altura del Lazio prima del confine con l’Umbria.
In tutto l’itinerario misura circa 270 chilometri e si svolge in
buona parte lungo strade secondarie, provinciali e comunali.
Questa guida
Questo vademecum per il visitatore dell’“Itinerario
del Lazio etrusco” ha il duplice scopo di diffondere
presso un pubblico vasto valori e specificità delle aree
attraversate, sia protette che non, incentivando allo
stesso tempo la dimensione della scoperta per coloro che già si
trovano sul territorio. La guida parte dai luoghi e dalle notizie
contenute nei pannelli informativi disposti lungo il percorso,
ampliandole, arricchendole e consentendo un loro uso versatile
e maneggevole.
Come i pannelli, tuttavia, non pretende di essere esaustivo o
completo, configurandosi semplicemente come un ulteriore
strumento a disposizione del turista. Non un manuale enciclopedico,
10
dunque, ma una piccola fonte di informazioni e notizie in più
che, volendo, può integrare le indicazioni di altre guide o le
segnalazioni raccolte nei centri visita dei parchi, negli uffici del
turismo, nelle pro loco.
Dopo la descrizione dei diversi tratti e delle caratteristiche dei
parchi attraversati, la sezione finale contiene una selezione –
necessariamente sintetica! – di servizi disponibili presso le varie
tappe: ricettività, ristorazione, centri visita, etc.
11
The Itinerary of Etruscan Lazio
Why should you choose this itinerary?
Where shall we go on Sunday? This guide has come about to give a different kind
of reply to this question often asked in our affluent society that grants us a certain
amount of “free time” (at least on the week-end). This guide is an original high
quality reply. Moreover, this corner of Lazio is second to no other area in terms
of the beauty of its landscape and its places of interest.
The land
You just have to open the map included with the guide to realize that our journey
will be long. The choice of calling it “Etruscan Lazio” is naturally just a simplification
which is what often happens when writing a title.
However, it gives the idea of the geographical connotation and especially of the
type of landscape and cultural background. We start off from Rome.
The first areas we will describe are fully part of the urban structure. In fact, the
first panorama that we will look out over includes the Tiber River and
Michelangelo’s dome of St. Peter’s Cathedral: a unique skyline; the famous
“brand” of the “eternal city”. You may wonder: is this the Lazio to be discovered?
Just wait. Once you descend from Monte Mario the obvious is eclipsed and the
“already been there, done that” disappears. Pineto, Insugherata- who has ever
heard of these places? Yet, they are precious green nature reserves, small parks
whose discovery we assure you, will give you a totally satisfactory reply to that
initial query as to “where shall we go on Sunday?” As you leave the capital behind
you can see the countryside unfolding in front of you with its tuff plateaus, used
for agriculture. These are broken by valleys, sometimes deep, carved out by streams
and whose slopes are thickly covered by woods.
This is Etruscan Lazio.
It has been inhabited by man from times immemorial but is still wild. It has
been created by the activity of the ancient Sabatini volcano. Geologists tell us
that the surface is made up of pyroclastic rocks and lava outcrops. Sabatini, Vulsini,
and Monte Cimino: these are the ancient volcanoes that are the “stars” of these
regional landscapes which today have been mostly worn down by erosion. Once
again let the rocks tell the history of the earth to those who know how to listen.
The tuff rises that extend around the three above mentioned volcanoes bear witness
to the ancient heavy flow of lava, ashes and volcanic scoriae which later developed
into a thick flat layer gradually descending to the Tiber River on the east and to
the Tyrrhenian Sea on the west.
This latter edge is flanked by another, better conserved, volcanic system. It is
known as the Latera Volcano - have you ever heard of that? - whose crater rims
are still easily recognizable. It is on its lava that one of the lushest and most solitary
woods of Lazio grows: the Selva del Lamone. Also the geologic landscape of
Acquapendente still speaks of ancient eruptions. The town lies on the edge of a
volcanic terrace that descends on the northern part of the Paglia River valley.
12
The Itinerary
Monte Mario, Pineto and Insugherata are the first stops. From the heart of the
city to its outskirts, we will stop and get to know close up three of the many green
areas that Rome has to offer to its residents, tourists, and anyone who has the
curiosity to go beyond post card images and the patience to orient oneself in the
ever more chaotic traffic of the capital.
From the Via Giustiniana we will cross from one side to the other the Veio
regional park, the first large protected area just on the edge of Rome, until we
reach the Via Flaminia.
Then we will head north. Sacrofano and Formello will introduce a recurring
theme: historical centers which have developed on tuff rises: houses and walls that
blend in, bricks and stones mixed together which make the landscape harmonious
and unique. Let’s say it should be unique, but the vicinity with the city is ever
more apparent and the urban sprawl is surrounding the original historic centers
with asphalt and concrete.
Mazzano Romano and especially Calcata have remained more unspoiled where
the Treja River has been the one to defend them with a deep shady gorge. Today
there is a park there.
Our itinerary here begins to go decidedly north-west almost until the border with
Tuscany. After the hill of Narce and the small show of the Monte Gelato waterfalls,
we reach the Via Cassia which follows the route of the road that pilgrims, merchants,
and soldiers traveled on.
Today the Via Francigena is a double lane highway in front of Lago di Monterosi
and then it discreetly enters the hazelnut groves growing alongside the road going
towards Sutri.
At the entrance to ancient Suteria, after thousands of years, we can still see the
tombs lined up along the road and carved out of the tuff walls just as the nearby
amphitheater is carved out of tuff.
It is one of the superlative sites in Etruscan Lazio. Just after Capranica and
Veiano another treasure waits to be discovered: the San Giuliano necropolis, in
the heart of the Marturanum park, where the tombs blend in with the woods on
the side of the valley covered with oaks and ferns. Does this belong more to the
realm of nature or to that of culture? Now we are at Vetralla where our Lazio
starts to really become secretive.
Every one knows Tuscania but few know the unspoiled environment of its nature
reserve. There are also the Ponte San Pietro, the phantom city of Castro, and
Farnese with its Lamone woods which are almost in Tuscany.
These are all very interesting places which administrative geography and the road
system have relegated to the fringes, a bounty for the discerning tourist. Let’s take
advantage! The Latera basin is one of the many surprising landscapes.
Among geothermal plants in disuse suddenly appears a blue body of water – Lago
di Mezzano. After the lake there is Monte Rufeno and its beautiful restful reserve:
a green hood that covers the last hill in Lazio before its border with Umbria.
Altogether the itinerary measures 270 kilometers and most of it is along secondary
roads or provincial and municipal roads.
13
The guide
This handbook for the visitor of the “Itinerary of Etruscan Lazio” has a dual
purpose. It aims at instilling in the general public the values and specificity of the
different areas, whether they are protected or not.
It also wants to stimulate exploration in those people who are already in the area.
The guide describes the places and completes the information provided in the
panels displayed along the route. Just as for the panels however, this guide does
not have the ambition to be exhaustive and complete; it is meant as just another
tool available for the tourist.
It is not an encyclopedic manual but just a source of extra information that could
complement other guide books or information given in the parks’ visitor centers,
in tourism offices, or in the “pro loco” (visitor’s office in a tourist area).
After the description of the different routes and the characteristics of the parks that
are visited, the final section contains a brief selection of services that are available
along the various stops: lodging, restaurants, visitor centers, etc.
14
Itinerario del Lazio etrusco
Da Monte Mario a Prima Porta
La partenza è da uno dei cuori di Roma. Il balcone panoramico
di Monte Mario, al termine della stradina che si arrampica dalla
via Trionfale fino al noto bar-ristorante Lo Zodiaco, offre una
vista sulla città eterna che spazia dai palazzi del quartiere Prati
ai Colli Albani, con l’ampio corso del Tevere come unica pausa
nella fitta scansione di edifici che ha colmato la piana alluvionale
del fiume. Bastano pochi passi a piedi nel parco sottostante, però,
per allargare la visuale dalla silhouette dei Prenestini al cupolone
di San Pietro. E qui, nel verde già sorprendente della riserva di
Monte Mario, possiamo davvero dare inizio a questo viaggio di
scoperta tra la natura protetta del Lazio: da Roma, appunto,
fino ai confini con la Toscana e l’Umbria.
Nonostante il nome, l’altura più nota della città misura appena
139 metri di quota. Da alcuni anni è tutelata dalla riserva
naturale di Monte Mario, duecento ettari dove la macchia
mediterranea ha dovuto fare i conti, nel corso dei secoli, con
numerose specie introdotte dall’uomo. La boscaglia risultante
è una distesa di lecci, sughere, aceri, carpini, macchie di cisti e
cornioli ma anche pini, alberi di Giuda, ginestre, cipressi.
Questi ultimi li cantò anche il Carducci, che li vide in occasione
di una visita alla Capitale: “Solenni in vetta a Monte Mario
stanno / nel luminoso cheto aere i cipressi / e scorrer muto per
i grigi campi / mirano il Tebro, / mirano al basso nel silenzio
di Roma / stendersi e, in atto di pastore gigante / su grande
armento vigile, davanti / sorger San Pietro”.
15
Itinerario del Lazio etrusco
Monte Mario Prima Porta
veduta della cupola di San Pietro dalla Riserva di Monte Mario
Invisibili da quassù a parte la vicina e quattrocentesca Villa
Mellini, nel verde della riserva sorgono diverse sontuose residenze
appartenute a nobili famiglie nei secoli passati. Con le sue piccole
cupole argentate che dominano il verde della collina, Villa Mellini
ospita attualmente l’Osservatorio Astronomico.
Oltre a un telescopio fisso alto 34 metri, l’osservatorio contiene una
biblioteca di oltre 20.000 volumi tra cui preziosi testi astronomici
antichi: è inoltre sede del Museo Astronomico e Copernicano.
Numerose le osservazioni di grande interesse fatte proprio qui, ma
tutte risalenti al passato: oggi l’attività scientifica è stata quasi del
tutto trasferita alle sezioni di Monte Porzio Catone, ai Castelli Romani,
e di Campo Imperatore sul Gran Sasso. L’ottocentesca Villa Mazzanti,
realizzata in stile neo-rinascimentale, ospita la direzione di RomaNatura
e vi si accede da via Gomenizza. Ma la più preziosa di tutte è Villa
Madama, progettata da Raffaello. Sede di rappresentanza del ministero
degli Affari esteri, per visitarla occorre un’autorizzazione speciale:
conviene allora approfittare delle visite guidate organizzate
periodicamente da RomaNatura e dalle associazioni culturali.
Il capolavoro di Raffaello
Fu l’artista urbinate a progettare Villa Madama, nel 1516-17, su
incarico di papa Leone X e sotto la guida del potente cardinale
Giulio de’ Medici. Nel settore centrale della riserva di Monte Mario,
la villa è considerata tra le prove più alte di Raffaello architetto.
Dopo la sua morte i lavori vennero proseguiti da Giulio Romano
e quindi Antonio da Sangallo il Giovane, ma rimase incompiuta
e con la sola metà settentrionale realizzata, tra cui un’elegante
loggia a tre campate ornata di stucchi, grottesche e dipinti.
16
Itinerario del Lazio etrusco
Monte Mario Prima Porta
Lasciati il belvedere dell’Osservatorio e il casale Mellini, passando
sotto l’arco si prende la via Trionfale che rappresenta il confine
ovest della riserva. Il verde sulla destra è prima quello del parco
della Vittoria, area pubblica assai frequentata dai residenti del
quartiere, e poi quello del grande parco di Villa Stuart, oggi
casa di cura di lusso.
Lungo via della Camilluccia si supera l’istituto Don Orione e
in piazza Walter Rossi si gira a sinistra per andare a riprendere
la Trionfale.
Dove la via si fa più larga, affacciandosi a una balaustra si può
ammirare il fontanile di Pio IX, fatto erigere dal pontefice nel
1866 a favore degli abitanti dell’allora borgata.
Superato il Forte Trionfale, ci avviamo verso un’altra delle
quattordici riserve naturali che assegnano a Roma un primato
meno noto di altri: quello delle oasi protette entro il perimetro
urbano. Per imboccare l’accesso più comodo alla splendida
riserva dell’Insugherata, però, occorre molta attenzione a lasciare
la via Trionfale all’altezza di via Giovanni Della Casa, una traversa
sulla destra assolutamente non segnalata che porta a via Castagnola,
da seguire sulla sinistra fino a uno slargo dove si parcheggia per
seguire il sentiero per l’Insugherata.
Si tratta di circa settecento ettari miracolosamente scampati
all’edificazione intorno al fosso dell’Acqua Traversa, che formano
un cuneo verde che s’insinua tra la consolare Cassia e la via
Trionfale a partire dalla via Cortina d’Ampezzo.
Una facile passeggiata fino al fondovalle vi regalerà scorci
verdeggianti da Campagna Romana, e con un po’ di fortuna
l’incontro con alcune delle numerose specie animali che caratterizzano la biodiversità dell’Insugherata, o almeno un loro segno
17
Itinerario del Lazio etrusco
Monte Mario Prima Porta
di presenza: l’aculeo di un’istrice, l’impronta del tasso, una chela
dell’esigentissimo granchio di fiume che vive solo in acque pulite
e limpide.
Tornati sulla via Trionfale, costeggiando il confine ovest della
riserva dell’Insugherata e a tratti fra filari di bellissime sughere,
si supera il Grande Raccordo Anulare ormai sempre più spesso
scavalcato dall’espansione degli insediamenti residenziali periferici.
Prima di arrivare alla Cassia, l’itinerario svolta a destra ad
attraversare il quartiere nuovo di via Tagliaferri.
Quindi si giunge alla consolare che si attraversa, seguendo via
della Giustiniana (freccia per il parco di Veio) che serpeggia tra
una campagna già vera, libera dal cemento, insomma poco
Paesaggio della Riserva Naturale dell'Insugherata
18
Itinerario del Lazio etrusco
Monte Mario Prima Porta
antropizzata a parte alcuni centri ippici e ristoranti. Qui abbiamo
fatto il nostro ingresso nel parco di Veio,
il quinto nel Lazio in ordine di estensione ma il più prossimo a Roma.
In un fondovalle si raggiunge la Cassia
bis o Veientana, e la si supera per un
sottopasso accanto all’ingresso
di un campeggio, quindi
si risale lungo il versante
opposto coi tagli nel
tufo ben evidenti al lato
della strada. Di nuovo
tra i campi la via adesso
prosegue in direzione
della Flaminia, con i
monti Lucretili sullo sfondo e le piramidi inconfondibili del Gennaro e del Morra.
Superata la via della Riserva di
Livia si scende in un altro fondovalle,
superando un fosso più evidente, un
secondo fosso e si è alla stazione ferroviaria
di La Celsa.
Poco più avanti, a un bivio a sinistra si è alla
Villa di Livia. Recintata, sul fianco di una collina
attrezzata a verde pubblico con punto giochi per
bambini, area cani, panchine e sentieri, è visitabile
nei fine-settimana e ad orari stabiliti. Un’oasi
di silenzio e di verde nel caos di Prima Porta.
La villa di Livia a Prima Porta
A Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto, era dedicata
una delle ville extraurbane più sontuose eretta intorno al 30
a.C. Presenta una struttura a terrazze sostenuta da muri in
opus reticulatum, sotto la quale si celava un ambiente sotterraneo rinvenuto dagli archeologici solo a metà Ottocento.
Le sue pareti erano interamente affrescate con motivi che
riproducevano un fresco e lussureggiante giardino incolto
con alberi da frutto, uccelli, cespugli e fiori ritratti sullo sfondo
di un cielo turchese. Staccate nel 1951 a scopo conservativo,
oggi le pitture sono esposte al Museo nazionale romano di
Palazzo Massimo a Roma.
19
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Monte Mario to Prima Porta
The itinerary starts from the Monte Mario
nature reserve, one of the panoramic terraces
of Rome. It offers a view of the eternal city
sweeping from the buildings of the Prati district
to the Colli Albani, with the wide river bed
of the Tiber River being the only break in the
conglomeration of buildings which has filled
the flood plain of the river. From here your
view ranges from the park below to the
silhouette of the Prenestini hills and Saint
Peter’s dome in the distance.
Monte Mario is only 139 meters above sea
level. It is now protected by the Monte Mario
Complesso archeologico
reserve, two hundred hectares where the
della Villa di Livia
Mediterranean scrub over the centuries has
had to compete against numerous species introduced by man. The resulting woods
are composed of holm-oaks, cork oaks, maples, hornbeams, thickets of rock roses
and cornelian cherry trees along with pine trees, Judas trees, broom, and cypress
trees. Within the reserve there are several noble villas such as the nearby 14th
century Villa Mellini, which currently houses the Astronomic Observatory. The
18th century Villa Mazzanti, built in the neo-Renaissance style, houses the
headquarters of RomaNatura, the regional body that manages the reserves. The
most outstanding of all the villas however is Villa Madama, designed by Raphael.
It is the representative headquarters of the Ministry of Foreign Affairs. Special
authorization is needed to be able to visit it so it is a good idea to take advantage
of the guided tours organized periodically by RomaNatura and cultural associations.
After the archway we get back onto Via Trionfale. After the Istituto Don Orione
and the Forte Trionfale turn right onto Via Giovanni Della Casa and Via
Castagnola to reach the splendid Insugherata reserve, one of the most beautiful
reserves in the city. Before Via Trionfale reaches Via Cassia, the itinerary suggests
to turn right, crossing the new suburb of Via Tagliaferri. You will then reach Via
Cassia, cross it and follow Via della Giustiniana (signal to Parco di Veio). Here
we enter the Veio regional park, the fifth largest in Lazio but the closest to Rome.
At the bottom of the valley you can reach the Via Cassia bis or Veientana, and
then go past it by driving under an underpass next to the entrance of a campground.
Then climb the opposite side of the hill where evident cuts have been made in
the tuff walls along the sides of the road. Now among fields again, the road goes
in the direction of Via Flaminia with the Monti Lucretili and the unmistakable
pyramids of Monte Gennaro and Monte Morra in the background. Once you
have gone past the Via della Riserva di Livia you descend in another valley going
past a rather large creek and then past a second smaller creek and then you reach
the railway station of La Celsa. A little further ahead turn left at the intersection
and you reach Villa di Livia. This is a fenced in area on the side of a hill organized
like public garden with playground equipment for children, an area for dogs to
run in, benches and trails. It is open during the weekends with set hours and is
an oasis of silence and nature in the chaos of Prima Porta.
20
Le aree protette di RomaNatura
A
partire dagli anni Ottanta del secolo
scorso, Roma ha visto la nascita di numerose aree protette a tutela delle più
belle porzioni del suo territorio ancora inedificate. Si tratta di ben 14 tra parchi e riserve,
istituiti dalla Regione Lazio e situati all’interno
della città o negli immediati dintorni, per
complessivi 14.000 ettari.
A gestirli è l’ente regionale RomaNatura, che ha sede a Villa Mazzanti
all’interno della riserva più cittadina di tutte e cioè quella di Monte
Mario, nel cuore di Roma.
Il nucleo più consistente di aree protette è costituito dalle 9 riserve
istituite nel 1997 contestualmente al varo della nuova legge regionale
sui parchi, la n.29. Sono: Marcigliana (4696 ettari), Valle dell’Aniene
(620 ettari), Decima-Malafede (con 6145 ettari è la più grande),
Laurentino-Acqua Acetosa (152 ettari), Tenuta dei Massimi (774 ettari),
Valle dei Casali (469 ettari), Acquafredda (249 ettari), Monte Mario
(204 ettari) e Insugherata (697 ettari). Ad esse si aggiungono i tre
monumenti naturali di Mazzalupetto-Quarto degli Ebrei (180 ettari),
Galeria Antica (40 ettari) e Parco della Cellulosa (100 ettari).
Poi vi sono i due piccoli parchi regionali istituiti in precedenza
ed affidati anch’essi adesso in gestione a RomaNatura, vale a
dire il parco del Pineto (243 ettari) e il
parco di Aguzzano (60 ettari).
Non si tratta di parchi pubblici
come le ville storiche Doria
Pamphilj, Borghese o
Ada, attrezzate con
panchine, fontanelle,
aiuole e più conosciute
dai romani e dai turisti
che vi si riversano alla
domenica in cerca di relax o durante il defatigante
giro turistico del centro-città.
Al contrario, le riserve di RomaNatura sono aree di natura vera,
selvatica, dove nonostante le spesso ridotte estensioni i diversi
ambienti ed elementi del paesaggio – dal bosco alle distese di
macchia mediterranea, alle zone umide – si evolvono senza
particolari interventi da parte dell’uomo. In alcuni casi, entro
i loro confini sono comprese zone ad agricoltura estensiva dove
si praticano forme di pascolo e coltivazione compatibili con gli
obiettivi di conservazione.
Più che in tante parole, la testimonianza eclatante dell’importanza
di questa rete urbana di aree protette sta nei numeri della
biodiversità presente. Basti citare le oltre mille specie vegetali
censite tra boschi relitti, terreni agricoli, aree monumentali.
Oppure gli animali: 5200 specie di insetti, 10 anfibi, 16 rettili,
77 uccelli, 26 mammiferi.
Infine, va ricordato che RomaNatura è l’ente gestore anche della
riserva marina delle Secche di Tor Paterno, una delle due aree
protette marine presenti nel Lazio (l’altra è quella di Ventotene
e Santo Stefano, nell’Arcipelago pontino), 1200 ettari di Tirreno
davanti al litorale di Castelporziano e Capocotta.
The protected areas of RomaNatura
Starting from the 1980’s several protected areas intended to safeguard beautiful
areas which hadn’t been developed yet were established by the city of Rome. There
are 14 areas including parks and reserves established by the Lazio Region and
located within the city limits or immediately nearby and altogether they encompass
14.000 hectares.
They are managed by the regional body RomaNatura, housed in Villa Mazzanti,
located in the Monte Mario reserve, which among all the reserves, is the one that
is most enclosed in the heart of the city.
This is the list of the protected areas and their respective sizes: Marcigliana (4696
hectares), Valle dell’Aniene (620 hectares), Decima-Malafede (with its 6145
hectares is the largest), Laurentino-Acqua Acetosa (152 hectares), Tenuta dei
Massimi (774 hectares), Valle dei Casali (469 hectares), Acquafredda (249
hectares), Monte Mario (204 hectares), and Insugherata (697 hectares),
Mazzalupetto-Quarto degli Ebrei (180 hectares), Galeria Antica (40 hectares),
Parco della Cellulosa (100 hectares), Parco del Pineto (243 hectares) and Parco
di Aguzzano (60 hectares).
These are not public parks such as the historic Doria Pamphilj, Borghese or Ada
villas, which have benches, fountains, and flowerbeds. These protected areas have
true unspoiled nature next to large agricultural areas used either for pasture or
for crops that are compatible with conservation goals.
Itinerario del Lazio etrusco
Dal Casale di Malborghetto
a Magliano Romano
Lasciata Prima Porta, si prende a seguire la via Flaminia che
si libera a fatica della vischiosa e non esaltante periferia urbana
solo oltre una lunga galleria. Ci vogliono quattro o cinque
chilometri percorsi sempre lungo il confine orientale del parco
di Veio per giungere a un piccolo bivio segnalato che, aldilà di
un passaggio a livello, consente di superare la ferrovia e raggiungere
il Casale di Malborghetto.
Anche qui sono le vestigia del passato, e la presenza di una zona
di rispetto imposta dal vincolo archeologico, ad aver garantito
la sopravvivenza di un’oasi di tranquillità e di un prezioso
frammento del paesaggio della Campagna Romana.
Si tratta di un massiccio edificio ricavato in un arco quadrifronte
risalente alla prima metà del IV secolo d.C., eretto a celebrazione
della vittoria di Costantino su Massenzio. Un edificio che ha
anche cambiato molte volte destinazione d’uso nel corso dei
secoli: da chiesa a casale fortificato, a stazione di posta. Oggi è
un museo, dove sono esposti reperti provenienti da Prima Porta,
Grottarossa e Tor di Quinto.
Dal bel prato adiacente si entra nell’edificio per una scala fino
al piano rialzato, dov’è un modellino in legno del monumento
23
Itinerario del Lazio etrusco
Casale di Malborghetto Magliano Romano
Complesso archeologico del Casale di Malborghetto
e alcuni pannelli che ne illustrano la storia. Scendendo le scale
interne si può apprezzare invece la raccolta archeologica, con
numerosi vasi in ceramica ma anche bucchero ed un piccolo
busto raffigurante l’imperatore Tiberio. All’esterno dell’edificio
è visibile il basolato di un tratto della vecchia Flaminia, conservato
per un tratto anche all’interno del casale.
Ripresa la Flaminia si incontra subito il bivio per la Sacrofanese.
Il paesaggio è ricco di verde, con belle querce che seguono la
strada nelle ondulazioni e tra nuovi conglomerati di villette, in
località Monte Caminetto. A Sacrofano si entra per la parte
nuova del paese, già ampia ed in ulteriore
crescita.
Occorre inoltrarsi a piedi nel piccolo
centro storico, assai ben conservato,
per apprezzarne la sorprendente
tranquillità e i numerosi monumenti: tra gli altri, la Porta Romana, le chiese di San Giovanni
Battista con un bel campanile e
quella di San Biagio, il Palazzo
Placidi-Serraggi.
Si riprende la Sacrofanese, in direzione Campagnano. Superata la
deviazione per il campo sportivo,
alla fine di una salita, eccoci al
bivio per Formello. Anche questo
paese, appena ai margini del settore
24
Itinerario del Lazio etrusco
Casale di Malborghetto Magliano Romano
Paesaggio del Parco Naturale di Veio
occidentale del parco di Veio, negli ultimi anni ha attratto una
consistente immigrazione di romani in fuga dalla città.
Situato in posizione interna, non lontano dalla via Cassia, deriva
la sua denominazione dal latino forma (condotta d’acqua) per
la presenza di una rete di cunicoli per l’approvvigionamento
idrico del territorio a nord della città etrusca di Veio. Il centro,
infatti, dovette essere già frequentato sin dall’epoca etrusca come
testimonia la presenza di una tomba monumentale, il Tumulo
di Monte Aguzzo cosiddetto “Chigi”.
Ma i primi riferimenti al borgo risalgono alla fine dell’XI secolo
d.C., quando viene menzionato come castrum (castello) e
donato da Gregorio VII ai monaci di San Paolo. Dal XIII
secolo fu di proprietà della potente famiglia degli Orsini, fino
alla seconda metà del Settecento quando venne ceduto alla casata
dei Chigi assieme a Sacrofano, Campagnano e Cesano.
Questa ricca e potente famiglia fu protagonista di opere di
rinnovamento del borgo e della costruzione di una prestigiosa
villa suburbana, detta La Versaglia.
La Versaglia, piccola reggia di Formello
Situata circa un chilometro e mezzo a sud-est dell’abitato, ed
oggi purtroppo ridotta a rudere, si tratta di una villa eretta
nella seconda metà del ‘600 su iniziativa del cardinale Flavio
Chigi che, avendo acquistato il feudo di Formello, concepì
l’idea di una residenza di villeggiatura in campagna. Il nome
italianizzante di Versaglia deriva dalla celebre reggia francese
25
Itinerario del Lazio etrusco
Casale di Malborghetto Magliano Romano
di Versailles, che il cardinale aveva avuto modo di apprezzare
quando era stato nunzio apostolico in Francia e che volle
emulare, in forme minori, nella costruzione della sua dimora.
Avviati nel 1665, i lavori furono affidati prima all’architetto
Felice della Greca e poi a Carlo Fontana. La concezione di
questa residenza estiva fu grandiosa. Un’elegante torre quadrata
introduceva alla villa e ne segnalava la posizione per un ampio
raggio. Seguivano un complesso di edifici: il casino nobile,
il casino della famiglia, la cappella dedicata a San Francesco
di Sales dipinta da Giovan Angelo Canini, immersi nel verde
del giardino che comprendeva giochi d’acqua, sculture e
piantumazioni (alberi da frutto, gelsi e cipressi nei viali, fiori
e siepi). E’ accertata inoltre la presenza di un collegamento
sotterraneo tra la villa ed il Palazzo Chigi a Formello. La
tenuta agricola si estendeva a valle dei fabbricati alternando
vigneti e oliveti. La fauna del luogo venne incrementata con
l’introduzione di daini, caprioli, gazzelle, tortore e levrieri,
e fu costruita un’Uccelliera affrescata da Camillo Saraceni.
Le attività del fondo comprendevano anche l’apicoltura,
l’allevamento dei bachi da seta, il pascolo di capre e pecore,
secondo quanto attestano numerosi documenti di archivio.
Abbandonata verso la metà dell’Ottocento, la villa cadde
presto in rovina. Oggi sono ancora riconoscibili alcuni elementi
architettonici: il muro di cinta, la torre d’ingresso, parte delle
strutture del palazzo padronale e la cappella.
In centro, tra i monumenti principali sono il Palazzo Chigi e
la chiesa di San Lorenzo. Il primo nel medioevo fu probabilmente
un complesso fortificato di cui era parte una torre quadrata, oggi
riproposta nel suo volume con l’impiego di materiali moderni.
Gli interventi degli Orsini e poi dei Chigi portarono alla
trasformazione del complesso in palazzo residenziale, alla cui
realizzazione collaborarono l’architetto Felice della Greca, Carlo
Fontana, ed artisti come Giovan Battista e Francesco Laurenti,
Giovanni de Momper, Francesco Milizia, Paolo Albertoni.
Quanto alla chiesa di San Lorenzo, pure di origine medievale,
conserva il campanile trecentesco ma le forme architettoniche
sono del Cinquecento. L’interno è a tre navate divise da pilastri.
Caratteristica è la meridiana realizzata (1796) nel pavimento,
che riprende quella di Santa Maria degli Angeli a Roma.
Dal paese e lungo una stradina che porta a Campagnano si
allungano le incantevoli Valli del Sorbo, una vasta area a pascoli
26
Itinerario del Lazio etrusco
Casale di Malborghetto Magliano Romano
e piccoli lembi di bosco lungo il torrente Crèmera dove sorge
l’omonimo santuario campestre di recente restaurato.
La Madonna del Sorbo
Tra Campagnano e Formello, il santuario della Madonna del
Sorbo sorge su uno sperone a dominio di un vallone ben noto
ai locali e anche ai romani che ne invadono, nelle belle giornate
di primavera ed autunno, i prati e le verdi pendici.
La chiesa conserva all’interno a tre navate alcuni affreschi e
una tavola bizantineggiante, mentre sull’architrave del portale
di facciata è scolpita la data 1487. Formano il complesso
anche alcuni altri edifici databili al XVII-XVIII secolo e
disposti su diversi livelli. 110 sono gli ettari dell’area inclusi
nel Sic, solcata dal corso del torrente Crèmera, affluente di
destra del Tevere.
Nelle vicinanze di Formello il Crèmera forma anche una
cascata, dove sono i resti di un antico mulino ad acqua
conosciuto col nome di Mola di Formello.
Quest’area, per un totale di 110 ettari, è stata inclusa in un sito
d’importanza comunitaria (Sic) per la sua importanza naturalistica.
Tra l’altro, i ricercatori vi hanno riscontrato la presenza di specie
animali sempre meno diffuse nel nostro Paese come la martora,
il moscardino, il saettone e il ghiozzo di ruscello.
Tornati al bivio per Sacrofano e Campagnano, si prosegue per
Sacrofano per svoltare poi in direzione di Magliano Romano e
lo stesso al bivio successivo con la provinciale 14. Da qui inizia
ad essere bene in vista il monte Soratte, con l’abitato di Sant’Oreste ai suoi piedi sulla destra, oggi sede di una bella riserva
naturale gestita dalla Provincia di Roma.
Questo incrocio segna anche il confine del parco di Veio, dal
quale usciamo ormai alle porte del paese di Magliano.
Dalla grande piazza Risorgimento, attrezzata
con un’area giochi
per bambini e dove
in alcune domeniche
ha luogo un frequentato mercatino
all’aperto, ci si può
inoltrare a piedi nel
piccolo centro storico. Il paese fino agli
27
Itinerario del Lazio etrusco
Casale di Malborghetto Magliano Romano
inizi del secolo scorso si chiamava Magliano Pecorareccio, per
via delle attività di allevamento ovino ben radicate nella tradizione
locale ed oggi rievocate in occasione dell’annuale Sagra della
Pecora. Si tiene in primavera e comprende degustazioni di carni,
prodotti caseari ovini nonché esposizioni di macchine e antichi
oggetti agricoli. Il paese è situato su un rilievo posto a controllo
del fosso delle Valli e della valle Nocchia.
I primi riferimenti a Magliano Pecorareccio risalgono a documenti
dell’XI secolo, dove sono menzionati una massa Maiana ed un
fundus Maiani (forse eredi di un fundus Manlianus di età
romana) di proprietà del Monastero di San Paolo fuori le Mura
a Roma. Il castello sorse più tardi ed appartenne con alterne
vicende - dal XIII al XV secolo - ai Conti di Anguillara ed agli
Orsini. Nel 1241 subì le distruzioni dei viterbesi nella guerra
contro i romani. Nel XVI secolo fu teatro di un noto fatto di
sangue: vi furono condotti e trucidati i presunti complici di
Girolama Farnese, moglie di Giuliano d’Anguillara, che fu a sua
volta uccisa nel castello di Stabia a Faleria.
Successivamente, il borgo divenne proprietà prima della famiglia
dei Cesi (1590), poi dei Borromeo (1659) ed infine fu venduto
al cardinale Flavio Chigi (1661) assieme ai feudi di Campagnano,
Formello, Sacrofano e Cesano. Nel 1907 il nome del paese fu
modificato con Regio decreto in
Magliano Romano.
Il borgo è organizzato su
due assi viari principali
lungo i quali sono allineate le abitazioni,
chiusi a nord dalla
chiesa di San Giovanni Battista ed a
sud dal castello.
Di origine medievale,
il fortilizio ha subito
una massiccia trasformazione nel tardo Cinque- c e n to, secondo uno stile vicino alle
opere del Vignola. Notevoli il
portale bugnato d’ingresso, lo
scalone monumentale interno,
i camini del piano nobile.
Quanto a San Giovanni
28
Itinerario del Lazio etrusco
Casale di Malborghetto Magliano Romano
Battista, anch’essa di origine medievale (XIV secolo), ha subito
diversi rifacimenti. La facciata è del 1932, mentre al Cinquecento
risalgono gli affreschi conservati nelle tre absidi interne, attribuiti
ai fratelli Zuccari. La chiesa conserva anche gli affreschi (distaccati
nel 1939) provenienti dalla Grotta dell’Angelo situata poco
fuori dell’abitato, che raffigurano Cristo tra gli Angeli ed alcune
scene dell’infanzia di Cristo.
Mosaico verde
Quante varietà può assumere il verde? Quanti alberi diversi
possono crescere in un’area così vicina alla metropoli, e offrire
ombra, riparo agli animali, frutti? Nei settori più selvatici del
parco, la vegetazione consiste in boschi misti dominati dal
cerro e dal castagno oppure, nei versanti più soleggiati, in
formazioni di macchia mediterranea accompagnate a lecci,
sughere o roverelle. Pioppi, ontani e salici costeggiano i fossi,
assieme alle felci presenti pure nei cunicoli scavati nel tufo
dagli etruschi. Nelle Valli del Sorbo i boschi sono costituiti
da querceti misti, tra cui spiccano cerri, roverelle e farnie. Più
raro è il leccio, che cresce sui pendii più assolati. Oltre alle
querce nel parco è facile incontrare altre specie arboree ed
arbustive: sono ad esempio l’acero minore e il campestre, il
corniolo, il pero e il melo selvatico, il nocciolo, l’orniello, il
nespolo. Nel sottobosco crescono biancospini e prugnoli. Tra
le rarità floristiche i botanici hanno segnalato alcune specie
presenti nelle gallerie e nei cunicoli tufacei scavati dagli etruschi,
non facili da identificare per i non addetti ai lavori ma comunque
testimonianza della grande importanza di conservare questi
ambienti: tra di esse citiamo Gymnogramme leptophyila, Carex
remota, Phyllitis scolopendrium e Cardamine amara.
29
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Casale di Malborghetto
to Magliano Romano
Leaving Prima Porta behind you, follow Via Flaminia until a small marked
intersection, pass a railway crossing allows and reach the Casale di Malborghetto.
This is a massive building built incorporating remains of a quadrifrons arch
dating back to the first half of the 4th century AD which was erected in celebration
of Constantine’s victory over Maxentius. It has had many uses over the centuries:
church, fortified country house, relay station for horses. Today it houses a museum
which displays finds from Prima Porta, Grottarossa and Tor di Quinto.
From the beautiful lawn you can go up one flight of external stairs to enter the
building where a wood model of the monument and some panels that illustrate
its history are displayed. If you go down the internal staircase, you can admire the
archeological collection with its many ceramic vases, bucchero vases and a small
bust of Emperor Tiberius. Outside the building you can also see a stretch of the
ancient Via Flaminia. A stretch of this road with its Roman pavement is also
visible inside the building.
Once you get back onto the modern Via Flamina almost immediately you come
upon an intersection for the Sacrofanese road. The landscape is verdant and there
are beautiful oak trees which follow the winding road between the new clusters
of “villette” – one or two story houses - in the Monte Caminetto area. You can
enter Sacrofano from the new part of the town which is already rather large and
is still growing. You have to enter the well preserved historic center on foot to
appreciate its surprising tranquility and its many monuments among which are:
Porta Romana, the church of San Giovanni Battista with its beautiful bell
tower and the church of San Biago and Palazzo Placidi-Serraggi.
Get back onto the Sacrofanese road going towards Campagnano.
Once you go past the turnoff for the sports field, at the end of a rise in the road,
you come upon the intersection for Formello. This town has also received a large
influx of Romans escaping the city.
It is located on the west side of the Veio regional park not far from the Via Cassia.
The town gets its name from the Latin word forma which meant a water conduit
due to the presence of a network of underground passages used to supply water to
the area north of the Etruscan city of Veio. In its center, the two most important
monuments are Palazzo Chigi and the San Lorenzo church.
From the town and along the road going to Campagnano the enchanted Valli
del Sorbo stretch in front of us. This is a large pasture area with small patches
of woods along the Crèmera stream where there is the same named rural sanctuary
which has been recently restored. This is a 110 hectare area and has been included
as a Site of Community Importance due to its important natural habitats. Among
other things, researchers have detected the presence of species of animals that are
ever less common in Italy such as marten, dormouse, Aesculapian snake, Italian
freshwater goby.
Return to the intersection for Sacrofano and Campagnano and keep going straight
in the direction of Magliano Romano and continue going straight past the next
30
The Itinerary of Etruscan Lazio
intersection with the provincial road 14. From here you can start to see Monte
Soratte, with the little village of Sant’Oreste at its foot on the right-hand side.
It is currently the location of a beautiful nature reserve managed by the Province
of Rome. This intersection also marks the boundary of the Veio regional park
which we are leaving.
We are now at the gates of the town of Magliano. From its large Piazza Risorgimento,
with its playground for children and where on some Sundays an open air market
is held, you can go into its small historic center on foot.
The town was called Magliano Pecorareccio until the early 1900’s due to its
traditional activity of sheep ranching which is now celebrated annually with its
sheep festival, Sagra della Pecora. It is held every spring and includes sampling
ovine meats and dairy products. Agricultural vehicles are also shown there and
there are displays of antique farm objects.
The town is located on a rise which looks over the Fosso delle Valli stream and
over the Valle Nocchia.
The town is laid out along the two main roads. It is closed to the north by the
San Giovanni Battista church and to the south by the castle. The castle dates
back to the Middle Ages and it underwent a massive transformation in the late
1500’s following a style close to the works of Vignola.
The ashlar-work entrance door, the monumental internal staircase, the fireplaces
on the “piano nobile” (main floor) are all remarkable.
The San Giovanni Battista church is also medieval (14th century) and has been
restored several times. Its façade is from 1932 whereas the frescoes conserved in
the three internal apses date back to the 1500’s and are attributed to the Zuccari
brothers. The church still conserves the frescoes (detached in 1939) found in the
Grotta dell’Angelo located a short distance from the town which depict Christ
among the Angels and some scenes from the childhood of Christ.
31
Il parco naturale regionale di Veio
stituito nel 1997, con i suoi
14.984 ettari è la quinta area
protetta più grande del Lazio –
quasi il doppio del parco nazionale del
Circeo. Si estende a nord di Roma tra la via
Flaminia e la via Cassia e comprende il cosiddetto Agro Veientano,
in un territorio dove le componenti naturalistiche e storicoculturali si fondono in un paesaggio di particolare valore.
Nel parco sono presenti nove Comuni: Campagnano di Roma,
Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano
Romano, Morlupo, Riano, Sacrofano ed il XX Municipio del
Comune di Roma: con una superficie di 7.000 ettari, da solo
quest’ultimo ricopre quasi la metà dell’area protetta.
Inserendosi per un tratto all’interno del Grande Raccordo Anulare
di Roma, nel settore settentrionale della città, il parco arriva a
lambire il confine della riserva naturale dell’Insugherata, una
delle 14 aree protette gestite dall’ente regionale RomaNatura.
A ovest confina con il parco naturale di Bracciano–Martignano
e a nord con quello della Valle del Treja.
Al suo interno 1.200 ettari di terreno, comprendenti boschi e
pascoli, sono destinati ad uso civico: un istituto di origine
medievale che ha consentito di mantenere pubblica la proprietà
di alcune aree utilizzate dalle comunità locali in modo collettivo
ed oggi amministrate dalle Università Agrarie di
Campagnano, Isola Farnese, Riano e Sacrofano
e dai Comuni di Castelnuovo di Porto, Formello,
Magliano e Morlupo.
La morfologia del territorio è legata alla
sua origine vulcanica: altopiani di tufo
utilizzati a scopo agro-pastorale sono
stati incisi dall’azione
delle acque che
hanno originato
nel tempo
vallate strette,
I
veduta di Campagnano di Roma
le forre, scavate dall’erosione e ricoperte da boschi.
Il parco si estende in una porzione del territorio adiacente alla
bassa Valle del Tevere ed è per questo che sono presenti numerosi
corsi d’acqua che, formando un ampio reticolo di fossi,
attraversano tutto il territorio da nord-ovest verso sud-est e
confluiscono nel Tevere stesso.
Per la particolare naturalità e bellezza, alcuni ambienti sono
considerati di importanza a livello comunitario: le Valli del
Sorbo a Campagnano. Indubbia è poi l’influenza che hanno
avuto sul paesaggio le opere realizzate dalla civiltà etrusca e da
quella romana, testimoniate dalla presenza di numerose emergenze
archeologiche.
Di grande interesse è la presenza di necropoli ed insediamenti
abitativi, come il sito dell’antica città etrusca di Veio e la Villa
romana di Livia a Prima Porta.
Veio regional park
Veio regional park was established
in 1997 and with its 14, 984
hectares is the fifth largest protected
area in Lazio. It extends from the
north of Rome between Via Flaminia
and Via Cassia and includes the so-called
“Agro Veientano” (the countryside around Veio).
This area abounds with nature, history, and
culture which blend in with beautiful landscape.
Nine municipalities including Rome itself are
included in the Veio regional park.
The morphology of this area is linked to its volcanic
origin: tufaceous plateaus used for pastures and agriculture have been cut into by
the action of water.
This erosion has created narrow valleys and gorges which are covered with woods.
The park reaches the lower Tiber Valley and it is for this reason that there are
several waterways which form a large network of streams which cross the terrain
from north-west to south-east and flow into the Tiber River itself.
Due to its unspoiled nature and beauty, some of these areas are European Union
Sites of Community Importance: the Valli del Sorbo at Campagnano.
Undoubtedly the landscape has been influenced by works from the Etruscan and
Roman civilizations which is shown by the presence of many archaeological ruins.
Of great interest is the presence of necropolises and settlements such as the site of the
ancient Etruscan city of Veio and the Roman Villa Livia located at Prima Porta.
Paesaggio del Parco Naturale di Veio
Itinerario del Lazio etrusco
Da Calcata alla via Cassia
In fondo alla grande piazza Risorgimento a Magliano Romano
si prende a seguire la strada per Calcata, che passando accanto
al piccolo cimitero si allunga tra oliveti e noccioleti via via più
frequenti, sullo sfondo della inconfondibile silhouette del monte
Soratte. Giunti a un bivio si svolta in direzione Calcata. E il
paesino appare presto, in fondo a una discesa dopo una curva,
appollaiato su un acrocoro roccioso che domina la vallata
completamente rivestita di bosco. Nel centro storico senz’auto
si accede oltre una doppia porta ad arco, sovrastata dalle mura
merlate del palazzo baronale Anguillara. Dalla piazza, dov’è la
parrocchiale sconsacrata, partono stradine e vicoli dove sono
alcuni negozi di artigiani, generalmente persone trasferitesi qui
da altre zone d’Italia quando non addirittura dall’estero. E poi
cortili, rampe dove siedono gatti, terrazzi affacciati sulla vallata
e immersi nel silenzio: Calcata è tutta qui, davvero apparentemente
fuori dal tempo.
Tornati alla realtà dell’asfalto e ripresa la provinciale in direzione
Mazzano Romano, alla fine della discesa subito prima del ponte
sul Treja – dove cade il confine tra le province di Roma e di
Viterbo – una strada bianca parte a sinistra sotto la freccia “Scavo
archeologico”. Subito, alzando lo sguardo a sinistra, si nota una
la parete terrosa stratificata messa a nudo dal taglio del pendio,
dove gli alberi affondano le radici tra piccoli ciottoli chiari.
Siamo davanti a un geosito, cioè un luogo con particolare valenza
dal punto di vista geologico. Infatti quelle pietre di natura
calcarea sono state depositate da corso d’acqua che ora non c’è
più, che i ricercatori hanno chiamato Paleotevere ad indicare
35
Itinerario del Lazio etrusco
Calcata Via Cassia
Cascate di Monte Gelato
il grande fiume che in epoca remota aveva un percorso differente
da quello attuale ben più ad est.
Cos’è un geosito?
L’Agenzia Regionale Parchi, l’Arp, ne ha censiti finora in tutta
la regione ben 794. Sono le emergenze geologiche, insomma i
siti che al pari di quelli d’importanza zoologica e botanica
contribuiscono alla varietà e all’importanza degli ambienti
naturali della regione. Sul totale, solo 156 sono localizzati
all’interno di aree protette e cioè solo un geosito su quattro
risulta al momento tutelato. Per apprezzarne il rilievo e la bellezza
non sempre occorre una laurea in geologia: in quell’elenco vi
sono siti spettacolari come la Solfatara di Tor Caldara presso
Anzio, le lave vulsine lungo il corso del Fiora a Vulci, per non
dire del Pozzo di Antullo a Collepardo o il Dicco di Punta
Guardia a Ponza. Meraviglie della natura alla portata di tutti.
Proseguendo la stradina bianca si sbuca ai margini di una radura,
in parte occupata dalle strutture di copertura di un’area
archeologica. Si tratta dei resti di un tempio alla base di Monte
Li Santi, l’altura che si trova sulla sinistra, parte del sistema
insediativo della città falisca di Narce.
Dal tempio, coperto da una tettoia - gli scavi sono attualmente
fermi – voltandosi verso Calcata si vede la collina tondeggiante
e ricoperta di bosco dove sorgeva l’antico centro italico. Fino a
36
Itinerario del Lazio etrusco
Calcata Via Cassia
Vicolo del centro storico di Mazzano Romano
qualche decennio fa, quando i tagli erano ben più frequenti e
questi rilievi non erano così ammantati di alberi, si scorgevano
bene anche le pareti di tufo sottostanti.
Su Narce le notizie storiche sono poche e gli archeologi, in attesa
di studi più convincenti, avanzano ipotesi. Pare che fosse il
principale centro dell’agro falisco meridionale e che fosse
strettamente collegato all’etrusca e vicina Veio.
Pare anche che l’altura di Narce propriamente detta fosse in
realtà l’acropoli di una città assai più estesa, circondata da
necropoli. Forse il suo nome era Fescennium, citato da fonti
letterarie di età romana. Monte Li Santi e Pizzopiede sono i
nomi delle altre alture che formavano l’antico centro abitato,
un tempo separate solo dalle forre ed attualmente anche dalla
strada provinciale.
Sull’acropoli di Pizzopiede, ancora oggi, tra i prati s’incontrano
mura appartenute a un tempio.
Una volta giunti a Mazzano Romano, pochi chilometri più a
ovest, si deve scendere per andare a visitare il centro storico
seguendo le indicazioni per gli uffici del parco. In fondo alla
discesa c’è la minuscola piazzetta Umberto I da cui si prosegue
a piedi fino alla Mola Vecchia in riva al Treja oppure a sinistra,
37
Itinerario del Lazio etrusco
Calcata Via Cassia
dopo un bell’arco, verso i vicoli del centro e pure gli uffici del
parco. Da vedere in particolare ci sono il palazzo baronale dei
Biscia e la piazza Antisà, con quel che resta (una parte del coro)
della cinquecentesca chiesa di San Nicola attribuita al Vignola
e abbattuta nel 1940 perché pericolante.
Tornati sulla strada principale e proseguendo verso Monterosi
si arriva al bivio per Monte Gelato, segnalato non solo da uno
ma da una concentrazione di cartelli e tabelle pubblicitarie che
deve far riflettere sull’inquinamento paesaggistico causato da
questa forma di comunicazione, se non regolata dal rispetto
delle leggi e dal buon senso.
Siamo nell’area probabilmente più nota e visitata del parco ed
il motivo sta nel fascino semplice ma innegabile delle piccole
cascate che il Treja forma in prossimità di una antica Mola.
L’area vanta una lunghissima frequentazione da parte dell’uomo,
probabilmente già in epoca preistorica.
Qui venne edificata una villa in età romana, forse una lussuosa
residenza di campagna ai tempi di Augusto, in seguito affiancata
da un mausoleo; e quindi una chiesa, attorno a cui sorse un
borgo afferente nell’VIII secolo all’azienda agricola papale
denominata Capracorum. Il mulino ad acqua viene edificato
per ultimo, nel 1831, quando gli abitanti del borgo si erano
trasferiti negli abitati meglio difendibili sulle alture ed il Treja
era tornato solitario. Restaurata da qualche anno come la vicina
torretta d’avvistamento, la mola oggi ospita al pian terreno la
macina collegata alla ruota, in parte ricostruita. Al primo piano
c’è un’esposizione storica e archeologica sul luogo; al secondo
piano vi sono alcuni pannelli che spiegano cos’è la biodiversità,
con un apiario dimostrativo a scopo didattico. D’età medievale
e quindi antecedente, la torretta era in origine più alta e ricoperta
da un tetto in scandole di pietra. Infine, tornati sulla strada
provinciale, la si segue a sinistra in direzione Cassia.
Raggiungiamo la consolare, qui a doppia
corsia, in località Settevene.
Per quindi puntare nuovamente
in direzione nord.
38
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Calcata to Via Cassia
At the end of the large Piazza Risorgimento in Magliano Romano follow the
road for Calcata. Drive past the small cemetery along the road that winds through
olive groves and hazelnut groves which become ever more frequent as you drive
along with the unmistakable silhouette of Monte Soratte in the background. When
you reach an intersection turn left for Calcata. The little town is soon visible at
the bottom of a descent after a curve. It is perched on a rocky plateau which
dominates the wood-covered valley.
The historic center is not open to cars and you can enter it through an arched
double gateway surmounted by the crenelated walls of the baronial Palazzo
Anguillara. The square where there is a deconsecrated church opens onto small
streets and alleys lined with artisans’ shops. These craftsmen usually come from
other parts of Italy and in some cases from foreign countries.
Then you see courtyards, cats sitting on ramps and window sills, terraces looking
over the valley and you are immersed in silence: This is Calcata, where time seems
to stand still.
The paved provincial road brings you back to reality. Get back onto the road
towards Mazzano Romano. At the end of the descent just before the bridge over
the Treja River - where the boundary between the provinces of Rome and Viterbo
lies - take the gravel road on the left following the arrow indicating “Scavo
archeologico” (excavations). Looking up to the left, you can see a stratified earthen
wall bared when the slope was cut. Here you can see tree roots making their way
among the small pebbles. We are in front of a geosite, i.e. a place with special
geological importance. In fact, these calcareous rocks were deposited by a waterway
that no longer exists. Researchers think that the Tiber River, which today lies
further to the east, had in a remote era flowed in this area. Therefore they called
this primeval waterway “Paleotevere”.
Following a gravel road we come upon the remains of a temple which was part
of the Faliscan settlement of Narce. The temple, at the foot of Monte Li Santi,
the hill that is found on the left, is covered by roofing. At the moment archaeological
activity is suspended. From the temple, turning towards Calcata, you can see a
rounded hill covered by woods where the ancient Italic center stood.
Until a few dozen years ago when woods were cut more frequently and these rises
were not completely covered by trees, you could clearly see the underlying tuff walls.
Little historical information is available about Narce and archeologists formulate
hypotheses while waiting for more convincing studies to be carried out. It seems
to have been the main center of the Agro Falisco – the countryside surrounding
the southern Faliscan territory - and it had close ties to nearby Etruscan Veio.
It also seems that the rise where Narce proper stood was actually the acropolis of
a much larger city which was surrounded by necropolises. Perhaps its name was
Fescennium, referred to in literary sources from Roman times.
Monte Li Santi and Pizzopiede are the names of the other hills which formed the
ancient town, at one time separated only by gorges and now also separated by the
provincial road. On the acropolis of Pizzopiede, among the meadows, you can
still see the walls of an ancient temple.
39
The Itinerary of Etruscan Lazio
Once you reach Mazzano Romano, a few kilometers further to the west, drive
downhill following the signs for the park offices to visit the historic center. At
the bottom of the descent there is the tiny Piazza Umberto I from where you can
walk to the Mola Vecchia (the Old Mill) on the bank of the Treja River or if
you turn left from the piazza after you pass a lovely arch, you can walk along the
small streets of the center toward the offices of the park.
When you get back onto the main road and follow the road for Monterosi, you
reach the intersection for Monte Gelato.
This intersection is marked not just by one sign but by a whole group of signs and
billboards which should make us reflect on “landscape pollution” caused by this
type of communication if laws and good sense are not respected.
We are now in the area which is probably the best known and most visited part
of the park and the reason for this is the simple but undeniable fascination of the
small waterfalls that the Treja River makes near the ancient mill. This area has
long been frequented by man, probably all the way back to prehistoric times.
A Roman villa was built here. Perhaps it was a luxurious country residence
during the times of Augustus. A mausoleum was later built next to it and then a
church, around which a small village sprang up which was connected to the papal
agricultural estate called Capracorum.
The water mill was built last, in 1831 when the village inhabitants had moved
to the more easily defended towns on the hills and the Treja River went back to
its solitude. The Mill was restored a few years ago as well as the nearby watch
tower. Today it houses an exhibition about the history and archeology of the area
and its biodiversity.
Once you get back onto the provincial road, turn left in the direction of Via Cassia
which you reach in the Settevene locality and drive north. This consular road now
has two lanes going in each direction.
40
Il parco naturale regionale
della Valle del Treja
I
l Treja è un modesto corso d’acqua che
sorge dai monti Sabatini per confluire
nel Tevere all’altezza di Civita Castellana.
Sono circa 30 km di percorso nei quali attraversa
una campagna in buona parte coltivata, ma le acque
nel tempo hanno creato un mondo ancora selvatico:
è quello delle forre, scavate nei teneri tufi dell’antico
vulcano sabatino. Istituita nel 1982, l’area protetta si estende su
628 ettari nel territorio dei Comuni di Calcata e Mazzano
Romano.
E’ quello dei boschi l’ambiente più rappresentato, un nastro
verde che seguendo il corso d’acqua serpeggia nella campagna
circostante. I confini del parco comprendono generalmente le
fasce ripariali fino a poche centinaia di metri di profondità verso
l’interno, prendendo più respiro nel settore centrale ad abbracciare
le alture di Pizzopiede e di Monte Li Santi appena a sud di
Calcata. Qui confluiscono nel Treja
due torrenti, il fosso della Mola e il
fosso della Selva, che scorrono talvolta
tra gole dalle
pareti verticali.
I centri storici
dei due paesi
sono le prime
emergenze
storico-artistiche
del parco. La
fama di Calcata
va ben oltre
l’ambito locale, e
non a caso è
scelta spesso da
registi e sceneggiatori
per ambientare riprese cinematografiche e televisive. Anche la
parte antica di Mazzano Romano mantiene l’impronta urbana
medievale, con un’unica via che percorre ad anello l’addossarsi
di abitazioni tra cui s’intersecano i vicoli e le rampe.
Ma il territorio del parco riveste notevole importanza anche per
le testimonianze archeologiche.
Numerose sono le necropoli rinvenute e in particolare quelle
attribuite all’antico centro di Narce, tra le capitali dell’agro
falisco e cioè di quell’area occupata dall’antico popolo italico
dei Falisci che parlava un dialetto latino e che si schierò al fianco
degli etruschi contro le prime mire espansionistiche dei romani.
Quanto alla biodiversità, flora e fauna presenti pure sono di
tutto rispetto e annoverano specie anche rare, che trovano rifugio
e tranquillità negli ambienti del parco.
Di istrici, tassi e naturalmente cinghiali e volpi non è raro
rinvenire le tracce. Rapaci caratteristici degli ambienti boschivi
come il nibbio bruno, la poiana, il falco pecchiaiolo si
affiancano ad altri ad abitudini rupicole, quali il gheppio ed
il raro lanario. Salamandrine dagli occhiali, testuggini d’acqua,
rane dalmatine sono tra i protagonisti dell’erpetofauna, mentre
le acque del Treja ospitano tra gli altri il barbo, il vairone, il
ghiozzo di ruscello.
Valle del Treja regional park
The Treja River, a tributary of the Tiber River, rises from the Monti Sabatini.
Along its course a regional park was established in 1982 which extends for 628
hectares. The boundaries of the park include the areas along both river banks up
to a few hundred meters inland and then widen in its central area where the hills
of Pizzopiede and Monte Li Santi, just south of Calcata, are included. At this
point two streams flow into the Treja River, the Mola and the Selva, which at
times flow between the gorges with their vertical walls. The historic centers of
Calcata and Mazzano are the main historical-artistic attractions of the park.
They both date back to the Middle Ages and are splendidly integrated into the
landscape. Several necropolises have been found. The most important one is thought
to be related to the ancient Faliscan center of Narce. Flora and fauna are abundant
in the heavily wooded area of the park. It is not uncommon to come upon traces
of porcupines, badgers, and more often of boars and foxes.
Birds of prey common to wooded areas such as black kite, common buzzards,
honey buzzards live side by side with other birds of prey that live in rocky areas
such as the common kestrel and the rare lanner falcon. Amphibians and reptiles
include the spectacled salamander, water turtles, and agile frogs whereas the waters
are home to barbel, telestes, and the Italian freshwater goby.
Itinerario del Lazio etrusco
Da Sutri a Capranica
lungo la via Cassia
Provenendo dalla provinciale di Mazzano Romano, la doppia
carreggiata della Cassia – larga e a doppia corsia - pare quanto
di meno adatto per gustarsi il panorama lungo un itinerario
turistico come questo. E in effetti, pochi chilometri dopo, è
giusto con la coda dell’occhio che si riesce a cogliere lo specchio
d’acqua quasi circolare del lago di Monterosi.
Occupa un cratere minore legato all'antica attività vulcanica
sabatina, del diametro di circa 600 metri e con una profondità
massima di 6. Per la sua importanza naturalistica è stato
individuato come Sic, sito d’importanza comunitaria.
Il tarabusino, il martin pescatore, il tritone crestato sono tra
le specie animali presenti più significative; mentre tra le piante
vanno segnalate la splendida ninfea bianca e la più rara porracchia
dei fossi (Ludwigia palustris), piccola pianta acquatica dal fusto
strisciante. I libri di storia – ed oggi i motori di ricerca sul web
- citano inoltre il lago di Monterosi in occasione di un incontro
che ebbe luogo sulle sue sponde tra papa Adriano IV e Federico
Barbarossa, il 9 giugno 1155.
In paese sorgono una chiesa del Cinquecento, col campanile in
facciata, e il Palazzo Cardinalizio. Più avanti la carreggiata della
consolare si restringe e il paesaggio si fa più interessante.
43
Itinerario del Lazio etrusco
Sutri Capranica
Tra i noccioleti ci avviciniamo a Sutri e dopo una curva appare
la splendida sequenza di tombe scavate nel tufo che segue la
strada e precede il celebre Anfiteatro, uno dei più suggestivi
monumenti antichi del Lazio. Scavato interamente nel tufo, è
di dubbia datazione: secondo alcuni archeologi sarebbe d’età
etrusca, secondo altri d’età romana e precisamente risalente al
periodo tardo-repubblicano oppure imperiale.
In origine doveva essere arricchito da un coronamento finale di
colonne, statue e nicchie, ancora oggi in parte riconoscibili
lungo il perimetro della parete circostante. Organizzato su pianta
ellittica con tre ordini di gradinate alle quali si accedeva attraverso
un funzionale sistema distributivo, poteva contenere oltre
novemila persone.
Passata la cavea dell’anfiteatro e la chiesa della Madonna del
Parto, dopo una curva a sinistra una stradina non segnalata
conduce ai piedi della diruta Torre degli Arraggiati.
La Torre degli Arraggiati
E’ il primo antico edificio che si incontra da Viterbo sull’antico
tracciato della via Cassia, anche se ridotto in ruderi. Detta
anche Torre di San Paolo, in origine era la torre campanaria
dell’omonima chiesa con attiguo convento, che ospitò i frati
dell’ordine dei Carmelitani. Questi, provenienti dalla Sicilia
e cioè da un luogo assai distante da quello di destinazione,
furono per questo motivo denominati localmente come
“arrabbiati” che in dialetto siciliano si dice “arraggiati”.
Eretta tra il XII e il XIII secolo, la torre è a pianta rettangolare,
con struttura portante in blocchi squadrati a mano in pietra
44
Itinerario del Lazio etrusco
Sutri Capranica
tufacea e malta di calce e pozzolana. Il suo portale è a triplici
archi ogivali acuti e concentrici con nervature multiple
poggianti su pilastrini con capitelli a fogliami. Alle spalle del
rudere, tra la vegetazione incolta si possono intravedere i resti
di cortine murarie, forse relative ad un sistema di difesa che
sorgeva nel punto di passaggio della via Cassia la quale
attraversava longitudinalmente il soprastante pianoro.
La torre è anche una delle ultime tracce dell’antico abitato
del borgo medievale di Sutri, messo a ferro e fuoco da Nicolò
Fortebraccio nel 1433 e completamente distrutto da
un’alluvione nel 1493.
Dovevano esservi presenti diversi edifici simili alla torre come
chiese, ospizi, pensioni e laboratori artigiani, tra la Porta San
Pietro e l’anfiteatro per tutta la lunghezza della vallata.
Altra testimonianza dell’illustre passato di Sutri – che un tempo
si chiamava Suteria – si tratta della torre campanaria della chiesa
di San Paolo, ora scomparsa. Voltandosi, da qui si gode di uno
splendido panorama sulla cittadina col borgo dominato sulla
destra dall’elegante campanile romanico del duomo.
Porta d’Etruria: fu lo storico romano Livio a definirla così. Città
di cerniera tra il mondo etrusco e quello falisco, Sutri sorse in
epoca anteriore al VI sec. a.C.
Nel centro storico la visita va iniziata proprio a partire dalla
cattedrale, consacrata da papa Innocenzo III nel 1207: al suo
interno sono numerose le opere d’arte da ammirare, a cominciare
dal pavimento cosmatesco della navata centrale e da una preziosa
tavola raffigurante un Cristo benedicente del sec. XIII.
Tra piazze e vie si notano palazzi e fontane, antiche case che
mostrano bifore e portoni decorati, chiese. Alcune rovine
segnalano accanto all’ingresso della Villa Staderini (Villa Savorelli),
di proprietà comunale, il castello detto di Carlo Magno, così
denominato per un presunto soggiorno dell’imperatore in questo
luogo (in realtà la fortezza è databile al XIII sec.).
La Villa Savorelli a Sutri
La sua costruzione risale ai primi anni del Settecento ad opera
della famiglia dei marchesi Muti-Papazzurri. Passata in
proprietà ai conti Savorelli, quindi agli Staderini, venne alfine
acquistata dal Comune di Sutri. A pianta rettangolare, la villa
prospetta con la facciata principale sul grande ed elegante
giardino che occupa la fascia meridionale del pianoro.
45
Itinerario del Lazio etrusco
Sutri Capranica
Si tratta di un giardino all’italiana, con siepi di bosso a labirinto
secondo i canoni dell’epoca, impreziosito da una fontana in
peperino con vasca circolare. E’ aperto al pubblico.
Ripresa la Cassia, curva dopo curva si segue il corso del fosso
Promonte in un fondovalle incassato.
Quasi all’improvviso compare Capranica. La strada passa prima
sotto la rupe del paese, poi con un paio di tornanti si alza e
raggiunge il livello del paese. Dalla piazza Garibaldi si entra nel
centro storico, in realtà preceduto da un arco d’ingresso dopo
un ponte alla fine del corso Francesco Petrarca: si chiama così
in onore di un soggiorno del poeta tra il dicembre del 1336 e
il gennaio 1337, ospite di Orso degli Anguillara. Rifatto nel
Settecento, il duomo ha la facciata incompiuta e il campanile
romanico dall’insolita cuspide.
Da visitare è anche la chiesa di San Francesco, con all’interno
il gotico sepolcro dei fratelli Francesco e Nicola Anguillara, morti
nel Quattrocento.
Lasciato il paese e ripresa la Cassia, subito c’è un bivio in discesa
a sin. per Bassano Romano dove si svolta, per arrivare in breve
a Capranica Scalo.
Arco d'accesso al centro storico di Capranica
46
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Sutri to Capranica
along Via Cassia
Coming from the Mazzano Romano provincial road, the Via Cassia – wide
and two lanes in both directions- seems to be the least suitable road to enjoy the
view along a tourist itinerary such as this. In fact, just a few kilometers ahead out
of the corner of your eye you can barely see the almost circular Monterosi Lake.
It occupies a minor crater linked to the ancient activity of the Sabatini volcano
and has a diameter of about 600 meters and its maximum depth is six meters.
Due to the importance of this nature area, it has been selected as a Site of
Community Importance by the European Union.
Farther ahead the consular road narrows and the landscape becomes more interesting.
Driving through hazelnut groves we approach Sutri.
Along the road, after a curve, we see the splendid sequence of caves hollowed out
of the tuff before reaching the famous Amphitheater, one of the most fascinating
ancient monuments of Lazio.
This amphitheatre was completely hollowed out of the tuff and its age is uncertain:
some archeologists think that it was built by the Etruscans and others think that
it was built by the Romans. It is elliptical in shape with three orders of tiers and
had an efficient system of corridors and stairs which allowed the public swift access
and exit. It could hold over nine thousand spectators.
Once you go past the “cavea”, the seating area, of the amphitheatre and the church
of the Madonna del Parto, after a curve an unmarked road to the left leads you
to the foot of the ruins of the Torre degli Arraggiati, which was once the bell
tower of the church of San Paolo which no longer exists.
In the historic center of Sutri the cathedral is well worth visiting and it still has
its Cosmatesque floor in the central nave and a valuable painting on wood depicting
a Benedictory Christ from the 13th century.
Among the squares and streets you can see noble buildings and fountains, ancient
dwellings with mullioned windows with two lights and decorated doors, and
churches. Next to the entrance to Villa Staderini (Villa Savorelli) which is owned
by the municipality, there are the ruins of the so-called “Charlemagne” castle.
Supposedly the emperor spent some time here, but in reality the fortress is datable
to the 13th century.
Get back on to Via Cassia and curve after curve you will reach Capranica. From
Piazza Garibaldi you can enter the historic center at the end of Corso Francesco
Petrarca (it is called this in honor of the poet’s stay in 1336-37 while he was the
guest of Orso degli Anguillara).
The cathedral was restored in the 1700’s but its facade is unfinished and its
Romanesque bell tower has an unusual spire. The church of San Francesco is
also worth visiting. The Gothic tomb of the brothers Francesco and Nicola
Anguillara who died in the 1400’s is located inside this church.
After you leave the town and are back on Via Cassia, almost immediately there
is a downhill intersection to the left which leads to Bassano Romano. Turn onto
this road and you will reach Capranica Scalo in a short time.
47
Il parco naturale
Antichissima Città di Sutri
E’
E’ una delle più piccole tra le aree
protette regionali. Appena sette ettari,
però ricchissime dal punto di vista
archeologico le cui emergenze si fondono
mirabilmente col paesaggio circostante.
Il territorio del parco insiste sull’area subito
a sud del centro storico e comprende lo
scenografico anfiteatro, la necropoli, il mitreo e
il giardino della villa Savorelli. Sconosciuto fino agli inizi
dell’Ottocento, quasi completamente interrato e come tale
destinato a colture agricole, l’anfiteatro fu parzialmente riportato
alla luce tra il 1835 e il 1838 ad opera della famiglia Savorelli.
Interamente ricavato nel tufo della collina, risale probabilmente
all’epoca romana tra la fine del II sec. a.C. ed il I sec. d.C.
Quanto alla necropoli, situata tuttora a ridosso della via Cassia
che correva ad una quota notevolmente più bassa dell'attuale,
costituisce uno degli esempi più rilevanti di raggruppamento di
tombe d’età romana scavate nel tufo.
Oggi ne sono visibili complessivamente 64, interamente ricavate
nella parete tufacea e spesso parzialmente interrate.
La Cappella di Santa Maria del Tempio o Cappella dei Cavalieri
di Malta, adibita oggi a Centro servizi del parco (gli uffici sono
invece a Villa Savorelli), presenta una struttura tipicamente
rinascimentale con pochi fregi e decorazioni esterne (XV sec.).
Infine nel perimetro del parco ricade anche un monumento
unico, cioè il Mitreo.
Si tratta di una struttura costituita da tre tombe interamente
scavate nel tufo e poi congiunte, trasformate nel I sec. a.C. in
luogo di culto del dio persiano Mitra.
Al centro del pavimento è ancora visibile la fossa per la raccolta
del sangue del toro, sacrificato durante le cerimonie rituali.
Trasformato in chiesa nel periodo cristiano, con la
denominazione di Madonna del Parto, presenta oggi affreschi
e decorazioni sulle pareti.
Nonostante la limitatezza della sua estensione, il parco comprende
una certa varietà di ambienti che ospitano dalla macchia con
leccio, orniello, fillirea e viburno sulle ripide pareti vulcaniche
meglio esposte, a tratti di bosco mesofilo con cerro, roverella,
acero, carpino e castagno o di bosco "umido" con nocciolo,
pioppo e salice.
Abbondanti le felci, e tra queste la capelvenere, la felce aquilina,
l’asplenio, la scolopendria e la felce maschio.
Tra gli animali, lasciano segni di presenza istrici, volpi e faine
ma anche barbagianni e biacchi.
Antichissima Città di Sutri nature park
This is one of the smallest protected regional areas. It is just barely seven hectares
but has many archaeological ruins that blend in wonderfully with the surrounding
landscape.
The park territory stands on an area immediately to the south of Sutri’s historic
center and includes the spectacular amphitheater, the necropolis, the “Mithraeum”,
and the garden of Villa Savorelli.
The presence of the amphitheater was unknown until the early 1800’s since it was
almost completely buried and so was used for agriculture. It was partially uncovered
between 1835 and 1838 by the Savorelli family.
The Roman era necropolis, still located next to the Via Cassia whose roadway was
much lower than it is now, includes 64 tombs that can currently be visited.
The Chapel of Santa Maria del Tempio is now used as the park visitor
center. Along the edge of the park there is a unique monument,
the Mithraeum.
This was an ancient place of worship of the Persian
god Mithras which was transformed into a
church during Christianity and is now the
Madonna del Parto church. Despite
its small size, the park includes several
species of flora and in particular,
many types of ferns including black
maidenhair fern, bracken, spleenwort,
monarch fern, and the male fern.
Among the fauna, there are signs of
porcupines, foxes and martens as well
as barn owls and green whip snake.
Itinerario del Lazio etrusco
Da Capranica a Vetralla
Da Capranica Scalo, al primo bivio sulla destra si svolta in
direzione Vejano. Oltre i binari del treno, la stradina serpeggia
piacevolmente tra lembi di bosco, prati, fossi. Dopo alcuni
piccoli stagni, seguendo una segnalazione sulla destra si prende
a seguire una sterrata che conduce in breve alla sorgente di
Acqua Forte. Quella che vi sgorga è acqua ferruginosa e
leggermente frizzante, utilizzata per le proprietà terapeutiche.
Tornati sull’asfalto, pochi chilometri più avanti si raggiungono
Vejano e la statale Claudia-Braccianese. Di fondazione etrusca,
denominato dai romani Vicus Vejanus, il paese sarebbe stato
fondato dai profughi di Veio distrutta da Roma nel 396 a.C. In
ogni caso il recente ritrovamento di alcune ceramiche della
media e recente età del Bronzo nel borgo attesta la frequentazione
del sito sin dal XVII secolo a.C. Oggi il paese, che durante
l’ultima guerra mondiale subì un violento bombardamento, ha
una struttura urbanistica in parte moderna e in parte medievale.
Palazzi e torri testimoniano dei passaggi di proprietà delle diverse
famiglie nobili nel corso dei secoli, dagli Anguillara ai Della
Rovere, dagli Orsini agli Altieri. All'ingresso del vecchio borgo
sorge la Cappella gentilizia dei Santacroce, progettata da Antonio
da Sangallo il Giovane (1483-1546), architetto dei Farnese:
all'interno sono i sepolcri di alcuni membri del casato, cui è
pure intitolata la Rocca o Castello, struttura cinquecentesca a
tre torrioni circolari accorpati all'edificio centrale a pianta
51
Itinerario del Lazio etrusco
Capranica Vetralla
triangolare, forse fatta erigere a fine Quattrocento da papa
Alessandro VI. All'età romana imperiale, invece, appartiene una
grandiosa villa in località Fontiloro. Dalla statale una deviazione
porta in poco tempo a Barbarano Romano. Il paese sorge su
un pianoro tufaceo di forma triangolare, protetto per due lati
dal torrente Biedano e da un suo affluente, per il terzo da
imponenti mura d’età medievale. L’ingresso è per la maestosa
Porta Romana, un tempo dotata di ponte levatoio. In epoca
romana passava di qui il tracciato della via Clodia, in parte
riportato alla luce negli anni Ottanta. Tra vicoli e piazze da
vedere c’è il Museo archeologico, che espone reperti in buona
parte provenienti dalla vicina necropoli di San Giuliano, come
il corredo della tomba Cima con vasi attici a figure nere di
provenienza greca. Ed è proprio la necropoli il maggior motivo
di interesse, il cuore del parco naturale regionale di Marturanum.
La necropoli di S.Giuliano
Secondo gli archeologi, nessuna necropoli etrusca conosciuta
presenta una varietà e ricchezza di tipi sepolcrali come San
Giuliano. Risalente ai secoli VI-VII a.C., sorge sui fianchi
di una rupe tufacea occupata da un insediamento stabile già
durante il Villanoviano recente (alla fine dell’VIII secolo a.C.).
Ma è durante il VI secolo a.C. che la città di Marturanum
conobbe il massimo splendore, favorita dalla sua posizione
naturalmente fortificata sulla via che da Cerveteri conduceva
a Orvieto, fino a diventare l’avamposto della potente Tarquinia
verso Roma. Tagliando il pianoro subito oltre la staccionata,
52
Itinerario del Lazio etrusco
Capranica Vetralla
dove sorge anche la piccola chiesa medievale di San Giuliano
anch’essa in tufo, si giunge ad un punto panoramico affacciato
sul sottostante vallone. Qui le prime tombe visitabili, bellissime,
sono il Tumulo del Caiolo e le tombe cosiddette dei Carri e
dei Letti. Poi seguendo il sentiero che scende nel vallone
s’incontrano via via le altre, a partire dalle tombe dette
Palazzine, senza mancare di osservare il solitario ambiente del
fosso che scorre tra felci e sotto le chiome degli alberi.
Una tabella segnala la tomba più monumentale, quella della
Regina, con la facciata alta dieci metri, mentre la non lontana
tomba del Cervo presenta sopra una gradinata laterale una
singolare scultura a bassorilievo: rappresenta la lotta tra un
cervo e un lupo ed è stata scelta dal parco come logo stilizzato
dell’area protetta.
Tornati all’ingresso del paese, si trova il Museo naturalistico del
parco con attiguo centro visite. Al bivio poco più avanti, in
corrispondenza del cimitero, viene poi segnalata una necropoli
etrusca: è appunto quella di San Giuliano, per raggiungere la
quale occorre percorrere la strada per alcuni chilometri arrivando
alla segnalata area del Caiolo. Si tratta di un’area attrezzata dal
parco con parcheggio e panchine, fontana, gabbiotto in legno
che funziona da punto informativo. Da qui a piedi si effettua la
visita alla straordinaria necropoli, con decine di tombe disseminate
sul bordo del pianoro e sui fianchi della sottostante forra.
Dopo il Caiolo si riprende la strada asfaltata verso sinistra, ed
in breve si è ad un bivio dove andando a destra raggiungiamo
Vetralla, anzi prima la sua frazione Pietrara dov’è un bellissimo
querceto attrezzato con aree picnic.
53
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Capranica to Vetralla
From Capranica Scalo, at the first intersection on the right, turn in the direction
of Vejano. On the other side of the railway tracks, the road winds pleasantly through
patches of woods, meadows, streams. After you go past some small ponds and following
the signs, turn right on a dirt road which in a short time reaches the Acqua Forte
spring. The water of this spring is ferruginous and slightly sparkling and is used for
its therapeutic properties. When you get back onto the paved asphalt road, just a few
kilometers ahead you reach Vejano and the Claudia-Braccianese state highway.
Vejano was probably founded by the Etruscans when the refugees from Veio settled
there when Veio was destroyed by Rome in 396 B.C. The Romans called it Vicus
Vejanus. Vejano was heavily bombed during World War II and it is now partially
modern and partially medieval. Noble buildings and towers bear witness to the
handing down of ownership among the various noble families over the centuries, from
the Anguillara family to the Della Rovere family to the Orsini family to the Altieri
family. From the state highway take a turnoff that brings you in a short time to
Barbarano Romano. The city rises on a triangular shaped tufaceous plateau which
is protected on two sides by the Biedano stream and one of its tributaries. On the
third side it is protected by its imposing medieval walls. You enter the town through
its majestic gate, Porta Romana, which at one time had a drawbridge. During
Roman times Via Clodia passed through here and in the 1980’s part of the paving
was discovered. While walking along the streets and squares you can see the Museo
Archeologico which displays finds mostly from the nearby necropolis of San Giuliano
such as the tomb furnishings of the Cima tomb with black-figured Attic vases of Greek
origin. The necropolis is the main point of interest in the heart of Marturanum
nature park. When you return to the town entrance, you can find the nature museum
of the park with its adjacent visitor center. Just a short distance ahead at an intersection
near the cemetery there is a sign for an Etruscan necropolis. This is the San Giuliano
necropolis and you have to drive along the road for several kilometers until you reach
the marked area of Caiolo. Caiolo is a park that has a parking lot, benches, a
fountain, and a little wooden building used as an information center. From this
point you have to walk to see the extraordinary necropolis with dozens of tombs
scattered along the plateau and along the edges of the gorge below. From Caiolo get
back onto the paved road and go left and in a short time you will reach an intersection
where you turn right to reach Vetralla. Actually, first you reach the village of Pietrara
where there is a beautiful oak grove equipped with a picnic area.
tombe etrusche della Necropoli di San Giuliano
54
Il parco naturale di Marturanum
I
stituita dalla Regione Lazio nel 1984,
l’area protetta si estende per 1240 ettari
nella parte più meridionale del viterbese
nel territorio dei Comuni di Barbarano
Romano e Blera. L’origine del territorio è
prevalentemente vulcanica, incontrandosi
qui i tufi emessi dall’antico apparato vicano
con le argille e i calcari marnosi (dai geologi
questa roccia è definita flysch) del
comprensorio dei monti della Tolfa. Il settore più settentrionale
del parco è caratterizzato da profondi valloni scavati nel tufo
dal fiume Biedano e dai suoi affluenti. E’ il regno della vegetazione
igrofila, e comunque di piante caratteristiche dei climi umidi
e freschi come nocciolo, pioppo bianco e nero, salice, ontano.
Nel sottobosco abbondano le ortiche, il farfaraccio, 1'edera ma
soprattutto le felci: dalla lingua cervina allo Scolopendrium, alla
bella Osmunda regalis, appartengono a specie numerose e
colonizzano tanto le sponde dei fossi che l’apertura delle tombe
etrusche. Più a meridione si trova invece un’ampia zona collinare,
che degrada verso il corso del torrente Vesca, affluente del
Mignone. Qui la migliore insolazione e i calcari marnosi e
argillosi sono alla base di paesaggi ben differenti, cioè ampi
pascoli cespugliati utilizzati dal bestiame brado e caratteristici
della campagna maremmana. S’incontrano querce come il leccio,
la roverella, il cerro con un sottobosco fitto e intricato dov’è
frequente la presenza di specie come l’agrifoglio, lo stracciabrache,
il lentisco e, nelle radure e ai margini delle macchie, orchidee
selvatiche in buona varietà.
Il popolamento animale non è più ricco come un tempo, ma
rimane abbastanza diversificato. Tra i mammiferi, non è difficile
rinvenire i segni di presenza dell’istrice, del tasso, dell’ormai
ubiquitario cinghiale: si tratta di volta in volta di aculei, peli,
feci, impronte nel terreno umido. Specie ancora più delicate e
dunque utilizzate come indicatori ecologici sono anfibi quali la
salamandrina dagli occhiali oppure crostacei come granchi e
gamberi di fiume. Nelle zone aperte lo scenario mura radicalmente.
I campi sono l’habitat ideale di passeriformi sempre più rari
come la calandra, o delle più comuni allodola e cappellaccia,
mentre tra i rapaci si possono osservare albanelle minori, il
biancone, il nibbio reale. Cervone e testuggine comune sono
tra i rettili censiti, ma è senz’altro più facile l’osservazione della
volpe, oggi il mammifero predatore più diffuso del Lazio.
particolare del tufo rosso a scorie nere della Necropoli di San Giuliano
Marturanum nature park
The Marturanum protected area is spread over 1240 hectares in the southernmost
part of the Viterbo province. The northernmost part of the park has deep valleys
hollowed out of the tuff by the Biedano stream and its tributaries. The undergrowth
of the woods is covered with nettles, butter-burr, and ivy but above all with ferns.
Further south there is a large hilly area which slopes down to the Vesca stream,
a tributary of the Mignone River. Here the nature of the landscape is very different
because it receives better sunlight and rests on calcium carbonate muds and
argillaceous limestone. There are large pasture areas with shrubs, characteristic
of the Maremma countryside, which are used by the free-range cattle.
There aren’t as many animals in this area as there were in the past but there is
still a rather large number of species. Among the mammals, it’s not unusual to
see signs of porcupines, badgers, and the ubiquitous boar. Species which are more
delicate and are environmental indicators are amphibians such as the spectacled
salamander or crustaceans such as river crabs and crayfish.
In the open areas, the fields are the ideal habitat for Passeriformes which are ever
more rare such as the calandra lark or the more common skylark and crested lark
whereas among birds of prey you can see short-toed eagles, Montagu’s harrier, and
red kite. The most common reptiles found are the tortoise and the four-lined snake
but it is certainly easier to see a fox than these animals since the fox is the most
widespread predator in Lazio.
Itinerario del Lazio etrusco
Da Vetralla a Canino
Vetralla è una località in espansione, come attesta il trafficato
ingresso lungo la Cassia alla parte nuova dell’abitato e alla sua
frazione Cura. Nel centro storico la chiesa di San Francesco,
dalla semplice facciata e con l’interno a tre navate e pavimento
cosmatesco, conserva le forme romaniche della fondazione (XI
secolo). Lungo la strada per Monte Romano una deviazione
sulla destra porterebbe alla necropoli rupestre di Norchia, tra
le più interessanti del Lazio. Il nostro itinerario ci porta invece
a lasciare Vetralla sempre lungo la via Cassia, andando a sinistra
per una deviazione in direzione Tuscania.
Si tratta della provinciale Vetrallese, piacevolmente tranquilla,
prima tra oliveti e poi – passata la superstrada per Viterbo - in
una bella campagna ondulata con lembi di querceti, coltivi e
pascoli. Ecco, va osservato che qui il nostro itinerario cambia
volto. Da Vetralla in poi si può dire che ci lasciamo definitivamente
alle spalle Roma e il suo influsso, il traffico di auto e camion
lungo le statali, i nuovi quartieri di località trovatesi a dover
fronteggiare negli ultimi anni – con non poche difficoltà –
l’assalto dei nuovi residenti in fuga dalla città. Da qui in avanti
i paesaggi si faranno quindi più solitari, i centri abitati più
compatti, le campagne vere aree verdi destinate ad agricoltura,
allevamento, talvolta ai tratti più naturali di un’area protetta.
Sempre seguendo la provinciale superiamo quindi un fosso in
prossimità del bivio per il Castello di Salce, distrutto nel XIII
57
Itinerario del Lazio etrusco
Vetralla Canino
secolo dai romani in guerra coi viterbesi, e ci avviciniamo a
Tuscania. Della cittadina la prima cosa che si vede - ed è uno
spettacolo - è una delle torri medievali che sorgono accanto alla
chiesa di San Pietro. Poco più avanti lungo la strada si trova
l’accesso alla necropoli etrusca di Sasso Pizzuto, una delle
numerose che sorgono intorno a Tuscania e i cui tesori sono
oggi custoditi nell’interessante Museo archeologico cittadino.
Si passa quindi il ponte sul fiume e si entra in città dopo essere
passati accanto alla splendida Santa Maria Maggiore, l’altra
delle due grandi chiese extraurbane di Tuscania.
Cattedrali romaniche
Erette nell’VIII secolo ma ultimate solo nel XIII, sono due
dei più importanti esempi di architettura romanica dell’Italia
centrale. Di Santa Maria Maggiore, la prima che si incontra
salendo all’acropoli dove sorgono entrambi, va ammirato
soprattutto il portale centrale, fiancheggiato da leoni e
riccamente decorato da bassorilievi.
Sulla cima del colle davanti a uno spiazzo erboso, chiuso da
due torri e da un arco, San Pietro mostra in facciata rosone
d’influenza umbra, portale strombato e galleria di archetti a
tutto sesto. Ma a fare la differenza è il contesto: perché è la
cornice paesistica il vero unicuum di tante bellezze del Bel
Paese. Anche a Tuscania.
La strada quindi sfila lungo le imponenti mura, ben conservate
per lunghi tratti, poi in centro si seguono le indicazioni per
Arlena di Castro. Naturalmente è vivamente consigliata una
sosta per visitare i numerosi punti d’attrazione, che fanno di
Tuscania una delle cittadine più belle ed interessanti dell’intero
Lazio. Tra i monumenti da non perdere citiamo almeno le chiese
58
Itinerario del Lazio etrusco
Vetralla Canino
di Santa Maria della Rosa, San Silvestro e Sant’Agostino nonché
il Duomo, ma non mancano scorci su torri e palazzi, come pure
tratti dell’antica via Clodia con l’originale basolato.
Tradizionalmente fondata dagli etruschi su sette colli, così come
Roma, Tuscania ha un passato illustre che la portò anche, nel
Trecento, a un tentativo di ribellione dei riguardi del dominio
papale: e Bonifacio VIII volle per questo mortificarla, assegnandole
quel nome di Toscanella che restò in auge fino al 1911.
Sono otto i chilometri che la provinciale Caninese supera per
giungere ad Arlena, arroccata su uno sperone sui cui muraglioni
artificiali di sostegno vive una numerosa colonia di taccole. Il
paesino è davvero piccolo e nel suo minuscolo centro si possono
visitare alcune chiese e i resti della rocca: fuori, una pompa di
benzina e un ufficio postale sono i crocevia di un microcosmo
dove i rari turisti in transito fanno ancora notizia. A Tessennano,
cinque chilometri più avanti, le cose non cambiano. La strada
arriva all’arco di ingresso del borgo, poi prosegue con una svolta
passando accanto alla rocca di tufo del paese. Da qui passava
la via Clodia, e più tardi vi sorse una stazione di posta. Oggi le
auto sfilano curva dopo curva senza fermarsi fino alla vicina
Canino, senza dubbio la località più movimentata dell’area.
Conosciuta attualmente per la produzione di un olio extravergine di oliva DOP, nella principale piazza De Andreis sorgono
la collegiata e una fontana monumentale. Uscendo dal paese in
direzione Montalto di Castro-Vulci-Aurelia, s’incontrano le
numerose insegne dei frantoi. Tra novembre e dicembre, ogni
anno a Canino hanno luogo le manifestazioni Sagra dell’Olivo
e Frantoi aperti con degustazioni varie, mostre d’arte e spettacoli,
concerti, lavorazioni della ricotta, presentazioni di libri.
Veduta delle chiese di San Pietro
e Santa Maria Maggiore dall'abitato di Tuscania
59
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Vetralla to Canino
From Vetralla, along the road to Monte Romano a turnoff on the right hand side
of the road would take you to the rupestrian necropolis of Norchia, one of the
most interesting ones in Lazio. Instead our itinerary entails leaving the town of
Vetralla behind us as we drive along the Via Cassia and then taking a turnoff
to the left in the direction of Tuscania.
We are now on the Vetrallese provincial road which is pleasantly calm. First you
drive through olive groves and then after you pass the expressway for Viterbo, you
drive along through beautiful countryside with patches of oak groves, cultivated
fields and pastures until you reach Tuscania.
The first thing you see about the town- and it’s truly spectacular-is one of the
medieval towers that stand beside the church of San Pietro. A little further
ahead along the road there is the entrance to the Etruscan necropolis of Sasso
Pizzuto, one of the many necropolises that are near Tuscania. Their treasures are
displayed in the interesting archaeological museum.
Then you go over the bridge above the river and you enter the town after you have
driven past the splendid church of Santa Maria Maggiore which is the other
church that is outside the town walls of Tuscania. Now the road goes past the well
preserved imposing city walls.
Once you are in the center follow the directions for Arlena di Castro. Naturally,
we highly recommend stopping in Tuscania to visit its many interesting monuments
which make Tuscania one of the most interesting towns in all of Lazio.
Among the monuments that are well worth visiting, there are the superb Romanesque
cathedrals of Santa Maria Maggiore and San Pietro as well as the churches of
Santa Maria della Rosa, San Silvestro and Sant’Agostino and of course the
Duomo.
Drive along the Caninese provincial road for eight kilometers until you reach
Arlena. It is a fortified town perched on a rocky outcrop whose man-made supporting
walls host a large colony of jackdaws, a kind of crow. It is a small town and you
can visit some interesting churches inside its tiny historic center and the ruins of
the fortress. Outside the little town there is a gasoline station and a post office
which are the crossroads of a microcosm where the few tourists who come by still
create a stir. At Tessennano, five kilometers ahead, the situation is the same. The
road arrives at the arch which is the town entrance and then continues and after
a bend in the road it goes past the tuff walls of the fortress.
The Via Clodia passed through here and later on it became a horse relay station.
Today cars drive by quickly, curve after curve, without ever stopping until they
reach nearby Canino which is the liveliest town in the area.
It is best known for its extra-virgin olive oil to which the European Community
has granted the quality label PDO (Protected Designation of Origin), which
ensures that only products genuinely originating in that region are allowed in
commerce as such.
In the main square, Piazza De Andreis, there are the collegiate church and a
monumental fountain. As you leave the town and head in the direction of Montalto
di Castro-Vulci-Aurelia, you can see many signs for oil mills.
60
La riserva naturale di Tuscania
I
stituita nel 1997, comprende una
serie di pianure alluvionali con
allevamenti estensivi e lembi di boschi
e macchia mediterranea. Protagonista
del paesaggio è il Marta, fiume emissario
del lago di Bolsena che sfocia nel Tirreno
presso Tarquinia. L’area protetta si estende
su 1901 ettari lungo il suo corso, e comprende lo stesso centro
storico di Tuscania oltre ad oliveti e seminativi che interessano
più di metà della superficie totale. E’ un territorio prevalentemente
collinare, con quote che passano dai 224 m di San Savino nel
settore settentrionale della riserva ai 170-190 m del centro
urbano, fino ai valori minimi di 30-40 m lungo il fiume Marta
e nelle zone più a sud. Campagne coltivate si alternano a forre
e alla valle scavata nel tempo dal fiume e da alcuni affluenti,
come il Traponzo e il Maschiolo. E sono proprio le fasce ripariali
boschive lungo i corsi d’acqua ad offrire rifugio a una fauna
ancora abbastanza diversificata. Nel territorio della riserva, infatti,
è possibile osservare ad esempio specie di uccelli poco comuni
o ormai decisamente rare quali il rigogolo oppure il lodolaio.
Più frequenti specie come il martin pescatore, l’usignolo di fiume,
il pendolino. Maggiormente legati ad ambienti aperti sono
invece la ghiandaia marina, la cappellaccia, la calandra, la quaglia,
l’albanella minore, mentre tra i mammiferi sono segnalati
localmente l’istrice, il cinghiale e – forse – il gatto selvatico.
L'attività degli antichi vulcani vulsino e vicano ha lasciato tracce
di attività idrotermali, come alla sorgente solforosa dell'Acquaforte
lungo il fosso dell'Acquarella. Quanto a ittiofauna, le limpide
acque del Marta e dei suoi affluenti ospitano una discreta varietà
di pesci, come la rovella, il vairone, la lampreda e il ghiozzo di
ruscello, l’alosa, il barbo. Va sottolineato che il territorio della
riserva coincide in parte con quello di due Siti d’importanza
comunitaria (Sic) che interessano il fondovalle del Marta e la
sughereta di Tuscania, un’area di circa cinquanta ettari ad est
della cittadina che si può osservare in parte lungo la strada
provinciale per Viterbo: qui il sottobosco è caratterizzato dalla
presenza di asfodeli, stracciabrache, asparagi selvatici e una buona
varietà di orchidee. Inoltre, poco più a sud dell’area protetta si
estende su oltre 3700 ettari l’importante Zps (zona di protezione
speciale) di Monte Romano. L'ente gestore della riserva naturale
di Tuscania è la Provincia di Viterbo, in collaborazione con il
Comune di Tuscania.
Veduta di Tuscania
Tuscania nature reserve
The Tuscania reserve was established in 1997 and is made up of a series of flood
plains with large pastures, patches of woods and Mediterranean scrub. The Marta
River is the dominant feature of the landscape. It is an effluent that comes out
from Lake Bolsena and flows into the Tyrrhenian Sea near Tarquinia. The
protected area stretches over 1901 hectares along the Marta River and includes
the historic center of Tuscania along with olive groves and cultivated fields which
make up more than half of the total area. Cultivated fields alternate with gorges
and with the valley created over time by the erosion of the Marta River and some
of its tributaries such as the Traponzo and Maschiolo streams. The riparian strips
of woods along the waterways are the areas that offer shelter to the many species
of fauna. In the nature reserve many types of uncommon birds or very rare birds
can be seen such as the golden oriole or the Eurasian hobby. More common species
include the kingfisher, Cetti's Warbler and the penduline-tit. Species of birds that
prefer open spaces include the European roller, the crested lark, calandra lark,
common quail, and Montagu’s harrier. The most common mammals are the
porcupine, the boar, and perhaps the wild cat. The clear waters of the Marta
River and its tributaries are home to a wide variety of fish such as the Italian
roach, telestes, river lamprey, Italian freshwater goby, barbel, and Twaite shad.
Itinerario del Lazio etrusco
Da Canino a Valentano
Da Canino si seguono le indicazioni per la via Aurelia e
Montalto di Castro, che conducono verso sud lungo la statale
312 Castrense. Dopo quasi cinque chilometri si giunge al
cosiddetto complesso di Musignano, nascosto fino all’ultimo
sulla destra della strada poco prima del bivio per Vulci. Il
complesso comprende un grande edificio color rosso, con un
arco bianco di accesso in pietra, i resti archeologici detti delle
“Cento camere” e un vero e proprio castello che fu la dimora
preferita dal fratello di Napoleone Luciano Bonaparte allorché
ricevette da papa Pio VII nel 1814 il titolo di principe dei feudi
di Canino e Musignano.
Al successivo bivio, dove la strada conduce anche alle vicine
terme di Musignano, si prosegue fino all’incrocio presso alcuni
capannoni industriali dove si va a destra in direzione Farnese e
Castro: dritto si andrebbe al parco di Vulci, a sinistra al mare.
Tra gli scorci più singolari di questo lembo di Lazio, il ponte e
l’abbadia di Vulci fanno oggi parte di un parco archeologico
naturalistico di grande bellezza e una visita è d’obbligo.
Riprendiamo la provinciale Doganella, questo il nome della
nostra strada, che punta invece con decisione a nord avvicinandosi
63
Itinerario del Lazio etrusco
Canino Valentano
Fontana Farnesiana, Canino.
a una collina tarlata in maniera evidente da una grande cava. Vi
si estrae il macco, un calcare grossolano utilizzato come pietra
da costruzione. Osservando da più vicino lo sbancamento si
nota uno sperone di roccia risparmiato dalle macchine scavatrici:
la ragione sta nel fatto che alla sua sommità sorgono i resti di
un abitato preistorico denominato Poggio Olivastro, frequentato
fin dal Neolitico. Si tratta di un insediamento con caratteristiche
uniche nell'Italia centrale tirrenica, dove ricerche archeologiche
hanno individuato oltre quattrocento buche, molte delle quali
identificabili come alloggiamento di pali per capanne, canalette
e pozzetti. Altre tracce sovrastanti hanno poi fatto ricostruire la
presenza successiva di un abitato riferibile alla prima età dei
Metalli. Inoltre, l'esame di alcune foto aeree eseguite durante
l’ultimo conflitto mondiale dalla Royal Air Force (nel 1944) ha
rivelato sul poggio la presenza di un fossato circolare, con un
diametro di circa 90 metri e dal significato ancora oscuro,
distrutto prima dai lavori agricoli e quindi dalle cave.
Oltrepassato il borgo rurale di Roggi, al successivo bivio si svolta
per Manciano. In un paesaggio solitario, chiuso davanti a noi
dalle ultime colline boscose del Lazio che sorgono aldilà del
fiume Olpeta seppellito dalla vegetazione, si raggiunge il Ponte
San Pietro. Quel che oggi appare a uno sguardo distratto come
un qualunque ponte, in realtà è un luogo carico di storia e
suggestioni. Passava qui il confine tra Stato pontificio e Repubblica
di Siena, lungo il fiume Fiora che scende dall’Amiata. Oltre
tutto, la natura selvatica dei luoghi favorisce la presenza di
numerose specie animali – il lupo, per citarne solo uno - certificata
64
Itinerario del Lazio etrusco
Canino Valentano
da alcuni siti di Natura 2000 (la rete di protezione della
biodiversità dell’Unione europea). Affacciandosi dal ponte è
possibile osservare bene le antichissime rocce metamorfiche su
cui scorrono le acque del fiume, e pure poco più a monte l’arcata
del vecchio ponte d’età rinascimentale ormai diruto. Nei dintorni,
sono numerose le cavità carsiche e le necropoli d’età arcaica ma
frequentate fino al Medioevo e oltre.
Tornati sui propri passi fino al bivio che precedeva il ponte si
va in direzione Farnese. Con l’Amiata e la sua caratteristica
silhouette arrotondata all’orizzonte, chiaramente di origine
vulcanica, si giunge a un rettilineo dove in corrispondenza di
una croce di ferro si prende una stradina sulla destra, segnalata
solo provenendo dalla direzione opposta. Porta ai resti di Castro,
la città-fantasma capitale dell’omonimo ducato fondato dai
Farnese nel Cinquecento. Neanche un chilometro più avanti c’è
il bivio per Pitigliano, che però va ignorato. Nei pressi si trova
un geotopo di particolare rilievo, il cosiddetto Crostoletto del
Lamone. Sito d’importanza comunitaria (Sic) riconosciuto
dall’Unione europea nell’ambito di rete Natura 2000, si tratta
di un’area vasta circa quaranta ettari ricoperta da una crosta di
travertino e dalle notevoli particolarità vegetazionali. Poco oltre,
in corrispondenza dell’area di sosta del Lamoncello (con tabelle
informative e fonte), ha inizio sulla sinistra della strada una
grande estensione boschiva che ammanta di cerri e altre essenze
un quadrilatero che arriva fino al confine toscano. Si tratta della
Selva del Lamone, dal 1994 una delle più singolari e anche
meno conosciute aree protette del Lazio.
Tra i fantasmi di Castro
Non palazzi in rovina entro un’area recintata, magari custodita.
E nemmeno strade, piazze dove ricostruire – come in una
Pompei più recente – la vita quotidiana ancora facile a
immaginarsi tra case e botteghe. Per andare a scoprire quel
che rimane di un’antica capitale dell’Alto Lazio occorrono
fantasia e un pizzico d’avventura.
Dallo spiazzo dove termina la strada che viene dalla FarnesePonte San Pietro, un sentiero segnato risale sulla destra la
collina fino ai ruderi, sparsi nel sottobosco di una bella cerreta.
Frammenti di decorazioni, parti di capitelli, la pavimentazione
in cotto a lisca di pesce che emerge sotto il terreno e le foglie
in quella che era la centrale piazza della Zecca raccontano,
con molta immaginazione, l’intensa vita sociale e culturale
che pulsava qui quattro secoli fa. Un passato oggi quasi
65
Itinerario del Lazio etrusco
Canino Valentano
insospettabile, camminando nel bosco tra i ciclamini e i
pungitopo mentre i picchi s’inviano l’un l’altro i loro
tambureggianti richiami territoriali.
Con un po’ di tempo a disposizione, la visita a Castro va
completata raggiungendo il corso dell’Olpeta sul fondovalle:
dal parcheggio si prosegue a piedi lungo la stradina fattasi
sterrata fino alla tomba della Biga, dove negli anni Sessanta
del secolo scorso fu trovata da archeologi belgi la famosa biga
con a fianco gli scheletri di due cavalli attualmente esposta
al Museo nazionale etrusco di Viterbo.
Per la discesa a destra si raggiungono le sponde dell’Olpeta,
che si guada con attenzione (necessari gli stivali solo in periodi
di piogge intense) per raggiungere poco più avanti l’imbocco
della suggestiva via cava. Si tratta di una tagliata, strada
letteralmente scavata nel tufo a scopo difensivo.
Nel Lazio etrusco ve ne sono diverse e anche questa, pur dalle
modeste dimensioni – ottanta metri di lunghezza e venti di
altezza delle pareti di roccia – non delude quanto a fascino
e atmosfera del luogo. Secondo alcuni autori qui transitava
la via Clodia, storica via di comunicazione tra la Cassia e
l’Aurelia, il cui tracciato a nord di Tuscania non è stato ancora
univocamente delineato dagli studiosi.
Poco prima del ponte sull’Olpeta, dov’è sulla sinistra l’accesso
principale alla riserva, una stradina non segnalata conduce alla
bella cascata del Salabrone. Quindi si sale a Farnese, che accoglie
il visitatore con una pittoresca successione di cantine scavate nel
tufo lungo la provinciale. Il paesino ha un’aria nobile, ariosa,
più di quanto lasci supporre la sua piccola dimensione e
popolazione. I palazzi, le arcate dell’acquedotto, il grande edificio
della scuola elementare, tutto testimonia di un passato importante.
Questa è infatti la piccola patria della nobile famiglia dei Farnese,
che dette numerosi protagonisti – da papa
Paolo III agli stessi duchi di Castro -
66
Itinerario del Lazio etrusco
Canino Valentano
alla storia dell’Italia centrale dal Medioevo fino al Settecento.
Da vedere c’è innanzi tutto il Museo civico Ferrante Rittatore
Von Willer, che prende il nome dall’archeologo (1919-1976)
dell’Università di Milano che più investigò questi luoghi in anni
recenti. Nato agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, con
l’accorpamento della mostra sugli scavi dell’abitato
protovillanoviano di Sorgenti della Nova con la mostra dei
reperti medioevali e rinascimentali rinvenuti in alcuni butti del
centro storico, il museo è stato riallestito nei primi anni del
Duemila e attualmente ha pure le funzioni di centro visite della
riserva naturale della Selva del Lamone. Ospitata nello storico
Palazzo Chigi, la collezione mostra reperti che vanno dal
paleolitico medio al tardo Rinascimento. Farnese inoltre ha
diverse altre attrattive, dalla Rocca al palazzo Chigi-Ceccarini,
dalle chiese del centro storico a quella campestre di San’Anna
o Madonna della Cavarella: e, non ultimi, alcuni caseifici dove
si producono ricotte e pecorino.
Appena fuori dal paese una freccia sulla sinistra segnala la strada
provinciale per Latera (che si pronuncia con l’accento sulla prima
a). Si chiama SP Valle dell’Olpeta e tocca poco dopo l’omonimo
fiume. Lungo un rettilineo due deviazioni portano a Valentano
(sulla destra) oppure al lago di Mezzano (sulla sinistra).
Lago di Mezzano
Lo specchio d’acqua si raggiunge per la stradina che, fattasi
subito sterrata ma ben percorribile, attraversa i campi assai
piacevolmente. Questi i suoi numeri: una quota di 452 metri
sul livello del mare, un diametro di 800 metri, un’area di 0,47
chilometri quadrati, una profondità di 30-40 metri. In fondo
alla strada il lago compare sulla destra, tra i rami del bosco, dove
alcuni sentieri scendono verso la sponda. Proseguendo in auto
67
Itinerario del Lazio etrusco
Canino Valentano
e andando al bivio in fondo alla discesa a destra si apprezza un
bel panorama sul suo specchio azzurro, incastonato tra i boschi
e i campi in uno scorcio di bucolica bellezza.
Le spade di Mezzano
Per una pura casualità nel
1972 sul fondo del lago di
Mezzano, nel comune di
Valentano, vennero rinvenuti
due piccoli orci in ceramica
databili all’età del Bronzo.
Negli anni successivi ricerche
condotte dalla Soprintendenza
archeologica per I'Etruria
meridionale hanno permesso di fare luce sull’esistenza su quei
fondali di un vero e proprio abitato, formato da palafitte e
risalente al III millennio a.C. Tra i materiali trovati spiccano
alcuni oggetti in bronzo tra cui due spade. Una per forma e
tipologia ha un solo eguale in Italia, l’altra per la scarsa durezza
dovuta alla lavorazione ha portato gli studiosi a ritenerla non
realizzata come arma ma piuttosto come offerta votiva.
Tornati sui propri passi fino al bivio sulla provinciale, in fondo
appare Valentano, sul margine sud-est della cinta calderica di
Latera. Si tratta di una vasta conca di origine vulcanica,
anticamente occupata dalle acque di un lago. Ed il suo è un
orizzonte davvero singolare, unico in una regione come il Lazio
che pure è le più ricche d’Italia quanto a paesaggi disegnati dalle
attività eruttive. Il paese è di origini antiche, forse etrusche tanto
per cambiare. Prima tra i domini di Viterbo, poi papali, venne
cinto da mura e torri in parte tuttora conservate per opera di
Martino V. Dopo la distruzione di Castro, nel 1649, divenne
il capoluogo del Ducato dei Farnese. La storia del suo territorio
è raccontata nell’interessante Museo di Preistoria della Tuscia
ospitato nella Rocca Farnese, la cui collezione spazia da reperti
fossili a ricostruzioni di tombe appartenute alla civiltà cosiddetta
rinaldoniana, a materiali provenienti da un abitato palafitticolo
presso il lago di Mezzano, a una sezione rinascimentale. Tra i
monumenti più rilevanti vanno citati le porte di San Martino
e Magenta, quest’ultima realizzata su disegno del Vignola, il
Palazzo Comunale, la Collegiata le cui campane provengono
dall’antica Castro: almeno il suono di un passato che non ritorna.
68
Itinerario del Lazio etrusco
Canino Valentano
La cultura di Rinaldone
Gli archeologi chiamano così
una facies o cultura dell’età del
Rame – qualcosa come circa
cinquemila anni fa – diffusa
nell’Italia centrale tra le attuali
Toscana, Lazio e Umbria.
E il nome deriva da quello di
una necropoli del viterbese, nel
territorio di Montefiascone,
scavata alla fine dell’Ottocento.
Qui per la prima volta vennero riconosciuti i caratteri distintivi
di tale civiltà, antecedente a quella villanoviana, legati in
particolare alla produzione ceramica. Si tratta di vasi a fiasco
con collo cilindrico, realizzati a impasto buccheroide (con
superficie nero-lucida, come quella dei più tardi vasi etruschi).
Dalle numerose punte di freccia in selce rinvenute nelle
tombe, assieme ad asce in pietra levigata, pugnali e lance in
rame, si è ipotizzata la relazione a una società di guerrieri.
Particolari anche le stesse tombe, scavate nella roccia e chiuse
da lastroni in pietra.
69
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Canino to Valentano
From Canino follow the road signs for the Via Aurelia and Montalto di Castro
which take you south along the SS312 Castrense state road. After about five
kilometers you will reach the so-called Castello di Musignano, which remains
hidden on the right side of the road until the last minute just shortly before the
intersection for Vulci. It isn’t exactly a castle; it’s a large red building with a white
stone archway which was the favorite residence of Napoleon’s brother, Lucien
Bonaparte when in 1814 Pope Pius VII made him prince of the large estates of
Canino and Musignano.
At the next intersection, where the road also leads to the nearby hot springs of
Musignano, continue on until you reach the intersection near some industrial
buildings where you turn right and go in the direction Farnese and Castro.
This provincial road leads north and approaches a hill whose surface is pockmarked
by the activity of a large quarry. Here “macco”, a rough limestone used in
construction, is extracted. As you look more closely at the excavation site, you can
see one outcrop of rock spared by the excavators. This was spared because on its
top there are the ruins of a prehistoric settlement called Poggio Olivastro, in use
up to the Neolithic period. Once you have gone past the rural hamlet of Roggi, at
the next intersection turn in the direction of Manciano. The solitary landscape
is closed in front of us by the last wooded hills of Lazio which rise on the other
side of the Olpeta stream, buried by vegetation.
After a while you reach a bridge, Ponte San Pietro. What to a distracted glance
seems to be just an ordinary bridge is really a place filled with history and fascination.
The border between the Papal State and the Republic of Siena was here, along
the Fiora River which flows down from Monte Amiata.
The wilderness of this area favors the presence of many animal species - the wolf
to mention just one - certified by some sites of Natura 2000 (the biodiversity
protection network of the European Union). When you look out over the bridge
you can clearly see the very ancient metamorphic rocks that the river flows over
and just a little farther upstream, the archway of the old bridge built during the
Renaissance period and now in ruins. In the surrounding area there are also some
karstic cavities and ancient necropolises that however were used up to and beyond
the Middle Ages.
Turn around and go back to the intersection that was before the bridge and go
in the direction of Farnese.
With Monte Amiata and its characteristic rounded silhouette on the horizon,
which is clearly of volcanic origin, you reach a straight road where you turn right
onto a narrow road when you see an iron cross. It is marked only for those coming
from the opposite direction. This road leads to Castro, the ghost-city of the
eponymous duchy founded by the Farnese family in the 1500’s. Less than a
kilometer ahead and there is the intersection for Pitigliano which you will just
ignore. Nearby there is a geological site of particular importance called Crostoletto
del Lamone. Just a little further ahead, you reach the Lamoncello rest area (with
information panels and a fountain), here, to the left of the road, begins the large
wooded area called Selva del Lamone, a protected nature reserve since 1994.
70
The Itinerary of Etruscan Lazio
Farnese
From here you can climb to Farnese which welcomes visitors with a picturesque
succession of wine cellars hollowed out of the tuff walls along the provincial road.
One of the things you must see is the Ferrante Rittatore Von Willer museum
which is named after the archaeologist (1919-1976) of the University of Milan.
He was the archaeologist who most thoroughly investigated these areas in recent
times. The museum is housed in the historic Palazzo Chigi and displays finds
that go from the Middle Paleolithic time period up to the late Renaissance. Farnese
also has other attractions such as the Rocca (the fortress), Palazzo Chigi-Ceccarini,
the churches of the historic center and the country churches of Sant’Anna and
Madonna della Cavarella, and of course the various cheese factories that produce
ricotta cheese and pecorino.
Just outside the town an arrow on the left indicates the provincial road for Latera.
Along the straight road there are two turnoffs that lead either to Valentano (on
the right) or to Lake Mezzano (on the left). You can reach Lake Mezzano by
taking the narrow road that almost immediately becomes a dirt road but is in
good condition and it is a pleasant drive through fields. When you backtrack to
the intersection on the provincial road you can see Valentano which is located on
the south-east border of the caldera rim of Latera. This is a vast basin of volcanic
origin, which in the past was a lake. The horizon here is truly singular, unique,
even in a region like Lazio which is famous for its landscape created by volcanic
activity. Valentano has ancient origins, perhaps Etruscan. First it was under the
dominion of Viterbo, and then the Papal State. Pope Martin V had walls and
towers built around it which are still partially preserved. After the destruction
of Castro in 1649, Valentano became the chief town of the Farnese Duchy. The
history of this area is told in the interesting Museo di Preistoria della Tuscia
housed in the Rocca Farnese. Some of the most important monuments are Porta
San Martino and Porta Magenta (the latter designed by Vignola), the Palazzo
Comunale, the Collegiata whose bells come from the ancient town of Castro: at
least we still have the sound from a past that will never return.
71
La riserva naturale Selva del Lamone
stituita con legge regionale
n.45/94, la riserva naturale Selva
del Lamone occupa 2030 ettari nel
territorio del Comune di Farnese, in
provincia di Viterbo al confine con la Toscana.
Ente gestore è il Comune di Farnese. Il Lamone è
un bosco aspro e selvaggio, ricco di ammassi lavici, anfratti bui
e siepi impenetrabili. Cresce su un vasto plateau lavico roccioso
ed impervio che si presenta come un tavolato irregolare, allungato
e debolmente inclinato in direzione S-O, marcato da alcuni
rilievi rappresentati da antichi coni eruttivi cumuli di lava grigia
(noti localmente con il nome di murce). Il paesaggio accidentato
è inoltre segnato da molti crateri di collasso e da forre, che sono
vestigia di condotti lavici ormai demoliti. Le eruzioni che hanno
originato le lave sono avvenute nell'ultimo periodo di attività
del cosiddetto vulcano di Latera (tra 158.000 e
145.000 anni fa) ed hanno sovrapposto i loro
materiali su precedenti colate e su uno strato
basale di arenarie,
messe in luce
dall’attività erosiva del
torrente Olpeta. Sulle lave
si sviluppa una foresta
I
Ponte San Pietro, Farnese.
variegata, con residui di lecceta, mentre il piano dominante è
dato da un bosco misto di latifoglie e, lungo la fascia settentrionale,
dalla cerreta. Importanti sono alcuni lembi di faggeta,
abbondantemente sotto quota.
Molte sono le specie vegetali rare e protette, per le quali spesso
il Lamone rappresenta una delle poche se non l’unica stazione
del Lazio: tra le altre, l’asplenio settentrionale, il lupino greco,
la veccia di Loiseleur. Anche la fauna è ricca ed interessante,
spesso per la sua rarità.
Comprende il lupo tra i mammiferi (attualmente a presenza
non accertata); falco pecchiaiolo, biancone, succiacapre, occhione,
ghiandaia marina, albanella minore, calandro e bigia grossa, tra
gli uccelli; la testuggine comune ed il cervone, tra i rettili; il
tritone crestato, l’ululone dal ventre giallo (con poche e vecchie
segnalazioni) e la salamandrina dagli occhiali tra gli anfibi. Sulle
murce le specie vegetali, soprattutto le essenze spinose (prugnoli,
biancospini, rovi, stracciabrache), creano un intrico spesso
impenetrabile che non poco ha contribuito alla creazione del
mito di selva dantesca.
Ricchissima è anche la stratificazione archeologica, dal paleolitico
medio ai giorni nostri, con resti di necropoli, villaggi fortificati
di vari periodi (età del Bronzo, periodo etrusco e medievale),
fattorie e strade romane, pievi rurali, capanne di pastori e carbonai.
La Selva del Lamone è percorsa da una serie di strade sterrate,
che si sviluppano per circa 50 km e sono percorribili anche con
l'automobile. Più complessa e lunga è la rete dei sentieri, alcuni
dei quali sono stati destinati ad uso turistico.
Selva del Lamone nature reserve
The Selva del Lamone nature reserve covers 2030 hectares in the territory of the
Comune di Farnese, in the Viterbo province. It is a harsh, wild wood which grows
on a vast lava plateau marked by some hills which were ancient eruptive cones
of gray lava (known locally as “murce”). The rough landscape is marked with
many collapsed craters and gorges which are what is left of the caved in lava vents.
The eruptions which gave rise to the lava occurred in the last period of activity
of the so-called Latera volcano (between 158.000 and 145.000 years ago) and
they erupted their lava on top of previous lava flows and on a sandstone layer
which has become visible because of the erosive activity of the Olpeta stream. On
the lava, a forest with a large variety of species has grown. There are still residual
ilex groves, whereas the main part of the forest is made up of a mixture of broadleaved trees, and along the northern edge by woods of Turkey oaks. There are
many rare and protected species of flora which include, among others spleenwort,
the European white lupin (var. graecus), and the vetch of Loiseleur. Fauna is
abundant and interesting, often due to its rarity as in the case of the wolf, shorttoed eagle, night jar, stone curlew, tawny pipit, orphean warbler, and spectacled
salamander. The archeological strata go from the Medium Paleolithic to modern
times. The Selva del Lamone reserve is crisscrossed by many dirt roads and trails.
paesaggio della Riserva Selva del Lamone
Itinerario del Lazio etrusco
Da Latera al confine umbro
Tornati sulla provinciale, si prosegue in direzione Latera. Dopo
l’ingresso della miniera di caolino di Poggio Luce e le strutture
di una stazione dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, si arriva
a una deviazione per la centrale geotermoelettrica di Latera,
attualmente in disuso e in via di dismissione. Oltre la chiesina
di San Rocco la conca finisce e se ne risale il bordo fino a Latera,
all’ingresso della quale è segnalato il Museo della Terra. Si tratta
di una collezione di oggetti della vita quotidiana del secolo
scorso raccolti da un agricoltore, Luigi Poscia, e adesso ospitata
nell’antica Grancia di San Pietro (edificio che nel Medioevo era
annesso alle abbazie, in questo caso di proprietà dei monaci del
monte Amiata). Anche feste, giochi, canti e altre memorie
storiche vi sono rievocate con l’ausilio di filmati in multivisione.
Completa il percorso museale uno spazio espositivo esterno che
illustra l’orto - contadino ma anche monastico, con le piante
aromatiche e le erbe medicinali - e gli alberi da frutto tipici della
zona, oltre che uno spazio di prato attrezzato con tavoli e panche
75
Itinerario del Lazio etrusco
Latera confine umbro
Veduta di Trevinano.
dove i visitatori possono piacevolmente sostare. In paese c’è da
vedere il borgo di origine medievale, con vicoli e scorci panoramici,
nonché la chiesa parrocchiale intitolata a San Clemente.
Per Acquapendente sono segnalati 17 chilometri. Finita la salita
oltre Latera si va al bivio prima a sinistra e poi a destra per
Grotte di Castro, per la strada provinciale Maremmana. Siamo
su una cresta panoramica e all’orizzonte sono ben riconoscibili
le sagome dell’Amiata e del monte Cetona, entrambi in Toscana
tra le province di Siena e Grosseto. A Grotte di Castro il nostro
itinerario passa all’esterno del centro storico, lungo la via
Bardiniana, in direzione di Acquapendente. Il centro storico di
Grotte sorge su uno sperone tufaceo ed offre scorci pittoreschi,
che si aggiungono ai due principali poli d’attrazione vale a dire
il Museo civico archeologico e delle tradizioni popolari e la
necropoli di Pianezze. A tre chilometri dal paese verso il vicino
lago di Bolsena, la necropoli etrusca comprende tombe a camera
datate dal VII al V secolo a.C.
Dopo quasi sette chilometri lungo la provinciale Torretta si è
ad Acquapendente: a nord-ovest l’orizzonte è chiuso dalle alture
dell’Amiata, della rocca di Radicofoni e del Cetona. In paese,
arrivati sulla Cassia si va a sinistra per il centro storico, superando
la deviazione per Torre Alfina e l’interessante Museo del Fiore.
Impossibile a non notarsi è la torre Julia de Jacopo, quel che
76
Itinerario del Lazio etrusco
Latera confine umbro
resta dell’antica cinta muraria, dove ha sede il centro visite della
riserva naturale di Monte Rufeno e dove è pure possibile
acquistare prodotti tipici quali olio, vino, farro, pasta, ceramiche
e altro. Acquapendente è stata a lungo un luogo di tappa
importante sulla via di pellegrinaggio verso Roma e la Terrasanta,
anzi gli storici locali collocano la fondazione stessa della cittadina
tra il IX e il X secolo motivandola proprio con la presenza
nell’area del tracciato della via Francigena. A indicarlo, d’altronde,
è anche la dedicazione al Santo Sepolcro della principale tra le
molte chiese del territorio aquesiano. L’abbazia del Santo
Sepolcro dipendeva direttamente da quella omonima di
Gerusalemme. Nell’interessante nucleo urbano sorgono palazzi
per lo più cinquecenteschi e chiese come quella di San Francesco,
con attiguo campanile e chiostro rinascimentale.
Dopo il paese si inizia a scendere verso la valle del Paglia, che
si supera grazie al grande Ponte Gregoriano, notando prima
sulle alture boscose davanti a noi il castello di Torre Alfina.
Il primo bivio a destra è il primo accesso alla riserva, ma noi
svoltiamo al successivo con indicazioni Trevinano e subito appare
la piccola frazione alla testata della valle. La strada sale, con bei
panorami sul Monte Rufeno e la sua successione di pascoli e
terrazzi a uliveti e bosco che comprende anche lembi a
rimboschimento con essenze sempreverdi. Prima di Trevinano,
ancora un bello scorcio panoramico da una cresta verso la rocca
di Radicofani qui evidentissima, preceduta da un ampio paesaggio
ferito qua e là dai ventagli dei calanchi, mentre sotto al Cetona
appare l’abitato di San Casciano ai Bagni.
Trevinano ha una sola strada ad anello e a senso unico, che sfila
quasi sempre in silenzio sotto le case toccando al suo apice il
castello dei Monaldeschi. Lasciato il paesino si lascia la strada
che va a San Casciano e si prende a destra per Allerona, lungo
il confine settentrionale della riserva di Monte Rufeno. Poco
oltre appare il casale della Monaldesca, sempre aperto, con
ospitalità e ristoro. E qui, al confine con l’Umbria, finisce il
nostro itinerario.
77
The Itinerary of Etruscan Lazio
From Latera to the Umbrian border
Once you get back onto the provincial road continue on in the direction of Latera.
In the town you can see the medieval center with its little lanes and panoramic
views as well as the church of San Clemente. The most interesting place to see is
the Museo della Terra (Museum of the Land) with its rich collection of working
tools and everyday objects from the last century. Once you have finished the climb
past Latera turn left at the intersection and then turn right to go to Grotte di
Castro along the Maremmana provincial road. We are now on a panoramic crest
and on the horizon it is easy to recognize the silhouettes of Monte Amiata and
Monte Cetona which are both in the Tuscany region respectively in the provinces
of Grosseto and Siena. At Grotte di Castro you have to go through the town and
you can see some interesting features of the town. Follow the signs for Orvieto and
then turn and follow the signs for Acquapendente. When you get on the Via Cassia
turn left towards Acquapendente, passing the turnoff for Torre Alfina and the
interesting Museo del Fiore. You can’t help seeing the Julia de Jacopo tower, which
is all that is left of the old city walls. It houses the visitor center for the Monte
Rufeno nature reserve and a shop selling typical products such as oil, wine, spelt,
pasta, ceramics and other things. Acquapendente was an important stopping place
for pilgrims on their way to Rome and the Holy Land. Local historians believe
that it was founded between the ninth and tenth centuries A.D. exactly because
it was on the Via Francigena. Another clue is the dedication to the Holy Sepulcher
(Santo Sepolcro) of one of its many churches which then became the cathedral.
This was erected next to a monastery with the same name. The monastery was
directly under the authority of the Holy Sepulcher in Jerusalem and a Templar
house was connected to it. In the interesting historic center there are many noble
buildings, most of them from the 1500’s and churches such as San Francesco with
its adjacent bell tower. At the edge of the historic center, almost in front of the
Julia tower stands the Duomo which was
originally in the Romanesque style but
over the years has undergone
many transformations. After you leave
Acquapendente, the road descends towards
the valley of the Paglia River that you cross
by driving over the large Ponte Gregoriano
bridge. Then there is a turnoff and you reach
the tiny hamlet of Trevinano. It has just one
road that makes a loop and it is a one-way street
that is usually very quiet as it winds along under
the houses. It reaches its high point at the Monaldeschi
castle. After leaving the village, get off the road that goes
to San Casciano and turn right to go to Allerona. This road
goes along the northern border of the Monte Rufeno nature
reserve. Just a short distance ahead there is the Monaldesca
farmhouse which is always open. It offers great hospitality and
food. Here, at the border with Umbria we finish our itinerary.
78
La riserva naturale di Monte Rufeno
L
a Riserva Naturale Monte Rufeno fa parte
del sistema delle aree protette della Regione
Lazio, e dal 1983 protegge estesi boschi in
un paesaggio collinare attraversato dal fiume
Paglia. I suoi circa tremila ettari sono
dominati dai querceti misti, oltre a macchia
mediterranea e rimboschimenti di conifere.
Al confine con Umbria e Toscana, grazie alla
particolare collocazione geografica e alle
vicende storiche del territorio la riserva ospita
flora e fauna molto ricche. Tra i mammiferi sono presenti ad
esempio il capriolo, il tasso, l’istrice, la martora e, di passaggio,
il lupo. Anche tra gli anfibi e i rettili sono segnalate specie di
tutto interesse come la salamandrina dagli occhiali, la testuggine
palustre, l’ululone dal ventre giallo. Granchi e gamberi d’acqua
dolce testimoniano della relativa integrità ambientale. Quanto
all’avifauna, essa comprende circa settanta specie di uccelli
nidificanti, tra cui rapaci come falchi pecchiaioli, sparvieri e
nibbi bruni, oppure passeriformi quali l’averla piccola e la
magnanina. Lungo il corso del Paglia, inoltre, è segnalato il raro
occhione. Se gli elenchi faunistici sono dunque di tutto rispetto,
non è da meno la flora locale. A Monte Rufeno sono state censite
infatti ben 1012 specie di piante superiori, tra cui molte rare e
vulnerabili che qui hanno le uniche stazioni note a livello
regionale. Tra le più vistose ci sono le orchidee, appartenenti a
39 distinte varietà. Inoltre gli elenchi redatti dai botanici
comprendono specie meno vistose ma di non minore interesse
quali il brugo, la crespolina etrusca e l’erba scopina. Non a caso
è proprio Acquapendente, la piccola capitale della riserva, ad
essere conosciuta come “la città dei
Pugnaloni” con riferimento alla
coloratissima festa che ha luogo
ogni anno in maggio, allorché
con l’impiego di petali di fiori e
altri elementi vegetali vengono
realizzati veri e propri quadri, esposti nella piazza principale e
negli angoli più caratteristici del centro storico.
A pieno titolo tra le ricchezze dell’area protetta rientrano infine
preziose testimonianze dell’edilizia rurale quali i caratteristici
casali in pietra, restaurati dalla riserva con funzione didattica e
ricettiva disseminati tra i boschi. Vi sono infine, diversi torrenti,
stagni e fontanili, che rendono piacevoli le escursioni. Il Museo
del Fiore, situato nei pressi di Torre Alfina, permette di apprezzare
la biodiversità del territorio e conduce nel mondo del fiore,
illustrandone aspetti evolutivi, ecologici, e culturali e i rapporti
con il mondo animale.
Paesaggio sul fiume Paglia.
The Monte Rufeno nature reserve
The Monte Rufeno nature reserve was established in 1983 by the Lazio Region.
It protects large areas of woods in a hilly countryside which is crossed by the Paglia
River. Its roughly three thousand hectares at the border with Umbria and Tuscany
are dominated by mixed oaks as well as Mediterranean scrub and conifers that
have been replanted. The mammals present are roe deer, badger, porcupine, marten,
and just passing through, the wolf. There are also interesting amphibians and
reptiles such as the spectacled salamander, marsh turtles, yellow-bellied toad.
Crabs and crayfish are indicator species of environmental health. There are about
seventy species of nesting birds. Just as the fauna is abundant, so is the flora. 1012
species of superior plants have been identified, many of which are rare and
vulnerable and in the whole Lazio region are present only here at this reserve.
Other important aspects of the protected area are the rural buildings scattered
through the woods such as the characteristic stone buildings which have been
restored by the reserve. Some are used for educational activities and some are used
as accommodations. The Flower Museum - Museo del Fiore - near Torre Alfina
is one of these buildings.
Informazioni utili Useful information
TRATTO
MONTE MARIO - PRIMA PORTA
RomaNatura
Ente Regionale per la Gestione del Sistema
delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma, di cui l'Itinerario
del Lazio Etrusco attraversa la Riserva di Monte Mario, la Riserva
dell'Insugherata, il Parco del Pineto.
Sede del Parco / Park offices
Villa Mazzanti, via Gomenizza 81, Roma - Tel. 06 35405310
www.parchilazio.it, www.parks.it, www.romanatura.roma.it
Centri Visita / Park visitors center
Casa del Parco della riserva regionale di Monte Mario
Villa Mazzanti, Via Gomenizza 81 - Tel. 06 35405310
Punto Informativo della riserva regionale dell’Insugherata
Information point
Coop. Climax - via di Acquafredda 88 - Tel. 06 39731762
Ricettività e ristorazione - Accomodation and restaurants
ROMA
Bar Ristorante “Lo Zodiaco” - Viale del Parco Mellini 88
Tel. 06 35496744 - www.zodiacoroma.it
Prodotti tipici / Local products
Dove acquistare / Where to buy
Azienda agricola di Cantagallo Marcella (ortaggi, frutta, uova,
pollame, conserve, passate, sottoli, confetture)
Via Trionfale 9612 - Tel. 06 3386149
RomaNatura
Marzolino, Pecorino Romano.
81
Informazioni utili Useful information
TRATTO
MALBORGHETTO-MAGLIANO ROMANO
Parco regionale di Veio
Sede del Parco / Park offices
Via Felice Cavallotti 18, Campagnano di Roma (RM)
Tel. 06 9042774 - www.parchilazio.it, www.parks.it, www.parcodiveio.it
Centri visita / Park visitors center
Punto informativo di Campagnano - Apertura ore 9,30-17
(sabato e domenica 9,30-13) - Tel. 800 727822
Parco regionale di Veio
Punto informativo Casolare 311 / Information point
82
Via Santi Martiri 12, loc. Le Perazzeta, 00060 Formello
Visite didattiche per le scuole, fattoria e orto didattico.
Ingresso gratuito. Visitabile a richiesta contattando l’ente parco.
Infoshop Formello
Piazza San Lorenzo 14, Formello
Apertura giovedì e venerdì ore 15-19, sabato e domenica
ore 9,30-13-30 - Tel. 06 90194259
Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants
SACROFANO
B&B Giardini di Veio - Via Fontana Nuova 11 - Tel. 06 9039209
B&B Il Pineto - Via Sacrofano-Prima Porta (Borgo Pineto)
Tel. 06 90183460
Ristorante “La Collina” - Loc. Monterosso - Tel. 06 9086002
FORMELLO
Case Vacanze Residence Sleep & Breakfast di Franco Salvi
Via Roma 82 - Tel 339 7088231
Ristorante L’Oliveto - Via Roma 80 - Tel. 06 9042483
Informazioni utili Useful information
L’Antica Fattoria di Pacifico e Graziella
Via della Perazzeta 2888 - Tel. 06 9084393 / 334 5337493
ROMA
B&B Antonucci Francesca - Via Tiberina 33 - Tel. 339 6062246
Le Ghiande B&B - Via di Santa Cornelia 50 - Tel. 06 33615401
Circoli ippici / Riding club
ROMA
ASD L’Auriga - Via Lonato 62 - Tel. 06 33612710
SACROFANO
Circolo Ippico Sacrofano - loc. Solfatare - Tel. 06 9071672
Prodotti tipici / Local products
Dove acquistare / Where to buy
Azienda Agricola Cagnucci Leopoldo
Via Mapello 75, Roma tel. 06 33678227
Frantoio del Veio
Loc. Monte Calcaro snc, Sacrofano, tel. 06 9083354
Il Sellaio (lavorazione cuoio)
Via per Castelnuovo 75-77, Sacrofano - tel. 06 90112483
Oleificio Sociale Formello
Via Roma 84, Formello, tel. 06 9088757
Arte Ceramica Francucci Carla
Via Regina Margherita 4, Formello
tel. 06 9088440 / 339 1353878
Ferdinando Fabi (miele e derivati)
Via della Bandita 27, Formello - tel. 06 9088118
Parco regionale di Veio
Liquore nocino
83
Informazioni utili Useful information
TRATTO
CALCATA - VIA CASSIA
Parco regionale Valle del Treja
Parco regionale Valle del Treja
84
Sede del Parco / Park offices
Via Roma 1, Mazzano Romano (RM) - Tel. 06 9049295
www.parchilazio.it, www.parks.it, www.parcotreja.it
Centri Visita / Park visitors center
Piazza Vittorio Emanuele, Calcata. Apertura nei pre-festivi e
festivi, dalla primavera all'autunno. Tel. 06 9049295
Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants
CALCATA
Casa Vacanze “I Sensi della Terra” -Via San Giovanni 1, Calcata
Tel. 0761 587733 - www.isensidellaterra.it
Ristorante Associazione Culturale “La Fontana Vecchia”
Via degli Americani 11 - Tel. 0761 587339
Ristorante Associazione Culturale “Oshanti”
Via degli Americani 7 - Tel. 0761 58706- www.lafatadelborgo.com
Ristorante “La Piazzetta”
Via San Giovanni 47 - Tel. 0761 588078
MAZZANO ROMANO
Agriturismo “La Rosa dei Venti” - Via per Materano snc
Tel. 06 9049748 - www.agriturismolarosa.it
Ristorante “Le Cascatelle”
Loc. Monte Gelato - Tel. 06 9049056
Ristorante “Il Bucchero” - Via della Cordonata 15
Tel. 06 90460137 - www.ilbucchero.com
TRATTO
SUTRI- CAPRANICA
Parco regionale
Antichissima Città di Sutri
Sede del Parco / Park offices
Via A. Saffi 4/A, Sutri (VT) - Tel. 0761 601218
Centri Visita / Park visitors center
Ufficio turistico comunale - Apertura dal mercoledi alla domenica
ore 10-13 e 15-18 (in estate 16-19)
Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants
SUTRI
Albergo “Sutrium” - Piazza San Francesco 1
Tel. 0761 600468 - www.sutriumhotel.it
Bed & Breakfast “Palazzo Flacchi Fortebracci”
Piazza del Comune 4 - Tel. 0761 6272329 - www.lamola135.it
Bed & Breakfast “Le Oche” - Piazza dell’Oca 21
Tel. 0761 609301 / 338 4352000
Bed & Breakfast “Il Gallo d’Argento” - Loc. Monte Faloppo 29
Tel. 0761 608849 - www.ilgallodargento.com
Agriturismo “ Scuderie della Contea”
Via Monte Topino 14, casella postale 39
Tel. 0761 609189 / 380 7055274 - www.scuderiedellacontea.it
Ristorante “La sfera d’oro”
Piazza del Comune 36 - Tel. 0761 600030
Prodotti tipici / Local products
Fagiolo di Sutri
Parco regionale Antichissima Città di Sutri
Informazioni utili Useful information
85
Parco regionale Antichissima Città di Sutri
Informazioni utili Useful information
86
Manifestazioni, feste e sagre
Events, festival and fairs
Dal 17 al 24 gennaio: festa di Sant’Antonio Abate
Febbraio: da giovedi a martedi grasso: Carnevale Sutrino
Pasqua: Rievocazione storica della passione di Cristo
(mercoledì santo)
Giugno: Corpus Domini
dal 25 giugno al 6 agosto: Sutri Beethoven Festival
giugno, luglio, agosto: Estate Sutrina
primo e secondo fine-settimana di settembre: Sagra del fagiolo
dal 15 al 18 settembre: Santa Dolcissima
dal 25 dicembre al 6 gennaio: Presepe Vivente (area archeologica)
Informazioni utili Useful information
TRATTO
CAPRANICA - VETRALLA
Parco regionale Marturanum
Sede del Parco / Park offices
Piazza G. Marconi 21, Barbarano Romano (VT)
Tel. 0761 414601 - www.parchilazio.it, www.parks.it
BARBARANO
Albergo Ristorante Marturanum Viale IV Novembre, 2 - Tel 0761 414368
Agriturismo “Dimensione Avventura”
Loc. La Fontanaccia - Tel. 328 4787388 - 338 4023923
Bar Trattoria La Pacchiana Tel. 0761 414633 - Fax 0761 414349
BLERA
Agriturismo “Etrusca Country” - Loc. Civitella Cesi
Tel. 0761 415022 - www.etruscacountry.com
Bed & Breakfast “Il Portale” - Vicolo del Pavone 7
Tel. 0761 479388
CAPRANICA
Bed & Breakfast “Il Profeta” - Loc. Vico Matrino
Tel. 0761 678865 - www.ilprofeta.biz
Bed & Breakfast “Al Casale Giallo” - Via Campo Spinella
Tel. 0761 660480 - www.anbba.it/alcasale/giallo
Bed & Breakfast “Il Quadrone” - Strada Quadrone snc
Tel. 0761 669875 - www.ilquadrone.com
Camping Natura - Via Romeo Tacchi
Tel. 0761 612347 - www.camping-natura.com
Prodotti tipici / Local products
Carne di bovino maremmano
Manifestazioni, feste e sagre / Events, festival and fairs
17 gennaio: Sant’Antonio Abate
Pasqua: Processione del Cristo Morto
Prima domenica di maggio: “Attozzata”, pranzo in campagna
a base di ricotta fresca e pane
17 giugno: Corpus Domini, con Infiorata per le vie del paese
8/9/10 settembre: Natività della Madonna
4 dicembre: festa di Santa Barbara, patrona di Barbarano
Parco regionale Marturanum
Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants
87
Informazioni utili Useful information
TRATTO
VETRALLA - CANINO
Riserva regionale di Tuscania
Sede del Parco / Park offices
Riserva regionale di Tuscania
Via Aurelio Saffi 49, Viterbo - Tel. 0761 313362
www.parchilazio.it, www.parks.it
Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants
Affittacamere “Carla” - Via della Libertà 27
Tel. 0761 435021
Locanda di Mirandolina - Via di Pozzo Bianco 40
Tel. 0761 436595
“Al Gallo” - Via del Gallo 22
Tel. 0761 443388
“Tuscania” - Via dell’Olivo 53
Tel. 0761 444080
88
Casa per ferie “Convento di S.Francesco”
Largo della Pace 1 - Tel. 0761 444094
Agriturismo“Casa Caponnetti”
Tenuta del Guado Antico Tuscania - Tel. 0761 435792
Agriturismo “Il Castellaccio”
Loc. San Savino - Tel. 0761 443385 / 347 8342632
Agriturismo “Montebello”
s.p. Tarquiniese km 10 - Tel. 0761 442603
Agriturismo “Poggio Colone”
s.p. Vetrallese km 15.400 - Tel. 347 0301156
Agriturismo “Valle degli Etruschi”
Strada Martana km 14.00
Tel. 0761 443056 / 333 3982103 / 328 0259435
Informazioni utili Useful information
Ostello “Palazzo Ranucci”
Via della Torretta 8 - Tel. 0761 445067
Bed & Breakfast - “Asia Darshana” - Strada Martana 3
Tel. 348 5645933
“Country Life” - Str. Martana 18/b
Tel. 0761 443056 / 333 3982103 / 328 0259435
“Il Girasole” - Via Fiume 3
Tel. 0761 434506 / 339 3810989
“Il Papavero” Strada prov. Dogana 10 (strada Tarquiniese km 4)
Tel. 0761 435362 / 339 4560669
“La Torretta” - Via della Torretta 11
Tel. 0761 436595
“L'Oleandro” - Via dell'Olivo 20
Tel. 339 5819762
“L'Olivo” - Via dell'Olivo 20
Tel. 0761 435126 / 347 9827005
“Near Palazzo Spagnoli” - Via Valle dell'Oro 32
Tel. 0761 443159 / 333 3982103
“Slow Farm” - Loc. Montebello
Tel. 0761 442585
Prodotti tipici / Local products
Olio extra vergine di oliva DOP Canino
Manifestazioni, feste e sagre
Events, festival and fairs
Riserva regionale di Tuscania
“Il Carretto” - Via della Scrofa 12
Tel. 0761 434144 / 339 4953413
Primavera: fiera dei cavalli “Nitriti di Primavera”
Maggio: festa della Madonna Liberatrice
Estate: eventi "Tuscania Città della Musica" e "Tuscania Teatro"
Agosto: festeggiamenti per i Ss.Martiri
89
Informazioni utili Useful information
TRATTO
CANINO - VALENTANO
Riserva regionale Selva del Lamone
Riserva regionale
Selva del Lamone
90
Sede del Parco / Park offices
Corso Vittorio Emanuele II 395, Farnese
Tel. 0761 458741 - www.parchilazio.it, www.parks.it
Musei / Museums
Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese
Piazza della Vittoria, 11 - 01018 Valentano (VT)
Tel./Fax 0761 420018
Museo della Terra
Via S. Sebastiano snc - 01010 Latera (VT)
Tel. 0761 459608 - 0761 459785 - Cell. 347 0583525
Ricettività e ristorazione / Accomodation and restaurants
CASTRO
Agriturismo “Il Prataccio”
Strada Provinciale Lamone - Tel./Fax 0761 424858
Agriturismo “Castro”
Loc. Ponte San Pietro - Tel./Fax 0761 458769
FARNESE
Borgo Rinascimento International School of Art
Corso Vittorio Emanuele III, 159/d
Tel. 0761 458854 - Fax 06 3202157
Casa per ferie Monastero Clarisse Santa Maria delle Grazie
Corso Vittorio Emanuele III 68 - Tel. 0761 458089
Ostello “Ortensi” - Via Colle S.Martino 65
Tel. 0761 458580
Bed & Breakfast “La Falegnameria”
Via XX Settembre 139/b - Tel. 0761 458795
Informazioni utili Useful information
Ristorante “Il Giardinetto” - Via S.Magno 20
Tel. 0761 458342
Ristorante “La Piazzetta del Sole”
Via XX Settembre 129 - Tel. 0761 458606
Prodotti tipici
Local products
Asparago di Canino
Riserva regionale Selva del Lamone
Ristorante “La Vecchia Osteria”
Via Cesare Battisti 17 - Tel. 0761 458508
91
Informazioni utili Useful information
TRATTO
LATERA - CONFINE UMBRO
Riserva regionale
Monte Rufeno
Sede del Parco / Park offices
Riserva regionale Monte Rufeno
Piazza Girolamo Fabrizio 17, Acquapendente (VT)
Tel. 0763 733442 - www.parchilazio.it, www.parks.it
92
Centri Visita / Park visitors center
IAT Acquapendente - Via Cassia, Torre de’ Jacopo
Tel. 0763 730246 / 800 411834
Musei / Museums
Museo del Fiore - Località Casale Giardino, Frazione Torre Alfina
Acquapendente (VT) - Tel. 800 411834 - Fax 0763 731175
Ricettività e ristorazione
Accomodation and restaurants
All'interno della riserva sono stati ristrutturati alcuni casali
adibiti a "case per ferie":per informazioni rivolgersi agli uffici
dell’area protetta.
Casale La Monaldesca
Il casale è strutturato su due piani, al piano superiore ci sono
5 comode stanze, tutte con servizi privati, in grado di ospitare
complessivamente da 15 a 18 persone.
La capienza complessiva del ristorante è di 70 persone. In un
ambiente volutamente informale si possono riscoprire i sapori
dell’autentica cucina popolare: i pici, le tagliatelle, i ravioli, gli
gnocchi, tutto rigorosamente fatto a mano, le zuppe di legumi,
le carni arrosto e alla brace, il cinghiale, i funghi, le verdure di
stagione. Circa il 70% dei prodotti che utilizziamo nella
preparazione dei pasti provengono da coltivazioni biologiche e
dal circuito del commercio equo e solidale.
Casale Tigna
Il casale è strutturato su due piani, ognuno di circa 200 mq: la
struttura principale si divide in 12 camere tutte con servizi
privati, di cui 7 quadruple, 2 triple, 2 doppie.
Il soggiorno è particolarmente indicato a coloro che in gruppo
o singolarmente vogliono condividere la meravigliosa esperienza
della quiete e della “magia” del bosco.
Casale Palombaro
Il casale si divide su due piani:il piano terra di circa 100 mq. è
composto da una grande sala comune, dove si possono organizzare
attività di vario genere, da due stanze con 10 posti letto e un
bagno in comune.
Al piano superiore si può alloggiare in 4 comode stanze (per un
totale di 14 posti letto), tutte con servizi privati. Palombaro è
la sistemazione ideale per chi ama stare in compagnia
“dell’infaticabile amico dell’uomo”: il cavallo.
Nel Centro Equestre Monte Rufeno vengono proposte escursioni
da un’ora a mezza giornata, trekking di alcuni giorni ed un
interessante percorso di avvicinamento ai cavalli e all’equitazione.
Nell’ambito dei servizi offerti dal Centro è inoltre inserita ormai
da anni l’attività equestre per disabili che viene svolta
prevalentemente con gruppi seguiti dai servizi ASL, quali:dsm,
materno infantile, sert e adulti disabili in genere.
Casale Sambucheto
Il casale è strutturato su due piani indipendenti tra loro di circa
150 mq. l’uno. Al piano terra ci sono due camere con 8 posti
letto ciascuna, i bagni e la cucina sono in comune. Al piano
superiore un appartamento composto da due camere
rispettivamente da 6 e 2 posti letto, mentre i due bagni e la
cucina sono in comune. Il casale Sambucheto è il luogo di ritrovo
degli “amici della natura” ed è particolarmente consigliato per
soggiorni autogestiti, campi scuola, campi d’avventura.
Casale Sant’Antonio
La struttura è composta da 4 mini appartamenti con camera da
letto, bagno con doccia, soggiorno ed angolo cottura; ognuno
porta il nome di un animale presente nel parco: Volpe (4 letti),
Capriolo (4 letti), Istrice (4 letti), Scoiattolo (4 letti).
Agriturismo Poggio Porsenna
Loc. Boschetto - 01020 Proceno (VT) - Tel./Fax 0763 710066
Cell. 339 1869544
Riserva regionale Monte Rufeno
Informazioni utili Useful information
93
Informazioni utili Useful information
Agriturismo Le Spighe di Prudenzi Ilio
Via Cassia Km 140 - 01020 Proceno (VT) - Tel./Fax 0763
734091 - Cell. 338 7454238
Albergo Ristorante Pizzeria Il Borgo
Via Porta S.Angelo, 3 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 733971 - Fax 0763 731651
Riserva regionale Monte Rufeno
Albergo “Toscana”
Piazza N. Sauro, 5 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 711220 - Fax 0763 733603
94
Albergo Ristorante “La Ripa”
Via Cesare Battisti, 61 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 730136 - Fax 0763 733620
Agriturismo “Il Tesoro”
Loc. Tesoro, 24 - 01020 Torre Alfina (VT)
Tel. 0763 3716754 - Fax 0763 716045
Agriturismo “Sant’Angelo”
SS. Cassia Nord Km 136,300 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 3387271044 - Fax 0763 734738
Agriturismo “Belvedere”
Loc. Belvedere - 01020 Torre Alfina Comune di Acquapendente (VT)
Tel./Fax 0763 716041
Agriturismo “Il Paglia”
SS. Cassia Km 138,5 - 01020 Proceno (VT) - Tel. 338 8664713
Agriturismo “Poder Nuovo”
Via Falconiera, 73 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 734679 - Fax 0763 733858
Agriturismo “Acerona”
Loc. Acerona - 01021 Acquapendente (VT
Tel. 0763 711128 - Cell. 347 5092086
Agriturismo “Le Crete”
Loc. Le Crete - Via Cassia Km. 129,00 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 734854 - Fax 0763 731525
Informazioni utili Useful information
Agriturismo “Pomantello”
01020 Torre Alfina (VT) - Tel./Fax 0763 716092
Appartamenti e Bed & Breakfast “Castello di Santa Cristina”
Loc. Castello Santa Cristina snc - 01025 Grotte di Castro (VT)
Tel. 339 8605166 - Fax 0763 78011
Bed & Breakfast “Casina Centeno”
Loc. Centeno - SS Cassia km 141,400 - 01020 Centeno - fraz. Proceno (VT)
Tel. 0763 711005-333 4798958 - Fax 0763 733779
Osteria La Quintaluna
Via Grotte d’Ambrogio, 1 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 732142
Ristorante Pizzeria “Torremare”
Via Piazzale Sant’Angelo, 59 - 01020 Torre Alfina (VT)
Tel. 0763 716102
Ristorante “Al Pugnalone”
Piazza Antonio Salimbeni, 1 - 01020 Acquapendente (VT) Tel./Fax 0763 711252
Artigianato / Handicraft
Cooperativa “L’Ape Regina”
Via Torre Julia de Jacopo snc - 01021 Acquapendente (VT)
Tel. 0763 730052 - Fax 0763 733642
Prodotti tipici / Local products
Aglio rosso di Proceno, Miele del Monte Rufeno, Lenticchia di
Onano, Patata dell’alto viterbese, Farro del Pungolo, Fagiolo del
Purgatorio, Cece del solco dritto, Vino Rosso Monte Rufeno IGT
Manifestazioni, feste e sagre
Events, festival and fairs
Terza domenica di maggio: festa dei Pugnaloni, grandi pannelli
(3,60 x 2,60) realizzati a mosaico con foglie e fiori
Luglio: Torre Alfina Blues Festival
Agosto: Fiera di San Bartolomeo
Riserva regionale Monte Rufeno
Agriturismo “Il Cerqueto”
Via Falconiera, 101 - 01021 Acquapendente (VT)
Tel./Fax 0763 732106 - Cell. 338 2416797
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SERVIZI TURISTICI
Tourist Services
APT Comune di Roma
Tel. 060608 - www.romaturismo.it
----------------------------------------------APT Provincia di Roma
Tel. 06 421381 - www.aptprovroma.it
----------------------------------------------APT Provincia di Viterbo
Tel. 0761 291000 -www.apt.viterbo.it
-----------------------------------------------
96