tutta l`arte da vedere a gennaio e febbraio
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tutta l`arte da vedere a gennaio e febbraio
un periodico allemandi N. 9, gennaio-febbraio 2016 il giornale dell’arte Supplemento a «Il Giornale dell’Arte» n. 360 gennaio 2016 vedere A bologna tutta l’arte da vedere a gennaio e febbraio Terra provocata Percezione della materia e concetto nella materia TERRA PROVOCATA A cura di Matteo Zauli e Guido Molinari Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Via delle Donzelle, 2 Bologna 24 gennaio – 20 marzo 2016 Inaugurazione sabato 23 gennaio 2016, ore 18 In collaborazione con: Museo Carlo Zauli, Faenza – Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Medievale Ingresso libero SISSI “L’Imbandita”, 2016 A cura di Maura Pozzati Oratorio di San Filippo Neri Via Manzoni, 5 Bologna Domenica 31 gennaio 2016, ore 19,30 In collaborazione con UniCredit Group Ingresso libero, posti limitati su prenotazione www.fondazionedelmonte.it Così Bologna diventa rosa, un anno dopo I principali avvenimenti del 2015 tra cui quattro nuove nomine al femminile (Laura Carlini Fanfogna, Elena Rossoni, Giusella Finocchiaro e Sabina Magrini) e l’Opificio Golinelli Da sinistra, Laura Carlini Fanfogna (direttrice dell’Istituzione Bologna Musei), Elena Rossoni (direttrice della Pinacoteca Nazionale), Sabina Magrini (segretario del Mibact per l’Emilia-Romagna) e Giusella Finocchiaro (presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna) Bologna. Bologna è una città in crescita per numero di eventi e di visitatori. Dal 28 gennaio al primo febbraio ospita, come di consueto, la principale e più «antica» fiera italiana di arte moderna e contemporanea: ArteFiera, alla sua quarantesima edizione. Nel 2015 la città ha rinnovato il proprio «parco» responsabili degli istituti culturali: all’Istituzione Bologna Musei, Laura Carlini Fanfogna è subentrata a Gianfranco Maraniello; Elena Rossoni è la nuova direttrice della Pinacoteca di Bologna. Dall’estate scorsa la professoressa e avvocato Giusella Finocchiaro è presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il tutto in attesa delle elezioni amministrative della prossima primavera, che potrebbero avere ripercussioni anche in ambito culturale, soprattutto dopo le dimissioni dell’assessore alla cultura Alberto Ronchi, al cui posto si è insediato da poche settimane Davide Conte. Crescono inoltre il ruolo di Arthemisia Group e di enti privati e filantropi come lo Spazio CUBO di Unipol, Isabella Seràgnoli e Marino Golinelli. Tutte queste novità in qualche modo continuano a legarsi a Giorgio Morandi, nume tutelare della città «dotta, grassa e rossa». Vediamo come. qIl scorso anno l’Istituzione Bologna Musei ha scelto attraverso un bando pubblico la nuova responsabile: Laura Carlini Fanfogna, già dirigente per anni del settore Musei dell’Istituto Beni culturali della Regione Emilia-Romagna. Con esperienze maggiori in management culturale che in arte contemporanea, l’esperta emiliana eredita i due ruoli che furono di Gianfranco Maraniello, direttore del Mart di Rovereto dall’inizio dell’estate. La Carlini Fanfogna è dunque anche direttrice del MAMbo all’ex Forno del Pane. Accanto a lei rimane l’imprenditore e presidente di UpaUnione pubblicitari associati, Lorenzo Sassoli de Bianchi, confermato presidente dell’ente che unisce i Musei comunali bolognesi. qPer quanto riguarda le cariche di direttori, e presidenti se si pensa alla Fondazione del Monte, a Bologna è stato l’anno delle donne. Dallo scorso novembre Elena Rossoni è la direttorice della Pinacoteca Nazionale, dove era già in forza come storica dell’arte. Il museo è stato «depotenziato» nel panorama regionale da quando il ministro Franceschini ha preferito rendere autonome le Gallerie Estensi di Modena e Ferrara. Rossoni deve dunque confrontarsi con Mario Scalini, responsabile del Polo Museale dell’Emilia-Romagna, comprendente 27 musei statali. qMa l’appuntamento al centro della ribalta è ArteFiera, affidata per il quarto anno consecutivo a Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti. A festeggiare la 40ma edizione è la mostra «ArteFiera 40», in Pinacoteca e al MAMbo dal 29 gennaio al 28 marzo (inaugurazione 28 ›4 gennaio), e ovviamente l’appuntamento nel Sommario BOLOGNA Intervista a Isabella Seràgnoli Calendario delle mostre 4 5 LE FIERE ArteFiera Intervista a Verzotti e Spadoni La Sezione Fotografia SetUp ART CITY 6 6 6 7 7 LE SEDI PUBBLICHE Il MAMbo La Biblioteca di San Giorgio in Poggiale Il Palazzo Fava Il Palazzo Albergati Il Museo Civico Archeologico 8 8 9 9 9 Il Palazzo d’Accursio 9 Il Museo Civico Medievale 10 Il Teatro Comunale di Bologna-TCBO 10 altri spazi L’Archivio Borgonzoni 10 La Banca di Bologna a Palazzo de’ Toschi 10 La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna 11 La Fondazione Zucchelli 11 Lo spazio CUBO di Unipol 12 LE GALLERIE P420 VisionQuesT L’Ariete De’Foscherari Vedere A BOLOGNA 14 14 16 16 Beatrice Allemandi, product manager Claudia Carello, art director Cinzia Fattori, advertising manager (011.8199118 - [email protected]) I DINTORNI La Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni di Cento Il Salone del Restauro di Ferrara Il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza Modenantiquaria Mercanteinfiera 16 16 17 17 18 18 19 19 20 20 21 22 22 n. 9 GENNAIO | febbraio 2016 il giornale dell’arte Società editrice Umberto Allemandi, piazza emanuele filiberto 13, 10122 Torino, tel. 011.8199111 fax 011.8193090 «vedere a bologna» è un supplemento di «il giornale dell’arte» Umberto Allemandi, direttore responsabile Franco Fanelli, vicedirettore Barbara Antonetto, caporedattore G7 Otto Gallery G.A.M.Galleria d’Arte Maggiore Spazio Testoni Fondantico Maurizio Nobile Labs Gallery Spazio Labo grande artista bolognese scomparso nel 1964 è a Kobe (Giappone), nello Hyogo Prefectural Museum of Art fino al 14 febbraio, con la mostra itinerante «Giorgio Morandi. Infinite variations», curata da Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi in collaborazione con il Tokyo Shimbun. La retrospettiva, che presenta le molteplici variazioni morandiane sul tema della natura morta, andrà poi a Tokyo (dal 20 febbraio al 10 aprile) e a Iwate (dal 16 aprile al 5 giugno), rafforzando il ruolo anche «export» di Bologna in ambito artistico. Non si capisce invece ancora se lo spostamento della collezione Morandi al MAMbo dalla sede originaria di Palazzo d’Accursio sia definitivo o temporaneo, di certo i vertici dell’Istituzione Bologna Musei propendono per la prima ipotesi. qLo Questo numero è stato curato da Stefano Luppi con la collaborazione di Stella Ingino Guest editor: Jenny Dogliani Relazioni commerciali: Valeria Riselli ([email protected]) Stampa: Roto3 Industria Grafica Castano Primo (Mi) Editore della testata online: Alessandro Allemandi Il giornale non risponde dell’autenticità delle attribuzioni delle opere riprodotte, in particolare del contenuto delle inserzioni pubblicitarie. Le opinioni espresse negli articoli firmati e le dichiarazioni riferite dal giornale impegnano esclusivamente i rispettivi autori. Si consiglia di verificare al telefono oppure online date e orari delle manifestazioni. www.ilgiornaledellarte.com Vedere a bolognA | 3 ‹3 Quartiere fieristico di Bologna. Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere, ha ricordato che il numero di gallerie è salito nel 2016 del 40% rispetto al 2013; rispetto al 2015, invece, l’aumento c’è, ma è molto più contenuto (cfr. p. 6). qAltre due donne ai vertici di importanti istituzioni culturali private sotto le Due torri sono Iole Siena e Isabella Seràgnoli. Iole Siena, presidente di Arthemisia Group dallo scorso anno, ha proposto mostre a Palazzo Albergati (che inanellano centinaia di migliaia di visitatori) dedicate a Escher, i Brueghel e l’Egitto, quest’ultima realizzata insieme al Comune nel Museo Civico Archeologico, restaurato nel 2015 con un investimento di un milione e mezzo di euro per lo spazio espositivo di 1.700 metri quadrati. Isabella Seràgnoli (cfr. intervista qui accanto) nel 2013 ha fondato «Foto Industria», progetto espositivo sulle immagini che hanno come tema il lavoro e la produzione (centinaia di migliaia di persone hanno decretato il successo della seconda edizione svoltasi dal 3 ottobre al primo novembre 2015). Sempre nel 2013 Seràgnoli ha inaugurato anche il centro polifunzionale Mast-Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, che dal 27 gennaio al 17 aprile ospita la rassegna «Jakob Tuggener. Fotografie FABRIK 1933-1953 - Proiezioni NUITS DE BAL 1934-1950». qUn’attenzione del tutto speciale merita l’imprenditore 95enne Marino Golinelli, che dopo avere istituito nel 1988 la Fondazione Golinelli non profit, cui ha donato milioni di euro provenienti dai profitti della sua azienda farmaceutica Alfa Wassermann, ha inaugurato nell’ottobre scorso l’Opificio presso l’ex stabilimento produttivo Sabien. È una struttura didattica dedicata alla scienza e all’arte che ha l’obiettivo di investire sulle future generazioni, cui si affiancherà il nuovo polo Art Science Centre in progetto a Casalecchio di Reno (Bologna) in una fabbrica dismessa di Golinelli, che si compirà entro pochi anni. Oltre a un museo sono previsti 200 appartamenti con cui ammortizzare il colossale investimento privato. qIn carica dal 2015 è anche Sabina Magrini, primo segretario regionale del Mibact in Emilia-Romagna dopo la riforma Franceschini, che di fatto ha «depotenziato» questo ruolo (l’ultimo direttore regionale era stato Carla di Francesco). Dallo scorso novembre si è insediata anche Giovanna Paolozzi Strozzi, capo della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara. qLo scorso anno si era aperto con le furiose polemiche tra Italia Nostra e Vittorio Sgarbi sulla mostra «Felsina Pittrice», realizzata da Sgarbi per Genus Bononiae Musei nella Città (di cui è presidente Fabio Roversi Monaco). L’inizio del 2016, almeno da questo punto di vista, sembra essere più tranquillo e concede un pensiero a due noti pittori bolognesi: Vasco Bendini, scomparso nel gennaio 2015, e Dino Boschi, spentosi lo scorso settembre. q Stefano Luppi Sempre in prima linea In alto, da sinistra: Isabella Seràgnoli, presidente della Fondazione Mast; Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere; Marino Golinelli, imprenditore e filantropo. Al centro, da sinistra: Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononiae; Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Istituzione Bologna Musei. In basso, da sinistra: Iole Siena, presidente di Arthemisia Group; Mario Scalini, responsabile del Polo Museale dell’Emilia-Romagna Vedere A BOLOGNA | 4 Una veduta del Mast (particolare). © Hélène Binet Un insolito modello di filantropia Le due «creature artistiche» di Isabella Seràgnoli provano il grande impegno che i privati possono assumere BOLOGNA. Isabella Seràgnoli, bolognese, classe 1945, imprenditrice a capo della holding multinazionale Coesia, è al centro della politica culturale cittadine con le sue due recenti «creature» artistiche: la Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia (Mast) e la biennale «Foto Industria», nate entrambe nel 2013. Le abbiamo rivolto alcune domande. Signora Seràgnoli, qual è il suo bilancio del Mast a oggi? La Fondazione Mast è un’organizzazione non profit nata per occuparsi del coordinamento di tutte le attività legate all’omonimo centro multifunzionale, ma non è una costola del Gruppo industriale. Offre attività di welfare per i lavoratori e opera per metterle a disposizione del territorio. Nei primi anni abbiamo sperimentato questo modello insolito d’integrazione tra azienda e territorio, attraverso servizi per l’impresa come ristorante aziendale, academy e fitness center, il tutto preceduto dall’asilo nido messo a disposizione della comunità nel 2012. Abbiamo aperto al pubblico e alle scuole la Gallery, che si articola in due sezioni: una è dedicata a mostre di fotografia industriale e del lavoro ed è curata da Urs Stahel, l’altra è un percorso multimediale e interattivo su meccanica, tecnologia e innovazione. Entrambe mirano a promuovere le peculiarità produttive regionali e il senso di appartenenza a un territorio tra i più virtuosi d’Italia nel fare impresa. Lei come immagina il futuro a Bologna e non solo? Mast è una piattaforma che unisce l’impresa alla comunità. La sinergia e la collaborazione con istituzioni pubbliche e private si è sviluppata sin dalla pianificazione iniziale dell’organizzazione e della gestione dei servizi. Intendiamo proseguire un rapporto continuo, virtuoso e creativo di collaborazione. L’Academy, per esempio, ha elaborato nel 2015 assieme ai docenti di scuole superiori e tecniche, il progetto pilota «Expeditions», basato su spedizioni nel mondo dell’innovazione e dell’impresa. I collaboratori di Coesia contribuiscono offrendo conoscenze tecniche e manageriali. Coinvolgere scuole della Città metropolitana e della Regione sarà uno dei nostri impegni per i prossimi anni. Lei ha fondato anche Foto/Industria. Perché? Con quale scopo? Foto/Industria è nata nel 2013 per ampliare e condividere nei luoghi storici della città la passione per la fotografia industriale, mezzo privilegiato per raccontare il lavoro, l’uomo, il prodotto e la fabbrica. Con il direttore artistico François Hébel, abbiamo realizzato le due edizioni della Biennale, presentando immagini di artisti internazionali che hanno saputo cogliere l’essenza dei processi lavorativi in molteplici luoghi di produzione. La seconda edizione (conclusa a novembre 2015) ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica, confermando l’interesse della città (e non solo) per le fotografie e gli artisti proposti. Le 14 mostre e i 54 appuntamenti (tra visite guidate con direttore, curatori e autori) hanno registrato un afflusso sempre crescente di visitatori che hanno partecipato numerosi anche ai 36 eventi organizzati al Mast: incontri con i fotografi, presentazioni di volumi, dibattiti, performance e proiezioni. Un evento a 360 gradi dedicato alla fotografia industriale, un vasto settore in parte ancora inesplorato che riserva molte sorprese. Nelle prossime edizioni lavoreremo anche per promuovere Bologna come dinamica protagonista mondiale nella fotografia industriale e del lavoro. Che ruolo «pubblico» spetta ai privati? Con il patrimonio si genera la responsabilità di come utilizzarlo: da una parte valorizzandolo attraverso un’attività d’impresa che ha un impatto sulla società, dall’altra creando nuove risorse messe a disposizione della comunità. Le finalità filantropiche, che possono così essere promosse, incontrano le motivazioni dell’imprenditore e influiscono positivamente nella creazione di un contesto favorevole all’impresa che sta all’origine della prosperità economica condivisa. Investire in cultura significa investire sulle persone, perché la cultura consente di comprendere chi siamo come esseri umani ed è un necessario strumento di crescita per le nuove generazioni. Come collaborate con gli enti pubblici? La nostra Fondazione vuole promuovere un processo culturale volto al cambiamento, stimolando innovazione e creatività, investendo sugli individui e cercando di perseguire il bene comune delle persone in azienda e nel territorio. Con quest’obiettivo, nel caso di Foto/Industria, abbiamo attivato collaborazioni con le istituzioni che rappresentano la città di Bologna per valorizzare la cultura industriale e del territorio tramite la fotografia d’autore, cogliendo temi e valori che caratterizzano il tessuto sociale ed economico cittadino. Abbiamo voluto dare voce alle immagini per presentare Bologna nell’ambito della Fotografia Industriale e del lavoro. L’amministrazione comunale si è mostrata attenta e sensibile alle proposte culturali, mettendo a disposizione persone, strutture e organizzazione. Perché la sua famiglia è tanto attiva in campo filantropico? L’attenzione verso la filantropia fa parte dell’eredità valoriale che ho ricevuto; mio padre ha sempre avuto un orientamento particolare verso la solidarietà, promuovendo e sostenendo fin dagli anni ’70, attraverso l’azienda di famiglia, enti di primaria importanza per il territorio in ambito socio-sanitario e medico-scientifico, perseguendo così una logica di sussidiarietà che si è maggiormente rafforzata nell’ultimo decennio. A partire dagli anni Duemila abbiamo scelto di strutturare le attività filantropiche nell’ambito di soggetti giuridici non profit e onlus, in particolare enti come le fondazioni, che operano in ambito socio-sanitario, sulle cure palliative e sui disturbi alimentari e in quello socioculturale, come il Mast dove il «fare cultura» è sotteso in ogni attività. Voi Seràgnoli siete collezionisti d’arte? Il nostro collezionismo si è sviluppato prevalentemente negli ultimi decenni sulle immagini fotografiche progressivamente incrementate per costruire un patrimonio iconografico che potrà essere messo a disposizione di studiosi della fotografia industriale e del mondo del lavoro. Al Mast ci sono inoltre sculture di Anish Kapoor, Mark di Suvero, Olafur Eliasson e Julian Opie. q S.L. Vedere a Bologna: che cosa, dove e quando , Bologna 1 Autostazione piazza XX Settembre 6 339/3290120 SetUp Contemporary Art Fair 28 gennaio ➤ 31 gennaio 2 Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale via Nazario Sauro 20/2 051/19936352 Pietro Poppi e la Fotografia dell’Emilia ➤ 28 febbraio 3 BolognaFiere via della Fiera 20, 051/282111 www.artefiera.bolognafiere.it ArteFiera 2016 29 gennaio ➤ 1 febbraio 4 Casa Morandi via Fondazza 36 David Adika 27 gennaio ➤ 28 marzo 5 CUBO-Centro Unipol Bologna piazza Vieira de Mello 3 e 5 051/5072829 Tommaso Fiscaletti. Between Home and Wisdom ➤ 27 gennaio FLUX-US 27 gennaio ➤ 16 aprile 6 Fondazione Carlo Gajani via de’ Castagnoli 14 Cere, rami e natura artificiale di Giovanni D’Agostino 28 gennaio ➤ 21 febbraio Eleonora Quadri, vincitrice del Premio Carlo Gajani 2015 28 gennaio ➤ 21 febbraio 7 Fondazione Collegio Artistico Venturoli via Centotrecento 4 Il silenzio dopo 29 gennaio ➤ 31 gennaio 8 Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna via delle Donzelle 2 051/2962511-2962503 www.fondazionedelmonte.it Magnus e l’altrove. Favole, Oriente, leggende ➤ 6 gennaio Terra provocata. Percezione della materia e concetto nella materia 24 gennaio ➤ 20 marzo 9 Fondazione Zucchelli vicolo Malgrado 3d-strada Maggiore 90 Costruzioni per una natura viva 29 gennaio ➤ 31 gennaio 10 Genus Bononiae-Palazzo Fava-Palazzo delle Esposizioni via Manzoni 2, 051/19936305 www.genusbononiae.it Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai musei capitolini ➤ 13 marzo 11 MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna via Don Giovanni Minzoni 14 051/6496611 www.mambo-bologna.org ArteFiera 40 29 gennaio ➤ 28 marzo Officina Pasolini ➤ 28 marzo Bertozzi & Casoni. L’albero della cuccagna ➤ 31 gennaio Maestro raccontami il mondo ➤ 12 febbraio 12 MAST-Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia via Speranza 40-42 Jakob Tuggener. Fotografie FABRIK 1933-1953 Proiezioni NUITS DE BAL 1934-1950 27 gennaio ➤ 17 aprile 13 Museo Civico Archeologico via dell’Archiginnasio 2 051/2757211, www.museibologna. it/archeologico Egitto. Splendore millenario ➤ 17 luglio Brigitte March Niedermair. Are you still there ➤ 17 luglio 14 Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini Strada Maggiore 44, 051/236708 www.museibologna.it/arteanticai Andrea Salvatori 10 gennaio ➤ 30 marzo 15 Museo Civico MedievalePalazzo Ghisilardi via Manzoni 4, 051/2193916 www.museibologna.it/arteantica Tra la Vita e la Morte. Due confraternite bolognesi tra Medioevo e Età Moderna ➤ 28 marzo Terra provocata. Percezione della materia e concetto nella materia 24 gennaio ➤ 20 marzo 16 Museo di Palazzo Poggi via Zamboni 33, 051/2099398 www.museopalazzopoggi.unibo.it Marina Gasparini, Serena Piccinini, Silvia Urbini. Teatro dei Prodigi 29 gennaio ➤ 28 febbraio Giulia Dall’Olio. Il Terzo Paesaggio 29 gennaio ➤ 28 febbraio 17 Museo Ebraico via Valdonica 1/5, 051/2911280 www.museoebraicobo.it Massimiliano Pelletti. Atena 29 gennaio ➤ 28 febbraio Massimo Giannoni. Il Muro del Pianto 29 gennaio ➤ 28 febbraio 18 Museo internazionale e biblioteca della musica strada Maggiore 34, 051/2757711 www.museomusicabologna.it Alberto Tadiello 10 gennaio ➤ 30 marzo 19 Museo Morandi via Don Minzoni 14, 051/2193338 www.mambo-bologna.org/ museomorandi Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia ➤ 26 giugno Brigitte March Niedermair. Horizon. transition_Giorgio Morandi | «are you still there» ➤ 3 aprile 20 Opificio Golinelli via Paolo Nanni Costa 14 Arte e Scienza 29 gennaio ➤ 31 gennaio 21 Oratorio di San Filippo Neri via Manzoni 5, 051/2962511 www.fondazionedelmonte.it, Sissi. L’imbandita 31 gennaio ➤ 31 gennaio 22 Palazzo Albergati via Saragozza 28, 051/0301015 www.palazzoalbergati.com Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga ➤ 28 febbraio 23 Palazzo d’Accursio piazza Maggiore 6 www.comune.bologna.it/cultura/ Flavio Bertelli (1865-1941). Armoniose visioni di natura ➤ 10 febbraio Luca Lanzi 10 gennaio ➤ 30 marzo 24 Palazzo de’ Toschi piazza Minghetti 4/D www.bancadibologna.it La camera. Sulla materialità della fotografia 29 gennaio ➤ 28 febbraio 25 Palazzo dell’Archiginnasio piazza Galvani 1, 051/276811 Nicola Samorì. Gare du Sud ➤ 1 febbraio Natura dentro le mura # 3 Erbario migrante. Migrazioni di biodiversità 10 gennaio ➤ 28 febbraio 26 Pal. Pepoli Campogrande via Castiglione 7, 051/4209411 Premio Fabbri 2015. Un secolo di Amarena ➤ 6 gennaio Percorsi di segni. Grafica italiana del’900 nella collez. Luciana Tabarroni della Pinacoteca Nazionale di Bologna 28 gennaio ➤ 24 aprile 27 Palazzo Re Enzo e del Podestà piazza del Nettuno-piazza Re Enzo 349/1250956 Fruit exhibition 29 gennaio ➤ 31 gennaio 28 Pinacoteca Nazionale di Bologna via Belle Arti 56, 051/4209411 www.pinacotecabologna. beniculturali.it ArteFiera 40 29 gennaio ➤ 28 marzo 29 Spazio Damiani via dello Scalo 3/2 abc www.damianieditore.com Morandi’s Objects Joel Meyerowitz ➤ 1 febbraio 30 Art Forum contemporary via dei Bersaglieri 5 Sandro Mele. Spunti per l’avvenire via Dei Bersaglieri, 5/E 10 gennaio ➤ 30 marzo 31 Atelier Sì via San Vitale 69 Manuale della figura umana. Primo studio per l’allestimento di un impaginato 29 gennaio ➤ 29 gennaio Marta Dell’Angelo. Quo Vadis 30 gennaio ➤ 30 gennaio 2017 32 Casa a Mare c/o Museo internazionale e Biblioteca della musica (vedi 18) Dwelling Art 24 gennaio ➤ 7 febbraio 33 Fondantico via de’ Pepoli 6/E Emmalisa Matteazzi Senin e Rita Minelli 23 gennaio ➤ 6 febbraio 34 Galleria Forni via Farini 26/F, www.galleriaforni.com Nicola Nannini da gennaio 35 Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. via Massimo d’Azeglio 15 051/235843 www.maggioregam.com Robert Indiana 16 gennaio ➤ 31 marzo 36 Galleria de’ Foscherari via Castiglione 2/b, 051/221308 www.defoscherari.com Luca Vitone. Berlin 192010 ➤ 10 febbraio 37 Galleria d’Arte la Piccola via Santo Stefano 29, 051/224172 www.gallerialapiccola.it Natalia Repina. Sguardi e cromatismi ➤ 31 gennaio 38 Gallleriapiù via del Porto 48 a/b, 051/6449537 www.gallleriapiu.com Rufoism (Marco Perroni). Psycodrammi ➤ 22 gennaio Apparatus 22. Several laws. The elastic test 28 gennaio ➤ 26 marzo 39 L’Ariete artecontemporanea via D’Azeglio 42, 348/9870574 www.galleriaariete.it Luciano Leonotti. Rituali ➤ 9 gennaio Mimmo Paladino. Flores Seraphici 1993 16 gennaio ➤ 16 marzo 40 Labs Gallery via Santo Stefano 38 347/9460110, 348/9325473 www.labsgallery.it Carlo Battaglia ➤ 15 febbraio 41 Maurizio Nobile via S. Stefano 19/A, 051/238363, www.maurizionobile.com Lea Monetti. Eva contro Eva 23 gennaio ➤ 1 febbraio 42 Ono Arte Contemporanea via Santa Margherita 10 051/262465, www.onoarte.com Madonna. The Rise of a Star ➤ 10 gennaio Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matiz 14 gennaio ➤ 28 febbraio Shepard Fairey 21 gennaio ➤ 28 febbraio 43 OTTO Gallery via Massimo d’Azeglio 55 051/6449845 www.otto-gallery.it Silvio Wolf ➤ 15 gennaio Marco Tirelli 28 gennaio ➤ 28 marzo 44 P420 via Azzo Gardino 9 051/4847957, www.p420.it Teoria ingenua degli insiemi dal 30 gennaio 45 Salaborsa piazza del Nettuno 3 Incubi alla bolognese. Leggende urbane di Bonvi ➤ 31 gennaio 46 Spazio Labo’ strada Maggiore 29, 339/4534132 Tommaso Tanini ➤ 15 gennaio Prove di fotografia #1. Il libro d’artista come mappa 25 gennaio ➤ 5 febbraio 47 Spazio Testoni via Massimo d’Azeglio 50 051/371272, www.giannitestoni.it Alan Maglio, Fabio Giampietro ➤ 9 gennaio Ingeborg zu Schleswig-Holstein ed Ester Grossi 23 gennaio ➤ 26 marzo 48 Studio G7 via Val d’Aposa 4/A, 051/2960371 www.galleriastudiog7.it Italo Bressan, Marco Pellizzola. Viaggio nell’ombra ➤ 16 gennaio Altri Passaggi 23 gennaio ➤ 19 marzo 49 Vicolo Bianchetti 8 vicolo Bianchetti 8 Paolo Gotti. Cuba, where are you going? ➤ 18 gennaio 50 Sedi varie On 2015-16. Ludovica Carbotta e Adelita Husni Bey ➤ 31 gennaio I dati di questo elenco sono forniti dalle fonti, ma possono subire variazioni: si consiglia di verificare. Un calendario aggiornato quotidianamente dei principali eventi in Italia e nel mondo è consultabile all’indirizzo www.ilgiornaledellarte.com/vederenelmondo Vedere a Bologna ad ArteFiera ArteFiera vuole raddoppiare i quarant’anni 221 espositori, cinque sezioni, quattro premi e una mostra in due sedi per celebrare la quarantesima edizione della più antica fiera italiana di moderno Bologna. Con l’edizione 2016 che si svolgerà a BolognaFiere dal 29 gennaio al primo febbraio, ArteFiera festeggia il quarantesimo compleanno confermandosi la decana storica tra le fiere italiane di arte moderna e contemporanea e punto di riferimento in Europa, dov’è seconda (per anzianità) solo ad Art Basel (fondata nel 1970). Il quarantennale ricorre in un momento in cui l’arte italiana ha finalmente un ruolo protagonista nei mercati esteri, grazie al successo nelle aste internazionali dello scorso autunno di grandi artisti come Lucio Fontana, Alberto Burri, Enrico Castellani, Alighiero Boetti, Piero Manzoni e Giorgio Morandi, dagli esponenti dell’Arte povera come Michelangelo Pistoletto, Luciano Fabro, Giovanni Anselmo, Mario Merz e Giulio Paolini o dell’Arte cinetica come Gianni Colombo. Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, curatori della manifestazione bolognese per il quarto anno consecutivo (cfr. box qui sotto), hanno ammesso nei tre padiglioni fieristici 221 espositori, tra gallerie, editori, istituzioni, librerie e periodici d’arte. Cresce il numero delle gallerie partecipanti, 190 da 12 Paesi (al momento in cui è stato scritto questo articolo) contro le 188 del 2015, le 172 del 2014 e le 126 del 2013. Le italiane sono 167, che insieme alle 23 straniere (Svizzera, Spagna, Slovacchia, Ungheria, Principato di Monaco, Russia, Francia, Olanda, Regno Unito, Uruguay e Stati Uniti) esporranno oltre 2mila opere di circa mille artisti italiani e internazionali. Negli stand non mancheranno i protagonisti delle Italian Sales di Londra e New York, insieme a numerosi altri big nazionali che animano un mercato interno più lento ma in costante ripresa. Tra questi, solo per citarne alcuni, Dadamaino, Turi Simeti, Paolo Scheggi, Giorgio Griffa, Gianni Piacentino, Ettore Spalletti, Nanda Vigo, Pino Pinelli e Vincenzo Agnetti, artisti che negli ultimi mesi hanno avuto mostre personali in importanti gallerie europee e americane. Osservandolo nella sua totalità, il percorso fieristico assomiglia a un gigantesco museo del ’900 che va dalle Avanguardie storiche alle ultime tendenze, rivolgendo particolare attenzione ad Arte cinetica, Pittura Analitica e Arte concettuale italiana. Cinque le sezioni, a partire, come sempre, dalla Main Section che ospita 143 gallerie consolidate di arte moderna e contemporanea (130 le italiane). Al suo debutto, invece, «I protagonisti», spazio dedicato a gallerie che hanno contribuito a fare la storia dell’arte in Italia selezionate da collezionisti. Tra queste: Continua (San Gimignano, Les Moulins, Pechino, L’Avana) Milano (Milano), Lia Rumma (Napoli, Milano), Studio La Città (Verona) e Tega (Milano). Torna per la terza volta la sezione «Fotografia», prodotta in collaborazione con MIA Photo Fair-Milan Image Art Photo Fair e curata da Fabio Castelli (cfr. box in basso a destra). Nella sezione «Solo Show» 18 gallerie (di cui 2 estere) offrono uno spaccato del panorama italiano e internazionale attraverso allestimenti monografici (per la prima volta possono partecipare anche quelle già presenti nella Main Section), mentre «Nuove Proposte» ospita 12 gallerie (9 italiane) con artisti esclusivamente under 35. A celebrare il quarantennale sarà però «ArteFiera 40», l’esposizione voluta da Verzotti e Spadoni per raccontare uno spaccato degli ultimi quarant’anni attraverso il filtro del mercato e offrire al contempo un tentativo di visione sui quarant’anni futuri. Allestito dal 28 gennaio al 28 marzo in due sedi, il percorso ospita nella Pinacoteca Nazionale Il futuro? Parla italiano Bologna. Curatori di ArteFiera per il quarto anno consecutivo, Claudio Spadoni (nella foto, a destra) e Giorgio Verzotti (nella foto, a sinistra) anticipano ai lettori del «Vedere a Bologna» le novità della quarantesima edizione. Quali sono i maggiori punti di forza dell’edizione 2016? Abbiamo intensificato ciò che possiamo considerare la forza di ArteFiera: l’italianità. Per quarant’anni la manifestazione è stata il punto di riferimento nel mercato per l’arte moderna e contemporanea italiana. Abbiamo chiesto alle gallerie di presentare i loro gioielli di famiglia, i grandi nomi italiani, senza ovviamente dimenticare né i giovani, né l’internazionalità. Ci sono delle novità? Abbiamo una mostra in Pinacoteca Nazionale sull’arte italiana «filtrata» da ArteFiera, le opere esposte sono degli autori più frequentemente presenti nelle quaranta edizioni. Abbiamo inoltre istituito un premio-acquisizione per gli under 40, grazie al quale le opere di quattro giovani artisti esposti in fiera saranno selezionate da un comitato e poi aggiunte alla mostra. In che direzione va il mercato dell’arte italiana? Sembra che si confermino le tendenze che hanno fatto parlare negli ultimi anni dei maestri da Fontana a Manzoni, da Castellani a Bonalumi, da Scheggi a Simeti, oltre che dei linguaggi come l’Arte cinetica e la Pittura Analitica. All’estero, da quel che possiamo intuire verificando nele fiere internazionali, vediamo gallerie prestigiose di New York, Londra e Berlino proporre Gianni Colombo, Giorgio Griffa e adesso anche Gianni Piacentino ed Ettore Spalletti. Un bel segno di vitalità per l’Italia. Come immaginate lo sviluppo di ArteFiera nei prossimi anni? Confermeremo la struttura che abbiamo già sperimentato: la nostra «forza» è data dall’arte italiana, specialmente moderna, che per celebrare i 40 anni si concentrerà ancora di più sui grandi maestri protagonisti dei mercati e su coloro che si avviano a ottenere la stessa considerazione. Manterremo le tradizionali sezioni espositive (Main, Solo show, Nuove proposte, Fotografia), continueremo con la promozione dei giovani attraverso i premi che si stanno moltiplicando e coinvolgeremo la città di Bologna con le nostre iniziative collaterali. Il futuro è questo. Vedere A BOLOGNA | 6 A sinistra, «Soundsuit-NC10.011» di Nick Cave, 2010 (particolare). © Michele Alberto sereni. Courtesy Studio La Città, Verona A destra, «Suds» di Ed Ruscha, 1971. © Courtesy Galleria Milano opere dei più importanti artisti presenti in fiera fornite dalle gallerie stesse, tutte invitate, inoltre, a proporre anche artisti under 40 i cui pezzi migliori saranno scelti da un comitato per affiancare i grandi maestri esposti in Pinacoteca. Al MAMbo vi è invece una selezione di opere della collezione acquisite da BolognaFiere nel corso delle varie edizioni, eseguite da artisti attivi dagli anni Settanta alle ultimissime generazioni. Accompagna la mostra un volume edito da Corraini. Molte, come al solito, le iniziative collaterali, tra queste incontri con artisti, direttori di musei, galleristi, critici e presentazioni di libri come ArteFiera 40, curato da Marcella Beccaria e Riccarda Mandrini. Quattro i premi: il Premio Gruppo Euromobil under 30, al suo decennale, il Premio della Fondazione Arte Scienza Videoinsight, rivolto all’opera con il maggior potenziale psicoterapeutico, il Premio Rotary Valle del Samoggia, riservato all’installazione più originale e un nuovo Premio Under 40. Da segnalare infine la quarta edizione di ART CITY (programma istituzionale di mostre ed eventi frutto della collaborazione tra il Comune di Bologna e BolognaFiere) e «Art White Night», la notte bianca dell’Arte densa d’iniziative il 30 gennaio. q S.L. ArteFiera, Quartiere fieristico di Bologna, piazza della Costituzione 6, Bologna, gio 12-21 (solo su invito), ven-dom 11-19, lun 11-17, tel. 051/282111, www.bolognafiere.it, «ArteFiera 2016» dal 28 gennaio all’1 febbraio La visione di Castelli Bologna. Per il terzo anno consecutivo ArteFiera propone una sezione dedicata alla fotografia, un linguaggio autonomo in grado di attirare un parterre di collezionisti specializzati. Il progetto è frutto della collaborazione tra BolognaFiere e MIA Photo Fair, la fiera milanese ideata e diretta da Fabio Castelli che l’anno scorso si è chiusa con 22mila visitatori e ottime vendite per la maggior parte dei 145 espositori invitati (la sesta edizione si svolgerà nello Spazio The Mall nel quartiere di Porta Nuova a Milano dal 29 aprile al 2 maggio). Quello di ArteFiera sulla fotografia è uno sguardo a tutto tondo che coinvolge opere classiche, sperimentali e d’avanguardia di autori affermati ed emergenti come Gian Paolo Barbieri (nella foto, «Monica Bellucci», 2000. Courtesy 29 Art in Progress), Andrea Papi, Mario Daniele, Carlo D’Orta, Giuseppe Ripa, Joel Meyerowitz e Hiroshi Sugimoto. Attraverso gli stand collettivi e monografici delle diciassette gallerie selezionate (di cui quattro straniere e due italiane con sedi anche all’estero) si dipana un percorso sulle diverse tecniche e modalità con le quali la fotografia storica e contemporanea affronta temi come viaggio, immigrazione, paesaggio, ambiente, architettura, industria, moda e indagine sul corpo. Tra gli espositori figurano Arionte Arte Contemporanea (Catania), 29 Arts in Progress (Londra), Spazio Damiani (Bologna), Little Birds Gallery (Parigi), Sabrina Raffaghello Arte contemporanea (Amsterdam, Milano), RB Contemporary (Milano) e VisionQuesT contemporary photography (Genova). q J.D. Vedere a Bologna a SetUp e ART CITY SetUp: riavviare il sistema per orientarsi nell’arte contemporanea Quaranta stand, cinque premi, progetti speciali ed eventi in città per la quarta edizione Bologna. «Indipendenza è sapere dove andare». Così s’intitola la quarta edizione di SetUp, che ha scelto come tema l’orientamento proponendosi di fornire le coordinate necessarie a tracciare la rotta futura del mondo dell’arte contemporanea. Ma per capire come e dove andare, bisogna innanzitutto sapere dove ci si trova. Questo da sempre l’obiettivo della fiera, come indica il nome SetUp scelto dalle fondatrici Simona Gavioli e Alice Zannoni, che significa: «predisporre le operazioni per il successivo avviamento di un sistema», nella fattispecie quello dell’arte contemporanea emergente. «Dalla prima edizione di SetUp datata gennaio 2013, spiegano le due direttrici, il segno «più» ci contraddistingue. Alla quarta edizione è cresciuto del 73,91% il numero di gallerie e special project, passando da 23 nel 2013 a oltre 40 quest’anno: un successo frutto di un lavoro che dura tutto l’anno. Restano invece invariati il format innovativo di SetUp,che mette in relazione le tre figure chiave dell’arte (critico, gallerista e artista), la sede, l’Autostazione delle Corriere, e l’entusiasmo che riserviamo agli espositori, a chiunque decida di sostenerci e ai visitatori, cui intendiamo offrire un percorso di qualità e di ricerca, che apporti un nuovo approccio alla più giovane arte contemporanea. Ciò che ci Qui sopra, un’opera di Nacho Zubelzum. © Galeria Estela Docal, contraddistingue è il rapporto umano Santander A destra, «Senza titolo (grande figura alata e omini e la capacità di dialogo con i galleristi verdi, gialli e bruni)» di Carlo Zinelli, 1966-67, (particolare) e il pubblico. SetUp è orientata verso il futuro, lo dimostra il tema scelto per il 2016. Come avviene in un normale processo di crescita, andiamo avanti gradualmente, stando sempre attente a quello che ci circonda, per questo il tema dell’ultima edizione è l’Orientamento». Dal 29 al 31 gennaio (preview il 28 solo su invito) l’Autostazione apre dunque le proprie porte a galleristi, curatori e artisti under 35, con un totale di oltre 40 stand (non ancora resi noti nel momento in cui è stato scritto l’articolo) accompagnati da un programma culturale curato da Algoritmo Festival che include tavole rotonde, performance, presentazioni di libri, eventi e talk attraverso cui stimati professionisti danno voce alle ultimissime esperienze affermatesi nel panorama artistico contemporaneo. L’Area Talk (gestita in collaborazione con Algoritmo Festival grazie a un’idea di Serena Achilli e Massimiliano Capo) sarà adibita nell’atrio dell’Autostazione o nella piazza coperta antistante. Vi sono incontri, conferenze e la rassegna performativa curata da Giovanni Gaggia per Sponge ArteContemporanea. L’edizione 2016 allarga le proprie frontiere con il progetto «Drawing the world. Focus Santander», curato da Mónica Álvarez Careaga, realizzato con il supporto della Giunta regionale della Cantabria e il Comune di Santander, la città costiera del nord della Spagna. È il primo passo verso l’internazionalizzazione di SetUp. Sono stati coinvolti quattro artisti, Antonio Díaz Grande, Hondartza Fraga, Daniel R. Martín e Nacho Zubelzum, rappresentati da quattro gallerie di Santander di fama internazionale, José de la Fuente Gallery, Espacio Creativo Alexandra, Estela Docal e Galeria Siboney. Il progetto ruota attorno all’interpretazione del mondo attraverso il disegno. Opere figurative, minimaliste, narrative e sensoriali restituiscono le molteplici varietà dell’espressione grafica. Dall’attenzione allo spazio domestico di Antonio Díaz Grande si passa alla rievocazione di luoghi remoti di Hondartza Fraga, che mescola disegno, animazione e fotografia, mentre il delicato mondo di Daniel R. Martín prepara il visitatore ai rimandi filosofici, antropologici e archeologici di Nacho Zubelzum. Tra le novità di quest’anno, SetUp propone nella sezione Special Project il progetto «Un grande disegno» curato da Valerio Dehò, presentato da Lorenza Roverato e Galleria D406 Fedeli alla Linea di Modena. Si tratta della gigantesca opera del pittore e scultore sanmarinese Gilberto Giovagnoli intitolata «Crepa Carlo, va tutto bene» del 1998, costituita da migliaia di disegni assemblati. È un omaggio a uno dei principali interpreti internazionali dell’Art Brut, Carlo Zinelli, di cui figurano otto carte (70x50 cm) disegnate e dipinte su entrambi i lati negli anni Sessanta. Cinque i premi in programma: Premio SetUp (mille euro per il migliore artista e 500 euro per il miglior curatore), Premio Residenza Fusion Art Gallery (che mette in palio una residenza d’artista il prossimo settembre nell’omonima galleria torinese), Premio Residenza Sponge ArteContemporanea (ad aggiudicarsi questa residenza nelle colline marchigiane sarà invece un curatore), Premio Dispensa e Premio 43 gradi in Sardegna - Zona 9 promosso da Casa Falconieri. Confermate anche quest’anno la Special Area il Bookshop, curata da Agenzia Nfc, e l’Area Kinder SetUp, curata dalla chef «erbana» Beatrice Calia e realizzata in collaborazione con ReMida Bologna Terre d’Acqua, dove i bambini da tre anni in su potranno partecipare al laboratorio «L’ARTE di Orientarsi». I possessori di Centurion e White Card potranno accedere alla «PAOLO CASTELLI Vip Lounge», un ambiente esclusivo e accogliente con servizi food e beverage personalizzati, e al «Programma Vip», che comprende l’invito alla vernice di SetUp Contemporary Art Fair 2016 con ingresso gratuito per tutta la durata della manifestazione e visite guidate, l’accesso alle Terme di San Petronio (gratuito per Centurion e agevolato per Whitecard), e l’esclusivo concerto di fine fiera nell’oratorio di San Colombano. Oltre ai 2.400 metri quadrati di superficie dell’Autostazione, tra spazi espositivi e servizi vari, SetUp Contemporary Art Fair si apre infine alla città di Bologna con SetUp+, un progetto diffuso in tutto il capoluogo che dà la possibilità a gallerie, associazioni, spazi espositivi e vari locali di partecipare attivamente all’art week con interventi artistici, mostre e progetti. q Stella Ingino SetUp Contemporary Art Fair, Autostazione, piazza XX Settembre 6 (angolo via dell’Indipendenza), Bologna, tel. 051/4122799, gio 20-24 (su invito), ven-sab 17-01, dom 12,30-22, www.setupcontemporaryart.com, dal 28 al 31 gennaio In bus con la mappa a caccia di mostre, film e musei Bologna. «Il progetto ART CITY del Comune di Bologna, spiega Laura Carlini Fanfogna direttrice dell’Istituzione Bologna Musei, è considerato una “buona pratica” soprattutto perché l’intera città riesce a proporre 50 eventi in 40 sedi attraverso un’unica regia ma tante organizzazioni, pubbliche e private. Tutti gli appuntamenti sono stati ideati e selezionati e appariranno in una mappa. Per tre giorni i luoghi prescelti avranno orari prolungati e ingresso gratuito (o ridotto). Gli eventi di questo progetto presentano un filo curatoriale più stretto, nelle opere esposte vi è più attenzione per la materia e meno per l’arte de-materializzata». A gestire il programma istituzionale di ART CITY Bologna (dal 29 al 31 gennaio) è l’Istituzione Bologna Musei. La manifestazione «collaterale» ad ArteFiera è nata nel 2013 grazie alla collaborazione tra Comune felsineo e BolognaFiere, con l’obiettivo di affiancare con mostre, eventi e iniziative culturali l’annuale appuntamento fieristico. ART CITY ha quattro punti di forza: la valorizzazione del patrimonio storico e artistico attraverso la contaminazione con i linguaggi contemporanei; l’integrazione in una programmazione coordinata degli istituti organizzatori e degli operatori culturali che compongono il sistema cittadino; l’offerta di servizi dedicati all’accessibilità e all’accoglienza del pubblico; la fruizione gratuita o a tariffa agevolata per tutti gli eventi. Anche quest’anno è a disposizione dei visitatori l’ART CITY Bus, la linea di trasporto pubblico locale che collega con corse gratuite i padiglioni di ArteFiera ai vari musei, collezioni, installazioni permanenti, mostre e luoghi d’arte coinvolti nel progetto, tra questi MAMbo, Museo Morandi, Casa Morandi, Palazzo d’Accursio, Museo Civico Medievale, Museo Civico Archeologico, Palazzo dell’Archiginnasio, Museo Ebraico, Palazzo Pepoli Campogrande, Museo di Palazzo Poggi, Accademia di Belle Arti, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Oratorio di San Filippo Neri, Palazzo Fava, Mast-Manifattura di Arti Sperimentazione e Tecnologia, Opificio Golinelli, CUBO Centro Unipol Bologna, Palazzo Albergati e Fondazione Zucchelli. Per orientarsi ciascun visitatore avrà a disposizione l’ART CITY Map, una guida tascabile che contiene le informazioni sugli eventi in programma nel weekend. A rivelare a quale particolare tipo di pubblico culturale punta Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Istituzione Bologna Musei, è ART CITY Children, il ciclo di attività didattiche per famiglie e bambini curate dal Dipartimento educativo MAMbo. Il programma ART CITY Cinema, realizzato dalla Fondazione Cineteca di Bologna, propone nel Cinema Lumière una selezione di proiezioni nelle quali emerge uno sguardo sulla contemporaneità sospeso tra cinema e arte. Sabato 30 gennaio infine vi è la consueta ART CITY White Night, con l’apertura fino a mezzanotte delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea Confcommercio Ascom Bologna e di altre gallerie private, spazi espositivi indipendenti, palazzi storici e negozi (nella foto, la mostra di Sissi nel Museo Civico Archeologico ad ART CITY 2015, © Roberto Serra/Iguana Press). q S.L. ART CITY Bologna, programma completo scaricabile dai siti www.bolognagendacultura.it, www.comune.bologna.it/cultura, www.artefiera.bolognafiere.it, dal 29 al 31 gennaio Vedere a BOLOGNA | 7 Vedere a Bologna nelle Sedi pubbliche Morandi e scatti alla Morandi Rari dipinti dell’artista bolognese dialogano con le fotografie di Brigitte March Niedermair Bologna. Fino al 3 aprile, negli spazi del Museo Morandi presso la sede del MAMbo, torna di scena il confronto tra la produzione del pittore bolognese e l’arte contemporanea. Dopo le esposizioni di Bernd & Hilla Becher, Alexandre Hollan, Wayne Thiebaud, Tacita Dean e Rachel Whiteread, è ora la volta di Brigitte March Niedermair (Merano, 1971), le cui opere indagano il concetto di orizzonte morandiano. Nella mostra curata da Gianfranco Maraniello, intitolata «Horizon», la Niedermair presenta due serie fotografiche frutto di indagini svolte tra il 2011 e il 2014 nella Casa Morandi di via Fondazza, che ospita lo studio dell’artista, un luogo intimo, raccolto e custode del mistero della sua poetica, e in Egitto, dove la fotografa ha invece immortalato le imponenti piramidi. Nonostante l’apparente differenza, c’è un filo conduttore che unisce i due cicli di fotografie ed è lo studio dell’orizzonte: quello spazio mentale che segna i limiti del visibile e rappresenta il confine di un’intima ricerca spirituale. «transition_Giorgio Morandi» di Brigitte March Niedermair, 2012-13 La serie «transition_Giorgio Morandi» (2012-13) parte da una riflessione sulla pittura di Giorgio Morandi, sulla sua capacità di raccontare la vita attraverso la rappresentazione di oggetti piccoli e poveri come le bottiglie o i vasi ancora oggi esposti nella casa di via Fondazza. La Niedermair ha osservato da vicino questi oggetti attraverso l’occhio della macchina fotografica, mettendo in evidenza le tensioni, le emozioni e la complessità che emergono nelle, apparentemente semplici, nature morte di Morandi. «Ho desiderato guardare con i suoi occhi, provare le sue stesse tensioni emotive, inseguire le sue forme e mettermi alla prova usando letteralmente i suoi oggetti nello spazio, che è in fondo uno spazio mentale», spiega la fotografa. La serie «Are you still there» si concentra invece sulle piramidi, simbolo del passaggio tra la vita e la morte di faraoni e alti dignitari dell’Antico Egitto. Nel 2011-14 Brigitte March Niedermair ha fotografato con il banco ottico monumenti a Saqqara, Abusir, Dahshur, Meidum, Hawara ed El-lahum, indagando l’orizzonte evocato dalle piramidi, che rappresentano il confine tra la terra e il cielo, tra il visibile e l’invisibile. Fino al 26 giugno il Museo Morandi ospita inoltre la rassegna «Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia», nella quale spiccano quattro capolavori del 1913-15 provenienti dalla collezione d’arte Gianni Mattioli di Milano, in deposito a lungo termine presso la Peggy Guggenheim Collection di Venezia dal 1997 per volontà di Laura Mattioli Rossi. Accanto agli oli sono ordinate alcune opere giovanili di Morandi: due studi di accademia, alcuni ritratti della sorella Dina, l’unica composizione futurista (del 1915) e quella cubista dello stesso anno. Completano la sala tre disegni del 1919-20 di raro valore documentario, legati alla stagione metafisica. q S.L. Museo Morandi MAMbo | Museo d’Arte Moderna di Bologna, via don Giovanni Minzoni 14, Bologna, mar-mer/ven 12-18, gio/sab-dom 12-20, tel. 051/6496611, www.mambo-bologna.org, «Brigitte March Niedermair Horizon transition_Giorgio Morandi, “are you still there”» fino al 3 aprile, «Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia» fino al 26 giugno Com’eravamo cento anni fa, tra fine Otto e inizio Novecento L’allievo di Longhi che diventò regista Filmati, dipinti e disegni di Pier Paolo Pasolini per il quarantesimo anniversario della morte Bologna. La Cineteca di Bologna e il MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna collaborano all’esposizione «Officina Pasolini», visitabile fino al 28 marzo nel museo ubicato presso l’ex Forno del Pane di via don Minzoni. Organizzata in occasione del 40mo anniversario dalla sua morte violenta all’Idroscalo di Ostia, la rassegna è dedicata al mondo poetico, estetico e artistico di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 - Roma, 2 novembre 1975), è promossa da Fondazione Cineteca e Istituzione Bologna Musei in collaborazione con l’Università di Bologna-Scuola di Lettere e Beni culturali nell’ambito di «Più moderno di ogni moderno. Pasolini a Bologna», serie d’iniziative promosse dal Comune di Bologna, riguardanti l’opera e la figura di Pasolini. Il percorso è composto da fotografie, filmati, dipinti, disegni, estratti di film e spettacoli teatrali, scritti originali e costumi di scena suddivisi in nove sezioni tematiche che trattano le varie fasi e forme espressive attraversate dall’intellettuale. Si parte dalla formazione bolognese di Pasolini, legata al corso di Storia dell’Arte di Roberto Longhi all’Università con filmati e documenti originali che tracciano il percorso formativo dell’artista, insieme ai disegni che il giovane Pasolini nel 1938-39 dedicò a Longhi, paragonato a «Un’isola deserta nel cuore di una notte senza più una luce». La sezione seguente si occupa di «miti» pasoliniani: la figura della madre, sua principale ispirazione; il Cristo, con cui Pasolini ha una sorta di transfert; la tragedia classica, archetipo del suo cinema e teatro; i «popoli perduti», ossia il mondo contadino dimenticato di Casarsa della Delizia in Friuli, dove la famiglia Pasolini si trasferì nel 1928, i ragazzi di vita delle borgate romane e le popolazioni arcaiche dei mondi mediorientali. L’allestimento prosegue poi con lo spazio dedicato al complesso Laboratorio e alla poetica della contaminazione, con particolare riferimento all’ultimo incompiuto lavoro, il romanzo Petrolio. Poi tocca ai «Gironi» dello «sviluppo senza progresso» del mondo contemporaneo: dagli inferni del Decameron ai Racconti di Canterbury, a Porcile. Il Girone della borghesia trova invece la sua estrema rappresentazione nell’ultimo film del 1975, il censurato «Salò o le 120 giornate di Sodoma» e infine il Girone della televisione, dov’è documentato come i telegiornali del 2 novembre 1975 riportarono la notizia della morte di Pasolini. Bologna. «Pietro Poppi e la fotografia dell’Emilia», curata da Cinzia Frisoni nella Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale fino al 28 febbraio, racconta com’era Bologna (e non solo) nel XIX e all’inizio del XX secolo, mettendone in luce aspetti sociali, culturali e politici attraverso alcuni momenti importanti. La mostra fa seguito alla catalogazione dell’ingente fondo del fotografo emiliano (Cento, 1833 - Bologna, 1914), di proprietà delle Collezioni d’arte della Fondazione Carisbo gestite da Genus Bononiae. Per allestire il percorso sono stati ordinati oltre cento pezzi tra fotografie, negativi su lastra, pubblicazioni a stampa e apparecchi fotografici storici, restituendo a pubblico e studiosi un profilo complessivo dell’opera di Poppi (nella foto, uno scorcio della facciata di Palazzo Rodriguez a Bologna, 1879 ca). Accanto alle sue più note immagini di architetture e vedute urbane bolognesi ed emiliane, figurano esempi tratti dalle campagne documentarie realizzate in altri centri dell’Italia, ma anche immagini di genere raffiguranti campi, fiori e paesaggi. A corredo della mostra sono previsti alcuni incontri tra gennaio e febbraio. S’inizia il 16 gennaio con l’intervento «Heart of glass. Il cuore di vetro del fondo Poppi: caratteristiche e conservazione» di Elvira Tonelli, che illustra lo studio dei negativi del Fondo Pietro Poppi, dalle caratteristiche ai problemi conservativi. Il 30 gennaio è la volta di «Dietro la fotografia. Tecniche di ripresa, materiali sensibili e attrezzature artigianali nella fotografia della seconda metà dell’Ottocento» di Riccardo Vlahov, che indaga gli albori della tecnica fotografica mediante uno sguardo naturale e produttivo. Segue il 6 febbraio «Il punto di vista di un archivista: come trattare le fotografie in archivio» di Roberto Spocci, incentrato sulle metodologie di conservazione dei fondi fotografici. Chiude il 20 febbraio l’intervento di Claudia Cavatorta «Il fondo Poppi-Vettori e le raccolte di fotografia storica negli archivi Csac», dedicato all’archivio parmense fondato da Arturo Carlo Quintavalle. MAMbo | Museo d’Arte Moderna di Bologna, via don Giovanni Minzoni 14, Bologna, mar-mer/ven 12-18, gio/sab-dom e festivi 12-20, tel. 051/6496611, www.mambo-bologna.org, «Officina Pasolini» fino al 28 marzo Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale, via Nazario Sauro 20/2, Bologna, lun/mer-ven/dom 9-13, mar 9-17, sab 14-18, www.genusbononiae.it, «Pietro Poppi e la fotografia dell’Emilia» fino al 28 febbraio Pier Paolo Pasolini durante le riprese del film «Il Vangelo secondo Matteo» del 1964 Vedere A bologna | 8 Vedere a Bologna nelle Sedi pubbliche La dinastia dei Brueghel Bologna. Fino al 28 febbraio prosegue in Palazzo Albergati «Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga», curata da Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider e prodotta da Arthemisia Group. La rassegna pone l’una accanto all’altra tutte le generazioni della «dinastia» dei Brueghel, la celebre famiglia di pittori fiamminga attiva tra il XVI e il XVII secolo. Tra i dipinti esposti «La Resurrezione» (1563 ca) di Pieter Brueghel il Vecchio, «La trappola per gli uccelli» (1601) di Pieter Brueghel il Giovane (nella foto), «Paesaggio fluviale con bagnanti» (15951600) di Jan Brueghel il Vecchio, «Incontro tra viaggiatori» (1630 ca) di Jan Brueghel il Giovane, «Grande natura morta con frutta in un paesaggio» (1670) di Abraham Brueghel e «Natura morta con fiori» (1660-65) di Ambrosius Brueghel. La mostra documenta anche la rivoluzione realista esercitata sulla pittura europea dal genio dei Brueghel, includendo lavori di Hieronymus Bosch, Frans de Momper, Frans Francken, Hendrick van Balen e Joos de Momper. Quello che emerge è uno spaccato lungo oltre 150 anni durante i quali muta (e non poco) il linguaggio pittorico. Articolato in sette sezioni, il percorso raccoglie alcuni capisaldi della pittura e molte «sorprese» che introducono lo spettatore nel clima fiammingo. La sezione «Storie di viaggiatori e mercanti», per esempio, documenta la città di Anversa nel Cinquecento, quando fu il fulcro dei commerci, delle spedizioni e dei grandi viaggi. Proprio ad Anversa nacque e si consolidò una nuova classe borghese che sfidava imprevedibili rotte commerciali marine, in cerca di ricchezza. La pittura celebrò le gesta e le avventure di viaggiatori e mercanti, le cui storie diventarono spunto per quadri sempre più apprezzati e diffusi, destinati ad abbellire le case di una committenza colta e attenta alle nuove dinamiche di un mercato nascente. «Ritratto di giovane» di Annibale Carracci (particolare). © GaetanoApicella Prima da Bologna a Roma, poi da Roma a Bologna A Palazzo Fava tornano le opere romane della scuola bolognese da Annibale Carracci a Guido Reni Bologna. Una parata di opere «bolognesi» conservate nei Musei Capitolini di Roma, è esposta fino al 13 marzo nel Palazzo Fava di Genus Bononiae, l’antico edificio decorato da Ludovico, Agostino e Annibale Carracci sul finire del XVI secolo. Prodotta da Genus Bononiae-Musei nella città e Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali e intitolata «Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai Musei Capitolini», la rassegna ripercorre la «stagione d’oro» della scuola bolognese nell’Urbe. Oltre agli artisti citati nel titolo, sono esposte opere di Domenico Zampieri il Domenichino, Denis Calvaert, Prospero Fontana, Pietro Faccini, Sisto Badalocchio, Vincenzo Spisanelli, Lucio Massari, Carlo Maratta, Francesco Albani, Giovanni Andrea Sirani, Lorenzo Garbieri e Alessandro Tiarini. La mostra è curata dal conservatore dei Musei Capitolini Sergio Guarino, al quale abbiamo rivolto alcune domande. Come si è sviluppata la scuola dell’arte bolognese a Sergio Guarino Roma e quali sono state le sue caratteristiche? Nel Seicento Bologna era la seconda città più importante dello Stato della Chiesa, pertanto a Roma la presenza di artisti felsinei, saltuaria o prolungata, era tradizionale. Senza dubbio però il punto di svolta fu il trasferimento di Annibale Carracci a metà degli anni Novanta del Cinquecento, con l’impegno nella grandiosa impresa della decorazione ad affresco della Galleria di Palazzo Farnese. Negli anni successivi numerosi artisti bolognesi si spostarono a sud, sia per lavorare direttamente al fianco del maestro sia per cercare di ottenere incarichi dai principali committenti romani. A Roma questi artisti ebbero l’opportunità di studiare le grandi testimonianze della scultura classica e i modelli pittorici fondamentali, Raffaello e Michelangelo in primis, fino all’esperienza caravaggesca. Questo incontro divenne fondamentale: una serie di pittori giovani, il più anziano era Guido Reni nato nel 1575, poterono combinare le premesse «bolognesi» dello stile classico con lo studio diretto dell’antico e con un vivido naturalismo. Tra i committenti dell’epoca il principale è il cardinale Giulio Sacchetti. Quale ruolo ha la sua presenza in mostra? Fondamentale. Giulio Sacchetti era il fratello minore di Marcello, uno dei primi grandi mecenati dell’epoca moderna, ricco e affermato banchiere e attento collezionista. Dopo la morte abbastanza precoce di Marcello, il cardinale Giulio (aveva ottenuto la porpora pochi anni prima) ne continuò l’opera con altri fratelli. Nel triennio 1637-40 il prelato resse la legazione di Bologna e il soggiorno nella città emiliana fu l’occasione di una diretta conoscenza di artisti felsinei, in particolare Guido Reni. La loro frequentazione è attestata e gli inventari della collezione Sacchetti registrano la presenza nella raccolta romana di un alto numero di opere dell’artista bolognese, molte delle quali poi cedute al Campidoglio nel 1748 in occasione della vendita di 186 opere dei Sacchetti alla nascente Pinacoteca Capitolina. Diverse tele si trovavano ancora nello studio del pittore al momento della sua morte nel 1642, come la celebre «Anima Beata», forse l’ultimo quadro compiuto di Guido Reni. q S.L. Palazzo Fava-Genus Bononiae, via Manzoni 2, Bologna, tel. 051/19936305, mar-dom 9-19, www.genusbononiae.it, «Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai Musei Capitolini» fino al 13 marzo Palazzo Albergati, via Saragozza 28, Bologna, tel. 051/0301015, lun-dom 10-20, www.palazzoalbergati.com, «Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga» fino al 28 febbraio Faraoni e generali Bologna. Prosegue nel Museo Civico Archeologico la rassegna «Egitto. Splendore Millenario», curata da Paola Giovetti e Daniela Picchi, prodotta dall’Istituzione Bologna Musei e Arthemisia Group. Avvalendosi anche della collezione egizia del Museo, la mostra ripercorre quattro millenni di storia dell’Antico Egitto con oltre 500 opere provenienti per la maggior parte dal Museo Nazionale di Antichità di Leida, ma anche dal Museo Egizio di Torino e dal Museo Archeologico di Firenze. Tra i capolavori esposti figurano la Stele di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.) e il «maggiordomo della divina offerta», la cui preghiera racconta l’esistenza ultraterrena in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba. Vi sono gli ori attribuiti al generale Djehuty, che per il faraone Thutmosi III (1479-1425 a.C.) condusse le truppe egiziane vittoriose nel Vicino Oriente, e ancora, il gruppo scultoreo (nella foto) con le statue di Maya, sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e Merit, la cosiddetta «cantrice di Amon», risalente alla XVIII dinastia, regni di Tutankhamon-Horemheb (1333-1292 a.C.). A testimoniare lo stile di vita raffinato di quest’antica civiltà, sono invece numerosi oggetti quotidiani come un manico di specchio (1292 a.C.) raffigurante una fanciulla che tiene nella mano un piccolo volatile. Infine, a 200 anni dalla scoperta della tomba di Horemheb a Saqqara, la mostra ne riunisce i più importanti rilievi, conservati a Leida, Bologna e Firenze. Horemheb fu il comandante in capo dell’esercito egiziano di Tutankhamon, cui succedette dal 1319 al 1292 a.C. come ultimo sovrano della XVIII dinastia. Museo Civico Archeologico, via dell’Archiginnasio 2, Bologna, tel. 051/0301043, mar-gio 9-18,30, ven 9-22, sab-dom 10-18,30, www.mostraegitto.it, «Egitto. Splendore Millenario» fino al 17 luglio L’incantevole romantico divisionista, figlio d’arte Bologna. L’Associazione Bologna per le Arti prosegue il ciclo di mostre su pittori emiliani dell’Otto e Novecento a Palazzo D’Accursio. Fino al 10 febbraio la retrospettiva «Flavio Bertelli. Armoniose visioni di natura 1865-1941», curata da Stella Ingino, analizza la produzione di Flavio Bertelli (San Lazzaro di Savena, 1865 - Rimini, 1941), figlio del pittore Luigi. Flavio Bertelli si formò a contatto con Telemaco Signorini, a Firenze, e con Vittore Grubicy de Dragon, a Milano. Ammaliato dalle teorie del Divisionismo, fu l’unico «vero» pittore divisionista della scena bolognese del tardo XIX secolo insieme ad Alessandro Scorzoni. Nella sua pittura, il clima lieve e il sentimentalismo romantico sono resi da un’armoniosa stesura del colore e da un’attenta ricerca di effetti di luce, dando luogo a una personale percezione della natura in cui si fondono, in un’inedita sintesi emotiva, Simbolismo e Naturalismo. In mostra vi sono oltre settanta opere (nella foto, «Signorina nel castagneto», 1923) provenienti da Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, MAMbo e collezioni private. Da non dimenticare il 14 e 21 gennaio e il 4 febbraio, nella Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio, le conferenze della sesta edizione dei «Dialoghi Culturali a Palazzo D’Accursio». Palazzo D’Accursio, piazza Maggiore 6, Bologna, lun-dom 10-18,30, tel. 051/582352, www.bolognaperlearti.altervista.org, «Flavio Bertelli. Armoniose visioni di natura 1865-1941» fino al 10 febbraio Vedere A BOLOGNA | 9 Vedere a Bologna nelle Sedi pubbliche e private Chi, tra la Vita e la Morte, pensava all’arte I dipinti, le sculture e gli oggetti preziosi di due antichi ospedali bolognesi «La Morte» della cerchia di Silvestro Giannotti proveniente dalla Farmacia dell’Ospedale della Morte Bologna. Gli ospedali bolognesi di Santa Maria della Vita e di Santa Maria della Morte, fondati rispettivamente nel XIII e nel XIV secolo, confluirono nel 1801 nel Grande Ospedale della Vita e della Morte, che nel 1814 fu rinominato Ospedale Maggiore. A fianco delle benemerite attività ospedaliere, nel corso del tempo questi luoghi e altre confraternite hanno commissionato e raccolto un amplissimo patrimonio artistico, analizzato nella mostra «Tra la Vita e la Morte. Due Confraternite bolognesi tra Medioevo e Età Moderna» curata da Massimo Medica e Mark Gregory D’Apuzzo nel Museo Civico Medievale fino al 28 marzo (catalogo SilvanaEditoriale). Dipinti, sculture, libri miniati e oggetti preziosi conservati a Bologna nel Museo della Sanità e dell’Assistenza, nella Biblioteca dell’Archiginnasio, nella Pinacoteca Nazionale, nei Musei Civici e in collezioni private, convergono nella rassegna promossa dal Comune di Bologna e da Genus Bononiae. Il percorso include lavori di Orazio di Jacopo (figlio del più noto pittore Jacopo di Paolo), Nicolò dell’Arca (il cui «Compianto» in Santa Maria della Vita è una delle più note opere italiane) e ancora, Alfonso Lombardi, Prospero Fontana, Giovanni di Fra Silvestro, Alessandro Tiarini e Nicolò di Roccatagliata. L’antico complesso monumentale di Santa Maria della Vita, ancora esistente nei suoi caratteri edilizi in pieno centro storico, è di proprietà dell’azienda AUSL di Bologna ed è gestito da Genus Bononiae. A fare erigere la chiesa e l’ospedale fu il perugino Riniero Barcobini Fasani, che nel 1260 abbandonò la sua città con alcuni seguaci per recarsi a Bologna ispirato dalla Vergine Maria. Nel 1261 Riniero fondò la Confraternita dei Battuti Bianchi, detti anche Devoti Flagellanti, e insieme ai bolognesi Bonaparte Ghislieri e alla terziaria francescana suor Dolce, organizzò un ospedale per la cura e l’assistenza di infermi e pellegrini. Nel corso dei secoli il nosocomio diventò un importante luogo di cura e un grandioso santuario, arricchendosi di numerose opere d’arte in parte ancora in loco. A pochi metri da Santa Maria della Vita sorgeva l’Ospedale della Morte, in quella che oggi è via dell’Archiginnasio. Attualmente ne rimane un portico rialzato, detto il Portico della Morte, dal quale si accedeva all’antico edificio che era diviso in sezioni distinte per uomini, donne e feriti. Fino al XIX secolo era molto frequentato dagli studenti di medicina che effettuavano studi anatomici sui cadaveri dei giustiziati, nell’adiacente Università nel Palazzo dell’Archiginnasio. q S.L. Museo Civico Medievale, via Manzoni 4, Bologna, tel. 051/2193916, mar-ven 9-15, sab-dom 10-18,30, www.museibologna.it/arteantica, «Tra la Vita e la Morte. Due confraternite bolognesi tra Medioevo e Età Moderna» fino al 28 marzo Il pittore intellettuale È in arrivo il catalogo generale di Aldo Borgonzoni Bologna. Aldo Borgonzoni (1913-2004) sarà oggetto di un catalogo generale edito da Allemandi nei prossimi mesi. Se ne occupa il figlio architetto Giambattista Borgonzoni, responsabile dell’Archivio e centro studi del pittore, con la collaborazione di operatori culturali. A lui abbiamo rivolto alcune domande. Ci parli della fortuna dell’artista. Borgonzoni a partire dagli anni ’40 ha avuto rapporti con numerosi esponenti dell’arte e della politica, come dimostra l’ampio carteggio allo Csac di Parma. Mio padre, per il suo carattere complicato, da metà anni ’70 si era estraniato dal mercato, ma nei 25 anni successivi ha avuto un ruolo attivo nel dibattito. Si pensi ai saggi di Francesco Arcangeli, teorico del naturalismo che apprezzava l’espressionismo del pittore, e a quelli di Carlo Bo e Ludovico Ragghianti. Nel nuovo millennio sono da ricordare l’antologica curata da Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino nel 2001 alla Pilotta di Parma, in occasione della donazione allo Csac di 200 opere, e il saggio del 2007 sul «Mondo contadino arcaico». Altrettanto significativo è il contributo critico di Claudio Spadoni, oggi condirettore di ArteFiera (cfr. p. 6) che ha curato mostre antologiche dell’artista: a Faenza nel 1995, alla Galleria Dipaolo Arte di Bologna nel 2007 e alla Galleria d’Arte Moderna di Riccione nel 2009. È scaturito qualche contributo critico dal centenario della nascita? Il centenario promosso da Ibc in collaborazione con MAMbo e Museo Lercaro è stato l’occasione per puntualizzare con un convegno il ruolo dell’artista nel ’900 italiano, i suoi rapporti internazionali, le mostre a Zurigo, Londra, Praga e Bratislava. Solo così si può comprendere la sua L’Archivio & Centro Studi Aldo Borgonzoni annuncia la pubblicazione del CATALOGO GENERALE ALDO BORGONZONI, che sarà edito da Umberto Allemandi & C. Si invitano i collezionisti che non hanno ancora contattato l’Archivio a segnalare la propria opera per l’inserimento in catalogo. Carmen e Kimera Bologna. Si snoda nel segno della tradizione operistica italiana da Verdi a Sciarrino la Stagione 2016 del Teatro Comunale di Bologna-TCBO, dove il melodramma ottocentesco si confronta con il teatro d’opera contemporaneo. In scena nuovi allestimenti, frutto di coproduzioni nazionali e internazionali. Da segnalare il ritorno della Stagione di Concerti nella sala del Bibbiena. Ad aprire «le danze» è il nuovo allestimento dell’Attila di Giuseppe Verdi (23-31 gennaio), coprodotto con il Teatro Massimo di Palermo e la Fenice di Venezia, con Michele Mariotti alla direzione e Daniele Abbado alla regia (nella foto, una scena). Poi El Amor Brujo di Manuel De Falla (16-21 febbraio). Dopo il Vangelo. Opera Contemporanea, con musica di Enzo Avitabile e testo di Pippo Delbono (25-28 febbraio), vi è il nuovo allestimento del TCBO della Carmen di Georges Bizet (18-29 marzo), dapprima nella consueta versione operistica, poi con il balletto Carmen K (kimera) (8-13 aprile), nuova produzione commissionata ad ArtemisDanza, che affianca la Carmen Suite di Šcedrin a un’inedita Carmen remixed by 5DJ. Altro nuovo allestimento è quello dell’Opera Nazionale Greca di Atene per Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini (5-15 maggio), seguito da Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart (26 maggio-1 giugno), con la Scuola dell’Opera del TCBO e con l’Auditorium di Tenerife. Prestigiosa la coproduzione con la Staatsoper di Berlino di Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino (14-17 giugno). Nuovi anche il musical Titanic di Maury Yeston (13-16 luglio), ormai una tradizione, e le due opere del cartellone autunnale: Verdi con Rigoletto (8-18 novembre) e Werther di Jules Massenet (15-23 dicembre), con l’esordio di Juan Diego Flórez nel ruolo di Werther. In occasione dei 40 anni di Arte Fiera, il 29 gennaio alle 17,30 il TCBO presenta in anteprima nazionale «River of Fundament» di Matthew Barney. q G.P.M. Teatro Comunale di Bologna, largo Respighi 1 e 4, Bologna, 051/529995, www.tcbo.it, [email protected] Giambattista Borgonzoni presenza nei musei europei: ad esempio le 6 opere nel Museo Puskin di Mosca o le 8 opere della Fondazione israeliana Ghetto Fighters Archive. È in arrivo il Catalogo generale di Aldo Borgonzoni curato da Quintavalle e dalla Bianchino. Il volume di 320 pagine vede riprodotte a colori circa 500 opere del collezionismo privato. Ci saranno saggi dei curatori, il regesto, la biografia dell’artista e una selezione di opere presenti nei musei italiani ed esteri. È in progetto una borsa di studio di ambito universitario, finanziata da Fondazioni e dedicata all’artista? Sarà curata da Silvia Evangelisti. Coinvolge l’Università di Bologna su aspetti artistici, storici e antropologici dell’attività di Borgonzoni in ambito italiano e internazionale. Il suo rapporto con l’ideologia è stato il tema di un convegno del 2013 al MAMbo, che ne custodisce 12 lavori. L’ex direttore Maraniello aprì un varco conoscitivo su questa complessa figura di operatore culturale sospeso tra arte e ideologia. Lui «rosso», all’opposto il grande «nero» Mario Sironi, esposti insieme al Museo Rimoldi di Cortina d’Ampezzo. Auspico che le istituzioni bolognesi pensino presto a una mostra di grande respiro, che la città non ha ancora dedicato a Borgonzoni. q S.L. Il dialogo tra scultura e fotografia «Periferia» 1947 olio su cartone telato cm 35x60 Bologna. Dal 28 gennaio al 28 febbraio, Palazzo de’ Toschi ospita «La Camera. Sulla materialità della fotografia», curata da Simone Menegoi e Barbara Meneghel. È il terzo episodio di «The Camera’s Blind Spot», un progetto espositivo che indaga il rapporto fra scultura e fotografia. I primi due appuntamenti sono stati al Man-Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (nel 2013) e all’Extra City Kunsthal di Anversa (nel 2015). La tappa bolognese nasce in collaborazione con Banca di Bologna e rientra nella programmazione di ART CITY. In questo caso l’attenzione è rivolta al medium fotografico. All’interno di un contenitore espositivo costruito appositamente dentro la sala maggiore di Palazzo de’ Toschi, saranno presentate opere realizzate con tecniche insolite e rare. Tra gli artisti esposti: Paul Caffell, Linda Fregni Nagler, Paolo Gioli, Raphael Hefti, Marie Lund, Ives Maes, Justin Matherly, Lisa Oppenheim, Johan Österholm, Evariste Richer, Fabio Sandri, Simon Starling, Luca Trevisani e Carlos Vela-Prado. q S.L. Curatori Gloria Bianchino e Arturo Carlo Quintavalle Archivio & Centro Studi Aldo Borgonzoni Via Frassinago, 57 - 40123 Bologna - Tel. 051 4071472 - Cell. 3494589554 / 3381215959 - www.aldoborgonzoni.com - www.centenarioaldoborgonzoni.it - [email protected] Vedere A BOLOGNa | 10 Palazzo de’Toschi, piazza Minghetti 4/d, info e orari: www.bancadibologna.it Vedere a Bologna nelle Fondazioni Cena con Sissi tra ceramiche biomorfiche e concettuali Una mostra da Fontana ad Ai Weiwei e una performance della giovane artista bolognese, promosse dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna «Concetto spaziale» di Lucio Fontana, 1963 Qui sopra da sinistra Guido Molinari, Matteo Zauli e un bozzetto per «L’imbandita» di Sissi, 2015 Bologna. La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna promuove due importanti iniziative inserite nel programma «ART CITY Bologna-ArteFiera»: la mostra sulla ceramica d’artista «Terra provocata. Percezione della materia e concetto nella materia», dal 24 gennaio al 20 marzo (inaugurazione sabato 23 gennaio ore 18) nello spazio espositivo dell’ente di origine bancaria, e la performance di Sissi «L’imbandita», il 31 gennaio nell’Oratorio di San Filippo Neri (di proprietà della Fondazione). Promossa dalla Fondazione del Monte in collaborazione con il Museo Carlo Zauli di Faenza e l’Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Medievale, la rassegna sulla ceramica è curata da Matteo Zauli e Guido Molinari, critico d’arte e curatore al quale abbiamo rivolto alcune domande. Come ha progettato la mostra? Due opere di Lucio Fontana suggeriscono due percorsi legati all’attualità, costituendo il filo conduttore della mostra. Il testimone del primo percorso è «Concetto spaziale», che evidenzia la dimensione concettuale del fare arte. Molti artisti contemporanei interessati alla matrice concettuale si sono riappropriati del senso di preziosità che giunge da alcuni materiali come la ceramica. Il secondo percorso è simboleggiato da «Crocefisso» di Fontana, dove il flusso organico della materia è il fulcro di una rigenerazione delle forme. Numerosi artisti hanno scelto oggi di relazionarsi con forme organiche e strutturazioni biomorfiche. Quali sono gli artisti esposti? Alessandro Pessoli, Eva Marisaldi, Alberto Garutti, Luigi Ontani, Ai Weiwei, Adrian Paci, Christian Holstad, Thomas Schütte, Ilya ed Emilia Kabakov, Jonathan Monk e Liam Gillick tra gli altri. Le proposte degli artisti impegnati con il materiale ceramico sono molto diversificate. Ai Weiwei, per esempio, ha scelto di riproporre in ceramica alcuni cavi d’acciaio, in riferimento alle conseguenze del terremoto che nel 2008 colpì il Sichuan, una regione della Cina. Sislej Xhafa ha campionato un elemento consueto, uno stuzzicadenti, seguendo la strada del ready made ma restituendo l’oggetto attraverso la pregevolezza della ceramica. Alberto Garutti ha realizzato il calco di una statua della Madonna che si può toccare e rivela una particolarità: l’oggetto di devozione è tiepido, della stessa gradazione della temperatura corporea. Che ruolo ha il Museo Zauli? È un contenitore che dal 2002 promuove e incrementa la conoscenza dell’opera artistica di Carlo Zauli sia con azioni a lui correlate (mostre, conferenze, appuntamenti) sia con attività sul contemporaneo. Dal 2003 il museo ospita un progetto di residenza per artisti dedicato alla ceramica. Con la supervisione di un tutor ceramista e di un gruppo di studenti del territorio, l’artista ospite realizza opere nei laboratori che furono di Carlo Zauli. A poche centinaia di metri dalla Fondazione, nello storico Oratorio di San Filippo Neri inaugurato dal cardinal Lambertini il 13 agosto 1733, si svolge il 31 gennaio la performance «L’imbandita» di Sissi, in collaborazione con UniCredit Group. Sissi (Bologna, 1977), diplomata all’Accademia di Belle arti di Bologna, fin dai suoi esordi ha scelto la performance come mezzo di comunicazione. Negli ultimi quindici anni ha sperimentato anche altri linguaggi, tecniche e materiali spaziando tra installazioni, fotografie, disegni e diari, realizzando scambi tra interiorità e realtà esterna attraverso la manualità. «Un tavolo imbandito all’interno dell’Oratorio di San Filippo Neri, del cibo vero da consumare, piatti in ceramica “ossei” realizzati per l’occasione su cui vengono servite fette sottili di lardo, uova di quaglia, timballi e marzapane. Spiega Maura Pozzati, consigliere di amministrazione delegato alla cultura della Fondazione del Monte e curatrice dell’evento artistico. La cena di Sissi è un vero atto estetico ed esperienziale, che mette in gioco il corpo e la sua anatomia interna. “L’imbandita” di Sissi è qualcosa di più di una performance, è una cena “scultorea” fatta di pezzi unici, di odori, sapori e cibi che il pubblico può guardare, toccare e mangiare mettendo in gioco il proprio corpo». q S.L. Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, via delle Donzelle 2, Bologna, tel. 051/2962511, lun-dom 10-19, www.fondazionedelmonte.it, «Terra provocata. Percezione della materia e concetto nella materia» dal 24 gennaio al 20 marzo (inaugurazione sabato 23 gennaio alle 18) Oratorio di San Filippo Neri, via Manzoni 5, Bologna, tel. 051/2962511, primo sab-dom di ogni mese 10-19, www.fondazionedelmonte.it, «L’imbandita di Sissi» 31 gennaio alle 19,30 Dal 1959 nelle fauci del lupo. Ma con allegria Bologna. «Lasciamo ad altri l’arte intesa come intrattenimento o come ricamo intorno alla noia. Qui si lavora nelle fauci del lupo. Con l’allegria degli innamorati». Con queste parole Davide Rondoni, presidente della Fondazione Zucchelli, delinea lo spirito con cui opera la Fondazione istituita nel 1959 (nella foto, un particolare del lato giardino). Già nel 1952 Santina Zucchelli aveva stabilito attraverso un lascito testamentario di donare tutto il patrimonio familiare al Conservatorio Giovan Battista Martini e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con la precisa volontà di aiutare i giovani talenti dell’arte in difficoltà economica. Nasceva su questi presupposti la «Fondazione Carlo, Carolina, Bianca e Santina Zucchelli», che nel 1963 ha ricevuto il riconoscimento di Ente Morale da parte della Presidenza della Repubblica Italiana e che prosegue la sua missione erogando annualmente fondi ai giovani allievi dell’Accademia e del Conservatorio attraverso l’istituzione di un Premio e di borse di studio. Dopo il successo della mostra del 2015 sulla Grande guerra, la Fondazione promuove nella galleria Spazio, in occasione di ART CITY, la collettiva dei vincitori delle varie edizioni del Premio Zucchelli intitolata «Costruzioni per una natura viva», curata da Beatrice Buscaroli, Giovanna Caimmi e Walter Guadagnini. Tea Andreoletti, Federico Aprile, Esmeraldo Baha, Barbara Baroncini, Vittoria Cafarella, Elisa De Nigris, Eva Markiš, Filippo Marzocchi, Gianfranco Mazza, Giulia Poppi, Irene Prendin, Milena Rossignoli e Valeria Talamonti sono i giovani artisti invitati a confrontarsi sul tema del paesaggio naturale e sul complesso rapporto uomo-natura attraverso linguaggi differenti. Sono esposti dipinti, fotografie, installazioni e video. La mostra sarà inaugurata il 29 gennaio con l’esibizione degli allievi del Conservatorio di Musica Giovan Battista Martini presso la sede della Fondazione. q Stella Ingino Fondazione Zucchelli-Spazio, vicolo Malgrado 3d, Bologna, ven 18-20, sab 12-24, dom 12-20, www.fondazionezucchelli.it, «Costruzioni per una natura viva» dal 29 al 31 gennaio FONDAZIONE ZUCCHELLI Nasce dal lascito testamentario dell’ultima discendente della Famiglia Zucchelli. Gli eredi, Accademia di Belle Arti e Conservatorio di Musica, in Bologna, la fondano nel 1959. Nel 1963 l’erogazione del primo Premio Zucchelli ad allievi con buone attitudini, iscritti ai due Istituti. Nel 2014 inaugurazione della prima Galleria d’Arte di Case Zucchelli: SPAZIO, per accogliere mostre dei giovani artisti premiati ed emergenti. Nel 2015 i primi Workshop a cura di Andrea Chiesi e di Cesare Pietroiusti. A gennaio 2016, terza partecipazione ad ART CITY Bologna con una mostra di tredici premiati intitolata COSTRUZIONI PER UNA NATURA VIVA: tra i curatori Beatrice Buscaroli, Giovanna Caimmi e Walter Guadagnini. In collaborazione con Fondazione Carlo, Carolina, Bianca e Santina Zucchelli Strada Maggiore 90 - 40125 Bologna - Tel. 051 4121216, [email protected], www.fondazionezucchelli.it, Facebook: Fondazione Zucchelli Fondazione Zucchelli Spazio Galleria d’arte: Inaugurazione Mostra 29 gennaio 2016 | ore 18 - Vicolo Malgrado 3d - 40125 Bologna Vedere A BOLOGNA | 11 Vedere a Bologna a CUBO Quel CUBO ha mille facce Mostre, laboratori, attività e performance molto differenziate nello spazio polifunzionale del Gruppo Unipol white gradient top white gradient bottom R205 G51 B45 R213 G213 B210 #CD332D #D5D5D2 black gradient top black gradient bottom R61 G60 B60 R35 G31 B32 #3D3C3C watermark watermark stacked logo (for sharing only) stacked logo (for sharing only) #231F20 Vedere A BOLOGNA | 12 s e n s i b i l id i p e r s o n e s e n s i b i l i d i standard bisognoper ricevere il futurodi persone ha bisogno La società ha bisogno futuroper ricevere il futuro di persone R110 G6 B16 #6E0610 bisogno La società ha bisognodi persone on dark backgrounds standard Seguici su gradient bottom R205 G51 B45 #CD332D futuro per ricevere il futuro La società on light backgrounds main red La società ha bisogno YOUTUBE LOGO SPECS bisogno di persone sensibili per ricevere w w w. c u b o u n i p o l . i t | a r t e @ c u b o u n i p o l . i t WEB ricevere il futuro B O LO G N A - P I A Z Z A V I E I R A D E M E L LO , 3 La società futuro per ricevere il futuro ha bisogno di persone sensibiliper 27.01.2016 | 16.04.2016 bisogno La società ha bisogno La società C U B O i l f u t u r op e r r i c e v e r e i l f u t u r o L a bisogno di persone sensibili La società il futuro per ricevere il futuro sensibiliLa società ha bisogno di h a b i s o g n o d i p e r s o n e s e n s i b i l ip e r rivolgendosi direttamente al territorio con proposte gratuite e aperte a tutti. Basti pensare alla ricca rassegna estiva che con un cartellone vivace e variegato spazia dal teatro impegnato alla musica leggera italiana, agli interpreti del jazz internazionale. Milena Vukotic, Luis Bacalov, Mina Agossi, Kurt Rosenwinkel Quartet, Beppe Servillo, oltre a Ron, Niccolò Fabi e Ivano Marescotti sono tra gli artisti che hanno calcato il palco dei Giardini, solo per citarne alcuni. I mesi invernali sono invece animati da laboratori gratuiti di Musica, Teatro, Arte e Cucina per gli Junior dai 6 agli 11 anni e da quelli di Musica, Clowning, Fotografia e sicurezza stradale (Sicuramente in strada) per i Teen dai 12 ai 16 anni. Tra le varie attività CUBO promuove, infatti, la cultura della sicurezza stradale, per cui ha creato Spazio Sicurezza, un ambiente all’avanguardia con simulatori di guida sicura per auto e moto. La tecnologia è di casa anche nella Mediateca, dove tavoli touch e sistemi innovativi raccontano la storia delle Assicurazioni e di Unipol in relazione alla storia locale, nazionale e internazionale. Attraverso monitor a raggi infrarossi, la Mediateca ospita inoltre mostre virtuali su temi connessi all’attualità, sancendo lo stretto legame tra Gruppo Unipol e quotidianità. Molteplici proposte articolate in quattro appuntamenti principali, si alternano nello Spazio Arte durante tutto l’anno. Da gennaio ad aprile sono di scena le sperimentazioni artistiche connesse a nuovi linguaggi; da aprile a luglio i talenti emergenti e le nuove generazioni (dalla pittura tradizionale alle tecniche digitali); da luglio a ottobre le opere del Patrimonio artistico del Gruppo, secondo in Italia per quanto riguarda il nucleo di Carlo Levi. A seguito della fusione con Fondiaria e Sai, tale patrimonio si è arricchito di opere di autori come Mario Sironi, Alberto Burri, Umberto Boccioni, Marc Chagall, Lucio Fontana, Georges Braque, Graham Vivian Sutherland e Pietro Annigoni. Da ottobre a gennaio lo Spazio Arte ospita infine gli scatti di fotografi internazionali impegnati in futuro La società ha bisognoLa società s e n s i b i l ip e r r i c e v e r e i l f u t u r o d i A R T E società ha bisognodi persone sensibili futuro bisogno La società ha bisogno di persone f u t u r o p e r r i c e v e r e i l f u t u r op e r r i c e v e r e di persone di persone sensibili di persone L a s o c i e t à h a b i s o g n op e r bisogno S P A Z I O p e r r i c e v e r e i l f u t u r op e r r i c e v e r e b i s o g n op il futurodi persone sensibiliLa società s e n s i b i l iL a s o c i e t à h a b i s o g n o p e r il futuro di persone sensibili La b i s o g n op e r r i c e v e r e i l f u t u r o L a s o c i e t à ha bisogno La società ha bisogno di La società futuro per ricevere il futuro ha bisogno di persone sensibili bisogno di persone sensibiliper ricevere bologna. In occasione di ArteFiera, CUBO propone (dal 19 gennaio al 16 aprile) la rassegna «FLUX-US», curata da Pascual Jordan e Angela Memola. Come suggerisce il titolo, la mostra innesca un’interazione estetica ed emotiva tra pubblico e installazioni, che conferma come lo spazio CUBO sia un’unica grande opera d’arte. Importantissima artista il cui studio a Colonia fu il centro del movimento «praefluxus» che influenzò il Fluxus sul finire degli anni Cinquanta, Mary Bauermeister presenta opere di respiro museale in dialogo con l’installazione di una delle fondatrici del movimento della Resilienza Italiana, Francesca Pasquali, che utilizza materiali di riciclo e oggetti d’uso quotidiano, come i 150mila bicchieri bianchi e trasparenti, prodotti dall’azienda Ilip, che compongono l’installazione «Glasswall». Quest’ultima è una creazione site specific, cinetica e interattiva, realizzata in collaborazione con Carlotta Piccinini e Andrea Familari. È un muro di bicchieri colorato e musicato mediante i movimenti del pubblico grazie a particolari strumentazioni tecnologiche. Nelle stesse date il gruppo fuse* presenta nel Giardino il progetto «.amygdala», un’installazione audiovisiva che tramite un complesso algoritmo raccoglie dati dalla rete misurando gli stati emotivi di milioni di persone simultaneamente. Il 31 gennaio (nel pomeriggio) lo Spazio Cultura sarà invece sede dell’happening-performance dei fratelli Broche, realizzata con il contributo di Adiacenze Art Factory. Nato come spazio polivalente per raccontare i 50 anni del Gruppo Unipol, CUBO è il frutto di un nuovo modo di concepire la città, l’ambiente e l’arte con uno sguardo proiettato al futuro. Diretto da Alberto Federici e Giulia Zamagni, è un’espressione d’arte totale articolata in Spazio Arte, Spazio Cultura, Giardino, Mediateca, Spazio Sicurezza e Laboratorio. Già da sempre vicino all’arte attraverso la sponsorizzazione di grandi mostre ed eventi, con CUBO il Gruppo Unipol promuove la cultura «Steinbild» di Mary Bauermeister differenti contesti socioculturali. Sino al 16 gennaio sono di scena le fotografie di Tommaso Fiscaletti scattate nella township di Dunoon, vicino a Città del Capo in Sud Africa. Le proposte d’arte sono sempre state accompagnate da dibattiti culturali nei quali sono intervenuti noti esponenti della cultura come Alessandra Mammì, Michele Dantini, Christian Caliandro, Simona Vinci, Angela Malfitano e Anna Maria Gentili. CUBO è dunque un luogo eclettico aperto a tutti: un unico spazio che propone tantissimi differenti progetti artistici e culturali. Per dirlo con le parole della responsabile dello Spazio Arte Angela Memola: «Il Gruppo Unipol con CUBO ha scelto di esser vicino alle persone, tutte, ed è questo che fa la differenza». q Stella Ingino CUBO Centro Unipo Bologna, piazza Sergio Vieira de Mello 3, Bologna, lun 14-19, mar 9,30-23,30, mer-ven 9,30-20, sab 14,30-20, Spazio Arte «Tommaso Fiscaletti. Between home and wisdom» fino al 16 gennaio, «FLUX-US» dal 27 gennaio al 16 aprile (inaugurazione alle 18 del 27gennaio) FLUX-US UN PERCORSO ARTISTICO SPERIMENTALE E INTERATTIVO D I M A RY B AU E R M E I ST E R F R A N C E S C A PA S Q U A L I FUSE* a cura di Angela Memola Pascual Jordan P420 Inaugura il nuovo spazio con la mostra: TEORIA INGENUA DEGLI INSIEMI Paolo Icaro Bettina Buck Marie Lund David Schutter 30 Gennaio — 26 Marzo 2016 a cura di Cecilia Canziani e Davide Ferri opening Sabato 30 Gennaio 18.30–00:00 Via Azzo Gardino 9, Bologna • [email protected] / www.p420.it Vedere a Bologna nelle Gallerie Generazioni a confronto (purché giovani) Paolo Icaro, Marie Lund, David Schutter e Bettina Buck inaugurano la nuova sede di P420 Bologna. Fondata nel 2010 da Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani, P420 Arte Contemporanea inaugura la nuova sede in via Azzo Gardino con una mostra visitabile dal 28 gennaio (vernissage sabato 30 gennaio dalle 18,30 a mezzanotte), anzi sarebbe più corretto dire con due. «Teoria ingenua degli insiemi», curata da Cecilia Canziani e Davide Ferri, nasce infatti dalla coesistenza di due percorsi espositivi in un unico luogo che comprende da un lato le opere di Paolo Icaro (Torino, 1936) e dall’altro quelle di tre giovani artisti internazionali: Marie Lund (Copenaghen, 1976), David Schutter (Wilkes-Barre, Pennsylvania, 1974) e Bettina Buck (Colonia, 1974). Oltre che tra di loro, le opere in mostra dialogano con lo spazio non asettico di 350 metri quadrati nel quale sono collocate. Le sculture di Paolo Icaro, che sottopone la materia a tensioni e torsioni metafora di molteplici condizioni esistenziali, costituiscono la spina dorsale dell’allestimento. Esse si dispiegano nel grande spazio espositivo innescando un dialogo con gli altri tre artisti ricco di corrispondenze di immagini e di punti di tangenza tra elementi appartenenti a linguaggi molto diversi tra loro. Due generazioni di artisti sono messe a confronto su temi e soggetti come corpo, energia, gravità, peso, leggerezza, tensione e resistenza della materia. La scultrice danese Marie Lund, per esempio, sviluppa il concetto del fare scultura e la relazione del piano pittorico con il volume, soffermandosi sul rapporto tra vuoto e pieno. L’artista tedesca Bettina Buck indaga invece i lati performativi della scultura, focalizzando il proprio interesse sul fattore temporale del cambiamento e sulla dimensione di non permanenza che caratterizzano la relazione del corpo con lo spazio. A riflettere sulla La nuova sede della Galleria P420 fenomenologia della pittura è infine David Schutter, che realizza dipinti di piccolo formato ricollegandosi alla memoria culturale del passato. L’artista americano guarda alle opere di grandi maestri europei, come i pittori francesi e olandesi dal XVII al XIX secolo, per creare monocromi dal denso impasto di materia pittorica. Con questo processo Schutter si riappropria della storia, che restituisce in forma astratta. È una complessa mostra «inaugurale», dunque, che rispecchia l’attività della P420 Arte Contemporanea, rivolta agli artisti attivi tra gli anni Sessanta e Settanta nel filone dell’Arte concettuale e minimale, ma apertasi più recentemente anche ad artisti di giovani generazioni con l’obiettivo di proporre un confronto innovativo tra stili, tecniche e linguaggi differenti. P420 Arte Contemporanea è essa stessa una galleria giovane la cui attività è condotta da un team giovane che crede nelle potenzialità delle nuove generazioni, come meglio spiega Alessandro Pasotti: «Abbiamo deciso di investire nella città di Bologna perché crediamo nelle sue potenzialità, perché vogliamo fare avvicinare all’arte contemporanea le nuove generazioni, dialogando con la città e con le sue istituzioni». q Stella Ingino P420, via Azzo Gardino 9, Bologna, mer-ven 15-19,30, sab 9,30-13,30/15-19,30, o su appuntamento, tel. 051/4847957, [email protected], www.p420.it, «Teoria ingenua degli insiemi» dal 28 gennaio (inaugurazione sabato 30 gennaio dalle 18,30 a mezzanotte) Giostre, street food e donne Walè Bologna. «La fotografia è un viaggio personale e spirituale, una visione che fornisce significato profondo e direzione alla vita». Con questo assioma la direttrice Clelia Belgrado indica le linee guida della VisionQuesT contemporary photography, fondata nel dicembre del 2009 a Genova e specializzata nella promozione della fotografia. Ad ArteFiera 2016 la galleria genovese, che partecipa nel settore Fotografia della manifestazione, presenta scatti di quattro artisti tra cui «Carousel» di Bruno Cattani, una serie che indaga memoria e ricordi d’infanzia. Nel corso di numerosi viaggi, il fotografo emiliano ha immortalato le giostre di diverse città del mondo. Attraverso la rarefazione e lo sbiancamento dei fondali, ha reso l’ambientazione quasi irriconoscibile, sino alla graduale sparizione. Poi, accentuando le sgargianti cromie delle giostre, Cattani conferisce ai suoi scatti un effetto magico e fiabesco. Molto diversa è la poetica del francese Patrick Willocq, che si interessa alle donne Walè, nome dato alle madri primipare in alcune tribù della Repubblica Democratica del Congo. Secondo un antico rituale, quando una donna dà alla luce il primo figlio deve passare almeno 2 anni in isolamento per accudire il pargolo e se stessa. Previo pagamento di una dote, le donne tornano al villaggio, acquisendo un soprannome e una canzone che le rispecchi. Gli scatti di Willocq sono l’interpretazione visiva di questi canti, eseguiti attraverso un lavoro di stretta collaborazione con i membri del villaggio che hanno contribuito alla realizzazione dei set fotografici. Oltre ad avere una rilevante valenza artistica, tali immagini rappresentano una testimonianza per il futuro, una preziosa documentazione di tradizioni che rischiano altrimenti di esser dimenticate. Malena Mazza propone un lavoro sullo street food. La fotografa bolognese, che ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1995 e nel 2011 e di cui si ricordano scatti glamour con donne meravigliose ritratte nelle più variegate attività, anche le più umili, affronta ora la tematica dei baracchini: quelle particolari casette, templi del cibo di strada, che appaiono nel buio della notte come alienanti isole luminose. Completano lo stand della galleria due immagini di Gian Luca Groppi sul tema del suicidio (nella foto, «Tribute to Kawabata», dalla serie «Tributo all’inespresso», 2014-15), una delicata ricerca ,omaggio a tutti i grandi scrittori e artisti che hanno deciso di togliersi la vita, una scelta estrema che forse li ha resi immortali. VisionQuesT contemporary photography, piazza Invrea 4R, Genova, tel.010/2476642, mer-ven 15,30-19,30, sab 15,30-19,30 o su appuntamento, www.visionquest.it Vedere A BOLOGNA | 14 Marco Tirelli inaugurazione: giovedì 28 gennaio, ore 19.30 28 gennaio - 28 marzo 2016 Artefiera 2016 Solo Show Marco Tirelli Hall 32 - Stand a26 OTTO Gallery via d’Azeglio 55 - 40123 Bologna t. +39 051 6449845 [email protected] www.otto-gallery.it L’ A R I E T E artecontemporanea MIMMO PALADINO ‘FLORES SERAPHICI’ 1993 gennaio | marzo 2016 L’ARIETE artecontemporanea Via D’Azeglio 42 Bologna | info 348 9870574 | www.galleriaariete.it Art City White Night sabato 30 01 2016 ore 16 24 Vedere a Bologna nelle Gallerie Paladino tra i Flores Seraphici In due a Berlino, uno in bici Bologna. È tra i più noti esponenti della Transavanguardia, il movimento fondato da Achille Bonito Oliva nel 1980. Numerose sue opere sono conservate nei principali musei internazionali di arte contemporanea. Con un omaggio a Mimmo Paladino, all’anagrafe Domenico Paladino, nato a Paduli (Bn) nel 1948, s’inaugura la stagione espositiva 2016 della Galleria L’Ariete artecontemporanea. Protagonista del ritorno alla pittura sorto spontaneamente alla fine degli anni Settanta come reazione all’Arte concettuale, Paladino riscopre la figurazione pittorica anche attraverso il disegno. Con le esposizioni dei cicli «Atlantico» (realizzato nel 1987), «Rabanus Maurus» (2004), «Pinocchio» (2005) e ora «Flores Seraphici» (1993), la Galleria diretta da Patrizia Raimondi celebra il talento dell’artista nel disegno, che in lui, sin dagli anni Ottanta, s’intreccia alla tecnica incisoria con esiti sempre nuovi contraddistinti dalla ricerca di nuove soluzioni e da una sperimentazione instancabile. La sua peculiare iconografia è ricca di segni e simboli che rimandano a mondi onirici e fantastici filtrati dall’inconscio. Nei suoi lavori, sia di piccolo formato sia di grandi dimensioni, il risultato è ugualmente straordinario: «Lo spazio, spiega l’artista, è una circostanza non determinante. Le dimensioni di un tavolino possono essere sufficienti a provocare tensioni e strategie degne del più vasto affresco». Realizzate attraverso molteplici tecniche, dal disegno alla pittura, dalla scultura al mosaico, all’incisione, le sue immagini rinviano a un universo primitivo, le cui forme eleganti e semplificate sono come i segni di un alfabeto antico e misterioso da decifrare. La mostra promossa dalla Galleria L’Ariete, che partecipa ad ArteFiera e ad Art City, presenta «Flores Seraphici» (nella foto), una rara suite di quindici calcografie realizzate nel 1993 in edizione limitata di 25 esemplari, ciascuno completato con interventi a mano dell’artista. Il titolo «Flores Seraphici» evoca le incisioni dei maestri fiamminghi Johann Heinrich e Johann Eckhard Loffler che illustravano l’opera omonima edita a Colonia nel 1640-42. Completa la mostra il frontespizio in acquaforte e una poesia di Giuseppe Conte (edizioni Waddington Londra). Bologna. Entrando nella Galleria de’ Foscherari (fino al 10 febbraio) si ha l’impressione di camminare per le strade di Berlino, di compiere un viaggio attraverso un secolo che va dagli anni della Repubblica di Weimar, raccontati nei disegni, acquerelli e in un olio di George Grosz, agli anni della Repubblica Federale dopo la caduta del muro, rappresentati invece dalle installazioni di Luca Vitone. L’artista tedesco interpreta il periodo che va dal primo dopoguerra al 1933 con uno stile pungente e deformante, in aperta critica con l’ipocrisia della società contemporanea. Le sue opere testimoniano il clima vivace di una città dinamica che fu il punto di riferimento per tutte le arti dalla musica al teatro, alle arti visive, ma in cui aleggiavano tensioni e conflitti che portarono alla fine della Repubblica e all’ascesa di Hitler. Alle spigolosità di Grosz si affianca l’apparente serenità delle installazioni di Luca Vitone, che attraverso mappe, oggetti del quotidiano e finestre aperte sul mondo (nella foto, un’opera della mostra), racconta la sua interpretazione del cambiamento di Berlino, da lui visitata per la prima volta nel 1985, poi nel 1996, anno cui seguì il suo definitivo trasferimento nella capitale tedesca. Pedalando sulla giostra di biciclette si percorrono le strade dell’ex Berlino orientale da nord a sud grazie a un video girato in soggettiva. Luca Vitone mette a confronto due immagini di Berlino compiendo un viaggio tra presente e passato attraverso medium e linguaggi differenti. La luminosa visione della capitale europea culturalmente effervescente è sinistramente minacciata da una guerra invisibile già in atto. L’accostamento di due artisti così lontani riflette la volontà della Galleria (fondata da Pasquale Ribuffo e Franco Bartoli negli anni Sessanta) di coltivare da un lato l’attenzione alla tradizione consolidata, dall’altro l’interesse per la ricerca e la sperimentazione. Dal 1995 a oggi, de’Foscherari s’impegna a organizzare annualmente mostre che s’interrogano sullo stato evolutivo dell’arte figurativa. Il prossimo appuntamento della Galleria, che anche quest’anno partecipa come di consueto ad ArteFiera, sarà una personale di Gilberto Zorio, uno dei proncipali esponenti dell’Arte povera. L’Ariete artecontemporanea, via D’Azeglio 42, Bologna, lun, gio-ven-sab 15,30-19,30, mar-mer 15,30-17,30 o su appuntamento, tel. 348/9870574, www.galleriaariete.it, «Mimmo Paladino. Flores Seraphici 1993» dal 16 gennaio al 16 marzo Tutti gli artisti vogliono uscire dall’ombra Bologna. La mostra itinerante ideata dagli artisti Italo Bressan e Marco Pellizzola «Viaggio nell’ombra», dopo aver attraversato l’Italia e l’Europa nell’ultimo anno giunge fino al 16 gennaio nello Studio G7 di Ginevra Grigolo. I due artisti hanno scelto di confrontarsi su uno stesso tema: l’ombra. Italo Bressan riflette sulla luce e sul colore rispetto ai quali l’ombra è la polarità di segno opposto, con la funzione di esaltare le cromie, di potenziarne il valore. L’ombra è come la pausa tra due suoni in una sinfonia. Sul piano teorico è il grado zero di una ricerca pittorica in cui tutto è già potenzialmente presente. Con Marco Pellizzola essa assume invece connotati psicologici ricollegandosi all’inconscio. Le sue opere ampliano la riflessione al rapporto tra vero e verosimile, finzione e realtà. L’ombra diventa una presenza: la parte oscura del mondo visibile. La rassegna è accompagnata da un catalogo a cura di Massimo Bignardi, promotore con Valeria Tassinari e Ada Patrizia Fiorillo di alcune precedenti tappe dell’esposizione. Ma l’ombra non potrebbe esistere senza la luce, cui è dedicata la personale di Francesco Candeloro «Altri Passaggi», esposta nello Studio G7 dal 23 gennaio. Il titolo è mutuato dall’omonima opera che l’artista ha dedicato al capoluogo emiliano. Figurano lavori dedicati al paesaggio urbano, costituiti da strati sovrapposti di lastre ritagliate a laser. La luce è parte dell’opera, filtra la trasparenza di alcuni materiali ed è respinta da altri, illuminandone e mescolandone i colori. Geometrie e vivaci cromie delineano i luoghi che l’artista ha visitato. Profili di città lontane si stagliano sulle pareti della stessa stanza. Al tema del paesaggio si affiancano inoltre due opere appartenenti al ciclo delle composizioni modulari realizzate con carte colorate, fogli di acetato e lastre di plexiglass, fruibili sia in forma chiusa sia aperta (cioè con tutti gli elementi dispiegati). L’artista veneziano (1974) ha esposto al Museo di Palazzo Fortuny di Venezia, al Centro Winzavod per l’Arte Contemporanea di Mosca, all’Università Bocconi di Milano e alla Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea di Palazzolo Sull’Oglio, oltre ad aver eseguito alcuni interventi architettonici e ambientali nella Villa palladiana a Bagnolo di Lonigo, nel Palazzo Unicredit in Piazza Cordusio a Milano e nella Kunstverein di Aschaffenburg (nella foto, «Altri Passaggi (Bologna)» di Francesco Candeloro, 2015). Galleria Studio G7, via Val d’Aposa 4A, Bologna, mar-sab 15,30-19,30, o su appuntamento, tel. 051/2960371, www.galleriastudiog7. it, «Viaggio nell’ombra» fino al 16 gennaio, «Altri Passaggi» dal 23 gennaio al 19 marzo Vedere A BOLOGNA | 16 Galleria de’ Foscherari, via Castiglione 2b, Bologna, lun-sab 10-12,30/16-19,30, tel. 051/221308, www.defoscherari.com, «Luca Vitone. Berlin 192010» fino al 10 febbraio Marco Tirelli si sdoppia per Otto Gallery Bologna. Dal 1992 Otto Gallery è a Bologna un punto di riferimento per critici e appassionati di arte contemporanea. Dall’anno dell’apertura, il direttore Giuseppe Lufrano, insieme allo staff della Galleria, ha organizzato numerose mostre nazionali e internazionali, affiancando agli even-ti espositivi un’approfondita attività editoriale. In occasione di ArteFiera, la Otto Gallery ospita Marco Tirelli (nella foto, «Senza titolo», 2013) con due mostre personali allestite in contemporanea nella sede di via D’Azeglio e nello stand in fiera. Dopo aver dato vita insieme a Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio e Pizzi Cannella, alla Nuova Scuola Romana verso la fine degli anni Settanta, Tirelli ha proseguito la propria coerente ricerca artistica esponendo in mostre personali e collettive in tutto il mondo, da New York a Sidney, da San Pietroburgo a Belgrado, e nei principali musei italiani come Macro, Mart e Maxxi, solo per citarne alcuni. Il raffinato dialogo tra disegno e scultura con cui l’artista aveva ammaliato pubblico e critica alla 55ma Biennale di Venezia (cui partecipò per la terza volta dopo il 1982 e il 1990), ritorna ora in un progetto creato ad hoc per le due mostre di Otto Gallery. Attraverso disegni, pitture e sculture eseguite con tecniche differenti, da quelle tradizionali a quelle più sperimentali, si disvela l’universo interiore dell’artista, un passo ulteriore verso la costruzione di quel Teatro della Memoria d’ispirazione tardo-rinascimentale, che Tirelli vede come un’immagine mentale in cui si raccolgono le fasi della sua esistenza. A proposito di questi suoi lavori, l’artista spiega: «Sono frammenti di un percorso di raccolta di esperienze, pagine di un diario, tracce del mio stare al mondo». Si tratta di un work in progress, di una ricerca che prosegue spontaneamente da oltre vent’anni «come l’acqua che scendendo dalla montagna trova la strada per giungere a valle», conclude Tirelli. La successione delle opere esposte dà luogo a un gioco di specchi, in cui ogni cosa si riflette nell’altra creando immagini nuove e inattese. Otto Gallery Arte Contemporanea, via D’Azeglio 55, Bologna, mar-sab 10,30-13/16-20, dom-lun su appuntamento, tel 051/6449845, www.otto-gallery.it, «Marco Tirelli» dal 28 gennaio al 28 marzo Vedere a Bologna nelle Gallerie Maggiore la Galleria, maggiori le collaborazioni I progetti di Alessia Calarota tra fiere internazionali, archivi d’artista, mostre in sede e nei musei Bologna. Da oltre trent’anni la G.A.M.-Galleria d’Arte Maggiore promuove la diffusione dell’arte nazionale e internazionale del XX secolo. La direttrice Alessia Calarota illustra il programma per il 2016, ricco di eventi e collaborazioni istituzionali. Quali progetti ha messo in programma? Dopo i numeri record di visitatori e i riscontri positivi di pubblico e critica per la mostra di Andy Warhol, proseguiamo l’approfondimento sulla Pop Art americana con una mostra su uno dei massimi esponenti: Robert Indiana. La rassegna si concentra sulla sua produzione scultorea: da «Love Ad Amor» a opere più elaborate come «One Through Zero», la serie di numeri recentemente esposta nel Museo di Palazzo Fortuny. Nel 2016 la Galleria porta avanti come sempre sia l’attività sul fronte del mercato, partecipando ad alcune tra le più importanti fiere nazionali e internazionali, sia la promozione culturale di artisti «storici» e contemporanei, attraverso mostre pubbliche e istituzionali in Italia e all’estero che realizziamo in maniera continuativa attivando prestigiose collaborazioni. Per esempio? Nel 2015 abbiamo collaborato con vari musei, una soddisfazione particolare è stata la partecipazione all’ultima Biennale di Venezia per la quale abbiamo realizzato un evento collaterale «Roberto Sebastian Matta. Sculture» insieme alla Soprintendenza del Veneto Orientale. Ora è in corso la mostra «Pablo Echaurren. Contropittura» realizzata con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dove è esposta fino al 3 aprile. Prosegue la collaborazione con la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, che dopo aver realizzato insieme a noi retrospettive di Morandi, De Chirico e Guttuso, ora ospita «Giacomo Manzù», scultore molto amato all’estero, dal 15 gennaio al 3 aprile. Per citare qualche evento raggiungibile con un viaggio in macchina, segnaliamo il nostro contributo alla mostra «La seduzione dell’antico. Da Picasso a Duchamp, da de Chirico a Pistoletto», nel Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna dal 21 febbraio al 26 giugno, nella Fondazione Magnani Rocca di Mamiamo di Traversetolo che propone «Gino Severini. L’emozione e la regola» dal 19 marzo al 3 luglio, per il cinquantenario della morte dell’artista. Parteciperete all’estero a fiere e manifestazioni? Confermiamo la nostra presenza a due fiere di primo piano: l’Armory Show a New York e Art Basel a Hong Kong. Stati Uniti e Cina sono diventati per noi un mercato indispensabile dove la nostra italianità ottiene un riscontro sempre molto positivo da parte di importanti collezionisti ormai consolidati e fedeli. A New York porteremo un assaggio della mostra che ha riscosso un vivace consenso anche dai direttori dei alcuni prestigiosi musei americani, da noi recentemente realizzata a Los Angeles con la Kohn Gallery: «Giorgio Morandi e Robert Ryman», nella quale l’opera del maestro viene accostata a uno dei massimi esponenti americani viventi. Vi occupate dell’Archivio Mattia Moreni. Ci sono novità? Il 2016 è cruciale per l’Archivio Mattia Moreni, con la pubblicazione del Catalogo ragionato dei dipinti del maestro, curato da Enrico Crispolti (Silvana Editoriale). È un momento importante nel lavoro dell’Archivio che curiamo da più di 15 anni, una tappa fondamentale in un percorso di ricerca lunga e meticolosa, iniziato la morte del maestro nel 1999. Una svolta che ricolloca l’opera di Moreni tra le più importanti del secolo scorso. q S.I. Alessia Calarota con un’opera di Robert Indiana sullo sfondo Galleria d’Arte Maggiore G.A.M., via D’Azeglio 15, lun 16-19.30, mar-sab 10-12,30/16- 19,30, tel. 051/235843, www.maggioregam.com, «Robert Indiana» dal 16 gennaio al 31 marzo Berlino-Bologna e i 10 anni di Spazio Testoni Bologna. Dopo Macrocosmi Berlino-Bologna e la fiera Positions Berlin 2015, la Galleria Spazio Testoni diretta da Paola Veronesi Testoni, prosegue la collaborazione con la Werkstattgalerie di Berlino ospitando «Deep down inside the color», una mostra che pone a confronto Ingeborg zu Schleswig-Holstein ed Ester Grossi. A seguito di un periodo di collaborazione all’interno della Factory di Andy Warhol, Ingeborg zu Schleswig-Holstein inizia ad esporre a New York nei primi anni ’80 e poi in numerose altre mostre in America e in Europa. Ora torna a Bologna a un anno dall’esposizione al Cubo di Unipol. Fatta di colate di colore a olio su tela, la sua pittura gestuale dialoga in questa mostra con i rigorosi interventi pittorico-grafici realizzati direttamente sulle pareti della galleria da Ester Grossi, finalista al Premio Cairo 2012 e alle cui opere presentate da Spazio Testoni in ArteFiera 2015, la stilista Giulia Marani si è ispirata per la sua collezione primavera-estate 2016. La mostra in galleria si concentra sul potere emozionale del colore escludendo la figurazione, creando nelle quattro sale della galleria una diversa armonia cromatica. Il 4 gennaio 2016 Spazio Testoni festeggia dieci anni di attività e nella Main Section di ArteFiera propone sei artisti che hanno scandito la storia espositiva della Galleria: Joseph Beuys, al quale dedicò una mostra-evento nel 2007 curata dalla Baronessa Lucrezia De Domizio Durini; Maria Rebecca Ballestra, artista internazionale impegnata in tematiche ambientali e sociali; Julien Friedler, fondatore nel 1990 dell’Associazione Artistica The Spirit of Boz, che insieme a Ballestra ha presentato per la prima volta a Bologna le sue opere nella mostra «The Truth of the Labyrinth»; Caroline Le Méhauté, con una grande installazione in polvere di noce di cocco e nuovi disegni; Andrea Francolino, che con le sue ultime opere in polvere di cemento evoca la volatilità dei sistemi economici e L’orMa, che sfida invece la perfezione-imperfetta dell’informatica con sue opere eclettiche dalla precisione quasi maniacale. Spazio Testoni è presente anche nella sezione Solo Show di ArteFiera 2016 con uno stand dedicato allo storico artista Alberto Zilocchi, uno dei sottoscrittori del Manifesto del Bar Jamaica nel 1957 insieme a Piero Manzoni e altri, che dopo numerose esposizioni internazionali è scomparso nel 1991 insieme ai suoi candidi monocromi con estroflessioni (nella foto Estroflessione e acrilico su tavola, 1973) e linee basate su concetti matematici, ora riproposte per la 40ma ArteFiera. q S.I. robert indiana 16 gennaio - 31 marzo 2016 Galleria Spazio Testoni, via D’Azeglio 50, Bologna, www.spaziotestoni.it, «Deep down inside the color. Ingeborg zu Schleswig-Holstein, Ester Grossi» dal 23 gennaio al 26 marzo Via D’Azeglio 15 40123 Bologna t. 051 235843 f. 051 222716 [email protected] www.maggioregam.com DEEP DOWN INSIDE THE COLOR Ingeborg zu Schleswig-Holstein Ester Grossi 23/01 - 26/03/2016 www.spaziotestoni.it Via D’Azeglio 50 Bologna Vedere a BOLOGNA | 17 Vedere a Bologna nelle Gallerie Due riscoperte di Tiziana Sassoli I dipinti di Emmalisa Matteazzi Senin e Rita Minelli Bologna. Emmalisa Matteazzi Senin e Rita Minelli sono le due «riscoperte» del ’900 (e oltre) della galleria Fondantico di Tiziana Sassoli, da anni impegnata anche nell’arte moderna e contemporanea. Per la mostra «Emmalisa Matteazzi Senin. I dipinti di una vita», Silvia Evangelisti, ha selezionato una quarantina di lavori dell’artista nata a Este nel 1914 e vissuta a Bologna, dove scomparve vent’anni fa. Gli oli e acquerelli esposti raffigurano paesaggi, interni con figure e nature morte, che rappresentano il mondo quotidiano con accenti poetici. La protagonista è la luce, una luce-colore che trasforma la rappresentazione in rievocazione, generando atmosfere tenere e sospese. L’artista è influenzata dal caldo intimismo dei giovani bolognesi suoi contemporanei, dalla natura postimpressionista di Giovanni Romagnoli, Carlo Corsi e Guglielmo Pizzirani, gli artisti più rappresentativi del Secessionismo bolognese. Affinità elettive la legano inoltre agli impressionisti e postimpressionisti francesi, Renoir, Monet, Morisot e in particolare Bonnard e Vuillard. La mostra «Rita Minelli. Il sonno paradossale. Ipotesi per una ricerca dell’assoluto», curata da Alberto Gross ed Edoardo Battistini, presenta lavori dell’artista nata a Cento (Fe) nel 1986 e oggi attiva a Bologna dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti. Spiega Alberto Gross: «Nella galleria Fondantico, Rita «Tetti di Bologna» di Emmalisa Matteazzi Senin Minelli disperde dai propri quadri gli ultimi, sanguinanti lacerti di Parnaso, polverose acque vulnerarie, luci di cristallo offuscate, brillantemente opache nel loro ritrarsi vezzeggiando la propria, insoluta superba leggiadria. Ogni passo è come una richiesta d’aiuto, un imbuto nero, una danza nell’abisso in cui l’amore è senza fine. Dalle tonalità cupe, ferruginose, terragne, fino al verde acqua silenzioso del mantello freddoloso e verginale, l’artista ripara e difende la propria ombra casta, deliziosamente infinita, risuonata nel suono bronzeo, mai concluso, del tempo sommerso. Nell’alchimia cromatica e compositiva di Minelli i colori reagiscono, riverberano e si moltiplicano, nella scoperta di una quintessenza infiammante, lancinata di ondose lagune dolenti, ruggine bianca d’artiglio di ramo disarmato, occhi come scudi da volti senza volto. La pittura di Rita Minelli oltrepassa la pittura, evitando la narrazione in favore della significanza: è un mondo curioso, raro fino alle soglie del prodigioso, vivificato da un simbolismo tanto più icastico quanto più ripulito da eccessiva enigmaticità». q S.L. Galleria Fondantico, via de’ Pepoli 6/E, tel. 051/265980, lun-sab 10-13/16-19, www.fondantico.it, «Emmalisa Matteazzi Senin» e «Rita Minelli» dal 23 gennaio al 6 febbraio Eva e la Laocoonte Fondantico Lea Monetti ingaggiata da Nobile e Apolloni Bologna. Antiquario di una famiglia di antiquari da tre generazioni, critico d’arte e scrittore, Marco Fabio Apolloni ha fondato insieme alla moglie Monica Cardarelli, storica dell’arte, la Galleria Laocoonte, aperta tre anni fa nel cuore di Roma. La Galleria, che si occupa di arte italiana figurativa del primo Novecento, prende il nome dalla grande scultura marmorea del Laocoonte eseguita nel 1587 per una famiglia fiorentina dal manierista Vincenzo de Rossi, allievo di Baccio Bandinelli. Tale possente presenza esposta in galleria, copia interpretata del gruppo del Laocoonte di epoca classica conservato in Vaticano, è diventata una frequente fonte d’ispirazione per gli artisti che rielaborano il celebre gruppo scultoreo in maniera libera e personale. Ne è un esempio la «La Laocoonte» di Lea Monetti, rivisitazione bronzea in chiave femminile e materna della figura mitologica del Laocoonte, esposta nello stand della Galleria in occasione «Laocoontessa» di Lea Monetti di ArteFiera. Sull’archetipo del bronzo rinascimentale, l’artista ha applicato differenti patine realizzando otto pezzi unici, cui si affiancano i bozzetti in bronzo. Nel contempo Maurizio Nobile, stimato antiquario che opera da circa trent’anni nella ricerca e scoperta di dipinti, mobili e oggetti d’arte di artisti italiani o attivi in Italia dal XVI al XX secolo, espone nella sua galleria affacciata su piazza Santo Stefano, l’installazione di Lea Monetti «Eva contro Eva», composta da due sculture femminili in bronzo patinato che si affrontano specularmente: «Eva Mitica», esposta a Expo 2015, nella quale la prima donna è seduta su un cumulo di torsoli di mela mentre medita sul peccato originale e sulla sua reiterazione, ed «Eva 2000», traslazione contemporanea della stessa figura adagiata su una teca che custodisce gli oggetti della vanitas femminile, invita a una riflessione sul ruolo della donna, tra innocenza e peccato. Le opere della scultrice Lea Monetti sono dunque il filo che collega la Galleria Laocoonte di Roma e la Galleria Maurizio Nobile di Bologna. A spiegare il legame, rappresentato dalle opere, è la scultrice stessa: «È partendo da quest’idea salvifica di Eva-Madre, che sono nate la “Eva Mitica” e la “Eva 2000”, che si traduce poi nello stravolgimento provocatorio in una “Laocoonte madre” che vince contro la condanna degli Dei». q S.I. Maurizio Nobile, via Santo Stefano 19/A, Bologna, mar- sab 11-19, tel. 051/238363, www.maurizionobile. com, «Lea Monetti. Eva contro Eva» dal 23 gennaio all’1 febbraio Galleria Laocoonte, via Monterone 13, 13/A, Roma, www.laocoontegalleria.it; nello Stand ad ArteFiera «La Laocoonte di Lea Monetti» dal 29 gennaio all’1 febbraio Vernissage sabato 23 gennaio ore 18.00 Eva mi tica R.S.V.P. www.maurizionobile.com· [email protected] Via Santo Stefano 19/A· 40125 Bologna Vedere A BOLOGNA | 18 arte+ Emmalisa Senin I dipinti di una vita a cura di Silvia Evangelisti 23 gennaio / 6 febbraio 2016 Inaugurazione: 23 gennaio 2016 ore 17.00 Rita Minelli Il sonno paradossale. Ipotesi per una ricerca dell’assoluto a cura di Alberto Gross e Edoardo Battistini 23 gennaio/6 febbraio 2016 Inaugurazione: 23 gennaio 2016 ore 17.00 Orari mostre lunedì - sabato: 10.00/13.00 - 16.00/19.00 di Tiziana Sassoli a r t e+ Fondantico Via de’ Pepoli 6/e Bologna PROGETTI P E R L’ A R T E Info: 051.6486253 [email protected] Vedere a Bologna nelle Gallerie Il mare in Battaglia Pittura Analitica e nuovi talenti da Labs Gallery Bologna. Labs Gallery-Arte Moderna e Contemporanea è nata nel 2014. È il frutto della collaborazione di Stefano Bevilacqua e Alessandro Luppi, che da vent’anni studiano e collezionano con grande passione le avanguardie italiane e internazionali dell’arte contemporanea. Dopo la mostra inaugurale dell’autunno 2014 dedicata alla Pittura Analitica, la galleria prosegue nel recupero (critico e di mercato) di questo filone insieme a Studio la Città di Verona proponendo, fino al 15 febbraio, una selezione di dipinti di Carlo Battaglia (1933-2005), tra i principali esponenti di questa corrente. Ex chiesa del 1100 inglobata in un palazzo cinquecentesco, la Galleria ospita «Lake Michigan n. 4» di Carlo Battaglia, 1998. © A. Filipponi le tele del pittore sardo in un percorso in cui il mare è il fil rouge che lega i vari periodi della sua attività. Curata da Marco Meneguzzo, la mostra comprende opere di grandi dimensioni eseguite dalla fine degli anni Sessanta ai primi anni Duemila nelle quali il mare è raffigurato in tutte le sue possibili sfumature di luce e colore, nella sua variabilità di volume e nel perpetuo movimento che ne caratterizza la superficie. Pittore colto, studioso delle tradizioni artistiche del passato, Carlo Battaglia si è interessato anche alle produzioni contemporanee, come dimostra la frequentazione di autori quali Reinhardt, Motherwell e Rothko, tra gli altri. Affascinato dall’ambiguità e dall’illusione del mondo visibile, ha realizzato tele come «Vertigine e Vertiginoso» incentrate sugli intricati rapporti tra il pieno e il vuoto dei grattacieli. Successivamente ha dato forma alla serie delle Maree, esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1970, inaugurando così una tematica che non abbandonò per tutta la vita. La sua pittura, dallo stile inedito, è caratterizzata da numerose sovrapposizioni di velature cromatiche: variazioni tonali appena percettibili che le fotografie delle opere non riescono a riprodurre. Dopo la Biennale del 1980, Battaglia intraprende un percorso rigorosissimo di sperimentazione pittorica avvicinandosi a una figurazione interiorizzata e rifuggendo da ogni compromesso con il mercato, che lo ha progressivamente messo in ombra. Tutte le opere esposte in mostra sono documentate nel Catalogo generale dell’artista, curato da Marco Meneguzzo e Simone Pallotta ed edito da SilvanaEditoriale nel 2014. Oltre all’interesse per le avanguardie, Labs Gallery si apre al contemporaneo dando spazio a nuovi talenti come il fotografo e pittore Giulio Cassanelli, le cui opere (una delle quali parteciperà al Premio Under 40) saranno presentate ad ArteFiera nello stand della galleria (Padiglione 26, stand B 81) assieme a quelle di Herman De Vries, Marina Apollonio Aricò, Nangeroni, Duarte e Garcia Rossi, facendo da contrappunto a protagonisti della Pittura Analitica come Claudio Verna, Elio Marchegiani, Carmengloria Morales, Claudio Olivieri, Riccardo Guarnieri ed Enzo Cacciola. q Stella Ingino Labs Gallery-Arte Moderna e Contemporanea, via Santo Stefano 38, Bologna, su appuntamento, tel. 347/9460110, 348/9325473, www.labsgallery.it, «Carlo Battaglia. Una pittura esemplare 1968-2004» fino al 15 febbraio Sulle tracce della Ddr Bologna. «H. said he loved us» è il libro con cui Tommaso Tanini ha vinto tra 72 candidati il Prix du livre d’auteur al Festival di fotografia Les Rancontres d’Arles nel 2015. A tale pubblicazione dedica una personale lo Spazio Labo-Centro di Fotografia, fino al 15 gennaio. Curato da Discipula (casa di pubblicazione indipendente che ha dato alle stampe il volume nel novembre 2014), il percorso mostra le immagini e i documenti con cui l’artista, nato a Firenze nel 1979, ha ricostruito le storie di cinque vittime della Stasi (la polizia segreta dell’ex Germania est). Scorci e dettagli di paesaggi urbani, ritratti, documenti originali, immagini e appunti ritrovati invitano a riflettere su che cosa significhi vivere in un regime di totalitarismo, in una condizione costante di ansia, sospetto, paura e diffidenza (nella foto, «H. said he loved us», © Tommaso Tanini/Discipula). Dal 25 gennaio al 5 febbraio, la stessa sede propone «Prova di fotografia #1», prima rassegna di una serie volta a individuare temi ricorrenti nel libro d’artista classico e contemporaneo. Si parte dall’idea di mappatura, sviluppata da vari artisti mettendo in relazione oggetti per descrivere da un punto di vista sociale, geografico, umano e politico, l’ambiente che li circonda o per realizzare inventari, album e atlanti. Tra i lavori selezionati Inventaire des objets ayant appartenu à une femme de Bois Colombes di Christian Boltanski, Anonyme Skulpturen, Water Towers, Blast Furnaces di Bernd & Hilla Becher, TwentySix Gasoline Stations, Every Building on the Sunset Strip di Ed Ruscha, Autobiography di Sol LeWitt e Atlas van de foto’s en schetsen di Gerhard Richter. q J.D. Spazio Labo-Centro di Fotografia, strada Maggiore 29 Bologna, lun 18-19,30, mar-gio 10,30-13/18-19,30, ven 10-13/16-18,30, tel. 339/4534132, 328/3383634, www.spaziolabo.it, «Tommaso Tanini: H. said he loved us» fino al 15 gennaio e «Prova di fotografia #1. Il libro d’artista come mappa» dal 25 gennaio al 5 febbraio Carlo Battaglia Una pittUra esemplare 1968-2004 a cura di marco meneguzzo 6 novembre 2015 - 15 febbraio 2016 Labs GaLLery Arte Moderna e Contemporanea Via Santo Stefano, 38 40125 Bologna, Italia T. +39 347 9460110 T. +39 348 9325473 [email protected] www.labsgallery.it La Galleria rimarrà aperta durante le giornate di Artefiera dalle 12 alle 20 Apertura straordinaria sabato 30 gennaio per la White Night fino alle 24 padiglione 26 stand. B 81 Vedere a BOLOGNA | 19 Vedere a Cento e Ferrara La satira della guerra Riapre con Aroldo Bonzagni, morto a 31 anni nel 1918, la Galleria d’Arte Moderna di Cento «Trovatore. Ai nostri monti ritorneremo» di Aroldo Bonzagni Cento (Fe). Con la mostra di Aroldo Bonzagni (1887-1918) riapre dopo oltre trent’anni la Galleria d’Arte Moderna di Cento, dal 1959 intitolata all’artista centese (milanese d’adozione) . La rassegna è curata da Fausto Gozzi, Paola Pallottino e Giuseppe Virelli, è frutto della collaborazione di Comune di Cento, Dipartimento delle Arti dell’Alma Mater Studiorum di Bologna e Fondazione Teatro G. Borgatti e ha il patrocinio del Comune di Milano L’intento è di analizzare l’influenza della guerra italo-turca e della Grande Guerra nella produzione di Bonzagni. Firmatario della prima edizione del Manifesto dei pittori futuristi dell’11 febbraio 1910 e ideatore d’innovativi manifesti pubblicitari, Bonzagni si cimentò in vignette satiriche per le più importanti riviste illustrate del tempo. Dopo l’iniziale avvicinamento alla poetica futurista, vi fu un rapido distacco in favore di un linguaggio più libero e vicino alle tematiche veriste, con la predilezione per la critica di costume e per i soggetti umili, ritratti con immediatezza e vivacità e talvolta con espressioni grottesche. Bonzagni fu in contatto con Filippo Tommaso Marinetti, Gabriele d’Annunzio, Arturo Toscanini, Margherita Sarfatti e amico di artisti come Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Mario Sironi e Adolfo Wildt. Come afferma l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di cento Claudia Tassinari: «Bonzagni nella sua breve ma intensa vita fu testimone di quell’Europa d’inizio ’900 che dietro un’apparente spensieratezza copriva un vuoto di valori; di quel periodo che Hermann Broch definì “la gaia apocalisse”». Nella sezione che apre il percorso e dà il titolo alla mostra, figurano le tavole di Gli Unni... e gli altri!, I Comandamenti di Dio e le copertine di «La Trincea» e del «Signor sì». Pur non avendo imbracciato le armi, Bonzagni condusse guerre d’«invenzione» con le sue pungenti immagini satiriche, cui si affiancano nella prima parte della mostra le opere pittoriche e grafiche di artisti che con lui condivisero il corso e la fine della Belle Époque. Nella seconda sezione «Le maschere della città», si va dalle opere che raccontano le bellezze della vita mondana milanese a quelle sui poveri e gli emarginati, raffigurati con intensità espressiva. Determinanti per la sua maturazione artistica furono il viaggio in Argentina e il soggiorno a Buenos Aires nel 1914, cui è dedicato uno spazio. Le ultime sale ospitano invece «La satira armata» con provocatorie immagini satiriche della pubblicità, politica e censura e altre che vanno dal Primo maggio alle suffragette, dalla musica alla moda. La mostra è corredata da un catalogo con testi dei curatori e di Elisa Baldini, Silvia Grandi, Erik Balzaretti ed Elena Bastelli. Sono previste anche diverse iniziative collaterali: performance, conferenze, progetti didattici, concerti, esibizioni di danza, film e appuntamenti culinari. q S.I. Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni, piazza Guercino 39, Cento (Fe), ven-sab e festivi 10-13/15,3019,30, aperto 3 febbraio, tel 051/6843334-87-90, www.comune.cento.fe.it, «Le Guerre di Aroldo Bonzagni» fino al 28 febbraio Le tecnicalità che servono nell’arte: un Salone dei Musei nel Salone del Restauro Bologna e Ferrara. La 23ma edizione del Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali dal 6 all’8 aprile, è organizzata dalla società bolognese Acropoli Srl con il Mibact. «Il Salone 2016, spiegano gli organizzatori, vuole ancora di più coinvolgere operatori e visitatori in un periodo di grandi riforme che riguardano: le nuove politiche ministeriali della gestione del patrimonio culturale, il ruolo svolto dalla conservazione e valorizzazione dei nostri beni culturali e ambientali e l’apporto delle tecnologie nel rendere più efficienti queste attività». Tra le novità del programma (ancora in corso di definizione) vi è il nuovo Salone dei Musei, rivolto in particolare ad aziende d’illuminotecnica, climatologia, software e altre tecnologie, accoglienza, guardiania, ristorazione, bookshop e merchandising, che vengono messe in relazione con realtà museali, pubbliche e private. Queste aziende si affiancheranno ai consueti 250 espositori, delineando il panorama ancor più ricco e qualitativamente elevato della manifestazione. L’ingresso sarà gratuito e il pubblico potrà scegliere tra 150 convegni, presentazioni e mostre nei tre giorni di apertura. Molti appuntamenti saranno dedicati al tema del restauro, con presentazioni gestite dall’Associazione italiana per il restauro architettonico, artistico, urbano, dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma e dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Non mancheranno premi come il «Domus Restauro e Conservazione Fassa Bortolo», il Premio IQU e il Premio Architettura Orizzontale. q S.L. Salone del Restauro, Quartiere fieristico, via della Fiera 11, Ferrara, mer-ven 9,30-18, tel. 051/6646832, www.salonedelrestauro.com, dal 6 all’8 aprile GALLERIA D’ARTE MODERNA AROLDO BONZAGNI piazza Guercino, 39 CENTO (FE) 12 dicembre 2015-28 febbraio 2016 LE GUE R RE DI AROLDO BONZAGNI Comune di Cento Assessorato alla Cultura con il patrocinio Fondazione teatro “G.Borgatti” in collaborazione Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum Università di Bologna Vedere a bologna, cento e ferrara | 20 a cura di Fausto Gozzi Paola Pallottino Giuseppe Virelli IAT Informaturismo tel. 051/6843334 [email protected] www.comune.cento.fe.it Vedere a Faenza La storia della ceramica è scritta in duecento pezzi I vincitori del 59mo Premio Faenza e una mostra itinerante dal Barocco a oggi Faenza (RA). Il Premio Faenza, alla 59ma edizione, è tra i concorsi più importanti e longevi dedicati alla ceramica d’arte contemporanea. Fino al 31 gennaio nel Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza sono esposte 130 opere di artisti internazionali tra cui i vincitori del Premio: Silvia Celeste Calcagno (che si è aggiudicata la sezione over 40), Helene Kirchmair e Thomas Stollar (sezione under 40), Nicholas Lees (premio Cersaie) e ancora, Yves Malfliet, Kathy Ruttenber, Chiara Lecca, Marie-Laure Gobat-Bouchat, Schoedel-Mueller&Nowka, Zsolt József Simon, Irina Razumoskay, Nicholas Lee, Anna Van Hoe, Giulio Mannino e Erna Aaltonen, selezionati dalla giuria per innovazione, commistione di diversi materiali e attenzione alle tematiche estetiche e contemporanee. Il 23 aprile sarà poi inaugurata la mostra itinerante «Stili di vita europei attraverso la ceramica. Dal barocco ai giorni nostri», già esposta nel Muzej primenjene umetnosti, il museo di arti applicate di Belgrado (dal 19 maggio al 28 giugno 2015), nel Porzellanikon di Selb (dal 31 luglio al 15 novembre 2015) e nel Museo Nacional de Cerámica y Artes Suntuarias «González Martí» di Valencia (dal 15 gennaio al 10 aprile 2016). Nata nell’ambito del progetto europeo finanziato da Europa Creativa «Ceramics and its dimension», l’esposizione consta di 200 opere in ceramica provenienti dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (al quale si deve il progetto e la curatela della mostra), dal Museo Nazionale della Slovenia di Lubiana, dal Museo della porcellana di Riga e dal Museo di Arti decorative di Praga. Il Museo faentino, punto di riferimento per la ceramica antica, moderna e contemporanea, ospiterà la rassegna fino all’11 settembre, cui seguiranno le ultime due tappe al Potteries Museum & Art Gallery di Stoke on Trent in Inghilterra (dall’1 ottobre al 6 gennaio 2017) e al museo di arte applicata e design di Talli in Estonia (dal 22 gennaio al 30 aprile 2017). Partendo dallo stile barocco e giungendo alle opere contemporanee, il percorso permette di conoscere Una veduta della mostra del 59mo Premio Faenza e approfondire, negli undici musei coinvolti, lo sviluppo della ceramica in diversi contesti storici e culturali: dalla diffusione in Italia dei «bianchi di Faenza» del periodo barocco, caratterizzati da sobri decori, alla pittura su piastrella tipica del Barocco applicazioni in campo elettro-tecnico e meccanico. «La ceramica, afferma la direttrice del spagnolo; dalla porcellana dura, scoperta in Germania nel XVIII secolo, alle opere di gusto Mic Claudia Casali, racconta da sempre la storia dei popoli e delle sue civiltà; è lo specchio di ogni storicistico e orientaleggiante come le cineserie (già presenti nel XVII secolo) e le giappo- società e rappresenta lo stile di vita di ciascuna nazione. Leggere l’evoluzione dei manufatti in termini di neserie (diffusesi nella seconda metà del XIX secolo). Non mancano le derivazioni stilistiche forme, decorazioni e funzionalità significa comprendere il progresso, il miglioramento, la crescita di una neorinascimentali, i revival rococò e la diffusione di manufatti d’uso come la terraglia. Nazione». q S.I. Agli inizi del XX secolo con l’avvento del Liberty la ceramica diviene anche arredo, utilizzata per abbellire le facciate di architetture o di mobili, e scultura, con i primi oggetti di design Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, viale Baccarini 19, Faenza (RA), mar-ven 10-13,30, sab(grazie al Bauhaus e alle grandi manifatture). Ma la vera rivoluzione esplode nel secondo dom 10-17,30, tel. 0546/697311, www.micfaenza.org, «59mo Premio Faenza» fino al 31 gennaio, «Stili di dopoguerra con la produzione delle piastrelle industriali, che aprirà le porte a un uso vita europei attraverso la ceramica. Dal Barocco ai giorni nostri» dal 23 aprile all’11 settembre sempre più vasto della ceramica, oggi impiegata anche nelle ricerche biomediche e nelle Vedere a faenza | 21 Vedere a Parma e Modena Dal vintage al design, dal modernariato all’ebanisteria del ’700, in 45mila metri quadrati Parma. La prossima edizione di Mercanteinfiera, rassegna internazionale di modernariato, antichità e collezionismo vintage, si svolgerà dal 27 febbraio al 6 marzo negli spazi delle Fiere di Parma con 45mila metri quadrati di superficie espositiva, circa 1.000 espositori provenienti da tutta Europa e centinaia di buyers in arrivo da un parterre di Paesi consolidato comprendente Stati Uniti, Francia, Germania, Austria, Argentina e Svizzera, cui si aggiungono dalla prossima edizione anche Texas, Danimarca e Norvegia. Mercanteinfiera propone oggetti di alta qualità: dall’ebanisteria del ’700 al design più raffinato, ai ricercatissimi pezzi che rimandano alla cultura pop e ad atmosfere vintage. Nell’edizione del 2015 (nella foto, un particolare di uno degli stand), si è registrato rispetto all’anno precedente un incremento del 10% nell’esportazione di beni verso i Paesi esteri. Anche quest’anno ad arricchire la Fiera vi sono due mostre collaterali. La prima è realizzata in collaborazione con Fabio Castelli, collezionista e ideatore di MIA Photo Fair, s’intitola «Sole o accompagnate. L’opera fotografica come opera singola e come serie», presenta scatti di Antonio Biasucci, Franco Fontana, Vittore Fossati, Leonardo Genovese, Nan Goldin, Rita Lintz, Lynne Lawner, Marcello Mariana, Sara Rossi, Cosimo Re Ricatto, Sergio Scabar, Ulrich Tillmans, Luigi Veronesi e dà luogo a un percorso d’indagine sulla fotografia e sul suo rapporto con il mercato e i fruitori. La seconda s’intitola «Parma 360 on view» ed è prodotta in collaborazione con Federica Bianconi, Chiara Canali, Simona Manfredi, Camilla Mineo. È una finestra aperta sul Festival della creatività contemporanea che si terrà a Parma dal 29 aprile al 5 giugno che offrirà uno sguardo a trecentosessanta gradi su tutte le arti, un evento costituito da mostre, conferenze, workshop e incontri con grandi personalità dell’arte contemporanea. Fiere di Parma, via delle Esposizioni, Parma, tutti i giorni 10-19, tel 0521/9961, www.marcanteinfiera.it, «Mercanteinfiera» dal 27 febbraio al 6 marzo Vedere A parma e modena | 22 Vocazione per l’antico Un particolare della scorsa edizione di Modenantiquaria 150 espositori alla trentesima Modenantiquaria Modena. Dal 13 al 21 febbraio è aperta Modenantiquaria, la manifestazione gestita da alcuni anni direttamente da ModenaFiere. Patrocinata dall’Associazione Antiquari d’Italia e dall’Associazione Antiquari Modenesi aderente a Fima, la 30ma edizione comprende 150 gallerie italiane e stranierie. «Realizziamo una tra le più longeve e visitate fiere d’alto antiquariato in Italia e una tra le più qualificate espressioni del mercato dell’arte antica in Europa, spiega l’amministratore delegato di ModenaFiere Paolo Fantuzzi. Con questa edizione proseguiamo un rilancio basato sulla qualità, relazioni, partnership e comunicazione. La manifestazione ha un cuore antico che considera il collezionismo l’anima della storia artistica e culturale d’Europa, e ha uno spirito rinnovato attento alle nuove dinamiche e alle attuali esigenze di mercato, antiquari e pubblico. Modenantiquaria è la sola fiera nel panorama europeo a dipingere un affresco completo e variegato dell’arte antica, grazie alla rassegna collaterale «Excelsior», focalizzata sulla pittura dell’800, alle antichità per esterni del salone Petra, ai gioielli, alle suppellettili e ai mobili rari ed eleganti. Modenantiquaria merita una visita, ma non di corsa, ogni pezzo va ammirato come opera creativa di un artigiano; ogni pezzo ha una sua storia e può raccontarci qualcosa del passato, promuovendo la conservazione e la divulgazione della cultura». L’obiettivo è posizionare la manifestazione nel circuito internazionale delle migliori mostre, ponendo grande attenzione alle gallerie ospiti, ai contenuti e agli allestimenti. Per questo gli organizzatori hanno deciso il consolidamento di «Excelsior» e il restyling di «Petra», il salone collaterale dedicato all’antico, alla decorazione, al design e alla ristrutturazione per parchi e giardini. Modenantiquaria intende affermarsi come punto di riferimento per un pubblico sempre più ampio che s’interessi all’antico, desideroso non solo di ammirare, ma anche di acquistare. Spiega Pietro Cantore, presidente degli antiquari modenesi: «La XXX edizione è un traguardo importante che poche manifestazioni possono vantare. Abbiamo invitato le più importanti gallerie d’antiquariato italiane e straniere e confermato lo stretto rapporto con l’apparato museale modenese, in particolare con la rinnovata Galleria Estense: il simbolo della mostra è il busto di Francesco I del Bernini conservato nel museo. Si sta lavorando per realizzare incontri con autorevoli con esperti come Philippe Daverio, Giulio Volpe, Francesco Faranda e l’antiquario Fabrizio Moretti, che affronteranno vari aspetti dell’arte antica e della libera circolazione delle opere d’arte. In un momento di rilancio economico del Paese, gli oggetti di antiquariato sono considerati un sicuro e durevole bene di rifugio, poiché il nostro mercato è in costante crescita di quotazioni e l’Emilia è sempre stata una terra di appassionati d’antiquariato. Modenantiquaria non poteva che nascere qui». q S.L. Modenantiquaria, ModenaFiere, viale Virgilio 58, Modena, lun-ven 15-20, sab-dom 10,30-20, tel. 059/848380, www.modenafiere.it, www.modenantiquaria.it, «Modenantiquaria» dal 13 al 21 febbraio
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