La Campagna Sottana del Principato di Pavia
Transcription
La Campagna Sottana del Principato di Pavia
La Campagna Sottana del Principato di Pavia: dimore di proprietà nobiliare nel Settecento* di Anna Letizia Magrassi, Roberta Manara Il lavoro qui presentato nasce da una ricerca condotta per conto della Società Progetti di Pavia e sotto la supervisione del Professor Giulio Guderzo, Direttore del Dipartimento Storico Geografico dell’Università degli Studi di Pavia, con un finanziamento iniziale della Cariplo. Si tratta di un censimento delle dimore extraurbane di proprietà nobiliare presenti nel Settecento in provincia di Pavia. Non essendo mai stata condotta prima d’ora un’indagine sistematica, il primo passo è stato quello di individuare gli edifici attraverso i dati d’archivio, allo scopo di realizzare una mappa completa. Avendo la necessità di censire e fissare la situazione in un preciso momento nel Principato di Pavia, si è scelto di utilizzare il Catasto teresiano e il Censimento sabaudo. Lo spoglio in archivio è cominciato dal Catasto teresiano e per la sola zona a nord del Po e ad est del Ticino, rinviando a un secondo momento lo studio dei territori passati al Piemonte dopo le vicende politico-militari della prima metà del Settecento, cioè il Siccomario, la Lomellina, il Vigevanasco, l’Oltrepò di pianura, di collina e quello montano (feudi appenninici e Bobbiese). Il Catasto lombardo, avviato nell’età di Carlo VI, dopo un lungo lavoro di messa a punto e molti tentativi di boicottaggio per i privilegi che andava a toccare, divenne lo strumento attraverso il quale il governo teresiano mise ordine nell’amministrazione e nelle finanze mediante un controllo diretto ed efficiente anche nei possedimenti periferici della monarchia, come era lo Stato di Milano. L’operazione, iniziata nel 1718, con la Giunta De Miro, interrotta nel 1733, ripresa con la Giunta Neri nel 1749, interrotta di nuovo nel 1757, si concluse infine con la “pubblicazione” del Catasto nel 1760. Improntato a principi di giustizia fiscale e di razionalità amministrativa, esso sostituì alla dichiarazione del proprietario l’accertamento periziale e la riproduzione particellare delle terre, come base per un’equa ripartizione dell’imposta fondiaria. Su tale base si avviò poi la riforma delle amministrazioni cittadine da costituire pertanto sulla base del censo e della proprietà e non più in base al sangue, ossia all’appartenenza alle famiglie originarie menzionate negli antichi Statuti. In tal modo si otteneva di ridurre gli arbitrii, allargando la partecipazione a nuove figure sociali. Il Catasto nel contempo contribuiva indirettamente al miglioramento dell’agricoltura ancorando l’imposta al valore capitale della terra e non al reddito via via prodotto. Il raggiungimento degli scopi prefissi fu possibile anche in virtù della grande perizia tecnica con cui la catastazione venne effettuata. Il Catasto austriaco entrato in vigore nel 1760 riguardò le seguenti zone del Principato di Pavia: la Campagna Soprana con i Corpi Santi, i Parchi, il Vicariato di Settimo e la Campagna Sottana. Queste aree differivano notevolmente tra loro per vicende storiche, per fisionomia del territorio e per situazione economico-sociale. Le regioni erano suddivise in quattordici delegazioni formate da centoquattro comuni e vistose erano le differenze anche tra le delegazioni di una stessa zona. Il nostro lavoro ha avuto inizio dall’indagine sui documenti catastali, presenti nell’Archivio di Stato di Pavia e di Milano relativi alla Campagna Sottana che comprende sei delle quattordici delegazioni e conta cinquantacinque comuni. Il volume dell’Ingegner Gaetano Tarantola, Il sistema pratico del censimento prediale milanese instituito nel secolo XVIII, Milano, 1816, che descrive minutamente le complesse operazioni Anna Letizia Magrassi, nata a Pavia il 7 giugno 1966, si è laureata in Lettere moderne con indirizzo storico artistico. E’ addetta ai rapporti con le biblioteche per la Libreria Clu di Pavia. E’ attiva da tempo nel campo della valorizzazione dei beni artistici e ambientali; ha collaborato con i Musei Civici ed è attualmente impegnata nell’inventario dei beni culturali della Diocesi di Pavia per conto della Curia Vescovile. Ha pubblicato Influenze cluniacensi nell’Italia del nord in “Quaderni Medievali” n. 39, giugno 1995, edizioni Dedalo. Roberta Manara, nata a Pavia il 6 febbraio 1961, si è laureata in Lettere moderne con indirizzo storico artistico. Ha lavorato nell’ufficio opere d’arte della Società Borghi Trasporti Spedizioni S.p.A. di Milano e per una Società di relazioni pubbliche. Ha frequentato corsi di catalogazione-conservazione-gestione fotografica ed ha effettuato l’inventariazione dell’Archivio fotografico Chiolini. Ha collaborato con i Civici Musei di Pavia (segreteria organizzativa mostra Bergognone) ed è attualmente impegnata nell’inventario dei beni culturali della Diocesi di Pavia per conto della Curia Vescovile. * Un particolare ringraziamento per l’aiuto offertoci al Prof. Giulio Guderzo, alla Prof.ssa Maria Grazia Albertini Ottolenghi, alla Cariplo, ai proprietari delle dimore per la cortese disponibilità e a tutti coloro che hanno partecipato al lavoro anche occasionalmente. 207 del catasto, è stato un indispensabile strumento per orientarci tra i vari tipi di registri e individuare quelli contenenti i dati relativi alle dimore, vale a dire i Sommarioni dei beni di seconda stazione, cioè relativi agli edifici, e le Tavole del Nuovo Estimo. Questi registri non forniscono descrizioni particolareggiate delle dimore, ma danno informazioni sul proprietario, sulla destinazione d’uso, sulle dimensioni e sul valore. La scelta è caduta sulla Campagna Sottana anche per la presenza nell’Archivio di Stato di Pavia, di tutte le mappe delle comunità che la compongono; presso i Civici Musei di Pavia è conservato, inoltre, l’Atlante del Principato, suddiviso in due tomi che riuniscono più di duecento carte e mappe catastali. Le mappe, realizzate ad acquerello e di grande bellezza, hanno permesso di arricchire di nuove informazioni i dati desunti dai registri catastali, come ad esempio il tipo di pianta dell’edificio, la presenza di giardini graficamente evidenziati e di oratori annessi. L’identificazione delle dimore è stata resa possibile dalla corrispondenza esistente tra il numero che le designa sul registro catastale e il numero che le individua sulla mappa. Confrontando le mappe settecentesche e le carte attuali (tavolette I.G.M., scala 1:25000) sono stati condotti dei sopralluoghi sul territorio al fine di verificare la sopravvivenza degli edifici e le loro condizioni. Fotografate le mappe settecentesche, l’individuazione è stata possibile grazie all’orientamento delle mappe e all’utilizzo di punti di riferimento (strade, chiese, oratori, ecc….) rimasti inalterati nel tempo. Individuati i lotti di terreno corrispondenti ai numeri di mappa, lo stato attuale è stato documentato con fotografie e una scheda descrittiva messa a punto con l’ausilio della Professoressa Maria Grazia Albertini Ottolenghi del Dipartimento di Scienza della Letteratura e dell’Arte Medioevale e Moderna dell’Università di Pavia. Tale scheda si articola nelle seguenti voci: Comune, Frazione, Località, Quota s.l.m., Tavoletta I.G.M., Mappa catastale, Coerenze, Ingresso principale, Proprietà nel Catasto Teresiano, Proprietà attuale, Uso attuale, Notizie storiche, Descrizione, Giardino, Lapidi e iscrizioni, Datazione, Materiali e decorazioni, Stato di conservazione, Restauri, Problemi di tutela, Toponimi, Notizie raccolte sul luogo, Bibliografia, Iconografia, Rilievi, Materiale fotografico, Foto aeree, Rimandi, Data della compilazione. Sono emerse situazioni molto diverse: quasi integrale conservazione, cambiamenti più o meno radicali, trasformazione totale e, in alcuni casi, scomparsa dell’edificio. Ci si è imbattuti, inoltre, in edifici di estremo interesse storico-artistico ed architettonico che erano sfuggiti però alla selezione operata o perché edificati successivamente alla stesura del Catasto teresiano, o perché non erano più di proprietà nobiliare in quegli anni. E’ parso comunque importante compilare, anche per questi edifici, una scheda documentaria e fotografica. Terminata la raccolta dei dati d’archivio, compiuti i sopralluoghi sul territorio con la relativa campagna fotografica ed effettuata la schedatura, si è provveduto a informatizzare l’intera documentazione. Il ricco materiale raccolto, relativo alla Campagna Sottana, permette ora una visione d’assieme e alcune considerazioni alle quali potrà far riferimento chi vorrà affrontare diversi quesiti riguardanti la nobiltà a Pavia e nel Principato nel Settecento. Ad esempio, dai registri catastali risulta che i maggiori possidenti, appartenenti alla nobiltà titolata sono: i Conti Antonio e Francesco Barbiano di Belgioioso, il Conte Giulio Visconti, la Famiglia Cusani, il Conte Scaramuzza-Visconti, il Conte Vistarino, il Marchese Aurelio Bellisomi, il Marchese Ottavio Pallavicino. E’ interessante notare che la maggior parte dei grandi proprietari titolati della Campagna Sottana erano milanesi. Una volta ultimato il censimento sull’intero territorio del Principato, sarà interessante valutare la provenienza di tutte le famiglie nobili proprietarie, verificare l’entità e l’influenza delle famiglie milanesi, la differenza di comportamento in rapporto alla diversa provenienza, quanto e dove investissero nel settore edilizio le famiglie pavesi, quanto il patrimonio e la provenienza incidessero sulle caratteristiche tipologiche delle dimore; dedurre, inoltre, sin dove possibile, quali fossero nel Settecento le famiglie ‘emergenti’ e quelle in decadenza, 208 attraverso lo studio delle loro abitazioni, analizzate come specchio della situazione economica. In un secondo tempo lo studio potrà continuare con approfondimenti sulle singole dimore, sulle loro tipologie, sulla storia dell’edificio e dei proprietari, effettuando in futuro anche lo spoglio degli ancora poco studiati archivi privati. Le indagini sul territorio hanno evidenziato lo spinoso problema della conservazione e della gestione del patrimonio storico-artistico in Italia. Dei sessanta edifici individuati nel territorio della Campagna Sottana nel corso del censimento, ne illustreremo nove (escludendo volutamente edifici quali il Castello di Belgioioso, il Castello d’Inverno, la Cascina Belvedere già ampiamente conosciuti e studiati) preferendo prendere in esame dimore meno conosciute che si caratterizzano, comunque, per un notevole interesse storico-artistico. MIRADOLO TERME (delegazione X) Tavola del nuovo estimo beni di seconda stazione anno 1755 atti catastali di Corteolona del cosiddetto Catasto di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia n. 890 - Proprietario Corti Marchese Don Siro q.m. Francesco - Destinazione d’uso: casa di propria abitazione - Estensione: 9 pert.; 16 tav. - Valore: 77 scudi; 2 lire Mappe del Catasto milanese e mantovano di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia Fascicolo 122 Mandamento CO Anno 1723 Collocazione D/4 Foglio: 7 n. 890 Proprietà attuale: privata. Uso attuale: abitazione e azienda agricola. Si tratta forse di uno dei casi più fortunati per quanto riguarda la conservazione della dimora che sussiste ancora in discrete condizioni, ma meriterebbe certamente una valorizzazione più adeguata. Edificio imponente, di squisita fattura, con impianto ad U aperto sul giardino. Giardino che si estende a sud e si articola in due porzioni, una affacciata sulla strada ed una a ridosso del palazzo stesso e separata dall’altra da una cancellata in ferro battuto con muro di cinta e pilastri con vasi acroteriali. La presenza di siepi ci ha indotti a ipotizzare l’esistenza di un giardino originario all’italiana. L’edificio presenta un corpo di fabbrica rettangolare, in laterizi intonacati, con due ali sporgenti timpanate con oculo centrale; risulta scandito in tre ordini, con finestre incorniciate, due fasce marcapiano e sottogronda a dentelli. Nell’ordine mediano si apre una portafinestra timpanata con balconcino in ferro battuto recante al centro la lettera “D”(fino al 1919 l’abitazione era di proprietà della famiglia Dassi). I due corpi aggettanti, più articolati, sono caratterizzati da una terminazione a timpano e cantonate in bugnato liscio. Il bugnato liscio si riscontra anche nell’ordine inferiore con archi ciechi e specchiature rettangolari sopra le finestre e le porte, mentre nel secondo ordine ciascuna delle tre finestre è sovrastata da un bassorilievo a festone inserito in una specchiatura e la porta finestra centrale reca un balconcino in ferro battuto. All’interno si possono ammirare saloni affrescati con volte a crociera e decorazioni in stucco unghiate. Ad est, connesso all’edificio principale, a un livello inferiore, si estende un corpo di fabbrica a due piani: si tratta forse dell’ala originariamente destinata alla servitù. LINAROLO (delegazione VIII) Tavola del nuovo estimo n. 378 - Proprietario: Conte Giulio Calderara Proprietà attuale: privata, in passato l’edificio era appartenuto all’Ospedale Maggiore di Milano. 209 Uso attuale: in abbandono. Toponimi: edificio chiamato “il Castello”. Sorte decisamente più sfortunata è toccata a questo edificio che attualmente versa in cattivo stato di conservazione e risulta disabitato. L’attuale palazzo gentilizio fu costruito probabilmente sulle vestigia di un’antica rocca del sec. XIII demolita durante il sec. XVII. Nel 1406 il castello e i suoi beni furono investiti ai nobili Beccaria. L’edificio presenta un corpo di fabbrica principale, rettangolare, articolato in due ordini: il piano superiore, liscio, reca nove finestre inquadrate in una cornice che riprende il motivo della fascia marcapiano; quello inferiore, a bugnato liscio, mostra finestre inquadrate da archi ciechi. Il sottogronda modanato è tinteggiato in giallo. L’edificio ad ovest, più basso di quello principale, ma di identiche fattezze, presenta anche il piano inferiore a intonaco liscio. Sul lato est vi sono dei fabbricati rustici adibiti a depositi. A tutto il complesso si accede mediante un cancello in ferro battuto, con un muro di cinta intonacato intervallato da pilastri bugnati con vasi acroteriali. L’area di fronte all’edificio, che nella mappa teresiana risultava adibita a corte, ora è in stato di totale abbandono. Nel corso di un nostro sopralluogo nel 1991 ci siamo imbattuti in muratori che stavano rimuovendo gli infissi interni originali settecenteschi. Attualmente risultano ponteggi in facciata, ma i lavori di restauro sembrano esser stati sospesi da tempo. MONTESANO - Comune di Filighera (delegazione VIII) Colonnario della mappa n. 52-53 1/2 - Archivio di Stato di Pavia Proprietario: Don Gaetano Sartirana Proprietà attuale: privata Uso attuale: azienda agricola e abitazione Si tratta di un ampio complesso costituito da numerosi edifici, il cui nucleo centrale è rappresentato da una cascina a corte aperta. La facciata della casa padronale, in laterizi intonacati, presenta un porticato a tre archi attualmente in restauro. I rustici, invece, che hanno subito grossi danni in occasione del nubifragio del 1988, versano in uno stato di totale abbandono. Stessa sorte è toccata anche al giardino che si trova nella posizione originaria segnata sulla mappa teresiana. A nord, affacciato sulla strada, si erge un oratorio dedicato all’Assunta, già indicato nella mappa del Catasto teresiano con la lettera A, edificio di piccole proporzioni timpanato, con rosone centrale e campanile semidiroccato. In origine il portale d’accesso presentava una cornice marmorea architravata, decorata da due volute che, nel 1993, in occasione di un nostro ulteriore sopralluogo, risultava asportata. La facciata dell’oratorio si inserisce nel muro di cinta, nei pressi del portale d’accesso alla corte interna, dotato di un arco e di uno stemma ad affresco ormai quasi illeggibile. Sarebbe auspicabile estendere i lavori di restauro all’intera area dei rustici, all’oratorio e al giardino. MONTE CON BOLOGNOLA - Comune di Villanterio (delegazione XI) Tavola del nuovo estimo beni di seconda stazione anno 1755 atti catastali di Corteolona del cosiddetto Catasto di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia n. 93 - Proprietario: Opizzoni Conti Luigi e Francesco q.m. Francesco Destinazione d’uso: casa di propria abitazione con giardino in mappa n.17 - Estensione: 6 pert. - Valore: 60 scudi 210 Mappe del Catasto milanese e mantovano di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia Fascicolo 123 Mandamento CO Anno 1723 Collocazione D/4 Foglio: 1 n. 93 Fascicolo 123 Mandamento CO Anno 1723 Collocazione D/4 Foglio: 1 n. 17 Proprietà attuale: privata Uso attuale: abitazione e azienda agricola Complesso di notevole interesse, immerso tra i campi, costituito da numerosi edifici. L’edificio padronale, in laterizi intonacati in color giallo, è costituito da un blocco rettangolare a due piani con avancorpo centrale timpanato, dotato di un oculo e di un ingresso con portico a tre archi. L’ordine inferiore è a bugnato liscio; mentre quello superiore, separato da una fascia marcapiano, è a intonaco liscio con gli spigoli sottolineati da cantonate in bugnato liscio tinteggiate in bianco. La dimora si apre su una corte rustica e si affaccia, sul retro, su un ampio giardino con peschiera. Il retro dell’edificio è allineato, reca due fasce marcapiano e la parte inferiore è a bugnato liscio. Degna di nota la notevole varietà dei comignoli. Ad est, adiacenti al corpo principale si trovano alcuni rustici abbandonati. Ad ovest, dopo alcuni edifici in stato di abbandono, si erge una piccola cascina ristrutturata con annesso un oratorio completamente restaurato agli inizi del secolo con decorazioni in cotto, cornici, rosone e finestre ad arco acuto, aggiunte in stile neogotico. VIVENTE - Comune di Vistarino (delegazione VII) Tavola del nuovo estimo beni di seconda stazione anno 1755 atti catastali di Corteolona del cosiddetto Catasto di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia n. 173 - Proprietario: Cane Don Agostino q.m. Giò Batta - Destinazione d’uso: casa di propria abitazione con giardino in mappa n.138 - Estensione: 4 pert.; 8 tav. - Valore: 43 scudi; 2 lire n. 174 - Proprietario: Cane Don Agostino q.m. Giò Batta - Destinazione d’uso: casa da massaro con orto in mappa n.142 - Estensione: 10 pert.; 17 tav.-Valore: 107 scudi; 4 ottavi Mappe del Catasto milanese e mantovano di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia Fascicolo 107 Mandamento BG Anno 1722 Collocazione C/9 Foglio: VIII n. 138 Fascicolo 107 Mandamento BG Anno 1722 Collocazione C/9 Foglio: VIII n. 142 Proprietà attuale: Almo Collegio Borromeo di Pavia Uso attuale: azienda agricola data in affitto. La cascina detta dei due platani (caduti nel 1978) fu lasciata, con l’arredo, nel 1977 dalla signorina M. Moretti al Collegio Borromeo. Citiamo questa dimora come esempio di pessima ristrutturazione e di cattivo stato di conservazione. L’edificio padronale, che prospetta su una corte, versa in uno stato di totale abbandono; è in laterizi intonacati vivacizzato da cornici dipinte e da incisioni decorative che riquadrano le finestre. La facciata risulta scandita in tre ordini: il piano terra con porte finestre e finestre, alcune delle quali murate; il piano superiore con finestre rettangolari ed un oculo che dà luce ad una stretta scala interna; l’ultimo piano con oculi ellittici tamponati, riquadrati da cornici sagomate in intonaco bianco. Tutte le finestre sono riquadrate da finte cornici modanate o con volute, a trompe l’oeil che danno l’impressione di un rilievo monocromo e che variano da piano a piano. All’inteno soffitti a cassettoni dipinti con mensole sagomate, tracce di decorazione a tappezzeria, fasce decorative floreali e pavimenti in cotto. L’edificio padronale è fiancheggiato da un corpo di fabbrica moderno con tapparelle, 211 aggiunto negli anni Sessanta in sostituzione di un rustico. E’ dotato anche di un portico recente che ospita abbeveratoi in granito usati come fioriere e basi di colonne provenienti dalla stalle rifatte nel 1956. In occasione del rifacimento di quest’ultime, le colonne originarie, invece, non sono state conservate. A ovest la dimora si affaccia sul giardino, coincidente con quello settecentesco, circondato da un muro in cemento moderno, ma ben curato e con splendide piante di cachi e magnolie. L’accesso al giardino era reso possibile da due cancelli in ferro battuto, ora non più in loco. ZERBO (delegazione IX) Tavola del nuovo estimo beni di seconda stazione anno 1755 atti catastali di Corteolona del cosiddetto Catasto di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia n. 351 - Proprietario: Ghislieri Marchese Pio q.m. Giovanni Battista - Destinazione d’uso: casa di propria abitazione con giardino in mappa n.124 - Estensione: 5 pert.; 9 tav. - Valore: 45 scudi; 4 lire; 1 ottavo n. 363 - Proprietario: Ghislieri Marchese Pio q.m. Giovanni Battista Destinazione d’uso: casa di propria abitazione Estensione: 1 pert.; 14 tav. - Valore: 13 scudi; 2 lire; 6 ottavi Mappe del Catasto milanese e mantovano di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia Fascicolo 137 Mandamento CO Anno 1722 Collocazione D/9 Foglio: 7 n. 351 Fascicolo 137 Mandamento CO Anno 1722 Collocazione D/9 Foglio: 7 n. 363 Fascicolo 137 Mandamento CO Anno 1722 Collocazione D/9 Foglio: 7 n. 124 Proprietà attuale: frazionato in diverse proprietà private Uso attuale: abitazione, ristorante (ala centrale), discoteca (sotterranei). Toponimo: Castello dei Templari Il Castello, con impianto a U, è aperto su una corte interna, con muro di cinta convesso dal profilo ondulato e pilastri con vasi acroteriali. L’edificio, in laterizi intonacati, presenta la tipologia propria del castello: posizione leggermente sopraelevata, fossato, muro a scarpa verso il giardino (coincidente con quello indicato nella mappa teresiana) e contrafforti angolari (nord-est e sud-est). Il Castello si sviluppa su tre piani, l’ultimo dei quali più basso e con finestre di minori dimensioni o oculi. Nei lati esterni che si affacciano sul giardino, si aggiunge anche un ulteriore ordine inferiore con finestre strombate che si aprono nel muro a scarpa, diviso da un cordolo marcapiano dagli ordini superiori. Tutte le finestre verso l’esterno sono ingentilite da una riquadratura sagomata, leggermente aggettante e nel secondo ordine si notano portefinestre con balconcini in ferro battuto. L’interno presenta pavimenti in cotto, soffitti a cassettoni dipinti con girali e foglie stilizzate, porte con sovraporte originali in legno dipinto e affreschi di notevole interesse. Sulle pareti della scala collocata nell’angolo tra l’ala centrale e l’ala sud si notano affreschi trompe l’oeil e lo stemma della famiglia Ghislieri (nel periodo 1580-1620 Pio V provvide al restauro del castello e affidò a un pittore veneto la decorazione affrescata). Attualmente è in corso la ristrutturazione dell’ala centrale (corrispondente al ristorante). Citiamo di seguito alcune dimore come esempio di edifici di notevole interesse storico-artistico, per i quali abbiamo ritenuto opportuno compilare una scheda, nonostante fossero sfuggiti alla selezione delle dimore di proprietà nobiliare da noi operata attraverso il Catasto teresiano. 212 GERENZAGO (delegazione XI) Tavola del nuovo estimo beni di seconda stazione anno 1755 atti catastali di Corteolona del cosiddetto Catasto di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia n. 479 - Proprietario: Collegio Ghislieri di Pavia - Destinazione d’uso: casa da massaro detta la Cassina del Castello, con orto al n. 285 - Estensione: 11 pert.; 21 tav. - Valore: 142 scudi; 3 lire n. 480 - Proprietario: Collegio Ghislieri di Pavia - Destinazione d’uso: Castello parte da massaro e parte per abitazione dei Ministri del Collegio Ghislieri di Pavia con orti in mappa ai nn. 270-272 - Estensione: 4 pert.; 6 tav. - Valore: 111 scudi Mappe del Catasto milanese e mantovano di Maria Teresa - Archivio di Stato di Pavia Fascicolo 118 Mandamento CO Anno 1722-24 Collocazione D/3 Foglio: VI n. 479 Fascicolo 118 Mandamento CO Anno 1722-24 Collocazione D/3 Foglio: VI n. 480 Fascicolo 118 Mandamento CO Anno 1722-24 Collocazione D/3 Foglio: VI n. 285 Fascicolo 118 Mandamento CO Anno 1722-24 Collocazione D/3 Foglio: VI n. 270/272 Proprietà attuale: privata Uso attuale: in abbandono Toponimo: il Castello Acquisito nel 1567 da Papa Pio V Ghislieri come patrimonio immobiliare del Collegio, era in precedenza di proprietà della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Sulla strada comunale per Copiano, non lontano dal castello, si trova la cosiddetta Rocca, avanposto in mattoni a vista con torre e portico ora in restauro. Più oltre si innalza il Castello, edificio di forma quadrilatera in laterizi a vista e in alcuni punti intonacati, in origine circondato da un fossato, al quale si accede da una grande cascina a corte chiusa, posta a sud-est. La facciata, ad est, ampiamente rimaneggiata, con portale sormontato dallo stemma del Collegio Ghislieri (con tiara papale e chiavi in croce di S. Andrea), reca nel muro le scanalature tamponate del ponte levatoio e della pusterla. Al di là del toponimo, l’edificio rispetta realmente la tipologia del castello: il lato ovest, ad esempio, termina inferiormente con un muro a scarpa sopra il quale corre una fascia marcapiano (visibile anche sul fronte nord), reca merli ghibellini (alcuni tamponati), finestre tamponate e buche pontaie anch’esse in parte chiuse. Gli angoli sud-ovest e nord-ovest sono in aggetto con la tipica forma a torre; nell’angolo nord-ovest si nota anche una caditoia. Nell’angolo esterno sud-est il muro si conclude con un’ insolita forma a zig-zag: è ipotizzabile l’intenzione di volerlo immorsare con un altro edificio mai costruito. L’edificio risulta ingentilito da alcuni particolari decorativi: le finestre del lato sud, sia verso il cortile che verso l’esterno, presentano un coronamento superiore ad arco a tutto sesto e sul fronte nord si trova un’interessante finestra architravata incorniciata da lesene e capitelli sporgenti in mattoni ricoperti in stucco. Al cortile interno si accede attraverso un’entrata a tre archi con due volte a botte. Esso presenta una pavimentazione in mattoni disposti in costa, declive verso il centro, divisa a spicchi da vialetti in pietra. Sul fronte ovest una scala in mattoni conduce al primo piano e ad un ballatoio in legno sorretto da mensole sagomate, che occupa il lato nord e parte del lato est. Nell’angolo nord-est una scala in cotto conduce a due cantine comunicanti, la prima con volta a sesto ribassato, la seconda con volta a botte; accanto alla scala di accesso alla cantina se ne trova un’altra in mattoni, ad emiciclo, che immette ad un ulteriore locale. Le stanze al primo piano del lato nord hanno pavimento in cotto, soffitti lignei a cassettoni e un arco a tutto sesto che divide gli ambienti. 213 Tutt’intorno nelle direzioni nord, ovest e sud, si estende, in stato di abbandono, un giardino, nel quale si trova anche una grande macina in pietra. Il pregevole edificio quattrocentesco richiederebbe, urgentemente, un sapiente recupero globale. SAN ZENONE (delegazione VIII) Proprietà originaria: Alessandro Brambilla, protomedico della corte d’Austria. Proprietà attuale: Contesse Sottocasa (discendenti del Brambilla) Uso attuale: Banca, ufficio postale, abitazioni Toponimo: Palazzo Brambilla Alla data del rilevamento catastale settecentesco, l’edificio non risultava ancora di proprietà nobiliare perché probabilmente Alessandro Brambilla ricevette da Maria Teresa il titolo di conte (poiché le salvò il figlio ferito in battaglia) in un anno successivo alla stesura del Catasto stesso. Edificio rettangolare, in laterizi intonacati, con ingresso ad arco a sesto ribassato e volta a botte. La facciata si caratterizza per tre ordini scanditi da due fasce marcapiano, l’ordine inferiore reca una sequenza di finestre con cornici modanate leggermente aggettanti e inferiate in ferro battuto, quello superiore presenta finestre con cappelli articolati ed al centro una porta finestra con balconcino mosso in ferro battuto sorretto da due colonne. L’ultimo piano mostra semplici finestre rettangolari ed è concluso da un sottogronda rilevato. Allineato alla facciata, il muro di cinta con pilastri e cancello in ferro battuto nasconde l’ampio giardino incolto, disposto ad ovest. Nel giardino, entro una nicchia architravata, si trova una statua barbuta con fascio di fiori sotto il braccio sinistro e nella destra un serpente: sul basamento figura la data 1782. Sotto un arco di trionfo con architrave sorretto da lesene scanalate e capitelli corinzi, è ospitata una statua femminile drappeggiata che stringe una corona nella mano sinistra; sul basamento compare la data 1794. All’esterno dell’edificio, a sud, al di là della strada, di fronte al giardino, si trova un’edicola votiva, ora inglobata in una casa moderna, con la statua di San Zenone e l’iscrizione “Divo Zenone/laude Brambilla/MDCCLXXXIII”. Dietro il palazzo, a chiudere il giardino si estende una piccola cascina a corte chiusa con ala centrale timpanata. ALBUZZANO (delegazione VIII) Proprietà attuale: privata Uso attuale: abitazione Toponimo: Castello Da ultimo citiamo una casa-forte di particolare interesse architettonico, sebbene non di proprietà nobiliare nel Settecento, vittima di un pesante e poco scrupoloso intervento di restauro. Edificio a cubo, posto su un lieve rialzo del terreno, concluso sulla facciata est da una fascia marcapiano a denti di sega e con tracce di archi a tutto sesto sopra alcune finestre. Sul retro, ad ovest, si scorgono un muro a scarpa ed una bella finestra modanata, riquadrata in cotto, con grata in ferro battuto; un’altra finestra con analoga riquadratura in cotto è stata smantellata negli anni passati ed il cotto della cornice è stato frantumato e utilizzato come materiale di riempimento in occasione del rifacimento del pavimento delle cantine. Nel 1991, in occasione di un sopralluogo, l’edificio si presentava con mattoni a vista ben stuccati e rifiniti e recava ancora tracce dell’intonaco originario a graffiti; fino al 1945 una fascia bicolore rossa e blu (alta circa 20 cm.) con funzione di fascia marcapiano, contor214 nava l’intera dimora. Attualmente l’edificio è stato totalmente reintonacato ed è stato dotato di un tettuccio fisso in muratura per coprire l’entrata. La porzione sul retro, fortunatamente, è stata risparmiata da questo intervento poco rispettoso, sia all’esterno che all’interno, dove infatti si conservano ancora i soffitti a cassettoni, il pavimento in cotto ed un camino ottocentesco. Le cantine presentano volte a botte in mattoni a vista. Ci auguriamo che questo impegnativo lavoro di censimento possa configurarsi come un utile strumento di ricerca per futuri approfondimenti e possa, inoltre, mettere in risalto l’urgente necessità del recupero dei tanti edifici, ancora poco conosciuti, della nostra provincia. BIBLIOGRAFIA Annali di Storia Pavese, 4-5 dicembre (1980). GIACOMO BASCAPÉ, Storia di Villanterio, Pavia, Mozzaglia, 1926. TERENZIO CERRI, In giro per la Diocesi di Pavia, memorie storiche e topografiche, fasc. I e II, Pavia, Tipografia Vescovile Artigianelli, s.d. FLAVIO CONTI, I Castelli della Lombardia, Milano, Regione Lombardia, 1990. GIULIO CORBELLINI, L’Oratorio di S. Maria in Monte Aureto. Notizie per la storia di Miradolo Terme in provincia di Pavia e diocesi di Lodi, Pavia, Scuola Tipografica Artigianelli, 1963. CARLO DELL’ACQUA, Villanterio. Cenni storici e statistici, Pavia, s.n.t., 1974 GIUSE CARLO MAINI, Filighera tra simbolismo e monumentalità, s.l., s.d. MARIO MERLO-GIUSEPPE MAZZA, Notizie, storia, indicazioni di Pavia e provincia, Pavia, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, 1986. MARIO MERLO, Castelli, rocche case-forti, torri nelle provincia di Pavia, Pavia, Tipografia Fusi, 1991, vol. I. CARLO PEROGALLI, GIACOMO CARLO BASCAPÉ, Castelli della pianura lombarda, Milano, Electa, 1960, p.140. DOMENICO SELLA, L’Economia lombarda durante la dominazione spagnola, Il Mulino, Bologna, 1982 DOMENICO SELLA-CARLO CAPRA, Storia d’Italia, vol. XI, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, UTET, Torino, 1984. GUIDO ZANABONI, Castelli pavesi: Albuzzano e Copiano in “La Provincia Pavese”, 10 aprile 1959. GUIDO ZANABONI, Castelli pavesi: Gerenzago, in “La Provincia Pavese”, 4-5 aprile 1959. GUIDO ZANABONI, Appunti sulle antichità di Villanterio, Pavia, Tipografia Succ. Marelli, 1962. GUIDO ZANABONI, Fonti per la storia di Villanterio, Pavia, s.n.t., 1967. GUIDO ZANABONI, Profilo storico di Villanterio, Pavia, 1967. GUIDO ZANABONI, Trenta castelli pavesi, Pavia, Collegio dei geometri della provincia di Pavia, 1987. 215 1. Atlante del Principato di Pavia: mappa della delegazione VIII della Campagna Sottana pavese. 2. Vivente (Comune di Vistarino) delegazione VII, mappa del Catasto teresiano, Archivio di Stato di Pavia. 216 3. Albuzzano (delegazione VIII), Castello, prima degli interventi di restauro. 4. Albuzzano (delegazione VIII), Castello, dopo il restauro. 217 5. Montesano (Comune di Filighera), delegazione VIII, Cascina, Orato- 6. Monte con Bolognola (Comune di Villanterio), delegazione XI, edificio rio dell’Assunta, con ancora in loco il portale lapideo rubato successivamente. padronale già dei Conti Luigi e Francesco Opizzoni. 7. Miradolo Terme (delegazione X), palazzo già del Marchese Siro Corti. 218