Scarica il libro “Un anno di zapping” 2013 – 2014
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1 2 Osservatorio Media del Moige Movimento Italiano Genitori coordinato da Elisabetta Scala a cura di Alessandra Caneva un anno di zapping guida critica ai programmi televisivi STAGIONE TELEVISIVA - 2013/2014 prefazione di Elisa Manna postfazione di Francesco Posteraro 3 4 Prefazione Elisa Manna 7 Introduzione Maria Rita Munizzi, Elisabetta Scala 9 Legenda dei simboli 11 Schede di analisi critica dei programmi 13 Postfazione Francesco Posteraro 205 Indice dei programmi Glossario dei termini tecnici Note professionali degli autori 206 213 215 un anno di zapping indice 5 6 un anno di zapping prefazione La nostra è un’epoca in cui proliferano i riti collettivi: tra questi, uno dei più rivelatori riguarda il rapporto tra i media e i minori. Totalmente trascurato nella quotidianità da istituzioni e leader d’opinione, balza prepotentemente all’attenzione di tutti quando un doloroso fatto di cronaca fa sospettare una qualche influenza negativa della televisione o dei videogiochi sui comportamenti devianti di un ragazzo o una ragazza. Per qualche giorno non si parla d’altro: gli esperti vengono bersagliati di richieste d’interviste da giornali e trasmissioni televisive che scompongono il fatto mille volte per capire se i contenuti nocivi di cui i media traboccano possono aver influenzato o meno il comportamento deviante in questione (recentemente, le baby prostitute in cerca di guadagni facili per acquistare oggetti di consumo di lusso). Come sempre si formano subito due schieramenti: quelli che vedono nei media l’origine di ogni male, quelli che invece tendono a minimizzare e rimpallano comunque le responsabilità sui genitori. In pratica, non si riesce a fare un discorso serio. Già, perché il discorso diventa serio, quando ci si svincola dalle logiche di schieramento e si guarda con competenza e anche buon senso (che non guasta) alle fenomenologie che abbiamo davanti agli occhi e in cui i nostri figli sono immersi. Quanto a competenza, le conoscenze non mancano: il recente Libro Bianco realizzato dall’Agcom in collaborazione con il Censis ha dedicato uno spazio importante ad un’ampia review sistematica che passa in rassegna la produzione scientifica internazionale più accreditata sul tema. Vi si evidenzia, tra l’altro, che esiste ormai un consenso nella comunità scientifica più autorevole sulla pericolosità della rappresentazione mediatica della violenza così come di altri contenuti: una rappresentazione martellante di modelli estetici irreali, quella del piacere legato ossessivamente al consumo, il ricorso a stereotipi legati alla rappresentazione della donna o delle altre etnie, una visione distorta della sessualità. Evidentemente l’influenza non è diretta (e qui si potrebbero citare molti padri delle scienze sociali), ma può venire mediata, nel bene e nel male, da genitori, scuola, gruppo dei pari. Nel senso che la televisione e i media in generale agiscono da “rinforzo”, ovvero acuiscono qualità e limiti della personalità del minore in maniera direttamente proporzionale ad altre variabili, come, ad esempio, il “capitale culturale”: i più “attrezzati” integreranno le conoscenze acquisite a scuola con i contenuti mediatici, quelli meno attivi e critici tenderanno ad usare passivamente i media esclusivamente come fonte d’intrattenimento. In effetti, l’esposizione “controllata” dai genitori può incidere positivamente sulle qualità cognitive dei minori. La letteratura ci dice che ciò vale ad esempio per l’arricchimento del vocabolario delle classi più svantaggiate, per le capacità di problem solving o ancora per l’integrazione delle etnie. 7 È qui che emerge con chiarezza l’importanza della Media education: genitori consapevoli, informati, sapranno scegliere, orientare i consumi mediatici dei figli in maniera che essi non solo non rappresenteranno un pericolo, ma potranno diventare un arricchimento. “Un anno di zapping” si presenta in questo senso come un utile strumento a disposizione dei genitori per acquisire una visione più ampia del panorama televisivo italiano, perché fonda la propria tassonomia non tanto sull’asettica riproposizione dei dati d’ascolto (di cui si abusa nelle analisi anche dotte),quanto sulle qualità e gli aspetti valoriali che vanno nella direzione di una “TV family friendly”. Il MOIGE in questo senso può vantare una costanza certificata, proprio dal fatto che siamo al settimo Rapporto di un monitoraggio che ha lo scopo evidente di accompagnare i fruitori del piccolo schermo domestico in un percorso che conduca verso la consapevolezza degli adulti e soprattutto dei minori. In questo modo il genitore si fa insegnante, perché viene messo in condizione di dotare il minore di quegli strumenti in grado di smascherare le intrinseche procedure di significazione mediale. Ma non è tutto: talvolta il minore finisce dentro lo schermo, con tutte le strumentalizzazioni che conosciamo. L’industria radiotelevisiva italiana s’inerpica in rischiosi equilibrismi tra la quasi certezza di fare ascolti con bambini attori o cantanti e il dovere sancito dal Codice Media e Minori di esporlo alla luce dei riflettori prevenendo però qualsiasi fattore di turbamento. Ebbene, troppo spesso l’equilibrismo non riesce e, pur rispettando formalmente i dettami della legge, la tv continua ad incentivare il protagonismo e l’adultizzazione dei minori nuocendo a quelli dentro lo schermo e a quelli davanti ad esso. Molto si potrebbe fare: da una “legge quadro” che riprenda tutte le contraddizioni normative del sistema di tutela dei minori per rendere realmente efficace la tutela, fino ad una normativa sull’autocertificazione dei prodotti audiovisivi, come avviene in altri Paesi europei. Forse, in mancanza di un’attenzione normativa di maggior respiro, conviene prendere atto del fatto che il sistema dei media è un sistema che genera prodotti per attirare pubblico e vendere spazi pubblicitari (un discorso a parte evidentemente, andrebbe fatto per il Servizio Pubblico). Questa logica marginalizza, è un fatto, le esigenze dei minori. Perciò, la dimensione dell’educazione e della crescita critica del pubblico, degli operatori dell’informazione e dei responsabili nel sistema dei media, diventa una strada prioritaria e concreta. Anche attraverso questa guida. Elisa Manna Responsabile “Politiche Culturali” Fondazione Censis 8 un anno di zapping introduzione Non solo share. Il punto di partenza con cui, da 17 anni, ci avviciniamo ai programmi e agli spot televisivi è la qualità family friendly. Ed è in quest’ottica che valutiamo centinaia di trasmissioni tra fiction, film, soap, mini serie, varietà, talk show, approfondimenti, cartoni animati e spot. La tv è ancora una delle principali forme di intrattenimento e guardarla insieme, commentando quanto va in onda, rimane un comportamento preferibile per tutta la famiglia. Riteniamo che un prodotto televisivo sia buono quando la “vision” degli autori, cioè il “sottotesto’’, trasmette valori di bellezza, bontà ed autenticità: auspichiamo che oltre a divertire debba veicolare anche un messaggio valoriale positivo e stimolante, sia per i minori che per i genitori. Da questi presupposti nasce “Un anno di zapping”, l’unica guida critica alla programmazione televisiva italiana, che si muove nella direzione di una tv family friendly. Nell’edizione di quest’anno, trovate le schede di 180 programmi, compresi 40 spot, che abbiamo selezionato tra quelli in onda in fascia protetta (7.30-22.30) valutati anche grazie alle migliaia di segnalazioni arrivate al nostro Osservatorio Media (numero verde 800937070, www.moige.it) - e anche attraverso le nostre pagine su Facebook e Twitter. In questa guida è stata analizzata e selezionata tanta fiction con particolare riguardo per quella in grado di esprimere una rappresentazione autentica della realtà che incentivi i legami familiari e la realizzazione umana attraverso l’affettività. Abbiamo prestato attenzione a quei cartoni animati che, usando il linguaggio fantasioso proprio dei bambini, portano a una trasposizione delle qualità umane in modo semplice e appropriato. Buon gusto, valorizzazione della dignità della persona e senso del bello, sono i criteri con cui valutiamo i programmi di varietà e intrattenimento. In particolare quando sono presenti minori, chiediamo che vi sia rispetto per la loro età e sensibilità, che l’ambiente sia adeguato a loro, giocoso e senza elementi di stress e che non siano “usati” per far “spettacolo al servizio degli adulti”. L’ideale è che sia per loro una esperienza positiva e divertente. La pubblicità viene infine considerata nei suoi contenuti anche psicologici, ma senza “psicologismi”. È chiaro che l’obiettivo dello spot, in ultima istanza, è vendere un prodotto, ma nulla vieta di valorizzare il messaggio con l’ironia, la bellezza, l’eleganza, la capacità di evidenziare stili di vita sani. Questi messaggi sono di gran lunga preferibili alla scorciatoia di attirare l’attenzione richiamando gli istinti più bassi. La classificazione simbolica aiuta nell’immediata comprensione dell’analisi dei prodotti televisivi. La valutazione qualitativa è espressa per 9 gradi: dal bidoncino per il programma trash alla stellina per la qualità. Il simbolo della Conchiglia Moige è il riconoscimento più alto assegnato a coloro che riescono a conciliare successo, qualità e valori positivi, condensandoli in un momento di svago adatto a tutta la famiglia. L’intento del volume è quello di offrire a genitori ed educatori uno strumento utile per una visione critica, mentre ai direttori di rete, autori, produttori, pubblicitari e addetti ai lavori, un’occasione di riflessione sulla possibilità di migliorare l’offerta televisiva, tenendo in maggior conto, oltre ai dati d’ascolto, il gradimento del pubblico familiare. Non solo svago, dunque, per le famiglie davanti alla tv, ma anche qualità, contenuti e valori. Ci sono ottimi esempi - e ve li raccontiamo nella guida - ma ci sono anche, purtroppo, tante cadute di stile, di cui faremmo volentieri a meno. La strada verso una tv “cattiva maestra” ha ancora troppi viandanti! Maria Rita Munizzi Presidente Nazionale Moige 10 Elisabetta Scala Responsabile Osservatorio Media Moige legenda dei simboli Conchiglia Moige è la classificazione più alta, indica un programma qualitativamente significativo, da vedere con tutta la famiglia, e in grado di offrire buone potenzialità educative. La conchiglia premia lo sforzo riuscito di una televisione che sa conciliare con gli obiettivi di share qualità del prodotto, necessità di intrattenimento, toni e contenuti adatti alla visione familiare. Stella programma positivo, che abbina contenuti validi e interessanti a una buona forma tecnica, adeguata alle caratteristiche del genere televisivo a cui appartiene il programma. Faccetta sorridente programma qualitativamente buono, senza elementi trash o contenuti inappropriati. Faccetta media programma non meritevole di una particolare segnalazione positiva, ma neanche di un giudizio negativo. Faccetta triste programma di qualità piuttosto scadente, con elementi di criticità. Bidoncino del trash programma di scarsa qualità, che si nutre del gossip e dello scandalo, o tende a trattare con leggerezza temi sociali importanti, spettacolarizzando il dolore umano e non risparmiando volgarità gratuita, ecc., irrispettoso dell’intelligenza, del buon gusto e della sensibilità degli spettatori e soprattutto dei minori. 11 12 Adriano Olivetti, la forza di un sogno Genere: : Miniserie TV Durata: 2 X 90’ Interpreti principali: Luca Zingaretti, Stefania Rocca, Massimo Poggio, Francesca Cavallin, Elena Rodonicich, Francesco Pannofino, Roberto Accornero Regia: Michele Soavi Sceneggiatori: Franco Bernini, Silvia Napolitano Produzione: Casanova per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 28 e martedì 29 ottobre 2013 alle ore 21: 10 Ascolti medi: 6.117.000 telespettatori; 30% share Schede di analisi critica dei programmi 13 FICTION 16 Adriano Olivetti. La forza di un sogno Genere: Miniserie TV Durata: 2X100’ Interpreti principali: Luca Zingaretti, Stefania Rocca, Massimo Poggio, Francesca Cavallin, Elena Radonicich, Francesco Pannofino, Roberto Accornero Regia: Michele Soavi Sceneggiatori: Franco Bernini, Silvia Napolitano Produzione: Casanova per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 28 e martedì 29 ottobre 2013 alle ore 21: 10 Ascolti medi: 6.117.000 telespettatori; 30% share La storia segue una scrittura di tipo circolare. La prima scena: Olivetti muore d’infarto su un treno a soli 59 anni. Da qui, vengono ricostruite in flash back le tappe fondamentali della vita di colui che è stato definito lo Steve Jobs italiano. È ancora dodicenne quando suo padre lo porta a lavorare nella sua fabbrica perché conosca la realtà che un giorno dovrà dirigere. È lì che, spaventato a morte dalla fiamma ossidrica, capisce che è importante mettere gli operai in condizione di lavorare nel miglior modo possibile. Dal padre ebreo, pieno di umanità, sebbene portatore di una mentalità antica, svilupperà un’idea di lavoro e realtà operaia assolutamente rivoluzionaria. Durante la guerra, gli Olivetti devono recarsi all’estero, sono ebrei e antifascisti. Adriano ha un rapporto strano con la moglie Paola, donna enigmatica, che ha sposato e dalla quale ha avuto due figli. Accetta supinamente la sua relazione con Carlo Levi senza ribellarsi, in nome di una concezione di libertà che forse nel film non viene ben spiegata. Il contesto storico è ben descritto, soprattutto la nefasta influenza americana sulla produttività italiana. Qualcuno lo spaccia per comunista, accusa che allarma anche i servizi segreti americani al punto che la Cia decide di spiarlo. In realtà, il suo è un ideale comunitario, non comunista, di stampo cristiano socialista semmai (da ebreo si converte al cattolicesimo), innovativo e neanche utopista, visto che laddove viene applicato produce ricchezza per i proprietari e per gli operai. Questo ideale lo persegue fino alla fine e con successo, passando attraverso le difficili vicissitudini sentimentali, che risolve sposando Grazia, una donna più giovane di lui di trent’anni. Anche il tradimento dell’amico Mauro, che è passato alla concorrenza e diventato deputato, è uno dei dolori più grandi che il protagonista vive. Solo le dimissioni dell’onorevole Fanfani, suo protettore, sembrano darla vinta ai nemici di Adriano Olivetti, ma lui continua a non arrendersi e cerca capitali svizzeri per portare avanti la ricerca e il decollo dell’azienda che ha aperto a Pozzuoli. Durante il viaggio, Adriano muore, stroncato da un infarto fulminante: la prima scena del film è la stessa dell’ultima. Nel giro di pochi anni l’opera generosa di Adriano andrà dispersa, e la divisione elettronica della Olivetti verrà venduta alla General Electric. Ma il sogno di Adriano continuerà a vivere nel lavoro dei suoi successori. La miniserie mostra che l’ideale di Olivetti è vincente, non è utopico, se fallisce è solo a causa dell’estrema avidità degli imprenditori che vogliono guadagnare sempre di più e non considerano gli operai come persone a cui spetta che venga riconosciuta una dignità. E ancora, è colpa del potere smisurato delle banche pilotate dalla politica. È colpa, in ultima analisi, dell’idolatria del denaro che mette la persona in secondo piano. L’attualità di questa storia, in un momento di crisi economica mondiale, è sorprendente; questo prodotto non può che ricevere il nostro pieno plauso. Ottima la risposta anche del pubblico. a.c. 17 Altri Tempi Genere: Miniserie TV Durata: 2X90’ Interpreti principali: Vittoria Puccini, Stefania Rocca, Francesco Scianna, Valentina Corti, Benedetta Buccellato, Marina Rocco, Elena Radonicich, Camilla Semino Favro Regia: Marco Turco Sceneggiatori: Alessandro Sermoneta, Marco Turco, Elena Bucaccio Produzione: Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: domenica 13 e lunedì 14 ottobre 2013 alle ore 21:30 Ascolti medi: 4.804.000 telespettatori; 20.09% share +14 Siamo a Torino nel 1960. Adele, una giovane in procinto di sposarsi, riceve una strana eredità, un albergo e denaro da una donna di cui non conosce l’identità. Incuriosita si reca nelle stanze della casa e trova una lunga lettera della donataria indirizzata alla senatrice Lina Merlin dove Maddalena, questo è il suo nome, racconta la sua storia. Tutto inizia nel 1937 quando, rimasta orfana, chiede aiuto all’avvocato di famiglia che abusa di lei, la mette incinta e poi l’abbandona nella casa di una ricca e spietata usuraia. Quest’ultima, quando Maddalena partorisce, la costringe a prostituirsi in un bordello di lusso, dove però Maddalena, che intanto ha affidato la figlia alle suore, resiste molto poco. Schedata ormai come prostituta, non riesce a trovare un lavoro onesto e ritorna nel bordello di lusso. La bambina viene data in adozione. A questo punto, Maddalena cerca di fare carriera e diventa lei tenutaria di una casa di tolleranza. Tutto procede per il meglio, le sue ragazze vengono trattate nel miglior modo possibile, ma una sua protetta si suicida. Questo la porta a cambiare vita. Decide con successo di appoggiare la senatrice Merlin che si batte per la chiusura della case di tolleranza. La lettera finisce. Adele capisce di essere la figlia di quella donna la cui vita è stata segnata da un travaglio infinito e decide di continuare quello che la madre aveva iniziato. Intanto indaga sulla sua morte e riesce a inchiodare proprio quell’avvocato che la violentò da ragazza e che, oggi, divenuto deputato, l’ha assassinata. Poi regala la casa alle amiche della madre e decide di studiare legge. La storia, considerando che si svolge quasi interamente in un bordello, ha mantenuto un’accettabile decenza di scene. In generale l’opera ripercorre una battaglia della senatrice socialista che portò alla chiusura delle case di tolleranza, e anche se il problema della prostituzione non si risolse, rappresentò un’importante tappa per la denuncia dello sfruttamento di donne povere alle quali la società non sembrava dare alternative. La vicenda di Maddalena è commovente, ma lo è ancora di più la reazione della figlia che, conosciuta la verità, prova una compassione profonda per quel mondo di donne sfruttate di cui è rimasta vittima anche sua madre. Nella ricostruzione dei fatti, si registrano delle forzature: per esempio, quando Maddalena prende in mano come direttrice la casa di tolleranza più esclusiva di Torino, sembra quasi una benefattrice perché tratta bene le ragazze, dà loro assistenza medica, le paga meglio. In realtà quello che le costringe a fare è comunque abominevole e non è sufficientemente condannato dalla fiction. Il suo cambiamento interiore avviene quando Edda muore suicida. Tutti ci saremmo aspettati che alla giovane contadina Maddalena avesse risparmiato “la vita”, proiettando in lei l’affetto della figlia a cui aveva dovuto rinunciare. Nel complesso la fiction è di ottimo livello soprattutto se la si paragona a quelli che sono i prodotti in circolazione. È presente una morale di fondo interessante, offuscata a volte da troppa indulgenza nei confronti della protagonista soprattutto nel periodo in cui lei diviene tenutaria della casa di tolleranza. a.c. 18 Amore criminale Genere: Docufiction Durata: 130’ Conduttore: Barbara De Rossi Regia: Matilde D’Errico, Maurizio Iannelli Autori: AA.VV. Produzione: D 4 per Rai Rete: Rai3 In onda : da venerdì 28 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 1.360.000 telespettatori; 5.13 % share +14 In Italia, una donna viene uccisa ogni tre giorni. Omicidi che deflagrano dopo lunghi periodi di maltrattamenti che il più delle volte non vengono denunciati. Il programma, diretto con garbo e consapevolezza della gravità degli argomenti trattati, si propone di illustrare, raccontare, spiegare, sceneggiare questo terrificante fenomeno partendo da casi tratti dalla cronaca nera. La storia viene ricostruita e si trasforma in una vera e propria docufiction dove, con tanto di attori, location e azioni il fatto viene ricostruito come in un film. Le interviste di parenti, legali, forze dell’ordine, criminologi, psichiatri di parte cercano di gettare qualche luce sulle cause di tali efferati omicidi. I casi ricostruiti si riferiscono per lo più a donne uccise, una minoranza a donne sopravvissute alla morte che poi hanno dovuto affrontare un lungo periodo di recupero psicologico. Il programma è indubbiamente lodevole. Genitori di figlie adulte, donne che si aprono a relazioni sentimentali possono ricevere molte informazioni interessanti per riuscire a cogliere in tempo quei segni, quei comportamenti che sono preludio di manifestazioni di uomini violenti e spesso pericolosi. Il sentimento della passione, dell’innamoramento tende per sua natura a non vedere con lucidità i difetti del partner che vengono giustificati e perdonati, almeno all’inizio, con molta facilità. I casi di femminicidio sono troppi per poterli attribuire a personalità disturbate a livello psichiatrico. “Amore criminale” ricostruisce la vita della vittima entrando nell’ambito familiare, tornando indietro nel tempo. Il programma non vuole solo enfatizzare il dramma mostrando i momenti lieti, la fanciullezza della vittima della violenza; infatti intende anche interrogarsi sulla personalità di una donna che è caduta vittima di un inganno fatale e questo è molto interessante, soprattutto per i genitori che devono vigilare. Ingenuità, bisogno di affetto, solitudine, amarezze, delusioni, irrazionalità giovanile: spesso sono questi i segni che accomunano le vittime di femminicidio. L’uomo violento sa corteggiare, è pressante, attento, premuroso, colma quasi sempre un vuoto prima di manifestarsi per quello che veramente è. Nel momento in cui comincia a togliersi la maschera, queste donne non sanno rinunciare al sogno di prima e resistono, credono di essere in grado di cambiare l’uomo che le ha rese veramente felici in un primo momento. Poi però trovano la forza di rompere la relazione e pagano con la vita l’ultimo guizzo di libertà che era loro rimasto. L’intervento, come previsto dal format della docufiction, di esperti, testimoni, familiari, legali, psichiatri etc… fornisce elementi di analisi eccellenti nonché un quadro veritiero e profondo della personalità dell’omicida. Il programma non può che ricevere quindi il nostro plauso. Se dobbiamo contestare qualcosa è l’uso eccessivo di immagini crude che riportano il momento della violenza più volte, forse troppe, in un crescendo drammatico che riteniamo eccessivo. Bisogna non dimenticare la componente sadica dell’uomo che si abbandona a gesti di violenza nei confronti della donna, qualcuno di loro potrebbe ancora trovarsi a ricoprire il ruolo dello spettatore ed emulare. a.c. 19 Anna Karenina Genere: Miniserie TV Durata: 2X90’ Interpreti principali: Vittoria Puccini, Santiago Cabrera, Benjamin Sadler, Luo de Laage, Max von Thun, Carlotta Natoli, Sydne Rome, Maria Castro, Pietro Sermonti Regia: Christian Duguay Sceneggiatore: Francesco Arlanch Produzione: Lux Vide per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 2 e martedì 3 dicembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.279.000 telespettatori; 19,83% share +12 La miniserie ha messo in luce, rispetto alle molteplici versioni precedenti, alcuni aspetti trascurati del grandioso romanzo di Lev Tolstoj. La rigorosa narrazione a doppio binario tra la storia di Levin e Kitty e quella di Anna e Vronskij pone due realtà affettive che approdano la prima alla felicità, l’altra al suicidio. Lo sguardo pietoso e pieno di umanità di Tolstoj rimane intatto. Lo scrittore russo, infatti, non pone la questione in termini di giudizio, e il più delle volte, se lo fa, si mostra a favore delle donne, vittime di condizionamenti sociali e costrette a matrimoni non sempre liberamente sorretti dall’amore. In quest’opera, in particolare, se c’è un accento di disprezzo è per Vronskij che dà inizio a un gioco, senza un barlume di moralità o scrupolo, anche se poi egli stesso rimane intrappolato da una penosa situazione con il ripudio dalla famiglia e l’allontanamento dalla società. Bellissimo invece il percorso di Levin e Kitty che entrambi compiono prima di giungere al matrimonio. Il primo si libera da ossessioni legate a domande esistenziali con il sano lavoro della terra, Kitty invece svolge un duro e lungo lavoro di volontariato in un ospedale militare dove, a contatto con il dolore, diventa una donna matura. Nessuna aurea di sentimentalismo aleggia intorno alla realtà del matrimonio. I due coniugi decidono di amarsi consapevoli che la felicità è sempre lotta per andare incontro all’altro e che comunque non può essere mai completamente appagante. La morte di Anna Karenina coincide con la nascita del bambino di Kitty e Levin. Spesso l’opera di Tolstoj è stata interpretata come tragica perché epocale, legata all’assenza della protezione femminile in una situazione di divorzio. La miniserie prodotta dalla Lux invece è fedele al testo. Secondo la religione ortodossa un divorzio è possibile, ma Anna non lo vuole perché comprende che non risolverebbe il problema completamente, inoltre non vuole costringere il marito ad addossarsi una colpa che ha solo in parte ed è legata semmai al suo temperamento. Il senso di colpa per aver abbandonato il figlio è più forte di qualsiasi desiderio di rimediare e sistemare socialmente la sua condizione. La voce fuori campo di Levin, che accompagna la narrazione, si conclude con una profonda e umana riflessione su cosa sia veramente la vita e sul significato spirituale della ricerca della felicità: “Tutte le famiglie felici si somigliano”, frase con la quale Tolstoj inizia il romanzo e che trova compimento nelle conclusioni di Levin. La ricerca della verità ci porta a comprendere che le realtà più semplici (la famiglia, i bambini, il lavoro) sono quelle che possono gettare una luce di felicità nella nostra esistenza. Le immagini della miniserie, nonostante l’argomento, sono state intense ma misurate. Questo dimostra che si può raccontare un adulterio passionale senza scivolare nella morbosità. a.c. 20 Arrow 2 Genere: Serie TV Durata: 46X43’ (seconda stagione) Interpreti principali: Stephen Amell, Katie Cassidy, Colin Donnell, David Ramsey, Emily Bett Rickards Regia: AA.VV. Autori /Sceneggiatori: Greg Berlanti, Marc Guggenheim, Andrew Kreisberg Produzione: Warner Bros. Television, Berlanti Television, DC Comics Rete: Italia1 In onda: da martedì 10 gennaio 2014 a lunedì 9 giugno 2014 alle ore 21:10 (programmazione soggetta a variazioni) Ascolti medi: 3.000.000 telespettatori; 11% share Il miliardario playboy Oliver Queen, scampato miracolosamente ad un naufragio, vive per cinque anni su un’ isola deserta acquisendo particolari abilità fisiche e tecniche e grande maestria nell’uso dell’arco per difendersi da innumerevoli insidie. Tratto in salvo, Oliver fa finalmente ritorno nella sua città Starling City ribattezzandosi “l’incappucciato”, una sorta di giustiziere determinato a lottare contro il crimine e la corruzione dilaganti. Oliver ha un’arma speciale che lo aiuterà ad individuare i nemici: una lista segreta di nomi rinvenuta in una tasca della giacca del padre, prima che questo fosse seppellito. Con l’aiuto dei suoi preziosi collaboratori, il fedele braccio destro Diggle e l’esperto informatico Felicity Smoak, Oliver inizia una lunga avventura per consegnare, uno a uno, tutti i malviventi che minacciano la sua città nelle mani della giustizia. Caratterizzato da un montaggio dal ritmo serrato e da sequenze e inseguimenti mozzafiato, la serie antepone la spettacolarità delle azioni rispetto alla pregnanza dei contenuti. L’uso della violenza sembra l’unica arma per far sì che il bene prevalga sul male. Si registra un certo gusto per il tenebroso e l’orripilante: lingue di fuoco, sparatorie e incidenti improbabili che sottolineano il malessere di una città dove violenza e sopraffazione regnano incontrastate e nella quale la forza fisica e la prepotenza sembrano essere rimasti gli unici strumenti a tutela della propria libertà. Emerge dunque la visione di un’umanità persa, che ha bandito da tempo la speranza e non appare più in grado di discutere e dialogare. La dialettica è sostituita dal puntuale uso delle armi, unici strumenti di affermazione della propria volontà. Anche i dialoghi e le relazioni interpersonali risultano banali e funzionali esclusivamente al raggiungimento dei propri obiettivi. Ecco allora che il “nobile” ideale di giustizia del protagonista può realizzarsi solo conformandosi al comportamento dei nemici e rispondendo alla violenza con la violenza. Anche gli intrecci amorosi sono effimeri ed instabili e denotano l’immaturità del protagonista, la sua incapacità di costruire una relazione serena e duratura. I personaggi appaiono talvolta come dei pupazzi teleguidati dalla brama di potere; la dimensione riflessiva è allora sacrificata a tutto vantaggio dell’azione. Di fronte al dilagare del crimine, sembra impossibile fermarsi, guardarsi e riconoscersi. Dalla pagina internet dedicata alla serie è possibile vedere le anticipazioni degli appuntamenti successivi e una galleria di immagini. Un serial che punta tutto sulla spettacolarità delle azioni, ma che conferisce poca importanza alla dimensione relazionale e ai sentimenti dei personaggi. f.d. 21 Baciamo le mani Palermo-New York 1958 Genere: Fiction Durata: 8x75’ Interpreti principali: Virna Lisi, Sabrina Ferilli, Massimo Bellinzoni, Burt Yong, David Coco Regia: Eros Puglielli Autori/sceneggiatori: Teodosio Losito, Manuela Romano, Laura Sabatino, Valentina Capecci Produzione: Ares Film Srl + RTI per Mediaset Rete: Canale5 In onda: dal 02 settembre al 21 ottobre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.700.000 telespettatori; 24% share Nella speranza di ricominciare una nuova vita, lontana dalla terra che le aveva tragicamente strappato il marito, Ida Di Giulio (Sabrina Ferilli), si imbarca col figlio, sotto mentite spoglie, verso l’America, nei panni di una giovane donna promessa sposa al primogenito della famiglia Vitaliano. Ida non sa che si sarebbe dovuta scontrare di nuovo con la mafia che, nella persona di Gillo Draghi, gestisce tutta la comunità italiana a New York e che non ammette certo alcun tipo di trattativa. La storia si incentra sui tragici eventi sanguinosi che intercorrono tra i Vitaliano e i Draghi e, sebbene descriva le dinamiche del sistema mafioso, il film racconta il coraggio e la passione delle donne che si ribellano agli eventi. Prima fra tutte, Donna Agnese (Virna Lisi) è la madre dei Vitaliano: una donna forte e severa che difende con dedizione la sua famiglia e la rispettabilità della macelleria ereditata dal marito, anch’egli vittima di un regolamento di conti. Ida è una donna coraggiosa che decide di testimoniare contro il marito, un uomo corrotto dalla mafia e autore di un efferato delitto. Una donna forte ma ingenua allo stesso tempo, passionale con gli uomini e amorevole nei confronti del figlio. Una donna tenace e sincera che si scontrerà con Agnese per buona parte del film. Il loro rapporto vedrà continue oscillazioni emotive, fino a diventare solido e necessario alla salvezza di entrambe. Le altre donne della famiglia sono personaggi minori, ma non per questo meno importanti. Felicita, ultimogenita dei Vitaliano, è una ragazza immatura e viziata; Louise, sua cognata, è una donna fragile ed emotiva, dedita all’alcol e incapace di affrontare i problemi con la suocera. Le dinamiche tra tutte queste donne si mischiano ai fatti di mafia che le rendono ancora più forti. Ma le donne del film sono ancora molte: accanto alle caricature delle zitelle un po’ attempate dedite al pettegolezzo (le sorelle Puccinelli) c’è la figlia di Draghi, Maria Rosa, oppositrice convinta della politica mafiosa, che rigetta con forza di subire un simile destino, brandendo lo studio come invincibile arma contro l’ignoranza mafiosa per distaccarsi dagli assurdi – quanto deliranti – principi dell’onore e della rispettabilità. Sarà proprio lei a determinare, dopo tanti passaggi del testimone, la fine della sua famiglia, deponendo a favore della vera giustizia trionfante. Quella stessa giustizia che Ida cerca di perseguire pur contro le convinzioni di Agnese, ma che diventa l’unico spiraglio di salvezza per lei e per tutte le famiglie italiane di New York. Un tema attuale, pur se ambientato negli anni sessanta, che porta a riflettere sulla piaga mafiosa ancora così insita nel tessuto politico e sociale, ma che stimola una lettura più profonda e più poetica che vede nelle donne la possibilità di un mondo nuovo, un mondo migliore, un mondo più giusto. f.o. 22 Body of Proof 3 Genere: Serie TV Durata: 13X45’ Interpreti principali: Dana Delany, Nicholas Bishop, Jeri Ryan, John Carroll Lynch, Sonja Sohn, Geoffrey Arend Regia: AA.VV. Sceneggiatori: Christopher Murphey Produzione: Matthew Gross Entertainment, Arcturus Productions, ABC Studios Rete: Rai2 In onda: da sabato 7 dicembre 2013 a sabato 1 marzo 2014 alle ore 21:50 Ascolti medi: 1.951.000 telespettatori; 7,23% share +14 Body of Proof è una serie televisiva statunitense prodotta dal 2011 al 2013. Ideata da Christopher Murphey, la serie è un mix tra medical drama e police procedural ed è interpretata da Dana Delany. Megan è un neurochirurgo di successo a Filadelfia, molto capace, con un carattere difficile, apparentemente cinica, incapace di relazionarsi. La ferita della morte tragica del padre, un suicidio al quale lei non ha mai creduto, e il conseguente distacco dalla madre, l’ha resa anaffettiva, proiettata solo nel lavoro. Il marito le chiede il divorzio e l’affidamento della figlia. Per lei è un trauma, ma i guai non sono ancora finiti. Un giorno, recandosi in ospedale, Megan rimane coinvolta in un grave incidente stradale, i cui postumi la rendono inabile a continuare la sua splendida carriera da chirurgo. Diviene, infatti, affetta da parestesia che le provoca improvvisi intorpidimenti e crampi alle mani. Megan reagisce, decide di non lasciarsi sopraffare dal destino e si ricicla in un medico legale usando la sua conoscenza per esaminare le vittime di omicidi. Megan è abile, ha istinto, tutto ciò la rende particolarmente efficace nel lavoro di investigatore. Lo studio del corpo di una vittima diventa la prova per inchiodare i colpevoli, da qui il titolo di Body of Proof. Il suo lavoro è eccellente, ma il suo carattere determinato la spinge a infrangere le regole per scoprire la verità. Anche se ha trovato un nuovo equilibrio, Megan si rende sempre più conto che nel privato è una perdente. Il suo incontro con lo psicanalista dà una svolta alla sua vita. In effetti, più che un medico, è un uomo fatalmente ferito dall’omicidio di sua moglie, avvicina chi ha subito torti come il suo e uccide per liberare il paziente dal dolore, così almeno crede. Megan lo capisce ma non può fare nulla per inchiodare lo psicanalista perché non ha le prove. Eppure l’uomo continua a starle addosso, ha capito il suo dramma, Megan è convinta che suo padre non si sia suicidato ma che sia stato ucciso, cosa più grave che sua madre le nasconda la verità. Ecco svelata la freddezza della protagonista che da quel momento decide di indagare a fondo su suo padre, aiutata da un suo collega che è innamorato di lei e cerca di ricostruire una relazione che è andata in frantumi. Dopo vari tentativi ci riesce, ma questo la pone in grave pericolo di vita. Il padre di Megan era un medico che conosceva l’identità dell’assassino, un membro di spicco della polizia e per questo è stato ucciso. Anche lei sta per essere uccisa quando a salvarla è proprio lo psicanalista che uccide il suo capo e poi sparisce nel nulla. Riconciliata con la verità, con il ricordo di suo padre e soprattutto con sua madre, vittima anche lei, Megan diventerà una persona diversa. Si tratta di una serie destinata sicuramente a un pubblico adulto, amante del genere. Le scene forti dei cadaveri sotto autopsia rendono inadatto il prodotto anche ad adulti particolarmente suggestionabili. Tuttavia la serie mostra delle notevoli qualità nell’indagine psicologica e i casi di puntata risultano particolarmente interessanti. a.c. 23 Braccialetti rossi Regia: Giacomo Campiotti Genere: Miniserie TV Durata: 6X100’ Sceneggiatori: Sandro Petraglia, Giacomo Campiotti Produzione: Palomar per Rai Fiction Interpreti principali: Carmine Buschini, Brando Rete: Rai1 Pacitto, Aurora Ruffino, Mirko Trovato, Pio Piscicelli, In onda: da domenica 26 gennaio 2014 Lorenzo Guidi, Laura Chiatti, Carlotta Natoli, a domenica 2 marzo 2014 alle ore 21:10 Giampaolo Morelli, Michela Cescon, Simonetta Solder, Federica De Cola. Ascolti medi: 7.300.000 telespettatori; 26% share Il sedicenne Leo è ricoverato da tempo in ospedale, dove sta lottando contro una grave forma di tumore, che gli ha causato l’amputazione della parte inferiore della gamba. Quando viene ricoverato c’è anche il diciassettenne Valentino, che diventa il suo compagno di stanza. Tra lui e Leo nasce un’amicizia supportata dal fatto che entrambi hanno lo stesso male. I due ragazzi decidono di formare un gruppo, coinvolgendo altri giovani pazienti per farsi forza a vicenda: Cristina, malata di anoressia, il piccolo Rocco, in coma da otto mesi, Davide, che ha un problema cardiaco, Toni che ha diverse ossa rotte per un incidente stradale. I ragazzi si contraddistinguono per i braccialetti rossi che indossano. Davide purtroppo muore durante il delicato intervento al cuore, gettando i braccialetti nello sconforto, ma poi la vita riprende grazie anche all’aiuto della dottoressa che li segue, di un uomo, legato a Leo, malato di Alzheimer e della loro grande voglia di vivere. Cris, indecisa tra Leo e Vale, alla fine capisce di essere innamorata da sempre del primo. Rocco si risveglia dopo un lunghissimo e delicato intervento chirurgico. Alla fine, in ospedale rimangono solo Leo e Rocco, gli altri tornano a casa. La separazione è dura ma il legame che si è creato tra loro, che li ha cambiati profondamente, rimarrà per sempre. “Braccialetti rossi” è indubbiamente uno dei prodotti più belli proposti dalla Rai quest’anno. Da premettere che è stato seguito dai ragazzi, da tempo non i fruitori di maggioranza delle fiction televisive. Un prodotto coraggioso perché non è facile raccontare il dolore dei più giovani che si vedono privati della speranza di condurre una vita normale. Non è facile, ma regista e sceneggiatori sono riusciti a trasmettere al pubblico un grande senso di speranza. Chi ha vissuto l’esperienza della malattia e del ricovero sa benissimo che quando si entra in ospedale tutto cambia, la visione stessa della vita cambia e le piccole gioie, quelle che prima si disprezzavano, diventano l’aspettativa principale. La vita toglie per ridare qualcosa in più, in varie occasioni viene ribadito questo principio. Il valore del legame d’amicizia tra i ragazzi, suggellato dai braccialetti, li aiuta a trovare il coraggio di affrontare il male. Leo, il leader, è tale perché è colui che infonde più di tutti questa forza negli altri. Il dolore non è né banalizzato né drammatizzato, la serie parla con sincerità della vita senza retorica né pietismo. La poesia del racconto, gli elementi fantasiosi - il mondo di mezzo dove si trova Rocco e dove passa Davide prima di morire - rappresenta lo sforzo da parte degli autori di immaginare quello che succede dall’altra parte, compreso il momento della morte raccontato non solo con tenerezza ma con una plausibile carica di speranza. La voce narrante è quella di Rocco, il bambino in coma, che vede, sa tutto e comunica con lo stravagante Tony. Infine nella serie è esaltata la femminilità. Le madri, le donne sono quelle che con più coraggio e amore rimangono ai piedi della croce. a.c. 24 Casa e Bottega Genere: Miniserie TV Durata: 2X90’ Interpreti principali: Renato Pozzetto, Nino Frassica, Anna Galiena, Stella Egitto, Massimo Poggio, Cristina Marino, Marco Cocci, Desiree Noferini, David Sef Regia: Luca Ribuoli Sceneggiatori: Renato Pozzetto, Luciano Odorisio, Francesco Arlanch Produzione: Francesca e Giacomo Pozzetto per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: martedì 17 e mercoledì 18 dicembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.248.000 telespettatori; 20,07% share Mario Trezzi è un imprenditore tessile felicemente sposato con Teresa, ha due figlie e un ameno cognato che è stato costretto ad assumere come autista nonostante non possegga la patente. Tutto sembra procedere per il meglio quando la crisi economica, l’insolvenza dei clienti, la concorrenza sleale e il rifiuto delle banche di aiutare l’azienda portano al fallimento della società di famiglia. La figlia maggiore di Mario, Susanna, sta per sposare un uomo ambiguo complice della finanziaria che ha gettato sul lastrico il povero Trezzi. Ci vorrà del tempo prima che lei si accorga del doppio gioco del fidanzato, così il losco individuo potrà liberamente agire come una serpe in seno per rovinare l’azienda. Ma il diavolo fa le pentole e si dimentica dei coperchi, recita un antico proverbio. È vero, la famiglia perde tutto, compresa la splendida villa sul lago di Como. Trezzi decide di ricominciare da zero facendo l’ambulante aiutato dal cognato interpretato da Nino Frassica, che alla fine lo ripagherà di tutti i favori ricevuti. La nuova attività va benissimo, ma l’imprenditore ha nostalgia della sua fabbrica. Marcello, innamorato da sempre di Susanna, nonché carabiniere, vuole smascherare l’attività di usura di un titolare di una finanziaria che ha messo in ginocchio tante imprese. Trezzi teme per la famiglia e non denuncia quello che ha subìto. Sarà Susanna ad aiutare il brigadiere. Alla fine, grazie alla denuncia di tutti gli imprenditori, l’organizzazione criminale verrà sgominata e Trezzi potrà riprendere possesso dei suoi beni. La fiction affronta un problema drammatico legato all’attuale crisi economica, ma lo fa con il linguaggio della commedia. L’accostamento di Renato Pozzetto e Nino Frassica lo permette con successo. Non che la storia sia priva di qualche ingenuità, ma nel complesso i problemi che colpiscono attualmente la nostra economia vengono raccontati con un accettabile realismo. L’indice di ascolti più che buono dimostra che il pubblico apprezza il racconto della realtà, anche quello più angoscioso quando, però, si indicano anche delle soluzioni. Trezzi è un imprenditore vecchio stampo, che non punta solo al profitto, si preoccupa dei suoi operai e pecca dell’ingenuità tipica degli uomini con un codice d’onore. Tenta anche di suicidarsi, questo per non dimenticare che l’usura legalizzata e promossa dalle stesse banche può spingere una persona alla disperazione. Ma poi, grazie all’ameno cognato e all’amore della moglie reagisce. Ricomincia con energia ed entusiasmo: per un periodo fa il venditore ambulante vendendo la merce saccheggiata dalla sua stessa azienda messa sotto sequestro, poi, aiutato dalla giovane figlia e dal maresciallo che Susanna sposerà, accetta di denunciare gli usurai anche se per questo mette in serio pericolo la sua vita. I messaggi principali sono quindi tre: non arrendersi davanti alle difficoltà e ricominciare anche svolgendo un lavoro più umile, denunciare gli usurai criminali, appoggiarsi alla famiglia che è fonte di equilibrio personale nonché sociale. La splendida rappresentazione della forte relazione di coppia dei Trezzi è uno degli aspetti che una rassegna come la nostra ha apprezzato di più. a.c. 25 Castle 5 Genere: Serie TV Durata: 24X45’ Interpreti principali: Nathan Fillion, Stana Katic, John Huertas, Seamus Dever, Tamala Jones, Ruben Santiago Hudson, Molly Quinn, Susan Sullivan Regia: AA.VV. Sceneggiatori: Andrew W. Morlowe e Vari Produzione: Andrew W. Morlowe per Beacon Television e ABC Studios Rete: Rai2 In onda: da sabato 7 settembre 2013 a sabato 15 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.025.175 telespettatori; 8,11% share +12 Ricordiamo brevemente il concept di questa serie. Siamo a New York, uno scrittore di libri gialli di successo viene contattato dal New York City Police Department per aiutare la detective della Squadra Omicidi, Kate Beckett a risolvere un caso che sembra molto simile al plot di un suo romanzo. La collaborazione tra lo scrittore e la detective ha un ottimo esito, i due sembrano stabilire da subito una perfetta sintonia che è destinata a trasformarsi in una credibile storia d’amore. Entrambi conservano dei segreti dolorosi che fanno parte della loro storia passata, sono due persone sensibili, trattenute dalle loro ferite. Alla fine, però, riescono a dichiararsi il loro amore che è fatto di complicità, umanità, intelligenza, intuizioni condivise. Pian piano armonizzano le loro vite anche se disturbati dalla presenza inattesa della ex moglie di Castle, che irrompe in casa dello scrittore con la scusa di volersi prendere cura della loro figlia affetta da mononucleosi. Anche la quinta stagione racconta le avventure dello scrittore Richard Castle e dell’avvenente detective Beckett che hanno ormai una relazione stabile. I due continuano ad indagare sull’omicidio della madre di Beckett e lei riesce a ricollegare il killer a un nome noto: quello del senatore Bracken. La morte della madre è stato un vero trauma per il detective, una sorta di ossessione che influenza sia la sua vita professionale che quella sentimentale. In uno degli episodi nel quale si festeggia il Natale, lei ammetterà con Castle che da quel tragico giorno non sono esistite più feste natalizie, la notte della vigilia è sempre rimasta di guardia al distretto con l’intenzione di proteggere dai delinquenti le famiglie felici e unite. Nella linea sentimentale, che alleggerisce molto il thriller, tutto ciò rappresenta un momento di svolta nella relazione tra Castle e Beckett. Lei si spiega, lui capisce. Il loro è un rapporto sentimentale credibile che niente ha a che fare con passioni improvvise e irrazionali, un rapporto che si costruisce un po’ alla volta, intenso, legato dalla necessità di conoscersi ogni giorno di più. Questo è quanto più ci piace della serie, insieme al rapporto tenero e saggio che Castle ha con la figlia Alexis, a lui affidata. Infatti, se la madre eccentrica di Castle può spiegare qualche stranezza nel nostro protagonista, nel rapporto con la figlia possiamo trovare un Castle inedito, un padre esemplare e sempre presente. La serie racconta gialli di buon livello. a.c. 26 Criminal Minds 8 Genere: Serie TV Durata: 24X45’ Interpreti principali: Thomas Gibson, Shemar Moore, Matthew Gray Gubler, A.J. Cook, Kirsten Vangsness, Jeanne Tripplehorn. Regia: AA.VV. Sceneggiatori: Jeff Davis e Vari Produzione: CBS e altri Rete: Rai2 In onda: da martedì 10 settembre 2013 a martedì 18 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.264.549 telespettatori; 8,31% share +18 Quando un prigioniero texano scappa nel corso di un trasferimento, lascia dietro di sé vittime con un tratto distintivo unico: cuce le loro bocche, una firma che il Bau ricorda come tipica del Silenziatore. Mentre investigano sul killer, gli agenti del Bau fanno conoscenza col nuovo membro della squadra. Il suo arrivo avrà delle conseguenze nel resto del gruppo. Alex è una professoressa alla Georgetown, ma ha sempre lavorato per l’Fbi. Il suo passato sarà quindi legato a quello di Reid che ha conosciuto quando lui è stato invitato a tenere alcune lezioni all’Università. Ma Alex, prima di entrare nel team, conosceva anche Strauss, che una volta si è assunto la colpa di uno sbaglio in un caso. Alex non gliel’ha mai perdonata. Anche quest’anno non possiamo confermare l’ottimo giudizio che abbiano dato alla serie in passato. Non è un giudizio sul genere, ma sulla crescente perdita di quel filo d’oro che consisteva nella continua e travagliata riflessione sulla natura umana capace di altezze divine e, allo stesso tempo, di terrificanti atti di violenza. La serie è sempre più concentrata sulla forza di immagini terrificanti di cadaveri fatti a pezzi, omicidi - soprattutto di donne - disumani, sevizie e violenze di ogni genere che agli esordi della serie erano meno morbose e più alleggerite dalla riflessione e sul dramma che investe il killer malato di mente. Colpevole o vittima della sua malattia? Come si può arrivare a compiere abomini simili? La domanda continua a rimanere nella serie, ma non è più al centro del racconto come prima. Nella scorsa edizione abbiamo scritto che i protagonisti non erano più gli stessi, sembravano segnati dalle loro esperienze professionali. Quest’anno diciamo di più: sono spariti i loro incubi, i loro travagli interiori e sono diventati quasi indifferenti di fronte a quello che vedono. Non possiamo fare altro, quindi, che sconsigliare a chiunque la visione di questa serie divenuta troppo sanguinaria, troppo incentrata sull’orrido della natura umana. Rimangono quelle frasi di alta spiritualità che aprono e chiudono ogni episodio, ma non hanno più quella forza positiva sufficiente a controbilanciare il male. Peccato: questa serie nell’edizione 2011/ 2012 era stata segnalata come uno dei migliori prodotti televisivi importati dagli States. a.c. 27 Don Matteo 9 Genere: Serie TV Durata: 26x60’ Interpreti principali: Terence Hill, Nino Frassica, Simone Montedoro, Nathalie Guettà Regia: Monica Vullo, Luca Ribuoli, Jan Michelini Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Lux Vide per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: da giovedì 9 gennaio 2014 a giovedì 10 aprile 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 7.500.000 telespettatori; 28,5% share La nona edizione di “Don Matteo” porta alcune novità non solo dal punto di vista narrativo ma anche da quello scenografico. Grazie al contributo della Regione Umbria, le puntate della fiction più amata dalle famiglie italiane sono precedute da una breve anteprima dedicata interamente alla bellezza delle singole province. In queste scenette, intitolate “I viaggi del Maresciallo C.”, vengono descritte le caratteristiche storiche e naturalistiche dei luoghi decantate dal maresciallo e dal capitano in gita in quei posti. Non mancano equivoci e battute a rendere sempre più interessante il prosieguo della puntata. Il collegamento tra l’anteprima e la puntata vera e propria è scandito dal riferimento dell’assenza del prete, che in questa stagione, non si trova assieme al resto del cast. La novità in fatto scenografico vede lo spostamento della caserma da Gubbio a Spoleto, dove rimane Don Matteo. Nelle puntate successive, però a Spoleto giunge anche lui per sostenere da vicino le vicende di tutti i protagonisti. L’intervento si rivela infatti molto prezioso, specialmente al Capitano Tommasi, rimasto improvvisamente vedovo: sua moglie (la figlia del maresciallo) muore in un incidente stradale e, sebbene non siano presenti flashback sull’accaduto, la vicenda rimane comunque narrata poco e male, se pensiamo che l’attenzione si concentra tutta sulla bambina e poco sul marito. Le novità narrative vedono anche l’entrata in scena del pubblico ministero Bianca (Giorgia Surina) sua amica di infanzia con cui c’è stato un piccolo flirt, e quella di Lia (Nadir Caselli) nipote di Cecchini, che cercheranno di attirare l’attenzione del Capitano. In canonica, accanto ai fedeli Natalina e Pippo, conosciamo Tomàs, un ragazzo problematico dal passato complicato, ma che troverà la forza per esprimere i suoi sentimenti. Le trame della fiction sono sempre improntate alla naturalità delle emozioni, al dialogo e alla comprensione: il prete sa infatti dare ogni parola di conforto sia alla vittima che al colpevole, sa sostenere le famiglie e porta a riflettere sul senso della parola che aiuta, conforta e guarisce. La parola che va sopra le leggi, che intuisce il problema ancor prima che le forze dell’ordine, coi loro strumenti, risolvano il caso. Don Matteo è sempre presente, perché vive i personaggi, parla con loro, di alcuni conosce le storie, di altri lo colpisce un atteggiamento. È l’attenzione alla persona più che al comportamento che fa di lui un bravo detective. Un atteggiamento che si sposa anche con un carattere forte e che in questa edizione sembra essere più evidente. In più occasioni, il personaggio di Don Matteo è rude, alza la voce, diremmo un po’ burbero. Ma è anche questo che lo rende vero, perché interviene nei momenti critici a spronare un ragazzo che sfida la vita o quello che si arrende definitivamente. È una fiction dei buoni sentimenti ma anche dei precetti religiosi che insegnano a vivere ma, soprattutto, ad amare. f.o. 28 Downton Abbey 3 Genere: Serie TV Durata: 9X100’ Interpreti principali: Hugh Bonneville, Elizabeth McGovem, Michelle Dockery, Laura Carmichael, Jessica Brown-Findlay, Maggie Smith, Dan Stevens, Penelope Wilton, Jim Carter, Brendan Coyle, Phyllis Logan Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Carnival Film per la network ITV Rete: Rete4 In onda: da giovedì 19 dicembre 2013 a giovedì 9 gennaio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 800.000 telespettatori; 3% share Anche quest’anno la celebre serie inglese non ha riscosso un grande successo di pubblico nonostante l’alta qualità artistico - valoriale del prodotto. Tutto ciò continua a suscitare un certo rammarico soprattutto quando constatiamo che analoghe serie di pessimo livello conquistano alti e inspiegabili indici di ascolto. Il valletto di sir Robert può finalmente vivere la sua storia d’amore con Anna, Mary e Matthew si sposano, Downtown, sull’orlo della rovina viene salvata da una eredità inattesa, ma anche dalla volontà di Matthew di rinnovare e modernizzare l’immensa tenuta. La mentalità tradizionalista di Lord Robert, il capostipite, si adegua alle nuove esigenze di una economia che cambia. Due lutti segnano questa terza stagione, la morte di Lady Sybill e di Matthew, quest’ultima proprio in chiusura della serie. Un cast eccellente, uno script perfetto, una regia straordinariamente efficace, costumi curatissimi, scenografie capaci di ricostruire fedelmente un’epoca, di calare lo spettatore indietro nel tempo, in ambienti fedeli al gusto, ai valori, ai modi di pensare del primo ‘900: tutto questo è Downton Abbey. Nonostante gli inevitabili cambiamenti epocali, la serie ha continuato a sottolineare gli aspetti virtuosi, la nobiltà d’animo vissuta dai protagonisti nell’ambito dei rapporti umani. La trama è semplice, racconta una sorta di quotidianità senza colpi di scena forzati, lasciando spazio senza inventarsi nulla alla vita che colpisce comunque duramente tutti, aristocratici e sottoposti ed è di per sé imprevedibile. La morte di Matthew in chiusura della serie avviene nel giorno stesso in cui nasce suo figlio George. Un incidente d’auto ne è la causa. La raffinata drammaturgia della serie inglese si ispira quindi al dramma dell’esistenza umana sempre in bilico tra felicità e perdita, non insegue la facile strada dei sub plot complicati, degli improbabili e intrigati complotti a cui assistiamo nei melò più commerciali. Nonostante ciò esprime bellezza nella cura della casa, dei pasti, del vestire, del relazionare con il prossimo con lealtà e senso dell’onore, tutto ciò non come privilegio di una casta dominante; la coralità dello sceneggiato, infatti, porta sempre a mostrare rispetto verso chi garantisce lo splendore della tenuta. Rispetto nella malattia, i sottoposti non vengono abbandonati quando non sono più in grado di lavorare. Le vicende del povero Bates accusato ingiustamente di aver ucciso sua moglie diventano preoccupazione vera per Lord Robert e tutta la sua famiglia partecipa, aiuta, conforta sia lui che Anna. I tratti psicologici dei personaggi sono parte integrante di questo splendido affresco d’epoca e riflettono i cambiamenti epocali soprattutto nell’ambito della emancipazione femminile. I pregiudizi vengono superati a poco a poco dalla stessa nobiltà d’animo che contraddistingue i personaggi della serie. a.c. 29 Elementary 2 Genere: Serie TV Durata: 24X50’ Interpreti principali: Jonny Lee Miller, Lucy Liu, Aidan Quinn, Jon Michael Hill Regia: AA.VV. Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: CBS television, Timberman, Beverly production Rete: Rai2 In onda: da sabato 8 marzo 2014 alle ore 21:50 Ascolti medi: 1.765.000 telespettatori; 7,38% share +12 Elementary è una serie televisiva statunitense di genere giallo poliziesco, in onda sulla CBS dal 27 settembre 2012 negli Stati Uniti. In Italia è stata trasmessa dal 13 gennaio 2013 su Rai 2. La serie si basa su una rilettura in chiave moderna del personaggio di Sherlock Holmes, il cui autore come ricordiamo è sir Arthur Conan Doyle. Il tutto viene ambientato a New York. Sherlock, dopo essere stato per anni consulente per Scotland Yard in Gran Bretagna e dopo essere uscito da una clinica per disintossicarsi dall’alcool e dalle droghe, si stabilisce negli Stati Uniti a New York City, dove accetta di collaborare con la polizia e risolvere diversi casi con l’aiuto della logica e del suo intuito. Per volere del padre, il detective è affiancato, inizialmente suo malgrado, dall’ex chirurgo Joan Watson, la sua terapista di riabilitazione, che diventa in seguito sua assistente investigativa. A coadiuvare le indagini per conto del New York City Police Department sono il capitano Tobias Gregson e il detective Marcus Bell. Le procedure di Sherlock hanno metodi ben diversi dalla polizia e il suo intuito fa scovare indizi introvabili e assassini imprendibili. Elementary nasce dopo che nel 2010 la BBC ha mandato in onda una serie creata da Stefen Moffat e Mark Gatiss intitolata Sherlock, che si rifà con una fedeltà straordinaria al personaggio di Arthur Conan Doyle nella sua naturale ambientazione, cioè Londra alla fine dell’800. Visto il grande successo dell’operazione, nasce Elementary con uno Sherlock che è un consultive detective e un Watson che però è una donna. Il risultato non può definirsi pessimo. Sherlock ha una mente geniale, cosa che capiamo dal fatto che quando lo incontriamo è intento a guardare contemporaneamente molti televisori e che le sue intuizioni hanno dell’incredibile grazie al più microscopico dei dettagli. Il creatore della nuova serie ha dichiarato di aver voluto gettare uno sguardo contemporaneo sul mitico personaggio di Sherlock Holmes e in parte possiamo dire che ci è riuscito, anche se lo Sherlock classico era molto più affascinante, forse perché prodotto stesso dell’ambiente in cui è stato concepito: un fine ottocento londinese, nebbioso, misterioso, con un crimine partorito da quel tipo di società. La spalla femminile ha un suo perché, è una donna che esprime sensibilità e senso pratico, forse arricchisce un personaggio che, attualizzato, rimarrebbe imprigionato al suo freddo cinismo, alle sue stranezze derivanti da un miscuglio di genialità e tossicodipendenza (anche se in via di risoluzione). Le polemiche su questa serie sono state moltissime, noi riteniamo che per gli amanti del genere sia un prodotto decoroso, a volte intrigante, che esplora la mente umana che, come quella di Sherlock, stupisce per gli straordinari intuiti, ma allo stesso tempo si perde nel caos di ragionamenti che a volte lo spettatore non riesce a seguire. a.c. 30 Fuoriclasse 2 Genere: Serie TV Durata: 8X50’ Interpreti principali: Luciana Littizzetto, Fausto Sciarappa, Neri Marcorè, Giulio Scarpati, Ettore Bassi, Giulia Bevilacqua Regia: Riccardo Donna Sceneggiatori: Federico Starnone, Doriana Leondeff, Michele Pellegrini Produzione: ITV Movie per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: dal lunedì 10 marzo 2014 a lunedì 24 marzo 2014 alle ore 21:30 Ascolti medi: 5.900.000 telespettatori; 21,63 % share +10 Al Liceo Caravaggio di Torino ci sono molte new entry: il preside, D’Astolfo, che nutre subito una gran simpatia per Isa Passamaglia, il professore di Filosofia, Canfora, un uomo formale, severo, la professoressa d’inglese, la Marciali. Isa Passamaglia vive insieme al nuovo compagno, professore di Matematica e Fisica, che sta divorziando dalla moglie. Anche lei è divorziata dal suo primo marito che però ogni fine settimana si fa vedere a Torino. Il nuovo preside capisce subito che Isa è l’unica insegnante che fa il suo lavoro con amore e passione e la promuove vicepreside, suscitando la gelosia dei colleghi, tra i quali Lobascio. La Passamaglia, in ansia per il suo nuovo incarico, si accorge di aspettare un bambino. Ha quarantasei anni, non sa se tenerlo o no. Alla fine decide di portare avanti la gravidanza, anche se subito dopo scopre che il nuovo compagno l’ha tradita con la ex moglie. A scuola, intanto, il preside mostra segni di squilibrio mentale molto gravi, investe infatti tutti i denari stanziati dal ministero per la ristrutturazione dell’immobile, per un paio di occhiali appartenuti al musicista Bellini. Lobascio e la Passamaglia recuperano il denaro e spediscono il preside in clinica. Molte sono le storie personali dei ragazzi che si rifanno all’attualità: il figlio di Isa è innamorato di una ragazza araba e deve fare i conti con la famiglia che ha già deciso chi lei sposerà; Soratte, che rimane a Torino ed è costretto a mettere su un B&B per mantenersi, si innamora di una russa che sta cercando sua sorella finita nel giro della prostituzione; la scuola rischia di crollare per un grave nubifragio che si abbatte su Torino. Al di là di tutto, la professoressa mostra molta disponibilità nei confronti dei ragazzi. Ha un comportamento umano, attento e questo è l’aspetto più lodevole della serie televisiva. È un’insegnante che ama profondamente la scuola, continua a combattere per cambiarla, una donna con un carattere non facile, ironica, preparatissima, che crede fortemente nel suo lavoro nonostante lo scarso riconoscimento del suo ruolo. Il suo rapporto con i ragazzi è unico, fatto di continue battute ironiche, capaci di creare confidenza. Se c’è un problema i ragazzi vanno da lei. I ragazzi vengono mostrati con i loro problemi che spesso nascono dalle famiglie assenti o disastrate, ma non se ne dà un immagine negativa: entusiasmo e solidarietà emergono in un clima che diventa positivo con la conversione all’onestà di Lobascio. Un prodotto, quindi, nel complesso pulito. Il problema, come nella precedente edizione della serie, è la rappresentazione della famiglia “tradizionale”. Non c’è, se non quella terribile di Lobascio che alla fine si aggiusta un po’. Isa va a partorire con due uomini, un ex marito e un compagno cacciato da casa perché adultero. C’è veramente di tutto, la famiglia composta da due genitori dello stesso sesso naturalmente è quella meno problematica. Dispiace l’eccessiva “leggerezza” sul tema famiglia perché i disagi dei ragazzi, a dirla tutta, dipendono fortemente da questa disgregazione familiare. La storia sembra accennarlo, ma si impone di continuare sulla linea di quello che oggi viene definito il politicamente corretto. a.c. 31 Hannibal Genere: Serie TV Durata: 13x43’ Interpreti principali: Hugh Dancy, Mads Mikkelsen, Caroline Dhavernas, Hettienne Park, Laurence Fishburne Regia: Michael Rymer Autori/Sceneggiatori: Brjan Fuller Produzione: Living Dead Guy Productions, Gaumont International Television Rete: Italia1 In onda: da giovedì 12 settembre 2013 a giovedì 10 ottobre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 750.000 telespettatori; 4,50% share Prequel del film “Il silenzio degli innocenti” e ispirato al romanzo “Red Dragon” di Thomas Harris, Hannibal narra la storia di Will Graham, agente speciale dell’FBI e docente di analisi comportamentale. Will ha un dono particolare: quando irrompe sulla scena del crimine riesce a penetrare nella mente dei criminali, a leggere i loro pensieri, cogliendone le intenzioni e i sentimenti. Questo “dono” inspiegabile conduce il protagonista a nutrire dei dubbi sulla propria sanità mentale. Dopo un breve ritiro a vita privata, Will viene subito richiamato in servizio da Jack Crawford, direttore dell’unità di Scienze comportamentali, in virtù della sua comprovata esperienza ed affidabilità. Con l’aiuto della psichiatra Alana Bloom, Jack convince l’agente ad entrare di nuovo in azione per risolvere i casi più efferati e complessi, quelli in cui il serial killer cancella le tracce dei suoi misfatti. Nonostante il suo talento, la salute instabile condurrà Will ad essere affiancato dallo psichiatra Hannibal Lecter che, attratto dai poteri soprannaturali del protagonista, ne studia la mente al fine di ricavare delle informazioni interessanti per la sua ricerca e di occultare una terribile verità. Lecter infatti nasconde un inconfessabile segreto: è un insospettabile cannibale. In questo mondo dove realtà e finzione si fondono e si confondono, è facile restare smarriti e allibiti di fronte alla violenza esplicita e alla carica truculenta delle scene. Hannibal è una serie che non dovrebbe essere trasmessa in prima serata e la cui visione è caldamente sconsigliata. Sin dai primi fotogrammi di ogni puntata si materializza di fronte allo spettatore una realtà sovrabbondante di scene truci e di spargimento di sangue. Si registra un’attenzione ossessiva a particolari raccapriccianti: il corpo umano è un alimento qualsiasi, un ammasso informe di carne libero di essere smembrato, sezionato, cucinato, divorato. Non mancano scene piuttosto esplicite di cannibalismo con polmoni e fegato umani cotti in pentola, inoltre il rapporto tra Will Graham e Hannibal Lecter è patologico, rappresenta l’espressione di un universo nel quale la violenza è onnipresente e l’istinto omicida lecito in quanto funzionale a garantire la giustizia. Il male viene giustificato addirittura sul piano filosofico: dice Lecter a Will Graham (che è ignaro del suo cannibalismo): «Anche Dio uccide, Will, e noi non somigliamo forse a Dio? E quando Dio uccide, si sente potente». La violenza è dunque ammessa in quanto sarebbe addirittura l’entità superiore che il protagonista si rappresenta nella sua mente a legittimarla. Si assiste ad uno stravolgimento dei valori universalmente riconosciuti come positivi (collaborazione, amore, amicizia) e la violenza diventa la via prediletta per il riscatto e la salvezza. Un programma indegno, che supera di molto il limite della decenza e offende la dignità umana. f.d. 32 I segreti di Borgo Larici Genere: Serie TV Durata: 6X100’ Interpreti principali: Giulio Berruti, Serena Iansiti, Nathalie Rapti Gomez, Daniela Virgilio, Marco Falaguasta, Davide Iacopini, Adalberto Maria Merli Regia: Alessandro Capone Autori/Sceneggiatori: Stefano Piani, Alberto Ostini Produzione: RTI, Leader Movies Srl Rete: Canale5 In onda: da mercoledì 5 febbraio 2014 a mercoledì 5 marzo 2014 alle ore 21:30 Ascolti medi: 3.000.000 telespettatori; 12,46% share Italia, anni Venti. Francesco è il primogenito di Giulio Sormani, un ricco industriale che opera nel tessile. Francesco non si interessa della fabbrica, preferisce seguire la sua grande passione: le corse automobilistiche. Quando il padre viene ucciso, però, Francesco è costretto a tornare nel suo paese d’origine per occuparsi insieme a suo fratello Ludovico e il nonno Giovanni degli affari di famiglia. Francesco conosce Anita Sclavi, una maestra, figlia di operai di cui si innamora perdutamente. La famiglia di Francesco osteggia questa unione propendendo per un matrimonio di convenienza con Claudia Beltrami, figlia di un gerarca. Nel frattempo Rico Bastaini, operaio nella fabbrica dei Sormani, intreccia una relazione amorosa con la moglie di Ludovico, Sonja, e inizia a tramare contro la ricca famiglia. Francesco, dopo aver ricevuto uno strano messaggio, sospetta che dietro alla morte di sua madre si nasconda un segreto. Lui non ha mai creduto nella versione del suicidio. Nonostante le contrastate vicende amorose, continua a indagare con Anita. Ma c’è qualcuno che agisce nell’ombra commettendo omicidi con lo stesso rituale: un accoltellamento e un biglietto che sembra privo di significato lasciato sul luogo del delitto. Il segreto che aleggia intorno alla famiglia Sormani si svela solo nell’ultima puntata con un buon effetto drammaturgico. Ettore, il maggiordomo di casa Sormani, altri non è che il nipote della madre di Francesco, nel frattempo ritrovata in un convento, il cui padre è stato ucciso dal vecchio Sormani, un uomo spietato e crudele che si è accordato con la nuora Sonja per uccidere definitivamente la madre di Francesco. Ettore uccide le tre persone che ritiene responsabili della morte del padre, si ferma di fronte al quarto omicidio grazie a una cameriera della casa di cui è innamorato. La trama è complessa, ma ben strutturata. Tuttavia la serie non può essere elogiata non solo per le scene forti che violano la fascia oraria considerata protetta, ma anche per la pretesa che hanno da subito avanzato gli autori di aver voluto produrre un Downton Abbey italiano. Il paragone è imbarazzante sia da un punto di vista stilistico che drammaturgico. Nella serie, il racconto viene scandito dai soliti, beceri meccanismi della drammaturgia fatta in serie: cattivi solo cattivi, buoni immacolati, violenza gratuita, intrighi e misfatti prevedibili, nonché uno sfondo storico che serve solo da cornice e che ci trasmette in modo poco profondo l’epoca che si pretende di voler raccontare. Un peccato se si pensa al costo economico di un’operazione come questa che ha mostrato una scenografia eccellente, costumi curati e una discreta recitazione. La storia d’amore tra Anita e Francesco sembra ben costruita, ma rimaniamo convinti che nel racconto televisivo a sfondo storico tutto ciò non sia affatto sufficiente, se manca la volontà di rappresentare la natura umana in modo esaustivo. Il pubblico non ha gradito, la seconda serie non verrà prodotta anche se la prima si è conclusa con il matrimonio di Anita e Francesco bloccato al momento del sì per un impedimento grave. Non sapremo mai quale. a.c. 33 Il bambino cattivo Genere: Film TV Durata: 102’ Interpreti principali: Luigi Lo Cascio, Daniela Finocchiaro, Leonardo della Bianca Regia: Pupi Avati Sceneggiatori: Tommaso e Pupi Avati, Claudio Piersanti Produzione: Duea Film per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: martedì 20 novembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.700.000 telespettatori; 17,86 % share +10 Attraverso la storia di Brando, 11 anni, e della sua famiglia disgregata, il TV Movie dà voce a ciò che può vivere un bambino quando viene abbandonato dalla sua famiglia. Il film di Pupi Avati è stato mandato in onda in occasione della Giornata Internazionale del diritto dell’infanzia e dell’adolescenza. Il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, durante la conferenza stampa indetta per presentare il film, ha sottolineato che la peculiarità dell’opera di Avati rispetto ad altri progetti passati è stata quella di aver messo in primo piano il punto di vista del bambino, imponendo in questo modo l’ascolto delle esigenze dei più piccoli, cui spesso non si presta davvero attenzione. Il regista del film ha aggiunto che “Il bambino cattivo” è stato un lavoro in cui non ha dovuto attingere alla propria fantasia e immaginazione, in quanto ciò che ha rappresentato è semplicemente una testimonianza cruda della realtà. Un episodio di cronaca, però, quello del bambino di Padova, prelevato con forza dalla scuola da uno dei due genitori, ha colpito molto la sensibilità del regista che a questo punto ha deciso di realizzare il TV Movie. L’autore del drammatico, ma bellissimo film, denuncia il comportamento egoista e sconsiderato degli adulti richiamandoli alle proprie responsabilità. Particolarmente toccante è stato, sempre durante la conferenza stampa, l’intervento dell’attore Luigi Lo Cascio che ha interpretato il ruolo del padre snaturato, sottolineando come sia “l’egoismo che frega”. Il film ha riscosso un buon successo di ascolti. Anche noi non possiamo che esprimere elogio a un’opera nella quale si riconosce la mano dell’artista. La casa famiglia che accoglie Brando è un luogo dove la vittima del cinismo dei genitori trova persone positive che si dedicano con amore al dramma di bambini senza famiglia. Gli step dell’adozione sono raccontati con profondità, i nuovi genitori aspettano che Brando superi il trauma, si pongono così in una relazione di estremo rispetto. Significativo è il loro primo regalo al bambino: un motorino di un aspirapolvere rotto, conoscono le abilità di Brando nell’aggiustare i marchingegni elettronici, così l’oggetto assume anche un messaggio metaforico… quando sei pronto, rimetti insieme i pezzi con noi. Appare una certa critica sociale nel film di Avati: i genitori di Brando appartengono a una élite sociale e culturale alta, sono docenti universitari, non appartengono a quella categoria di persone che oggettivamente vivono nel degrado e nell’indigenza e che, loro malgrado, abbandonano i figli. Il benessere non aiuta ad amare, sembra voler dire il film. I genitori adottivi, al contrario, altri non sono che gli operai che si sono occupati della ristrutturazione dell’appartamento quando la famiglia di Brando era ancora unita. La loro compassione è nata in quel momento, quando hanno assistito al disagio del bambino di fronte a genitori che si odiavano e litigavano per un nonnulla. I genitori adottivi di Brando sono persone semplici, che lavorano, che hanno appena perso un figlio, contornati da amici e familiari pronti ad accogliere Brando. Bellissimo il confronto finale tra il padre adottivo e il ragazzino quando il primo crede di aver fallito. Gli parla con il cuore, comunica con immediatezza la sua disponibilità ad amarlo come un figlio. a.c. 34 Il Commissario (Gli anni spezzati) Genere: Miniserie TV Durata: 2X100’ Interpreti principali: Emilio Solfrizzi, Luisa Ranieri, Emanuele Bosi Regia: Graziano Diana Sceneggiatori: Graziano Diana, Stefano Marcocci, Domenico Tommassetti Produzione: Albatross per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: martedì 7 e mercoledì 8 gennaio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.636.000 telespettatori; 18,66 % share +14 Siamo nel 1969. Il film è raccontato in voce fuori campo da Claudio, un ventenne romano, che finisce nella squadra del commissario Luigi Calabresi. Sono anni turbolenti, gli attentati minacciano la tranquillità di una società che è appena uscita dal boom economico. Le indagini del commissario vertono sulla pista anarchica, il giovane Claudio agisce come agente infiltrato in uno dei locali milanesi più frequentati da soggetti politici estremisti. Il 12 dicembre esplode una bomba a piazza Fontana a Milano nella banca dell’Agricoltura. È una strage. Non totalmente convinto che la linea anarchica sia quella giusta, Calabresi ferma in questura Giuseppe Pinelli. Dopo tre giorni di interrogatori serrati, Pinelli precipita dalla finestra della stanza di Calabresi. Un malore, un suicidio? Calabresi non era presente nel momento dell’accaduto, fatto sta che viene ritenuto responsabile della morte del noto anarchico milanese. Il 17 maggio del 1972 il commissario viene ucciso. Nonostante le polemiche e le forti critiche revisioniste che sono state sollevate contro lo sceneggiato prodotto dalla Rai, riteniamo di poter apprezzare la fiction per aver avuto il coraggio di ripercorrere anni così difficili per la società italiana. Ancora oggi non si sa se le indagini furono manomesse o pilotate, se Pinelli fu ucciso o si tolse la vita volontariamente, esasperato dagli interrogatori incalzanti o dall’aver appreso, notizia datagli per farlo crollare, ma non vera, che l’anarchico Valpreda aveva ammesso la responsabilità della strage. Il racconto filmico non manca di inesattezze, ma va, a nostro avviso, elogiato per aver descritto il personaggio di Calabresi con onestà, in maniera positiva, come un galantuomo che era in cerca della verità. Soprattutto che fu un grave errore ucciderlo perché lui non era responsabile della morte dell’anarchico. Anni bui, quelli successivi alla strage di Piazza Fontana, che innescarono una miccia che fece esplodere la violenza, nonché l’incapacità futura di un vero e proprio dialogo tra avversari politici. Il Commissario Calabresi meritava una riabilitazione, così come la meritava la sua famiglia che tanto fu segnata da questo efferato assassinio. Il figlio di Luigi Calabresi, Mario, sembra concordare con questa nostra posizione. In una sua dichiarazione rilasciata alla stampa ha sostenuto che per quanto la complessità di quegli anni sia stata semplificata fino all’eccesso, la verità storica sulla figura di suo padre è stata rispettata. Critiche più feroci vengono dagli storici che hanno sostenuto che la fiction abbia troppo trascurato di sottolineare che le stragi violente di quegli anni erano unicamente di matrice fascista, termine plausibile se si pensa che l’Italia era uscita dalla dittatura da poco più di vent’anni. Le polemiche, tuttavia, dimostrano come “gli anni spezzati” possano essere chiamati tali e Calabresi lo spiega bene quando dice al giovane collaboratore che dopo la strage di piazza Fontana tutto non sarebbe stato più uguale a prima. a.c. 35 Il giudice (Gli anni spezzati) Genere: Miniserie TV Durata: 2X100’ Interpreti principali: Alessandro Preziosi, Stefania Rocca, Alessio Vassallo, Anna Safroncik, Ennio Fantastichini Regia: Graziano Diana Sceneggiatori: Graziano Diana, Stefano Marcocci, Domenico Tommassetti Produzione: Albatross per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì e martedì 13 e 14 gennaio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.239.000 telespettatori; 15,40 % share +12 Una fiction di qualità, anche se tempestata da critiche, alcune delle quali condivisibili. La miniserie ripercorre la drammatica vicenda del rapimento del giudice Mario Sossi che fece conoscere all’Italia il fenomeno delle Brigate Rosse. Siamo nel 1974, dopo la condanna all’ergastolo dei componenti della brigata XXII ottobre, il giudice viene rapito e processato dalle Br. La moglie Grazia fa di tutto per ottenere la liberazione del marito, scrive anche al Papa. Il giovane collega Roberto Nigro, protagonista poi della ingombrante love story, affianca la donna seguendo passo passo la vicenda. Avendolo giudicato colpevole, i terroristi pongono una condizione per la liberazione di Sossi: uno scambio di prigionieri. I colleghi del giudice sono favorevoli, chi si oppone è Francesco Coco, Procuratore Generale della Repubblica nonché amico di Sossi. Dello stesso parere è il Governo, il Presidente della Repubblica. Ma la Corte d’Appello, pressata da Grazia Sossi e da Roberto Nigro, ha la sua ultima parola e concede la libertà provvisoria ai detenuti. Sossi viene liberato. Approfittando del fatto che Sossi non è incolume come stabilito dai patti, Coco blocca l’ordine di scarcerazione, una decisione che pagherà cara perché verrà ucciso dalle Br. Al funerale, il giudice Sossi ammetterà di aver imparato molto dalla integrità morale di Coco. Tra le critiche condivisibili, quella di aver aggiunto un sub plot sentimentale alla storia che toglie spazio alla vicenda di Sossi, la seconda di non aver approfondito abbastanza la realtà del terrorismo eversivo di quegli anni. La fiction deve sintetizzare, questo è comprensibile, ma la drammaturgia offre anche la possibilità di costruire un carattere con poche scene. Chi ha vissuto, studiato, frequentato l’università nel periodo degli anni di piombo non può non sentire un certo disagio nella mancanza di una efficace descrizione di quello che era il clima violento del tempo. Relegare a pochi pazzi, deliranti facinorosi la lotta armata, più che sintesi è una scelta dettata da superficialità estrema. Invece che occupare così tanto spazio con la love story, si poteva entrare di più nel mondo dei brigatisti come fece Sergio Zavoli con l’indimenticabile programma “La notte della Repubblica”, lavoro che sarebbe dovuto diventare un serio riferimento per il drammaturgo. Zavoli, allora, infatti intervistò terroristi sia detenuti che pentiti mettendo a nudo un materiale umano interessantissimo. Che dietro le Br ci fossero i servizi segreti americani e quelli sovietici sembra essere ormai piuttosto certo. Nella fiction tutto ciò viene accennato, soprattutto in questo episodio. Questo conferma quanto detto: non erano quattro pazzi isolati e deliranti, ma esponenti di una pericolosa deriva che poteva trasformare la società italiana in un teatro di annose violenze. Il tentativo di aver raccontato in TV per la prima volta “gli anni di piombo” va comunque apprezzato. a.c 36 Il giudice meschino Genere: Miniserie TV Durata: 2X100’ Interpreti principali: Luca Zingaretti, Luisa Ranieri, Maurizio Marchetti, Gaetano Bruno, Paolo Briguglia, Regia: Carlo Carlei Sceneggiatori: Monica Zapelli, Mimmo Rafele, Giancarlo de Cataldo, Carlo Carlei Produzione: I.I.F per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 3 marzo e martedì 4 marzo 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.580.000 telespettatori; 19,86% share +14 La fiction, tratta dall’omonimo libro di Mimmo Gangemi, è ambientata a Reggio Calabria dove lavora il Pubblico Ministero Alberto Lenzi, che però è accompagnato da una pessima fama. L’uomo sembra completamente disinteressato al suo lavoro. In una delle prime scene non va neanche a vedere il corpo di un giovane biologo che sembra morto per cause naturali. In realtà, e questo il suo amico Giorgio Maremmi lo sa, il giovane ricercatore si trovava nel bosco per esaminare la qualità delle acque del fiume che irriga i campi. Alberto vive in una sorta di disincanto, forse dovuto a delle passate indagini nelle quali aveva messo anima e corpo, ma che non avevano portato a nessun risultato concreto. Le associazioni mafiose sono protette dall’alto, non vale la pena rovinarsi l’esistenza: questa è la sua filosofia. Ma quando il suo caro amico, il magistrato Maremmi, viene ucciso perché arrivato a scoprire verità scottanti riguardo a un traffico di rifiuti tossici, Lenzi decide che non può continuare a vivere così, la sua passione per la giustizia rinasce sorprendendo tutti, a cominciare dalla ex moglie, dalla compagna, dai suoi colleghi. Lenzi ha un figlio di otto anni, Enrico, a cui non bada molto, e una relazione clandestina con una collega, Marina, che però lo lascia quando capisce che la loro storia non sarà mai seria. Alberto si butta a capofitto nelle indagini dell’omicidio di Maremmi e scopre che il colpevole non è Don Mico come tutti pensano, ma Pasquale Rezza, un giovane boss che vuole fare la scalata al potere. Quando quest’ultimo si rende conto che Lenzi ha scoperto tutto decide di rapire il figlio. Si tratta solo di un avvertimento, perché Enrico viene liberato subito. Alberto affronta Rezza di persona e non si lascia intimidire dalle sue minacce. Il Pubblico ministero scopre un traffico di rifiuti tossici e chiede l’aiuto di Elke, una vecchia amica di Giorgio. Alberto capisce che c’è una talpa che gli intralcia le indagini e riferisce le sue mosse a chi di dovere. E così durante una sparatoria la spia viene uccisa e Pasquale viene arrestato. Lenzi ha preso solo una delle pedine, ma non penserebbe mai che la mente dell’operazione è l’amico Lucio Cianci Faraone che non ha prove per arrestare. Intanto l’uomo rivela a Marina di essersi innamorato di lei e così inizia per lui una nuova vita: insieme alla sua donna e a suo figlio e alla lotta costante per sconfiggere le ingiustizie. La miniserie rientra nei prodotti di qualità che la Rai quest’anno ha promosso in numero superiore rispetto agli altri anni. Particolarmente interessante risulta il fatto che la sceneggiatura si soffermi sul pittoresco rapporto tra Lenzi e don Mico, un mafioso vecchio stampo, con i suoi codici d’onore, ma ugualmente un crudele assassino. Don Mico non fa la spia, questo contrasta con la sua “etica”, ma attraverso metafore e frasi criptiche è di grande aiuto al magistrato. Lenzi rappresenta un modello positivo sia dal punto di vista umano sia come magistrato. La piaga della criminalità mafiosa non è risolvibile, il film lo dice a chiare lettere, ma il lavoro onesto e coraggioso dei magistrati non è affatto un inutile rischio. a.c. 37 Il peccato e la vergogna 2 Genere: Serie TV Durata: 10X100’ Interpreti principali: Francesco Testi, Manuela Arcuri, Gabriel Garko, Laura Torrisi, Stefano Santospago, Valeria Milillo Regia: Luigi Parisi, Alessio Inturri, Mariano Lamberti Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Ares e RTI Rete: Canale5 In onda: da venerdì 10 gennaio 2014 a venerdì 14 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.563.000 telespettatori; 16,46% share La seconda stagione è ambientata tra 1945 e metà anni ‘50. È L’Italia del dopoguerra, nella quale si ricomincia a vivere cercando di dimenticare i dolori e gli stenti della guerra. Carmen Fontamara, con due figli, uno avuto con Giancarlo Fontamara, Giulio, e l’altro in seguito allo stupro subito da Nito Valdi, Valerio, è una brillante imprenditrice che ha messo su un atelier di moda. Nito Valdi è invece ancora ossessionato dal suo amore malato per Carmen che spera di poter rapire insieme al figlio Valerio e portarla in Sud America. Nito, braccato dalla legge e bisognoso di denaro, riesce a spacciarsi per ex deportato e a conquistare la fiducia e l’amore di Elsa Pinker, ereditiera ebrea, che viene uccisa da lui e derubata delle sue ricchezze. Giancarlo Fontamara, unico amore di Carmen, torna a Roma come eroe della resistenza. Carmen e Giancarlo attendono il momento giusto per vivere la loro storia alla luce del sole, Giancarlo infatti, ha sposato per gratitudine Piera, una ex partigiana. Ma Nito riesce a rapire Carmen e il piccolo, e sta quasi per lasciare l’Italia quando i suoi piani vengono sventati dall’azione di Giancarlo, supportato da un ex partigiano, l’ispettore Luigi Malpietro. Nito, quindi, solo e disperato, sbarca a Cuba, dove, con i soldi sottratti ad Elsa Pinker, diventa un potente imprenditore. Carmen e Giancarlo, a causa della inaspettata gravidanza di Piera, si lasciano per sempre. Giancarlo, quindi, entra a far parte di un gruppo rivoluzionario con lo scopo di uccidere gli ex fascisti, mettendo a rischio la sua vita. Muore ucciso da quello che diventerà il nuovo marito di Carmen. Alla fine degli anni ‘50 ritroviamo i figli di Carmen ormai ragazzi. Giulio bello e subdolo, continua a nutrire per il fratellastro Valerio colpevole di essere figlio di un “mostro”, un odio insanabile. Carmen, divenuta ormai una brillante donna d’affari, è alle prese con un nuovo amore: quello per Luigi Malpietro che, lasciata la polizia, è divenuto onorevole, grazie al supporto dei Servizi Segreti, che ne hanno coperto l’oscuro passato. Il ritorno di Nito Valdi in Italia ribalta tutte le carte, portando Carmen a fare i conti con i fantasmi del passato, in un ultimo tragico scontro con il suo incubo di sempre. Dieci serate scandite da una trama tortuosa i cui ingredienti sono sempre gli stessi: attori di grande richiamo, passione, violenza, sesso, una buona dose di perversione e di morbosità. A guarnire il tutto, una confezione super patinata, abiti impeccabili, lucidissime auto d’epoca. La cornice storica non è che un pretesto per alimentare una trama poco originale. La regia e la recitazione, nonostante i nomi illustri, lasciano veramente perplessi. Come interpretare altrimenti l’uso sciagurato del dialetto, che scimmiotta più lo slang delle borgate romane di oggi, piuttosto che la romanità degli anni ’40? Ma, come abbiamo già affermato per la prima stagione, sui contenuti la serie merita il giudizio più severo. I due cattivi per eccellenza, Nito prima, Valerio poi, dominano la scena. Con tutta la loro innaturale, malata violenza, conquistano il pubblico più dei personaggi buoni che appaiono fiacchi, insulsi. Ricordiamo che la serie ha subìto quest’anno una denuncia per aver utilizzato un minore a recitare la parte di un sociopatico pronto a fracassare il cranio del fratellino neonato e a ucciderlo dando fuoco alla culla. a.c. 38 Il segreto Genere: Soap opera Durata: 47’ Interpreti principali: Megan Montaner, Alex Gadea, Maria Bouzas, Ramon Ibarra, Mario Martin, Sandra Cervera, Alejandra Onieva, Adelfa Calvo, Selu Nieto Regia: AA.VV. Sceneggiatori: Aurora Guerra Produzione: Ida y Vuelta Rete: Canale5 In onda: dal 10 giugno 2013 alle ore 16:00 Ascolti medi: 3.000.000 telespettatori; 26% share +10 La soap in costume, che racconta principalmente la travagliata storia d’amore tra Pepa e Tristan, ha riscontrato un grande e inaspettato successo di pubblico. La struttura narrativa mostra tutte le caratteristiche del genere: natali incerti, amori contrastati, differenze di ceto sociale, bambini rapiti, i buoni e i cattivi che agiscono nell’ombra etc. La storia è ambientata in un paese spagnolo all’inizio del ‘900, Ponte vecchio, una realtà che, nonostante sia segnata da profonde ingiustizie sociali, appare rasserenante con la sua piazza, la locanda, le beghe paesane, i grandi focolari delle case contadine. In realtà la bravura dell’ideatore e degli sceneggiatori è stata quella di mantenere una coralità nel racconto. C’è infatti più di un grande amore ostacolato, la cattiva, donna Francisca, non è l’unica a vessare il prossimo, c’è il crudele Carlos Castro e il capomastro Maurizio, inoltre i personaggi di contorno con i loro sub plot che si legano alla storia principale sono molteplici. La soap mostra di aver usato funzionanti meccanismi di appeal per il pubblico appassionato del genere, ma è pur sempre una soap, i legami non possono durare a lungo quindi vanno ostacolati perché nel momento in cui si passa al “vivranno per sempre felici e contenti”, la storia perde smalto. L’enfatizzazione dei sentimenti è un altro elemento necessario al genere, sentimenti che non sempre hanno una base ragionevole e di fronte ai quali chiunque rimane impotente. Difficilmente una soap mostra quindi una morale forte, perché l’unico punto di riferimento etico è l’amore, la passione che giustifica tutto. Nel complesso però “Il segreto” è un’opera garbata: la figura del parroco, don Anselmo, che subisce pure un attentato dagli anarchici, ricorda quelli che sono i valori umani e religiosi di una piccola cittadina spagnola all’inizio del secolo. C’è il nobile Tristan, che si oppone alle angherie della madre, donna Francisca, la ribelle Soledad che decide di seguire il suo amore lasciando ricchezza e benessere. Come elemento di alleggerimento c’è inoltre la famiglia del sindaco, che strappa qualche sorriso quando la “tragedia” sembra rendere l’atmosfera troppo cupa. Non c’è violenza efferata né la morbosità delle scene che ci ricordano soap in costume come “Terra Ribelle”. Un prodotto di evasione che il pubblico sembra gradire molto in un momento in cui la crisi economica incombe e minaccia la serenità delle famiglie: quel vivere umile, solidale, la cordialità dei rapporti di un mondo “antico” sembrano all’unisono sortire un effetto di calma e distrazione. Tra le soap in onda, “Il Segreto” si distingue per i contenuti. È presente, infatti, una certa critica sociale, viene condannata l’angheria dei potenti come donna Francisca, la violenza distruttiva degli anarchici che tentano di risolvere le ingiustizie sociali in modo inaccettabile perché violento, la vicinanza del parroco che, come uomo di chiesa, mantiene un pensiero conservatore, ma sa capire e stare vicino cristianamente ai drammi delle persone. Vicino alla dissoluta donna Eloisa, che corrompe il puro Juan, c’è anche il nobile Tristan che ama sinceramente Pepa nonostante sia di umili origini. a.c. 39 Il tredicesimo apostolo 2 Genere: Serie TV Durata: 6X100’ Interpreti principali: Claudio Gioè, Claudia Pandolfi, Stefano Pesce, Jorgo Voyagis, Miriam Giovanelli, Tommaso Ragno, Pierluigi Misasi Regia: Alexis Sweet Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Taodue per R.T.I. Rete: Canale5 In onda: da lunedì 20 gennaio 2014 a lunedì 24 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 3.366.000 telespettatori; 12,49% share +14 Un accenno alla prima stagione della serie. Padre Gabriel è un giovane sacerdote gesuita, teologo e professore universitario che collabora con la “Congregazione della Verità”. Si tratta di un’istituzione ecclesiastica che sottopone a verifica eventi paranormali segnalati dai fedeli o da enti religiosi. A lui l’incarico di recarsi in loco per verificare i fatti e indagare. Durante le indagini, Padre Gabriel incontra Claudia di cui, ricambiato, si innamora. Nella seconda serie Padre Gabriel ha interrotto tutti i rapporti con Claudia, la psichiatra di cui si era innamorato e ha lasciato anche l’università dove insegnava per concentrare tutte le sue energie per catturare Serventi, un uomo abietto e dotato di poteri oscuri, capo di una setta che ha lo scopo di annientare la Chiesa Cattolica. Una persona viene uccisa, padre Gabriel è convinto che dietro l’omicidio ci sia Servienti e decide di indagare. Così si ritrova di nuovo a collaborare con Claudia. I due si accorgono di amarsi ancora. Padre Isaia convince padre Gabriel a riprendere l’attività accademica. All’università conosce Rebecca Rossini che nasconde un terribile segreto. Alla fine della prima puntata una resurrezione…quella di padre Gabriel. La seconda serie, rispetto alla prima, sembra calcare la mano molto di più sul paranormale perché cerca, senza riuscirci in verità, di sciogliere i nodi oscuri che riguardano il passato di Gabriel di cui lui stesso non ricorda i momenti salienti. Giovanissimo, adottato da Serventi, usato per sperimentare su di lui la possibilità di ricevere poteri preternaturali, Gabriel non sa chi sia, non comprende se è il male oscuro che anima la sua natura, o il bene legato al suo stato di sacerdote. È un personaggio angosciato dall’inizio alla fine, che inevitabilmente attira l’attenzione della bella psicoterapeuta, razionale, ma pur sempre attratta dal mistero. Ne viene fuori un guazzabuglio raccapricciante di stile horror con qualche tendenza satanista. Non è questa la sede per approfondire gli svarioni teologici che gli autori professano, neanche al pubblico interessano visto l’indice di ascolto molto basso per una serie ben girata e curata nella fotografia. Le esperienze paranormali, le ambientazioni mistiche, i misteri del Vaticano, le sette segrete, gli eretici, i sensitivi e i preti rinnegati, dimostrano che questa serie aspiri a diventare una copia mediocre dei romanzi di Dan Brown. Comunque sia, a parte il raccapriccio di alcune scene non certo adatte alla fascia oraria protetta, la seconda serie afferma con ancor più forza l’assoluta inconoscibilità del reale, l’impotenza della ragione di fronte a fenomeni che sfuggono completamente al controllo dell’uomo. Il male è più forte del bene e combatterlo è quasi una impresa destinata a fallire o ad approdare a vittorie fittizie. Per questo si è accennato a un compiacimento di tipo satanista in questa seconda edizione. a.c. 40 L’assalto Genere: Film TV Durata: 100’ Interpreti principali: Diego Abatantuono, Camilla Semino Favro, Ninni Bruschetta, Paolo Mazzarelli, Luigi Maria Burruano,Thomas Trabacchi, Ugo Conti Regia: Ricky Tognazzi Sceneggiatori: Monica Zapelli, Claudio Fava, Ricky Tognazzi, Francesco Ranieri Martinotti Produzione: Iterfilm per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 3 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.086.000 telespettatori; 18,23% share +12 Siamo a Milano, ai nostri giorni. Giancarlo Ferraris è un imprenditore della provincia milanese, onesto e gran lavoratore. La sua posizione è il risultato di tanti sacrifici, di anni di lavoro e meritate vincite di appalti. La crisi lo porta, senza che se ne renda conto, nelle grinfie della ‘ndrangheta. Domenico Crea, calabrese, ormai residente al Nord da diversi anni, si presenta all’inizio come un amico, corteggia la figlia, sembra disposto a dare una mano all’imprenditore in difficoltà perché pieno di crediti dallo Stato, stritolato dalle tasse, rischia di fallire. Non è così sciocco da non accorgersi della “famiglia” mafiosa che supporta il giovane calabrese. Cerca di tirarsi indietro onorando il suo debito senza spingersi oltre, ma la ‘ndrangheta gli brucia il magazzino della fabbrica. Ferraris si arrende e accetta di assumere come suo socio Domenico Crea. È l’inizio della fine. Anche se l’azienda vince l’appalto per la costruzione del palazzetto dello sport, l’organizzazione prende in mano completamente l’azienda, fa assumere nuovi operai calabresi e i vecchi vengono licenziati. L’amico di sempre di Ferraris, il capocantiere, calabrese anche lui, ma onesto, lo lascia. Un commissario di polizia lo esorta a parlare, ma in un primo momento Ferraris sembra non riuscire a tirarsi fuori dalla situazione. Quando si accorge che sua figlia è stata sedotta e che vogliono costringerlo a seppellire rifiuti tossici provenienti da altre aziende nelle campagne con la connivenza di imprenditori milanesi, si ribella. Insieme alla figlia e con la collaborazione del giovane commissario mettono a segno un piano per incastrare l’organizzazione criminale. Il film TV diretto da Ricky Tognazzi è sicuramente un prodotto di qualità: buona la regia, buona la sceneggiatura, eccellente il cast scelto. L’argomento trattato è inoltre di grande attualità e apre uno squarcio sulle infiltrazioni della malavita calabrese nel Nord. Anche se i personaggi sono ben bilanciati: i calabresi malavitosi, il calabrese onesto e pronto a rinunciare a tutto pur non immischiarsi con la feccia, l’imprenditore del Nord che si ribella, e quello al quale fa comodo lo sconto sullo smaltimento dei rifiuti tossici che la malavita gli offre. La fiction è un po’ nordista, ma questo è comprensibile vista la provenienza culturale degli autori. L’ottimo Abatantuono si distingue per una recitazione notevole e per la carica di umanità che riesce a trasmettere nell’interpretare il suo ruolo. Molto positivo il rapporto che ha con sua figlia, orfana di madre, rapporto che lo porta a non cadere nella disperazione e a reagire in nome di quella responsabilità educativa che considera di superiore importanza a tutte le altre considerazioni. Ferraris affronta anche il processo ammettendo le sue responsabilità iniziali. a.c. 41 La Cortigiana Genere: Serie TV Durata: 4X120’ Interpreti principali: Alexandra Neldel, Attila Arpa, Alexander Beyer, Thure Riefenstein Regia: Hansjorg Thurn Sceneggiatori: Iny Lorentz, Gabriele Kister Produzione: Canale tedesco Sat.1 e TV nazionale austriaca ORF Rete: Canale5 In onda: dal 24 settembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 3.000.000 telespettatori; 12,50% share “La cortigiana”, una serie di quattro puntate per la televisione è ispirata al romanzo Die Wanderhure scritto dalla coppia di scrittori tedeschi Iny Klocke ed Elmar Wohlrath con lo pseudonimo di Iny Lorenz. La serie è ambientata in Germania all’inizio del XV secolo. Nel 1414, nella città di Costanza, l’imperatore Sigismondo ha indetto un Concilio per porre fine allo scisma che vede tre Papi alla guida della Chiesa. La giovane Marie viene promessa in sposa al figlio di un signorotto locale, in realtà diviene vittima di un complotto per impossessarsi dei beni della ragazza che, accusata di condotta immorale, è ripudiata dal promesso sposo e condotta in prigione, dove viene torturata e violentata. Bandita da Costanza, la ragazza è soccorsa da un gruppo di prostitute e ben presto si trova costretta anche lei a fare mercimonio del proprio corpo per sopravvivere. Marie però è intelligente e non si rassegnerà al suo destino, farà di tutto per vendicarsi di chi l’ha rovinata. Dopo aver consumato la sua vendetta, e dopo un periodo di pace, Marie viene rapita dal principe dei Tartari, Andrej, che la rinchiude nel suo harem. Quando Michel apprende ciò che è accaduto a Marie, decide di abbandonare il campo di battaglia e si mette alla ricerca della sua amata, per condurla in salvo. La storia si conclude con la riuscita missione di pace da parte di Marie tra l’imperatore e i Tartari. Il bollino rosso, che contrassegna una sconsigliata visione a un pubblico giovane, non può costituire un alibi per mandare in onda qualsiasi cosa. Il primo episodio della serie è intriso di scene di violenza esercitata sulla donna con una perizia di particolari che ha del morboso e questo non può essere accettato in un momento in cui il femminicidio e la violenza sulle donne rappresenta una vera e propria emergenza sociale. Gli autori potevano escogitare linguaggi drammaturgicamente altrettanto intensi se la storia lo avesse richiesto, ma meno animati di quel compiacimento che può eccitare le fantasie di un pubblico maschile non sempre e soprattutto, non necessariamente, equilibrato. Dal punto di vista del messaggio morale di fondo, l’excursus della nostra eroina, Marie, lascia molte perplessità. La storia, così come è concepita, nega possibili alternative a una immediata risposta al male con il male e considera la vendetta una condizione necessaria per affermare la dignità della persona offesa. Una dignità che, per giunta, passa attraverso stupri e mercimonio del proprio corpo. Non ci sentiamo di condividere questa posizione, né la mancanza di vera cultura storica su cui è costruita la serie televisiva; il tardo Medioevo viene raccontato esaltando tutte le possibili brutalità di un’epoca che ha visto fiorire le cattedrali, la poesia e tutte le arti possibili. Sottolineiamo con forza che tali brutalità sono principalmente quelle esercitate dagli uomini sulle donne con un linguaggio al limite della pornografia. Il disprezzo per la religione infine, nonostante alcuni comportamenti di facciata, è inaccettabile e antistorico. a.c. 42 La farfalla granata Genere: Film TV Durata: 105’ Interpreti principali: Alessandro Roja, Alexandra Dinu, Roberto Accornero, Rodolfo Corsato, Luca Ferrante, Pierre Lucat, Anna Stante, Francesco Pannofino. Regia: Paolo Poeti Sceneggiatori: Mauro Caporicchio, Grazia Giardiello, Roberto Jannone Produzione: Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 11 novembre 2013 alle ore 21: 10 Ascolti medi: 4.754.000 telespettatori; 14,42% share Il film-tv, liberamente tratto dall’omonimo libro di Nando Dalla Chiesa, racconta la vita di Gigi Meroni, giocatore di calcio, anticonformista, amante dell’arte figurativa. Uno stile di vita vagamente hippy, il suo, che ai tempi poteva lasciare qualche perplessità. La fiction ha portato il pubblico a conoscere Meroni dalla giovinezza fino alla sua morte avvenuta nel 1967 a causa di un banale incidente provocato da Attilio Romero, futuro presidente del Torino allora giovane e neopatentato. “La farfalla granata” racconta in particolare la vita privata del campione, la storia d’amore tra Meroni con Cristiana Uderstadt, donna già sposata con un altro uomo, un matrimonio però imposto dalla madre per ragioni economico-sociali. La relazione amorosa conosce molti ostacoli fino al riconoscimento della nullità da parte della Sacra Rota. Ma i due non fanno in tempo a sposarsi, perché la vita del campione calcistico viene bruscamente e drammaticamente spezzata a soli 24 anni. La fiction racconta la vita di Meroni anche attraverso la prospettiva di Nereo Rocco (uno splendido Francesco Pannofino), allenatore del Torino negli anni in cui il campione faceva parte della squadra. Una figura, anche questa, ricostruita magistralmente, ricca di una umanità nata dalla elaborazione di un grande dolore. La grande intesa tra Nereo e Gigi è uno degli aspetti più belli della fiction. Il carattere ribelle del protagonista, va sottolineato, non è stato costruito su stereotipi epocali, anzi, esalta la parte migliore di quella contestazione giovanile che punta all’autenticità degli affetti, dei legami e dei rapporti umani contro un conformismo retrivo in cui versava la società dell’epoca. Il risultato è un film molto delicato e con spunti poetici non indifferenti. Nonostante la critica non sia stata benevola, possiamo affermare con assoluta tranquillità che il film si è rivelato uno dei migliori prodotti di questa stagione autunnale. Interessante è risultata la ricostruzione di una personalità animata da un forte amore per lo sport, inteso nel senso più sano del termine, e l’insofferenza sana di un giovane con doti anche creative. Non si riscontra nessuna scena sconveniente nonostante la delicata situazione matrimoniale di Chris. Appare ben trattata la constatazione della nullità, da parte della Sacra Rota, di un matrimonio non contratto in modo libero, ma sotto la pressione della madre interessata solo alla sistemazione economica della figlia. a.c. 43 La mia bella famiglia italiana Genere: Film TV Durata: 100’ Interpreti principali: Alessandro Preziosi, Tanja Verdhorn, Peppino Mazzotta, Karin Proia, Nunzia Schiano, Nicola Rignanese, Michele Di Virgilio, Elmar Gehlen Regia: Olaf Kreinsen Sceneggiatori: Cecilia Calvi e Anna Samueli Produzione: Rowboat Film, Beta Film e ZDF per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 17 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.996.000 telespettatori; 21,30% share +10 “Devi tornare, mamma sta morendo”. L’ingegnere Paolo Sanseviero non torna a casa, in Puglia, da circa vent’anni, da quando sua madre l’ha costretto ad andarsene dopo la morte del padre avvenuta in un incidente. Si trova in Germania, ha costruito una splendida carriera, è sposato con Martina con la quale però è in crisi, ha un figlio, Florian, che vuole fare il musicista, cosa che a lui non va giù. Angustiato, Paolo parte quindi dalla Germania con Martina. È un rientro doloroso, anche perché l’incidente nel corso del quale è morto suo padre è rimasto avvolto nel mistero e l’ha separato dal suo clan familiare per molti anni. Quella sera, suo padre, dopo una discussione avuta con lui, per inseguirlo ha preso la macchina ed è finito in una scarpata. Il senso di colpa in Paolo, sopito in tutti questi anni, riemerge. Non tornerebbe se la madre non stesse morendo. Quando la coppia giunge in Puglia, però, Paolo scopre che Angelina in realtà sta benissimo: Totò, il fratello minore, gli ha mentito per farlo tornare, ha infatti bisogno del suo aiuto per uscire dalla disastrosa crisi economica che la famiglia sta attraversando. Casa e uliveto sono già stati messi in vendita, ma per procedere serve la sua firma davanti al notaio. Paolo è furioso e vuole subito tornarsene a casa, ma quando si trova davanti al notaio, rifiuta di vendere come se sentisse il bisogno di riscattare se stesso aiutando la sua famiglia. Vuole fare qualcosa per rimettere in sesto le finanze dei Sanseviero. Si riavvicina alla madre, alla famiglia e scopre quanto la sua terra e i suoi vecchi amici gli siano mancati. Migliora anche il rapporto con Martina, che ora vede Paolo sotto una luce nuova, circondato da quella realtà familiare meridionale che l’attrae. Paolo e Totò sono due fratelli resi diversi dalle distanze. Il primo si è germanizzato, il secondo è rimasto un pugliese testa dura. Alla fine, Paolo, con la sua mentalità legalista e un po’ tedesca, riesce a smascherare il sindaco corrotto e anche a scoprire la verità su quella maledetta notte in cui suo padre morì. I freni dell’auto erano stati manomessi, perché a morire doveva essere lui, Paolo, in quanto testimone di un delitto di mafia. La mamma l’aveva cacciato di casa per salvarlo perché era sicura che lui sarebbe comunque andato alla polizia. Paolo è l’emigrante di oggi, il cervellone, anche se la sua è stata più una fuga che una vera e propria decisione di andarsene. La Puglia fa da sfondo a questa fiction pulita e divertente che in un certo senso ricalca le tematiche di un film di grande successo come “Benvenuti al Sud”. Comunque il ruolo della famiglia, che quest’anno sembra essere al centro di molte fiction, risalta come un valore autentico. Se il Sud se ne fa paladino, la famiglia rimane comunque una realtà tutt’altro che obsoleta, un luogo dove si fa ritorno volentieri, dove gli affetti sono forti e gratuiti. a.c. 44 Le due leggi Genere: Miniserie TV Durata: 2X100’ Interpreti principali: Elena Sofia Ricci, Enrico Ianniello, Ilaria de Laurentiis, Massimo De Francovich, Luigi Petrucci, Mauro Marchese, Gaetano Bruno, Anna Melato, Riccardo Zinna. Regia: Luciano Manuzzi Sceneggiatori: Andrea Purgatori, Laura Ippoliti, Luciano Manuzzi Produzione: Red Film per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: martedi 25 e mercoledì 26 marzo 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.614.000 telespettatori; 17,01% share +12 La vita di Adriana, una rigorosa direttrice di banca, viene letteralmente sconvolta dal suicidio di un loro cliente al quale viene negato un prestito che l’avrebbe salvato da un disastro economico dovuto alla crisi. Da quel momento, Adriana decide di aiutare le persone in difficoltà che si rivolgono alla sua banca prendendo autonomamente delle iniziative che risultano poco ortodosse: favorisce i clienti in difficoltà utilizzando i fondi dei più fortunati. I suoi illeciti vengono scoperti dal vicedirettore di banca, Di Rienzo, e da Gioielli, uno dei titolari di un conto dal quale Adriana aveva prelevato. I due hanno però la coscienza sporca, a causa di truffe operate contro i propri clienti. Sono per questo benevoli con Adriana, le propongono un reinserimento in altra sede. Ma Adriana non ci sta e agisce diversamente. Si autodenuncia, finisce in carcere. Quando Adriana incontra il nuovo avvocato, Giacomo Pratelli, non immagina che dietro di lui si nascondano manovre poco chiare di Misiti, suo superiore e mentore, tese a sgonfiare il caso. All’inizio l’avvocato è infatti complice di Misiti, successivamente decide invece di sposare totalmente la causa di Adriana. In carcere Adriana conosce Katia, condannata per furto. Come lei stessa racconta è stata costretta a rubare per pagare le rate sempre più alte del mutuo. Questa storia porta pian piano Adriana a interrogarsi sui contratti proposti in passato dalla sua banca e sull’atteggiamento ambiguo dei responsabili dell’Istituto di credito. Uscita dal carcere, il contrasto con Camilla, sua figlia, è feroce. La giovane ha cominciato a frequentare persone sbagliate, mentre il marito si allontana da lei fino a lasciarla. La donna continua a indagare e scopre così che l’accensione dei mutui di alcuni, ben centododici persone tra i quali Berdini e Katia, è legata in entrambi i casi alla sottoscrizione di fondi altamente speculativi che in poco tempo ha determinato l’assorbimento di ogni risorsa costringendo i malcapitati a svendere i loro beni a gruppi economici interessati, tra i quali Gioielli. Adriana viene in possesso delle prove che anche Misiti, persona che ha sempre considerato un punto di riferimento, è fra i beneficiari di queste operazioni fraudolente. I responsabili della truffa vengono arrestati, compreso Misiti. Al processo per appropriazione indebita, Adriana viene condannata con la condizionale. Non ha più al suo fianco il marito: Andrea l’ha lasciata. Ma ci sono Camilla, che ha capito il valore della lunga battaglia della madre, e l’avvocato Pratelli. Il titolo della miniserie, il personaggio protagonista fanno riferimento all’antico personaggio di Antigone della tragedia di Sofocle. Adriana inizia la sua battaglia interiore seguendo non la legge dettata dal diritto ma quella ispirata dal senso di umanità. C’è una legge, dice Adriana, che nessun uomo ha scritto, ma che vive in noi da sempre. Il prodotto è lodevole per questo richiamo alla coscienza: il coraggio che la protagonista dimostra nel voler perseguire la giustizia come esigenza umana la porta a riconquistare sua figlia. a.c 45 Le mani dentro la città Genere: Serie TV Durata: 6X100’ Interpreti principali: Simona Cavallari, Giuseppe Zeno, Marco Rossetti, Giulio Beranek, Massimiliano Gallo, Andrea Tidona Regia: Alessandro Angelini Sceneggiatura: D.Ceserano, C.Fava, B.Petronio, L. Valenti Produzione: Tao Due film per RTI Rete: Canale 5 In onda: da venerdì 14 marzo 2014 a venerdì 18 aprile 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 3.500.000 telespettatori; 13% share +14 La fiction ha l’intento di smentire che la mafia sia una realtà presente solo al Sud. Siamo a Trebbiate, una cittadina dell’area milanese dal nome fantasioso. I protagonisti indiscussi sono un commissario di polizia e un ispettore della zona, rispettivamente Viola Mantovani e Michele Benevento. La morte di una ragazza, che sembra avvenuta per overdose, porta il gruppo del commissario Mantovani a collaborare con l’ispettore Benevento che ritiene invece la morte della giovane un omicidio per mano dei Marruso, una delle famiglie mafiose. Il travagliato ispettore è stato un tempo il fidanzato di una delle due figlie di don Carmine, una ragazza onesta che aveva deciso di fuggire con lui per cercare di iniziare una nuova vita altrove. Ma, durante la fuga, il padre aveva tentato di uccidere entrambi, la ragazza era morta, l’ispettore era sopravvissuto. Anche la Mantovani ha un conto aperto con la famiglia mafiosa: la morte di suo padre, operaio, licenziato, colto da infarto durante una carica della celere voluta da pressioni mafiose. Per l’occasione del matrimonio di Maria Marruso, torna da Londra Fulvio, il figlio minore, che il padre cerca di convincere a tornare a Milano per gestire con lui gli affari di famiglia insieme a Pinuccio. Non c’è però solo la droga nei piani dei Marruso. Don Carmine, infatti, intende costruire un nuovo intero quartiere a Milano, dove però sorge una fabbrica. Le proteste degli operai che rischiano il posto non lo sfiorano e per riuscire nel suo intento sfrutta le sue amicizie e conoscenze politiche, compresa quella col sindaco di Milano. Tutto sembra andare secondo i piani del boss, fino a quando qualcuno non attenta alla sua vita. L’uomo viene colpito da numerosi colpi di arma da fuoco mentre è in un bar. Viene portato in ospedale ancora vivo. La Mantovani chiede al questore di lasciare che Benevento possa restare nella sua squadra per aiutarla nelle indagini e scoprire se si è scatenata una guerra di mafia. Fulvio intanto decide di non tornare a Londra, ma di restare a Milano per aiutare il fratello Pinuccio a scoprire chi - tra le famiglie della ‘Ndrangheta - ha attentato alla vita del padre. Pinuccio viene a sapere che a tentare di uccidere don Carmine è stato un operaio disoccupato, mentre anche la Mantovani e Benevento sono sulle tracce dell’uomo. Pinuccio arriva prima e uccide entrambi, senza peraltro essere riuscito a scoprire chi è il mandante dell’attentato del padre. L’argomento trattato è indubbiamente interessante, tuttavia la fiction ci sembra una mediocre copia de “Il Padrino”, il figlio “buono” del boss somiglia addirittura fisicamente al noto attore Al Pacino. Quello che si respira nelle azioni dei due protagonisti è un desiderio rabbioso di vendetta, invece che nobile idealità di fare giustizia. Il clima è cupo, ringhioso, violento, niente che ricordi il fascino dell’opera di Coppola. Per un programma in prima serata le immagini di sesso e violenza spesso associate hanno un impatto visivo molto forte nonché discutibile. Pinuccio Marruso è proprio l’aberrazione della nuova generazione della ‘Ndrangheta trasferita a Nord, cresciuta in un ambiente fortemente industrializzato, senza alcun valore: cocainomane, violento, gli occhi sempre sbarrati dalla ferocia, è un personaggio che sfugge anche a quei minimi codici d’onore imposti dal padre. Uccide suo cognato tendendogli una trappola e per questo pagherà un conto molto alto. La figlia vedova dei Marruso si ribellerà e collaborerà con la giustizia. “Ho più denari che anni da vivere”, dice amaramente don Carmine cercando di riconquistare la figlia che della famiglia non vuole più saperne. Fulvio si troverà di fronte a una scelta: o raggiungere la sua fidanzata a Londra e ritornare alla vita onesta di un tempo, oppure scendere in Calabria e diventare un adepto dell’organizzazione mafiosa. Fulvio sceglie, si sottopone alla cerimonia di iniziazione, fa arrestare suo fratello e uccidere sua sorella in un modo orrendo. Nonostante la discutibile poetica scelta dagli autori, non si può disconoscere il coraggio nell’aver trattato l’argomento con informazioni esatte. a.c. 46 Le tre rose di Eva 2 Genere: Serie TV Durata: 14X90’ Interpreti principali: Anna Safroncik, Roberto Farnesi, Luca Capuano, Karin Proia, Lucia Nunez, Giorgia Wurth, Luca Ward, Paola Pitagora Regia: Raffaele Mertes, Vincenzo Verdecchi Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: RTI Rete: Canale5 In onda: da mercoledì 4 settembre 2013 a mercoledì 11 dicembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.800.000 telespettatori; 19,12% share +14 Aurora dà alla luce la sua primogenita. La piccola viene chiamata Eva, in onore della madre di Aurora. Alessandro Monforte, il padre della bambina, vive a Primaluce con la sua compagna e sua figlia, ma anche con la nonna di Aurora e le due cognate con le quali non ha un buon rapporto. L’amore dei due giovani è offuscato in primis dall’odio antico che c’è tra le due famiglie, i Monforte e i Taviani, e dal rapimento della bambina che viene ritrovata grazie alla strana complicità del fratello di Alessandro, Edoardo, ancora innamorato di Aurora. Intanto il dottor Amedeo Torre, partito da Villalba quasi trent’anni prima, ritorna, con dietro la nuova, giovanissima moglie Veronica. I Torre comprano la bellissima tenuta di Pietrarossa. Chiusa da molto tempo, sul castello girano delle oscure leggende e tutti in paese, da Livia Monforte a Ottavia Taviani, sono spaventati dalla riapertura di Pietrarossa. Si tratta di un altro prodotto in cui il meccanismo del complotto, per ostacolare il grande amore e non solo, prevale in maniera meccanica, spesso drammaturgicamente forzata, perdendo l’occasione di poter trasmettere con semplicità ed efficacia un qualsiasi barlume di verità su cosa sia veramente un grande amore nella vita di un essere umano. Abbiamo parlato di complotti, colpi di scena, seduzioni e vendetta, tanta disumana vendetta, esaltata anche dalla figura di un inquietante giovane prete, figlio e vittima della donna che sta ordendo il suo piano per vendicarsi dei torti subiti, personaggio gettato in uno straziante conflitto nel quale il bene non ha nessuna possibilità di emergere. È sicuramente un prodotto complesso, per questo gli ascolti sono alti, alla soap si aggiunge il giallo e il thriller. Discutibili in prima serata sono le scene di sapore incestuoso abbastanza particolareggiate tra Edoardo e la sorella disturbata mentalmente, le scene di attrazione sessuale imposte alla malcapitata. La recitazione è urlata, da fotoromanzo: si passa dall’amore all’odio più efferato con forzature drammaturgiche che creano personaggi poco credibili. Questa seconda serie, in sostanza, tiene fede alle promesse noir della prima, con i colpi di scena, il grande segreto che aleggia intorno alla tenuta di Pietrarossa, i misteriosi appartenenti di una setta segreta vestiti come dei monaci medievali. Al pubblico tutto ciò è piaciuto. Molti hanno definito la serie un polpettone che mischia il mistery-horror con il melodramma. Gli ambienti familiari sono avvelenati da odi fraterni, morti e resurrezioni, madri pazze d’odio che vivono nelle soffitte, natali ignoti, crudeltà contro bambini nati nel passato e nati oggi, un prete scellerato combattuto tra la sua vocazione e la manipolazione di una madre assetata d’odio e di vendetta. Veronica che sembra una posseduta cambierà per amore di Alessandro, ma subirà le ire della madre pazza. L’atmosfera è quella da fotoromanzo, eroticamente libertina, dall’etero al saffico, all’incestuoso. Perversione morale, follia all’interno di un racconto comunque ben costruito e accattivante. a.c. 47 L’ingegnere (Gli anni spezzati) Genere: Miniserie TV Durata: 2X100’ Interpreti principali: Alessio Boni, Giulia Michelini, Arianna Jacchia, Paola Pitagora, Christiane Filangieri, Enzo Decaro, Pierluigi Misasi. Regia: Graziano Diana Sceneggiatori: Graziano Diana, Stefano Marcocci, Domenico Tommassetti Produzione: Albatross per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 27 gennaio e martedì 28 gennaio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.200.000 telespettatori; 15,70% share +12 Siamo nel 1980 a Torino. Una grave crisi nel settore automobilistico costringe la Fiat a tagliare drasticamente il personale. Il clima sociale e politico dell’Italia è stato gravemente compromesso dalla strage di Piazza Fontana del 1969. La trilogia “Gli anni spezzati” ripercorre tutto il periodo che va dall’omicidio Calabresi alla grande manifestazione dell’80 contro il terrorismo che ne decretò la fine, isolandone i leader. Al contrario delle prime due miniserie, quest’ultima racconta la storia drammatica di un personaggio inventato, l’ingegner Venuti, che si ritrova vedovo, con la figlia maggiore, Valeria, che abbraccia la strategia del gruppo terroristico di Prima Linea divenendone parte integrante. Costretto dalla dirigenza a farsi carico dei licenziamenti degli operai, l’ingegnere si ritrova solo, isolato, odiato con una figlia di cui sospetta sempre più il coinvolgimento nelle azioni terroristiche. Il suo crollo è inevitabile quando viene ucciso il caro amico Walter Grimaldi, primario del Policlinico, per aver deciso di denunciare i sabotaggi interni. Il colpo più duro lo riceve in seguito all’arresto della figlia, quando viene a conoscenza del fatto che è coinvolta anche nell’omicidio del medico. L’ingegnere è prostrato, non capisce più quello che gli sta accadendo, si colpevolizza per non aver capito, per non essere arrivato in tempo prima che il disagio della figlia deflagrasse. Ma non è tutto, Silvia, la sorella minore di Valeria, è in pericolo perché i quadri di Prima Linea temono che Valeria, una volta arrestata, crolli, così tentano di ricattarla organizzando il rapimento della ragazzina. Il rapimento viene sventato e, dopo la manifestazione dei dipendenti della Fiat, quadri e impiegati, supportata da migliaia di persone, sembra tornare il sereno. Valeria rimane in carcere ad affrontare il processo, sotto il peso della certezza di una vita rovinata anche dalla disillusione. Ci troviamo di fronte a un prodotto di qualità sviluppato però con maggiore intensità rispetto ai precedenti, forse grazie al fatto che il personaggio protagonista è frutto d’invenzione. C’è un altro fattore che diversifica questa miniserie dalle altre: una delle terroriste è vista da vicino in quanto figlia dell’ingegnere. Valeria è una giovane donna ferita dalla vita, orfana di madre, che respira il peggior clima universitario del tempo. La disillusione nei confronti dei compagni di lotta che sono pronti a colpirla nel caso in cui parli è qualcosa che commuove profondamente. Tuttavia, come abbiamo sottolineato analizzando anche le altre due miniserie, l’analisi di fondo che ambiziosamente tenta di spiegare gli anni di piombo continua a lasciare la sensazione che non sia stato detto tutto, che qualcosa sia stato taciuto volutamente o perché la verità ultima non è stata mai conosciuta. Lo scarso consenso di pubblico si deve, a nostro avviso, al fatto che, come accade di frequente, un popolo tenta di rimuovere sempre gli orrori di quella che poteva diventare una guerra civile. Apprezzabile una delle scene finali della miniserie, quando l’ingegnere va a parlare con il professor Panara che ha rovinato sua figlia e che ora gode di piena libertà. Cattivi maestri ce n’erano molti in quegli anni nelle università, non casi isolati. a.c. 48 L’oro di Scampia Genere: Film TV Durata: 100’ Interpreti principali: Giuseppe Fiorello, Nello Mascia, Gianluca Di Gennaro, Anna Foglietta, Ciro Petrone, Anna Bellezza, Gaetano Bruno, Domenico Pinelli Regia: Marco Pontecorvo Sceneggiatori: Giuseppe Fiorello, Paolo Logli, Alessandro Pondi, Pietro Calderoni e Gabriella Giacometti Produzione: Picomedia-Ibla Film per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 10 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 6.802.000 telespettatori; 23,85% share +10 “L’oro di Scampia”, tratto liberamente dal libro “La mia vita sportiva” di Giuseppe Maddaloni, racconta come, attraverso la passione dello sport, il protagonista abbia salvato tanti ragazzi dalla micidiale influenza della camorra, pronta a farne dei gangster da arruolare nel proprio esercito. Si tratta di una elaborazione di un fatto vero che si ispira alla vita di Giuseppe Maddaloni, proprietario della palestra Star Judo Club di Scampia e padre di Pino, medaglia d’oro a Sydney 2000 per il judo. La fiction ci porta quindi in Campania, nel noto quartiere di Scampia, conosciuto nel mondo solo per i fatti di cronaca nera. Il titolo si ispira volutamente al capolavoro di Vittorio de Sica, “L’oro di Napoli” e racconta una storia di riscatto sociale. Il protagonista alla fine dice che quest’oro di Scampia è la rabbia di persone costrette a vivere in una zona così degradata, sempre a stretto contatto con la delinquenza, il ricatto, la violenza, la rabbia che però, se ben indirizzata, darà loro la possibilità di riscattarsi. Il protagonista del film è Enzo Capuano, che, come Giuseppe Maddaloni, ha a cuore la sorte di giovani ragazzi che vivono in un quartiere come quello di Scampia. Enzo, che insegna judo in una scalcinata palestra di Scampia, vuole togliere ragazzi dalla strada ed educarli allo sport, ma così facendo attira l’ostilità della camorra a cui sottrae manovalanza. Dal lavoro di Enzo è nato un gruppo di giovani judoki che ha il suo massimo risultato in Toni, suo figlio, ragazzo di talento che aspira al massimo traguardo per uno sportivo: partecipare alle Olimpiadi. E con grande sacrificio, dedizione e costanza alla fine ci riesce. Il miglior atleta è quindi il figlio Toni, che però riceve numerose pressioni dalla camorra, dubitando che il punto di vista del padre sia quello vincente. Toni, infatti, non sopporta il fatto che la famiglia debba essere sempre in pericolo, ed inizia a credere che l’opera del padre di portare nella palestra giovani che altrimenti si ritroverebbero a svolgere compiti per la camorra serva a poco. Vuole andarsene da Scampia, mentre Enzo vuole rimanere e lottare. Il ragazzo, che intanto continua a vincere medaglie ed inizia ad avvicinarsi alle Olimpiadi, si scontra così col padre che, intanto, insiste nell’allenare ragazzi a rischio: l’ex delinquente Sasà, l’ex prostituta Leda, salvata dal poliziotto Nicola e il ragazzo ipovedente Felice. La camorra, però, non gradisce l’azione di Enzo, le ritorsioni sono gravissime: Sasà viene barbaramente ucciso, Lupo muore in seguito all’incendio doloso della palestra. “L’oro di Scampia” è una storia che vuole rappresentare un quartiere con delle difficoltà, ma che non è composto solo da criminali: anche per questo, la municipalità ha dato l’ok alle riprese, al contrario di quanto è accaduto con la serie “Gomorra”, ispirata all’omonimo libro di Saviano. L’idea del film-tv, quindi, oltre a quella di voler raccontare una storia di coraggio e forza contro la malavita, è anche quella di portare in tv un mondo conosciuto solo per i suoi aspetti negativi. Un ottimo lavoro che rientra nella TV di qualità. a.c. 49 Madre, aiutami Genere: Miniserie TV Sceneggiatori: Peter Exacoustos, Daniela Bortignoni Durata: 4X100’ Produzione: Endemol per Rai Fiction Interpreti principali: Virna Lisi, Mary Petruolo, Rete: Rai1 Emanuele Bosi, Vanessa Gravina, Agnese Nano, In onda: da venerdì 24 gennaio 2014 Alessio di Clemente, Pamela Saino a venerdì 24 febbraio 2014 alle ore 21:10 Regia: Gianni Lepre Ascolti medi: 4.800.000 telespettatori; 18,7% share +14 Suor Germana ha trascorso trent’anni in Africa come missionaria. Ora svolge l’incarico di madre superiora in un convento. Insegna alle altre suore i rudimenti per poter diventare infermiere a tutti gli effetti e partire per le missioni. Tutto sembra tranquillo fino a quando suor Germana viene a conoscenza del terribile massacro che ha subito un villaggio in Africa dove lei ha trascorso molti anni. Anche le suore novizie sono state massacrate. Decide di indagare rimanendo in Italia con l’aiuto del fratello di una suora, un magistrato e un giornalista. Parlando con i sopravvissuti che si sono rifugiati nel suo convento, suor Germana capisce che dietro la vicenda si nascondono molti segreti. Suor Vera sembra l’unica superstite della strage, è a conoscenza dei fatti, ma non parla, è ancora spaventata. Matteo, il fratello di suor Maria, data per dispersa, tormenta la madre superiora e suor Vera per avere notizie della sorella. Matteo si allea con Oscar, un giornalista che sembra ben informato dei fatti, che a sua volta lavora con il magistrato, una bella donna di cui si innamora. Alla fine si scopre che dietro al massacro ci sono degli interessi ben più grandi che oltrepassano le beghe locali. Con la copertura di un’azienda d’esportazione di legname, di cui è titolare il padre di Vera, si nasconde un commercio di armi. Suor Maria, ancora viva e incinta perché è stata violentata, è in possesso di una pennetta per computer con informazioni preziose. Il Vaticano ha promesso di aiutarla, ma alcuni uomini di Dominus, il capo dei mercenari che protegge il commercio di armi, ha fatto segregare in un convento Maria, dopo aver imprigionato Matteo e le suore. Suor Germana riesce a trovarla, ma Maria muore partorendo il bambino. Matteo se ne occuperà, vorrebbe farlo con suor Vera di cui si è innamorato, ma lei, dopo averci pensato, capisce che la sua vocazione è autentica. Il padre della giovane suora si riconcilia con lei quando dimostra la sua innocenza; del commercio d’armi non era a conoscenza, un suo giovane socio, divenuto amante della moglie, ne risulta il responsabile. Colpo di scena finale: l’identità di Dominus altri non è che quella del giovane fidanzato di suor Germana che quarant’anni prima si era fatto spacciare per morto. Insomma, una vicenda piuttosto intrigata, riscattata dalla splendida interpretazione di Virna Lisi e dall’interessante tematica dell’Africa mostrata in tutta la sua crudezza. Peccato la poco credibile storia dell’identità di Dominus. Tuttavia, altre tematiche risultano interessanti nella serie televisiva, per esempio la difficile condizione delle giovani missionarie che si ritrovano in situazioni troppo ostiche, troppo lontane dalla realtà in cui sono abituate a vivere. Infatti, sarà la matura suor Germana a tornare in Africa, perché la missione non è solo un ideale, ma una realtà così dura e violenta che bisogna affrontare con cognizione di causa, senza mandare allo sbaraglio delle giovani suore. a.c. 50 Non avere paura un’amicizia con Papa Wojtyla Genere: Film TV Durata: 100’ Interpreti principali: Giorgio Pasotti, Aleksej Guskov, Claudia Pandolfi, Ugo Dighero, Giuseppe Cederna, Katia Ricciarelli, Fabio Fulco, Samantha Capitoni. Regia: Andrea Porporati Sceneggiatura: AA.VV. Produzione: De Angelis Media per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: domenica 27 aprile 2014 alle ore 21:30 Ascolti medi: 6.158.000 telespettatori; 23,5% share Siamo nel 1984. Lino Zani è una guida alpina che vive con la sua famiglia in un rifugio sulle Alpi Retiche. Dopo il tragico attentato del 13 maggio dell’81, Giovanni Paolo II si presenta al rifugio per trascorrere qualche giorno in perfetta tranquillità. Lo accompagnano don Stanislao e il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Tra il Papa e Lino si instaura un’amicizia che dura fino alla morte del Pontefice. Il giovane Zani vive con la smania di scalare le montagne e la sua ambizione è quella di raggiungere la vetta dell’Everest. Questa sua passione smodata lo porta a sacrificare gli affetti più cari: la nuova compagna che, dopo qualche indugio, lascia marito e città per seguirlo in quel luogo sperduto. Lino ha avuto una figlia da lei, nonostante ciò, quando gli si ripresenta la possibilità di scalare l’Everest, l’abbandona e parte per diversi mesi. Non raggiunge la meta per aiutare il compagno caduto in un ghiacciaio e questo segna il momento cruciale del suo cambiamento profondo. Alla fine, dopo un ultimo colloquio con il Papa, che negli anni ha incontrato regolarmente, decide di tornare a Milano e riprendersi Angela, la compagna, ma un incidente stradale lo blocca in ospedale. Salvo per miracolo, è la stessa Angela a raggiungerlo. I due tornano insieme e il film si chiude su Lino che, davanti alla croce issata sulla sommità della montagna, racconta alla figlia, divenuta adulta, del suo incontro con il Papa e di come abbia capito che cosa sia veramente la fede. Dopo un’intensa giornata dedicata alla canonizzazione di Giovanni Paolo II, il film si è rivelato quantomeno deludente. Il racconto è indubbiamente più incentrato sulla storia d’amore tra Lino e Angela che sulla figura del Papa. Nonostante ciò, la presenza inevitabilmente imponente del personaggio avrebbe richiesto, da parte degli attori, che le poche situazioni in cui appare fossero più intense, non dal punto di vista prettamente confessionale, ma umano e spirituale. Le frasi che pronuncia sono sottili, a parte una ferma posizione sull’indissolubilità del matrimonio, niente lo potrebbe distinguere da un santone o un guru di una religione orientaleggiante. È naturale che nella realtà Giovanni Paolo II abbia creato rapporti di amicizia intensa con persone anche lontane dalla fede e dalla morale cattolica. Era un suo carisma. Ma qui la struttura drammaturgica della sceneggiatura è costruita su una evoluzione molto discutibile del personaggio protagonista: alla fine, grazie a questa amicizia, Lino capisce che cosa sia la fede e che la cosa più importante è onorare l’amore che ha costruito con Angela. Se Giovanni XXIII è stato defenito Papa del concilio, a Giovanni Paolo II è stato conferito il titolo di Papa della famiglia nell’ambito della cerimonia della canonizzazione. Dubito che le “conquiste” di Lino fossero proprio quelle sognate dal Papa polacco per il suo amico: Angela si separa da un marito che non merita di essere lasciato, è lei stessa a dirlo, priva i suoi figli del padre naturale. Si parla di fede come amore, ma come sappiamo la parola amore oggi si presta a mille banalizzazioni ed è esattamente quello cui abbiamo assistito nella ricostruzione di questa straordinaria amicizia tra il Pontefice e il giovane alpinista. Sorprendente invece la presa di posizione morale all’inizio, quando Lino rinuncia a trecento milioni di lire pur di non vendere delle innocue foto che ritraggono il Papa a sciare. Non lo fa per coscienza ed è apprezzabile, invece, di fronte a una famiglia che si disintegra a causa sua, non batte ciglio. Nella fiction, come nella cultura attuale, i sentimenti sono al primo posto anche nell’ambito religioso, dimenticando che essi rappresentano il livello più basso dell’amore e questo ce lo ha insegnato proprio il grande Papa del Novecento. a.c. 51 Non è mai troppo tardi Genere: Miniserie TV Durata: 2X90’ Interpreti principali: Claudio Santamaria, Nicole Grimaudo, Giorgio Colangeli, Gennaro Mirto, Emanuela Grimalda, Andrea Tidona Regia: Giacomo Campiotti Sceneggiatori: Claudio Fava, Monica Zapelli, Giacomo Campiotti Produzione: Bibi film TV per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 24 e martedì 25 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 6.800.000 telespettatori; 24,42% share La guerra è appena finita, siamo a Roma nel 1946. Il maestro Alberto Manzi cerca una supplenza in una scuola. Ha bisogno di lavorare ma si vede escluso dalle graduatorie. Accetta di andare a insegnare al carcere minorile, dove prova subito a cambiare le rigide regole dell’istituto, che nascono dalla convinzione che quei ragazzi siano ormai spacciati e che quindi sia inutile tentare di dare loro un’istruzione anche se minima. Alberto si scontra con il direttore del carcere, un uomo che un tempo aveva i suoi stessi ideali, e finisce con il conquistarlo alla sua causa. Con i ragazzi il lavoro è duro e ostico, ma la sincerità con la quale mostra di interessarsi a loro scioglie la chiusura anche dei più irriducibili. Il maestro insegna a scrivere e a leggere ai giovani detenuti. Si laurea in pedagogia e va a insegnare in una scuola anche se ha ricevuto un prestigioso incarico dall’università. Pure a scuola si scontra con la mentalità rigida della direttrice che non comprende l’innovazione e l’efficacia del suo modo di insegnare. Per toglierselo di mezzo, la stessa direttrice lo segnala alla Rai dove, per combattere la grave piaga dell’analfabetismo, hanno deciso di promuovere un programma giornaliero che aiuti gli adulti a imparare a leggere e a scrivere e dal titolo “Non è mai troppo tardi”. Il carisma di Manzi conquista i dirigenti Rai e il programma riscuote un grande successo. Più della metà dei suoi telespettatori sostiene l’esame di licenza elementare e lo supera. Si tratta di uno dei migliori prodotti televisivi di quest’anno. Il carisma pedagogico del personaggio realmente esistito, che si traduce in un amore sconfinato per il fanciullo, appare credibile e commuove. Il successo di pubblico ne è stata una controprova. Ma non è solo questo che ha entusiasmato i fruitori della miniserie; Manzi è un uomo che cerca di porre rimedio alle ingiustizie sociali, senza fanatismi, con l’unica arma che conosce e che sembra vincente: la comprensione. Anche se lascia il carcere, continua a rimanere a contatto con i suoi allievi “delinquenti” e riesce a recuperarli tutti, anche Ricotta, l’unico che è finito in carcere una seconda volta. Il suo non è un amore esaltato, ma connaturale alla sua vocazione pedagogica. Anche la famiglia che riesce a costruire con la donna di cui si è innamorato prima della guerra è il riflesso di valori umani condivisi, nonché un’apertura a chi è meno fortunato. Ida, sua moglie, lo sostiene sempre, anche quando il suo comportamento può essere pregiudizievole per un buon andamento economico della famiglia oramai diventata numerosa. Riteniamo che il prodotto sia piaciuto molto al pubblico anche per la sobrietà materiale che i due coniugi esprimono nel dare un indirizzo alla loro vita familiare: gli ideali, per loro, contano di più. Infine la storia ha avuto la capacità di indurre speranza in un momento di grande incertezza economica come il nostro. a.c. 52 Paura di amare 2 Genere: Serie TV Durata: 6X100’ Interpreti principali: Giorgio Lupano, Erica Banchi, Ida di Benedetto, Marco Falaguasta, Barbara Livi, Benedetta Gargari, Dario Fiorica, Filip Tota, Alexia Degremont, Giovanni Scifoni, Fabio Sartor Regia: Vincenzo Terracciano Sceneggiatori: Francesco Balletta, Valerio D’Annunzio, Riccardo Degni Produzione: Titania per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: da martedì 17 settembre 2013 a martedì 22 ottobre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.265.000 telespettatori; 15,77% share +14 Sono trascorsi tre anni. Stefano e Asia hanno un bambino e sono in procinto di sposarsi. Vivono insieme ai figli di Stefano avuti con la prima moglie, Carlotta e Tommy. L’ombra della crudele cognata Elide, il cui cadavere non è stato mai ritrovato, ritorna con un piano di vendetta ben preciso: rovinare Stefano economicamente e negli affetti. Elide assolda una bellissima tunisina per sedurre l’imprenditore e lavora per far fallire la sua ditta farmaceutica. Una lunga serie con un plot complicato, controverso, contorto, una storia d’amore ostacolata da Elide, una donna malvagia perché pazza, una figura oscura, incomprensibile, priva di logica, anche se talvolta, con dei flash back, si vuole dare umanità al suo comportamento. Per quanto riguarda il rapporto tra Asia e Stefano, il contesto così costruito porta all’enfatizzazione dei sentimenti: passione, amore, gelosia risultano scissi dalla fiducia che è la base di una relazione autentica. Asia si impunta fino a quando Stefano è pronto ad andare in prigione pur di affermare che mai ha avuto una relazione con la donna tunisina, solo allora la promessa sposa si arrende. Il carattere spinoso di Asia rende la narrazione a volta finta, ostile. La figura folle e carica di odio di Elide è un elemento inquietante che non sembra avere alcuna corrispondenza con la realtà. Insomma, si tratta di una storia un po’ fasulla che, a nostro avviso, mostra la pecca di non raccontare veramente cosa sia la vita affettiva, coniugale, piuttosto si concentra sugli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di un grande amore. Su cosa significhi amare, invece non si trasmette nessuna indicazione precisa, se non volontà di possesso dell’altro, il tutto condito da un orgoglio smisurato. Più interessanti i sub plot, la storia di adozione e l’umanità con la quale è trattato il dramma di un padre che ritrova suo figlio dopo tanto tempo, ma che decide di lasciarlo, per il suo bene, alla famiglia adottiva. a.c. 53 Per amore del mio popolo Don Diana Genere: Miniserie TV Sceneggiatori: AA.VV. Durata: 2X100’ Produzione: Aurora Film per Rai Fiction Interpreti principali: Alessandro Preziosi, Rete: Rai1 Massimiliano Gallo, Adriano Pantaleo, Rosa Diletta In onda: martedì 18 marzo e mercoledì 19 Rossi, Elena Margaret Starace, Gianluca di Gennaro marzo 2014 alle ore 21:10 Regia: Antonio Frazzi Ascolti medi: 5.286.000 telespettatori; 19,55% share +12 Don Peppe Diana è un sacerdote di Casal del Principe, dove due famiglie, gli Esposito e i Capuano si affrontano per il controllo del territorio. Don Peppe rifiuta i soldi che gli offre un noto camorrista, organizza una fiaccolata in paese, crea in parrocchia occasioni d’incontro e di divertimento per allontanare dalla strada il maggior numero possibile di ragazzi. La figlia di Esposito, Mariella, lo mette in guardia. Il sacerdote lancia un appello contro la camorra suscitando un grande clamore. Le due famiglie mafiose, dopo essersi pacificamente spartiti appalti e mercati, decidono di comune accordo di dare una lezione a don Diana dopo che questi ha creato un vero e proprio comitato anticamorra. Anche la figlia di Capuano lo mette in guardia. Il sacerdote viene ucciso il 19 marzo del 1994, a pochi mesi dalla morte di don Puglisi. Ecco una miniserie dedicata a un sacerdote realmente vissuto e barbaramente ucciso dalla criminalità organizzata. Il personaggio è ben delineato, non ci sono forzature nel rappresentarlo, nel farlo agire in un ambiente dominato dalle prepotenze di chi ha deciso di arricchirsi con l’illegalità: appalti truccati, spaccio, e soprattutto lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici, la grande piaga italiana di questo momento. Un giro d’affari che rischia di togliere anche materialmente il futuro a intere generazioni. Don Diana è un uomo di Dio a tutto tondo. Non lo vediamo contrapposto idealmente alle gerarchie ecclesiastiche, semmai più audace. La coerenza del suo essere sacerdote sta anche nel fatto di puntare alla coscienza e lo vediamo nell’amico che si pente e diventa un collaboratore di giustizia e nel bambino, figlio illegittimo del boss, destinato a diventare un criminale, ma che alla fine si affranca dal fratellastro delinquente e si rifiuta di sparare a don Diana. Al sacerdote scout interessa la formazione sana dei ragazzi. Vediamo un paese del napoletano pieno di ottime energie umane che andrebbero sprecate se non ci fosse chi per primo dà l’esempio. Nella miniserie sono presenti in modo esaustivo tutti i problemi che investono una realtà come quella del sacerdote, perfino gli extracomunitari africani, che hanno trovato un appezzamento di terreno dove potersi sistemare. Don Diana è anche lì con loro quando la camorra cerca di sfrattarli per fare di quel luogo una discarica di rifiuti tossici. La reazione dei camorristi ci fa capire che per la loro sopravvivenza è importante incutere paura, lasciare nella sottomissione e nell’ignoranza la gente per bene. Don Diana invece spinge a denunciare, a fidarsi della legalità: strettissima appare, infatti, la sua collaborazione con il comandante dei carabinieri. Il prezzo da pagare è alto, una giovane vita spezzata, ma come martire moderno, don Diana lascia un esempio forte che porta altri a prendere posizione, a continuare la sua lotta nonché alla conversione del suo amico imprenditore. Il sub plot più toccante è quello del bambino, che dopo essersi rifiutato di sparare al sacerdote, offre la sua spalla per portare la bara al cimitero. a.c. 54 Provaci ancora Prof. 5 Genere: Serie TV Durata: 6x100’ Interpreti principali: Veronica Pivetti, Enzo Decaro, Paolo Conticini, Pino Ammendola, Ludovica Gargari, Ilaria Occhini, Paolo Sassanelli, Elisabetta Pellini Regia: Tiziana Aristarco Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Endemol Italia per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: da giovedì 12 settembre 2013 a giovedì 17 ottobre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.806.000 telespettatori; 22,78% share +12 La prof. Camilla Baudino e suo marito Renzo hanno superato la crisi matrimoniale. Si sono trasferiti a Torino dove Renzo ha ricevuto un’importante proposta di lavoro, con loro la figlia Livietta che all’inizio sente tutti i disagi del cambiamento di scuola e di ambiente. Nello stesso stabile, però, hanno la sorpresa di trovare il commissario Gaetano Berardi, vecchia fiamma della prof. che non ha perduto la sua passione per le indagini, soprattutto se riguardano i suoi allievi. Nella vita del commissario Berardi avviene un cambiamento: separato da tempo, riappare il figlio Tommy di cui deve prendersi cura visto che la ex moglie svedese è partita per un lungo viaggio di lavoro. Anche se vorrebbe condividere questa responsabilità con Camilla, alla fine il commissario riscopre la bellezza e la gioia di essere padre. La fiction è garbata nelle immagini, gradevole nel proporre una quotidianità di situazioni che permettono al pubblico di empatizzare con i personaggi senza dover subire le immagini violente che normalmente propongono i gialli. La prof. Camilla Baudino, interpretata dalla solare Veronica Pivetti, è una donna piuttosto normale, che svolge però con eccellenza il suo mestiere da insegnante facendo i conti con una Torino multirazziale. L’unica stranezza è quella di non poter stare fuori dalle indagini e quindi lontano dal commissario, verso il quale prova una segreta attrazione fisica. Il grande successo di pubblico è dovuto anche al tono calmo, sereno della fiction, alla positività del personaggio protagonista ricco di generosità, senso pratico e partecipazione ai problemi degli altri. Tuttavia, per lo scomodo triangolo tra lei, il commissario e il marito, ci rammarichiamo nel dover constatare che la fiction trasmette un’idea della vita matrimoniale come qualcosa che deve fare i conti con una noia a volte schiacciante. Il messaggio che scaturisce è che l’amore monogamo è il più sano, ma non può colmare tutte le esigenze di felicità di una persona e, se non si seguono i desideri più profondi, è solo per non spezzare quella conquistata tranquillità. Camilla ama suo marito, infatti sceglie lui, ma l’attrazione vera, fisica, la prova per il commissario Berardi, il suo sogno proibito. E poi, per rompere tale noia, le è indispensabile seguire un’altra sua passione, quella per l’investigazione che, con un po’ di forzature drammaturgiche, la pone come paladino difensore dei suoi allievi. a.c. 55 Rex 6 Genere: Serie TV Sceneggiatori: AA.VV. Durata: 10X50’ Produzione: Dog’s Life per Beta Film Interpreti principali: Francesco Arca, Domenico Rete: Rai2 Fortunato, Pilar Abella, Augusto Zucchi, Gilda PostiIn onda: da lunedì 24 febbraio 2014 a lunedì 24 glione Turco, Orlando Cinque, Carlotta Miti marzo 2014 alle ore 21:10 Regia: AA.VV. Ascolti medi: 2.216.000 telespettatori; 8,53% share +12 La novità di questa sesta stagione ‘italiana’, la sedicesima, se si considerano anche gli episodi girati in Austria, è quella di avere un nuovo attore protagonista. Si tratta di Francesco Arca. Non c’è più Ettore Bassi, che era l’attore principale della quarta e della quinta serie. Prima di lui, negli episodi girati in Italia, c’era Kaspar Capparoni. Nella nuova serie tv, l’attore è l’ispettore Marco Terzani, alle prese con i casi di omicidio, insieme al suo fidato pastore tedesco Rex. Il cane non è lo stesso della serie precedente, esordisce Achi, dolcissimo pastore tedesco di tre anni e mezzo che ha preso il posto di Nick, visto al fianco di Ettore Bassi, protagonista delle ultime due serie. La serie tv è una produzione internazionale, infatti già dalla prima girata in Italia, concorrono, oltre al nostro paese, anche Austria e Germania. L’ambientazione è diventata Roma. La fiction ha successo in tutto il mondo, tant’è che viene esportata in oltre 130 paesi, dal Cile, alla Romania, dall’Australia, all’Iran, per citarne alcuni. Segno che la serie non ha uno stile campanilista e tratta argomenti che si adattano ovunque e che la figura del cane poliziotto piace, soprattutto ai più giovani. In realtà non è un cane comune né un animale dotato di poteri straordinari. È un cane poliziotto addestrato con le tecniche cinefile più all’avanguardia, che tuttavia conserva un carattere proprio fatto di fedeltà e affetto per il padrone, senso dell’umorismo, gelosia quando il timido ispettore cerca di aprirsi a una nuova relazione amorosa. Ben condotto dal team di registi, Rex è veramente un protagonista eccellente. I gialli sono ben scritti, non banali, si basano sulla cronaca nera di attualità che ruotano intorno a interessi, passioni, tradimenti, malavita. Nessuna scena morbosa di sangue, nessun compiacimento nelle scene di omicidio come purtroppo spesso accade nelle serie di crime americane. Le indagini vengono condotte con acume dal commissario Terzani, che non si accontenta mai dell’ipotesi più semplice. L’acume lo conduce con il suo fiuto al di là delle apparenze e, senza ascoltare troppo i suggerimenti del PM, spazia con l’aiuto del cane poliziotto il cui contributo risulta ogni volta essenziale. Nella sua vita privata, Terzani è un single, non si sa se per scelta, per timidezza, o per qualche esperienza passata non proprio felice. Fatto sta che non mostra molto interesse per un’autentica ricerca dei sentimenti più veri e questo ci dispiace un po’ perché sembra comportarsi in modo egoistico con le sue conquiste. Per adattarsi al pubblico più giovanile della rete, la sesta serie italiana del celebre poliziesco austro-tedesco è più ‘action’. Nel complesso, il format di matrice nord europea risulta gradevole e misurato, sebbene esplori gli ambienti più devianti della delinquenza. Il protagonista si mostra duro con il colpevole e gli ricorda con forza il male che ha compiuto a danno di persone innocenti. Gli ascolti sono più che soddisfacenti considerando che la serie va in onda il lunedì sera in concomitanza con la grande fiction di Rai 1. a.c. 56 Rossella parte seconda Genere: Miniserie TV Durata: 5X100’ Interpreti principali: Simone Montedoro, Gabriella Pession, Danilo Brugia, Paolo Mazzarelli, Teresa Saponangelo, Toni Bertorelli, Gabriele Bocciarelli Regia: Carmine Elia Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Cattleya per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda:da martedì 4 novembre 2013 a martedì 26 novembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.000.000 telespettatori; 16% share +18 Le cinque puntate raccontano la brutale vendetta di Giuliano, marito di Rossella, nei confronti della moglie e del suo nuovo compagno. L’epilogo è drammatico in quanto Riccardo viene ucciso da Giuliano, Rossella brutalmente stuprata e picchiata. Il mostruoso soggetto può, alla fine, solo essere ucciso poiché, trattandosi di un deputato è molto difficile farlo condannare. Gli ascolti di questa seconda serie non sono stati affatto soddisfacenti, molto inferiori a quelli registrati nella prima stagione che ottenne più di sei milioni di spettatori, pari a uno share del 24%. La cosa non può che rallegrarci. La storia costruita sul melodramma tradizionale si è distinta per la violenza, la brutalità di alcune scene che hanno rasentato la pornografia per di più presenti in un programma di prima serata e su Rai 1, la cosiddetta rete della famiglia italiana. Non si tratta tanto di nudo, ricordo che il nudo non è per definizione pornografia, il nudo può essere arte, ma di situazioni scabrose raccontate con morbosità di particolari. Lo stupro e la sodomizzazione di Rossella nella quarta e penultima puntata ha rappresentato l’apice di questa discutibile “poetica”. Per non parlare della seduzione brutale che Giuliano, il “cattivo”, opera sulla nipote minorenne Natuzza. Forse, il più delle volte, i protagonisti rimangono pure semivestiti, siamo nell’ottocento e gli abiti da togliere sono molti, ma già come avevamo segnalato per lo sceneggiato “I Borgia”, le scene non perdono per questo la loro carica pornografica, forse l’aumentano. Riteniamo irresponsabile un certo modo di raccontare storie per immagini; mascherandosi dietro esigenze drammaturgiche, infatti, si raccontano con compiacimento e perizia di particolari scene di alta e brutale violenza sulle donne. Irresponsabile scelta drammaturgica, soprattutto in un periodo come questo nel quale si uccide una donna ogni tre giorni. Tutto ciò ha anche la pretesa di tingersi di “femminismo”. La fiction ha mostrato in effetti nella prima serie tematiche interessanti a riguardo, ma questo “stare dalla parte delle donne”, un po’ recuperato nell’ultima puntata con la presenza della Montessori, in effetti si è perso nella seconda serie. Conosciamo a fondo la differenza tra spettacolo catartico e quello che diventa pornografico nel momento in cui, raccontando gli abissi della natura umana, si fa sfoggio di perizia di particolari con tanto di orgasmo maschile mentre brutalmente si violenta una donna. Così come l’argomento non è mai pornografico in sé ma può diventarlo, la pornografia non è mai catartica, provoca piuttosto nel pubblico un turbamento nefasto e, su alcuni soggetti psicologicamente frustrati, anche scintille che accendono desideri perversi. Naturalmente tutto ciò si può contestare, si può negare che si tratti di pornografia, discutere per ore su ciò che è lecito trasmettere o meno, invocare la libertà di espressione artistica. Ciò non toglie che immagini simili non sono idonee a un pubblico di prima serata TV secondo la legislazione vigente e non parliamo solo di pubblico giovane, di bambini, ma anche di adulti. La sofferenza di una donna che subisce violenza si può esprimere anche senza indulgere in particolari scabrosi e inquietanti. a.c. 57 Squadra antimafia 5 Palermo oggi Genere: Serie TV Durata: 10X100’ Interpreti principali: Giulia Michelini, Marco Bocci, Ana Caterina Morariu, Greta Scarano Regia: Beniamino Catena Autori/Sceneggiatori: AA.VV. Produzione:Taodue film Rete: Canale5 In onda: da lunedì 9 settembre 2013 a lunedì 18 novembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.800000 telespettatori; 20% share Torna anche in questa stagione la fiction che narra le vicende della mafia degli “scappati”, quelle famiglie che, cacciate negli anni ‘80 dai Corleonesi, hanno trascorso un lungo periodo di esilio negli Stati Uniti per poi rientrare in Sicilia e scontrarsi con il nuovo sistema di potere che nel corso degli anni si è costituto nell’isola. Nella quinta serie le vicende sono ambientate a Catania. Protagoniste sono ancora Rosy Abate, tornata dal Sud America per riprendersi suo figlio Leo, in procinto di essere affidato in adozione ad una nuova famiglia, e il vice questore Lara Colombo. L’oggetto del loro contendere è il vice questore Domenico Calcaterra, di cui entrambe cercano di conquistare l’amore, in una lotta perversa tra mafia e giustizia dominata solo da opportunismo e convivenze tra mafiosi, pentiti, collaboratori di giustizia e agenti di polizia. La serie annovera una quantità significativa di personaggi attorno ai quali ruotano le vicende narrate. Passioni, tradimenti, intrecci amorosi, vendette, intrighi e traffici di droga rappresentano allora la costante di questo mondo a tinte fosche nel quale conta molto l’onore, il non detto e il rispetto. Accanto alle due figure femminili troviamo un vasto e variegato universo composto da procuratori, ispettori, boss latitanti, amanti e collaboratori di giustizia che conferiscono alla narrazione varietà, garantendo il districarsi di fitti intrecci e l’esplosione di improvvisi colpi di scena. Le indagini e le operazioni della squadra antimafia si intrecciano pertanto alle vicende sentimentali, delineando un’interminabile soap opera. Il montaggio serrato, unito all’utilizzo frequente dell’effetto rallenty spettacolarizza le colluttazioni tra le forze dell’ordine e i mafiosi, enfatizzandone la violenza. La natura fictional del programma è sottolineata anche dal carattere informale dei rapporti tra le due protagoniste/antagoniste che, seppur appartenenti a due mondi diametralmente opposti e in lotta l’uno contro l’altro, sono disposte a qualsiasi compromesso pur di soddisfare il proprio egoismo. Tale relazione, infatti, seppur carica talvolta di umanità, partecipazione e comprensione, è inverosimile e sembra più funzionale a suscitare il sentimentalismo e la facile approvazione del pubblico. Il dolore, l’assenza di un sorriso e di un barlume di speranza tratteggiano una realtà dove la paura per il futuro e la desolazione regnano sovrane. I protagonisti appaiono inoltre incapaci di uscire dal loro ruolo sociale per riappropriarsi nel privato di una serena quotidianità. Essa appare piuttosto turbata da frustrazioni, insoddisfazioni, sospetti e sensi di colpa di fronte all’impossibilità di invertire il corso degli eventi. Anche la recitazione leziosa e approssimativa degli attori non riesce a conferire la giusta importanza all’argomento trattato. Quello che rimane è allora una soap opera piuttosto cruda, violenta e piena di stereotipi sulla Sicilia e la criminalità organizzata, non in grado di anteporre alle convenienze e alla corruzione risposte nuove e socialmente rilevanti. Il format non presenta cambiamenti significativi rispetto alle passate stagioni. Si registrano numerosi episodi di violenza e spargimenti di sangue. f.d. 58 The Mentalist 5 Genere: Serie TV Durata: 22X45’ Interpreti principali:Simon Baker, Robin Tunney, Tim Kang, Owain Yeoman, Amanda Righetti Regia: Chris Long e Vari Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Primrose Hill Productions e Warner Bros. Television Rete: Rete4 In onda: da mercoledì 11 settembre 2013 a mercoledì 20 novembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 1.900.000 telespettatori; 8,70% share +12 La quinta stagione di The Mentalist continua con la ricerca di John il Rosso da parte di Patrick Jane, consulente investigativo del CBI, e sempre maggiori indizi vengono raccolti. Il cerchio si sta per stringere quindi attorno al feroce serial killer di cui molto probabilmente nella sesta stagione verrà rivelata l’identità. Mentalist: persona che ricorre all’acutezza mentale, ipnosi e/o suggestione. Colui che padroneggia la manipolazione del pensiero e del comportamento. Sappiamo già chi è Patrick Jane, conosciamo la sua storia passata e la ragione per la quale sia finito a collaborare con il CBS, siamo al corrente del feeling che hanno il protagonista con la bella Teresa Lisbon, capo della squadra investigativa. Le storie personali, così come i casi, fanno da sfondo al vero dramma che percorre tutta la serie: l’ossessione di Patrick nel voler catturare lo sterminatore della sua famiglia. Un po’ dottor House, un po’ Sherlock Holmes, il personaggio vanta una forte presenza scenica: narcisista e spaccone, ma allo stesso tempo ironico e dissacrante. La capacità deduttiva fuori dal comune e il particolare spirito di osservazione del protagonista sembrano riportare la serie alle vecchie storie poliziesche in cui non erano la scienza o la chimica a risolvere i casi (come avviene in molti crime del momento), bensì le menti acute di investigatori, capaci innanzitutto di comprendere l’animo umano. Si ritorna allora al buon vecchio metodo deduttivo, reso originale dall’idea di fare del protagonista un raggiratore, un artista della manipolazione, come a voler sottolineare come queste particolari doti possano essere utilizzate nel bene, così come nel male. La costruzione dei personaggi tiene conto dell’esigenza dettata dalla lunga serialità di avere personalità complesse, dal passato torbido e problematico, in modo da avere materiale su cui lavorare nel corso degli episodi e la possibilità di molte rivelazioni per lo spettatore. La scelta di fare del protagonista un tipo decisamente antipatico non appare originale, dati gli illustri precedenti sopramenzionati, e in più il cinismo di Patrick, presuntuoso, arrogante che si diverte a mettere in ridicolo gli altri, non riesce a essere controbilanciato dal suo dramma personale. Il suo modo di manipolare gli altri è freddo, impersonale, indice delle sue doti mentali, ma allo stesso tempo di una certa aridità interiore. Anche nella soluzione dei casi appare tutto un po’ troppo semplicistico, come se le azioni delle persone fossero governate solo da semplici pulsioni. In sintesi, sembra regnare un certo determinismo razionalista che omettendo la dimensione morale e spirituale, finisce con l’impoverire le storie e lasciare lo spettatore insoddisfatto. a.c. 59 The Vampire Diaries Produzione: Alloy Entertainment, Bonanza Genere: Serie TV Durata: 23X45’ (quarta stagione) Productions, Warner Bros. Television, CBS Television Studios, Outerbanks Entertainment, Sim Video Interpreti principali: Nina Dobrev, Paul Wesley, Rete: La5 Ian Somerhalder, Steven R. McQueen, In onda: da venerdì 9 maggio 2014 a venerdì 18 Sara Canning, Katerina Graham, Candice Accola luglio 2014 alle ore 21:10 Regia: Chris Grismer ,Marcos Siega ,Joshua Butler Ascolti medi:1.800,000 telespettatori; 2% share Autori/Sceneggiatori: Kevin Williamson e Julie Plec Vampire Diaries è una serie americana di genere fantasy che narra le vicende di Elena Gilbert, ragazza adolescente della Virginia, che scopre di possedere dei poteri soprannaturali. L’esistenza della giovane subisce tuttavia uno scossone quando apprende di essere stata adottata e che Stefan Salvatore, il suo teenager, è un vampiro. Stefan e suo fratello Damon, entrambi innamorati della ragazza, si adoperano con tutte le loro forze per difenderla dalle insidie del vampiro Originale Klaus e dalle numerose entità soprannaturali che ambiscono al pieno controllo della ragazza. Nelle loro avventure, i tre protagonisti non saranno soli, ma potranno sempre contare sui compagni di Elena, anch’essi dotati di poteri magici. Come in ogni fantasy che si rispetti, Mystic Falls, la cittadella della Virginia immaginata dagli autori è pullulante di vampiri, streghe, licantropi e fantasmi che pongono Elena e i suoi compagni di fronte a sfide sempre nuove. La serie si caratterizza per uno stile veloce, dai repentini colpi di scena: doppio gioco, intrighi, accordi segreti e minacce rendono ogni episodio un’esperienza movimentata, quanto caotica. Nonostante l’elevata cura tecnica e realizzativa, non è facile seguire la serie qualora si sia saltata qualche puntata: i personaggi sono molti come anche gli intrecci che possono repentinamente condurre a stravolgimenti della narrazione. Emerge inoltre la figura di una donna idolatrata e contesa, ridotta ad oggetto del capriccio maschile. Il mondo nel quale agiscono i protagonisti è un universo senza speranza nel quale solo il possesso delle doti soprannaturali permette all’individuo di sopravvivere. Chi non ha tali poteri sembra destinato a soccombere, a non essere determinante nel cambiare il corso degli eventi. Le relazioni umane appaiono piatte e strumentali, non improntate alla solidarietà e alla condivisione. Anche l’alleato apparentemente più fedele può trasformarsi in un cospiratore e in un temibile avversario. Si materializza di fronte allo spettatore un’umanità che può contare solo sulle sue risorse e che ha smesso di coltivare lo spirito per trovare una risposta più profonda ai molteplici interrogativi dell’esistenza. L’uomo e la donna, inoltre, sono ridotti al loro corpo, hanno dignità solo in funzione delle loro doti fisiche, non tanto in virtù della loro intelligenza. Le relazioni umane sono vuote, guidate solo dagli istinti; anche la difesa di Elena da parte di Stefan e di Damon appare più condizionata dal desiderio di destare impressione nella giovane che non guidata da un sincero affetto. f.d. 60 Waking the dead Genere: Serie TV Durata: 50’ Interpreti principali: Trevor Eve, Sue Johnston, Holly Aird, Claire Goose, Wil Johnson Regia: AA.VV. Sceneggiatori: Barbara Machin, Deborah Jones e Mal Young Produzione: BBC drama group Rete: Giallo DTT canale 38 In onda: da lunedì 23 dicembre 2013 a lunedì 20 gennaio 2014 alle ore 21:00 Ascolti medi: n.p +14 “Waking the dead” è una avvincente serie poliziesca che ha riscosso tra gli ascolti più alti nelle classifiche della BBC. La quarta stagione, nel 2004, ha vinto un Emmy Award come “Miglior Serie Drammatica Internazionale”. Al centro delle vicende di “Waking the dead” l’Unità speciale della polizia inglese, la “Cold case” degli Usa, c’è la soluzione di casi irrisolti, solitamente riguardanti omicidi che hanno avuto luogo anni prima. Il sovrintendente capo Peter Boyd dirige un team di investigatori ed esperti che include la dottoressa Grace Foley, profiler psicologico, lo scienziato forense Frankie Wharton e i detective Mel Silver e Spencer Jordan. Solo uomini e donne che lavorano con lo scopo di dare risposte ai familiari delle vittime e per incastrare killer ancora liberi. Grazie ai progressi dell’analisi scientifica e della medicina forense, i casi che un tempo erano impossibili da risolvere, oggi possono essere studiati nuovamente. Per Boyd si tratta di una vera missione, dai tratti anche personali visto che lui stesso ha dovuto affrontare il dramma della scomparsa del figlio adolescente. Le storie sono originali, i personaggi appaiono attuali, convincenti, la serie sa combinare la forza narrativa dell’investigazione poliziesca classica con il fascino delle moderne tecniche di indagine criminale. Anche se le trame generalmente ruotano intorno al caso trattato nel singolo episodio, altre storie e racconti s’intrecciano nel corso degli anni. Tra queste i problemi di gestione della rabbia da parte di Boyd e le difficoltà derivanti dalla riunione con il figlio, i problemi di cancro di Grace; il ferimento a colpi di pistola di Spencer per mano di uno dei suoi ex colleghi e la morte di Mel, che crea una catena di eventi che attraversa due stagioni. Oltre a Boyd, un personaggio molto interessante della serie è la dottoressa Grace Foley. Si tratta di una psicologa profiler con quasi trent’anni di esperienza nel settore. La sua presenza nel gruppo arricchisce di nozioni umane il caso, anche se i metodi di Boyd spesso non sono propriamente ortodossi. La coppia Boyd-Grace intreccia un rapporto di collaborazione stretta che va al di là di un semplice rapporto di lavoro. Boyd è un uomo ferito, conosce in prima persona la sofferenza che nasce da un rapporto parentale andato male, si sente arrabbiato, ma anche colpevole. La presenza, accanto a lui, della psicologa adulta, gli permette di arricchirsi umanamente senza complicazioni di tipo sentimentale. Grace è spesso in grado di costruire un profilo mentale dell’indagato o dei sospetti, consentendo a Boyd di scoprire i meccanismi mentali e il significato dietro un particolare tipo di reati commessi. La serie è indubbiamente di ottima fattura per quanto riguarda la costruzione dei personaggi principali, la linea investigativa, la psicologia delle vittime e dei carnefici. Il dramma di Boyd fornisce però un valore in più a questa serie. Dalla sua ferita, si sente una particolare attenzione ai legami familiari, in particolare quanto male possa fare un amore disatteso di un genitore e il tradimento coniugale. a.c. 61 Un caso di coscienza 5 Sceneggiatori: AA.VV. Genere: Serie TV Produzione: Red Film Group per Rai Fiction Durata: 6X90’ Rete: Rai1 Interpreti principali: Sebastiano Somma, Loredana Cannata, Vittoria Belvedere, In onda: da domenica 8 settembre 2013 a domenica 6 ottobre 2013 alle ore 21:10 Stefano Dionisi, Stephan Dainalov, Ascolti medi: 3.652.000 telespettatori; Silvia Gavarotti, Karen Ciaurro 17,27% share Regia: Luigi Perelli +14 L’avvocato Rocco Tasca continua il suo lavoro in difesa dei più deboli, degli emarginati, di chi non riceverebbe attenzione alcuna se non fosse per l’interessamento del nostro protagonista e dei suoi collaboratori. Nella vita dell’avvocato entra un’altra donna, si tratta dell’incorruttibile PM Giulia Longo che combatte le infiltrazioni della criminalità organizzata al Nord, soprattutto nel settore dello smaltimento dei rifiuti tossici. Tra un caso e l’altro, si consolida una storia di amicizia tra Alice e Tasca. I due scoprono di amarsi e hanno insieme un figlio. Il progetto spicca per lo spessore valoriale che trasmette. Non è l’interesse economico a muovere l’avvocato, ma una particolare sensibilità per le persone più indifese, spesso incapaci di difendersi in una realtà sempre più disumana. La recitazione del protagonista esalta una scrittura che trae spunto dalla realtà senza quei toni aggressivi e distruttivi che ormai fanno parte del clima politico e culturale del nostro Paese. Interessante la dinamica delle indagini dell’avvocato Tasca. Lui e i suoi due più fidati collaboratori non lasciano nulla di intentato, vanno a fondo quando sono convinti dell’innocenza di un loro assistito, non si tirano indietro di fronte alle difficoltà che insorgono e questo perché credono nella giustizia e anche nella forza della verità. Non usano metodi poco ortodossi come i rampanti avvocati delle serie americane, né trucchi, né minacce. Lo stile del protagonista è sempre animato da una esortazione al bene nei confronti anche di persone che hanno commesso crimini di vario genere. Interessante, perché lo scioglimento del caso non lo si ottiene quasi mai con una prova schiacciante che mette con le spalle al muro il colpevole, ma con l’inattesa decisione di qualcuno della parte avversa di decidere per il bene, di fare una scelta di campo che lo riscatti. Riteniamo che questo elemento drammaturgico sia da elogiare dal momento che il protagonista e i suoi collaboratori innescano un circolo “virtuoso” all’interno di situazioni fortemente compromesse dal crimine mostrando che il male e il bene sono due realtà che alla fine si scelgono. Per quanto riguarda la vita privata dell’avvocato Tasca, da sottolineare come quest’uomo vedovo sia attento alla figlia ancora piccola, la segua, la vada a prendere a scuola, si interessi di lei con una tenerezza che colpisce. È chiaro che a un certo punto decida di legarsi sentimentalmente a qualcun altro e la sua scelta cade su Alice che in tutti quegli anni di vedovanza gli è stata vicino. Non è la passione cieca, la fisicità di un rapporto quella che sembra ricercare l’avvocato, quanto un autentico sentimento che possa essere positivo e non traumatico per la bambina. Le scene di intimità sono accettabili per la fascia oraria in cui la serie viene trasmessa. a.c. 62 Un matrimonio Genere: Serie TV Durata: 6X100’ Interpreti principali: Micaela Ramazzotti, Flavio Parenti, Katia Ricciarelli, Andrea Roncato, Valeria Fabrizi, Francesco Brandi, Alessandro Sperduti, Christian De Sica, Ettore Bassi, Antonella Ferrari Regia: Pupi Avati Sceneggiatori: Pupi e Tommaso Avati, Claudio Piersanti Produzione: Duea Film per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: da domenica 29 dicembre 2013 a lunedì 20 gennaio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.793.000 telespettatori; 18,57% share +12 Pupi Avati ha voluto raccontare le vicende di un matrimonio che dura nel tempo nonostante le difficoltà e i momenti di crisi. La storia è ambientata a Bologna ed ha inizio in un luogo di villeggiatura, a Sasso Marconi. Francesca Osti, figlia di un operaio socialista e Carlo Dagnini, figlio di un aristocratico decaduto, si incontrano e si innamorano anche se la loro relazione sentimentale ha bisogno di tempo per decollare. Quando Francesca trova lavoro nel negozio di Pippo Dagnini, scopre che questo è il padre di Carlo. I due si rivedono, Carlo ha una relazione con la ricca Valeria Zabban. Il padre di Carlo muore, il giovane si trova a dover far fronte ai numerosi debiti che l’uomo, scommettitore alle corse di cavalli, ha lasciato alla famiglia. Francesca, donna concreta di estrazione popolare, è l’unica a sostenerlo nel modo giusto. Inizia a lavorare come telefonista e mantiene tutta la famiglia di Carlo mentre questi cerca di mettere a frutto un talento che lo porterà a sfondare sul piano professionale: quello d’intenditore d’arte. I due quindi si sposano nonostante l’opposizione dei genitori di lei, Sisto e Rosalia, e di suo fratello Taddeo, giornalista comunista, e della sorella di Carlo che considera Francesca di estrazione sociale troppo umile rispetto alla loro. Nascono subito due bambini, ma la generosità del loro rapporto li porta ad adottare una bambina orfana disabile che è anche la voce narrante della serie. Si tratta di un vero evento televisivo per l’alta qualità del prodotto, per i valori che veicola senza forzature o demagogia, senza ottimismi a buon mercato. La mano dell’artista si vede quando costruisce drammaturgicamente la personalità dei due personaggi che saranno capaci di un legame che durerà nel tempo. La narrazione inizia infatti nel giorno delle nozze d’oro di Francesca e Carlo e viene narrata in flash back dalla figlia Anna Paola. Francesca è concreta, pratica,ha una straordinaria capacità di amare e sarà il perno della storia. Carlo viene da una famiglia nella quale i genitori si sono amati molto, ma con mentalità fuori dal tempo. Il padre, in particolare, sperpera il denaro nelle scommesse alle corse dei cavalli, ma non è un personaggio meschino, piuttosto un uomo incapace di vivere con i piedi per terra. La storia d’amore tra i due conosce momenti difficili, verso la fine anche un adulterio consumato da Carlo che potrebbe far “rabbia” al pubblico femminile. Il perdono di Francesca non è dettato da un atteggiamento di sottomissione, piuttosto da vera forza interiore che ha saputo trasmettere a tutti i membri della famiglia. La storia della bambina disabile è il sub plot più bello nella fiction. Quando l’amore è autentico si apre agli altri con generosità. Così come l’attenzione di Francesca verso i drammi delle amiche quando lei è appagata dalla sua vita: la sua forza interiore convince l’amica del cuore a non abortire. L’opera non può che essere elogiata in pieno anche per il suo impatto “provocatorio” nei confronti di una mentalità corrente che disprezza i valori che Francesca stessa incarna. a.c. 63 Un medico in famiglia 9 Genere: Serie TV Durata: 26X50’ Interpreti principali: Lino Banfi, Milena Vukotic, Margot Sikabonyi, Giorgio Marchesi, Emanuela Grimalda, Flavio Parenti, Valentina Corti Regia: Francesco Vicario, Elisabetta Marchetti, Isabella Leoni Sceneggiatura: AA.VV. Produzione: Verdiana Bixio per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: da domenica 16 marzo 2014 a giovedì 29 maggio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.006.000 telespettatori; 21,03% share Dopo che Lele e sua moglie si sono trasferiti a Parigi con il bambino, nonno Libero apre le porte della sua casa di Poggiofiorito a un nuovo medico: Lorenzo, un nipote che viene dagli Stati Uniti, dove è diventato un illustre chirurgo, per riconciliarsi con la sua ex moglie e stare vicino a suo figlio Tommy. Nella vita di Lorenzo, all’improvviso, apparirà Sara, sorella del marito di Maria, nonché campionessa sportiva. A un passo dalle nozze, Sara manda all’aria il matrimonio. Un’altra ospite della famiglia Martini è Giada, una ragazzina che Maria sta aiutando a ritrovare la propria famiglia d’origine. La serie, giunta ormai alla nona edizione, mostra le stesse caratteristiche di fondo che hanno caratterizzato quelle precedenti: una famiglia anomala, allargata, dove i legami di sangue risultano rassicuranti perché sublimano i naturali distacchi, l’impatto doloroso con la morte. I nonni, un tempo consuoceri, oggi risposati tra loro, Ave, madre del primo marito di Maria, rimangono con i nipoti e, in questa edizione, anche con i pronipoti, visto che Maria ha preso le stesse usanze del padre Lele: sparisce per un po’ per inseguire i suoi ideali professionali. I nipoti si sposano, ma rimangono a vivere sotto lo stesso tetto, quindi, i genitori scompaiono senza che i figli mostrino alcun disagio. Inoltre la casa, in nome dei buoni e sia pur apprezzabili sentimenti, ospita chiunque: Tommy, il figlio della new entry Lorenzo, Giada, la ragazzina albanese costretta a rubare o a favorire i furti, Sara, sorella del marito attuale di Maria, innamorata di Lorenzo che invece tenta di ricucire un rapporto con la ex moglie. Ma nella famiglia Martini, nonostante i tre nonni, i cinque nipoti, i due pronipoti, va tutto liscio, tutto è in ordine, il bucato è stirato, la casa è pulita e in ordine, il pranzo e la cena sempre in tavola, tutto questo senza l’aiuto della cameriera che è ormai convolata a nozze. E ai problemi pratici si aggiungono quelli psicologici legati all’età, soprattutto all’adolescenza turbolenta. Ma i tre nonni sanno cavarsela egregiamente anche in questo campo tanto delicato. La famiglia Martini è un nucleo familiare poco veritiero, molto rassicurante perché le generazioni rimangono a vivere insieme, ma non lo è affatto per quanto riguarda le relazioni affettive tra uomo e donna. O si muore, o ci si separa. Il pericolo che una relazione sentimentale si rompa è sempre in agguato. Tutto ciò non viene percepito perché c’è sempre il chiassoso contenitore familiare a far passare in sottotono la fragilità dei legami affettivi tra uomo e donna. Nonno Libero è ormai un’istituzione, si è ulteriormente addolcito nel tempo, è indubbiamente saggio e ha un gran cuore anche nei confronti di chi vive ai margini della società come Giada. È un personaggio apprezzabile, ma quello che continuiamo a contestare è la poca veridicità, l’estrema fragilità di un modello di famiglia che non si basa sulla crescita personale, sull’indipendenza, sulla necessità che dei genitori si occupino da soli dei figli facendo fronte a un numero enorme di problemi. Gli ascolti sono alti, è indubbio. Il prodotto piace al pubblico perché risolve egregiamente quel sentimento di angoscia molto diffuso nelle nostre società moderne: la solitudine degli anziani, la solitudine dei ragazzi, soprattutto se figli di genitori separati o troppo occupati nel lavoro. Peccato che la solitudine non si superi con una convivenza plurigenerazionale che nella realtà sarebbe fonte di conflitti continui, ma con la maturità, con relazioni sentimentali di coppia stabili, con la giusta accettazione del distacco, ovvero il sapersi prendere delle responsabilità che l’età adulta richiede. a.c. 64 Una coppia modello (Purché finisca bene) Genere: Film TV Durata: 97’ Interpreti principali: Daniele Pecci, Sergio Assisi, Bianca Guaccero Regia: Fabrizio Costa Sceneggiatori: Giulio Calvani, Ilaria e Marta Storti Produzione: Pepito produzioni per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 7 aprile 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.000.000 telespettatori; 18,55% share Nel giorno delle loro rispettive udienze in tribunale per la sentenza di separazione, Enzo conosce Adriano. Il primo è un marito sensibile e devoto, tradito da sua moglie Ada, il secondo è simpatico, bugiardo, scaltro adulatore, ed è stato trascinato davanti al giudice da una furiosa Valeria, stanca dei suoi tradimenti. Finita l’udienza i due uomini si ritrovano al bar e diventano amici. Enzo è disperato perché vede il suo matrimonio andare a pezzi, si preoccupa del figlio che potrà vedere solo nei fine settimana. Adriano, che non ha figli, invece, è sicuro di trovare il modo per riconquistare Valeria. Purtroppo Adriano si sbaglia, sua moglie non ha nessuna intenzione di perdonarlo. Senza un soldo e senza un tetto sotto al quale andare a dormire, Adriano si presenta a casa di Enzo pregandolo disperatamente di ospitarlo per una notte. La convivenza tra i due si rivela da subito molto difficile ma il loro desiderio di riconquistare le proprie mogli li spinge a stringere un patto e a prolungare la convivenza: ognuno si farà messaggero d’amore presso la moglie dell’altro. A complicare la situazione è la madre di Enzo che, in possesso delle chiavi di casa del figlio, si presenta a casa nei momenti meno opportuni. La pimpante signora è convinta che suo figlio abbia scoperto la propria omosessualità e che sia finalmente felice ora che si è liberato da tutti i suoi tabù. A niente valgono i tentativi di Enzo di dissuaderla. A sua madre non pare vero di non avere più una nuora rigida e autoritaria con cui competere. Durante la loro missione di portatori di pace, accade qualcosa d’imprevisto: Ada si infatua, ricambiata, di Adriano; Valeria di Enzo. La situazione è piuttosto critica, nessuno confessa all’altro che la missione ha sconfinato verso due nuove relazioni. La commedia è brillante, l’accostamento tra un napoletano donnaiolo e un po’ guascone con un professore nordico, ipocondriaco, ansioso strappa non una, ma molte risate, se si aggiunge il fatto che Enzo ha una madre possessiva che esulta all’idea che il figlio sia gay. Il problema è questo: dove sono le regole d’onore? Il senso dell’amicizia? I due amici vanno a letto con la moglie dell’altro senza confessarsi il misfatto. E non è tutto: questa relazione incrociata porta beneficio a entrambi perché l’ansioso Enzo diventa più spiritoso, più attento alle esigenze affettive della moglie, l’altro finisce con l’innamorarsi. Una piccola morale la si può anche intravedere alla fine quando Enzo e Ada si rimettono insieme, mentre Adriano e Valeria si lasciano per sempre. I primi due sono portati per il matrimonio, sembra comunicarci l’autore del concept, Adriano e Valeria no. Quello che ci risulta discutibile dal punto di vista anche pedagogico, se il messaggio vuole rivolgersi a coppie in crisi, è che togliersi uno sfizio con un altro o un’altra sia un passaggio quasi necessario al buon esito della riconciliazione o per capire realmente quello che si vuole dalla vita. Non si tratta di alzare gli scudi del moralismo per riconoscere che un tale comportamento sia poco leale soprattutto se lo “sfizio” è la moglie di un amico. a.c. 65 Una famiglia Genere: Miniserie TV Durata: 2X90’ Interpreti principali: Josephine Preub, Rosemarie Fendel, Heino Ferch, Marie Baumer, Anja Kling, Maria Ehrich, Ken Duken,Tom Schilling, Thelma Buanbeng Regia: Uli Edel Sceneggiatori: Rodica Döhnert Produzione: ZDF Moovie Rete: Canale5 In onda: martedì 10 e venerdì 13 dicembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.800.000 telespettatori; 11,8% share +14 La storia di quattro generazioni della famiglia Adlon, dalla Germania imperiale, alla caduta del muro. A Berlino, negli anni immediatamente precedenti alla Prima Guerra Mondiale, Lorenz Adlon inaugura l’hotel Adlon che diviene il più lussuoso della città. Al suo fianco, il figlio Louis e l’amico Gustaf. Quest’ultimo, sposato con Ottilie, ha una figlia, Alma, che rimane incinta di uno stalliere. La giovane mette al mondo una bambina, Sonja, che i coniugi fanno apparire agli occhi del mondo come propria. Lo stalliere diviene dipendente dell’albergo e la giovane Alma promessa sposa a un militare. Ma il matrimonio va in fumo, Alma parte con una fotografa americana e rimane via per dodici anni. Un affresco d’epoca che ripercorre la storia tedesca nei suoi più forti sconvolgimenti epocali. Dalle finestre dell’hotel, così come entrando dalle sue porte girevoli all’ingresso, si respira la storia di una famiglia che neanche due Guerre mondiali hanno saputo scalfire. Si racconta l’ascesa, la caduta e poi il ritorno alla vita di una struttura-simbolo tedesca insieme alla vita dei protagonisti che l’hanno resa tale; ancor oggi l’Adlon, albergo a cinque stelle, è tra i più celebrati di tutta Europa. Nell’arco della storia, molto complessa, emergono tre personaggi positivi: lo stalliere, il vero padre di Sonja, un uomo esemplare, buono; la stessa Sonja, che vive il dramma di scoprire che sua sorella in realtà è sua madre; il vecchio Adler, fondatore dell’albergo. Tre pilastri di moralità che si ergono su personaggi dalla morale a volte discutibile. Drammatico e interessante il personaggio di Alma, la madre di Sonja e il suo rapporto saffico con la fotografa americana. Privata da sempre dell’amore della madre, privata brutalmente della sua bambina per scongiurare lo scandalo, privata del suo primo amore, il trauma la trasforma al punto da azzerare tutti i suoi sentimenti. È un personaggio che commuove. Gli autori descrivono benissimo il suo percorso psicologico e il suo dramma. Peccato che poi lo rinneghino, onde evitare che la vaga omosessualità di Alma risulti una reazione post traumatica, affermando invece che la sua scelta sia legata al suo desiderio di essere libera dai forti condizionamenti sociali dell’epoca. La prima grande guerra, il periodo del nazismo visto dalla Germania con una straordinaria lucidità, la fermezza di Sonja, la sua capacità di soffrire l’allontanamento di Julian e di sua figlia, l’attesa, il perdono, la ricostruzione dell’albergo dopo la caduta delle mura e la riunificazione della famiglia con l’uomo che ha sempre amato, sono ciò che in sintesi avviene nelle quattro ore della miniserie. Un prodotto di alto livello artistico e narrativo, emozionante, di profondità storica, purtroppo adatto per scene e situazioni solo a un pubblico adulto capace di leggere nella pallida moralità di alcuni personaggi le ragioni di un’epoca segnata da profondissimi sconvolgimenti culturali e sociali. a.c. 66 Una Ferrari per due (Purché finisca bene) Genere: Film TV Durata: 107’ Interpreti principali: Neri Marcorè, Giampaolo Morelli, Anita Caprioli, Aurora Ruffino Regia: Fabrizio Costa Sceneggiatori: Giulio Calvani, Ilaria e Marta Storti Produzione: Pepito Produzioni per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: lunedì 31 marzo 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 6.100.000 telespettatori; 22,6% share +10 Il primo episodio di un ciclo di commedie brillanti dal titolo “Purché finisca bene”. Marcello ha quasi cinquant’anni, da più di due è stato fatto fuori da un’importante società di cui era Direttore Marketing. Andrea De Lazzaro, l’uomo che lo ha licenziato senza neanche volerlo incontrare, sulla carta lo aveva ritenuto «troppo vecchio». Marcello del suo disastro non ha detto nulla a nessuno. La famiglia continua a vivere al di sopra delle possibilità economiche pensando che lui ricopra ancora il ruolo di prima. Un giorno fa l’autostop per raggiungere la casa dell’ex moglie nella campagna lucchese: a dargli un passaggio su una Ferrari è De Lazzaro, l’uomo che l’ha rovinato. I due sono ignari dell’identità dell’altro e viaggiano tra Torino e Lucca. Si fermano a casa di Marcello dove Andrea conosce la figlia e l’ex moglie dell’uomo che ha rovinato. Una serie di avventure rocambolesche portano Marcello e sua figlia Livia, insieme ad Andrea, a Porto Venere dove quest’ultimo deve consegnare una Ferrari a un famoso calciatore come premio per il suo impegno sul campo. Ma anche per Andrea si sta per abbattere la terribile mannaia del licenziamento. Così i due da nemici diventano amici. Una commedia all’italiana ben costruita sulla complicità di due attori molto bravi, Neri Marcorè e Giampaolo Morelli. Nessuna volgarità, un’idea intelligente che dà vita a una serie di gag comiche. Al di là della risata, la fiction entra in quella che è la difficile realtà del lavoro in Italia dove i giovani non trovano occupazione e i cinquantenni la perdono. La linea della commedia è quindi lodevole e ben costruita, quella sentimentale un po’ meno; infatti, ci si sarebbe aspettato che Marcello riscoprisse l’amore per sua moglie e non che il suo ex capo, Andrea, finisse, più o meno ricambiato, di innamorarsi di lei. Interessante è l’esplorazione nonché la ridicolizzazione di un ambiente lavorativo dove uomini e donne vivono solo nell’ottica di fare carriera. La donna che ha una relazione con Andrea, sempre in un clima da commedia, appare infelice e mascolinizzata. Le riflessioni dei due ex nemici sono profonde: a rincorrere solo mete professionali, non solo si trasforma la vita in una prigione, ma si perde la libertà e la possibilità di apprezzare le cose più importanti legate ai rapporti familiari. Eccellente il rapporto tra Marcello e Livia. La ragazzina, cresciuta nei migliori collegi privati, è una snob senza qualità. Vive di frivolezze e appare particolarmente sgradevole. Quando però viene a sapere della situazione del padre, cambia profondamente. Livia si immedesima nelle difficoltà di Marcello e ne prova tenerezza. Quella improvvisa povertà, anche per lei che è giovane, diventa una sorta di liberazione: finalmente, uniti, potranno ricominciare. Il valore di quel riavvicinamento è maggiore di tutti i privilegi dati prima dal denaro. a.c. 67 Una grande famiglia 2 Genere: Serie TV Durata: 8X100’ Interpreti principali: Stefania Sandrelli, Gianni Cavina, Alessandro Gassman, Stefania Rocca, Cesare Bocci Regia: Riccardo Milani Sceneggiatori: Ivan Cotroneo, Stefano Bises, Monica Rametta Produzione: Cross Productions per Rai Fiction Rete: Rai1 In onda: da giovedì 21 ottobre 2013 a giovedì 5 dicembre 2013 alle 21:10 Ascolti medi: 5.516.289 telespettatori; 20,76% share +12 Edoardo torna a casa sconvolgendo gli equilibri che si sono creati dopo la sua scomparsa durata un anno. Il motivo della sua fuga, spiega ai familiari che lo hanno creduto morto, è dovuto a un enorme debito che egli ha contratto con una pericolosa organizzazione criminale. Edoardo chiede alla famiglia di tacere ancora per ventiquattro ore affinché si sistemi tutto. “La famiglia”, recita la voce fuori campo che accompagna ogni puntata, “è il luogo dove si custodiscono i segreti, dove si può sbagliare ed essere accolti, è il posto dove si smette di sentirsi soli, dove si ritorna a riprendere fiato, la famiglia sa perdonare, capire, senza chiedere niente in cambio, la famiglia è il posto dove si ritorna sempre”. Le parole di Edoardo sembrano preannunciare una serie TV che inneggi al valore della famiglia. In realtà, pur affermando in più occasioni la veridicità di tali parole, la famiglia appare sempre e comunque una sorta di prigione culturale. Un’istituzione che fornisce rassicurazioni, calore umano, ma che costa un prezzo molto alto, come ben evidenziano le parole di Raoul, fratello di Edoardo, in apertura della quarta puntata: “La famiglia ci mette di fronte alle nostre responsabilità, ai nostri doveri, è lo specchio dove tutto si riflette, dove tutto si amplifica, successi, fallimenti, sconfitte, la famiglia ci costringe a fare quello che non vorremmo fare, procurare del dolore e sentirci colpevoli per questo…la famiglia ci sostiene, ma in cambio vuole molte cose”. Edoardo, il figlio maggiore, è rimasto schiacciato dalla responsabilità enorme di dover prendere il posto del padre nella gestione dell’azienda, ma ha commesso degli errori e quindi, per proteggere i suoi cari, ha dovuto fingersi morto per un anno. La moglie Chiara si è legata sentimentalmente al fratello di Edoardo, Raul, e aspetta un bambino da lui. Edoardo cerca di riprendersela, la madre della grande famiglia, interpretata dalla bravissima Sandrelli, lotta affinché tutto ritorni come prima, ma si arrende di fronte alla gravidanza di Chiara. Nell’ultima puntata è lei a parlare: “La famiglia è il luogo dei misteri, il luogo dove succede tutto quello che non avresti creduto possibile, il luogo dove credi che niente cambi e invece poi cambia tutto”. Laura, la sorella “cattolica” e ricca di valori religiosi, che fa fatica ad accettare il figlio gay, è il personaggio che alla fine risulta più positivo perché non giudica nessuno, vuole bene a tutti e cerca di aiutare Raul, suo padre ed Edoardo. Eppure la sua visione della famiglia non è così positiva, ce lo confermano le sue parole in apertura della settima puntata: “La famiglia è la nostra vita fatta di carne e ossa, fragile come una casa costruita sulla sabbia… l’abbiamo costruita con fatica, l’abbiamo nutrita con le nostre paure, le nostre incertezze, con il nostro amore, e perfino con il nostro odio”. Si tratta di un prodotto di alta qualità nello scenario della produzione televisiva. Risulta tuttavia poco condivisibile la visione pessimistica della famiglia, un prodotto della cultura umana, che pur limitando la felicità e la libertà dei suoi componenti, risulta però la più rassicurante forma di aggregazione sociale. Niente di più. a.c. 68 Una mamma imperfetta Genere: Serie TV Durata: 8x25’ Interpreti principali: Lucia Mascino, Fausto Sciarappa, Alessia Barela, Anna Ferzetti, Vanessa Compagnucci, Biagio Forestieri, Sergio Alibelli, Luciano Scarpa Regia: Ivan Cotroneo Sceneggiatori: Ivan Cotroneo Produzione: Rai Fiction, RCS, Indigo Film, 21 Rete: Rai2 In onda: da lunedì 9 settembre 2013 a venerdì 11 ottobre 2013 alle ore 21:00 Ascolti medi: 1.141.000 telespettatori; 4,04% share +10 La trama della serie, ambientata a Roma, ruota attorno al personaggio principale, Chiara. La serie assume la forma di un video diario nel quale Chiara affronta i problemi di una mamma moderna alle prese con figli, lavoro e marito. La protagonista è affiancata da tre amiche, Irene, Claudia e Marta, con le quali fa colazione per pochi minuti nel bar di fronte alla scuola dei bambini prima di partire per gli impegni consueti della giornata. “Allora. Dunque. Mi chiamo Chiara Guerrieri, ho trentanove anni, vivo a Roma, ho un marito, due figli, un lavoro che mi piace, una casa”. Ogni giorno, in otto minuti, Chiara racconta la sua giornata al pubblico da casa. Il diario, dal lunedì al venerdì, segue gli impegni settimanali della protagonista: il cappuccino con le amiche dopo aver accompagnato i figli a scuola, le riunioni al lavoro, le partite di calcetto del figlio, le lezioni di ginnastica ritmica della figlia, le lezioni da ripetere a casa, le ricerche da preparare, un rapporto di coppia da mantenere vivo. Tante cose, troppe, per non essere sempre, costantemente, in ritardo. Ogni giorno Chiara si rivolge allo spettatore e racconta con ironia la sua vita ponendo delle domande a se stessa e al pubblico. Come si fa a onorare tanti impegni bene? Le richieste dei figli vengono prima di tutto, ma poi c’è il coniuge, il lavoro, le colleghe single che hanno più tempo a disposizione, quindi la frustrazione di non sentirsi perfetta è sempre in agguato. Si tratta di un prodotto veramente geniale, perché l’autore riesce a divertire, a strappare non una, ma diverse risate a un pubblico che si è appena sorbito il Tg con le sue inevitabili catastrofi. Ma non è una risata che esprime gioia, superamento della tragedia, della monotonia della vita quotidiana, piuttosto un sarcasmo profondo che si abbatte contro quella che è la vita coniugale e familiare. Il diario di Chiara non lascia spazio alla felicità che anima le famiglie normali e non patologiche, s’intende, non mostrando di conseguenza la ragione principale per la quale si riesce, in una sorta di mescolanza che fa parte della realtà, a sopportare il peso di una vita scandita di sacrifici e di fatiche fisiche non indifferenti. Non ci sembra veritiero né onesto raccontare la vita familiare in questo modo, c’è della furbizia a farlo dalla parte della donna che racconta giornalmente come affrontare questo o quel problema, sempre reale. Perché le tematiche che l’autore affronta sono vere, e anche ben descritte, è il contesto che è falsato. Ma chi ve lo fa fare? viene da chiedere alla fine al pubblico da casa che ha riso, ma che ha demolito dentro di sé l’idea che sposarsi e avere dei figli possa rendere felici. Ma infatti gli ascolti bassissimi confermano che le donne, padrone del telecomando in casa, non traggono molto beneficio da questi racconti giornalieri. E poi: che tristezza gli interni delle case, soprattutto quella di Chiara! Ambienti scuri, mobili squallidi, niente di gradevole, tanto per rimarcare che la famiglia è una sorta di prigione culturale che le donne abbracciano perché si insegna loro che quella è la strada per sentirsi un po’ più al sicuro, non perché sia veramente il luogo privilegiato nel quale la persona umana si realizza. a.c. 69 70 INTRATTENIMENTO 71 72 A sua immagine Le ragioni della speranza Genere: Programma religioso Conduttori: Ermes Ronchi Regia: Barbara Borgiotti Autori: Ermes Ronchi Produzione: Rai Rete: Rai1 In onda: il sabato alle ore 17:45 Ascolti: n.p. “A sua immagine”, trasmissione molto seguita e amata, si fregia di questa splendida rubrica che chiude il programma stesso. Padre Ermes gira l’Italia con una troupe per mostrare i luoghi di straordinarie testimonianze di fede. Attraverso questi viaggi vengono anche messe in risalto bellezze artistiche inestimabili legate alla storia della cristianità nel nostro Paese, ma anche associazioni e realtà sociali di solidarietà umana e impegno verso i più deboli e sofferenti. Per Padre Ermes sono tutti spunti per una predicazione intensa, profonda e insieme comprensibile a tutti. Esprime una concezione dell’uomo positiva, perché in qualità di creatura di Dio, capace di grandi atti generosi e disinteressati che influiscono profondamente sulla vita di chi abbiamo intorno. Tra tanto male che viene presentato nei minimi dettagli dai media, qui troviamo finalmente una visione positiva della realtà, dove il male viene sì identificato nettamente, ma c’è la speranza del perdono e la testimonianza di tante persone che scelgono di compiere il bene. Un messaggio di ottimismo, fiducia, incoraggiamento tanto necessari in questo particolare periodo storico. Le omelie di Padre Ermes sono raccolte in un volume pubblicato dalle Edizioni Paoline. a.c. 73 Affari Tuoi Produzione: Endemol Genere: Gioco a premi Rete: Rai1 Durata: 40’ Interpreti principali/conduttore: Flavio Insinna In onda: dal 08 settembre 2013 al 30 maggio 2014 tutti i giorni alle ore 20:30 Regia: Stefano Mignucci Autori/sceneggiatori: AA.VV. Ascolti medi: 5.570.000 telespettatori; 20,56% share Dall’Officina delle Vittorie va in onda la decima edizione di Affari tuoi. Con un’ambientazione più raccolta che non sembra propriamente televisiva, fatta di saracinesche e arredi che ricordano più quella di un garage o di un vicolo suburbano, il programma vede importanti novità. Dopo sette anni, Flavio Insinna torna alla conduzione del programma con la sua professionalità di attore di teatro più che di showman. Ma Insinna riesce a intrattenere il pubblico e catturare la sua attenzione dall’inizio alla fine. Con battute da buontempone, versi recitati, massime di vita ma anche balletti o piccoli travestimenti da giullare di corte sa colmare i vuoti che inevitabilmente si creano durante il gioco. Il concorrente deve scegliere quale pacco tenere o quale numero chiamare, ma anche riflettere se accettare l’offerta del banco (presieduto stavolta da una dottoressa): è in questi momenti che il conduttore sa mostrarsi vicino ai tormenti del giocatore di turno. Proprio come in una grande famiglia, in cui i giocatori non sono mai in competizione tra loro ma sanno sostenersi e incoraggiarsi sia nelle virate positive che in quelle negative della giocata. E lui è lì a tenergli la mano nel cammino verso la vittoria, come un genitore che è anche un amico. A volte sfodera i suoi occhiali colorati o il cappello luccicoso o anche il peluche a forma di rospo: ogni momento è buono per tentare di ingannare la sorte. Ma alla base di tutto questo spettacolo nello spettacolo c’è la profonda illusione, oltre l’ignoranza, che l’utilizzo di tali feticci possa conferire loro una funzionalità apotropaica, indispensabile per cambiare le sorti del destino, il destino della giocata come quello della vita. Accanto all’aspettativa magica di trasformare le cose, il programma è, infatti, farcito di frequenti riferimenti culturali e anche di stampo moralistico. Il conduttore esorta spesso i suoi “figli” a osare e a non scoraggiarsi nei momenti critici. Le sue esortazioni hanno sempre un’analogia con la vita, come se Affari tuoi fosse un modo trasposto di leggere la realtà e provare ad approcciarsi ad essa. In definitiva, la struttura del programma non mostra grossi mutamenti, se non nel confermarsi come gioco che emula e istiga al gioco d’azzardo e spinge ad abbracciare una mentalità che è propria del gioco d’azzardo ma che è, poi, alla base del desiderio bulimico di non sapersi accontentare. Quel che sicuramente è cambiato è l’atmosfera generale grazie alla personalità del conduttore che sa essere simpatico ed empatico allo stesso tempo. La sterilità e pericolosità di un gioco come quello dei pacchi passano in sordina e, nonostante tutto, il programma risulta essere un gradevole spettacolo di intrattenimento che regala, alla fine, sempre qualche insegnamento in più. f.o. 74 Amici di Maria De Filippi Genere: Talent show Durata: 60’ edizione pomeridiana / 110’ (edizione del sabato pomeriggio) / 150’ edizione speciale (tredicesima stagione) Conduttori: Maria De Filippi, Luca Zanforlin Regia: Paolo Pietrangeli, Roberto Cenci (fase serale) Autori/ Sceneggiatori: Luca Zanforlin, Mauro Monaco Produzione: Fascino P.G.T Rete: Real Time (edizione pomeridiana) / Canale5 (edizione serale) In onda: dal 13 gennaio al 14 marzo 2014 alle 13:50 (Real Time); dal 13 gennaio al 16 marzo 2014 alle 14:45 (Real Time); dal 23 novembre 2013 al 15 marzo 2014 alle ore 14:10 (Canale5) / dal 29 marzo al 27 maggio 2014 alle 21:10 (Canale5) Ascolti medi: day-time: 2.640.000 telespettatori; 19% share edizione del sabato: 4.000.000 telespettatori; 20% share Torna la tredicesima edizione del popolare talent show condotto da Maria De Filippi, nel quale un gruppo di allievi (di età compresa tra i 18 e i 25 anni) si sfida in una molteplicità di discipline. Durante la prima puntata, registrata il 16 novembre e andata in onda il 23 novembre 2013, si è provveduto alla formazione della classe composta, come nella passata edizione, da 26 allievi (11 cantanti, 1 rapper, 2 band, 10 ballerini,1 breaker e 1 crew). Seguiti da 8 docenti (rispettivamente quattro per il ballo e quattro per il canto) i singoli partecipanti percorrono insieme il cammino di un intenso anno scolastico scandito da due fasi. Nella prima (che accompagna lo spettatore da novembre ad aprile) le performance dei singoli alunni sono valutate dagli insegnanti della relativa disciplina. Inoltre sotto la loro guida i ragazzi sono chiamati a un duro esercizio di perfezionamento della loro tecnica di esecuzione. Nella seconda fase (da aprile a giugno) le performance individuali sono invece sottoposte al giudizio del televoto. Superato lo sbarramento della fase iniziale, nella fase serale i contendenti sono progressivamente eliminati fino all’ultima puntata nella quale i due rimasti in gioco si contendono un sostanzioso montepremi (pari a circa 100.000 euro) e un contratto lavorativo di un anno presso Mediaset. L’aspetto interessante di questo format (che da 13 anni accompagna il pomeriggio di intere generazioni) risiede indubbiamente nell’impegno richiesto e profuso dai ragazzi al fine di realizzare i loro sogni. Tuttavia l’apprezzabile tesi di fondo secondo cui con fatica, passione e tanta umiltà è possibile raggiungere ottimi risultati è piegata alle esigenze commerciali del programma. Il contesto di altissima tensione messo in piedi dagli autori, per mantenere alto il livello di performance dei ragazzi, non sembra in grado di aiutare i concorrenti ad accettare la sconfitta, i propri limiti e le proprie paure nel tentativo di aggirarli e di superarli. La scelta della conduttrice e degli autori, dunque, è quella di esasperare le difficoltà e i momenti di tensione emotiva per mantenere ai massimi livelli la competitività tra allievi e la conflittualità con gli insegnanti. Ne derivano dunque liti, gelosie e contrasti accesi in nome della conquista di una popolarità che punisce gli sconfitti, senza aiutare i ragazzi ad accettare una critica, o un fallimento. Questa scelta sacrifica la vita scolastica dei ragazzi, il loro impegno e la loro voglia di emergere alla dura legge dello share, vincolandoli ad una visibilità che non sembra in grado di esaltare pienamente le loro virtù e qualità umane. La presente edizione si distingue per l’introduzione delle categorie deejay, dance crew e band e per il trasloco della serie trasmessa in day time dal lunedì al venerdi, forse la parte più positiva e autentica del programma, sul canale tematico Real Time. La puntata del sabato e gli appuntamenti serali della fase finale restano invece un esclusiva di Canale Cinque. Nella ricca sezione web dedicata al programma è possibile conoscere i contendenti, gli insegnanti e tutto il cast artistico, rivedere i video dei momenti più salienti, nonché approfondire alcuni aspetti inediti, non trattati nella diretta televisiva. f.d. 75 Avanti un altro Genere: Quiz show Durata: 42x70’ Conduttori: Paolo Bonolis Regia: Stefano Vicario Autori/sceneggiatori: Stefano Santucci, Paolo Bonolis, Sergio Rubino, Marco Salvati Produzione: Endemol, Mediaset Rete: Canale 5 In onda: da lunedì 16 settembre 2013 a venerdì 6 giugno 2014, tutti i giorni alle ore 18:50 Ascolti medi: 4.812.000 telespettatori; 22,37% share L’antiquiz e la parodia di tutto ciò che fa spettacolo è l’impressione generale di chi assiste per la prima volta a un programma del genere. Un insieme di personaggi e caricature, il “minimondo”, che sembrano arricchire il programma – di per sé scialbo e vuoto di contenuti – ma che invece non fanno che ingarbugliare ancor di più la matassa televisiva messa in onda. Linguaggi e comportamenti al limite del decoro e del buon gusto, oltre a una serie di elementi, sapientemente scelti dagli autori, rendono il prodotto di difficile inquadramento dal punto di vista della sceneggiatura e del messaggio da comunicare. La maggior parte dei concorrenti è decisamente eccentrica, bizzarra, dai gusti opinabili e particolarmente attratta dalle luci della ribalta. Padri di famiglia che ostentano di aver partecipato a programmi simili, per il gusto di dire “c’ero anche io”; ragazzi fieri di non pretendere molto da se stessi si mescolano al disoccupato in cassa integrazione che cerca il modo per rifarsi una vita o al ragazzo vincitore delle gare di matematica, inspiegabilmente capitato in un posto simile. I concorrenti sono davvero molto diversi tra loro, ma possiedono tutti un unico obiettivo: vincere al quiz. Un quiz che presenta domande che non richiedono particolari sforzi mnemonici, né solleticano ragionamenti logici o intuitivi. Il genere delle domande sembra ispirarsi a un livello culturale molto concreto ed elementare. Non mancano interventi esterni di improbabili valletti, battute a doppio senso, temi con esplicito contenuto sessuale (a volte anche mimati), una generale emotività e una certa predisposizione del concorrente a prestarsi allo scherno del conduttore. Tali elementi, sono abilmente scelti dagli autori, personaggi insieme al presentatore, di questa grande pantomima televisiva. Vittime e carnefici allo stesso tempo, che rendono il programma deprimente e ripetitivo. Dal 31 marzo il programma è condotto da Gerry Scotti. f.o. 76 Boss in incognito Genere: Reality Durata: 4X100’ Conduttore: Costantino della Gherardesca Autori: Cristiana Farina, Alessia Ciolfi, Yuri Grandone, Giona Peduzzi Regia: Giorgio Romano Produzione: Endemol Rete: Rai2 In onda: da lunedì 27 gennaio 2014 a lunedì 17 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi:1.930.000 telespettatori; 6,59% share +12 Un programma nuovo nel suo genere, positivo, umano che cerca di gettare un ponte tra le alte gerarchie dell’imprenditoria e la realtà del mondo operaio. “Boss in incognito” si basa sul format Undercover Boss creato da Studio Lambert. Su Rai 2 la versione italiana con gli imprenditori David Hassan, Giovanni Battista Pizzimbone, Paolo Penati, Massimo Santini e tutta la realtà operaia del nostro paese. Un boss, cioè un amministratore delegato di un’azienda, azionista di maggioranza della stessa, scende nella realtà del lavoro camuffandosi da operaio alle prime armi. Lo fa per conoscere meglio la sua azienda, per comprendere i problemi dei suoi dipendenti, per capire quello che non funziona bene e potrebbe essere migliorato. I veri operai coinvolti vengono ingaggiati con la scusa che si sta girando un documentario sul lavoro e si mettono a collaborare per inserire questo individuo, che non sanno essere il loro supremo capo, nella realtà quotidiana della loro attività professionale. Al termine della settimana, il boss convocherà nella sede centrale dell’azienda tutti i lavoratori con cui è entrato in contatto e, dopo aver svelato la sua vera identità, potrà premiarli e migliorare le loro condizioni di lavoro. “Boss in incognito – dicono gli autori - si propone di raccontare l’operatività di persone che vivono serenamente la loro vita e con soddisfazione il loro lavoro, per quanto umile o ordinario: un’Italia nuova, diversa, fatta di realtà semplici ma importanti, che la tv solitamente non mostra e che difficilmente hanno anche altre ribalte. E’ un programma che sovverte la realtà e che dimostra che non sempre chi ha grandi responsabilità (e guadagna molto) è in grado di svolgere mansioni teoricamente più semplici (e con guadagni molto più bassi). Fa incontrare due universi separati e distanti: da un lato i boss che, decidendo di mettersi in gioco, hanno l’opportunità di cercare delle soluzioni di crescita e di miglioramento per il futuro all’interno della società stessa conoscendo meglio chi ci lavora, le condizioni in cui lo fa e le loro storie; dall’altro lato i dipendenti hanno l’opportunità di scoprire il lato “umano” del boss, spesso considerato inarrivabile e lontano anni luce dai loro problemi quotidiani. Il programma si inserisce nella realtà italiana del lavoro in un momento di crisi economica, di precarietà, di incertezza per il futuro. Vedere in prima serata la vita di un dipendente che si barcamena tra impegno, fatica e problemi familiari conferisce un tocco di umanità che non guasta. Il boss si sofferma anche a parlare, sempre in incognito, con questi ignari compagni di viaggio per conoscerne il lato privato. Il programma suscita momenti anche di commozione. Al di là di quelle che possono essere le esigenze della spettacolarizzazione o di un docu-reality, nel complesso “Boss in incognito” è un programma che riteniamo molto valido. a.c. 77 C’è posta per te Genere: People show Durata: 10x200’ Conduttore: Maria De Filippi Regia: Paolo Pietrangeli Autori/Sceneggiatori: Maria De Filippi, Alberto Silvestri Produzione: Fascino PGT Rete: Canale5 In onda: da sabato 11 gennaio 2014 a sabato 15 marzo 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 5.550.000 telespettatori; 24% share Torna anche quest’anno, dopo il successo quindicennale, la sedicesima edizione del celebre people show condotto da Maria De Filippi. Nel corso degli anni il programma ha mantenuto inalterata la sua formula. Scopo dei partecipanti è quello di riuscire ad affrontare una difficoltà di natura interpersonale con il sostegno umano della conduttrice per sanare delle ferite apparentemente insanabili, o anche solo semplicemente per rientrare, dopo tanti anni, in contatto con una persona della quale si sono perse completamente le tracce. Sarà lo staff del programma a cercare il destinatario della posta invitandolo, qualora ne abbia voglia, a partecipare alla trasmissione per un nuovo incontro, talvolta difficile e drammatico, altre volte leggero e sorprendente. Gli autori del programma, dunque, non pongono tanto l’accento sulla centralità di un argomento oggetto di dibattito, quanto sul complesso gioco dei sentimenti che segue le ferite di un passato mai sopito e sull’impatto emotivo che un incontro a sorpresa, una riconciliazione, ma anche un rifiuto può suscitare sui protagonisti e sul pubblico. L’autrice del programma ripropone così un meccanismo sperimentato sin dai tempi di Stranamore. Una lettera immaginaria viene recapitata da un misterioso mittente ad un destinatario “all’oscuro” per le motivazioni più disparate: dal desiderio di ricongiungersi con familiari con i quali si è interrotto ogni rapporto, alla speranza di ristabilire un legame amoroso; dalla curiosità di ritrovare un vecchio amico o un’antica fiamma, al proposito di un chiarimento di fronte ad una frattura o ad una situazione rimasta in sospeso. Ricevuta la posta, il destinatario, ancora ignaro di chi lo cerca, può decidere di accettare l’invito in studio. Solo nel corso della trasmissione egli scopre l’identità del suo mittente scegliendo liberamente di accogliere il suo messaggio o di andare via. Qualora la decisione sia affermativa un separé a forma di busta si solleva e i due protagonisti si trovano l’uno di fronte all’altro. Gli esiti di questa rivelazione sono disparati: dalla sorpresa alle lacrime, dalla rabbia all’amarezza, dalla riconciliazione alla constatazione dell’insanabilità di una frattura. Tra abbracci, baci e lacrime si consuma di fronte allo spettatore lo spettacolo di un sentimentalismo mellifluo, dove le ansie, il dolore e le attese vengono esibite e ridotte a gioco. Ne deriva una massiccia dose di artefatto esibizionismo che deve impressionare il pubblico da casa, suscitandone l’approvazione, la commiserazione o le lacrime, nel tentativo di renderlo partecipe del vissuto emotivo ed esperienziale dei protagonisti di ogni puntata. Le sofferenze dell’essere umano, le sue traversie (reali o presunte) oltrepassano così i confini del privato e della riservatezza per divenire patrimonio comune, come se una loro spettacolarizzazione avesse un valore taumaturgico e di riscatto. f.d. 78 Crash: contatto, impatto, convivenza Genere: Approfondimento Durata: 29X60’ Conduttore: Valeria Colante Regia: Matteo Minissi Autori/ Sceneggiatori: Valeria Colante, Andrea Zanini, Paolo Zagari Produzione: Rai Rete: Rai Storia In onda: il mercoledì alle ore 22:15 (repliche in onda nella fascia protetta) Ascolti medi: n.p. Condotto con professionalità e bravura da Valeria Colante, Crash è un programma di approfondimento di Rai Educational che analizza, attraverso interviste e inchieste filmate estrapolate dalle teche Rai, i cambiamenti sociali e culturali occorsi in Italia e nel mondo negli ultimi decenni. Immigrazione, integrazione, diritti civili, le ronde e la clandestinità, temi delicati che richiedono una profonda riflessione per comprendere come il contatto e lo scontro tra culture siano un tratto ineludibile della convivenza nel mondo contemporaneo. L’interculturalità infatti conduce inevitabilmente alla definizione di nuovi equilibri, costituendo un’importante occasione di crescita e cambiamento. La sigla iniziale con la sua potenza e dinamicità risulta efficace nel trasmettere l’idea di un impatto, di una breccia che lo scontro tra culture e saperi diversi inevitabilmente porta con sé. Un filmato introduce l’argomento della puntata; appare successivamente la conduttrice che si propone di accompagnare lo spettatore in un viaggio appassionante nell’Italia di ieri e di oggi per sondarne tratti caratteristici e cambiamenti. Tra gli argomenti di questa nuova edizione si annoverano: la violenza negli stadi che negli ultimi anni coinvolge anche i genitori dei bambini nei tornei locali; il travagliato e periglioso viaggio dei migranti del Centro America (Honduras, Guatemala, El Salvador, Nicaragua) che attraversano la frontiera messicana per giungere negli Stati Uniti; la durezza della vita carceraria sempre sospesa tra le ferite del passato e l’incertezza del futuro; lo sfruttamento del lavoro minorile, con particolare riferimento al lavoro nero degli immigrati; la testimonianza di Don Aniello che combatte la sua guerra personale per sottrarre i ragazzi alla criminalità organizzata; la testimonianza di Diana, Artan, Ion e Mohame: “eroi che portano due mondi nel cuore”, quello del paese di arrivo e quello del paese di destinazione; il viaggio negli ospedali psichiatrici giudiziari dopo la chiusura dei manicomi nel 1978 ad opera della legge Basaglia; l’emergenza immigrati di Lampedusa con le testimonianze dei protagonisti. La varietà dei temi affrontati rende ogni puntata un’esperienza imperdibile: il valore della testimonianza è raccolto dai preziosi video di repertorio che aiutano il pubblico (specie quello giovane) ad acquisire maggiore coscienza del nostro passato e della nostra identità. Dal sito di Rai Storia è possibile consultare una breve sinossi di ogni puntata e rivederle in streaming. Spazio anche alla condivisione dei contenuti grazie all’ampio supporto dei social network. Un programma da non perdere, in grado di alimentare la coscienza della nostra identità e che aiuta a comprendere le sfide complesse e le contraddizioni alla base della post-modernità f.d. 79 Cucine da incubo – Italia Genere: Reality Durata: 10x45’ Conduttore: Antonino Cannavacciuolo Regia: Giacomo Frignani Autori/sceneggiatori: Daniel Kay Produzione: Endemol Italia, Optomer, Flavio Tallone Rete: Fox Life In onda: dal 15 maggio al 17 luglio 2013, il mercoledi alle ore 21:55 Ascolti medi: 9.812.930 telespettatori; 9,6% share Versione tutta italiana del celebre programma condotto dallo chef inglese Gordon Ramsay, “Cucine da incubo – Italia” sta avendo un enorme successo per la speciale conduzione dello chef Antonino Cannavacciuolo. Chef pluristellato, uno dei migliori in Italia, proprietario dell’hotel ristorante Villa Crespi sul Lago d’Orta, che vanta due stelle Michelin, Cannavacciuolo può definirsi in toto l’erede ideale del suo collega britannico. Corporatura robusta, temperamento forte, un’importante esperienza nonché una buona dote imprenditoriale unita a una simpatica inflessione partenopea, rendono Cannavacciuolo la persona giusta al momento giusto. I proprietari dei ristoranti sanno a cosa vanno incontro quando interpellano la sua persona. Dopo averlo invitato a mangiare nel loro locale, essi offrono sul piatto non solo le loro specialità ma soprattutto i motivi del loro improvviso insuccesso. Molto spesso ci sono problemi di comunicazione tra chi è in cucina e chi si occupa di intrattenere la sala, altre volte è l’inesperienza del cuoco, quasi sempre la testardaggine e la superbia di chi pensa di potercela fare con pochi mezzi. Le cucine di questi ristoranti sono infatti povere di ingredienti sani e ben conservati: abbondano prodotti surgelati o di scarsa qualità, oppure versano in condizioni igieniche piuttosto riprovevoli. Dopo aver assaggiato le specialità della casa, Cannavacciuolo riunisce lo staff per fare il punto della situazione. Conosce, così, i protagonisti di questo dramma e cerca di ascoltare ciò che hanno da dire. Con il proprietario, in particolare, si sofferma sugli aspetti economici che stanno vessando tutto il personale. La sua analisi prosegue, il giorno dopo, nell’osservazione diretta del ristorante. Le incomprensioni tra sala e cucina, i ritardi delle portate, le attese insopportabili dei clienti danno modo allo chef di farsi un’idea su quanto accade. È a questo punto che decide di fare un briefing con tutto il personale e ridistribuire le risorse giuste, modificando l’assetto originario. Per far ciò, rimanda tutto al giorno seguente quando organizza il re-styling del locale e del gruppo che lo rappresenta. Stimola i rapporti tra le figure, sostiene i diversi ruoli valorizza e risalda i rapporti familiari, come un coach incoraggia ogni piccolo sforzo, aiuta i protagonisti a ritrovare l’amore per il loro lavoro, per le cose ben fatte, curate nei dettagli. La ristrutturazione estetica e interna al personale porta una motivazione ulteriore a cambiare modo di lavorare: nuovi menu, riassegnazione dei ruoli e delle figure, regole ben precise e impostate consentono di ripartire nel modo giusto. Quando l’autostima è ben alimentata e le gratificazioni sono tangibili, il lavoro dello chef è terminato. Come un buon leader, Cannavacciuolo ristabilisce l’armonia nei rapporti tra il personale e ottiene tutta la loro gratitudine. E il pubblico non può che riconoscergli la bontà della sua conduzione. f.o. 80 Dire fare baciare Genere: Intrattenimento Durata: 30’ Interpreti principali/conduttori: Jenny Frost Regia: n.p. Autore: Doug Falkner Produzione: Remarkable Television Rete: Real Time In onda: da sabato 6 aprile 2014 alle ore 14:00 Ascolti medi: 509.000 telespettatori; 2,30% share Se in “Clio Make Up” si svelano i segreti per un buon trucco, in questo programma targato U.K., si insegna a struccarsi o meglio a riscoprire il buon gusto di un make-up naturale. Sotto strati di cerone, spray abbronzante, ciglia finte e chili di mascara e rossetto si nascondono le ragazze inglesi più o meno giovani. A questo tipo di trucco, si abbinano opinabili stili di moda caratterizzati, soprattutto, da uno sfacciato e volgare esibizionismo del proprio corpo. Tacchi vertiginosi, calze a rete, minigonne ridotte ai minimi termini, corpetti e baby doll che non lasciano nulla all’immaginazione. La presentatrice Jenny Frost conduce le ragazze davanti a uno schermo, che ricorda di gran lunga l’obiettivo della telecamera del Grande Fratello, dietro il quale si nasconde un giudice virtuale pronto a commentare, senza mezzi termini, la figura della ragazza. Pod, questo è il nome del giudice virtuale, mostra i commenti dei coetanei riferiti all’immagine della ragazza; tra baciare, sposare e ignorare la maggior parte degli intervistati ne rifiuterebbe un contatto perché le attribuisce sempre riferimenti volgari e inopportuni. Di fronte a questo tipo di commenti, la ragazza sembra non sortire alcun effetto e raramente si dispiace per quanto sentito. Il suo modo di acconciarsi è infatti una scelta consapevole e libera, nella quale esse si sentono importanti, gratificate, insomma a proprio agio. Pod decide così di offrire un’alternativa a questo tipo di trucco, proponendo diversi stili di moda, presi dalle attrici o cantanti del momento. La ragazza ne seleziona il tasto, come su un ipotetico schermo virtuale e – come per magia – avviene la trasformazione. In alcuni casi, però, Pod chiede alla ragazza di struccarsi e di verificare sul batuffolo di cotone la quantità di sporco che ne offuscava la bellezza, dietro il quale lei si era nascosta. I risultati attesi sono veramente eccezionali e la stessa ragazza, prima copiosamente imbellettata, diventa ora una graziosa fanciulla o anche una donna sensuale, priva di ogni volgarità. Dietro patologiche ossessioni di un corpo abbronzato o quelle stravaganze di somigliare a un preciso modello di donna, si nascondono dunque fragilità comuni tipiche di un’età incerta come quella adolescenziale, ma anche problemi di accettazione nonché a volte disturbi di identità di genere (il cyber dark, la super Barbie) per i quali le ragazze non riescono a trovare la giusta appartenenza. Il programma, che vede poi una successiva fase di follow up in cui le ragazze dopo alcuni mesi difficilmente mantengono il nuovo stile, si propone tuttavia di rilanciare la bellezza naturale che fa delle donne figure aggraziate ed armoniche, che ritrovano nella semplicità delle cose la migliore bellezza. Il programma è anche approdato in Italia, e vede la conduzione della nota maestra di stile Carla Gozzi. f.o. 81 Domenica in – l’arena Genere: Talk show Durata: 130’ Conduttore: Massimo Giletti Regia: Giovanni Caccamo Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: CPTV di Roma Rete: Rai1 In onda: da domenica 29 settembre 2013 a domenica 18 maggio 2014 alle ore 14.00 Ascolti medi: 4.200.000 telespettatori; 21,70% share Non ci sono grossi cambiamenti rispetto all’edizione precedente. La formula del programma rimane quella di ritagliare uno spazio dibattimentale sui temi più caldi della settimana all’interno del grande contenitore domenicale della rete ammiraglia. Sono presenti gli ospiti in studio che disquisiscono come in un salotto, ma viene data anche un’attenzione maggiore agli aspetti del territorio, attraverso inchieste filmate e testimonianze in studio. I personaggi sono sempre gli stessi, con i ruoli di sempre durante il confronto, caratterizzato dai soliti toni di polemica che definiscono questo genere televisivo. Il massmediologo Klaus Davi con i suoi puntigliosi e spigolosi interventi e la sua mise d’altri tempi; Gianni Ippoliti che veste i panni di opinionista, lontano dalla sua rubrica di gossip, abituato a ironizzare sugli strafalcioni dei giornalisti e sulle virtù nascoste dei personaggi di spettacolo, risulta qui meno brillante. L’attenzione del programma è indubbiamente incentrata sul conduttore che, infatti guida il dibattito seguendo i propri punti di vista e portando la discussione verso toni sempre più accesi. La notizia viene sacrificata per offrire uno spettacolo al pubblico proprio come nell’arena degli antichi romani. Casi di cronaca e di attualità vengono trattati con una tendenza alla morbosità e, specie su temi che riguardano le fasce più deboli, con un certo terrorismo psicologico. Ne sono d’esempio le vicende sulla prostituzione minorile a Roma o quelle relative all’emergenza ambientale in Sardegna. Le opinioni e i giudizi, su come si devono educare le famiglie o come vanno arginate – è il caso di dirlo – le tragiche situazioni ambientali, servono e a trovare il pretesto per discutere, criticare. Ancora una volta l’intrattenimento prevale sull’apprendimento. f.o. 82 Domenica Live Genere: Talk show Durata: 290’ Conduttore: Barbara D’Urso Regia: Massimo Fusi Autori: Fabio Pastrello Produzione: Videonews Rete: Canale5 In onda: da domenica 28 settembre 2013 a domenica 27 aprile 2014 alle ore 13:55 Ascolti medi: 1.960.000 telespettatori; 13,04% share Sono state spese tante parole per descrivere il programma che, nonostante tutto, anno dopo anno, riserva sempre motivi di disaccordo o addirittura di conflitto in chi guarda i suoi servizi. Eppure, sebbene dimostri di seguire sempre una linea guida rispetto alla scelta dei contenuti, in barba alle segnalazioni o critiche che riceve, nella stagione 2013-2014 per la prima volta, il programma si vede aprire un’inchiesta a proposito della violazione del codice di autoregolamentazione della TV. In una puntata di gennaio, infatti, sono stati messi in onda contenuti imbarazzanti più adatti a una fascia oraria della tarda serata, incentrati sul sesso estremo e violento. Le segnalazioni e le reazioni che si sono sollevate hanno permesso di smuovere pure le coscienze dei piani alti di Mediaset, che ha provveduto – per la prima volta quindi – a prendere posizione e a sanzionare il programma. Senza entrare nel merito delle questioni interne di politica aziendale e di responsabilità civile, ci preme sottolineare quanta trascuratezza venga data alla sensibilità e all’intelligenza del pubblico a casa. E questo, spesso, per motivi di audience. Perché si sa, il sesso è sempre un tema scottante e sceglierlo, per incrementare lo share, conferma che, sì, forse l’Italia è veramente un popolo di bacchettoni e che, contrariamente a quanto in molti vogliono ostentare, parlare di sesso serve proprio a solleticare la malizia e a generare il brusio dei falsi perbenisti. A definire la natura del programma sono alcuni ospiti che si ergono a ineccepibili moralisti, sebbene provengano da note trasmissioni trash, e il pubblico sempre meno osservatore ma attivo e chiassoso. Una falsa rappresentazione della realtà, che si segue con la trepidante attesa di vedere trionfare il bene sul male, ma che invece rientra nella finzione scenica di chi sta sotto i riflettori. E il sesso, che andrebbe consumato altrove, si vede invece ostentato e snaturato per dimostrare ai più che non si tratta di argomenti scabrosi o pericolosi. Ma trattarlo così, in fascia protetta, nelle forme più estreme, perverse e violente non fa che acuire la convinzione che sia qualcosa di veramente sconveniente. Il totem ridotto a tabù, che deve necessariamente rientrare in ogni contesto, che denuda i pudori, che spinge a sacrificarlo come vittima del piacere e dell’audience. Perché quanto più il sesso è malato, tanto più c’è interesse e la nostra società, sempre più improntata alla spettacolarizzazione del male, fatica a riscattarsi da questa ideologia e a guardare positivo. È ora che si passi a contenuti nuovi e rigeneranti, lontani dalla morbosità e dal chiacchiericcio popolare, che ci liberino, definitivamente, da ogni sorta di nevrosi. f.o 83 Forum Genere: Attualità giuridico Rete: Canale5 Durata: 120’ (Forum), 90’ (Lo Sportello di Forum) In onda: da lunedì 9 settembre 2013 a venerdì Conduttore: Barbara Palombelli 30 maggio 2014 alle ore 11:00 (Forum); dalle ore Regia: Massimiliano Papi 14:45 su Rete4 (Lo Sportello di Forum) Autori/ Sceneggiatori: AA.VV. Ascolti medi: 1.360.000 telespettatori; Produzione: Rti e Corìma 13% share Giunto al suo ventinovesimo anno di vita e in diretta dal Centro Titanus Elios di Roma in via Tiburtina, “Forum” torna quest’anno in una doppia collocazione su Canale 5 e Rete 4 e con la conduzione di Barbara Palombelli. La formula del programma è rimasta inalterata, seppure abbia inevitabilmente risentito dei cambiamenti socio culturali e dell’evoluzione normativa occorsa negli ultimi anni nel nostro Paese. Il programma vede due contendenti in contrasto che sottopongono la loro disputa alla sentenza di un giudice terzo. La scenografia dello studio ricalca come sempre l’aula di un tribunale dove si discutono cause sorte in seguito a litigi e conflitti. La formula adottata dal programma è quella dell’arbitrato rituale per la risoluzione di controversie relative a questioni condominiali, sinistri stradali, eredità e questioni familiari. Il collegio del tribunale giudicante è composto da Beatrice Dalia, Maretta Scoca, Francesco Foti, Nino Marazzita e Stefano Marzano. Questi, esaminati i casi, emettono dei lodi arbitrali, delegando la sentenza ufficiale alla magistratura giudicante. La redazione seleziona i singoli casi pervenuti, la cui ricostruzione e interpretazione è spesso affidata a figuranti per garantire una maggiore verosimiglianza. I contendenti firmano preventivamente un compromesso che permette al giudice di emettere la sentenza. In seguito al dibattimento delle parti, il giudice si ritira per l’istruttoria, mentre la conduttrice coinvolge il pubblico sul caso, rispondendo alle domande dei telespettatori. Tra le novità dell’anno la possibilità di inviare video che illustrino difficoltà o danni subiti da terzi e una chiamata in diretta per un estremo tentativo di riconciliazione tra soggetti che pensano di aver inflitto o subito un torto. La partecipazione del pubblico da casa è garantita anche dai più diffusi social network (Facebook e Twitter), mentre le curiosità su uno specifico argomento può essere soddisfatta attraverso la mail. Interessante anche la possibilità offerta a giovani laureati di partecipare alla trasmissione per farsi conoscere, testimoniando ansie e aspettative per il futuro, Nonostante gli anni, “Forum” resta ancora oggi un programma interessante che cattura l’attenzione del pubblico ansioso di conoscere il verdetto finale del giudice. Il format tiene desta la curiosità del pubblico grazie all’utilizzo di un linguaggio chiaro e comprensibile, che rifugge dai tecnicismi propri di un dibattimento in sede ufficiale: un programma giuridico leggero, in grado di stuzzicare la curiosità dello spettatore e il suo desiderio di partecipazione. Quest’anno però, purtroppo, si è registrata qualche caduta di stile: in fascia protetta sono stati trattati argomenti decisamente da pubblico adulto e le proteste da parte dei genitori, sono state numerose. Ci auguriamo che questi scivoloni, forse dettati dalla ricerca di una strada facile per alzare i livelli di ascolto, non si ripetano: il programma non lo merita. Dal sito internet dedicato è possibile vedere i video delle sentenze ed esprimere i commenti. f.d. 84 Geordie shore Genere: Reality Durata: 61x42’ (in 7 stagioni) Interpreti principali: Gary Beadle, Charlotte-Letitia Crosby, Holly Hagan, Vicky Pattison, Scott Timlin, James Tindale, Marnie Simpson, Greg Lake, Jason Gardner, Sophie Kasaei Regia: Max Barber, Michael Rees Autori /Sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Lime Pictures Rete: MTV In onda: il lunedì alle ore 23:00 (repliche andate in onda nella fascia protetta) Ascolti medi: n.p. Geordie shore, giunto quest’anno alla settima edizione, è un popolare reality show britannico, adattamento del reality statunitense Jersey Shore. Dopo le avventure di Gary, Charlotte-Letitia, Holly, Vicky, Scott, James, Marnie, Greg, Jason e Sophie in giro nelle principali capitali europee, eccoli ora in Australia a Sidney divisi tra feste, discoteche, flirt, ma anche molti litigi. Così tra tira e molla, liti e riappacificazioni repentine emerge la vita liquida e poco ordinata di una generazione priva di una guida sicura e di affidabili punti di riferimento. Ciascuno dei protagonisti, interprete di sé stesso, seppure condizionato dalla presenza costante dell’occhio della macchina da presa, si affanna alla ricerca di nuove avventure, percorrendo la via facile del successo e della visibilità. La vita del folto e movimentato gruppo è indagata attraverso lo sguardo indiscreto dell’obiettivo. Esso è una presenza costante nella vita pubblica e privata dei ragazzi, ne coglie le aspettative, le paure, i desideri e le condotte. I ragazzi non si limitano ad esibire il loro corpo in tv, ma utilizzano anche i social network per pubblicare immagini che li ritraggono in atteggiamenti provocanti, stuzzicando la fantasia del pubblico. L’ossessione per il corpo filiforme, il fisico atletico, le diete salutiste e l’esercizio fisico costituiscono l’orizzonte privilegiato di un’umanità che riduce la persona alla sua visibilità e alla sua pura dimensione carnale. L’affettività viene dunque sacrificata sull’altare di una sessualità vissuta in modo impulsivo e irresponsabile. Anche il proposito, pur nobile, di avere una famiglia, viene declinato come uno strumento di notorietà agli occhi dei compagni e non come una meta a cui volgersi con gioia, pazienza e responsabilità. Il contesto relazionale nel quale si muovono i personaggi è funestato da ansie, gelosie e contrapposizioni che non è possibile reprimere, ma che occorre stimolare per attirare l’attenzione degli spettatori e scatenare le loro fantasie. L’intimità non è contemplata e le effusioni tra gli adolescenti non conoscono alcun tipo di censura. Emerge l’idea di una donna ridotta a pura merce, a corpo da possedere e consumare. Valori come la discrezione, il pudore e la riservatezza sono vietati, repressi da una formula che premia solo il gesto eclatante, l’apparenza, la chiacchiera superficiale. Un programma altamente sconsigliato che offende la dignità umana, oltrepassando di gran lunga i limiti della decenza. f.d. 85 Grande fratello 13 Genere: Reality Durata: 13x180’ Conduttori: Alessia Marcuzzi Regia: Sergio Colabona Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Endemol Italia Rete: Canale5 In onda: da lunedì 3 marzo al lunedì 26 maggio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 3.816.000 telespettatori; 17,32% share Riemerge dalle ceneri, è proprio il caso di dirlo, il programma più discusso della televisione che solo apparentemente aveva visto andare in fumo la sua messa in onda. Eppure il successo non è mancato, perché il Grande Fratello vanta numerosi fan, ragazzi che si accalcano fuori dagli studi televisivi per le selezioni, e quelli che da casa assistono al programma, diventando essi stessi registi degli eventi della Casa. Grazie all’interattività tra la televisione e internet, il pubblico può, scaricando un’apposita applicazione sul dispositivo mobile, interagire con la Casa per cogliere tutti gli eventi che spesso per ragione di tempi televisivi non vengono raccontati, e che purtroppo, in rete, non vengono censurati. Quel che si coglie immediatamente è il senso di sospensione in cui si svolgono i fatti. In qualunque momento ci si connetta, quando là fuori il mondo pulsa di impegni, di orari, di vita, nella Casa tutto sembra abbastanza sospeso e lento, come se il tempo si fosse fermato. Non si cambia però il modo di fare selezione. I protagonisti sono scelti in base a caratteristiche fisiche e psicologiche, più che per la loro reale storia di vita. E in base a quelle che ogni anno si propongono come ruoli fissi: c’è la ragazza un po’ burina, c’è il nobile, la pettegola, la ragazza maschiaccio; c’è il ragazzo belloccio, lo straniero e quello che ci prova con tutte. Poi ci sono nuove figure e nuovi ruoli (quest’anno c’è una ragazza disabile e una coppia di fratelli che gareggiano come se fossero un’unica persona). Ogni personaggio è la caricatura di se stesso e forse di chi lo guarda da casa. Un mondo parallelo che comincia a espandersi in un modo un po’ brusco e nella cui evoluzione, sebbene incontri delle fasi di caduta, mantiene sempre alta l’attenzione specie su ciò che fa scandalo. Le relazioni sociali perdono di interesse e i video più cliccati sono sempre quelli a sfondo sessuale (dove a volte si rasenta la violenza) e aggressivo (le liti, le risse, le parolacce). Il senso originario del condividere uno stesso spazio non è emozionante né interessante, perché considerato banale e normale. Conta lo scatto rubato e la scena spiata perché il programma si fonda sul bisogno voyeuristico di invadere lo spazio altrui. Il bisogno di appropriarsi di emozioni sconosciute o proibite che rendono passivi. La passività del pubblico si sposa quindi con la dilagante brama di stare al centro dell’attenzione, attraverso atteggiamenti estremi contro ogni dignità privata. Un gioco di equilibri pericolosi che trova consenso in questo modo di fare televisione e che non lascia spazio per trovare una sana alternativa. Soprattutto quando anche gli opinionisti sono di questo calibro: è nota l’affermazione di Vladimir Luxuria che definisce il programma per nulla diseducativo: è bigotto chi pensa il contrario. Tra l’intrattenimento e un programma che sa solo di sesso c’è, però, una bella differenza. f.o. 86 Guardaroba perfetto kids&teens Genere: Tutorial Durata: 15x20’ Conduttore: Carla Gozzi Regia: n.p. Autori/sceneggiatori: n.p. Produzione: Magnolia Rete: Real Time In onda: da lunedi 9 settembre a venerdì 27 settembre 2013 ore 14:30 Ascolti medi: n.p. Rispetto all’analogo format che porta lo stesso nome, questo per le teenager è davvero un bel programma. Prima erano le mamme a essere sommerse da abiti che non sapevano abbinare: alcuni con il cartellino ancora attaccato, altri di epoche passate mescolati insieme agli stili della moda del momento. Da questa massa informe di tessuti, la famosa style coach Carla Gozzi riusciva a trovare l’abbinamento perfetto – l’outfit – e risolvere ogni situazione della giornata: lavoro, tempo libero o qualsiasi altro momento da vivere fuori casa. Ora tutto questo è pensato e confezionato per le teenager, alle prese soprattutto con la propria identità. Con sapienza, buon gusto e un pizzico di creatività, Carla Gozzi svuota l’armadio delle piccole donne per poi organizzarlo al meglio. Pesca un jeans e lo abbina a una maglietta che la ragazzina inaspettatamente pensava di poter usare, ed ecco trovato lo stile per la scuola; un abitino, un leggins e qualche accessorio giusto ed ecco un’uscita con le amiche. Con poco, con quello che si ha, in perfetta armonia e – diremmo – anche in piena economia. Perché, qui, lo stile si crea e si reinventa senza alcuna spesa aggiunta. Il programma, infatti, pur pensato per delle ragazzine, non vuole intendersi come una sorta di iniziazione al mondo patinato delle riviste di moda, ma anzi un invito all’economia e al riciclo delle materie usate. Quella camicetta a quadri, che fa tanto pic-nic, se usata con l’accessorio giusto e un comune paio di pantaloni, può addirittura diventare l’outfit giusto per un’occasione importante. È la considerazione dei diversi punti di vista, che spinge a guardare le cose da una nuova prospettiva, che allarga la mente, stimola la creatività e invita a trovare una soluzione partendo dai dati a disposizione, senza cercare altrove il senso o la soluzione. Un programma, dunque, in linea con la necessità di risparmiare e quella di accostarsi alle nuove politiche ecologiche del riciclo e del riutilizzo senza sprechi. Soprattutto, un programma all’insegna del buon gusto, in un’epoca in cui le ragazzine di oggi vestono spesso come piccole lolite, in atteggiamenti seduttivi ed equivoci, sempre meno adeguati alla loro età. f.o 87 Il Meglio d’Italia Genere: Show Durata: 4X140’ Conduttori: Enrico Brignano con la collaborazione di Liz Solari Regia: Maurizio Ventriglia Autori: AA.VV. Produzione: Ruvido Produzioni per Rai Uno Rete: Rai1 In onda: da venerdì 28 febbraio 2014 a venerdì 21 marzo 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.300.000 telespettatori; 16,50% share +10 Si tratta di un One man show. Il mattatore è Enrico Brignano, un comico romano cresciuto alla scuola di Gigi Proietti. Ad affiancarlo è una giovane e bella argentina, Liz Solari. Tra canzoni, monologhi e gag, Brignano, aiutato dalla presenza di personaggi italiani illustri della cultura e dello spettacolo, ha voluto raccontare l’Italia mostrandone gli aspetti migliori, il genio, la bellezza dei suoi monumenti e dei suoi paesaggi, cercando con ironia e umorismo di risvegliare quel sano orgoglio di vivere in uno dei Paesi più belli del mondo. Un compito arduo, in un momento come questo nel quale sembra che la crisi economica, le cui responsabilità non si riescono a identificare, soffochi tutto: speranze, voglia di vivere, orgoglio nazionale. Dell’Italia se ne parla con disprezzo talvolta dimenticando le illustri radici. Parlare del meglio del nostro Paese ha una sua utilità almeno nell’individuare la direzione da prendere per ricominciare. Lo spettacolo ha quindi voluto ricordare con tono brillante quali siano le nostre eccellenze, le nostre risorse, la nostra inarrivabile vitalità. Dalla nostra storia al nostro patrimonio artistico, dalla musica alla letteratura, dalla cucina alla moda, allo sport. Brignano si muove sul palco con padronanza, con quel senso dell’umorismo che nasce dalla saggezza popolare, una saggezza che spinge a guardare le cose con distacco, ma anche con un parametro di giustizia a cui fare riferimento. La comicità, quella buona, da sempre ride dei vizi in nome della virtù, così, anche Brignano, eroe di una comicità che viene dalla vita vera, ci fa sorridere. Nessuna particolare volgarità è sta registrata nelle quattro puntate tutte conclusesi con una satira politica e sociale che ha voluto richiamare l’attenzione di chi detiene il potere verso i bisogni dei più deboli. Compagna di questo viaggio, tra canzoni, monologhi e gag, è stata Liz Solari, attrice argentina, alla quale il comico ha spiegato l’italianità nei suoi aspetti più divertenti. Lo show non ha avuto ascolti esorbitanti, forse a causa di alcuni momenti di lentezza del programma. Il pubblico è indubbiamente abituato a format più luminosi, più ricchi di eventi, presenze, colpi di scena. Tutto ciò è dovuto al carattere necessariamente campanilistico della trasmissione che è voluta rimanere in tema. Nel complesso il giudizio è più che positivo. a.c 88 Io canto Genere: Talent show Durata: 10x120’ Conduttori: Gerry Scotti Regia: Roberto Cenci Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: R.T.I. Rete: Canale5 In onda: da domenica 8 settembre 2013 a domenica 10 novembre 2013 alle ore 21:30 Ascolti medi: 3.004.000 telespettatori, 12,51% share Giunto alla quarta edizione, il baby talent show presenta piccoli interpreti alle prese con i brani della letteratura musicale italiana. Diversamente da altri format, si esibiscono gruppi, o squadre, rappresentate dai personaggi che compongono la giuria ufficiale. Mara Maionchi, Claudio Cecchetto e Flavia Cercato sono i tre giudici che, ricordando X-Factor, allenano e sostengono la performance dei piccoli cantori. Parallelamente, i rappresentanti delle emittenti radiofoniche più note ascoltano con attenzione le interpretazioni dei ragazzi, prestando bene l’orecchio alla voce più interessante del momento. Immancabile il voto di parenti ed amici da casa, attraverso lo strumento del televoto che il presentatore attiva fin dall’inizio della puntata. I piccoli cantanti, che hanno dai 5 ai 16 anni, si esibiscono in assoli o musical di diverso genere, indossano vestiti sobri e comunque confacenti alla loro persona, non assumono atteggiamenti di protagonismo e sembrano consapevoli di partecipare a una gara canora. La posta in gioco è comunque alta. Al vincitore è riservato il premio di frequentare uno stage presso la prestigiosa accademia americana New York Film Academy. Fin qui tutto bene, se non fosse che il programma ha collezionato numerose critiche soprattutto nell’antagonismo con “Ti lascio una canzone”. Quel che si contesta, ancora, è il messaggio di fondo che i due programmi, pur con grandi differenze l’uno dall’altro, vogliono comunicare. Gli interpreti sono sempre minori che mimano gli adulti, gesti e atteggiamenti che, in quanto tali, non appartengono alla dimensione infantile ma, spesso, sono l’effetto della proiezione genitoriale e quindi il prodotto di un’aspettativa e non di una decisione personale. Sono minori sui quali si investe e si producono ascolti e da cui, diversamente da quanto accade in uno scenario familiare o scolastico, ci si aspetta sempre qualcosa. Il talento dei bambini forse non è così rappresentato, ma piuttosto la spettacolarizzazione di un modo di essere che non gli è proprio. Perchè i bambini non hanno bisogno di stare davanti alla telecamera per sentirsi riconosciuti e, forse, è giunto il momento che i loro genitori li apprezzino semplicemente per quello che sono. f.o 89 Italia’s got talent Genere: Talent show Durata: 11x230’ Conduttori: Simone Annicchiarico e Belen Rodriguez; Gerry Scotti, Maria De Filippi e Rudy Zerbi (giuria) Regia: Paolo Carcano, Andrea Vicario Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Fascino PGT/FremantleMedia Italia Rete: Canale5 In onda: dal 14 settembre al 09 novembre 2013, il sabato alle ore 21:00 Ascolti medi: 5.532.000 telespettatori; 24,92% share La quinta edizione di “Italia’s got talent” non suscita particolari critiche per quanto riguarda i partecipanti. In finale, dopo le otto puntate di trasmissione, arrivano concorrenti che eccellono nelle forme di arte più disparate. Magia, ballo, illusione, musica, ma anche acrobazie con la bicicletta, pattinaggio artistico e ventriloquia. Ed è proprio un ventriloquo di esperienza (si era già esibito in tv ai tempi di Corrado nel 1979 a Domenica In, per poi diventare ospite fisso nel 1984 a Buona Domenica), ad aggiudicarsi il primo posto e a conquistare la giuria e il pubblico con la simpatia dei suoi pupazzi. Un vincitore di seconda mano, quindi, che torna sugli schermi incoraggiato da un amico a ricalcare le scene. Ma non è certo il solo a ripresentarsi in tv. Un altro concorrente, finalista per giunta, scartato dalla scuola di Amici di Maria De Filippi, ottiene un buon indice di gradimento da parte del pubblico al punto da definire così la sua sorte professionale. Maria De Filippi infatti lo riscopre e lo recluta nel cast del suo programma artistico, nel ruolo di ballerino professionista. Esce dalla porta di servizio per rientrare dal portone principale, Antonio Sisca un talento veramente notevole che si trova comunque una vittoria in tasca. “Italia’s got talent” gli regala l’opportunità quindi di riscattarsi dalla precedente esperienza di “Amici” e far valere le sue capacità. In linea generale, le esibizioni non destano particolari critiche, ma lo stesso non si può dire della giuria. Confermato il trio rappresentato da Gerry Scotti, Maria De Filippi e Rudy Zerbi con le loro battute a volte un po’ acide, un po’ polemiche e decisamente fuori luogo. Molti concorrenti lamentano, dietro le quinte, i modi arroganti improntati più a far spettacolo che al rispetto dell’altro, tutelati come sono dal diritto opinabile di rappresentare la commissione giudicante e per questo motivo convinta di esercitare il proprio potere. La conduzione, pure, rimane la stessa nelle persone di Simone Annicchiarico e Belen Rodriguez che recentemente ha partorito un bambino. La loro funzione non è solo quindi quella di presentare i concorrenti, ma soprattutto di fare un intrattenimento privato, dietro le quinte, costituito da commenti, balli, incoraggiamenti e – a volte – di svolgere la funzione ausiliaria di valletti, come nel caso, ad esempio, della performance del ventriloquo in finale. Un programma quindi all’insegna del già visto e dello scontato, ma che continua a incassare discreti indici di ascolto. Forse abbiamo bisogno di ridere sugli errori degli altri, per illuderci di essere migliori. f.o. 90 La Gabbia Genere: Talk show Durata: 35x180’ Conduttore: Gianluigi Paragone Regia: Rinaldo Gaspari Autori/Sceneggiatori: Alessandro Montanari, Giuseppe Ciulla, Francesco Borgonovo, Stefania Cioce Produzione: La7 srl Rete: LA7 In onda:da mercoledì 11 settembre 2013 a mercoledì 14 maggio 2014 alle ore 21:00 Ascolti medi: 700.000 telespettatori; 2% share Condotto dal giornalista Gianluigi Paragone, La Gabbia è il nuovo talk show di approfondimento politico del mercoledì di La7. Dentro ad un enorme gabbia i protagonisti del mondo politico e imprenditoriale si confrontano in piedi, spesso animatamente, sui molteplici temi al centro del dibattito pubblico. Nell’intenzione degli autori, la gabbia è la metafora di uno Stato opprimente dove i cittadini comuni sono vittime della burocrazia, di una pressione fiscale iniqua e di quell’insopportabile diseguaglianza sociale che conduce i più deboli all’indigenza e all’apatia. Il programma esalta inoltre il contrasto stridente tra la condizione del lavoratore, costretto ogni giorno a sacrifici e rinunce, e le élite economiche e finanziarie sovranazionali che, avendo preso il posto della politica, guiderebbero il mondo subordinando il diritto dei lavoratori ai propri interessi. Ne deriva un programma veloce e per questo piacevole da seguire, ma dai toni talvolta sin troppo provocatori e sensazionalistici. Il linguaggio rock adottato dall’irriverente e incalzante conduttore-chitarrista si sposa alla perfezione con il tono graffiante della musica degli Skassakasta, band musicale che esalta le tesi eretiche e le piaghe sociali con cui la classe dirigente deve ogni giorno confrontarsi. Altro grande protagonista è il pubblico, assiepato attorno alla gabbia, che interviene nel corso dei dibattiti dando libero sfogo alla propria rabbia e alle proprie preoccupazioni. Si denunciano sovente le iniquità dei provvedimenti dei governi e delle leggi imposte dall’Europa, che sottrarrebbero diritti ai lavoratori, disincentivando al contempo gli imprenditori ad investire. Le sferzate che il conduttore infligge ai propri ospiti, corroborate dalle urla e dagli applausi concitati del pubblico, conferiscono talvolta al programma un tono populistico che pare più funzionale ad elevare gli ascolti che non a fornire ai telespettatori un’informazione chiara ed esaustiva. La presenza in studio di voci “eretiche” e fuori dal coro, se da un lato garantisce una certa democraticità al dibattito e fornisce inediti spunti di riflessione, dall’altro può confondere ulteriormente quella fascia di pubblico non avvezzo a considerare come indiscutibilmente vere le innumerevoli tesi complottistiche a cui la trasmissione dà spesso risonanza. Al tempo stesso tuttavia questi punti di vista non ufficiali aiutano il pubblico a guardare al mondo e ai suoi complessi meccanismi economici e finanziari con una prospettiva diversa, secondo una logica nuova e non preconfezionata. Dal sito dedicato è possibile rivedere le puntate e scaricare i video dei momenti più significativi di ogni trasmissione. f.d. 91 La Pista Produzione: Rai e Endemol Genere: Show Rete: Rai1 Durata: 5X135’ In onda: da venerdì 28 marzo 2014 Conduttori: Flavio Insinna a venerdi 25 aprile 2014 alle ore 21:10 Regia: Stefano Magnucci Autori: AA.VV. Ascolti medi: 3.190.000 telespettatori; 13,15% share Otto squadre di ballerini non professionisti si sfidano in una performance di ballo esibendosi in spettacolari coreografie. Ciascuna squadra è capitanata da un mentore, una celebrità, che interviene nell’esibizione apportando il contributo creativo alla squadra. Per la squadra dei Virality c’è la famossima Amii Stewart; per la squadra degli Adrenalina il talentuoso Massimo Lopez; per quella dei Bad Boys, Paola Iezzi; per il gruppo napoletano 167 Scampia, Dario Bandiera; per Leccezione, Sabrina Salerno; per I Confusione, Cristel Carrisi; per la squadra dei Tacco 10, Tony Hadley. Lo spettacolo non è un talent, ci tiene molto a dirlo il presentare Flavio Insinna, ma un semplice show. E’ vero, tra i gruppi uno ne uscirà vincitore, ma i ragazzi si sono messi in gioco per esprimere la loro voglia di ballare e dare spettacolo. I premi in palio sono borse di studio che saranno consegnate alla squadra vincente. I punteggi sono stati dati non dal pubblico da casa, ma da quelli in studio. La giuria che commenta e vota i gruppi ha visto come protagonisti tre personaggi famosi dello spettacolo, due di loro delle vere e proprie pietre miliari: si tratta di Rita Pavone e Gigi Proietti, il terzo membro della giuria è Claudia Gerini. Lo spettacolo è stato vivace, ben condotto, pieno di musica di qualità e coreografie molto ben costruite. A guardare i giovani partecipanti, non professionisti, italiani e stranieri, si è potuta respirare un’atmosfera di grande entusiasmo. Nonostante le pietre miliari, il programma è giovane perché i giovani sono i veri protagonisti con la loro straordinaria voglia di realizzare i loro sogni, con la loro energia che sembra sopraffare anche gli artisti adulti presenti in sala. Non poteva mancare in un’occasione del genere un gruppo di Scampia, animato dalla voglia di riscattare una realtà conosciuta solo attraverso la cronaca nera e il cui nome da solo coincide con degrado, delinquenza, disperazione. Il presentatore, che si è dimostrato brillante e capace di gestire tanta energia dirompente, ci ha fatto conoscere i volti di questi giovani, li abbiamo sentiti parlare, abbiamo carpito qualcosa dei loro sogni. Gli ascolti sono stati discreti, questo grazie soprattutto alla buona musica e alla capacità degli autori del programma di inserire personaggi graditi al pubblico di Ra1. Nel complesso si è trattato di un buono show, divertente, capace di intrattenere con garbo, con buon gusto lasciando molto spazio all’energia dei giovani protagonisti. a.c 92 La vita in diretta Genere: Intrattenimento Durata: 210’ Conduttori: Paola Perego, Franco Di Mare Regia: Salvatore Perfetto Autori/sceneggiatori: Ivano Balduini Produzione: Maria Pia Ammirati e Angelo Mellone Rete: Rai1 In onda: da lunedi 16 settembre 2013 a venerdi 30 maggio 2014 alle ore 15:20 Ascolti medi: 2.516.000 telespettatori; 16,95% share Dall’informazione all’intrattenimento, così sembra volgere la carriera di Franco Di Mare, conduttore insieme a Paola Perego, della nuova edizione de “La vita in diretta”. Il noto giornalista di Rai1, dopo aver svolto numerose campagne giornalistiche come inviato nei Paesi di guerra o nelle campagne elettorali della politica interna, dopo aver girato il mondo e aver svolto un’importante carriera giornalistica, approda come conduttore di programmi di approfondimento dei temi di attualità e di politica, ritrovandosi – ora – a condurre il grande contenitore di Rai1. Con la compagna del suo nuovo viaggio, Paola Perego, ben più abituata a presentare programmi di intrattenimento come questo, Franco Di Mare si trova costretto all’inizio di ogni puntata, nell’attesa – più studiata che improvvisata – a creare l’aggancio utile a introdurre gli argomenti da trattare successivamente. Il pubblico, che fa da sfondo, applaude divertito e complice di questa strana coppia. Una coppia che mantiene comunque alto l’interesse dei suoi telespettatori, probabilmente per la diversità di generi di informazione che si sono venuti a creare nel loro connubio. Il programma si apre con lo spazio di Franco Di Mare che lancia i servizi di interesse pubblico, documentati da immagini e dati statistici: sono quelli più approfonditi che si leggono nei trafiletti sui giornali o quelli più vistosi che riempiono i programmi in prima serata sia in Rai che in Mediaset. Poi, il contesto muta per diventare più leggero e di facile fruibilità, a volte scherzoso e altre volte lezioso, ma sempre appetibile anche da parte degli spettatori più esigenti. Paola Perego con il suo salottino disquisisce di aspetti culturali di varia natura, con ospiti più o meno fissi e le loro opinioni a volte un po’ scontate. Cambiano i volti e forse anche il ritmo con cui si svolge il programma, ma ciò che rimane immutato è il senso di questo modo di fare informazione, dove accanto alla notizia ben impostata si affiancano contenuti più leggeri. f.o. 93 Le iene show Genere: Intrattenimento Durata: 200’ (32 edizioni) Conduttori: Ilary Blasi, Teo Mammucari, Gialappa’s Band Regia: Antonio Monti Autori/Sceneggiatori: Davide Parenti, Filippo Casaccia, Max Ferrigno, Riccardo Festinese, Alessandra Frigo, Lorenzo Maiello, Fabrizio Montagner, Nicola Remisceg e Franco Stradella Produzione: RTI Rete: Italia1 In onda: il mercoledì alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.800.000 telespettatori; 13% share Il programma di approfondimento e inchiesta più amato e popolare d’Italia torna anche quest’anno con un bastimento carico di servizi, reportage e provocazioni satiriche. Format di successo e ampiamente collaudato nel corso degli anni, “Le iene” trae il suo nome dall’omonimo film di Quentin Tarantino del quale riprende lo stile del logo e l’abbigliamento degli inviati, rigorosamente in giacca e cravatta. L’aspetto interessante del programma risiede nel taglio veloce e irriverente dei servizi e nella ferrea volontà e determinazione degli inviati di fare luce su sprechi, inefficienze, truffe e malcostumi, denunciando soprusi e ingiustizie e tenendo sotto pressione uomini importanti e con incarichi di responsabilità. Nonostante l’indubbia efficacia del format e il ritmo serrato garantito dalla dinamicità del montaggio, “Le Iene” mostra una tendenza, talvolta ostinata, a voler vedere tutto in negativo. Così tra interviste sulla Ru486, messe nere, pedofilia, adescatori di minorenni, preti ricchi o “sporcaccioni”, stalking condominiali e malasanità emerge un mondo dipinto a tinte fosche che lascia in ombra i tanti esempi positivi che pure esistono nella società. Dietro al nobile desiderio di denuncia e di giustizia affiora a volte un certo compiacimento della negatività, quasi un invito alla rassegnazione di fronte alla decadenza morale e culturale della società contemporanea. Inoltre le accuse di pedofilia e di violenza sessuale appaiono talvolta a senso unico, colpiscono cioè soggetti considerati “vulnerabili” per il solo fatto di agire ed operare in determinati contesti sociali e al riparo da occhi indiscreti. Numerosi servizi, come quelli attorno al sesso e alla droga, sembrano talvolta parlare più alla pancia, che non alla testa, per attirare la curiosità e l’attenzione dei più giovani. Nel corso delle puntate si susseguono delle interviste “doppie” durante le quali, in separata sede, sono poste le stesse domande a personaggi legati da qualche affinità per testare le loro reazioni. Tra le interviste di questa nuova edizione si ricordano quella al duo Verdone/Cortellesi, quella a Luisa Ranieri e Carla Signoris, e infine all’attrice-tennista Valeria Solarino. Attraverso la pagina web dedicata al programma è possibile rivedere in streaming i video più significativi e le puntate intere. E’ garantita inoltre la possibilità di inviare segnalazioni alla redazione in merito a episodi o situazioni degne di approfondimento. Saranno poi gli autori a seguire i casi, confezionando le inchieste. Un programma dalle grandi potenzialità, con reportage e approfondimenti degni di nota, ma penalizzato da un’attenzione talvolta eccessiva a un sottobosco dominato da eccessi, terreno idoneo a suscitare scandali e clamore. f.d. 94 L’eredità Genere: Quiz show Durata: 100’ Conduttori: Carlo Conti Regia: Maurizio Pagnussat Autori: AA.VV. Produzione: Magnolia TV Rete: Rai1 In onda: da lunedì 16 settembre 2013 a sabato 31 maggio 2014 alle ore 18:50 Ascolti medi: 4.500.000 telespettatori; 22% share L’inossidabile appuntamento di Rai1, giunto alla sua dodicesima edizione con oltre 2500 puntate, si conferma uno dei programmi più attesi della stagione televisiva che va in onda tutti i giorni nella fascia oraria preserale. Un momento nel quale la casa si ripopola di persone che si aggirano intorno ai fornelli prima di riunirsi per la cena. Dallo studio rotondo, che già nella scorsa edizione è stato rinnovato con spazi hi-tech, il padrone di casa, Carlo Conti, ha condotto le sfide tra i concorrenti, dando il via a una carrellata di nuovi giochi e curiosità che terminano con il classico duello. In avvicinamento al TG, l’insostituibile ghigliottina, diventato negli anni l’appuntamento pre-serale imbattuto in termini di ascolto. Cinque parole si accostano e si deve indovinare quale sia quella che le accomuna tutte. Non è un gioco difficile, il pubblico da casa partecipa gareggiando in abilità con i concorrenti in studio. E si sa, da casa è più facile, non ci si emoziona, spesso anche la nonna può indovinare quella parola a cui è legato il montepremi. La conduzione di Carlo Conti, dopo otto anni, si sta concludendo, prima della fine della stagione verrà sostituito con Fabrizio Frizzi. Il format, tuttavia, non teme questi cambi di pilota, il programma è ben articolato, vivace, competitivo al punto giusto, garbato. Il nostro giudizio sul quiz show è anche quest’anno molto positivo. E’ un gioco a premi, si vince denaro, è vero ma sono vincite sudate, mai stratosferiche, conquistate con l’abilità, la cultura, l’ingegno, l’intuizione, il sangue freddo. Si partecipa per mettersi in gioco, per dominare la propria emotività, per dimostrare le proprie abilità, e il denaro serve per migliorare la propria situazione economica: un corso di studi all’estero, un matrimonio, un po’ di mutuo, un viaggio, un bambino in arrivo. I protagonisti del gioco, sollecitati dal conduttore sempre garbato, raccontano la loro vita in pochi minuti, storie di tutti i giorni fatte di piccole e grandi cose. Ad accompagnare i concorrenti c’è quasi sempre un famigliare stretto, o un amico che comunica gli aspetti più singolari della persona che sta giocando, ma che soprattutto fa il tifo per lui con un affetto tutto italiano. Le immancabili “professoresse” danno un tono composto ma colorato al programma. Si tratta sempre di ragazze carine, intelligenti che mai fanno scadere in stile il programma. Dal 13 aprile 2014 il programma è condotto da Fabrizio Frizzi. a.c. 95 Linea gialla Produzione: La7, FremantleMedia Italia Genere: Approfondimento Rete: La7 Durata: 120’ Conduttore: Salvo Sottile In onda: da martedì 17 settembre 2013 a martedì 25 febbraio 2014 alle ore 21:10 Regia: Ermanno Corbella Ascolti medi: 480.000 telespettatori; Autori/Sceneggiatori: Salvo Sottile e Giovanni 2,5% share Filippetto Sulla falsariga di Quarto Grado in onda su Rete 4, il nuovo programma condotto da Salvo Sottile è un contenitore di analisi e approfondimento attorno ai fatti di cronaca nera più controversi e irrisolti. Spazio allora a domande, ipotesi investigative e analisi; dai risvolti nelle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio, alle ultime novità sul caso Melania Rea, dalla strage dei ricercatori dell’università di Catania, fino agli ultimi approfondimenti sulla scomparsa di Roberta Ragusa. Il programma dedica particolare attenzione alla ricerca di indizi e testimonianze preziose che possano aiutare lo spettatore a rimuovere quella fitta coltre di mistero e ad abbattere quel confine denso di enigmi (la linea gialla appunto) che separa la verità dalla suggestione. Nello studio di forma ovale, dalle intense tonalità blu notte, troneggiano cinque maxi schermi attraverso i quali gli inviati analizzano i singoli fatti di cronaca, fornendo indizi e formulando ipotesi che saranno poi oggetto di discussione degli ospiti in studio. Il presentatore ad inizio trasmissione chiede ai suoi inviati quali siano i “predatori” della settimana, vale a dire i protagonisti delle vicende di cui parleranno, invitando successivamente i telespettatori a intervenire in diretta grazie al centralino di Linea Gialla. In questo modo il pubblico da casa ha la possibilità di partecipare attivamente alla discussione fornendo spunti, riflessioni e interrogativi utili al dibattito. L’abbondanza di filmati, documenti e approfondimenti tecnici, unito alle testimonianze delle persone coinvolte nelle singole vicende, dei legali e dei parenti delle vittime e alle ricostruzioni, intende garantire un resoconto rigoroso e giornalisticamente equilibrato dei fatti, aprendo la via ad una molteplicità di ipotesi e interpretazioni. Il format è chiaramente indirizzato ad un pubblico popolare e, nonostante gli intenti chiaramente esplicitati, non sempre sortisce l’effetto desiderato. L’alternanza costante tra ricostruzioni, testimonianze, ricordi affettuosi e commiserazione rende il programma ripetitivo e a tratti noioso. L’enfasi un po’ caricaturale del mite conduttore su ogni singola parola e la sigla orchestrale non giovano ad aumentare il ritmo piuttosto lento del programma. Ne deriva una trasmissione che, seppure capace di porre all’attenzione dello spettatore una grande quantità di indizi e particolari inediti, non riesce a tener desta la sua attenzione fino all’ultimo. Nonostante queste osservazioni, il clima della conversazione è civile e il tono degli interlocutori pacato e rispettoso. Dall’apposito sito dedicato al programma è possibile rivedere ogni puntata. f.d. 96 L’Italia che risuona Genere: Documentario Durata: 8 x 30’ Conduttori: Ambrogio Sparagna Regia: Mario Ferrari Autori: Ambrogio Sparagna, Erasmo Treglia, Stefano Ribaldi Produzione: Rai Educational Rete: Rai3 In Onda: da martedì 19 novembre 2013 alle ore 01:00 Day time Rai Scuola Ascolti medi: 230.000 telespettatori; 5,30% share “L’Italia che Risuona” è un ciclo di documentari monografici su alcune delle più importanti e partecipate manifestazioni folkloristiche italiane che hanno come protagonista la musica. Dopo sessant’anni dalla storica ricerca etnomusicologica condotta da Alan Lomax e Diego Carpitella, che ha prodotto la più importante collezione sonora di musiche popolari italiane, Rai Educational ritorna sul campo per documentare lo stato di conservazione e trasformazione del nostro patrimonio artistico culturale. La ricerca sul campo scava nel cuore profondo del Paese facendo emergere storie originali, segnate dalla volontà di riscoprire le proprie radici culturali. Il “risuonare” la tradizione diventa l’antidoto alla profonda crisi di valori della nostra contemporaneità. Questo rinnovato e diffuso interesse per la musica tradizionale è testimoniato in primo luogo dal dinamismo e dall’entusiasmo dei protagonisti, capaci di esprimersi in un movimento che ha saputo valorizzare la funzione delle comunità locali, caratterizzate dalla presenza di giovani cantori e strumentisti, gruppi familiari e piccole associazioni musicali territoriali. Emergono le storie di giovani impegnati e determinati, che nella riscoperta della tradizione hanno trovato la chiave di lettura del proprio futuro. Alcuni, i più bravi e dotati, coltivano la speranza che questa passione possa diventare per loro anche una vera e propria professione. Il viaggio attraverso “l’Italia che Risuona” incontra i protagonisti di questo nuovo fenomeno sociale. Il primo documentario, intitolato “Il miserere di Sessa” ci porta in un piccolo paese della provincia di Caserta: Sessa Aurunca. Da secoli Sessa Aurunca custodisce uno struggente esempio polifonico di Miserere (salmo 50 di Davide), interpretato da un trio di cantori appartenenti all’antica Confraternita del SS. Crocifisso. Il viaggio nella Campania tradizionale prosegue nel secondo documentario, “Le tammorre dell’Avvocata”. Il lunedì di Pentecoste, giorno in cui si festeggia la Madonna Avvocata, il Santuario situato alle pendici del Monte Falerzio diviene la meta di una grande festa che raccoglie migliaia e migliaia di pellegrini provenienti da Maiori, Cava dei Tirreni e dall’Agro nocerino sarnese. Al suono ininterrotto delle campane (è tradizione che all’arrivo al Santuario ogni pellegrino esegua qualche rintocco) a mezzogiorno si svolge la suggestiva processione, con la statua della Madonna per l’intero tragitto irrorato da una pioggia di petali di rosa. Dalla Campania al Lazio, dove scopriamo “I suoni di san Michele”. L’Eremo di San Michele Arcangelo è una piccola chiesa risalente al nono secolo d.C. situata alle pendici del Monte Altino a 1220 m nel territorio di Maranola, una frazione di Formia (LT). La posizione della cappella ricavata all’interno di una grotta proprio alle pendici della montagna è legata a un antico racconto popolare secondo il quale fu la statua stessa del Santo ad indicare il luogo in cui voleva essere venerata. Ogni anno, al termine delle funzioni religiose legate all’antico evento, gruppi di decine e decine di giovani suonatori di organetti e zampogne animano la straordinaria festa sonora che si svolge nel corso della giornata in uno spazio vicino al Santuario. Altrettanto interessanti sono le mete degli altri documentari della serie, dal canto franco-provenzale di Aymavilles di Aosta, ai suonatori di launeddas in Sardegna, dall’arpicella suonata a Viggiano in Basilicata, ai giovani cantastorie siciliani di Paternò (Catania). a.c. 97 Lucignolo 2.0 Genere: Intrattenimento Durata: 25x180’ Conduttori: Enrico Ruggeri, Marco Berry Regia: Claudio Asquini Autori/ Sceneggiatori: Claudio Brachino, Isabella Simoni Produzione: VIdeonews Rete: Italia1 In onda: da domenica 13 ottobre 2013 a domenica 11 maggio 2014 alle ore 21,30 Ascolti medi: 1.250.000 telespettatori; 6% share Torna il settimanale di approfondimento che testimonia mode, eccessi e manie delle nuove generazioni A commentare i video con le azioni dei protagonisti è la voce fuori campo di Lucignolo, alias Maurizio Tombini che illustra trasgressioni e follie messe in campo per il solo desiderio di approvazione e riconoscimento. Tra le novità della nuova edizione si segnala la presenza nelle piazze Italiane di Miki e Fabrizio Pisu, due cronisti che seguono in tempo reale gli avvenimenti intorno a loro. Il primo è teleguidato dagli spettatori che interagiscono con lui attraverso un’apposita applicazione per telefono cellulare. Essa permette inoltre di partecipare a quiz e sondaggi e inviare video alla redazione di Lucignolo. Ogni servizio è introdotto da Marco Berry ed Enrico Ruggeri che intervistano anche gli ospiti in studio. L’intento degli autori è quello di raccontare l’universo, i valori e i contesti di vita di una generazione di ventenni troppo spesso dimenticata e priva di punti di riferimento. Emerge uno spettacolo deprimente, un’esistenza priva di senso e di orizzonti, un mondo dominato da sesso, droga e alcool nel quale ci si tuffa per conseguire un guadagno facile e immediato o per assaporare le assurde emozioni dello sballo. Nonostante l’intento degli autori sia quello di gettare uno sguardo sulle mode e le tendenze della new generation, affiora una visione eccessivamente unilaterale e riduttiva della realtà giovanile. La scelta degli autori di raccontare un universo dipinto esclusivamente a tinte fosche lascia fuori i numerosi esempi positivi di giovani che lottano ogni giorno per affermare in tutti i campi i sani principi della solidarietà e della condivisione. Il format elude questi esempi, tacciandoli come banali, non eclatanti e arrivando addirittura ad elevare i casi proposti come rappresentativi di un’intera generazione. Gli argomenti trattati, seppure interessino il vissuto e déstino la curiosità di molti giovani, sembrano funzionali più a stuzzicare la curiosità del pubblico e ad accrescere l’auditel, che non a fornire un’informazione esaustiva ed equilibrata. Dal sito internet dedicato al programma è possibile rivedere tutte le puntate, scaricare l’app e leggere le anteprime. Tra gli argomenti delle ultime puntate le baby squillo, incontro con Casaleggio, la Germania a luci rosse, i ragazzi scomparsi di Kyev, il traffico di droga in Messico, il metodo Stamina e i sopravvissuti del sabato sera. Il 2.0 che segue il titolo della trasmissione serve a rimarcare la natura “social” del programma: gli spettatori interagiscono infatti con la redazione in studio esprimendo pareri e sollecitazioni. Un programma che si pone l’obiettivo di illustrare il disagio profondo della società ma che non fornisce risposte possibili e non lascia margine alla speranza. f.d. 98 Ma come ti vesti? Genere: Reality Durata: 8x60’ Interpreti principali/conduttori: Carla Gozzi ed Enzo Miccio Regia: n.p. Autori: n.p. Produzione: Magnolia Rete: Real Time In onda: da mercoledì 22 maggio a lunedì 10 giugno 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: n.p. Giunto alla settima stagione, il programma si pone ancora l’obiettivo di diffondere la cultura del buon gusto e di insegnare le regole dello stile. Mamme, ragazze, ma anche uomini, si rivolgono ai due esperti per cercare di migliorare l’aspetto fisico, proprio o altrui. Scovata la vittima, grazie all’aiuto di un tramite, Carla Gozzi ed Enzo Miccio la conducono al quartier generale della moda per visionare i vestiti incriminati. Dopo aver guardato e commentato i filmati che ritraggono la vittima inconsapevole, si passa ad analizzare – pezzo dopo pezzo – gli abiti da scartare, quelli da riutilizzare e quelli che possono essere trasformati in accessori o altri outfit. La vittima indossa allora alcuni abbinamenti nella speranza di convincerli, ma spesso i due esperti le indicano i difetti che quell’abito disegna su di lei. Per ogni occasione c’è, dunque, un modello da seguire, secondo le caratteristiche fisiche e i gusti del soggetto. E su questa linea vengono date indicazioni su come affrontare lo shopping, che di solito non soddisfa le attese sperate e che richiede un intervento sul campo. Infine, trucco e parrucco – secondo i consigli degli esperti – servono a completare il nuovo look. Il brutto anatroccolo può finalmente ammirarsi allo specchio. Una trasformazione che è esteriore, ma che spesso incide sulla sua autostima, incoraggiandolo a mostrarsi agli altri e valorizzando comunque i propri lati positivi e la personalità. L’incontro con parenti e amici rende il tutto un po’ fiabesco: la cenerentola di ieri, ora, è guardata con ammirazione e può vantare una bellezza tutta personale. Il programma, piacevole a vedersi, solleva però qualche perplessità secondo alcuni punti di vista. In primo luogo, quello economico che sconcerta quando la realizzazione di un outfit costa cifre indicibili. È soprattutto sui risvolti psicologici che ci dobbiamo soffermare. Sulla trasformazione del brutto anatroccolo in amabile cigno che rischia di dipendere da una pratica compulsiva dello shopping. Poi, sul gusto perverso dei parenti e amici che preferiscono modellare il parente o il partner secondo i loro gusti. La difficoltà di accettare l’altro per come è sembra essere il primo vero ostacolo, così come il voler a tutti i costi cambiare l’altro secondo il proprio metro di giudizio. E l’errore figura nel consentirlo. Ma è proprio l’abilità dei maestri dello stile a rendere il tutto più accettabile e gradevole. Con la loro esperienza in fatto di moda e di buon gusto, Carla ed Enzo orientano la trasformazione fisica del concorrente, senza per questo modificare quella psicologica. Lo fanno con rispetto, grandissimo garbo e valorizzando le caratteristiche personali. f.o. 99 Made in Sud Genere: Intrattenimento Durata: 10x80’ Conduttori: Gigi e Ross, Fatima Trotta, Elisabetta Gregoraci Regia: Benedetta De Luca, Sergio Colabona Autori/Sceneggiatori: Paolo Mariconda, Nando Mormone, Gianluca Belardi, Paolo Caiazzo, Nello Iorio Produzione: Centro di produzione di Napoli in collaborazione con Tunnel produzioni Rete: Rai2 In onda: da martedì 11 marzo a martedì 13 maggio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.120.000 telespettatori; 8% share “Made in Sud” è un programma di cabaret che ha lo scopo manifesto di esaltare luoghi comuni e stereotipi del Sud italia, nel tentativo di mettere in contrapposizione la presunta inefficienza, rozzezza e ignoranza dei popoli meridionali all’altrettanto presunta efficienza e al pragmatismo dei cittadini del Nord. L’effetto è pertanto quello di una comicità “terrona” che, giocando molto sui contrasti, sulle apparenze e sui detti popolari, restituisce l’immagine di un Paese diviso da eterne contrapposizioni: il Sud è dipinto come un universo a sè stante, ben riconoscibile e inconciliabile con il resto del Paese. Nel luminoso Studio 2 del Centro di Produzione Rai di Napoli un nutrito stuolo di comici e attori (40) e ballerine provenienti dal Sud Italia incarnano personaggi e situazioni “tipiche” del Meridione. Tra i comici principali si annoverano Paolo Caiazzo che interpreta Tonino Cardamone, giovane squattrinato e senza un futuro che ama definirsi “in pensione”; gli Arteteca, una coppia di sposini esibizionisti; Alessandro Bolide, che irrompe sulla scena urlando un liberatorio “che ce ne fotte”; Ciro Giustiniani, che interpreta un San Gennaro che ama canzonare i conduttori; I Ditelo voi, che interpretano i Gomorroidi, dei camorristi maldestri e pasticcioni e Matranga & Minafo’, due aspiranti mafiosi. Accanto a questi personaggi zingari, vi sono interpreti di musica: carabinieri ballerini, giovani amanti delle chat e dei social network. Un universo complesso ma statico e artificioso, condannato all’immobilità e abituato ormai da troppo tempo, tra stenti e crisi economiche reiterate, a vivere “alla giornata”. Questo compiacimento nell’essere “altro” rispetto agli abitanti del Nord, seppure esasperato al fine di ottenere l’effetto comico e strappare un sorriso, non fa altro che confermare ed esaltare molti degli appellativi, dei pregiudizi e degli stereotipi utilizzati nella quotidianità per deridere il Sud. Il siciliano, il calabrese e il pugliese viene così rappresentato come una persona ignorante e rozza, costretta a sfruttare le sue doti fisiche pur di emergere e al contempo, perennemente attaccata agli oggetti all’ultima moda, provinciale e schiava del gossip e del pettegolezzo come unici passatempo. Nonostante queste considerazioni e l’utilizzo di un registro comico talvolta eccessivamente demenziale e scontato, si registra una certa varietà negli sketch, un ritmo serrato e la duttilità degli attori nell’interpretare personaggi sempre nuovi. Simpatica la figura del professor Fischetti che si occupa di tradurre in italiano frasi e battute dialettali. Sul sito internet Rai è possibile rivedere in streaming tutte le puntate e lasciare dei commenti. f.d. 100 Masterpiece Genere: Talent show Durata: 12x90’ Interpreti principali/conduttore: Massimo Coppola, Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo, Taye Selosi Regia: Dario Calleri Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: RaiTre/FremantleMedia in collaborazione con RCS libri Rete: Rai3 In onda: da domenica 17 novembre a domenica 30 marzo 2014 alle ore 22:50 repliche andate in onda nella fascia protetta Ascolti medi: 635.000 telespettatori; 4,23% share Una novità nel panorama dei talent show. “Masterpiece” è la prima grande sfida televisiva che premia il talento letterario attraverso un gioco di prove e attitudini personali che solo i concorrenti migliori sapranno dimostrare. I concorrenti sono di diversa estrazione sociale, uomini e donne, con un lavoro o in cerca di occupazione, giovani e meno giovani, ma tutti con la passione per la scrittura. Ed è con la scrittura che cercano di mettersi in gioco e di mettere a nudo la propria personalità. Scrittori in erba ma con un grande spessore, quello delle loro vite, i cui libri contengono spesso tristi verità, trascorsi a volte tormentati e a volte ironici, dove galleggiano ancora conflitti irrisolti e situazioni di disagio sociale, oltre che psicologico. Si presentano davanti a un’importante giuria tecnica, supportati da un coach (Massimo Coppola) che li sostiene e li accompagna nelle varie fasi della gara. Andrea De Carlo, scrittore e artista molto conosciuto anche nell’ambito cinematografico; Giancarlo De Cataldo, giudice di Corte d’Assise di Roma e scrittore del famoso “Romanzo criminale” (Einaudi, 2002) che richiama il verismo contemporaneo; Taiye Selasi, esordiente nel 2011, nuova penna della letteratura internazionale. Questi i nomi della giuria cui sono pervenuti più di cinquemila manoscritti. La giuria è chiamata a selezionare i quattro semifinalisti di ogni puntata e successivamente ad assegnar loro un ministage che servirà da spunto per l’elaborato da eseguire in studio in soli 30 minuti (prova immersiva). In questi contesti (centro sociale, convento di clausura...), i concorrenti vivono una vera e propria esperienza di vita, non solo come scrittori. La scelta dell’elaborato determinerà il passaggio successivo: l’incontro con lo scrittore, ospite del programma, nella Mole Antonelliana che sovrasta la città di Torino, dove si svolge il programma. A lui i concorrenti, a turno, dovranno raccontare la storia, cercando di convincerlo della propria storia (prova dell’Elevator Pitch). Tornati in studio, l’ospite e la giuria decretano il vincitore finalista della puntata, che dovrà scontrarsi con quelli delle puntate precedenti. E’ ora di rispolverare il romanzo che è chiuso nel cassetto da tempo, perché “Masterpiece” gli dà voce e consente all’autore di diventare l’esordiente del momento, grazie alla pubblicazione, in centomila copie, con la prestigiosa casa editrice Bompiani. Un buon programma che premia la creatività e la cultura, l’impegno e la speranza e, per la prima volta, non profuma di soldi ma punta alla gratificazione dei propri sforzi e al successo personale. f.o. 101 Miss Italia 2013 Genere: Concorso di bellezza Durata: 180’ Interpreti principali/conduttore: Massimo Ghini, Cesare Bocci, Francesca Chillemi Regia: AA.VV. Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: n.p. Rete: La7 In onda: domenica 27 ottobre 2013 alle ore 20:45 Ascolti medi: 937.000 telespettatori; 5,5% share Un’edizione passata in sordina quella di Miss Italia 2013, per la prima volta sugli schermi di La7, in seguito all’intervento del Presidente della Camera Laura Boldrini circa la mercificazione del corpo femminile. Il concorso si compone di un’unica puntata e presenta grosse novità visibili già ad inizio spettacolo: un nuovo palco con una suggestiva scenografia ad alta definizione, proiezioni e grafiche, luci, colori e scalinata al centro. Così vengono accolti i nuovi conduttori di questa curiosa edizione. Massimo Ghini e Cesare Bocci accompagnano la bella Francesca Chillemi, Miss Italia 2003, nella conduzione della kermesse più popolare d’Italia. Le partecipanti protagoniste sono 63 e sono le finaliste di una serie di selezioni svoltesi precedentemente, fuori dagli schermi. Le ragazze indossano un abitino color piombo luminescente e non portano più il numero identificativo: entrano sul palco divise in tre gruppi (nord, centro, sud e isole comprese), e vengono chiamate per nome e cognome, al momento della selezione. Tre diverse giurie (musical, fiction e provini) hanno il compito di scegliere le migliori, le restanti sperano nel ripescaggio dalla giuria presente in scena, presieduta da registi, attori, giornalisti e presentatori. Recitazione, musica e balli sono i momenti di intrattenimento allo show cui non mancano, certo, attimi di indecisione, di vuoti, la netta percezione di un vero e proprio timore di sbagliare: tentennamenti tipici di una prima serata e di una scarsa preparazione durante le prove da parte dei neoconduttori che li ha resi impacciati come dei principianti. E questo, purtroppo, in molti lo hanno notato, visto il basso indice di audience raggiunto, quasi una conferma di questa inutile censura. Diversamente da programmi e selezioni che ostentano il corpo femminile in modi e con mezzi non proprio accettabili, Miss Italia riesce a esprimere l’estetica allo stato puro, senza scadere in scabrosità o volgarità di cui tutto lo showbusiness purtroppo è caratterizzato. In risposta a ciò, le ragazze hanno manifestato il loro dissenso indossando una t-shirt molto comunicativa (né nude, né mute) e presiedendo allo sportello anti-stalking di Carlo Rienzi del Codacons, in segno di profonda sostegno dell’essere donna, così difficile di questi tempi. Ragazze pulite, sane e serie: le ragazze di questa edizione di Miss Italia vogliono solo essere giudicate per la loro bellezza, lontano dai corpi anoressizzati delle top model, da quelle che hanno posato senza veli in rete o in televisione, o da quelle che preferiscono il ritocchino chirurgico. Il bon ton della madrina Patrizia Mirigliani è sempre stato il criterio principale per la selezione delle concorrenti al titolo più importante d’Italia. Ma forse in pochi lo avevano capito. f.o. 102 Mistero Genere: Approfondimento Durata: 120’ Conduttori: Daniele Bossari, Jane Alexander, Elenoire Casalegno, Clemente Russo, Marco Berry, Andrea G. Pinketts e Adam Kadmon Regia: Arcadio Cavalli Autori/ Sceneggiatori: Claudio Cavalli Produzione: Candido Francica, Cristina Meda, Ade Capone Rete: Italia1 In onda: da mercoledì 15 gennaio a giovedì 3 aprile 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 1.800.000 telespettatori; 8% share L’ottava edizione di questo popolare programma di intrattenimento torna con il suo consueto carico di servizi e di inchieste. La trasmissione avviene all’interno del piroscafo a vapore, Patria, recentemente restaurato e tornato in servizio sul lago di Como. Tra i vari argomenti della trasmissione troviamo. Ascoli Piceno: il cimitero segreto delle mummie, Jean Pierre Girard: l’uomo che piega il metallo con la mente; Metepec: il mistero della creatura aliena; Adam Kadmon: l’Italia in fermento; Abduction: parlano i rapiti dagli alieni; omicidio Chiara Poggi: le nuove rivelazioni; Rachele Restivo: Yoko Ono e John Lennon; Inghilterra: la casa infestata da fantasmi. Novità della nuova edizione è un concorso per la selezione di un inviato videomaker che, scelto tra una rosa di 300 partecipanti, realizzerà un servizio che andrà in onda nelle ultime puntate del programma. Il proposito degli autori è quello di conferire veridicità o verosimiglianza a fenomeni che ruotano intorno al misticismo, al paranormale, all’ufologia e alla parapsicologia, il tutto perseguito attraverso l’utilizzo di un montaggio veloce e di un registro linguistico chiaro e incisivo. Spazio dunque ad inchieste che catturano la curiosità e l’attenzione del pubblico, nonché a video scaricati da internet e proposti dagli stessi spettatori per dare credito a determinate tesi. Il programma ha il pregio di accrescere la curiosità dello spettatore verso argomenti che interrogano l’umanità dai millenni: le nostre origini, il rapporto tra fede e ragione, l’esistenza di altri mondi, ma anche il modo in cui l’uomo di oggi si percepisce all’interno del proprio contesto di vita. Il programma non intende fornire risposte definitive, operando piuttosto una sospensione del giudizio rispetto ai temi trattati, ma offre al pubblico alcuni significativi spunti di riflessione. Grazie alla consulenza di esperti in ambito medico, scientifico e tecnico, ma anche al significativo apporto che scienze umane quali antropologia, psicologia, sociologia e teologia sono in grado di offrire, lo spettatore è invitato a farsi una sua idea, che seppure soggettiva, costituisce lo spunto per ulteriori approfondimenti personali. Il pubblico da casa è catturato dal linguaggio chiaro e dal fascino del mistero che alimenta sempre in ciascuno di noi il desiderio di scoperta e la ricerca dell’insolito e dell’irrazionale. Il programma non avanza alcuna pretesa di oggettività, invitando invece lo spettatore ad approfondire individualmente e in libertà gli argomenti che abbiano suscitato in lui maggiore interesse: il taglio conferito è più orientato alla divulgazione che al contributo scientifico. “Mistero” non intende fornire delle spiegazioni univoche e definitive a sostegno di una tesi, ma si propone di sottolineare le contraddizioni e gli aspetti oscuri e inspiegabili che possono nascondersi dietro un determinato fenomeno. Ne deriva una trasmissione che cattura l’attenzione del pubblico, attraverso la proposta di verità non preconfezionate e definitive. Dal sito internet dedicato al programma è possibile rivedere in streaming tutte le puntate e inviare i propri video. f.d. 103 Otto e Mezzo Genere: Approfondimento Durata: 40’ Conduttore: Lilli Gruber Regia: Fabio Ballini Autori/Sceneggiatori: Lilli Gruber, Paolo Pagliaro Produzione: La7 SRL, Cairo Comunication Rete: La7 In onda: da lunedì 9 settembre 2013 a sabato 28 giugno 2014, alle ore 20:30 Ascolti medi: 1.860.000 telespettatori; 6,93% share Condotto dalla giornalista Lilli Gruber, “Otto e Mezzo” è il programma di approfondimento serale di La7 in onda subito dopo il telegiornale delle 20 (quest’anno anche il sabato). La sigla introduttiva con la musica degli Arcade esalta la modernità del format, sottolineando l’obiettivo della trasmissione: fornire un approfondimento rapido ed essenziale in grado di rendere lo spettatore partecipe dei principali fatti della settimana. Il tavolo ovale al centro dello studio sottolinea la peculiarità di un contesto che esalta il confronto tra pari e il libero scambio di opinioni. Attorno agli astanti campeggiano due grandi schermi sui quali sono proiettati i servizi e attraverso cui avvengono i collegamenti con l’esterno. Il colore blu dell’ambiente e le lampadine al led che decorano le pareti conferiscono al set un adeguato tocco di modernità e freschezza. La ripresa alterna i primi piani dei presenti ad inquadrature “d’insieme” in grado di svelare oltre all’architettura circolare del set, alcuni strumenti del mestiere come le cineprese da studio. Gli ospiti della trasmissione abbracciano l’intero mondo della cultura e delle istituzioni, spaziando dai politici agli uomini della cultura, dagli scrittori ai giornalisti. La formula classica prevede un colloquio a tre tra il conduttore, un ospite in studio e un altro in collegamento, tuttavia la conduttrice è spesso affiancata da Massimo Franco, notista politico e inviato del Corriere della Sera. I temi trattati sono molteplici e spaziano dalla politica alla cultura, dall’etica all’attualità. Fulcro della trasmissione è “il punto” di Paolo Pagliaro, che offre allo spettatore uno sguardo sui fatti salienti della giornata fornendone una possibile chiave di interpretazione. Con uno stile chiaro e diretto la conduttrice intervista gli ospiti cercando di mettere a fuoco le conseguenze politico-sociali che scaturiscono da una scelta, da un’azione, da un comportamento: largo quindi ai dibattiti sui costi della politica, gli scandali finanziari, sulle inchieste giudiziarie e sui temi eticamente sensibili. Ne emerge un quadro multiforme e complesso veicolato da un’informazione chiara, seppure non sempre neutrale. Il ridotto numero degli ospiti presenti in studio facilita la fruizione dei contenuti, resa altrimenti più difficoltosa dalla frequente asprezza dei dibattiti presenti in altre trasmissioni similari. Lo stile con cui la conduttrice pone le domande è al tempo stesso pacato ed incalzante. Ne deriva un programma interessante, capace di mettere in luce la complessità e gli innumerevoli intrecci di un universo liquido e contraddittorio. Dal sito web dedicato al programma è possibile rivedere tutte le puntate. Non si registrano differenze significative nel format rispetto alla passata stagione. f.d. 104 Pechino express - obiettivo Bangkok Genere: Docu-reality Durata: 10x130’ Conduttore: Costantino della Gherardesca Regia: Davide Corallo, Angelo Poli Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Magnolia S.p.A. Rete: Rai2 In onda: da domenica 8 settembre a lunedì 4 novembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.466.000; 9,66% share Giunto alla seconda edizione, dopo aver stimato un buon indice di ascolto nell’anno precedente e aver riscosso un meritato successo, la carovana di personaggi vip e non parte alla volta del Vietnam per arrivare fino a Bangkok, per un totale di circa 8000 km di viaggio con mezzi di fortuna. Anche in questa edizione si sfidano dieci coppie; essi devono affrontare ogni sorta di imprevisto naturale o accidentale che il gioco comporta. I concorrenti partono equipaggiati di ben poche cose e sta al loro intuito e alle loro capacità fisiche riuscire a superare le prove per accedere alla tappa successiva. Ci sono gli sportivi, le modelle e gli attori ma anche gli amici, i fidanzati e i laureati accanto a coppie improbabili come la marchesa col maggiordomo, il padre col figlio e i figli di un personaggio famoso. Il format, che ricorda un mix tra “l’Isola dei Famosi” e una caccia al tesoro prende spunto dai documentari, per mostrare la vita di quei posti che continua parallela alle vicissitudini della prova. Un po’ come dei boy scout, i concorrenti devono vedersela con le asperità del terreno e le difficoltà del territorio cercando la complicità e l’aiuto degli stessi autoctoni, precedentemente invitati a offrire un tetto o un pasto ai malcapitati. Ed è in questi momenti che il gioco diventa educazione alla vita, allorchè il benessere si scontra con la povertà e la miseria. Momenti che non denunciano un disagio ma comunicano anzi la conservazione di una serenità che è propria delle popolazioni orientali. Si vedono bambini piccoli giocare scalzi nel fango e comunque divertirsi, scambiandosi qualche sguardo d’intesa quando la telecamera li fissa con il suo obiettivo. L’incontro tra le due culture ricorda di gran lunga quello tra gli avventurieri e gli esploratori negli angoli più sperduti della terra con le tribù primitive, lontane da ogni tipo di acculturazione e modernità. Ed è questo lo spirito che anima l’edizione di quest’anno. Rispetto all’edizione precedente, infatti, con la conduzione del principe Emanuele Filiberto che l’ha resa tediosa e abbastanza scontata nei contenuti un po’ troppo volgari, il programma ora vede un personaggio che gioca in casa. Costantino della Gherardesca, infatti, si classificò al terzo posto insieme al nipote anch’esso blasonato, nella precedente edizione. Con il suo stile e il suo garbo, in linea al suo essere aristocratico, conduce un programma di per sé originale, col retrogusto intellettuale laddove la cultura si forma sul campo, nel contatto profondo tra popoli lontani. f.o. 105 Per un pugno di libri Genere: Gioco a premi Durata: 12x55’ Conduttori: Geppi Cucciari, Piero Dorfles Regia: Igor Skofic Autori: Geppi Cucciari, Alessandro Rossi, Aldo Piro, Luca Bottura e Igor Skofic Produzione: Rai Rete: Rai3 In onda: da sabato 1° febbraio a sabato 26 aprile 2014 alle ore 16: 50 Ascolti medi: 411.000 telespettatori; 3.2% share Quest’anno il programma non va più in onda la domenica ma il sabato pomeriggio. Oltre che sui classici si è giocato anche su testi del Novecento e nuovi giochi si sono aggiunti a quelli che, dopo quindici edizioni, sono diventati un appuntamento consolidato. La novità principale è costituita però dalla presenza di una nuova conduttrice, Geppi Cucciari, che, sotto lo sguardo attento di Piero Dorfles, memoria storica del programma, ha animato la competizione tra i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole secondarie. Studenti delle scuole superiori si affrontano quindi in un duello letterario che ha come protagonista un classico della letteratura italiana e straniera. “Per un pugno di libri” è diventato negli anni un programma di culto per un pubblico di nicchia. Davanti alle sue telecamere sono passate classi scolastiche di tutta Italia che hanno letto, studiato, discusso e anche criticato i libri di volta in volta oggetto del gioco. A competere non sono soltanto i ragazzi presenti in studio. Anche da casa, tramite il telefono, gli spettatori possono partecipare al programma e aggiudicarsi dei libri in palio, indovinando il titolo di un’opera letteraria celebre che si nasconde dietro una definizione fantasiosa e talvolta bizzarra. Piero Dorfles, “il professore”, costituisce una presenza indispensabile al programma: il suo ruolo è quello di un giudice inflessibile, che ha il compito di tenere alto il nome della Letteratura, e di difenderla da quanti la confondono con i libri di consumo. Geppi Cucciari, la nuova conduttrice, non si è limitata a condurre il gioco. Con la sua vena ironica ha aiutato a collocare il libro della puntata nel suo contesto storico e geografico e ha reso il programma più leggero, più divertente. E soprattutto ci ha fatto conoscere i ragazzi in gara, le loro aspirazioni, i loro desideri. In questo modo “Per un pugno di libri” è diventata l’occasione per guardare al mondo degli adolescenti. La scansione dei giochi appare molto vivace. Il primo, “la caccia al titolo”: si cerca un libro che abbia delle attinenze con il testo scelto nella puntata; il secondo, tramite uno slogan, si deve indovinare il titolo di un libro. Seguono: “per chi suona la campanella”, un gioco che porta il caposquadra ad alzarsi e correre a suonare la campana per rispondere per primo; “la cartolina”, i ragazzi devono indovinare il titolo di un libro attraverso un immaginario messaggio del protagonista di un romanzo; “cultura generale”, un gioco che richiede conoscenze storico-geografiche legate all’opera scelta; infine “fuori gli autori”, una gara per indovinare l’autore di un’opera. Il montepremi è piuttosto ricco, non contempla vincite in denaro ma un numero sempre crescente di libri, che sono la nostra risorsa più preziosa. Un gioco utile e veramente efficace per sviscerare la conoscenza in merito a un autore e alla sua opera. Riteniamo che questo programma sia molto valido, non solo perché sprona i giovani a riscoprire il valore della lettura d’autore, e lo fa in modo leggero e divertente, ma anche perché ci mostra classi e classi di giovani maturandi pieni di interesse per la cultura letteraria, giovani ben lontani dagli stereotipi negativi usati soprattutto nelle fiction. a.c. 106 Piazzapulita Genere: Talk show Durata: 28x180’ Conduttori: Corrado Formigli Regia: Fabio Calvi Autori/Sceneggiatori: Corrado Formigli, Alessandro Sortino, Mariano Cirino, Vittorio Zincone Produttore: Magnolia Rete: La7 In onda: da lunedì 9 settembre 2013 a lunedì 26 maggio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 1.100.000 telespettatori; 4,2% share Condotto come ogni anno da Corrado Formigli, torna “Piazzapulita”, talk show di approfondimento e dibattito politico volto a gettare uno sguardo sui principali avvenimenti della settimana. Si spazia così dagli scandali della sanità alla corruzione, dalla crisi economica all’evasione fiscale, in un contesto di confronto vivace ma costruttivo. L’aspetto interessante del programma risiede nella volontà degli autori di dar voce, attraverso servizi, inchieste e testimonianze, ai comuni cittadini, registrandone le difficoltà quotidiane, le ansie e le aspettative e garantendo loro uno spazio attraverso cui esprimere livori, insofferenze e desiderio di cambiamento. Attraverso le interviste dell’inviato Alessandro Sortino, emerge così la vita reale, una piazza ampia, variegata e multiculturale nella quale la quotidianità emerge nella sua complessità e i vissuti individuali si incrociano condensandosi in un’unica grande voce in grado di denunciare ingiustizie e inefficienza. L’interazione con gli ospiti in studio (politici, imprenditori economisti) viene pertanto garantita e incoraggiata: ne derivano spesso polemiche e dibattiti accesi, ma viene garantita tuttavia al cittadino la possibilità di esserci e di esprimere il suo umore e le sue insofferenze. Le domande che Formigli pone tanto agli ospiti in studio che a quelli in piazza sono incalzanti, ma garbate e cercano rapidamente di andare al nocciolo della questione. Il ritmo fresco e veloce delle interazioni, per quanto possa talvolta generare frammentazione nei contenuti, rende il programma interessante da seguire; emerge talvolta una chiara tendenza a conferire clamore e sensazionalismo a questioni sociali note, ma nella maggior parte dei casi, le inchieste risultano efficaci nel mettere a nudo il malcostume e le complicità esistenti tra la politica e la parte malata della società civile. Gli ospiti in studio variano in base all’argomento affrontato, non coinvolge solo politici, ma anche rappresentanti sindacali, operai e protagonisti della società civile: ciò garantisce un dibattito di più ampio respiro in grado di travalicare le frontiere della mera contrapposizione frontale. La colonna sonora sottolinea adeguatamente il proposito degli autori di mantenere alta la tensione del dibattito per non correre il rischio di annoiare lo spettatore dopo circa tre ore di trasmissione. Il programma può essere seguito anche su internet in streaming. Da un’apposita area del sito è possibile rivedere le puntate precedenti. La filosofia che anima il programma televisivo è perfettamente trasposta sul web, grazie ai contributi sul blog che accompagnano il pubblico da una settimana all’altra. Si tratta dunque di un prodotto ben confezionato ed in grado di coinvolgere un ampio ventaglio di spettatori. Non si registrano differenze significative rispetto alla passata stagione. f.d. 107 Pomeriggio 5 Genere: Talk show Durata: 140’ Interpreti/conduttori: Barbara D’Urso Regia: Paolo Riccadonna Autori/sceneggiatori:AA.VV. Produzione: Videonews Rete: Canale5 In onda: da lunedì 2 settembre 2013 a venerdì 6 giugno 2014 alle ore 15:45 Ascolti medi: 2.417.000 telespettatori; 18,18% share Il programma pomeridiano di Barbara D’Urso non è così dissimile da quello domenicale. Lo si intuisce dal taglio pseudo giornalistico e dall’effetto psicologico che si vuole ottenere, che fa lievitare gli ascolti nonostante tutto. Il personaggio costruito intorno a Barbara D’Urso, ogni giorno, diventa la sua vittima a volte inconsapevole, altre invece ben cosciente di entrare nell’arena del suo studio. Il programma potrebbe essere un talk show come tanti che nulla aggiunge agli altri e forse nulla toglie. E invece si assiste, una dopo l’altra, a inchieste e servizi che raccontano una società malata di gossip, del lato disumano della sofferenza perché la notizia è spellata fino all’osso quando non rimane nemmeno il senso di quanto è accaduto, ma solo l’odore dei sentimenti più bruti e pertanto esecrabili. Il dolore del singolo non viene accolto e contenuto nello spazio dell’ascolto e del confronto, ma anzi riferito alla platea affamata, che brama di incorporare in sé il particolare insignificante su cui si costruisce la morale collettiva. Così come collettivo diventa pure il suo stesso dolore, sbandierato senza pudore e pertanto aperto a ogni tipo di commento, anche quello meno opportuno. Una bramosia di sapere che non mira alla costruzione di una conoscenza, quanto piuttosto al diritto di condividere – senza permesso – un senso comune e spesso poco legittimo. Una bramosia di difficile inquadramento logico e che solo il senso di riempire un pomeriggio come tanti riesce a spiegare. f.o. 108 Punti di vista: Come mio padre Genere: Documentario Durata: 74’ Regia: Stefano Mordini Autori/Sceneggiatori: Stefano Mordini, Michele Astori Produzione: Rai Cinema, Wildside in collaborazione con Rai Teche, OffSide Rete: Rai Storia In onda: mercoledì 2 ottobre alle 22:30 Ascolti medi: 800.000 telespettatori; 4% share Presentato nel 2009 al Torino Film Festival, questo raffinato e interessante documentario di Stefano Mordini pone al centro della scena i ragazzi, testimoni del cambiamento e dell’evoluzione della paternità nel corso degli ultimi sessant’anni. Scopo del progetto è quello di indagare la figura del padre attraverso quelle parole di verità e semplicità che solo i bambini di ogni epoca sono in grado di esprimere. Ne deriva una testimonianza schietta e autentica, capace di cogliere, da un lato, i meriti e le negligenze delle generazioni passate, dall’altro, le domande, le aspettative e le speranze delle generazioni future. La figura del padre viene così scandagliata dai bimbi sia dal punto di vista storico/biografico (chi è stato mio padre per me?) che ideale (che padre vorrei essere io?). Si scopre così che, nonostante l’evoluzione dei costumi e la differente articolazione dei tempi della quotidianità, non muta la percezione dell’importanza della figura paterna. Il padre ideale è colui che sa dosare in modo equilibrato ascolto e autorevolezza e che, seppur attento ai bisogni dei figli, è in grado di dare delle regole e di accompagnare il bimbo fino all’età adulta, costruendo l’uomo del domani in un processo di identificazione e progressiva separazione. Grazie al minuzioso lavoro di selezione compiuto dagli autori negli archivi Rai, è stato possibile raccogliere un vasto repertorio di interviste e inchieste che ripercorrono sessant’anni di storia d’Italia nella graduale transizione tra il bianco e il nero della televisione degli albori e il colore della contemporaneità. Il programma combina la figura paterna, tratteggiata da questi frammenti di passato, con le interviste ai tanti figli di oggi in età scolare che si trovano ancora immersi nel delicato e periglioso cammino per la conquista della loro identità. Si tratta dunque di un’opera preziosa, in grado di sottolineare le differenze, ma anche le innumerevoli continuità tra presente e passato. La figura del padre che gli autori ci restituiscono non è espressione di una rappresentazione unilaterale e stereotipata. Ogni papà emerge nella sua forza e nella sua debolezza, è colto nei suoi slanci di affetto, come anche nei tentativi talvolta disperati di riconquistare la fiducia dei suoi figli. Si materializza di fronte allo spettatore un excursus appassionante e talvolta doloroso entro il quale si condensano intese, complicità, ma anche delusioni e tradimenti. L’opera sottolinea le analogie e i contrasti tra i primi convulsi anni del dopoguerra e il caos della contemporaneità: dalla delusione dei figli per l’assenza di un padre, assorbito costantemente dal proprio lavoro, all’inadeguatezza di un genitore sfiancato e abbrutito dal lavoro di fabbrica, dalla povertà diffusa del dopoguerra, alla necessità del maschio lavoratore di migrare verso porti felici come la Germania. Sullo sfondo, comune a ogni epoca, il costante desiderio di affetto e di attenzione dei figli. La contrapposizione tra la voce triste e cadenzata dei bimbi di un tempo e quella euforica dei figli della new generation lascia tuttavia ampio spazio al sorriso e alla riflessione. Il pubblico è deliziato di fronte alle frasi sconnesse, sgrammaticate e innocenti dei piccoli protagonisti e si commuove al contempo di fronte alle dolorose affermazioni di consapevolezza dei tanti figli che sono stati costretti, oggi come ieri, a crescere prima del tempo. “Come mio padre” è un affresco commovente e non didascalico delle tensioni della nostra storia presente e passata, una testimonianza fresca e autentica delle complesse dinamiche intergenerazionali all’interno di una famiglia diversa eppure sempre uguale. f.d. 109 Report Genere: Approfondimento Durata: 19x90’ Conduttori: Milena Gabanelli Regia: Claudio Del Signore Autori/Sceneggiatori: Milena Gabanelli, Sigfrido Ranucci Produzione: Rai Rete: Rai3 In onda: da lunedì 30 settembre 2013 a lunedì 2 giugno 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 2.200.000 telespettatori; 7,2% share Torna la sedicesima edizione dello storico programma di approfondimento e inchiesta condotto da Milena Gabanelli e il suo staff di autori e giornalisti free lance. Il format costituisce un’opportunità privilegiata di analisi e riflessione attorno a numerosi temi scottanti di economia, società e politica, scandagliati attraverso lo strumento coraggioso e inusuale del giornalismo di inchiesta. L’aspetto che distingue il prodotto da altri format analoghi è l’assoluta libertà dei giornalisti: gli autori realizzano le inchieste con strumenti e a spese proprie, sottoponendo successivamente i contenuti al vaglio di una decina di redattori che fungono da tramite con la Rai e per conto della quale curano gli aspetti burocratici, qualitativi, produttivi ed editoriali. La vendita del prodotto finito all’emittente è pertanto diretta e non passa attraverso l’intermediazione di una società esterna. In virtù di questa indipendenza, i giornalisti arrivano a dedicare tre/quattro mesi alla ricerca di documenti e testimonianze utili, conferendo alle inchieste un impianto talmente solido e denso da risultare inoppugnabile anche in caso di querela e in sede di giudizio. Sin dall’inizio della trasmissione le parole della conduttrice, accompagnate in sottofondo da un tappeto sonoro cupo e misterioso, teso a sottolineare la serietà degli argomenti trattati e la modernità del format, guidano lo spettatore permettendogli di penetrare, attraverso un percorso investigativo affascinante, coinvolgente e mai banale, la complessità e le contraddizioni della società moderna: dalla finanza al federalismo, dalla precarietà del lavoro alle logiche complesse e talvolta perverse che regolano la concorrenza sui mercati, dall’edilizia alla devastazione ambientale. Un crescendo di colpi di scena e di contraddizioni che i vari servizi enfatizzano ulteriormente mediante la forza pregnante e significativa di immagini e testimonianze. Ne deriva quindi un quadro multiforme e complesso del mondo circostante, una ricerca che non disdegna l’importanza di seguire strade diverse per giungere alla costruzione di un fatto obiettivo. Le inchieste sono dunque ben documentate e le domande dei giornalisti incalzanti. Il programma è indirizzato sia ad un pubblico maturo e disponibile all’approfondimento, che allo spettatore alle prime armi. Questi potrà trovare nella chiarezza e nella selva di informazioni veicolate dai servizi stimoli utili a un percorso di ricerca autonomo e personale. “Report” è la testimonianza di come si possano conciliare qualità dei contenuti e sostenibilità dei costi e di come sia ancora possibile offrire una televisione di qualità, in grado di informare il pubblico al di fuori di anguste contrapposizioni ideologiche e di schemi collaudati. f.d. 110 Sanremo 2014 Genere: Festival canoro Durata: 240’ Conduttori: Fabio Fazio, Luciana Littizzetto Regia: Duccio Forzano Autori/Sceneggiatori: Fabio Fazio, Mauro Pagani, Claudio Fasulo, Pietro Galeotti, Massimo Martelli, Francesco Piccolo, Stefano Senardi, Michele Serra Produzione: Rai Rete: Rai1 In onda: da martedì 18 febbraio a sabato 22 febbraio alle ore 20:30 Ascolti medi: 8.763.000 telespettatori; 39.32% share Giunto alla 64esima edizione, è trascorso anche quest’anno il popolare appuntamento con la canzone italiana e con il suo ricco carico di critiche e malumori. Condotto dalla collaudata coppia Fazio-Littizzetto, il Festival di Sanremo 2014 si è distinto per il carattere stantio e la scarsa profondità delle canzoni. Tra un esibizione e l’altra lo spettatore annoiato ha assistito al consueto battibecco “Fabio-Lucianina”. Ognuno dei cantanti si è esibito con due canzoni confermando in toto il meccanismo della competizione adottato nella passata stagione. La doppia esibizione dei quattordici ”big” in gara nelle prime due serate è stata sottoposta al parere del pubblico: ciò ha permesso ai telespettatori di scegliere per ogni concorrente un solo brano da eseguire nella serata finale. Il mercoledì e il giovedì è stato dato spazio agli otto giovani, divisi in due gruppi da quattro. La scelta dei due finalisti è stata effettuata facendo la media tra la percentuale di voto della sala stampa e la percentuale del televoto. Nella terza serata si è assistito anche a duetti tra campioni e guest star, (non necessariamente cantanti) che hanno gentilmente deciso di collaborare fornendo la loro immagine. Nella serata del venerdì si è svolta la finale della categoria giovani e il Sanremo Club, durante il quale i “big” si sono cimentati nell’esecuzione di famose canzoni d’autore. La quinta serata, come ogni anno è stata la finale: i quattordici cantanti hanno riproposto la canzone scelta del pubblico. I finalisti e il vincitore sono stati scelti attraverso una media tra le percentuali di voto del televoto e della giuria di qualità presieduta da Paolo Virzì. Forse una direzione artistica e una scelta dei concorrenti meno felice insieme ad una conduzione un po’ sottotono, sono stati alla base dello scarso successo di questa edizione. La scelta della bellezza come filo conduttore poteva essere interessante, anche se probabilmente ha appesantito la manifestazione permeandola di una certa retorica buonista. Sono state cinque serate scarne. Canzoni ora smielate, ora aggressive, la griffe, un abito tanto più attraente quanto insolito ed esibito, sono stati gli ingredienti caratteristici di queste cinque serate che hanno intorpidito il pubblico. Nota positiva gli ospiti del calibro di Renzo Arbore, Maurizio Crozza, Claudio Baglioni, Claudia Cardinale e Terence Hill. La vincitrice di questa edizione è stata Arisa, con la canzone “Controvento”. Al secondo posto Raphael Gualazzi e & The Bloody Beetroots con “Liberi o No”, mentre al terzo posto Renzo Rubino con “Ora”. Con la canzone “Invisibili” Cristiano De Andrè ha vinto il premio della critica Sergio Bardotti. f.d. 111 Scandal Produzione: ABC Studios ShondaLand Genere: Thriller politico Rete: Fox Life Durata: 18X40’ (terza stagione) Interpreti principali: Kerry Washington, Columbus In onda: da lunedì 10 febbraio a sabato 22 febbraio 2014 alle ore 22:00 Short, Darby Stanchfield, Katie Lowes, Ascolti medi: 650.000 telespettatori; 2% share Guillermo Díaz, Tony Goldwyn Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: Shonda Rhimes, Matt Byrne Giunto alla terza edizione, “Scandal” è un thriller drama che miscela vicende politiche e intrecci amorosi nell’intento di fare luce sui complessi e intricati giochi di potere che pervadono i corridoi e le aule del tribunale di Washington. La serie narra le vicende di Olivia Pope, tenace e intraprendente avvocatessa ed ex responsabile della comunicazione nello staff del presidente degli Stati Uniti Grant. Dopo una tormentata e movimentata relazione con il Presidente, l’instancabile protagonista lascia la Casa Bianca per dedicarsi alla creazione di una nuova società, la Olivia Pope and Associates, impegnata a tutelare l’immagine pubblica delle personalità più importanti e influenti d’America. A supportarla in questo lavoro di responsabilità e in un contesto dove regnano sovrane cinismo e spavalderia troviamo l’avvocato Stephen Finch avvenente donnaiolo inglese, Harrison Wright, avvocato nero dalla parlantina efficiente, l’investigatrice Abby Whelan; Huck Finn, hacker con un passato da killer della CIA, e Quinn Perkins, avvocatessa dal volto fresco e dal passato misterioso che impara velocemente il lavoro, affiancando sempre più spesso il tormentato Huck. Il ritmo veloce del programma e gli intrecci imprevedibili mantengono desta l’attenzione dello spettatore. Tuttavia il programma tratteggia una società cinica e spregiudicata nella quale prevaricazione e violenza fisica e verbale non fanno più notizia e dove, di fronte al maschilismo dominante, la donna è costretta a vendere il proprio corpo per scalare le vette del successo. La figura femminile ne esce infatti maggiormente mortificata, costretta, spesso anche contro la sua volontà, a soddisfare i capricci del “potente” di turno che vede in lei solo un oggetto di piacere e soddisfazione. Anche la Olivia Pope and Associates sembra arrendersi di fronte a questa prevaricazione: la difesa dell’immagine pubblica dei politici e degli uomini influenti appare come il riconoscimento di uno status quo che non è possibile scalfire. Così anche le aspirazioni della determinata protagonista sembrano schiave di una certa accondiscendenza verso il modello culturale dominante che vede la donna succube dell’uomo o realizzata solo quando si conforma ad esso. Una serie avvincente nel ritmo e negli intrecci, penalizzata tuttavia dalla pochezza delle relazioni interpersonali, dominate da logiche di opportunismo e di egoismo, e da una considerazione banale e superficiale della donna e del suo ruolo. La serie ha il pregio di illustrare dinamiche realmente esistenti nei luoghi del potere, tuttavia nessuno dei protagonisti sembra in grado di anteporre un esempio positivo, né di gettare un seme in grado di provocare un cambiamento. Dal sito internet dedicato alla serie è possibile scaricare la sinossi dei singoli episodi video, foto e reperire informazioni sul cast. f.d. 112 Sconosciuti La nostra personale ricerca della felicità Genere: Docu-reality Durata:12x23’ Interpreti principali/conduttori: n.p. Regia: Claudio Pisano e Alessandro Capitani, Emanuele Pisano, Simona Cocozza Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Stand by Me Rete: Rai3 In onda: dal 21 ottobre, dal lunedì al venerdì alle ore 20:15 Ascolti medi: 1.265.000 telespettatori; 4,79% share In collaborazione con la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano della provincia di Arezzo e grazie ai racconti della gente comune, la Rai dà vita a un nuovo programma che ha per protagonisti gli uomini e le donne di tutti i giorni, quelli che con il mondo dello spettacolo non hanno proprio nulla a che vedere. La vita degli altri, e un po’ anche di noi stessi, rivisitata e rivissuta attraverso un album fotografico e la lettura delle esperienze si presentano sugli schermi per narrarsi e condividere i momenti felici o quelli drammatici. Come in un romanzo, uomini e donne si conoscono, si amano, cadono e poi si rialzano. Affrontano esperienze dure e dolorose, respirano soddisfazioni e successi come negli affetti, così come nel lavoro. Sono là, nei paesini o nelle grandi metropoli, ci passano accanto, ognuno con una propria storia da raccontare, ognuno con un problema da risolvere, nascosto, silenzioso mentre rincorrono il tram per andare a lavoro o entrano nel negozio a fare la spesa. Sono gli sconosciuti cui la televisione dà un volto, un nome e anche una storia. Quella stessa storia che li definisce, li rappresenta e li identifica per come sono stati, per come sono e per come saranno. Un modo nuovo di fare televisione, che sembra voler offrire il riscatto alle ombre che vivono lontano dai riflettori, dalle cronache, dai gossip. Un mondo parallelo che non ha nulla cui invidiare alla vita delle piccole stelle dello spettacolo, ma che anzi mostra tutto il suo spessore fatto di cose semplici e consistenti: le esperienze tramandate di padre in figlio, gli affetti del matrimonio, i ricordi dei genitori e così via. Eppure, questo è sempre il modo di fare televisione nei nostri giorni. Quello di aprire le porte dei propri affetti, del passato, di noi stessi alle fameliche bocche delle telecamere. Il bisogno di farsi conoscere e di emergere dalla massa confusa e nebulosa della vita comune, quella che non fa scalpore, quella che silenziosamente consuma i suoi giorni nella quotidianità; quella che si gloria del suo successo con la fatica e la soddisfazione dei suoi sacrifici. Il bisogno di narrarsi sembra quindi riconducibile a un esigenza euristica di se stessi, terapeutica oltre che comunicativa. Un modo per tirare le fila e pensarsi a un buon punto dell’esistenza quando si fanno i bilanci e si contano le ferite. O forse un modo per esprimersi e gridare al mondo “ci sono anch’io” , in un’epoca così fortemente caratterizzata dal protagonismo. Anche il piccolo gesto è letto come esperienza che fa storia. Forse abbiamo bisogno di essere ricordati. E invece avremmo bisogno di ascoltare noi stessi più che ascoltare, attraverso la televisione, il racconto della nostra storia. f.o. 113 Servizio Pubblico Produzione: Zerostudio’s S.r.l. Genere: Talk show Rete: La7 Durata: 27x180’ Conduttore: Michele Santoro In onda: da giovedì 26 settembre 2013 a giovedì 1° maggio 2014 alle ore 21:00 Regia: Alessandro Renna Ascolti medi: 2.900.000 telespettatori; Autori/Sceneggiatori: Michele Santoro, Andrea 11,5 % share Casadio, Giulia Cerino, Assunta Faienza, Alessio Orsingher, Antonio Iezzi Torna anche in questa stagione uno dei talk show di punta su La7, “Servizio Pubblico”. Giunto alla terza edizione il programma affronta i principali temi politici e sociali con il contributo dei protagonisti del mondo delle istituzioni, dell’industria e della società civile. Un’attenzione particolare è rivolta alla vita dei cittadini, ai costi sociali delle scelte politiche ed economiche e alle inchieste giudiziarie. Tra gli argomenti trattati si annoverano quest’anno la crisi dei partiti, la riforma della giustizia, il rapporto tra “il palazzo” e la società civile e il fenomeno dell’immigrazione. Il format non ha subìto cambiamenti significativi rispetto alla passata stagione. All’interno dello studio il contrasto piacevole di luci calde e fredde accoglie il conduttore che dal centro di un’arena mette in scena un irriverente monologo. Esso illumina lo spettatore sugli argomenti della puntata e rivela in modo netto ed inequivocabile le insofferenze del conduttore nei confronti del “sistema”. Attraverso questo cappello introduttivo, dunque, emerge lo stile del giornalista e l’indole di un uomo che, pur svolgendo la funzione di moderatore in un dibattito, non è disposto ad occultare il proprio punto di vista. Subito dopo il monologo parte la sigla della trasmissione accompagnata da un incalzante rollìo di tamburi che trasmette l’idea di una battaglia decisiva, di uno scontro tra titani. Segue un servizio che immette lo spettatore nel vivo del dibattito e le domande del conduttore ai suoi ospiti. Fin da subito emerge il carattere di denuncia del programma, volto a smascherare ingiustizie, malcostumi, corruzione e l’atteggiamento di protagonismo degli ospiti che sostengono con forza le loro tesi. Ne deriva una trasmissione interessante, nella quale talvolta lo scontro dialettico raggiunge livelli eccessivi, ma che si mostra capace di fornire risposte alternative e riflessioni suggestive sui mali della contemporaneità. Presenze fisse in ogni puntata sono i giornalisti Giulia Innocenzi e Marco Travaglio. La prima incoraggia l’interazione tra il pubblico e gli ospiti stimolandone gli interventi, mentre il secondo, con le sue taglienti invettive denuncia sprechi, scandali e malcostumi del mondo politico e imprenditoriale. Significativi anche i contributi di Sandro Ruotolo che alimenta il dibattito con le sue scottanti inchieste giornalistiche e le vignette di Vauro che riassumono in chiave satirica i principali eventi della settimana. Dallo spazio web dedicato al programma è possibile rivedere tutte le puntate. Un contenitore di informazione “irriverente”, ma in grado di fornire uno sguardo alternativo e critico sui mali della contemporaneità. f.d. 114 Sky Tg24 Pomeriggio Genere: Giornalistico Durata: 115’ Conduttore: Paola Saluzzi Regia: n.p. Autori: Paola Saluzzi e AA.VV Produzione: Sky Rete: Sky Tg 24 HD (Canale 500) In onda: dal lunedì al venerdì, alle ore 15.05 Ascolti medi: 11.222,056 telespettatori; 13,9% share All’interno del grande telegiornale “Sky Tg24”, si aprono, come in una matrioska, una serie di rubriche e spazi di approfondimento, tra cui spicca “Sky Tg24 Pomeriggio” condotto da Paola Saluzzi. Come un arbitro in una partita di calcio - come ama definirsi - la Saluzzi conduce diligentemente il notiziario senza mai prendere una posizione precisa ma sapendo combinare informazione e approfondimento. Il programma, infatti, affronta ogni giorno l’analisi delle notizie più importanti e quelle minori, mantenendo uno stile giornalistico che lo rende a tutto tondo il telegiornale nel vero senso della parola. Un telegiornale che informa, sviscera e commenta, senza orientamenti politici particolari o opinioni tendenziose, gli eventi che mantengono alta l’attenzione degli spettatori. Come non ricordare la puntata dedicata all’elezione di Papa Francesco, alla tragedia di Viareggio, o ai cataclismi naturali dell’Emilia Romagna? E’ indubbio che la Saluzzi abbia una vera passione per il giornalismo sano: è curiosa come deve esserlo un giornalista, ha voglia d’indagare, di conoscere per poter poi scrivere, raccontare serenamente, senza ingigantire, senza esasperare, esponendo con la massima chiarezza. Da mesi conduce “Sky Tg 24 Pomeriggio”, dal lunedì al venerdì sui canali Sky 100 e 500. Conduce con garbo e professionalità la sua seguita rubrica giornalistica per la quale è anche coautrice. Le armi vincenti del programma, che ha riscosso ottimi share nonostante l’orario, sono l’informazione in sé e per sé, collegamenti e interviste, domande semplici e dirette rivolte agli ospiti presenti in studio sui principali argomenti di attualità. Sono banditi i gossip, i pettegolezzi e le chiacchiere. I fatti vengono esposti senza troppi giri di parole. Un altro punto di forza è la professionalità della redazione che ha dimostrato di essere sempre pronta a qualsiasi evento stravolgendo la scaletta a pochi minuti dalla diretta per stare sul pezzo. Il programma è quindi un vero approfondimento dell’informazione. Si parte da un canovaccio legato a fatti concreti o temi da trattare, ma poi la Saluzzi interloquisce con i suoi ospiti, esperti di fama sul tema del giorno, attualità, politica interna, estera, cultura. Il programma è figlio del premiato Sky Tg 24 diretto da Emilio Carelli vincitore, l’anno passato, dell’Oscar televisivo. È un Tg che ha avuto molti riconoscimenti, che va in onda continuamente e che dà le notizie in tempo reale, ma che soprattutto è apprezzato per una riconosciuta obiettività. L’obiettività e l’etica professionale sono quindi le parole d’ordine anche del programma della Saluzzi, giornalista che, in sostanza, incarna un’idea sana di televisione. La conduttrice mostra un grande rispetto per le notizie, tratta con massima educazione e sensibilità gli ospiti in studio, quando deve dare una notizia negativa, non affonda il coltello nella piaga, perché dietro le tragedie ci sono le persone con il loro dolore, la loro disperazione. Tutto ciò dipende dal fatto che affronta con serietà i problemi, li studia personalmente, domanda agli esperti, non si sente obbligata a dover a tutti costi sponsorizzare una posizione politica, non è ossessionata dagli scoop né dagli ascolti. a.c. 115 Soggetto Donna Genere: Documentario Durata: 9x50’ Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: Giuseppe Giannotti, Davide Savelli, Marta La Licata Produzione: Rai Rete: Rai Storia In onda: il martedì alle ore 21:15 Ascolti medi: n.p. “Soggetto donna” è un programma tutto al femminile, un racconto della vita di quelle donne che grazie al loro ingegno e alla loro intelligenza hanno contribuito al miglioramento della società. Largo allora ad un variegato excursus storico tra pedagogiste, attrici, insegnanti e attiviste politiche: da Maria Montessori a Coco Chanel, da Grace Kelly ad Audrey Hepburn, da Agatha Christie a Indira Gandhi. La preziosa testimonianza di queste figure che hanno abbracciato in diversi momenti il potere, solcando le correnti della storia, aiuta lo spettatore a comprendere il ruolo della donna di ieri e di oggi e le ragioni profonde delle loro scelte politiche, culturali e sociali. Le singole puntate inquadrano pertanto la “questione femminile” sotto diverse angolature. È analizzato il rapporto tra donne e potere mediante la testimonianza di figure chiave della storia recente e passata, come Margaret Thatcher, Golda Meir e Nilde Iotti. Seppur partendo da presupposti diversi, esse hanno alimentato il dibattito sul ruolo della donna, rivestendo incarichi di rilievo in politica e in economia. Viene analizzato il contributo della Women Corporate Directors, un network internazionale che mira a favorire l’accesso delle donne ai vertici delle società aziendali, e sondato il difficile rapporto tra donne e mondo dello spettacolo attraverso le interviste all’attrice Franca Valeri e alla compositrice Silvia Colasanti. In particolare, con i suoi monologhi densi di ironia, la Valeri tratteggia i cambiamenti della donna romana e milanese dei primi anni ’60 che abbracciano progressivamente i movimenti di emancipazione. La Colasanti, d’altra parte, sottolinea come l’accesso della donna al ruolo di direttore d’orchestra sia un fenomeno relativamente recente. Le donne hanno anche avuto la forza di farsi movimento inteso sia come massa critica, che come militanza politica. Spazio infine alla testimonianza delle donne sportive come Josefa Idem e Wilma Rudolph che descrivono un mondo dove vige una forte competizione e nel quale negli ultimi decenni la donna è riuscita faticosamente a ritagliarsi uno spazio da protagonista. Emerge un universo che pullula di esempi positivi, di coraggio, fermezza e determinazione, ma anche di altruismo e di chiarezza di obiettivi. Le “pioniere” dei diritti civili si offrono all’attenzione dello spettatore mediante i preziosi video delle Teche Rai che testimoniano l’attenzione per le questioni relative alla conquista della parità dei sessi e dei diritti civili. Un programma interessante che si pone l’obiettivo di indagare l’immaginario femminile di oggi per capire cosa è cambiato nel tempo e quali siano le aspettative della donna rispetto al futuro. L’unico limite del programma risiede forse nell’adozione di una prospettiva unilaterale che rischia di declinare la parità solo in termini di adesione a ruoli e aspettative culturalmente attribuiti all’uomo. f.d. 116 Striscia la notizia Genere: Intrattenimento Durata: 30’ Conduttori: AA.VV. Regia: Mauro Marinello Autori/sceneggiatori: Antonio Ricci, Lorenzo Beccati, Max Greggio e Gennaro Ventimiglia Produzione: Antonio Ricci Rete: Canale5 In onda: da lunedì 23 settembre 2013 a sabato 7 giugno 2014 alle ore 20:40 Ascolti medi: 4.666.000 telespettatori; 17,77% share L’edizione 2013-2014 vede alcune novità e fatti piuttosto curiosi. Primo fra tutti la presenza di due ragazzi a sostituzione della coppia di ragazze, precedentemente elette attraverso l’annuale concorso televisivo “Veline”, in qualità di velini. Finita la stagione di Giulia Calcaterra e Alessia Reato, la direzione decide di eleggere a valletti Elia Fongaro e Pierpaolo Pretelli, due bei ragazzi statuari, secondo una vera e propria decisione arbitrale che non prevede alcun intervento da parte del pubblico. Abituati a veder ballare e ancheggiare la coppia di ragazze, in questa nuova stagione il pubblico fatica ad accettare in pedana il ballo e le movenze di questi due giovani, direi un po’ impacciati per il ruolo che si sono visti attribuire. Un omaggio alle donne forse, un modo per ribaltare la concezione della donna-oggetto usata e abusata in televisione; una provocazione, ma la presenza degli uomini come valletti ha il sapore un po’ agrodolce. A questa elezione interna, ne seguirà un’altra che vedrà protagoniste anche altre due ragazze (Irene Cioni e Ludovica Frasca) che avranno il compito di affiancare i colleghi nella coreografia e di far da presenza scenografica alla coppia dei conduttori. Ben presto il quartetto si scioglierà e la coppia di ragazzi lascerà la scena a favore della presenza femminile. Il pubblico troverà una certa stabilità solo quando la coppia di conduttori ufficiale riprenderà possesso dello scranno televisivo. Già dalla fine del 2013 infatti, la conduzione del programma prevede sostituzioni stagionali con personaggi diversi, che trovano il modo di pubblicizzare il prodotto del loro successo: momenti di gloria della ribalta o della vita privata. Come nel caso di Michelle Hunziker, già conduttrice del programma, che presenta fino al momento del parto e torna pochi giorni dopo l’evento: sul fatto si sono sollevate un polverone di critiche a proposito della sua scelta di viversi questa maternità così breve. Quando la conduzione ritorna alla coppia inossidabile Greggio-Iacchetti, il programma tenta di rilanciare la notizia scoop, e a volte ci riesce e bisogna darne merito. Grazie agli inviati e ai servizi, è stato smascherato un importante giro di prostituzione minorile di cui ha parlato, poi, tutta l’Italia. Ma ecco che, accanto a simili notizie, si ritrovano servizi che continuano a mostrare l’Italietta dell’inganno e dell’imbroglio, dell’ignoranza e di quella furbizia spicciola che serve solo ad aggirare l’onesto e ingenuo cittadino. Gli inviati raccontano, da ogni parte d’Italia, le nefandezze e gli scandali della politica locale, che sembra così lontana dagli ambienti romani, e invece si conferma essere figlia legittima dello stesso seme. Anche quest’anno il programma cerca di stare accanto ai cittadini e al passo coi tempi, in fatto di costume e società. Anche quest’anno, il programma si conferma come un genere a metà tra lo spettacolo e la notizia vera e propria. f.o. 117 Superbrain - Le supermenti Genere: Intrattenimento Durata: 3x130’ Conduttore: Paola Perego Regia: Stefano Mignucci Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Rai - Endemol Italia Rete: Rai1 In onda: dal 14 dicembre al 28 dicembre 2013, il sabato alle ore 21:00 Ascolti medi: 3.949.000 telespettatori; 16,64% share Dopo l’esperimento-pilota condotto lo scorso anno che aveva maturato una discreta percentuale di ascolti, anche quest’anno “Superbrain” si presenta sugli schermi di Rai1. Alla conduzione ritroviamo Paola Perego, che è riuscita a gestire un programma che non è solo intrattenimento ma anche informazione scientifica. L’ospite di punta è infatti il dottor Marcello Marchetti, neurochirurgo dell’Istituto Besta di Milano che spiega, in modo semplice ma efficace, i meccanismi usati durante le prove (associazioni logiche, memoria visiva…). A lui la conduttrice si rivolge non solo per ricevere le nozioni scientifiche, come previsto dal copione, ma anche per chiacchierare sui modi per mantenersi attivi da un punto di vista mentale. Il programma mantiene la struttura dello scorso anno: sei concorrenti gareggiano a coppie, il pubblico decide per l’eliminazione di uno dei due che passerà il turno. Alla fine delle tre manches, i tre vincitori saranno sottoposti alla giuria del pubblico che ne decreterà il posto sul podio. Alla fine di ogni puntata il vincitore assoluto gareggerà con quelli delle altre puntate per aggiudicarsi quindi il titolo di vincitore dell’anno. Accanto ai protagonisti delle varie manches compaiono anche i concorrenti minori che si cimentano in abilità piccole e curiose, relative sempre all’universo cerebrale. Essi appartengono ai cosiddetti “neuroncini”, categoria presente anche lo scorso anno, che arricchiscono il programma , veicolando il messaggio che in fondo tutti siamo dei piccoli geni. Per quanto riguarda gli ospiti vip, i personaggi sono cambiati. Ora sono presenti Paolo Conticini e Antonella Elia che fungono non solo da pubblico ma anche da valletti alla conduttrice. Lontana da un po’ di tempo dagli schermi, Antonella Elia prova ad alleggerire lo spirito del programma. Con il neurochirurgo o con il concorrente aitante o ancora con il suo partner vip, la Elia recita il ruolo di se stessa, showgirl che adula e seduce l’altro, mostrandosi, a volte, fuori luogo rispetto al programma. Esso si limita, infatti, a mettere in mostra i talenti e le capacità cognitive, non quelle fisiche in senso stretto. La conduttrice riesce comunque a riequilibrare i toni e a riportare il programma alla dimensione originaria. f.o. 118 Tale e Quale Show 3 Genere: Talent show Durata: 13x140’ Interpreti principali/conduttori: Carlo Conti Regia: Maurizio Pagnussat Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Endemol Italia/Rai Rete: Rai1 In onda: da venerdì 13 settembre a mercoledì 13 novembre 2013 alle ore 21:10 Ascolti medi: 7.181.000 telespettatori; 30,01% share Torna l’appuntamento del venerdì sera con le canzoni di sempre e gli interpreti più famosi della TV. L’inossidabile Carlo Conti, aiutato dal trio collaudato di giurati (Goggi, De Sica, Lippi), presenta la terza edizione del programma costituita da dieci concorrenti (cinque uomini e cinque donne) impegnati a interpretare i cantanti di ogni tempo. Grazie alla maestria dei truccatori, parrucchieri e costumisti, i concorrenti vestono letteralmente i panni del cantante da imitare, scimmiottandone anche gli atteggiamenti, per un risultato finale che soddisfa pienamente le attese. Il gioco mantiene le regole delle edizioni precedenti e la formula della presentazione del concorrente: la sua preparazione dietro le quinte e l’ascesa per mostrarsi al pubblico come da una botola teatrale, attraverso l’ascensore fittizio che immette i concorrenti sul palco, rimangono i momenti di sempre. L’esibizione, la critica della giuria e quindi la votazione finale di ogni giurato che ne stila una classifica, l’elezione del vincitore della singola puntata fino alla proclamazione del vincitore finale dell’edizione in gara sono i momenti successivi e fissi di ogni edizione del programma. Rispetto alle edizioni passate, però, troviamo il concorrente Gabriele Cirilli nelle vesti di un jolly, impegnato a imitare più personaggi contemporaneamente (gli Abba, il trio dei tenori) e che con un artifizio scenico compaiono tutti insieme, secondo un’illusione ottica. L’ultima puntata si è poi contraddistinta la presenza dell’ospite d’onore (l’attore e regista Leonardo Pieraccioni) che dopo aver lanciato la pubblicità del suo film - in concorrenza con il cinepanettone di De Sica – si aggiunge al banco dei giudici, creando alcuni siparietti con il conduttore, l’amico di sempre. Cirilli, Conti e tutto lo staff sono una presenza molto gradita e le performance rallegrano un programma di per sé cordiale e piacevole, non solo per la rievocazione delle canzoni che fanno la storia ma anche e soprattutto per il carattere ironico e a volte comico di ogni singolo dettaglio: dal personaggio imitato, al particolare trucco o parrucco, dalle battute dei giurati all’imprescindibile simpatia di Carlo Conti. Il programma viene premiato nuovamente sia per il talento profuso che per la gradevolezza della conduzione. f.o. 119 TGR Montagne Genere: Approfondimento Durata: 8x30’ Conduttori: Laura De Donato Autori/Sceneggiatori: Battista Gardoncini Produzione: Rai in collaborazione con Regione Piemonte Rete: Rai5 In onda: da venerdì 11 ottobre 2013 a venerdì 29 novembre 2013, il venerdì alle ore 12:15 Ascolti medi: n.p. Ed eccoci anche quest’anno a sfiorare con un dito il cielo dalle vette innevate del nostro Paese. Torna il consueto appuntamento con “TGR Montagne”, celebre rubrica di approfondimento che intende gettare uno sguardo attento e appassionato su un mondo affascinante e spesso dimenticato, nel quale silenzio, riflessione e meraviglia convivono in perfetta simbiosi: la montagna. Ampio spazio dunque a inchieste, interviste e conversazioni in studio per riaccendere una passione viva in molti italiani, ma demolita spesso dai rumori e dai ritmi frenetici della vita in città. Un’anteprima introduce lo spettatore in un mondo distante e affascinante, denso di tradizioni e operosità, uno spazio in cui la bottega, l’artigiano e il lavoro manuale tornano protagonisti della quotidianità. In redazione giornalisti diversi introducono la trasmissione, coadiuvati dalla preziosa collaborazione del metereologo Luca Mercalli e del giornalista Alberto Mantovani. Il programma si distingue per l’ampio spettro dei temi affrontati e la varietà delle rubriche proposte. Viene posto l’accento sulla priorità di uno sviluppo sostenibile e sul possibile contributo di leggi in grado di stabilire regole rigide e precise per la salvaguardia degli equilibri idrogeologici del territorio e la lotta ai dissesti. Vengono inoltre esaltate le tradizioni locali, sia dal punto di vista artistico-culturale che gastronomico. Inoltre la famiglia, da semplice nucleo chiuso e autosufficiente, si trasforma in comunità produttrice di beni artigianali, dal forno per la preparazione artigianale del pane alla lavorazione del legno, dalla bottega alla viticoltura. Non mancano servizi incentrati su disastri, emergenze ambientali, tecniche di soccorso e di prevenzione. L’eterogeneità degli argomenti affrontati rende ogni puntata sempre nuova. Tra i temi trattati in questa nuova edizione si annoverano le analisi sulla situazione dei ghiacci alpini, l’imponente galleria nei boschi della Valsugana con manufatti realizzati con materiali naturali, lo spettacolo suggestivo dell’Etna elevato a patrimonio dell’umanità dall’Unesco; gli alpeggi e le nuove professionalità legate alla pastorizia; la coltivazione di mirtilli, lamponi, fragole, more, ribes nelle Valli della Bisalta in Val D’Aosta; le riflessioni del climatologo Luca Mercalli sulle biodiversità e le aree protette, Ampio spazio anche alle tematiche inerenti la tutela della flora e della fauna, la valorizzazione delle tradizioni sportive, culturali ed enogastronomiche e il turismo. “TGR Montagne” è un programma fresco e intelligente: il richiamo alla tutela dei valori tradizionali quali l’accoglienza, la coesione e il sostegno, nonché l’invito ad una maggiore coscienza e sensibilità ambientale lo rendono infatti appetibile a chi ha voglia di rivolgersi con rispetto e ammirazione alle bellezze della natura. f.d. 120 The Dr. Oz show Genere: Talk show Durata: 45’ (quarta stagione) Conduttori: Mehmet Öz Regia: Brian Campbell, Scot Titelbaum Autori/Sceneggaitori: Rogelio Cruz, Michael C Hoaglin Produzione: Harpo Productions e Sony Pictures Television, Oz Works Rete: La7D In onda: dal lunedì al venerdì alle ore 15:45 Ascolti medi: 300.000 telespettatori; 1% share Condotto dal docente e chirurgo cardiotoracico Mehmet Öz, “The Doctor Oz Show” è un programma di approfondimento dedicato agli amanti del benessere fisico e della salute mentale. Nella prima parte si discute in merito ai disturbi più frequenti causati da una determinata patologia, mentre nella seconda si propongono strategie funzionali alla prevenzione dei sintomi. Seguono i suggerimenti del dr Oz in risposta ai desideri del paziente (benefici della dieta, apporto vitaminico, farmaci e sport, etc) e le domande poste al medico direttamente dagli spettatori. Spazio infine ai metodi più efficaci e utili per dimagrire e mantenere la linea. Il linguaggio specialistico tipico della medicina nel corso delle puntate lascia il posto ad uno stile semplice e diretto, che rende comprensibili anche argomenti di elevata complessità. Ad affiancare il conduttore troviamo alcuni medici dei più importanti istituti ospedalieri statunitensi che aiutano il dr Oz a dare ampio respiro alla discussione, raggiungendo il più ampio ventaglio di spettatori. Grazie al linguaggio accessibile il dr. Oz, (già vice Preside del Dipartimento di Chirurgia e Professore di Chirurgia presso la Columbia University nonché direttore dell’Istituto Cardiovascolare e del Programma di Medicina Complementare al Presbyterian Hospital di New York) permette alla medicina di entrare nella casa del ceto medio, desideroso di cogliere determinati fattori psico-fisici alla base del benessere, ma spesso sprovvisto degli adeguati strumenti conoscitivi. Nel corso della stagione tutti i quesiti posti in studio ricevono una risposta puntuale ed esaustiva attraverso l’uso di un lessico chiaro ed abbordabile, anche da chi ha poca confidenza con la scienza medica. Il montaggio dinamico, unitamente alle preziose informazioni del dottore (che spiega in sottofondo alcuni fenomeni alla base del metabolismo corporeo o dell’invecchiamento), attirano l’attenzione dello spettatore stimolandone la partecipazione. E’ possibile intervenire da casa per porre al dr Oz e ai medici presenti in studio quesiti e sollecitazioni. Gli argomenti affrontati dal programma riguardano in particolare dieta e nutrizione, sport e attività cardiocircolatoria, cuore e apparato motorio. Una critica che può essere mossa al programma è di presentare talvolta come efficaci e definitive alcune terapie di dubbia o non comprovata validità scientifica. II rischio di un format di questo tipo è un eccessiva genericità, la pretesa di applicare un medesimo trattamento a soggetti diversi, ciascuno dotato di un organismo unico e peculiare. Ma nel complesso il programma resta interessante ed affronta problematiche rilevanti che potranno costituire per lo spettatore motivo di ulteriore approfondimento. f.d. 121 The Voice of Italy 2 Genere: Talent show Durata: 140’ Conduttori: Federico Russo e Valentina Correani Regia: Cristiano D’Alisera Autori: AA.VV. Produzione: Toro Produzioni Rete: Rai2 In onda: da mercoledì 12 marzo a mercoledì 5 giugno 2014 alle ore 21: 10 Ascolti medi: 3.253.000 telespettatori; 12, 92% share Questa è la seconda edizione del programma che vede sfidarsi giovani cantanti in cerca di successo. Gli aspiranti sono divisi in quattro squadre guidate dagli allenatori Raffaella Carrà, Piero Pelù e Noemi, riconfermati, e dal rapper J-Ax, che prende il posto di Riccardo Cocciante. Alla conduzione ci sono Federico Russo e Valentina Correani che raccontano tutte le emozioni dei candidati e delle loro famiglie prima e dopo l’esibizione. Lo show punta tutto sulla voce almeno nella prima selezione, lo slogan è chiaro: cercare la voce più bella d’Italia. I vip ascoltano di spalle la voce del cantante e, se risulta di loro gradimento, premono il buzz per girare la sedia e invitare il candidato a entrare nella loro squadra. Quest’anno il fatto eclatante è stata la selezione di suor Cristina finita nella squadra del rapper. L’emozione di J-Ax nel trovarsi di fronte a una giovanissima bella e talentuosa religiosa ha rappresentato un momento di grande impatto visivo. L’evento ha infatti fatto il giro del web suscitando tanto entusiasmo soprattutto nei più giovani. Suor Cristina ha raccontato la sua storia, come la musica sia stata la molla della sua conversione e poi della sua vocazione. Ha sostenuto di essere sul palco per seguire l’esortazione di Papa Francesco di uscire dai conventi e mischiarsi tra la gente. Le esibizioni si tengono con musica dal vivo. I cantanti, accompagnati dalla band, propongono brani italiani o stranieri. Se più di un coach si gira, spetta al cantante decidere in che squadra andare. Va sottolineato, che al contrario di tanti programmi dello stesso genere, i candidati esclusi non vengono mai umiliati pubblicamente. I coach non disprezzano mai chi comunque ha avuto il coraggio di salire sul palco, spiegano le ragioni della loro non scelta, incoraggiano, danno indicazioni su come migliorare il proprio talento non chiudendo la speranza al candidato di ripresentarsi. Il garbo, il rispetto, l’amore per la musica, l’incoraggiamento da parte di chi il successo l’ha raggiunto da tempo sono gli ingrediente migliori di questo programma, per giunta divertente per le esternazioni di personaggi come Pelù e J-Ax. Oltre all’indiscusso carisma della Carrà, sono da elogiare la sensibilità e l’entusiasmo di Noemi. Il giudizio su questo programma è quindi molto positivo per una serie di ragioni, alcune delle quali già elencate. Una prima selezione dei candidati viene fatta prima dello spettacolo vero e proprio, questo evita che vengano derise persone stravaganti che credono di avere talento e poi usate per divertire il pubblico. I coach sono molto qualificati e mostrano una generosa disponibilità nell’aiutare l’esordiente a far crescere il proprio talento. La competizione c’è, ma non è spietata. Si crea un buon spirito di gruppo. Infine la trasmissione è positiva, apre le porte anche ai sogni più ambiziosi e questo è lodevole se si pensa che la maggior parte dei concorrenti ha un’età inferiore ai trent’anni e che i mezzi di comunicazione, oggi, non fanno altro che deprimere i giovani con fosche prospettive future. a.c. 122 Ti lascio una canzone Genere: Talent show Durata: 12x180’ Conduttori: Antonella Clerici Regia: Stefano Vicario Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Rai/Ballandi Entertainment S.p.A. Rete: Rai1 In onda: da sabato 1 febbraio a sabato 26 aprile 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 4.449.000 telespettatori; 17,8% di share E’ passato un anno da quando il programma riceveva pesanti critiche a proposito dell’uso dei bambini e dell’abuso del potere televisivo su di essi. I bambini, infatti, finivano per essere i bersagli di una giuria antipedagogica, che fendeva taglienti giudizi sulla loro capacità canora più che sulla canzone. Quest’anno sono visibili tanti cambiamenti. Si respira già aria di rinnovamento all’inizio della prima puntata. Si percepisce, però, anche il tangibile timore di sbagliare, il generale stato di ansia da prestazione, l’attenzione che viene data ad ogni minimo particolare. Tutti sono protagonisti in questo programma e tutti ne determinano il cambiamento. La conduttrice sembra risplendere di una luce nuova, con una veste più materna che tecnica, che assolve a pieno il ruolo di accompagnatrice dei piccoli cantanti e quella di spettatrice attiva e coinvolgente. La giuria, presieduta dalla cantante lirica Cecilia Gasdia, Massimiliano Pani (figlio di Mina), Fabrizio Frizzi e Pupo cerca di svolgere bene il compito, prestando attenzione alla sensibilità dei bambini e giudicando solo le canzoni che hanno fatto il loro tempo. Sono sobri e gentili, compatti nel mantenere un atteggiamento benevolo e accogliente. Tuttavia, occorre ricordare un grave episodio che ha fatto storcere il naso a parecchi. Un’uscita infelice quella di Pupo, che decontestualizza il senso di quelle parole, decisamente fuori luogo e inopportune per l’età dei giovani artisti, tra l’altro, visibilmente a disagio durante le loro inquadrature. I bambini, pure, hanno determinato il cambiamento grazie all’impegno rivolto non solo alle attività canore ma anche in quelle coreografiche. Alcuni di loro aprono il programma cantando la sigla, altri recitano frammezzi simpatici, altri ancora intrattengono il pubblico con brevi recitazioni coinvolgendo la presentatrice che si presta al gioco. Il loro è un modo per raccontare il mondo che li rappresenta, così vicino eppure così lontano da quello degli adulti, sempre pronti a programmare (e proiettare) sulle vite dei figli, che invece vorrebbero essere liberi di pensare e, perché no, di sbagliare. Sono bambini ancora avvolti nel velo della loro innocenza e trasparenza, bambini diversi dal genere dell’anno scorso: meno protagonisti e più genuini, meno narcisisti e più concreti. La loro personalità si accompagna ad un abbigliamento sobrio e a un modo di fare che, per certi versi, ricorda molto quello di altri tempi. Questi stessi bambini che sono al centro del programma sono, allo stesso tempo, semplici rappresentanti delle canzoni e come tali devono essere considerati. Un atteggiamento di riguardo è stato dato ai bambini interpreti di canzoni non adatte alla loro età: con la sostituzione di alcune parole, mantenendo la metrica, la ritmica e anche la rima, molti di loro non si sono neppure accorti di aver cantato qualcosa di diverso. I loro genitori, poi, sono sinceramente commossi dalle esibizioni dei loro figli, da suscitare nel pubblico e tanto a casa, una vera e propria ondata emotiva. Ma la vera novità è stata quella di aver inserito nel programma l’occasione per rivivere il passato, o meglio quello che di buono è stato fatto in tutti questi anni. Nel “Come eravamo”, in ogni puntata viene invitato un concorrente delle edizioni precedenti, solitamente impegnato ad arricchire sia la propria esperienza artistica, che la propria carriera scolastica. Ecco il segno che il programma ha lasciato nella vita di questi piccoli grandi artisti. f.o. 123 TV Talk Genere: Talk show Durata: 120’ Conduttore: Massimo Bernardini Regia: Emilio Rattivedi Autori/Sceneggiatori: Furio Andreotti, Massimo Bernardini, Sebastiano Pucciarelli, Mirco Cucina Produzione: Rai Educational Rete: Rai3 In onda: da sabato 5 ottobre 2013 a sabato 7 giugno 2014 alle ore 14:50 Ascolti medi: 971.000 telespettatori; 7,48% share Il giovane pubblico di TV Talk si riunisce anche quest’anno attorno a Massimo Bernardini per un programma di approfondimento basato su un format collaudato e di successo. Un nutrito gruppo di analisti composto da giornalisti, imprenditori e giovani laureati in Scienze della comunicazione, si incontra per discutere sui temi che hanno riempito i palinsesti della settimana e sugli appuntamenti televisivi della prossima stagione. Ne scaturisce un confronto serrato e acceso, che coinvolge attori, registi, critici e sceneggiatori e che è incentrato su molteplici temi quali politica, società, cronaca e gossip. Nella prima parte della trasmissione il conduttore con tono enfatico presenta gli ospiti e cerca in un clima leggero di stimolare il dibattito mediante servizi che riassumono gli eventi mediatici più significativi della settimana. Ne segue un confronto in studio intramezzato da rubriche sull’analisi quantitativa e culturale dell’Auditel. Gli ospiti hanno poi l’opportunità di porre domande ad autori televisivi, presentatori delle trasmissioni più in voga, ma anche imprenditori ed esperti del mondo dell’impresa. L’aspetto interessante della trasmissione risiede proprio nell’intento di analizzare sociologicamente la strategia di comunicazione di massa per coglierne le caratteristiche salienti, stabilendo confronti ed analogie tra i vari format. Ampio spazio è dedicato inoltre alla rete: vengono analizzate le potenzialità delle nuove piattaforme 2.0 quali Facebook, Twitter, Youtube e i blog ed incentivato l’intervento diretto dei telespettatori che forniscono da casa impressioni e suggerimenti. Nonostante la vastità delle tematiche affrontate, le riflessioni socio-antropologiche e le valutazioni sulla semiologia e sulle tecniche dei linguaggi televisivi appaiono troppo incentrate sul dietro le quinte e sulle scelte degli autori, ma non illuminano mai lo spettatore in merito alle finalità e ai contributi sociali e culturali che un programma si prefigge di offrire. Le domande poste dagli studenti risultano allora finalizzate ad ottenere delle risposte puramente quantitative circa il fenomeno analizzato, ma non offrono contributi utili al miglioramento e alla creazione di nuovi format. Anche l’attenzione rivolta alle nuove frontiere del web non ne esalta tanto le potenzialità, ma indulge piuttosto alla ricerca di spunti per alimentare gossip e pettegolezzi attorno ai personaggi famosi e alle più chiacchierate vicende di cronaca. Una formula potenzialmente innovativa, ma che risente dell’impostazione eccessivamente statistica e quantitativa applicata allo studio dei fenomeni di massa. Nonostante queste considerazioni il tono del dibattito è pacato e la partecipazione dei giovani attiva. f.d. 124 Uomini e donne Genere: Talk show Durata: 64’ Conduttore: Maria De Filippi Regia: Laura Basile, Paolo Carcano Autori/sceneggiatori: Maria De Filippi, Alberto Silvestri Produzione: Fascino PGT Rete: Canale 5 In onda: dal lunedì al venerdì alle ore 14:45 Ascolti medi: 2.594.000 telespettatori; 23,64% share Talk show o reality? Gossip o soap opera? Ma soprattutto, il programma si chiama “Uomini e Donne” o è la riedizione de “Il gioco delle coppie”? La finalità di un simile programma non è ancora ben chiara. E forse dobbiamo fare un po’ di luce su cosa sia questa trasmissione. Apparso sugli schermi da ormai diciassette anni come la versione adulta di un programma per ragazzi, che si trovavano a essere attori di un vero e proprio talk show dove scambiarsi opinioni sulle loro giovani vite, “Uomini e Donne” diventa lo spazio per la coppia che vuole affrontare in pubblico i suoi probabili problemi. Non riesce a trascorrere nemmeno un anno che il programma diventa un dating show e la coppia da analizzare deve potersi formare là dentro. Un trono, tanti pretendenti e una strana giuria che commenta gli eventi diventano il copione al quale ormai il format non ha saputo rinunciare. Già recentemente sulla scena sono apparsi anche anziani pretendenti che simulavano sterili corteggiamenti, fatti di balli e dediche smielate, proprio come accade in un tipico centro anziani. Stipati nei loro completi inamidati, coi capelli impomatati cercano di rispolverare uno charme ormai appassito nel tempo, che non può competere con quello attuale. E che dire delle signore imbellettate come a una festa di paese, nei loro vestiti sgargianti e succinti che ad ogni intervento sfoderano, alcune, le loro battute più taglienti e prive di un senso ironico ma anzi del tutto volgari e sboccate. È quello che si chiama “trono over” e il protagonismo investe purtroppo anche la terza età, visione anacronistica in un simile programma. Un misto di trash e di inquietudine per la trascuratezza della propria dignità. La stessa che manca ai giovani uomini e alle donne, spinti solo dal desiderio di apparire travestito dall’illusione di trovare un partner. Infiniti corteggiamenti si susseguono a inviti a cena e uscite serali filmate da riprese esterne, farcite di litigi, scene di tradimenti che poi vediamo in diretta e che un’improbabile giuria commenta senza troppi scrupoli. Tina Cipollari, Gianni Sperti e Tinì Cansino rappresentano la giuria di opinionisti “esperti” che regalano perle di una cultura prettamente popolare e, potremmo definire, abbastanza scarsa di contenuti, che si forgia solo di una forma di appariscente volgarità e sensazionalismo. Il tono polemico e rissoso è quindi mantenuto così come pure l’ostentazione di un modello totalmente diseducativo dei sentimenti che i giovani purtroppo emulano attraverso la visione di questo programma. f.o. 125 Verdetto finale Genere: Legal fiction Durata: 60’ Conduttore: Veronica Maya Regia: Andrea Apuzzo Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: Endemol Italia/Rai Uno Rete: Rai1 In onda: dal lunedi al venerdi alle ore 14:10 Ascolti: 2.022.000 telespettatori; 12,95% share Come in una puntata degli affascinanti casi di Perry Mason, il programma attira il suo pubblico per il suo modo di condurre un processo in televisione. Diversamente da quanto accade in programmi simili, in cui la natura della trasmissione si amalgama al genere di spettacoli di intrattenimento sgarbato e alle rappresentazioni grottesche della nostra società, “Verdetto Finale” è invece un buon programma. Due contendenti, due avvocati, un giudice, tre ospiti e una giuria popolare sono i protagonisti di questo format tutto italiano. La conduttrice, Veronica Maya, si limita a presentare contendenti e ospiti, a intervenire sulle tematiche emergenti, a dare modesti pareri sulle storie e, soprattutto, a restituire in una forma più fruibile per tutti lo svolgimento dei fatti, con garbo e senza troppe manie di protagonismo, perché la conduttrice sa svolgere bene il suo ruolo. Gli avvocati (accusa e difesa) seguono un canovaccio stabilito, dall’interrogatorio alle arringhe, con il loro incalzare sferzante e quel fare allusivo che ben si addice a un lavoro come quello. Con le loro domande cercano di far cadere la controparte, di trarla in inganno, di farla insomma rinunciare alle proprie convinzioni. Un ruolo antipatico, ma efficace, che rende caratteristico l’operato dell’uno e dell’altro giurista. Soprattutto nella fase di confronto tra loro, dove spesso l’identificazione con il proprio assistito li rende anche un po’ arroganti e fin troppo liberi di argomentare esplicitamente le loro posizioni. Sul divano, tre ospiti si interfacciano con il pubblico, a casa e in studio, attraverso le loro opinioni di diverso genere. Uno psichiatra (o psicologo/psicoterapeuta), un giornalista (o scrittore), un esponente dello spettacolo, con i loro bagagli culturali ed esperenziali diversi aggiungono spessore al dibattito costruito. In seno alle dinamiche legali si pronuncia il giudice, che spesso sceglie la mediazione all’intervento sulle richieste; ma è sulle dinamiche relazionali che gli ospiti ragionano maggiormente. I casi presentati sono, per lo più, conflitti intergenerazionali che rivendicano situazioni spinose del passato, oppure questioni affettive che rimandano più a un setting psicologico che a un’aula di tribunale, pure se costruita. Ne emergono quadri di difficoltà genitoriale, di narcisismo e immaturità dei figli, così pure di infantili richieste d’affetto contraffatte da opinabili pretese economiche. Insomma, uno spaccato sociale nel quale la ragione e l’emozione lottano ad armi pari, ognuno con il proprio verdetto. Dall’8 aprile 2014 il programma è condotto da Tiberio Timperi. f.o. 126 Viaggio in Italia Genere: Approfondimento Durata:10X50’ Regia: AA VV. Autori: AA.VV. Produzione: Rai - Radio Televisione Italiana Rete: Rai Storia In onda: dal 2 dicembre 2013, dal lunedì al venerdì alle ore 13:30 Ascolti medi: n.p. Indirizzato a tutti coloro che amano meravigliarsi, scoprire ed esplorare, “Viaggio in Italia” è un programma che esalta le tradizioni, le storie e il folklore delle regioni italiane attraverso reportage e filmati di repertorio estratti dalle Teche Rai e dai filmini familiari girati in super8. Emerge l’affascinante spaccato di un Paese ricchissimo di arte e di cultura, dove la canzone popolare e la danza si intrecciano con le tradizioni culinarie e l’amore per la terra. Rai Storia ripropone anche quest’anno il ciclo di 10 puntate andate in onda dal 2012 al 2013. Tra i reportage più significativi si annoverano “Calabria che racconta il mondo contadino e la vita dei pastori in Aspromonte attraverso gli occhi di Corrado Alvaro. La sua testimonianza del 1930 getta lo sguardo su un mondo duro e primitivo, dominato da ingiustizie e crudeltà, ma anche noto per i suoi valori e le sue infinite bellezze: un patrimonio da preservare e custodire gelosamente. Il viaggio prosegue nelle successive puntate esaltando la complessa vicenda dell’emigrazione calabra, oltreoceano prima e nel Nord Italia poi. Nella puntata “In questa terra aspra” vengono analizzate le antiche tradizioni popolari, sospese tra pastorizia e culto della terra, gli antichi tessuti, i balli caratteristici e gli strumenti musicali fatti con lo stomaco di pecora. “Obbiettivo Turismo” racconta invece il rapporto tra i giovani e il turismo, valorizzando le bellezze paesaggistiche, le località più suggestive, gli abiti tradizionali e le feste sacre e profane. Nelle altre puntate è oggetto di approfondimento la storia del Trentino Alto Adige e il lungo processo che ha portato alla sua costituzione alla fine della Grande Guerra. Un excursus storico nella Puglia di Federico II di Svevia epoca di benessere, vivacità e splendore; uno speciale sul cammino della Basilicata tra emigrazione e industrializzazione; un’indagine sulle abitazioni lucane, dai “Lammoni” agli storici massi di Matera. Infine l’Abruzzo, dalle origini agresti e pastorali ai primi agglomerati industriali, dalla transumanza delle greggi alla costruzioni del laboratorio di fisica del Gran Sasso. Testimonianze preziose vissute in prima persona e gelosamente custodite negli archivi Rai al fine di illustrare il processo di trasformazione del Paese e la sua evoluzione socio-culturale. Un programma prezioso e imperdibile che soddisfa, tra l’altro, l’esigenza del cittadino-spettatore di guardare al passato non solo per scoprire usi e costumi della propria terra, ma anche per riconoscersi nel presente valorizzando in maniera sana la propria identità. Sul sito rai.tv è possibile reperire una descrizione approfondita delle singole puntate, che possono essere riviste sul canale di youtube. f.d. 127 X Factor 7 Genere: Talent show Durata: 12x180’ Interpreti principali/conduttori: Alessandro Cattelan Regia: Luigi Antonini Autori/sceneggiatori: Simon Cowell Produzione: FreMantleMedia Italia + Magnolia Rete: Sky Uno In onda: dal 26 settembre al 12 dicembre 2013, il giovedi alle ore 21:10 Ascolti medi: 875.743 telespettatori; 3,62% share +10 Ideato dal brillante produttore discografico Simon Cowell e condotto da Alessandro Cattelan, il programma asseconda il desiderio di molti giovani di esibirsi ed esprimere il proprio talento canoro. Giunto alla settima edizione, questo popolare talent show pesca le nuove promesse musicali organizzandole in squadre, ciascuna capitanata da un giudice diverso. Ogni squadra appartiene ad una categoria specifica. Abbiamo gli uomini tra i 16 e i 24 anni, le donne comprese nella medesima fascia di età, gli artisti con più di 25 anni e infine i gruppi musicali. Il programma segue tutte le fasi salienti che condurranno aspiranti cantanti a divenire dei veri campioni. La prima e la seconda fase prevedono una pre-selezione, in seguito alla quale coloro che risultano idonei dovranno esibirsi davanti ai quattro giudici di “X Factor” e al pubblico. Segue una terza fase detta Bootcamp, campo reclute, durante la quale i cantanti selezionati nella seconda fase si esibiscono esclusivamente davanti ai quattro giudici. L’ultima fase prima dell’esibizione in diretta è chiamata Home visit. Durante tale fase i concorrenti che siano riusciti a impressionare positivamente i giudici saranno assegnati alle rispettive categorie e si esibiranno per un’altra volta in quattro differenti location, una per ogni giudice. Saranno allora rivelati i nomi dei dodici talenti che andranno a comporre le squadre capitanante da quattro giudici. Durante le esibizioni l’attenzione dello spettatore è ravvivata dalle performance degli sfidanti: queste sortiscono esiti sempre nuovi e talvolta divertenti. Nonostante qualche caduta di stile e alcune battute di dubbio gusto che ci hanno rammaricato, il programma non si distingue per particolari volgarità, bensì esalta il clima di sana competizione che si instaura tra le giovani reclute. Va inoltre ricordato che il merito principale di questo programma è stato quello di aver fornito un importante contributo alla scoperta di nuovi talenti musicali che si sono poi affermati a livello nazionale e internazionale. Tra questi si annoverano Giusi Ferreri, Ilaria Porceddu, Ambra Marie Facchetti, Marco Mengoni, Antonio Maggio, Tony Maiello, Francesca Michelin e Chiara Galiazzo. “X Factor” vede quest’anno una nuova batteria di giudici. Accanto all’inossidabile Simona Ventura, a Elio dell’omonimo gruppo musicale (Elio e le storie tese) a Morgan, c’è Mika, un cantautore anglo libanese di grande successo. È un po’ lui a convogliare l’attenzione del pubblico al programma, per la tipica parlata inglese che imita un italiano un po’ stentato e per la sua capacità critica in fatto di musica. Del resto anche gli altri due musicisti, Elio e Morgan, se è vero che sono di nicchia, hanno una cultura musicale ben al di sopra della media e superiore anche a persone molto più famose di loro. Lo stesso inventore di “X Factor”, Simon Cowell, ha sostenuto che l’edizione italiana è la più bella e la più ricca di tutte le altre. Per non parlare delle coreagrafie che sono risultate straordinarie. “X Factor” verrà ricordato soprattutto per l’originalità del suo programma che, a differenza di altri simili, riesce a coniugare tecnica e spettacolo, e a trasmettere il senso vero dell’amicizia. Sebbene si tratti pur sempre di un concorso, i partecipanti riescono a legarsi tra loro, a sostenersi durante le prove, nella preparazione dei brani e nell’esecuzione finale davanti alle telecamere. I concorrenti sono, quindi, in grado di insegnare, nel loro piccolo, come la qualità di una performance non pregiudichi il valore dell’amicizia che si instaura. “X Factor” è dunque un programma che cerca il talento, che riscopre i buoni sentimenti, che si ispira alla musica e da essa viene ispirato. f.o. 128 XLove Genere: Show Durata: 166’ Conduttore: Giovanna Nina Palmieri Regia: n.p. Autori/sceneggiatori: AA.VV. Produzione: RTI Rete: Italia1 In onda: lunedi 17 febbraio 2014 alle ore 21:10 Ascolti medi: 1.415.000 telespettatori; 6,67% share “XLove” è un programma che parla di amore in tutte le sue forme: dal sentimento al sesso. Un programma che sa di qualcosa di già visto, anche per l’ambientazione e la produzione. Già come esordisce la presentatrice, volto di “Sex Education Show”, il programma è figlio de “Le Iene” e con lo stesso stile impone la sua presenza. Servizi imperdibili e tanta suspence sono le promesse di questo nuovo prodotto, almeno nella prima puntata. Un gran calderone di tutti quegli argomenti, solitamente relegati in seconda serata, con interviste doppie e servizi bippati o frammezzati da interruttori sonori, volti a celare e al tempo stesso evidenziare il contenuto spesso ingombrante che viene presentato. Un programma che desta però sconcerto e imbarazzo, non tanto per il tema proposto, quanto per la messa in onda in cui viene trasmesso. In piena fascia protetta il programma affronta tematiche delicate in modo realistico e comico. Accanto alla presentatrice, infatti, uno stuolo di personaggi provenienti dalle officine comiche del momento intratterranno il pubblico, ciascuno con uno sketch sui temi dell’amore e del sesso; perché ce n’è da dire, da imparare ma soprattutto ce n’è su cui ridere, sentenzia la Palmieri. Forse troppa leggerezza viene data ai temi di questo programma, se ne parla in modo esplicito e se ne parla troppo. Nella prima puntata, finiscono sotto i riflettori i ragazzi down, ospiti di una casa famiglia che insegna la convivenza: la loro ingenuità e la purezza dei loro sentimenti sembrano cozzare con lo stile del programma. Si parla poi della fecondazione eterologa, proibita in Italia e qui decantata come alternativa possibile alla maternità e alla costruzione di una famiglia. Una donna ha deciso di intraprendere questa strada e ora si ritrova con una bambina di sei anni, abituata a pensare e parlare come un’adulta di temi così lontani dall’innocenza e, perché no, dall’ignoranza della sua infanzia. L’annosa questione non può essere affrontata semplicemente attraverso un’intervista a senso unico. Come si affrontano le dinamiche dello sviluppo psicologico della bambina privata della possibilità di costruirsi un legame con un padre? Il programma non si fa carico di questo e lascia molte domande aperte. Si parla di stalker, di transgender, si parla di viagra con terminologie popolari e volgari, alcune riferite addirittura da un medico; si parla del sesso dei cani e delle cliniche americane che prelevano il seme animale. E, infine, come non parlare della storia della Bibbia riassunta dal comico Maurizio Lastrico, con toni ironici e non sempre di buon gusto? Una cosa è certa: l’intenzione di sperimentare attraverso generi e temi solitamente non trattati dalla TV generalista ha avuto solo il merito di lasciare il pubblico sbigottito. Dovremmo forse aspettarci di trovare, prossimamente, video lezioni sul sesso? Sarebbe stato opportuno che molto fosse taciuto, per amore di pudore, per amore di buon senso, per amor di buon gusto f.o. (Fox Life, il lunedi alle 22.45) 129 130 PROGRAMMI PER RAGAZZI 131 132 Adventure Time Genere: Serie animata Durata: 127X11’ (5 stagioni) Regia: Elizabeth Ito, Nate Cash Autori/ Sceneggiatori: Pendleton Ward, Kent Osborne Produzione: Frederator Studios, Cartoon Network Studios Rete: Cartoon Network In onda: tutti i giorni alle ore 17:30 Ascolti medi: n.p. In un futuro post apocalittico, mille anni dopo la “Grande Guerra Atomica dei Funghi”, gli abitanti della coloratissima terra di Ooo hanno sviluppato una moderna tecnologia olografica a partire dalle risorse esistenti per sopravvivere alle radiazioni e alla devastazione. In questo contesto Finn, un ragazzo di 12 anni e Jake, un vecchio e saggio cane parlante di 28, affrontano insieme innumerevoli avventure in ciò che rimane della Terra. Entrambi vivono all’interno di un grande albero, ma ognuno dei due ha doti particolari: Finn ha la passione per le armi da taglio e per le risse, mentre Jake è in grado di deformare a piacimento il suo corpo per assumere le fattezze più disparate. In uno spazio fatto completamente di zucchero e dominato da biscotti e tortine parlanti si consumano le vicende scanzonate e talvolta patetiche dei protagonisti. Nonostante la complessità della struttura narrativa, le trovate e i dialoghi brillanti, il cartoon affronta (spesso in maniera sottile e subliminale) argomenti delicati come la morte, la sessualità, la violenza e le presenze demoniache, seppure attraverso un linguaggio non volgare o spiccatamente dissacrante. L’evoluzione delle vicende, sebbene rispecchi il processo immaginativo dei bambini, non ha spesso un nesso logico, risolvendosi in un’accozzaglia di eventi disarticolati e privi di relazioni. L’obiettivo esplicito degli autori è quello di realizzare un prodotto che appassioni i bimbi, come gli adulti. Gli esiti tuttavia sono incerti: se da un lato lo sguardo del fanciullo è rapito dalle colorate ambientazioni e dalla vitalità dei protagonisti, questi non sarà in grado di recepire il contenuto recondito dei messaggi, fruibili solo da un pubblico adulto e smaliziato. Il proposito di accostare la creatività e la fantasia tipica dei bambini con l’esigenza dell’adulto di una demenzialità non scevra di significati nascosti si risolve in un messaggio troppo sbilanciato a favore di quest’ultimo; il bimbo sorride di fronte a certi comportamenti senza comprenderne tuttavia la portata, mentre l’adulto, consapevole e avvezzo a certe sfumature di linguaggio, si compiace nel constatare come un mondo così ricco di significati si celi dietro a tanta apparente semplicità. Si nota un certo cinismo nella condotta dei personaggi, nonché un’evidente ricerca del tenebroso e dell’orripilante. Una serie dalle significative potenzialità, dunque, ma banalizzata dalla scarsa linearità della trama e dal comportamento talora schizofrenico dei protagonisti. Dall’apposita sezione presente sul sito di Cartoon Network è possibile scaricare immagini, giochi e un profilo sintetico dei personaggi della serie. f.d. 133 Ape Maia 3d Genere: Animazione 3d Durata: 57X12’ Regia: Hiroshi Saito, Seiji Endo Autori/Sceneggiatori: Fumio Ikeno, Hikaru Sasa, Hitoshi Kikuchi, Mitsuo Kobayashi, Osamu Murayama, Shisuke Takahashi, Shûji Yamazaki Produzione: Studio 100, Planeta Junior Rete: Rai Yoyo In onda: tutti i giorni alle ore 15:50 Ascolti medi: n.p. Remake della popolare serie animata del 1975 e ispirata ai romanzi dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels, l’Ape Maia torna sullo schermo dopo un’assenza trentennale con i suoi capelli ricci e dorati e la solidità garantita dalla moderna animazione computerizzata. Maia vive in un vasto prato fiorito: è curiosa e vivace, ma le norme che regolano la vita dell’alveare soffocano la sua sete di libertà e avventura. Il suo inesauribile desiderio di scoperta la porterà ben presto ad allontanarsi dalla sua colonia, per affrontare nuove sfide tra prati e foreste. Ad accompagnarla nel suo viaggio sarà il pigro fuco Willy con il quale scoprirà il valore del gioco e l’imprevedibilità delle situazioni: il suo coraggio, la sua caparbietà, nonché l’aiuto dei suoi fidati compagni le permetteranno di superare difficoltà e insidie di ogni genere. Tra i personaggi con i quali Maia esplora il mondo si ricordano Flip la cavalletta, Alessandro il topo, Kurt lo scarabeo, Tecla il ragno e Max il lombrico. Ciascuno dei compagni di avventura di Maia si distingue per carattere e doti peculiari: Flip è allegro ed estroverso, si prende cura di Maia dispensandole consigli; Kurt è forte, intelligente e difende Maia dalle insidie; Max è timido e pauroso e trascorre molto tempo sottoterra; Tecla è impacciata, non riesce mai a intrappolare un insetto nella sua tela e, quando ciò accade, Maia li libera. Rivolto ad un pubblico in età prescolare, l’Ape Maia 3d valorizza il gusto del gioco e dell’esplorazione tipici del bimbo nonché la sua sete di conoscenza. La nuova incarnazione 3d dona ai paesaggi solidità e freschezza, rendendoli più accattivanti e attraenti agli occhi del giovanissimo pubblico. Anche i paesaggi coloratissimi restituiscono adeguatamente la complessità di un universo vasto, tutto da scoprire. Lo stile gommoso, le animazioni divertenti e la vitalità degli ambienti attirano lo spettatore, sin quasi a farlo sentire al centro dell’azione. La dinamicità del ritmo narrativo, il carattere intraprendente, curioso e sanamente anticonformista di Maia e dei suoi amici accompagnano il bambino in una crescita che equivale ad una graduale presa di consapevolezza della realtà, delle sue sorprese e delle sue insidie. L’insegnamento più grande deriva dall’invito a non smettere mai di sognare, a non fermarsi di fronte agli ostacoli perché là fuori c’è un giardino grande da percorrere, coltivare e inventare. Numerosi i gadgets e i giocattoli dedicati al fenomeno Ape Maia: dai peluches dei vari personaggi della serie, alle costruzioni, dagli orologi a parete, ai telefoni giocattolo. Dal sito dedicato alla serie, presente su Rai Yoyo è possibile scaricare la storia dell’Ape Maia, foto, disegni da colorare e un breve profilo dei personaggi. f.d. 134 Barbapapà Genere: Serie animata Durata: 50X5’ Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: Annette Tison, Talus Taylor Produzione: Studio Pierrot, KSS,Top Craft Rete: Rai Yoyo In onda: tutti i giorni alle ore 10:20 e alle ore 17:00 Ascolti medi: n.p. Barbapapà, un simpatico essere rosa a forma di pera, è sempre in prima linea con la sua vitalità e la massa elastica in grado di assumere la fattezza di un qualsiasi oggetto. La sua numerosa e allegra famiglia è formata da nove elementi: la nera Barbamamma, affettuosa e altruista; la viola Barbabella, vanitosa, profumata e con la fobia degli insetti; il rosso Barbaforte, caparbio e deciso, una sorta di detective con un mantello e lente di ingrandimento; la verde Barbalalla, musicista di famiglia con la passione per la botanica e l’ecologia; il nero e ispido Barbabarba, artista versatile e un po’ maldestro; l’arancione Barbottina, intellettuale brillante e tagliente che giudica con una punta di sarcasmo le opere del fratello artista; il giallo Barbazoo un versatile personaggio interessato all’ecologia, dottore e veterinario e infine il blu, Barbabravo, scienziato temerario e imprudente, le cui invenzioni spesso sortiscono conseguenze imprevedibili e tragiche. Una famiglia dinamica e tutto fare, dunque, in grado di assolvere ad una molteplicità di funzioni e di stimolare la fantasia e la creatività del bambino. Ispirato ad una serie di fumetti ideata dai francesi Annette Tison e Talus Taylor, la serie “Barbapapà” attribuisce notevole importanza alle tematiche ecologiche ed ambientaliste. Ogni episodio si focalizza sulle azioni di un singolo membro della famiglia, enfatizzandone le virtù, le piccole distrazioni, ma anche la propensione al servizio e all’aiuto. Barbapapà, allora rifugge dall’abusato e stantio stereotipo del supereroe muscoloso e poco riflessivo, contrapponendo ad esso una profonda e sana coscienza umanitaria, la consapevolezza cioè di agire sempre in funzione dell’altro. L’elasticità del suo corpo infatti è solo uno strumento funzionale al perseguimento di un fine più alto, un intento dalla spiccata connotazione sociale. Il messaggio che ne deriva rappresenta allora un utile invito affinchè il bimbo impari a sfruttare le proprie virtù in maniera intelligente e creativa, nel rispetto del prossimo e dell’ambiente nel quale vive e agisce. Lo stile con cui sono disegnati i personaggi ricorda il fumetto originale, pubblicato in Francia nel 1970. Il cartoon prodotto in Giappone accentua particolarmente l’elasticità e la mutevolezza dei personaggi in conformità con la tradizione degli anime orientali, tuttavia la struttura narrativa non ne risulta alterata, né stravolta. La differenziazione cromatica dei personaggi, definiti con pochi tratti di matita, agevola il riconoscimento da parte del bimbo. Il ridotto numero di espressioni e fotogrammi di animazione tiene desta la concentrazione. Un prodotto ben confezionato, una finestra sulla creatività, un’esortazione a restare di stucco perché il meravigliarsi alimenta la riflessione e il pensiero generando un barba trucco capace di trasformare e migliorare la realtà. f.d. 135 Batman of the Future Genere: Serie animata Durata: 52X24’ (serie completa) Regia: Butch Lukic, Dan Riba Autori/Sceneggiatori: Paul Dini, Bruce Timm Produzione: Warner Bros Television Rete: Cartoon Network In onda: dal lunedì al venerdì alle ore 15:30 Ascolti medi: n.p. Tornano in replica le celebri avventure del pipistrello supereroe più famoso della televisione. La serie non ha più per protagonista Bruce Wayne. Questi, in seguito ad una pericolosa missione tesa a liberare una donna in ostaggio, si ritira a vita privata, ritenendo di non dover più rivestire i panni di Batman. Venti anni dopo Terry McGinnis, figlio di Warren McGinnis e dipendente della Wayne Tech, incontra l’ormai anziano Bruce, rivelandogli che Derek Powers, il nuovo e losco capo dell’azienda di cui egli era proprietario è l’assassino di suo padre e medita di vendere un particolare tipo di gas nervino ai potenti del mondo. Terry vuole vendicare la morte del padre, ma di fronte al rifiuto di Bruce, gli ruba la tuta di Batman utilizzandola per affrontare e sconfiggere Powers. Il giovane, con il placet di Bruce, diviene così il nuovo paladino di Gotham City affiancando il commissario Barbara Gordon nella strenua lotta al crimine e al malaffare. Il nuovo Batman si trova a contrastare una folta schiera di nemici tra cui: i Jokers, teppisti organizzati in bande che idolatrano Joker, antico nemico e principe del crimine; Walter Shreeve/Shriek, ingegnere dotato di una speciale tuta che gli permette di manipolare il suono; Stalker, uomo dotato di impianti cibernetici che gli garantiscono agilità e forza sovraumana; Curarè, donna taciturna, membro della Lega degli Assassini; la Banda della Scala Reale, potente famiglia criminale che si serve di tecnologie sofisticate per perpetrare i suoi crimini. Destinato ad un pubblico in età scolare, il cartoon non si distingue per il valore del contenuto. Gotham City è una metropoli dove regna incontrastata la violenza e la devastazione. Non esistono quindi alternative alla forza per reprimere il crimine e l’umanità è costretta necessariamente ad affidarsi ad un supereroe per ingaggiare una guerra al crimine che altrimenti sarebbe impari, se non vana. L’uomo non può inoltre fare affidamento alle sue sole doti fisiche, perché il nemico è troppo forte. Solo vestendo i panni del supereroe l’umanità potrà riscattarsi, assicurando il nemico alla giustizia. Inoltre l’immortalità conferita all’uomo dal suo nascondersi dietro la maschera di supereroe rischia di tradursi nella pretesa di onnipotenza, una pretesa sconfessata dalla “realtà vita”. La lotta per un mondo più giusto e iniquo non può dunque essere delegata ad una sola persona, ma richiede il sostegno di tutti, anche grazie al prezioso contributo della testimonianza. Batman è un paladino della giustizia, ma il suo agire in solitudine, adottando la stessa violenza del nemico, lo rende uguale a lui, non capace cioè di una risposta alternativa. Dal sito di Cartoon Network è possibile scaricare disegni, sfondi, foto e video dedicati alla serie. f.d. 136 Ben 10: Omniverse Genere: Serie animata Durata: 40X21’ Regia: Dan Riba, Jae Hong Kim, Christopher Berkeley Autori/ Sceneggiatori: Duncan Rouleau, Joe Casey, Joe Kelly, Steven T. Seagle Produzione: Cartoon Network Studio Rete: Boing In onda: dal lunedì al venerdì alle ore 11:30 Ascolti medi: n.p. Tornano in una nuova serie le avventure di Ben Tennyson, il pigro e testardo diciassettenne che affronta i suoi nemici servendosi dell’inseparabile Omitrix. Questo è una sorta di orologio che permette al protagonista di assumere le fattezze delle svariate creature aliene presenti all’interno di un apposito database. Nella nuove puntate, tuttavia, Ben non può più contare sulla compagnia del suo amico Kevin e di sua cugina Gwen: il primo ha infatti trovato lavoro e la seconda studia al college. Rimasto così da solo a Bellwood, Ben pensa di dover fare affidamento alle sue sole forze per garantire l’ordine e l’equilibrio nell’universo che lo circonda. Tuttavia suo nonno, Max Tennyson, gli affida un nuovo compagno, Rook Blonko. Rook appartiene alla schiera dei risolutori e mostra sia una certa prontezza nell’apprendimento delle tecniche di combattimento, che una significativa destrezza e agilità in battaglia. I due dovranno sventare le insidie di Khyber, un oscuro cacciatore di alieni, ad Undertown, città aliena sepolta nelle recondite profondità del sottosuolo presso cui si svolgono buona parte degli scontri. Durante le puntate, spazio anche ai viaggi nel tempo di Ben per aiutare il suo alter ego di 10 anni comparso nella prima edizione e a vari flashback, che svelano allo spettatore singoli episodi dell’infanzia del protagonista. Nonostante una rinfrescata alla trama e l’irrompere sullo schermo di nuove ambientazioni, il cartoon non fornisce contenuti significativi sul piano pedagogico-educativo. L’essere umano è ridotto alla stregua di un automa, poco intelligente e incapace di sognare un mondo diverso, dove regni la pace e la concordia. La banalità delle relazioni, la caratterizzazione poco aggraziata dei personaggi e il temperamento aggressivo incentrato esclusivamente sull’agire dei protagonisti lascia poco spazio a spunti di riflessione e di dibattito rendendo “Ben 10” un prodotto ripetitivo e noioso. Con il suo atteggiamento trasgressivo, Ben sposta sempre in avanti il limite alla sua libertà, anteponendo il capriccio e la gratificazione immediata al dovere e al rispetto delle regole. L’ammirazione nei suoi confronti pertanto è intrinsecamente legata ai suoi atti di forza e di coraggio, piuttosto che alla profondità delle sue idee e dei suoi sentimenti. Emerge perciò un’etica del protagonismo e dell’agire che offusca inevitabilmente la dimensione più squisitamente relazionale dell’essere umano. Questo vive in un mondo dove conta solo la competizione esasperata e la ricerca di un’approvazione fondata sulla portata rivoluzionaria e in un certo senso “salvifica” del suo agire. In questa prospettiva la condivisione e l’aiuto obbediscono semplicemente ad una logica materialista: i poteri che ogni componente del gruppo possiede servono solo ad annientare il nemico e a sopperire ai limiti dell’altro. La dialettica pertanto non appare mai orientata verso un preciso orizzonte di senso, ma è ripiegata piuttosto sul raggiungimento di un obiettivo immediato: la sconfitta degli antagonisti. f.d. 137 Il Divertinglese – Magic Wonderland Genere: Programma per ragazzi Durata: 30’ Conduttori: Fabio Esposito e Zoe Damiani Regia: David Emmer Autori: Daniela Delfini e Denise McNee Produzione: Rai Educational Rete: Rai Scuola In onda: da mercoledì 9 ottobre 2013 alle ore 17:00 Ascolti medi: n.p. “Il Divertinglese” è un progetto di Rai Educational, realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dedicato ai ragazzi per avvicinarli alla lingua inglese in modo divertente e originale. Da due anni il progetto ha trovato una stabile e continuativa programmazione sul canale RAI Scuola del digitale terrestre, dove dal gennaio scorso lo spazio quotidiano dedicato all’apprendimento della lingua in inglese è passato da un’ora a un’ora e mezzo (dalle ore 17.00 alle ore 18.30 con repliche durante la giornata). L’offerta si articola in tre segmenti di mezz’ora ciascuno dedicati a target diversi: bambini, teens e giovani. La novità di quest’anno è la serie in animazione Magic Wonderland, trasmessa in lingua inglese e opportunamente introdotta da due conduttori per aiutare la comprensione da parte dei telespettatori italiani. Nella speciale location del Parco Marino di Torvaianica, i conduttori, Fabio e Zoe, mostrano da vicino gli animali presenti nel parco, cogliendo l’occasione per sensibilizzare il pubblico dei più piccoli alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela degli animali. Tra delfini, pappagalli, rapaci e foche si parla in modo semplice e adatto ai bambini, di tanti argomenti scientifici: cosa sono le maree, che differenza c’è fra mari e oceani, di cosa è fatta la sabbia… Si invitano i giovani telespettatori ad avere comportamenti responsabili, a non abbandonare i rifiuti in mare o sulla spiaggia. I conduttori riassumono, inoltre, quanto accaduto nell’episodio precedente della serie in animazione “Magic Wonderland”, aiutando i ragazzi ad orientarsi nella trama ricca e complessa del cartone animato. “Magic Wonderland” è una serie in 26 puntate da 20’, dedicata ai bambini dai 6 ai 9 anni. Protagonista è una ragazza di nome Ocean che vive su un’isola esotica e meravigliosa con il nonno che le fa da tutore. Coraggiosa, forte e determinata, Ocean ha a cuore i valori dell’amore e dell’amicizia, che l’aiutano nelle sue avventure ad affrontare e superare tutte le difficoltà. Si tratta di un cartone animato in HD, interamente in inglese, per un confronto-incontro con la lingua attraverso un magico e irresistibile tuffo nel mondo della fantasia. Ocean è una ragazzina dal cuore buono che si trova improvvisamente ad affrontare le sfide poste da un passato misterioso. In una rocambolesca giostra di difficoltà e imprevedibili risvolti, Ocean si confronterà con se stessa e con il mondo esterno, scoprendo le forze del male, dell’amore e dell’amicizia. Riuscirà a ricongiungersi con la madre nella “Città celestiale” sfuggendo alle trappole del perfido mago? Non resta che seguire le sue avventure in questo accattivante viaggio tra pirati, magie e straordinarie creature. “Il Divertinglese – Magic Wonderland” è un modo divertente di imparare l’inglese ed un esempio di programma edutainment ben calibrato e ben riuscito. a.c. 138 Dragon Ball Genere: Serie animata Durata: 3X23’ Regia: Daisuke Nishio, Minoru Okazaki Autori/Sceneggiatori: Rob Gerein,Takao Koyama, Sean Teague, Akira Toriyama, Shun’ichi Yukimuro Produzione: Toei Animation, Bird Studio, Japan Toei Animation Rete: Boing In onda: tutti i giorni alle ore 10:00 e alle ore 17:00 Ascolti medi: n.p. +10 Son Goku è un bimbo curioso: ha la coda di scimmia e una forza muscolare immensa. Insieme a Bulma, ragazza adolescente che ha inventato un radar di particolare sensibilità, parte alla ricerca delle sette Sfere del Drago. Queste possono conferire a chi le possiede il potere di evocare il drago Shenron in grado di esaudire ogni desiderio. Ai due protagonisti si affiancano presto Chichi, figlia dello Stregone del Toro che Goku promette di sposare, il bandito Yamko e Pilaf, uomo malvagio che progetta di conquistare le sfere per governare il mondo. Crili incontra Goku a lezione di arti marziali presso il Genio delle Tartarughe: i due divengono presto amici inseparabili. Yamko è un bandito del deserto: dopo aver tentato di aggredire Goku, si unisce anch’egli alla squadra insieme all’amico Puar, un animaletto blu molto simile ad un gatto. Fedele alla tradizione manga degli anime giapponesi, il cartoon si caratterizza per il look aggressivo dei personaggi, i volti squadrati, gli occhi grandi, la bocca smisurata e le animazioni stereotipate. Le battaglie scandiscono le tappe necessarie per portare a termine la missione e conquistare le Sfere del Drago. Durante i combattimenti Goku e i suoi compagni fanno sfoggio della loro forza brutale: ogni personaggio è infatti dotato di stili di combattimento peculiari e di poteri magici. Raggi, lingue di fuoco, scintille, acrobazie improbabili e agilità fulminea sono allora gli ingredienti essenziali per assicurarsi la sopravvivenza in un universo dove la conquista della gloria sembra essere l’unico orizzonte di senso. Nonostante l’assenza di spargimenti di sangue, il cartoon enfatizza la competizione esasperata e il delirio di onnipotenza legato alla conquista di un oggetto e al desiderio di dominazione sul mondo. Emerge l’immagine di un essere umano svuotato e superficiale, che vale solo in virtù della propria forza, che pone in secondo piano l’acume e la sensibilità a tutto vantaggio della tattica e dell’opportunismo. La relazione ne risulta profondamente intaccata, risolvendosi in uno scambio superficiale di battute e osservazioni. Non sembra esservi un esempio positivo a cui il pubblico in cerca di un riferimento possa rivolgersi. La ricerca smodata di libertà e di soddisfacimento di qualsiasi desiderio si risolve nell’anaffettività dei personaggi, sempre impegnati a distruggere piuttosto che a costruire. Le battaglie, inoltre, nonostante permettano agli autori di immettere sulla scena una grande quantità di personaggi nuovi, risultano spesso noiose e ripetitive. Questo forse è il limite più grande di un genere che esalta le caratteristiche peculiari dei combattenti, le loro performance fisiche, a scapito dello spessore drammaturgico. f.d. 139 Geronimo Stilton II Genere: Serie animata Productions, Mike Young Productions con Rai Fiction Durata: 52X30’ Rete: Rai Gulp Regia: Guy Vasilovich In onda: tutti i giorni alle ore 11:40, Autori/Sceneggiatori: Benjamin Townsend alle ore 15:00 e alle ore 17:00 Produzione: Atlantyca Entertainment, Moonscoop Ascolti medi: n.p. Tornano le avventure di Geronimo Stilton, il simpatico e maldestro topolino con la giacca verde, un pullover grigio e la cravatta verde, direttore dell’“Eco del Roditore”. Suo acerrimo nemico e concorrente è Sally Rasmaussen, direttrice della “Gazzetta del Ratto”: questa cerca in ogni modo di prendere Geronimo in contropiede pur di far vendere alla sua testata il maggior numero di copie. Accanto al protagonista, timido, fifone e pantofolaio, troviamo la sorella Tea, energica e sportiva inviata speciale dell’”Eco del Roditore”, il nipote prediletto Benjamin Stilton, un bimbo di nove anni, diligente e studioso, ma impacciato come lo zio nelle scienze motorie e Trappola Stilton, cugino di Geronimo e Tea, un eclettico “buongustaio”, amante della cucina, del divertimento e convinto di essere il discendente del “nobile” casato dei Von Trappen di Transtopacchia. L’eclettica famiglia tuttavia non è sola; ad affiancarla vi sono innumerevoli altri personaggi (parenti, collaboratori, inviati, amici di Geronimo), che definiscono il tessuto sociale dell’isola dei topi. Tra questi si distingue Patty Spring, una giornalista appassionata di tematiche ambientali: è molto bella e attraente ed è segretamente innamorata di Geronimo (che ricambia l’affetto pur non riuscendo mai a dichiararsi). Nemico invisibile è invece Nemo, un misterioso ratto di fogna che si serve di loschi personaggi per tentare invano di conquistare l’isola dei topi. Tratto dalla omonima e popolare serie di libri per bambini scritta da Elisabetta Dami, il cartoon appare come una trasposizione piuttosto fedele dei racconti originali, riuscendo efficacemente a condensare azione, avventura e divertimento. La varietà dei luoghi nei quali si reca il protagonista, insieme al taglio investigativo conferito alla serie, rende ogni episodio un’esperienza nuova e avvincente. Nelle diverse missioni Geronimo rivela le sue fobie e la sua timidezza, ma grazie al sostegno del coraggioso Benjamin, dell’affascinante Tea e di un’imprevedibile Trappola riesce a tornare indenne a Topazia. Attraverso le avventure dei simpatici topini, gli autori si propongono di mostrare al pubblico (di età compresa tra gli 8 e i 12 anni) come il perseguimento di un obiettivo renda necessaria la condivisione e il sostegno reciproco. Tagliare il traguardo allora, non appare mai come la vittoria di un singolo soggetto, ma piuttosto della squadra nel suo insieme, un team che ha come unico scopo quello di sconfiggere i torti ripristinando la pace e la giustizia. Degna di nota anche la realizzazione del prodotto: la caratterizzazione dei personaggi è molto attenta al dettaglio e conferisce ai protagonisti della serie solidità e tangibilità, le ambientazioni sono varie e non presentano colori eccessivamente saturi e violenti. Dal sito dedicato a Geronimo Stilton è possibile scaricare disegni da colorare, video, effetti sonori, contributi audio. f.d. 140 Grachi 3 Genere: Telenovela Durata: 50X45’ Interpreti principali: Isabella Castillo, Andres Mercado, Willy Martin, Danilo Carrera Regia: Arturo Manuitt Autori/ Sceneggiatori: Rosalba Pico Estrada, Diego Vago, Catharina Ledeboer, Mariana Palos Produzione: Nickelodeon Latinoamérica Rete: Rai Gulp In onda: dal 15 ottobre tutti i giorni alle ore 18:45 e in replica il giorno successivo alle 14:15 Ascolti medi: 185.000 telespettatori; 1% share Nella terza stagione di questa fortunata telenovela latino-americana, Grachi è una delle alunne della Scuola di Magia, l’istituto dal quale provengono i maghi e le streghe più esperte nel dominio di sortilegi e incantesimi. La strega adolescente conosce un mago, Axel, ragazzo burlone che vuole approfittarsi di Grachi per assorbire tutti i suoi poteri e divenire il Prescelto. Attraverso la lettura di un libro sulla Prescelta, Grachi è inizialmente attratta dalla portata devastante dei suoi poteri e sceglie di lasciare Daniel, suo vecchio compagno, a vantaggio di Axel. La giovane adolescente tuttavia arriva gradualmente a comprendere le intenzioni malvagie di Axel e non accetta che la missione della Prescelta sia quella di guidare i maghi alla conquista degli umani. Comprende inoltre che anche nell’uso della magia esiste la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Tra contrapposizioni, scelte controcorrente e gelosie che scandiscono la vita scolastica dei compagni di viaggio di Grachi (Manu, Chema, Amaya, Mafalda e Mia), Daniel riesce a sconfiggere Axel e a riconquistare Grachi. Il loro rinnovato amore li aiuta a crescere insieme in un mondo nel quale streghe e umani convivono in armonia. Come in tutte le telenovele le vicende sentimentali costituiscono un elemento portante dell’intreccio narrativo. Destinato a un pubblico in età scolare, la serie esalta la competitività tra le compagne e la tendenza ad un uso spasmodico e banale degli incantesimi di cui esse si servono per assecondare i loro capricci e raggiungere i loro obiettivi. Pur valorizzando la freschezza e la carica travolgente delle nuove generazioni, il format non sembra in grado di indicare strade alternative all’individualismo e al desiderio di apparire. Il programma valorizza al contrario la cura quasi ossessiva per il corpo, unico strumento di seduzione e conquista e il temperamento aggressivo delle giovani adolescenti, accresciuto dall’uso spregiudicato di trucchi e acconciature alla moda. Di fronte al giovane spettatore si dispiega un universo in parte familiare, perché espressione di una dimensione gergale, simbolica, spaziale e comunicativa ad esso congeniale, dall’altro un mondo illusorio nel quale il raggiungimento del successo è più funzionale all’utilizzo di doti innate che non ad una coscienza del limite e alla necessità del sacrificio e dell’impegno. Sebbene il registro di comunicazione tra le compagne/avversarie sia denso di ironia e l’antagonismo più caricaturale che esibito, l’uso convinto della magia rappresenta una via facile e opportunistica per manipolare gli eventi e piegare la realtà al proprio vantaggio. Certamente “Grachi 3”, mescolando insieme dinamiche tipiche dell’adolescenza al desiderio di evasione dalla quotidianità cruda e disincantata, riesce a catturare l’attenzione del pubblico scolare a cui si rivolge: interessi, gelosie, simpatie e antipatie sono emozioni che accompagnano il giovane nella vita di tutti i giorni, ma nella realtà non basta certamente un incantesimo a mutare il corso degli eventi. La fiducia cieca in pozioni, medaglie e libri magici deresponsabilizza, inoltre, l’individuo svilendone il potenziale affettivo ed emozionale. f.d. 141 Gulp Inchiesta Storie di Ragazzi Genere: Inchiesta Durata: 27X 20’ Conduttore: Monica Setta Regia: Angelo Caserio Autori/Sceneggiatori: Monica Setta Produzione: Rai Rete: Rai Gulp In onda: da mercoledì 2 ottobre 2013 a giovedì 12 giugno 2014 alle ore 13:45 Ascolti medi: n.p. “Storie di Ragazzi” è un interessantissimo e affascinante viaggio-inchiesta condotto dalla giornalista Monica Setta. Attraverso le sue interviste, offre la possibilità a giovani dai 9 ai 14 anni, appartenenti a tutte le fasce sociali e dalle condizioni familiari più disparate, di raccontare la propria quotidianità rivelando i loro sogni e le loro aspirazioni. Ne emerge un variegato affresco di giovani individui in carne ed ossa desiderosi di aprirsi al mondo per testimoniare la bellezza e l’unicità della propria “normalità”. Ne deriva un universo composito e variegato che spazia dalle storie di vita dei ragazzi di borgata alle famiglie monogenitoriali, dai ragazzi delle periferie lontane e fatiscenti, troppo spesso vittime dei ricatti della criminalità organizzata, ai figli “bene” della borghesia, avvezzi al benessere e allo studio presso le scuole private. Una sigla moderna e dinamica introduce il programma. I servizi che seguono illustrano allo spettatore le storie e le scelte di vita dei protagonisti. Particolare attenzione è rivolta ai temi della disabilità, dell’esclusione sociale e del bisogno di dialogo e riconoscimento che accomuna le odierne generazioni. I sentimenti, le aspirazioni e l’entusiasmo dei giovani sono trasmessi al pubblico attraverso un linguaggio semplice e chiaro che rifugge da pietismi e da sterili commiserazioni. Anche di fronte ad una storia di vita difficile e piena di ferite, l’obiettivo degli autori è sempre quello di mettere in risalto l’entusiasmo, le virtù e le capacità dei giovani protagonisti, valorizzandone la carica individuale e la dignità di persone costantemente proiettate verso un orizzonte di felicità e speranza. Lo sguardo degli autori calamita l’attenzione dello spettatore su una “normalità” dalla quale troppo spesso si rifugge nella speranza di un’evasione che plachi le ansie della quotidianità. Al contrario “Gulp inchiesta” pone la quotidianità di nuovo al centro del dibattito, dimostrando come le scelte e i comportamenti individuali siano ancora oggi condizionati da una molteplicità di fattori emotivi, sociali e culturali in grado di orientare i nostri destini. In un panorama televisivo molto spesso dominato dalla ricerca del puro clamore e dalla spettacolarizzazione delle performance, “Gulp inchiesta” rappresenta invece un tentativo coraggioso di parlare dei nostri giovani in modo equilibrato, senza isolarli dai loro contesti relazionali, ma valorizzandone piuttosto le attitudini proprio al loro interno. L’ampio spettro di indagine sui giovani abbraccia la loro vita scolastica ed extrascolastica, la famiglia, gli amici, lo sport e le emozioni che seguono ad un momento di gioia o di dolore. Dalla sezione web dedicata al programma è possibile rivedere tutte le puntate e lasciare il proprio commento. f.d. 142 Il postino Pat Genere: Serie animata Durata: 141X15’ (25’ episodi speciali) Regia: Chris Taylor, Ivor Wood, Sue Pugh Autori/Sceneggiatori: John Cunliffe, Ivor Wood Produzione: Dreamworks Classics ed altri Rete: Boing In onda: tutti i giorni alle ore 8:30 e alle ore 10:00 Ascolti medi: n.p. L’altruista e sorridente postino Pat Cliffon corre sempre di fretta tra le vie della ridente e tranquilla Greendale. Come ogni mattina esce di buon’ora dalla sua abitazione per adempiere con scrupolo e puntualità al suo dovere. Salutati la moglie Sara e il figlio Jiulian, si reca in compagnia dell’inseparabile e loquace gatto Jeff presso l’ufficio postale per ritirare i pacchi da consegnare ai destinatari. L’anziana e bonaria signora Goggins accoglie Pat con un sorriso e gli porge pacchi e lettere con la lista dei beneficiari. Il camioncino Rosso fuoco di Pat emette un rombo e sfreccia via veloce tra strade verdi e rigogliose. Tutti in città accolgono con piacere il suo arrivo e lo ringraziano per la sua velocità e sollecitudine. Non tutto fila liscio però! Pat è altruista e spesso per risolvere i guai dei suoi concittadini perde di vista o smarrisce sbadatamente alcuni dei suoi pacchi. Li ritroverà in seguito in modo fortuito, grazie anche all’aiuto degli innumerevoli personaggi che irrompono sulla scena interagendo con lui. Degno di nota appare a questo proposito l’impegno profuso dai disegnatori nella realizzazione di caratteri corrispondenti a distinte categorie sociali, facilmente individuabili in un piccolo microcosmo come quello nel quale il postino agisce: un reverendo, un agente, un ferroviere, un inventore un po’ pazzo, un fattoriere una dottoressa, ecc., tutti animati con la tecnica dello stop motion. Giunto quasi al suo trentesimo anno, il cartoon valorizza pienamente la dimensione identitaria tipica di una piccola comunità. I personaggi che si muovono sullo sfondo di questo paese tranquillo e solidale sono infatti animati da un comune sentimento di appartenenza e le dinamiche relazionali che si instaurano tra di essi fanno leva su una solida e profonda conoscenza e familiarità interpersonale. Dalle interazioni che si susseguono nel corso della narrazione emerge la consapevolezza di una dimensione collettiva dell’etica e della responsabilità, la coscienza cioè che un’azione solidale nei confronti del singolo ha quasi sempre delle ricadute positive sull’intera cittadinanza. Da sottolineare anche il forte senso del dovere che sembra accomunare gli abitanti di Greendale e l’importanza attribuita al lavoro, non in quanto mezzo fine a sé stesso, ma come strumento di nobilitazione della persona umana. Frequenti sono anche le occasioni di incontro tra i cittadini, momenti di condivisione e di festa nei quali ciascuno valorizza la sua importanza e il proprio esserci per l’altro. Il cartoon utilizza una tavolozza di colori vivi e intensi, dominata da tonalità verdi e gialle. Le numerose sfumature trasmettono serenità e pace e le movenze un po’ stereotipate dei personaggi conferiscono alle interazioni e ai dialoghi un tocco di ironia e di leggerezza che cattura l’attenzione del bimbo. Discreta la struttura narrativa che, pur non brillando per particolare originalità, non genera distrazioni ed invoglia il piccolo telespettatore ad “andare sino in fondo”. Una serie riuscita e collaudata che invoglia lo spettatore ad approfondire sempre più la conoscenza di quel minuscolo e civile microcosmo chiamato Greendale nel quale rispetto, educazione e coscienza del limite si fondono convivendo in perfetta armonia. f.d 143 Il sogno di Brent Genere: Film d’animazione Durata: 40’ Regia: Alessandro Belli Autori/Sceneggiatori: Andrea Lucchetta, Alessandro Belli Produzione: Rai Fiction, Lucky Dreams Rete: Rai2 In onda: domenica 1 dicembre 2013 alle ore 7:45 Ascolti medi: n.p. Tratto dalla celebre serie animata “Spike Team” e trasmesso in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, “Il sogno di Brent” è un film di animazione che narra con acume e profondità il magico connubio tra disabilità e sport. Brent è un ragazzo inglese che sogna di diventare un grande campione di motociclismo, proprio come suo padre. La sua speranza sembra concretizzarsi a 16 anni, ma un giorno, rientrando da scuola in motorino, un auto guidata da un ragazzo ubriaco lo travolge in pieno: il giovane è costretto a rinunciare all’uso delle gambe che gli verranno amputate. Seguono mesi di solitudine e disperazione, durante i quali ogni speranza sembra precipitare in un abisso senza fondo. Ma un pallone da basket lo colpisce in faccia, come per indicargli, tutto a un tratto, un nuovo cammino. Su sollecitazione di Dave, l’insegnante di educazione fisica, Brent entra a far parte di una squadra paralimpica di pallacanestro in carrozzina. Due anni dopo l’incidente, il giovane indossa le protesi e, contagiato dall’entusiasmo dell’atleta paralimpica Giusi Versace, decide di prendere parte a un torneo di sitting volley. Sostenuto dalla sua famiglia e da Patty, pallavolista dello Spike Team di cui si innamora, Brent ritrova così la gioia di vivere. Il film esalta lo sport quale momento privilegiato di riscatto e affermazione e si propone di aiutare i giovani a gettare uno sguardo nuovo al complesso mondo della disabilità. Nell’intenzione degli autori infatti, lo sport rappresenta un importante strumento per educare i ragazzi alla vita: esso annulla le differenze, costituendo un potente veicolo di integrazione. Tra carrozzine predisposte per le gare di basket, il sudore degli allenamenti e le protesi utilizzate per le paralimpiadi, lo spettatore è indotto ad attribuire un significato più profondo alla competizione sportiva. Essa, infatti, non costituisce solo uno strumento per esaltare le proprie doti di elasticità e prestanza fisica, ma apre la strada ad una nuova visibilità, alla possibilità di esserci per gli altri, sentendosi riconosciuti per ciò che si è. “Il sogno di Brent” ha quindi il merito di portare per la prima volta all’attenzione del pubblico il tema dei giochi paralimpici, condensando in quaranta minuti il complesso gioco di vissuti ed emozioni che accompagnano l’essere umano in un grande momento di dolore: la solitudine, l’isolamento, l’emarginazione, la caduta e la forza di reagire. Attenzione significativa è anche rivolta al problema della gestione dello spazio e dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Un’opera commovente che esalta la sofferenza, ma anche la capacità dell’uomo di trovare in essa una risposta di verità e salvezza. f.d. 144 Inazuma eleven Genere: Serie animata Durata: 127X20’ Regia: Katsuhito Akiyama , Yoshikazu Miyao Autori/ sceneggiatori: Akihiro Hino, Atsuhiro Tomioka Produzione: Level-5, OLM Rete: Rai Gulp In onda: tutti i giorni alle ore 10:10 Ascolti medi: n.p. il protagonista della serie è Mark Evans, nipote dell’allenatore della popolare squadra di calcio Inazuma Eleven. Mark intende realizzare un sogno: partecipare alla celebre Football Frontier. Nonostante il suo proposito e l’indubbio talento calcistico, Mark non riesce a convincere i compagni di classe a fondare un club. Ripiega così su una soluzione alternativa e apparentemente non ideale: proseguire gli allenamenti nella squadra dei bimbi della scuola elementare. I dubbi e le paure iniziali si tramutano in entusiasmo di fronte alla forte determinazione dei compagni di squadra. Il coinvolgimento di Alex, nuovo potentissimo outsider, porterà gli “Inazuma Kid FC” ad affrontare formazioni agguerrite fino ad arrivare alla competizione tanto agognata i Football Frontier. Le agguerrite partite travalicano le tradizionali regole calcistiche: i personaggi sono infatti dotati di poteri particolari, capacità ipnotiche e arti marziali tali da rendere ogni competizione un’avventura dagli esiti imprevedibili. Ecco allora che la devastante tecnica di lancio di Alex, detta “tornado di fuoco”, si fonde con quella di Max, “il tornado dl luce”, riuscendo a conferire al team una marcia in più. Destinato ad un pubblico in età scolare, la serie esalta il sacrificio di una squadra pronta a sopportare qualsiasi dolore pur di aggiudicarsi l’agognato trofeo. Al tempo stesso tuttavia l’abbondanza di mosse segrete, attacchi devastanti e raggi di luce sottraggono umanità ai giocatori ridotti quasi a macchine di guerra efficienti e precise, degli automi per i quali conta solo la vittoria e non la competizione. La partita di calcio si trasforma così in una battaglia “all’ultimo lampo” nella quale risulterà vincitore non tanto colui che avrà adottato la migliore strategia sul campo, ma piuttosto la squadra dotata del maggiore potere di fuoco. Evidente il legame con la tradizione culturale e religiosa giapponese, che invita l’uomo a ritrovare negli elementi del cosmo la linfa vitale per affrontare l’esistenza e la forza in risposta alla propria debolezza. La competizione tuttavia assume in tal senso un carattere artificioso e disumano: volontà e influssi cosmici si fondono vicendevolmente condizionando gli esiti della squadra. Si assiste dunque a degli improbabili scontri tra titani in competizioni violente nelle quali il divertimento passa in secondo piano e gli esiti possono essere stravolti da magie o ipnosi. Il look dei personaggi riprende quello dei manga: occhi grandi, espressività ridotta e movimenti stereotipati. Sul sito di Rai Gulp è possibile leggere una sintesi della trama, scaricare video e trovare informazioni sui personaggi della serie. f.d. 145 Leone il cane fifone Genere: Serie animata Durata: 102X10’ (serie completa- 4 stagioni) Regia: John R. Dilworth, David Steven Cohen Autori/Sceneggiatori: John R. Dilworth Produzione: Stretch Films, Cartoon Network, Wang Film Productions, Cuckoo’s Nest Studios Rete: Boing In onda: tutti i giorni alle ore 17:00 (orario soggetto a variazioni) Ascolti medi: n.p. Boing ripropone anche quest’anno le avventure del mammifero più timoroso della televisione. Leone è un piccolo e buffo cane di colore rosa, fedele e affettuoso ma rimasto orfano a causa di un veterinario che, rivelatosi uno scienziato pazzo, ha spedito i suoi padroni su un altro pianeta con un razzo. Viene cosi adottato da Marilù, anziana signora dalle maniere gentili e di animo ingenuo e da suo marito Giustino, uomo burbero, brontolone ed egoista, che non mostra mai un minimo di gratitudine nei confronti del cane che pure lo aiuta nei momenti di difficoltà. Leone è timido e pauroso, ma dimostra un coraggio straordinario nel soccorrere Marilù che si caccia spesso nei guai. Sebbene spesso incompreso è inoltre, un mammifero dalle mille risorse: dispone infatti di apposite tasche dalle quali estrae attrezzi, esplosivi e fiamma ossidrica per scopi che si rivelano innocui e mai offensivi. Lo spettatore conosce il pensiero di Leone grazie al commento audio di sottofondo che ne sottolinea gli stati d’animo, ma i padroni devono invece interpretare i suoi comportamenti. Dall’ingenuità della signora Marilù derivano le imprese di Leone che appare sempre in agguato e in grado di captare anticipatamente il pericolo incombente. Le innumerevoli espressioni che assume il quadrupede nel corso di ogni puntata sottolineano con grande efficacia la sua apprensione e il suo terrore, ma la paura rappresenta sempre una molla per agire ed evitare il peggio, nonostante le molte sventure e incomprensioni di cui è vittima. Persiste nel corso di ogni puntata il gusto per il tenebroso e l’orripilante: ogni personaggio è capace di improvvise ed improbabili trasformazioni, tali da alterarne gli stati d’animo e l’aspetto e da condizionare gli sviluppi della trama fino a causare equivoci e scambi di persone. Questa macabra ironia è inserita in un contesto paradossale denso di sadica comicità. Ne derivano esiti incerti e contrastanti: nonostante le bizzarre vicende che Leone affronta suscitino un sorriso, il rischio è che lo spettatore provi piacere nel vedere soffrire i personaggi. Non si tratta di una violenza esplicita, ma di un accanimento molto sottile e sfumato che in un primo momento può suscitare un sorriso, ma che ha delle ripercussioni sul modo in cui il giovane spettatore percepisce la realtà. Leone è buono e altruista, ma nonostante ciò e nonostante le maniere gentili della sua padrona, deve passare le pene dell’inferno prima di raggiungere i suoi obiettivi. I suoi sacrifici tuttavia conducono sempre ad un lieto fine e sono sufficientemente ripagati dalla riconoscenza di Marilù. Sul sito di Cartoon Network è presente una sezione dedicata dalla quale è possibile scaricare suonerie, sfondi e giochi. f.d. 146 Lo straordinario mondo di Gumball Genere: Serie animata Durata: 38X20’ Regia: Mic Graves Autori/ Sceneggiatori: Jon Foster, James Lamont , Benjamin Bocquelet, Mic Graves, Jon Brittain Produzione: Cartoon Network Development, Studio Europe,Studio Soi, Dandelion Studios Ltd., Boulder Media Limited Rete: Cartoon Network In onda: dal lunedì al venerdì alle ore 13:45 Ascolti medi: n.p. Nella magica città di Elmore il dodicenne gatto blu Gumball vive serenamente con la bizzarra ed estrosa famiglia Watterson. Papà Richard è un coniglio dalle dimensioni mastodontiche, fannullone e irresponsabile, mamma Nicole una gatta blu con i pantaloni rosa che lavora in una fabbrica di arcobaleni, Anais una piccola coniglietta di quattro anni pungente e sfacciata e Darwin un pesce rosso a cui sono cresciute le gambe e che è stato adottato dalla famiglia. Il cartoon narra le avventure di Gumball che, nonostante la sua intelligenza, si caccia spesso nei guai per via della sua eccessiva ilarità. Questi si trova ad affrontare i problemi tipici di un ragazzo della sua età: i primi amori, la difesa dai bulli di scuola, la responsabilità nei confronti della sorella più piccola e il desiderio di uscire e divertirsi con i suoi amici. Accanto a Gumball e alla famiglia Watterson troviamo i Robinson, gli schizzinosi vicini, la signora Scimmia, l’esigente insegnante di Gumball per la quale egli nutre un debole, il preside Brown e i vivaci ed estrosi compagni di classe della Elmore Junior High. Destinato a bimbi in età prescolare, il cartoon miscela sapientemente sano divertimento ed efficacia pedagogica, riuscendo a veicolare valori quali l’amicizia, l’aiuto, il riconoscimento dei propri limiti e l’apertura all’altro, inteso come individuo capace di dare e di ricevere un insegnamento utile ed efficace. Emerge allora tanto l’amorevolezza dei genitori verso Gumball e la sua sorellina, quanto la disponibilità del giovane protagonista a imparare dai propri errori e a correre in aiuto a chi glielo chiede. I personaggi, rappresentati con pochi semplici tratti, rivelano il giovane target di utenza cui è rivolta la serie, mentre la loro differenziazione cromatica ne agevola il riconoscimento da parte del pubblico più giovane. Gli occhi grandi, le sopracciglia pronunciate e le movenze stereotipate dei caratteri appaiono efficaci, catturando l’attenzione e stimolando la curiosità del bambino. Un mondo tutto da scoprire ed esplorare dove si cade, ma nel quale è sempre possibile rialzarsi, uno spazio nel quale inoltre la famiglia, pur con tutte le sue difficoltà, appare come un punto di riferimento robusto e irrinunciabile. Il protagonista si scontra così con le ansie e le insicurezze della preadolescenza, potendo tuttavia contare su guide sicure, seppure non infallibili. Dalla colorata sezione web dedicata al programma è possibile scaricare immagini, giochi e un profilo dettagliato dei personaggi della serie. Presente anche una sezione di download dalla quale scaricare sfondi, disegni e file audio. Sono reperibili infine applicazioni per cellulare e una sorta di book interattivo con le immagini salienti di ogni singola puntata. f.d. 147 Lo zecchino d’oro Genere: Concorso canoro per bambini Durata: 5X105’ Conduttore: Veronica Maya e Pino Insegno Regia: Igor Skofic Autori/ Sceneggiatori: Cino Tortorella Produzione: Rai – Antoniano di Bologna Rete: Rai1 In onda: dal 19 al 23 novembre 2013 dal lunedì al venerdì alle ore 17:00 Ascolti medi: 2.350.000 telespettatori; 16% share Giunto alla 56esima edizione, questa popolarissima rassegna canora dedicata all’infanzia è divenuta nel corso degli anni un vero e proprio emblema della televisione italiana, allietando a partire dagli anni ‘60 i ricordi di intere generazioni. Scopo della trasmissione è quello di incentivare autori e compositori a realizzare canzoni destinate all’infanzia: saranno infatti gli autori in concorso a vincere il premio per la migliore opera e non i piccoli interpreti. La filosofia che vige infatti all’Antoniano di Bologna è che tutti i bambini siano vincitori in quanto portatori di freschezza e simpatia. La nuova edizione propone 12 canzoni in gara, (10 italiane e 2 straniere) in una molteplicità di stili, tra cui i valzer e la musica elettronica. Accanto ai giovani cantanti ospiti famosi che sostengono i concorrenti presenziandone l’esecuzione. Ad accompagnare i bimbi è il coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano diretto da Sabrina Simoni, mentre la giuria, composta da 20 elementi tra adulti e bambini è guidata da Tony Maiello e Federica Gentile. Le performance canore quest’anno sono intervallate da ricorrenti esibizioni di Veronica Maya e Pino Insegno che eseguono brani celebri della canzone italiana degli anni ’60,’70 e ’80. Nonostante il peso degli anni, questa manifestazione a cadenza annuale mantiene ancora oggi intatto tutto il suo fascino. Il colorato studio televisivo brulica di bambini che con il loro sorriso e la loro fresca ingenuità rallegrano lo spettatore catturandone l’attenzione. Densi di ironia e di leggerezza anche i testi dei brani che ruotano di solito attorno ad eventi di fantasia, a sensazioni o a episodi della quotidianità. Garbata la presenza dei conduttori, sempre intenti a valorizzare la spontaneità dei bimbi e attenti a non metterli in difficoltà. Nel corso delle varie edizioni, gli autori del programma sono stati talora accusati di stimolare atteggiamenti di divismo nei bambini. In realtà, quello che emerge da questa trasmissione è la calda naturalezza dei bambini, la loro simpatia e il desiderio di partecipare ad una grande festa da protagonisti. Un programma adatto a tutta la famiglia, leggero e delicato e che ha il grande pregio di unire le generazioni tanto nel presente, quanto nel passato. Porre infatti genitori e figli gli uni di fronte agli altri è importante anche per comprendere i cambiamenti sociali e di costume occorsi negli ultimi anni. Sul sito dedicato al programma è possibile ripercorrere la storia della rassegna, ammirare i momenti più significativi della stagione, consultare i testi delle canzoni e vedere i disegni che i bambini inviano alla redazione per celebrare la trasmissione. Presente anche una pagina Facebook, che garantisce un’ampia partecipazione dei cittadini e dei giovani cantanti del domani. f.d. 148 Moneyman Genere: Animazione Durata: 9x15’ Regia: David Emmer Autori: Daniela Delfini Interpreti principali: Carlo Fabiano, Roberta Azzarone, Guido Cutruzzulà Produzione: Rai Educational Rete: Rai Scuola In onda: da lunedì 17 marzo 2014 alle ore 19:00 Ascolti medi: n.p. “Moneyman” è una serie prodotta di Rai Educational in convenzione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, realizzata con la collaborazione tecnica della Banca d’Italia. Si tratta di un progetto di educazione finanziaria rivolto ai ragazzi della scuola media inferiore e media superiore, finalizzato a divulgare le nozioni fondamentali relative alla moneta e gli altri strumenti di pagamento, a diffondere le conoscenze di base dell’economia e della finanza, sempre in un contesto d’uso concreto e quotidiano. Il programma si compone di due parti, la prima di carattere edutainment con attori e un simpatico cartoon che introduce in modo divertente il tema della puntata e una seconda parte di approfondimento dove vengono spiegati in modo chiaro e completo i contenuti specifici, con l’aiuto delle immagini e della grafica. La storia della moneta, il ruolo della banca centrale, l’euro e l’eurozona, la gestione del conto corrente, il risparmio, sono solo alcuni dei temi trattati nella serie. Sono argomenti che toccano il vissuto quotidiano di tutti noi ed è opportuno per i ragazzi avvicinarsi presto a questi temi per comprendere meglio il mondo che li circonda ed essere in grado poi di fare le scelte giuste e gestire in modo consapevole e responsabile le proprie risorse economiche. È un aspetto questo che forse in Italia non è molto sentito, mentre nei paesi anglosassoni vi è al proposito un’attenzione e una tradizione consolidata. Ben venga dunque l’iniziativa di Rai Educational che introduce i giovani nel mondo dell’economia. Del resto, anche i meno giovani troveranno utili le tante informazioni veicolate dal programma: come distinguere una banconota falsa da una autentica, come compilare correttamente un assegno, cosa fare in caso di furto o smarrimento di una carta di credito, quali precauzioni prendere quando si effettuano operazioni bancarie on line. Anche nella parte introduttiva, che ha l’aspetto di una divertente mini fiction, non mancano gli spunti ‘educational’, d’altra parte la stessa scelta della location, una banca, consente di fornire utili informazioni a tema, senza forzare la dinamica dei dialoghi. Protagonista della serie è Luigi, un timido e insicuro impiegato di banca, che dentro di sé sogna di avere una seconda identità, quella di paladino della legalità, di coraggioso difensore del denaro e del risparmio. Nella sua immaginazione, Luigi si trasforma in Moneyman, un eroe scaltro, agile, determinato. Le sue avventure immaginarie sono costellate di imprevisti e situazioni paradossali anche un po’ comiche, che noi vediamo rappresentate sotto forma di cartone animato. Così i maldestri e infruttuosi tentativi di Luigi per conquistare Sofia, una giovane e affascinante cliente della banca, si alternano alle dinamiche e colorate avventure del supereroe Moneyman, che immancabilmente finiscono con un bacio di ringraziamento da parte della ragazza tratta in salvo. In questo gioco di rimandi fra realtà e fantasia emergono le fragilità e le aspirazioni dei giovani protagonisti, delineati con tratto leggero, sul filo dell’ironia, ma con un’attenzione particolare nel volerli rendere autentici e credibili. La regia sottolinea l’atmosfera delicata e rarefatta che si crea fra i due protagonisti e sa rendere coinvolgenti emozioni impalpabili, fatte di sguardi e piccoli gesti. a.c. 149 Mukko Pallino Genere: Approfondimento Durata: 20’ Conduttore: Dario Nuzzo Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: Dario Nuzzo Produzione: Lira TV Rete: Lira Tv In onda: dal lunedì al sabato alle ore 13:30 Ascolti medi: n.p. Condotto con competenza e professionalità da Dario Nuzzo, il programma si pone l’obiettivo di parlare ai giovani e sui giovani attraverso un linguaggio fresco e moderno. La valenza didattica e sociale del format (ampiamente corroborata dal colorato e ricco sito internet) è espressa mediante l’utilizzo di modalità di comunicazione innovative che mantengono vivo sino alla fine l’interesse dello spettatore. L’impegno programmatico che il conduttore si assume all’inizio di ogni puntata è quello di infondere serenità, favorendo un clima di allegria e di buon umore tanto nei partecipanti, quanto nel pubblico. Gli argomenti affrontati sono numerosi e spaziano dalla scienza alla cultura, dall’arte alla storia, dall’ecologia alla solidarietà, dalla salute al divertimento. Ad introdurre e stimolare il dibattito sono sketch, interviste, frasi significative di un personaggio storico, interventi di un personaggio noto del mondo dello spettacolo o della cultura. I commenti dei ragazzi, inoltre, sono correlati da video accattivanti, montati in modo da far sentire lo spettatore parte di esso, favorendone l’identificazione. La dimensione relazionale enfatizzata dal programma mette in luce valori quali l’amicizia, la condivisione e l’impegno ecologico, permettendo al giovane telespettatore di trovare nei partecipanti risposte ai suoi dubbi e alle sue aspirazioni. Un programma interessante, sia per la pregnanza dei contenuti, che per il nobile intento di sperimentazione. Ogni personaggio della serie valorizza doti e interessi del fanciullo: Mukko Tenerone alto, buono e sorridente ha il pallino della solidarietà; la Mukko Troupe (composta da Mukko Stecca, Mulkko Ciack, Mukko Lapis, Mukko Tic, Mukko Forno), ha il pallino per il cinema; Mukko Molla, agilissimo e scattante ha il pallino dello sport; MUKKOlorato, sognatore e artista, è innamorato di tutto ciò che sia arte, letteratura e poesia; Mukko campestre, docile e romantico, ama la natura e si diletta a scattare foto a fiori e farfalle; MukkoZen, calmo e misurato, è amante del tè verde, della salute e del benessere; Mukko Surf, giocherellone e compagnone, è amante della festa, nell’estate e del divertimento; Mukko Vip è amante della mondanità e desideroso di stare al centro dell’attenzione, Mukko Sapiens, schivo e taciturno, resta rinchiuso tutto il giorno nel suo laboratorio tra provette e libri; Mukko Flash, socievole e allegro è sempre ligio al dovere; infine, Mukko Play, sguardo attento e riflessi pronti, è testardo e determinato nel raggiungere gli obiettivi. Attualmente non esistono nella televisione generalista molti format tagliati su un’utenza preadolescenziale e adolescenziale, pertanto, nel conferire una valutazione decisamente positiva a questo format fresco, vivace e intelligente, ci auguriamo che programmi di questo tipo possano crescere e avere una diffusione sempre più capillare. f.d. 150 Next TV Genere: News e tendenze Durata: 15’ Conduttore: Anna Maria Baccaro Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: Michele Bertocchi, Roberta Ribera, Gianluca Cerasola Produzione: Rai Ragazzi Rete: Rai Gulp In onda: dal 2 marzo 2014 la domenica alle ore 16:45 Ascolti medi: n.p. “Next tv” è un progetto innovativo e multipiattaforma, un inedito format di tendenza che si propone di raccontare attraverso un linguaggio chiaro e veloce gli interessi, le mode e le tendenze delle nuove generazioni. Spazio dunque a servizi, rubriche e filmati su sport, nuove tecnologie, musica e ambiente veicolati sia attraverso la televisione che grazie all’immediatezza tipica del web. La natura multiforme e complessa del programma è arricchita dai contenuti esclusivi pubblicati sul web nel corso della settimana che, unitamente alla trasmissione televisiva, forniscono al giovane spettatore molteplici spunti di riflessione. Ne deriva quindi una fruizione cross mediale del prodotto che attraverso interviste, discussioni, immagini e gallerie video, incentiva la partecipazione del pubblico anche mediante i principali social network (Facebook e Twitter). Lo spettatore, da fruitore passivo diviene così protagonista attivo della conoscenza, in ossequio ad un approccio costruttivista secondo cui ciascuno può fornire il proprio contributo alla realizzazione del programma. Tra le rubriche proposte si segnalano “la bacheca delle ragazze”, spazio virtuale di scambio e confronto tra coetanee attorno a temi di interesse comune e notizie provenienti dal mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport; “Point of view”, lo sport e la competizione vissuti dentro al campo di gioco grazie a speciali microcamere indossate dagli atleti e soprattutto degno di particolare nota, “Ricette per ragazzi”, spazio di informazione denso di consigli e suggerimenti per una alimentazione sana e corretta: imparare fin da giovani a cucinare in modo semplice e sano è la strada migliore per acquisire un corretto stile di vita. Altre rubriche sono “Video virale”, che approfondisce ogni settimana il video più visto sul web fornendo informazioni su come sia stato realizzato e “Talent Scout”, che prova a scovare sul web i personaggi che odorano di notorietà, prima ancora di divenire famosi. Questa innovativa commistione tra linguaggi differenti eppure complementari, tra broadband e broadcast, garantisce una fruizione diversa, non tanto e non solo lineare, ma soprattutto reticolare, permettendo allo spettatore/attore di scegliere liberamente quali contenuti approfondire e a quali contribuire in prima persona. Sul web si approfondisce in particolare il tema dell’evoluzione tecnologica e i problemi di un mercato in costante cambiamento alla luce della diffusione dei nuovi strumenti di comunicazione e della loro influenza su stili di vita e aspettative. Nella prima puntata in chiaro, invece, “Next TV” ha proposto una intervista alla bravissima neo vincitrice Olimpica Carolina Kostner, rivolgendo poi uno speciale augurio di buon compleanno al cantante Justin Bieber. Non tutti i temi affrontati suscitano il medesimo interesse, ma la natura reticolare del programma e l’attiva partecipazione dello spettatore costituisce l’aspetto più significativo e interessante di un format destinato ad una evoluzione costante, in grado di rispecchiare le attese e gli interessi del pubblico. f.d. 151 One piece Genere: Serie animata Durata: 635X22’ (sedicesima stagione) Regia: Konosuke Uda, Munehisa Sakai Autori/ Sceneggiatori: Eiichiro Oda Produzione: Toei Animation Rete: Boing In onda: tutti i giorni alle ore 19:00 Ascolti medi: n.p. Tratto dall’omonimo, popolare manga giapponese, la serie animata narra le avventure di Monkey D. Rufy, giovane e bizzarro pirata che dopo aver divorato il frutto del diavolo Gom Gom si trasforma in un uomo elastico e gommoso, in grado di assumere le sembianze più disparate a scapito tuttavia delle capacità di nuotare. Il suo amore per il mare è alimentato dall’ambizione di diventare il Re dei pirati. A tal fine Monkey parte per un lungo viaggio alla ricerca di One piece, leggendario e magnifico tesoro nascosto nell’isola di Raftel, agli estremi confini della Rotta Maggiore, meta ambita di ogni corsaro che si rispetti. In un mondo marinaro puntellato di piccole isole e arcipelaghi e popolato da creature fantastiche, il protagonista riunisce intorno a sé una ciurma stravagante che si trova ad affrontare le situazioni più imprevedibili e grottesche, in un’atmosfera surreale e densa di ironia. Il design di personaggi e ambientazioni è quello tipico dei manga giapponesi: uomini e donne dagli occhi grandi e la bocca smisurata si muovono in modo stereotipato dentro ad ambientazioni dalle tinte pastello Si nota una certa immaturità dei personaggi che appaiono costantemente all’attacco e in contrasto tra loro. Nonostante non siano presenti spargimenti di sangue, l’irascibilità dei pirati, la loro tendenza a risolvere le controversie quasi esclusivamente mediante l’uso della forza e dei poteri magici rende noioso il cartoon, ripetitive le battute e banali le relazioni umane. Esse appaiono funzionali solo al soddisfacimento dei capricci del momento: ne risulta un cartoon piatto che, seppure in grado di strappare qualche sorriso di fronte all’esito paradossale di alcune situazioni, ha scarso valore dal punto di vista pedagogico. Anche il protagonista della serie appare superficiale e privo di quelle doti di autorevolezza e responsabilità tipiche di un capitano. Spesso le situazioni si evolvono in maniera rocambolesca e fortuita come se non dipendessero dalla volontà dei singoli attori in gioco. Nonostante la ricerca del grottesco e del goffo sia coerente con l’intento degli autori di raccontare le vicende di una ciurma allo sbando, valori come la condivisione, il confronto, l’amicizia non sono adeguatamente rappresentati, ne è possibile individuare un esempio positivo, una guida morale in grado di dare spessore e significato alla missione, al di là del puro depredare e della sete di conquista. Si registra inoltre un certo compiacimento per la sofferenza e l’azione fisica sembra essere l’unica soluzione per affrontare il presente e placare il malcontento. Dal sito di Boing è possibile scaricare una sintesi della trama e dei personaggi, video, sfondi e giochi. f.d. 152 Peppa Pig Genere: Serie animata Durata: 156X5’ Regia: AA.VV. Autori/Sceneggiatori: Neville Astley, Mark Baker, Phil Hall Produzione: Astley Baker Davies Ltd Rete: Ray Yoyo In onda: tutti i giorni alle ore 09:15, alle ore 12:05 e alle ore 16:45 Ascolti medi: n.p. Rivolto ad un pubblico in età prescolare (3-5 anni), la serie narra le avventure di Peppa, maialina rosa antropomorfa di cinque anni e dei suoi amici e compagni di scuola. Tra questi vi sono: Rebecca (un coniglio), suo fratello Richard, i due gemellini Rosy e Robby, Suzy (una pecora), amica del cuore di Peppa, Danny (un cane), Zoe (una zebra), Candy (un gatto), Pedro (un pony), Emily (un elefante), Delfine (un asino), Freddy (una volpe) e Wendy (un lupo). Tra le figure adulte sempre in primo piano nella serie ricordiamo Madame Gazzella, versatile suonatrice di chitarra, Papà Pig, un architetto maldestro, distratto e in sovrappeso, Mamma Pig, instancabile casalinga, diligente, attenta e scrupolosa, Nonno Pig, un marinaio saggio e curioso con il pallino per l’astronomia, Nonna Pig, serena e gentile, ma talvolta impacciata e distratta e infine George Pig, il fratellino di Peppa, sempre in compagnia del suo inseparabile dinosauro. Le azioni di Peppa, maialina capricciosa e spesso prepotente, si compiono in un contesto familiare solido e coeso. Tutti i personaggi della serie, ad eccezione dei compagni di scuola di Peppa, risultano infatti accomunati da uno stabile legame di parentela. La protagonista pertanto può contare su molti punti di riferimento e ottenere diverse risposte in merito alle sue curiosità. Si registra sin da subito una commistione tra differenti livelli di comunicazione. Le parole, i versi e i gesti di ciascun carattere esprimono un repertorio verbale e non verbale da cui il bimbo attinge e che utilizza nel corso delle sue esperienze di relazione. Ciò stimola la curiosità dello spettatore verso un prodotto che non intende tanto raccontare una storia, quanto aprire una finestra sul mondo esterno ponendo l’accento sull’importanza del gioco come spazio di dialogo e relazione tra coetanei e di confronto con gli adulti. Peppa e i suoi amici pertanto affrontano situazioni e difficoltà tipiche della loro età, ma il denominatore comune rimane invariato: crescere attraverso il gioco e la scoperta. I personaggi sono molto stilizzati, le forme definite con tratti grandi, spessi e marcati, mentre il dettaglio è volutamente sacrificato in favore della semplicità. I colori appaiono vivaci, ma non troppo saturi, mentre ogni ambiente è definito da una palette limitata, tesa ad esaltare il verde dei prati e il celeste del cielo. Dal sito internet dedicato al programma è possibile scaricare un profilo particolareggiato dei personaggi, immagini, effetti sonori e disegni da colorare. f.d. 153 Polli Kung Fu Genere: Serie animata Durata: 26X22’ Regia: Sergio Delfino Autori/Sceneggiatori: Sergio Delfino Produzione: Vari Rete: Boing In onda: tutti i giorni alle ore 07:05 e alle ore 22:05 Ascolti medi: n.p. Tornano le avventure del trio di polli più esilarante e scanzonato della TV. Ispirato al film “Kung Fu Panda” e realizzato dalla Aardman Animations (conosciuta per i pluripremiati lungometraggi “Galline in fuga” e “Wallace & Gromit”), la serie narra le avventure dei Chop Socky Choocks, un trio costituito dai polli (Chick P., Joe e Chuckie Chan) intento a difendere i cittadini di Wasabi World dalle oscure e malvagie insidie del Dr. Wasabi. Questo è un pesce mutante che pianifica i suoi misfatti nel suo misterioso quartier generale: una boccia di vetro gigantesca all’ultimo piano di un centro commerciale in stile “Las Vegas”. Il Dr. Wasabi tuttavia non arriva quasi mai allo scontro diretto con i Chop Socky Choocks in quanto, da inguaribile codardo, affida la realizzazione dei suoi piani alla guardia del corpo Bubba e a una squadra di ninja scimpanzé. In ogni episodio i tre polli celano dapprima la loro identità conducendo una quotidianità divisa tra lavoro e divertimento. Tuttavia, di fronte ai propositi del Dr Wasabi di espandere il suo dominio nei piani sottostanti del centro commerciale (dove i polli lavorano) e quindi sul mondo intero (che con esso si identifica), essi entrano in azione, sorprendendo il nemico e i suoi scagnozzi grazie alla loro conoscenza degli impianti di areazione di Wasabi World entro cui si snodano numerosi passaggi segreti. Ognuno dei tre protagonisti è dotato di arguzia e doti di spionaggio. Chuckie Chan, il più anziano, è un saggio maestro di Kung Fu; Kappa-O Joe gestisce un negozio di fumetti ed è esperto nello “shotokan”; Chick P, unica componente femminile del gruppo, è armata di ventagli ed è dotata di notevole arguzia e intraprendenza. Realizzato mediante un sapiente mix di 2d e 3d, la serie intende rappresentare un mondo caotico e affollato nel quale regnano la confusione e l’incertezza. In esso, sembrano voler dire gli autori, l’uso delle arti marziali costituisce l’unico strumento per garantire l’ordine e assicurare la giustizia. Il centro commerciale rappresenta il simbolo, per non dire l’essenza stessa del mondo moderno. In esso le persone possono soddisfare tutte le loro necessità; ma è in questo stesso tempio del benessere che l’uomo esprime il proprio egoismo e il Dr. Wasabi consuma la sua avidità. Andare oltre i confini di questo tempio di luci e suoni martellanti sarebbe controproducente. Significherebbe perdersi in un deserto vuoto e desolante. I tre polli assicurano la pace contando solo su loro stessi e sulle loro doti di combattimento, ma così facendo, lasciano il mondo sempre uguale a sé stesso. Dall’apposita sezione presente sul sito di Cartoon Network è possibile scaricare info sui personaggi, giochi e disegni da colorare. Il programma è da intendersi come una replica della passata stagione. Non si registrano quindi variazioni stilistiche o di contenuto. f.d. 154 Scuola di vampiri Genere: Serie animata Durata: 78X13’ (tre stagioni) Regia: Anthony Power Autori/Sceneggiatori: Gerhard Hahn Produzione: Cartoon One, Rai Fiction, Hahn Film, ARD Rete: Rai Gulp In onda: tutti i giorni alle ore 19:00 Ascolti medi: n.p. Oskar, il nipote del conte Von Horrificus è iscritto alla scuola dei vampiri e vive ogni giorno fantastiche avventure insieme ai suoi inseparabili compagni: Rotella, Lapidina, Klot, Pulvirio e Perfidius. A differenza di tutti gli altri vampiri “succhiasangue”, tuttavia, il protagonista e i suoi compagni sono espansivi, detestano il sangue e amano il contatto con gli esseri umani e il divertimento. Destinato ad un pubblico in età scolare il cartoon esalta valori quali l’amicizia, il confronto e la condivisione. Ecco allora che, quando Oskar o uno dei suoi compagni è in pericolo, può contare sul prezioso aiuto degli altri. Ciascuno degli alunni della scuola di Vampiri è infatti animato da un profondo senso di giustizia e altruismo che rimane intatto anche nei momenti di gioco e di svago. Come ogni vampiro che si rispetti, i sei piccoli studenti volano nel buio della notte per ritirarsi nelle loro bare alle prime avvisaglie del giorno. Nonostante le buone intenzioni essi si cacciano spesso nei guai a causa delle trappole tese da Polidori, un intraprendente cacciatore di vampiri che vive a pochi passi dalla scuola. Il maestro Sanguinetti, zio di Oskar, richiama spesso i suoi studenti all’ordine e alla responsabilità invitando i vampiri a non restare troppo tempo fuori dalla scuola per fugare i rischi della luce. Il design di personaggi e ambienti è raffinato e miscela sapientemente le tinte blu - violacee della notte con quelle giallo - arancio delle luci, restituendo un mondo ricco di cromatismi e sfumature. I vampiri, d’altra parte, sono disegnati in modo da trasmettere simpatia e innocenza. “Scuola di Vampiri” è un cartone intelligente che sa dosare divertimento, avventura e azione. Non vi è egoismo o competizione esasperata all’interno del gruppo; ciascuno, anzi, cerca sempre di mettere a disposizione dell’altro il suo talento e la sua disponibilità. L’interesse per il prossimo rende Oskar e i suoi amici affiatati, ma resta sempre lo spazio per uno scherzo sano o un dispetto. Sul sito internet dedicato al programma è possibile rivedere in streaming tutte le puntate, postare dei commenti e condividere i contenuti attraverso le più diffuse piattaforme di social network (Facebook, Twitter e Google+). Non si segnalano scene di violenza mentre l’ironia e l’imprevedibilità pervadono ogni circostanza. Fuori dalla scuola i vampiri possono trovarsi in pericolo in ogni momento, come anche essere salvati quando meno se lo aspettano. Il giovane spettatore da casa sarà sicuramente rapito dal ritmo veloce e la molteplicità di imprevisti che, dentro e fuori la scuola, assorbe i protagonisti. f.d. 155 Shaun: vita da pecora Genere: Serie animata Durata: 80X7’ Regia: AA.VV. Autori/ Sceneggiatori: Nick Park Produzione: Aardman Animations Ltd, BBC, West deutscher Rundfunik Rete: Rai Yoyo In onda: tutti i giorni alle ore 18:05 e alle ore 00:30 (repliche) Ascolti medi: n.p. +6 Tornano anche quest’anno le avventure di Shaun, pecora curiosa, dispettosa e intraprendente che ama cacciarsi nei guai, coinvolgendo l’intero gregge. Accanto ad essa troviamo Bitzer, il cane pastore incaricato di sorvegliare la fattoria che, nonostante l’apparente desiderio di una vita tranquilla, mostra una certa insofferenza per la monotonia del suo ruolo ed è arrendevole di fronte alle trovate e ai disastri di Shaun, finendo per esserne complice. Accanto ai due protagonisti e al vivace ed improbabile gregge ci sono Shirley, pecora quattro volte più grande del normale che nasconde sotto al suo vello gli oggetti più disparati, Timmy, un simpatico ed energico agnellino sempre pronto a seguire l’esempio delle pecore adulte, i maiali dispettosi della fattoria confinante, che tentano sempre di creare tafferugli disturbando i piani di Shaun ed uscendone sconfitti; il gatto, nemico di tutti gli altri animali, un gallo e delle papere. Il contadino, una delle rare figure umane della serie, d’altra parte, trascorre le sue giornate serenamente, dedito al suo lavoro e del tutto ignaro del comportamento anomalo e anticonformista del suo gregge. L’intento degli autori è dichiaratamente quello di sovvertire gli equilibri naturali nel rapporto tra uomo e animale al fine di creare situazioni paradossali ed esilaranti: la ricerca spasmodica del nonsense e dell’assurdo e una visione dell’uomo superficiale, padrone spesso assente e indifferente ai destini del suo gregge, rappresentano allora l’elemento dominante della serie. E’ proprio l’evanescenza dell’uomo, allora, a rendere possibile l’impensabile e paradossale la realtà, un universo nel quale la condotta della persona appare sminuita e ridicolizzata e gli animali i padroni di un mondo caotico e privo di regole. Lo spettatore sorride di fronte all’evidente assurdità delle situazioni, ma, di fronte alla perdita di senso della figura umana, non riesce a trovare uno specchio nel quale riflettersi, né tantomeno elementi pregnanti sui quali meditare. Il programma è realizzato interamente con la tecnica dello stop motion; questa conferisce solidità ai personaggi e fluidità alle animazioni. La caratterizzazione degli stessi vuole sottolinearne l’aspetto buffo e grottesco, mentre i colori sono realistici e non eccessivamente saturi. Notevole anche il contrasto tra luci e ombre che restituisce un efficace senso di profondità agli ambienti. Sul sito internet dedicato è possibile vedere dei video e scaricare immagini, suoni e disegni da colorare. f.d. 156 Star Wars: The Clone Wars Genere: Serie animata Durata: 20x22’ Regia: Dave Filoni, Steward Lee, Kyle Dunlevy, Brian O’Connell, Giancarlo Volpe, Danny Keller Autori/Sceneggiatori: Daniel Arkin ,Tim Burns, Kevin Campbell, Bill Canterbury, Chris Collins, George Lucas Produzione: Lucasfilm Animation Lucasfilm Animation Singapore (divisione di Lucasfilm Animation),LucasFilm, CGCG Inc. Rete: Cartoon Network In onda: tutti i giorni alle ore 17:00 Ascolti medi: n.p. +12 Adattamento del secondo episodio della popolare saga cinematografica di “Guerre Stellari,” Star Wars: the Clone Wars ne riprende i personaggi e le ambientazioni. Durante la Guerra dei Cloni, il giovane cavaliere Jedi Anakin Skywalker guida l’esercito dei cloni della Repubblica contro i Separatisti: impara a conoscere la Forza nel tentativo di sconfiggere i Sith e il Lato Oscuro. Ad accompagnarlo nelle sue avventure troviamo il saggio maestro Obi-Wan Kenobi e Joda, senza dimenticare l’aiuto prezioso dei droidi R2-D2 e C-3PO. Il maestro Kenobi è calmo e coraggioso e sovente placa le irruenze del giovane Anakin: sa destreggiare con grande maestria la spada laser e indica spesso delle alternative all’uso della violenza. Yoda ha quasi 900 anni ed è il più saggio maestro nell’uso della forza: nonostante l’età è incredibilmente agile e veloce, risultando invincibile durante i combattimenti. C-3PO è un droide protocollare in grado di esprimersi in oltre sei milioni di forme di comunicazione, mentre R2-D2 è impavido e coraggioso come il suo padrone Anakin. Interamente realizzato in 3d per conferire maggiore realismo ad ambientazioni e personaggi, la serie non si distingue di certo per l’originalità, finendo per porre maggiore enfasi sulla spettacolarità piuttosto che sullo spessore della trama. Essa risulta infatti piatta e banale risolvendosi in una serie di scontri tra cavalieri Jedi e Sith. Non si notano spargimenti di sangue (peraltro non propri di questa popolare saga spaziale) ma lo scontro tra il bene e il male si risolve nella capacità di controllare la Forza, cioè un campo di energia generato da tutti gli esseri viventi che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene. La spettacolarità dei combattimenti mette in ombra i sentimenti e le ansie dei protagonisti, incapaci di fermarsi per ritagliarsi uno spazio di riflessione. La banalità dei dialoghi e la piattezza della dimensione relazionale deluderà anche i fan della vecchia trilogia cinematografica, realizzata negli anni ‘70 del ‘900 da George Lucas. In essa la linearità e semplicità della trama ben si fondeva con l’utilizzo di effetti speciali allora all’avanguardia. Quello che resta invece in questa serie è una confusa giustapposizione di personaggi e vicende e una sovrabbondanza di effetti speciali la cui utilità appare fine a sé stessa. Ricca la quantità di gadget dedicata alla serie: dai modellini dei caccia ai pupazzi, dalle figurine alla cancelleria. Il sito internet dedicato alla serie, inoltre, è ricco di info su trama e protagonisti. E’ possibile inoltre scaricare foto, video e sfondi. Non manca un’affollata comunità sui più diffusi social network sempre ansiosa di ridare lustro alla serie. f.d. 157 The Garfield show Genere: Serie animata Durata: 81X25’ Regia: Philippe Vidal Autori/Sceneggiatori: Jim Davis Produzione: Studio Dargaud Media, Mediatoon Rete: Boing In onda: tutti i giorni alle ore 11:15 Ascolti medi: n.p. +6 Torna la serie animata franco americana che racconta le quotidiane avventure del gatto Garfield, del cucciolo di cane Odie e di John Arbuckle, il loro padrone. Il protagonista è un irrequieto felino di colore arancione: ama mangiare le lasagne e la pizza, dormire, guardare la TV e fare gli scherzi a Odie, il quale aiuta spesso Garfield nei suoi intenti giocosi. John invece è succube dei capricci di Garfield, mostra un atteggiamento sovente infantile, misto ad una certa debolezza. Rivolto ad un pubblico in età scolare (dai 6 anni in su), il cartoon focalizza la sua attenzione sui dispetti e i capricci del protagonista e dei suoi amici, senza contrapporre mai un’azione moralizzatrice in grado di far comprendere a Garfield la portata negativa dei suoi gesti. Il felino allora si approfitta di ogni circostanza per soddisfare i suoi capricci (tra cui la sua fame smisurata) e rivendicare la sua cronica pigrizia. Garfield è anche molto orgoglioso e ama raccontarsi in prima persona focalizzando l’attenzione sulle sue doti. Ogni episodio infatti è accompagnato dalla voce off del felino che svela gli antefatti della vicenda seguendo le azioni degli altri personaggi. Questo espediente risulta efficace nell’accentuare la comicità grottesca di alcune situazioni, ma rivela anche la natura irrequieta e distruttiva del protagonista. Il prodotto pertanto non si distingue per il significativo valore pedagogico dei contenuti. L’essere umano viene qui rappresentato come una creatura debole e indifesa, arrendevole di fronte alla furia imprevedibile del mondo animale. Ciò determina un sovvertimento delle responsabilità tra i vari attori in gioco, testimoniando la subordinazione dell’uomo al capriccio animale. John è spesso frettoloso e distratto e i suoi amici a quattro zampe se ne approfittano non appena sia possibile. Non emerge un vero e proprio compiacimento nel manovrare l’essere umano, ma viene messo in risalto come quest’ultimo non possa ribellarsi in alcun modo alla natura del mondo animale. Il prodotto tuttavia si segnala per la discreta cura dei dettagli e delle animazioni. L’uso del 3d dona solidità ai personaggi che si distinguono per i colori tenui ed uniformi e per l’aspetto buffo e caricaturale. Anche gli ambienti entro cui questi agiscono sono resi in modo stilizzato, con una discreta dovizia di particolari. Gli occhi grandi ed espressivi conferiscono simpatia ai personaggi, rendendone manifeste le emozioni e gli stati d’animo. Dal sito ufficiale del programma è possibile scaricare giochi, disegni da colorare, figurine dei personaggi e contributi sonori. Un prodotto discreto dunque che, pur garantendo istanti di spasso e divertimento, non riesce a nobilitare quest’ultimo con un contenuto pedagogicamente significativo. Il presente cartoon è una replica della passata stagione: non si registrano variazioni sul piano stilistico e contenutistico. f.d. 158 Regular show Genere: Serie animata Durata: 129X20’ Regia: John Infantino, Sean Szeles Autori/Sceneggiatori: J.G. Quintel, Mike Roth, Matt Price, John Infantino, Sean Szeles , Michele Cavin Produzione: Cartoon Network Studios Rete: Cartoon Network In onda: tutti i giorni alle ore 16:45 Ascolti medi: n.p. Mordecai è una Ghiandaia Azzurra, Rigby un procione antropomorfo: entrambi vivranno insieme avventure esilaranti in qualità di guardiani del parco della città. Mordecai è pigra e maliziosa, ha una laurea in arte ma è gelosa e insoddisfatta. Rigby è egocentrico, superficiale e molto suscettibile; vive quasi esclusivamente per accrescere la sua autostima, attraverso atti egoistici e burle che mettono nei guai sia lui che i suoi compagni. Accanto ai protagonisti troviamo Benson, distributore di gomme da masticare dotato di lunghe braccia e gambe: è il serio e rigido gestore del parco e si infuria frequentemente con i protagonisti a causa della loro negligenza; Pops, suo figlio, un lecca-lecca ingenuo e infantile: ama utilizzare espressioni forbite e toni aulici, in disaccordo con la sua personalità; Skips è il guardiano del parco, uno yeti di 2000 anni che ne dimostra cinquanta: è un lavoratore alacre e operoso, dal carattere mito e socievole. È inoltre altruista e disposto a riparare i disastri che i due protagonisti arrecano ad oggetti e persone; Muscle Man, un ventenne in sovrappeso, scurrile e altezzoso che trascorre molto tempo a canzonare la gente, come anche Mordecai e Rigby; Batti Cinque è il partner di Muscle Man, un fantasma spinone che vive in roulotte e ama ascoltare i discorsi dei ragazzi a cui “batte il cinque” sulla testa. L’atteggiamento ozioso e superficiale dei due protagonisti è la causa scatenante delle situazioni più improbabili ed esilaranti. Mordegai, Rigby e i loro compagni appaiono come dei buontemponi, sempre dediti al gioco e al divertimento. Il lavoro allora muta di significato e da opportunità di impegno e di affermazione della propria identità si trasforma in uno spazio e in un tempo privo di significato, un vuoto da riempire, un rifuggire da ogni forma di responsabilità. Le ambientazioni essenziali e il design scarno dei personaggi, definiti con pochi, semplici tratti, testimonia l’intento degli autori di realizzare un cartoon in grado di divertire un pubblico in età scolare, privilegiando l’azione e il comportamento bizzarro dei singoli caratteri, piuttosto che la pregnanza dei contenuti. Ecco allora che Mondecai e Rigby trascorrono la maggior parte del loro tempo a bighellonare, mangiare e a cercare la soluzione più rapida e sbrigativa ai loro stessi danni. L’assunzione di responsabilità viene sacrificata sull’altare del puro divertimento. Nel complesso il cartoon descrive un microcosmo dove regnano incontrastate pigrizia e incuria e nel quale il lavoratore non appare come una risorsa a vantaggio del benessere del cittadino. La paura di essere licenziati spinge Mordecai e Rigby alla ricerca di soluzioni estreme nella speranza di placare le ire di Benson. Un programma divertente, tuttavia banalizzato da una ilarità fine a sé stessa e priva di elementi significativi. Dall’apposita sezione presente sul sito di Cartoon Network è possibile scaricare video, sfondi, giochi e un profilo sintetico dei personaggi della serie. f.d. 159 Wakfu Genere: Serie animata Durata: 52X22’ Regia: Eun Young Choi Autori/Sceneggiatori: Julien Magnat, Eric Herenguel Produzione: Ankama Animations Rete: Boing In onda: il sabato e la domenica alle ore 16:25 Ascolti medi: n.p. Torna il fantasy ispirato all’omonimo videogioco online. La serie animata, ambientata nell’era di Wakfu, racconta le avventure di Yugo, un ragazzo orfano di 12 anni, ultimo sopravvissuto alla distruzione del popolo degli Elatrop. Ha vissuto l’infanzia con Alibert, padre adottivo, aiutandolo nel suo lavoro in una taverna. Venuto a conoscenza della verità, Yugo parte in cerca dei suoi genitori. Il protagonista, così come tutti gli altri personaggi, è dotato della capacità di assorbire Wakfu, la linfa rigenerante insita in tutti gli elementi della natura. Yugo è accompagnato da vari amici, tra cui Az, un canarino messaggero, la vivace e un pò sgarbata principessa Amalia Sheran Sharm, Sir Tristepan Percedal detto “Pan-Pan”, il sedicenne spavaldo e un pò goffo Rubilax, un demone con la smania di annientare tutto ciò che gli capita a tiro, Ruel Stroud vecchio amico del padre adottivo di Yugo, tirchio, avido e immaturo ed Evangelyne, detta “Eva”, diciassettenne arciere, guardia del corpo della Principessa Amalia. Il gruppo affronta le insidie di Nox, un orologiaio pazzo e malvagio che controlla il tempo, e di Qilby, un Elatrop traditore del suo popolo, uomo imperturbabile dai capelli biondi e la pelle grigiastra. Sia il videogame che la serie animata sono stati realizzati in Francia, ma questa produzione rispecchia fedelmente alcuni canoni tipici dei fantasy orientale, dove l’elemento fantastico anima l’agire all’interno di una dimensione anacronistica. Il desiderio di fondersi con la natura, la pretesa di trarre forza fisica e spirituale da essa, esercitandone il controllo, l’uso disinvolto della magia rinviano quasi ad una sorta di feticismo primitivo, nel quale la fede diviene idolatria verso oggetti o creature dotati di poteri salvifici o distruttivi. Nello spazio, come nel tempo non è più l’uomo ad agire, né tantomeno l’animale, ma un ibrido utopico. Lampi, lingue di fuoco, raggi e distruzione accompagnano lo spettatore lungo ogni puntata, catapultandolo in un universo convulso e disordinato. I disegni invece appaiono molto curati e si ispirano al videogame che è possibile provare gratuitamente sul sito www.wakfu.com. Da tale sito è anche possibile scaricare immagini, effetti sonori e clip video. Il programma è una riedizione della serie della passata stagione. f.d. 160 Zoey 101 Genere: Serie TV Durata: 65X22’ (in quattro stagioni) Interpreti principali: Jamie Lynn Spears, Paul Butcher, Victoria Justice, Sean Flynn-Amir, Erin Sanders, Christopher Massey, Matthew Underwood, Austin Butler Regia: Steve Hoefer, Adam Weissman, Michael Grossman Autori/Sceneggiatori: Dan Schneider, Steve Holland Produzione: Nickelodeon (TV) Rete: Italia 1 (in replica su Nickodeon e Boing) In onda: dal lunedì al venerdì alle ore 15:50 Ascolti medi: 6.000000 telespettatori; 6% share Rivolta ai bambini di età compresa tra 9 e 14 anni, la serie narra le quotidiane avventure di Zoey Brooks, una delle prime ragazze ammesse alla Pacific Coast Academy, un college a netta prevalenza maschile. Zoey è una ragazza di bell’aspetto, intraprendente e carismatica. Ama la compagnia ed è sempre pronta a dare una mano ai suoi amici nei momenti di difficoltà. Accanto alla protagonista troviamo Lola Martinez e Quinn Pensky, sue compagne di stanza. Lola è una ragazza molto trendy: sogna di diventare un’attrice di Hollywood. Quinn è molto intelligente, leale e sincera, seppure stravagante: è ben nota ai compagni per i suoi infruttuosi esperimenti scientifici. Dustin Brooks è invece il fratello minore di Zoey: seppure dotato di una formidabile intelligenza per la sua età, si caccia spesso nei guai, costringendo la sorella a intervenire per aiutarlo. Chase Matthews è un ragazzo timido, mite e impacciato: è segretamente innamorato di Zoey, ma non riesce mai a rivelarle i suoi sentimenti, fino all’ultima puntata della serie, quando finalmente si fidanzano. Michael Barret è l’eclettico e leale compagno di stanza di Chase: ama suonare il flauto, praticare sport ed andare incontro ai suoi amici. Logan Reese, terza presenza maschile, è molto altezzoso e litigioso: finisce spesso per cacciarsi in situazioni imbarazzanti, ma sa dimostrarsi anche leale e altruista. Infine troviamo James Garrett, ragazzo molto carino e gentile che finisce per attrarre su di sé le attenzioni delle ragazze, compresa Zoey, che porta avanti una breve storia con lui. Nel corso delle quattro stagioni che Nickodeon ripropone in replica, la formula resta inalterata. Obiettivo degli autori è quello di creare un format fresco, dinamico e divertente, incentrato sulle avventure di questo giovane gruppo che trascorre le giornate diviso sempre tra scuola, sport e divertimento. Il giovane pubblico, osservando la vita dei ragazzi, si rispecchia in molte delle circostanze che essi attraversano: l’allegria, le paure, le prime “cotte”, le piccole invidie e i grandi ideali. L’ingenuità, la vitalità e la malizia dei ragazzi affiora allora in ogni circostanza, delineando un contesto relazionale abbastanza tipico nella preadolescenza. Al tempo stesso la serie esalta valori quali altruismo, la condivisione e l’ascolto, intesi come disposizioni d’animo in grado di rafforzare l’identità e il senso di appartenenza al gruppo. Non sono presenti volgarità e anche il “gioco” dei sentimenti è rappresentato con delicatezza e tatto. Una serie interessante quindi, da gustare da soli o in compagnia e capace di volgere lo sguardo su dinamiche e situazioni “tipiche” nelle quali il giovane pubblico si ritroverà facilmente. Dall’apposita sezione web presente su Nickodeon è possibile rivedere tutte le puntate. f.d. 161 SPOT 163 164 Apple iPad Air Genere: Spot Durata: 31” Committente: Apple Agenzia: TBWA Produzione: n.p. «Il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con un verso. Quale sarà il tuo verso?» (W. Whitman). Partendo dall’affermazione del poeta e scrittore Whitman, la Apple crea uno spot davvero interessante, che stimola numerose riflessioni. Esso evoca la grandiosità del rapporto tra natura e cultura e l’intervento di quest’ultima sul prodigio naturale. Con lo sviluppo della civiltà, si è tentato di utilizzare le forze elementari in modo da antropomorfizzare la natura. Il potere indomito della natura emerge però da qualunque forma di sottomissione, fino ad assumere posizioni supreme di fronte alle quali l’uomo non può che subire e arrendersi. Il tentativo di controllo dell’uomo sulla natura si è espresso attraverso le innovazioni tecnologiche originariamente concepite in rapporto ad esso, quali sue estensioni e sue riproduzioni. Con il progresso della scienza e della tecnologia, le macchine e gli artefatti tecnologici sono stati creati in modo che somigliassero sempre più a un sistema vivente, a un organismo, che si potesse armonizzare con l’universo naturale, selvaggio e dotato di regole proprie, non prevedibili. Un ritorno al passato, come in tutti i cicli naturali che la vita ripropone. Le invenzioni e le scoperte scientifiche hanno quindi apportato migliorie sul versante gnoseologico, e la conoscenza sul mondo circostante si è perfezionata in modo sofisticato e completo. Lo strumento pubblicizzato rientra quindi nel novero degli artefatti tecnologici adattabili a questo tipo di concezione scientifica. I personaggi che utilizzano l’ipad sono esploratori del mondo e come tali si addentrano nelle pieghe e nelle ambiguità naturali, pronti a cogliere l’istante e la meravigliosa fattezza ambientale che, come tale, deve poter essere fotografata o filmata, per catturarla e ridimensionarla. Sono in cima ad una montagna, in elicottero, sott’acqua, vicino ad una tempesta, partecipi e spettatori allo stesso tempo. Ma il rischio c’è ed è sempre in agguato. Il conservatorismo delle abituali condizioni di vita, che elude ogni tipo di artifizio e condizionamento, denuncia un impoverimento e una squalificazione della fenomenologia della natura in sé per sé, da parte della tecnologizzazione dei sensi. Il dominio culturale sulla natura produce, infatti, disagi e illusorie sensazioni. L’uomo si illude di aver raggiunto la felicità e il benessere, mentre in realtà ha solo soffocato le sue più genuine potenzialità. È la lettura più profonda che si fa di questo rapporto: la difficoltà di esperire e godere della magnificenza naturale senza gli apparecchi tecnologici, ma solo con i canali sensoriali che ci sono stati forniti. La semplicità di gustarsi la grandiosità di ciò che ci circonda e ci appartiene senza usare queste raffinate, ma a volte inutili, protesi culturali. f.o. 165 Banca Conto Arancio Genere: Spot Durata: 30’’ Committente: Banca Arancio Agenzia: Ing Direct Italia Produzione: Mercurio cinematografica Le grandi domande sono cambiate, afferma lo spot. Chissà se nell’universo siamo soli, chissà se ci sono altri esseri viventi, se ci sono gli alieni. Non è una grande domanda di tipo esistenziale quella che si chiede se esistano o meno gli extraterrestri, tuttavia accenna a un atteggiamento della giovane donna che sta sorseggiando il caffè in un locale: quello di alzarsi, di avvicinarsi a una vetrata, di guardare il cielo. Un atteggiamento teso ad andare oltre la dimensione immanente della propria esistenza. Certo non si è chiesta per quale ragione vivere, se siamo immortali, se esiste Dio, perché il male, perché la sofferenza. I pubblicitari si sono “tenuti” su una domanda che si muove in un campo ristretto, l’esistenza o meno degli alieni, forse per non scadere troppo o perché appare ovvio che le domande “molto alte” già siano state eliminate dalla forma mentis del consumatore. La donna smette all’improvviso di guardare il cielo: la vera domanda è, dice l’attrice cambiando tono della voce e impostandola su un tono più pratico, meno ispirata, perché si debba pagare ogni volta che si preleva con il bancomat. Della serie, che ci importa a noi di tutto quello che fa parte di ciò che non è terreno se non ci serve? Infatti lo slogan dello spot è “Le grandi domande sono cambiate”. Non facciamoci più domande astratte, basta complicarci la vita, le questioni importanti sono altre e rimangono circoscritte alla nostra realtà più materiale: perché dobbiamo pagare ogni volta che preleviamo al bancomat. Questa sì che è una grande domanda. “Smettetela di pensare”, sembra essere l’ammonizione della pubblicità, guardate nel vostro portafoglio, a forza di elevarvi, gli altri vi derubano, dovete pensare all’oggi, al qui e ora. È il tentativo ormai consolidato di quella cultura materialistica di circoscrivere l’uomo nell’ambito di un pragmatismo desolante. a.c. 166 Big Babol Genere: Spot Durata: 21” Committente: Perfetti Van Melle Agenzia: dato n.p. Produzione: dato n.p La nuova campagna pubblicitaria delle chewing gum più famose al mondo reca un’importante novità. Il suo consumo è legato alla vincita del videogioco Skylanders, adattabile a qualsiasi piattaforma tecnologica (Playstation, Xbox e Nintendo 3DS) che combina una consolle, un portale e dei pupazzi che interagiscono dinamicamente con il gioco. Un gran bel passatempo, quindi. Peccato che sottragga tempo alle attività ludiche da fare all’aria aperta, come illustra la pubblicità in questione. Lo spot si apre con scene di parchi e giostre abbandonate, tra folate di un vento primaverile che comincia a farsi sentire e scivoli coperti di foglie. Sembrerebbe che questo parco giochi non sia frequentato molto dai bambini; e non se ne fa un discorso di clima, perché lo spot sembra ambientato nei primi caldi, quando l’aria si fa mite e le giornate si allungano. Non c’è nessuno in giro, la città sembra deserta, sembra essersi improvvisamente spopolata dei nostri figli. Ma ecco che l’obiettivo si sposta d’un tratto all’interno di una casa dove, nel salotto davanti alla televisione, sta giocando, impegnato e concentrato, un gruppo di ragazzini alle prese con joystick e videogiochi. La curiosa attività ludica contemplerebbe anche la degustazione del chewing gum pubblicizzato e con grande enfasi si chiude lo spot. Una grande bella trovata commerciale quella della nota azienda di confetterie Perfetti Van Melle, che coniuga le peggiori abitudini di un ragazzino in un unico spot pubblicitario. La passiva e solitaria pratica ludica del videogioco assieme al masticare una gomma, come sostituto di una sana merenda pomeridiana, sono il connubio perfetto per attirare la giovane clientela che godrà, quindi, non solo della gomma da masticare ma soprattutto del videogioco, inteso come premio per l’acquisto. Tali scelte potranno incrementare le vendite del prodotto dolciario, forse un po’ in declino, ma certamente non incontrare il favore del pubblico, specie quello dei genitori degli stessi figli. Eppure si è così tanto parlato dei rischi conseguenti a tutto ciò: la carie, l’obesità, l’isolamento e le complicazioni patologiche derivanti dall’uso dei videogiochi concorrono a favorire l’apprendimento di tutta una serie di abitudini malsane così difficili da eliminare. Ma sembra che ci sia una generale tendenza a non affrontarli questi problemi. Perché fa audience, perché fa denaro. Passività, allora, intesa non solo in senso fisico, come calo delle attività sportive conseguenti ad un consumo eccessivo di alimenti calorici e iperglicemici, ma anche in senso mentale, quale fissità cognitiva e percettiva verso gli strumenti tecnologici che finiscono per essere sempre i responsabili dei problemi dei nostri figli. Tali abitudini dovrebbero, invece, essere centellinate a favore di attività all’aria aperta – quando possibile – e comunque nell’ottica di un buon movimento e una corretta alimentazione; tutto ciò non può che favorire una sana socializzazione che oggi sempre più è soggiogata e vinta da uno strano modo di giocare insieme. Condividere uno spazio comune dove ciascuno è però chiuso nel proprio campo fisico e mentale: satelliti isolati dell’universo cibernetico. f.o. 167 Biscotti Plasmon Genere: Spot Durata: 30” Committente: Plasmon Agenzia: PicNic Produzione: Cow&Boys Dal 1902 la Plasmon alimenta intere generazioni con i suoi prodotti per l’infanzia che ancora oggi sono apprezzati e ben commercializzati. Dall’uomo col martello che incideva la pietra negli anni sessanta, all’uomo forzuto che sbriciolava una colonna di marmo, a simboleggiare come la forza degli alimenti per bambini aiutino a mantenere un corpo sano e vigoroso, oggi il testimonial è proprio il bambino che agisce ed esprime la bontà del prodotto. È il magico ed intimo momento della pappa, della merenda e di tutti quei momenti utili a sbocconcellare il mitico biscotto e il prodotto celebra la sua gloria. La mamma col bambino, nello spot odierno, riassume i principi fondamentali della sana alimentazione e l’importanza del rapporto primario che getta le basi per un adeguato sviluppo psicofisico. I biscotti, la frutta omogeneizzata e i secondi di carne o pesce sono il passaggio obbligato dello svezzamento quando il bambino incontra, non solo nel gusto, sapori e consistenze diverse. L’attenzione sia al prodotto che al bambino che ne fruirà restituiscono all’azienda il giusto merito che, grazie alla maestria dello spot, regala suggestivi ricordi in cui ognuno di noi saprà rivivere il proprio passato. La mamma apre, infatti, la scatola dei biscotti al cui interno scorrono veloci le immagini delle reclame passate, e dove i bimbi di ieri – gli adulti di oggi – possono ritrovarsi con gioia in compagnia del proprio fanciullino. Anche l’accompagnamento musicale trova rispondenza in questo passaggio: l’inconfondibile motivetto “Io crescerò…” è rielaborato in modo da non alterarne il ricordo e accresce, appunto, la nostalgia dell’essere bambino. Un modo dolce e piacevole per riappropriarsi del tempo perduto, con la gioia di affidare ai figli del domani il testimone delle proprie esperienze. f.o. 168 Campari Red Passion Genere: Spot Durata: 15” Committente: Campari Agenzia: Filmmaster Produzione: Nicole Lord “E se il piacere fosse adesso, prima che tutto cominci. In fondo, non è forse vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere?”. Torna sugli schermi lo spot dell’aperitivo firmato Campari, che tre anni fa aveva lanciato la pubblicità in costume. In una villa, i personaggi sono vestiti come dame e damine moderne, con scollature vertiginose, minigonne audaci e tacchi pericolosi, a ricordare – anche se in un modo un po’ rivisitato – lo stile del rondò veneziano. Ci sono i preparativi di una grande festa, le luci, l’orchestra, un grande ricevimento che avrà luogo anche fuori la casa e che sembra avere come invitati solo donne. Bionde, brune, ce n’è per tutti i gusti e il padrone di casa è un avvenente giovane uomo che di fascino ne ha da vendere. Va in giro con il drink in mano pronto da offrire ad ogni dama incontri, per salutarla, per concederle un passo di danza, per lasciare in qualche modo un segno di sé: è il predatore, l’animale dominante che segna il territorio e crea un harem con tutte le sue prede. Perché il piacere si consuma proprio nell’attesa del piacere stesso, quando l’atmosfera si carica di promesse. Anche quest’anno lo spot mantiene lo stesso filo narrativo. Ha una durata minore, ma il messaggio è lo stesso. Niente ti può deludere, perché in parte è già conosciuto e perché tutto può ancora succedere. Non è forse così? Con un gesto allusivo, il protagonista si rivolge quindi allo spettatore invitandolo ad entrare per gustarsi la serata che svela già le sue intenzioni. Quali sono le intenzioni di questa pubblicità? Reclamizzare l’aperitivo? O forse alludere a una filosofia del romanticismo post moderno, basata sull’idea che l’attesa del piacere non sia il rispetto pudico di ciò che è intimo e privato, quanto piuttosto sulla convinzione che spizzicare qua e là consenta per lo meno di sapere a cosa vai incontro? È questo il piacere di cui si parla? Quello che non ti frega perché lo conosci già? Quello che ti fa sentire grande per il solo fatto di provarci? Quello che brucia le tappe e la magia del momento, l’immaginazione e la fantasia di un evento solo sognato e che invece poi ti lascia un retrogusto un po’ amaro di cose perdute, come diceva una canzone tanto tempo fa? È il piacere, questo, che illude l’esperienza, un piacere effimero che travolge la passione come un’onda di piena, che lascia dietro di sé macerie e detriti di ogni genere? Sembra che sia questo il piacere che lo spot decanta: invita con linguaggio liquido appunto, immateriale e virtuale, ad abbandonarsi a quel che capita. L’ennesimo accostamento vizioso tra l’alcol e il sesso, che qui, più che in altri spot, proprio non trova modo di essere interpretato: il messaggio è chiaro, lineare, senza troppe velature. f.o. 169 Chanel.5 Genere: Spot Durata: 31’’ Committente: Chanel N.5 Agenzia: n.p. Produzione: n.p. La fama del profumo più celebre della Maison francese, come recita il comunicato stampa che annuncia l’iniziativa, è senz’altro dovuta all’enfasi maliziosa che conferì ad esso Marylin Monroe con le sue parole: “Vado a letto senza nulla addosso, solo con Chanel n. 5”. Ed è per questo che l’azienda resuscita la diva americana come testimonial della sua pubblicità. La campagna, sia televisiva sia su carta stampata, è nata in base alla recente riscoperta del materiale audio originale in cui l’attrice, intervistata da Georges Belmont (1909-2008), l’allora direttore di “Marie Claire”, affermava che a letto indossava solamente Chanel N° 5: “Sa, mi fanno certe domande, talvolta! Ad esempio, una volta mi hanno chiesto: ‘Cosa indossa quando va a letto? Solo il pezzo di sopra del pigiama, solo il sotto del pigiama o una camicia da notte?’. Allora io ho risposto: Chanel n. 5 e non vorrei dire che indosso solo lui e basta, ma è la verità!”. Di Chanel N.5 pare se ne venda un flacone ogni 55 secondi e che sia stato eletto, in un sondaggio, “il profumo più sensuale del mondo”, detto anche ‘Le Monstre’, un mito intramontabile e senza tempo che lo stesso Jacques Polge, creatore delle fragranze Chanel dal 1979, ha definito: “L’unico esempio di profumo che acquista un carattere di singolarità con il passare del tempo”. Nessuno nega la bontà e la fragranza del profumo più apprezzato del mondo, ci rattrista invece che venga usato un simbolo tragico, come quello legato alla Marylin Monroe, rimasta vittima del ruolo imposto e impostosi di “donna oggetto”, sempre pronta e disposta a compiacere i desideri proibiti del sesso forte. Una donna non più in vita. Sono trascorsi molti anni, forse il pubblico ha dimenticato che la famosissima attrice americana è morta suicida, probabilmente schiacciata dallo stesso ruolo che l’aveva resa famosa. Negli anni della contestazione giovanile, sarebbe risultata improponibile una tale “resurrezione” per una campagna pubblicitaria che potesse stuzzicare la sensualità femminile e i desideri maschili, oggi invece viene usata ancora una volta una povera e infelice donna di nome Marylin Monroe! Campeggiavano nelle stanze dei giovani studenti le gigantografie della diva, per compiangere una vittima delle più abiette culture materialistiche. E ora la Maison Chanel l’ha resuscitata dopo aver usato altri testimonial come Brad Pitt. Le donne di oggi dovrebbero ispirarsi a lei, emularla? Evidentemente la prestigiosa Maison ha fatto leva sul fatto che oggi si è dimenticato che la stessa Monroe non sia stata poi tanto vincente e felice nella sua vita. a.c. 170 Coca Cola Genere: Spot Durata: 45” Committente: Coca Cola Agenzia: Mc Cann Produzione: Think Cattleya Hai mai provato a guardare il mondo con occhi diversi? Con tutto il marcio che ci sovrasta, spesso non siamo capaci di notare il buono delle piccole cose e di quelle persone che ogni giorno si adoperano per rendere il mondo un po’ meno pesante. Lo spirito del nuovo spot della Coca Cola vuole dare la speranza di un mondo che si può migliorare e che, in fondo in fondo, ha ancora qualche risorsa da offrire. “Per ogni persona corrotta, otto mila persone donano il sangue. Mentre si progetta una nuova arma, un milione di mamme sta preparando una torta. Per ogni coro razzista, ottantamila italiani cantano sotto la doccia. Per ogni cattiva notizia, cento coppie cercano di avere un bambino. Per ogni giornata nera, milioni di persone condividono una Coca Cola. Ci sono tante ragioni per credere in un mondo migliore.” Una sorta di messaggio di fede, di quella fede che anima la fratellanza e il rispetto tra gli uomini. Perchè gli uomini non sono tutti malvagi, non agiscono solo per il loro cinico egoismo o seguendo l’illusione di realizzarsi nel potere, nel denaro e in quelle emozioni facili ma faticosamente raggiungibili perchè non spontanee. C’è tutto un mondo dietro, nascosto, che cerca di ricostruire le basi per una vita migliore, che vive silenziosamente e si adopera per non far collassare tutto. Ci sono uomini e donne che lavorano onestamente, che salvano vite, che prevengono distruzioni di massa; ci sono persone che soffrono, che stringono la cinghia e i denti per andare avanti e offrire comunque un sorriso e una speranza ai propri figli. C’è chi dona il sangue, chi prepara una torta, c’è chi canta e chi cerca di avere dei bambini. È con l’attesa di un nuovo nato – e quindi di un nuovo mondo – che lo spot diffonde il messaggio di speranza. Quegli stessi bambini che, cantando, inneggiano alla libertà di espressione, laddove la comunicazione è spirito di cambiamento e libertà dalle catene del sopruso e dell’ignoranza. La colonna sonora è infatti un preciso monito (Whatever, Oasis, 1994): essere se stessi nel rispetto degli altri e raggiungere gli obiettivi della propria vita. La libertà di fare ma anche e soprattutto il coraggio di riuscire a vedere oltre, perchè spesso le persone sono chiuse nei loro piccoli mondi e faticano a immaginare un cambiamento. È molto più comodo accontentarsi di una lettura superficiale e non accorgersi di un significato e un contenuto più profondo. Ecco l’importanza di quelle piccole grandi cose che ci rendono sereni, orgogliosi del nostro lavoro, coerenti con le nostre idee e, perchè no, anche rilassati davanti a un bicchiere di Coca Cola. f.o. 171 Conad Genere: Spot Durata: 30” Committente: Conad Agenzia: Aldo Biasi Comunicazione Produzione: New Avana Fino allo scorso anno, il simbolo del Conad erano le persone al servizio della clientela. Oggi il simbolo del Conad è una coppia, una simpatica coppia che anima gli spot. Il protagonista è uno dei proprietari di un punto vendita, le cui osservazioni e riflessioni non nascono intorno al lavoro che svolge, quanto alla vita privata e alle sue dinamiche molto particolari. Apparentemente dedito alla moglie, il protagonista va col pensiero al lavoro: a come prezzare i prodotti, a come trovare una buona offerta economica per i prodotti maggiormente usati dalle casalinghe, a tutelare insomma i suoi clienti. Questo strano protagonista, infatti, si sveglia nel cuore della notte per controllare e verificare le merci esposte, come un padre che veglia sul figlio nel letto o un agricoltore sulla piantina che nasce. Un comportamento assurdo e per questo ironico, che fa del protagonista un uomo piccolo e decisamente ossessivo nei confronti del lavoro. Le dinamiche interne alla coppia, poi, sono quelle che lasciano spazio al sorriso e insieme una riflessione: la moglie, infatti, azzarda – una dietro l’altra – ipotesi su presunti tradimenti o su inconcepibili appuntamenti d’amore che sono appunto disattesi dal marito. Ma tira un sospiro di sollievo quando capisce che il marito si alza all’alba semplicemente per controllare lo stato degli alimenti del negozio perché ha a cuore il benessere delle donne o per vigilare sulla qualità dei formaggi. In fondo è l’esempio di un uomo che fa con passione il proprio lavoro, pensando alle persone che ci sono dietro. f.o. 172 Dalani Genere: Spot Durata: 30” Committente: Dalani Agenzia: Saatchi&Saatchi Produzione: Akita La pregiatezza dei prodotti Dalani si rispecchia nello spot. La scelta degli autori di associare ad ogni singolo dettaglio una conformazione antropomorfa di dubbio gusto caratterizza la pubblicità del momento. Una coppia, strategicamente inquadrata a mezzo busto, regala gesti affettuosi a quello che si potrebbe pensare essere un neonato, e invece con grande stupore, e anche un po’ di disgusto, si scopre tutt’altra verità: il bambino non è altro che un raffinato vaso di porcellana, dai mirabili dettagli artistici e dall’inconfondibile stile del marchio pubblicizzato. I mobili Dalani ispirerebbero quindi atteggiamenti affettuosi, di scherzo, di intimità che proprio non si confanno a degli oggetti inanimati. Eppure c’è chi balla con la lampada come se fosse una donna, chi accarezza il comodino mentre fa il bagno, quasi a stuzzicare la sensualità del proprio uomo. L’amore per la casa si confonde con l’amore per l’altro, inteso – in questo spot – come oggetto di piacere e del quale non si intravedono i limiti e i ruoli. L’Altro, adoperato secondo i propri bisogni e non rispettato nella sua essenza, sembra essere il messaggio di fondo della campagna pubblicitaria, un senso latente certamente che non vuole essere reclamizzato e che invece entra irruente nelle nostre coscienze. L’intento pubblicitario, forse, avrebbe voluto avere risvolti più ironici e meno rigidi, ma il connubio oggetto-soggetto trova purtroppo la massima espressione, rivelando come al giorno d’oggi la nostra vita, soprattutto relazionale, sia condizionata dalla fruizione di oggetti e accessori spesso funzionali che vanno a compensare una mancanza interna e personale, difficilmente visibile all’esterno. Love your home, dice lo slogan finale, ma forse dovremmo imparare ad amare di più il prossimo, se non altro a riconoscerlo per considerarlo. f.o. 173 Donna Moderna Genere: Spot Durata: 30” Committente: Mondadori Agenzia: n.p. Produzione: Stylum In un periodo in cui l’offerta televisiva è cresciuta a livelli esponenziali e che vede la fioritura di canali su banda satellitare o terrestre, i modelli di vita che si propongono agli spettatori sono davvero per tutti i gusti. Imitare il proprio idolo o emulare l’idea di femminilità suggerita dai modelli televisivi è diventato ormai l’effetto di questa esposizione totale al totem televisivo che, come in una pratica religiosa, sottopone il pagano al sacrificio della propria dignità e della propria personalità. È in quest’ottica che lo spot della rivista femminile “Donna Moderna” grida alla rinascita di un nuovo modo di essere donna, di essere se stesse. “Voglio essere me” è il titolo di questa campagna pubblicitaria che esprime autenticità, ironia e concretezza, caratteristiche della personalità del giornale e delle sue lettrici, che non preferiscono vivere come le beniamine dello showbusiness ma, al contrario, impongono attivamente il proprio modo di essere. Lo spot inneggia ai piaceri della donna, al ritorno delle cose semplici, al benessere personale e a quello vissuto insieme agli altri. Inneggia alla gioia di stare coi figli e con il proprio partner, ma anche alla gratificazione di fare giardinaggio, di fare la spesa e perché no, anche di fare il proprio lavoro. Del resto, la donna di oggi è tutto questo, e apprezza ogni piccola fatica quotidiana, perché reale. Sulle riviste patinate, i cosiddetti vip vivono una vita decisamente artefatta dove le cose normali sono dichiarate come straordinarie, sulle quali poi si cuce il pettegolezzo che riempie i giornali di gossip. Che la modella faccia la spesa o che l’attrice sia fotografata mentre fa il bagnetto al proprio figlio, diventano improvvisamente eventi su cui parlare quando si attribuiscono a quel tipo di personaggi. Ma dietro le quinte, nella vita reale, tutto ciò è routine e come tale vissuto pienamente. Lo spot punta, perciò, non allo svilimento delle pratiche quotidiane della vita, quanto piuttosto all’esaltazione delle cose semplici e del piacere di farle. C’è anche molta ironia in questo messaggio, e le grandiosità e gli sfarzi del mondo patinato appaiono, in confronto, come delle inutili velleità. f.o. 174 Edison Genere: Spot Durata: 45” Committente: Edison Agenzia: Cayenne Produzione: Soho What Alla fine del secolo scorso l’uomo immaginava di avere la luce elettrica, negli anni ’30 voleva portare il gas in tutte le case, circa trent’anni dopo fantasticava di utilizzare la luce solare per far funzionare gli elettrodomestici e ai nostri giorni già i bambini sperano di usare l’elettricità per far volare gli aeroplani. I sogni della creatività umana sono racchiusi in questo spot, che festeggia i 130 anni dalla fondazione dell’azienda, che porta il nome del noto inventore delle dinamo elettriche. Le donne e gli uomini da sempre non hanno mai smesso di credere nel progresso e l’azienda Edison lo mostra attraverso questo breve filmato. Fu nel 1883 che l’azienda illuminò per la prima volta il Teatro alla Scala, con oltre duemila lampadine finendo per modificare la vita di tutto il nord Italia prima, illuminando e riscaldando l’Italia intera, poi. Davanti al grandioso teatro milanese si susseguono le epoche e le scoperte. Uno sguardo al passato e alle abitudini di vita ben confezionato, che spiega anche l’evoluzione dei mezzi di locomozione: dalla carrozza, alla macchina, alla Vespa, fino alla bicicletta, quasi a dimostrare come col passar del tempo le scoperte migliorano la vita dell’uomo grazie alla tecnologia, ma che alla fine abbiamo sempre bisogno di tornare alle cose semplici della vita. Perché la tecnologia deve poter essere associata al benessere e soprattutto alla facilitazione di molti problemi quotidiani: in tal modo, comunque, consentire anche di scegliere modi e mezzi che con il progresso non hanno tanto a che fare. Avremmo potuto immaginarci nel presente o in un futuro prossimo con un mezzo di locomozione rubato ai film di fantascienza e invece troviamo bambini seduti sui loro seggiolini dietro alle semplici biciclette. Uno sguardo al passato ed uno al futuro, con in tasca un monito ben preciso: la sicurezza e la responsabilità in ciò che facciamo, che sia inventare un prodigio o guidare un mezzo. Lo spot racconta la storia dell’Edison e conoscere gli albori di una grande azienda non fa che maturare fiducia e sicurezza nei confronti del suo operato. f.o. 175 Enel Genere: Spot Durata: 31’’ Committente: Enel Agenzia: Saatchi & Saatchi Produzione: Filmmaster “Siamo guerrieri della notte e delle 6 di mattina, siamo i guerrieri dei posti in piedi, delle tangenziali, siamo guerrieri alle prime armi, siamo guerrieri in trincee di scaffali e di scartoffie, siamo guerrieri del lavoro, siamo i guerrieri dell’amore. Siamo guerrieri e vincere è possibile se lottiamo insieme”. La voce narrante, intensa, commenta immagini di persone comuni, di italiani che non mollano di fronte alle difficoltà, alle incertezze, di fronte alla fatica e alla routine. Enel sceglie di sostenere chi affronta le proprie battaglie quotidiane con coraggio e dignità. Nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole, nei supermercati. La pubblicità li denomina con il termine di guerrieri, guerrieri del giorno e della notte. Vengono colti nei loro momenti quotidiani perché è lì che affrontano le loro battaglie, mentre lottano per il loro presente e costruiscono il loro futuro. Ed Enel è accanto a loro, con tutta la sua energia conferisce al lavoro professionale una sorta di eroismo che spesso viene ignorato dai più. La pubblicità ha avuto un impatto molto positivo; al di là del messaggio promozionale legato alla vendita, in un momento di forte crisi economica, viene infatti rivalutata quella dimensione dell’impegno personale nell’affrontare il proprio lavoro con eroismo, con passione anche se si tratta di una mansione semplice. La nostra non è solo una società segnata dalla crisi economica, ma anche da quella morale, e questa gente che appare sullo schermo è onesta, non cerca scorciatoie, è forte e determinata. Si dice che uno dei mali del nostro tempo sia la ricerca della ricchezza senza sforzo, gli eroi della pubblicità sono invece persone che lavorano sodo, senza perdersi in sogni pindarici, persone che resistono con coraggio, adoperandosi per superare questo momento, credendo in un futuro migliore. Gente comune che non ha affatto voglia di mollare davanti agli ostacoli che la vita quotidiana pone. Persone che insomma pensano positivo e non si fanno scoraggiare dai tempi che corrono mettendosi in gioco.«Guerrieri» li chiama Enel, che a loro ha dedicato uno spazio in Rete dove possono raccontare le loro esperienze di vita quotidiana. Particolarmente lodevole l’appellativo di “eroi dell’amore” attribuito a coloro che svolgono un lavoro di tipo educativo. a.c. 176 Fiat 500L Genere: Spot Durata: 30” Committente: Fiat Agenzia: Leo Burnett Produzione: Movie Magic In viaggio verso il futuro, un giovane guida la sua macchina, piena di bagagli, di oggetti, di sogni. Ma poi lo spazio non basta più e il giovane si immagina un futuro a due, con la sua partner insieme a vivere non solo le passioni, ma lo spazio stesso entro cui formare la coppia. Perché il bello di avere spazio non è tenerlo solo per sé, ma poterlo condividere, come recita lo slogan. Uno spot positivo quello della nuova Fiat 500 L, che suggerisce come la crescita non sia un percorso faticoso e insoddisfacente, fatto di rinunce o di ridimensionamento della propria individualità. Crescere è facile, è entusiasmante. Crescere è cool, come dice il claim. Nell’immaginario dei giovani adulti, la progettazione del futuro non è sempre così rosea. Intervengono fattori complicati nella costruzione della propria identità: la ricerca del lavoro, la stabilità economica e soprattutto la gratificazione di una vita affettiva che comprenda anche la costituzione di una famiglia a tutto tondo. Le difficoltà socioeconomiche degli ultimi tempi si riflettono proprio sul cammino degli uomini del domani, gettando spesso uno sconforto difficile da sciogliere. Ma questo spot è arioso, sa di fresco, incoraggiante perché punta sulla metafora del viaggio come passaggio dal grigiore dell’incertezza al raggiungimento della maturità, dalla difficoltà a trovare un ruolo alla riuscita di se stessi, dall’impossibilità di riscattarsi dalle origini, entro le quali spesso ci rifugiamo come riparo dalle frustrazioni, alla scoperta di riuscire a farcela da soli. Il viaggio verso lidi lontani, come anche l’ambientazione suggerisce, sembra essere quindi la promessa di un futuro più luminoso, meno incerto e sempre più da scoprire. f.o. 177 Fondazione ANIA Campagna 2013-2014 Genere: Spot Durata: 20” Committente: Ania – Fondazione per la Sicurezza Stradale Agenzia: Toscani Studio Produzione: n.p. Lo spot istituzionale è stato creato dalla Fondazione per la Sicurezza Stradale per sensibilizzare il pubblico sul fenomeno, sempre più dilagante, delle morti sulle strade. Lo spot è ben realizzato, è efficace, è persuasivo e convincente. Le statistiche parlano chiaro: ogni anno si verificano 3653 morti per incidenti automobilistici e il dato è veramente preoccupante. I messaggi per una guida sicura e controllata sono sempre molti, attraverso i canali mediatici, la pubblicità e i messaggi su strada (attraverso i pannelli elettronici delle autostrade), ma sembra non esserci un’effettiva corrispondenza tra ciò che si comunica e ciò che realmente viene recepito. Perciò, per una maggiore efficacia comunicativa, è stato ritenuto opportuno creare questo spot. Uno spot forte, duro, ad effetto per quanto riguarda i contenuti; uno spot veloce e repentino per quanto riguarda la forma. Sicuramente uno spot incisivo per quanto riguarda il messaggio. L’agenzia di Oliviero Toscani si era già occupata negli anni scorsi del tema della sicurezza stradale, con uno spot che aveva sollevato non poche polemiche. La campagna pubblicitaria di quest’anno sembra essere in linea con il messaggio originario: immagini e suoni abilmente orchestrati in modo da creare un’unica sinfonia di suoni e colori, e risultare così indicata a mettere in guardia dai pericoli di una guida scorretta e pericolosa. Una serie interminabile di sequenze e immagini, catturate all’istante come durante un ricordo a ritroso, vengono proiettate sullo schermo. I propri cari, le proprie esperienze, i volti, gli oggetti, i luoghi: tutto si mescola nella mente e viene rievocato con sforzo e intensità per ricordare quello che della propria vita si rischia di perdere. L’unione delle immagini rapide con i suoni di clacson di macchine e di sirene di ambulanza, si mischiano ai battiti cardiaci e al brusio delle voci di sottofondo che incitano il malcapitato a svegliarsi, ad aprire gli occhi e a resistere al coma nel quale è involontariamente scivolato. Ma il segnale sonoro del battito cardiaco si fa più costante, più ravvicinato, più insistente fino a diventare una linea continua, un suono prolungato. Non c’è più niente da fare e anche un’altra vita s’è tragicamente spenta. Non spegnere la luce, dice lo spot. Pensaci. È il monito finale. f.o. 178 Fonzies Genere: Spot Durata: 41” Committente: Saiwa Agenzia: n.p. Produzione: n.p “Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà”, diceva il vecchio slogan… ora “Cerca nel sacchetto il chip più lungo, quello di 2 cm: puoi vincere un viaggio!”. È questo il messaggio della nota azienda di patatine al formaggio attraverso il nuovo sconcertante spot. Un gioco di doppi sensi che allude chiaramente alla lunghezza dei genitali, come si conviene a una società popolare e maschilista. L’adolescente che pesca nel sacchetto, strategicamente nascosto dalla telecamera, e trova la patatina vincente innesca, come un effetto domino, tutta una serie di equivoci non poco chiari, basati sulle dimensioni delle parti intime. La nonna che pulisce i fagiolini (e non è un elemento scelto a caso), il vecchio che esulta “Scopa!” mentre gioca a carte in piazza, il barbiere che commenta annoiato ma un tantino invidioso “Beato lui”, sottolineano ancor di più il doppio senso. E ancora, la ragazza cacciata dal balcone affinché non senta la notizia che gira in paese dà per scontata l’irriverente equivocità delle cose. Uno spot, bocciato ancor prima di venir trasmesso in TV, ma che continua a riscuotere molto successo nel mondo web, rimandando all’ilarità dell’equivoco più che all’imbarazzo del tema trattato. Eppure, a ben vedere, questo spot non regala sorrisi ma solo perplessità. In primo luogo, per la scelta di un prodotto alimentare come sostituto dell’attributo sessuale: bisogni primari (cibo e sesso) che si fondono insieme e che sollecitano a un’associazione mentale di rapido effetto. È pur vero che i due bisogni sono imprescindibili l’uno dall’altro perché rimandano al piacere e alla naturalezza con cui si praticano, alla convivialità (mangiare insieme è più gratificante dello stare soli e allo stesso modo il rapporto sessuale con il partner è ben visto rispetto all’autoerotismo) e infine rimandano alla storia dell’umanità (cibo e sesso sono stati fondamentali per la sopravvivenza della specie, per cui in assenza di cibo e di riproduzione non si poteva continuare lungo la via evolutiva). Ma in questo caso il cibo sembra squalificarsi rispetto al tema sessuale per la volgarità dei contenuti espressi. Poi, come accade nella maggior parte degli spot, la potenza virile che viene sempre rappresentata attraverso qualcosa: l’automobile, il profumo, il cellulare sono appendici narcisistiche che esaltano o compensano la propria prestanza virile e sessuale. Non allegorie, non simboli ma vere e proprie immagini che spesso derivano da rappresentazioni dell’immaginario collettivo popolare. f.o. 179 Galbusera Riso su Riso Genere: Spot Durata: 30” Committente: Galbusera S.p.A. Agenzia: 1861 United Produzione: Akita Film Quante volte nei discorsi usiamo immagini metaforiche o modi di dire che con quello che è realmente accaduto non hanno niente a che vedere, ma che rendono bene l’idea, colorando la frase e la fantasia in modo egregio? Lo sanno bene gli autori dello spot, lanciato lo scorso anno, e che continua a fare successo ancora oggi, se non altro per la maestria con cui è stata realizzata la pubblicità, oltre che per la bontà del prodotto. Rispetto ad altri prodotti abbastanza simili, emerge con grande efficacia nel panorama dei crackers per la scelta degli ingredienti che son naturali e quindi sani. Inoltre, la bontà del prodotto sembra proprio rispecchiarsi nella scelta di usare l’ironia e la creatività nella realizzazione del soggetto pubblicitario. Ingredienti sani e simpatia, elementi principali per un prodotto che gioca proprio sulle parole. “Riso su riso” vuole dunque essere l’invito a prendere la vita con gioia e leggerezza, dove il riso è usato nella doppia accezione semantica che ben si sposa in uno spot come questo. Per tale motivo, gli attori dello spot recitano tutta una serie di doppi sensi dettati dalle metafore di cui quotidianamente facciamo uso: «il capo mi ha fatto una lavata di testa» ispira proprio l’immagine di una seduta dal parrucchiere, decontestualizzando proprio l’evento accaduto; «i colleghi mi hanno fatto nero» «per uscire ho dovuto fare i salti mortali», sono le frasi che il protagonista utilizza per descrivere una giornata lavorativa piuttosto negativa e che ricordano come, attraverso piccole strategie, si possa determinare flessibilità al discorso e soprattutto movimento e sapore. Il ricorso al linguaggio figurativo, come sono le metafore e le analogie, dinamizza i discorsi e gli eventi acquistano, certamente, maggiore rilievo e maggiore attenzione da parte di chi ascolta. Deve essere stata proprio quest’idea ad ispirare i produttori dello spot: cercare di attirare l’attenzione su un prodotto che doveva essere diverso da tutti gli altri. Un prodotto sano ma anche simpatico, non solo per la forma (i crackers sono infatti ricoperti di chicchi di riso), ma anche per il gusto e l’espressione del messaggio. Come per il passato, anche quest’anno lo spot incontra favorevolmente il gusto del pubblico per un prodotto che sa di buono. f.o. 180 Ikea Genere: Spot Durata: 45” Committente: Ikea Agenzia: Auge e Initiative Produzione: Mercurio cinematografica Basta poco per far spazio all’immaginazione, così come basta poco per trovare una soluzione a tutti i problemi di spazio. Lo sanno bene i componenti della famiglia dello spot. Lo sanno bene soprattutto le mamme quando la cameretta è colma di giocattoli sparsi che non trovano mai un’idonea collocazione. A quante mamme sarà capitato, infatti, di esprimere quel disappunto disegnato sul volto dell’attrice dello spot? Quel fastidio indescrivibile di vedersi alle prese con la sistemazione di tutti i pezzettini delle costruzioni o i giocattoli solitamente sparsi un po’ ovunque. Il protagonista dello spot però riuscirà a far sorridere la sua mamma e, con una casa arredata Ikea, ognuno di noi ritroverà il proprio sorriso. Dopo un rapido scambio di sguardi con la mamma, il bambino riordina velocemente la cameretta in sua assenza, trasformandosi nel supereroe che tutti conosciamo. Vestito di mantello rosso, di tutina blu e di una simpaticissima mascherina sugli occhi, presa in prestito più a un aviatore che a un supereroe, il bimbo perlustra la casa mettendo in ordine tutto ciò che non trova rapida collocazione e soprattutto aiutando chi si trova in difficoltà: a chi è alle prese con i vestiti dell’armadio, a chi è in bagno, a chi sul terrazzo è affaccendato con le piante che non trovano posto sul tavolo. Ed ecco che un pianale del tavolo apribile, un contenitore o un porta-tutto da appendere all’armadio risolvono quegli apparenti problemi di spazio. Tutto torna in ordine e ben visibile, allo stesso tempo. Il superbambino è orgoglioso del suo compito e la mamma, stupita e incredula nel trovare la cameretta sgombra e pure ordinata. Per il supereroe rimane da sbrigare l’ultima impresa per il fratello, alle prese con la gestione dello spazio sotto il letto. Ma quando anche lui dimostra di sapere come fare, il bambino lo osserva con interesse, scoprendo poi che ha a che fare proprio con un altro supereroe: lo dimostra la maglietta con l’iniziale. Lo spot è divertente e funzionale allo stesso tempo, illustra le possibili soluzioni in una veste dinamica e ben costruita. La scelta dell’espressività del bambino poi si adatta bene alla rappresentazione del piccolo eroe tuttofare e conferisce bontà al prodotto. Basta poco per fare spazio all’immaginazione, dunque, ma anche alla realtà. f.o. 181 Jamba – sfondo desktop cagnolini Genere: Spot Durata: 30” Committente: n.p. Agenzia: n.p Produzione: n.p. Dopo lo spot sull’applicazione del calcolo amoroso (love calculator) tra due partner, Jamba crea il nuovo spot per cellulari e i-phone. Uno screen-saver piuttosto curioso che, a ben guardare, suscita anche un po’ di disgusto. Dietro a uno schermo, alcuni cagnolini di razza labrador leccano avidamente qualcosa di dolce (lo immaginiamo), quasi come se le povere bestiole fossero chiamate a leccare lo schermo del nostro cellulare ogni volta che lo usiamo. Si può scegliere tra il cucciolo color champagne o quello dal pelo nero; si può scegliere un solo cagnolino oppure averli entrambi e guardarli leccare insieme lo stesso schermo, con le loro lingue che si toccano e i loro corpi che si affannano, affamati a leccare ciò che riveste lo schermo. Se si vuole, si può anche scegliere un tigrotto, invece dei cuccioli di cane. Lo spot, apparentemente banale, stimola tutta una serie di significati simbolici che meritano una certa attenzione. I contenuti vanno infatti letti secondo una chiave psicologica che rimanda a teorizzazioni più profonde, come quella relativa alla teoria freudiana degli istinti. L’istinto della suzione, presente nei neonati, non risponde solo alla gratificazione della fame ma anche a una gratificazione emotiva che richiama i bisogni di contenimento e di amore. Lo spot vuole richiamare, in questo modo, la natura di questo tipo di istinto. Esso evidenzia, infatti, come il guardare (attività che rimanda a una gratificazione scoptofilica e voyeuristica), produca un piacere e come questo piacere, che di per sé gratifica chi lo esperisce, sia fruibile in chi lo guarda. Si parla di bisogni umani e ci si ritrova con elementi animali che, seppur cuccioli, rimandano a un’istintualità primordiale. f.o. 182 Jamba – Zalele Genere: Spot Durata: 16” Committente: n.p. Agenzia: n.p. Produzione: n.p. Nella piazza di un paese, a ritmo di musica, è inscenata la danza dei contrari: la legalità (il poliziotto) e la disonestà (il ladro); il sacro (il prete) e il profano (la donna procace); la morte (il carro funebre) e la vita (il morto che resuscita). Tutti ballano a ritmo del tormentone del momento, da scaricare sul cellulare grazie a Jamba. È con questa musica che tutto torna in armonia e con questa musica si vuole celebrare la vita. Si conciliano gli opposti tra di loro: il ladro con la guardia, il prete col peccato, la morte con la vita. Ciò è particolarmente evidente nella scena successiva, quando un ragazzo tenta il suicidio, impiccandosi al soffitto. Grazie a una serie di inconvenienti, il soffitto non regge e il ragazzo, udendo il motivetto, trova migliore occasione per tornare alla vita. Lo spot che esalta il divertimento e la gioia della spensieratezza ha, tuttavia, contenuti e forme che rasentano il cattivo gusto e il cattivo esempio. La scena della resurrezione e quella del tentato suicidio, che sono senza dubbio di forte impatto emotivo, generano sgomento e sono di difficile elaborazione. Ciò che più si contesta è la naturalezza con cui si tende a esternare e drammatizzare vissuti importanti come quello del tentato suicidio, che solitamente vengono consumati nel silenzio assordante della disperazione e nella depressione, quasi a emularli come alternativa alla realtà; eppure, l’ironia che piomba su scene come questa non fa che ridicolizzare la tragicità dell’atto. La scena della resurrezione, che non ha nulla di salvifico o di speranza, è resa in questo spot come espressione misera di riscatto da un destino che si vuole cambiare ed è la manifestazione un po’ bulimica di un genere così in voga attualmente, quale quello del macabro. La morte è qui spogliata dei suoi significati religiosi e culturali per animarsi, è il caso di dirlo, di presupposti egocentrici e surreali. Il tormentone dell’anno è il tormento dello spirito che si trova a dover fare i conti con una realtà ridicolizzata nei suoi significati dicotomici, anche profondi, e che un jingle ritmato non può certamente saper spiegare. f.o. 183 Kinder a colazione Genere: Spot Durata: 30” Committente: Ferrero S.p.A. Agenzia: Providence di Havas Italia Produzione: Cattleya I nuovi spot sulle merendine Kinder sembrano più degli stralci di fiction che pubblicità dimostrative del prodotto. Sono sempre più vicini alla realtà di tutti i giorni, alle famiglie comuni, alle dinamiche relazionali che ci creano tra genitori e figli. Soprattutto allo spirito che anima la famiglia stessa: l’amore per l’altro. È in questa ottica che si inseriscono le nuove narrazioni della Kinder Ferrero. È l’attenzione al prodotto e alle materie con cui è stato preparato che ispira il claim “La tua famiglia merita qualità”, attraverso il dono delle piccole cose. Le piccole grandi attenzioni di una mamma che rimbocca le coperte al figlio mentre dorme o che scalda i guantini della figlia prima di andare via (Kinder Pan e cioc) regalano tenerezza e gratitudine non solo in chi le riceve. Il gesto del papà che presta la macchina alla figlia, riempiendone il serbatoio, prima che lei la usi e il gesto che egli stesso riceve da lei a colazione con il giornale fresco di stampa per ringraziarlo (Kinder Colazione più) sono narrazioni coinvolgenti, create per rappresentare la quotidianità in cui si colloca il prodotto, non primo protagonista. Rispetto ai vecchi schemi pubblicitari, infatti, in cui l’acquisto del prodotto illudeva, per certi versi, il raggiungimento dello status che il prodotto stesso rappresentava, in questi nuovi spot avviene esattamente il contrario. Non è dunque la merendina a generare l’idillio della famiglia perfetta, ma è la normalità di una famiglia comune la cornice ideale in cui consumare quel tipo di prodotto. E Kinder di famiglie se ne intende. f.o. 184 Melinda Genere: Spot Durata: 45” Committente: Melinda Agenzia: Cernuto Pizzigoni & Partners Produzione: Haibun Tutte le occasioni sono buone per mangiarsi una Melinda. Appena colta, al ristorante, dal fruttivendolo, quando si studia, in compagnia di amici, durante una partita. È irresistibile, croccante, buona e soprattutto sana. Gli attori esprimono ironicamente alcune situazioni paradossali in cui sgranocchiare le mele, ma indicano quella che dovrebbe essere una buona abitudine. Mangiare frutta e verdura più volte al giorno, come consigliano i nutrizionisti. Del resto, il riferimento al vecchio adagio è più che scontato: una mela al giorno leva il medico di torno. E riporta il buon umore. La nuova campagna pubblicitaria della mela più famosa d’Italia si ispira alla canzone di Gianni Morandi (Bella Belinda, 1969), di cui riprende, per assonanza, il nome del marchio pubblicizzato. L’azienda ricorda quanto lavoro e impegno ci sia da parte di tutte le 5200 famiglie di frutticoltori, ricorda come la buona aria di montagna, il sole e l’acqua dei ghiacciai delle Alpi del Trentino siano gli ingredienti fondamentali per la crescita degli alberi da frutto e la bontà del frutto stesso. Lo spot è girato per lo più nella splendida cornice della Val di Non, con quelle distese di campi coltivati, multicolori, con il verde imperioso e dominante e un senso generale di cose buone. Le riprese cittadine sono invece girate nel capoluogo lombardo, così diverso da un punto di vista ambientale e naturalistico. L’attenzione qui è più incentrata sui personaggi, lo sfondo della valle regala un’immagine migliore alla rappresentazione del prodotto perché sponsorizza, è il caso di dirlo, la genuinità della provenienza. Il sito è poi una vera e propria celebrazione della mela italiana, che presenta il suo prodotto principale e tutta una serie di novità gastronomiche a base di mela, ma è anche un modo per conoscere iniziative ed eventi che hanno luogo nella valle: dagli incontri gastronomici agli eventi sportivi, dalle iniziative naturalistiche a veri e propri progetti in nome della salute, dove la mela ha veramente un posto in primo piano. Lo spot è dunque piacevole e per nulla ingannevole rispetto al prodotto da pubblicizzare. f.o. 185 Mentos Now Mints Genere: Spot Durata: 20” Committente: n.p. Agenzia: n.p. Produzione: n.p. A bordo di una decappottabile, due ragazze in costume cercano di rimorchiare due ragazzi dall’aria ingenua e bonacciona che passeggiano sul marciapiede. Una di loro mangia un ghiacciolo in modo provocante, con gli occhiali a forma di cuore, l’altra al volante propone, ammiccando, di portarli in giro. D’improvviso, uno dei due ragazzi sembra accettare la proposta avanzando senza pensare, ma l’altro lo ferma e appoggiandosi alla macchina fa notare come l’assenza delle cinture di sicurezza siano pericolose e che se non se ne fossero tornate a casa, egli avrebbe chiamato la polizia. Quando le ragazze, rimaste attonite per un comportamento simile, ripartono salutandoli con sufficienza, il ragazzo si rivolge all’amico ricordandogli come sia importante non dar confidenza agli sconosciuti. Lo slogan finale chiude in modo emblematico: non fare come tuo padre, è ora di cambiare. Lo spot vuole pubblicizzare un nuovo prodotto, le note caramelle più fresche, senza zucchero ed evidentemente senza problemi. L’invito a non sentirsi vecchi e a non comportarsi come vecchi è certamente di buon auspicio per un ragazzo che deve potersi vivere la sua giovinezza, se l’invito non fosse esso stesso parodia della buona educazione e non minasse il buon senso. Il ragazzotto dall’aria matura ispira un modo di fare un po’ sfigatello, diremmo noi oggi, ma incarna anche quel senso del dovere e delle regole che di fatto tra i giovani manca totalmente. L’osservazione sulle cinture di sicurezza, tra l’altro, richiama – purtroppo in modo troppo sarcastico – un’attenzione alla sicurezza alla guida che è piuttosto rara di questi tempi. Soffermarsi però a esternare un simile riguardo, unitamente alla considerazione di telefonare alle autorità se le ragazze non se ne fossero andate, non fa che elidere di netto i buoni propositi comunicati. Lo spot, di fatto, non fa che evidenziare questo: pensare come i nostri padri è retrò e per questo c’è bisogno di aria fresca e di cambiamento. Ciò però nel rispetto delle regole, della sicurezza e, perché no, anche della buona educazione. Del resto, l’azienda ha creato un profilo su un noto social network che invita i giovani a evitare mode e comportamenti che rischierebbero di trasformare un ragazzo nella brutta copia di suo padre. Il profilo è perciò piuttosto tendenzioso e non rappresenta l’ulteriore veicolo di pubblicità del prodotto, quanto un modo un po’alternativo per opporsi al padre, alle regole e a tutto il sistema psicologico delle norme superegoiche. Per non essere come i padri bisogna scegliere la misura giusta dei jeans, mangiare un tipo di caramelle, non indossare calze coi sandali e tutta una serie di caratteristiche stereotipate anche abbastanza ridicole. Lo spot è breve e se ne può accettare l’ironia, ma il senso del profilo sul social network può rischiare di diventare ridicolo se non diseducativo. f.o. 186 Mercedes Cla 200 CDI Genere: Spot Durata: 30” Committente: Mercedes - Benz Agenzia: n.p. Produzione: n.p. “C’è sempre stato qualcuno pronto a sfidare le nostre innovazioni, ridefinire il nostro concetto di design, superare i nostri standard di sicurezza e battere i nostri record di aerodinamica: quel qualcuno siamo noi”. Con questo slogan, la Mercedes dichiara di non avere rivali, perché è grazie alla capacità creativa e innovativa del suo team che le idee, il design, la sicurezza risultano sempre efficienti e valide. Un proposito un po’ presuntuoso, quello dello spot della Mercedes, ma soprattutto incurante del vero messaggio contenuto in questo spot. Sicurezza e affidabilità sembrano essere i cardini attorno ai quali investire nel marketing, ma ciò che invece non viene proprio considerato è l’aspetto pericoloso – e violento potremmo dire - di come questa macchina viene guidata. La macchina è, infatti, lanciata a gran velocità contro una serie di pannelli a specchio che si trovano al centro della strada. Senza fermarsi o rallentare, l’auto avanza solenne contro tali pannelli, incitata – se vogliamo – dalla voce di sottofondo che elenca quindi tutte le possibili forme di plagio o imitazione. L’auto sfonda ad uno ad uno i pannelli, su cui sono riprodotte le forme e le tipologie di auto che hanno fatto la storia dell’azienda, fino ad arrivare in fondo alla strada e fermarsi orgogliosa. Lo sfondo scuro e l’incitazione vocale creano uno scenario che potrebbe richiamare quello delle corse clandestine di auto lanciate a tutta velocità durante la notte. I pannelli sembrerebbero rappresentare i limiti di velocità entro i quali, solitamente, bisognerebbe rientrare per garantire sicurezza non solo al guidatore ma anche agli altri. Ma essi sono letteralmente sfondati e disintegrati al suo passaggio. Velocità e potenza quindi sono i contenuti di questa comunicazione non verbale. f.o. 187 Mikado Genere: Spot Durata: 90” Committente: Mikado Agenzia: n.p. Produzione: n.p. In un ufficio, un ragazzo è attratto dalla collega che lavora di fronte alla sua scrivania. E quando sta per farle capire i suoi sentimenti, un rivale gli ruba la scena, intrattenendosi con lei e infondendogli sentimenti di gelosia. Armato del suo dinosauro preferito, come oggetto transizionale, come se fosse l’orsacchiotto della sua infanzia, fantastica di aggredire il rivale per conquistare la sua amata. Grazie all’energia del biscotto, il protagonista acquista la forza e il coraggio, forse un po’ vigliacco, di affrontare il suo rivale. Muovendo il dinosauro e i biscottini verso la figura in prospettiva del rivale, egli determina tutta una serie di incidenti e scherzi che suscitano sarcasmo da parte del protagonista e una sorta di ilarità imbarazzante da parte della collega. Perché Mikado non è un semplice biscottino, ma uno snack che può dare grandi soddisfazioni, e non solo in campo nutrizionale, come si può ben vedere. Grazie a questo prodotto, il protagonista può finalmente avvicinarsi alla collega e offrirsi totalmente attraverso il prodotto desiderato. Il piacere di gustarsi quel tipo di snack continua anche dopo il lavoro. I due protagonisti si trovano in un contesto più intimo, un dopocena, e stare insieme non è più un problema. Con King Choco, con doppia copertura al cioccolato e una spirale di cioccolato fondente, la seduzione è di casa. Un piacere da gustarsi nel pieno relax, da gustarsi con calma. Lo spot, piacevole ad una lettura superficiale, abbonda – non poco – di tutta una serie di riferimenti che fanno da sfondo ma che poi risaltano ad una lettura più profonda. La difficoltà di entrare in relazione con la collega, in ufficio, svanisce improvvisamente grazie all’incorporazione vera e propria del prodotto che, al pari di un filtro d’amore, fa superare le barriere della timidezza. Ma è un’arma effimera perché agisce dietro le quinte, attraverso la magia del mezzo invisibile che fa muovere l’altro come una marionetta. Le azioni del protagonista sono infatti tutte virtuali e mai dirette al cambiamento della situazione. È solo grazie al prodotto che la conquista è fatta. Uno spot impoverito di contenuti, anche se ben realizzato nella costruzione scenica e rappresentativa. f.o. 188 Müller Mix Genere: Spot Durata: 45” Committente: Müller Agenzia: Havas Worldwide Produzione: Haibun In un campo selvatico, una ragazza vestita di bianco incontra un ragazzo dalla carnagione scura, come il cioccolato, e si unisce a lui in un incontro di sguardi. Un’altra ragazza s’accorge di un ragazzo vestito di rosso, che rappresenta la fragola; un’altra si unisce a un ragazzo orientale che rappresenta le mandorle, un’altra ancora incontra un alto ragazzotto biondo che impersona un frutto esotico o ancora quella che s’accoppia con il ragazzo dagli occhi penetranti, blu come il mirtillo. Il nuovo yogurt incontra nuove specialità di gusto e lo fa attraverso gli incontri tra ragazze che sembrano immacolate nelle loro leggeri vesti bianche e ragazzi che, con sguardi e atteggiamenti più decisi, a turno rappresentano, anche fisicamente, i gusti aggiuntivi che rendono diverso il nuovo yogurt tedesco. Lo yogurt Müller è, rispetto ad altri, diverso per consistenza e per dolcezza, avendo tra gli ingredienti lo zucchero d’uva che lo rende vellutato e mai fastidioso al palato. “Müller Mix” soddisfa tutte le combinazioni del piacere e lo fa con un spot che rasenta l’imbarazzo per suoni e testi. Le ragazze sembrano essere guidate dall’unirsi a questi ragazzi, come l’ingrediente aggiuntivo che si mescola allo yogurt quando si apre la confezione. Come se lo yogurt potesse parlare e garantire l’efficacia di quell’unione, ma la cornice della sensualità sembra essere proprio il leitmotiv di questo spot. Non a caso, il claim del prodotto è noto: fate l’amore con il sapore. Sguardi sensuali, voci strozzate dal piacere che sopraggiunge, espressioni goderecce che non hanno direttamente a che fare con il mangiare: tutto si unisce per dare forma al messaggio del gusto che si espande nel corpo e nell’anima. La campagna pubblicitaria del marchio tedesco non lascia spazio a interpretazioni. Il messaggio è chiaro e si punta alla soddisfazione dei sensi quando si consuma un prodotto di quel marchio. f.o. 189 Nero Novi cioccolato fondente Genere: Spot Durata: 30’’ Committente: Cioccolato Fondente Nero Novi Agenzia: n.p. Produzione: n.p. Due ragazzi giovanissimi scalano con tenacia una montagna. Il paesaggio è mozzafiato, il rumore di un elicottero in volo ci fornisce una panoramica d’insieme, all’orizzonte le tre Cime di Lavaredo che si stagliano contro un cielo limpido. Poi il campo visivo si stringe su un costone di roccia dove due piccole figure sfidano la pendenza della montagna. La musica accompagna l’impresa di questi due ragazzi agganciati da una corda che salgono cercando di guadagnare la meta. Lui davanti, lei dietro segue i suoi passi in cordata. Ad un certo momento, al ragazzo scivola dalla tasca una tavoletta di cioccolato fondente, la ragazza con prontezza l’afferra, pensa, certo non è il momento di mangiarlo, devono arrivare in vetta. Ma non resiste alla curiosità e chiede al compagno di scalata: “ Svizzero?” Perché si sa, l’associazione montagna e cioccolata fa pensare alle numerose e prestigiose marche svizzere. Non è così. Il ragazzo sorride e risponde candidamente: “ No, Novi”. Un breve stacco di tempo e i due giovani si ritrovano alla fine della loro faticosa scalata. Lì in cima il paesaggio spazia ancora di più, l’orizzonte si fa più suggestivo. Appoggiati ai loro zaini, i due ragazzi possono finalmente gustare la cioccolata. La staccano a pezzi, la mettono in bocca, sorridono. Una tavoletta di fondente nero è un’ottima ricompensa per la fatica di una scalata. Per un attimo i volti dei ragazzi vengono ripresi in primo piano. Si tratta di due giovani dallo sguardo semplice ai quali piace la montagna, lo sport sano della scalata, il gusto dell’essere arrivati in vetta. La pubblicità punta sull’immagine di una natura splendida che si sposa con le passioni semplici di due ragazzi sani, “acqua e sapone”: la montagna e la cioccolata, appunto. a.c. 190 Nissan Note Genere: Spot Durata: 30” Committente: Nissan Agenzia: Tbwa G1 Produzione: n.p. Fermi al semaforo, due ragazzi partono con le loro auto, dopo una breve occhiata di intesa. La voce fuori campo esordisce dicendo che ogni giorno inizia una nuova avventura e, dopo qualche metro, le due auto sfrecciano in un ambiente che ha poco a che fare con il contesto cittadino. Come in un videogioco, le auto viaggiano insieme, o da sole, a schivare mostri robotici dalle appendici terrificanti, a frenare o accelerare immerse in un mondo fantastico popolato da creature tecnologizzate e imponenti, che sono al tempo stesso paurose e affascinanti. Con la nuova Nissan Note è possibile vedere quello che solitamente rimane nascosto alla visuale di una normale automobile, è possibile anticipare le mosse delle altre autovetture attraverso un sistema di computer installati nella plancia della macchina, si possono evitare le distrazioni, (comuni alla guida) in modo da consentire una guida sicura e fluida. Insomma, grazie a una serie di dispositivi di sicurezza (Safety Shield), la nuova autovettura pubblicizzata risulta essere affidabile ma allo stesso tempo moderna e giovanile. Ugualmente, lo spot appare in linea con il messaggio pubblicitario e non è difficile scorgere un’analogia con la realtà virtuale dell’era di internet. L’ambiente fantastico in cui sono immerse le automobili ricostruisce e ripropone la materia di cui è composto il cyberspazio, una riproduzione del virtuale ma anche, oggettivamente, l’hardware dei computer. Colori scuri e metallici per lo sfondo, luci e tinte fosforescenti per i dettagli sembrano ricalcare la configurazione delle schede di cui sono fatti questi dispositivi e lo spazio entro cui i dati vengono risucchiati e dispersi nella materia virtuale. I mostri e tutte le creature fantastiche che popolano questo mondo alieno sembrano rappresentare i pericoli della Rete e tutte le chimere affascinanti, ma insidiose, che adulano o aggrediscono l’internauta che si addentra nei meandri tecnologici. La spiegazione dei sistemi di sicurezza e affidabilità relativi alla guida simboleggiano la metafora della sicurezza in Rete e di tutti quelle operazioni da fare e da non fare, per non cadere vittime del sistema. Guidare come navigare in rete, con tutto l’equipaggiamento di sicurezza che serve per evitare i rischi. Per viaggiare in maniera consapevole, senza distrazioni di nessun genere. f.o. 191 Nuova Citroen C3 Genere: Spot Durata: 30” Committente: Citroen Agenzia: n.p. Produzione: n.p. Per una ragione sconosciuta, un automobilista viene colpito da un meteorite che gli frantuma l’auto. Sulla strada ci sono le macerie di quanto accaduto, i vigili del fuoco e una troupe di giornalisti che intervista il superstite. È ancora scosso e non coglie subito il senso delle domande della giornalista. Ma quando comprende di essere stato fortunato a uscirne illeso, si accorge di esserlo stato doppiamente. Con una macchina distrutta in quella maniera, l’automobilista in oggetto può avere la possibilità di approfittare delle offerte Citroen. La nuova Citroen C3, infatti, gode di uno sconto molto appetibile che manda in visibilio il protagonista. Lo spot vuole essere ironico, ma il messaggio che ne segue è a dir poco inquietante. La scarsa considerazione di un evento tragico come quello dello spot – che è certamente assurdo e improbabile per via del meteorite caduto sulla terra – rappresenta di fatto l’ignoranza e l’incoscienza della situazione e delle conseguenze che ne derivano. Sembra essere infatti l’atteggiamento immaturo di chi vuole ottenere il capriccio desiderato e di conquistarselo a tutti i costi, contro ogni morale e sopra ogni regola. L’esultanza del malcapitato, sebbene si tratti di una messa in scena, comunica proprio la libertà di oltrepassare i limiti, di non accontentarsi di ciò che si possiede ma quindi di pretendere il meglio per se stessi. L’esultanza di fronte alla rovina della propria macchina, che diventa liberazione di un problema anziché preoccupazione di come fare per rimediare alla situazione, è segno di un’insoddisfazione che è figlia di questi tempi. Un’insoddisfazione legata al diritto dell’avere a scapito dell’essere, a quell’imprescindibile senso del dovuto, che spinge molti di noi a passare oltre l’etica e il buon gusto. Non c’è verso di riciclare le proprie cose, così come la propria vita, in vista di un ridimensionamento personale che rende più genuina l’espressione di sé, ma piuttosto il bisogno di rinnovarsi per cogliere altrove, illudendosi, il buono per se stessi che faccia al caso nostro sempre e comunque. La difficoltà, cioè, di mettersi in discussione sperando che la realizzazione personale si trovi fuori, da qualche parte, e che qualcuno ce la metta a disposizione. Il messaggio, per niente ironico quindi, inneggia alla libertà nel senso di perdita di se stessi e come noncuranza degli aspetti tragici della vita, specie di quelli che avvengono sulla strada. f.o. 192 Nutella Genere: Spot Durata: 70” Committente: Nutella Agenzia: Providence Milano Produzione: Mercurio cinematografica Dopo le bottiglie di Coca Cola, anche Ferrero personalizza i vasetti della crema più famosa del mondo, con i nomi dei potenziali consumatori. Secondo i maggiori esperti di marketing e comunicazione, questa strategia servirebbe a incentivare le vendite, perchè si conquista la fiducia del consumatore che si vede – è proprio il caso di dirlo – chiamato ad acquistare il suo vasetto. Una trovata accattivante, se non altro per i giovani che spesso attribuiscono un valore simbolico ad oggetti comuni ed è attraverso la personalizzazione di una cosa che ne viene esplicitata l’identificazione, che diventa poi possesso. “È mio, c’è scritto il mio nome”, lo dicono i bambini quando sono vincolati dall’oggetto che possiedono e ne ribadiscono la proprietà. Ciò accade anche quando il nome sul vasetto è quello di un altro, un amico, un parente o il proprio partner. È nella stampa del nome che il consumatore trasferisce il vissuto con quella persona ed è al vasetto di Nutella che conferisce la bontà del prodotto e la maggiore qualità. Il proprio nome o quello altrui è, insomma, un buon modo per incrementare le vendite. Sentirsi chiamare per nome, e non per tutti quegli epiteti che ci rappresentano, abbassa le nostre difese quando siamo immersi nella quotidianità tra i colleghi di lavoro o i passeggeri di un tram dove le identità si confondono e perdono la loro unicità. Anche i vip si spogliano dei lustrini e si trasformano negli uomini e nelle donne che sono. Gerry Scotti torna a essere Virginio, il conduttore radiofonico Linus torna a chiamarsi Pasquale e la deejay La Pina si ricorda di chiamarsi Orsola. Nutella è chiamata a riscoprire chi siamo veramente, nel gioco pirandelliano delle nostre uniche ma molteplici identità. Dottore, fratello, fidanzato ma anche signore, capo e papà sono ruoli che ci identificano ma che nascondono il nostro vero io. Questo avviene anche al supermercato, quando il prodotto non si perde nell’infinità di barattoli e vasetti comuni, ma attira il consumatore che porta il suo nome per farlo sentire veramente importante, eletto a testimonial inconsapevole della campagna pubblicitaria. È quella che si chiama strategia della complicità, nell’ampio spettro della comunicazione persuasiva in pubblicità. Il destinatario del messaggio diventa complice, attraverso l’uso del “noi inclusivo”, della società che ha lanciato l’attività promozionale e pertanto il vero protagonista è proprio il consumatore. Che si tratti di ingenuità o di vero protagonismo non importa. Ciò che rimane è la strategia della persuasione che è alla base di ogni trovata pubblicitaria. Suggestionando e condizionando il pensiero e il comportamento del consumatore e quindi gratificandolo, lo attiriamo verso il prodotto. Anche in questo caso è l’immagine che prevale sulla realtà, il nome sul vasetto rispetto alla qualità del marchio, l’affermazione di sé rispetto alla bontà dell’alimento. f.o. 193 Paco Rabanne Genere: Spot Durata: 30” Committente: Paco Rabanne Agenzia: n.p. Produzione: n.p. Con uno schiocco delle dita, la modella bionda soddisfa i suoi desideri e i suoi capricci. Uno stuolo di macchine riempie lo spazio dietro di lei, come pure un tappeto di scarpe compaiono miracolosamente dopo un battito infantile di tacchi sul pavimento; con un altro cenno la slot machine le regala un bel tris di cuori che si traduce nell’apparizione di un bel fusto che le porge un fantastico anello col brillante, ma lei con un cenno è in grado di farne comparire cento e poi scegliere quello che più le aggrada. Un po’ di profumo e tutti i riflettori sono su di lei, che si pavoneggia alla luce dei flash mentre gongola sul red carpet degli artisti. Il sogno di ogni fanciulla. Eppure questa fanciulla non si accontenta e, con un altro schiocco delle dita magicamente trasferisce il brillante direttamente al dito, mentre balla abbracciata al suo nuovo amore. Il gioco è fatto, una strizzatina d’occhio e si lascia ampio spazio alla fantasia. Una fantasia un po’ becera però, quella dello spot è infatti una fantasia un po’ limitata e anche un po’ scontata. Il sogno di tutte le donne sarebbe dunque quello di adornarsi di scarpe alla moda, di avere un amore e il mitico anello con brillante? Il sogno di ogni donna sarebbe anche quello di ottenere il tutto con il semplice schiocco delle dita, come una fatina farebbe con la sua bacchetta magica. Il potere delle donne è perciò limitato alla costruzione di uno status symbol, legato alla moda e allo stereotipo della donna sciocca e ignorante che si accontenta dei carati di una pietra e dello sguardo di un fustacchione dall’aria tenebrosa. Il successo, il denaro, la fortuna e l’amore sembrerebbero essere questi i desideri di una donna, che al suo profumo chiede, come a una cartomante o a un astrologo, la donna vamp. Il profumo si chiama “Lady Million” e il soggetto dello spot è ben delineato su questo tema. Peccato che l’immagine della donna sia sempre relegata a clichè di bassa estrazione culturale e sociale, che rischia per eleggersi quindi come soggetto giusto di ogni malsana relazione. f.o. 194 Pasta De Cecco Genere: Spot Durata: 30” Committente: De Cecco Agenzia: stv DDB Produzione: Fargo Film Come in un tutorial dei nostri giorni, il protagonista (l’attore Michele La Ginestra) spiega i passaggi per preparare la ricetta per una pasta veloce veloce. In un modo simpatico e molto realistico. In una padella, versare olio, mettere uno spicchio d’aglio, ma va bene pure la cipolla; pomodori piccoli del tipo pachino, anzi San Marzano; basilico fresco… o forse no. Perché tanto il segreto di una buona pasta è la pasta. Le ricette di oggi sono interessanti e appetitose, ma è al momento di farle che si scopre – spesso – di non esserne all’altezza. Ingredienti sconosciuti o introvabili rendono tali ricette destinate solo a provetti chef, che con le loro sapienti mani sono sicuramente in grado di realizzare la pietanza illustrata. Quando ci si cimenta in una ricetta particolare – ma anche molto comune – succede spesso di non avere tutti gli ingredienti e di imbastire il procedimento veramente con quel che si ha. Non si possono seguire alla lettera tutti i passaggi e l’entusiasmo di riuscire in un piatto diverso si spegne a poco a poco. È quel che accade a molti di noi, a molte donne e al protagonista dello spot. L’immagine di un uomo alle prese coi fornelli è ancor più ironica ed emblematica, sebbene la maggior parte dei migliori chef nazionali e internazionali appartenga al genere maschile. Quello che l’attore incarna è, perciò, lo stereotipo del single che si cimenta in cucina e che prova ad osare oltre le sue stesse capacità. Del resto, come dice lui stesso nello spot, non occorrono ingredienti particolari per fare un buon piatto: l’importante è che la materia prima sia di qualità. Perché siamo tutti bravi cuochi anche con quel poco che si ha in casa: la nouvelle cuisine lasciamola ai cuochi sofisticati. La televisione pullula di chef dalle mille sfaccettature, dagli orientamenti culinari più diversi: i programmi sono tutti incentrati a insegnare a cucinare e forse di questo siamo un po’ nauseati. Perciò, accontentiamoci di quel che abbiamo e sappiamo fare. Perché per fare un buon piatto ci vogliono soprattutto fantasia e creatività e l’ironia di questo spot sembra avere proprio gli ingredienti necessari. f.o. 195 Pasta sfoglia Buitoni Genere: Spot Durata: 45” Committente: Buitoni Agenzia: Publicis Italia Produzione: Bedeschi Film Cuoco e giudice di un famoso programma di cucina, Joe Bastianich irrompe in una cucina dove una donna sta preparando la cena. La sorpresa della protagonista non distrae il noto giudice, che l’apostrofa come è abituato a fare nel suo programma: la critica per il suo modo di cucinare, sempre così abitudinario e piatto, e la incita ad aprire il frigo per trovare l’ispirazione a fare qualcosa di originale. La donna accetta la sfida e comincia ad amalgamare gli ingredienti, mentre il giudice critica ogni sua mossa e ogni sua scelta. Anche la donna è sarcastica e in questo simpatico gioco delle parti il giudice non l’avrà vinta, anche perché non conosce le qualità del prodotto pubblicizzato. “Non devi essere chef per vincere la routine”, dice la voce fuori campo. L’immagine passa quindi sul volto del giudice che, scettico fino al primo morso, non ha ancora formulato il suo giudizio finale. Esordisce di colpo, esprimendo tutto il suo favorevole parere sulla qualità e la bontà del prodotto appena cucinato, e l’invito a tornare il giorno dopo. La padrona di casa accoglie benevolmente la proposta rimandando a lui il compito di cucinare per tutti. Del resto è uno chef e le aspettative sono alte. La scelta di utilizzare la figura e il carisma dello chef/giudice Joe Bastianich è stata dettata, soprattutto, dal successo del programma cui fa riferimento (Masterchef), nota trasmissione in cui non sono esaltate le qualità dei concorrenti, quanto criticate – spesso in modi piuttosto rudi – le capacità degli stessi. I giudici sono soliti, perciò, criticare le scelte e i prodotti utilizzati per realizzare un piatto da loro segnalato o, come nel caso dello spot, uno di cui non si conosce la ricetta. Diversamente da quanto accade nel programma di cucina, il giudice è piacevolmente sorpreso nello scoprire quanta fantasia e creatività ci sia in una sfoglia pronta. Lo scetticismo ha lasciato il posto a una bramosia di conoscere altri segreti di quella cuoca e, simbolicamente parlando, anche i grandi uomini hanno bisogno di imparare. Il calibro degli chef che presentano il programma è certamente degno di nota, ma l’intuito e la fantasia della protagonista dello spot, che crea un piatto appetitoso in poco tempo, è sinonimo di creatività e di capacità di uscire dagli schemi, spesso impostati e rigidi. f.o. 196 Procter & Gamble Genere: Spot Durata: 90” Committente: Procter & Gamble Agenzia: Wieden + Kennedy Produzione: Ben Grylewicz Grandi emozioni e profonde riflessioni suscita il nuovo spot della Procter & Gamble in occasione delle Olimpiadi invernali a Sochi, in Russia. Anche quest’anno il tema è dedicato alle mamme e al loro impegno di sostenere i figli in ogni situazione, anche quest’anno l’attenzione è data al loro sforzo, espresso nella soddisfazione e nei successi personali dei loro figli. Un inno al mestiere di ogni epoca, così troppo esaltato per alcuni versi e così poco conosciuto per altri. La maternità vista da più punti di vista che si concentrano nello spot dà vita a una narrazione che è prima di tutto riflessione morale e poi suggestione poetica unica nel suo genere. La scelta musicale (“Primavera” di Ludovico Einaudi) conferisce un senso di rispetto e mistero nei confronti dell’essere mamma. Le brevi toccate sonore che accompagnano il brano sembrano ricordare il battito materno nel grembo che accoglie tutte le creazioni umane, lo stesso ritmo che racconta le fasi progettuali dell’essere mamma. L’attesa, le speranze e i desideri che si disegnano intorno all’idea di avere un bambino, di crescerlo nel ventre, di assistere al suo ingresso nel mondo, attraverso tutte le esperienze che ogni epoca evolutiva richiede. La costanza istintiva che si sprigiona, indipendentemente dalla volontà o dalla capacità personali, nel sostenere il proprio figlio in tutte gli eventi della vita: le esperienze scolastiche, quelle sociali e anche quelle sportive. È nel suo mettersi in gioco che il bambino e poi il giovane trova la giusta dimensione dell’espressione di Sé, a contatto con gli altri e con il mondo circostante. È nel giusto equilibrio di autonomia e dipendenza che si cresce e si sviluppa la propria personalità. Un compito delicato quanto difficile, che richiede pazienza e tenacia. La stessa che si riscontra nelle mamme dello spot. Sono presenti ma non pressanti, assistono alla preparazione psicologica più che a quella atletica, partecipano alle delusioni e alle frustrazioni, vivono in prima persona le resistenze e le delusioni, ma sono in grado di restituire fiducia e conforto nella giusta misura, incoraggiando ogni ripresa per assistere, poi, ad una vera e propria restituzione della gratificazione da parte dei loro figli. E la conferma che quanto avevano percepito come mamme è stato riconosciuto dagli altri sotto forma di successo, capacità e prestigio. Una gratificazione inestimabile quale è l’amore di tutte le mamme. f.o. 197 RAI - canone 2014 Genere: Spot Durata: 45” Committente: RAI Agenzia: n.p. Produzione: n.p. In un tranquillo pomeriggio, tre bambini guardano attoniti il loro cartone preferito mentre i genitori controllano la posta. Quando il bollettino del canone Rai finisce sotto i loro occhi, in un attimo la mamma decide di accartocciarlo per cestinarlo: d’improvviso anche la televisione si accartoccia e i tre bambini si trasformano in creature incandescenti, pronti ad assalire i loro genitori. Il gesto di intesa tra i due adulti è immediato, il bollettino viene subito recuperato e i bambini tornano alle loro fattezze umane. In un salotto, una donna guarda con ardimento la sua telenovela preferita, quando il marito – tornando a casa – decide di buttare il bollettino appena arrivato: la donna grida violentemente, mandando all’aria tutto ciò che si trova nella stanza finché il marito non riprende il bollettino. Lo spot che, ad ogni inizio anno torna sugli schermi, vuole ricordare di pagare il canone della televisione, ma incappa in una serie di ambiguità che sono il sinonimo di una scorretta informazione e di un subdolo messaggio. Innanzitutto, pagare il canone della televisione non significa pagare la rete che lo trasmette (Rai), eppure a fine spot vengono elencati tutti i canali di linea e satellitari della tv di Stato. Per tale motivo, lo spot è stato denunciato all’Antitrust come pubblicità ingannevole. Inoltre, ricordare di pagare il canone non dovrebbe essere una minaccia verso l’utente moroso: eppure la sceneggiatura degli spot comunica proprio questo. Già a partire dallo slogan (“Il canone si deve – il canone si vede”) grazie all’anagramma dei verbi: perché la TV non si vede solo sugli schermi, ma soprattutto nel comportamento degli utenti. I bambini che reagiscono malamente allo spegnimento della televisione o la telespettatrice affezionata che si vede togliere sotto gli occhi il suo appuntamento quotidiano fanno riflettere sul fatto che la TV crea dipendenza e imitazione (i bambini si identificano nei loro personaggi, fisicamente e psicologicamente) e restituisce l’immagine di un automa completamente in balia di essa. Una specie di droga da cui è difficile prendere le distanze e che ci rende tutti molto aggressivi, se veniamo privati di essa. Lo spettatore appare infatti come un essere inetto, dipendente, incapace di intendere e volere, un contenitore in cui riversare ogni tipo di contenuto, da quello innocente a quello violento passando per quello scabroso, dalla commedia alla tragedia in un attimo, senza potere di parola e soprattutto senza ragione di riscatto (“Il canone si deve”). Insomma, un messaggio diseducativo che conferma ancora una volta il potere logorante della TV. f.o. 198 Reale Mutua Assicurazioni Genere: Spot Durata: 30” Committente: Reale Mutua Assicurazione Agenzia: stv DDB Produzione: n.p. Come in un diario di bordo, il protagonista – Sir Timothy – descrive alla sua amata le avventure del suo viaggio, alla scoperta di una nuova terra. Il signorotto inglese e tutto il suo gruppo si inoltrano in una giungla, alla volta dei tesori nascosti per trovare, quasi per caso, ricchezze più ingenti e preziosi da portare via, come omaggio, alla sua fidanzata. Ma la natura è insidiosa, e in ogni episodio il protagonista dovrà fare i conti con l’ambiente circostante. Alte montagne, imponenti statue, piante carnivore sono sempre pronte per tramare contro di lui. La campagna istituzionale della “Reale Mutua Assicurazioni” ha, infatti, uno slogan per tutte le vicissitudini in cui si imbatte il protagonista. La linea di comunicazione e di marketing per quest’anno è incentrata sulla tutela della salute e sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. L’assenza delle normali precauzioni e delle corrette protezioni sul lavoro comporta importanti rischi e pericoli, in quanto causa di infortuni o altri impensabili epiloghi. Pertanto, è buona norma proteggere le cose preziose con sistemi di sicurezza, dice la voce fuori campo. L’aspetto sul quale l’ente assicurativo punta e che poi trasforma nel suo slogan ricorda di gran lunga un vecchio adagio: “Aiutati che il ciel ti aiuta”. Un po’, come dire, “provvedi a tutelarti che al resto pensiamo noi”. Dopotutto l’ente è la “Reale Mutua”, che gioca sul senso del mutuo soccorso e dello scambio di aiuti e sostentamento e su tutti quegli accorgimenti che l’assicurazione progetta e realizza al fine di creare una copertura totalizzante sul cliente. L’avventuriero è perciò tenuto a rispettare le regole comuni e basilari della sicurezza per sé e per gli altri, trascurando tutto ciò che non gli compete o che comunque esula dal suo intervento. Il significato psicologico dello spot mira, quindi, a riflettere sull’importanza della responsabilizzazione dei propri comportamenti e sulla vacuità – invece – di tutti quei mezzi (o persone) cui si delegano le proprie azioni. Un invito a concretizzare i pensieri e gli atti, senza ricorrere a forze esterne che ne condizionino l’esito. Esse interverranno solo in un secondo momento e mai in sostituzione delle proprie forze e della nostra intelligenza. Con vignette simpatiche ed efficaci, si mostra all’utente – e potenziale cliente – l’efficacia delle manovre assicurative dell’ente, indicando altresì l’unico modo per tutelarsi e prendersi cura di sé. Che forse è il miglior modo per investire nel futuro. f.o. 199 Ringo Genere: Spot Durata: 20” Committente: Pavesi (gruppo Barilla) Agenzia: Nadler, Larimer & Martinelli Produzione: n.p. Durante gli allenamenti di una partita, quando proprio sembra che tutto vada storto, il giocatore El Shaarawy si avvicina al giocatore sfortunato per consolarlo e consigliarlo saggiamente. “È proprio quando non va – dice – che devi riprovarci e vedrai che la palla che aspetti, arriva anche all’ultimo minuto”. La soddisfazione non tarda ad arrivare: il piccolo calciatore segna un gol nell’esultanza dei compagni di gioco, quando lo stupore degli amici si disegna sul loro volto. Il campione del Milan si avvicina al campo per congratularsi della partita e saluta tutti con affetto e riconoscenza. Grazie a un testimonial così amato dai giovani, non solo tifosi del Milan ma anche della Nazionale, l’azienda ha voluto comunicare alcuni valori. La scelta di questo giocatore in particolare sembrerebbe essere stata dettata proprio dallo spirito di gruppo e dalla positività che egli trasmette in campo e quindi non soltanto dalla sua crescente popolarità calcistica. “Ringo” parla di valori che hanno a che fare con lo spirito di squadra, con l’amicizia e lo sport e su questa linea deve andare avanti. Il messaggio del campione serve quindi a stimolare e incoraggiare anche le imprese più difficili, quelle per cui spesso si getta la spugna, quelle impossibili. E invece, con la tenacia e la speranza tutto può diventare semplice e l’impegno profuso aiuta a conquistare anche i traguardi più impensati: nello sport, nella scuola, nella vita. L’importanza dello spot è anche legata all’importanza dello sport, al movimento, al gioco all’aria aperta, lontano dalle forme di gruppalità virtualizzate, quando tutti sono davanti a uno schermo televisivo a far finta di giocare a calcio o davanti a un gioco in cui tutti sono distintamente chiamati a giocare in solitario. Non c’è quindi illusione del gioco, c’è veramente il sano senso di partecipazione e collaborazione in vista di un fine comune. C’è il calcio come fine comune, uno sport forse troppo esaltato nella cultura italiana a scapito di altre discipline di altrettanta dignità. C’è forse un investimento eccessivo nel business calcistico che trascina i tifosi a ricercarlo nelle giovani leve e anche nei dilettanti: sono frequenti i casi di incitamento dei padri all’agonismo dei figli, che invece magari sono lì solo per divertirsi. Ma c’è comunque l’esaltazione di una forma di gioco, che non è solo agonismo, che si fa all’aria aperta e comporta regole di squadra fisse, quelle stesse regole che ispirano tutte le forme di gruppo sociale che animano la nostra comunità e quindi anche il senso civico dello stare insieme. f.o. 200 “Si” – Giorgio Armani Genere: Spot Durata: 60” Committente: Giorgio Armani Agenzia: n.p. Produzione: n.p. La nuova fragranza di Giorgio Armani ha un nome molto semplice, ma non lo è altrettanto il significato che si vuole dare a questo profumo. La protagonista dello spot, e il target cui è rivolto il prodotto, è una donna, ma diversa da quella che si potrebbe pensare. Sebbene vi sia una errata considerazione, non più tanto antica, che vuole la donna sottomessa al piacere o all’uomo, la donna di Giorgio Armani, in questo spot, sembra invece riappropriarsi della sua dignità e del suo potere. Una donna che dice sì a quel che vuole, senza imposizione altrui, senza minaccia o violenza. Non ci sono soprusi nel messaggio, non c’è volgarità, non c’è seduzione impropria, ma solo consapevolezza dell’essere donna. L’attrice dello spot incarna tutta la gentilezza e l’eleganza dell’essere femminile e agisce i desideri di ogni donna che nascono dalla propria volontà. La donna dice sì ai sogni, alla libertà, alla vita, al silenzio, alla seduzione, all’emozione, alla follia, all’amore, a un nuovo inizio, alla serenità, alla forza, a essere in due ma anche a essere se stessa. Una donna che simboleggia la dualità degli elementi: la forza e la delicatezza, lo scuro e il chiaro, la consistenza e la leggerezza, la sensualità e la dolcezza, la coppia e l’individualità. Perché la donna è soprattutto se stessa ed è lei che sogna e poi vive, che agisce in prima persona con volontà tutto ciò che desidera: se essere in coppia o se stare da sola, se sedurre o lasciarsi conquistare, se pensare al passato o progettare una nuova vita. La libertà dei propri pensieri e delle proprie azioni, in un vero e proprio inno alla vita e all’essere donna. Inno alla gioia di essere donna che è essa stessa nascita, amore ed espressione della bellezza della vita. Un buon prodotto pubblicitario che rifugge ogni stereotipo di donna-oggetto e di profumo come umore sessuale femmineo per l’uomo; il prodotto è destinato alle donne e lo spot è un messaggio privato alla donna, con un lessico speciale che regala un minuto di esaltazione e di lode alla natura femminile. f.o. 201 Simply Market Genere: Spot Durata: 30” Committente: Auchan Agenzia: n.p. Produzione: MoviementHD In un mondo tecnologico, competitivo e frenetico c’è bisogno di semplicità, come quella della catena di negozi Simply, del gruppo Auchan. Una semplicità che richiami il più possibile il calore di casa e le stesse cose di casa, affinché ci si senta sempre coccolati. E allora lo spot ricostruisce, in modo simpatico e ben riuscito, le abitudini di una vita quotidiana e familiare all’interno dei reparti di un supermercato. A colazione, mentre la mamma prepara il caffè, il papà sceglie una mela esposta sul bancone e il figlio, munito di guanto igienico, gliela lancia soddisfatto. Quando è l’ora di preparare la cartella, la scrivania si trasforma nel classico nastro scorrevole delle casse su cui il bambino pone le matite, i quaderni, la merenda e tutto il necessario per la scuola, mentre la mamma lo infila nella cartella, quasi fosse una busta. Infine, il padre si intrattiene col figlio ai videogiochi come in un pomeriggio di fine giornata, quando la moglie lo avverte che il conto alla cassa è terminato e la spesa è finita. Ma il gusto di fare la spesa sembra non finire mai, come si deduce dallo strano giardinaggio che il padre fa con un tosaerba un po’ particolare (su cui è stato montato, appunto, un carrello). Ma questo è solo uno degli spot che vanno in onda. C’è infatti anche quello in cui il padre, ancora assonnato, sta per recarsi in bagno ma si accorge di dover fare la fila e attendere il proprio turno; e quando nel bagno finalmente ci si entra, si passa lo shampoo sotto il lettore automatico dei prezzi prima di poterlo usare. Come a casa, questo è il senso dello spot, perché l’Auchan tiene ai suoi clienti e cerca di rendere tutto più semplice. Eppure non possiamo non riflettere sul significato del fare la spesa. È la casa che si trasferisce al supermercato o il contrario? Siamo sempre così impegnati nel fare la spesa, che quei luoghi diventano parte della nostra vita? È giusto immaginarci sempre alle prese con buste stracariche di prodotti? Nella speranza di trovare una soluzione a questo dilemma quotidiano, accontentiamoci di vivere un luogo che almeno dia la sicurezza dei prodotti e l’economicità della spesa. E questo sicuramente non è poco. f.o. 202 Spot sul cyberbullismo Genere: Spot Durata: 80” Committente: Ministero dell’Interno Agenzia: n.p. Produzione: Polizia di Stato/Polizia delle Comunicazioni Quando si dice che Internet è una finestra sul mondo, si dice il vero. E lo sanno bene i protagonisti dello spot della Polizia di Stato, sul tema del cyberbullismo. Durante la ricreazione in un liceo romano, due ragazzi importunano un compagno di classe, evidentemente più portato verso interessi diversi da quelli dei due coetanei. Forse troppo dedito allo studio, forse solo troppo isolato, egli diventa la vittima ideale dei soprusi dei due molestatori. Dopo averlo aggredito nel cortile della scuola, sotto gli occhi increduli e un po’ complici dei compagni di classe, i due bulli riprendono col cellulare la scena della violenza. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, uno dei due ragazzi provvede a caricare su internet il video che ritrae la bravata e in poco tempo il video ottiene il massimo delle visualizzazioni. Quelle stesse visualizzazioni che la Polizia delle Comunicazioni nota sui terminali delle sue postazioni. Un’agente comunica ai superiori quanto ha appreso e presto si recano a casa dell’autore del video. Perché il cyberbullismo è un reato e come tale va perseguito nei termini di legge. Non esiste l’attenuante che siano giovani, che siano minori e che questa sia una bravata che tra ragazzi succede. Con l’era di Internet ogni forma di violenza viene usata in modo denigratorio, perché le visualizzazioni che si creano non rendono giustizia al malcapitato, ma anzi se ne perpetra ulteriormente il danno. È un sopruso quel che si è vissuto e anche quello che, secondariamente, si ripete nei computer degli altri, sempre, all’infinito. Il soggetto della violenza non è difeso e anzi legittimato e messo alla berlina, come se meritasse un comportamento del genere. Le conseguenze sono spesso fatali, con intimidazioni che rasentano le minacce e portano alla morte. Sono tristemente noti gli epiloghi che hanno visto protagonisti adolescenti vessati da video, anche autoprodotti, usati per schernirli, minacciarli o semplicemente per la noia di non saper che fare. Insieme al branco ci si sente protetti e forti e lo “sfigato” è solo uno che non sa trovare il vero senso della vita. Sempre più annoiati, soli e fragili sono i ragazzi dei nostri tempi e questo spot è certamente un buon modo per farci riflettere. f.o. 203 Wind Genere: Spot Durata: 30” Committente: Wind Agenzia: Gruppo Ogilvy & Mather Italy Produzione: Fargo Film Dopo i bagordi delle feste natalizie, Giorgio Panariello si reca in palestra, accompagnato da Vanessa Incontrada, per programmare l’allenamento dimagrante. Al desktop dell’accettazione, il receptionist procede a elencare le possibili attività alle quali sottoporre il malcapitato, che reagisce però con simpatia e ironia. La formula dell’allenamento si ispira alle offerte del cellulare, così pure come gli altri spot coniugano la realtà delle cose alle possibilità di abbonamento telefonico. Ciò accade quando il trainer personale deve prendere in carico Panariello e sottoporlo agli esercizi di pesistica sulla panca. Immancabili sono le associazioni agli scioglilingua che sorprendono il trainer lasciandolo senza parole, così come pure la maglietta indossata dal comico che reca una storpiatura dell’originale marca di abbigliamento ginnico. La scena si sposta sugli esercizi sulla palla e sui giochi di parole che concludono lo spot con il sorriso, o come anche la scena di chiusura in cui, al bar, il protagonista preferirebbe gustarsi un bel panino col salame. L’idea di optare per Giorgio Panariello nasce dal fatto di rappresentare chi proprio con la palestra non ha niente a che fare, per pigrizia o solamente per altri interessi. La scelta sulla fisicità del comico fa pensare, infatti, alla categoria di uomini che non sono affatto ossessionati dalla plasticità muscolare o dalla linea; pertanto il personaggio risulta simpatico e molti spettatori nutrono una sincera solidarietà a favore della sua morbida silhouette. L’antipalestrato come l’antieroe incontra i gusti di un pubblico più propenso a vivere una vita con lentezza e fuori da ogni rigida programmazione ordinaria del lavoro, della dieta, insomma contro la vita frenetica di tutti i giorni. Stiamo parlando dell’amante della buona cucina, del riposo e di una forma mentis che, diciamocelo, se la prende comoda. Ciò premesso, l’abitudine di fare sport in modo regolare e non ossessivo è certamente il buon proposito per tutti, ma sembra che qui se ne prendano le distanze in modo simpatico e, perché no, paradossale. La coppia Panariello – Incontrada è buona soprattutto per il gioco dei contrari: dalla lingua alla linea, gli opposti si attraggono e il prodotto pubblicizzato sembra quasi scivolare in secondo piano, pur non perdendo l’obiettivo di reclamizzarne le offerte e i vantaggi promozionali. Un buon prodotto pubblicitario che non stanca e che, anzi, solletica una buona dose di umorismo. f.o. 204 un anno di zapping postfazione La guida critica ai programmi televisivi, pubblicata annualmente a cura dell’Osservatorio Media del Moige, si è ormai imposta all’attenzione di quanti sono chiamati a cimentarsi con il compito più affascinante e impegnativo che esista, quello di accompagnare la crescita e di contribuire alla formazione degli adulti di domani. Nei confronti delle famiglie “Un anno di zapping” svolge una funzione di stimolo, di supporto, di orientamento, senza per questo pretendere di sostituirsi alle loro valutazioni e tanto meno di sollevarle dall’esercizio delle loro responsabilità. Sarebbe molto riduttivo, in effetti, considerare la guida alla stregua di un prontuario da consultare alla bisogna, per decidere se si debba o non si debba consentire ai propri figli o nipoti la visione di un determinato programma. “Un anno di zapping” è molto di più. “Un anno di zapping” comunica idee, valori, princìpi. Attraverso singole schede, unite però da una visione sistematica, lo scopo che si prefigge non è tanto quello, negativo, di compilare una lista di programmi “pericolosi”, bensì quello - positivo, e ben più ambizioso - di promuovere lo sviluppo di una comunicazione televisiva che ponga al centro la sollecitudine per le esigenze e la sensibilità dei soggetti in età evolutiva. Vi è dunque un’obiettiva convergenza fra la meritoria azione del Moige e uno dei più pregnanti compiti assegnati all’Agcom dalla legge istitutiva, quello di verificare il rispetto delle norme in materia di tutela dei minori nell’ambito del settore radiotelevisivo. Rimane invece al di fuori anche delle competenze dell’Agcom ogni forma di verifica riferita ai nuovi mezzi di comunicazione. In effetti, non sembra possibile ipotizzare controlli e vincoli che si configurerebbero come inammissibili limitazioni della libertà di internet, se non con riferimento ad attività di carattere illecito. La rete finisce così per essere una sorta di convitato di pietra in ogni discorso che riguardi i media, la loro fruizione, i benefici e i danni che possono derivarne, soprattutto per i minori di età. Tutto inutile, quindi? E’ tempo perso preoccuparsi tanto della televisione, quando è impossibile ogni pur minima regolamentazione del traffico che scorre veloce e sempre più intenso sulle autostrade informatiche? No, non è così, in primo luogo perché, malgrado il tumultuoso sviluppo dei nuovi media, i nostri ragazzi trascorrono ancora larga parte del loro tempo libero dinanzi allo schermo della TV. La programmazione delle emittenti televisive incide pertanto in misura non trascurabile sui loro interessi, sulle loro conoscenze, sui loro gusti, in una parola sulla formazione della loro personalità. Ma non è così, a più forte ragione, perché veicolare valori, far crescere la consapevolezza dell’importanza di una cultura della comunicazione è un lavoro di semina, i cui frutti sono destinati a germogliare nella coscienza collettiva, senza limitazioni settoriali. A questa semina il Moige sta dando da anni – e continuerà a dare in futuro – un contributo essenziale. Dobbiamo essergliene grati. Francesco Posteraro Commissario Agcom 205 indice dei programmi FICTION Adriano Olivetti. La forza di un sogno .................................................................... 17 Altri Tempi ............................................................................................................ 18 Amore criminale ................................................................................................... 19 Anna Karenina ...................................................................................................... 20 Arrow 2 ................................................................................................................ 21 Baciamo le mani ................................................................................................... 22 Body of proof 3 ..................................................................................................... 23 Braccialetti rossi ................................................................................................... 24 Casa e Bottega ..................................................................................................... 25 Castle 5 ................................................................................................................ 26 Criminal Mind 8 .................................................................................................... 27 Don Matteo 9 ....................................................................................................... 28 Downton Abbey 3.................................................................................................. 29 Elementary 2 ........................................................................................................ 30 Fuoriclasse 2 ........................................................................................................ 31 Hannibal ............................................................................................................... 32 I segreti di Borgo Larici ......................................................................................... 33 Il bambino cattivo ................................................................................................. 34 Il Commissario (Gli anni spezzati) .......................................................................... 35 Il giudice (Gli anni spezzati) ................................................................................... 36 Il giudice meschino ............................................................................................... 37 Il peccato e la vergogna 2 ..................................................................................... 38 Il segreto .............................................................................................................. 39 Il tredicesimo apostolo 2 ....................................................................................... 40 L’assalto ............................................................................................................... 41 La Cortigiana ........................................................................................................ 42 La farfalla granata ................................................................................................ 43 La mia bella famiglia italiana ................................................................................ 44 Le due leggi .......................................................................................................... 45 206 indice dei programmi Le mani dentro la città .......................................................................................... 46 Le tre rose di Eva 2 ............................................................................................... 47 L’ingegnere (Gli anni spezzati) ............................................................................... 48 L’oro di Scampia ................................................................................................... 49 Madre aiutami ...................................................................................................... 50 Non avere paura ................................................................................................... 51 Non è mai troppo tardi .......................................................................................... 52 Paura di amare 2 .................................................................................................. 53 Per amore del mio popolo - Don Diana .................................................................. 54 Provaci ancora Prof. 5 ........................................................................................... 55 Rex 6 .................................................................................................................... 56 Rossella parte seconda ......................................................................................... 57 Squadra antimafia 5 ............................................................................................. 58 The Mentalist 5 ..................................................................................................... 59 The Vampire Diaries .............................................................................................. 60 The Walking Dead ................................................................................................. 61 Un caso di coscienza 5 ......................................................................................... 62 Un matrimonio ...................................................................................................... 63 Un medico in famiglia 9 ........................................................................................ 64 Una coppia modello (Purchè finisca bene) ............................................................. 65 Una famiglia ......................................................................................................... 66 Una ferrari per due (Purchè finisca bene) .............................................................. 67 Una Grande Famiglia 2.......................................................................................... 68 Una mamma imperfetta ........................................................................................ 69 INTRATTENIMENTO A sua immagine. Le ragioni della speranza ........................................................... 73 Affari tuoi.............................................................................................................. 74 Amici di Maria De Filippi ....................................................................................... 75 Avanti un altro ...................................................................................................... 76 207 indice dei programmi Boss in incognito .................................................................................................. 77 C’è posta per te ................................................................................................... 78 Crash: contatto, impatto, convivenza ..................................................................... 79 Cucine da incubo - Italia ....................................................................................... 80 Dire fare baciare ................................................................................................... 81 Domenica In - L’arena ........................................................................................... 82 Domenica Live ...................................................................................................... 83 Forum ................................................................................................................... 84 Geordie shore ....................................................................................................... 85 Grande fratello 13 ................................................................................................. 86 Guardaroba perfetto Kind & Teens ......................................................................... 87 Il meglio d’Italia .................................................................................................... 88 Io canto ................................................................................................................ 89 Italia’s got talent ................................................................................................... 90 La Gabbia ............................................................................................................ 91 La Pista ................................................................................................................ 92 La vita in diretta .................................................................................................... 93 Le iene show ........................................................................................................ 94 L’eredità ............................................................................................................... 95 Linea gialla ........................................................................................................... 96 L’italia che risuona ................................................................................................ 97 Lucignolo 2.0 ........................................................................................................ 98 Ma come ti vesti? ................................................................................................. 99 Made in Sud ....................................................................................................... 100 Masterpiece........................................................................................................ 101 Miss Italia 2013 .................................................................................................. 102 Mistero .............................................................................................................. 103 Otto e Mezzo ...................................................................................................... 104 Pechino express - obiettivo Bangkok - ............................................................... 105 Per un pugno di libri ........................................................................................... 106 208 indice dei programmi Piazzapulita ........................................................................................................ 107 Pomeriggio 5 ...................................................................................................... 108 Punti di vista: Come mio padre............................................................................ 109 Report ................................................................................................................ 110 Sanremo 2014 .................................................................................................... 111 Scandal .............................................................................................................. 112 Sconosciuti. La nostra personale ricerca della felicità ......................................... 113 Servizio Pubblico ................................................................................................ 114 Sky Tg24 - Pomeriggio ....................................................................................... 115 Soggetto Donna .................................................................................................. 116 Striscia la notizia ................................................................................................ 117 Superbrain - le supermenti ................................................................................. 118 Tale e Quale show 3 ........................................................................................... 119 TGR Montagne .................................................................................................... 120 The Dr. OZ show ................................................................................................. 121 The Voice of Italy 2.............................................................................................. 122 Ti lascio una canzone ......................................................................................... 123 TV Talk ................................................................................................................ 124 Uomini e donne................................................................................................... 125 Verdetto Finale .................................................................................................... 126 Viaggio in Italia .................................................................................................. 127 X Factor 7 ........................................................................................................... 128 Xlove .................................................................................................................. 129 PROGRAMMI PER RAGAZZI Adventure Time................................................................................................... 133 Ape Maia 3d ....................................................................................................... 134 Barbapapà .......................................................................................................... 135 Batman of the Future .......................................................................................... 136 Ben 10: Omniverse ............................................................................................. 137 209 indice dei programmi Divertinglese - Magic Wonderland....................................................................... 138 Dragon Ball ......................................................................................................... 139 Geronimo Stilton II .............................................................................................. 140 Grachi 3.............................................................................................................. 141 Gulp Inchieste - Storie di Ragazzi ....................................................................... 142 Il postino Pat ....................................................................................................... 143 Il sogno di Brent.................................................................................................. 144 Inazuma eleven .................................................................................................. 145 Leone il cane fifone ............................................................................................ 146 Lo straordinario mondo di Gumball ..................................................................... 147 Lo zecchino d’oro ............................................................................................... 148 Moneyman ......................................................................................................... 149 Mukko Pallino ..................................................................................................... 150 Next TV ............................................................................................................... 151 One piece ........................................................................................................... 152 Peppa Pig ........................................................................................................... 153 Polli Kung Fu....................................................................................................... 154 Scuola di vampiri ............................................................................................... 155 Shaun: vita da pecora ......................................................................................... 156 Star Wars: The Clone Wars .................................................................................. 157 The Garfield show ............................................................................................... 158 The regular show ................................................................................................ 159 Wakfu ................................................................................................................ 160 Zoey 101 ............................................................................................................ 161 SPOT Apple iPad Air ..................................................................................................... 165 Banca Conto Arancio ........................................................................................... 166 Big Babol ............................................................................................................ 167 Biscotti Plasmon ................................................................................................. 168 210 indice dei programmi Campari Red Passion .......................................................................................... 169 Chanel.5 ............................................................................................................. 170 Coca Cola ........................................................................................................... 171 Conad ................................................................................................................. 172 Dalani ................................................................................................................. 173 Donna moderna .................................................................................................. 174 Edison ................................................................................................................ 175 Enel .................................................................................................................... 176 Fiat 500 L ........................................................................................................... 177 Fondazione ANIA - Campagna 2013-2014 .......................................................... 178 Fonzies ............................................................................................................... 179 Galbusera Riso su Riso ....................................................................................... 180 Ikea .................................................................................................................... 181 Jamba - sfondo desktop cagnolini ...................................................................... 182 Jamba - Zalele ................................................................................................... 183 Kinder a colazione .............................................................................................. 184 Melinda .............................................................................................................. 185 Mentos Now Mints .............................................................................................. 186 Mercedes Cla 200 CDI ........................................................................................ 187 Mikado ............................................................................................................... 188 Muller Mix .......................................................................................................... 189 Nero Novi cioccolato fondente............................................................................. 190 Nissan Note ........................................................................................................ 191 Nuova Citroen C3 ................................................................................................ 192 Nutella ................................................................................................................ 193 Paco Rabanne..................................................................................................... 194 Pasta De Cecco................................................................................................... 195 Pasta sfoglia Buitoni ........................................................................................... 196 Procter & Gamble ............................................................................................... 197 Rai canone 2014 ................................................................................................ 198 211 indice dei programmi Reale mutua assicurazioni .................................................................................. 199 Ringo .................................................................................................................. 200 “Si” - Giorgio Armani .......................................................................................... 201 Simply market .................................................................................................... 202 Spot sul cyberbullismo ........................................................................................ 203 Wind ................................................................................................................... 204 212 glossario dei termini tecnici Anime (contrazione da animation): termine con cui vengono chiamati i cartoni animati giapponesi. A differenza del cartoon statunitense, originariamente concepito come prodotto per il cinema destinato ai bambini, gli anime giapponesi nascono per la televisione e ricoprono una estrema varietà di generi, mirati a tutte le diverse fasce di pubblico. In concreto, alcuni anime sono pensati specificamente per un pubblico adulto, diversamente da quanto di solito avviene in Europa. Acces prime time: programmi che precedono immediatamente la prima serata. Concept: l’idea originaria alla base di un film, di una serie o di un programma. Crime drama: è l’equivalente americano del genere poliziesco italiano. Dark comedy: sottogenere della commedia e della satira in cui vengono trattati argomenti generalmente considerati tabù in maniera ironica, ma mantenendone il tono grave. Day time: la fascia oraria di programmazione televisiva che copre la mattina e il pomeriggio, fino all’access prime time (fascia preserale, corrispondente alle 20-20.30, immediatamente precedente il prime time). Detection: il processo investigativo che porta alla soluzione di un giallo. Docudramma: un prodotto misto di fiction intervallato da scene drammatizzate con attori professionisti e ricostruzione della location. Drama: è la definizione del vasto genere drammatico, caratterizzato da personaggi non stereotipati, ma psicologicamente analizzabili e da situazioni fortemente realistiche. A volte vi sono inseriti elementi comici per alleggerire la drammaticità degli eventi. Fantasy: è la definizione di un genere i cui elementi dominanti sono il mito, il soprannaturale, l’immaginazione, l’allegoria, la metafora, il simbolo e il surreale. Flashback: tecnica narrativa che interrompe il presente della narrazione per introdurvi scene o sequenze avvenute in un tempo ad esso anteriore. Flashforward: come il flashback, è una tecnica narrativa che spezza il presente lineare della narrazione, in questo caso anticipando scene o sequenze che avverranno in un tempo successivo. Flashpresent: termine coniato dai produttori della serie televisiva Lost ed introdotto per la prima volta nella quinta stagione della stessa. Questo meccanismo prevede un’alternanza nella narrazione tra le storie ambientate sull’isola e quelle sulla terraferma in momenti diversi della storia. Late-show: è un modello di talk show statunitense che prevede un conduttore che intervista uno o più ospiti singolarmente per serata riguardo la loro carriera, con modi ironici e conviviali. Prevede inoltre degli intermezzi con sketch comici. Ledwall: enormi schermi luminosi che dispongono di alta definizione, luminosità e visibilità a 360°. Legal drama: serie tv a carattere giudiziario i cui protagonisti sono team di legali che usano le loro competenze per risolvere casi più o meno insidiosi. Medical drama: serie tv ambientate in ospedali, cliniche o studi private. Le vicende trattano parallelamente casi clinici e relazioni tra i personaggi. Mystery: è un sottogenere della categoria più generale dei film polizieschi e talvolta del genere thriller. Si concentra sugli sforzi del detective, investigatore privato o dilettante detective nel tentativo di risolvere circostanze misteriose. Opponent: si definisce opponente un personaggio o una situazione che, in una storia, ostacola l’azione del protagonista. 213 glossario dei termini tecnici Pillole: episodi di brevissima durata di una serie tv. Prime time: è la fascia oraria di programmazione televisiva più pregiata e competitiva del palinsesto, cui corrisponde il più vasto bacino d’ascolto. Va dalle 20.30 alle 22.30. Share: il rapporto percentuale tra gli spettatori di un determinato programma e il totale degli spettatori che guardano la televisione in quello stesso momento. Tra gli indici di rilevazione dell’ascolto televisivo è una delle variabili più importanti: insieme al numero degli spettatori (audience), infatti, determina il successo o l’insuccesso di una trasmissione. Sit-com: abbreviazione di situation–comedy (commedia di situazione), genere televisivo molto popolare negli Stati Uniti e in Inghilterra, in Italia ancora in via di affermazione. La sit-com è una serie a episodi di lunghezza ridotta (24’ minuti a puntata), incentrata su situazioni umoristiche relative alla vita di coppia e/o alle relazioni interpersonali. Girata in interni, basata su un cast di personaggi fissi e ben riconoscibili, è caratterizzata da un ritmo narrativo serrato e da una comicità scoppiettante. Tratto tipico della sit-com è l’inserimento di applausi e risate registrate, che simulano un contatto diretto con il pubblico. Sit-show: sit-com priva di copione, basata sull’improvvisazione. Stile neo-gotico: spesso impropriamente definito dark, indica uno stile oscuro, esageratamente enfatizzato, che include dettagli come smalto nero, vestiti neri, borchie, croci, trucco e capelli neri, piercing e catene. Soap opera: genere televisivo di origine statunitense, nato sulla spinta di esigenze strettamente commerciali. La soap articola il racconto in un numero pressoché infinito di puntate ed è ca- 214 ratterizzata da una notevole lentezza narrativa, dalla prevalenza di interni, dalla centralità delle tematiche sentimentali relative alla coppia. Normalmente è destinata al day time. Spin off: serie creata intorno a un personaggio secondario di una serie TV di successo, promosso per l’occasione da comprimario a protagonista. Stockshots: inquadrature che servono per localizzare la scena seguente, ad esempio l’inquadratura dall’esterno di una casa per poi Glossario dei termini tecnici arrivare a inquadrare l’interno. Storyline: è la linea narrativa, ovvero l’insieme degli eventi che coinvolgono gli stessi personaggi. Può trattarsi del plot centrale di una storia o di un sub-plot (storie parallele o secondarie). Thriller: dall’inglese to thrill, rabbrividire, è un genere di fiction che utilizza la suspense, la tensione e l’eccitazione come elementi principali della trama. Talent show: varietà basato sulla competizione di concorrenti che eccellono in una particolare abilità (canto, danza, etc.). Teaser: sequenza ad effetto in apertura di puntata: nel poliziesco, di solito, è una scena d’azione in cui accade l’evento delittuoso su cui la puntata indagherà. Vidiwall: schermo composto da quattro o più monitor che contengono una parte dell’intera immagine. Voice over: detta anche voice off, è una voce fuori campo che commenta le immagini che scorrono sullo schermo. Questa voce non proviene direttamente da una persona che stiamo guardando sullo schermo, ma dall’esterno. Può quindi essere la voce di un personaggio non inquadrato, oppure i pensieri di un personaggio in scena. note professionali degli autori ALESSANDRA CANEVA - a.c. (1959), è docente universitaria di scrittura creativa. Dal 1992 è consulente editoriale e autore di format e sceneggiati televisivi (come consulente editoriale ha seguito, tra i molti programmi, «Callas e Onassis», «Cocò Chanel», «Pinocchio», «Le sorelle Fontana»; come coautore ha firmato «Dio vede e provvede» e il soggetto di serie «Don Matteo»; come soggettista ha firmato le miniserie «Lourdes», «Padre Pio», «S. Antonio da Padova», «Santa Barbara»). È anche consulente artistico e letterario per la realizzazione di miniserie, lunghe serialità e Tv Movie. È autrice di numerosi romanzi e attualmente sta lavorando a un film per il cinema. FRANCESCO DENTICI - f.d. (1980), si è laureato nel 2007 in Scienze dell’Educazione, frequentando, nel 2008 il «Master in Comunicazione Multimediale» presso la Scuola di Management «Up level». Tra il 2008 e il 2010 ha collaborato come educatore professionale e pedagogista con la Caritas Diocesana contribuendo alla realizzazione di iniziative volte al sostegno e alla reintegrazione sociale di persone senza fissa dimora. Ha svolto attività di volontariato (animazione giovanile e assistenza ai malati e agli anziani) presso vari enti no profit. Nel 2009 ha pubblicato il saggio Tra cielo e terra. Ha, inoltre, collaborato alla realizzazione delle edizioni 2012-2013 di “Un anno di zapping”. Attualmente lavora presso Roma Capitale in qualità di redattore pagine web. FRANCESCA ORLANDO - f.o. (1974), psicologa psicoterapeuta, ha lavorato in cliniche psichiatriche ed SPDC, svolge attività privata di psicoterapia, è co-autrice di numerose pubblicazioni, tra cui: “Dal gioco d’azzardo al trading on line: aspetti psicologici e psicopatologici”, “Narciso siamo noi”, “L’immaginario prigioniero”. “Come educare i nostri figli a un uso creativo e responsabile delle nuove tecnologie”, nonché autrice di diversi articoli su riviste specializzate e siti internet. ELISABETTA SCALA (1969), pedagogista ed esperta di media e minori, è ormai da 15 anni impegnata nella direzione dell’Osservatorio Media del Moige – Movimento Italiano Genitori. In qualità di Responsabile dell’Osservatorio coordina le attività di monitoraggio degli esperti, guida la raccolta e la valutazione delle segnalazioni e il successivo inoltro alle autorità competenti, gestisce i rapporti con le istituzioni: dal Comitato Media e Minori agli organi ministeriali deputati alla comunicazione e alla tutela dei minori. L’Osservatorio Media si occupa, oltre che di televisione, anche di internet, cinema, telefonia mobile e videogiochi. Elisabetta Scala è inoltre per il Moige vicepresidente. Dal 2011 è anche membro del CNU – Consiglio Nazionale degli Utenti, organismo di tutela dell’utente presso l’AGCOM. 215 Finito di stampare nel mese di giugno 2014 2007 r l Tipografia Gemmagraf 2007 s.r.l. via Tor dè Schiavi, 227 - 00171 Roma Tel. 06 24416888 - Fax: 06 24408006 [email protected] - www.gemmagraf.it