112 - Centro Studi Cinematografici

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112 - Centro Studi Cinematografici
SOMMARIO
n. 112
Anno XVII (nuova serie)
n. 112 luglio-agosto 2011
Amici miei – Come tutto ebbe inizio ......................................................
14
Bimestrale di cultura cinematografica
A sud di New York .................................................................................
40
Edito
dal Centro Studi Cinematografici
Avventure di Sammy (Le) ......................................................................
44
Balla con noi – Let’s Dance ...................................................................
45
Beastly ..................................................................................................
35
Boris – Il film ..........................................................................................
39
Cars 2 ...................................................................................................
32
Abbonamento annuale:
euro 26,00 (estero $50)
Versamenti sul c.c.p. n. 26862003
intestato a Centro Studi Cinematografici
Dalla vita in poi ......................................................................................
13
Due presidenti (I) ..................................................................................
10
Esp – Fenomini paranormali ...................................................................
46
Spedizione in abb. post.
(comma 20, lettera C,
Legge 23 dicembre 96, N. 662
Filiale di Roma)
Faccio un salto all’Avana .......................................................................
18
Fast and Furious 5 ................................................................................
6
Faster ....................................................................................................
21
Goodbye Mama ....................................................................................
19
Hai paura del buio .................................................................................
12
Housemaid (The) ..................................................................................
28
Illegal .....................................................................................................
43
Isola 10 .................................................................................................
4
Ladri di cadaveri – Burke & Hare ..........................................................
22
Libera uscita ..........................................................................................
41
Limitless ................................................................................................
8
London Boulevard .................................................................................
30
Mia moglie per finta ...............................................................................
29
Michel Petrucciani – Body & Soul .........................................................
36
Noi, insieme adesso – Bus Palladium ...................................................
38
Paul .......................................................................................................
3
Perfetto gentiluomo (Un) .......................................................................
9
Pezzo mancante (Il) ..............................................................................
37
Scream 4 ...............................................................................................
26
Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata ...................................................
11
Source Code .........................................................................................
34
Street Dance 3D ...................................................................................
31
Sucker Punch ........................................................................................
16
13 assassini ..........................................................................................
2
Uomini senza legge ..............................................................................
17
X-Men – L’inizio ....................................................................................
24
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Si collabora solo dietro
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Cast e credit a cura di: Simone Emiliani
Segreteria: Cesare Frioni
Redazione:
Marco Lombardi
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Carlo Tagliabue
Giancarlo Zappoli
Hanno collaborato a questo numero:
Elena Bartoni
Maria Cristina Caponi
Luca Caruso
Tiziano Costantini
Marianna Dell’Aquila
Elena Mandolini
Diego Mondella
Fabrizio Moresco
Francesca Piano
Silvia Preziosi
Tiziana Vox
Stampa: Tipostampa s.r.l.
Via dei Tipografi, n. 6
Sangiustino (PG)
Nella seguente filmografia vengono
considerati tutti i film usciti a Roma e
Milano, ad eccezione delle riedizioni.
Le date tra parentesi si riferiscono alle
“prime” nelle città considerate.
Film
Tutti i film della stagione
13 Assassini
(Jûsan-nin no hikaku)
Giappone/Gran Bretagna, 2009
Costumi: Kazuhiro Sawataishi
Produttori esecutivi: Takashi Hirajô, Toshiaki Nakazawa,
Jeremy Thomas
Arredatori: Akira Sakamoto, Osamu Kubota
Effetti: Misako Saka
Interpreti: Kôji Yakusho (Shinzaemon Shimada), Takayuki
Yamada (Shinrouko), Yusuke Iseya (Koyata), Gorô Inagaki
(Lord Naritsugu Matsudaira), Masachika Ichimura (Hanbei Kitou), Mikijiro Hira (Sir Doi), Hiroki Matsukata (Kuranaga), Ikki
Sawamura (Mitsuhashi), Arata Furuta (Sahara), Tsuyoshi Ihara
(Hirayama), Masataka Kubota (Ogura), Sosuke Takaoka (Hioki), Seiji Rokkaku (Otake), Kôen Kondô (Horii), Yûma Ishigaki
(Higuchi), Kazuki Namioka (Ishizuka), Kazue Fukiishi (Tsuya/
Upashi), Koshiro Matsumoto (Yukie Makino), Mitsuki Tanimura (Chise Makino), Shinnosuke Abe (Genshiro Deguchi), Takumi Saitô (Uneme Makino), Masaaki Uchino (Zusho Mamiya),
Ken Mitsuishi (Asakawa)
Durata: 126’
Metri: 3900
Regia: Takashi Miike
Produzione: Minami Ichikawa, Tôichirô Shiraishi, Michihiko
Yanagisawa per Sedic International/Recorded Picture Company (RPC)/Asahi Broadcasting Corporation (ABC)/The Asahi
Shimbun Newspaper/Dentsu/Higashinippon Broadcasting Co./
Hiroshima Home TV/Hokkaido Television Broadcasting Co.
(HTB)/Kyushu Asahi Broadcasting Co./Nagoya Broadcasting
Network (NBN)/Shizuoka Asahi Television Co. (SATV)/Shogakukan/TV Asahi/Toho Company/Tsutaya Group/Yahoo Japan
Distribuzione: BIM
Prima: (Roma 24-6-2011; Milano 24-6-2011)
Soggetto: remake del film Jûsan-nin no shikaku (1963) di Eiichi Kudo con la sceneggiatura di Kaneo Ikegami
Sceneggiatura: Daisuke Tengan
Direttore della fotografia: Nobuyasu Kita
Montaggio: Kenji Yamashita
Musiche: Kôji Endô
Scenografia: Yuji Hayashida
L
a storia si svolge in Giappone a
metà ‘800, ancora così radicalmente feudale, nonostante la non
lunga distanza temporale dai nostri giorni.
Naritsugu è fratello dello Shogun, capo
politico e militare supremo e sfrutta questa sua intoccabile posizione parentale per
commettere qualsiasi angheria sulla popolazione inerme e per macchiarsi di orribili
delitti nei confronti dei suoi servi, considerati carne da macello per il divertimento del signore. Contro questo orrore si
muove Shimada, uno degli ultimi samurai,
pronto a formare un gruppo di guerrieri
affidandosi al giovane entusiasmo di suo
nipote Shinrokuro e di una decina di compagni sbandati disposti a tutto. Lungo il
cammino che precede il contatto con il piccolo esercito di Naritsugo, dopo una serie
di feroci scaramucce tra acquitrini e villaggi, si unisce a loro anche Koyata, un
uomo del popolo e dei boschi, scanzonato
e irridente, lontano dalla compostezza ieratica di un samurai ma svelto e preciso
con i colpi della sua infallibile fionda.
La battaglia occupa tutta la seconda
parte del film in una immersione completa
nel sangue dei duelli, degli assalti, dei corpo a corpo senza pietà. Tutti soccombono,
buoni e cattivi, si salvano solo il giovane
2
Shinrokuro e quel mattacchione di Koyata, che pensano subito a una nuova vita
più allegra e spensierata dopo tanti massacri.
er il Giappone il tempo non passa mai, almeno sullo schermo o,
quantomeno, sembra appartenere solo a due grandi fasce epocali: un medioevo (della durata di circa mille anni), bagnato dal sangue delle lotte tra clan rivali
dove emerge unicamente la fedeltà, la lealtà, la giustizia e il comportamento eroico dei samurai e la società moderna del
dopo Hiroshima, in continua resa dei conti
con l’incubo atomico sia passato che presente e le conseguenze devastanti sulla
popolazone.
Questa ennesima, epica riproposizione del medioevo giapponese sembra, in
ogni caso, mettere un punto fermo e per
più di un motivo.
Intanto il regista Takashi Miike, pur con
un bagaglio di lavoro alle spalle che lo ha
posizionato tra i cineasti più ricchi di talento e originalità del firmamento giapponese, e non solo, ha preferito mettere
mano a una materia considerata ancora
sacrale nel suo Paese, affidandosi a un
remake (l’omonimo film di Eichi Kudo),
come per evitare gli impegni e gli oneri dell’ispirazione e dedicarsi all’accademia. E
di accademia qui ne troviamo in abbondanza, a cominciare dalla lunga preparazione (tecnica, psicologica, militare) del
gruppo che tenterà di fermare il sadico fratello dello Shogun, una specie di internato
P
Film
tutto in ambienti bui, in stanze sempre più
anguste man mano che si procede nell’apprendimento e che si aprono l’una sull’altra con porte che scorrono come lame di
una ghigliottina: quasi un saggio d’alta
scuola che dimostra come l’autore tenga
sotto controllo lo sviluppo materiale dei fatti
in un alveo oppressivo, mortuario, privo di
sbocchi, di speranza, già nella convinzione della strage da cui non si salverà nessuno. Poi l’omaggio a tutti coloro che hanno influenzato il cinema di Miiki cioè Tarantino, Leone, Corbucci e tutto il western
italiano con l’inchino sentito, privo di supponenze e sberleffi al maestro Kurosawa.
L’accademia ancora trionfa nella se-
Tutti i film della stagione
conda parte del film: un massacro condotto con l’andamento di una violenza danzante, un’esplosione di duelli continui,
estenuanti, sempre senza alcun accompagnamento musicale, essendo l’unico rumore dato dallo sfrigolio delle lame quando si
incrociano e del loro penetrare nei corpi
dopo l’affondo. Un grande mestiere, una
grande padronanza del mezzo visivo trattato con profondità, eleganza, senso del
ritmo.
Considerazione finale: Miiki ha raccontato con la sua opera un mondo che muore: i 13 samurai infatti tali non sono, ma
piuttosto Ronin, cioè samurai senza più
padrone da servire e difendere, uomini di
ventura in difesa di valori e fedi che si stanno sempre più sfilacciando Per finire, gli
unici superstiti della mattanza sono il giovanissimo nipote del capo, Shinrokuro e il
pazzo Koyala; entrambi vogliono andare
via subito da quella terra di morte e dedicarsi a un tema su cui non sono mai stati
in dubbio, le donne. La vita, la giovinezza,
la voglia di esserci sono lì davanti, a portata di mano, nell’allegro disincanto di due
ragazzi proiettati nel futuro.
I massacri, il sangue, l’onore dei samurai appartengono sempre più a un passato che si sbiadsce.
Fabrizio Moresco
PAUL
(Paul)
Stati Uniti/Gran Bretagna, 2011
Regia: Greg Mottola
Produzione: Tim Bevan, Eric Fellner, Nira Park per Universal
Pictures/Relativity Media/Working Title Films/Big Talk Productions
Distribuzione: Universal Pictures
Prima: (Roma 1-6-2011; Milano 1-6-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Nick Frost, Simon Pegg
Direttore della fotografia: Lawrence Sher
Montaggio: Chris Dickens
Musiche: David Arnold
Scenografia: Jefferson Sage
Costumi: Nancy Steiner
Produttori esecutivi: Liza Chasin, Robert Graf, Debra
Hayward, Natascha Wharton
Direttore di produzione: Robert Graf
Casting: Jo Edna Boldin, Allison Jones
Aiuti regista: Ryan Craig, Valerie Johnson, Denise Anderson
Poore, Jonathan Watson
Operatori: Greg Baldi, Daniel C. Gold, George Peters, Michael
Stumpf
Operatori Steadicam: John Joyce, Michael Stumpf
Art director: Richard Fojo
Arredatore: Carla Curry
Effetti speciali trucco: Gregory Nicotero
Trucco: Georgia Allen,Nathalie Allen, Mary Burton, Tarra D. Day,
Vanessa Jaramillo, Sheila Trujillo
Acconciature: Geordie Sheffer
Supervisore effetti speciali: Larz Anderson
Coordinatore effetti speciali: Steve Cremin
Supervisore effetti visivi: Jody Johnson
ue nerd inglesi, Graeme e Clive,
dopo aver partecipato al ComiCon di San Diego, decidono di
continuare il loro viaggio negli Stati Uniti
visitando tutti i luoghi legati all’ufologia.
I due amici sono euforici, scattano
foto, comprano gadget e, proprio vicino
all’Area 51, incontrano un alieno, Paul,
che chiede loro aiuto per sfuggire ai fe-
D
Coordinatori effetti visivi: Darryl Li (Double Negative),
Cayley Bell, Amie Cox, Lucie Ostrer
Supervisore costumi:Linda Matthews
Supervisore musiche: Nick Angel
Supervisore animazione: Anders J.L. Beer
animazione personaggi: Jonathan Macintosh, Nathan McConnel, Michael Hull, Prothais Nicolas (Double Negative), Darren Rodriguez, Gianluca Fratellini, Jeff Schanz
Animazione: Emanuele Pavarotti (Double Negative), Jason
Martinsen, Lisa Mauvre, Elizabeth Gray, Stafford Lawrence,
David Lowry, Nigel Rafter, Nicolas Seck, Paul A. Davies, Aldo
Gagliardi, Patrick Giusiano, Nicolas Gueroux, Scott Holmes,
Arne Kaupang, Daniele Mieli, Terence P. Reilly, In-Ah Roediger, Alli Sadegiani, Nicolas Seck
Interpreti: Simon Pegg (Graeme Willy), Nick Frost (Clive Gollings), Jason Bateman (agente Zoil), Kristen Wiig (Ruth Buggs), Sigourney Weaver (Tara), Seth Rogen (voce di Paul), Bill
Hader (Haggard), Jane Lynch (Pat Stevens), Jeffrey Tambor
(Adam Shadowchild), John Carroll Lynch (Moses Buggs),
Blythe Danner (Tara Walton), David Koechner (Gus), Joe Lo
Truglio (O’Reilly), Jesse Plemons (Jake), Mia Stallard (Tara
piccola), David House (guardia di sicurezza), Mike Miller (poliziotto), Jeremy Owen (venditore di spade), Jennifer Granger
(fan di Adam Shadowchild), Nelson Ascencio (Jorge), Bobby
Lee (Valet), Mark Sivertsen (militare), Joe Berryman (custode), Steven Spielberg J., Todd Anderson (commesso negozio
di fumetti), William Arute, Paula LaBaredas, Corey Drake, Brandon Hillock, Joey Wolf
Durata: 104’
Metri: 2850
derali che vogliono sezionarlo per studi
scientifici.
Graeme e Clive dopo l’esitazione iniziale fanno salire il nuovo amico sul camper e ripartono. Durante il tragitto, si accorgono di essere seguiti e decidono di
fermarsi in un camping gestito da Ruth,
una ragazza cieca da un occhio e molto
bigotta. Quest’ultima, inavvertitamente,
3
scopre Paul e considerandolo una presenza demoniaca inizia a pregare. L’alieno
le fa comprendere che è semplicemente un
essere di un’altra galassia e che non tutto quello in cui crede corrisponde a verità; poi, per convincerla, le ridona la vista. Ruth sconvolta, abbandona il padre
e la sua religione, per accompagnare i
ragazzi nella loro avventura: portare Paul
Film
nel luogo in cui lo attende la navicella
spaziale.
Le giornate per lo strano quartetto
scorrono veloci fra canti, risate e discorsi
pseudo-filosofici, ma Paul ha un rimpianto: vuole salutare per l’ultima volta Tara,
la bambina che anni prima lo ha salvato
dalla sua navicella in fiamme.
Tara, ormai una signora, alla vista dell’alieno scoppia in lacrime e gli confessa
di essere stata derisa da tutti e considerata pazza dopo aver raccontato del loro incontro. L’idillio fra i due è presto interrotto dai federali che fanno irruzione in casa.
Fortunatamente il gruppo di amici, inclusa Tara, riesce a scappare e raggiungere
il luogo designato all’incontro con la navicella spaziale. Qui, però, trovano il capo
dei servizi segreti e altri agenti che non
esitano a fare fuoco. Graeme e Clive con
qualche mossa rubata ai telefilm riescono
a sconfiggerli, ma l’esultanza dura poco:
nascosto fra i cespugli c’è il padre di Ruth
che, senza esitare, apre il fuoco sui due
giovani. Graeme colpito al petto muore.
Paul, impietosito, usa tutta la sua energia
per far resuscitare l’amico che dopo pochi
minuti riapre gli occhi. Nello stesso istante arriva la navicella, l’alieno saluta tutti
e chiede a Tara di andare con lui per vivere una nuova vita. La donna accetta e insieme a Paul sparisce nell’universo.
Passano due anni Graeme e Clive sono
diventati scrittori famosi grazie a un fumetto su un alieno dal titolo: Paul.
e scene di panico alla minaccia
aliena di Orson Wells sono ormai
un lontano ricordo. Da quando
Spielberg con E.T. (1982) ha fatto conoscere il lato umano degli extraterrestri, nell’im-
L
Tutti i film della stagione
maginario comune è avvenuta una rivoluzione iconografica che ha completamente
ribaltato la percezione degli alieni. Non più
temibili creature, ma amici da salvare.
Ogni tanto qualche regista ci riprova a
dare agli alieni un piglio più arcigno e bellicoso, Tim Burton in Mars Attack per citarne uno, ma, pur con discreti risultati cinematografici, nessuno è mai riuscito a
scalfire l’appeal dell’icona di Spielberg.
Simon Pegg e Nick Frost nella loro pellicola Paul non ci provano neppure, anzi
saccheggiano a piene mani dai classici di
genere per creare una commediola senza
pretese che, nonostante qualche caduta
di stile, riesce a far sorridere in maniera
intelligente.
I primi a essere messi alla berlina sono
i nerd e, nel caso specifico, i nerd appassionati di ufologia che, visti dall’esterno,
con i loro raduni e manie, si prestano egregiamente, come ogni gruppo di fanatici
d’altronde, alla battuta e alle situazioni
demenziali. Non a caso il duo Pegg- Frost
si è ritagliato per sé proprio questo ruolo
nella commedia.
Ma le punzecchiature al fanatismo non
si limitano solo al mondo dei nerd, piuttosto si estendono, e con più cinismo, anche all’universo religioso personificato da
Kristen Wig, una ragazza bigotta con tante certezze e altrettanti problemi. E poi c’è
lui, Paul, l’alieno sboccato e irriverente a
capeggiare l’insolita banda di amici nel
deserto del Nevada, mentre la macchina
da presa di Greg Mottola, come in una gita
scolastica, riprende le situazioni più imbarazzanti.
Effettivamente, senza nulla togliere alla
professionalità del cast, vedendo il film si
ha come l’impressione di assistere a un
esperimento cinematografico partorito da
un gruppo di amici in un pomeriggio noioso. Non ci sono veri e propri tempi comici e tutto sembra affidato all’improvvisazione.
Sicuramente la versione italiana, rispetto all’originale, perde tanto a livello di
traduzione ( molto dell’umorismo è concentrato sulla diversità-rivalità fra inglesi e
americani), ma, grazie, a un buon adattamento, risulta piacevole da vedere anche
per un pubblico non avvezzo agli stereotipi anglosassoni.
Un po’ meno piacevoli e, forse, eccessive le volgarità usate come “tappabuchi”nei
momenti di stanchezza che non trovano
giustificazione neanche nel colorito slang
giovanile di cui Pegg e Frost si fanno portabandiera.
Il vero nervo scoperto della pellicola,
però, non è questo. Più fastidioso del linguaggio scurrile c’è l’imbarazzante doppiaggio del protagonista Paul a opera del
leader di Elio e le storie tese. Nulla da ridire su Elio come artista ovviamente, ma il
doppiaggio non è il suo forte.
Purtroppo da diversi anni è consuetudine “impreziosire” i film, spesso d’animazione, con voci lontane dal mondo del cinema che, però, hanno presa sul pubblico. Il risultato? Tranne rare eccezioni si
rasenta la mediocrità più assoluta. E pensare che abbiamo una schiera di doppiatori che il mondo ci invidia. Peccato siano
un po’ troppo anonimi. Forse dovremmo
convincerli a partecipare a qualche reality
così, magari, la prossima animazione digitale ci riserverà una recitazione accettabile. È solo un’idea.
Francesca Piano
ISOLA 10
(Dawson Isla 10)
Cile/Brasile/Venezuela, 2009
Art director: Carlos Garrido
Trucco: Guadalupe Correa
Suono: Nicolas Hallet, Simone Dourado
Interpreti: Benjamín Vicuña (Sergio Bitar), Cristian De La
Fuente (tenente Labarca), Pablo Krögh (José Tohà), José
Bertrand (Lawner), Sergio Hernández (comandante Fellay),
Luis Dubó (sergente Figueroa), Matias Vega (Osvaldo Puccio
padre), Horacio Videla (dottor Arturo Giron), Alejandro Goic
(capitano Salazar), Caco Monteiro (Fernando Flores), Andres
Skoknic (Orlando Letelier), Elvis Fuentes (Clodomiro Almeyda), Pedro Villagra (sottoufficiale Barriga), Jose Martín
(Osvaldo Puccio padre)
Durata: 100’
Metri: 3200
Regia: Miguel Littin
Produzione: Cristián de la Fuente, Miguel Littin per Azul Films/Efetres/VPC Cinema Video
Distribuzione: Nomad Film
Prima: (Roma 17-6-2011; Milano 17-6-2011)
Soggetto: ispirato all’autobiografia di Sergio Bitar
Sceneggiatura: Miguel Littin
Direttore della fotografia: Miguel Joan Littin
Montaggio: Andrea Yaconi
Musiche: Juan Cristóbal Meza
Scenografia: Carlos Garrido
Costumi: Marisol Torres
Direttore di produzione: Julio Jorquera Arriagada
Aiuti regista: Ivan Fuentes Hagar
4
Film
ile 1973. Dopo il colpo di stato e
con l’inizio della dittatura di Pinochet, molti degli uomini del governo Allende vengono fatti prigionieri
e deportati nel campo di concentramento nell’isola di Dawson, al sud della Patagonia.
Ex ministri, ex deputati, dottori, giudici, avvocati e militanti del Partito Comunista cileno si ritrovano così a vivere
in baracche, maltrattati dai militari, costretti ai lavori forzati, ma soprattutto
privati della loro identità. Appena arrivati all’isola infatti, il tenente Labarca
comunica loro che da quel momento verranno chiamati con il nome della baracca in cui andranno a vivere seguito da
un numero. Isola 1, Isola 2, Isola 3 e così
via. Tutti rinchiusi insieme. I prigionieri
-costretti a marce e lavori forzati- trascorrono il loro tempo libero coltivando
quelli che erano i loro interessi, alcuni
disegnano, altri scrivono, altri ancora
cercano di costruire una zattera per poter scappare. Sergio Bitar (Isola 10),
ministro delle miniere e consigliere economico del presidente Allende, scrive
appunti e racconta quello che accade
ogni giorno.
Accanto a loro si alternano varie forze militari: l’esercito, l’aviazione, la marina. Tra loro -almeno inizialmente- prevale l’idea di uccidere i prigionieri, ma non
avendo ricevuto nessun ordine e non riuscendo a comunicare facilmente con gli
uomini della terraferma, li costringono a
lavorare, anche sotto la neve.
Gli uomini di Allende non si arrendono, lottano e sopravvivono, cercano di
mantenersi attivi, istituiscono dei corsi
di politica, di grammatica e di lingue ai
quali partecipano, seppur come controllori, anche i militari. Ristrutturano perfettamente una chiesa dell’Isola, riparano la televisione per avere notizie dal
Cile e festeggiano il Natale con brevi
spettacoli teatrali. Vedendo la forza e il
coraggio di questi uomini anche alcuni
dei militari si mostrano più sensibili, primo fra tutti il comandante Fellay, che di
nascosto dagli altri militari, porta cibo
ai prigionieri e si ritrova con loro a fe-
Tutti i film della stagione
C
steggiare la fine della ristrutturazione
della chiesa.
Arriva intanto il 1974 e dopo più di
anno di resistenza e grazie alle pressione delle Nazioni Unite, della Croce Rosse e del senatore democratico statunitense Ted Kennedy, gli ex ministri del governo Allende vengono liberati. La maggior parte di loro fa oggi parte del governo democratico, Sergio Bitar ha scritto un libro in cui racconta la prigionia
nell’Isola di Dawson.
na storia drammatica e poco conosciuta, raccontata in maniera
eccelsa da Miguel Littin, cineasta
cileno affermato a livello internazionale.
Tratto dalle memorie scritte dal ministro e
prigioniero Sergio Bitar (Isla 10), il film racconta la prigionia di questi uomini andando oltre il messaggio politico. C’è infatti più
di ogni altra cosa la volontà di raccontare
una storia umana e personale, nella quale
un gruppo di uomini si ritrova coinvolto.
Uomini che vedono crollare i loro ideali
tanto da chiedersi “Dove abbiamo sbagliato?”; uomini che hanno sempre combattuto per i diritti umani che invece gli vengono negati. Uomini senza più un nome, senza identità, ma che non si danno per vinti
U
5
e decidono di lottare e resistere. La forza
del film sta proprio in questo, nel mostrare
non soltanto le difficili condizioni di sopravvivenza, ma anche e soprattutto la reazione di un gruppo di persone che non dimentica la propria di identità e che conosce il valore di una matita, di un foglio o di
una lettera da leggere.
Miguel Littin ha restituito a queste persone la dignità che per alcuni anni avevano perso, ha fatto in modo che la loro
storia venisse conosciuta in tutto il mondo, impressionandola su una pellicola.
Una regia che segue i prigionieri, un montaggio che amalgama bene i filmati d’archivio con le ricostruzioni storiche, un’ottima interpretazione degli attori (Benjamin
Vicuna, Cristian De La Fuente, Sergio
Hernandez) che incarnano perfettamente il dolore, lo smarrimento, ma anche l’intelligenza di quegli uomini. Tutto questo
rende Isola 10 un film da vedere assolutamente, almeno per conoscere una vicenda di cui purtroppo non si è mai saputo molto e che appartiene a un capitolo della storia mondiale -quello della dittatura di Pinochet- tra i più oscuri e sanguinosi.
Silvia Preziosi
Film
Tutti i film della stagione
FAST AND FURIOUS 5
(Fast Five)
Stati Uniti, 2011
Supervisori effetti speciali: Garry Elmendorf, Rick Thompson
Coordinatore effetti speciali: David Fletcher
Supervisori effetti visivi: David Wallace Allen (TeamWorks
Digital), Adam Avitabile (Look Effects), Angela Barson (BlueBolt), David Burton (With A Twist Studio), Rainer Gombos
(Pixomondo), Ian Hunter, David Sanger (New Deal Studios),
Jeffrey Kalmus (ICO VFX), Guillaume Rocheron (MPC), Rick
Sander (HOAX Films), Justin Jones, Björn Mayer, Kelvin McIlwain, Mike Wassel
Coordinatori effetti visivi: Briana Aeby (Pixomondo), Jack
Lilburn (Method Studios), B.J. Farmer, Mohan Sangeeth
Supervisore effetti digitali: Piet Hohl, Jörn Großhans, Sven
Martin, Juri Stanossek (Pixomondo), Jeffrey Jasper, Robert
Zeltsch (New Deal Studios), Juan Melgoza
Supervisore costumi: Nick Scarano
Interpreti: Vin Diesel (Dominic Toretto), Paul Walker (Brian
O’Conner), Jordana Brewster (Mia Toretto), Tyrese Gibson (Roman Pearce), Ludacris (Tej Parker), Elsa Pataky (Elena Neves),
Gal Gadot (Gisele Harabo), Tego Calderon (Tego Leo), Don
Omar (Rico Santos), Matt Schulze (Vince), Dwayne Johnson
(Luke Hobbs), Sung Kang (Han Lue), Joaquim de Almeida (Hernan Reyes), Michael Irby (Zizi), Fernando Chien (Wilkes), Alimi
Ballard (Fusco), Yorgo Constantine (Chato), Geoff Meed (Macroy), Joseph Melendez (capitano della polizia), Jeirmarie Osorio (Rosa), Mark Hicks (Capa), Esteban Cueto (Berto), Corey
Michael Eubanks (Lanzo), Luis Da Silva Jr. (Diogo), Pedro
García (direttore), Arturo Gaskins (croupier), Jay Jackson (reporter), Luis Gonzaga, Carlos Sanchez, Benjamin Blankenship
Durata: 130’
Metri: 3600
Regia: Justin Lin
Produzione: Vin Diesel, Michael Fottrell, Neal H. Moritz per
Universal Pictures/Original Film/One Race Productions
Distribuzione: Universal Pictures
Prima: (Roma 4-5-2011; Milano 4-5-2011)
Soggetto: personaggi ideati da Gary Scott Thompson
Sceneggiatura: Chris Morgan
Direttore della fotografia: Stephen F. Windon
Montaggio: Christian Wagner, Kelly Matsumoto, Fred Raskin
Musiche: Brian Tyler
Scenografia: Peter Wenham
Costumi: Sanja Milkovic Hays
Produttori esecutivi: Amanda Lewis, Justin Lin, Samantha
Vincent
Produttori associati: Thomas Hayslip, Leeann Stonebreaker
Line producer: Fernando Serzedelo
Direttori di produzione: Vincent Agostino, Fernando Zagallo
Casting: Debra Zane
Aiuti regista: James Currier, Janaina Ferreira, Jully Irie, Spencer Jarvis, Matti Klutz, Vincent Lascoumes, Christophe Le
Chanu, Malu Miranda, Justin Ritson, Leonardo Rocha, David
Sardi, Terrence B. Zinn
Operatori: Greg Baldi, Ken Fisher, Ian Forsyth, Geoffrey Haley, Raphy Molinary
Operatore Steadicam: Geoffrey Haley
Art directors: Beat Frutiger, Andrew Neskoromny
Arredatore: Bob Kensinger
Trucco: John Blake, Loretta James-Demasi, Margarita Pidgeon,
Yolanda Sheridan, Nicole Sortillon, Christien Tinsley, Denise
Tunnell
Acconciature: Pierce Austin, Margarita Pidgeon
D
ominic Toretto è condannato a 25
anni di carcere. Due auto da cor-
sa, guidate da sua sorella Mia e dall’amico
Brian, provocano però il ribaltamento del
6
bus sul quale viaggiano i detenuti, per
favorire la sua evasione. Tutti i telegiornali ne parlano. Brian e Mia si uniscono
a Vince in una favela brasiliana. Di Dom
non hanno notizie: i tre sono nella lista
dei ricercati. Vince propone loro un lavoro: alcune auto da rubare e rivendere.
Mia e Brian viaggiano sul treno ove si
trovano le auto, aiutando la squadra a
mettere a segno il colpo. Durante l’operazione, si ritrovano con Vince e anche
Dom. Alcuni della gang però tradiscono, l’operazione fallisce e due agenti di
polizia vengono uccisi dai disertori, che
sono in realtà sgherri del boss di Rio
Hernan Reyes, oltremodo interessato a
una delle auto rubate, che rimane a Mia.
La polizia federale si mette alla ricerca
dei tre fuggitivi, additati come molto pericolosi, mentre Reyes cattura Brian e
Dom e li minaccia. I due riescono a fuggire, smontano l’auto e trovano un chip,
che contiene tutta la rete di attività ille-
Film
gale di Reyes e i luoghi ove sono occultati i suoi soldi. Vince prova a rubare il
chip e viene cacciato. La favela viene militarizzata dall’Fbi, che ha uno scontro
a fuoco con una banda. V’è una violenta
sparatoria, ma Brian, Mia e Dom si mettono in salvo; la ragazza rivela loro di
essere incinta di Brian. Dom e Brian decidono di fare un ultimo colpo, rubando
tutti i soldi di Reyes, l’uomo più potente
di Rio, per poi sparire e farsi una nuova
vita. Gli occorre però una squadra. Il
gruppo si compone. Reyes gestisce il traffico di droga a Rio, ma non è mai stato
preso, perché non lascia alcuna traccia:
i suoi soldi non sono in banca, ma in
depositi segreti, che loro dovranno svaligiare uno a uno, per un totale di 100
milioni di dollari. Questo l’obiettivo al
quale è chiamata la squadra, che dividerà il bottino. Mentre l’Fbi cerca di
capire cosa manchi dall’auto rubata, il
gruppo entra nel primo deposito e incendia il monte di banconote che contiene.
Gli uomini di Reyes, pedinati dagli emissari di Dom, prelevano allora sotto suo
ordine tutto il denaro e lo concentrano
in un punto solo, una stazione di polizia.
La missione si complica; per giunta,
l’Fbi ha già identificato al computer
Dom e i suoi: sono tutti ricercati. Loro
studiano il piano per entrare nella centrale, ov’è depositata la montagna di
soldi di Reyes. Riescono a introdurre
un’auto telecomandata con telecamera
nel deposito segreto. S’intrufolano poi
nella stazione di polizia e iniziano ad armeggiare. Quindi si procurano un’auto
velocissima, perché sfugga al controllo
delle telecamere. Arrivano alla cassaforte, ma occorrono le impronte della mano
di Reyes, che riescono a ottenere con
l’arma della seduzione. L’Fbi è sulle loro
tracce, al comando di Luke Hobbs, che
non ha mai fallito una missione. Luke e i
suoi agenti scovano la banda, ma vengono circondati da centinaia di uomini,
in aiuto di Dom e dei suoi; così sono costretti a battere in ritirata. Rientrando a
casa, Elena Neves, interprete di Luke, vi
trova Dom, che si riprende la croce che
lei porta al collo. Lei gli dice: “Hobbes
ti troverà. Non hai motivi per restare qui,
perché lo fai?”. Lui le gira la domanda,
e lei racconta che suo marito, poliziotto,
è stato ucciso. Rubano 4 auto velocissime alla polizia. Mia sta per essere rapi-
Tutti i film della stagione
ta dagli uomini di Reyes al mercato, ma
Vince la salva e la riporta alla base, ove
si riappacifica cogli altri e Dom lo assolda per il furto. La banda si organizza
e parte per il colpo. Ma arrivano i federali e, dopo una violenta colluttazione,
arrestano Dom, Mia, Brian e Vince. Tuttavia, mentre passano dalla favela, subiscono un’imboscata da parte di Reyes.
Gli uomini di Luke vengono uccisi. Elena, però, ha liberato i criminali, che salvano Luke. Vince muore, affidando a
Dom la cura del figlio Nico. Dom vuole
finire il colpo, anche per vendicarsi di
Reyes, i sodali lo invitano però a scappare. Ognuno è libero di fare come vuole, ma con loro si allea Luke, per uccidere Reyes. Alla fine aderiscono tutti.
“Prendiamo i soldi e prenderemo lui”
proclama Dom. La stazione di polizia è
superpresidiata. Il blindato con Luke ed
Elena sfonda il muro, gli altri gli sono
dietro colle auto. V’è una sparatoria colla polizia. Dom e Brian agganciano e
trascinano via con due auto la cassaforte, inseguiti da tutti i poliziotti corrotti
di Rio. Fuga travolgente e alquanto rocambolesca, tra incidenti e sparatorie.
Reyes gli è dietro con tutti i suoi uomini.
Sul ponte sono quasi in trappola. Dom
sgancia il cavo di Brian, per lasciarlo
libero e far sì che si salvi e rimane solo.
Fa slalom tra le auto nemiche distruggendole e travolgendo, alla fine, anche
Reyes. Brian salva Dom da uno degli scagnozzi di Reyes, che sta per sparargli.
Reyes, ferito, è ancora vivo: Luke arriva
e lo finisce, vendicando così i suoi uomini. Poi dice a Dom e Brian che non
può lasciarli andare. Gli concede però
24’ore di tempo, a patto che abbandonino lì i soldi. Luke scopre però che la cassaforte è vuota, durante la fuga è stata
infatti sostituita e ride di gusto. La banda apre la cassaforte, trovandosi innanzi una montagna di banconote. Dom
guarda in alto. Parte del bottino la fa
pervenire nella favela a Rosa e Nico,
come promesso a Vince. Nel finale vediamo gli ‘eroi’ qualche tempo dopo, su
auto lussuosissime e in compagnia di
bellissime donne. Brian e Mia sono su
una spiaggia tropicale. Lei ha il pancione. Arriva Dom con Elena. Brian e Dom
si lanciano in una nuova sfida di velocità sulle loro auto. Luke è invece nel suo
studio. Un’assistente gli porta il fasci-
7
colo di un dirottamento a Berlino. “Toretto?” chiede Luke. No, è Mia: “Credi
nei fantasmi?” gli chiede la donna.
ilm d’azione, tra motori superpotenti e delinquenza con un cuore, imprese assai rischiose e
altissima velocità. Dopo aver procurato
l’evasione di Dominic, la coppia costituita da sua sorella Mia e Brian ricovera in
Brasile, ove sono assoldati per rubare
delle auto da un treno in corsa. Il vero
mandante del furto è il ricchissimo e corrotto affarista brasiliano Hernan Reyes,
che desidera recuperare un microchip
custodito in una delle auto. Questo finirà
però nelle mani della banda di Dom, che
se ne servirà per tracciare la mappa dei
depositi milionari di Reyes e tentare di
impossessarsene. Serve una squadra all’altezza di questa missione, che viene
prontamente costituita, ricordando le
imprese di Ocean’s eleven, senza averne tuttavia il glamour. Oppositori della
banda, oltre Reyes e i suoi scagnozzi,
sono gli agenti della polizia federale al
comando dell’implacabile Luke Hobbs,
deciso ad arrestarli. In un riuscito capovolgimento dei ruoli, però, è Dom che
salva la vita a Luke, che lo ha appena
malmenato e arrestato. In seguito a questo evento, che ha comportato il massacro dei suoi uomini. Violenta e spettacolare, questa pellicola presenta però un
forte anelito religioso: dal Cristo redentore di Rio, ai racconti giovanili di Dom
(il cui padre invitava al barbecue festivo
tutti gli amici che avessero partecipato
alla messa domenicale), alla sua impresa per recuperare la croce che Elena
porta al collo, al suo sguardo verso il cielo in chiusura di film. Per i critici è sicuramente l’episodio più riuscito dell’intera saga: avvincente, adrenalinico, permette alla serie di evolversi e maturare.
V’è un po’ di tutto: donne e motori, azione e inseguimenti d’ogni genere, sparatorie, gare clandestine, tradimenti e riappacificazioni, panorami brasiliani, umorismo, ma affiorano anche momenti di
poesia, in mezzo a questa banda di criminali, che più volte manifesta un forte
carico di umanità. Si pecca forse in verosimiglianza, ma questo è spettacolo,
cinema puro.
F
Luca Caruso
Film
Tutti i film della stagione
LIMITLESS
(Limitless)
Stati Uniti, 2011
Effetti speciali trucco: Keith R. Palmer
Trucco: Ruth Bermudo, Diane Heller, Keith Sayer, Janeen
Schreyer
Acconciature: Diane Dixon, Pamela May, Lori McCoy-Bell
Coordinatore effetti speciali: Connie Brink
Supervisori effetti visivi: Tim Carras (Comen VFX), Anthony ‘Max’ Ivins (Look FX), Rocco Passionino, Dan Schrecker, Christopher Scollard
Coordinatori effetti visivi: Matt Kushner (Look FX), Joey
Bonander, Sheila Giroux
Supervisore musiche: Season Kent, Happy Walters
Interpreti: Bradley Cooper (Eddie Morra), Robert De Niro (Carl
Van Loon), Abbie Cornish (Lindy), Andrew Howard (Gennady),
Anna Friel (Melissa), Johnny Whitworth (Vernon), Robert John
Burke (Pierce), Darren Goldstein (Kevin Doyle), Ned Eisenberg (Morris Brandt), T.V. Carpio (Valerie), Richard Bekins
(Hank Atwood), Patricia Kalember (signora Atwood), Cindy
Katz (Marla Sutton), Brian Anthony Wilson (detective), Rebecca Dayan (Rebecca Dayan), Ann Marie Green (conduttrice TV), Damali Mason, Chris McMullin (poliziotti), Meg McCrossen (assistente), Tom Bloom (Dunham), Nina Hodoruk
(agente immobiliare), Tom Teti (Tailor), Stephanie Humphrey
(giornalista televisiva), Joseph McCarthy, Peter Pryor (operatori di borsa ), Dave Droxler ( tecnico ), Luisina Quarleri
(cameriera),Tomas Arana, Daniel Breaker, Piper Brown
Durata: 105’
Metri: 2880
Regia: Neil Burger
Produzione: Leslie Dixon, Ryan Kavanaugh, Scott Kroopf per
Relativity Media/Virgin Produced/Rogue/Many Rivers Productions/Boy of the Year/Intermedia
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 15-4-2011; Milano 15-4-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo The Dark Fields di Alan Glynn
Sceneggiatura: Leslie Dixon
Direttore della fotografia: Joe Willems
Montaggio: Naomi Geraghty, Tracy Adams
Musiche: Paul Leonard-Morgan
Scenografia: Patrizia von Brandenstein
Costumi: Jenny Gering
Produttori esecutivi: Bradley Cooper, Jason Felts, Tucker
Tooley
Co-produttori: Adam Fields, Ken Halsband
Line producers: Ricardo Del Río, Patty Long, Patrick Peach
Direttori di produzione: Mark Kamine, Arturo Del Rio
Casting: Douglas Aibel
Aiuti regista: Timothy Bird, H.H. Cooper, Richard L. Fox, Nate
Grubb, Nate Grubb, Frederic Henocque, Hiromi Kamata, Dale
M. Nielsen, Jennifer Roberts, Brad Robinson, Mark Shandley,
Dana Zolli
Operatori: Kent Harvey, Guillaume Renberg, Richard
Rutkowski, David J. Thompson
Operatore Steadicam: David J. Thompson
Arredatore: Diane Lederman
ddie Morra è uno scrittore senza
soldi e alla ricerca del colpo di
genio che lo aiuti a scrivere il
romanzo della vita, ma la creatività non è
un interruttore che si accende nel cervello
quando si vuole. A complicare le cose anche la fidanzata che lo lascia perché non
riesce più a sopportare la sua apatia. L’in-
E
contro casuale con Vernon, il suo ex cognato che gli fa provare un farmaco sperimentale, l’NZT-48, gli cambia radicalmente la vita. L’NZT-48 infatti è in grado di
sbloccare e amplificare le potenzialità della
mente umana, di aumentare le capacità dei
recettori neuronali e attivare tutte le aree
del cervello. Insomma, è proprio quello che
8
serve allo scrittore per recuperare la fiducia in se stesso è la creatività che aveva
perduto del tutto. Dopo aver rubato l’ultima dose del farmaco nell’appartamento di
Vernon, morto ammazzato da qualcuno interessato alla stessa sostanza, lo scrittore
incomincia una nuova vita. Riesce a scrivere il suo romanzo in soli quattro giorni,
ma, soprattutto, incomincia a capire che
l’NZT-48 può permettergli di arrivare lì
dove non avrebbe mai immaginato: il mondo dell’alta finanza. Eddie infatti riesce a
guadagnare presto milioni di dollari partendo da una cifra molto bassa, ma soprattutto conosce Carl Van Loon, il magnate
che gli affida il duro compito di trattare la
mediazione per la più grande fusione nella storia delle corporation. Nonostante
l’NZT-48 incominci a far vedere i suoi effetti collaterali, Eddie riesce a farla franca su molti fronti: riesce a sfuggire a misteriosi inseguitori che mettono in pericolo anche la sua fidanzata, ma, soprattutto,
riesce a sfuggire a un’indagine di polizia
in cui è il sospettato numero uno dell’assassinio di un’indossatrice. Ormai lanciato nel mondo della finanza, Eddie continua la sua rincorsa al successo. Lo vediamo alla fine candidato come senatore degli Stati Uniti e libero, ormai, dal control-
Film
lo di Carl Van Loon, che si scoprirà essere
il vero artefice dell’NZT-48.
op. È sicuramente questa la definizione più adatta a Limitless,
l’ultima pellicola di Neil Burger,
già regista di The illusionist. Un film che
non brilla per originalità nella sceneggiatura e nella storia che appare, in qualche
tratto, al limite del paradossale. Ma, già dal
titolo, si capisce che al centro di tutto il film
c’è proprio l’indagine drammaturgica e
estetica di questa idea del limite. Non si
tratta infatti solo di raccontare la storia di
scrittore impantanato nella sua depressione e autocommiserazione (Bradley Coo-
P
Tutti i film della stagione
per), che riesce a stimolare nuove aree del
suo cervello grazie a un farmaco sperimentale, ma soprattutto di utilizzare liberamente e, appunto, senza limiti la macchina da
presa. Obiettivo principale: dare vita a effetti visivi caleidoscopici e vertiginosi lì
dove, proprio dal punto di vista drammaturgico, è la mente del personaggio a non
avere più limiti grazie all’NZT-48. Burger si
serve con maestria di espedienti tecnici più
all’avanguardia, come fisheye, morphing
e zoom. Già solo l’infinita zoomata in avanti
dei titoli di testa, che ci fa attraversare con
gli occhi tutta Manhattan, dà senso estetico a tutto il film e ci fa capire da subito
quale sarà il taglio stilistico della regia.
Insomma, la regia e la sceneggiatura sono
strettamente collegate e non si riesce a
capire quale delle due sia principalmente
funzionale all’altra. Il risultato finale è comunque molto interessante e riesce a tenere incollato lo sguardo dello spettatore
anche se la storia è prevedibile in molti
tratti del film. Bravissimo Bradley Cooper
a interpretare il doppio ruolo dello scrittore depresso e del manager della finanza.
Una duplicità supportata da un Robert De
Niro nei panni di uno dei personaggi più
facili che gli siano mai capitati di interpretare.
Marianna Dell’Aquila
UN PERFETTO GENTILUOMO
(The Extra Man)
Stati Uniti, 2010
Regia: Robert Pulcini, Shari Springer Berman
Produzione: Anthony Bregman, Stephanie Davis per 3 Arts
Entertainment/Likely Story/Tax Credit Finance/Wild Bunch
Distribuzione: BIM
Prima: (Roma 13-5-2011; Milano 13-5-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo Io e Henry di Jonathan Ames
Sceneggiatura: Robert Pulcini, Jonathan Ames, Shari Springer Berman
Direttore della fotografia: Terry Stacey
Montaggio: Robert Pulcini
Musiche: Klaus Badelt
Scenografia: Judy Becker
Costumi: Suttirat Anne Larlarb
Produttori esecutivi: Jonathan Ames, Stefanie Azpiazu,
Shari Springer Berman, Vincent Maraval, Agnès Mentre, Robert Pulcini
Co-produttore: Rebecca Rivo
Direttore di produzione: Rebecca Rivo
Casting: Ann Goulder
Aiuti regista: Mariela Comitini, Kara Doherty, Justin Ritson,
David Catalano
Operatore: Oliver Cary
ouis Ives è allontanato dall’insegnamento di una scuola media
privata di Princeton perché scoperto mentre si provava indumenti femminili davanti allo specchio. Louis giunge a
New York e trova lavoro presso una rivista
ambientalista e un alloggio nell’appartamento di Henry Harrison, un gentiluomo
eccentrico, bizzarro, esperto di bon ton, accompagnatore di vecchie ricche a Manhattan, molto richiesto nei salotti un po’ retrò
per la sua conversazione sempre forbitissima, ma con una sola mancanza: quella
di non avere un soldo in tasca.
Effettivamente Louis è dotato di una
particolare sensibilità e di una sessualità
L
Art director: Charles Kulsziski
Arredatore: Carrie Stewart
Effetti speciali trucco: Michael Marino
Trucco: Joseph Farulla, Tina LaSpina
Acconciature: Sherry Heart, Jeffrey Rebelo, Nicole Tucker
Supervisore effetti visivi: John Bair (Phosphene)
Supervisore musiche:Linda Cohen
Interpreti: Paul Dano (Louis Ives), Kevin Kline (Henry Harrison),
Katie Holmes (Mary Powell), John C. Reilly (Gershon Gruen),
John Pankow (George), Celia Weston (Meredith Lagerfeld), Patti
D’Arbanville (Katherine Hart), Lynn Cohen (Lois Huber), Marian
Seldes (Vivian Cudlip), Dan Hedaya (Aresh), Victoria Barabas
(Daisy), Lauren Weisman (studentessa), Lisa Brescia (insegnante), Beth Fowler (signora Marsh), John Leighton (cameriere),
Lewis Payton Jr. (usciere), Elizabeth Blancke-Biggs (Diva), Betty
Hudson (domestica), Jean Brassard (cameriere), Alex Burns
(Brad), Peter Kybart (Maitre D), Jason Butler Harner (Otto Bellman), Marisa Ryan (Tanya), Jonathan Ames (gentiluomo), Gisele
Alicea (signorina Pepper), Alicia Goranson (Sandra), Graeme
Malcolm, Justis Bolding, Jackie Hoffman, Rafael Sardina
Durata: 108’
Metri: 2880
equivoca e comunque non espressa, cosa
che lo opprime e lo deprime in una ricerca
senza punti fermi. Anche l’opzione del sesso a pagamento con una abilissima maitresse dominatrice lo soddisfa fino a un
certo punto, così come i contatti con le vecchione o grassone appartenenti al mondo
di Henry. Che davvero comprende una illimitata congerie di personaggi di ogni
tipo, ruffiani, scrocconi, squattrinati, falsi
intellettuali, vecchi conservatori, poeti
stranieri da strapazzo oltre, naturalmente, alle tardone nobili e meno nobili che
tengono ben stretto il loro peculio. A tutto
ciò aggiungiamo Gershon, un irsuto e silenzioso coinquilino di Henry dalla voce
9
flautata e Otto, un ex compagno di stanza
di Henry e da questi accusato di avergli
rubato un capolavoro letterario, cioè l’unico romanzo che sia riuscito a scrivere nella sua vita.
Comunque, proprio grazie alla loro indecisione, al disorientamento e alla mancanza di identità, Louis ed Henry decidono di mettere a punto le esperienze del loro
continuo girovagare insieme con il proponimento di approfondire la loro bizzarra
esistenza continuando a vivere sotto lo stesso tetto e accomunando l’indecifrabile
Gershon che, per l’occasione, si presenta
rasato, pettinato e ripulito. Chissà, forse
potranno trovare in tre quella strada da
Film
sempre cercata in una rinnovata “l’unione fa la forza”.
l cinema è il mezzo più adatto per
esprimere quello che non c’è e per
suggerire allo spettatore le possibilità per decifrare ciò che sullo schermo
può limitarsi a ispirare, alludere, indicare:
come se entrambi (spettatore e film) facessero lo stesso cammino verso un obiettivo
illuminante, culturale, sociale, umano, fantastico. Ogni spettatore poi può trovare in
questo obiettivo finale tutto ciò, o almeno
una parte, che cercava o credeva di cercare, indipendentemente dal risultato ottenuto da altri; il film, può, a questo punto,
dirsi soddisfatto.
Quello che accade invece in questo
I
Tutti i film della stagione
lavoro di Shari Springer Berman e Robert
Pulcini, nomi sconosciuti al grande circuito, è ben diverso: gli autori, nel decidere di
raccontare l’intima evoluzione di alcuni
personaggi, di uno almeno (il giovane
Louis) nell’ambito di un certo contesto sociale visto secondo alcuni parametri ben
precisi hanno privilegiato la strada dell’educazione sentimentale, della formazione
umana, quasi della vivisezione e successiva ricostruzione antropologica. Tutto è
possibile se si hanno le idee chiare e la
mano ferma; altrimenti una conduzione filmica che tratti l’indecisione, l’irresolutezza e l’indeterminatezza dei protagonisti è
destinata a frammentarsi in una mancanza completa di personalità e di dimensione spettacolare.
Così la bizzarria, l’eccentricità che all’inizio fanno sorridere, man mano finiscono per annoiare e procurare un vago senso di ribellione gonfio di interrogativi su
quale tipo di film gli autori avessero in testa di realizzare. Si ha l’impressione che
un attore del calibro di Kevin Kline abbia
percepito tutto ciò nel corso della lavorazione e abbia voluto supplire con l’esagerato sfoggio di un istrionismo sempre più
debordante in una occupazione manu militari della scena. Risultato: la cannibalizzazione dei suoi partner in una identificazione completa con l’assunto filmico.
Siamo convinti che neanche questo
fosse l’obiettivo degli autori.
Fabrizio Moresco
I DUE PRESIDENTI
(The Special Relationship)
Stati Uniti/Gran Bretagna, 2010
Acconciature: Angharad Barry, Beverley Binda, Molly Grayson, Amy Holt, Joanne Hopker, Janice Kinigopoulos, Ameneh
Mahloudji, Tapio Salmi, Xanthia White
Supervisore effetti speciali: Paul Dunn
Coordinatore effetti speciali: Tom Turnbull
Supervisori effetti visivi: Mark Nelmes, Dennis Michelson
Supervisori costumi: Sally Crees, Marion Weise
Supervisore musiche: Evyen Klean
Interpreti: Michael Sheen (Tony Blair), Dennis Quaid (Bill Clinton), Hope Davis (Hillary Clinton), Helen McCrory (Cherie Blair), Adam Godley (Jonathan Powell), Mark Bazeley (Alastair
Campbell), Marc Rioufol (Jacques Chirac), Kerry Shale (consulente dei Clinton), Demetri Goritsas (stratega), Nancy Crane (addetta al cerimoniale), John Schwab, James Fiddy, Robert Roman Ratajczak (giornalisti), Lara Pulver (stagista), Eric
Meyers (giornalista americano), Rufus Wright (giornalista inglese), Matthew Marsh (consigliere politica estera), Roarke
Alexander (fotografa), Stewart Alexander (Tom, elettricista della
Casa Bianca), Riccardo Bacigalupo (cameriere), Joe Golby,
Nick Shaw (agenti di polizia), Jefferson King (laburista inglese), Martyn Moore (passeggero aereo), Simon O’Connell (pilota elicottero), Adam Robinson (autista limousine), Emily
Robinson (agente dell’aeronautica Militare Britannica), Pam
Rose, Mark Barrows, Robert Harrison O’Neil
Durata: 89’
Metri: 2550
regia: Richard Loncraine
Produzione: Frank Doelger, Tracey Scoffield, Ann Wingate per
Rainmark Films/HBO Films/BBC Films
Distribuzione: Medusa
Prima: (Roma 10-12-2010; Milano 10-12-2010)
Soggetto e sceneggiatura: Peter Morgan
Direttore della fotografia: Barry Ackroyd
Montaggio: Melanie Oliver
Musiche: Alexandre Desplat; musiche eseguite da London Symphony Orchestra
Scenografia: Maria Djurkovic
Costumi: Consolata Boyle
Produttori esecutivi: Andy Harries, Kathleen Kennedy, Christine Langan, Frank Marshall, Peter Morgan
Direttori di produzione: Patricia Anne Doherty, Tim Porter,
Elena Zokas
Casting: Nina Gold
Aiuti regista: Dan Channing-Williams, Chris Croucher, Michael
Elliott,Zoe Liang, Alison C. Rosa, Charlie Waller, Anthony Wilcox
Operatori: Cosmo Campbell, Donald Russell
Supervisore art director: Tom Brown
Art director: Dean Clegg
Arredatore: Tatiana Macdonald
Trucco: Angharad Barry, Beverley Binda, Molly Grayson, Amy
Holt, Joanne Hopker, Ameneh Mahloudji, Tapio Salmi, Xanthia White
992. Tony Blair è una giovane
promessa del partito laburista
britannico quando frequenta la
“scuola” democratica di Clinton, già presidente degli Stati Uniti. In una sessione
di lavori in cui non incontra mai il presidente, Tony impara la ricetta dei democratici americani per vincere resistenze e paure degli elettori più conservatori. Anni
dopo, Tony Blair è candidato nelle elezio-
1
ni politiche del 1997. In piena campagna
elettorale, Bill Clinton lo invita alla Casa
Bianca. Cherie Blair assiste alla soggezione del marito, emozionato mentre prepara
la valigia, e preoccupato di fare bella figura. Cherie, invece, non sente il peso dell’incontro, ma continua piuttosto a preoccuparsi del suo lavoro di avvocato e del
consueto menage familiare. Il fatto che
Clinton in persona riceva Blair alla Casa
10
Bianca, riservandogli il protocollo solito
dei capi di stato, dà una spinta decisiva
alla sua elezione. Di lì a poco, infatti, Blair diventa il più giovane primo ministro britannico. La relazione iniziata con quella
visita formale e di carattere politico viene
col tempo suggellata e approfondita da frequenti visite dei coniugi Blair ai coniugi
Clinton. Le due firs-lady appaiono subito
molto diverse: Hillary, consigliera del ma-
Film
rito in ogni passo della sua presidenza, è
abituata a condividerne il potere, mentre
Cherie resta estranea alle manovre politiche, di cui diffida, e ancorata alla vita preDowining Street.
La relazione speciale che si instaura
tra Tony e Bill è voluta inizialmente da
Clinton, convinto di poter cancellare le politiche conservatrici dal pianeta grazie alla
consonanza di colore con il governo della
Gran Bretagna. Tony, entusiasta del progetto politico che gli si offre, è disposto a
tutto pur di realizzarlo. Così affronta gli
anni del suo governo con la convinzione
di lavorare per una giusta causa e di trovare in Clinton un aiuto certo. Così succede, ad esempio, nel processo di pace nell’Irlanda del Nord. La “relazione speciale” che si è consolidata tra i due capi di
governo, però, crea imbarazzo a Blair
quando l’affaire Levinsky emerge proprio
durante una visita ufficiale del primo ministro britannico al collega statunitense.
In questo caso, è Tony ad aiutare Bill in
una conferenza stampa. Altro scoglio che i
due presidenti affronteranno insieme è
quello dell’intervento in Bosnia, in cui Tony
Blair trascina Bill Clinton, usando tutte le
armi a sua disposizione e dando mostra di
aver superato il maestro nei giochi della
politica. L’autonomia ormai acquisita rispetto al “mentore” Clinton, viene dimostrata appieno, quando Blair allaccia rapporti cordiali anche con il suo successore
repubblicano, George Bush, della cui vittoria Bill e la moglie apprendono durante
l’ultima visita ufficiale ai coniugi Blair.
oprodotto da HBO e BBC, The
special relationship, di Richard
Loncraine, racconta appunto del
la relazione speciale (teorizzata a suo tempo da Churcill) tra presidente americano e
primo ministro inglese, e che si sarebbe
venuta a creare tra Bill Clinton e Tony Blair.
Loncraine sceglie di segnare l’evoluzione della relazione tra i due protagonisti
focalizzando il punto di vista su Blair, giovane laburista ambizioso e ingenuo, e di
narrarla offrendo allo spettatore una serie
di incontri, in occasioni pubbliche e private, che hanno costruito la “relazione speciale” di cui dice il titolo. Una relazione che
si costruisce nell’alternanza continua tra
pubblico e privato dei due presidenti, ambiti che si intrecciano inevitabilmente. Anche la regia mostra una particolare consapevolezza dell’operazione che il racconto conduce, di mostrare occasioni ufficiali
e momenti di vita matrimoniale e familiare
dei protagonisti, usando le inquadrature
con primi piani e campi lunghi a sottolineare, rispettivamente, ora il vissuto del per-
C
Tutti i film della stagione
sonaggio ora la caratura “storica” del contesto.
Loncraine firma un film dal buon ritmo,
e in cui i dialoghi sono al tempo stesso piani e limatissimi, rendendo la narrazione fluida e interessante.
La lettura delle ambiguità dei personaggi sono lasciate intendere allo spettatore
che deve leggere i fatti, le parole e il loro
sottotesto, traendone le conseguenze.
Un unico neo si può imputare alla
sceneggiatura: a tratti indulge sulla caratterizzazione più semplice dei protagonisti (la buona fede di Blair, la debolezza
di Clinton, il rigore di Hillary) contraddicendo l’intenzione di puro resoconto e
tradendo la destinazione televisiva del
prodotto.
Tiziana Vox
SOTTO IL VESTITO NIENTE – L’ULTIMA SFILATA
Italia, 2010
Regia: Carlo Vanzina
Produzione: Medusa Film/Sky/International Video 80
Distribuzione: Medusa
Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011)
Soggetto: sequel del film Sotto il vestito niente (1985) di Carlo Vanzina e Enrico Vanzina
Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini
Direttore della fotografia: Carlo Tafani
Montaggio: Raimondo Crociani
Musiche: Pino Donaggio
Scenografia: Serena Alberi
Costumi: Grazia Materia
Direttore di produzione: Claudio Mncini
Aiuto regista: Luca Anzellotti
Operatore: Sascia Ippoliti
Operatore Steadicam: Sascia Ippoliti
Arredatore: Vivien Russo
Trucco: Maurizio Nardi, Barbara Pellegrini
Suono: Marco Grillo
Interpreti: Francesco Montanari (ispettore Vincenzo Malerba), Vanessa Hessler
(Britt), Richard E. Grant (Federico Marinoni), Giselda Volodi (Daria Marinoni), Virginie Marsan (Cris), Claudine Wilde (Heidi), Paolo Seganti (Beppe Luini), Mario Cordova (Max Liverani), Alexander Doetsch (Bruce), Elena Cotta (Pina), Vincenzo Zampa
(Mancuso), Francesco Barilli (commissario), Alexandra Burman (Alexandra), Ernesto Mahieux (Viganotti), Stefano Molinari (Tanino Andò)
Durata: 96’
Metri: 2650
11
Film
Milano è arrivata la consueta settimana della moda. Alexandra,
una famosissima e bionda modella, è il fiore all’occhiello della sfilata di
Federico Marinoni, uno degli stilisti più
apprezzati e attesi dell’evento milanese.
Il pubblico, in evidente visibilio per l’arrivo di Alexandra, non sa ancora che quella sarà l’ultima passerella. L’indossatrice, infatti, quella sera stessa viene travolta
da un’auto in corsa mentre si recava ad
una festa per celebrare il successo della
sfilata e la sua consacrazione come star
della moda. Giunto sul posto, l’ispettore
siciliano Vincenzo Malerba, incaricato di
indagare sul caso, sospetta da subito che
non si tratti di incidente casuale, ma di
omicidio. Le sue ipotesi vengono avvallate dalla scoperta di un altro fatto clamoroso. Due anni prima, infatti, un’altra
indossatrice molto famosa che aveva lavorato per griffe di Marinoni come
Alexandra, era morta misteriosamente
lanciandosi giù da un palazzo. Nel frattempo, giunge a Milano, come nuova
musa della casa di moda, una fioraia svedese senza esperienze il cui nome è Britt.
A lei Marinoni promette subito di renderla una nuova star della moda, scatenando le gelosie e le invidie di tutte quelle
indossatrici che speravano di prendere il
posto della modella uccisa, tra cui Cris,
la migliore amica di Alexandra, che, molto
presto, viene inserita nella rosa dei sospettati. Nonostante questo, Cris viene
misteriosamente uccisa e insieme a lei
molte altre persone che, per un motivo o
per un altro, ruotano intorno alla casa di
moda, come Bruce, il modello e amante
A
Tutti i film della stagione
di Marinoni. A questo punto, per l’ispettore Malerba tutti sono potenzialmente
possibili assassini: Daria, la sorella di Federico Marinoni; Beppe Luini, il suo ex
marito coinvolto in vari giri di droga, Max
Liverani, socio dello stilista: Ma anche
Giorgio Viganotti, il giornalista di moda
ossessionato dalla bellezza femminile o
Tanino Andò, lo stilista della casa di moda
rivale, come lo stesso Marinoni che sembra avere molte cose da nascondere e da
raccontare nella storia. Intanto Britt, alla
quale l’ispettore resiste con fatica, è andata a vivere provvisoriamente nell’appartamento di Alexandra. Proprio qui si
nasconde la chiave di svolta nelle indagini che porteranno Malerba sulla strada
della soluzione del caso.
opo ventisei anni, Carlo Vanzina
dirige il remake di Sotto il vestito
niente , il thriller con l’ex top
model danese Renée Simonsen, ambientato nel mondo della moda e del glamour della Milano “da bere”. Scritto a sei
mani con il fratello Enrico Vanzina e con
Franco Ferrini, già co-autori e co-sceneggiatori del film del 1985, anche Sotto il
vestito niente - L’Ultima sfilata è un giallo ambientato nel mondo modaiolo delle
sfilate, dei party, del lusso e dei vizi. Se
a qualcuno venisse in mente di pensare
a Sotto il vestito niente - L’Ultima sfilata
come a un trhiller dall’atmosfera alla
Stieg Larsson, cambia subito idea. Il film,
al contrario, catapulta lo spettatore negli
anni ’80 sin dalle prime scene e dai primi abiti. Al di là di questo e del fatto che
i fratelli Vanzina, piacciano o non piac-
D
ciano, sono in qualche modo l’emblema
del cinema italiano popolare non solo di
trent’anni fa, ma anche di oggi, il film è
assolutamente privo di qualsiasi spunto
originale. Sceneggiatura, regia e recitazione formano un assemblaggio ben riuscito (almeno questo) di tutto ciò che di
piatto, banale e noioso il cinema italiano
può tirar fuori. Difficile quindi farne
un’analisi basata su quelli che sono gli
strumenti della critica e dell’estetica cinematografica, ma anche della sociologia. Se, dal punto di vista della regia,
Carlo e Enrico Vanzina, come altre volte, non dimostrano grande originalità con
la macchina da presa, non ne parliamo
dal punto di vista della sceneggiatura e
della storia che stancano sin dall’inizio.
Colpo mancato invece quello del cast.
Se, da un lato, infatti ci si dimentica presto chi siano le attrici-modelle e risulta
chiaro che la regia è riuscita ad appiattire anche lo spessore di attori come Ernesto Mahieux e Giselda Volodi, dall’altro si apprezza, senza esagerare, Francesco Montanari nel ruolo dell’ispettore
Vincenzo Malerba e di Richard E. Grant
nel ruolo dello stilista Federico Marinoni. Dal punto di vista della sociologia del
cinema, invece, risulta sempre più complicato credere che il pubblico ami davvero questo tipo di film, che si spacciano per racconti degli spaccati della società contemporanea, propinandone invece quanto di più trash e grossolano ci
sia. Allora ci domandiamo: c’è davvero
bisogno di un film all’anno dei Vanzina?
Marianna Dell’Aquila
HAI PAURA DEL BUIO
Italia, 2010
Direttore di produzione: Daniela Gentili
Casting: Barbara Braconi
Aiuto regista:Berenice Vignoli
Operatore: Bruno Pappalettera
Trucco: Massimo De Pellegrino
Supervisore effetti visivi: Rodolfo Migliari
Suono: Emanuele Cecere
Interpreti: Alexandra Pirici (Eva), Erica Fontana (Anna), Antonella Attili (madre di Anna), Alfio Sorbello (Bruno), Manrico
Gammarota (padre di Anna), Lia Bugnar (Katia), Andrea Bolea
(amica), Marcello Mazzarella (Mirko), Angela Goodwin (nonna)
Durata: 95’
Metri: 2470
Regia: Massimo Coppola
Produzione: Francesca Cima, Nicola Giuliano per Indigo film/
BIM Distribuzione/MTV Italia
Distribuzione: BIM
Prima: (Roma 6-5-2011; Milano 6-5-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Massimo Coppola
Direttore della fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Scenografia: Paolo Bonfini
Costumi: Roberta Nicodemo
Produttore esecutivo: Viola Prestieri
Produttore associato: Carlotta Calori
Line producer: Gennaro Formisano
12
Film
va è rumena e ha venti anni. Il
suo lavoro è giunto al termine ed
esce per l’ultima volta dalla fabbrica in cui fa l’operaia perché non le hanno
rinnovato il contratto. A Bucarest, la città in
cui è nata e vive, non c’è nient’altro da fare.
L’unica possibilità è partire per una Paese
straniero, alla ricerca di un lavoro migliore.
Eva arriva a Melfi, un paese del Sud Italia.
Non sapendo dove trascorrere la prima notte per ripararsi dal freddo, entra nell’automobile di Anna, una sua coetanea che deciderà di darle ospitalità in casa sua. Grazie a
lei, Eva incomincerà anche a lavorare come
operaia nello stabilimento della Fiat di Melfi, uno dei più grandi d’Italia, emblema di
quel Sud pieno di contraddizioni tra le radici della terra e l’industria. Eva e Anna sono
ragazze molto simili, entrambe chiuse nella
claustrofobia della loro condizione sociale e
lavorativa, da cui sembra che non possano
sfuggire. Eva soprattutto, nonostante abbia
legato con un gruppo di colleghe, trascorre
le sue giornate tra l’apatia e la noia. La sua
unica attrattiva è studiare il comportamento
di una donna misteriosa, della quale spia
tutto: vita, spostamenti, abitudini. La donna
che Eva pedina e insegue è, in verità, la madre, partita circa nove anni prima dalla Romania per cercare una vita migliore lontano
da Bucarest e mai più tornata. Eva riuscirà
ad avvicinarla e a parlarle (in rumeno) sfogando su di lei tutto il suo rancore. Solo dopo
un lungo monologo di rabbia e frustrazione,
la ragazza riuscirà a lanciare contro la madre l’accusa più terribile: quella di averla
abbandonata solo per soldi, preferendo questi a lei e al suo affetto. Risolto il suo passato, Eva può finalmente affrontare il sue destino. Anna invece, anche a causa delle condizioni dell’azienda, decide di tentare un
nuovo futuro lontana dalle sue radici, dal
luogo in cui è nata e cresciuta. Solo così potrà diventare finalmente padrona della sua
vita.
Tutti i film della stagione
E
ai paura del buio, primo lungometraggio dell’autore televisivo Massimo Coppola è innanzitutto
un film che offre molti spunti e tante tematiche per riflettere: dall’immigrazione alla
condizione degli operai, da certe realtà
provinciali del Sud Italia, al problema della disoccupazione, lo sfruttamento della
donna e della prostituzione. Insomma, di
carne al fuoco ce n’è molta e anche la regia è piuttosto interessante, soprattutto alla
luce del fatto che si tratta di un’opera prima. Molto valido quell’utilizzo della macchina da presa che lavora con le inquadrature per mascherare la sua stessa presenza. È il caso, ad esempio, di quelle
inquadrature che mostrano il buio completo perché uno dei personaggi si è posto “casualmente” davanti all’obiettivo. Lo stile è
H
quindi dichiaratamente realistico non solo
nella storia e nelle tematiche affrontate, ma
anche nella regia nonostante si voglia apparentemente nasconderla. In realtà, infatti, è proprio l’eccesso di questo stile a palesare la presenza di un preciso disegno registico dietro la storia. Il pathos delle scene
più importanti, il dramma che si nasconde
dietro alle protagoniste di Hai paura del buio
(interpretate da Alexandra Pirici, Erica Fontana e Antonella Attili), dovrebbe essere
supportato proprio dalla regia. Invece, risulta più come il risultato di un esercizio di stile che uno strumento funzionale alla narra-
zione. Se nel suo complesso, sempre alla
luce del fatto che si tratta di un’opera prima, Hai paura del buio è un film interessante, proprio la lentezza della sua regia,
della sua sceneggiatura e la complessità
della struttura filmica fanno in modo che si
tratti di un film adatto ai cinefili che non a
un pubblico più numeroso. Ottima la scelta
della colonna sonora, ma non poteva essere altrimenti visto che Massimo Coppola
è stato uno dei volti più noti del canale televisivo Mtv.
Marianna Dell’Aquila
DALLA VITA IN POI
DALLA VITA IN POI
Italia, 2010
Regia: Gianfrancesco Lazotti
Produzione: Pierpaolo Paoluzi per Rosa Film. In collaborazione con Rai cinema e
Facciapiatta
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 19-11-2010; Milano 19-11-2010)
Soggetto e sceneggiatura: Gianfrancesco Lazotti
Direttore della fotografia: Alessandro Pesci
Montaggio: Federico Aguzzi, Andrea Bonanni, Francesca Masini
Musiche: Pietro Freddi
Scenografia: Fabio Vitale
Costumi: Alessandra Cannarozzi
Produttori esecutivi: Massimiliano Leone, Claudio Parmigiani
Direttore di produzione: Chiara Budano
Aiuto regista: Giorgio Voyatzakis
Suono: Roberto Alberghini
Canzoni estratte: “Il passo silenzioso della neve” e “Voglio quello che sento” di
Valentina Giovagnini
Interpreti: Cristiana Capotondi (Katia), Filippo Nigro (Danilo), Nicoletta Romanoff
(Rosalba), Carlo Buccirosso (direttore del carcere), Gianni Cinelli (Vitale), Pino Insegno (Ciarnò), Carlo Giuseppe Gabardini (assistente sociale), Arcangelo Iannace
(Don Paolino)
Durata: 85’
Metri: 2330
13
Film
atia è una ragazza costretta sulla sedia a rotella dalla distrofia
muscolare. Per aiutare la sua
migliore amica, Rosalba, scrive lettere
d’amore al ragazzo di quest’ultima, Danilo, finito in carcere per omicidio. Mentre le
lettere dichiarano fedele e imperitura devozione all’amato, Rosalba, in realtà, pian
piano si disaffeziona, concretamente presa
dalla vita fuori dal carcere, mentre Katia,
come nel Cyrano de Bergerac, inizia a ricambiare l’affetto con cui Danilo risponde.
Quando Rosalba dichiara di non voler più
scrivere a Danilo, e quindi che Katia può
smettere di farlo per lei, quest’ultima si rende conto di non poter farne a meno: quella
corrispondenza dà un senso alla sua vita.
Per questo, affatto scoraggiata e caparbiamente decisa a far diventare suo quell’amore nato “per corrispondenza”, si presenta
in carcere e fa di tutto per ottenere un colloquio con il detenuto. Inizialmente spaesato dalla presenza della ragazzina in sedia a rotelle, Danilo ne scopre a ogni visita
la determinazione e finalmente si lascia andare al sentimento che li lega. È sempre Katia a suggerire di sposarsi, e così i due convolano a nozze nella cappella del carcere e
Danilo ha diritto a due ore a casa per “licenza matrimoniale”. Mentre i poliziotti lo
aspettano sotto il portone di casa di Katia,
i due per la prima volta si trovano soli, come
due innamorati veri, parlano, litigano, fanno pace e si amano e alla fine Danilo, mette
in atto la fuga organizzata per lui da Katia
con la complicità di Rosalba e di un suo
amico.
Tutto va come previsto: Katia cade in
bagno e distrae i poliziotti impegnati a soc-
K
Tutti i film della stagione
correrla, Rosalba tiene impegnato in un incontro d’amore il capo servizio (che di solito apre per dispetto tutte le lettere di Danilo) e lo lega a un termosifone con le sue
stesse manette (procurandogli guai giudiziari) e Danilo scappa per i campi. A rincorrerlo, l’unico poliziotto gentile. Quando ormai dovrebbe essere libero, Danilo
si lascia prendere: l’unica cosa che chiede
in cambio è di scrivere a Katia una lettera
che leggerà solo lei e spiegarle che preferisce stare in carcere che doversi nascondere e perderla per sempre.
spirato a una storia realmente accaduta, Dalla vita in poi racconta
l’amore tra due persone che non
chiedono pietà, non vogliono la compassione altrui e vivono ciascuno la propria prigione: la malattia e la reclusione. Entrambi con
un caratteraccio (lei ostinata e capace di
sfruttare biecamente la propria disabilità pur
di ottenere quello che vuole, lui orgoglioso,
pronto a menare le mani per un nonnulla e
caparbiamente contrario a lasciarsi aiutare
dagli altri), i protagonisti scelti da Lazotti vivono in un perimetro poco esplorato dal cinema, in cui nascono dinamiche relazionali
interessanti: il “per sempre” dell’amore promesso, della condanna di Danilo e della
malattia di Katia fa risuonare su un solo tempo le esistenze dei personaggi ma, allo stesso tempo, amplifica il contrasto tra la gioia
di amarsi e la disperazione della prigione
in cui ciascuno, a suo modo, è costretto.
La posta in gioco è la libertà, la questione di fondo se si possa essere liberi
rinunciando all’amore o se sia l’amore a
rendere liberi.
I
Il dramma di Gianfranco Lanzotti è, in
fondo, una piccola storia, ma che racchiude in nuce molti spunti di riflessione. La
prigione metaforica o reale, la speranza di
un futuro migliore, la capacità di apprezzare la vita come viene, la forza dirompente
dell’amore che riesce a dare un senso a
ogni esistenza. “Quando sei in un tunnel e
non hai via di uscita, arredalo!”, questo
motto di un ergastolano che Danilo fa suo,
è la battuta che suggella il lieto fine, smorzato nei toni ma capace di strappare un
sorriso allo spettatore.
Cristiana Capotondi, chiamata a un ruolo inconsueto per lei, è brava nei panni della cattiva ragazza, che non ha niente da
perdere ed è abituata a conquistare tutto
lottando. Ruolo abbastanza consueto, invece, per Filippo Nigro, ugualmente convincente come bel tenebroso dal passato oscuro e il cuore d’oro. Nicoletta Romanoff e Pino
Insegno sono alter ego dei protagonisti principali e, come funzione narrativa impone, ne
esasperano vizi e difetti, aprendo il racconto
a qualche istante di (amara) commedia.
La narrazione, che procede per lo più
tra flash-back e presente, ha un buon ritmo e ricorre ai rumori significativi dei luoghi (in primis lo sbattere metallico dei cancelli del carcere), per dare allo spettatore
la sensazione di condividere la storia con
i suoi protagonisti.
Il risultato complessivo è forse un po’
acerbo, peccando in qualche caso di ingenuità, ma il film è gradevole e sa toccare con onestà e sensibilità le corde romantiche dell’animo umano.
Tiziana Vox
AMICI MIEI-COME TUTTO EBBE INIZIO
Italia, 2011
Direttori di produzione: Edmondo Amati Jr., Maurizio Gallozzi
Aiuto regista:Filippo Orobello
Operatore: Roberto Marsigli
Operatore Steadicam: Valerio Evangelista
Trucco: Federico Carretti, Vincenzo Mastrantonio, Ferdinando
Merolla
Acconciature: Giuliano Mariano
Supervisore effetti visivi: Giuseppe Squillaci
Interpreti: Christian De Sica (Filippo), Michele Placido (Duccio
Villani di Maso), Giorgio Panariello (Cecco Alemari), Paolo Hendel (Jacopo), Massimo Ghini (Manfredo Alemanni), Massimo
Ceccherini (Alderighi), Alessandro Benvenuti (Lorenzo Il Magnifico), Barbara Enrichi (Margarita), Pamela Villoresi (Piccarda),
Alessandra Acciai (Madonna Isabetta), Chiara Francini (Tessa)
Durata: 108’
Metri: 2960
Regia: Neri Parenti
Produzione: Luigi De Laurentiis Jr., Aurelio De Laurentiis per
Filmauro
Distribuzione: Filmauro
Prima:(Roma 16-3-2011; Milano 16-3-2011)
Soggetto: prequel della serie Amici miei; Piero De Bernardi,
Leo Benvenuti, Tullio Pinelli, Neri Parenti
Sceneggiatura: Piero De Bernardi, Neri Parenti, Fausto Brizzi, Marco Martani
Direttore della fotografia: Luciano Tovoli
Montaggio: Luca Montanari
Musiche: Andrea Guerra
Scenografia: Francesco Frigeri
Costumi: Alfonsina Lettieri
Produttore esecutivo: Maurizio Amati
Line producer: Giulio Gallozzi
14
Film
el Palazzo dei Priori della Repubblica di Firenze, si dibatte se fare
guerra o meno. Messer Duccio, annoiato dalle discussioni, si svicola
dal consesso e raggiunge il suo amico oste
Cecco. Si uniscono alla comitiva anche il
cerusico Iacopo e il nullafacente Manfredo. Il gruppo è solito trovarsi la mattina
presto alla gabbia dei leoni, senza un programma preciso, per poi stabilire lì come
impegnare il tempo. Decidono di andare dal
nano Brunetto. Lo mettono in una cesta vestito da bebè, e lo portano senza brache in
un convento, per scandalizzare le suore.
Queste escono arrabbiate inseguendo il
nano, mentre Cecco le invita a tenerselo per
sollazzarsi. I quattro passano poi davanti il
palazzo dell’amico Filippo, ricordandone le
idee brillanti, come quando fece in modo
che il cavallo sul quale incedeva il Papa
durante una processione montasse una cavalla davanti a tutto il popolo divertito. Di
lui, cacciato di casa per un tradimento, non
si è saputo più nulla. Per le strade gira intanto predicando fra’ Girolamo Savonarola, che invita i fiorentini a preservare la purezza e a fuggire il diavolo tentatore. Cecco
trova la sua locanda ridotta sottosopra dai
seguaci del frate. Mentre mette ordine cogli
amici, arriva Manfredo a informare gli altri che Filippo è tornato, ma è in fin di vita.
Gli amici, tranne Manfredo che non ne ha
il coraggio, accorrono da lui, trovandolo in
stato catatonico. In realtà, Filippo sta benissimo, sta solo fingendo per farsi assolvere dalla moglie. Quando lei lo avrà perdonato, lui urlerà al miracolo. Gli amici,
messi al corrente di ciò, ne approfittano per
fargli degli scherzi feroci: dal clistere alle
sanguisughe, banchettando davanti a lui che
digiuna da 10 giorni. Infine gli fanno bere
la pipì di un bambino. La sera gli viene amministrata l’estrema unzione, lui poi si scusa con la moglie, che sì lo perdona, rivelandogli però che nel frattempo l’amico Manfredo l’ha consolata. Filippo la caccia di
casa. Poi va in osteria, ove trova gli amici e
schiaffeggia Manfredo. Tutto torna quindi
come prima. Manfredo ha però 7 mesi di
affitto in arretrato e sta per essere sfrattato.
Ma gli amici, per aiutarlo, ordiscono un
piano astuto. Fanno credere al proprietario che nella cantina ove Manfredo alloggia vi sia un ricchissimo tesoro. Per mandar via Manfredo, quello gli offre in cambio un palazzo in vitalizio per lui e la sua
numerosa famiglia. Mentre gli amici si fanno prestare un carretto dal boia per il trasloco, il proprietario e i suoi figli cercando
il tesoro abbattono un pilone portante, facendo crollare tutto il palazzetto. Manfredo
invece può finalmente stabilirsi in una casa
vera e bella grande.
N
Tutti i film della stagione
V’è una partita di pallone. Approfittando del fatto che Alderighi il legnaiolo è in
campo, Filippo va a trovare la di lui moglie. Alderighi è tra i più violenti, ma rimane ferito e gli amici, per divertirsi, propongono di riportarlo a casa. Il legnaiolo
trova chiuso, mentre Filippo, che è a letto
con sua moglie, finge d’essere Alderighi.
Lo fanno passare per scemo, facendogli
credere che lui sia Matteo Servelloni, provocandogli una crisi d’identità. Lo denunciano pure per insolvenza, poi sono loro
stessi a scagionarlo mediante una farsa
nella quale si fingono suoi fratelli – anche
se lui è figlio unico. Tornano tutti in bottega e trovano Filippo al suo posto. Temendo una vendetta dell’Alderighi, qualora
scoprisse il raggiro, lo fanno poi maritare
con la Silvestra, madre nubile di due gemelli. Filippo rimane invece con Tessa,
focosa e insaziabile moglie dell’Alderighi,
per soddisfare la quale ricorrerà all’aiuto
di Manfredo, retribuendolo.
Filippo e Duccio scoprono che Iacopo
è diventato sodomita. Vanno da Manfredo
e lo convincono a mandare suo figlio, giovane e bello, nella bottega dell’amico. A
Cecco muore invece la serva e va al porto
a comprare una nuova schiava. Gli amici
lo aiutano a superare le reticenze della
moglie e a prendere la più bella, Alyssa, a
patto però di goderne a turno i favori. Iacopo è stato intanto messo alla gogna, in
quanto sodomita. Così anche Manfredo
scopre il segreto dell’amico.
Scoppia la peste a Firenze. Cecco si
serra nella sua locanda. La moglie scopre
che ha una liaison con Alyssa e la caccia
di casa. Lei si rifugia da Duccio, ma lui e
gli amici ordiscono uno scherzo a Cecco.
Fanno passare Alyssa sul carro dei monatti, come fosse morta di peste, sotto casa di
Cecco, che inizia a temere d’essere stato
contagiato. Gli amici quella sera vanno in
locanda a giocare a carte. Quando arriva
Cecco, che rivela loro del contagio, lo tengono a distanza, convincendolo poi ad andare al lazzaretto. Mentre sono per via,
Cecco si avventa contro il Savonarola, che
tiene una predica furiosa nella quale parla del castigo di Dio che sta abbattendosi
sulla città. Per tale motivo Cecco viene
condannato a morte. Gli amici allora si
sentono in colpa. Duccio va a chiedere la
grazia al Magnifico, confidandogli che era
una beffa. Il Magnifico concede la grazia,
ma Cecco lo saprà solo sul patibolo. La
notte dell’esecuzione, però, Cecco appare
fiero e sprezzante della scure, che preferisce a una morte di peste e denigra il Magnifico. Siccome si mette male, gli amici
gli rivelano che quello della peste era uno
scherzo, lui allora si dispera che non vuol
15
morire. Tutta la piazza ride fragorosamente, anche il Magnifico, ma Cecco intanto è
morto di spavento. Gli amici, in piedi attorno a lui, sono esterrefatti. Al suo funerale giurano di cambiar vita: mai più burle. Incontrano tuttavia l’Alderighi, che, felice, rivela loro di aspettare un nuovo bambino con la Silvestra. Loro però non lo
chiamano più Matteo, ma Alderighi il legnaiolo, sommergendolo infine di parole
incomprensibili. “E così nacque la prima
geniale, beffarda, meravigliosa supercazzola”.
er contrastare la noia della Firenze umanista, cinque amici s’inventano “zingarate, bischerate e cazzeggio” recita il trailer del film. Con
troppa disinvoltura e senza alcuna remora, questi cinque fannulloni perdigiorno, incuranti dei doveri familiari e del lavoro, creano situazioni paradossali o s’inventano
burle per deridere, a turno, i vari membri
del gruppo. Quasi assistessero di volta in
volta alla performance artistica di uno dei
compagni, gli altri si accomodano su spalti ideali per osservare come quello se la
cavi in un contesto rischioso. Tuttavia l’affetto tra i cinque è profondo e la burla è in
certo senso il prezzo da pagare per ottenere il sostegno degli amici, che riescono
a salvare l’altro da problemi più o meno
grandi. A turno ci cadono un po’ tutti: Filippo, Iacopo, Manfredo, Cecco. Solo Duccio
ne è immune, forse per il suo contegno aristocratico, o perché tra i cinque è il più
potente, con accesso personale al Magnifico.
Unica occupazione fissa della brigata
è sovrintendere alle deiezioni della coppia di leoni fiorentini, per trarne auspici e
presagi. Pensiero predominante, invece,
non è né la famiglia, né il lavoro, la fede o
la patria, ma il sesso, vero tormentone attorno al quale ruotano gran parte degli
scherzi, dal nano superdotato nel convento, al cavallo del Papa, dalla farsa dell’Alderighi all’irrisione di Iacopo. L’antitesi a
questa ossessione oscena è rappresentata dalle prediche di fra’ Girolamo Savonarola, castigatore severo dei costumi licenziosi e immorali, che gira per Firenze
insieme al suo seguito, pronunciandosi con
foga contro “fornicatori, sodomiti, barattieri, adulteri”.
I cinque lottano con un umorismo spesso cinico contro la drammaticità della vita
quotidiana. Quasi volessero prolungare oltremodo una leggerezza irresponsabile e
la felicità della gioventù e fuggire i doveri
della vita adulta, si compiacciono delle proprie trovate e sorridono goliardici. Neanche la peste li fa desistere dai loro intenti
P
Film
– l’unico che si sottrae alla comitiva, Cecco, morirà. Alla fine le bravate si risolvono per il meglio, sortendo spesso l’effetto
di tirare il malcapitato fuori da un guaio.
Fuorché nell’ultimo episodio, quando lo
scherzo sfugge al controllo, diviene davvero intollerabile e Cecco per la paura ne
rimane vittima. Malgrado i propositi di ravvedimento formulati durante il suo funerale, però, la voglia di scherzare ai quattro non passa.
Nonostante attori di prim’ordine, in forma e a loro agio nei ruoli, e una realizzazione tecnicamente perfetta, dall’ambientazione, alla scenografia, ai costumi, alla
Tutti i film della stagione
recitazione, a un’atmosfera ricreata ad
arte, nel complesso il film è parecchio
modesto e risulta, oltre che diseducativo,
perfino anacronistico: forse è troppo ambizioso il modello di riferimento, quell’Amici
miei divenuto simbolo di una stagione cinematografica e ormai consacrato da 30
e più anni di storia, del quale quest’opera
vorrebbe costituire l’antefatto. Senza ritmo,
piuttosto volgare, povera di contenuti, la
pellicola è un tentativo non riuscito; probabilmente il sintomo di una crisi di idee
della cinematografia nostrana, che si ostina in calchi, rimandi, remake, prequel e
rivisitazioni. Per ribaltare il contrasto dram-
matico di un funerale, che mal concluderebbe una commedia del genere, il regista Neri Parenti vi piazza un finale brioso
con ‘supercazzola’ (frase priva di alcun
senso logico, piena di parole inventate,
usata per confondere la persona cui ci si
rivolge) ante-litteram, inutile plagio dell’originale monicelliano. Tanti mezzi per un prodotto che non lascia segno, non fa ridere,
non regge proprio, non aggiunge nulla,
anzi sottrae credito a se stesso, rimanendo inesorabilmente schiacciato dal confronto.
Luca Caruso
SUCKER PUNCH
(Sucker Punch)
Stati Uniti, 2011
Coordinatore effetti speciali: Joel Whist
Supervisori effetti visivi: Andy Brown (Animal Logic), Rainer Gombos (Pixomondo), Bryan Hirota (Prime Focus Visual
Effects), Guillaume Rocheron (MPC), John ‘D.J.’ Des Jardin
Coordinatori effetti visivi: Damien Carr, Brent Armfield,
Debbie Steer (Animal Logic), Jan Fiedler, Lisa Hansen, Christoph Zollinger (Pixomondo), Matt Magnolia (Warner Brothers),
Shandy Lashley, Michelle Ledesma, Blaine Lougheed, Mo
Mohamoud, Andrew Poole, Yi Yang
Supervisori effetti digitali: Chad Wiebe (Prime Focus Visual Effects), James Cochrane
Supervisori costumi: Dana Kay Hart, Jana MacDonald,
Heather Osborne
Supervisori musiche: Tyler Bates, Marius De Vries
Supervisori animazione: Kenn McDonald (Animal Logic),
Daryl Sawchuk (The Moving Pictures Company), Kenn McDonald
Interpreti: Emily Browning (Babydoll), Abbie Cornish (Sweet
Pea), Jena Malone (Rocket), Vanessa Hudgens (Blondie),
Jamie Chung (Amber), Carla Gugino (dottoressa Vera Gorski), Oscar Isaac (Blue Jones), Jon Hamm (High Roller), Scott
Glenn (saggio), Richard Cetrone (CJ), Gerard Plunkett (patrigno), Ron Selmour (Danforth), Kelora Clingwall (madre di
Babydoll), Frederique De Raucourt (sorella di Babydoll), Monique Ganderton, Lee Tomaschefski (infermiere), Brad Kelly,
Peter Bryant (guardie), Patrick Sabongui (conte), John R. Taylor
(dottore), Chris Nowland (poliziotto), Christine Willes, Gina
Garenkooper (infermiere), Michael Adamthwaite, Malcolm
Scott, Alan C. Peterson, Revard Dufresne, Eli Snyder, Cainan
Wiebe, Danny Bristol, Phillip Mitchell
Durata: 105’
Metri: 2880
Regia: Zack Snyder
Produzione: Deborah Snyder, Zack Snyder per Warner Bros.
Pictures/Legendary Pictures/Cruel & Unusual Films/Lennox
House Films
Distribuzione: Warner Bros.
Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011)
Soggetto: Zack Snyder
Sceneggiatura: Steve Shibuya, Zack Snyder
Direttore della fotografia: Larry Fong
Montaggio: William Hoy
Musiche: Tyler Bates, Marius De Vries
Scenografia: Rick Carter
Costumi: Michael Wilkinson
Produttori esecutivi: Wesley Coller, Christopher DeFaria,
Jon Jashni, Thomas Tull
Line producer: Jim Rowe
Direttori di produzione: Brendan Ferguson, Jim Rowe
Casting: Michelle Allen, Kristy Carlson, Lora Kennedy
Aiuti regista: Paul Barry, Misha Bukowski, Philip Nee Nee,
Rhonda Taylor
Art directors: Patrick Banister, Todd Cherniawsky
Supervisori art director: Stefan Dechant , Grant Van Der Slagt
Effetti speciali trucco: Suma Adams, David DeLeon, Thomas Floutz, Céline Godeau, Kelly Golden, Rachel Griffin, Kevin
Kirkpatrick, Louis Kiss, Harlow MacFarlane, Justin Raleigh,
Geoff Redknap
Trucco: Emanuela Daus, Vanessa Giles, Leslie Graham, Naomi
Hirano, Amanda Kuryk, Christopher Mark Pinhey, Michele Tyminski
Acconciature: Anji Bemben, Diane Holme, Sharon Mosley,
Jessica Rain
Supervisore effetti speciali: Scott R. Treliving
nni cinquanta. Babydoll è una ragazza di vent’anni che di recente
ha perso la madre. Il patrigno
scopre che la donna ha lasciato tutto a lei
e alla sua piccola sorellina; arrabbiato,
l’uomo decide di riversare le sue frustrazioni sulla piccola, ma Babydoll interviene e spara un colpo alla cieca. Purtroppo
A
uccide per sbaglio la sorella. Il patrigno
ne approfitta e decide di farla internare in
un manicomio per sole ragazze; ma questo non gli basta. Corrompe il capo infermiere Blue per assicurarsi che a Babydoll
venga praticata una lobotomia totale. La
ragazza avrà cinque giorni di tempo per
scappare e portare con sé le sue nuove
16
amiche: Sweetie, sua sorella Rocket, Blondie e Amber. Per sopportare tutto l’orrore
del manicomio, Babydoll inventa una realtà alternativa, dove il manicomio è una
casa d’appuntamenti d’alto bordo e le pazienti sono le ballerine e prostitute del locale. Le ragazze per riuscire a scappare
dovranno procurarsi un coltello, un accen-
Film
dino, la mappa del manicomio, la chiave
passepartout e una quinta cosa misteriosa. Babydoll diventa la star del locale e
grazie alle sue danze, in cui la ragazza si
rifugia in una seconda realtà alternativa,
consente alle sue amiche di recuperare gli
oggetti mancanti. In quei cinque giorni
Rocket, Blondie ed Amber perdono la vita
nel tentativo di realizzare il piano di fuga.
Alla fine Babydoll comprende la verità: è
lei il quinto elemento che deve essere sacrificato. Babydoll decide così di rimanere nel bordello per consentire a Sweetie la
fuga. Ora tornata nella realtà, Babydoll
viene lobotomizzata. La direttrice del manicomio scopre il giro di denaro di Blue,
che viene prontamente arrestato, e le violenze che le ragazze subivano da parte di
tutti gli infermieri. Sweetie è finalmente
libera.
n progetto cullato da circa dieci
anni. Zack Snyder, già regista di
300, Watchmen e Ga’Hoole, è
tornato nei cinema con un nuovo film visionario. A differenza dei precedenti lavori, tratti da fumetti o romanzi, Sucker Punch nasce da un’idea originale del regista
che aveva come primo obiettivo quello di
realizzare un film tutto al femminile che
U
Tutti i film della stagione
contrastasse il testosterone di 300. Questa sua ultima fatica non è pane per tutti i
denti; per chi ama il fantasy e gli effetti speciali sarà una vera manna dal cielo, ma
per gli altri sarà un guazzabuglio incomprensibile, con una trama decisamente
semplice. Gotico, visionario, ma anche
cupo e triste, Sucker Punch racconta una
storia di ragazze interrotte, con un nuovo
piglio immaginifico. Pur essendo un tema
sfruttato in più salse, Snyder riesce, infatti, a donare nuovo vigore allo scenario dei
disturbi mentali e delle case di cura. Tutto
si gioca sulla fantasia di Babydoll che ci
conduce in più sottolivelli, il cui primo è la
casa d’appuntamenti d’alto bordo; il secondo è una guerra fuori dallo spazio e dal
tempo, dove lei e le sue amiche sono spietate guerriere. Non a caso, il film comincia
con il sipario di un teatro che si apre di
fronte a noi: tutto quello che stiamo per
vedere è pura finzione. Il gioco regge e vieni coinvolto in questo rimando di mondi
fantastici, che porta inevitabilmente a parteggiare per le ragazze e sperare nella loro
fuga. Perché la storia è tutta qui: queste
cinque ragazze vogliono fuggire dal manicomio e questa è la storia della loro fuga.
Ciò che veramente colpisce del film è la
grafica, la scenografia e la martellante co-
lonna sonora; da questi punti di vista sembrerebbe di assistere a un videoclip di due
ore. Fantastica, in tal senso, è la prima lunghissima sequenza del film; con un ralenti
dietro l’altro veniamo immersi nello spirito
drammatico della vicenda attraverso un
racconto per immagini e voce fuori campo. La scenografia, firmata da Rick Carter, nome spesso associato a registi come
Steven Spielberg o Robert Zemeckis, è un
capolavoro, che accosta retrò e modernità con ambienti a volte claustrofobici a volte
ariosi. La colonna sonora annovera remix
creati per l’occasione, come la celebre
“Army of me” di Björk, “Sweet Dreams” (are
made of this) degli Eurythmics o “We will
rock you” dei Queen; remix che calzano a
pennello e vengono sempre inseriti nei giusti attimi. Tante le potenzialità di questo
film, che vengono messe da parte in favore di una regia che offre un concerto per
immagini e suoni. Poteva essere un film
femminista, ma in realtà si rivela un fantathriller sparatutto con guerriere dai visi di
bambola e vestiti in lattice neri. Insomma
Sucker Punch rientra nella categoria delle
“americanate”, ma che tanto possono piacere agli italiani.
Elena Mandolini
UOMINI SENZA LEGGE
(Hors-la loi)
Francia, 2010
Regia: Rachid Bouchareb
Produzione: Jean Bréhat per Tessalit Productions/Agence Algérienne pour le Rayonnement Culturel (AARC)/EPTV/Tassili
Films/Studio Canal/France 2 Cinéma/France 3 Cinéma/Kiss
Films/Novak Production/Radio Télévision Belge Francophone (RTBF)/uFilm/Quinta Communications/Eagle Pictures
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 11-5-2011; Milano 11-5-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle
Direttore della fotografia: Christophe Beaucarne
Montaggio: Yannick Kergoat
Musiche: Armand Amar
Scenografia: Yan Arlaud, Taïeb Jallouli
Costumi: Edith Vesperini, Stephan Rollot
Co-produttori: Olivier Dubois, Adrian Politowski, Gilles Waterkeyn
Direttori di produzione: Vincent Canart, Sylvain Monod
Casting: Justine Léocadie
Aiuti regista: Marie Levent, Matthieu Maunier-Rossi
’
8 maggio 1945, le due città algerine di Sétif e Guelma sono protagoniste di una sanguinosa
rivolta popolare contro il regime francese.
La famiglia dei tre fratelli Saïd, Messaoud
L
Operatore: Patrick de Ranter
Operatore Steadicam: Patrick de Ranter
Art director: Yan Arlaud
Trucco:Aurélie Elich, Lisa Schonker, Michelle Van Brussel, Kaatje
Van Damme
Coordinatore effetti speciali: Romain Rosier
Supervisori effetti visivi: Alain Carsoux, Hugues Namur
Coordinatore effetti visivi: Chauvet Florian
Supervisore musiche: Elise Luguern
Interpreti: Jamel Debbouze (Saïd), Roschdy Zem (Messaoud), Sami Bouajila (Abdelkader), Bernard Blancan (colonnello Faivre), Chafia Boudraa (madre), Sabrina Seyvecou
(Hélène), Assaad Bouab (Ali), Thibault de Montalembert (Morvan), Samir Guesmi (Otmani), Jean-Pierre Lorit (Picot), Ahmed Benaïssa (padre), Larbi Zekkal (il capo), Louiza Nehar
(Zohra), Mourad Khen (Sanjak), Mohamed Djouhri (Trainer),
Mustapha Bendou (Brahim), Abdelkader Secteur (Hamid)
Durata: 121’
Metri: 3800
e Abdelkader, costretti anni prima dalle
leggi dei coloni a lasciare la propria casa
a uno dei signori locali, viene in parte sterminata. Intanto, proprio a causa delle proteste, Abdelkader viene arrestato e porta17
to nelle prigioni francesi. Anni dopo, mentre Messaoud combatte con l’Esercito francese nella guerra in Indocina, Saïd si trasferisce a Parigi con la madre per cercare
fortuna nei club di spogliarelliste a Pigal-
Film
le, anche se la sua vera passione è la boxe.
I loro destini si riuniscono quando tutti e
tre i fratelli, finalmente insieme a casa,
incominciano a costruire ognuno il proprio
destino in Francia. Formatosi in galera e
diventato leader del Fronte per la Liberazione Nazionale per l’indipendenza algerina, Abdelkader convince anche il fratello Messaoud a unirsi alla causa. Il movimento incomincia a trasformarsi sempre
di più gruppo terroristico organizzato e
armato, al punto di seminare il vero e proprio terrore per le strade di Parigi. Sempre più impegnati nella loro lotta, Abdelkader e Messaoud cercano di convincere anche il loro fratello minore Saïd, soprattutto perché temono ritorsioni da parte dei
Fratelli algerini che lo vedono troppo inserito nella vita parigina. Saïd infatti è diventato il menager di un giovane pugile di
origine algerina e vuole farlo partecipare
ad un campionato europeo con la bandiera della Francia. A tradire i due fratelli
invece sarà proprio un loro compagno che,
arrestato dalla polizia francese, riferirà i
dettagli dell’attacco terroristico imminente. Raggiunti dalla polizia proprio mentre
si stanno preparando, i due fratelli maggiori vengono uccisi. Il primo a morire è
Messaoud, mentre Abdelkad viene ucciso
dopo un disperato tentativo di salvarlo da
parte di Saïd. È il 1962. Poco tempo dopo
viene proclamata l’indipendenza dell’Algeria.
n concorso agli Oscar 2010 come
Miglior film straniero, Uomini senza
legge (Hors – la – loi nel titolo originale) è l’ambiziosa pellicola di Rachid
Bouchareb, il regista franco-algerino di
Poussières de vie, il film che ottenne la
I
Tutti i film della stagione
stessa candidatura nel 1955. Uomini senza legge è un film che ha in sé la lezione
del grande cinema americano da Brian de
Palma a Francis Ford Coppola, come
emerge soprattutto dalla coralità della storia e dagli intrecci della narrazione. La storia dei tre fratelli algerini è montata sullo
sfondo della realtà drammatica della lotta
terroristica per l’indipendenza dell’Algeria
dalla Francia. Un tema che non ha eluso
polemiche e contestazioni, ma che nel film
si mantiene sempre sul delicato equilibrio
tra il bene e il male, tra i buoni e i cattivi,
senza scadere nella banalità di una condanna per una o per l’altra parte in causa.
Ci si domanda continuamente cosa sia giusto, quale sia il senso della vendetta e se
veramente la forza vince sulla diplomazia.
La violenza in ogni sua forma è l’unica a
essere condannata, la violenza degli uomini senza legge dominata dall’istinto alla
vendetta, come appunto suggerisce il titolo del film. Una vendetta che, quasi, sembra non avere più ragion d’essere se non
quella della cieca ostinazione (come emerge non solo nella lotta dei nazionalisti algerini, ma anche nel comportamento degli ispettori della polizia francese). Uomini
senza legge è un film che tiene incollati
allo schermo per il ritmo incalzante, anche se le scene di sparatorie e inseguimenti ogni tanto risultano un po’ invasive
rispetto alla sceneggiatura, e per la riuscitissima definizione dei personaggi. È infatti la caratterizzazione dei tre fratelli (interpretati dai tre bravissimi Jamel Debbouze, Sami Bouajila e Roschdy Zem) a dare
il vero sostegno al film. Sono loro tre a muovere le fila della trama e ad azionare il pathos del dramma con le proprie scelte e i
propri destini di uomini legati dal sangue e
dalla terra.
Marianna Dell’Aquila
FACCIO UN SALTO ALL’AVANA
Italia, 2011
Regia: Dario Baldi
Produzione: Marco Poccioni, Marco Valsania per Rodeo Drive Media
Distribuzione: Medusa
Prima: (Roma 22-4-2011; Milano 22-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Lorenzo De Marinis, Massimiliano Orfei
Direttore della fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Alessio Doglione
Musiche: Francesco De Luca, Alessandro Forti
Scenografia:Davide Bassan
Costumi: Patrizia Mazzon
Direttore di produzione: Paolo Lucarini
Aiuti regista:Elena Fiorenzani, Massimo Loi
Operatore:Emiliano Fiore
Supervisore effetti visivi: Pierfilippo Siena (Metaphyx)
Coordinatore effetti visivi: Virginia Cefaly (Metaphyx)
Interpreti: Enrico Brignano (Fedele), Francesco Pannofino (Vittorio), Aurora Cossio (Almadedios), Grazia Schiavo (Barbara), Paola Minaccioni (Laura), Isabelle
Adriani (bionda misteriosa), Virginia Raffaele (Annaclara), Antonio Cornacchione (dottor Brancacci), Cosimo Cinieri (Siniscalco), Carolina Poccioni (ragazza
romana)
Durata: 96’
Metri: 2650
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Film
F
edele e Vittorio sono due fratelli
dal carattere opposto. Mite, rispettoso e dedito alla famiglia il
primo, mascalzone, disonesto e fedigrafo
il secondo. Sono sposati con due sorelle,
le figlie di un grosso imprenditore che ha
concesso loro di amministrare la società.
Un giorno, però, l’auto di Vittorio viene
trovata in un lago in condizioni tali da far
presupporre la morte dell’uomo. Fedele,
premuroso non nega l’appoggio alla cognata fino a quando non scopre sei anni
dopo che suo fratello non è morto, ma vive
a Cuba. Senza pensarci due volte, Fedele,
prende il primo aereo convinto di riportare indietro Vittorio. All’Avana, ben presto,
scopre che il fratello è famoso perché organizza truffe a turisti insieme alla bella
Almadedios e proprio in una di queste, di
cui lui è vittima, ritrova il congiunto scomparso. Inutili i rimproveri, Fedele non riesce a convincere Vittorio a seguirlo e fra
un ballo e un bicchiere di rum si innamora
ricambiato di Almadedios. L’Italia sembra
lontana, ma l’idillio finisce quando Vittorio e Almadedios vengono arrestati dalla
polizia locale. L’uomo cacciato da Cuba
va a vivere in Svizzera con un vitalizio che
gli ha passato il suocero a patto di non tornare in Italia, mentre la donna è costretta
a fare alcuni mesi di carcere. Finiti i gior-
Tutti i film della stagione
ni di reclusione Almadedios ritrova all’uscita Fedele e con lui costruisce una
numerosa famiglia.
na volta si diceva: “I bravi attori
riescono a rendere favoloso anche un film mediocre”. Dopo aver
visto Faccio un salto all’Avana, si può chiaramente affermare che è un luogo comune da sfatare. Assolutamente.
La pellicola in questione, diretta da
Dario Baldi, è una accozzaglia maldestra
di siparietti pseudocomici che, partendo
dall’intuizione pirandelliana della finta morte, sviluppa l’originalissima, si fa per dire,
storiella dell’italiano all’estero.
Gli elementi della “tragedia” ci sono
tutti: la moglie petulante, i Caraibi da depliant, la bella indigena, i balli e i canti, il
sogno perduto. E ovviamente l’italiano truffaldino.
Manca solo la sceneggiatura, evidentemente arrivata tardi all’aeroporto, sostituita in extremis dall’audace arte dell’improvvisazione.
Con questi elementi, è evidente, non
si può chiedere il miracolo agli attori! Enrico Brignano e Francesco Pannofino ci provano e con quello che hanno, come facevano un tempo le brave massaie, “preparano il pranzo”, un pranzo insipido però,
U
che lascia i commensali, pardon gli spettatori con l’amaro in bocca.
I più delusi, sicuramente, rimarranno
i fanatici di queste commedie “scacciapensieri” (per usare una loro definizione), perché Faccio un salto all’Avana, pur
avendo qualche rara trovata simpatica,
è pieno di angoli bui e incomprensibili
nonsense. Ecco, l’impressione che se ne
ricava è di un lavoro frettoloso, arrangiato all’ultimo momento, buono solo a giustificare una trasferta all’Avana tutto incluso. Almeno quest’ultima fosse stata
trattata decentemente! E invece i bellissimi scorci della città amata da Hemingway vengono continuamente sporcati
dall’occhio misero del turista, che trasforma il popolo cubano in una caricatura
sguaiata di se stesso. Una vera occasione mancata.
Il regista Renè Ferretti, alter ego di
Pannofino nella fortunata serie televisiva
Boris, avrebbe una definizione “colorita”per
questa pellicola..., la sottoscritta si limita
solo a sconsigliarlo e nel contempo invita
il giovane Baldi a usare più oculatezza
nella scelta delle prossime pellicole da dirigere. Non si vive di solo pane, un po’ di
(buon) cinema non guasta mai.
Francesca Piano
GOODBYE MAMA
(Goodbye Mama)
Bulgaria/Italia, 2010
Regia: Michelle Bonev
Produzione: Michelle Bonev, Giuseppe Corasaniti, Licia Nunez per Romantica Entertainment/Bulgarian National Film
Center/ Rai Cinema/ Ministero per i Beni e le Attività Culturali
(MiBAC)
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 8-4-2011; Milano 8-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Michelle Bonev
Direttore della fotografia: Emil Topuzov
Montaggio: Massimo Quaglia
Musiche: Kiril Donchev
Scenografia: Nasko Yanakiev
Costumi: Sonia Despotova
Line producer: Irene Masiello
Direttori di produzione: Zahari Paunov, Paolo Rosada
Casting: Elisabeth Radeva
Aiuti regista: Vessela Bannzurkova, Peter Mechkoff
Operatori: Hristo Genkov, Neven Mihailova
Supervisore trucco: Diego Prestopino
L
ettera alla madre: “Non ci siamo
scelte, né mai amate, ma resteremo per sempre madre e figlia”.
Trucco: Diego Prestopino, Simone Gregoris
Supervisore costumi: Irina Stoycheva
Interpreti: Michelle Bonev (Jana), Licia Nunez (Virginia), Tatyana Lolova (Maria), Nadia Konakchieva (Teodora), Marta
Yaneva (Elena), Julian Vergov (Bogdan), Vesselina Panova
(Rositza Doneva), Giuseppe Maria Corasaniti (Giorgio), Petia
Silianova, Vyara Kolarova, Elizabeth Radeva (infermiere), Ilka
Zafirova (Kira), Ani Bakalowa (Vessa), Alexandrina Kushinchanova (Elena a 6 anni), Krasimir Rankov, Yanko Lozanov
(giudici), Meglena Karalambova (insegnante), Dobrin Dosev
(allenatore), Stanislav Pishtalov (Pavel), Ivan Petruchinov (Dragan), Vesselin Rankov (Vladimir), Lilia Mostrova (Lilyana),
Nadia Tosheva (venditrice di arance), Dian Hristov (amante),
Ivaylo Zahariev (amante), Lazarina Kotkova (Dora), Alissa
Atanassova (Mariana), Jeni Alexandrova Lecheva (Zeza), Ivan
Kotsev (Pesho), Rozalie Abgaryan (fidanzata di Bogdan), Stefano Davanzati (fidanzato di Elena)
Durata: 106’
Metri: 2900
Bulgaria 2005. Un bus percorre strade di montagna. La giovane Teodora scende tra la neve. Bussa a un casermone in
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mezzo al bosco, l’ospizio statale dov’è ricoverata la nonna Maria. Un’infermiera
osserva che è la prima persona che va a
Film
trovare i vecchi. 5 mesi prima, Jana aveva
accompagnato la madre svampita in ospizio, abbandonandola con un freddo “Addio mamma!”.
Teddy incontra la nonna, che ha un livido sul volto. Gli anziani divorano i cioccolatini che Teddy ha portato alla nonna:
è un ospizio lager, sono tutti magrissimi.
Teddy vive a Sofia, sua sorella Elena sta
invece in Italia e presto verrà a trovare la
nonna. Maria vuole tornare a casa, dal
marito Pawel (che in realtà è morto). Ha
fame, è piena di cicatrici. La sua amica
Vessa nota: “Nessuno esce vivo da qui”.
Teddy fotografa la nonna, poi fugge via,
intimorita dalle infermiere. Burgas 1968.
Si gioca una partita di pallavolo. La giovane Jana sbaglia e viene buttata fuori
dalla squadra nazionale. Il mister la umilia: le manca la disciplina ed è una perdente. Lei si ubriaca durante un festino.
La mattina dopo si presentano senza preavviso i genitori. Jana litiga col padre adottivo Pawel, che la sbatte fuori di casa,
mentre la madre non la difende. Roma
2005. Elena riceve una telefonata da Teodora: la nonna è ancora lucida – il suo
Alzheimer è all’inizio, ma la sua condizione è grave, l’ospizio è come un lager e ha
il più alto tasso di mortalità della nazione.
Flashback: Jana conosce e concupisce un
uomo in un locale, poi si presenta a casa
di lui affermando “Aspetto un figlio”. Si
celebra il matrimonio riparatore tra lei e
Bogdan. I genitori di lui gli regalano una
casa. Lei però, sentendo che dovrà prendersi cura del bestiame, fugge. Sofia 2005.
Teddy si reca in uno studio legale: per trasferire la nonna, la tutela legale deve passare a lei, che vuole salvarla. Jana nega
però l’autorizzazione e apostrofa così l’avvocato Virginia Kirova: “Dica alle mie figlie che rimango la loro madre”. C’è il rischio che le ragazze portino la donna in
tribunale, ma lei le avverte: “Io sono più
forte”. Nel refettorio dell’ospizio, intanto,
tutti i vecchi vomitano cibo avariato, poi
sono condotti in una squallida doccia comune. A Roma si tiene una festa in onore
di Elena, ma lei piange pensando alla nonna che l’ha cresciuta e che ora soffre, chiedendosi: “Perché il mondo è così ingiusto?”. Burgas 1977. Jana è in auto con
Elena. La piccola sbaglia una tabellina e
la madre l’abbandona nel bosco. Poi torna indietro: “Hai visto che succede se non
studi? Nessuno ti aiuta, sai?”. Quindi la
percuote con una verga. Ma ciò avviene in
contrapposizione colle sue feste licenziose. Il marito Bogdan, marinaio, consola
invece la figlia Elena, che piange. Durante una festa tra amici, Jana, ubriaca, offre
uno spettacolo indecoroso: lei e Bogdan si
Tutti i film della stagione
separano, a Jana restano l’appartamento
e la figlia. Le ragazze e il loro avvocato
parlano col viceministro della salute, che
definisce “agghiacciante” la vicenda di
Maria. Le due nipoti vanno a trovarla, promettendole che la porteranno fuori di lì. Si
torna quindi indietro a uno spaccio comunista anni ’70, con Elena che non riesce a
ottenere una doppia razione delle arance
che tanto le piacciono. Sofia 1989. Nel
bagno del liceo, Elena e un’amica vengono duramente richiamate sia per delle sigarette estere, che per il crocefisso che
Elena indossa: “Dio non esiste”. Suo padre ha intanto un’altra compagna, Milena, che è incinta. Ha una nuova famiglia e
non può più vedere Elena. La ragazza va a
piangere dalla madre, che la rimprovera
di avere sempre preferito il padre, mentre
è stata lei a crescerla ed educarla. “Sei
talmente inutile che anche tuo padre ti ha
rifiutato”. Jana vorrebbe mandarla in un
ospedale psichiatrico. Elena tenta di avvelenarsi coi farmaci e il gas, ma sopravvive, mentre sua madre scompare. Burgas
2005. Elena va a trovare la madre per parlare della nonna, ma Jana non ci sta a fare
la parte del mostro: anche lei sta male, ma
a loro non importa niente. Teddy va in
municipio: si può fare poco, occorrono le
prove e un certificato medico. L’avvocato
Kirova dimostra però che Jana attende il
decesso della madre per ottenerne l’appartamento, mentre intanto ha proceduto alla
sua locazione, da cui ricava un affitto, la
qual cosa costituisce reato. L’avvocato
chiede che la tutela di Maria passi alle nipoti. Jana va a trovare la madre, ma questa non la riconosce. Teddy ed Elena ottengono la tutela provvisoria, ma Jana le
apostrofa: “Avete sbagliato avversario”.
L’uccellino di Maria muore, lei viene dimessa. Teddy si rivolge alle infermiere:
“Non fate più del male a quei poveri vecchi: ricordate che tutto si paga nella vita”.
Maria cerca Pawel, come 5 anni prima,
quando lui ebbe un infarto e, poiché l’ambulanza non arrivava, chiamò la figlia per
soccorrerlo. Ma Jana perdette intenzionalmente tempo e Pawel morì. Maria è in
ospedale, piena di lividi da maltrattamento. Il tribunale accusa Jana di aver incassato la pensione della madre e di non averla mai visitata in ospizio. Jana recita che
non aveva i soldi per mantenerla, ma il
giudice le rinfaccia che è proprietaria di 6
appartamenti e la madre poteva farla curare meglio. Ha anche dato il locazione
l’appartamento di Maria, che è reato. “Signor giudice, io amo mia madre”, si difende Jana. Maria in ospedale rivede nella nipote Teodora la figlia Jana… 5 anni
prima: Teddy rientra a casa, ha preso un
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brutto voto in pagella. Jana le fa una doccia fredda, poi la chiude fuori in balcone
mentre nevica. Lei intanto si sollazza con
un amante. Arriva Elena. Jana le chiede
più soldi per mantenersi. Elena vuole portare Teddy in Italia e offre a Jana 40mila
euro. Le due sorelle rammentano quell’episodio in ospedale: Teddy pensava al suicidio. Ancora hanno incubi, forse non dimenticheranno mai, però sono sopravvissute
e, qualsiasi cosa accadrà, loro ce la faranno sempre. Vengono consegnati i fascicoli in tribunale. Jana accusa le figlie di
averla umiliata. Hanno dimenticato che lei
vince sempre. Mentre attendono il pronunciamento del giudice, Jana confida un suo
pensiero: “Siete come me”, vede in loro la
stessa grinta e “voglia di vendetta”. “Giustizia” precisa Elena. Il giudice assegna
alle ragazze la tutela definitiva della nonna e l’appartamento a Maria. “Il caso è
chiuso”. 5 anni dopo: Jana adesca un giovane in stazione. Elena è una star del cinema in Italia. “Cosa ci da la forza di andare avanti in una vita che lascia solo briciole in mano? – si chiede. L’amore! Ponte tra la vita e la morte, unica ragione,
unica sopravvivenza”.
ilm davvero intenso sull’abbandono e il maltrattamento degli anziani, sui legami familiari conflittuali e i rapporti intergenerazionali. La
storia, tutta al femminile, attraversa quattro
decenni, dagli anni ’60 ad oggi, presentandoci tre generazioni di donne a confronto,
la nonna Maria, sua figlia Jana e le nipoti
Elena e Teodora, fino a uno scontro durissimo. Il titolo deriva dal saluto, troppo frettoloso, che ciascuna generazione di donne
riserva alla precedente: “Addio, mamma!”.
Lo sentiamo due volte nel film: quando Jana
lascia la madre in ospizio e, alcuni anni prima, quando Elena riscatta la sorella minore Teodora, vessata dalla madre. Per comprendere le ragioni delle protagoniste, si indaga nelle loro vite, a ritroso nel tempo.
Negli anni ’60 i sogni giovanili di Jana si
frantumano: viene cacciata dalla nazionale
bulgara di volley per cattiva condotta, trova
consolazione nell’alcol e in amori occasionali, ma è sbattuta fuori di casa dal padre
adottivo, senza che la madre Maria pronunci
una parola in sua difesa. Col tempo il suo
cuore si indurisce fino a renderla una donna malvagia e senza scrupoli. Jana ha una
vita tormentata e assume con le figlie un
comportamento molto autoritario, rivolgendo loro continui rimproveri e dure punizioni, per forgiarne il carattere, in netta contrapposizione, però, con la sua condotta,
sia presente che passata. Appena la madre da i primi segni di demenza senile, arri-
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Film
va la vendetta inesorabile: Jana la abbandona in uno dei peggiori ospizi di stato, lasciandole solo l’abito per il funerale. Rimane quindi ad attendere il decesso dell’anziana donna, per impadronirsi della sua
casa. Ma ai suoi cinici intenti si frappongono le due figlie, che tanto la temono quanto
adorano la nonna. Anche loro hanno sofferto. Elena, martoriata dalla madre e abbandonata dal padre che tanto amava,
scontratasi fin da piccola cogli orrori del
regime comunista, ha trovato redenzione
in Italia, ov’è divenuta una famosa attrice.
Teodora, più giovane, è stata salvata a caro
prezzo dalla sorella e conduce in Bulgaria i
suoi studi. Nonostante la distanza, il rapporto tra le due è costante. Entrambe sono
sopravvissute a prove durissime, per colpa
delle malversazioni della madre: se Teodora è stata sfiorata dall’idea del suicidio, Elena ha invece provato a uccidersi. Il film si
basa su un montaggio molto nervoso, che
oscilla tra l’oggi della storia e continui flashback a episodi del passato, dalla gioventù
Tutti i film della stagione
di Jana alla crescita delle figlie. I poli del
presente sono invece l’ospizio lager ove è
rinchiusa Maria, e la capitale Sofia, ove
Teodora ed Elena si attivano in ogni modo
per salvarla. La nonna infatti è in preda ad
infermiere violente e cattive, che danno cibo
avariato agli anziani per accelerarne la
morte, costringendoli poi ad umilianti docce comuni, durante le quali spruzzano su
di loro dell’acqua con una pompa come fossero delle piante, scene che intristiscono
davvero il cuore e provocano un intimo turbamento al pensiero che si possa arrivare
a tanto. Gli ospiti del ricovero non hanno
più un nome né una dignità, costretti al silenzio e all’abbrutimento, mentre dominano il buio, lo sporco e alleggia un onnipresente sentore di morte. Durante tutto il film,
pur all’interno di quello che dovrebbe essere lo strettissimo legame tra madre e figlie,
volano parole come macigni. Certe scene
trasmettono una tristezza assoluta, perché
la vita cambia e talvolta rende dei mostri,
senza che se ne sia consapevoli. Alla fine,
però, è la sostanziale bontà delle ragazze
che s’impone: ottengono la tutela legale
della nonna, mentre Jana rimane ad arringare come una matta in un’aula di tribunale ormai deserta. La vediamo 5 anni
dopo, vestita in modo sempre più appariscente, ad adescare un ragazzo in una
stazione di notte. Tutta la sua vita si è svolta in modo esagerato: amava le feste, il
lusso, i divertimenti, pur imponendo alle
figlie una disciplina ferrea, che inconsciamente avrebbe desiderato seguire anche
lei. Innanzi a tante brutture, azioni così crudeli e insensate, l’inaridimento dell’anima
e della coscienza, un senso di speranza
del film si ritrova probabilmente nella frase che un amico italiano dona a Elena
mentre ragionano sul senso della vita, paragonata al volo di un aereo che non si sa
donde venga e neanche dove vada: “Forse la bellezza è in quel viaggio, in quel taglio del cielo”.
Luca Caruso
FASTER
(Faster)
Stati Uniti, 2010
Regia: George Tillman Jr.
Produzione: Tony Gayton Liz Glotzer, Martin Shafer, Robert
Teitel per TriStar Pictures/CBS Films/Castle Rock Entertainment/State Street Pictures
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Prima: (Roma 15-4-2011; Milano 15-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Tony Gayton, Joe Gayton
Direttore della fotografia: Michael Grady
Montaggio: Dirk Westrvelt
Musiche: Clint Mansell
Scenografia: David Lazan
Costumi: Salvador Pérez Jr.
Produttori esecutivi: Joe Gayton, Dara Weintraub
Direttore di produzione: Dara Weintraub
Casting: Sarah Finn
Aiuti regista: Casey Mako, Darrin Prescott, Scott Andrew
Robertson, Jonas Spaccarotelli
Operatori: Will Arnot, Darin Moran
Operatore Steadicam: Will Arnot
Art director: Andrew Murdock
Arredatore: Jan Pascale
Effetti speciali trucco: Hiroshi Yada
river è un galeotto d’acciaio e
poche parole che ha finito di
scontare la sua pena. Conserva
gelosamente con sé una foto in cui è insieme a un altro ragazzo, entrambi sorridenti
e a pesca. Uscito di prigione, si procura
una lista delle persone a causa delle quali
è finito dentro e che, (giura alla foto del
D
Trucco: Bill Myer
Acconciature: Jules Holdren, Rachel Solow, Terrie Velasquez
Coordinatore effetti speciali: Eric Rylander
Supervisore effetti visivi: Dottie Starling (Wildfire VFX)
Coordinatori effetti visivi: Elbert Irving IV (Wildfire VFX),
Diane Macke
Supervisore costumi:Gala Autumn
Interpreti: Dwayne Johnson (Driver), Billy Bob Thornton (poliziotto), Oliver Jackson-Cohen (killer), Maggie Grace (Lily),
Moon Bloodgood (Marina), Carla Gugino (Cicero), Mike Epps
(Roy Grone), Tom Berenger (guardia), Jennifer Carpenter (donna), Mauricio Lopez (guardia carceraria), Jim Gaines (detenuto), Jan Hoag (receptionist), Courtney Gains (venditrice televisiva), Michael Blain-Rozgay, Michole Briana White (conduttori TV), Sidney S. Liufau (Kenny), Xander Berkeley (sergente Mallory), Matt Gerald (fratello di Driver), Aedin Mincks
(Tommy), Stephanie Nash (giornalista TV), Geraldine Keams
(moglie del pastore), Buzz Belmondo (pastore), Michael Irby,
Josh Clark, Aaron Behr, Jeffrey Daniel Phillips, John Cirigliano, Jonna Walsh, Kiyomi Calloway, Clint J. Palmer
Durata: 98’
Metri: 2700
ragazzo che si capisce subito essere morto), ucciderà per vendetta. Come nome vuole, Driver inizia quindi la sua corsa alla
guida di una coupé nera e sportiva, sfrecciando veloce per i deserti americani che
collegano una città all’altra. Sulle sue tracce, per motivi diversi, “Poliziotto”, agente di polizia eroinomane, rozzo e poco sti21
mato dai colleghi, e “Killer”, giovane, avvenente e raffinato professionista di uccisioni su ordinazione dal passato pieno di
dolore e a un passo dal matrimonio.
Man mano che Driver rintraccia le persone nella lista dei morituri, ricorda la sua
storia e quindi la colpa per cui deve ucciderli: autista occasionale per un colpo in
Film
banca dell’amato fratellastro (il ragazzo
della foto), Driver è l’unico superstite dell’imboscata che un’altra banda ha teso
alla loro e in cui il fratellastro è stato barbaramente sgozzato (oltretutto a favore di
videocamera, scopo raccapricciante filmino amatoriale). Per questo Driver non
fa sconti.
Nella corsa alla vendetta (per Driver),
all’omicidio su commissione (per Killer),
o all’arresto del pericoloso criminale (per
Poliziotto), i personaggi si fronteggiano a
due a due e Driver mostra il suo lato umano: sebbene possa farlo, non uccide né Killer nè Poliziotto, ma, in entrambi i casi, si
limita a fermarne la corsa per continuare
la propria.
L’animo “buono” di Driver si svela del
tutto quando decide di non uccidere l’ultimo della lista dei responsabili dell’imboscata: diventato predicatore della religione del perdono, quell’uomo in fondo non
ha preso parte né gusto a quanto hanno
fatto i suoi complici uccidendo il fratello.
Per questo Driver lo grazia.
Dopo quest’atto di magnanimità, Driver ha finito la sua missione. Depone le
armi. Viene raggiunto allora da Killer, intenzionato a sparargli. Ma di fronte al rifiuto di Driver di duellare ad armi pari,
Killer non riesce a sparargli. Preme il gril-
Tutti i film della stagione
letto per lui Poliziotto, appena arrivato sulla scena. L’agente spiega quindi a Killer
che nella lista dell’ex-galeotto c’era un
nome mancante: il suo. Era lui, poliziotto
corrotto, l’ultimo componente della banda e, sempre lui, la persona che aveva incarcato Killer di far fuori Driver. Killer va
via, rifiutando di essere pagato per un lavoro che non ha concluso. Poliziotto si sente finalmente sereno, ma viene colpito alle
spalle: Driver non era morto e ha completato così la sua vendetta.
aster vuole essere un film sulla
vendetta, sulla giustizia e sul perdono. Il protagonista, infatti, è un
buono apparentemente cattivo, cerca giustizia nella vendetta, ma pian piano (sembra) inizia a dubitare se sia davvero quello
il modo per ritrovare la pace perduta, o se il
perdono non possa essere una via migliore.
A fianco di Driver, uguamente costriuti
ad arte, sono i personaggi di Killer e Poliziotto: entrambi convivono con un doloroso passato e coltivano il desiderio di avere una famiglia.
Come evidente sin dalla scelta dei
nomi dei protagonisti, Faster gioca esplicitamente con il genere del film d’azione,
ne individua gli elementi fondamentali e
ricorre a tutti i trucchi del mestiere per con-
F
fezionarne un “esempio tipico”. I personaggi sono stereotipicamente identificati sin
dal nome e interpretati da attori il cui physique du rôle non lascia possibilità di smentita (l’ex galeotto dal fisico massiccio e tatuato e dal collo taurino, il poliziotto esile,
sciatto e con la barba mai fatta, il killer
bellissimo, ricco ed elegante). La storia
intreccia classici dei classici, si ambienta
tra periferie cittadine e infinite strade nei
deserti americani, dove le auto sfrecciano
veloci. La fotografia, che rende fredde le
scene più violente, esaspera i chiaroscuri
sul volto del protagonista e si accende di
colori appena più caldi solo nei ricordi felici del passato, è al servizio della narrazione accentuandone le atmosfere.
La musica che “pompa” il ritmo, acuisce la suspence e connota in modo deciso personaggi e scene, le inquadrature,
che esasperano il racconto, iperbolicamente teso all’azione, servono a reggere un
film tutto action e pallottole.
La pellicola di George Tillman jr. è quindi senza dubbio ben confezionata in forma e struttura, ma corre qualche rischio
nella sostanza, a causa dello svolgimento
che può risultare scontato e prevedibile
soprattutto agli amanti del genere.
Tiziana Vox
BURKE & HARE – LADRI DI CADAVERI
(Burke & Hare)
Gran Bretagna, 2010
Operatore Steadicam: Paul Edwards
Art director: Nick Dent
Supervisore art director: Bill Crutcher
Arredatore: Annie Gilhooly
Trucco: Helen Conroy, Lucy Friend, Monica MacDonald, Chloe
Meddings, Stephanie Lynne Smith
Supervisore effetti visivi: Angela Barson
Supervisore costumi:Gordon Harmer
Interpreti: Simon Pegg (William Burke), Andy Serkis (William
Hare), Isla Fisher (Ginny), Jessica Stevenson (Lucky), Tom
Wilkinson (dottor Knox), Ronnie Corbett (capitano Tam McLintock), Tim Curry (dottor Monroe), Michael Smiley (Patterson),
Christopher Lee (Joseph), Hugh Bonneville (lord Harrington),
Georgia King (Emma), Bill Bailey (Angus), David Schofield
(Fergus), Pollyanna McIntosh (Mary), Allan Corduner (Nicephore), David Hayman (Danny McTavish), Reece Shearsmith
(McKenzie)
Durata: 91’
Metri: 2500
Regia: John Landis
Produzione: Barnaby Thompson per Aegis Film Fund/Ealing
Studios/Fragile Films/Prescience/Quickfire Films
Distribuzione: Archibald Film
Prima: (Roma 25-2-2011; Milano 25-2-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Piers Ashworth, Nick Moorcroft
Direttore della fotografia: John Mathieson
Montaggio:Mark Everson
Musiche: Joby Talbot
Scenografia: Simon Elliott
Costumi: Deborah Nadoolman
Produttori esecutivi: James Atherton, Paul Brett, Jan Pace,
Tim Smith, James Spring
Co-produttore: Alexandra Ferguson
Direttori di produzione: Bobby Prince, Tim Wellspring
Casting: Daniel Hubbard
Aiuti regista: Tom Browne, Stephen Carney, Chris Foggin,
Jamie Gavin, Mark Hopkins, Liam Lock, Andy Madden, George
Nelson, Alex Oakley
E
dimburgo, 1828. William Burke e
William Hare sono due imbroglioni
che cercano di sbarcare il lunario.
Dopo l’ennesima truffa fallita, ritornano alla pensione della moglie di Hare,
Lucky, e scoprono che un anziano inqui-
22
lino è venuto a mancare il giorno in cui
doveva pagare l’affitto. Mentre decidono di come liberarsi del corpo, un amico
Film
li persuade che un morto può fruttare del
denaro.
Edimburgo è la capitale mondiale della ricerca medica e i dottori cercano disperatamente cadaveri per le loro lezioni
di anatomia. Tra questi, gli spietati rivali
Monroe e Knox. Con quest’ultimo i due
impostori entrano subito “in affari”: dopo
avergli portato il primo corpo, si accordano per 5 sterline a cadavere.
Inizialmente frenato dai sensi di colpa, Burke cambia idea dopo aver incontrato Ginny, una bella e intraprendente
attrice, che cerca finanziamenti per un allestimento al femminile del Macbeth. Intanto Sua Maestà indice una competizione, che mette in palio il prestigioso Sigillo
Reale e un allettante premio in denaro per
chi compierà il maggior progresso in campo clinico.
La rivalità professionale tra i due luminari s’intensifica, creando una domanda crescente di cadaveri. Burke & Hare
iniziano a garantire a Knox un flusso costante di salme, utili per il suo archivio fotografico sul corpo umano.
Ma il signore del crimine locale McTavish esige la metà dei loro profitti, in cambio del proprio silenzio con le autorità. E
il Capitano della Milizia McLintock, nel
frattempo, stringe il cerchio delle indagini intorno ai due. Così Hare si inventa
un nuovo piano, ispirato dalla moglie:
aprire un’impresa di pompe funebri.
Quando però McTavish finisce sul tavolo
di Knox per essere sezionato, il medico
viene arrestato e coinvolge i suoi due “fornitori”.
Per salvare il buon nome della facoltà
di medicina, frutto di guadagno per l’intera città per via dei suoi numerosi iscritti,
il Rettore corrompe McLintock convincendolo a non processare il dottore.
I due ladri (assieme a Ginny e Lucky)
finiscono in cella, accusati di aver ucciso
16 persone. Con un gesto folle, ma romantico, Burke decide di confessare e addossarsi tutta la colpa per salvare la donna di
cui è innamorato.
ue gaglioffi nord-irlandesi in cerca di fortuna in Scozia provano a
spacciare la muffa da formaggio come cura per tutti i mali! Della
serie: fin dove è disposto ad arrivare l’essere umano per fare soldi? Così ha inizio
l’ultima esilarante commedia dark di John
Landis, che non può non ricordare La signora omicida, girata anch’essa nei famosi Ealing Studios di Londra.
Certo la pellicola con Alec Guinness e
D
Tutti i film della stagione
Peter Sellers era tutta un’altra cosa… Ma
allora anche Un lupo mannaro americano
a Londra era di un’altra categoria, perché
lo smalto purtroppo non è più quello di una
volta… Eppure la storia (realmente accaduta) e narrata dal “becchino” addetto alla
fossa dove finiscono i giustiziati a morte,
tra sprazzi di umorismo macabro e zampilli di sangue, regala novanta minuti di piacevole intrattenimento. Si ride, insomma,
anche se forse non abbastanza.
E non solo però. Perché, oltre alle comiche alla “Benny Hill Show” e alle atmosfere cupe e nebbiose da Jack Lo Squartatore, appare fin troppo evidente la denuncia, in chiave ironica e salace, della
vampiresca professione medica e dei suoi
presunti fini “umanitari”. Non tutti sanno infatti che, agli inizi del XIX secolo, gran parte
dei furti di cadaveri veniva compiuta dagli
studenti di medicina e dai dottori!
Mentre Monroe è un chirurgo tradizionalista fissato con i piedi (gli piace amputarli con una sega!), lo spregiudicato Knox
(un ottimo Tom Wilkinson) decanta ai suoi
allievi lo sviluppo delle scienze, della società e della libertà nel suo Paese, salvo
dimenticarsi che la gente condannata finiva nelle piazze col cappio al collo! «Le
magnifiche sorti e progressive» - diceva il
buon Leopardi.
Due campioni di cinismo, al cui cospetto gli assassini “seriali” Burke & Hare sono
due poveri sfigati che lottano per la sopravvivenza, tra il lerciume e il lezzo del ghetto
di West Port. Sperimentano le soluzioni più
23
improbabili e divertenti per ammazzare le
loro vittime, quasi sempre vecchi che vendono cara le pelle!
Grazie a un’originale e coraggiosa
scelta di sceneggiatura, vengono trasformati addirittura in eroi romantici, in mecenati dal cuore tenero, con cui è impossibile non simpatizzare. Del resto, come si può
non “fare il tifo” per la strana coppia formata da Simon Pegg e Andy Serkis, una sorta di moderni Stanlio e Ollio, dotati di un
invidiabile carisma e di tempi comici perfetti.
Assieme a loro, brillano Jessica Hynes,
nel ruolo della moglie calcolatrice e perennemente ubriaca di Hare e, soprattutto,
Ronnie Corbett, il piccolo ma coriaceo colonnello scozzese McLintock, capo di una
Milizia composta da soldati pavidi e imbranati che svengono alla vista di un cadavere! Molto realistica infine la ricostruzione
d’epoca, in virtù di una accurata scenografia e dei bellissimi costumi, ancora una
volta firmati dalla moglie di Landis, Deborah Nadoolman, una delle migliori artiste
in circolazione.
Due ultime curiosità: nel film compare
in un cammeo anche il grande Christopher
Lee, nei panni di un ex eroe dell’esercito
inglese moribondo; mentre, l’inquadratura
conclusiva è dedicata nientemeno che allo
scheletro vero di William Burke, conservato nel Museo di Anatomia dell’Università di Edimburgo!
Diego Mondella
Film
Tutti i film della stagione
X-MEN - L’INIZIO
(X-Men: First Class)
Stati Uniti, 2011
Regia: Matthew Vaughn
Produzione: Gregory Goodman, Simon Kinberg, Lauren Shuler
Donner, Bryan Singer per Bad Hat Harry Productions/Donners’ Company/Marv Films/Marvel Enterprises/Marvel Studios/
Twentieth Century Fox Film Corporation
Distribuzione: 20th Century Fox
Prima: (Roma 8-6-2011; Milano 8-6-2011)
Soggetto: personaggi della serie a fumetti ideata da Stan Lee
Sceneggiatura: Jane Goldman, Jamie Moss, Ashley Miller,
Zack Stentz
Direttore della fotografia: John Mathieson
Montaggio: Lee Smith, Eddie Hamilton
Musiche: Henry Jackman
Scenografia: Chris Seagers
Costumi: Sammy Sheldon
Produttori esecutivi: Stan Lee, Josh McLaglen, Tarquin Pack
Direttori di produzione: Vincent Agostino, Janine Modder,
Jeremiah Samuels
Casting: Roger Mussenden, Jeremy Rich, Lucinda Syson
Aiuti regista: Maria Battle-Campbell, Veronica Hampton, Glyn
Harper, Nora Henderson, Aiman A. Humaideh, Angharad Jones,
Josh McLaglen, Michael Musteric, Jane Ryan, Chad Saxton, Nick
Starr, Lee Tailor, Jeff Taylor, Tavin Marin Titus, Greg Tynan, Kevin
Westley, Kim H. Winther, Heather Wusterbarth, Gareth Lewis
Operatori: Chas Bain, Ken Fisher, Peter Gulla, Ronald Hersey,
Clive Jackson, Daniele Massaccesi
Art directors: Grant Armstrong, Paul Booth, Alex Cameron,
Steve Cooper, Tom Frohling, Alan Gilmore, James Hambidge,
Marc Homes, Joe Howard, Adam O’Neill, Su Whitaker
Supervisore art director: John King
Arredatori: Erin Gould, Sonja Klaus
Supervisore trucco: Dave Elsey, Fran Needham, Conor
O’Sullivan, Christine Whitney
Effetti speciali trucco: Sally Alcott, Sarita Allison, Liz Briseno, Jessica Brooks, Thomas Floutz, André Freitas, Alec Gillis,
Nikkie Grimshaw, Jo Grover, Kati Hood, Ann McLaren, Bill
Myer, Steve Winsett
Trucco: Michael F. Blake, Sophia Burnage, Nana Fischer,
Frances Hannon, Sue Ignatius, Nicky Knowles, Amy Leder-
olonia, 1944. In un campo di concentramento il giovane Erik
Lehnsherr riesce a distruggere,
rimanendone a distanza, un compatto
cancello di metallo con la sola forza del pensiero, mentre i suoi genitori vengono portati via. Il Dottor Schmidt, avendo assistito
all’inverosimile scena, gli ordina di ripete
tale prodigio spostando una moneta: in caso
contrario sua madre morirebbe davanti ai
suoi occhi. Il ragazzo non sa gestire il suo
potere, e la donna cade per via di un colpo
a bruciapelo esploso dallo stesso Schmidt.
Il gesto dell’uomo scatena l’impressionante rabbia di Erik, che in pochi attimi distrugge interamente la stanza sotto lo sguardo
divertito e trionfante di Schmidt.
P
man, Gemma Richards, Jan Sewell
Acconciature: Justin Ditter, Nana Fischer, Vincent Gideon,
Nicky Knowles, Patricia McAlhany Glasser, Gemma Richards,
Jan Sewell, Randa Squillacote, Jeanette Redmond
Supervisori effetti speciali: Chris Corbould, Ian Lowe
Supervisori effetti visivi: Nicolas Aithadi (MPC), Jay Barton (Digital Domain), Stephane Ceretti, Rob Hodgson (Fox),
Vincent Cirelli (Luma Pictures), Jon Cowley (Prime Focus),
Laurens Ehrmann (PLUG), Florian Gellinger (Rise Visual Effects Studios), Matt Johnson (Cinesite), Greg Steele (Rhythm
& Hues), Shailendra Swarnkar, Guy Williams, Anton Yri
Coordinatori effetti visivi: Ryan Delaney (Prime Focus),
Nicholas Elwell (Hydraulx), Katie Godwin, Catherine Hughes,
Michael Perdew (Luma Pictures), C.J. Longhammer (Digital
Domain), Mark Sum (Cinesite), Sofus Graae, Joe Carhart,
Alexa Hale, Rachel Faith Hanson, Carolyn Martin, Abigail
Mendoza, Clair Stewart, Celine Chew
Supervisori effetti digitali: Justin Johnson, Nikos Kalaitzidis
Supervisori costumi: Ivo Coveney, Wendy M. Craig, Tom
Hornsby, Nicole Young
Supervisori animazione: Michael Cozens, Pimentel
A.Raphael, Bernd Angerer
Interpreti: James McAvoy (Charles Xavier), Laurence Belcher
(Charles Xavier a 12anni), Michael Fassbender (Erik Lehnsherr
/ Magneto), Bill Milner (Magneto da piccolo), Kevin Bacon (Sebastian Shaw), Rose Byrne (Moira MacTaggert), Jennifer Lawrence (Raven), Beth Goddard (signora Xavier), Morgan Lily (Raven
a 10 anni), Oliver Platt (l’uomo in nero), Álex González (Janos
Quested / Riptide), Jason Flemyng (Azazel), Zoë Kravitz (Angel
Salvadore), January Jones (Emma Frost), Nicholas Hoult (Hank
McCoy), Caleb Landry Jones (Sean Cassidy), Edi Gathegi (Armando Muñoz), Corey Johnson (capo delle guardie), Lucas Till
(Alex Summers), Demetri Goritsas (Levene), Glenn Morshower
(colonnello Hendry), Matt Craven (McCone), James Remar (generale statunitense), Ludger Pistor, Wilfried Hochholdinger (tedeschi), Greg Kolpakchi, Andrei Zayats, Rade Serbedzija (russi), Ray Wise (segretario di stato), Michael Medeiros
Durata: 132’
Metri: 3650
Nello stesso periodo, a Wenchester
County, New York, il piccolo telepate Charles Xavier incontra la coetanea Raven, una
mutaforma. La bambina è sola al mondo e
Charles la invita ad entrar a far parte della sua famiglia.
1962. Erik è ormai un uomo ed il suo
unico scopo è quello di trovare colui che
ha ucciso sua madre, e in tal modo vendicarla. Xavier invece si è appena laureato
alla Oxford University, con una tesi sulla
mutazione. Raven, ovviamente, vive con lui.
A Las Vegas la bella agente della CIA
Moira MacTaggert è sulle tracce del colonnello Hendry, e lo segue fino a dentro
un club, dove però assiste incredula a delle fantastiche mutazioni. Qui infatti, oltre
24
al colonnello c’è Sebastian Shaw, la nuova idendità del Dottor Schmidt, insieme ad
Emma Frost, Janos Questad, e Azazel.
Quest’ultimo è un teleporta, e scomparirà
improvvisamente insieme ad Hendry, che
si ritroverà nella War Room, dopo esser
stato persuaso dai quattro mutanti a far
installare dei missili nucleari in Turchia.
Poco dopo Hendry verrà ucciso da Shaw,
che gli spiegherà di essere un mutante in
grado di assorbire energia e riutilizzarla
in maniera potenziata.
L’agente MacTaggert convince Charles e Raven a seguirla nella CIA, dove i
due spiegheranno al direttore McCone che
i mutanti esistono e che Shaw è una minaccia. Tuttavia McCone non è disposto a
Film
lavorare al loro fianco, ma un misterioso
uomo in nero decide di aiutarli portandoli
nella sua agenzia.
Nel frattempo Erik trova finalmente
Shaw e prova ad ucciderlo, ma questi è in
compagnia della telepate Emma Frost, per
cui il risultato è pessimo, e Shaw fugge a
bordo di un sottomarino, nonostante Erik
provi a fermarlo con i suoi poteri, rischiando perfino di annegare. Viene salvato da
Charles, che lo porta così alla Divisione X
della CIA dove insieme a Raven incontrano Hank McCoy, un giovane scienziato che
in realtà è un mutante dotato di una spiccata intelligenza e con i piedi da scimmia.
Hank ha messo a punto una macchina, che
ha chiamato Cerebro, in grado di localizzare tutti i mutanti del pianeta. Decidono
quindi di reclutarli, per far sì che si uniscano alla loro causa e non si sentano più
soli. Così alla divisione X giungono Angel, una ragazza in grado di volare e di
sputare palle di fuoco; Armando Munoz
detto Darwin, il cui potere è quello dell’adattamento; Sean Cassidy, ovvero Banshee, un ragazzo che grazie alla potenza
delle sue corde vocali riesce persino a volare, urlando; e Alex Summers, detto Havok, che assorbe radiazioni cosmiche
espellendole sotto forma di raggi energetici; Raven, invece, decide di chiamarsi
Mystica.
Intanto Charles ed Erik catturano
Emma Frost e la consegnano alla CIA,
mentre Shaw, Janos e Azazel attaccano la
Divisione X uccidendo tutti gli agenti tranne i giovani mutanti, proponendogli anzi
di entrare a far parte del loro “club”. Solo
Angel scende a patti con Shaw, e ne nasce
un duello nel quale Darwin perde la vita.
I mutanti si rifugiano allora a Wenchester County, a casa di Charles, e qui decidono di allenarsi tutti insieme per poter
sconfiggere Shaw, che però nel frattempo
dà l’imput per la Crisi dei missili di Cuba.
Hank intanto crede di aver trovato la
cura per normalizzare il suo aspetto, ma
qualcosa va storto e si trasforma in un peloso mostro blu, da cui il soprannome Bestia.
Il gruppo parte poi a bordo di un jet
con lo scopo di fermare (riuscendoci) la
guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti,
dando poi vita ad un’elettrizzante battaglia tra mutanti proprio davanti alle flotte
delle due nazioni. Erik si trova di nuovo a
tu per tu con Shaw, che però è in possesso
di un elmetto grazie al quale i poteri telepatici di Charles non hanno su di lui alcun
effetto; ma Erik riesce a privarlo di tale
espediente, indossando poi a sua volta l’el-
Tutti i film della stagione
mo per far sì che Charles non entri nella
sua testa e poter finalmente realizzare il
suo desiderio di vendetta, uccidendo Shaw.
I missili delle corazzate russe e americane sono ora rivolti verso di loro, ed Erik
cerca allora di convincere gli altri che il
vero pericolo per i mutanti sono gli esseri
umani. Egli blocca così i missili, con l’intento di rispedirli al mittente, ma Charles,
grazie all’aiuto di Moira, glielo impedisce,
rimanendo però accidentalmente ferito alla
schiena. A questo punto il gruppo si divide: Azazel, Janos e Angel seguono Erik, al
quale si unisce anche Raven, ed Emma
Frost, prontamente liberata. Charles è invece ormai sulla sedia a rotelle, e decide
di fondare una scuola per giovani mutanti: gli X-Men.
ealizzare un prequel presenta il
più delle volte ostacoli anche
maggiori rispetto ad un sequel.
In una saga che su cinque capitoli ha avuto a che fare con quattro registi diversi, la
scelta dell’assegnazione di un progetto che
ha come tracciante l’idea di raccontare il
seme della mutazione degli uomini X, rappresenta senza dubbio un pericolo. La
Marvel e la 20th Century Fox scelgono
Matthew Vaughn, cineasta relativamente
giovane ma con alle spalle lavori interessanti come The Pusher e Stardust, e soprattutto lo spumeggiante Kick-Ass
Il regista californiano rappresenta, a
conti fatti, l’arma vincente di quest’ennesima ma paradossalmente iniziale battaglia,
ed è il vero deus ex machina di un lavoro
tanto complesso quanto adrenalinico.
La storia, come sappiamo, deve prestar fede al fumetto, e tutto sommato riesce a camminare in equilibrio su quella linea tra realtà e finzione che è divenuta un
essenziale marchio di fabbrica per tutte le
trasposizioni cinematografiche da basi
Marvel, DC, e non solo. Qui, in particolar
modo, l’aderenza dei supereroi al mondo
reale ha una solida struttura, motivando la
matrice della mutazione con l’alterazione
del DNA, e facendo collimare avvenimenti
storici con eventi centrali alla saga: una
miscela perfetta per l’attenzione dello spettatore, e anche del lettore.
Uno dei risvolti più interessanti è senza ombra di dubbio il dualismo tra i due
personaggi chiave, il Professor Charles
Xavier, interpretato da James McAvoy, e
Magneto, ovvero Michael Fassbender. Dal
punto di vista analitico la sfida è vinta nel
giro di poche riprese dal secondo, troppo
ammaliante e risoluto perché l’attore scozzese possa sperare di competere con lui.
R
25
Inoltre McAvoy appare ancora una volta
inefficace e poco credibile nel ricoprire un
ruolo così carismatico come già era accaduto ne L’ultimo Re di Scozia.
Tra Magneto e il Dottor X nasce un rapporto di amore-odio, un’amicizia che muta
in una rivalità generata da obiettivi totalmente discordanti che al culmine dello
scontro vengono fuori in maniera troppo
profonda per pensare di suggellare un accordo.
Il sentimento, in senso generale, viene a fasi alterne trascinato a riva dalle
onde del flusso narrativo, ed emerge particolarmente nella sua accezione positiva all’interno del gruppo di Xavier, ed in
maniera negativa tra i seguaci di Shaw,
unendosi poi in una considerazione più
vasta sull’accettazione di sé stessi e soprattutto del “diverso” da parte del nostro mondo. Per via di questo l’attualità di
X-Men è qualcosa di incredibilmente
estremo.
Finalmente inoltre la sceneggiatura
prevede un gran numero di personaggi,
molti dei quali, da Bestia ad Emma Frost,
rappresentano icone assolute della serie
a fumetti, e il modo in cui la troupe di Vaughn riesce a descriverli e a farli inserire in
un così complesso organigramma è ammirevole e calzante, seppur - come spesso accade - l’incremento quantitativo comporta, anche per esigenze di budget, un
calo qualitativo. A discapito del loro indubbio status di buone promesse, i giovani mutanti mancano infatti dell’esperienza necessaria per poter reggere sulle spalle il
peso dei “big” che li circondano.
A tutti loro è affidato il delicato ruolo
di gestire l’epico duello finale, in cui la
spettacolarità e la mole di tecnologia, dal
monumentale numero di navi missilistiche, ai razzi, fino al curatissimo jet progettato da Hank, garantiscono il giusto
appeal, soprattutto per chi adora l’effetto
“dolby”.
In linea generale comunque la storia
scivola speditamente, con la giusta commistione tra i colpi d’occhio e quelli adrenalinici, con isolate scene che rimarcano
la genialità di Vaughn e i meriti dell’intero
cast tecnico (il cameo di Hugh Jackman/
Wolverine vale da solo il prezzo del biglietto), ed ora, dopo il riuscito incanalamento
del film nel binario della scorrevolezza, i
prossimi episodi (dovrebbe essere l’inizio
di una nuova trilogia) partono con delle
premesse positive già dalla fase embrionale.
Tiziano Costantini
Film
Tutti i film della stagione
SCREAM 4
(Scream 4)
Stati Uniti, 2011
Trucco: Maggie Fung, Kimberly Greene, Brigette A. Myre, Peter Robb-King, Bree Shea
Acconciature: Shannon Bakeman, Elizabeth Cortez, Norma
Lee, Dawn Mattocks, Brant Mayfield, Joy Zapata
Supervisore effetti speciali: Ron Bolanowski
Supervisori effetti visivi: Jon Cowley (Prime Focus), Jamison Scott Goei, Reupal D. Rawal
Supervisore musiche: Liza Richardson
Interpreti: Neve Campbell (Sidney Prescott), Courteney Cox
(Gale Weathers-Riley), David Arquette (sceriffo Dewey Riley),
Emma Roberts (Jill Roberts), Hayden Panettiere (Kirby Reed),
Mary McDonnell (Kate Roberts), Rory Culkin (Charlie Walker), Nico Tortorella (Trevor Sheldon), Adam Brody (detective
Hoss), Anna Paquin (Rachel Milles), Kristen Bell (Chloe Garrett), Lucy Hale (Sherrie Marconi), Shenae Grimes (Trudie),
Brittany Robertson (Marnie Cooper), Alison Brie (Rebecca Walters), Aimee Teegarden (Jenny Randall), Marielle Jaffe (Olivia
Morris), Marley Shelton (Judy Hicks), Nancy O’Dell (presentatrice TV), Erik Knudsen (Robbie Mercer), Justin Michael
Brandt (fanatico dei film), Anthony Anderson (Perkins), Gordon Michaels (Jenkins), John Lepard (Baker), Kim Adams,
Devin Scillian, Julia Ho (giornalisti), Mark Aaron Buerkle (dottor Orth), Roger Jackson, Dane Farwell
Durata: 103’
Metri: 2830
Regia: Wes Craven
Produzione: Wes Craven, Iya Labunka, Kevin Williamson per
Dimension Films/Corvus Corax Productions/ Outerbanks Entertainment/ Midnight Entertainment
Distribuzione: Moviemax
Prima: (Roma 15-4-2011; Milano 15-4-2011)
Soggetto: personaggi creati da Kevin Williamson
Sceneggiatura: Kevin Williamson
Direttore della fotografia: Peter Deming
Montaggio: Peter McNulty
Musiche: Marco Beltrami
Scenografia: Adam Stockhausen
Costumi: Debra McGuire
Produttori esecutivi: Ehren Kruger, Marianne Maddalena,
Ron Schmidt, Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Kevin Williamson
Co-produttore: Carly Feingold
Casting: Avy Kaufman, Nancy Nayor
Aiuti regista: Brian Bettwy, Maria Mantia, Nicholas Mastandrea, Anastacia C. Nemec, David Rimer
Operatori: George Billinger III, Bill Hong, Patrick Rousseau
Operatore Steadicam: George Billinger III
Art director: Gerald Sullivan
Arredatore: Helen Britten
rudy e Cherry sono a casa. Suona il telefono, una voce di uomo
chiede: “Chi parla?”. Il tizio telefona più volte. Trudy da un po’ viene tampinata su Facebook e via sms da un tale
che dice che la ucciderà. Suonano alla
porta, ma non v’è nessuno. Spunta però
all’improvviso Ghostface e le uccide entrambe. In realtà è un film, Squartati 6, che
due amiche stanno seguendo in Tv. Una
delle due è ipercritica e lo smonta. L’altra
la accoltella allo stomaco, perché parla
troppo. È un film anche questo, che altre
due amiche, Jenny e Marny stanno guardando. Suona il telefono, la stessa voce e,
alla domanda “Chi è?”, la solita risposta:
“L’ultima persona che vedrai prima di morire”. In realtà è uno scherzo di Jenny, ma
Marny viene uccisa realmente. Telefona il
vero Ghostface, dicendo a Jenny che lei si
trova sul set di un film horror. Quindi irrompe in casa e la uccide. Nuova ambientazione: è giorno, Rebecca, promotrice editoriale, accompagna in libreria Sidney
Prescott, per l’uscita del suo libro “Fuori
dall’oscurità”, (alle reali disavventure di
Sidney sono ispirati i primi tre film della
serie “Squartati”). Altre tre amiche, Olivia, Jill e Kirby, sono in auto. Jill riceve
una telefonata inquietante. I lampioni della città sono stati intanto ricoperti con i
costumi di Ghostface, in occasione dell’an-
T
niversario della tragedia del massacro di
Woodsboro. A scuola Robbie e Charlie realizzano interviste in diretta. Gale va a
complimentarsi con Sidney in libreria,
quando arriva suo marito Linus, lo sceriffo. Il luogo viene circondato e tutti sono
bloccati, perché la polizia sta cercando un
telefonino. L’apparecchio mobile viene rinvenuto nel bagagliaio dell’auto di Sidney,
insieme a un coltello e del sangue. E non è
uno scherzo. A scuola, i ragazzi ricevono
la notizia che, nel giorno dell’anniversario, due ragazze sono state uccise, Jenny e
Marny. E proprio nel giorno in cui Sidney
ha deciso di tornare nella sua città. Emerge intanto una certa rivalità tra Gale, giornalista che ha aiutato a risolvere i casi
precedenti e vi ha scritto su un libro, e la
vicesceriffo Judy. Lo sceriffo non può coinvolgere la moglie Gale nelle indagini, pertanto lei indagherà da sola. In commissariato arrivano le tre amiche. Due di loro,
Olivia e Jill, hanno ricevuto telefonate minatorie dai cellulari delle vittime, con la
voce del killer dei film. Le indagini vanno
avanti. Jill e Kirby sono in casa con Sidney, mentre Olivia sta nella casa di fronte.
A Jill arriva una telefonata. Appare il nome
di Trevor, il suo ex che le corre perdutamente dietro e che poco prima si era introdotto in casa sua, ma in realtà è il killer,
che sostiene di essere nell’armadio. La po26
lizia è fuori che presidia la zona. Ghostface massacra Olivia nella casa di fronte.
Quindi telefona a Sidney, augurandole
“Bentornata!” e annunciandole che la ucciderà. Ghost irrompe sulla scena e aggredisce Jill. Sidney lo colpisce e lo schianta
a terra, ma quando arriva la polizia è
scomparso. Gale si allea coi due giovani
giornalisti della Woodsboro, Robbie e
Charlie, per condurre le indagini. Rebecca invece, spregiudicata e insensibile, chiede in ospedale a Sidney di scrivere nuovi
libri. Sidney licenzia però la sua agente,
che poco dopo viene aggredita da Ghost e
il suo cadavere precipitato giù durante una
conferenza stampa della polizia davanti
l’ospedale. Sidney si presenta al Cineclub
insieme a Gale. E lì i ragazzi discutono con
competenza sul genere horror. La sera è in
programma la maratona a inviti dei 7 film
della saga “Squartati”, cui assomigliano
gli omicidi che si stanno svolgendo in questi giorni. La maratona cinematografica ha
inizio. Tra i vari ospiti mascherati da
Ghost, v’è anche Gale che, non essendo
stata ammessa alla proiezione, installa
delle telecamere, che vengono però oscurate. In sala infatti v’è il killer. Gale invita
Linus ad accorrere: lei avrà una storia da
narrare e lui una traccia da seguire. Quindi
viene aggredita da Ghost, ma l’intervento
tempestivo del marito la salva. Scoprono
Film
intanto che c’è una webcam: il killer sta
filmando gli omicidi. Frattanto, mentre
presidiano la casa di Sidney, i due poliziotti di turno vengono uccisi da Ghost.
Sidney riceve a casa una telefonata del
killer, che le chiede: “A che ti serve sopravvivere in questa piccola tragedia se
tutti quelli che ami sono morti?”. La invita poi ad accendere la Tv, ove viene data
la notizia del ferimento di Gale, minacciando quindi un attacco a sua cugina Jill:
“Gli amici sono importanti, ma i legami
familiari fanno più male”. Sidney e Kate,
madre di Jill, vogliono provare a metterla in salvo, ma irrompe Ghost e uccide
Kate. Arriva il vicesceriffo. I ragazzi sono
a casa di Kirby. Ci sono Robbie e Charlie, che nota come quanto stia accadendo
sia come un remake, nel quale si vuole
superare l’originale. Arriva anche Trevor,
che ha ricevuto un sms dal cellulare di
Jill. Ma lei non lo ha inviato. Robbie viene ucciso da Ghost. Arriva Sidney, che
riesce a chiamare Linus. Tutte le unità di
polizia accorrono verso la casa. Charlie
viene aggredito da Ghost, poi uccide Kirby: si è accorta di lui solo adesso, dopo
quattro anni, ma è troppo tardi. Quindi
attacca Sidney, che viene infilzata da
Ghost, che si leva la maschera e si rivela
sua cugina Jill. Trevor, intanto, è incatenato, Jill lo uccide, accusandolo ancora
una volta di averla tradita e con l’intento
di scaricare su di lui la colpa di tutti gli
omicidi, che lei e Charlie hanno commesso e ripreso. Entrambi delirano: hanno
visto troppi horror e stanno realizzando
un remake. Jill ha vissuto un complesso
d’inferiorità rispetto alla cugina Sidney,
ma adesso è lei quella speciale. Uccide
quindi Charlie, perché i media adorano
l’unico sopravvissuto. Lei ha solo bisogno di fama. Dice a Sidney: “La questione non è mai stata uccidere te, ma diventare te. L’assurdo è la nuova realtà. Hai
avuto il tuo momento di gloria, ora io voglio il mio”. Per questo ha ucciso anche
sua madre… Quindi colpisce a morte Sidney. Lascia poi dei segni di sé sul cadavere di Trevor (sangue, capelli) e si ferisce, sia con una coltellata che con del vetro, per simulare un’aggressione. Si accascia infine accanto a Sidney, mentre si
odono le sirene della polizia che arriva.
V’è tutta una serie di cadaveri. Jill viene
portata via in barella, tra una tempesta
di domande, flash, giornalisti e fotografi.
Jill è in ospedale e parla con lo sceriffo:
sua moglie Gale ce la farà, Sidney è in
rianimazione e potrebbe salvarsi. Jill
chiede di vederla. Poi va nel suo letto per
strangolarla, però Sidney riesce a difendersi. Arriva Linus, ma Jill colpisce an-
Tutti i film della stagione
che lui e prende la sua pistola. Arriva Gale
e subito dopo Judy, ma Jill minaccia di uccidere Linus. Jill spara a Judy. Mentre Jill
tiene sotto mira Gale, Sidney la fulmina
con una scarica. E obietta: “Hai dimenticato la prima regola dei remake: non cambiare l’originale”. Jill si rialza. Sta per colpire con una lastra di vetro Sidney, ma
questa ha la prontezza di spararle. Judy
intanto è ancora viva, salvata dal giubbotto
antiproiettili. I giornalisti di tutto il mondo, in diretta dall’ospedale, in attesa delle
sue prime dichiarazioni parlano di Jill, sopravvissuta al “nuovo terribile massacro
di Woodsboro”, “un nome che ora tutto il
mondo conoscerà”, colei “che da sola è
riuscita a fermare la furia omicida di Woodsboro, in questo nostro XXI secolo”,
“una ragazza che ha toccato il cuore di
tutti noi questa notte, una eroina americana, di quelle che si vedono solo nei film”.
ommistione tra fiction e realtà,
continuo gioco di rimandi metacinematografici, Scream 4 è una
sconvolgente e surreale parabola dell’era
internettiana e del rapporto che le giovani generazioni sviluppano al confine tra
l’immaginario e la tecnologia, quando
s’immettono pericolosamente su derive di
onnipotenza e supervisibilità mediatica.
Domina infatti una tecnologia imperversante: social network, cellulari, ripresa e
trasmissione della realtà in diretta (come
il video blog di Robbie), stampa sul luogo
degli eventi un istante dopo che accadono. Inquietante e terribile fenomeno, la
morte viene sempre anticipata alle vittime via cellulare. E aleggia un’ossessione continua per i film horror: quasi tutti i
protagonisti ne sono appassionati, oltre
che cultori del genere. Finché scoprono
di ritrovarsi anche loro sul set di un film, il
problema è che si tratta proprio di un horror e che loro ne sono le vittime. L’horror
diviene allora la chiave di lettura del quotidiano. Una generazione smaliziata e
assuefatta a violenza e omicidi comporta
una rilettura della saga “Scream” in chiave contemporanea, nella quale all’horror
‘analogico’ di Sidney, narrato più che vissuto, viene contrapposto un horror ‘digitale’, quello di Jill, che riprende tutto in
diretta per propalarlo al mondo, trovando
un senso di forza nell’efferatezza degli
omicidi. “La tragedia di una generazione
è uno scherzo per quella successiva”,
commenta amaro lo sceriffo, riferendosi
alla tragedia di Woodsboro, vedendo numerose maschere di Ghostface appese
ai lampioni. L’impronta del film si può rinvenire nel delirante monologo che Jill rivolge a Sidney, poco dopo che il suo per-
C
27
verso inganno omicida è stato svelato e
qualche istante prima del drammatico e
concitato epilogo finale: “Con te il mondo ha solo sentito quello che era successo, ma con noi potranno vederlo. Sarà
uno scoop mondiale: la gente deve vedere queste cose, nessuno legge più
ormai. Saremo famosi come tu non riesci nemmeno a immaginare… Sono stata così credibile oggi, ho detto così tante bugie che ho cominciato a crederci
anch’io. Non ho bisogno di amici, ma di
fama. L’assurdo è la nuova realtà. Hai
avuto il tuo momento di gloria, ora io voglio il mio. Che cosa dovrei fare? Andare
al college, laurearmi, lavorare? Guardati intorno: viviamo tutti in pubblico, siamo tutti su internet, e come si fa a diventare famosi, ormai? Non devi guadagnarti
niente, deve solo esserti capitata qualche tragedia. Quindi devi morire, Sidney,
sono le regole: nuovo film, nuovi sequel,
c’è spazio per una sola protagonista e i
tuoi giorni da ragazzina ingenua sono finiti”. Non contano più i rapporti familiari,
le amicizie, i legami, la voce della coscienza e il peso d’innumerevoli morti efferate:
il piano di Jill ha funzionato alla perfezione, la scaletta è stata rispettata all’istante, la sua sceneggiatura pare aver trovato pieno compimento. Ma anche una mente così fredda e crudele si tradisce, quando con lo sceriffo Linus nota in ospedale
che vorrebbe scrivere un libro insieme a
sua moglie Gale, poiché hanno ferite identiche… Questo è vero, ma Jill – obietta
l’arguta giornalista Gale – come fa a saperlo? Nel finale si scatena il circo mediatico attorno al nosocomio, senza conoscere ciò che è realmente accaduto,
essendo anzi convinti dell’opposto, cioè
dell’innocenza e dell’indiscusso valore di
Jill. È un film di eccessi, basato su personaggi esagerati, che covano progetti e intrattengono dialoghi al limite del verosimile, e continue citazioni, dai film horror
e dai libri di Sidney e di Gale. L’opera però
regge bene e avvince. Non è propriamente un horror, ma su di esso riflette e fa
riflettere, grazie a una struttura complessa, che con la serie “Squartati” presenta
anche dei film dentro al film. Lo spettatore tuttavia non si smarrisce nel groviglio
narrativo, rimane semmai stordito dalla
vertigine di crudeltà e perversione che
anima la protagonista assoluta di un film
prevalentemente corale, il vero genio demoniaco del male, Jill. “Un’eroina americana di quelle che si vedono solo nei film”
commenta un giornalista… E per fortuna, aggiungeremmo noi!
Luca Caruso
Film
Tutti i film della stagione
THE HOUSEMAID
(Hanyo)
Corea del Sud, 2010
Regia: Im Sang-soo
Produzione: Jason Chae per Sidus FNH-Benex Cinema Fund
1/Michigan Venture Capital/CJ Venture Investment/Stareast
Digital Laboratory/Hanwha Entertainment Fund No. 1/Mirovision/Sidus FNH
Distribuzione: Fandango
Prima: (Roma 27-5-2011; Milano 27-5-2011) – V.M.: 14
Soggetto: remake del film omonimo del 1960 con la sceneggiatura di Kim Ki-young
Sceneggiatura: Im Sang-soo
Direttore della fotografia: Lee Hyung-deok
Montaggio: Lee Eun-soo
Musiche: Kim Hong-jip
Scenografia: Lee Ha-jun
un-yi è una ragazza coreana che
lavora in un ristorante. Una sera,
poco distante dal locale, una giovane donna si getta da un balcone, suicidandosi. Eun-yi e la sua amica, con la quale vive e lavora, si recano sul posto per
vedere.
Qualche giorno dopo Eun-yi incontra
la signora Byung-sik per un colloquio di
lavoro come bambinaia/domestica presso
una ricchissima famiglia per la quale la
stessa signora Byung-sik lavora da anni
come governante. Eun-yi conosce Hae-ra
e Hoon, genitori della piccola Nami, viene
assunta inizia subito il suo lavoro stabilendosi presso di loro e occupandosi della
bambina in attesa della nascita dei due gemelli. Eun-yi è allegra, gentile e molto disponibile, tutti sono soddisfatti di lei. Una
E
Costumi: Choi Se-yeon
Produttori esecutivi: Pyung-ho Choi, Bumseok Seo
Co-produttori Dong-won Kim, Kyung Hyun Kim
Arredatore: Yang Hyeon Mi
Trucco: Eun-ju Lee
Effetti: Effect Storm, Mage FX
Suono: Suk-won Kim
Interpreti: Jeon Do-Youn (Eun-yi), Lee Jung-jae (Hoon), Youn
Yuh-jung (Byung-sik), Seo Woo (Hae-ra), Park Ji-young (madre di Hae-ra), Ahn Seo-hyun (Nami), Hwang Jung-min (Soonbun), Moon So-ri, Kim Jin-ah (dottori)
Durata: 107’
Metri: 2900
sera però, il signor Hoon – attratto dalla
ragazza – scende nella sua stanza offrendole del vino e riuscendo a sedurla, i due
hanno un rapporto sessuale. Alcune sere
dopo la scena si ripete, ma questa volta la
signora Byung-sik che già aveva sospettato qualcosa, si accorge di quello che sta
accadendo. La situazione va avanti ancora per qualche tempo, poi la signora decide di incontrarsi con la madre di Hae-ra e
raccontarle l’accaduto, sostenendo inoltre
che, visti i cambiamenti del suo corpo, Eunyi potrebbe essere incinta.
L’indomani, mentre la ragazza è sulla
scala per pulire il lampadario, la signora
madre la spinge facendola cadere e fingendo un incidente. Eun-yi viene portata in
ospedale e dopo essersi salvata per puro
caso, scopre di essere incinta. Intanto la
28
signora Byung-sik, con lei in ospedale,
conferma tutto alla signora che lo riferisce alla figlia.
Tornata a casa e dopo aver scelto di
tenere il bambino, Eun-yi decide di lasciare il lavoro, ma dopo averne parlato con
Hae-ra, quest’ultima inizia a schiaffeggiarla, facendole così capire di essere a conoscenza di tutto. Sua madre interviene lasciando un assegno a Eun-yi e dicendole
con sarà costretta ad abortire e poi a sparire. Eun-yi è però decisa, vuole tenere il
bambino e lo comunica alle signore, che
concordano un altro piano. Mentre il signor Hoon è fuori per lavoro e Eun-yi rinchiusa in un’altra stanza, Hae-ra sostituisce alcune medicine della ragazze con altre avvelenate.
Mentre la donna è in clinica per partorire, Eun-yi e la signora Byung-sik (che
nonostante la sua severità vuole bene alla
ragazza) si godono i piaceri della splendida villa. Eun-yi ha però preso una delle
medicine e così, mentre si sta facendo il
bagno nella vasca di Hae-ra, viene colpita
da forti dolori e ha una perdita di sangue.
Prima di essere portata in ospedale ha il
tempo di raccontare ad Hoon l’accaduto,
appena tornato dalla clinica dopo la nascita dei gemelli e da sempre all’oscuro di
tutto. All’ospedale Eun-yi, sedata e con
alcuni medici pagati dalla madre di Haera, subisce l’operazione con la quale perde definitivamente il bambino.
Dopo l’intervento, Eun-yi riceve la visita della signora Byung-sik che le confessa di essere stata lei a iniziare tutto. Eunyi capisce anche che l’incidente della scala era stato voluto e che -come le aveva
detto anche Nami- era stata la signora madre a spingerla.
Film
Qualche giorno dopo, con la famiglia
riunita davanti al camino, Eun-yi -aiutata
dalla signora Byung-sik- entra nella villa
e dalla scala parla con Hae-ra, sua madre
ed Hoon. È sconvolta, ormai non ha più
nulla da perdere e vuole soltanto vendicarsi
con loro che le hanno per sempre rovinato
la vita. Così, dopo aver salutato Nami, si
mette una corda al collo e si getta dalle
scale sotto gli occhi di tutti.
m Sang-soo dirige The Housemaid,
remake dello storico ed omonimo
film di Kim Ki-Young del 1960. Il regista coreano distrugge l’immagine della
società borghese raccontando l’ipocrisia,
l’arroganza e la mancanza di sensibilità
di una famiglia benestante nei confronti
di un ceto più umile. Una trama in realtà
I
Tutti i film della stagione
abbastanza semplice: il ricco padrone di
casa, che riesce sempre a ottenere ciò
che desidera, ha una relazione con la
giovane domestica e bambinaia. La ragazza resta incinta ed è costretta ad
abortire per non creare nessuno scandalo alla famiglia. Donne senza scrupoli, persone cattive ed egoiste che risolvono tutto con i soldi, calpestando i sentimenti degli altri. La bravura di Im Sangsoo sta nel rendere una storia di per sé
semplice, un buon film e questo grazie
ad un’ottima regia e a una costruzione
dell’immagine studiata e precisa. Il regista coreano è inoltre riuscito a mettere
in luce gli aspetti più oscuri dell’uomo,
dalle pulsioni sessuali alla violenza, mantenendo viva l’attenzione dello spettatore. Un film anche molto femminile: la pro-
tagonista è Eun-yi, ma la sua vita dipende dalle scelte di altre donne, dalla signora Byung-sik, ad Hae-ra e sua madre. Hoon, il solo uomo della storia, benché causa di tutta la violenza -anche psicologica- che Eun-yi subisce, è in realtà
un personaggio secondario. Le uniche
due donne oneste e pulite del film sono
proprio la giovane domestica e Nami, la
bambina di cui lei si occupa. Ma nonostante la loro dolcezza, saranno le donne che soffriranno di più, Eun-yi con la
sua vita, Nami perdendo l’unica persona di cui riusciva a fidarsi.
The Housemaid è una storia semplice
e allo stesso tempo estremamente forte,
raccontata con grande intensità.
Silvia Preziosi
MIA MOGLIE PER FINTA
(Just Go with It)
Stati Uniti, 2011
Regia: Dennis Dugan
Produzione: Jack Giarraputo, Heather Parry, Adam Sandler
per Columbia Pictures/Happy Madison Productions
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Prima: (Roma 1-4-2011; Milano 1-4-2011)
Soggetto: remake del film Fiore di cactus (1969) di Gene Saks
tratto dalla pièce teatrale omonima di Abe Burrows (versione
americana di Fleur de cactus di Pierre Barillet e Jean-Pierre
Gredy)
Sceneggiatura: Allan Loeb, Timothy Dowling
Direttore della fotografia: Theo van de Sande
Montaggio: Tom Costain
Musiche: Rupert Gregson-Williams
Scenografia: Perry Andelin Blake
Costumi: Ellen Lutter
Produttori esecutivi: Barry Bernardi, Allen Covert, Tim Herlihy, Steve Koren
Direttore di produzione: Daryl Kass
Casting: Roger Mussenden, Jeremy Rich
Aiuti regista: Conte Matal, Daniel Silverberg, Bryan Snodgrass,
Kathryn Francis Tucker
Operatore: Candide Franklyn
Operatore Steadicam: Candide Franklyn
Art directors: Alan Au, John Collins
Arredatore: Claire Kaufman
Effetti speciali trucco: Steven E. Anderson, Gabriel De Cunto, Mark Garbarino, Will Huff, Alexei O’Brien, Yoichi Art Sakamoto
anny Maccabee dopo una cocente delusione amorosa decide di
non avere più relazioni serie
con le donne e, per scoraggiare le varie candidate, indossa una finta fede nuziale al dito.
Un giorno, però, incontra Palmer, una
ragazza di cui si innamora e, per non rac-
D
Trucco: Corrina Duran, Ann Pala, Denise Paulson, Alex Proctor, Laine Rykes, Kendal Shannon, Alexis Walker
Acconciature: Brian Steven Banks, Kelsie Gigandet, Thomas
Real, Larry Waggoner, Kerry Warn
Supervisore effetti speciali: Larz Anderson
Coordinatore effetti speciali: Valek Sykes
Supervisori effetti visivi: Rocco Passionino, Ryan Tudhope
Coordinatore effetti visivi: Niki Hillier
Supervisore costumi:Valerie Zielonka
Supervisori musiche: Brooks Arthur, Michael Dilbeck, Kevin
Grady
Interpreti: Adam Sandler (Danny Maccabee), Jennifer Aniston (Katherine), Nicole Kidman (Devlin Adams), Nick Swardson (Eddie), Brooklyn Decker (Palmer), Bailee Madison (Maggie), Griffin Gluck (Michael), Dave Matthews (Ian Maxtone
Jones), Kevin Nealon (Adon), Rachel Dratch (Kirsten Brant),
Allen Covert (Soul Patch), Dan Patrick (Tanner Patrick), Minka
Kelly (Joanna Damon), Jackie Sandler (Veruca), Rakefet Abergel (Patricia), Dana Goodman, Julia Lea Wolov, Colby Kline,
Jana Sandler (damigelle), Michael Laskin (signor Maccabee),
Carol Ann Susi (signora Maccabee), Gene Pompa (tipo delle
consegne), Mario Joyner (Henderson), Keegan Michael Key
(Ernesto), Heidi Montag (moglie di Adon), Elena Satine (Christine), Jonathan Loughran, Peter Dante, Jillian Nelson, Andy
Roddick
Durata: 120’
Metri: 3200
contarle la verità, dice di essere in procinto di divorziare dalla compagna.
La ragazza non convinta chiede di incontrarlo per sincerarsi della cosa. Danny in preda al panico chiede alla sua assistente, Katherine, di impersonare sua moglie per qualche ora. La messinscena fun-
29
ziona fino a quando non compaiono i due
figli della donna che, approfittando della
situazione, chiedono al finto padre Danny
di portarli in vacanza alle Hawaii. Palmer,
molto sensibile alle esigenze dei bambini,
per alleviare il disagio della separazione
propone un viaggio tutti insieme.
Film
Danny, messo alle strette, accetta. La
vacanza procede bene, fin troppo. Kathrine e Danny, infatti, scoprono di avere una
particolare alchimia che va oltre la stima
lavorativa e che mette in discussione il ruolo della giovane fidanzata nel terzetto.
Danny, in particolare, è talmente confuso
da mandare a monte il matrimonio, programmato proprio alla Hawaii, con Palmer. Quest’ultima, delusa, torna a casa e
sull’aereo conosce un uomo con cui ben
presto si consola. Danny e Kathrine, intanto, confessano di amarsi e decidono di
sposarsi con la benedizione dei due figli.
a una parte Ingrid Bergman,
Walter Matthau e Goldie Hawn
dall’altra Jennifer Aniston, Adam
Sandler e Brooklyn Decker capeggiati rispettivamente da Gene Saks e Dennis
Dugan. Non c’è partita. Un po’ come succede sempre per ogni remake con conseguente valanga di elogi per l’originale e
critiche su quello più recente. È la prassi,
D
Tutti i film della stagione
funziona così. Siccome diamo tutti per
scontato che Fiore di Cactus film del ’69
diretto da Saks sia migliore rispetto al suo
recente remake Mia moglie per finta regia
di Dugan, ci occuperemo di quest’ultimo
liberi dal giogo dei paragoni, analizzandolo come se fosse un’opera originale.
Da questa nuova prospettiva la pellicola assume un aspetto differente, certo
Dugan non ci ha mai abituati ai capolavori, ma questa volta è riuscito a portare sul
grande schermo una commedia leggera,
divertente e non eccessivamente goliardica. È già un inizio.
La trama, una classica burla amorosa,
di per sé, non ha particolari pregi, ma è
resa accattivante da una sceneggiatura
che sembra uscita dal Saturday Night Live
(versione americana ovviamente) con in
più un tocco di romanticismo che rende
digeribili le diverse situazioni da “bar dello
sport”.
Praticamente l’habitat naturale di Jennifer Aniston, e si vede. Se Adam Sandler,
a tratti, sembra in conflitto con il personaggio, la “fidanzatina d’America” lo piega alle
sue esigenze rubando platealmente la scena al più impacciato compagno, messo
definitivamente all’ angolino quando in scena entra anche un’agguerritissima Nicole
Kidman pronta a sfidare la Aniston a suon
di hula e terrorismo psicologico tutto al femminile.
Per la povera, ma pur sempre bellissima Brooklyn Decker, è evidente, non c’è
spazio se non nei favori del pubblico maschile, quasi a riconferma del suo ruolo
cinematografico. E pensare che per la stessa parte Goldie Hawn ha vinto un Oscar.
È vero, si era detto, niente paragoni, ma
questo era troppo ghiotto per lasciarselo
scappare. Chiaramente per Mia moglie per
finta di premi all’orizzonte non se ne vedono, però non è da disdegnare per una serata fra amici (possibilmente non cinefili).
Sufficit.
Francesca Piano
LONDON BOULEVARD
(London Boulevard)
Gran Bretagna/Stati Uniti, 2010
Regia: William Monahan
Produzione: Quentin Curtis, Tim Headington, Graham King,
William Monahan per GK Films/Henceforth/Projection Pictures/
London Boulevard
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 10-6-2011; Milano 10-6-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Ken Bruen
Sceneggiatura: William Monahan
Direttore della fotografia: Chris Menges
Montaggio: Dody Dorn, Robb Sullivan
Musiche: Sergio Pizzorno
Scenografia: Martin Childs
Costumi: Odile Dicks-Mireaux
Produttori esecutivi: Redmond Morris, Colin Vaines
Produttori associati: Justine Suzanne Jones, Jacob Rush
Co-produttore: Theodore Suchecki
Direttore di produzione: Rachel Neale
Casting: Nina Gold
Aiuti regista: Tom Brewster, Carlos Fidel, Todd Lent, Candy
Marlowe, Candy Marlowe, Jae-sung Oh, Richard Styles
Operatori: Luke Menges, Michael Stumpf
Operatori Steadicam: John Hembrough, Alastair Rae,
Michael Stumpf
Art director: Sarah Stuart
L
ondra. Dopo tre anni di galera,
Mitchel esce di prigione con tante buone intenzioni. Purtroppo il
suo passato lo insegue. L’amico Billy, infatti, tenta in tutti i modi di farlo rientrare
nel giro della malavita. Mitchel, pur di non
Arredatore: Celia Bobak
Trucco: Teri Galati, Gemma Low, Monica MacDonald, Chloe
Meddings, Charlotte Thompson, Lesa Warrener
Supervisore effetti speciali: Stuart Brisdon
Supervisori effetti visivi: David Altenau, Phil Attfield, Simon Carr, Simon Frame, Paul Norris
Coordinatore effetti visivi: Liam Tully
Supervisore costumi: Nigel Egerton
Supervisore musiche: Jen Monnar
Interpreti: Colin Farrell (Mitchel), Keira Knightley (Charlotte),
David Thewlis (Jordan), Anna Friel (Briony), Ben Chaplin (Billy Norton), Ray Winstone (Gant), Eddie Marsan (Bailey), Sanjeev Bhaskar (dottor Raju), Stephen Graham (Danny), Ophelia
Lovibond ( Penny ), Jamie Campbell Bower ( ragazzino
bianco),Velibor Topic (Storbor), Lee Boardman (Lee), Alan Williams (Joe), Jonathan Cullen (Anthony Trent), Tony Way, Tim
Plester, Jake Abraham (paparazzi), Damir Koluder (amico di
Storbor), Nick Bartlett (Beaumont), Matt King (Fletcher), Jamie
Blackley (giocatore di football), Sarah Niles (caposala), Elly
Fairman (moglie di Gant), Robert Willox, Gregory Foreman,
Jonathan Coyne, Bob Mercer, Oliver Wood, Jonny Leigh Wright
Durata: 104’
Metri: 2820
ricadere in vecchi errori, accetta di fare
da guardia del corpo all’attrice Charlotte. Fra i due nasce subito un’intesa particolare. Mitchel, intanto, rincontra un vagabondo, suo vecchio amico, al quale regala per difendersi prima un coltello e poi
30
una pistola. Nonostante le armi a sua disposizione, il vecchio viene ucciso dal giovane Whiteboy e da un suo amico per puro
divertimento. Billy coinvolge Mitchel nell’ennesimo malaffare; purtroppo il ragazzo si scontra violentemente col potente boss
Film
Gant che è anche deviato mentalmente,
perché assiste a un omicidio. Mitchel e
Charlotte si innamorano. Mitchel scopre
che il mandante dell’omicidio del vecchio
vagabondo è proprio il boss e che Whiteboy è una promessa del calcio. Mitchel
decide di non vendicarsi e lo lascia vivere.
Intanto Charlotte parte per Los Angeles:
si trasferirà per un nuovo lavoro. Mitchel
vorrebbe seguirla. Proprio mentre prepara le valigie per andarsene da Londra, viene assassinato da Whiteboy.
illiam Monahan, già sceneggiatore premio Oscar per il The Departed di Martin Scorsese, per il
suo esordio dietro alla macchina da presa
ha scelto un gangster movie dal sapore
noir. Il racconto è tratto dall’omonimo romanzo di Ken Bruen che Monahan sfrutta
abbastanza fedelmente, pur aggiungendo
comunque un po’ di humor. Il film ha delle
forte incertezze: è evidente che il regista
W
Tutti i film della stagione
non riesce a gestire contemporaneamente sceneggiatura e regia. Ancora inesperto, crea una forte discrepanza tra la costruzione della storia in quanto tale e la
successiva realizzazione. In questo modo,
il film ha comunque un forte valore visivo,
ma London Boulevard risente di una oscillazione ritmica che non passa di certo inosservata. L’ironia e il sarcasmo ben si accostano alle caratteristiche della gangster
story, ma l’evoluzione narrativa cede il passo di fronte a scelte registiche che tanto
sono superficiali e inutili. Questo difetto
così preponderante, ovviamente, si riversa anche sull’andamento dei personaggi
e del loro l’utilizzo all’interno della storia.
Naturalmente sarebbe facile e prevedibile
far calare Colin Farrell nei panni del cattivo ragazzo irlandese dal cuore d’oro che
viene contrapposto all’eterea Keira Knightley, che ricopre il banale ruolo della notorietà negativa (fan maniaci, gossip, paparazzi insistenti). Onestamente i due attori
non riescono neanche a entrare nella parte: la Knightley risulta alquanto antipatica
nella sua freddezza, mentre Farrell risulta
insipido e insignificante; ma c’è da pensare che non sia tutta colpa loro. Da sottolineare è sicuramente fotografia e la ricostruzione ambientale in stile anni Settanta
che è evidente fin dai titoli di testa. Bella
l’immagine di una Londra, ben lontana
dagli stereotipi troppo utilizzati in altri film,
caratterizzata da elementi inconsueti e irriconoscibili. Bravo, quindi, il direttore della fotografia Chri Menges, già visto all’opera nei film The Reader e Mission, che sembra seguire l’immaginario filo rosso della
London downtown. Per un pubblico che in
questo periodo paga un caro biglietto per
vedere un film, mostrargli solo una bella
fotografia è un po’ poco. Noioso e scontato, non regala assolutamente nessuna
emozione.
Elena Mandolini
STREET DANCE 3D
(StreetDance 3D)
Gran Bretagna, 2010
Regia: Max Giwa, Dania Pasquini
Produzione: Allan Niblo, James Richardson per Vertigo Films/
BBC Films/Little Gaddesden Productions/Paradise F.X. Corp.
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima:(Roma 16-3-2011; Milano 16-3-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Jane English
Direttore della fotografia: Sam McCurdy, Max Penner
Montaggio: Tim Murrell
Scenografia: Richard Bullock
Costumi: Abrew Cox
Produttori esecutivi: Arnab Banerji, Paula Jalfon, Christine
Langan, Rupert Preston
Produttore associato: Neil Hardy
Line producer: Jim Spencer
Direttore di produzione: Alison Banks
Casting: Gary Davy
Aiuti regista: Jamie Macdermott, Adam Morris, Tom Mulberge,
Tom Fenwick Smith
a ballerina di street dance Carly
viene mollata dal suo ragazzo Jay
subito dopo aver ricevuto la
notizia che la loro crew di amici ballerini
è riuscita a imporsi per le finalissime nazionali inglesi. Dopo aver incassato la
batosta amorosa, Carly si autonomina leader del gruppo e promette di trovare un
luogo che abbia le caratteristiche giuste
per poter provare in santa pace i passi di
danza. Date le ristrettezze economiche di
tutti i componenti della crew, i danzatori
L
Art director: Sophie Hervieu
Arredatore: Alex Marden
Trucco: Darren Evans
Acconciature: Karen Scott
Supervisore effetti speciali: Chris Reynolds
Supervisore effetti visivi: Florian Obrecht
Coreografie: Will Tuckett, Kenrick Sandy
Interpreti: Charlotte Rampling (Helena), Nichola Burley (Carly), Richard Winsor (Tomas), Jeremy Sheffield (Michael), Eleanor Bron (Madame Fleurie), Jennifer Leung (Bex), Sacha Chang
(Aimee), Lex Milczarek (Boogie), Ukweli Roach (Jay), Rachel
McDowall (Isabella), Stephanie ‘Lil Stef’ Nyguen (Steph), Danielle ‘Rhimes’ Lecointe (Justine), Sianad Gregory (Chloe), Teneisha Bonner (Shawna), Hugo Cortes (Gabe) Kofi Agyemang
(Mack), Tameka Empson (Sharonda), George Sampson (Eddie), Frank Harper (Fred), Patrick Baladi (Sig. Harding)
Durata: 96’
Metri: 2700
si adeguano a ballare in qualsiasi spazio
gli capiti, compresi parcheggi pubblici all’aperto e centri commerciali. Ma, in entrambi i casi, la fortuna non li assiste: giacché sono colpiti da un temporale improvviso, oppure devono darsela a gambe, in
quanto inseguiti da una schiera di poliziotti
imbufaliti. La situazione si fa ancora più
destabilizzante, quando vari membri della
crew dichiarano apertamente il fallimento
della conduzione di Carly e abbandonano
il campo con risentimento. Nel frattempo,
31
la giovane ballerina cerca di sbarcare il
lunario, lavorando come cameriera per un
fast-food. Inviata dal proprio datore di lavoro a consegnare dei sandwich presso la
Ballet Accademy, Carly si presenta alla
celebre insegnante Helena Fitzgerald, che
rimane estremamente colpita dal forte temperamento della ragazza. Prima di congedarla, Helena si destreggia nell’arte dello
scambio ben riuscito: propone alla breakdancer di affittarle gratis la sala più
grande di cui la scuola dispone; ma, in
Film
cambio, Carly dovrà insegnare quel particolare tipo di danza ad alcuni elementi del
corpo di ballo della Ballet Accademy. La
protagonista ride sotto i baffi per via di una
proposta così scriteriata e oltremodo avventata; sennonché, quando capisce che Helena non la sta affatto prendendo in giro, accetta. Lo scambio interculturale si rivela
difficile sin dal primo istante, sia da una
parte che dall’altra. Infatti, per le ballerine
in tutù e i danzatori in calzamaglia accettare le regole dell’hip hop significa rinnegare
tutti i valori che si sono sentiti ripetere e
ripetere e ancora ripetere dal loro primo ingresso in una palestra. Dal canto suo, anche la direttrice dell’accademia (la vecchia
signora Fleurie) riesce a malapena a dissimulare una certa disapprovazione per quello che reputa un folle progetto. Pian piano,
però, la situazione tende ad appianarsi sotto l’egida dell’arte come valore assoluto e
il coreuta Tomas mostra di apprezzare tanto le lezioni impartite a ritmo di danza contemporanea, quanto la poco convenzionale
docente. Durante una serata di libera uscita, Carly e il suo gruppo conducono i nuovi
amici in un locale alla moda di Londra, dove
solitamente le crew rivali si sfidano a colpi
di freestyle. Qui assistono a una performance dei preparatissimi “Surge”, notando con
sgomento un volto sconosciuto all’interno
del team antagonista: si tratta di Jay, l’ex
di Carly. Sentendosi apostrofare a male
parole dai compagni di un tempo, il traditore esaspera il suo atteggiamento strafottente, ricordando in pubblico la notte precedente trascorsa nella stanza da letto di
Carly. Quest’ultima allora scappa via il più
lontano possibile da lui e dalla sua cerchia
di conoscenti. Tomas la rincorre e, per un
soffio, le salva la vita, evitando che la giovane finisca sotto le ruote di un’automobile. Il pupillo della Fitzgerald si ripromette
di condurre Carly nel proprio appartamento poco distante, offrendosi come spalla perfetta su cui versare le lacrime per un amore
finito. E, invece, stregati dalla luna e dallo
skyline londinese che è possibile ammirare
dal terrazzo di casa di Tomas, i due si scambiano un bacio romantico. Il ballerino la
attrae a sé con la promessa che la nuova
crew si aggiudicherà il primo posto alla
prossima competizione, a patto che la danza classica si accordi in perfetta armonia
con il sound metropolitano. Una volta perfezionata la formula vincente, ahimè, spunta una nuova grana: a quanto pare la data
del torneo di street dance e quella per i provini del Royal Ballet coincidono e, dato che
nessuno di loro è dotato del dono dell’ubiquità, sembra quasi impossibile riuscire a
onorare entrambi gli appuntamenti. La corsa contro il tempo pur di partecipare all’”Uk
Street Dance Championship” spinge i bal-
Tutti i film della stagione
lerini della Ballet Accademy a una scelta
tatticamente sbagliata per il loro futuro
come rinunciare alle audizioni. Niente paura: a quanto pare, colui a cui è stato demandato il compito di esaminarli è stato
in passato un allievo di Helena, quindi si
dimostra incline a seguire la sua ex insegnante, pure in capo al mondo. Intanto, il
giovane Eddie irrompe sul palcoscenico e
si esibisce a sorpresa in un numero da lui
stesso coreografato, in modo da rimandare di qualche minuto lo spettacolo della
crew di Carly. Grazie all’intervento tempestivo di Eddie, Tomas e gli altri arrivano nell’istante esatto in cui lo speaker convoca la crew di Carly sul palco. Inizialmente fischiati dalla platea, i ballerini danno il loro meglio, coniugando volteggi e
piroette a capriole, improvvisazione e tante evoluzioni. Una standing ovation decreta la vittoria a furor di popolo per Tomas,
Carly & Co.; mentre, dall’alto di una tribuna, Helena annuncia sorridente ai suoi
discepoli che si sono aperte per loro le
porte del Royal Ballet.
È
facile, quasi scontato, irritarsi al
cinema di fronte a un film come
Streetdance 3D. Innanzitutto, la
storia nella sua scorrevole e rigorosa linearità risulta poco credibile da qualsiasi
punto la si cerchi di pigliare. Il mondo testuale presentato al pubblico dalla coppia
di registi Max Giwa e Dania Pasquini
(esperti in videoclip musicali) è talmente
ovvio che, per contrappasso, dimostra l’esigenza di un avvento di natura innovativa,
al fine di calibrare in controluce un genere
oramai dato per esangue. Streetdance 3D
concorre così per la palma d’oro di “sup-
plemento per eccellenza”, dal momento
che si propone come il supplemento di un
supplemento… Insomma, un qualcosa di
cui avremmo fatto volentieri a meno.
L’adozione della tecnologia in 3D è pertanto - legata all’esigenza di porre un
freno all’imminente “disfatta di Caporetto”
prevista per tutti i fratelli di primo e secondo letto di un successo di cassetta quale
Step Up. Ma, non basta più puntare su questa logica di mercato, se poi lo spettatore
non ha nulla da elaborare ed esce dalla sala
cinematografica per ritornare nella banalità del proprio universo quotidiano senza
aver ampliato i confini della propria mente.
Tuttavia, se la posta in gioco si riduce
al puro divertimento di due orette scarse
di fronte alle mosse che farebbero impallidire i televisivi “Amici di Maria De Filippi”,
l’audience giovanile accetterà di buon grado l’assurdità di una trama piena zeppa di
stereotipi. Eppure, anche qui, ogni focolare di emozioni acceso dalla musica hip hop
è destinato a spegnersi, in regione delle
latenti istanze ideologiche.
Al posto di madrina d’eccezione di
Streetdance 3D, ritroviamo una Charlotte
Rampling ritornata a rimirar i flash del
neon, dopo essersi auto-imposta tanti anni
di esilio dal grande schermo. Il desiderio
di ammirare l’attrice inglese ancora di fronte alla macchina da presa si trasforma,
però, in un misto di risentimento e sdegno
inesprimibile. Si raccomanda, quindi, di ricordarla al meglio della sua forma, ovvero
ai tempi dei grandi capolavori come Il portiere di notte, La caduta degli dei o Yuppi
Du del “molleggiato” Celentano.
Maria Cristina Caponi
CARS 2
(Cars 2)
Stati Uniti, 2011
Regia: John Lasseter, Brad Lewis
Produzione: Denise Ream per Walt Disney Pictures/Pixar Animation Studios
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Prima: (Roma 22-6-2011; Milano 22-6-2011)
Soggetto: John Lasseter, Brad Lewis, Dan Fogelman
Sceneggiatura: Ben Queen
Musiche: Michael Giacchino
Art director: Jay Shuster
Supervisori animazione: Arik Ehle, Dave Mullins
Animazione: Simon Allen, Jude Brownbill, Curran W. Giddens, Aaron J. Hartline,
Tsung-Yin Hsieh, Bruce Kuei, Rich McKain, Michelle Ohana, Jay Rennie, Bob Scott,
Matthew Strangio, Benjamin Su, Raphael Suter, Kristoff Vergne, Royce Wesley, Ricky Wight
Durata: 120’
Metri: 3300
32
Film
Tutti i film della stagione
’
agente Finn McMissile si trova in
azione su una piattaforma petrolifera. Intanto il celeberrimo Saetta McQueen torna a casa, nella sua
Radiator Springs, dopo aver vinto un prestigioso trofeo. Qui ritrova il suo amico fidato Carl Attrezzi detto Cricchetto, la sua
fidanzata Sally e tutti gli altri membri della compagnia e del suo team. Le intenzioni di McQueen sono quelle di godersi un
po’ di meritato riposo; tuttavia, un ricco
petroliere, tale Miles Axelrod, ha creato da
poco un carburante alternativo, ovvero
l’Allinol, in grado di sostituire proprio il
petrolio e organizza il World Grand Prix
per dimostrare l’affidabilità di questo nuovo prodotto, fornendolo a tutte le auto in
gara. Tra le “stelle” della manifestazione
brilla quella di Francesco Bernulli, auto
italiana che oltre a scatenare il desiderio
di tutte le automobili femmine per via delle sue ruote scoperte, è senza dubbio una
delle macchine più potenti in circolazione.
Egli, durante una trasmissione televisiva,
sfida apertamente Saetta McQueen, il quale, a questo punto, non può più astenersi
dal partecipare e decide anche di portare
con sé il suo amico Cricchetto.
Il torneo si sviluppa in tre gare, in
Giappone, in Italia e in Inghilterra, e il
team di McQueen raggiunge gli altri nella
spettacolare cornice di Tokyo, dove si tiene l’apertura della competizione. Alle spalle di questo Grand Prix, c’è però in atto
un pericoloso complotto, il cui scopo è
quello di mandare a monte l’affidabilità
dell’Allinol per poter continuare a usare
lucramente il petrolio.
Gli agenti dell’inteligence McMissile
e Holly Shiftwell lavorano al caso, supportati da un altro agente americano, il quale
però è in incognito e ne ignorano quindi
l’idendità. Proprio l’informatore americano viene raggiunto da due sicari che lo catturano, ma non prima che questi sia riuscito ad applicare sotto il carro attrezzi
Cricchetto il dispositivo di informazioni.
Così Cricchetto viene scambiato proprio
per l’agente sotto copertura, e McMissile
e Holly iniziano ad affidargli pericolose
missioni. Durante una di queste, Carl Attrezzi, avendo dimenticato accesa la comunicazione radio con McQueen, genera un
malinteso con l’amico pilota, che crede che
le parole di Cricchetto siano consigli in riferimento alla gara, e sbaglia così inesorabilmente facendosi superare da Francesco all’ultimo giro.
Saetta McQueen va su tutte le furie e
decide di allontanare l’amico. Tuttavia il
nuovo impiego di Cricchetto lo porta
ugualmente in terra italiana, in compagnia
di McMissile e Holly (della quale si è tra
L
l’altro perdutamente invaghito). Qui lo scopo dei partecipanti al complotto è quello
di far fondere il motore al maggior numero possibile di auto in gara: l’avevano già
fatto in Giappone, ma in numero minore.
In Italia il laser dei “cattivi” distruggerà
tutte le vetture a eccezione di quelle di
McQueen e di Francesco, i quali non si
accorgono neppure di ciò che accade alle
loro spalle; se ne rendono conto soltanto
dopo che Saetta McQueen taglia il traguardo da vincitore. Nel frattempo, Cricchetto, grazie a una mutazione generata da un
computer, riesce a intrufolarsi all’interno
di una riunione segreta tra i membri del
complotto, ovvero un mare di vecchi “catorci” stanchi di farsi chiamare in tal modo
e pronti a ribellarsi al sistema. Questi sono
guidati da una temibile vettura, che gli
parla però tramite un monitor e con il cofano sollevato e la voce modificata, per non
farsi riconoscere.
Tuttavia, la sbadataggine di Cricchetto fa sì che venga scoperta la sua vera identità e debba correre ai ripari. Al termine
della gara, Saetta McQueen dichiara di
voler continuare a usare l’Allinol, nonostante tutto, poiché crede che gli incidenti
avvenuti non siano determinati dal nuovo
carburante.
La notizia spinge tutti i membri del
complotto a stabilire la distruzione di McQueen durante l’ultima gara, il G.P. della
Gran Bretagna. Qui Cricchetto e i suoi
nuovi amici dell’intelligence vengono catturati e chiusi all’interno del Big Ben, finendo vittime del meccanismo dell’orologio, a causa del quale ogni giro di lancette
è per i tre un passo verso la morte. Nel
frattempo il laser distruttore non ha effetto su Saetta McQueen e così i cattivi decidono di passare al piano B, che consiste in
una bomba piazzata su Carl Attrezzi, il
quale si è liberato e sta andando ad avvi-
33
sare McQueen. Quando Holly avvisa Cricchetto della bomba sembra già troppo tardi, in quanto Saetta si lancia verso l’amico, il quale, a sua volta, lo vuole allontanare scappando via. Alla fine sarà proprio
Cricchetto a capire, grazie alle sue conoscenze tecniche, che dietro il motore visto
dallo schermo nelle riunione dei complottisti si nasconde incredibilmente Axelrod,
il creatore dell’Allinol, e lo obbliga quindi
a disattivare la bomba mettendo a rischio
la vita di entrambi. Il petroliere aveva infatti organizzato tutto ciò per continuare a
utilizzare il petrolio con spropositati guadagni. Cricchetto viene insignito del titolo
di “Sir” e torna a casa raggiante insieme
a McQueen, raccontando tutto agli amici
di Radiator Springs. Proprio qui si tiene
intanto un nuovo grand prix celebrativo,
al quale partecipa anche Francesco Bernulli, ormai amico di Saetta.
ra i suggestivi prodotti firmati
Pixar probabilmente Cars è quello che gode di una considerazione minore, nonostante i buoni incassi anche per quello che riguarda il secondo
capitolo.
I registi Lewis e Lasseter mettono su un
film idealmente innovativo, un lungometraggio d’animazione in cui si intrecciano due
storie (o forse è il caso di dire piste) parallele, una legata al mondo del Grand Prix e l’altra, più sdrucciolevole, allo spionaggio.
Accogliere l’Intelligence in un film d’animazione è una scelta mirabile e che richiede una giusta dose di coraggio, tuttavia il
modo in cui viene inserita non fa che generare rabbia e disapprovazione. Infatti
Lewis, Lasseter & co. si dimostrano mancanti di audacia, non hanno la forza di osare a sufficienza, e così anche Cars 2 è privo del giusto carisma, non riuscendo a incanalarsi verso la strada del successo.
T
Film
I minuti iniziali fanno ben sperare, grazie a una serie di inseguimenti (ripresi poi
raramente all’interno del film), fortificati da
musiche calzanti e scenari alla 007 che
poi si perdono dietro una storia eccessivamente banale e troppo carica di stereotipi per colpire lo spettatore. Inoltre, l’idea
di incentrare buona parte dell’action sulle
vicende di un personaggio altamente ridicolo, e probabilmente poco entusiasmante persino per i bambini, come Carl Attrezzi
“Cricchetto”, a svantaggio di un meno visibile Saetta McQueen, non fa che indebolire ancor di più un plot che passa con
estrema facilità dall’innovativo al trito.
Poteva invece esser meglio sviluppato
il Grand Prix, che sembra piuttosto poggiarsi sulle spalle della storia parallela e
non saper entusiasmare a sufficienza il
pubblico. Se la cornice di Tokyo rende bene
l’idea di una grande manifestazione sportiva, con una presentazione godibile an-
Tutti i film della stagione
che dal punto di vista estetico, non si può
dire lo stesso di Londra, che, essendo l’ultima gara del G.P. viene del tutto accantonata, e anche l’illustrazione del territorio italiano lascia molto a desiderare; soprattutto gli abitanti della penisola rimarranno basiti di fronte ad un’immaginaria
location come Porto Corsa, un’oscena
mescolanza tra Montecarlo e la costiera
amalfitana, nella quale si intravedono
persino strutture che ricordano S. Pietro
e il Colosseo: roba da far accapponare la
pelle.
In tutto ciò ci mette del suo anche il
detestabile doppiaggio italiano, che non ci
chiarisce il motivo per cui, eccezion fatta
per Marco Franzelli e la sua troupe, a cui
viene affidata la conduzione tv del Grand
Prix, non abbiano seguito il refrain originale che prevede per buona parte dei piloti le voci di personaggi realmente appartenenti al mondo delle corse e, soprattut-
to, non si riesce a intuire il perché a Francesco Bernulli, che negli U.S.A. ha la voce
di Turturro, l’Italia abbia preferito l’accento
napoletano di Alessandro Siani, tra l’altro
del tutto fuori luogo e neppure così divertente.
Rimanendo in tema di accostamenti è
invece geniale la riproposizione della Regina d’Inghilterra sotto forma di automobile ed è ancor più eccezionale lo scambio
di battute della stessa con uno dei suoi nipoti. Tuttavia questo è il classico colpo di
coda sul rettilineo finale, quando ormai è
troppo tardi per pensare di tagliare il traguardo assicurandosi il podio e ci si accontenta di un piazzamento un po’ più dignitoso. È veramente un peccato, perché
da Pixar ci si aspetta sempre moltissimo,
e anche stavolta c’erano le basi e le premesse per un ennesimo gioiello.
Tiziano Costantini
SOURCE CODE
(Source Code)
Stati Uniti/Francia, 2011
Regia: Duncan Jones
Produzione: Mark Gordon, Philippe Rousselet, Jordan Wynn
per Vendome Pictures/The Mark Gordon Company
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Ben Ripley
Direttore della fotografia: Don Burgess
Montaggio: Paul Hirsch
Musiche: Chris P. Bacon
Scenografia: Barry Chusid
Costumi: Renée April
Produttori esecutivi: Jeb Brody, Fabrice Gianfermi, Hawk Koch
Produttore associato: Sarah Platt
Co-produttori: Stuart Fenegan, Tracy Underwood
Direttore di produzione: Manon Bougie
Aiuti regista: Julie Bougie-Boyer, Buck Deachman, Bethan
Mowat, W. Michael Phillips
Operatori: Francois Archambault, Geoffroy Beauchemin,
Sylvaine Dufaux, Joe ‘Jody’ Williams
Operatore Steadicam: Marc Ehrenbold
Art director: Pierre Perrault
Arredatore: Suzanne Cloutier II
Effetti speciali trucco: Adrien Morot
Trucco: Marianne Bobet, Kathy Kelso, Suzi Ostos, Morag Ross,
Diane Simard
l capitano Colter Stevens è su un
treno diretto a Chicago. Christina,
la ragazza seduta vicino a lui
sembra conoscerlo bene, ma lui non ricorda nulla tranne di essere un pilota di elicotteri in missione di guerra. Passano pochi minuti e il treno esplode. Colter si risveglia in una base militare dove gli viene
I
Acconciature: Lyne Calvert, Nathalie Garon, Lyne Lapiana,
Martin Lapointe, Dominic Mango, Johanne Paiement
Supervisori effetti speciali: Ryal Cosgrove, K. C. Capek
Supervisori effetti visivi: Sébastien Moreau (Rodeo FX),
Erik Nordby (MPC), Wayne Brinton, Alexandre Lafortune, Louis
Morin
Supervisore costumi: Blanche-Danielle Boileau
Supervisori animazione: Marcus Alqueres (Modus FX),
Daryl Sawchuk (The Moving Picture Company)
Interpreti: Jake Gyllenhaal (Colter Stevens), Michelle Monaghan (Christina Warren), Vera Farmiga (Colleen Goodwin),
Jeffrey Wright (Rutledge), Michael Arden (Derek Frost), Cas
Anvar (Hazmi), Russell Peters (Max Denoff), Brent Skagford
(George Troxel), GolGordon Masten (conduttore), Susan Bain
(infermiera), Lincoln Ward (ministro Sudoku), Kyle Gatehouse
(studente del college), Anne Day-Jones (capo della polizia),
Clarice Byrne (segretaria), Joe Cobden (tecnico di laboratorio), Tom Tammi (conduttore della CNN), Kyle Allatt (Aide),
Pierre Leblanc (capostazione), Joti Nagra (medico), Laura
Atwood (madre di famiglia), Raynald Lapierre (medico militare), Samuel Meadows, Craig Thomas, Paula Jean Hixson,
Albert Kwan, James A. Woods, Matt Holland, Jasson Finney,
Scott Bakula, Frédérick De Grandpré
Durata: 93’
Metri: 2560
spiegato che è lì per scoprire l’identità del
terrorista che ha fatto saltare in aria il treno quella mattina. Grazie a uno strumento
sofisticato, il “source code”, verrà continuamente rimandato indietro nel tempo per
8 minuti fino a rintracciare il pericoloso
criminale e evitare che possa fare altri attentati in futuro. Colter accetta, ma qual34
cosa nel comportamento dei suoi superiori lo insospettisce. Visto che tutti nel treno
lo credono un’altra persona chiede a Christina di fare una ricerca su internet sul
nome “capitano Colter Stevens” che lui
spaccia per un suo amico. La ragazza imbarazzata gli comunica che l’uomo in questione è morto in guerra. Colter ritornato
Film
alla base dopo l’ennesima esplosione chiede spiegazioni. Gli viene confermato che è
morto, così come lo sono tutti i passeggeri
del treno, ma che può continuare a servire
la patria per l’ultima volta prima di lasciare definitivamente la terra. L’uomo è sconvolto, ma deciso a continuare la sua missione, ritorna sul treno e riesce a incastrare il terrorista che aveva già in programma un secondo e più atroce attentato. La
missione è finita, ma lui chiede di ritornare sul treno per provare a salvare tutte quelle vite umane. Il suo capo gli nega categoricamente il permesso dato che il programma può solo ricevere informazioni e non
interferire con il passato, ma Carol, una
giovane ufficiale con cui condivideva il
progetto, contravvenendo a tutti gli ordini
lo rispedisce indietro nel tempo. Qui Colter, oltre a salvare tutti, fa una lunga telefonata a suo padre dove, sotto mentite spoglie, gli parla dell’amore che suo figlio
aveva per lui e invita Christina a uscire
con lui. Per sicurezza manda una e-mail a
Carol spiegandole tutto quello che ha fatto e soprattutto che il “source code” può
realmente cambiare il passato.
D
uncan Jones è un nome da segnarsi sul taccuino. Dopo l’acclamatissimo esordio alla regia con
Tutti i film della stagione
Moon, un omaggio alla science fiction degli anni Settanta-Ottanta, riconferma il notevole talento dietro la macchina da presa
con una nuova pellicola: Source Code.
Il titolo non è particolarmente accattivante, la trama, impregnata di fisica quantistica, lo è ancor meno, eppure sono sufficienti un paio di secondi per entrare nell’universo cervellotico di Jones e rimanere-felicemente- intrappolati in un’avventura surreale.
Il regista, infatti, ha la rara abilità di
fondere gli elementi di genere con un velato lirismo filosofico che, nel divenire,
costituisce la vera anima della pellicola.
Non a caso il protagonista, un bravissimo Jack Gyllenhaal, viene portato sì in
una dimensione anonima fuori dal tempo e dallo spazio, ma contemporaneamente in un posto che esalta ogni singolo istante del suo vissuto in un crescendo di domande dalla risposta semplicemente abbozzata.
Il non-luogo, gli estranei e, soprattutto, il pericolo imminente diventano così il
pretesto per un analisi profonda, smarcata
da ogni banalizzazione, dell’esistenza
stessa.
I meccanismi emotivi, si può ben dire,
hanno la meglio sulla matematica che inesorabilmente, dopo una lotta sfiancante,
esce di scena a un passo dalla conclusione deliziosamente imperfetta.
Volendo essere pignoli questo è l’unico
vezzo che si concede Jones: il finale aperto. Proprio nel momento in cui la x trova la
collocazione ideale nei complessi calcoli di
analisi, infatti, viene fatta crollare ogni razionalità per lasciare spazio a una “sbavatura” di troppo. Eppure la trama, fino a quel
momento rigorosa, non perde di forza, anzi
se possibile ne acquista di nuova, offrendo
allo spettatore l’opportunità di analizzare
soluzioni fino a quel momento ignorate.
È indiscutibile: dietro a Source Code c’è
tecnica e soprattutto amore per il cinema
stesso. Jones, infatti, nonostante la giovane
età, non si lascia condizionare dalla voglia
di sconvolgere che anima i suoi coetanei,
ma dimostra di aver studiato e di saper personalizzare la lezione dei maestri del passato creando lavori stilisticamente impegnati,
ma, allo stesso tempo, di facile fruizione.
Che aggiungere? Il ragazzo ha stoffa,
se non si lascerà incantare dalle “sirene”
di Hollywood, potrà tranquillamente riprendersi il suo vero cognome Bowie senza
venire ogni volta associato al più famoso
padre. E questo, per un figlio d’arte con un
po’ di talento, vale più di un Oscar.
Francesca Piano
BEASTLY
(Beastly)
Stati Uniti, 2011
Regia: Daniel Barnz
Produzione: Susan Cartsonis per CBS Films/Storefront Films
Distribuzione: VIDEA-CDE
Prima: (Roma 11-5-2011; Milano 11-5-2011)
Soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Alex Flinn
Sceneggiatura: Daniel Barnz
Direttore della fotografia: Mandy Walker
Montaggio: Thomas J. Nordberg
Musiche: Marcelo Zarvos
Scenografia: Rusty Smith
Costumi: Suttirat Anne Larlarb
Produttore esecutivo: Michael Flynn
Co-produttore:Roz Weisberg
Direttori di produzione: Manon Bougie, Michael Flynn
Casting: Sarah Finn, Andrea Kenyon, Randi Wells
Aiuti regista: George Bamber, Richard L. Fox, Caroline Landry, Evelyne Renaud, Andrew M. Robinson
Operatori: Francois Archambault, Geoffroy Beauchemin,
Mathieu Charest, Alfonso Maiorana
Art director: Jean-Pierre Paquet
yle è un arrogante, bellissimo e
ricco ragazzo che frequenta un
liceo d’elite. Attualmente è impegnato nella campagna elettorale per farsi
K
Supervisore art director: Isabelle Guay
Trucco: Annick Chartier, Jamie Kelman, Fanny Vachon
Acconciature: Sandro Di Gioacchino, Corald Giroux, Gaétan
Landry
Supervisore effetti speciali: Ryal Cosgrove
Supervisore effetti visivi: Kevin Quatman
Coordinatori effetti visivi: Sarah Barber, Paulina Kuszta
Supervisore costumi: Blanche-Danielle Boileau
Supervisore musiche: Linda Cohen
Interpreti: Alex Pettyfer (Kyle), Vanessa Hudgens (Lindy), Peter
Krause (Rob), Mary-Kate Olsen (Kendra), Lisa Gay Hamilton
(Zola), Dakota Johnson (Sloan), Neil Patrick Harris (Will), Erik
Knudsen (Trey), Karl Graboshas (insegnante), David Francis
(dottor Davis), Steve Godin (Junkie), Gio Perez (Victor), Roc
LaFortune (padre di Lindy), Miguel Mendoza (fratello di Victor),
Julie Dretzin (assistente di Rob), Justin Bradley, Shannon
Buckel (studenti), Cristina Franco, Lydia Moore, Jonathan
Dubsky, Rhiannon Moller-Trotter
Durata: 86’
Metri: 2360
eleggere Presidente del Comitato Verde.
Per lui, è solo un gradino in più per la sua
popolarità: non gli interessa realmente la
condizione del pianeta. Apparentemente
35
freddo e distaccato, Kyle disdegna i brutti
e coloro che non curano il proprio aspetto
fisico; in realtà, è un ragazzo infelice, il cui
padre, importante anchorman tv, lo lascia
Film
sempre da solo a casa con Zola, governante
extracomunitaria come unica compagnia.
Completamente differente da lui è la compagna di classe Lindy, che ama interessarsi alla
natura e all’ambiente; dolce e sensibile, si
occupa sempre del padre tossicodipendente.
Kyle vince le elezioni. Kendra giovane ragazza dark, che tutti sospettano essere una
strega, non ama i comportamenti del giovane. Nonostante questo, tenta di dargli una
seconda possibilità al ballo del Comitato Verde. Kyle noncurante dei poteri di Kendra, la
deride davanti a tutti. A quel punto Kendra
rivela la sua vera natura di fata. Per fargli
comprendere che la bellezza non è tutto, gli
lancia una maledizione: il suo corpo viene
ricoperto di tatuaggi e piercing che gli deformano l’aspetto e resta totalmente calvo.
Kyle avrà un anno di tempo per trovare una
persona che lo ami per come è dentro. Il padre, non credendo nella magia, lo porta da
tutti i chirurghi plastici per cercare di farlo
operare, ma tutti danno lo stesso responso:
sono interni alla pelle per cui impossibili da
eliminare. Il padre vergognandosene lo abbandona in uno splendido appartamento,
dove, a fargli compagnia, c’è la governante
e il simpatico e saggio istitutore cieco Will.
Kyle si rende conto che in realtà i suoi amici
lo frequentavano solo per i suoi soldi. Inizia
così a interessarsi alle vite degli altri. Incuriosito dal ricordo di Lindy, l’unica che non
gli ha mai sparlato alle spalle, decide di seguirla di nascosto. Una sera, pedinandola,
scopre che il padre della ragazza è minacciato da una coppia di fratelli spacciatori, a
cui deve dei soldi. Lindy resta ferita nel difendere il padre, che intanto ha ucciso uno
dei due spacciatori. Kyle, che inizia a nutrire un sentimento per la ragazza, stipula un
patto con il padre: vista la minaccia dello
spacciatore che medita vendetta per la morte del fratello, lui si prenderà cura della ragazza che dovrà restare per sempre segregata in casa sua. Lindy, frustrata e arrabbiata,
va a vivere da Kyle che si farà chiamare
Hunter per non farsi riconoscere. Le reticenze
iniziali della ragazza, lasciano man mano
spazio alla curiosità e la compassione verso
il suo strano carceriere. Kyle, aiutato da Zola
e Will, cerca di conquistarla: si è realmente
innamorato di lei. Il tempo stringe, l’anno
sta per scadere e Kyle chiede più tempo a
Kendra, che rifiuta. Lindy, intanto, inizia a
innamorarsi di lui, che finalmente è cambiato nell’animo. Proprio mentre stanno per
baciarsi, arriva una telefonata importante:
il padre è in overdose e lo spacciatore è stato
arrestato. Non avendo cuore di lasciarla prigioniera con sé, Kyle la lascia andare dandole una lettera in cui le dice che la ama.
Quando il padre si riprende, Lindy cerca di
mettersi in contatto con lui; pensando di non
essere ricambiato, Kyle non risponde alle sue
telefonate. È l’ultimo giorno della maledizione e Lindy sta per intraprendere il tanto
sospirato viaggio a Matchu Pitchu. Spinto
Tutti i film della stagione
dai suoi amici, Kyle la raggiunge in aeroporto e le dice nuovamente che la ama. I due
si baciano, ma ormai l’anno è scaduto. Mentre lei sta per entrare nell’aereo si volta e gli
dice che lo ama. Nonostante il tempo sia scaduto, Kendra chiude un occhio e lo libera
dall’incantesimo. I due ragazzi sono liberi
di amarsi. Inoltre, Kyle riesce tramite Kendra a far avverare i sogni dei suoi amici: Zola
riceve la carta verde per la sua famiglia e
Will riacquista la vista.
L
a favola di La Bella e La Bestia
ha da sempre il suo indiscusso
fascino. In qualsiasi epoca la si
ambienti, in qualsiasi modo la si interpreti,
è sempre indimenticabile. Beastly, tratto dall’omonimo romanzo di Alex Flinn e girato dal
regista Daniel Barnz, non fa eccezione. Anzi,
Barnz riesce persino a migliorare il romanzo, laddove l’autrice languiva di situazioni o
non riusciva a sfruttare al meglio il potenziale della storia. Qui siamo nell’ambito urban,
più precisamente nella New York dei nostri
giorni. Kyle è il tipico adolescente che ama
la bellezza e il successo. Si alza la mattina e
fa le flessioni; persino la sua campagna elettorale si fonda sull’esteriorità e il ribrezzo per
i brutti. Dentro di sé, però, c’è ben altro; solo
che gli resta più facile non mostrarlo. Solo e
con un anchorman famoso come padre, si
cresce praticamente da solo; è proprio il padre ad avergli insegnato tutto quello che è e
che si rivelerà un grosso errore. Il sentirsi
brutto e la vicinanza di Lindy, generosa e
gentile ma non stupida, contribuiscono a fargli comprendere e cogliere il bello dentro di
sé. Interessante la scelta di come rappresentare la bestia. Assieme al regista, l’ad-
detto agli effetti speciali Tony Gardner, che
ha esordito nel video Thriller di Michael Jackson, ha deciso di lavorare su una Bestia che
andasse contro tutti gli stereotipi. Via i vecchi cliché di corna e la folta pelliccia. Il corpo
di Kyle si ricopre di tutto ciò che ha sempre
odiato: piercing e tatuaggi. Persino al posto
delle sopracciglia gli vengono incise le due
parole che più usava per additare i brutti: suck
e embrace. Interessante anche il personaggio della fata – strega Kendra, che diventa
una ragazza in chiave dark e che sfoggia
più completi gotici, con tanto di tacco dodici.
Gli attori Alex Pettyfer, Vanessa Hudgens e
Mary – Kate Olsen, pur essendo giovani
sono tutti bravi e riescono a sostenere le
quasi due ore di film; non male anche Neil
Patrick Harris, che interpreta l’insegnante
cieco, a cui sono affidate tutte le parti comiche. Come il precedente e recente Cappuccetto Rosso Sangue, Beastly segue l’attuale moda di rimodernare le classiche favole
per farle conoscere alle generazioni più giovani. In questo caso, l’esperimento è riuscito. L’atmosfera romantica, il gioco fra i due
personaggi principali e duetti comici sono
ben calibrati e dosati. La sceneggiatura non
tocca sicuramente picchi di elevata estrosità, ma ha comunque la sua dignità. Il messaggio della storia, è sempre quello: la bellezza esteriore non è tutto, bisogna coltivare
il nostro carattere, la nostra cultura, il nostro
cervello. Mai come in questa epoca, fatta di
ossessioni sul peso, di disturbi alimentari, di
stress da bisturi e ricerca ossessiva di fama,
messaggio è più azzeccato. E non solo per i
più giovani.
Elena Mandolini
MICHEL PETRUCCIANI BODY & SOUL
(Michel Petrucciani)
Francia/Germania/Italia, 2011
Regia: Michael Radford
Produzione: Gunnar Dedio, Martina Haubrich, Serge Lalou,Bruce Marks, Andrea
Stucovitz per Les Films d’Ici/Looks Filmproduktionen/Partner Media Investment/Liaison Films/arte France Cinéma/Eden Joy Music/Noa Noa Film
Distribuzione: PMI Distribuzione
Prima: (Roma 22-6-2011; Milano 22-6-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Michael Radford
Direttore della fotografia: Sophie Maintigneux
Montaggio: Yves Deschamps
Direttori di produzione: Sascha Lienert, Gilana Lobel, Réjane Michel
Aiuto regista: Victoire Gounod
Trucco: Delphine Birarelli
Suono: Olivier Le Vacon
Interpreti: Michel Petrucciani (immagini di repertorio), Alexandre Petrucciani, Aldo
Romano, Frank Cassenti, Joe Lovano, John Abercrombie, Charles Llyod, Francis
Dreyfus, Ron McClure (se stessi)
Durata: 90’
Metri: 2480
36
Film
962. Michel Petrucciani nasce in
un paesino della provincia francese. Un minuto dopo la sua
venuta al mondo, le sue ossa sono già in frantumi: l’osteogenesi imperfetta da cui è afflitto, infatti, lo rende fragilissimo sin dalla nascita e segna per sempre la sua vita. Michel,
troppo delicato per frequentare la scuola
come i suoi due fratelli, dalla statura decisamente inferiore rispetto alla norma, e dal
fisico deformato dalla malformazione congenita, cresce per lo più in casa, ma sembra non patire la sua natura “diversa” rispetto agli altri. Alla vista di un pianoforte,
all’età di quattro anni, decide che quello è
ciò cui vuole dedicarsi. Al pianoforte spenderà quindi la sua vita, e attraverso il pianoforte esprimerà la sua natura speciale.
Se inizialmente Michel si esibisce con il
complesso del padre, pian piano emerge la
sua bravura e acquista popolarità. L’incontro con Kenny Clarke, di cui sostituisce il
pianista nel tour in Francia , segna l’inizio
di una carriera internazionale. Dopo aver
accompagnato anche il sassofonista Lee
Konitz, nel 1981 Petrucciani vola a Big Sur,
in California, sposa la sua prima moglie e
viene notato da Charles Lloyd, che lo invita
a diventare membro del suo quartetto. Tre
anni dopo, con il gruppo di Lloyd, da Big
Sur Michel approda al Blue Note, tempio
del jazz di New York. L’avventura nella
Grande mela gli farà incontrare la sua seconda moglie e lo consacrerà sull’altare
della musica. Durante una tournèe successiva, Michel si innamorerà di quella che
diverrà la sua terza moglie, madre del suo
unico figlio (anche lui affetto dalla stessa
malattia del padre).
La carriera di Petrucciani continua
collaborando con nomi del calibro di Dizzy Gillespie, Jim Hall, Wayne Shorter, Palle
Daniellson, Eliot Zigmund, Eddie Gomez
e Steve Gadd.
Michel Petrucciani, che nonostante la
sua condizione fisica “speciale” vuole vivere esattamente come i suoi compagni di
avventura, sperimentando tutto, provando
tutto, muore nel 1999 a New York, in seguito alle complicazioni di una banale influenza, contratta per la testardaggine di
voler andare a festeggiare un capodanno
camminando al freddo nella neve.
Tutti i film della stagione
1
l regista Michael Radford firma un
documentario sulla vita intensa e
decisamente fuori dal comune di
uno dei più grandi protagonisti della scena del jazz. Lo fa raccogliendo video dei concerti, interviste a parenti, amici e colleghi,
filmati di repertorio, ma non solo. Radford inquadra il personaggio di Petrucciani lasciando parlare lo stesso protagonista: gli spezzoni in cui Michel parla guardando in macchina in alcune interviste rende autentico il
racconto perché svelano il carattere deter-
I
minato, orgoglioso, arrogante, sensibile e generoso del grande pianista. La costruzione
filmica, infatti, inanella una dietro l’altra le
diverse versioni di una stessa vicenda, mostrando come Michel avesse l’abitudine di
ingigantire o modificare a suo piacimento i
racconti su di lui e come lo stesso avvenimento venisse vissuto in modo diverso da
Michel e da chi gli stava accanto.
Body&soul testimonia efficacemente in
immagini e musica la vicenda esistenziale
di un uomo condannato dall’handicap a
essere diverso, ma che è stato capace di
fare della propria diversità un vantaggio,
dedicandosi anima e corpo a coltivare quel
talento che gli avrebbe permesso di non
vivere di rimpianti.
La testardaggine con cui Michel Petruc-
ciani vuole suonare, con cui vuole essere
sul palco, con cui vuole vivere il più possibile e provare tutto (foss’anche l’alcool o le
droghe che, in quel periodo storico e in quell’ambiente, provavano tutti), lo rendono un
personaggio decisamente attraente, ammirabile, ma a tratti anche detestabile, quando
la voglia di vita sconfina nell’egoismo (sconcerta la volubilità con cui cambiasse moglie).
Il film è un tributo a un grande jazzista
costretto in un corpo inadeguato, un omaggio alla magnanimità d’animo che può travalicare i limiti imposti dal fisico, un collage
dei momenti salienti della vita di Petrucciani consegnata al grande schermo al ritmo
incostante, raffinato e sorprendente del jazz.
TIZIANA VOX
IL PEZZO MANCANTE
Italia, 2010
Regia: Giovanni Piperno
Produzione: Gabriella Buontempo, Massimo Martino, Maria Teresa Tringali per Goodtime
Distribuzione: Cinecittà Luce
Prima: (Roma 17-6-2011; Milano 17-6-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Giulio Cederna, Giovanni Piperno
Direttori della fotografia: Giovanni Piperno, Raoul Torresi
Montaggio: Paolo Petrucci
Musiche: Rinneradio
Direttore di produzione: Isabella Manzollino
Suono: Maximilien Gobiet
Interpreti: Gelasio Gaetani Lovatelli, Taki Theodoracopulos, Vendeline Von Bredow,
Giulia Graglia, Nicola Lazzari, Marella Caracciolo Chia, Giovanni Sanjust Di Teulada, Klaus Von Bulow, Afdera Franchetti, Ira Von Fürstenberg, Marco Bava, Pietro
Perotti, Marco Bernardini, Marta Vio, Daphne Vio Ninchi, Bert Hellinger, Giuseppe
Lancia, Roberto Prinzio
Durata: 71’
Metri: 1960
37
Film
a disponibilità di Gelaso Gaetano Lovatelli, grande amico di
Edoardo Agnelli, ha permesso al
regista Giovanni Piperno la composizione di questo documentario con spezzoni
originali d’archivio, scarne interviste e,
appunto, tanti ricordi di famiglia: la fondazione della FIAT negli ultimi anni
dell’800, il potere del nonno Giovanni, la
scarsa presenza della generazione successiva con le morti premature sia di Edoardo (padre di Gianni) che della moglie, il
forte imprimatur della seguente che ha
contribuito alla storia del ‘900 italiano
con il comando determinato e l’intransigenza aristocratica del capofamiglia,
Gianni Agnelli, l’Avvocato.
Pubblico e privato collegati insieme da
un unico filo che cuce ora l’uno ora l’altro
dei settori, nella composizione di una storia lunga un secolo e che, volendo o non
volendo, appartiene alla vita personale e
alle svolte professionali e pubbliche di una
nazione intera.
Naturalmente, come sempre accade,
tanta fortuna, tanta importanza e tanto denaro si sono accompagnati passo dopo passo a uguali dosi di dolore, rovesci e misteri che hanno costituito dei veri buchi neri
nella storia della famiglia che il carisma,
la riservatezza e la personalità di Gianni
Agnelli non sono riusciti a coprire; questi
potranno essere inquadrati nella giusta ottica forse tra molti anni, grazie all’aiuto
che solo può fornire un forte distacco temporale e sentimentale.
L
Tutti i film della stagione
pezzi mancanti a cui fa riferimento
il titolo risultano certamente più
d’uno man mano che l’accostamento alle vicende degli Agnelli si fa più accurato, nel tentativo di approfondirne problematiche e dubbi. A cominciare da Giorgio,
fratello di Gianni, figura controversa e disturbata, sensibile, avulsa dall’obligato sviluppo centrale della famiglia, sicuramente
ammalato ma quanto?, schizofrenico sembra, quindi allontanato poi rinchiuso in una
clinica svizzera per malattie mentali e lasciato morire di nascosto, dimenticato, comunque rimosso, oggetto di un tabù, alla
cui totale chiusura hanno contribuito tutti i
componenti della famiglia, a cominciare da
Gianni e Susanna.
Probabilmente il pezzo mancante che
il titolo considera in maniera primaria è Edoardo, figlio di Gianni (effettivamente il telaio
portante di tutto questo lungo racconto cinematografico), un tempo erede designato
a sostenere i compiti della continuità dinastica, poi sempre più tormentato e lontano
dal progetto industriale per il quale dimostrò presto l’assoluta inconsistenza manageriale, preferendo agli obblighi del nome
la strada della spiritualità, dell’islamismo,
molto probabilmente delle droghe fino all’isolamento completo e al suicidio.
E comunque il significato del pezzo che
manca può essere riferito in linea generale all’erede che è mancato, nel nome, nel
disegno dinastico e progettuale di Gianni
Agnelli, essendo il suicidio di Edoardo successivo di soli tre anni alla morte tristissi-
I
ma di quello che sarebbe stato l’erede ufficiale, Giovannino, figlio di Umberto, a soli
trentatre anni.
Per Piperno è centrale questo fatto;
come la storia degli Agnelli degli ultimi decenni sia stata schiacciata sotto il peso di
questo desiderio immane, anche se sacrosanto: riuscire a individuare e avere
l’erede che potesse accogliere nelle sue
braccia il peso e la grandezza di una dinastia da traghettare verso i traguardi industriali, esistenziali e societari del nuovo millennio. Così non è stato e ciò ha
certamente contribuito a confinare la famiglia in una lontananza siderale, spoglia
di sentimenti e desideri. A tutto ciò si accompagna l’andamento del film, fatto soprattutto di tanti dubbi e interrogativi e
basato su tante ipotesi e risposte date in
solitudine, quasi sussurrate.
A un giornalista che gli faceva questa
domanda: “Ha mai desiderato di avere o
fare qualcosa che non è riuscito a fare?”
Edoardo non ha risposto. I suoi occhi hanno risposto per lui: uno sguardo spesso,
scuro, incredibilmente duro e spietato,
così lontano dalla sensibilità sempre dimostrata verso tutto e tutti, una fissità indecifrabile verso qualcosa che solo lui
vedeva e che a lui è mancata. Forse questa è una chiave possibile per squarciare
l’enigma; Piperno lo ha capito senz’altro,
a questo si è affidato per la conduzione
del film.
Fabrizio Moresco
NOI, INSIEME, ADESSO-BUS PALLADIUM
(Bus Palladium)
Francia, 2010
Regia: Christopher Thompson
Produzione: Cyril Colbeau-Justin, Jean-Baptiste Dupont per
LGM Productions/Studio Canal/France 3 Cinéma
Distribuzione: Bolero Film/Brave Film
Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Christopher Thompson, Thierry Klifa
Direttore della fotografia: Rémy Chevrin
Montaggio: Célia Lafitedupont
Musiche: Yarol Poupaud
Scenografia: Emmanuelle Duplay
Costumi: Emmanuelle Youchnovski
Produttore esecutivo: David Giordano
Casting: Brigitte Moidon
Aiuti regista: Emilie Cherpitel, Mathieu Thirion
Operatore: Éric Brun
Arredatore: Emmanuelle Duplay
Trucco: Laurence Grosjean, Irène Jordi
Acconciature: Loli Avellanas, Jane Milon
Supervisore effetti speciali: Grégoire Delage
Supervisore effetti visivi: Stephane Bidault
Suono: Cyril Moisson
Interpreti: Marc-André Grondin (Lucas), Arthur Dupont (Manu
Pedraza), Elisa Sednaoui (Laura), Géraldine Pailhas (Prune
Angelli ), François Civil ( Mario ), Jules Pelissier ( Jacob ),
Abraham Belaga (Philippe), Karole Rocher (Françoise, madre di Manu), Dominique Reymond (Marina, madre di Lucas),
Naomi Greene (Rizzo), Noémie Lvovsky (Psy Militare), Solange Najman (Babcia), Agathe Bonitzer (Myriam), Zara Prassinot (Sandra), Katinka Ostasenko-Bogdanoff (Katinka), Clara Ponsot (Nathalie), Xavier Pottier (Fifi)
Durata: 100’
Metri: 2740
38
Film
“
he cos’è il rock? Il rock è noi,
insieme, adesso!”. È quello che
dice Manu, il cantante dei Lust,
la giovane band nata dalla passione per
la musica rock di cinque amici fraterni:
Manu, Lucas, Philippe, Mario e Jacob. Inquadrato dalla cinepresa Super8 nel viaggio verso la prima tappa della loro prima
tournée, Manu è il vero leader di una band
cresciuta con il grande rock. Sono gli anni
’80, è il periodo di David Bowie e dei Rolling Stones e i Lust sono una giovane rock
band francese molto promettente. Tra di
loro anche un altro leader, Lucas il chitarrista, che è rientrato da Londra, dove aveva lavorato come architetto, proprio per
realizzare il suo sogno insieme agli amici.
Lucas è il migliore amico di Manu, con il
quale trascorre notti intere sul tetto del suo
studiolo a parlare e a comporre testi e
musica per il loro gruppo. Il successo incomincia a non sembrare tanto lontano,
soprattutto quando Mario, diventato il loro
manager, trova un ingaggio per suonare
dal vivo al Bus Palladium, celebre locale
di Pigalle. Qui vengono notati da un’impresaria, che offre loro di incidere il loro
primo EP. Ma quella è anche la sera in cui
Lucas e Manu notano la stessa ragazza,
Laura, che comincia una storia col cantante, ma nel frattempo continua a lanciare sguardi all’altro. A incombere sul loro
C
Tutti i film della stagione
successo e sui loro rapporti anche la droga. Proprio a causa di una overdose, Manu
sarà costretto a rimanere in ospedale per
qualche giorno. Nonostante l’avvicinamento tra Lucas e Laura, la ragazza deciderà
prima di rimanere con Manu, poi di lasciarlo per diventare la groopie di una
band più famosa di loro. Ma ormai i ragazzi sembrano sempre più presi ognuno
dai propri problemi e dalle proprie aspirazioni; il destino dei Lust sembra ormai
segnato. Solo qualche anno dopo, la band
si ritroverà unita al funerale di Manu. Sarà
allora che, anche grazie al ritorno di Lucas dall’Inghilterra, la band deciderà di
riunirsi e continuare a inseguire il sogno
del successo.
nni ’80, musica, droghe, gioventù e tanti sogni. Sono questi i temi
principali intorno ai quali gira Noi,
insieme, adesso - Bus palladium, il film
d’esordio dietro la macchina da presa dell’attore e produttore inglese Christopher
Thompson. Un film da cui ci si aspetterebbe di trovare il grande rock di quegli
anni, sullo sfondo di storie di amicizie e
di amori. Ma non è così. Non è un film per
nostalgici rockettari né per i ventenni di
oggi, che potrebbero trovare in questa
pellicola l’occasione per vedere come vivevano i loro coetanei trent’anni fa. Noi,
A
insieme, adesso - Bus palladium, come
si evince già dal titolo, è un film che racconta l’amore e l’amicizia, ma non sullo
sfondo del grande rock, piuttosto dei conflitti familiari, della droga, delle insicurezze giovanili che riguardavano i ragazzi
degli anni ’80 esattamente come potrebbe essere per qualsiasi ragazzo di oggi
in qualunque parte del mondo. Seppur
non particolarmente originale nella storia e nella caratterizzazione dei ruoli, ciò
che comunque colpisce di questo film è
la chiara volontà del regista di raccontare
i suoi personaggi. La storia ruota intorno
all’amicizia tra Manu (Arthur Dupont) e Lucas (Marc-André Grondin), che inizia a incrinarsi l’arrivo di Laura (Elisa Sednaoui).
I due ragazzi rappresentano due personalità differenti e incompatibili, unite solo
da una passione, quella per la musica.
Sono tanti i cliché che purtroppo costellano il film del regista inglese, anche nell’estetica dei personaggi (Manu, ad esempio, sembra un po’ troppo una sorta di Jim
Morrison francese), eppure il risultato finale è gradevole nel suo insieme. E semmai non piacesse il film, si potrà sempre
dire di aver ascoltato una bella colonna
sonora con brani degli Stonses, di Bowie
e dei Doors.
Marianna Dell’Aquila
BORIS – IL FILM
Italia, 2010
Regia: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Produzione: Mario Gianani, Lorenzo Mieli per Wildside in collaborazione con Rai Cinema/Sky Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Prima: (Roma 1-4-2011; Milano 1-4-2011)
Soggetto: tratto dall’omonima serie TV
Sceneggiatura: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Direttore della fotografia: Mauro Marchetti
Montaggio: Massimiliano Feresin
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia. Musiche eseguite
dalla Czech National Symphony Orchestra
Scenografia: Michele Modafferi
Costumi: Fiorenza Cipollone
Produttori esecutivi: Olivia Sleiter
Direttore di produzione: Andrea Tavani
Casting: Stefania Rodà
Aiuti regista:Giuseppe Bonito, Emanuele Tammaro
Operatore:Timoty Aliprandi
Operatore steadicam: Manuel Incagnoli
Coordinatori effetti speciali: Tiberio Angeloni, Franco
Galiano
Suono: Filippo Porcari, Federica Ripani
Canzoni estratte: “Pensiero stupesce” di Elio e Le Storie Tese;
il brano “La vita è bella” di Nicola Piovani
Interpreti: Francesco Pannofino (Renè Ferretti), Carolina Crescentini (Corinna), Caterina Guzzanti (Arianna Dell’Arti), Alessandro Tiberi (Alessandro), Antonio Catania (Diego Lopez),
Pietro Sermonti (Stanis), Ninni Bruschetta (Duccio Patanè),
Alberto Di Stasio (Sergio), Paolo Calabresi (Biascica), Carlo
De Ruggieri (Lorenzo), Roberta Fiorentini (Itala), Luca Amorosino (Alfredo), Valerio Aprea (Aprea), Massimo De Lorenzo
(Max), Andrea Sartoretti (Zachia), Giorgio Tirabassi (Glauco),
Paolo Bessegato (Emilio Baranes), Massimo Popolizio (Massimo), Claudio Gioè (Francesco Campo), Thomas Trabacchi
(Fabio Carli), Eugenia Costantini (Cristina), Vanni De Lucia
(Dante Milonga), Rosanna Gentili (Marilita Loy), Monica Samassa (Carolina De Luca), Vanessa Compagnucci (Elisabetta), Massimiliano Bruno (Martellone), Adelmo Togliani (Tullio), Karin Proia (Karin), Federico Pacifici (Brusini), Lavinia Biagi
(Giovanna), Ivan Urbinati (comico), Barbara Folchitto (giornalista)
Durata: 108’
Metri: 2960
39
Film
uesta è la storia di un regista e
della sua troupe… Il regista è un
uomo che sogna il cinema fin da
bambino”.
Renè Ferretti ha fatto sempre tanta televisione, in particolare fiction di basso livello, soprattutto a causa delle ridotte capacità professionali della sua troupe artistica, di quella tecnica e della produzione.
Un giorno però, di fronte alla richiesta di
girare un rallenti del giovane Ratzinger che
corre per i prati, Ferretti decide di lasciar
perdere tutto e tutti. Rinchiuso in casa insieme allo stagista Alessandro, a cui affitta
una stanza, e al suo fedelissimo pesce rosso
Boris, Renè passa le giornate sul divano o
al cinema a vedere assurdi cinepanettoni.
Di tanto in tanto, incontra i suoi vecchi
amici, da Biascica (e famiglia) ad Arianna
(l’assistente alla regia), tutti gli chiedono
di ritornare a lavorare insieme, ma Ferretti
si rifiuta sempre. Almeno fin quando Sergio
-amico e produttore- gli propone un grande
progetto: girare insieme il film La Casta,
l’adattamento cinematografico del famoso
best-seller. Per Renè arriva il momento della
svolta; finalmente può lavorare a una pellicola impegnata, finalmente può fare cinema d’autore, dopo tanta brutta televisione.
Ferretti ha poche settimane per scrivere
la sceneggiatura prima che inizino le riprese. Dopo aver cercato disperatamente qualche buon scrittore, si vede costretto a lasciare tutto nelle mani dei tre sceneggiatori con i
quali ha lavorato per la televisione. I tre si
mettono al lavoro, ma questa volta sono super attrezzati! Lavorano alla sede di Sceneggiatura Democratica, serviti da un ragazzo
filippino e con un campo da tennis all’interno della struttura, ma, soprattutto, hanno un
team di giovani scrittori che lavora per loro.
Quando Renè torna per leggere insieme la
sceneggiatura resta quasi commosso. Intanto Sergio si è accordato con Lopez per la pro-
“
Q
Tutti i film della stagione
duzione e decide di organizzare una festa di
inizio riprese, richiamando tutta la vecchia
troupe, ma Renè, che questa volta è deciso a
fare sul serio un buon lavoro, annuncia a tutti
che non lavorerà più con loro. Vuole puntare
al massimo. Tutti restano delusi e sconvolti
dalla notizia e così la festa finisce.
Ferretti inizia a scegliere il nuovo staff,
dal direttore della fotografia, al tecnico del
suono, dall’elettricista alla segretaria di
edizione, compresi gli attori. Gli unici che
resistono al cambio tecnico sono Arianna
e Alessandro, mentre Stanis prova disperatamente a ottenere la parte di Gianfranco Fini che però non è neanche prevista
dalla sceneggiatura.
Iniziano le riprese e con esse i primi
problemi per Renè: l’attrice incompresa,
il direttore della fotografia che non lo
ascolta, le bombe americane del set americano che si trova proprio accanto. Poi
una sera, a fine riprese, Renè ascolta involontariamente una conversazione fra
alcuni degli attori e dello staff che parlano male di lui e del suo Boris. La mattina
seguente, sul set, Renè litiga con il direttore della fotografia e, uno a uno, manda via
tutti, salvando soltanto l’attrice. È così che,
in macchina, dietro la collina, si vedono
arrivare -esultanti e carichi come sempreBiascica, Duccio, Lorenzo e tutti gli altri.
Si ricomincia! Di nuovo tutti insieme,
questa volta però per il grande schermo e
per un film d’autore. Renè è convinto di
poterci riuscire, ma deve ricredersi: Stanis,
Corinna (la cagna maledetta), Karin, e poi
Duccio e tutti gli altri… Nessuno di loro è
adatto per un film impegnato e alla fine
anche Renè è costretto a cedere al sistema e
realizza l’ennesimo cinepanettone.
B
oris nasce come serie tv prodotta da Fox nel 2007. Dopo l’enorme successo della prima stagio-
ne, dove Renè e la sua troupe lavorano
alle riprese di “Gli occhi del cuore”, ne nascono una seconda e infine una terza. Sull’onda del successo e come giusto finale
per la banda di Boris, nasce il film.
Il cast è lo stesso della serie tv, così
come gli sceneggiatori e i registi Giacomo
Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo . Anche la storia è più o meno la stessa:
un regista pieno di entusiasmo alle prese
con le difficoltà produttive che gli impediscono di realizzare lavori buoni, siano essi
per la televisione o per il cinema. Un regista che deve competere con l’incapacità
di alcuni uomini dello staff tecnico, con i
problemi esistenziali degli attori, con la
segretaria di edizione quasi alcolizzata,
con il direttore della fotografia che non è
più in grado di fare il suo lavoro, con uno
stagista sfruttato e sottopagato. Un regista che, alla fine, come già accadeva nella
serie tv, è costretto a cedere, a lavorare
poco e male, a realizzare un prodotto poco
culturale, poco elaborato, ma con un ottimo successo di pubblico.
Un film divertente che ironizza, ma forse neanche troppo, sia sulle difficoltà di fare
del buon cinema, sia sui gusti degli spettatori che a volte si accontentano di poco. La
sceneggiatura e i dialoghi sono ben scritti,
divertenti e mai volgari, come invece spesso accade nei famosi cinepanettoni, il cast
è eccezionale, da Francesco Pannofino, a
Ninni Bruschetta, da Pietro Sermonti a Paolo Calabresi, da Antonio Catania ad Alberto Di Stasio, da Caterina Guzzanti ad
Andrea Sartoretti e tantissimi altri.
Boris – Il film è godibile anche per chi
non ha ancora mai visto la serie tv, ai quali
però consiglio vivamente di rimediare, perché è davvero uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni.
Silvia Preziosi
A SUD DI NEW YORK
Italia, 2010
Operatore: Fabio Lanciotti
Trucco: Frédérique Foglia
Interpreti: Elena Bonelli (Jenny), Carmen Napolitano (Carmelina), Franco Neri (Nick), Francesco Paolantoni (Salvatore), Patrick Rossi Gastaldi (Ron), Gianfranco Gallo (Maciste), Luca Napolitano (Marco), Nunzio De Luca (Carmine), Marina Marchione
(Monica), Gianluca Di Gennaro (Paolo), Federica Sammarco
(Rosy), Fioretta Mari (Zia Alida)
Durata: 85’
Metri: 2330
Regia: Elena Bonelli
Produzione: Claudio Lido Orlandini per Show Service Distribuzione: Show Service
Prima: (Roma 8-4-2011; Milano 8-4-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Elena Bonelli
Direttore della fotografia: Blasco Giurato
Montaggio: Yuri Zarabini
Musiche: Sasà Flauto
Scenografia: Cinzia Di Mauro
Costumi: Graziella Pera
40
Film
armelina è una ragazza pugliese
che sogna di fare la cantante, ma
intanto è costretta a lavorare
come cameriera in un piccolo bar dove,
servendo tra i tavoli ogni giorno, canticchia le sue canzoni d’amore preferite. Anche il suo fidanzato Marco sogna di fare il
musicista e insieme si danno sostegno per
affrontare una vita piena di difficoltà, cantando e suonando ogni tanto insieme agli
amici in un pub di paese. Intanto, dall’altra parte dell’oceano, a New York, vive
Jenny (ma il suo vero nome è Gennarina)
una cinquantenne di origine italiana che
fa la talent scout nel mondo dello star system musicale. Nella città dove tutti i sogni sembrano possibili, Jenny invece ha
perso tutto: il lavoro, il figlio che aspettava e il marito. Vedova e in difficoltà economiche, la donna prende il primo volo per
l’Italia quando viene a sapere che un suo
zio molto ricco è morto. La speranza di
aver ereditato molti soldi, svanisce quando la donna scopre che lo zio le ha lasciato solo un mucchio di debiti e una vecchia
automobile tutta rotta. Sempre più depressa e minacciata da uno strozzino che rivendica i soldi prestati allo zio morto, per
Jenny sembra proprio che non ci sia una
via d’uscita. Solo quando si trova per caso
ad ascoltare la voce di Carmelina, la donna vede in lei la sua nuova speranza e decide di portarla negli Stati Uniti per lan-
C
Tutti i film della stagione
ciarla nel mondo dello spettacolo. Letteralmente rimessa a nuovo, con un nuovo
trucco e una nuova acconciatura, Carmelina sembra destinata sempre di più a sfondare nel mondo dello spettacolo. Tutto fila
liscio, fino a quando però la scalata al successo della ragazza viene frenata improvvisamente da un fatto: il suo look è identico a quello della pop star Tina Sparrow.
Intanto, mentre Carmelina tenta la sua fortuna a New York, Marco decide di partire
anche lui per ritrovarla e dirle semplicemente che la ama, cosa che non le aveva
mai detto. Ma saranno tanti i problemi che
dovrà affrontare.
ullo sfondo di una New York rappresentata come la città dei sogni, il luogo in cui tutto è possibile, soprattutto diventare una star dello spettacolo, si muovono i personaggi di
A Sud di New York, la commedia scritta e
diretta dall’attrice romana Elena Bonelli.
Attingendo al calderone dei reality show
televisivi, che ormai da anni popolano anche le pagine delle riviste con le decine
di personaggio più o meno talentuosi che
ogni anno partecipano, il film della Bonelli
racconta una storia prevedibile e a tratti
molto scontata. Nei panni di Marco il giovane Luca Napolitano, star delle edizioni
passate di Amici di Maria De Filippi. Concorrente della scuola televisiva più ama-
S
ta dai ragazzini, Napolitano sbarca al cinema come autore dell’intera colonna sonora. Decisamente poco male per un giovanissimo cantante frutto del successo di
un programma televisivo. Ma al di là della
professionalità della Bonelli, il film pecca
nella recitazione, ancora, troppo acerba
per i giovani protagonisti, e nella scelta di
un’immagine un po’ eccessiva nel suo insieme. I colori troppo accesi e i look sono
poco credibili, soprattutto nel caso di Carmelina (Carmen Napolitano) nei panni di
una pop star esordiente. Dietro tutto questo, purtroppo, manca anche una sceneggiatura forte. La storia, ovviamente, mette in risalto le difficoltà che bisogna affrontare nella vita per raggiungere i propri obiettivi, i sacrifici che bisogna compiere e le rinunce da fare. Ma tutto ciò non
solo sembra messo lì giusto perché “si
deve fare”, ma sembra soprattutto molto
semplice da superare e da risolvere. Non
si può parlare di occasione perduta, anche perché le voci dei giovani cantanti
meritano il giusto riconoscimento e Luca
Napolitano, nonostante la sua ancora giovane carriera, dà prova di buone e promettenti capacità. Ciò che non piace, insomma, è il fatto che la musica non sia
supportata da una sceneggiatura migliore e più strutturata.
Marianna Dell’Aquila
LIBERA USCITA
(Hall Pass)
Stati Uniti, 2011
Regia: Bobby Farrelly, Peter Farrelly
Produzione: Mark Charpentier, Bobby Farrelly, Peter Farrelly,
J.B. Rogers, Bradley Thomas, Charles B. Wessler per Conundrum Entertainment/New Line Cinema
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Prima: (Roma 15-6-2011; Milano 15-6-2011)
Soggetto: Pete Jones
Sceneggiatura: Pete Jones, Peter Farrelly, Kevin Barnett, Bobby Farrelly
Direttore della fotografia: Matthew F. Leonetti
Montaggio: Sam Seig
Scenografia: Arlan Jay Vetter
Costumi: Denise Wingate
Produttori esecutivi: Merideth Finn, Marc S. Fischer
Co-produttori: Kris Meyer, John Rickard
Casting: Rick Montgomery
Aiuti regista: John Bonaccorse, Jessica Franks, Greg Guzik,
Heidi Hinzman, J.B. Rogers, Gregory J. Smith
Operatori: Marc Dobiecki, Jacques Jouffret, Mario Eugene
Page
Operatore Steadicam: Jacques Jouffret
Art director: Dan Morski
Arredatore: Cindy Carr
Effetti speciali trucco: Toby Sells, Lilo Tauvao
Trucco: Sarah Mays, Susan Ransom, Denise Tunnell, Patty York
Acconciature: Andrea C. Brotherton, Vanessa Davis, Shunika
Terry
Supervisore effetti speciali: Robert Vazquez
Supervisore effetti visivi: Richard Malzahn
Supervisore costumi: Hope Slepak
Supervisori musiche: Manish Raval, Tom Wolfe
Interpreti: Owen Wilson (Rick), Jason Sudeikis (Fred), Jenna
Fischer (Maggie), Christina Applegate (Grace), Nicky Whelan
(Leigh), Richard Jenkins (Coakley), Stephen Merchant (Gary),
Larry Joe Campbell (Hog-Head), Bruce Thomas (Rick Coleman), Tyler Hoechlin (Gerry), Derek Waters (Brent), Alexandra Daddario (Paige), Rob Moran (Ed Long), Lauren Bowles
(Britney), Christa Campbell (Emma), Macsen Lintz (Gunnar),
Kristin Carey (zia Meg), Joy Behar (dottoressa Lucy), Landon
T. Riddle (figlio di Ed), Halli-Gray Beasley (figlia di Ed), J.B.
Smoove (Flats), Vanessa Angel (Missy), Andrew Wilson (Larry Bohac), Alyssa Milano (Mandy), Danny Murphy (Boshane),
Al Wisne (Clyde), Susan Sandberg (dottoressa), Mike Meldman, Kaliko Kauahi Carly Craig
Durata: 105’
Metri: 2880
41
Film
ick e Fred sono due mariti che
hanno oltrepassato la trentina, e
non riescono a tenere a freno il
loro desiderio verso l’altro sesso, più precisamente verso tutte le donne che non siano le loro mogli, le quali dal canto loro
gettano benzina sul fuoco, inventando quotidianamente le scuse più strampalate pur
di non far nulla sotto le lenzuola, se non
dormire. Così i due uomini vivono di ricordi, alimentando la propria ossessione
e immaginando love stories con le donne
dei loro sogni. Il culmine viene raggiunto
durante un party a casa di un amico di famiglia, dove Fred e Rick, presi dai loro
discorsi e annoiati dalla festa, si perdono
all’interno della grande residenza, mentre
il resto del gruppo si trova in un caveau
insonorizzato da cui si ha l’accesso alle
numerose telecamere presenti in casa. Così
gli astanti osservano i due sbadati mariti
lanciarsi in volgari sproloqui a sfondo sessuale sui proprietari di casa, e vengono
immediatamente cacciati.
Visibilmente scosse, le mogli di Rick e
Fred, rispettivamente Maggie e Grace, si
rivolgono a un’amica più grande di loro,
la quale gli consiglia una cura infallibile:
la libera uscita.
Le donne fanno i bagagli e i due scapestrati hanno a loro disposizione una settimana per togliersi ogni cruccio, nella speranza di “guarire” e tornare alla normale
vita matrimoniale.
L’entusiasmo di Rick e Fred è alle stelle, tanto da comunicare immediatamente
ai loro amici la stupefacente notizia. La
comitiva così si riunisce, garantendo loro
il supporto morale e sperando di ammirare una numerosa serie di avventure.
Nonostante le buone premesse e la decisione di affittare una stanza d’albergo per
non far entrare estranee nella propria casa,
la prima serata si rivela un fiasco: una
cena troppo pesante e la stanchezza accumulata convincono i due che forse è meglio concedersi un giorno di riposo e cominciare la “vida loca” il mattino seguente. La seconda giornata si apre in un circolo di golf, luogo frequentato da molte
ragazze interessanti. Il loro amico Gary
porta dei brownies al cioccolato farciti di
marijuana, ma una degustazione esagerata provoca nel gruppo una totale perdita
della lucidità, portandoli a compiere una
serie di assurdità all’interno del circolo.
La terza sera, Fred e Rick decidono di andare in un locale più adatto alla vita da
single, però i loro stratagemmi risultano
piuttosto antiquati per le giovani ragazze.
Capiscono, pertanto, che la via migliore è
ubriacarsi, azzerando così tutti i freni inibitori, ma, ancora una volta non si regola-
R
Tutti i film della stagione
no nelle quantità, e collezionano l’ennesimo insuccesso, oltre a una terribile sbronza che li costringerà ad un sonno profondo anche durante tutto l’arco della giornata seguente. Il quinto giorno le loro strade si dividono: Fred cerca la via più facile
in un centro massaggi orientale, chiedendo alla giovane assistente dei favori sessuali, ovviamente rimediando l’ennesima
gaffe, mentre Rick fa quasi di peggio, iscrivendosi alla palestra della bella Leigh, una
cameriera di cui si è invaghito e con la
quale è riuscito persino a concordare un
appuntamento al termine dell’allenamento. Peccato, però, che Rick rovini il tutto
addormentandosi nella vasca idromassaggio per delle ore.
La sesta sera forse è quella giusta: c’è
il gran ritorno di Coakley. Egli è un loro
amico che ha superato i cinquanta, ma che
è un noto playboy e una vera enciclopedia
di tattiche da “rimorchio”. Coakley aiuta
i due a farsi strada e Fred riesce persino a
portare in albergo una ragazza piuttosto
attraente, la quale però ha poi un terribile
inconveniente di tipo intestinale. Subito
dopo suona alla sua porta l’avvenenente
Meg, zia della baby sitter dei figli di Rick,
che a sua volta ha una cotta per quest’ultimo. Zia Meg, pur non avendolo mai visto, ha sentito parlar molto bene di Rick
da parte di sua nipote e, vista la sua natura non propriamente casta, cerca di sedurlo. Quello che non può sapere è che davanti a lei ci sia invece Fred. Il vero Rick
si trova a una festa, dove incontra Leigh e
la convince a salire in una stanza, ma quando la bellissima ragazza si spoglia l’uomo
inizia a pensare alla moglie e a come, nonostante la libera uscita questo sarebbe
comunque un tradimento. Sale così subito
in macchina di Fred dove riceve una telefonata da parte della polizia, che gli comunica che Grace ha fatto un incidente con
la macchina. Nel frattempo, infatti, le loro
mogli non sono rimaste a guardare e si
sono godute la vacanza in compagnia di
una squadra di baseball. Meggie sembra
molto presa dall’allenatore, ma sul punto
di concludere, comprende che, in realtà,
questa settimana che hanno deciso di concedere ai loro mariti serviva probabilmente, in maniera inconscia, più a loro che non
a Rick e Fred. Grace invece fa persino sesso con il giovane capitano della squadra,
pentendosene amaramente subito dopo;
sulla strada del ritorno, in lacrime e in
preda alla disperazione, perde il controllo
della sua vettura.
Ricevuta la notizia, Rick torna si precipita in albergo dove trova Fred in compagnia di zia Meg, che scopre quindi la
magagna e va su tutte le furie. Non appe42
na Rick comunica all’amico dell’incidente della moglie, questi si dirige all’ospedale, dove apprende che per fortuna la
moglie sta abbastanza bene. Alla fine, come
in ogni commedia romantica, tutto torna
alla normalità, più o meno...
L
a commedia americana (e non
solo) si è ormai persa all’interno
di un vorticoso labirinto dove
l’esorbitante sovraccarico di pellicole ha
generato una tripudio di ridondanza tematica che non lascia spazi a novità. Uno dei
prodotti più riusciti degli ultimi quindici anni
è senz’altro Tutti pazzi per Mary, film scritto e diretto proprio dai Farrelly bros. I fratelli della Penssylvania hanno lì sostenuto
un genere comico che, sulla base di contenuti lievemente finalizzati a una morale,
creasse il giusto feeling con lo spettatore
principalmente grazie a un gusto per il
trash non oltremodo marcato, ma presente in quantità misurate: la volgarità giusta
al momento giusto. Tale espediente torna
con calibrato dosaggio anche in Libera
uscita, ma qui a mancare è tutto il resto. In
primo luogo, difetta di originalità, in quanto l’avvicinamento agli standard della commedia romantica risulta quanto mai pressante, e anche le stesse gag che dovrebbero dare brio e azione alle sfrontate avventure dei due mariti in “permesso”, scadono invece in una serie di banalità quasi
riprovevoli e assai poco divertenti.
Se si vuole trovare un pregio all’opera
dei fratelli Farrelly possiamo invece disquisire di una efficace scorrevolezza a discapito di una trama che, nonostante sia appesantita da un trionfo di cliché, non annoia mai, pur se tantomeno si prende la
briga di coinvolgere un pubblico decisamente stordito da tanta confusione.
Analizzando poi più dettagliatamente
il lavoro dei Farrelly si può passare a considerazioni maggiormente dirette sul significato intrinseco della Libera uscita. A finire sotto la lente clinica dei registi è l’ormone maschile sempre in subbuglio, e la tendenza mentale al tradimento, la voglia di
evadere anche soltanto con la fantasia da
quell’invalicabile prigione costituita da una
fede nuziale, che genera disagi maggiori
di quelli causati dall’anello della saga di
Tolkien. Tutto sommato però il dito (l’indice, non l’anulare) di Peter e Bobby Farrelly finge solamente di puntare dritto al genere maschile, che, nonostante l’universale indole smargiassa e una sfilza di parole
destinate a perdersi nel vento, ne esce con
il disegno dell’eterno Peter Pan, con la
coscienza pulita, anzi, con le ossa quasi
rotte. Dietro questo specchio per le allodole si nasconde invece una velata incri-
Film
minazione della moglie, troppo spesso
pronta a giudicare gli sproloqui del marito
e troppo presa a nascondersi dietro il ruolo della vittima per rendersi conto di quanto, in realtà, sia anche per lei così labile il
confine tra fedeltà e tradimento; anzi, forse proprio per via di questo suo costante
ripararsi dietro lo scudo, resta priva di difese non appena scopre leggermente la
guardia.
L’aspetto sfrontato ma al contempo
goffo dei mariti in “libera uscita” viene ben
Tutti i film della stagione
rappresentato dagli “scemo e + scemo” in
versione light, ovvero la coppia Wilson Sudeikis, nonostante il primo appaia (e
questa è una novità) un po’ in debito d’ossigeno e annaspi, a volte, in mezzo al mare
di gag, non riuscendo a essere troppo convincente. A tal proposito, è meglio evitare
la versione italiana, in quanto la scelta del
doppiatore di Owen Wilson risulta del tutto pessima e inspiegabile.
Nel complesso la prova attoriale dell’intero cast artistico non rappresenta nul-
la di esaltante, se non per via di qualche
rara eccezione costituita da personaggi
bizzarri come Coakley, interpretato da Richard Jenkins.
Libera uscita è sostanzialmente un prodotto che poteva anche evitare di finire fagocitato dagli stereotipi della commedia
americana, ma che probabilmente non ne
è stato allontanato dalle grinfie proprio
perché nato con tali prospettive.
Tiziano Costantini
ILLEGAL
(Illégal)
Belgio/Lussemburgo/Francia, 2010
Regia: Olivier Masset-Depasse
Produzione: Jacques-Henri Bronckart, Olivier Bronckart per
Versus Production/Iris Productions/Dharamsala/Prime Time
Distribuzione: Archibald Film
Prima: (Roma 19-11-2010; Milano 19-11-2010)
Soggetto e sceneggiatura: Olivier Masset-Depasse
Direttore della fotografia: Tommaso Fiorilli
Montaggio: Damien Keyeux
Musiche: Lingo, André Dziezuk, Marc Mergen
Scenografia: Patrick Dechesne, Alain-Pascal Housiaux
Costumi: Magdalena Labuz
Co-produttori: Antonino Lombardo, Isabelle Madelaine, Nicolas Steil, Arlette Zylberberg
Direttori di produzione: Cyrille Bragnier, Jesus Gonzalez-
ania, immigrata clandestina proveniente dalla Russia, vive in Belgio da otto anni con il figlio Ivan
e lavora per un’impresa di pulizie. Fermata per strada dalla polizia che le chiede
i documenti, la donna cerca di opporre resistenza. Tania viene condotta al commissariato dove non riescono a prenderle le
impronte digitali perché ha i polpastrelli
bruciati. Interrogata, la donna nega di avere un figlio. Portata in un centro di espulsione, Tania continua a rifiutarsi di fornire il suo nome. Parla al telefono con Ivan
che ha lasciato alle cura dell’amica Zina
e lo prega di non andare a trovarla. Un
giorno, il bambino si presenta davanti al
centro di detenzione: dalla finestra Tania
lo manda via. Dopo 18 giorni, la donna
viene condotta a un nuovo interrogatorio
dove le dicono che se continua a rifiutare
di dire il suo nome finirà in prigione. Tania parla con il suo avvocato che la informa che se non hanno prove a suo carico,
come ad esempio documenti falsi, non possono perseguirla legalmente. La donna
T
Elvira
Casting: Kadija Leclere, Katja Wolf, Tatiana Vialle, Michael Bier
Aiuti regista: Jean-François Ravagnan, Caroline Tambour
Effetti speciali trucco: Saskia Verreycken
Trucco: Fabienne Adam
Acconciature: Cèline Vh
Audio: Philippe Kohn, Marc Bastien, François Dumont, Thomas
Gauder
Interpreti: Anne Coesens (Tania), Essé Lawson (Aïssa), Gabriela Perez (Maria), Alexandre Gontcharov (Ivan), Christelle
Cornil (Lieve), Olga Zhdanova (Zina), Tomasz Bialkowski (Sig.
Nowak)
Durata: 95’
Metri: 2480
subisce al telefono le minacce di un mafioso russo, Nowak, che la ricatta dicendole
di voler far lavorare il figlio Ivan. Disperata, Tania implora Ivan di non lavorare
per quell’uomo. Dopo l’ennesimo pressante interrogatorio, la donna dichiara la falsa identità dell’amica Zina e chiede asilo
politico. L’avvocato ha scoperto che Tania nel 2002 aveva chiesto asilo in Polonia e le dice che dovrebbe tornare in quel
paese: tutto è contro di lei. Dopo trenta
giorni di reclusione, Tania viene informata che sarà rimpatriata a Varsavia l’indomani, ma Aïssa, una sua compagna di detenzione, la informa che non la potranno
costringere. L’indomani Tania viene messa su un aereo, ma oppone ferma resistenza e viene riaccompagnata al centro. La
situazione nel centro diventa drammatica
quando Aïssa, dopo essere stata picchiata
brutalmente, si toglie la vita impiccandosi
nella doccia. Spaventata, la compagna di
cella di Tania firma per il ritorno volontario nel suo paese. Pochi giorni dopo, Tania viene portata di nuovo in aeroporto e,
43
questa volta, viene condotta di forza nell’aereo con le mani legate. Ma la donna
chiede aiuto ai passeggeri ottenendo la solidarietà del comandante che la fa scendere opponendosi ai poliziotti. Sul pullman
del ritorno, Tania viene picchiata duramente. In ospedale il suo avvocato la informa
che hanno parlato di lei alla televisione e
di essere in possesso di documenti che ne
attestano il pestaggio. Soprattutto ora, riferisce il legale, dopo il suicidio di Aïssa,
le forze dell’ordine sono nell’occhio del
ciclone. L’avvocato si dice convinto che si
sistemerà tutto. Ma, poco dopo, approfittando di una guardia che si è addormentata, Tania fugge dall’ospedale. Per strada
riabbraccia suo figlio.
I
llegale. Una parola sola, che pesa
come un macigno. Nel nostro mondo i confini di questa parola sono
diventati sempre più sfumati. Chi è illegale? I migranti che raggiungono mezza Europa (sono drammatica attualità di questi
giorni gli sbarchi massicci sulle nostre co-
Film
ste siciliane) che non si esita a bollare nella
categoria di “clandestini”? Oppure, come
ha dichiarato il regista Olivier Masset-Depasse, a essere illegale è proprio il sistema? I tristemente famosi Centri di Detenzione Amministrativa sono illegali proprio
perché violano il rispetto dei più elementari diritti umani. In questi centri gli immigrati clandestini spesso vengono trattati
alla stregua di criminali. E il caso del Belgio, condannato per quattro volte dalla
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento disumano e degradante, è uno dei
più eclatanti.
È diventato un emblema il caso di Semira Adanu, nigeriana morta a vent’anni il
22 settembre 1998. La giovane era in coma
da parecchie ore dopo il sesto tentativo di
espellerla a forza effettuato dalla gendarmeria su ordine dell’Ufficio Stranieri. Samira era fuggita dalla Nigeria perché la
famiglia la voleva far sposare contro la sua
volontà con un anziano poligamo. Nel
mese di marzo, la giovane era arrivata in
Belgio e l’accesso al territorio le era stato
immediatamente rifiutato. Tutto ciò che
Semira aveva conosciuto del Belgio era
l’aeroporto e un Centro di Detenzione per
“stranieri illegali”. Molte sono le domande
che non hanno trovato risposta sulle circostanze che hanno portato alla sua morte: non è mai stata fatta chiarezza su cosa
sia successo nel tragitto tra il Centro e l’aereo, non è mai stata fatta luce su cosa sia
Tutti i film della stagione
avvenuto all’interno dell’aereo, ma è stato
confermato l’uso di un cuscino (perché
gridare è proibito dalla legge sulle espulsioni) e di manette ai polsi. Sulla scia dell’emozione suscitata da questa morte, è
sorto un Comitato contro le espulsioni di
Bruxelles che chiede che si faccia luce
sulla verità di una morte così assurda e la
condanna verso coloro che ne ebbero la
responsabilità politica e poliziesca. Perché
nessuna Semira debba ancora morire a
vent’anni perché considerata un “paria dei
giorni nostri”, “un’indesiderabile”, “una vittima sacrificale” come ha scritto Floriana
Lipparini nel suo libro “Per altre vie. Donne tra guerre e nazionalismi”.
Non è un caso che proprio un regista
belga abbia voluto scendere negli inferi
di quel mondo girando un film di finzione,
che ha le caratteristiche del documentario; una scelta registica indovinata proprio
perché, evitando il semplice documentario, si è potuto scendere più in profondità
nell’esplorazione della soggettività dei
personaggi (accentuata dall’uso frequente di primi piani e della macchina a mano).
Un atto di accusa verso gli errori di certe
politiche in materia di immigrazione, che
mantiene un certo equilibrio lasciando
anche spazio per alcune caratterizzazioni interessanti di guardie e poliziotti, dipinti in qualche caso come vittime di un
sistema più grande.
Ma che senso ha questa guerra con-
tro gli illegali? Una guerra più sporca di
altre che il coraggioso film di Oliver Masset-Depasse spiattella in faccia allo spettatore. E forse è proprio questo il senso
del film in cui, dalla prima all’ultima scena, corre sotterranea una grande domanda sul senso e sul prezzo di questa guerra. Ma anche sull’esistenza e sul prezzo
dell’amore.
Tania è una donna, un’immigrata clandestina, una prigioniera, ma soprattutto
una madre. Una madre drammaticamente
divisa da suo figlio. Ed è questa “linea narrativa universale”, come l’ha definita il regista, che corre sotterranea per tutto il film,
una linea pura e chiara che ha messo volutamente in primo piano un personaggio
duro, a volte freddo, spesso silenzioso, una
donna pronta a tutto, cui l’attrice belga
Anne Coesens (al suo quarto film con Masset-Depasse) offre il suo scarno e intenso
volto.
E i calci e i pugni dati nello stomaco
alla povera Tania sono un pugno nello stomaco dello spettatore comodamente seduto in poltrona.
Per tornare alla nostra guerra, è forse
davvero senza senso. Ma le guerre bisogna vincerle tutte, quasi a seguire una specie di principio gerarchico che governa la
terra, la gerarchia terrena degli stati sovrani.
Elena Bartoni
LE AVVENTURE DI SAMMY
(Sammy’s avonturen: De geheime doorgang)
Belgio, 2010
Produttori esecutivi: Jeremy Burdek, Eric Dillens, Nadia
Khamlichi, Adrian Politowski, Gilles Waterkeyn
Casting: Gallo Maynard, Mimi Maynard
Art director: Jeremy Degruson
Supervisore effetti visivi: Jérome Escobar
Animazione: Evan Coolen,Brecht Debaene, Sébastien Ebzant,
Marco La Torre, Gregory Naud, Berry Olivier,Jack Vandenbroele, Eitan Vineshtock
Durata: 85’
Metri: 2450
Regia: Ben Stassen
Produzione: Gina Gallo, Mimi Maynard, Domonic Paris, Ben
Stassen, Caroline Van Iseghem per nWave Pictures/Illuminata Pictures/uFilm
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 22-12-2010; Milano 22-12-2010)
Soggetto: Ben Stassen, Domonic Paris
Sceneggiatura: Domonic Paris
Musiche: Ramin Djawadi
ammy ha 50 anni e sta per diventare nonno. Non è strano, trattandosi di una tartaruga marina.
Sammy si trascina pesante e saggio sulla
sabbia della cittadina della California,
dove aspetta il lieto evento insieme all’amico Ray (anche lui 50enne e a breve nonno)
e si domanda perché gli esseri umani va-
S
dano sempre di fretta, pur non sapendo
bene dove… Le tartarughe, invece, vanno
con lentezza, per questo Sammy ha tutto il
tempo per raccontare agli spettatori la sua
vita. Nato su quella stessa spiaggia, insieme ad altre centinaia di piccoli, Sammy si
è presto reso conto della difficoltà della
vita, rischiando subito di essere preda di
44
un uccello, da cui lo salva solo un caso (e
un po’ di intraprendenza, visto che il volatile lo lascia cadere solo perché il piccolo
lo acceca con della sabbia). In quel pericoloso frangente, Sammy incontra Shelly,
tartarughina della stessa nidiata a sua volta presa da un altro rapace che si scontra
con quello che tiene in volo Sammy. I due,
Film
quindi, si salvano insieme, ma lei prende
il mare prima di lui, che atterra male e
prende il largo solo il giorno seguente.
Ritardatario incolpevole, Sammy si lascia
portare dalla corrente al largo abbarbicato su una zattera ed è solo mentre tutti gli
altri cuccioli di tartaruga formano gruppi
numerosi. Ma il protagonista non resta a
lungo isolato: un altro tartarughino sembra essere rifiutato da tutti per la sua esuberanza (prima di tutto fisica): Ray. Sammy lo ospita sulla zattera e i due diventano amici per la pelle, condividendo “base
d’appoggio” e correnti fino a quando non
diventano adulti. I due imparano insieme
a difendersi dalle insidie del loro habitat,
e insieme vedono anche la prima nave, con
il petrolio che sporca il mare e rende invivibile fondali prima bellissimi. Un giorno,
per colpa di alcuni pescatori, Ray e Sammy vengono catturati da reti da pesca diverse e separati. Sammy riesce a fuggire,
ma non a liberare l’amico. Di qui inizia il
suo viaggio in solitaria: verrà ospitato da
alcuni hippy, salvato da una grossa e grassa testuggine dalle buste di plastica che
inquinano l’acqua, incontrerà di nuovo
Shelly, scoprendo che è “quella giusta”,
la tartaruga della sua vita, inizierà con lei
un’avventura che lo porterà per acque di
ogni latitudine, la perderà, rischierà la vita
per cercarla, ritroverà Ray, e infine riabbraccerà anche Shelly… Insomma, come
ogni “nonno”, Sammy racconta una lunga
storia, fino alle uova che stanno per schiudersi e che ne rappresentano il lieto fine.
e avventure di Sammy è una favola ambientalista destinata ai
bambini. La regia di Ben Stassen
sembra far riferimento al documentario L’incredibile viaggio della tartaruga (Nick Stringer, 2009), di cui riprende il gusto di rappresentare l’immensa varietà colorata dei
fondali marini e della fauna oceanica, ma
rende l’ambiente un posto affascinante e
interessante, animandolo con protagonisti simpatici e caratterizzati in modo semplice, così che il pubblico dei più piccoli li
segua nelle loro avventure.
Le animazioni, lontane dalla perfezione Disney (immediato ma inutile il parallelo con La ricerca di Nemo che raccontava
peraltro un tema del tutto diverso), sono
ben fatte e disegnano un protagonista molto tenero, simile, nelle espressioni, ai piccoli spettatori. Lo spirito di scoperta che
anima Sammy è lo stesso che spinge i giovanissimi a relazionarsi con il mondo, la
differenza sostanziale è che, trattandosi di
una tartaruga, l’istinto gioca il ruolo dell’educazione e i pericoli maggiori vengono proprio dagli esseri umani adulti.
L
Tutti i film della stagione
Sfruttando la longevità delle tartarughe, la pellicola mostra il cambiamento
del pianeta e dei suoi mari in mezzo secolo di storia, induce inevitabilmente ad
alzare l’attenzione sui comportamenti da
tenere, e ha il merito di sviluppare un
senso critico ambientalista (cosa per cui,
nonostante la semplicità di storia e racconto, sa parlare anche agli adulti in
sala).
Oltre al rispetto dell’ambiente, amicizia, amore e fedeltà sono gli altri valori
su cui il film fa perno, in modo garbato e
molto piano, immediatamente comprensibile.
Per angoli del pianeta diversi, in tempi
diversi (come ben sottolineato dalle diverse colonne sonore e dagli abiti degli “umani” inquadrati), Le avventure di Sammy
sono quelle vissute in oceani sottoposti al
riscaldamento globale e il cartone animato di Stassen che le racconta, se non può
responsabilizzare i genitori, cerca almeno
di far amare l’ambiente ai figli.
Tiziana Vox
BALLA CON NOI
Italia, 2011
Regia: Cinzia Bomoll
Produzione: Giannandrea Pecorelli, Tore Sansonetti per Aurora Film/Barter in collaborazione con Rai Cinema
Distribuzione: Nomad Film
Prima: (Roma 27-5-2011; Milano 27-5-2011)
Soggetto:Giannandrea Pecorelli, Massimiliano Bruno, Cinzia Bomoll
Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Pierpaolo Piciarelli. Con la collaborazione di
Cinzia Bomoll, Francesco Di Salvia
Direttore della fotografia: Marco Bassano
Montaggio: Lorenzo K. Stanzani
Musiche: Alessandro Tamburrini, Federico Ferretti, Stefano Tartaglini
Scenografia: Valentina Scalia
Costumi: Cinzia Lucchetti
Suono: Luca Bertolin
Coreografie: Moreno Mostarda, Cristina Ramella
Interpreti: Alice Bellagamba (Erica), Andrea Montovoli (Marco), Guido Branca (Congo), Sara Santostasi (Antonella), Mascia Musy (Valeria), Massimo Ciavarro (Giancarlo, il papà di Erica), Fiorenza Tessari (Rossana, la mamma di Erica), Mauro “Cico”
Peruzzi (Cico), Elisabetta “Betty Syle” Di Carlo (Betty), Francesca Pompei (Sara),
Samuel Terracina (Aziz), Ons Ben Raies (Najat), Giuseppe “Kacyo” Di Mauro (Manga), Roberto Stocchi (Enzo), Matteo Urzia (Ferruccio)
Durata: 90’
Metri: 2480
45
Film
oma. Erica è una ballerina dell’Accademia Nazionale di Danza. Per superare l’esame di diploma finale, si impegna al massimo ma è
deconcentrata: durante una prova, cade e
si infortuna a una caviglia. Ormai crede
di aver perso tutto. Marco, invece, è il capo
degli Avengers, una crew di ballerini hip
hop multietnica, fra cui spicca Congo; il
gruppo è in competizione con la crew di
Cico, il nuovo ragazzo della ex di Marco,
Betty. Erica e Marco sono fratelli. Marco
se ne è andato via di casa per aver scelto
uno stile di vita diverso dalla sua famiglia.
Erica, che ancora non si è ripresa dalla
delusione, cerca il fratello per trovare un
po’ di aiuto in un momento di crisi e conosce Congo, che la invita alla sfida tra la
crew di Cico e quella del fratello. Erica
entra così in un universo a lei finora sconosciuto. Purtroppo il rapporto con Marco, nonostante Erica tenti in più di un’occasione di avvicinarlo, continua a restare
superficiale. Nel frattempo, tra Erica e
Congo nasce una sincera simpatia. Marco
capisce che deve cambiare qualcosa nel
suo modo di porsi di fronte alla vita: decide così di chiedere scusa alla sorella e di
reagire cercando di recuperare il suo rapporto con Betty, dopo alcuni tentativi un
po’ ingenui per riconquistarla. Marco, per
dimostrare che vale più del suo nuovo ragazzo, decide di iscrivere la sua crew alla
R
Tutti i film della stagione
Battle, la sfida più importante dell’anno.
Erica, per stare con Congo, salta le lezioni all’Accademia e la sua insegnante, Valeria, scopre che frequenta i ballerini di
hip hop, ai quali tenta di dar loro dei consigli: i ragazzi li ignorano. Marco, intanto, cerca di aiutare la sorella a ritrovare la
passione per la danza. Le organizza, quindi, una sorpresa: una serata all’Opera.
Proprio lì, Erica e Congo si daranno il loro
primo bacio. Per la ragazza è arrivato il
momento di riprendere le lezioni con Valeria; contemporaneamente prepara la coreografia per la Battle con la crew del fratello. Purtroppo, la data del saggio di fine
anno coincide con quella della Battle. Erica vorrebbe restare con i ragazzi, ma sono
loro stessi a convincerla che il suo posto è
l’Accademia. Il gran giorno: Erica comprende che per essere veramente se stessa,
deve essere sia una ballerina di danza classica che di hip hop. Erica li aiuta nel preparare una formidabile coreografia. Marco, vincerà la sua battaglia.
on Balla con noi, Cinzia Bomoll
tenta l’impossibile. Girare un film
italiano e con cast italiano di un
genere a totale appannaggio degli americani: musical con tanto di parte romance. E non ci riesce. Dirty Dancing, Flashdance Footloose, i più recenti Save the lance
dance e la trilogia Step Up sono classici
C
indimenticabili. La Bomoll prende a prestito elementi da un po’ tutti i film e cerca
di shakerarli come meglio riesce. La ragazza, ballerina classica, che incontra il
dancer hip hop e la grande gara di ballo
dove tutti avranno il riscatto finale sono
elementi di successo dei succitati film. Il
ballo come riscatto, come integrazione ha
sempre il suo fascino e la sua forza; purtroppo la regista non riesce a distaccarsi da tutta questa filmografia di genere,
diventando solo la brutta copia di storie
di successo. Disagio esistenziale e la vita
di borgata sono il corollario di una pellicola che non decolla, che non preme mai
l’acceleratore e che resta prepotentemente insipida. Belle le sequenze dance con professionisti ad hoc. Peccato per
la regia della Bomoll che il più delle volte sembra non capire come utilizzare il
mezzo: troppo statica nei momenti di ballo e troppo mobile in scene di semplice
dialogo. I due protagonisti, Andrea Montovoli e Alice Bellagamba, sono due giovani attori ancora acerbi ma che dimostrano di avere doti attoriali su di cui lavorare.
Sostanzialmente è un film che non aggiunge nulla alla cinematografia nostrana; un film da vedere a casa sul divano e
non di certo al cinema dopo aver comprato il biglietto.
Elena Mandolini
ESP – FENEMONI PARANORMALI
(Grave Encounters)
Canada, 2011
Effetti speciali trucco: Amber Makar
Trucco: Amber Makar
Effetti: Brant McIlroy, Colin Vicious, Stuart Vicious
Interpreti: Sean Rogerson (Lance Preston), Juan Riedinger
(Matt White), Ashleigh Gryzko (Sasha Parker), Mackenzie
Gray (Houston Gray), Merwin Mondesir (T.C. Gibson), Shawn
MacDonald (Morgan Turner), Arthur Corber (Dott. Arthur
Friedkin), Bob Rathie (Kenny Sandivol), Ben Wilkinson (Jerry Hartfield), Max Train (Mike), Marita Eason (Kelly), Fred
Keating (Gary Crawford), Luis Javier (Javier Ortega), Luis
Javier
Durata: 92’
Metri: 2530
Regia: Colin Vicious, Stuart Vicious
Produzione: Shawn Angelski per Twin Engine Films/Digital
Interference Productions
Distribuzione: Eagle Pictures
Prima: (Roma 1-6-2011; Milano 1-6-2011)
Soggetto e sceneggiatura: Colin Vicious, Stuart Vicious
Direttore della fotografia: Tony Mirza
Montaggio: Colin Vicious, Stuart Vicious
Musiche: Quynne Craddock
Scenografia: Paul McCulloch
Costumi: Natalie Simon
Produttore associato: Michael Karlin
Aiuti regista: Michael Bendner
l direttore di una società di produzioni video californiana introduce il reality “Esp – Fenomeni
paranormali” di Lance Preston, osses-
I
sionato dal paranormale, sul quale indaga insieme alla sua squadra di investigatori, per dimostrare che è tutto reale. “Quello che vedrete non è un film –
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precisa il direttore. È il risultato del montaggio di circa 76 ore di riprese fatte con
videocamera digitale per il programma
di Lance. Non è stato ritoccato un foto-
Film
gramma, non è stato manipolato niente:
è il materiale girato, montato cronologicamente”. Sesta puntata di Esp. Lance è fuori da un ex ospedale psichiatrico, che tra il 1895 e i primi anni ’60 ha
ospitato più di 80mila persone, tra le più
mentalmente malate del Maryland. Dopo
la sua chiusura, sono state segnalate apparizioni di fantasmi, oggetti che si muovevano da soli, risate deliranti dei pazienti. Questa notte Lance e la sua troupe (Sasha, Matt e Tc) sono pronti a barricarsi per 8 ore lì dentro. Sulla porta
d’ingresso è scritto: “La morte ti aspetta”. Seguono alcune interviste: uno storico, che definisce l’ospedale “una sorta di discarica per familiari imbarazzanti”, e narra la storia di un neurologo che
praticava la lobotomia, il dr. Friedkin,
che venne ucciso dai pazienti; poi il custode della struttura, che lì ha la sensazione di non essere solo e accompagna
il gruppo in una perlustrazione, informandolo che le luci non funzionano. Mostra loro una vasca macchiata di sangue,
ove si sarebbe suicidata una ragazza tagliandosi le vene; poi li conduce nei sotterranei. Lance spiega la distinzione tra
l’energia residua, una sorta di eco dal
passato che continua a manifestarsi a
ciclo continuo, e l’energia intelligente,
uno spirito che agisce intenzionalmente.
Poi raccoglie la testimonianza di ragazzi che, durante le superiori, passavano
del tempo lì dentro e che giurano di aver
visto qualcuno con un camice bianco aggirarsi per i corridoi. Infine il giardiniere, che Lance corrompe perché dichiari
di aver visto un fantasma. Arriva quindi
Houston, un sensitivo, che assisterà la
troupe durante le indagini. Anche lui finge e afferma di avvertire molte voci e la
presenza di demoni. Matt installa 10 telecamere fisse in vari punti, poi illustra
tutta l’attrezzatura di cui dispongono per
rilevare presenze paranormali. Il custode va via e li chiude dentro, fino all’indomani alle 6. La struttura è molto simile a una prigione, non possono uscire
neanche volendo: lavoreranno al buio,
filmando tutto con 3 videocamere a visione notturna, oltre che con quelle statiche. Iniziano ad aggirarsi per i corridoi abbandonati, alla ricerca di spiriti
inquieti. Dapprima non trovano nulla,
ma intanto, una finestra si apre da sola,
una sedia a rotelle si muove, si avverte
del freddo (sintomo degli spiriti), il cameraman Tc riprende una porta che sbatte. Qualcosa tocca i capelli di Sasha e
Tutti i film della stagione
tutti iniziano ad aver paura. Non si orientano bene per i corridoi, vorrebbero andarsene. Mentre sono nell’ingresso a preparare i bagagli, Matt va a recuperare
le telecamere fisse. Siccome non torna, gli
altri vanno a cercarlo. Rinvengono la sua
attrezzatura buttata per terra. Tc viene
spinto giù dalle scale. Il tempo passa, ma
il custode non arriva. Sfondano la porta
d’ingresso, però l’uscita non c’è. È giorno, ma non si scorge la luce del sole. Ancora una volta la scritta: “La morte aspetta”. Capiscono di essere intrappolati e cominciano ad agitarsi. Si addormentano un
po’. È sera, vengono risvegliati dalla caduta dei riflettori, mentre le scorte di cibo
sono tutte marce. Escogitano di salire fino
al tetto e fuggire mediante la scala
d’emergenza, ma, arrivati in cima, scoprono che l’uscita è sbarrata da un muro.
Si sentono delle urla, poi un letto con le
ruote si solleva e vola. Lance capisce che
lì dentro è un labirinto, come se tutto cambiasse di continuo. Si addormentano di
nuovo. Al risveglio, scoprono una scritta
sulla schiena di Sasha: “Hello”. Mentre
cercano Matt, vedono una ragazza di spalle con il camice e la faccia al muro, che
poi si gira improvvisamente con
un’espressione mostruosa. Vi sono tracce di sangue sui muri, in una stanza le
impronte di un’infinità di mani. Houston,
rimasto solo all’ingresso, viene strangolato da una forza invisibile. Lance confessa: continuano a sentire rumori intorno, non sono soli, non sa per quanto riusciranno a resistere. Si risvegliano con dei
braccialetti ai polsi. Ritrovano Matt, con
un camice e impazzito, anche lui con un
braccialetto, che dice: “Potremo uscire
tutti, quando staremo meglio”. Ancora
urla e corse disperate. Arrivano nella
stanza colla vasca da bagno, che adesso
è piena di sangue: qualcuno tira dentro
Tc. La svuotano, ma Tc non c’è più. Pensano di scendere nei sotterranei grazie all’ascensore, che però è bloccato. Lance
va a cercare una sbarra. Entra in una
stanza e cade una lingua sul pavimento.
Guarda in alto e scorge un fantasma con
il camice che urla. Matt si suicida buttandosi nella tromba dell’ascensore. Lance e Sasha scendono nei tunnel sotterranei. Sasha vomita sangue, poi una nebbia
avvolge lei e Lance mentre dormono e se
la porta via. Lance rimane solo, senza torcia. Massacra un topo e se lo mangia.
Ormai pazzo, si aggira in una specie di
macelleria umana, tra crani e libri. Si ritrova in un’operazione del dr. Friedkin.
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Viene aggredito e subisce anche lui una
lobotomia. Si risveglia e sostiene di star
meglio e che ora può andare a casa. “Da
Esp Fenomeni paranormali e Lance Preston è tutto”.
laustrofobico, angosciante, senza scampo. Una troupe di investigatori del paranormale si ritrova a girare l’ultima puntata del suo reality
in un enorme ospedale psichiatrico ormai
dismesso. Da quel che si intuisce, finora,
non è che abbiano assistito a grandi fenomeni. Ciò che però sta per accadere in
quella struttura supererà ogni loro attesa. Il lungometraggio è introdotto dal produttore americano del reality, che specifica non si tratta affatto di un film, ma del
montaggio del materiale grezzo girato da
Lance e dalla sua troupe. Materiale amatoriale ritrovato – espediente cinematografico recente, che ha raggiunto l’apice con
The Blair witch project, Rec e Paranormal
activity –, che si sposa a un’inveterata ossessione del cinema horror: le case infestate da spiriti e fantasmi. Già le interviste
preliminari hanno un che di inquietante e
introducono tutti i temi che saranno svolti
nel corso dell’opera, comprese le lobotomie praticate da un redivivo dr. Friedkin.
Poi Lance decide di barricarsi nell’edificio
e trascorrervi dentro l’intera notte. Il conduttore e i suoi colleghi non riusciranno
più a uscirne: è come se il palazzo si animasse e mutasse forme e orientamento
per inghiottirli nei suoi bui meandri. Non
v’è luce al suo interno, alcuni oggetti si
muovono da soli, gli spiriti iniziano a tormentare Lance e i suoi colleghi, fino a ucciderli, o a farli sparire. La troupe si aggira per i corridoi, ma non ritrova più una
strada: le uscite sono sbarrate, il tempo
passa ma fuori continua a far buio. Lentamente prendono coscienza che sono in
trappola e iniziano a sospettare che non
ne usciranno vivi. È un film inquietante,
non solo per la presenza palpabile di un
nemico invisibile, gli spiriti delle migliaia
di pazienti folli morti lì dentro (solo due di
essi si manifestano, ed è una visione terrificante), ma anche per l’ambientazione
e le idee di regia: enormi corridoi abbandonati, stanze in disordine, tracce di sangue, pareti ricoperte da scritte umane,
ombre che si aggirano senza pace, una
stanza piena di impronte di mani. Dapprima il film ha un impianto molto didascalico: le interviste, la spiegazione delle sofisticate apparecchiature che i ragazzi si
portano dietro, la creazione di un’atmo-
C
Film
sfera di mistero in cui qualsiasi cosa può
accadere, magari pompando un po’ le dichiarazioni dei testimoni e anche grazie
alla già cupa location di un ex manicomio.
Fin qui è tutto sotto controllo, ma poi la si-
Tutti i film della stagione
tuazione sfugge loro di mano. Con troppa
leggerezza intendevano realizzare un prodotto televisivo accattivante, senza immaginare che stavano solleticando forze oscure e malefiche pronte a scaraventarsi con-
tro di loro. La ricerca di un senso di verità
aumenta all’inverosimile l’immedesimazione degli spettatori. Paura in sala.
Luca Caruso
VALUTAZIONI PASTORALI
Amici miei – Come tutto ebbe inizio –
consigliabile / semplice
A sud di New York – futile / superficialità
Avventure di Sammy (Le) – consigliabile / semplice
Balla con noi – Let’s Dance – consigliabile / semplice
Beastly – consigliabile / semplice
Boris – Il film – consigliabile / semplice
Cars 2 – consigliabile / brillante
Dalla vita in poi – consigliabile / superficialità
Due presidenti (I) – consigliabile-problematico / dibattiti
Esp – Fenomini paranormali – n.c.
Faccio un salto all’Avana – consigliabile / semplice
Fast and Furious 5 – n.c.
Faster – futile / violento
Goodbye Mama – futile / velleitario
Hai paura del buio – consigliabile-problematico / dibattiti
Housemaid (The) – complesso / scabroso
Illegal – n.c.
Isola 10 – n.c.
Ladri di cadaveri – Burke & Hare – consigliabile / brillante
Libera uscita – futile / volgare
Limitless – consigliabile / semplice
London Boulevard – futile / violento
Mia moglie per finta – futile / grossolanità
Michel Petrucciani – Body & Soul – consigliabile-realistico / dibattiti
Noi, insieme adesso – Bus Palladium
– n.c.
Paul – consigliabile / brillante
Perfetto gentiluomo (Un) – futile / superficialità
Pezzo mancante (Il) – n.c.
Scream 4 – futile / violento
Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata
– consigliabile / semplice
Source Code – consigliabile / semplice
Street Dance 3D – n.c.
Sucker Punch – futile / velleitario
13 assassini – complesso / violento
Uomini senza legge – consigliabile / superficialità
X-Men – L’inizio – consigliabile / semplice
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