112 - Centro Studi Cinematografici
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SOMMARIO n. 112 Anno XVII (nuova serie) n. 112 luglio-agosto 2011 Amici miei – Come tutto ebbe inizio ...................................................... 14 Bimestrale di cultura cinematografica A sud di New York ................................................................................. 40 Edito dal Centro Studi Cinematografici Avventure di Sammy (Le) ...................................................................... 44 Balla con noi – Let’s Dance ................................................................... 45 Beastly .................................................................................................. 35 Boris – Il film .......................................................................................... 39 Cars 2 ................................................................................................... 32 Abbonamento annuale: euro 26,00 (estero $50) Versamenti sul c.c.p. n. 26862003 intestato a Centro Studi Cinematografici Dalla vita in poi ...................................................................................... 13 Due presidenti (I) .................................................................................. 10 Esp – Fenomini paranormali ................................................................... 46 Spedizione in abb. post. (comma 20, lettera C, Legge 23 dicembre 96, N. 662 Filiale di Roma) Faccio un salto all’Avana ....................................................................... 18 Fast and Furious 5 ................................................................................ 6 Faster .................................................................................................... 21 Goodbye Mama .................................................................................... 19 Hai paura del buio ................................................................................. 12 Housemaid (The) .................................................................................. 28 Illegal ..................................................................................................... 43 Isola 10 ................................................................................................. 4 Ladri di cadaveri – Burke & Hare .......................................................... 22 Libera uscita .......................................................................................... 41 Limitless ................................................................................................ 8 London Boulevard ................................................................................. 30 Mia moglie per finta ............................................................................... 29 Michel Petrucciani – Body & Soul ......................................................... 36 Noi, insieme adesso – Bus Palladium ................................................... 38 Paul ....................................................................................................... 3 Perfetto gentiluomo (Un) ....................................................................... 9 Pezzo mancante (Il) .............................................................................. 37 Scream 4 ............................................................................................... 26 Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata ................................................... 11 Source Code ......................................................................................... 34 Street Dance 3D ................................................................................... 31 Sucker Punch ........................................................................................ 16 13 assassini .......................................................................................... 2 Uomini senza legge .............................................................................. 17 X-Men – L’inizio .................................................................................... 24 00165 ROMA - Via Gregorio VII, 6 tel. (06) 63.82.605 Sito Internet: www.cscinema.org E-mail: [email protected] Aut. Tribunale di Roma n. 271/93 Si collabora solo dietro invito della redazione Direttore Responsabile: Flavio Vergerio Direttore Editoriale: Baldo Vallero Cast e credit a cura di: Simone Emiliani Segreteria: Cesare Frioni Redazione: Marco Lombardi Alessandro Paesano Carlo Tagliabue Giancarlo Zappoli Hanno collaborato a questo numero: Elena Bartoni Maria Cristina Caponi Luca Caruso Tiziano Costantini Marianna Dell’Aquila Elena Mandolini Diego Mondella Fabrizio Moresco Francesca Piano Silvia Preziosi Tiziana Vox Stampa: Tipostampa s.r.l. Via dei Tipografi, n. 6 Sangiustino (PG) Nella seguente filmografia vengono considerati tutti i film usciti a Roma e Milano, ad eccezione delle riedizioni. Le date tra parentesi si riferiscono alle “prime” nelle città considerate. Film Tutti i film della stagione 13 Assassini (Jûsan-nin no hikaku) Giappone/Gran Bretagna, 2009 Costumi: Kazuhiro Sawataishi Produttori esecutivi: Takashi Hirajô, Toshiaki Nakazawa, Jeremy Thomas Arredatori: Akira Sakamoto, Osamu Kubota Effetti: Misako Saka Interpreti: Kôji Yakusho (Shinzaemon Shimada), Takayuki Yamada (Shinrouko), Yusuke Iseya (Koyata), Gorô Inagaki (Lord Naritsugu Matsudaira), Masachika Ichimura (Hanbei Kitou), Mikijiro Hira (Sir Doi), Hiroki Matsukata (Kuranaga), Ikki Sawamura (Mitsuhashi), Arata Furuta (Sahara), Tsuyoshi Ihara (Hirayama), Masataka Kubota (Ogura), Sosuke Takaoka (Hioki), Seiji Rokkaku (Otake), Kôen Kondô (Horii), Yûma Ishigaki (Higuchi), Kazuki Namioka (Ishizuka), Kazue Fukiishi (Tsuya/ Upashi), Koshiro Matsumoto (Yukie Makino), Mitsuki Tanimura (Chise Makino), Shinnosuke Abe (Genshiro Deguchi), Takumi Saitô (Uneme Makino), Masaaki Uchino (Zusho Mamiya), Ken Mitsuishi (Asakawa) Durata: 126’ Metri: 3900 Regia: Takashi Miike Produzione: Minami Ichikawa, Tôichirô Shiraishi, Michihiko Yanagisawa per Sedic International/Recorded Picture Company (RPC)/Asahi Broadcasting Corporation (ABC)/The Asahi Shimbun Newspaper/Dentsu/Higashinippon Broadcasting Co./ Hiroshima Home TV/Hokkaido Television Broadcasting Co. (HTB)/Kyushu Asahi Broadcasting Co./Nagoya Broadcasting Network (NBN)/Shizuoka Asahi Television Co. (SATV)/Shogakukan/TV Asahi/Toho Company/Tsutaya Group/Yahoo Japan Distribuzione: BIM Prima: (Roma 24-6-2011; Milano 24-6-2011) Soggetto: remake del film Jûsan-nin no shikaku (1963) di Eiichi Kudo con la sceneggiatura di Kaneo Ikegami Sceneggiatura: Daisuke Tengan Direttore della fotografia: Nobuyasu Kita Montaggio: Kenji Yamashita Musiche: Kôji Endô Scenografia: Yuji Hayashida L a storia si svolge in Giappone a metà ‘800, ancora così radicalmente feudale, nonostante la non lunga distanza temporale dai nostri giorni. Naritsugu è fratello dello Shogun, capo politico e militare supremo e sfrutta questa sua intoccabile posizione parentale per commettere qualsiasi angheria sulla popolazione inerme e per macchiarsi di orribili delitti nei confronti dei suoi servi, considerati carne da macello per il divertimento del signore. Contro questo orrore si muove Shimada, uno degli ultimi samurai, pronto a formare un gruppo di guerrieri affidandosi al giovane entusiasmo di suo nipote Shinrokuro e di una decina di compagni sbandati disposti a tutto. Lungo il cammino che precede il contatto con il piccolo esercito di Naritsugo, dopo una serie di feroci scaramucce tra acquitrini e villaggi, si unisce a loro anche Koyata, un uomo del popolo e dei boschi, scanzonato e irridente, lontano dalla compostezza ieratica di un samurai ma svelto e preciso con i colpi della sua infallibile fionda. La battaglia occupa tutta la seconda parte del film in una immersione completa nel sangue dei duelli, degli assalti, dei corpo a corpo senza pietà. Tutti soccombono, buoni e cattivi, si salvano solo il giovane 2 Shinrokuro e quel mattacchione di Koyata, che pensano subito a una nuova vita più allegra e spensierata dopo tanti massacri. er il Giappone il tempo non passa mai, almeno sullo schermo o, quantomeno, sembra appartenere solo a due grandi fasce epocali: un medioevo (della durata di circa mille anni), bagnato dal sangue delle lotte tra clan rivali dove emerge unicamente la fedeltà, la lealtà, la giustizia e il comportamento eroico dei samurai e la società moderna del dopo Hiroshima, in continua resa dei conti con l’incubo atomico sia passato che presente e le conseguenze devastanti sulla popolazone. Questa ennesima, epica riproposizione del medioevo giapponese sembra, in ogni caso, mettere un punto fermo e per più di un motivo. Intanto il regista Takashi Miike, pur con un bagaglio di lavoro alle spalle che lo ha posizionato tra i cineasti più ricchi di talento e originalità del firmamento giapponese, e non solo, ha preferito mettere mano a una materia considerata ancora sacrale nel suo Paese, affidandosi a un remake (l’omonimo film di Eichi Kudo), come per evitare gli impegni e gli oneri dell’ispirazione e dedicarsi all’accademia. E di accademia qui ne troviamo in abbondanza, a cominciare dalla lunga preparazione (tecnica, psicologica, militare) del gruppo che tenterà di fermare il sadico fratello dello Shogun, una specie di internato P Film tutto in ambienti bui, in stanze sempre più anguste man mano che si procede nell’apprendimento e che si aprono l’una sull’altra con porte che scorrono come lame di una ghigliottina: quasi un saggio d’alta scuola che dimostra come l’autore tenga sotto controllo lo sviluppo materiale dei fatti in un alveo oppressivo, mortuario, privo di sbocchi, di speranza, già nella convinzione della strage da cui non si salverà nessuno. Poi l’omaggio a tutti coloro che hanno influenzato il cinema di Miiki cioè Tarantino, Leone, Corbucci e tutto il western italiano con l’inchino sentito, privo di supponenze e sberleffi al maestro Kurosawa. L’accademia ancora trionfa nella se- Tutti i film della stagione conda parte del film: un massacro condotto con l’andamento di una violenza danzante, un’esplosione di duelli continui, estenuanti, sempre senza alcun accompagnamento musicale, essendo l’unico rumore dato dallo sfrigolio delle lame quando si incrociano e del loro penetrare nei corpi dopo l’affondo. Un grande mestiere, una grande padronanza del mezzo visivo trattato con profondità, eleganza, senso del ritmo. Considerazione finale: Miiki ha raccontato con la sua opera un mondo che muore: i 13 samurai infatti tali non sono, ma piuttosto Ronin, cioè samurai senza più padrone da servire e difendere, uomini di ventura in difesa di valori e fedi che si stanno sempre più sfilacciando Per finire, gli unici superstiti della mattanza sono il giovanissimo nipote del capo, Shinrokuro e il pazzo Koyala; entrambi vogliono andare via subito da quella terra di morte e dedicarsi a un tema su cui non sono mai stati in dubbio, le donne. La vita, la giovinezza, la voglia di esserci sono lì davanti, a portata di mano, nell’allegro disincanto di due ragazzi proiettati nel futuro. I massacri, il sangue, l’onore dei samurai appartengono sempre più a un passato che si sbiadsce. Fabrizio Moresco PAUL (Paul) Stati Uniti/Gran Bretagna, 2011 Regia: Greg Mottola Produzione: Tim Bevan, Eric Fellner, Nira Park per Universal Pictures/Relativity Media/Working Title Films/Big Talk Productions Distribuzione: Universal Pictures Prima: (Roma 1-6-2011; Milano 1-6-2011) Soggetto e sceneggiatura: Nick Frost, Simon Pegg Direttore della fotografia: Lawrence Sher Montaggio: Chris Dickens Musiche: David Arnold Scenografia: Jefferson Sage Costumi: Nancy Steiner Produttori esecutivi: Liza Chasin, Robert Graf, Debra Hayward, Natascha Wharton Direttore di produzione: Robert Graf Casting: Jo Edna Boldin, Allison Jones Aiuti regista: Ryan Craig, Valerie Johnson, Denise Anderson Poore, Jonathan Watson Operatori: Greg Baldi, Daniel C. Gold, George Peters, Michael Stumpf Operatori Steadicam: John Joyce, Michael Stumpf Art director: Richard Fojo Arredatore: Carla Curry Effetti speciali trucco: Gregory Nicotero Trucco: Georgia Allen,Nathalie Allen, Mary Burton, Tarra D. Day, Vanessa Jaramillo, Sheila Trujillo Acconciature: Geordie Sheffer Supervisore effetti speciali: Larz Anderson Coordinatore effetti speciali: Steve Cremin Supervisore effetti visivi: Jody Johnson ue nerd inglesi, Graeme e Clive, dopo aver partecipato al ComiCon di San Diego, decidono di continuare il loro viaggio negli Stati Uniti visitando tutti i luoghi legati all’ufologia. I due amici sono euforici, scattano foto, comprano gadget e, proprio vicino all’Area 51, incontrano un alieno, Paul, che chiede loro aiuto per sfuggire ai fe- D Coordinatori effetti visivi: Darryl Li (Double Negative), Cayley Bell, Amie Cox, Lucie Ostrer Supervisore costumi:Linda Matthews Supervisore musiche: Nick Angel Supervisore animazione: Anders J.L. Beer animazione personaggi: Jonathan Macintosh, Nathan McConnel, Michael Hull, Prothais Nicolas (Double Negative), Darren Rodriguez, Gianluca Fratellini, Jeff Schanz Animazione: Emanuele Pavarotti (Double Negative), Jason Martinsen, Lisa Mauvre, Elizabeth Gray, Stafford Lawrence, David Lowry, Nigel Rafter, Nicolas Seck, Paul A. Davies, Aldo Gagliardi, Patrick Giusiano, Nicolas Gueroux, Scott Holmes, Arne Kaupang, Daniele Mieli, Terence P. Reilly, In-Ah Roediger, Alli Sadegiani, Nicolas Seck Interpreti: Simon Pegg (Graeme Willy), Nick Frost (Clive Gollings), Jason Bateman (agente Zoil), Kristen Wiig (Ruth Buggs), Sigourney Weaver (Tara), Seth Rogen (voce di Paul), Bill Hader (Haggard), Jane Lynch (Pat Stevens), Jeffrey Tambor (Adam Shadowchild), John Carroll Lynch (Moses Buggs), Blythe Danner (Tara Walton), David Koechner (Gus), Joe Lo Truglio (O’Reilly), Jesse Plemons (Jake), Mia Stallard (Tara piccola), David House (guardia di sicurezza), Mike Miller (poliziotto), Jeremy Owen (venditore di spade), Jennifer Granger (fan di Adam Shadowchild), Nelson Ascencio (Jorge), Bobby Lee (Valet), Mark Sivertsen (militare), Joe Berryman (custode), Steven Spielberg J., Todd Anderson (commesso negozio di fumetti), William Arute, Paula LaBaredas, Corey Drake, Brandon Hillock, Joey Wolf Durata: 104’ Metri: 2850 derali che vogliono sezionarlo per studi scientifici. Graeme e Clive dopo l’esitazione iniziale fanno salire il nuovo amico sul camper e ripartono. Durante il tragitto, si accorgono di essere seguiti e decidono di fermarsi in un camping gestito da Ruth, una ragazza cieca da un occhio e molto bigotta. Quest’ultima, inavvertitamente, 3 scopre Paul e considerandolo una presenza demoniaca inizia a pregare. L’alieno le fa comprendere che è semplicemente un essere di un’altra galassia e che non tutto quello in cui crede corrisponde a verità; poi, per convincerla, le ridona la vista. Ruth sconvolta, abbandona il padre e la sua religione, per accompagnare i ragazzi nella loro avventura: portare Paul Film nel luogo in cui lo attende la navicella spaziale. Le giornate per lo strano quartetto scorrono veloci fra canti, risate e discorsi pseudo-filosofici, ma Paul ha un rimpianto: vuole salutare per l’ultima volta Tara, la bambina che anni prima lo ha salvato dalla sua navicella in fiamme. Tara, ormai una signora, alla vista dell’alieno scoppia in lacrime e gli confessa di essere stata derisa da tutti e considerata pazza dopo aver raccontato del loro incontro. L’idillio fra i due è presto interrotto dai federali che fanno irruzione in casa. Fortunatamente il gruppo di amici, inclusa Tara, riesce a scappare e raggiungere il luogo designato all’incontro con la navicella spaziale. Qui, però, trovano il capo dei servizi segreti e altri agenti che non esitano a fare fuoco. Graeme e Clive con qualche mossa rubata ai telefilm riescono a sconfiggerli, ma l’esultanza dura poco: nascosto fra i cespugli c’è il padre di Ruth che, senza esitare, apre il fuoco sui due giovani. Graeme colpito al petto muore. Paul, impietosito, usa tutta la sua energia per far resuscitare l’amico che dopo pochi minuti riapre gli occhi. Nello stesso istante arriva la navicella, l’alieno saluta tutti e chiede a Tara di andare con lui per vivere una nuova vita. La donna accetta e insieme a Paul sparisce nell’universo. Passano due anni Graeme e Clive sono diventati scrittori famosi grazie a un fumetto su un alieno dal titolo: Paul. e scene di panico alla minaccia aliena di Orson Wells sono ormai un lontano ricordo. Da quando Spielberg con E.T. (1982) ha fatto conoscere il lato umano degli extraterrestri, nell’im- L Tutti i film della stagione maginario comune è avvenuta una rivoluzione iconografica che ha completamente ribaltato la percezione degli alieni. Non più temibili creature, ma amici da salvare. Ogni tanto qualche regista ci riprova a dare agli alieni un piglio più arcigno e bellicoso, Tim Burton in Mars Attack per citarne uno, ma, pur con discreti risultati cinematografici, nessuno è mai riuscito a scalfire l’appeal dell’icona di Spielberg. Simon Pegg e Nick Frost nella loro pellicola Paul non ci provano neppure, anzi saccheggiano a piene mani dai classici di genere per creare una commediola senza pretese che, nonostante qualche caduta di stile, riesce a far sorridere in maniera intelligente. I primi a essere messi alla berlina sono i nerd e, nel caso specifico, i nerd appassionati di ufologia che, visti dall’esterno, con i loro raduni e manie, si prestano egregiamente, come ogni gruppo di fanatici d’altronde, alla battuta e alle situazioni demenziali. Non a caso il duo Pegg- Frost si è ritagliato per sé proprio questo ruolo nella commedia. Ma le punzecchiature al fanatismo non si limitano solo al mondo dei nerd, piuttosto si estendono, e con più cinismo, anche all’universo religioso personificato da Kristen Wig, una ragazza bigotta con tante certezze e altrettanti problemi. E poi c’è lui, Paul, l’alieno sboccato e irriverente a capeggiare l’insolita banda di amici nel deserto del Nevada, mentre la macchina da presa di Greg Mottola, come in una gita scolastica, riprende le situazioni più imbarazzanti. Effettivamente, senza nulla togliere alla professionalità del cast, vedendo il film si ha come l’impressione di assistere a un esperimento cinematografico partorito da un gruppo di amici in un pomeriggio noioso. Non ci sono veri e propri tempi comici e tutto sembra affidato all’improvvisazione. Sicuramente la versione italiana, rispetto all’originale, perde tanto a livello di traduzione ( molto dell’umorismo è concentrato sulla diversità-rivalità fra inglesi e americani), ma, grazie, a un buon adattamento, risulta piacevole da vedere anche per un pubblico non avvezzo agli stereotipi anglosassoni. Un po’ meno piacevoli e, forse, eccessive le volgarità usate come “tappabuchi”nei momenti di stanchezza che non trovano giustificazione neanche nel colorito slang giovanile di cui Pegg e Frost si fanno portabandiera. Il vero nervo scoperto della pellicola, però, non è questo. Più fastidioso del linguaggio scurrile c’è l’imbarazzante doppiaggio del protagonista Paul a opera del leader di Elio e le storie tese. Nulla da ridire su Elio come artista ovviamente, ma il doppiaggio non è il suo forte. Purtroppo da diversi anni è consuetudine “impreziosire” i film, spesso d’animazione, con voci lontane dal mondo del cinema che, però, hanno presa sul pubblico. Il risultato? Tranne rare eccezioni si rasenta la mediocrità più assoluta. E pensare che abbiamo una schiera di doppiatori che il mondo ci invidia. Peccato siano un po’ troppo anonimi. Forse dovremmo convincerli a partecipare a qualche reality così, magari, la prossima animazione digitale ci riserverà una recitazione accettabile. È solo un’idea. Francesca Piano ISOLA 10 (Dawson Isla 10) Cile/Brasile/Venezuela, 2009 Art director: Carlos Garrido Trucco: Guadalupe Correa Suono: Nicolas Hallet, Simone Dourado Interpreti: Benjamín Vicuña (Sergio Bitar), Cristian De La Fuente (tenente Labarca), Pablo Krögh (José Tohà), José Bertrand (Lawner), Sergio Hernández (comandante Fellay), Luis Dubó (sergente Figueroa), Matias Vega (Osvaldo Puccio padre), Horacio Videla (dottor Arturo Giron), Alejandro Goic (capitano Salazar), Caco Monteiro (Fernando Flores), Andres Skoknic (Orlando Letelier), Elvis Fuentes (Clodomiro Almeyda), Pedro Villagra (sottoufficiale Barriga), Jose Martín (Osvaldo Puccio padre) Durata: 100’ Metri: 3200 Regia: Miguel Littin Produzione: Cristián de la Fuente, Miguel Littin per Azul Films/Efetres/VPC Cinema Video Distribuzione: Nomad Film Prima: (Roma 17-6-2011; Milano 17-6-2011) Soggetto: ispirato all’autobiografia di Sergio Bitar Sceneggiatura: Miguel Littin Direttore della fotografia: Miguel Joan Littin Montaggio: Andrea Yaconi Musiche: Juan Cristóbal Meza Scenografia: Carlos Garrido Costumi: Marisol Torres Direttore di produzione: Julio Jorquera Arriagada Aiuti regista: Ivan Fuentes Hagar 4 Film ile 1973. Dopo il colpo di stato e con l’inizio della dittatura di Pinochet, molti degli uomini del governo Allende vengono fatti prigionieri e deportati nel campo di concentramento nell’isola di Dawson, al sud della Patagonia. Ex ministri, ex deputati, dottori, giudici, avvocati e militanti del Partito Comunista cileno si ritrovano così a vivere in baracche, maltrattati dai militari, costretti ai lavori forzati, ma soprattutto privati della loro identità. Appena arrivati all’isola infatti, il tenente Labarca comunica loro che da quel momento verranno chiamati con il nome della baracca in cui andranno a vivere seguito da un numero. Isola 1, Isola 2, Isola 3 e così via. Tutti rinchiusi insieme. I prigionieri -costretti a marce e lavori forzati- trascorrono il loro tempo libero coltivando quelli che erano i loro interessi, alcuni disegnano, altri scrivono, altri ancora cercano di costruire una zattera per poter scappare. Sergio Bitar (Isola 10), ministro delle miniere e consigliere economico del presidente Allende, scrive appunti e racconta quello che accade ogni giorno. Accanto a loro si alternano varie forze militari: l’esercito, l’aviazione, la marina. Tra loro -almeno inizialmente- prevale l’idea di uccidere i prigionieri, ma non avendo ricevuto nessun ordine e non riuscendo a comunicare facilmente con gli uomini della terraferma, li costringono a lavorare, anche sotto la neve. Gli uomini di Allende non si arrendono, lottano e sopravvivono, cercano di mantenersi attivi, istituiscono dei corsi di politica, di grammatica e di lingue ai quali partecipano, seppur come controllori, anche i militari. Ristrutturano perfettamente una chiesa dell’Isola, riparano la televisione per avere notizie dal Cile e festeggiano il Natale con brevi spettacoli teatrali. Vedendo la forza e il coraggio di questi uomini anche alcuni dei militari si mostrano più sensibili, primo fra tutti il comandante Fellay, che di nascosto dagli altri militari, porta cibo ai prigionieri e si ritrova con loro a fe- Tutti i film della stagione C steggiare la fine della ristrutturazione della chiesa. Arriva intanto il 1974 e dopo più di anno di resistenza e grazie alle pressione delle Nazioni Unite, della Croce Rosse e del senatore democratico statunitense Ted Kennedy, gli ex ministri del governo Allende vengono liberati. La maggior parte di loro fa oggi parte del governo democratico, Sergio Bitar ha scritto un libro in cui racconta la prigionia nell’Isola di Dawson. na storia drammatica e poco conosciuta, raccontata in maniera eccelsa da Miguel Littin, cineasta cileno affermato a livello internazionale. Tratto dalle memorie scritte dal ministro e prigioniero Sergio Bitar (Isla 10), il film racconta la prigionia di questi uomini andando oltre il messaggio politico. C’è infatti più di ogni altra cosa la volontà di raccontare una storia umana e personale, nella quale un gruppo di uomini si ritrova coinvolto. Uomini che vedono crollare i loro ideali tanto da chiedersi “Dove abbiamo sbagliato?”; uomini che hanno sempre combattuto per i diritti umani che invece gli vengono negati. Uomini senza più un nome, senza identità, ma che non si danno per vinti U 5 e decidono di lottare e resistere. La forza del film sta proprio in questo, nel mostrare non soltanto le difficili condizioni di sopravvivenza, ma anche e soprattutto la reazione di un gruppo di persone che non dimentica la propria di identità e che conosce il valore di una matita, di un foglio o di una lettera da leggere. Miguel Littin ha restituito a queste persone la dignità che per alcuni anni avevano perso, ha fatto in modo che la loro storia venisse conosciuta in tutto il mondo, impressionandola su una pellicola. Una regia che segue i prigionieri, un montaggio che amalgama bene i filmati d’archivio con le ricostruzioni storiche, un’ottima interpretazione degli attori (Benjamin Vicuna, Cristian De La Fuente, Sergio Hernandez) che incarnano perfettamente il dolore, lo smarrimento, ma anche l’intelligenza di quegli uomini. Tutto questo rende Isola 10 un film da vedere assolutamente, almeno per conoscere una vicenda di cui purtroppo non si è mai saputo molto e che appartiene a un capitolo della storia mondiale -quello della dittatura di Pinochet- tra i più oscuri e sanguinosi. Silvia Preziosi Film Tutti i film della stagione FAST AND FURIOUS 5 (Fast Five) Stati Uniti, 2011 Supervisori effetti speciali: Garry Elmendorf, Rick Thompson Coordinatore effetti speciali: David Fletcher Supervisori effetti visivi: David Wallace Allen (TeamWorks Digital), Adam Avitabile (Look Effects), Angela Barson (BlueBolt), David Burton (With A Twist Studio), Rainer Gombos (Pixomondo), Ian Hunter, David Sanger (New Deal Studios), Jeffrey Kalmus (ICO VFX), Guillaume Rocheron (MPC), Rick Sander (HOAX Films), Justin Jones, Björn Mayer, Kelvin McIlwain, Mike Wassel Coordinatori effetti visivi: Briana Aeby (Pixomondo), Jack Lilburn (Method Studios), B.J. Farmer, Mohan Sangeeth Supervisore effetti digitali: Piet Hohl, Jörn Großhans, Sven Martin, Juri Stanossek (Pixomondo), Jeffrey Jasper, Robert Zeltsch (New Deal Studios), Juan Melgoza Supervisore costumi: Nick Scarano Interpreti: Vin Diesel (Dominic Toretto), Paul Walker (Brian O’Conner), Jordana Brewster (Mia Toretto), Tyrese Gibson (Roman Pearce), Ludacris (Tej Parker), Elsa Pataky (Elena Neves), Gal Gadot (Gisele Harabo), Tego Calderon (Tego Leo), Don Omar (Rico Santos), Matt Schulze (Vince), Dwayne Johnson (Luke Hobbs), Sung Kang (Han Lue), Joaquim de Almeida (Hernan Reyes), Michael Irby (Zizi), Fernando Chien (Wilkes), Alimi Ballard (Fusco), Yorgo Constantine (Chato), Geoff Meed (Macroy), Joseph Melendez (capitano della polizia), Jeirmarie Osorio (Rosa), Mark Hicks (Capa), Esteban Cueto (Berto), Corey Michael Eubanks (Lanzo), Luis Da Silva Jr. (Diogo), Pedro García (direttore), Arturo Gaskins (croupier), Jay Jackson (reporter), Luis Gonzaga, Carlos Sanchez, Benjamin Blankenship Durata: 130’ Metri: 3600 Regia: Justin Lin Produzione: Vin Diesel, Michael Fottrell, Neal H. Moritz per Universal Pictures/Original Film/One Race Productions Distribuzione: Universal Pictures Prima: (Roma 4-5-2011; Milano 4-5-2011) Soggetto: personaggi ideati da Gary Scott Thompson Sceneggiatura: Chris Morgan Direttore della fotografia: Stephen F. Windon Montaggio: Christian Wagner, Kelly Matsumoto, Fred Raskin Musiche: Brian Tyler Scenografia: Peter Wenham Costumi: Sanja Milkovic Hays Produttori esecutivi: Amanda Lewis, Justin Lin, Samantha Vincent Produttori associati: Thomas Hayslip, Leeann Stonebreaker Line producer: Fernando Serzedelo Direttori di produzione: Vincent Agostino, Fernando Zagallo Casting: Debra Zane Aiuti regista: James Currier, Janaina Ferreira, Jully Irie, Spencer Jarvis, Matti Klutz, Vincent Lascoumes, Christophe Le Chanu, Malu Miranda, Justin Ritson, Leonardo Rocha, David Sardi, Terrence B. Zinn Operatori: Greg Baldi, Ken Fisher, Ian Forsyth, Geoffrey Haley, Raphy Molinary Operatore Steadicam: Geoffrey Haley Art directors: Beat Frutiger, Andrew Neskoromny Arredatore: Bob Kensinger Trucco: John Blake, Loretta James-Demasi, Margarita Pidgeon, Yolanda Sheridan, Nicole Sortillon, Christien Tinsley, Denise Tunnell Acconciature: Pierce Austin, Margarita Pidgeon D ominic Toretto è condannato a 25 anni di carcere. Due auto da cor- sa, guidate da sua sorella Mia e dall’amico Brian, provocano però il ribaltamento del 6 bus sul quale viaggiano i detenuti, per favorire la sua evasione. Tutti i telegiornali ne parlano. Brian e Mia si uniscono a Vince in una favela brasiliana. Di Dom non hanno notizie: i tre sono nella lista dei ricercati. Vince propone loro un lavoro: alcune auto da rubare e rivendere. Mia e Brian viaggiano sul treno ove si trovano le auto, aiutando la squadra a mettere a segno il colpo. Durante l’operazione, si ritrovano con Vince e anche Dom. Alcuni della gang però tradiscono, l’operazione fallisce e due agenti di polizia vengono uccisi dai disertori, che sono in realtà sgherri del boss di Rio Hernan Reyes, oltremodo interessato a una delle auto rubate, che rimane a Mia. La polizia federale si mette alla ricerca dei tre fuggitivi, additati come molto pericolosi, mentre Reyes cattura Brian e Dom e li minaccia. I due riescono a fuggire, smontano l’auto e trovano un chip, che contiene tutta la rete di attività ille- Film gale di Reyes e i luoghi ove sono occultati i suoi soldi. Vince prova a rubare il chip e viene cacciato. La favela viene militarizzata dall’Fbi, che ha uno scontro a fuoco con una banda. V’è una violenta sparatoria, ma Brian, Mia e Dom si mettono in salvo; la ragazza rivela loro di essere incinta di Brian. Dom e Brian decidono di fare un ultimo colpo, rubando tutti i soldi di Reyes, l’uomo più potente di Rio, per poi sparire e farsi una nuova vita. Gli occorre però una squadra. Il gruppo si compone. Reyes gestisce il traffico di droga a Rio, ma non è mai stato preso, perché non lascia alcuna traccia: i suoi soldi non sono in banca, ma in depositi segreti, che loro dovranno svaligiare uno a uno, per un totale di 100 milioni di dollari. Questo l’obiettivo al quale è chiamata la squadra, che dividerà il bottino. Mentre l’Fbi cerca di capire cosa manchi dall’auto rubata, il gruppo entra nel primo deposito e incendia il monte di banconote che contiene. Gli uomini di Reyes, pedinati dagli emissari di Dom, prelevano allora sotto suo ordine tutto il denaro e lo concentrano in un punto solo, una stazione di polizia. La missione si complica; per giunta, l’Fbi ha già identificato al computer Dom e i suoi: sono tutti ricercati. Loro studiano il piano per entrare nella centrale, ov’è depositata la montagna di soldi di Reyes. Riescono a introdurre un’auto telecomandata con telecamera nel deposito segreto. S’intrufolano poi nella stazione di polizia e iniziano ad armeggiare. Quindi si procurano un’auto velocissima, perché sfugga al controllo delle telecamere. Arrivano alla cassaforte, ma occorrono le impronte della mano di Reyes, che riescono a ottenere con l’arma della seduzione. L’Fbi è sulle loro tracce, al comando di Luke Hobbs, che non ha mai fallito una missione. Luke e i suoi agenti scovano la banda, ma vengono circondati da centinaia di uomini, in aiuto di Dom e dei suoi; così sono costretti a battere in ritirata. Rientrando a casa, Elena Neves, interprete di Luke, vi trova Dom, che si riprende la croce che lei porta al collo. Lei gli dice: “Hobbes ti troverà. Non hai motivi per restare qui, perché lo fai?”. Lui le gira la domanda, e lei racconta che suo marito, poliziotto, è stato ucciso. Rubano 4 auto velocissime alla polizia. Mia sta per essere rapi- Tutti i film della stagione ta dagli uomini di Reyes al mercato, ma Vince la salva e la riporta alla base, ove si riappacifica cogli altri e Dom lo assolda per il furto. La banda si organizza e parte per il colpo. Ma arrivano i federali e, dopo una violenta colluttazione, arrestano Dom, Mia, Brian e Vince. Tuttavia, mentre passano dalla favela, subiscono un’imboscata da parte di Reyes. Gli uomini di Luke vengono uccisi. Elena, però, ha liberato i criminali, che salvano Luke. Vince muore, affidando a Dom la cura del figlio Nico. Dom vuole finire il colpo, anche per vendicarsi di Reyes, i sodali lo invitano però a scappare. Ognuno è libero di fare come vuole, ma con loro si allea Luke, per uccidere Reyes. Alla fine aderiscono tutti. “Prendiamo i soldi e prenderemo lui” proclama Dom. La stazione di polizia è superpresidiata. Il blindato con Luke ed Elena sfonda il muro, gli altri gli sono dietro colle auto. V’è una sparatoria colla polizia. Dom e Brian agganciano e trascinano via con due auto la cassaforte, inseguiti da tutti i poliziotti corrotti di Rio. Fuga travolgente e alquanto rocambolesca, tra incidenti e sparatorie. Reyes gli è dietro con tutti i suoi uomini. Sul ponte sono quasi in trappola. Dom sgancia il cavo di Brian, per lasciarlo libero e far sì che si salvi e rimane solo. Fa slalom tra le auto nemiche distruggendole e travolgendo, alla fine, anche Reyes. Brian salva Dom da uno degli scagnozzi di Reyes, che sta per sparargli. Reyes, ferito, è ancora vivo: Luke arriva e lo finisce, vendicando così i suoi uomini. Poi dice a Dom e Brian che non può lasciarli andare. Gli concede però 24’ore di tempo, a patto che abbandonino lì i soldi. Luke scopre però che la cassaforte è vuota, durante la fuga è stata infatti sostituita e ride di gusto. La banda apre la cassaforte, trovandosi innanzi una montagna di banconote. Dom guarda in alto. Parte del bottino la fa pervenire nella favela a Rosa e Nico, come promesso a Vince. Nel finale vediamo gli ‘eroi’ qualche tempo dopo, su auto lussuosissime e in compagnia di bellissime donne. Brian e Mia sono su una spiaggia tropicale. Lei ha il pancione. Arriva Dom con Elena. Brian e Dom si lanciano in una nuova sfida di velocità sulle loro auto. Luke è invece nel suo studio. Un’assistente gli porta il fasci- 7 colo di un dirottamento a Berlino. “Toretto?” chiede Luke. No, è Mia: “Credi nei fantasmi?” gli chiede la donna. ilm d’azione, tra motori superpotenti e delinquenza con un cuore, imprese assai rischiose e altissima velocità. Dopo aver procurato l’evasione di Dominic, la coppia costituita da sua sorella Mia e Brian ricovera in Brasile, ove sono assoldati per rubare delle auto da un treno in corsa. Il vero mandante del furto è il ricchissimo e corrotto affarista brasiliano Hernan Reyes, che desidera recuperare un microchip custodito in una delle auto. Questo finirà però nelle mani della banda di Dom, che se ne servirà per tracciare la mappa dei depositi milionari di Reyes e tentare di impossessarsene. Serve una squadra all’altezza di questa missione, che viene prontamente costituita, ricordando le imprese di Ocean’s eleven, senza averne tuttavia il glamour. Oppositori della banda, oltre Reyes e i suoi scagnozzi, sono gli agenti della polizia federale al comando dell’implacabile Luke Hobbs, deciso ad arrestarli. In un riuscito capovolgimento dei ruoli, però, è Dom che salva la vita a Luke, che lo ha appena malmenato e arrestato. In seguito a questo evento, che ha comportato il massacro dei suoi uomini. Violenta e spettacolare, questa pellicola presenta però un forte anelito religioso: dal Cristo redentore di Rio, ai racconti giovanili di Dom (il cui padre invitava al barbecue festivo tutti gli amici che avessero partecipato alla messa domenicale), alla sua impresa per recuperare la croce che Elena porta al collo, al suo sguardo verso il cielo in chiusura di film. Per i critici è sicuramente l’episodio più riuscito dell’intera saga: avvincente, adrenalinico, permette alla serie di evolversi e maturare. V’è un po’ di tutto: donne e motori, azione e inseguimenti d’ogni genere, sparatorie, gare clandestine, tradimenti e riappacificazioni, panorami brasiliani, umorismo, ma affiorano anche momenti di poesia, in mezzo a questa banda di criminali, che più volte manifesta un forte carico di umanità. Si pecca forse in verosimiglianza, ma questo è spettacolo, cinema puro. F Luca Caruso Film Tutti i film della stagione LIMITLESS (Limitless) Stati Uniti, 2011 Effetti speciali trucco: Keith R. Palmer Trucco: Ruth Bermudo, Diane Heller, Keith Sayer, Janeen Schreyer Acconciature: Diane Dixon, Pamela May, Lori McCoy-Bell Coordinatore effetti speciali: Connie Brink Supervisori effetti visivi: Tim Carras (Comen VFX), Anthony ‘Max’ Ivins (Look FX), Rocco Passionino, Dan Schrecker, Christopher Scollard Coordinatori effetti visivi: Matt Kushner (Look FX), Joey Bonander, Sheila Giroux Supervisore musiche: Season Kent, Happy Walters Interpreti: Bradley Cooper (Eddie Morra), Robert De Niro (Carl Van Loon), Abbie Cornish (Lindy), Andrew Howard (Gennady), Anna Friel (Melissa), Johnny Whitworth (Vernon), Robert John Burke (Pierce), Darren Goldstein (Kevin Doyle), Ned Eisenberg (Morris Brandt), T.V. Carpio (Valerie), Richard Bekins (Hank Atwood), Patricia Kalember (signora Atwood), Cindy Katz (Marla Sutton), Brian Anthony Wilson (detective), Rebecca Dayan (Rebecca Dayan), Ann Marie Green (conduttrice TV), Damali Mason, Chris McMullin (poliziotti), Meg McCrossen (assistente), Tom Bloom (Dunham), Nina Hodoruk (agente immobiliare), Tom Teti (Tailor), Stephanie Humphrey (giornalista televisiva), Joseph McCarthy, Peter Pryor (operatori di borsa ), Dave Droxler ( tecnico ), Luisina Quarleri (cameriera),Tomas Arana, Daniel Breaker, Piper Brown Durata: 105’ Metri: 2880 Regia: Neil Burger Produzione: Leslie Dixon, Ryan Kavanaugh, Scott Kroopf per Relativity Media/Virgin Produced/Rogue/Many Rivers Productions/Boy of the Year/Intermedia Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 15-4-2011; Milano 15-4-2011) Soggetto: tratto dal romanzo The Dark Fields di Alan Glynn Sceneggiatura: Leslie Dixon Direttore della fotografia: Joe Willems Montaggio: Naomi Geraghty, Tracy Adams Musiche: Paul Leonard-Morgan Scenografia: Patrizia von Brandenstein Costumi: Jenny Gering Produttori esecutivi: Bradley Cooper, Jason Felts, Tucker Tooley Co-produttori: Adam Fields, Ken Halsband Line producers: Ricardo Del Río, Patty Long, Patrick Peach Direttori di produzione: Mark Kamine, Arturo Del Rio Casting: Douglas Aibel Aiuti regista: Timothy Bird, H.H. Cooper, Richard L. Fox, Nate Grubb, Nate Grubb, Frederic Henocque, Hiromi Kamata, Dale M. Nielsen, Jennifer Roberts, Brad Robinson, Mark Shandley, Dana Zolli Operatori: Kent Harvey, Guillaume Renberg, Richard Rutkowski, David J. Thompson Operatore Steadicam: David J. Thompson Arredatore: Diane Lederman ddie Morra è uno scrittore senza soldi e alla ricerca del colpo di genio che lo aiuti a scrivere il romanzo della vita, ma la creatività non è un interruttore che si accende nel cervello quando si vuole. A complicare le cose anche la fidanzata che lo lascia perché non riesce più a sopportare la sua apatia. L’in- E contro casuale con Vernon, il suo ex cognato che gli fa provare un farmaco sperimentale, l’NZT-48, gli cambia radicalmente la vita. L’NZT-48 infatti è in grado di sbloccare e amplificare le potenzialità della mente umana, di aumentare le capacità dei recettori neuronali e attivare tutte le aree del cervello. Insomma, è proprio quello che 8 serve allo scrittore per recuperare la fiducia in se stesso è la creatività che aveva perduto del tutto. Dopo aver rubato l’ultima dose del farmaco nell’appartamento di Vernon, morto ammazzato da qualcuno interessato alla stessa sostanza, lo scrittore incomincia una nuova vita. Riesce a scrivere il suo romanzo in soli quattro giorni, ma, soprattutto, incomincia a capire che l’NZT-48 può permettergli di arrivare lì dove non avrebbe mai immaginato: il mondo dell’alta finanza. Eddie infatti riesce a guadagnare presto milioni di dollari partendo da una cifra molto bassa, ma soprattutto conosce Carl Van Loon, il magnate che gli affida il duro compito di trattare la mediazione per la più grande fusione nella storia delle corporation. Nonostante l’NZT-48 incominci a far vedere i suoi effetti collaterali, Eddie riesce a farla franca su molti fronti: riesce a sfuggire a misteriosi inseguitori che mettono in pericolo anche la sua fidanzata, ma, soprattutto, riesce a sfuggire a un’indagine di polizia in cui è il sospettato numero uno dell’assassinio di un’indossatrice. Ormai lanciato nel mondo della finanza, Eddie continua la sua rincorsa al successo. Lo vediamo alla fine candidato come senatore degli Stati Uniti e libero, ormai, dal control- Film lo di Carl Van Loon, che si scoprirà essere il vero artefice dell’NZT-48. op. È sicuramente questa la definizione più adatta a Limitless, l’ultima pellicola di Neil Burger, già regista di The illusionist. Un film che non brilla per originalità nella sceneggiatura e nella storia che appare, in qualche tratto, al limite del paradossale. Ma, già dal titolo, si capisce che al centro di tutto il film c’è proprio l’indagine drammaturgica e estetica di questa idea del limite. Non si tratta infatti solo di raccontare la storia di scrittore impantanato nella sua depressione e autocommiserazione (Bradley Coo- P Tutti i film della stagione per), che riesce a stimolare nuove aree del suo cervello grazie a un farmaco sperimentale, ma soprattutto di utilizzare liberamente e, appunto, senza limiti la macchina da presa. Obiettivo principale: dare vita a effetti visivi caleidoscopici e vertiginosi lì dove, proprio dal punto di vista drammaturgico, è la mente del personaggio a non avere più limiti grazie all’NZT-48. Burger si serve con maestria di espedienti tecnici più all’avanguardia, come fisheye, morphing e zoom. Già solo l’infinita zoomata in avanti dei titoli di testa, che ci fa attraversare con gli occhi tutta Manhattan, dà senso estetico a tutto il film e ci fa capire da subito quale sarà il taglio stilistico della regia. Insomma, la regia e la sceneggiatura sono strettamente collegate e non si riesce a capire quale delle due sia principalmente funzionale all’altra. Il risultato finale è comunque molto interessante e riesce a tenere incollato lo sguardo dello spettatore anche se la storia è prevedibile in molti tratti del film. Bravissimo Bradley Cooper a interpretare il doppio ruolo dello scrittore depresso e del manager della finanza. Una duplicità supportata da un Robert De Niro nei panni di uno dei personaggi più facili che gli siano mai capitati di interpretare. Marianna Dell’Aquila UN PERFETTO GENTILUOMO (The Extra Man) Stati Uniti, 2010 Regia: Robert Pulcini, Shari Springer Berman Produzione: Anthony Bregman, Stephanie Davis per 3 Arts Entertainment/Likely Story/Tax Credit Finance/Wild Bunch Distribuzione: BIM Prima: (Roma 13-5-2011; Milano 13-5-2011) Soggetto: tratto dal romanzo Io e Henry di Jonathan Ames Sceneggiatura: Robert Pulcini, Jonathan Ames, Shari Springer Berman Direttore della fotografia: Terry Stacey Montaggio: Robert Pulcini Musiche: Klaus Badelt Scenografia: Judy Becker Costumi: Suttirat Anne Larlarb Produttori esecutivi: Jonathan Ames, Stefanie Azpiazu, Shari Springer Berman, Vincent Maraval, Agnès Mentre, Robert Pulcini Co-produttore: Rebecca Rivo Direttore di produzione: Rebecca Rivo Casting: Ann Goulder Aiuti regista: Mariela Comitini, Kara Doherty, Justin Ritson, David Catalano Operatore: Oliver Cary ouis Ives è allontanato dall’insegnamento di una scuola media privata di Princeton perché scoperto mentre si provava indumenti femminili davanti allo specchio. Louis giunge a New York e trova lavoro presso una rivista ambientalista e un alloggio nell’appartamento di Henry Harrison, un gentiluomo eccentrico, bizzarro, esperto di bon ton, accompagnatore di vecchie ricche a Manhattan, molto richiesto nei salotti un po’ retrò per la sua conversazione sempre forbitissima, ma con una sola mancanza: quella di non avere un soldo in tasca. Effettivamente Louis è dotato di una particolare sensibilità e di una sessualità L Art director: Charles Kulsziski Arredatore: Carrie Stewart Effetti speciali trucco: Michael Marino Trucco: Joseph Farulla, Tina LaSpina Acconciature: Sherry Heart, Jeffrey Rebelo, Nicole Tucker Supervisore effetti visivi: John Bair (Phosphene) Supervisore musiche:Linda Cohen Interpreti: Paul Dano (Louis Ives), Kevin Kline (Henry Harrison), Katie Holmes (Mary Powell), John C. Reilly (Gershon Gruen), John Pankow (George), Celia Weston (Meredith Lagerfeld), Patti D’Arbanville (Katherine Hart), Lynn Cohen (Lois Huber), Marian Seldes (Vivian Cudlip), Dan Hedaya (Aresh), Victoria Barabas (Daisy), Lauren Weisman (studentessa), Lisa Brescia (insegnante), Beth Fowler (signora Marsh), John Leighton (cameriere), Lewis Payton Jr. (usciere), Elizabeth Blancke-Biggs (Diva), Betty Hudson (domestica), Jean Brassard (cameriere), Alex Burns (Brad), Peter Kybart (Maitre D), Jason Butler Harner (Otto Bellman), Marisa Ryan (Tanya), Jonathan Ames (gentiluomo), Gisele Alicea (signorina Pepper), Alicia Goranson (Sandra), Graeme Malcolm, Justis Bolding, Jackie Hoffman, Rafael Sardina Durata: 108’ Metri: 2880 equivoca e comunque non espressa, cosa che lo opprime e lo deprime in una ricerca senza punti fermi. Anche l’opzione del sesso a pagamento con una abilissima maitresse dominatrice lo soddisfa fino a un certo punto, così come i contatti con le vecchione o grassone appartenenti al mondo di Henry. Che davvero comprende una illimitata congerie di personaggi di ogni tipo, ruffiani, scrocconi, squattrinati, falsi intellettuali, vecchi conservatori, poeti stranieri da strapazzo oltre, naturalmente, alle tardone nobili e meno nobili che tengono ben stretto il loro peculio. A tutto ciò aggiungiamo Gershon, un irsuto e silenzioso coinquilino di Henry dalla voce 9 flautata e Otto, un ex compagno di stanza di Henry e da questi accusato di avergli rubato un capolavoro letterario, cioè l’unico romanzo che sia riuscito a scrivere nella sua vita. Comunque, proprio grazie alla loro indecisione, al disorientamento e alla mancanza di identità, Louis ed Henry decidono di mettere a punto le esperienze del loro continuo girovagare insieme con il proponimento di approfondire la loro bizzarra esistenza continuando a vivere sotto lo stesso tetto e accomunando l’indecifrabile Gershon che, per l’occasione, si presenta rasato, pettinato e ripulito. Chissà, forse potranno trovare in tre quella strada da Film sempre cercata in una rinnovata “l’unione fa la forza”. l cinema è il mezzo più adatto per esprimere quello che non c’è e per suggerire allo spettatore le possibilità per decifrare ciò che sullo schermo può limitarsi a ispirare, alludere, indicare: come se entrambi (spettatore e film) facessero lo stesso cammino verso un obiettivo illuminante, culturale, sociale, umano, fantastico. Ogni spettatore poi può trovare in questo obiettivo finale tutto ciò, o almeno una parte, che cercava o credeva di cercare, indipendentemente dal risultato ottenuto da altri; il film, può, a questo punto, dirsi soddisfatto. Quello che accade invece in questo I Tutti i film della stagione lavoro di Shari Springer Berman e Robert Pulcini, nomi sconosciuti al grande circuito, è ben diverso: gli autori, nel decidere di raccontare l’intima evoluzione di alcuni personaggi, di uno almeno (il giovane Louis) nell’ambito di un certo contesto sociale visto secondo alcuni parametri ben precisi hanno privilegiato la strada dell’educazione sentimentale, della formazione umana, quasi della vivisezione e successiva ricostruzione antropologica. Tutto è possibile se si hanno le idee chiare e la mano ferma; altrimenti una conduzione filmica che tratti l’indecisione, l’irresolutezza e l’indeterminatezza dei protagonisti è destinata a frammentarsi in una mancanza completa di personalità e di dimensione spettacolare. Così la bizzarria, l’eccentricità che all’inizio fanno sorridere, man mano finiscono per annoiare e procurare un vago senso di ribellione gonfio di interrogativi su quale tipo di film gli autori avessero in testa di realizzare. Si ha l’impressione che un attore del calibro di Kevin Kline abbia percepito tutto ciò nel corso della lavorazione e abbia voluto supplire con l’esagerato sfoggio di un istrionismo sempre più debordante in una occupazione manu militari della scena. Risultato: la cannibalizzazione dei suoi partner in una identificazione completa con l’assunto filmico. Siamo convinti che neanche questo fosse l’obiettivo degli autori. Fabrizio Moresco I DUE PRESIDENTI (The Special Relationship) Stati Uniti/Gran Bretagna, 2010 Acconciature: Angharad Barry, Beverley Binda, Molly Grayson, Amy Holt, Joanne Hopker, Janice Kinigopoulos, Ameneh Mahloudji, Tapio Salmi, Xanthia White Supervisore effetti speciali: Paul Dunn Coordinatore effetti speciali: Tom Turnbull Supervisori effetti visivi: Mark Nelmes, Dennis Michelson Supervisori costumi: Sally Crees, Marion Weise Supervisore musiche: Evyen Klean Interpreti: Michael Sheen (Tony Blair), Dennis Quaid (Bill Clinton), Hope Davis (Hillary Clinton), Helen McCrory (Cherie Blair), Adam Godley (Jonathan Powell), Mark Bazeley (Alastair Campbell), Marc Rioufol (Jacques Chirac), Kerry Shale (consulente dei Clinton), Demetri Goritsas (stratega), Nancy Crane (addetta al cerimoniale), John Schwab, James Fiddy, Robert Roman Ratajczak (giornalisti), Lara Pulver (stagista), Eric Meyers (giornalista americano), Rufus Wright (giornalista inglese), Matthew Marsh (consigliere politica estera), Roarke Alexander (fotografa), Stewart Alexander (Tom, elettricista della Casa Bianca), Riccardo Bacigalupo (cameriere), Joe Golby, Nick Shaw (agenti di polizia), Jefferson King (laburista inglese), Martyn Moore (passeggero aereo), Simon O’Connell (pilota elicottero), Adam Robinson (autista limousine), Emily Robinson (agente dell’aeronautica Militare Britannica), Pam Rose, Mark Barrows, Robert Harrison O’Neil Durata: 89’ Metri: 2550 regia: Richard Loncraine Produzione: Frank Doelger, Tracey Scoffield, Ann Wingate per Rainmark Films/HBO Films/BBC Films Distribuzione: Medusa Prima: (Roma 10-12-2010; Milano 10-12-2010) Soggetto e sceneggiatura: Peter Morgan Direttore della fotografia: Barry Ackroyd Montaggio: Melanie Oliver Musiche: Alexandre Desplat; musiche eseguite da London Symphony Orchestra Scenografia: Maria Djurkovic Costumi: Consolata Boyle Produttori esecutivi: Andy Harries, Kathleen Kennedy, Christine Langan, Frank Marshall, Peter Morgan Direttori di produzione: Patricia Anne Doherty, Tim Porter, Elena Zokas Casting: Nina Gold Aiuti regista: Dan Channing-Williams, Chris Croucher, Michael Elliott,Zoe Liang, Alison C. Rosa, Charlie Waller, Anthony Wilcox Operatori: Cosmo Campbell, Donald Russell Supervisore art director: Tom Brown Art director: Dean Clegg Arredatore: Tatiana Macdonald Trucco: Angharad Barry, Beverley Binda, Molly Grayson, Amy Holt, Joanne Hopker, Ameneh Mahloudji, Tapio Salmi, Xanthia White 992. Tony Blair è una giovane promessa del partito laburista britannico quando frequenta la “scuola” democratica di Clinton, già presidente degli Stati Uniti. In una sessione di lavori in cui non incontra mai il presidente, Tony impara la ricetta dei democratici americani per vincere resistenze e paure degli elettori più conservatori. Anni dopo, Tony Blair è candidato nelle elezio- 1 ni politiche del 1997. In piena campagna elettorale, Bill Clinton lo invita alla Casa Bianca. Cherie Blair assiste alla soggezione del marito, emozionato mentre prepara la valigia, e preoccupato di fare bella figura. Cherie, invece, non sente il peso dell’incontro, ma continua piuttosto a preoccuparsi del suo lavoro di avvocato e del consueto menage familiare. Il fatto che Clinton in persona riceva Blair alla Casa 10 Bianca, riservandogli il protocollo solito dei capi di stato, dà una spinta decisiva alla sua elezione. Di lì a poco, infatti, Blair diventa il più giovane primo ministro britannico. La relazione iniziata con quella visita formale e di carattere politico viene col tempo suggellata e approfondita da frequenti visite dei coniugi Blair ai coniugi Clinton. Le due firs-lady appaiono subito molto diverse: Hillary, consigliera del ma- Film rito in ogni passo della sua presidenza, è abituata a condividerne il potere, mentre Cherie resta estranea alle manovre politiche, di cui diffida, e ancorata alla vita preDowining Street. La relazione speciale che si instaura tra Tony e Bill è voluta inizialmente da Clinton, convinto di poter cancellare le politiche conservatrici dal pianeta grazie alla consonanza di colore con il governo della Gran Bretagna. Tony, entusiasta del progetto politico che gli si offre, è disposto a tutto pur di realizzarlo. Così affronta gli anni del suo governo con la convinzione di lavorare per una giusta causa e di trovare in Clinton un aiuto certo. Così succede, ad esempio, nel processo di pace nell’Irlanda del Nord. La “relazione speciale” che si è consolidata tra i due capi di governo, però, crea imbarazzo a Blair quando l’affaire Levinsky emerge proprio durante una visita ufficiale del primo ministro britannico al collega statunitense. In questo caso, è Tony ad aiutare Bill in una conferenza stampa. Altro scoglio che i due presidenti affronteranno insieme è quello dell’intervento in Bosnia, in cui Tony Blair trascina Bill Clinton, usando tutte le armi a sua disposizione e dando mostra di aver superato il maestro nei giochi della politica. L’autonomia ormai acquisita rispetto al “mentore” Clinton, viene dimostrata appieno, quando Blair allaccia rapporti cordiali anche con il suo successore repubblicano, George Bush, della cui vittoria Bill e la moglie apprendono durante l’ultima visita ufficiale ai coniugi Blair. oprodotto da HBO e BBC, The special relationship, di Richard Loncraine, racconta appunto del la relazione speciale (teorizzata a suo tempo da Churcill) tra presidente americano e primo ministro inglese, e che si sarebbe venuta a creare tra Bill Clinton e Tony Blair. Loncraine sceglie di segnare l’evoluzione della relazione tra i due protagonisti focalizzando il punto di vista su Blair, giovane laburista ambizioso e ingenuo, e di narrarla offrendo allo spettatore una serie di incontri, in occasioni pubbliche e private, che hanno costruito la “relazione speciale” di cui dice il titolo. Una relazione che si costruisce nell’alternanza continua tra pubblico e privato dei due presidenti, ambiti che si intrecciano inevitabilmente. Anche la regia mostra una particolare consapevolezza dell’operazione che il racconto conduce, di mostrare occasioni ufficiali e momenti di vita matrimoniale e familiare dei protagonisti, usando le inquadrature con primi piani e campi lunghi a sottolineare, rispettivamente, ora il vissuto del per- C Tutti i film della stagione sonaggio ora la caratura “storica” del contesto. Loncraine firma un film dal buon ritmo, e in cui i dialoghi sono al tempo stesso piani e limatissimi, rendendo la narrazione fluida e interessante. La lettura delle ambiguità dei personaggi sono lasciate intendere allo spettatore che deve leggere i fatti, le parole e il loro sottotesto, traendone le conseguenze. Un unico neo si può imputare alla sceneggiatura: a tratti indulge sulla caratterizzazione più semplice dei protagonisti (la buona fede di Blair, la debolezza di Clinton, il rigore di Hillary) contraddicendo l’intenzione di puro resoconto e tradendo la destinazione televisiva del prodotto. Tiziana Vox SOTTO IL VESTITO NIENTE – L’ULTIMA SFILATA Italia, 2010 Regia: Carlo Vanzina Produzione: Medusa Film/Sky/International Video 80 Distribuzione: Medusa Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011) Soggetto: sequel del film Sotto il vestito niente (1985) di Carlo Vanzina e Enrico Vanzina Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini Direttore della fotografia: Carlo Tafani Montaggio: Raimondo Crociani Musiche: Pino Donaggio Scenografia: Serena Alberi Costumi: Grazia Materia Direttore di produzione: Claudio Mncini Aiuto regista: Luca Anzellotti Operatore: Sascia Ippoliti Operatore Steadicam: Sascia Ippoliti Arredatore: Vivien Russo Trucco: Maurizio Nardi, Barbara Pellegrini Suono: Marco Grillo Interpreti: Francesco Montanari (ispettore Vincenzo Malerba), Vanessa Hessler (Britt), Richard E. Grant (Federico Marinoni), Giselda Volodi (Daria Marinoni), Virginie Marsan (Cris), Claudine Wilde (Heidi), Paolo Seganti (Beppe Luini), Mario Cordova (Max Liverani), Alexander Doetsch (Bruce), Elena Cotta (Pina), Vincenzo Zampa (Mancuso), Francesco Barilli (commissario), Alexandra Burman (Alexandra), Ernesto Mahieux (Viganotti), Stefano Molinari (Tanino Andò) Durata: 96’ Metri: 2650 11 Film Milano è arrivata la consueta settimana della moda. Alexandra, una famosissima e bionda modella, è il fiore all’occhiello della sfilata di Federico Marinoni, uno degli stilisti più apprezzati e attesi dell’evento milanese. Il pubblico, in evidente visibilio per l’arrivo di Alexandra, non sa ancora che quella sarà l’ultima passerella. L’indossatrice, infatti, quella sera stessa viene travolta da un’auto in corsa mentre si recava ad una festa per celebrare il successo della sfilata e la sua consacrazione come star della moda. Giunto sul posto, l’ispettore siciliano Vincenzo Malerba, incaricato di indagare sul caso, sospetta da subito che non si tratti di incidente casuale, ma di omicidio. Le sue ipotesi vengono avvallate dalla scoperta di un altro fatto clamoroso. Due anni prima, infatti, un’altra indossatrice molto famosa che aveva lavorato per griffe di Marinoni come Alexandra, era morta misteriosamente lanciandosi giù da un palazzo. Nel frattempo, giunge a Milano, come nuova musa della casa di moda, una fioraia svedese senza esperienze il cui nome è Britt. A lei Marinoni promette subito di renderla una nuova star della moda, scatenando le gelosie e le invidie di tutte quelle indossatrici che speravano di prendere il posto della modella uccisa, tra cui Cris, la migliore amica di Alexandra, che, molto presto, viene inserita nella rosa dei sospettati. Nonostante questo, Cris viene misteriosamente uccisa e insieme a lei molte altre persone che, per un motivo o per un altro, ruotano intorno alla casa di moda, come Bruce, il modello e amante A Tutti i film della stagione di Marinoni. A questo punto, per l’ispettore Malerba tutti sono potenzialmente possibili assassini: Daria, la sorella di Federico Marinoni; Beppe Luini, il suo ex marito coinvolto in vari giri di droga, Max Liverani, socio dello stilista: Ma anche Giorgio Viganotti, il giornalista di moda ossessionato dalla bellezza femminile o Tanino Andò, lo stilista della casa di moda rivale, come lo stesso Marinoni che sembra avere molte cose da nascondere e da raccontare nella storia. Intanto Britt, alla quale l’ispettore resiste con fatica, è andata a vivere provvisoriamente nell’appartamento di Alexandra. Proprio qui si nasconde la chiave di svolta nelle indagini che porteranno Malerba sulla strada della soluzione del caso. opo ventisei anni, Carlo Vanzina dirige il remake di Sotto il vestito niente , il thriller con l’ex top model danese Renée Simonsen, ambientato nel mondo della moda e del glamour della Milano “da bere”. Scritto a sei mani con il fratello Enrico Vanzina e con Franco Ferrini, già co-autori e co-sceneggiatori del film del 1985, anche Sotto il vestito niente - L’Ultima sfilata è un giallo ambientato nel mondo modaiolo delle sfilate, dei party, del lusso e dei vizi. Se a qualcuno venisse in mente di pensare a Sotto il vestito niente - L’Ultima sfilata come a un trhiller dall’atmosfera alla Stieg Larsson, cambia subito idea. Il film, al contrario, catapulta lo spettatore negli anni ’80 sin dalle prime scene e dai primi abiti. Al di là di questo e del fatto che i fratelli Vanzina, piacciano o non piac- D ciano, sono in qualche modo l’emblema del cinema italiano popolare non solo di trent’anni fa, ma anche di oggi, il film è assolutamente privo di qualsiasi spunto originale. Sceneggiatura, regia e recitazione formano un assemblaggio ben riuscito (almeno questo) di tutto ciò che di piatto, banale e noioso il cinema italiano può tirar fuori. Difficile quindi farne un’analisi basata su quelli che sono gli strumenti della critica e dell’estetica cinematografica, ma anche della sociologia. Se, dal punto di vista della regia, Carlo e Enrico Vanzina, come altre volte, non dimostrano grande originalità con la macchina da presa, non ne parliamo dal punto di vista della sceneggiatura e della storia che stancano sin dall’inizio. Colpo mancato invece quello del cast. Se, da un lato, infatti ci si dimentica presto chi siano le attrici-modelle e risulta chiaro che la regia è riuscita ad appiattire anche lo spessore di attori come Ernesto Mahieux e Giselda Volodi, dall’altro si apprezza, senza esagerare, Francesco Montanari nel ruolo dell’ispettore Vincenzo Malerba e di Richard E. Grant nel ruolo dello stilista Federico Marinoni. Dal punto di vista della sociologia del cinema, invece, risulta sempre più complicato credere che il pubblico ami davvero questo tipo di film, che si spacciano per racconti degli spaccati della società contemporanea, propinandone invece quanto di più trash e grossolano ci sia. Allora ci domandiamo: c’è davvero bisogno di un film all’anno dei Vanzina? Marianna Dell’Aquila HAI PAURA DEL BUIO Italia, 2010 Direttore di produzione: Daniela Gentili Casting: Barbara Braconi Aiuto regista:Berenice Vignoli Operatore: Bruno Pappalettera Trucco: Massimo De Pellegrino Supervisore effetti visivi: Rodolfo Migliari Suono: Emanuele Cecere Interpreti: Alexandra Pirici (Eva), Erica Fontana (Anna), Antonella Attili (madre di Anna), Alfio Sorbello (Bruno), Manrico Gammarota (padre di Anna), Lia Bugnar (Katia), Andrea Bolea (amica), Marcello Mazzarella (Mirko), Angela Goodwin (nonna) Durata: 95’ Metri: 2470 Regia: Massimo Coppola Produzione: Francesca Cima, Nicola Giuliano per Indigo film/ BIM Distribuzione/MTV Italia Distribuzione: BIM Prima: (Roma 6-5-2011; Milano 6-5-2011) Soggetto e sceneggiatura: Massimo Coppola Direttore della fotografia: Daria D’Antonio Montaggio: Cristiano Travaglioli Scenografia: Paolo Bonfini Costumi: Roberta Nicodemo Produttore esecutivo: Viola Prestieri Produttore associato: Carlotta Calori Line producer: Gennaro Formisano 12 Film va è rumena e ha venti anni. Il suo lavoro è giunto al termine ed esce per l’ultima volta dalla fabbrica in cui fa l’operaia perché non le hanno rinnovato il contratto. A Bucarest, la città in cui è nata e vive, non c’è nient’altro da fare. L’unica possibilità è partire per una Paese straniero, alla ricerca di un lavoro migliore. Eva arriva a Melfi, un paese del Sud Italia. Non sapendo dove trascorrere la prima notte per ripararsi dal freddo, entra nell’automobile di Anna, una sua coetanea che deciderà di darle ospitalità in casa sua. Grazie a lei, Eva incomincerà anche a lavorare come operaia nello stabilimento della Fiat di Melfi, uno dei più grandi d’Italia, emblema di quel Sud pieno di contraddizioni tra le radici della terra e l’industria. Eva e Anna sono ragazze molto simili, entrambe chiuse nella claustrofobia della loro condizione sociale e lavorativa, da cui sembra che non possano sfuggire. Eva soprattutto, nonostante abbia legato con un gruppo di colleghe, trascorre le sue giornate tra l’apatia e la noia. La sua unica attrattiva è studiare il comportamento di una donna misteriosa, della quale spia tutto: vita, spostamenti, abitudini. La donna che Eva pedina e insegue è, in verità, la madre, partita circa nove anni prima dalla Romania per cercare una vita migliore lontano da Bucarest e mai più tornata. Eva riuscirà ad avvicinarla e a parlarle (in rumeno) sfogando su di lei tutto il suo rancore. Solo dopo un lungo monologo di rabbia e frustrazione, la ragazza riuscirà a lanciare contro la madre l’accusa più terribile: quella di averla abbandonata solo per soldi, preferendo questi a lei e al suo affetto. Risolto il suo passato, Eva può finalmente affrontare il sue destino. Anna invece, anche a causa delle condizioni dell’azienda, decide di tentare un nuovo futuro lontana dalle sue radici, dal luogo in cui è nata e cresciuta. Solo così potrà diventare finalmente padrona della sua vita. Tutti i film della stagione E ai paura del buio, primo lungometraggio dell’autore televisivo Massimo Coppola è innanzitutto un film che offre molti spunti e tante tematiche per riflettere: dall’immigrazione alla condizione degli operai, da certe realtà provinciali del Sud Italia, al problema della disoccupazione, lo sfruttamento della donna e della prostituzione. Insomma, di carne al fuoco ce n’è molta e anche la regia è piuttosto interessante, soprattutto alla luce del fatto che si tratta di un’opera prima. Molto valido quell’utilizzo della macchina da presa che lavora con le inquadrature per mascherare la sua stessa presenza. È il caso, ad esempio, di quelle inquadrature che mostrano il buio completo perché uno dei personaggi si è posto “casualmente” davanti all’obiettivo. Lo stile è H quindi dichiaratamente realistico non solo nella storia e nelle tematiche affrontate, ma anche nella regia nonostante si voglia apparentemente nasconderla. In realtà, infatti, è proprio l’eccesso di questo stile a palesare la presenza di un preciso disegno registico dietro la storia. Il pathos delle scene più importanti, il dramma che si nasconde dietro alle protagoniste di Hai paura del buio (interpretate da Alexandra Pirici, Erica Fontana e Antonella Attili), dovrebbe essere supportato proprio dalla regia. Invece, risulta più come il risultato di un esercizio di stile che uno strumento funzionale alla narra- zione. Se nel suo complesso, sempre alla luce del fatto che si tratta di un’opera prima, Hai paura del buio è un film interessante, proprio la lentezza della sua regia, della sua sceneggiatura e la complessità della struttura filmica fanno in modo che si tratti di un film adatto ai cinefili che non a un pubblico più numeroso. Ottima la scelta della colonna sonora, ma non poteva essere altrimenti visto che Massimo Coppola è stato uno dei volti più noti del canale televisivo Mtv. Marianna Dell’Aquila DALLA VITA IN POI DALLA VITA IN POI Italia, 2010 Regia: Gianfrancesco Lazotti Produzione: Pierpaolo Paoluzi per Rosa Film. In collaborazione con Rai cinema e Facciapiatta Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 19-11-2010; Milano 19-11-2010) Soggetto e sceneggiatura: Gianfrancesco Lazotti Direttore della fotografia: Alessandro Pesci Montaggio: Federico Aguzzi, Andrea Bonanni, Francesca Masini Musiche: Pietro Freddi Scenografia: Fabio Vitale Costumi: Alessandra Cannarozzi Produttori esecutivi: Massimiliano Leone, Claudio Parmigiani Direttore di produzione: Chiara Budano Aiuto regista: Giorgio Voyatzakis Suono: Roberto Alberghini Canzoni estratte: “Il passo silenzioso della neve” e “Voglio quello che sento” di Valentina Giovagnini Interpreti: Cristiana Capotondi (Katia), Filippo Nigro (Danilo), Nicoletta Romanoff (Rosalba), Carlo Buccirosso (direttore del carcere), Gianni Cinelli (Vitale), Pino Insegno (Ciarnò), Carlo Giuseppe Gabardini (assistente sociale), Arcangelo Iannace (Don Paolino) Durata: 85’ Metri: 2330 13 Film atia è una ragazza costretta sulla sedia a rotella dalla distrofia muscolare. Per aiutare la sua migliore amica, Rosalba, scrive lettere d’amore al ragazzo di quest’ultima, Danilo, finito in carcere per omicidio. Mentre le lettere dichiarano fedele e imperitura devozione all’amato, Rosalba, in realtà, pian piano si disaffeziona, concretamente presa dalla vita fuori dal carcere, mentre Katia, come nel Cyrano de Bergerac, inizia a ricambiare l’affetto con cui Danilo risponde. Quando Rosalba dichiara di non voler più scrivere a Danilo, e quindi che Katia può smettere di farlo per lei, quest’ultima si rende conto di non poter farne a meno: quella corrispondenza dà un senso alla sua vita. Per questo, affatto scoraggiata e caparbiamente decisa a far diventare suo quell’amore nato “per corrispondenza”, si presenta in carcere e fa di tutto per ottenere un colloquio con il detenuto. Inizialmente spaesato dalla presenza della ragazzina in sedia a rotelle, Danilo ne scopre a ogni visita la determinazione e finalmente si lascia andare al sentimento che li lega. È sempre Katia a suggerire di sposarsi, e così i due convolano a nozze nella cappella del carcere e Danilo ha diritto a due ore a casa per “licenza matrimoniale”. Mentre i poliziotti lo aspettano sotto il portone di casa di Katia, i due per la prima volta si trovano soli, come due innamorati veri, parlano, litigano, fanno pace e si amano e alla fine Danilo, mette in atto la fuga organizzata per lui da Katia con la complicità di Rosalba e di un suo amico. Tutto va come previsto: Katia cade in bagno e distrae i poliziotti impegnati a soc- K Tutti i film della stagione correrla, Rosalba tiene impegnato in un incontro d’amore il capo servizio (che di solito apre per dispetto tutte le lettere di Danilo) e lo lega a un termosifone con le sue stesse manette (procurandogli guai giudiziari) e Danilo scappa per i campi. A rincorrerlo, l’unico poliziotto gentile. Quando ormai dovrebbe essere libero, Danilo si lascia prendere: l’unica cosa che chiede in cambio è di scrivere a Katia una lettera che leggerà solo lei e spiegarle che preferisce stare in carcere che doversi nascondere e perderla per sempre. spirato a una storia realmente accaduta, Dalla vita in poi racconta l’amore tra due persone che non chiedono pietà, non vogliono la compassione altrui e vivono ciascuno la propria prigione: la malattia e la reclusione. Entrambi con un caratteraccio (lei ostinata e capace di sfruttare biecamente la propria disabilità pur di ottenere quello che vuole, lui orgoglioso, pronto a menare le mani per un nonnulla e caparbiamente contrario a lasciarsi aiutare dagli altri), i protagonisti scelti da Lazotti vivono in un perimetro poco esplorato dal cinema, in cui nascono dinamiche relazionali interessanti: il “per sempre” dell’amore promesso, della condanna di Danilo e della malattia di Katia fa risuonare su un solo tempo le esistenze dei personaggi ma, allo stesso tempo, amplifica il contrasto tra la gioia di amarsi e la disperazione della prigione in cui ciascuno, a suo modo, è costretto. La posta in gioco è la libertà, la questione di fondo se si possa essere liberi rinunciando all’amore o se sia l’amore a rendere liberi. I Il dramma di Gianfranco Lanzotti è, in fondo, una piccola storia, ma che racchiude in nuce molti spunti di riflessione. La prigione metaforica o reale, la speranza di un futuro migliore, la capacità di apprezzare la vita come viene, la forza dirompente dell’amore che riesce a dare un senso a ogni esistenza. “Quando sei in un tunnel e non hai via di uscita, arredalo!”, questo motto di un ergastolano che Danilo fa suo, è la battuta che suggella il lieto fine, smorzato nei toni ma capace di strappare un sorriso allo spettatore. Cristiana Capotondi, chiamata a un ruolo inconsueto per lei, è brava nei panni della cattiva ragazza, che non ha niente da perdere ed è abituata a conquistare tutto lottando. Ruolo abbastanza consueto, invece, per Filippo Nigro, ugualmente convincente come bel tenebroso dal passato oscuro e il cuore d’oro. Nicoletta Romanoff e Pino Insegno sono alter ego dei protagonisti principali e, come funzione narrativa impone, ne esasperano vizi e difetti, aprendo il racconto a qualche istante di (amara) commedia. La narrazione, che procede per lo più tra flash-back e presente, ha un buon ritmo e ricorre ai rumori significativi dei luoghi (in primis lo sbattere metallico dei cancelli del carcere), per dare allo spettatore la sensazione di condividere la storia con i suoi protagonisti. Il risultato complessivo è forse un po’ acerbo, peccando in qualche caso di ingenuità, ma il film è gradevole e sa toccare con onestà e sensibilità le corde romantiche dell’animo umano. Tiziana Vox AMICI MIEI-COME TUTTO EBBE INIZIO Italia, 2011 Direttori di produzione: Edmondo Amati Jr., Maurizio Gallozzi Aiuto regista:Filippo Orobello Operatore: Roberto Marsigli Operatore Steadicam: Valerio Evangelista Trucco: Federico Carretti, Vincenzo Mastrantonio, Ferdinando Merolla Acconciature: Giuliano Mariano Supervisore effetti visivi: Giuseppe Squillaci Interpreti: Christian De Sica (Filippo), Michele Placido (Duccio Villani di Maso), Giorgio Panariello (Cecco Alemari), Paolo Hendel (Jacopo), Massimo Ghini (Manfredo Alemanni), Massimo Ceccherini (Alderighi), Alessandro Benvenuti (Lorenzo Il Magnifico), Barbara Enrichi (Margarita), Pamela Villoresi (Piccarda), Alessandra Acciai (Madonna Isabetta), Chiara Francini (Tessa) Durata: 108’ Metri: 2960 Regia: Neri Parenti Produzione: Luigi De Laurentiis Jr., Aurelio De Laurentiis per Filmauro Distribuzione: Filmauro Prima:(Roma 16-3-2011; Milano 16-3-2011) Soggetto: prequel della serie Amici miei; Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Tullio Pinelli, Neri Parenti Sceneggiatura: Piero De Bernardi, Neri Parenti, Fausto Brizzi, Marco Martani Direttore della fotografia: Luciano Tovoli Montaggio: Luca Montanari Musiche: Andrea Guerra Scenografia: Francesco Frigeri Costumi: Alfonsina Lettieri Produttore esecutivo: Maurizio Amati Line producer: Giulio Gallozzi 14 Film el Palazzo dei Priori della Repubblica di Firenze, si dibatte se fare guerra o meno. Messer Duccio, annoiato dalle discussioni, si svicola dal consesso e raggiunge il suo amico oste Cecco. Si uniscono alla comitiva anche il cerusico Iacopo e il nullafacente Manfredo. Il gruppo è solito trovarsi la mattina presto alla gabbia dei leoni, senza un programma preciso, per poi stabilire lì come impegnare il tempo. Decidono di andare dal nano Brunetto. Lo mettono in una cesta vestito da bebè, e lo portano senza brache in un convento, per scandalizzare le suore. Queste escono arrabbiate inseguendo il nano, mentre Cecco le invita a tenerselo per sollazzarsi. I quattro passano poi davanti il palazzo dell’amico Filippo, ricordandone le idee brillanti, come quando fece in modo che il cavallo sul quale incedeva il Papa durante una processione montasse una cavalla davanti a tutto il popolo divertito. Di lui, cacciato di casa per un tradimento, non si è saputo più nulla. Per le strade gira intanto predicando fra’ Girolamo Savonarola, che invita i fiorentini a preservare la purezza e a fuggire il diavolo tentatore. Cecco trova la sua locanda ridotta sottosopra dai seguaci del frate. Mentre mette ordine cogli amici, arriva Manfredo a informare gli altri che Filippo è tornato, ma è in fin di vita. Gli amici, tranne Manfredo che non ne ha il coraggio, accorrono da lui, trovandolo in stato catatonico. In realtà, Filippo sta benissimo, sta solo fingendo per farsi assolvere dalla moglie. Quando lei lo avrà perdonato, lui urlerà al miracolo. Gli amici, messi al corrente di ciò, ne approfittano per fargli degli scherzi feroci: dal clistere alle sanguisughe, banchettando davanti a lui che digiuna da 10 giorni. Infine gli fanno bere la pipì di un bambino. La sera gli viene amministrata l’estrema unzione, lui poi si scusa con la moglie, che sì lo perdona, rivelandogli però che nel frattempo l’amico Manfredo l’ha consolata. Filippo la caccia di casa. Poi va in osteria, ove trova gli amici e schiaffeggia Manfredo. Tutto torna quindi come prima. Manfredo ha però 7 mesi di affitto in arretrato e sta per essere sfrattato. Ma gli amici, per aiutarlo, ordiscono un piano astuto. Fanno credere al proprietario che nella cantina ove Manfredo alloggia vi sia un ricchissimo tesoro. Per mandar via Manfredo, quello gli offre in cambio un palazzo in vitalizio per lui e la sua numerosa famiglia. Mentre gli amici si fanno prestare un carretto dal boia per il trasloco, il proprietario e i suoi figli cercando il tesoro abbattono un pilone portante, facendo crollare tutto il palazzetto. Manfredo invece può finalmente stabilirsi in una casa vera e bella grande. N Tutti i film della stagione V’è una partita di pallone. Approfittando del fatto che Alderighi il legnaiolo è in campo, Filippo va a trovare la di lui moglie. Alderighi è tra i più violenti, ma rimane ferito e gli amici, per divertirsi, propongono di riportarlo a casa. Il legnaiolo trova chiuso, mentre Filippo, che è a letto con sua moglie, finge d’essere Alderighi. Lo fanno passare per scemo, facendogli credere che lui sia Matteo Servelloni, provocandogli una crisi d’identità. Lo denunciano pure per insolvenza, poi sono loro stessi a scagionarlo mediante una farsa nella quale si fingono suoi fratelli – anche se lui è figlio unico. Tornano tutti in bottega e trovano Filippo al suo posto. Temendo una vendetta dell’Alderighi, qualora scoprisse il raggiro, lo fanno poi maritare con la Silvestra, madre nubile di due gemelli. Filippo rimane invece con Tessa, focosa e insaziabile moglie dell’Alderighi, per soddisfare la quale ricorrerà all’aiuto di Manfredo, retribuendolo. Filippo e Duccio scoprono che Iacopo è diventato sodomita. Vanno da Manfredo e lo convincono a mandare suo figlio, giovane e bello, nella bottega dell’amico. A Cecco muore invece la serva e va al porto a comprare una nuova schiava. Gli amici lo aiutano a superare le reticenze della moglie e a prendere la più bella, Alyssa, a patto però di goderne a turno i favori. Iacopo è stato intanto messo alla gogna, in quanto sodomita. Così anche Manfredo scopre il segreto dell’amico. Scoppia la peste a Firenze. Cecco si serra nella sua locanda. La moglie scopre che ha una liaison con Alyssa e la caccia di casa. Lei si rifugia da Duccio, ma lui e gli amici ordiscono uno scherzo a Cecco. Fanno passare Alyssa sul carro dei monatti, come fosse morta di peste, sotto casa di Cecco, che inizia a temere d’essere stato contagiato. Gli amici quella sera vanno in locanda a giocare a carte. Quando arriva Cecco, che rivela loro del contagio, lo tengono a distanza, convincendolo poi ad andare al lazzaretto. Mentre sono per via, Cecco si avventa contro il Savonarola, che tiene una predica furiosa nella quale parla del castigo di Dio che sta abbattendosi sulla città. Per tale motivo Cecco viene condannato a morte. Gli amici allora si sentono in colpa. Duccio va a chiedere la grazia al Magnifico, confidandogli che era una beffa. Il Magnifico concede la grazia, ma Cecco lo saprà solo sul patibolo. La notte dell’esecuzione, però, Cecco appare fiero e sprezzante della scure, che preferisce a una morte di peste e denigra il Magnifico. Siccome si mette male, gli amici gli rivelano che quello della peste era uno scherzo, lui allora si dispera che non vuol 15 morire. Tutta la piazza ride fragorosamente, anche il Magnifico, ma Cecco intanto è morto di spavento. Gli amici, in piedi attorno a lui, sono esterrefatti. Al suo funerale giurano di cambiar vita: mai più burle. Incontrano tuttavia l’Alderighi, che, felice, rivela loro di aspettare un nuovo bambino con la Silvestra. Loro però non lo chiamano più Matteo, ma Alderighi il legnaiolo, sommergendolo infine di parole incomprensibili. “E così nacque la prima geniale, beffarda, meravigliosa supercazzola”. er contrastare la noia della Firenze umanista, cinque amici s’inventano “zingarate, bischerate e cazzeggio” recita il trailer del film. Con troppa disinvoltura e senza alcuna remora, questi cinque fannulloni perdigiorno, incuranti dei doveri familiari e del lavoro, creano situazioni paradossali o s’inventano burle per deridere, a turno, i vari membri del gruppo. Quasi assistessero di volta in volta alla performance artistica di uno dei compagni, gli altri si accomodano su spalti ideali per osservare come quello se la cavi in un contesto rischioso. Tuttavia l’affetto tra i cinque è profondo e la burla è in certo senso il prezzo da pagare per ottenere il sostegno degli amici, che riescono a salvare l’altro da problemi più o meno grandi. A turno ci cadono un po’ tutti: Filippo, Iacopo, Manfredo, Cecco. Solo Duccio ne è immune, forse per il suo contegno aristocratico, o perché tra i cinque è il più potente, con accesso personale al Magnifico. Unica occupazione fissa della brigata è sovrintendere alle deiezioni della coppia di leoni fiorentini, per trarne auspici e presagi. Pensiero predominante, invece, non è né la famiglia, né il lavoro, la fede o la patria, ma il sesso, vero tormentone attorno al quale ruotano gran parte degli scherzi, dal nano superdotato nel convento, al cavallo del Papa, dalla farsa dell’Alderighi all’irrisione di Iacopo. L’antitesi a questa ossessione oscena è rappresentata dalle prediche di fra’ Girolamo Savonarola, castigatore severo dei costumi licenziosi e immorali, che gira per Firenze insieme al suo seguito, pronunciandosi con foga contro “fornicatori, sodomiti, barattieri, adulteri”. I cinque lottano con un umorismo spesso cinico contro la drammaticità della vita quotidiana. Quasi volessero prolungare oltremodo una leggerezza irresponsabile e la felicità della gioventù e fuggire i doveri della vita adulta, si compiacciono delle proprie trovate e sorridono goliardici. Neanche la peste li fa desistere dai loro intenti P Film – l’unico che si sottrae alla comitiva, Cecco, morirà. Alla fine le bravate si risolvono per il meglio, sortendo spesso l’effetto di tirare il malcapitato fuori da un guaio. Fuorché nell’ultimo episodio, quando lo scherzo sfugge al controllo, diviene davvero intollerabile e Cecco per la paura ne rimane vittima. Malgrado i propositi di ravvedimento formulati durante il suo funerale, però, la voglia di scherzare ai quattro non passa. Nonostante attori di prim’ordine, in forma e a loro agio nei ruoli, e una realizzazione tecnicamente perfetta, dall’ambientazione, alla scenografia, ai costumi, alla Tutti i film della stagione recitazione, a un’atmosfera ricreata ad arte, nel complesso il film è parecchio modesto e risulta, oltre che diseducativo, perfino anacronistico: forse è troppo ambizioso il modello di riferimento, quell’Amici miei divenuto simbolo di una stagione cinematografica e ormai consacrato da 30 e più anni di storia, del quale quest’opera vorrebbe costituire l’antefatto. Senza ritmo, piuttosto volgare, povera di contenuti, la pellicola è un tentativo non riuscito; probabilmente il sintomo di una crisi di idee della cinematografia nostrana, che si ostina in calchi, rimandi, remake, prequel e rivisitazioni. Per ribaltare il contrasto dram- matico di un funerale, che mal concluderebbe una commedia del genere, il regista Neri Parenti vi piazza un finale brioso con ‘supercazzola’ (frase priva di alcun senso logico, piena di parole inventate, usata per confondere la persona cui ci si rivolge) ante-litteram, inutile plagio dell’originale monicelliano. Tanti mezzi per un prodotto che non lascia segno, non fa ridere, non regge proprio, non aggiunge nulla, anzi sottrae credito a se stesso, rimanendo inesorabilmente schiacciato dal confronto. Luca Caruso SUCKER PUNCH (Sucker Punch) Stati Uniti, 2011 Coordinatore effetti speciali: Joel Whist Supervisori effetti visivi: Andy Brown (Animal Logic), Rainer Gombos (Pixomondo), Bryan Hirota (Prime Focus Visual Effects), Guillaume Rocheron (MPC), John ‘D.J.’ Des Jardin Coordinatori effetti visivi: Damien Carr, Brent Armfield, Debbie Steer (Animal Logic), Jan Fiedler, Lisa Hansen, Christoph Zollinger (Pixomondo), Matt Magnolia (Warner Brothers), Shandy Lashley, Michelle Ledesma, Blaine Lougheed, Mo Mohamoud, Andrew Poole, Yi Yang Supervisori effetti digitali: Chad Wiebe (Prime Focus Visual Effects), James Cochrane Supervisori costumi: Dana Kay Hart, Jana MacDonald, Heather Osborne Supervisori musiche: Tyler Bates, Marius De Vries Supervisori animazione: Kenn McDonald (Animal Logic), Daryl Sawchuk (The Moving Pictures Company), Kenn McDonald Interpreti: Emily Browning (Babydoll), Abbie Cornish (Sweet Pea), Jena Malone (Rocket), Vanessa Hudgens (Blondie), Jamie Chung (Amber), Carla Gugino (dottoressa Vera Gorski), Oscar Isaac (Blue Jones), Jon Hamm (High Roller), Scott Glenn (saggio), Richard Cetrone (CJ), Gerard Plunkett (patrigno), Ron Selmour (Danforth), Kelora Clingwall (madre di Babydoll), Frederique De Raucourt (sorella di Babydoll), Monique Ganderton, Lee Tomaschefski (infermiere), Brad Kelly, Peter Bryant (guardie), Patrick Sabongui (conte), John R. Taylor (dottore), Chris Nowland (poliziotto), Christine Willes, Gina Garenkooper (infermiere), Michael Adamthwaite, Malcolm Scott, Alan C. Peterson, Revard Dufresne, Eli Snyder, Cainan Wiebe, Danny Bristol, Phillip Mitchell Durata: 105’ Metri: 2880 Regia: Zack Snyder Produzione: Deborah Snyder, Zack Snyder per Warner Bros. Pictures/Legendary Pictures/Cruel & Unusual Films/Lennox House Films Distribuzione: Warner Bros. Prima: (Roma 25-3-2011; Milano 25-3-2011) Soggetto: Zack Snyder Sceneggiatura: Steve Shibuya, Zack Snyder Direttore della fotografia: Larry Fong Montaggio: William Hoy Musiche: Tyler Bates, Marius De Vries Scenografia: Rick Carter Costumi: Michael Wilkinson Produttori esecutivi: Wesley Coller, Christopher DeFaria, Jon Jashni, Thomas Tull Line producer: Jim Rowe Direttori di produzione: Brendan Ferguson, Jim Rowe Casting: Michelle Allen, Kristy Carlson, Lora Kennedy Aiuti regista: Paul Barry, Misha Bukowski, Philip Nee Nee, Rhonda Taylor Art directors: Patrick Banister, Todd Cherniawsky Supervisori art director: Stefan Dechant , Grant Van Der Slagt Effetti speciali trucco: Suma Adams, David DeLeon, Thomas Floutz, Céline Godeau, Kelly Golden, Rachel Griffin, Kevin Kirkpatrick, Louis Kiss, Harlow MacFarlane, Justin Raleigh, Geoff Redknap Trucco: Emanuela Daus, Vanessa Giles, Leslie Graham, Naomi Hirano, Amanda Kuryk, Christopher Mark Pinhey, Michele Tyminski Acconciature: Anji Bemben, Diane Holme, Sharon Mosley, Jessica Rain Supervisore effetti speciali: Scott R. Treliving nni cinquanta. Babydoll è una ragazza di vent’anni che di recente ha perso la madre. Il patrigno scopre che la donna ha lasciato tutto a lei e alla sua piccola sorellina; arrabbiato, l’uomo decide di riversare le sue frustrazioni sulla piccola, ma Babydoll interviene e spara un colpo alla cieca. Purtroppo A uccide per sbaglio la sorella. Il patrigno ne approfitta e decide di farla internare in un manicomio per sole ragazze; ma questo non gli basta. Corrompe il capo infermiere Blue per assicurarsi che a Babydoll venga praticata una lobotomia totale. La ragazza avrà cinque giorni di tempo per scappare e portare con sé le sue nuove 16 amiche: Sweetie, sua sorella Rocket, Blondie e Amber. Per sopportare tutto l’orrore del manicomio, Babydoll inventa una realtà alternativa, dove il manicomio è una casa d’appuntamenti d’alto bordo e le pazienti sono le ballerine e prostitute del locale. Le ragazze per riuscire a scappare dovranno procurarsi un coltello, un accen- Film dino, la mappa del manicomio, la chiave passepartout e una quinta cosa misteriosa. Babydoll diventa la star del locale e grazie alle sue danze, in cui la ragazza si rifugia in una seconda realtà alternativa, consente alle sue amiche di recuperare gli oggetti mancanti. In quei cinque giorni Rocket, Blondie ed Amber perdono la vita nel tentativo di realizzare il piano di fuga. Alla fine Babydoll comprende la verità: è lei il quinto elemento che deve essere sacrificato. Babydoll decide così di rimanere nel bordello per consentire a Sweetie la fuga. Ora tornata nella realtà, Babydoll viene lobotomizzata. La direttrice del manicomio scopre il giro di denaro di Blue, che viene prontamente arrestato, e le violenze che le ragazze subivano da parte di tutti gli infermieri. Sweetie è finalmente libera. n progetto cullato da circa dieci anni. Zack Snyder, già regista di 300, Watchmen e Ga’Hoole, è tornato nei cinema con un nuovo film visionario. A differenza dei precedenti lavori, tratti da fumetti o romanzi, Sucker Punch nasce da un’idea originale del regista che aveva come primo obiettivo quello di realizzare un film tutto al femminile che U Tutti i film della stagione contrastasse il testosterone di 300. Questa sua ultima fatica non è pane per tutti i denti; per chi ama il fantasy e gli effetti speciali sarà una vera manna dal cielo, ma per gli altri sarà un guazzabuglio incomprensibile, con una trama decisamente semplice. Gotico, visionario, ma anche cupo e triste, Sucker Punch racconta una storia di ragazze interrotte, con un nuovo piglio immaginifico. Pur essendo un tema sfruttato in più salse, Snyder riesce, infatti, a donare nuovo vigore allo scenario dei disturbi mentali e delle case di cura. Tutto si gioca sulla fantasia di Babydoll che ci conduce in più sottolivelli, il cui primo è la casa d’appuntamenti d’alto bordo; il secondo è una guerra fuori dallo spazio e dal tempo, dove lei e le sue amiche sono spietate guerriere. Non a caso, il film comincia con il sipario di un teatro che si apre di fronte a noi: tutto quello che stiamo per vedere è pura finzione. Il gioco regge e vieni coinvolto in questo rimando di mondi fantastici, che porta inevitabilmente a parteggiare per le ragazze e sperare nella loro fuga. Perché la storia è tutta qui: queste cinque ragazze vogliono fuggire dal manicomio e questa è la storia della loro fuga. Ciò che veramente colpisce del film è la grafica, la scenografia e la martellante co- lonna sonora; da questi punti di vista sembrerebbe di assistere a un videoclip di due ore. Fantastica, in tal senso, è la prima lunghissima sequenza del film; con un ralenti dietro l’altro veniamo immersi nello spirito drammatico della vicenda attraverso un racconto per immagini e voce fuori campo. La scenografia, firmata da Rick Carter, nome spesso associato a registi come Steven Spielberg o Robert Zemeckis, è un capolavoro, che accosta retrò e modernità con ambienti a volte claustrofobici a volte ariosi. La colonna sonora annovera remix creati per l’occasione, come la celebre “Army of me” di Björk, “Sweet Dreams” (are made of this) degli Eurythmics o “We will rock you” dei Queen; remix che calzano a pennello e vengono sempre inseriti nei giusti attimi. Tante le potenzialità di questo film, che vengono messe da parte in favore di una regia che offre un concerto per immagini e suoni. Poteva essere un film femminista, ma in realtà si rivela un fantathriller sparatutto con guerriere dai visi di bambola e vestiti in lattice neri. Insomma Sucker Punch rientra nella categoria delle “americanate”, ma che tanto possono piacere agli italiani. Elena Mandolini UOMINI SENZA LEGGE (Hors-la loi) Francia, 2010 Regia: Rachid Bouchareb Produzione: Jean Bréhat per Tessalit Productions/Agence Algérienne pour le Rayonnement Culturel (AARC)/EPTV/Tassili Films/Studio Canal/France 2 Cinéma/France 3 Cinéma/Kiss Films/Novak Production/Radio Télévision Belge Francophone (RTBF)/uFilm/Quinta Communications/Eagle Pictures Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 11-5-2011; Milano 11-5-2011) Soggetto e sceneggiatura: Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle Direttore della fotografia: Christophe Beaucarne Montaggio: Yannick Kergoat Musiche: Armand Amar Scenografia: Yan Arlaud, Taïeb Jallouli Costumi: Edith Vesperini, Stephan Rollot Co-produttori: Olivier Dubois, Adrian Politowski, Gilles Waterkeyn Direttori di produzione: Vincent Canart, Sylvain Monod Casting: Justine Léocadie Aiuti regista: Marie Levent, Matthieu Maunier-Rossi ’ 8 maggio 1945, le due città algerine di Sétif e Guelma sono protagoniste di una sanguinosa rivolta popolare contro il regime francese. La famiglia dei tre fratelli Saïd, Messaoud L Operatore: Patrick de Ranter Operatore Steadicam: Patrick de Ranter Art director: Yan Arlaud Trucco:Aurélie Elich, Lisa Schonker, Michelle Van Brussel, Kaatje Van Damme Coordinatore effetti speciali: Romain Rosier Supervisori effetti visivi: Alain Carsoux, Hugues Namur Coordinatore effetti visivi: Chauvet Florian Supervisore musiche: Elise Luguern Interpreti: Jamel Debbouze (Saïd), Roschdy Zem (Messaoud), Sami Bouajila (Abdelkader), Bernard Blancan (colonnello Faivre), Chafia Boudraa (madre), Sabrina Seyvecou (Hélène), Assaad Bouab (Ali), Thibault de Montalembert (Morvan), Samir Guesmi (Otmani), Jean-Pierre Lorit (Picot), Ahmed Benaïssa (padre), Larbi Zekkal (il capo), Louiza Nehar (Zohra), Mourad Khen (Sanjak), Mohamed Djouhri (Trainer), Mustapha Bendou (Brahim), Abdelkader Secteur (Hamid) Durata: 121’ Metri: 3800 e Abdelkader, costretti anni prima dalle leggi dei coloni a lasciare la propria casa a uno dei signori locali, viene in parte sterminata. Intanto, proprio a causa delle proteste, Abdelkader viene arrestato e porta17 to nelle prigioni francesi. Anni dopo, mentre Messaoud combatte con l’Esercito francese nella guerra in Indocina, Saïd si trasferisce a Parigi con la madre per cercare fortuna nei club di spogliarelliste a Pigal- Film le, anche se la sua vera passione è la boxe. I loro destini si riuniscono quando tutti e tre i fratelli, finalmente insieme a casa, incominciano a costruire ognuno il proprio destino in Francia. Formatosi in galera e diventato leader del Fronte per la Liberazione Nazionale per l’indipendenza algerina, Abdelkader convince anche il fratello Messaoud a unirsi alla causa. Il movimento incomincia a trasformarsi sempre di più gruppo terroristico organizzato e armato, al punto di seminare il vero e proprio terrore per le strade di Parigi. Sempre più impegnati nella loro lotta, Abdelkader e Messaoud cercano di convincere anche il loro fratello minore Saïd, soprattutto perché temono ritorsioni da parte dei Fratelli algerini che lo vedono troppo inserito nella vita parigina. Saïd infatti è diventato il menager di un giovane pugile di origine algerina e vuole farlo partecipare ad un campionato europeo con la bandiera della Francia. A tradire i due fratelli invece sarà proprio un loro compagno che, arrestato dalla polizia francese, riferirà i dettagli dell’attacco terroristico imminente. Raggiunti dalla polizia proprio mentre si stanno preparando, i due fratelli maggiori vengono uccisi. Il primo a morire è Messaoud, mentre Abdelkad viene ucciso dopo un disperato tentativo di salvarlo da parte di Saïd. È il 1962. Poco tempo dopo viene proclamata l’indipendenza dell’Algeria. n concorso agli Oscar 2010 come Miglior film straniero, Uomini senza legge (Hors – la – loi nel titolo originale) è l’ambiziosa pellicola di Rachid Bouchareb, il regista franco-algerino di Poussières de vie, il film che ottenne la I Tutti i film della stagione stessa candidatura nel 1955. Uomini senza legge è un film che ha in sé la lezione del grande cinema americano da Brian de Palma a Francis Ford Coppola, come emerge soprattutto dalla coralità della storia e dagli intrecci della narrazione. La storia dei tre fratelli algerini è montata sullo sfondo della realtà drammatica della lotta terroristica per l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia. Un tema che non ha eluso polemiche e contestazioni, ma che nel film si mantiene sempre sul delicato equilibrio tra il bene e il male, tra i buoni e i cattivi, senza scadere nella banalità di una condanna per una o per l’altra parte in causa. Ci si domanda continuamente cosa sia giusto, quale sia il senso della vendetta e se veramente la forza vince sulla diplomazia. La violenza in ogni sua forma è l’unica a essere condannata, la violenza degli uomini senza legge dominata dall’istinto alla vendetta, come appunto suggerisce il titolo del film. Una vendetta che, quasi, sembra non avere più ragion d’essere se non quella della cieca ostinazione (come emerge non solo nella lotta dei nazionalisti algerini, ma anche nel comportamento degli ispettori della polizia francese). Uomini senza legge è un film che tiene incollati allo schermo per il ritmo incalzante, anche se le scene di sparatorie e inseguimenti ogni tanto risultano un po’ invasive rispetto alla sceneggiatura, e per la riuscitissima definizione dei personaggi. È infatti la caratterizzazione dei tre fratelli (interpretati dai tre bravissimi Jamel Debbouze, Sami Bouajila e Roschdy Zem) a dare il vero sostegno al film. Sono loro tre a muovere le fila della trama e ad azionare il pathos del dramma con le proprie scelte e i propri destini di uomini legati dal sangue e dalla terra. Marianna Dell’Aquila FACCIO UN SALTO ALL’AVANA Italia, 2011 Regia: Dario Baldi Produzione: Marco Poccioni, Marco Valsania per Rodeo Drive Media Distribuzione: Medusa Prima: (Roma 22-4-2011; Milano 22-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Lorenzo De Marinis, Massimiliano Orfei Direttore della fotografia: Vittorio Omodei Zorini Montaggio: Alessio Doglione Musiche: Francesco De Luca, Alessandro Forti Scenografia:Davide Bassan Costumi: Patrizia Mazzon Direttore di produzione: Paolo Lucarini Aiuti regista:Elena Fiorenzani, Massimo Loi Operatore:Emiliano Fiore Supervisore effetti visivi: Pierfilippo Siena (Metaphyx) Coordinatore effetti visivi: Virginia Cefaly (Metaphyx) Interpreti: Enrico Brignano (Fedele), Francesco Pannofino (Vittorio), Aurora Cossio (Almadedios), Grazia Schiavo (Barbara), Paola Minaccioni (Laura), Isabelle Adriani (bionda misteriosa), Virginia Raffaele (Annaclara), Antonio Cornacchione (dottor Brancacci), Cosimo Cinieri (Siniscalco), Carolina Poccioni (ragazza romana) Durata: 96’ Metri: 2650 18 Film F edele e Vittorio sono due fratelli dal carattere opposto. Mite, rispettoso e dedito alla famiglia il primo, mascalzone, disonesto e fedigrafo il secondo. Sono sposati con due sorelle, le figlie di un grosso imprenditore che ha concesso loro di amministrare la società. Un giorno, però, l’auto di Vittorio viene trovata in un lago in condizioni tali da far presupporre la morte dell’uomo. Fedele, premuroso non nega l’appoggio alla cognata fino a quando non scopre sei anni dopo che suo fratello non è morto, ma vive a Cuba. Senza pensarci due volte, Fedele, prende il primo aereo convinto di riportare indietro Vittorio. All’Avana, ben presto, scopre che il fratello è famoso perché organizza truffe a turisti insieme alla bella Almadedios e proprio in una di queste, di cui lui è vittima, ritrova il congiunto scomparso. Inutili i rimproveri, Fedele non riesce a convincere Vittorio a seguirlo e fra un ballo e un bicchiere di rum si innamora ricambiato di Almadedios. L’Italia sembra lontana, ma l’idillio finisce quando Vittorio e Almadedios vengono arrestati dalla polizia locale. L’uomo cacciato da Cuba va a vivere in Svizzera con un vitalizio che gli ha passato il suocero a patto di non tornare in Italia, mentre la donna è costretta a fare alcuni mesi di carcere. Finiti i gior- Tutti i film della stagione ni di reclusione Almadedios ritrova all’uscita Fedele e con lui costruisce una numerosa famiglia. na volta si diceva: “I bravi attori riescono a rendere favoloso anche un film mediocre”. Dopo aver visto Faccio un salto all’Avana, si può chiaramente affermare che è un luogo comune da sfatare. Assolutamente. La pellicola in questione, diretta da Dario Baldi, è una accozzaglia maldestra di siparietti pseudocomici che, partendo dall’intuizione pirandelliana della finta morte, sviluppa l’originalissima, si fa per dire, storiella dell’italiano all’estero. Gli elementi della “tragedia” ci sono tutti: la moglie petulante, i Caraibi da depliant, la bella indigena, i balli e i canti, il sogno perduto. E ovviamente l’italiano truffaldino. Manca solo la sceneggiatura, evidentemente arrivata tardi all’aeroporto, sostituita in extremis dall’audace arte dell’improvvisazione. Con questi elementi, è evidente, non si può chiedere il miracolo agli attori! Enrico Brignano e Francesco Pannofino ci provano e con quello che hanno, come facevano un tempo le brave massaie, “preparano il pranzo”, un pranzo insipido però, U che lascia i commensali, pardon gli spettatori con l’amaro in bocca. I più delusi, sicuramente, rimarranno i fanatici di queste commedie “scacciapensieri” (per usare una loro definizione), perché Faccio un salto all’Avana, pur avendo qualche rara trovata simpatica, è pieno di angoli bui e incomprensibili nonsense. Ecco, l’impressione che se ne ricava è di un lavoro frettoloso, arrangiato all’ultimo momento, buono solo a giustificare una trasferta all’Avana tutto incluso. Almeno quest’ultima fosse stata trattata decentemente! E invece i bellissimi scorci della città amata da Hemingway vengono continuamente sporcati dall’occhio misero del turista, che trasforma il popolo cubano in una caricatura sguaiata di se stesso. Una vera occasione mancata. Il regista Renè Ferretti, alter ego di Pannofino nella fortunata serie televisiva Boris, avrebbe una definizione “colorita”per questa pellicola..., la sottoscritta si limita solo a sconsigliarlo e nel contempo invita il giovane Baldi a usare più oculatezza nella scelta delle prossime pellicole da dirigere. Non si vive di solo pane, un po’ di (buon) cinema non guasta mai. Francesca Piano GOODBYE MAMA (Goodbye Mama) Bulgaria/Italia, 2010 Regia: Michelle Bonev Produzione: Michelle Bonev, Giuseppe Corasaniti, Licia Nunez per Romantica Entertainment/Bulgarian National Film Center/ Rai Cinema/ Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 8-4-2011; Milano 8-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Michelle Bonev Direttore della fotografia: Emil Topuzov Montaggio: Massimo Quaglia Musiche: Kiril Donchev Scenografia: Nasko Yanakiev Costumi: Sonia Despotova Line producer: Irene Masiello Direttori di produzione: Zahari Paunov, Paolo Rosada Casting: Elisabeth Radeva Aiuti regista: Vessela Bannzurkova, Peter Mechkoff Operatori: Hristo Genkov, Neven Mihailova Supervisore trucco: Diego Prestopino L ettera alla madre: “Non ci siamo scelte, né mai amate, ma resteremo per sempre madre e figlia”. Trucco: Diego Prestopino, Simone Gregoris Supervisore costumi: Irina Stoycheva Interpreti: Michelle Bonev (Jana), Licia Nunez (Virginia), Tatyana Lolova (Maria), Nadia Konakchieva (Teodora), Marta Yaneva (Elena), Julian Vergov (Bogdan), Vesselina Panova (Rositza Doneva), Giuseppe Maria Corasaniti (Giorgio), Petia Silianova, Vyara Kolarova, Elizabeth Radeva (infermiere), Ilka Zafirova (Kira), Ani Bakalowa (Vessa), Alexandrina Kushinchanova (Elena a 6 anni), Krasimir Rankov, Yanko Lozanov (giudici), Meglena Karalambova (insegnante), Dobrin Dosev (allenatore), Stanislav Pishtalov (Pavel), Ivan Petruchinov (Dragan), Vesselin Rankov (Vladimir), Lilia Mostrova (Lilyana), Nadia Tosheva (venditrice di arance), Dian Hristov (amante), Ivaylo Zahariev (amante), Lazarina Kotkova (Dora), Alissa Atanassova (Mariana), Jeni Alexandrova Lecheva (Zeza), Ivan Kotsev (Pesho), Rozalie Abgaryan (fidanzata di Bogdan), Stefano Davanzati (fidanzato di Elena) Durata: 106’ Metri: 2900 Bulgaria 2005. Un bus percorre strade di montagna. La giovane Teodora scende tra la neve. Bussa a un casermone in 19 mezzo al bosco, l’ospizio statale dov’è ricoverata la nonna Maria. Un’infermiera osserva che è la prima persona che va a Film trovare i vecchi. 5 mesi prima, Jana aveva accompagnato la madre svampita in ospizio, abbandonandola con un freddo “Addio mamma!”. Teddy incontra la nonna, che ha un livido sul volto. Gli anziani divorano i cioccolatini che Teddy ha portato alla nonna: è un ospizio lager, sono tutti magrissimi. Teddy vive a Sofia, sua sorella Elena sta invece in Italia e presto verrà a trovare la nonna. Maria vuole tornare a casa, dal marito Pawel (che in realtà è morto). Ha fame, è piena di cicatrici. La sua amica Vessa nota: “Nessuno esce vivo da qui”. Teddy fotografa la nonna, poi fugge via, intimorita dalle infermiere. Burgas 1968. Si gioca una partita di pallavolo. La giovane Jana sbaglia e viene buttata fuori dalla squadra nazionale. Il mister la umilia: le manca la disciplina ed è una perdente. Lei si ubriaca durante un festino. La mattina dopo si presentano senza preavviso i genitori. Jana litiga col padre adottivo Pawel, che la sbatte fuori di casa, mentre la madre non la difende. Roma 2005. Elena riceve una telefonata da Teodora: la nonna è ancora lucida – il suo Alzheimer è all’inizio, ma la sua condizione è grave, l’ospizio è come un lager e ha il più alto tasso di mortalità della nazione. Flashback: Jana conosce e concupisce un uomo in un locale, poi si presenta a casa di lui affermando “Aspetto un figlio”. Si celebra il matrimonio riparatore tra lei e Bogdan. I genitori di lui gli regalano una casa. Lei però, sentendo che dovrà prendersi cura del bestiame, fugge. Sofia 2005. Teddy si reca in uno studio legale: per trasferire la nonna, la tutela legale deve passare a lei, che vuole salvarla. Jana nega però l’autorizzazione e apostrofa così l’avvocato Virginia Kirova: “Dica alle mie figlie che rimango la loro madre”. C’è il rischio che le ragazze portino la donna in tribunale, ma lei le avverte: “Io sono più forte”. Nel refettorio dell’ospizio, intanto, tutti i vecchi vomitano cibo avariato, poi sono condotti in una squallida doccia comune. A Roma si tiene una festa in onore di Elena, ma lei piange pensando alla nonna che l’ha cresciuta e che ora soffre, chiedendosi: “Perché il mondo è così ingiusto?”. Burgas 1977. Jana è in auto con Elena. La piccola sbaglia una tabellina e la madre l’abbandona nel bosco. Poi torna indietro: “Hai visto che succede se non studi? Nessuno ti aiuta, sai?”. Quindi la percuote con una verga. Ma ciò avviene in contrapposizione colle sue feste licenziose. Il marito Bogdan, marinaio, consola invece la figlia Elena, che piange. Durante una festa tra amici, Jana, ubriaca, offre uno spettacolo indecoroso: lei e Bogdan si Tutti i film della stagione separano, a Jana restano l’appartamento e la figlia. Le ragazze e il loro avvocato parlano col viceministro della salute, che definisce “agghiacciante” la vicenda di Maria. Le due nipoti vanno a trovarla, promettendole che la porteranno fuori di lì. Si torna quindi indietro a uno spaccio comunista anni ’70, con Elena che non riesce a ottenere una doppia razione delle arance che tanto le piacciono. Sofia 1989. Nel bagno del liceo, Elena e un’amica vengono duramente richiamate sia per delle sigarette estere, che per il crocefisso che Elena indossa: “Dio non esiste”. Suo padre ha intanto un’altra compagna, Milena, che è incinta. Ha una nuova famiglia e non può più vedere Elena. La ragazza va a piangere dalla madre, che la rimprovera di avere sempre preferito il padre, mentre è stata lei a crescerla ed educarla. “Sei talmente inutile che anche tuo padre ti ha rifiutato”. Jana vorrebbe mandarla in un ospedale psichiatrico. Elena tenta di avvelenarsi coi farmaci e il gas, ma sopravvive, mentre sua madre scompare. Burgas 2005. Elena va a trovare la madre per parlare della nonna, ma Jana non ci sta a fare la parte del mostro: anche lei sta male, ma a loro non importa niente. Teddy va in municipio: si può fare poco, occorrono le prove e un certificato medico. L’avvocato Kirova dimostra però che Jana attende il decesso della madre per ottenerne l’appartamento, mentre intanto ha proceduto alla sua locazione, da cui ricava un affitto, la qual cosa costituisce reato. L’avvocato chiede che la tutela di Maria passi alle nipoti. Jana va a trovare la madre, ma questa non la riconosce. Teddy ed Elena ottengono la tutela provvisoria, ma Jana le apostrofa: “Avete sbagliato avversario”. L’uccellino di Maria muore, lei viene dimessa. Teddy si rivolge alle infermiere: “Non fate più del male a quei poveri vecchi: ricordate che tutto si paga nella vita”. Maria cerca Pawel, come 5 anni prima, quando lui ebbe un infarto e, poiché l’ambulanza non arrivava, chiamò la figlia per soccorrerlo. Ma Jana perdette intenzionalmente tempo e Pawel morì. Maria è in ospedale, piena di lividi da maltrattamento. Il tribunale accusa Jana di aver incassato la pensione della madre e di non averla mai visitata in ospizio. Jana recita che non aveva i soldi per mantenerla, ma il giudice le rinfaccia che è proprietaria di 6 appartamenti e la madre poteva farla curare meglio. Ha anche dato il locazione l’appartamento di Maria, che è reato. “Signor giudice, io amo mia madre”, si difende Jana. Maria in ospedale rivede nella nipote Teodora la figlia Jana… 5 anni prima: Teddy rientra a casa, ha preso un 20 brutto voto in pagella. Jana le fa una doccia fredda, poi la chiude fuori in balcone mentre nevica. Lei intanto si sollazza con un amante. Arriva Elena. Jana le chiede più soldi per mantenersi. Elena vuole portare Teddy in Italia e offre a Jana 40mila euro. Le due sorelle rammentano quell’episodio in ospedale: Teddy pensava al suicidio. Ancora hanno incubi, forse non dimenticheranno mai, però sono sopravvissute e, qualsiasi cosa accadrà, loro ce la faranno sempre. Vengono consegnati i fascicoli in tribunale. Jana accusa le figlie di averla umiliata. Hanno dimenticato che lei vince sempre. Mentre attendono il pronunciamento del giudice, Jana confida un suo pensiero: “Siete come me”, vede in loro la stessa grinta e “voglia di vendetta”. “Giustizia” precisa Elena. Il giudice assegna alle ragazze la tutela definitiva della nonna e l’appartamento a Maria. “Il caso è chiuso”. 5 anni dopo: Jana adesca un giovane in stazione. Elena è una star del cinema in Italia. “Cosa ci da la forza di andare avanti in una vita che lascia solo briciole in mano? – si chiede. L’amore! Ponte tra la vita e la morte, unica ragione, unica sopravvivenza”. ilm davvero intenso sull’abbandono e il maltrattamento degli anziani, sui legami familiari conflittuali e i rapporti intergenerazionali. La storia, tutta al femminile, attraversa quattro decenni, dagli anni ’60 ad oggi, presentandoci tre generazioni di donne a confronto, la nonna Maria, sua figlia Jana e le nipoti Elena e Teodora, fino a uno scontro durissimo. Il titolo deriva dal saluto, troppo frettoloso, che ciascuna generazione di donne riserva alla precedente: “Addio, mamma!”. Lo sentiamo due volte nel film: quando Jana lascia la madre in ospizio e, alcuni anni prima, quando Elena riscatta la sorella minore Teodora, vessata dalla madre. Per comprendere le ragioni delle protagoniste, si indaga nelle loro vite, a ritroso nel tempo. Negli anni ’60 i sogni giovanili di Jana si frantumano: viene cacciata dalla nazionale bulgara di volley per cattiva condotta, trova consolazione nell’alcol e in amori occasionali, ma è sbattuta fuori di casa dal padre adottivo, senza che la madre Maria pronunci una parola in sua difesa. Col tempo il suo cuore si indurisce fino a renderla una donna malvagia e senza scrupoli. Jana ha una vita tormentata e assume con le figlie un comportamento molto autoritario, rivolgendo loro continui rimproveri e dure punizioni, per forgiarne il carattere, in netta contrapposizione, però, con la sua condotta, sia presente che passata. Appena la madre da i primi segni di demenza senile, arri- F Film va la vendetta inesorabile: Jana la abbandona in uno dei peggiori ospizi di stato, lasciandole solo l’abito per il funerale. Rimane quindi ad attendere il decesso dell’anziana donna, per impadronirsi della sua casa. Ma ai suoi cinici intenti si frappongono le due figlie, che tanto la temono quanto adorano la nonna. Anche loro hanno sofferto. Elena, martoriata dalla madre e abbandonata dal padre che tanto amava, scontratasi fin da piccola cogli orrori del regime comunista, ha trovato redenzione in Italia, ov’è divenuta una famosa attrice. Teodora, più giovane, è stata salvata a caro prezzo dalla sorella e conduce in Bulgaria i suoi studi. Nonostante la distanza, il rapporto tra le due è costante. Entrambe sono sopravvissute a prove durissime, per colpa delle malversazioni della madre: se Teodora è stata sfiorata dall’idea del suicidio, Elena ha invece provato a uccidersi. Il film si basa su un montaggio molto nervoso, che oscilla tra l’oggi della storia e continui flashback a episodi del passato, dalla gioventù Tutti i film della stagione di Jana alla crescita delle figlie. I poli del presente sono invece l’ospizio lager ove è rinchiusa Maria, e la capitale Sofia, ove Teodora ed Elena si attivano in ogni modo per salvarla. La nonna infatti è in preda ad infermiere violente e cattive, che danno cibo avariato agli anziani per accelerarne la morte, costringendoli poi ad umilianti docce comuni, durante le quali spruzzano su di loro dell’acqua con una pompa come fossero delle piante, scene che intristiscono davvero il cuore e provocano un intimo turbamento al pensiero che si possa arrivare a tanto. Gli ospiti del ricovero non hanno più un nome né una dignità, costretti al silenzio e all’abbrutimento, mentre dominano il buio, lo sporco e alleggia un onnipresente sentore di morte. Durante tutto il film, pur all’interno di quello che dovrebbe essere lo strettissimo legame tra madre e figlie, volano parole come macigni. Certe scene trasmettono una tristezza assoluta, perché la vita cambia e talvolta rende dei mostri, senza che se ne sia consapevoli. Alla fine, però, è la sostanziale bontà delle ragazze che s’impone: ottengono la tutela legale della nonna, mentre Jana rimane ad arringare come una matta in un’aula di tribunale ormai deserta. La vediamo 5 anni dopo, vestita in modo sempre più appariscente, ad adescare un ragazzo in una stazione di notte. Tutta la sua vita si è svolta in modo esagerato: amava le feste, il lusso, i divertimenti, pur imponendo alle figlie una disciplina ferrea, che inconsciamente avrebbe desiderato seguire anche lei. Innanzi a tante brutture, azioni così crudeli e insensate, l’inaridimento dell’anima e della coscienza, un senso di speranza del film si ritrova probabilmente nella frase che un amico italiano dona a Elena mentre ragionano sul senso della vita, paragonata al volo di un aereo che non si sa donde venga e neanche dove vada: “Forse la bellezza è in quel viaggio, in quel taglio del cielo”. Luca Caruso FASTER (Faster) Stati Uniti, 2010 Regia: George Tillman Jr. Produzione: Tony Gayton Liz Glotzer, Martin Shafer, Robert Teitel per TriStar Pictures/CBS Films/Castle Rock Entertainment/State Street Pictures Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia Prima: (Roma 15-4-2011; Milano 15-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Tony Gayton, Joe Gayton Direttore della fotografia: Michael Grady Montaggio: Dirk Westrvelt Musiche: Clint Mansell Scenografia: David Lazan Costumi: Salvador Pérez Jr. Produttori esecutivi: Joe Gayton, Dara Weintraub Direttore di produzione: Dara Weintraub Casting: Sarah Finn Aiuti regista: Casey Mako, Darrin Prescott, Scott Andrew Robertson, Jonas Spaccarotelli Operatori: Will Arnot, Darin Moran Operatore Steadicam: Will Arnot Art director: Andrew Murdock Arredatore: Jan Pascale Effetti speciali trucco: Hiroshi Yada river è un galeotto d’acciaio e poche parole che ha finito di scontare la sua pena. Conserva gelosamente con sé una foto in cui è insieme a un altro ragazzo, entrambi sorridenti e a pesca. Uscito di prigione, si procura una lista delle persone a causa delle quali è finito dentro e che, (giura alla foto del D Trucco: Bill Myer Acconciature: Jules Holdren, Rachel Solow, Terrie Velasquez Coordinatore effetti speciali: Eric Rylander Supervisore effetti visivi: Dottie Starling (Wildfire VFX) Coordinatori effetti visivi: Elbert Irving IV (Wildfire VFX), Diane Macke Supervisore costumi:Gala Autumn Interpreti: Dwayne Johnson (Driver), Billy Bob Thornton (poliziotto), Oliver Jackson-Cohen (killer), Maggie Grace (Lily), Moon Bloodgood (Marina), Carla Gugino (Cicero), Mike Epps (Roy Grone), Tom Berenger (guardia), Jennifer Carpenter (donna), Mauricio Lopez (guardia carceraria), Jim Gaines (detenuto), Jan Hoag (receptionist), Courtney Gains (venditrice televisiva), Michael Blain-Rozgay, Michole Briana White (conduttori TV), Sidney S. Liufau (Kenny), Xander Berkeley (sergente Mallory), Matt Gerald (fratello di Driver), Aedin Mincks (Tommy), Stephanie Nash (giornalista TV), Geraldine Keams (moglie del pastore), Buzz Belmondo (pastore), Michael Irby, Josh Clark, Aaron Behr, Jeffrey Daniel Phillips, John Cirigliano, Jonna Walsh, Kiyomi Calloway, Clint J. Palmer Durata: 98’ Metri: 2700 ragazzo che si capisce subito essere morto), ucciderà per vendetta. Come nome vuole, Driver inizia quindi la sua corsa alla guida di una coupé nera e sportiva, sfrecciando veloce per i deserti americani che collegano una città all’altra. Sulle sue tracce, per motivi diversi, “Poliziotto”, agente di polizia eroinomane, rozzo e poco sti21 mato dai colleghi, e “Killer”, giovane, avvenente e raffinato professionista di uccisioni su ordinazione dal passato pieno di dolore e a un passo dal matrimonio. Man mano che Driver rintraccia le persone nella lista dei morituri, ricorda la sua storia e quindi la colpa per cui deve ucciderli: autista occasionale per un colpo in Film banca dell’amato fratellastro (il ragazzo della foto), Driver è l’unico superstite dell’imboscata che un’altra banda ha teso alla loro e in cui il fratellastro è stato barbaramente sgozzato (oltretutto a favore di videocamera, scopo raccapricciante filmino amatoriale). Per questo Driver non fa sconti. Nella corsa alla vendetta (per Driver), all’omicidio su commissione (per Killer), o all’arresto del pericoloso criminale (per Poliziotto), i personaggi si fronteggiano a due a due e Driver mostra il suo lato umano: sebbene possa farlo, non uccide né Killer nè Poliziotto, ma, in entrambi i casi, si limita a fermarne la corsa per continuare la propria. L’animo “buono” di Driver si svela del tutto quando decide di non uccidere l’ultimo della lista dei responsabili dell’imboscata: diventato predicatore della religione del perdono, quell’uomo in fondo non ha preso parte né gusto a quanto hanno fatto i suoi complici uccidendo il fratello. Per questo Driver lo grazia. Dopo quest’atto di magnanimità, Driver ha finito la sua missione. Depone le armi. Viene raggiunto allora da Killer, intenzionato a sparargli. Ma di fronte al rifiuto di Driver di duellare ad armi pari, Killer non riesce a sparargli. Preme il gril- Tutti i film della stagione letto per lui Poliziotto, appena arrivato sulla scena. L’agente spiega quindi a Killer che nella lista dell’ex-galeotto c’era un nome mancante: il suo. Era lui, poliziotto corrotto, l’ultimo componente della banda e, sempre lui, la persona che aveva incarcato Killer di far fuori Driver. Killer va via, rifiutando di essere pagato per un lavoro che non ha concluso. Poliziotto si sente finalmente sereno, ma viene colpito alle spalle: Driver non era morto e ha completato così la sua vendetta. aster vuole essere un film sulla vendetta, sulla giustizia e sul perdono. Il protagonista, infatti, è un buono apparentemente cattivo, cerca giustizia nella vendetta, ma pian piano (sembra) inizia a dubitare se sia davvero quello il modo per ritrovare la pace perduta, o se il perdono non possa essere una via migliore. A fianco di Driver, uguamente costriuti ad arte, sono i personaggi di Killer e Poliziotto: entrambi convivono con un doloroso passato e coltivano il desiderio di avere una famiglia. Come evidente sin dalla scelta dei nomi dei protagonisti, Faster gioca esplicitamente con il genere del film d’azione, ne individua gli elementi fondamentali e ricorre a tutti i trucchi del mestiere per con- F fezionarne un “esempio tipico”. I personaggi sono stereotipicamente identificati sin dal nome e interpretati da attori il cui physique du rôle non lascia possibilità di smentita (l’ex galeotto dal fisico massiccio e tatuato e dal collo taurino, il poliziotto esile, sciatto e con la barba mai fatta, il killer bellissimo, ricco ed elegante). La storia intreccia classici dei classici, si ambienta tra periferie cittadine e infinite strade nei deserti americani, dove le auto sfrecciano veloci. La fotografia, che rende fredde le scene più violente, esaspera i chiaroscuri sul volto del protagonista e si accende di colori appena più caldi solo nei ricordi felici del passato, è al servizio della narrazione accentuandone le atmosfere. La musica che “pompa” il ritmo, acuisce la suspence e connota in modo deciso personaggi e scene, le inquadrature, che esasperano il racconto, iperbolicamente teso all’azione, servono a reggere un film tutto action e pallottole. La pellicola di George Tillman jr. è quindi senza dubbio ben confezionata in forma e struttura, ma corre qualche rischio nella sostanza, a causa dello svolgimento che può risultare scontato e prevedibile soprattutto agli amanti del genere. Tiziana Vox BURKE & HARE – LADRI DI CADAVERI (Burke & Hare) Gran Bretagna, 2010 Operatore Steadicam: Paul Edwards Art director: Nick Dent Supervisore art director: Bill Crutcher Arredatore: Annie Gilhooly Trucco: Helen Conroy, Lucy Friend, Monica MacDonald, Chloe Meddings, Stephanie Lynne Smith Supervisore effetti visivi: Angela Barson Supervisore costumi:Gordon Harmer Interpreti: Simon Pegg (William Burke), Andy Serkis (William Hare), Isla Fisher (Ginny), Jessica Stevenson (Lucky), Tom Wilkinson (dottor Knox), Ronnie Corbett (capitano Tam McLintock), Tim Curry (dottor Monroe), Michael Smiley (Patterson), Christopher Lee (Joseph), Hugh Bonneville (lord Harrington), Georgia King (Emma), Bill Bailey (Angus), David Schofield (Fergus), Pollyanna McIntosh (Mary), Allan Corduner (Nicephore), David Hayman (Danny McTavish), Reece Shearsmith (McKenzie) Durata: 91’ Metri: 2500 Regia: John Landis Produzione: Barnaby Thompson per Aegis Film Fund/Ealing Studios/Fragile Films/Prescience/Quickfire Films Distribuzione: Archibald Film Prima: (Roma 25-2-2011; Milano 25-2-2011) Soggetto e sceneggiatura: Piers Ashworth, Nick Moorcroft Direttore della fotografia: John Mathieson Montaggio:Mark Everson Musiche: Joby Talbot Scenografia: Simon Elliott Costumi: Deborah Nadoolman Produttori esecutivi: James Atherton, Paul Brett, Jan Pace, Tim Smith, James Spring Co-produttore: Alexandra Ferguson Direttori di produzione: Bobby Prince, Tim Wellspring Casting: Daniel Hubbard Aiuti regista: Tom Browne, Stephen Carney, Chris Foggin, Jamie Gavin, Mark Hopkins, Liam Lock, Andy Madden, George Nelson, Alex Oakley E dimburgo, 1828. William Burke e William Hare sono due imbroglioni che cercano di sbarcare il lunario. Dopo l’ennesima truffa fallita, ritornano alla pensione della moglie di Hare, Lucky, e scoprono che un anziano inqui- 22 lino è venuto a mancare il giorno in cui doveva pagare l’affitto. Mentre decidono di come liberarsi del corpo, un amico Film li persuade che un morto può fruttare del denaro. Edimburgo è la capitale mondiale della ricerca medica e i dottori cercano disperatamente cadaveri per le loro lezioni di anatomia. Tra questi, gli spietati rivali Monroe e Knox. Con quest’ultimo i due impostori entrano subito “in affari”: dopo avergli portato il primo corpo, si accordano per 5 sterline a cadavere. Inizialmente frenato dai sensi di colpa, Burke cambia idea dopo aver incontrato Ginny, una bella e intraprendente attrice, che cerca finanziamenti per un allestimento al femminile del Macbeth. Intanto Sua Maestà indice una competizione, che mette in palio il prestigioso Sigillo Reale e un allettante premio in denaro per chi compierà il maggior progresso in campo clinico. La rivalità professionale tra i due luminari s’intensifica, creando una domanda crescente di cadaveri. Burke & Hare iniziano a garantire a Knox un flusso costante di salme, utili per il suo archivio fotografico sul corpo umano. Ma il signore del crimine locale McTavish esige la metà dei loro profitti, in cambio del proprio silenzio con le autorità. E il Capitano della Milizia McLintock, nel frattempo, stringe il cerchio delle indagini intorno ai due. Così Hare si inventa un nuovo piano, ispirato dalla moglie: aprire un’impresa di pompe funebri. Quando però McTavish finisce sul tavolo di Knox per essere sezionato, il medico viene arrestato e coinvolge i suoi due “fornitori”. Per salvare il buon nome della facoltà di medicina, frutto di guadagno per l’intera città per via dei suoi numerosi iscritti, il Rettore corrompe McLintock convincendolo a non processare il dottore. I due ladri (assieme a Ginny e Lucky) finiscono in cella, accusati di aver ucciso 16 persone. Con un gesto folle, ma romantico, Burke decide di confessare e addossarsi tutta la colpa per salvare la donna di cui è innamorato. ue gaglioffi nord-irlandesi in cerca di fortuna in Scozia provano a spacciare la muffa da formaggio come cura per tutti i mali! Della serie: fin dove è disposto ad arrivare l’essere umano per fare soldi? Così ha inizio l’ultima esilarante commedia dark di John Landis, che non può non ricordare La signora omicida, girata anch’essa nei famosi Ealing Studios di Londra. Certo la pellicola con Alec Guinness e D Tutti i film della stagione Peter Sellers era tutta un’altra cosa… Ma allora anche Un lupo mannaro americano a Londra era di un’altra categoria, perché lo smalto purtroppo non è più quello di una volta… Eppure la storia (realmente accaduta) e narrata dal “becchino” addetto alla fossa dove finiscono i giustiziati a morte, tra sprazzi di umorismo macabro e zampilli di sangue, regala novanta minuti di piacevole intrattenimento. Si ride, insomma, anche se forse non abbastanza. E non solo però. Perché, oltre alle comiche alla “Benny Hill Show” e alle atmosfere cupe e nebbiose da Jack Lo Squartatore, appare fin troppo evidente la denuncia, in chiave ironica e salace, della vampiresca professione medica e dei suoi presunti fini “umanitari”. Non tutti sanno infatti che, agli inizi del XIX secolo, gran parte dei furti di cadaveri veniva compiuta dagli studenti di medicina e dai dottori! Mentre Monroe è un chirurgo tradizionalista fissato con i piedi (gli piace amputarli con una sega!), lo spregiudicato Knox (un ottimo Tom Wilkinson) decanta ai suoi allievi lo sviluppo delle scienze, della società e della libertà nel suo Paese, salvo dimenticarsi che la gente condannata finiva nelle piazze col cappio al collo! «Le magnifiche sorti e progressive» - diceva il buon Leopardi. Due campioni di cinismo, al cui cospetto gli assassini “seriali” Burke & Hare sono due poveri sfigati che lottano per la sopravvivenza, tra il lerciume e il lezzo del ghetto di West Port. Sperimentano le soluzioni più 23 improbabili e divertenti per ammazzare le loro vittime, quasi sempre vecchi che vendono cara le pelle! Grazie a un’originale e coraggiosa scelta di sceneggiatura, vengono trasformati addirittura in eroi romantici, in mecenati dal cuore tenero, con cui è impossibile non simpatizzare. Del resto, come si può non “fare il tifo” per la strana coppia formata da Simon Pegg e Andy Serkis, una sorta di moderni Stanlio e Ollio, dotati di un invidiabile carisma e di tempi comici perfetti. Assieme a loro, brillano Jessica Hynes, nel ruolo della moglie calcolatrice e perennemente ubriaca di Hare e, soprattutto, Ronnie Corbett, il piccolo ma coriaceo colonnello scozzese McLintock, capo di una Milizia composta da soldati pavidi e imbranati che svengono alla vista di un cadavere! Molto realistica infine la ricostruzione d’epoca, in virtù di una accurata scenografia e dei bellissimi costumi, ancora una volta firmati dalla moglie di Landis, Deborah Nadoolman, una delle migliori artiste in circolazione. Due ultime curiosità: nel film compare in un cammeo anche il grande Christopher Lee, nei panni di un ex eroe dell’esercito inglese moribondo; mentre, l’inquadratura conclusiva è dedicata nientemeno che allo scheletro vero di William Burke, conservato nel Museo di Anatomia dell’Università di Edimburgo! Diego Mondella Film Tutti i film della stagione X-MEN - L’INIZIO (X-Men: First Class) Stati Uniti, 2011 Regia: Matthew Vaughn Produzione: Gregory Goodman, Simon Kinberg, Lauren Shuler Donner, Bryan Singer per Bad Hat Harry Productions/Donners’ Company/Marv Films/Marvel Enterprises/Marvel Studios/ Twentieth Century Fox Film Corporation Distribuzione: 20th Century Fox Prima: (Roma 8-6-2011; Milano 8-6-2011) Soggetto: personaggi della serie a fumetti ideata da Stan Lee Sceneggiatura: Jane Goldman, Jamie Moss, Ashley Miller, Zack Stentz Direttore della fotografia: John Mathieson Montaggio: Lee Smith, Eddie Hamilton Musiche: Henry Jackman Scenografia: Chris Seagers Costumi: Sammy Sheldon Produttori esecutivi: Stan Lee, Josh McLaglen, Tarquin Pack Direttori di produzione: Vincent Agostino, Janine Modder, Jeremiah Samuels Casting: Roger Mussenden, Jeremy Rich, Lucinda Syson Aiuti regista: Maria Battle-Campbell, Veronica Hampton, Glyn Harper, Nora Henderson, Aiman A. Humaideh, Angharad Jones, Josh McLaglen, Michael Musteric, Jane Ryan, Chad Saxton, Nick Starr, Lee Tailor, Jeff Taylor, Tavin Marin Titus, Greg Tynan, Kevin Westley, Kim H. Winther, Heather Wusterbarth, Gareth Lewis Operatori: Chas Bain, Ken Fisher, Peter Gulla, Ronald Hersey, Clive Jackson, Daniele Massaccesi Art directors: Grant Armstrong, Paul Booth, Alex Cameron, Steve Cooper, Tom Frohling, Alan Gilmore, James Hambidge, Marc Homes, Joe Howard, Adam O’Neill, Su Whitaker Supervisore art director: John King Arredatori: Erin Gould, Sonja Klaus Supervisore trucco: Dave Elsey, Fran Needham, Conor O’Sullivan, Christine Whitney Effetti speciali trucco: Sally Alcott, Sarita Allison, Liz Briseno, Jessica Brooks, Thomas Floutz, André Freitas, Alec Gillis, Nikkie Grimshaw, Jo Grover, Kati Hood, Ann McLaren, Bill Myer, Steve Winsett Trucco: Michael F. Blake, Sophia Burnage, Nana Fischer, Frances Hannon, Sue Ignatius, Nicky Knowles, Amy Leder- olonia, 1944. In un campo di concentramento il giovane Erik Lehnsherr riesce a distruggere, rimanendone a distanza, un compatto cancello di metallo con la sola forza del pensiero, mentre i suoi genitori vengono portati via. Il Dottor Schmidt, avendo assistito all’inverosimile scena, gli ordina di ripete tale prodigio spostando una moneta: in caso contrario sua madre morirebbe davanti ai suoi occhi. Il ragazzo non sa gestire il suo potere, e la donna cade per via di un colpo a bruciapelo esploso dallo stesso Schmidt. Il gesto dell’uomo scatena l’impressionante rabbia di Erik, che in pochi attimi distrugge interamente la stanza sotto lo sguardo divertito e trionfante di Schmidt. P man, Gemma Richards, Jan Sewell Acconciature: Justin Ditter, Nana Fischer, Vincent Gideon, Nicky Knowles, Patricia McAlhany Glasser, Gemma Richards, Jan Sewell, Randa Squillacote, Jeanette Redmond Supervisori effetti speciali: Chris Corbould, Ian Lowe Supervisori effetti visivi: Nicolas Aithadi (MPC), Jay Barton (Digital Domain), Stephane Ceretti, Rob Hodgson (Fox), Vincent Cirelli (Luma Pictures), Jon Cowley (Prime Focus), Laurens Ehrmann (PLUG), Florian Gellinger (Rise Visual Effects Studios), Matt Johnson (Cinesite), Greg Steele (Rhythm & Hues), Shailendra Swarnkar, Guy Williams, Anton Yri Coordinatori effetti visivi: Ryan Delaney (Prime Focus), Nicholas Elwell (Hydraulx), Katie Godwin, Catherine Hughes, Michael Perdew (Luma Pictures), C.J. Longhammer (Digital Domain), Mark Sum (Cinesite), Sofus Graae, Joe Carhart, Alexa Hale, Rachel Faith Hanson, Carolyn Martin, Abigail Mendoza, Clair Stewart, Celine Chew Supervisori effetti digitali: Justin Johnson, Nikos Kalaitzidis Supervisori costumi: Ivo Coveney, Wendy M. Craig, Tom Hornsby, Nicole Young Supervisori animazione: Michael Cozens, Pimentel A.Raphael, Bernd Angerer Interpreti: James McAvoy (Charles Xavier), Laurence Belcher (Charles Xavier a 12anni), Michael Fassbender (Erik Lehnsherr / Magneto), Bill Milner (Magneto da piccolo), Kevin Bacon (Sebastian Shaw), Rose Byrne (Moira MacTaggert), Jennifer Lawrence (Raven), Beth Goddard (signora Xavier), Morgan Lily (Raven a 10 anni), Oliver Platt (l’uomo in nero), Álex González (Janos Quested / Riptide), Jason Flemyng (Azazel), Zoë Kravitz (Angel Salvadore), January Jones (Emma Frost), Nicholas Hoult (Hank McCoy), Caleb Landry Jones (Sean Cassidy), Edi Gathegi (Armando Muñoz), Corey Johnson (capo delle guardie), Lucas Till (Alex Summers), Demetri Goritsas (Levene), Glenn Morshower (colonnello Hendry), Matt Craven (McCone), James Remar (generale statunitense), Ludger Pistor, Wilfried Hochholdinger (tedeschi), Greg Kolpakchi, Andrei Zayats, Rade Serbedzija (russi), Ray Wise (segretario di stato), Michael Medeiros Durata: 132’ Metri: 3650 Nello stesso periodo, a Wenchester County, New York, il piccolo telepate Charles Xavier incontra la coetanea Raven, una mutaforma. La bambina è sola al mondo e Charles la invita ad entrar a far parte della sua famiglia. 1962. Erik è ormai un uomo ed il suo unico scopo è quello di trovare colui che ha ucciso sua madre, e in tal modo vendicarla. Xavier invece si è appena laureato alla Oxford University, con una tesi sulla mutazione. Raven, ovviamente, vive con lui. A Las Vegas la bella agente della CIA Moira MacTaggert è sulle tracce del colonnello Hendry, e lo segue fino a dentro un club, dove però assiste incredula a delle fantastiche mutazioni. Qui infatti, oltre 24 al colonnello c’è Sebastian Shaw, la nuova idendità del Dottor Schmidt, insieme ad Emma Frost, Janos Questad, e Azazel. Quest’ultimo è un teleporta, e scomparirà improvvisamente insieme ad Hendry, che si ritroverà nella War Room, dopo esser stato persuaso dai quattro mutanti a far installare dei missili nucleari in Turchia. Poco dopo Hendry verrà ucciso da Shaw, che gli spiegherà di essere un mutante in grado di assorbire energia e riutilizzarla in maniera potenziata. L’agente MacTaggert convince Charles e Raven a seguirla nella CIA, dove i due spiegheranno al direttore McCone che i mutanti esistono e che Shaw è una minaccia. Tuttavia McCone non è disposto a Film lavorare al loro fianco, ma un misterioso uomo in nero decide di aiutarli portandoli nella sua agenzia. Nel frattempo Erik trova finalmente Shaw e prova ad ucciderlo, ma questi è in compagnia della telepate Emma Frost, per cui il risultato è pessimo, e Shaw fugge a bordo di un sottomarino, nonostante Erik provi a fermarlo con i suoi poteri, rischiando perfino di annegare. Viene salvato da Charles, che lo porta così alla Divisione X della CIA dove insieme a Raven incontrano Hank McCoy, un giovane scienziato che in realtà è un mutante dotato di una spiccata intelligenza e con i piedi da scimmia. Hank ha messo a punto una macchina, che ha chiamato Cerebro, in grado di localizzare tutti i mutanti del pianeta. Decidono quindi di reclutarli, per far sì che si uniscano alla loro causa e non si sentano più soli. Così alla divisione X giungono Angel, una ragazza in grado di volare e di sputare palle di fuoco; Armando Munoz detto Darwin, il cui potere è quello dell’adattamento; Sean Cassidy, ovvero Banshee, un ragazzo che grazie alla potenza delle sue corde vocali riesce persino a volare, urlando; e Alex Summers, detto Havok, che assorbe radiazioni cosmiche espellendole sotto forma di raggi energetici; Raven, invece, decide di chiamarsi Mystica. Intanto Charles ed Erik catturano Emma Frost e la consegnano alla CIA, mentre Shaw, Janos e Azazel attaccano la Divisione X uccidendo tutti gli agenti tranne i giovani mutanti, proponendogli anzi di entrare a far parte del loro “club”. Solo Angel scende a patti con Shaw, e ne nasce un duello nel quale Darwin perde la vita. I mutanti si rifugiano allora a Wenchester County, a casa di Charles, e qui decidono di allenarsi tutti insieme per poter sconfiggere Shaw, che però nel frattempo dà l’imput per la Crisi dei missili di Cuba. Hank intanto crede di aver trovato la cura per normalizzare il suo aspetto, ma qualcosa va storto e si trasforma in un peloso mostro blu, da cui il soprannome Bestia. Il gruppo parte poi a bordo di un jet con lo scopo di fermare (riuscendoci) la guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti, dando poi vita ad un’elettrizzante battaglia tra mutanti proprio davanti alle flotte delle due nazioni. Erik si trova di nuovo a tu per tu con Shaw, che però è in possesso di un elmetto grazie al quale i poteri telepatici di Charles non hanno su di lui alcun effetto; ma Erik riesce a privarlo di tale espediente, indossando poi a sua volta l’el- Tutti i film della stagione mo per far sì che Charles non entri nella sua testa e poter finalmente realizzare il suo desiderio di vendetta, uccidendo Shaw. I missili delle corazzate russe e americane sono ora rivolti verso di loro, ed Erik cerca allora di convincere gli altri che il vero pericolo per i mutanti sono gli esseri umani. Egli blocca così i missili, con l’intento di rispedirli al mittente, ma Charles, grazie all’aiuto di Moira, glielo impedisce, rimanendo però accidentalmente ferito alla schiena. A questo punto il gruppo si divide: Azazel, Janos e Angel seguono Erik, al quale si unisce anche Raven, ed Emma Frost, prontamente liberata. Charles è invece ormai sulla sedia a rotelle, e decide di fondare una scuola per giovani mutanti: gli X-Men. ealizzare un prequel presenta il più delle volte ostacoli anche maggiori rispetto ad un sequel. In una saga che su cinque capitoli ha avuto a che fare con quattro registi diversi, la scelta dell’assegnazione di un progetto che ha come tracciante l’idea di raccontare il seme della mutazione degli uomini X, rappresenta senza dubbio un pericolo. La Marvel e la 20th Century Fox scelgono Matthew Vaughn, cineasta relativamente giovane ma con alle spalle lavori interessanti come The Pusher e Stardust, e soprattutto lo spumeggiante Kick-Ass Il regista californiano rappresenta, a conti fatti, l’arma vincente di quest’ennesima ma paradossalmente iniziale battaglia, ed è il vero deus ex machina di un lavoro tanto complesso quanto adrenalinico. La storia, come sappiamo, deve prestar fede al fumetto, e tutto sommato riesce a camminare in equilibrio su quella linea tra realtà e finzione che è divenuta un essenziale marchio di fabbrica per tutte le trasposizioni cinematografiche da basi Marvel, DC, e non solo. Qui, in particolar modo, l’aderenza dei supereroi al mondo reale ha una solida struttura, motivando la matrice della mutazione con l’alterazione del DNA, e facendo collimare avvenimenti storici con eventi centrali alla saga: una miscela perfetta per l’attenzione dello spettatore, e anche del lettore. Uno dei risvolti più interessanti è senza ombra di dubbio il dualismo tra i due personaggi chiave, il Professor Charles Xavier, interpretato da James McAvoy, e Magneto, ovvero Michael Fassbender. Dal punto di vista analitico la sfida è vinta nel giro di poche riprese dal secondo, troppo ammaliante e risoluto perché l’attore scozzese possa sperare di competere con lui. R 25 Inoltre McAvoy appare ancora una volta inefficace e poco credibile nel ricoprire un ruolo così carismatico come già era accaduto ne L’ultimo Re di Scozia. Tra Magneto e il Dottor X nasce un rapporto di amore-odio, un’amicizia che muta in una rivalità generata da obiettivi totalmente discordanti che al culmine dello scontro vengono fuori in maniera troppo profonda per pensare di suggellare un accordo. Il sentimento, in senso generale, viene a fasi alterne trascinato a riva dalle onde del flusso narrativo, ed emerge particolarmente nella sua accezione positiva all’interno del gruppo di Xavier, ed in maniera negativa tra i seguaci di Shaw, unendosi poi in una considerazione più vasta sull’accettazione di sé stessi e soprattutto del “diverso” da parte del nostro mondo. Per via di questo l’attualità di X-Men è qualcosa di incredibilmente estremo. Finalmente inoltre la sceneggiatura prevede un gran numero di personaggi, molti dei quali, da Bestia ad Emma Frost, rappresentano icone assolute della serie a fumetti, e il modo in cui la troupe di Vaughn riesce a descriverli e a farli inserire in un così complesso organigramma è ammirevole e calzante, seppur - come spesso accade - l’incremento quantitativo comporta, anche per esigenze di budget, un calo qualitativo. A discapito del loro indubbio status di buone promesse, i giovani mutanti mancano infatti dell’esperienza necessaria per poter reggere sulle spalle il peso dei “big” che li circondano. A tutti loro è affidato il delicato ruolo di gestire l’epico duello finale, in cui la spettacolarità e la mole di tecnologia, dal monumentale numero di navi missilistiche, ai razzi, fino al curatissimo jet progettato da Hank, garantiscono il giusto appeal, soprattutto per chi adora l’effetto “dolby”. In linea generale comunque la storia scivola speditamente, con la giusta commistione tra i colpi d’occhio e quelli adrenalinici, con isolate scene che rimarcano la genialità di Vaughn e i meriti dell’intero cast tecnico (il cameo di Hugh Jackman/ Wolverine vale da solo il prezzo del biglietto), ed ora, dopo il riuscito incanalamento del film nel binario della scorrevolezza, i prossimi episodi (dovrebbe essere l’inizio di una nuova trilogia) partono con delle premesse positive già dalla fase embrionale. Tiziano Costantini Film Tutti i film della stagione SCREAM 4 (Scream 4) Stati Uniti, 2011 Trucco: Maggie Fung, Kimberly Greene, Brigette A. Myre, Peter Robb-King, Bree Shea Acconciature: Shannon Bakeman, Elizabeth Cortez, Norma Lee, Dawn Mattocks, Brant Mayfield, Joy Zapata Supervisore effetti speciali: Ron Bolanowski Supervisori effetti visivi: Jon Cowley (Prime Focus), Jamison Scott Goei, Reupal D. Rawal Supervisore musiche: Liza Richardson Interpreti: Neve Campbell (Sidney Prescott), Courteney Cox (Gale Weathers-Riley), David Arquette (sceriffo Dewey Riley), Emma Roberts (Jill Roberts), Hayden Panettiere (Kirby Reed), Mary McDonnell (Kate Roberts), Rory Culkin (Charlie Walker), Nico Tortorella (Trevor Sheldon), Adam Brody (detective Hoss), Anna Paquin (Rachel Milles), Kristen Bell (Chloe Garrett), Lucy Hale (Sherrie Marconi), Shenae Grimes (Trudie), Brittany Robertson (Marnie Cooper), Alison Brie (Rebecca Walters), Aimee Teegarden (Jenny Randall), Marielle Jaffe (Olivia Morris), Marley Shelton (Judy Hicks), Nancy O’Dell (presentatrice TV), Erik Knudsen (Robbie Mercer), Justin Michael Brandt (fanatico dei film), Anthony Anderson (Perkins), Gordon Michaels (Jenkins), John Lepard (Baker), Kim Adams, Devin Scillian, Julia Ho (giornalisti), Mark Aaron Buerkle (dottor Orth), Roger Jackson, Dane Farwell Durata: 103’ Metri: 2830 Regia: Wes Craven Produzione: Wes Craven, Iya Labunka, Kevin Williamson per Dimension Films/Corvus Corax Productions/ Outerbanks Entertainment/ Midnight Entertainment Distribuzione: Moviemax Prima: (Roma 15-4-2011; Milano 15-4-2011) Soggetto: personaggi creati da Kevin Williamson Sceneggiatura: Kevin Williamson Direttore della fotografia: Peter Deming Montaggio: Peter McNulty Musiche: Marco Beltrami Scenografia: Adam Stockhausen Costumi: Debra McGuire Produttori esecutivi: Ehren Kruger, Marianne Maddalena, Ron Schmidt, Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Kevin Williamson Co-produttore: Carly Feingold Casting: Avy Kaufman, Nancy Nayor Aiuti regista: Brian Bettwy, Maria Mantia, Nicholas Mastandrea, Anastacia C. Nemec, David Rimer Operatori: George Billinger III, Bill Hong, Patrick Rousseau Operatore Steadicam: George Billinger III Art director: Gerald Sullivan Arredatore: Helen Britten rudy e Cherry sono a casa. Suona il telefono, una voce di uomo chiede: “Chi parla?”. Il tizio telefona più volte. Trudy da un po’ viene tampinata su Facebook e via sms da un tale che dice che la ucciderà. Suonano alla porta, ma non v’è nessuno. Spunta però all’improvviso Ghostface e le uccide entrambe. In realtà è un film, Squartati 6, che due amiche stanno seguendo in Tv. Una delle due è ipercritica e lo smonta. L’altra la accoltella allo stomaco, perché parla troppo. È un film anche questo, che altre due amiche, Jenny e Marny stanno guardando. Suona il telefono, la stessa voce e, alla domanda “Chi è?”, la solita risposta: “L’ultima persona che vedrai prima di morire”. In realtà è uno scherzo di Jenny, ma Marny viene uccisa realmente. Telefona il vero Ghostface, dicendo a Jenny che lei si trova sul set di un film horror. Quindi irrompe in casa e la uccide. Nuova ambientazione: è giorno, Rebecca, promotrice editoriale, accompagna in libreria Sidney Prescott, per l’uscita del suo libro “Fuori dall’oscurità”, (alle reali disavventure di Sidney sono ispirati i primi tre film della serie “Squartati”). Altre tre amiche, Olivia, Jill e Kirby, sono in auto. Jill riceve una telefonata inquietante. I lampioni della città sono stati intanto ricoperti con i costumi di Ghostface, in occasione dell’an- T niversario della tragedia del massacro di Woodsboro. A scuola Robbie e Charlie realizzano interviste in diretta. Gale va a complimentarsi con Sidney in libreria, quando arriva suo marito Linus, lo sceriffo. Il luogo viene circondato e tutti sono bloccati, perché la polizia sta cercando un telefonino. L’apparecchio mobile viene rinvenuto nel bagagliaio dell’auto di Sidney, insieme a un coltello e del sangue. E non è uno scherzo. A scuola, i ragazzi ricevono la notizia che, nel giorno dell’anniversario, due ragazze sono state uccise, Jenny e Marny. E proprio nel giorno in cui Sidney ha deciso di tornare nella sua città. Emerge intanto una certa rivalità tra Gale, giornalista che ha aiutato a risolvere i casi precedenti e vi ha scritto su un libro, e la vicesceriffo Judy. Lo sceriffo non può coinvolgere la moglie Gale nelle indagini, pertanto lei indagherà da sola. In commissariato arrivano le tre amiche. Due di loro, Olivia e Jill, hanno ricevuto telefonate minatorie dai cellulari delle vittime, con la voce del killer dei film. Le indagini vanno avanti. Jill e Kirby sono in casa con Sidney, mentre Olivia sta nella casa di fronte. A Jill arriva una telefonata. Appare il nome di Trevor, il suo ex che le corre perdutamente dietro e che poco prima si era introdotto in casa sua, ma in realtà è il killer, che sostiene di essere nell’armadio. La po26 lizia è fuori che presidia la zona. Ghostface massacra Olivia nella casa di fronte. Quindi telefona a Sidney, augurandole “Bentornata!” e annunciandole che la ucciderà. Ghost irrompe sulla scena e aggredisce Jill. Sidney lo colpisce e lo schianta a terra, ma quando arriva la polizia è scomparso. Gale si allea coi due giovani giornalisti della Woodsboro, Robbie e Charlie, per condurre le indagini. Rebecca invece, spregiudicata e insensibile, chiede in ospedale a Sidney di scrivere nuovi libri. Sidney licenzia però la sua agente, che poco dopo viene aggredita da Ghost e il suo cadavere precipitato giù durante una conferenza stampa della polizia davanti l’ospedale. Sidney si presenta al Cineclub insieme a Gale. E lì i ragazzi discutono con competenza sul genere horror. La sera è in programma la maratona a inviti dei 7 film della saga “Squartati”, cui assomigliano gli omicidi che si stanno svolgendo in questi giorni. La maratona cinematografica ha inizio. Tra i vari ospiti mascherati da Ghost, v’è anche Gale che, non essendo stata ammessa alla proiezione, installa delle telecamere, che vengono però oscurate. In sala infatti v’è il killer. Gale invita Linus ad accorrere: lei avrà una storia da narrare e lui una traccia da seguire. Quindi viene aggredita da Ghost, ma l’intervento tempestivo del marito la salva. Scoprono Film intanto che c’è una webcam: il killer sta filmando gli omicidi. Frattanto, mentre presidiano la casa di Sidney, i due poliziotti di turno vengono uccisi da Ghost. Sidney riceve a casa una telefonata del killer, che le chiede: “A che ti serve sopravvivere in questa piccola tragedia se tutti quelli che ami sono morti?”. La invita poi ad accendere la Tv, ove viene data la notizia del ferimento di Gale, minacciando quindi un attacco a sua cugina Jill: “Gli amici sono importanti, ma i legami familiari fanno più male”. Sidney e Kate, madre di Jill, vogliono provare a metterla in salvo, ma irrompe Ghost e uccide Kate. Arriva il vicesceriffo. I ragazzi sono a casa di Kirby. Ci sono Robbie e Charlie, che nota come quanto stia accadendo sia come un remake, nel quale si vuole superare l’originale. Arriva anche Trevor, che ha ricevuto un sms dal cellulare di Jill. Ma lei non lo ha inviato. Robbie viene ucciso da Ghost. Arriva Sidney, che riesce a chiamare Linus. Tutte le unità di polizia accorrono verso la casa. Charlie viene aggredito da Ghost, poi uccide Kirby: si è accorta di lui solo adesso, dopo quattro anni, ma è troppo tardi. Quindi attacca Sidney, che viene infilzata da Ghost, che si leva la maschera e si rivela sua cugina Jill. Trevor, intanto, è incatenato, Jill lo uccide, accusandolo ancora una volta di averla tradita e con l’intento di scaricare su di lui la colpa di tutti gli omicidi, che lei e Charlie hanno commesso e ripreso. Entrambi delirano: hanno visto troppi horror e stanno realizzando un remake. Jill ha vissuto un complesso d’inferiorità rispetto alla cugina Sidney, ma adesso è lei quella speciale. Uccide quindi Charlie, perché i media adorano l’unico sopravvissuto. Lei ha solo bisogno di fama. Dice a Sidney: “La questione non è mai stata uccidere te, ma diventare te. L’assurdo è la nuova realtà. Hai avuto il tuo momento di gloria, ora io voglio il mio”. Per questo ha ucciso anche sua madre… Quindi colpisce a morte Sidney. Lascia poi dei segni di sé sul cadavere di Trevor (sangue, capelli) e si ferisce, sia con una coltellata che con del vetro, per simulare un’aggressione. Si accascia infine accanto a Sidney, mentre si odono le sirene della polizia che arriva. V’è tutta una serie di cadaveri. Jill viene portata via in barella, tra una tempesta di domande, flash, giornalisti e fotografi. Jill è in ospedale e parla con lo sceriffo: sua moglie Gale ce la farà, Sidney è in rianimazione e potrebbe salvarsi. Jill chiede di vederla. Poi va nel suo letto per strangolarla, però Sidney riesce a difendersi. Arriva Linus, ma Jill colpisce an- Tutti i film della stagione che lui e prende la sua pistola. Arriva Gale e subito dopo Judy, ma Jill minaccia di uccidere Linus. Jill spara a Judy. Mentre Jill tiene sotto mira Gale, Sidney la fulmina con una scarica. E obietta: “Hai dimenticato la prima regola dei remake: non cambiare l’originale”. Jill si rialza. Sta per colpire con una lastra di vetro Sidney, ma questa ha la prontezza di spararle. Judy intanto è ancora viva, salvata dal giubbotto antiproiettili. I giornalisti di tutto il mondo, in diretta dall’ospedale, in attesa delle sue prime dichiarazioni parlano di Jill, sopravvissuta al “nuovo terribile massacro di Woodsboro”, “un nome che ora tutto il mondo conoscerà”, colei “che da sola è riuscita a fermare la furia omicida di Woodsboro, in questo nostro XXI secolo”, “una ragazza che ha toccato il cuore di tutti noi questa notte, una eroina americana, di quelle che si vedono solo nei film”. ommistione tra fiction e realtà, continuo gioco di rimandi metacinematografici, Scream 4 è una sconvolgente e surreale parabola dell’era internettiana e del rapporto che le giovani generazioni sviluppano al confine tra l’immaginario e la tecnologia, quando s’immettono pericolosamente su derive di onnipotenza e supervisibilità mediatica. Domina infatti una tecnologia imperversante: social network, cellulari, ripresa e trasmissione della realtà in diretta (come il video blog di Robbie), stampa sul luogo degli eventi un istante dopo che accadono. Inquietante e terribile fenomeno, la morte viene sempre anticipata alle vittime via cellulare. E aleggia un’ossessione continua per i film horror: quasi tutti i protagonisti ne sono appassionati, oltre che cultori del genere. Finché scoprono di ritrovarsi anche loro sul set di un film, il problema è che si tratta proprio di un horror e che loro ne sono le vittime. L’horror diviene allora la chiave di lettura del quotidiano. Una generazione smaliziata e assuefatta a violenza e omicidi comporta una rilettura della saga “Scream” in chiave contemporanea, nella quale all’horror ‘analogico’ di Sidney, narrato più che vissuto, viene contrapposto un horror ‘digitale’, quello di Jill, che riprende tutto in diretta per propalarlo al mondo, trovando un senso di forza nell’efferatezza degli omicidi. “La tragedia di una generazione è uno scherzo per quella successiva”, commenta amaro lo sceriffo, riferendosi alla tragedia di Woodsboro, vedendo numerose maschere di Ghostface appese ai lampioni. L’impronta del film si può rinvenire nel delirante monologo che Jill rivolge a Sidney, poco dopo che il suo per- C 27 verso inganno omicida è stato svelato e qualche istante prima del drammatico e concitato epilogo finale: “Con te il mondo ha solo sentito quello che era successo, ma con noi potranno vederlo. Sarà uno scoop mondiale: la gente deve vedere queste cose, nessuno legge più ormai. Saremo famosi come tu non riesci nemmeno a immaginare… Sono stata così credibile oggi, ho detto così tante bugie che ho cominciato a crederci anch’io. Non ho bisogno di amici, ma di fama. L’assurdo è la nuova realtà. Hai avuto il tuo momento di gloria, ora io voglio il mio. Che cosa dovrei fare? Andare al college, laurearmi, lavorare? Guardati intorno: viviamo tutti in pubblico, siamo tutti su internet, e come si fa a diventare famosi, ormai? Non devi guadagnarti niente, deve solo esserti capitata qualche tragedia. Quindi devi morire, Sidney, sono le regole: nuovo film, nuovi sequel, c’è spazio per una sola protagonista e i tuoi giorni da ragazzina ingenua sono finiti”. Non contano più i rapporti familiari, le amicizie, i legami, la voce della coscienza e il peso d’innumerevoli morti efferate: il piano di Jill ha funzionato alla perfezione, la scaletta è stata rispettata all’istante, la sua sceneggiatura pare aver trovato pieno compimento. Ma anche una mente così fredda e crudele si tradisce, quando con lo sceriffo Linus nota in ospedale che vorrebbe scrivere un libro insieme a sua moglie Gale, poiché hanno ferite identiche… Questo è vero, ma Jill – obietta l’arguta giornalista Gale – come fa a saperlo? Nel finale si scatena il circo mediatico attorno al nosocomio, senza conoscere ciò che è realmente accaduto, essendo anzi convinti dell’opposto, cioè dell’innocenza e dell’indiscusso valore di Jill. È un film di eccessi, basato su personaggi esagerati, che covano progetti e intrattengono dialoghi al limite del verosimile, e continue citazioni, dai film horror e dai libri di Sidney e di Gale. L’opera però regge bene e avvince. Non è propriamente un horror, ma su di esso riflette e fa riflettere, grazie a una struttura complessa, che con la serie “Squartati” presenta anche dei film dentro al film. Lo spettatore tuttavia non si smarrisce nel groviglio narrativo, rimane semmai stordito dalla vertigine di crudeltà e perversione che anima la protagonista assoluta di un film prevalentemente corale, il vero genio demoniaco del male, Jill. “Un’eroina americana di quelle che si vedono solo nei film” commenta un giornalista… E per fortuna, aggiungeremmo noi! Luca Caruso Film Tutti i film della stagione THE HOUSEMAID (Hanyo) Corea del Sud, 2010 Regia: Im Sang-soo Produzione: Jason Chae per Sidus FNH-Benex Cinema Fund 1/Michigan Venture Capital/CJ Venture Investment/Stareast Digital Laboratory/Hanwha Entertainment Fund No. 1/Mirovision/Sidus FNH Distribuzione: Fandango Prima: (Roma 27-5-2011; Milano 27-5-2011) – V.M.: 14 Soggetto: remake del film omonimo del 1960 con la sceneggiatura di Kim Ki-young Sceneggiatura: Im Sang-soo Direttore della fotografia: Lee Hyung-deok Montaggio: Lee Eun-soo Musiche: Kim Hong-jip Scenografia: Lee Ha-jun un-yi è una ragazza coreana che lavora in un ristorante. Una sera, poco distante dal locale, una giovane donna si getta da un balcone, suicidandosi. Eun-yi e la sua amica, con la quale vive e lavora, si recano sul posto per vedere. Qualche giorno dopo Eun-yi incontra la signora Byung-sik per un colloquio di lavoro come bambinaia/domestica presso una ricchissima famiglia per la quale la stessa signora Byung-sik lavora da anni come governante. Eun-yi conosce Hae-ra e Hoon, genitori della piccola Nami, viene assunta inizia subito il suo lavoro stabilendosi presso di loro e occupandosi della bambina in attesa della nascita dei due gemelli. Eun-yi è allegra, gentile e molto disponibile, tutti sono soddisfatti di lei. Una E Costumi: Choi Se-yeon Produttori esecutivi: Pyung-ho Choi, Bumseok Seo Co-produttori Dong-won Kim, Kyung Hyun Kim Arredatore: Yang Hyeon Mi Trucco: Eun-ju Lee Effetti: Effect Storm, Mage FX Suono: Suk-won Kim Interpreti: Jeon Do-Youn (Eun-yi), Lee Jung-jae (Hoon), Youn Yuh-jung (Byung-sik), Seo Woo (Hae-ra), Park Ji-young (madre di Hae-ra), Ahn Seo-hyun (Nami), Hwang Jung-min (Soonbun), Moon So-ri, Kim Jin-ah (dottori) Durata: 107’ Metri: 2900 sera però, il signor Hoon – attratto dalla ragazza – scende nella sua stanza offrendole del vino e riuscendo a sedurla, i due hanno un rapporto sessuale. Alcune sere dopo la scena si ripete, ma questa volta la signora Byung-sik che già aveva sospettato qualcosa, si accorge di quello che sta accadendo. La situazione va avanti ancora per qualche tempo, poi la signora decide di incontrarsi con la madre di Hae-ra e raccontarle l’accaduto, sostenendo inoltre che, visti i cambiamenti del suo corpo, Eunyi potrebbe essere incinta. L’indomani, mentre la ragazza è sulla scala per pulire il lampadario, la signora madre la spinge facendola cadere e fingendo un incidente. Eun-yi viene portata in ospedale e dopo essersi salvata per puro caso, scopre di essere incinta. Intanto la 28 signora Byung-sik, con lei in ospedale, conferma tutto alla signora che lo riferisce alla figlia. Tornata a casa e dopo aver scelto di tenere il bambino, Eun-yi decide di lasciare il lavoro, ma dopo averne parlato con Hae-ra, quest’ultima inizia a schiaffeggiarla, facendole così capire di essere a conoscenza di tutto. Sua madre interviene lasciando un assegno a Eun-yi e dicendole con sarà costretta ad abortire e poi a sparire. Eun-yi è però decisa, vuole tenere il bambino e lo comunica alle signore, che concordano un altro piano. Mentre il signor Hoon è fuori per lavoro e Eun-yi rinchiusa in un’altra stanza, Hae-ra sostituisce alcune medicine della ragazze con altre avvelenate. Mentre la donna è in clinica per partorire, Eun-yi e la signora Byung-sik (che nonostante la sua severità vuole bene alla ragazza) si godono i piaceri della splendida villa. Eun-yi ha però preso una delle medicine e così, mentre si sta facendo il bagno nella vasca di Hae-ra, viene colpita da forti dolori e ha una perdita di sangue. Prima di essere portata in ospedale ha il tempo di raccontare ad Hoon l’accaduto, appena tornato dalla clinica dopo la nascita dei gemelli e da sempre all’oscuro di tutto. All’ospedale Eun-yi, sedata e con alcuni medici pagati dalla madre di Haera, subisce l’operazione con la quale perde definitivamente il bambino. Dopo l’intervento, Eun-yi riceve la visita della signora Byung-sik che le confessa di essere stata lei a iniziare tutto. Eunyi capisce anche che l’incidente della scala era stato voluto e che -come le aveva detto anche Nami- era stata la signora madre a spingerla. Film Qualche giorno dopo, con la famiglia riunita davanti al camino, Eun-yi -aiutata dalla signora Byung-sik- entra nella villa e dalla scala parla con Hae-ra, sua madre ed Hoon. È sconvolta, ormai non ha più nulla da perdere e vuole soltanto vendicarsi con loro che le hanno per sempre rovinato la vita. Così, dopo aver salutato Nami, si mette una corda al collo e si getta dalle scale sotto gli occhi di tutti. m Sang-soo dirige The Housemaid, remake dello storico ed omonimo film di Kim Ki-Young del 1960. Il regista coreano distrugge l’immagine della società borghese raccontando l’ipocrisia, l’arroganza e la mancanza di sensibilità di una famiglia benestante nei confronti di un ceto più umile. Una trama in realtà I Tutti i film della stagione abbastanza semplice: il ricco padrone di casa, che riesce sempre a ottenere ciò che desidera, ha una relazione con la giovane domestica e bambinaia. La ragazza resta incinta ed è costretta ad abortire per non creare nessuno scandalo alla famiglia. Donne senza scrupoli, persone cattive ed egoiste che risolvono tutto con i soldi, calpestando i sentimenti degli altri. La bravura di Im Sangsoo sta nel rendere una storia di per sé semplice, un buon film e questo grazie ad un’ottima regia e a una costruzione dell’immagine studiata e precisa. Il regista coreano è inoltre riuscito a mettere in luce gli aspetti più oscuri dell’uomo, dalle pulsioni sessuali alla violenza, mantenendo viva l’attenzione dello spettatore. Un film anche molto femminile: la pro- tagonista è Eun-yi, ma la sua vita dipende dalle scelte di altre donne, dalla signora Byung-sik, ad Hae-ra e sua madre. Hoon, il solo uomo della storia, benché causa di tutta la violenza -anche psicologica- che Eun-yi subisce, è in realtà un personaggio secondario. Le uniche due donne oneste e pulite del film sono proprio la giovane domestica e Nami, la bambina di cui lei si occupa. Ma nonostante la loro dolcezza, saranno le donne che soffriranno di più, Eun-yi con la sua vita, Nami perdendo l’unica persona di cui riusciva a fidarsi. The Housemaid è una storia semplice e allo stesso tempo estremamente forte, raccontata con grande intensità. Silvia Preziosi MIA MOGLIE PER FINTA (Just Go with It) Stati Uniti, 2011 Regia: Dennis Dugan Produzione: Jack Giarraputo, Heather Parry, Adam Sandler per Columbia Pictures/Happy Madison Productions Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia Prima: (Roma 1-4-2011; Milano 1-4-2011) Soggetto: remake del film Fiore di cactus (1969) di Gene Saks tratto dalla pièce teatrale omonima di Abe Burrows (versione americana di Fleur de cactus di Pierre Barillet e Jean-Pierre Gredy) Sceneggiatura: Allan Loeb, Timothy Dowling Direttore della fotografia: Theo van de Sande Montaggio: Tom Costain Musiche: Rupert Gregson-Williams Scenografia: Perry Andelin Blake Costumi: Ellen Lutter Produttori esecutivi: Barry Bernardi, Allen Covert, Tim Herlihy, Steve Koren Direttore di produzione: Daryl Kass Casting: Roger Mussenden, Jeremy Rich Aiuti regista: Conte Matal, Daniel Silverberg, Bryan Snodgrass, Kathryn Francis Tucker Operatore: Candide Franklyn Operatore Steadicam: Candide Franklyn Art directors: Alan Au, John Collins Arredatore: Claire Kaufman Effetti speciali trucco: Steven E. Anderson, Gabriel De Cunto, Mark Garbarino, Will Huff, Alexei O’Brien, Yoichi Art Sakamoto anny Maccabee dopo una cocente delusione amorosa decide di non avere più relazioni serie con le donne e, per scoraggiare le varie candidate, indossa una finta fede nuziale al dito. Un giorno, però, incontra Palmer, una ragazza di cui si innamora e, per non rac- D Trucco: Corrina Duran, Ann Pala, Denise Paulson, Alex Proctor, Laine Rykes, Kendal Shannon, Alexis Walker Acconciature: Brian Steven Banks, Kelsie Gigandet, Thomas Real, Larry Waggoner, Kerry Warn Supervisore effetti speciali: Larz Anderson Coordinatore effetti speciali: Valek Sykes Supervisori effetti visivi: Rocco Passionino, Ryan Tudhope Coordinatore effetti visivi: Niki Hillier Supervisore costumi:Valerie Zielonka Supervisori musiche: Brooks Arthur, Michael Dilbeck, Kevin Grady Interpreti: Adam Sandler (Danny Maccabee), Jennifer Aniston (Katherine), Nicole Kidman (Devlin Adams), Nick Swardson (Eddie), Brooklyn Decker (Palmer), Bailee Madison (Maggie), Griffin Gluck (Michael), Dave Matthews (Ian Maxtone Jones), Kevin Nealon (Adon), Rachel Dratch (Kirsten Brant), Allen Covert (Soul Patch), Dan Patrick (Tanner Patrick), Minka Kelly (Joanna Damon), Jackie Sandler (Veruca), Rakefet Abergel (Patricia), Dana Goodman, Julia Lea Wolov, Colby Kline, Jana Sandler (damigelle), Michael Laskin (signor Maccabee), Carol Ann Susi (signora Maccabee), Gene Pompa (tipo delle consegne), Mario Joyner (Henderson), Keegan Michael Key (Ernesto), Heidi Montag (moglie di Adon), Elena Satine (Christine), Jonathan Loughran, Peter Dante, Jillian Nelson, Andy Roddick Durata: 120’ Metri: 3200 contarle la verità, dice di essere in procinto di divorziare dalla compagna. La ragazza non convinta chiede di incontrarlo per sincerarsi della cosa. Danny in preda al panico chiede alla sua assistente, Katherine, di impersonare sua moglie per qualche ora. La messinscena fun- 29 ziona fino a quando non compaiono i due figli della donna che, approfittando della situazione, chiedono al finto padre Danny di portarli in vacanza alle Hawaii. Palmer, molto sensibile alle esigenze dei bambini, per alleviare il disagio della separazione propone un viaggio tutti insieme. Film Danny, messo alle strette, accetta. La vacanza procede bene, fin troppo. Kathrine e Danny, infatti, scoprono di avere una particolare alchimia che va oltre la stima lavorativa e che mette in discussione il ruolo della giovane fidanzata nel terzetto. Danny, in particolare, è talmente confuso da mandare a monte il matrimonio, programmato proprio alla Hawaii, con Palmer. Quest’ultima, delusa, torna a casa e sull’aereo conosce un uomo con cui ben presto si consola. Danny e Kathrine, intanto, confessano di amarsi e decidono di sposarsi con la benedizione dei due figli. a una parte Ingrid Bergman, Walter Matthau e Goldie Hawn dall’altra Jennifer Aniston, Adam Sandler e Brooklyn Decker capeggiati rispettivamente da Gene Saks e Dennis Dugan. Non c’è partita. Un po’ come succede sempre per ogni remake con conseguente valanga di elogi per l’originale e critiche su quello più recente. È la prassi, D Tutti i film della stagione funziona così. Siccome diamo tutti per scontato che Fiore di Cactus film del ’69 diretto da Saks sia migliore rispetto al suo recente remake Mia moglie per finta regia di Dugan, ci occuperemo di quest’ultimo liberi dal giogo dei paragoni, analizzandolo come se fosse un’opera originale. Da questa nuova prospettiva la pellicola assume un aspetto differente, certo Dugan non ci ha mai abituati ai capolavori, ma questa volta è riuscito a portare sul grande schermo una commedia leggera, divertente e non eccessivamente goliardica. È già un inizio. La trama, una classica burla amorosa, di per sé, non ha particolari pregi, ma è resa accattivante da una sceneggiatura che sembra uscita dal Saturday Night Live (versione americana ovviamente) con in più un tocco di romanticismo che rende digeribili le diverse situazioni da “bar dello sport”. Praticamente l’habitat naturale di Jennifer Aniston, e si vede. Se Adam Sandler, a tratti, sembra in conflitto con il personaggio, la “fidanzatina d’America” lo piega alle sue esigenze rubando platealmente la scena al più impacciato compagno, messo definitivamente all’ angolino quando in scena entra anche un’agguerritissima Nicole Kidman pronta a sfidare la Aniston a suon di hula e terrorismo psicologico tutto al femminile. Per la povera, ma pur sempre bellissima Brooklyn Decker, è evidente, non c’è spazio se non nei favori del pubblico maschile, quasi a riconferma del suo ruolo cinematografico. E pensare che per la stessa parte Goldie Hawn ha vinto un Oscar. È vero, si era detto, niente paragoni, ma questo era troppo ghiotto per lasciarselo scappare. Chiaramente per Mia moglie per finta di premi all’orizzonte non se ne vedono, però non è da disdegnare per una serata fra amici (possibilmente non cinefili). Sufficit. Francesca Piano LONDON BOULEVARD (London Boulevard) Gran Bretagna/Stati Uniti, 2010 Regia: William Monahan Produzione: Quentin Curtis, Tim Headington, Graham King, William Monahan per GK Films/Henceforth/Projection Pictures/ London Boulevard Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 10-6-2011; Milano 10-6-2011) Soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Ken Bruen Sceneggiatura: William Monahan Direttore della fotografia: Chris Menges Montaggio: Dody Dorn, Robb Sullivan Musiche: Sergio Pizzorno Scenografia: Martin Childs Costumi: Odile Dicks-Mireaux Produttori esecutivi: Redmond Morris, Colin Vaines Produttori associati: Justine Suzanne Jones, Jacob Rush Co-produttore: Theodore Suchecki Direttore di produzione: Rachel Neale Casting: Nina Gold Aiuti regista: Tom Brewster, Carlos Fidel, Todd Lent, Candy Marlowe, Candy Marlowe, Jae-sung Oh, Richard Styles Operatori: Luke Menges, Michael Stumpf Operatori Steadicam: John Hembrough, Alastair Rae, Michael Stumpf Art director: Sarah Stuart L ondra. Dopo tre anni di galera, Mitchel esce di prigione con tante buone intenzioni. Purtroppo il suo passato lo insegue. L’amico Billy, infatti, tenta in tutti i modi di farlo rientrare nel giro della malavita. Mitchel, pur di non Arredatore: Celia Bobak Trucco: Teri Galati, Gemma Low, Monica MacDonald, Chloe Meddings, Charlotte Thompson, Lesa Warrener Supervisore effetti speciali: Stuart Brisdon Supervisori effetti visivi: David Altenau, Phil Attfield, Simon Carr, Simon Frame, Paul Norris Coordinatore effetti visivi: Liam Tully Supervisore costumi: Nigel Egerton Supervisore musiche: Jen Monnar Interpreti: Colin Farrell (Mitchel), Keira Knightley (Charlotte), David Thewlis (Jordan), Anna Friel (Briony), Ben Chaplin (Billy Norton), Ray Winstone (Gant), Eddie Marsan (Bailey), Sanjeev Bhaskar (dottor Raju), Stephen Graham (Danny), Ophelia Lovibond ( Penny ), Jamie Campbell Bower ( ragazzino bianco),Velibor Topic (Storbor), Lee Boardman (Lee), Alan Williams (Joe), Jonathan Cullen (Anthony Trent), Tony Way, Tim Plester, Jake Abraham (paparazzi), Damir Koluder (amico di Storbor), Nick Bartlett (Beaumont), Matt King (Fletcher), Jamie Blackley (giocatore di football), Sarah Niles (caposala), Elly Fairman (moglie di Gant), Robert Willox, Gregory Foreman, Jonathan Coyne, Bob Mercer, Oliver Wood, Jonny Leigh Wright Durata: 104’ Metri: 2820 ricadere in vecchi errori, accetta di fare da guardia del corpo all’attrice Charlotte. Fra i due nasce subito un’intesa particolare. Mitchel, intanto, rincontra un vagabondo, suo vecchio amico, al quale regala per difendersi prima un coltello e poi 30 una pistola. Nonostante le armi a sua disposizione, il vecchio viene ucciso dal giovane Whiteboy e da un suo amico per puro divertimento. Billy coinvolge Mitchel nell’ennesimo malaffare; purtroppo il ragazzo si scontra violentemente col potente boss Film Gant che è anche deviato mentalmente, perché assiste a un omicidio. Mitchel e Charlotte si innamorano. Mitchel scopre che il mandante dell’omicidio del vecchio vagabondo è proprio il boss e che Whiteboy è una promessa del calcio. Mitchel decide di non vendicarsi e lo lascia vivere. Intanto Charlotte parte per Los Angeles: si trasferirà per un nuovo lavoro. Mitchel vorrebbe seguirla. Proprio mentre prepara le valigie per andarsene da Londra, viene assassinato da Whiteboy. illiam Monahan, già sceneggiatore premio Oscar per il The Departed di Martin Scorsese, per il suo esordio dietro alla macchina da presa ha scelto un gangster movie dal sapore noir. Il racconto è tratto dall’omonimo romanzo di Ken Bruen che Monahan sfrutta abbastanza fedelmente, pur aggiungendo comunque un po’ di humor. Il film ha delle forte incertezze: è evidente che il regista W Tutti i film della stagione non riesce a gestire contemporaneamente sceneggiatura e regia. Ancora inesperto, crea una forte discrepanza tra la costruzione della storia in quanto tale e la successiva realizzazione. In questo modo, il film ha comunque un forte valore visivo, ma London Boulevard risente di una oscillazione ritmica che non passa di certo inosservata. L’ironia e il sarcasmo ben si accostano alle caratteristiche della gangster story, ma l’evoluzione narrativa cede il passo di fronte a scelte registiche che tanto sono superficiali e inutili. Questo difetto così preponderante, ovviamente, si riversa anche sull’andamento dei personaggi e del loro l’utilizzo all’interno della storia. Naturalmente sarebbe facile e prevedibile far calare Colin Farrell nei panni del cattivo ragazzo irlandese dal cuore d’oro che viene contrapposto all’eterea Keira Knightley, che ricopre il banale ruolo della notorietà negativa (fan maniaci, gossip, paparazzi insistenti). Onestamente i due attori non riescono neanche a entrare nella parte: la Knightley risulta alquanto antipatica nella sua freddezza, mentre Farrell risulta insipido e insignificante; ma c’è da pensare che non sia tutta colpa loro. Da sottolineare è sicuramente fotografia e la ricostruzione ambientale in stile anni Settanta che è evidente fin dai titoli di testa. Bella l’immagine di una Londra, ben lontana dagli stereotipi troppo utilizzati in altri film, caratterizzata da elementi inconsueti e irriconoscibili. Bravo, quindi, il direttore della fotografia Chri Menges, già visto all’opera nei film The Reader e Mission, che sembra seguire l’immaginario filo rosso della London downtown. Per un pubblico che in questo periodo paga un caro biglietto per vedere un film, mostrargli solo una bella fotografia è un po’ poco. Noioso e scontato, non regala assolutamente nessuna emozione. Elena Mandolini STREET DANCE 3D (StreetDance 3D) Gran Bretagna, 2010 Regia: Max Giwa, Dania Pasquini Produzione: Allan Niblo, James Richardson per Vertigo Films/ BBC Films/Little Gaddesden Productions/Paradise F.X. Corp. Distribuzione: Eagle Pictures Prima:(Roma 16-3-2011; Milano 16-3-2011) Soggetto e sceneggiatura: Jane English Direttore della fotografia: Sam McCurdy, Max Penner Montaggio: Tim Murrell Scenografia: Richard Bullock Costumi: Abrew Cox Produttori esecutivi: Arnab Banerji, Paula Jalfon, Christine Langan, Rupert Preston Produttore associato: Neil Hardy Line producer: Jim Spencer Direttore di produzione: Alison Banks Casting: Gary Davy Aiuti regista: Jamie Macdermott, Adam Morris, Tom Mulberge, Tom Fenwick Smith a ballerina di street dance Carly viene mollata dal suo ragazzo Jay subito dopo aver ricevuto la notizia che la loro crew di amici ballerini è riuscita a imporsi per le finalissime nazionali inglesi. Dopo aver incassato la batosta amorosa, Carly si autonomina leader del gruppo e promette di trovare un luogo che abbia le caratteristiche giuste per poter provare in santa pace i passi di danza. Date le ristrettezze economiche di tutti i componenti della crew, i danzatori L Art director: Sophie Hervieu Arredatore: Alex Marden Trucco: Darren Evans Acconciature: Karen Scott Supervisore effetti speciali: Chris Reynolds Supervisore effetti visivi: Florian Obrecht Coreografie: Will Tuckett, Kenrick Sandy Interpreti: Charlotte Rampling (Helena), Nichola Burley (Carly), Richard Winsor (Tomas), Jeremy Sheffield (Michael), Eleanor Bron (Madame Fleurie), Jennifer Leung (Bex), Sacha Chang (Aimee), Lex Milczarek (Boogie), Ukweli Roach (Jay), Rachel McDowall (Isabella), Stephanie ‘Lil Stef’ Nyguen (Steph), Danielle ‘Rhimes’ Lecointe (Justine), Sianad Gregory (Chloe), Teneisha Bonner (Shawna), Hugo Cortes (Gabe) Kofi Agyemang (Mack), Tameka Empson (Sharonda), George Sampson (Eddie), Frank Harper (Fred), Patrick Baladi (Sig. Harding) Durata: 96’ Metri: 2700 si adeguano a ballare in qualsiasi spazio gli capiti, compresi parcheggi pubblici all’aperto e centri commerciali. Ma, in entrambi i casi, la fortuna non li assiste: giacché sono colpiti da un temporale improvviso, oppure devono darsela a gambe, in quanto inseguiti da una schiera di poliziotti imbufaliti. La situazione si fa ancora più destabilizzante, quando vari membri della crew dichiarano apertamente il fallimento della conduzione di Carly e abbandonano il campo con risentimento. Nel frattempo, 31 la giovane ballerina cerca di sbarcare il lunario, lavorando come cameriera per un fast-food. Inviata dal proprio datore di lavoro a consegnare dei sandwich presso la Ballet Accademy, Carly si presenta alla celebre insegnante Helena Fitzgerald, che rimane estremamente colpita dal forte temperamento della ragazza. Prima di congedarla, Helena si destreggia nell’arte dello scambio ben riuscito: propone alla breakdancer di affittarle gratis la sala più grande di cui la scuola dispone; ma, in Film cambio, Carly dovrà insegnare quel particolare tipo di danza ad alcuni elementi del corpo di ballo della Ballet Accademy. La protagonista ride sotto i baffi per via di una proposta così scriteriata e oltremodo avventata; sennonché, quando capisce che Helena non la sta affatto prendendo in giro, accetta. Lo scambio interculturale si rivela difficile sin dal primo istante, sia da una parte che dall’altra. Infatti, per le ballerine in tutù e i danzatori in calzamaglia accettare le regole dell’hip hop significa rinnegare tutti i valori che si sono sentiti ripetere e ripetere e ancora ripetere dal loro primo ingresso in una palestra. Dal canto suo, anche la direttrice dell’accademia (la vecchia signora Fleurie) riesce a malapena a dissimulare una certa disapprovazione per quello che reputa un folle progetto. Pian piano, però, la situazione tende ad appianarsi sotto l’egida dell’arte come valore assoluto e il coreuta Tomas mostra di apprezzare tanto le lezioni impartite a ritmo di danza contemporanea, quanto la poco convenzionale docente. Durante una serata di libera uscita, Carly e il suo gruppo conducono i nuovi amici in un locale alla moda di Londra, dove solitamente le crew rivali si sfidano a colpi di freestyle. Qui assistono a una performance dei preparatissimi “Surge”, notando con sgomento un volto sconosciuto all’interno del team antagonista: si tratta di Jay, l’ex di Carly. Sentendosi apostrofare a male parole dai compagni di un tempo, il traditore esaspera il suo atteggiamento strafottente, ricordando in pubblico la notte precedente trascorsa nella stanza da letto di Carly. Quest’ultima allora scappa via il più lontano possibile da lui e dalla sua cerchia di conoscenti. Tomas la rincorre e, per un soffio, le salva la vita, evitando che la giovane finisca sotto le ruote di un’automobile. Il pupillo della Fitzgerald si ripromette di condurre Carly nel proprio appartamento poco distante, offrendosi come spalla perfetta su cui versare le lacrime per un amore finito. E, invece, stregati dalla luna e dallo skyline londinese che è possibile ammirare dal terrazzo di casa di Tomas, i due si scambiano un bacio romantico. Il ballerino la attrae a sé con la promessa che la nuova crew si aggiudicherà il primo posto alla prossima competizione, a patto che la danza classica si accordi in perfetta armonia con il sound metropolitano. Una volta perfezionata la formula vincente, ahimè, spunta una nuova grana: a quanto pare la data del torneo di street dance e quella per i provini del Royal Ballet coincidono e, dato che nessuno di loro è dotato del dono dell’ubiquità, sembra quasi impossibile riuscire a onorare entrambi gli appuntamenti. La corsa contro il tempo pur di partecipare all’”Uk Street Dance Championship” spinge i bal- Tutti i film della stagione lerini della Ballet Accademy a una scelta tatticamente sbagliata per il loro futuro come rinunciare alle audizioni. Niente paura: a quanto pare, colui a cui è stato demandato il compito di esaminarli è stato in passato un allievo di Helena, quindi si dimostra incline a seguire la sua ex insegnante, pure in capo al mondo. Intanto, il giovane Eddie irrompe sul palcoscenico e si esibisce a sorpresa in un numero da lui stesso coreografato, in modo da rimandare di qualche minuto lo spettacolo della crew di Carly. Grazie all’intervento tempestivo di Eddie, Tomas e gli altri arrivano nell’istante esatto in cui lo speaker convoca la crew di Carly sul palco. Inizialmente fischiati dalla platea, i ballerini danno il loro meglio, coniugando volteggi e piroette a capriole, improvvisazione e tante evoluzioni. Una standing ovation decreta la vittoria a furor di popolo per Tomas, Carly & Co.; mentre, dall’alto di una tribuna, Helena annuncia sorridente ai suoi discepoli che si sono aperte per loro le porte del Royal Ballet. È facile, quasi scontato, irritarsi al cinema di fronte a un film come Streetdance 3D. Innanzitutto, la storia nella sua scorrevole e rigorosa linearità risulta poco credibile da qualsiasi punto la si cerchi di pigliare. Il mondo testuale presentato al pubblico dalla coppia di registi Max Giwa e Dania Pasquini (esperti in videoclip musicali) è talmente ovvio che, per contrappasso, dimostra l’esigenza di un avvento di natura innovativa, al fine di calibrare in controluce un genere oramai dato per esangue. Streetdance 3D concorre così per la palma d’oro di “sup- plemento per eccellenza”, dal momento che si propone come il supplemento di un supplemento… Insomma, un qualcosa di cui avremmo fatto volentieri a meno. L’adozione della tecnologia in 3D è pertanto - legata all’esigenza di porre un freno all’imminente “disfatta di Caporetto” prevista per tutti i fratelli di primo e secondo letto di un successo di cassetta quale Step Up. Ma, non basta più puntare su questa logica di mercato, se poi lo spettatore non ha nulla da elaborare ed esce dalla sala cinematografica per ritornare nella banalità del proprio universo quotidiano senza aver ampliato i confini della propria mente. Tuttavia, se la posta in gioco si riduce al puro divertimento di due orette scarse di fronte alle mosse che farebbero impallidire i televisivi “Amici di Maria De Filippi”, l’audience giovanile accetterà di buon grado l’assurdità di una trama piena zeppa di stereotipi. Eppure, anche qui, ogni focolare di emozioni acceso dalla musica hip hop è destinato a spegnersi, in regione delle latenti istanze ideologiche. Al posto di madrina d’eccezione di Streetdance 3D, ritroviamo una Charlotte Rampling ritornata a rimirar i flash del neon, dopo essersi auto-imposta tanti anni di esilio dal grande schermo. Il desiderio di ammirare l’attrice inglese ancora di fronte alla macchina da presa si trasforma, però, in un misto di risentimento e sdegno inesprimibile. Si raccomanda, quindi, di ricordarla al meglio della sua forma, ovvero ai tempi dei grandi capolavori come Il portiere di notte, La caduta degli dei o Yuppi Du del “molleggiato” Celentano. Maria Cristina Caponi CARS 2 (Cars 2) Stati Uniti, 2011 Regia: John Lasseter, Brad Lewis Produzione: Denise Ream per Walt Disney Pictures/Pixar Animation Studios Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Prima: (Roma 22-6-2011; Milano 22-6-2011) Soggetto: John Lasseter, Brad Lewis, Dan Fogelman Sceneggiatura: Ben Queen Musiche: Michael Giacchino Art director: Jay Shuster Supervisori animazione: Arik Ehle, Dave Mullins Animazione: Simon Allen, Jude Brownbill, Curran W. Giddens, Aaron J. Hartline, Tsung-Yin Hsieh, Bruce Kuei, Rich McKain, Michelle Ohana, Jay Rennie, Bob Scott, Matthew Strangio, Benjamin Su, Raphael Suter, Kristoff Vergne, Royce Wesley, Ricky Wight Durata: 120’ Metri: 3300 32 Film Tutti i film della stagione ’ agente Finn McMissile si trova in azione su una piattaforma petrolifera. Intanto il celeberrimo Saetta McQueen torna a casa, nella sua Radiator Springs, dopo aver vinto un prestigioso trofeo. Qui ritrova il suo amico fidato Carl Attrezzi detto Cricchetto, la sua fidanzata Sally e tutti gli altri membri della compagnia e del suo team. Le intenzioni di McQueen sono quelle di godersi un po’ di meritato riposo; tuttavia, un ricco petroliere, tale Miles Axelrod, ha creato da poco un carburante alternativo, ovvero l’Allinol, in grado di sostituire proprio il petrolio e organizza il World Grand Prix per dimostrare l’affidabilità di questo nuovo prodotto, fornendolo a tutte le auto in gara. Tra le “stelle” della manifestazione brilla quella di Francesco Bernulli, auto italiana che oltre a scatenare il desiderio di tutte le automobili femmine per via delle sue ruote scoperte, è senza dubbio una delle macchine più potenti in circolazione. Egli, durante una trasmissione televisiva, sfida apertamente Saetta McQueen, il quale, a questo punto, non può più astenersi dal partecipare e decide anche di portare con sé il suo amico Cricchetto. Il torneo si sviluppa in tre gare, in Giappone, in Italia e in Inghilterra, e il team di McQueen raggiunge gli altri nella spettacolare cornice di Tokyo, dove si tiene l’apertura della competizione. Alle spalle di questo Grand Prix, c’è però in atto un pericoloso complotto, il cui scopo è quello di mandare a monte l’affidabilità dell’Allinol per poter continuare a usare lucramente il petrolio. Gli agenti dell’inteligence McMissile e Holly Shiftwell lavorano al caso, supportati da un altro agente americano, il quale però è in incognito e ne ignorano quindi l’idendità. Proprio l’informatore americano viene raggiunto da due sicari che lo catturano, ma non prima che questi sia riuscito ad applicare sotto il carro attrezzi Cricchetto il dispositivo di informazioni. Così Cricchetto viene scambiato proprio per l’agente sotto copertura, e McMissile e Holly iniziano ad affidargli pericolose missioni. Durante una di queste, Carl Attrezzi, avendo dimenticato accesa la comunicazione radio con McQueen, genera un malinteso con l’amico pilota, che crede che le parole di Cricchetto siano consigli in riferimento alla gara, e sbaglia così inesorabilmente facendosi superare da Francesco all’ultimo giro. Saetta McQueen va su tutte le furie e decide di allontanare l’amico. Tuttavia il nuovo impiego di Cricchetto lo porta ugualmente in terra italiana, in compagnia di McMissile e Holly (della quale si è tra L l’altro perdutamente invaghito). Qui lo scopo dei partecipanti al complotto è quello di far fondere il motore al maggior numero possibile di auto in gara: l’avevano già fatto in Giappone, ma in numero minore. In Italia il laser dei “cattivi” distruggerà tutte le vetture a eccezione di quelle di McQueen e di Francesco, i quali non si accorgono neppure di ciò che accade alle loro spalle; se ne rendono conto soltanto dopo che Saetta McQueen taglia il traguardo da vincitore. Nel frattempo, Cricchetto, grazie a una mutazione generata da un computer, riesce a intrufolarsi all’interno di una riunione segreta tra i membri del complotto, ovvero un mare di vecchi “catorci” stanchi di farsi chiamare in tal modo e pronti a ribellarsi al sistema. Questi sono guidati da una temibile vettura, che gli parla però tramite un monitor e con il cofano sollevato e la voce modificata, per non farsi riconoscere. Tuttavia, la sbadataggine di Cricchetto fa sì che venga scoperta la sua vera identità e debba correre ai ripari. Al termine della gara, Saetta McQueen dichiara di voler continuare a usare l’Allinol, nonostante tutto, poiché crede che gli incidenti avvenuti non siano determinati dal nuovo carburante. La notizia spinge tutti i membri del complotto a stabilire la distruzione di McQueen durante l’ultima gara, il G.P. della Gran Bretagna. Qui Cricchetto e i suoi nuovi amici dell’intelligence vengono catturati e chiusi all’interno del Big Ben, finendo vittime del meccanismo dell’orologio, a causa del quale ogni giro di lancette è per i tre un passo verso la morte. Nel frattempo il laser distruttore non ha effetto su Saetta McQueen e così i cattivi decidono di passare al piano B, che consiste in una bomba piazzata su Carl Attrezzi, il quale si è liberato e sta andando ad avvi- 33 sare McQueen. Quando Holly avvisa Cricchetto della bomba sembra già troppo tardi, in quanto Saetta si lancia verso l’amico, il quale, a sua volta, lo vuole allontanare scappando via. Alla fine sarà proprio Cricchetto a capire, grazie alle sue conoscenze tecniche, che dietro il motore visto dallo schermo nelle riunione dei complottisti si nasconde incredibilmente Axelrod, il creatore dell’Allinol, e lo obbliga quindi a disattivare la bomba mettendo a rischio la vita di entrambi. Il petroliere aveva infatti organizzato tutto ciò per continuare a utilizzare il petrolio con spropositati guadagni. Cricchetto viene insignito del titolo di “Sir” e torna a casa raggiante insieme a McQueen, raccontando tutto agli amici di Radiator Springs. Proprio qui si tiene intanto un nuovo grand prix celebrativo, al quale partecipa anche Francesco Bernulli, ormai amico di Saetta. ra i suggestivi prodotti firmati Pixar probabilmente Cars è quello che gode di una considerazione minore, nonostante i buoni incassi anche per quello che riguarda il secondo capitolo. I registi Lewis e Lasseter mettono su un film idealmente innovativo, un lungometraggio d’animazione in cui si intrecciano due storie (o forse è il caso di dire piste) parallele, una legata al mondo del Grand Prix e l’altra, più sdrucciolevole, allo spionaggio. Accogliere l’Intelligence in un film d’animazione è una scelta mirabile e che richiede una giusta dose di coraggio, tuttavia il modo in cui viene inserita non fa che generare rabbia e disapprovazione. Infatti Lewis, Lasseter & co. si dimostrano mancanti di audacia, non hanno la forza di osare a sufficienza, e così anche Cars 2 è privo del giusto carisma, non riuscendo a incanalarsi verso la strada del successo. T Film I minuti iniziali fanno ben sperare, grazie a una serie di inseguimenti (ripresi poi raramente all’interno del film), fortificati da musiche calzanti e scenari alla 007 che poi si perdono dietro una storia eccessivamente banale e troppo carica di stereotipi per colpire lo spettatore. Inoltre, l’idea di incentrare buona parte dell’action sulle vicende di un personaggio altamente ridicolo, e probabilmente poco entusiasmante persino per i bambini, come Carl Attrezzi “Cricchetto”, a svantaggio di un meno visibile Saetta McQueen, non fa che indebolire ancor di più un plot che passa con estrema facilità dall’innovativo al trito. Poteva invece esser meglio sviluppato il Grand Prix, che sembra piuttosto poggiarsi sulle spalle della storia parallela e non saper entusiasmare a sufficienza il pubblico. Se la cornice di Tokyo rende bene l’idea di una grande manifestazione sportiva, con una presentazione godibile an- Tutti i film della stagione che dal punto di vista estetico, non si può dire lo stesso di Londra, che, essendo l’ultima gara del G.P. viene del tutto accantonata, e anche l’illustrazione del territorio italiano lascia molto a desiderare; soprattutto gli abitanti della penisola rimarranno basiti di fronte ad un’immaginaria location come Porto Corsa, un’oscena mescolanza tra Montecarlo e la costiera amalfitana, nella quale si intravedono persino strutture che ricordano S. Pietro e il Colosseo: roba da far accapponare la pelle. In tutto ciò ci mette del suo anche il detestabile doppiaggio italiano, che non ci chiarisce il motivo per cui, eccezion fatta per Marco Franzelli e la sua troupe, a cui viene affidata la conduzione tv del Grand Prix, non abbiano seguito il refrain originale che prevede per buona parte dei piloti le voci di personaggi realmente appartenenti al mondo delle corse e, soprattut- to, non si riesce a intuire il perché a Francesco Bernulli, che negli U.S.A. ha la voce di Turturro, l’Italia abbia preferito l’accento napoletano di Alessandro Siani, tra l’altro del tutto fuori luogo e neppure così divertente. Rimanendo in tema di accostamenti è invece geniale la riproposizione della Regina d’Inghilterra sotto forma di automobile ed è ancor più eccezionale lo scambio di battute della stessa con uno dei suoi nipoti. Tuttavia questo è il classico colpo di coda sul rettilineo finale, quando ormai è troppo tardi per pensare di tagliare il traguardo assicurandosi il podio e ci si accontenta di un piazzamento un po’ più dignitoso. È veramente un peccato, perché da Pixar ci si aspetta sempre moltissimo, e anche stavolta c’erano le basi e le premesse per un ennesimo gioiello. Tiziano Costantini SOURCE CODE (Source Code) Stati Uniti/Francia, 2011 Regia: Duncan Jones Produzione: Mark Gordon, Philippe Rousselet, Jordan Wynn per Vendome Pictures/The Mark Gordon Company Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Ben Ripley Direttore della fotografia: Don Burgess Montaggio: Paul Hirsch Musiche: Chris P. Bacon Scenografia: Barry Chusid Costumi: Renée April Produttori esecutivi: Jeb Brody, Fabrice Gianfermi, Hawk Koch Produttore associato: Sarah Platt Co-produttori: Stuart Fenegan, Tracy Underwood Direttore di produzione: Manon Bougie Aiuti regista: Julie Bougie-Boyer, Buck Deachman, Bethan Mowat, W. Michael Phillips Operatori: Francois Archambault, Geoffroy Beauchemin, Sylvaine Dufaux, Joe ‘Jody’ Williams Operatore Steadicam: Marc Ehrenbold Art director: Pierre Perrault Arredatore: Suzanne Cloutier II Effetti speciali trucco: Adrien Morot Trucco: Marianne Bobet, Kathy Kelso, Suzi Ostos, Morag Ross, Diane Simard l capitano Colter Stevens è su un treno diretto a Chicago. Christina, la ragazza seduta vicino a lui sembra conoscerlo bene, ma lui non ricorda nulla tranne di essere un pilota di elicotteri in missione di guerra. Passano pochi minuti e il treno esplode. Colter si risveglia in una base militare dove gli viene I Acconciature: Lyne Calvert, Nathalie Garon, Lyne Lapiana, Martin Lapointe, Dominic Mango, Johanne Paiement Supervisori effetti speciali: Ryal Cosgrove, K. C. Capek Supervisori effetti visivi: Sébastien Moreau (Rodeo FX), Erik Nordby (MPC), Wayne Brinton, Alexandre Lafortune, Louis Morin Supervisore costumi: Blanche-Danielle Boileau Supervisori animazione: Marcus Alqueres (Modus FX), Daryl Sawchuk (The Moving Picture Company) Interpreti: Jake Gyllenhaal (Colter Stevens), Michelle Monaghan (Christina Warren), Vera Farmiga (Colleen Goodwin), Jeffrey Wright (Rutledge), Michael Arden (Derek Frost), Cas Anvar (Hazmi), Russell Peters (Max Denoff), Brent Skagford (George Troxel), GolGordon Masten (conduttore), Susan Bain (infermiera), Lincoln Ward (ministro Sudoku), Kyle Gatehouse (studente del college), Anne Day-Jones (capo della polizia), Clarice Byrne (segretaria), Joe Cobden (tecnico di laboratorio), Tom Tammi (conduttore della CNN), Kyle Allatt (Aide), Pierre Leblanc (capostazione), Joti Nagra (medico), Laura Atwood (madre di famiglia), Raynald Lapierre (medico militare), Samuel Meadows, Craig Thomas, Paula Jean Hixson, Albert Kwan, James A. Woods, Matt Holland, Jasson Finney, Scott Bakula, Frédérick De Grandpré Durata: 93’ Metri: 2560 spiegato che è lì per scoprire l’identità del terrorista che ha fatto saltare in aria il treno quella mattina. Grazie a uno strumento sofisticato, il “source code”, verrà continuamente rimandato indietro nel tempo per 8 minuti fino a rintracciare il pericoloso criminale e evitare che possa fare altri attentati in futuro. Colter accetta, ma qual34 cosa nel comportamento dei suoi superiori lo insospettisce. Visto che tutti nel treno lo credono un’altra persona chiede a Christina di fare una ricerca su internet sul nome “capitano Colter Stevens” che lui spaccia per un suo amico. La ragazza imbarazzata gli comunica che l’uomo in questione è morto in guerra. Colter ritornato Film alla base dopo l’ennesima esplosione chiede spiegazioni. Gli viene confermato che è morto, così come lo sono tutti i passeggeri del treno, ma che può continuare a servire la patria per l’ultima volta prima di lasciare definitivamente la terra. L’uomo è sconvolto, ma deciso a continuare la sua missione, ritorna sul treno e riesce a incastrare il terrorista che aveva già in programma un secondo e più atroce attentato. La missione è finita, ma lui chiede di ritornare sul treno per provare a salvare tutte quelle vite umane. Il suo capo gli nega categoricamente il permesso dato che il programma può solo ricevere informazioni e non interferire con il passato, ma Carol, una giovane ufficiale con cui condivideva il progetto, contravvenendo a tutti gli ordini lo rispedisce indietro nel tempo. Qui Colter, oltre a salvare tutti, fa una lunga telefonata a suo padre dove, sotto mentite spoglie, gli parla dell’amore che suo figlio aveva per lui e invita Christina a uscire con lui. Per sicurezza manda una e-mail a Carol spiegandole tutto quello che ha fatto e soprattutto che il “source code” può realmente cambiare il passato. D uncan Jones è un nome da segnarsi sul taccuino. Dopo l’acclamatissimo esordio alla regia con Tutti i film della stagione Moon, un omaggio alla science fiction degli anni Settanta-Ottanta, riconferma il notevole talento dietro la macchina da presa con una nuova pellicola: Source Code. Il titolo non è particolarmente accattivante, la trama, impregnata di fisica quantistica, lo è ancor meno, eppure sono sufficienti un paio di secondi per entrare nell’universo cervellotico di Jones e rimanere-felicemente- intrappolati in un’avventura surreale. Il regista, infatti, ha la rara abilità di fondere gli elementi di genere con un velato lirismo filosofico che, nel divenire, costituisce la vera anima della pellicola. Non a caso il protagonista, un bravissimo Jack Gyllenhaal, viene portato sì in una dimensione anonima fuori dal tempo e dallo spazio, ma contemporaneamente in un posto che esalta ogni singolo istante del suo vissuto in un crescendo di domande dalla risposta semplicemente abbozzata. Il non-luogo, gli estranei e, soprattutto, il pericolo imminente diventano così il pretesto per un analisi profonda, smarcata da ogni banalizzazione, dell’esistenza stessa. I meccanismi emotivi, si può ben dire, hanno la meglio sulla matematica che inesorabilmente, dopo una lotta sfiancante, esce di scena a un passo dalla conclusione deliziosamente imperfetta. Volendo essere pignoli questo è l’unico vezzo che si concede Jones: il finale aperto. Proprio nel momento in cui la x trova la collocazione ideale nei complessi calcoli di analisi, infatti, viene fatta crollare ogni razionalità per lasciare spazio a una “sbavatura” di troppo. Eppure la trama, fino a quel momento rigorosa, non perde di forza, anzi se possibile ne acquista di nuova, offrendo allo spettatore l’opportunità di analizzare soluzioni fino a quel momento ignorate. È indiscutibile: dietro a Source Code c’è tecnica e soprattutto amore per il cinema stesso. Jones, infatti, nonostante la giovane età, non si lascia condizionare dalla voglia di sconvolgere che anima i suoi coetanei, ma dimostra di aver studiato e di saper personalizzare la lezione dei maestri del passato creando lavori stilisticamente impegnati, ma, allo stesso tempo, di facile fruizione. Che aggiungere? Il ragazzo ha stoffa, se non si lascerà incantare dalle “sirene” di Hollywood, potrà tranquillamente riprendersi il suo vero cognome Bowie senza venire ogni volta associato al più famoso padre. E questo, per un figlio d’arte con un po’ di talento, vale più di un Oscar. Francesca Piano BEASTLY (Beastly) Stati Uniti, 2011 Regia: Daniel Barnz Produzione: Susan Cartsonis per CBS Films/Storefront Films Distribuzione: VIDEA-CDE Prima: (Roma 11-5-2011; Milano 11-5-2011) Soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Alex Flinn Sceneggiatura: Daniel Barnz Direttore della fotografia: Mandy Walker Montaggio: Thomas J. Nordberg Musiche: Marcelo Zarvos Scenografia: Rusty Smith Costumi: Suttirat Anne Larlarb Produttore esecutivo: Michael Flynn Co-produttore:Roz Weisberg Direttori di produzione: Manon Bougie, Michael Flynn Casting: Sarah Finn, Andrea Kenyon, Randi Wells Aiuti regista: George Bamber, Richard L. Fox, Caroline Landry, Evelyne Renaud, Andrew M. Robinson Operatori: Francois Archambault, Geoffroy Beauchemin, Mathieu Charest, Alfonso Maiorana Art director: Jean-Pierre Paquet yle è un arrogante, bellissimo e ricco ragazzo che frequenta un liceo d’elite. Attualmente è impegnato nella campagna elettorale per farsi K Supervisore art director: Isabelle Guay Trucco: Annick Chartier, Jamie Kelman, Fanny Vachon Acconciature: Sandro Di Gioacchino, Corald Giroux, Gaétan Landry Supervisore effetti speciali: Ryal Cosgrove Supervisore effetti visivi: Kevin Quatman Coordinatori effetti visivi: Sarah Barber, Paulina Kuszta Supervisore costumi: Blanche-Danielle Boileau Supervisore musiche: Linda Cohen Interpreti: Alex Pettyfer (Kyle), Vanessa Hudgens (Lindy), Peter Krause (Rob), Mary-Kate Olsen (Kendra), Lisa Gay Hamilton (Zola), Dakota Johnson (Sloan), Neil Patrick Harris (Will), Erik Knudsen (Trey), Karl Graboshas (insegnante), David Francis (dottor Davis), Steve Godin (Junkie), Gio Perez (Victor), Roc LaFortune (padre di Lindy), Miguel Mendoza (fratello di Victor), Julie Dretzin (assistente di Rob), Justin Bradley, Shannon Buckel (studenti), Cristina Franco, Lydia Moore, Jonathan Dubsky, Rhiannon Moller-Trotter Durata: 86’ Metri: 2360 eleggere Presidente del Comitato Verde. Per lui, è solo un gradino in più per la sua popolarità: non gli interessa realmente la condizione del pianeta. Apparentemente 35 freddo e distaccato, Kyle disdegna i brutti e coloro che non curano il proprio aspetto fisico; in realtà, è un ragazzo infelice, il cui padre, importante anchorman tv, lo lascia Film sempre da solo a casa con Zola, governante extracomunitaria come unica compagnia. Completamente differente da lui è la compagna di classe Lindy, che ama interessarsi alla natura e all’ambiente; dolce e sensibile, si occupa sempre del padre tossicodipendente. Kyle vince le elezioni. Kendra giovane ragazza dark, che tutti sospettano essere una strega, non ama i comportamenti del giovane. Nonostante questo, tenta di dargli una seconda possibilità al ballo del Comitato Verde. Kyle noncurante dei poteri di Kendra, la deride davanti a tutti. A quel punto Kendra rivela la sua vera natura di fata. Per fargli comprendere che la bellezza non è tutto, gli lancia una maledizione: il suo corpo viene ricoperto di tatuaggi e piercing che gli deformano l’aspetto e resta totalmente calvo. Kyle avrà un anno di tempo per trovare una persona che lo ami per come è dentro. Il padre, non credendo nella magia, lo porta da tutti i chirurghi plastici per cercare di farlo operare, ma tutti danno lo stesso responso: sono interni alla pelle per cui impossibili da eliminare. Il padre vergognandosene lo abbandona in uno splendido appartamento, dove, a fargli compagnia, c’è la governante e il simpatico e saggio istitutore cieco Will. Kyle si rende conto che in realtà i suoi amici lo frequentavano solo per i suoi soldi. Inizia così a interessarsi alle vite degli altri. Incuriosito dal ricordo di Lindy, l’unica che non gli ha mai sparlato alle spalle, decide di seguirla di nascosto. Una sera, pedinandola, scopre che il padre della ragazza è minacciato da una coppia di fratelli spacciatori, a cui deve dei soldi. Lindy resta ferita nel difendere il padre, che intanto ha ucciso uno dei due spacciatori. Kyle, che inizia a nutrire un sentimento per la ragazza, stipula un patto con il padre: vista la minaccia dello spacciatore che medita vendetta per la morte del fratello, lui si prenderà cura della ragazza che dovrà restare per sempre segregata in casa sua. Lindy, frustrata e arrabbiata, va a vivere da Kyle che si farà chiamare Hunter per non farsi riconoscere. Le reticenze iniziali della ragazza, lasciano man mano spazio alla curiosità e la compassione verso il suo strano carceriere. Kyle, aiutato da Zola e Will, cerca di conquistarla: si è realmente innamorato di lei. Il tempo stringe, l’anno sta per scadere e Kyle chiede più tempo a Kendra, che rifiuta. Lindy, intanto, inizia a innamorarsi di lui, che finalmente è cambiato nell’animo. Proprio mentre stanno per baciarsi, arriva una telefonata importante: il padre è in overdose e lo spacciatore è stato arrestato. Non avendo cuore di lasciarla prigioniera con sé, Kyle la lascia andare dandole una lettera in cui le dice che la ama. Quando il padre si riprende, Lindy cerca di mettersi in contatto con lui; pensando di non essere ricambiato, Kyle non risponde alle sue telefonate. È l’ultimo giorno della maledizione e Lindy sta per intraprendere il tanto sospirato viaggio a Matchu Pitchu. Spinto Tutti i film della stagione dai suoi amici, Kyle la raggiunge in aeroporto e le dice nuovamente che la ama. I due si baciano, ma ormai l’anno è scaduto. Mentre lei sta per entrare nell’aereo si volta e gli dice che lo ama. Nonostante il tempo sia scaduto, Kendra chiude un occhio e lo libera dall’incantesimo. I due ragazzi sono liberi di amarsi. Inoltre, Kyle riesce tramite Kendra a far avverare i sogni dei suoi amici: Zola riceve la carta verde per la sua famiglia e Will riacquista la vista. L a favola di La Bella e La Bestia ha da sempre il suo indiscusso fascino. In qualsiasi epoca la si ambienti, in qualsiasi modo la si interpreti, è sempre indimenticabile. Beastly, tratto dall’omonimo romanzo di Alex Flinn e girato dal regista Daniel Barnz, non fa eccezione. Anzi, Barnz riesce persino a migliorare il romanzo, laddove l’autrice languiva di situazioni o non riusciva a sfruttare al meglio il potenziale della storia. Qui siamo nell’ambito urban, più precisamente nella New York dei nostri giorni. Kyle è il tipico adolescente che ama la bellezza e il successo. Si alza la mattina e fa le flessioni; persino la sua campagna elettorale si fonda sull’esteriorità e il ribrezzo per i brutti. Dentro di sé, però, c’è ben altro; solo che gli resta più facile non mostrarlo. Solo e con un anchorman famoso come padre, si cresce praticamente da solo; è proprio il padre ad avergli insegnato tutto quello che è e che si rivelerà un grosso errore. Il sentirsi brutto e la vicinanza di Lindy, generosa e gentile ma non stupida, contribuiscono a fargli comprendere e cogliere il bello dentro di sé. Interessante la scelta di come rappresentare la bestia. Assieme al regista, l’ad- detto agli effetti speciali Tony Gardner, che ha esordito nel video Thriller di Michael Jackson, ha deciso di lavorare su una Bestia che andasse contro tutti gli stereotipi. Via i vecchi cliché di corna e la folta pelliccia. Il corpo di Kyle si ricopre di tutto ciò che ha sempre odiato: piercing e tatuaggi. Persino al posto delle sopracciglia gli vengono incise le due parole che più usava per additare i brutti: suck e embrace. Interessante anche il personaggio della fata – strega Kendra, che diventa una ragazza in chiave dark e che sfoggia più completi gotici, con tanto di tacco dodici. Gli attori Alex Pettyfer, Vanessa Hudgens e Mary – Kate Olsen, pur essendo giovani sono tutti bravi e riescono a sostenere le quasi due ore di film; non male anche Neil Patrick Harris, che interpreta l’insegnante cieco, a cui sono affidate tutte le parti comiche. Come il precedente e recente Cappuccetto Rosso Sangue, Beastly segue l’attuale moda di rimodernare le classiche favole per farle conoscere alle generazioni più giovani. In questo caso, l’esperimento è riuscito. L’atmosfera romantica, il gioco fra i due personaggi principali e duetti comici sono ben calibrati e dosati. La sceneggiatura non tocca sicuramente picchi di elevata estrosità, ma ha comunque la sua dignità. Il messaggio della storia, è sempre quello: la bellezza esteriore non è tutto, bisogna coltivare il nostro carattere, la nostra cultura, il nostro cervello. Mai come in questa epoca, fatta di ossessioni sul peso, di disturbi alimentari, di stress da bisturi e ricerca ossessiva di fama, messaggio è più azzeccato. E non solo per i più giovani. Elena Mandolini MICHEL PETRUCCIANI BODY & SOUL (Michel Petrucciani) Francia/Germania/Italia, 2011 Regia: Michael Radford Produzione: Gunnar Dedio, Martina Haubrich, Serge Lalou,Bruce Marks, Andrea Stucovitz per Les Films d’Ici/Looks Filmproduktionen/Partner Media Investment/Liaison Films/arte France Cinéma/Eden Joy Music/Noa Noa Film Distribuzione: PMI Distribuzione Prima: (Roma 22-6-2011; Milano 22-6-2011) Soggetto e sceneggiatura: Michael Radford Direttore della fotografia: Sophie Maintigneux Montaggio: Yves Deschamps Direttori di produzione: Sascha Lienert, Gilana Lobel, Réjane Michel Aiuto regista: Victoire Gounod Trucco: Delphine Birarelli Suono: Olivier Le Vacon Interpreti: Michel Petrucciani (immagini di repertorio), Alexandre Petrucciani, Aldo Romano, Frank Cassenti, Joe Lovano, John Abercrombie, Charles Llyod, Francis Dreyfus, Ron McClure (se stessi) Durata: 90’ Metri: 2480 36 Film 962. Michel Petrucciani nasce in un paesino della provincia francese. Un minuto dopo la sua venuta al mondo, le sue ossa sono già in frantumi: l’osteogenesi imperfetta da cui è afflitto, infatti, lo rende fragilissimo sin dalla nascita e segna per sempre la sua vita. Michel, troppo delicato per frequentare la scuola come i suoi due fratelli, dalla statura decisamente inferiore rispetto alla norma, e dal fisico deformato dalla malformazione congenita, cresce per lo più in casa, ma sembra non patire la sua natura “diversa” rispetto agli altri. Alla vista di un pianoforte, all’età di quattro anni, decide che quello è ciò cui vuole dedicarsi. Al pianoforte spenderà quindi la sua vita, e attraverso il pianoforte esprimerà la sua natura speciale. Se inizialmente Michel si esibisce con il complesso del padre, pian piano emerge la sua bravura e acquista popolarità. L’incontro con Kenny Clarke, di cui sostituisce il pianista nel tour in Francia , segna l’inizio di una carriera internazionale. Dopo aver accompagnato anche il sassofonista Lee Konitz, nel 1981 Petrucciani vola a Big Sur, in California, sposa la sua prima moglie e viene notato da Charles Lloyd, che lo invita a diventare membro del suo quartetto. Tre anni dopo, con il gruppo di Lloyd, da Big Sur Michel approda al Blue Note, tempio del jazz di New York. L’avventura nella Grande mela gli farà incontrare la sua seconda moglie e lo consacrerà sull’altare della musica. Durante una tournèe successiva, Michel si innamorerà di quella che diverrà la sua terza moglie, madre del suo unico figlio (anche lui affetto dalla stessa malattia del padre). La carriera di Petrucciani continua collaborando con nomi del calibro di Dizzy Gillespie, Jim Hall, Wayne Shorter, Palle Daniellson, Eliot Zigmund, Eddie Gomez e Steve Gadd. Michel Petrucciani, che nonostante la sua condizione fisica “speciale” vuole vivere esattamente come i suoi compagni di avventura, sperimentando tutto, provando tutto, muore nel 1999 a New York, in seguito alle complicazioni di una banale influenza, contratta per la testardaggine di voler andare a festeggiare un capodanno camminando al freddo nella neve. Tutti i film della stagione 1 l regista Michael Radford firma un documentario sulla vita intensa e decisamente fuori dal comune di uno dei più grandi protagonisti della scena del jazz. Lo fa raccogliendo video dei concerti, interviste a parenti, amici e colleghi, filmati di repertorio, ma non solo. Radford inquadra il personaggio di Petrucciani lasciando parlare lo stesso protagonista: gli spezzoni in cui Michel parla guardando in macchina in alcune interviste rende autentico il racconto perché svelano il carattere deter- I minato, orgoglioso, arrogante, sensibile e generoso del grande pianista. La costruzione filmica, infatti, inanella una dietro l’altra le diverse versioni di una stessa vicenda, mostrando come Michel avesse l’abitudine di ingigantire o modificare a suo piacimento i racconti su di lui e come lo stesso avvenimento venisse vissuto in modo diverso da Michel e da chi gli stava accanto. Body&soul testimonia efficacemente in immagini e musica la vicenda esistenziale di un uomo condannato dall’handicap a essere diverso, ma che è stato capace di fare della propria diversità un vantaggio, dedicandosi anima e corpo a coltivare quel talento che gli avrebbe permesso di non vivere di rimpianti. La testardaggine con cui Michel Petruc- ciani vuole suonare, con cui vuole essere sul palco, con cui vuole vivere il più possibile e provare tutto (foss’anche l’alcool o le droghe che, in quel periodo storico e in quell’ambiente, provavano tutti), lo rendono un personaggio decisamente attraente, ammirabile, ma a tratti anche detestabile, quando la voglia di vita sconfina nell’egoismo (sconcerta la volubilità con cui cambiasse moglie). Il film è un tributo a un grande jazzista costretto in un corpo inadeguato, un omaggio alla magnanimità d’animo che può travalicare i limiti imposti dal fisico, un collage dei momenti salienti della vita di Petrucciani consegnata al grande schermo al ritmo incostante, raffinato e sorprendente del jazz. TIZIANA VOX IL PEZZO MANCANTE Italia, 2010 Regia: Giovanni Piperno Produzione: Gabriella Buontempo, Massimo Martino, Maria Teresa Tringali per Goodtime Distribuzione: Cinecittà Luce Prima: (Roma 17-6-2011; Milano 17-6-2011) Soggetto e sceneggiatura: Giulio Cederna, Giovanni Piperno Direttori della fotografia: Giovanni Piperno, Raoul Torresi Montaggio: Paolo Petrucci Musiche: Rinneradio Direttore di produzione: Isabella Manzollino Suono: Maximilien Gobiet Interpreti: Gelasio Gaetani Lovatelli, Taki Theodoracopulos, Vendeline Von Bredow, Giulia Graglia, Nicola Lazzari, Marella Caracciolo Chia, Giovanni Sanjust Di Teulada, Klaus Von Bulow, Afdera Franchetti, Ira Von Fürstenberg, Marco Bava, Pietro Perotti, Marco Bernardini, Marta Vio, Daphne Vio Ninchi, Bert Hellinger, Giuseppe Lancia, Roberto Prinzio Durata: 71’ Metri: 1960 37 Film a disponibilità di Gelaso Gaetano Lovatelli, grande amico di Edoardo Agnelli, ha permesso al regista Giovanni Piperno la composizione di questo documentario con spezzoni originali d’archivio, scarne interviste e, appunto, tanti ricordi di famiglia: la fondazione della FIAT negli ultimi anni dell’800, il potere del nonno Giovanni, la scarsa presenza della generazione successiva con le morti premature sia di Edoardo (padre di Gianni) che della moglie, il forte imprimatur della seguente che ha contribuito alla storia del ‘900 italiano con il comando determinato e l’intransigenza aristocratica del capofamiglia, Gianni Agnelli, l’Avvocato. Pubblico e privato collegati insieme da un unico filo che cuce ora l’uno ora l’altro dei settori, nella composizione di una storia lunga un secolo e che, volendo o non volendo, appartiene alla vita personale e alle svolte professionali e pubbliche di una nazione intera. Naturalmente, come sempre accade, tanta fortuna, tanta importanza e tanto denaro si sono accompagnati passo dopo passo a uguali dosi di dolore, rovesci e misteri che hanno costituito dei veri buchi neri nella storia della famiglia che il carisma, la riservatezza e la personalità di Gianni Agnelli non sono riusciti a coprire; questi potranno essere inquadrati nella giusta ottica forse tra molti anni, grazie all’aiuto che solo può fornire un forte distacco temporale e sentimentale. L Tutti i film della stagione pezzi mancanti a cui fa riferimento il titolo risultano certamente più d’uno man mano che l’accostamento alle vicende degli Agnelli si fa più accurato, nel tentativo di approfondirne problematiche e dubbi. A cominciare da Giorgio, fratello di Gianni, figura controversa e disturbata, sensibile, avulsa dall’obligato sviluppo centrale della famiglia, sicuramente ammalato ma quanto?, schizofrenico sembra, quindi allontanato poi rinchiuso in una clinica svizzera per malattie mentali e lasciato morire di nascosto, dimenticato, comunque rimosso, oggetto di un tabù, alla cui totale chiusura hanno contribuito tutti i componenti della famiglia, a cominciare da Gianni e Susanna. Probabilmente il pezzo mancante che il titolo considera in maniera primaria è Edoardo, figlio di Gianni (effettivamente il telaio portante di tutto questo lungo racconto cinematografico), un tempo erede designato a sostenere i compiti della continuità dinastica, poi sempre più tormentato e lontano dal progetto industriale per il quale dimostrò presto l’assoluta inconsistenza manageriale, preferendo agli obblighi del nome la strada della spiritualità, dell’islamismo, molto probabilmente delle droghe fino all’isolamento completo e al suicidio. E comunque il significato del pezzo che manca può essere riferito in linea generale all’erede che è mancato, nel nome, nel disegno dinastico e progettuale di Gianni Agnelli, essendo il suicidio di Edoardo successivo di soli tre anni alla morte tristissi- I ma di quello che sarebbe stato l’erede ufficiale, Giovannino, figlio di Umberto, a soli trentatre anni. Per Piperno è centrale questo fatto; come la storia degli Agnelli degli ultimi decenni sia stata schiacciata sotto il peso di questo desiderio immane, anche se sacrosanto: riuscire a individuare e avere l’erede che potesse accogliere nelle sue braccia il peso e la grandezza di una dinastia da traghettare verso i traguardi industriali, esistenziali e societari del nuovo millennio. Così non è stato e ciò ha certamente contribuito a confinare la famiglia in una lontananza siderale, spoglia di sentimenti e desideri. A tutto ciò si accompagna l’andamento del film, fatto soprattutto di tanti dubbi e interrogativi e basato su tante ipotesi e risposte date in solitudine, quasi sussurrate. A un giornalista che gli faceva questa domanda: “Ha mai desiderato di avere o fare qualcosa che non è riuscito a fare?” Edoardo non ha risposto. I suoi occhi hanno risposto per lui: uno sguardo spesso, scuro, incredibilmente duro e spietato, così lontano dalla sensibilità sempre dimostrata verso tutto e tutti, una fissità indecifrabile verso qualcosa che solo lui vedeva e che a lui è mancata. Forse questa è una chiave possibile per squarciare l’enigma; Piperno lo ha capito senz’altro, a questo si è affidato per la conduzione del film. Fabrizio Moresco NOI, INSIEME, ADESSO-BUS PALLADIUM (Bus Palladium) Francia, 2010 Regia: Christopher Thompson Produzione: Cyril Colbeau-Justin, Jean-Baptiste Dupont per LGM Productions/Studio Canal/France 3 Cinéma Distribuzione: Bolero Film/Brave Film Prima: (Roma 29-4-2011; Milano 29-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Christopher Thompson, Thierry Klifa Direttore della fotografia: Rémy Chevrin Montaggio: Célia Lafitedupont Musiche: Yarol Poupaud Scenografia: Emmanuelle Duplay Costumi: Emmanuelle Youchnovski Produttore esecutivo: David Giordano Casting: Brigitte Moidon Aiuti regista: Emilie Cherpitel, Mathieu Thirion Operatore: Éric Brun Arredatore: Emmanuelle Duplay Trucco: Laurence Grosjean, Irène Jordi Acconciature: Loli Avellanas, Jane Milon Supervisore effetti speciali: Grégoire Delage Supervisore effetti visivi: Stephane Bidault Suono: Cyril Moisson Interpreti: Marc-André Grondin (Lucas), Arthur Dupont (Manu Pedraza), Elisa Sednaoui (Laura), Géraldine Pailhas (Prune Angelli ), François Civil ( Mario ), Jules Pelissier ( Jacob ), Abraham Belaga (Philippe), Karole Rocher (Françoise, madre di Manu), Dominique Reymond (Marina, madre di Lucas), Naomi Greene (Rizzo), Noémie Lvovsky (Psy Militare), Solange Najman (Babcia), Agathe Bonitzer (Myriam), Zara Prassinot (Sandra), Katinka Ostasenko-Bogdanoff (Katinka), Clara Ponsot (Nathalie), Xavier Pottier (Fifi) Durata: 100’ Metri: 2740 38 Film “ he cos’è il rock? Il rock è noi, insieme, adesso!”. È quello che dice Manu, il cantante dei Lust, la giovane band nata dalla passione per la musica rock di cinque amici fraterni: Manu, Lucas, Philippe, Mario e Jacob. Inquadrato dalla cinepresa Super8 nel viaggio verso la prima tappa della loro prima tournée, Manu è il vero leader di una band cresciuta con il grande rock. Sono gli anni ’80, è il periodo di David Bowie e dei Rolling Stones e i Lust sono una giovane rock band francese molto promettente. Tra di loro anche un altro leader, Lucas il chitarrista, che è rientrato da Londra, dove aveva lavorato come architetto, proprio per realizzare il suo sogno insieme agli amici. Lucas è il migliore amico di Manu, con il quale trascorre notti intere sul tetto del suo studiolo a parlare e a comporre testi e musica per il loro gruppo. Il successo incomincia a non sembrare tanto lontano, soprattutto quando Mario, diventato il loro manager, trova un ingaggio per suonare dal vivo al Bus Palladium, celebre locale di Pigalle. Qui vengono notati da un’impresaria, che offre loro di incidere il loro primo EP. Ma quella è anche la sera in cui Lucas e Manu notano la stessa ragazza, Laura, che comincia una storia col cantante, ma nel frattempo continua a lanciare sguardi all’altro. A incombere sul loro C Tutti i film della stagione successo e sui loro rapporti anche la droga. Proprio a causa di una overdose, Manu sarà costretto a rimanere in ospedale per qualche giorno. Nonostante l’avvicinamento tra Lucas e Laura, la ragazza deciderà prima di rimanere con Manu, poi di lasciarlo per diventare la groopie di una band più famosa di loro. Ma ormai i ragazzi sembrano sempre più presi ognuno dai propri problemi e dalle proprie aspirazioni; il destino dei Lust sembra ormai segnato. Solo qualche anno dopo, la band si ritroverà unita al funerale di Manu. Sarà allora che, anche grazie al ritorno di Lucas dall’Inghilterra, la band deciderà di riunirsi e continuare a inseguire il sogno del successo. nni ’80, musica, droghe, gioventù e tanti sogni. Sono questi i temi principali intorno ai quali gira Noi, insieme, adesso - Bus palladium, il film d’esordio dietro la macchina da presa dell’attore e produttore inglese Christopher Thompson. Un film da cui ci si aspetterebbe di trovare il grande rock di quegli anni, sullo sfondo di storie di amicizie e di amori. Ma non è così. Non è un film per nostalgici rockettari né per i ventenni di oggi, che potrebbero trovare in questa pellicola l’occasione per vedere come vivevano i loro coetanei trent’anni fa. Noi, A insieme, adesso - Bus palladium, come si evince già dal titolo, è un film che racconta l’amore e l’amicizia, ma non sullo sfondo del grande rock, piuttosto dei conflitti familiari, della droga, delle insicurezze giovanili che riguardavano i ragazzi degli anni ’80 esattamente come potrebbe essere per qualsiasi ragazzo di oggi in qualunque parte del mondo. Seppur non particolarmente originale nella storia e nella caratterizzazione dei ruoli, ciò che comunque colpisce di questo film è la chiara volontà del regista di raccontare i suoi personaggi. La storia ruota intorno all’amicizia tra Manu (Arthur Dupont) e Lucas (Marc-André Grondin), che inizia a incrinarsi l’arrivo di Laura (Elisa Sednaoui). I due ragazzi rappresentano due personalità differenti e incompatibili, unite solo da una passione, quella per la musica. Sono tanti i cliché che purtroppo costellano il film del regista inglese, anche nell’estetica dei personaggi (Manu, ad esempio, sembra un po’ troppo una sorta di Jim Morrison francese), eppure il risultato finale è gradevole nel suo insieme. E semmai non piacesse il film, si potrà sempre dire di aver ascoltato una bella colonna sonora con brani degli Stonses, di Bowie e dei Doors. Marianna Dell’Aquila BORIS – IL FILM Italia, 2010 Regia: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo Produzione: Mario Gianani, Lorenzo Mieli per Wildside in collaborazione con Rai Cinema/Sky Cinema Distribuzione: 01 Distribution Prima: (Roma 1-4-2011; Milano 1-4-2011) Soggetto: tratto dall’omonima serie TV Sceneggiatura: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo Direttore della fotografia: Mauro Marchetti Montaggio: Massimiliano Feresin Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia. Musiche eseguite dalla Czech National Symphony Orchestra Scenografia: Michele Modafferi Costumi: Fiorenza Cipollone Produttori esecutivi: Olivia Sleiter Direttore di produzione: Andrea Tavani Casting: Stefania Rodà Aiuti regista:Giuseppe Bonito, Emanuele Tammaro Operatore:Timoty Aliprandi Operatore steadicam: Manuel Incagnoli Coordinatori effetti speciali: Tiberio Angeloni, Franco Galiano Suono: Filippo Porcari, Federica Ripani Canzoni estratte: “Pensiero stupesce” di Elio e Le Storie Tese; il brano “La vita è bella” di Nicola Piovani Interpreti: Francesco Pannofino (Renè Ferretti), Carolina Crescentini (Corinna), Caterina Guzzanti (Arianna Dell’Arti), Alessandro Tiberi (Alessandro), Antonio Catania (Diego Lopez), Pietro Sermonti (Stanis), Ninni Bruschetta (Duccio Patanè), Alberto Di Stasio (Sergio), Paolo Calabresi (Biascica), Carlo De Ruggieri (Lorenzo), Roberta Fiorentini (Itala), Luca Amorosino (Alfredo), Valerio Aprea (Aprea), Massimo De Lorenzo (Max), Andrea Sartoretti (Zachia), Giorgio Tirabassi (Glauco), Paolo Bessegato (Emilio Baranes), Massimo Popolizio (Massimo), Claudio Gioè (Francesco Campo), Thomas Trabacchi (Fabio Carli), Eugenia Costantini (Cristina), Vanni De Lucia (Dante Milonga), Rosanna Gentili (Marilita Loy), Monica Samassa (Carolina De Luca), Vanessa Compagnucci (Elisabetta), Massimiliano Bruno (Martellone), Adelmo Togliani (Tullio), Karin Proia (Karin), Federico Pacifici (Brusini), Lavinia Biagi (Giovanna), Ivan Urbinati (comico), Barbara Folchitto (giornalista) Durata: 108’ Metri: 2960 39 Film uesta è la storia di un regista e della sua troupe… Il regista è un uomo che sogna il cinema fin da bambino”. Renè Ferretti ha fatto sempre tanta televisione, in particolare fiction di basso livello, soprattutto a causa delle ridotte capacità professionali della sua troupe artistica, di quella tecnica e della produzione. Un giorno però, di fronte alla richiesta di girare un rallenti del giovane Ratzinger che corre per i prati, Ferretti decide di lasciar perdere tutto e tutti. Rinchiuso in casa insieme allo stagista Alessandro, a cui affitta una stanza, e al suo fedelissimo pesce rosso Boris, Renè passa le giornate sul divano o al cinema a vedere assurdi cinepanettoni. Di tanto in tanto, incontra i suoi vecchi amici, da Biascica (e famiglia) ad Arianna (l’assistente alla regia), tutti gli chiedono di ritornare a lavorare insieme, ma Ferretti si rifiuta sempre. Almeno fin quando Sergio -amico e produttore- gli propone un grande progetto: girare insieme il film La Casta, l’adattamento cinematografico del famoso best-seller. Per Renè arriva il momento della svolta; finalmente può lavorare a una pellicola impegnata, finalmente può fare cinema d’autore, dopo tanta brutta televisione. Ferretti ha poche settimane per scrivere la sceneggiatura prima che inizino le riprese. Dopo aver cercato disperatamente qualche buon scrittore, si vede costretto a lasciare tutto nelle mani dei tre sceneggiatori con i quali ha lavorato per la televisione. I tre si mettono al lavoro, ma questa volta sono super attrezzati! Lavorano alla sede di Sceneggiatura Democratica, serviti da un ragazzo filippino e con un campo da tennis all’interno della struttura, ma, soprattutto, hanno un team di giovani scrittori che lavora per loro. Quando Renè torna per leggere insieme la sceneggiatura resta quasi commosso. Intanto Sergio si è accordato con Lopez per la pro- “ Q Tutti i film della stagione duzione e decide di organizzare una festa di inizio riprese, richiamando tutta la vecchia troupe, ma Renè, che questa volta è deciso a fare sul serio un buon lavoro, annuncia a tutti che non lavorerà più con loro. Vuole puntare al massimo. Tutti restano delusi e sconvolti dalla notizia e così la festa finisce. Ferretti inizia a scegliere il nuovo staff, dal direttore della fotografia, al tecnico del suono, dall’elettricista alla segretaria di edizione, compresi gli attori. Gli unici che resistono al cambio tecnico sono Arianna e Alessandro, mentre Stanis prova disperatamente a ottenere la parte di Gianfranco Fini che però non è neanche prevista dalla sceneggiatura. Iniziano le riprese e con esse i primi problemi per Renè: l’attrice incompresa, il direttore della fotografia che non lo ascolta, le bombe americane del set americano che si trova proprio accanto. Poi una sera, a fine riprese, Renè ascolta involontariamente una conversazione fra alcuni degli attori e dello staff che parlano male di lui e del suo Boris. La mattina seguente, sul set, Renè litiga con il direttore della fotografia e, uno a uno, manda via tutti, salvando soltanto l’attrice. È così che, in macchina, dietro la collina, si vedono arrivare -esultanti e carichi come sempreBiascica, Duccio, Lorenzo e tutti gli altri. Si ricomincia! Di nuovo tutti insieme, questa volta però per il grande schermo e per un film d’autore. Renè è convinto di poterci riuscire, ma deve ricredersi: Stanis, Corinna (la cagna maledetta), Karin, e poi Duccio e tutti gli altri… Nessuno di loro è adatto per un film impegnato e alla fine anche Renè è costretto a cedere al sistema e realizza l’ennesimo cinepanettone. B oris nasce come serie tv prodotta da Fox nel 2007. Dopo l’enorme successo della prima stagio- ne, dove Renè e la sua troupe lavorano alle riprese di “Gli occhi del cuore”, ne nascono una seconda e infine una terza. Sull’onda del successo e come giusto finale per la banda di Boris, nasce il film. Il cast è lo stesso della serie tv, così come gli sceneggiatori e i registi Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo . Anche la storia è più o meno la stessa: un regista pieno di entusiasmo alle prese con le difficoltà produttive che gli impediscono di realizzare lavori buoni, siano essi per la televisione o per il cinema. Un regista che deve competere con l’incapacità di alcuni uomini dello staff tecnico, con i problemi esistenziali degli attori, con la segretaria di edizione quasi alcolizzata, con il direttore della fotografia che non è più in grado di fare il suo lavoro, con uno stagista sfruttato e sottopagato. Un regista che, alla fine, come già accadeva nella serie tv, è costretto a cedere, a lavorare poco e male, a realizzare un prodotto poco culturale, poco elaborato, ma con un ottimo successo di pubblico. Un film divertente che ironizza, ma forse neanche troppo, sia sulle difficoltà di fare del buon cinema, sia sui gusti degli spettatori che a volte si accontentano di poco. La sceneggiatura e i dialoghi sono ben scritti, divertenti e mai volgari, come invece spesso accade nei famosi cinepanettoni, il cast è eccezionale, da Francesco Pannofino, a Ninni Bruschetta, da Pietro Sermonti a Paolo Calabresi, da Antonio Catania ad Alberto Di Stasio, da Caterina Guzzanti ad Andrea Sartoretti e tantissimi altri. Boris – Il film è godibile anche per chi non ha ancora mai visto la serie tv, ai quali però consiglio vivamente di rimediare, perché è davvero uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni. Silvia Preziosi A SUD DI NEW YORK Italia, 2010 Operatore: Fabio Lanciotti Trucco: Frédérique Foglia Interpreti: Elena Bonelli (Jenny), Carmen Napolitano (Carmelina), Franco Neri (Nick), Francesco Paolantoni (Salvatore), Patrick Rossi Gastaldi (Ron), Gianfranco Gallo (Maciste), Luca Napolitano (Marco), Nunzio De Luca (Carmine), Marina Marchione (Monica), Gianluca Di Gennaro (Paolo), Federica Sammarco (Rosy), Fioretta Mari (Zia Alida) Durata: 85’ Metri: 2330 Regia: Elena Bonelli Produzione: Claudio Lido Orlandini per Show Service Distribuzione: Show Service Prima: (Roma 8-4-2011; Milano 8-4-2011) Soggetto e sceneggiatura: Elena Bonelli Direttore della fotografia: Blasco Giurato Montaggio: Yuri Zarabini Musiche: Sasà Flauto Scenografia: Cinzia Di Mauro Costumi: Graziella Pera 40 Film armelina è una ragazza pugliese che sogna di fare la cantante, ma intanto è costretta a lavorare come cameriera in un piccolo bar dove, servendo tra i tavoli ogni giorno, canticchia le sue canzoni d’amore preferite. Anche il suo fidanzato Marco sogna di fare il musicista e insieme si danno sostegno per affrontare una vita piena di difficoltà, cantando e suonando ogni tanto insieme agli amici in un pub di paese. Intanto, dall’altra parte dell’oceano, a New York, vive Jenny (ma il suo vero nome è Gennarina) una cinquantenne di origine italiana che fa la talent scout nel mondo dello star system musicale. Nella città dove tutti i sogni sembrano possibili, Jenny invece ha perso tutto: il lavoro, il figlio che aspettava e il marito. Vedova e in difficoltà economiche, la donna prende il primo volo per l’Italia quando viene a sapere che un suo zio molto ricco è morto. La speranza di aver ereditato molti soldi, svanisce quando la donna scopre che lo zio le ha lasciato solo un mucchio di debiti e una vecchia automobile tutta rotta. Sempre più depressa e minacciata da uno strozzino che rivendica i soldi prestati allo zio morto, per Jenny sembra proprio che non ci sia una via d’uscita. Solo quando si trova per caso ad ascoltare la voce di Carmelina, la donna vede in lei la sua nuova speranza e decide di portarla negli Stati Uniti per lan- C Tutti i film della stagione ciarla nel mondo dello spettacolo. Letteralmente rimessa a nuovo, con un nuovo trucco e una nuova acconciatura, Carmelina sembra destinata sempre di più a sfondare nel mondo dello spettacolo. Tutto fila liscio, fino a quando però la scalata al successo della ragazza viene frenata improvvisamente da un fatto: il suo look è identico a quello della pop star Tina Sparrow. Intanto, mentre Carmelina tenta la sua fortuna a New York, Marco decide di partire anche lui per ritrovarla e dirle semplicemente che la ama, cosa che non le aveva mai detto. Ma saranno tanti i problemi che dovrà affrontare. ullo sfondo di una New York rappresentata come la città dei sogni, il luogo in cui tutto è possibile, soprattutto diventare una star dello spettacolo, si muovono i personaggi di A Sud di New York, la commedia scritta e diretta dall’attrice romana Elena Bonelli. Attingendo al calderone dei reality show televisivi, che ormai da anni popolano anche le pagine delle riviste con le decine di personaggio più o meno talentuosi che ogni anno partecipano, il film della Bonelli racconta una storia prevedibile e a tratti molto scontata. Nei panni di Marco il giovane Luca Napolitano, star delle edizioni passate di Amici di Maria De Filippi. Concorrente della scuola televisiva più ama- S ta dai ragazzini, Napolitano sbarca al cinema come autore dell’intera colonna sonora. Decisamente poco male per un giovanissimo cantante frutto del successo di un programma televisivo. Ma al di là della professionalità della Bonelli, il film pecca nella recitazione, ancora, troppo acerba per i giovani protagonisti, e nella scelta di un’immagine un po’ eccessiva nel suo insieme. I colori troppo accesi e i look sono poco credibili, soprattutto nel caso di Carmelina (Carmen Napolitano) nei panni di una pop star esordiente. Dietro tutto questo, purtroppo, manca anche una sceneggiatura forte. La storia, ovviamente, mette in risalto le difficoltà che bisogna affrontare nella vita per raggiungere i propri obiettivi, i sacrifici che bisogna compiere e le rinunce da fare. Ma tutto ciò non solo sembra messo lì giusto perché “si deve fare”, ma sembra soprattutto molto semplice da superare e da risolvere. Non si può parlare di occasione perduta, anche perché le voci dei giovani cantanti meritano il giusto riconoscimento e Luca Napolitano, nonostante la sua ancora giovane carriera, dà prova di buone e promettenti capacità. Ciò che non piace, insomma, è il fatto che la musica non sia supportata da una sceneggiatura migliore e più strutturata. Marianna Dell’Aquila LIBERA USCITA (Hall Pass) Stati Uniti, 2011 Regia: Bobby Farrelly, Peter Farrelly Produzione: Mark Charpentier, Bobby Farrelly, Peter Farrelly, J.B. Rogers, Bradley Thomas, Charles B. Wessler per Conundrum Entertainment/New Line Cinema Distribuzione: Warner Bros. Pictures Prima: (Roma 15-6-2011; Milano 15-6-2011) Soggetto: Pete Jones Sceneggiatura: Pete Jones, Peter Farrelly, Kevin Barnett, Bobby Farrelly Direttore della fotografia: Matthew F. Leonetti Montaggio: Sam Seig Scenografia: Arlan Jay Vetter Costumi: Denise Wingate Produttori esecutivi: Merideth Finn, Marc S. Fischer Co-produttori: Kris Meyer, John Rickard Casting: Rick Montgomery Aiuti regista: John Bonaccorse, Jessica Franks, Greg Guzik, Heidi Hinzman, J.B. Rogers, Gregory J. Smith Operatori: Marc Dobiecki, Jacques Jouffret, Mario Eugene Page Operatore Steadicam: Jacques Jouffret Art director: Dan Morski Arredatore: Cindy Carr Effetti speciali trucco: Toby Sells, Lilo Tauvao Trucco: Sarah Mays, Susan Ransom, Denise Tunnell, Patty York Acconciature: Andrea C. Brotherton, Vanessa Davis, Shunika Terry Supervisore effetti speciali: Robert Vazquez Supervisore effetti visivi: Richard Malzahn Supervisore costumi: Hope Slepak Supervisori musiche: Manish Raval, Tom Wolfe Interpreti: Owen Wilson (Rick), Jason Sudeikis (Fred), Jenna Fischer (Maggie), Christina Applegate (Grace), Nicky Whelan (Leigh), Richard Jenkins (Coakley), Stephen Merchant (Gary), Larry Joe Campbell (Hog-Head), Bruce Thomas (Rick Coleman), Tyler Hoechlin (Gerry), Derek Waters (Brent), Alexandra Daddario (Paige), Rob Moran (Ed Long), Lauren Bowles (Britney), Christa Campbell (Emma), Macsen Lintz (Gunnar), Kristin Carey (zia Meg), Joy Behar (dottoressa Lucy), Landon T. Riddle (figlio di Ed), Halli-Gray Beasley (figlia di Ed), J.B. Smoove (Flats), Vanessa Angel (Missy), Andrew Wilson (Larry Bohac), Alyssa Milano (Mandy), Danny Murphy (Boshane), Al Wisne (Clyde), Susan Sandberg (dottoressa), Mike Meldman, Kaliko Kauahi Carly Craig Durata: 105’ Metri: 2880 41 Film ick e Fred sono due mariti che hanno oltrepassato la trentina, e non riescono a tenere a freno il loro desiderio verso l’altro sesso, più precisamente verso tutte le donne che non siano le loro mogli, le quali dal canto loro gettano benzina sul fuoco, inventando quotidianamente le scuse più strampalate pur di non far nulla sotto le lenzuola, se non dormire. Così i due uomini vivono di ricordi, alimentando la propria ossessione e immaginando love stories con le donne dei loro sogni. Il culmine viene raggiunto durante un party a casa di un amico di famiglia, dove Fred e Rick, presi dai loro discorsi e annoiati dalla festa, si perdono all’interno della grande residenza, mentre il resto del gruppo si trova in un caveau insonorizzato da cui si ha l’accesso alle numerose telecamere presenti in casa. Così gli astanti osservano i due sbadati mariti lanciarsi in volgari sproloqui a sfondo sessuale sui proprietari di casa, e vengono immediatamente cacciati. Visibilmente scosse, le mogli di Rick e Fred, rispettivamente Maggie e Grace, si rivolgono a un’amica più grande di loro, la quale gli consiglia una cura infallibile: la libera uscita. Le donne fanno i bagagli e i due scapestrati hanno a loro disposizione una settimana per togliersi ogni cruccio, nella speranza di “guarire” e tornare alla normale vita matrimoniale. L’entusiasmo di Rick e Fred è alle stelle, tanto da comunicare immediatamente ai loro amici la stupefacente notizia. La comitiva così si riunisce, garantendo loro il supporto morale e sperando di ammirare una numerosa serie di avventure. Nonostante le buone premesse e la decisione di affittare una stanza d’albergo per non far entrare estranee nella propria casa, la prima serata si rivela un fiasco: una cena troppo pesante e la stanchezza accumulata convincono i due che forse è meglio concedersi un giorno di riposo e cominciare la “vida loca” il mattino seguente. La seconda giornata si apre in un circolo di golf, luogo frequentato da molte ragazze interessanti. Il loro amico Gary porta dei brownies al cioccolato farciti di marijuana, ma una degustazione esagerata provoca nel gruppo una totale perdita della lucidità, portandoli a compiere una serie di assurdità all’interno del circolo. La terza sera, Fred e Rick decidono di andare in un locale più adatto alla vita da single, però i loro stratagemmi risultano piuttosto antiquati per le giovani ragazze. Capiscono, pertanto, che la via migliore è ubriacarsi, azzerando così tutti i freni inibitori, ma, ancora una volta non si regola- R Tutti i film della stagione no nelle quantità, e collezionano l’ennesimo insuccesso, oltre a una terribile sbronza che li costringerà ad un sonno profondo anche durante tutto l’arco della giornata seguente. Il quinto giorno le loro strade si dividono: Fred cerca la via più facile in un centro massaggi orientale, chiedendo alla giovane assistente dei favori sessuali, ovviamente rimediando l’ennesima gaffe, mentre Rick fa quasi di peggio, iscrivendosi alla palestra della bella Leigh, una cameriera di cui si è invaghito e con la quale è riuscito persino a concordare un appuntamento al termine dell’allenamento. Peccato, però, che Rick rovini il tutto addormentandosi nella vasca idromassaggio per delle ore. La sesta sera forse è quella giusta: c’è il gran ritorno di Coakley. Egli è un loro amico che ha superato i cinquanta, ma che è un noto playboy e una vera enciclopedia di tattiche da “rimorchio”. Coakley aiuta i due a farsi strada e Fred riesce persino a portare in albergo una ragazza piuttosto attraente, la quale però ha poi un terribile inconveniente di tipo intestinale. Subito dopo suona alla sua porta l’avvenenente Meg, zia della baby sitter dei figli di Rick, che a sua volta ha una cotta per quest’ultimo. Zia Meg, pur non avendolo mai visto, ha sentito parlar molto bene di Rick da parte di sua nipote e, vista la sua natura non propriamente casta, cerca di sedurlo. Quello che non può sapere è che davanti a lei ci sia invece Fred. Il vero Rick si trova a una festa, dove incontra Leigh e la convince a salire in una stanza, ma quando la bellissima ragazza si spoglia l’uomo inizia a pensare alla moglie e a come, nonostante la libera uscita questo sarebbe comunque un tradimento. Sale così subito in macchina di Fred dove riceve una telefonata da parte della polizia, che gli comunica che Grace ha fatto un incidente con la macchina. Nel frattempo, infatti, le loro mogli non sono rimaste a guardare e si sono godute la vacanza in compagnia di una squadra di baseball. Meggie sembra molto presa dall’allenatore, ma sul punto di concludere, comprende che, in realtà, questa settimana che hanno deciso di concedere ai loro mariti serviva probabilmente, in maniera inconscia, più a loro che non a Rick e Fred. Grace invece fa persino sesso con il giovane capitano della squadra, pentendosene amaramente subito dopo; sulla strada del ritorno, in lacrime e in preda alla disperazione, perde il controllo della sua vettura. Ricevuta la notizia, Rick torna si precipita in albergo dove trova Fred in compagnia di zia Meg, che scopre quindi la magagna e va su tutte le furie. Non appe42 na Rick comunica all’amico dell’incidente della moglie, questi si dirige all’ospedale, dove apprende che per fortuna la moglie sta abbastanza bene. Alla fine, come in ogni commedia romantica, tutto torna alla normalità, più o meno... L a commedia americana (e non solo) si è ormai persa all’interno di un vorticoso labirinto dove l’esorbitante sovraccarico di pellicole ha generato una tripudio di ridondanza tematica che non lascia spazi a novità. Uno dei prodotti più riusciti degli ultimi quindici anni è senz’altro Tutti pazzi per Mary, film scritto e diretto proprio dai Farrelly bros. I fratelli della Penssylvania hanno lì sostenuto un genere comico che, sulla base di contenuti lievemente finalizzati a una morale, creasse il giusto feeling con lo spettatore principalmente grazie a un gusto per il trash non oltremodo marcato, ma presente in quantità misurate: la volgarità giusta al momento giusto. Tale espediente torna con calibrato dosaggio anche in Libera uscita, ma qui a mancare è tutto il resto. In primo luogo, difetta di originalità, in quanto l’avvicinamento agli standard della commedia romantica risulta quanto mai pressante, e anche le stesse gag che dovrebbero dare brio e azione alle sfrontate avventure dei due mariti in “permesso”, scadono invece in una serie di banalità quasi riprovevoli e assai poco divertenti. Se si vuole trovare un pregio all’opera dei fratelli Farrelly possiamo invece disquisire di una efficace scorrevolezza a discapito di una trama che, nonostante sia appesantita da un trionfo di cliché, non annoia mai, pur se tantomeno si prende la briga di coinvolgere un pubblico decisamente stordito da tanta confusione. Analizzando poi più dettagliatamente il lavoro dei Farrelly si può passare a considerazioni maggiormente dirette sul significato intrinseco della Libera uscita. A finire sotto la lente clinica dei registi è l’ormone maschile sempre in subbuglio, e la tendenza mentale al tradimento, la voglia di evadere anche soltanto con la fantasia da quell’invalicabile prigione costituita da una fede nuziale, che genera disagi maggiori di quelli causati dall’anello della saga di Tolkien. Tutto sommato però il dito (l’indice, non l’anulare) di Peter e Bobby Farrelly finge solamente di puntare dritto al genere maschile, che, nonostante l’universale indole smargiassa e una sfilza di parole destinate a perdersi nel vento, ne esce con il disegno dell’eterno Peter Pan, con la coscienza pulita, anzi, con le ossa quasi rotte. Dietro questo specchio per le allodole si nasconde invece una velata incri- Film minazione della moglie, troppo spesso pronta a giudicare gli sproloqui del marito e troppo presa a nascondersi dietro il ruolo della vittima per rendersi conto di quanto, in realtà, sia anche per lei così labile il confine tra fedeltà e tradimento; anzi, forse proprio per via di questo suo costante ripararsi dietro lo scudo, resta priva di difese non appena scopre leggermente la guardia. L’aspetto sfrontato ma al contempo goffo dei mariti in “libera uscita” viene ben Tutti i film della stagione rappresentato dagli “scemo e + scemo” in versione light, ovvero la coppia Wilson Sudeikis, nonostante il primo appaia (e questa è una novità) un po’ in debito d’ossigeno e annaspi, a volte, in mezzo al mare di gag, non riuscendo a essere troppo convincente. A tal proposito, è meglio evitare la versione italiana, in quanto la scelta del doppiatore di Owen Wilson risulta del tutto pessima e inspiegabile. Nel complesso la prova attoriale dell’intero cast artistico non rappresenta nul- la di esaltante, se non per via di qualche rara eccezione costituita da personaggi bizzarri come Coakley, interpretato da Richard Jenkins. Libera uscita è sostanzialmente un prodotto che poteva anche evitare di finire fagocitato dagli stereotipi della commedia americana, ma che probabilmente non ne è stato allontanato dalle grinfie proprio perché nato con tali prospettive. Tiziano Costantini ILLEGAL (Illégal) Belgio/Lussemburgo/Francia, 2010 Regia: Olivier Masset-Depasse Produzione: Jacques-Henri Bronckart, Olivier Bronckart per Versus Production/Iris Productions/Dharamsala/Prime Time Distribuzione: Archibald Film Prima: (Roma 19-11-2010; Milano 19-11-2010) Soggetto e sceneggiatura: Olivier Masset-Depasse Direttore della fotografia: Tommaso Fiorilli Montaggio: Damien Keyeux Musiche: Lingo, André Dziezuk, Marc Mergen Scenografia: Patrick Dechesne, Alain-Pascal Housiaux Costumi: Magdalena Labuz Co-produttori: Antonino Lombardo, Isabelle Madelaine, Nicolas Steil, Arlette Zylberberg Direttori di produzione: Cyrille Bragnier, Jesus Gonzalez- ania, immigrata clandestina proveniente dalla Russia, vive in Belgio da otto anni con il figlio Ivan e lavora per un’impresa di pulizie. Fermata per strada dalla polizia che le chiede i documenti, la donna cerca di opporre resistenza. Tania viene condotta al commissariato dove non riescono a prenderle le impronte digitali perché ha i polpastrelli bruciati. Interrogata, la donna nega di avere un figlio. Portata in un centro di espulsione, Tania continua a rifiutarsi di fornire il suo nome. Parla al telefono con Ivan che ha lasciato alle cura dell’amica Zina e lo prega di non andare a trovarla. Un giorno, il bambino si presenta davanti al centro di detenzione: dalla finestra Tania lo manda via. Dopo 18 giorni, la donna viene condotta a un nuovo interrogatorio dove le dicono che se continua a rifiutare di dire il suo nome finirà in prigione. Tania parla con il suo avvocato che la informa che se non hanno prove a suo carico, come ad esempio documenti falsi, non possono perseguirla legalmente. La donna T Elvira Casting: Kadija Leclere, Katja Wolf, Tatiana Vialle, Michael Bier Aiuti regista: Jean-François Ravagnan, Caroline Tambour Effetti speciali trucco: Saskia Verreycken Trucco: Fabienne Adam Acconciature: Cèline Vh Audio: Philippe Kohn, Marc Bastien, François Dumont, Thomas Gauder Interpreti: Anne Coesens (Tania), Essé Lawson (Aïssa), Gabriela Perez (Maria), Alexandre Gontcharov (Ivan), Christelle Cornil (Lieve), Olga Zhdanova (Zina), Tomasz Bialkowski (Sig. Nowak) Durata: 95’ Metri: 2480 subisce al telefono le minacce di un mafioso russo, Nowak, che la ricatta dicendole di voler far lavorare il figlio Ivan. Disperata, Tania implora Ivan di non lavorare per quell’uomo. Dopo l’ennesimo pressante interrogatorio, la donna dichiara la falsa identità dell’amica Zina e chiede asilo politico. L’avvocato ha scoperto che Tania nel 2002 aveva chiesto asilo in Polonia e le dice che dovrebbe tornare in quel paese: tutto è contro di lei. Dopo trenta giorni di reclusione, Tania viene informata che sarà rimpatriata a Varsavia l’indomani, ma Aïssa, una sua compagna di detenzione, la informa che non la potranno costringere. L’indomani Tania viene messa su un aereo, ma oppone ferma resistenza e viene riaccompagnata al centro. La situazione nel centro diventa drammatica quando Aïssa, dopo essere stata picchiata brutalmente, si toglie la vita impiccandosi nella doccia. Spaventata, la compagna di cella di Tania firma per il ritorno volontario nel suo paese. Pochi giorni dopo, Tania viene portata di nuovo in aeroporto e, 43 questa volta, viene condotta di forza nell’aereo con le mani legate. Ma la donna chiede aiuto ai passeggeri ottenendo la solidarietà del comandante che la fa scendere opponendosi ai poliziotti. Sul pullman del ritorno, Tania viene picchiata duramente. In ospedale il suo avvocato la informa che hanno parlato di lei alla televisione e di essere in possesso di documenti che ne attestano il pestaggio. Soprattutto ora, riferisce il legale, dopo il suicidio di Aïssa, le forze dell’ordine sono nell’occhio del ciclone. L’avvocato si dice convinto che si sistemerà tutto. Ma, poco dopo, approfittando di una guardia che si è addormentata, Tania fugge dall’ospedale. Per strada riabbraccia suo figlio. I llegale. Una parola sola, che pesa come un macigno. Nel nostro mondo i confini di questa parola sono diventati sempre più sfumati. Chi è illegale? I migranti che raggiungono mezza Europa (sono drammatica attualità di questi giorni gli sbarchi massicci sulle nostre co- Film ste siciliane) che non si esita a bollare nella categoria di “clandestini”? Oppure, come ha dichiarato il regista Olivier Masset-Depasse, a essere illegale è proprio il sistema? I tristemente famosi Centri di Detenzione Amministrativa sono illegali proprio perché violano il rispetto dei più elementari diritti umani. In questi centri gli immigrati clandestini spesso vengono trattati alla stregua di criminali. E il caso del Belgio, condannato per quattro volte dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamento disumano e degradante, è uno dei più eclatanti. È diventato un emblema il caso di Semira Adanu, nigeriana morta a vent’anni il 22 settembre 1998. La giovane era in coma da parecchie ore dopo il sesto tentativo di espellerla a forza effettuato dalla gendarmeria su ordine dell’Ufficio Stranieri. Samira era fuggita dalla Nigeria perché la famiglia la voleva far sposare contro la sua volontà con un anziano poligamo. Nel mese di marzo, la giovane era arrivata in Belgio e l’accesso al territorio le era stato immediatamente rifiutato. Tutto ciò che Semira aveva conosciuto del Belgio era l’aeroporto e un Centro di Detenzione per “stranieri illegali”. Molte sono le domande che non hanno trovato risposta sulle circostanze che hanno portato alla sua morte: non è mai stata fatta chiarezza su cosa sia successo nel tragitto tra il Centro e l’aereo, non è mai stata fatta luce su cosa sia Tutti i film della stagione avvenuto all’interno dell’aereo, ma è stato confermato l’uso di un cuscino (perché gridare è proibito dalla legge sulle espulsioni) e di manette ai polsi. Sulla scia dell’emozione suscitata da questa morte, è sorto un Comitato contro le espulsioni di Bruxelles che chiede che si faccia luce sulla verità di una morte così assurda e la condanna verso coloro che ne ebbero la responsabilità politica e poliziesca. Perché nessuna Semira debba ancora morire a vent’anni perché considerata un “paria dei giorni nostri”, “un’indesiderabile”, “una vittima sacrificale” come ha scritto Floriana Lipparini nel suo libro “Per altre vie. Donne tra guerre e nazionalismi”. Non è un caso che proprio un regista belga abbia voluto scendere negli inferi di quel mondo girando un film di finzione, che ha le caratteristiche del documentario; una scelta registica indovinata proprio perché, evitando il semplice documentario, si è potuto scendere più in profondità nell’esplorazione della soggettività dei personaggi (accentuata dall’uso frequente di primi piani e della macchina a mano). Un atto di accusa verso gli errori di certe politiche in materia di immigrazione, che mantiene un certo equilibrio lasciando anche spazio per alcune caratterizzazioni interessanti di guardie e poliziotti, dipinti in qualche caso come vittime di un sistema più grande. Ma che senso ha questa guerra con- tro gli illegali? Una guerra più sporca di altre che il coraggioso film di Oliver Masset-Depasse spiattella in faccia allo spettatore. E forse è proprio questo il senso del film in cui, dalla prima all’ultima scena, corre sotterranea una grande domanda sul senso e sul prezzo di questa guerra. Ma anche sull’esistenza e sul prezzo dell’amore. Tania è una donna, un’immigrata clandestina, una prigioniera, ma soprattutto una madre. Una madre drammaticamente divisa da suo figlio. Ed è questa “linea narrativa universale”, come l’ha definita il regista, che corre sotterranea per tutto il film, una linea pura e chiara che ha messo volutamente in primo piano un personaggio duro, a volte freddo, spesso silenzioso, una donna pronta a tutto, cui l’attrice belga Anne Coesens (al suo quarto film con Masset-Depasse) offre il suo scarno e intenso volto. E i calci e i pugni dati nello stomaco alla povera Tania sono un pugno nello stomaco dello spettatore comodamente seduto in poltrona. Per tornare alla nostra guerra, è forse davvero senza senso. Ma le guerre bisogna vincerle tutte, quasi a seguire una specie di principio gerarchico che governa la terra, la gerarchia terrena degli stati sovrani. Elena Bartoni LE AVVENTURE DI SAMMY (Sammy’s avonturen: De geheime doorgang) Belgio, 2010 Produttori esecutivi: Jeremy Burdek, Eric Dillens, Nadia Khamlichi, Adrian Politowski, Gilles Waterkeyn Casting: Gallo Maynard, Mimi Maynard Art director: Jeremy Degruson Supervisore effetti visivi: Jérome Escobar Animazione: Evan Coolen,Brecht Debaene, Sébastien Ebzant, Marco La Torre, Gregory Naud, Berry Olivier,Jack Vandenbroele, Eitan Vineshtock Durata: 85’ Metri: 2450 Regia: Ben Stassen Produzione: Gina Gallo, Mimi Maynard, Domonic Paris, Ben Stassen, Caroline Van Iseghem per nWave Pictures/Illuminata Pictures/uFilm Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 22-12-2010; Milano 22-12-2010) Soggetto: Ben Stassen, Domonic Paris Sceneggiatura: Domonic Paris Musiche: Ramin Djawadi ammy ha 50 anni e sta per diventare nonno. Non è strano, trattandosi di una tartaruga marina. Sammy si trascina pesante e saggio sulla sabbia della cittadina della California, dove aspetta il lieto evento insieme all’amico Ray (anche lui 50enne e a breve nonno) e si domanda perché gli esseri umani va- S dano sempre di fretta, pur non sapendo bene dove… Le tartarughe, invece, vanno con lentezza, per questo Sammy ha tutto il tempo per raccontare agli spettatori la sua vita. Nato su quella stessa spiaggia, insieme ad altre centinaia di piccoli, Sammy si è presto reso conto della difficoltà della vita, rischiando subito di essere preda di 44 un uccello, da cui lo salva solo un caso (e un po’ di intraprendenza, visto che il volatile lo lascia cadere solo perché il piccolo lo acceca con della sabbia). In quel pericoloso frangente, Sammy incontra Shelly, tartarughina della stessa nidiata a sua volta presa da un altro rapace che si scontra con quello che tiene in volo Sammy. I due, Film quindi, si salvano insieme, ma lei prende il mare prima di lui, che atterra male e prende il largo solo il giorno seguente. Ritardatario incolpevole, Sammy si lascia portare dalla corrente al largo abbarbicato su una zattera ed è solo mentre tutti gli altri cuccioli di tartaruga formano gruppi numerosi. Ma il protagonista non resta a lungo isolato: un altro tartarughino sembra essere rifiutato da tutti per la sua esuberanza (prima di tutto fisica): Ray. Sammy lo ospita sulla zattera e i due diventano amici per la pelle, condividendo “base d’appoggio” e correnti fino a quando non diventano adulti. I due imparano insieme a difendersi dalle insidie del loro habitat, e insieme vedono anche la prima nave, con il petrolio che sporca il mare e rende invivibile fondali prima bellissimi. Un giorno, per colpa di alcuni pescatori, Ray e Sammy vengono catturati da reti da pesca diverse e separati. Sammy riesce a fuggire, ma non a liberare l’amico. Di qui inizia il suo viaggio in solitaria: verrà ospitato da alcuni hippy, salvato da una grossa e grassa testuggine dalle buste di plastica che inquinano l’acqua, incontrerà di nuovo Shelly, scoprendo che è “quella giusta”, la tartaruga della sua vita, inizierà con lei un’avventura che lo porterà per acque di ogni latitudine, la perderà, rischierà la vita per cercarla, ritroverà Ray, e infine riabbraccerà anche Shelly… Insomma, come ogni “nonno”, Sammy racconta una lunga storia, fino alle uova che stanno per schiudersi e che ne rappresentano il lieto fine. e avventure di Sammy è una favola ambientalista destinata ai bambini. La regia di Ben Stassen sembra far riferimento al documentario L’incredibile viaggio della tartaruga (Nick Stringer, 2009), di cui riprende il gusto di rappresentare l’immensa varietà colorata dei fondali marini e della fauna oceanica, ma rende l’ambiente un posto affascinante e interessante, animandolo con protagonisti simpatici e caratterizzati in modo semplice, così che il pubblico dei più piccoli li segua nelle loro avventure. Le animazioni, lontane dalla perfezione Disney (immediato ma inutile il parallelo con La ricerca di Nemo che raccontava peraltro un tema del tutto diverso), sono ben fatte e disegnano un protagonista molto tenero, simile, nelle espressioni, ai piccoli spettatori. Lo spirito di scoperta che anima Sammy è lo stesso che spinge i giovanissimi a relazionarsi con il mondo, la differenza sostanziale è che, trattandosi di una tartaruga, l’istinto gioca il ruolo dell’educazione e i pericoli maggiori vengono proprio dagli esseri umani adulti. L Tutti i film della stagione Sfruttando la longevità delle tartarughe, la pellicola mostra il cambiamento del pianeta e dei suoi mari in mezzo secolo di storia, induce inevitabilmente ad alzare l’attenzione sui comportamenti da tenere, e ha il merito di sviluppare un senso critico ambientalista (cosa per cui, nonostante la semplicità di storia e racconto, sa parlare anche agli adulti in sala). Oltre al rispetto dell’ambiente, amicizia, amore e fedeltà sono gli altri valori su cui il film fa perno, in modo garbato e molto piano, immediatamente comprensibile. Per angoli del pianeta diversi, in tempi diversi (come ben sottolineato dalle diverse colonne sonore e dagli abiti degli “umani” inquadrati), Le avventure di Sammy sono quelle vissute in oceani sottoposti al riscaldamento globale e il cartone animato di Stassen che le racconta, se non può responsabilizzare i genitori, cerca almeno di far amare l’ambiente ai figli. Tiziana Vox BALLA CON NOI Italia, 2011 Regia: Cinzia Bomoll Produzione: Giannandrea Pecorelli, Tore Sansonetti per Aurora Film/Barter in collaborazione con Rai Cinema Distribuzione: Nomad Film Prima: (Roma 27-5-2011; Milano 27-5-2011) Soggetto:Giannandrea Pecorelli, Massimiliano Bruno, Cinzia Bomoll Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Pierpaolo Piciarelli. Con la collaborazione di Cinzia Bomoll, Francesco Di Salvia Direttore della fotografia: Marco Bassano Montaggio: Lorenzo K. Stanzani Musiche: Alessandro Tamburrini, Federico Ferretti, Stefano Tartaglini Scenografia: Valentina Scalia Costumi: Cinzia Lucchetti Suono: Luca Bertolin Coreografie: Moreno Mostarda, Cristina Ramella Interpreti: Alice Bellagamba (Erica), Andrea Montovoli (Marco), Guido Branca (Congo), Sara Santostasi (Antonella), Mascia Musy (Valeria), Massimo Ciavarro (Giancarlo, il papà di Erica), Fiorenza Tessari (Rossana, la mamma di Erica), Mauro “Cico” Peruzzi (Cico), Elisabetta “Betty Syle” Di Carlo (Betty), Francesca Pompei (Sara), Samuel Terracina (Aziz), Ons Ben Raies (Najat), Giuseppe “Kacyo” Di Mauro (Manga), Roberto Stocchi (Enzo), Matteo Urzia (Ferruccio) Durata: 90’ Metri: 2480 45 Film oma. Erica è una ballerina dell’Accademia Nazionale di Danza. Per superare l’esame di diploma finale, si impegna al massimo ma è deconcentrata: durante una prova, cade e si infortuna a una caviglia. Ormai crede di aver perso tutto. Marco, invece, è il capo degli Avengers, una crew di ballerini hip hop multietnica, fra cui spicca Congo; il gruppo è in competizione con la crew di Cico, il nuovo ragazzo della ex di Marco, Betty. Erica e Marco sono fratelli. Marco se ne è andato via di casa per aver scelto uno stile di vita diverso dalla sua famiglia. Erica, che ancora non si è ripresa dalla delusione, cerca il fratello per trovare un po’ di aiuto in un momento di crisi e conosce Congo, che la invita alla sfida tra la crew di Cico e quella del fratello. Erica entra così in un universo a lei finora sconosciuto. Purtroppo il rapporto con Marco, nonostante Erica tenti in più di un’occasione di avvicinarlo, continua a restare superficiale. Nel frattempo, tra Erica e Congo nasce una sincera simpatia. Marco capisce che deve cambiare qualcosa nel suo modo di porsi di fronte alla vita: decide così di chiedere scusa alla sorella e di reagire cercando di recuperare il suo rapporto con Betty, dopo alcuni tentativi un po’ ingenui per riconquistarla. Marco, per dimostrare che vale più del suo nuovo ragazzo, decide di iscrivere la sua crew alla R Tutti i film della stagione Battle, la sfida più importante dell’anno. Erica, per stare con Congo, salta le lezioni all’Accademia e la sua insegnante, Valeria, scopre che frequenta i ballerini di hip hop, ai quali tenta di dar loro dei consigli: i ragazzi li ignorano. Marco, intanto, cerca di aiutare la sorella a ritrovare la passione per la danza. Le organizza, quindi, una sorpresa: una serata all’Opera. Proprio lì, Erica e Congo si daranno il loro primo bacio. Per la ragazza è arrivato il momento di riprendere le lezioni con Valeria; contemporaneamente prepara la coreografia per la Battle con la crew del fratello. Purtroppo, la data del saggio di fine anno coincide con quella della Battle. Erica vorrebbe restare con i ragazzi, ma sono loro stessi a convincerla che il suo posto è l’Accademia. Il gran giorno: Erica comprende che per essere veramente se stessa, deve essere sia una ballerina di danza classica che di hip hop. Erica li aiuta nel preparare una formidabile coreografia. Marco, vincerà la sua battaglia. on Balla con noi, Cinzia Bomoll tenta l’impossibile. Girare un film italiano e con cast italiano di un genere a totale appannaggio degli americani: musical con tanto di parte romance. E non ci riesce. Dirty Dancing, Flashdance Footloose, i più recenti Save the lance dance e la trilogia Step Up sono classici C indimenticabili. La Bomoll prende a prestito elementi da un po’ tutti i film e cerca di shakerarli come meglio riesce. La ragazza, ballerina classica, che incontra il dancer hip hop e la grande gara di ballo dove tutti avranno il riscatto finale sono elementi di successo dei succitati film. Il ballo come riscatto, come integrazione ha sempre il suo fascino e la sua forza; purtroppo la regista non riesce a distaccarsi da tutta questa filmografia di genere, diventando solo la brutta copia di storie di successo. Disagio esistenziale e la vita di borgata sono il corollario di una pellicola che non decolla, che non preme mai l’acceleratore e che resta prepotentemente insipida. Belle le sequenze dance con professionisti ad hoc. Peccato per la regia della Bomoll che il più delle volte sembra non capire come utilizzare il mezzo: troppo statica nei momenti di ballo e troppo mobile in scene di semplice dialogo. I due protagonisti, Andrea Montovoli e Alice Bellagamba, sono due giovani attori ancora acerbi ma che dimostrano di avere doti attoriali su di cui lavorare. Sostanzialmente è un film che non aggiunge nulla alla cinematografia nostrana; un film da vedere a casa sul divano e non di certo al cinema dopo aver comprato il biglietto. Elena Mandolini ESP – FENEMONI PARANORMALI (Grave Encounters) Canada, 2011 Effetti speciali trucco: Amber Makar Trucco: Amber Makar Effetti: Brant McIlroy, Colin Vicious, Stuart Vicious Interpreti: Sean Rogerson (Lance Preston), Juan Riedinger (Matt White), Ashleigh Gryzko (Sasha Parker), Mackenzie Gray (Houston Gray), Merwin Mondesir (T.C. Gibson), Shawn MacDonald (Morgan Turner), Arthur Corber (Dott. Arthur Friedkin), Bob Rathie (Kenny Sandivol), Ben Wilkinson (Jerry Hartfield), Max Train (Mike), Marita Eason (Kelly), Fred Keating (Gary Crawford), Luis Javier (Javier Ortega), Luis Javier Durata: 92’ Metri: 2530 Regia: Colin Vicious, Stuart Vicious Produzione: Shawn Angelski per Twin Engine Films/Digital Interference Productions Distribuzione: Eagle Pictures Prima: (Roma 1-6-2011; Milano 1-6-2011) Soggetto e sceneggiatura: Colin Vicious, Stuart Vicious Direttore della fotografia: Tony Mirza Montaggio: Colin Vicious, Stuart Vicious Musiche: Quynne Craddock Scenografia: Paul McCulloch Costumi: Natalie Simon Produttore associato: Michael Karlin Aiuti regista: Michael Bendner l direttore di una società di produzioni video californiana introduce il reality “Esp – Fenomeni paranormali” di Lance Preston, osses- I sionato dal paranormale, sul quale indaga insieme alla sua squadra di investigatori, per dimostrare che è tutto reale. “Quello che vedrete non è un film – 46 precisa il direttore. È il risultato del montaggio di circa 76 ore di riprese fatte con videocamera digitale per il programma di Lance. Non è stato ritoccato un foto- Film gramma, non è stato manipolato niente: è il materiale girato, montato cronologicamente”. Sesta puntata di Esp. Lance è fuori da un ex ospedale psichiatrico, che tra il 1895 e i primi anni ’60 ha ospitato più di 80mila persone, tra le più mentalmente malate del Maryland. Dopo la sua chiusura, sono state segnalate apparizioni di fantasmi, oggetti che si muovevano da soli, risate deliranti dei pazienti. Questa notte Lance e la sua troupe (Sasha, Matt e Tc) sono pronti a barricarsi per 8 ore lì dentro. Sulla porta d’ingresso è scritto: “La morte ti aspetta”. Seguono alcune interviste: uno storico, che definisce l’ospedale “una sorta di discarica per familiari imbarazzanti”, e narra la storia di un neurologo che praticava la lobotomia, il dr. Friedkin, che venne ucciso dai pazienti; poi il custode della struttura, che lì ha la sensazione di non essere solo e accompagna il gruppo in una perlustrazione, informandolo che le luci non funzionano. Mostra loro una vasca macchiata di sangue, ove si sarebbe suicidata una ragazza tagliandosi le vene; poi li conduce nei sotterranei. Lance spiega la distinzione tra l’energia residua, una sorta di eco dal passato che continua a manifestarsi a ciclo continuo, e l’energia intelligente, uno spirito che agisce intenzionalmente. Poi raccoglie la testimonianza di ragazzi che, durante le superiori, passavano del tempo lì dentro e che giurano di aver visto qualcuno con un camice bianco aggirarsi per i corridoi. Infine il giardiniere, che Lance corrompe perché dichiari di aver visto un fantasma. Arriva quindi Houston, un sensitivo, che assisterà la troupe durante le indagini. Anche lui finge e afferma di avvertire molte voci e la presenza di demoni. Matt installa 10 telecamere fisse in vari punti, poi illustra tutta l’attrezzatura di cui dispongono per rilevare presenze paranormali. Il custode va via e li chiude dentro, fino all’indomani alle 6. La struttura è molto simile a una prigione, non possono uscire neanche volendo: lavoreranno al buio, filmando tutto con 3 videocamere a visione notturna, oltre che con quelle statiche. Iniziano ad aggirarsi per i corridoi abbandonati, alla ricerca di spiriti inquieti. Dapprima non trovano nulla, ma intanto, una finestra si apre da sola, una sedia a rotelle si muove, si avverte del freddo (sintomo degli spiriti), il cameraman Tc riprende una porta che sbatte. Qualcosa tocca i capelli di Sasha e Tutti i film della stagione tutti iniziano ad aver paura. Non si orientano bene per i corridoi, vorrebbero andarsene. Mentre sono nell’ingresso a preparare i bagagli, Matt va a recuperare le telecamere fisse. Siccome non torna, gli altri vanno a cercarlo. Rinvengono la sua attrezzatura buttata per terra. Tc viene spinto giù dalle scale. Il tempo passa, ma il custode non arriva. Sfondano la porta d’ingresso, però l’uscita non c’è. È giorno, ma non si scorge la luce del sole. Ancora una volta la scritta: “La morte aspetta”. Capiscono di essere intrappolati e cominciano ad agitarsi. Si addormentano un po’. È sera, vengono risvegliati dalla caduta dei riflettori, mentre le scorte di cibo sono tutte marce. Escogitano di salire fino al tetto e fuggire mediante la scala d’emergenza, ma, arrivati in cima, scoprono che l’uscita è sbarrata da un muro. Si sentono delle urla, poi un letto con le ruote si solleva e vola. Lance capisce che lì dentro è un labirinto, come se tutto cambiasse di continuo. Si addormentano di nuovo. Al risveglio, scoprono una scritta sulla schiena di Sasha: “Hello”. Mentre cercano Matt, vedono una ragazza di spalle con il camice e la faccia al muro, che poi si gira improvvisamente con un’espressione mostruosa. Vi sono tracce di sangue sui muri, in una stanza le impronte di un’infinità di mani. Houston, rimasto solo all’ingresso, viene strangolato da una forza invisibile. Lance confessa: continuano a sentire rumori intorno, non sono soli, non sa per quanto riusciranno a resistere. Si risvegliano con dei braccialetti ai polsi. Ritrovano Matt, con un camice e impazzito, anche lui con un braccialetto, che dice: “Potremo uscire tutti, quando staremo meglio”. Ancora urla e corse disperate. Arrivano nella stanza colla vasca da bagno, che adesso è piena di sangue: qualcuno tira dentro Tc. La svuotano, ma Tc non c’è più. Pensano di scendere nei sotterranei grazie all’ascensore, che però è bloccato. Lance va a cercare una sbarra. Entra in una stanza e cade una lingua sul pavimento. Guarda in alto e scorge un fantasma con il camice che urla. Matt si suicida buttandosi nella tromba dell’ascensore. Lance e Sasha scendono nei tunnel sotterranei. Sasha vomita sangue, poi una nebbia avvolge lei e Lance mentre dormono e se la porta via. Lance rimane solo, senza torcia. Massacra un topo e se lo mangia. Ormai pazzo, si aggira in una specie di macelleria umana, tra crani e libri. Si ritrova in un’operazione del dr. Friedkin. 47 Viene aggredito e subisce anche lui una lobotomia. Si risveglia e sostiene di star meglio e che ora può andare a casa. “Da Esp Fenomeni paranormali e Lance Preston è tutto”. laustrofobico, angosciante, senza scampo. Una troupe di investigatori del paranormale si ritrova a girare l’ultima puntata del suo reality in un enorme ospedale psichiatrico ormai dismesso. Da quel che si intuisce, finora, non è che abbiano assistito a grandi fenomeni. Ciò che però sta per accadere in quella struttura supererà ogni loro attesa. Il lungometraggio è introdotto dal produttore americano del reality, che specifica non si tratta affatto di un film, ma del montaggio del materiale grezzo girato da Lance e dalla sua troupe. Materiale amatoriale ritrovato – espediente cinematografico recente, che ha raggiunto l’apice con The Blair witch project, Rec e Paranormal activity –, che si sposa a un’inveterata ossessione del cinema horror: le case infestate da spiriti e fantasmi. Già le interviste preliminari hanno un che di inquietante e introducono tutti i temi che saranno svolti nel corso dell’opera, comprese le lobotomie praticate da un redivivo dr. Friedkin. Poi Lance decide di barricarsi nell’edificio e trascorrervi dentro l’intera notte. Il conduttore e i suoi colleghi non riusciranno più a uscirne: è come se il palazzo si animasse e mutasse forme e orientamento per inghiottirli nei suoi bui meandri. Non v’è luce al suo interno, alcuni oggetti si muovono da soli, gli spiriti iniziano a tormentare Lance e i suoi colleghi, fino a ucciderli, o a farli sparire. La troupe si aggira per i corridoi, ma non ritrova più una strada: le uscite sono sbarrate, il tempo passa ma fuori continua a far buio. Lentamente prendono coscienza che sono in trappola e iniziano a sospettare che non ne usciranno vivi. È un film inquietante, non solo per la presenza palpabile di un nemico invisibile, gli spiriti delle migliaia di pazienti folli morti lì dentro (solo due di essi si manifestano, ed è una visione terrificante), ma anche per l’ambientazione e le idee di regia: enormi corridoi abbandonati, stanze in disordine, tracce di sangue, pareti ricoperte da scritte umane, ombre che si aggirano senza pace, una stanza piena di impronte di mani. Dapprima il film ha un impianto molto didascalico: le interviste, la spiegazione delle sofisticate apparecchiature che i ragazzi si portano dietro, la creazione di un’atmo- C Film sfera di mistero in cui qualsiasi cosa può accadere, magari pompando un po’ le dichiarazioni dei testimoni e anche grazie alla già cupa location di un ex manicomio. Fin qui è tutto sotto controllo, ma poi la si- Tutti i film della stagione tuazione sfugge loro di mano. Con troppa leggerezza intendevano realizzare un prodotto televisivo accattivante, senza immaginare che stavano solleticando forze oscure e malefiche pronte a scaraventarsi con- tro di loro. La ricerca di un senso di verità aumenta all’inverosimile l’immedesimazione degli spettatori. Paura in sala. Luca Caruso VALUTAZIONI PASTORALI Amici miei – Come tutto ebbe inizio – consigliabile / semplice A sud di New York – futile / superficialità Avventure di Sammy (Le) – consigliabile / semplice Balla con noi – Let’s Dance – consigliabile / semplice Beastly – consigliabile / semplice Boris – Il film – consigliabile / semplice Cars 2 – consigliabile / brillante Dalla vita in poi – consigliabile / superficialità Due presidenti (I) – consigliabile-problematico / dibattiti Esp – Fenomini paranormali – n.c. Faccio un salto all’Avana – consigliabile / semplice Fast and Furious 5 – n.c. Faster – futile / violento Goodbye Mama – futile / velleitario Hai paura del buio – consigliabile-problematico / dibattiti Housemaid (The) – complesso / scabroso Illegal – n.c. Isola 10 – n.c. Ladri di cadaveri – Burke & Hare – consigliabile / brillante Libera uscita – futile / volgare Limitless – consigliabile / semplice London Boulevard – futile / violento Mia moglie per finta – futile / grossolanità Michel Petrucciani – Body & Soul – consigliabile-realistico / dibattiti Noi, insieme adesso – Bus Palladium – n.c. Paul – consigliabile / brillante Perfetto gentiluomo (Un) – futile / superficialità Pezzo mancante (Il) – n.c. Scream 4 – futile / violento Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata – consigliabile / semplice Source Code – consigliabile / semplice Street Dance 3D – n.c. Sucker Punch – futile / velleitario 13 assassini – complesso / violento Uomini senza legge – consigliabile / superficialità X-Men – L’inizio – consigliabile / semplice IL RAGAZZO SELVAGGIO è l’unica rivista in Italia che si occupa di educazione all’immagine e agli strumenti audiovisivi nella scuola. Il suo spazio d’intervento copre ogni esperienza e ogni realtà che va dalla scuola materna alla scuola media superiore. È un sussidio validissimo per insegnanti e alunni interessati all’uso pedagogico degli strumenti della comunicazione di massa: cinema, fotografia, televisione, computer. In ogni numero saggi, esperienze didattiche, schede analitiche dei film particolarmente significativi per i diversi gradi di istruzione, recensioni librarie e corrispondenze dell’estero. Il costo dell’abbonamento annuale è di euro 30,00 - periodicità bimestrale. SCRI VERE di Cinema direttore Carlo Tagliabue SCRIVERE DI CINEMA Ogni anno nel nostro paese escono più libri riguardanti il cinema che film. È un dato curioso che rivela l’esistenza di un mercato potenziale di lettori particolarmente interessati alla cultura cinematografica. ScriverediCinema, rivista trimestrale di informazione sull’editoria cinematografica, offre la possibilità di essere informati e aggiornati in questo importante settore, segnalando in maniera esaustiva tutti i libri di argomento cinematografico che escono nel corso dell’anno. La rivista viene inviata gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta al Centro Studi Cinematografici, Via Gregorio VII, 6 - 00165 Roma Telefono e Fax: 06.6382605. e-mail: [email protected] 48