Resoconto integrale - Südtiroler Landtag

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Resoconto integrale - Südtiroler Landtag
XIV. Legislaturperiode
XIV legislatura
WORTPROTOKOLL
DER LANDTAGSSITZUNG
RESOCONTO INTEGRALE
DELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO
PROVINCIALE
NR. 160
N. 160
vom 12.09.2012
del 12/09/2012
Präsident
Vizepräsidentin
Mauro Minniti
DDr.in Julia Unterberger
Presidente
Vicepresidente
WORTPROTOKOLL
DER LANDTAGSSITZUNG
RESOCONTO INTEGRALE
DELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO
PROVINCIALE
NR. 160
N. 160
vom 12.09.2012
del 12/09/2012
Inhaltsverzeichnis
Indice
Beschlussantrag Nr. 497/12 vom 25.6.2012,
eingebracht von den Abgeordneten Knoll und Klotz,
betreffend:
Nein
zu
verschärften
Ausreisebestimmungen für Süd-Tiroler Jugendliche"
(Fortsetzung). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Seite 1 + 70
Mozione n. 497/12 del 25.6.2012, presentata dai
consiglieri Knoll e Klotz, riguardante no alle norme
più rigide per l'espatrio di minori altoatesini"
(continuazione). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1 + 70
Beschlussantrag Nr. 503/12 vom 18.7.2012,
eingebracht von der Abgeordneten Artioli, betreffend
Schutzhütten bestmöglich zu sanieren . . . . . .Seite 4
Mozione n. 503/12 del 18.7.2012, presentata dalla
consigliera Artioli, riguardante: ristrutturare meglio i
rifugi alpini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4
Beschlussantrag Nr. 504/12 vom 2.8.2012,
eingebracht von den Abgeordneten Mair, Leitner und
Sigmar Stocker, betreffend die Lehrerausbildung für
die Lehrpersonen in den Schulranglisten mit gültigem
Studientitel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Seite 17 + 29
Mozione n. 504/12 del 2.8.2012, presentata dai
consiglieri Mair, Leitner e Stocker Sigmar,
riguardante la formazione per insegnanti iscritti nelle
graduatorie scolastiche e con titolo di studio valido . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17 + 29
Beschlussantrag Nr. 511/12 vom 24.8.2012,
eingebracht vom Abg. Vezzali, betreffend UES –
Umschriebene Entwicklungsstörungen schulischer
Fertigkeiten . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Seite 23
Mozione n. 511/12 del 24.8.2011, presentata dal
consigliere Vezzali, riguardante la DSA – Disturbi
specifici di apprendimento . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23
Beschlussantrag Nr. 513/12 vom 27.8.2012, eingebracht vom Abgeordneten Pöder, betreffend die endgültige Vereinheitlichung des Sanitätsbetriebes und
Abschaffung der vier Gesundheitsbezirke . .Seite 30
Mozione n. 513/12 del 27.8.2012, presentata dal
consigliere Pöder, riguardante l'unificazione definitiva
dell'Azienda sanitaria e abolizione dei quattro
comprensori sanitari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag. 30
Landesgesetzentwurf Nr. 70/10: "Faschistische
Namensdekrete" und
Landesgesetzentwurf Nr. 73/10: "Regelung der
amtlichen Ortsnamensgebung in der Provinz Bozen
im Sinne von Artikel 8 Ziffer 2 des Autonomiestatuts"
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Seite 36
Disegno di legge provinciale n. 70/10: “Decreti
fascisti sui toponimi”, e
Disegno di legge provinciale n. 73/10: “Disciplina, a
norma dell’articolo 8, n. 2 dello Statuto speciale di
autonomia, della toponomastica ufficiale nella
provincia di Bolzano" . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 36
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Vorsitz des Präsidenten | Presidenza del presidente: Mauro Minniti
Ore 10.13 Uhr
Namensaufruf - appello nominale
PRESIDENTE: La seduta è aperta. Ai sensi dell’articolo 59, comma 3, del regolamento interno il processo
verbale della seduta precedente è messo a disposizione delle consigliere e dei consiglieri provinciali in forma cartacea. Su di esso possono essere presentate, per iscritto, richieste di rettifica alla Presidenza entro la fine della
seduta. Qualora non dovesse pervenire alcuna richiesta di rettifica, il processo verbale si intende approvato. Copie
del processo verbale sono a disposizione delle consigliere e dei consiglieri presso le collaboratrici e i collaboratori
addetti alla stesura del processo verbale stesso (ultimo banco).
Punto 7) all’ordine del giorno: "Mozione n. 497/12 del 25.6.2012, presentata dai consiglieri Knoll e
Klotz, riguardante no alle norme più rigide per l'espatrio di minori altoatesini" (continuazione).
Punkt 7 der Tagesordnung: "Beschlussantrag Nr. 497/12 vom 25.6.2012, eingebracht von den Abgeordneten Knoll und Klotz, betreffend: Nein zu verschärften Ausreisebestimmungen für Süd-Tiroler Jugendliche" (Fortsetzung).
Ha chiesto la parola il consigliere Knoll sull'ordine dei lavori, prego.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Zum Fortgang der Arbeiten. Wir haben gestern ja die Sitzung um
18.30 Uhr unterbrochen, um auf meinen Antrag hin eine Fraktionssprechersitzung abzuhalten. Heute ist den Medien zu entnehmen, dass Staatsanwalt Rispoli angekündigt hat, dass gegen keinen Abgeordneten, der in diesem
Rechtshilfeverfahren erwähnt ist, Ermittlungen eingeleitet worden sind. Ich bin inzwischen auch mit den Behörden
in Österreich in Kontakt getreten. Umso schlimmer ist es, dass bei dem Rechtshilfeansuchen genau diese Personen genannt werden. Mir ist geraten worden, eine Eingabe bei der Staatsanwaltschaft zu machen, um klarzustellen, dass gegen keinen einzigen Südtiroler Abgeordneten ermittelt wird.
PRESIDENTE: Grazie.
La parola al consigliere Urzì sulla mozione n. 497/12, prego.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y liberté): Per quanto riguarda la mozione con la
quale i colleghi di Südtiroler Freiheit sostengono che debbano essere rimossi dei vincoli che sono posti all'espatrio
dei minori perché questo impedirebbe di vivere il comune spazio individuato dai colleghi e comprendente l'Alto
Adige e il Tirolo in maniera libera, la misura introdotta non ha una valenza persecutoria nei confronti di alcuni,
anzi, al contrario, le misure introdotte hanno lo scopo di tutelare i minori, di garantire loro una sicurezza, di garantire che i loro spostamenti fuori dal territorio nazionale siano sotto controllo, garantiti e in un certo qual modo accertati, ciò in conseguenza di vicende drammatiche che le cronache ci hanno raccontato e che imponevano un
intervento che è stato pensato e definito a tutela dei minori. Farne di questo un caso politico è sbagliato ed è strumentalizzare le situazioni.
I genitori già oggi si trovano, di fronte alla necessità di una visita o di una gita scolastica, di rilasciare delle
autorizzazioni quando i propri figli sono minori. Anche per andare a Verona o a Bologna è necessario che il genitore autorizzi l'accompagnatore a gestire questa visita. C'è una procedura burocratica che si impone ancora a una
volta a tutela del minore prima che dei genitori stessi.
Ritengo questa mozione pretestuosa. Comprendo che quando c'e di mezzo l'amministrazione, una burocrazia, tutto diventa più complesso, ma se questa burocrazia è pensata per la difesa del minore va onorata. Peraltro
una mozione dovrebbe essere presentata con una formulazione tale da poter essere accolta dalla più ampia parte
del Consiglio, ma il carattere politico della stessa si rivela anche dal punto 3 della parte impegnativa dove esplicitamente si chiede che il Consiglio provinciale chieda al Governo della madrepatria austriaca di attivarsi. È una
formulazione legittima nelle intenzioni e nei sentimenti dei proponenti, ma lontana dal sentimento di tanti altri e
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quindi fatta apposta per non essere votata, al contrario dei documenti presentati in questo Consiglio che dovrebbero essere fatti apposta per essere votati. Quindi il mio voto contrario è scontato.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Mein Vorredner Alessandro Urzì hat gesagt, dass das andere patriotische Gefühle seien, und das wissen wir ja. Allerdings bezeichnen nicht nur wir Österreich als unser Vaterland,
sondern gemäß Aussendungen und dergleichen gebrauchen auch der Landeshauptmann und andere immer wieder diese Aussage. Unser Vaterland ist Österreich und nicht Italien, und darin liegt insgesamt die politische Brisanz und Abnormität unserer Situation. Wir können nicht dieselben patriotischen Gefühle haben, weil die einen
immer wieder von "Italia, nichts als "Italia" sprechen, während es für uns eine Selbstverständlichkeit ist, dass "Italia" nicht unsere Heimat ist.
Herr Landeshauptmann, wenn es um den Schutz der Jugendlichen geht, müsste eigentlich die Einwilligung
der Eltern genügen. Wenn die Eltern ihre Unterschrift für einen Ausflug nach Bologna oder Neapel nicht leisten,
dann gibt es keine Einwilligung, was bedeutet, dass der Junge oder das Mädchen nicht mitfahren darf. Wenn aber
die Einwilligung der Eltern vorliegt, was braucht es dann noch eine polizeiliche Genehmigung? Warum muss die
Polizei genau wissen, wohin die Reise geht? In welchen anderen Nachbarländern ist dies so üblich? In unserem
Fall ist das tatsächlich eine Zumutung. Mein Kollege Sven Knoll hat bereits ausgeführt, dass ein Jugendlicher, der
100 Meter weiter einen Verwandtenbesuch machen möchte – ob das in Vierschach, am Brenner oder am Reschen ist -, eine polizeiliche Genehmigung braucht, während der andere durch ganz Italien reisen kann. Wir sind
nun einmal nicht eine ganz normale Provinz oder ein ganz normales Land, in dem normale Bestimmungen ausreichen. Da braucht es Ausnahmen, denn dass diese Kulturkontakte so erschwert werden, ist ein großes Hindernis
dafür, dass unsere jungen Leute Innsbruck oder Wien kennenlernen können.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Devo fare due osservazioni negative
e una positiva su questa mozione. Comincio con l'osservazione positiva. Credo giusta l'osservazione dei colleghi
che dicono che per le condizioni in cui vive per la storia della nostra terra la norma che impedisce ad un minore di
recarsi a visitare parenti, caso abbastanza frequente, in Tirolo, e penso sia la stessa cosa anche fra Gorizia e
Nuova Gorizia, sia assurda. Queste sono le disposizioni degli stati nazionali che non tengono conto dei territori
speciali. Quindi se pur ha ragione il collega Urzì che alcune norme sono date da criteri internazionali di sicurezza
ecc., qui si arriva ad un ostacolo assurdo. Sono d'accordo sul punto 2 della parte deliberativa. Credo che questa
normativa debba fare eccezione per quei minori che si recano dall'altra parte del confine nell'ambito del Tirolo.
Ripeto che questo secondo me vale anche per il Friuli.
Le due cose negative sono queste. Io non rimetterei in discussione il senso del provvedimento generale,
perché per uno stato nazionale in questa fase può avere un senso, quindi il punto 1 non lo condivido. Poi chiederei
ai colleghi di non usare qualsiasi argomento per metterci dentro una cosa patriottica. Il punto 3, a parte che non
bisogna rivolgersi sempre all'Austria, può avere il senso di invocare la volontà, la disponibilità del governo austriaco ad arrivare ad un accordo bilaterale con l'Italia, che è necessario, però chiederei io colleghi di togliere l'espressione "chiede al governo della madrepatria austriaca", così sarebbe votato da più consiglieri. Tra noi c'è chi
sente l'Austria come madrepatria e chi no. Se fosse possibile scrivere: "Chiede al governo austriaco" questo terzo
punto sarebbe votabile da tutti.
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Per normativa sull'espatrio dei minori
prevede che essi, soprattutto i minori di 14 anni, siano accompagnati dai genitori. Fino ai 18 anni serve un documento di assenso da parte dei genitori che autorizza il minore a viaggiare da solo. Non capisco il riferimento all'autorizzazione da parte della Questura, perché secondo me la Questura prende solo atto della volontà dei genitori di consentire al minore di viaggiare da solo. Fra l'altro dal giugno 2012 a tutti i minori non è più concesso di
viaggiare con il semplice certificato di nascita, ma serve il passaporto. La differenza fra i minori di 12 anni e i maggiori di 12 anni è che non rilevano i dati biometrici.
Capisco che ci possa essere la necessità di andare a trovare parenti in Tirolo perché evidentemente ci
sono dei legami di non si possono negare, però non mi sembra che la Questura voglia controllare, come sembra
trasparire da questa mozione, dove vai, cosa fai e con chi vai. La normativa sull'espatrio dei minori, così come
sull'espatrio in genere, prevede semplicemente delle autorizzazioni, perché il minore può essere un minore che
scappa, su cui ci possono essere problemi al rientro. Se uno va all'estero con un minore e non rientra con un documento, potrebbero accusarlo di averlo rubato, ci sono queste adozioni internazionali fasulle ecc. C'è un controllo
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maggiore a tutela dei minori, come ribadiva il collega Urzì, non certo per controllare dove vanno. Non capisco
francamente questa mozione.
DURNWALDER (Landeshauptmann – SVP): Sehr verehrter Herr Präsident, verehrte Damen und Herren!
Dieser Beschlussantrag soll also gleichzeitig auch ein Begehrensantrag sein. Ich glaube, dass man das schon
auseinanderhalten muss. Ein Begehrensantrag ist an das Parlament gerichtet, ein Beschlussantrag an die Landesregierung. Ein Problem habe ich aber auch mit dem Inhalt dieses Beschlussantrages. Wir alle wissen, was auf
der Welt alles passiert, vor allem in Bezug auf den Handel mit Kindern. Wir müssen die Polizei und andere Gremien unterstützen, damit so etwas unterbunden werden kann. Kollege Knoll oder Kollegin Klotz, wenn so etwas
mit Ihrem Kind passieren würde, das heißt, dass dieses ohne irgendwelche Genehmigungen in Europa herumgeschoben würde, dann möchte ich wissen, was Sie sagen würden. Ich bin also voll damit einverstanden, dass jede
Kontrolle gemacht wird, wenn mein Kind über die Grenzen hinweggeht. Man kann das nicht mit Reisen innerhalb
des Staatsgebietes vergleichen. Die Eltern müssen ihre Unterschrift leisten, müssen dann aber nicht selber zur
Quästur gehen, da ein Sammelansuchen gemacht wird. Natürlich bedeutet das für die Schule zusätzliche Bürokratie, aber hier muss man schon abwägen, was man will. Jeder Staat, nicht nur Italien, sieht das vor, und das ist
wirklich im Interesse der Eltern und der Kinder. Nachdem wir eine von der EU vorgesehene Einrichtung haben,
nämlich den EVTZ, könnte man schon sagen, dass diese Regelung innerhalb dieses Gebietes, das der EVTZ
umfasst, nicht gelten soll. Nur die Unterschrift der Eltern ist zu wenig. Da braucht es schon auch eine Kontrolle
seitens der Polizei. Wir müssen hier sehr vorsichtig sein. Ich würde das befürworten, was der Kollege Pichler Rolle
gesagt hat, das heißt, dass der Beschlussantrag abgeändert werden sollte, und zwar in der Form, dass gesagt
wird, dass innerhalb der Europaregion, die von Brüssel, Rom und Wien genehmigt worden ist, die Bestimmungen
zur Anwendung kommen, die in Südtirol, Nordtirol, im Trentino oder in Nordtirol gelten. So, wie der Beschlussantrag formuliert ist, können wir ihm aber nicht zustimmen.
MAIR (Die Freiheitlichen): Zum Fortgang der Arbeiten. Ich habe gestern eine Frage gestellt, und zwar in
Bezug auf eine Anfrage von mir, auf die mir Landesrätin Kasslatter Mur dahingehend geantwortet hat, dass das
deutsche Schulamt sofort mit dem Gemeindenverband und mit der Quästur in Kontakt getreten sei, um diesen
bürokratischen Aufwand zu vereinfachen. Hat sich diesbezüglich in der Zwischenzeit etwas getan bzw. wie weit
sind die Verhandlungen gediehen?
DURNWALDER (Landeshauptmann – SVP): Das müssen Sie die Kollegin Kasslatter Mur fragen. Auf jeden Fall ist der bürokratische Aufwand relativ gering. Die Eltern müssen ihre Unterschrift leisten, was wohl verständlich ist. Dasselbe gilt im Fall eines Vormundschaftsrichters. Dann könnte man dort ja auch fragen, warum es,
nachdem es sich um eine erwachsene, vertrauenswürdige Person handelt, auch einen Richter braucht. Derjenige,
der nicht voll handlungsfällig ist, hat immer das Recht, dass außer den Eltern auch noch eine übergeordnete Kontrolle vorhanden ist. Hier geht es darum, dass die Schule ein Sammelansuchen bei der Quästur stellt, und das ist
alles.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ich kündige zunächst ein, dass ich bereit bin, eine andere Formulierung zu finden. Etwas möchte ich aber schon sagen. Es ärgert mich, wenn ich merke, dass hier über Dinge geredet wird, ohne dass man sich den Beschlussantrag durchgelesen hat. Es wurde ja gesagt, dass es nicht gerechtfertigt sei, dass die Schüler bis nach Wien fahren dürfen. Wo steht das im Beschlussantrag? In meinem Beschlussantrag wird genau das gefordert, was Sie hier vorgeschlagen haben, nämlich, dass die Schüler das Gebiet
der Europaregion Tirol bereisen dürfen. Nichts anderes steht im Beschlussantrag! Ich möchte auch noch sagen,
dass im Landtag bereits mehrfach Beschlussanträge behandelt worden sind, die gleichzeitig einen Begehrensantrag impliziert haben, und zwar aus dem einfachen Grund, dass Südtirol in dieser Frage keine Zuständigkeit hat.
Der Landtag kann zwar eine Willensbekundung äußern, aber letztlich handelt es sich um Staatsnormen. Deshalb
habe ich gesagt, dass der Landtag ein Zeichen des Willens bekunden und dann mit den jeweiligen Vertretern des
italienischen und österreichischen Parlamentes in Kontakt treten soll. Kollege Dello Sbarba, ich lasse es mir nicht
nehmen zu sagen, dass Österreich unser Vaterland ist. Das ist eine Frage der Empathie! Kollege Urzì, ich möchte
wissen, was los wäre, wenn die italienischen Jugendlichen in Südtirol plötzlich nicht mehr ohne polizeiliche Genehmigung in andere italienische Regionen reisen dürften. Dann wärt Ihr die Ersten, die zu Recht darauf hinweisen würden, dass das für die italienischen Jugendlichen ihr Vaterland sei, weshalb so etwas nicht gerechtfertigt
sei. Man muss sich manchmal auch die in die Situation des anderen hineinversetzen. Ich stimme dem Landes-
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hauptmann zu, wenn er sagt, dass diese Bestimmung zum Schutz der Jugendlichen erlassen worden ist, aber es
kann nicht sein, dass eine sommerliche Wanderung zum illegalen Grenzübertritt wird. Hier muss man einfach
auch auf die besondere Situation Rücksicht nehmen. Das Schulamt hat ja bestätigt, dass es ein enormer Mehraufwand ist. Wir brauchen uns nur die Zahlen anschauen. Die Ausflüge nach Innsbruck sind seit Einführung dieser
Bestimmung gesunken, weil es ein Aufwand ist.
DURNWALDER (SVP): (unterbricht)
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Von der Bürokratie her ist es für die Lehrer auch ein Unterschied, ob
es sich um einen Südtiroler Jugendlichen handelt oder ob dieser Jugendliche eine andere Staatsbürgerschaft hat.
Das ist ein unglaublicher Aufwand, weil Letztere anders behandelt werden müssen. Es kann nicht sein, dass es
eine solche Norm gibt, die den kulturellen Austausch erschwert. Wie gesagt, ein Ja zum Schutz der Jugendlichen,
aber die Jugendlichen in Südtirol, Nordtirol und meinetwegen auch im Trentino müssen die Möglichkeit haben,
sich auf dem Gebiet der Europaregion Tirol bewegen zu können, ohne auf die Genehmigung des Quästors angewiesen zu sein. Laut Gesetz könnte der Quästor ja auch nein sagen. Wie gesagt, ich bin bereit, eine andere Formulierung zu finden, aber ich möchte noch einmal sagen, dass genau das der Sinn dieses Beschlussantrages ist.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Chiedo la votazione separata del
punto 2 della parte impegnativa.
PRESIDENTE: È stata chiesta la votazione separata del punto 2. Il consigliere Knoll ha detto di voler modificare il testo. Sospendiamo quindi la trattazione della mozione.
Punto 8) dell'ordine del giorno: "Mozione n. 503/12 del 18.7.2012, presentata dalla consigliera Artioli,
riguardante: ristrutturare meglio i rifugi alpini".
Punkt 8 der Tagesordnung: "Beschlussantrag Nr. 503/12 vom 18.7.2012, eingebracht von der Abgeordneten Artioli, betreffend Schutzhütten bestmöglich zu sanieren".
Tutela del paesaggio e degli insiemi: che ne è della tutela dei rifugi alpini sulle nostre montagne?
Edifici faraonici, tipici delle metropoli, ed edifici che assomigliano a veri bunker sono un pugno nell'occhio nel nostro paesaggio alpino. Si può solo scuotere la testa di fronte alle affermazioni del presidente della Provincia che lunedì scorso ha difeso questi progetti, definendoli innovativi quando, al
limite, sarebbero accettabili vicino a un'autostrada. Questi progetti sono anche una pura provocazione per il cittadino comune, costretto a rispettare la tutela del paesaggio e degli insiemi nonché i
pareri di commissioni internazionali. È necessario che l'architettura alpina tradizionale venga disciplinata per legge. Ciò costituirebbe un vantaggio per il turismo, poiché gli ospiti non amano gli edifici faraonici, mentre apprezzano le tradizioni e un paesaggio curato. La soluzione migliore sarebbe quella
di ristrutturare i rifugi alpini dotandoli di impianti ecologici all'avanguardia ma rispettandone gli elementi architettonici tradizionali.
Turisti e alpinisti preferiscono avere un rifugio alpino accogliente e tipico del luogo, piuttosto che un
albergo a 5 stelle a 3.000 m di altitudine.
Tutto ciò premesso,
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
invita
la Giunta provinciale
a ristrutturare i rifugi alpini nel miglior modo possibile, anziché ricostruirli.
---------Landschafts- und Ensembleschutz, wo bleibt der Schutz der Schutzhütten in unseren Südtiroler Bergen? Solche Großstadt-Monsterprotzbauten und Schutzbunker passen nicht in unsere Berglandschaft. Man kann nur mehr den Kopf schütteln als unser Landeshauptmann letzten Montag diese innovativen Projekte, die eher neben einer Autobahn gehören, verteidigte. Noch dazu eine reine Provokation gegenüber dem Normalbürger, denn nur für diesen gelten Landschafts- Ensembleschutz
und internationale Kommissionen. Die alpine Tradition und Bauweise soll gesetzlich geregelt werden.
Ein Vorteil für den Fremdenverkehr, denn der Gast schätzt Tradition und ein gepflegtes Land und
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nicht moderne Protzbauten. Eine Schutzhütte saniert in traditioneller Bauweise mit moderner umweltfreundlichen Technik ausgestattet, wäre die richtige Lösung.
Ein Gast und Bergsteiger bevorzugt eine gemütliche urige Hütte und nicht ein 5-Sterne Resorts auf
3.000 m.
All dies vorausgeschickt,
fordert
der Südtiroler Landtag
die Landesregierung auf,
die Schutzhütten bestmöglichst zu sanieren anstatt neue zu bauen.
Durante la seduta di ieri è stato distribuito un emendamento sostitutivo.
La mozione è così sostituita:/ Der Beschlussantrag erhält folgende Fassung:
"Ristrutturare al meglio i rifugi alpini
La presentazione dei tre progetti vincitori per la ristrutturazione dei rifugi ora appartenenti alla Provincia ha suscitato l'indignazione di gran parte della popolazione e di numerosi turisti. Ciò risulta da una
raccolta di firme organizzata da un gruppo su facebook (più di 5.000 persone). Il 97% degli intervistati si è detto scandalizzato e contrario e ha paragonato questi progetti futuristici a costruzioni industriali e autogrill. Stiamo parlando dei progetti per il rifugio Vittorio Veneto e il rifugio Pio XI, mentre il
progetto per il rifugio Ponte di Ghiaccio è stato sostanzialmente approvato.
Proprio i numerosi turisti che visitano la nostra bella provincia apprezzano le nostre tradizioni e il paesaggio curato e si aspetterebbero una ristrutturazione dei rifugi in stile tradizionale con l'ausilio di
una tecnica moderna e rispettosa dell'ambiente.
Moderne costruzioni faraoniche non ci stanno nel nostro paesaggio di montagna.
Quindi non si può che scuotere la testa nell'apprendere che il nostro presidente della Provincia ha
addirittura difeso questi progetti cosiddetti innovativi.
Un tale atteggiamento può persino essere visto come una provocazione nei confronti del cittadino
comune, perché così le norme in materia di tutela del paesaggio e degli insiemi nonché i pareri di
commissioni internazionali varrebbero solo per lui.
Per ragioni di risparmio in questi tempi di ristrettezze economiche sarebbe meglio costruire rifugi non
troppo costosi che si inseriscano armoniosamente nel paesaggio o limitarsi alla loro ristrutturazione.
Nel nostro bel paesaggio di montagna i numerosi turisti e alpinisti locali preferiscono trovare un rifugio alpino tradizionale, accogliente e tipico e non un albergo 5 stelle a 3000 m di altitudine.
Tutto ciò premesso
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
invita
la Giunta provinciale
a rivedere i progetti vincitori dei rifugi Vittorio Veneto e Pio XI nell'ottica di cui sopra."
---------Schutzhütten bestmöglich sanieren
Die Vorstellung der drei Siegerprojekte zur Sanierung der nun im Landesbesitz befindlichen Schutzhütten hat bei einem Großteil der Bevölkerung und vielen Gästen große Empörung ausgelöst. Dies
geht aus einer Unterschriftensammlung einer Facebookgruppe (über 5.000 Personen) hervor. 97 %
der Befragten waren entsetzt und dagegen und bezeichneten diese futuristischen Projekte ähnlich
wie Industriebauten und Autobahnraststätten. Betroffen sind die Projekte der Schwarzenstein- und
Weißkugelhütte, während das Projekt der Edelrauthütte als allgemein gut befunden wurde.
Gerade die vielen Gäste, die das schöne Land Südtirol besuchen, schätzen unsere Traditionen und
eine gepflegte Landschaft und gerade sie würden sich die Sanierung der Schutzhütten in traditioneller Bauweise, mit moderner und umweltfreundlichen Technik ausgestattet, vorstellen.
Moderne Protzbauten passen eben nicht in unsere Berglandschaft.
Deswegen konnte man nur den Kopf schütteln, als unser Landeshauptmann diese sogenannten innovativen Projekte sogar verteidigte.
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Ein solches Verhalten kann man sogar als Provokation gegenüber einem Normalbürger betrachten,
denn nur für diesen gelten Landschafts- und Ensembleschutz und internationale Kommissionen.
Man soll der Landschaft angepasst günstig bauen oder eine Sanierung der Schutzhütten vorsehen,
um gerade in Zeiten der Geldknappheit Einsparungen zu erzielen.
Die vielen Gäste und einheimischen Bergsteiger bevorzugen in unserer schönen Berglandschaft eine
traditionelle, gemütliche und urige Hütte und nicht ein 5-Sterne-Resort auf 3000 m Höhe.
All dies vorausgeschickt,
fordert
der Südtiroler Landtag
die Landesregierung auf,
die Siegerprojekte der Schwarzenstein- und Weißkugelhütte im obigen Sinne zu überdenken."
La parola alla consigliera Artioli.
ARTIOLI (Lega Nord): Leggo l'emendamento sostitutivo:
"Die Vorstellung der drei Siegerprojekte zur Sanierung der nun im Landesbesitz befindlichen Schutzhütten
hat bei einem Großteil der Bevölkerung und vielen Gästen große Empörung ausgelöst. Dies geht aus einer Unterschriftensammlung einer Facebookgruppe (über 5.000 Personen) hervor. 97 % der Befragten waren entsetzt und
dagegen und bezeichneten diese futuristischen Projekte ähnlich wie Industriebauten und Autobahnraststätten.
Betroffen sind die Projekte der Schwarzenstein- und Weißkugelhütte, während das Projekt der Edelrauthütte als
allgemein gut befunden wurde."….(0.38)
Gerade die vielen Gäste, die das schöne Land Südtirol besuchen, schätzen unsere Traditionen und eine
gepflegte Landschaft und gerade sie würden sich die Sanierung der Schutzhütten in traditioneller Bauweise, mit
moderner und umweltfreundlichen Technik ausgestattet, vorstellen. Moderne Protzbauten passen eben nicht in
unsere Berglandschaft….. Man soll der Landschaft angepasst günstig bauen oder eine Sanierung der Schutzhütten vorsehen, um gerade in Zeiten der Geldknappheit Einsparungen zu erzielen.
Die vielen Gäste und einheimischen Bergsteiger bevorzugen in unserer schönen Berglandschaft eine traditionelle, gemütliche und urige Hütte und nicht ein 5-Sterne-Resort auf 3000 m Höhe.
Wir fordern in unserem Beschlussantrag, die Siegerprojekte für die Schwarzensteinhütte und die Weißkugelhütte im obigen Sinne zu überdenken. Nachdem die gesamte Bevölkerung dagegen ist, sollten wir uns schon
überlegen, ob wir 2 Millionen Euro ausgeben wollen. Schauen Sie sich einmal die modernen Schutzhütten in der
Schweiz an, die alle aus Metall gemacht sind. Ich habe hier das Foto von der Raststätte auf der Mebo. Diese ist
identisch wie die neue Schutzhütte! Ich verstehe also nicht, warum man unser Land so verschandeln muss. Wenn
der Landeshauptmann sagt, dass es 500.000 Unterschriften brauchen würde, um zu beweisen, dass die Bevölkerung dagegen ist, dann muss ich ihm sagen, dass "Gruber und Partner" und andere nicht 500.000 Leute befragen.
Sie befragen 1.000 Leute, und wenn heraus kommt, dass 99 Prozent dagegen sind, dann bedeutet das, dass das
so ist. Es braucht nicht 500.000 Unterschriften, um zu beweisen, dass die Bevölkerung dagegen ist. Im Übrigen
sind bei der Edelrauthütte alle Leute dafür. Warum müssen wir das, was die Schweiz, Aosta usw. gemacht haben,
nachmachen? Die Hütten, die dort errichtet worden sind, gefallen den Leuten überhaupt nicht. Wir bitten Euch mit
diesem Beschlussantrag, den Neubau dieser Schutzhütten zu überdenken. Dieser sollte nach unserer Tradition
gemacht werden, wobei auch mit den Geldern sparsam umgegangen werden soll. Jeder Private, der eine Schutzhütte umgebaut hat, hat maximal 800.000 Euro ausgegeben. Jedes Mal, wenn das Land die Finger mit im Spiel
hat, muss doppelt so viel ausgegeben werden. 2 Millionen Euro für jede Schutzhütte! Ihr könnt nicht sagen, dass
das aufgrund der Technologie so sei, denn auch die privaten Schutzhüttenbetreiber haben neue Technologien
angewandt. Das Land soll endlich aufhören, Privatunternehmer zu spielen!
PÖDER (BürgerUnion): Ich habe jetzt diesen Ersetzungsantrag nicht bei der Hand, aber dort steht, dass
man die Projekte für die Schwarzenstein- und Weißkugelhütte überdenken sollte. Auch ich bin grundsätzlich der
Meinung, dass wir mit der Architektur im Alpenraum sehr vorsichtig umgehen müssen. Bei uns im Lande gibt es ja
doch auch einige architektonische Sünden. Auf der anderen Seite darf man sich aber nicht gegen eine Entwicklung der Architektur sperren. Das, was hier aber als Architektur für Schutzhütten präsentiert wird, ist schon weit
außerhalb des erträglichen Maßes. Ich bin nicht der Meinung, dass wir die Geranien- und Satteldach-Kultur um
jeden Preis fortführen müssen. Es gibt durchaus Beispiele – beispielsweise in bestimmten Gegenden in Nordtirol -,
wo man sich gegen jede Form einer neuen Entwicklung der Architektur bei Wohnhäusern usw. sperrt. Man fährt
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dann durch diese Orte durch und sagt "ganz nett", aber es wäre durchaus angebracht, einmal darüber nachzudenken, ob man nicht das eine und andere weiterentwickeln und ein schönes und modernes Haus bauen könnte.
Das gehört zur Entwicklung der Architektur, aber die hier angesprochenen Vorschläge sind wirklich jenseits des
optisch Erträglichen für unseren Alpenraum. Es ist auch zu danken, dass sich hier wirklich sehr viele Leute engagieren und Unterschriften sammeln. Meinhard Knollseisen hat hier sicher federführend das eine und andere in die
Wege geleitet. Es wird immer eine Art Glaubenskrieg geben, denn der eine sagt, dass es ihm gefällt, der andere
sagt, dass es ihm nicht gefällt. Über die Funktionalität kann ich als Laie wenig sagen, aber ich denke, dass man
traditionell funktionell und modern funktionell bauen kann. Wenn mir jemand sagt, dass man der Funktionalität
wegen einen Betonklotz hinstellen müsse, … Naja, man kann auch traditionell funktionell bauen. Im Beschlussantrag wird gefordert, dass die Siegerprojekte überdacht werden sollen. Ich hätte schon auch hinzugefügt, dass
darauf gedrängt werden sollte, dass auch in anderen Bereichen möglichst der traditionelle Baustil, wenngleich
modernisiert, fortgeführt wird.
APPLAUS AUF DER ZUSCHAUERTRIBÜNE
APPLAUSI DALLA TRIBUNA DEL PUBBLICO
PRESIDENTE: Ricordo al pubblico che non sono ammesse espressioni di dissenso o di consenso. La parola alla consigliera Mair, prego.
MAIR (Die Freiheitlichen): Danke, Herr Präsident! Dieser Stil und diese rationale Bauweise gefallen den
Leuten und auch den Gästen nicht. Mich persönlich erinnert dieser Baustil an längst vergangene Zeiten. Man
spricht heute sehr viel von nachhaltigem Bauen, und es ist natürlich richtig, dass man energieeffizient und umweltschonend baut. Für uns ist neben der ökologischen Nachhaltigkeit aber auch das Argument der kulturellen Nachhaltigkeit wichtig, und das können wir bei diesen Projekten ganz einfach nicht erkennen. Wenn das Land als Bauherr gegenüber unserer gewachsenen Kultur eine Verantwortung trägt – ich gehe davon aus, dass das so ist -,
dann sollte es eine Vorbildfunktion haben, vor allem den Privaten gegenüber. Wenn Private etwas bauen, dann
wird es von der Öffentlichkeit oft kritisiert. Hier spielt nicht nur der finanzielle Aspekt eine Rolle, denn die öffentliche Hand sollte schon eine Vorbildfunktion einnehmen. In meinen Augen spricht das überhaupt nicht gegen Modernität oder Fortschritt. Die bestehende Baukultur sollte mit moderner Technologie kombiniert werden, und da
muss nicht zwangsläufig so etwas herauskommen. Es wäre wünschenswert, wenn die bestehenden Schutzhütten
renoviert würden. Im alpinen Bereich und in der unberührten Landschaft sollte man schon auf unsere Baukultur
und auf natürliche Bauweise setzen. Das, was da teilweise abgezogen wird – da gebe ich der Kollegin Artioli und
der Gruppe, die sich für den Erhalt der Schutzhütten einsetzt, Recht -, … Die Gäste, die in den Bergen Urlaub
machen, suchen dort nicht etwas, was sie zu Hause selbst vorfinden. Sie suchen wirklich etwas Uriges. Ich verstehe nicht, warum wir so blöd und bereit sind, von vielen Dingen wegzugehen. In meinen Augen ist das eine
Vergewaltigung der Landschaft. So etwas darf nicht passieren!
Wie gesagt, ich wünsche mir, dass das Land in den Bereichen, in denen es als Bauherr auftritt, eine Vorbildfunktion ausübt und von gewissen Stilen und Projekten Abstand nimmt. Ich glaube, dass der beschließende
Teil des Beschlussantrages ein bisschen zu soft formuliert ist, denn ich würde mich ganz klar gegen diese Projekte stellen.
SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): Noi viviamo in un mondo di "tuttologia", dove tutti devono sapere tutto e tutto nasce attorno a delle decisioni mediatiche. Ne ricordo una ad esempio, quando la famosa
soubrette Alba Parietti si mise a disquisire di calcio che ne capiva pochissimo. Noi viviamo in un mondo in cu tutti
sono in grado di giudicare tutto. La più grossa difficoltà che trova oggi un primario all'ospedale non è tanto quella
di curare un paziente, ma spiegare al proprio consorte le cause di questa malattia, quando si trova di fronte ad una
persona che ha frequentato fino alla seconda elementare e dovrebbe avere l'umiltà di dire: curami il consorte/la
consorte, non mi spiegare niente, perché non capisco. Allora entrando in questa logica dove tutti giudicano
avendo capacità per farlo, penso che ogni percorso della vita umana abbia bisogno di lasciare dei segni quindi un
rifugio di alta montagna non può essere costruito come 200, 300 anni fa, ha bisogno di essere costruito con criteri
moderni che non deturpino il paesaggio, obiettivamente quello proposto non è assolutamente bello, ma che non
possono essere la ristrutturazione di ciò che esisteva, perché una stalla costruita da un contadino nel 1300 non la
costruiva più uguale nel 1600. C'è un progresso, un sistema che prosegue. Urbanisticamente la città è valida perché in via Casa di Risparmio abbiamo dei segni importanti della presenza austro-ungarica di Maria Teresa, ab-
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biamo il Corso Libertà e c'è Piacentini. Sono importanti segnali di una storia che cambia e di una evoluzione che
cresce. I rifugi di alta montagna non possono costituire la ristrutturazione di ciò che c'era, ma devono essere la
concezione di un nuovo modo di interpretare il rifugio, che si inserisca bene nell'ambiente e che abbia la possibilità
di essere accettato come un importante segnale urbanistico del ventunesimo secolo. Io contesto che si voglia
ristrutturare il vecchio, io dico che si costruisca qualcosa di nuovo che sia considerato dalla maggioranza dei cittadini qualcosa di giusto. La cubatura che stiamo vedendo, entrando nei termini della tuttologia che evidentemente
coinvolge anche il sottoscritto, non mi piace. Ma ciò non significa che non si debba comunque realizzare qualcosa
di nuovo. Lanciamo un segnale a chi viene dopo, non viviamo nei complessi di inferiorità di coloro che credono
che tutto ciò che si fa oggi non abbia nessuna valenza. Lasciamo dei segnali importanti, ma che siano degli
esperti a decidere, non l'uomo della strada che non sempre fa l'architetto. Non è giusto, entro nel merito di ciò che
dice il collega Vezzali quando parla di legislazione, lui che è avvocato, non è altrettanto giusto che un operaio che
lavora il ferro possa mettersi a discutere se quel rifugio va bene o va male.
Ritengo che la scelta di costruire qualcosa di urbanisticamente nuovo sia positiva. Se poi quello che urbanisticamente viene considerato nuovo vince un concorso e fa letteralmente schifo, è un altro discorso, ma la logica è
quella di lasciare delle tracce che possono essere configurabili nel ventunesimo secolo e non ristrutturazioni di un
passato che ci appartiene ma che deve essere evoluzione della storia.
HEISS (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Die Grünen gelten im Allgemeinen als NeinSager und werden diesem Prinzip des Nein auch in diesem Falle treu bleiben. Ein Nein zum Beschlussantrag der
Kollegin Artioli und ein entschiedenes Ja zu diesen Projekten, wie sie vorgestellt worden sind. Warum? Als Tourismushistoriker weiß ich, dass die Erschließung der Berge eine Bewegung der Moderne ist. Seit Petrarca den
Mont Ventoux bestiegen hat, also seit 1300, werden die Berge genutzt, benutzt und modernisiert. Da können wir
sagen, was wir wollen. Die Schutzhütten, die heute so urtümlich und heimelig anmuten, wurden vor 100 Jahren als
massive Invasion ins Hochgebirge erlebt. Schutzhütten haben drei Grundprinzipien zu genügen, die auch von den
Alpenvereinen geteilt werden: Sie haben Sicherheit und Rast am Berg zu gewähren, Funktionalität im Bau, im
Betrieb und in der Instandhaltung im Hochgebirge zu ermöglichen und ein Stück weit die Ästhetik der Zeit widerzuspiegeln. Wir sehen diese drei Entwürfe, die im Großen und Ganzen gut sind. Wenn man sie dann maßstäblich
sieht, dann entsprechen sie einem zeitgenössischen Hüttenbau. Beim Projekt von Höller und Klotzner könnte man
noch einiges einwenden, aber die beiden anderen Entwürfe sind gut. Sie wurden von einer Kommission, die nicht
nur aus Architekten, sondern auch aus Mitgliedern des AVS besteht, ausgewählt und werden von den Hüttenwirten, die zum Teil in diesen alten Baracken leben – beispielsweise der Michi Weissteiner in der Edelrauthütte oder
der Günther Knapp auf der Schwarzensteinhütte - begrüßt. Wenn die Maßstäblichkeit, die Funktionalität und Sicherheit gewährleistet sind, dann spricht nichts dagegen, dass diese Hütten in dieser oder einer abgeschwächten
Form entstehen. Ich stamme aus der alten Bischofsstadt Brixen und wir haben selber einen historischen Gastbetrieb. Ich lasse mir von niemandem sagen, dass wir keinen Sinn für Tradition hätten. In der Bischofsstadt Brixen
wurde vor genau 50 Jahren die Cusanus-Akadamie – von Othmar Barth gebaut - eröffnet, die damals ein wahrer
Skandal war. Heute möchte sie niemand mehr missen.
Abschließend möchte ich noch eine Frage an die in vielerlei Hinsicht auch bewundernswerten Verfolger der
heutigen Diskussion stellen. Gegen diese Hütten richtet sich der Volkszorn, aber warum richtet sich der Volkszorn
nicht gegen Speicherseen, die in ähnlicher Höhe ausgehoben werden? Warum richtet er sich nicht gegen Liftanlagen, die durch Waldgebiete gestemmt werden oder gegen Hotelprojekte wie das Jaufenhaus auf 2.000 Metern
Meereshöhe? Diese Widersprüchlichkeit müssen Sie uns schon erklären. Entschuldigen Sie, wenn ich nicht Facebook schaue, aber zumindest in dieser Hinsicht bin ich old fashioned!
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Natürlich lässt sich über Geschmack streiten. Ich kann mich bei dieser
ganzen Diskussion oft nicht des Eindruckes erwehren, dass hier einfach die Meinung vorherrscht: "Uns gefällt das
schon allein deshalb, weil es einfach anders ist und nicht mehr diesem traditionellen Stil entspricht." Ich hatte ja
die eine und andere Radiodiskussion mit dem Kollegen Heiss. Bei diesen wurde auch der Landesrat interviewt,
und als es dann geheißen hat, dass diese Hütten innovativ seien, weil sie auch Schutzräume im Winter anbieten
würden, … Also, da wird die Bevölkerung wirklich für blöd verkauft, denn es gibt keine Schutzhütte, die nicht
schon auch bisher Schutzräume für den Winter angeboten hätte! Energetisch gesehen wäre es doch am sinnvollsten, wenn wir unsere ganzen Räumlichkeiten unter die Erde verlegen würden. Das wäre natürlich toll! Kollege
Heiss, Du hast gesagt, dass Ihr einen historischen Betrieb habt. Was wäre gewesen, wenn Deine Vorfahren diesen Betrieb nicht wertgeschätzt hätten? Das wäre doch ein Verlust für das Stadtbild und wahrscheinlich auch für
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Eure Familiengeschichte gewesen! Ähnlich verhält es sich nun einmal auch mit den Schutzhütten. Ich gebe dem
Kollegen Seppi Recht, wenn er sagt, dass man nicht immer so tun müsse, als ob man alles wissen würde, wenngleich er nicht weiß, dass es vor 300 Jahren noch keine Alpenvereinshütten in Tirol gegeben hat. Auf alle Fälle
würde es allen gut tun, einmal auf die Berge zu steigen und sich diese Schutzhütten anzuschauen. Landesrat
Mussner, ich habe mir diese Mühe gemacht und im heurigen Sommer gar einige Schutzhütten besucht. So habe
ich mir beispielsweise in Sexten die Sillianer Hütte angeschaut, die 1984-1986 gebaut worden sind, und zwar im
traditionellen Baustil. Ich habe mir auch die Olperer Hütte im Zillertal angeschaut, die 2006 neu errichtet wurde
und dafür sogar einen Architekturpreis erhalten hat, obwohl sie komplett im traditionellen Baustil errichtet wurde.
Das ist eine durch und durch moderne Hütte, die in Holzbauweise errichtet wurde, außen mit Schindeln verkleidet,
die nebenbei noch 800.000 Euro weniger gekostet hat, obwohl sie sämtlichen technischen Schnickschnack hat
und sämtliche Richtlinien erfüllt, die der Kollege Heiss erwähnt hat. Wie kann es sein, dass solche Hütten mit Architekturpreisen ausgezeichnet werden, während wir eine Hütte aufstellen müssen, die mit Titanzinn verkleidet
wird? Herr Landesrat, da können Sie ruhig auf Ihre Zettel schauen. Ich zeige Ihnen danach das Siegerprojekt der
Olperer Hütte und würde Ihnen raten, sich derartige Projekte einmal live anzuschauen. Schauen Sie sich einmal
die Hütten an, die in den 70-er und 80-er Jahren in den Skigebieten gebaut worden sind. Wer empfindet so etwas
heute noch als schön? Was wäre gewesen, wenn man beispielsweise in den 60-er Jahren gesagt hätte, dass die
"Schlernhäuser" nicht mehr modern sind, weshalb sie abgerissen werden müssen? Das wäre doch ein Verlust für
Südtirol! Müssen die Hütten wirklich so hässlich sein? Ist es so schlimm, sich traditionellen Bauweisen zu verpflichten? Kann man nicht zur eigenen Identität stehen und Neues mit Modernem kombinieren?
STOCKER S. (Die Freiheitlichen): In Südtirol geht es mittlerweile nicht mehr um die Schutzhütten, sondern um die moderne Architektur. Und jetzt sind wir an einem Punkt angelangt, an dem die Leute draußen sagen:
"Wir haben die Schnauze voll!" Lieber Hans Heiss, die Cusanus-Akadamie als Struktur geht schon in Ordnung,
aber sie ist in der schönen Bischofsstadt Brixen ein scheußlicher Bau, der fantasielos, trocken und ohne Leben ist.
Das sind die typischen Bauten, die wir heute vorgeknallt bekommen. Die Architekten bemühen sich heute nicht
mehr, etwas zu machen, was der Mehrheit der Bevölkerung gefällt. Sie machen etwas, damit sie in die Fachzeitschriften kommen und Preise bekommen. Um das geht es! In Südtirol erleben wir teilweise eine architektonische
Vergewaltigung. Schauen Sie sich den Platz in Obermais bzw. das Sparkassengebäude an. Das, was man da
hingeknallt hat, ist eine Frechheit, und ich bin froh, dass es jetzt endlich "aufgeht". Die Leute unterschreiben sehr
stark. Sie sind nicht gegen eine gewisse Modernität, aber sie wünschen sich eine Sensibilität. Wir werden nie mit
den großen Städten, in denen Moderne viel mehr Platz hat, konkurrieren können. Wir müssen uns schon entscheiden, wo der Weg hingehen soll. Wenn Gäste aus den großen Ballungszentren zu uns kommen, dann wollen
sie das Einfache erleben. Bei dieser Gelegenheit möchte ich das alte Rathaus in Neumarkt erwähnen. Ursprünglich hatte man ja beschlossen, dieses durch einen monotonen Kasten zu ersetzen. Mittlerweile hat man eine andere Entscheidung getroffen, weil man den Willen der Menschen, die reklamiert haben, respektiert hat. Bei der
Architektur muss man auch die Sensibilität der Menschen berücksichtigen, was heute leider nicht mehr der Fall ist.
Die Architekten, die alles modern machen, kommen groß in die Zeitungen, während jene, die restaurieren oder
etwas einfach machen, nie genannt werden. Der eine will den anderen toppen, und mich schockiert, dass mancher Bürgermeister nicht imstande ist, den einen und anderen Architekten bei der Tür hinauszuwerfen. Das ist die
Wahrheit! Da kommt ein Architekt, predigt Dir die Birne voll und sein Projekt wird umgesetzt! Da muss man ja fast
Angst haben, als konservativ oder blöd hingestellt zu werden, so nach dem Motto, dass die Architekten gescheit
sind und das Volk blöd ist. Ich bin froh, dass es mal richtig "aufgeht" im Land. Da geht es nicht nur um die Schutzhütten, sondern um eine Sensibilisierung in der Gestaltung unserer Umwelt. Lieber Kollege Heiss, derzeit haben
wir nicht nur ein Nein zur totalen Globalisierung, sondern auch ein Zurück zu den Wurzeln. Das darfst Du nicht
vergessen!
PRESIDENTE: Faccio presente al pubblico che se si ripete qualsiasi tipo di espressione, sarò costretto ad
allontanarvi dalla sala.
La parola al consigliere Urzì, prego.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y liberté): Non vorrei che andasse in scena uno
scontro fra conservatori e innovatori, e non vorrei che si manifestasse uno scontro reale fra visioni della prospettiva che deve essere disegnata nel disegno del nostro territorio. Eppure questo tema affiora, prepotentemente e
con toni diversi. Io rintraccio buone argomentazioni nell'una e nell'altra parte, sia in coloro che ritengono necessa-
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rio uno sviluppo armonico del territorio, con una tradizione che è del territorio stesso e delle abitudini consolidate
dei cittadini, e in questo caso dei frequentatori la montagna a rintracciare luoghi familiari, e dall'altra parte anche la
necessità di non rimanere fermi al presente, se non addirittura al passato ma di guardare lontano, di avere una
visione che riesca a cogliere la necessità delle innovazioni, del moderno, che evidentemente nel passato ha dato
segnali non incoraggianti. Abbiamo esempi di moderno nell'architettura che oggi vengono guardati con sufficienza
e forse fastidio, ma credo che ci rifacciamo a periodi storici nei quali c'era stato, mi riferisco soprattutto agli anni
della ricostruzione e agli anni 60, 70, un grande bisogno di costruzione, di espansione, di edificazione a cui non
corrispondeva un adeguato sviluppo di una filosofia dell'estetica. Oggi abbiamo bisogno di compenetrare queste
esigenze.
Sono d'accordo quando si dice che talvolta è bene limitarsi alla ristrutturazione, ma quanto costa una ristrutturazione e quanto costa una riedificazione? E soprattutto quanto una ristrutturazione può garantire l'efficienza
della struttura che si intende riconsegnare? Io non conosco nei dettagli i singoli progetti, quindi faccio difficoltà ad
entrare nel merito delle singole proposte, però sicuramente condivido la filosofia di invitare le istituzioni ad un atteggiamento di cautela rispetto ad interventi sul territorio che poi, una volta compiuti, comunque lasciano segni
profondi. Soprattutto in montagna questo tipo di attenzione ha la necessità di essere applicato, quindi raccolgo lo
spirito positivo della mozione, però non voglio che ciò debba passare come il senso di trasformare l'Alto Adige in
un museo. È contrario all'idea e all'ispirazione che deve accompagnare ciascuno di noi nell'immaginare invece,
per questa nostra realtà, uno sviluppo che significa pensare anche al moderno e a qualcosa che vada oltre quello
che abbiamo conosciuto oggi. Sì allo spirito, mi astengo semplicemente perché non conosco i progetti, non erano
stati precedentemente discussi in quest'aula.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Bei dieser Diskussion läuft man natürlich Gefahr, sich in den einen oder
anderen Graben zu geben, denn hier ist ein Grabenkrieg entstanden, und zwar zwischen einem natürlichen
Volksempfinden und Argumenten der Architektur. Wenn Heinrich Heine heute durch unser Land fahren und diese
Diskussion mitanhören würde, dann würde er wahrscheinlich seinen Spruch über die Tiroler noch einmal wiederholen. Dieser Gefahr setzen wir uns schon auch aus. Ich warne davor, dass sich Politiker hinter oder vor einen
Karren spannen lassen, weil gerade einmal ein Volkszorn ausgebrochen ist. Wir müssen die Argumente sowohl
auf der einen, als auch auf der anderen Seite ernst nehmen. Mir gefallen diese Bauten überhaupt nicht, aber Architektur entwickelt sich. Die Architekten gehen ja studieren und lernen alle dasselbe. Sie setzen sich vor einen
Computer und simulieren irgendetwas. Von Ideen sehe ich nicht viel, und wenn man mit Funktionalität kommen,
so haben wir ja gesehen, wie diese bei öffentlichen Bauten ausschaut, beispielsweise bei Schulen, wo man Flachdächer gebaut hat, die nach fünf Jahren ausgetauscht werden mussten. Die Alten sind ja nicht blöd gewesen und
haben schon gewusst, warum sie bestimmte Dinge so und nicht anders gebaut haben. Diese haben sich bewährt,
aber dann kommen Neue und müssen alles neu erfinden. Es liegt im Menschen drinnen, dass er etwas ändern
will, aber diese Bauten sind lieblos. Ich möchte keinem Architekten vorschreiben, wie er planen soll, aber ich spreche in diesem Zusammenhang von Phantasielosigkeit. Der Kollege Stocker hat schon Recht, wenn er sagt, dass
diese Projekte dann ja auch wieder von Architekten ausgezeichnet werden. Die bleiben unter sich. So, wie man
uns Politikern vorschreibt, eine Kaste zu sein, sind es auch die Architekten. Man muss zwischen dem Öffentlichen
und den Privaten unterscheiden. Hier baut die öffentliche Hand, auf dem Jaufenpass baut ein Privater. Der Private
ist meiner Meinung nach sehr geschickt gewesen, denn er hat diesen Streit um die Schutzhütten genutzt, um
hinten herum klammheimlich ein Projekt vorzulegen, dass viel größeren Ausmaßes ist als das der Schutzhütten.
Da hat man keinen Protest gehört! Man muss das also schon alles ein bisschen in Relation stellen. Wenn die
Hüttenwirte, die diese Hütten betreiben, sich zusprechend aussprechen, dann muss man auch darüber nachdenken. Die denken sicher an die Funktionalität. Wenn ich mir den Hüttenwirt der Schwarzensteinhütte anschaue, der
wirklich Angst haben muss, dass ihm irgendwann einmal die Hütte unter dem Hintern abrutscht, dann versteht
man, dass es hier etwas anderes braucht. Ob sie aber so gebaut werden muss, ist natürlich eine andere Frage.
Der Zwist ist ja auch quer durch den Alpenverein gegangen. Der ehemalige Vorsitzende des AVS spricht sich
dagegen aus, der jetzige Vorsitzende spricht sich dafür aus. Wie gesagt, die Politiker müssen da höllisch aufpassen, was sie machen. Wir sind knapp vor den Wahlen, und dann klingt das alles natürlich sehr gut. Ich möchte
auch fragen, wie viele von diesen Leuten, die unterschrieben haben, je auf einer Schutzhütte waren. Das möchte
ich schon auch einmal wissen.
Mir ist der Beschlussantrag auf jeden Fall zu schwach. Entweder man spricht sich dagegen aus, aber nur
zu sagen, dass die Projekte überdacht werden sollen … Das ist gelaufen! Wenn man glaubt, dass da irgendetwas
zurückgenommen wird, macht man den Leuten etwas vor!
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EGGER (Die Freiheitlichen): Der Beschlussantrag der Kollegin Artioli läuft unter dem Titel "Schutzhütten
bestmöglich sanieren". Schon allein deshalb werde ich mich der Stimme enthalten, weil ich nicht weiß, ob man
diese Hütten überhaupt sanieren kann und was eine allfällige Sanierung überhaupt kosten würde. Also, da fehlen
mir die objektiven Kriterien, um eine vernünftige Entscheidung treffen zu können. Ich bin kein Fachmann im Bereich Bauwesen und Architektur, aber ich bin ein Verfechter der traditionellen Bauweise, weil ich nicht möchte,
dass wir ins 200, 300 Jahren ein ähnliches Mickey-Mouse-Land sind wie viele andere Teile der Erde. Ich schicke
voraus, dass ich kein Fachmann bin, aber trotzdem habe ich meinen persönlichen Geschmack.
Herr Landesrat, das, was hier gemacht wird, ist eine Ungleichbehandlung. Der normale Bürger, der ein
Bauprojekt vorlegt, wird schikaniert, weil die Dachgaube einen halben Meter zu weit vorragt, weil zwei Dachfenster
zu viel sind usw. Wer gar im Landschaftsschutzgebiet bauen will, dessen Projekt muss alle möglichen Kommissionen durchlaufen. Dann müssen Trockenmauern usw. gebaut werden. Wo bleibt da die Gleichbehandlung, unabhängig davon, wie man zu den Schutzhütten oder zum Hotel auf dem Jaufenpass steht? Das Hotel auf dem Jaufenpass ist auch in meinen Augen schrecklich und "Der Erker" hat gut daran getan, das aufzuzeigen. Wie gesagt,
wo bleibt die Gleichbehandlung der Bürger? Im Dorf und in der Stadt wird genau geschaut, wie groß die Dachneigung ist, und wenn sie nicht passt, dann wird alles über den Haufen geworfen, mit all den Kosten, die damit verbunden sind. Die Berge und Gipfel sind offensichtlich frei gegeben, denn da macht man Experimente und zukunftsweisende Projekte und da will man auch Windräder aufstellen. Da spielt das keine Rolle! Also, ich kritisiere
diese Ungleichbehandlung zwischen Land und Bürger. Der Bürger wird schikaniert und ihm werden wegen kleiner
Details Spesen zugemutet. Die öffentliche Hand dagegen baut und protzt, und das kritisiere ich aufs Schärfste!
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Wir alle wissen, dass es in verschiedenen Bereichen die sogenannte
"Renommiersucht" gibt und gerade im Bereich der Architektur wollen sich sehr viele ein Denkmal setzen. Hans
Heiss, ich darf Dir sagen, dass mir die Cusanus-Akademie noch immer nicht gefällt, obwohl ich inzwischen auch
30, 40 Jahre Zeit gehabt hätte, mich daran zu gewöhnen. Auch die "Schuhschachtel" von Schenna gefällt mir
immer noch nicht. Immer dann, wenn ich nach Schenna fahre, springt sie mir ins Auge, und da entwickeln sich bei
mir negative Gefühle. Wenn Du daran denkst, dass Wanderer, die in solche Hütten gehen, negative Gefühle entwickeln, welche Freude werden dann die Hüttenwirte haben? In Meran hat es kurz nach dem Zweiten Weltkrieg
das Thermenhotel gegeben, mit modernem Welldach. Das war so scheußlich, dass es abgetragen wurde! Heute
steht dort ein neues Thermenhotel, mit einem neuen Baustil und neuem Zeitgeist, aber nicht völlig daneben gegriffen. Ich bin durchaus aufgeschlossen für neue Materialien, und man sollte durchaus auch einmal etwas Neues
wagen, aber hier geht es um die Bergwelt. Gerade dort, wo es die Stimmigkeit mit der Landschaft braucht, soll
dieses Kriterium also auf einmal nicht mehr gelten? Das verstehe ich nicht.
Kollege Heiss, Sie haben von der Sicherheit und Rastmöglichkeit gesprochen, die Schutzhütten bieten sollen. Wir wissen, wie viele exponierte Schutzhütten es gibt. Denken wir nur an das "Becherhaus" oder viele andere
Schutzhütten. Ich war früher viel auf solchen Schutzhütten und habe mich immer sicher gefühlt. Durch fehlenden
Permafrost stehen einige Hütten heute nicht mehr an einem sicheren Ort, und diese muss man natürlich neu aufstellen. Sicherheit und Rast haben die Schutzhütten aber auch bisher allemal geboten. Und man sage mir nicht,
dass Funktionalität nicht auch dort gegeben sein kann, wo man nicht Zinn-Titan verwendet. Man denke nur an die
Kosten! Herr Landesrat, sagen Sie uns bitte, wie weit das Ganze gediehen ist, denn auch nicht möchte nicht unbedingt dem Populismus das Wort reden.
NOGGLER (SVP): Beim einem Architektur-Wettbewerb gibt es natürlich immer viele, die sich mit dem Siegerprojekt nicht identifizieren können. Hier ist es extrem. Ich kenne die Situation der Weißkügelhütte im Langtauferer Tal sehr gut und muss sagen, dass das Siegerprojekt äußerst gewöhnungsbedürftig ist. Ich wage zu bezweifeln, ob die lokale Baukommission in Graun ein derartiges Projekt für einen privaten Bauherrn genehmigt hätte.
Über die Funktionalität will ich nicht sprechen, denn ich gehe schon davon aus, dass sich der Architekt Gedanken
darüber gemacht hat und das mit dem Hüttenwirt abgesprochen hat. Ob es sich hier um einen Großstadt-Monsterprotzbau handelt, weiß ich nicht. Jedenfalls glaube ich, dass diese Bauten nicht so schnell errichtet werden und
somit ein Nachdenken möglich sein wird.
Was die Weißkügelhütte anbelangt, ist die Positionierung sicher die falsche, Herr Landesrat. An die Stelle,
wo die neue Weißkügelhütte errichtet werden soll, gibt es im Winter kein Hinkommen. Der Zugang zur Weißkugelhütte ist lawinengefährdet und deshalb bleibt sie im Winter immer geschlossen. Meiner Meinung nach müsste man
darüber nachdenken, die Weißkugelhütte leicht zu versetzen, sodass sie auch im Winter für Skitourengeher usw.
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zugänglich ist. Das würde sich auch auf die Betreiber der Hütte sehr positiv auswirken. Ich glaube also, dass ein
Nachdenken zielführend wäre, wenngleich bei einer Überarbeitung der Architektur normalerweise nicht viel anderes herauskommt.
HOCHGRUBER KUENZER (SVP): Herr Präsident, werte Kolleginnen und Kollegen! Ich denke, dass ich
Tradition, aber auch ein bisschen Innovation verkörpere. Ich war zehn Jahre lang Mitglied der Gemeindebaukommission in Bruneck und habe gar einige Projekte und Baustile kommen und gehen sehen. Damals gab es Zeiten,
in denen man glaubte, jedes Hotel müsse einen Turm haben. Manchmal haben wir auch gelacht, als ein Projekt
eingereicht worden ist, das keinen Turm vorsah, und haben gefragt: "Wo ist der Turm?"
Ich muss sagen, dass mich diese drei Projekte eigentlich nicht so sehr emotional beschäftigt haben, weil ich
von vorneherein mit einer gewissen Leichtigkeit an die Sache gegangen bin. Wir wissen, dass die Schwarzensteinhütte neu errichtet werden muss. Die Edelrauthütte wird traditionell, also fast gleich gebaut, und die Weißkugelhütte stellt so wie die Schwarzensteinhütte etwas Neues dar. Ich bin der Meinung, dass wir alle die Vergangenheit und deren Baustil wertschätzen sollen, aber gleichzeitig denke ich auch, dass wir den Mut haben sollten,
in der heutigen Zeit Zeichen zu setzen. Das hat jedes Volk getan. Erinnern Sie sich bitte an die großen Baustile.
Man hat gotische und romanische Kirchen umfunktioniert und hatte den Mut, etwas Neues daraus zu machen.
Manchmal habe ich den Eindruck, dass wir viel lieber ein Museum schützen, anstatt die Freiheit und den Mut zu
haben, etwas Neues zu schaffen. Ich glaube, dass wir uns nicht allzu lange mit dieser Diskussion aufhalten sollten, denn Südtirol hat andere Probleme.
SCHULER (SVP): Ich wollte mich eigentlich nicht Wort zu melden, aber einige Wortmeldungen veranlassen
mich dazu, doch auch einiges zu sagen.
Was neue Architektur anbelangt, bin ich ein gebranntes Kind. Meine schwierigste Zeit in den 24 Jahren, in
denen ich Bürgermeister war, war die Ausschreibung des Wettbewerbes für die Neugestaltung des Dorfkerns
meiner Heimatgemeinde. Dass man über Architektur streiten kann, war mir schon bewusst, aber dass es so intensiv sein könnte, hat mich dann doch überrascht. Also, was da alles abgegangen ist … Teilweise bin ich aus dem
Staunen nicht mehr herausgekommen.
Es wurden auch die Wettbewerbe angesprochen und diejenigen, die über Wettbewerbe entscheiden sollen.
Es ist notwendig, einen gewissen Respekt gegenüber jenen zu haben, die den Aufwand eingehen und sich an
einem Wettbewerb beteiligen. Bei diesem muss dann aber auch eine faire Jury entscheiden und nicht Leute, die
sich manchmal nicht einmal die Mühe machen, sich ein Projekt anzuschauen.
Kollege Leitner, es kann nicht sein, dass hier eine ganze Berufsgruppe verunglimpft wird, das heißt, dass
man hergeht und sagt: "Die Architekten studieren eh alle dasselbe." Schon im alten Griechenland waren es die
Architekten, die Gebäude geplant und Pläne entworfen haben und nicht sonst jemand, und daran hat sich bis
heute nichts geändert.
Die Kollegin Kuenzer hat schon von der Türmchen-Kultur gesprochen, die sich bei uns entwickelt und
ganze Dörfer verschandelt hat. Wo bleiben diesbezüglich die Proteste?
TINKHAUSER (Die Freiheitlichen): Auch ich wollte mich nicht zu Wort melden, muss nun aber doch einiges sagen. Die ganze Diskussion erinnert mich an den "grünen Frosch". Damals hat es dieselben Grabenkämpfe
und Glaubenskriege gegeben. Hier gibt es diejenigen, die die katholische Kirche bewahren wollen, und andere,
die eine Neuerung zulassen wollen. Mich würde eines interessieren. Die Einbringerin schreibt in ihrem Beschlussantrag, dass die Siegerprojekte für die Schwarzenstein- und Weißkugelhütte überdacht werden sollten. Kollegin
Artioli, auf welcher dieser Hütten bist Du je gewesen, um so etwas sagen zu können oder springst Du hier nicht
nur auf eine Facebook-Gruppe auf? Bei der gesamten Diskussion sollte man schon eine gewisse Ehrlichkeit walten lassen. Wir haben heute über Architektur diskutiert, die der eine so, der andere anders sehen kann. Wenn
man sich die Entwicklungen in anderen Ländern anschaut, dann darf man feststellen, dass zum Beispiel auch die
Monte-Rosa-Hütte in der Schweiz futuristisch geplant worden ist, ob sie einen nun gefällt oder nicht. Auch in Bayern gibt es Hütten, die nicht unbedingt ins Landschaftsbild passen. Es gibt also nicht nur bei uns, sondern im ganzen Alpenraum und in Europa geht es in eine neue Richtung. Wir sollten nicht den Fehler machen und sagen,
dass das, was vor 100 Jahren gebaut worden ist, alles gut ist. Ich möchte heute auch nicht mehr in der Lederhose
herumrennen wie vor 100 Jahren.
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PICHLER ROLLE (SVP): Zunächst muss unterstrichen werden, dass es die Leistung der Politik war, diese
Schutzhütten wieder in Südtiroler Hände zu bringen. Das ist ein sehr wichtiges Ergebnis. Ich finde es auch gut,
dass wir nun daran gehen können, die Hütten zu sanieren. Ich glaube, dass die Landesregierung hier mit Augenmaß vorgeht. Insgesamt sind 25 Schutzhütten an das Land übergegangen, dank unserer Parlamentarier und der
gesamten Südtiroler Volkspartei. Wenn der Großteil dieser Schutzhütten saniert werden kann und nur drei neu
gebaut werden müssen, dann ist das gut. Wenn man dann beschließt, Architekten einzuladen und das Ganze von
einer internationalen Jury bewerten zu lassen, dann ist das auch gut. Wir haben sieben Naturparke geschaffen,
den Ensembleschutz eingeführt und legen sehr großen Wert auf Denkmalschutz, aber man will auch Möglichkeiten für Neubauten eröffnen. Dort sollte sich die Politik ein wenig zurückhalten. Da gebe ich dem Kollegen Leitner
absolut Recht. Ich glaube, dass man in Südtirol eine sehr gute Mischung gefunden hat. Es mag schon stimmen,
dass einige Bauten, vornehmlich im gastgewerblichen Bereich, nicht unbedingt optimal gelungen sind, aber wenn
ich mir manche Örtlichkeiten im Bundesland Tirol anschaue, mit den klassischen Satteldächern und den Geranien,
dann muss ich sagen, dass mir entweder ein schöner Altbau oder ein Neubau lieber ist. Ich bin froh, dass wir in
Südtirol nicht diese Kitsch-Architektur übernommen haben. Wie gesagt, ein wenig Mut und Courage sollte man
schon haben.
Das, was der Kollege Noggler gesagt hat, ist eine andere Überlegung. Er hat gesagt, dass der Platz, an
dem die neue Weißkugelhütte errichtet werden soll, überdacht werden soll. Das ist eine Bemerkung, die absolut
in Ordnung geht, aber alles noch einmal in Frage zu stellen und auf eine Kampagne aufzuspringen, … Armes
Land, wenn wir ununterbrochen auf Züge aufspringen müssten. Wenn das zum allgemeinen Stil würde, dann hätten wir eine totale Blockade von all dem, was auf den Weg gebracht werden soll.
MUSSNER (Landesrat für Bauten, ladinische Schule, Kultur- und Vermögensverwaltung und Umwelt
und Energie – SVP): Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Wir freuen uns über den Übergang der 25
Schutzhütten vom Staat auf das Land. Wir können das Thema "Sanierung" nun endlich angehen. Wir fühlen uns
für diese alpinen Kostbarkeiten verantwortlich, und deshalb macht es uns Freude, diese Schutzhütten zu sanieren
bzw. neu zu errichten.
Die Landesregierung hat im Jahr 2011 beschlossen, die Schwarzenstein-, Edelraut- und Weißkugelhütte
abzureißen und neu aufzubauen. Diese Entscheidung wurde getroffen, nachdem eine genaue Bestandsaufnahme
aller 25 an das Land übergegangenen Schutzhütten durchgeführt worden war. Die Erhebungskriterien waren vor
allem der Zustand der Bausubstanz und die geologischen Verhältnisse, die sich durch den Klimawandel stark
verändert haben. Als Ergebnis ist herausgekommen, dass 16 der 25 Schutzhütten in einem verhältnismäßig guten
Zustand sind, während 6 Schutzhütten in einem mittelmäßigen Zustand sind und 3 Schutzhütten unbedingt neu
gebaut werden müssen. Die Bausubstanz ist im Allgemeinen nicht ganz gut, aber die Leute, die in diesen Hütten
arbeiten, sind mit dieser Situation zufrieden. Bei 22 Schutzhütten wird es möglich sein, mit nur wenigen Interventionen alles wieder nach Gesetz herzustellen.
Die Schwarzensteinhütte weist wirklich große statische Mängel auf. Sie ist aufgrund der geologischen Situation, also aufgrund des Abschmelzens des Permafrostes einsturzgefährdet. Bei der Edelrauthütte gibt es auch
statische Probleme, und wenn Sie oben waren, Frau Kollegin Artioli, dann haben Sie gesehen, dass der Boden
um einen halben Meter abgesunken ist. So etwas ist einfach nicht mehr zu verantworten. Die Weißkugelhütte
befindet sich allgemein in einem sehr schlechten Zustand und hat große Probleme mit den Räumlichkeiten. Wir
sind das Thema also im Jahr 2011 angegangen, wollten 2012 planen und im Jahr 2013 mit den Arbeiten beginnen, wobei die Edelrauthütte höchste Priorität hat.
Es wurde gesagt, dass es keine Gleichbehandlung zwischen der öffentlichen Hand und Privaten geben
würde. Das stimmt nicht, denn die Baukommission muss natürlich auch diese Projekte überprüfen. Auch die Baukommission für Alpinbauten und Landschaftsschutzkommission muss ihr OK geben. Diese Bauten müssen also
denselben Iter durchlaufen wie alle anderen Bauten.
Zum Wettbewerb wurden zehn Architekten eingeladen, die ihre Vorschläge gemacht haben. Das ist alles in
einer transparenten Vorgangsweise passiert. Wir haben eine Kommission gebildet, in der auch Architekten vertreten waren, die auch international anerkannt sind. Daneben waren auch Vertreter des CAI, des Alpenverein und
der Gemeinde dabei. Deshalb sollte man das, was da beschlossen worden ist, akzeptieren.
Ich muss Ihnen sagen, dass es richtig ist, dass wir das Thema endlich angehen. Die 25 Schutzhütten sind
nicht nur für die Touristen wichtig, sondern auch für die Südtirolerinnen und Südtiroler, die gerne in die Berge
gehen. Ich wundere mich also schon über die Aussage des Kollegen Knoll, der gemeint hat, dass ich gesagt hätte,
dass es bei den Schutzhütten auch um die fehlenden Winterräume gehen würde. Das habe ich auch gesagt und
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das wurde vom Alpenverein Pustertal vorgeschlagen. Ich habe beim Interview im RAI Sender Bozen mehr gesagt,
und deshalb kann das schon ein bisschen komisch wirken.
Frau Artioli, natürlich gibt es auch Hütten, die an Private übergeben werden könnten, aber bei den meisten
Hütten ist das nicht möglich, denn da würden die Spesen die Gewinne bei weitem überschreiten. Deshalb muss
die Landesverwaltung intervenieren, damit der Bestand auch in Zukunft gewährleistet werden kann.
Abschließend noch etwas in persönlicher Angelegenheit. Auf Facebook scheinen viele Namen auf, und ich
muss sagen, dass auch viele Kolleginnen und Kollegen aufscheinen, die eigentlich dagegen sind, laut Facebook
aber dafür sind. Das ist nicht die richtige Methode, das Thema transparent anzugehen. Wir werden überprüfen, ob
das rechtlich überhaupt zulässig ist.
Wie gesagt, wir gehen diese Thematik mit Freude an. Natürlich kann man architektonisch dafür oder dagegen sein. Es könnte ja auch sein, dass Architekten Projekte einreichen, die die Situation noch verschlechtern würden. Die besonderen Merkmale, die von der Kollegin Kuenzer geschildert worden sind, müssen auch hier Platz
finden. Es ist richtig, dass darüber diskutiert wird, aber dass jeder von uns glaubt, es besser machen zu können
als eine Gruppe von Technikern und Architekten, … Wir werden sicher weitermachen und hoffen, dass wir im Jahr
2013, sollte es die finanzielle Situation erlauben, mit dem Bau der Edelrauthütte beginnen.
ARTIOLI (Lega Nord): Presidente, chiedo prima di tutto la votazione per appello nominale.
Vorrei poi tranquillizzare tutti coloro che non hanno letto l'emendamento sostitutivo della mozione. Noi non
diciamo di non rifare i rifugi, soprattutto dove non si possono ristrutturare, però rifateli che piacciano alla popolazione e ai turisti! Il 97% su 5.000 persone intervistate hanno risposto che non piace il progetto per i rifugi Vittorio
Veneto e Pio XI, mentre per quanto riguarda il progetto per la ristrutturazione del rifugio Ponte di Ghiaccio, come
mai piace al 99% dei sudtirolesi e dei turisti, anche se è moderna? Perché rappresenta, anche se in stile moderno,
la nostra tradizione, la nostra capacità di fare architettura. Nella mozione c'è solo scritto di rivedere i progetti, dato
che non piacciono alla gente. Non si capisce perché devono somigliare all'autogrill della Mebo, non si capisce
perché, a 2.900 metri di altezza, dobbiamo rovinare il paesaggio. Anche il rifugio Ponte di Ghiaccio-Edelrauthütte,
è a 2.500 metri. Se è solo una questione di tecnica, come mai, essendo alla stessa altezza, l'Edelrauthütte si può
fare in legno e gli altri due no?
Per quanto riguarda Facebook, assessore, capisco che Lei ha una certa età e non capisce come funziona,
quindi prima di fare un intervento come quello che ha fatto, glielo spiego. Su facebook ognuno di noi sa se viene
iscritto ad un gruppo, non ci sono i gruppi falsi. Le spiego che ci sono due gruppi su facebook, uno a favore e uno
contro. Il gruppo che appoggia gli architetti ha 300 iscritti, il gruppo che è contro questi progetti ha 5.500 iscritti, ma
non sono stati iscritti con la violenza, perché ognuno di noi sa se viene iscritto, e se non gli piace il gruppo, si toglie senza problemi. A parte questo, siccome sapevamo che non vi sareste fidati dei dati internet, siamo andati
paese per paese a raccogliere le firme con l'indirizzo di casa della gente. Le ho qua, e sono altre persone rispetto
a quelle che si sono iscritte a facebook, quindi immagini Lei quanta gente è contraria!
La seconda cosa che volevo dirLe è che la gente che ha firmato era convinta di quello che faceva. Tutti
hanno detto di non essere contrari al rifacimento dei rifugi, però che vengano fatti in uno stile che possa piacere a
tutti, sullo stile della Edelrauthütte, che è proprio quello che vuole la gente. Facciamo tre rifugi moderni, e va bene,
ma fateli che possano piacere a tutti! Se poi il presidente che è arrivato adesso mi dice che le forme sono poche e
ce ne vogliono 500 mila firme, dico che anche la "Gruber & Partner" prima di rendere noti i risultati di sondaggi sui
partiti dovrebbe chiedere a 500 mila persone invece che a 1.000 persone. Come mai un campione dice la verità
quando vi fa comodo, e quando invece non vi fa comodo dite che non è un campione attendibile perché non ci
sono 500 mila firme. Noi abbiamo raccolto il campione, che sono le firme, sia su internet che per strada.
Il collega Noggler dice che la posizione della Weißhugelhütte è sbagliata. La popolazione invece dice che
d'acciaio e di bronzo non piace. Pertanto fate rifare i progetti a questi architetti che hanno vinto il concorso! Loro
sono bravi a farli, non c'è da vergognarsi nel chiedere di rifarli.
Al collega Tinkhauser quando deve colpire sotto la "Gürtellinie" perché non ha argomenti, non rispondo
nemmeno!
MUSSNER (Landesrat für Bauten, ladinische Schule, Kultur- und Vermögensverwaltung und Umwelt
und Energie – SVP): In persönlicher Angelegenheit. Die Kollegin Artioli war schon ein bisschen hart mit meiner
Person, indem sie gesagt hat, dass ich zu alt wäre, um das mit Facebook zu verstehen. Ich habe nicht bei Facebook mitgemacht, habe das aber von meinen Töchtern erfahren. Meine Kollegen scheinen auch so auf, als ob sie
dagegen wären, obwohl das nicht stimmte. Landeshauptmannstellvertreter Berger wird das auch noch genauer
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erklären. Auf jeden Fall bin ich der Meinung, dass es nicht richtig ist, Namen von Personen anzuführen, die angeblich dafür sind.
BERGER (Landesrat für Tourismus, Landwirtschaft, Grundbuch, Kataster, Raumentwicklung, Natur
und Landschaft – SVP): Frau Kollegin Artioli, nachdem auch ich in Facebook als Gegner dieser neuen Architektur aufscheine, dass ich sogar Mitglied dieser Gruppe sein soll, obwohl ich nirgendwo unterschrieben habe,
möchte ich sagen, dass das für mich eine Frechheit und eine Unverschämtheit ist. Natürlich ist das rechtlich nicht
anfechtbar, aber niemand kann mir sagen, dass all diese Leute unterschrieben haben. Das ist dasselbe wie damals mit den gelben Hinweisschildern. Hier müssen wir schon bei der Wahrheit bleiben!
Ich kenne alle Hütten in- und auswendig und war damals derjenige, der sie vom Staat übernommen hat.
Wenn wir diese Hütten aufrecht erhalten wollen, dann müssen sie neu gebaut werden. Sie müssen den Erfordernissen der Zeit angepasst werden, und deshalb ist das wieder einmal Geplänkel, genau wie damals mit den gelben Schildern. Man springt irgendwo auf, wo man glaubt, irgendjemanden für sich gewinnen zu können. Mehr ist
das nicht! Auch Kollege Widmann ist auf Facebook als Gegner der neuen Architektur angeführt. Die Argumente,
mit denen hier gearbeitet wird, sind absolut unrealistisch!
ARTIOLI (Lega Nord): Per fatto personale. Vorrei sapere come mai l'assessore Berger ha potuto parlare
10 minuti per fatto personale. Lei, come al solito, presidente Minniti, fa vedere la Sua scorrettezza e gli altri consiglieri non devono parlare. Nessuno ha capito quale fosse il fatto personale dell'assessore Berger.
PRESIDENTE: L'assessore Berger ha parlato meno di 3 minuti, come previsto dal regolamento. La parola
al consigliere Egger, prego.
EGGER (Die Freiheitlichen): Zum Fortgang der Arbeiten. Herr Landesrat, ich habe von einer Ungleichbehandlung zwischen Bürgern, die ein kleines Bauvorhaben in einer Gemeinde realisieren, und der Landesverwaltung gesprochen, die jetzt die Berggipfel erschließen will. Sie haben gesagt, dass bei diesen Wettbewerben alles
ordnungsgemäß abgewickelt worden sei, und das habe ich ja nicht in Frage gestellt. Was sagen Sie mir, wenn
dem kleinen Mann, der ein kleines Projekt vorlegt, alles zurückgeworfen wird, nur weil die Dachneigung nicht genau stimmt, während …
PRESIDENTE: Scusi, consigliere Egger, ma questo non è sull'ordine dei lavori.
EGGER (Die Freiheitlichen): Ich wollte nur noch einmal die Frage wiederholen, auf die mir der Landesrat
keine Antwort gegeben hat.
PRESIDENTE: Il dibattito sulla mozione c'è già stato.
Consigliere Knoll, prego.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Herr Präsident, es kommt immer wieder vor, dass Fragen gestellt
werden und die Landesräte nicht darauf antworten. Das ist zwar nicht eine Böswilligkeit, denn bei dieser Menge an
Stellungnahmen …
PRESIDENTE: Consigliere Knoll, ognuno può rispondere come crede.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ja, aber es wird doch legitim sein, dass ein Kollege darauf hinweisen
kann, dass auf diese oder jene Frage nicht geantwortet worden ist! Das ist doch keine Böswilligkeit! Also, bitte!
EGGER (Die Freiheitlichen): Ich habe mir höflich erlaubt, meine Frage zu wiederholen, nehme aber zur
Kenntnis, dass die Landesregierung auf diese Frage nicht eingehen will.
PRESIDENTE: Passiamo adesso alla votazione.
È stata chiesta la votazione per appello nominale. Apro la votazione:
ARTIOLI (Lega Nord): Sì.
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BAUMGARTNER (SVP): Nein.
BERGER (SVP): Nein.
BIZZO (Partito Democratico/Demokratische Partei): No.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): No.
DURNWALDER (SVP): Nein.
EGGER (Die Freiheitlichen): Enthalten.
HEISS (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Nein.
HOCHGRUBER KUENZER (SVP): Nein.
KASSLATTER MUR (SVP): Nein.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ja.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ja.
LAIMER (SVP): Nein.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Ja.
MAIR (Die Freiheitlichen): Ja.
MINNITI (Il Popolo della Libertà): Sì.
MUNTER (SVP): Nein.
MUSSNER (SVP): Nein.
NOGGLER (SVP): Ja.
PARDELLER (SVP): Nein.
PICHLER ROLLE (SVP): Nein.
PÖDER (BürgerUnion): Ja.
SCHULER (SVP): Nein.
SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): (Assente)
STIRNER BRANTSCH (SVP): Nein.
STOCKER M. (SVP): Nein.
STOCKER S. (Die Freiheitlichen): Ja.
THALER ZELGER (SVP): Nein.
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THEINER (SVP): Nein.
TINKHAUSER (Die Freiheitlichen): Nein.
TOMMASINI (Partito Democratico/Demokratische Partei): No.
UNTERBERGER (SVP): Nein.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y libertè): Sì.
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Sì.
WIDMANN (SVP): (Abwesend)
Comunico l'esito della votazione: con 11 voti favorevoli, 21 voti contrari e 1 astensione la mozione è respinta.
SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): Scusi, presidente, non ho votato perché aspettavo che
faceste l'appello.
PRESIDENTE: Consigliere Seppi, mi spiace per Lei! Al termine della votazione viene emessa una stampa
dove sono indicati i nomi dei consiglieri votanti e il voto da essi espresso.
Punto 9) all'ordine del giorno: "Mozione n. 504/12 del 2.8.2012, presentata dai consiglieri Mair, Leitner
e Stocker Sigmar, riguardante la formazione per insegnanti iscritti nelle graduatorie scolastiche e con
titolo di studio valido".
Punkt 9 der Tagesordnung: "Beschlussantrag Nr. 504/12 vom 2.8.2012, eingebracht von den Abgeordneten Mair, Leitner und Sigmar Stocker, betreffend die Lehrerausbildung für die Lehrpersonen in den
Schulranglisten mit gültigem Studientitel".
In Alto Adige molte e molti insegnanti, giovani, motivate/motivati e con volontà di fare stanno aspettando da anni i relativi corsi di formazione. Dall'ultimo concorso straordinario nel 2004/05 per molte
categorie non vi è più stata alcuna possibilità di ottenere l'abilitazione all'insegnamento. A ciò si aggiungono le informazioni poco chiare e in parte contraddittorie in merito fornite dalla sovrintendenza
scolastica e dall'università di Bressanone. Risulta comunque strano che il decreto ministeriale n. 31
del 14 marzo 2012 non preveda alcuni posti per il TFA, il Tirocinio Formativo Attivo (vale a dire un
corso di un anno abilitante all'insegnamento) per le scuole medie e superiori in Alto Adige.
Negli ultimi anni molti laureati e molte laureate hanno contribuito in modo determinante a tenere in
piedi la scuola altoatesina. Con gioia, motivazione, costanza e competenza hanno trasmesso l'entusiasmo per la loro materia, formando così numerosi studenti o preparandoli ai più svariati percorsi
formativi. Di anno in anno gli stessi supplenti si sono sottoposti diligentemente all'assegnazione delle
cattedre per assicurarsi il loro posto di lavoro annuale.
Insegnanti con esperienza pluriennale, seppur privi di abilitazione, sono sempre più spesso superati
da giovani abilitati, con un solo anno di esperienza professionale in classe. Molti di coloro che oggi
ottengono l'abilitazione sono di fatto ex studenti di questi insegnanti, che per di più continuano ad
assisterli e formarli. Come ringraziamento i supplenti vengono scavalcati nelle graduatorie dai propri
ex studenti. Questo perché ai tempi in cui questi supplenti hanno iniziato i loro studi il percorso classico prevedeva la laurea per poi, superato il concorso oppure la relativa formazione supplementare,
ottenere l'abilitazione all'insegnamento e poi entrare di ruolo con un contratto a tempo indeterminato.
È così anche per i cittadini di Austria e Germania che si fanno riconoscere dal ministero dell'istruzione la propria abilitazione.
Che ne sarà delle centinaia di insegnanti che all'epoca avevano scelto questo mestiere, ma in futuro
non potranno più insegnare, perché il percorso che si usava allora adesso non vale più oppure non è
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più possibile? Noi riteniamo che bisognerebbe offrire a queste persone almeno una possibilità per
ottenere l'abilitazione all'insegnamento.
Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
impegna
la Giunta provinciale
a provvedere a quanto segue:
- organizzare già per l'anno scolastico 2012/13 un corso di un anno abilitante all'insegnamento
(TFA);
- dare prevalentemente accesso al corso ai supplenti delle graduatorie che da anni stanno aspettando questa formazione ai fini dell'abilitazione all'insegnamento;
- esonerare gli insegnanti con titolo di studio valido e con più di 36 mesi di servizio dall'esame di ammissione;
- stabilire che per i futuri insegnanti nelle graduatorie provinciali l'attestato di bilinguismo A costituisce
un requisito d'accesso;
- organizzare un concorso come soluzione più veloce e più economica qualora non fosse possibile
far partire il TFA nel corso dell'anno scolastico 2012/13.
---------Viele junge, ambitionierte und motivierte Lehrpersonen warten in Südtirol seit vielen Jahren auf eine
Lehrerausbildung. Seit dem letzten außerordentlichen Wettbewerb im Jahr 2004/05 gab es keine
Möglichkeit für viele Wettbewerbsklassen die Lehrbefähigung zu erhalten. Hinzu kommt noch die unklare und teils widersprüchliche Informationsherausgabe von Seiten des Schulamtes und der Universität Brixen. Verwunderlich dabei ist, dass im Ministerialdekret Nr. 31 vom 14. März 2012 keine Ausbildungsplätze für das TFA ("Tirocino Formativo Attivo", was soviel bedeutet wie der einjährige unterrichtsbefähigende Kurs) an Mittel- und Oberschulen für Südtirol beantragt wurden.
In den letzten Jahren haben viele Akademiker maßgeblich dazu beigetragen, den Schulbetrieb in
Südtirol aufrecht zu erhalten. Sie haben mit Freude, Motivation, Ausdauer und Fachkompetenz die
Begeisterung für das eigene Fach weitergegeben und somit viele Schüler ausgebildet bzw. auf die
unterschiedlichsten Ausbildungswege vorbereitet. Dieselben Supplenten sind von Jahr zu Jahr fleißig
zur Stellenwahl gegangen, um sich eine einjährige Arbeitsstelle zu sichern.
Lehrer mit langjähriger Berufserfahrung, jedoch ohne Lehrbefähigung, werden immer häufiger von
jungen Lehramtsabgängern mit nur einjähriger Praxiserfahrung überholt. Viele der heutigen Lehramtsabgänger sind ehemalige Schüler dieser Lehrpersonen, die sie zudem weiter betreuen und
ausbilden. Als Dank dafür werden die Supplenten von den eigenen Ex-Schülern auf den Schulranglisten verdrängt. Denn in der Zeit, als diese Supplenten ihr Studium begonnen hatten, war es der übliche Weg ein Diplomstudium zu belegen, um dann als Lehrer nach erfolgreich bestandenem Wettbewerb bzw. entsprechender bestandener Zusatzausbildung, die Lehrbefähigung zu erlangen und
anschließend die Stammrolle mit einem unbefristeten Vertrag. Dies trifft auch für österreichische und
deutsche Staatsbürger zu, die sich die Lehrbefähigung in Rom anerkennen lassen.
Was soll aus den hunderten Lehrpersonen werden, die sich damals für diesen Beruf entschieden
haben, ihn aber in Zukunft nicht mehr ausüben dürfen, weil die damals übliche Vorgangsweise heute
nicht mehr gültig bzw. nicht mehr möglich ist? Wir sind der Meinung, dass diesen Betroffenen zumindest eine Möglichkeit gegeben werden sollte, um die Lehrbefähigung zu erhalten.
Der Südtiroler Landtag
verpflichtet
die Landesregierung
folgende Punkte umzusetzen:
- Der einjährige, unterrichtsbefähigende Kurs (TFA) ist bereits für das Schuljahr 2012/13 durchzuführen.
- Zugang zum Kurs sollten vorwiegend Supplenten der Schulranglisten haben, die seit Jahren auf
diese Ausbildung warten, um die Lehrbefähigung zu erhalten.
- Lehrpersonen mit gültigem Studientitel und mit mehr als 36 Monaten Dienst sollten keine Aufnahmeprüfung mehr machen müssen.
- Für die zukünftigen Lehrpersonen in den Landesranglisten stellt die Zweisprachigkeitsprüfung A eine Zugangsvoraussetzung dar.
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- Sollte das TFA im Laufe des Schuljahres 2012/13 nicht starten, wäre die Durchführung eines Wettbewerbs im selben Schuljahr die billigste und schnellste Lösung.
Emendamento a firma della consigliera Mair: "L'ultimo punto della parte dispositiva è sostituito dal seguente: 'indire nel corso dello stesso anno scolastico un concorso che abiliti i supplenti all'insegnamento qualora
non fosse possibile far partire il TFA nell'anno scolastico 2012/13. È aggiunto il seguente ulteriore punto: "a partire
da subito non vengono iscritti ulteriori insegnanti nella graduatoria provinciale e nel secondo gruppo della graduatoria scolastica fintanto che non sarà stata organizzata una formazione abilitante all'insegnamento per gli insegnanti delle scuole medie e superiori altoatesine. Inoltre fino ad allora la graduatoria provinciale sarà provvisoriamente congelata'."
"Im beschließenden Teil wird der letzte Punkt wie folgt ersetzt: 'Sollte das TFA im Laufe des Schuljahres
2012/13 nicht starten, wird noch in demselben Schuljahr ein Wettbewerb angeboten, der den Supplenten die Lehrbefähigung erteilt. Es wird folgender Punkt hinzugefügt: Ab sofort werden keine weiteren Lehrpersonen in die
Landesrangliste und in die zweite Gruppe der Schulrangliste aufgenommen, bevor nicht eine lehrbefähigende
Ausbildung für Lehrpersonen der Südtiroler Mittel- und Oberschulen stattgefunden hat. Ebenso wird die Landesrangliste mit Vorbehalt bis dato eingefroren'."
La parola alla consigliera Mair per l'illustrazione, prego.
MAIR (Die Freiheitlichen): Danke, Herr Präsident! Über dieses Thema wurde letzthin viel diskutiert, weil es
auch aktuell ist. Eine ganze Reihe von betroffenen Lehrpersonen hat sich an uns gewandt, mit dem Ersuchen,
hinsichtlich dieser Thematik tätig zu werden. Es gibt viele junge, ambitionierte und motivierte Lehrpersonen, die in
Südtirol seit mehreren Jahren auf eine Lehrerausbildung warten. Seit dem letzten außerordentlichen Wettbewerb
im Jahr 2004/2005 hat es nämlich für viele keine Möglichkeit mehr gegeben, die Lehrbefähigung zu erhalten.
Hinzu kommt die noch unklare und teilweise widersprüchliche Herausgabe von Informationen seitens des Schulamtes, aber auch der Universität Brixen. Verwunderlich ist, dass laut Ministerialdekret Nr. 31 vom 14. März 2012
keine Ausbildungsplätze für das TFA – Tirrocino Formativo attivo -, was dem einjährigen unterrichtsbefähigenden
Kurs in Südtirol entspricht, an Mittel- und Oberschulen für Südtirol beantragt worden sind. In den letzten Jahren
haben viele Akademiker maßgeblich dazu beigetragen, den Schulbetrieb in Südtirol aufrecht zu erhalten. Sie haben mit Freude, Motivation, Ausdauer und Fachkompetenz die Begeisterung für das eigene Fach weitergegeben
und somit viele Schüler ausgebildet bzw. auf die unterschiedlichsten Ausbildungswege vorbereitet. Lehrer mit
langjähriger Berufserfahrung, jedoch ohne Lehrbefähigung, werden immer häufiger von jungen Lehramtsgängern
mit nur einjähriger Praxiserfahrung überholt. Viele der heutigen Lehramtsabgänger sind ehemalige Schüler dieser
Lehrpersonen, die sie zudem weiterbetreuen und ausbilden. Als Dank dafür werden die Supplenten von den eigenen Ex-Schülern auf den Schulranglisten verdrängt, denn in der Zeit, als diese Supplenten ihr Studium begonnen
hatten, war es der übliche Weg, ein Diplomstudium zu belegen, um dann als Lehrer nach erfolgreich bestandenem
Wettbewerb bzw. entsprechender bestandener Zusatzausbildung die Lehrbefähigung und anschließend die
Stammrolle mit einem unbefristeten Vertrag zu erlangen. Dies trifft auch für österreichische und deutsche Staatsbürger zu, die sich die Lehrbefähigung in Rom anerkennen lassen. Was soll aus den hunderten Lehrpersonen
werden, die sich damals für diesen Beruf entschieden haben, ihn aber in Zukunft nicht mehr ausüben dürfen, weil
die damals übliche Vorgangsweise heute nicht mehr gültig bzw. nicht mehr möglich ist? Wir fordern die Südtiroler
Landesregierung auf, folgende Punkte umzusetzen. Sollte der einjährige unterrichtsbefähigende Kurs bereits für
das Schuljahr 2012/2013 durchgeführt werden, dann sollten vorwiegend Supplenten der Schulranglisten Vorrang
haben, die seit Jahren auf diese Ausbildung warten, um die Lehrbefähigung zu erhalten. Lehrpersonen mit gültigem Studientitel und mit mehr als 36 Monaten Dienst sollten keine Aufnahmeprüfung mehr machen müssen. Für
die zukünftigen Lehrpersonen in den Landesranglisten soll die Zweisprachigkeitsprüfung A eine Zugangsvoraussetzung darstellen. Sollte das TFA nicht starten, dann wird noch im selben Schuljahr ein Wettbewerb angeboten,
der den Supplenten die Lehrbefähigung erteilt. Im beschließenden Teil soll hingefügt werden, dass ab sofort keine
weiteren Lehrpersonen in die Landesrangliste und in die zweite Gruppe der Schulranglisten aufgenommen werden, bevor nicht eine lehrbefähigende Ausbildung für Lehrpersonen der Südtiroler Mittel- und Oberschulen stattgefunden hat. "Ebenso wird die Landesrangliste mit Vorbehalt bis dato eingefroren." Es warten wirklich viele Betroffene auf klare Antworten. In den letzten Wochen und Monaten sind wirklich sehr viele unterschiedliche Aussagen getroffen worden, auch von der zuständigen Landesrätin. Man hat befürchtet, dass sich hier wenig ändern
bzw. bis zum Schluss nichts herauskommen wird. Die Betroffenen erwarten sich klare Antworten. Es hat immer
wieder geheißen, dass das Ministerium sehr wohl aktiv werden würde. Dazu ist zu sagen, dass sich das Ministe-
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rium auf die Anfragen der Gewerkschaft überhaupt nicht meldet. Im Rahmen einer pädagogischen Großtagung
hatte die Frau Landesrätin versprochen, dass dieses Dekret …
LEITNER (Die Freiheitlichen): Herr Präsident, ich ersuche um ein bisschen Ruhe!
PRESIDENTE: Chiedo i consiglieri di lasciare parlare la consigliera Mair.
MAIR (Die Freiheitlichen): Ich weiß schon, dass Sie das nicht interessiert, und ich habe auch nicht die
Kanäle, in Rom vorzusprechen, die Sie haben. Hier geht es um eine wichtige Sache, von der viele betroffen sind,
und deshalb ersuche ich um ein bisschen mehr Disziplin.
Also, im Rahmen dieser Großtagung hat die Frau Landesrätin den Anwesenden versprochen, dass das Ministerium dieses Dekret unterzeichnen würde. Ich weiß nicht, ob das inzwischen geschehen ist. Auf jeden Fall
kennt die Frau Landesrätin die Thematik nur zu gut, und ich weiß auch, dass sie bemüht ist, einen Ausweg zu
finden. Ich ersuche die Landesregierung aber doch, dem einen und anderen Punkt des Beschlussantrages zuzustimmen, denn hier ist wirklich Eile geboten.
PRESIDENTE: Chiedo ancora scusa, consigliera Mair.
Ha chiesto intervenire la consigliera Klotz, ne ha facoltà.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Über diese Situation haben wir öfters gesprochen, und ich kann mich
daran erinnern, dass die Frau Landesrätin schon letztes Jahr gesagt hat, dass sie sich um eine Lösung des Problems bemühen werde. Sie hat zugegeben, dass diese Unsicherheit alles andere als erquicklich sei und sie diesbezüglich auch in einer Verlegenheit sei, weil sie ja nicht dafür zuständig ist. Wir haben ja die letzten Nachrichten in
Zusammenhang mit dem Schulbeginn gehört, das heißt, dass Rom zwar immer versprechen würde, bis heute
aber nichts Konkretes auf dem Tisch liegen würde. Frau Landesrätin, wie weit haben Sie konkrete Zusagen bzw.
wie weit sind diese Vorarbeiten gediehen? Ich selber habe ja einige Anfragen an Sie in Zusammenhang mit der
Anerkennung von Lehramtsstudiengängen, die an österreichischen Universitäten besucht werden, gestellt. Dabei
ist dann die Antwort gekommen, dass es hier eine Sonderregelung gebe, aber darum geht es hier nicht. Auf jeden
Fall geht es hier auch um Gerechtigkeit. Wenn jemand nicht den gültigen Studientitel hat, dann wäre ich auch
vorsichtig. Wir kennen das ja vom früheren Supplentenwesen her. Als damals die Einheitsmittelschule eingeführt
worden ist, sind viele eingesprungen, um den Schuldienst zu gewährleisten. Diese Fälle sind dann im Laufe der
Zeit saniert worden, und wahrscheinlich sind diese Leute längst in Pension. Heute würde ich den Besitz des gültigen Studientitels als eines der wichtigsten Kriterien ansehen, denn viele junge Leute tun es sich an, vier oder fünf
Jahre an einer Universität zu studieren. Da würde ich also keiner Vorzugsschiene das Wort reden, aber diejenigen, die die Voraussetzungen haben, aber einfach in keine Liste kommen, weil sie keine Möglichkeit haben, eine
Lehramtsbefähigung zu erhalten, müssen schon eine gewisse Sicherheit haben. Im Beschlussantrag steht, dass
es seit dem Jahr 2004 keinen Wettbewerb mehr gegeben hat. Also handelt es sich ja um Leute, die seit 8 Jahren
im Schuldienst sind.
Vorsitz der Vizepräsidentin | Presidenza della vicepresidente: DDr.in Julia Unterberger
PRÄSIDENTIN: Frau Abgeordnete Stirner Brantsch, bitte.
STIRNER BRANTSCH (SVP): Danke, Frau Präsidentin! In diesem Beschlussantrag wird ein wirklich unzumutbarer Zustand geschildert, der bereits seit Jahren anhält. Die Landesrätin kennt das Problem bestens und
setzt sich seit Jahren dafür ein, dass diese ungute Position der Lehrpersonen endlich geklärt wird und dass die
Lehrpersonen eine sichere Anstellung bekommen und nicht von Jahr zu Jahr verschickt werden. Ich hatte selbst
die Gelegenheit, mit einigen dieser Betroffenen zu sprechen, und ich muss sagen, dass es wirklich zum Schämen
ist. Ich möchte aber darauf hinweisen, dass wir im Bereich Schule nicht weiterkommen werden, solange wir nur
die sekundäre Zuständigkeit haben. Unter anderem geht es ja auch um die Lehrer, die die Zweitsprache unterrichten. Diesbezüglich gibt es in ganz Italien keine adäquate Ausbildung. Diese könnte aber sehr wohl von der Uni
Brixen angeboten werden, aber auch hier hängen wir natürlich von Rom ab. Ich war bei der ASM-Tagung am
3. September dabei, und die Landesrätin hat da Ankündigungen gemacht. Ich weiß, dass sich der Schulamtsleiter
und die Landesrätin um eine Lösung des Problems bemühen, aber von Rom kommt nie eine gescheite Auskunft.
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Wie gesagt, solange wir im Bereich Schule nur die sekundäre Zuständigkeit haben, wird dieses Problem wahrscheinlich weiter bestehen.
KASSLATTER MUR (Landesrätin für deutsche Schule, Denkmalpflege, Bildungsförderung, deutsche
Kultur und Berufsbildung – SVP): Frau Präsidentin, Kolleginnen und Kollegen! Das ist eine gute Gelegenheit,
um über den aktuellen Stand der Dinge zu berichten. Ich gehe konform mit all meinen Vorrednerinnen - zum
Thema haben ja ausschließlich Frauen gesprochen – und möchte Sie über den aktuellen Stand informieren und
dann auch erklären, warum wir diesem Beschlussantrag nicht zustimmen können. Dieser Beschlussantrag ist ja
an die Landesregierung gerichtet, aber die beantragten Punkte betreffen nicht unsere Kompetenz. Deshalb ist das
Ganze etwas schwierig.
Zunächst ein paar Informationen. Lehrpersonen der Mittel- und Oberschulen Südtirols haben in Vergangenheit ein Fachstudium absolviert. Nach Absolvieren desselben haben sie auf einen sogenannten lehrbefähigenden Wettbewerb gewartet. Sobald sie den Wettbewerb absolviert hatten, wurden sie auf eine Rangordnung gesetzt und warteten den Zeitpunkt ab, zu dem sie eine im öffentlichen Dienst frei werdende Stelle in Form einer
Stammrolle bekleiden konnten. Das war die Standardsituation bis vor einem Dutzend Jahren. Auf Staatsebene
wurde der letzte lehrbefähigende Wettbewerb im Jahr 1999 durchgeführt. Wir in Südtirol haben 2003 den letzten
Wettbewerb für die deutsche Schule durchgeführt, wobei ich immer von Mittel- und Oberschulen rede. Diese
Wettbewerbe orientieren sich an Wettbewerbsklassen, das heißt werden je nach Wettbewerbsklasse organisiert
und durchgeführt. Mit der Ära der damaligen Unterrichtsministerin Letizia Moratti und ihrer Nachfolgerin Mariastella Gelmini kam es dann zu einer Kursänderung, die ich bildungspolitisch durchaus nachvollziehen und teilen
konnte. Aufgrund der Auffassung und Haltung, dass eine junge Erwachsene, die den Beruf der Lehrerin einschlagen möchte, sinnvollerweise an der Universität nicht reines Fachwissen erwerben möchte, sondern auch schon
das Lehren lernen möchte, hat Letizia Moratti veranlasst, dass anstelle der alten lehrbefähigenden, meistens berufsbegleitenden Wettbewerbe die sogenannte SIS gesetzt wurde, also die Spezialisierungsschule für den Unterricht an den Sekundarschulen. SIS bedeutete eine zweijährige Aus- und Weiterbildung an der Universität mit starkem Praxisbezug nach Abschluss des jeweiligen Fachstudiums. Kurz und gut, unsere Uni hat sich eingeklinkt und
hat es ermöglicht, dass an zwei Kursfolgen in Folge die SIS für die stärksten Wettbewerbsklassen angeboten
wurde, an der sich auch viele Südtirolerinnen und Südtiroler beteiligt haben, die heute aber noch darauf warten,
eine freie Stammrollenstelle besetzen zu können. Dann kam der Bologna-Prozess, also die Reform der Studienordnung in Absprache der europäischen Bildungsminister/innen mit einer völligen Neuregelung. Es gibt nicht mehr
das aus unserer Jugend bekannte vier- oder sechsjährige Studium mit Doktorat bzw. das Diplomstudium mit Magister, sondern heute lauten die Vorgaben so: Wenn jemand an die Uni geht, dann studiert er bzw. sie zwei oder
drei Jahre lang, an dessen Ende ein sogenannter Bachelor steht und hängt zur Erwerbung eines sogenannten
Masters zwei Jahre hinzu. Wir bedienen uns da einheitlicher Termini englischsprachiger Herkunft. Auf dieser
Grundlage hat Frau Gelmini zunächst die Spezialisierungsschulen für den Sekundarstufenunterricht blockiert und
hat verboten, weitere Kurse durchzuführen, wodurch es unseren jungen Akademikerinnen und Akademikern nicht
mehr möglich war, einen lehrbefähigenden Kurs zu absolvieren. Gleichzeitig hat sie eine Reform durchgezogen,
deren Umsetzung auf Staatsebene erst in den letzten zwei Monaten mit der ersten Aufnahmeprüfung angelaufen
ist. Wir warten auf ein Sonderdekret, denn wir brauchen eine Ausbildung für unsere Muttersprachlehrer. Darauf
komme ich aber später noch zu sprechen. Die Landesregierung hat es im Zuge der Neuordnung der Studien und
der Einführung der SIS erreicht, dass der Erwerb eines sogenannten Lehramtsdiploms in Österreich seitens Südtiroler Studentinnen und Studenten mit dem Erwerb und Abschluss der SIS in Italien gleichgestellt wird. Das ist ein
großer bildungspolitischer Fortschritt, der aufgrund der Tatsache, dass sowohl SIS als auch TFA blockiert sind,
dazu führt, dass junge Lehramtsabsolventinnen und –absolventen aus Österreich nach Südtirol zurückkommen
und sofort in die Stammrolle aufgenommen werden können, während ihre Kolleginnen und Kollegen, die sich nicht
für ein Lehramtsstudium entschieden, sondern ein Fachstudium absolviert haben, darauf warten müssen, bis sie
den unterrichtsbefähigenden Kurs absolvieren können. Wenn jemand nach Österreich zum Studieren geht, mit der
Absicht, Lehrperson zu werden, dann empfehle ich dringendst: "Bitte mach das Lehramtsstudium", damit nicht
hinterher gesagt wird: "Das habe ich nicht gewusst." Das hat man mir damals schon gesagt, als ich vor 30 Jahren
zur SH gegangen bin, um mich zu informieren. Der aktuelle Stand der Dinge ist der, dass italienweit 180.000 bis
200.000 lehrbefähigte Menschen, auch im fortgeschrittenen Alter, auf die Aufnahme in die Stammrolle warten.
Minister Profumo hat jetzt erlaubt, dass rund 20.000 provisorische besetzte Stellen fix besetzt werden können.
Dabei hat er auch angekündigt, dass er, damit nicht nur die obersten 20.000, die schon seit zwei Jahrzehnten auf
einen Dienst warten, einen Wettbewerb durchführen wolle, aber nicht einen lehrbefähigenden. Er will also die
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Rangordnungen neu aufmischen und den Jungen, die in der Rangordnung ganz hinten sind, auch Chancen eröffnen. In Südtirols Schulen mit deutscher Unterrichtssprache ist die Situation eine völlig andere. Dort mangelt es an
Lehrbefähigten in bestimmten Wettbewerbsklassen, weniger in den Geisteswissenschaften, denn dort gibt es von
den SIS-AbsolventInnen Dutzende, um nicht zu sagen Hunderte, die auf Stammrollenstellen warten, sondern
vielmehr im Zweitsprachen- und Integrationsunterricht und in gewissen technischen Fächern. Dort sind unsere
Rangordnungen lange schon lehr, sodass wir auf sogenannte Supplentinnen und Supplenten zurückgreifen müssen, die den gültigen Studientitel haben. Dadurch, dass Minister Profumo noch nicht seine Unterschrift unter das
entsprechende Dekret gesetzt hat, hat unsere Uni keine Möglichkeit, den entsprechenden unterrichtsbefähigenden
Kurs abzuhalten, der rückwirkend für das akademische Jahr 2011/2012 im heurigen Herbst starten soll. Wir haben
diese mündliche Zusicherung von Rom, aber ich habe noch kein unterschriebenes Dekret. Die Uni Brixen darf mit
dem Kurs nicht starten, bevor das Dekret nicht erlassen ist. Die Uni-Reform sieht für uns Sonderdekrete vor, denn
wir haben ja besondere Bedürfnisse, so wie auch die Aostaner und die Bürger aus Friaul Julisch Venetien mit
ihren slowakischen Schulen. Außerdem sind Lehrer der Mittel- und Oberschulen nicht Landes-, sondern Staatsangestellte. Der Staat ist ihr Arbeitgeber und bestimmt somit auch die Zugangsvoraussetzungen für den Beruf. Er
gibt vor, welche berufliche Ausbildung jemand haben muss, damit er eine Lehrperson im Dienste des Staates sein
kann. Soviel zur Situation insgesamt am Arbeitsmarkt Schule, der in der Theorie in den meisten Wettbewerbsklassen voll ist. Es gibt keine freien Planstellen. In der Praxis haben wir in Südtirols deutscher Schule in bestimmten
Wettbewerbsklassen die Situation, dass wir auch Menschen ohne gültigen Studientitel in den Dienst aufnehmen,
weil das Land Südtirol sehr familienfreundliche Arbeitverträge erlassen hat, der Schuldienst zu fast 90 Prozent
weiblich besetzt ist und ein großer Teil der dort Diensttuenden noch im gebärfähigen Alter ist. Deshalb brauchen
wir jede Menge Supplentinnen und Supplenten, auch nicht Lehrbefähigte, und sind froh, dass wir sie überhaupt
finden. Es gibt teilweise Stellen, die von bis zu fünf Frauen besetzt sind: die Mutterschaft von der Mutterschaft von
der Mutterschaft von der Planstelle. Wir haben uns immer zu einer guten Familienpolitik bekannt, und zwar nicht
nur in Worten, sondern auch in Taten, was für die didaktische Kontinuität natürlich nicht immer sehr erfreulich ist.
Wie gesagt, ich beantrage, diesen Beschlussantrag abzulehnen, weil er an die falsche Stelle gerichtet ist.
Ob der einjährige Kurs durchgeführt wird, entscheidet der Staat und nicht wir. Auch darüber, wer Zugang zu diesem Kurs hat, entscheidet der Staat. Dasselbe gilt für die Frage in Bezug auf die Durchführung einer Aufnahmeprüfung. Momentan sieht es danach aus, als ob Minister Profumo den Wunsch erfüllen könnte, dass Menschen
mit 36 Monaten Dienst keine Prüfung machen müssen. Der Besitz des Zweisprachigkeitsnachweises ist in den
Durchführungsbestimmungen zum Autonomiestatut festgelegt. Um die von Ihnen vorgeschlagene Bedingung
umzusetzen, müssten wir deshalb die Durchführungsbestimmungen ändern. Ich kann Ihnen aber versichern, dass,
sollte Minister Profumo das Dekret nicht im Laufe der nächsten Wochen unterschreiben, wir im nächsten Jahr
lehrbefähigende Wettbewerbe ausschreiben werden. Allerdings müssen diese mit dem Staat vereinbart werden.
Vorsitz des Präsidenten | Presidenza del presidente: Mauro Minniti
PRESIDENTE: La parola alla consigliera Mair per la replica.
MAIR (Die Freiheitlichen): Herr Präsident, ich möchte zunächst zum Fortgang der Arbeiten sprechen.
Wenn ich den Beschlussantrag als Begehrensantrag umformuliere würde, würde die Landesregierung ihm dann
zustimmen? Ich habe ihn ja nur an die falsche Adresse gerichtet. Den Inhalt teilen Sie ja, nicht wahr?
Ich würde darum ersuchen, die Abstimmung über den Beschlussantrag auszusetzen, damit ich den Beschlussantrag zu einem Begehrensantrag umformulieren kann.
KASSLATTER MUR (Landesrätin für deutsche Schule, Denkmalpflege, Bildungsförderung, deutsche
Kultur und Berufsbildung – SVP): Ich würde Sie ersuchen, über diese Dinge mit meinem Kollegen Pichler Rolle
zu verhandeln und dann gleichzeitig auch einige inhaltliche Fehler zu korrigieren. Dann könnte ich mir gut vorstellen, dass wir gemeinsam einen Begehrensantrag an das römische Parlament richten könnten.
MAIR (Die Freiheitlichen): Ich möchte das mit Ihnen und nicht mit dem Fraktionssprecher ausmachen, der
im Übrigen nicht einmal im Saal ist, denn ich kann mir nicht vorstellen, dass dieser inhaltliche Fehler erkennt.
Wenn schon, dann sind Sie die kompetente Ansprechpartnerin.
PRESIDENTE: Sospendiamo la votazione della mozione.
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Punto 10) dell'ordine del giorno: "Mozione n. 511/12 del 24.8.2011, presentata dal consigliere Vezzali,
riguardante la DSA – Disturbi specifici di apprendimento."
Punkt 10 der Tagesordnung: "Beschlussantrag Nr. 511/12 vom 24.8.2012, eingebracht vom Abg. Vezzali, betreffend UES – Umschriebene Entwicklungsstörungen schulischer Fertigkeiten".
Premessa
In riferimento alla risposta prot. n. 11.05/306679 dell'1/06/2012 a ns. interrogazione, emerge che i
soggetti affetti da DSA nella popolazione scolastica provinciale, risultano quantificabili come da tabelle ivi di seguito elencate.
Intendenza scolastica italiana:
Il monitoraggio
Il monitoraggio degli alunni con DSA si realizza attraverso le diagnosi (a partire dalla scuola primaria)
che giungono presso il servizio: attualmente è la seguente:
Eingeschriebene
Schüler insg.
tot. alunni iscritti
Grundschule
Scuola primaria
Schulen der Unterstufe
Scuola secondaria di I
grado
Schulen der Oberstufe
(ausgenommen Berufsschulen und paritätische
Schulen)
Scuola secondaria di II
grado (escluse FP e
paritarie)
INSGESAMT
TOTALE
Klassen
insg.
tot. classi
Schüler mit UES
insg.
tot. alunni DSA
5.913
330
176
Klassen mit Schülern
mit UES insg.
tot. classi con alunni
con DSA
103
3.581
183
218
116
4.819
254
101
67
14.313
767
495
286
Intendenza scolastica tedesca:
Vista la delibera della Giunta provinciale n. 935 dd. 22/03/2004, la diagnosi F81.3 – disturbo misto
delle capacità scolastiche viene considerata quale diagnosi funzionale e questa la possiamo quantificare, mentre gli altri disturbi di apprendimento (F81.0 – disturbo specifico della lettura e dell'ortografia oppure e F81.1 – disturbo specifico dell'ortografia oppure anche F81.2 – disturbo specifico delle
abilità aritmetiche) vengono considerati come valutazioni funzionali. Siamo a conoscenza del numero
delle valutazioni funzionali però non tutte vengono redatte secondo le singole diagnosi funzionali e
non tutte le diagnosi corrispondono a dei disturbi d'apprendimento. Per questo motivo l'unica risposta
alla Sua domanda è la seguente:
Schuljahr 2011/2012
Livello scolastico 2011/2012
Grundschule
Scuola primaria
Unterstufe
Scuola media
Oberstufe
Scuola superiore statale
Intendenza scolastica ladina:
F81.3
FB
186
443
386
735
46
295
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Il numero degli alunni certificati DSA nelle scuole ladine sono: 18 nella scuola primaria, 45 nella
scuola secondaria di I grado, 3 nella scuola secondaria di II grado DSA (in base alla normativa vigente è necessario tutelare la privacy per quanto riguarda le tipologie di patologia).
Dalla stessa risposta, emerge che sia totalmente assente qualsiasi forma di contribuzione diretta alle
famiglie per l'acquisto di software di supporto agli alunni (strumenti compensativi ex legge n.
170/2010).
Peraltro, le scuole forniscono i libri di testo in forma di comodato gratuito agli alunni, difettando però,
la fornitura di "libri digitali" , strumento invece molto importante per gli affetti da DSA.
Tutto ciò premesso,
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
impegna
la Giunta provinciale
1. a prevedere una forma di contribuzione diretta alle famiglie per l'acquisto di software, quale
strumento compensativo per i soggetti affetti da DSA;
2. a fornire le biblioteche scolastiche di libri di testo digitali idonei per gli affetti da DSA.
---------Prämissen
Aus der Antwort (GZ 11.05/306679) vom 01.06.2012 auf unsere Anfrage geht die Anzahl der Südtiroler Schüler mit UES hervor (siehe nachfolgende Tabellen).
Italienisches Schulamt:
Das Monitoring
Das Monitoring der Schüler mit UES erfolgt über die Diagnosen (ab der Grundschule), die dem
Dienst mitgeteilt werden. Derzeit sieht die Situation wie folgt aus:
Eingeschriebene
Schüler insg.
tot. alunni iscritti
Grundschule
Scuola primaria
Schulen der Unterstufe
Scuola secondaria di I
grado
Schulen der Oberstufe
(ausgenommen Berufsschulen und paritätische
Schulen)
Scuola secondaria di II
grado (escluse FP e
paritarie)
INSGESAMT
TOTALE
Klassen
insg.
tot. classi
Schüler mit UES
insg.
tot. alunni DSA
5.913
330
176
Klassen mit Schülern
mit UES insg.
tot. classi con alunni
con DSA
103
3.581
183
218
116
4.819
254
101
67
14.313
767
495
286
Deutsches Schulamt:
Laut Beschluss der Landesregierung Nr. 935 vom 22.03.2004 wird die Diagnose F81.3 – Kombinierte Störungen schulischer Fertigkeiten als Funktionsdiagnose anerkannt und ist daher quantifizierbar. Die anderen Entwicklungsstörungen schulischer Fertigkeiten (F81.0 – Lese- und
Rechtschreibstörung oder F81.1 – Isolierte Rechtschreibstörung oder auch F81.2 – Rechenstörung)
gelten hingegen als Funktionsbeschreibung. Wir kennen die Anzahl der Funktionsbeschreibungen,
aber nicht alle werden entsprechend den einzelnen Funktionsdiagnosen erstellt und nicht alle
Diagnosen entsprechen Entwicklungsstörungen. Aus diesem Grund lautet die einzige Antwort auf
Ihre Frage wie folgt:
Schuljahr 2011/2012
F81.3
FB
25
Livello scolastico 2011/2012
Grundschule
Scuola primaria
Unterstufe
Scuola media
Oberstufe
Scuola superiore statale
186
443
386
735
46
295
Ladinisches Schulamt:
An den ladinischen Schulen leiden 18 Schüler in der Grundschule, 45 Schüler in der Unterstufe und
3 Schüler in der Oberstufe an einer nachgewiesenen Entwicklungsstörung (die jeweilige Art der Störung unterliegt den geltenden Datenschutzbestimmungen).
Aus der Antwort geht ebenfalls hervor, dass es keine Form der unmittelbaren Förderung für Familien
für den Ankauf von Softwareprogrammen als Hilfestellung für die Schüler gibt (Ausgleichsmaßnahmen gemäß Gesetz Nr. 170/2010).
Unter anderem stellen die Schulen die Schulbücher kostenlos zur Verfügung, die jedoch nicht digital
sind, was für Schüler mit UES überaus hilfreich wäre.
Aus diesen Gründen
verpflichtet
der Südtiroler Landtag
die Landesregierung,
1. eine Direktförderung für Familien für den Ankauf von Softwareprogrammen als
Ausgleichsmaßnahme für Schüler mit UES einzuführen;
2. die Schulbibliotheken mit digitalen Schulbüchern für Schüler mit UES auszustatten.
La parola al consigliere Vezzali per l'illustrazione, prego.
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Si tratta di una richiesta molto semplice relativa ai ragazzi che soffrono di questi disturbi di apprendimento che vengono definiti dislessici, disgrafici,
discaluci e, come dalle tabelle che ho presentato nella mozione divise per scuole italiane, tedesche e ladine,
emerge il numero di questi ragazzi.
Chi ha questo tipo di disturbo ha difficoltà nell'apprendimento, quindi viene aiutato prevalentemente con
strumenti compensativi, come dice la legge nazionale, nel leggere da software, sostanzialmente dall'elettronica.
Un bambino che non ha questo disturbo legge un testo senza problemi, un bambino affetto da DSA necessita
invece di un software che lo legga insieme alla lettura visiva. Ci è stato riferito che soprattutto ora che la Provincia
ha questo onere di fornire i libri di testo gratuiti alle scuole fino alla seconda classe superiore non c'è la fornitura
del libro digitale che sarebbe di aiuto al ragazzo. Chiediamo di fare una convenzione con l'Associazione "Libro
AID", associazione nazionale per la dislessia, che fornisce gratuitamente i libri digitali. Questa associazione per
questo tipo di interventi è finanziata dalla Fondazione Telecom che paga tutto l'onere di digitalizzazione del testo e
lo potrebbe fornire, a nostro avviso, alle biblioteche delle scuole a costo zero per la Provincia, affinché i ragazzi
dislessici possano usufruire di questo strumento.
In aggiunta a questo chiediamo che l'acquisto di questi software che hanno un costo che va dagli 80 ai 200
euro, venga in parte o in tutto sovvenzionato dalla Provincia con un contributo diretto alle famiglie che possano
quindi acquistare questi software affinché il figlio o la figlia possa studiare anche a casa. Il ragazzo a casa con il
suo computer, il software e il libro digitale fornito dalla biblioteca della scuola può avere un aiuto, sollevando la
famiglia da questo onere che può essere irrisorio per alcune famiglie mentre per altre può essere un peso in più.
Chiedo di stipulare una convenzione con l'associazione "Libro AID" per la fornitura alle biblioteche scolastiche di libri digitali. Credo che la questione dei testi in lingua tedesca possa risolversi con un accordo con l'associazione "Libro AID" che sicuramente una volta fornito il libro di testo in lingua tedesca possa fornire anche il libro
digitale in questa lingua.
ARTIOLI (Lega Nord): Ringrazio il collega Vezzali per aver portato in quest'aula il problema della dislessia.
Come tutti sanno io sono dislessica e so cosa vuol dire avere questo disturbo. Esso viene sottovalutato, nessuno
si rende conto cosa vuol dire per un bambino essere dislessico. Fino a che il disturbo viene diagnosticato il bam-
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bino soffre, perché gli viene detto che non vuole, che è pigro. Ricordo che in prima elementare, ero alle scuole
Goethe, l'insegnante costringeva mia mamma a venire, perché non riuscivo a tenere la penna in mano correttamente. Ancora adesso quando scrivo su facebook faccio errori, perché la dislessia non è curabile. La puoi migliorare, puoi essere aiutato dagli ausili informatici, ma tu non vedi i tuoi errori. Si invertono le lettere. Tu sei convinto
di scrivere "ciao" mentre in realtà hai invertito le vocali e non te ne accorgi anche se rileggi il testo cento volte.
Ancora oggi purtroppo in Alto Adige ai bambini che soffrono di questo disturbo viene diagnosticato questo disturbo
tardissimo, soprattutto nelle scuole tedesche. Sono sempre convinto che non serva far fare i test di apprendimento, quando invece in realtà sarebbe giusto. Basta un test di appena dieci minuti e già in prima elementare ci si
accorge se un bambino è dislessico, e non avrebbe questo calvario. Pensate che a me lo hanno diagnosticato in
prima superiore. Pensate che calvario ho fatto fino alla prima superiore quando finalmente mi hanno detto che non
ero stupida ma solo dislessica! Ancora adesso ogni tanto qualche giornalista si diverte a scrivermi su facebook
delle frasi tipo: "Ma non sei neanche capace di scrivere l'italiano". Io gli scrivo solo: "Purtroppo sono dislessica". Mi
rifiuto di assumere qualcuno che scriva i testi al posto mio solo perché il giornalista mi può "sputtanare". Che lo
faccia tranquillamente! Io sono dislessica e non me ne vergogno. La dislessia non è curabile. In Alto Adige siamo
all'avanguardia su tutto, bisogna aiutare questi bambini dislessici. È vero che non ricevono supporti, è vero che
non ricevono il software, è vero che voi finanziate metà spesa per il computer, però c'è ancora troppo poca sensibilizzazione anche negli insegnanti. Ancora adesso bisogna mettere il bambino nelle scuole private, e siamo nel
2012. La dislessia è una malattia ereditaria, ricordatelo, quindi cercate di intervenire e appoggiate la mozione del
consigliere Vezzali!
STIRNER BRANTSCH (SVP): Der Kollege Vezzali erläutert hier ein Problem und bezieht sich auf die Zahlen des italienischen Schulamtes, aber das Problem existiert natürlich an allen Schulen. Ich habe mich intensiv mit
diesem Problem an den deutschen Schulen auseinandergesetzt. Die Teilleistungsstörungen sind ein großes
Problem, und der Kollege Vezzali führt in seinem Beschlussantrag zwei Hilfsmaßnahmen an. Was den ersten
Punkt, also die Direktförderung für Familien betrifft, ist diese Möglichkeit beim Assessorat von Landesrat Theiner
angesiedelt. Zu diesem Beschlussantrag wird wahrscheinlich Landesrat Tommasini antworten, aber ich möchte
das, was die Kollegin Artioli gesagt hat, unterstreichen. Das Problem hat es immer schon gegeben. Bei den Teilleistungsstörungen handelt es sich um eine vererbbare Krankheit. Kinder, die an dieser Krankheit leiden, erhalten
auch heute noch in der Schule nicht die Unterstützung, die sie brauchen würden. Das liegt teilweise auch daran,
dass sich die Lehrer in ihrer Ausbildung viel zu wenig mit dieser Thematik auseinandersetzen können und dementsprechend unvorbereitet sind. Unterstützt werden sollten sie natürlich von den Integrationslehrern, und da gibt
es auch Probleme, weil nicht genügend Integrationslehrer unterrichten, auch aufgrund der zunehmenden Anzahl
von Kindern mit Lernschwierigkeiten. Es gibt ja Lese- und Rechtschreibschwierigkeiten, aber auch Rechenschwächen. Von vielen wird das als Faulheit und als Mangel an Intelligenz abgetan. Viele dieser Kinder werden im Laufe
ihrer Schulkarriere ständig von Misserfolgen begleitet und werden dann oft auch zu Schulabbrechern, was schade
ist. Mit der notwendigen Unterstützung können Kinder mit diesen Schwierigkeiten alle Schulen und Universitäten
schaffen. Wir haben heute Hilfsmittel, die da wirklich förderlich sind. Ich möchte auch daran erinnern, dass ich
immer wieder darauf hinweise, dass viele dieser Kinder aufgrund der ständigen Misserfolge irgendwann einmal
auch eine Sekundärproblematik entwickeln. Wenn man dauernd nur auf den Deckel kriegt und nicht verstanden
wird, dann neigt man dazu, psychische Probleme zu bekommen. Ich kenne Kinder, die auch suizidgefährdet waren. Das klingt natürlich sehr dramatisch, aber die Realität ist nun einmal so. Deshalb ist es unsere Aufgabe, alles
zu tun, um Kinder und Jugendliche mit diesem Problem zu unterstützen. Sie sind genauso unterstützenswert wie
alle anderen mit irgendwelchen Lernschwierigkeiten.
PÖDER (BürgerUnion): Ich halte diesen Beschlussantrag für sehr wichtig. Derjenige, der mit dieser Problematik nicht selbst behaftet ist oder sie nicht aus nächster Nähe kennt, kann vielleicht nicht nachvollziehen, welche unglaubliche Leidensgeschichte Schülerinnen und Schüler durchmachen, die mit Lernschwierigkeiten zu
kämpfen haben. Teilweise ist es wirklich so, dass diese Schülerinnen und Schüler ein regelrechtes Grausen vor
der Schule entwickeln, weil immer wieder Druck auf sie ausgeübt wird. Damit ist wirklich eine Reihe von Problemen verbunden. Natürlich wird in den Schulen heutzutage diesbezüglich wesentlich mehr darauf geachtet. Deshalb soll jede Hilfe für diese Schülerinnen und Schüler unterstützt bzw. mitgetragen werden. Es ist ganz einfach
so, dass man in der Schule abgestempelt wird, wenn man ein Problem hat. Oft ist es ja auch so, dass die Problematik ein ganzen Leben lang mit sich herumgeschleppt wird, denn diese Menschen wollen mit Schule einfach
nichts mehr zu tun haben. Sie machen dann jeden auch nur möglichen Umweg um Bildungseinrichtungen oder
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schulische Einrichtungen. Hier geht es also wirklich darum, weiter zu sensibilisieren, dass in den Schulen entsprechende Schwächen erkannt werden. Wer entsprechende Schwächen hat, ist mit den nötigen Hilfsmitteln imstande, all das zu lernen, was jeder andere auch lernen kann.
HEISS (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Auch wir unterstützen den Beschlussantrag des
Kollegen Vezzali, der in seinem bewährten Stil die Fakten relativ nüchtern auflistet. Wir haben in Südtirol insgesamt die Integration in den Schulen als wichtiges Grundprinzip eingeführt, um sozialen und menschlichen Ausgleich zu schaffen. Gerade in einer Zeit, in der sich die sozialen Unterschiede rasch vergrößern und die
Benachteiligen sehr schnell dazu tendieren, noch mehr benachteiligt zu werden, weil der soziale Druck sehr groß
ist und die wirtschaftliche Situation dies noch verstärkt, ist dies ein guter und zielführender Vorschlag.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Auch die Freiheitliche Landtagsfraktion unterstützt diesen Beschlussantrag.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y liberté): Ci sono state una serie di dichiarazioni
di voto, ma questo può essere utile per chiare che questa iniziativa ha sensibilizzato l'aula. Anch'io mi associo, e lo
dico perché ritengo che questa mozione ponga un intervento che è fattibile. Tutti sappiamo come talvolta in Consiglio provinciale ci si muova su profili diversi per enunciare un principio, sapendo che non esistono le condizioni
economiche per realizzarlo. Al contrario invece questa mozione prevede interventi che sono nelle possibilità dell'amministrazione e rientrano nelle cose a cui è possibile dare immediata esecuzione con ragionevole valutazione
del problema individuato. Il mio voto sarà favorevole auspicando che lo sia anche quello della maggioranza.
TOMMASINI (Assessore alla scuola italiana, alla cultura italiana e all' edilizia abitativa – Partito Democratico/Demokratische Partei): Questo tema è sicuramente importante, ce ne stiamo occupando moltissimo,
non molto, soprattutto nell'ultimo periodo, e non parlo solo per la scuola di madrelingua italiana ma anche per la
scuola tedesca e ladina, ne abbiamo parlato più volte in Giunta perché, come è stato sottolineato, i disturbi specifici di apprendimento sono oggetto in questi ultimi anni di una maggiore attenzione. Fino a qualche anno fa non
tutti i casi venivano non solo segnalati ma anche riconosciuti e questo creava grossi problemi per il ragazzo, per la
didattica, per il clima scolastico. Quando c'è un disturbo di apprendimento che non viene riconosciuto per quello
che è, si tendeva in passato a catalogare il ragazzo come "vivace", "incapace di stare in classe" ecc. , mentre
effettivamente c'era un disturbo vero. Negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti molto importanti e lo vediamo
dai numeri. Le certificazioni sono aumentate in maniera molto più forte rispetto al trend di aumento della popolazione scolastica, perché c'è maggiore attenzione, maggiore controllo e maggiore sensibilità sia da parte delle famiglie che da parte delle scuole e del servizio pubblico. I dati che noi abbiamo fornito sulla base dei quali il collega
ha fatto la mozione, ci dicono di un trend in aumento. Rispetto a questo le scuole si stanno attivando per offrire
agli alunni che hanno questi disturbi un clima di apprendimento e anche le possibilità di apprendimento in linea
con le nuove tecnologie, le nuove possibilità che anni fa non esistevano. Ci siamo attivati, c'è un gruppo di lavoro,
c'è un'ispettrice in tutte e tre scuole, ci sono ragionamenti con il collega Theiner per vedere come gestire il flusso
di certificazione di questi disturbi.
L'attuale normativa, a quanto mi risulta, prevede che le ASL forniscano tutto ciò che viene prescritto da uno
specialista ad un minore fino a 18 anni, compresi quindi i software a cui si riferisce il punto 1 della mozione. I criteri
che disciplinano la concessione di questi ausili in regime di assistenza protesica sono poi indicati in una deliberazione della Giunta provinciale del 2010.
Per quanto riguarda il punto 2 della mozione, l'autonomia scolastica assegna alle scuole, alla responsabilità
della gestione didattica-amministrativa delle biblioteche scolastiche. La fornitura dei libri di testo per la scuola dell'obbligo avviene però direttamente da parte delle istituzioni scolastiche che operano i relativi acquisti, i quali non
ricadono fra gli acquisti della biblioteca scolastica. Ma i consigli di classe in cui siano presenti alunni con DSA poi
dispongono direttamente, qualora sussistano le condizioni, l'adozione e l'acquisto da parte della scuola dei libri di
testo digitali. Questo è quello che risulta come intervento, anche con il contributo delle ASL.
Per evitare di bocciare una mozione che va nella direzione giusta, ma per evitare anche di approvare qualcosa che già si fa, chiedo al consigliere di valutare una formulazione che tenga conto di quello che viene fatto, in
particolare dalle ASL. Non siamo contrari, se c'è bisogno, ad una ulteriore forma di intervento, ma magari compatibilmente con quanto già avviene ed è previsto, perché nel processo di certificazione che avviene attraverso specialisti la scuola imposta anche la didattica. Siccome la ASL già interviene nello specifico, un segnale di attenzione
ulteriore da parte del Consiglio si può dare, tenendo conto che non siamo all'anno zero e un impegno forte e co-
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spicuo in termini finanziari da parte dell'amministrazione pubblica c'é. Chiedo al consigliere di modificare la mozione in modo che sia votabile.
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, in particolare a tutti coloro che hanno a cuore il problema. A parte la collega Artioli che la vive in prima persona, anche la collega Stirner Brantsch è padrona della materia. Lei dice che spesso questi ragazzi vengono
scambiati per poco intelligenti, e questo emerge anche dalle tabelle fornite dall'assessorato. Nelle scuole primarie i
certificati sono un po' meno, nelle scuole secondarie cominciano ad aumentare. Questo vuol dire ce c'è una maggiore sensibilizzazione dovuta al fatto che forse non è un disturbo spesso riconoscibile e spesso gli insegnanti
hanno bisogno di una maggiore sensibilizzazione. Con questo non voglio dire che la Provincia non sia sensibile al
tema, anzi sicuramente in questa provincia si fa molto. Lo Stato ha riconosciuto per legge aiuti compensativi e
altre agevolazioni. per esempio in periodi di valutazioni il bambino certificato ha diritto ad un maggior tempo per
terminare il suo compito.
L'assessore dice il vero che dal punto di vista legislativo c'è attenzione, per cui voglio cogliere il suo suggerimento per una verifica sullo stato dell'arte, perché mi risulta che, nonostante le norme prevedano determinati
strumenti, in realtà poi questi strumenti non ci siano non certo per cattiveria ma per superficialità. Il fatto che io
chieda i libri digitali per le biblioteche è dovuto al fatto che abbiamo riscontrato che pur essendoci delle biblioteche
scolastiche fornite di alcuni libri digitali, non lo sono rispetto ai libri di testo forniti dalla Provincia. L'idea era questa:
dal momento che la Provincia fornisce gratuitamente i libri di testo e c'è uno strumento che dà la possibilità alla
Provincia di acquisire altrettanto gratuitamente libri di testo digitali, è opportuno mettersi d'accordo con l'associazione nazionale per la fornitura con costo zero.
Per quanto riguarda la fornitura di software, mi risulta che non sia effettivamente come dice l'assessore.
Forse la delibera non è stata applicata in maniera estesa, forse è poco conosciuta dall'utenza, sta di fatto che si
chiedeva un piccolo aiuto alle famiglie. L'assessore mi chiede di verificare lo stato dell'arte, sono d'accordo. Posso
modificare la mozione perché so che la normativa prevede determinate cose, e la mozione voleva solo ribadire
che nelle biblioteche delle scuole non è sempre presente il libro digitale. In più di una scuola mi è stato detto di
averne due o tre copie, con magari cinque bambini. A costo zero per la Provincia e a costo zero per l'utenza il
software si può fornire a tutti.
Sospendo la votazione della mozione e mi accorderò con l'assessore come modificare la stessa, in modo
che si possa verificare lo stato dell'arte della situazione biblioteche e contributi per poter decidere qualcosa.
PRESIDENTE: Sospendiamo la votazione della mozione. Interrompo la seduta fino alle ore 15.
ORE 12.55 UHR
---------ORE 15.05 UHR
Appello nominale – Namensaufruf
PRESIDENTE: Riprendiamo la seduta.
Torniamo alla mozione n. 504/12 che avevamo sospeso stamattina per vedere se si poteva trovare un accordo sulla parte impegnativa. È stato presentato un emendamento a firma dei consiglieri Mair e Pichler Rolle.
La parte impegnativa è sostituita come segue:
"Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
impegna
la Giunta provinciale
a continuare a intervenire presso il Governo affinché
- venga autorizzato quanto prima il corso di un anno abilitante all'insegnamento (TFA);
- gli insegnanti con titolo di studio valido e con almeno 36 mesi di servizio vengano esonerati dall'esame di ammissione;
- qualora non fosse possibile far partire il TFA nel corso dell'anno scolastico 2012/13, vengano avviati ancora nel 2013 i lavori preparatori per l'indizione di un concorso abilitante all'insegnamento per
l'occupazione dei posti vacanti presso le scuole della Provincia autonoma di Bolzano."
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Der verpflichtende Teil wird wie folgt ersetzt:
"Der Südtiroler Landtag
verpflichtet
die Landesregierung,
weiterhin bei der römischen Regierung folgendermaßen zu intervenieren:
- Der einjährige unterrichtsbefähigende Kurs ist so schnell wie möglich zu genehmigen.
- Lehrpersonen mit gültigem Studientitel und mindestens 36 Monaten Dienst brauchen dafür keine
Aufnahmeprüfung.
- Sollte im Schuljahr 2012/13 kein einziger UBK (TFA) starten, wird 2013 der Vorbereitung eines lehrbefähigenden Wettbewerbes zur Besetzung der freien Stellen an Südtirols Schulen zugestimmt."
La parola alla consigliera Mair per l'illustrazione dell'emendamento.
MAIR (Die Freiheitlichen): Danke, Herr Präsident! Die Frau Landesrätin, der Fraktionssprecher der SVP
und ich haben uns auf einen beschließenden Teil geeinigt, wobei drei Punkte aufrecht bleiben. Die Prämissen
bleiben so wie sie sind. Die Landesregierung wird sich bei ihnen der Stimme enthalten. Der beschließende Teil
des Beschlussantrages geht so in Ordnung. Ich bedanke mich für die Bereitschaft, diesem nun zuzustimmen. Wir
alle sehen, dass in Südtirol viele Schwierigkeiten parteiübergreifend wahrgenommen werden. Wir alle sind uns
auch in Bezug auf die Lösungsansätze einig, aber wir können nichts tun, weil der Staat dafür zuständig ist. Ich
habe manchmal schon ein bisschen das Gefühl, dass man bei diesen Dingen, bei denen es ja nicht um Geld geht,
nicht so sehr kämpfen will. Ich bezweifle einfach, dass sich die Menschen das noch lange gefallen lassen werden.
Auf Dauer wird das den betroffenen Menschen nicht zuzumuten sein. Sie erwarten sich klare Antworten, und deshalb müssen hier alle gemeinsam den Kampf führen. Es kann einfach nicht sein, dass diese himmelschreienden
Ungerechtigkeiten weiterhin aufrecht bleiben. Wir wissen, wie der Staat arbeitet. Das hat nichts mit unserer Effizienz bzw. Geschwindigkeit zu tun, und deshalb wäre es nur richtig, fair und legitim, wenn man sich endlich trauen
würde, einen Schlussstrich zu ziehen und einen eigenständigen Weg einzuschlagen.
KASSLATTER MUR (Landesrätin für deutsche Schule, Denkmalpflege, Bildungsförderung, deutsche
Kultur und Berufsbildung – SVP): Der beschließende Teil des Beschlussantrages geht so für mich in Ordnung.
Die Landesregierung wird also aufgefordert, die Arbeiten fortzusetzen und zu beschleunigen. Ich möchte eine
getrennte Abstimmung über die Prämissen und den geänderten beschließenden Teil des Beschlussantrages beantragen. Ich kann die Prämissen in einigen Passagen nicht unterstützen, denn da ist unter anderem auch die
Rede von der Herausgabe von unklaren widersprüchlichen Informationen seitens Schulamtes und der Uni. Dem
ist nicht so. Selbstverständlich wechseln die Informationen der zuständigen Ämter je nach Mitteilungen aus Rom.
Es ist auch nicht verwunderlich, dass im Ministerialdekret keine Ausbildungsplätze für das TFA vorgesehen sind,
denn Südtirol, Aosta und Friaul-Julisch Venetien brauchen Sonderdekrete für die Ausbildung von Lehrpersonen,
die den Bedürfnissen der jeweiligen Schulen entsprechen. Auch nicht teilen kann ich den dritten Absatz der Prämissen, denn da wird unterstellt, dass die Anerkennung des österreichischen Lehramtes zum Unterricht in Südtirol
nicht unbedingt von Vorteil sei. Dem möchte ich mit Vehemenz widersprechen. Ich bin froh darüber, dass der
Erwerb des österreichischen Lehramtes in Südtirol unterrichtsbefähigend ist. Ich habe ein Interesse daran, dass
Österreich noch mehr als heute die Ausbildung unserer Lehrpersonen übernehmen kann.
MAIR (Die Freiheitlichen): Ich glaube, dass alles gesagt ist. Ich verzichte auf die Replik und bedanke mich
für die Bereitschaft.
PRESIDENTE: Ai sensi dell'art. 115, art. 5, del regolamento interno, leggo la parte impegnativa della mozione: "La parte impegnativa è sostituita come segue: "Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna
la Giunta provinciale a continuare a intervenire presso il Governo affinché venga autorizzato quanto prima il corso
di un anno abilitante all'insegnamento (TFA); gli insegnanti con titolo di studio valido e con almeno 36 mesi di
servizio vengano esonerati dall'esame di ammissione; qualora non fosse possibile far partire il TFA nel corso dell'anno scolastico 2012/13, vengano avviati ancora nel 2013 i lavori preparatori per l'indizione di un concorso abilitante all'insegnamento per l'occupazione dei posti vacanti presso le scuole della Provincia autonoma di Bolzano."
Faremo due votazioni. Apro la votazione sulle premesse: approvate con 15 voti favorevoli, 10 voti contrari e
3 astensioni.
30
Apro la votazione sulla parte impegnativa: approvata con 29 voti favorevoli.
Punto 11) dell'ordine del giorno: "Mozione n. 513/12 del 27.8.2012, presentata dal consigliere Pöder, riguardante l'unificazione definitiva dell'Azienda sanitaria e abolizione dei quattro comprensori sanitari".
Punkt 11 der Tagesordnung: "Beschlussantrag Nr. 513/12 vom 27.8.2012, eingebracht vom
Abgeordneten Pöder, betreffend die endgültige Vereinheitlichung des Sanitätsbetriebes und Abschaffung
der vier Gesundheitsbezirke".
Dopo la creazione di un'unica azienda sanitaria per l'Alto Adige, le aziende sanitarie fino ad allora
esistenti sono state semplicemente trasformate in comprensori sanitari, e i direttori generali delle
aziende sanitarie sono stati nominati direttori di comprensorio. In ogni comprensorio sanitario vi è
quindi un direttore di comprensorio, un coordinatore sanitario, un coordinatore amministrativo e un
dirigente tecnico-assistenziale coordinatore. A Merano, Bressanone e Brunico questi compiti sono
stati assegnati ad altri direttori, mentre nel comprensorio di Bolzano sono stati appositamente creati
dei posti.
A ciò si aggiungono un direttore generale, un direttore amministrativo, un direttore sanitario e un direttore tecnico-assistenziale dell'azienda sanitaria stessa. Abolendo i comprensori sanitari probabilmente non si riuscirebbe a cancellare tutti i livelli dirigenziali, ma il mantenimento di 16 dirigenti ovvero figure di coordinamento per quattro comprensori sanitari in una provincia che a fatica arriva a
500.000 abitanti è un po' troppo.
Inoltre l'abolizione dei comprensori sanitari e la conseguente assunzione dei loro attuali compiti da
parte dell'azienda sanitaria farebbero risparmiare sui costi delle strutture amministrative dei comprensori, la maggior parte delle quali scomparirebbe.
L'abolizione dei quattro comprensori e l'unificazione definitiva dell'azienda sanitaria favorirebbero
così la riduzione dei costi amministrativi.
Questi risparmi a livello amministrativo consentirebbero anche di garantire il mantenimento degli
ospedali periferici.
Ciò premesso,
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
delibera quanto segue:
Si incarica la Giunta provinciale di presentare entro tre mesi un piano per l'abolizione dei quattro
comprensori sanitari e l'unificazione definitiva dell'azienda sanitaria e nel contempo di avviare i passi
necessari per la messa in atto di detto piano.
---------Nach der Schaffung des einzigen Sanitätsbetriebes für Südtirol wurden die bisherigen Sanitätsbetriebe einfach in Gesundheitsbezirke umfunktioniert und die Generaldirektoren der Sanitätsbetriebe
zu Bezirksdirektoren ernannt. In jedem Gesundheitsbezirk gibt es nun einen Bezirksdirektor sowie
einen Sanitätskoordinator, einen Verwaltungskoordinator und einen koordinierenden Pflegedienstleiter, wobei diese Aufgaben in Meran, Brixen und Bruneck anderen Direktoren zugewiesen, während im Gesundheitsbezirk Bozen dafür eigene Stellen geschaffen wurden.
Dazu hat der Sanitätsbetrieb selbst noch einen Generaldirektor, einen Verwaltungsdirektor, einen
Sanitätsdirektor und einen Pflegedirektor. Wenn die Gesundheitsbezirke abgeschafft würden, kann
man wahrscheinlich nicht alle leitenden Funktionen streichen, aber das Aufrechterhalten von 16 Leitungsfunktionen bzw. -koordinatorenstellen für vier Gesundheitsbezirke in einem Land mit gerade
mal 500.000 Einwohnern ist zu viel.
Zudem sind die Verwaltungsstrukturen der Gesundheitsbezirke zu finanzieren, die weitestgehend
wegfallen, wenn sie aufgelöst würden und die Aufgaben zentral vom Sanitätsbetrieb wahrgenommen
würden.
Die Abschaffung der vier Gesundheitsbezirke und die endgültige Vereinheitlichung des
Sanitätsbetriebes würde helfen, Verwaltungskosten einzusparen.
Die Erhaltung der peripheren Krankenhäuser wäre durch die Einsparungsmaßnahmen auf Verwaltungsebene zudem gesichert.
Dies vorausgeschickt,
beschließt
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der Südtiroler Landtag:
Die Landesregierung wird beauftragt, innerhalb von drei Monaten ein Konzept zur Abschaffung der
vier Gesundheitsbezirke und zur endgültigen Vereinheitlichung des Sanitätsbetriebes vorzulegen und
die entsprechenden Schritte zur Umsetzung einzuleiten.
La parola al consigliere Pöder per l'illustrazione.
PÖDER (BürgerUnion): Danke, Herr Präsident! Der Anlass für das Einreichen dieses Beschlussantrages
waren die letzthin geführten öffentlichen Diskussionen über die Gesundheitsbezirke. Man hat gehört, dass die
Führung des Sanitätsbetriebes für die Abschaffung der Gesundheitsbezirke wäre, dass die Landesregierung aber
dagegen sei. Die Führung des Sanitätsbetriebes hat diese Aussagen dann relativiert, aber ich muss feststellen,
dass mich, als ich zufällig im Meraner Krankenhaus unterwegs war, einige Personen darauf angesprochen und
gesagt haben, dass es schon interessant wäre, eine Änderung herbeizuführen.
Ich habe bereits damals bei der Vereinheitlichung des Sanitätsbetriebes gesagt, dass die Gesundheitsbezirke abgeschafft gehören, weil das nur ein Austauschen von Türschildern war. Die früheren Generaldirektoren der
vier Sanitätsbetriebe wurden ja plötzlich zu Generaldirektoren der Gesundheitsbezirke. Mit dem neuen Sanitätsbetrieb wurde nicht etwas reduziert, sondern es wurde eine neue Verwaltungsebene eingeführt. Die früheren Sanitätsbetriebe wurden zu Sanitätsbezirken umfunktioniert. Der Sinn der Sache hat sich mir damals schon nicht
erschlossen und erschließt sich mir heute auch nicht, wenngleich ich nicht verschweigen will, dass ich mit dem
früheren Verwaltungsdirektor des Sanitätsbetriebes Bruneck, Dr. Eberhard Stoll, geredet habe, der gesagt hat,
dass diese Sanitätsbezirke nicht so sinnlos seien. Aus der Sicht eines lokalen Verwalters sei es nämlich nicht
unbedingt positiv, wenn alles nur mehr zentral, also auf der Ebene des Sanitätsbetriebes in Bozen gemacht wird.
Ich bin aber nach wie vor der Meinung, dass die Sanitätsbezirke überholt sind und abgeschafft gehören. Damit
wird ja nicht die Sanitätsstruktur für den Patienten in Frage gestellt, sondern es würde eine Verwaltungsebene, die
natürlich auch etwas kostet, abgeschafft. Ich beziehe mich da jetzt nicht auf das Gehalt der Direktoren der Sanitätsbezirke, aber wenn wir diese abschaffen würden, dann würde eine Verwaltungsebene wegfallen. Natürlich
würden nicht alle Posten wegfallen, denn das eine und andere müsste natürlich dezentral aufrecht bleiben. Das
würde die peripheren Krankenhäuser nicht in Frage stellen, sondern würde sie sogar noch unterstützen. Es geistert ja immer wieder das Gespenst herum, dass das eine und andere periphere Krankenhaus aus Kostengründen
geschlossen werden muss. Wenn wir also Maßnahmen setzen, die eine Abschaffung der Gesundheitsbezirke und
die definitive Vereinheitlichung des Sanitätsbetriebes vorsehen, dann können Kosten auf Verwaltungsebene eingespart werden. Das bedeutet, dass zusätzliche Gelder für den definitiven Dienst am Patienten freigemacht werden können. Ich bin also der Meinung, dass man einen beherzten Schritt machen sollte, um den Sanitätsbetrieb
zu vereinheitlichen. Ich verstehe, warum man das damals nicht getan hat. Man wollte die früheren Generaldirektoren nicht so einfach aus ihren Ämtern entlassen, denn eine definitive Abschaffung der vier Sanitätsbetriebe hätte
dazu geführt, dass man sich hätte fragen müssen, was mit den verschiedenen Positionen geschieht, die es in den
Sanitätsbetrieben gibt. So hat man auch den Widerstand der damaligen Generaldirektoren der vier Sanitätsbetriebe gegen die Vereinheitlichung gebrochen. Die Meraner sagen, dass sie nicht total von Bozen verwaltet werden möchten. Das würde aber nicht passieren, weil bestimmte dezentrale Strukturen ohnehin aufrecht bleiben
müssen. In einem Land mit 500.000 Einwohnern braucht es nicht dermaßen viele Leitungs- und Koordinationsstellen. Wie gesagt, es wurden lediglich ein paar Türschilder ausgetauscht, denn letztlich sind die vier Verwaltungsebenen der vier Sanitätsbetriebe geblieben. Eine richtige Vereinheitlichung hat es also nicht gegeben. Die
Effizienz ist dadurch auch nicht unbedingt gestiegen. Sie werden da anders argumentieren und haben sich ja
bereits öffentlich gegen die Auflösung der vier Gesundheitsbezirke ausgesprochen, Herr Landesrat, aber ich kann
Ihre Argumentation nicht unbedingt teilen.
EGGER (Die Freiheitlichen): Ich stimme zumeist mit den Vorschlägen des Kollegen Pöder überein, in diesem Fall aber nicht. Vorausschickend, dass ich gegen eine weitere Zentralisierung und gegen ein weiteres Aufwerten des sanitätspolitischen Wasserkopfes Bozen bin, bin ich dagegen, dass die Gesundheitsbezirke abgeschafft werden und Bozen allein bestimmt, was im ganzen Land vor sich zu gehen hat. Ich glaube auch nicht, dass
die Änderungen, die der Kollege Pöder vorschlägt – Abschaffung der Bezirksdirektionen usw. – schlussendlich
den kleinen Krankenhäusern zugute kommen. Vielmehr glaube ich, dass es dann, wenn alles nur mehr von Bozen
aus entschieden wird und es keine Bezirksdirektoren mehr gibt, den kleinen Krankenhäusern eher an den Kragen
gehen könnte, als es bisher der Fall war.
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Um meine These mit dem Wasserkopf Bozen zu begründen, möchte ich Ihnen einige Zahlen nennen. Insgesamt hat das Land für das Gesundheitswesen im Jahr 2011 1,171 Milliarden Euro ausgegeben. Dazu kommen
dann noch circa 200 Millionen Euro für die Pflege, aber diese laufen über die Sozialkapitel. Ungefähr 600 Millionen
Euro wurden für die sieben Krankenhäuser ausgegeben. Diese wiederum teilen sich folgendermaßen auf – ich
spreche wohlgemerkt von den laufenden Kosten -: Krankenhaus Bozen 242 Millionen Euro, Krankenhaus Meran
111 Millionen Euro, Krankenhaus Brixen 85 Millionen Euro, Krankenhaus Bruneck 76 Millionen Euro, Krankenhaus
Schlanders 26 Millionen Euro, Krankenhaus Innichen 24 Millionen Euro und Krankenhaus Sterzing 23,5 Millionen
Euro. Mir ist schon klar, dass im Krankenhaus Bozen Dienste verrichtet werden, die es in anderen Krankenhäusern nicht gibt, aber trotzdem sieht man, wo die meisten Geldmittel ausgegeben werden. Nicht nur die laufenden
Kosten, sondern auch die Investitionen beweisen dies. Jüngsten Pressemeldungen zufolge sind ja im Krankenhaus Bozen Investitionen von 648 Millionen Euro geplant. Vor einigen Jahren war ja noch von Investitionen in der
Höhe von 537 Millionen Euro die Rede. Also gibt es auch hier eine wahre Kostenexplosion, aber 100 Millionen
Euro hin oder her spielen in Bozen offensichtlich keine so große Rolle.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ich hätte ein grundsätzliches Anliegen, Herr Landesrat. Wenn man mit
Angestellten der Sanitätsbezirke spricht, so hört man immer wieder den Wunsch nach einer Verschlankung des
Verwaltungsapparates. Man spricht davon, dass die Verwaltungsstrukturen mit hoch dotierten Posten nicht notwendig sind, das heißt, dass man hier wirklich etwas tun könnte. Ich bin aber gegen die Zentralisierung aller bzw.
vieler anderer wichtiger Dienste. Es wird ja immer wieder darauf verwiesen, dass Telefon- und Computersysteme
so zentralistisch gehandhabt werden, dass sich die Leute draußen schwer tun. Die Telefonvermittlung und viele
telefonische Dienste funktionieren nur noch auf Italienisch, Herr Landesrat. Dasselbe gilt für interne Abläufe. Ich
will keiner Subventionitis das Wort reden, aber früher haben Bäckereien von Innichen das Krankenhaus Innichen
beliefert. Das wurde mittlerweile alles zentralisiert und läuft in die Metropolen Norditaliens. Dasselbe gilt für die
Wäschereidienste usw. Ich bin also für eine Verschlankung des Verwaltungsapparates, aber die Dienste sollen
funktionieren, vor allem in Bezug auf das Recht auf Gebrauch der Muttersprache. Wird im Sanitätsbetrieb das
Recht auf den Gebrauch der Muttersprache auch für die Angestellten gewährleistet? Ich habe ja vorher gesagt,
dass viele interne Abläufe nur noch in Italienisch funktionieren.
HEISS (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Der Beschlussantrag des Kollegen Pöder zielt
darauf ab, eine Rationalisierung durchzusetzen und zu versuchen, einen einheitlichen Gesundheitsbetrieb bzw. –
bezirk zu schaffen. Aus unserer Sicht wirkt das auf den ersten Blick natürlich bestechend, aber auf der anderen
Seite muss man auch sagen, dass die örtlichen Bedürfnisse durch ein gutes Management vor Ort besser erfüllt
werden können, sofern innerhalb der Bezirke entsprechend rationalisiert wird. Bei einem mittleren Management
muss man nicht notwendigerweise sparen, vor allem dann nicht, wenn es funktioniert und entsprechende Rationalisierungen durchführt. Es ist sicher so, dass ein Teil der Direktionen gut arbeitet, aber man muss auch sagen,
dass sie doch gewisse Pfründe bekommen. Bei den Bezirksdirektoren wurden zwar Ende letzten Jahres Gehaltskürzungen durchgeführt, die dann aber wieder mit Ergebniszulagen und anderen Prämien ausgeglichen worden
sind. Das sind Manöver, die nicht sonderlich gut ankommen. Da muss Transparenz herrschen. In diesem Zusammenhang ist es auch wichtig zu erwähnen, dass die Maßnahmen der Gesundheitsreform einigermaßen zügig
umgesetzt werden und vor allem im Bereich der EDV, wo die Systeme offenbar nach wie vor nicht kompatibel
sind, rationalisiert wird.
Wie gesagt, die Zusammenlegung zu einem Bezirk ist vielleicht nicht der Weisheit letzter Schluss, sehr
wohl aber die Qualitäts- und Effizienzkontrolle auf Bezirksebene. Wir werden uns also der Stimme enthalten.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Die Diskussion über einen Sanitätsbetrieb kennen wir schon aus Saurers
Zeiten. Diejenigen, die schon länger in diesem Saal sitzen, wissen das. Es hat immer wieder Versuche gegeben,
diese Einheit herzustellen, wobei es sicher auch Gründe gibt, die dafür sprechen. Ein Land mit 500.000 Einwohnern – ein Stadtteil von München oder Mailand – mit 7 Spitälern hat seine Besonderheiten, und für lange Zeit
wurde diese Sanitätseinheit auch ein bisschen im Sinne des sogenannten "sottogoverno" geführt. Hier sind vor Ort
sehr viele Kostgänger mitgefüttert worden. In den Bezirken draußen waren das politisch besetzte Gremien. Da hat
man Leuten ein zweites Zubrot verschafft, die eigentlich nur sehr wenig getan und nur ab und zu zu einer Sitzung
gegangen sind. Das wurde abgeschafft. Bei der Schaffung des einen Sanitätsbetriebes ist man aber ein bisschen
halbherzig vorgegangen. Miteinhergegangen ist ja immer auch die Diskussion über die potenzielle Schließung von
Spitälern in der Peripherie, und das ist für die Bezirke natürlich immer schon ein rotes Tuch gewesen und ist es
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nach wie vor. Natürlich kann es auch einmal in dieser Frage einen Bruch geben und man sagt, dass etwas Neues
gemacht wird, aber zum derzeitigen Zeitpunkt finde ich das nicht unbedingt angebracht. Vor dem, was als Bozner
Wasserkopf geschildert worden ist, haben die Leute in der Peripherie nicht nur Sorge, sondern Angst. Das ist ganz
einfach so! Mit Zentralisierung kann man nicht immer Kosten sparen. Es kann auch umgekehrt laufen. Da muss
man eben bestimmte Dinge zusammenführen, beispielsweise Ausschreibungen für bestimmte Dienste. Da wäre
ganz interessant zu erfahren, inwieweit derzeit die Sanitätsbezirke gemeinsame Ausschreibungen für Geräte usw.
machen.
Kollege Pöder, es hat die Leute schon geärgert, dass die vier Sanitätsdirektoren trotzdem alle geblieben
sind. Das ist bei den Menschen nicht gut angekommen. Diese Diskussion wird uns immer wieder begleiten und
uns wahrscheinlich auch in anderen Bereichen erreichen. So stelle ich mir immer wieder die Frage, ob wir uns 20
Sprengel leisten können. Sollte man nicht auch einmal über die Zukunft der Sprengel reden? Der Landesrat lacht,
wahrscheinlich besteht sogar die Forderung nach noch mehr Sprengeln. Auf jeden Fall müssen Einsparungen so
gewichtet werden, dass die Menschen vor Ort immer eingebunden sind. Deshalb kann ich diesem Beschlussantrag zum derzeitigen Zeitpunkt nicht zustimmen.
ARTIOLI (Lega Nord): I risparmi che dovremo prevedere saranno sempre più incisivi, la crisi non diminuirà
nei prossimi anni, quindi dobbiamo pensare a come risparmiare garantendo tuttavia la qualità dei servizi. Si evince
oggi dalla stampa locale che migliaia di pazienti vanno in Austria a curarsi. Dovremo cercare di capire come mai le
nostre strutture sono di eccellenza, visto che tanti pazienti vanno il Lombardia e in Austria. Non possiamo continuare ad avere tantissimi dirigenti e ci manca il personale. Pensiamo per esempio alla carenza fra le guardie mediche, abbiamo problemi ad avere i medici nei reparti. So che sono stati fatti degli accordi con ex medici di base
per andare a fare turni negli ospedali di periferia, perché non riescono più a coprire i turni. Dobbiamo investire di
più nel personale che è in prima linea, non nella dirigenza, nella burocrazia delle carte.
Sono d'accordo con il consigliere Pöder che chiede di rivedere queste 16 dirigenze, vediamo a cosa servono. Possibile che dobbiamo investire solo nella burocrazia e non nel personale che in realtà ci cura? Nella media nazionale, anche se abbiamo tantissime competenze, siamo a 1.000 euro in più a paziente, per poi avere i
pazienti che quando hanno qualcosa di veramente grave vanno via dall'Alto Adige. In Alto Adige abbiamo sempre
questo grigiore, non possiamo mai far vedere che eccelliamo in qualcosa! Ad esempio ad Innsbruck abbiamo la
clinica specializzata in malattie legate al cuore, infarti ecc., dove si è scelto di fare un investimento considerevole
nelle terapie per l'infarto e le problematiche del cuore.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Natürlich bin auch ich der Ansicht, dass in Verwaltungsangelegenheiten immer gespart werden sollte, aber in letzter Zeit werden in den Krankenhäusern vor allem Einsparungen für
die Patienten spürbar. Ich kann jetzt nicht vom Krankenhaus Bozen sprechen, weil ich mit diesem relativ wenig zu
tun habe. Meine Besuche dort beschränken sich immer auf das Gefühl: "Hoffentlich brauchst Du hier nie hingehen." Viele versuchen ja auf das Krankenhaus Meran oder auf andere Krankenhäuser auszuweichen. Ich habe im
Krankenhaus Meran eine Erfahrung gemacht, die ich eigentlich nicht kannte. Früher haben die Patienten Mineralwasser bekommen, jetzt bekommen sie Leitungswasser.
ABGEORDNETER: (unterbricht)
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Das ist mir schon klar, aber das subjektive Empfinden der Patienten
ist ein anderes. Solche Maßnahmen müssen schon besser vermittelt werden, denn wenn man Wasser in einem
Plastikkrug von IKEA bekommt, … Von der Qualität her ist das sicher top, aber an der Vermittlung fehlt es schon
ein bisschen. Also, die Zustände im Krankenhaus Meran sind nicht ganz ohne. Ich habe schon vor längerer Zeit
angemerkt, dass die Klimaanlage nicht funktioniert. Wenn man miterleben muss, dass in den Krankenzimmern die
Klimaanlagen mit alten Bettlaken zugeklebt werden müssen, so sind das Zustände, die einem schon zu denken
geben. Da wird nämlich am falschen Ort gespart. Deshalb würde mich interessieren, ob dem Landesrat diese
Missstände bekannt sind. Es ist ja auch so, dass die Behindertenaufzüge in beiden Türmen nicht funktionieren. Ich
glaube, dass die besten Einsparungen die sind, die die Menschen nicht direkt spüren. Wenn die Patienten nämlich
die Einsparungen am eigenen Leib zu spüren bekommen, dann haben sie das Gefühl, anderswo besser betreut
zu werden.
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SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): Non ho capito una cosa, assessore, se la sanità in Alto
Adige serve per curare i pazienti o per fare politica clientelare. Questa è la domanda di fondo che si pone chiunque quando vede la sanità divisa in quattro comprensori diversi dove insiste una realtà di 450 mila anime e dove
esistono una serie di cliniche private finanziate sempre dall'assessorato competente. Dal momento in cui si spendono 6 milioni di euro – era scritto oggi sul giornale, non so se sia vero – per far curare qualche paziente fuori
provincia, a cosa servono quattro diversi comprensori? Capisco che la signora che è nata a San Candido voglia
partorire nell'ospedale di San Candido, ma se anche andasse a partorire a Brunico non cambierebbe molto. E se
da Brunico andasse a Bressanone, non è che le cose sarebbero poi così disastrose!
La questione deve essere ripensata, perché c'è un problema di qualità. Se ci sono delle questioni di grossi
centri ospedalieri altamente specializzati distribuiti sul territorio con una qualità eccelsa, è sempre meglio che
averne tanti e avere una qualità mediocre. E questo lo testimoniano gli stessi primari dal momento in cui mandano
via i pazienti. Vuol dire che la qualità è del tutto risibile rispetto ad Innsbruck, Milano o qualche altro centro specializzato. Se la qualità ha un prezzo, in una situazione di recessione economica bisogna creare una ASL unica che
possa ridistribuire sul territorio tutte quelle specializzazioni che magari oggi sono concentrate. Questa soluzione
non la pensiamo solo noi consiglieri, è dettata dal buon senso, e la pensa prima di tutto l'assessore Theiner, perché la sanità deve servire per curare la gente, non per raccogliere voti.
PICHLER ROLLE (SVP): Ich möchte eine Frage stellen: Wäre es nicht möglich, etwas weiter zu denken
und zu sagen, ob es innerhalb der Europaregion Tirol mit nicht ganz 1,82 Millionen Euro Einwohnern nicht möglich
wäre, sogenannte Excellenzzentren – beispielsweise in Trient, Bozen und Innsbruck - einzurichten. In den Krankenhäusern zwischen Ala und Kufstein werden verschiedene Dienste ja zwei, drei Mal angeboten. Ich denke, dass
die Probleme, die auf uns zukommen werden, – Fachärztemangel usw. – dieselben sind. Natürlich haben wir
gottlob ein sehr stark besiedeltes Gebiet, und wir haben ein großes Interesse daran, dass qualitatives Wohnen,
Arbeiten usw. auch in den entlegeneren Orten möglich ist. Da wäre es doch interessant, wenn man auch in diesem Bereich gemeinsam arbeiten könnte. Vielleicht könnte man sich dann auch das eine und andere ersparen.
Ich würde das innerhalb des EVTZ unbedingt angehen.
THEINER (Landesrat für Gesundheits- und Sozialwesen und Familie – SVP): Sehr geehrter Herr Präsident, geschätzte Kolleginnen und Kollegen! Ich werde versuchen, in die zehn Minuten, die mir zur Verfügung stehen, möglichst viel hineinzupacken. Es sind einige Anregungen gemacht und auch viele Fragen gestellt worden,
und ich hoffe, auf die wesentlichsten eingehen zu können.
Es wurde gesagt, dass das Gesundheitswesen der Versorgung der Bevölkerung dienen sollte. Ich gehe
schon davon aus, dass das der eigentliche Zweck ist. Der Kollege Seppi hat jetzt den Saal verlassen, aber ich
hätte ihm schon gerne gesagt, dass es nicht üblich ist, dass im Gesundheitswesen jemand allzu lange als politisch
Verantwortlicher verbleibt. Das ist überall in Europa so. Südtirol hat da bisher eine Ausnahme gebildet. Denken wir
nur daran, dass Otto Saurer 20 Jahre als politisch Verantwortlicher im Gesundheitswesen tätig war. International
ist aber das genaue Gegenteil der Fall und deshalb erübrigt sich eine Antwort auf die Frage des Kollegen Seppi.
Der Gesundheitsbereich ist nicht unbedingt der Bereich, in dem man sich eine große Wählerzustimmung erwarten
kann.
Der Kollege Pöder hat eigentlich einen ganz vernünftigen und rationalen Diskurs geführt und gefragt, ob es
nicht sinnvoll wäre, fünf Jahre nach der Schaffung des einzigen Sanitätsbetriebes einen Schritt weiterzugehen und
die Gesundheitsbezirke abzuschaffen. Wir haben uns mit diesem Thema schon sehr oft befasst und auch hier im
Landtag unzählige Diskussionen dazu geführt. Wir alle wissen, dass Fusionen dieser Größenordnung – es handelt
sich ja um vier Betriebe mit mehr als 9.000 Beschäftigten – in der Regel schief gehen. Angesichts dieses Umstandes haben wir versucht, auf wirtschaftlicher Ebene entsprechend gegenzusteuern. Wir haben uns Leute, die in der
Wirtschaft tätig sind, geholt und sie gefragt, wie sie einen solch großen Betrieb organisieren würden. Alle, unabhängig davon, welcher Sprachgruppen sie angehören, haben gesagt, dass man einen Betrieb dieser Größenordnung nicht rein zentral führen könne. Davor haben alle gewarnt. Außerdem solle man unbedingt auch Bezirksstrukturen vorsehen. Wir haben uns also für den Weg entschieden, die Bezirksdirektoren mit entsprechenden
Aufgabenstellungen zu belassen. Natürlich ist es richtig, dass man sich nach fünf Jahren die Frage stellt, was sich
bewährt hat und was verbessert werden kann. Insgesamt können wir sagen, dass diese Zusammenlegung gut
über die Bühne gegangen ist. Wir haben in Südtirol seit drei Jahren rückläufige Pro-Kopf-Ausgaben für das Gesundheitswesen, und da sind wir italienweit die einzige Provinz. Jetzt kann man natürlich sagen, dass das nicht
schwierig sei, da man ja einfach nur die Leistungen zu kürzen brauche. Bisher mussten wir die Leistungen noch
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nicht kürzen. Wir haben massiv davon profitiert, dass wir Synergieeffekte nutzen konnten. Jetzt geht es darum,
weitere Synergieeffekte ausfindig zu machen. Wir werden in wenigen Monaten im Rahmen eines Omnibus-Gesetzes eine Reform in Bezug auf die Organisation vorschlagen. Ich werde Ihnen dann auch ausführliches Zahlenmaterial liefern. Wir werden erörtern, wo sich diese Strukturen bewährt haben und wo es Verbesserungen gibt. Es
gibt auch Verbesserungsbedarf, aber im Wesentlichen bin ich ein überzeugter Befürworter der Aufrechterhaltung
der Bezirksstrukturen, und zwar nicht, um irgendwelche Posten zu schaffen, sondern weil es auch rein vom Wirtschaftlichen her sehr viel Sinn macht. Vor der Reform gab es im Bereich der vier Gesundheitsbetriebe 123 Abteilungs- und Amtsdirektoren, von denen 99 besetzt waren, jetzt sind es 81, was aber auch noch zu viel ist. Dazu
braucht es aber eine weitere Reform. Wir können nicht nur sagen, dass wir im Bereich der medizinischen und
pflegerischen Leistungen Synergieeffekte nutzen möchten, sondern wir müssen diese Effekte auch im Verwaltungsbereich schaffen. Die Kollegin Artioli hat gesagt, dass diesbezüglich nichts passiert wäre. Reden Sie einmal
mit den Leuten, die draußen beschäftigt sind. Diese werden Ihnen schon sagen, wie viele Reformen im Gesundheitswesen nachhaltig durchgeführt worden sind. Da werden Sie von allen eine eindeutige Antwort erhalten.
Ich möchte noch kurz auf die Stellungnahme der Kollegin Klotz eingehen, nämlich auf den Gebrauch der
Muttersprache, was für uns eine nicht unerhebliche Herausforderung ist. Wir haben einen Proporz auf Landesebene und wollten diesen bewusst locker handhaben, damit die Qualität immer im Vordergrund steht. Dann
mussten wir aber energisch gegensteuern, denn sonst wäre genau das passiert, was Sie gesagt haben. Sie haben
gesagt, dass die Abläufe alle nur mehr in Italienisch erfolgen. Das betrifft aber nur Bozen, denn in den anderen
Bezirken wäre es nur mehr in Deutsch. Wir haben festgestellt, dass drei Bezirke immer mehr deutsch und ein
Bezirk immer mehr italienisch würde. Deshalb haben wir vehement darauf gedrängt, dass der Proporz auch auf
Bezirksebene eingehalten wird. Wir können es nämlich nicht zulassen, dass in Bezirken wie Brixen, Bruneck oder
Meran zunehmend deutschsprachige Primare tätig sind, was dann zwangsläufig dazu führen würde, dass es in
Bozen immer mehr italienischsprachige Primare geben würde. Das wäre nicht sinnvoll und deshalb müssen wir
politisch gegensteuern.
Dass nicht überall die Zweisprachigkeit gewährleistet ist, haben wir auch des Öfteren beklagt. Im Großen
und Ganzen funktioniert es schon, aber in Bozen gibt es Probleme in Bezug auf die deutsche Sprache, während
es in den anderen Bezirken Probleme mit dem Italienischen gibt. Das muss man offen zugeben und da gibt es ein
Verbesserungspotential.
Was das Beispiel der Wäscherei anbelangt, die zitiert wurde, muss ich sagen, dass es genau umgekehrt
war. Vor der Reform war es so, dass einzelne Bezirke die Wäsche entweder in Vorarlberg oder in Ferrara waschen ließen. Nach der Reform wurde das zusammengelegt. Es wurde ein gemeinsames Modell mit Privaten
geschaffen und die Wäsche wird in Südtirol gewaschen. In Auer soll eine Wäscherei für ganz Südtirol errichtet
werden.
Zur Stellungnahme des Kollegen Knoll. Es war ein großer Wunsch von uns, dass wir, nachdem es in Südtirol so gutes Wasser gibt, nicht Mineralwasser einkaufen. Man sollte möglichst Trinkwasser verwenden, was in
zwei Bezirken auch schon der Fall ist. Das soll auch auf die anderen Bezirke ausgedehnt werden. Es gibt nur ganz
wenige Patienten, die Mineralwasser zu sich nehmen müssen, aber da sind wir im Promillebereich. Für 99,9 Prozent ist das Leitungswasser sicher besser, und wir sind stolz darauf, dass wir das umsetzen konnten. Dass es in
einzelnen Bereichen Probleme gibt, beispielsweise wenn im Sommer die Klimaanlage nicht funktioniert, gebe ich
zu, aber das hat nichts mit Sparmaßnahmen, sondern mit technischen Unzulänglichkeiten oder Wartungsproblemen vor Ort zu tun.
Ein paar Worte auch noch zu dem, was heute im "Alto Adige" groß publiziert wurde: "60 Millionen Euro für
Innsbruck"! Um Gottes Willen, da muss ich schon einiges klarstellen, denn man hat nicht geschrieben, dass Südtirol für italienische Universitäten 18 Millionen Euro für Südtiroler Patientinnen und Patienten ausgibt. Man darf nicht
auf einem Auge blind sein, sondern muss beide Seiten darstellen. Es ist nun einmal eine Tatsache, dass sich sehr
viele Südtirolerinnen und Südtiroler deutscher und ladinischer Muttersprache lieber in der Innsbrucker Universitätsklinik behandeln lassen wollen als in Verona oder in Mailand. Wir müssen dafür sorgen, dass dieses Recht
auch in Zukunft aufrecht erhalten bleibt. Im Übrigen ist das in Verträgen geregelt, die auch von Rom abgesegnet
worden sind. Bekanntlich haben wir keine Universitätsklinik und somit können wir bestimmte Leistungen nicht
anbieten. Auf jeden Fall möchten wir, dass eine derartige Qualität den Südtiroler Patientinnen und Patienten nicht
vorenthalten bleibt und deshalb soll es eine Wahlmöglichkeit geben.
Das, was der Kollege Pichler Rolle gesagt hat, nämlich, dass man im Rahmen des EVTZ versuchen sollte,
gemeinsam vorzugehen, ist das große Ziel. Es gibt schon diesbezügliche Gespräche, und ein Ziel ist jenes, an
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einer sogenannten "Medical School" zu arbeiten, die vom Bundesland Tirol, von Südtirol und dem Trentino gemeinsam betrieben werden sollte.
PÖDER (BürgerUnion): Hier wurden viele richtige Argumente vorgebracht. Auch der Kollege Egger hat gut
begründet, warum er der Meinung ist, dass die Bezirke erhalten bleiben sollten. Im Prinzip ist wirklich die Frage zu
stellen, ob das, was bisher geschehen ist, nicht möglich gewesen wäre, wenn wir die vier Sanitätsbetriebe belassen hätten. Der Sanitätsbetrieb, der ganz oben steht, wäre meiner Meinung nach das Gesundheitsressort. Ich war
damals gegen die Gründung eines einheitlichen Sanitätsbetriebes, weil ich der Meinung war, dass es dezentrale
Strukturen braucht. Jetzt denke ich, dass man Entweder-oder sagen sollte. Wir haben noch die Verwaltungsstrukturen der früheren vier Sanitätsbetriebe und Herr, Landesrat, so viel schmäler sind sie nicht geworden. Die
Lösung, die wir haben, ist eine Luxuslösung. Wir haben einen vereinheitlichten Sanitätsbetrieb, haben draußen
aber vier kleinere zusätzliche Sanitätsbetriebe. Das ist eine luxuriöse Lösung, die natürlich der Steuerzahler zu
finanzieren hat. Was diese Luxuslösung für den Patienten bedeutet, erschließt sich mir nicht ganz. Ich hätte keine
Angst davor, dass der Moloch Bozen die Strukturen draußen vernachlässigen könnte, denn es gibt ja die obere
Verwaltungsetage für die Krankenhäuser, die Landesregierung als oberstes politisches Organ usw. Wie gesagt,
die Verwaltungsebene der Bezirksdirektionen hat vom Logistischen, aber auch von der Effizienz her keine Existenzberechtigung mehr. Wenn man sagt, dass jeder Bezirksdirektor für seinen Bezirk kämpft, so stimmt das, aber
das ist eine luxuriöse Lösung. Das kostet sehr viel Geld. Verwaltungsstrukturen, die vorher bestanden haben,
mussten Macht an die obere Verwaltungsebene des Sanitätsbetriebes abgeben, und da gab und gibt es natürlich
Reibungen. Ich glaube, dass diese Reibungen manchmal ganz schön Sand ins Getriebe geweht haben, was nicht
unbedingt der Effizienz gedient hat. Der Landesrat hat gesagt, dass Fachleute gesagt hätten, dass es nicht möglich wäre, den Betrieb ohne die vier dezentralen Strukturen zu vereinheitlichen. Möglicherweise hätte man es anders lösen können. Auf jeden Fall denke ich, dass man die vier Gesundheitsbezirke abschaffen sollte.
PRESIDENTE: Apro la votazione sulla mozione n. 513/12: respinta con 4 voti favorevoli, 24 voti contrari e 6
astensioni.
Il punto 12), mozione n. 254/10 presentata dal sottoscritto, anche su richiesta dell'assessore Theiner viene
rinviato in quanto stiamo cercando una soluzione riguardante la questione della sclerosi multipla.
Passiamo al punto 13), mozione n. 410/11, presentata dai consiglieri Dello Sbarba e Heiss. Ha chiesto la
parola il consigliere Dello Sbarba, prego.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Chiedo di rinviarne la trattazione.
PRESIDENTE: Va bene. Per quanto riguarda il punto 14), mozione n. 257/10, presentata dal sottoscritto,
l'assessore Tommasini chiede di rinviarlo per trovare una soluzione alla proposta che era emersa durante il dibattito.
Il punto 15), mozione n. 259/10, deve essere rinviato, perché manca l'assessore Widmann, competente in
materia.
Se i presentatori sono d'accordo, possiamo trattare i punti 16) e 17) all'ordine del giorno, che trattano la
stessa materia. I consiglieri dicono che va bene.
Punto 16) dell'ordine del giorno: Disegno di legge provinciale n. 70/10: “Decreti fascisti sui toponimi”, e
Punto 17) dell’ordine del giorno: Disegno di legge provinciale n. 73/10: “Disciplina, a norma dell’articolo
8, n. 2 dello Statuto speciale di autonomia, della toponomastica ufficiale nella provincia di Bolzano”.
Punkt 16 der Tagesordnung: Landesgesetzentwurf Nr. 70/10: "Faschistische Namensdekrete" und
Punkt 17 der Tagesordnung: Landesgesetzentwurf Nr. 73/10: "Regelung der amtlichen Ortsnamensgebung in der Provinz Bozen im Sinne von Artikel 8 Ziffer 2 des Autonomiestatuts".
La parola al consigliere Knoll per la lettura della relazione al dl n. 70/10.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Bereits 1916 hat Ettore Tolomei die erste Auflage seines
"Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige" (eine Sammlung von ca. 300, größtenteils pseudoitalienischen Orts- und Flurnamen) herausgebracht. Im Jahr 1918 folgte ein "Repertorio dei nomi locali del-
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l'Alto Adige" von Ettore de Toni, dem Kopf der damaligen Reale Società Geografica Italiana. Beide
Werke bildeten die Grundlage für das Königliche Dekret Nr. 800 vom 29. März 1923, das die "amtliche Lesung der Namen der Gemeinden und der anderen Örtlichkeiten der annektierten Gebiete"
vorsah, und zwar "zum Zwecke einer geordneten, schnellen und wirksamen Aktion zur Assimilierung
der Bevölkerung des Hochetsch". Die amtliche Lesung bezog sich nur auf die so genannten "italienischen" Namen; die deutschen und ladinischen Namen wurden damit für amtlich ungültig erklärt. Die
zweite Auflage von Tolomeis "Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige" erschien im Jahr 1929 und
beinhaltete nunmehr ca. 900, auch diesmal vorwiegend pseudoitalienische Namen. Die dritte und
letzte Auflage erschien im Jahr 1935, und in dieser war die Anzahl von Tolomeis Namen auf über
8000 angestiegen. Dieses Handbuch bildete auch die Grundlage für das Ministerialdekret Nr. 147
vom 10. Juli 1940, mit dem zusätzlich die neueren Namen amtlich festgeschrieben wurden. Mit Königlichem Dekret Nr. 6767 vom 9. März 1942 wurden schließlich insgesamt 2432 italienisch klingende Namen für die öffentlichen Gewässer der Provinz Bozen genehmigt. Viele dieser Namen sind
nicht einmal in der Drittauflage des "Prontuario" von Tolomei enthalten. Sie wurden somit erst im
Nachhinein italienisiert.
Die obgenannten faschistischen Namensdekrete bilden bis heute die alleinige Basis der Ortsnamengebung in Süd-Tirol. Bevor eine Regelung der Ortsnamenfrage daher auch nur angedacht werden
kann, bedarf es der Beseitigung dieser faschistischen Dekrete.
Im Dezember 2009 wurden diese Dekrete von der italienischen Regierung abermals bestätigt. Das
Land Süd-Tirol hat dagegen Rekurs eingereicht, weil die primäre Zuständigkeit damit verletzt wurde.
Laut Artikel 8 Ziffer 2 des Autonomiestatuts sind die Provinzen befugt, auf dem Gebiet der Ortsnamengebung Gesetzesbestimmungen zu erlassen. Der Süd-Tiroler Landtag ist somit das dafür zuständige Organ.
---------Ettore Tolomei pubblicò la prima edizione del suo "Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige" (una
raccolta di circa 300 macro- e micro toponimi, in massima parte pseudoitaliani) già nel 1916. Nel
1918 seguì un "Repertorio dei nomi locali dell'Alto Adige" di Ettore de Toni, figura di spicco dell'allora
Reale Società Geografica italiana. Su queste due opere si basa il regio decreto 29 marzo 1923, n.
800, che "determina la lezione ufficiale dei nomi dei comuni e di altre località dei territori annessi" al
fine di "una azione ordinata, pronta ed efficace di assimilazione italiana". La lezione ufficiale si riferiva unicamente ai nomi cosiddetti "italiani", e di conseguenza i nomi tedeschi e ladini non avevano
più carattere ufficiale. La seconda edizione del "Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige" di Tolomei
venne pubblicata nel 1929 e conteneva un maggior numero di toponimi, all'incirca 900, anche questi
in gran parte pseudoitaliani. La terza e ultima edizione è del 1935 e il numero dei toponimi era salito
a oltre 8.000. Su questo prontuario si basa anche il decreto ministeriale 10 luglio 1940, n. 147, con
cui, in aggiunta, si sono voluti ufficializzare i nomi più recenti. Infine con il regio decreto 9 marzo
1942, n. 6767, è stato approvato, per le acque pubbliche della provincia di Bolzano, un elenco di
complessivi 2432 nomi apparentemente italiani. Molti di questi nomi non erano nemmeno contenuti
nella terza edizione del "Prontuario" di Tolomei e furono quindi italianizzati solo successivamente.
A tutt'oggi i succitati decreti fascisti sui toponimi costituiscono l'unica base per la toponomastica in
Alto Adige. Per questo motivo, prima di iniziare anche solo a pensare a una disciplina della toponomastica è necessario abolire questi decreti fascisti.
Nel dicembre 2009 il Governo ha per l'ennesima volta confermato questi decreti. La Provincia autonoma di Bolzano ha presentato ricorso, perché ciò lede la sua competenza primaria in materia.
Ai sensi dell'articolo 8, numero 2 dello Statuto di autonomia le Province hanno competenza legislativa in materia di toponomastica. Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano è quindi l'organo
preposto.
Vorsitz der Vizepräsidentin | Presidenza della vicepresidente: DDr.in Julia Unterberger
PRÄSIDENTIN: Ich erteile dem Abgeordneten Heiss das Wort zur Verlesung des Begleitberichtes zum
Landesgesetzentwurf Nr. 73/10.
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HEISS (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Sehr geehrte Damen und Herren
Abgeordnete!
Zweck des vorliegenden Gesetzentwurfs ist die Konkretisierung der den autonomen Provinzen von
Artikel 8 Ziffer 2 des Autonomiestatuts zuerkannten Zuständigkeit im Bereich Ortsnamensgebung.
Grundpfeiler des Vorschlags ist der ausdrückliche politische Wille, die Tragweite der Gesetzesmaßnahme einzig und allein auf die öffentlichen Ortsnamen zu beschränken, also auf jene, die von öffentlicher Bedeutung sind, weshalb in diesem Zusammenhang von amtlicher Ortsnamensgebung die
Rede ist.
Daraus folgt, dass sich der Gesetzgeber mit all dem, was sich außerhalb dieses Bereichs öffentlicher
Bedeutung befindet, in keiner Weise befasst und folglich der freien Entscheidung der Privaten und
der sozialen Kräfte überantwortet.
Im vorliegenden Gesetzesvorschlag werden die Ortsnamen, Diktionen oder topographischen Bezeichnungen, die zu amtlichen erklärt werden sollen, nicht ausdrücklich und rigide aufgelistet, sondern die Regeln und die Kriterien für die Wiederherstellung bzw. Aktualisierung von lokalen öffentlichen Ortsnamen festgelegt, die gerade wegen der Tatsache offiziell anerkannt werden sollen, dass
sie den gemeinsamen Interessen der Bürger Rechnung tragen und sich auf das unteilbare Namensgut einer mehrsprachigen Gemeinschaft beziehen, die inzwischen auf historischer, juridisch-institutioneller und kultureller Ebene gefestigt ist.
Mit dieser Wiederherstellung wird eine eigens dazu eingerichtete ständige Fachkommission für Toponomastik betraut.
Da die Problematik in etwa gleichgelagert ist, wurde auch eine Bestimmung über die Straßenbezeichnungen eingefügt, die vorsieht, dass die Gemeinden auch weiterhin (wie dies die geltenden Bestimmungen vorsehen) für das Straßenverzeichnis und insbesondere für die Benennung der öffentlichen Verkehrsbereiche zuständig sind, wobei ausdrücklich die Pflicht zur Zweisprachigkeit bzw. Dreisprachigkeit vorgesehen wird.
Schließlich muss noch darauf verwiesen werden, dass laut Artikel 105 des Autonomiestatuts "auf
den Sachbereichen, die der Zuständigkeit der Region oder des Landes zuerkannt worden sind, die
Gesetze des Staates angewandt werden, solange die Region oder das Land nicht mit eigenem Gesetz anders verfügen".
Daraus folgt in juridischer Hinsicht, dass ab dem Zeitpunkt, an dem ein und derselbe Sachbereich
mit einem Landesgesetz geregelt wird, die staatlichen Bestimmungen "ipso iure" nicht mehr angewandt werden.
Die künftige "Nichtanwendbarkeit" der sogenannten Tolomei-Dekrete ist die automatische juridische
Folge dieses vom Autonomiestatut bereits vorgegebenen Weges, weshalb es für völlig überflüssig
erachtet wurde, formell darauf einzuwirken.
In Artikel 1 Absatz 1 und 2 wird das Ziel der Gesetzesmaßnahme ausdrücklich festgeschrieben und
eingeschränkt, wobei präzisiert wird, dass dieses einzig und allein in der Regelung der amtlichen
Ortsnamensgebung besteht.
Der dritte Absatz stellt ausdrücklich eine Verbindung zu den im Autonomiestatut in Sachen Ortsnamensgebung enthaltenen Bestimmungen her. Auf der Grundlage der Grundprinzipien, die inzwischen die lokale Verwaltungsordnung regeln, wird der Grundsatz festgelegt und bestätigt, dass die
öffentlichen, also amtlichen Ortsnamen zweisprachig bzw. dreisprachig sein müssen.
Dies steht zudem mit der von den Vereinten Nationen in der Resolution Nr. 20/1967 ausgesprochenen Empfehlung im Einklang, in mehrsprachigen Ländern Ortsnamen in jeder der amtlichen Sprachen vorzusehen.
Da in bestimmten Fällen eine Übersetzung von Ortsnamen oder traditionellen Bezeichnungen unmöglich, schwierig oder unangebracht sein kann, wird ausdrücklich auch eine unterschiedliche Bezeichnung der Örtlichkeiten in den zwei bzw. drei Sprachen zugelassen, um etwaige Probleme erst
gar nicht aufkommen zu lassen.
Artikel 2 Absatz 1 steckt den Rahmen der Ortsnamensgebung von öffentlicher Bedeutung ab, die zur
amtlichen Ortsnamensgebung führt; sie umfasst vor allem die Benennungen der lokalen Körperschaften und Verwaltungseinheiten, deren öffentlicher Charakter wohl nicht eigens hervorgehoben
werden muss.
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Weiters fallen die bewohnten Täler, die Pässe und die Gebirge unter besagte Regelung, deren öffentliche Bedeutung nicht nur aus der Tatsache abzuleiten ist, dass sie öffentliche Güter darstellen,
wie dies bei Pässen und Bergen allgemein der Fall ist, sondern auch daraus, dass sie in eine Umwelt
und in ein soziales Umfeld eingebettet sind, die inzwischen durch eine erhebliche Mobilität und durch
die kollektive Nutzung der alpinen Landschaft zu touristischen, Erholungs- und kulturellen Zwecken
charakterisiert sind.
Das soeben Gesagte gilt auch für die öffentlichen Seen und die anderen öffentlichen Gewässer; allerdings wurde es für zweckmäßig erachtet, das Kriterium der Zugehörigkeit zum öffentlichen Gut
durch ein weiteres Kriterium, die touristische oder landschaftliche Bedeutung, d.h. die wirtschaftlichsoziale Bedeutung zumindest auf gemeindlicher und übergemeindlicher Ebene, zu ergänzen.
Die öffentliche Bedeutung, d.h. die Rolle für die Allgemeinheit, ist wiederum das Kriterium für die Miteinbeziehung der Benennungen und geographischen Bezeichnungen von kulturellen, gewerblichen,
Erholungs-, sportlichen oder touristischen Zonen und Örtlichkeiten in die amtliche mehrsprachige
Ortsnamensgebung.
Dadurch können nicht nur die Ortsnamen und Benennungen, welche Orte und Örtlichkeiten rein privater Bedeutung betreffen (Höfe, Wiesen, Felder, Fluren, Almen, Schlösser und Burgen, Ansitze
usw.) von der amtlichen Ortsnamensgebung ausgeschlossen werden, sondern richtigerweise auch
andere kleinere Örtlichkeiten, die in topographischer Hinsicht von geringer Bedeutung und geringem
Interesse für die Allgemeinheit sind.
Im zweiten Absatz wird vorgesehen, dass - als demokratisches, ebenso in den von den Vereinten
Nationen ausgesprochenen Empfehlungen festgeschriebenes Prinzip (siehe die bereits erwähnte
UNO-Resolution Nr. 20/1967) - bei der Festlegung der Rangfolge der Ortsnamen und der topographischen Bezeichnungen die Stärke der Sprachgruppen auf Gemeindeebene zu berücksichtigen ist,
wobei das Verbot "graphischer Diskriminierungen" aufrecht bleibt (vgl. das D.P.R. Nr. 574/1988, in
dem für die Fälle, in denen beide bzw. alle drei Sprachen gemeinsam verwendet werden, ein solches
Verbot verfügt wird).
Artikel 3 sieht die Einsetzung einer Fachkommission für Toponomastik vor, der die Aufgabe obliegt,
nach Erfassung, Dokumentation und Aktualisierung der amtlichen Ortsnamen entsprechende Verzeichnisse derselben zu erstellen, die von der Landesregierung zu genehmigen und im Amtsblatt der
Region zu veröffentlichen sind.
Artikel 4 schließlich bestätigt die Zuständigkeit der Gemeinden in Sachen Straßenbezeichnungen,
d.h. Festlegung und Benennung der öffentlichen Verkehrsbereiche (Plätze, Straßen usw.), wobei die
in den vorhergehenden Artikeln 1 und 2 für die öffentliche Ortsnamensgebung des Landes vorgesehenen Prinzipien übernommen werden.
---------Gentili consigliere e consiglieri,
La proposta di legge intende riempire la competenza legislativa in materia di toponomastica, attribuita alle province autonome dall'articolo 8, n. 2 dello statuto speciale di autonomia.
Punto di partenza è la precisa scelta politica di limitare l'intervento normativo alla disciplina della sola
toponomastica pubblica, o di rilevanza pubblica, che viene quindi definita toponomastica ufficiale.
Ne consegue che il legislatore si disinteressa di tutto quanto fuoriesce da tale ambito di rilevanza
pubblica e che rimane così affidato alla sfera della libera pratica dei privati e delle formazioni sociali.
La presente proposta evita di elencare direttamente – e in maniera rigida – i toponimi e le indicazioni
o denominazioni topografiche da ufficializzare e detta invece le regole e i criteri per la ricostruzione
attualizzata di una toponomastica pubblica locale che, proprio in quanto caratterizzata dal riferimento
all'ambito degli interessi comuni dei cittadini, merita riconoscimento ufficiale in virtù della sua riferibilità al patrimonio indivisibile di una realtà plurilingue ormai consolidata sul piano storico, giuridico-istituzionale e culturale.
Tale ricostruzione viene poi affidata al lavoro di una commissione tecnica permanente appositamente istituita.
Per l'analogia della problematica, è parso opportuno inserire altresì una norma in materia di odonomastica, affermando che rimane affidata direttamente ai comuni, secondo quanto già previsto dalla
vigente normativa, la determinazione dello stradario e in particolare delle denominazioni delle aree di
circolazione pubblica, con l'espresso obbligo del bilinguismo risp. trilinguismo.
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Occorre ricordare infine che, a norma dell'articolo 105 dello statuto speciale d'autonomia, "nelle
materie attribuite alla competenza della Regione o della Provincia, fino a quando non sia diversamente disposto con leggi regionali o provinciali, si applicano le leggi dello Stato".
Ne consegue, sul piano giuridico, che a partire dal momento in cui interviene una diversa disciplina
della stessa materia ad opera della legge provinciale, la normativa statale cessa "ipso iure" di trovare
applicazione.
La futura "inapplicabilità" dei cosiddetti decreti Tolomei sarà perciò la conseguenza giuridica automatica di tale meccanismo già prefigurato dallo statuto d'autonomia, ragione per cui si è ritenuto del
tutto superfluo intervenire formalmente sugli stessi.
L'articolo 1, primo e secondo comma, si preoccupa di delimitare espressamente l'oggetto dell'intervento legislativo, precisando che si intende regolare solamente la toponomastica in ambito pubblicoamministrativo.
Il terzo comma, ricollegandosi esplicitamente alle norme desumibili dallo statuto di autonomia in ordine alla specifica materia della toponomastica e movendosi nel solco dei principi fondamentali che regolano ormai stabilmente l'ordinamento amministrativo locale, stabilisce e ribadisce il principio che la
toponomastica pubblica, quindi ufficiale, è bilingue o trilingue.
Ciò corrisponde inoltre alla raccomandazione espressa in sede ONU (Risoluzione n. 20/1967) di prevedere nei paesi plurilingui toponimi in ognuna delle lingue ufficiali.
Al fine, tuttavia, di evitare gli inconvenienti che possono derivare, in determinati casi, dall'impossibilità, difficoltà o inopportunità di procedere alla traduzione di toponimi o denominazioni di origine tradizionale, viene espressamente consentita anche la diversificazione delle denominazioni e indicazioni
nelle due risp. tre lingue.
L'articolo 2, primo comma definisce l'ambito della toponomastica di rilevanza pubblica, alla quale si
ricollega quindi la toponomastica ufficiale, comprendendovi, innanzitutto, le denominazioni degli enti
e delle unità amministrative locali, la cui appartenenza all'ambito pubblico non ha bisogno di particolari sottolineature.
Vengono poi ricomprese le denominazioni delle valli abitate, dei passi e dei rilievi montuosi, la cui rilevanza pubblica è data - oltre che dall'appartenenza al patrimonio pubblico, come avviene in genere
nell'ipotesi dei passi e delle montagne - dal loro inserimento in un contesto ambientale e sociale caratterizzato ormai da una spiccata mobilità nonché dalla crescente fruizione collettiva del paesaggio
alpino, a fini turistici, ricreativi e culturali.
Lo stesso vale per i laghi pubblici e le altre acque pubbliche, in ordine ai quali è tuttavia sembrato opportuno integrare il criterio dell'appartenenza al patrimonio pubblico con quello ulteriore della rilevanza turistica o paesaggistica ovvero dell'importanza economico-sociale su scala quantomeno comunale e sovracomunale.
Sempre il rilievo pubblico, e quindi la funzione collettiva, costituisce altresì il criterio per includere nella toponomastica ufficiale plurilingue le denominazioni e indicazioni geografiche di zone e siti culturali, produttivi, ricreativi, sportivi e turistici.
Ciò consente di escludere dal novero della toponomastica ufficiale, da regolamentare con strumenti
giuridici, non solo i toponimi e le denominazioni concernenti siti e località di interesse prettamente
privato (masi, prati, campi, malghe, castelli, residenze etc.), ma anche, opportunamente, altre realtà
topografiche minuscole e prive di un apprezzabile rilievo e interesse sul piano generale e collettivo.
Il secondo comma introduce la previsione – quale principio democratico peraltro desumibile anch'esso da raccomandazioni espresse in sede ONU (v. la già citata risoluzione n. 20/1967) – che si
tenga conto, al fine di stabilire l'ordine di precedenza nel riportare le indicazioni topografiche, della
consistenza dei gruppi linguistici a livello comunale, fermo restando il divieto di "discriminazioni grafiche" (divieto in genere già codificato, nei casi di uso congiunto delle lingue, dal DPR n. 574/1988).
Con l'articolo 3 viene istituita una commissione tecnica provinciale avente il compito di formare – attraverso la propria attività di ricognizione, documentazione e di aggiornamento – appositi elenchi
della toponomastica ufficiale, da approvare quindi dalla Giunta provinciale e da pubblicare sul BUR.
L'articolo 4, infine, riafferma la competenza dei comuni in materia di odonomastica, vale a dire di determinazione e denominazione delle aree di circolazione pubblica (piazze, piazzali, strade etc.), recependo gli stessi principi ispiratori della disciplina della toponomastica pubblica provinciale, prevista
dai precedenti articoli 1 e 2.
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Bericht des ersten Gesetzgebungsausschusses zum Landesgesetzentenwurf Nr. 70/10:
Die Arbeiten in der Kommission
Der Landesgesetzentwurf Nr. 70/10 wurde von der I. Gesetzgebungskommission in den Sitzungen
vom 14. Oktober 2010, vom 3. November 2010 und vom 20. Jänner 2011 geprüft. Der Gesetzentwurf
wurde im Sinne von Artikel 41 Absatz 5 der Geschäftsordnung gemeinsam mit den Landesgesetzentwürfen Nr. 71/10 und 73/10 behandelt. An den Kommissionsarbeiten nahmen auch der Einbringer
des Gesetzentwurfes Nr. 73/10 Abg. Hans Heiss und der Mitunterzeichner des Gesetzentwurfes Nr.
71/10 LR Florian Mussner teil. Nachdem der Gesetzentwurf nur aus einem einzigen Artikel besteht,
wurde die General- und Artikeldebatte im Sinne von Artikel 100 der Geschäftsordnung gemeinsam
abgehalten.
Nach der Verlesung der Gutachten des Rates der Gemeinden verwies der Einbringer des Gesetzentwurfes Nr. 71/10 Abg. Elmar Pichler Rolle im Rahmen der Erläuterung des Entwurfes auf die Zuständigkeit des Landtages, eine gesetzliche Regelung im Bereich der Toponomastik zu erlassen. Er
regte an, gemeinsam eine einvernehmliche Lösung dieser komplexen Thematik zu suchen, um einen
breiten Konsens zur Lösung der Ortsnamenfrage herbeizuführen. Die administrativen Namen sind
bereits durch die Verfassung und die einschlägigen Staats- und Regionalgesetze festgelegt, weshalb
der Gesetzentwurf Nr. 71/10 ausschließlich die Regelung der sog. nicht-administrativen Ortsnamen
betrifft. Dabei stützt man sich bei der Festlegung der Namen auf die international gängige Praxis der
Vereinten Nationen und deren Fachorganisationen, deren Übereinkommen auch von Italien rezepiert
worden sind. Die entsprechenden Nachforschungen und erforderlichen Feldarbeiten werden einige
Zeit in Anspruch nehmen, so der Abgeordnete, allerdings kann es auch ohne weiteres mehrere Bezeichnungen für ein und denselben Ort geben. Die Tolomeischen Bezeichnungen können – sofern
gebräuchlich – weiterhin bestehen bleiben und es soll ein Weg zum Dialog aufgezeigt werden, mit
dem anhand der Aufarbeitung der geschichtlichen Ereignisse und anhand eines konkreten Bezuges
zur aktuellen Verwendung der Ortsnamen eine einvernehmliche Regelung dieser heiklen Thematik
gefunden werden soll. Wer jedoch von vorne herein jeden Dialog zur Toponomastik ablehnt, muss
die politische Verantwortung für dieses Verhalten übernehmen, so der Abg. Pichler Rolle abschließend.
Abg. Eva Klotz erklärte im Rahmen der Erläuterung des Landesgesetzentwurfes Nr. 70/10, dass es
ohne die explizite Abschaffung der faschistischen Namensdekrete keine demokratische Gesetzesregelung zur Toponomastik geben kann. Die Abgeordnete verwies auf das Beispiel der Region Aosta,
wo die von den Faschisten erfundenen Namen im Jahre 1946 abgeschafft und die ursprünglichen
Ortsnamen wieder eingeführt wurden. In Südtirol wird jedoch die von den Faschisten begonnene
Verfälschung der Siedlungsgeschichte weitergeführt, was durch die vom Staat im Jahre 2009 vorgenommene Wiederbelebung der faschistischen Namensdekrete, die eigentlich wie viele andere alte
Rechtsvorschriften abgeschafft werden sollten, bestätigt worden ist. Eigentlich müsste man mit dieser Kulturschande, die selbst für viele Italiener im Lande nicht nachvollziehbar ist, an die Weltöffentlichkeit gehen. Ohne die Tilgung dieser historischen Schande ist keine Regelung der Ortsnamen in
Südtirol möglich, so die Abg. Klotz, weshalb der von ihr vorgelegte Gesetzentwurf zu allererst die
gänzliche Abschaffung der faschistischen Namensdekrete vorsieht. Erst nach diesem Schritt der
demokratischen Selbstachtung kann über eine Neuregelung der Toponomastik diskutiert werden.
Abg. Hans Heiss erinnerte im Rahmen der Erläuterung des Landesgesetzentwurfes Nr. 73/10 daran,
dass dieser Vorschlag bereits mehrmals vorgelegt worden ist und nach wie vor eine tragfähige
Grundlage für die künftige Regelung der Toponomastik in Südtirol bilden kann. Der Gesetzentwurf
beruht auf drei Grundprinzipien, von denen die längst fällige Rechtssicherheit im Bereich der Ortsnamengebung das erste Anliegen darstellt. Das zweite Grundprinzip ist die Anerkennung der Tatsache, dass in Südtirol drei Sprachgruppen leben, die ihre eigenen Ortsnamen verwenden können,
während das dritte Prinzip die Wiedergutmachung des Tolomeischen Unrechts darstellt. Für die amtliche Ortsnamengebung, die auf jeden Fall zwei- bzw. dreisprachig zu sein hat, sieht der Entwurf die
Einsetzung einer Fachkommission vor, welche die öffentlichen Ortsnamen in Südtirol rechtlich verbindlich festlegen soll. Der restliche Teil der Namensgebung kann ohne weiteres der privaten Initiative überlassen werden, wobei die dynamische Entwicklung der Toponomastik seit dem Ende der
Ära Tolomei nicht außer Acht gelassen werden sollte.
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Abg. Alessandro Urzì verwies nach der Eröffnung der gemeinsamen Generaldebatte zu den drei Gesetzentwürfen auf die immer wieder kehrenden Vorurteile und Spannungen bei der Diskussion über
die Ortsnamengebung und kündigte an, nur zum Gesetzentwurf der politischen Mehrheit Stellung
nehmen zu wollen. Aufgrund des Koalitionsabkommens zwischen SVP und der Demokratischen
Partei hätte man sich einen Gesetzentwurf zur Toponomastik erwarten können, der von beiden Koalitionspartnern mitgetragen wird. Der Abgeordnete wollte folglich in Erfahrung bringen, warum dem
Landtag kein gemeinsamer Entwurf der Mehrheit vorgelegt worden ist. Auf jeden Fall muss zuerst
die unrechtmäßige Aufhebung der deutschen und ladinischen Ortsnamen rückgängig gemacht werden, wobei der Abg. Urzì betonte, dass er sich niemals gegen diese schon längst fällige Wiedergutmachung gestellt hat. Ein Gesetzentwurf zur Toponomastik sollte von allen Sprachgruppen im
Landtag und von der Opposition mitgetragen werden, wobei man durchaus auch an einen erweiterten Diskussionsrahmen durch die Einsetzung einer eigenen Sonderkommission denken könnte. Die
Debatte über die Ortsnamenfrage wird nämlich einen längeren Zeitraum in Anspruch nehmen, denn
mit einer hastigen oder eiligen Behandlung in der Kommission und im Plenum ist niemanden gedient.
Jeder ist in irgendeiner Weise an einen Ortsnamen gebunden, der somit auch einen emotionalen
Charakter hat und zu einem wichtigen Teil der Identität der Bürger wird. Vor allem in einem mehrsprachigen Gebiet wie Südtirol, wo jede Sprachgruppe ihren eigenen Sprachschatz pflegt, haben die
Ortsnamen eine besondere Relevanz. Jedes künftige Verzeichnis der Ortsnamen muss dieser besonderen Situation und der Autonomie der drei Sprachgruppen im Lande Rechnung tragen. Aus diesem Grund sind jene Passagen des Gesetzentwurfes Nr. 71/10 unzulässig, die einer Sprachgruppe
die Befugnis zuerkennen mehrheitliche Entscheidungen über die Ortsnamen in Südtirol zu fällen. In
diesem Zusammenhang ist das Sonderstatut, das die Zweisprachigkeit sämtlicher Ortsnamen bindend vorschreibt, strikt einzuhalten und die offizielle Diktion der deutschen und ladinischen Namen
sobald wie möglich wiederherzustellen. Diese praktische Umsetzung der Bestimmungen des Autonomiestatutes muss daher ohne jede Streichung oder Reduzierung des bestehenden Ortsnamengutes und ohne die Einschränkung der Identität und der Eigenheit der in Südtirol lebenden Sprachgruppen erfolgen.
Abg. Donato Seppi verwies auf die recht diplomatischen Aussagen des Abg. Urzì und unterstrich,
dass kein italienischer Ortsnamen entfernt werden darf. Zudem machte er die Kommissionsmitglieder darauf aufmerksam, dass der Gesetzentwurf Nr. 71/10 nur vom Abg. Pichler Rolle und von Landesrat Mussner unterzeichnet wurde, was vermuten lässt, dass es nicht einmal innerhalb der SVP
einen Grundkonsens in der Toponomastikfrage gibt. Allerdings wäre ein Entwurf, der wenigstens von
der deutschsprachigen Bevölkerung im Lande mitgetragen wird, die erste und grundlegende Voraussetzung für eine seriöse Diskussion im Landtag. Aus diesem Grund vertritt der Einbringer des Landesgesetzentwurfes Nr. 71/10 in der Ortsnamenfrage ausschließlich seine eigene Meinung, die auch
in der unklaren und widersprüchlichen Formulierung des Entwurfes ihren Niederschlag findet. Abschließend warnte der Abgeordnete die Vertreter der politischen Mehrheit nochmals vor der geplanten Abschaffung der italienischen Ortsnamen in Südtirol und erinnerte daran, dass es von seiner
Seite in dieser Frage keine politischen Abmachungen oder Kompromisse geben wird.
Abg. Georg Pardeller regte an, eine gemeinsame Lösung der Ortsnamenfrage zu suchen und betonte, dass die Einbringung eines Gesetzentwurfes nicht von der vorherigen Suche eines allgemeinen Konsenses zur behandelten Thematik abhängig gemacht werden darf. Abg. Pardeller erinnerte
daran, dass gewisse Bezeichnungen auf der ganzen Welt identisch sind und dass dabei kein örtlich
gebräuchlicher Namen künstlich darübergestülpt wird. Daher ist auch in Südtirol eine einzige Bezeichnung für die Ortschaften zu bevorzugen, um Verwirrungen vorzubeugen und klare Benennungen für die Bevölkerung und den Standort Südtirol zu garantieren.
Abg. Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer rief alle Beteiligten zu einem zeitgemäßen Kompromiss
zur Lösung der Ortsnamenfrage auf. Dass Sprache identitätsstiftend ist allen bewusst, so die Abgeordnete, allerdings sei es höchst an der Zeit an einer tragbaren Übereinkunft zu arbeiten, widrigenfalls riskiert man eine lange mediale Diskussion über die Toponomastik, die sich bis zu den nächsten
Landtagswahlen hinziehen kann. Nachdem Südtirol ein anerkanntes Modell für viele Minderheiten
darstellt, sollte man im Rahmen der geltenden Autonomiebestimmungen in der Lage sein im Sinne
des neuen europäischen Geistes die Ortsnamenfrage zu lösen. Dabei muss natürlich die kulturelle
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Identität und Geschichte der Sprachgruppen im Lande gewahrt werden, so die Abg. Hochgruber
Kuenzer abschließend.
Im Rahmen seiner Replik erklärte Abg. Elmar Pichler Rolle, dass der Gesetzentwurf Nr. 71/10 nur
von Abgeordneten der SVP vorgelegt worden ist, weil diese Vorgangsweise indirekt aus dem Koalitionsprogramm der Landesregierung hervorgeht. Dort ist festgehalten, dass es in der Ortsnamenfrage
nicht nur eine Einigung innerhalb der politischen Mehrheit sondern ein Übereinkommen zwischen
den drei Sprachgruppen im Lande braucht. Hätte die Demokratische Partei den Gesetzentwurf mit
unterzeichnet, wäre es ein rein politischer Vorschlag geworden, in der jetzigen Fassung, die weitestgehend jener der vorangegangenen Legislaturperiode entspricht, kann hingegen ein unvoreingenommener Dialog zwischen den Sprachgruppen über die Ortsnamenfrage eröffnet werden. Der Gesetzentwurf Nr. 71/10 wurde aus diesem Grund von einem Abgeordneten der deutschen und einem
Abgeordneten der ladinischen Sprachgruppe unterzeichnet, zudem wurde der Entwurf im Sommer
dem Landtag vorgelegt, wo viele Mitglieder der SVP-Fraktion abwesend waren. Der Abg. Pichler
Rolle verwies in diesem Zusammenhang auf die Autonomiegeschichte des Landes, die nur unter der
größtmöglichen Miteinbeziehung der italienischen Sprachgruppe auf den heutigen Stand gebracht
werden konnte und wünschte sich auch in der Ortsnamenfrage eine gemeinsame Vorgangsweise
aller drei Sprachgruppen im Lande. Bei einer so relevanten und heiklen Thematik, wie es die Toponomastik darstellt, ist im Landtag auch eine nach Sprachgruppen getrennte Abstimmung möglich.
Wie die Italianisierung der Familiennamen in Vergangenheit korrigiert worden ist, so müsste heute
auch eine leichte Berichtigung der Bezeichnung der Örtlichkeiten in Südtirol möglich sein. Der Gesetzentwurf Nr. 71/10 zielt nicht darauf ab, das vorhandene Namensgut zu limitieren, denn jede
Sprachgruppe soll mittels des zu errichtenden Beirates für Kartographie selbst über ihre Namen entscheiden können. Die Zusammensetzung und die Arbeitsweise dieser Kommission muss noch gemeinsam genauer definiert werden, allerdings müssen die Ortsnamen, die vom Beirat festgelegt
werden, in der Bevölkerung gebräuchlich sein. Der Abg. Pichler Rolle erklärte sich zudem bereit,
über einen erweiterten Diskussionsrahmen in der Ortsnamenfrage zu beraten, allerdings muss dabei
eine genaue Zeitabfolge für die Behandlung der Gesetzentwürfe im Landtag festgelegt werden.
Abg. Eva Klotz verwies in ihrer Replik auf den Bericht der Unterkommission für den Schutz der Minderheiten der Vereinten Nationen, der in der Dokumentation zu den Gesetzentwürfen zur Toponomastik enthalten ist. Dort ist klar festgehalten, dass die Aufzwingung falscher Namen einen widerrechtlichen Akt von kultureller Unterdrückung und Aggression darstellt. Dieses historische Unrecht,
das zur Entstehung der italienischen Ortsnamen in Südtirol geführt hat, kann auch nicht nach langer
Zeit zu Recht oder zur Grundlage einer Diskussion über die Toponomastik werden. Aus diesem
Grund kündigte die Abgeordnete an, gegen den Übergang zur Artikeldebatte des Landesgesetzentwurfes Nr. 71/10 stimmen zu wollen. Das Land hat die primäre Gesetzgebungsbefugnis in der Toponomastikfrage und die SVP irrt gewaltig, wenn sie glaubt, dass durch einen faulen Kompromiss in
dieser heiklen Angelegenheit das historische Unrecht ungeschehen gemacht werden kann. Die Abg.
Klotz betonte nochmals, dass zuerst die faschistischen Namensdekrete abgeschafft werden müssen,
bevor man eine Diskussion über eine Neuregelung der Ortsnamen in Südtirol eröffnet.
Abg. Hans Heiss bestätigte die besondere Relevanz des Namensschutzes in Südtirol, allerdings
verwies er auch auf die gängige Praxis in der Toponomastik, nach der Orte auch mehrere Namen
tragen können. Der Ersteinbringer des Gesetzentwurfes Nr. 73/10 begrüßte die Aussagen des Abg.
Urzì hinsichtlich des historischen Unrechtes, das die Tolomeische Ortsnamengebung in Südtirol bewirkt hat und wünschte sich in diesem Zusammenhang auch eine klare Stellungnahme der SVP. Der
lange Begleitbericht zum Gesetzentwurf Nr. 71/10 ist nämlich alles andere als kohärent und schlüssig, weshalb eine Klärung der Position der politischen Mehrheit zu den vorliegenden Gesetzentwürfen und den eingebrachten Änderungsanträgen dringend notwendig erscheint. Eine Lösung der
Ortsnamenfrage ist nur über einen Kompromiss aller beteiligten politischen Kräfte zu erreichen und
der Landesgesetzentwurf Nr. 73/10 könnte einen solchen Mittelweg zwischen den konträren Positionen darstellen. Dabei sollten rechtlich relevante Namen, die identitätsfördernden Charakter haben,
zwei- bzw. dreisprachig angeführt werden während der restliche Teil der Ortsnamen dem privaten
Gebrauch der Bevölkerung überlassen werden kann.
Nach Abschluss der Generaldebatte wurde der Landesgesetzentwurf Nr. 70/10 im Sinne von Artikel
100 der Geschäftsordnung mit 5 Gegenstimmen (des Vorsitzenden Noggler und der Abg.en Schuler,
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Pichler Rolle, Pardeller und Seppi) und 2 Jastimmen (der Abg.en Klotz und Mair) abgelehnt. Der
Abg. Urzì hatte zuvor erklärt, dass er an der Abstimmung nicht teilnimmt.
Der Kommissionsvorsitzende leitet den Gesetzentwurf gemäß Artikel 42 Absatz 4 der Geschäftsordnung an den Landtagspräsidenten weiter.
---------I lavori in commissione
La I commissione legislativa ha esaminato il disegno di legge provinciale n. 70/10 nelle sedute del 14
ottobre 2010, del 3 novembre 2010 e del 20 gennaio 2011. Ai sensi dell'articolo 41, comma 5, del regolamento interno il disegno di legge è stato trattato congiuntamente ai disegni di legge provinciale
n. 71/10 e 73/10. Ai lavori della commissione hanno partecipato anche il presentatore del disegno di
legge n. 73/10 cons. Hans Heiss e il cofirmatario del disegno di legge n. 71/10 ass. Florian Mussner.
Siccome il disegno di legge consiste di un articolo unico, ai sensi dell'articolo 100 del regolamento
interno la discussione generale e quella articolata si sono svolte congiuntamente.
Data lettura del parere del Consiglio dei comuni il presentatore cons. Elmar Pichler Rolle, illustrando
il disegno, ha richiamato la competenza del Consiglio provinciale a regolamentare per legge l'ambito
della toponomastica. Egli ha proposto di cercare una soluzione condivisa di questa complessa tematica, per giungere a un ampio consenso.
I nomi amministrativi sono già fissati dalla Costituzione e dalle leggi statali e regionali in materia, per
cui il disegno di legge n. 71/10 riguarda esclusivamente la regolamentazione dei cosiddetti toponimi
non amministrativi. Nel definire i nomi, ci si riferisce alla comune prassi internazionale delle Nazioni
Unite e delle loro organizzazioni particolari, i cui accordi sono stati recepiti anche dall'Italia. Le relative ricerche e il necessario lavoro sul campo richiederanno del tempo; comunque è certo che per un
medesimo luogo possono esserci più denominazioni. Le denominazioni di Tolomei possono essere
mantenute nella misura in cui sono in uso. Si dovrebbe indicare una strada di dialogo che permetta
di giungere a una regolamentazione condivisa di questa delicata tematica, in base alla riflessione
sugli avvenimenti storici e a un riferimento concreto all'uso attuale dei toponimi. Comunque, chi rifiuta a priori qualsiasi dialogo sulla toponomastica deve assumersi la responsabilità politica di questo
comportamento.
Illustrando il disegno di legge provinciale n. 70/10 la cons. Eva Klotz ha dichiarato che senza l'esplicita abrogazione dei decreti fascisti sulla toponomastica non può esserci alcuna regolamentazione
democratica in materia. Ha richiamato l'esempio della Regione Val d'Aosta, dove nel 1946 sono stati
aboliti i nomi inventati dai fascisti e reintrodotti i toponimi originari. Ma in Alto Adige si prosegue la
falsificazione della storia dell'insediamento iniziata dai fascisti: questo è stato dimostrato dallo Stato
nel 2009 con la conferma dei decreti fascisti sui nomi, che invece come molte altre norme giuridiche
dovrebbero essere abrogati. Veramente su questo crimine contro la cultura, incomprensibile anche
per molti italiani dell'Alto Adige, ci si dovrebbe rivolgere all'opinione pubblica mondiale. Senza cancellare questa vergogna storica non è possibile alcuna regolamentazione della toponomastica in Alto
Adige, e perciò il suo disegno di legge prevede per prima cosa l'abrogazione per intero dei decreti
fascisti. Solo dopo questo atto di autorispetto democratico si potrà discutere su una nuova regolamentazione della toponomastica.
Illustrando il disegno di legge n. 73/10 il cons. Hans Heiss ha ricordato che esso è già stato presentato più volte, e che può ancora costituire una base accettabile per una futura regolamentazione
della toponomastica in Alto Adige. Il disegno di legge si basa su tre principi di fondo, di cui il primo è
la certezza del diritto nell'ambito della toponomastica, che ci si attende da ormai troppo tempo. Il secondo principio di fondo è il riconoscimento del fatto che in Alto Adige vivono tre gruppi linguistici,
che possono usare i propri toponimi. Il terzo principio è la riparazione del torto di Tolomei. Per la toponomastica ufficiale, che dev'essere comunque bi- o trilingue, il disegno prevede l'istituzione di una
commissione tecnica permanente, che dovrà definire la toponomastica pubblica dell'Alto Adige. I restanti toponimi possono essere senz'altro lasciati all'iniziativa dei privati, e nel far questo non si dovrebbe ignorare lo sviluppo dinamico della toponomastica dalla fine dell'era Tolomei.
Aperta la discussione generale congiunta sui tre disegni di legge, il cons. Alessandro Urzì ha richiamato i pregiudizi e le tensioni che regolarmente ritornano quando si discute di toponomastica, e ha
annunciato di voler prendere posizione solo sul disegno di legge della maggioranza politica. In base
all'accordo di coalizione fra SVP e PD ci si sarebbe potuti attendere un disegno di legge sulla topo-
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nomastica appoggiato da entrambi i partiti della coalizione stessa. Pertanto egli chiede perché non
sia stato presentato al Consiglio provinciale un disegno comune della maggioranza. In ogni caso,
prima di tutto bisogna annullare l'abolizione illegittima dei toponimi tedeschi e ladini, e su questo
punto egli ha sottolineato di non essersi mai opposto a quest'atto di riparazione, ormai dovuto da
molto tempo. Un disegno di legge sulla toponomastica dovrebbe avere il sostegno di tutti i gruppi linguistici presenti in Consiglio e dell'opposizione, e certo si potrebbe anche considerare l'idea di estendere l'ambito del dibattito istituendo un'apposita commissione speciale. Infatti tale dibattito richiederà
molto tempo, perché una trattazione affrettata in commissione non servirebbe a nessuno. Ognuno è
legato in qualche modo a un toponimo, che perciò ha anche carattere emozionale e diventa parte
importante dell'identità dei cittadini. Soprattutto in un'area plurilingue come l'Alto Adige, dove ogni
gruppo linguistico ha una propria eredità linguistica, i toponimi hanno una rilevanza particolare. Ogni
futuro elenco di toponimi dovrà tener conto di questa particolare situazione e dell'autonomia dei tre
gruppi linguistici della provincia. Per questo motivo sono inammissibili i passaggi del disegno di legge
n. 71/10 che assegnano a un gruppo linguistico la competenza a prendere decisioni a maggioranza
sui toponimi in Alto Adige. Su questo punto si deve osservare rigorosamente lo Statuto speciale, che
prescrive il vincolo della bilinguità di tutti i toponimi, e ripristinare al più presto la dizione ufficiale dei
nomi tedeschi e ladini. Quest'attuazione pratica delle disposizioni dello Statuto d'autonomia deve
quindi avvenire senza alcuna soppressione o riduzione della toponomastica esistente, e senza limitazioni dell'identità e della specificità dei gruppi linguistici che vivono in Alto Adige.
Il cons. Donato Seppi ha richiamato le molto diplomatiche dichiarazione del cons. Urzì e ha sottolineato che nessun toponimo italiano può essere soppresso. Inoltre egli ha fatto notare ai componenti
che il disegno di legge n. 71/10 è stato firmato solo dal cons. Pichler Rolle e dall'ass. Mussner, il che
fa presumere che neanche all'interno della SVP ci sia un consenso di fondo sulla toponomastica.
Comunque un disegno di legge sostenuto almeno dalla popolazione tedesca della provincia sarebbe
il primo ed essenziale requisito per una discussione seria in Consiglio. Per questo motivo il presentatore del disegno di legge n. 71/10 rappresenta sulla toponomastica esclusivamente il proprio punto
di vista, e lo si vede anche nella formulazione non chiara e contraddittoria del disegno stesso. Egli ha
infine avvertito ancora una volta i rappresentanti della maggioranza politica di non abolire i toponimi
italiani dell'Alto Adige, e ha ricordato che su questo punto da parte sua non ci saranno accordi politici
o compromessi.
Il cons. Georg Pardeller ha invitato a cercare una soluzione condivisa sulla toponomastica, e ha sottolineato che la presentazione di un disegno di legge non si può far dipendere dalla precedente ricerca di un consenso generale sul problema. Ha ricordato che certe denominazioni sono identiche in
tutto il mondo, e che però non vi si sovrappone artificiosamente alcun nome localmente in uso. Pertanto anche in Alto Adige è da preferire una sola denominazione per le località, così da evitare confusioni e garantire chiare dizioni per la popolazione e per questa provincia come sede di attività.
La cons. Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer ha invitato tutti i responsabili a risolvere la questione
della toponomastica con un compromesso adeguato alla situazione di oggi. Che la lingua è un fattore
d'identità è noto a tutti; da molto tempo, però, è giunto il momento di lavorare a un compromesso accettabile, diversamente si rischia una lunga polemica mediatica sulla toponomastica, che potrebbe
durare fino alle prossime elezioni provinciali. L'Alto Adige è un modello riconosciuto per molte minoranze. Pertanto, nell'ambito delle vigenti norme d'autonomia, si dovrebbe poter risolvere la questione
della toponomastica nel nuovo spirito europeo. Naturalmente devono essere tutelate identità culturale e storia dei gruppi linguistici della provincia.
Nella sua replica il cons. Elmar Pichler Rolle ha dichiarato che il disegno di legge n. 71/10 è stato
presentato solo da consiglieri della SVP perché questo modo di procedere si basa indirettamente sul
programma di coalizione. Esso stabilisce che sulla questione della toponomastica c'è bisogno non
solo di un consenso all'interno della maggioranza politica, ma anche di un accordo fra i tre gruppi linguistici della provincia. Se anche il PD avesse firmato il disegno di legge, esso sarebbe diventato
una proposta esclusivamente politica; nella sua redazione attuale, che corrisponde quasi completamente a quella della legislatura scorsa, esso può invece costituire la base per un dialogo sulla toponomastica senza prevenzioni fra i gruppi linguistici. Per questo motivo il disegno di legge n. 71/10 è
stato firmato da un consigliere del gruppo linguistico tedesco e da uno di quello ladino. Inoltre esso è
stato presentato al Consiglio provinciale la scorsa estate, in un momento in cui molti componenti del
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gruppo SVP erano assenti. Al riguardo il cons. Pichler Rolle ha ricordato la storia dell'autonomia di
questa provincia, che ha potuto raggiungere il livello di oggi solo col massimo coinvolgimento del
gruppo linguistico italiano, e si è augurato che anche sulla toponomastica tutti e tre i gruppi linguistici
dell'Alto Adige possano trovare un modo di procedere comune. Su un argomento così rilevante e delicato come la toponomastica, è possibile in Consiglio anche una votazione separata per gruppi
linguistici. Come in passato è stata corretta l'italianizzazione dei cognomi, oggi dovrebbe essere
possibile anche una leggera correzione della dizione delle località altoatesine. Il disegno di legge n.
71/10 non si propone di limitare la toponomastica esistente, perché ogni gruppo linguistico dovrebbe
poter decidere da sé sui propri toponimi per mezzo della costituenda Consulta cartografica. Composizione e modalità di lavoro di questa commissione devono ancora essere consensualmente definite;
comunque i nomi fissati dalla Consulta devono essere in uso presso la popolazione. Inoltre il cons.
Pichler Rolle si è dichiarato disposto a consultazioni per estendere la discussione sulla toponomastica a un più ampio consesso; comunque su questo punto si dovrà stabilire un preciso calendario
per la trattazione dei disegni di legge in Consiglio provinciale.
Nella sua replica la cons. Eva Klotz ha richiamato la relazione della sottocommissione delle Nazioni
Unite per la tutela delle minoranze, compresa nella documentazione sul disegno di legge. Essa dice
che l'imposizione di nomi falsi costituisce un atto illegittimo di oppressione e aggressione culturali.
Quest'ingiustizia storica, che ha portato alla creazione dei toponimi italiani dell'Alto Adige, non può
diventare, neanche dopo molto tempo, qualcosa di giusto o una base per la discussione sulla toponomastica. Pertanto ella ha annunciato il proprio voto contrario al passaggio alla discussione articolata sul disegno di legge provinciale n. 71/10. La Provincia ha competenza legislativa primaria sulla
toponomastica, e la SVP sbaglia terribilmente se crede che con un dubbioso compromesso in quest'ambito così delicato si possa cancellare un'ingiustizia storica. Ella sottolinea ancora che prima si
devono abrogare i decreti fascisti sulla toponomastica, e solo dopo si potrà aprire un dibattito su una
nuova regolamentazione di quest'ambito in Alto Adige.
Il cons. Hans Heiss ha confermato il particolare rilievo della tutela dei toponimi in Alto Adige, però ha
anche richiamato la prassi corrente nella toponomastica per cui le località possono anche avere più
nomi. Il primo firmatario del disegno di legge n. 73/10 ha approvato le dichiarazioni del cons. Urzì
sull'ingiustizia storica conseguente alle denominazioni di Tolomei in Alto Adige, e su questo punto si
è augurato anche una chiara presa di posizione della SVP. Infatti la lunga relazione accompagnatoria al disegno di legge n. 71/10 è tutt'altro che coerente e convincente, per cui appare necessario un
chiarimento della posizione della maggioranza politica sui presenti disegni di legge e sugli emendamenti presentati. A una soluzione della questione della toponomastica si potrà arrivare solo con un
compromesso di tutte le forze politiche interessate, e il disegno di legge provinciale n. 73/10 potrebbe costituire tale punto di equilibrio fra le posizioni opposte. I nomi giuridicamente rilevanti, che
costituiscono riferimenti identitari, dovrebbero essere bi- ovvero trilingui, mentre il resto della toponomastica può essere lasciato all'uso privato della popolazione.
Conclusa la discussione generale, il disegno di legge provinciale n. 70/10 è stato respinto, ai sensi
dell'articolo 100 del regolamento interno, con 5 voti contrari (del presidente Noggler e dei conss.
Schuler, Pichler Rolle, Pardeller e Seppi) e 2 voti favorevoli (delle conss. Klotz e Mair). Il cons. Urzì
aveva dapprima dichiarato di non partecipare alla votazione.
Ai sensi dell'articolo 42, comma 4, del regolamento interno il presidente della commissione trasmette
il disegno di legge al presidente del Consiglio provinciale.
Bericht des ersten Gesetzgebungsausschusses zum Landesgesetzentwurf Nr. 73/10
Die Arbeiten in der Kommission
Der Landesgesetzentwurf Nr. 73/10 wurde von der I. Gesetzgebungskommission in den Sitzungen
vom 14. Oktober 2010, vom 3. November 2010 und vom 20. Jänner 2011 geprüft. Der Gesetzentwurf wurde im Sinne von Artikel 41 Absatz 5 der Geschäftsordnung gemeinsam mit den Landesgesetzentwürfen Nr. 71/10 und 70/10 behandelt. An den Kommissionsarbeiten nahmen auch der Einbringer des Gesetzentwurfes Nr. 73/10 Abg. Hans Heiss und der Mitunterzeichner des Gesetzentwurfes Nr. 71/10 LR Florian Mussner teil.
Nach der Verlesung der Gutachten des Rates der Gemeinden verwies der Einbringer des Gesetzentwurfes Nr. 71/10 Abg. Elmar Pichler Rolle im Rahmen der Erläuterung des Entwurfes auf die Zu-
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ständigkeit des Landtages, eine gesetzliche Regelung im Bereich der Toponomastik zu erlassen. Er
regte an, gemeinsam eine einvernehmliche Lösung dieser komplexen Thematik zu suchen, um einen
breiten Konsens zur Lösung der Ortsnamenfrage herbeizuführen. Die administrativen Namen sind
bereits durch die Verfassung und die einschlägigen Staats- und Regionalgesetze festgelegt, weshalb
der Gesetzentwurf Nr. 71/10 ausschließlich die Regelung der sog. nicht-administrativen Ortsnamen
betrifft. Dabei stützt man sich bei der Festlegung der Namen auf die international gängige Praxis der
Vereinten Nationen und deren Fachorganisationen, deren Übereinkommen auch von Italien rezepiert
worden sind. Die entsprechenden Nachforschungen und erforderlichen Feldarbeiten werden einige
Zeit in Anspruch nehmen, so der Abgeordnete, allerdings kann es auch ohne weiteres mehrere Bezeichnungen für ein und denselben Ort geben. Die Tolomeischen Bezeichnungen können - sofern
gebräuchlich - weiterhin bestehen bleiben und es soll ein Weg zum Dialog aufgezeigt werden, mit
dem anhand der Aufarbeitung der geschichtlichen Ereignisse und anhand eines konkreten Bezuges
zur aktuellen Verwendung der Ortsnamen eine einvernehmliche Regelung dieser heiklen Thematik
gefunden werden soll. Wer jedoch von vorne herein jeden Dialog zur Toponomastik ablehnt, muss
die politische Verantwortung für dieses Verhalten übernehmen, so der Abg. Pichler Rolle abschließend.
Abg. Eva Klotz erklärte im Rahmen der Erläuterung des Landesgesetzentwurfes Nr. 70/10, dass es
ohne die explizite Abschaffung der faschistischen Namensdekrete keine demokratische Gesetzesregelung zur Toponomastik geben kann. Die Abgeordnete verwies auf das Beispiel der Region Aosta,
wo die von den Faschisten erfundenen Namen im Jahre 1946 abgeschafft und die ursprünglichen
Ortsnamen wieder eingeführt wurden. In Südtirol wird jedoch die von den Faschisten begonnene
Verfälschung der Siedlungsgeschichte weitergeführt, was durch die vom Staat im Jahre 2009 vorgenommene Wiederbelebung der faschistischen Namensdekrete, die eigentlich wie viele andere alte
Rechtsvorschriften abgeschafft werden sollten, bestätigt worden ist. Eigentlich müsste man mit dieser Kulturschande, die selbst für viele Italiener im Lande nicht nachvollziehbar ist, an die Weltöffentlichkeit gehen. Ohne die Tilgung dieser historischen Schande ist keine Regelung der Ortsnamen in
Südtirol möglich, so die Abg. Klotz, weshalb der von ihr vorgelegte Gesetzentwurf zu allererst die
gänzliche Abschaffung der faschistischen Namensdekrete vorsieht. Erst nach diesem Schritt der
demokratischen Selbstachtung kann über eine Neuregelung der Toponomastik diskutiert werden.
Abg. Hans Heiss erinnerte im Rahmen der Erläuterung des Landesgesetzentwurfes Nr. 73/10 daran,
dass dieser Vorschlag bereits mehrmals vorgelegt worden ist und nach wie vor eine tragfähige
Grundlage für die künftige Regelung der Toponomastik in Südtirol bilden kann. Der Gesetzentwurf
beruht auf drei Grundprinzipien, von denen die längst fällige Rechtssicherheit im Bereich der Ortsnamengebung das erste Anliegen darstellt. Das zweite Grundprinzip ist die Anerkennung der Tatsache, dass in Südtirol drei Sprachgruppen leben, die ihre eigenen Ortsnamen verwenden können,
während das dritte Prinzip die Wiedergutmachung des Tolomeischen Unrechts darstellt. Für die amtliche Ortsnamengebung, die auf jeden Fall zwei- bzw. dreisprachig zu sein hat, sieht der Entwurf die
Einsetzung einer Fachkommission vor, welche die öffentlichen Ortsnamen in Südtirol rechtlich verbindlich festlegen soll. Der restliche Teil der Namensgebung kann ohne weiteres der privaten Initiative überlassen werden, wobei die dynamische Entwicklung der Toponomastik seit dem Ende der
Ära Tolomei nicht außer Acht gelassen werden sollte.
Abg. Alessandro Urzì verwies nach der Eröffnung der gemeinsamen Generaldebatte zu den drei Gesetzentwürfen auf die immer wieder kehrenden Vorurteile und Spannungen bei der Diskussion über
die Ortsnamengebung und kündigte an, nur zum Gesetzentwurf der politischen Mehrheit Stellung
nehmen zu wollen. Aufgrund des Koalitionsabkommens zwischen SVP und der Demokratischen
Partei hätte man sich einen Gesetzentwurf zur Toponomastik erwarten können, der von beiden Koalitionspartnern mitgetragen wird. Der Abgeordnete wollte folglich in Erfahrung bringen, warum dem
Landtag kein gemeinsamer Entwurf der Mehrheit vorgelegt worden ist. Auf jeden Fall muss zuerst
die unrechtmäßige Aufhebung der deutschen und ladinischen Ortsnamen rückgängig gemacht werden, wobei der Abg. Urzì betonte, dass er sich niemals gegen diese schon längst fällige Wiedergutmachung gestellt hat. Ein Gesetzentwurf zur Toponomastik sollte von allen Sprachgruppen im
Landtag und von der Opposition mitgetragen werden, wobei man durchaus auch an einen erweiterten Diskussionsrahmen durch die Einsetzung einer eigenen Sonderkommission denken könnte. Die
Debatte über die Ortsnamenfrage wird nämlich einen längeren Zeitraum in Anspruch nehmen, denn
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mit einer hastigen oder eiligen Behandlung in der Kommission und im Plenum ist niemanden gedient.
Jeder ist in irgendeiner Weise an einen Ortsnamen gebunden, der somit auch einen emotionalen
Charakter hat und zu einem wichtigen Teil der Identität der Bürger wird. Vor allem in einem mehrsprachigen Gebiet wie Südtirol, wo jede Sprachgruppe ihren eigenen Sprachschatz pflegt, haben die
Ortsnamen eine besondere Relevanz. Jedes künftige Verzeichnis der Ortsnamen muss dieser besonderen Situation und der Autonomie der drei Sprachgruppen im Lande Rechnung tragen. Aus diesem Grund sind jene Passagen des Gesetzentwurfes Nr. 71/10 unzulässig, die einer Sprachgruppe
die Befugnis zuerkennen mehrheitliche Entscheidungen über die Ortsnamen in Südtirol zu fällen. In
diesem Zusammenhang ist das Sonderstatut, das die Zweisprachigkeit sämtlicher Ortsnamen bindend vorschreibt, strikt einzuhalten und die offizielle Diktion der deutschen und ladinischen Namen
sobald wie möglich wiederherzustellen. Diese praktische Umsetzung der Bestimmungen des Autonomiestatutes muss daher ohne jede Streichung oder Reduzierung des bestehenden Ortsnamengutes und ohne die Einschränkung der Identität und der Eigenheit der in Südtirol lebenden Sprachgruppen erfolgen.
Abg. Donato Seppi verwies auf die recht diplomatischen Aussagen des Abg. Urzì und unterstrich,
dass kein italienischer Ortsnamen entfernt werden darf. Zudem machte er die Kommissionsmitglieder darauf aufmerksam, dass der Gesetzentwurf Nr. 71/10 nur vom Abg. Pichler Rolle und von Landesrat Mussner unterzeichnet wurde, was vermuten lässt, dass es nicht einmal innerhalb der SVP
einen Grundkonsens in der Toponomastikfrage gibt. Allerdings wäre ein Entwurf, der wenigstens von
der deutschsprachigen Bevölkerung im Lande mitgetragen wird, die erste und grundlegende Voraussetzung für eine seriöse Diskussion im Landtag. Aus diesem Grund vertritt der Einbringer des Landesgesetzentwurfes Nr. 71/10 in der Ortsnamenfrage ausschließlich seine eigene Meinung, die auch
in der unklaren und widersprüchlichen Formulierung des Entwurfes ihren Niederschlag findet. Abschließend warnte der Abgeordnete die Vertreter der politischen Mehrheit nochmals vor der geplanten Abschaffung der italienischen Ortsnamen in Südtirol und erinnerte daran, dass es von seiner
Seite in dieser Frage keine politischen Abmachungen oder Kompromisse geben wird.
Abg. Georg Pardeller regte an, eine gemeinsame Lösung der Ortsnamenfrage zu suchen und betonte, dass die Einbringung eines Gesetzentwurfes nicht von der vorherigen Suche eines allgemeinen Konsenses zur behandelten Thematik abhängig gemacht werden darf. Abg. Pardeller erinnerte
daran, dass gewisse Bezeichnungen auf der ganzen Welt identisch sind und dass dabei kein örtlich
gebräuchlicher Namen künstlich darübergestülpt wird. Daher ist auch in Südtirol eine einzige Bezeichnung für die Ortschaften zu bevorzugen, um Verwirrungen vorzubeugen und klare Benennungen für die Bevölkerung und den Standort Südtirol zu garantieren.
Abg. Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer rief alle Beteiligten zu einem zeitgemäßen Kompromiss
zur Lösung der Ortsnamenfrage auf. Dass Sprache identitätsstiftend ist allen bewusst, so die Abgeordnete, allerdings sei es höchst an der Zeit an einer tragbaren Übereinkunft zu arbeiten, widrigenfalls riskiert man eine lange mediale Diskussion über die Toponomastik, die sich bis zu den nächsten
Landtagswahlen hinziehen kann. Nachdem Südtirol ein anerkanntes Modell für viele Minderheiten
darstellt, sollte man im Rahmen der geltenden Autonomiebestimmungen in der Lage sein im Sinne
des neuen europäischen Geistes die Ortsnamenfrage zu lösen. Dabei muss natürlich die kulturelle
Identität und Geschichte der Sprachgruppen im Lande gewahrt werden, so die Abg. Hochgruber
Kuenzer abschließend.
Im Rahmen seiner Replik erklärte Abg. Elmar Pichler Rolle, dass der Gesetzentwurf Nr. 71/10 nur
von Abgeordneten der SVP vorgelegt worden ist, weil diese Vorgangsweise indirekt aus dem Koalitionsprogramm der Landesregierung hervorgeht. Dort ist festgehalten, dass es in der Ortsnamenfrage
nicht nur eine Einigung innerhalb der politischen Mehrheit sondern ein Übereinkommen zwischen
den drei Sprachgruppen im Lande braucht. Hätte die Demokratische Partei den Gesetzentwurf mit
unterzeichnet, wäre es ein rein politischer Vorschlag geworden, in der jetzigen Fassung, die weitestgehend jener der vorangegangenen Legislaturperiode entspricht, kann hingegen ein unvoreingenommener Dialog zwischen den Sprachgruppen über die Ortsnamenfrage eröffnet werden. Der Gesetzentwurf Nr. 71/10 wurde aus diesem Grund von einem Abgeordneten der deutschen und einem
Abgeordneten der ladinischen Sprachgruppe unterzeichnet, zudem wurde der Entwurf im Sommer
dem Landtag vorgelegt, wo viele Mitglieder der SVP-Fraktion abwesend waren. Der Abg. Pichler
Rolle verwies in diesem Zusammenhang auf die Autonomiegeschichte des Landes, die nur unter der
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größtmöglichen Miteinbeziehung der italienischen Sprachgruppe auf den heutigen Stand gebracht
werden konnte und wünschte sich auch in der Ortsnamenfrage eine gemeinsame Vorgangsweise
aller drei Sprachgruppen im Lande. Bei einer so relevanten und heiklen Thematik, wie es die Toponomastik darstellt, ist im Landtag auch eine nach Sprachgruppen getrennte Abstimmung möglich.
Wie die Italianisierung der Familiennamen in Vergangenheit korrigiert worden ist, so müsste heute
auch eine leichte Berichtigung der Bezeichnung der Örtlichkeiten in Südtirol möglich sein. Der Gesetzentwurf Nr. 71/10 zielt nicht darauf ab, das vorhandene Namensgut zu limitieren, denn jede
Sprachgruppe soll mittels des zu errichtenden Beirates für Kartographie selbst über ihre Namen entscheiden können. Die Zusammensetzung und die Arbeitsweise dieser Kommission muss noch gemeinsam genauer definiert werden, allerdings müssen die Ortsnamen, die vom Beirat festgelegt
werden, in der Bevölkerung gebräuchlich sein. Der Abg. Pichler Rolle erklärte sich zudem bereit,
über einen erweiterten Diskussionsrahmen in der Ortsnamenfrage zu beraten, allerdings muss dabei
eine genaue Zeitabfolge für die Behandlung der Gesetzentwürfe im Landtag festgelegt werden.
Abg. Eva Klotz verwies in ihrer Replik auf den Bericht der Unterkommission für den Schutz der Minderheiten der Vereinten Nationen, der in der Dokumentation zu den Gesetzentwürfen zur Toponomastik enthalten ist. Dort ist klar festgehalten, dass die Aufzwingung falscher Namen einen widerrechtlichen Akt von kultureller Unterdrückung und Aggression darstellt. Dieses historische Unrecht,
das zur Entstehung der italienischen Ortsnamen in Südtirol geführt hat, kann auch nicht nach langer
Zeit zu Recht oder zur Grundlage einer Diskussion über die Toponomastik werden. Aus diesem
Grund kündigte die Abgeordnete an, gegen den Übergang zur Artikeldebatte des Landesgesetzentwurfes Nr. 71/10 stimmen zu wollen. Das Land hat die primäre Gesetzgebungsbefugnis in der Toponomastikfrage und die SVP irrt gewaltig, wenn sie glaubt, dass durch einen faulen Kompromiss in
dieser heiklen Angelegenheit das historische Unrecht ungeschehen gemacht werden kann. Die Abg.
Klotz betonte nochmals, dass zuerst die faschistischen Namensdekrete abgeschafft werden müssen,
bevor man eine Diskussion über eine Neuregelung der Ortsnamen in Südtirol eröffnet.
Abg. Hans Heiss bestätigte die besondere Relevanz des Namensschutzes in Südtirol, allerdings
verwies er auch auf die gängige Praxis in der Toponomastik, nach der Orte auch mehrere Namen
tragen können. Der Ersteinbringer des Gesetzentwurfes Nr. 73/10 begrüßte die Aussagen des Abg.
Urzì hinsichtlich des historischen Unrechtes, das die Tolomeische Ortsnamengebung in Südtirol bewirkt hat und wünschte sich in diesem Zusammenhang auch eine klare Stellungnahme der SVP. Der
lange Begleitbericht zum Gesetzentwurf Nr. 71/10 ist nämlich alles andere als kohärent und schlüssig, weshalb eine Klärung der Position der politischen Mehrheit zu den vorliegenden Gesetzentwürfen und den eingebrachten Änderungsanträgen dringend notwendig erscheint. Eine Lösung der
Ortsnamenfrage ist nur über einen Kompromiss aller beteiligten politischen Kräfte zu erreichen und
der Landesgesetzentwurf Nr. 73/10 könnte einen solchen Mittelweg zwischen den konträren Positionen darstellen. Dabei sollten rechtlich relevante Namen, die identitätsfördernden Charakter haben,
zwei- bzw. dreisprachig angeführt werden während der restliche Teil der Ortsnamen dem privaten
Gebrauch der Bevölkerung überlassen werden kann.
Nach Abschluss der Generaldebatte wurde der Übergang zur Artikeldebatte des Landesgesetzentwurfes Nr. 73/10 mit 7 Gegenstimmen (des Vorsitzenden Noggler und der Abg.en Schuler, Pichler
Rolle, Pardeller, Klotz, Mair und Seppi) abgelehnt. Der Abg. Urzì hatte zuvor erklärt, dass er an der
Abstimmung nicht teilnimmt.
Der Kommissionsvorsitzende leitet den Gesetzentwurf gemäß Artikel 42 Absatz 4 der Geschäftsordnung an den Landtagspräsidenten weiter.
---------I lavori in commissione
La I commissione legislativa ha esaminato il disegno di legge provinciale n. 73/10 nelle sedute del 14
ottobre 2010, del 3 novembre 2010 e del 20 gennaio 2011. Ai sensi dell'articolo 41, comma 5, del
regolamento interno il disegno di legge è stato trattato congiuntamente ai disegni di legge provinciale
n. 71/10 e 70/10. Ai lavori della commissione hanno partecipato anche il presentatore del disegno di
legge n. 73/10 cons. Hans Heiss e il cofirmatario del disegno di legge n. 71/10 ass. Florian Mussner.
Data lettura del parere del Consiglio dei comuni il presentatore cons. Elmar Pichler Rolle, illustrando
il disegno, ha richiamato la competenza del Consiglio provinciale a regolamentare per legge l'ambito
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della toponomastica. Egli ha proposto di cercare una soluzione condivisa di questa complessa tematica, per giungere a un ampio consenso.
I nomi amministrativi sono già fissati dalla Costituzione e dalle leggi statali e regionali in materia, per
cui il disegno di legge n. 71/10 riguarda esclusivamente la regolamentazione dei cosiddetti toponimi
non amministrativi. Nel definire i nomi, ci si riferisce alla comune prassi internazionale delle Nazioni
Unite e delle loro organizzazioni particolari, i cui accordi sono stati recepiti anche dall'Italia. Le relative ricerche e il necessario lavoro sul campo richiederanno del tempo; comunque è certo che per un
medesimo luogo possono esserci più denominazioni. Le denominazioni di Tolomei possono essere
mantenute nella misura in cui sono in uso. Si dovrebbe indicare una strada di dialogo che permetta
di giungere a una regolamentazione condivisa di questa delicata tematica, in base alla riflessione
sugli avvenimenti storici e a un riferimento concreto all'uso attuale dei toponimi. Comunque, chi rifiuta a priori qualsiasi dialogo sulla toponomastica deve assumersi la responsabilità politica di questo
comportamento.
Illustrando il disegno di legge provinciale n. 70/10 la cons. Eva Klotz ha dichiarato che senza l'esplicita abrogazione dei decreti fascisti sulla toponomastica non può esserci alcuna regolamentazione
democratica in materia. Ha richiamato l'esempio della Regione Val d'Aosta, dove nel 1946 sono stati
aboliti i nomi inventati dai fascisti e reintrodotti i toponimi originari. Ma in Alto Adige si prosegue la
falsificazione della storia dell'insediamento iniziata dai fascisti: questo è stato dimostrato dallo Stato
nel 2009 con la conferma dei decreti fascisti sui nomi, che invece come molte altre norme giuridiche
dovrebbero essere abrogati. Veramente su questo crimine contro la cultura, incomprensibile anche
per molti italiani dell'Alto Adige, ci si dovrebbe rivolgere all'opinione pubblica mondiale. Senza cancellare questa vergogna storica non è possibile alcuna regolamentazione della toponomastica in Alto
Adige, e perciò il suo disegno di legge prevede per prima cosa l'abrogazione per intero dei decreti
fascisti. Solo dopo questo atto di autorispetto democratico si potrà discutere su una nuova regolamentazione della toponomastica.
Illustrando il disegno di legge n. 73/10 il cons. Hans Heiss ha ricordato che esso è già stato presentato più volte, e che può ancora costituire una base accettabile per una futura regolamentazione
della toponomastica in Alto Adige. Il disegno di legge si basa su tre principi di fondo, di cui il primo è
la certezza del diritto nell'ambito della toponomastica, che ci si attende da ormai troppo tempo. Il secondo principio di fondo è il riconoscimento del fatto che in Alto Adige vivono tre gruppi linguistici,
che possono usare i propri toponimi. Il terzo principio è la riparazione del torto di Tolomei. Per la toponomastica ufficiale, che dev'essere comunque bi- o trilingue, il disegno prevede l'istituzione di una
commissione tecnica permanente, che dovrà definire la toponomastica pubblica dell'Alto Adige. I restanti toponimi possono essere senz'altro lasciati all'iniziativa dei privati, e nel far questo non si dovrebbe ignorare lo sviluppo dinamico della toponomastica dalla fine dell'era Tolomei.
Aperta la discussione generale congiunta sui tre disegni di legge, il cons. Alessandro Urzì ha richiamato i pregiudizi e le tensioni che regolarmente ritornano quando si discute di toponomastica, e ha
annunciato di voler prendere posizione solo sul disegno di legge della maggioranza politica. In base
all'accordo di coalizione fra SVP e PD ci si sarebbe potuti attendere un disegno di legge sulla toponomastica appoggiato da entrambi i partiti della coalizione stessa. Pertanto egli chiede perché non
sia stato presentato al Consiglio provinciale un disegno comune della maggioranza. In ogni caso,
prima di tutto bisogna annullare l'abolizione illegittima dei toponimi tedeschi e ladini, e su questo
punto egli ha sottolineato di non essersi mai opposto a quest'atto di riparazione, ormai dovuto da
molto tempo. Un disegno di legge sulla toponomastica dovrebbe avere il sostegno di tutti i gruppi linguistici presenti in Consiglio e dell'opposizione, e certo si potrebbe anche considerare l'idea di estendere l'ambito del dibattito istituendo un'apposita commissione speciale. Infatti tale dibattito richiederà
molto tempo, perché una trattazione affrettata in commissione non servirebbe a nessuno. Ognuno è
legato in qualche modo a un toponimo, che perciò ha anche carattere emozionale e diventa parte
importante dell'identità dei cittadini. Soprattutto in un'area plurilingue come l'Alto Adige, dove ogni
gruppo linguistico ha una propria eredità linguistica, i toponimi hanno una rilevanza particolare. Ogni
futuro elenco di toponimi dovrà tener conto di questa particolare situazione e dell'autonomia dei tre
gruppi linguistici della provincia. Per questo motivo sono inammissibili i passaggi del disegno di legge
n. 71/10 che assegnano a un gruppo linguistico la competenza a prendere decisioni a maggioranza
sui toponimi in Alto Adige. Su questo punto si deve osservare rigorosamente lo Statuto speciale, che
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prescrive il vincolo della bilinguità di tutti i toponimi, e ripristinare al più presto la dizione ufficiale dei
nomi tedeschi e ladini. Quest'attuazione pratica delle disposizioni dello Statuto d'autonomia deve
quindi avvenire senza alcuna soppressione o riduzione della toponomastica esistente, e senza limitazioni dell'identità e della specificità dei gruppi linguistici che vivono in Alto Adige.
Il cons. Donato Seppi ha richiamato le molto diplomatiche dichiarazione del cons. Urzì e ha sottolineato che nessun toponimo italiano può essere soppresso. Inoltre egli ha fatto notare ai componenti
che il disegno di legge n. 71/10 è stato firmato solo dal cons. Pichler Rolle e dall'ass. Mussner, il che
fa presumere che neanche all'interno della SVP ci sia un consenso di fondo sulla toponomastica.
Comunque un disegno di legge sostenuto almeno dalla popolazione tedesca della provincia sarebbe
il primo ed essenziale requisito per una discussione seria in Consiglio. Per questo motivo il presentatore del disegno di legge n. 71/10 rappresenta sulla toponomastica esclusivamente il proprio punto
di vista, e lo si vede anche nella formulazione non chiara e contraddittoria del disegno stesso. Egli ha
infine avvertito ancora una volta i rappresentanti della maggioranza politica di non abolire i toponimi
italiani dell'Alto Adige, e ha ricordato che su questo punto da parte sua non ci saranno accordi politici
o compromessi.
Il cons. Georg Pardeller ha invitato a cercare una soluzione condivisa sulla toponomastica, e ha sottolineato che la presentazione di un disegno di legge non si può far dipendere dalla precedente ricerca di un consenso generale sul problema. Ha ricordato che certe denominazioni sono identiche in
tutto il mondo, e che però non vi si sovrappone artificiosamente alcun nome localmente in uso. Pertanto anche in Alto Adige è da preferire una sola denominazione per le località, così da evitare confusioni e garantire chiare dizioni per la popolazione e per questa provincia come sede di attività.
La cons. Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer ha invitato tutti i responsabili a risolvere la questione
della toponomastica con un compromesso adeguato alla situazione di oggi. Che la lingua è un fattore
d'identità è noto a tutti; da molto tempo, però, è giunto il momento di lavorare a un compromesso accettabile, diversamente si rischia una lunga polemica mediatica sulla toponomastica, che potrebbe
durare fino alle prossime elezioni provinciali. L'Alto Adige è un modello riconosciuto per molte minoranze. Pertanto, nell'ambito delle vigenti norme d'autonomia, si dovrebbe poter risolvere la questione
della toponomastica nel nuovo spirito europeo. Naturalmente devono essere tutelate identità culturale e storia dei gruppi linguistici della provincia.
Nella sua replica il cons. Elmar Pichler Rolle ha dichiarato che il disegno di legge n. 71/10 è stato
presentato solo da consiglieri della SVP perché questo modo di procedere si basa indirettamente sul
programma di coalizione. Esso stabilisce che sulla questione della toponomastica c'è bisogno non
solo di un consenso all'interno della maggioranza politica, ma anche di un accordo fra i tre gruppi linguistici della provincia. Se anche il PD avesse firmato il disegno di legge, esso sarebbe diventato
una proposta esclusivamente politica; nella sua redazione attuale, che corrisponde quasi completamente a quella della legislatura scorsa, esso può invece costituire la base per un dialogo sulla toponomastica senza prevenzioni fra i gruppi linguistici. Per questo motivo il disegno di legge n. 71/10 è
stato firmato da un consigliere del gruppo linguistico tedesco e da uno di quello ladino. Inoltre esso è
stato presentato al Consiglio provinciale la scorsa estate, in un momento in cui molti componenti del
gruppo SVP erano assenti. Al riguardo il cons. Pichler Rolle ha ricordato la storia dell'autonomia di
questa provincia, che ha potuto raggiungere il livello di oggi solo col massimo coinvolgimento del
gruppo linguistico italiano, e si è augurato che anche sulla toponomastica tutti e tre i gruppi linguistici
dell'Alto Adige possano trovare un modo di procedere comune. Su un argomento così rilevante e delicato come la toponomastica, è possibile in Consiglio anche una votazione separata per gruppi
linguistici. Come in passato è stata corretta l'italianizzazione dei cognomi, oggi dovrebbe essere
possibile anche una leggera correzione della dizione delle località altoatesine. Il disegno di legge n.
71/10 non si propone di limitare la toponomastica esistente, perché ogni gruppo linguistico dovrebbe
poter decidere da sé sui propri toponimi per mezzo della costituenda Consulta cartografica. Composizione e modalità di lavoro di questa commissione devono ancora essere consensualmente definite;
comunque i nomi fissati dalla Consulta devono essere in uso presso la popolazione. Inoltre il cons.
Pichler Rolle si è dichiarato disposto a consultazioni per estendere la discussione sulla toponomastica a un più ampio consesso; comunque su questo punto si dovrà stabilire un preciso calendario
per la trattazione dei disegni di legge in Consiglio provinciale.
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Nella sua replica la cons. Eva Klotz ha richiamato la relazione della sottocommissione delle Nazioni
Unite per la tutela delle minoranze, compresa nella documentazione sul disegno di legge. Essa dice
che l'imposizione di nomi falsi costituisce un atto illegittimo di oppressione e aggressione culturali.
Quest'ingiustizia storica, che ha portato alla creazione dei toponimi italiani dell'Alto Adige, non può
diventare, neanche dopo molto tempo, qualcosa di giusto o una base per la discussione sulla toponomastica. Pertanto ella ha annunciato il proprio voto contrario al passaggio alla discussione articolata sul disegno di legge provinciale n. 71/10. La Provincia ha competenza legislativa primaria sulla
toponomastica, e la SVP sbaglia terribilmente se crede che con un dubbioso compromesso in quest'ambito così delicato si possa cancellare un'ingiustizia storica. Ella sottolinea ancora che prima si
devono abrogare i decreti fascisti sulla toponomastica, e solo dopo si potrà aprire un dibattito su una
nuova regolamentazione di quest'ambito in Alto Adige.
Il cons. Hans Heiss ha confermato il particolare rilievo della tutela dei toponimi in Alto Adige, però ha
anche richiamato la prassi corrente nella toponomastica per cui le località possono anche avere più
nomi. Il primo firmatario del disegno di legge n. 73/10 ha approvato le dichiarazioni del cons. Urzì
sull'ingiustizia storica conseguente alle denominazioni di Tolomei in Alto Adige, e su questo punto si
è augurato anche una chiara presa di posizione della SVP. Infatti la lunga relazione accompagnatoria al disegno di legge n. 71/10 è tutt'altro che coerente e convincente, per cui appare necessario un
chiarimento della posizione della maggioranza politica sui presenti disegni di legge e sugli emendamenti presentati. A una soluzione della questione della toponomastica si potrà arrivare solo con un
compromesso di tutte le forze politiche interessate, e il disegno di legge provinciale n. 73/10 potrebbe costituire tale punto di equilibrio fra le posizioni opposte. I nomi giuridicamente rilevanti, che
costituiscono riferimenti identitari, dovrebbero essere bi- ovvero trilingui, mentre il resto della toponomastica può essere lasciato all'uso privato della popolazione.
Conclusa la discussione generale, il passaggio alla discussione articolata sul disegno di legge provinciale n. 73/10 è stato respinto con 7 voti contrari (del presidente Noggler e dei conss. Schuler, Pichler Rolle, Pardeller, Klotz, Mair e Seppi). Il cons. Urzì aveva dapprima dichiarato di non partecipare
alla votazione.
Ai sensi dell'articolo 42, comma 4, del regolamento interno il presidente della commissione trasmette
il disegno di legge al presidente del Consiglio provinciale.
PRÄSIDENTIN: Die Generaldebatte ist eröffnet. Herr Abgeordneter Dello Sbarba, Sie haben das Wort.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Noi abbiamo chiesto, assieme ai
colleghi della Südtiroler Freiheit, la trattazione dei nostri due disegni di legge perché sappiamo che domani comincerà la discussione sul disegno di legge presentato dalla SVP e quindi abbiamo pensato che era bene che tutte le
proposte in campo in Consiglio provinciale che sono all'ordine del giorno fossero spiegate, anche se in momenti
diversi, queste due nel tempo riservato alle opposizioni e domani quella della SVP nel tempo della maggioranza,
in modo tale che il dibattito chiarisca le varie posizioni. Possiamo quindi pensare che già il dibattito di oggi pomeriggio è una specie di "pre-dibattito" in vista del dibattito di domani.
Io e il collega Heiss abbiamo presentato un disegno di legge. Sul disegno di legge presentato dai colleghi
Klotz e Knoll posso dire solo una cosa, che è praticamente contenuto anche nel nostro, perché giuridicamente
nello Statuto di autonomia è scritto che ove vi sia una competenza della Provincia autonoma e questa competenza
viene messa in atto attraverso l'approvazione di una legge, non trovano più applicazione le leggi che a livello statale regolavano la stessa materia. Questo è uno dei casi in cui, nel momento in cui si approvasse una legge a
livello provinciale sulla toponomastica immediatamente verrebbe disapplicata, per quanto riguarda la Provincia
autonoma di Bolzano, il famigerato decreto Tolomei di cui come atto del regime fascista di italianizzazione di questa terra credo che si debba dire tutto il male possibile. I decreti Tolomei furono applicati solo qui in Alto Adige,
non c'è un decreto Tolomei per la Toscana per esempio che stabilisce la toponomastica ufficiale, c'è un decreto
Tolomei solo per le "nuove province", quelle annesse dopo la prima guerra mondiale a chiaro fine di italianizzazione e di cancellazione dell'identità culturale e storica delle minoranze che lì vivevano.
Detto il peggio possibile del decreto Tolomei nel suo significato storico e detto quindi che è auspicabile una
sua cancellazione, il nostro parere è che questa cancellazione avviene automaticamente nel momento in cui si
approva una legge provinciale sulla toponomastiche che innanzitutto deve, secondo statuto, rendere ufficiali i nomi
di lingua tedesca.
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Il nostro disegno di legge parte da una concezione liberale, non statalistica, che non affida allo Stato e all'istituzione pubblica il compito di regolare tutti gli aspetti della vita civile fino al più piccolo, e quindi pone un limite
all'intervento dello Stato anche nella toponomastica. Il nostro disegno di legge dice che ha senso che la Provincia
regoli la toponomastica e definisca un patrimonio toponomastico ufficiale istituzionalmente definito solo per quella
toponomastica di interesse pubblico, che definisce cioè l'identità pubblica anche a livello internazionale di questa
terra. Sul significato di toponomastica di interesse pubblico ci sono delle normative sia a livello europeo che delle
Nazioni Unite, quindi non mi soffermo. Si tratta di tutti quei nomi dei luoghi fondamentali che costituiscono l'identità
di un territorio. Secondo noi la Provincia dovrebbe normare attraverso una cartografia ufficiale e vincolante legalmente solo la toponomastica di interesse pubblico e lasciare il resto della toponomastica all'uso che ne fanno i vari
livelli organizzativi della società civile. Una toponomastica ufficiale provinciale dovrebbe riguardare solo la toponomastica di rilievo pubblico.
Il secondo principio del nostro disegno di legge dice che questa è una terra bi- e trilingue e quindi l'atto
normativo della toponomastica di interesse pubblico non può che stabilire una toponomastica bi- e trilingue laddove deve essere trilingue. In sostanza la Provincia non norma tutti i nomi, lascia inalterata una parte, forse la
parte maggiore. Le ultime richieste attestano fra i 400 e i 500 mila nomi il patrimonio toponomastico di fatto della
provincia di Bolzano, Tolomei ne aveva tradotti 8000, ma 8000 sono solo i nomi ladini della val Badia, per fare un
esempio. Di questi nomi la Provincia norma solo una parte molto piccola e questa parte deve essere bi- e trilingue,
perché questa è l'identità della nostra provincia. Dopodiché tutto il resto viene lasciato all'uso civile, anche nel
commercio, negli atti legali ecc., che se ne fa. Non è una cosa peregrina, a noi questo fatto di Tolomei che ha fatto
il Prontuario ci ha un po' avvelenato la vita, perché nelle regioni italiane senza discussione che appartengono
all'Italia non c'è tutto questo patrimonio toponomastico. I nomi si sa quali sono, e se poi c'è un nome nuovo, un
prato, che deve essere individuato, si chiede la proprietario del prato come si chiama, si chiede al vigile urbano e
al parroco. Il patrimonio toponomastico non è così rigidamente normato. È stato normato solo nei posti dove bisognava fare quell'operazione di italianizzazione di cui dicevamo prima.
Noi vorremmo normalizzare l'uso della toponomastica non di interesse pubblico, come avviene in tutto il resto del mondo, e invece ufficializzare, però in forma bi- e trilingue, la toponomastica ufficiale della provincia di
Bolzano. Questo atto automaticamente disattiva l'efficacia del famigerato Prontuario del famigerato Tolomei.
Terzo punto che volevo toccare: domani si inizia a discutere il disegno di legge presentato dalla SVP. Noi
abbiamo già detto nel dibattito generale che a noi sembra un passo avanti, ci ricordiamo disegni di legge di ben
altra natura che facevano elenchi di nomi. Si è fatto, da parte della SVP, un passo avanti verso un disegno di
legge procedurale che individua una procedura e poi affida ad una commissione tecnica, anche se politicamente
nominata la definizione di una cartografia ufficiale provinciale. Anche il fatto di lavorare sulle carte e non lavorare
sugli elenchi è un progresso non da poco, per cui su questo è molto simile allo spirito del nostro disegno di legge.
Quello che non va bene è che la commissione che dovrebbe elaborare questa cartografia è nominata secondo la
proporzionale, quindi con rapporti di forza all'interno dei gruppi linguistici, mentre noi abbiamo proposto una composizione paritetica. Abbiamo proposto anche che la elegga il Consiglio provinciale e che questo non possa decidere se non a maggioranza qualificata, altrimenti l'alleanza fra due gruppi linguistici potrebbe travolgere il terzo
gruppo linguistico. Del disegno di legge della SVP accettiamo l'idea che ha senso lasciare i nomi che si usano,
non quelli che non si usano, però il problema è come si accerta l'uso. Adesso le varie trattative fra il Partito Democratico e la Volkspartei pare abbiano sortito l'effetto di avere una commissione paritetica, di avere cancellato questa idea dell'uso locale, ma sembra che si introduca il concetto a livello di comunità comprensoriale, ma questo
cambia poco se fosse così. L'Astat sarebbe messo da una parte, e tutte queste cose sono contenute in emendamenti che abbiamo presentato, ma non vediamo il punto fondamentale che vorrei dire come introduzione al dibattito di domani, perché domani entreremo già nel merito degli articoli, quindi ci sarà meno spazio per fare un discorso approfondito, che noi potremmo adattarci a questa logica. La logica del nostro disegno di legge ci sembra
più corretta, ma potremmo anche adattarci a questa logica se chiariamo bene la metodologia della commissione
che deve definire la cartografia. Come viene accertato se il toponimo è in uso? Come accertiamo ciò che è vivo e
ciò che è morto? Ci pare che nel disegno di legge della SVP questo venga accertato attraverso una indagine di
opinione nella popolazione. Che poi avvenga a livello locale, e non si capisce cosa vuol dire "locale", oppure a
livello di comprensorio nel senso dell'unità amministrativa, questo cambia poco. Il problema è che si parte da zero
come se nessuno fosse mai vissuto qui, come se questa terra nascesse oggi e si va a chiedere, come andava a
chiedere Colombo quando chiedeva agli indiani se era "Cipango", la Cina, e quelli che non capivano niente dicevano: Sì, è Cipango". Lui è morto pensando di essere arrivato in Asia, e gli indiani si sono chiamati indiani per
questo, perché pensava di essere arrivato nelle Indie, invece era arrivato in America. La sostanza del disegno di
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legge della SVP è questo: mandiamo l'Astat da questi indigeni del luogo a chiedere come si chiama, come se
nessuno sapesse come si chiama. Il rischio, visto che non siamo a Cipango né siamo nella Cuba di Colombo, è
che per ogni nome venga fuori un conflitto etnico moltiplicato per ogni nome che questi vanno ad accertare. Si
rischia che l'accertamento sia arbitrario. Il disegno di legge della SVP lo affida all'Astat, ma io ho parlato con funzionari dell'Astat i quali mi hanno detto che l'oggetto nome-toponimo è soggettivo, per cui è difficile. Quindi chiedono di non dare loro questo incarico di indagine di opinione che è scientifica, perché possono andare tre volte
dalle stesse persone con la stessa domanda e vengono fuori tre risultati diversi. Immagino poi che ogni nome
diventerebbe gruppi facebook, abbiamo visto oggi su tre rifugi di montagna i gruppi facebook, immaginate il collega Urzì quanti gruppi facebook fonderebbe sui nomi per difendere i nomi italiani.
Per noi il disegno di legge sarebbe accettabile se affidasse alla commissione un chiaro metodo di lavoro,
quello cioè che ha adottato la commissione Fitto-Durnwalder, che è stato una sperimentazione molto interessante.
La commissione Fito-Durnwalder non ha fato finta di arrivare in una terra sconosciuta, ha detto: intanto vediamo
ciò che è in uso da fonti giuridiche, quindi le leggi regionali e provinciali – questo lo prevede anche il disegno di
legge della SVP – ma anche le delibere della Giunta provinciale, anche una serie di denominazioni che da sempre
sono in uso. Qualcuno potrebbe dirmi che sono in uso perché siamo costretti ad usarle da Tolomei. Attenzione
però che con questo metodo, accanto ad una serie di nomi che sono stati accertati come bilingui, la commissione
Fitto-Durnwalder ha anche scartato alcuni nomi italiani esistenti sulla carta ma non di fatto usati, dal punto di vista
giuridico e amministrativo, nella nostra provincia. Questo è il centro della questione: se rimane l'idea che per accertare un nome bisogna andarlo a chiedere alla popolazione, bisogna fare un'indagine fra le persone, abbiamo
visto che il Partito Democratico dice di aver tolto l'Astat, ma se si vuole fare un'inchiesta tra la popolazione è meglio che la faccia l'Astat. Chi la deve fare altrimenti? I carabinieri, i vigili urbani, il medico condotto o il prete? Il
punto è che secondo noi non deve essere accertata attraverso questa cosa abbastanza arbitraria ma attingendo
alle fonti giuridiche, quindi stabilendo un patrimonio toponomastico che da 30 anni e più è usata nella nostra provincia.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Auch wenn wir diese beiden Gesetzentwürfe in gemeinsamer Diskussion behandeln, sollte man schon die Unterschiede herausheben. Als Süd-Tiroler Freiheit haben wir vor mehr als
einem halben Jahr einen eigenen Gesetzentwurf zur Regelung der Ortsnamenfrage eingebracht. Unser Gesetzentwurf entscheidet sich inhaltlich völlig von jenem der Grünen, denn diese bieten Vorschläge zur sogenannten
Grün-Heilung der Toponomastikfrage an. Wir haben einen ganz anderen Zugang zur Toponomastik. Morgen werden wir über den Gesetzentwurf der SVP zur Toponomastik diskutieren. Wir haben einen ganz anderen Ansatz,
der dort weitermacht, wo er 2009 aufgehört hat. Damals hat die Regierung Berlusconi ja das gekappte Faschismus-Dekret über die Hintertür wieder eingeführt. Wir haben schon so oft über die Ortsnamenfrage diskutiert, und
da kann man natürlich unterschiedlicher Meinung sein. Wir haben eine ganz klare Vorstellung: Für uns ist die
historische Lösung die gerechteste, weil sie mit einer Prozentlösung gleichzusetzen ist. In all den Gemeinden, in
denen es einen historisch belegbaren italienischen Namen gibt, lebt heute, prozentuell gesehen, eine gewisse
Anzahl von Italienern, was einen italienischen Namen rechtfertigen würde. In allen anderen Gemeinden, in denen
keine Italiener leben, gibt es auch keinen historisch belegbaren italienischen Namen. Hier wird ja immer wieder
eine Verwirrung zwischen historischer und Prozentlösung gestiftet. Im Grunde genommen sind diese beiden Lösungen fast deckungsgleich, mit dem einzigen Unterschied, dass eine historische Lösung argumentativ gerechtfertigt ist, während sich Prozentlösungen im Laufe der Geschichte ändern können. Ich frage mich beispielsweise
auch, wie man argumentieren will, dass in einer Gemeinde, in der nur eine gewisse Anzahl von Italienern lebt, ein
italienischer Namen bestehen muss, während in einer anderen Gemeinde, in der eine Vielzahl von Arabern lebt,
kein arabischer Name existiert. Deshalb habe ich damals davor gewarnt, sich auf solche Diskussionen einzulassen.
Nun aber zurück zu unserem Gesetzentwurf. Wir beginnen mit dem Jahr 2009, in dem die damalige Regierung die faschistischen Namensdekrete wieder eingeführt hat, und das ist ja der Kern des Übels bzw. die Wurzel
aller Probleme in Südtirol. Es ist nicht die Frage, welche Namen derjenige oder diejenige verwendet. Hier geht es
um die faschistischen Namensdekrete, die bis heute alleinige amtliche Gültigkeit haben. Hier müsste man ansetzen bzw. der Südtiroler Landtag müsste das machen, was damals die Parlamentarier Brugger und Zeller gemacht
haben, nämlich einmal ganz klar auf politischer Ebene sagen, dass man sich von diesen Dekreten distanziere und
dafür sorgen werde, dass sie abgeschafft werden. Wir alle können unterschiedliche Meinungen zur Toponomastik
vertreten, aber wenn man sich hier im Landtag hinstellt und sagt "Ich verteidige ein faschistisches Dekret", in dem
wortwörtlich steht "Maßnahmen zum Zwecke einer schnellen und effektiven Assimilierung und Italienisierung des
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Hochetsch", dann muss man sich fragen, ob diese Menschen überhaupt ein Demokratieverständnis haben. Das ist
Kolonialismus und Faschismus in Reinform! Für uns ist es ein guter Ansatz, in die Toponomastikdiskussion zu
starten, indem wir versuchen, einen Beitrag zu leisten, der vielleicht auch von anderer Seite Zustimmung finden
kann. Das ist auch ein Ansatz, und ich möchte den Kollegen der Südtiroler Volkspartei, die ja wieder einmal reichlich vertreten sind, in Erinnerung rufen, dass es ihre Vertreter waren, die genau das probiert haben. Wenn es danach zur Abstimmung kommt, dann sollten sie sich also in Erinnerung rufen, dass das auch ihre Forderung war.
Ich zitiere hier niemanden Geringeren als den jetzt abwesenden Obmann der Südtiroler Volkspartei, der damals,
als die italienische Regierung die faschistischen Namensdekrete wieder eingeführt hat, gesagt hat: "Das ist eine
Schande für alle Demokraten!" Ich werde mir also das Stimmverhalten der Südtiroler Volkspartei anschauen und
ersuche jetzt schon um die namentliche Abstimmung über den Gesetzentwurf.
Wir haben gesehen, dass die faschistischen Namensdekrete der Kern des Übels der Toponomastik sind.
Wir sehen aber auch, dass diese Namensdekrete im Grunde genommen das widerlegen, was immer behauptet
wird, nämlich, dass die Namen historisch gewachsen wären, sich ein Teil der Bevölkerung an sie gewöhnt hätte
usw. Allein innerhalb dieser Namensdekrete wurden Örtlichkeiten immer wieder umbenannt. Ich erinnere beispielsweise an die Unterlandler Gemeinde Aldein, aber auch an Waidbruck und andere Örtlichkeiten in Südtirol.
Die Gemeinde Ritten hieß in der ersten Version noch Ritten. Erst irgendwann später glaubte jemand, dass "Ritten"
zu Deutsch klingen würde, weshalb es ein noch italienischerer Name wurde. Aufbauend auf die faschistischen
Dekrete in Bezug auf die Namen der Gemeinden, der größeren Örtlichkeiten, der Pässe, Flüsse und Täler sind die
Podestà in den Gemeinden ja noch einen Schritt weitergegangen und haben für die Höfe eigene Listen erstellt und
zusätzlich Namen erfunden, die bis heute amtliche Gültigkeit haben. Diese Diskussion hat es auch in meiner Heimatgemeinde gegeben. Aus dem "Dosser" wurde "Doso", aus dem "Schnugger" wurde "Ovile" usw. Die Namen,
die in den Karten des Istituto Geografico Militare verzeichnet sind, gelten ja gemeinhin als amtlich. Anders als in
den sogenannten neuen oder annektierten Gebieten hat es in den anderen italienischen Gebieten ja nie eine Veramtlichung von Namen gegeben. Dort ist die Veramtlichung des Namens ja allein durch den Gebrauch entstanden, der damit definiert wurde, dass er in den Karten des Istituto Geografico Militare verzeichnet war. Wenn wir
uns diese Karten anschauen, so finden sie auch für die letzten Bauernhöfe bis auf den letzten Berg hinauf nicht
die deutschen oder historischen Namen, sondern die italienischen Namen. Das zeigt, dass wir hier nicht nur von
den Gemeindenamen und Namen von Flüssen reden, sondern auch von den kleinsten Privatnamen. Das ist auch
ein Eingriff in das Privateigentum. Bevor wir über eine Regelung der Ortsnamen diskutieren, wäre es also sinnvoll,
sich zu fragen, ob es einem demokratisch gesinnten Landtag nicht anstehen würde, die faschistischen Namensdekrete zu eliminieren. Dann hätten wir in Südtirol Tabula rasa und man könnte sich auf Augenhöhe an einen
Tisch setzen und über diese Namen diskutieren. Wir sollten unsere gesetzgeberische Kompetenz wahrnehmen
und diese faschistischen Dekrete für das Gebiet der Provinz Bozen/Südtirol außer Kraft setzen. Deshalb zielt unser Gesetzentwurf auf nichts anderes ab als auf darauf, das abzuschaffen, was der Parteiobmann der Südtiroler
Volkspartei als Schande bezeichnet hat.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ich würde die italienischen Kolleginnen und Kollegen einladen, sich
Folgendes vorzustellen. Nehmen wir einmal die Heimat des Kollegen Dello Sbarba her. Stellen Sie sich vor, es
würden in der Toskana plötzlich flächendeckend Deutsch klingende Namen eingeführt. Dort gibt es keine deutschen Namen, außer vielleicht die eine oder andere touristische Siedlung, aber darum geht es nicht. Es geht um
ein Kulturgut, um gewachsene Kultur, um das Fundament der Siedlungsgeschichte. Man könnte ja alles Mögliche
erfinden. So großartig war die Leistung des Ettore Tolomei dann auch nicht. Wenn er kein italienisches o anhängen konnte wie beispielsweise bei "Gißmann" "Gißmanno", hat er eben "Maddolina" erfunden. "Aberstücklo" klingt
auch nicht unbedingt Italienisch und deshalb hat er ein "Sonvigo" draus gemacht. Wie gesagt, die Phantasie ist
grenzenlos und, glaubt mir, soviel Phantasie hätte jeder! Stellt Euch einmal vor, dass eine solche Gruppe, die
Namen erfindet, an die Macht kommt und beschließt, dass von nun an nur noch diese Namen Gültigkeit haben. Ihr
braucht mir nicht zu antworten, aber ich möchte sehen, was Ihr dann machen würdet. Bis heute haben diese faschistisch belasteten Namen und die zu Recht bestehenden Namen – das sind an die 200 - einzige offizielle Gültigkeit. Unser großer und angesehener Wissenschaftler Christian Kollmann hat ergründet, dass es an die 200
Namen sind, die in italienischer Form in historischen Dokumenten auftauchen. 1923 hat man mit dem ersten faschistischen Dekret ja noch nicht so viele Namen als offiziell gültig erklärt. Wie gesagt, diese 200 Namen tauchen
in irgendwelchen Dokumenten auf, wobei es sich ausschließlich um heilige Namen handelt, wie beispielsweise
San Antonio, San Giovanni usw. Es gibt aber auch San Antonio am Arlberg. Nach dieser Logik wäre das dann
aber auch ein Doppelname und warum sollte dieser nicht gelten? Wie gesagt, wir würden die 200 Namen, die
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nicht willkürlich zwecks Assimilierung und Identitätsraub erfunden worden sind, anerkennen. Diese Namen sind
historisch gewachsen und das ist das wichtigste Kriterium. Alle anderen Kriterien halten international nicht! Der
Kollege Dello Sbarba erwähnt immer wieder die UNO-Resolutionen. Ich war bei sämtlichen Veranstaltungen zum
Thema Toponomastik dabei, und zwar seit dem Jahre 1985. Einer meiner ersten Beschlussanträge hat sich auch
mit dem Thema Toponomastik befasst, und damals hat Landesrat Zelger die große Toponomastik-Veranstaltung
im Walter-Haus organisiert. Die Professoren Glatthard und Breu – Professor Breu ist inzwischen verstorben –
haben immer wieder gesagt, dass das in keiner UNO-Resolution festgeschrieben sei, weil es eine Selbstverständlichkeit ist, dass man bestehende Namen nicht durch willkürlich geschaffene ersetzen kann. Wenn man sich auf
diese UNO-Resolution bezieht, dann ist damit niemals gemeint, dass man sagen kann: "Nachdem die Namen
vorhanden sind, akzeptieren wir sie eben." Es gibt ein gängiges Kriterium, nämlich die von Alters her ohne Aggression bestehenden Namen. Ich habe bereits im entsprechenden Gesetzgebungsausschuss immer wieder darauf hingewiesen, dass die Aufzwingung falscher Namen – darum handelt es sich ja – einen widerrechtlichen Akt
von kultureller Unterdrückung und Aggression darstellt. Das Recht auf die Muttersprache hat einen hohen Stellenwert. Die Entwicklung der Menschen- und Völkerrechte ist ja weitergegangen und nicht bei der ersten UNOResolution aus dem Jahre 1966 stehen geblieben. Inzwischen hat es viele Befassungen der Menschenrechtskommissionen gegeben. Und wir wollen das hier einfach hinnehmen? Ich schaue mir an, wie unsere Kolleginnen
und Kollegen abstimmen werden, wenn es darum geht, gegen jedes demokratische Prinzip verstoßende Dekrete
abzuschaffen. Hier steht ja ganz klar, welchen Zweck diese königlichen Dekrete haben, nämlich "Maßnahmen für
das Hochetsch zum Zwecke einer geordneten, schnellen, wirksamen Aktion zur Assimilierung und Italianisierung."
Und Ihr wollt das als rechtens akzeptieren? Zuerst gilt es, das in Frage zu stellen und dem eine Absage zu erteilen. Kollege Dello Sbarba, wenn Du Dir vorstellst, dass Deine Heimat Toskana flächendeckend deutsche Namen
übergestülpt bekäme und diese für als einzig gültig erklärt würden, dann würdest auch Du dafür kämpfen, dass
dieser Kulturfrevel ausgelöscht wird. Das ist hier passiert! Während im Jahr 2009 an die 2.000 überalterte Dekrete
abgeschafft worden sind, sind ausgerechnet diese als weiterhin gültig hervorgehoben worden. Das ist vom Demokratie- und Kulturpolitischen her eine Ungeheuerlichkeit und im Grunde genommen müssten alle Demokraten in
Italien gegen so etwas Sturm laufen. Dazu habe ich die Intellektuellen aber nicht gehört, Kollege Heiss, und andere auch nicht! Es gibt Italiener, die uns diesbezüglich aus Überzeugung unterstützen. In renommierten italienischen Zeitungen hat es in Vergangenheit ja immer wieder Artikel dazu gegeben. Wenn man in Südtirol zu einem
auf Gerechtigkeit gegründeten ethnischen Frieden kommen will, dann muss man als erstes diese Namensfälschungen rückgängig machen. Dann könnte eine Phase der Normalisierung beginnen. Wenn das weg ist, dann
können wir über den wissenschaftlichen Stand reden. In dieser Kommission sollen aber keine Politiker setzen. Wir
werden dann in Zusammenhang mit der Behandlung des SVP-Gesetzentwurfes noch darüber sprechen. In dieser
Kommission sollen in erster Linie Sprachwissenschaftler und Experten in Sachen Toponomastik sitzen.
Nun aber zurück zu unserem Gesetzentwurf. Es ist eine Frage des Anstandes und der Selbstachtung, dass
man sagt: "Jawohl, wir sprechen uns dafür aus, dass diese faschistischen Namensdekrete abgeschafft werden."
Ich bin davon überzeugt, dass das Gesetz vor dem Verfassungsgerichtshof landen würde, aber dann soll dieser
erklären, dass die faschistischen Dekrete betreffend Toponomastik mit der demokratischen Grundordnung dieses
Staates vereinbar sind. Wir könnten mit einem solchen Spruch des Verfassungsgerichtshofes vor den internationalen Gerichtshof für Menschenrechte gehen. Dazu sollten wir den Mut haben. Uns ist schon bewusst, dass das
vor dem Verfassungsgerichtshof landen würde, aber das wäre der einzige politische Schritt, mit dem wir vor aller
Welt Recht bekommen würden. Das hat mit einem zivilisierten Staat, der die UNO-Menschenrechtspakte und
Resolutionen zwecks Einhaltung der Rechte der sprachlichen Minderheit unterschrieben hat, nichts zu tun.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y liberté): Questo é solo un assaggio del dibattito
che si svolgerà domani, che sarà articolato su diversi documenti, ordini del giorno, proposte, valutazioni e aspirazioni rispetto ad una soluzione ad un problema che è posto, che non dovrebbe essere un problema ma una delle
tante questioni su cui la società altoatesina dovrebbe interrogarsi per cercare di trovare delle risposte capaci di
ascoltare e comprendere le ragioni di tutti.
Mi limito, in questo primo assaggio sui due disegni di legge oggi in discussione, a fare delle considerazioni
del tutto generali. La prima considerazione è questa. Il plurilinguismo, perché non possiamo parlare solamente di
bilinguismo considerando tutte le lingue del nostro territorio, è un valore assoluto. Secondo concetto: il plurilinguismo è componente fondamentale della nostra condizione autonomistica, dello spirito nonché del dettato dello
Statuto di autonomia. Il bilinguismo non solo è, nella sua ovvietà, uno strumento rispetto al quale questa terra
riconosce la propria natura di territorio plurilingue, è uno strumento attraverso il quale questo territorio afferma il
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principio per cui si deve dialogare nelle diverse lingue perché tutte le lingue hanno pari dignità. Terzo concetto, un
torto drammatico della storia non può mai essere riparato con un altro torto. Una dittatura non può essere cancellata con un'altra dittatura, un torto come quello compiuto dal fascismo in Alto Adige non può essere riparato con un
torto compiuto in democrazia da un'autonomia che invece dovrebbe affondare le sue radici nella comprensione e
nello guardo al futuro e non nello sguardo al passato. Questo è l'aspetto fondamentale che spazza via le considerazioni svolte per esempio dalla collega Klotz e dal collega Knoll che sono comprensibili se diamo ragione a coloro
che dicono che noi dobbiamo avere lo sguardo sempre e solo rivolto indietro. Noi non vogliamo essere affetti da
torcicollo e vogliamo guardare avanti. Se si vuole guardare avanti si deve partire dalla condizione attuale per immaginare una società migliore, un benessere di tutti un domani, anche a prescindere da ciò che accaduto nel
passato, perché la storia deve insegnarci, la storia deve essere monito e comprensione. Noi dobbiamo essere
pienamente consapevoli di ciò che ci è stato consegnato in eredità, ma abbiamo un dovere che è quello di immaginare il futuro diverso rispetto a quel passato di cui abbiamo memoria storica quando questo passato è legato a
fatti drammatici. In questa circostanza non posso non ribadire i concetti del valore assoluto del plurilinguismo,
l'appello a questo Consiglio affinché sappia guardare avanti e liberarsi dal torcicollo attraverso il quale guardiamo
sempre indietro per cercare giustificazioni per le nostre azioni del presente. Questo è l'appello fondamentale che si
rivolge all'aula, partendo da un presupposto fondamentale: c'è bisogno di condivisione delle scelte che dovranno
essere operate. Io domando al presidente Durnwalder che è in aula e che con correttezza segue lo svolgimento
dei lavori su questi due disegni di legge di opposizione, quindi "minori", nel senso che i fari sono accesi sul disegno di legge della SVP e non certo su quei testi di legge presentati dalle opposizioni e che probabilmente si spegneranno in un voto che li annullerà trasferendo tutte le argomentazioni domani. Presidente Durnwalder, quando
si parla di condivisione si dice che deve essere trovata un'intesa che sappia far sentire coinvolte tutte le parti culturali, sociali, linguistiche e anche politiche del nostro territorio. Quindi la sfida che la sua maggioranza, il Suo partito, è chiamato a raccogliere è la sfida di saper ascoltare, è la sfida di saper compenetrare le esigenze, di fare una
volta il presidente di tutti che sappia assumersi la responsabilità per esempio di togliere dall'agenda quello che sta
accadendo in queste ore. La trattativa personale e riservata di un unico partito, il Partito Democratico, con la Volkspartei per la risoluzione di un problema che non è solo della maggioranza ma dell'intero Consiglio provinciale,
che è di tutta la comunità altoatesina, deve cessare. È un fatto che non posso giustificare. Il collega Pichler Rolle
ci aveva annunciato colloqui, opportunità di confronto sui singoli temi. Noi avevamo esposto le nostre considerazioni così come probabilmente lo avevano fatto gli altri gruppi politici prima dell'estate. Ci eravamo riproposti di
esplorare la possibilità di un percorso da seguire, e vedete che in questo momento non mi soffermo nel merito ma
esclusivamente sulla forma, ma talvolta la forma è sostanza, soprattutto quando si affrontano tematiche di questo
spessore rispetto ai rapporti non solo politici ma nel loro complesso sociali nell'ambito del nostro territorio. Questi
incontri non sono stati ricercati, e abbiamo scoperto non solo la volontà di accelerare e quindi portare in aula il
disegno di legge della SVP con settembre, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, senza che nessuno ci
avesse chiesto mai cosa intendessimo per soluzione condivisa, ma poi ci siamo trovati di fronte a questo spettacolo che non è edificante per il Partito Democratico costretto ad inseguire una tenuta del filo del dialogo con il
partner e che sta svolgendo una trattativa privata senza aver raccolto, come sarebbe dovere formale del ruolo
istituzionale assolto dagli assessori del gruppo linguistico italiano, per lo meno i pareri, le valutazioni, le posizioni
che i consiglieri del gruppo linguistico italiano in riunioni condivise avevano indicato in una serie di principi che
erano stati lasciati agli atti. Il Partito Democratico oggi si sta muovendo da solo, essendosi liberato del vincolo del
rapporto di interfaccia, di ragionamento comune con le altre componenti politiche che qui hanno rappresentanti del
gruppo linguistico italiano. Questo è un fatto politicamente scorretto, perché si sta discutendo in queste ore della
soluzione ad un problema che diverrebbe soluzione assunta all'interno della maggioranza, non una soluzione più
ampia, capace di coinvolgere parte dell'opposizione di lingua tedesca e parte dell'opposizione di lingua italiana,
ma ristretta esclusivamente ad una componente politica che si assume il compito in questo momento di poter
trattare a nome di tutti. Ma nessuno le ha attribuito questo tipo di mandato di poter trattare a nome di tutti. Presidente Durnwalder, La invito a valutare con serietà ed urgenza la necessità di far sedere attorno ad un tavolo tutte
le componenti che in questo Consiglio hanno dimostrato una disponibilità reale ad una valutazione su soluzioni
praticabili, e noi siamo fra queste componenti, rompendo questo meccanismo di corto circuito che coinvolge su
una ipotetica soluzione esclusivamente la maggioranza politica di questo Consiglio. Sulla toponomastica non potete permettervelo, non è corretto. Sulla toponomastica, tema fermo da troppi anni per ragioni che sono note a
tutti, non è corretto questo tipo di comportamento. Voglio che Lei comprenda il senso ma anche la gravità di questa mia affermazione che però esprimo con tutta l'aspirazione acchè possa essere raccolto lo spirito, perché se
non andiamo oltre una visione strettamente di parte del problema non lo affronteremo e non lo risolveremo nem-
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meno con una forzatura sulla base di numeri. Rimarrà un problema comunque aperto e capace di inquinare una
vita culturale, di interazione, sociale e politica del nostro territorio, che invece ha bisogno di essere liberata da
questo ingombro, ma può essere liberata solo in presenza di una intesa volontà. Noi la volontà positiva l'abbiamo
messa sul tavolo, abbiamo esposto ragioni, siamo pronti a discuterne. Abbiamo preso atto del fatto che oggi, a
meno di 12 ore dall'inizio della discussione del disegno di legge della SVP c'è una trattativa in atto della SVP
esclusivamente con il Partito Democratico, e questo non va bene. Lo Statuto di autonomia non è di una sola parte
politica, è di tutti, e chi crede nello Statuto di autonomia, come noi, come io, non mi permetto di parlare a nome di
altri colleghi. Molti altri colleghi però probabilmente la possono pensare allo stesso identico modo, ma lo diranno
loro: lo Statuto di autonomia è un patrimonio che deve amministrato, governato da tutti e non solo da una parte.
Non arriviamo a soluzioni di parte, presidente, cerchiamo di comprendere le ragioni per cui una parte di questo
Consiglio, un gran parte della nostra società chiede oggi un atto di responsabilità da parte della politica per soluzioni condivise! Il bilinguismo è un valore assoluto.
Per quanto riguarda i disegni di legge presentati, nei tre minuti di tempo che mi restano, dico che ho apprezzato un'ampia parte dell'intervento del collega Dello Sbarba che ha innanzitutto chiarito sul piano formale che
l'intervento legislativo della Provincia autonoma di Bolzano nell'ambito della materia di competenza assegnatole in
campo toponomastico disapplica le leggi dello Stato che intervengono sulla medesima materia. Questo principio i
colleghi di Süd-Tiroler Freiheit dovrebbero tenere presente, e il presidente Durnwalder l'ha perfettamente presente. C'è bisogno di un intervento organico in materia di toponomastica e non di un intervento frutto di rabbia, di
fastidi storici, come quello che anima i colleghi Klotz e Knoll, che è la volontà di rivincita. Non andremo molto lontano con la volontà di rivincita. Tu hai commesso un torto e io commetto lo stesso torto. No. Partiamo con una
struttura organica, un progetto capace di disegnare l'immagine del futuro, la proiezione futura dell'Alto Adige. Questo automaticamente cancellerà il passato in maniera virtuosa. E con questo ho concluso il ragionamento rispetto
al disegno di legge dei colleghi di Süd-Tiroler Freiheit su cui voterò in maniera contraria.
Il disegno di legge dei colleghi Verdi pur con molte aree grigie, che andrebbero risolte, sulla valenza del
concetto di denominazione pubblica, è nello spirito del riconoscimento di una condizione reale, perché quando si
afferma, ed è questo il canale sul quale dobbiamo cominciare a ragionare per capirci, che la toponomastica vera è
quella che risulta dalle esperienze e quindi dagli atti amministrativi, dalle leggi in vigore, cioè dalle esperienze che
hanno accumulato e sedimentato una serie di citazioni, si riconosce un fatto, ossia che la toponomastica è un
fenomeno vivo, che i nomi esistono e scompaiono, che i nomi nascono e vengono attribuiti. Non esiste nulla che è
assegnato per potere divino. I nostri nomi non sono stati assegnati un giorno da Dio, sono stati assegnati da uomini, e così i nomi delle località e dei luoghi. Tutto è un fenomeno in movimento e tutto lascia sedimenti nella storia, negli atti, nelle attestazioni pubbliche. Partire da questo, dalla volontà, se si vuole considerare il criterio dell'uso, l'uso è quello che noi accertiamo ovunque attorno a noi, quello che è rimasto naturalmente di ciò che era
stato detto avrebbe dovuto essere il patrimonio toponomastico del nostro territorio.
Sul disegno di legge dei Verdi voto a favore del passaggio alla discussione articolata come atto di buona
volontà, ovviamente valutando alcuni punti assolutamente controversi. Partiamo dalla volontà, dal riconoscimento
del plurilinguismo come valore non come qualcosa da restringere, come un valore fissato dallo Statuto di autonomia che ne regola precisamente l'uso anche nel campo della toponomastica e dalla volontà nostra di immaginare
un futuro, di non perderci ed affondare più nelle sabbie mobili del passato, altrimenti non ci libereremo mai dagli
spettri. Non sostituiamo il torto fascista con un altro torto, oggi non sarebbe compreso.
SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): Non voterò sicuramente per il passaggio alla votazione
articolata, come farà il collega Urzì, per il disegno di legge presentato dai colleghi Verdi, così come per qualsiasi
altro disegno di legge che con ragioni più o meno plausibili e inaccettabili vada a mettere in discussione una
norma dello Statuto. È inutile dire che lo Statuto prevede il bilinguismo, il trilinguismo, quindi una componente di
vera convivenza anche nei nomi, e poi potremmo anche accettare il fatto di andare a mettere in discussione un
qualcosa. Secondo me non si mette in discussione niente. Penso che non sia questo il luogo istituzionale nel
quale si debba discutere dello Statuto di autonomia. Le norme dello Statuto di autonomia sono norme di rango
costituzionale che nessuno in quest'aula ha il diritto, certo lo può fare a titolo personale, ma non ha la presunzione
di poterlo cambiare, perché non è questa l'istituzione che possa cambiare la legge di rango costituzionale.
A me spiace anche il fatto che non solo nell'ambito tedesco, ho sentito il collega Dello Sbarba, si possa
parlare di Tolomei come fosse un criminale, come fosse un efferato uomo del regime fascista che è venuto qua ad
imporre i nomi contro la volontà popolare mettendo in discussione un palinsesto nel quale una guerra già finita,
nella quale era stato sanzionato che il territorio dell'Alto Adige apparteneva all'Italia. Non ha fatto altro che un do-
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vere impostogli non dal fascismo, perché la storia la conoscete tutti, ma nel 1919 da re Vittorio Emanuele III, non
dal fascismo. L'attività di Tolomei continuò dopo l'avvento del fascismo, che avvenne nel 1922, ma che furono i
fascisti a mandare Tolomei è una bugia. Era un uomo della monarchia ed era assolutamente imprevista la presa
del potere del fascismo nel 1922, nel 1919 quando Tolomei fu messo nelle condizioni di fare la sua opera, nella
quale mi riconosco. Non lo considero un criminale, ma un grande italiano che ha fatto un'opera di italianizzazione
in una zona italiana che è stata conquistata con una guerra che ha avuto centinaia di migliaia di morti, ed è accaduto qui ciò che è accaduto in qualsiasi altra regione d'Europa e del mondo in cui un territorio appartenente ad uno
Stato è stato conquistato militarmente da un altro Stato. Questa è una tragedia, è chiaro, ma se questa è la storia,
gli eventi, ciò che è accaduto al mondo fino al ventesimo secolo, e speriamo non accada più in futuro, queste sono
le conseguenze normali. Perché quando Tolomei svolgeva la sua opera e dopo l'avvento del fascismo la continuò,
non ci fu una levata di scudi da parte del Governo austriaco, di quell'Austria oggi tutrice che ripose le sue armi di
fronte al Terzo Reich dicendo di essere con il Führer e non permettendosi di parlare mai contro nemmeno quando
ci fu la possibilità di farlo? Oggi è facile parlare, quando i criminali che furono processati a Norimberga, lo furono
perché la Germania perse la guerra, ma nessuno pensò mai di creare un'apertura di un fascicolo nei confronti di
chi buttò le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, perché chi vince non viene mai processato. Sono le "forche
caudine" di romana memoria, e allora la storia la dobbiamo considerare nell'ottica in cui è sempre stata, o la vogliamo capovolgere a nostro favore, non sostituendo un torto con un torto, caro Urzì, perché quello non fu un torto,
fu una conseguenza di una vittoria militare. E le conseguenze di una vittoria militare fino al ventesimo secolo
erano queste, di tutto il mondo, Alto Adige compreso.
Non accetto, e voglio che anche il collega Urzì lo comprenda. Lui non c'era quando i due presidenti della
Repubblica vennero premiati dal presidente della Giunta provinciale con quelle medagliette che non so che significato abbiano dal punto di vista formale, ce l'hanno solo dal punto di vista politico e francamente ho visto in questo
gesto un atto di intelligenza parziale. Dal presidente della Giunta provinciale mi aspetto di più, ma comunque in
questa fase così contorta si perde un po' la lucidità delle cose. Nella relazione quella che più mi colpì nella sua
presa di posizione molto bella, simpatica, che andava bene a tutti, perché Lei riesce a raccogliere la simpatia anche degli italiani quando vuole, Lei si rivolse a coloro che combatterono da partigiani per contribuire a creare le
condizioni per l'avvento dello Statuto di autonomia, quelli che furono criminali, non tutti ma più di uno, che sparavano su inermi servitori dello Stato, che fecero atti di terrorismo imperdonabili sotto tutti i punti di vista, ebbene Lei
in quell'occasione, davanti a due presidenti della Repubblica, li definì degli attivisti. Caro Urzì, siamo arrivati al
punto che i terroristi pantirolesi che hanno ammazzato servitori dello Stato italiano sono attivisti e Tolomei un criminale! È ora che anche noi, caro Urzì, non io che mi chiamo fuori, cominciamo a non accettare più queste condizioni, perché sono di totale distorsione dei fatti, sono condizioni di criminalizzazione nei confronti di un uomo che
non ha fatto altro che il dovere che gli era stato imposto da Roma, e lo fece nel migliore dei modi, sono distorsioni
nei confronti di criminali che tali sono e rimangono. Non sono attivisti. Attivisti furono quelli che contribuirono assieme a Magnago a portare il verbo dell'autonomia, dello Statuto, ma non con le armi, né con la dinamite. Quelli
erano attivisti. Gli altri continuano ad essere terroristi e criminali. Questo deve essere chiaro! Il presidente della
Repubblica italiana forse non l'ha capita, o l'ha capita e ha fatto finta di non capirla. Se la storia cominciamo a
vederla considerando i terroristi degli attivisti e considerando Tolomei un criminale, ritengo che non ci siamo proprio, non possiamo aprire nessun tipo di discussione. Tolomei non fece ciò che volle lui, fece ciò che gli venne
imposto, lo fece magari volentieri e io lo stimo per quello che ha fatto, perché è stato un servitore dello Stato che
non è entrato nel merito delle questioni politiche, è entrato nel merito delle questioni scientifiche che lo hanno
portato ad attribuire a tutta la nostra provincia dei nomi italiani, perché questa è una provincia italiana che gode di
uno Statuto di autonomia nel quale mi riconosco fino ad un certo punto, ma questa è un'opinione personale. È una
situazione nella quale vanno posti dei paletti, perché non possiamo continuare a pensare che chi si chiama Urzì,
Vezzali, Seppi e forse anche Tommasini o Bizzo, siano degli italiani all'estero. Mi dispiace. Io sono qui a pieno
titolo, sono nato a Bolzano, figlio di genitori nati a Bolzano, almeno uno. Sono a pieno titolo anche quando vado a
trovare qualcuno che abita vicino al paese di Durnwalder, e non voglio che ci sia scritto solo il nome in tedesco.
Voglio riconoscermi nel nome italiano. Stupidi coloro, italiani specialmente, che distorcendo ciò che fu l'opera di
Tolomei, hanno preso l'abitudine di chiamare con nomi tedeschi ciò che ha un nome italiano. Ce ne sono di
esempi, vedi "Laimburg", "Obereggen" o "Sill", che non sanno nemmeno che si chiama Castel Novale. Che si
vergognino quegli italiani,perché essere orgogliosi di essere italiani e non essere considerati italiani all'estero significa che ogni nome c'è anche in italiano, da sempre dopo che questo territorio diventò Italia ed era giusto che
gli italiani avessero per un luogo il loro nome che non è quello tedesco.
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KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): (unterbricht)
SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): Bugia. Nel 1919, alla fine della prima guerra mondiale,
re Vittorio Emanuele III, non il fascismo che non esisteva, mandò Tolomei. È chiaro che non li poteva ufficializzare
quei nomi. Bisognava pur lasciare il tempo a Tolomei di fare il suo lavoro, di svolgerlo nel migliore dei modi. Poi è
chiaro che se vado a spulciare tutti i nomi che ha attribuito Tolomei ai luoghi posso trovare qualcosa che può essere messo in discussione. È un'opera di uno studioso che ha mescolato a volte la filosofia con la scienza, quando
la scienza aveva dei limiti, questo è chiaro. Se questo lavoro l'avesse fatto il collega Heiss, che è uno storico,
assieme a me, magari avremmo tirato fuori dei nomi anche ridicoli, può succedere. Cosa significa questo? Che
l'Italia non aveva diritto, dopo aver conquistato un territorio militarmente, di dare i propri nomi ad una realtà che
non era italiana prima? Ce l'avevano tutti gli altri Stati del mondo quando l'hanno fatto, e l'hanno sempre fatto,
Germani a e Austria compresa? Questi nomi devono continuare ad esistere, perché lo Statuto d'autonomia non
l'ho fatto io, e non ci si può appellare allo Statuto quando fa comodo e far finta che non esista quando ci dà fastidio. Non possiamo appellarci alla convivenza quando ci fa comodo e poi dire che in fin dei conti riteniamo che le
cose vadano bene in questo modo.
Adesso entra finalmente l'assessore Tommasini. Lo sapevo che la lungimiranza e la capacità politica del
presidente Durnwalder sarebbe arrivata a convincere Tommasini e Bizzo ad accettare quelle regole che prima
avevano considerato dei paletti fermi sui quali non si poteva nemmeno disquisire. Presidente, io so che Lei ha, nei
confronti di questi signori, delle capacità di convincimento che non serve neppure le sfrutti tutte, Le basta il 10%,
per cui che Tommasini sia stato posto politicamente "a 90 gradi" in questa trattativa non ci sono dubbi, che Bizzo
abbia accettato ancora prima, visti i suoi addentellati politici, perché non voglio farmi venire il torcicollo, collega
Urzì, ma non mi serve pensare a Cigolla per farmelo venire. Se questi sono i predecessori di Bizzo, ritengo che
convincerlo sia una questione di poco conto.
Collega Tommasini, vorrei che sapesse una cosa, e gliela dico col cuore senza volerLa attaccare più di
tanto, che se non ci fosse lo Statuto che prevede la presenza degli italiani in Giunta proporzionalmente al numero
dei presenti in Consiglio, Lei in Giunta non ci sarebbe mai stato, e a Laives andrebbe in bicicletta ogni giorno, non
solo quando vuole fare opere dimostrative. Non si tratta di governare la scuola, dove anche lì fa quello che Le dice
l'assessora Kasslatter Mur e fa silenzio, e poi dà colpa ai comuni che non si sono sufficientemente arrabbiati? No,
Lei lì rappresenta gli italiani, ed è lì perché lo Statuto prevede che ci vogliono due italiani, e quando Lei si mette a
discutere ed accetta politicamente, mi auguro di no, " a 90 gradi" ciò che vuole la Volkspartei, dovrebbe ricordarsi
che non stiamo parlando di una legge sull'edilizia sociale, stiamo parlando di questioni ideologiche che coinvolgono tutta la popolazione di questa provincia. Lei rappresenta gli italiani, non il Partito Democratico, e ha il dirittodovere di mettersi in contatto con gli italiani per sapere cosa vogliono, perché è presente in Giunta solo perché è
italiano, no perché sia più intelligente degli altri! Allora si ricordi di esserlo anche quando è Suo dovere di rappresentare il mondo italiano di questa provincia. Io posso capire che ragionamenti di questo tipo non esistono, ma su
questo, attenzione, che ci costruiremo una campagna che Lei non se la immagina nemmeno, se dovesse accettare delle condizioni inaccettabili! E non le ho dettate io le condizioni inaccettabili, le ha dettate Lei sui giornali, in
conferenza stampa, dichiarando apertamente quali erano i limiti entro i quali eravate disponibili. Attenzione che se
questi limiti vengono sorpassati, troveremo mille modi per costruire mille Golgota ideali ed ipotetici, sicuramente
politici.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Diese Diskussion zeigt, dass wir uns in den letzten zwanzig Jahren im Kreis
bewegt haben. Jeder vertritt nach wie vor seine Position und ich kann keine neuen Elemente, von welcher Seite
auch immer, erkennen. Alle beharren auf ihrem Standpunkt und somit komme ich nicht umhin, unseren Standpunkt mitzuteilen, der sich nicht geändert hat. Ich bin felsenfest überzeugt, dass die Prozentregelung die vernünftigste und beste Lösung ist. Sie beruft sich auf UNO-Richtlinien, die auf der ganzen Welt angewandt werden. Die
sogenannte Proporz- und Prozentlösung hat in Kärnten, in der Schweiz, in Finnland, in Kanada, in Indien usw.
dazu geführt, dass man eine vernünftige Lösung des Problems finden konnte. Ich verstehe nicht, warum die Landesregierung hier nicht endlich einmal ein offenes Ohr hat. Schließlich gilt bei allen Themen in Südtirol der Proporz, warum also nicht auch bei den Namen? In Südtirol leben nur in wenigen Gemeinden Italiener. Wenn wir eine
20-Prozent-Regelung einführen würden, dann würde sich für 90 Prozent der Italiener nichts ändern. Dort, wo sie
leben, hätten sie verständlich das Recht auf einen zweiten Namen, und all jene Namen, die historisch gewachsen
sind, würden selbstverständlich zweisprachig bleiben. Das Problem sind für mich die faschistischen Dekrete. Es
gibt keinen anderen Rechtsbestand, denn amtlich gültig sind nur jene Namen, die auf zwei faschistischen Dekre-
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ten gründen. Kein Demokrat kann das tolerieren. Meine Frage ist also, ob wir mit einem Landesgesetz faschistische Dekrete des Staates abschaffen können. Dass diese Dekrete abgeschafft gehören, muss eine conditio sine
qua non sein. Wenn man bereit ist, auf der Grundlage dieser faschistischen Dekrete eine Lösung zu finden, dann
baut man auf Sand. All jene, die glauben, dass man eine Regelung nach bestimmten Jahrzehnten nicht mehr
ändern könnte, sollen sich einmal folgende Beispiele in Erinnerung rufen: In Katalonien hat man nach 250 Jahren
ausschließlich spanisch geschriebene Namen im Rahmen einer sogenannten gerechten Autonomie wieder eingeführt. In Wales, wo nur 25 Prozent der Bevölkerung Walisisch sprechen, hat man die amtlichen englischen
Ortsnamen abgeschafft und das Gälische wieder eingeführt. In Friesland ging man ebenso vor. Sogar in der ehemaligen Sowjetunion wurden in den letzten Jahren sehr viele Ortsnamen wiederhergestellt. Die russische Republik
hat das von Boris Jelzin unterzeichnete Gesetz aus dem Jahre 1991 unter dem Titel "Rehabilitation der unterdrückten Völker" genehmigt. Mit diesem Gesetz wird unter anderem den Wolgadeutschen, den Kalmücken, den
Krimtataren, den Tschetschenen, den Inguschen usw. das Recht auf Wiederherstellung der historischen Bezeichnungen eingeräumt. Nachdem die erste Gesetzgebungskommission in Kürze nach Estland fahren wird, würde ich
den Mitgliedern derselben raten, sich dort umzuschauen. Auch Estland hat nach der Unabhängigkeit vor 20 Jahren die von der Sowjetunion willkürlich eingeführten Übersetzungen der Ortsnamen rückgängig gemacht. Warum
also sollte Südtirol eine Ausnahme bilden? Überall geht es, bei uns aber anscheinend nicht! Ich erinnere an das
Gutachten der Professoren Glatthard und Breu, dessen Veröffentlichung wir mehrmals verlangt haben, aber das
darf die Öffentlichkeit nicht erfahren. Diese Gutachten verschwinden dann in einer Schublade, wahrscheinlich weil
sie nicht nach Eurem Geschmack waren, oder? Die Gutachten sagen genau dasselbe, indem sie auf die Prozentlösung eingehen und sie als eine gute Lösung ansehen! Das Autonomiestatut wird in dieser Frage falsch interpretiert, weil man Zweisprachigkeit mit Zweinamigkeit gleichsetzt. Natürlich besteht die Verpflichtung zur Zweisprachigkeit, aber davon auch eine Verpflichtung zur Zweinamigkeit abzuleiten, ist einfach falsch. Die Professoren
Glatthard und Breu sagen: "Das Autonomiestatut, das zum Schutz der deutschen und ladinischen Minderheit erlassen wurde und die Umsetzung des Pariser Vertrages darstellt, sichert diesen die Ortsbezeichnung in ihrer
Muttersprache zu." Eine ganz klare Aussage! Herr Landeshauptmann, Sie waren letzte Woche auch in Pfunders,
wo ein Themenweg eingeweiht wurde, auf dem man Schilder angebracht hat, auf denen Namen stehen, die unsere Leute übersetzt haben. So heißt beispielsweise der "Leachenbach" "Rio Foido". Man hat aus dem "Leachenbach" einen "Lehenbach" gemacht. Was da nebenher passiert, fällt Euch ja gar nicht mehr auf! Diese Übersetzungen hat nicht der Tolomei gemacht, sondern die haben unsere Beamten gemacht! Die Pfunderer, die das gesehen
haben, haben sich die Haare ausgerissen!
ABEORDNETER: (unterbricht)
LEITNER (Die Freiheitlichen): Ja, aber die Beamten müssen doch irgendwelche Anweisungen bekommen
haben.
ABGEORDNETER: (unterbricht)
LEITNER (Die Freiheitlichen): Dann muss man es Ihnen sagen! Wie kann man aus einem "Leachenbach"
einen "Rio Foido" machen? Super! Wir zeigen mit dem Finger auf den Herrn Tolomei, der sicher ein kulturelles
Verbrechen begangen hat, in welchem Auftrag auch immer, Kollege Seppi. Solche willkürliche Übersetzungen
sind immer Ausdruck eines kulturellen Unverständnisses, und man hat damit ja auch ganz klar etwas bezweckt,
aber das wissen wir ja. Ich verstehe, dass man das leidige Problem Toponomastik endlich von der politischen
Agenda weghaben will, aber auf diese Art und Weise verschwindet es sicher nicht. Man wird eine Lösung finden
oder mehrheitlich beschließen, aber bei einer solchen Frage kann man nicht mit der Brechstange vorgehen. Ich
weiß, dass das Thema für den Großteil der Bevölkerung nicht existiert, und das sagt eigentlich alles aus. Das ist
nicht die Schuld der Bevölkerung. Wir haben der Bevölkerung eingeredet, dass das Thema nicht wichtig sei, und
da möchte ich schon die warnenden Worte der Frau Hofrat Stadlmayer in Erinnerung rufen, die gesagt hat: "An
dieser Frage wird sich sehr viel über die politische Zukunft Südtirols entscheiden." Das ist die Identität des Landes,
und dass man sie so leichtfertig aufs Spiel setzt, wundert mich schon, wenngleich ich verstehe, dass man eine
Regelung treffen muss. Das muss aber nach klaren Richtlinien erfolgen. Jetzt nur eine Kommission einzusetzen,
die paritätisch besetzt sein soll, ist eine Ausweichlösung, mit der man niemanden zufriedenstellen kann. Damit
schaffen wir lediglich die Voraussetzungen dafür, dass es den Konflikt auch in Zukunft geben wird.
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VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Devo ripetere alcune cose che sono
state dette da alcuni colleghi e che condivido, in particolare sul disegno di legge presentato dai colleghi Klotz e
Knoll, che è improponibile, perché è vero che quando si dice che una norma statale che legifera su una materia di
competenza provinciale rimane in vigore fino a quando la Provincia non legifera sulla stessa materia. Questo è
scritto nello Statuto e anche nei decreti Calderoli salvaleggi, che citava prima il collega Knoll riferendosi alla situazione del 2009 quando il decreto Tolomei è stato prima tolto e poi reinserito. Lì si dice espressamente che laddove
ci siano queste legislazioni nazionali che legiferano su materia provinciale, quando interverrà la normativa provinciale cesseranno di avere vigore. Sicuramente non voterò il passaggio alla discussione articolata di questo disegno di legge perché mancano addirittura i presupposti di diritto. Non si può semplicemente abrogare il Regio decreto senza sostituirlo con una disciplina locale.
Per quanto riguarda il disegno di legge dei Verdi, condivido soprattutto l'aspetto della pariteticità della commissione. Come ho già detto nella discussione generale al disegno di legge presentato dalla SVP, credo che questa materia si debba utilizzare soprattutto il buon senso. Dato che questa materia crea tensioni, se si vuole disciplinare la stessa bisogna farlo in maniera tale che non crei ulteriori tensioni. Creare una commissione dove si
possa dire che viene cancellato questo o quel nome e che può essere vista come ulteriore sopraffazione, anche
se non è nelle intenzioni, non è sicuramente pacificatrice della materia. Dico che la pariteticità della commissione
è una chiave di volta nella soluzione, perché innanzitutto c'è rispetto per tutti i gruppi linguistici e soprattutto si dà
la possibilità ad un gruppo linguistico di acquisire al proprio patrimonio linguistico un toponimo dell'altra lingua. Cito
sempre l'esempio di "Schrambach". Se la commissione dovesse dire – non sarà possibile perché c'è un unico
punto nel disegno di legge dei Verdi che non si possa considerare come disciplinante questa cosa perché di competenza della Regione, però questo lo vedremo eventualmente nell'articolato – che "Schrambach" è un nome
italiano, si toglierebbe l'alibi del bilinguismo, cioè non deve per forza essere "Schrambach- San Pietro Mezzomonte" ma può essere " Schrambach" sia in tedesco che in italiano. In questo caso è un gruppo linguistico che
acquisisce al proprio patrimonio un toponimo di un'altra lingua, quindi diventa anche quello un toponimo della
lingua italiana.
Dico anche che non si può vivere di sola storia. Collega Klotz, mi permetta una critica, nel senso che è vero
che con il decreto Tolomei c'è stato sicuramente un disastro, però la storia non si è fermata nel 1923, è proseguita, abbiamo avuto altri 90 anni di storia in cui, volenti o nolenti, i toponimi italiani sono entrati nell'uso comune e
un gruppo di persone si è affezionato a questi nomi. Non si può quindi dire che la storia si è fermata al 1923 e
cancellare gli ultimi 90 anni, perché anche questi sono storia. La non sopraffazione significa accettazione, accettazione significa non creare tensione, significa venire incontro alle esigenze dell'altro e aspettarsi che l'altro venga
incontro alle proprie esigenze.
Non voglio parlare del disegno di legge della SVP perché abbiamo già fatto la discussione generale, arriveremo domani alla trattazione degli articoli e succederà quello che succederà. Però devo ripetere quello che ho già
detto, a mio avviso bisogna trovare la soluzione per acquisire al patrimonio linguistico di un gruppo i toponimi di un
altro gruppo. Mi fa piacere che ieri l'Obmann della SVP Theiner abbia parlato di stato di diritto, che significa accettare delle regole condivise o meno condivise. Se è vero che lo Statuto prevede il bilinguismo non solo come
forma ma proprio come atto di convivenza, il pilastro del bilinguismo anche nella toponomastica è un istituto che è
previsto proprio per non creare tensione, dando parità a tutti i gruppi linguistici. In questo senso la pariteticità della
commissione inserita nel disegno di legge dei Verdi è la soluzione. Nessuno sopravanza l'altro, si decide assieme.
Forse il riferimento ai comuni e alle frazioni è di competenza della Regione e non della Provincia, eventuale sarà
da discutere. Voterò quindi a favore del passaggio alla discussione articolata del disegno di legge dei Verdi, mentre voterò contro quello dei colleghi Klotz e Knoll.
Non credo ci sia altro da dire, è una cosa trita e ritrita che la popolazione, a parte qualcuno, non sente veramente come problema. Vivi e lascia vivere. Mi hanno detto proprio ieri che c'è una segnaletica di montagna, in
fondo alla val d'Ultimo, io non ci sono mai stato, scritta in tedesco, italiano, cinese e arabo. Questo è un segnale di
buon senso, perché ci sono anche queste persone sul territorio, accettate o non accettate, ed è una forma di rispetto.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): (interrompe)
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Non è questo il problema, ma è comunque un segno di rispetto. È chiaro che gli arabi che abitano in quella zona daranno un proprio nome. Dire
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invece di cancellare dei toponimi perché nel 1923 non esistevano, per la gente, per gli italiani che vivono adesso
non è comprensibile.
PICHLER ROLLE (SVP): Zunächst ein paar formelle Bemerkungen. Die Fraktion der Südtiroler Volkspartei
hat ihren Gesetzentwurf im August 2010 eingereicht, also vor mehr als zwei Jahren. Das war ein deutliches Signal
dafür, dass man einen neuerlich Anlauf nehmen will, um eines der schwierigsten, wenn nicht das schwierigste
Kapitel, das offen geblieben ist, zu regeln, und zwar mit der Restkompetenz, die der Südtiroler Landtag hinsichtlich
dieser Materie hat. Wir haben uns mit der Behandlung dieser Gesetzentwürfe all diese Zeit gelassen, weil wir von
Beginn an gesagt haben, dass wir zum Dialog bereit sind. Wir haben die Behandlung des Gesetzentwurfes mehrfach ausgesetzt, haben Gespräche mit den Parteien geführt, eine Expertenanhörung im Landtag organisiert. Die
Details der Gesetzentwürfe konnten im zuständigen Gesetzgebungsausschuss leider nicht besprochen werden.
Wir sind nämlich nicht einmal bis zum Artikel 1 gekommen, weil so lange Obstruktion betrieben wurde, bis es
keine Zeit mehr gab, darüber zu diskutieren. Nach all diesen Phasen haben wir dann noch einmal gesagt, dass wir
zum Dialog bereit sind, wenn konkrete Vorschläge zu unserem Gesetzentwurf präsentiert werden. Wir möchten
dieses Problem endlich einer Lösung zuführen und haben uns von Beginn an kompromissbereit gezeigt. Wir haben ausdrücklich erwähnt, dass für die Namensgebung der Gemeinden nicht der Südtiroler Landtag zuständig ist,
während für die Namensgebung der Fraktionen sehr wohl die Gemeinden zuständig sind. Wir haben ausdrücklich
erwähnt, dass es nicht so sehr über die Namen geht, über die in der Öffentlichkeit eine breite Diskussion geführt
worden ist, sondern dass es um jene Namen geht, die die wesentliche Anzahl darstellen. Wenn man von 116
Gemeinden und einigen tausend tolomeischen Namen spricht, so geht es um einige hunderttausend Namen, die
in diese geographische Karte eingetragen werden sollen. Der Abgeordnete Leitner hat vorher gefragt, wie man
dazu komme, einfach Namen zu übersetzen. Das passiert, weil es keine offizielle topographische Karte des Landes gibt, in der die Namen so eingetragen sind, wie sie vor Ort verwendet werden. Dann kommt es manchmal
eben zu abenteuerlichen Episoden. Wie gesagt, wir sind davon überzeugt, dass unser Weg ein gangbarer Weg
ist, und das ist uns auch im Rahmen der Anhörung im Landtag von Experten bestätigt worden. Man hat uns gesagt, dass dieser Weg verfassungsrechtlich gangbar und möglich ist.
Der Kollege Seppi hat wirklich unglaubliche Dinge behauptet, und ich kann mir nur wünschen, dass jene,
die sich auf die Schenkel klopfen, wenn er Ihnen sagt, dass er gut Freund sei, merken, welche Einstellung er ab
und zu an den Tag legt, und zwar in aller Offenheit. Das macht ihn dann fast schon irgendwie sympathisch, wenngleich er politisch vielleicht nicht so sehr genießbar ist. Man muss aber den Unterschied zwischen einem demokratischen Staatswesen und einem totalitären Regime sehen. Ein demokratisches Staatsgebilde sollte schon Dekrete, die damals erlassen worden sind, zumindest überprüfen und auch widerrufen, wenn sie gegen internationales Recht sind. Das sind die tolomeischen Dekrete ohne Zweifel. Der Südtiroler Landtag kann aber nicht beschließen, etwas außer Kraft zu setzen, was wir nicht beschlossen haben. Das ist kein gangbarer Weg. Darüber hinaus
muss man sagen, dass es neben dem juridischen Aspekt auch noch den Aspekt des Zusammenlebens gibt. Da
können wir in der Tat sagen, dass wir eine gewaltige Anstrengung machen. Der Kollege Leitner hat ja gesagt,
dass alle ihren Standpunkt vertreten und man sich in den vergangenen Jahren nicht besonders annähern konnte.
Es nützt aber auch nichts, wenn wir sagen, dass wir die tolomeischen Dekrete abschaffen und infolgedessen 80
oder 90 Jahre Geschichte, die dazwischenliegen, wegfallen. Somit würden alle italienischen Namen verschwinden, auch wenn sie unsere italienischen Mitbürger hatten. So ist es ja im Wesentlichen gemeint! Da sind die Dinge
auch etwas unterschiedlich, denn es würde sehr schwierig sein, so etwas zu erreichen. Es wäre eine sehr großzügige Geste eines demokratischen Staates, wenn er sagen würde: "Wir haben damals ein Unrecht begangen. Deshalb müssen diese Dekrete widerrufen werden." Dazu braucht es aber einen langen Verhandlungsweg, und vieles
wurde ja bereits unternommen. Wir haben die Töne gehört, die hier angeschlagen worden sind, und deshalb ist
das schwer umzusetzen. Im Sinne des Zusammenlebens ist es auch schwer zu erklären, dass alle anderen Namen, die die Generation der in Südtirol lebenden Italiener verwendet hat und verwendet, abgeschafft werden müssen. Die italienische Volksgruppe hat ja die Schwierigkeit, dass sie hier nicht eine angestammte Heimat hat und
nicht die Wurzeln schlagen konnte, wie vielleicht die Südtiroler Familien geschlagen haben. Es ist eine zusammengewürfelte – entschuldigen Sie den Ausdruck - Volksgruppe. Die Italiener kommen ja aus verschiedenen Regionen und haben auch ihre Identität gebildet. Auf das ist Rücksicht nehmen.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): (unterbricht)
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PICHLER ROLLE (SVP): Nein, man muss nicht die Namen vergewaltigen, sondern jene Namen zur Kenntnis nehmen, die in das Allgemeingut eingegangen sind. Deshalb haben wir unseren Gesetzentwurf eingebracht,
der internationalen Kriterien und Standards entspricht. Wenn wir in Südtirol eine Prozentlösung anstreben würden,
dann würden wir auch auf keinen grünen Zweig kommen, wenngleich es eine Reihe von Experten gibt, die die
Prozentlösung begründet und erklärt haben. Die Prozentlösungen sind von den Vereinten Nationen zur Kenntnis
genommen worden, sind manchmal aber fast ohne jede Logik, so jedenfalls mein Eindruck. Es ist ja auch immer
wieder über juridische Aspekte diskutiert worden, und in der Tat – da hat der Kollege Leitner Recht – ist die Prozentlösung sehr wohl eine mögliche Regelung. Wir glauben aber, dass sie für Südtirol nicht die richtige Regelung
ist, weil sie nicht umsetzbar ist, ohne dass man nicht wieder das provoziert, was wir eigentlich nicht wollen, nämlich das Zusammenleben der Volksgruppen ernsthaft auf die Probe zu stellen. Natürlich ist der Blickwinkel einer
jeden einzelnen Volksgruppe ein völlig unterschiedlicher. Das ist das Schwierige an dieser Situation. Deshalb
möchten wir mit unserem Gesetzentwurf einen Beitrag dazu leisten, dass zumindest auf der Ebene der Mikrotoponomastik eine Lösung gefunden werden kann. Die Gemeindenamen und anderen Namen, die mit Gesetz aus dem
Jahr 1948 festgelegt worden sind, sanktioniert und dementsprechend ins Gut eingegangen. In diesem Sinne werden wir gegen diese beiden Gesetzentwürfe stimmen.
DURNWALDER (Landeshauptmann – SVP): Sehr verehrte Frau Präsidentin, verehrte Damen und Herren! An und für sich hat bereits der Kolleg Pichler Rolle als Einbringer des SVP-Gesetzentwurfes zur Toponomastik geantwortet. Es hätte also nicht viel Sinn, wenn ich das noch einmal wiederholen würde. Ich glaube aber
schon, dass es auch eine Stellungnahme von Seiten der Landesregierung braucht.
Wir alle sind der Meinung, dass es ein Unrecht war, dass man in den Jahren 1923/1924 hergegangen ist
und Begriffe erfunden hat und diese an die Stelle der deutschen Namen gesetzt hat. Das ist eine Geschichtsfälschung und darüber gibt es überhaupt keine Zweifel. Die von Tolomei erfundenen Begriffe hat es damals nicht
gegeben. Deshalb kann niemand sagen, dass dies Namen für Dörfer und Fraktionen seien. Niemand kann hergehen und sagen, dass diese oder jene Ortschaft plötzlich so oder so heißt. Wer gibt ihm das Recht dazu, so etwas
zu tun? Letztlich ist es ja auch so, dass das geschichtlich nicht nachweisbar ist. Außerdem wissen wir, dass das
zum Großteil keine wissenschaftlichen Arbeiten waren. Wenn Tolomei nichts mehr anderes eingefallen ist, dann
hat er einfach einen Kirchenheiligen hergenommen und beispielweise die Ortschaft "Aufhofen" Santa Catarina
oder "Reinswald" San Martino benannt. Das ist eine eindeutige Geschichtsfälschung, die damals in der Zeit des
Faschismus und des Assimilierungsgeistes erfunden wurde. Auf jeden Fall müssen wir das als Unrecht bezeichnen. Wir wissen aber auch, dass durch das Pariser Abkommen im Jahr 1945 eine Regelung getroffen wurde, die
besagt, dass wir die deutschen Namen wieder einführen können, soweit deren Existenz durch ein Landesgesetz
nachgewiesen wird. Die Kollegin Klotz hat gesagt, dass man es doch darauf ankommen lassen und vor den Verfassungsgerichtshof gehen solle. Vor diesem würden wir dann zwar sicher verlieren, aber dann könnten wir ja
noch vor den internationalen Gerichtshof für Menschenrechte gehen, der uns sicher Recht geben würde. Schauen
Sie, Kollegin Klotz, wenn man uns die deutschen Namen verbieten würde, dann würden wir vor einem internationalen Gerichtshof sicher Recht bekommen. Nachdem aber jeder seinen Namen verwenden kann, würden wir uns
sehr schwer tun. Wenn einmal ein Urteil des Verfassungsgerichtshofes besteht, dann tut man sich schwer, morgen etwas anderes zu beschließen. Deshalb müssen wir hier vorsichtig sein. Im Autonomiestatut ist die Zuständigkeit der Region in Sachen Toponomastik geregelt. Da steht nun einmal, dass die Region die Zuständigkeit für
die Gemeindenamen hat, und wie Sie wissen, hat die Region diese bereits festgelegt. Da sind wir also schon ein
bisschen spät dran. Infolgedessen würden wir uns sehr schwer tun, wenn wir dies als unsere Zuständigkeit beanspruchen möchten. Unabhängig von dem bin ich der Meinung, dass wir hier auch ein bisschen mit Hausverstand
vorgehen müssen. Ich weiß schon, dass es ein Kompromiss ist, aber man kann nicht ein Unrecht sanktionieren.
Mit ein bisschen gutem Willen lässt sich eine Lösung finden, die allen hier wohnenden Volksgruppen gerecht wird.
Die Namen der Gemeinden und größeren Ortschaften gibt es sowohl in Italienisch, als auch in Deutsch,
und ich glaube nicht, dass die italienische Volksgruppe beleidigt ist, wenn ich die "Kofler-Alm" "Kofler-Alm" oder
die "Steinalm" "Steinalm" und nicht "Malga Sasso" nenne. Letzten Endes ist es Aufgabe des Bauern, seinem Hof
einen Namen zu geben. Niemand anderer darf das tun! Im Höfegesetz steht, dass jeder geschlossene Hof einen
Namen haben muss. der ist im Grundbuch eingetragen und vom Eigentümer ausgewählt wird. Wenn der Hof also
"Kofler-Hof" heißt, dann kann man nicht hergehen und sagen, dass das der "Maso covalo" ist. Auch den "Oberwalderhof" kann man nicht "Valda di sopra" nennen. Mein Vater hat gesagt, dass dieser Hof "Oberwalderhof"
heißt, ob das dem Tolomei oder jemand anderem passt oder nicht. Wenn es eine Alm gibt, die zu diesem Hof
gehört, dann heißt diese "Oberwalderalm". Um das geht es! Wir möchten, dass die Gemeinden und großen Ort-
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schaften in beiden Namen bezeichnet werden, denn das hat die Geschichte mit sich gebracht. Diese Namen sind
in das Gedankengut der italienischen Mitbürgerinnen und Mitbürger eingeflossen und sind mit Regionalgesetz
festgelegt worden. Die anderen Namen sollen in die ursprüngliche Form zurückgeführt werden, was im Übrigen
auch im Abkommen Fitto/Durnwalder steht, das von der Regierung unterschrieben worden ist. Mit dieser Regelung müsste doch jeder einverstanden sein. Hier kommen wir auch der italienischen und ladinischen Volksgruppe
entgegen. In den ladinischen Tälern soll es so sein, dass die Gemeinden und Fraktionen dreinamig sind, während
die anderen Namen einzig und allein in Ladinisch aufscheinen sollen. Mit etwas gutem Willen lässt sich ohne weiteres eine Lösung finden.
Wir sind mit dem Gesetzentwurf des Kollegen Pichler Rolle im Einklang mit dem Autonomiestatut und können die Problematik endlich lösen. Weder Magnago, noch Benedikter haben diese Materie aufgegriffen. Früher
oder später muss einfach eine Regelung gefunden werden, denn das ist der einzige Punkt des Autonomiestatutes,
der noch nicht geklärt ist. In diesem Sinne sprechen wir uns gegen die Gesetzentwürfe der Süd-Tiroler Freiheit
und jenen der Grünen aus. Auch die Prozentlösung ist keine Lösung, denn entweder es ist ein Unrecht oder es
kein Unrecht. Warum sollen die Berge und Wiesen in Franzensfeste anders heißen, nur weil dort so und so viele
Italiener leben? Das ist doch keine Argumentation! Es braucht saubere Kriterien, die zu einem Ergebnis führen,
das von der Bevölkerung akzeptiert werden wird. Wenn Ihr mit den Leuten redet, dann werdet Ihr sehen, dass
mehr als 90 Prozent mit unserem Vorschlag einverstanden sind.
Vorsitz des Präsidenten | Presidenza del presidente: Mauro Minniti
PRESIDENTE: La parola al consigliere Knoll per la replica al suo disegno di legge, prego.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Das Problem ist nur, welchen SVP-Vorschlag Sie meinen, Landeshauptmann Durnwalder. Es gab ja deren schon viele. Ich erinnere an die Broschüre der JG "Ein Unrecht hat den
Faschismus überlebt". Gehen wir 20 Jahre zurück, denn damals war das die SVP-Linie. Dann hätten Sie ja damals auch sagen können, dass das von der Mehrheit der Bevölkerung mitgetragen werde, da der Vorschlag von
der SVP komme. Also, man muss schon eine gängige Linie haben, und das Problem ist, dass die SVP in Sachen
Toponomastik heute so, morgen so gesagt hat.
Sie haben gesagt, dass Sie unseren Gesetzentwurf ablehnen, und damit lehnen Sie Ihren eigenen Gesetzentwurf auch ab. Wir haben nichts anderes übernommen als den Wortlaut, den die SVP gefordert hat. Das ist auf
Komma und Beistrich das, was die Abgeordneten Zeller und Brugger von der Regierung in Rom verlangt haben!
Und jetzt begehen Sie dieselbe Schande und argumentieren dagegen! Es mag zwar juridisch richtig klingen, wenn
der Pichler Rolle hergeht und sagt, dass das Land natürlich hergehen und ein Dekret des Staates außer Kraft
setzen könne, aber diese Dekrete wurden nicht auf Staats-, sondern auf Provinzialebene erlassen. Das wurde
damals vom Staat in Ermangelung einer Verwaltungsstruktur für speziell dieses Gebiet erlassen, und deshalb ist
das juridisch ein Unterschied. Die Provinz Bozen hätte laut Artikel 8 Absatz 2 des Autonomiestatutes sehr wohl
das Recht ...
PICHLER ROLLE (SVP): (unterbricht)
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): In dem Moment, in dem das Land eine Regelung der Ortsnamensfrage trifft, wird dieses Dekret in der Provinz Bozen de facto außer Kraft gesetzt, oder nicht? Es geht nicht um die
Abschaffung dieses Dekretes, sondern es geht darum, dass das Land Südtirol das Königliche Dekret, beschränkt
auf das Gebiet der Provinz Bozen, außer Kraft setzt, weil dann ja eine andere Regelung getroffen wird. Da können
Sie jeden Juristen fragen und er wird es Ihnen bestätigen, denn sonst hätte das Land ja keine Möglichkeit, diese
Gesetze zu erlassen.
Herr Landeshauptmann, nachdem Sie behaupten, dass man einen Hofnamen nicht übersetzen kann und
darf, bringe ich Ihnen morgen die Karten des Istituto Geografico Militare samt den Beschlüssen der Gemeinden,
aus denen hervorgeht, dass für jeden Hof ein eigener italienischer Name erfunden wurde, der bis heute alleinige
amtliche Gültigkeit hat. Wenn Sie sagen, dass man nicht das Recht hätte, Hofnamen zu übersetzen, dann gilt
dasselbe doch auf für den Glockerkarkopf. Auch dieser bezieht seinen Namen vom "Glockerhof". Deshalb darf
dieser nicht "Vetta d'Italia" heißen.
DURNWALDER (SVP): (unterbricht)
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KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Das ist natürlich etwas ganz anderes, das ist mir schon klar, aber Sie
sehen selber, wie schwammig Ihre Argumentation ist.
Der Kollege Leitner hat ja eine Geschichte aus Pfunders erzählt, und wir werden morgen im Zuge der Behandlung des SVP-Gesetzentwurfes einen Beschlussantrag behandeln, mit welchem wir das Land auffordern,
derartige Neukreationen nicht mehr zuzulassen. Hier ist das Land gefordert und ich fordere Sie jetzt schon auf,
diesem Beschlussantrag zuzustimmen. Es geht darum, dass Landesbeamte immer wieder Namen erfinden. Als
damals das Skigebiet Speikboden ausgeweitet wurde, wurde von Seiten des Landes Druck ausgeübt, dass man
für Pisten usw. auch einen italienischen Namen finden solle. Da gibt es unzählige Beispiele, auch in meiner Heimatgemeinde. Die Fraktion "Verdins" gibt es nicht als "Verdines". Irgendein Beamter hat irgendwann einmal in den
60-er Jahren aus "Verdins" "Verdines" gemacht, und seitdem wird dieser Name offiziell geführt, ohne dass er offiziell eingeführt worden wäre oder sich Tolomei darum gekümmert hätte. Wie wollen wir solche Dinge regeln? Indem das Land ganz klar sagt, dass solche Neukreationen nicht zulässig sind! Wir werden ja sehen, wie die Südtiroler Volkspartei morgen auf diesen Beschlussantrag reagieren wird. Auch der Rat der Gemeinden hat gesagt,
dass es notwendig wäre, die faschistischen Dekrete abzuschaffen, aber wenn sich die SVP gegen ihre eigenen
Bestimmungen auflehnen will, bitte. Dann begeht Ihr eben selber die Schande und seid dagegen, dass faschistische Namensdekrete für das Gebiet der autonomen Provinz Bozen/Südtirol außer Kraft gesetzt werden.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): "Oberwalderhof" ha deciso suo padre e nessuno ha diritto di cambiare quel nome. Su questo siamo completamente d'accordo, presidente. Questa
però è la nostra proposta. Voi voterete contro, ma essa dice che viene regolata in maniera bilingue solo la toponomastica di rilevanza pubblica e tutto ciò che è privato o non ha rilevanza pubblica secondo alcuni criteri internazionali viene lasciato all'uso e alla denominazione privata. Per cui solo quello che ha rilevanza pubblica può essere normato, tutto il resto va lasciato all'uso e alla decisione privata che nella storia questi nomi hanno avuto.
Siamo d'accordo sul fatto che per quanto riguarda il nome del maso, solo il contadino che vive sul maso ha diritto
di decidere nel momento in cui il maso è stato fondato il nome.
Colleghi della SVP, nella vostra proposta di legge va chiarito qual è il criterio, che voi dite è l'uso, allora
però bisogna essere fedeli all'uso, cioè bisogna partire da un'ottica che non azzera la situazione, perché se io
voglio rilevare l'uso di un certo nome devo partire dalla situazione di fatto così come la storia, l'attività amministrativa, le norme, i decreti, gli atti amministrativi, le delibere della Giunta provinciale ecc. me l'hanno consegnata,
altrimenti cosa vuol dire uso? Se io ho un nome che è stato definito in una delibera della Giunta provinciale, in un
cartello stradale, in un piano urbanistico del comune ecc., di questo nome è attestato l'uso, non ho bisogno di
pensare che si parte dal nulla e si va come gli esploratori a chiedere alle persone. Noi siamo disponibili ad una
soluzione diversa dalla nostra che salvaguarderebbe il nome "Oberwalderhof", che utilizzi il metodo e i criteri utilizzati dalla commissione Fitto-Durnwalder. Qualcuno dice che negli atti amministrativi sono stati messi nomi perché erano stati messi nel prontuario Tolomei e si era costretti a questo, attenzione però, perché se si è coerenti
con il concetto dell'uso, l'origine dell'uso a questo punto va messo tra parentesi. Consigliere Pichler Rolle, se Lei fa
un processo all'uso nel senso che si dice che la Giunta provinciale aveva denominato quel parco naturale con
questo nome, ma non lo voleva fare quando l'ha fatto 30 anni fa, ma c'era il prontuario Tolomei che la obbligava, a
questo punto siamo nel campo del loro ragionamento che dice che questo nome, anche se è stato utilizzato dal
punto di vista amministrativo, era un nome imposto. C'è un giudizio storico o scientifico che mi dice che quell'uso
era sbagliato. Ma voi non fate questo ragionamento, colleghi della SVP, nel vostro disegno di legge, voi fate il
ragionamento del puro uso, non utilizzate il criterio "scientifico-storico" che usano i colleghi Knoll e Klotz. Se siamo
coerenti con il criterio dell'uso, se un toponimo è usato da trent'anni dalla nostra stessa amministrazione provinciale, da un nostro comune, da un parco naturale, questo è l'uso. La soluzione che noi proponiamo, rinunciare al
referendum sui nomi e utilizzare solo fonti giuridiche, vedere solo cosa hanno utilizzato le istituzioni, voi avete
inserito le leggi provinciali e regionali, noi proponiamo di inserire anche gli atti amministrativi, è il metodo che ha
usato la commissione Fitto-Durnwalder. Se noi analizziamo i risultati della commissione Fitto-Durnwalder che ha
usato il criterio dell'uso giuridico, quindi è andata a vedere se i nomi sono utilizzati in delibere ecc., dei 1.500 nomi
che sono stati in quella commissione ci sono 250-300 nomi di cui non è stato riconosciuto l'uso, anche se erano
nel prontuario, ma non se ne è rilevato un uso significativo, quindi la commissione li ha scartati. Consigliere Pichler
Rolle, Le ripeto il ragionamento perché era uscito: la commissione Fitto-Durnwalder ha usato il criterio dell'analisi
degli atti amministrativi, non è andato in giro a chiedere a nessuno, dei 1.500 nomi ne hanno scartati 250-300. Io
ho fatto una verifica e ho visto che molti di questi erano nel prontuario Tolomei, però la commissione ha accertato
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che non ne era stato fatto un uso significativo. Quindi non è che se io uso il criterio dei nomi utilizzati dalla pubblica amministrazione nel sul complesso, dalla Regione, dalla Provincia, dai Comuni in ogni atto amministrativo, mi
tiro dietro tutto il prontuario Tolomei, perché ci sono molti nomi che l'amministrazione non ha più utilizzato. Questa
è una soluzione che potrebbe tenere, perché sono convinto che il disegno di legge della SVP, pur con tutto il buon
senso che è stato usato e che il presidente Durnwalder ha spiegato, non farà molta strada. Se il disegno di legge
verrà approvato così come è o con modifiche di poco conto, verrà impugnato davanti alla Corte Costituzionale.
Questo credo voi colleghi della SVP lo sappiate, però la proponete per dimostrare che un'iniziativa l'avete presa,
se poi la Corte Costituzionale ve la impugna e ve l'annulla, è essa ad assumersene la responsabilità. Questo è un
ragionamento. Voi potreste arrivare a questo punto davanti ai cittadini alle elezioni del 2013 dicendo che avete la
coscienza a posto che il vostro dovere l'avete fatto, che una proposta l'avete fatta, ma il Governo ve l'ha impugnata. Io vi metto in guardia su una cosa che diceva il presidente Durnwalder ma che vale anche per la vostra
proposta di legge. Guardate che andare davanti alla Corte Costituzionale per questa materia è un rischio molto
alto, perché mettiamo che la Corte Costituzionale fa una sentenza che mette dei paletti molto più rigidi di quelli
che oggi abbiamo, mettiamo che si aggrappi ad una interpretazione rigida dello Statuto di autonomia in cui c'è
scritto che la toponomastica è bilingue e mettiamo che ci dice che tutta la toponomastica deve essere bilingue,
sono 400 mila i nomi, non 8000! Io sono contrarissimo, non vorrei che ce lo dicesse, poi ricorreremmo alla Corte
Europea, ma la strada non è semplice.
PICHLER ROLLE (SVP): (interrompe)
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Noi votiamo a favore se ci sono dei
contenuti, saremmo contenti di trovare un accordo, e Lei sa che noi non abbiamo presentato 600 emendamenti,
ne abbiamo presentati 6. La Corte Costituzionale potrebbe, chiamata in causa, dichiarare l'incostituzionalità della
legge. Il Governo vi hanno impugnato la settimana di cinque giorni che non è una questione di rilevanza costituzionale, immaginate se su questo punto non c'è un Minniti, un Vezzali, una Biancofiore o qualcun altro che interloquisce con il Governo per farla impugnare. Il rischio di andare alla Corte Costituzionale è altissimo e, come ha
detto il presidente Durnwalder, collega Klotz, voi potete poi andare alla Corte europea dei diritti, ma dovete andare
a spiegare che non volete una toponomastica bilingue, non che Roma cattiva vuole eliminare i nomi tedeschi,
perché la Corte Costituzionale, se impugna questa legge, si aggrappa allo Statuto, cioè alla norma dell'assoluta
bilinguità della toponomastica. Bisogna andare alla Corte europea a spiegare che noi, in un territorio mistilingue,
non vogliamo una toponomastica corrispondentemente plurilingue.
Vi chiedo di fare una riflessione su questo, di pensare sul lungo periodo. La storia non finisce con questa
legge, né con l'impugnazione né con l'elezione del 2013, a cui bisogna andare con le carte in regola. La storia va
avanti e se questa impugnazione finisce come rischia di finire, la Corte Costituzionale italiana rischia di fare una
sentenza che ci lega le mai molto di più che oggi abbiamo con la libertà e il buon senso. Andate un po' in giro in
val Gardena e in val Badia e vedrete che moltissimi nomi piano piano vengono eliminati e nessuno protesta. C'è
un'affermazione del ladino che è visibile, e nessuno protesta, un po' perché i ladini sono la più piccola minoranza,
non hanno mai fatto gli arroganti contro nessuno ecc., però credo che il buon senso, il tempo e il pragmatismo
potrebbero essere la strada. Se vogliamo tentare un'altra strada credo che debba essere una strada che comunque dice che la toponomastica regolata da noi è bilingue e trilingue, e questo è il nostro disegno di legge. Ma se
proprio volete respingere il nostro disegno di legge e approvare quello della Volkspartei col criterio dell'uso dovete
utilizzare un criterio generoso dell'uso. Vi immaginate andare in Europa e dire: noi abbiamo eliminato dei nomi che
la Provincia ha usato da 60 anni? La Provincia autonoma di Bolzano governata da una SVP che ha avuto la maggioranza assoluta per questi 60 anni? Credo che sarà una spiegazione difficile e la Corte Costituzionale italiana
potrebbe fare una sentenza che peggiora moltissimo le cose. Pensate se ci dicessero che tutti i nomi devono essere bilingui in base al principio dello Statuto.
Per ultimo vorrei dire una cosa sul disegno di legge dei colleghi Klotz e Knoll che è brevissimo e ha un solo
articolo che chiede l'abolizione dei decreti fascisti di Tolomei. Noi non voteremo mai per il mantenimento dei decreti fascisti di Tolomei, quindi voteremo a favore del disegno di legge.
PRESIDENTE: Dichiaro chiuso il dibattito generale. Sono stati presentati due ordini del giorno al disegno di
legge n. 73/10, entrambi a firma dei consiglieri del gruppo Freiheitlichen. Ha chiesto la parola il consigliere Leitner
sull'ordine dei lavori, prego.
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LEITNER (Die Freiheitlichen): Ich ziehe diese beiden Tagesordnungsanträge zurück, weil zwei gleichlautende zum Gesetzentwurf der SVP aufliegen.
PRESIDENTE: Va bene. Procediamo con le votazioni. Metto in votazione finale il disegno di legge n. 70/10,
composto di un solo articolo, per appello nominale, come richiesto dal consigliere Knoll. Apro la votazione:
ARTIOLI (Lega Nord): No.
BAUMGARTNER (SVP): Nein.
BERGER (SVP): Nein.
BIZZO (Partito Democratico/Demokratische Partei): No.
DELLO SBARBA (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Sì.
DURNWALDER (SVP): Nein.
EGGER (Die Freiheitlichen): Enthalten.
HEISS (Grüne Fraktion – Gruppo Verde – Grupa Vërda): Ja.
HOCHGRUBER KUENZER (SVP): Nein.
KASSLATTER MUR (SVP): Nein.
KLOTZ (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ja.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Ja.
LAIMER (SVP): Nein.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Ja.
MAIR (Die Freiheitlichen): Ja.
MINNITI (Il Popolo della Libertà): No.
MUNTER (SVP): Stimmt nicht ab.
MUSSNER (SVP): Nein.
NOGGLER (SVP): Nein.
PARDELLER (SVP): (Abwesend)
PICHLER ROLLE (SVP): Nein.
PÖDER (BürgerUnion): Ja.
SCHULER (SVP): Nein.
SEPPI (Unitalia – Movimento Iniziativa Sociale): No.
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STIRNER BRANTSCH (SVP): Nein.
STOCKER M. (SVP): Nein.
STOCKER S. (Die Freiheitlichen): Ja.
THALER ZELGER (SVP): Nein.
THEINER (SVP): Nein.
TINKHAUSER (Die Freiheitlichen): Ja.
TOMMASINI (Partito Democratico/Demokratische Partei): No.
UNTERBERGER (SVP): Nein.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y libertè): No.
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): No.
WIDMANN (SVP): Nein.
PRESIDENTE: Comunico l'esito della votazione: con 9 voti favorevoli, 23 voti contrari e 1 astensioni il disegno di legge non è approvato.
Metto in votazione il passaggio alla discussione articolata del disegno di legge n. 71/10. Apro la votazione:
respinto con 6 voti favorevoli, 26 voti contrari e 2 astensioni.
Torniamo alla mozione n. 497/12, presentata dai consiglieri Knoll e Klotz, la cui trattazione stamattina era
stata sospesa.
Punto 7) all’ordine del giorno: "Mozione n. 497/12 del 25.6.2012, presentata dai consiglieri Knoll e
Klotz, riguardante no alle norme più rigide per l'espatrio di minori altoatesini" (continuazione).
Punkt 7 der Tagesordnung: "Beschlussantrag Nr. 497/12 vom 25.6.2012, eingebracht von den Abgeordneten Knoll und Klotz, betreffend: Nein zu verschärften Ausreisebestimmungen für Süd-Tiroler Jugendliche" (Fortsetzung).
I consiglieri Knoll e Klotz hanno presentato un emendamento.
La parte dispositiva è così sostituita:
1. Il Consiglio provinciale si dichiara a favore di un'effettiva tutela dei minori dai rapimenti, ma
mette in evidenza la problematica dovuta alla legge vigente, per cui il contatto culturale, familiare e sociale all'interno delle parti del Tirolo dell'Euregio Tirolo è reso difficile.
2. Il Consiglio provinciale incarica la Giunta provinciale di trovare una soluzione alla problematica locale causata dalla legge vigente che rende difficile l'espatrio di minori, onde consentire
loro, con il consenso dei genitori oppure di chi esercita la potestà, di recarsi nelle altre parti
del Tirolo dell'Euregio Tirolo anche senza autorizzazione della Polizia."
---------Der beschließende Teil wird wie folgt ersetzt:
1. Der Südtiroler Landtag spricht sich für einen effektiven Schutz von Kindern und Jugendlichen vor Entführung aus, verweist aber auf die Problematik des bestehenden Gesetzes,
welches dazu führt, dass der kulturelle, familiäre und soziale Kontakt innerhalb der Tiroler
Landesteile der Europaregion Tirol dadurch erschwert wird.
2. Der Südtiroler Landtag beauftragt die Südtiroler Landesregierung, eine Lösung für die lokale
Problematik der erschwerten Ausreisebedingungen durch das bestehende Gesetz zu finden,
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welche es den Kindern und Jugendlichen mit dem Einverständnis der Eltern oder Erziehungsberechtigten ermöglicht, auch ohne polizeiliche Genehmigung die anderen Tiroler
Landesteile der Europaregion Tirol zu besuchen."
Ha chiesto la parola il consigliere Urzì sull'ordine dei lavori, prego.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y liberté): Solo per sapere se si tratta di un errore
tecnico che può essere corretto o di una scelta diversa. Viene indicato nell'emendamento sia nel testo in lingua
italiana che in lingua tedesca: …"all'interno delle parti del Tirolo dell'Euregio Tirolo". Siccome l'Euregio come
gruppo di interesse economico si chiama "Euregio del Tirolo, Alto Adige, Trentino" credo che debba essere specificato in maniera corretta che si tratta di questo spazio per lo meno per una valutazione oggettiva della cosa, perché questo non solo è un Euregio che non esiste, ma è anche sbagliata la formulazione, quindi porta anche ad un
giudizio politico diverso.
PRESIDENTE: La parola al consigliere Knoll per l'illustrazione dell'emendamento.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Danke, Herr Präsident! Jeder weiß, welches Gebiet mit der Europaregion Tirol gemeint ist. Wir können natürlich die Abkürzung hernehmen, aber der Begriff Europaregion Tirol ist gängig und denjenigen, die das nicht verstehen, können wir nicht helfen.
Es ist richtig, im Beschlussantrag zu vermerken, dass es nicht darum geht, die gesetzlichen Bestimmungen,
die die Kinder vor Entführungen schützen sollen, in Frage zu stellen. Da ist wohl jeder, unabhängig von der Parteizugehörigkeit, derselben Meinung. Es ist aber darauf zu verweisen, dass das bestehende Gesetz in Südtirol zu
Problemen führt, weil damit der familiäre Kontakt über die Landesgrenzen hinweg erschwert wird. Der Südtiroler
Landtag beauftragt also die Landesregierung, eine Lösung zu finden, in welcher Form auch immer. Wichtig ist für
mich, dass letzten Endes eine Lösung gefunden wird, dass Jugendliche problemlos und vor allem ohne polizeiliche Genehmigung die jeweils anderen Landesteile der Europaregion Tirol besuchen können.
URZÌ (Futuro e Libertà – Zukunft und Freiheit – Dagnì y liberté): Prendo atto del fatto che il collega non
ha intenzione di prevedere neanche una formulazione corretta dello spazio entro il quale dovrebbe svolgersi questo tipo di attività, quindi sono in imbarazzo, al di là del merito, ad approfondire un ragionamento che è tarato su
una visione squisitamente politica e di parte, che sfugge l'argomento concreto per affermare una teoria. Mi spiace,
ma dichiaro il mio voto contrario e invito la Giunta, nel caso in cui ci fosse stata una valutazione nel merito della
questione, ad intervenire perché sia predisposta una dizione corretta del gruppo di interesse economico di cui
stiamo parlando.
VEZZALI (IL Popolo della Libertà – Berlusconi per l’Alto Adige): Solo per ribadire che anche alla luce di
questo emendamento non voterò a favore, perché non mi risulta che la Polizia dia autorizzazioni all'espatrio di
minori se non sulla base della volontà dichiarata dei genitori o del giudice tutelare. Quindi ribadisco il mio voto
contrario.
DURNWALDER (Landeshauptmann – SVP): Nachdem eindeutig festgelegt worden ist, dass es sich um
ein abgegrenztes Gebiet handelt – die Europaregion Tirol ist ja aufgrund einer EU-Richtlinie aus dem Jahr 2006
errichtet und vom italienischen Staat genehmigt worden -, sind wir dafür, dass hier eine Bewegungsfreiheit gegeben ist.
KNOLL (SÜD-TIROLER FREIHEIT): Es ist richtig, dass eine Maßnahme getroffen wird, die auf die Besonderheiten dieses Gebietes Rücksicht nimmt. Das betrifft uns als Südtiroler, aber das greift auch in Görz oder anderen europäischen Gebieten. Im Sinne dessen, dass Europa und die Völker zusammenwachsen sollen, kann es nur
richtig sein, dass sich die gesetzlichen Maßnahmen den Bedürfnissen der Bevölkerung anpassen. Es kann nicht
sein, dass erschwerte Ausreisebestimmungen für Jugendliche geschaffen werden. Gerade wir als lokale Körperschaften müssen alles tun, ein Zusammenwachsen der Tiroler Landesteile zu fördern. Ich spreche bewusst von
den Tiroler Landesteilen, denn wir brauchen uns nicht schämen, in Südtirol den Namen "Tirol" in den Mund zu
nehmen. Jede gesetzliche Maßnahme, die dazu führt, dass die Menschen zueinander finden, kultureller Reichtum
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herrscht, sich Vereine austauschen können und Schüler jenseits und diesseits des Brenners Museen anschauen
und den Kontakt zueinander pflegen können, ist eine gute Maßnahme.
PRESIDENTE: Metto in votazione la mozione. Leggo la parte impegnativa della mozione: "La parte dispositiva è così sostituita: Il Consiglio provinciale si dichiara a favore di un'effettiva tutela dei minori dai rapimenti, ma
mette in evidenza la problematica dovuta alla legge vigente, per cui il contatto culturale, familiare e sociale all'interno delle parti del Tirolo dell'Euregio Tirolo è reso difficile. Il Consiglio provinciale incarica la Giunta provinciale di
trovare una soluzione alla problematica locale causata dalla legge vigente che rende difficile l'espatrio di minori,
onde consentire loro, con il consenso dei genitori oppure di chi esercita la potestà, di recarsi nelle altre parti del
Tirolo dell'Euregio Tirolo anche senza autorizzazione della Polizia." Apro la votazione. Comunico l'esito della votazione: approvata con 26 voti favorevoli e 7 voti contrari.
Proseguiamo con l'ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il consigliere Leitner sull'ordine dei lavori, prego.
LEITNER (Die Freiheitlichen): Ich bin nicht jemand, der Zeit schinden will, aber es hätte wenig Sinn, die
Behandlung eines Beschlussantrages zu beginnen und darüber dann erst in einem Monat weiterzudiskutieren.
PRESIDENTE: Se nessuno si oppone, accolgo la richiesta.
Prima di chiudere l’odierna seduta Vi comunico che in ordine al processo verbale della seduta precedente,
messo a disposizione all’inizio dell’odierna seduta, non sono state presentate durante la seduta richieste di rettifica, per cui lo stesso, ai sensi dell’articolo 59, comma 3, del regolamento interno, si intende approvato.
La seduta è chiusa.
Ore 18.52 Uhr
Es haben folgende Abgeordnete gesprochen:
Sono intervenuti i seguenti consiglieri/le seguenti consigliere:
ARTIOLI (6, 14, 15, 25, 33)
BERGER (15)
DELLO SBARBA (2, 4, 36, 52, 66)
DURNWALDER (3, 64, 70)
EGGER (11, 15, 31)
HEISS (8, 27, 32, 38)
HOCHGRUBER KUENZER (12)
KASSLATTER MUR (21, 22, 29)
KLOTZ (2, 11, 20, 32, 55)
KNOLL (1, 3, 8, 15, 33, 36, 54, 65, 70)
LEITNER (10, 20, 27, 32, 60, 68, 71)
MAIR (3, 7, 19, 20, 22, 29)
MUSSNER (13, 14)
NOGGLER (11)
PICHLER ROLLE (13, 34, 63)
PÖDER (6, 26, 31, 36)
SCHULER (12)
SEPPI (7, 17, 34, 58)
STIRNER BRANTSCH (20, 26)
STOCKER S. (9)
THEINER ( 34)
TINKHAUSER (12)
TOMMASINI (27)
URZÌ (1, 9, 27, 56, 70)
VEZZALI (2, 25, 28, 62, 70)