Quandolatragedia sconvolgeunascuola

Transcription

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ore agl della cellula
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3
Inhalt
Sommaire
Indice
Contents
Swiss Press Print
2 Jury Print
3 Gewinner / Gagnant / Vincitore / Winner
Liebe
JournalistInnen
Chers
journalistes
Cari
giornalisti
Dear
journalists
Der Medienwandel wird von einer
La transformation des médias s’ac-
l’evoluzione dei media è accompagna-
The evolution of the media has given
Qualitätsdebatte begleitet, die
compagne d’un débat sur la qualité,
ta da un dibattito sulla qualità, che
rise to a debate on quality, which
4–5 Nominiert / Nominé / Nominato / Nominees
6–11 Die Arbeiten / Les travaux / Il lavoro / The works
Swiss Press Online
12 Jury Online
den Journalismus in der Krise sieht.
qui voit le journalisme en crise.
vede il giornalismo in crisi. Da anni si
presents journalism as being in a
13 Gewinner / Gagnant / Vincitore / Winner
Von «Boulevardisierung», von «Re­so­
Depuis des années, il est question de
parla di «tendenza al sensazionali-
state of crisis. Subjects such as «tab-
14–15 Nominiert / Nominé / Nominato / Nominees
nanz statt Relevanz», ja von einer
« boulevardisation », de « résonance
smo», di «risonanza piuttosto che di
loidization», «resonance instead of
16–19 Die Arbeiten / Les travaux / Il lavoro / The works
«Abwärtsspirale» ist seit Jahren
plutôt que de pertinence », on évoque
pertinenza» e, addirittura, di «spirale
relevance», even a «downward spiral»
die Rede. Umso wichtiger ist, dass
même une « spirale du déclin ». Il est
del declino». È dunque più che mai
have been the topics of discussion
auch über gute journalistische
dès lors encore plus important de
importante riferire sulla buona qualità
for years. For this reason it is particu-
Swiss Press Radio
20 Jury Radio
Qualität berichtet wird – und solche
parler de la bonne qualité du journa-
del giornalismo, qualità che abbonda.
larly important that attention is also
21 Gewinner / Gagnant / Vincitore / Winner
ist reichlich vorhanden. Nicht der
lisme. Car celle-ci est abondante.
Il giornalismo non è in crisi: è sempli-
paid to high-quality journalism –
22–23 Nominiert / Nominé / Nominato / Nominees
Journalismus ist in der Krise, es ist
Ce n’est pas le journalisme qui est en
cemente più difficile esercitarlo con
examples of which are abundant. It
24–27 Die Arbeiten / Les travaux / Il lavoro / The works
bloss immer schwieriger, ihn quali­-
crise. C’est simplement qu’il est plus
una qualità di alto livello.
is not that journalism is in crisis, it is
­­ta­tiv hochstehend zu betreiben.
difficile de l’exercer à un haut niveau
Swiss Press Video
28 Jury Video
Die Fondation Reinhardt von Graffen-
just that it is ever more difficult to
La Fondazione Reinhardt von Graffen-
practice it at a high standard.
ried ha il gradito compito di premiare,
29 Gewinner / Gagnant / Vincitore / Winner
ried hat die dankbare Aufgabe, Ihre
La Fondation Reinhardt von Graffen-
con lo Swiss Press Award, i vostri
The Reinhardt von Graffenried Foun-
30–31 Nominiert / Nominé / Nominato / Nominees
besten Artikel, Bilder, Videos, Radio­
ried a l’agréable mission de distinguer
migliori articoli, foto, video, emissioni
dation has the rewarding task of
32–35 Die Arbeiten / Les travaux / Il lavoro / The works
beiträge und Multimedia-Arbeiten mit
avec le Swiss Press Award vos
radiofoniche e lavoro multimediale.
endowing the best of your articles,
dem Swiss Press Award auszuzeich-
meilleurs articles, photos, vidéos,
In quest’ottica, un vasto pubblico può
photos, videos, radio programs and
nen. Damit kann einer breiten Öffent-
émissions de radio et travail multimé-
rendersi conto che la qualità del
multimedia works with the Swiss
Swiss Press Photo
36 Jury Photo
lichkeit vor Augen geführt werden,
dia. Ainsi un plus large public peut
giornalismo svizzero non è poi così
Press Award. Thus, we can demon-
37 Gewinner / Gagnant / Vincitore / Winner
dass es um die Qualität des Schweizer
prendre conscience que la qualité
condannabile. Al contrario! Mi rallegro
strate to a wider public, that the state
Journalismus gar nicht so schlecht
du journalisme ne va pas si mal.
che voi, cari giornalisti, non vi lasciate
of Swiss journalism is really not at
bestellt ist. Im Gegenteil! Es freut
Au contraire. Je suis heureux que
impressionare dagli apologeti di un
all bad. Quite on the contrary. I am de-
mich, dass Sie, liebe Journalistinnen
vous, chers journalistes, ne vous
presunto declino dei media, inoltran-
lighted that you, dear journalists, have
und Journalisten, sich von den Apolo-
laissiez pas impressionner par les
do un numero di contributi senza
not allowed yourselves to be im-
geten eines angeblichen medialen
apologistes d’un prétendu déclin des
precedenti. Tutto ciò ha ovviamente
pressed by apologists for an alleged
Niedergangs nicht beeindrucken las-
médias et que vous ayez soumis
dato molto lavoro alla giuria, ma ha
media decline and have submitted
sen und eine Rekordzahl von Bei­
un nombre record de contributions.
anche dimostrato ai suoi membri fino
contributions in record numbers.
Herausgeberin / Éditeur / Editore / Publisher:
Fondation Reinhardt von Graffenried, Bern
trägen einreichten. Dies wiederum hat
Cela a certes provoqué beaucoup de
a che punto, in tutta la Svizzera, avete
Although this has resulted in a lot of
unseren Jurys zwar viel Arbeit be-
travail au jury, mais aussi montré à
riferito in maniera diversificata,
work for our juries, it has also demon-
© 2015 Swiss Press Award,
Till Schaap Edition, Bern
schert, ihren Mitgliedern aber auch
ses membres à quel point vous avez
approfondita, originale e indipendente
strated to their members the varied,
gezeigt, wie vielfältig, tiefgründig,
rapporté de manière diversifiée,
su avvenimenti e sviluppi del 2014.
profound, original and independent
Konzept und Realisation / Concept et direction artistique /
Concetto e direzione artistica / Concept and artistic direction:
Michael von Graffenried, Paris
originell und unabhängig Sie über
approfondie, originale et indépen-
Tutto ciò merita il nostro sentito
ways you reported on events and
Ereignisse und Entwicklungen 2014
dante les événements et évolutions
ringraziamento, espresso attraverso lo
developments throughout Switzerland
in der ganzen Schweiz berichteten.
dans toute la Suisse en 2014.
Swiss Press Award 2015, un premio
in 2014. For this, we owe you our
Grafische Gestaltung / Conception graphique / Grafica / Graphic design:
Gerhard Blättler, Bern
Dafür gebührt Ihnen unser herzlicher
Pour cela, vous méritez nos sincères
scevro dagli interessi di singole ditte
sincere and heart felt thanks, ex-
Dank, ausgedrückt durch die Ver­
remerciements, exprimés à travers
o case editrici e che, cari giornalisti, è
pressed in the form of the Swiss Press
leihung des Swiss Press Award 15 –
le Swiss Press Award 15, un prix
tutto vostro.
Award 15 – a prize that is independ-
einem Preis, der frei von Interessen
indépendant des intérêts de sociétés
ent of the interests of individual
einzelner Firmen oder Verlagshäuser
ou maisons d’édition quelconques
companies or pu­blishing houses but
ganz allein Ihnen, den Schweizer
et qui vous appartient uniquement à
instead belongs entirely to you alone,
Journalistinnen und Journalisten,
vous, chers journalistes.
the Swiss journalists.
38–39 Swiss Press Photo of the Year
Abbildung vorne / Page de couverture / Copertina / Front cover: Corriere del Ticino, 3.12.2014
Portraitbilder und Filme / Portraits et films / Ritratti e film / Portraits and films: Roland Lanz, Nathalie Schmidig
Umschlagbild hinten / Quatrième de couverture / Quarta di copertina / Back cover: Polo Hofer by Michael von Graffenried
Impressum
de qualité.
Redaktion / Rédaction / Redazione / Edited by:
Thomas Röthlin, Baden
Übersetzung / Traduction / Traduzioni / Translation:
Cindy-Jane Armbruster, Marco Carugo, Yves Petignat, Thomas Röthlin
Lektorat / Correction / Correzione bozze / Proofreading:
Till Schaap Edition, Bern
gehört.
Druck / Impression / Stampa / printed by:
Ast & Fischer AG, Wabern
ISBN 978-3-0-382-8050-7
Swiss Press Award Sekretariat:
Regula Bachofner
Zeughausgasse 18
CH-3000 Bern 7
mailto: [email protected]
www.swisspressaward.ch
Printed in Switzerland
Guido Albisetti
Stiftungsratspräsident
président du Conseil de fondation
www.swisspressaward.ch
presidente del Consiglio di fondazione
President of the Foundation
4
swiss press print
5
Vincitore Print
Gewinner Print
Gagnant Print
Winner Print
Sacha Geiser
Carlo Silini
Corriere del Ticino
The print jury from left to right:
Edgar Schuler, Magalie Goumaz, Christian Dorer, Thierry Meyer,
Peter Schiesser, Andrea Willimann, Peter Rothenbühler
« Les travaux que nous avons étudiés sont très
nombreux. On a eu l’embarras du choix. »
Peter Rothenbühler, président du jury Print
Quando la
tragedia sconvolge
una scuola
Wenn eine Tra­gödie eine Schule
erschüttert
Quand la tragédie
secoue une école
When Tragedy
Strikes at School
Pubblicato il 3 dicembre 2014
Publiziert am 3. Dezember 2014
Publié le 3 décembre 2014
Published on 3 December 2014
Quali possono essere le conseguenze
Welche psychischen Konsequenzen
Quelles conséquences psychologiques
What are the psychological conse-
psicologiche sui più giovani di una
müssen junge Leute tragen, die eine
peuvent subir les jeunes suite à
quences for young survivors of cata-
tragedia improvvisa? Carlo Silini se lo
Katastrophe erlebt haben? Carlo Silini
une tragédie soudaine? Carlo Silini se
strophic events? This is the question
chiede partendo dal crollo di una
stellt sich die Frage, nachdem im
pose cette question en partant de
Carlo Silini asked after two young
palazzina che nel novembre 2014, nel
November 2014 in Davesco bei Luga-
l’écroulement d’un bâtiment locatif
women were killed when a block of
quartiere di Davesco a Lugano, ha
no ein Mietshaus einstürzte und
dans le quartier de Davesco à Lugano
flats collapsed in Davesco near Luga-
fatto due vittime: due donne trenten-
dabei zwei junge Frauen ums Leben
qui en novembre dernier a fait deux
no in November 2014. Avoiding sensa-
ni. Raccontando il modo discreto in
kamen. Er erzählt auf unspektakuläre
victimes: deux jeunes femmes. Racon-
tionalism, he explores the response
cui entra in azione la cellula di crisi
Art und Weise, wie der Krisenstab
ter la façon discrète avec laquelle
of the crisis management team at the
della scuola media frequentata dal
der Sekundarschule agierte, wo der
agit la cellule de crise de l’école se-
secondary school attended by the
figlio dodicenne di una delle vittime,
zwölfjährige Sohn eines der Opfer zur
condaire fréquentée par le fils de
12 year-old son of one of the victims.
dando la parola ad alcuni docenti e
Schule gegangen war. Um die Angst
douze ans de l’une des victimes, inter-
The author spoke with the teachers
al direttore dell’istituto, emergono le
vor dem Tod, die Verunsicherung
roger quelques enseignants et le
and the head of the school in order to
paure e lo smarrimento degli adole-
der Jugendlichen und die Wichtigkeit
directeur de l’institut permet surtout
illustrate the fear of death and general
scenti di fronte alla morte, ma anche
der psychologischen Begleitung
de montrer la peur et le désarroi
anxiety the young people experi-
l’importanza dell’accompagnamento
des betroffenen Schülers und seiner
des adolescents face à la mort. Mais
enced, and the importance of psycho-
psicologico, sia per il ragazzo colpito
Kollegen aufzuzeigen, spricht der
aussi l’importance de l’accompagne-
logical support for the affected pupil
direttamente dal lutto, sia per i suoi
Autor mit Lehrern und dem Direktor
ment psychologique pour l’enfant
and his school mates. A first step
compagni. I primi passi di un lento e
der Schule. Ein erster Schritt auf
frappé par le deuil comme pour ses
on a long and difficult journey back to
difficile ritorno alla normalità.
dem langen und schwierigen Weg
camarades. Les premiers pas d’un re-
normality.
zurück zur Normalität.
tour lent et difficile vers la normalité.
6
swiss press print
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Nominée Print
Nominiert Print
Nominato Print
Nominee Print
Nominiert Print
Nominé Print
Nominato Print
Nominee Print
Pascale Burnier
24heures
Patrick Feuz
Der Bund
7
La violence
banalisée chez
les ados
Die banalisierte
Gewalt unter
Teenagern
La violenza banalizzata tra gli
adolescenti
The Trivialisation of
Violence Amongst
Teenagers
Aufzeichnungen
eines «Heim­vaters»
Notes d’un
« père de foyer »
Note di un «direttore di ospizio»
Records of a
«Home Father»
Publié le 15 et le 22 mars 2014
Publiziert am 15. und 22. März 2014
Pubblicato il 15 e il 22 marzo 2014
Published on 15.3. and 22.3.2014
Publiziert am 20. Dezember 2014
Publié le 3 décembre 2014
Pubblicato il 20 dicembre 2014
Published on 20 December 2014
Tout avait commencé en janvier 2014
Alles begann im Januar 2014 mit einer
Tutto iniziò da una rissa, nel gennaio
It all started with a mass brawl in­
Die fürsorgerischen Zwangsmassnah-
Les mesures de coercition à des fins
Le misure coercitive a fini d’assisten-
From today’s perspective, the compul-
par une bagarre monstre entre une
Schlägerei zwischen rund 40 Jugend­
2014 a Losanna, tra una quarantina di
volving roughly 40 adolescents in
men in der Nachkriegszeit gelten
d’assistance dans la période d’après-
za, applicate nel periodo del dopo-
sory welfare measures of the post-
quarantaine de jeunes à Lausanne.
lichen in Lausanne. Gehört die Gewalt
giovani. La violenza fa parte del vivere
Lausanne, in January 2014. Is violence
aus heutiger Sicht als unmenschlich.
guerre nous apparaissent aujourd’
guerra, oggi ci sembrano disumane.
war period are regarded as inhumane.
La violence ferait-elle partie du quoti-
zum Alltag der Jugend in unseren
quotidiano degli adolescenti nelle
part of the daily life of young people
Patrick Feuz unternimmt eine histori-
hui inhumaines. Patrick Feuz a entre-
Patrick Feuz ha svolto un’incursione
Patrick Feuz undertakes a historical
dien des adolescents de nos appa-
doch so friedlichen Schweizer Städ-
nostre, apparentemente pacifiche,
in our seemingly peaceful Swiss
sche Exkursion in die frühere Er­
pris une incursion historique dans
storica nell‘ex riformatorio di Landorf,
excursion into the former reform
remment paisibles villes helvétiques ?
ten? Pascale Burnier geht mit der
città svizzere? Pascale Burnier, che
cities? Pascale Burnier, who is follow-
ziehungsanstalt Landorf in Köniz bei
l’ancienne maison de correction du
a Köniz, presso Berna. Quale fonte,
school Landorf in Köniz near Berne.
Pascale Burnier, qui suit les agents
Brigade de la jeunesse, der Jugend-
segue gli agenti in pattugliamento del-
ing members of the Brigade de la
Bern. Als Quelle dienen ihm Notizen
Landhof, à Köniz, près de Berne.
si basa sulle note dell’allora direttore
The notes of the then head of the
de la brigade de la jeunesse, nous
polizei, auf Patrouille und nimmt uns
la Brigade de la jeunesse (la polizia
Jeunesse, the youth offence police
des damaligen Heimleiters – der
Comme source, il s’est appuyé sur
dell’istituto, che era suo nonno. Con
home – who was his grandfather –
amène d’emblée sur le lieu le plus fré-
nach Schulschluss auf den Pausen-
minorile), ci porta sul luogo di scontro
team, takes us straight to the place
sein Grossvater war. In sachlichem
les notes du directeur de l’institution
un gergo obbiettivo, l‘autore descrive
serve as his source. In a factual tone,
quent du conflit : la sortie de l’école.
platz mit, an den Ort, wo es am
più frequente: l’uscita dalla scuola.
where most conflicts occur: the school
Ton schildert der Autor, wie der Mann
à l’époque, qui n’était autre que
come l‘uomo, negli anni 1950, abbia
the author describes how, in the
Julie, 15 ans, a dû trouver refuge dans
häufigsten zu Konflikten kommt. Die
Julie, 15 anni, per evitare il pestaggio
gates at the end of the day. In the
das Bubenheim in den 1950er-Jahren
son grand-père. D’un ton factuel, l’au-
trasformato questa casa per ragazzi in
1950s, this man rebuilt the boys home
le bureau de la direction pour éviter
15-jährige Julie sucht im Büro des
ha dovuto trovare rifugio nell’ufficio
head’s office 15-year-old Julie is seek-
zu einem Vorzeigeheim umbaute,
teur décrit comment l’homme, dans
un istituto modello, nel quale regnava-
into a showcase home, in which disci-
de se faire tabasser. Si la violence est
Rektors Schutz vor den Schägern.
del preside. Se la violenza, dopo i furti,
ing refuge from being beaten up.
in dem Zucht und Ordnung herrschten
les années 1950, a transformé le foyer
no disciplina e ordine, facendo di tutto
pline and order prevailed and every
la deuxième cause de délinquance ju-
Während die Gewalt nach dem Dieb-
è la seconda causa di delinquenza
Although violence is the second most
und alles gegen die Verwahrlosung
pour garçons en un établissement
per evitare l’abbandono. Il «direttore
measure was taken to avoid way-
vénile derrière les vols, les dérapages
stahl der zweithäufigste Grund für
giovanile, anche gli eccessi sessuali
common form of juvenile delinquency,
unternommen wurde. Doch dann
modèle où régnaient l’ordre et la dis-
di ospizio» si è quindi aperto allo svi-
wardness and neglect. But then,
sexuels entre jeunes préoccupent de
Jugendkriminalität ist, beschäftigen
tra i giovani occupano sempre più i
after theft, the juvenile courts are
öffnete sich der «Heimvater» in den
cipline et a tout entrepris pour éviter
luppo pedagogico del 1970, accettan-
in the 70s, the «home father» became
plus en plus les tribunaux pour jeunes
auch die sexuellen Übergriffe unter
tribunali. La giornalista ci consente di
concerned by the increase in cases of
70ern der pädagogischen Entwicklung
l’abandon. Le «père de la maison»
do nuove idee come l’incoraggiamen-
open to pedagogical developments
où la journaliste nous fait suivre la
Jugendlichen immer mehr die Gerich-
assistere a un battibecco tra adole-
sexual assault amongst adolescents.
und akzeptierte neue Erkenntnisse
s’est alors ouvert au développement
to a prendere coscienza del proprio
and accepted new insights, such
confrontation des adolescents avec
te. Die Journalistin lässt uns einen
scenti e il loro giudice.
The journalist allows us to witness a
wie die Förderung des Selbstbewusst-
pédagogique des années 1970 et a
valore e il coinvolgimento dei genitori.
as the promotion of self-confidence
leur juge.
Schlagabtausch zwischen Teenagern
confrontation between teenagers and
seins und den Einbezug der Eltern.
accepté des idées nouvelles, comme
and self-worth and the importance
und ihrem Richter mitverfolgen.
their judge.
l’encouragement à la prise de
of parental involvement.
conscience de sa propre valeur et
la participation des parents.
u
u
PAGINE DI
CARLO SILINI
SGOMENTO Quando un evento luttoso tocca un compagno di classe un’intera
comunità scolastica viene toccata. E va aiutata.
(Foto Crinari)
zxy I fatti di cronaca sono noti. È notte.
Piove. Da giorni e giorni. A Davesco un
muro cede nelle prime ore di domenica
16 novembre e il terreno che il manufatto
dovrebbe trattenere precipita sotto di lui,
scende giù, cancella tutto quello che trova sulla sua strada. Anche una casa. Anche due vite. Due mamme.
La macchina dei soccorsi parte subito,
così come quella dei mass media. Nel
pomeriggio la notizia dei decessi è già un
fatto pubblico. Prima ancora di saperne i
nomi, chi conosce i posti e le case fa due
più due e intuisce chi è morto. Il direttore
della scuola Media di Pregassona contatta le autorità di polizia e il personale sanitario accorso sul luogo. E apprende ufficialmente che un allievo dodicenne
dell’istituto da lui diretto è ormai orfano
di madre. La pausa weekend è bruscamente finita. Mentre i ticinesi si incollano
alla radio e alla tele attendendo i servizi
della domenica sera, il direttore Claudio
Bignasca raduna nella sede scolastica gli
altri membri della cellula di crisi, le docenti di sostegno Cristina Papa e Mery
Della Bruna, il vice direttore Robert Ruegger. Purtroppo, in questa situazione specifica. la docente di classe che normalmente fa parte della cellula, non ha potuto raggiungere il resto del gruppo. Ma il
tempo stringe. L’intera comunità educativa è sotto choc e domattina ci saranno
tante cose da dire, tante cose da fare.
«Quel pomeriggio – ci racconta Cristina
Papa – prima di tutto abbiamo fatto mente locale per capire chi fossero le persone
di cui ci saremmo dovuti occupare: l’allievo, certo. Ma anche i suoi compagni di
classe, i suoi docenti, i ragazzi di Davesco
che frequentavano altre classi, i genitori
di Davesco che conoscevano la mamma…». «Questo genere di situazioni finisce per coivolgere molte persone, in maniera però diversa. È come una goccia
che cade nell’acqua e che crea delle onde
che allontanandosi dal centro diventano
sempre più lievi, esemplifica Mery Della
Bruna. Una tragedia non è solo un fatto
personale, è un fenomeno che colpisce
un’intera società. E la scuola ha un ruolo
chiave in momenti del genere. È un punto
di riferimento per la comunità, qualcosa
che sta in piedi mentre tutto cade. Un
punto da cui è poi possibile ripartire verso la normalità».
Tutti in aula
Lunedì mattina ricomincia la scuola, gli
allievi arrivano in aula col loro zainetto. È
compito del direttore Claudio Bignasca
accogliere i ragazzi e trasmettere l’informazione, spiegare cosa è successo. Con le
docenti di sostegno ha studiato bene
quali parole usare. Cosa dire, cosa tacere.
E lascia alle docenti di sostegno e di classe il compito di accompagnare i ragazzi,
di assisterli in questo momento. «Perché
se viene affrontato, in qualche modo gestito, anche un evento particolarmente
traumatico può essere elaborato», osserva Cristina. «Significa che la scuola permette loro di occuparsi di se stessi, che in
casi simili è giusto farlo, condividendo i
loro smarrimenti con gli adulti, in un ambiente protetto. Perché magari hanno visto alcuni docenti in lacrime, adulti che
soffrono come loro, con loro. Passa il
messaggio che è giusto star male, è normale. Anormale è quello che è successo.
Devono sentirsi accolti con le loro emozioni e le loro paure». Al direttore spetta
pure il ruolo di contattare la famiglia, in
questo caso il padre del ragazzo, che riesce a trovare telefonicamente e a cui chiede di farsi passare il figlio: «Te la senti di
venire a salutare i tuoi compagni oggi?».
«Sì, me la sento».
«Difficile lasciarsi andare»
Nel frattempo la palla passa nelle mani
della docente di sostegno. «In casi come
questi – spiega Mery – durante la comunicazione ufficiale del direttore i ragazzi
L’incontro
«Il momento più delicato è
stato quando lo studente
che aveva perso la mamma
ha potuto incontrare di nuovo i propri compagni: alla
fine si sono sciolti tutti»
non esprimono subito le proprie emozioni, fanno fatica. Forse ci sono troppi adulti in classe per farlo. E infatti cominciano
a lasciarsi andare magari solo quando
restano soli con la docente di sostegno».
A quel punto, osserva Cristina, le reazioni
possono diventare incontenibili. «Il problema è che i ragazzi si sentono fra l’incudine e il martello. Da una parte devono
confrontarsi con le proprie emozioni,
spesso fortissime. Dall’altra, in pochissimo tempo devono anche prepararsi ad
accogliere il loro compagno che è stato
colpito di più dalla tragedia». «L’espressione di ciò che sentono varia molto anche a seconda dell’età, aggiunge Mery. A
dodici anni si è più spontanei nell’esprimere le proprie emozioni, a quattordici o
quindici scattano delle reazioni diverse.
Tutto diventa più difficile, più controllato.
Mi è capitato di affrontare un’azione di
debriefing con una quarta media e la differenza era netta».
Chiudete gli occhi. Ecco, siete proprio in
una classe che è appena stata informata
di una tragedia che riguarda uno di loro.
C’è il leader del gruppo che alza sicuro la
mano. Comincia a parlare, sciolto, come
sempre. Ma la voce si inceppa, non riesce
ad articolare più nulla. Qualcuno scoppia
in lacrime. C’è chi non ne sapeva nulla e
non è sicuro di aver capito bene, non realizza. E poi si rimprovererà di non aver
reagito nel modo giusto. C’è chi tace e
pensa, è spaventato perché per la prima
volta si trova confrontato al tema della
morte. «Mentre chi ha già vissuto un lutto
lo rivive, sente il bisogno di parlarne, di
condividere: ho perso il papà, ho perso la
mamma. Poi arriva il momento in cui ci si
mette nei panni del compagno: e se fosse
successo a me? I figli di genitori separati
provano ad immaginare di tornare a casa
dopo il weekend e di sapere che non potranno mai più rivedere uno dei due genitori». È puro sgomento. Si fa strada l’idea
che un giorno potrebbero svegliarsi e non
avere più niente, né casa, né cose, proprio
come è successo al loro compagno.
«Spuntano continue domande: cosa ne
sarà di lui? Cambieranno le cose fra noi e
lui? Ma continuerà a venire a scuola qui o
dovrà andare a scuola nel paese del papà?» Infine i ragazzi si cercano. C’è chi si
3
DA SAPERE
u
Come spiegare l’orrore agli allievi? Come aiutarli a risollevarsi?
Ce lo raccontano i membri della cellula di crisi di Pregassona
Chiudete gli occhi. Immaginate di
avere dodici anni. È lunedì e state
per rientrare a scuola sapendo che
la mamma del vostro compagno di
banco ha perso la vita nel weekend,
travolta dalla propria casa. Nella
vostra testa turbinano cupi pensieri: come starà il mio compagno rimasto orfano? Avrà sofferto sua
mamma? Ci sarà anche lui stamattina? Cosa devo dirgli quando lo
vedo? Cosa devo fargli? Il vostro
cuore è smarrito: e se fosse successo a mia mamma? E se succedesse a
me? Riaprite gli occhi. Avete vissuto, più meno, quello che è successo
nei giorni scorsi alle scuole di Pregassona fra i compagni di uno dei
figli delle vittime della tragedia di
Davesco. Quello che non sapete,
però, è che di fronte a fatti così gravi
la scuola ticinese mette in campo
un suo invisibile piano d’emergenza. E così, mentre i pompieri scavavano tra le macerie, mentre i geologi studiavano la tenuta del terreno,
mentre le forze dell’ordine sloggiavano gli abitanti delle case vicine,
una cellula di crisi della scuola si riuniva per chiedersi: che cosa diciamo domani ai ragazzi? Come li aiutiamo a vivere questo momento
terribile? Ce lo siamo fatto raccontare.
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
Con situazione critica si
intende una situazione che
si crea in seguito ad un
evento improvviso, inatteso e straordinario che colpisce gravemente le persone interessate ed il loro
ambiente.
Il primo passo nella creazione di un programma di
intervento di fronte a situazioni critiche è la creazione
di un gruppo interdisciplinare di intervento per le
situazioni critiche dotato di
poteri decisionali in merito
alle misure da attuare. La
composizione del gruppo
di intervento per le situazioni critiche dipende dalle
dimensioni della scuola. I
membri di questo gruppo
devono essere rapidamente reperibili e disposti ad
assumersi la responsabilità ed il carico che questo
mandato comporta. Uno
dei membri del gruppo di
intervento per le situazioni
critiche dovrebbe essere
un professionista esterno
e neutrale (per esempio un
impiegato del servizio psicologico scolastico).
LE REGOLE
Il servizio competente per
chiarimenti e terapie psicologici e talvolta anche psichiatrici per le bambine/i,
per la consulenza ai loro
genitori e alle scuole è denominato Servizio medico
psicologico (Ticino) o Servizio psicologico scolastico (Grigioni).
u
Gli interventi possono essere necessari, in particolare per: un episodio di
violenza in seguito a mobbing o minaccia; un episodio di abuso, o sopruso; un
evento
estremamente
drammatico, come per
esempio un suicidio, un
omicidio, un grave incidente.
u
I due principali scopi di un
intervento in situazione critica sono: mettere in moto
un sano processo di elaborazione o di lutto e ristabilire il prima possibile la normalità nella vita scolastica
di ogni giorno.
(fonte: “Situazioni critiche. Una guida per le
scuole”, edito dalla Conferenza svizzera dei
direttori cantonali della pubblica educazione)
Per la classe coinvolta e le altre
classi vengono fissati dei tempi
riservati alla tematizzazione
dell’accaduto.
Allieve e allievi non devono dare
informazioni ai rappresentanti dei
media, ma indirizzarli al portavoce
del gruppo di intervento per le
situazioni di crisi.
Le allieve e gli allievi devono avere
la possibilità di far vedere il proprio
turbamento e di esprimersi a voce o
per iscritto al proposito.
L’obiettivo è quello di ridare alla
classe sostegno morale e struttura
e di ricondurla alla sua normale
quotidianità.
Infografica NBT
L’INTERVISTA zxy CLAUDIO BIGNASCA*
«Attenti, i nostri ragazzi
percepiscono tutto»
I più maturi non sempre sono i primi della classe
Nelle situazioni critiche in
Ticino a livello scolastico
la direzione della scuola è
l’organo cui è affidata la
guida sul posto, a livello
amministrativo, pedagogico e del personale.
u
Per singole allieve o singoli allievi
dev’essere disponibile un’offerta di
aiuti specifici (colloqui individuali
e di gruppo).
Il gruppo di intervento per le
situazioni critiche concorda con uno
specialista, se, in quale forma ed in
quale momento offrire un colloquio
di consulenza alla classe.
abbraccia, l’allieva che cerca la mano
dell’amica e la tiene stretta. «Le emozioni
sgorgano, ed è bene così». A un certo
punto finiscono anche le lacrime. Piano
piano i ragazzi si chiedono che cosa possono fare per il loro compagno. C’è chi si
offre di rifargli il classeur di tedesco, visto
che ha perso tutto, chi propone di preparare un cartellone per accoglierlo, chi
vorrebbe dargli i suoi vestiti ma poi pensa: «A lui non piacerebbe».
Ma il tempo corre. È già lunedì pomeriggio e i ragazzi sanno che il loro compagno
sta arrivando per salutarli. Pochi minuti.
Il direttore va ad accogliere il papà e introduce il loro compagno in aula. «È un
momento molto difficile. I ragazzi restano in classe con lui e con la docente di
sostegno. Sono come paralizzati. Seduti
in cerchio, all’inizio non si spingono oltre
i ‘‘ciao’’. Dalla postura si capisce che vorrebbero andare verso di lui, ma non ci riescono». Tutti hanno le lacrime agli occhi, anche lui. Si aspetta che qualcuno
faccia qualcosa. Chi comincia? «Non dimentichiamo che in classe ci sono anche
i suoi migliori amici. E che a volte tocca
all’adulto sbloccare la situazione: se qualcuno ha voglia di farlo, potete abbracciarlo». La docente si allontana ma nessuno
riesce ancora ad essere spontaneo. Parte
qualche pacca sulla spalla dai compagni
maschi. Le ragazzine l’abbracciano. Finalmente si rompono gli schemi, i contatti sono ristabiliti. E quando poi, qualche
giorno dopo, la classe parteciperà al funerale ogni imbarazzo è passato. I compagni leggono un pensierino, gli portano
un regalo. Tutti si avvicinano a lui. La tristezza non passa ma un po’ si attenua. La
vita resta difficile e senz’altro ci sarà ancora da lavorare per la cellula anticrisi della
scuola. Qualcuno dovrà rielaborare le sue
paure di morire o di vedere morire un
proprio caro. Qualcun altro prenderà la
febbre senza spiegarsi il perché. Qualche
genitore telefonerà per chiedere consiglio sul figlio che fa fatica a dormire e
chiederà come va a scuola. Ma la vita può
ripartire, per lui e per loro. «Per le persone che sono direttamente coinvolte in
un’esperienza traumatica può essere di
conforto sentire di essere in molti a condividere quest’esperienza. È incredibile
vedere quante risorse possono venire alla
luce in tali situazioni». E benedette siano
le cellule di crisi.
zxy Quando parte un allarme come
quello di Davesco la prima cosa da fare,
ci spiega Claudio Bignasca, direttore
delle scuole Medie di Pregassona, è
avere accesso a informazioni verificate.
«Non possiamo fidarci delle voci che
circolano. Prendiamo contatto con la
Polizia, con i soccorritori e i medici per
sapere esattamente che cosa è successo, chi è stato colpito, dove, come e
quando». Nel caso specifico «non si
sapeva ancora chi fosse l’uomo che
versava in condizioni critiche: se fosse il
compagno di una delle due donne decedute, la mamma del ragazzo che veniva a scuola da noi con il quale aveva
instaurato un ottimo rapporto, o no.
Era importante saperlo anche per rispondere ai tanti che ti telefonano e ti
dicono di aver sentito dire una cosa
piuttosto che un’altra».
Una volta appurata l’esattezza dei fatti,
Bignasca ha coinvolto immediatamente la docente di classe del ragazzo «che
in casi simili ha un ruolo fondamentale, perché tutte le sollecitazioni arrivano a lei». Poi, domenica sera, ha inviato
una mail a tutti i colleghi docenti con
informazioni molto chiare: i fatti avvenuti, come stanno i superstiti, i compagni, i famigliari, cosa fa la scuola. E l’indicazione del nominativo di un’unica
persona per avere delle informazioni
supplementari, in questo caso il direttore stesso. Ma ha anche contattato «il
collega direttore della Scuola elementare del nostro circondario per il figlio
dell’altra vittima. Mi ha subito detto che
non si trattava di un allievo scolarizzato
da noi, ma a Ponte Capriasca. Sono cose importanti da sapere per un intervento mirato come il nostro».
«Ho anche avuto la possibilità – ci racconta Bignasca – di contattare subito la
sorella della vittima, cioè gli zii del piccolo, e in un secondo tempo anche il
papà. In quell’occasione abbiamo detto al ragazzo che i suoi compagni
avrebbero avuto piacere ad incontrarlo
e gli abbiamo chiesto se se la sentiva di
vederli. Insomma, la rete esterna è stata
attivata subito. Su nostra richiesta abbiamo potuto organizzare un incontro
con la zia, il ragazzino, la cuginetta e il
papà qui in sede già per lunedì».
Fondamentali, spiega poi Bignasca, sono decisioni del tipo: «Chi informiamo,
come informiamo e quando informiamo. A partire dal docente di classe, per
passare ai compagni di classe del ragazzo, tutti gli allievi dell’istituto che
sono stati toccati, tutti i docenti dell’allievo interessato e gli altri docenti della
sede. Tutti scioccati, perché il fatto ha
toccato l’intera comunità educativa».
Nel caso specifico, una volta contattata
la docente di classe, si è rapidamente
deciso «che avremmo visto subito lunedì mattina i ragazzi della classe del
compagno rimasto orfano e che ancora
in quella mattinata avremmo visto tutti
gli allievi della scuola, quasi 500, in palestra». Di fatto, quindi, la cellula di crisi
si è occupata della classe coinvolta subito alle 8 del mattino, e dopo la pausa,
alle 10, tutti gli allievi della sede sono
stati informati. «Una procedura necessaria per rassicurare da una parte gli
Il gesto
«Al funerale due studenti
hanno letto una lettera
per il loro amico e tutti gli
hanno regalato un pallone
con le loro firme. Come
dire: siamo qui, ci siamo»
allievi e le famiglie che la scuola c’è, fa
qualcosa, e si muove, e poi soprattutto
per non dare adito a voci selvagge. Perché in situazioni di questo genere abbiamo realizzato che i ragazzini vanno
a casa e sono alla mercé di quello che
sentono dire dai genitori. Purtroppo
può capitare che gli adulti parlino e
non si preoccupino di chiedere ai ragazzi: ma tu come ti senti? Come la vivi? Gli adulti parlano fra loro e a volte
non si rendono conto che i loro figli
percepiscono tutto».
Anche il direttore conferma che l’incontro della classe con il ragazzo è stato
breve e toccante. «Abbiamo tolto i banchi, abbiamo messo le sedie in cerchio
perché non ci fossero ostacoli». Si trattava anche di comunicare informazioni
sul funerale. «Sono momenti in cui le
parole suonano violente, ma necessarie: guardate ragazzi, noi ci terremmo a
che la scuola, soprattutto i suoi compagni compatti, partecipassero al funerale. E devo dire che erano tutti d’accordo.
Ma sono uscite anche resistenze da
parte di alcuni genitori: persone che ti
dicono che loro figlio non è mai stato a
un funerale, per esempio».
I ragazzi, ad ogni modo, hanno dato
ottima prova di sé. «Sì, ti sorprendono
sempre. E quelli più maturi in circostanze simili non sono necessariamente i primi della classe. Ma vengono fuori
con le loro risorse spesso nascoste proprio in momenti come questi. Abbiamo deciso insieme che due di loro
avrebbero letto qualcosa per il compagno in chiesa facendo riferimento a un
pallone da calcio. E poi gli hanno regalato un pallone con le firme di tutti i
compagni. Un pensiero per far vedere
che i compagni ci sono e ci sono anche
gli adulti. E sono punti di riferimento
importanti».
* direttore delle Scuole medie di Pregassona
Il punto La vera sfida è prevedere ciò che è imprevedibile
In Ticino l’esigenza di creare gruppi specializzati è nata quindici anni fa – Lo psicologo Edo Dozio traccia un bilancio dell’esperienza
zxy Negli Stati Uniti il lavoro di debriefing è una realtà da qualche decennio. A partire dagli anni Settanta, infatti, le scuole statunitensi sono state
ripetutamente teatro di cosiddetti
«school-shootings» (le sparatorie nei
campus scolastici a volte con esiti
terribili). E oggi praticamente tutte le
scuole americane dispongono di un
proprio piano di sicurezza e di un
gruppo di intervento per le situazioni
critiche.
In Ticino ci si occupa di questo problema dall’inizio del terzo Millennio.
Dopo il 2000 una serie di casi tragici si
ripercuote anche sul mondo della
scuola: in particolare un incidente
della circolazione dall’esito letale per
un allievo delle Medie di Massagno;
un dramma familiare di Melano che
ha coinvolto la Scuola media di Riva
S. Vitale; un incidente automobilistico che ha visto cinque giovani vittime, due delle quali erano ragazzi che
da poco avevano terminato le Medie
a Biasca. Così, nel mese di gennaio
2002 viene organizzato un incontro
alle Medie di Pregassona per ragionare su come dovrebbe reagire la
scuola in situazioni simili. Vi partecipano Francesco Vanetta, Franco Lazzarotto, Dany Piffaretti, Edo Dozio,
Daniela Carbonetti e Fabio Nemiccola.
«Sì – spiega Edo Dozio psicologo attivo nelle scuole ticinesi che ha visto
nascere l’iniziativa – abbiamo cominciato a occuparci di questo problema
circa 15 anni fa per dare agli eventi
tragici una risposta diversa da quella
che la scuola dava a quei tempi, e
cioè: chi vuole può andare ai funerali.
Un po’ poco. Oggi la società è cambiata. Si è passati dal non voler parlare
della morte a voler parlare un po’ di
tutto e magari anche troppo. Ma abbiamo capito che la scuola non poteva restare al di fuori in casi simili».
«L’idea iniziale, è sempre Dozio a
parlare, non era solo di creare il debrifing, ma sensibilizzare gli operatori di Scuole medie e poi elementari,
creando delle cellule di crisi in ogni
istituto scolastico della scuola
dell’obbligo. Un modo per sapere come comportarsi di fronte a eventi
drammatici».
Nell’ottobre 2002 si decide di istituire
un «Gruppo cantonale di coordinamento debriefing» e nel marzo 2004
si organizza il primo corso base, della
durata di due giorni, sul tema «Gestione dello stress su eventi traumatogeni a scuola» per fornire ai primi
30 partecipanti gli strumenti teorici e
pratici per garantire una migliore gestione delle situazioni critiche in un
istituto scolastico.
Il Gruppo di coordinamento decide
poi di proseguire ed estendere l’offerta formativa allo scopo di offrire ad
ogni istituto l’opportunità di dotarsi
di una «cellula di crisi».
Ogni sede scolastica dispone oggi di
un responsabile formato per la «gestione eventi traumatici» (di regola il
direttore) e di alcuni docenti «sensibilizzati», formati sul tema (attraverso il corso e/o altre formazioni specifiche).
«I corsi – commenta Dozio – servono
per dare da una parte un minimo di
tecnica agli operatori, e dall’altra per
creare all’interno degli istituti una
cellula pronta a intervenire. Perché
se si aspetta l’evento per chiedersi
che cosa si deve fare è troppo tardi.
La sfida potrebbe essere definita in
questi termini: prevedere l’imprevedibile, nella speranza di non dovere
mai utilizzare queste tecniche. È anche per questo che oltre ai corsi base
ci siamo presto organizzati per creare
dei corsi di ripetizione. Bisogna regolarmente tornarci sopra, se no si perdono delle nozioni. E poi la gente
cambia, ruota, si sposta».
A partire dal 2007, parallelamente alla formazione di base e ai corsi di «ripetizione», in collaborazione con il
Gruppo cantonale di coordinamento, le direzioni delle Scuole medie
promuovono poi incontri a livello
regionale con l’intento di favorire lo
scambio di esperienze fra sedi. Dal
2009 tutte le sedi di Scuola media dispongono di personale formato fra
dirigenti scolastici, docenti di materia o di sostegno (minimo 3 persone).
Il sistema, anche se poco visibile
all’esterno degli istituti scolastici
sembra funzionare bene. «Dopo le
per fortuna non troppo numerose situazioni che ci siamo trovati ad affrontare, conclude Dozio, le famiglie
che sono state toccate ci hanno sempre manifestato gratitudine. Lo stesso fanno in genere le famiglie che
hanno avuto qualcosa a che fare con
eventi speciali».
Carlo Silini Corriere del Ticino
Dopo Davesco
Quando la tragedia
sconvolge una scuola
PRIMO PIANO
Corriere del Ticino
| Gagnant | Vincitore | Winner
Corriere del Ticino
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
Gewinner PRIMO PIANO
swiss press print
2
USA Il debriefing è partito dall’America, dopo
varie sparatorie nelle scuole. Veglia per i 26
morti alla scuola di Newton nel 2012.
(Foto AP)
24 heures | Samedi-dimanche 15-16 mars 2014
24 heures | Samedi-dimanche 15-16 mars 2014
Point fort
Point fort
Sur le terrain
La délinquance des jeunes n’a
pas explosé. Mais la violence
gratuite et les bagarres
programmées inquiètent. Pour
les inspecteurs, il faut jongler
entre prévention et répression.
La Ville de Lausanne
décidait, en 2011, de faire
de la prévention un axe
majeur de sa politique de lutte contre
la délinquance. Le point avec Belinda
Forny, éducatrice spécialisée et
désormais chargée de prévention à
plein-temps à la brigade de la jeunesse
de Lausanne.
Délinquance Après les vols,
les actes de violence sont devenus
les délits les plus courants chez
les jeunes Lausannois. Sur les pas
de la brigade de la jeunesse,
décryptage de ce glissement
vers des bagarres programmées
L’essentiel
U Tendance Les policiers
constatent une hausse de
la violence gratuite
U Fierté Des codes d’appartenance dans les quartiers
U Prévention Une éducatrice
dans les classes secondaires
Pascale Burnier Textes
Odile Meylan Photos
L
a peur au ventre avant la sonnerie de 16 h 15. Julie*, 15 ans, a
trouvé refuge dans le bureau
de la direction de son école à
Grand-Vennes. L’adolescente
suspecte un groupe d’élèves de l’attendre
à la sortie pour la tabasser. Alertés il y a
quelques minutes par le doyen de l’établissement, trois inspecteurs de la brigade de
la jeunesse de Lausanne accourent pour
éviter le pire. «Ça a commencé mardi, raconte l’adolescente. Certains m’ont traitée
de sale pute, puis ce matin j’ai entendu
cette fille et ses amis qui disaient: «On va la
claquer après les cours.» Une menace
prise très au sérieux par ces policiers spécialistes des mineurs. «On l’a fait sortir de
sa classe immédiatement. Le but, c’est évidemment d’éviter un affrontement et de
comprendre maintenant ce qui se passe»,
explique l’inspecteur Grivet.
Dans les statistiques internes de la brigade de la jeunesse de Lausanne, les actes
de violence se hissent à la deuxième place
des délits recensés, juste après les vols en
tout genre. En 2013, 145 mineurs étaient
entendus pour ces motifs, contre 81 en
2012. «La majorité de ces cas de violence
sont liés à des bagarres», précise JeanMarc Granger, chef de la brigade.
Dans la capitale lausannoise, cette
unité spéciale de la police judiciaire, composée de quatorze inspecteurs, travaille
en ligne directe avec les écoles. Une collaboration mise en place par la Ville en
2008 après avoir fait le constat que les
établissements scolaires étaient régulièrement confrontés à des situations tendues.
Chacune des sept écoles secondaires de la
ville a donc deux répondants au sein de la
brigade. Leurs rôles? Rencontrer régulièrement les directions pour identifier les
problèmes, conseiller, mais aussi prévenir ou réprimer lorsqu’il le faut. «On peut
agir très rapidement et éviter que des
conflits de cours d’écoles ne dégénèrent»,
relève l’inspecteur Grivet.
Julie évoque ses craintes. «J’ai déjà été
dans des embrouilles, c’est vrai, et je sais
comment ça va. Les gens se mettent à
plusieurs contre une personne et on ne
peut rien faire.» Cette fois-ci, l’inspecteur
Grivet revêt aussi la casquette de médiateur. «Je vais te raccompagner chez toi.
On va en parler avec tes parents. Et je
ferai la même chose avec la fille qui
t’aurait menacée.» Dans la voiture banalisée, Julie parle des bagarres régulières.
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Contrôle qualité
Entre filles aussi. Pour un regard de travers parfois. Dans son cas, les parents
prendront cette fois-ci le relais des pourparlers entre les deux adolescentes autrefois copines. La tension retombe.
Le 20 janvier dernier, une rixe opposant une quarantaine de jeunes de Béthusy
et de Pully défrayait la chronique. A coups
de matraque et de mégaspray au poivre,
ces mineurs déversaient leur violence au
sein même d’une école. Un fait divers que
tous les inspecteurs quotidiennement au
front estiment rare. Par son ampleur, sa
brutalité, et sa médiatisation. De quoi donner une image biaisée de la violence juvénile actuelle ou juste l’illustrer à l’extrême?
Les chiffres de la délinquance des jeunes calment les esprits. Non, les ados d’aujourd’hui ne sont pas tous devenus des
délinquants. Au Tribunal des mineurs, on
n’observe qu’une très légère hausse des
affaires introduites ces dernières années
dans le canton de Vaud. En 2013, 2609
dossiers étaient comptabilisés, soit 7% de
plus qu’en 2011. En zoomant sur les infractions contre la vie et l’intégrité corporelle,
les chiffres fluctuent ces dix dernières années (360 cas en 2013, 306 en 2011, 408 en
2007, 246 en en 2002).
Agressions d’un nouveau genre
Mais tous s’accordent pourtant sur un
changement. Jouer des coudes à la récré a
toujours été un classique, sauf que la bagarre d’aujourd’hui a pris une nouvelle
tournure. «On voit plus de violence gratuite», relève Alain Meister, premier président du Tribunal des mineurs. «Aujourd’hui, avec les bagarres organisées,
nous sommes passés à un autre type de
violence, qui n’est pas forcément plus rassurante, note Jean-Marc Granger. Avant il
y avait une gifle, un coup et c’était fini.
Alors que maintenant, la bagarre est programmée.»
Dans la cour de l’école, aux abords des
collèges, dans un parc, dans un parking
souterrain parfois: le show attire les foules.
Le tout annoncé sur les réseaux sociaux et
retransmis à ceux qui auraient raté le spec-
«Depuis 2011,
je passe dans
155 classes
lausannoises»
Qui ciblez-vous dans la prévention?
Depuis juin 2011, je passe durant deux
périodes dans les 155 classes de secondaires de 8e et 10e Harmos à Lausanne.
L’objectif est de parler de délinquance,
de rappeler le cadre légal, mais aussi
d’agir plus spécifiquement sur le
relationnel dans certaines classes.
En ce moment, je mets un accent
particulier sur 25 classes où des problèmes se sont posés.
| Nominé | Nominato | Nominee
Plus radicale, souvent
banalisée, la violence se
diffuse autour des préaux
swiss press print
Nominiert 10
3
Focalisez-vous la prévention
sur les violences physiques?
J’axe sur les effets de groupe. Donc oui,
sur tout ce qui concerne la violence
physique, mais aussi psychique.
Ce deuxième aspect ne doit pas être
négligé puisque le cyberharcèlement
peut être très traumatisant. L’effet de
groupe est une composante essentielle
des bagarres. Sans spectateur, il n’y a
bien souvent pas de show. Mais lorsque
vous avez 50 camarades autour de vous
qui vous disent: «Bats-toi, espèce de
mauviette!» avez-vous vraiment le choix
de ne pas combattre?
Belinda Forny,
chargée
de prévention
à la brigade
de la jeunesse
Baston
Le 20 janvier, des jeunes
de Pully et de Béthusy
s’affrontaient violemment. DR
«Aujourd’hui, les
bagarres durent plus
longtemps. Souvent,
ils mettent k.-o.
l’adversaire»
Jean-Marc
Granger,
chef de la brigade de la
jeunesse de Lausanne
tacle. «Les bagarres durent plus longtemps. Souvent, ils mettent k.-o. l’adversaire. A la façon des combats de free fight»,
analyse Jean-Marc Granger. Une vidéo saisie sur le téléphone portable d’un ado de la
région illustre son propos. Images chaotiques sur fond de brouhaha. Des dizaines
de jeunes assistent au combat. Encerclant
les deux adversaires, ils rigolent, filment,
encouragent aussi. Pendant ce temps, les
coups fusent jusqu’au sang. «Je ne pense
pas que ces jeunes sont en soi plus violents
qu’avant, commente Jean-Marc Granger.
Ils le deviennent par l’émulation du
groupe et parce qu’ils sont filmés. C’est
une sorte de banalisation de la violence,
comme si cela n’était plus une source d’inquiétude pour eux. Et personne ne pense
à dire stop.»
A l’abri des regards
Mardi soir encore, deux agents de PoliceSecours tombaient sur un rassemblement
de jeunes à la rue de la Tour. Un seul était
connu de la brigade de la jeunesse. Interrogé par les inspecteurs parce qu’il avait
craché sur les chaussures d’un policier,
l’ado, peu bavard, ne lâchait qu’une information. Une bagarre, ou plutôt un oneone comme on l’appelle, était prévue
avant que l’arrivée de la police stoppe les
festivités. Un heureux hasard. Car les inspecteurs le savent. La plupart du temps,
ces affrontements se font à l’abri des regards, sans que professeurs, parents ou
policiers n’en aient eu vent. «Très souvent, on découvre qu’une bagarre s’est
produite en visionnant les vidéos sur le
téléphone d’un mineur interpellé pour un
autre délit», concède Jean-Marc Granger.
Un effet pervers, en somme, des réseaux sociaux. Le film de la baston se
passe d’un portable à l’autre, sorte de
trophée du vainqueur. «Il faut imaginer
que lorsque tout le collège, tout le quartier, voire la ville entière a vu un gamin
perdre et finir parfois en pleurant, cela
peut conduire à la deuxième mi-temps
quelques jours plus tard. Mais aussi au
harcèlement d’un gamin pendant des
mois.» Impossible pourtant de contrôler
l’activité de tous les jeunes sur les réseaux
sociaux. Alors le sujet est devenu une des
priorités de la brigade de la jeunesse en
termes de prévention (lire interview).
En jean et baskets, les inspecteurs de la
brigade de la jeunesse de Lausanne qua-
drillent la ville et ses recoins prisés des
adolescents. Mercredi après-midi, début
de la tournée à la Maison de quartier de
Chailly, vandalisée le week-end précédent. Les inspecteurs s’avancent vers un
groupe d’ados. «Salut, tu vas bien?
Qu’est-ce que vous faites aujourd’hui?»
lance à la cool l’inspecteur Cornamusaz,
qui connaît le prénom de certains d’entre
«Les jeunes savent que
quoi qu’il arrive on est
là. Mais que s’ils font
des conneries, on sera
dans la répression»
Inspecteur
Cornamusaz,
brigade de la jeunesse
de Lausanne
eux. Casquettes sur la tête, les jeunes disent ne pas être au courant de ce qui s’est
passé. Pour la brigade, un moyen d’éviter
les dérapages, c’est aussi ça. Etablir la
relation, comprendre qui sont les meneurs, identifier les potentiels fauteurs de
troubles, se renseigner sur une bagarre en
vue. Bref, montrer que la police est là,
tout en tissant un lien avec ce monde dont
les codes sont volontairement cachés aux
adultes. «On joue franc-jeu avec eux, commente l’inspecteur Cornamusaz. Ils savent que quoi qu’il arrive on est là. Mais
que s’ils font des conneries, on sera dans
la répression.» Récemment aussi, certains
jeunes impliqués dans la rixe de Pully-Béthusy auraient fait de ce lieu leur quartier.
Le cannabis s’inhalerait dès le matin, et
des plus petits auraient été frappés.
En ce moment, une quinzaine de mineurs récidivistes occupent surtout la brigade de la jeunesse. Avec le risque qu’ils
entraînent avec eux les copains. Balayées
par la bise, les tours de Praz-Séchaud com-
blent le désert alentour. Rien à signaler.
Le contraste est saisissant avec les attroupements sur l’esplanade de Montbenon.
Un groupe de jeunes mêlés à quelques
adultes rit bière à la main. Mi-jeu, mi-provoc, les ados se ruent sur les deux inspecteurs pour les saluer. Démonstration de
force et fierté d’un casier déjà bien rempli,
l’un d’eux rappelle son parcours de délinquant. A ses côtés un jeune, œil au beurre
noir tout frais, est isolé pour discuter. «Il
s’est battu avec le garçon assis à côté de
lui. Ils seraient potes désormais», relate,
méfiant, l’inspecteur Cornamusaz.
Une parade pour garder la face? A la
brigade de la jeunesse on entend régulièrement des récits de violence paradoxalement basés sur des codes d’honneur. «Je
me souviens d’un jeune qui refusait de
parler de la bagarre qu’il avait vue où une
personne avait été frappée avec une matraque. C’était une question de respect
envers les autres jeunes selon lui», explique l’inspecteur Métral. «Ils demandent
«Aucun quartier ne peut être sûr d’être épargné»
Les inspecteurs se rendent quotidiennement au contact des jeunes. Avec
pour objectif d’établir la relation, mais aussi d’identifier les problèmes.
U On connaît la fierté de certains
jeunes à se revendiquer du 10 18,
ou du 10 10. Un code d’appartenance
à un quartier hérité des banlieues
françaises. Dans les bagarres,
le quartier fait parfois office de
rassembleur. Mais, sur le terrain
lausannois, les inspecteurs de la
brigade de la jeunesse réfutent l’idée
de gangs. «Certains se donnent cette
appellation, mais ils ne sont pas
organisés et n’ont pas de hiérarchie»,
relève l’inspecteur Métral. Dans la
plupart des bagarres connues de la
police, la majorité des jeunes impliqués
ne savent d’ailleurs pas pourquoi ils
se battent. Bien souvent, il suffit
d’un ou deux meneurs, un petit noyau
dur qui entraîne les autres.
«Certains se donnent
l’appellation de gang,
mais ils ne sont pas
organisés et n’ont pas
de hiérarchie»
Inspecteur Métral, brigade
de la jeunesse de Lausanne
Balayée aussi la cartographie des
quartiers chauds. La violence n’a pas
de frontière. Il y a quelques années,
on pointait du doigt Montolieu. L’an
passé, Praz-Séchaud s’agitait. Il y a peu,
le nom de Béthusy faisait surface et,
aujourd’hui, le quartier de Prélaz
revient dans les conversations. «Il faut
être très prudent avec ces préjugés sur
les quartiers, relève Jean-Marc Granger,
chef de la brigade de la jeunesse. Nous
constatons surtout que c’est mouvant
et qu’aucun quartier ne peut être sûr
d’être épargné.»
Le glissement vers la délinquance
peut être rapide. Le retour dans le droit
chemin aussi. «Ceux qui avaient 16 ans
l’an dernier et qui nous posaient
problèmes ont changé et ne commettent plus de délit, enchaîne Jean-Marc
Granger. Il y a des générations très
marquées chez les adolescents. Entre
un jeune de 15 ans et de 17 ans, les
mentalités sont parfois très différentes.»
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Contrôle qualité
le respect, mais n’hésitent pas à taper»,
ajoute l’inspecteur Sanchez.
Parfois un sentiment
Un gamin s’est fait casser le nez. Puis a été
retrouvé bâillonné dans le bus. Un élève a
donné un coup de poing à sa professeure
et elle lui a renvoyé une gifle. Un autre s’est
fait frapper car il ne voulait pas donner une
cigarette. La violence juvénile au quotidien, c’est aussi ça. Celle-ci est objective. Et
puis, il y a cette autre violence, bien plus
subjective. Celle qui, depuis la nuit des
temps, résulte avant tout d’un fossé entre
générations. Détour des inspecteurs par le
quartier de Prélaz. Dix ados sont postés
devant la Coop, pendant que d’autres tournent autour avec leur trottinette. La présence des inspecteurs est repérée avant
même qu’ils aient sorti un pied de la voiture. Le mot se passe en quelques instants.
Déjà, une mère protectrice s’avance vers
les policiers pour savoir ce qu’ils viennent
de nouveau faire ici. Pour elle, ses enfants
n’ont rien à se reprocher.
Mais, depuis peu, des habitants se sont
plaints des attroupements de jeunes. La
peur s’est mise à planer. «Il y a quelques
gamins qui posent problème. Mais c’est
surtout un sentiment d’insécurité qui s’est
propagé. Alors on essaie de recréer le lien
et assurer une présence régulière. On collabore aussi avec des partenaires sociaux
qui œuvrent également sur le terrain», précise l’inspecteur Cornamusaz. Et cela tient
parfois à peu de choses. «Parce qu’ils portent un pull à capuche, fument et écoutent
du rap, cela peut effrayer les gens, analyse
l’inspecteur Métral. Je pense que nos jeunes sont aussi à notre image. Parfois, le
simple fait qu’ils disent bonjour poliment
peut aider à casser cette image.»
* Prénom d’emprunt
A Lausanne, écoles et brigade de la jeunesse collaborent étroitement.
Par des visites régulières, et une ligne directe en cas de problème.
U Découvrez la semaine prochaine notre second volet sur
la délinquance juvénile
Les bagarres, souvent organisées,
ou les coups donnés gratuitement,
vous inquiètent-ils?
Il ne faut pas non plus dramatiser.
Les bagarres ont toujours existé, même
s’il est vrai qu’elles sont aujourd’hui
plus codées. Je dirais surtout qu’avec
les réseaux sociaux, cela prend une
certaine ampleur. Lorsqu’un film montre
un jeune qui se fait humilier, cela peut
finir par du harcèlement de toutes parts.
Sans diaboliser les réseaux sociaux,
il faut surtout éduquer les gens à
leur utilisation.
Cela commence justement souvent
par des insultes ou du harcèlement…
C’est vrai et je le vois au quotidien.
Généralement, les jeunes ne savent pas
que cela constitue un délit puni par loi.
J’en parle donc avec eux dans les classes.
Car il y a une banalisation très forte des
insultes. Je te traite de salope, et c’est soidisant pour rire. Sauf que cela peut être
rigolo une fois, puis cela finit en coup de
poing. C’est même un jeu en ce moment
dans les classes. Le but est de clouer
le bec à l’autre en l’insultant. Celui qui
n’arrive plus à répondre a perdu.
Que dites-vous aux ados pour les
dissuader de se battre?
J’essaie de rendre attentif les jeunes à la
responsabilité qu’ils ont en participant
à une bagarre et à identifier à partir de
quand on y participe. Généralement, je
pars d’un cas concret: la rixe de PullyBéthusy ou le décès récent d’un jeune
à Yverdon à la suite d’un affrontement.
On décortique et on essaie de voir
comment ça démarre. Il y a tout
l’aspect des spectateurs aussi. Avec
les amis qui encouragent, ceux qui
filment. Et puis, les curieux. La plupart
ne réalisent pas que l’on peut mourir
avec un seul coup de poing. Et que,
dès 15 ans, on peut aller en prison pour
les délits les plus graves. Ils ne savent
pas non plus que filmer une bagarre est
illégal. P.B.
swiss press print Pascale Burnier 24heures
2
11
Reisender Bundesrat
Der Fotograf Beat
Schweizer heftete sich
an Didier Burkhalters
Fersen. 35
Schmuckes Design
Gestalterin Elian
Portmann macht
aus Porzellantellern
Ohrringe. 36
Blühende Kunst
An der CantonaleAusstellung in der
Kunsthalle welken
Sonnenblumen. 31
Der kleine
Der Hauptmann als Glücksfall
Ich habe schöne Erinnerungen an das
Landorf. Der umstrittene Heimleiter war
mein Grossvater. Vom Heimpersonal wurden meine Geschwister und ich auf Händen getragen. In der Speisekammer durften wir Süssigkeiten einstecken, im Stall
die Ferkel unter der Wärmeglocke streicheln. Die geräumige Wohnung der Grosseltern im herrschaftlichen Verwaltungsgebäude, der moderne Schwarzweissfernseher, die Landwirtschaft, die zum
Heim gehörte, im Sommer der Badeweiher: Das war für uns das Paradies.
Kontakt zu den Heimbuben hatten wir
kaum, von ihrem Leben keine Ahnung.
Der Grossvater war ein kleiner König.
Er fuhr eine amerikanische Limousine,
war in Köniz hoch angesehen, sass im
Kirchgemeinderat und zuvor im Gemeindeparlament. Ich habe ihn nicht als kalt
und autoritär in Erinnerung; der Mann,
den ich kannte, war liebenswürdig und
eher zurückhaltend. Nach seinem Tod
kamen in einer Schachtel Notizen für Vorträge und Berichte zum Vorschein, die
ihn als Pädagogen und Heimleiter fassbar
machen. Darüber zu schreiben, könnte
wie der Versuch wirken, sein Handeln zu
rechtfertigen. Doch ich will nur zeigen,
warum Heime früher so waren, wie das
heute nicht mehr möglich wäre.
Damals, 1944, ist mein Grossvater für
den Regierungsrat eine gute Wahl auf
den Posten des Heimleiters: 36-jähriger
Hauptmann mit über 1500 Aktivdiensttagen, also in der Lage, zu organisieren
und für Ordnung zu sorgen. Zudem
patentierter Primarlehrer, sprich Pädagoge, was keine Selbstverständlichkeit
ist – noch gibt es Heime, die von Ingenieur-Agronomen geführt werden. Nur
sechs Monate nach Amtsantritt, im April
1945, droht der neue «Herr Verwalter» in
einem Bericht an seine Vorgesetzten mit
der Kündigung:
«Die vorhandenen Gebäulichkeiten und
Einrichtungen lassen derart zu wünschen
übrig, dass das Dasein der Zöglinge
nicht ein menschenwürdiges ist. Die Schlafsäle ohne Vorhänge und Bilder sind
zu vergleichen mit den ältesten Kasernen.
Die Buben haben nicht einmal jeder
seinen eigenen, verschliessbaren Schrank.
Die Wasserzufuhr ist so prekär, dass
die Waschlokale und Aborte häufig ohne
Wasser sind. Das sind Verhältnisse, wie sie
einfach nicht geduldet werden dürfen.
Meine Frau und ich können es mit bestem
Gewissen nicht länger verantworten, auf
dieser Basis vorwärts zu schreiten.»
Unter den Buben
entsteht eine
unkontrollierte
Hackordnung.
Die «möglichst grosszügige Reorganisation der Anstalt», die mein Grossvater fordert, wird in den ersten Nachkriegsjahren
an die Hand genommen. Im Zug des Umbaus führt er Wohngruppen und Schlafräume mit vier Betten ein – gegen den Willen des sozialdemokratischen Baudirektors Robert Grimm; der einstige Führer
des Landesstreiks von 1918 wünscht aus
Kostengründen Zimmer mit acht Betten.
In den 1950er-Jahren reisen Fachleute aus
dem In- und Ausland nach Köniz. Das
Landorf ist zum Vorzeigeheim geworden.
Damals gilt mein Grossvater als fortschrittlicher Heimleiter.
«D Mengi macht d Strengi»
Der «Heimvater» und die «Hausmutter»,
so der Auftrag des Kantons, sollen den
Zöglingen Eltern sein. Eltern von 64 Kindern? An seiner Seite hat das Vorsteherpaar: vier Bauern mit Knechten, dazu
Zum «rechten Menschen»
gehört Ordnung
Die Heime haben
zwar mehr Geld.
Aber noch immer
zu wenig Personal.
uns zu Wort kommen.» Auch nach aussen
will mein Grossvater zeigen, dass sein
Heim nicht stehen bleibt. So heisst es in
seinen Notizen für eine Rede in den
späten 1960er­Jahren:
Die Zahl der Kinder von 64 auf 48 gesenkt,
aufgeteilt in vier Wohngruppen. Nebst
Unterricht wird gebastelt, gemalt, modelliert, musiziert. Theaterspiel. Aufführung
mit Gästen aus Dorf und Stadt stärkt
Selbstbewusstsein. Freizeit muss nicht
immer organisiert werden. Zeit für sich.
Gute Jugendbücher, Zeitschriften und
Zeitungen, auch der ‹Sport›. Matchbesuch
auf dem Wankdorf. Das Heimkind darf
auf keine Art und Weise gekennzeichnet
sein. Individueller Haarschnitt. Der
Anschluss an die Aussenwelt muss dauernd gesucht werden. Die Kinder besorgen
ihre Kommissionen neu in den Dorfläden.
Grössere Knaben haben am Sonntag
Ausgang mit Taschengeld. Der Kontakt
mit dem Elternhaus darf nicht abbrechen.
Das Kind sehnt sich nach seinen leiblichen
Eltern und umgekehrt die Eltern nach
dem Kinde.
Und dann lassen
sich die neuen
Lehrer auch noch
Bärte wachsen.
Ein Bub träumt von Winterferien
Fortsetzung auf Seite 31
hung zu den Buben aufbauen.» Poncet,
heute 67­jährig, gibt gerne Auskunft, wie
es früher im Landorf war. Die neuen Pä­
dagogen erzählen den Buben Geschich­
ten, führen das Theaterspiel ein, organi­
sieren Konzertbesuche und Zeltlager. Was
damals pädagogisch heranzureifen be­
ginnt, beschreibt die heutige Erziehungs­
wissenschaft so: Aufbau eines pädagogi­
schen Verhältnisses, erlebnisorientiertes
Fördern von Fähigkeiten, Respekt vor der
Individualität, Schulung des Sozialver­
haltens und der Selbstverantwortung.
Mein Grossvater sagt nichts, als sich
die Junglehrer auch noch Bärte wachsen
lassen. Stattdessen staunt er, was alles
möglich ist, seit die Lehrer mit neuen Me­
thoden arbeiten. «Er liess uns junge
Typen gewähren, das schätzten wir sehr»,
so Poncet. «Sogar im Jahresbericht liess er
Fortsetzung von Seite 29
«Schweinereien auf dem Pissoir»
einen Gärtner, einen Schreiner, einen
Schuhmacher, einen Schneider, Hausdienstpersonal (die «Fräuleins») und – als
einzige Pädagogen – vier Lehrer. Dass
gleich viele Bauern wie Lehrer angestellt
sind, ist entlarvend: Die Einnahmen aus
der Landwirtschaft sind fürs Heim überlebenswichtig; die Summe der vom Kanton
beigesteuerten Kostgelder ist nicht einmal
halb so gross. Als billige Arbeitskräfte im
Stall und auf dem Acker müssen die Buben ihren Heimaufenthalt mitfinanzieren.
«D Mengi macht d Strengi», so hat es der
Vorsteher eines anderen bernischen
Heims formuliert. Für das Landorf, mit
seinen 64 Kindern die grösste staatliche
Erziehungsanstalt im Kanton, gilt das besonders: Der Mangel an Geld und Personal begünstigt autoritäre Methoden und
militärische Formen. Ein personalsparendes Disziplinierungsmittel ist die Kollektivstrafe: Dadurch werden die Buben zu
ihren eigenen Aufsehern gemacht, sie
setzen die Regeln dann auf ihre eigene,
manchmal grausame Weise durch. In der
Massenerziehung verschwindet der Einzelne aus dem Blick des Personals, unter
den Kindern entsteht eine unkontrollierbare Hackordnung. Der mildeste Ausdruck davon: Am Sonntag essen die Grösseren auch das Dessert der Kleineren.
«Schwierige Kinder», so schreibt mein
Grossvater 1959 in den Notizen für einen
Vortrag, seien häufig «durch den schlechten Einfluss der Umgebung, des Milieus,
abwegig geworden», also vom «guten»
Weg abgekommen. Formell nimmt nicht
der Heimleiter den Eltern die Kinder weg,
sondern die Vormundschaftsbehörde.
Aber pädagogisch findet mein Grossvater
das richtig: Man muss diese Kinder vor
ihren Eltern schützen.
Zum unehelichen Kurt, 11-jährig, hält
er knapp fest: «Darf niemals den Pflegeltern zurückgegeben werden.» Diese
seien «weich, unwissend und inkonsequent». Schon nur wegen der «Abstammung» erstaunt ihn Kurts «Verwahrlosung» nicht. Die Mutter sei eine «welsche ‹Dame›», die sich «in einer Arbeitsanstalt einmal an zusammengeknüpften
Leintuchstreifen aus dem Fenster gelassen» habe. Da genügt ein relativ harmloser Vorfall, damit ein solches Kind in
ein Heim eingewiesen wird: Kurt hat Geld
gestohlen und in einem Sportgeschäft
eine Skiausrüstung gekauft. Er träumt
von Winterferien in Arosa.
Vor allem Kinder aus Unterschichtsfamilien werden als «verwahrlost» wahrgenommen. Sie passen nicht ins bürgerliche Bild der Idealfamilie, in der die
Mutter die gute Hausfrau und der Vater
Hintergrund
Was die Gesellschaft als akzeptables Ver­
halten empfindet, ist streng normiert. Be­
sonders die Sexualität wird als Bedrohung
wahrgenommen. In «sexueller Zucht­
losigkeit» sieht mein Grossvater eine Form
der «Verwahrlosung», wobei für ihn schon
das jugendliche Spiel mit den eigenen Ge­
schlechtsteilen zuchtlos ist. «Schweine­
reien auf dem Pissoir» nennt er das. Der
15­jährige Richard landet faktisch wegen
seiner körperlichen Frühreife im Heim.
«Beischlaf mit 45­jähriger Frau Nacht für
Nacht. Ging mit Sohn der Frau zur Schule.
Diebstahl und Flucht.»
Ob «sexuell verdorben», «schwer­
erziehbar» oder «psychopathisch»: Durch
eine «normale geeignete Erziehung» will
mein Grossvater aus den Buben «rechte
Menschen» machen. Er vertraut dabei auf
Zucht und Disziplin, notfalls muss mit
Die frühere Erziehungsanstalt Landorf gilt heute als Beispiel
für die unmenschliche Behandlung von Kindern.
Der Heimleiter war mein Grossvater. Exkursion in eine Zeit
des pädagogischen Umbruchs.
Viele schämten sich, darüber zu reden.
Bis sich Simonetta Sommaruga im Namen des Bundesrats für die fürsorgerischen Zwangsmassnahmen von einst
entschuldigte. Robert Blaser ist einer
von denen, die seither von ihrer leidvollen Kindheit erzählen. 1965 wurde er
auf Anweisung der Vormundschaftsbehörde seiner Mutter, einer geschiedenen Service angestellten, weggenommen. Ohne Gerichtsurteil, ohne
psychiatrisches Gutachten.
Der Achtjährige kam ins Landorf, in
eine «staatliche Erziehungsanstalt» bei
Köniz, wo er bis 1973 «versorgt» blieb, wie
es damals hiess. Kollektivstrafen, Kopfnüsse, Ohrfeigen, Arbeit in der Landwirtschaft und ein Heimleiter, der ungehorsame Buben ins Büro kommen liess und
ihnen mit dem Lineal auf den Handrücken
schlug. Eine «Riesenkatastrophe» sei das
Landorf gewesen.
Blasers Schilderung der Zustände im
Heim (der «Bund» berichtete) hat eine
Kontroverse ausgelöst. Kurt Vögeli, früher Lehrer im Landorf und später Schulinspektor, bezeichnete die Vorwürfe als
«billig, wenn nicht unverschämt»: Dank
Heimen sei vielen Kindern «ein Leben im
Elend» erspart geblieben. Das wiederum
fand der grüne Grossrat Bruno Vanoni
schamlos: Vögelis «Verharmlosungsversuch» ziele darauf ab, das Leid der
Heimkinder «ungeschehen zu machen
oder zumindest zu minimieren».
swiss press print
der Alleinernährer ist. Zu den Ursachen
der «Verwahrlosung» zählt mein Gross­
vater ausdrücklich die Konstellation,
«wo der arbeitslose Vater die arbeitende
Mutter im Haushalt ersetzt».
Franz hat keinen Vater mehr, der ist bei
einem «Pintenschwinget im Emmenthal»
umgekommen. «Die Mutter arbeitet in der
Fabrik. Führte miserablen Haushalt. Hatte
vom Samstag auf den Sonntag oft mehrere
Liebhaber bei sich. Der Bub konnte in
einer Nacht bis 3 Geschlechtsakten bei­
wohnen.» Für die Brüder Willy und Her­
mann, 8 und 11 Jahre, stellt der Heimleiter
eine «günstige Prognose» – weil sie «früh
von den Eltern weggekommen» seien.
«Der Vater ist etwas dumm, ein fleissiger
Arbeiter (Automechaniker), die Mutter
eine Dirne, die noch recht gut aussieht.»
Nach der Scheidung seien die Kinder
merkwürdigerweise der Mutter zugespro­
chen und einige Zeit bei ihr belassen wor­
den. «Stets viele Liebhaber empfangen.
Achtung vor Mutter verloren.»
Zum «rechten
Menschen»
gehört Ordnung
Patrick Feuz
31
— Samstag, 20. Dezember 2014
Solche Worte sind damals fast visionär.
Das meiste davon wird aber erst in den
1970er­Jahren verwirklicht. Im Heimall­
tag ist an dieser Bruchstelle der pädagogi­
schen Entwicklung noch viel vom Alten
da. Ausreissern rasiert mein Grossvater
nach wie vor den Schädel kahl. Kinder,
die nicht gehorchen, traktiert er mit dem
Lineal. «Aber das kam selten vor», sagt
Poncet. Vor allem die «Angestellten», wie
die Mitarbeiter heissen, verpassen weiter­
hin Körperstrafen, wie das in den späten
1960er­Jahren viele Eltern und Lehrer
ebenfalls noch tun.
körperlicher Gewalt nachgeholfen wer­
den. Die pädagogische Mehrheitsmeinung
geht damals davon aus, dass man Kindern
Gehorsam, Ordnungssinn und Sittlichkeit
aufzwingen kann, dass sich widerspens­
tigen Wesen eine einwandfreie Lebens­
führung gleichsam überstülpen lässt.
Der 14­jährige Max muss von seinem
Freiheitsdrang «entwöhnt» werden. «In
der Schule vom Basler Rheinhafen und
seiner Bedeutung gehört; Entschluss ge­
fasst, dorthin zu gehen, um dann eine
Reise nach Amerika anzutreten; wollte
dort Cowboy werden. Mit anderem Ver­
dingbub weggeschlichen, beim Nachbar
50 Franken und ein Velo gestohlen.» Ein
anderes Heimkind wird es dem Heimlei­
ter zufolge «schwer haben im Leben», weil
es schon früh «durch einen harten Kopf
und eigenen Willen» aufgefallen sei. «Die
ersten Arbeiten, zu denen er angehalten
wurde, machte er einfach nicht (Schuhe­
putzen, Holztragen, Abtrocknen usw.).»
Eine Kampagne rollt an
Die alte Welt erodiert
Zum «rechten Menschen» gehört die Ord­
nung – und die hat sich in allen Dingen
zu zeigen: Schmutzige und zerrissene
Kleider, das sind für meinen Grossvater
keine Äusserlichkeiten, sondern «seeli­
sche Anzeichen von Verwahrlosung».
Dass jemand Papierfetzen auf den Boden
wirft oder an ihnen vorbeigeht, «ohne
Störung zu empfinden», findet er alarmie­
rend. Beim Mittagessen lässt er die Buben
aufstehen und kontrolliert, ob sie ein
Taschentuch dabei haben.
In der Nachkriegszeit boomt die Wirt­
schaft, die technischen und materiellen
Möglichkeiten werden vielfältiger. Mein
Grossvater reagiert skeptisch. Der «kul­
turelle und soziale Rahmen» sei nicht
mehr so klar wie früher, das erschwere
die Arbeit des Erziehers.
Die Buben sind auch billige Arbeitskräfte: Kartoffelernte (1970), Haus mit der Verwalterwohnung (1969), Schulzimmer (1968). Aus den Alben des Junglehrers Rudolf Poncet.
Technik fördert die Verwahrlosung (Autorennen, Fussball, bei letzterem grobe
Sprache). Telefon und Radio ersetzen die
Unterhaltung zwischen Kindern und
Eltern. Die gute Konjunktur ist eine grosse
Gefahr. Zu viel Geld ist herum. Die Mütter
übertreffen einander in der Garderobe
Zwischen Zucht- und Erlebnispädagogik: Ausflug auf die St. Petersinsel, Kartoffelernte, Zeltlager im Sensegraben (alles 1968). Fotos: zvg
ihrer Töchter. Schauen wir heute Mädchen
vom 7.–9. Schuljahr! Lauschen wir ihren
Gesprächen, wenn sie nach der Schule
durch die Lauben spazieren, wie sie von
den Männern reden und schwärmen.
Die Welt ist in den Augen vieler Pädago­
gen aus den Fugen geraten. Im Buch
«Heimkinder» beschreibt der Historiker
Urs Hafner die Logik der verunsicherten
und besorgten Erzieher: «Die Modernität,
die Massengesellschaft und die Kultur­
industrie stellen für die Menschen eine
Bedrohung dar. Wenn die sozialen Hierar­
chien durcheinandergeraten, wenn die
Gesetze der Religion und Sittlichkeit nicht
mehr gelten, dann drohen die Menschen
von ihren Trieben übermannt und der
Verwahrlosung ausgeliefert zu werden.»
Es herrscht Lehrermangel. Rudolf
Poncet ist 19­jährig, als er 1966 ins Lan­
dorf kommt. Der Seminarist unterrichtet
hier im obligatorischen halbjährigen
«Landeinsatz», er hat antiautoritäre
Ideen im Kopf, liest «Summerhill – das
revolutionäre Beispiel einer freien
Schule» von A. S. Neill, der Ikone der päd­
agogischen Reformbewegung. Ende Jahr
an der Weihnachtsfeier wird Poncet vom
Präsidenten der Aufsichtskommission
gefragt, ob er im Frühling eine Stelle als
Oberstufenlehrer antreten wolle.
Poncet und andere junge Lehrer bezie­
hen wie damals üblich die Aufsichtszim­
mer der Wohngruppen, wecken jeden
Morgen die Kinder, haben zweimal pro
Woche Abend­ und regelmässig Wochen­
enddienst. «So konnten wir eine Bezie­
Bettnässer werden im Landorf nach wie
vor blossgestellt: Am Morgen müssen sie
das Leintuch selber waschen und sich da­
nach im Speisesaal auf eine Linie stellen.
Wie früher öffnet der Grossvater die Post
der Buben. Und um 16 Uhr heisst es
immer noch: «Antreten zur Arbeit.» Die
Heime haben zwar mehr Geld, seit die In­
validenversicherung Subventionen zahlt.
Aber immer noch zu wenig, um genug
Personal einzustellen. Poncet: «Die Bu­
ben mussten beschäftigt sein, entweder
in der Schule oder der Landwirtschaft.»
Verschiedene Presseartikel, zuerst im
«Beobachter», dann in weiteren Zeit­
schriften, erschüttern 1970 das Heim­
wesen. Sie prangern die Lebensbedingun­
gen in mehreren Erziehungsanstalten in
der Schweiz an. Mein Grossvater hat
Angst. «Ihm graute davor, dass sein Le­
benswerk öffentlich durch den Schmutz
gezogen werden könnte», sagt Poncet.
Die sogenannte Heimkampagne
kommt ins Rollen. Ihre Protagonisten for­
dern Reformen, vereinzelt sogar die Ab­
schaffung der Erziehungsanstalten. Mein
Grossvater merkt, dass die neue Zeit
und das Landorf, wie er es gestaltet hat,
nicht mehr zusammenpassen. Doch es
schmerzt ihn zu hören, dass alles, was er
während fast dreissig Jahren als Heimlei­
ter getan hat, schlecht gewesen sein soll.
Am Kirchensonntag 1971 hält er in der Kir­
che eine Rede, in der er vordergründig
über die «herausfordernde Jugend» und
den «fast unüberbrückbaren Graben zwi­
schen den Generationen» spricht. Aller­
dings können seine Worte auch als Reak­
tion auf die Heimkampagne gelesen wer­
den: «Wir Älteren haben sicher manches
falsch gemacht. Aber bei der rasenden
Initiative Wiedergutmachung
Die Opfer administrativer Zwangsmassnahmen sollen eine Entschädigung erhalten. Die
am Freitag mit 110 000 beglaubigten Unterschriften eingereichte WiedergutmachungsInitiative verlangt, dass dafür ein Fonds in der
Höhe von 500 Millionen Franken eingerichtet
wird. Der Fonds soll vom Bund eingerichtet
werden. Aus welchen Quellen das Geld stammen soll, lässt die Initiative aber offen. (sda)
Entwicklung kamen wir einfach nicht im­
mer mit.» Geprägt von der Wirtschafts­
krise und Arbeitslosigkeit der Zwischen­
kriegszeit, sei man lange damit zufrieden
gewesen, die «notwendigsten materiellen
Bedürfnisse zu decken». Inzwischen habe
es die Jugend besser. «Wir bieten ihr viel
und mit einem gewissen Recht hoffen wir
auf Dankbarkeit. Doch die Jungen sind
nicht besonders dankbar. Wir müssen viel
dulden, ertragen und gutheissen lernen.»
| Nominé | Nominato | Nominee
Weisse Landschaft
Der Dichter Rolf
Hermann vermisst in
seinem Gedichtband
den Schnee. 31
Der kleine
Nominiert 29
— Samstag, 20. Dezember 2014
«Erschütternde Szenen»
Am Ende seiner Karriere stellt mein
Grossvater zwei Erzieherinnen ein, die in
Bern die erstmals angebotene Ausbildung
abgeschlossen haben; später wird daraus
der Beruf der Sozialpädagogen. Andere
Heimleiter zögern noch, professionelle
Betreuungskräfte einzustellen. Und 1972
empfiehlt mein Grossvater den jungen
Poncet als seinen Nachfolger. Ausgerech­
net Poncet, der so anders ist als er und
eine Freundin hat, die Wollpullover und
bodenlange Röcke trägt.
Poncet blättert in einem Album mit
Fotos, die er als junger Lehrer im Landorf
geknipst hat. Auf der ersten Seite ist nur
ein Bild eingeklebt, darauf lachen meine
Grosseltern. «Es ist eine Tragik», sagt Pon­
cet. «Wie andere Heimleiterpaare haben
sie sich voll engagiert. Den schnellen Wan­
del konnten sie aber nicht mehr mitvoll­
ziehen.» Am Schluss seien sie «enttäuscht,
vielleicht sogar verbittert» gewesen, je­
denfalls «ohne Glanz» abgetreten. Poncet
will meine Grosseltern entlasten. Nicht
ihretwegen hätten viele Heimkinder gelit­
ten, sondern weil die Behörden die Fami­
lien auseinanderrissen. «Die Buben fühl­
ten sich einsam und hatten Heimweh.»
Er macht eine Pause. Das seien «er­
schütternde Szenen» gewesen. Eine sieht
er noch vor sich: Eltern, aus dem Basel­
biet angereist, essen mit ihrem Kind im
Schuhraum Kuchen; alle drei weinen,
schon bald müssen sie sich wieder verab­
schieden. Zweimal pro Jahr dürfen Eltern
für vier Stunden ihr Kind besuchen. An
der Weihnachts­ und der Schulabschluss­
feier sind sie nicht dabei. «Auch für Müt­
ter und Väter, die Fehler gemacht haben
und im Leben schlecht zurechtkommen,
ist das schrecklich.»
«Die beginnenden 1970er­Jahre bilden
für die Fremdplatzierung und die Heim­
erziehung in der Schweiz eine Zäsur»,
schreibt der Historiker Hafner. Er sieht
hier den Übergang von der «Phase der in
vielem noch klassischen, durch das
19. Jahrhundert geprägten Heimerziehung
in die Phase der modernen, vielfältigen
Landschaft stationärer Versorgung zu
Beginn des 21. Jahrhunderts». Ob eine
Fremdplatzierung richtig ist, wird heute
professionell abgeklärt. Heime arbeiten
eng mit den Eltern zusammen, die sie ge­
nauso unterstützen wollen wie die Kinder.
Dank mehr Personal ist die Betreuung
Alles an dreissig
Jahren Arbeit
soll nun schlecht
gewesen sein?
intensiver als früher, dank mehr Geld sind
die Gruppen und Heime kleiner. Und der
Erziehungsstil hat sich radikal geändert.
Auch das Landorf entwickelt und ver­
ändert sich in den 1970er­ und 1980er­
Jahren. Heute ist auch die Heilpädagogik
jener Jahre wieder veraltet. Als mein
Grossvater 1972 seinem Nachfolger Pon­
cet in altväterischer Manier die Schlüs­
sel übergab, sagte er: «Das Heim ist ein
dauerndes Provisorium.»
Immer vor Weihnachten brachte ein
Ehemaliger, der Arzt geworden war,
meinem pensionierten Grossvater ein
Geschenk vorbei. Das freute ihn sicht­
lich. Sicher auch deshalb, weil er genau
wusste, dass viele Kinder in seinem
Heim gelitten hatten.
Mehr Bilder aus den Alben von Rudolf Poncet:
www.landorf.derbund.ch
swiss press print Patrick Feuz Der Bund
Der kleine
12
13
14
swiss press online
15
Gewinner Online
Gagnant Online
Vincitore Online
Winner Online
Sacha Geiser
Claudia Salzmann
bernerzeitung.ch
The online jury from left to right:
Alessio Petralli, Sandra Manca, Nick Lüthi, Alexandra Stark, Nicolas Porchet
«Vielfach wurden spezialisierte Teams eingesetzt,
um grosse Arbeiten zu realisieren.»
Nick Lüthi, Jury-Präsident Online
Veganes Bern
Vegan à Berne
Berna vegana
Vegan Berne
Publiziert am 1. November 2014
Publié le 1er novembre 2014
Pubblicato il 1. novembre 2014
Published on 1 November 2014
In Metropolen wie New York und
Dans les métropoles comme New
Nelle metropoli come New York e
In big cities like New York and London
London ist vegane Ernährung ein
York et Londres, la nourriture vegéta-
Londra l’alimentazione vegana è assai
eating vegan is a piece of cake. But
Klacks. Doch wie sieht es bei uns aus?
lienne se taille une belle part du
diffusa. E da noi? Per la giornata
what about here? Inspired by World
Zum Weltvegantag hat Claudia
gâteau. Qu’en est-­il chez nous ? Pour
mondiale del veganismo, Claudia
Vegan Day, Claudia Salzmann spent
Salzmann einen einmonatigen Selbst-
la journée mondiale Vegan, Claudia
Salzmann ha svolto una ricerca di un
a month conducting a personal exper-
versuch in der Bundeshauptstadt
Salzmann a entrepris une recherche
mese nella Capitale federale. Ha te-
iment in our capital. She tested vegan
unternommen. Sie hat vegane Optio-
d’un mois dans la capitale fédérale.
stato le opzioni di cibi vegani, parlato
options, talked with vegan activists,
nen getestet, mit Aktivisten gespro-
Elle a testé les offres de nourriture
con gli attivisti, interrogato i risto­
quizzed publicans, argued with omni-
chen, Wirte ausgefragt, mit Omnivoren
vegétalienne, parlé avec les activistes,
ratori, dibattuto con consumatori on-
vores about the absurdity of vegan-
über den Unsinn des Veganismus
questionné les restaurateurs, débattu
nivori sull’assurdità del veganismo,
ism, interviewed a nutritionist, had
gestritten, eine Ernährungsberaterin
avec les consommateurs omnivores
intervistato una nutrizionista, invitato
a vegan actress recite prejudices, and
interviewt, eine vegane Schauspielerin
sur le non­sens du végétalisme, inter-
un’attrice vegana a esporre i pre­
searched for the perfect non-dairy
Vorurteile vortragen lassen und in
rogé une diététicienne, fait parler
giudizi e ha cercato in negozi bio l’ide-
cheese in health food shops. The
Reformhäusern den perfekten Käse­
une comédienne végétalienne sur les
ale succedaneo del formaggio. Da
results were texts, pictures, videos
ersatz gesucht. Herausgekommen
préjugés et cherché dans un magasin
tutto ciò sono emersi testi, foto, video
and graphics that give a well­founded
sind Texte, Fotos, Videos und Grafiken,
bio le succédané parfait du fromage.
e grafici che, alla domanda di parten-
answer to the original question:
die eine fundierte Antwort auf die
Des textes, photos, vidéos et gra­-
za, danno una risposta fondata: a
It’s pretty easy to shop vegan, stop
Eingangsfrage liefern: In Bern kann
phi­ques livrent une réponse fondée à
Berna si può effettivamente e
­ sempre
off for a vegan cuppa, or dine with
man ganz gut – und immer besser –
la question de départ : à Berne on
meglio fare la spesa vegana, nonché
like­minded friends in Berne – and it’s
vegan einkaufen, einkehren und mit
peut très bien – et toujours mieux –­
bere e mangiare con persone che
getting easier all the time.
Gleichgesinnten essen.
acheter végétalien, boire un verre et
hanno adottato lo stesso stile di vita.
manger avec ses semblables.
16 swiss press online
swiss press online
Nominés Online
Nominiert Online
Nominato Online
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Nominee Online
Thomas Dayer / Nicolas Brodard
sept.info
David Bauer
Tageswoche
17
Ilford, récit d’une
faillite
Ilford, Geschichte
eines Bankrotts
Ilford, la storia di
un fallimento
Ilford, Story of a
Bankruptcy
Zahlenspiele
mit dem
«Dichte­stress»
Jeu de chiffres
autour du stress
de la densité
Il gioco dei numeri
sullo stress della
densità
Number Games
with Population
Density
Mise en ligne le 14 mars 2014
Online gestellt am 14. März 2014
Pubblicato il 14 marzo 2014
Published online on 14 March 2014
Online gestellt am 13. Januar 2014
Mise en ligne le 13 janvier 2014
Pubblicato il 13 gennaio 2014
Published online on 13 January 2014
Ilford à Fribourg, c’était le haut de
Die Firma Ilford in Fribourg war das
L’azienda Ilford di Friburgo è stata La
Ilford in Fribourg used to stand for the
Im Hinblick auf die Volksabstimmung
Dans la perspective de la votation
In vista della votazione popolare sull’i-
In early 2014, David Bauer created the
gamme du papier photographique. En
Mekka für Fotopapier. Im Dezember
Mecca della carta fotografica. Nel di-
top end of quality photographic paper
über die Masseneinwanderungs­
populaire sur l’initiative « Contre l’im-
niziativa «Contro l’immigrazione di
«Dichtestressomat», the density­
décembre 2013, la faillite de l’entre-
2013 ging das Unternehmen, das
cembre 2013, il fallimento della socie-
and was a global leader in its industry.
initiative kreierte David Bauer Anfang
migration de masse », David Bauer
massa», all’inizio del 2014, David
stress­o­mat, inspired by the upcoming
prise, leader mondial dans son do-
in seiner Branche Weltmarktführer
tà, leader mondiale in questo settore,
When the company declared bank-
2014 den «Dichtestressomat». Die
a créé, au début 2014, le « Dichtes-
Bauer ha ideato il «Dichtestressomat»,
popular vote on the «anti-immigra-
maine, a provoqué un choc dans toute
war, bankrott und löste in der ganzen
ha provocato uno choc in tutta la re-
ruptcy in December 2013, it threw the
interaktive Anwendung erlaubt den
tressomat », l’automate du stress de
il misuratore dello stress della densi-
tion» initiative. The interactive applica-
la région. Thomas Dayer et Nicolas
Region einen Schock aus. Thomas
gione. Thomas Dayer e Nicolas Bro-
whole region into a state of shock.
Leserinnen und Lesern ein simples,
la densité. L’application offre aux
tà. La sua applicazione interattiva
tion lets readers play through the an-
Brodard ont fait une véritable plongée
Dayer und Nicolas Brodard sind in die
dard hanno analizzato l’essenza
Thomas Dayer and Nicolas Brodard
aber verblüffendes Gedankenspiel:
lecteurs un jeu d’extrapolation simple
consente ai lettori di procedere a una
swers to a simple but intriguing
dans l’âme de l’entreprise. Ils ont
Seele der Firma eingetaucht. Sie
dell’azienda, seguito il destino dei di-
delved into the soul of the company.
Wie viele Menschen hätten in der
mais impressionnant : combien
semplice, ma impressionante, ginna-
hypothetical question: How many
suivi le destin des employés, enquêté
haben das Schicksal der Angestellten
pendenti, indagato sulle regioni che
They followed up on the fate of the
Schweiz Platz, wenn das Land so
d’êtres humains y aurait-il en Suisse
stica mentale: quante persone ci sa-
people could fit into Switzerland if the
sur les erreurs stratégiques qui ont
verfolgt und die Gründe recherchiert,
hanno portato al deposito del bilancio,
employees and investigated the stra-
dicht besiedelt wäre wie mein Wohn-
si le pays était aussi peuplé que
rebbero in Svizzera, se fosse così den-
whole country were as densely popu-
mené au dépôt de bilan, retracé l’his-
die zum Konkurs führten. Gespräche
disegnato, attraverso interviste a diri-
tegic errors that had resulted in the
ort? Man tippt einfach seine Ge­
mon lieu d’habitation ? On inscrit
samente popolata come il mio luogo
lated as my place of residence? Sim-
toire de cette véritable institution
mit Mitarbeitern und Vor­gesetzten
genti e impiegati, la storia di questa
insolvency. Through interviews with
meinde ein, und schon spuckt die
simplement le nom de sa commune
di residenza? Si scrive semplicemente
ply enter your community and the app
à l’aide d’interviews de dirigeants et
bringen Licht in die Geschichte der
impresa, vera e propria istituzione. La
managers and employees, they re-
Datenapplikation eine Zahl aus;
et aussitôt l’application crache un
il nome del proprio domicilio e subito
returns a number: 214 million people
d’employés. Mais le papier photogra-
Firma. Das Fotopapier hat überlebt,
carta fotografica non è scomparsa e
traced the company’s history. But the
zum Beispiel 214 Millionen Menschen
nombre; cela donne par exemple
l’applicazione sputa un numero: per
for Geneva, for instance, or 20 000 for
phique n’est pas mort et les journa-
und die Journalisten sind auf die
i giornalisti sono andati alla ricerca di
photographic paper endures, and the
für Genf, oder 20‘000 für Hinterrhein
214 millions de personnes pour une
esempio 214 milioni di persone per
Hinterrhein in Grisons. By extrapolat-
listes sont allés voir comment, sous
Suche nach Produkten gegangen, die
prodotti che ancora portano il nome
journalists went to look how, under
GR. Indem die lokale Bevölkerungs-
extrapolation de Genève ou 20 000
un’estrapolazione di Ginevra o di
ing the local population density to the
le nom d’Ilford, des produits très diffé-
noch den Namen Ilford tragen und
di Ilford e che consentono così al mar-
the Ilford name, some very different
dichte auf die Gesamtfläche des
seulement pour Hinterrhein, dans
20’000 per quella di Hinterrhein, nei
total area of the country, an abstract
rents sont commercialisés après la
damit die Marke weiter­leben lassen.
chio di continuare a vivere.
products have been launched onto
Landes hochgerechnet wird, wird ein
les Grisons. A partir de la densité de
Grigioni. Partendo dalla densità della
phenomenon is brought into context
reprise de la marque, qui continue
the market since the revival of the
abstraktes Phänomen auf die ei­-
la population locale appliquée à
popolazione locale applicata all’insie-
of one’s own life and community, and
ainsi à vivre.
brand, which thus lives on.
gene Lebenswelt runtergebrochen
l’ensemble du territoire national, un
me del territorio nazionale, un feno-
thus becomes more tangible.
und damit fassbar.
phénomène abstrait est ainsi rendu
meno astratto al proprio ambito di
concret et tangible à son propre
vita viene così reso concreto e
environnement.
tangibile.
18
swiss press print
swiss press online
Claudia Salzmann bernerzeitung.ch
Gewinner | Gagnant | Vincitore | Winner
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20
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swiss press online Thomas Dayer / Nicolas Brodard sept.info
Nominiert | Nominé | Nominato | Nominee
swiss press online David Bauer Tageswoche
Nominiert | Nominé | Nominato | Nominee
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22
swiss press radio
23
Gewinner Radio
Gagnant Radio
Vincitore Radio
Winner Radio
Sacha Geiser
Silvio Liechti
Regionaljournal Graubünden (SRF1)
The radio jury from left to right:
Patrick Nussbaum, Birgit Orgler, Barbara Stöckli, Rolf Hieringer,
Anna Maria Nunzi, Gian Ramming, Marco Petrelli, Muriel Ballaman,
Delphine Nebel-Gendre, Rouven Gueissaz
« Es gab eine angeregte Diskussion, doch dann ist
der Entscheid schnell gefallen. »
Anna Maria Nunzi, Jury-Präsidentin Radio
Regierungs­
kandidaten in
ungewohnten
Rollen
Les candidats
au gouvernement
dans des rôles
inhabituels
I candidati per
il governo in ruoli
insoliti
Government
Candidates
in Unfamiliar
Roles
Ausgestrahlt am 14. April 2014
Diffusé le 14 avril 2014
Messo in onda il 14 aprile 2014
Aired on 14 April 2014
Das Regionaljournal Graubünden hat
Avant les élections, le journal régional
In vista delle elezioni, il giornale regio-
In the run­up to the elections and with
den Regierungsratskandidatinnen und
des Grisons a sondé les candidates
nale dei Grigioni ha tastato ironica-
an irreverent nod, the Regionaljournal
­-kandidaten im Vorfeld der Wahlen
et les candidats au Conseil d’Etat, non
mente il polso dei candidati del Consi-
Grisons probes the government can­
augenzwinkernd auf den Zahn gefühlt.
sans malice, dans une série de sept
glio di Stato. In una serie di sette
didates in a series of seven portraits:
In einer Serie von sieben Porträts
portraits. Les politiciens n’étaient pas
ritratti, i politici non sono stati solo in-
Not only are the politicians confront-
wurden den Politikern nicht nur die
seulement questionnés sur les sujets
tervistati sui soliti soggetti come, per
ed with the usual questions, such
gängigen Fragen gestellt – zum Bei-
habituels, comme par exemple les
esempio, i problemi più urgenti dei
as what the most pressing problem in
spiel nach dem drängendsten Prob-
problèmes les plus urgents des Gri-
Grigoni, ma sono stati confrontati con
Grisons is; but the interviews take
lem im Bünderland. Die Gespräche mit
sons. Les entretiens avec les journa-
scenari insoliti. I colloqui con i giorna-
place in the unfamiliar circumstance
den Journalisten fanden in ungewohn-
listes avaient lieu aussi dans un
listi si sono svolti durante uno scam-
of a job­-exchange. Barbara Janom
tem Rahmen statt: bei einem Job-
contexte inhabituel : un échange de
bio di ruoli. Così, la consigliera di Sta-
Steiner, one of the members of the
tausch. So musste Regierungsrätin
fonction. Ainsi la conseillère d’Etat
to Barbara Janom Steiner ha dovuto
cantonal government, was given
Barbara Janom Steiner im Amt für In-
Barbara Janom Steiner devait, elle,
installare un computer per l’Ufficio
the task of setting up a computer in
formatik einen Computer installieren,
installer un ordinateur au service in-
d’informatica, il consigliere di Stato
the Office for Information Technology;
Regierungsrat Martin Jäger setzte
formatique, le conseiller d’Etat Martin
Martin Jäger si è seduto alla cassa del
another member of the Grisons gov-
sich an die Kasse des Naturmuseums,
Jäger s’était mis à la caisse du Musée
Museo di Storia Naturale e il sindaco
ernment, Martin Jäger, manned the
und der Gemeindepräsident von
d’histoire naturelle et le président
di Scuol, Jon Domenic Parolini, ha
ticket office of the Natural History Mu-
Scuol, Jon Domenic Parolini, half mit
de Scuol, Jon Domenic Parolini, devait
contribuito con macchinari pesanti, a
seum; and the president of the com-
schwerem Gerät beim Schneeräumen
aider à déneiger la chaussée avec
spazzare la neve nella Bassa
mune of Scuol, Jon Domenic Parolini,
im Unterengadin.
du matériel lourd.
Engadina.
used heavy machinery to help clear
the snow in the Lower Engadin.
24 swiss press radio
swiss press radio
Nominiert Radio
Nominé Radio
Nominato Radio
Nominee Radio
Nominiert Radio
Nominé Radio
Nominato Radio
Nominee Radio
Dieter Kohler
Regionaljournal Basel (SRF1)
Maurice Velati
Sommerserie der
Regionaljournale (SRF1)
25
Volkes Stimme zur
Kantonsfusion
La voix du peuple
sur une fusion
de cantons
La voce del popolo
su una fusione
di cantoni
The Voice of
the People
on a Merging of
Cantons
Erfolgsgeheimnisse
von Ede­lunter­­wäsche
Les secrets du
succès d’un
sous­vêtement
de luxe
I segreti del
successo degli
indumenti intimi
d’alta gamma
Success Secrets of
Luxury Lingerie
Ausgestrahlt am 8. September 2014
Diffusé le 8 septembre 2014
Messo in onda l’8 settembre 2014
Aired on 8 September 2014
Ausgestrahlt am 5. August 2014
Diffusé le 5 août 2014
Messo in onda il 5 agosto 2014
Aired on 5 August 2014
Die Volksabstimmung über eine Kan-
Le vote sur une fusion de cantons est
Il referendum su una fusione di canto-
A referendum on a merging of can-
Kaum ein Passant wäre bereit, so viel
Il n’y a pas beaucoup de passants qui
Difficilmente un passante sarebbe
Barely any passing shopper would be
tonsfusion ist ein seltenes Ereignis
un événement rare et d’une grande
ni è un evento raro e di grande porta-
tons is a rare event of great impor-
Geld für Unterwäsche auszugeben,
seraient prêts à dépenser pour des
disposto a spendere così tanti soldi
prepared to spend as much money
von grosser Tragweite. Das Regional-
portée. Le journal régional de Bâle
ta. Per un’intera settimana, il giornale
tance. The Regionaljournal Basel
wie ein Zimmerli­-Stück kostet. Die
sous-­vêtements autant d’argent que
per la biancheria intima, per pagarsi
on underwear as a Zimmerli creation
journal Basel widmete dem möglichen
a par conséquent consacré une série
regionale di Basilea ha così dedicato
therefore devoted a week-­long special
Strassenumfrage in Aarau rahmt einen
ce que coûte une seule pièce fabri-
il prezzo di un indumento Zimmerli.
costs. The street survey in Aarau un-
Zusammenschluss von Basel­-Stadt
d’émissions en direct, durant une
alla possibile fusione tra Basilea Città
series with live broadcasts to the
zügig geschnittenen Radiobeitrag über
quée par Zimmerli. Ce petit radio­
Il sondaggio nelle strade di Aarau funge
derpins a neatly paced radio report on
und Basel­-Landschaft deshalb eine
semaine, à une possible fusion de
e Basilea Campagna una serie di
possible merger between Basel­-Stadt
die nahegelegene Firma Zimmerli
trottoir à Aarau encadre une émission
da corollario a un servizio radiofonico
the nearby company Zimmerli Textil
einwöchige Sonderserie mit Live-
Bâle­-Ville et Bâle-Campagne. L’équipe
emissioni in diretta. La squadra televi-
and Basel-­Landschaft. The team went
Textil AG in Aarburg ein. Ein Unterneh-
bien taillée sur Zimmerli Textil AG,
realizzato sulla vicina società Zimmerli
AG in Aarburg. A company that de-
Sendungen. Das Team schwärmte in
s’était dispersée dans les différentes
siva è andata in diversi comuni e città,
to various communities and towns
men, das in der Schweiz designt,
l’entreprise voisine installée à Aar-
Textil AG di Aarburg. Un’impresa che
signs, sources and produces in Swit-
ver­schiedene Gemeinden und Städte
communes et villes des deux demi­
tastando il polso alla popolazione. Da
to gain a sense of each of the popula-
einkauft und produziert – um seine
burg. Une entreprise qui dessine,
progetta, acquista e produce in Sviz-
zerland – in order to bring its exclu-
aus und fühlte der Bevölkerung den
cantons pour prendre le pouls de la
quest’inchiesta sono emersi sondaggi
tion’s attitudes. This resulted in non­
exklusive Ware auf dem Weltmarkt, im
achète et produit ses modèles exclu-
zera, per piazzare il proprio prodotto
sive product to the world market, for
Puls. Das Ergebnis waren nichtreprä-
population. Le résultat en a été un
non rappresentativi, che hanno inte-
representative surveys with about 150
Luxussegment, zu vertreiben. Das be-
sifs en Suisse à l’intention du marché
esclusivo sul mercato mondiale, nel
luxury retail. This niche player’s
sentative Umfragen mit jeweils rund
sondage non­représentatif portant à
ressato ogni volta circa 150 persone.
participants each. Despite the lack of
dingungslose Qualitätsbekenntnis des
mondial, dans le segment du luxe.
segmento di lusso. A contribuire a una
unconditional commitment to quality
150 Personen. Trotz fehlender Wissen-
chaque fois sur environ 150 per-
Nonostante l’assenza di criteri scienti-
scientific rigour, the mood reflected
Nischenplayers ist ein Teil des Erfolgs-
Le choix inconditionnel du marché de
parte del segreto del successo di
is part of the secret of the success
schaftlichkeit spiegelte die Stim­mungs­-
sonnes. Malgré l’absence de critères
fici, il sentimento generale ha rispec-
in the data coincided with the subse-
geheimnisses von Zimmerli. Der Hype
niche de la qualité constitue une part
Zimmerli è l’impegno incondizionato
of Zimmerli. The hype is also due to
lage das spätere Nein zur Kantons­
scientifiques, le sentiment général
chiato il no alla fusione, poi conferma-
quent rejection of the proposed merg-
ist auch dem Umstand zu verdanken,
du succès de la maison Zimmerli.
per la qualità di questo operatore
the fact that their legendary fine
fusion an der Urne. Insbesondere
a reflété le non à la fusion qui est sorti
to dalle urne. In particolare, l’indagine
er at the ballot box. In particular,
dass die legendären Feinripphemden
Le battage médiatique est aussi dû au
di nicchia. La fama è anche dovuta al
ribbed undershirts are worn by Holly-
sagten die Recherchen vor Ort die
finalement des urnes. L’enquête a
ha consentito di individuare in antici-
the research accurately predicted the
von Hollywood­-Stars wie Clint East-
fait que ses maillots de corps à côtes
fatto che le sue leggendarie canottie-
wood stars such as Clint Eastwood,
massive Ablehnung in den stadtnahen
en particulier permis de mettre en
po il rifiuto massiccio espresso dai
massive NO vote in the suburbs.
wood, Tom Hanks und Silvester
fines sont portés par des stars d’Hol-
re vengono indossate da star holly­
Tom Hanks and Silvester Stallone –
Gemeinden voraus.
évidence,à l’avance, le rejet massif
comuni vicini alle aree urbane.
Stallone getragen werden – kosten­
lywood comme Cliint Eatswood, Tom
woodiane quali Clint Eastwood,
free but priceless advertising.
lose, unbezahlbare Werbung.
Hanks et Silvester Stallone. Une publi-
Tom Hanks e Silvester Stallone: una
cité inestimable et gratuite.
pubblicità gratuita, impagabile.
dans les communes périurbaines.
26
27
Regierungs­kandidaten
in ungewohnten Rollen
«Jobtausch»
Ausgestrahlt am 14. April 2014
(Abschrift, transkribiert aus dem Schweizerdeutschen)
(O-Ton)
Edi Carnot: …den Stiftungsräten und dem
Vorstand…
(O-Ton)
(Off-Text)
Heinz Brand: …ja.
Sara Hauschild: Und überhaupt, Bundesrat
werden sei im Fall nicht sein Lebensziel, schiebt
(O-Ton)
der 59jährige hinterher. Der Job des Regierungsrats
Edi Carnot: …zustellen.
würde ihm aber schon gefallen. Und ein Stück weit
trete er auch an, weil er der Knecht der eigenen
(O-Ton)
Heinz Brand: Darf ich noch rasch
etwas fragen. An dieser Schlussbesprechung mit
Im Vorfeld der Bündner Regierungsratswahlen 2014 hat das Regionaljournal Graubün-
Sara Hauschild: Ein modernes Sitzungsbüro
den von Radio SRF alle Kandidierenden zu
im 3. Stock des Altersheims in Schiers. Hier treffen
einem Jobtausch aufgefordert. Sie durften sich
wir den richtigen und den temporären Direktor. Der
die Arbeit, die sie einen halben Tag lang machen
temporäre, der mit dem Seitenscheitel und dem
sollten, selbst aussuchen. Da wurde ein Kandidat
leicht gewellten Haar, übernimmt sofort den Lead.
zum temporären Gemeindearbeiter, ein anderer
versuchte sich als Kriminalist und die einzige
(O-Ton)
Kan­didatin wagte sich in die Welt der Computer­-­
Heinz Brand: Also, das ist Herr Philipp, das ist
der Direktor dieses Hauses. Oder…und äh…ich bin
technik.
Einer der sieben Porträtierten ist Regie-
eigentlich, unter normalen Verhältnissen, sein
rungsratskandidat und SVP-Nationalrat Heinz
Vorgesetzter, einzig und alleiniger…und jetzt
Brand. Er suchte sich einen Chef­posten aus.
würden wir nun diesen Rollentausch machen.
In der Flury-Stiftung, die im Prättigau für die
Gesundheitsversorgung zuständig ist, nahm
(Off-Text)
er auf dem Direktoren­­sessel Platz.
Sara Hauschild: Für den Rollentausch bleibt
Die Journalistin Sara Hauschild hat ihn
Regierungskandidat Heinz Brand also in der
begleitet. Nachfolgend ein sechsminütiger
Chefetage sitzen. Aus dem Präsidenten wird
Auszug aus ihrem achtminütigen Radiobeitrag.
kurzfristig der Direktor der Stiftung, die sich um
Neben dem Jobtausch war ein weiteres
fixes Element die Kaffeepause: Dort wurden
die Kandidierenden mit Statements politischer
Gegner konfrontiert.
der Revisionsgesellschaft…(Ton wird leiser)
(Off-Text)
die Altersheime, um die Spitex und um den Bau
eines neuen Spitals im Prättigau kümmert.
Warum aber versucht Heinz Brand nicht etwas
ganz anderes? Warum nicht ein Einsatz am
Spitalbett…? Der SVP-Mann winkt ab. Er habe zu
wenig Geduld, sei perfektionistisch veranlagt
und bleibe deshalb lieber beim Bewährten.
(O-Ton)
Heinz Brand: Also ich bin persönlich auch…,
nicht gerade ein Sicherheitsfreak, aber ich bin nicht
einer der unnötig Risiken eingeht, ich bin nicht
einer der leichtfertig etwas versucht, aber äh…
ich führe gerne, das mache ich sehr gerne.
(Off-Text)
Sara Hauschild: Führungserfahrung hat er
sich als Bündner Migrations-Chef geholt. 25 Jahre
lang hat er das Amt für Polizeiwesen, wie er selbst
sagt, unternehmerisch und straff geführt. Seine
Devise im Asylbereich: Flüchtlinge die nicht
arbeiten, müssen im Asylheim wohnen, ihre Kinder
dürfen nicht in die Dorfschule. Wer vielleicht
wieder das Land verlassen muss, soll möglichst
nicht integriert werden. Schweizweit hat das
Asylheim «Valzeina» Schlagzeilen gemacht.
Abgelegen, einsam, mit wenig Platz, so hat Heinz
Brand abgewiesene Asylbewerber auf der
Nordseite seines Heimattals untergebracht.
Aber, gehen wir wieder auf die Südseite –
nach Schiers. In der Flury-Stiftung geht es um den
Tagesablauf.
(O-Ton)
Peter Philipp klärt Heinz Brand auf:
Wir hätten heute Jour-fixe mit dem Finanzchef,
mit Herrn Carnot um halb acht. Anschliessend
Jour-fixe mit Frau Honegger von der Spitex,
da geht es um die Organisation. Um neun Uhr
kommt eine Delegation (Ton wird leiser)
(Off-Text)
Sara Hauschild: Heinz Brand hört genau zu,
macht Notizen, fragt nach. Dann «entlässt» er den
(Man hört wie eine Türe geöffnet wird)
(O-Ton)
Heinz Brand: Gut, schauen wir das rasch an
Edi! Du kannst anfangen.
(O-Ton)
Edi Carnot: Also ich würde vorschlagen, dass
wir den Jahresabschluss in dieser Form…
(O-Ton)
Heinz Brand: …ja.
Silvio Liechti Regionaljournal Graubünden (SRF1)
Sara Hauschild: Und dann ist fertig mit SmallTalk. Organisatorisches wird besprochen. Es
geht unter anderem um einen neuen Namen für
richtigen Direktor…und empfängt den Buchhalter.
swiss press radio
(Off-Text)
(Off-Text)
Alterswohnungen, es geht um die Beschriftung
Sara Hauschild: An der Sitzung wird eine
für die Spitex Autos.
weitere Sitzung vorbereitet. Es geht um Geld.
Die Zahlen sind für Heinz Brand eine Bestätigung.
Und dann witzelt Heinz Brand auch noch über
die Fahrkünste des Spitex Personals.
Die Flury-Stiftung sein Baby. Mit der Stiftung
hat er eine Kinderkrippe in Klosters aufgebaut.
Aktuell baut die Stiftung ein neues Spital und
(O-Ton)
Heinz Brand: Wir sind gute Kunden bei den
auch um die alten Leute kümmert sich die
Karosserie-Spenglern. Wer behauptet, die Frauen
Organisation, sagt ein stolzer Heinz Brand.
seien gute Autofahrerinnen, kann bei uns den
Dann trifft er die Chefin der Spitex.
Wahrheitsbeweis antreten.
(O-Ton)
Heinz Brand: Hoi, Ciao!
(O-Ton)
Angela Honegger: Man müsste Männer
einmal so viel herumfahren lassen wie
(O-Ton)
unsere Frauen, bei diesen Zuständen und wo
Angela Honegger: Morgen, Heinz.
sie überall hinfahren müssen…
Wo soll ich, hier?
(O-Ton)
(O-Ton)
Heinz Brand: Nein, du kannst gerade hier,
Heinz Brand: Ja, ja. Gut, danke,…gehen wir
weiter.
dann können wir so…vis-à-vis.
(Off-Text)
(O-Ton)
Angela Honegger: Gut, danke.
Sara Hauschild: Weiter geht es auch mit der
Karriere von Heinz Brand. Nach 25 Jahren beim
Migrationsamt, der Wechsel in die Politik. Heinz
(O-Ton)
Brand will Regierungsrat werden. 2010 verliert er
Heinz Brand: Bist du im Schuss?
die Wahl aber gegen seine damalige Chefin und
BDP-Politikerin Barbara Janom. Ein Jahr später
(O-Ton)
klappt es besser. Heinz Brand wird in den
Angela Honegger: Ja, es läuft immer.
Nationalrat gewählt. Für den ehrgeizigen HobbyMountainbiker läuft es rund in Bern. Er macht eine
(O-Ton)
Blitzkarriere. Es geht nicht lange, und er wird gar
Heinz Brand: Siehst auch locker aus…ha…
als zukünftiger Bundesrat gehandelt. Eine riesige
frühlingshaft eingestimmt..ha.
Partei sei. Sagt’s und bestellt uns dann einen
Kaffee.
(O-Ton)
Heinz Brand: Danke vielmals. (Kaffeetasse
wird klimpernd auf den Tisch gestellt)
(Off-Text)
Sara Hauschild: Während er in seinem
Espresso rührt, konfrontieren wir ihn mit all jenen,
die ihm den Job als Regierungsrat nicht recht
zutrauen. Stellvertretend für sie, sagt der
Fraktionspräsident der CVP, Marcus Caduff.
(O-Ton)
Marcus Caduff: Kompetenzen hat er, was ich
höre, vor allem in der Migrationspolitik. Dies ist
aber nicht das Problem, welches wir hier haben. Zu
den Fragen, die sich bei uns stellen, habe ich
weder von ihm noch von seiner Partei Antworten
gehört. Im Gegenteil, dort geht es eher darum die
Leute aus dem Kanton zu jagen, statt neue Gäste
zu gewinnen.
(O-Ton)
Heinz Brand: Das ist eine völlig falsche
Meinung. Ich bin auch im Gesundheitswesen sehr
stark engagiert, das nimmt man offenbar zu wenig
zur Kenntnis. Und man scheint offenbar auch
auszublenden, dass ich in einer
Tourismusgemeinde wohne, dort politisch aktiv
war und auch einiges zu Lösungen beigetragen
habe.
...
Chance, die sich allerdings in Luft auflöst, jetzt, da
Brand in den Regierungsrat will. Nein, so eng dürfe
man das nicht sehen, sagt er.
(O-Ton)
Heinz Brand: Das kann man ja immer noch
werden. Äh…ein guter Leistungsausweis als
Regierungsrat ist ja eigentlich eine beste
Wahlvoraussetzung für den Bundesrat. Man kann
sagen, dass eine kantonale Exekutive ein gutes
Trainingslager ist für den Bundesrat.
Gewinner | Gagnant | Vincitore | Winner
28
29
Volkes Stimme zur
Kantonsfusion
«Wie tickt die Region?»
Regionaljournal Basel unterwegs.
Erfolgsgeheimnisse
von Ede­lunter­­wäsche
Sommerserie: Das Erfolgsgeheimnis
von Zimmerli Unterwäsche
Ausgestrahlt am 8. September 2014
(Abschrift «Best of», transkribiert aus dem Schweizerdeutschen)
Ausgestrahlt am 5. August 2014
(Abschrift)
Anmoderation
Audio: Hossli: Wäsche die man
nicht spürt, 00:00:27,21]
Emol ganz ehrlech, wie viel Gäld gähnd Sie eigentlech für Underwösch uus?
Trennsignet
Mir vermuete: Es Under-Liibli für knapp
100 Franke – oder Underhose für 50 Franke – so
Hansruedi Schär: «Wie tickt das Oberbasel-
Modäll döffte die wenigschte vo Ihne dehei im
biet in der Fusionsfrage?
Schrank haa.
Jeannine Borer: «Zwei Männer in der Beiz
Signet (Zusammenschnitt BL und BS-Volkslieder «Vo Schönebuech bis Ammel» und «Z Basel
So tüüri Underwösch git›s aber – und sie isch
haben gesagt, dass sie mit den Mistgabeln nach
zimlech beliebt, under anderem bi de Prominänz i
Basel gehen würden, falls es an der Urne ein Ja
de Film-Metropole Hollywood...
geben sollte».
Exklusivi Underwösch für exklusivi Lüüt –
daas isch s Erfolgsrezäpt vo de Firma Zimmerli
a mym Ryh»)
O Ton: «Ich sage nein, jetzt bleiben wir dort,
Claudia Kenan: «Regionaljournal Basel,
am ersten Tag unserer Fusionswoche. Wir sind
wo wir sind».
besser wird mit uns, wenn wir uns Basel
heute Abend sind wir in Arlesheim…»
anschliessen».
Basler Markplatz…»
Peter Bollag: «…und jetzt schalten wir nach
Laufen, zu meiner Kollegin Marlène Sandrin…».
Patrick Künzle: «…wir sind heute im Bezirk
Arlesheim, weil in diesem Bezirk mehr als die Hälf-
Debii gseht die Underwösch alles anderi
O Ton: «Ich glaube einfach, dass das nicht
unterwegs und senden aus verschiedenen Orten,
Rahel Walser: «…wir senden direkt vom
Textil AG – usem aargauische Aarburg.
als spektakulär uus – sie sorgt aber dank de proDieter Kohler: «Die ganze Woche hiess es:
Regionaljournal unterwegs. Heute schliessen wir
O Ton: «Ich habe das Gefühl, wir werden
überfahren nachher».
O Ton: «Nein, nein, nein, nein, nein».
Underwösch uf d Spur z cho... de Maurice Velati
sion auf höchster Ebene, zwischen zwei
macht das – für einisch i Film- und Färnseh-
Regierungsleuten…»
Manier...
O Ton (Regierungsrat BL, Thomas Weber):
«Es ist Stadt und Land, und es ist
O Ton: «Weil wir nichts zu tun haben mit den
te der Baselbieter Bevölkerung lebt und deshalb die
Baslern. Von mir aus können sie die Basler den El-
Abstimmung in diesem Bezirk entschieden wird…»
sässern verkaufen».
O Ton (Regierungspräsident BS, Guy Morin):
Trennsignet
122 Leuten gesprochen…»
Marlène Sandrin: «…64 der 145 Leute
sagen, Nein lieber keine Fusion…»
Stelle einen Punkt machen, die Zeit läuft uns
Stimmen für eine Kantonsfusion als dagegen, trotz-
Marlène Sandrin: «…die Stimmung ist, in
den Gemeinden Aesch und Arlesheim, skeptischer
als wir es erwartet haben.»
Marlène Sandrin: «…morgen geht unsere
einer Fusion kommt».
Tour weiter, man kann vorbeikommen oder das
«Ja, ich bin dagegen, dass fusioniert wird»
[Audio: Zimmerli
Umfrage 1 (Betrag), 00:00:15,14]
Patrick Künzle: «…und wenn sie zuhause
schön fände, dass wir uns als Kantone näher kom-
Lust haben, kommen sie doch morgen in Sissach
Schwiiz zahlt chuum öpper 100 Franke fürnes
men würden».
vorbei und schauen sie uns zu beim
T-Shirt für drunder...
O Ton: «Ich bin dafür».
zu verlieren haben».
Radiomachen…»
«Dass der Kanton Baselland noch mehr Geld
ist als es heute ist».
Die chliini Umfrog zeigt: Ou i de riiche
Bi Filmstars schiint das andersch.
Peter Bollag: «…und damit zurück ins
Studio.».
O Ton: «Ich denke, Basel-Stadt und Baselland müssten einen Weg finden der konstruktiver
steigen bei uns die Steuern und wir haben nicht
Under­liibli?
O Ton: «Also ich stimme ja, weil ich es auch
(O-Ton)
an die Stadt bezahlt, das hat keinen Wert. Dann
über Underwösch – was zahle Sie fürnes
Radiogerät einschalten, um halb sechs Uhr…»
O Ton: «Ich bin für eine Fusion, da wir nichts
(O-Ton)
Szene 1: E Radioreporter i der Iichoufs-
davon. Es war eine interessante Diskussion…»
dem glaubt in der Stadt fast niemand, dass es zu
Jeannine Borer: «…90 Leute, also gute zwei
Drittel sind gegen eine Fusion…»
((AMBI Stadt Aarau))
passage vo de Stadt Aarau – mir rede mit Passante
Benedikt Erni: «In Basel findet man mehr
Szene 2: Mir zappe dürs düütsche
Färnsehprogramm...
Trennsignet
[Audio: Zimmerli
TV-Einschalter 1 (1),00:00:24,36]
O Ton: «Weil ich der Meinung bin, dass die
beiden Basel einfach zusammengehören».
... gnauer gseit - usem Kanton Aargau.
mehr davon».
Trennsignet
[Audio: Zimmerli
TV-Einschalter 2, 00:00:06,48]
Patrick Künzle: «Man spürt immer wieder
eine grosse Unsicherheit. Bringt es dieser Fusionsprozess, kostet er nicht zu viel Geld. Der erste
((AMBI))
Szene 3: Imen un-uffällige Gschäfts­
Eindruck ist folgender: überraschend grosse Skepsis im Bezirk Arlesheim».
gebäude im Industriequartier zeichnen und schniideren es paar Designer nöii Hömmli und Slips...
anderi Mitarbeiter verpacke Textilie und beliefere
di zimlech exklusivi Chundschaft rund ume Globus.
swiss press radio Dieter Kohler Regionaljournal Basel (SRF1)
Nominiert | Nominé | Nominato | Nominee
jo, das git‘s, bestätiget de Gschäftsfüehrer Marcel
tät. Und drum setzi mer ou immer no uf d Schwiiz.
Hossli:
[Audio: Hossli: CH als Versprechen an Kunden Nische (1),
00:00:20,44]
[Audio: Hossli: Seine HollywoodGeschichten (1), 00:00:28,44]
((ZAPP))
Filmstars mit Schwiizer Underwösch –
privat und uf de Kino-Liinwand – doo toucht natür-
((Liftmusik))
lech sofort de Verdacht uuf, dass Zimmerli eifach
e bsunders gueti Marketing-Abteilig hed...
Szene 6: en exklusive Chleiderlade z Paris
Nei, nei, wehrt sech de Marcel Hossli...
oder süsch irgendwo uf de Wäut...
Wärbegschänk sige das nid...
S nöie Zimmerli-Logo prangt über de bruune
Holzmöbel... i der Uuslaag hed’s nid nume Richeli-
[Audio: Hossli: Tom Hanks
Geschenk – aber sonst zahlen
sie, 00:00:30,52]
eu-Underliibli, sondern ganz viel verschiedeni
Modäll... ou Dame-Underwösch... zum Teil i trendige Farbe.
Aber werum git‘s denn dee Hollywood-Hype
«…und gerade diesen Stadt-Landgraben müssen
Patrick Künzle: «…wir müssen an dieser
Claudia Kenan: «Wir haben heute mit
Beitrag
unterschiedlich…»
wir überwinden».
Trennsignet
Grund gnueg, zum em Gheimis vo dere
die Serie – die Sonderwoche – ab, mit einer Diskus-
O Ton: «Ich glaube einfach, unser Baselbiet
gehört uns alleine».
minänte Chundschaft für spektakuläri Schlagziile.
Churz: Zimmerli setzt uf bedingigslosi Quali-
Hollywood-Stars mit Zimmerli uf de Huut–
für d Schwiizer Underwösch?
D Firma vo Aarburg hed ihri Kollektion uusbout i de letschte Johr – hed eigeti Marke-Läde uuftoh i Metropole wie Paris, Moskau oder Taipeh.
Für das bruucht‘s e Rückbländi:
Eso wott mer ou jüngeri Chunde erreiche... nöii
Chunde, wo sech Zimmerli chönnd und wänd
((MUSIK))
leischte.
300’000 Stück Underwösch verchouft mer
Szene 4: Uuftritt Silvester Stallone als
hüt jedes Johr... Umsatz oder Gwünnzahle bliibe
Rocky Ändi 70er-Johr. De Legände noo de erschti
gheim.
Uuftritt vome Zimmerli-Stück ime Hollywood-
Klar isch: Zimmerli hed als eini vo wenige
Streife. Uf de Bruscht vo de Box-Legände Rocky
Schwiizer Textilfirmen alli Krisen i de Vergangeheit
chläbt es wisses Fiin-Ripp-Hömmli Typ Richelieu:
überläbt... sit de Gründig 1871.
[Audio: Hossli: Richelieu-Shirt
auf dem Tisch - Helden,
00:00:16,03]
(ZAPP))
((AMBI Aarau))
De Stoff für di legendäre Fiinripp-Hömmli
Szene 7: zrugg in Aarau. Mir gähnd de
chunnt vo Huttwil – us ere eigete Wäberei...
Passanten es Richelieu-Liibli zum aa-länge...
nochhär aber goht’s i Süde demit. Szenewächsu:
und aa-probiere. Git‘s doo uf de Stross nöii potentielli Chunde für d Luxus-Wösch vo Aarburg?
[Audio: Zimmerli
TV-Einschalter 3, 00:00:12,98]
[Audio: Zimmerli
Umfrage 2 (1), 00:00:48,60]
((AMBI Näherei Galileo))
... Es bliibt auso debii: Zimmerli-Underwösch
Szene 5: E chliini Fabrikhalle, voll-
isch es Nische-Produkt... und drum ou nume
gschtopft mit Näih-Maschine... sit über 50 Johr
bedingt masse-tauglech... Hollywood-Effekt hin
nähen vor allem italiänischi Froue i de Fabrik
oder här.
z Coldrerio di exklusive Teili zäme... vo Hand.
Under de flinke Finger vo de Näiherinne git’s
chuum sichtbari Nöht... verarbeitet wärde nume
Schnitt – und Kamera aus.
((ZAPP)) Abmoderation ...
di beschte Stoff-Mischige.
Das sig’s Gheimnis vom Zimmerli-Erfolg,
seit de Gschäftsfüehrer Marcel Hossli:
swiss press radio Maurice Velati Regionaljournale (SRF1)
Nominiert | Nominé | Nominato | Nominee
30
swiss press video
31
Gewinner Video
Gagnant Video
Vincitore Video
Winner Video
Sacha Geiser
Raphael Amrein
Schweiz Aktuell (SRF1)
The video jury from left to right: Marc Friedli, Samuel Mumenthaler,
Mario Cortesi, Claudia Weber, Rémy Trummer, Michele Galfetti
« Die Beiträge waren im Vergleich zu den Vorjahren
leider etwas weniger spektakulär. »
Mario Cortesi, Jury-Präsident Video
Das Ende von
«Klein Istanbul»
La fin du
«petit Istanbul»
La fine della
«Piccola Istanbul»
The End of
«Little Istanbul»
Ausgestrahlt am 17. April 2014
Diffusé le 17 avril 2014
Messo in onda il 17 aprile 2014
Aired on 17 April 2014
Die Geschichte kann sich überall
L’histoire est transposable partout
La storia è applicabile ovunque immi-
These events could be taking place in
zutragen, wo Immigranten zur Prospe-
où des immigrants ont participé à la
granti hanno contribuito alla prosperi-
any area of the country where immi-
rität der Schweizer Industrie beitru-
prospérité de l’industrie en Suisse.
tà dell’industria svizzera. Per il suo
grants have been contributing to the
gen. Raphael Amrein ist für seinen
Pour sa contribution Raphael Amrein
servizio televisivo, Raphael Amrein è
prosperity of Swiss industry. For his
Beitrag ins solothurnische Gerlafingen
est allé à Gerlafingen, dans le canton
andato a Gerlafingen, nel canton
submission, Raphael Amrein drove to
gefahren, wo ehemalige, hauptsäch-
de Soleure où, de longue date, des
Soletta, in un quartiere soprannomi-
Gerlafingen in Solothurn, where for-
lich türkische und italienische Arbeiter-
familles de travailleurs, principalement
nato «Piccola Istanbul», da tempo
mer worker families of mainly Turkish
familien das Quartier mit dem Über­
turques et italiennes, peuplent encore
abitato da famiglie di operai, soprat-
and Italian origin populate the neigh-
namen «Klein Istanbul» bevölkern –
un quartier surnommé «­­­­­­­­ le petit Istan-
tutto turchi e italiani. Ma non vi
bourhood nicknamed «Little Istanbul»
noch, denn die zum Teil Jahrzehnte
bul ». Encore, car les locataires, qui
risiederanno più a lungo, visto che gli
– up until now, that is. Because now,
lang treuen Mieter müssen raus. Die
pour certains sont là depuis des
inquilini, alcuni dei quali locatari da
the inhabitants, some of whom have
neue Eigentümerin der maroden
décennies, doivent partir. La nouvelle
decenni, devono partire. La nuova
been loyal tenants for decades, are
Wohn­blöcke aus den 1970er­-Jahren
propriétaire des immeubles délabrés
proprietaria degli immobili risalenti
having to leave. The new owner of the
hat allen 48 Parteien gekündigt, weil
des années 1970 a dénoncé tous les
agli anni 1970 ha infatti disdetto tutti i
ailing residential blocks from the
eine Totalsanierung ansteht. Nach
contrats pour entamer une rénovation
contratti d’affitto per procedere a un
1970s has given all 48 tenancy hold-
der Renovation werden die Mietzinsen
totale. Après la remise en état, les
risanamento totale. Dopodiché, gli
ers notice, due to complete reno­
um bis zu 50 Prozent steigen, was
loyers augmenteront jusqu’à 50%,
affitti aumenteranno persino del 50%,
vations which are pending. Once the
die bisherigen Bewohner, die in
ce qui pose un problème existentiel
mettendo i precedenti inquilini, di
renovations are complete, the rents
bescheidenen Verhältnissen leben,
aux anciens locataires, dont les
condizioni economiche modeste,
will rise by up to 50 percent, leaving
vor existenzielle Probleme stellt.
revenus sont modestes.
di fronte a un problema esistenziale.
the previous inhabitants, who live
in modest circumstances, with existential problems.
32 swiss press video
swiss press video
Nominiert Video
Nominé Video
Nominato Video
Nominee Video
Nominà Video
Nominiert Video
Nominé Video
Nominato Video
Roman Wasik
Spezialsendung Dihei uf de Strass
(TeleZüri, Tele M1)
Curdin Fliri
Telesguard (RTR – Radio und Fernsehen
der rätoromanischen Schweiz)
33
Der obdachlose
Treuhänder
L’administrateur
«sans­-abri»
Il fiduciario
senzatetto
The Homeless
Trustee
Betunar en las
autezzas
Betonieren in
luftiger Höhe
Bétonner en haute
altitude
Colate di cemento
ad alta quota
Ausgestrahlt am 16. Dezember 2014
Diffusé le 16 décembre 2014
Messo in onda il 16 dicembre 2014
Aired on 16 December 2014
Emess als 22 da december 2014
Ausgestrahlt am 22.Dezember 2014
Diffusé le 22 décembre 2014
Messo in onda il 22 dicembre 2014
Roman Wasik erzählt in einer vierteili-
Roman Wasik raconte, dans une série
In una serie di quattro puntate, Roman
In a four­-part series, Roman Wasik
Per colliar las duas parts da la Val
Um die beiden Talhälften des Tamina-
Pour relier au trafic les deux moitiés
Per collegare il traffico delle due metà
gen Serie die Schicksalsgeschichte
en quatre parties, le destin de Martin,
Wasik racconta il destino di Martin,
tells the story of the fate of Martin,
Tamina per il traffic vegn actualmain
tals für den Verkehr zu verbinden,
de la Taminatal, une vallée latérale du
della valle Tamina, si sta costruendo
von Martin, einem 43­-jährigen Treu-
un administrateur de 43 ans qui a
un fiduciario di 43 anni che ha perso
a 43-­year-old trustee who has lost
construida la pli gronda punt ad artg.
wird derzeit die grösste Bogenbrücke
Rheintal, près de Bad Ragaz, on
il più grande ponte ad arco della Sviz-
händer, der alles verloren hat: seinen
tout perdu : son boulot, sa famille, son
tutto: il lavoro, la famiglia, la casa.
everything: his job, his family, his
La lavur vi da la punt da Tamina è
der Schweiz gebaut. Die Arbeit an
construit actuellement le plus grand
zera. La costruzione del ponte Tamina
Job, seine Familie, sein Zuhause. Nach
chez­soi. Après une « guerre des roses »
Dopo una discussione con l’ex m
­ oglie,
home. After an acrimonious divorce
dentant mo insatge per persunas
der Taminabrücke ist jedoch nur für
pont en arc de Suisse. Mais c’est un
è consentita solo a coloro che non
einem Rosenkrieg mit seiner Ex­-Frau
avec son ex­-femme, cet administrateur
questo fiduciario indipendente ha
from his wife, the independent trustee
senza sturnizi. Il lieu da lavur è num-
Schwindelfreie geeignet. Der Arbeits-
travail réservé à ceux qui n’ont pas le
soffrono di vertigini. Il posto di lavoro
brach der selbstständige Treuhänder
indépendant a plié bagage et quitté
tolto le tende dalla regione zurighese,
broke his ties to the Zurich area and
nadamain 200 meters sur il fund da la
ort befindet sich nämlich 200 Meter
vertige. Le chantier se situe à environ
si trova infatti a 200 metri sopra il
seine Zelte im Grossraum Zürich ab
la région zurichoise. Il a erré de­ci de­là
girovagando per anni. Il suo reinseri-
roamed around for years. His attempt
val. Ed er la moda da construir da la
über der Talsohle. Die Bauweise, mit
200 m au­-dessus du fond de la vallée.
fondovalle. Anche il metodo di realiz-
und reiste Jahre lang herum. Sein
durant des années. Son retour rate,
mento nel mondo del lavoro fallisce:
at re-entry fails. Martin finds no work,
punt è unica. La punt vegn erigida cun
der die Brücke erstellt wird, ist
La conception du pont est en effet
zazione è unico: il cosiddetto sistema
Wiedereinstieg misslingt, Martin findet
Martin n’a pas retrouvé de travail ni
Martin non trova né lavoro, né casa.
no place to stay, and this vicious
l’uschenumnada metoda da construc-
ebenfalls einzigartig. Im sogenannten
unique. Toute la construction est
di «costruzione libera», prevede che
keine Arbeit und keine Bleibe, der
d’endroit pour vivre. Le cercle infernal
Questa spirale infernale lo porta a
circle traps him in homelessness. With
ziun libra e tegnida en l’aria mo cun
Freibauverfahren wird die gesamte
maintenue en l’air uniquement par
l’intera struttura sia sostenuta soltan-
Teufelskreis führt ihn in die Obdach­
l’a conduit à la clochardisation. Avec
mendicare. Con una franchezza inusi-
re­markable frankness, the father and
sugas d’atschal. Per ils constructurs
Konstruktion einzig durch Stahlseile
des câbles d’acier sous tension. Pour
to da cavi d’acciaio. Per il costruttore
losigkeit. In bemerkenswerter Offen-
une franchise remarquable, ce père
tata, il padre di famiglia descrive
former family man describes how
da la punt è questa lavur ina gronda
in der Luft gehalten. Für die Brücken­
le constructeur, c’est un défi majeur.
di ponti, questo lavoro è una sfida
heit schildert der Familienvater, wie
de famille raconte comment il se sent
come si senta respinto dalla società,
he feels rejected by society – in the
sfida. La contribuziun da Curdin Fliri
bauer ist diese Arbeit eine grosse
La contribution de Curdin Fliri docu-
importante. Il servizio televisivo di
er sich von der Gesellschaft ausge-
rejeté de la société, tout en sachant
pur nella consapevolezza che la sua
full knowledge, that the publicity
documentescha la moda da construir
Herausforderung. Der Beitrag von
mente la conception spectaculaire du
Curdin Fliri documenta il sistema di
stossen fühle – im Wissen darum,
que son apparition à la télévision ne
testimonianza in televisione potrebbe
of being on television may not just be
spectaculara da la punt da Tamina.
Curdin Fliri dokumentiert die spekta-
pont de la Tamina.
costruzione spettacolare del ponte
dass ihm die Publizität im Fernsehen
peut rien lui apporter, mais au
essere utile, ma anche controprodu­-
beneficial, but also harmful to him.
nicht nur nützen, sondern auch
contraire lui être dommageable.
cente.
schaden kann.
kuläre Bauweise der Taminabrücke im
Tamina, nella valle laterale del Reno,
Seitental des Rheintals bei Bad Ragaz.
nei pressi di Bad Ragaz.
34
swiss press print
swiss press video
Raphael Amrein Schweiz Aktuell (SRF1)
Gewinner | Gagnant | Vincitore | Winner
35
36
swiss press print
swiss press video Roman Wasik Spezialsendung Dihei uf de Strass (TeleZüri, Tele M1)
Nominiert | Nominé | Nominato | Nominee
swiss press video Curdin Fliri Telesguard (Radio/Fernsehen der rätoromanischen Schweiz)
Nominiert 37
| Nominé | Nominato | Nominee
38
swiss press photo
39
Gewinner Photo
Gagnant Photo
Vincitore Photo
Winner Photo
Michael von Graffenried
Yvain Genevay
Le Matin Dimanche
The photo jury from left to right: Ignaz Staub, Antonio Mariotti,
Michiel Munneke, Brigitte Meyer, Luc Debraine, Ruben Sprich, Mark Henley
«Die Gewinner beweisen schön, dass nicht
ein einzelnes Sujet entschei­d end ist, sondern
nach wie vor das Auge des Fotografen.»
Ignaz Staub, Jury-Präsident Photo
Die syrische
Flüchtlingsfamilie
Jneid
La famille Jneid,
qui a fui la guerre
en Syrie
La famiglia
di rifugiati siriani
Jneid
The Family
Jneid, Refugees
from Syria
Publiziert am 13. Juli 2014
Publié le 13 Juillet 2014
Pubblicato il 13 luglio 2014
Published on 13 July 2014
Die Reise der Hoffnung endet tragisch:
Le voyage de l’espoir s’est achevé de
Il viaggio della speranza si conclude
A tragic end to a voyage of hope:
Am 4. Juli 2014 wird die syrische
manière tragique : le 4 juillet 2014,
tragicamente: il 4 luglio 2014, la fami-
On 4 July 2014, the Jneid family from
Familie Jneid, die mit einer Gruppe
la famille syrienne Jneid en route avec
glia siriana Jneid, trovandosi in viaggio
Syria are on their way from Milan to
von Flüchtlingen auf dem Weg von
un groupe de réfugiés sur le chemin
da Milano a Parigi con un gruppo di
Paris as part of a group of refugees,
Mailand nach Paris ist, im französi-
de Milan à Paris, est arrêtée dans
rifugiati, viene fermata in Svizzera.
when they are stopped in the French
schen Jura angehalten und über die
le Jura français. L’épouse est enceinte
La donna è incinta di sette mesi e la-
Jura and deported to Italy via Switzer-
Schweiz nach Italien gebracht. Die
au septième mois et souffre de ma-
menta dolori. Dopo il ritorno forzato
land. The wife is seven months preg-
Frau ist im siebten Monat schwanger
laises. Sur le chemin de retour, elle
in Italia, si accascia sul marciapiede
nant and complains of severe pain.
und klagt über Beschwerden. Nach
s’effondre sur le quai de gare de Domo-
della stazione ferroviaria di Domodos-
In Domodossola, she collapses on the
der Rück­führung bricht sie auf dem
dossola. Elle accouchera d’un enfant
sola. Il suo bambino viene alla luce
platform. By the time they reach
Bahnsteig von Domodossola zusam-
mort-né à l’hôpital. Le bébé est en­
in ospedale, ma è senza vita. Viene
the hospital, any hope of saving her
men. Ihr Kind kann im Spital nur noch
terré sur place. Depuis, la famille a
sepolto in questa stessa località.
baby is lost, her child is stillborn, and
tot ge­boren werden. Es wird vor Ort
obtenu l’asile en Italie.
Sucessivamente, la famiglia ottiene
is buried nearby. Later, the family
asilo in Italia.
is granted asylum in Italy.
be­erdigt. Die Familie erhält später in
Italien Asyl.
Aktualität / Actualité
Attualità / News
Alltag / Vie Quotidienne
Vita Quotidiana / Daily Life
Reportagen / Reportages
Reportage / Stories
Porträt / Portrait
Ritratti / People
Sport / Sports
Sport / Sports
Ausland / Étranger
Internazionale / World
Yvain Genevay
Drame de l’asile – une jeune
femme syrienne (Series)
Le Matin Dimanche
Stephanie Borcard /
Nicolas Metraux
Fading Memories (Series)
Swissinfo, 24 Heures
Helmut Wachter
Happy End (Series)
tagesanzeiger.ch,
bernerzeitung.ch,
baslerzeitung.ch, derbund.ch
Flavia Leuenberger
Giovanni Vassalli (Single)
ticinosette
Annick Ramp
Hans Ueli Brönnimann,
Special Olympics (Single)
Neue Zürcher Zeitung
Jean Revillard
Les électrosensibles (Series)
L’Hebdo
2. Olivier Vogelsang
Jeunesse islamique à Fribourg
(Series) Tribune de Genève
2. Kleio Obergfell
Territoire (Series), Le Courrier
3. Gabriele Putzu
Isola sul piano di Magadino
(Single) Ti-Press / Keystone
3. Reza Khatir
TeatroDanzaGiovani (Single)
ticinosette
2. Chris Iseli
Die Stadt mit der höchsten
Sozialhilfequote (Series)
Aargauer Zeitung
3. Kostas Maros
Cabaret Bizarre (Series)
Basler Zeitung, Tages Woche
2. Christian Lutz
Fille des Libellules (Single)
La Tribune de Genève
3. Christian Schnur
Schriftsteller
Lukas Bärfuss (Single)
Das Magazin
2. Reto Oeschger,
Die 122. Minute (Single)
Tages-Anzeiger
3. Peter Klaunzer
Wrestling Schweizer Meisterschaften (Single), Keystone,
verschiedene Medien
2. Thomas Kern
Karneval in all meinen
Träumen (Series)
Grands Reportages
3. Dominic Nahr
Daben City (Series)
SRF3 Online
40
Domodossola, 12. Juli 2014:
swiss press print
Die syrische Flüchtlingsfamilie Jneid
trauert um ihr jüngstes Kind. Mutter
Suoha, 22, hat eine Totgeburt erlitten,
nachdem sie von den Schweizer
Behörden nach Italien zurückgeführt
wurde. Der Vater erhebt schwere
Vorwürfe gegen die Beamten, sie
hätten den schlechten Gesundheitszustand seiner Frau nicht ernst
genommen.
Domodossola, 12 juillet 2014 :
les membres de la famille Jneid, des
réfugiés fuyant la guerre en Syrie,
pleurent leur dernier-né. La mère,
Suoha, 22 ans, a donné naissance à
un enfant mort-né après avoir été
refoulée de Suisse vers l’Italie. Le père
adresse de sévères reproches aux
fonctionnaires suisses qui n’ont
pas pris au sérieux le mauvais état
de santé de sa femme.
Domodossola, 12 luglio 2014:
la famiglia di rifugiati siriani Jneid
piange l’ultimogenito. La madre
Suoha, 22 anni, ha perso il bambino
che portava in grembo, dopo che
le autorità svizzere hanno ricondotto
la famiglia in Italia. Il padre muove
gravi accuse ai funzionari: non
avrebbero preso seriamente in considerazione le precarie condizioni di
salute di sua moglie.
Domodossola, July 12, 2014:
The family Jneid, refugees from Syria,
is mourning its youngest member.
22-year-old mother Suoha’s child was
stillborn, after the Swiss authorities
deported the family to Italy. The father
lays a heavy portion of the blame
on the officials, stating they hadn’t
taken his wife’s poor state of health
seriously enough.
swiss press photo
Yvain Genevay Le Matin Dimanche
Gewinner | Gagnant | Vincitore | Winner
41
print
Abt Ueli
Achermann Barbara
Armanios Rachad
Bacher Thomas
Bader Nora
Balmer Dominik
Bangerter Annika
Batthyany Sacha
Beeli Augustin
Bernhart Christian
Binz Simon
Blanchard Pierre
Bollinger Nicolas
Bonsaver Francesco
Bourgeois Lise
Brechbühler Yves
Breitinger Eric
Brignoni Raffaella
Brühlmann Kevin
Bucher Denise
Buchs Christoph
Buhler Tiphaine
Bühler Urs
Burnier Pascale
Butorin Andrea
Camponovo Federico
Cavelty Gion Mathias
Cheda Matteo
Christ Stefanie
Comtesse Mirjam
Cormon Pierre
Däpp Walter
Desbiolles Chantal
Drechsler Nicolas
Eberhard Andres
Favre Catherine
Favre Cléa
Feller Elisabeth
Feuz Patrick
Filliez Xavier
Finessi Andrea
Flieger Katharina
Francey Olivier
Franchini Federico
Freda Sylvia
Füchslin Bruno
Gallinelli Sven
Gasser Benno
Gasser Patrick
Gautier Dinu
Gehrig Janina
Geissbühler Stefan
Geisseler Zeno
Gepp Anina
Gimes Miklos
Graf Susanne
Gräflin Carole
Gross Dominik
Guggisberg Rahel
Hedinger Sandrine
Heiniger Ralph
Heitz Dominik
Hilfiker Ernst
Hilzinger Stefan
Hoffmann Joël
Huber Marius
Hug Christian
Hürlimann Brigitte
Jaeggi Sarah
Jan-Hess Isabel
Jansen Valeska
Jecker Flurin
Jeitziner Marco
Jirat Jan
Jotterand Cédric
online
radio
Amberg Shirley
Atmani Mehdi
Bass Nicolo
Bauer David
Biasio Fabian
Biéler Gilles
Binswanger Michèle
Botti Mauro
Brechbühler Yves
Cerutti Joél
Cher Hared Hassan
Cochard Catherine
Dayer Thomas
Devenish Nora
Domeisen Gabriela
Gasser Patrick
Gertsch Christof
Ghiselli Luca
Jordi Hanna
Koch Lea
Krämer Jürg
Meier Simone
Mettler Jon
Nagy Thom
Nicca Casper
Odermatt Omar
Pirolt Sabine
Rieder Sebastian
Rosch Benjamin
Ruetsch Evan
Salzmann Claudia
Schärer Walter
Sönmez Demir
Spinnler David
Wedl Johanna
Zaslawski Valerie
Zehr Angelo
Zurbriggen Adria
Baumer Matthias
Brunner Céline
Buchbinder Sascha
Cimmino Nicoletta
Droux Antoine
Frick Bodo
Fritzsche Daniel
Glur Daniel
Gutersohn Thomas
Haefeli Rebekka
Hauschild Sara
Hillauer Rebecca
Inauen Philipp
Iselin Sophie
Kohler Dieter
Kronenberg Heidi
Laube Luca
Liechti Silvio
Maier Anna
Moser Alex
Pelosi Dario
Sahli Michael
Schürch Rolf
Simeon Dorotea
Spinnler David
Strauch Chris
Velati Maurice
Vincenz Curdin
Vogt Beat
Vultier Nicolas
Wieland Maria-Anna
Wittwer Yolanda
Zuercher Sascha
Zumstein Lukas
Kaps Annekatrin
Kaufmann Andreas
Keller Christian
Kistler Tatjana
Klopfenstein Nadine
Knellwolf Thomas
Kunz Yasmin
Kürschner Iris
Kutschera Thomas
Lehmann Fritz
Leroy Raphaël
Lipp Jacqueline
Lukoschik Andreas
Marti Tobias
Martucci Marco
Maurer Andreas
Mettler Jon
Minonzio Gini
Minor Liliane
Moning Beat
Moser Adrian Manuel
Naguib Costanza
Niedermann Florian
Nikolic Dejan
Nittnaus Michael
Nobs Markus
Nussbaumer Christoph
Packiry Kessava
Pajarola Jano Felice
Parvex Marie
Perret Florence
Peternell Svend
Petrovic Magdalena
Pfund Ramona
Plüss Mirko
Probst Roger
Badertscher Claudia
Rasic Sasa
Banholzer Roman
Reich Julian
Burgherr Till
Revello Sylvia
Casciaro Elisa
Rilling Katharina
Dobler Stefan
Rossier François
Eisenring Yvonne
Rothmund Susanne
Fliri Curdin
Rüegsegger Hans-Ruedi
Günter Rolf
Ruetsch Evan
Gbegan Joël Dewanou
Rutschi Sandra
Honegger Basil
Schaible Franz
Huber Laila
Scheurer Michael
Humbel Georg
Schlegel Benjamin
Inhofer Aline
Schluchter-Donski Barbara
Karasek David
Schnider Urs
Kremer Anne-Käthi
Schumacher Samuel
Lanz Stefan
Senn Claudia
Maier Anna
Silini Carlo
Müller Remo
Simon Sophie
Mendoza Cecilia
Simonsen Leif
Mossaz Stephen
Sommer Fabian
Parisotto Salce Fabrizio
Städler Iwan
Plachesi Adrian
Staub Peter
Häberli Prisca
Stephan Julia
Ringgenberg Cynthia
Suessli Filippo
Robbiani Vito
Taverner Andreas
Seligmann Varuna
Théry Marjorie
SteinerPierre-Alain
Trautmann Ursina
Thomi Matthias
Tuchschmid Ivo
Vogel Thomas
Wanner Aline
von Roten Julien
Wasser Guido J.
Wasik Roman
Wedl Johanna
Weibel Joel
Weingartner Basil
Wenger Jean-Luc
www.swisspressphoto.ch
Wieland Benjamin
Wittenwiler Ronny
Wölfli Marco
Wüthrich Urs
Zimmerli Sandro
Zinsli Hans Juerg
Zumbühl Myriam
Zünd Céline
Zürrer Stefa
video
photo
Ackermann Niels
Aeberhard Christian
Agosta Francesca
Albertalli Reto
Albouy Pierre
Amez Pascale
Amrein Pius
Anderegg Stefan
Anex Anthony
Anex Sébastien
Anliker Tobias
Auf der Mauer Daniel
Bader Claudio
Baer Adrian
Balibouse Denis
Bally Gaetan
Basic Goran
Baumann Dominik
Baur Dominik
Beutler Christian
Biasio Fabian
Bieri Marcel
Bleuze Laurent
Bobst Christian
Bodmer Andreas
Bohrer Stefan
Bonson Christian
Borcard Stéphanie
Bösch Stephan
Bosshard Gérald
Bott Jean-Christophe
Bretscher Adrian
Brodard Nicolas
Brun Christian
Brunner Pit
Bucher Urs
Bühler-Rasom Markus
Buholzer Michael
Bürgisser Boris
Cabrera Georges
Chételat Valérie
Christen Mischa
Coffrini Fabrice
Colombo Régis
Cortis Jojakim
Cretton Georges-André
Cugini Lorenz
Della Bella Alessandro
Dervey Chantal
Di Domenico Valeriano
Di Matteo Maurane
Di Silvestro Jean-Patrick
Diderich Claude
Domeisen Gabriela
Dubost Eric
Dubuis Frédéric
Dufey François
Duperrex Michel
Dutoit Philippe
Ehrenzeller Gian
Fanconi Doris
Fieni Matteo
Flusin Lionel
Fornera Gerry
Freudiger Emanuel
Frey Kuster
Friederich Manu
Frietsch Markus
Frommenwiler Peter
Frutiger Daniela
Fuchs Patrik
Gasser Patrick
Geisseler Zeno
Genevay Yvain
Gianinazzi Pablo Nadir Yanik
Gillieron Laurent
Gillieron Lopreno Patrick
Girardin Magali
Gobet Martial
Golay Samuel
Golinelli Adrien
Good Desiree
Grossi Gianluca
Guélat Samuel
Guinnard Jean-Paul
Guiraud Laurent
Haenni Aude
Hametner Nicole
Herzig Christian
Hildebrand Christian Herbert
Hlavacek Sava
Hodel Thomas
Hofer Karin
Hug Karl-Heinz
Iseli Chris
Iuncker Steeve
Jost Hans Peter
Kaiser Stefan
Käser Matthias
Kaufmann Andreas
Kefalas Georgios
Kellenberger Daniel
Keller Christian
Kern Thomas
Khakshouri Joseph
Khatir Reza
Kissling Jean-Jacques
Klaunzer Peter
Kobel Martin
Kraemer Patrick B.
Lander Tanja
Le Cunff Hervé
Leanza Ennio
Lehmann Fritz
Leimer Stefan
Leuenberger Flavia
Limina Michele
Lo Verso Fabio
Lopez Manuel
Lutz Christian
Maeder Lukas
Maeder Philippe
Magaz Salva
Magnani Sebastian
Maire Olivier
Manser Benjamin
Manzoni Christian
Marchon David
Maros Kostas
Martenet Didier
Massot Pierre-Yves
Matt Manuela
Meier Sibylle
Mentha Frank
Merz Fred
Métraux Nicolas
Meyer Stefan
Micciché Giuseppe
Mora Pascal
Moser Adrian
Mottaz Eddy
Muller Pascal
Musset Guillaume
Naegeli Remo
Nahr Dominic
Neeser Rolf
Nobs Markus
Nöcker Marcel
Obergfell Kleio
Oeschger Reto
Pache Philippe
Palanikumar Rita
Pedrazzetti Franca
Petroni Bruno
Pizzolante Anna
Porchet Thierry
Putzu Gabriele
Python Jean-Guy
Ramp Annick
Reguzzi Carlo
Renaud Marc
Reufer Thomas
Revillard Jean
Rey Bertrand
Ries Mirko
Rihs Daniel
Rodriguez Nelly
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Ruckstuhl Christoph
Ruef Didier
Ruetsch Evan
Ruis René
Salinas Julian
Sapio Nicolino
Schaer Francois
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Schmid Roland
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Schoch Simon
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Sommer Samuel
Sonderegger Adrian
Sönmez Demir
Stamm Fabian
Steinmann Dominic
Stieger Sophie
Streun Adrian
Tanner Simon
Troesch Alex
Trümpy Samuel
Truog Mara
Tuchschmid Ivo
Unternaehrer Fabian
van Dierendonck Bernard
Verissimo Valdemar
Voelin Alexis
Vogelsang Olivier
Voirol Xavier
Völlm Susanne
von Gunten Andreas
von Niederhäusern Cédric
Vozza Anita
Wachter Helmut
Wasser Guido J.
Wavre François
Wermuth Stefan
Wetzel Dirk
Wiegmann Arnd
Wunderlin Sabine
Wüthrich Tomas
Zanetti Luca
Zanetti Pia
Zumstein Michael
Alessandro della Valle, Keystone
Teilnehmerliste
Liste des Participants
Lista dei Partecipanti
List of Participants
The award ceremony at the Stadttheater Bern on 25 April, 2014.
All 2014 winners from left to right: Samuel Tanner (winner Print), Marcel Gyr (Online),
François Gross (Life Time Achievement Award), Mark Henley (Swiss Press Photographer of the Year),
Maurine Mercier (Radio) Sophie Hostettler (TV).
www.swisspressaward.ch
swiss press song 15
Schurni-Blues
E Schurni vo dr alte Schuel, dä het gäng ds Neuschte gwüsst
Wenn är im News-Room het e Bildschirm gseh, het ne grad d Muse küsst
Aber sy Chef het gseit: «Du muesch mit em Mainstream gah.
Üsi Branche het e Krise, es isch es mega-Dilemma!»
Wie söll das alls rentiere, das isch doch ds Problem
Was mache mir mit dr Wärbig? Was mit em Zahligssystem?
Es git Frage über Frage, wär i däm Business gwinnt
Isch es Facebook, isch es Google, isch es Online oder Print?
Es het de es Medie-Gwitter gäh i dr Zytigsredaktion
E Shit Storm uf Twitter, e Silikon-Situation
Üse Schurni seit: «Dä Hype, dä Skype, dä Häcker-Seich, das bruchen i nie meh!»
Isch use i ds wältwyte Netz verreist, u me het ne nie meh gseh.
Polo Hofer