Campo de` fiori 70:1
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Antonello Venditti. Come un’alta marea Patrizia Pellegrino. “Due scapoli e una donna” Premio stampa “Campo de’ fiori” al Palarte Una “Fabrica” di ricordi. Angelo Giovagnoli 2 Campo de’ fiori SOMMARIO Editoriale: L’innocenza..............................................3 L’intervista: Antonello Venditti..................................4-5 Patrizia Pellegrino..................................6-7 Cinema News: + o - il sesso confuso ..............................9 Vedere con meno di un decimo..........11 Roma che se n’è andata: Piazza di Castel Sant’Angelo...............12-13 Fecebook e la responsabilità civile....14 Cucina: da dove iniziare?....................15 Suonare Suonare: Peppe Barra.......................................16-17 Premio Arco d’Oro...............................18 Una “Fabrica” di ricordi: Angelo Giovagnoli..............................20-21 Ecologia e ambiente: La marea di petrolio della Louisiana.........22 Come eravamo: Ah! Ho capito, è quello che chiamino.......23 Le guide di Campo de’ fiori: Valentano...............................................24 Sempre cara mi fu questa televisione....................................................25 La committenza del forte Sangallo di Civita Castellana.................................26 L’uomo, la logica, l’essere..................27 Happies Gang ................................28-29 Il santo più amato da papa Ratzinger.............................................30 Il Fumetto: Homunculus...........................................31 L’angolo del poeta...............................32 Numero unico......................................32 La pittura Optical di Massimo Mancini................................................33 Le storie di Max: Loretta Goggi.........................................34 Le (dis)avventure del Sig. G: Il Re è nudo...........................................35 Il mondo del Jazz: Charles Mingus.......................................36 L’angolo Bon Ton Il matrimonio..........................................37 Per ricordare Don Marciano Ercolini............................................38-39 A che serve ‘sta macchinetta.............40 Civitonici illustri: Don Antonio Cardinali.............................41 Il giornalino eco-bimbi..................42-43 Ass. Artistica IVNA: Alessio Caon...........................................44 Circoscrizione della cattedra ambulante di Civita Castellana....................45 Oroscopo..............................................46 La rubrica dei perchè..........................47 Agenda ...........................................48-49 Messaggi.........................................50-51 I nostri amici ......................................52 Roma com’era.....................................53 Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59 Annunci Gratuiti ............................60-61 Selezione Offerte Immobiliari.......62-63 Incontriamoci su facebook! richiedete la nostra amicizia e vi terremo aggiornati!!! Grazie per essere in tanti... continuate cosi’, saremo sempre di piu’ Campo de’ fiori OGNI MESE E’: INTERVISTE IN ESCLUSIVA A PRO- TAGONISTI DEL MONDO DELLA CULTURA, DELLO SPORT E DELLO SPETTACOLO, VECCHIE STORIE E PERSONAGGI DELLA NOSTRA TERRA, EVENTI E MANIFESTAZIONI DI ATTUALITA’, UN TUFFO NEL PASSATO CON L’ALBUM DEI RICORDI E MOLTO ALTRO ANCORA... Campo de’ fiori PUOI TROVARLO PRESSO TUTTI I NOSTRI SPONSOR ED IN TANTE ALTRE ATTIVITA’ COMMERCIALI E LUOGHI PUBBLICI DELLA TUA CITTA’!!! OPPURE, PUOI AVERLO OGNI MESE DIRETTAMENTE A CASA TUA ABBONANDOTI (COMPILA E SPEDISCI IL COUPON CHE TROVI A PAG. 48)! Campo de’ fiori 3 _Ë|ÇÇÉvxÇét di Sandro Anselmi a \ eri i miei compagni di classe mi hanno fatto salire in piedi su un banco, e poi hanno incominciato a spingermi di qua e di là. Ridevano ed io pensavo fosse un gioco, ridevo anch’io e intanto cercavo di non perdere l’equilibrio, ma le spinte diventavano più violente. Poi ho sentito il dolore degli schiaffi in faccia e dei pugni sulla pancia, alle braccia, al petto … Non ho resistito più e sono caduto battendo la faccia sul pavimento, mentre loro continuavano a ridere. Avevo tanta paura, sentivo dolore, e mi sono messo a piangere, ma i miei compagni ridevano ancora più forte. Perché? Perché? Fino a ieri mi sentivo uno di loro! Avrei tanto voluto raccontare tutto a mio padre, ma come se non so parlare? Solo i suoi occhi stanchi mi dicono che sa e che sta male, ma il suo sorriso non mancherà mai di rassicurarmi e la sua mano forte mi proteggerà sempre. on sono loro i nostri figli migliori? Dolci, teneri, pieni d’amore. Non conoscono l’odio, la violenza, il pregiudizio, e sono gli angeli di chi incontrano nella loro vita. Sono indifesi, innocenti!!! Che possano incontrare solo persone che sappiano arricchirsi dei loro sorrisi e della loro “diversità”. Campo de’ fiori 4 In concerto a Vasanello, paese a cui è particolarmente legato, IVA richiama migliaia di fans da tutta la Tuscia SCLUS E Antonello Venditti, come un’alta marea “Ai giovani cantanti di oggi consiglio di saper dire tanti no!” “Sono stato un rivoluzionario ed ho fatto del bene nel mondo della musica” Vasanello. Non potevamo certo mancare proprio noi, che con il grande cantautore romano Antonello Venditti, abbiamo in comune una cosa molto importante: Campo de’ fiori, il nome della nostra testata giornalistica ed una delle sue più belle canzoni! Invitato nella cittadina viterbese in occasione dei festeggiamenti patronali di San Lanno Martire, lo abbiamo intervistato con grande piacere (in via del tutto eccezionale). La piacevole chiacchierata si è trasformata, per me, in una vera lezione di vita da parte di un uomo che di cose da insegnare ne ha veramente tante. Ma, si sa, il tempo è tiranno e proprio quando vorremmo che non passasse mai, vola. Ospitato in una location d’eccezione, il castello Orsini di Vasanello, ci ha accolti con grande simpatia e cordialità, e, messo da parte l’imbarazzo iniziale di trovarmi di fronte ad un personaggio tanto amato da tutte le generazioni, inizio a porgli qualche domanda. E’ la prima volta che viene da queste parti? In realtà no, perché sono stato diverse volte a Viterbo, in occasione dei festeggiamenti di Santa Rosa e poi due anni fa ho tenuto un concerto nel vicino paese di Canepina, in occasione delle feste patronali di Santa Corona. Devo constatare con grande piacere che questa zona del Lazio si impegna molto per la buona riuscita delle tradizionali feste religiose, in seno alle quali vengono organizzati sempre dei bei concerti, con grandi artisti della musica italiana. Un invito, invece, per i romani, che dovrebbero spingersi di più a scoprire e conoscere questi splendidi paesi della Tuscia. Ma è vero che con Vasanello, però, ha un legame piuttosto speciale? Assolutamente sì, sono molto legato a questo paese. Da piccolo venivo di tanto in tanto con i miei genitori a casa di Felicita, la nostra governante, originaria di Vasanello. Felicita, per me, non è stata semplicemente la mia governante prima, e la badante dei miei genitori, poi, ma è stata una persona di famiglia e, anche se i miei genitori non ci sono più, per me lo è ancora. Vasanello è stato un punto di riferimento per tutti noi! Stasera dedicherò una canzone a mia madre, a mio padre e ad Adelmo, il marito di Felicita, che è scomparso da poco. Quanto la sua famiglia ha influito nella sua vita? La mia famiglia ha influito nel bene e nel male. Mia madre, professoressa di greco e latino al liceo classico, una donna piuttosto pessimista, non vedeva molto di buon occhio la professione di cantante. Al contrario, mio padre, Prefetto, uomo laicissimo e sempre sorridente alla vita, mi ha lasciato completamente carta bianca. Questi due opposti aspetti dei loro caratteri, la sfiducia nel futuro di mia madre e la gioia di vivere di mio padre, sono confluiti in me. Sbaglio o molte delle sue canzoni hanno una nota biografica? Io direi proprio tutte. Le mie canzoni sono collegate le une alle altre ed ogni volta che inizio a scrivere un nuovo pezzo mi guardo intorno, perché penso che non si possa e non si debba voltarsi indietro. Il passato è passato, altrimenti si rischia di essere fuori tempo e fuori tema. Le canzoni servono ad analizzare i tempi che si stanno vivendo (di volta in volta), i sogni, i sentimenti, che non sono mai quelli del passato. C’è sempre un grado di crescita. Bisogna vivere tutto in modo contemporaneo. Le cose cambiano ed io amo trovare sempre qualcosa di nuovo, immaginare il futuro, sognare! Credo sia proprio questo mio essere al passo con i tempi a farmi apprezzare dai genitori e dai figli Da cantautore, con una lunga e straordinaria carriera alle spalle, cosa pensa dei giovani che stanno intraprendendo questa strada? Penso che è giusto che ognuno sviluppi il proprio talento, ma questo avviene nel tempo. Oggi, invece, il rischio è di consumare tutto subito. E’ facile arrivare al successo, ma è ancor più facile perderlo. Tutto, purtroppo, è regolato dal mercato discografico che riduce ogni cosa a puro guadagno. Non esiste più la cultura musicale di una volta e, soprattutto, non ci si preoccupa più della crescita musicale dei giovani cantanti, non ci si occupa più di fare musica seriamente! Tra i tanti giovani che vediamo uscire dai numerosi talent show televisivi, ce n’è qualcuno che l’ha colpita particolarmente, sul quale punterebbe? A dire il vero apprezzo molto Pier Davide Carone (ndr: il cantautore messo in luce dal programma televisivo Amici di Maria De Filippi). Ha davvero talento, mi piacciono la sua musica e i testi delle sue canzoni, un po’ ironiche e di protesta, ma anche dolci e sensibili. Quale consiglio si sente di dare a questi giovani musicisti di oggi e di Antonello Venditti e Felicita Creta Campo de’ fiori domani? La strada che hanno deciso di intraprendere, lo dico ovviamente per esperienza personale, è dura, bisogna saper dire molti no perché ciò che sembra più comodo oggi, diventa scomodo domani. Voglio dire loro, poi, di pensare che questa sia una passione, non un mestiere. Tante sono state le soddisfazioni che il mondo della musica le ha regalato. E’ felice di questa sua scelta? In realtà io ero pronto per fare l’avvocato o il magistrato. Mi sono laureato e specializzato, ma poi ho deciso di seguire la mia passione e l’ho fatto assiduamente e rischiando, ma oggi ne sono felicissimo. Anche perché molti miei colleghi devono a me i “privilegi” che hanno oggi. Non sanno, infatti, che durante la mia carriera ho lottato contro le multinazionali per riscrivere daccapo i nostri contratti discografici, che ci penalizzavano moltissimo. Questo è stato possibile anche grazie alle mie conoscenze giuridiche. Sono stato un rivoluzionario ed ho fatto del bene nel mondo della musica. Oggi non mi sento più in grado di affrontare grandi battaglie, 5 anche perché i territori di scontro sono radicalmente cambiati, tutti vogliono crearsi un proprio impero sul quale esercitare il monopolio esclusivo e poter comandare. Ma affrontiamo un altro argomento, più leggerlo, se vogliamo, ma che le sta ugualmente molto a cuore: la Roma. Se dovesse vincere lo scudetto, ha già in mente un’altra mega festa? Nella vittoria ci spero ancora, ma stavolta vorrei festeggiare l’eventuale scudetto per conto mio. Di feste al Circo Massimo non ne organizzerò più, anche perché sono sempre state le mie feste per la Roma, alle quali, poi, hanno preso parte anche i tifosi romanisti, ma non ho più questa voglia di rappresentarli. Un’ultima domanda. Cosa ci regalerà in futuro? Sto preparando un nuovo album per il 2011. Ho una squadra formidabile, composta da tanti musicisti diversi, di tutte le età e provenienti un po’ da tutta Italia e non solo, dato che le due giovani coriste sono di colore. Insieme ci divertiamo e soprattutto discutiamo sulla vita, traendo spunto per i brani che comporranno il nuovo disco. E poi, la sera, il grande concerto in piazza, “Infiorata 2010 della Classe 1971” 5 Giugno - L’infiorata di Vasanello si distingue per l’idea di fare del classico tappeto floreale un percorso simbolico vero e proprio, secondo il progetto proposto dal Prof. Giancarlo Tabacchi. Il tema scelto per quest’anno è quello della Sacra Sindone nell’anno della sua pubblica ostensione. Per tutto il percorso, lungo circa 170 metri, si susseguiranno tanti diversi disegni, tutti con un significato ben preciso, l’uno collegato all’altro. Si partirà dalla Morte fino ad arrivare alla Resurrezione di Gesù Cristo. Un intrigante spettacolo per la vista e per l’olfatto, al fianco di Gesù. Antonello Venditti ed Ermelinda Benedetti affollata da migliaia di fans provenienti da ogni dove e con l’antico castello a fare da sfondo. “Si accendono le luci qui sul palco”, tanto per citare la frase di una delle sue canzoni più popolari, che da circa trent’anni ha accompagnato e accompagna le notti “prima degli esami” di tanti ragazzi. Anche questa sera tutti l’hanno intonata, insieme a Ci vorrebbe un amico, Sara, In questo mondo di ladri, Come l’alta marea, Dalla pelle al cuore, Stella che cammini, dedicata ai suoi cari scomparsi, Roma capoccia…e tante altre. Un ringraziamento particolare va fatto a Danilo Mancini e alla mamma Felicita Creta, che grazie alla loro amicizia fraterna con Venditti, ci hanno dato la possibilità di realizzare questa bellissima intervista. Grazie anche al Comitato Festeggiamenti Classe 1970 di Vasanello, che ha già passato il testimone alla classe 1971, per la disponibilità. Ad esso vanno anche i nostri migliori complimenti per l’organizzazione della festa, curata veramente nei minimi particolari. Ermelinda Benedetti Vasanello Tanti appuntamenti imperdibili Acchiappasogni: 11-12-13 Giugno Un tuffo nel passato per le vie del centro di Vasanello, grazie al gruppo degli acchiappasogni che si cimenteranno in antichi mestieri del passato, ormai desueti e spesso sconosciuti. Grazie ai loro abiti ed ai loro strumenti daranno un assaggio di come in passato si lavorava quotidianamente. Un appuntamento da non perdere! Campo de’ fiori 6 Al Teatro Manzoni di Roma con “Due scapoli e una donna” Patrizia Pellegrino “Nella mia vita non potrei fare a meno del teatro... perchè, senza, non sarei un personaggio dello spettacolo completo...” un po’ diversa dal solinascosto alcune mie foto al concorso”Miss to… teenager” , un premio attitudinale sulla “Sophie, il mio personagbravura e sulla bellezza. Mi sono diplomagio, è una donna manager ta in danza classica al San Carlo di Napoli fidanzata con un colonneled ho partecipato alle selezioni di lo dei Marines, piena di Favignana, dove ho vinto il premio showbuoni principi e superamegirl. A 18 anni ho avuto successo con ricanizzata dalla testa ai Corrado a Gran Canal e da allora in poi piedi, che detesta tutto ciò c’e’ stata la mia ascesa…” Onore e Guapparia (1981), Italian che è controtendenza con Boys (1982), Vacanze d’Estate (1985), la civiltà americana che Ferragosto Ok (film tv 1986), A cena cerca di difendere a tutti i col vampiro (1988) Tutti i sogni del costi. Quando poi si trova mondo (miniserie 2003), Come le fora contatto con due uomini miche (2007), Ti stramo (2008) sono che dirigono un giornale alcuni dei film interpretati, mentre il contro l’America, e che debutto teatrale risale al 1989 con A che ne racconta i vizi, si sente servono gli uomini (1989) con Ombretta totalmente offesa e inizia Colli e Massimo Ghini. Poi tanto teatro con un rapporto di odio con Gino Bramieri (1992) ed il ruolo di conquesti due, dapprima perduttrice nel 1993 con Sereno Variabile chè si innamora di Norman (1993-94). non essendo ricambiata, e poi perché l’alA volte sono i genitori tro, Andy, la Volevo ad ostacolare i giovani detesta, anche diventare un che si avvicinano allo se con quest’ultiinvece nel mo nascerà una avvocato, ma spettacolo, tuo caso… forte sintonia ed un sentimento mia mamma mi “Io sono stata fortunata ho avuto un papà più profondo.” ha stravolto la perché avvocato molto razionale, Perché hai anche se inizialmente era vita scelto proprio un po’ contrario, ed una questo testo di Neil mamma che invece mi spingeva verso Simon ? questo mondo. Litigavano tra di loro ed io “L’ho scelto perché mi piafacevo un po’ quello che mi pareva, ma ceva, l’ho trovato gradevole, allegro, alla fine credo di essere comunque riuscidivertente e coi tempi molto stretti come ta a realizzare questo. piace a me; Ha ritmo e divertimento, la gente che viene a teatro si deve divertire.” “ “ Ormai al Teatro Manzoni di Roma siamo di casa, e, come noi, lo è anche Patrizia Pellegrino che torna volentieri in ogni stagione. Insomma Patrizia, questa ormai è casa tua…! “Si, e credo sia bello avere come punto di riferimento un teatro e soprattutto Il Teatro; nella mia carriera non potrei farne a meno, non potrei vivere artisticamente senza avere uno sbocco come questo, insomma non sarei completa come personaggio di spettacolo perché secondo me il teatro è l’unico mezzo che ti fa migliorare e maturare, dando al tempo stesso la possibilità alla gente di vedere come sei in realtà creando quel rapporto di fiducia con il pubblico che è la mia base per essere felice.” “Due scapoli e una bionda” di Neil Simon ti vede interpretare una donna Quando sei entrata per la prima volta a contatto con il mondo dello spettacolo? ”Il mio primo vero debutto è stato a 16 anni con Luca De Filippo in Petrosinella, una favola tratta dal Pentamerone. Era una mini-fiction andata in onda su Rai uno. Ho fatto un provino e fui scelta. In quei tempi ero giovanissima, andavo al liceo e volevo diventare un avvocato, ma mia mamma mi ha stravolto la vita perche inviò di Pietro Genuardi, Patrizia Pellegrino e E. Coltorti Campo de’ fiori 7 Credo di aver fatto la cosa più bella nel mettere al mondo dei figli e la mia realizzazione di donna è arrivata grazie a loro. E, allo stesso tempo, se non avessi avuto un uomo accanto, forse, non sarei stata così felice e non sarei riuscita a far bene il mio lavoro.” E a noi, come a tutti i suoi fan, sembra che lo faccia molto bene... In bocca al lupo! Pietro Genuardi, R. Stocchi e Patrizia Pellegrino in “Due scapoli e una bionda” Ai giovani che sono attratti dallo spettacolo, che consiglio daresti? “Fare tanta gavetta! Io, in realtà, ne ho fatta poca perchè ho raggiunto il successo troppo presto, direi anche sproporzionato, per la mia personalità ed il talento che non avevo, un periodo addirittura ero terza, sotto Adriano Celentano nella Hit Parade! Così dopo questo successo travolgente ho dovuto ricominciare tutto da capo e rifare la gavetta, che è stata durissima, alternando il teatro alla televisione.” Che ruolo ha avuto la famiglia nella tua vita? “Senza la mia famiglia sarei una donna totalmente infelice. Sono una persona equilibrata grazie a loro perché mi danno questa gioia di vivere. Sandro Alessi Sandro Alessi e Patrizia Pellegrino Campo de’ fiori 9 CINEMA NEWS + o – IL SESSO CONFUSO Un educativo documentario sull’AIDS L’esigenza di realizzare + o – il sesso confuso nasce dal desiderio di raccontare come la realtà italiana si sia, nel corso del tempo, interfacciata con l’esperienza dell’Aids. Il focus sul di nostro paese non ha perMaria Cristina messo, però, di esamiCaponi nare questa malattia ad ampio raggio: in parole povere, ciò vuol dire tralasciare il resto dello scenario mondiale che ha dovuto fare i conti con simile pandemia. L’immediata volontà artistica dei due registi Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli si palesa nel mettere in scena il proprio punto di vista, cosicché la narrazione acquisisca sin da subito il tono di un contatto diretto, sia con il recente passato, sia con il pensiero culturale forgiato dalla contemporaneità. La fotografa Nan Goldin una volta ha detto: «Se fosse possibile vorrei non avere alcuno strumento tra me e il momento di fotografare». Ecco, è facile rinvenire la traccia di un Campo de’ fiori è la miglior vetrina pubblicitaria per i tuoi affari. Contattaci: 0761.513117. [email protected] simile modo di affrontare la realtà anche in questi due autori. Per loro, l’esserci, il partecipare sono condizioni di effettiva presenza fisica posta di fronte all’occhio fagocitante della macchina da presa, ma prima ancora corrispondono a una condizione mentale: è innanzitutto indice di un valore concettuale, il segno di un coinvolgimento affettivo con la materia trattata. Insomma, in questa sorta di fusione arte/viva priva di censure, Adriatico e Corbelli sono costantemente partecipi e mai spettatori della loro opera. Per questo motivo, hanno cercato e voluto relegare ai titoli di testa qualsiasi intento didattico. In maniera anomala, eppur vincente, la qualità tecnico-formale-compositiva delle immagini è stata raggiunta posizionando una poltrona bianca e la persona di volta in volta intervistata in spazi di tutti i giorni, pubblici e privati, come possono essere un museo, un mercato rionale o - perché no? - una concessionaria di auto e un call center. La poltrona di pelle chiara non è altro che la modulazione di una metafora, una nuova chiave d’interpretazione per indicare un virus che si trova dappertutto, senza che esista una direzione unica che permetta di rintracciarlo solo in determinati gruppi sociali, come quelli degli omosessuali o dei tossicodipendenti. Da parte loro, i vari interlocutori di + o – il sesso confuso sono, a tutti gli effetti, componenti di una soggettività rilevabile non solo nel mare magnum di parole sparate a raffica, ma all’interno dell’immagine stessa, comprensibile anche nel più piccolo gesto innescato dal riaffiorare subitaneo di un ricordo doloroso. «Bisogna tirare fuori i vissuti che ci sono dietro. Tutti avevano una gran voglia di raccontare la loro sto- ria» ha affermato all’unisono la coppia di registi. La questione legata al carattere esperienziale che quest’opera può senza alcun dubbio vantare lo si vede nei volti tutti accompagnati dai rispettivi nomi e cognomi - dei vari protagonisti, incuranti di ogni desiderio di riservatezza. Si tratta di medici, attivisti, gente legata al mondo dello spettacolo, oppure di chi ha vissuto il paradiso della trasgressione sessuale negli anni ’70, per poi piombare dritto dritto a vivere nell’inferno quotidiano dell’HIV negli anni ’80 e ’90. Tutti loro hanno un minimo comune denominatore: misurarsi con la nuova dimensione di una vita ristretta ai tempi dell’Aids, cosa che invece non viene fuori a seguito dell’indagine campione su una classe del liceo Galvani di Bologna. Oltre a lasciare senza parole qualsiasi spettatore, infatti, l’ignoranza di queste giovani “cavie” sedute sui banchi di scuola, è riconducibile a una certa erranza educativa, che, forse, non è stata in grado né di smantellare vecchi pregiudizi, né di instillare la necessità di redigere un perfetto vademecum per un sesso sicuro. Magari, se questo validissimo documentario venisse proiettato nelle scuole, la conoscenza cambierebbe la loro natura e il loro modo di agire. Indovina il personaggio misterioso I primi 3 che indovineranno dando comunicazione in redazione al numero di tel 0761.513117, riceveranno un simpaticissimo premio offerto dalla cartoleria Gadgets di Corchiano. Campo de’ fiori 11 Vedere con meno di un decimo... Esistono numerosi ausili per gli ipovedenti! Pochi giorni fa, mentre parlavo con un signore che presentava gravi carenze visive, mi sono trovato, per l’ennesima volta, faccia a faccia con la disinformazione più totale nel campo della ipovisione. La disinforPaolo Balzamo mazione è per sua natuResponsabile ra nociva, ma talvolta Formazione ed Informazione può addirittura essere Centri Ottici Lisi fatale, in quanto molte persone ipovedenti (e & Bartolomei www.lisi- barto- sono molte più di quante si immagina!), non utilizlomei.com zano le risorse e gli strumenti che la attuale tecnologia mette a disposizione di chi ha un minimo residuo visivo per farlo tornare a condurre una vita praticamente normale. Il fatto è che gli ausili per ipovedenti sono numerosi, sia ottici che elettronici, e scegliere quello più idoneo all’uso che se ne deve fare ed alla propria particolare esigenza visiva senza l’ausilio di una persona esperta, è come pretendere di girare in una città sconosciuta senza una guida. Gli ausili più comuni vanno dalle semplici lenti di ingrandimento, agli occhiali prismatici ingrandenti, dagli occhiali Kepleriani, ai sistemi telescopici, e questo solo per parlare degli ausili ottici. Passando poi agli ausili elettronici, abbiamo gli ingranditori tascabili, poco più grandi di un pacchetto di sigarette, ai supporti ingrandenti che consentono non solo di leggere, ma anche di scrivere; gli ingranditori da tavolo consentono di vedere sullo schermo da com- puter o da tv una porzione di testo ingrantutto spesso a carico del sistema sanitario dita fino a far diventare una singola lettenazionale. Eppure, nonostante il gran ra grande quanto tutto lo schermo. Anche numero di persone che ne necessitano, la a scuola, gli studenti che soffrono di ipovidistribuzione di questi strumenti è ferma a sione possono fruire di un banco speciale, numeri piuttosto esigui. Come mai? Certo con un computer che riproduce, ingrandiper una sorta di malinteso pudore, in forza ta, la lavagna o del quale ci si vergogna della il libro di testo; La classica lente propria condizione di ipovela navigazione d’ingrandimento dente, ma soprattutto per la in internet può disinformazione della quale essere tanto parlavo all’inizio, ed inoltre, agevolata da senza la guida adeguata, il permetterne la giusto rimedio, anche se alla fruizione anche propria portata, non può essecon un residuo re raggiunto. Ed visivo minimo: schermi magadesso, pensangiorati e programmi particolado a se stessi, o ri permettono di ottimizzare al genitore o al dimensione, colori, luminosità vecchio zio od e contrasto del testo per qualanche al vicino di siasi esigenza individuale. casa che non Che dire poi dei lettori autovede bene, permatici? Non solo ci sono ché non accomquelli che leggono i cosiddetti pagnarlo, per “libri parlati”, ormai dispouna semplice e nibili con un numero enorme chiara consulendi titoli, ma anche quelli che si za presso uno dei presentano come una semcentri Lisi & plice fotocopiatrice: si Bartolomei? Un appoggia il testo (libro, gioroptometrista nale o rivista) e quello inizia a specializzato sarà leggere tutto lo scritto, come Un esempio a vostra disposifarebbe una mamma o un di moderno ingranditore da tavcolo zione per trovare amico. Per ognuno di questi la soluzione più strumenti esistono poi numerosi modelidonea. Una semplice piccola buona azioli e versioni, ognuno con caratteristiche ne potrebbe essere un regalo, a costo diverse dagli altri, che ne rendono la fruizero, che cambia la vita. Diceva sempre zione più o meno adatta ad una persona mio padre: “Chi ha comodità e non se ne piuttosto che ad un’altra. I costi poi, certo serve, non trova confessore che l’assolnon economici, sono anzitutto al di sotto ve…” dell’utilità di questi strumenti, ma sopratHasta la vista! Campo de’ fiori 12 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Piazza di Castel Sant’Angelo, 11 settembre 1599 La mattina dell’11 settembre dell’anno 1599, nella Piazza di Castel Sant’Angelo, gremita da una moltitudine di persone, avviene l’esecuzione di Beatrice Cenci, del fratello maggiore Giacomo e della di Riccardo Consoli matrigna Lucrezia Petroni. Beatrice è figlia del Conte Francesco Cenci, uomo violento e dissoluto e di Ersilia Santacroce; ha compiuto appena sette anni quando nel 1584, morta la madre, insieme alla sorella maggiore Antonina è mandata presso le monache francescane del Monastero di Santa Croce a Montecitorio. A quindici anni rientra in famiglia dove è costretta a subire le angherie e le insidie del padre che, poco dopo sposa in seconde nozze, la vedova Lucrezia Petroni. Uomo violento processato per delitti infamanti, è condannato al versamento di somme rilevanti e, pur di non pagare la dote della figlia Beatrice, le impedisce di sposarsi segregandola, insieme con la matrigna Lucrezia, nella Rocca di Petrella Salto, un Castello nei pressi dell’Aquila, allora Regno di Napoli, di proprietà della famiglia Colonna. Poco dopo, anche Francesco, malato di rogna e di gotta, per fuggire alle richieste pressanti dei creditori, si ritira a Petrella portando con se i figli minori Bernardo e Paolo. Le condizioni di vita dei familiari peggiorano specie per le due donne; gli abusi diventano insopportabili, un padre scellerato, violento, non c’e giorno che non si sentono urla e lamenti fuoriuscire dalle mura della Rocca e, secondo la tradizione, persino incestuoso; in questo quadro da tragedia, Beatrice, esasperata da tanta violenza, decide di organizzare l’omicidio del padre d’accordo con la matrigna, i fratelli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti e il maniscalco Marzio da Fioran detto il Catalano. Stordito dall’oppio mescolato ad una bevanda, reperito da Giacomo, Francesco è assalito nel sonno, il Catalano gli spezza le gambe con un mattarello, Olimpio Calvetti lo finisce colpendolo al cranio ed alla gola con un grosso chiodo e un martello, quindi, per nascondere il delitto, i congiurati tentano di simulare una morte accidentale per caduta gettando il corpo dalla balaustra; il 9 settembre 1598 lo stesso viene trovato in un orto ai piedi della Rocca di Petrella Salto. Dopo le esequie il Conte Francesco è sepolto in tutta fretta nella locale chiesa di Santa Maria, i familiari, che non hanno partecipato alle cerimonia funebre, lasciano la Rocca per fare ritorno a Roma nella dimora di famiglia, ossia a Palazzo Cenci, un edificio sorto molto probabilmente sui ruderi del Circo Flaminio in prossimità di Piazza delle Cinque Scòle al confine con il Ghetto. Gli edifici attorno a Palazzo Cenci furono realizzati nel corso dei secoli, probabilmente a seguito delle lotte medioevali tanto che, già nel trecento, la famiglia è quì segnalata con una Torre, il Palazzo però assume lo stato attuale tra il 1570 e il 1585, costituendo una sorta di Castello rispetto al complesso di abitazioni, chiese, archi e torri circostanti. La parte posteriore di Palazzo Cenci è da sempre considerata la più importante e la più caratteristica, probabilmente perchè la leggenda vuole che Beatrice abbia dimorato proprio su questo lato costituito, in realtà, da due edifici con ingresso sormontato da una graziosa loggia con capitelli ionici e conchiglie e finestra incorniciata con stucchi settecenteschi, al terzo piano un fregio con le mezzelune dei Cenci e le aquile dei Lante, in ricordo del matrimonio di Ludovico Cenci con Laura Lante celebrato nel 1575. Il c.d. Arco de’ Cenci incorporato nel Palazzo è tristemente famoso poichè legato ad una storia di sangue, sotto questo Arco, infatti, insisteva una Sacra Immagine della Vergine dinanzi alla quale due uomini vennero ai coltelli; la storia racconta che uno di essi, vistosi perduto, implorò l’altro di non ucciderlo e, questi, toccato dall’invocazione, gettò il coltello e tentò di abbracciare l’avversario, il quale lo accoltellò; la Vergine, di fronte a tanta malvagità, iniziò a piangere e quel luogo, diffusasi la notizia, divenne meta di pellegrinaggio da ogni parte della città tanto che la Sacra Immagine dovette essere trasportata nella vicina chiesa di San Salvatore de Caccaberis, che da allora divenne Santa Maria del Pianto. Ma torniamo all’omicidio di Francesco Cenci; inizialmente non fu svolta alcuna indagine, ma alcune voci e taluni sospetti, alimentati anche dalla fama sinistra del Conte, indussero le autorità ad indagare, due le prime inchieste, una voluta dal feudatario di Petrella Salto il Duca Marzio Colonna, l’altra ordinata dal Viceré del Regno di Napoli Don Enrico di Gusman, Conte di Olivares, quindi, volle intervenire Campo de’ fiori nella vicenda lo stesso Pontefice Clemente VIII, Ippolito Aldobrandini, 1592 – 1605. La salma fu riesumata, le ferite furono attentamente esaminate da un medico e due chirurghi che conclusero escludendo la caduta come possibile causa delle lesioni, fu anche interrogata la lavandaia alla quale Beatrice aveva chiesto di lavare delle lenzuola intrise di sangue dicendole che le macchie erano dovute alle sue mestruazioni ma la giustificazione, dichiarò la donna, non le sembrò verosimile e insospettì anche gli inquirenti. I congiurati furono scoperti ed imprigionati, Olimpio Calvetti rivelò il complotto, Marzio da Fioran, sottoposto a tortura confessò, Giacomo e Bernardo confessarono anch’essi, inizialmente Beatrice negò ostinatamente ogni coinvolgimento, ma la tortura vinse ogni resistenza e finì per ammettere il delitto. Il conseguente processo fu affidato al giudice Ulisse Moscato ed ebbe un grande seguito pubblico, in dibattimento si affrontarono due tra i più grandi avvocati dell’epoca segnatamente Pompeo Molella per l’accusa e Prospero Farinacci per la difesa, (la fama duratura di questo caso fece sì che per alcuni secoli dopo l’evento il suo nome comparisse nei numerosi manoscritti dedicati al processo e in molti altri romanzi ottocenteschi). Allo scopo di alleggerire la posizione della giovane, Farinacci accusò il Conte Francesco di aver stuprato la figlia, ma Beatrice nelle sue deposizioni non volle mai confermare questo particolare, alla fine prevalse l’accusa e gli imputati vennero tutti giudicati colpevoli e condannati a morte. Il processo fu giudicato una farsa, le circostanze attenuanti non furono tenute in alcuna considerazione e quell’orribile uomo del Conte Francesco venne fatto passare come persona in odore di santità, il popolo mormorò, non a torto, che Clemente VIII mirasse più alle ricchezze dei Cenci che alla giustizia. L‘11 settembre 1599 vene eseguita la condanna a morte per tre degli accusati, Bernardo, del tutto innocente, venne tradotto nelle prigioni del Carcere Mamertino, Giacomo morì in seguito alle torture, Lucrezia e Beatrice vennero decapitate; Bernardo, pur non avendo partecipato attivamente all’omicidio, era stato anch’esso condannato per non aver denunciato il complotto ma, per la sua giovane età, ebbe risparmiata la vita essendo obbligato ad assistere all’esecuzione dei congiunti. Tra i presenti anche Caravaggio con i pittori Orazio e Artemisia Gentileschi, la giornata molto afosa e la calca provocarono la morte di alcuni spettatori; la decapitazione delle due donne fu eseguita con la spada, la prima ad essere uccisa fu Lucrezia, seguì poi Beatrice ed infine Giacomo. Il corpo della giovanissima Beatrice Cenci, come lei stessa aveva richiesto prima di morire, fu sepolto in un loculo davanti all’altare maggiore di San Pietro in Montorio, sotto una lapide priva di nome, secondo la norma prevista per i giustiziati. La leggenda vuole che, quando la notizia dell’esecuzione giunse a Clemente VIII, questi dicesse: “Giustizia è fatta!“; subito dopo le proprietà della famiglia Cenci furono confiscate dalla Camera Apostolica e vendute all’asta, la maggior parte dei beni, tra i quali la grande tenuta di Torrenova, settemila ettari ed un Castello nell’Agro Romano, fu acquistata da Gian Francesco Aldobrandini, nipote dello stesso Clemente VIII. Nel 1798, durante la Prima Repubblica Romana, i soldati francesi, che avevano occupato la città al comando del generale Berthier, si abbandonarono a razzie e 13 requisizioni, anche le tombe furono violate e, stando alla testimonianza del pittore Vincenzo Camuccini, che assistette all’episodio mentre lavorava al restauro della Trasfigurazione di Raffaello, alcuni soldati, entrati nella chiesa di San Pietro in Montorio, iniziarono a spaccare le lastre dei sepolcri poste sul pavimento, uno di loro aprì la cassa di Beatrice e s’impossessò del vassoio d’argento sul quale era stata deposta la testa della giovane. Le vicende della famiglia Cenci, e di Beatrice in particolare, non potevano non suscitare interesse, sentimenti di partecipazione sincera e commozione, ma anche curiosità morbosa, sia tra gli strati popolari sia tra gli artisti, gli ingredienti c’erano tutti: la bellezza e giovinezza di Beatrice, il cupo ambiente familiare, le passioni torbide del padre, l’incesto, la vendetta dei fratelli, l’espiazione e il supplizio finale. Per tali motivi alcuni artisti trovarono numerosi elementi di ispirazione per le loro opere, infatti, un presunto ritratto di Beatrice, attribuito a Guido Reni o ai suoi allievi è conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, Stando a una leggenda popolare, nei dintorni di Palazzo Cenci è possibile incontrare il fantasma di Beatrice quando la giovane ritorna in quei luoghi per visitare le antiche stanze del Palazzo, oppure la sera dell’11 settembre, anniversario della sua decapitazione, la si può vedere passeggiare su Ponte Sant’Angelo con la testa sotto il braccio. A “ Li spiriti” che infestano una casa dove è avvenuto un orribile fatto di sangue fa riferimento il sonetto composto da Giuseppe Giochino Belli il 16 novembre 1832, il Poeta di Roma si riferisce all’epoca di Beatrice Cenci conosciuta dal popolo romano come la Bella Cenci: Dio sia con noi! Lo vedi, eh? Cquer casino / co le finestre tutte svetriate? / Llì, a ttempi de la Cenci, un pellegrino / de nottetempo ciammazzò un abbate. D’allor’impoi, a ssett’ora sonate, / ce se vede ggirà ssempre un lumino, / eppoi se sente un strillo fino fino, / e un rumor de catene strascinate. S’aricconta che un’anno uno sce vorze / passà una notte pe scoprì ccos’era: / che ccredi? In capo a ssette ggiorni morze. Fatt’è cche cquanno ho da passà de sera / da sto loco che cquà, pperdo le forze, / e mme ffaccio ppiù bbianco de la scera. 14 Campo de’ fiori FACEBOOK E LA RESPONSABILITA’ CIVILE Risarcita una giovane ragazza per essere stata offesa pubblicamente dall’ex-fidanzato sul noto social network Il diritto si adegua ai tempi ed anche Facebook diventa una potenziale fonte di responsabilità civile. Nato nel 2004, dall’idea di uno studente universitario americadell’Avv. Ilaria no, e con lo scopo di Becchetti mantenere i contatti tra colleghi di università e scuole superiori di tutto il mondo, già dal 2006 ha assunto i connotati di una vera e propria rete sociale, destinata a coinvolgere in modo trasversale un numero indeterminato di utenti. Con il suo crescente successo, ed il conseguente moltiplicarsi degli utenti iscritti, arrivano anche le prime sentenze che hanno come sfondo e location questo noto social network. È del 3 marzo scorso la sentenza emessa dal Tribunale di Monza, con la quale una ragazza ha ottenuto la somma di euro 15.000, a titolo di danno morale soggettivo, per essere stata platealmente lesa - a mezzo Facebook appunto - nella reputazione, onore e decoro dal suo ex-fidanzato. Quest’ultimo, infatti, commentava in maniera diffamatoria una foto della giovane “postata” sul social network, facendo inopportunamente riferimento ai difetti fisici (quali lo strabismo) e alle preferenze sessuali della ex. La ragazza, vistasi lesa nei propri diritti costituzionalmente garantiti, adiva il Tribunale competente per ottenere la condanna dell’ex fidanzato al risarcimento del danno morale subìto quale diretta lesione alla reputazione, all’onore onore e al decoro. La sua domanda ha trovato pieno accoglimento nella sentenza richiamata, visto l’indubbio carattere pubblico delle offese arrecate e delle conseguenti sofferenze inferte. Attenzione, dunque, a ciò che si pubblica e si scrive su Facebook. Come giustamente afferma il Tribunale di Monza, “coloro che decidono di diventare utenti di Facebook sono ben consc,i non solo delle grandi possibilità relazionali offerte dal sito, ma anche delle potenziali esondazioni dei contenuti che vi inseriscono: rischio in una certa misura indubbiamente accettato e consapevolmente vissuto”. Il Giudicante ritiene, infatti, che, da parte degli utenti, vi sia una consapevole accettazione dei conseguenti rischi di una non corretta utilizzazione di Facebook. Per questo, ha concluso per l’affermazione della civile responsabilità del ragazzo, in relazione ai pregiudizi arrecati alla exfidanzata dai messaggi diffamatori. www.campodefiori.biz Campo de’ fiori 15 Cucina: da dove iniziare? Noi e il cibo: un legame di gusto, un legame di vita Ciò che risiede nel vasto dominio della cucina e della gastronomia è l’insieme delle percezioni che il cibo fa scaturire mentre lo assaporiamo, ma anche quando si inizia a di Caludia Mancini pensare cosa preparare, quando si scelgono gli ingredienti e quando lo si cucina. Ebbene sì, perché da sempre il nutrimento è il primo e il primordiale gesto di dedizione umana, lo strumento attraverso il quale ci si prende cura delle persone amate alimentando il legame e creando, così, un vincolo. Basti pensare all’allattamento materno, altro non è che una forma di contatto fisico mediante il quale il neonato suggella il legame indissolubile con la madre, il gesto con cui la donna continua a tenere in vita un cordone sentimentale e vitale: si soddisfano così sia il bisogno di nutrimento, sia la crescita fisica ed emozionale di entrambe gli individui. Il legame che si determina, spesso e volentieri, rimane nella memoria di ciascuno, perchè legato a sensazioni tattili, olfattive e gustative. La percezione di una sensazione, però, muta nel tempo; così, sovente, ci si ritrova a mangiare una pietanza cucinata secondo una ricetta nota e a rimanere delusi perché non aderente al sapore incamerato nella memoria. Questo mio primo articolo nel mondo del cibo e del vino vuole essere uno spunto di riflessione proprio su questo aspetto. Cosa ci fa percepire un sapore, un gusto, un profumo che dovrebbe essere familiare e acquisito nel tempo in maniera diversa e cangiante? Perché quando portiamo un boccone alla bocca non ci stiamo solo nutrendo, ma stiamo attingendo a quel bagaglio mnemonico di sensazioni organolettiche che attribuiscono a quel determinato cibo una localizzazione nello spazio e nel tempo; lo associamo a un evento, a un particolare momento, lo leghiamo a un preciso ricordo. La corrente filosofica del sensismo, di cui Condillac è stato un esponente, sosteneva che solo attraverso i sensi un oggetto è dato come immediatamente certo; il sensibile, ciò che percepiamo attraverso i sensi, non avrebbe bisogno di dimostrazione in quanto ci costringerebbe subito a riconoscerne la sua stessa essenza. In questa visione l’amore, la fame, le passioni sarebbero la dimostrazione dell’esistenza di qualcosa che ci anima e ci spingerebbe a prediligerle, o ad evitarle, in quanto, solo ciò che è piacevole o doloroso sarebbe in grado di alterare e modificare lo stato dell’uomo, mettendo in evidenza l’esistenza o la mancanza di un insieme di percezioni sensoriali che, alla lunga, confluirebbero nell’anima stessa. Senza voler scendere troppo in dettagli filosofici, né addentrarmi nei meandri in cui tale discussione potrebbe scivolare, mi limito a suggerire una riflessione per la prossima volta che mangerete qualcosa di cui siete certi di conoscere il profumo, la consistenza e il sapore. E’ esattamente come lo ricordavate? Ciambellone Il sapore semplice di un gesto antico: la colazione. Una prima ricetta facile e veloce che esce dalla memoria delle mattine davanti a una tazza di latte, dai pomeriggi passati a fare i compiti seduti al tavolo della cucina. 4 uova 250 gr di zucchero semolato 300 gr di farina 1 bicchiere di olio (personalmente uso quello di mais) ½ bicchiere di latte intero 1 bustina di lievito in polvere 1 limone 1 pizzico di sale fino PREPARAZIONE. Preriscaldare il forno a 180°C. Versare le uova in un recipiente capiente e romperle con una forchetta; aggiungere lo zucchero e la scorza grattugiata del limone. Montare il composto con una frusta, elettrica o a mano, fino ad avere una consistenza omogenea. Continuando a lavorare versare l’olio, il latte e un pizzico di sale. A parte miscelare la farina con il lievito e setacciarla nel composto precedentemente ottenuto e amalgamare il tutto con un paletta, con movimenti dal basso verso l’alto. Versare il composto in uno stampo da ciambellone e cuocere nel forno caldo per 45/50 minuti; trascorso questo tempo testare la cottura con uno stuzzicadenti, se estraendolo esce ancora umido proseguire per altri 10 minuti. Lasciar raffreddare su una grata e conservare coperto con pellicola alimentare. Campo de’ fiori 16 di Carlo Cattani Peppe Barra nato, pasciuto e cresciuto sul palcoscenico ! 66 anni a breve ,Peppe Barra ,Romano “per caso “ alla nascita ma Napoletano di concepimento, d’anima e di residenza, nell’immaginario collettivo indimenticato componente della Nuova Compagnia di Canto Popolare della stagione più gloriosa, gli anni ’70, ha, ancora una volta, disfatto il suo voluminoso bagaglio d’artista a Roma, fermandosi in città per una serie di 4 concerti (8-11aprile) alle pendici del Gianicolo, nello spazio raccolto del Teatro Ghione (www.teatroghione.it ). La mia esperienza su Peppe Barra era ferma ai suoi dischi con la “N.C.C.P.”, formazione che attraverso una nutrita produzione discografica e un’attività concertistica transnazionale, a partire dal 1970, diffonde in Italia e nel Mondo la musica popolare della Campania, con soddisfazione di intenti culturali e di ritorno commerciale. Nei miei ricordi ho ben presenti le coinvolgenti apparizioni televisive della “N.C.C.P.” nell’era del bianco / nero della Rai (nda: nutrita serie di video visionabili su YouTube) dove, “armati” di tammorre-chitarre battenti–castagnette –fisarmoniche -puti pù, Peppe & compagnia facevano “nu tiatro gruosso ” con le loro grandi voci! Dalla fine degli anni ’70 Barra è fuoriuscito da quella formazione per intraprendere una personale, brillante carriera di musicista e di attore con particolare riguardo per il teatro;anche il cinema ha, spesso, richiesto. L’arte di Peppe come, ad esempio, solo per dirne una, nel 2002, con la caratterizzazione del personaggio del Grillo Parlante nella versione cinematografica di Pinocchio girata da Benigni . Un percorso artistico ,quello di Peppe, che per molti anni incrocerà con quello della mamma, la grande Concetta Barra, scomparsa nei primi anni ’90, portando la ditta “Peppe & Barra” (così fu ribattezzato il sodalizio artistico tra madre e figlio) a realizzare diversi apprezzati dischi e pieces teatrali. Tra le altre cose Barra vanta una nutrita serie di collaborazioni in opere discografiche di altri artisti, anche emergenti, come la band dei “Letti Sfatti“ ( lettisfatti.com ) prodotta da Patrizio Trampetti (www.masar.it/artists/patrizio_trampetti.htm ), musicista Napoletano di lungo corso, già nella formazione storica di NCCP con Barra e in tanti altri progetti ..…. Bennato dei dischi mitici …. (Patrizio è l’autore dei testi di “Un giorno credi” e “Feste di piazza”…può bastare ?) tanto per fare un esempio: nel cd “Come fiori tra i marciapiedi e l’asfalto” dei “Letti Sfatti “, Peppe interpreta il brano “ ‘A vita do musicista”. E, così, sapere di Peppe disponibile praticamente sotto casa….. mi ha folgorato! Ho assistito al primo dei quattro concerti: un pubblico eterogeneo e la sala gremita confermano che l’arte di Peppe è ben diffusa e apprezzata; non poteva essere diversamente per un artista che conosce il palco ….da sempre! La sala si fa buia e il sipario si alza: le prime luci dello spettacolo spuntano e si irradiano sul gruppo dei 5 musicisti che, pressochè stabilmente, accompagna Barra da molti anni nei suoi concerti . Il suono in crescendo di un arpeggio di chitarra (quasi mi ricorda le atmosfere ipnotiche create da un sitar) introduce “Jesce o sole”, un’antichissima filastrocca, accertata come la prima canzone del repertorio classico partenopeo, addirittura riconducibile al 1200: il protagonista della serata, Peppe Barra, entra in scena, vestito con abito comodo colorato (che alternerà con uno bianco nel corso dello show) Peppe Barra e il suo immancabile copricapo, raggiunge il microfono piantato al centro del palcoscenico ed intona, a mò di cantilena, i versi dell’antica composizione che, spiegherà, al termine del brano, è da intendere come un augurio per il “buon andamento delle cose” . E che le cose andranno bene è già ben chiaro a tutti: Peppe c’è (!) già dalle prime battute rivolte al pubblico, il suo brio e l’ umiltà del grande artista procederanno di pari passo con la qualità del repertorio proposto. La scena è austera e al pubblico ben risalta la grande concentrazione profusa da tutti i musicisti, non solo esecutori ma realmente partecipi delle emozioni del “capo banda”. Un concerto di Barra è alternanza Peppe Barra e NCCP Campo de’ fiori Pepppe Barra è il grillo parlante nel Pinocchio di Benigni di musica e recitazione: dal suo baule “Peppe o’artista” pesca azzeccate, emozionanti, vigorose proprie rielaborazioni di brani dal repertorio della canzone popolare Napoletana e del canzoniere Italiano della prima metà del 900 (“ Profumi & Balocchi”: solo lo straziante grido di “Maaammaaa, mormora la bambina…” vale il costo del biglietto!) passando per la proposta di alcuni brani dal suo più recente, bellissimo e consigliato per l’acquisto (!!!), album “N ‘attimo”, la melanconica ”Piccirè “ e la rarefatta “ Sofrimento” con la band che sottende in coro al testo cantato e recitato di Barra. Ma la serata ci offre anche brani recitati con citazioni da “L’inferno della poesia napoletana”, è il caso de ““Idillio ‘e merda- a cacata nnammurata “…. un componimento con protagonista … la cacca… che parla d’amore, e dal “Pentamerone” , una raccolta di 50 favole in dialetto napoletano della prima metà del 1600, scritte da Gian Battista Basile dove ne trae il racconto de “Le vecchie vergini”, oltre 15 minuti di un Barra teatrale , multifacciale, intento ad animare le conversazioni in dialetto napoletano di due vecchie “brutte ma brutte assaje” che tentano di raggirare un giovane principe “da moglie” …con finale scoppiettante! Lo spettacolo, così farcito, volge al termine, Barra non si risparmia e divertito dalla serata e grato dell’accoglienza riservatagli trascina una sedia e si siede al centro del palco con nei palmi delle mani le “castagnette” (nda: strumento simile alle nacchere) e, dopo una breve introduzione, inizia a battere il tempo per la “Tammurriata nera” preceduta da “Guerra” componimento funzionale a creare un’atmosfera tesa con tanto di effetti simil sirene di avviso di bombardamenti imminenti. Il pubblico è trascinato dalla “Tammuriata” e alla sua conclusione credo che un desiderio alberghi in ognuno dei presenti: <cari gestori del taatro Ghione, lasciateci le chiavi….chiudiamo noi! Peppe ….continua! > E Peppe non si fa attendere ritornando in scena per un paio di pezzi. 17 Uno spettacolo durato circa due ore, emozionante, senza sbavature, ritmato, ottimamente eseguito dai fidi “guaglioni di Peppe”: direi che il volto, la gestualità, le pose di Peppe arrivano alle nostre orecchie prima delle sue parole….. Peppe…. PORTA UN BACIONE a Napoli ma … torna presto a Roma !!! GRANDE, GRANDE, GRANDE! (se volete vivere “da casa”, comodamente seduti nella vostra poltrona, l’esperienza di un concerto di Peppe Barra, potrebbe aiutarvi l’ascolto del cd “Peppe Barra in concerto–ed Marocco Music 2003, con la presenza del grande violinista e compositore napoletano Lino Cannavacciulo (linocannavacciuolo.it), collaboratore in tanti lavori musicali e teatrali con Peppe Barra) . Peppe e Concetta Barra 18 Campo de’ fiori A Fabrica di Roma (VT), premiati attori e registi provenienti da tutta Italia IV RASSEGNA NAZIONALE DI TEATRO “PREMIO ARCO D’ORO” Assegnato da Campo de’ Fiori il Premio Speciale della Stampa per voci emergenti. Gli intermezzi musicali hanno avuto il loro momento magico quando il tenore Roberto Mattioni, accompagnato dalla fisarmonica di Cleo Galliani, ha eseguito delle bellissime canzoni sulle arie del “Tango”. I piaDa sx: Due membri della compagnia teatrale Faul di Viterbo che si è aggiudicata il cevoli pezzi Premio speciale della Stampa,Carlo Ciaffardini, il Direttore Artistico del Palarte di musicali sono Fabrica di Roma, Ermelioda Benedetti, che ha consegnato il Premio per Campo de’ serviti anche a fiori e il presentatore Claudio Ricci. raffreddare la Sabato 24 aprile al Teatro Palarte di tensione palpabile tra le Compagnie finaliFabrica di Roma si è conclusa la IV edizioste, ansiose di conoscere i risultati della ne della Rassegna Nazionale di Teatro giuria nell’assegnazione dei premi, intro“Premio Arco d’Oro”. Alla presenza del dotti, di volta in volta, da due splendide Sindaco e delle autorità cittadine si è svolvallette, che indossavano, per l’occasione, ta quella che può essere definita una vera bellissimi abiti della boutique “Naif” di e propria serata degli “Oscar”. La cerimoFabrica di Roma. Sicuramente uno dei nia di premiazione, condotta dal simpatipremi più importanti e significativi è stato cissimo Claudio Ricci, spalleggiato dal il Premio Speciale della Stampa. La capodirettore artistico, nonché ideatore della redattrice Ermelinda Benedetti, ha portato rassegna, Carlo Ciaffardini, ripresa da Rai i saluti del Direttore Sandro Anselmi a tutto 3 e trasmessa al TGR regionale, è stata in il pubblico fabrichese, che ha affettuosarealtà anche un gradevole spettacolo mente ricambiato con un lungo applauso, musicale. L’assegnazione dei vari premi, ed ha consegnato la targa attribuita infatti, è stata intervallata da varie esibida“Campo de’ Fiori” alla compagnia FAUL zioni: gli allievi dell’Istituto Musicale di Viterbo vincitrice del Premio con la com“Giacomo Carissimi” di Viterbo hanno esemedia di E. De Filippo Chi è cchiù felice’e guito una coinvolgente “pizzica”, eseguita me! Le Compagnie Teatrali Riunite di con sole tamburelle. A seguire dieci giovaMacerata con uno splendido Berretto a ni chitarristi dell’istituto viterbese hanno sonagli hanno vinto il Premio per la fatto ascoltare al pubblico due famosissimi Migliore Regia, assegnato a Piergiorgio brani. E’ stata poi la volta delle ballerine Pietroni (anche interprete nella parte di della Scuola Art Dance & Fitness di Fabrica Ciampa). Alla compagnia G.A.D. di Pistoia di Roma, dirette dalla bravissima Giada è andato il Premio Miglior Attrice non Pancianeschi. Entusiasmo tra gli spettatori Protagonista per Francesca Branchetti, per Dario Guidi, il giovanissimo cantante nella parte di Irene Molloy in La sensale di fabrichese vincitore già di diversi concorsi matrimonio. Molto gradita la commedia Alcune foto di scena dello spettacolo Il Cyrano, che si è aggiudicato il “Premio Arco d’oro” per l’anno 2010 Margarita e il gallo, portata in scena dalla Compagnia della Tresca di Bologna, che si è aggiudicata il Miglior Attore non Protagonista con Stefano Morettini e la Miglior Attrice con Viviana Piccolo nell’eclettica ed accattivante parte della serva Margarita. La palma del Miglior Attore se l’è aggiudicata il bravissimo e giovane Renato De Simone per la parte di Scemunillo in Fatto di Cronaca di Raffaele Viviani, allestito dalla compagnia Luna Nuova di Napoli. C’è stata poi l’assegnazione del Premio Speciale della Giuria alla Compagnia Del Sorriso di Ancona per un gradevolissimo L’uomo la Bestia e la Virtù. Per finire, accolto da una vera e propria ovazione, è salito sul palcoscenico Claudio Pesaresi , della Compagnia Al Castello di Foligno, splendido interprete e regista di un meraviglioso Cyrano de Bergerac che si è aggiudicato ben tre premi: il Miglior Allestimento, il Premio del Pubblico e la Migliore Rappresentazione. Insieme a Serena Orazi (Rossana) e Giuseppe Raponi (Cristiano), un commosso Pesaresi ha ricevuto dalle mani del Sindaco Giuseppe Palmegiani il prestigioso “Arco d’Oro” opera del pittore Ferdinando Sciarrini. Nei ringraziamenti finali, la Presidente della Pro-Loco Stefania Stefanucci ha ricordato che la rassegna fabrichese è ormai un punto di riferimento per gli appassionati di teatro dell’alto Lazio che ogni domenica riempiono i 430 posti del teatro Palarte. Il prestigio della Rassegna trova riscontro nell’alto numero di lavori iscritti al concorso (quest’anno 95) e dal risalto che RAI 3 ha voluto dare all’evento trasmettendo, domenica 25 aprile, un ampio servizio al TGR regionale, a testimonianza della notorietà e qualità della rassegna teatrale fabrichese. Siete tutti invitati, per la prossima stagione a partecipare, sia come spettatori, sia come protagonisti, se tra voi lettori c’è qualche attore o regista che vuol proporre la propria compagnia. 20 Campo de’ fiori Una “Fabrica” di ricordi Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma Angelo Giovagnoli Rincontrarsi dopo tanti anni con un amico e raccontare della passata giovinezza, è cosa bella e nostalgica e la memoria si spinge dentro i ricordi custoditi giù, nel fondo. di Sandro Anselmi E’ stato bello, così, ricordare con Angelo di quando, ragazzi, ci frequentavamo. Al di là della comune passione per la musica che lo ha portato, poi, a così alti livelli, c’era fra noi una sincera amicizia che ci faceva dividere giorni indimenticabili. Riconoscevo da lontano il rumore del suo “Bobo” Benelli arrancare sulla salita per arrivare a casa mia e le visite di Angelo erano frequenti perché lì avevamo una stanza dove facevamo le prove con il gruppo musicale. Allora ricordo Angelo al basso, nei veglioni degli anni ’60 al Cinema Smeraldo; alle tastiere, nella pista da ballo di Vasanello, e con il corno in una nostra memorabile esibizione a Roma, presso l’auditorium dell’istituto Gerini, sulla Tiburtina. Angelo arrangiò mirabilmente un brano degli Aphrodite’s Child, Marie Jolie, che a me piaceva tanto interpretare e, alla mia uscita sul palco, uscì dal pubblico giovane, smaliziato della città, forte una voce che scandì: “A ber morone… Via Sannio veste tutti!!!”. Ed infatti, per risparmiare, i banchi del famoso mercatino romano erano la nostra più esclusiva boutique. Quella frase rimase famosa, ed ancora oggi Angelo me la ripete prendendomi in giro. Indimenticabili le nostre passeggiate a Roma, quando di ritorno da Via dei Mille, dove cercavamo, nel negozio di dischi di Marignoli (nostro paesano), gli ultimi successi da riproporre nelle nostre serate, sostavamo da Trombetta a Via Marsala per consumare, con tanto gusto e molta fame, l’immancabile quadruccio di cioccolata. Ci recavamo spesso a Via Fabio Massimo, nel negozio Musicarte, dove sognavamo di poter comprare, un giorno, tutti gli strumenti desiderati, tanto che le facce della signora Vanda e del signor Nanni (i proprietari) e del magazziniere Abele, erano diventate familiari. Sono contento di pensare che Valerio, padre di Angelo, e già valente musicista, mi portasse ai saggi che il figlio teneva al conservatorio, avendomi, probabilmente, ritenuto uno dei suoi migliori amici. Valerio, che è stato la tromba solista della gloriosa orchestra Brazil negli anni ’50 e ’60, e diretto la Banda Raffaele Poleggi di Fabrica di Roma, ha indubbiamente trasmesso l’arte della musica ai suoi due figli Angelo e Renzo, ma Angelo è stato quello che gli ha dato maggiori soddisfazioni. Oggi la nostra storia di amicizia prosegue inossidabile e la carriera artistica di Angelo è degna delle “note” che seguono: Angelo Giovagnoli , nato a Fabrica di Roma, inizia a suonare la tromba a 6 anni sotto la guida di Giorgio Postiglione, Maestro della Banda; a 9 partecipa ad un concorso musicale per giovani esecutori e vince una borsa di studio della SIAE che gli permette di frequentare i Conservatori San Pietro a Majella di Napoli e Santa Cecilia in Roma. Giovanissimo si diploma in corno, sotto la guida dei maestri Antonio Marchi e Domenico Ceccarossi. Nel 1969, voluto dal Maestro Franco Ferrara, è primo corno nell’orchestra delle “Vacanze Musicali” a Venezia. Successivamente si trasferisce a Palermo dove rimane per due anni come primo corno dell’Orchestra del Teatro Massimo. Nel 1971 vince il concorso di primo corno dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e fa parte del quintetto dei solisti del Teatro dell’Opera di Roma, con il quale ha suonato nelle più importanti sale da concerto italiane ed estere. Dal 1973 al 1977 è stato docente della cattedra di corno presso l’Istituto G. Briccialdi di Terni e, dal 1982 al 1985, in quella del Conservatorio di Santa Cecilia in Roma. Dal 1970 inizia l’attività concertistica facendo parte del Gruppo di Rivalutazione Musicale con il quale esegue parte del repertorio solistico per corno e orchestra. E’ promotore e fondatore di realtà musicali come: il Gruppo Italiano di Ottoni, l’International Chamber Ensemble, l’Accademia Musicale Italiana- AMIT e il Quintetto Primavera di Digital Records. E’ socio dell’Unione Musicisti di Roma dal 1973 al 1989. Il Maestro Franco Mannino gli dedica l’Adagio per Corno e Orchestra d’Archi, eseguendolo in prima assoluta al Teatro Sala Umberto di Roma per i concerti di Radio3. Dal 1990 al 1992 è stato Consulente Artistico del Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Gian Paolo Cresci, con il quale realizza produzioni di grande rilievo come il Concerto dei Tre Tenori a Caracalla e crea, all’interno dello stesso Teatro, il Media Departement, dove cura e valorizza lo storico archivio audio attraverso la rimasterizzazione di vecchie registrazioni, pubblicando dischi con la BMG, di valore storico culturale. Sempre nel 1990 fa il coach musicale per gli attori del film “Rossini Rossini” con la regia di Mario Monicelli e, successivamente, coordinatore per la registrazione e la ripresa di Cavalleria Rusticana per il film “Il Padrinoparte terza” con la regia di Francis Ford Coppola. Dal 1992 al 1994, con il Gruppo Italiano di Ottoni, prende parte alla trasmissione della rai “Uno Mattina”. Nel 1995 fa di nuovo il coach musicale per gli attori Campo de’ fiori 21 nator Compagnia dell’Arancia. del film “Croce e Delizia” per la regia di Luciano De Crescenzo. Nel 1995 è coach musicale di Nastassia Kinskj per il film “La bionda”, regia di Sergio Rubini. Nel 2000 arrangia Silouans Song di Arvo Part e dirige l’orchestra Wien per la colonna sonora del film “I cento passi”, regia Marco Tullio Giordana. Nel 2000-2001 è Musica Advisor nel film “Gangs of New York”. Sempre nel 2001 è stato responsabile dei servizi musicali del Festival Verdiano di Parma, creando con il Direttore Artistico Bruno Cagli l’Orchestra del “Centenario Verdiano”. Nel 2002 cura il Festival di Solothurn in Svizzera, dove invita la Czech National Symphony Orchestra; nello stesso anno è direttore d’orchestra nella registrazione in studio di “Tosca” con la Philarmonica di Belgrado per il film di Giorgio Ferrara “Tosca e altre due”, cantata da Maria Pia Ionata, Alessandro Safina, Armando Ariostini, Ezio Di Cesare e Gian Paolo Fiocchi. E stato consulente musicale nel film “Callas forever” con la regia di Franco Zeffirelli. Da oltre 30 anni, opera nel settore delle colonne sonore da film come cornista e come organizzatore, ricevendo soddisfazioni: 8 David di Donatello con il Maestro Franco Piersanti, Riz Ortolani, Ennio Morricone e 2 Oscar con il Maestro L. Bacalov per il film “Il Postino” e “La vita è Bella” con il Maestro Nicola Piovani. Da Gennaio 2005 ha rilevato lo storico studio di registrazione SONIC con la società Digital Records srl, della quale è socio e responsabile artistico, organizzando orchestre per concerti, convention e colonne sonore da film a Roma e Praga. Negli anni è stato direttore d’orchestra per le colonne sonore dei film “Mathilde”, “Elisa di Rivombrosa 2”, “In un altro paese”, “Doc West”, “Il Falco e la Colomba” e del CD “Anno Zero Samarcanda”, musiche del Maestro Daniel Bacalov. Nel 2008 compone le musiche per lo spettacolo teatrale “Il poeta volante” interpre- tato da Pietro Pignatelli, scritto e diretto da Angelo Ruta. Nel 2009 compone le musiche dello spettacolo teatrale “Vincent” interpretato da Angela di Matteo, Federica Natangelo, Pietro Pignatelli, scritto e diretto da Angelo Ruta. Nel 2009 scrive le musiche per “Quante storie”, due CD di filastrocche musicate per bambini. Dal 2008 a tutt’oggi è Tutor Fiati dell’Orchestra Giovanile Goffredo Petrassi. Dal 1995 ad oggi è stato parte integrante nei musical: - Facciamo l’amore (2009) orchestra coordinator G&G Production - Poveri ma belli (2008) orchestra contractor Teatro Sistina - Parlami di me (2007) orchestra coordinator Teatro Sistina - Il principe della gioventù (2007) orchestra coordinatori CTC - Vacanze romane (2004) music coordinator Teatro Sistina - I Dieci Comandamenti il Musical (2003) Line producer De Angelis Group - Aggiungi un posto a tavola IV edizione (2002) orchestra coordinator Teatro Sistina - I figli della lupa (2001) orchestra coordinator Teatro Sistina - Francesco Il Musical (2000) orchestra coordinator Promnibus - Rugantino IV edizione (1998) orchestra coordinator Teatro Sistina - West Side Story (1995) orchestra coordi- Ha inciso per Fonit-Cetra, BMG,EMI, Frequenz, Cabum, CAM, Music Villane, e il CD di Tosca è edito dalla CAM. Ha collabora per le colonne sonore con i maestri: Ezio Bosso, Andrea Guerra, Ennio Morricone, Franco Piersanti, Luis Bacalov, Riz Ortolani, Armando Trovajoli, Nicola Piovani, Pino Donaggio, Paolo Buonvino, Bruno Moretti, Pivio e De Scalsi, Maurizio e Guido De Angelis, Carlo Siliotto, Andrea Pandolfo, Giovanni Bacalov, Andrea Morricone, Stelvio Cipriani, Maurizio Abeni, Arturo Annecchino, Antonio Di Pofi, Bruno Zambrini, Marco Tiso, Mario Raja, Tony Secchi, Germano Mazzocchetti, Piero Piccioni, Carlo Savina, Carmine Coppola, Paolo Silvestri, Pietro Freddi, Stefano Caprioli, Giuseppe Napoli, Lele Marchitelli, Luigi Seviroli, Renato Serio, Natale Massara, Gianfranco Plenizio, Tommaso Vittorini, Piero Pintucci, Dario Lucantoni, Pasquale Filastò, Alesso Vlad, Claudio Capponi, Stefano Arnaldi, Ludovico Fulci, Giancarlo Chiaramello, Gianni dell’Orso, Francesco De Masi, Lamberto Macchi, Manuel De Sica, Fabio Liberatori, Alessandro Molinari, Stefano Reali, Gianluca Podio, Benoit Jutras, Ruj Folguera, Bob Rose, Antonio Sinagra, Savio Riccardi, Lino Cannavacciuolo, Michele Fedigrotti, Pino Daniele, Francesco Cerasi, Guido Freddi, Giuliano Taviani, Nicola Tescari, Ludovico Einaudi. Angelo Giovagnoli durante la registrazione della colonna sonora del film “Il falco e la colomba”, con la Czech National Symphony Orchestra , musiche di Maurizio De Angelis Campo de’ fiori 22 Ecologia e Ambiente La marea di petrolio della Louisiana La marea nera di petrolio fuoriuscita dalla piattaforma della British Petroleum nel Golfo del Messico, sta provocando non pochi disastri, arrivando a toccare le coste della Louisiana, si avrà una delle più grandi di Giovanni catastrofi ambienFrancola tali.. Sta per arrivare, per i forti venti, alla foce del fiume Mississipi, delineando così una minaccia per tutto il sistema palustre e di conseguenza danni enormi a tutta la riserva ittica. Si è chiesto l’intervento di 6000 soldati della Guardia Nazionale, per far fronte a questo drammatico incidente, il Presidente americano Barack Obama, ha dichiarato di mettere a disposizione anche il Dipartimento della Difesa, ciò è sufficiente per comprendere quale misura, questo danno ambientale, possa assumere nel corso del tempo. Nel mio libro pubblicato da Ennepilibri nel 2008 dal titolo “Il profitto e la Virtù” al capitolo (l’uso del petrolio e quanto versato in mare), citai di una catastrofe ecologica avvenuta nel 1989 al largo dell’Alaska, provocata dalla petroliera Exxon Valdes quando si riversarono in mare circa ben 11 milioni di galloni di petrolio, ebbene questa catastrofe della Louisiana si ipotizza sia simile per dimensione a questo avvenimento del passato, dove duemila chilometri di coste vennero contaminate, portando alla morte migliaia di uccelli e decine di balene. Ora il colosso Britannico BP, si sta assumendo la piena responsabilità della fuoriuscita di petrolio, ma ormai tutto l’habitat, i pescatori della Louisiana, la pesca dei gamberetti, la raccolta delle ostriche, granchi è compromesso, e tutti i pescherecci commerciali sono in ginocchio. Infatti l’industria ittica in questa parte del mondo fattura 2,4 miliardi di euro all’anno e, intanto, la gente del luogo afferma di sentire l’odore di petrolio fino a New Orleans. Certo è che la Casa Bianca ha sospeso tutte le nuove trivellazioni fino a quando non termineranno le indagini sul disastro nel Golfo del Messico, per capire se quanto è accaduto è stato una cosa unica e imprevedibile. A mio modesto avviso, al di là di queste sospensioni e indagini, questo ulteriore disastro, inciderà negativamente su tutto l’ambiente e su intere economie, quindi è indispensabile ridisegnare per intero i nostri stili di vita, che da troppo tempo ormai hanno condotto l’intera umanità ad una dipendenza dal petrolio senza via di uscita. Ora, come mai, occorre un impegno planetario per mettere fine a queste logiche di profitto aberranti e distruttive, c’è tutta la tecnologia sufficiente per farlo. Sarà indispensabile fare massa, creare un nuovo pensiero e, soprattutto, essere più consapevoli di dove stiamo andando con i nostri comportamenti. Campo de’ fiori 23 Come eravamo AH ! HO CAPITO, E’ QUELLO CHE CHIAMINO ….. ... continua dal n. 69 Proseguendo nel mio excursus riguardante i soprannomi prettamente “civitonici”, in questa seconda tranche, ho focalizzato quelli con la finale accentata, che di Alessandro Soli come noterete sono in maggioranza con la lettera “o”. Il motivo va ricercato nella morfologia del nostro dialetto, che appunto tronca le finali e le accenta. Ad essere sincero ho volutamente tralasciato di trascrivere l’articolo che precede il soprannome, quel tanto caro ‘o, da noi contrapposto al più famoso “er” romanesco, ma il risultato credo sarà comunque di effetto, quando, specialmente i più anziani, individueranno le persone menzionate appunto con il loro soprannome. E allora, pronti via con: Bottò, Peppilò, Mozzicò, Cucchiarò, Scotò, Sardò, Luriò, Trabardò, Scopettò, Smollicò, Balestrò, Mignolò, Beccacciò, Capocciò, Mariolò, Cervellò, Gianduiò, Macchiò, Ciavattò, Scafò, Giggiò, Combarò, Cellò, Pellicciò, Stallò, Scarpò, Ciammellò, Tabbaccò, Peperò, ‘Nciafruiò, Cacò, Squadrò, ‘Ndostò, Baffò, Pecorò, Occhialò (Peppe), Filò, Gibbò, Nasò, Peciò, Segò, Barrettò, Mezzomiliò, Cappò, Nerò. Ed ancora con le altre vocali : Bignè, Citroè, Perepè, Gnegnè, Ciappamì, Magnasupplì, Cichitolotù, Cuccurucù, Menaccà, Sciarabbaccà, Zazzà, Tartagnà, Parapazzù, ‘Ndindì, Iulù. Immagino a questo punto, quanti di voi, cari lettori, avranno già individuato le persone, o meglio i personaggi, che si celano dietro tali soprannomi. Gente che si aggira ancora per Civita, o che purtroppo è venuta a mancare, e viene ancora ricordata proprio attraverso un soprannome che può sembrare a volte discutibile, ma mai banale. Voglio soffermarmi su due di essi sopra citati: “ Mignolò “ cioè Erminio Colonnelli, (nonno dell’omonimo ristoratore) capostipite di tre generazioni, che qui a Civita Castellana hanno proposto negli anni, quella cucina “casareccia” basata sulla cacciagione e sul pesce ( indimenticabili i “tordi allo spiedo” e le ormai rarissime “ranocchie fritte”). Ebbene il suo soprannome, deriva direttamente dal suo nome Erminio, storpiato dal nostro dialetto, che da Ermigno-Ermignolo lo ha trasformato nel più simpatico “Mignolò”. L’ altro personaggio che voglio ricordare è “Peppe Occhialò” cioè Giuseppe Fantera. Vero e proprio personaggio, che deve il suo soprannome sicuramente alle sue caratteristiche fisiche, in modo particolare ai suoi grandi occhi. Immaginate un “Bud Spencer nostrano”, che dietro alla sua prestanza fisica nascondeva un cuore “grande così”. Stazionava perennemente in piazza Matteotti, appoggiato al tettino della macchina in sosta, con l’immancabile sigaretta accesa, sempre pronto a dare indicazioni a gente di passaggio e a turisti. Ricordo le domeniche pomeriggio degli anni ’60-70, quando era solo la radio, con “Tutto il calcio minuto per minuto” a far palpitare i tifosi. Ebbene piazza rimbombava dei suoni usciti dalla radio di Peppe che sempre più “appoggiato “, gioiva ai gol di Sandro Mazzola e della “ sua Inter”. Come dicevo nel numero scorso, se continuo a tralasciare qualcuno (a proposito, tra gli “ino” ho dimenticato Scaccino, Musichino, e Bruschino) non me ne vogliate perché qui a Civita Castellana tutti, più o meno hanno un soprannome, allora ho pensato di tenerne la conta, ebbene con questi ultimi aggiunti siamo arrivati a 86. continua sul prossimo numero .... Civita Castellana 1966 “Mignolò” (1896-1976) con i nipoti Ernesto 12 anni e Erminio 8 mesi. “Mignolò” pesca giù a Treja. 24 Campo de’ fiori o n a Le guide di Campo de’ fiori t n e l a V Valentano è un vero e proprio gioiellino della provincia viterbese, che mantiene ancora intatto quell’antico tocco medievale. Sorge su di un’altura posta a circa 538 m sul livello del mare ed di Ermelinda incastonata nelle valBenedetti late pianeggianti della Maremma laziale. Il borgo, con la sua splendida posizione panoramica, domina il lato occidentale del lago di Bolsena ed è compreso tra le acque dolci di quest’ultimo e quelle salate del mare Tirreno, dal quale dista solo pochi chilometri. STORIA La zona delimitata dai confini del comune di Valentano, era abitata già 4000 anni fa. Nel piccolo, incontaminato lago di Mezzano, pochi km a nord ovest del paese, sono stati rinvenuti, infatti, oggetti risalenti all’età del bronzo, e palafitte, probabilmente sommerse proprio dalle acque di quel lago, durante gli stravolgimenti climatici ed ambientali dell’epoca. La tradizione vuole che Valentano derivi dall’etrusca “Verentum” ma non se ne sono trovate tracce. Del periodo romano, invece, sono visibili resti di numerose ville rustiche, trasformatesi successivamente in piccoli villaggi che, in epoca medievale si riunirono, probabilmente per motivi di difesa, sull’alto del colle ove, probabilmente si formò il primo nucleo di quel villaggio chiamato “Valentano” (forse da Valle degli Ontani). Sono presenti anche resti di fortificazioni Longobarde. Le prime notizie del paese potrebbero essere quelle del 680, anno in cui in questo centro si sarebbe trasferito il vescovo della distrutta città di Bisenzo. Dai documenti delle Abbazie imperiali di Farfa e di San Salvatore, sul Monte Amiata, abbiamo i primi dati certi del paese. Nell’anno 844 in essi si ha menzione di Balentanu o Valentano. Nel 1053 il paese comunque è già strutturato e appare organizzato come comune libero, nel sito attualmente occupato, con la sua pieve dedicata a San Giovanni Evangelista e la Rocca di difesa. Nel 1193 venne sottomessa a Viterbo, ma conteso anche dalla vicina città di Orvieto. Nel 1262 Urbano IV ne disponeva sotto la giurisdizione della Chiesa di Roma. Nel 1328 fu invasa e dato alle fiamme dai barbari, ricostruito poi nel 1331, subì ancora incursioni da parte di potenti feudatari che imperversavano nella zona. Nel 1354, la cittadina venne assegnata dal cardinale Albornoz alla signoria dei Farnese che la tenne per lunghi anni, trasformando l’antica rocca di difesa nel palazzo residenziale della famiglia, con cortile rinascimentale e sale affrescate, e richiedendo anche l’intervento di Antonio da Sangallo il Giovane. La fortuna del paese crebbe con quella della famiglia Farnese culminata, nel 1534, con l’elezione a pontefice di Alessandro, sotto il nome di Paolo III. La “fortunazza paolina”, tanto mal digerita dalle famiglie rivali, doveva portare poi alla creazione del Ducato di Castro e della Contea di Ronciglione: una grossa fetta di territorio nel cuore di quello ecclesiastico, quasi alle porte di Roma, mal sopportata dalla Camera Apostolica. Lo splendido momento vissuto sotto i Farnese aveva portato Valentano ad essere compreso nel Ducato di Castro (1537) e, quindi, a divenirne la capitale fino a quando, per le dispute tra i Farnese e la Camera Apostolica, Castro venne completamente distrutta (1649). Gli avvenimenti dei secoli seguenti registrano l’abbandono della Rocca da parte dei Farnese e la sua trasformazione in Monastero di Monache Domenicane. I Valentanesi fecero parte dell’Associazione Castrense del 1848 e quindi della Lega dei Comuni di Castro che si opponeva al potere temporale dei papi e auspicava, nello spirito risorgimentale del tempo, l’unione dell’Italia tutta. Sede di una guarnigione di Zuavi Pontifici, il paese registrò l’arrivo e gli scontri con i garibaldini nel 1867. Ma ormai il 1870 era alle porte e mentre si festeggiava la presa di Roma, gli Zuavi incendiavano, nella piazza principale del paese, quasi tutte le carte dell’archivio storico del Comune. La situazione di Valentano, agli inizi del 1900 non era dissimile ai tanti paesi della provincia di Viterbo, ove regnava una diffusa povertà tra la stragrande maggioranza dei cittadini, mentre la proprietà era concentrata nelle mani di alcune famiglie benestanti, della Parrocchia e delle numerose Confraternite. Solo dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale i contadini poterono vedersi assegnati dal Comune i cosiddetti enfiteusi (circa 8.000 metri di terra) di cui poter disporre direttamente. Nel 1944 il passaggio del fronte di guerra registrerà, negli scontri fra soldati tedeschi ed alleati, la morte di undici civili, molti dei quali caduti per lo scoppio della bomba del “Portonaccio”. La situazione economica del paese nel dopoguerra si rivelò, per molti, fonte di privazioni tanto che, con la cosiddetta “Riforma agraria” dell’Ente Maremma, dopo il 1951, circa cento famiglie (per 600 cittadini) si trasferirono a Pescia Romana, dove ebbero in assegnazione i cosiddetti “poderi familiari”. La popolazione cittadina che contava allora 3.826 abitanti (il massimo storico raggiunto), scese così a 3.218, stando ai dati del censimento del 1961. Questo calo demografico si incrementò nel corso degli anni a seguire, per stabilizzarsi, negli ultimi anni, attorno ai 2.925 abitanti, malgrado l’incremento dell’insediamento abitativo che, invece, si è notevolmente ampliato. continua sul prossimo numero ... Campo de’ fiori 25 “SEMPRE CARA MI FU QUESTA TELEVISIONE...” Un viaggio attraverso il mondo mediatico che ci circonda, analizzando vizi e virtù della scatola luminosa più popolare al mondo Cos’è davvero la televisione? Quale potere esercita questa scatolina colorata che ormai presenzia nelle nostre case quasi come un componente della famiglia? Quali pericoli nasconde e quali di Milena Romoli armi possiede? E Dott.ssa in Scienze e ancora, quali sono le Tecniche della fasce più colpite da Comunicazione questo mezzo di comunicazione, nato nel 1954, e ormai in grado, addirittura, di scandire le nostre giornate? Tentare di dare una risposta a questi, e ad altri interrogativi, è quanto si propone di fare questa nuova rubrica che mirerà proprio a smascherare, ed a mettere in evidenza, taluni meccanismi preparati ad hoc in grado di scavalcare la nostra stanca e poco allenata capacità di decodificazione. Siamo noi ad essere cambiati, oppure è la tv che cambia? Personalmente credo che esista una sinergia tra le due situazioni che vada puntualmente di pari passo; negli ultimi mesi, infatti, quello che si nota, è che le trasmissioni che ci vengono proposte, dai varietà ai reality, passando per i quiz ed i notiziari, senza dimenticare la protagonista pubblicità, stiano sempre più tentando di modellare i nostri personali schemi mentali. Il fatto riguarda, in particolare, la percezione subliminale, ovvero il fenomeno secondo il quale stimoli non avvertiti consciamente perché troppo rapidi, come nel caso degli spot, possono influenzare il comportamento degli individui. Dunque, non è più solo la pubblicità, nata negli anni ‘70, con l’avvento della televisione commerciale, ad aver cambiato il ruolo della tv trasformandola da uno strumento di promozione culturale ad una vera e propria impresa che inizia a guadagnare vendendo spazi e siparietti. Oggi è la tv stessa ad essere cambiata e noi, e qui si torna alla sinergia, facciamo certamente la nostra parte, continuando ad adeguarci ad un sistema che non ci piace ma che, forse, ci fa comodo così, figuriamoci se nella società altamente frenetica di oggi dovessimo anche cercare il tempo per ribellarci a questo vortice comunicativo senza esclusione di colpi...Facciamo un esempio concreto: il recente Festival di Sanremo. Non è vero che non siamo contenti del podio finale della trasmissione emblema che ha fatto la storia della musica italiana, e non è neanche vero che siamo stufi di vedere i vincitori dei reality show giovanili come ennesimi vincitori. Il fatto è che, forse, dovremmo essere più onesti con noi stessi e ammettere che i reality, come riportano i dati Auditel, sono programmi seguitissimi ai quali, però, non esitiamo a tirare dietro critiche continue e di ogni genere; e non possiamo, quindi, lamentarci dell’inevitabile continuum che si viene a creare tra i vari generi e programmi televisivi: siamo noi spettatori, che ci piaccia o no, a decretare se un programma è vincente, o se debba essere immediatamente cancellato dai palinsesti. A questo proposito, è arrivato forse il momento di capire che il nostro zapping, a volte poco pensato, sia tutt’altro che ininfluente; siamo noi spettatori, nostro malgrado, quei pesciolini che si vedono nelle fiere e nelle feste patronali che aprono e chiudono la bocca agli ami calamitati che tentano di catturarli. E non è neanche vero che siamo poi così scontenti che Pupo, l’ormai rivisitato cantanteshowman famoso per la sua statura, nonché per aver dichiarato di avere una moglie ed un’amante entrambe concordi o, ancora, per aver messo in piazza spregiudicatamente, all’epoca dei “pacchi”, i suoi altrettanto spregiudicati tentativi di vincere al gioco, sia arrivato secondo all’evento più atteso dell’anno. E neanche Emanuele Filiberto disturba poi così tanto perché, diciamoci la verità, la sua aria un pò sorniona, il suo vociferare quasi tremulo e indeciso, forse iniziano a piacerci. Sembra dunque giunto il momento di risvegliare i nostri animi dal dormitorio generale in cui si trovano e nel quale, è doveroso ammetterlo, talvolta fa comodo crogiolarsi. “Diamo a Cesare quel che è di Cesare”, lasciamo quindi alla tv il compito di aver rivoluzionato all’epoca, quando svolgeva ancora una funzione aggregativa e socializzante, la comunicazione, ma non permettiamole di rivoluzionare la nostra vita conferendole l’onore di diventare un’amica dalla quale ricevere compagnia, svaghi e impulsi di ogni genere. Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di fornire ai bambini, soggetti in evoluzione, e prime vittime di questo circolo mediatico assortito dove primeggia la pubblicità, gli strumenti giusti per potersi difendere da probabili intrusioni nocive. Certamente, crescendo, essi acquisiranno capacità critiche e impareranno a resistere alla persuasione, ma quale modo migliore per aiutarli se non quello di avviarci noi adulti, per primi, ad un uso più consapevole della tv? A voi l’ardua sentenza. Campo de’ fiori 26 LA COMMITTENZA DEL FORTE SANGALLO DI CIVITA CASTELLANA ALESSANDRO VI, CESARE BORGIA, GIULIO II: tre figure illustri del Rinascimento italiano ...continua dal numero 69 La famiglia Borgia era di origine spagnola. Nel 1442 Alonso Borgia (allora si chiamava ancora Borja), vescovo di Valenza, si recava in Italia, dapprima a Napoli, poi a di Francesco Roma; là veniva nominaPeri to cardinale e, nel 1455, Architetto raggiungeva la somma carica della cristianità: veniva, infatti, eletto papa col nome di Callisto III. La fortuna della famiglia Borgia era ormai assicurata. Dalla Spagna giunsero a Roma, in colonne separate, nugoli di parenti e amici del novello papa: giunse anche Rodrigo, il carissimo nipote al quale il papa diede lucrosi incarichi e titoli (quindi rendite!) a non finire. Rodrigo divenne vicecancelliere, vale a dire capo di tutta la Curia. Mantenne tale carica per 35 anni, fornendo prova di eccezionali qualità: rimase ininterrottamente al suo posto sotto ben cinque Papi diversi. Nel 1492, finalmente, s’insedio’ sul trono di San Pietro col nome di Alessandro VI. Fu un papa importantissimo sia per le opere per Roma e per lo Stato Pontificio, sia perché fu partecipe, in prima istanza, del “cambio del secolo” a livello ideologico. Lo storico contemporaneo, Arnaldo Bruschi, infatti osserva che “una notevole accentuazione o ripresa di riferimenti all’antico sembra intervenire, in modo nuovo, negli ultimi anni (1500-1503) del pontificato di Alessandro VI, forse in rapporto con il programma ideologico e politico di Cesare Borgia. Di fatto, un’ importante manifestazione di un clima culturale più intensamente antichizzante è rappresentata ad esempio, alla fine del Febbraio del 1500, dalla celebrazione del ritorno del Valentino, reduce dalle vittorie di Romagna, con l’allusiva sfilata di undici carri rappresentanti il trionfo di Giulio Cesare. Esibita ai pellegrini dell’Anno Santo, è già l’ideologia che sosterrà, tra poco, il classicismo bramantesco di Giulio II”. Cesare Borgia era il secondogenito di Alessandro VI, e seppur leggenda vuole che i due si odiassero a tal punto che le loro stanze private, nel Forte, erano distantissime, ai lati opposti, in verità il Papa spagnolo riponeva speranze nelle mire espansionistiche del figlio condottiero ( non a caso …Cesare). Alessandro VI Borgia Alessandro VI lego’ particolarmente il suo nome a Civita Castellana. Fu governatore della città per un decennio, prima di essere eletto papa nel 1492: è ricordato nell’Antiporta Borgiana, posta nell’entrata Sud della La Porta Borgiana Città, ed eretubicata all'entrata di ta dai cittadi- Civita Castellana proveniendo ni in suo dalla consolare Flaminia, onore come in una foto degli anni ‘70. riconoscimento dei benefici ricevuti! Continua sul prossimo numero….. Cesare Borgia, il Valentino Giulio II Campo de’ fiori 27 L’uomo, la logica, l’essere “Che posto occupa la coscienza nell’ambito della natura?” La domanda che si pongono ormai da decenni i filosofi, nell’ambito della c o s i d d e t t a Philosopy of mind, suona così: “che posto occupa la coscienza nell’ambito della natura?” E a distanza di del Prof. tempo non è stata Massimo Marsicola trovata sin qui risposta alcuna. Il fatto è che questa domanda, apparentemente legittima e tutt’altro che ingenua, porta con sé un vizio di fondo: l’ambiguità dell’essere, di priniana memoria. Ambiguità che si deduce da un lato osservando l’essere fisico; quello che Heidegger chiama ente. E dall’altro l’essere inteso come principio trascendente. Ma la coscienza, a ben guardare, non appartiene né all’uno né all’altro, ma a quella sfera che da Kant in poi viene indicata come trascendentale. Sfera che si pone evidentemente a metà strada fra l’ente fisico e l’essere metafisico per eccellenza. Per la sua natura, la coscienza, sembra più appartenere all’ambito metafisico che a quello fisico. Ecco perché porre la domanda circa il posto che occupa la coscienza nell’ambito della natura non ha senso. La coscienza non appartiene alla natura, se con questo sostantivo intendiamo riferirci all’insieme degli enti che costituiscono il mondo fisico senza gli artefatti. La coscienza umana appartiene all’uomo. Appartiene cioè a quel tipo di essere che pone la domanda. E per sapere qual è il posto che essa occupa nel creato, occorre stabilire qual è il posto che occupa l’uomo nel creato. Tale domanda interpella in modo essenziale la coscienza stessa e la sollecita a fornire una visione adeguata dell’insieme mondo comprendente l’uomo, insieme del quale sembra essere essa stessa un elemento impre- scindibile. Si tratta di scrivere una pagina capace di dare conto di quella figura che è l’uomo nell’ambito di quella che Giovanni Paolo II chiamava antropologia adeguata. Ma tale compito può essere assolto nella sua interezza solo se è preceduto da una riforma della logica. La logica aristotelica infatti, non può andare bene invariabilmente per gli enti del mondo fisico e per quelli del mondo metafisico. Cosa, peraltro, già messa in evidenza, specialmente da Cassirer. L’unitarietà dell’essere è solo concettuale ed apparente. E la sua ambiguità non è altro che la manifestazione della sua vera struttura, più ampia rispetto all’apparenza e che si può cogliere solo attraverso opportuna ed adeguata riflessione. Ad ogni suo elemento corrisponde una logica. Tutti infatti possono capire il significato dell’espressione “la logica della carne e la logica del mondo sono in contrasto con la logica e le leggi dello spirito”. E questo contrasto, oggi, lo si può persino dimostrare. Quel che serve è il coraggio di portare avanti un pensiero nuovo che rompe con ogni tradizione e spazza via la molteplicità dei pensieri inutili dentro i quali la filosofia contemporanea è precipitata. La riforma della logica, peraltro già avviata da S. Tommaso e nelle corde di molti logici contemporanei ma non portata avanti dal pensiero e la scrittura di una nuova antropologia, sono tasselli indispensabili e preliminari alla scrittura della metafisica della storia, lavoro conclusivo e insieme punto di partenza per la nuova filosofia. Campo de’ fiori 30 Chi è San Bonaventura da Bagnoregio IL SANTO PIU’ AMATO DA PAPA RATZINGER La polemica sugli ordini mendicanti ...continua dal numero 69 La coscienza di questa responsabilità storica, che fu ben presto comune con maggiore o minore intensità a tutto l’Ordine, rendeva ancor più aspra, quindi, ed accanita la di Secondiano Zeroli decisione di coloro che volevano l’osservanza rigorosa della Regola e del Testamento, ad ogni costo e senza attenuazioni, imponendola perciò a chiunque fosse entrato nell’Ordine – e questi si dissero Spirituali - mentre più forte si levava l’opposizione di coloro che in perfetta buona fede, proprio per gli alti e importanti compiti che il movimento francescano doveva svolgere, volevano assicurarsi con privilegi papali, maggiore libertà d’azione, disponibilità – sia pur controllata e non diretta – di mezzi anche finanziari, mostrando con edifici solenni e grandiosi il proprio rigoglio ed il proprio successo. Erano i più numerosi; e non a caso vollero ed ebbero nome di comunità. Ne vennero vivacissimi contrasti che ebbero episodi di accanimento e drammaticità eccezionali. Nel culmine di questa lotta, nel 1247, veniva eletto ministro generale Giovanni da Parma. Era questi uomo di vita assai proba il cui prestigio era universalmente apprezzato e riconosciuto dalle due parti in contrasto; anche se il suo rigore di vita e la sua formazione culturale, lo indicavano come assai favorevole ai rigoristi, agli Spirituali. Giovanni aveva certo degli Spirituali il senso altissimo, anzi drammatico, della sua responsabilità di fronte ai Papi, ai confratelli, ai fedeli; e degli Spirituali, condivideva anche la convinzione di una missione provvidenziale, affidata da Dio ai Minori. Ma comprendeva anche l’importanza dei problemi organizzativi, delle esigenze varie e molteplici che proprio quella missione rendeva più urgenti ed inevitabili. Perciò se da un lato emanò una serie di norme rivolte tutte a mantelarono al Papa che era Innocenzo IV, il nere e ad imporre il rispetto rigoroso della quale chiese tempo per studiare a fondo il Regola ed un’obbedienza assoluta alle problema. Ed il problema era effettivagerarchie dell’Ordine, dall’altro dedicò la mente molto complicato, giacchè implicapiù grande parte del suo tempo a viaggi, va un giudizio di condanna o di assenso al per visitare ad uno ad uno i conventi nei meraviglioso sviluppo che avevano avuto i paesi più diversi, non senza preoccuparsi due Ordini. di mantenere i migliori rapporti possibili La forza dei maestri mendicanti derivava con la Curia Romana, unendo così a ferdal fatto che i pontefici potevano meglio mezza di governo una acuta capacità di fidarsi del loro zelo ad ottemperare alle rendersi conto ed a provvedere alle più regole ed a svolgere con più alto magistediverse necessità che di volta in volta si ro la loro missione. I vescovi erano il più potevano manifestare tra i suoi frati. Così delle volte ultra politicizzati, amanti degli rivolse ogni sua agi e della bella vita, attenzione ai probleambiziosi, poco restii a mi della cultura, sottostare alla disciplina dando prova di equidi Roma. E’ forse per librio e buon senso, questo che i mendicanti in una delle più erano esentati dalla sogdrammatiche vicende gezione ai vescovi, fin della vita culturale ed dal 1231, per volontà di insieme religiosa Innocenzo IV, che rese d’Europa nel secolo più completo e meglio XIII: la lotta tra maefunzionale il privilegio stri regolari e secolaconcesso da Gregorio ri nell’Uni-versità di IX. L’antagonismo tra Parigi. Questa lotta, clero regolare e clero cominciata nel 1252, secolare è dunque ineviraggiunse il suo cultabile ed esplode anche mine nel ’54, con la in seguito alle gravissipubblicazione dello me accuse di corruzione “Introductorius in d’ipocrisia che alcuni Evangelium aeterOrdini di fresca istituzionum” di Grado da ne, rivolgono a tiro Borgo San Donnino, incrociato ai vescovi e ai in cui il profetiamo, prelati secolari in genefavorevole ai francere. Messi alla berlina in scani e ai domenicacosì malo modo, ai Gioacchino da Fiore ni, veniva inquadrato vescovi non resta che sotto l’influenza delle approfittare di circostanopere e del pensiero del grande abate ze favorevoli per poter reagire e l’occasiocalabrese Gioacchino da Fiore, ad interne viene appunto da Parigi, da quella pretare le vicende di tutta la Chiesa, anzi famosissima Università che è più che mai dell’umanità. Tuttavia l’occasione di sferradivenuto il centro nevralgico dei mendire un colpo decisivo ai mendicanti fu quancanti. I vescovi si gettano a capofitto nella do l’Università emanò un decreto che di spinosa polemica, attaccando con prevedifatto toglieva ai domenicani una cattedra bile asprezza gli invadenti, insaziabili fratiuniversitaria. Francescani e domenicani celli. che avevano due cattedre ciascuno, si ...continua sul prossimo numero ritennero ingiustamente colpiti e si appel- Campo de’ fiori 31 “Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA HOMUNCULUS di Hideo Yamamoto edito da Panini Comics – 9 volumi, in corso Particolare e affascinante. Questo manga si eleva al di sopra dello standard medio proprio per la sua atipicità. Non c’è un briciolo di azione, né un nemico da combattere e la storia si snoda attraverso connotati filosofidi ci/psicologici senza Daniele Vessella risultare pesante. Anzi, le vicissitudini di Nakoshi Susumu, il protagonista, attirano l’attenzione del lettore in maniera incredibile perché il personaggio principale può vedere gli homunculus, quelli che potrebbero essere le rappresentazioni fisiche dei sentimenti e dei pensieri più nascosti dell’essere umano. Quindi, una persona che si adatta al mondo pur di non contrastarlo viene vista con le sembianze di un essere di sabbia. Geniale. Nakoshi Susumu ha avuto questo “dono” facendosi trapanare il cranio da Ito Manabu, un laureando in medicina alla ricerca di una cavia per i suoi esperimenti il cui scopo è andare a fondo nei misteri dell’essere umano. Dapprima Nakoshi non voleva sottoporsi all’operazione, ma, essendo diventato un barbone legato soprattutto alla sua macchina, la succosa offerta di denaro da parte di Ito l’ha fatto desistere dal suo proposito iniziale. Sebbene il presupposto della storia sia totalmente assurdo e antiscientifico, la trama gira sui binari di un qualcosa che apparentemente non si vede, senza porsi per forza un obiettivo di fondo. Lo scopo è la ricerca scientifica del mistero che si nasconde dentro ogni persona e questo aspetto affascina, anche perché Nakoshi sembra avere il terzo occhio, come se avesse aperto il chakra Ajna. “Tale chakra presiede la visione interiore o extrasensoriale. Esercita lo sviluppo della capacità di concentrazione; la sua attivazione mediante meditazione permette l’utilizzo del sesto senso e la capacità di manifestare le percezioni extrasensoriali, stati mistici, proiezione mentale, e di viaggiare nel Piano astrale” (pezzo ripreso da Wikipedia). Insomma, se volete un fumetto che vi fa viaggiare attraverso la psiche umana, questa serie fa per voi. Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/ Campo de’ fiori 32 L’angolo del poeta Vi proponiamo questo mese due poesie della nostra amica Luana Bongarzone dedicate ai suoi genitori, ma perfette per tutte le mamme e tutti i papà! Ti bacio sulla bocca mamma Ti bacio sulla tua guancia mamma Tu hai un dolce cuore che ti parla Ti dirà: …tu hai una figlia Dolcissima che ti vuole bene. Un bacio ti dà l’affetto… l’abbraccio ti dà il mio calore …io provo per te… amore mio mamma. Sei…tu…il mio cuore incanto I tuoi bellissimi occhi lucidi di commozione tu hai le tue braccia che si aprono per tenermi stretta a te hai un cuore che ti palpita di felicità. Papi lo sai io sono la tua bambina, anche se sono già diventata grande e tu mi prendi ancora in braccio. Tu sei la mia vita, sei anche un vero amico: sei bellissimo, sei dolcissimo, sei simpatico, tu sei sempre il migliore sei tu il mio cuore incantato. I tuoi baci sono grandi Papi. Campo de’ fiori 33 La pittura Optical di Massimo Mancini Quante volte siamo rimasti attratti ed incuriositi da uno di quei quadri in bianco e nero che raffigurano vortici e spirali, o una serie di quadrati più o meno piccoli in serie? Ci siamo sforzati con i nostri occhi di mettere in movimento quell’immagine appesa alla parete, in realtà immobile, rimanendone quasi ipnotizzati! Questo particolare tipo di pittura è detta optical e si esprime, per l’appunto, attraverso ripetitivi segni geometrici, apparentemente semplice, ma che nascondono qualcosa di più: la capacità di dare un effetto ottico tridimensionale e di movimento per l’osservatore, suscitando in ognuno una reazione diversa! Ne è un grande maestro il pittore Massimo Mancini, che da anni ormai si dedica a questo tipo di pittura. Mancini, classe 1947, vive e lavora nella cittadina viterbese di Civita Castellana. Dopo essersi diplomato presso l’Istituto d’arte, frequenta il corso di Scenografia all’Accademia delle Belle Arti, conseguendo con merito l’abilitazione all’insegnamento per le materie di Disegno e Storia dell’Arte. Tra gli anni ’80 e ’90, mentre occupa diverse cattedre negli Istituti e licei viterbesi, si specializza anche nella decorazione a mano di pregevoli pezzi ceramici. Si avvicina inizialmente ad una pittura figurativa e paesaggistica, per passare poi all’astrattismo e approdare alla particolare pittura optical. Nel 2000, intanto, apre a San Giminiano, cittadina toscana riconosciuta patrimonio mondiale, culturale e naturale dell’Unesco, una mostra permanente con le sue ceramiche decorate a mano. Partecipa a numerose estemporanee proprio a Civita Castellana, sua città d’origine, alla quale è particolarmente attaccato e dove trova l’ispirazione e la concentrazione per esprimere al meglio il suo estro e le sue qualità artistiche. ...da Fabrica di Roma Approvata la costituzione della Consulta Comunale Femminile S.O.S. Z.A.E. ZONA ATTERRAGGIO ELICOTTERI E’ stata approvata dal Consiglio Comunale di Fabrica di Roma la costituzione della Consulta Comunale Femminile, fortemente voluta dall’Associazione Fab(b)rica delle Donne che opera da circa tre anni nel territorio e che si è fatta promotrice della proposta di Consulta Femminile presentata al Comune stesso, promuovendo anche una campagna di raccolta firme delle cittadine e dei cittadini di Fabrica di Roma a Fabrica di Roma. sostegno di questa iniziativa. La Consulta Femminile è Palazzo Comunale. un organismo propositivo e propulsivo di partecipazione democratica che garantisce il collegamento diretto fra la società civile e le Istituzioni per il pieno raggiungimento di una società paritaria, per una reale partecipazione delle donne alla vita sociale, culturale e politica così come sancito dalla nostra Costituzione, dagli Organismi Internazionali, dalle Direttive Europee e dalle Leggi Italiane che tali indicazioni recepiscono. Un percorso Istituzionale che tenga conto delle differenze e ne ricerchi una sintesi è sicuramente più etico, più solidale e più equo per tutta la cittadinanza.L’Associazione ringrazia il Sindaco e il Consiglio Comunale e si augura che la Consulta inizi ad operare al più presto, diventando così anche un punto di riferimento per gli altri Comuni della Provincia di Viterbo. Il paese è oramai in continua crescita, e l’urgenza di una piazzola per atterraggio degli elicotteri di soccorso deve essere presa in considerazione al più presto. É impensabile che l’elisoccorso debba effettuare numerosi giri a vuoto nel paese, nonché diverse prove di atterraggio, prima di trovare un punto idoneo su cui atterrare, perdendo quei preziosi minuti da cui può dipendere il salvataggio di una vita. “Mi impegnerò con tutte le mie forze cercando appoggio nelle istituzioni, in primis nell’ Amministrazione comunale” riferisce Alessio Capitoni, “per far sì che anche Fabrica di Roma abbia la sua piazzola di atterraggio”. Che la autorità preposte ci ascoltino....e presto! Campo de’ fiori 34 di e i r o t Le s x Ma Loretta Goggi Cantante e attrice a tredici anni, artista completa oggi “Un’artista completa” si è, a ragione, definita lei stessa e noi tutti, spettatori, non possiamo che essere d’accordo. Inizia all’età di 13 anni, quando è ancora una ragazzidi Sandro Anselmi na di terza media, come cantante, ma diventa subito anche una grande attrice, una simpaticissima conduttrice televisiva e una bravissima imitatrice, dote che senz’altro la contraddistingue. Loretta Goggi è sinonimo di ironia, comicità, allegria, grande verve. E’ stata scoperta giovanissima da Tony Aloisi, manager e talent scout a tempo perso, che la presenta a Nico Fidenco, alla ricerca in quel momento di una giovane voce a cui far interpretare due suoi brani: Se la cercherai, tratta dal film Il sangue alla testa, con Jean Gabin e Moscacieca twist. Questo è il suo primo 45 giri, prodotto dalla casa discografica RCA, per la quale Loretta rinuncia momentaneamente al suo cognome. Ma la Goggi aveva dato dimostrazione del suo grande talento ancor prima, all’età di soli nove anni, quando si mise in luce in un concorso canoro per bambini, dove venne premiata da Silvio Gigli, a proposito del quale c’è un aneddoto molto divertente: Loretta non volle ritirare il premio in quanto disse di non meritarlo per non essersi iscritta regolarmente, ma avendo partecipato solo su invito del presentatore che l’aveva notata seduta tra il pubblico. Questa prima esperienza discografica, però, è breve e non troppo felice. L’anno successivo, infatti, le sue strepitose qualità di attrice prendono il sopravvento sul suo esordi da cantante. Il regista Anton Giulio Majano la chiama per farle interpretare un ruolo nel giallo televisivo Sotto processo, con Alberto Lupo e Ilaria Occhini. Loretta, che non ha mai preso lezioni di recitazione, stupisce per la sua disinvoltura ed è così che inizia la carriera di attrice televisiva. Riesce comunque nel frattempo a portare a termine gli studi liceali e a seguire la sua passione per il canto, tanto che nel 1966 si iscrive ala Concorso per voci nuove di Castrocaro, dove superando le varie selezioni come un qualsiasi altro partecipante, arriva in finale, ma non vince. Le sue doti artistiche la spingono ad intraprendere anche un’altra attività, quella di doppiatrice cinematografica, prestando la voce a Kim Darby in El Grinta, Katharine Moss in Ucciderò Willie Kid e Linda Hayden in La pelle giovane. E’ anche la voce di Titti nei cartoni animati. Loretta dimostra le sue qualità di attrice non solo in tv ma anche sul palcoscenico del teatro, ma è certamente il piccolo schermo a darle popolarità e soddisfazioni, soprattutto grazie al ruolo nel film televisivo La freccia nera, al fianco a Aldo Reggiani. Il ritorno alla musica avviene con il 45 giri Fino all’ultimo, edito dalla Durium, che scrittura l’artista per tre anni, con il suo nome completo, durante i quali escono dieci suoi dischi e due long play, Vieni via con me del ’72 e Formula 2 del ’73, che è anche il titolo di una delle tantissime trasmissioni a cui prende parte, accanto, in questo caso, ad Alighiero Noschese. La Goggi colle- ziona una lunghissima lista di show televisivi, tra cui Il ribaltone e il primo Fantastico, sceneggiati (Dal primo momento che ti ho visto con Massimo Ranieri), commedie musicali teatrali, film e dischi, ma il suo successo più grande diventa senz’altro Maledetta Primavera, che si posiziona seconda, dopo Per Elisa di Alice, al Festival di Sanremo del 1981. Il suo, insieme a Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, è il disco più venduto di quell’edizione. La sua carriera di cantante, imitatrice, attrice e show girl è stata un continuo di crescendi ed è ancora a tutt’oggi una delle artiste più impegnate e ricercate, non solo per la professionalità e l’esperienza, ma anche per la sua simpatia, per l’umorismo e la spontaneità. E’ un tornado di sana allegria, che non guasta mai! Campo de’ fiori 35 Il re è nudo di Gianni Bracci Il sig. B lo invitò all’assemblea organizzata presso il cinema del paese, anche e soprattutto per fare numero. Avrebbe partecipato il commendator T, un amico di vecchia data di B, diventato addirittura Presidente della Regione. G non era vezzo a questi incontri, ma quella volta decise che sarebbe andato:<<Bisognerà pure cominciare ad impegnarsi in prima persona, non posso sempre stare alla finestra. D’altronde questa gente decide anche del mio futuro.>> pensava mentre si avviava all’appuntamento. Il Presidente della Regione aveva appena finito il proprio discorso tra uno scrosciare di applausi, quando qualcuno, dal fondo della sala, chiese il suo parere su come intendesse affrontare il problema della disoccupazione che effettivamente era ormai dilagante sul territorio. Il Presidente considerò la domanda impertinente, anche e soprattutto perché fino ad allora era andato tutto talmente liscio che non avrebbe voluto aggiungere altro. Però, con malcelato imbarazzo, capì che non poteva sottrarsi ad una risposta:” Penso che… cioè…. è un problema di carattere generale, la cui natura macroeconomica impone delle soluzioni a carattere nazionale…. Certamente possiamo incontrarci , anche con le vostre associazioni sindacali, o con gruppi di lavoratori, per riscrivere insieme le regole ed escogitare tutte le possibili soluzioni….comunque adesso devo proprio lasciar....”, non fece in tempo a finire la frase tra qualche sparuto applauso che un altro signore lo incalzò:”Presidente, mi scusi, ma la Regione che Lei rappresenta, in concreto, come può aiutare le famiglie in difficoltà ?” Ancora più stizzito il Commendatore rispose con evidente insofferenza:”Guardi, l’ho già detto. La disoccupazione è una piaga difficile da curare… noi faremo il possibile…. ma perché buttarla sempre sulla polemica, sulla contrapposizione, sulla distruzione dell’avversario, bisogna essere costruttivi. Ci tengo poi ad aggiungere che nessuno provi a toccare la famiglia : un valore che ho sempre difeso. Per me è sacra. S-a-c-r-a. Anzi, dice bene, noi aiuteremo le famiglie, torneremo ai valori del rispetto reciproco, della solidarietà, contro il materialismo bieco che caratterizza i nostri avversari politici. Rifonderemo la società e garantiremo benessere e felicità ai nostri figli !!!” L’argomentazione populista del finale strappò un caloroso applauso liberatorio dei presenti, i quali per un momento avevano visto disorientato il loro paladino:”Bravo!”, “Grande Presidente !” . Dopo aver schivato la seconda controdeduzione, fece per alzarsi e lasciare l’assemblea avendo intuito, da politico navigato qual’era, che la discussione poteva prendere una deriva poco favorevole. Ma proprio in quel momento, una timida ma ferma vocina dal centro della sala si levò:”Io non ho capito!” E poi un po’ più forte:” Io non ho capito!” Per quanto garbata, la domanda era stata posta in modo così ostinato che nessuno potè far finta di nulla. L’attenzione degli astanti si spostò verso la mano alzata del sig. G che chiedeva chiarimenti. Ripetè:”Non ho capito. Non mi sembra sia stato risposto alla domanda del signore di prima: cosa farà per chi ha perso il lavoro, per chi non lo trova, per le famiglie in difficoltà ? Non l’ha detto ! Mi dispiace, non l’ha detto ! Non c’entra niente la polemica politica o la solidarietà, penso che l’assemblea semplicemente si chieda se esistono delle soluzioni alla problematica della disoccupazione: a questa domanda deve rispondere”. La questione, nella sua innocente semplicità, rischiava di smontare l’impalcato del discorso presidenziale. Veniva posto un dubbio di cui tutti, in modo più o meno latente, avevano preso atto ma che si erano preparati a riporre silenziosamente nel luogo più recondito delle loro coscienze. G però aveva imparato che, anche quando difficilmente si riuscirà ad aver ragione, non bisogna mai rinunciare a protestare, e quindi disse quello che pensava nonostante quasi tutta l’assemblea, almeno a giudicare dagli applausi, apparentemente sembrava di parere opposto. Il Presidente cercò di sorvolare:”Guardi, avremo altre occasioni di incontro, adesso devo proprio andare . Grazie, grazie. Grazie a tutti”. E si alzò avviandosi decisamente all’uscita. Un’altra voce, però, con altrettanta cortesia e fermezza si levò mentre camminava tra le poltrone d e l cinema:”Presidente è vero, non ci ha risposto! Anche io non ho capito !” “ed un’altra ancora: ”Sì, è vero, non si è capito.” ”Non l’ha detto, non ha risposto, non ci prenda in giro”. Il Presidente, di fronte a quel crescente numero di persone che chiedeva spiegazioni, velocizzò il passo :”Va bene, va bene, lo spiegheremo la prossima volta. Grazie, grazie a tutti!” E mentre si dileguava il chiacchiericcio nella sala man mano saliva di volume e si udivano commenti qualunquisti da quelle stesse persone che qualche minuto prima avevano applaudito:”Sono tutti uguali”, “Pensano solo alle poltrone”, “Meglio non andare a votare” e via dicendo. G se ne andò alla chetichella. Si sentiva un po’ in colpa per aver contribuito ad infiammare la serata, anche se si rendeva conto di aver semplicemente espresso ciò che forse tanti altri non osavano dire o addirittura pensare. Chissà quale paternale gli avrebbe riservato il sig. B quando lo avrebbe incontrato. Molto probabilmente questo esordio aveva bruciato ogni possibile impegno politico futuro: chi si sarebbe più fidato di uno che metteva in discussione le parole del Presidente della Regione ? In politica è meglio essere più accondiscendenti. Vabbè…. Se ne sarebbe fatto una ragione. Fece, come sempre, un breve resoconto alla sua signora, la quale, come sempre, scosse la testa in segno di disapprovazione. Il giorno delle elezioni il commendatore si riconfermò Presidente, e prese pure parecchi voti nel suo stesso paese:”Hai visto, che ti dicevo, tanto rumore per nulla” esclamò la signora D con tono di rimproverò, al che G sentenziò:”Ma…. Può darsi che sia il male minore !”. “Che vorresti dire che gli altri sono peggiori di questo ?” chiese la signora D. “A giudicare dai voti, sì. Personalmente non lo so, non mi hanno più invitato alle assemblee…” di Riccardo Consoli ... continua dal numero 69 I primi passi nella professione cominciò a muoverli nel 1941, allorquando fu ingaggiato da Lee Young, fratello di Lester, dal 1941 al 1943 fece parte dell’orchestra di Louis Armstrong e più tardi fu con Barney Bigard, suonò ancora con i fratelli Russell e Illinois Jacquet e dal 1946 al 1948 nella grande formazione di Lionel Hampton per il quale scrisse anche molti arrangiamenti; a trent’anni il contrabbassista, che disponeva di molte esperienze alle spalle, veniva chiamato Baron Mingus per via della sua ammirazione per Duke Ellington. Per la casa discografica Debut, che aveva ambiziosi programmi, furono effettuate importanti registrazioni, una delle quali, sarebbe rimasta negli annali del Jazz, si tratta di quella tenuta a Toronto nel maggio del 1953, da un quintetto riunito dallo stesso contrabbassista che, in quella occasione volle attorno a se il fior fiore dei musicisti Jazz dell’ultima generazione, fra i quali Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Pawell e Max Rosch. Charles Mingus si fece promotore, oltre che animatore, di un gruppo di musicisti d’avanguardia che lavorò sotto la significativa insegna di Jazz Workshop - Laboratorio del Jazz, successivamente modificata in Composers’ Workschop e quindi in Jazz Composeres Workschop che tennero i loro primi concerti nell’estate del 1953 al Putnam Central Club di Brooklyn e nei mesi successivi al Modern Art Museum di Manhattan dove suscitarono grande interesse. Dobbiamo osservare come il metodo seguito da Mingus nel creare musica somigliasse molto, ne poteva essere diversamente, a quello di Duke Ellington, ma a differenza di questo egli lascia largo spazio all’improvvisazione, eredità del Jazz di New Orleans e non utilizza mai i suoi solisti come fatto condi- zionante, viceversa crea quelle condizioni atte a mettere gli stessi nella migliore luce possibile, egli cercò sempre collaboratori che, disponendo di una voce strumentale ed uno stile, potessero adeguarsi con facilità a quelle che erano le sue idee. Proprio per questo motivo i gruppi formati da Mingus non soffrirono mai troppo per la perdita di un determinato solista e non cambiarono sound malgrado la rotazione dei loro componenti, peraltro, i rapporti fra il contrabbassista e i suoi musicisti furono spesso molto difficili e non di rado qualcuno di questi lo piantò in asso, altrettanto difficili furono i rapporti con i dirigenti delle case discografiche da lui invariabilmente definiti furfanti. Alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, Charles Mingus era ormai un magnifico contrabbassista, probabilmente superiore a qualunque altro per capacità tecniche, oltre che per la potenza e la bellezza dei suoni che riusciva a cavare dal suo strumento. Ascoltando la sua musica non si può non dare ragione a coloro i quali hanno voluto accostare il vulcanico contrabbassista al grande Duke Ellington, il gusto orchestrale e la grande capacità compositiva sono elementi comuni a questi due personaggi, infatti Mingus è stato, oltre che un virtuoso del suo strumento un compositore di primissimo piano, egli aveva una quasi venerazione per il Duca e non di certo un caso che una sua composizione avesse per titolo: Open letter to Duke. Agli inizi degli anni sessanta si verificarono due fatti piuttosto importanti nella vita dell’irrequieto musicista il primo fu l’iniziativa presa con la collaborazione parecchi musicisti famosi di indire, negli stessi giorni dell’annuale Festival del Jazz di Newport e nella stessa cittadina di Rhode Island, un contro festival per la difesa dei valori della miglior musica afro americana contro il dilagante commercialismo che inquinava la più importante manifestazione Jazzistica del mondo; il secondo, che servì a farlo conoscere molto meglio in Europa aumentandone il prestigio internazionale, fu la sua prima esibizione al di qua dell’Atlantico, sulla Costa Azzurra, dove era stato invitato dagli organizzatori del Festival del Jazz di Juan les Pins nei pressi di Antibes e dove si esibì con alcuni dei suoi fedeli collaboratori fra cui il trombettista Ted Curson e il saxofonista Booker Ervin. In Europa Mingus ritornò più volte tra il 1972 e il 1977 apparendo abbastanza discontinuo, tuttavia chi ebbe modo di ascoltarlo in Italia in quel periodo con un suo nuovo quintetto che comprendeva il saxofonista Gorge Adams e il pianista Don Pullen, ritrovò quell’ironico e vulcanico musicista dei grandi giorni, erano questi gli ultimi fuochi di una strepitosa carriera. Ormai semiparalizzato, seduto su una sedia a rotelle che non avrebbe più abbandonato, volle comunque partecipare alla registrazione di un disco dal titolo: Me, myself and eye che reca la sua firma e la sua chiara impronta, morì a Cuernavaca in Messico il 15 gennaio 1979 dove si era recato accompagnato dalla moglie nel tentativo, andato fallito, di farsi curare da un guaritore indigeno. Poco prima della sua morte Charles Mingus aveva inciso un breve monologo in cui preannunziava la sua imminente fine, aveva anche dato disposizioni di ciò che si sarebbe dovuto fare della sua salma, si sarebbe dovuta cremare e disperdere le ceneri nelle acque del fiume Gange; il giorno in cui Mingus morì furono ritrovati su una spiaggia americana le carcasse di cinquantasei balene, proprio cinquantasei come i suoi anni, il suo corpo obeso poteva fare ben pensare ad una balena. La gente del Jazz restò notevolmente impressionata da questa coincidenza. Campo de’ fiori 37 L’angolo del Bon Ton Il Matrimonio Cominceremo con questo articolo un viaggio attraverso tutto quello che concerne la preparazione di un matrimonio. Cercheremo, infatti, di scoprire tutti quei piccoli segreti che ci aiudi Letizia Chilelli teranno a rendere il “giorno del sì”, una festa indimenticabile ma soprattutto irripetibile, unica e perfetta. Però, prima di parlarvi della vera e propria organizzazione vi regalo qualche piccola curiosità legata al matrimonio e ai suoi protagonisti. La parola Matrimonio deriva dal vocabolo latino Matrimonium, più precisamente dell’unione delle 2 parole Mater=Madre e il Munus=Dovere, Matrimonium era quindi nel diritto romano un “Dovere della Madre”, si intendeva, cioè, un legame che rendeva legittimi i figli nati dall’unione. La sposa deve indossare il giorno delle nozze qualcosa di vecchio, di nuovo, di regalato, di prestato e di blu. Gli oggetti vecchio e nuovo simboleggiano il passaggio della fanciullezza al ruolo di sposa e di moglie. L’oggetto regalato rappresenta la futura ricchezza ed è una rivisitazione dalla tradizione Inglese di infilare nella scarpa della sposa una moneta da 6 pence. L’oggetto prestato esprime la volontà Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] della sposa di far partecipare in maniera molto intima la persona cara che le ha prestato l’oggetto. La cosa blu, che spesso è la giarrettiera (che assolutamente non si lancia!!!) ricorda l’uso ebraico di ornare la sposa con un nastro azzurro che simboleggiava la purezza, l’amore e la fedeltà. E’ segno bene augurante se la sposa la mattina del matrimonio si sveglia al canto degli uccelli o se scopre un ragno tra le pieghe del suo vestito, inoltre porta fortuna il letto nunziale preparato da due donne vergini. La sposa dovrebbe indossare un vecchio velo preso in prestito da una donna felicemente sposata, si dice infatti, che la felicità e la fertilità di quella donna passino alla nuova sposa proprio grazie al velo. Il corteo nunziale: la sposa deve uscire dalla sua casa cominciando la sua uscita con il piede destro. Alla fine della cerimonia la sposa, dando le spalle al gruppo delle sue amiche, deve lanciare il suo bouquet. La ragazza che riesce ad afferrarlo (possibilmente senza resse!!) riceverà una proposta di matrimonio entro l’anno. Questa tradizione arriva direttamente dall’antichità dove i fiori che venivano impiegati per il bouquet erano i fiori d’arancio che oltre a significare abbondanza, prosperità e felicità, accompagnavano proprio la proposta di nozze. Vediamo, ora, alcune curiosità sullo sposo. Il futuro marito deve avere 3 grani di sale nella tasca sinistra della giacca. Altro gesto che porta fortuna è offrire alla moglie dopo la Messa una spiga di grano. Questo rito, simboleggia la fortissima analogia tra la Terra e la donna. La Terra arata dopo aver ricevuto i chicchi di grano germoglia, così alla donna con il matrimonio viene affidato il compito di tramandare la vita. Sta allo sposo stappare la prima bottiglia di Champagne o di Spumante al ricevimento, avendo cura di colpire con il tappo (facendo attenzione a non mirare al viso) uno scapolo che così incontrerà entro l’anno la sua anima gemella. La sposa deve varcare la prima volta la soglia della sua futura casa in braccio al marito. Tradizione questa, ripresa dagli antichi Romani che facevano tutto ciò per evitare che la sposa inciampasse nell’abito varcando la porta, presagio questo infausto poiché stava a significare che le divinità della casa non la volevano accogliere. continua sul prossimo numero... Campo de’ fiori 38 Per ricordare Don Marciano Ercolini Ufficiale e Sacerdote (terza parte) Il convoglio era composto dai piroPiemonte, scafi Ardenza, Italia, Crispi, Galilea e Viminale; tutte queste navi erano cariche di uomini e di Arnaldo Ricci [email protected] materiale. Le navi militari di scorta erano i cacciatorpediniere Sebenico, San Martino, Castelfidardo, Mosto e Bassini. La procedura della Regia Marina Italiana prevedeva che, qualora una nave appartenente ad un convoglio fosse stata colpita, una di scorta si doveva preoccupare dei soccorsi; il resto del convoglio doveva però proseguire spedito, verso la destinazione finale alla massima velocità; adottando questa procedura, diminuivano le probabilità di perdere altre navi. Subito dopo il siluramento della Galilea, il comandante verificò la distanza da terra; essa era circa 9 miglia marine dalle isole Paxos ed Antipaxos; poi stimò il danno del siluro nemico e capì subito che la nave sarebbe affondata in due o tre ore; constatato che in sala macchine i motori erano ancora efficienti, dette ordine di dirigersi verso terra ma purtroppo il meccanismo del timone e governo nave era irrimediabilmente fuori uso! Ormai la nave era solo in balia delle onde altissime e la manovra non andò a buon fine. Il cacciatorpediniere di scorta incaricato dei soccorsi Mosto ( da non confondere con la Ca da Mosto già affondata nel 1941) tentava di accostarsi ma la manovra non riusciva a causa del mare mosso; fra l’altro la nave di scorta poteva avvicinarsi solo per pochi minuti, doveva poi ripartire ad alta velocità per evitare a sua volta di essere colpita dal sommergibile o sommergibili nemici; quella notte non si conosceva la forza d’attacco nemica…….solo dopo alcuni giorni si seppe che era composta da un solo battello. Il comandante della Galilea, vista la situazione, radunò i suoi ufficiali e quelli dei militari passeggeri (compreso il Ten. Don Marciano) informandoli di iniziare le procedure di abbandono nave. Nonostante la confusione ed il caos che si era creato, Don Marciano riunì i suoi Alpini sul ponte della nave, i quali erano già consapevoli che essa doveva affondare. Benché egli, come da lui affermato successivamente,” impietrito dalla paura”, pronunciò loro con estremo coraggio le seguenti parole: “……... soldati, commilitoni…….. Alpini….…. eleviamo il nostro pensiero affettuoso ai nostri cari, che forse ci aspetteranno invano; alla patria che abbiamo servito con lealtà ed onore; a Dio perché abbia pietà e misericordia di noi……..dal profondo dei nostri cuori salga a Dio, un atto di pentimento per le nostre debolezze!.............” poi fece inginocchiare tutti e continuò: “…….mio Dio mi pento dei miei peccati…………” ed infine disse in lingua latina: “…… ego vos absolvo ad omnibus peccatis vestris, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti….”. Appena Don Marciano ebbe pronunciato l’ultima parola, immediatamente fu diramato l’ordine del “ si salvi chi può “. Alcune scialuppe di salvataggio si sfasciarono contro le pareti della nave, mentre venivano calate piene di uomini che finirono inesorabilmente fra le onde paurose del mare. Tutti, a bordo della nave, avevano indossato i giubbotti di salvataggio e quelli che ebbero il coraggio, si buttarono a mare; solo due o tre lance raggiunsero il mare in modo regolare, le altre si rovesciarono rovinosamente; Il comandante incitava tutti a buttarsi in acqua prima che Pietro Comite taglia il traguardo in una maratona insieme a Gianni Morandi, entrambi appassionati di questo sport la nave iniziasse ad affondare, risucchiando uomini e zattere di salvataggio; alcuni si buttarono altri no. La nave cacciatorpediniere Mosto rimasta a prestare il difficile soccorso, ne issava a bordo pochi alla volta; il buio era pesto e l’acqua era ad una temperatura di 3 o 4 gradi sopra lo zero; la corrente intanto trascinava via dal luogo del disastro uomini, zattere e suppellettili galleggianti. Le manovre della nave di scorta erano difficilissime; si rischiava di far finire sotto le eliche i naufraghi che venivano ripescati al buio. Le operazioni di salvataggio continuarono fino alle ore 03.00 del giorno successivo, dopodichè la Mosto si dovette allontanare perché la Galilea stava inabissando. Quando scomparve fra le onde alle ore 03.30 del 29/03/1942, vi erano ancora a bordo circa 300 uomini compreso il comandante che non volle abbandonare la nave, andando incontro a morte certa. Intanto le richieste di aiuto precedentemente trasmesse via radio da tutte le navi che facevano parte del convoglio, erano arrivate alle autorità preposte sia a Bari che a Patrasso. Da varie basi della Grecia partirono alcuni MAS (motoscafo anti sommergibile) e l’incrociatore ZARA. Da Brindisi partì anche un grosso idrovolante Can Z, del soccorso aereo della Regia Aeronautica, con le insegne della Croce Rossa. La Mosto alle prime luci dell’alba intensificò le operazione di salvataggio, ma ormai quando la luce del giorno illuminò il luogo del disastro, ci si rese conto che erano rimasti pochi uomini ancora da salvare.L’idrovolante di soccorso arrivò in prima mattinata ma la sfortuna volle che si rovesciasse in avanti durante la fase di ammaraggio e diventasse inutilizzabile; il suo equipaggio era di quattro avieri che si Campo de’ fiori trasformarono a loro volta in naufraghi! Quando alle ore 14.00 del 29.03.1942 arrivò sul luogo del disastro anche l’incrociatore Zara non c’era più nessuno da salvare; la corrente aveva portato via tutto, sia i morti che i vivi ed anche i relitti. Le ricerche degli eventuali sopravvissuti, in tutte le direzioni, continuarono senza sosta, in collaborazione con alcuni Mas; si doveva far presto perché le acque fredde erano la principale causa di morte. Don Marciano, aggrappato ad un relitto, fu ripescato da un MAS (a circa 15 miglia dal luogo preciso dell’affondamento) la mattina presto del 30/03/1942 ed al momento di issarlo a bordo era semi assiderato e svenuto. Il bilancio finale del disastro come precedentemente detto fu di circa 900 persone decedute, di cui sempre circa, 600 Alpini del battaglione Gemona della Julia, 21 Ufficiali, 18 Sottufficiali, alcuni Carabinieri, Bersaglieri, civili dell’equipaggio, e prigionieri greci. Si salvarono solo 273 persone! Ecco di seguito cosa scrisse Giulio Bedeschi nel suo libro a proposito della tragedia della Galilea: “………Le navi procedevano in convoglio faticosamente nel mare in tumulto. Invertivano la rotta, facevano il respiro affannoso per lunghe corse qua e là sul mare: segno che annusavano pericoli in fittissimo buio. Ma quando la notte è più fonda, la tempesta più furiosa, il freddo più intenso, l’acqua più insidiosa, un boato rintrona e si diffonde sulla superficie del mare. …….La lotta contro il mare in tempesta ferve intorno alla nave squarciata, gli equipaggi si prodigano in tentativi spasmodici, ma la violenza delle onde non tollera accostamenti….... ……...Il GALILEA non raggiungerà più le sponde dell’Italia e il Battaglione Gemona non rivedrà più la Patria….…….” Il Ten. Cappellano Don Marciano, in seguito fu curato in diversi ospedali militari; si salvò ma la sua voce rimase compromessa per sempre! Nel dopo guerra fu nominato Cappellano dell’ospedale Andosilla di Civita Castellana 39 e la sua figura è rimasta per sempre associata a quella struttura ospedaliera; oserei dire, senza tema di essere smentito, che dopo il Prof. Vincenzo Ferretti, la figura più emblematica del nostro ospedale è stata ed è senz’altro, quella di Don Marciano Ercolini. Dall’anno 1947 in poi, tutti gli anni, il 28 marzo viene commemorato il triste evento della perdita degli Alpini del Gemona. In varie località del Friuli e del Veneto, a tutt’oggi, si celebrano cerimonie a ricordo del triste avvenimento. continua con la quarta ed ultima parte sul prossimo numero.... RICERCHIAMO CORRISPONDENTI E COLLABORATORI per il settore commerciale, nei paesi in cui Campo de’ fiori è distribuito, perchè vogliamo che diventi ancor più la rivista della tua città! L’universo femminile della lettura Forse non sapevate che il mondo femminile supera nella lettura quello maschile. Il sorpasso è avvenuto alla fine degli anni ’80, quando anche per le donne l’accesso all’istruzione è diventato una prassi. Le statistiche dimostrano che il 73% delle ragazze tra gli 11 e i 14 anni apre i primi libri di lettura ed il 16% di esse diventano delle grandi lettrici. I più scelti dalle donne sono i romanzi italiani, i gialli e i noir ed i titoli del momento sono: “Due” di Nemi Rovsky, “Meccanica celeste” di Maurizio Maggiani, “Il peso della farfalla” di Erri De Luca, “Dama della finestra” di Catherine Deme, “La parola dentro la camorra” di Roberto Saviano e “Cotto e mangiato” di Benedetta Parodi. Dunque una scelta molto vasta che spazia dal romantico all’impegnato. Il record delle lettrici lo detiene il Trentino Alto Adige, con il 60%, mentre la Sicilia è all’ultimo posto, con il 31,6%. Il primato europeo è in mano alle svedesi, seguono le danesi e le olandesi, mentre l’Italia è solo ventunesima. Anche nella nostra libreria abbiamo più lettrici donne, alle quali questo mese consiglio di leggere due romanzi che ho trovato simili ed entrambi bellissimi, dove il tempo, il saperlo apprezzare, il non sprecarlo e, soprattutto, il condividerlo con chi lo merita, non sempre è del tutto chiaro nel vivere quotidiano, e in questi due racconti, anche se in modo diverso, ci viene data un’ultima possibilità, ci viene regalato il tempo. Si tratta di: “Il dono” di Cecilia Hhern e “Chi ama torna sempre indietro” di Guillaime Musso. Leggeteli e continuate a seguirci e a visitare il nostro punto vendita, dove potrete trovare tutti i libri che vorrete. Campo de’ fiori 40 “A CHE SERVE ‘STA MACCHINETTA?” SPESSO, PER MOLTE PERSONE, L’UTILIZZO DI STRUMENTI IN FISIOTERAPIA RIMANE UN MISTERO… Quando applichiamo un macchinario, molte volte noi fisioterapisti ci sentiamo fare queste domande: a che serve sta macchinetta? Ma che brucia? Me farà bene o male? E’ importana cura del Dott. te e giusto sapere l’uPatrizio Lazzarini, tilita’ di questa terafisioterapista pia fisica strumentale e tra i macchinari più utilizzati troviamo i seguenti: TENS - Si tratta di una terapia strumentale antidolorifica che utilizza correnti rettangolari bifasiche. Si applica attraverso elettrodi che vengono posizionati sulla cute secondo schemi precisi. Le correnti così prodotte agiscono sule fibre nervose sensitive innalzando la soglia del dolore del paziente e favorendo la liberazione di endorfine (sostanze antidolorifiche). Durante le applicazioni viene spesso avvertito un lieve pizzicore. ULTRASUONI(US) - Sono vibrazioni acustiche, non percepibili all’orecchio umano e che si diffondono sotto forma di onde di compressione e decompressione. Gli effetti in fisioterapia sono legati principalmente ad un aumento del metabolismo dei tessuti e dell’attività cellulare, un aumento del flusso sanguigno per vasodilatazione, un aumento della permeabilità capillare, un aumento della soglia del dolore, un aumento dell’estensibilità e dell’elasticità del tessuto fibroso. LASER - E’ un’amplificazione della luce ottenuta per emissione di radiazioni. Esistono diverse tipologie di Laser, ad gie, rachialgie, lombalgie e lombosciatalesempio il Laser scanner viene utilizzato gie, flogosi profonde a lenta risoluzione, soprattutto quando l’area di trattamento è esiti di edemi ed ematomi tendenti a croabbastanza estesa; tanto per fare degli nicizzare, peritendiniti croniche e tendinoesempi una lombalgia o cervicalgia cronisi. ca, una distorsione di caviglia o nell’immeELETTROSTIMOLAZIONE - Si tratta di diato post-operatorio di una ricostruzione terapia fisica tra le più diffuse che prevedi crociato. doe l’uso di correnti eccitomotorie ad onda IONOFORESI- È una tecnica terapeutica quadra bifasica, in grado di produrre una che utilizza un generatore di corrente concontrazione muscolare. Può essere applitinua, attraverso la quale vengono veicolacata a muscoli normoinnervati, parzialti dei farmaci sotto forma di ioni. Si applimente innervati o denervati utilizzando ca attraverso degli elettrodi cutanei intrisi programmi specifici. Si rivela utile sopratdel farmaco che in questo modo tutto nelle prime fasi della raggiunge l’interno dei tessuti riabilitazione. nei quali ha sede l’affezione MAGNETOTERAPIA patologica. Il paziente avverte in Nella magneto-terapia si genere un leggero pizzicore. I utilizzano gli impulsi elettrofarmaci più utilizzati sono in magnetici a bassa frequengenere antiinfiammatori non steza al fine di dare un noteroidei, cortisonici e chelanti del vole aiuto nella cura di calcio. diverse sintomatologie IPERTERMIA - Si definisce legate a stati infiammatori o “termoterapia endogena” il caloa patologie ossee. I campi re che si sviluppa all’interno dei magnetici vengono impieUna paziente sta eseguendo tessuti, attraverso la conversiogati nella fisioterapia ormai un trattamento con la tens ne di un’altra forma di energia. da qualche decennio perQuando il trattamento di termoterapia è chè gli impulsi elettromagnetici, eccitando ben controllato sia come incremento di le cellule, aiutano la rigenerazione dei testemperatura sia come localizzazione e prosuti ossei e cutanei, migliorano la fondità viene usato il termine di ipertercircolazione sanguigna e stimolano la promia. In questo caso l’energia utilizzata è duzione di endorfine da parte del sistema quella elettromagnetica. L’effetto fisiologineurovegetativo, riducendo, in tal modo, il co principale è la vasodilatazione del tesdolore che accompagna inevitabilmente lo suto che subisce il riscaldamento. stato infiammatorio. La magnetoterapia, L’ipertermia è indicata in caso di rigidità e infine, stimola l’assimilazione del calcio, manifestazioni dolorose post-traumatiche, importante per le ossa che, rinforzandosi , artropatie croniche e degenerative, borsiti, saranno meno soggette a fratture o a sindromi canalicolari, mialgie e fibromialmalattie degenerative, come l’osteoporosi. Gioielli Acciao e Argento Campo de’ fiori 41 CIVITONICI ILLUSTRI DON ANTONIO CARDINALI (1884-1948) Nel Marzo 2010, con la premiazione degli studenti del Liceo Artistico “U. Midossi” partecipanti alla realizzazione del Logo Ufficiale dell’Anno dei Cosmati, sono iniziate formalmente le celebrazioni per l’Ottavo Centenario dell’Edificazione della Cattedrale di Santa Maria Maggiore, 12102010, che nel mese di Settembre culmineranno con un importante convegno di studi a cui parteciperanno insigni studiosi e cattedratici provenienti dalle più importanti università Italiane ed Europee. Una fondamentale occasione per Civita Castellana, al fine di avviare il tanto decantato ed auspicato, decollo culturale e turistico. Nel contempo l’Amministrazione Comunale e la Curia Diocesana hanno dato avvio ad una serie di conferenze sulla storia dell’insigne monumento cittadino, relativamente all’analisi storica di determinati aspetti architettonici ed artistici, sculture-tiburiocampane, legati alla sua realizzazione avvenuta nel lontano 1189. La figura di Don Antonio CARDINALI, per 24 anni Vicario Parroco della Cattedrale, sembra per certi versi dimenticata dal turbine di teorie e analisi artistiche proposte delle varie conferenze, anzi relegata ai margini dalle celebrazioni in atto, ma per gli studiosi della storia dell’architettura, un punto di riferimento e uno stella polare più viva che mai, grazie ai suoi fondamentali studi sulla Cattedrale che a distanza, ormai, di più di settant’anni, mantengono intatta la loro vivacità culturale, storica e documentaria. Don Antonio nasce a Civita Castellana il 7 Aprile 1884. Compie gli studi ginnasiali e classici presso il Seminario dei Padri Gesuiti al Collegio Romano, in Piazza di Sant’Ignazio in Roma.Prosegue gli studi e il seminario, nella Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ritorna nel 1910 in Civita Castellana, come Canonico della Cattedrale, dove rimarrà fino alla sua scomparsa. Accanto alla sua attività di apostolato e preghiera, Don Antonio portò avanti tutta una serie di ricerche sulla Cattedrale, culminate nella pubblicazione di due importanti libri: nel 1930, “I Santi Marciano e Giovanni. Atti del loro martirio e culto in Civita Castellana con note storiche ed archeologiche” e qualche anno più tardi, “Cenni storici della Chiesa Cattedrale di Civita Castellana”, pubblicato in occasione delle celebrazioni dell’Anno Eucaristico del 1935. Nel testo dedicato ai SS. Martiri Marciano e Giovanni, ripercorre tutta la storia documentaria sul celebre martirio, dagli atti originari per arrivare alla traslazione e prima invenzione dell’anno 1001, alla successiva seconda invenzione del 1230 e, infine, alla terza ed ultima invenzione del 1749 sotto il Vescovo Lanucci. Un testo dove la ricchezza documentaria si coniuga ad una perfetta sintesi storica e descrittiva. Nel secondo libro, viene compiutamente analizzata la storia dell’edificazione della Cattedrale, dalla fabbrica medioevale ai restauri del 1735/’40 voluti dal Vescovo Tenderini su progetto dell’Architetto Romano Gaetano Fabrizi. In particolare pone l’accento sullo stato originario della Chiesa medioevale, così come descritto nella celebre Visita Pastorale del Vescovo Tenderini del 5 Febbraio 1738. Su questa importante relazione notarile, ampiamente citata dal Cardinali, si stanno dibattendo studiosi e teorie delle più disparate: dagli accusatori del Cardinali di aver alterato e manomesso i dati contenuti, per giungere a chi contesta la sua stessa esistenza negli archivi. Ricerche archiviali hanno comunque attestato la sua esistenza. Resta, comunque, un valore fondamentale che è poi il grande merito storico del Cardinali: aver posto alla base della ricerca storica non soltanto la lettura dell’opera d’arte sotto l’aspetto simbolico ed artistico, ma quello documentario, basato sull’attenta e puntuale ricerca d’archivio quale momento fondante di ogni analisi artistica e storica. Nel 1948, per alterne vicende dovute ai tragici tempi, il vasto archivio di Don Antonio è andato completamente perduto e rimangono tracce soltanto di alcune pubblicazioni estremamente preziose sulla storia di Civita Castellana. Muore il 14 Aprile 1948. Prof. Architetto Enea Cisbani Nel cuore Al compianto Mario Domizi morto a Civitacastellana all’età di 96 anni il 05/04/2010. “ Caro Mario......ora che sei ritornato presso la casa del Padre.......... tuo Figlio e figlie, i tuoi generi, la tua nuora, i tuoi nipoti, i tuoi parenti e tutti i conoscenti, ti ricorderanno per sempre. La tua lunga vita di 96 anni, tutta vissuta nel rispetto della fede Cristiana da Te tramandata ai tuoi familiari e discendenti, sia di esempio nel cammino futuro per tutti quelli che ti hanno conosciuto, con particolare augurio per le giovani generazioni....” 42 Campo de’ fiori Il giornalino Inserto speciale di Campo de’ fiori dedicato ai più piccoli (Anno 2010 – N. 1) Gruppo di lavoro: Andrea Bernacchi, Patrizia Caprioli, Elisa Ermini, Marcello Ernoni, Barbara Lucarelli, Paola Marini. Responsabile del gruppo: Stefania Tabacchini. Coordinatore del progetto: Giovanni Francola.Grafica: Monia Tamburi. Il mondo pulito di Alice “Chissà cosa dovrà dirmi Noemi di Così importante?”, pensa Alice tra sé e sé mentre si trova in classe, in attesa che arrivi l’ora della ricreazione. Finalmente suona la campanella ed Alice e Noemi s’incontrano! “Alice hai saputo la novità? Sta per iniziare la raccolta differenziata dei rifiuti. D’ora in poi non dovremmo più gettarli tutti insieme, ma ci saranno degli appositi contenitori dove andranno gettati i rifiuti divisi per categoria!” Alice dubbiosa si guarda intorno e non trovando più il cestino al solito posto lascia cadere a terra la carta della sua colazione quando all’improvviso le appare una fatina: “Alice, ma cosa fai?”. “Non riesco più a trovare il cestino dove ogni giorno gettavo la carta della mia colazione…”, risponde. 43 Campo de’ fiori o “Eco-bimbi” La fatina sorride e le dice: “Ma non hai capito cosa ti ha detto la tua amica? Raccogli la carta che hai gettato in terra e seguimi, ti spiegherò io come fare”. Arrivate di fronte ai nuovi cesti dell’immondizia, la fatina con la sua bacchetta magica le indica quello per la carta. “Guarda è semplicissimo! Ogni contenitore raccoglie un tipo di materiale diverso!” Alice getta la sua carta nel contenitore giusto: “Grazie fatina, avevi ragione, è davvero semplice!” . Alice, contenta di sapere che così potrà aiutare la natura, ora insegnerà anche ai suoi amici come fare. L’ANGOLO DEL PROF. A cura di Patrizia Caprioli. Mini spazio dedicato a siti, portali, risorse in rete (gratis!), da poter usufruire come supporto didattico per gli insegnanti interessati a dare sempre nuovi input ai loro piccoli studenti. INNOVASCUOLA: http://www.innovascuola.gov.it/ è il portale per tutti i docenti, gli studenti e le famiglie che vogliono scoprire nuovi modi di conoscere e di apprendere. Indovina... indovinello... Una gallina cammina, cammina, quando vede un ponte e un cartello con su scritto “non passare”. Cosa fa? II primi 3 che comunicheranno in redazione al numero 0761.513117, la risposta esatta riceveranno un regalo dal Covo della Bomboniera. Inoltre... per ogni 30 € di spesa un piccolo regalo ai clienti Campo de’ fiori 44 Associazione Artistica Ivna LA FOTOGRAFIA ARTISTICA DI ALESSIO CAON Alessio Caon è un fotografo. E’ un fotografo che sa fare le foto. Sembrerà ovvio direte! A questo punto facciamo una distinzione. Fondamentale nel mondo dell’arte è riuscire ad essere artisti. di Alfredo Ovvio anche ciò. Mercutello Sembrerebbe! E’ il particolare che fa la differenza. Un aggettivo, volutamente omesso per distinguerlo. Egli è un fotografo artistico. Ecco il particolare, ovvero la differenza, che intercorre fra un’ esecuzione qualunque ed un’ opera d’arte. Quel tocco magico, quel non so che di artistico, che la rende unica, che la rende vicina e che smuove anche forse il più recondito dei sentimenti. In una parola: INCANTO Le foto artistiche di Alessio Caon meritano questo appellativo. Abbiamo voluto introdurre con una metafora l’essenza della fotografia, ovvero, immortalare l’attimo, altresì il particolare. Cosa fa l’artista? Fa le medesime attività di tutti, attivandosi affinchè la sua passione abbia un luogo predominante nei suoi pensieri. L’artista va oltre, si ferma per istanti più o meno lunghi ed esplica il suo talento. Ci ha raccontato Alessio, che ovunque egli si trovi, se qualcosa lo attira e vede in un particolare, la possibilità di fermarlo nel tempo, egli prende la macchina e scatta una foto. La sua è una esigenza, una vocazione. Alessio, esprime con la fotografia sentimenti ed emozioni, come la pace, la tranquillità e la bellezza. Non ha stimoli dalla tristezza. Per lui è una gioia la foto e ha il desiderio di trasmetterla attraverso i suoi scatti. Ci dice che con essa può toccare il cuore e dare adito alle più molteplici interpretazioni soggettive. Non si limita a degli scatti isolati, il suo intento è quello di creare delle storie, un filo conduttore, un’analisi dettagliata di un pensiero che in quei momenti, affiora nella sua mente. Abbiamo visto la sua raccolta di immagini “ Indietro nel tempo “attraverso la quale vuole raccontarci com’era il mondo prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Con uno scopo ben preciso: sicuramente quello di far riflettere e, quindi, poi scrivere nei cuori di ognuno di noi le risposte. Alessio afferma che la fotografia è un quadro reale. Molteplici sono i suoi progetti che via via conta di portare a compimento e desidera che questa passione possa divenire, in un futuro non lontano, la sua principale attività. Ha vissuto il passaggio tra la tecnologia analogica e quella digitale, confermando che la vera foto è quella su pellicola. Afferma che la pellicola è come l’occhio; è fedele, non altera l’immagine. L’appassionato distingue sempre i due tipi di foto dai giochi di luce, dai dettagli e dai colori. Afferma che i colori della pellicola sono più saturi, più morbidi, più caldi, più reali. Ci dice che egli sia contrario al ritocco fotografico. Quando inquadra un soggetto, di solito gli basta uno scatto per raggiungere il suo scopo. Alessio ci confida, inoltre, di amare le foto spontanee, preferibilmente senza posa. Abbiamo apprezzato il suo entusiasmo e il suo sogno di diventare, un fotografo sull’onda di quelli di National Geographic. Un’ eccellente aspirazione. Questo è l’augurio che gli facciamo, mentre aspettiamo con ansia, che egli ci illumini con alcuni dei suoi scatti migliori. Campo de’ fiori 45 Circoscrizione della cattedra ambulante di Civita Castellana Era necessario migliorare l’allevamenteo Finalmente fra il 1904 e 1905 il sindaco Midossi riuscì ad avere finalmente una cattedra ambulante a Civita alla quale furono affidati i comuni di Civita Castellana, Calcata, Faleria, Fabrica di Roma, Corchiano, di Francesca Pelinga Nepi, Castel S. Elia (mandamento di Civita), S.Oreste (mandamento di Castelnuovo di Porto), Mazzano (mandamento di Campagnano), Monterosi, (mandamento di Campagnano), Rignano (mandamento di Castelnuovo di Porto), Carbognano (mandamento di Ronciglione). In seguito ai buoni risultati ottenuti, la onorevole Deputazione provinciale di Roma credette opportuno nel 1906 affidare alle cure della cattedra di Civita di cui era direttore il dott. Bozzoni, anche il mandamento di Castelnuovo di Porto con i seguenti comuni: Castelnuovo di Porto, Civitella San Paolo, Fiano Romano, Filacciano, Leprignano, Morlupo, Nazzano, Ponzano Romano, Riano, Scrofano e Torrita Tiberina. La situazione nell’agro falisco non era certo delle migliori, anche se l’agricoltura rappresentava la principale fonte di ricchezza, l’allevamento del bestiame era legato alle esigenze della locale agricoltura, mentre tutte le altre destinazioni come la produzione del latte,di carne erano completamente sconosciute. Il sistema di allevamento era allo stato brado o semi brado, le stalle degli animali erano tenute in condizioni poco igieniche, molto spesso in grotte scavate nel tufo prive di aria e di luce. Il numero dei cavalli era limitato, il mulo invece era un animale molto ricercato poiché serviva da mezzo di trasporto nel nostro territorio abbastanza accidentato. Anche l’allevamento dei bovini di razza maremmana romana non era troppo sviluppato e, nonostante l’estensione del territorio civitonico, la carne da consumo veniva importata dai mercanti dell’Umbria. L’allevamento degli ovini aveva, invece, una certa importanza e si contavano circa 6000 pecore che nei mesi d’estate emigravano nell’Appennino centrale per la montificazione. Il formaggio era di ottima qualità e la lana era molto ricercata sul mercato di Roma, gran parte dei terreni venivano concimato con il letame pecorino; vi era anche una piccola mandria di Civita Castellana. 17 Settembre 1915. Tradizionale fiera del bestiame capre il cui latte era molto apprezzato dai civitonici. Medico Veterinario, Colonelli L’allevamento suino era rappresentato da Agostino, Arigoni Cav. Giovanni, parecchie mandrie di scrofe però non sufNobili Fratelli Trocchi, Goliani ficienti per il mercato e quindi molti maiaDomenico, Riccioni Antonio, Pistola letti venivano importati dall’Umbria e dalle Francesco, Morelli Edmondo, Basili Marche per essere allevati, la produzione di Francesco, Montanari Filippo, Tarquini animali da cortile era quasi nulla. A Civita Domenico, Orazi don Guglielmo parronon mancavano i terreni pascolivi, ma co. Per Fabrica Di Roma: Conte bisognava diffondere erbe foraggere Cencelli Comm. Alberto, Fonti così che il bestiame si sarebbe dupliEnotecnico Luigi, per Faleria e cato, bisognava inoltre risanare le Calcata: Fratelli Ferranti, per Nepi: il stalle, per evitare il diffondersi delle Sindaco Monti Vincenzo, per malattie infettive come il carbonchio Corchiano: il sindaco Crescenzi ematico e sintomatico che faceva strage Venturino. Il Presidente onorario era il degli armenti. Migliorando le condizioni Sindaco di Civita Midossi, presidente effeti mercati e le fiere ne avrebbero incretivo Morelli Edmondo, vice presidente mentato i vantaggi al produttore e Montanari Filippo, cassiere Ferrari Ing. potevano sorgere nuovi rami dell’industria Enrico, segretari il dott. Bozzoni e dott. quali la fabbricazione di formaggi, burro e Riccioni medico veterinario di Civita. Per l’esportazione di latte fresco. L’iniziativa quanto riguarda il Consorzio Agrario era della cattedra dell’agricoltura, con l’appogcosi formato: presidente il conte Ugo gio del sindaco e del presidente del Feroldi De Rosa, vicepresidente Casimiro Consorzio Agrario e di volenterosi allevatoMarcantoni, consiglieri: Morelli Edmondo, ri, fece si che a Civita qualcosa si stava Salvatori Salvatore, Tarquini Domenico, sinfacendo, si era fatto anche esperienze di daci: Severi Cesare, Simbeni Cesare, concimazione chimica e si erano impiantati Gavazzi Giovanni, il segretario era Tarquini dei campi sperimentali nei terreni concessi Domenico, direttore amministrativo Ferrari dal Conte Feroldi De Rosa, dal Cav. Ing. Enrico direttore tecnico dott. Bozzoni. Salvatore Salvatori, direttore delle Il consorzio vendeva macchine come falcia“Fabbriche riunite di Ceramica”, e da ortolatrici, rastrelli meccanici, concimi chimici, ni come Luciano D’Alessio. Anche la pompe irroratrici, anche apparecchi per la Cooperativa Ceramista operaia, il cui diretmietitura, lo slogan era che essere soci tore era Casimiro Marcantoni, aveva messo del Consorzio Agrario significava sala disposizione per la coltura sperimentale vaguardarsi dalle frodi nelle sostanze tutta la terra annessa allo stabilimento. utili all’agricoltura e togliersi dalla Visto l’entusiasmo con cui i nostri contadispeculazione privata. Non solo ma il ni possidenti misero in pratica le iniziative Consorzio provvedeva anche alla vendita di della cattedra si formò una Commissione sementi di erbe foraggere e si vantava del Zootecnica voluta dal Sindaco Midossi e dal fatto che i facoltosi proprietari come i presidente del Consorzio Agrario Feroldi De signori Trocchi e il signor Antonio Riccioni , Rosa. Gli scopi erano: costruire ricovegrazie ai nuovi macchinari, avessero migliori per il bestiame, importare buoni rato le loro aziende. In quegli anni però ci riproduttori e selezionare le razze fu la grande emigrazione verso le locali, l’istituzione e l’esercizio di staAmeriche, quindi i nostri contadini e quelli zioni di monta. Il Ministero dell’agricoltudei paesi della circoscrizione, i soldi per ra diede un sussidio di L.500 per l’organizessere soci e comperare macchinari e zazione di piccole mostre zootecniche e sementi non ne avevano. fiere locali a premi per il miglioramento delle vendite del burro, del formaggio, delle continua sul prossimo numero… lane, del latte e delle carni. I componenti della commissione Zootecnica erano il sindaco di Civita, presidente del Consorzio Agrario, Ospedale Andosilla, Cattedra Ambulante, Campo de’ fiori 46 Oroscopo di Giugno partner. Se riuscirete a controllare la vostra frenesia potrete realizzare qualcosa di veramente grande. SAGITTARIO Eros a gonfie vele. Momento ideale per condividere atmosfere romantiche con il partner. Attenzione a non parlare troppo, soprattutto sul luogo di lavoro. Vita sociale in fermento. Continuate la vostra analisi introspettiva, ma non siate troppo severi con voi stessi. Svolte radicali, inaspettate, improvvise. CAPRICORNO Il mese inizia positivamente. Si presenteranno occasioni d’incontro con persone più giovani, atmosfere gioiose e occasioni sentimentali sorte tra i colleghi. Se dovete risolvere una vecchia questione approfittatene. Buone opportunità finanziarie. Questo è il momento giusto per iniziare una sana dieta. Favoriti gli spostamenti, i viaggi e le gite. ACQUARIO Giugno inizia magnificamente: potrà esserci un incredibile aumento delle occasioni amorose oltre che di divertimento. Attenzione ai piccoli disguidi verbali. Il lavoro continua ad essere svolto in maniera frenetica, anche grazie alla creatività ed all’intuito. Non perdete la lucidità. Scaricatevi attraverso lo sport e non mangiate sregolatamente. PESCI Periodo piuttosto tranquillo. Se avete deciso di metter su famiglia dedicatevi alla sistemazione del vostro nido d’amore. Scarsa è la voglia di lavorare e maggiore l’autoindulgenza, soprattutto nell’alimentazione. Momento professionalmente decisivo, scegliete in totale sincronia con i vostri desideri. Abbandonate i vecchi schemi. by Cosmo ARIETE Giugno inizia alla grande. Potrete vivere l’amore passionalmente, e contemporaneamente realizzare i vostri desideri. Favoriti i viaggi e le relazioni amorose con persone più giovani. Felici intuizioni per quanto riguarda investimenti ed acquisti, anche per la casa. Le questioni di lavoro saranno in primo piano. TORO Tenete a freno a la vostra irascibilità, soprattutto con chi proverà a toccare la vostra indipendenza. Attenti a ciò che dite. Carisma e capacità persuasive in forte aumento. Sarete più ricettivi, più profondi, in grado di affrontare qualunque argomento. La fine del mese si conclude con l‘inizio di una fase positiva per l’amore. GEMELLI Vita sentimentale ottima. Favorite le atmosfere romantiche in compagnia del partner. Non cedete alla golosità! Se non si ha una relazione affettiva in corso ci si darà una gran da fare per realizzarne una. Momento ideale per farsi belli, ma fate attenzione al portafoglio. Non siate troppo drastici nel prendere le decisioni. CANCRO L’amore torna ad avere un ruolo di primissimo piano e l’armonia di coppia potrebbe essere turbata da forti sbalzi umorali. Una vecchia questione potrebbe divenire fonte di discordia all’interno di una rapporto ben collaudato. Fortuna invece a gonfie vele. Sfruttate il vostro intuito nel lavoro e approfittate dei cambiamenti professionali. LEONE Vivrete con vivacità e passione qualunque tipo di relazione sentimentale. State comunque attenti a non esplodere se vi sentirete toccati nel vostro orgoglio. Potreste avere problemi di comunicazione e problemi professionali provocati dall’insorgere di una vecchia questione patrimoniale. L’attività sportiva vi aiuterà a liberarvi dalle vostre ansie! VERGINE Fate attenzioni agli sbalzi d’umore, avrete una particolare predisposizione verso le situazioni di rottura. Potrete concludere degli importanti affari. Sono favoriti gli incontri sentimentali con persone più giovani. Grazie ad un turbinio di forze in gioco la vostra vita sta prendendo una nuova direzione. Ma non fate scegliere al destino! BILANCIA Svolte professionali in vista e finalmente un po’ di tempo libero da dedicare alle vostre attività preferite. L’amore procede a gonfie vele, potrete vivere intensamente, con una forte vena di romanticismo, una divertente storia di amore. Sarete iperattivi e creativi, ma spendete queste energie per realizzare un importante progetto. SCORPIONE Imparate a tenere a freno la vostra lingua o la vostra rabbia se non volete inficiare i vostri rapporti professionali o di coppia. Potrete creare qualche malumore a causa del risorgere di vecchie questioni lasciate in sospeso con il LA TUA PUBBLICITA’ NON PUO’ MANCARE SU CAMPO DE’ FIORI, la rivista più letta ed amata! Contattaci allo 0761.513117 o [email protected] Se anche tu stai collezionando Campo de’ fiori, corri in redazione a recuperare i numeri che ti mancano!!! LEGGI Campo de’ fiori E PASSA PAROLA Campo de’ fiori La rubrica 47 dei perchè Perché si dice “vai a quel paese”? Questo detto trae origine dalla volontà di far allontanare una persona che ci ha fatto arrabbiare; infatti, “Quel paese”, rappresenta il simbolo di un posto distante da noi, dove potremo non avere più contatti con chi ci ha offeso o deluso. E’ un’espressione più morbida ed eufemistica di altre che hanno lo stesso significato come “Vai al diavolo”, “Vai all’inferno”, piuttosto che “Vai in malora”, dove è forte la connotazione negativa e punitiva del luogo dove vorremmo spedire chi ci sta di fronte! Perché i numeri dei cellulari iniziano con il 3? L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel 2003, ha definito la numerazione nazionale per tipo di servizio, sulla base della prima cifra. A questo proposito il 3 è stato scelto per le comunicazioni mobili, l’1 e l’8 sono riservati ai servizi a tariffazione speciale ed il 4 è stato destinato ai servizi interni di rete. Perché sui treni non ci sono le cinture di sicurezza? Sui treni l’assenza delle cinture è giustificata dal ridotto numero di incidenti registrati da questo tipo di veicoli in quanto, tali convogli, viaggiano con l’ausilio di avanzati sistemi di terra e di bordo, capaci di verificare il rispetto dei limiti di velocità o dei semafori e di intervenire, frenando le vetture, nel caso il conducente non li rispetti. Campo de’ fiori 48 AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti PRO SSIM 11° FESTA DI CATAMELLO 10-13 GIUGNO 2010 I EV ENT I PROGRAMMA Giovedì 10:ore 20.00 Apertura gastronomia ore 21.00 Musica dal vivo con “Il gatto e la volpe” Venerdì 11:ore 20.00 Apertura gastronomia ore 21.00 Musica a volontà Sabato 12: Inaugurazione festa con la banda musicale “Città di Civita Castellana” ore 16.00 Torneo di Burraco ore 18.00 Santa Messa ore 20.00 Apertura gastronomia ore 21.00 Grande spettacolo musicale col complesso “I Muchachos” Domenica 13: ore 20.00 Apertura gastronomia ore 21.00 Musica dal vivo con “Il gatto e la volpe” Chiusura festa con finale a sorpresa! Mercoledì 2 Giugno Dimostrazione di scherma all’interno del chiostro del seminario Domenica 6 Giugno Sfilata di moda in collaborazione con “Atelier Manini” e Coiffeur Talia, con la selezione regionale per la partecipazione a Miss Mondo SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL NOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori 49 AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti MOSTRA DI PITTURA XX Festival della Canzone Romana Fino al 15 giugno le iscrizioni Arrivato alla sua XX edizione, si riaffaccia alla ribalta dell’estate il Festival della Canzone Romana: il 15 giugno prossimo scadrà infatti il termine per l’iscrizione dei brani originali da presentare al Festival. Ideato da Lino Fabrizi nel 1991, la manifestazione ha lo scopo di promuovere canzoni inedite in dialetto, ma anche in lingua italiana, purchè parlino di romanità. Possono partecipare alle selezioni tutti i candidati che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età. Le domande con i brani dovranno pervenire tramite il sito web www.festivaldellacanzoneromana.com, dove sarà possibile scaricare anche il regolamento dettagliato del concorso. La Commissione esaminatrice sarà composta da discografici, autori, docenti di dialettologia, giornalisti, cantautori e ammetterà alla selezione del Festival al massimo 20 brani. Le selezioni si svolgeranno – attraverso una kermesse musicale itinerante - nei luoghi all’aperto della città, davanti a un pubblico appassionato della canzone romana. Si canterà la Roma folkloristica, con le sue carrozzelle, i suoi tramonti, le sue fontane, ma anche quella più quotidiana, con i suoi crucci e le sue storie d’amore. In passato, tra gli altri e in ruoli diversi, sono intervenuti al Festival artisti come Renato Zero, Nino Manfredi, Carlo Verdone, Franco Califano, Giancarlo Magalli, Lando Fiorini, Enrico Brignano, Mario Scaccia, Fiorenzo Fiorentini, Gigi Sabani, Luciano Rossi, Rodolfo Laganà, I Vianella, I Cugini di Campagna, Stefano Masciarelli, il Maestro Stelvio Cipriani, Manuela Villa, Giorgio Onorato, La schola Cantorum e tanti altri… La finale avrà luogo al Teatro Olimpico di Roma il 26 settembre 2010. 25 maggio 10 settembre 2010 Artista informale, si esprime concentrando l’interesse della propria ricerca interiore alla macchia di colore che la “action painting” americana individua nella sottomissione del segno al linguaggio cromatico di cui Jackson Pollok è stato il massimo esponente... Giorgio Palumbi ...Opere che portano il fruitore nel mondo onirico, nell’inconscio, dove tutto è possibile. La fantasia e l’originalità della creazione non hanno limiti. Il suo astratto informale diventa così un gioco della mente e dello spirito: infatti la spiritualità è un fattore molto importante nei quadri e nella vita dell’autore... Paola Lamonica Inaugurazione Martedì 25 Maggio 2010, ore 18:00 - 21:00 Istituto Polacco di Roma, Via Vittoria Colonna 1 Evento speciale Conferenza, Mercoledì 26 Maggio 2010, ore 13:30 I PRIMI ANNI: 2005-2014. IL CASO DEL MUSEO D’ARTE MODERNA DI VARSAVIA di Sebastian Cichocki e Ana Janevski La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri Tanti Tanti Il Papà Cosimo, la mamma auguri al auguri a Annita, il figlio Federico, grande Barbara insieme ai fratelli Tommaso Domenico che ha e Fabio ed alle cognate Lia Mariani compiuto e Miriam, ai nipoti Gioia e che il 22 gli anni il Paolo fanno gli auguri a Aprile ha 28 Daniela che il 20 maggio compie gli anni. compiuto Aprile I nonni gli anni, dai frapaterni dai parenti, amici e tutto lo telli Emiliano, Cosimo e staff. Alessandro e la cognata Annita e Sara, dai genitori quelli materni Tanti Marina e Tonino e il Salvatore e auguri a marito Roberto. Giulia, insieme ai genitori Tommaso e Riccardo Miriam, al fratello Paolo, fanno gli auguche il 25 ri per il suo 12° compleanno a Gioia, Maggio festeggiato l’ 8 maggio scorso. A quelli compie 1 dei nonni, dei genitori e del fratello si anno dai aggiungono anche quelli dei cugini nonni Federico, degli zii e parenti tutti. Marina e Tonino e dagli zii Emiliano, Sara e Tantissimi auguri a Melissa Pirri di Tantissimi Alessandro. Corchiano che il 23 maggio ha rice- auguri a Jonathan che il 23 Maggio 28 Maggio 2010 In questi 18 anni, con compie 20 anni la tua serietà, la tua con amore dolcezza e la tua simpatia, ci hai dati Jessica. immense soddisfazioTanti ni e lasciato un segno auguri a nei cuori dei tuoi Sara che famigliari, che ti adorano. D’ora in il 10 avanti lascerai un segno nel mondo. Maggio Felice compleanno da papà, mamma compie 22 ed il tuo fratello Manuel. anni da Tonino, 12/06/2010 Marina, Alessandro Roberto, Antonio siamo Barbara e il piccolo Riccardo. arrivati alla Grazie per gli splendidi meta più momenti che mi hai regalato importante la e che mi regalerai… Emiliano. maggiore età, 18anni, mamma, papà e Paolo Al mio bellissimo cacciatore ti augurano di realizzare tutti i tuoi sogni. Simone tantissimi auguri di Ti vogliamo tanto bene auguri di buon combuon compleanno! Amore mio pleanno. ti amo… Silvia Un augurio speciale dai nonni. Tanti auguri a Gianluca e Tamara di Corchiano che il 7 Giugno festeggiano il loro primo anniversario di matrimonio… Dai genitori, i nonni, le sorelle e la nipotina Asia… vuto la sua Prima Comunione. Un abbraccio da mamma, papà e Ivan Il 3 maggio 2010 la nostra piccola Desirèe ha compiuto un anno. Dio benedica la tua vita come ha fatto con la nostra, avendoci donato te. Ti amiamo mamma Letizia e papà Rodolfo. Un augurio speTanti ciale a Giovanni auguri di buon compleanno ad e Menicuccia Andrea Segato che compie gli Mazzafoglia che anni il 12 Maggio e all’indiil 30 Giugno menticabile sorella Maria festeggiano 50 Chiara che avrebbe compiuto anni di matrimogli anni lo stesso giorno, da nio dai figli, mamma, babbo e da tutti i nipoti e parenti. parenti e gli amici che vogliono loro tanto bene… Auguri a Gustavino che ha festeggiato i suoi primi 80 anni il 14 Maggio, Ad Andrea ed alla nostra dai nipoti Silvia, Alessio, Stefano, stella Maria Chiara, auguriaDaniela e dal piccolo Edoardo. mo buon compleanno, zio Filippo, zia Anna Maria, Riccardo, Elisa e Simone La lottista consiglia 31-5-77 a Torino Auguri a Elio Mosca di Bronzolo (Bz), che ha compiuto gli anni il 7 Maggio, dagli zii Marisa e Lanfranco e dai cugini Paola, Carla, Franco e Gianni. Tanti auguri di buon compleanno a Tamara dalla famiglia e gli amici. Tanti auguri di buon compleanno a Chiara Crescenzi che ha compiuto 18 anni il 26 Maggio, da mamma, papà, la sorella Barbara, il fratello Simone, il fidanzato Mattia, la zia Giuliana e tutti gli zii Tantissimi auguri di buon compleanno a Daniel Silveri da zia Alessia, zio Andrea e nonna Rosalba. Tanti auguri a Roberto Taomassino che il 21 Maggio compie 8 anni, da mamma Simona, papà Daniele, la sorellina Chiara e il fratello Alessio. Tantissimi auguri Michele Moscioni che il 19 Giugno compie gli anni, da mamma, papà, il fratello Roberto, i parenti, gli amici Auguri a zia Lucia per il suo compleanno, dai nipoti Daniela, Stefano, Paolo, Alberto e dai pronipoti Michela, Edoardo e Giorgia. Congratulazioni al Dott. Riccardo Chiricozzi che ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e matematiche con la votazione di 110, presso l’Università della Tuscia di Viterbo, il 21 Aprile, da babbo, mamm, Elisa, Simone, zia Gertrude, zio Paolo, Andrea, Eleonora e i nonni. La tua famiglia è orgogliosa di te e ti augura un radioso futuro! Campo de’ fiori 52 RIPROPRONIAMO STELLINA, ormai "addomesticata" ha conosciuto solo il canile...Qualcuno può pensare di farla felice??? Una casa, una famiglia...attualmente in pensione a pagamento come la maggior parte dei cani salvati dall'Associazione. Tel. 3391123663 Mi chiamo MAYA e sono una lupetta piccola piccola (la foto rende poco!) Anch'io vengo dalla strada dove mi hanno trovata scheletrica...Che cosa vi sembro oggi? Cerco anch'io una famiglia amorevole e che abbia voglia di perdere un pò di tempo con me perchè voglio giocare...Prendo la rincorsa e ti salto adosso e ci divertiamo tutti. Tel. 3391123663 Io sono BELLA, sterilizzata, giovane e giocherellona...Sono un incrocio tra un lupo e un rottweiller in....miniatura. Cerco una casa magari con un giardino e ho tanta voglia di giocare. Ovviamente sono stata abbandonata cucciola e l'Associazione mi ha messa a pensione ma non ci posso stare a lungo, capite... Tel. 3391123663 Io sono BRUNA, taglia medio-grande, una volta ho avuto un padrone ma non m,i voleva bene mi ha abbandonata e a me manca tutto: la libertà, l’affetto......... Sono a Civita Castellana. Tel. 339 1123663 Ciao, io sono LUCKY non ho più una padrona...La prima è volata in cielo, la seconda, dopo 1 mese si è già stufata e non mi vuole più. Sono piccolo, vivace, ho circa 5 anni, maschietto, meticcio cerco una vera casa.... Tel. 3391123663 Sono DIANA l'ultima trovatella... forse ho nel mio DNA anche qualcosa di un cane da caccia... Mi vuoi adottare? Io vorrei tanto... Tel. 3391123663 Mi chiamo SID, ho circa due anni. Ero felice, tanto felice,,Voglio tornare ad essere un cane allegro. Vi prego portatemi via da quì.... Sono a Civita Castellana. Tel. 3391123663 Sono KIKKA e non conosco ne collare ne guinzaglio... Sono giovane e sterilizzata e anche un pò diffidente, ma con un pò di pazienza, vi ripagherò con il mio affetto canino. Sono a Fabrica di Roma. Tel. 0761577122 (orario negozio) Sono PIPPO, il setter, sono stato raccolto in condizioni disperate... ora stò meglio, ho messo sù qualche chiletto, le piaghe sul mio corpo si stanno rimarginando...ma quelle del cuore no...Vorrei una famiglia disposta ad aprirmi casa e cuore.. Tel. 3391123663 Per altre proposte di adozione visitate il sito: WWW.INCROCIAMOLEZAMPE.ORG Campo de’ fiori 53 Roma com’era Roma. Piazza Esedra. Autunno 1958. Il soprano Maria Callas, passeggia con il marito Giovan Battista Meneghini, per le vie del centro della Capitale. Modello di eleganza e raffinatezza, la coppia si lascia fotografare, con disinvoltura, dai paparazzi. Visita il nostro sito www.campodefiori.biz Campo de’ fiori 54 Album d Campo de’ fiori 7 5 9 6 4 3 8 2 1 Veglione di Carnevale 1953 - Sala di Vignanello - 1.Isa Piccioni, 2. Concetta Piccioni, 3. Lucia Paolocci, 4. Silvano Rossini, 5. Sergio Civillotti, 6. Ivana Piccioni, 7. Ilario Guazzaroni, 8. Giano Soli, 9. Argia Paolocci. Campo de’ fiori Civita Castellana anno 1953/54 -foto del sig. Vittorio Galligani Maestro Antonio D’Amico 2 3 1 4 8 6 5 10 11 14 7 9 12 13 1. Luciano Zampini, 2. Salvatore Martani, 3. Alberto Casadidio, 4. ... Tulli, 5.Fabio Patrizi, 6. Emilio Corteselli, 7. ... Cingolani, 8. Vittorio Calligani, 9. Franco Pedica, 10.Gianni Gezzi, 11. Alcide ..., 12. ... Cesarini, 13. Vasco Alessandrucci, 14. ... Genzano. Campo de’ fiori 55 dei ricordi Campo de’ fiori Civita Castellana - Anno scolastico 1950. Foto della Sig.ra Vincenza Cipriani Campo de’ fiori Civita Castellana. Classe femminile. Foto della Sig.ra Graziella Basili (in prima fila, terza da dx) Campo de’ fiori 56 Album d 5 1 4 2 3 Campo de’ fiori Fabrica di Roma - anni ‘50 - Matrimonio di Nazzareno Pecoroni e Ersilia Iannoni 1. Giovanni Ricci, 2. Rocco Testa, 3. Piera Ricci, 4. Maria Pecoroni, 5. Rosa Bianchini. Campo de’ fiori Fabrica di Roma - anni ‘30 Da sx: Rosa Bianchini, Nazzareno - Piero eMaria Pecoroni Campo de’ fiori Fabrica di Roma - primi anni ‘40 Da sx: Piero - Maria - Domenico e Nazzareno Pecoroni. Campo de’ fiori 57 dei ricordi Fabrica di Roma 21 Settembre 1951. Tiro a segno delle attrazioni presenti per le festività di San Matteo. Il tiratore Giovanni Francola centra il bersaglio e si guadagna così la foto, che veniva scattata in modo automatico solamente quando si faceva centro. Foto della Sig.ra Anna Francola Campo de’ fiori Campo de’ fiori Campo de’ fiori Fabrica di Roma - Primi anni ‘50. Giovanna Ciappici di 11 anni e Massimo Todini di 3 anni, in sella alla mitica Vespa. Fabrica di Roma, castagneti - Anni ‘70. Da sx: Antonio Bianchini, Carlo Pacelli e Roberto Brandetti su un insolito podio. Campo de’ fiori 58 Album d Campo de’ fiori Corchiano 1976. La banda musicale Giuseppe Verdi, diretta dal Maestro Giuseppe Giustozzi, in occasione dell'Infiorata 9 6 5 1 3 2 7 8 4 Campo de’ fiori Corchiano - 1964 -Rrecita all'asilo in occasione della festa della mamma. 1. Bruno Marconi, 2. Morena Mechelli, 3. Giorgia Santini, 4. Annagrazia Sberna, 5. Santina Menicocci, 6. Anna Clelia Petrucci, 7. ... Moretti, 8. Ester..., 9. Carla Profili. Campo de’ fiori 59 dei ricordi Campo de’ fiori Calcata 1940 Fratelli e sorelle Arpini. Seduti da sx: Petronilla, Valeria, Angela Maria Argenti, Elisea, Carmela. In piedi da sx: Lalletta, Rosina, Nicolina, Armanda, Giuseppe, Ottavio. In alto da sx: Nestasio, Celeste, Tommasso. Carbognano 1923. Foto di gruppo dell’asilo. Campo de’ fiori Campo de’ fiori 60 Annunci LAVORO CERCO - AGRICOLA VALLE SANTA ricerca nella tua zona:Collaboratori marketing Per svolgere attività di presentazione aziendale, distribuendo cataloghi ed omaggi alimentari, al fine di acquisire nuovi clienti e promuovere i prodotti aziendali. 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