Campo de`fiori
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Campo de`fiori
2 Campo de’ fiori Rivolgo un cordiale e fervido augurio natalizio alla redazione e ai lettori di “Campo de’ fiori”. Il Natale che torna ha sempre un suggestivo e particolare fascino. Certe discutibili iniziative vorrebbero nascondere e offuscare questa cara ricorrenza: non riusciranno nel loro intento. La festa del Natale non si identifica nel consumismo, nella corsa alle compere, nello scambio frettoloso dei soliti auguri di circostanza. E’ vero: anche coloro che non credono in questo mistero sublime di Dio che si fa uomo, sembrano accorgersi che Natale è un giorno diverso dagli altri. Tutti, se potessimo, vorremmo trattenere l’incanto della notte santa, notte di pace e di amore, ricca di profonde riflessioni, di pensieri oranti. Davanti alla rievocazione della nascita di Gesù, cioè davanti al presepio, torniamo bambini e percepiamo il mistero che sovrasta la nostra intelligenza, ma che riguarda ciascuno di noi, perché “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14), è diventato come uno di noi. “E’ nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato: egli avrà sulle spalle il dominio, consigliere ammirabile sarà il suo nome” (Is 9,5). “… ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,1011). Così gli angeli ai pastori e con l’augurio di “pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc 2,14). A Natale si rivela tutta la dignità dell’uomo redento, con Lui Figlio eterno di Dio, anche noi diventiamo figli di Dio. Si potrebbe dire che a Betlemme si forma la famiglia di Dio composta da tutti gli uomini. Nel grandioso arco cosmatesco del portico della Cattedrale di Civita Castellana, c’è inciso a caratteri d’oro il canto natalizio con l’augurio di pace. E’ testimonianza di fede, di arte, di cultura. Viviamo questo Natale con pensieri di pace e preghiamo il Re della Pace perché cessino guerre e violenze. L’augurio di Natale raggiunga tutti noi; pace nelle nostre famiglie, serenità e conforto per gli ammalati, speranza per i disoccupati, per gli immigrati, gioia per i bambini. Sia augurio di scoperta della fede per i giovani, sia augurio di impegno serio per coloro che hanno responsabilità nell’amministrazione della cosa pubblica per il bene comune. Rivolgiamo le nostre preghiere alla Vergine Santissima e chiediamo aiuto per dire << “no” agli inganni del potere, del denaro, del piacere, ai guadagni disonesti, alla corruzione e all’ipocrisia, all’egoismo e alla violenza>> (Benedetto XVI – Preghiera all’Immacolata in Piazza di Spagna – Roma – 8 Dicembre 2006). Orientiamo i nostri passi verso Betlemme perché là c’è l’insegnamento sempre attuale: è l’insegnamento di vita e di amore. La luce dell’anima Strade illuminate, negozi addobbati a festa e colorati d’oro e d’argento, la gente per strada è carica di regali e s’apre a generosi sorrisi, cammina svelta e si prodiga in larghi gesti di saluto. Musiche gioiose si diffondono per tutta la via e rendono l’atmosfera irreale, quasi da sogno. Passeggio con Federico in mezzo a tanta confusione e lo vedo incuriosito, ma forse anche intimorito da tanta animazione. Lo invito a tenere alto lo sguardo e camminare composto, come si addice ad un ometto della sua età. Stanchi alfine del nostro girovagare, entriamo in chiesa e ci sediamo sull’ultimo banco. Siamo soli. Federico, che era stato curioso, ma nervoso, attratto, ma impaurito da tutto quel frastuono, si calma all’istante e, stringendosi con il suo corpicino a me, guarda con attenzione i lumi accesi per devozione davanti alle effigi dei Santi. Mi scruta in silenzio e, con amore, con delicatezza ineguale, mi passa la sua manina sulla guancia ed io penso …… E’ più luminoso un lume dell’Altare che tutte le luminarie del mondo: lì c’è la luce dell’anima. di Sandro Anselmi Una strana Famiglia E’ Natale e nasce Gesù Bambino. Anche Lui è un “Figlio diverso”, non atteso, non cercato. Sua Madre non è sposata ed è questa una condizione disonorevole per la società in cui vive, e così deve girovagare insieme a San Giuseppe per cercare un posto dove far nascere Suo Figlio. Poi, d’incanto, la stella cometa indica il cammino ai pastori, ai Magi, che accorrono a portare doni e stringersi attorno alla “strana famiglia”. Anche le famiglie di oggi mettono al mondo “figli diversi”, accettandoli con lo stesso amore, ma non ci sono per loro i Magi e i pastori, ad accompagnarle nel difficile cammino… … Questa società non si cura più dei rapporti umani, in essa manca del tutto una comunità solidale e, né i parenti, né gli amici, né le istituzioni accolgono queste “famiglie diverse”, lasciandole spesso in una profonda solitudine. foto Fabrizio Angeloro E’ finito anche il 2006. Questo è inevitabilmente il momento dei bilanci e quelli che ci interessano, sono quelli più profondi e umani. Tutti riproponiamo tanti buoni propo siti e lodevoli intenzioni e l’esigenza di un continuo rinnovamento, di una perenne rigenerazione, apre nuove spe ranze. La speranza di un mondo migliore, senza rancori, senza violenze, senza guerre e senza inutili dolori, sia allora l’augurio che faccio a tutti voi ed ai vostri cari, e che possiate passare un bellissimo Natale ed un meraviglioso Anno Nuovo. Auspico, in maniera parti colare, tanta gioia ai miei validi colla boratori ed ai preziosissimi sponsor. Dal più profondo del cuore, Sandro Anselmi. Campo de’ fiori 4 il di Sandro Alessi F di F U P Il Puff è uno dei locali più caratteristici della capitale, una bomboniera nel cuore pulsante della capitale inventato e gestito da Lui, “er Core de’ Roma”. Incontriamo Lando Fiorini proprio in quella che è la sua creatura, nata e cresciuta grazie alla testardaggine di un vero romano trasteverino ed introduciamo la nostra chiacchierata chiedendo proprio notizie sulla nuova stagione del Puff, che vede in scena lo spettacolo intitolato “Pronto chi spia ?” “Come tutti gli anni io e gli altri autori scegliamo l’attualità come tema dei nostri spettacoli : lo scorso anno abbiamo fatto “Vieni avanti Pechino” che parlava del fenomeno dell’invasione dei cinesi, due anni fa “Ciack si gira ridateci la lira” mentre eravamo tutti in crisi con l’arrivo dell’euro… Questo credo sia l’argomento di attualità! Con “Pronto chi spia?” giochiamo sul fatto che siamo tutti intercettati e pensate che in questo spettacolo viene intercettato anche Giulio Cesare e c’è, come al solito, molto da ridere. Da sempre l’attualità fa parte dei nostri spettacoli e la gente, ritrovandocisi dentro, si diverte ed è per questo che il Puff esiste da 39 anni ed ogni anno riempiamo il locale tutte le sere.” Hai in scena con te, attori sempre più bravi. “Questi attori sono straordinari perché, come dice l’allenatore della Roma, Spalletti, i comportamenti di ognuno sono molto importanti anche negli spogliatoi, ed anche noi nei camerini abbiamo una armonia talmente serena in quanto ognuno è rispettoso del ruolo dell’altro. Camillo Toscano è un attore straordinario che mi accompagna da anni, Loretta Rossi Stuart è stata con noi qualche anno fa ed è tornata più brava e più bella di prima. Per finire Alessandra De Pascalis è un elemento nuovo che ha fatto parte del laboratorio di Proietti ed in scena è molto brava. Non dimenticherei le musiche originali di Vincenzo Romano e tutti gli altri che formano la nostra grande squadra di que- O D N I A N L ORI FI st’anno.” Insomma, Lando, una squadra vincente! “E’ una squadra vincente perchè riusciamo a divertirci anche noi mentre facciamo divertire il pubblico che viene a vederci e la gente se ne rende conto.” Come è nata l’idea del Puff? “Era il 1968, ed è stata una necessità : io ero stato in tournee in America con Rugantino, dove interpretavo anche una bella parte, e registrammo un grandissimo successo sia in Italia che in tutto il mondo. Quando sono tornato nella mia città mi sono accorto che qualcuno si era scordato di Fiorini ed io, che nel frattempo avevo avuto anche un figlio, Francesco, dovevo lavorare a tutti i costi… Un giorno mi avevano chiamato a sostituire Gabriella Ferri al Bagaglino, ed interpretando per alcune Campo de’ fiori 5 presenta “PRONTO CHI SPIA?” anche in teatro, ma come è andato via Cassano con tutto il rispetto per il campione che mancava dal lato caratteriale, Spalletti è stato bravo a sistemare le cose e la Roma ha cominciato a vincere, ed ha realizzato quella lunga serie positiva…. Anche quest’anno è una grande squadra e ci sta dando grandi soddisfazioni; speriamo che qualcosa succeda, ma io non voglio pronunciare quella parola…” Ma torniamo in chiusura allo spettacolo di quest’anno… “Invito con molto piacere i lettori di Campo de’ Fiori a venirmi a trovare, e ricordo che questo spettacolo ogni anno è diverso, e cambiarlo ogni volta, da 39 anni, non è facile. L’anno prossimo il mio locale festeggerà i 40 anni e faremo sicuramente una grande festa. Per il sottoscritto, amici lettori, questo è un fatto importante e vorrei ricordare sempre che per me Roma è moglie, madre ed amante e finché avrò un’ oncia di fiato, io canterò e parlerò de Roma! Vi abbraccio tutti !” sere quel tipo di spettacolo, chiamato cabaret, ne rimasi innamorato, tanto che chiamai subito un mio caro amico, che a quei tempi faceva le imitazioni, – un certo Montesano – e che nessuno ancora conosceva… Trovai una cantina in Via dei Salumi, la sistemammo e incominciammo i nostri spettacoli coprendoci di un sacco di buffi, che sono riuscito a saldare e di cui ho conservato le cambiali dell’epoca. Cominciò così il successo del Puff.” Da quel giorno sono passati tanti anni, Roma è cambiata, si è adeguata ai tempi ma si sono perse tante cose tra cui tanti valori… “I valori, chi ce l’ha li mantiene anche se intorno ti cambiano tante cose, mentre chi non ce l’ha è difficile che li possa acquisire col tempo…Roma è cambiata molto e ci sono tante storture che mi danno un fastidio enorme, come quella di vedere queste grandi scritte luminose, questi fast food con queste grandi scritte che deturpano la nostra città, il traffico… non si vede più la vecchietta fuori dal portone che vende le caldarroste… e chi abita in un palazzo grande, come me che vivo a Monteverde, si rende conto che delle volte non conosci nemmeno chi ti abita sotto…e quando penso a queste cose, mi piace ricordare le parole di mio padre ‘non è cambiata Roma, so’ cambiati i monnaroli!’ comunque chi nasce con dei valori se li porterà sempre appresso !” Da sempre dentro Lando batte un cuore giallorosso: potrebbe essere l’anno buono ? “Sicuramente meglio degli altri anni e vorrei ricordare che, in tempi non sospetti, durante una trasmissione televisiva condotta dalla Ventura, e quando ancora la Roma lo scorso anno non aveva cominciato quella serie di vittorie e non andava ancora bene, dissi: state boni e calmi, perchè i giocatori non possono essere diventati dei brocchi all’improvviso. Infatti c’era uno scontento generale negli spogliatoi, e questo succede Campo de’ fiori 6 Una insolita collezione dall il telegramma Parlare di telegrammi nel momento più intenso di comunicazioni telematiche può sembrare anacronistico, eppure, proprio mentre il vecchio, glorioso di Alfonso Tozzi telegramma, dall’ inconfondibile colore giallino, sta per essere definitivamente archiviato e affidato alla storia della comunicazione, il collezionismo si accinge a ridargli vigore a beneficio dei posteri. I prodromi di questo innovativo mezzo di comunicazione vanno ricercati nella invenzione ideata dallo statunitense Samuel Finley Breese Morse, nato a Charleston nel 1791, morto a New York nel 1872, al quale le scoperte del fisico francese Ampere sui principi dell’elettrodinamica, suggerirono l’idea del telegrafo elettrico. In collaborazione con il suo socio Alfred Vail, creò un alfabeto per la trasmissione a distanza di segnalazioni mediante un apparecchio da lui perfezionato per tale scopo, vale a dire il telegrafo. Tale alfabeto è formato dalla combinazione di segni lunghi e corti intervallati, ossia da linee e da punti, trasmessi mediante impulsi elettrici, e dalle varie combinazioni dei quali si ottengono lettere, cifre e segni corrispondenti a quelli della scrittura ordinaria, per esempio: la lettera “A” è costituita da un punto e da una linea (.-), la “B” da una linea e tre punti (-…) e così via. Il Morse, pur disponendo di scarsi mezzi economici, dedicò diversi anni per la messa a punto della sua invenzione. Nel 1837 effettuò le prime dimostrazioni del suo apparecchio negli USA ed in Europa, ma con scarso interesse dei governi del momento; perseverando con tenacia riuscì tuttavia ad avere il brevetto nel 1840 e, tre anni dopo, un finanziamento per costruire una linea tra Washington e Baltimora, inaugurata nel Maggio del 1844. Per notizia, i paesi europei ad adottare il telegrafo Morse furono l’Austria, la Prussica e la Svizzera, mentre la prima linea italiana, la Pisa – Livorno, è del 1846. La scoperta, come era ovvio, rivoluzionò il modo di comunicare e trasformò radicalmente tutta la società. Dopo il primo marconigramma (telegramma senza fili) spedito dal nostro Guglielmo Marconi nel 1895, apparvero in Italia, all’inizio del secolo, dei caratteristici fogliettini gialli ripiegati, dalla misure 18 x 25 (x 6 – linguella), su cui venivano stampate le comunicazioni fra privati o fra Enti. Via via che il nuovo mezzo diventava più popolare e il messaggio raggiungeva buona parte di utenti italiani, si cercò di sfruttarlo per fini squisitamente pubblicitari. Nel 1860 costava venti lire trasmettere un telegramma da Torino a Napoli, ma nel 1920 erano già più di 7000 gli uffici telegrafici nel territorio nazionale. I primi telegrammi con pubblicità apparvero intorno agli anni Trenta: furono le ditte più conosciute dell’epoca le prime a servirsi di q u e s t o straordinario mezzo mediatico: O L I V E TT I , LIQUORE STREGA, CITTA’ DI SANREMO Campo de’ fiori 7 l’irresistibile fascino antico: a pubblicitario “l’inverno vi offre la primavera di Sanremo”, MONTECATINI e SALSOMAGGIORE per pubblicizzare le loro terme, RADIOMARELLI. Inserzionisti fissi furono per alcuni anni la FIERA DEL LEVANTE, quella di PADOVA e di MILANO, le lotterie di TRIPOLI, di MERANO, e ultima quella dell’ E 42, ideata dal fascismo, ma non potuta espletare a causa della guerra. Non sono moltissimi coloro che si dedicano a questo particolare tipo di collezione, alcuni considerano la raccolta come un’appendice interessante della filatelia o della storia postale, altri inseriscono i telegrammi fra la pubblicità in genere. Tutti normalmente usano suddividere, come è logico che sia, i telegrammi pubblicitari per singole tematiche, quando ciò è possibile, spesso vengono inseriti fra le tematiche varie del momento che, su di uno stesso pezzo, compaiono più pubblicità dello stesso tipo. Quelli più ricercati sono ovviamente gli esemplari in ottimo o buono stato di conservazione ma, stando al genere di raccolta, l’impresa è quasi impossibile, tuttavia lo scambio fra “telegrammofili” è abbastanza intenso e soddisfacente. I prezzi tengono conto dell’anno di spedizione, del tipo di pubblicità e anche del testo se si tratta di “documenti” di una certa “storicità”. Non esistendo un catalogo, i prezzi sono stabiliti dalla considerazione individuale di rarità, liberamente accettati, comunque, per alcuni esemplari particolari, vengono corrisposte somme di un certo rilievo. Per poter incrementare la propria raccolta è necessario soprattutto visitare i mercatini di antiquariato e sbirciare fra le cartelle o le borse giacenti sui tavoli o ai piedi degli espositori che offrono vecchie cose e che si dedicano a “vuotare cantine”. E’ necessario altresì visitare le fiere cartacee come quella che si tiene periodicamente a Valmontone, nella nostra regione. Fra i “pezzi” maggiormente richiesti e difficilmente rinvenibili sul mercato collezionistico vi è quello relativo ad una strana pubblicità apparsa nell’e- state del 1936: “Se dovete partire non dimenticate di portare con voi UNA SCATOLA DI DOLCI. Se dovete ringraziare i vostri ospiti mandate loro in omaggio UNA SCATOLA DI DOLCI. Se mandate auguri, saluti, felicitazioni, fateli seguire da UNA SCATOLA DI DOLCI”. Il telegramma, sulla scia del successo ottenuto dalla pubblicità, reclamizzava anche se stesso: “preferite questa forma di pubblicità: in Italia sono distribuiti non meno di centomila telegrammi al giorno. Un prodotto propagandato con questa pubblicità giornalmente, ed in modo incontestabile è conosciuto almeno da duecentomila persone”, così suonava il richiamo agli inserzionisti. E’ appena il caso di riferire che, oggetto del collezionismo telegrafico, è costituito qualche volta anche dal testo trasmesso, come quello spedito il 22 Maggio 1915 e diretto ai Sindaci della provincia Baialatina in cui il Prefetto dell’epoca, dottor Sansone, così comunicava: “S.M. il Re ha decretato la mobilitazione generale dell’esercito e della marina e la requisizione dei quadrupedi e dei veicoli. Primo giorno di mobilitazione 23 corrente. Pregola accusare ricevuta conformità articolo 35 istruzioni ai Sindaci edizione 1913”. 8 Campo de’ fiori Roma che se n’è andata: luoghi Antiche vigne e pergolati Nel cortile di un’antica Osteria presso Porta Settimiana prospera, ancora ai giorni nostri, c’è una vite ultra secolare che d’estate offre riparo, grappoli e frescura a tutti i commensali del locale che, il più delle volte, restano incuranti di fronte a tanta meraviglia. Questi, infatti, non tengono conto del fatto che, come dicono i bene informati, quella stessa vite riuscì probabilmente a vedere gli sguardi amorosi di Raffaello per la sua Fornarina atteso che, secondo tradizione, il grande artista dimorò nella vicina Via di Santa Dorotea. Viti come quella sopra descritta, fino allo scadere del XIX secolo, accompagnarono per lunghi tratti il sinuoso scorrere del Tevere non ancora bonificato e cinto di muraglioni, cosa, questa, confermata anche dalle insegne di alcune Osterie registrate dal Cav. Alessandro Rufini a metà dell’ottocento come: La Pergola di Via Panico o La Pergoletta di fiume a Via della Renella. Per i romani, lo abbiamo ricordato più volte, il pergolato, la vigna e, naturalmente, il vino costituiscono elementi integranti della loro vita quotidiana; così scriveva Giuseppe Gioachino Belli: “…senz’acqua si, ma senza vino…senza vino io? Dio me ne guardi…” e gli faceva eco Trilussa con i seguenti versi: “…dentro ‘sta boccia trovo er bonumore che canta l’inni e t’imbandiera er core…” per non parlare poi di Hans Barth che scriveva:“…tutto qui diventa vino, tutto, la vita e la morte, il pensiero, il sentimento, il sogno, l’amore e l’odio…tutto brilla nel bicchiere…”. Le vigne erano di casa a Roma e l’uva veniva considerata regina della tavola in qualunque stagione, al punto che la vite e i suoi frutti furono compresi tra gli elementi araldici di alcune famiglie romane; i Rocci ebbero sul loro stemma tre grappoli, mentre le armi dei Ruspoli comprendevano due tralci di vite passati in doppia Croce di Sant’Andrea. Naturalmente con il passare dei secoli molte di quelle vigne scompariranno e molte altre si trasformeranno in ville, alcune delle quali tuttora esistenti; famosissima la vigna di Papa Giulio III, Giovanni Maria Ciocchi del Monte, 1550 - 1555, che si estendeva da Porta del Popolo a Ponte Milvio fra le alture dei Parioli e la sponda sinistra del Tevere e, in quel rasserenante splendore, il Pontefice raggiungeva il prediletto luogo risalendo il corso del fiume con caratteristiche imbarcazioni. Papa Leone XIII, Vincenzo Gioachino Pecci, 1878 - 1903, vuoi perché, probabilmente, memore di questi precedenti papali, vuoi perché amante, con discrezione, ben s’intende e non senza poesia, di un buon bicchiere, fu spinto a coltivare una sua vigna nei Giardini Vaticani della quale si dimostrò sempre gelosissimo, tanto da riprendere, con tono corrucciato, due Cardinali sorpresi a piluccare i grappoli senza il suo preventivo permesso. Sul Monte Aventino si vendemmierà fino alla prima metà dell’Ottocento, come documentato da Bartolomeo Pinelli in una delle sue innumerevoli incisioni, ma anche il Pincio, splendido avamposto urbano della piana tiberina, era coperto di vigne, alcune delle quali sono le dirette progenitrici di Villa Medici. Nell’anno 1680 poi, il Marchese Massimiliano Palombara per magnificare la sua villa, nella quale fu successivamente rinvenuta una statua del Discobolo, fece incidere su una lastra di marmo alcune norme a cui l’ospite doveva correttamente attenersi; si imponeva di lasciar fuori Venere, di chiudere le porte ai ladri, ma si invitava lo stesso ospite a bere lietamente vino in quantità secondo l’usanza di Bacco. La stessa Villa Borghese vanta origini del tutto agresti; intorno ad una prima vigna posta tra la Via Pinciana e la c.d. zona Pariolo, si verrà formando il futuro parco mediante acquisti o donazioni di altri appezzamenti; peraltro, non bisogna dimenticare che la stessa Roma era indicata come: “…la vigna de li cojoni…” espressione antichissima dedicata ai buzzurri ed ai burini, più o meno graditi, che entro le mura venivano a vendemmiare senza alcuna fatica. Ma soffermiamoci, a questo punto, sul prodotto della vite, il vino, per il quale tale Michelangelo Prunetti, autore del testo: Metodo preservativo per vivere dovunque e specialmente a Roma nel più perfetto stato di santità, pubblicato nell’anno 1825, fornisce qualche “…istruzione de’ forestieri che qui sogliono per qualche tempo soggiornare…” ed entra in argomento precisando che, “…il vino che si bee a Roma…” o nasce nel suo territorio, o viene qui trasportato dai Castelli, per cui, il primo chiamasi vino romanesco e l’altro vino de’ Castelli. Per quanto attiene il vino romanesco, sempre a parere dell’esperto o presunto tale, Messer Prunetti, si precisa che viene giustamente creduto il migliore quello delle vigne situate sui colli, Baccus amat colles, come quelle fuori le Porte: Pinciana, Pia, San Lorenzo, San Pancrazio e San Giovanni in Laterano, ma certamente eccelle quello delle vigne di Monte Mario. Col passare del tempo, in conseguenza di una sempre maggiore urbanizzazione, l’insegna della c.d. flotta vinicola laziale si trasferirà sulle alture dei Colli Albani, in vista di Roma, del mare e dei Colli Tiburtini; celebratissime alture disposte su un apparato vulcanico del diametro di circa trenta chilometri con un recinto craterico di circa dieci, sul quale insistono i laghi di Albano e di Nemi per un’altezza in quota di circa novecento metri culminante nel Monte Faete posto a quota 956. Gli aggregati urbani, circondati da famosi Campo de’ fiori 9 i, figure, personaggi di Riccardo Consoli vigneti, che si raccolgono su quelle pendici, sono da tempo immemorabile conosciuti come Castelli Romani probabilmente perché nacquero intorno a manieri feudali e sono presenti nel numero di tredici: Colonna, Rocca Priora, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Frascati, Grottaferrata, Rocca di Papa, Marino, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Ariccia, Genzano di Roma e Nemi, ma a questi non si può non aggiungere Lanuvio e Velletri. Circa il vino de’ Castelli riportiamo quanto scriveva Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, Alessandro Farnese, 1534 1549, in una sua preziosa opera interamente dedicata a questo vino dalla quale apprendiamo che:“…è ottimo et perfetto tanto il bianco quanto il rosso, ma meglio, secondo il mio giudizio, è il rosso, è buono tutta la state, quando il verno sia mantenuto in luogo fresco. Albano è città antichissima, distante da Roma XII miglia alla romana. In questo luogo sono vigne arborate et basse assai, et il paese è fruttifero et sassoso sicchè v’è buon vino stomachevole et nutritivo…”. I gusti di certo non si discutono, ma per quanto concerne i Castelli Romani e il vino qui prodotto, registriamo che si è sempre verificato un altalenarsi di lodi e denigrazioni, di esaltazioni e invettive; malgrado ciò, vale la pena ricordare che, secondo tradizione, il vino di Frascati ed altri similari, non sono vini da cuori solitari, ma piuttosto vini da baldoria, un nettare che riesce a rompere l’originaria timidezza e scontrosità rendendo il commensale partecipe della vita collettiva, almeno per il breve scorrere di una serata o magari di una notte. I romani del resto sono fatti così e con i romani Roma e gli usi e i costumi di Roma; per coloro i quali volessero partecipare non resta che calarsi nella parte e sposare l’ambiente, scendere nella profondità dell’indole di una popolazione sulla quale il naturale processo evolutivo è stato certamente frustrato da una forma chiusa di Governo protrattasi fino al 1870. A riprova di ciò ricordiamo come la propensione dei romani a vuotare i fiaschi fosse stata gravemente compromessa da Papa Leone XII, Annibale della Genga, 1823 - 1829, il quale, allo scopo di “…allontanare i cattivi esempi…”, aveva ordinato la chiusura di tutte le bettole nelle quali il vino, bevuto in troppa abbondanza, causava risse ed eventi delittuosi con sempre maggiore frequenza. Per ordine dello stesso Pontefice erano state disposte apposite barriere, i c.d. Cancelletti, attraverso i quali veniva distribuito il vino che ognuno era tenuto ad andare a bere a casa propria; peraltro, la fermezza dello stesso Pontefice, nemico dichiarato dei coltelli, privava il popolo delle proprie abitudini e della propria libertà. Il conseguente risentimento determinò il fluire di terribili battute espresse, come sempre, attraverso la statua di Pasquino ma, qualche tempo dopo, salì alta anche l’invettiva di Giuseppe Gioachino Belli, sempre lui che, tralasciato ogni segno di rispetto ed esercitando un sarcasmo quasi blasfemo, scriveva:“…ma chi l’ha tentato sto Pontefice nostro benedetto / d’annacce a seguestrà cor cancelletto / qui nun se fa pe mormorà fratello / perché se sa ch’er padronaccio è lui / ma caso mai lui crepassi, addio cancelletto…”. Poco dopo ciò si verificò e avvenne che, non appena indossata la tiara, Papa Pio VIII, Francesco Saverio Castiglioni, 1829 - 1830, fece togliere gli odiati Cancelletti cosicchè lo stesso Belli, con gratitudine, poteva scrivere:“…nient’affatto / corresser gli angeletti: / levò li cancelletti…”. Ma per i romani gustare il vino, si è già detto, costituisce da sempre un rito e, come dice il poeta, citiamo ancora Trilussa, “…der resto tu lo sai come me piace! / Quanno me trovo de cattivo umore / un bon goccetto m’arillegra er core, / m’empie de gioja e me ridà la pace: / nun vedo più nessuno e in quer momento / dico le cose come me le sento…” Oltretutto, nella particolare atmosfera di quei caratteristici ritrovi dove si consumava il vino, c’era tutta la serenità di fine secolo e gli uomini più rappresentativi dell’epoca continuarono a portarla con sè e ne rispettarono il ricordo, anche perché il ritmo imposto dai nuovi tempi finì col non risparmiare nemmeno le Osterie. Era dunque compito dei romani salvarle o quanto meno tentare di salvarle. Fu così che, dopo gli anni Venti del secolo passato, per iniziativa di un gruppo di artisti e giornalisti, nacque il club dei Romani della Cisterna che annoverava tra i fondatori Ettore Petrolini, Trilussa, Giuseppe Bottai e Silvio D’Amico. Questi benemeriti amavano riunirsi in Trastevere in quel tipico locale dal quale lo stesso Club aveva preso il nome ed acquistarono tanta rinomanza che, ad un certo momento, molti straneri di passaggio considerarono un privilegio occupare i tavoli posti ai margini della più grande tavolata, sopratutto per poter godere di quel brio inesauribile ed anche un po’ canagliesco tipico di Ettore Petrolini. Si racconta che uno di questi avventori, acceso più degli altri da autentico entusiasmo, non esitò a farsi rovesciare sulla testa un buon litro di vino, convinto com’era che quello fosse il Rito per ottenere l’investitura a Romano della Cisterna, come il grande attore gli aveva dato malignamente ad intendere. Romani della Cisterna Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani CHUM fermate il mondo, voglio salire !! (1° parte) < un regazzo preciso com’ a te che nun me rigala manco du euri > …… Così apostrofato da un giovane barbone, improvvisatosi esattore in un angoletto del centro storico, riprendevo la frequentazione della mia città, Roma, dopo un periodo di ferie estive nella scorsa estate. C’era voglia di rituffarsi nella natia metropoli dopo la scorpacciata di colori e suoni al banchetto della natura offerto ai mera- vigliosi comprensori delle Dolomiti Trentine! Inboccavo, con passo morbido e testa più alta del solito, precisi indicatori di un tempo da spendere, vicoli e vicoletti, affluenti di strade ben più transitate, ivi scoprendo bottegucce artigiane seminterrate e micro negozietti dal genere merceologico indefinito ma stipati allo scoppio, unici spiragli d’animazione umana sotto immensi palazzoni d’epoca ancor deserti, “occhietti commerciali” ostinatamente aperti anche in estate per le necessità di sporadici clienti…un “beccaio”, così c’era scritto ad indicare un negozio di macelleria, esponeva un solitario polletto nudo ma crestato, appeso per il collo …..facevo il tifo per lui, che, sicuramente, cresciuto male, pendeva peggio, verso l’ inesorabile corruzione se non avesse ricevuto di lì a poco una giusta “onoranza funebre”….a tavolino; < qualcuno se lo mangi ! > invocavo in cuor mio tirando dritto. Cercavo …un fiume di gente… ma, fino ad allora, questi centralissimi viottoli, si dimostravano solo alvei in secca! Poi la svolta …..d’angolo e la “piena” dei turisti a scongiurare la siccità economica per la Città Eterna! Il nubifragio turistico, tuttavia, andava evitato…..entrai in un noto music megastore in quel momento, incredibilmente, isola di tranquillità ….… poteva andare! Pochi attimi per realizzare la disposizione dei generi musicali e …… la riapertura della stagione di caccia a qualche chicca audio/video registrata era ufficialmente decretata! Tutta la procedura di ricerca era stata attivata: testa bassa, dita della mano destra velocissime a “dragare” scomodi contenitori di cd e visione a scanner per rapida memorizzazione delle informazioni su artista – titolo – copertina – posizione …. per un eventuale successiva “operazione di recupero” … il “cacciatore digitale” era tornato! Le operazioni di scandaglio procedevano a pieno ritmo quando mani grassocce e dita “listate a lutto” annunciate da un odore non proprio “aue de toilet” entrarono nel mio campo visivo facendomi distogliere l’attenzione dall’analisi di frammenti dell’universo musicale: un clochard di ben oltre mezza età, intabarrato in un impermeabile “alla tenente Colombo” (eravamo al 17 di agosto !) ma molto più liso e imbrattato di quello del famoso tenente Losangeleno, occhialini da presbite sulla punta di un naso caratterizzato da una ragnatela di capillari alle sue pendici, barba e ciuffi sporgenti di capelli grigio-giallastri sotto un cappello a falde non da meno sdrucito e in tinta con l’impermeabile, tirandosi dietro uno sbilenco carrellino da “massaia sulla via del mercato” carico di una vecchia chitarra a 6 corde (c’erano tutte) EKO… “dragava” scaffali anche Lui! Rapide riflessioni mi vennero alla mente: una presenza casuale quella chitarra, risultato di immersioni nei cassonetti dell’Urbe o … protagonista di una vecchia storia di note con quell’uomo, dolcemente accudita dal suo accompagnatore “sempre in accordo”? Chi lo sa? Sicuramente il suo custode mi fece sbiascicare : <bella roba !> alla visione, tra quelle mani vissute, di un disco dei mitici “HE SHADOW” [una delle primissime band dalle sonorità rock sorte alla fine dei ’50, caratterizzati da brani con bei duelli chitarristici: “APACHE” fù uno dei loro molteplici hit; nel 2004, dopo circa 20 anni, si sono riformati ed hanno effettuato un tour mondiale; da uno dei tanti concerti di quella reunion, per l’esattezza da quello tenuto a Cardiff, Capitale del Galles, hanno realizzato un DVD di circa 3 ore e un doppio CD di ben 42 brani dal titolo “The Final Tour (Together Again For One Last Time) da sentire! ]. La scrupolosa attenzione che quell’uomo mostrò per il cd e per altri che successivamente andò ad estrarre e ad appuntarsi con un mozzicone di matita su di un stropicciato pezzettino di carta, mi portò a concludere che se ne intendesse! Dichiarai a me stesso che la musica aveva fatto un piccolo miracolo in quel giorno Campo de’ fiori convenzionalmente “picco” dell’estate: distogliere per alcuni attimi quell’uomo dai pensieri della sua vita “oltre confine”! Nella mia testa, le immagini di quel clochard si rincorrevano con il ricordo di una notizia apparsa su “LA REPUBBLICA” ed. di Milano in quella stessa estate, esattamente il 2 di agosto, che proponeva ai lettori la storia dell’attempato ROYE LEE, Americano, ex cantante country di buon livello negli anni ‘60, con diversi 45 giri incisi, da anni convertitosi, per “cedimenti interiori ” conseguenti a diverse vicissitudini, ad amabile clochard nei dintorni di Piazza del Duomo a Milano, ben voluto e coccolato dai residenti e passanti per la sua simpatia e dolcezza; il titolo dell’articolo dava tutto il senso del suo declino: “da Nashville ai vicoli di Milano”; ma quell’estate per lui era stata “particolare”: qualcuno, avendo appreso la “true story ” di Roye, aveva scavato nel rocambolesco passato e recuperato le “tracce” del suo percorso musicale, facendone scaturire un raccolta su cd e dandole lo speranzoso titolo di “Where roses grow” (“Dove crescono le rose”) … ma la testa continuava a ronzarmi … così, a fronte di un grappolo di neuroni che sollecitava per una reminiscenza sulla vicenda letta a proposito di Roye Lee, ce ne erano altri via via più numerosi che andavano trasmettendosi “l’intruglio chimico” utile al rinvenimento di parole, suoni ed immagini di un incontro: con il direttissimo “inter neurons express”, mi entrava in …… testa un paffuto faccione …….. il CHUM era giunto a destinazione nella stazione della mia memoria! La scorsa estate avevo avuto il piacere di incontrare, in quel di Moena in Val Di Fassa, CHUM, davvero un personaggio, un musicista/chitarrista, che da quelle parti gode di ampia popolarità! Incontrai “il CHUM” con non poca curiosità, in una piovosa e fredda notte di San Lorenzo dello scorso 10 di agosto, a seguito della segnalazione fattami da un amico Calabrese ma Fiorentino di adozione, anche lui musicista/maestro al violino (…ciao LUCA!) e villeggiante in quel luogo, che, sapendo del mio viscerale interesse per le “storie di musicisti”, si era prodigato per organizzare un’intervista, mediando con il gestore e……n’avvenente banchista di un bar dove il nostro CHUM ad una cert’ ora di quasi tutte le sere aveva il “passo”. Prima d’incontrare CHUM, rimediai qualche notizia da gente del luogo che lo conosceva nonché dal mio prezioso amico in avanscoperta Luca, e, sinteticamente, appuntai sul mio fedele taccuino: CHUM, un musicista di Valle …… con tanti problemi a monte …. ma procediamo con ordine, considerando prima la “Sua” storia discografica, che annovera tre Chum...... “provato” da alcuni musicisti degli ATRIO cd autoprodotti, registrati tra il ‘92 e il 2002 con la collaborazione di alcune formazioni locali; con i “LUPEZ” produce “Live” nel 1992; diversi anni più tardi con gli “ESTRO” produrrà “Noi ci siamo” e quindi con un noto gruppo rock della Val di Fiemme gli “ATRIO”, registra a Bolzano il suo 3° cd dal titolo “Te nosa val ”; apprendo, inoltre, che a primavera del 2007, prevede di far uscire un “best of CHUM” registrando a nuovo alcuni dei suoi “classici” ed inserendo degli inediti, supportato per tale operazione dalla collaborazione di un’altra formazione rock Trentina i PAN GRATTA’. Della sua produzione ho ascoltato “CHUM e LUPEZ-Live”, una raccolta di 12 brani tra originali e covers, registrati in presa diretta in circostanze e con risvolti che ci chiarirà nel corso dell’intervista il musicista stesso; una successione di canzoni confezionate con sonorità ed arrangiamenti riconducibili agli anni 60 e 70 (d’altra parte CHUM si è formato musicalmente 11 sugli ascolti di quel periodo essendo nato nel ‘ 55) alternanza di ballate ed di escursioni su territori più rockeggianti; ho ascoltato il successivo “Noi ci siamo”, maggiomente curato nella registrazione, avvenuta presso uno studio di Bolzano ma sempre a disponibilità economica e temporale limitatissima, musicalmente più evoluto, dove “Tu tuez sita con en ante” e “Aclypse” fanno il verso, in dialetto Fassano, rispettivamente ai Pink Floydiani ”Is there anybody out there” da “The Wall” e ad “Eclipse” dal mitico “he dark side of the moon”; “Je son sit alla cray”, sempre in Fassano, suona per “No woman no cry “ di Bob Marley e ”Buona giornata”, invece, lo propone in una personale versione di “‘Sex And Drugs And Rock And Roll’” del compianto Ian Dury; accanto alle rivisitazioni di brani celebri ci sono i propri come, ad esempio, “Scivolare”, traccia di apertura di questo 2° cd che ci apre la discesa nel 2° capitolo “CHUMIANO” all’insegna dello slogan ecologico-riflessivo “come è bello scivolare, sci-sciare sulla neve naturale”. Il 3° cd , a causa di un scambio maldestro avvenuto durante i saluti di “fine chiacchiera”, non è entrato in mio possesso nè sono riuscito, in seguito , ad ottenerlo perché le comunicazioni con “il CHUM” non sono facili: gli manca un sito web, non ha un’indirizzo di posta elettronica e la posta ordinaria gli sfugge …. ma non per “snobberia”, sia chiaro … ma va bene così! Lo vogliamo tal qual è : un po’ strampalato, in “fuga musicale non solo” con le sue invettive e rivendicazioni, grezzo, stropicciato, ammaccato, con gli occhioni lucidi, il baffo dal taglio sbilenco e un fisico ingombrante ….. insomma: FOREVER CHUM ! ! ! La chiacchierata con “LUI” , che proporremo nel prossimo n° 34 , inizia ai tavolini esterni ad un bar, si sposta al suo interno e termina, quasi in dissolvenza, al suono del pianoforte nella hall dell’Hotel De Ville di Moena …….. e fuori, la pioggia a dettar il suo ritmo alla natura della Valle: battente! Portate l’ombrello, a presto! Campo de’ fiori 12 o n a r e l l Va Le guide di C di Ermelinda Benedetti STORIA Vallerano è un caratteristico paesino della provincia di Viterbo, immerso in una splendida vallata che si estende per 15,5 kmq, sul versante est dei Monti Cimini, a 390 m sul livello del mare. L’origine di Vallerano si fa risalire ad un insediamento umano dell’età del bronzo, i cui reperti testimonierebbero la presenza, in quell’epoca, di una civiltà piuttosto evoluta, da identificare, addirittura, con quella dei Fenici. Ad avallare questa ipotesi é un elemento di carattere toponomastico. Il nome Vallerano, infatti, deriverebbe dall’espressione, in lingua fenicia, “Baal eran”, ossia “luogo della scolta”, cioè posto militare di guardia. Dopo di che, notizie certe su Vallerano si hanno a partire dal XII secolo, in una donazione fatta da Papa Adriano IV al Capitolo Vaticano. Nel 1188, la famiglia Di Vico, che possedeva gran parte dei territori della zona, ottiene la Signoria del paese e, da documenti conservati, si apprende che in tale periodo i cittadini di Vallerano firmano un accordo con quelli di Viterbo, per mantenere la pace fra le due comunità e per il reciproco aiuto in caso di attacchi nemici. Circa un secolo dopo, nel 1278, Pietro Di Vico cede, dietro compenso, alcune ragioni feudali su Vallerano a Orso Orsini, in quel momento Podestà di Viterbo. I viterbesi, senza tener fede agli accordi precedentemente presi, vogliono togliere Vallerano agli Orsini e tenerlo sotto il loro controllo. Così, nel 1282, si alleano con i precedenti proprietari, i Di Vico, occupano la Rocca di Vallerano e saccheggiano il palazzo baronale e i tesori degli Orsini. La dominazione viterbese é breve e, infatti, nel 1306 il feudo di Vallerano viene ceduto a Poncello Orsini. Questo susseguirsi di rivendicazioni di dominio, accompagnate da violenti scontri, termina con l’intervento di Papa Eugenio IV, che invia il capitano di ventura Nicolò Fortebraccio, nel 1432, affinché occupi i castelli dei Di Vico, che nel frattempo hanno preso il posto degli Orsini. Solo Vallerano oppone ostinata resistenza e i viterbesi, aiutati dagli abitanti di Canepina, entrano a Vallerano, seminando stragi e rovine. Il feudo torna sotto il diretto dominio pontificio e viene donato, nel 1443, a Angelo di Roncone, insieme a Carbognano e Vignanello. Successivamente, nel 1456, Papa Callisto III vende Vallerano, insieme ad altri castelli, all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia e, due anni dopo, la Camera Apostolica lo cede a Pier Ludovico Borgia, nelle mani del quale rimane fino 1460, quando il Pontefice Pio II consegna il feudo al governatore Lorenzo Boninsegni. Nel 1478, Vallerano ritorna all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, per mezzo di Sisto IV. Ma nel 1536, é Pier Luigi Farnese ad acquistare, dalla Camera Apostolica, il feudo, che la sua famiglia lo incorpora al Ducato di Castro e di Ronciglione e governa fino al 1649, anno in cui Castro viene distrutto e la Camera Apostolica si reimpossesa dei territori che comprendeva, Vallerano incluso. Durante la dominazione dei Farnese, il borgo conosce il periodo di maggiore floridezza e importanza della sua storia. Il Giglio farnesiano, infatti, simbolo civico della cittadina, risale proprio a questo periodo. Nel 1785 Papa Pio VI concesse Vallerano in enfiteusi a Tommaso Giorgi e, dopo l’Unità d’Italia, nel 1870, viene annesso, con tutto il Lazio, al Regno d’Italia. ITINERARIO TURISTICO Tra i luoghi da Campo de’ fiori 13 Campo de ’ fiori al prestigioso Santuario Mariano vieni ricoperto di colori, che terminano con un dipinto raffigurante Maria Santissima. Festa di San Vittore Festeggiamenti in onore del Patrono della cittadina, durante i quali, oltre alla importantissima parte religiosa, è molto curata anche la parte di svago e divertimento. Vengono organizzate, infatti, serate musicali che si chiudono con un grandioso spettacolo pirotecnico, tra i più emozionanti del circondario. Sagra della castagna e della caldarrosta Tutti i fine settimana del mese di ottobre è possibile assaggiare, passeggiando perle vie del centro, uno dei prodotti tipici coltivati in loco, la castagna di Vallerano. Presepe vivente Rappresentazione della nascita di Gesù nei giorni festivi del periodo natalizio. Madonna del Ruscello visitare che Vallerano offre, oltre che agli scorci di caratteristici vicoli del centro storico, ricordiamo il Santuario della Madonna del Ruscello, costruito nel XVII secolo su progetto di Girolamo Rainaldi. Fu edificato nel punto in cui avvenne un leggendario miracolo, che ebbe come protagonista un giovane pittore, Stefano Menicocci, il quale, mentre stava restaurando un bellissimo dipinto dedicato alla Madonna, vide sgorgare del sangue dalla tela. Il Santuario conserva al suo interno quadri, affreschi, stucchi di grande pregio e valore. Particolare è, inoltre, la Chiesa del Crocifisso, sita appena fuori Vallerano, è così chiamata dai fedeli perché custodisce un antico crocefisso, in onore del quale si svolge ogni anno un importante pellegrinaggio. TRADIZIONI E FESTE Tombola de lo bbifanone Grandiosa tombolata popolare, nel giorno dell’epifania, che viene trasmessa anche radiofonicamente per i valleranesi che abitano fuori del paese. Poggiata Pasquale Tradizionale merenda collettiva, accompagnata da divertenti giochi popolari, che si svolge il primo martedì dopo Pasqua. Corpus Domini Un variopinto tappeto di fiori profumati si stende per le vie del paese, che verranno percorse processionalmente in occasione della festa del Corpo di Cristo. Miracolo del 5 luglio Ricorrenza dell’evento straordinario della Madonna del Ruscello, per il quale il lungo viale che conduce Chiesa S. Vittore SAPORI TIPICI Le pietanze più antiche, che sono state tramandate di generazione in generazione, a Vallerano, sono la pasta e fagioli, arricchita e caratterizzata dal finocchietto selvatico, che conferisce un gusto particolare; i culitonni, una pasta povera, realizzata con acqua e farina e tagliata piuttosto lunga e spessa; le fricciolose, frittelle comuni in tutta la zona, conosciute con nomi diversi di paese in paese e realizzate con farina, acqua e uova. Tra i dolci, spiccano i classici tozzetti con le nocciole e delle ciambelline particolari, con un impasto a base di acqua, farina e vino. Campo de’ fiori 14 Scopri l’Arte Marina Fantera nasce a Civita Castellana il 22 Settembre 1964 e da molti anni, oramai, lavora nelle industrie ceramiche presenti nel suo paese. Il disegno, ha sempre rappresentato la sua passione, ma ciò che contraddistingue Marina da tutti gli altri artisti è il fatto che, oltre Marina Fantera alla pittura, lei nutre un’altra grande passione, quella per le pietre. E’ da questo simpatico e singolare connubio che nasce la sua arte: la pittura su pietra. Questa curiosa passione prende forma nel 1997 quando, dopo aver trovato un sasso a forma di saponetta, lo dipinge fino a dargliene le sembianze. Inizia allora a selezionare sassi e pietre e, recandosi presso fiumi e torrenti, dove ne trova di forme particolari, seleziona, principalmente, quelli che possano essere adatti a rappresentare gli animali, che lei ama tanto. Ecco che, a questo punto, il minerale prende le sembianze di un gatto raggomitolato, di una volpe col suo cucciolo, di una piccola tartaruga o una ranocchietta. Nel momento in cui Marina sceglie un sasso, conosce già l’animale che vuole andare a dipingere. Nulla viene lasciato al caso. Trova il sasso che la interessa ed inizia la sua pittura creando, come prima cosa, gli occhi dell’animale perché, proprio da lì, nasce tutta la sua ispirazione. E’ come se quei due occhi, che lei ha dipinto, debbano poi, con lo sguardo, dirle la forma che vogliono prendere. Marina inizia a regalare i suoi “animaletti” a parenti ed amici, nelle varie occasioni di festa, poi, riscontrando successo in ciò che faceva, partecipa a diversi mercatini che si svolgono a Calcata, Gallese, Civita Castellana, Giove, Campagnano, Bracciano ed Orte. Per il suo lavoro, Marina ha trovato un valido aiuto nella figlia Elisabetta, che si dedica ai sassi più piccoli, sui quali realizza simpatiche coccinelle, tartarughe e ranocchiette. Cristina Evangelisti Campo de’ fiori Marina Fantera 15 Campo de’ fiori 16 i c i n to i v i C ri t s u l Il Domenico Mancini (Civita Castellana 1891 - Roma 1984) mondo, raccolte durante i vari viaggi, e oltre 500 dischi di musica classica. Altra particolarità erano le foto in cornice che tappezzavano la casa, scattate durante concerti, tra queste una foto di zio Meco con Arturo Toscanini e una foto con dedica di Richard Strauss. Sulla base di lettere, vecchi articoli di giornale, insieme ai ricordi di mia madre e degli zii Giovanni e Vittoria Del Priore, sono riuscito a ricostruire una breve storia professionale che allego di seguito. Spero così che rimanga memoria di un uomo che ebbe un discreto successo professionale e che non perdeva occasione di ricordare le sue origini civitoniche. Alberto Brunelli Domenico Mancini 1918 Egregio Direttore, recentemente ho avuto modo di sistemare alcuni vecchi documenti di famiglia tra i quali ho ritrovato una cartellina contenente la corrispondenza di mio nonno materno, Domenico Del Priore, con suo cugino Domenico Mancini. Io ho vaghi ricordi di zio Meco (così era chiamato in famiglia), ricordi che risalgono alla mia infanzia quando, alla fine degli anni Settanta, in occasione delle feste, gli si faceva visita. Soprattutto ricordo la sua casa romana in Via di Santa Maria dell’Anima, una delle case più affascinanti che abbia mai visto in vita mia. Un’ abitazione rimasta ferma ai primi del Novecento, ricca di oggetti stravaganti e curiosi, perfetta per ambientarvi un film in costume. Centro della casa il salotto dove si trovavano vari strumenti:il contrabbasso, la viola e il pianoforte sul quale aveva suonato anche Benedetti Michelangeli. Sempre nella stessa stanza, una grande libreria a vetri con all’interno la sua collezione di 25000 cartoline di tutto il Domenico Mancini nasce a Civita Castellana il 6 Gennaio 1891, figlio di Francesco e Agata Crestoni. Nel 1903, ancora bambino, incomincia ad apprezzare i primi elementi musicali con il maestro Cardani, cantando nelle chiese di Civita Castellana. Insieme al cugino Domenico Del Priore che studia violino – e grazie anche all’aiuto della zia Vincenza Crestoni, compie a Roma i primi studi musicali. Nel Novembre del 1904 inizia lo studio del canto con Alessandro Moreschi, famoso cantore della cappella Sistina e della cappella Giulia in Vaticano soprannominato “l’angelo del Vaticano”. Questa preparazione gli permette l’ammissione alla Schola Cantorum di San Salvatore in Lauro a Roma, scuola dove hanno avuto la prima formazione musicale tanti celebri cantanti e maestri, fra i quali si annoverano il tenore Giuseppe De Luca, il basso Nazzareno de Angelis, Salvatore Boccaloni, il compositore Goffredo Detrassi, il compositore e direttore d’orchestra Bonaventura Somma, con il quale fu legato da una lunga amicizia. Nel 1907 viene ammesso al Liceo Musicale dell’Accademia di Santa Cecilia, dove si diploma nel 1913 nello studio del contrabbasso. Nello stesso periodo entra a far parte del- l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma con il Maestro Edoardo Vitale, inoltre prende parte come solista ai concerti della società “Amici Della Musica” e della Filarmonica Romana. Nel 1915 partecipa al concorso per insegnante di contrabbasso al conservatorio di Parma, arrivando primo, ma rinuncia perché nello stesso anno il Maestro Bernardino Molinari lo vuole nell’orchestra del Teatro Augusteo. Nel 1915 prende parte alla grande Guerra. Tra il 1918 e il 1923 risiede nel periodo estivo a Engelberg e Pontresina in Svizzera, dove insieme a Bonaventura Somma e ad altri musicisti ( tra questi il cugino Domenico del Priore ) formano una piccola orchestra. Nel 1919 prende parte, insieme al coro delle Basiliche Romane, diretto dal Maestro Mons. Raeffele Casimiri, ad una tournee negli Stati Uniti e in Canada. Sempre con lo stesso maestro partecipa a concerti in Francia, Belgio, Olanda e Svizzera. Con il Maestro Mons. Lorenzo Perosi partecipa nei primi anni Venti a diversi concerti tenuti in tutta Italia. Nel 1922 è nel coro della Cappella Giulia in Vaticano chiamato dal Maestro Boezi che lo sceglie per rimpiazzare il posto di Moreschi come solista soprano – falsettista. Nel 1935 quando Mons. Lorenzo Perosi ottiene il ripristino del Coro della Cappella Sistina, il suo nome è il primo nella lista dei cantori presentata per l’approvazione dalla Santa sede. Per un cinquantennio, prende parte come solista a tutte le più importanti cerimonie liturgiche della capitale, con i maestri Boezi, Renzi, Perosi, Cometi, Casimiri, Refice, Antonelli e Somma. Ha legami con quasi tutto il mondo musicale romano dell’epoca, e gran parte delle persone sopra citate si riuniscono nel salotto della sua casa nel centro storico di Roma, in via di Santa Maria dell’Anima 53. Lunga fu anche la sua permanenza tra il 1915 e la fine degli anni Cinquanta come contrabbasso nell’Orchestra di Santa Cecilia, prendendo parte a 2432 concerti Campo de’ fiori 17 con i più importanti direttori d’orcheCastellana dodici vetrate artistiche, stra dell’epoca tra questi Arturo pagandole con l’intera liquidazione di Richard Strauss, Toscanini, cantore della cappella Giulia e Sistina Aurturo Benedetti Michelangeli il in Vaticano. quale, giovanissimo e ancora poco Nel 1971 promuove la realizzazione di noto, è più volte ospite in casa sua tra una porta in bronzo da collocare semil 1948 e il 1950. pre nella cattedrale di Civita Sempre con l’Orchestra di Santa Castellana. Il progetto è respinto dal Cecilia - detta dell’Augusteo -, prende Ministero della Pubblica Istruzione, la parte a numerosi concerti in Italia e porta viene comunque realizzata e all’estero, ai festival di Ginevra, posta all’ingresso della chiesa di San Edimburgo, Parigi e Baalbeck in Pietro - detta di San Francesco - a Libano. Profondo è il legame con piazza Matteotti sempre a Civita Civita Castellana, nonostante abbia Castellana. Riguardo la realizzazione vissuto a Roma quasi tutta la vita. È 1960 da sx Prof. Domenico Mancini, Bonaventura Somma (diret- della porta, in una lettera inviata al tore e compositore), Prof. Rondino (1° violino dell’Orchestra particolarmente legato al cugino civitonico Monsignor Goffredo Santa Cecilia) Mariani, che all’epoca si trovava alla Domenico Del Priore e ai suoi figli effettuati anche in piena guerra durante Segreteria di Stato del Vaticano, scrive: Giovanni, Vittoria e Maria Agata, della l’occupazione tedesca. A tale proposito “Dobbiamo lasciare ai nostri concittadini un quale è padrino di battesimo. Inoltre con il vale la pena ricordare un aneddoto: nel esempio di fede generosa, come hanno cugino civitonico ha in comune la sua forsettembre del 1943 i cantori stavano rienfatto i nostri avi, dai quali abbiamo eredimazione musicale, l’esperienza durante i trando a Roma, quando nella piazza del tato le nostre belle chiese, rifugio delle soggiorni in Svizzera, gli anni tra il 1920 e comune di Civita Castellana un ufficiale nostre anime in cerca della protezione di il 1939 quando suonavano insieme alla tedesco diede ordine di reperire degli Dio. Abbiamo sempre lavorato e in particocorte dei Savoia al Quirinale. Tra i primi uomini da portare a lavorare al comando anni Venti fino agli anni Cinquanta, porta a lare a servizio della Chiesa Cattolica; sul monte Soratte, tra questi anche il Civita Castellana i suoi amici musicisti per abbiamo trascorso la nostra vita in dignitogruppo dei cantori che si trovavano lì prosuonare durante le cerimonie religiose in sa modestia, non esente da privazioni prio in quel momento. Uno dei cantori più onore dei Santi Patroni Marciano e volontarie; possiamo disporre dei nostri anziani cominciò a protestare dicendo di Giovanni. A questi appuntamenti oltre al risparmi: che ne godano i nostri concittadiessere cittadino del vaticano. L’ufficiale Coro della cappella Giulia, intervengono ni, fratelli nella fede, per il loro bene spiriche parlava un poco di italiano, per evitanoti musicisti dell’epoca tra i quali il tuale, che è l’essenziale.” re un possibile incidente diplomatico deciMuore a Roma nel 1984, viene sepolto Maestro Calzanera, Remigio Renzi, se di rilasciarli tutti. Ernesto Boezi – Accademico di Santa nella tomba Mancini al cimitero monumenNel 1966 dona alla cattedrale di Civita Cecilia -, il Maestro Antonelli. Concerti tale del Verano. Campo de’ fiori 19 Le Majorettes di Corchiano di Ermelinda Benedetti Gli anni Ottanta sono per Corchiano, forse, il periodo migliore dei suoi ultimi decenni di storia. Uno stato di discreto benessere aleggia sulla comunità. Ecco perché, proprio in questo stralcio di tempo, nascono interessanti e nuove attività, che coinvolgono, in un modo o nell’altro, gran parte della popolazione, vedi ad esempio il Coro San Biagio, le Contrade, le majorettes, e, contemporaneamente, sulla stregua di ciò, si rinvigoriscono quelle già esistenti, come la Società Sportiva e la banda musicale. Di alcune di queste ho già lungamente parlato nei precedenti numeri di Campo de’ fiori, dove ho tentato di ricostruire, nel modo più veritiero possibile, la loro storia. Lo stesso vorrei fare per il gruppo folclorico delle majorettes, creato proprio in quegli anni e che il paese può ampliamente vantare, perché uno dei migliori di tutta la provincia. L’idea nasce nella primavera del 1984, quando, l’allora presidente della pro-loco, Giuseppe Rita, aiutato dai suoi collabora- tori, organizza un raduno di bande a Corchiano. Alcune di esse si presentano, a sorpresa, accompagnate da graziosissime ragazzine in divisa, munite di una sottile bacchetta d’acciaio, che marciano e si esibiscono, sincronicamente, seguendo il ritmo della musica. Peppino, chiamato da tutti così secondo l’uso corchianese di alterare in questo modo il nome Giuseppe, vedendo ciò, pensa tra sé: “ Perché non creare anche a Corchiano un gruppo di giovani majorettes?”. Le belle ragazze, certo, non mancano in paese, e, decide di proporre la sua idea a tutti gli altri membri, che mostrano però forti perplessità. Peppino non si lascia scoraggiare e trova subito l’appoggio del maestro della banda, Giuseppe Giustozzi, che avrebbe dovuto accompagnare le ragazze nelle loro sfilate. A questo punto, non ci sono più dubbi, non resta che tentare la carta. Vengono fatti stampare volantini e manifesti, affissi un po’ ovunque, fino a raccogliere immediatamente 64 adesioni di ragazzine fra i 9 e i 13 anni. Formato ormai il gruppo, bisogna insegnare le prime mosse e per assolvere tale compito viene contattato un istruttore di Nepi, che aveva già lavorato con altri gruppi. Nel frattempo Peppino si fa anche aiutare da un noto appassionato di riprese del paese, Renzo Fabbrucci, costringendolo amichevolmente a partecipare alle varie feste della zona, per filmare tutti i gruppi folcloristici, che vi prendevano parte. Quelle immagini, poi, sarebbero diventate lo spunto per nuove mosse e coreografie. Oltre alla parte tecnica, bisognava curare i costumi, di non poca importanza per una prima buona impressione al pubblico. La responsabile di questo settore diventa la moglie di Peppino, Anna Spiriti, che, scegliendo i colori e disegnando i modelli, insieme ad altre bravissime sarte collaboratrici, realizza la divisa ufficiale. Sembra essere quasi tutto pronto per la prima vera e propria sfilata di cui vi parlerò sul prossimo numero. Campo de’ fiori 20 il diario dei Giras li questa pagina è dei ragazzi speciali Ges ù Bambino è con loro Festeggiare il Natale con una persona disabile intellettiva in casa, è attendere più di ogni altro giorno la solidarietà e il calore della comunità. Nel giorno in cui rinasce il sole invitto e Cristo si fa uomo, vorremmo vedere almeno assottigliata la differenza che si crea in quella zona intermedia fra l’essere e il nulla. Quella contraddizione dolorosa e insanabile che fa tanto male, e che genera in tutti coloro che avvicinano i nostri ragazzi, paura e attrazione, negazione e affetto. m a G e s ù Bambino è con loro. Un augurio speciale di Buone Feste dai ragazzi speciali. Sandro Anselmi Campo de’ fiori 21 Marie Antoinette Marie Antoinette, UsaGiappone-Francia, 2006. Regia: Sofia di Coppola; interpreti: M.Cristina Caponi Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento, Aurore Clément, Steve Coogan; sceneggiatura: Sofia Coppola; Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia; genere: autobiografico; durata: 123 minuti. Sofia Coppola e Maria Antonietta. La prima nota figlia d’arte e regista di successo, la seconda passata alla storia come la regina rea di aver condotto il popolo francese alla fame. Entrambe sono famose, seppur per motivi diversi. A far si che i loro nomi siano oggi su tutte le riviste è il nuovo attesissimo film Marie Antoinette, incentrato sulle vicende personali della regnante e diretto dalla Coppola. A quanto pare, sembra che il lungometraggio sia liberamente basato sulla biografia redatta nel 2002 dalla scrittrice Atonia Fraser. Quanto sia stata utile la lettura di suddetto libro, ce lo dice direttamente la stessa regista qualora afferma: “è stato molto interessante leggere e fare altre ricerche su Maria Antonietta, e scoprire più cose sull’esperienza umana di una giovane che arrivò a Versailles quando aveva 14 anni, e su come è cresciuta alla corte di Versailles”. Al di là di tutto ciò, il racconto della giovane regina austriaca (Kirsten Dunst ) ebbe inizio nel 1770 quando poco più che adolescente divenne sposa del delfino di Francia, il futuro sovrano Luigi XVI (Jason Schwartzman). Non è difficile immaginare che tipo di legame si stabilisca fra i due, uniti unicamente da un bieco sodalizio politico, stipulato per rinsaldare le intese fra i due regni europei. L’amore in questi casi è una quisquilia, una variabile trascurabile. Il desiderio di costruire una famiglia è una pura facciata: per sette anni le nozze non vennero consumate; poi, finalmente, lo sposo prese coscienza dei suo doveri coniugali verso la moglie e nacquero tre figli (uno dei quali morto piccolo). Nel film, l’esistenza quotidiana di Maria Antonietta ruota tutta intorno ad un rigido protocollo cerimoniale privo di significato, che Sofia Coppola procede pian piano a dissacrare. Particolarmente riuscita a tal proposito è la sequenza in cui una ridda ordinatissima di nobildonne si contende l’onore di svegliare e vestire di tutto punto la regina. Della principessa francese vengono svelati in successione i suoi vizi e le sue virtù, seppure immediatamente si percepisce come la regista parteggi per lei. Addirittura l’autrice de Il giardino delle vergini suicide, fa sì che la sua Maria Antonietta smentisca categoricamente di aver pronunciato la frase “dategli le brioche”, in risposta a chi le faceva osservare che la folla moriva di stenti per mancanza di pane. L’opera termina con la famiglia reale in fuga, tralasciando così gli avvenimenti storici che seguirono, ovvero: la Rivoluzione, l’arresto dei sovrani, la prigionia al Temple e alla Conciergerie, il processo e la ghigliottina. Gli spettatori che si sono recati al cinema convinti di trovarsi catapultati in un dramma storico preciso e attendibile, avrebbero fatto meglio quella sera a restare a casa. Che il film non si adatti come un guanto alla realtà lo s’intuisce già all’orec- chio, quando un rock melodico si sovrappone (peraltro perfettamente!) alla musica canonica del tempo. E in una cornice iconograficamente barocca spunta lei: Maria Antonietta, vera e indiscutibile maestà in fatto di glamour. È lei il tassello finale con cui Coppola conclude la sua trilogia imperniata sulla femminilità, iniziata dapprima con Il giardino delle vergini suicide e proseguita poi con Lost in Traslation. Kirsten Dunst è perfetta nel ruolo della regina. L’attrice è entrata con maestria nel ruolo, un ruolo che sembra sia stato cucito su misura per lei. Sorprendente soprattutto come il suo volto riesca a rappresentare, con singolare naturalezza, tutti gli stati d’animo che il personaggio attraversa in quel preciso momento. Al suo fianco in quest’avventura sul set di Marie Antoinette vi è anche un pizzico d’italianità grazie ad Asia Argento, che incarna una conturbante ma rozza Madame du Barry, la favorita di corte. Un ultimo applauso va indirizzato al direttore della fotografia e allo scenografo, per i colori e le atmosfere che sono stati in grado di trasporre sulla pellicola. Per terminare, ho deciso di apporre alla fine di questa recensione una critica doverosa. Il film inizia con un ritmo brioso e vivace, per usare un eufemismo è rock; poi, deraglia dai binari e si conclude con un finale intimista…un finale decisamente lento. Peccato. Campo de’ fiori 23 Morire in divisa Pietro Fasoli, eroe della sofferenza di Alessandro Soli Proprio in questi giorni, le nostre truppe hanno lasciato l’Iraq. Sono così tornati a casa tutti i militari italiani, inviati in quel paese a tutelare la pace, dopo anni di feroce dittatura. Chi non è tornato a casa, pur non essendo andato in missione, ma purtroppo deceduto anch’esso, per cause di servizio, è un nostro concittadino, l’aviere Pietro Fasoli nato a Civita Castellana il 20/12/1949 e morto nel locale ospedale il 3/8/1971. Pietro era un giovane di belle speranze, chiamato alle armi in aeronautica nel gennaio 1970, dopo il corso VAM presso la Scuola di Viterbo, fu destinato all’Aeroporto di Rimini, quindi trasferito all’11° Deposito Sussidiario di Orte. Nel mese di Luglio 1970, mentre stava effettuando il servizio di ronda, nel controllare un vascone della rete idrica antincendi, scivolava e nel conseguente movimento brusco, urtava i testicoli contro il bordo spigoloso del parapetto stesso. Accusò subito forte dolore ai testicoli che, a detta del compianto, scomparve nel giro di pochi minuti. Inizia così, proprio da questo incidente, il suo calvario. I dolori ritornano, Pietro entra prima all’Ospedale di Orte, poi in vari ospedali militari, vengono fatte le diagnosi più svariate (e forse “sballate”), si va dalla colica renale, alla colecistite, dalla colica epatica alla epididimite. Il 9/2/1971, viene ricoverato all’Ospedale civile di Civita Castellana, per colica addominale, ma la diagnosi, questa volta è ben altra: Teratoma maligno del testicolo dx con diffusa metastasi addominale lombo aortica. Durante questa degenza, viene anche operato, ma il male corre più veloce delle visite militari cui si sottopone, per perorare la causa che tale menomazione dipende direttamente ed esclusivamente da motivi di servizio. La sua breve e tribolata esistenza termina con l’ennesimo ricovero nell’ospedale della sua città, dove dopo una ulteriore crisi, muore per insufficienza cardio respiratoria il 3 Agosto 1971. Da quel giorno iniziano le battaglie legali da parte dell’unico erede collaterale, di Pietro, il fratello Franco, che dopo aver ottenuto il riconoscimento che il decesso era avvenuto per cause di servizio, nel 1992, intenta causa al Ministero della Difesa. Franco impugna la Legge del 14/8/91 nr. 280 (effetti retroattivi), riguardante la Speciale elargizione a favore dei militari deceduti durante il periodo di servizio (la causa è ancora in corso). Certamente i processi, gli avvocati, le carte bollate, non restituiranno Pietro ai suoi cari, ma sperare in una giustizia che riconosca l’evidenza dei fatti, rientra nei propositi di Franco. Purtroppo la burocrazia e le lungaggini di queste cause sono arcinote. Allora ripensiamo con commozione e teniamoci gelosamente strette quelle immagini di 35 anni fa, quando al funerale di Pietro, vedemmo la sua bara accompagnata dal picchetto degli avieri VAM, belli nelle loro uniformi, come bello era chi aveva perso la vita, indossando quella stessa divisa. Campo de’ fiori 25 Il Presepe vivente di Corchiano in un nuovo “anfiteatro” naturale tra arte, sacralità e solidarietà Provincia di Viterbo Comune di Corchiano Associazione Pro Loco Dal 16 Dicembre al 7 Gennaio “Il colore dell’inconosciuto”, esposizione di Eraldo Bigarelli 24,25,26,31 Dicembre e 1, 6 Gennaio Personale di Sabrina Giannicola 22 Dicembre, ore 18, Sala consiliare Saggio di fine anno degli allievi della scuola di musica “Cinque Stelle” 25 e 26 Dicembre Rappresentazione del Presepe Vivente presso la Tagliata del Sambuco. dal tramonto in poi 29 Dicembre, ore 21, chiesa S. Biagio Concerto di Natale della Corale San Biagio organizzato e diretto dal Maestro Ferdinando Giustozzi 31 Dicembre e 1 Gennaio Rappresentazione del Presepe Vivente presso la Tagliata del Sambuco. dal tramonto in poi 6 Gennaio Fiera dell’Epifania 6 e 7 Gennaio Rappresentazione del Presepe Vivente presso la Tagliata del Sambuco. dal tramonto in poi Nelle giornate in cui verrà rappresentato il Presepe, sarà possibile degustare, presso gli stand e le cantine della Tagliata del Sambuco, prodotti dell’agricoltura di Corchiano e del territorio limitrofo. Inoltre saranno esposti manufatti di artigianato artistico realizzati da chi, con passione, continua ad operare nel solco della tradizione. Momenti di solidarietà e cooperazione decentrata con l’Associazione Arnies noprofit e l’Unitalsi Il 25, 26 e 31 dicembre 2006 e il 1, 6, e 7 gennaio 2007 si potrà assistere alla XXXVII rappresentazione teatrale della Natività, in uno dei paesaggi naturali più suggestivi e ricchi di testimonianze del passato, nel cuore del parco delle forre, in fondo alla via cava di Sant’Egidio. Come da trentasette anni a questa parte, secondo la ormai consolidata tradizione, Corchiano rievoca, sebbene in un nuovo e altrettanto suggestivo scenario naturale, la notte in cui nacque Gesù. Una sacra rappresentazione che si è sempre contraddistinta per la monumentalità della sua quinta scenografica, poiché viene rappresentata in una zona ricca di vegetazione e di grotte che potrebbero ricordare la Palestina. Inoltre, è caratterizzata dalla presenza di numerose comparse, costituite da giovani e meno giovani, che, con il loro entusiasmo e con la loro recitazione spontanea nei ruoli più svariati e nelle vesti di pastori, agricoltori, artigiani e commercianti, come in quelle dei legionari romani, nel duplice ruolo di cavalieri al galoppo e fanti, hanno reso nel tempo e rendono ancora oggi vivo e fresco, perché chiassoso e caotico a tratti, uno scenario che potrebbe altrimenti rimanere statico. Questa condizione caotica, fondamentalmente umana, viene tuttavia disciplinata da una programmazione artistica: giochi di luce, voci narranti, composizioni e basi musicali curate dal premio Oscar Nicola Piovani. Tutte queste peculiarità rendono il presepe di Corchiano unico nel suo genere, poiché in esso si compie una perfetta sintesi tra la semplice e schietta rappresentazione popolare e le raffinate elaborazioni artistiche, tipiche del mondo del teatro se non del cinema. Non da ultimo, occorre ricordare l’importanza del ruolo svolto da tutte quelle persone appartenenti all’Associazione Pro Loco che, animate da spirito di sacrificio, operano generosamente dietro le quinte. E’ grazie al loro prezioso lavoro che il presepe, con le sue qualità artistiche e con le sue atmosfere di pathos e di gioia, potrà essere visto nei giorni festivi, da Natale al 7 gennaio. Campo de’ fiori 26 Una “Fabrica” di ricordi Storie e immagini di Fabrica di Roma di Sandro Anselmi Gli scoppietti di Nicola Dai Natali della nostra infanzia emergono tanti ricordi: immagini care, ora chiare, ora sfocate, suoni persi nel tempo… … Odo un ridere chiassoso avvicinarsi dai vicoli e vedo comparire all’improvviso una frotta di ragazzini che si rincorrono spericolati, precipitandosi giù per le scalette di piazza. Si infilano veloci per via di Porta Vecchia fino ad arrivare alla meta stabilita: la vetrina di Nicola. Era questo un negozio che, gestito dal titolare, dalla moglie e dal genero Flavio, persone gentili ed educate, vendeva un po’ di tutto. Potrebbe essere stato un emporio o, come si dice oggi, un piccolo supermarAnni ‘50 - Giovani fabrichesi in Piazza Duomo - al centro Francesco Pieri (Checchino Ponchi) ket, dove trovavi lamette e foto della Signora Verena Baldassi sapone per la barba, chiodi, vetri per le finestre e masticia da uno zio di Roma, che era tornato al tutta insieme, non avrebbe spaventato ce per fissarli, brillantina per capelli, artipaese per le feste, ed allora tutta la neanche un passero. coli da regalo, vernici, cemento e tante “banda” si era ben organizzata per poter Però loro erano felici e nella loro semplicialtre cose. Era l’unico negozio del paese di comprare, finalmente, un po’ di “scoppiettà si erano riempiti di gioia e di soddisfaquesto genere. ti”. zione per questo gioco un po’ azzardato e Ma era Natale e la vetrina che, affacciata Con il cuore in tumulto per la corsa sfrefuori dall’ordinario. sulla strada, faceva bella mostra di sè, catnata ed ancor più per l’emozione, erano Stanchi dalle corse e dall’emozione, tornaturava le attenzioni di tutti i ragazzini del entrati tutti insieme nel negozio per fare vano infine alle loro case dove le mamme paese, che guardavano estasiati il suo l’importante acquisto. e le nonne avevano un gran da fare per contenuto. C’erano le statuine del preseNicola, forse intenerito dalle attese del preparare la frittura che, abbondante, pe, le palle per l’albero e tanti innocui gruppo, con fare bonario, aveva staccato sarebbe avanzata anche per il giorno “scoppietti”. una striscia abbondante di “scoppietti” per dopo. Quante volte nei giorni precedenti vi erano consegnarla al loro portavoce che era il più Dicevano infatti , forse per giustificare un passati davanti e avevano schiacciato il educato fra loro, e forse anche il più timiavanzo, che fredda sarebbe stata ancora naso contro la vetrina per guardare da do. più buona. Oggi il negozio di Nicola non vicino gli oggetti sognati! Usciti dal negozio, non stavano più nella esiste più, e le sue serrande hanno chiuso Quella sera era successo un fatto nuovo. pelle per poter accendere la loro piccola per sempre quella magica vetrina. Uno di loro aveva ricevuto una lauta manSantabarbara che, se pure avesse brillato Campo de’ fiori 27 Vivere il Natale Mons. Mario Valeri da giovane Fra tutte le feste dell’anno, il Natale è quella che più ci riporta ai tempi dell’infanzia, ridestando, in noi adulti, ricordi di un mondo lontano, un mondo fatto di piccole cose di cui oggi si è perduto il senso. Nel camino bruciava il ceppo che scaldava la famiglia riunita in attesa della Messa di mezzanotte. Il presepe aveva i pastorelli di terracotta, quasi sempre sbrecciati, ma non per questo meno ammirati. Nella capanna mancava il Bambinello, sarebbe stato messo tra Maria e Giuseppe solo al ritorno della Santa Messa. Si attendevano con ansia i doni che il Bambinello portava ai bambini buoni, una sciarpa lavorata ai ferri dalla mamma, arance, mandarini, noci e torrone da dividere con i fratellini. La cucina profumava di vaniglia e di pane appena sfornato. L’aria era fredda e ci faceva sognare la neve. Le campane suonavano a festa: su tutto aleggiava un senso di pace e di serenità. Anche negli anni più bui il Natale segnava una breve parentesi. Natale era il giorno in cui il mistero di Dio che si fa uomo, la riconciliazione tra il Padre celeste e i suoi figli, fra cielo e terra, non sono soltanto un desiderio, diventano realtà. Ma il futuro ci porta avanti nel tempo e, giorno dopo giorno, quasi senza avvedercene ci accorgiamo che gli anni sono trascorsi veloci ed il mondo intorno a noi è cambiato profondamente. Ma sempre, quando giunge il Natale, il cuore ridiventa fanciullo, e il vento della gioia soffia via la polvere degli anni ed il dolore. L’uomo non è più solo “poiché un Bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio” per essere nostro fratello, partecipe del nostro destino e nostro Salvatore. Vivere il Natale era, ed è sempre, riscoprire il gusto delle cose semplici, tornare a quella infanzia dello spirito che da la gioia dello stupirsi ogni mattina davanti alle meraviglie del cielo e della terra, che celebrano la gloria di Dio. Vivere il Natale nel 2006! E’ il Natale che glorifica nella Incarnazione e nella Redenzione, il mistero di Cristo: unità tra Dio e l’uomo, tra l’eternità e il tempo. Preghiamo insieme perché la gioia di vivere questo Santo Natale, arrivi in dono a tutto l’umanità. “E subito apparve con l’Angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: - Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà – “ (Lc 2,13-14). Mons. Mario Valeri PER LA BEFANA REGALA UN ABBONAMENT O A CAMPO DE’ FIORI FARAI FELICE UN AMICO E PORTERAI NELLA SUA CASA ATTUALITA’, RICORDI E TRADIZIONI DELLA TUA TERRA Compila e spedisci il coupon che troverai a pagina 56 Campo de’ fiori 28 Come eravamo oi u t i n o c Natale Il profumo del muschio appena colto, da sempre elemento base per il presepe “casereccio”, le figurine in gesso spizzate e ormai scolorite, le vecchie coloratissime palle di vetro, così fragili che, se di Alessandro Soli urtate, cadevano in mille pezzi, l’inconfondibile aroma di resina sprigionato dal pino-albero pronto per l’addobbo. Erano questi gli elementi di un Natale così diverso, ma così vero. “Natale con i tuoi”: il proverbio e la tradizione cercano di tener duro al progresso, al moderno stile di vita, a volte ci riescono, ma il consumismo, ormai da troppi anni, la fa da padrone. Forse sarò considerato un “integralista”, ma mentre osservo la gente che si affanna nello “shopping”, alla ricerca del regalo a tutti i costi, frugo con calma nel magazzino dei miei ricordi, alla ricerca di emozioni e situazioni che vorrei trasmettere ai miei famigliari, siano essi figli o nipoti. Ecco allora, che tiro fuori dal cilindro, proprio come fa il più classico dei prestigiatori, un chicco di granoturco e un piccolo fagiolo, testimoni “segnanumeri” di leggendarie tombolate fatte con parenti e vicini di casa, durante lunghi e piovosi pomeriggi natalizi. Pescando ancora, la mia mano si unge, al contatto con un pezzo di “ broccolo fritto” e di “borragine”, ghiotti avanzi del cenone della vigilia, rigorosamente a base di “magro”. Le mie narici, per fortuna, ancora percepiscono gli odori e i profumi che puntualmente ritornavano ad ogni Natale, grazie a mia madre e mia moglie, che ancora oggi, ripetono i piatti della cucina tradizionale, rinnovando in me l’illusione di rivivere quelle situazioni. Poi, continuando in questa immaginaria magia, pesco, sempre dal cilindro dei ricordi, una piccola immagine sacra rappresentante la Natività. C’è una data, gli auguri del parroco, il volto dolce di Maria con a fianco San Giuseppe, il bue e l’asinello, insostituibili comparse di scena, poi, in primo piano, il protagonista: Gesù Bambino. In alto, a caratteri dorati, l’inno alla fede: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. E’ questa la vera festa, la festa che il progresso mai riuscirà a cancellare, la festa che mai guerra riuscirà ad interrompere o rimandare, la festa di tutti gli uomini, la festa della speranza in un futuro migliore. BUON NATALE! La scuola per chi fa della danza la propria passione Il 9 e il 10 Dicembre nei locali della scuola Honey, si è tenuto uno stage di danza classica con il maestro più quotato e richiesto a livello internazionale Pino Alosa Le ragazze della scuola Honey hanno assistito con emozione ed entusiasmo alla lezione da lui tenuta, accompagnate nei loro esercizi da un grande pianista, il maestro GIANCARLO COPPOLA che ha fatto provare loro la stupenda sensazione di danzare con musica dal vivo. Aver assistito ad una lezione del Maestro Pino Alosa (Mestro per il 2006/2007: Balletto Teatro di Torino, Compania Nacional De Danza - Madrid, Teatro dell’Opera di Roma, Boston Ballett U.S.A., Compagnia di Stato - Singapore Dance Theatre) è stata per loro una vera fortuna ed una occasione unica ed irripetibile. a GENNAIO Pas de Deux Campo de’ fiori Vorrei incontrarti fra cent’anni... Virginia Conte di Ermelinda Benedetti La signora Virginia Conte ha compiuto a Maggio il suo centesimo anno. Il destino la portò a vivere in modo diverso rispetto alle donne della sua epoca, quando si era ancora piuttosto lontani dal poter parlare di parità dei diritti tra uomini e donne, ma si iniziavano, comunque, ad avere le prime avvisaglie, che preludevano alla figura della donna moderna. Virginia nasce a Sora, in provincia di Frosinone, il 28 Maggio del 1906, in una famiglia benestante di commercianti. Seconda di due figli, cresce spensieratamente nella cittadina ciociara e, terminate le scuole dell’obbligo, l’agio famigliare le permette di frequentare un Istituto tecnico superiore, dove consegue il diploma, un privilegio per il suo tempo. Ma purtroppo qualcosa è destinato a cambiare. Nel giro di soli cinque anni, infatti, diventa orfana dei genitori, morti per cause naturali, e perde anche il fratello maggiore, colpito da una brutta polmonite. Rimasta sola, è costretta ad andare a lavorare per poter guadagnarsi da vivere, e trova impiego presso il reparto amministrativo dell’Ospedale di Sora. Le sue giornate scorrono serene, tra il lavoro, la tranquilla solitudine della sua casa e le amiche, fino a che, giunta alla matura età di trantasette anni, quasi per caso, conosce colui che sarebbe diventato suo marito per tutta la vita. L’incontro fu del tutto casuale, quasi da scena di un film. Virgina si trovava a Roma per far visita a dei suoi cugini. Alla fermata dell’autobus chiede delle indicazioni ad un uomo che, vedendola inesperta e spaesata, si offre di accompagnarla, dovendo, tra l’altro, scendere alla sua stessa fermata. Una volta arrivati a destinazione lui le lascia il suo biglietto da visita e, il giorno seguente, lei lo contatta per informarlo che tutto è andato a buon fine e per ringraziarlo nuovamente della disponibilità offertale. Lui, da galantuomo, non può che invitarla a prendere qualcosa insieme al bar sotto casa. Da lì, Virginia e Dario arrivano a sposarsi nel 1943, consapevoli del fatto che lui aveva sette anni meno di lei e che la que- stione avrebbe potuto suscitare scalpore all’epoca. Virgina segue il marito, lascia il lavoro e si trasferisce a Roma, dove l’anno successivo nasce la loro primogenita, Bianca Maria e, a distanza di quattro anni, suo fratello Pier Luigi. Qui rimarranno ad abitare tutti e quattro fino al 1957, quando devono trasferirsi a Palermo a causa del lavoro di Dario. Il Signor Fanfoni, infatti, era il direttore amministrativo di una società elettronica molto importate di quegli anni, la Selenia, e, fra le altre cose, prese parte ad importanti progetti internazionali quali Apollo e Sirio. Cinque anni dopo, nel 1962, tornano a Roma e nel 1984 Virginia rimane vedova. Lascerà la sua casa, dove era riuscita ad abitare da sola nonostante fosse stata colpita da cecità a causa di un glaucoma, all’età di 90 anni, quando la figlia decide di portarla a vivere con sé a Fabrica di Roma. Tre sono state le sue grandi passioni: prima di tutto la famiglia, alla quale si dedicò completamente, trascurando anche la sua stessa salute; poi il pianoforte, con il quale trascorreva lieti momenti, ed infine la politica, che la interessava a tal punto da tenere informata tutta la famiglia, soprattutto in prossimità delle elezioni. Oggi la vedo seduta su di una grande poltrona, nella quale sembra quasi perdersi. Ma quel corpicino, ormai così esile, cela la forza di una donna, un tempo coraggiosa e battagliera, capace di “mettere in riga tutti”. Virginia insieme al marito Dario Nonna Virginia mentre culla un pronipote 31 La redazione di Campo de’ Michele, Nicolo’ e Mattia, augurano un Buon Natale ai genitori, ai nonni, ai bisnonni e agli zii Tanti auguri di buon compleanno a Gabriella Cioccolini da mamma, papà, il fratello, la cognata e dai suoi nipotini Michele e Francesca. Tanti auguri di Buon Compleanno a Liana Fochetti che compie gli anni il 1° Gennaio dalle nipoti Alessandra, Beatrice, Letizia e Eleonora, dalle figlie, i generi e il marito. Tanti auguri a Stella Corsetti che il 31 Dicembre festeggierà i suoi 21 anni. Da Massimo e Cristina fiori si associa agli auguri Tanti Auguri di buon compleanno a Marilena Ciano di Gaeta che ha compiuto gli anni il 15 Dicembre. Dal marito Elio, nonna Elisa, i figli Massimiliano e Vincenzo, Cristina e Antonella. Mamma Emanuela, papà Pino, i nonni e gli zii, danno il benvenuto a Diego Affatato e gli augurano tanta gioia e tanta felicità, come quella che lui ha donato a tutti noi. Tanti auguri a Elena Speranza che ha compiuto gli anni il 20 Dicembre, dalla nipotina Alessandra, la nuora, i figli ed il marito. Tanti auguri a Ceccarelli Dolores che il 21 Dicembre ha compiuto 80 anni. Auguri dalle figlie, generi e nipoti. E’ nata a Padova, la piccola Emma Santori. Tanti auguri ai nonni Mauro e Mariella Santori, da parte di Angelo e Mirella. Tanti auguri a Marina Di Pietro di Fabrica di Roma, che il 13 Novembre ha compiuto 23 anni, da mamma e papà. Tantissimi auguri di Buon Compleanno a Maria Luisa Berni che ha compiuto gli anni il 10 Dicembre e per il nostro sesto anniversario, festeggiato l’8 Dicembre, con l’augurio di una lunga e felice vita insieme. Ti amo Fabio Buon compleanno a Emanuele De Angelis di Fabrica di Roma che il 25 dicembre compie gli anni. Da Cristina, Gloria, Daniela e Noemi Campo de’ fiori 38 NATI MATRIMONI Civita Castellana Abballe Matteo 15/11 Pistocco Valentino 18/11 Darram Riad 19/11 Affatato Diego 19/11 Corteselli Oscar 19/11 Vaselli Bianca Maria 20/11 Maroni Elisa 23/11 Baltik Denis 24/11 Perazzoni Maikol 24/11 Petrocchi Marilena 24/11 Cingolani Leonardo 27/11 Paggi Valentina 28/11 Paduano Matteo 30/11 Paolelli Giulia 1/12 Corchiano Cagnetti Federico Ceccarelli Leonardo Furdui Nicolina Gentili Christian Mancini Andrea Mancini Danilo Montanini Antonio e Emanuele Prosperi Sara Pulcinelli Christian Stafie Cornelia Tallarico Daniele Corchiano DECEDUTI Civita Castellana Del Signore Giuseppe 4/12 Biondini Daniele 6/11 Cirioni Annita 6/11 Troiani Enrica 18/11 Scacco Lucio Antonio 21/11 Fantera Sandra 22/11 Mei Giuseppe 22/11 Menghi Carlo 26/11 Zaharia Gabriel e Marcu Mihaela Testa Daniele e Nastase Mihaela Simona Di Benedetto Massimo e Carosi Sabrina Corchiano Crescenzi Aspreno Anastasio Giuseppe Fioretti Renzo Ridolfi Alfonsina Evangelisti Marcella Siviglia Domenico Bianca Giulio Stefanello Iolanda Ridolfi Rufino Campo de’ fiori 39 Guido Calori e Civita Castellana (1906 - 1907) di Enea Cisbani Guido Calori, grande protagonista della scultura italiana negli anni ‘20/’30, nasce a Roma il 1° Maggio 1885. Carattere inquieto e ribelle, nella capitale si forma frequenStemma della tando diverse scuoceramica “Fabbriche le d’arte, tra cui il Riunite” 1900 -1920 Museo Artistico Industriale e l’Accademia di Belle Arti in Via Ripetta. Artista della cerchia di Margherita Sarfatti, biografa del Duce, opera inizialmente con scultori del calibro di Balla, Boccioni e Severini, da cui se ne discosta non comprendendo la virata rivoluzionaria e tecnicistica che porterà al primo Futurismo. Raggiunge la notorietà nel 1902, quando all’età di diciassette anni si aggiudica il secondo premio del Concorso “Albacini” dell’Accademia di San Luca in Roma, con l’opera scultorea “Ero e Leandro”, che lo porta all’attenzione di un vasto pubblico e della critica d’arte ufficiale. Nel giro di pochi anni, il gelido studio di Porta Pinciana diventa la meta preferita della ricca borghesia romana, ansiosa di possedere le sue sculture e ceramiche. Particolarmente attivo nel settore delle arti applicate, allora in forte espansione nel Lazio, nel 1906 viene nominato direttore artistico della ceramica “Fabbriche Riunite”, costituita agli inizi del ‘900 a Civita Castellana, allora uno dei più importanti centri della ceramica artistica in Italia e crocevia di grandi pittori e scultori del Novecento italiano. Scarse e frammentarie le notizie su questa manifattura, una delle prime fondate nel nostro centro, con una produzione incentrata sulla realizzazione di stoviglierie e di oggetti in ceramica d’arte applicata come vasi e sculture decorative per interni. Una azienda ceramica dalla breve, ma intensa vita artistica tanto da cessare la sua attività industriale già nel 1920. Guido Calori dal 1906 al 1907 è il “designer”, secondo una moderna definizione, e il direttore creativo della manifattura. L’opera più importante e conosciuta è “Il Carriolante”, esposto nel locale Museo della Ceramica in Via Roma. Nel giro di pochi anni vengono prodotte una serie infinita di opere come vasi, basi per lampade, piatti decorativi, alcune tuttora appartenenti a collezioni private, altre purtroppo andate disperse e di cui non esiste alcun supporto cartaceo o grafico. Terminata l’esperienza civitonica nel 1908 Calori ritorna a Roma, vincendo il primo premio del concorso “Albacini” dell’Accademia di San Luca con “Virgilio e Sordello” e l’Ambito Pensionato Artistico Nazionale con l’opera “La Madre”. Nel 1913 inizia l’attività didattica di insegnante prima a Chieti e successivamente a Firenze, Bologna, Napoli e nel 1930 a Roma. Nel 1926, ritorna nel viterbese realizzando il “Monumento ai Caduti della Grande Guerra” a Orte. Nel 1938, al culmine della sua fama e importanza artistica, viene nominato Accademico dell’Accademia di San Luca in Roma, in quegli anni la più importante istituzione culturale romana con l’Accademia dei Lincei alla lungara. Nel 1940, ottiene la sua più importante commissione: la realizzazione della statua in marmo “la Fisica”, per il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur di Roma, che lo consacra definitivamente nel panorama artistico italiano. Le sue opere più importanti sono: i bassorilievi della Banca Nazionale del Lavoro e del Ministero dell’Agricoltura in Roma, le ritratto di Guido Calori decorazioni del Palazzo della Fonte a Fiuggi, lo stemma esterno della Biblioteca Nazionale di Firenze e le decorazioni del Palazzo delle Terme a Salsomaggiore. Come insegnante è stato il maestro di grandi scultori come Marino Marini e Luciano Minguzzi. Muore in Roma il 20 aprile 1960. La figura di Guido Calori si inserisce a pieno titolo nella storia artistica di Civita Castellana, che dagli inizi del ‘900 al 1940, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è la meta dei più importanti artisti italiani come Silvio Canevari, Sante Ciani, Giulio Montanarini e Renato Guttuso. E’ nel contempo il testimone diretto di una grande stagione culturale e tecnica della ceramica locale, caratterizzata nella sua prima fase pioneristica, dalla forte presenza di manifatture a prevalente carattere artistico operanti nel settore delle arti applicate, tuttora scarsamente conosciute dalla critica storiografica e artistica. 40 Campo de’ fiori Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero... Voglio augurare a tutti Buone Feste di Natale e di Anno Nuovo anche da parte di mio fratello Federico e che siano piene di serenità e di gioia. Ricordiamoci che è anche l’onomastico di Noel ed allora facciamogli insieme tanti, tanti auguri Cecilia Anselmi Campo de’ fiori 41 Ciao Dottò Da sinistra: Erminio, Alberto, Luca e Giuseppe prima della scalata al Gran Sasso ... ... ... “Che famo?...Partimo?”. Questa dal 1990 è stata la colonna sonora che dava inizio alle nostre giornate passate insieme. Poche parole scambiate per telefono che ci portavano ad incontrarci per condividere una grande passione: la bicicletta! Le due ruote ci hanno unito in momenti piacevoli, faticosi e soprattutto unici che continuavano anche quando si scendeva dalla sella. Questa passione ci aveva uniti come fratelli… Niente è mai riuscito a fermarci, né il freddo pungente che maltrattava le nostre guance, né la calura d’agosto, che solcava con copioso sudore il nostro volto. Ricordo quell’otto di Dicembre di qualche anno fa, quando i pedali giravano a vuoto e la neve ci costrinse a tornare a casa. La strada era nostra amica e la natura nostra compagna: credevamo che il Gran Sasso fosse la nostra “Cima Coppi”… ma, ahimè, hai deciso di pedalare ancora più sù, verso quel portone, oltre il ... ... finalmente l’arrivo quale c’è l’eternità. Caro Alberto, ogni volta che solcherò qualche via in sella alla mia bicicletta, penserò a te. Il rumore delle ruote sull’asfalto mi riporterà alla memoria i momenti passati insieme. Il suono delle foglie sfiorate dal vento, mi riempirà le orecchie dei nostri discorsi. Il battito del mio cuore celerà in sè il tuo sorriso che si accendeva quando a fine giornata ti dicevo: “Cce vedimo Dottò”. Erminio Quadraroli 42 ASPETTANDO IL MONDIALE Sempre in fermento l’attività sportiva della palestra OKINAWA Sporting Club, infatti il 18 e 19 Novembre 2006 gli atleti dell’Okinawa hanno partecipato al 1° raduno degli azzurri ed azzurrabili FIAM (Federazione Italiana Arti Marziali), che si è svolto a Pesaro. La numerosa rappresentativa di karatekas si è cimentata in due giorni di duro allenamento, insieme ad atleti provenienti da tutta Italia, con la comune ambizione di poter essere convocati per rappresentare l’Italia al prossimo CAMPIONATO del MONDO W.K.C, che si terrà a Bergamo nel mese di Ottobre 2007. In attesa di questo importante evento, i ragazzi del Maestro Mercuri hanno iniziato l’attività agonistica nazionale disputando, ad Ariccia (RM), il 26 Novembre, i Campionati Regionali a Squadre, e conquistando un importante titolo regionale con la squadra Juniors composta da Cavalieri Mauro, Vastarella Nicola e Divalentino Luca. Tutte e tre le squadre presentate si sono classificate per partecipare ai Campionati Italiani a squadre, che si Campo de’ fiori sono svolti il 10 Dicembre a Perugia, e che hanno visto i campioni regionali bissare il successo confermandosi Campioni d’Italia. Sul podio anche la squadra di giovanissimi composta da Sestili Andrea, Spettich Federico e Imperio GianMaria che hanno conquistato un’importante bronzo. CARDIO KICK BOXING Non è il solito corso di aerobica con calci e pugni, infatti grazie alla grande competenza dell’istruttore, vero esperto di arti marziali, riuscirete ad apprendere i principi delle arti marziali conservando il clima divertente e spensierato che caratterizza le lezioni di fitness. Grande la felicità del Maestro Mercuri e di tutta l’Okinawa. Il Maestro Mercuri ed i suoi collaboratori hanno ideato numerosi corsi di KARATE adatti alle diverse esigenze, perché il KARATE è un’ arte che permette una crescita fisica e spirituale che può durare tutta la vita. I corsi attivati presso l’Okinawa sporting club sono: Corsi per bambini da 5 ai 7 anni; Corso per ragazzi; Corso per adulti agonisti; Corso per adulti amatori. Per tutti gli over trent’ anni che vogliono intraprendere la pratica del KARATE, le prime due lezioni sono gratuite. TOTAL BODY Corso di ginnastica ideato per tutte le età. In un clima familiare e divertente, al tempo di musica, con l’ausilio di piccoli attrezzi, potrete tonificare il vostro corpo e migliorare l’elasticità muscolare. Campo de’ fiori La festa dell appartenenza Il 18 Novembre 2006, presso l’aula magna dell’ ITIS di Civita Castellana, si è svolta una festa organizzata da studenti e docenti delle classi quinte dell’Istituto Statale d’Arte “Ulderico Ridossi”. L’evento ha coinvolto tutti gli studenti, i professori ed il personale della scuola, in una simpatica manifestazione che è stata occasione per presentare i lavori svolti dai ragazzi delle classi 5°A e 5°B durante la loro permanenza nella scuola. Dopo la presentazione fatta dal Preside, si è passati alla lettura di poesie scritte dagli alunni della 5°B, e lette dai ragazzi stessi con atmosfere e sottofondi musicali coinvolgenti. E’ stata poi la volta dei ragazzi del 5°A che, in collaborazione con la loro docente di lettere, la Professoressa Lina Quadracci, hanno presentato un cd contenente tutti i lavori svolti durante questi 5 anni di studio. Una rappresentazione molto simpatica e ben realizzata che ha colto di sorpresa la platea affascinata con stacchetti musicali, foto, poesie, limerick etc.. C’è stato anche un breve spazio dedicato alle premiazioni dei ragazzi che si sono distinti per il loro buon rendimento scolastico, tra cui tre ragazze della 5°A e la consegna dei diplomi alle ex alunne uscite con il massimo dei voti all’esame di stato. Questo “rito” quasi accademico, si è degnamente concluso con una “abbuffata” generale, ispirata da uno splendido “nutella-party” offerto dai ragazzi e stuzzichini allettanti. E subito dopo è stato proiettato il film “Monnalisa Sile” attinente al tema della giornata, cioè l’arte. Insomma che dire, una festa veramente gradevole da riproporre nei prossimi anni, come vera e propria ricorrenza dell’I.S.A., scuola che si è dimostrata capace e spigliata nel collaborare e realizzare bellissimi lavori, scuola dove la passione e la vivaci- tà, che solo gli artisti possiedono, riesce a prendere forma. E, per concludere, non ci resta che citare uno slogan: I.S.A. why not?! Ma soprattutto: Evviva l’Arte!!! Maria Bertolini ^ 43 Campo de’ fiori 44 STRI CIVITONICI ILLU Il professore Plinio Zenoni (1919 - 2000) di Enea Cisbani Nei ricordi e nelle memorie dei numerosi studenti che hanno frequentato il locale Istituto d’Arte in via Gramsci, un ruolo importante e significativo spetta certamente al “mai dimenticato” Professore Plinio Zenoni, dal 1944 al 1982 docente di Lettere, Storia e Geografia, per ben 25 anni Vicario del Preside e infaticabile organizzatore della vita didattica e professionale della scuola d’arte. Nelle ormai rarissime e vecchie foto d’epoca, il professore è ritratto mentre accompagna nella loro visita ai locali della scuola importanti figure istituzionali del tempo, come Provveditori e Ministri e accanto ad altri grandi figure che hanno fatto la storia dell’Istituto d’Arte come il Professore Alfredo Crestoni, per lunghi anni direttore didattico. Plinio Zenoni, figura di grande cultura, giornalista infaticabile e appassionato bibliofilo, nasce a Civita Castellana il 20 Maggio 1919. Compie gli studi superiori presso l’Istituto Magistrale “Santa Rosa” di Viterbo, dove ottiene il Diploma di Maestro. Si laurea presso l’Università Orientale di Napoli in Lingue Occidentali. Nel 1944, in pieno conflitto bellico, viene nominato docente di Lingua Italiana, Storia e Geografia presso l’Istituto d’Arte di Civita Castellana, nella storica sede di via Gramsci, che dopo la liberazione del 5 Giugno 1944 sta riprendendo, seppur faticosamente, la sua attività didattica. Nel 1947 si iscrive all’Albo dei Giornalisti Professionisti categoria pubblicisti di Roma. Nel 1955, viene nominato Commissario Ufficiale di Gare Internazionali di motociclismo della Federazione Motociclistica Italiana. Nel 1956, giovane giornalista, è nominato corrispondente dell’area viterbese del quotidiano “Il Corriere dello Sport”, celebre e massima testata sportiva italiana. Negli anni ’50 dominati dai trionfi del pugi- le Sergio Caprari, diventa arbitro di pugilato, allora all’apice del successo nella Civita Castellana del tempo. Nel Marzo del 2000, l’Ordine dei Giornalisti gli conferisce la targa onorifica per i cinquanta anni di iscrizione all’Albo e quale degno riconoscimento per la sua lunga attività editoriale, che dal 1989 al 2000 culmina nel successo come corrispondente del quotidiano “Il Corriere di Viterbo”, alla cui affermazione a livello locale e provinciale ha decisamente contribuito con il suo lavoro indefesso e instancabile. Il Zenoni giornalista si può riassumere nel seguente modo: estrema sintesi, verifica accurata dei fatti, scrittura piana e scorrevole, senza inutili barocchismi e profonda attenzione al lettore. Plinio Zenoni non fu soltanto giornalista e uomo di sport, ma una figura di grande cultura, amante delle Lettere e dell’Arte, nonché un insegnante di assoluto livello che ha contribuito alla formazione culturale e professionale di una folta schiera di studenti. Nell’ambito della scuola una presenza sempre attiva e instancabile, in particolare al fianco del Preside Sergio Lera, dal 1975 al 1984 dirigente dell’Istituto d’Arte. Nella lunga e millenaria “storia” di Civita Castellana, il nome del professore compare accanto a quello di altri grandi personaggi che hanno contribuito al suo sviluppo materiale e culturale. E’ stato un grande protagonista della ripresa economica e culturale del nostro centro all’indomani delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale. Plinio Zenoni muore a Civita Castellana il 28 Novembre 2000. Campo de’ fiori 45 OPINIONI SULLA PRECEDENTE USCITA DI CAMPO DE’ FIORI VI abbiamo proposto il seguente sondaggio: SIETE FAVOREVOLI O NO ALL’INDULTO? FRA QUELLI CHE HANNO RISPOSTO L’ 87% SONO RISULTATI CONTRARI ALL’INDULTO. SU QUESTO NUMERO VI CHIEDIAMO INVECE UN’OPINIONE CHE POTRETE ESPRIMERE INVIANDO UN SMS AL NUMERO 329.1971400 O VIA E-MAIL ALL’INDIRIZZO [email protected] LE VOSTRE MIGLIORI RISPOSTE SARANNO PREMIATE CON UN SIMPATICO OMAGGIO SECONDO TE QUALI SONO LE CAUSE CHE HANNO SCATENATO QUESTA ESCALATION DI VIOLENZA (SULLE DONNE, SUI BAMBINI, SUI DISABILI ...) ??? 46 Campo de’ fiori Campo de’ fiori I primi 10 lettori che avranno dato la risposta esatta, riceveranno un simpatico omaggio ed i loro nomi verranno pubblicati sul prossimo numero. Potete rispondere direttamente in redazione via e-mail all’indirizzo [email protected] con un sms al numero 329.1971400 47 48 Campo de’ fiori SOPRAVVIVENZA In balia dell’immenso oceano, stranamente tranquillo e rilassato, riposava su una zattera di fortuna cullato dalle onde, trasportato dalla marea. Il mare era straordinadi riamente calmo, c’eraGianni Bracci no provviste sufficienti per diversi giorni di navigazione, il relitto era stretto ma accogliente: alcuni tronchi, legati alla meglio, sostenevano dei teli a costituire una specie di vela e una piccola tenda fungeva da riparo dal sole e dal vento. <<Niente male per essere un naufrago>> pensò G, immerso in quello stranissimo sogno. Lontano da tutto e da tutti in una magnifica giornata di sole, e poi il mare azzurro, trasparente, ricco di pesce: uno stato di profondo benessere interiore sembrava pervaderlo. Non si trattava di un sogno angoscioso, anzi….. senonchè all’improvviso un oggetto misterioso comparve all’orizzonte. Non era una boa perché si muoveva, si potevano distinguere chiaramente gli spruzzi d’acqua. Cominciò a preoccuparsi. Quella strana cosa turbava la quiete di quei momenti. Qualcosa che si muoveva, schizzava, annaspava… nuotava. Sì, nuotava! Un grosso pesce? No, un uomo! Un uomo che si avvicinava di gran lena. <<Cacchio, che nuotata vigorosa!>>, si disse G ormai allarmato dalla novità. E sì, perché non c’era molto spazio su quel relitto. E le provviste? Sarebbero state sufficienti per due persone? Chissà! E poi, con chi avrebbe avuto a che fare? Magari un violento, un prepotente, uno che non si sarebbe fatto scrupoli a fargli del male. Ma che gli stava venendo in mente? Lui, G, aveva sempre creduto fermamente nei valori della fratellanza, della giustizia, della convivenza: non poteva certo rinunciare a questi sani principi morali respingendo la richiesta di soccorso che si levava da un disgraziato disperso tra le onde. No, non poteva. O meglio, forse avrebbe potuto ma solo se fosse stato strettamente necessario, ossia, solo se fosse stata una questione di vita o di morte. E in questo caso, cosa doveva fare? Il dubbio lo corrodeva. G non sapeva più cosa fosse giusto o sbagliato: << Certo che ….. un conto è predicare la solidarietà tra le confortanti mura domestiche, un conto è praticarla quando è in gioco la tua stessa sopravvivenza>> elucubrava G mentre afferrava con forza il bastone che era solito usare come remo, anche perché l’altro si stava avvicinando sempre di più e doveva al più presto prendere una decisione: allungargli il bastone per aiutarlo a salire oppure remare verso la parte opposta lasciandolo al suo destino? Chi era veramente il sig G: una persona caritatevole o un egoista? Un “buon samaritano” o un “Ponzio Pilato”? Quella circostanza avrebbe rivelato i suoi intendimenti inconsci più profondi. Avrebbe detto se veramente era quell’altruista che aveva sempre creduto di essere ….. ma doveva sbrigarsi, l’uomo era a dieci metri, nove, otto …. doveva decidersi …. sette….. si svegliò! Proprio sul più bello, si svegliò! Proprio quando l’essenza della sua personalità stava per essere rivelata una volta per tutte. Forse era meglio così, anche se era consapevole che quella drammatica domanda meritava una risposta. Cercò di riaddormentarsi pensando a quell’increscioso incubo che puntualmente si ripresentò in tutta la sua angosciosa que- stione morale. La zattera, quell’ uomo al timone e quello che cercava affannosamente di raggiungere il relitto. Successe però una cosa imprevista, straordinaria, assurda: si erano invertite le parti. Era G che nuotava disperatamente. Era G che chiedeva disperatamente aiuto. Cercò timidamente di protestare:<<Ma non era così la storia…. c’è un errore madornale: ero io quello che stava sopra!>>. Tutto inutile, d’altronde come si fa a contestare un sogno. Decise che doveva assolutamente parlare a quel signore sulla barca con il remo in mano, spiegargli che lui, sì lui, era una brava persona e doveva essere assolutamente imbarcato: era un buon uomo, mangiava pochissimo, sapeva stare al suo posto, insomma non c’era di che aver timore: “La prego, signore, mi faccia salire, la prego” urlò G con quanto fiato aveva in gola mentre l’altro, preoccupato di salvaguardare sè stesso, ormai scappava remando come un forsennato in direzione opposta, allontanandosi inesorabilmente senza lasciargli scampo. Si svegliò, sudato e sconvolto. Incredibile, era stato abbandonato in mezzo all’oceano da un suo simile. Certo, era semplicemente un brutto sogno, ma il solo pensiero che tutto questo era potuto succedere, anche se solo nella sua mente, lo faceva sentire male. Quella mattina si recò al lavoro di cattivo umore quando, alla fermata di un semaforo, un signore anziano, sorridente, dai modi garbati, gli chiese l’elemosina. Lo conosceva bene perché la stessa scena si ripeteva tutte le mattine, ma quel giorno, contrariamente a quanto fece nei precedenti, G aprì velocemente il portafoglio regalando una banconota a quel poveraccio che, stupefatto dall’entità della donazione, non finiva più di ringraziarlo, quasi lo abbracciò. G non fece una piega limitandosi a dire con una punta di sconforto: “Non mi devi ringraziare, ma se un giorno ci ritroveremo, soli, in mezzo all’oceano……. ricordati di me !” Campo de’ fiori L’angolo ... cin cin Anche se colmo di spiritualità il Natale conserva, nelle tradizioni e nelle credenze, evidenti tracce delle sue origini pagane. Per questo motivo il cuore della festa, dopo i riti della Natività, rimane sempre il pranzo, al quale è affidato il compito di conservare il valore dell’indissolubilità della famiglia. Il cibo, quindi, rimane in ogni caso, nelle feste Natalizie, uno dei fattori più importanti: quello che simboleggia l’immutabilità del Natale e l’incrollabilità del focolare domestico. Per questo motivo è necessario festeggiare questo importantissimo giorno con un modo particolare di stare a tavola, in una atmosfera magica, nella quale il menù più ricco serve a sottolineare che questo pranzo è il più importante dell’anno. Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] 49 di Letizia Chilelli Mia nonna mi racconta che durante la sua infanzia, il “pranzo di Natale” che oggi si prepara per il 25, veniva “consumato”a notte inoltrata subito dopo la “messa di Mezzanotte”della sera del 24: il digiuno della Vigilia, la lunga sosta di preghiera nelle Chiese, l’attardarsi per le strade per fermarsi con gioia sotto la neve di Dicembre (che in Abruzzo non abbandona mai le montagne), prima di tornare a casa, giustificavano la “cena” sostanziosa che ristorava spirito e corpo. Oggi questa usanza è andata persa e l’abitudine del “Cenone” è rimasta legata soltanto alla notte di S. Silvestro. Molte sono le ricette che rendono solenne questo momento gastronomico; tutto il mondo ne è pieno: dai grandi classici regionali, ricchi di tradizioni alle preparazioni di fantasia, dal sapore moderno; dai primi piatti sostanziosi con trionfi di ravioli, polenta, agnolotti, ai secondi piatti di pesce: capitone e salmone affumicato in primis, ai secondi di carne, in un assortimento che è un’autentica festa per il palato. Non si può poi, non parlare dei dolci, dove la fa da padrone il dolce più rappresentativo del Natale. Il Panettone. Ma non si possono tralasciare i molti altri dolci tipici italiani e dei paesi a noi limitrofi: Il “Pandoro”di Verona, il “Torrone”di Cremona, gli “Struffoli” di Napoli, il “Dolce di Castagne” del Piemonte, i “Carginetti” dell’Abruzzo, il “Pangiallo” del Lazio, le “Zeppole” della Calabria, la “Spongata” dell’Emilia Romagna, le “Pignoccate” della Sicilia, il “Panforte” di Siena, il “Christmas pudding”Inglese, lo “Stollen” Tedesco, i “Birewecke”della Francia orientale, lo “Stollen” Altoatesino,la “Cubana” del Friuli…Sono solo pochi esempi di ricette che ritroviamo sulle tavole del “Giorno più importante dell’anno”. La preparazione del “Pranzo di Natale”non è una questione che può essere risolta in poco tempo. Ricordiamo che le massaie inglesi si occupano anche con un mese di anticipo della preparazione del loro “Christmas pudding”; le svedesi impiegano un tempo ancora più lungo per l’allestimento della “Lingua marinata”, che usano servire, con una salsa bianca di burro e senape, patate lesse e pane nero; mentre i tedeschi iniziano già nel mese di Agosto ad ingrassare le carpe, che saranno il “piatto forte”del menu natalizio. Anche in Italia, anche se in generale con tempi più ristretti, la preparazione del pranzo di Natale ha delle esigenze irrinunciabili: a Bologna si inizia con settimane di anticipo a preparare tortellini e agnolotti ripieni di carne varie; mentre i romani, già il 23 Dicembre, in un famoso mercato che si protrae anche durante le ore notturne fino alla mattina della Vigilia, corrono a comprare le anguille vive, indispensabili per l’ occasione. Ma anche nel resto d’Italia, l’interesse dei buongustai è rivolto all’oca, al tacchino e agli arrosti più vari. Edmond Richardin nel suo manuale di cucina, nei primi del novecento, scriveva che in un buon menù di Natale non può mancare : il consommè d’aragosta, sogliola alla Mornay, pollo al curry, cardi al gratin, frittelle di arancia e ananas fresco; ottimo e leggero, ma concorderete con me che sicuramente si può fare di meglio! Come? Nonne, Mamme…tutte in cucina a rispolverare le nostre buone e sane tradizioni e si dia così inizio al vero “Pranzo di Natale”, quello dove ti siedi il 24 Dicembre e ti alzi dalla tavola il 6 Gennaio “dell’anno dopo!!!!” Senza dimenticare di festeggiare il tutto con “Bollicine Rigorosamente Italiane!!!!” Buon Natale a tutti!!! 50 Campo de’ fiori Album d Anni ‘60 studentesse di Civita Castellana in gita a Tivoli: 1- Mariella Fidaleo, 2- Antonella Tartini, 3- Maria Stella Petrelli, 4- Maestro Ermanno Carabelli, 5- Malvina Giovannetti, 6- Maestra Agneni, 7- Marisa Ripa, 8- Rita Mercuri, 9- Rosa Ciavarella, 10- Gianna Mugnaini, 11- Luisa Ercolini, 12- Francesca Marcantoni, 13- Annunziata Mazzafoglia, 14- Elsa Toma, 15- Vittoria Moscotti, 16- Ivana Di Modugno, 17- Daniela Iencinella, 18- Anna Maria Manocchio, 19- Rosanna Guarrera Natale 1961 scuola elementare di Fabrica di Roma con la Maestra Cencelli. Foto della Signora Piera Pulcinelli Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere dei ricordi Campo de’ fiori 51 Civita Castellana 1957 in piedi da sinistra: Stradonico Romani, Alfredo Anzellini, Vittorio Salvucci, Valentino Gai, Giovanni Cavalieri, Piero Benedetti e Fulvio Coletta. accasciati da sinistra: Luigi Di Lorenzi, Pietro Sansonetti con il piccolo Luigi Romani, Claudio Vagnarelli, Giovanni Fallini, Giuseppe Tomei. Anno 1937 gruppo di mamme di Fabrica di Roma con i loro figli. Foto della Signora Verena Baldassi Rosina Capati - “amazzone” di Civita Castellana. Casale in loc. Quartaccio nel 1960 e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. Campo de’ fiori 52 Centro di Diagnosi e Terapia Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) T. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com [email protected] Anche quest’anno presso il nostro Centro si svolgeranno attività formative per genitori, insegnanti, operatori socio-culturali, ecc., al fine di offrire strumenti di conoscenza Responsabile della da utilizzare per Formazione migliorare la relazioDott.ssa ne con i Sandra Falzone bambini/ragazzi. Si terranno degli incontri di gruppo dove per naturale dinamica si sviluppa l’interazione, il confronto e la discussione dei temi affrontati. L’iniziativa offre opportunità di arricDott.ssa chimento, di conoA.Maria Sambuci scenza per sostenere i bambini/ragazzi nelle varie fasi di crescita cognitiva ed emotiva, per porsi in un rapporto di reciprocità, dando e ricevendo, secondo modalità specifiche e originali, dei sinDott.ssa goli e delle diverse Eleonora Tabarrini età. La pedagogia ha sempre posto l’accento sull’autoeducazione, cioè sulla capacità di ciascun bambino o adulto di dominare gli eventi , di risolvere i propri problemi , di porsi come protagonista della propria storia . L’organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità, ma è strettamente correlato ad una crescita armonica ed alla capacità di esprimere un progetto di vita adeguato. SVILUPPO DELLE COMPETENZE COGNITIVO/LINGUISTICHE E NEUROPSICOLOGICHE DELL’APPRENDIMENTO NEL BAMBINO FINO A 7 ANNI. In questa occasione proponiamo dei corsi di formazione: Il bambino impara a parlare interagendo con le persone che lo circondono, costruendo espressioni verbali appropriate alle situazioni e assorbendo le regole strutturali del sistema linguistico del proprio ambiente . Questi meccanismi di apprendimento sono apparentemente semplici ma nascondono operazioni cognitive complicate, organizzate sistematicamente e obbedienti a regole precise. SCELTE EDUCATIVE CHE FAVORISCONO L’AUTOREGOLAZIONE DEL COMPORTAMENTO DEL BAMBINO/RAGAZZO Tematiche affrontate: L’autoregolazione come sistema di guida interno che determina il comportamento; considerazioni teoriche sul concetto di comportamento; l’azione e l’esperienza emozionale; sicurezza ed incertezza; persistenza e rinuncia; la strutturazione di un ambiente favorevole per l’autoregolazione e la riflessività del bambino; elaborazione di strumenti educativi per acquisire maggiori abilità nella gestione dei comportamenti problematici del bambino; educazione affettiva; autoregolazione ed emozioni; la comunicazione empatica e l’ascolto attivo. 6 incontri di 2 ore dalle 11.00 alle 13.00 nei giorni di: - sabato sabato sabato sabato sabato sabato 03 17 03 17 31 14 Febbraio Febbraio Marzo Marzo Marzo Aprile Tematiche affrontate: Lo sviluppo del linguaggio e del pensiero; il gioco nelle sue fasi evolutive come crescita cognitiva e affettiva del bambino; le competenze grafo-motorie; il linguaggio e l’apprendimento; il processo neuropsicologico di apprendimento; l’inserimento scolastico e lo sviluppo dell’indipendenza; elaborazione di strumenti educativi per acquisire maggiori abilità nella gestione dei comportamenti problematici del bambino. Sono 6 incontri di 2 ore dalle ore 09.00 alle ore 11.00 nei giorni di: - sabato sabato sabato sabato sabato sabato 03 17 03 17 31 14 Febbraio Febbraio Marzo Marzo Marzo Aprile Per ulteriori informazioni rivolgersi c/o il Centro C.E.R.A.L. Campo de’ fiori 53 Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Gennaio 2007 01 - 06 - 07 Gennaio - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi 14 Gennaio - Municipale 2 Via Ferretti 21 Gennaio - Municipale 1 Via Santa Felicissima 28 Gennaio - Farmacia Filizzola C.so Bruno Buozzi Farmacie di Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi 14 - 28 Gennaio - Farmacia Minelli Corchiano 28 Gennaio - Farmacia Liberati Fabrica di Roma Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Gennaio 2007 01 Gennaio - Api Via Flaminia/Borghetto - Api Via Corchiano - Enerpetroli s.s. 311 Nepesina 06 Gennaio - Tamoil Via Falisca 06 - 07 Gennaio - Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione 07 Gennaio - Agip Via Belvedere Faleri Veteres 14 Gennaio - Api Via Flaminia /Borghetto - Api Via Corchiano - Enerpetroli S.S. 311 Nepesina 21 Gennaio - Schell Via Flaminia - Tamoil Via Falisca 28 Gennaio - Esso Via Flaminia - Agip Via Terni 54 Campo de’ fiori Album dei ricordi Civita Castellana nati nel 1975: 1- Erminio Palomba, 2- Maestra Emanuela Roncio, 3- Romina D’Antoni, 4- Alessandro Accettone, 5- Patrizio Sugoni, 6- Sacha Rocchetti, 7- Maria Grazia Censi, 8- Paolo Muffo, 9- Alessandro D’Antoni. Foto del Sig. Sacha Rocchetti 1988 Fabrichesi durante una battuta di caccia in alto da sx: Gianni Tabacchini, Enzo Santori, Vittorio Torricelli e Vincenzo Olivieri in basso da sx: Alberto Santori Sandro Santori foto del Sig. Enzo Santori Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb Campo de’ fiori 55 1995 - Un gruppo di civitonici festeggiano i loro primi cinquant’anni Carlo Bonamin di Corchiano, durante il servizio militare Floriana Cingolani di Corchiano a bordo della mitica Autobianchi blicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite. Campo de’ fiori 56 Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) www.campodefiori.biz www.campodefiorionline.it www.accademiainternazionaleditalia.it ATTENZIONE ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su Campo dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da Campo dè fiori, dovranno essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento. Campo de’ fiori è la più grande vetrina per i tuoi affari. La pubblicità su Campo dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori. TEL. 0761/513117 [email protected] Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT) SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ ____________________ Cognome_______________________________________data di nascita_______________ Città________________________Prov._______Via____________________________________________Telefono_________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_______________________________________data di nascita______________ Città________________________Prov._______Via____________________________________________Telefono_________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Indovina L’Artista Di lato è riportato il particolare del famoso quadro “Le tre grazie”. Sai dire chi l’ha dipinto? I primi tre che indovineranno e si recheranno presso la redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dal Centro Parati Selli. Campo de’ fiori 57 La rubrica dei perchè Perchè negli indirizzi e-mail si usa sempre il carattere @ di Arnaldo Ricci Il sevizio di E-Mail sostituisce egregiamente quello della posta cartacea in un modo efficientissimo che tutti conosciamo. Quando si spedisce una lettera normale tramite posta cartacea, si deve scrivere l’indirizzo; la stessa cosa si deve fare quando si trasmette la posta elettronica! Adesso vediamo come è composto l’indirizzo E-Mail : esso ha il seguente formato [email protected] Come vedete compare sempre il carattere @, che noi italiani chiamiamo impropriamente chiocciola. Esso è un carattere del codice ASCII (american standard code international interchange); non mi soffermo su questo codice perché già spiegato in un articolo precedente. Ebbene, il carattere chiocciola in ASCII si chiama carattere at; esso serve a dividere in due parti l’indirizzo E-Mail. La parte che precede il carattere @ (chiocciola) serve ad indicare l’indirizzo dell’utente pc che si collega alla rete, mentre la parte che segue la chiocciola, serve ad indicare l’indirizzo del computer host che gestisce la comunicazione verso la rete. Nell’esempio di cui sopra è come se si dicesse io mi chiamo pinco.pallino e sono collegato ad internet tramite il computer gestore di rete host.it. I caratteri a sinistra e a destra della chiocciola possono essere tutti quelli previsti dagli alfabeti Latini escluso lo spazio. Ma perché è stato utilizzato il carattere chiocciola per dividere le due parti? Esso è @ stato utilizzato perché in nessun alfabeto latino del mondo occidentale (ritengo anche in altri mondi) esiste un nome o cognome dove compare il carattere @! Se si fosse utilizzato un altro carattere, non si sarebbe capito dove finiva l’indirizzo d’utente ed iniziava quello del gestore di rete. BANDIERE DAL MONDO Sapresti dirci a quale nazione appartiene questa bandiera? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla gioielleria PONTE VECCHIO Il personaggio misterioso Nella foto di fianco è riportata la foto di una famosa attrice. Sapresti dire chi è? I primi 5 che, indovinando, ne daranno comunicazione in redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dalla profumeria Paolo e Concetta. [email protected] www.campodefiori.biz 58 Campo de’ fiori Annunci LAVORO -CERCO ragazza intraprendente con esperienza in cucina. T. 339.2350838 -LAUREATA in psicologia impartisce ripetizioni a studenti delle scuole medie inferiori e superiori, di italiano, storia, geografia, inglese e francese. Anche traduzioni, tesine e sostegno per esami universitari e di maturità. Tel. 347.0334790 zona Civita Castellana. -GIOVANE RAGAZZA cerca lavoro come apprendista bar-commessa e piccole commissioni. T. 339.7266316 -RAGAZZA 26enne cerca lavoro come baby sitter, ottima esperienza con i bambini, pulizie domestiche, esperienza nello stirare, zona Civita Castellana. Tel. 333.1275278 o.p. -CERCO badante per donna anziana a Fabrica di Roma. Tel. 0761.513117 -MAMMA non fumatrice ex impiegata, referenziata, cerca lavoro come baby sitter nelle zone di: Civita Castellana, Rignano Flaminio, Sant’Oreste, Morlupo e Castelnuovo di Porto. Si garantisce esperienza e la massima serietà. 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Fax 0761.513117 Cedola da ritagliare e spedire L’annuncio sarà ripetuto per 3 uscite, salvo diversa decisione della redazione TESTO Compilate qui il vs annuncio gratuito e speditelo in busta chiusa a Campo de’ fiori P.za della Liberazione n. 2 - 01033 Civita Castellana (VT) oppure mandate un Fax al n. 0761.513117 o una e-mail a [email protected] (scrivere in stampatello e senza abbreviazioni)........................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. Gli annunci gratuiti sono esclusivamente riservati a privati. Campo de’ fiori non è responsabile per la qualitià e la veridicità delle inserzioni. A garanzia dei lettori, Campo de’ fiori si riserva il diritto di NON PUBBLICARE annunci non conformi al presente regolamento o che, a suo insindacabile giudizio, risultino non chiari o che possono prestarsi ad interpretazioni equivoche. Gli inserzionisti prendono atto che, a richiesta dell’Autorità Giudiziaria, Campo de’ fiori fornirà tutte le notizie riportate con la presente cedola. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “tutela dei dati personali”. COMMITTENTE: NOME................................................COGNOME.............................................. Via.................................................................Città..................................................................... Tel....................................................................Firma................................................................ Campo de’ fiori 62 Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 e-mail : [email protected] Da 35 anni al vostro servizio Pubblicizza una selezione di offerte immobiliari Si cercano, per acquisto, terreni edificabili nelle vicinanze di ROMA Abbiamo richieste selezionate per acquisto/affitto appartamenti in zona nuova di CIVITA CASTELLANA -AFFITTO a Civita Castellana locale commerciale di nuova costruzione, di mq 300, con portico di mq 300. Anche frazionabile. Parcheggio privato. Buone Fest e -AFFITTO a Civita Castellana (zona industriale) terreno di mq 5.000 fronte strada. -VENDO azienda agricola di 62 Ha tutta pianeggiante. 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Campo de’ fiori 63 Nel Cuore Ciao Daniele, mio dolce tesoro, ti ho visto nascere, ti ho visto crescere facendo parte della tua crescita per alcuni anni. Dormivi con me, mi chiamavi mamma, mi facevi la pipì addosso anche se eri già grandicello, ti riempivo di pizzicotti e anche qualche schiaffo e tu, quando sei diventato grande mi dicevi: “Ti ricordi? Adesso mi rifaccio”. Ed io ti rispondevo: “Anche se sei grande ti gonfio”. Ti ho visto partire per la carriera militare, sposarti e diventare padre di due magnifici tesori. E poi una sera, percorrendo la strada che facevo tutti i giorni per diverse volte, una fila di macchine… Da lontano luci, lampeggianti. Man mano che mi avvicino capisco che si tratta di un incidente, le macchine che ho davanti si ritornano, non si passa, ed io mi avvicino, guardo e domando “Ma chi è? Come è successo?”. Poi riconosco la macchina da lontano, il tuo maglione, il tuo viso e grido “E’ Daniele, è mio nipote!!” Mi dicono sta bene, corro all’ospedale, arriva la tua mamma, mia sorella, gli faccio coraggio. Il cuore mi scoppia, non doveva succedere. Ti ho visto nascere, non dovevo vederti morire!!! Ti voglio bene, zia … Ho scelto questo giornale per ricordare Daniele, perché so che la redazione di Campo de’ fiori è composta da persone umane e sensibili e tutti lo leggeranno … anche in Paradiso. La redazione di Campo de’ fiori si stringe al dolore della famiglia Biondi Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras Patrocinante in Cassazione ha stipulato una convenzione con Campo de’fiori con la quale, tutti i lettori, avranno diritto a n. 3 consulenze gratuite. Per informazioni rivolgersi in redazione Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene e nei migliori locali di Roma, in tutte le stazioni MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero, inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e straniere, a personaggi politici, della cultura, dello sport e dello spettacolo. Campo de’ fiori Periodico Sociale di Arte, Cultura ed Attualità edito dall’Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) senza fini di lucro Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Direttore Editoriale: Sandro Anselmi Direttore Responsabile: Stefano De Santis Direzione Amministrazione Redazione Pubblicità ed Abbonamenti: Piazza della Liberazione, 2 01033 Civita Castellana (VT) c/c postale n.42315580 Tel. e Fax 0761.513117 e-mail: [email protected] Redazione di Roma: Viale G. Mazzini 140 Abbonamenti Rimborso spese spedizione Italia: 12 numeri € 25,00 Estero: 12 numeri € 60,00 Segretaria di Redazione e Coord: Cristina Evangelisti Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 42315580 intestato all’Associazione Impaginazione e Accademia Grafica: Internazionale Cristina D’Italia. Evangelisti L’abbonamento andrà in corso dal Consulente primo numero Editoriale: raggiungibile e Enrico De Santis può avere inizio in Reg.Trib. VT n. 351 qualsiasi momento del 2/6/89 dell’anno ed avrà, comunque, validità per 12 numeri. Stampa: Tipolitografia Garanzia di A.Spada riservatezza per gli abbonati La realizzazione di questo giornale e la Si garantisce la stesura degli articoli massima riservatezza sono liberi e gratuiti dei dati forniti ed impegnano dagli abbonati e la esclusivamente possibilità di chi li firma. richiederne graTesti, foto, lettere e tuitamente la retdisegni, anche se tifica o la non pubblicati, non cancellazione scrisaranno restituiti vendo all’editore. se non dopo Le informazioni preventiva ed custodite nello esplicita richiesta da archivio di Campo parte di chi li de’ fiori verranno fornisce. utilizzate al solo I diritti di riproduzioscopo di inviare ne e di pubblicazioagli abbonati il ne, anche giornale e gli parziale, sono allegati, anche riservati pubblicitari (legge in tutti i paesi. 675/96 tutela dati personali).
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