Campo de`fiori

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Campo de`fiori
Campo de’ fiori
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SOMMARIO
Editoriale:
13° PASQUA. 13 MERAVIGLIOSI ANNI PER CAMPO
DE’ FIORI...........................................................3
Come eravamo:
I forzatii... della Roma - Nord.............................29
ANTONELLO AVALLONE E
PETROLINI..................4-5
SUONARE SUONARE:
Carlos Santana..................................................31
CURRICULUM VITAE:
Nadia Clivio.........................................................6
Roma che se n’è andata:
Incontriamo Ceccarius - Giuseppe Ceccarelli.......8-9
ENNIO
COLTORTI.................10-11
LETTERE D’AMORE:
George Sand e Giuseppe Mazzini........................12
La delfinoterapia............................................14
Ciceruacchio...................................................15
Poeti in erba al “Petrolini” di Ronciglione....16
Radio Punto Zero:
una emittente cattolica al servizio di tutti...17
Ecologia e ambiente:
Quanti veleni ci sono nel nostro corpo?...............18
A TU PER TU. Rubrica di psicologia
e psicoterapia.................................................19
Il potere dei “guappi di cartone” o, per dirla
alla romana, dei “bulletti di quartiere”..........20
Cine Parade:
Nessuno si salva da solo.....................................22
E se l’autore di un libro... ..............................23
Il rimedio della primavera: il magnesio........24
RAGAZZI, ATTENZIONE ALLA MUSICA
ALTA!..............................................................25
Le scuole a Civita Castellana nell‘800...........26
Ass. Artistica IUNA:
Bisogno di luce....................................................27
L’angolo del grafolo:
La scrittura di un bambino che impara.................28
Parliamo di funghi:
Le spugnole..............................................................30
LA RUBRICA DEGLI EROI:
Roberto Dobboloni.............32
Controllare cosa guardano i nostri figli in
rete.................................................................33
La zanzara impertinente................................33
Il Fumetto:
Pluto.................................................................34
Fiera del Fumetto e Games............................34
IL CARNEVALE DELLA NOTTE
DI RONCIGLIONE..........................................35
L’ANGOLO DEL POETA ..............................36,37
Le proposte editoriali delle Collane di Campo
de’ fiori...........................................................38
Aforismi sull’arte di Luigi Montanarini.........39
Il Calendario 2015 di Campo de’ fiori...........40
Il Papa ed il suo Vicario ringraziano l’Associazione Padre Giacinto Bracci di Vignanello..40
La gnoseologia contemporanea....................41
NEWS ....................................................42,43,44
MESSAGGI......................................................45
IL GIUDIZIO di Mario Grizi............................46
I nostri amici..................................................47
Roma com’era................................................48
PIU’ SICURI IN CASA:
Il soggiorno.......................................................50
Oroscopo........................................................51
AGENDA.......................................................52,53
Album dei ricordi.....................54-55-56-57-58-59
Annunci gratuiti........................................60-61
Selezione offerte immobiliari...................62-63
Campo de fiori lo trovate nelle edicole ed in molte altre attività commerciali
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Campo De Fiori Rivista
Campo de’ fiori
13° PASQUA
13 MERAVIGLIOSI ANNI PER CAMPO DE’ FIORI
S
crivere delle solite cose sul malessere della politica e della società in genere, è
come arare, con stupida insistenza, un terra arida, improduttiva, e questa volta
voglio semplicemente impegnare la mia pagina per augurare a tutti la buona Pa
squa.
È Pasqua, è la tredicesima per Campo de’ fiori, ed è commovente e nostalgico, ora, ri
pensare all’inizio di questa grande avventura.
di Sandro Anselmi
Era il 2003 e, grazie all’affetto che voi tutti manifestaste immediatamente per la “mia”
rivista, capii che essa mi avrebbe regalato infinite soddisfazioni!
Tanti anni sono passati oramai da quel momento e tante cose sono, naturalmente, cambiate, ma la realiz
zazione perdurante di questo mio sogno d’allora, è ancora l’unica certezza!
Il mio piccolo, caro gruppo di amici iniziale che credette “sulla parola” in questo mio progetto, è cresciuto,
si è rinnovato ed ora è diventato una squadra di collaboratori affezionati e preziosi. È una grande, bella
famiglia, unita dalla passione di raccontare storie vere, sane e pulite.
Non vi nascondo che la situazione economica di questi ultimi anni ci ha fatto attraversare momenti di av
vilimento, ma la nostra passione, unita al vostro apprezzamento ci hanno spinti ogni volta a resistere,
anzi, a tentare di migliorare.
Se è vero che il 13 è il numero fortunato, approfitteremo sicuramente di questo per dare il varo a tanti bei
progetti ancora chiusi nel cassetto. La stima sincera, costante e crescente di tutti voi affezionati lettori
sarà la ragione migliore perché tutto possa avere luce.
Bu ona Pas qu a a tu tti!
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Campo de’ fiori
ANTONELLO
AVALLONE
E
PETROLINI
A
bbiamo il piacere di incontrare,
dopo tanto tempo, uno degli artisti che hanno segnato la storia
del teatro a Roma negli ultimi
vent’anni, e stiamo parlando di
Antonello Avallone in scena al Teatro
dell’ Angelo con “Io, Ettore Petrolini“.
Uno spettacolo che parla di un personaggio
che incarna la romanità ed amato in tutto il
mondo.
“Sì, per molti anni in vita ha rappresentato
il massimo della comicità dal 1915 con personaggi tipo Gastone, Fortunello e tanti
altri, ed è rimasto nella memoria di tutti. Il
testo che rappresento io, di Giovanni Antonucci, ha una cosa molto bella rispetto agli
altri spettacoli che ne parlano: è Petrolini a
parlare e negli ultimi giorni della sua vita si
racconta facendo un excursus sulla sua carriera parlando di Piazza Guglielmo Pepe,
dove ora è l’ Ambra Jovinelli e che era una
fiera del popolino, con baracconi di tutti i
tipi. Troviamo una descrizione molto bella di
una Roma che non c’è più, e da lì lui è partito girando poi tutto il mondo. Racconta
tutte le sue sensazioni da clown ed è molto
malinconico nei suoi racconti come la sua
vita finita a soli 52 anni a causa di una malattia che lo tormentava da anni. Ha tanti
rimpianti perché questa malattia non lo fa
stare sul palcoscenico ed inoltre il testo, raccontando tutto
questo, parla del mestiere
dell’attore, e questo è molto
bello e lo differenzia dagli altri
spettacoli fatti su di lui.”
Il mestiere dell’attore di Antonello Avallone non è iniziato
tanto presto, hai dovuto attendere una vera folgorazione …
“E’ vero, inizialmente la mia
carriera era dedicata all’insegnamento della matematica
all’Università de L’Aquila e per
un periodo ho fatto entrambe
le cose, finchè un giorno sono
stato pienamente preso da
questo lavoro e nel 1991 ho lasciato l’insegnamento: il Teatro
era diventato una droga e non
ho più smesso.”
Dal 1991 gestisce uno dei locali
storici di Roma, il Teatro dei
Cocci, dove rappresenta testi
del repertorio napoletano e di
Woody Allen tra cui “Io &
Woody“ - di Woody Allen (1993), “O’
Scarfalietto“ di Edoardo Scarpetta (1994),
“Don Rafele ‘o trombone“ di Peppino De
Filippo (1996), “Provaci ancora, Sam!“ di
W. Allen (1997), “Non è vero … ma ci
credo” di Peppino De Filippo (1999), “Io &
Woody 2000“ (2000), “Questi Fantasmi“ di Edoardo De Filippo (2002).
Nel 2006 punta fortemente sul Teatro dell’Angelo dove esistevano dei vecchi studi Rai
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e dove investe la sua esperienza e porta in
scena molti spettacoli di successo.
“Una grande soddisfazione partire dal nulla
e portare questo Teatro ad alti livelli. Delle
scorse stagioni vorrei ricordare il grande
successo della trasposizione teatrale de “In
nome del Papa Re“ e “Nell’ Anno del
Signore“ di Luigi Magni, date in esclusiva
a me che hanno portato enormi consensi
di critica e di pubblico. Ad Aprile tornerà un
testo speciale su Woody Allen, sui suoi atti
unici. E poi abbiamo avuto come ospiti
grossi personaggi tra cui Valeria Valeri, Milena Vukotich, Alessandro Benvenuti, Massimo Wertmuller e Debora Caprioglio.”
Insomma siamo stati molto felici di rincontrare tanti anni dopo un personaggio di tale
carisma e bravura, ed a questo punto ci
prepariamo in prima fila per assistere alla
ECCO IL LINK PER ASCOLTARE L’INTERVISTA:
http://www.spreaker.com/user/4565553/antonello-avallone-al-teatro-dellangelo
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sua interpretazione di Ettore Petrolini.
Sandro Alessi
Da sx: Sandro Alessi e
Antonello Avallone
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Curriculum vitae
NADIA CLIVIO
N
adia Clivio, bresciana con due
occhi celesti e sguardo da cerbiatto,è la giovane attrice di cui
vogliamo parlarvi questo mese.
In scena al Teatro Petrolini in una commedia molto particolare diretta da Giancarlo Fares intitolata “Una Volta nella
Vita” ed interpretata con Andrea Catarinozzi, Roberto Di Marco, Paolo Cordiviola e Valerio Giombetti.
Narra infatti di quattro personaggi che si
risvegliano in un obitorio e cominciano ad
indagare sulla propria morte e di come
erano in vita. Nadia interpreta una ragazza
un po’ matta ed inquietante, insomma un
tipo particolare.
Il suo approccio con il teatro è
a 19 anni dopo la maturità
classica, e mentre frequenta la facoltà di architettura si iscrive ad
un’ associazione culturale. Già da piccola
era attratta dalla
scena che emanava
profumi ed emozioni
particolari e così, quasi
per gioco e per sperimentarsi, comincia a
seguire il corso di recitazione
presso la scuola l’ Arte del
Teatro Studio di Gianni Rossi e successivamente segue le lezioni di Franca
Marchesi, Rafaele Morellato, Stefania
De Sanctis e Claudio Boccaccini.
Il primo spettacolo è del 1996 con un saggio dell’ Associazione Culturale Controchiave con “Il Condominio“seguito da tanti
altri tra cui “Storie Metropolitane“
(2001, regia di Guido Rossi), “Il Linguaggio della Montagna“ di H. Pinter (2003,
regia di Massimo Cardinali), “Il Normale
Dolore dei Matti“ (2005, regia di Stefania De Sanctis), “Il Cielo è sempre più
blu“ (2009, regia di Claudio Boccaccini),
“Colpo di Fulmine“ (2012, regia di Massimiliano Milesi), “Pinocchia“ di S.
Benni (2014, regia di Monia
Manzo) e “Una Volta nella
Vita“ (2015, regia di Giancarlo Fares). Riesce a
districarsi abilmente tra
ruoli comici e drammatici
integrandosi
perfettamente
ogni
volta con i personaggi
da interpretare.
Una stagione iniziata
alla grande per Nadia e
noi restiamo in attesa dei
suoi prossimi successi.
Sandro Alessi
Sandro Alessi e Nadia Clivio
Campo de’ fiori
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Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Incontriamo
Ceccarius - Giuseppe Ceccarelli
Fondatore de i “Romani della Cisterna” … e non solo.
G
iuseppe Ceccarelli lo abbiamo
incontrato ogni
qual volta si è accennato o scritto del “Club
dei Romanisti”, un personaggio conosciutissimo a
di Riccardo
Roma dove era nato il 26
Consoli
gennaio 1889 da una famiglia di commercianti.
Innamorato della sua città, come non esserlo! e assiduo frequentatore delle tipiche
trattorie romane, come egli era, non poteva
di certo sfuggire al fascino esercitato dal
Rione Trastevere dove si trova il ristorante
“La Cisterna”, un luogo frequentato da illustri personaggi e raffinati intellettuali dell’epoca.
Questi benemeriti, che coltivavano un comune profondo interesse per Roma, la sua
cultura e le sue tradizioni, erano soliti riunirsi in questo luogo dove intavolavano lunghissime discussioni, dando vita a una sorta
di “Cenacolo” che, poco dopo portò alla decisione di costituire il c.d. Gruppo dei “Romani della Cisterna” al quale, inizialmente,
aderirono in otto, tutti autenticamente romani, con lo scopo precipuo di divulgare il
culto di Roma e della
sua Storia. Correva
l’anno 1929.
A
questo
ristretto
gruppo che, al di là
delle diversità culturali e
politiche, li legava un
appassionato, autentico
amore per Roma, parteciparono, oltre a Cecarius
(Giuseppe
Ceccarelli), personaggi
come: Trilussa, (Carlo
Alberto Salustri), Ettore
Petrolini, Augusto Jandolo, Cesare Pascarella,
Ugo Ojetti, Luciano Folgore (Omero Vecchio)
ed Ettore Veo; tutti romani “de Roma” con la
sola eccezione di Ettore Veo che era nato a
Taranto ma che, come ebbe a scrivere lo
stesso Ceccarius sulla "Strenna dei Romanisti" del 1952: " ... Tutti romani gli otto fondatori, ad eccezione del tarantino Ettore
Veo, il quale però aveva già tali benemerenze, specie per i suoi studi sul nostro dialetto, che gli furono de jure riconosciuti titoli
di romanità … ".
"La Cisterna" è uno dei più antichi ristoranti
di Roma; Hans Bath, nel suo libro "Osteria Guida spirituale delle osterie italiane" fa risalire le sue origini intorno al 1630, quando
l’Osteria era situata sul vecchio livello stradale, più basso di circa quattro metri rispetto
a quello attuale. Intorno alla metà del settecento la strada fu rialzata per ovviare alle
frequenti inondazioni del Tevere, con la conseguenza che il vecchio livello, quello in cui
è collocato lo storico pozzo che dà il nome
al ristorante, divenne sotterraneo. Alla fine
del settecento, venne poi costruito l'edificio
che ancora oggi ospita “La Cisterna”.
Scrive Hans Barth: “ … Sotto l’imperatore
Augusto vi correva una fontana d’olio, oggi
vi zampilla una sorgente di vino e tutti gli
adoratori di Bacco dell’una e dell’altra riva,
vanno a rinfrascarsi la loro interiore esistenza … “
Nel 1928 Cesaretto
Simmi e la moglie
Marietta rilevarono
la gestione di quella
che fino ad allora
era
soltanto
un'osteria, trasformandola in pochi
anni in un ristorante
di fama mondiale
riuscendo, peraltro,
a mantenere intatta quella cordialità
e
simpatia
tipicamente trasteverina.
In questo storico locale quel gruppo di
amici, tra un piatto
e l'altro della tipica cucina romana, discutevano di arte e di cultura, “La Cisterna” si
trasformava, così, in una vera e propria “Accademia”.
Ancora oggi è possibile visitare i sotterranei
del locale dove sono raccolti e si possono
ammirare testimonianze e reperti storici e
culturali che costituiscono il "Piccolo Museo
della Cisterna". Il reperto più importante è,
naturalmente, il Pozzo, che i trasteverini
chiamano "Cisterna"; sulle pareti sono riportate splendide poesie di noti autori romaneschi fra cui lo stesso Cesaretto,
proprietario del locale, del quale ripropongo
un breve sonetto dedicato ad uno dei piatti
tipici, la “Coda alla vaccinara”:
E’ na ricetta facile, ma vale
pè preparà un tegame origginale…
…Cottura giusta e, quello che più conta,
ch’er sugo nun sia tanto aritirato,
giusto de sale; e adesso l’invitato
Campo de’ fiori
se metta a sede che la coda è pronta.
Bon appetito! E mentre la magnate
penzate a la cucina de le fate!
Fra gli anni 1933 e 1934 dal nucleo iniziale
nasce il “Gruppo dei Romanisti", di cui Ceccarius, alla morte di Augusto Jandolo, avvenuta nel 1951, diviene Presidente. I soci
aumentano di numero, aderiscono al Club
architetti come Eugenio Giovannetti, poeti
come Giggi Zanazzo, intellettuali come Sivio
D’Amico. In questo contesto Ceccarius
stringe amicizia con Giuseppe Bottai, il
quale, divenuto nel 1935 Governatore di
Roma, lo chiama per fargli ricoprire la carica
di Consultore, che mantiene dal 1935 al
1936 e, ancora, con Governatore della città
il Principe Giangiacomo Borghese, fra gli
anni 1942 - 1943.
Autore di un'importante opera su "I poeti
romaneschi", ha raccolto le voci dei nostri
poeti dialettali e tutte quelle notizie utili a
ricordarli. Era un acuto osservatore del piccolo mondo romano, del quale ricostruiva i
tanti caratteristici personaggi che in quei
luoghi aveva incontrato: la fruttivendola, il
ciabattino, il gobbo, l'oste, l'ostessa, che finivano poi sui libri da lui pubblicati, come
"Roma popolaresca" e "Gusto dei Romani"
Era solito fare lunghe passeggiate in compagnia di Ettore Veo, passeggiate che non
avevano una meta stabilita, ma nei loro percorsi non mancava mai Campo Marzio, era
questo il rione di Veo e in
questo luogo Ceccarius
aveva lavorato nel suo
primo giornale romano;
qui c'era ancora il suo barbiere, il cappellano e il
sarto, qui c’era l’osteria
dove consumava frettolosi
ed economici pasti, dirigendosi al giornale.
Giuseppe Ceccarelli fu tra
gli ideatori della "Strenna
dei Romanisti", pubblicazione annuale nata nel
1940, alla quale egli assicurò una collaborazione
attiva fin dal primo volume e ne fu anche redattore, in quell'anno,
con Augusto Jandolo e Marcello Piermattei;
partecipò alla fondazione dell’”Istituto di
Studi Romani” che aveva lo scopo di promuovere: "Una rinascita dello spirito romano e latino in Italia e all'estero, facendo
conoscere e valorizzando, con severo metodo scientifico, l'immenso e fondamentale
contributo elargito da Roma al mondo civile"
Rivestendo le importanti cariche a cui si è
fatto cenno occorre ricordare che Ceccarius
si rese corresponsabile della distruzione di
una parte dei vecchi Rioni Parione e Sant'Eustachio; così scriveva il cronista dell’epoca: "Batte il piccone tra Corso Vittorio
Emanuele e Via di Tor Sapienza dal 21 aprile
dell'anno XIV, allorché il Duce, salito sul terrazzo della casa che fu di Tagliacozzo, di
fronte alla Chiesa di Sant'Andrea della Valle,
diede risoluto il via alle demolizioni, per far
luogo al corso del Rinascimento".
Il 26 gennaio 1959 Ceccarius compiva i suoi
primi ottant’anni. Il compleanno fu celebrato come a lui piaceva, nella sua accogliente casa sull’Aventino; una gran tavolata
con figli e nipoti, quindi, in un lungo pomeriggio, la visita di molti amici affettuosi e
ciarlieri, di parenti e di quelli che Giuseppe
Giochino Belli chiama “Parenti de parenti”.
Egli se ne stava seduto circondato dall’affetto , era felice per questo tributo di affettuosa simpatia, il suo sguardo era sereno e
al tempo stesso commosso, era soddisfatto
per tutto quello che aveva fatto e, forse, in
quella occasione avrà pensato che si concludeva la sua vita pubblica.
Un personaggio particolare Giuseppe Ceccarelli, per esempio, non era facile fargli un
regalo, non che non li gradisse, anzi apprezzava enormemente questo tipo di atten-
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zione; molti, non a torto, lo consideravano
un archivio vivente di Roma e un punto di
riferimento certo per tutto quanto attinente
ogni tipo di ricerca sulla città, egli collezionava, catalogava e conservava con grande
attenzione ogni scritto riguardante, anche
indirettamente, Roma
Era molto legato alle tradizioni italiane e romane in particolare, per esempio detestava
l’usanza di chiamare colazione il pranzo e
pranzo la cena, Amava il silenzio, non tollerava chi aveva l’abitudine di alzare il tono
della voce, all’ingresso nella sua casa di
Santa Severa dove trascorreva con piacere
i mesi estivi, aveva apposto una lapide con
la scritta: “Qui non si strilla”.
Dopo la sua scomparsa è stato scritto:
“Senza Ceccarius tutti noi siamo più
soli, egli ci lascia un’enorme eredità di
affetto, la pienezza di una vita intensa, laboriosa e intelligente; un’indicazione per ognuno di noi, Un
esempio da seguire!”
Campo de’ fiori
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ENNIO COLTORTI
GRANDE ATTORE E DOPPIATORE, ORA ANCHE INSEGNANTE
S
e non avessi avuto l’opportunità di
incontralo subito dopo lo spettacolo,
se non avessi saputo che è un attore (e che attore!) e se non avessi
saputo che il suo vero nome è Ennio Coltorti, per me lui sarebbe stato a tutti gli effetti Augusto, il macellaio, genero del
Commendator Sereni, titolare di trentadue
macellerie, sul punto di passare a miglior
vita. Sarà stata anche quella schietta romanità, palesata nel linguaggio e nell’atteggiamento, spontanea, viste le sue origini
capitoline, ma sarà stata soprattutto la sua
bravura, ormai consolidata da anni di recitazione e doppiaggio, a renderlo così perfetto nei panni del protagonista di “Nemici
come prima”, la divertentissima commedia
dell’autore contemporaneo Gianni Clementi.
Lo spettacolo è andato in scena Domenica
8 marzo, al Teatro Palarte di Fabrica di
Roma, che ha registrato, come praticamente sempre, il tutto esaurito e dove, in
occasione della festa delle donne, l’amministrazione comunale, per volontà del sindaco
Mario Scarnati, ha voluto omaggiare tutte
le spettatrici con un ingresso gratuito,
un’iniziativa davvero lodevole, tra le tante
organizzate in tutto il mondo.
La piaga dell’eredità, cuore della vicenda
raccontata, è un mostro col quale tutte, o
quasi tutte, le famiglie del mondo si scontrano prima o poi, da tempi immemorabili,
e sempre di grande attualità! Quella questione che, purtroppo, mette gli uni contro
gli altri, anche i fratelli più affiatati, i figli con
i genitori, i nipoti con i nonni, i generi e le
nuore, i cugini e non solo! Il desiderio di
possedere, magari più degli altri, l’idea di
aver acquisito diritti e privilegi, la convinzione di essere vittime di ingiustizie, questi
i motivi che scatenano liti ed odi, tanto più
grandi quanto maggiore la posta in gioco!
Ed Ennio Coltorti, Pietro De Silva, Adriana
Ortolani e Giulia Ricciardi, tutto questo lo
raccontano molto bene, costringendo il
pubblico ad un’analisi di coscienza con i propri comportamenti in famiglia, velata da una
grande comicità che alleggerisce la serietà
dell’argomento.
Bravi tutti, e bravo Coltorti, perno della
commedia, al quale abbiamo rivolto qualche
domanda.
Come si è avvicinato al mondo della
recitazione?
Ho sempre voluto recitare, fin da ragazzino,
però non lo avevo mai detto a nessuno perché mi vergognavo. Poi capitò l’occasione
perché mio padre e mio zio realizzavano
scenografie per il teatro, erano artigiani non
artisti (hanno lavorato anche per Luchino
Visconti), e chiesi loro di trovarmi un lavoro
in teatro, ma senza specificare che tipo di
lavoro. Poi capitò che in questo teatro dove
mi avevano trovato un lavoretto, arrivarono
i ragazzi dell’Accademia e chiesi come si poteva entrare in Accademia. Allora subito
dopo feci l’esame, mi presero e da lì comincia.
Ha iniziato, dunque col teatro, poi
però ha toccato anche tutti gli altri
ambienti della recitazione, compreso
il doppiaggio, giusto?
Appena uscito dall’Accademia si diceva che
gli attori di teatro non dovevano fare ci-
Campo de’ fiori
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Ennio Coltorti in due scene di “Nemici come prima” la divertentissima commedia di Gianni Clementi.
nema né doppiaggio, io invece sono state
sempre un bastian contrario. Per me invece
l’attore è attore in tutti i campi, ed ho iniziato a lavorare nel doppiaggio, che è andato sempre molto bene. Mi dividevo tra
teatro e doppiaggio. Ho iniziato tardi a fare
film per la televisione. Il mio primo ruolo è
stato nel fil “Una storia italiana”, dove facevo il papà dei fratelli Abbagnato, campioni
di canottaggio, con Raul Bova e Sabrina Ferilli agli esordi. Da allora non mi sono più
fermato. Anche se continuo a lavorare comunque di più al teatro e nel doppiaggio e
da qualche anno mi sto dedicando molto
anche all’insegnamento. E quando mi chiedono cos’è che amo di più, dico che non si
può rispondere perché è come chiedere se
si vuole più bene alla mamma o al papà!
Anche suo figlio, Emiliano, sta seguendo le sue orme. Non è così?
Lui ha un talento naturale. All’età di diciassette anni mi disse che avrebbe voluto fare
il mio lavoro. E gli consigliai di fare come
me, cioè entrare dalla porta di servizio per
vedere se questa era veramente la sua
strada. Lo misi, dunque a fare l’assistente
di regia, il tecnico delle luci e quando capii
che era veramente determinato inizia ad insegnargli tutti i trucchi del mestiere, perché
la tecnica è indispensabile: il talento senza
la tecnica non vale nulla e questo in Italia
non lo si capisce. Si crede che chiunque
possa fare l’attore. Io, per esempio, oggi ho
avuto un abbassamento di voce e se non
avessi avuto delle buone basi tecniche non
sarei riuscito ad arrivare alla fine dello spettacolo facendo capire al pubblico, in un teatro tenda, tutte le mie battute. Oggi
Emiliano ha acquisito la tecnica necessaria
per questo lavoro ed è diventato un bravissimo attore completo. Anche lui ha voluto,
poi, intraprendere comunque la strada del
doppiaggio.
Avete mai lavorato insieme?
Sì, tra l’altro anche ora stiamo ritornando in
teatro con uno spettacolo intitolato “Colpo
basso”, sempre di Clementi, molto divertente. Certo, il palcoscenico ti dà quella carica che non ti possono dare il doppiaggio o
il cinema.
È contento della scelta di suo figlio?
Sì, sono contento, anche se questa Italia è
spesso troppo distratta. Lui poi ha due figli,
quindi è molto assorbito dalla famiglia e si
dedica soprattutto al doppiaggio, anche se
appena può cerca di tornare in teatro o interpretare qualche ruolo in tv. Ultimamente
ha lavorato nella miniserie “I segreti di
Borgo Larici”.
E lei, quando la rivedremo in tv?
Abbiamo finito di girare da poco la nuova
serie de “L’onore e il rispetto” con Gabriel
Garko, che andrà in onda la prossima stagione, dove interpreterò un uomo molto
cattivo.
Tra le sue attività però c’è anche
quella dell’insegnamento. Le piace?
Molto, mi piace molto e credo di aver scoperto di essere portato per questo lavoro,
me lo aveva riconosciuto già tempo fa mio
figlio. Mi diverte farlo, come mi diverte
anche stare in scena e recitare. Non ho mai
pensato di capitalizzare le mie doti, ma di
divertirmi mentre lavoro.
È stato diretto da registi molto importanti. Di quale ha il ricordo più bello?
È difficile dirlo. Ho un buon ricordo di tutti
perché ognuno di loro, in fondo, mi ha dato
qualcosa. Però, forse, quello che mi ha fatto
capire più cose è stato Walter Chiari. Era un
pazzo scatenato, ma mi ha insegnato la tecnica dell’improvvisazione. In scena cambiava tutto: le battute, le entrate, le uscite.
Ed ho imparato a non essere troppo rigido
ed a non spaventarmi di niente. Un’esperienza particolare, invece, è stata quella con
Gigi Proietti. Sono stato io ad avere l’onore
di dirigerlo: lui è veramente un grande professionista e devo dire che è stata un’esperienza straordinaria.
C’è invece qualcuno con il quale
avrebbe piacere di lavorare?
Non voglio fare nessun nome perché mi piacerebbe semplicemente lavorare con attori
e registi bravi. Al momento impazziscono
tutti per Sorrentino, perché fa dei bei film
ed ha le qualità ed i mezzi
per realizzarli. In passato ho lavorato con
registi di grande livello come Lina Wertmuller, Pasquale Squittirei Riddle Scott, ma
anche con registi meno bravi. Se ami questo lavoro, l’importante poi è portare la
barca in porto, farlo bene e in modo serio.
C’è un attore italiano che apprezza
particolarmente in questo momento?
Dovrei dire mio figlio, ma serei troppo di
parte (sorride). Ce ne sono molti: Elio Germani, Sergio Castellitto, Pierfrancesco Favino, per esempio. Il rammarico è che in
questi ultimi trenta anni in Italia si è fatto
troppo i furbetti e purtroppo si è perso un
capitale umano preziosissimo, perché il sistema spesso non dà l’opportunità giusta a
dei grandi potenziali attori.
Prossimi progetti futuri?
Sarò di nuovo in scena ad Ostia con questa
stessa commedia “Nemici come prima”, al
Nino Manfredi. Poi io ho un piccolo teatrino
di quaranta posti circa, una sorta di teatro
salotto, quasi cinema, dove porto in scena
cose piuttosto particolari. Lì dai primi fino al
19 Aprile, ripeteremo “Alida e il Che”, la
storia di Cheguevara, interpretato da mio figlio, vista dalla moglie Alida.
Ci lasciamo con una battuta spiritosa. Gli
faccio presente, infatti, che quando è uscito
in scena con gli occhiali da sole era uguale
identico spiccicato ad Antonello Venditti!
Glielo hanno mai detto che assomiglia
ad Antonello Venditti? “Sììì, mi risponde
lui, quando ero piccolo mi dicevano che assomigliavo a Peppino Di Capri… è un piacere per me!”.
Ermelinda Benedetti
EMILIANO
COLTORTI.
Anche lui
doppiatore ed
attore, ha
seguito le orme
del padre. Lo
abbiamo recentemente visto nei panni del
Magiordomo nella fiction di Canale 5
“I segreti di Borgo Larici” (foto nel tondo).
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Campo de’ fiori
George Sand e Giuseppe Mazzini
G
eorge
Sand,
nome al maschile, e cognome scelti
come pseudonimo per vivere e scrivere.
Ad usarlo, quale donna e
scrittrice, Aurore -Lucile
d iBruna Ferrini Dupin nata a Parigi il primo
luglio 1804, erede di un
castello a Nohant nel Berry, lasciatole dalla
nonna paterna discendete da Augusto di Sassonia. Notissima, ancora oggi, per essere
stata l’amante del grande Frédéric Chopin.
E come non esserlo, se nel mezzo della sua
vita, lei stessa non lo avesse affascinato con
uno straordinario: “ Vi adoro” nel momento di
conoscerlo in quella fine di aprile del 1938?
Ma prima che questo accadesse, l’amore era
giunto, per George, dall’incontro con il marito,
Casimir Dudevant, dal quale avrà Maurice e
Solange.
Dopo la separazione e divorzio, molti altri
amori coinvolgeranno la giovane donna nel
poema d’amore infinito al quale aspirava. E
sempre accanto ad uomini importanti il cui
nome, grazie alla vita intellettuale di Parigi che
lei frequentò, giunge fino a noi: Jules Sandeau l’amante che ha lasciato una scia nel
Sand adottato da Aurore, lo scrittore Merimèe
appena superato dal poeta ventitrenne Alfrèd
de Musset con il suo vocativo “ Sono innamorato di voi , lo sono fin dal primo giorno” …
Fino a quando quel rapporto tormentato ha
consegnato alla storia un nuovo amore di George, consumato a Venezia con il medico italiano Pietro Pagello. E lei s’incanta, lei che ha
dichiarato “che il petto di un uomo adorato
sia il solo cuscino che permetta di riposare
contemporaneamente l’anima e il corpo”,
scrive la più bella lettera d’amore ovattata dal
clima lagunare: “Io so amare e soffrire , e tu,
come ami”? E poi spiega: “L’ardore dei tuoi
sguardi, la stretta violenta della tue braccia,
l’ardore dei tuoi desideri mi tentano e fanno
paura .. nel mio paese non si ama così, accanto a te sono come una statua pallida, ti
guardo con stupore, con desiderio, con inquietudine…..
Quando la tua amante si addormenta nella tue
braccia, rimani sveglio a guardarla , a pregare
Dio, e a piangere? Vorrei non conoscere il tuo
nome , nascondere la tua anima perché possa
sempre crederla bella”. Infine,George invoca:
“Rimani il mio Pagello, con i suoi grossi baci,
la sua aria semplice, il suo sorriso da ragazzo,
le sue carezze, il suo grande panciotto, il suo
sorriso da ragazzo”.Ma Pierre trema, la seguirà per poco a Parigi , tornerà a Venezia ricordando quanto uscito dalla penna ( o dal
cuore?) di George. “ Venezia , è la più bella
cosa che esista al mondo… tutte le belle
donne eleganti, il rumore del mare nelle orecchie, chiari di luna che non esistono altrove,
ostriche deliziose che si pescano sui gradini
delle case , vino di Cipro… che desiderare di
meglio? Eppure ,
George tornerà ad
Alfréd fino alla rottura definitiva del
1835. Questo suo
vivere così attanagliata
fra sentimenti
esplosivi,
porterà la Sand a
scrivere romanzi,
commedie , lettere
che tramanderanno
ai posteri gli amori
veri ed inventati dei suoi personaggi restando
al centro di ammirazione e critiche . Mentre il
professor Giovanni Macchia in anni recenti così
commentava: “ L’abbandono di Aurore nasceva da un’idea del sublime , da un tentativo
di avvicinarsi al tipo dell’honnète femme di
stampo raciniano”. Ed è su questa strada che,
nel 1843, incontriamo il nostro Giuseppe Mazzini al quale George si presenta: “Non sono
che una romanziera e cioè che un povero composto di poeta e pittore….mi ispiro a quello
che mi commuove moralmente…. e dipingo
quello che mi ha colpito fisicamente”. Ecco il
polacco Chopin che risponde al suo “J’adore”.
La partenza per Palma di Maiorca sarà l’inizio
di un itinerario che li porterà ad una vita comune, con accanto anche i figli di lei, per nove
anni.
Di questo periodo non ci sono lettere, la comune scelta del fuoco ha bruciato sia le belle
parole sia i tormenti, bisogna coglierne i dolenti riferimenti tra le confidenze epistolari di
lei ed i silenzi di lui rivelati, superbamente,
dalla sua musica. Di questa, George è innamorata, ma dell’uomo scrive: “ Questo Chopin
è un angelo. La sua bontà , la sua tenerezza e
la sua pazienza talvolta mi preoccupano, immagino che sia un’organizzazione troppo fine
, troppo squisita e troppo perfetta per vivere
a lungo della nostra grossolana e pesante vita
terrestre. A Maiorca –prosegue- malato da
morire, ha fatto della musica che odorava di
paradiso a pieno naso. Ma mi sono talmente
abituata a vederlo in cielo che non mi sembra
che la sua vita o la sua morte dimostrino qualcosa per quanto lo riguarda. Non sa bene neppure lui in quale pianeta esista. Non si rende
alcun conto della vita come noi la concepiamo e come la sentiamo”. Riferendosi poi
ad un organo stridulo che Chopin aveva suonato in una chiesa di Marsiglia, ricorda che lui
ne aveva tirato fuori un tono lamentoso e
dolce , come l’eco lontana di un altro mondo.
Conclude: “Io mi sono innamorata del suo
genio ma ho cercato invano l’uomo….sono rimasta rapita dai suoi occhi malinconici, le
mani lunghe e affilate , il sorriso dolcissimo e
quel qualcosa di nobile indefinitamente aristocratico, nella sua persona. ..mi sono sentita
attratta dalla sua fragilità e dal suo bisogno di
sentirsi consolato”. L’ultima lettera del 28 luglio
1847 è triste: lei a Nohant, lui a Parigi. George
inizia dicendo di essere stata sul punto di an-
dare da lui per
avere notizie, di
aver saputo poi
che sta bene, “
fate quel che il
cuore vi detta..mi
stupisce un po’, se
vi sentite più libero
e più a vostro agio
così, non soffrirò
per questo bizzarro
voltafaccia ..addio,
amico mio, che
guariate di tutti i vostri mali…. È inutile tornare
sul resto”. Chopin morirà senza rivederla nel
1849. La storia di lei s’interromperà molto più
tardi, giugno 1876, dopo una serena vecchiaia accanto ai nipoti, mentre le lettere sono
la nostra eredità. Ci dicono ancora dell’amicizia affettuosa con il “fratello” italiano Giuseppe Mazzini che consola per l’intervento
francese nella Repubblica romana: “ Qualunque cosa succeda , il mio cuore è desolato , è
con voi. …se soccomberete , non sarete meno
grande e il vostro infortunio vi renderà più
caro , se possibile, a vostra sorella”. Offrirà
anche un aiuto economico” se avete qualche
bisogno di denaro, scrivetemelo”. Di Mazzini
abbiamo poco in risposta ma ci illumina questo: ”Amica mia volete accettare come ricordo
di un uomo che Vi stima e Vi ama molto di più
di quello che sappia esprimere , l’anello di mia
madre”? Ricordando poi una visita a Nohant :
“ C’era del culto in tutto ciò che provavo per
voi prima di vedervi; ma qualcosa di più dolce
, di più intimo, di più paterno è penetrato in
me dopo che vi ho visto sofferente e tuttavia
buona e tanto confidente. Vi amo come si ama
una sorella prediletta, malata , e ciò senza la
minima attenuazione del senso della vostra
superiorità. Addio amica mia, scrivetemi qualche volta vostro amico Giuseppe”. Amata ancora negli ultimi anni dall’incisore Manceau,
ricordata “nella sua semplicità di dama” dalla
giornalista americana Margaret Fuller nei reportage sul Risorgimento italiano per il “Tribune”, George Sand lascia un altro amico a
piangere: è Gustave Flaubért che rivolge al figlio in lacrime questo discorso: “ Quando tu
sarai andato a raggiungerla, quando i bisnipoti
delle tue bimbette saranno andati anch’essi a
raggiungerla, e non si parlerà più da gran
tempo delle cose e delle persone che ci circondano- fra molti secoli- cuori uguali ai nostri
palpiteranno attraverso il suo. Si leggeranno i
suoi libri, si parlerà secondo le sue idee , si
amerà con il suo amore”.
La nostra Rai l’ha ricordata con uno sceneggiato nel centenario della morte, la musica di
Chopin la lega in eterno al mondo del sublime,
il grande Goethe la immortala nella sua poesia, il severo Proust ne descrive “ la distinzione morale, la tenerezza naturale, l’ampia
dolcezza delle sue frasi. Nel Temps retrouvé fa
di lei “il talismano per recuperare la propria
infanzia”.
14
Campo de’ fiori
La delfinoterapia
I
l delfino è simbolo
delle acque, è il salvatore dei naufraghi,
infatti già le più antiche leggende lo vedono amico dell’uomo.
I Cretesi credevano che i
morti si ritrovassero ai limiti
di Fabiana
del mondo e che i delfini li
Poleggi
trasportassero sul dorso
alla loro dimora nell’oltretomba,erano degli
dei e venivano adorati come tali. Il delfino lo
incontriamo nella religione egiziana come attributo di Iside: protettrice dei defunti, capace di risuscitarli; incarna il principio
femminile, fonte magica della fecondità e
della trasformazione. Nell’antica Grecia il delfino è un’animale sacro ad Apollo, dio dell’armonia e delle arti e, come tale, lo fanno
partecipare alla fondazione di Delfi, uno dei
luoghi sacri più importanti dell’antichità.
Nell’arte greca l’uomo era spesso rappresentato sul dorso del delfino e avevano così
grande stima dei delfini che ucciderli equivaleva uccidere un uomo, ed entrambi i crimini
erano puniti con la morte. Dell’amicizia tra
uomini e delfini ne parlano diversi autori,
come Erotodo, Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane che descrivono amicizie tra ragazzi e
delfini e salvataggi di persone in procinto di
affogare. La vita sociale dei delfini, infatti, è
improntata su una grande solidarietà: ad
esempio, se un compagno è malato o ferito,
essi lo sostengono in superficie,per aiutarlo a
respirare. La scienza ha poi contribuito a dimostrare l’intelligenza dei delfini, un’ intelligenza sociale e la
capacità di utilizzare
strumenti,
capacità
di risolvere problemi
inediti, capacità (mediante imitazione) di
trasmettere i caratteri culturali acquisiti
e addirittura di coscienza.
Questo incredibile animale delicato, sensibile, solare, può rivelarsi
molto utile nei casi di riabilitazione motoria e
psichica, la branca che impiega questi animali
a scopo riabilitativo prende il nome di dolphin therapy o delfinoterapia.
La DAT (Dolphin Assisted Therapy = Terapia
Assistita con i Delfini) è frutto di uno studio
approfondito per scopi terapeutici condotto
da David Nathanson e Betsy Smith , entrambi docenti presso la Florida International
University di Miami e da Horace Dobbs in
Inghilterra, che possono considerarsi i pionieri nel campo della terapia assistita dai delfini, cui si dedicarono fin dalla fine degli anni
‘70. L’Associazione Arion che unisce psicoterapeuti, psichiatri ed etologi, ha invece,
introdotto la delfinoterapia in Italia, presso il
Delfinario di Rimini, nel 1993 dopo attenti
studi e sperimentazioni. Il programma si sviluppa su due direttrici fondamentali. La
prima, finalizzata a verificare l’efficacia terapeutica dell’incontro con i delfini sulla psiche
di persone sofferenti di depressione, la seconda orientata a valutare gli effetti psicologici di incontri organizzati a scopo educativo
o ricreativo.
La delfinoterapia, è la terapia
dolce basata sull’interazione tra
paziente e animale, interazioni
giocose, contatto tattile,visivo e
uditivo.
Con l’aiuto dei delfini allenati con
metodi speciali, i pazienti sviluppano meglio la parte del cervello
deputata alla comunicazione e
all’area affettiva, utilissima nei
casi di depressione, disordini
neurotici o disturbi della psiche riuscendo dove spesso nessun farmaco ha riportato alcun risultato.
La delfinoterapia ha dato riscontri positivi in
casi di bambini affetti da disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, da autismo,
sindrome di Down, nevrosi da bambino,
problemi di concentrazione o apprendimento, è utile anche nei casi di riabilitazione motoria: i pazienti che nuotano con i
delfini risolvono più velocemente problemi di
deambulazione, problemi di coordinazione e
armonia del movimento, casi di disagio motorio post operatorio.
Ma perché e come funziona la
delfinoterapia?
L’entrare in contatto con il delfino accade
gradualmente. Inizialmente il paziente può
toccare e accarezzare il delfino, poi va in
acqua dove sarà tirato o spinto dal delfino,
questi animali hanno un fiuto chiaro per il
più debole e si avvicinano delicatamente giocando. In questo modo i pazienti riescono a
perdere velocemente la paura di questi
grandi animali e iniziano a riprendere contatto con il mondo esterno, ritrovando di
nuovo fiducia in se stessi esprimendo incredibilmente reazioni verso l’ambiente che li circonda, spesso ritenute perse in un paziente
di solito isolato nella sua apatia.
L’obiettivo importante e terapeutico per il paziente, è quello di affrontare la sua malattia
nell’ambito delle frequenze sonore dei mammiferi del mare, diversi studiosi australiani infatti, ritengono che siano soprattutto i suoni
e gli ultrasuoni, emessi dai delfini i principali
responsabili dei cambiamenti negli esseri
umani . I risultati sono estremamente positivi, le sensazioni descritte sono prevalentemente di gioia, eccitazione, serenità, che i
partecipanti hanno dichiarato di provare
anche a diversi giorni o settimane di distanza.
Campo de’ fiori
15
I patrioti che hanno fatto la storia del Risorgimento italiano
Ciceruacchio
Q
uella del Risorgimento
italiano
e
della conseguente Unità
d’Italia è un
capitolo molto denso della
Storia italiana. Il periodo
di Giuseppe
storico, che comprende
Ferone
nemmeno tutto il corso
dell’Ottocento, è tuttavia molto intriso di
eventi: guerre, battaglie, rivoluzioni, società
segrete e quant’altro in soli ottanta anni
circa di storia italiana. Ecco perché è molto
difficile parlare di Risorgimento cercando di
dire veramente tutto; cercando di far capire
ciò che realmente è stato, andando a toccare tutti gli ambiti e tutti gli eventi che in
esso vengono ricompresi. In questa sede ci
occuperemo dei patrioti. I patrioti italiani
del Risorgimento. Parleremo di quegli eroi
che, mossi da spiriti idealistici (nonostante
l’idea di nazione e di popolo fossero sorti da
pochi secoli), hanno dato la loro vita per
contribuire a rendere questo nostro paese
più unito e compatto, più forte e veramente
orgoglioso di essere chiamato Italia.
Quando oggi si parla dei patrioti risorgimentali subito vengono alla mente i soliti noti:
Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso Conte di
Cavour e Giuseppe Mazzini. Dimentichiamo
però, o spesso non si sa, che migliaia e migliaia di uomini hanno fatto sì che questi tre
personaggi appena citati potessero diventare ciò che oggi sono: eroi nazionali ricordati dalle bocche di tutti. E lo hanno fatto
attraverso le loro azioni, le loro battaglie, la
loro passione, il loro sangue che è stato gettato per far sì che l’ideale risorgimentale potesse essere compiuto. E ci sono riusciti.
Oggi parleremo di Angelo Brunetti, detto
“Ciceruacchio”. Questo personaggio, protagonista del Risorgimento romano, è stato,
prima che patriota, un oste. Angelo Brunetti
nacque a Roma nel 1800, figlio di un maniscalco. Iniziò a lavorare sin da subito come
carrettiere: portava il vino dai Castelli Romani sino a Roma. Il soprannome di Ciceruacchio gli venne dato in tenera età dalla
madre per via della sua grassa corporatura;
Il nome deriva infatti dall’aggettivo romano
“ciruacchiotto” (grassottello). Successivamente Ciceruacchio lasciò il lavoro da carrettiere e divenne il gestore di una taverna,
nei pressi di Porta del Popolo.
Molto amato da tutti i suoi amici e dal popolo, Ciceruacchio si distinse ben presto per
le sue capacità di piacere alla gente, per la
sua caratteristica di essere un trascinatore,
un leader. Divenne ben presto un capopolo,
ossia un rappresentante informale dei sentimenti popolari. Ciceruacchio non aveva ri-
alla fondazione della celebre Repubblica Romana. Partecipò attivamente alle sanguinose battaglie contro i francesi ma, quando
cadde definitivamente la Repubblica Romana, lasciò Roma ed emigrò a Venezia,
l’unica città che ancora resisteva all’assedio
degli austriaci, grazie anche all’aiuto del generale Giuseppe Garibaldi e delle camicie
rosse.
cevuto istruzione ma aveva dalla sua una
forte capacità dialettica che gli permise,
seppur con un forte dialetto romanesco, di
conquistarsi la fama presso l’intero popolo
romano. Capacità che egli tirò fuori in diverse occasioni.
In primis nel 1846: si fece portavoce delle
istanze popolari e dei sentimenti di protesta
da parte del popolo nei confronti del papa
Pio IX per non aver ancora attuato le riforme che egli stesso aveva promesso.
Nel luglio dello stesso anno, sempre a capo
di Ciceruacchio, il popolo romano ringraziò
solennemente il pontefice per aver concesso la libertà ai prigionieri politici. Ciceruacchio organizzò una manifestazione
donando alla popolazione alcune botticelle
di vino ed accendendo un grande fuoco
presso Porta del Popolo.
Organizzò negli anni a venire altre manifestazioni popolari, tutte intese a spronare il
papa Pio IX a continuare con il suo lavoro
di riforme. Ben presto Ciceruacchio divenne
leader indiscusso di tutto il popolo romano
e dei dintorni: venne accolto dovunque andasse con onori e banchetti. A Rieti fu
anche onorato dal poeta Angelo Maria Ricci.
Si vocifera che avesse con sé un giacchetto
rosso (conservato ancora al Museo della Patria) con sopra ricamata la scritta “Viva Pio
IX”.
Tuttavia nei periodi successivi Pio IX cambiò
la sua rotta. Famosa fu l’allocuzione del 19
aprile del 1848 con la quale sconfessò gli
entusiasmi patriottici “Ai nostri soldati mandati al confine pontificio raccomandammo
soltanto di difendere l’integrità e la sicurezza dello Stato della Chiesa. Ma se a quel
punto alcuni desideravano che noi assieme
con altri popoli e principi d’Italia prendessimo parte alla guerra contro gli Austriaci...
ciò è lontano dalle Nostre intenzioni e consigli”. Il voltafaccia del pontefice spinse Ciceruacchio a sposare la causa mazziniana,
ed aderì alla rivoluzione del 1849 che portò
Purtroppo durante il pericoloso viaggio il patriota Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio,
fu arrestato proprio dagli austriaci e la notte
del 10 agosto 1849 venne fucilato assieme
al figlio Lorenzo di tredici anni, che era con
lui. Assieme a Ciceruacchio vennero fucilati
anche il prete Stefano Ramorino, Lorenzo
Parodi di Genova e Luigi Bossi di Terni (del
quale si vociferava fosse il figlio maggiore
di Ciceruacchio che cambiò nome dopo essere stato accusato dell’esecuzione dell’assassinio di Pellegrino Rossi, capo del
governo pre-rivoluzionario).
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia il monumento di Ciceruacchio, già esistente, è stato trasferito al
Gianicolo ed inaugurato il 16 marzo del
2011, nel luogo simbolo del Risorgimento
romano, assieme a molte altre statue, molti
altri busti dei patrioti italiani che hanno versato il loro sangue per la giusta causa della
loro patria.
Anche il celebre regista Luigi Magni, nel suo
film “In nome del popolo sovrano”, parla del
patriota-oste Angelo Brunetti, interpretato
nel film egregiamente dall’attore romano
Nino Manfredi. In una celebre scena nella
parte finale del film, Nino Manfredi (Ciceruacchio), prima della fucilazione da parte
degli austriaci, dice
“Angelo Brunetti, eccellenza, detto Ciceruacchio, gonfaloniere de Campo Marzio,
professione carrettiere. Se sente da come
parlo …”.
“Allora perché te sei impicciato de cose che
non te riguardano?”.
“Perché io so carrettiere ma, a tempo perso,
so omo; e l’omo se impiccia sua eccellenza”.
Campo de’ fiori
16
POETI IN ERBA AL ‘PETROLINI’ DI RONCIGLIONE
CONSEGNATI I DIPLOMI DI PARTECIPAZIONE AL RONCIO D’ORO PER LA POESIA
I
l giorno 26 febbraio,
presso il Teatro Ettore Petrolini di
Ronciglione, alle ore
17, ha avuto inizio
la cerimonia di consegna
dei diplomi di partecipazione ai piccoli poeti che
di Roberto
hanno inviato i loro comRagone
ponimenti al Premio Letterario Internazionale ‘Roncio d’Oro’ del 2014.
Degna la cornice di un avvenimento che
all’apparenza può sembrare minore, visto
che non c’è stata una vera e propria premiazione, né nomi celebri della letteratura
italiana.
Ma se riflettiamo un momento su ciò che
questo riconoscimento ha rappresentato, ne
coglieremo la preziosità dell’essenza. I bambini sono la società di domani, sono il futuro
del mondo; sono esseri sensibili e delicati,
pieni ancora di tutto ciò che noi abbiamo
perso per strada: è giusto dunque avere
massimo riguardo per loro e per ciò che essi
hanno rappresentato nel panorama del
‘Roncio d’Oro’.
Nel libretto edito dalla Casa Editrice di Ronciglione Alter Ego – piccolo seppur prezioso
per il suo contenuto – si dispiegano i versi
ingenui ancorchè scevri da qualsiasi sentimento men che puro, e questo si può evincere già soltanto riguardandone i titoli.
I temi riguardano valori che dai bambini
sono ancora visti come fondamentali: la
mamma, il nonno – quanti nonni felici in
questa Ronciglione – i padri, la famiglia –
istituzione minacciata gravemente dagli ultimi orientamenti ‘culturali’ – la natura con
le sue bellezze, riflessioni, particolarmente
delle bambine.
Leggere questi componimenti è una boccata d’aria fresca, in un mondo sempre più
inselvatichito, dove il minimo che ti può capitare è incontrare gente ingrugnita che ti
osserva con cattiveria. Alle docenti tutte va
la riconoscenza per aver gestito questi virgulti in maniera da sviluppare in loro
l’amore per la poesia e per tutto ciò che
hanno espresso.
In particolare: alle maestre Mirella Minelli,
Patrizia Mengoni; alle insegnanti Daniela Le-
Da sx: Daniela Levantesi, la preside Pace Bonelli con una piccola partecipante,
Maria Lucia Girelli e Silvano Boldrini
Il presidente Silvano Boldrini declama una
poesia dedicata al nonno
Un gruppo di piccoli partecipanti
vantesi, Fabiola Urbena, oltre che alla professoressa Lucia Maria Girelli. Dopo l’introduzione del presidente del Centro Ricerche
e Studi Silvano Boldrini, che ha sottolineato
l’importanza dell’evento, la preside Laura
Pace Bonelli si è cimentata nel declamare
una poesia in dialetto locale, seguita dal
presidente Boldrini che ha declamato una
delle poesie dedicate al nonno.
I poeti in erba a cui è stato consegnato l’attestato di partecipazione sono: Veronica
Gongi Chiodo, Matteo Tanturli, Alessandro
Venci, Ivan Liberati, Nicole Calamia, Arianna
D’Angelo, Chiara D’Angelo, Francesca M.
Balzani, Emanuele Paganini, Sabrina Crudo,
Greta Guastini, Enrico Maria Cardinali, Da-
vide Falcon, Davide Moretti, Andrea Zaratti,
Mattia Aquilani, Giulia Baciu, Sarah Delle
Monache, Flavia Ortensi, Andrea Timossi,
Lorenzo Petriaggi, Valentina Casini, Beatrice
Pieri, Adelina Bojinov, Giulia Andreoli, Carlotta Celletti, Marco Errichiello, Michele Maloku, Cristian Iezzi, Michele D’Angelica,
Nicoletta Mocanu, Ludovica Langiano, Nicole De Angelis, Sara Gianforte, Cesare
Cantagallo, Giulia Modanesi, Sofia Cristofori,
Samuele Salvatori, Roberto Gavrila, Francesco Magnasciutti, Ilaria Bernini.
Un augurio a tutti loro, e un incoraggiamento a coltivare sempre, almeno nei loro
scritti, quei buoni sentimenti di cui oggi il
mondo dimostra di essere così carente.
E possibile trovare Campo de fiori nelle edicole ed in mltissime attività commerciali.
Questo è lelenco completo degli esercizi di Ronciglione nei quali reperire la rivista:
- Caffetteria ‘La Mossa’ - Piazza Principe di Piemonte, 15
- Rio Vicano - Via Cassia Cimina, Km. 19,100
- Le Cheval - Via dell’Ospedale, 1/a
- Bar Casani - Via della Resistenza, 4
- Bar Doppio - Via S. Giovanni Snc
- Caffè Gran Torino - Corso Umberto 1°, 44
- Edicola - Corso Umberto 1°, 18
- Cartoleria Teknica - Via Magenta, 34
- Bar Espressamente Saso - Via della Resistenza, Snc
- Antico Caffè Bellatreccia - Piazza Vittorio Emanuele, 21
- Bar Anitori - Piazza Vittorio Emanuele, 6/6a
- Caffè Nuovo - Corso Umberto 1°, 19
- Tabaccheria Centrale - Piazza Vittorio Emanuele, 19
Campo de’ fiori
17
È nata 40 anni fa a Soriano nel Cimino
RADIO PUNTO ZERO:
UNA EMITTENTE CATTOLICA AL SERVIZIO DI TUTTI
D
a 40 anni c’è
rigere questa Radio, cambiata nel tempo ma
passaggio favorendone, con la sua nascente
una radio lisostanzialmente rimasta legata, nel suo paprofessionalità, una prosecuzione di probera che tralinsesto, ai suoi iniziali proponimenti.
grammazione senza troppi intoppi.
smette
in
Omero fece da “ trait d’union”, nel 1980, tra
Nacque nel novembre del 1981 anche la teprovincia di ViMaurizio Tocchi e l’imprenditore civitonico
levisione che però durò soltanto quattro staterbo e da 32 essa apparStefano Principalli, nel corso del trasloco tra
gioni e durante le quali la Curia di Civita
tiene alla Diocesi di Civita
Soriano e Civita Castellana e quando MauriCastellana, con il vescovo piemontese Mons.
Castellana. Stiamo ovviazio lasciò tutto nelle mani di Stefano, fu proMarcello Rosina, ne acquistò la proprietà che
di Secondiano
mente parlando di Radio
prio Omero a garantire la trasparenza del
ancora detiene.
Zeroli
Punto Zero, la prima emitRadio Punto Zero è rimasta giovane nelle
tente, la più longeva della Tuscia, fondata in
proposte musicali e molto misurata nei frequel di Soriano nel Cimino dall’ex-attore
quenti notiziari che ne costellano la programMaurizio Tocchi, un marcantonio d’uomo alto
mazione giornaliera.
due metri, nativo di Trieste, figlio d’un comLe varie rubriche sono condotte da volontepositore e direttore d’orchestra e d’una interrosi ragazzi del territorio faleritano mentre
prete ungherese di livello internazionale,
dei veterani, oltre logicamente ad Omero, è
nonché fratello dell’allora direttore sanitario
rimasto soltanto Robertino D’ Aquanno,
dell’Ospedale civile di Soriano nel Cimino.
speaker storico della domenica mattina e che
Maurizio iniziò a trasmettere nel gennaio del
io ascolto sempre con piacere prima di re’75 ma dopo tre mesi fu “stoppato” dai Cacarmi a Messa.
rabinieri della locale stazione e per riprenOccorrerebbe comunque non far passare
dere regolarmente le trasmissioni dovette
sotto silenzio una ricorrenza così importante,
attendere l’estate dello stesso anno. Il succome sono i quaranta anni di attività e ritrocesso fu immediato e l’avventura iniziò dunvarci insieme per un simpatico conviviale.
que sotto i migliori auspici.
L’idea mi sembra buona e non dovrebbe esIo iniziai a frequentare la Radio fin dal mese
sere lasciata cadere nel vuoto.
di settembre con la rubrica “ Teverina 2000”,
La Curia di Civita Castellana potrebbe e douna sorta di notiziario bisettimanale intervalvrebbe organizzare l’evento, magari arriclato da brani musicali di canzonette in voga
chendolo con una giornata dedicata ai temi
a quei tempi.
dell’informazione nella visuale del mondo
L’anno successivo arrivò Omero Giulivi da
cattolico al fine di contribuire allo sviluppo di
Monte Calvello, che cominciò quasi per
una cultura e di un’etica della comunicazione
scherzo e che invece è l’unico sopravvissuto
Mappa di ricezione, fatta elaborare da Maurizio sociale.
di quella lontana esperienza. Oggi è lui a di- Tocchi, da un istituto specializzato, nell’estate 1975.
Campo de’ fiori
18
Ecologia e Ambiente
Quanti veleni ci sono nel nostro corpo?
L’
inquinamento
non è solo
nell’acqua,
nell’aria e nella
terra,
ma
anche all’interno dei nostri
corpi: metalli pesanti, pesticidi e altro sono presenti
di Giovanni
nelle
nostre cellule.
Francola
Si parla molto spesso di inquinamento atmosferico, terreni contaminati, acqua contenente ogni tipo di sostanze
certamente nocive per la nostra salute, ma
spesso si trascura quello che più ci dovrebbe allarmare; cioè l’inquinamento all’interno dei nostri corpi.
Certamente il nostro organismo ha difese
naturali per contrastare sostanze tossiche
ed ogni giorno i nostri apparati lavorano per
questo: l’apparato digerente, il fegato i reni.
Tuttavia la rivoluzione industriale e la chimica in pochi decenni hanno introdotto
nella biosfera elementi e composti contro
cui gli organismi non hanno difesa, perché
non sono mai stati presenti durante milioni
di anni di evoluzione. Di conseguenza tutte
le sostanze tossiche non fanno altro che accumularsi nell’organismo.
Un report, pubblicato dalla CDC di Atlanta,
non lascia adito a dubbi: nel sangue della
popolazione USA sono presenti livelli significativi di almeno 8 metalli pesanti e altrettanti pesticidi, oltre al benzene,
nicotina e flourene, alcuni grafici riportano inoltre i livelli ematici mediani di arse-
nico, piombo, cesio, bario, cadmio, cobalto e mercurio.
Diciamo che i nostri corpi sono diventati nel tempo delle vere e
proprie discariche.
È difficile valutare l’impatto sulla
salute di centinaia di sostanze
tossiche interagenti tra loro,
anche se in piccola quantità: cancro, problemi circolatori, stress,
perdita di attenzione, demenza
senile potrebbero aumentare, chi
può sostenere che tutto ciò non
è nocivo alla nostra salute?
Come difendersi? Certamente
fare un’attenta scelta di cibo,
mangiando cibi sani, evitando più
possibile di stare in contatto con
sostanze chimiche di sintesi, sia
in casa che al lavoro; certamente
questo è molto difficile, visto che
ormai siamo invasi in ogni luogo.
Attenzione anche alle diete rapide, dimagrire in fretta può
avere un effetto molto indesiderato, di spostare le sostanze tossiche dai tessuti adiposi al
sangue, per poi depositarsi nei
muscoli o nel cervello dove potrebbero fare più danni.
Per concludere, direi di prestare più attenzione al nostro vivere quotidiano, non c’è
dubbio che una persona attenta, vigile e
premurosa a queste problematiche “certamente non all’eccesso”, ha molta più sensi-
bilità e considerazione anche per tutto ciò
che ci circonda.
Campo de’ fiori
A TU PER TU
19
Rubrica di Psicologia e Psicoterapia
Una mamma alle prese con una figlia adolescente
e una ragazza vittima della gelosia del fidanzato
Rispondo ad alcune
delle e-mail arrivate in
redazione, sicura che
possano essere degli
importanti spunti di riflessione. Continuate a
scivere!
della Dott.ssa
Alessia Pagani
Psicoterapeuta
Cara dottoressa,
voglio approfittare di questo spazio messo a disposizione dalla rivista per chiederle un
consiglio. Sono mamma di una bambina di
11 anni che frequenta la prima media. Io e
mio marito non le abbiamo ancora comprato uno smartphone, ma la dotiamo di un
semplice cellulare da usare solo quando va
alla scuola di danza o esce con le sue amichette. Tra pochi mesi però farà la Cresima e ci ha già espresso il desiderio di
voler un cellulare più moderno, come
quello che molte sue compagne possiedono
già. Io non le nascondo che non ne sono affatto convinta e nemmeno mio marito, ma
non sappiamo come comportarci perché temiamo che non regalandoglielo possa dispiacersene e magari diventare oggetto di
ridicolizzazione da parte degli amici. Cosa
ci consiglia? Grazie. Agnese.
Salve Agnese,
fermo restando
che autorevoli
neurologi non
escludono l’impossibilità che
le onde elettromagnetiche
emesse dai cellulari creino danni fisici ad organismi in pieno sviluppo, comprendo il
problema che accomuna molti genitori. Al
centro della vostra richiesta c’è il concetto
di tutela: tutela dai rischi che comporta l’utilizzo di uno smartphone dal facile accesso
a contenuti o situazioni non adatti a vostra
figlia, tutela dalla “ridicolizzazione” e dall’
“esclusione” da parte di coetanei che ne
sono già da tempo provvisti. Proprio perché
stiamo parlando di tutela, ritengo necessario riflettere sul fatto che il difficile compito
dei genitori non è quello di evitare che il
proprio figlio cada, quanto piuttosto quello
di insegnargli a camminare e supervisionarlo ad opportuna distanza, così da poter
intervenire nel caso in cui cada. Ritengo sia
giusto soddisfare il desiderio di vostra figlia,
informandola però delle potenzialità del regalo che le state facendo: sedetevi sul divano, preannunciandole che dovete fare un
discorso molto importante, così da avere
tutta la sua attenzione e stabilite regole precise sull’utilizzo dello smartphone. Dare fiducia è l’unico modo per ottenerla indietro
ed essere informati in tempo da vostra figlia
nel caso in cui venga in contatto con immagini, sms o e-mail che la turbano.
Salve,
mi chiamo Clara e frequento il secondo
anno di università. Mi piacerebbe molto affrontare l’esperienza dell’Erasmus in un
paese europeo, magari la Spagna. Ma so
che il mio fidanzato, di due anni più grande
di me, col quale sto da tre anni, non è molto
d’accordo perché, quando qualche giorno
fa ho provato ad accennargli la mia idea,
non ha reagito molto bene. Credo sia geloso anche se non gli ho mai dato modo di
esserlo. Cosa posso fare? Non vorrei perdere né lui né la possibilità di fare questa
bella esperienza. La ringrazio per il suggerimento che vorrà darmi.
Ciao Clara,
il fatto che il tuo fidanzato non abbia
“reagito molto bene”,
non significa necessariamente che non è
d’accordo con la tua
partenza, ma magari è spaventato, arrabbiato, smarrito.... La reazione al cambiamento è quasi sempre emotiva e può avere
caratteristiche diverse legate alla personalità dell’individuo ed al suo vissuto più intimo: solo una chiave di lettura saggia e
serena dei sentimenti che stanno alla base
della reazione può permettere di gestirla
senza traumi e di occuparsi del cambiamento. Dopo aver chiarito che cosa provoca
il malcontento nel tuo fidanzato, spiegagli
come si svolgerà il tuo Erasmus e quali ne
saranno gli obiettivi, visto che, spesso, spaventa ciò che non si conosce. Inoltre, per
realizzarsi come coppia è necessario realizzarsi come individui: una coppia stabile non
è la somma di due mezze mele (ognuna
delle quali ha rinunciato alla sua metà), ma
l’insieme di due mele distinte, che nella loro
interezza condividono vissuti ed emozioni.
Due mele mature, complete, ben formate si
troveranno in sintonia perchè l’una comprenderà e capirà la completezza dell’altra
e gli sforzi che ha fatto per realizzarsi.
Inviate i vostri quesiti o richieste di
consigli che verranno pubblicati in
forma anonima ed a cui verrà risposto dalla nostra esperta. Gli indirizzi
ai quali scrivere sono i segueti:
[email protected] o
[email protected]
20
Campo de’ fiori
Il potere dei “guappi” di cartone o, per dirla
alla romana, dei bulletti” de quartiere”
P
ensiamo tutti che
il bulletto di quartiere o del paesello abbia un
potere
minimo
quasi inesistente e ciò è
vero solo quando il suo
o
agire sia amplificato
del Prof.
spento
rispettivamente
Sergio
dalla disonestà o onestà
Funicello
delle realtà locali o di importanza nazionale..
Nessuna persona legata alla Procura della Repubblica, è solo un esempio tanto per parlare
del minimo e del massimo della società,
avrebbe mai voce in capitolo all’interno di quest’ultima struttura se non ci fosse qualcuno
delle alte sfere che, per motivi venali o di “riconoscenza” , tendesse a compiacerla.
Lo stesso esempio valga a livello di parlamento,uffici periferici della regione, della provincia dei comuni o dei ministeri o anche di
ospedali fino alla gestione dei cimiteri.
E’ questo che porta alle assunzioni dei figli e
dei nipoti , a strane promozioni scolastiche ed
universitarie anche a livello di docenti, ad incomprensibili e spesso contraddittorie sentenze, a concessioni edilizie sospette fino alla
partita di calcio “addomesticata” dove l’eventuale “ delinquenzialità”, nel giudizio della magistratura ordinaria si esaurisce nel nulla per
prescrizione dei termini o dove un’opposizione
ad una prescrizione viene tenuta a covare in
un armadio o cassetto finalizzando questo
comportamento esattamente alla decadenza.
E’ evidente che il ripetersi di tali situazione
porterà, nelle perone per bene, ad una forma
di depressione e non credibilità nelle istituzioni. Immaginate la delusione se si dovesse
assistere da parte della più amata dagli italiani e punto di riferimento per tutti noi, parlo
dell’ Arma dei Carabinieri, a favoritismi della
stessa verso l’uno a danno dell’altro dove l’altro fosse chiaramente più titolato.
Per fortuna che questo, sono certo, non accadrà mai per i carabinieri che sono troppo lontani come arma (non parlo delle singole
possibili mele marce) da questi atteggiamenti
delinquenziali. Quante volte abbiamo visto
sulla nostra pelle o quella dei figli uno strano
comportamento da parte dei docenti?
Magari tutto partiva dalla segnalazione di un
“guappo di cartone” professore, segretario o
bidello che fosse.
Episodi, ad essere sinceri non frequenti e
sempre, per fortuna,offuscati dalla personalità
cristallina di tanti altri che come maggioranza
schiacciante erano, e sono, motivo di orgoglio
per la categoria. Esiste un’abitudine , tra i cittadini a pretendere ed ottenere, che fa spavento non tanto in se’ per se’ ma perché frutto
di una maleducazione radicata negli anni.
Dirigenti autorizzati a continuare la loro attività
anche in assenza di garanzie psico fisiche minime ed a contato con il pubblico, salvo poi il
profondo rammarico per un fatto che “poteva
ed doveva essere evitato” ai funerali o”la
ferma condanna per l’episodio che ha messo
in pericolo la vita di xx cui auguriamo pronta
guarigione”.
Alcuni manager mefistofelici che sguazzano
nei soldi o nelle argenterie davanti o dietro ai
libri della libreria e legati a gruppi di malaffare
e non tutti scoperti a mio avviso.
Ricordo mo cugino che nel 1965 , io avevo
solo 14 anni, gettò (relata refero),dal balcone
di casa la corona di fiori delle istituzioni, in occasione della morte del fratello nel più grande
disastro della marina mercantile italiana avvenuto a Bandur Mashur nel golfo persico(tuttora avvolto dal mistero).Ecco questo è un
esempio di “abbandono delle istituzioni “ o,
peggio, il ritenerle pessime “matrigne”.
Nasce, sviluppandosi quella che io, medico legale, ho battezzato la “sindrome di cenerentola”. La nazione dove qualcuno è,per strane
manipolazioni., capo ed sottoposto nel contempo.
Definii essere questo è un paese si di poeti,
navigatori, ma anche di parolai “cui oggi aggiungo di strani personaggi , ma , udite udite,
anche questi non sono coloro che mi fanno
maggior paura se paragonati ai manipolatori
delle leggi e dei regolamenti che sono quelli
che temo di più e che spesso si identificano
esattamente nei “guappi di cartone” che sono
alla corte o, come evidenziato dagli ultimi
eventi romani, sul libro paga (ammesso e non
concesso che vi sia differenza) di “personaggi”
che per anni hanno fatto sentire dei veri V.I.P.
Una cosa è innegabile mentre una volta chiunque,rappresentante onesto dello Stato,era in
grado di azzittare i bulli di quartiere.
Oggi è, grazie a connivenze politiche , non
solo e non sempre (grazie a Dio) esattamente
l’opposto.
La colpa? Il distacco dei giovani dalla politica
onesta (esiste?) che li ha , dagli anni 80 ,equi-
parati culturalmente in basso ed ha tolto in
molti di essi la voglia di capire, di curiosare,
di sperimentare e di credere nello studio
come apprendistato a qualunque futuro lavoro.
“Amico mio, aiutami, mi hanno denunciato
perché ho fatto questo questo e questo ...”
fino agli anni ‘70 (sinceramente non sempre)
si rispondeva: “amico mio potevi stare più attento ora speriamo che il giudice sia magnanimo e tu sappia farne tesoro per il futuro”
oggi, succede, che, magari davanti ad violenza sessuale sul posto del lavoro della fabbrica XCFCXF, si risponda così: “ma sei proprio
scemo; ora vedo cosa posso fare per evitare
la denuncia che potrebbe farti passare un
brutto quarto d’ora se non riesco ad azzittare
la donna. Spero che tu abbia a ricordarti di
me”.
Questo è il “guappo di cartone “ che parla ,
ma il successo o meno alla sua promessa dipenderà da quanto egli, spesso utile idiota o
utile servo ed avamposto del capo, sia da costui agevolato e soddisfatto.
Sono un figlio del Sud e credetemi la mafiosità
dei non mafiosi mi fa paura quasi come quella
degli iniziati alla stessa,
Magari non sparano, ma sono il seme gettato
sulla terra che porterà a raccolto di messi
acide (quelle radioattive ci sono già) .
Concludo come feci in un altro articolo pubblicato su Campo de’ fiori.
A VOLTE (in neretto) REPETITA IUVANT.
“IL popolo capirà , capirà , prima o poi
capirà.............ed allora una bandiera trasparente , senza colore con la scritta LIBERTA’ DI VIVERE PER VIVERE E
SOGNARE DI VIVERE si alzerà come un
aquilone nel cielo di una città italiana e
verrà vista , applaudite e seguita da
tutte le altre ed i padri si uniranno ai figli
come strateghi dell’umanità intesa come
HUMANITAS affinché non si sia più
VULGO, ma GENS. Ricordate, politici, che
voi siete stati mandati a SERVIRCI e non
a COMANDARCI.
Voi , cari politici, dovreste capire questo
perché quando mettere guappi o “quaquaraquà” nei posti di comando, voi in una sorta di
pessima imitazione del peggiore Diabolik,
mettete sul loro viso una vostra maschera che
tutti vedranno ed identificheranno con il vostro
nome e cognome.
Campo de’ fiori
22
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
TITOLO: NESSUNO SI SALVA DA SOLO
REGIA: Sergio Castellitto
SCENEGGIATURA: Margaret Mazzantini
INTERPRETI PRINCIPALI:
Riccardo Scamarcio: Gaetano
Jasmine Trinca: Delia
Roberto Vecchioni: Vito
Ángela Molina: Lea
Anna Galiena: Viola
Eliana Miglio: Serena
Marina Rocco: Matilde
Massimo Bonetti: Luigi
Massimo Ciavarro: Fulvio
Renato Marchetti: Giancarlo
Valentina Cenni: Micol
PRODUZIONE: BENEDETTO HABIB, FABRIZIO DONVITO, MARCO
COHEN, MARIO GIANANI, LORENZO MIELI PER INDIANA PRODUCTION, WILDSIDE, RAI CINEMA
ORIGINE: ITALIA
DISTRIBUZIONE: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY
DURATA: 100’
SOGGETTO: DRAMMATICO
G
aetano fa la corte a Delia e la conquista.
Si sposano e fanno due figli, Cosmo e
Nico. Ma poi le loro storie divergono, si
sperano. Si vedono a cena in un ristorante, per discutere dell’organizzazione
delle vacanze dei loro figli, ma la discussione finisce con
il viaggiare dentro la loro storia d’amore...
di Catello
Masullo
Tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini
(ed. Mondadori, coll. Scrittori italiani e stranieri), che ne
scrive anche la sceneggiatura. Siamo al terzo dei film
della premiata ditta Castellitto-Mazzantini. Mai banali. Sempre molto carnali. Dico subito che questo “Nessuno si Salva da Solo” non raggiunge
le stesse vette espressive di “Non ti Muovere” e di “Venuto al Mondo”.
Anche se ci prova. Con attori in grande impegno. Emozioni vivide. Forse
un po’ troppo gridate. Ad un certo punto Jasmine Trinca , rispondendo a
Riccardo Scamarcio, dice : “Mi piacciono le storie sospese... aperte!”.
Forse è questa la chiave di lettura. Il finale, socchiuso, più che aperto,
lascia allo spettatore il compito di scrivere l’ultimo rigo della storia. Ed è
forse la parte più riuscita del film.
Curiosità : Jasmine Trinca, con l’abito da sposa, come da tradizione,
lancia il mazzolino di fiori dietro le spalle, a raccoglierlo è il prete...
VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi):
Leggenda:
CAPOLAVORO: 10
DA NON PERDERE: 8
DISCRETO: 6
DA EVITARE: meno di 6
7
FRASI DAL CINEMA : “Io non sono come te.
Ah, già, tu sei meglio di me.
Ci vuole poco ad essere meglio di te!”. (Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio)
“Cosa le piace , dottoressa?
Mi piacciono le storie sospese... aperte!”. (Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca).
“Che hai fatto? Hai preso dei pugni?
No, sono nato proprio così, schiacciato!”. (Jasmine Trinca e
Riccardo Scamarcio)
“E’ stata la cosa più facile del mondo, smettere di mangiare.
Sentivo una energia incredibile, finalmente controllavo tutto!”.
(Jasmine Trinca a Riccardo Scamarcio)
“Il criceto non si porta dal veterinario. Si ricompra. Il veterinario costa 50 euro, il criceto 8... bisogna rendersi conto che
nessuno salverà mai un topo ad un pronto soccorso!”. (Riccardo Scamarcio a Jasmine Trinca).
“Siamo cresciuti tra la caduta del muro e l’11 settembre. Abbiamo visto solo calcinacci!”. (Saverio, l’intellettuale barbuto,
agli amici).
“Facciamo come quelli delle comunità, che pregano e fottono!”. (Riccardo Scamarcio a Jasmine Trinca).
“Esagera. È il crollo ormonale. Ha bisogno di un bersaglio, ed
io sono un bersaglio sempre aperto!”. (Anna Galiena ad Riccardo Scamarcio a proposito di Jasmine Trinca).
“Devi cambiare profumo. Dopo un lutto bisogna cambiare profumo!”. (Valentina Cenni a Jasmine Trinca).
“Subentra un grande freddo... no, mi sono sbagliata con il film,
volevo dire : subentra un grande affetto!”. (La madre a Riccardo Scamarcio).
“E se fossimo sogni che qualcuno sogna? E se fossimo pensieri che qualcuno pensa?... Ehi ragazzi, nessuno si salva da
solo!”. (Roberto Vecchioni a Riccardo Scamarcio e Jasmine
Trinca).
“E’ la sera dei miracoli...” (inizio canzone di Lucio Dalla)
Campo de’ fiori
23
E se l’autore di un libro …
Riflessioni sul nuovo volume di Massimo Palidoro
J
di
Letizia Chilelli
.D Salinger ha
detto:” Quelli che
mi lasciano senza
fiato sono i libri che
quando li hai finiti
di leggere e tutto quel che
segue vorresti che l’autore
fosse tuo amico per la
pelle per poterlo chiamare
al telefono tutte le volte
che ti gira”.
Come vi sentireste se tutto ciò capitasse a
voi? Beh.. posso raccontarvi come mi sono
sentita io…4 Febbraio 2015.. l’inizio della
mia più bella “avventura letteraria”.
Massimo Polidoro, giornalista, Docente Universitario di Metodo Scientifico e Psicologia
dell’Insolito, Segretario Nazionale e co-fondatore del Cicap (Comitato Italiano per il
Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) e scrittore con oltre 40 libri pubblicati, mi ha scelta, insieme ad altre 99
persone per far parte della Squadra di Lancio del suo primo thriller: Il Passato è una
Bestia Feroce, edito da Piemme, uscito il
3 Marzo.
Ho avuto l’onore e il piacere di leggere il suo
libro in anteprima.. per me è stato come
aprire un regalo.. di quelli che non ti aspetti
e che non credi che la vita possa mai donarti!
Ma veniamo al libro: leggere un thriller da
criminologa, quale sono, avrebbe spento,
sinceramente, tutta la magia. Mi sono così
“spogliata” del mio ruolo e mi sono calata
in tutto e per tutto in quello della lettrice,
una lettrice diversa, una lettrice Sommelier
(che come sapete lo sono anche nella vita).
Paragonerei la storia (e la vita) del protagonista ad uno Champagne Francese, ottimo
Champagne che ti stordisce alla sola vista
della bottiglia… I colori sono netti, avvolgenti nelle loro mille sfumature… dal bianco
della neve al grigio della malinconia, dal
cielo terso…al rosso del sangue, il perlage
è persistente, ogni bollicina evoca emozioni,
ricordi, pensieri, riflessioni.
La vera sorpresa però è l’ ”assaggio” che
corrisponde in maniera quasi perfetta a
quello già scoperto con l’esame visivo.. i sapori sono franchi, netti e ben armoniosi (descrizioni così precise da avvertire in bocca
alcuni sapori e odori dei cibi descritti!).
Non c’è dubbio una bottiglia di ottima annata.. riservata alle grandi occasioni, quella
che aspetti una vita per aprirla e che ti
hanno detto che più passerà il tempo più lo
Champagne sarà migliore..ma, e qui scatta
la ferocia del passato..“l’invecchiamento”( o
meglio, il passato) della storia mi porta a
pensare ad una bottiglia che Bruno (il
protagonista, e che pensandoci bene potrebbe
essere qualsiasi lettore del libro) ha
regalato ad altri,
una bottiglia che
gli altri hanno
aperto senza di
lui.. o più semplicemente
una
bottiglia che non
ha mai aperto, per
lui, e che purtroppo
non aprirà mai più..
Insomma.. un libro da
bere, assaporando ogni pagina
in cui non si farà fatica a ritrovare un po’ del
nostro passato.. da non perdere assolutamente e visto che mi occupo di collezionismo, Il Passato è una Bestia Feroce è
un volume con il quale si può tranquilla-
mente arricchire la propria biblioteca o perché no, cominciarne
una vera e propria di thriller.
Prima di chiudere, sapendo che
Massimo Polidoro leggerà questo
mio articolo, desidero ringraziarlo
pubblicamente per questa meravigliosa esperienza, ribadendo che per
me è sempre stato e rimarrà una sorta
di “Libro delle Risposte“ (edizione e versione seria!), visto che grazie a lui, fin da
piccola, ho imparato che c’è sempre una
spiegazione o un altro punto di vista da cui
guardare le cose.. e questa, a mio modestissimo parere, è la pietra su cui si fonda
la vera democrazia delle idee e del sapere.
Campo de’ fiori
24
IL RIMEDIO DELLA PRIMAVERA
IL MAGNESIO
F
inalmente i raggi
di sole della primavera riscaldano il corpo e
creano
buon
umore. Se soltanto la fatica della primavera non
esistesse! Una persona su
di Josiane
2
soffre di fatica, sbadigli
Marchand
che non finiscono mai e
Naturopata
difficoltà di concentrazione. Noi umani ci trasciniamo con pesantezza e fatica mentre gli animali e i vegetali
si svegliano a nuova vita.
NON è una malattia ma una fase di adattamento. Per aiutare il corpo a prepararasi a
questo cambiamento, senza stress, c’è un
rimedio, anzi un nutrimento che non deve
mancare...anche se ben 900 milioni di persone ne sono carenti: il MAGNESIO!
Indispensabile in più di 300 reazioni enzimatiche nell’organismo: senza di esso, le
reazioni chimiche normali nelle cellule, nei
muscoli, nei nervi non vengono più prodotte! Il Magnesio permette al cuore di battere regolarmente, contribuisce al buon
funzionamento del sistema immunitario e
mantiene la solidità delle ossa.
Aiuta anche a regolare il livello di zucchero
nel sangue, favorisce una pressione sanguigna normale e partecipa alla sintesi delle
proteine e il metabolismo energetico.
Da milioni di anni, gli uomini si sono sviluppati sulla base di un regime ricchissimo in
magnesio. Sfortunatamente l’evoluzione
dell’alimentazione moderna ha creato una
situazione allarmante in cui gli apporti quotidiani sono diventati così deboli che la metà
della popolazione è carente di magnesio.
In più, la consueta alimentazione nei paesi
occidentali mantiene permanentemente un
leggero stato di “acidosi” metabolica, visto
l’uso preponderante di alimenti di origine
animale sulla frutta e verdura.
Questa acidosi metabolica aumenta la secrezione urinaria del magnesio. (Perdete
magnesio con le urine)
Allora si ricorre alla compressa di magnesio
senza immaginare che esistano decine di
forme chimiche con ognuna un effetto
particolare sull’organismo. Alcune non
hanno praticamente alcun effetto e
sono anche meno costose. E così
alcuni commercianti di magnesio poco scrupolosi le sceglieranno
per
le
loro
preparazioni. Risultato? La
vostra compressa di magnesio entra dall’alto e
riesce alcune ore
più
tardi
dal
basso....
E’ così che il magnesio marino che
sembra naturale è
composto in gran parte
da ossido di magnesio, una
delle forme meno assimilate dall’organismo!
Le migliori forme di magnesio sono 3: il
“malate”, il citrato e il glicerofosfato. Il “malate” di magnesio è una forma chimica composta di una molecola di acido malico alla
quale sono aggrappate due molecole di magnesio.
L’acido malico ha la particolarità di proteggere i reni, ideale quindi per le persone fragili e colpite da osteoporosi. Non disturba le
funzioni digestive come possono invece fare
altre forme di magnesio. Una cura da 6 settimane a 6 mesi permette di ristabilire livelli
normali di magnesio.
Effetto protettore
per il cuore e le arterie
Il magnesio diminuisce l’infiammazione, lo
stress ossidativo e previene la formazione
di trombi.
Soprattutto non ha alcun tipo di effetto secondario grave.
Cervello sano,
memoria migliore
Il magnesio migliora la funzione cerebrale.
La dose quotidiana raccomandata (375 mg)
migliora le funzioni cognitive. Il magnesio
infatti è indispensabile per l’attività di nu-
merosi enzimi nelle cellule cerebrali che
controllano il funzionamente cellulare e
quello della memoria. Interviene anche
nella liberazione di neurotrasmettitori.
Un livello ottimale di magnesio potrebbe
essere particolarmente importante per prevenire o compensare il declino della memoria spesso nell’età avanzata.
Indispensabile
per la salute delle ossa
Contro l’osteoporosi, la diminuzione della
massa e della densità ossea.
Con un consumo sufficiente di magnesio
vengono ridotti i rischi di osteoporosi e di
fratture ossee.
Più il consumo di magnesio è alto, più la
densità minerale ossea è forte.
Un sollievo per un gran numero di problemi
di salute, il famigerato MAGNESIO.
E ve lo ripeto: Abbiate cura di Voi!
Campo de’ fiori
25
Ragazzi, attenzione alla musica alta!
Dalle suonerie degli smartphone alle discoteche,
un ragazzo su cinque oggi soffre di disturbi di udito
M
ai
come
oggi i poveri
timpani dei
nostri
ragazzi sono
messi a dura prova. I
nuovi e recenti dispositivi
acustici inseriti ormai in
del Dott.
ogni telefono cellulare
Stefano
consentono di ascoltare la
Tomassetti
musica attraverso auricolari sempre più performanti a volume così
alto che può danneggiare l’ udito irrimediabilmente.
E proprio alla Prevenzione è stata dedicata quest’anno la Giornata Mondiale
dell’Udito 2015 con una attenzione particolare verso i giovani.
Una recente ricerca condotta su giovani studenti, svolta dall’Università di Anversa, ha
evidenziato che il 20% di loro è affetto da
acufeni (fischi o ronzii nelle orecchie); una
patologia che interessa l’orecchio interno.
Ma l’aspetto più sorprendente è l’atteggiamento di indifferenza che manifestano i ragazzi ai suoni troppo alti o al rumore in
generale.
La musica che esce dai moderni telefonini smartphone, portata nell’orecchio dagli
auricolari, può arrivare anche a 100 dB e
oltre.
E che dire dei danni provocati dai suoni eccessivamente amplificati che si sentono in
molte discoteche frequentate, specialmente e assiduamente, dai più giovani?
Un ragazzo su cinque oggi soffre di disturbi di udito e la percentuale è destinata in pochi anni,
purtroppo, ad
aumentare notevolmente.
Le cellule ciliate situate nell’orecchio interno
con l’esposizione al rumore o ai suoni molto
forti, possono spezzarsi impedendo
per sempre l’ascolto di certe
frequenze utile anche nel
parlato quotidiano.
Il fischio che si sente
dopo essere stati esposti a forti suoni o il
senso di ovattamento
con riduzione anche
di udito, sono segni
che è in atto una sofferenza uditiva.
Quando i disturbi,
passate 16 ore non
scompaiono, bisogna
andare immediatamente
da un otorinolaringoiatra
per una visita audiologica.
Molte, poi, sono le persone che
soffrono di acufeni (rumori nell’orecchio) anche in assenza di suono esterno
percepibili soprattutto di sera o nel silenzio.
È molto difficile individuarne le cause e le
terapie riguardano diversi specialisti: Otorino, Psicologo, Audioprotesista, Medico di
base; che in concerto tra loro, ognuno per
la sua competenza, aiutano a chi ne è affetto a convivere con un fastidio a volte realmente invalidante.
Oggi la terapia acustica anche per questi disturbi si avvale di sofisticati dispositivi uditivi, nuovi e potenti frutto di intense
ricerche nel campo.
Questi nuovi apparecchi acustici attraverso
dei mascheratori riescono a contrastare la
percezione dei suoni/rumori interni dando
un notevole sollievo durante il giorno.
Quindi fanno sentire meglio e aiutano a
combattere i disagi degli acufeni.
E anche dal lato estetico ci sono vere e pro-
prio rivoluzioni essendo nel contempo molto
sofisticati e minuscoli praticamente invisibili.
Ricordate: Sentire meglio è vivere meglio.
Oggi poi è facile e possibile acquistare con
minirate che consentono a tutti di poter trovare la soluzione giusta e soddisfacente.
Per prenotare un TEST DELL’UDITO
GRATUITO o una VISITA senza impegno telefonate al numero verde
800.11.35.90 e vi sarà indicato il centro a
voi più vicino.
I nostri centri per l’Udito SENTECH
sono iscritti all’albo dei fornitori per le
pratiche ASL (invalidi civili) e INAIL
(invalidi del lavoro). Coloro che ne
hanno diritto possono inoltrare la richiesta per la fornitura degli apparecchi acustici.
26
Campo de’ fiori
Le scuole a Civita Castellana
nell’800
I
Continua dal n. 120...
l comune del tempo
era molto attento e
sensibile all’istruzione
dei suoi cittadini: il
consiglio deliberò il
31 marzo 1887 di assegnare
a MARIANI BONAVENTURA,
di Francesca
studente di medicina e chiPelinga
rurgia all’università di Napoli, una borsa di studio annua di L.100
(lascito Cicuti di cui ho scritto in un precedente
articolo). Il 31 marzo 1887, inoltre, si nominavano due nuovi maestri elementari: Pietro Mascagna per la 2^ elementare e Gianfranco
Dominici per la 1^ elementare. Sempre il 31
marzo 1887 il maestro Flamini chiese al comune un contributo per l’istituzione di una biblioteca scolastica e un giorno di ferie per
controllare l’andamento in altra scuola delle
elementari maschili serali con l’obiettivo di attivarle anche a Civita Castellana: la sua proposta fu respinta. Il 9 luglio 1887 fu una data
importante in quanto a sedici anni dall’istituzione delle scuole elementari, si procedette in
consiglio comunale ad una verifica attenta
delle stesse, motivo anche dell’ispezione ministeriale dello stesso periodo.
L’ispettore espose che quando aveva diretto
gli esami di prima elementare di una classe di
31 alunni del maestro ANTONIO ALBANI,
aveva rilevato notevoli lacune nella preparazione evidenziando al Consiglio Comunale l’ irregolare tenuta dei registri didattici redatti
senza alcun criterio pedagogico, e da cui non
risultava l’effettivo progresso di ogni alunno in
quanto non riportati neanche i voti di ogni
compito o interrogazione.
L’ispettore ministeriale avvalendosi dei poteri
concessi dall’art.11 del testo unico del
19.09.1884, chiese al consiglio il licenziamento dell’Albani e dei colleghi Orazi e
Leandri “ per inettitudine pedagogica”.
Si discusse anche l’esposto di un cittadino Giuseppe Casani, il quale lamentava che negli
esami finali vi erano state notevoli irregolarità
e che i suoi due figli non erano stati ammessi
alla prova orale. L’ispettore protestò energicamente rilevando che un figlio del Casani, Arturo, aveva riportato il voto zero nelle due
prove scritte d’ italiano e matematica.
Il consigliere Franci concordò con l’ispezione
ministeriale il licenziamento dei maestri.
I consiglieri Ciotti e Felici, deplorarono tali attriti e discordie nella scuola e chiesero l’istituzione di una commissione d’inchiesta.
Per il consigliere Montanari, non sussistendo
motivi così gravi, il licenziamento non era giustificabile. Il consigliere Feroldi si dichiarò favorevole con l’ispettore, precisando che dove
difettavano le famiglie doveva supplire e intervenire la scuola, e citò il parallelo con la Germania nazione prospera ed evoluta perché
fondata su una scuola efficiente e attiva culturalmente. Il consiglio non raggiunse un’ unanimità d’intenti e rimandò alla prossima seduta
la discussione.
Fino al 1887 le scuole elementari e ginnasiali ebbero sede nel palazzo vescovile
in piazza Matteotti, il 12 Febbraio 1895 alle
ore diciotto veniva convocato un consiglio Comunale straordinario,sindaco Giovanni Arrigoni, per decidere di provvedere per dei locali
convenienti per la scuola elementare e l’asilo
infantile,ospitati nel Seminario. Fu deciso di
utilizzare il Palazzo Andosilla di proprietà del
Comune e che ospitava la Caserma Enrico Cosenz, la quale aveva fatto sapere di necessitare di locali più vasti, quindi la Giunta
Comunale decise di trattare con le Autorità
Eclesiastiche per ottenere la cessione del Monastero di Santa Chiara per le truppe del presidio. L’Autorità Eclesiastiche accettarono
l’accordo a patto che il Comune si facesse carico delle spese per adattare una parte dell’Ala
Nord del Seminario in via 12 Settembre dove
si trovava la scuola elementare, cinque vani
con orto per le 13 suore per la somma di
L.1995,13. e di pagare un affitto annuo di
L.1300. Il Comune con le Autorità Militari stipulò un accordo affinchè il Convento qualora
non fosse più servito come presidio militare
sarebbe tornato alla chiesa; all’ing. Ugo Favalli
perito del Comune fu affidato l’incarico di calcolare le spese per la ristrutturazione. Il 19
maggio 1899 in Consiglio Comunale venne deliberata la trasformazione del palazzo Andosilla già appartenuto alla Marchesa
Orsola in scuola elementare, anche per
venire incontro alla crescente domanda di
nuove aule e spazi idonei per la didattica. Il
Consiglio Comunale incaricò un perito di fare
una relazione tecnica circa le necessarie spese
di trasformazione e arredo, secondo il regolamento generale del ministero della pubblica
istruzione. La spesa occorrente per la fornitura
dell’arredo e del materiale didattico fu di
£.1964,44 così ripartite: £.1712,00 per banchi,
sedie, cattedre e lavori vari di falegnameria,
£.147,44 per quadri, carte geografiche, pallottolieri e £.105,00 per opere di tinteggiatura e
pittura dei locali ritenuti idonei e sufficienti
senza ulteriori trasformazioni. Successivamente il 29 maggio il Consiglio fu convocato
per discutere un aumento di spesa per la trasformazione dell’edificio, peraltro non in buone
condizioni, per un importo finale di L. 2160,00.
Fu inaugurato nel novembre del 1899 e fu
chiamato “Scuola elementare Andosilla” in
onore della marchesa che si era adoperata per
costruire un ospedale. Significativo ed estremamente importante il resoconto della seduta
consiliare del 24 Ottobre 1899, DELIBERA
N.1416, con la discussione relativa alla presentazione di un progetto presentato dal sig.
Achille Perelli per l’apertura a spese del Comune di una SCUOLA TECNICA DI PERFEZIONAMENTO
IN
ARTI
E
MESTIERI,
“caratterizzata dalla studio di materie come la
geometria lineare, l’architettura” pratica, l’ornato, la prospettiva lineare e gli elementi di figura e paesaggio.
Una scuola successiva a quella tecnica e indirizzata alla maggiore specializzazione degli
studenti in fase sociale e tecnica per Civita Castellana densa di mutamenti tecnologici legata
sempre più alla ceramica.
Il resoconto è importante perché registra il si-
gnificativo intervento dell’Avv. ULDERICO MIDOSSI, che trovò assolutamente geniale le
proposta del PERELLI, auspicando la fornitura
di locali idonei e professori abilitati per l’insegnamento delle materie previste nel piano.
Lo stesso Midossi chiese al consiglio di aiutare
economicamente negli studi gli ingegni locali
attraverso la concessione di borse di studio
annue di L.50,00: si concessero, infatti, le seguenti borse di studio: L.200,00 a PAPA PIETRO, L.50,00 a SANTINI CIRO, L.50,00 a
TROCCHI LEONE, L.50,00 a BARONI ANGELO.
Fu l’atto di fondazione dell’Istituto
d’Arte. Il Comune era governato da:
Sindaco GIOVANNI ARRIGONI, SEGRETARIO SACCHI SIMONE, CONSIGLIERI GIUSEPPE FAVALLI, SANTINI ENRICO, CONTI
DANIELE, PISTOLA FRANCESCO, MIDOSSI
ULDERICO, COLUZZI DOMENICO, MARCANTONI CASIMIRO, LAURENTI STANISLAO, GALIANI DOMENICO, TARQUINI DOMENICO,
RICCIONI ANTONIO, MORELLI EDMONDO,
CONTI ALCEO, COLAMEDICI FELICE, VANNI
VITTORIO, MEZZANOTTE PIETRO, TROCCHI
ROCCO, GIUSEPPE FEROLDI DE ROSA E FINESI SERGIO.
Un capitolo storico importante per Civita Castellana è rappresentato dal Convento delle
Maestre Pie Venerini, che dal 1730 al 1986
operano nel nostro centro dedicandosi alla
cura dei bambini abbandonati. Una sorta di
quelle che oggi possiamo definire Casa-Famiglia per giovani in disagiate condizioni economiche e familiari. Il 10 settembre 1902 in
Consiglio si discusse un progetto presentato
dalla Direzione delle maestre Pie Venerini di
via Panico per l’autorizzazione all’apertura di
una scuola per il lavoro domestico diretta alla
formazione di ragazze in possesso del diploma
di 4^ elementare. Il resoconto cita che già nel
1831 le maestre Pie Venerini avevano aperto
una scuola analoga con la necessaria autorizzazione Pontificia. Con delibera n.1631/1902,
viene concessa all’Istituto religiosa l’autorizzazione comunale per l’apertura nell’a.s.
1903/1904 di una “SCUOLA DI LAVORO PER
LE FANCIULLE” con la concessione di un fondo
mensile di L. 150,00 per le spese ordinarie e
d’ amministrazione con la condizione che fosse
diretta da una maestra in possesso dell’abilitazione ministeriale e il funzionamento soggetto alla verifica di una commissione
comunale.
Il consigliere ATTILIO BONANNI chiese che
l’autorizzazione fosse revocabile in ogni momento. Alcuni componenti non ritennero utile
l’istituzione di tale scuola perché l’insegnamento del lavoro domestico era già materia di
studio nelle classi elementari.
Il presidente a conclusione del dibattito consiliare sottolineò la necessità della scuola di lavoro femminile per il miglioramento delle
condizioni di vita della popolazione.
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
27
Associazione Artistica Ivna
Ad un anno dalla nascita al Cielo e nel mese della nascita su questa Terra,
ricordiamo Eraldo Bigarelli (Corchiano 19 Aprile 1935- Vignanello 10 Febbraio 2014).
BISOGNO DI LUCE
A cura del Prof. Rosario D’Agata
D
avvero singolare la figura di
questo artista, forgiato dalla
terra bruna e dalla forza dei
campi rigogliosi di pampini, dai
segni della Storia e dagli echi dei
secoli. proiettato dalle vicende della vita professionale negli angoli più sperduti del
mondo, Eraldo Bigarelli entra in contatto con
le realtà più diverse e contraddittorie, con
lembi di umanità lacerata e con indifferenti
isole di benessere.
Incaricato dalla sua azienda di attingere alle
ben note risorse di serietà e competenza
professionale gli stimoli necessari per mettere in riga i conti delle sedi operative nei
paesi più diversi e più lontani, Bigarelli impiega il poco tempo libero che il lavoro gli
concede per ascoltare la voce degli uomini
e le voci della Natura ed assorbirne il messaggio.
Quel messaggio che i vermigli tramonti africani, i silenzi dei fiumi della Mesopotamia, i
pescatori della Nigeria e le carovane nel deserto trasmettono a chi sa ascoltare, a chi
sa guardare, gli chiede di farsi demiurgo nei
confronti della distratta e opulenta realtà del
vecchio continente.
Il suo animo sensibile al richiamo del muto
linguaggio del mondo dei dimenticati, al fascino di paesaggi piccoli e grandi, lo induce
a ricorrere all’unico strumento in grado di riprodurre le emozioni provate e trasmetterle
a quanti vi si accostano senza remore e
senza preconcetti. Bigarelli fa così di un carboncino, di un pastello, di un pennello il
ponte ideale tra le sue emozioni e quelle dei
destinatari del suo lavoro.
Nascono in tal modo, durante i momenti liberi dalle cifre contabili e dalla gestione del
personale, squarci di vita vera riprodotti
sulla tela, o sulla carta da disegno, fedeli paradigmi figurativi di vere emozioni e di veri
sentimenti. le foreste e i fiumi africani, i deserti di sabbia e la quiete delle pianure mesopotamiche si intrecciano, poi, sempre più
spesso, come per confrontarli, con i ricordi
della sua terra, con la decifrazione pittorica
del linguaggio intimistico e riservato di case,
angoli e visioni della sua Tuscia.
Da queste esperienze e da questo percorso
artistico l’artista trae la forza per cercare,
per indagare nella realtà sensibile, nelle vestigia del tempo e di riflettere sull’affannarsi
degli uomini del mondo, cosiddetto progredito, impegnati ogni giorno ad inseguire
sogni di eterno benessere, lottando senza
esclusione di colpi per porzioni sempre maggiori di “potere”.
La ricerca del senso della vita trova, però, in
Bigarelli una risposta semplice e naturale
nella sua Fede, attraverso la cui mediazione
egli riesce a dare un ordine ai propri impulsi
ed alle sue ribellioni sanguigne di fronte all’ingiustizia, alla violenza, all’egoismo. Chi
scrive ha avuto la preziosa occasione, in
quanto collega di lavoro, di condividere le vicende e di testimoniarne il processo di progressiva conquista di livelli sempre più nitidi
di spiritualità di pari passo con il progredire
della sua ricerca artistica ed espressiva.
Quando la tela della “cena di Emmaus” vide
per la prima volta completato il suo primo
abbozzo, apparve chiaro che il percorso di
Bigarelli aveva raggiunto la fase più importante e decisiva.
La cena, come momento conclusivo di una
“lezione” impartita durante le poche miglia
che separavano Gerusalemme da Emmaus
da un Viandante “che non era stato riconosciuto” a due poveri esseri confusi e smarriti,
è per Bigarelli il punto di arrivo di un viaggio
di apprendimento lungo le strade del
mondo, che egli ha saputo “raccontare” con
il pennello, comunque sempre attento agli
echi di quella “lezione”. Se la luce di Emmaus si può, in un certo senso, paragonare
allo sciogliersi di una trama con l’intervento
del “Deus ex machina” in un’aura di serena
speranza e di letizia, non manca in Bigarelli
la consapevolezza della drammaticità della
vicenda umana e del mistero dell’Uomo-Dio
che si fa carico delle colpe dell’umanità.
Gioia, serenità e speranza non possono far
dimenticare la tragica e sublime “necessità”
dell’Olocausto divino: il volto inquietante di
Cristo che, senza una specifica programmazione, esce, così, d’istinto, dal pennello di Bigarelli, mette in evidenza il senso pieno del
percorso dell’artista. Il volto di Cristo era già
stato cercato da Bigarelli, quasi inconsciamente, nei tanti volti di uomini, bruciati dalla
quotidiana fatica, dalla salsedine, dal sole e
dal tempo, in tanti angoli diversi del mondo.
Sono volti che ora, dopo aver visto “quel
Volto” in “quel quadro, assumono infatti un
significato ed un valore molto diverso. Il
senso e la testimonianza di una ricerca che
ha raggiunto il suo completamento e che fa
di Bigarelli, potremmo dire, un artista fortunato perché, a differenza di Ulisse, di Peer
Gynt, di Sadkò, del Doktor Faustus, egli ha
avvertito per tempo la presenza del Viandante accanto a sé, per sedersi simbolicamente alla cena di Emmaus nella piena
consapevolezza del suo significato. Ecco
perché Bigarelli, così come ci ha raccontato
le sue emozioni intorno al mondo e le tappe
della sua ricerca, ha voluto ancora una volta
farci partecipi della sua gioia di una meta
raggiunta. Dobbiamo essergli grati, per questo, perché al di là dei meriti artistici ottenuti, ha saputo darci un esempio di come
l’occasione che gli è stata concessa di poter
“vedere il mondo”, egli ha saputo utilizzarla
per trasformarla in un messaggio rivolto a
tutti noi e che può essere così riassunto: osservate il mondo, osservate gli uomini, per
imparare ad amarli così come sono, senza
giudicarli, ma imparando a leggerli ed a
comprenderli per riconoscervi i segni di una
Presenza che ci accompagnerà sempre fino
alla nostra Emmaus.
Campo de’ fiori
28
L’angolo del grafologo
LA SCRITTURA DI UN BAMBINO CHE IMPARA
•
METTIAMOCI NEI
PANNI DI UN BAMBINO
CHE IMPARA A SCRIVERE IN TUTTA LA SUA
ATTIVITA’
GRAFICA
FATTA DI SCARABOCCHI
PRIMA E DI DISEGNI
POI, FINO A SEI ANNI IL
del Prof.
GESTO
GRAFICO
E’
Piero Mecocci
IBERO E DISEGNARE
Grafologo
VUOL DIRE GIOCARE.
NESSUNO GLI IMPONE
QUALI COLORI ADOPERARE, COSA DISEGNARE, NE’ QUANDO,
NE’ TANTO MENO COME.
•
NEL FOGLIO IL BAMBINO E’ LIBERO
DI SCRIVERE E DI DISEGNARE DOVE
VUOLE, IN MEZZO, IN BASSO, IN ALTO,
DI USCIRE FUORI DAI MARGINI, OCCUPANDO TUTTO LO SPAZIO O SOLTANTO
UN ANGOLINO, DI DISEGNARE SDRAIATO SUL PAVIMENTO, DI ALZARSI
QUANDO SI E’ STANCATO DI LAVORARE
LASCIANDO IL DISEGNO INCOMPIUTO.
NATURALMENTE GIÀ DALL’ASILO LE
COSE NON SONO COSI’ SEMPLICI COME
A CASA, MA RIMANE SEMPRE UN’AMPIA
LIBERTA’
•
QUANDO COMINCIA A FREQUENTARE LA SCUOLA, LA SITUAZIONE CAMBIA: DEVE IMPARARE A TENERE LA
PENNA IN UN DATO MODO, AD USARE
QUADERNI DI UN CERTO FORMATO, A
SCRIVERE IN SPAZI OBBLIGATI, A RIMANERE SEDUTO PER ALCUNE ORE, A
FARE I COMPITI IMPOSTI DAI MAESTRI
TOGLIENDO TEMPO AL GIOCO, OLTRE
AL FATTO DI DOVER IMPARARE UN SISTEMA DI SIMBOLI(ALFABETO), UN MODELLO CALLIGRAFICO, DI ESSERE
LEGGIBILE, ORDINATO, DI NON FARE
ERRORI DI ORTOGRAFIA E DI SCRIVERE VELOCEMENTE PER NON RIMANERE INDIETRO
•
IL COMPITO PIÙ DIFFICILE, PER
UN BAMBINO CHE COMINCIA A SCRIVERE E’ QUELLO DI RIPRODURRE LE
LETTERE RISPETTANDONE LA FORMA,
LA DIMENSIONE E LE PROPORZIONI
CON UNA CERTA PRECISIONE .
•
OLTRETUTTO GLI S’IMPONE UN
METODO PER LUI ESTRANEO E CHE, PER
CERTI VERSI, NON FA PARTE DELLA SUA
NATURA, LO STAMPATELLO.
•
DEVE INOLTRE IMPARARE A CONTROLLARE LA FORZA, LA COORDINAZIONE,
L’ORGANIZZAZIONE
DEI
MOVIMENTI, LA VELOCITA’ E IL RITMO
NELLO SPAZIO LIMITATO DEL FOGLIO
DI CARTA E IN QUELLO, ANCORA PIÙ
RISTRETTO, DEI QUADRETTI O DELLE
RIGHE
Il tratto curvilineo fa parte del corsivo ed il corsivo è la scrittura “naturale”. Il tratto sinuoso
per eccellenza è il cerchio, simbolo universale
della relazione e dello stare insieme; è il girotondo che fa il bambino per stabilire un contatto con il compagno. Il corsivo è il segno
della comunicazione e, come tale, universalmente riconosciuto da tutte le culture che vedono
in
esso
il
femminile-materno
contrapposto al maschile-paterno che si
esprime invece nel tratto angoloso, proprio
dello stampatello, che è il segno della spigolosità. La rotondità del corsivo è collegata al parlare, al mangiare, al baciare, a tutto ciò che
ha a che fare con la bocca, con la sfera orale.
Il bambino quando, con lo scarabocchio, disegna un cerchio, esprime il suo bisogno verso
tutto ed il piacere che prova nell’essere accolto
tra persone amiche e, fin da piccolo, rivela
quest’apertura verso il mondo come predisposizione sia come aspirazione inconscia. Se non
ci saranno interferenze negative da parte
dell’adulto e dal mondo che lo circonda, conserverà la tendenza alla curva, quindi al corsivo, e si trasformerà in un carattere aperto,
partecipativo, duttile e altruista, cioè estroverso.
La scrittura corsiva esprime la rappresentazione di un “IO” che si espande verso gli altri
e di una mente aperta al sapere e all’apprendimento. Il soggetto sarà disponibile, anche
da piccolo, ad uno scambio d’idee, ed essendo
generoso non si ostina sui propri punti di vista
ma è pronta a rivederli. Quest’atteggiamento
di apertura lo pone nella condizione più favorevole per la socializzazione e per ampliare le
proprie conoscenze con serenità ed obiettività.
Chi scrive in corsivo è in situazione di tranquillità e di equilibrio, con capacità logiche di concentrazione e di memorizzazione. Il corsivo
indica, generalmente, serenità e calma nel recepire le sollecitazioni, compostezza nelle reazioni ced un ambientamento facile.
Perché, allora, molti ragazzi e molti adulti scri-
vono in stampatello? Lo stampatello esprime
il desiderio di essere letto, capito, compreso
sia nella lettura che nel proprio “IO”. Fa parte,
quindi, di un’ansia più o meno esplicita e più
o meno ricca d’intensità che lo scrivente
esprime con l’atto spontaneo dello scrivere.
Certo influisce, non poco, anche quanto appreso, o costretto di apprendere a scuola nel
momento del primo incontro con la scrittura,
probabilmente se non venisse insegnato a
scrivere in stampatello, quindi con lettere
schematiche, dritte e di calibro più grande del
normale, non opteremmo, da bambini e poi da
adulti, per questo tipo di scrittura.
Lo stampatello quasi sempre implica che le lettere siano staccate l’una dall’altra mentre nella
scrittura in corsivo, generalmente, le lettere a
volte si staccano dalla seguente e spesso sono
unite tra loro. Lo “staccato”, di alto grado, indica una certa difficoltà a stringere rapporti
con gli altri mentre le lettere “attaccate” sono
di individui che vanno verso l’ambiente, socializzano e si adattano e sono spinti a comunicare con le altre persone. Principalmente sono
soggetti determinati che procedono con logica
e consequenzialità nel rapportare cause ed effetti. Indica anche linearità nei comportamenti, affidabilità nel lavoro e nei compiti
assegnati. Tendono a risolvere in tempi brevi
e nell’aspetto somatico si evidenzia uno
sguardo rapido ed un camminare veloce.
Perché allora “impedire” al bambino che inizia
a scrivere di accedere a tante positività? Serve
veramente un modello scolastico che, psicologicamente, appare superato. Il bambino scrivendo descrive se stesso ed allora lasciamolo
libero di esprimersi, non lo costringiamo a dei
segni rigidi, freddi, schematici ma soprattutto
privi di personalizzazione!
I libri hanno dei caratteri tipografici, a volte
particolari, ma sono corsivi.
Se desiderate conoscere la
vostra personalità attraverso l’esame della vostra
grafia, contattateci ai seguenti indirizzi e-mail:
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sulle pagine della nostra rivista.
Campo de’ fiori
29
Come eravamo
I FORZATI... DELLA ROMA - NORD
A
di Alessandro
Soli
nche su questo
numero vi riproponiamo un vecchio articolo del
nostro collaboratore Alessandro Soli, pubblicato
precisamente sul n. 12
del 2004 della nostra rivista. Buona rilettura!
Erano gli anni 60, avevamo appena finito
la terza media, ci trovavamo davanti alla
scelta più importante della nostra ancor
giovane vita. Scegliere cioè gli studi superiori da intraprendere, e soprattutto dove
farli. Per noi “civitonici” due sole alternative: Roma o Viterbo, perché purtroppo
l’edilizia scolastica si arenava alla scuola
media. Come andarci? Un solo mezzo era
disponibile a quei tempi: il traballante, rumoroso e lento treno dell’ allora RomaNord, che nel suo tortuoso percorso, fiore
all’occhiello dell’ingegneria ferroviaria del
ventennio italiano, trasportava studenti e
lavoratori nel tempo “record” di quasi tre
ore da Roma a Viterbo. Riparlandone oggi,
a distanza di tanti anni, mi accorgo dell’importanza che questo mezzo ha avuto nella
mia vita, come del resto in quella di tutti gli
studenti di allora. Era un mondo a sé, ed i
ricordi che mi accingo a narrare spero saranno graditi a tutti gli ex forzati della
Roma-Nord.
Si partiva presto da Civita, alle ore 6,30, chi
verso la capitale, chi verso Viterbo (eravamo più noi, che andavamo a Viterbo),
sempre lo stesso rito: il capostazione che
usciva dal suo ufficio, col suo berretto
rosso, abbassava gli scambi manuali, un fischio secco e prolungato a mò di arbitro
che assegna un rigore, la risposta dell’ OK
strombettata del capotreno , e via verso il
destino giornaliero di chi, come noi, riponeva nello studio un futuro migliore di qualche nostro coetaneo, già avviato al duro e
polveroso lavoro del ceramista.
Appena saliti, ognuno rigorosamente nel
proprio vagone, la corsa ad accaparrarsi i
posti migliori, vicino al finestrino, che
quando lo aprivi ti lasciava sulle mani un
nauseabondo odore di ottone . Cercavi di
occupare più posti possibile, perché sapevi
che a Vignanello o a Soriano, quando il
treno si riempiva, sarebbero salite anche
loro, le giovani studentesse che ti avevano
fatto prendere una “cotta tremenda”. Era
duro conservare il posto, perché gli altri
viaggiatori e il bigliettaio spesso erano irremovibili, e tu che non ti alzavi a cedere il
tuo, manco si benanche, per dirla alla “civitonica”, lo facevi con emozione e galanteria,
non appena saliva “lei”. I sedili dei vagoni
erano in legno, quasi sempre graffiti da
cuori infranti con le iniziali degli innamorati,
ed il maquillage che la Roma Nord ogni
tanto faceva passando una mano di coppale, li rendeva accettabili, ma pur sempre
scomodissimi. Un solo vagone era imbottito
in pelle color vinaccia, allora si diceva che
fosse stato il vagone riservato a Mussolini,
che lo usò in un viaggio, forse unico, sul
quel tracciato da Roma a Viterbo, orgoglio
della S.R.F.N. (Società Romana Ferrovie del
Nord), da allora divenne l’unico vagone di
prima classe, tanto agognato da noi studenti, che quando veniva declassato a seconda, era affollatissimo. Già, i vagoni
erano qualcosa che ci apparteneva, un
posto dove si passavano ore “particolari”,
dove le stagioni si susseguivano, testimoniate dallo scarno arredamento. L’inverno
col freddo mattutino, che faceva appannare
i vetri dei finestrini, quando ci divertivamo
a scrivere, magari a rovescio, per essere
lette dall’esterno, le frasi più strane, l’estate,
quando le tendine marroni, montate con gli
anelli di metallo, scorrevano sull’asta di ottone, per ripararti dal riverbero del sole, a
picco sul vagone nei caldi pomeriggi durante il viaggio di ritorno. L’avventura era
cominciata ai primi di Ottobre con l’inizio
dell’anno scolastico, e subito il rito della
“stira”, riservato ai maschietti del primo
anno, i quali venivano sottoposti per bonario “nonnismo”, ad un semidenudamento,
con lieve tiraggio delle parti intime, che li
facevano entrare di diritto tra i titolari nel
vagone. Poi c’era il “nonnismo culinario” che
era rivolto al rapinare le colazioni, amorevolmente preparate dalle mamme dei più
giovani, operazione riservata agli studenti
del 5° anno. Qualcuno però esasperato da
questi fatti, aveva escogitato un piccolo
trucco: quello di spalmare i panini con forte
peperoncino, che avrebbe creato i noti problemi al rapinatore di turno. Arrivati a Viterbo, i più andavano a scuola, qualcuno
(molte volte anche il sottoscritto), o per motivi di scarsa preparazione, o per evitare rischiose interrogazioni, facevano “sega”. In
italiano si dice bigiare la scuola, ma a parte
i modi di dire il risultato era sempre quello:
passare le cinque ore di lezione lontano dai
professori. Ma dove andare? A Viterbo era
più difficile che a Roma evitare brutti incontri e trovare allegre alternative, data l’estensione cittadina. Noi andavamo, nella bella
stagione, tra il verde di Pratogiardino, cor-
rendo però dei continui rischi, qualcuno, si
spingeva fino al Bulicame, dove approfittava
per fare salutari abluzioni. Nella stagione invernale c’era un luogo fisso per i “segaroli”
viterbesi la famosa, mitica “Casbah”. Era
una immensa sala biliardi, situata vicino alla
UPIM, di fronte al palazzo INPS, quindi in
pieno centro, un ambiente fumoso, che ricordava i locali americani resi celebri dal
film Lo spaccone. Il titolare era “l’Americano”, un uomo anziano vestito perennemente da un “sinalone” nero, che ci
ricordava quello dei bidelli, lui che a modo
suo era per noi un altro bidello. Voce roca,
sigaro in bocca, riusciva a gestire con autorità quella “masnada” di giovani rampolli,
che ignari genitori immaginavano in classe.
Ma ritorniamo alla Roma Nord, al viaggio di
ritorno, quando non era raro vedere sgridate sacrosante fatte dal genitore venuto a
parlare coi professori proprio il giorno che
avevi “fatto sega” e magari eri andato pure
al Bulicame. Certo noi, che non abitavamo
sul posto, eravamo come dei “forzati” , perché perdevamo tra andata e ritorno circa tre
ore, e la levataccia mattutina, influiva non
poco sullo studio pomeridiano, minato dalla
stanchezza fisica causata da quel “tu-rutuntu-rutun” tipico delle rotaie. Certo passati i
cinque anni (per qualcuno anche di più)
delle superiori, il treno della Roma Nord rimaneva nei ricordi di una gioventù di
“mezzo” come la nostra, ma per altri, come
me, che avrebbero intrapreso la loro vita lavorativa, fuori Civita, i lavori forzati continuavano, perché cominciava la vita da
pendolare. Allora ti accorgevi che i tempi
stavano cambiando, venivano introdotte
corse di pullman, con orari più elastici e più
veloci tempi di percorrenza. Solo il vecchio
caro treno rimaneva lo stesso, con le stesse
vetture delle officine “Della Stanga di Padova”, lo stesso “tu-rutun-tu-rutun”, una
sola cosa era certa: eri tu che stavi cambiando, tu che ti recavi all’ Università, tu che
avevi trovato il ”postarello” a Roma o a Viterbo, tu che guardavi con occhi diversi quei
ragazzi che salivano e ti sedevano vicino, tu
che pensavi con nostalgia e un po’ di rimpianto ai tempi della scuola, quando eri e
continuavi ad essere un “forzato della Roma
Nord”.
30
Campo de’ fiori
Parliamo di Funghi
con Giampietro CACCHIOLI, micologo
I
n primavera parliamo di un gruppo di
funghi, primaverili appunto, presenti nel
nostro territorio: le
Spugnole, con il
cappello somigliante a una
“spugna” da cui il nome
comune con cui sono conosciuti (possono far pensare anche al favo di un
alveare).
Sono funghi di piccola e grande taglia (da 4 a
12 centimetri) del genere Morchella tipicamente primaverili, formati da cappello e
gambo. Il cappello, una mitra, ( perché per
forma ricorda il copricapo dei vescovi), è costituito da molte cellette,
(alveoli), di forma più o
meno regolare, appressate
l’una all’altra (cappello
plurialveolato) separate
da costolature più o meno
allineate.
Le pareti di questi alveoli costituiscono la struttura riproduttiva (imenio) in cui vengono generate e maturano le
spore. Nelle spugnole
il margine (il bordo)
del cappello non è libero ma completamente saldato al
gambo .
L’altra importantissima caratteristica morfologica costante è costituita da gambo e
cappello che all’interno
sono completamente
vuoti formando una
cavità unica che si evidenzia sezionando longitudinalmente il fungo.
Sono funghi saprofiti - pirofili, omogenei. I saprofiti, ne abbiamo già parlato, si nutrono
esclusivamente del materiale organico presente nel substrato del terreno. Le Spugnole
si sviluppano più facilmente in un habitat che
è stato percorso da un incendio (pirofili). L’incendio sterilizza il substrato del terreno favorendo le spore termoresistenti, la pioggia
provoca lo shock termico attivando le spore e
dando così inizio ad un nuovo ciclo biologico.
Sono funghi omogenei perché non riusciamo
a staccare il gambo da solo senza asportare
parte della carne del cappello. In sintesi:
Cappello: La mitra, di colore marroncinoocracea , giallina, fino a bruna o brunonera, fa assumere al fungo un aspetto così
mimetico che spesso gli consente di passare
inosservato. Con l’invecchiamento le costolature del cappello
diventano bruno - rugginose per effetto della maturazione delle spore.
Gambo: Di colore da bianco-crema a
crema – giallino, completamente saldato
al bordo del cappello.
Gambo e cappello
sono
completamente vuoti e formano
un’unica
cavità.
LE
SP UG NO L E
I funghi appartenenti a questo gruppo sono
commestibili da ben cotti, se mangiati
crudi o poco cotti provocano una intossicazione(sindrome emolitica). Le sostanze
tossiche che contengono si neutralizzano solo con adeguata cottura. Quindi
possono essere consumati ma vanno ben
cotti. Che cosa si intende per fungo commestibile ? Un fungo è commestibile se sono soddisfatte le seguenti condizioni :
E’ sicura l’assenza di principi tossici (i veleni termoresistenti, resistenti alla cottura )
sono ancora perfettamente noti i meccanismi
di avvelenamento.
Le Giromytre si distinguono dalle Spugnole
perché hanno un cappello cerebriforme (a
forma di cervello) e perché se sezionati presentano gambo e cappello
lacunosi (con tante cellette all’interno) ma mai
con una cavità unica.
Il fungo viene trasportato e conservato nel rispetto dei principi dell’igiene degli alimenti
Al momento della cottura il fungo è fresco e
in buono stato di conservazione (non ha
avuto inizio il processo di putrefazione da cui
possono svilupparsi sostanze tossiche ).
Confrontate le sezioni.
Non è stato contaminato, per qualche altra
causa, da sostanze tossiche (materiali radioattivi, scarichi industriali o di miniere, metalli pesanti e non, fitofarmaci, ecc)
Viene cotto per un minimo di 30 minuti
ad almeno 100 gradi centigradi (prebollitura, frittura, forno). E’ rischiosa e quindi
sconsigliata la cottura alla griglia o alla
piastra perché tali tecniche non assicurano
una cottura uniforme e la quantità di acqua
contenuta nel fungo potrebbe non essere sufficiente a consentire la cottura per il tempo
utile a neutralizzare i veleni contenuti (termolabili, che si neutralizzano con la cottura).( E’
il caso delle spugnole, delle mazze di tamburo,
delle famigliole, delle russule, dei lattari, ecc.)
Va ricordato inoltre che le intolleranze e le
allergie alimentari che vengono messe in
relazione con i funghi commestibili sono in
costante e notevole aumento. Questo perché,
tra la popolazione, molti più individui consumano funghi e sono in aumento i quantitativi
di funghi consumati pro capite. Sono in aumento anche il numero delle specie fungine
consumate, come alimento e a scopo terapeutico, provenienti anche da altri continenti per
effetto della globalizzazione dei mercati. E’ accertato che i funghi tendono ad assumere e
concentrare gran parte delle sostanze con cui
vengono in contatto per cui è sconsigliata la
raccolta sempre e comunque in ogni habitat (
zone industriali, centri abitati, zone di traffico
stradale, zone con colture agricole dove si effettuano trattamenti con fitofarmaci, ecc).
In primavera nascono funghi velenosi
che possiamo confondere con le Spugnole ? Si. Si tratta delle Gyromitre in particolare la Gyromitra gigas e la Giromitra
esculenta (detta la falsa spugnola per la possibilità di essere confusa con quella vera) che
hanno causato numerosi casi di intossicazione
grave o addirittura mortale. Questi funghi provocano la sindrome tossica detta giromitrica molto pericolosa anche perché non
L’habitat delle spugnole è particolarissimo,
sia in presenza di alberi di latifoglie che di
aghifoglie. Abbiamo visto che la loro crescita
viene stimolata dal fuoco (saprofiti-pirofili)
specialmente se l’incendio ha interessato il
substrato organico di un boschetto con olmo,
biancospino, sambuco, pruno, corniolo, ginepro, orniello. Chi cerca funghi deve conoscere le essenze arboree che costituiscono
bosco e sottobosco e che vanno a costituire l’habitat ideale delle specie oggetto di ricerca.
Nel nostro territorio, inoltre, possiamo trovare
le spugnole (senza che si sia sviluppato un incendio) lungo l’alveo dei nostri torrenti sulla
sponda esposta a sud o sud – ovest oltre il limite di massima piena. Oltre questo limite potrete notare due indicatori: la calla selvatica
e la primula, che lungo i
nostri torrenti hanno (secondo la mia esperienza)
lo stesso habitat delle spugnole.
Campo de’ fiori
Ca l
r o
s
Sa
31
di Carlo
Cattani
t a
n an
“Suono universale”
LA MIA VITA (libro)
Le “fusaie”
mi hanno dato alla
testa!
Nel pomeriggio di un fine settimana di febbraio, attraversavo l’affollatissima piazza
Campo de’ Fiori, “slalomando” tra ambulanti di varia umanità, un po’ con il naso in
giù… per evitare le insidie dei san pietrini
dissestati, … un po’ con il naso all’insù…attento agli oggetti volanti ”luminosi &
fluorescenti”… non identificati, lanciati con
noncuranza dai tanti “extra mercanti” itineranti tra la folla. E, ancora tutti lì, i banchi
del mercato, intenti nei loro commerci di
frutta, verdura e spezie, per la gioia dei turisti, estasiati dal folklore mercantile disorganizzato della Piazza! Un pensiero mi
sovveniva: ma ‘sti turisti avranno mica pensato ad una grande regia Capitolina a sovraintendere tutta la “piazzata”? Le voci e
le grida di passanti e piazzisti, i frulli d’ala e
i versi di piccioni e gabbiani, i molesti crepitii
dei motori di macchine e scooter, costituivano una fragorosa colonna sonora, un’incomprensibile parlata… volgare della
piazza! Fusaie …fusaie…, era l’offerta
commerciale proveniente da una voce a distanza ravvicinata e indirizzata a passanti
per nulla interessati da quella mercanzia…la proposta veniva da un vecchietto smilzo, giacchetta grigia e
portamento dimesso, coppola in
testa, che avanzava lento spingendo una bicicletta …pure grigia… con una cesta di vimini
colma di bustine trasparenti
piene di lupini salati…insomma... un “fusaiaro” dei
tempi andati… in azione! E
qui, la potenza del cervello,
il lavoro di squadra dei miei
neuroni ...hanno riportato…
“in piazza” il ricordo della
sala buia del cinema Farnese, l’allora
“pidocchietto” di Campo de’
Fiori, tanto era malmesso
quel locale incastrato ad
un angolo semidiroccato
della storica piazza… un
ricordo
risalente
al
‘76/’77 che mi rievocava la scomodità delle
legnose poltroncine del cinema, dove, in
compagnia di alcuni compagni di classe del
liceo, assistetti, di primo pomeriggio, ad
una proiezione di “Woodstock”, il lungometraggio realizzato sul famoso festival musicale dell’agosto 1969, “Woodstock: Three
Days of Peace and Music”! Tra sputazzi di
“cocce” di fusaie e ripetute rotture di... pellicole, uscimmò, infine, tutti esaltati da
quella visione, soprattutto per le prestazioni
di Ten Years After, Janis Joplin, Jimi Hendrix
...di Carlos Santana e la sua band! 38
anni dopo, nel pomeriggio di un fine settimana di febbraio, Carlos era tornato a
Campo de’ Fiori e ... tenevo la sua vita in
pugno! Quel pomeriggio, in piazza, la mia
mano destra stringeva i manici dello shopper bag di una nota catena di librerie, tenuto
ben teso dal peso di una vita, quella raccontata in prima persona dal nostro Carlos
Santana nel copioso volume pubblicato da
Mondadori: “Suono universale –La mia
vita” (pag 469!). <Non è stato facile iniziare
a dare forma a questo libro …era come
guardarsi allo specchio al mattino prima di
avere la possibilità di mettersi un po’ in
sesto…> afferma Santana nelle pagine introduttive della sua
“generosa “ autobiografia. Alla soglia dei
68 anni, Carlos è sempre in pista, interessando tutte le latitudini
con il suo “Corazon
tour” che lo vedrà
questa estate esibirsi anche in
Italia per due attesissimi concerti, il 20 luglio all’Arena di
Verona e il 21 nell’ambito del Pistoia blues festival. Ma quanta
strada e quante note sono scorse
sotto quei piedi e per quelle mani del
chitarrista Messicano? Signori: Santana si esibisce dall’età di 15 anni... e
mica davanti ai parenti! Avenida Revolution, Tijuana, ... il Convoy... un
posto da non far frequentare ad un
adolescente, però Carlos c’è stato ...
e a lungo, facendosi due (s)palle così!
Lo ritroviamo sedicenne a San Fran-
cisco <...altri livelli di stili...>
impegnato come lavapiatti al “Tic Tock”: la
mission? Procurarsi i soldi per il saldo della
sua prima Gibson SG bianca e, nel tempo rimastogli, frequentare, malvolentieri la
scuola e ritagliarsi il tempo e lo spazio nel
piccolo, buio ripostiglio della modesta
abitazione di famiglia in quel di Juri Street
<tentando di capire come B.B. King o Otis
Rush riuscissero ad ottenere il loro suono o
a raggiungere una certa nota...>. Finalmente, nel 1970, con i proventi dei suoi
primi diritti d’autore riesce a mantenere fede
alla promessa fatta all’età di 8 anni a
mamma Josephine: <mamma ...ti comprerò una lavatrice e il frigorifero>. <Nel
mio racconto abbraccerò ogni cosa...> e, difatti, mi sono stupito per la mole e la
franchezza dei ricordi, anche molto remoti
(!) che infarciscono questa autobiografia,
che non “scansano alla memoria” su
episodi più scabrosi come le molestie sessuali subite intorno ai 14 anni ad opera di un
amico di famiglia a cui il giovane Carlos era
stato affidato durante un viaggio esplorativo
della città di San Francisco. Ma non voglio
dirvi di più: uscite e accaparratevi una copia
del libro. La storia di Carlos, i personaggi incontrati, gli aneddoti e le epoche attraversate saranno un valido contributo per la
vostra cultura in ambito rock! <...sento tra
le mani le chitarre che ho suonato e ho ancora nelle orecchie la voce di ciascuna di
esse> (Carlos Santana -“Suono universale – La mia vita” – Ed .Mondadori).
Santana & … fusaie per tutti! Alla prossima!
CarloCattani©aprile 2015
Campo de’ fiori
32
LA RUBRICA DEGLI EROI
Dedicata ai combattenti della Grande Guerra di Civita Castellana
Roberto Dobboloni
I
nnanzitutto debbo
ringraziare mio nipote
Vincenzo
Dobboloni
(Mastrocencio)
per
avermi messo a disposizione un libretto scritto
di Arnaldo Ricci nel 1919 molto [email protected] mente da un civitonico;
dalle indicazioni del libretto, nonché dalle mie ricerche, non sono
purtroppo riuscito a conoscere il nome dell’autore, ed ovviamente, non credo che egli
sia ancora in vita! se qualche lettore di
Campo de’ fiori conoscesse questo autore,
gli sarei estremamente grato se potesse a
me comunicarlo.
Il libretto in questione era fra le carte e le
foto che Mastrocencio ha avuto in eredità
dal papà Roberto (mio cugino paterno) deceduto nel 2013 all’età di 82 anni. Ritengo
inoltre che qualche altra famiglia di Civita
Castellana, conservi una copia di questo eccezionale libretto di sole 33 pagine; esso è
da considerare un documento storico di
grande importanza, perchè ricorda, in
forma poetica, i sacrifici e le gesta eroiche
di alcuni combattenti civitonici della prima
Guerra Mondiale conosciuta anche come
guerra ’15 – ’18.
Voglio ricordare che Civita Castellana nel
1915 non arrivava nemmeno a 6.000 abitanti ed ebbe circa 80 caduti, fra tutti i militari chiamati o richiamati in guerra. La
maggior parte aveva un’età compresa fra i
18 ed i 23 anni! quello che è successo a Civita Castellana si è più o meno ripetuto in
tutti i comuni della nostra penisola! Fu una
immane tragedia…e non solo per gli ita-
liani…..ma anche per la maggior parte degli
europei!
Solo in Italia vi furono 650.000 morti e circa
un milione di invalidi a vita! La Francia, giusto per fare un paragone, ebbe il doppio dei
morti rispetto all’Italia!
Non mi dilungo oltre, perché ritengo che
questo tratto di storia sia da tutti conosciuta……….ma torniamo al libretto ritrovato.
Iniziamo dalla copertina del libretto dove è
scritto: “ ….. ai valorosi che sulle Alpi
nostre per una più grande Italia, o gloriosamente caddero o pugnarono strenuamente lauri e fiori, Civita
Castellana riconoscente orgogliosa
offre consacra…….luglio 1919….”
A pagina 7 del libretto è presente una composizione poetica dedicata ai civitonici morti
in guerra: “….Ai Civitonici morti in
guerra…….O di Faleri figli che cadeste…per la Patria sul campo dell’Onore…sul campo che ravvolge di
splendore…….i corpi insanguinati e le
lor geste……Voi che all’Italia tutto il
sangue deste…..se visse assai chi per
Patria more…..un viver pieno e bello
trascorreste…..benchè periti nell’età
del fiore….dal vostro sangue germina
la pace….che del lavor le ricchezze
aduna……dalla guerra disperse empia
e rapace….dal vostro sangue germina
la nova…..Italica grandezza e la fortuna…..che di novella fronda si rinnova…”
A pagina 8 è scritta una dedica ai mutilati
di Civita: ….” Ai nostri mutilati…..non
soltanto arrossaste il patrio suolo……
ai vandali ritorto del migliore sangue…..o di mutilati eletto stuolo…
..dando prove d’italico valore….ma
sull’Alpi che sanno il forte volo….dell’aquile sul Carso e sul Cadore…..una
parte di voi lasciaste…..e il duolo la
fronte vi offuscò……vi strinse il core…
….ma un’aureola di gloria vi rischiara…….la fronte dal dolor annuvolata……..e gioie interiori il cor
impara…….le gioie che il dover compiuto desta…e il trionfo d’Italia…..che
francata col sangue vostro…….altri
trionfi appresta..”
Continua nel prossimo numero…….
33
Campo de’ fiori
Controllare cosa guardano i nostri figli in Rete
Ecco alcuni semplici segreti
È
un dato di fatto
che ormai anche
i bambini al di
sotto dei dieci
anni hanno accesso ad Internet tramite
computer, cellulari o tablet. Il nostro dovere di
di Patrizia
adulti è di mettere dei paCaprioli
letti specifici a ciò che un
minorenne può vedere in Rete. Purtroppo il
mondo cosiddetto “virtuale” nasconde non
poche insidie per chi non ha ancora l’età di
comprendere tante cose, succede anche a
noi che ormai siamo vaccinati dalla vita, figuriamoci a chi si affaccia adesso a questo
universo!
Per prima cosa è assolutamente d’obbligo
restare accanto al bambino quando questi
sta davanti ad un pc, o smartphone o tablet, che abbiano accesso a internet.
Se poi ci dobbiamo distrarre per forza di
cose, possiamo adoperare una serie di strumenti che possono bloccare alcuni siti che
risultano pericolosi per i nostri bambini.
Mettendo un antivirus sui propri dispositivi,
di certo troverete al loro interno un’impostazione denominata Parental Control.
Entrate ed incominciate a mettere le restrizioni per quanto riguarda argomenti che
possono essere pericolosi per i minori, poi
bloccate programmi e download automatici
ZZZZZZZ
ZZZZZ....
AR A
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N
I
T
R
E
IMP
Buona
a
u
q
s
a
P
per determinati siti
tipo quelli per i giochi
online o la messaggistica istantanea, controllate se potete
scegliere un profilo
personalizzato
per
l’età dei bambini che
vi faccia monitorare
anche i social network.
Oltre a queste impostazioni particolari che
trovate nel vostro antivirus, potete anche
disattivare i browser (i
programmi che vi fanno accedere ad Internet) che avete sui dispositivi dei bambini e
mettere dei servizi adatti.
In parole povere dovete disinstallare Internet Explorer o Chrome o Firezilla, e installare per esempio il browser Il Veliero
(http://www.ilveliero.info) che è un programma per la navigazione in Rete adatta
ai più piccoli!
Esiste anche un motore di ricerca adatta ai
ragazzi Il Nocchiero (http://www.ilnocchiero.it/), i cui contenuti sono stati scremati appositamente per loro.
Inoltre se vi collegate ad Internet con i vo-
stri dispositivi tramite il wi fi di casa, troverete le impostazioni del Parental Control direttamente nel vostro router, basta che vi
collegate ad esso e da lì avete a disposizione una serie di opzioni.
Un ultimo consiglio è quello di interagire
con i vostri piccoli quando sono davanti ad
un dispositivo collegato ad Internet: non
basta dirgli che qui o là non si può andare,
spiegategli che tutto ciò che vedono e sentono in Rete devono riferirvelo assolutamente perché non si sa mai chi
effettivamente c’è dall’altra parte dello
schermo.
Buona navigazione sicura!
34
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
PLUTO di Naoki Urasawa
edito da Panini Comics – 8 volumi, concluso
P
luto si ispira al personaggio omonimo creato dal grande
Osamu Tezuka nella serie “Tetsuwan Atom”, conosciuta in
Italia come “Astro Boy”. Tutto inizia con la misteriosa morte
di Mont Blanc, uno dei robot più potenti della Terra, amato
da tutti. A indagare su questo caso, e sulla morte di molti
altri robot c’è il detective Gesicht. (Trama tratta dal sito dell’editore).
di
Esaltante e avvincente. Quest’opera mischia al suo interno cultura,
Daniele Vessella mistero, fantascienza, ma l’ingrediente principale è la sensibilità. E
proprio grazie a questa tenerezza che si muove l’universo di Pluto stimolando il lettore a riflessioni più o meno profonde e facendolo appassionare alle vicende dei personaggi che creano un mosaico artistico fatto di passione e sentimento.
Un’opera dove vengono distrutti i confini, quelli più banali tra bene e male, quelli più riflessivi tra umani e robot, ma soprattutto spacca la differenza tra libri e manga, perché
abbiamo tra le mani un eccellente lavoro di narrazione che non ha nulla da invidiare
alla letteratura più rinomata e potrebbe piacere molto anche a chi non ha mai letto fumetti. Consigliato a chi vuole leggere una storia bella, intrigante, toccante e anche riflessiva.
Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/
Fiera del Fumetto e Games
Romics 150 mangaka per sostenere Fukushima
D
al 9 al 12 aprile, il Romics riparte con la terza edizione del
Romics di primavera! E’ una
bella iniziativa di solidarietà per
sostenere Fukushima - L’Okiagari Koboshi project for Fukushima. 150
Okiagari koboshi, decorate da mangaka, illustratori, artisti di tutto il mondo in mostra
e imperdibili sono le koboshi realizzate da
Monkey Punch, Leiji Matsumoto, Tetsuya
Chiba. L’okiagari koboshi è letteralmente un
monaco che “rimane sempre in piedi”, un
oggettino artigianale che ha avuto origine
400 anni fa nella città di Aizu nella prefettura di Fukushima, per volere del daimy
Gam che ne richiese la realizzazione come
souvenir da vendere in occasione del capodanno, ma questo semplice prodotto in cartapesta è presto divenuto, proprio per la
sua capacità di rialzarsi sempre, simbolo di
pazienza e perseveranza ed è tutt’oggi considerato un portafortuna per la famiglia, immancabile sull’altarino domestico delle case
giapponesi. E’ per questo che lo stilista Takada Kenzo, rendendosi portavoce di un
messaggio di solidarietà a sostegno delle
popolazioni di Fukushima, duramente colpite dal disastro dell’11 marzo 2011, ha
scelto come simbolo del progetto proprio
l’okiagari koboshi. Tra i primi a rispondere
all’iniziativa, gli attori Alain Delon, Jean
Reno, gli chef Dominique Bouchet e Paul
Bocuse, gli stilisti Jean-Paul Gaultier e JeanCharles de Castelbajac il violinista Ivry Gitlis. Alle personalità francesi si sono presto
associati artisti spagnoli e celebri mangaka
giapponesi (tra cui Monkey Punch, Leiji
Matsumoto, Tetsuya Chiba), che hanno decorato oltre cento okiagari koboshi. L’originalità del progetto sta anche nel fatto che
le opere continuano ad aumentare, artisti e
personalità di tanti Paesi del Mondo continuano a realizzare le Koboshi, ed esse viaggieranno per
approdare infine a
Fukushima, dove saranno donate alla popolazione a simbolo del rispetto e della solidarietà internazionale. Romics ha accolto
con grande entusiasmo questo progetto, e
dedicherà uno spazio espositivo molto
ampio alle Koboshi e ha coinvolto grandi artisti del fumetto, dell’animazione e dell’illustrazione degli italiani che stanno
realizzando la propria koboshi che si andrà
ad aggiungere alle 150 opere di mangaka
giapponesi e non che saranno in mostra all’interno della manifestazione al Romics! Nel
quale sarà possibile partecipare ai workshop
organizzati in collaborazione con l’Okiagari
Koboshi project. In memoria delle vittime di
Fukushima, inoltre, l’11 marzo si svolgerà
contemporaneamente in molte città del
mondo una cerimonia di commemorazione
che a Roma avrà luogo alle ore 06:45 in
Campidoglio e vedrà la partecipazione di diverse personalità di spicco, tra cui Kenzo Takada, presidente dell’Okiagari Koboshi
Project for Fukushima. A ROMA la MOSTRA
OKIAGARI KOBOSHI PICCOLI MONACISEMPRE-IN-PIEDI avrà ben due sedi espositive
per una durata totale di due mesi: dall’11
marzo al 24 aprile 2015, nella sede dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma saranno
esposte 150 bamboline realizzate dalle cittadinanze colpite e da vip-testimonial internazionali; e dal 9 al 12 aprile saranno
esposte a ROMICS 150 opere di mangaka
giapponesi e artisti italiani; dal 15 al 24
aprile le 150 koboshi esposte a Romics si
aggiungeranno a quelle già in mostra preso
l’Istituto Giapponese di Cultura di Roma. E
oltre a questo importante evento, ci sono
anche i soliti concorsi per cosplay, e non
solo! Verranno premiati molti artisti illustri,
tra questi uno in particolare Bruno Brindisi,
tra i migliori fumettisti, riceverà il Romics
d’oro 2015! E quest’anno per la prima volta,
un nuovissimo concorso: il Romics Song
Contest! un concorso Musicale che vanta la
direzione artistica dei maestri Vince Tempera e Luigi Albertelli.
Emilio Matteucci
Campo de’ fiori
35
IL CARNEVALE DELLA NOTTE DI RONCIGLIONE
PREMIATE LE IDEE PIU’ ORIGINALI PRESSO LA SALA DELLA BCC
P
er parlare del Carnevale della Notte
bisogna parlare di chi lo ha ideato e
organizzato, l’Associazione 1728; e
per parlare dell’Associazione 1728 bisogna innanzitutto spiegarne la genesi. Il 28 marzo 1728, infatti, è la data della
bolla papale con cui papa Benedetto XIII Cosini conferì il titolo di ‘Città’ a Ronciglione,
quando nella Tuscia meridionale neanche Viterbo se ne poteva fregiare. L’Associazione
1728 nacque il 28 settembre 2005, con degli
scopi ben chiari. Aperta a tutti coloro che vogliano parteciparvi, senza distinzione alcuna di
religione, di politica o di nazionalità, si propone, in definitiva, di mettere in atto una serie
di iniziative a favore della città di Ronciglione.
Per esempio, promuovere a Ronciglione il turismo, la cultura sotto qualsiasi forma, particolarmente quella conferenziale; favorire lo
sviluppo culturale e sociale della città; promuovere, in qualsiasi modo, tutte le iniziative
per le quali Ronciglione è nota in ambito non
solo nazionale, ma internazionale, riportandole
all’attenzione del pubblico e curandone lo sviluppo, ivi compresi il Carnevale Storico e le
Corse a Vuoto; programmare, in tale contesto,
nuove attività di supporto ad altre Associazioni
cittadine; essere punto di riferimento per il coordinamento delle attività delle altre Associazioni, comprese quelle che curano il Carnevale
Storico. Si capisce subito che uno degli interessi preminenti della 1728 è proprio il Carnevale di Ronciglione, ed è in tale contesto,
sfruttando un’idea della quale l’Associazione
tutta rivendica l’originalità, negli anni passati
si è voluta organizzare, a fianco del Carnevale
tradizionale, un’altra manifestazione che si
svolge nelle ore notturne, appunto il Carnevale
della Notte, che quest’anno ha registrato un
successo notevole, che sempre più va crescendo. Confortato dalle installazioni di Alessandro Vettori, che hanno lasciato tutta la
piazza con il naso all’insù seguendo le immagini suggestive della corsa del barberi, i cavalli
senza fantino che hanno segnato la tradizione
delle scuderie di Ronciglione e le cui Corse a
Vuoto purtroppo da qualche anno sono state
interrotte, il Carnevale è approdato alle ore in
cui di solito la buona gente va a dormire, mentre quella che ha voglia divertirsi e di far festa
è ancora per le strade. Quest’anno chi aveva
voglia di fare si è sbizzarrito in creazioni grandiose, cogliendo il vero spirito del Carnevale
della Notte. Si è visto un enorme Jurassic Park,
con tanto di T-Rex, si sono viste leggiadre fanciulle in veste di rossi papaveri, la squadra
corse della Ferrari al completo, munita di doverosa macchina di Formula 1, eccetera. Finita
la festa, al mattino del 28 febbraio tutti alla
Sala Conferenze della BCC, dove è avvenuta
la premiazione. I premi sono stati assegnati
dal presidente Mario Rubeca e dal consigliere Fabio Troncarelli, guardando all’originalità delle idee, e quindi sono andati
esattamente a coloro che sono stati già nominati: Squadra Corse, Papaveri, Dinosauri,
Sbandieratori, Vecchi con il loro pulmino
Vecchi in gita
Sbandieratori
Papaveri
Dinosauri
Squadra corse
in gita a Ronciglione. Una targa è andata
all’onnipresente Silvia Palozzi per la sua
creatività, e premio speciale ai fotoreporter
Ortenzi, Santucci e Mancini. Ai ragazzi,
oltre alla targa, una maxifoto delle loro realizzazioni. “Da oltre un decennio” dice Troncarelli
“il Carnevale della Notte si va affermando per
la valenza delle idee, per la bellezza dei costumi, e soprattutto per chi ci lavora, per la
maggior parte ragazzi giovani, che vi prendono parte. Un ringraziamento e un applauso
a chi sfila rendendosi attore e protagonista del
Carnevale Storico di Ronciglione. Bisogna però
che esso sia riportato agli antichi fasti degli
anni ‘60, quando veniva paragonato come importanza a quelli più famosi di Venezia e di
Viareggio, pur mantenendo la propria diversità.”
Noi, agli applausi per i partecipanti, ne aggiungiamo uno a chi, come Rubeca, Troncarelli ed
altri lavorano dietro le quinte per organizzare,
promuovere e incentivare, spinti solo dall’amore per la loro città e per tutto ciò che
essa rappresenta agli occhi del mondo.
Roberto Ragone
Sono stati consegnati i “Phersu”
(Maschera etrusca)
riconoscimento dedicato alle migliori
idee elaborate nel
oramai famoso carnevale della notte
di Ronciglione. L’Associazione
1728
Città di Ronciglione insieme alla Provincia di Viterbo nella persona dell’Assessore Andrea
Danti, dal 2010 portavano avanti questo ambito
riconoscimento nato per dare ancora maggior
lustro e risalto ad un Carnevale, quello appunto
della notte Ronciglionese, unico in Italia.
Il premio si divide in due categorie, la mascherata singola e la mascherata di gruppo. Per la
mascherata singola ha vinto “Jurassik Park” che
hanno realizzato dei fantastici e rifiniti Tirannosauro rex, per la mascherata di gruppo ha vinto
“La gita degli anziani”, fantastica parodia, appunto, di un momento gioioso degli anziani.
Inoltre riconoscimenti ai “Papaveri”, a “Gli sbandieratori” a “La squadra Ferrari corse”. Questo
premio, ci tiene a precisare Fabio Troncarelli
ideatore del premio, non è assolutamente una
gara, ma un premio all’idea realizzata che non
sempre coincide con la più bella anzi, la particolarità di questo carnevale è che i ragazzi
spesso realizzano anche delle vere e proprie
scene che prendono vita nella piazza e nelle via
principale della città dalle 23:30 alla 02.00 della
notte del sabato e del martedi di carnevale. Il
carnevale della notte nato dal 2005 ha visto un
continuo crescendo di pubblico e di ragazzi che
si sfidano a suon di idee.
L’appuntamento allora va, per chi non l’avesse
ancora visto, alla migliore idea del 2016.
Campo de’ fiori
36
L’angolo del poeta
La Fontana dei Farnese
Il luccio d’aprile
Ogni anno puntuale,
bello, tenero e speciale,
tutto gaio il birichino,
si presenta e fa l’inchino.
“sono il luccio, sono bello,
son cresciuto ad Alberobello,
ove per il momento
non vi è l’inquinamento!”
ma da qui a qualche anno
forse i lucci spariranno.
“Or vi dico a cuore aperto,
si perché son l’esperto,
se mi fate a pezzettini
siete tutti dei cretini.
Mangiatemi per intero,
sono lungo, bello e sincero.
Chi per primo mi toccherà,
di me s’innamorerà”.
Peppino Filippelli
Quell’acqua di sorgente fresca e pura,
che da Cenciano mandava la natura,
dalle cannelle usciva senza spese,
dando utilità a tutto il paese.
È l’unica fontana del paese,
quella che ha dissetato generazioni,
voluta a suo tempo dai Farnese,
era l’orgoglio delle amministrazioni.
L’estate, poi, con la calura,
tutti si stava lungo la fontana,
per cercare un poco di frescura,
riempiendo qualche fiasco dimezzato,
si faceva la pastella con l’acquato.
Fatta costruire dai Principi Farnese,
di forma rettangolare in peperino,
sempre presente il giglio in ogni parte,
lavoro seicentesco sopraffino.
Da qualche anno gli hanno cambiato posto,
dicendo che non era l’originale,
per me hanno fatto solamente danni,
sia alla fontana che al piazzale.
CERCAI PEPITE
Cercai pepite d'oro,
trovai fruscii di vento.
Sognai amorini alati,
trovai fotografie sbiadite.
Inseguii voli di rondini,
trovai nidi sparpagliati.
Vissi con criniera da leonessa,
vado come pecora smarrita.
Perchè a tutto
non ci fu un limite.
L'ardire fu tanto
per una vita amata.
Tra ondate e scogli,
tra flauti e tamburi,
tra sogno e realtà.
L’altro giorno son passato per Corchiano,
m’hanno detto che è un paese a cinque stelle,
ho visto la fontana abbandonata,
senza una goccia d’acqua alle cannelle.
Morale
J'ai cherché....
Se cerchi l’acqua fresca a tutte l’ore,
devi paga’
e anna’ al distributore!
J'ai cherché des pépites d'or,
je n'ai trouvè que le bruissement du vent.
Luigi Lucchesi - 18 dicembre 2014
“I Fìji”
I fiji sò pezzi dè core,
pè loro sé nasce, sé cresce, sé càmpa e sé mòre.
E ognuno fà er possibile, pè daje un futuro mìore.
Lì fa cresce, lì fa studià,
perché domani possano annà a lavorà,
fasse nà vita loro, nà fàmia,
magari datte quàrche nipotino,
così che tù, dopo nà vita dè fatica pòssi pensà,
che pure sì tà dato poco, nun è stata così nemica.
Annata come è annata, quarcosa dè bono in vita tua l’haì fatto,
hai fatto loro.
Magari cè credi pure che le cose possìno cambià,
ma oggi sé vive giorno pè giorno,
e pure si ha lottato, tutta la vita, tuttosommato sì contento
perché aripensanno a lì sacrifici fatti, alle gioie, e a lì dolori,
speri che domani, armeno pè loro,
possano èsse tutte rose e fiori.
E pure si ancora tè voì illude che domani possa essè mejo,
jè faraì sempre coraggio, fino a quànno c’ avraì forza,
fino a quànno, nun tè chiameranno pè l’ urtimo viaggio.
SERGIO PIANO
J'ai rèvé des amours ailées,
je n'ai trouvé que des photos palies.
J'ai suivi le vol des hirondelles,
j'ai ne trouvé que des nids abandonnés.
J'ai vecu avec une crinière de lionne,
je m'en vais comme une brebis perdue.
Car je n'ai jamais
voulu des limites...
Mon ardeur fut telle
pour une vie tant aimée.
Entre vagues et écueils,
entre flutes et tambours,
entre reve et réalité.
di Maria Minervini
(tratte dal volume “L'Isola dei Feaci” edit.
Mondadori)
Campo de’ fiori
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L’angolo del poeta
DOLCE NAVIGLIO
E l'occhio mio del cor
presto s'addesta,
là che un gabbiano scruta;
ei passa il mare,
dal vento d'infinito egli s'appresta
cheto,
nuota l'eterno
e 'l brullichìo del fare.
Dal silenzioso tempo egli proviene,
a lieve passo vola
d'un esodo lontano,
passa meco 'l sentier
e 'l guardo sfiora lesto
di far leggero,
ei muove l'aria
con l'unico suo gesto.
E l'anima sua brilla,
traspare,
come velier di fate,
anch'essa paca di gentil pietade,
danza l'ala, bianca di veste
su l'ombre rosse
di primavere andate,
come una vela, mai più sì fiera,
c'ormai s'è persa,
anziché mesta,
nel logorìo del rimembrar sua festa.
Ecco, si fonde, lieve,
scivola nel mare,
ma il guardo mio svelto s'acceca,
e perde,
poi che d'argento scintillar d'abbaglio
s'un filo d'or che dallo ciel gremiglio
balena, s'arresta,
poi sullo confuso manto
come un tappeto
dolce di rimpianto
vuogli donare,
ma poi s'ammorta
con l'abissar del mare.
Dove ripone mai, mio prode, il tuo volere
Che 'l petto villo tuo or più non tiene?
Chè 'l passo tuo dell'ir seco per mare
Come veliero vaghi,
non più gabbiano,
osi sperar l'approdo
sì felice al tornare,
allora che del gaio tuo pensier
riporta là, sulla dorata sponda,
dove vibrò il tuo cor
d'un dì fugace,
la danza dell'amore tuo loquace.
Ora il silenzio sperde il passar tuo,
il mar t'accoglie,
e di rispetto teme,
codesta sorte di mortal sostiene,
e stretto al tuo dolor ti cinge,
e geme,
e par che ti compagni,
assai fedele,
a sparpagliar con dolce fanno lieve
al maestral l'inganno
di sì randage pene.
Tiene il rumor del pianto, e l'onda sua
insieme al navigar perpetuo
ivi portate,
forse nel ricercare il disperato bene,
e l'albe nuove,
e dolci lune amate.
BRUNA REGINA
6 marzo 2002
2^ premio (Roncio D'argento) al concorso letterario Nazionale Roncio d'Oro
2008
C’era una volta… l’Onestà
Figura grande di un’Italia forte,
coraggiosa di affrontare anche la morte.
Quella figura adesso è un po’ sbiadita,
anzi, diciamo pure che è sparita.
Che fine ha fatto quella gente,
che nella vita usava la sua mente,
per ragionare,
se questo o quello si poteva fare,
senza pensare al suo interesse personale?
Al suo posto è arrivata … la Furbizia,
che tutto permette anche alla giustizia,
soggiogati ormai dal “dio denaro”
che sporco e puzzolente
la loro mente ha reso deficiente!
Forse un rimedio ancora ci può stare
se qualcuno si decide ad operare,
cominciando dai nostri governanti
gialli, verdi, rossi, bianchi.
Perché ormai tutti gli italiani
sono stanchi, delusi e incavolati!
Soprattutto gli onesti sopravvissuti!
(compresa Maria Del Priore).
Maria Del Priore
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ALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORI
“LA PORTA DEL FUTURO”
Così si chiude la trilogia di Massimo Marsicola
Q
uesto libro contiene idee innovative, di svolta. Sono tenuti a conoscerle
tutti coloro che hanno a cuore il futuro e che vorranno dare il loro contributo all’edificazione di una nuova civiltà.
Si tratta di una filosofia che dopo aver interpretato la realtà nella quale viviamo,
indica la strada universale da percorrere per uscire da ogni tipo di crisi.
Vostro a soli 5,00  - Info e prenotazioni 0761.513117 - [email protected]
IDENTITA’ E VALORE
IL SECONDO TASSELLO DELLA TRILOGIA DEL
PROF. MARSICOLA
Perché si nientifica? Perché si sminuisce? Perché si tende sempre a sottovalutare
quello che l’altro pensa, dice o fa? Perché vogliamo apparire più intelligenti, più ricchi,
più importanti ed influenti degli altri? Prima risposta: “perché nonostante gli sforzi che
ciascuno fa, non approda che difficilmente a un’idea dell’intero”. Stabilire le motivazioni
di questi comportamenti che, peraltro, sono assai diffusi, almeno nel nostro Paese, è
certamente propedeutico al discorso che ho voluto affrontare e svolgere, ma è anche
decisivo per aiutare tutti e ciascuno a fare il punto della situazione. La prima cosa che
mi viene da rispondere a tutte le domande che sopra ho posto è la seguente: si vuole
apparire quel che non si è perché si teme comunque di essere inadeguati....
SOLO 1 
Un dialogo filosofico-politico sulla crisi, che può anche essere
rappresentato a teatro (commedia in atto unico).
Il primo di una serie di discorsi volti a dare un nuovo impulso al
dibattito culturale nel nostro Paese, giusto viatico per una ripresa in ogni
campo e settore produttivo.Utile per chi avesse a cuore un reale
rinnovamento della Politica e delle Istituzioni.
OMAGGIO
Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo
è un libro unico nel suo genere.
Un manuale guida per cercare di arginare questo male dilagante!
E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona, nelle edicole
o presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versando l’importo di 
10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestato ad Associazione Accademia Internazionale d’Italia. E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti,
che possono inserirlo nel P.O.F. d’Istituto e nella programmazione educativa annuale del docente, ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali.
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Aforismi sullArte
di Luigi Montanarini
S
to leggendo con interesse questo piccolo volumetto bianco, quasi un tascabile, sulla cui copertina vi è stampata la
firma autografa dell’autore di quanto vi
è scritto e disegnato al suo interno. Novanta paginette appena in cui sono stati raccolti
solo alcuni dei numerosissimi aforismi sull’arte
(come si legge in chiaro nel frontespizio) e degli
schizzi a colori e in bianco e nero di Luigi Montanarini. Ad omaggiare il nostro direttore, qualche
tempo fa, di questo grazioso volumetto, è stato
Mons. Silvano Francola, grande amico e mentore
di Montanarini, che, a distanza di qualche anno
dalla sua morte, ha voluto ricordarlo attraverso
questo accurato lavoro. Gli aforismi raccolti sono
stati tradotti anche in lingua tedesca. Sulla pagina
di sinistra, infatti, sono riportati gli originali in italiano, spesso, tra l’altro, nella versione scritta di
pugno dal maestro, e su quella di destra la traduzione tedesca. Anche i bozzetti che intervallano le
pagine fitte di aforismi sono tratti direttamente
dagli appunti di Montanarini che afferma “in pittura facendo si scopre quello che si deve fare.
Nessun principio prestabilito, nulla di dogmatico
perché la verità va trovata nell‘arte stessa: essa è
tutta da scoprire...”. Riflessioni profonde e ricche
di grande significato, soprattutto per chi, come lui,
crede nell‘importanza dell’arte, quell’essenza che
ha il grande compito di rendere più bello il mondo.
La pittura per lui è la più importante forma d’arte
che aiuta a capire ed a conoscere, che sorge per
lui inaspettata e spontanea e che si rende necessaria per fermare l’inesorabile scorrere del tempo.
“Ogni opere d’arte è un’avventura nuova”, “per il
pittore vedere è capire”, “un pittore: una grande
<possibilità > nascosta persino a lui stesso”. Questi sono soltanto una piccola parte degli aforismi
firmati da Montanarini, che meriterebbero assolutamente di essere letti ed approfonditi, soprattutto
da quanti sono vicini al mondo dell’arte e della pittura in particolare.
Ermelinda Benedetti
NOTA BIOGRAFICA
Luigi Montanarini nasce a Firenze il 22 Luglio 1906. Nel
1927 si iscrive all’ Accademia
delle belle arti di Firenze, dove
si diploma quattro anni più
tardi e comincia il legame artistico con Felice Carena, suo
maestro di pittura. Dimostra
subito grande amore per i classici e per i maestri dell’Ottocento, da Coubert, a Cèzanne e
Renoir. Viaggia molto in vari
paesi d’Europa, soprattutto
Francia, Paesi Bassi e Svizzera, dove incontra importanti
artisti fra cui Picasso, Villon e
Manessier. Nel 1932 vince il
Pensionato Artistico Nazionale
per la sezione Pittura insieme a
Pericle Fazzini, che vince il
premio nella sezione Scultura.
Aderisce alla Scuola romana
(Novecento) insieme alla quale
espone alla Galleria “La Cometa” di Roma. L’anno seguente, alla fine della guerra,
fonda assieme a Pericle Fazzini, Enrico Prampolini, Joseph Jarema eVirgilio Guzzi,
l’Art Club con sede in Via
Margutta 53. Vince un premio
acquisto alla quarta edizione
del Premio Spoleto. Nel 1965
diventa direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e
membro dell’UNESCO, cariche che manterrà fino al 1976.
Luigi Montanarini muore a
Roma il 7 gennaio 1998, nella
sua casa di Via di Monserrato.
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Campo de’ fiori
Il Calendario 2015 di Campo de fiori
Lettera di ringraziamento dellU.N.I.T.A.L.S.I.
E’ con grande
piacere che pubblichiamo la lettera inviataci in
redazione, dall’U.N.I.T.A.L.S.I.,
sottosezione di
Civita Castellana,
alla quale, a dicembre dello
scorso anno, abbiamo regalato
un congruo numero di pezzi del
calendario realizzato dalla nostra
rivista. Come da
sei anni a questa
parte, ormai, il
Calendario, realizzato grazie
all’aiuto di generosi sponsor che
credono ed aderiscono con piacere all’iniziativa,
e corredato dalle bellissime foto realizzate dai partecipanti al conncorso “12 scatti per il 20..”, viene donato ad una diversa associazione
di volontariato locale, affinchè possa ricavare dalle libere offerte aiuti utili per sostenere il proprio preziosissimo operato.
Davvero molte belle le parole rivolteci. Speriamo che anche l’U.N.I.T.A.L.S.I. di Civita Castellana abbia potuto beneficiare di questa nostra iniziativa! Grazie...
Il Papa ed il suo Vicario ringraziano lAssociazione
“Padre Giacinto Bracci” di Vignanello
Queste sono le due lettere, provenienti direttamente dal Vaticano,
con le quali, rispettivamente, Papa Francesco ed il Cardinale Vallini (suo vicario), hanno voluto ringraziare lassociazione dedicata
a “Padre Giacinto Bracci”, frate francesco di Vignanello, per essere stati omaggiati del recentissimo libro pubblicato sulla vita del
frate in attesa di essere proclamato prima Beato e poi Santo. Grande lemozione per il Presidente dellAssociazione, Fabrizio Basili, al
quale erano direttamente indirizzate le lettere, e di tutti i membri dellassociazione che da anni si prodigano affinchè abbia inizio il processo di Canonizzazione.
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La gnoseologia contemporanea
Essa ha l’esigenza di rivedere la relazione che c’è fra le “scienze dello spirito” e le
“scienze della natura” (scienze esatte)
P
oiché la matrice
di ogni conoscenza è lo spirito, tutte le
scienze dovrebbero essere chiamate
Scienze dello spirito, supedel Prof.
rando definitivamente la
Massimo
separazione vigente fra
Marsicola
“scienze dello spirito” e
“scienze esatte”.
In questo nostro tempo vi è la necessità
urgente di correggere molte errate concezioni del passato che perpetuano, nel loro
linguaggio, una errata concezione della vita
stessa. Oltre ai concetti di ‘esistenza’ e di
‘vita’ dovranno essere riconsiderati gli
aspetti che hanno condotto alla separazione
tra ‘scienze esatte’ e ‘scienze umane’, tra
‘scienza fisica’ e ‘scienza metafisica’. Il linguaggio corrente pregno di queste espressioni, nasconde non tanto e non solo una
questione riconducibile al metodo, nasconde bensì la questione riguardante l’origine di ogni conoscenza, mai chiarita prima
d’ora.
Il chiarimento serve per mettere sui giusti
binari la ricerca che da oggi in poi si effettuerà in ogni campo. Sì perché la ricerca
deve servire l’uomo e non asservirlo. Le
conclusioni della ricerca debbono essere liberanti e non schiavizzanti. Oggi, la necessità e l’urgenza di conoscere la verità
impone di spendere alcune parole chiare su
questo argomento.
Le scienze esatte sono considerate tali per
tre ragioni: si appoggiano alla matematica
(scienza esatta per eccellenza), fanno riferimento ai fenomeni
fisici(mondo materiale),
debbono essere in esperiproducibili.
rimento
Questi tre caratteri sono
quelli che informare la ricerca scientifica. Ma domandiamoci: dove trova
la sua ispirazione l’attività di ricerca? Dove affonda le sue radici?
Risposta: nel pensiero
umano. Ora, nel mio
libro Essere e verità,
credo di aver ampliamente dimostrato che
“pensiero” e “spirito”
sono la stessa cosa o, tutt’al più, il pensiero
è “una funzione dello spirito”. Dunque, la radice della ricerca e della conoscenza umana
è lo spirito. Tant’è che allo spirito, le conoscenze scientifiche devono tornare.
E se non sono ordinate per comprendere
qual è il posto che l’uomo occupa come essere vivente nel pianeta Terra e che cosa ci
sta a fare, non svolgono davvero un buon
servigio. Tutta la conoscenza, di qualunque
forma e dimensione, deve concorrere a
spiegare il senso della vita. Se non fa questo è poca cosa.
E tutti sanno – almeno quelli che hanno
avuto la pazienza di seguirmi – che questo
compito spetta alla filosofia. Questa disciplina nasce allo scopo di spiegare ciò che è
avvolto nel mistero dell’Essere. E fino al
1600 andava di pari passo anche con la matematica. Poi la strada della filosofia e della
matematica si sono divise.
Ci saranno state anche delle buone ragioni(allora) anche se meglio sarebbe dire
che le vere ragioni di tale divisione sfuggivano del tutto(allora). Oggi vediamo con
chiarezza che le scienze esatte non esauriscono l’intero panorama della conoscenza.
Giacchè, per essere ancora più chiari, la conoscenza scientifica non è tutta la conoscenza possibile.
Occorre dunque riaprire il giusto spazio alla
filosofia e condurre nell’alveo della sua riflessione tanto le scienze esatte, mediante
l’epistemologia, quanto le scienze dello spirito con l’ermeneutica
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Campo de’ fiori
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“NON SOLO MIMOSE” A FABRICA DI ROMA PER LA FESTA DELLE DONNE
“Non solo Mimose” è l’evento promosso dalla associazione Fab(b)rica delle donne di
Fabrica di Roma per la Giornata Internazionale della Donna, in via Roma, la via principale e più commerciale del paese. L’associazione ha voluto costruire uno spazio esterno
dove interagire, parlare, riflettere e anche sorridere insieme, con chiunque ha voluto
dialogare, affinché alla fine, spente le luci sulla giornata dell’8 marzo , rimanga dentro
ognuno il sapore della condivisione, della conoscenza e della discussione. Attraverso l’installazione di figure femminili, bianche silhuette senza
volto e colore per rappresentarne l’invisibilità ,
l’associazione ha voluto porre l’attenzione su
quello che veramente le donne vogliono, su quello
che ancora manca per il raggiungimento di una
reale parità, sui sogni e bisogni ancora irrisolti e
irrealizzati, scritti sui cuori al centro delle figure,
gialli come il colore della mimosa, il fiore che orna la giornata dell’8 marzo. Chi ha voluto lasciare
una parola, un pensiero, scattare foto potrà partecipare alla campagna di comunicazione che
Fab(b)rica delle Donne sta organizzando per il 2015.
PIETRO SARANDREA AL FESTIVAL DELLE BUONE SOLUZIONI A ROMA
Nelle prestigiose sale del Palazzo Ferrajoli a Roma, si è svolto il sette e l’ otto marzo la manifestazione dal titolo “Festival delle Buone Soluzioni per RomaAmor” a cura di Isabella Pilenga, un
progetto umanistico – culturale – sociale che ha voluto offrire nuove concezioni di vita. Hanno
partecipato all’evento artisti di ogni genere, dalla pittura alla scultura, passando per attività
musicali e di danza, performance e dibattiti su temi anche scientifici. Nella sezione artistica pittorica e scultorea curata da Bianca Fossà, ha esposto l’artista Pietro Sarandrea con un’opera su
tela circolare dal titolo “Sogno”. Questo lavoro di raffinata qualità si è inserito perfettamente
nel contesto olistico della manifestazione. L’autore affianca l’attività artistica ad uno stile di vita
moderato, inserisce nelle sue giornate esercizi di meditazione e rilassamento, influenzando così
le sue creazioni che, apparentemente astratte, ci portano invece a perlustrare un mondo inBianca Fossà e Pietro Sarandrea
conscio – onirico, dove il fruitore attento può riconoscere stati esistenziali non comuni che fanno
perdere la concezione spazio temporale ordinaria. È di fondamentale importanza, afferma il maestro Sarandrea, curare anche una parte
interiore alla quale la vita veloce attuale ha tolto ogni verità psichica, che nella corsa forsennata verso una meta illusoria fa’ aumentare
ansie e paure.
SARANDREA AL ‘’HIERONYMUS BOSCH E LA PSICANALISI’’ DI SUTRI
Il maestro Pietro Sarandrea ha partecipato con successo all’ iniziativa artistica della galleria
Irtus di Sutri (Vt), dal titolo ‘’ hieronymus Bosch e la psicoanalisi’’. E’ stato proiettato un’ interessante filmato dell’ artista e successivamente ha preso la parola lo psicanalista Andrea
Vaglica che ha dissertato sull’ opera di Bosch e sull’interpretazione dei sogni, coinvolgendo
il pubblico presente in un coinvolgente dibattito. In questa occasione Pietro Sarandrea ha
presentato una sua vecchia opera grafica del 1978 e ritoccata in alcune sue parti nel 2013;
il titolo è “DIMENSIONI”,lavorata esclusivamente in bianco e nero con tratti certosini, esprimendo in toto caratteri visionari e simbolici simili a Bosch.
Pietro Sarandrea e il
Dott.Andrea Vaglica
PIETRO SARANDREA IN COLLETTIVA ALLA GALLERIA IRTUS
L’ artista Pietro Sarandrea, insieme a: M. Centaro – C. Cordicchi – R. Fascetti – N. kersh – P. klerr – C. Pace
– B – Spina – P. Vasapollo è stato presente in collettiva alla galleria ‘’IRTUS’’ di Sutri ( Vt ) con una sua vecchia
opera del 2007, sono due tecniche miste su cartoncino telato di cm. 35 x 45 ciascuna applicate su un unico
pannello che crea un effetto di sospensione (nella foto accanto al quadro ). Questo lavoro fa parte di un periodo molto analitico che l’ artista descrive con masse di colore forti e decise; si nota, infatti, una composizione
molto materica, che, sempre magistralmente distribuita, da all’ osservatore una sensazione bidimensionale
accentuata dal tipo di incorniciatura che diventa parte integrante dell’ opera.
Paola Lamonica
TELECOM ITALIA E COMUNE DI CIVITA CASTELLANA: ADSL ANCHE A SASSACCI
Realizzata nella frazione l’infrastruttura a banda larga fino a 20 Megabit al secondo
Telecom Italia e il Comune di Civita Castellana (VT) portano la rete ADSL anche a Sassacci. Da oggi cittadini e imprese potranno usufruire
di una connessione dati a banda larga con una velocità fino a 20 Megabit al secondo. Con queste iniziative Telecom Italia si conferma
motore dell’innovazione sul territorio. La realizzazione di infrastrutture e soprattutto la diffusione dei servizi che esse abilitano, infatti,
possono dare un impulso importante ad una crescita sostenibile dell’economia locale e al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. In particolare, a Sassacci ha sede la zona industriale centro del distretto ceramico di Civita Castellana, con alcune delle più importanti aziende di produzione di ceramica sanitaria del Lazio.
“Dopo anni di lavoro dell’amministrazione e grazie all’impegno del consigliere Paolo Aleandri,all’interessamento del Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio Luca Lotti e alla disponibilità di Telecom Italia, riusciamo a realizzare questo impegno che avevamo preso con
i cittadini – ha dichiaratoil sindaco Gianluca Angelelli - Riusciamo a portare l’adsl a Sassacci, dove centinaia di famiglie, la scuola e soprattutto le imprese hanno il diritto di avere un accesso veloce ad internet, ormai divenuto essenziale quanto gli altri servizi pubblici”.
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EWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS
La Sfida alla Malnutrizione. GLI ORTI URBANI ALLA FAO
Presentato il progetto degli Orti Urbani presso la Fao, in occasione del Rotary Day,
per il 110° anniversario della fondazione dell’Associazione
Il progetto degli Orti Urbani di Civita Castellana approda alla FAO, nella prestigiosa
sede capitolina, in occasione del Rotary Day, evento organizzato dal Distretto 2080,
che ha avuto come tema “la Sfida alla malnutrizione”.
L’evento nasce come occasione di incontro tra rotariani ed amici di rotariani, per celebrare il rapporto di amicizia che contraddistingue l’associazione, per rinnovare l’impegno comune alla solidarietà e al servizio nella propria comunità e nel mondo.
L’incontro ha visto la partecipazione del Presidente Eletto del Rotary International R.K.Ravindran, massima autorità rotariana, di oltre
350 persone, relatori autorevoli, riuniti intorno
al tema della malnutrizione. Un tema, purtroppo, di drammatica attualità, che ha spinto il mondo rotariano ad una riflessione condivisa sullo
stato di avanzamento dei progetti attivi in ogni angolo del mondo. Buona parte degli interventi hanno
evidenziato le problematiche legate alla malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo, offrendo possibili
soluzioni di cambiamento e di crescita. Si è ribadita l’importanza della sicurezza alimentare, della
lotta agli sprechi, dell’azione pubblica condivisa per debellare la fame, che oggi, purtroppo, colpisce
circa la metà della popolazione mondiale. Marcela Villarreal, direttore OPC - FAO, ha ricordato
che attualmente, nel mondo, circa 805 milioni di persone soffrono per malnutrizione. Il P.E. Ravindran
ha sottolineato l’importanza di una visione condivisa da parte dei governi sui progetti di sostenibilità,
e la necessità di azioni responsabili atte a livellare gli squilibri dei sistemi alimentari nel mondo. Ed
Futa, responsabile del Gruppo dei rappresentanti del Rotary, parla di miglioramento delle reti sanitarie, sottolineando come l’azione del Rotary, negli ultimi trenta anni, abbia permesso di vaccinare
oltre 1 miliardo di bambini contro la Polio. La lotta alla Polio ha da sempre contraddistinto l’azione
del Rotary, così come la lotta alla malnutrizione potrebbe diventare presto un obiettivo di punta dell’associazione. “Il Rotary, a livello di associazioni di servizio - ha sottolineato Ravindran - gode di
Jennifer Mitchel,
uno status tra i più importanti all’interno delle Nazioni Unite. Investiti di questa autorevolezza, senpresidente Rotary
tiamo il dovere di fare di più, per raggiungere l’obiettivo imposto dall’Onu per il millennio, ossia
Club Flaminio
quello di dimezzare la povertà”. Povertà che è sinonimo di fame, sottocultura, degrado.
ADELANTE. Una stampa per tutti, tratta dal quadro dedicato al Papa
Adelante è il titolo del quadro dipinto dall’artista di Soriano del Cimino “La Fabietta” alias Fabiana Centofanti.
L’opera, commissionata da Ireo Giovagnoli per contro dell’associazione“Il Piatto
della Solidarietà”, sarà offerta in dono a Papa Francesco, come espressione
dell’ammirazione e della gratitudine per il contenuto e la semplicità dei suoi messaggi e dei suoi gesti, con cui alimenta oggi in tutti noi la speranza in un futuro
migliore. L’opera, realizzata su tavola da cm 140x100 con tecnica mista, nella sua
chiara ed efficace allegoria, ci sottopone l’immagine del Santo Padre che, con una
espressione pensierosa a simboleggiare le difficoltà ed i pericoli del periodo che
stiamo vivendo, guida i rappresentanti delle diverse comunità del mondo impegnate in una marcia di pace e in difesa di quei valori che con i Suoi aforismi ed inviti ci ricorda in ogni Sua apparizione ed incontro. “Adelante”, in lingua argentina,
significa “avanti” ed è stato scelto come titolo in considerazione dell’amore che
Papa Francesco ha per le Sue origini e la Sua lingua. L’associazione “Il Piatto della Solidarietà” intende proporre alle Parrocchie ed
alle associazioni di volontariato una stampa dell’opera su cartoncino 40x30 cm da destinare a coloro che simbolicamente vogliono partecipare a questa marcia di pace e di solidarietà.Sul retro della stampa sarà riportata la recensione del quadro.
Alle Parrocchie ed alle associazioni che aderiranno all’iniziativa sarà inviato in omaggio un poster da cm 70x50 dell’opera presentata.
Contatti: cell. 3338452157 / Email: [email protected]
IV GIORNATA ECOLOGICA A FABRICA DI ROMA
Una quarantina di presenti alla IV Giornata ecologica di domenica 15 Marzo, promossa dal Comune di Fabrica di Roma, consigliere delegato
all’agricoltura Sigismondo Sciarrini. Provenienti
in massima parte da associazioni di cacciatori, ma
c’erano presenze anche di ciclisti, semplici volontari e la solidarietà portata da un’unica componente femminile. Diversi quintali di rifiuti rimossi
dalle strade fabrichesi ed una coscienza ecologica che si rafforza sempre più tra i cittadini,
anche se non mancano ancora incivili episodi di
microdiscariche a cielo aperto, che vengono combattuti con civilissimi esempi di volontariato attivo, ma come apprendiamo da manifesti
murali del Sindaco Scarnati, anche con sistemi di monitoraggio mediante telecamere, che hanno dato i frutti sperati con la individuazione
di decine di persone che hanno abbandonati rifiuti, quando avrebbero potuto portarli alla apposita isola ecologica. Archiviata questa
giornata, i prossimi appuntamenti con l’ambiente saranno a fine mese con proposte di riconoscimento delle specie agricole autoctone,
frutta e legumi.
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Campo de’ fiori
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VITERBO, EX SCUDERIE SALLUPARA: I LAVORI INIZIERANNO IL 18 APRILE
L’assessore Ricci: “La struttura sarà destinata a iniziative culturali, artistiche e sociali”
Ex scuderie Sallupara, l’avvio dei lavori entro il mese di aprile. Lo comunica l’assessore ai lavori pubblici
Alvaro Ricci, specificando i principali interventi che interesseranno lo storico luogo a pochi passi da piazza
della Rocca. “I lavori saranno complessi e articolati, ma altrettanto necessari per valorizzare e restituire
la funzionalità alla struttura rinascimentale, patrimonio culturale di Viterbo. Le ex scuderie di Sallupara,
per oltre settant’anni rimaste nel dimenticatoio, tra i luoghi simbolo del devastante bombardamento che
ha colpito Viterbo nel 1944, verranno restituite alla città. Al termine dei lavori consegneremo a Viterbo
un luogo di grande valenza sociale, a disposizione per iniziative culturali, artistiche e sociali, dedicate
prevalentemente ai giovani. La ditta incaricata, con molta probabilità,
aprirà il cantiere il prossimo 18 aprile. Si procederà con la messa in sicurezza del luogo e con il restauro dei locali – aggiunge l’assessore Ricci
-, si provvederà al rifacimento del piano terra, saranno consolidate le
mura, saranno ricollocate le colonne, già recuperate con un primo preliminare e parziale intervento. Attraverso tecniche innovative saranno
inoltre ricostruite le volte. Il progetto è stato elaborato dagli architetti Simonetta Valtieri ed Enzo Bentivoglio e dagli ingegneri Michele Candela e Lorenzo Piacentini, professionisti incaricati dalla Fondazione
Carivit, cofirmataria insieme al Comune e alla Cassa di Risparmio della convenzione sottoscritta per la
realizzazione di questo complesso intervento. Apprezzo molto il lavoro svolto in sinergia tra Carivit, Fondazione Carivit e Comune – conclude l’assessore di Palazzo dei Priori -. I tempi per l’avvio dei lavori sono
contingentati, ma gli uffici del settore lavori pubblici si stanno muovendo con tempestività per espletare
tutte le procedure per l’affidamento dei lavori e rispettare la data fissata per l’avvio dei lavori”.
Il progetto esecutivo per gli interventi di restauro e rifunzionalizzazione dei resti delle monumentali scuderie papali di piazza Sallupara è stato approvato con apposita delibera di giunta comunale lo scorso 5
L’addetto stampa - Cristina Pallotta
marzo.
Un bronzo femminile nel Judo per una giovane civitonica
Quote rosa alla A.S.D. YAMA ARASHI G.P. domenica 8 marzo 2015.
Il Maestro federale Pistola Giuseppe per la festa delle donne, ha puntato tutto sulle judoka femminili,
su una in particolare, che gia’ alla sua prima gara di judo si è subito distinta nei combattimenti, salendo
sul podio. Domenica mattina, tutta l’associazione si è riunita per sostenere la “tigre del judo” presso
il centro sportivo polivalente Caserma Stefano Gelsomini 1° Reparto mobile Polizia di Stato in via portuense, Roma. Numerosi atleti e società laziali hanno popolato l’intera manifestazione organizzata dal
Comitato regionale Lazio Judo FIJLKAM. Il Maestro federale dopo la selezione degli atleti all’interno
del suo dojo di Civita Castellana, ha creduto tantissimo nella giovane ragazza judoka Maria Chiara
S., che dopo solo un anno di judo si è gia’ conquistata un bronzo federale alla sua prima partecipazione agonistica, categoria Esordiente B, anno 2002 peso 52 kg. Una rosa promessa del judo, che
il Maestro Pistola ha voluto premiare con il passaggio di grado nel dojo civitonico con tutti i suoi compagni di allenamento. Grinta, passione e coraggio nel suo essere donna sul tatami fanno di Maria
Chiara S., la tigre del Dojo federale di Civita Castellana, impegnata per affrontare future sfide vincenti.
Tutte le foto della gara sulla gallery del sito: http://yamaarashigp.altervista.org/trasferte/i-prova-gran-premio-esordienti-a-e-b-8-marzo2015/
Al Gran Premio Giovanissimi, sul podio i piccoli di Civita Castellana
Domenica 1 marzo 2015, in occasione del 1° torneo giovanile a Bracciano “Passione Judo” presso
il palasport Aldo Starnoni in viale delle Palme, la Yama Arashi G.P. ha selezionato tre dei suoi allievi classe fanciulli (anno di nascita2004/2005) cintura gialla per la gara federale a punti
secondo il regolamento FIJLKAM. La societa’ sportiva federale di Civita Castellana (Vt), ha esordito
sul podio con la prima gara di stagione 2014-2015, e tre nuovi agonisti judoka pronti a vincere,
competendo sia per la categoria femminile che per quella maschile. Dopo il controllo peso dalle
13,30 fino alle 14,30, l’attesa per i combattimenti di poule fino a tardo pomeriggio.
I judoka della A.S.D. YAMA ARASHI G.P. a soli 7 anni hanno affrontato la domenica pomeriggio
pre gara, con ansie, tensioni e desiderio di confrontarsi sul tatami con coraggio ed hanno affrontato
bambini anche con cinture superiori di grado fino a cintura verde.
Il Maestro tecnico federale V DAN si ritiene soddisfatto e pieno di orgoglio come primo inizio di
combattimenti futuri vincenti per educare attraverso lo sport, irrobustire e temprare il carattere delle nuove leve che hanno deciso di intraprendere il settore agonistico del Judo federale. Fotogallery completa sul sito http://yamaarashigp.altervista.org/gallery/
Pagina dell’associazione https://www.facebook.com/YamaArashiGpJudo?ref=hl
Maila Pistola
Campo de’ fiori
45
LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!!
Congratulazioni Congratulazioni
ai paticceri
ad
Anna Maria ,
Antonio
Cecilia e Luca
Orlando
di Corchiano
che ha
per aver otteconseguito la
nuto l’ID anti- sua 2^ Laurea
contraffazione
con la tesi
ed essere en“La comunicatrati nel registro delle Eccellenze Italiane,
zione politica
da Sergio, Laura ed Eleonora.
del Movimento 5 stelle”. La tua famiglia e gli amici:
Franco, Raffaella, Giulio, Silvia.
Auguri a Cosimo Tarantino che il 29 Aprile
compie 70 anni, dalla
moglie Annita, dai nipoti Paolo, Gioia, Federico, Antonio, dai figli e
dalle nuore
Mirko Giorgetti e
Maruska di Clemente
convoleranno a nozze
il 3 Maggio 2015.
Con questo semplice
messaggio, voglio augurarvi tutta la felicità che meritate!
Possiate vivere nella
gioia e nel dolore per sempre insieme! La luce
dio Dio illumini sempre il vostro cammino. Mi
unisco a voi in questo giorno di festa. AUGURI da Rosanna!
Tantissimi auguri alla
nostra pupazzetta
Benedetta che il 1°
Aprile compie 3 anni!
Con tanto amore...
mamma, papà e i nonni.
Eccomi qua, si avvicina il 3
Aprile ed io, Beatrice, compio
2 anni! Ringrazio mamma Rita
e papà Daniele per avermi
dato il dono più bello: la vita e
ai quali voglio un mondo di
bene! Ringrazio anche tutti
quelli che vogliono farmi glii
auguri...
Tanti
auguri di
buon
compleanno
a Giovanni
Prosperi
che ha
compiuto
gli anni il
17 Marzo ed al fratello Giordano che li compierà il 29
Aprile, da zia Maria Rita, zio
Sandro, dai nonni e dai cugini!!!
Auguri di Buona
Pasqua a tutti!!!
Tanti auguri al
mio amore che
il 18 marzo ha
compiuto 32
anni, ti amo
tantissimo
Lucio!!! Anche
da parte di
tutta la
famiglia !!!!
INVIATE I VOSTRI MESSAGGI DAUGURI SPECIALI
AL NOSTRO INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA
[email protected]!
Campo de’ fiori
46
IL GIUDIZIO di Mario Grizi.
La nuova “Divina Commedia” del 2000.
L
a nuova Divina Commedia del
2000, questo è quello che si propone di essere il lavoro di Mario
Grizi, intitolato”Il Giudizio”, anche
se sarà praticamente impossibile
per l’eternità eguagliare la grandezza dell’opera dantesca, un lavoro di grande perfezione stilistica e retorica. Né tantomeno lo
stesso Grizi ha mai pensato di volersi paragonare al sommo poeta. Il suo è comunque
un lavoro di tutto riguardo, una Divina Commedia semplice, al livello linguistico e stilistico, ma comunque piena di grande
significato, con personaggi attuali, come attuali erano al momento della sua stesura,
molti di quelli citati all’interno dell’opera di
Dante. Il volume di quasi trecento pagine,
segue la divisione in tre cantiche, precedute
da una lunga introduzione nella quale l’autore racconta praticamente il Limbo, che
chiama la Valle di Dio, la Valle dorata, la
zona di passaggio delle anime appena
morte, prima di essere collocate al loro
posto. Qui Ulisse prende il posto di Caronte,
traghettatore delle anime, a cui Dio, a mano
a mano, assegnerà il proprio posto. Da lì si
arriva poi al Purgatorio, per passare all’Inferno ed in fine al Paradiso. Anche la struttura metrica in terzine richiama subito alla
mente quella della Divina Commedia, benché il sistema delle rime sia di molto semplificato, poiché sono semplicemente il
secondo e terzo verso di ogni strofa a rimare tra loro. L’ambientazione, poi, è quella
dei luoghi di origine del Grizi, le vallate di
Stimigliano (paese nella provincia di Rieti),
dove l’autore immagina incontrare, guidato
anch’egli da un grande poeta latino, non
Virgilio, bensì Orazio, che ebbe qualche legame con questa terra, se non altro, per il
semplice fatto che al Monte Soratte, che
sorge esattamente di rimpetto a Stimigliano, dedicò un bellissimo componimento,
che così principiava:“Vides ut alta stet nive
candidum Soracte…”. Tantissimi i personaggi che l’autore, in questo lungo viaggio
immaginario, iniziato in maniera del tutto simile a quello di Dante, ossia attraverso il
sonno, incontrerà: Galileo Galilei, San Francesco, Santa Chiara, Medea, Mussolini, Stalin, Padre Pio, Martin Luter King, Platone,
Saffo, Santa Rosa, San Paolo, Giovanni
Paolo II (a cui sono dedicate molte pagine),
per citarne solo una piccolissima parte. Personaggi che appartengono alla storia lontana ed a quella più recente, al mondo dei
miti ed a quello cristiano, che non voglio
svelare però dove Grizi abbia voluto ciascuno collocarlo, per suscitare in voi la curiosità di scoprire questa originale e
moderna versione della “Divina Commedia”.
Papa Francesco, dopo aver ricevuto una
copia de “Il Giudizio”, ha voluto ringraziare
l’autore per l’omaggio, elogiandolo per il lavoro da lui realizzato. Così anche come l’exPresidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, all’epoca ancora in carica, che
attraverso un breve ma eloquente telegramma ha espresso la sua gratitudine all’autore per il gentile dono.
Mario Grizi, in realtà, era già a me noto, in
quanto, qualche anno fa, appena iniziai a
scrivere sulle pagine di questa rivista, ebbi
il piacere di incontrarlo ed intervistarlo, in
qualità di poeta. Aveva già raccolto i suoi
componimenti in altri volumi, ma mai si era
cimentato in un lavoro impegnativo come
questo. Un viaggio curioso ed intrigante.
Complimenti Mario!
In copertina è raffigurata la Santa Grotta,
dove al centro siede su un trono Gesù, che
ha il compito di indirizzare le anime all’Inferno, al Purgatorio o in Paradiso, semplicemente rivolgendo il pollice in su o in giù.
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
47
Il 10 APRILE COMPIRANNO 3 MESI E
SONO PRONTI PER L’ADOZIONE! (5 maschi e 6 femmine: 1 è andato già via).
Sono 11, in adozione!!!!Futura taglia
medio/grande, hanno bisogno di una famiglia e magari di un pò di spazio (giardino) per sgambettare. Nati da una fuga
d’amore incontrollabile, forse concepiti insieme ad un maremmano (ma non si è
certi!) è pur vero che la mamma verrà
sterilizzata appena possibile...
Stefania 3804977590
(Se per caso non vi si risponde subito: ritentate! E’ perchè Stefania forse sta lavorando proprio in quel momento!)
FABRICA DI ROMA: CANILE!
E lultimo dei cuccioli trovati in uno scatolone davanti ad unabitazione e portati in canile...Non sappiamo nulla di loro. Futura taglia? Boh...Non lo
lasciamo marcire là...
3387357799
CIVITACASTELLANA: Attualmente vivo in
una bellissima pensione ma le mie madrine
non potranno pagare il prossimo mese e
dove mi porteranno??? Sono piccolo di ta
glia e di età ( non raggiungo l’anno) sono il
canetto ideale per una famiglia, abituato
anche ai bambini. Perchè non pensi ad una
bella adozione? Io aspetto fiducioso: sono
sicuro che una casa la trovo. Mi chiamo RAMBO anche se sono pic
colo.... 3387357799
LETTERA DI UN CANE DEL CANILE
Civita Castellana:
molti di voi richie
dono sempre e solo
cuccioli di taglia
piccola...
Eccone uno, maschio
4 mesi, tenerissimo,
che rimarrà piccolo.
Forza! Questo è pro
prio il tuo cane!
3387357799
«Sono un cane del canile e tu forse non hai mai pensato che esisto anchio e probabilmente
non sai che potresti diventare molto importante per me. Io vivo qui le mie tristi e monotone
giornate, chiuso in una gabbia dove lunico movimento possibile è quello di girare su me
stesso o saltare... Sulla mia cuccia o verso lalto. Prova a pensare alle cose che tu fai durante il giorno: ti alzi, esci, lavori, telefoni, guardi la tv, parli, vai a fare compere, pensi alle vacanze, ogni tanto magari ti annoi o ti arrabbi, però tutto sommato vivi la tua vita in
compagnia e in libertà. Io mentre telefoni sono qui, quando esci, quando ridi, quando vai in
vacanza sono qui... Sono sempre qui, prigioniero, con queste sbarre davanti .... Il giorno che
mi hanno rinchiuso in questo box non riuscivo a mangiare (succede regolarmente a tutti noi: langoscia, lo smarrimento e
la paura ci bloccano lo stomaco e non riusciamo neanche a deglutire). Anche se è trascorso un po di tempo, cerco ancora il mio padrone: non capisco perché lui non venga a prendermi... Non può essersi dimenticato di me, io lo penso
sempre e non lho mai dimenticato! Alcuni di noi rimangono tristi per sempre, e continuano a sperare di rivedere il loro
padrone nel cortile del canile. Che feste, che leccate, che scodinzolii farebbero allora! Di colpo tutto il dolore sarebbe dimenticato! Al canile i giorni trascorrono tutti uguali, ma ci sono due cose da aspettare con entusiasmo: la pappa e la visita degli amici volontari... Questi volontari sono davvero bravi e premurosi: quando ne entra uno nel canile, abbaiamo
tutti insieme per salutarlo e cerchiamo di farci notare saltando allimpazzata e scodinzolando freneticamente. Alcuni volontari sono diventati dei punti di riferimento e dei “quasi cani” perché riescono a capire e comprendere le parole che diciamo noi, cose del tipo “Hey, guardami: sono qui! Oggi prendi me, ti supplico! Portami fuori a sgambare!”. La cosa più
gratificante è che appena ci mettono il guinzaglio, cominciano a coccolarci con carezze e parole dolcissime, ma soprattutto con tante buone leccornie! Quando torniamo in gabbia diventiamo improvvisamente mogi e tristi... Sì, diciamo la verità: queste passeggiate con i nostri amici volontari sono proprio una grande consolazione! Noi comunque siamo stanchi
di aspettare, di vivere in gabbia... Non vogliamo più passare freddi inverni allaperto: abbiamo bisogno di una vera casa e
di tanto affetto. Ricambieremo di certo con tutto il nostro amore! Molti nostri compagni di sventura sono stati più fortunati:
sono stati felicemente adottati e liberati. Noi purtroppo stiamo ancora aspettando... Ti prego, dedicaci solo 5 minuti del
tuo tempo. Se nella tua casa hai un piccolo spazio, pensaci. Non rendere più dura la nostra attesa...
Campo de’ fiori
48
Roma com’era
Campo de’ fiori
Roma, 1893. Scorcio di Piazza Colonna.
Foto archivio Ercole Ottaviani
Campo de’ fiori
50
PIU’ SICURI IN CASA
GUIDA PRATICA PER LA PREVENZIONE
DEGLI INFORTUNI DOMESTICI.
Il soggiorno
N
el soggiorno è
importante eliminare tutti gli
ostacoli che
possano caudi Sergio Piano
sare cadute: fili elettrici e
cavi liberi, bordi di tappeti
e tavolini instabili.
Se c’è un camino bisogna proteggersi dagli
scoppiettii e dalle fiamme improvvise,
avendo cura di non avvicinarsi troppo al
fuoco, soprattutto con vestiti ampi e stoffa
sintetica infiammabile.
Se ci sono poltrone e divani è importante
fare attenzione all’altezza. Le sedute troppo
basse non permettono di alzarsi facilmente
e gli spessori provvisori, realizzati con cuscini e coperte, possono scivolare e non
sono sicuri. Per ovviare il problema si possono applicare dei rialzi ai mobili che si possono commissionare ad un falegname.
Per avere il telefono sempre a portata di
mano si può ricorrere al cordless (telefono
senza fili). I numeri più importanti, compresi quelli di soccorso possono essere memorizzati sul telefono, permettendoci così di
inoltrare la chiamata nel più breve tempo
possibile.
Per le persone più anziane, in casa è importante portare sempre con sé il dispositivo
per le chiamate di emergenza (ne esistono sia tascabili che da portare al
collo).
In soggiorno è importante poter disporre di una buona illuminazione.
Per potersi dedicare alla lettura, ai lavori manuali o ad altre attività anche
di sera, è necessario installare diversi
punti di luce. L’illuminazione deve essere orientabile e di intensità regolabile. Le finestre si possono aprire e
chiudere con facilità se la maniglia è
posizionata in basso. L’installazione di
un motorino per gli avvolgibili facilita
notevolmente l’utilizzo delle tapparelle di casa.
Poltrone e divani sono elementi
fondamentali per l’arredo del salotto, però
sono facile rifugio anche di polvere e acari,
causa a volte di allergie. Soprattutto nelle
abitazioni di città dove basta aprire la finestra per far si che anche l’aria di casa sia,
per così dire, inquinata. Per risolvere questo
problema molte aziende hanno creato linee
di accessori dedicati proprio alla pulizia e
all’igiene e dell’aria: aspirapolvere muniti di
filtri, macchine che sfruttano l’azione del vapore, sistemi automatizzati che permettono
con un colo strumento di pulire superfici
anche molto diverse fra loro, e ancora filtri
per l’aria a garantire l’igiene.
La ricerca tecnologica ha permesso ai moderni aspirapolvere di essere leggeri, ma-
neggevoli e funzionali. Non esiste ancora un
dispositivo che da solo pulisce pavimenti e
tappeti, ma le apparecchiature di ultima generazione permettono di farlo con il minimo
sforzo. Il filtro dell’aria, invece, si può e si
deve programmare a seconda delle esigenze di ognuno. È un valido supporto soprattutto per chi soffre di allergie o asma,
per famiglie con bambini piccoli, per chi
abita in pieno centro cittadino. Batteri, microrganismi, peli di animali, polvere, gas nocivi, sono intrappolati dai filtri elettrostatici
che sfruttano la polarizzazione delle particelle per dividere quelle pulite da quelle nocive.
... continua sul prossimo numero
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Oroscopo di Aprile
Campo de’ fiori
Ariete: Avrai voglia di guardare verso nuovi orizzonti, ti
si
presenteranno
delle
buone opportunità a cui non
saprai resistere. Inoltre è
probabile che ti contatteranno delle persone che non sentivi da anni…
Solo per sentire come stai e magari per organizzare una cena. Ma non avrai intenzione di
rispondere, perché sei troppo preso de i tuoi
problemi, sia personali che lavorativi. Stacca
la spina e concediti un po’ di relax…
Toro: Ti sentirai carico di
energia e in effetti sarà
così… vorresti fare almeno
2000 cose al giorno, ma ovviamente la tua voglia di
fare, sarà maggiore rispetto
alle cose che riuscirai a concludere durante la
giornata. Avrai già molti impegni, di conseguenza non potrai svolgere tutti i compiti che
ti sarai prefissato durante la giornata… Riguardo l’amore prestare molta attenzione
(specie se hai già una relazione), forse è aria
di tempesta.
Gemelli: Avrai la sensazione che qualcosa di non
proprio carino sia in arrivo,
magari è così… A livello economico, penserai che è meglio non spendere più del
dovuto… Ma cercare di fare più economia
possibile e risparmiare per il futuro. Comunque non diffidare delle persone che conosci
molto bene, proprio loro magari potranno
darti aiuto in questo periodo un po’ strano e
di “transizione”
Cancro: Ti sei accorto che
sottostare ad alcune regole,
non rientra più nelle tue capacità. A livello lavorativo
farai sapere la tua… ad
esempio riguardo colleghi
che spesso tentano di metterti in cattiva
luce con i superiori, questo perché sono gelosi delle tue capacità. Mentre a livello delle
relazioni amorose, vi saranno dei cambiamenti positivi. Questo perché non avrai più
intenzione di sottostare come un tempo, meglio litigare alcune volte che stare sempre
zitti.
Leone: Se diffidi di alcuni
colleghi perché criticano la
tua inventiva, hai colto nel
segno. Sono gelosi di te e
della tua creatività… Ma
forse c’ è aria di promozione
per qualcuno, le tue idee esposte magari
sono piaciute al titolare. Nella sfera sentimentale tutto fila liscio (se stai vivendo una relazione). Mentre se sei single, aspettati un
incontro galante anche molto importante. Per
finire i tuoi familiari finalmente inizieranno a
ricredersi su di te.
Vergine: Dato che sarà un
mese parecchio animato,
concediti molto relax. Non
strafare, almeno non più del
dovuto… Sia a livello lavorativo che privato, ci saranno
dei cambiamenti positivi, ma legati a delle
scelte da fare un po’ compromettenti. Pensare prima di agire sarà molto importante da
parte tua. Attenzione ad alcuni “amici” che
pretendano favori, solo perché anni prima ti
sono stati di aiuto offrendoti dei piaceri.
Bilancia: Ti sei accorto ora
cosa vuoi fare veramente
nella vita, sia a livello personale che lavorativo. É ora
di cambiare pagina e vivere
secondo i propri ideali e
non secondo quelli di qualcun’altro. Nel
campo sentimentale, dovrai concedere molti
più spazi alla persona che ti sta accanto, non
decidere per tutti e due. Inoltre presta attenzione alle spendere, forse è in arrivo una
spesa imprevista.
Scorpione: Se ti capita di
fare un piccolo investimento, procedi pure tanto
è un periodo fortunato
questo. Nuove amicizie
sono in arrivo, inoltre concediti più tempo con la tua altra metà. Stare
da soli non migliora un rapporto. A livello lavorativo tutto ok, non ci saranno grandi novità e neppure cambiamenti. Concedi più
tempo alla famiglia, esseri adulti non vuole
dire stare da soli o vedere sempre di meno
51
by Cosmo
genitori e familiari.
Sagittario: In apparenza
questo mese potrà sembrare brutto, tutto per causa
di eventi non proprio giovativi nei tuoi confronti. Ma
non preoccuparti si presenteranno anche delle oppurtunità molto buone
per la tua vita privata. Nel campo lavorativo
attenzione non tira buona aria. Tutto passerà
presto nel giro di venti giorni o poco più…
concediti un po’ di riposo fa sempre bene. Se
sei single abituati all’idea che forse fra poco
non lo sarai più.
Capricorno: Sarai così
pieno di energia che potresti
anche venderla se fosse possibile… Molti cambiamenti
sono in arrivo, di cui la maggior parte sono molto positivi. Saprai scegliere con cura? In ambito
lavorativo procedi secondo le tue idee, non
farti influenzare da nessuno (riferito ai colleghi). In amore vi saranno dei cambiamenti
inaspettati. Se sei single allora preparati…
forse la tua anima gemella è arrivata.
Acquario: Se sei fidanzato il
tuo rapporto si consoliderà
durante questo periodo.
Sara presente anche un miglioramento a livello di dialogo con amici e parenti. Ti
sentirai preoccupato per i tuoi genitori e il loro
rapporto personale, ma non preoccuparti è
solo un periodo negativo per loro che passerà
in fretta. Se sei libero presta attenzione, si
presenteranno più spasimanti assieme. A livello lavorativo tutto fila liscio non devi preoccuparti.
Pesci: Cambiamenti positivi nella sfera lavorativa e
sentimentale (se sei single)
stanno per bussare alla tua
porta. Opportunità molto
importanti da cogliere subito. Mentre se sei accompagnato/a tutto regolare apparte la visita di qualche vecchia
fiamma. Se ti capita di provare nuove esperienze non indugiare buttati questo è un buon
periodo per te.
52
Campo de’ fiori
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
Campo de’ fiori
53
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
18° “MINI FESTIVAL DI VITERBO”
Così siamo arrivati al momento clou della 18° edizione del Mini Festival di Viterbo, concorso canoro per bambini/e e ragazzi/e dai 6 ai 20 anni che l’Associazione Omniarts organizza in collaborazione con Tuscia in Jazz e Viterbo con Amore, con il patrocinio dei
Comuni di Viterbo e Fabrica di Roma. La finale si terrà domenica 29 marzo, alle ore
17,00, al Teatro San Leonardo di Viterbo e, come vuole la tradizione, sarà una serata
piena di ospiti, che si sono offerti di farci compagnia e di impreziosire la già nutrita scaletta. Saranno con noi, in rigoroso ordine alfabetico: Catchers, brioso gruppo emergente
viterbese che annovera, come cantante, uno dei “vecchi” presentatori del Mini Festival, Gabriele Turchetti; Dario Guidi, con la sua arpa
celtica, torna sul palco che lo ha visto due volte vincitore, dopo aver fatto parecchia strada ad X-Factor; Maurizio Lipoli, giovane “rapper”
lanciato da “Ti lascio una canzone”, che presenterà in anteprima il suo nuovo singolo; Alessandro Pirolli, un “uragano” di grinta e simpatia (e
bravura!), di nuovo a Viterbo dopo aver spopolato a “Ti lascio una canzone”; Giorgia Saponaro, giovanissima, già vincitrice di un Mini Festival
interpretando Mina, ci stupirà cantando gli AC/DC, accompagnata da un duo sorprendente; Mattia Sgriscia, il campione in carica, fermato da
un incidente stradale mezz’ora prima della semi finale, lo vogliamo con noi almeno come ospite; Davide Valeri, dopo due vittorie al Mini Festival
è diventato cantautore, ci farà ascoltare un paio di perle dal suo repertorio già vastissimo.
E poi non dimentichiamo i due presentatori – Giulia Anesini e Stefano Fapperdue – che, oltre a condurre lo spettacolo, si esibiranno in
quello che sanno far meglio e cioè, rispettivamente, cantare e fare il “Mago StefanClod”. L’ingresso è libero!
Associazione OMNIARTS
Civita Castellana. Squadra di Rugby. Campionato anno 1975/’76.
In piedi da sx: Mauro Di Niccola, Fabrizio Flori, ... Bevilacqua, Giuseppe Rossetti, Amerigo Sanna, Angelo Proietti, Marco Egidi, ... Pascucci, ... Marangoni.
In basso da sx: Sergio Meloni, ... Orizio, Carlo Costanzelli, Carlo Angeletti, ... Miccini, ... Caon, Sergio Fidaleo.
Foto tratta dal libro “50 anni di strani rimbalzi” di Ugo Baldi.
Campo de’ fiori
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Campo de’ fiori
Album dei ri
ricordi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Civita
Castellana.
Anno 1903.
Anna Ferri
Civita Castellana. Anni ‘50. FREDDI NAZZARENO
(in divisa militare)
Campo de’ fiori
Civita Castellana. Prime elezioni comunali amministrative. 7 Aprile 1946. La milizia mantiene l’ordine.
Da sx: 1° Domenico Del Priore (col cappello), 4° Antonio Quirini, 6° Edgardo Castellucci, 7° Salvatore Del Frate
Campo de’ fiori
56
Album de
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma.
Anno 1964.
Da sx:
Carmelo Orsi,
Rinaldo Formichetti,
Giancarlo Marcelli,
Mario Melissano,
Antonio Massaccesi,
Domenico...,
Augusto Pacelli.
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma. Anno 1962. Da sx: Angelo Anselmi e
Giuseppe Braccini, sdraiati sull’erba del campo sportivo.
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma – Gennaio 1954. Battesimo di Luciano
Anselmi, insieme tra i compari Augusto Campana e
Franca Bartolacci, davanti all’edificio scolastico.
Campo de’ fiori
57
dei ricordi
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma. Anno scolastico 1960/’61. Classe 1954 in prima elementare. Foto della Sig.ra Nicoletta Vargiu Ricci
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma. Primi anni ‘70. Al centro della foto, in alto, Carlo Pacelli.
58
Campo de’ fiori
Album de
Capranica.
Anni ‘60.
Giovanni Puccica,
il netturbino.
Campo de’ fiori
Ronciglione.
Carnevale 1976.
Un momento
della vecchia
corsa a vuoto.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
Corchiano. Inizio anni ‘70. Commissione sportiva di ballo. In piedi da sx: Tommaso Nardone, Pietro Stefani, Luigi Piccioni.
Seduti da sx: Enzo Fiordelmondo, Gianni Scaloni, Paolo Nardone, Francesco Ceccarelli, Nunzio..., Angelo Raganelli,
Luzio Marconi, Orlando Piccioni.
Campo de’ fiori
Castel Sant’Elia.
Anno scolastico
‘56/’57.
Classe
III elementare.
Maestro
Polignani.
Ultimo a dx, fila in
alto: Silverio Dei.
60
LAVORO
CERCO
- AZIENDA cerca persone seriamente interessate a guadagnare un extra mensile part-time,
full-time Cell. 3297354944.
- CERCO LAVORO come baby sitter. Donna italiana, con esperienza da nonna, seria, patentata.
Zona Civita Castellana e paesi limitrofi. Tel.
333.7972321
- CERCO LAVORO come badante anche giorno
e notte. Tel. 388.6542895
- CERCO LAVORO come badante, baby sitter,
ristoranti, pulizie, lungo orario, casa di cura. Con
esperienza. Tel. 327.5925225
- CERCASI LAVORO INTERESSANTE come
architetto. Tel. 06.8610227
- CERCASI LAVORO COME BABYSITTER:
Studentessa italiana di Civita Castellana cerca lavoro come babysitter per una passione e amore
infinito per i bambini. Se cercate una persona
giovane,dinamica e soprattutto amorevole nei
confronti dei vostri bambini non esitate a contattarmi! Sono automunita e disponibile dal lunedì alla domenica (escluso sabato pomeriggio)
talvolta anche nei paesi limitrofi. Costo: 5 l'ora
Cell. 333-33 44 309 VANESSA
- CERCO LAVORO come pulizie uffici, aiuto
cuoco, pulizie in casa o bidella nelle scuole, cameriera hotel o alberghi. Tel. 389.4913578
- CERCO LAVORO come meccanico, giardiniere, muratore. Munito di Pat. B. Tel.
380.7656837
- DONNA RUMENA cerca lavoro come badante
con 10 anni di esperienza, collaboratrice domestica o baby sitter, preferibilmenet a Civita Castellan o dintornni. Tel. 348.8842125.
- DONNA RUMENA cerca lavoro come badante, colaboratrice domestica, o baby sitter a
ore, preferibilmente a Civita Castellana o dintorni. Tel. 389.4272043
- RAGIONIERE ESPERTO IN COMPUTER,
CUOCO TITOLATO, cerco lavoro, anche come
aiuto cuoco. Tel. 393.2205712
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