Calabria Rurale n. 01 anno 2009

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Calabria Rurale n. 01 anno 2009
A cura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria
Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27-2-2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Verona • Anno LXV - ISSN 0020-0689 - C.P. 520 - 37100 Verona | SUPPLEMENTO AL NUMERO 43 DEL 13/19 NOVEMBRE 2009
01
Inserto
Agrofarmaci,
acque a rischio
contaminazione
Intervista all’assessore
regionale all’Agricoltura
Pietro Amato
Multifunzionalità
con le fattorie
didattiche
Agroenergie,
vantaggi da biogas
e fotovoltaico
Assessorato Agricoltura, Foreste e Forestazione
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(ARSSA); Cinzia Crocè (Autorità di Gestione PSR); Vincenzo Carè (Rete
Rurale Nazionale - Mipaaf); Beppe Colonna
Segreteria «Calabria rurale»:
Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria
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DIPARTIMENTO N° 6
Agricoltura, Foreste e Forestazione
Direttore generale: ing. Rocco Leonetti
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Capo struttura: d.ssa Rosetta Alberto
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SETTORE 1
Affari Generali, Risorse Umane,
Servizi Territoriali, Enti Strumentali
e Sub-Regionali
Dirigente: dott. Giuseppe Calabretta
[email protected]
SERVIZIO 1
AA.GG., Contenzioso ed Usi Civici,
Rapporti con l’Organismo Pagatore
e con gli Enti Strumentali
e di Bonifica - Area Centro
Dirigente: dott.ssa Lucia Delfino
SERVIZIO 2
Area Territoriale Meridionale
Reggio Calabria
Dirigente: ing. Giovanni Sidari
SERVIZIO 3
Area Territoriale Meridionale
Settentrionale Cosenza
SETTORE 2
Valorizzazione e Promozione
Produzioni Agricole e Filiere Produttive
Dirigente:
dott. agr. Giacomo Giovinazzo
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SERVIZIO 4
Sistema Qualità Valorizzazione
Produzioni Agricole, Mercato
e Sicurezza, Valorizzazione
Filiere Produttive
SERVIZIO 6
Sviluppo della Zootecnia Riordino
e Trasformazione Fondiaria
Dirigente: dott. Carmela Barbalace
SERVIZIO 7
Sviluppo Rurale, Leader Plus,
Agriturismo, Paesaggio Rurale
SERVIZIO 8
POR, Programmi Nazionali, Credito
Agrario, Fondo di Solidarietà
Dirigente: dott. Giovanni Aramini
SETTORE 4
Servizi di Sviluppo Agricolo
Fitosanitario e Valorizzazione
Patrimonio Ittico e Faunistico
Dirigente: dott. for. Ernesto Forte
[email protected]
SERVIZIO 9
Patrimonio Ittico e Faunistico,
Caccia e Pesca
SERVIZIO 10
Ricerca e Dimostrazioni, Divulgazione,
Formazione, Vivaismo e Fitosanitario
Dirigente: dott. Sabrina Blasco
SETTORE 5
Foreste e Forestazione, Politiche della
Montagna, Difesa del Suolo e Bonifica
Dirigente: dott. for. Giuseppe Oliva
[email protected]
SERVIZIO 5
Promozione e Marketing dei Prodotti
Agricoli e Agro-Alimentari,
Fiere e Mercati, Osservatori
ed Educazione alimentare
SERVIZIO 11
Forestazione, Tutela Boschi,
Valorizzazione delle Montagne,
Sistemi agricoli Montani,
Filiere Silvopastorali
Dirigente: dott.ssa Caterina Loddo
SETTORE 3
Sviluppo Rurale, Zootecnia, Credito,
Riordino e Trasformazione Fondiaria
Dirigente: dott. agr. Rosario Previtera
[email protected]
SERVIZIO 12
Difesa del suolo, Bonifica
ed Irrigazione, Valorizzazione
dei Sistemi ed Infrastrutture Rurali
Dirigente: ing. Fernando Bafaro
01 2009
© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.
A cura del Dipar timento Agricoltura,
Foreste e Forestazione - Regione Calabria
In copertina: Abbazia di Corazzo - Carlopoli (CZ)
Foto: Antonio Renda
Pietro Amato: «Le sfide europee
saranno la nostra grande
occasione»
4
intervista di Beppe Colonna
nformare il mondo agricolo nella sua eterogeneità è un dovere istituzionale che diventa opportunità
nel momento in cui lo strumento editoriale contribuisce ad avvicinare ulteriormente un ente alla
propria utenza. Alcuni mesi di lavoro intenso, ci consentono oggi di presentare questa nuova iniziativa di
informazione che probabilmente richiama alla memoria la rivista «Agricoltura Calabria», che la Regione
pubblicò sino alla fine degli anni Ottanta. A distanza di due decenni lo scenario agricolo è mutato. Il
settore primario tiene conto del mercato, ma anche della propria valenza multifunzionale; è quanto
viene evidenziato proprio dagli articoli di questo primo numero e anche dei prossimi. A cominciare
dal ruolo strategico rivestito dal paesaggio rurale e dalle produzioni legate al territorio con funzione
anche turistica. In tale contesto, la multifunzionalità viene ad affermarsi con la nuova legge regionale
sull’agriturismo che contempla anche le fattorie didattiche quali vere opportunità di sviluppo. In
quanto opportunità, non si possono tralasciare le fonti di energie alternative quali biogas e fotovoltaico
finanziabili dal Psr e certamente ecocompatibili. Ed il rispetto dell’ambiente è fattore permeante di
Calabria Rurale, non solo per i materiali con cui la rivista viene stampata e spedita, ma soprattutto per
le diverse tematiche trattate come quelle dell’inserto, di grande attualità, che proponiamo in questo
numero quale ulteriore strumento informativo al servizio di tecnici e agricoltori.
Rosario Previtera
«Calabria rurale», informare
per innovare
Inserto
Agrofarmaci, acque a
rischio contaminazione
5
di Rocco Leonetti
25
Territorio e ambiente
Le frane arrivano
se manca l’agricoltore
7
di Rosario Previtera
Turismo rurale
Dai musei del GAL alla scoperta
degli antichi mestieri
L’associazione
Coldiretti, una realtà importante
di Guido Mignolli
8
Ricerca
Il valore aggiunto
della biodiversità
Attualità
Agricoltura e ambiente,
una sfida per gli agronomi
di Beppe Colonna
di Fabio Petrillo
9
di Beppe Colonna
12
di Eugenio Veltri
14
di Giuseppe Perri
17
42
Pesca e itticoltura
La ricerca avanza nella gestione
del patrimonio ittico
Eventi
Al Galà dei sapori l’agroalimentare
del Sud ha fatto bingo
di Fortunato Alfredo Ascioti
19
45
Normativa
L’articolo 68 aiuta l’olivicoltura
«Gustonaturale»
ha conquistato i turisti
di Giacomo Giovinazzo
39
Filiere regionali
Il fico essiccato cosentino
aspetta la Dop
L’agriturismo calabrese
può fare di più
di Beppe Greco
36
Impianti fotovoltaici,
i vantaggi per l’agricoltura
Multifunzionalità
La Regione incentiva
le fattorie didattiche
di Vicenzina Scalzo
33
Energie rinnovabili
Biogas, il più grande
impianto del Mezzogiorno
Tecnica e tradizione
premiano la doc Cirò
di Beppe Colonna
22
di Claudio Caiola
48
21
Recensioni
AgriCultura
Le eccellenze calabresi
Gustonaturale
49
01 2009
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50
SOMMARIO
I
4
«Le sfide europee saranno
la nostra grande occasione»
Pietro Amato, da poco
assessore all’Agricoltura,
opera da sempre nell’ambito della politica al servizio
del territorio. Già presidente
della provincia di Catanzaro
ed attuale consigliere
provinciale, in qualità di
consigliere regionale ha
contribuito fattivamente
a diverse proposte di legge
Pietro Amato
tra le quali la «Disciplina
per l’attività di ittiturismo e
pescaturismo», l’«Istituzione
sul territorio regionale di ecomusei», la nuova legge sull’agriturismo e quella che regolamenta la raccolta dei funghi.
Assessore, lei subentra all’on. Mario Pirillo, divenuto
europarlamentare, in una fase delicata per la vecchia
e per la nuova programmazione ed in un momento
dove le «crisi» sono quasi all’ordine del giorno.
In effetti ci troviamo in un momento nel quale la programmazione del Por Agricoltura 2000-2006 è in piena fase conclusiva
e la programmazione Psr 2007-2013 è appena cominciata.
Abbiamo concluso la pubblicazione delle graduatorie provvisorie delle varie Misure inerenti all’annualità 2007-2009 e
già stanno pervenendo numerose domande di contributo a
valere sull’annualità 2010. Il personale regionale e dell’Arssa
che opera con dedizione e spesso con grande spirito di sacrificio sta compiendo un ottimo lavoro. Le cosiddette «crisi» si
succedono in continuo in un settore variegato e soggetto a
continua evoluzione come l’agricoltura. Abbiamo affrontato e
stiamo continuando ad affrontare problemi relativi alle diverse
calamità naturali, alle crisi di mercato in genere, al fermo pesca,
al trasferimento del personale Afor e Arssa alle province e così
via. Ma mi piace pensare anche agli aspetti positivi riguardanti
lo sviluppo rurale in genere
A quanto ammonta la spesa realizzata rispetto al
Por e al Psr ?
Ho potuto constatare la grande professionalità dei tecnici impegnati nei diversi Settori e Servizi del Dipartimento compresi
gli uffici periferici, che in questi anni e in questi ultimi mesi si
sono prodigati proprio per accelerare la spesa. Per quanto
riguarda il Por 2000-2006, il dato a metà settembre risulta più
che positivo: su un obiettivo di circa 853 milioni di euro ne sono
stati impegnati circa 890 e per quanto riguarda la pesca, su un
totale di spesa di poco più di 40 milioni di euro ne risultano
spesi ed impegnati circa 44 milioni. Dunque una spesa supe-
riore alle aspettative cioè all’obiettivo previsto, che graverà
sulle cosiddette «risorse liberate». Per quanto riguarda il Psr,
la spesa al momento riguarda le cosiddette misure a premio
ed ammonta a poco più di 90 milioni di euro. Naturalmente,
dopo la pubblicazione delle graduatorie definitive delle misure strutturali, le imprese potranno iniziare a spendere e a
collaudare gli investimenti iniziati sin dal 2007.
Ritiene che i bandi del Psr possano risolvere le problematiche del settore in Calabria ?
Le risorse disponibili, di per sè esigue, vista la percentuale di
contribuzione, sono rivolte sostanzialmente a quelle imprese che avrebbero comunque investito nei vari comparti e a
quelle aziende che riescono a stare sul mercato in quanto
competitive, così come previsto di fatto dalla politica agricola
comunitaria. Le aziende marginali e di piccole dimensioni
avranno invece un valore e una funzione ambientale e di
tutela dell’ambiente o del paesaggio; la loro premialità si
baserà solo su tali valenze. Un aspetto da intendere in senso
positivo nel senso che ciò potrà incentivare la cooperazione
e l’aggregazione di filiera, senza le quali non ci potrà essere
vero sviluppo.
Si può parlare oggi di innovazione in agricoltura in
Calabria ?
La nostra regione presenta risorse e prodotti apprezzati ovunque e il nostro assessorato contribuisce alla loro promozione.
L’innovazione è anche nelle forme di comunicazione e consiste
nella rinnovata voglia di partecipare a eventi e manifestazioni
nazionali e internazionali da parte delle aziende. L’innovazione
è in crescita; essa si percepisce dalla tipologia di investimenti
che vengono richiesti: miglioramenti strutturali per l’incremento della qualità, ma anche grande attenzione nei confronti delle energie alternative e del turismo rurale. Elementi
al passo coi tempi e che possono contribuire a superare la
crisi generalizzata.
Quali saranno i prossimi obiettivi del suo assessorato ?
Terminare l’istruttoria delle domande di contributo a valere
sul Psr e accelerare al massimo la spesa. Inoltre sarà importante, di concerto con le province e le associazioni di categoria,
definire al più presto il regolamento applicativo della nuova
legge regionale sull’agriturismo ed infine arrivare pronti alle
grandi sfide comunitarie a partire da quelle relative al cosiddetto Health Check, che ritengo possano costituire una grande
opportunità per la Calabria.
Beppe Colonna
01 2009
© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.
5
«Calabria rurale»,
informare per innovare
La trasversalità dell’agricoltura rispetto a tutti gli altri settori prattutto in relazione alla generale crisi congiunturale, sempre
economici e soprattutto rispetto alle tematiche ambientali, più mezzo di crescita economica e sociale in una terra ricca di
appare in tutta la sua essenza quando assistiamo, sempre con risorse e di opportunità intrinseche come la Calabria.
maggiore frequenza, a quegli avvenimenti eccezionali quali le «Calabria Rurale» mira a far emergere tali risorse che possono
calamità naturali o gli eventi e climatici di grande portata.
divenire opportunità, e al contemRisulta pertanto di estrema attualità il concetto per cui
po punta ad informare il mondo
Le risorse
non si può prescindere dalla cura della terra, ovvero dalla
rurale calabrese su come evolve
del territorio
figura dell’agricoltore quale custode del paesaggio, nel
il settore e su come, tra l’altro, il
momento in cui occorre considerare e trattare argomenti
devono diventare nostro Dipartimento agisce per la
o problematiche inerenti la tutela e la salvaguardia del terpianificazione e lo sviluppo della
un’opportunità
ritorio. In effetti, così come auspicato dalla stessa Politica
ruralità regionale.
di sviluppo
agricola comunitaria, quando oggi parliamo di ruralità, ci
Una rivista al servizio del settore
riferiamo a tutto ciò che è connesso e complementare al
primario, delle imprese e dei sogsettore primario in termini di paesaggio, assetto idrogeologico, getti che a diverso titolo in esso operano, anche alla luce della
ambiente, economia e socialità legate a tradizioni, produzioni, valenza multifunzionale ed ecofunzionale che tale settore
risorse territoriali in genere, turismo. In tal senso, la multifun- esprime in pieno. Un periodico che verrà diffuso su larga scala,
zionalità delle aziende agricole e forestali diventerà, anche e so- realizzato in proprio e con un occhio rivolto all’ambiente in
maniera innovativa nel panorama
delle riviste specializzate: Calabria
Rurale viene stampata con carta
certificata Pcef, ovvero derivante
da cellulosa ottenuta da foreste
gestite in maniera sostenibile e inviata ai lettori in pellicola MaterBi,
la bioplastica completamente riciclabile ottenuta dall’amido di
mais.
Ci piace pensare, in tal senso, all’innovazione nell’innovazione;
un concetto che passa anche
dalla comunicazione e dall’informazione e che è certamente quel
fattore di sviluppo di cui il settore
agricolo necessita e alla cui crescita vogliamo partecipare. Con
il contributo di tutti.
Rocco Leonetti
Direttore Generale
Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione
Pescheti Altomonte - Sibari (CS)
01 2009
© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.
La Roccelletta
Borgia (CZ)
© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.
Territorio e ambiente
IL DISSESTO IDROGEOLOGICO NON È CAUSATO SOLO DAL CLIMA
Le frane arrivano
se manca l’agricoltore
di ROSARIO PREVITERA
L
a Calabria è tra le regioni con il
più alto numero di aree a rischio
frane: tutti i comuni calabresi infatti, ne presentano almeno una. La cementificazione selvaggia, la mancata sistemazione idrogeologica delle fiumare e
dei torrenti e l’abbandono crescente delle
attività agroforestali con effetti diretti e
indiretti, non fanno altro che causare frane e smottamenti a danno della viabilità
e della collettività in genere. Si sono ripetuti, numerosi negli anni, i tragici eventi
causati da eventi atmosferici, spesso brevi
e intensi, che hanno determinato frane
e smottamenti disastrosi. Le più recenti
alluvioni che hanno devastato i comuni
dell’entroterra Reggino e Cosentino, causate dalla pioggia incessante, ma anche
dall’abbandono generalizzato del territorio e delle infrastrutture, testimoniano anche l’irrazionalità (laddove esiste)
della pianificazione territoriale.
Controllo delle acque
Drammi annunciati che potevano (ed in
futuro potranno) essere evitati, qualora
una gestione concertata, multidisciplinare e costante rispetto alla prevenzione
delle emergenze, diventerà prassi e non
caso eccezionale post-alluvione. Si rimane addolorati per i lutti che purtroppo
non mancano e al contempo rimaniamo
sgomenti di fronte all’ennesimo evento legato all’insufficiente contenimento
regolamentato delle acque superficiali, che mina in maniera diffusa l’assetto
idrogeologico della regione. Un territorio
un tempo coltivato e mantenuto intatto
nei suoi elementi paesaggistici dalla popolazione rurale oggi sempre meno presente; occorre ripristinare le condizioni
originali essenziali in termini di rimboschimento, manutenzione costante del
In Calabria gli smottamenti
sono purtroppo molto
frequenti. Occorre
prevenire lo spopolamento
delle campagne
soprassuolo il quale, a sua volta,
risente della mancanza o dell’abbandono, e quindi della mancata cura, di importanti opere di
contenimento e drenaggio (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) e che
necessita del recupero dell’antica viabilità, delle opere trasversali lungo i corsi
d’acqua, nonchè della messa in sicurezza
e della opportuna valorizzazione di interi
versanti boschivi e dei comprensori agricoli, un tempo baluardo contro il dissesto idrogeologico e gli incendi.
Più prevenzione
L’azione di costante monitoraggio messo
in atto delle istituzioni preposte e l’utilizzo proficuo di personale specializzato
(come per esempio le migliaia di operai
idraulico-forestali) per la prevenzione
capillare e diffusa dei fenomeni di dissesto, l’utilizzo di opere specifiche e di
ingegneria naturalistica, diventano necessità sempre più impellenti, nonostante la forza della natura non sia, di per sè,
contrastabile. Ma la prevenzione parte
da lontano. Diremmo che parte dalle
«origini». Sì, perchè la classe contadina, custode delle tradizioni, depositaria
delle nostre radici culturali e storiche,
era e potrà di nuovo essere l’elemento di
salvaguardia per eccellenza. Ormai è risaputo che quando l’agricoltore manca,
le frane arrivano. Ecco da dove scaturiscono, nell’ambito della programmazio-
ne comunitaria, nazionale e regionale,
quegli interventi rivolti sia ai privati che
agli enti pubblici finalizzati a contrastare
il fenomeno dell’esodo rurale.
Europa in campo
Il finanziamento di interventi «non produttivi» ma con grande valenza ambientale e paesaggistica, così come gli incentivi
non destinati direttamente alle imprese
agricole ma indirizzati a incrementare il
turismo rurale e l’interesse verso i comprensori agricoli, al pari dei contributi
rivolti alle attività multifunzionali delle
aziende agricole, possono nel loro complesso contribuire a fermare lo spopolamento delle campagne. È quanto auspicava la Commissione europea già dalla
programmazione 2000-2006 (definita
«Agenda 2000») ed è quanto continua
ad auspicare sia con la nuova politica
agricola comunitaria che con la revisione di medio termine («Health Check»)
che prevede le «nuove sfide», improntate proprio sulla grande valenza sociale e
ambientale attribuita all’attività agricola: cambiamenti climatici e rispetto del
protocollo di Kyoto, energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche, biodiversità.
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7
8
L’Associazione
ATTIVA IN REGIONE CON NUMEROSI SERVIZI
Coldiretti,
una realtà importante
Le opportunità di
sviluppo sono uno degli
obiettivi fondamentali
dell’associazione che in
Calabria conta una rete
capillare di sedi, sezioni
periferiche e uffici di zona
L
a Coldiretti, presieduta attualmente da Pietro Molinaro, è la
più grande organizzazione agricola radicata in Calabria, costituita
da una federazione regionale, due federazioni provinciali, una federazione interprovinciale, 36 uffici di zona
e 60 sezioni periferiche.
L’articolata presenza sul territorio è accompagnata dalla consolidata rappresentatività, che fa della Coldiretti
la principale organizzazione
agricola a livello nazionale e
tra le prime nel panorama
europeo.
Tra gli associati si contano
oltre 568 mila imprese agricole, che
rappresentano il 52% di quelle iscritte
alle Camere di commercio.
Per fornire assistenza alle imprese agrituristiche, la Coldiretti ha creato Terranostra, che ha ottenuto il riconoscimento dal ministero dell’Ambiente come Associazione ambientalista.
Terranostra è sempre più impegnata
IL PRESIDENTE REGIONALE PIETRO MOLINARO
«FAVORIRE IL CONFRONTO AGRICOLTORE-CONSUMATORE»
«La fondazione “Campagna Amica” e le numerose attività
svolte sotto questo marchio mirano a valorizzare l’identità
profonda dei nostri territori a partire dalle produzioni che
caratterizzano anche il nostro stile di vita», sostiene Pietro
Molinaro, presidente regionale della Coldiretti, imprenditore
agricolo nonché promotore di numerose iniziative a favore
del comparto e dei consumatori. «È importante dare certezza
sulla qualità, sull’origine e sulla salubrità degli alimenti e di
tutte le produzioni agroalimentari calabresi anche attraverso
la promozione di leggi a tutela dei cittadini-consumatori
– puntualizza – È per questo che siamo impegnati a diffondere la cultura dei consumi legati alle nostre campagne e a difendere il patrimonio
enogastronomico della Calabria, sviluppando le fonti energetiche
rinnovabili nel rispetto del paesaggio e della salubrità dell’aria che
respiriamo. Siamo convinti inoltre che sia fondamentale avvicinare
produttore e consumatore con iniziative quali quelle riguardanti la
vendita diretta e i mercati contadini, che hanno indubbiamente grande
valore sociale, economico e ambientale».
B.C.
Per ulteriori informazioni: http://www.calabria.coldiretti.it/
http://www.campagnamica.it/fondazione campagna amica.asp
oltre che nella promozione del turismo in azienda
agricola, anche nei molteplici aspetti del rapporto
cittadino-campagna.
Coldiretti non ha dimenticato il mondo dell’imprenditoria agricola
femminile, e nemmeno
i pensionati dell’agricoltura, che possono fare riferimento alla Federazione
nazionale pensionai dell’organizzazione agricola.
La Coldiretti è impegnata nel campo dei servizi alla persona tramite il
proprio ente di patrocinio e assistenza
(Epaca), il primo patronato del lavoro
autonomo e il quarto in generale per
numero di pratiche istruite in campo
sociale, previdenziale e sanitario.
La Coldiretti rappresenta le imprese
agricole e valorizza l’agricoltura come
risorsa economica, umana e ambientale. Il suo obiettivo è garantire alle imprese opportunità di sviluppo in
un quadro di piena integrazione dell’agricoltura
con gli interessi economici e sociali del Paese.
La sua strategia è scegliere il sistema della
concertazione, fulcro di
ogni moderna democrazia economica, in tutte le sedi di confronto economico-politico: con il governo, gli enti locali, le istituzioni comunitarie. La sua «agenda» si articola
in due progetti: Impresa verde, rivolto
alla crescita competitiva delle imprese
agricole, Campagna Amica, per favorire
un dialogo tra produttori e consumatori
ai tempi della globalizzazione.
Le centinaia di migliaia di imprese agricole che credono in tutto questo sono
B.C.
la sua forza.
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Eventi
TRE GIORNI DI INTENSO LAVORO TECNICO
Agricoltura e ambiente,
una sfida per gli agronomi
di BEPPE COLONNA
Al dodicesimo Congresso
nazionale della categoria
la discussione si è
concentrata sullo sviluppo
del settore primario, la
salvaguardia del territorio,
la multifunzionalità
I
n occasione dell’80° anniversario
del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali (Conaf), si è svolto recentemente a
Reggio Calabria il dodicesimo congresso nazionale della categoria.
Tema al centro del dibattito «La professione del dottore agronomo e forestale tra globalizzazione e identità», a
Il tavolo dei relatori all’apertura dei lavori del Congresso
conferma del ruolo rivestito da questa
categoria professionale nello sviluppo
della moderna agricoltura e nella tutela e salvaguardia dell’ambiente e del
paesaggio rurale.
Una categoria che, insieme ad altri professionisti, si pone spesso quale cerniera tra mondo agricolo ed istituzioni,
una sorta di trait d’union tra agricoltori
e istituzioni locali.
Al congresso erano presenti personaggi del mondo dell’interprofessione, del
giornalismo, delle istituzioni, delle associazioni di categoria e più di trecento professionisti tra iscritti e delegati
dai vari Ordini provinciali e dalle 18
Federazioni regionali, provenienti da
tutta la penisola.
Al termine dei tre giorni congressuali,
grande interesse ha suscitato la tavola
rotonda dal titolo «Paesaggio, prodotti
agroalimentari di qualità, turismo.
Un progetto per il paese».
Numerosi i temi scaturiti nel corso
del dibattito, resi particolarmente in-
UN PROTOCOLLO DI INTESA SOVRINTENDERÀ ALLA RICONVERSIONE
TOLTI ALLA MAFIA I TERRENI DIVENTANO UN’OPPORTUNITÀ
A margine del congresso, è stato firmato il protocollo
di intesa per l’individuazione dei criteri e delle metodologie finalizzate al miglior utilizzo dei terreni confiscati
alla criminalità organizzata nella Provincia di Reggio
Calabria, documento autorizzato dal ministro degli
Interni Roberto Maroni. Il protocollo è stato firmato
dal prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino
e dal presidente del Conaf Andrea Sisti, che ha dichiarato: «Si tratta di un giorno molto importante per
l’intero comparto agroalimentare, perché su queste
terre possono adesso svilupparsi imprese credibili e
sostenibili. Con la firma di questo documento, si av-
via un importante percorso per i dottori agronomi e
forestali al servizio della società civile, cui mettiamo
a disposizione le nostre professionalità». Andrea Sisti
farà parte della Commissione operativa unitamente al
presidente della Federazione calabrese Stefano Poeta,
al direttore generale per lo sviluppo rurale del Mipaaf
Giuseppe Blasi e a tre membri nominati dalla Prefettura.
La Commissione dovrà attivare la convenzione, intesa
quale progetto pilota al quale potranno contribuire
tutti i dottori agronomi e forestali che vorranno operare a titolo gratuito negli specifici settori della ricerca,
consulenza, progettazione integrata, stima.
R.P.
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LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO TRAMITE LA PROGRAMMAZIONE INTEGRATA
IL «PROGETTO PER IL PAESE» SI SVILUPPA COSÌ
Di seguito pubblichiamo i punti che rappresentano i
capisaldi su cui si fonda il Progetto per il Paese, iniziativa indirizzata alla valorizzazione del territorio.
• Identificazione dei prodotti a forte legame territoriale con la caratterizzazione paesaggistica dei luoghi di produzione. Nella progettazione di un’area
omogenea per caratteristiche biotiche ed abiotiche
occorre fare indagini specifiche che portino alla conoscenza di tutti prodotti agroalimentari, artigianali, industriali, riconducibili a a quel determinato
territorio. Occorre poi definire i luoghi attraverso
l’immagine paesaggistica che essi rappresentano e
nella loro descrizione richiamare sempre l’immagine del tipo di paesaggio che rappresentano.
• Progettazione dei luoghi e delle strutture finalizzati
alla realizzazione di una identità paesaggistica. Nella realizzazione delle strutture e delle infrastrutture,
sia residenziali che produttive, è necessario tenere
sempre presente il loro inserimento nel territorio di
riferimento e l’identità del paesaggio che rappresenta, sia da un punto di vista storico che di tradizioni
consolidatesi nel tempo.
• Riconversione delle strutture esistenti verso forme e tipologie attuali ma identificabili con le con-
teressanti anche dai relatori di spicco
che vi hanno preso parte (http://www.
agronomi.it/Documenti/AF%2022009%20indd.pdf).
Qualità e sicurezza alimentare, paesaggio e tradizioni, ma anche produzioni
agricole e prodotti agroalimentari sono
stati al centro del vivace dibattito.
Al termine, è stata siglata una mozione
da cui è scaturito il documento finale
dal quale è emersa la necessità di dare priorità alla tutela del paesaggio attraverso una pianificazione e una progettazione integrata che tenga conto
di tutte le risorse presenti sul territorio, affinché la crescita economica e
sociale possa partire proprio dal settore primario.
Le sessioni di lavoro tematiche hanno
consentito inoltre un proficuo confronto tecnico, ma soprattutto hanno permesso di redigere importanti documenti conclusivi con lo scopo di tracciare
le linee di indirizzo in merito a tematiche fondamentali riguardanti il settore
notazioni del paesaggio in cui sono inserite. È importante il recupero dell’identità paesaggistica che
in certi luoghi nel tempo è andata perduta spesso
a causa di una pianificazione edilizia che non ha tenuto conto del contesto territoriale in cui le opere
si inserivano. La realizzazione e la riconversione di
strutture inutilizzate verso la creazione di servizi per
il territorio possono essere un ulteriore strumento
per la promozione di un territorio. Il turismo infatti,
oltre a essere un’importante voce economica, rappresenta un formidabile strumento per la diffusione
nel mondo del valore aggiunto di un determinato
paesaggio.
• Marketing territoriale basato sull’identità paesaggistica dei luoghi e dei prodotti legati al luogo. Le
strategie di promozione devono essere dirette all’intero territorio identitario e ai suoi prodotti, cercando
di far passare l’immagine coordinata del paesaggio
che lo rappresenta.
• Merchandising dei prodotti tematici del «Paesaggio». La promozione del territorio consiste anche
nella diffusione di gadget con l’immagine coordinata del paesaggio di riferimento su tutti i prodotti
B.C.
di quella determinata zona.
Da sinistra: Francesco Musolino e Andrea Sisti, rispettivamente prefetto di Reggio
Calabria e presidente del Conaf, firmano il protocollo di intesa per il riutilizzo dei terreni
confiscati alla criminalità organizzata
primario e le attività agricole connesse,
soprattutto in relazione alla multifunzionalità in agricoltura, oggi sempre più
concreta, efficace e remunerativa.
Linee di indirizzo da applicare in ogni
regione al fine di raggiungere l’omo-
geneità di intenti e un unico orientamento da parte dei tecnici per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal
«Progetto per il Paese».
Beppe Colonna
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AGRONOMI UNITI PER IL RILANCIO DEL SETTORE PRIMARIO
I PROSSIMI SARANNO ANNI DECISIVI
Le tesi congressuali discusse si sono concentrate su quattro temi di stretta attualità e notevole importanza per il comparto agricolo
regionale. Al termine, sono state siglate le
mozioni operative e di impegno da parte del
Conaf, successivamente approvate dall’assemblea dei delegati.
Vediamo nello specifico alcuni dei punti inseriti nelle mozioni.
• Percorsi formativi tra Università e professione. Si intende definire un processo permanente di apprendimento e formazione;
altro obiettivo è quello di prevenire e ridurre
i rischi di esclusione sociale legati alle minori opportunità formative e di accesso alla
I cinque presidenti provinciali insieme al prefetto di Reggio Calabria
formazione permaNente; si vuole rendere
e al presidente del Conaf.
organiche le iniziative formative condotte
Da sinistra: Renato Arona presidente dell’Ordine dei dottori agronomi
dagli Ordini e dalle federazioni e stabilire
e forestali di Vibo Valentia; Stefano Poeta, presidente
della Federazione regionale e dell’Ordine di Reggio Calabria;
un rapporto di mutuo scambio formativo
Francesco Musolino, prefetto; Andrea Sisti, presidente del Conaf;
con le Università quale occasione di amFrancesco Scalfaro, presidente dell’Ordine di Catanzaro;
pio confronto sugli orizzonti professionali
Giovanni Perri, presidente dell’Ordine di Cosenza ed Enzo Talotta,
presidente dell’Ordine di Crotone
in una ricerca continua di miglioramento
delle qualità delle prestazioni.
sui limiti strutturali del sistema agroalimentare
• Sicurezza e qualità alimentare: la certificazione a
tutela del consumatore. L’obiettivo è quello di adolocale attraverso la revisione degli strumenti di
perarsi per garantire una maggiore trasparenza e
rating previsti da Basilea 2.
competenza in termini di controlli (cogenti e volon- • L’identità del paesaggio tra pianificazione del territorio e progetto. Si vuole aderire ai principi della
tari) per favorire la reciproca garanzia tra aziende e
Convenzione europea del paesaggio (Cep) impeconsumatore. In quest’ottica si inserisce anche la
possibilità che gli agronomi entrino a far parte degli
gnandosi a promuoverne la conoscenza e l’appliOrganismi di certificazione e delle organizzazioni di
cazione nell’ambito dell’attività professionale dei
controllo.
relativi iscritti, diffondendo tra gli agronomi i concetti relativi alla nuova visione politica del paesag• Credito alle imprese per lo sviluppo competitivo
gio introdotta dalla Cep. La creazione di un vocadel mondo rurale. Si punta a valorizzare la discibolario comune con le altre categorie professioplina estimativa quale pilastro storico della tradinali potrebbe ricondurre ad un unico strumento
zione scientifica della categoria, assumendo tutdi pianificazione delle
te le iniziative necessarie per qualificare al
diverse competenze e
meglio le competentematiche che riguarze nell’ambito dei didano il paesaggio.
versi processi di valuLavorare per l’integratazione. In quest’ottizione del cosiddetto
ca si inserisce anche
«progetto di paesagla possibilità di introgio» può portare a
durre meccanismi di
una migliore politica
flessibilità che tengadi pianificazione del
no conto dell’attuale
territorio individuancongiuntura economido le relative risorse
ca e delle criticità amfinanziarie a cui acceIl congresso ha registrato una massiccia partecipazione
bientali che incidono
dere.
R.P.
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Eventi
PRODUTTORI CONSAPEVOLI E FIERI DEL PROPRIO RUOLO
Tecnica e tradizione
premiano la doc Cirò
Numerosa
la partecipazione
dei viticoltori alla seconda
edizione del premio
«Viticoltore d’eccellenza
di Cirò», occasione
di un convegno dove
si è discusso di qualità
di BEPPE COLONNA
I
n occasione della seconda edizione
del Premio «Viticoltore d’eccellenza
di Cirò», promossa dall’Associazione «I vignaioli del Cirò» e dall’azienda
vitivinicola Librandi, si è svolta di recente la tavola rotonda dal titolo «La
centralità della qualità nella creazione
di un modello vincente di vitivinicoltura». Una giornata di studio interamente dedicata a promuovere e valorizzare
l’identità del territorio a partire dalla vocazione vitivinicola. Obiettivo principale
dei produttori che hanno partecipato all’evento è stato quello di mostrare a una
rinomata e prestigiosa giuria, presieduta
da Mario Fregoni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che la
forza del vino Doc Cirò è nelle mani dei
viticoltori, la cui tradizione vitivinicola
risale all’antica Grecia.
brandi per ottenere un vino rosso superiore.
Un riconoscimento che premia anche la caparbietà e il desiderio di raggiungere l’»obiettivo qualità» che è il
comune denominatore di chi intende contribuire a creare un vino eccellente.
A vincere è stata dunque la passione
vera per la propria terra: tutti i viticoltori coinvolti si sono dimostrati professionali e soprattutto orgogliosi del
lavoro intrapreso, perché consapevoli,
una volta di più, di contribuire direttamente al successo della Doc Cirò e
alla valorizzazione della propria terra.
La giuria che ha attraversato le diverse
zone del Cirò e i numerosi vigneti «in
gara», ha apprezzato il risultato evidente del duro lavoro svolto dai produttori
nell’osservare scrupolosamente il disciplinare di produzione concordato con
l’azienda Librandi.
L’importanza della filiera
Sui concetti di «tracciabilità», «qualità»
e «identità del territorio» si è ampiamente dibattuto nel pomeriggio, presso la sala del Centro Servizi per le imprese di Cirò, gremita di viticoltori e
giornalisti. Oltre agli spunti importanti
forniti dal presidente dell’Associazione
«I Vignaioli del Cirò» e da Nicodemo
Librandi, contitolare dell’azienda omonima, per quanto riguarda il mondo accademico, oltre a Mario Fregoni hanno
partecipato Michele Borgo, direttore
del Centro di ricerca per la viticoltura
di Conegliano Veneto e il virologo del
CNR di Torino Franco Mannini. Per
quanto riguarda invece i rappresentanti
delle istituzioni sono intervenuti, tra gli
altri, Agazio Loiero, Governatore della
Regione Calabria i deputati Nicodemo
Oliverio della Commissione agricoltura
alla Camera, Antonio Bonfiglio, Sotto-
Obiettivo valorizzazione
All’interno del numeroso gruppo di
conferitori d’eccellenza della cantina
Librandi, sono stati premiati quei viticoltori (Francesco Porti, Pasquale
De Franco, Francesco Leto) che hanno saputo unire al meglio le proprie
professionalità, abilità e competenza,
alle indicazioni fornite dall’azienda Li-
Il tavolo
dei relatori
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Un
grappolo
di uva
Gaglioppo
CIRÒ, ROSSO O BIANCO MA SEMPRE AL TOP
IL GAGLIOPPO E LE SUE ORIGINI
Il suo antenato, il Krimisa, era il «vino delle olimpiadi». Definito «il
Barolo del Sud», il Cirò, rosso o rosato, si ottiene dalle uve Gaglioppo
(almeno al 95%) coltivate nei 1400 ettari della provincia di Crotone.
Il Gaglioppo giunse in Calabria importato dagli antichi coloni greci e
si diffuse velocemente in tutto il meridione.
È un vitigno a bacca rossa e il vino che se ne ricava presenta una
forte gradazione alcolica (supera spesso i 14 gradi), con un colore
non molto intenso e con un notevole corpo conferito dalla elevata
tannicità. Per questo si preferisce invecchiarlo anche per diversi anni
e, obbligatoriamente, con un minimo di nove mesi.
Il Cirò si può definire «Classico» solo quando le uve provengono dalle
vigne situate nei comuni di Cirò e Cirò Marina, mentre la produzione
del vino a Doc comprende anche i territori dei comuni di Melissa e
Crucoli.
Con una gradazione minima del 13,5% il vino si può fregiare della
qualifica «Superiore» e con un periodo di invecchiamento di tre anni
il rosso può ottenere anche la qualifica di «Riserva».
Il Cirò bianco si ottiene con il Greco bianco (almeno all’80%) dal quale
provengono i caratteristici sentori. Ulteriore varietà consentita è il
Trebbiano toscano.
R.P.
segretario alle Politiche agricole e forestali, la senatrice Dorina Bianchi, gli
assessori regionali Francesco Sulla e
Demetrio Naccari, i sindaci dei Comuni del comprensorio del cirotano.
Tipicità del territorio
Molti interventi hanno sottolineato la
necessità di fare sistema tra le figure
della filiera vitivinicola calabrese. L’at-
DETERMINANTE IL RISPETTO DEI REQUISITI TECNICI
IL DISCIPLINARE DEI «VIGNAIOLI DEL CIRÒ»
Le regole sono semplici ma efficaci. A partire dall’inflessibile tutela
dell’allevamento ad alberello a una corretta gestione del suolo, per
proseguire con una adeguata potatura al fine di ottenere la minima
carica di gemme necessaria. Indispensabili, poi, risultano una giusta
selezione dei germogli e la formazione di una parete fogliare attiva e in
salute. Tutti elementi utili per il raggiungimento dell’equilibrio vegetoproduttivo, mantenuto mediante una corretta gestione della chioma
anche tramite il giusto diradamento delle uve. Obiettivi imprescindibili,
infine, quello di un buono stato fitosanitario delle uve e di una perfetta
maturazione delle stesse.
Sono tutti principi molto importanti e andrebbero sempre più diffusi e
incrementati sul territorio, perché sono gli unici in grado di permettere
una reale salvaguardia dell’ingente patrimonio viticolo locale e costituiscono quegli orientamenti ottimali in grado di consentire l’ottenimento
di uve di alta qualità.
B.C.
tenzione è stata posta su aspetti quali l’organizzazione e la pianificazione
territoriale, la ricerca, la sperimentazione, il marketing. Elementi che valorizzano la grande tradizione viticola
del cirotano, forte delle caratteristiche
pedo-climatiche particolari dell’area e
della base genetica unica del Gaglioppo e degli altri vitigni locali; che hanno
consentito nel tempo il mantenimento
e lo sviluppo della tipicità di un’intera area legata ad un vino. Armonizzare
perfettamente questi elementi conduce
necessariamente alla produzione di vini originali, di grande impatto e personalità, che potranno essere senz’altro
più competitivi sui mercati nazionali ed
internazionali. Nel suo complesso l’incontro ha ribadito che il Gaglioppo e
la sua storica coltivazione rappresentano la carta d’identità di un «territorio
tipico», e che solo un accordo stretto
tra viticoltori e vinificatori ne potrà incrementare la potenzialità mantenendone l’originalità, fattore di successo
del vino Doc Cirò.
Beppe Colonna
01 2009
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Multifunzionalità
IL TERRITORIO E L’AMBIENTE AL CENTRO DELL’INIZIATIVA
La Regione incentiva
le Fattorie didattiche
di VINCENZINA SCALZO
Da pochi mesi è entrata
in vigore una legge che
intende coinvolgere
l’intero territorio
regionale nel progetto
di valorizzazione agricolo
e rurale, favorendo
il processo di sviluppo
delle aziende coinvolte
D
a pochi mesi in Calabria è stata approvata una legge che disciplina, tra l’altro, anche l’attività delle fattorie didattiche. Si tratta
della L.R. 14/2009 «Nuova disciplina
per l’esercizio dell’attività agrituristica,
didattica e sociale nelle aziende agricole», che intende rispondere in modo
organico alla forte domanda di ruralità proveniente dal mondo extragricolo aprendo l’azienda agricola ad attività diverse da quelle strettamente produttive.
La legge regionale, in armonia con i
programmi di sviluppo rurale nazionale ed europeo, sostiene lo sviluppo di
un’agricoltura capace di essere realmente multifunzionale, in grado cioè di offrire – oltre che prodotti agricoli e derrate
alimentari – anche beni e servizi derivanti dalle molteplici funzioni economiche, ambientali, didattiche e sociali che
l’azienda agricola può svolgere.
Forma di educazione
Anche in Calabria le fattorie didattiche
possono diventare non solo forme di integrazione e diversificazione dei redditi
agricoli, ma valide formule per educare
all’ambiente e al sociale.
Le fattorie didattiche offrono l’opportunità di conoscere l’attività agricola e
il ciclo degli alimenti, la vita animale
e vegetale, i mestieri e il ruolo sociale
degli agricoltori, sono importantissime
per educare al consumo consapevole,
al rispetto dell’ambiente e al recupero
dei valori culturali e delle tradizioni in
ambito rurale.
Rispondono inoltre ad un disegno culturale di interesse pubblico, che crea
legami nel territorio tra i sistemi produttivi correlati al settore primario e
il mercato, consentendo ai produttori
di trasmettere direttamente la propria
esperienza ai consumatori, in particolare alle nuove generazioni.
Sono un esempio di multifunzionalità, rendono direttamente protagoniste
le strutture agricole delle attività di
formazione, conoscenza e condivisione culturale rivolta agli studenti e non
solo. Sono dei veri e propri laboratori
all’aperto, delle aule verdi dove è possibile abbinare l’apprendimento teorico
a quello pratico, mettendo a confronto l’esperienza dell’agricoltore con la
curiosità dei ragazzi, creando così una
stimolante interazione.
Agricoltori protagonisti
Le attività divulgative ed educative in
azienda hanno una elevata valenza innovativa nel campo dell’educazione alimentare e ambientale.
Le nuove generazioni, nate e cresciute
in ambiente urbano, spesso ignorano
l’origine degli alimenti, non conoscono
il mestiere dell’agricoltore, non colgono il rapporto esistente tra agricoltura,
ambiente, alimentazione e salute.
Le visite nelle fattorie didattiche nascono dal bisogno di ricucire lo strappo tra
la città e la campagna, come reazione
al modello alimentare industrializzato
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PER INTEGRARE IL REDDITO
OPPORTUNITÀ DA SFRUTTARE
Educazione ambientale, alimentare, alla ruralità
sono i capisaldi su cui si fonda l’attività delle fattorie didattiche, la cui valenza economica, per il
titolare dell’azienda agricola, riguarda la possibilità
di integrare il reddito attraverso la vendita diretta
dei prodotti ottenuti ed eventualmente trasformati
in azienda. Non solo. L’impiego dei famigliari nella
gestione delle fattorie didattiche rappresenta un
ulteriore elemento di valorizzazione, perché favorisce la creazione di posti di lavoro all’interno
della stessa famiglia. Le fattorie didattiche possono
essere finanziate con il Psr (Asse III).
V.S.
Lo spirito delle fattorie didattiche
è anche quello di favorire
un nuovo approccio pedagogico
per i più piccoli
che tende a negare il ruolo degli agricoltori, del lavoro delle donne e degli
uomini nei campi, il ruolo stesso della
terra e del territorio.
L’azienda agricola è il luogo ideale per
mostrare la stretta connessione esistente tra produzione di alimenti e tutela
dell’ambiente e della salute, approfondendo le diverse tematiche con approcci diversificati in funzione dell’età degli studenti.
Le tre linee
L’approccio pedagogico nelle fattorie
didattiche è estremamente importante:
tre sono le idee fondamentali alla base
delle attività svolte in fattoria:
1) Pedagogia attiva-Imparare facendo La fattoria propone laboratori per permettere attività pratiche o esperienze
dirette (manipolare, raccogliere, seminare, trasformare, costruire, mangiare
cibi biologici).
2) Contatto con gli esseri viventi - Occasioni di contatto con animali e piante
nel loro ambiente naturale.
3) Luogo di vita, d’incontro, di formazione, di emozione - L’incontro tra
agricoltori e ragazzi si pone l’obiettivo di arricchire, lasciare un ricordo,
un’emozione, una conoscenza, indurre un cambiamento reciproco.
Le esperienze formative svolte nelle fattorie didattiche uniscono sapientemente il sapere con il saper fare. È evidente
che la possibilità di partecipare attivamente (costruendo, rintracciando, manipolando qualcosa, ecc) imprime indelebilmente nella memoria le sensazioni
vissute nel momento didattico.
Il livello di approfondimento sarà diverso a seconda dell’età dei ragazzi coin-
volti, dalle nozioni base per i più piccoli sino all’approfondimento di specifici aspetti per gli studenti delle scuole
superiori.
Vincenzina Scalzo
Agronomo Arssa
Ufficio Agriturismo - Dipartimento
agricoltura, foreste e forestazione,
Regione Calabria
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Multifunzionalità
COSA DICE LA NORMATIVA REGIONALE
L’ATTIVITÀ DIDATTICA SECONDO LA LEGGE N. 14/2009
Capitolo II - Art. 20
(Finalità e oggetto)
1. Con la presente legge la Regione Calabria in armonia
con il proprio Statuto e nel rispetto del Decreto Legislativo
18 maggio 2001, n. 228, nell’ambito delle attività connesse
all’attività agricola, promuove la realizzazione di fattorie
didattiche allo scopo di riavvicinare le giovani generazioni
al mondo agricolo, alla sua storia, alle sue tradizioni, alla
sua cultura, alle sue molteplici funzioni.
2. Per le finalità di cui al comma 1, la Regione riconosce
come aziende agricole didattiche le imprese agricole, singole o associate, come definite ai sensi dell’articolo 1 del
Decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228, che si impegnano
a svolgere, oltre alle attività tradizionali, attività didattiche
e culturali volte alla conoscenza dei cicli biologici animali
e vegetali e dei processi di produzione, trasformazione e
conservazione dei prodotti agricoli e silvo-pastorali, per
educare ad un consumo alimentare consapevole, al rispetto
per l’ambiente nell’ambito dello sviluppo sostenibile.
Capitolo II - Art. 21
(Attività)
1. L’azienda agricola deve programmare l’Offerta Didattica
stabilendo i temi, gli obiettivi e il metodo.
2. L’Offerta Didattica deve essere modulata ed adattata
all’età dei visitatori.
3. Le aziende agricole didattiche offrono all’utenza percorsi
educativi e formativi, di uno o più giorni, incentrati sulla
conoscenza dell’agricoltura, del territorio, dell’ambiente
naturale, della gastronomia locale, della gestione delle
risorse, del paesaggio, delle tradizioni rurali, dell’artigianato rurale ed artistico, dei modelli produttivi e sociali del
passato e del presente e in generale del patrimonio storico-culturale per stimolare riflessioni e azioni consapevoli
a favore dello sviluppo sostenibile.
4. I percorsi didattici da proporre alle scuole e/o ai gruppi devono essere formulati e predisposti in base alle peculiarità dell’azienda e delle persone che li vivono e vi
lavorano.
5. Le attività didattiche, devono essere predisposte in base
alle colture, agli allevamenti, agli impianti di trasformazione presenti in azienda, al territorio in cui l’azienda ricade, al
paesaggio agrario, alle risorse naturalistiche dell’ambiente
circostante.
6. I Programmi didattici devono contenere attività volte
a fare acquisire le conoscenze su:
a) l’importanza del lavoro agricolo;
b) il ruolo sociale e multifunzionale dell’agricoltura;
c) i sistemi e le tecniche di coltivazione e di allevamento;
d) i processi di trasformazione dei prodotti agricoli;
e) le relazioni tra l’Agricoltura e l’Ambiente;
f) i cicli della natura e le relazioni tra le varie componenti
ambientali;
g) le stagioni dell’agricoltura;
h) l’educazione alimentare;
i) l’educazione ambientale;
j) le risorse storiche, culturali, naturali, archeologiche
del territorio in cui ricade l’azienda.
7. I programmi didattici devono prevedere attività prati-
che e laboratori per permettere esperienze dirette tipo
seminare, raccogliere, trasformare, costruire, catalogare
campioni di vegetali e insetti, preparare cibi, ecc.
Capitolo II - Art. 22
(Requisiti)
1. Le fattorie didattiche devono essere attrezzate e dotate
di tutti gli strumenti e strutture necessarie per accogliere
i partecipanti e garantire lo svolgimento delle attività didattiche e culturali previste.
2. Le strutture di cui al comma precedente devono possedere i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza previste
dalle leggi vigenti in materia.
3. Le fattorie didattiche che prevedono esclusivamente la
somministrazione di spuntini e/o degustazione di prodotti
aziendali, per la preparazione degli stessi possono fare uso
della cucina domestica e di altri locali purché siano rispettati
i requisiti previsti dalle disposizioni contenute nella normativa vigente e nei regolamenti edilizi e di igiene previsti per
i locali ad uso abitativo.
4. Per le aziende che prevedono consumazioni di pasti e il
pernottamento, è obbligatorio possedere l’autorizzazione
comunale secondo quanto stabilito dall’articolo 14 della
presente legge.
5. I titolari delle fattorie didattiche devono attenersi al
rispetto della carta dei principi e dei requisiti di qualità,
da approvarsi in sede di adozione del regolamento di
attuazione della presente legge, e devono disporre di
personale professionalmente formato per gestire l’accoglienza, l’assistenza, l’accompagnamento dei visitatori e
le attività didattiche.
Capitolo II - Art. 23
(Programma regionale)
1. L’Assessorato regionale all’Agricoltura, di concerto con
le Organizzazioni professionali agricole, in armonia con
gli indirizzi della programmazione regionale e della pianificazione territoriale, ogni anno redige il programma
regionale delle fattorie didattiche.
Capitolo II - Art. 24
(Autorizzazioni)
1. L’autorizzazione per l’esercizio dell’attività di fattorie didattiche è rilasciata dal Comune ove ha sede l’azienda interessata
in armonia con le disposizioni previste dalla presente legge
e in relazione all’attività svolta e ai servizi offerti.
2. L’autorizzazione viene rilasciata qualora il titolare o un
suo coadiuvante familiare sia in possesso dell’attestato di
idoneità di operatore di fattoria didattica.
Capitolo II - Art. 25
(Simbologia)
1. L’Assessorato regionale all’Agricoltura di concerto con le
Organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e operanti nell’ambito regionale, definisce un simbolo distintivo che individua su tutto
il territorio regionale le fattorie didattiche autorizzate.
2. Il simbolo è riportato su tutto il materiale pubblicitario,
illustrativo e segnaletica.
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Multifunzionalità
UNA VOCE ECONOMICA DA INCREMENTARE
L’agriturismo calabrese
può fare di più
Un recente monitoraggio ha evidenziato
che gli operatori effettivamente in attività
sono solamente un quinto di quelli iscritti
nell’Elenco regionale. Ma così non si premiano
le risorse del territorio
di BEPPE GRECO
L
a nascita dell’agriturismo calabrese coincide formalmente con
il 1988, anno in cui è stata emanata la prima legge regionale sull’agriturismo (L.R. n. 22/88 - Promozione e
sviluppo dell’Agriturismo in Calabria).
Nell’aprile di quest’anno è stata approvata la L. R. n. 14 «Nuova disciplina per
l’esercizio dell’attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole»
che sulla base di quanto contenuto nella
legge quadro n. 96 del 20 febbraio 2006
vuole favorire il mantenimento delle attività umane nelle aree rurali, la multifunzionalità in agricoltura e la differenziazione dei redditi agricoli tramite
l’agriturismo e il turismo rurale.
In quasi vent’anni si è assistito ad una
crescita costante del numero di aziende
agrituristiche, al pari di un aumento dei
visitatori e ad un incremento del volume
di affari complessivo, grazie alla presenza
di piccole aziende sparse a macchia di
leopardo sul territorio che si differenziano per la qualità dei servizi offerti.
Calo delle aziende
In effetti il numero delle aziende iscritte all’Elenco regionale degli operatori
agrituristici non coincide con quelle
effettivamente operanti.
A partire dai primi mesi del 2009 l’Ufficio preposto ha avviato un’intensa attività di aggiornamento dei fascicoli delle
aziende iscritte per verificare, tra l’al-
TABELLA 1 - Situazione
al 31-12-2008 delle aziende
in attività o che hanno cessato
Operanti 2008
CZ
CS
RC
VV
KR
Totale
68
317
82
4
39
510
Non operanti 2008
CZ
CS
RC
VV
KR
Totale
294
598
219
121
102
1.334
tro, se ancora sussistono le condizioni
per mantenere l’iscrizione o per avviare
l’attività agrituristica.
Nell’elenco risultano iscritti operatori
di vecchia data che di fatto non hanno
mai avviato l’attività. Il numero effettivo delle aziende operanti non supera
un quinto del totale degli iscritti. In
pratica, al 31 dicembre 2008, si contano 1844 iscritti, ma solo 510 hanno
dichiarato di operare nel settore.
Osservatorio al lavoro
Sebbene le operazioni di revisione siano tuttora in corso, alla luce dei riscontri effettuati si può dire che oltre
450 aziende hanno perso i requisiti o
non sono più interessate a mantenere
l’iscrizione.
Terminata questa importante operazione di censimento, si procederà all’aggiornamento dei fascicoli delle aziende
in attività e contestualmente verranno
acquisite tutte le informazioni utili per
TABELLA 2 - Elenco dei documenti
richiesti per il rinnovo del fascicolo
aziendale nell’Elenco regionale
degli operatori agrituristici
Titolo di regolare possesso dei terreni e dei
fabbricati che costituiscono l’azienda
Certificati catastali dell’azienda (visure)
Fogli di mappa dell’azienda
Certificato Casellario Giudiziale
Certificato Carichi Pendenti
Certificato di residenza
Situazione di famiglia
Corografia scala 1:25.000
Fotografie di tutti i fabbricati esistenti
in azienda, con la destinazione
attuale e futura
Fotografie dell’azienda agricola
Copia documento d’identità
Iscrizione camera di commercio
con Art. 10 legge 575/65 e succ.
modificazioni ed integrazioni
Partita IVA o codice fiscale
Fascicolo aziendale da attivare presso un
CAA (centro assistenza agricolo)
Recapito telefonico
I documenti e le eventuali variazioni di residenza
devono essere comunicate tempestivamente
all’Ufficio agriturismo - Settore 3 - Dipartimento
Agricoltura, Foreste e Forestazione - Regione Calabria,
Via Molè 88100 - Catanzaro.
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LE OFFERTE POSSONO ESSERE MOLTEPLICI GRAZIE ALLA DIVERSIFICAZIONE AZIENDALE
COSÌ NASCE L’INTEGRAZIONE AL REDDITO
La multifunzionalità auspicata dall’Unione europea
e prevista dal D. Lgs 228/2001, permette alle aziende agricole di svolgere attività complementari legate
al turismo, all’artigianato, all’ambiente, ai servizi. Ciò
con un duplice scopo: integrare il reddito agricolo e al
contempo evitare lo spopolamento delle campagne.
Pertanto l’azienda agricola, oltre a svolgere la primaria
attività ne svolge altre non prevalenti, che determinano benefici economici in seguito alla possibilità di
offrire direttamente i propri prodotti e i propri servizi
con costi inferiori e maggiore garanzia e risparmio per il
consumatore. Oltre all’agriturismo e alla fattoria didattica, l’azienda agricola può intraprendere altre attività
integrabili tra loro. Vediamole nello specifico:
• B&B rurale: il bed and breakfast prevede l’offerta del posto letto e solo della prima colazione. La
L. R. n.2 /2003 stabilisce le regole per l’attività di B&B,
che non si differenzia da quella esercitata in città se
non per la possibilità di offrire prodotti locali realizzati direttamente dall’agricoltore.
• Vendita diretta: consente all’agricoltore di vendere le produzioni proprie e in parte quelle provenienti dalle aziende limotrofe, all’aperto o in apposito
punto vendita aziendale, oltre che in specifiche aree
del comune. La vendita diretta è regolamentata dal
D. Lgs 228/2001 e dalla L. 296/2006 e non è assoggettata alle leggi sul commercio soprattutto dal punto di
vista fiscale, ma non da quello della sicurezza alimentare e igienico-sanitaria che vanno rispettate in pieno.
• Fattoria del gusto: l’agricoltore può organizzare con
la propria famiglia e sulla scorta delle tradizioni del
luogo, laboratori sensoriali, degustazioni guidate,
corsi di cucina e di artigianato o arte contadina, attività di campo; il tutto anche con l’ausilio di esperti. Può vendere i propri prodotti oppure far pagare
il servizio didattico-esperienziale offerto.
• Fattoria aperta: sulla scorta di «cantine aperte»,
«frantoi aperti» o sull’esempio delle giornate «open
day», l’azienda agricola si apre al pubblico con visita guidata (anche a pagamento) dell’azienda e delle
sue strutture (stalle, fattoria, scuderia, cantina, frantoio, laboratori, serre, arboreti, ecc.), oltre che a piedi,
anche a cavallo o in bici. Si può prevedere anche la
degustazione dei prodotti e la loro vendita diretta.
• Fattoria sociale: l’azienda agricola dà la possibilità
di vivere la campagna offrendo servizi agrituristici a
soggetti diversamente abili, ad anziani, a persone in
difficoltà. Occorrono servizi e strutture dedicate e a
volte anche personale specializzato; la fattoria sociale può ampliare l’offerta assistenziale di per sè fornita
dagli istituti di cura e di riposo o specializzati.
• Mercato contadino: la partecipazione ad un farmer’s
market (disciplinato dal D.M. Del 20/12/2007) consente di esporre e vendere i prodotti in un’apposita
area attrezzata. Esso viene organizzato, su richiesta
di associazione o cooperativa di agricoltori, dai Comuni che mettono a disposizione il sito all’interno
del quale, in maniera coordinata, si svolgono varie
attività che attirano gruppi e famiglie intere: corsi di
artigianato e di cucina, laboratori del gusto, animazione per bambini, attività didattiche, ecc.
• Escursioni, visite guidate e cicloturismo: l’agricoltore diventa insegnante e guida in quanto esperto del
territorio. Egli propone visite guidate, gite in barca,
percorsi a cavallo, in bici e trekking ad integrazione
delle offerte dei propri prodotti o di altri servizi
• Pescaturismo: il pescatore mette a disposizione alcune camere esattamente come avviene negli agriturismi e consente ai propri ospiti di vivere l’esperienza della pesca sulle proprie imbarcazioni.
• Ippoturismo: si tratta di un’attività connessa all’agriturismo in presenza di scuderie in azienda agricola.
È destinata gli appassionati dell’equitazione e del
R.P.
turismo plain air e naturalistico.
monitorare in modo permanente il fenomeno agrituristico su tutto il territorio calabrese attraverso l’Osservatorio regionale dell’agriturismo in via di
costituzione, che lavorerà di concerto
con le Province che avranno delega rispetto alle competenze in materia per
come previsto dalla succitata legge regionale.
In tal senso, il Dipartimento sta già
operando anche col ministero per le
Politiche agricole per la redazione
della bozza del Regolamento attuativo della nuova legge agrituristica da
poter condividere con le associazioni di categoria agricole e con gli uffici preposti delle amministrazioni provinciali.
Beppe Greco
Ufficio Agriturismo
Dipartimento agricoltura,
foreste e forestazione
Regione Calabria
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Eventi
INSIEME CALABRIA, BASILICATA, PUGLIA, CAMPANIA E SICILIA
Al Galà dei sapori
l’agroalimentare
del Sud ha fatto bingo
Gli stands allestiti
dalla Coldiretti con i prodotti
tipici dell’agroalimentare
meridionale hanno registrato
un’affluenza da record
L’appuntamento estivo
ha richiamato a Vibo Valentia
migliaia di visitatori desiderosi
di conoscere le tipicità locali.
Numerose le iniziative che hanno
fatto da corollario all’evento
A
Vibo Valentia corso Umberto è
tornato a risplendere grazie al
Gust’in Italy – Galà dei Sapori
del Sud – edizione 2009, svoltosi alla fine dello scorso mese di luglio: un
colorato mix di cultura, valorizzazione
dell’identità territoriale, enogastronomia all’insegna del rilancio del Mezzogiorno. Ideato e messo in scena da
Piero Muscari con l’intento di raccon-
tare una Calabria più vera e un Sud più
«gustoso» e positivo, e con una madrina
di eccezione, promotrice nell’occasione
dell’evento nazionale di aprile «PastaTrend 2010»: Marisa Laurito.
La cena a base
dei prodotti
tipici del sud
ha registrato
il tutto esaurito
Tra tavoli addobbati lungo il corso cittadino, profumi della cucina e dei prodotti meridionali non sono mancati i
sottofondi musicali del sud. «Bisogna
essere orgogliosi di far parte di questo
Sud», ha dichiarato Marisa Laurito, vera testimonial della dieta mediterranea
«meridionale», che ha esortato tutti a
cercare il successo senza falsi miti, ma
semplicemente «lavorando, poichè è
solo così che ogni settore può emergere». Calabrese di padre, napoletana di
madre, tra una poesia dedicata «o sugo» e una ricetta con le cipolle di Tropea, la Laurito ha poi raccontato simpatici aneddoti, ma sopratutto ha offerto ricette e abbinamenti tra pietanze,
vini e prodotti delle regioni meridionali.
Il Galà dei Sapori del Sud, oltre ad assicurare musica di successo, cena «sotto le stelle» con gli chef di «Assapori
Calabria», è stato anche teatro di un
interessante convegno dal titolo «Enogastronomia e rilancio del Sud».
Il dibattito è stato moderato da Piero
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Da sinistra: Giacomo Giovinazzo,
Roberto De Donno, Piero Muscari,
Marisa Laurito e Pietro Molinaro
Muscari e ha visto l’intervento di numerosi relatori, a cominciare da Pietro
Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria, che ha invitato le regioni del Sud a
«difendere dalle contraffazioni i prodotti
agroalimentari locali, fenomeno che a
livello mondiale provoca perdite e danni
ingenti all’economia del territorio».
Per Molinaro la tutela delle produzioni
italiane e sopratutto l’introduzione della
filiera corta e della vendita diretta promossa a livello nazionale da Coldiretti
«costituiscono i punti di forza delle nostre produzioni contro la massificazione e l’introduzione di prodotti agricoli
provenienti dall’Est e dall’Africa, dei
quali non si conosce l’origine e le tecniche di coltivazione, a discapito della
sicurezza alimentare e della salute dei
consumatori».
Presente al dibattito anche Roberto
De Donno, esperto di marketing territoriale e delle Deco (Denominazione
comunale di origine), che ha ricordato
come «fra gli ottomila comuni italiani
quasi seimila contano meno di cinquemila abitanti; un’opportunità per farsi
conoscere è la valorizzazione dell’enorme patrimonio enogastronomico che li
contraddistingue. Una ricchezza che
conta prodotti di nicchia come i numerosi prodotti Deco, senza dimenticare quelli a marchio, che spesso rappresentano un fattore di attrazione
turistica oltre che fonte di reddito se
ben valorizzato dal punto di vista commerciale e del marketing.
La Calabria, ad esempio, vanta il caso emblematico delle Prugne di Terranova Deco, che raggiungendo anche
il mercato svedese hanno dato ossigeno all’economia di un borgo rurale del
Reggino dove non si contano più di 500
abitanti, ma caratterizzato da un pecu-
UN RICONOSCIMENTO LOCALE A FIRMA DEL SINDACO
DECO, UN MARCHIO IN EVOLUZIONE
L’acronimo Deco (Denominazione comunale di origine) viene attribuito
ai prodotti che vengono ottenuti all’interno dei confini comunali. Il
riconoscimento può diventare una sorta di marchio privato o collettivo teso alla migliore valorizzazione e commercializzazione di quei
prodotti dei quali il sindaco «attesta» l’origine e la conformità ad un
eventuale disciplinare di produzione. Nata da un’idea dell’enologo
Luigi Veronelli, la Denominazione comunale, originariamente si configurava come una sorta di «filosofia» produttiva e di riconoscimento
di quei prodotti di nicchia a volte unici, in quanto realizzati solo in un
determinato comune e che, oggi, per le esigue quantità, non potrebbero fregiarsi dei marchi comunitari e nazionali riconosciuti come le
Dop, le Igp, le Stg, le Doc e le Igt. Dopo un iniziale interessamento e
una diffusa promozione da parte dell’Anci (Associazione nazionale
comuni italiani), il progetto sulle Deco venne abbandonato negli anni
Novanta. Da qualche anno, una più mirata ridefinizione della Deco, resa
compatibile con la normativa vigente da tecnici ed esperti in materia,
sta segnando la riscoperta di questo marchio che fa ben sperare anche
in virtù della rinnovata e più estensiva interpretazione comunitaria
delle produzioni tradizionali legate al territorio di origine.
Per saperne di più basta ciccare su:
www.infodeco.it; www.prugnediterranova.it
R.P.
liare comprensorio agricolo».
Giacomo Giovinazzo, infine, dirigente
del Dipartimento agricoltura della Regione Calabria, ha garantito «massimo
appoggio a manifestazioni che con originalità valorizzano il territorio», sottolineando l’importanza della cooperazione
a favore dell’agricoltura calabrese «al fine di ottenere la massa critica di prodotto necessaria per penetrare i mercati.
I prodotti agroalimentari di qualità
del territorio – ha specificato – possono favorire ogni soggetto della filiera
e rendere remunerativa l’attività agricola, oggi portata avanti da una clas-
se imprenditoriale matura, che investe
nell’innovazione e nel miglioramento della qualità. L’assessorato regionale all’Agricoltura – ha concluso –
tramite i fondi comunitari e regionali
consente sia di cofinanziare gli interventi strutturali in azienda, sia di promuovere in Italia e all’estero le nostre
aziende di eccellenza».
Particolarmente numerosi i turisti
che hanno visitato gli stand allestititi dalla Coldiretti, dove tra l’altro
hanno potuto assaggiare e apprezzare i prodotti dell’agroalimentare del
Sud.
B.C.
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Eventi
IL SUMMER TOUR, VILLAGGIO ITINERANTE AGROALIMENTARE
«Gustonaturale»
ha conquistato i turisti
L
a costante attività di promozione
e valorizzazione delle produzioni
agroalimentari tipiche e di eccellenza calabresi, ha visto il Dipartimento
protagonista di numerose manifestazioni
e fiere in Italia e all’estero. Spesso però ci
si rende conto che i nostri prodotti non
sono conosciuti dai nostri stessi conterranei, i quali insieme ai numerosi turisti, d’estate affollano le principali località balneari della regione. Da qui l’idea
del Summer Tour: la carovana di Marco
Renzi ha ravvivato le spiagge col suo villaggio itinerante e lo staff di animazione
all’insegna dello svago e del divertimento. E all’interno del villaggio animato dai
balli di gruppo, dalla musica e dal parco giochi per i più piccoli, ha spiccato
la mongolfiera e gli stands dei prodotti
Le specialità proposte
sono state selezionate da
un’apposita commissione
sponsorizzati dal Dipartimento, con lo
slogan «Calabria, gustonaturale». Un’apposita Commissione istituita dal Settore
2 del Dipartimento, ha precedentemente
selezionato per ogni tappa le specialità
gastronomiche del comprensorio ospitante le quali in quel determinato giorno sono state offerte per la degustazione dai produttori. Questi hanno potuto
direttamente raccontare e far degustare le migliori produzioni facendole così conoscere al vasto pubblico: vini, oli,
ortofrutta, salumi, formaggi, conserve,
LA REGIONE PRESENTE ALLE FIERE INTERNAZIONALI
CALABRESI E NON SOLO L’OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE
«La promozione dei prodotti è una dei principali obiettivi del
Dipartimento». È quanto afferma il Dirigente del Settore 2 del dipartimento Agricoltura, foreste e forestazione, Giacomo Giovinazzo, che
precisa: «Abbiamo razionalizzato la partecipazione alle manifestazioni
e alle fiere nazionali e internazionali consentendo ai produttori di
venire in contatto con i buyers più importanti. Tra le principali ricordiamo: Fruit Logistica a Berlino, Prodexpo a Mosca, Foodex a Tokyo,
Sol e Vinitaly a Verona, Nature a Mestre, Tutto Food a Milano, Vini
nel mondo a Spoleto, Witaly a Napoli, Summer Fancy Food a New
York, Fiera del Levante a Bari, Anuga a Colonia, Expo Italia a Bruxelles,
Settimana dell’Italia a Shanghai. Siamo però convinti che i nostri prodotti debbano essere conosciuti anche dagli abitanti della Calabria.
Ecco perchè abbiamo puntato molto su pubblicazioni e trasmissioni
televisive di livello regionale e nazionale e su iniziative promozionali
su tutto il territorio regionale, come ad esempio il Summer Tour 2009.
L’iniziativa – conclude – che ha toccato le principali località balneari
della regione, ha richiamato migliaia di turisti che hanno potuto apprezzare e degustare il paniere dei prodotti di qualità offerti presso
gli stand appositamente realizzati dal Dipartimento».
B.C.
prodotti da forno hanno sicuramente
reso ancora più piacevoli le giornate di
mare dei fortunati villeggianti coinvolti
promuovendo al contempo quel vasto
giacimento enogastronomico che è la
Calabria. Il progetto «Summer Tour» è
stato certamente vincente essendo stati
stimati 500.000 contatti indiretti dovuti ai mass media utilizzati durante tutta la stagione estiva (TV, radio, stampa,
internet) e circa 25.000 contatti diretti
presso le principali spiagge delle cinque
province: Isola Capo Rizzuto, Le Castella, Corigliano, Amantea, Catanzaro Lido, Soverato, Tropea, Vibo Pizzo, Nicotera, Scilla, Gioia Tauro. Dunque, piena
soddisfazione per le aziende che hanno
partecipato ad un evento estivo a tema,
i cui risultati in termini di immagine e
promozione sono ancora percepibili.
Giacomo Giovinazzo
Dirigente Settore 2 - Valorizzazione
e Promozione Produzioni Agricole
e Filiere Produttive
Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione - Regione Calabria
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Il villaggio itinerante
del Summer Tour
ha richiamato
numerosi turisti in
vacanza sulle coste
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Turismo rurale
IL GAL PROTAGONISTA CON I LUOGHI DELLA MEMORIA
Dai musei alla scoperta
degli antichi mestieri
Tradizione e identità dei luoghi. Sono questi i perni su cui
ruota un progetto che vede coinvolti cinque musei situati
nelle province di Reggio Calabria e di Catanzaro
di GUIDO MIGNOLLI
l
l Gal Serre Calabresi - Alta Locride
ha intrapreso negli scorsi anni un
percorso per far emergere e valorizzare il patrimonio storico-ambientale
del territorio, perché possa divenire
uno strumento forte dei processi di sviluppo economico, ma anche elemento
per la comunità locale per riscoprire
la propria identità. In tale contesto,
nell’ambito delle iniziative del proprio
piano di sviluppo locale 2000-2006,
è stato dato corpo ad un progetto per
l’istituzione della Rete Museale delle
Serre Calabresi e dell’Alta Locride, «I
luoghi della memoria».
Ancora oggi, in effetti, nei musei più
grandi del territorio come nelle raccolte più piccole, nei castelli come
nelle chiese e nelle torri, negli archivi e nelle biblioteche è infatti possibile trovare le testimonianze delle
Un particolare
del museo
della seta
di San Floro
antiche civiltà, che qui sono passate,
lasciando tracce a volte molto evidenti,
altre volte appena percettibili.
Dar vita ad una rete museale che tenga uniti tutti i musei, grandi e piccoli
del nostro territorio, che consenta loro
di presentarsi assieme, migliorarne la
fruibilità, questi sono stati gli obiettivi prioritari. Ulteriore obiettivo è stato
quello di rendere regolare la fruizione
delle strutture museali e archeologiche
e culturali individuate attraverso una
gestione unitaria affidata per la fase di
avvio alla società cooperativa Dedalo,
che si è avvalsa di personale competente appositamente formato.
UN VADEMECUM PER ORIENTARSI
GLI OBIETTIVI DEL SISTEMA MUSEALE
• Migliorare le potenzialità dei musei e del patrimonio storico-culturale ad essi connesso;
• Dare un contributo alla diversificazione e destagionalizzazione dell’offerta turistica del territorio;
• Attivare interrelazioni nell’organizzazione tra i musei individuati
per raggiungere obiettivi difficilmente conseguibili da ogni singolo museo;
• Eliminare «duplicazioni» nella gestione di servizi comuni, migliorando non solo l’efficacia ma anche l’efficienza dei diversi servizi
forniti dalle istituzioni culturali;
• Supportare la fruizione con contenuti scientifici adeguati;
• Fornire l’ausilio, durante la visita turistica, di personale qualificato e arricchire l’esperienza dei visitatori all’interno e all’esterno dei musei;
• Offrire strumenti di conoscenza flessibili e personalizzati, soluzioni
tecnologiche innovative e contenuti orientati ad ampliare il sistema
museale e la sua esperienza al pubblico dei visitatori e ai potenziali
utenti;
• Predisporre, per il sistema dei musei proposto, un «navigatore museale» in grado di comunicare, con il visitatore, in modo integrato
consentendo l’accesso ai contenuti sia di tipo statico (descrizioni,
foto) che dinamico (audio, video).
Con il raggiungimento di questi obiettivi è stato intrapreso un processo
di fruizione delle strutture non limitato alla sola visione del patrimonio
esposto nei contenitori museali, ma capace di motivare il visitatore alla
scoperta del contesto territoriale circostante, sul presupposto che quanto
visionato all’interno trova collegamento, anticipazione e una più adeguata comprensione attraverso la visione del «museo-territorio». G.M.
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La gestione e la promozione dei musei
locali, infatti, costituisce un problema
sia per la difficoltà, da parte dei Comuni, di avvalersi di figure professionali in
grado di assicurare una corretta e continua fruizione (custodi, accompagnatori, guide…), sia perché la mancanza
di cura delle strutture fa si che nel tempo queste perdano il loro valore.
Il tutto, naturalmente, connesso alla
scarsità di risorse finanziarie che gli enti locali sono in grado di destinare ai
beni e alle attività culturali.
La soluzione proposta dal Gal, è stata quella di sottrarre la conduzione e la
promozione alle attuali condizioni di precarietà e di improvvisazione, per essere
affidata a soggetti preparati, motivati e
collegati in rete attraverso forme di gestione associata. In una realtà come quella
in esame, priva di particolari emergenze
museali, solo la capacità di mettere a sistema il patrimonio diffuso, può far accrescere l’interesse e attirare il visitatore. Così come, d’altro canto, solo una
rete così ricca può consentire al soggetto gestore – soprattutto se capace
di arricchire e innovare l’offerta – di
ricavarne le risorse finanziarie utili al
mantenimento.
L’avvio ha visto cinque realtà museali associate nella gestione in provincia
di Reggio Calabria (Stilo e Bivongi) e
in provincia di Catanzaro (S. Floro e
Stalettì) svolta per oltre un anno dalla
Antichi mestieri
di inizio Novecento
(Foto: Cia Cosenza)
Dedalo scarl di Catanzaro; realtà che
di fatto rappresentano uno spaccato
storico dell’operosità, della cultura e
dei mestieri dell’area:
• la tradizione e la cultura mineraria
della Vallata dello Stilaro che trova
significativa espressione nel Museo di
Archeologia Industriale di Stilo e che
rappresenta, nei manufatti ivi custoditi, una sintesi significativa ed ampiamente documentata dell’attività
estrattiva e produttiva legata alla lavorazione della limonite presente nel
sottosuolo della Vallata;
• la tradizione dell’identità culturale,
attraverso il vasto patrimonio docu-
mentale custodito nel Museo del Libro a Stilo;
• la tradizione e la cultura contadina
legata al ciclo dell’olio con il Museo
dell’olio di Bivongi;
• la tradizione e la cultura della tessitura con particolare attenzione alle produzioni artigianali seriche, con il Museo Opificio della Seta di S. Floro;
• la tradizione culturale delle più significative e particolari fasi evolutive
dell’area in oggetto, legata alla presenza sul territorio di reperti dall’epoca classica a quella greco-bizantina,
con il Museo archeologico comunale di Stalettì.
COSA OFFRE LA RETE A CHI VUOLE SAPERNE DI PIÙ
I SERVIZI PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA
• Apertura e chiusura degli spazi
museali;
• accoglienza del pubblico e servizio di biglietteria;
• vigilanza e controllo delle modalità di visita nelle sale;
• gestione del punto vendita;
• visita guidata all’interno dello spazio museale ed eventualmente su prenotazione visita delle emergenze culturali presenti
nelle immediate vicinanze del
museo;
• assistenza al pubblico per con-
vegni, seminari, ecc;
• predisposizione di eventuali servizi turistici e culturali aggiuntivi;
• apertura straordinaria su prenotazione;
• informazione turistica;
• realizzazione materiale promozionale per il singolo sito museale,
• realizzazione di supporti tecnologici per la fruizione dei poli museali;
• progettazione e sviluppo di atti-
vità didattiche;
• progettazione architettura software «navigatore museale»;
• progettazione e sviluppo servizi digitali (servizio di creatività e
impaginazione grafica; editing
foto e video; editing audio; inserimento dati e programmazione);
• fornitura di alcuni PDA (Personal Digital Assistants) per offrire
al visitatore informazioni aggiuntive rispetto all’allestimento del
singolo Museo.
L.P.
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L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA AL SERVIZIO DEI TURISTI
UN PALMARE PER NAVIGARE NEL TEMPO
Al fine di rendere maggiormente
fruibile la conoscenza dei musei,
sono stati messi a disposizione alcuni navigatori palmari Pda (Personal
digital assistant) in grado di fornire
ai visitatori uno strumento di navigazione e interrogazione rispetto
all’insieme integrato di informazioni
relative alla Rete Museale e ai musei
che vi fanno parte. Ogni palmare
Pda è dotato di base cartografica,
contiene dati di differente natura e
tipologia (alfanumerici, grafici, fotografici) ed è strutturato in modo
tale da consentire tanto «percorsi di
immagine» (oggetti esposti), quanto «percorsi testuali» (descrizione
degli oggetti) al fine di facilitare
la «comprensione» della Rete e di
ciascuno spazio espositivo ad essa
connesso. In particolare, la descrizione grafica degli spazi espositivi
comprende la definizione fisica
degli ambienti museali (sale espositive, contenuto, aree all’aperto)
rappresentati tramite una mappa
(digitale o raster), in scala adeguata,
Il sistema punta verso l’integrazione
culturale delle realtà museali, il rafforzamento dei rapporti con il territorio,
l’innovazione tecnologica, l’applicazione di modelli di comunicazione innovativi in grado di consentire l’accesso
costante a informazioni e servizi, anche
attraverso un sito internet dedicato.
I percorsi museali
sono anche
finalizzati
a recuperare
risorse
economiche
utili al
mantenimento
delle strutture
georeferenziata e contestualizzata,
cliccabile (ovvero selezionabile) per
consentire di percorrere e rendere
fruibile «virtualmente» ciascuno
spazio descritto. Il Pda permette
pertanto di strutturare percorsi che
ripropongono in modo «virtuale»
la struttura stessa dello
spazio espositivo, contestualizzata a livello
territoriale e/o urbano,
al fine di rendere possibile la «visita» dei
luoghi, la visione del
«contenuto» del museo e qualsiasi tipo
di ricerca e analisi in
merito agli oggetti
esposti. Le informazioni disponibili sul
sistema riguardano
principalmente:
• la storia riferita all’edificio in cui è stato realizzato il museo: trattandosi
di strutture antiche, rappresentano esse stesse, archivi di me-
In particolare, l’aspetto fondamentale che caratterizza l’intero progetto è
proprio quello legato all’utilizzo di tecnologie della comunicazione capaci di
rappresentare in modo dinamico, interattivo e personalizzato le differenti
realtà museali e di consentire, grazie
all’utilizzo di computer palmari e sistemi on line, l’accesso ai contenuti sia
all’esterno che all’interno dei singoli musei.
Nell’ambito della rete, si è provveduto in questa
fase di avvio e
sperimentazione
anche alla progettazione e allo
sviluppo di attività didattiche e di
eventi culturali legati alla ca-
moria storica di notevole valore
e importanza;
la
• tematica di riferimento, ovvero la descrizione dei caratteri dello spazio espositivo, utile
per «leggere» gli oggetti esposti
e per sapere quale tipo di conoscenza può essere approfondita dall’utente che
intende fruire, sia fisicamente che virtualmente, della struttura;
• gli spazi di interesse,
ovvero la definizione
delle tematiche trattate
sia all’interno dell’intero
museo sia in ogni singolo spazio espositivo di cui
esso è composto.
I navigatori museali sono
disponibili, gratuitamente, presso ogni museo della
Rete e possono essere restituiti anche in una sede museale (fra quelle abilitate) diversa da
quella iniziale.
B.C.
ratterizzazione dei musei, così come
è stato attivato un Centro Documentario Museale, con componente fisica
presso i musei e virtuale all’interno del
sito on line.
La sperimentazione effettuata ha dimostrato come un regolare funzionamento
dei musei locali consenta di ottenere
benefici, sia per quel che riguarda gli
effetti economici in termini di occupazione diretta e indiretta, di incentivazione e qualificazione e di più conveniente distribuzione del turismo e di
promozione dei prodotti tipici locali,
sia in termini di vantaggi di carattere
sociale e culturale per le comunità locali interessate.
Guido Mignolli
Direttore Tecnico Gal Serre Calabresi Alta Locride - Chiaravalle Centrale (CZ) Stilo (RC) Piano di Sviluppo Locale:
Dal Mito di Ulisse ai Bronzi di Riace
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Un impiego non attento può
portare all’inquinamento
della falda acquifera.
Per questo è opportuno
che gli agricoltori siano informati su
quali principi attivi utilizzare.
L’Arssa e l’Università di Piacenza
hanno condotto uno studio che
ha portato a interessanti risultati
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INSERTO
Agrofarmaci,
acque a rischio
contaminazione
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Agrofarmaci,
un piano per gestire il rischio
contaminazione delle acque
Grazie alle informazioni raccolte
da un’accurata indagine elaborata
dall’Arssa in collaborazione
con l’Università del sacro Cuore
di Piacenza, l’agricoltore calabrese
può oggi individuare le migliori
strategie di difesa delle colture al fine
di ridurre l’impatto ambientale
P
er tutelare le acque superficiali e sotterranee, il Decreto Legislativo 152 /2006
(G.U. n. 88 del 14/04/2006) demanda alle Regioni l’obbligo della delimitazione,
entro un anno dalla data di pubblicazione
del decreto stesso, delle zone vulnerabili da prodotti
fitosanitari. Un’area è considerata vulnerabile quando l’utilizzo al suo interno di agrofarmaci autorizzati,
pone in condizioni di rischio le risorse idriche e gli
altri comparti ambientali rilevanti. Nell’ambito di tali
zone possono essere poste in essere adeguate strategie di utilizzo dei prodotti fitosanitari.
Per la delimitazione delle aree vulnerabili da agrofarmaci, la normativa citata, facendo salvo quanto già previsto
dal decreto legislativo 152/1999, prevede due fasi: un’indagine preliminare
o di riconoscimento (scala 1:250.000)
e una successiva di maggior dettaglio
(scala 1:50.000).
L’indagine preliminare, individuando
le porzioni di territorio dove le situazioni pericolose per i corpi idrici sono
particolarmente evidenti, fornisce un
quadro d’insieme delle problematiche
a livello regionale. Essa può essere suscettibile di approfondimenti e aggiornamenti sulla base di nuove indicazioni che deriveranno, tra l’altro, dall’attività di monitoraggio. In questa seconda
fase, sarà necessario tener conto, oltre che della vulnerabilità intrinseca degli acquiferi, delle caratteristiche chemiodinamiche dei prodotti fitosanitari e della
loro interazione con i principali parametri pedologici.
Le relazioni che intercorrono fra suolo e corpi idrici superficiali e profondi sono innumerevoli. Il suolo, infatti, costituisce la prima barriera nei confronti
del rischio di veicolazione delle molecole inquinanti
verso le falde. Le caratteristiche chimiche, fisiche e
biologiche del suolo interferiscono sull’accumulo e
sui processi degradativi delle molecole immesse nel
sistema. Fra i criteri per l’individuazione delle zone
vulnerabili da prodotti fitosanitari, il D.L. 152/2006
pone, tra l’altro, la valutazione della capacità di attenuazione del suolo (capacità protettiva) nei confronti
dei potenziali inquinanti.
L’applicazione di modelli predittivi del pericolo di lisciviazione dei singoli prodotti nelle specifiche condizioni pedoambientali fornirà un valido supporto alle
decisioni e potrà essere posta alla base dell’assistenza
tecnica alle aziende.
La carta del rischio
La carta del rischio di contaminazione degli acquiferi da prodotti
01 2009
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Specifiche
strategie
di trattamenti
fitosanitari
possono
scongiurare i rischi
per l’ambiente
27
Rischio
Superficie
di contaminazione
(ha)
Molto basso
Basso
Moderato
Alto
Elevato
8.084
1.671
19.851
27.620
27.523
Estremamente
elevato
15.551
Figura 1 - Il 4,7% del territorio regionale è a potenziale rischio di contaminazione acquifera causata da agrofarmaci
01 2009
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DODICI LE STAZIONI METEO COINVOLTE NELL’INDAGINE
IL CLIMA, UN ELEMENTO DA NON SOTTOVALUTARE
Per le finalità del lavoro sono stati utilizzati dati provenienti da dodici stazioni meteo rappresentative di
comprensori agricoli omogenei. Per il periodo di riferimento che va dal 1990 al 2000 sono stati utilizzati
dati giornalieri relativi alle precipitazioni e alle temperature minime e massima. Per il calcolo dell’evapotraspirazione potenziale è stato utilizzato il metodo
Makking, come suggerito da Pearl, che richiede solo i
dati di temperatura giornaliera e la radiazione solare.
Quest’ultimi sono stati completamente ricostruiti tramite l’impiego di uno specifico modello basato sulla
relazione esponenziale che lega la trasmittenza della
fitosanitari in scala 1:250.000, costituisce
un primo documento di carattere generale, perché evidenzia le aree a potenziale rischio.
La valutazione è stata effettuata con l’ausilio di un sistema informativo geografico,
attraverso l’integrazione di due strati informativi: carta delle aree ad agricoltura intensiva e carta della vulnerabilità intrinseca
degli acquiferi.
Il primo documento ha consentito di escludere le aree in cui le destinazioni d’uso evidenziano situazioni di scarso o assente pericolo di inquinamento da prodotti fitosanitari
(aree non agricole o interessate da agricoltura tradizionalmente a basso impatto). A tale
scopo sono stati utilizzati strati informativi
realizzati dall’Arssa (Agenzia regionale per lo
sviluppo agricolo della Calabria) nell’ambito
dei programmi di cartografia pedologica. A
ciascuna classe d’uso del suolo è stato attribuito il proprio fattore di pericolo, sulla base
di una metodologia proposta dal Cnr (Gndc-Cnr 1999). Sono state considerate aree
a potenziale pericolo: i seminativi irrigui a
ciclo primaverile estivo ed estivo-autunnale,
le colture permanenti irrigue, i frutteti e i vigneti. Per tali destinazioni d’uso si fa ricorso
generalmente a significativi input chimici.
La carta della vulnerabilità intrinseca degli
acquiferi è stata elaborata con la metodologia Sintacs (Gndc-Cnr 2000), un sistema
parametrico che prende in considerazione
sette parametri, in particolare: soggiacenza, infiltrazione, autodepurazione del non
saturo, copertura, acclività, caratteristiche
ideologiche e conducibilità dell’acquifero.
radiazione solare attraverso l’atmosfera all’escursione
termica giornaliera in superficie (modello RadEst). Un
dataset standard Focus è composto da 66 anni
>(1901-1966): per questo, i dati delle stazioni meteo
regionali sono stati ripetuti e gli anni fatti partire dal
1901, creando un dataset con le stesse caratteristiche
richieste dal Focus.
L’applicazione del modello è stata effettuata tenendo
conto delle principali colture presenti sulle diverse tipologie di suolo della regione Calabria. Per ogni coltura
è stato quindi definito il ciclo colturale e uno schema
di irrigazione.
Monitoraggio
dei siti
Figura 2 - Su circa
ottanta siti,
solo in due casi
sono state trovate
tracce di Trifluralin
Legenda:
Invasi artificiali
n. 12 stazioni
Acque superficiali
n. 49 stazioni
Acque potabili
n. 19 stazioni
Laghi
01 2009
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29
La carta del rischio di contaminazione degli acquiferi da
prodotti fitosanitari (figura 1)
evidenzia come il 4,7% della superficie regionale risulti
a potenziale rischio. Si tratta complessivamente di circa
70mila ettari che ricadono in
larga misura nelle pianure di
Sibari, Gioia Tauro e in subordine nella fascia costiera del
versante ionico.
Nell’ambito di tali comprensori, che costituiscono i principali distretti agricoli regionali,
il territorio è stato suddiviso in
sei classi di rischio (molto basso, basso, moderato, alto, elevato, estremamente elevato).
Per la delimitazione delle aree
a rischio è stato seguito un
approccio prudenziale basato
sul concetto del «vulnerabile»
piuttosto che del «vulnerato».
I dati sulla qualità delle acque,
che derivano dal monitoraggio in corso di realizzazione
nell’ambito del «Piano di Tutela» non evidenziano, infatti,
situazioni di compromissione
dei corpi idrici.
Su circa ottanta siti (acque
superficiali, acque profonde,
invasi artificiali) monitorati
mensilmente, soltanto in due
casi, limitatamente al mese di
settembre, sono state trovate
tracce di una delle decine di
molecole ricercate (trifluralin)
(figura 2).
La cartografia prodotta evidenzia le aree all’interno delle quali è opportuno definire
strategie di gestione finalizzate a preservare la qualità delle
acque. A tale scopo la Regione
Calabria ha recepito ufficialmente la carta del rischio di
Vulnerabilità
al Trichlorfon
Legenda (μg/L):
<1
1,1-3
3,1-5
> 5,1
Figura 3 - Le indagini hanno evidenziato che numerosi sottosistemi pedologici sono
vulnerabili all’impiego di Trichlorfon su agrumi
TABELLA 1 - Suoli non vulnerabili
Principio
attivo
Conc.
Profilo
Applicazione
Coltura
Suolo
Clima
Rimsulfuron
0,016
0401-DIF1
Rim-tomato
THIV-Tomatoes
DIF1_Soil
Crot
Rimsulfuron
0,112
0401-LIP1
Rim-tomato
THIV-Tomatoes
LIP1_Soil
Crot
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Schema
irrigazione
P1_0401-DIF1pomodoro-A
P1_0401-LIP1pomodoro-A
Sut
4,1
4,1
30
contaminazione degli acquiferi da prodotti fitosanitari (D.G.R. 232 del 23 aprile 2007 in corso di pubblicazione sul Burc).
Nell’ambito del Piano di sviluppo rurale 2007-2013
è stata prevista una premialità aggiuntiva alle aziende
agricole che ricadono nelle aree a rischio e adottano
metodi di agricoltura biologica.
Strategie di difesa
procedura di analisi di rischio le caratteristiche del
territorio. Questo consentirà di individuare le più opportune strategie di gestione nei diversi contesti ambientali.
Allo scopo di approfondire le conoscenze sulla dinamica dei prodotti fitosanitari in zone identificate vulnerabili dalla Carta del rischio di contaminazione della
Calabria, è stato condotto uno specifico studio nato
dalla collaborazione fra Università del Sacro Cuore
di Piacenza e Arssa-Calabria. Al contempo, il lavoro ha posto le basi per sviluppare, tenendo conto di
specifici scenari territoriali, strategie di gestione dei
prodotti fitosanitari sostenibili per i diversi comparti ambientali.
Il VI Programma quadro sull’ambiente adottato dal
Parlamento e dal Consiglio europeo, fornisce una serie di indirizzi programmati da seguire per lo sviluppo
di strategie volte a ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari sulla salute dell’uomo
e dell’ambiente.
Più in generale, esso focalizza
l’attenzione sull’uso sostenibile di queste sostanze (ThemaVulnerabilità
tic strategy on the sustainable
al Rimsulfuron
use) in modo da garantire una
significativa riduzione del rischio assicurando, al contempo, la necessaria protezione
delle colture e il reddito degli
agricoltori.
Il quadro legislativo attuale focalizza l’attenzione solo sulla
fase iniziale (autorizzazione all’uso) e sulla fase finale (residui) dell’intero ciclo vitale di
queste sostanze.
La strategia proposta, invece, ha come obiettivo la fase
d’uso dei prodotti fitosanitari.
Essa rappresenta chiaramente
il momento in cui si pongono
le basi per eventuali danni per
la salute dell’uomo e più in generale per l’ambiente.
Legenda (μg/L):
La probabilità che questi si
verifichino dipenderà sia dal0-0,01
le caratteristiche intrinseche
del prodotto, sia dalle peculia0,011-0,04
rità territoriali in cui esso viene utilizzato.
0,054-01
Il grosso vantaggio di tale ap0,112-0,26
proccio, quindi, consiste nella possibilità di valutare e di
conseguenza limitare i possibili danni, considerando il contesto ambientale in cui i diversi prodotti sono utilizzati.
Sarà necessario calare in scenari territoriali ben definiti la
Figura 4 - Il sistema utilizzato ha permesso di individuare le aree dove l’impiego di
valutazione del rischio di queRimsulfuron determinato principio attivo può essere un pericolo per le falde sotterranee
ste sostanze, includendo nella
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PEARL, IL MODELLO UTILIZZATO
LA VALUTAZIONE DEI PRINCIPI ATTIVI
Per ciascun principio attivo Pearl richiede informazioni su: peso molecolare, pressione di vapore
saturo, valore di entalpia molare di vaporizzazione,
solubilità in acqua, valore di entalpia molare di
dissoluzione, tempo di dimezzamento nel suolo e
costante di adsorbimento. Inoltre si è tenuto conto
delle modalità di utilizzazione dei prodotti nella
regione Calabria con riferimento particolare alle
dosi di utilizzazione, alle date dei trattamenti, al
tipo di applicazione.
È stato creato un dataset con le caratteristiche
chimico-fisiche dei principali principi attivi impiegati.
registrazione degli agrofarmaci.
Le motivazioni che hanno portato alla scelta di questo modello sono molteplici. È ampiamente validato,
costantemente aggiornato e più conservativo rispetto
agli altri due modelli impiegati per la registrazione. La
versione utilizzata è FocusPearl 3.3.3 che permette
confronti con gli scenari europei definiti dal Focus,
utilizzati per effettuare una prima analisi del rischio
a livello di registrazione.
L’applicazione del modello presuppone la definizione
di scenari nei quali si valuta il comportamento dell’agrofarmaco, associandoli ad un certo principio attivo
(substance) ad un determinato uso (application).
Lo scenario include le caratteristiche pedologiche,
dati climatici e colturali, che definiscono le peculiarità territoriali. Con questa finalità sono state implementate all’interno del modello specifiche banche dati
che descriviamo più avanti.
Caratteristiche dei suoli
Fattori in campo
Il rischio di contaminazione da agrofarmaco è strettamente correlato alla combinazione di diversi fattori quali la pratica colturale, le condizioni climatiche,
le caratteristiche chimico–fisiche dei principi attivi
impiegati e, naturalmente, le caratteristiche pedologiche del sito interessato.
Ne consegue che la determinazione della distribuzione
di principi attivi lungo il profilo, o la determinazione
delle concentrazioni nei corpi idrici è un problema
complesso e può essere affrontato o con un estensivo monitoraggio, che richiede notevole dispendio di
tempo e di risorse, oppure con l’ausilio di modelli teorici di previsione. I modelli previsionali rappresentano
uno strumento di grande utilità per la comprensione
dei meccanismi che regolano il comportamento ambientale delle sostanze potenzialmente contaminanti
e consentono di pianificare in modo razionale e mirato il monitoraggio ambientale.
Obiettivo del progetto è la realizzazione di un sistema
di supporto alla scelta degli agrofarmaci, o più precisamente alle sostanze attive in essi presenti, utilizzati nelle diverse strategie di difesa delle colture in
relazione al rischio potenziale di inquinamento delle
falde acquifere.
Per le finalità dello studio in questione è stato applicato il modello Pearl (Pesticide emission assessment at
regional and local scales) che simula il destino di un
agrofarmaco e dei suoi principali prodotti di trasformazione nel sistema suolo–pianta. Attualmente Pearl
viene utilizzato per quantificare la concentrazione di
un principio attivo nelle acque di falda, come strumento di supporto nelle procedure di registrazione in
Olanda, ed è fra i modelli (insieme a Macro e Pelmo)
adottati dalla Comunità europea per le procedure di
La carta dei suoli della Calabria in scala 1:250.000
ha costituito la base informativa per l’acquisizione
dei dati pedologici. Per ciascuna unità cartografica
sono state utilizzate le informazioni relative al suolo
dominante in caso di consociazione, mentre in caso di complesso o associazione sono state utilizzate
le informazioni relative alla tipologia pedologica con
minore capacità protettiva, ipotizzando quindi la situazione peggiore.
Per le singole unità tipologiche di suolo sono stati considerati i seguenti dati: suddivisione in orizzonti, profondità, tessitura (sabbia, limo, argilla), carbonio organico, pH, densità apparente, contenuto in acqua a
diversi punti di pF, proprietà idrauliche espresse dall’equazione di Mualem-van Genuchten. Non essendo
disponibili dati sulla distribuzione degli acquiferi nella regione si è scelto di considerare il libero drenaggio
(free drainage) come condizione al limite del profilo.
L’approccio Focus richiede profili profondi almeno
un metro, in quanto a questa profondità è calcolata
la concentrazione dell’agrofarmaco lisciviato; pertanto, studiata la soggiacenza dei profili regionali meno
profondi si è stabilito di inserire artificialmente un
letto di sabbia per raggiungere lo spessore minimo di
un metro di profilo di suolo.
Elaborazione dei risultati
Per ogni principio attivo analizzato sono stati simulati 26 anni di applicazione ed è stato calcolato
l’ottantesimo percentile della concentrazione media annua di agrofarmaco lisciviato ad un metro di
profondità.
I risultati ottenuti sono poi stati inseriti in un sistema
Gis. Poiché l’informazione minima disponibile alla
scala 1:250000 è la carta dei sottosistemi pedologici,
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UN PO’ DI CHIAREZZA SUI TERMINI
UN UTILE GLOSSARIO PER CAPIRNE DI PIÙ
Drenaggio. Il drenaggio è il complesso dei sistemi
naturali o artificiali che permettono lo smaltimento in
profondità dell’acqua in eccesso del terreno. Con lo
stesso termine s’intende sia la proprietà intrinseca del
terreno a lasciar percolare l’acqua gravitazionale, sia
gli allestimenti predisposti dall’uomo per emungere
e allontanare l’acqua in eccesso facendola defluire in
un sistema di raccolta.
Evapotraspirazione (ET). È la quantità d’acqua
(riferita all’unità di tempo) che dal terreno passa nell’aria allo stato di vapore per effetto congiunto della
traspirazione propia delle piante e dell’evaporazione
direttamente dal terreno.
Modello Pearl. (Pesticide emission assessment at
regional and local scales). È il modello che simula la
destinazione di un agrofarmaco e dei suoi principali
prodotti di trasformazione nel sistema suolo-pianta.
PF. Misura le proprietà idrauliche del terreno rela-
tivamente alla tensione dell’acqua, definendo lo stato di saturazione del mezzo e il relativo contenuto di
acqua. PF è meno logaritmo in base 10 della tensione
dell’acqua espressa in cm di acqua.
Trasmittanza. Misura la quantità di calore che nell’unità di tempo attraversa un elemento strutturale
della superficie di 1 m2 in presenza di una differenza
di temperatura di 1 grado tra l’interno e l’esterno.
Utilizzo Sostenibile. È l’utilizzo (di risorse, di prodotti, di agrofarmaci, ecc.) che soddisfa le esigenze e
i bisogni attuali senza compromettere la possibilità
futura di soddisfarne ulteriori.
Vulnerabilità. Un’area è considerata vulnerabile
quando l’utilizzo al suo interno di agrofarmaci autorizzati, pone in condizioni di rischio le risorse idriche
e gli altri comparti ambientali rilevanti. Nell’ambito
di tali zone possono essere poste in essere adeguate
strategie di utilizzo degli agrofarmaci.
B.C.
e ad ogni sottosistema pedologico possono essere associati più profili rappresentativi di suolo, si è scelto
di collegare ad ogni principio attivo il sottosistema al
suo profilo più vulnerabile.
I primi risultati confermano che il sistema implementato per la regione Calabria permette di individuare
le aree nelle quali l’uso di un determinato principio
attivo può creare una situazione di pericolo per le falde sotterranee.
Ad esempio, l’80° percentile della concentrazione media annua del trifluralin lisciviato ad un metro di profondità, in seguito all’impiego su pomodoro, è sempre
risultato essere inferiore a 0,1 μg/L; mentre il rimsulfuron ha dato risultati diversi (figura 4).
Tuttavia anche nel caso di vulnerabilità di una certa unità tipologica possono essere presenti suoli non
vulnerabili, come riportato in tabella 1.
Un altro esempio è dato dall’impiego di trichlorfon
su agrumi.
In questo caso si evidenzia che molti sottosistemi pedologici risultano vulnerabili (figura 3).
Tuttavia questa vulnerabilità è da considerarsi potenziale in quanto, allo stato attuale, non è possibile
conoscere se effettivamente sia presente una falda
acquifera superficiale nei profili studiati.
sente di valutare i diversi principi attivi impiegati
per tipologia di coltura sui diversi terreni della regione e operare delle scelte alternative in caso di
indicazione di potenziale pericolo di contaminazione della falda;
• Valutazione preliminare di una singola molecola il
cui utilizzo è ammesso su più colture, ma ciascuna localizzata in siti con peculiarità territoriali differenti;
• Individuazione di zone vulnerabili che, per specifiche condizioni pedoclimatiche, presentano una
sensibilità al percolamento di sostanze chimiche in
falda (ad esempio fenbutatin su agrumi e rimsulfuron su pomodoro).
Queste informazioni, adeguatamente gestite, consentono all’operatore di scegliere le strategie da applicare in ambito agricolo per ridurre l’impatto ambientale
nell’ottica di un’agricoltura sostenibile.
Conclusioni
Arssa - Regione Calabria Servizio Agropedologia
[email protected]
In funzione degli scenari adottati è possibile estrapolare informazioni a diversi livelli:
• Valutazione delle strategie di difesa. Il modello con-
Giovanni Aramini
Regione Calabria - Dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione
(già dipendente Arssa)
Matteo Balderacchi, Anna Maria Corea,
Caterina Colloca, Tony Coroniti,
Antonella Costa, Raffaele Paone
Maura Callieri, Marco Trevisan
Università Cattolica Sacro Cuore - Piacenza
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Ricerca
SALVAGUARDIA DELLE VARIETÀ STORICHE
Il valore aggiunto
della biodiversità
di FABIO PETRILLO
L’Arssa, su indicazione
del Dipartimento agricoltura
della Regione, ha realizzato
un monitoraggio di antiche
specie vegetali presenti
sul territorio avviando interventi
di tutela in sintonia con il
Programma operativo nazionale
G
ran parte delle varietà vegetali e animali di
cui ci nutriamo stanno scomparendo e ciò sicuramente comporta un danno per la nostra
cultura e la nostra salute.
Nel secolo scorso circa il 70% delle
varietà vegetali pre-esistenti è andato perduto per effetto dell’agricoltura industrializzata che ha semplificato in modo pericoloso gli ecosistemi di coltivazione arrivando
Nella zona di Lamezia
Terme le specie più
interessanti coltivate sono
le pomacee (pere e mele)
L’arancio
biondo
calabrese,
un agrume
della zona
jonica
catanzarese
e reggina
all’assurdo della monocoltura e della monosuccessione. Tale tecnica
basa il suo successo sull’introduzione di varietà selezionate provocando la perdita di gran parte della biodiversità agraria. La classica
policoltura mediterranea, esempio
di stabilità, varietà produttiva e di
saperi tecnici millenari che si sono
tramandati nei secoli, è già scomparsa dalle zone caratterizzate da
un’agricoltura intensiva e sta progressivamente scomparendo da tutti gli altri territori più marginali della regione.
Attualmente, circa il
75% dell’alimentazione mondiale
è sostenuto da
appena 12 specie vegetali e
cinque animali. Addirittura
quattro specie di
piante ci fornisco-
no il 50% delle risorse energetiche:
grano, mais, riso, patate. In Italia
sono 300 le specie a rischio su un
totale di 5.600, una cifra destinata
ad aumentare.
Trend preoccupante
Per avere un’idea della perdita di
variabilità genetica a livello nazionale basta pensare alla coltivazione
del melo che, da 150 varietà osservate nel ventesimo secolo, è passata agli attuali tre gruppi varietali
su cui si basa la moderna melicoltura italiana. Analoga considerazione può essere adottata per una
tipica coltivazione meridionale, il
mandorlo, che alla fine dell’‘800
faceva contare ben 752 varietà che
secondo una rilevazione realizzata
nel 1982 si sono ridotte a undici.
Con la scomparsa delle varietà sono
andate perdute informazioni fondamentali riguardanti il nostro re-
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Ricerca
IL PATRIMONIO ESISTENTE È PARTICOLARMENTE INTERESSANTE
UN MONITORAGGIO RICCO DI SORPRESE
Il monitoraggio è stato realizzato nell’ambito dei
territori di competenza dei 24 Centri di divulgazione
agricola dell’Arssa e dal gruppo di lavoro costituito da
divulgatori agricoli coinvolti nei processi di sviluppo
ed assistenza tecnica. Dal rilievo sono state escluse le
aree parco e i prodotti per i quali erano già in corso
procedure di riconoscimento della Denominazione ai
sensi del Reg. CE 510/2006.
Dall’indagine è emerso un patrimonio di biodiversità
di particolare interesse. È stata segnalata una grande
quantità di varietà di mele e pere tipiche dei comprensori
collinari e montani, alcune delle quali sostengono piccole
economie locali. Significative per la maturazione tardiva
sono alcune pesche delle zone del Savuto e dell’area di
Squillace. Così come gli agrumi dello Jonio catanzarese e
del reggino (biondo calabrese), le susine, fra cui ricordiamo la «pruna di frati» di Terranova Sappo Minulio nella
zona interna della piana di Gioia Tauro, vitigni autoctoni
del basso Jonio reggino, il gelsomino i cui fiori, fino al
1970, fornivano la base aromatica di note industrie di
profumi italiane e straniere. Altre specie di interesse miCampi catalogo
Arssa
nore sono state segnalate al fine di garantirne la tutela.
A livello internazionale, la conservazione in situ è
considerata come il modo migliore per garantire il
mantenimento delle caratteristiche genetiche delle
specie. Questa scelta è stata privilegiata rispetto alla
conservazione extra-situ, dove la pianta cresce in un
contesto naturale con caratteristiche bio-pedo-climatiche completamente differenti da quelle di origine.
Per limitare i danni dell’erosione genetica, in coerenza
con il Piano nazionale della biodiversità di interesse
agricolo, in Calabria sono stati individuati dei siti per
la costituzione di campi di raccolta del germoplasma
vegetale, luoghi elettivi per la conservazione in situ
delle Rgv (Risorse genetiche vegetali) individuate con
il progetto in questione.
Nella scelta dei campi di raccolta è stata data preferenza a quelli dell’Arssa che ricadono nei Centri sperimentali dimostrativi sottoriportati.
Ai campi dell’Arssa si sono aggiunte iniziative di conservazione realizzate da alcune scuole agrarie e aziende
agricole.
F.P.
Specie
conservate
Area rappresentativa
Note
San Marco
Argentano (CS)
vite, fico
pianura e collina cosentina
fascia altimetrica 0-300 mt slm
Fico bianco del Cosentino ed ecotipi locali
Doc vite
Molarotta (CS)
melo, pero
collina e montagna fascia presilana cosentina
Campo eccellente per l’assenza di virus
Lamezia (CZ)
Drupacee,
pomacee
Collina lametina e del Savuto
Importante la collezione di pere
Locri (RC)
Sersale (CZ)
Le pesche dell’area
di Squillace
e del Savuto si
caratterizzano per la loro
maturazione tardiva
Campo unico nel mediterraneo per la coltivazione
Vite, agrumi,
Pianura e collina reggina jonica
del gelsomino e dei vitigni autoctoni del reggino jonico
gelsomino
Castagno,
fruttiferi
Collina e montagna jonio
catanzarese
troterra e la nostra identità culturale, così come il
sapere popolare intorno alla coltivazione, agli usi, alle tradizioni e agli
antichi sapori.
Vi è poi una forte compromissione della variabilità genetica, essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi in
quanto associata alla possibilità delle specie a resistere
ai mutamenti ambientali, ai
caratteri di resistenza alle malattie, alla possibilità di un miglioramento genetico.
Si tratta di problemi urgenti che
richiedono interventi immediati e
a questo proposito si stanno moltiplicando da più parti iniziative volte a tutelare la biodiversità e l’agrobiodiversità.
Strategie mirate
Aumenta la consapevolezza che
non è più sufficiente conservare
le risorse genetiche nelle banche
del seme, bensì devono restare soprattutto all’interno delle comunità
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La coltivazione
del fico si
concentra nella
pianura e nella
collina cosentina
A SOSTEGNO DEL PROGETTO
DALL’ARSSA UNA PROPOSTA DI LEGGE
L’Arssa ha sottoposto alla Regione Calabria una
proposta di legge per la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità vegetale e dell’agrobiodiversità, costituita dalle razze e dalle varietà locali
di interesse agrario, zootecnico e forestale.
La necessità di pensare ad una legge che tuteli
e valorizzi la biodiversità regionale deriva dalla
consapevolezza che alla biodiversità sono collegati processi fondamentali per il mantenimento
dell’equilibrio naturale, come la depurazione delle
acque, il riciclaggio dell’ossigeno e del carbonio.
Sullo sviluppo rurale di molte comunità locali e della
società agiscono altresì fattori della biodiversità
relativi alla produzione degli alimenti, dei farmaci
naturali e alla sostenibilità dell’agricoltura.
F.P.
locali dove rappresentano una interessante via per la valorizzazione
del territorio e della sua cultura.
La Calabria, con il suo territorio
impervio, poco adatto a coltivazioni intensive e quindi ad un’agricoltura industrializzata, ha subìto un
progressivo abbandono delle aree
interne ed un impoverimento generale.
Ma quello che ieri era una condizione di debolezza, oggi potrà diventare un punto di forza per la salvaguardia della biodiversità.
Specie e varietà che talvolta abbiamo
trovato in campi abbandonati, nella
maggior parte dei casi sono stati sapientemente protetti dagli agricoltori che oggi sono giustamente considerati agricoltori custodi. Grazie alla
loro lodevole azione di conservazione è ancora possibile ottenere la disponibilità di molte specie e varietà
a rischio di estinzione.
Le fasi del progetto
Per tutti questi motivi, il Dipartimento agricoltura della Calabria ha
condiviso i contenuti del Programma interregionale biodiversità del
Mipaaf, affidando all’Arssa (Agenzia
regionale per lo sviluppo e i servizi
in agricoltura), il compito di realiz-
Nel Reggino
il mandorlo
rappresenta una
delle colture più
antiche
zare un quadro conoscitivo delle risorse genetiche vegetali esistenti in
regione, avviando azioni di tutela in
armonia con il Programma operativo
nazionale sulla biodiversità.
Il principale obiettivo del Programma è stato quello di monitorare l’intero territorio calabrese e catalogare
le risorse genetiche vegetali esistenti. Le fasi di lavoro che hanno caratterizzato il programma Biodiversità
in Calabria hanno riguardato:
1. il monitoraggio delle risorse genetiche vegetali sul territorio regionale, realizzato su tutte le 24 aree
di competenza dei Centri di divulgazione sgricola (CeDA) della Calabria;
2. la realizzazione di una scheda
semplificata, una per ogni segnala-
zione, che riporti informazioni pomologiche, sensoriali e una documentazione fotografica;
3. la realizzazione dell’ elenco delle risorse genetiche vegetali;
4. la realizzazione di un opuscolo divulgativo con la raccolta delle informazioni di
cui ai punti 1 e 2;
5. la valorizzazione e messa
in rete dei campi di conservazione del germoplasma
frutticolo calabrese;
6. la redazione di una proposta di legge sulla tutela della
biodiversità in Calabria;
7. la costituzione di campi catalogo, presso strutture pubbliche e private, rappresentativi degli areali di
crescita delle risorse genetiche vegetali segnalate all’elenco di cui al
punto 2.
Fabio Petrillo
Agronomo, divulgatore Arssa - Ce.D.A. n. 7
«Vallo di Cosenza»
Responsabile del P.I. Biodiversità
Alla realizzazione del Progetto
interregionale biodiversità hanno
partecipato:
M. Angotti, G. Bianco, T. Borelli, M. Bruno,
C. D’Aquì, R. De Leo, G. De Marco,
M. Di Domenico, R. Fabiano, T. Gentile,
M. Grotteria, L. Iuliano, C. Leto, S. Macchione,
V. Maione, G. Matozzo, A. Pagliaro,
D. Pascali, F. Petrillo, T. Scalzi, V. Scalzo,
C. Tocci, A. Villella, S. Zagaglia, A. Zinnato,
divulgatori agricoli dell’Arssa
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Energie rinnovabili
Biogas, il più grande impianto
del Mezzogiorno
Alla Fattoria della Piana
di Candidoni, in provincia
di Reggio Calabria, è
entrato da poco in funzione
un generatore che
produrrà 625 kWh e, oltre
al fabbisogno aziendale,
fornirà energia all’intera
rete nazionale
Una veduta
dell’alto
del cogeneratore
e dei due
biodigestori
destinati
alla produzione
di metano
e ovicaprino di qualità che viene
trasformato nel moderno caseificio aziendale.
Ma la fattoria alleva anche suini e
bovini (800 vacche di razza Frisona), per cui i reflui degli allevamenti e i sottoprodotti della lavorazione
del caseificio come il siero, presenti in grandi quantità, unitamente
di BEPPE COLONNA
D
alla Calabria arriva un
grande contributo all’ambiente e al rispetto
del protocollo di Kyoto. È da poco
entrato in funzione il più grande
impianto agroenergetico a biogas
del Mezzogiorno che produrrà ben
625 kW/h, con grande beneficio per
i consumi elettrici nazionali e per
l’azienda che li produce: la Fattoria
della Piana di Candidoni, in provincia di Reggio Calabria.
Si tratta di un’azienda già nota per
la produzione di latticini esportati in tutto il mondo e che ha fatto della cooperazione agricola, essendo anche un’organizzazione di
produttori, il suo fiore all’occhiello:
centinaia di allevatori di tutta la regione conferiscono il latte vaccino
ad altri sottoprodotti dell’agricoltura della zona, come il pastazzo
di agrumi, la pollina, la frutta andata a male «costituiscono risorse
energetiche da utilizzare al meglio
e che sarebbe un peccato non rendere economicamente produttive»
sostiene Carmelo Basile direttore
di Fattoria della Piana.
L’allevamento
dei bovini alla
Fattoria della
Piana, conta circa
800 vacche di
razza Frisona
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LETAME, SIERO DI LATTE, PASTAZZO E ALTRO ANCORA
COME FUNZIONA IL COGENERATORE
Il cogeneratore è il cuore pulsante dell’impianto:
con la combustione del gas captato dai digestori
si genera energia elettrica ed energia termica.
Esso si avvale di un motore da 12 cilindri con una
potenza elettrica di 625 kW e una potenza termica di 300 kW.
Nell’alloggiamento del container, oltre al motore,
trovano posto il trasformatore e l’alternatore che
trasformano la corrente elettrica da bassa a media
tensione, per trasferirla poi direttamente alla cabina elettrica di media tensione presente presso
il caseificio; l’energia termica deriva invece dallo
sfruttamento dell’acqua calda prodotta dal circuito
di raffreddamento del motore (intercooler) e viene
utilizzata per riscaldare i fermentatori, nonché per
produrre acqua calda a 75 °C per il caseificio, il ristorante
agrituristico e gli uffici limitrofi.
La centrale agroenergetica è in grado di valorizzare la
biomassa presente nel letame di 20.000 capi avicoli,
nel letame e nel siero di latte di mille bovini, nel sie-
Non solo energia
«Con ingenti investimenti – sottolinea – e grazie al cofinanziamento
regionale del Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione tramite
un Piano integrato di filiera, siamo riusciti a realizzare un impian-
ro di latte di 20.000 ovini, nel pastazzo proveniente
dalla lavorazione degli agrumi di 700 ettari, nella
sansa proveniente dalla lavorazione del prodotto di
mille ettari di uliveto, negli scarti delle verdure, degli
ortaggi, dei frutteti e dalla vinaccia esausta.
B.P.
to di grandi dimensioni che produrrà energia elettrica che per circa
un 30% servirà alla nostra azienda,
mentre il restante 70% verrà destinato alla rete elettrica nazionale.
Non solo. Gli ulteriori sottoprodotti
solidi derivanti dal processo di gassificazione non costituiranno più
Un momento dell’inaugurazione dell’impianto. Da sinistra: monsignor Salvatore
Nunnari, arcivescovo di Cosenza-Bisignano; Agazio Loiero, governatore della Calabria;
Mario Pirillo, ex assessore regionale all’Agricoltura e oggi europarlamentare;
Carmelo Basile, general manager della Fattoria della Piana
per l’ambiente un problema, ma diventeranno concimi ad alta capacità fertilizzante per i nostri terreni e
per quelli dei soci che ne faranno
richiesta. La realizzazione dell’impianto ha rispettato i tempi previsti
grazie al lavoro svolto da una ditta altoatesina che col suo personale altamente qualificato in meno
di un anno ha portato a termine
il progetto. Diverso il discorso sul
fronte burocratico e legislativo –
puntualizza Basile – che a causa
della sua continua evoluzione ci ha
creato diverse difficoltà applicative. L’impianto comunque è perfettamente funzionante e a breve lavorerà a pieno regime». L’energia
prodotta equivarrà a quella necessaria ad illuminare 1.700 abitazioni
e a riscaldarne 700 e deriverà dalla
trasformazione in biogas combustibile (metano) di 30 tonnellate giornaliere di liquami e letame zootecnico, 20 tonnellate di siero di latte,
2 tonnellate di silomais, 35 tonnellate di pastazzo di agrumi con
grande beneficio per le industrie
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IL CICLO AGROENERGETICO CHE PRODUCE BIOGAS
La filiera agroenergetica di Fattorie della Piana («Agroenergia della Piana») chiude il ciclo biologico: alla terra, da
cui proviene direttamente e indirettamente la biomassa, vengono forniti sia concimi che ammendanti. La biomassa
agricola e zootecnica viene trasformata in gas dal quale si ottiene calore ed elettricità. Il primo si usa in azienda, la
seconda viene consumata e in parte venduta all’Enel. L’impianto prevede anche un sistema di monitoraggio interno
ai biodigestori, per analizzare «lo stato di salute» dei batteri fermentatori.
agrumarie dell’intero comprensorio
della Piana di Gioia Tauro.
Sviluppo
e multifunzionalità
La combinazione di sottoprodotti
adatti alla produzione di energia deriva dalla necessità di ottenere il giusto rapporto azoto/carbonio al fine
di innescare i processi fermentativi
naturali da cui si ottiene il biogas.
Il tutto a temperature e processi controllati tramite sensori e sistemi informatizzati completamente automatici, che permettono di mantenere costantemente monitorati l’impianto e
il processo produttivo continuo, nel
rispetto della normativa vigente anche
in termini di sicurezza. I due biodigestori, impegnati nella prefermentazione e fermentazione finale, insieme alla vasca di raccolta del materiale organico che sarà trasformato in concime,
occupano una superficie complessiva
di 1.500 m2 all’interno della grandissima superficie aziendale destinata al
pascolo, alle stalle, ai fienili, alle sale
Carmelo Basile durante la visita guidata all’impianto
mungitura, al caseificio, alla fattoria
didattica con ristorante tipico. Dunque un ottimo esempio di sviluppo
integrato, di multifunzionalità in agricoltura e di completamento concreto
della filiera zootecnica calabrese.
La Fattoria della Piana diventa così un vero e proprio ecosistema autosufficiente, capace di produrre
energia dagli scarti dell’industria
agroalimentare e zootecnica, fornendo quindi un’opportunità di
smaltimento e valorizzazione di biomasse che da semplice rifiuto possono diventare risorsa e ricchezza
per l’intera regione.
Beppe Colonna
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Energie rinnovabili
QUANDO L’ELETTRICITÀ ARRIVA DAL SOLE
Impianti fotovoltaici,
i vantaggi per l’agricoltura
di EUGENIO VELTRI
Le condizioni ambientali
della regione sono
particolarmente favorevoli
alla loro realizzazione.
I costi variano a seconda
della tipologia scelta
in funzione
delle dimensioni aziendali
L
a crisi economica generale, che sta facendo sentire i suoi effetti anche nel
comparto agricolo, richiede oggi da
parte dei produttori nuove strategie
e risposte rapide. Molti piccoli agricoltori, così come anche le aziende
più grandi e strutturate, sanno bene che limitarsi a lavorare la terra, il
più delle volte, non è più sufficiente
a garantire la copertura dei costi sostenuti per la produzione.
Per salvaguardare il proprio patrimonio e guardare al futuro con
più fiducia, è più che mai urgente
immaginare un nuovo modello di
business che consenta una miglior
crescita, o quantomeno assicuri il
pareggio di bilancio. In tale direzione, diversificare le produzioni puntando sulla qualità, aprire le aziende
al pubblico con punti vendita utili
anche all’immagine, destinare una
parte della propria azienda all’agriturismo, abbattere i costi formando
gruppi di acquisto, sono solo alcune
delle strade praticabili.
Un’altra interessante opportunità
per il comparto agricolo è oggi rappresentata dalla produzione di energia da fonti alternative quale l’ener-
Un impianto fotovoltaico
parzialmente integrato realizzato
su un fabbricato rurale
gia generata sfruttando il sole con
impianti fotovoltaici.
Consumi e costi
Come in molti ormai sanno, si tratta
di un impianto elettrico che sfrutta
i raggi luminosi solari per produrre
energia elettrica mediante effetto fotovoltaico. Quando una radiazione
elettromagnetica (come quella dei
raggi solari) colpisce un materiale
(nei pannelli solari si usa prevalentemente il silicio, ovvero la comune
«terra» trattata e cristallizzata) può,
in certe condizioni, cedere energia
agli elettroni più esterni degli atomi
del materiale e, se questa è sufficiente, l’elettrone risulta libero di allontanarsi dall’atomo di origine producendo appunto un flusso di corrente
elettrica. Questa corrente elettrica è
di tipo continuo e per essere poi normalmente utilizzata viene trasforma-
ta in corrente alternata attraverso un
apparecchio denominato inverter. La
corrente, prodotta dai pannelli fotovoltaici e trasformata, viene immessa
nella rete elettrica nazionale passando però prima attraverso un apposito
misuratore che registra i chilowatt
(kW) generati dall’impianto per ogni
ora (kWh). L’azienda agricola che intende dotarsi di un impianto fotovoltaico continuerebbe a prelevare
l’energia elettrica dal solito contatore
Enel, ma si troverebbe a vantare, nei
confronti dell’Enel, un credito energetico per l’elettricità prodotta dal
«suo impianto» fotovoltaico e scaricata nella rete elettrica nazionale.
L’immediato vantaggio che deriva
da un impianto fotovoltaico è rappresentato dalla possibilità di ridurre quasi a zero (si continuano a pagare in bolletta le tasse fisse) i costi
sostenuti per l’energia elettrica impiegata per le proprie attività.
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QUANDO IL FOTOVOLTAICO RESTA REDDITO AGRICOLO
UN PO’ DI CHIAREZZA IN MATERIA FISCALE
I vantaggi derivanti dalla realizzazione di un impianto
fotovoltaico riguardano anche la sfera fiscale, un ambito molto importante dal momento che quello della
tassazione è un tema a cui nessuno onesto cittadino
può sottrarsi.
Vediamo allora cosa dice la normativa.
Va detto intanto che la recente circolare n. 32/E del
6 luglio 2009 emessa dall’Agenzia delle entrate specifica che la tassazione catastale, relativamente alla
produzione di energia, riguarda sia le persone fisiche,
le società semplici e gli enti non commerciali che esercitano attività agricola; lo stesso vale per le società a
responsabilità limitata e le cooperative che, in possesso
della qualifica di società agricola, hanno potuto optare
per la determinazione del reddito su base catastale.
Per quanto riguarda l’Iva, la cessione di energia prodotta da aziende agricole attraverso impianti fotovoltaici
e/o fonti agroforestali, va assoggettata all’imposta nella
misura ordinaria del 20%, fatta eccezione per quei casi
disciplinati dal punto 103 della Tabella A parte terza
allegata al dpr 633/72: in questo caso l’imprenditore
deve tenere la contabilità separata.
Relativamente alla produzione di energia ottenuta da
impianti fotovoltaici poi, è stato stabilito un criterio
in base al quale è possibile fissare i limiti per rientrare
nella tassazione catastale, che in pratica definisce la
prevalenza dell’attività agricola: i terreni in proprietà o
TABELLA 1 - Tariffe incentivanti per dimensione
dell’impianto e per tipologia d’integrazione
Potenza
nominale
dell’ Impianto
(kWp)
A)
B)
C)
Tipologia di impianto fotovoltaico
1
Non
Integrato
1≤P≤3
0,392
3 < P ≤ 20
0,372
P > 20
0,353
2
Parzialmente
Integrato
0,431
0,412
0,392
3
Integrato
0,480
0,451
0,431
nella disponibilità dell’azienda agricola devono essere
dalla stessa condotti e situati nel medesimo comune
dove è stato realizzato l’impianto fotovoltaico o in comuni confinanti. Non solo. La produzione fino a 200
kW di energia va considerata in ogni caso connessa a
quella agricola, quella eccedente può invece essere
considerata agricola-connessa solo se vengono rispettati alcuni requisiti che sono:
● la produzione di energia deriva da impianti con integrazione architettonica, o parzialmente integrati,
o realizzati su strutture aziendali esistenti come stalle, serre, capannoni;
● il volume d’affari dell’attività agricola deve essere superiore a quello ottenuto dalla produzione di
energia eccedente i 200 kW (calcolato senza tener
conto degli incentivi alla produzione);
● nel limite di 1 MW per azienda, per ogni 10 kW di potenza eccedente i 200 kW l’agricoltore deve detenere
almeno un ettaro di terreno utilizzato nell’attività agricola. Il reddito che deriva dalla produzione di energia
eccedente questi limiti deve essere calcolato sulla base dei costi e dei ricavi d’esercizio. Se invece si tratta di
società di persone (escluse le società semplici), le srl o
le cooperative che hanno optato per la tassazione catastale, il superamento dei limiti indicati prevede che
tutta l’attività rientri nel reddito d’impresa, poiché viene a mancare la qualifica di società agricola.
Va detto poi che la tariffa incentivante non cade nella rete applicativa dell’Iva, al contrario va applicata
la ritenuta d’acconto del 4% in presenza di società
soggette al reddito d’impresa a prescindere dall’aver
optato o meno per la tassazione catastale. Per le
persone fisiche, le società semplici e gli enti non commerciali, la ritenuta d’acconto va applicata solamente
se si verifica un’eccedenza di produzione di energia
rispetto a quella consentita per rientrare nella tassazione catastale e in proporzione alla quantità a essa
riferibile.
D.H.
Gli incentivi
Un altro vantaggio è legato al fatto
che lo Stato (attraverso il Gse - Gestore dei servizi elettrici) garantisce
al produttore di energia fotovoltaica
un «contributo fisso» per venti anni
per ogni chilowatt di energia immessa ogni ora nella rete nazionale.
Un’altra interessante opportunità
è rappresentata dalla possibilità di
Sulla cessione di energia
ottenuta da impianti
fotovoltaici si applica
l’aliquota del 20%
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IL COFINANZIAMENTO PREVISTO DALLA LEGGE
UN AIUTO DAL PIANO DI SVILUPPO RURALE
Il Psr 2007-2013 consente di cofinanziare alle aziende
agricole e agroindustriali impianti di produzione di
energia alternativa finalizzata all’autoconsumo nel caso
della Misura 121 («Ammodernamento delle aziende
agricole») e della Misura 123 («Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali»).
Lo stesso Psr consente di cofinanziare l’impianto (fino ad
1MW) all’azienda agricola che decide di diventare anche
azienda produttrice di energia elettrica destinata alla
vendita («officina elettrica») nell’ambito della Misura 311
(«Diversificazione in attività non agricole») e Azione 3
(Produzione di energia elettrica e/o energia termica da
fonti rinnovabili per una potenza massima di 1 MW).
creare un vero e proprio business
collaterale a quello agricolo: diventare produttori di energia elettrica e venderla sul mercato. Oltre al contributo del Gse, si avrebbe un nuovo introito per l’energia
venduta sul mercato dell’energia
al prezzo medio attuale di 0,080,12 euro/kWh. La tariffa incentivante (ovvero il contributo fisso
stabilito per gli impianti fotovoltaici installati nel corso del 2009
e regolarmente funzionanti al 31
dicembre dello stesso anno) riconosciuta dal Gse per vent’anni è
strutturata secondo la potenza dell’impianto e il modo in cui sono
installati i pannelli.
Se i pannelli fotovoltaici sostituiscono le tegole di un tetto o fungono da tettoia, la tariffa incentivante
è massima perché l’impianto è ritenuto integrato; se vengono poggiati
e fissati sopra le tegole o, a certe
condizioni, montati sul tetto di un
capannone a falda piatta la tariffa
è intermedia perché si riferisce a
un impianto parzialmente integrato; se i pannelli si poggiano a terra l’incentivo è minimo: in questo
caso si tratta di un impianto non
integrato.
Maggiore è la potenza dell’impianto (P) minore è l’incentivo per ogni
kW prodotto; d’altro canto, più è
grande l’impianto, migliori saran-
Recentemente è stato integrato dal Dipartimento agricoltura, foreste e forestazione proprio lo specifico bando di tale misura afferente all’Asse III del Psr (sul sito:
www.assagri.calabria.it è possibile scaricarlo, ndr), al
fine di specificarne meglio le caratteristiche tecniche e
le disposizioni procedurali per l’accesso al finanziamento, ma soprattutto scegliendo di adeguare le soglie di
cofinanziamento al cosiddetto «Pacchetto Anticrisi»
governativo, consentendo così di elevare il contributo
previsto da 200.000 euro (regola del «de minimis») a
500.000 euro, visti i costi necessari alla realizzazione
di impianti per la produzione di energie alternative
con particolare riferimento al fotovoltaico.
R.P.
no le condizioni di acquisto perché si ridurrà, in proporzione, il
prezzo di mercato per ogni kW installato che si dovrà sostenere per
realizzare il proprio impianto. Va
ricordato che nel 2010 le tariffe
incentivanti saranno decurtate del
2%, mentre per gli anni a venire
le associazioni di categoria stanno
negoziando con il Governo la riformulazione di tutto il programma
cosiddetto «Conto energia» (regolamentato dal DM 19/02/07, nuovo Conto Energia, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 23/02/2007,
subentrato ai precedenti DM del
28/07/2005 e del 6/02/2006, primo Conto Energia, dalla delibera dell’Aegg n. 90/07, avvenuta il
13/04/07, ed altre s.m.).
Corretta installazione
Dal punto di vista tecnico, quando si pensa alla installazione di un
impianto fotovoltaico è importante
l’orientamento dei pannelli e la loro
inclinazione; il rendimento massimo si otterrà con una esposizione
a Sud e una inclinazione di 30°,
mentre è importante sapere che il
troppo calore riduce il rendimento
dei pannelli: la luce stimola le cella
e non il calore.
Pertanto, nella fase di progettazione occorre tenere in grande consi-
derazione una buona ventilazione.
Il costo di un impianto fotovoltaico, ben tarato rispetto alla situazione dell’azienda agricola e tenendo
nella dovuta cons iderazione i prezzi medi attualmente praticati sul
mercato, può essere ammortizzato
nell’arco di tempo compreso tra i
quattro e gli otto anni a seconda
dei casi, che devono considerare
anche la possibilità o meno di sostenere o meno i costi di realizzazione in proprio.
Le offerte sul mercato sono varie e
diversificate: per orientarsi al meglio
è consigliabile affidarsi a professionisti e tecnici di fiducia altamente
specializzati, così come è bene valutare il rapporto qualità/prezzo, considerando che i benefici sono legati
alla capacità dei pannelli di durare
tanti anni restando sempre efficienti nel tempo; del resto, anche nel
settore agricolo esiste diversa qualità di prodotto e differenziazioni di
prezzo.
Il Piano di sviluppo rurale calabrese
prevede interessanti incentivi per la
realizzazione di impianti fotovoltaici, oltre che di mini-eolico e per la
produzione di energia dalle biomasse agricole.
Eugenio Veltri
Amministratore enerGER s.r.l.
[email protected]
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Filiere regionali
È UNA DELLE COLTURE LOCALI PIÙ CONOSCIUTE
Il fico essiccato
cosentino aspetta la Dop
COS’È IL RICONOSCIMENTO EUROPEO
UN MARCHIO IMPORTANTE E PRESTIGIOSO
di GIUSEPPE PERRI
Il marchio Dop (Denominazione di origine protetta) viene attribuito ad un prodotto realizzato, trasformato e confezionato in un preciso
areale di produzione e secondo un proprio disciplinare di produzione.
Per poter produrre per la Dop ogni azienda deve adottare questo
disciplinare e sottoporsi alla certificazione che viene rilasciata da un
apposito ente di controllo.
L’iter del riconoscimento è abbastanza complesso e riguarda la
Regione, il Mipaaf, la Commissione Europea in base al Regolamento
Ce 510/06. Prima di diventare a tutti gli effetti una Dop, un prodotto
agroalimentare può ottenere il riconoscimento transitorio. Il logo del
marchio Dop è stato da poco modificato nei colori (adesso è rosso
con diciture in giallo) per distinguerlo dal marchio Igp (Indicazione
geografica protetta) che rimane coi colori giallo e blu.
R.P.
Apprezzato in tutto
il mondo, questo frutto
rappresenta una
delle migliori peculiarità
della provincia di Cosenza.
Il riconoscimento
comunitario potrebbe
dare ulteriore impulso
alla sua valorizzazione
L
a provincia di Cosenza è
storicamente conosciuta e
rinomata sui mercati europei e americani per la prelibatezza e la particolarità di un frutto,
consumato soprattutto essiccato,
dal sapore dolce, molto conservabile ed energetico, il fico.
La coltivazione del fico è documentata fin dal ‘500. I frutti essiccati
sul territorio sono diventati impor-
tante risorsa anche economica, che
non ha trovato sviluppo nelle province limitrofe, incentrata sulla locale varietà Dottato.
La denominazione «Fichi di Cosenza» designa esclusivamente i frutti
essiccati di fico domestico Ficus carica sativa domestica, appartenenti
alla varietà «Dottato» (o «Ottato»).
I «Fichi di Cosenza» hanno caratteristiche qualitative strettamente
legate all’ambiente di produzione,
quindi varietà, terreno, clima.
La varietà utilizzata, Dottato, è italiana ed è descritta nel 1715 da Salvini, rispetto a molte altre è di particolare pregio. I fichi freschi della
Dottato presentano caratteristiche
ottimali per l’essiccazione e lavorazione. Hanno un frutto chiaro, la
buccia sottile ed elastica, la polpa
piena e zuccherina, omogenea, po-
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vera di acheni che sono piccoli, sottili e quasi inavvertibili alla masticazione, si essiccano più facilmente
dei fichi di altre varietà e possono
arrivare alla quasi completa essiccazione sull’albero.
Le piante possono essere coltivate
in consociazione con altre colture
arboree o erbacee oppure in impianti specializzati.
Tecniche colturali
I sesti di impianto, le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli usati nella zona
di produzione, e cioè tali da garantire una adeguata illuminazione e
arieggiamento. In particolare, per
gli impianti specializzati la densità
d’impianto non potrà superare le
400 piante per ettaro. Le forme di
allevamento devono essere a vaso
libero o a cespuglio. Sono ammessi interventi irrigui di soccorso nelle annate con scarse precipitazioni per le piantine messe a dimora,
mentre sugli impianti in piena produzione si può ricorrere a sistemi di
irrigazione a scorrimento a goccia
fino a venti giorni prima dell’inizio
della raccolta.
I frutti freschi sono sottoposti ancora in pianta ad un processo di disidratazione naturale, dopo il quale saranno raccolti ad essiccazione
che potrà essere o di tipo tradizionale (al sole diretto) o protetta (in
serre con copertura in vetro o altro
materiale trasparente).
I fichi si lasciano sui rami fino a
che raggiungono un avanzato grado di appassimento, (contenuto di
umidità medio compreso tra 39%
e 43%), accompagnato da variazione del colore dal verde al giallo
con sfumature beige e tendenza a
piegarsi sul loro stesso peduncolo,
restando pendenti. Per queste caratteristiche, vengono localmente
indicati come «passuluni». La piegatura del fico sul peduncolo agevola la raccolta di frutti integri di
peduncolo.
La raccolta viene effettuata manualmente, sia direttamente dall’albero, sia dopo una semplice scrol-
latura delle branche, nel periodo
compreso fra il 10 agosto ed il 10
ottobre.
I fichi vengono adagiati su supporti
di canne o altro materiale per alimenti consentito dalle norme di
legge, il cui fondo consenta un’ottimale traspirazione, vengono quindi
lasciati asciugare al sole o in serre
artificiali per un periodo di tempo
che va da tre a sette giorni a seconda del loro grado di maturazione.
Importante tradizione
I fichi essiccati, che dall’antichità
costituiscono alimento utilissimo
perché conservabile ed energetico,
nell’area di Cosenza sono diventati
importante risorsa anche
economica.
La coltivazione, la lavorazione, l’utilizzo
dell’essiccato, rappresentano una coltura tradizionale del
posto riconosciuta
in Italia nel corso dei
secoli da ogni studioso e da ogni commerciante, che descrivevano e apprezzavano le
spiccate qualità dei famosi
«Fichi secchi del Cosentino».
Partendo dai fichi sfusi essicati al
sole, i contadini di Cosenza hanno inventato nei secoli una grande quantità di derivati, più o meno
elaborati come la mielata di fichi o
le «pupe», tanto per fare un paio di
esempi, bambole di fichi ottenute
legando tra loro singoli frutti per
formare sagome umane.
Oggi diverse ditte, da quelle storiche con oltre un secolo di vita a
quelle più giovani di nuova costituzione, si occupano della lavorazione e trasformazione di questo
rinomato frutto, quasi tutte riunite
nel Consorzio «Fico essiccato del
Cosentino».
In parallelo al Consorzio è nata anche un’Associazione che ha promosso e sta seguendo l’iter per il riconoscimento comunitario della Dop
(Denominazione di origine protetta) che, in fase di approvazione, oltre a premiare un prodotto storicamente importante per il territorio,
consentirà di tutelare sul mercato
italiano e estero una
produzione che
altrimenti, data la concorrenza estera,
in particolare
turca e greca
immessa sul
mercato a
prezzi e quaI fichi
essiccati del
lità più basCosentino
si, rischia di
si prestano
perdersi pur
a gustose
preparazioni
essendo universalmente
riconosciuto quale migliore.
Rilevanza economica
L’ottenimento della Dop andrà a
valorizzare le produzioni tipiche
della tradizione cosentina che so-
Il fico Dottato
del Cosentino viene
essiccato in serre
come questa
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GRAZIE AL POR DISPONIBILI 354 NUOVI ETTARI DI FICHETO
NUOVE RISORSE PER PRODUZIONE E TRASFORMAZIONE
Il Consorzio Fico essiccato del Cosentino ha promosso
e realizzato un Piano integrato di filiera che grazie agli
aiuti concessi dal Por (Programma operativo regionale)
Calabria 2000/2006, ha consentito di realizzare 354
nuovi ettari di ficheto in coltura intensiva che porteranno, a regime, 8mila quintali di prodotto essiccato
ai centri di lavorazione.
Per assicurare che i nuovi impianti fossero tutti della
varietà «Dottato del Cosentino» il Consorzio, in collaborazione con l’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo
agricolo della Calabria) e con un vivaio specializzato
ha selezionato, da campi storici e sicuri, alcune piante
«madri» da cui sono state prelevate delle gemme e
da queste, per via meristematica, «preparate» circa
200mila nuove piante esattamente uguali alle «madri».
Le piante sono state così messe a dimora dai beneficiari
del progetto e garantiranno, in produzione, un frutto
omogeneo e di notevole valore.
Tutto ciò ha portato il Consorzio a promuovere un
nuovo progetto di filiera avvalendosi dei fondi messi
a disposizione dal Psr (Piano di sviluppo rurale) Calabria
2007/2013, prevedendo nuovi investimenti per le aziende di produzione e quelle di trasformazione.
R.P.
«Jette» aromatizzate ottenute con i fichi
essiccati
Un ficheto di recente
realizzazione
no: I Fichi secchi tal quale, i Montagnoli, le Crocette, le Nocchette, i
Fichi Imbottiti, i Palloni, le Trecce,
le Corolle, i Salamini di Fichi.
È allora evidente che il fico essiccato, per la provincia di Cosenza, rappresenta da sempre un valore storico ed economico rilevante. Non a
caso è una delle poche produzioni
che registra una notevole tendenza
verso nuovi investimenti.
In un periodo di crisi economica
globale, non è strano che un comparto comunque povero come quello della coltivazione dei fichi e della
loro lavorazione, abbia un trend positivo e delle prospettive di mercato
rosee, soprattutto in virtù dell’auspicato e prossimo riconoscimento
della Dop.
Giuseppe Perri
Cestini di fichi
di Cosenza
Agronomo coordinatore del Pif
01 2009
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Pesca e itticoltura
FONDAMENTALE IL CONTROLLO DELLE DIMENSIONI
La ricerca avanza
nella gestione
del patrimonio ittico
di F. ALFREDO ASCIOTI
L’analisi di immagini
scattate al pescato
consente di valutare
le eventuali variazioni
di taglia.
Conseguentemente
è possibile stimare
l’overfishing, cioè
il sovrasforzo di pesca
È
Il sovrasforzo
è una progressiva diminuzione
della taglia del pescato
ben noto che gli stock di
organismi sottoposti a sovrasforzo di pesca (overfishing) subiscono un depauperamento numerico che è dimensionedipendente, nel senso che vengono
a diminuire per primi, nella/e popolazione/i soggetta/e a overfishing,
gli esemplari più grandi e poi via
via quelli di dimensioni più piccole (a meno che la selettività degli
strumenti di pesca usati, ad esempio le maglie delle reti, non vengano mantenute costanti, come buona
norma di «sostenibilità»).
Il sovrasforzo si rivela così, a meno che non intervengano particolari fenomeni di adattamento, di
cui tratteremo più avanti, come una
progressiva diminuzione della lunghezza massima degli organismi pescati (pesci, molluschi, crostacei,
ecc.) che si avvicinerà sempre di
più alla dimensione media «tipica»
della/delle specie in questione (nell’area geografica considerata), o addirittura diverrà inferiore ad essa e
perfino inferiore al minimo del range «tipico» per quella/quelle specie,
allo stadio adulto.
Rispetto dell’ecosistema
Avremo dunque un decrescente numero di catture per unità di sforzo
Cpue (Captures per unit of effort)
di una data taglia (che sarà grande
in principio) sostituite, all’inizio,
da un numero più alto di Cpue di
taglia progressivamente più piccola, e così via, fino a che la capacità
stessa di rinnovamento dello stock,
attraverso la riproduzione, verrà minata in modo così grande da rendere l’attività peschereccia econo-
micamente insostenibile e, talvolta,
addirittura da minacciare di estinzione la/le specie pescate.
Le dimensioni del pescato sono
dunque importanti quali indicatori di «sovrappressione predatoria»
sulla/sulle popolazione/i degli organismi pescati e quali indici di un
uso improprio di strumenti di pesca
scarsamente selettivi o selettivi in
modo opposto e controproducente rispetto ad una gestione oculata
del «patrimonio biologico» dell’area
ove si esercita la pesca .
Va sottolineato che anche la diminuzione generale di taglia dell’intero «comparto» degli organismi pescati è indice di uno stato di alterazione globale dell’intero ecosistema
che è alla base del funzionamento
ottimale, e dunque della resa, degli
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stock pescabili. In sintesi: la tendenza a pescare non solo gli individui sempre più piccoli di specie
mediamente grandi (ad esempio i
tonni) ma anche, una volta esauriti
questi, organismi di specie via via
sempre più piccole, è un indice di
alterazione dell’intera rete trofica
(cioè di «chi mangia chi» e di «chi
è mangiato da chi»).
Ora, mentre quest’ultimo processo richiede, per essere indagato e
valutato, osservazioni storiche già
disponibili o da acquisire ex-novo, e
dunque in tempi mediamente lunghi, l’osservazione di una statisticamente significativa diminuzione di
taglia, per una o più specie pescate,
relativamente alla «taglia media» e/
o (ancor peggio) a quella minima
del range dimensionale, riconosciute come «tipiche» (come definite
più sotto, vedi: Metodi) per la/le
specie in oggetto allo stadio adulto, in una data area di pesca (valori
deducibili, ad esempio, dalle schede identificative delle specie elaborate dalla Fao), è viceversa una va-
riabile immediatamente ottenibile
anche per via fotografica (e dunque
speditiva).
Metodi
da applicare
Le fasi progettuali da realizzare sono:
• Acquisizione di un numero più
grande possibile di immagini per
via fotografica digitale del pescato
con accanto un «ruler» di dimensioni note, o usando come «ruler»
le dimensioni (note o acquisite)
delle cassette ove solitamente gli
organismi pescati vengono collocati.
Valutazione
dalle foto così otte•
nute, via analisi computerizzata
delle immagini, delle:
• dimensioni del campione in termini numerici: quanti organismi
ci sono e quanti sono effettivamente visibili, riconoscibili, e misurabili;
• misure della taglia, essenzialmente la lunghezza totale, degli organismi pienamente visibi-
li nelle immagini (per confronto
con il «ruler») e stima delle dimensioni di quelli parzialmente
visibili. Qui è necessario usare
tecniche di misura su immagini
che consentano di valutare anche archi di cerchio, nel caso di
rigor mortis che abbia indotto
stati di curvatura negli organismi, e semplici algoritmi di stima
delle «parti mancanti» degli organismi, in quelle immagini ove
questi ultimi, selezionati per taglia, siano stati classicamente disposti, nelle cassette, in modo
«imbricato».
• Stima della significatività statistica delle differenze tra le lunghezze massime rilevate e:
• la dimensione media «tipica»
(in meno, test a una coda);
• e quella minima del range dimensionale «tipico» (in più o in
meno, test a due code) della/delle specie oggetto d’indagine.
In buona sostanza, si stima di quanto la taglia del pescato sia eventualmente ridotta rispetto alle dimen-
EVITARE CHE LE DIMINUZIONI SCENDANO OLTRE IL MINIMO
DOPO LA TEORIA, LE INDICAZIONI OPERATIVE
Il risultato di questa indagine, che
si può condurre ovunque, dalle marinerie passando per i mercati ittici
fino ai venditori al dettaglio, può
indicare se e quando gli stock di pesca si trovino sotto overfishing e se,
dunque, le attività di pesca siano a
rischio di collasso sul medio-breve
termine, e anche quando la selettività ottimale degli attrezzi non sia
stata, e non venga, perseguita nell’area oggetto di indagine, mentre
le popolazioni di organismi pescabili sono seriamente sottoposte ad
una sovrappressione predatoria.
I casi di diminuzione rispetto alla
media, ma di differenza ancora positiva rispetto al minimo del range
«tipico», indicherebbero eventuali
situazioni intermedie il cui grado di
rischio di degenerazione in pesante
overfishing sarebbe valutabile proprio in termini di distanza dal minimo del range dimensionale stesso
(più vicino ci si trova al minimo più
alto è il rischio di superarlo finendo
con l’avere popolazioni di organismi adulti sotto la taglia minima).
Il limite in cui si potrebbe incorrere
è che la/le popolazione/i si sia/siano stabilmente collocate su una
dimensione media più piccola di
quella «tipica» (nel senso sopra
detto) per ragioni ambientali locali (ad esempio temperatura e/o
minori disponibilità alimentari).
Ciò però dovrebbe essere ovviato
dal fatto di considerare anche il minimo del range dimensionale «tipicamente» esibito dalla/dalle specie
allo stato adulto. Esso costituisce il
limite estremo al di sotto del quale è
evidente come la pesca stia incidendo in maniera oltremodo negativa
sulla/sulle popolazioni stabili di organismi che costituiscono il suo «capitale risorsa», avendo prelevato negli
anni, dalla zona di pesca, molto più
velocemente del «tasso d’interesse»
(il tasso di riproduzione degli organismi pescati) tipico del «capitale risorsa» stesso. Però, anche nel caso in cui
questo estremo non sia stato ancora
nè superato nè raggiunto, una significativa differenza negativa rispetto
alla media e una pericolosa vicinanza
ad esso sono segnali preoccupanti di
possibile crisi, quanto meno in termini di resa economica delle attività di
pesca, se non addirittura di capacità vitale delle popolazioni che sono
state e dovrebbero essere la fonte di
F.A.A.
queste attività.
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sioni medie, o peggio, rispetto al
minimo delle dimensioni, che la/
le specie «usualmente» presenta/
presentano allo stadio adulto. Ovvero quanto, rispetto all’eventuale riduzione di taglia dalla media,
gli organismi pescati siano anche
pericolosamente vicini, o abbiano
addirittura superato, il minimo del
loro «tipico» range dimensionale
(da adulti).
Problema
di dimensioni
Per taglia media e minimo del range dimensionale «tipici» di una specie allo stadio adulto si intendono
qui usare le misure disponibili su
schede di fonte ufficiale (esempio
Fao) e/o su bibliografia scientificamente fondata.
Va ricordato che i valori «tipici» di
taglia media e minimo del range
dimensionale per una specie allo
stadio adulto, come qui definiti,
contengono una implicita informazione storica. Se si usano infatti fonti che direttamente o indirettamente si basano su misure
che sono riferite a grandi serie di
dati e osservazioni biologiche fatte da lungo tempo su popolazioni
ben note, è evidente che i dati dimensionali riguardano la/le specie prima che questa/e venisse/ve-
Il merluzzo appartiene a
quell’elenco di pesci che
nel corso del tempo sono
stati particolarmente
sovrasfruttati
nissero sottoposta/e ad un pesante
sovrasfruttamento (differenziato
per taglia).
Occorre di volta in volta però sapere e specificare quanto «indietro
nel tempo» questo dato «tipico» si
colloca; è sempre presente infatti
il rischio del fenomeno della cosiddetta shifting baseline syndrome.
I risultati ottenuti
Se la differenza (in meno) risulta significativa (o altamente significativa) al/ai test statistici (ad una coda)
per la dimensione media si hanno
buone ragioni per sospettare di es-
600
300
500
250
400
200
300
150
200
100
100
50
0
1950
1960
1970
Pescato
1980
1990
2000
Navi a strascico
Pescherecci e strascico (n.)
Merluzzo pescato in Canada
(migliaia di t)
LA CATASTROFE DEL MERLUZZO NEL NORD ATLANTICO
sere in condizioni di overfishing; se
oltre questa, anche la differenza dal
minimo del range dimensionale è
negativa e statisticamente significativa, allora la/le specie in questione
è/sono sottoposta/e ad un gravissimo stress predatorio.
Se associata a questi valori si nota
anche, nel tempo, una diminuzione progressiva del numero di individui per le dimensioni più grandi
rilevate degli organismi pescati, allora la situazione è da considerarsi grave.
Se invece la differenza delle dimensioni (di lunghezza massima)
rilevate rispetto al minimo del range «tipico» è positiva (e statisticamente significativa), benché risulti essere negativa (riduzione della taglia del pescato) la differenza
rispetto alla media, allora il grado di overfishing è stimabile essere maggiore o minore in funzione di quanto distante si è (quanto
grande è la differenza) dal minimo
del «range tipico» per gli organismi adulti. Più si è vicini a questo
valore minimo più grande va considerato lo stato di «sovrappesca»
(ed il rischio di collasso).
Fortunato Alfredo Ascioti
0
2010
Docente
di Ecologia facoltà di Ingegneria
Università degli Studi
«Mediterranea» di Reggio Calabria
[email protected]
Fonte: L’Informatore Agrario.
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Normativa
SOSTEGNO DAL DISACCOPPIAMENTO
L’articolo 68
aiuta l’olivicoltura
di CLAUDIO CAIOLA
La norma contenute nel Reg. Ce 73/2009
potrebbe riservare per la Calabria
sorprese positive soprattutto per il rilancio
dell’agricoltura locale, caratterizzato anche
dal ricambio generazionale
notevole ampliamento nelle misure finanziabili. Con il
nuovo «Articolo 68» saranno
cinque le tipologie di misure
finanziabili. La prima permette di erogare pagamenti annuali supplementari per tipi
di agricoltura importanti ai fini del miglioPer la
ramento ambientale,
produzione
di olio
della qualità e della
extravergine
commercializzazione
di oliva
dei prodotti agricoli,
Dop-Igp sono
stati stanziati,
per il miglioramento
per l’Italia,
del benessere animale
9 milioni
e per specifiche attività
di euro
agricole che comportano benefici agroambientali aggiuntivi. La seconda
misura fornisce la possibilità
di erogare pagamenti supplementari a favore dei produttori lattiero-caseari, delle carni
introduzione del soste- ovicaprine e del riso in zone
gno specifico della Pac economicamente vulnerabili
è stato motivo di acceso con- o sensibili dal punto di vista
fronto tra il ministero dell’Agri- ambientale.
coltura ed il Comitato tecnico
delle regioni. L’importo tota- Tagli e risparmi
le a livello nazionale è stato
quantificato in circa 316 mi- La terza misura prevede l’oplioni di euro. La ripartizione zione di aumentare il valore
dei finanziamenti, stabilita in dei titoli in zone particolari per
circa 147 milioni di euro per evitare il fenomeno dell’able misure «accoppiate» (lega- bandono delle terre, e quindi
te a specifici indirizzi produt- compensare i singoli vantagtivi) e di 169 milioni di euro gi specifici.
per quelle «disaccoppiate», La quarta misura consente di
porterà maggiore elasticità concedere contributi finanzianella gestione delle risorse e ri per il pagamento dei premi
L’
assicurativi del raccolto, degli
animali e delle piante contro
tutte quelle avversità atmosferiche che possono precludere il
normale svolgimento dell’attività agricola, fino ad un massimo del 65% del premio totale.
È previsto in questi casi che il
cofinanziamento comunitario
non superi il 75% del contributo finanziario nazionale.
La quinta misura prevede il
versamento di compensazioni finanziarie agli agricoltori per le perdite economiche
in caso di malattie animali o
vegetali o si verifichi qualsiasi
forma di incidente ambientale,
attraverso contributi finanziari
ai fondi di mutualizzazione.
Una novità importante rispetto al passato riguarda la possibilità di utilizzare le risorse
non spese della Pac, che non
ritorneranno così nelle casse
di Bruxelles, diminuendo il taglio che sarà applicato sui titoli all’aiuto in possesso degli
agricoltori.
Altra novità di rilievo, specialmente per la Calabria e la sua
vocazione olivicola, riguarderà
l’olio d’oliva.
Grazie allo spostamento nella
parte disaccoppiata dell’avvicendamento colturale, è stato possibile prevedere un sostegno alla produzione di olio
extravergine di oliva Dop-Igp
pari a 9 milioni di euro a favore delle 7mila tonnellate che
in tutta Italia partecipano a
sistemi di qualità riconosciuti. La misura sicuramente sarà potenziata per permettere il decollo del sistema delle
Dop e Igp.
Definito l’ammontare delle risorse necessarie per la gestione del nuovo articolo 68 (pari a circa 316 milioni di euro)
e sottratto il non speso della
Pac (pari a circa 145 milioni di
euro), il totale del taglio ai titoli dovrebbe essere di 171 milioni di euro.
La percentuale di taglio, co01 2009
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sì come configurata dal Mipaaf, dovrebbe essere del
10% per il settore tabacco e
per lo zucchero, al fine di finanziare autonomamente all’interno del proprio settore
l’incentivazione, mentre per
gli altri settori si configurerebbe un taglio orizzontale
di circa il 3,6%.
La verifica dello stato di salute della Pac, nota come Health Check, aveva preso avvio il
20 novembre 2007, quando
era stata pubblicata la comunicazione della Commissione
europea «In preparazione alla
valutazione dello stato di salute della Pac riformata».
In molte occasioni la Commissaria all’agricoltura e allo sviluppo rurale Mariann Fischer
Boel ha precisato che l’Health
Check «non è una rivoluzione,
ma una semplice occasione di
monitoraggio e aggiustamento
delle ultime riforme, allo scopo
di migliorare il funzionamento della Pac». Tuttavia, la commissaria ha anche sottolineato
che l’Health Check si occupa di
«affrontare le nuove sfide e le
opportunità che si presentano
ad una Unione composta da 27
Stati membri».
Modifiche importanti
In conseguenza dell’Health
Check, l’art. 69 è stato profondamente modificato e sostituito da una nuova formulazione:
l’art. 68, le cui norme entreranno in vigore dal 2010.
È auspicabile che tutto questo possa contribuire affinchè
il settore e i comparti interessati ritrovino l’entusiasmo per
continuare un nuovo percorso, dovuto anche al ricambio
generazionale, finalizzato all’ottenimento di un’agricoltura sempre più innovativa
che riesca ad emergere con il
rilancio dello sviluppo e della competitività delle imprese agricole.
Recensioni
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riferimento nazionale e comunitaria, traccia un excursus sull’evoluzione del concetto di Denominazione comunale in relazione alla tradizione enogastronomica
italiana, analizza alcuni esempi concreti
di prodotti De.Co. e individua gli elementi
per rendere i prodotti a Denominazione
comunale di origine veri e propri strumen-
Giunto alla seconda edizione, il volume
vuole essere un «atlante delle eccellenze»,
dove si possono acquisire informazioni sul
meglio che il territorio calabrese esprime.
Il volume è diviso in diversi capitoli: «Calabria eccellente» descrive le province e le
loro peculiarità; «Prodotti eccellenti» descrive i prodotti tipici e di nicchia regionali, i vini eccellenti, le principali pietanze
legate al territorio; in «Aziende eccellenti” vengono descritte le principali aziende regionali di tutti i comparti economici
(agroalimentare, industria, commercio e
servizi, sanità) ed anche quelle che operano all’estero (Eccellenze nel Mondo);
«Mangiare e dormire eccellente» esalta
la grande ristorazione e le strutture ricettive ed alberghiere; «Calabresi eccellenti»
traccia la storia dei tanti calabresi celebri
del passato e del presente in tutti i settori:
arte, cultura, sport, moda, politica. Il volume è parte del più ampio progetto «Made in Calabria», iniziativa mediatico-culturale di marketing territoriale che Piero
Muscari promuove da più di un decennio
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tematiche per far conoscere la Calabria e
le sue eccellenze.
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R.P.
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Le eccellenze calabresi 1
Gustonaturale
V
i sono prodotti agricoli e produzioni agroalimentari peculiari, che caratterizzano per ogni stagione le province calabresi o alcuni loro comprensori. Si tratta di frutti, dolciumi, formaggi, salumi, preparazioni o pietanze che vengono definiti «prodotti d’eccellenza» sia per la loro particolare
valenza organolettica sia per il loro valore storico o tradizionale.
Castagna
Come il castagno (Castanea sativa) era chiamato anticamente l’«albero del pane» (poiché di esso si utilizzava ogni
cosa), così il suo frutto, la castagna, un tempo alimento principale dei contadini e base essenziale dell’economia
montana, era definita il «pane dei poveri».
Originaria dell’Europa sud-orientale, in tutta la Calabria, dal Pollino all’Aspromonte, tra le varietà più interessanti troviamo quelle denominate «Lucente», «Giacchettara», «Curcia», «Nserta» (di forma rotondeggiante e di media
grandezza), tutte apprezzate per le caratteristiche organolettiche, «Riggiola», ovale e leggermente schiacciata (ottima essiccata e per alcune trasformazioni, come la canditura, oltre che per la preparazione delle tipiche «castagne al
mosto cotto»). Regine dell’autunno, le castagne sono alla base di piatti tradizionali molto apprezzati; con la farina si
possono preparare le «pitticelle» (frittelle), focacce e pane.
Pomodoro di Belmonte
Il pomodoro di Belmonte è inserito nell’elenco dei prodotti tradizionali di Calabria. Il periodo migliore per
assaporare questa delizia, definita la «carne dei poveri», va da giugno a settembre. Con un peso variabile dai 300 ai 1.000 grammi (ma sono stati raccolti anche esemplari di 3 kg, da cui il nome di «gigante»),
matura dall’interno verso l’esterno e ha un colore rosa intenso, buccia sottile, polpa soda, pochi semi e
un sapore gustosamente dolce.
Si consuma fresco, tagliato a fette condito solo con olio extravergine di oliva, sale, basilico oppure origano
e un pizzico di peperoncino. Squisito in connubio con la cipolla rossa di Tropea.
Anona
Oriunda del Sud America, poi passata in
Spagna e da qui giunta in Calabria, l’anona
(Anona cherimolia) rappresenta un autentico tesoro che la provincia di Reggio Calabria
custodisce da oltre due secoli, nella fascia
costiera compresa tra Villa San Giovanni a
Brancaleone. Le varietà coltivate, su circa
trenta ettari di terreno, sono la «Fino de Jete» e la «Campa».
La pianta, con ramificazioni divaricate che le
conferiscono un aspetto cespuglioso e fiori
di colore bianco verdastro, dall’odore di ananas e fragola, ha frutti che assomigliano ad
un’enorme pigna, ma dalla pelle liscia e vellutata,
con areole all’esterno, ognuna delle quali contiene
un seme. Di colore verde chiaro, il frutto si raccoglie
ancora acerbo ad ottobre-novembre e si lascia maturare a temperatura ambiente. Particolarmente
gustosa, l’anona si consuma al naturale quando il
frutto è soffice e la polpa, dal colore bianco-crema,
è burrosa, aromatica, dal sapore delicato; tagliata
a metà, si gusta col cucchiaio scartando i grossi semi. La squisitezza dei frutti a giusta maturazione è
paragonabile ad un budino con una fragranza che
richiama l’ananas, la banana, la fragola, il cachi maturo, la papaia e la vaniglia.
Testi e foto tratti da: Made in Calabria - La Rete delle Eccellenze Calabresi - 2008 - Piero Muscari Comunicazioni e Media Più - www.eccellenzecalabresi.it
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REGIONE CALABRIA - Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione
Prossimi eventi
DI PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE
MILANO
Novembre 2009
Settimana
degli Oli Calabresi
In un circuito selezionato di 20 ristoranti
si svolgerà la promozione dell’olio
extra-vergine d’oliva calabrese
di qualità. La finalità del progetto
mira alla creazione di una serie
di attività promozionali
di sensibilizzazione sulle produzioni
di eccellenza del comparto olivicolo/oleario
calabrese di qualità, destinate a un target di
consumatori e utenti (conduttori di centri
di ristorazione, gestori di esercizi commerciali
alimentari, catene alberghiere e consumatori privati)
orientati verso il consumo di produzioni agroalimentari
d’eccellenza. La selezione delle aziende è curata
dal panel Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo
della Calabria) in base all’analisi organolettica dei campioni
di olio, tenendo conto anche di eventuali certificazioni,
della territorialità, della tipologia e della tipicità
del prodotto presentato. L’iniziativa sarà presentata
il 18 novembre 2009 presso la sala
«Terrazzo del Palazzo Giureconsulti»
della Camera di commercio di Milano.
Gli oli prescelti saranno degustati nei ristoranti
selezionati e accompagneranno
ricette della tradizione culinaria regionale.
GERMANIA
Dicembre 2009
Le eccellenze
enogastronomiche calabresi
alla conquista della Germania
Grazie alla collaborazione della catena alimentare
Kaufhof Galeria, filiale della Metro spa, prenderà avvio
in Germania un’interessante promozione della Regione
Calabria attraverso una serie di iniziative volte
a far conoscere ai cittadini tedeschi le specifiche
produzioni dell’eccellenza enogastronomica calabrese.
L’attività di promozione, che durerà due mesi, riguarderà
venti prodotti tipici regionali esposti in 27 punti vendita
della catena. Contestualmente, nei punti vendita
di maggiore afflusso delle più importanti città
della Germania, sarà allestito un «Calabria point»
per favorire la conoscenza del territorio
e la degustazione dei prodotti proposti.
Inoltre, nella rivista Gourmet edita dalla della Kaufhof
Galeria in 500.000 copie, saranno dedicate quattro
pagine ai prodotti agroalimentari calabresi selezionati.
I prodotti che avranno riscosso maggiore successo
saranno stabilmente collocati nei punti vendita.
Per ulteriori informazioni: Dipartimento n. 6 - Settore 2 Valorizzazione e promozione produzioni agricole
e filiere produttive© -2009
Tel. 0961.853074
- Fax 0961.853075
www. assagri.regione.calabria.it
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