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Martedì 22 novembre 2011 Mafia e business Certificazioni da rifare per la società mista dopo l’inchiesta giudiziaria “Astrea” Multiservizi, verifica antimafia Reggio, partita l’istruttoria in Prefettura per il socio privato, partner del Comune | L’ANALISI | di ANDREANA ILLIANO REGGIO CALABRIA. «È partita l’istruttoria perverificare la certificazione antimafia sul socio privato della Multiservizi, la società mista che opera al Comune di Reggio», a dirlo è il prefetto, Luigi Varratta, che ieri ha incontrato il sindaco della città dello Stretto, Demetrio Arena. Il socio privato è “Gestione servizi territoriale”. La verifica dell’antimafia parte da due episodi: il primo è l’arresto, avvenuto mesi fa, di Giuseppe Rechichi, direttore operativo della società mista, l’imprenditore è stato sottoposti a fermo nell’ambito dell’operazione contro la cosca Tegano di Reggio. È accusato di associazione mafiosa. Il secondo episodio è quello avvenuto giorni fa, nell’ambito dell’operazione “Astrea” che ha portato a 11 arresti e alla confisca di beni, tra cui una parte delle quote diuno dei soci privati della Multiservizi. «Il contatto tra Comune e Prefettura - dice lo stesso sindaco - è continuo». E Varratta aggiunge: «È chiaro che la certificazione antimafia va riverificata, tenendo conto, sia delle misure che l’ente ha inteso prendere, sia degli ultimi episodi in ambito giudiziario». Dopo l’arresto di Rechichi la società aveva già deciso di “riferire” pubblicamente sia le procedure di tracciabilità degli atti, sia quelle dei flussi finanziari. E, in un primo incontro col prefetto, è stato lo stesso Comune a sollevare il quesito sulla verifica degli atti,mediante l'acquisizioneperiodicadelle certificazioniantimafia di tutti i soggetti a qualunque titolo interessati all'attività dell'azienda. Ieri un nuovo incontro, ufficiale, tra sindaco e prefetto. «Apprendo le notizie sul socio privato della Multiservizi dalla stampa», dice il sindaco. Insomma di fatto il Comune si trova con un socio, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria di Palermo, Pignatone «Niente relazioni con chi ha condotte di vita non corrette» mafia, ma non ha carte, documenti che gli chiedono di prendere provvedimenti. «Le odierne notizie di stampa sembrano evidenziare condotte criminose, che si sarebbero consumate al di fuori dell'attività gestionale. L'Amministrazione comunale, unitamente agli organi della società, proseguirà nell'iter già avviato, orientato a garantire che la Multiservizi sia scevra da ogni infiltrazione mafiosa, impegnandosi ad assicurare nel contempo la continuità operativa dell'azienda, che svolge servizi pubblici essenziali e che impegna un rilevante numero di dipendenti», dice la nota del Comune. Ieri, in Prefettura, il sindaco, accompagnato dal Presidente del Cda della Multiservizi, Andrea Viola, ha illustrato alPrefetto «leiniziative già poste in essere dagli organi societari per tutelare l'azienda e l'Amministrazione dopo le vicende giudiziarie che hanno riguardato Giu- seppe Rechichi. - continua la nota del Comune - Il sindaco ha consegnato un dossier completo degli atti predisposti dagli organi statuari della Multiservizi. In un momento così delicato si è voluto esternare al Prefetto la volontà di porre massima attenzione non solo ai nuovi risvolti della vicenda giudiziaria, ma anche alla complessità della gestione del contratto di servizio con la società partecipata del Comune». E Arena si sente “rassicurato” dalle quote societarie sequestrate e infatti dice: «Ogni tipo di iniziativa daintraprendere deve essere ponderata, evidenziando inoltre che il sequestro delle quote societarie oggetto d'indagine determinano una condizione di maggiore garanzia considerato che, tali quote, saranno gestite dallo Stato attraverso gli Amministratori giudiziari. E' chiaro - ha concluso Arena - che i miei interlocutori non possono che essere le istituzioni competenti». Il sindaco Arena. Sopra l’arresto di Giuseppe Rechichi Sotto il prefetto Varratta Il sindaco dal prefetto «Il nostro interlocutore è l’istituzione» PALERMO – Questa volta l’ennesimo affondo alla criminalità organizzata parte dalla Sicilia. «La 'ndrangheta è oggi l'organizzazione più ricca e potente non solo in Italia ma in gran parte dei Paesi del mondo. Di fronte lo Stato non ha una banda di criminali ma un’organizzazione unitaria capace di creare collusioni con tutte le parti della società». A dirlo è Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, ieri a Palermo per una conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La Torre sul tema “Espansione territoriale e finanziaria della mafia”. «Mentre da un lato le mafie vengono indicate come un fenomeno meridionale - ha sottolineato il procuratore Pignatone - dall’altro hanno approfittato della scarsa conoscenza dello stesso fenomeno per affermarsi e fare affari al Nord. È ormai chiaro che le mafie devono essere combattute tanto al Sud quanto al Nord. In Lombardia si calcola che oggi ci siano 25 “locali” della 'ndrangheta. La mafia calabrese è riuscita a sfruttare il fenomeno dell’emigrazione per riprodurre esattamente nei vari paesi del mondo la struttura dell’organizzazione». Giuseppe Pignatone ha poi sottolineato che «dire no al pizzo significa contestare le pretese delle mafie di interloquire con le varie parti della società. Questo sopruso si combatte anche cominciando a non stringere relazioni con chi ha condotte di vita non corrette». Tacciono in tre mentre gli altri indagati respingono le accuse della Dda di Reggio Calabria Colletti bianchi, chiusi gli interrogatori del gip di GIUSEPPE BALDESSARRO Porzia Zumbo Antonio Lavilla REGGIO CALABRIA - All’appello mancano solo gli interrogatori di garanzia del boss Giovanni Tegano e di Giuseppe Richichi. Poi il giro dei Gip sarà concluso. Mentre si attendono gli esiti per rogatoria dei due detenuti fuori da Reggio Calabria, il Giudice per le indagini preliminari reggino, Tommasina Cotroneo, ha concluso il suo lavoro nelle carceri della città dello Stretto. Così ieri sera si è chiuso il quadro dell’operazione “Astrea”. Già sabato scorso c’era stata buona parte degli interrogatori di garanzia per gli undici indagati di favoreggiamento e intestazione fittizia dei beni a vantaggio della cosca Tegano. E solo tre dei protagonisti dell’inchiesta si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Tra questi Giovanni Zumbo, personaggio chiave dell’indagine della Guardia di Finanza. Come lui, si sono rifiutati di rispondere, suo cognato, Roberto Emo, e Giovanni Rechichi, figlio di Giuseppe (altro personaggio chiave del fascicolo curato dai pm Beatrice Ronchi e Giuseppe Lombardo). Si sono difesi, respingendo le accuse gli altri indagati. Sabato L’operazione della Finanza portò in carcere 11 persone avevano risposto Rosario Rechichi (fratello gi Giuseppe) e Antonino Rechichi (fratello gemello di Giovanni e figlio di Giuseppe). Alle domande del Gip Cotroneo aveva risposto anche Porzia Zumbo, sorella di Giovanni. Gli interrogatori reggini si sono pertanto conclusi ieri quando davanti al Gip si sono trovati i fratelli Antonio (genero di Giovanni Tegano) e Maurizio Lavilla, oltre che Maria Francesca Toscano (moglie di Zumbo). Tutti quelli che hanno deciso di rispondere hanno respinto le accuse fornendo la loro versione dei fatti. Secondo quanto trapelato gli indagati in pratica avrebbero affermato che le operazioni di cessione e acquisto delle quote di alcune società riconducibili al boss Tegano, non erano state fatte per tentare di evitare la confisca dei beni del clan, ma che si era trattato di semplici operazioni imprenditoriali. Tesi che saranno valutate dal giudice per le indagini preliminari chiamato a decifrare se, e come, le singole operazioni si incastrano in un quadro complessivo che lascia affiorare più di un dubbio. Secondo l’accusa infatti l’indagine dimostra come «al di là delle varie intestazioni formali, operate nelle diverse fasi a seconda delle esigenze “criminali”, di fatto l’attività imprenditoriale “Comedil sr”prima, la “Sica srl” poi e la “Regim srl” da ulti- mo, siano state sempre nella disponibilità dei “Tegano”». Per la Dda, nella buona sostanza, le diverse società venivano costituite, passando da un socio all’altro con come unico obiettivo quello di far perdere le tracce dei veri titolari, anche se occulti. Il tutto condito da un’accusa pesantissima, ossia quella secondo cui i Tegano avevano come obiettivo quello di gestire dall’interno la “Multiservizi spa”. Ovvero la società mista (51% comune e 49% privata) che gestisce per l’amministrazione comunale l’intero pacchetto delle manutenzioni della città dello Stretto. Sempre secondo i magistrati della Distrettuale antimafia, con il gioco delle società schermo la famiglia “Tegano” controllava il 33% del pacchetto azionario privato della “Multiservizi”. Tesi respinta dagli imputati che hanno replicato all’accusa di intestazione fittizia dei beni e favoreggiamento. I Lavilla, soprattutto, per la parte che li riguarda, hanno spiegato che l’acquisto prima e della vendita poi di alcune quote societarie aveva solo un interesse imprenditoriale, e che le operazioni compiute nulla hanno a che fare con la storia e le contestazioni mosse al suocero diAntonio Lavilla (Tegano, ndr). Ora, per completare questo primo quadro mancano solo, se ci saranno, le spiegazioni di Giuseppe Rechichi e del boss Giovanni Tegano. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 6 Primo piano Operazione Swindle Con falsi aumenti di capitale sociale 80.000 euro diventano oltre 800.000 Duplice truffa, maxisequestro La Guardia di Finanza di Crotone scopre il raggiro per percepire fondi della 488 di ANTONIO ANASTASI CROTONE - Un raggiro nel raggiro. E' quello su cui hanno fatto luce gli investigatori della Guardia di finanza che ieri hanno sequestrato beni mobili ed immobili e disponibilità bancarie per un valore di 635.000 euro e hanno denunciato undici persone per truffa aggravato, falso e favoreggiamento. Nel mirino dei militari della Compagnia di Crotone, che hanno condotto l'operazione Swindle, un finanziamento agevolato richiesto ed ottenuto, ai sensi della legge 488/92, da una società di capitali, la Cmn srl, operante nel settore della logistica. Ma a monte di quella che sarebbe dovuta divenire una piattaforma a servizio della distribuzione, con tanto di celle frigorifere, e di un investimento di due milioni e 300mila euro per la realizzazione di opere murarie e l'acquisto di macchinari industriali, c'era un meccanismo truffaldino. All'impresa era stato concesso un contributo a fondo perduto di un milione e 906.000 euro, da corrispondere in tre distinte tranches sulla base della documentazione di spesa comprovante lo stato d'avanzamento dei lavori. Tra i requisiti indispensabili per l'erogazione del finanziamento, la normativa di settore richiede, oltre alla dimostrazione delle spese, anche l'adeguamento del capitale sociale, a garanzia della consistenza patrimoniale dell'impresa. Attraverso l'esame della documentazione e un'approfondita indagine bancaria, i finanzieri hanno accertato l'inesistenza dei conferimenti effettuati dai soci per l'aumento del capitale sociale, che ammontava a 810.000 euro. Registi dell'operazione sarebbero stati Audino Caputo e Antonio Marafioti della Cmn srl che si sarebbero avvalsi di un prestito iniziale, fornito dal commercialista Arcangelo Curto, di 80.000 euro, impiegato per disporre il pagamento della fattura d'acconto emessa dalla società che aveva ceduto il capannone industriale oggetto dell'investimento. In realtà, anche questo pagamento, sempre secondo l'accusa, era solo formalmente regolare, in quanto le somme in questione venivano restituite, direttamente o tramite di terzi concorrenti, nella disponibilità dei soci dell'impresa acquirente, i quali potevano così riutilizzarle per simulare ulteriori conferimenti in conto capitale. Luigi Sorbara, pertanto, avrebbe ceduto un capannone senza incassare nulla. Insomma, un circuito finanziario vuoto di contenuti volto, secondo gli inquirenti, all'accreditamento della prima quota del contributo dell'importo di 635.000 euro. L'intervento tempestivo dei finanzieri ha bloccato l'erogazione della seconda tranche e ha determinato l'avvio delle procedure di revoca del finanziamento. Le Fiamme gialle hanno segnalato un presunto danno erariale alla Procura regionale presso la Corte dei Conti. Segnalato alla Procura crotonese, invece, anche il reato della società come persona giuridica che avrebbe beneficiato irregolarmente nel 2007 del contributo. «Scatenermo un'offensiva contro questo fenomeno, di una gravità estrema», ha annunciato il procuratore Raffaele Mazzotta nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la sede del Comando provinciale della Guardia di finanza. Il procuratore, infatti, ha ammesso la propria «vivissima irritazione» poiché «la Calabria è regione Obiettivo 1 e tra qualche anno non lo sarà più». Quello che «fa rabbia», insomma, è che «non si colgano queste occasioni che tra non molto verrano meno». Per questo Mazzotta intende «specializzare» un pm della Procura crotonese che, il 2 maggio prossimo, dovrebbe raggiungere l’organico pieno. «Avremo il sesto sostituto», ha detto il procuratore che, come ha ricordato il tenente colonnello Teodosio Marmo, comandante provinciale della Finanza, è stato un riferimento importante per le indagini nella fase in cui la Procura era sguarnita ed erarimasto il capodell'ufficio da solo a reggerla. «Un'indagine non semplice», ha ricordato Marmo, perché c'era da ricostruire il complesso meccanismo attraverso cui, senza risorse iniziali interne, lo stesso gruppo trasformava 80.000 euro in oltre 800.000 euro. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati dal capitano Mario Celso, comandante della Compagnia, che ha anche rivelato che soci dello stesso nucleo familiare stavano per simulare altri fittizi aumenti di capitale sociale. Alla conferenza è intervenuto anche il tenente Giuseppe Lorenzo, comandante dei Baschi verdi della Compagnia. Il procuratore «Scatenerò l’offensiva contro il fenomeno» Un capannone industriale sequestrato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione Swindle False comunicazioni sociali per ottenere i finanziamenti Tra gli 11 indagati un ex assessore e due ex consiglieri comunali CROTONE - Hanno trascorsi politici alcuni degli undici indagati nell'ambito dell'operazione Swindle, accusati a vario titolo di truffa, falso, favoreggiamento, false comunicazioni sociali. Tra loro ci sono un ex assessore comunale e due ex consiglieri comunali di Crotone. Ecco l'elenco completo delle persone denunciate all’autorità giudiziaria. Mario Bellizzi, 46 anni, di Rocca di Neto. Audino Caputo, di 44 anni, di Crotone (ex componente del cda dell'Aspsc, l'azienda municipalizzata che si occupava della raccolta dei rifiuti). Arcangelo Curto, di 43 anni, di Rocca di Neto, ex assessore comunale all'Ambiente nominato dal reggente Armando Riganello, subentrato alla guida dell'ente all'ex sindaco Pasquale Senatore quando fu eletto consigliere regionale nel 2005. Giacomo Pantaleone Elia, di 38 anni, ex consigliere comunale. Ezio Imbrogna, di 45 anni, di San Lorenzo del Vallo. Luigi Lopez, di 38 anni, di Rocca di Neto, Antonio Marafioti, di 41 anni, ex consigliere comunale. Sofia Franceca Rita Muoio, di 45 anni, di Crotone. Peppino Perone, di 35 anni, di Crotone. Luigi Sorbara, di 35 anni, di Crotone. Santo Sorbara, di 63 anni, di Crotone. In particolare, l'ex assessore e Da sinistra: Celso, Mazzotta, Marmo e Lorenzo i due ex consiglieri furono in carica negli anni tra il 2001 e il 2006. Muoio e Imbrogna sono accusati soltanto di favoreggiamento e a loro carico non è stato eseguito alcun sequestro. a. a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 7 Martedì 22 novembre 2011 Martedì 22 novembre 2011 24 ore in Calabria Cutro. L’indagato per il delitto Bonifazio ammette tutto. Il gip: «Terribile inganno dall’amico fidato» «Potrebbe uccidere la moglie» Gallo resta in carcere anche per il pericolo di reiterazione del reato di ANTONIO ANASTASI CUTRO -Rischio di reiterazione del reato, perché l'indagato potrebbe uccidere anche la moglie. Pericolo di fuga. Sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Per questo resta in carcere Domenico Gallo, il trentenne commerciante di materiale edile, reo confesso dell'omicidio dell'amico del cuore, Carmine Bonifazio, il 42enne assassinato a colpi di fucile alle 6,30 di martedì scorso mentre, appena uscito di casa, in auto si avviava verso la sua azienda cerealicola, al quale è stata fatale la relazione con la moglie dell'indagato, scoperta la sera prima del delitto dallo stesso killer grazie a un sms sul telefono della coniuge. Il gip del Tribunale di Crotone Paolo De Luca, pur non convalidando il fermo richiesto dal pm Ivan Barlafante, ha ritenuto la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e del pericolo che, se lasciato in libertà, Gallo possa commettere «ulteriori reati della stessa specie di quelli per cui si procede». Ieri, nel corso di un breve interrogatorio, assistito dagli avvocati Giuseppe Barbuto e Gregorio Viscomi, che avevano chiesto la revoca della misura in carcere e in su- bordine i domiciliari con sede presso l'abitazione di un parente a Reggio Emilia, Gallo ha confermato la sua versione dei fatti rifacendosi al verbale redatto in caserma, davanti ai carabinieri e allo stesso pm Barlafante, nel corso del quale da persona informata sui fatti si è trasformato in indagato. PERICOLO DI FUGA Il fermo non è stato convalidato per un vizio di forma in quanto la richiesta del pm mancava di «una qualsiasi parte dispositiva dell'anticipata privazione della libertà personale». Ma il pericolo di fuga ravvisato dal pm è stato riconosciuto anche dal gip poiché il fermo è stato eseguito in presenza di un biglietto aereo per Milano, sia pure ricondotto dall'indagato a una data antecedente al proposito omicida (glielò stampò lo stesso Bonifazio che s'incarico della prenotazione on line). Ma «è da accertare» che il biglietto sia «ricollegabile al pregresso intento di andare a trovare uno zio gravemente malato», rileva il gip, e comunque il biglietto stesso è «un elemento in grado di fondare adeguatamente una prognosi di allontanamento». INDIZI DI COLPEVOLEZZA La completa ammissione del fat- Domenico Gallo to, contenuta nel decreto di fermo del quale abbiamo fornito ampi elementi nei giorni scorsi, è stata ribadita ieri davanti al gip. «L'indagato - è detto nel provvedimento ha chiaramente ricondotto l'avvenuta commissione del fatto di sangue all'insopprimibile rabbia generata in lui dall'avere scoperto, nella serata precedente all'omicidio, quello che non era solo un tradimento da parte della propria co- niuge ma un terribile inganno da parte della persona cui più era affezionato e della quale si fidava ciecamente tanto da avergli consegnato le chiavi della propria taverna e da avergli esternato i propri sospetti sulla fedeltà del coniuge, addirittura ricevendone consigli». Gallo, infatti, si era rivolto all'amico e a sua moglie perché temeva l'infedeltà della moglie e fu rassicurato sull'impossibilità di una simile condotta. Proprio «alla luce dell'avere percepito la gravità del tradimento e del torto fattogli da Bonifazio - scrive ancora il gip De Luca - l'indagato, dopo una notte totalmente insonne seguita dalla scoperta del fatto e dall'avere picchiato la moglie che si era rinserrata in una camera, racconta di essere uscito di casa armato del proprio fucile legalmente detenuto asettado il passaggio, all'orario consueto e nell'incrocio consueto, della vettura condotta da Bonifazio per poi sparargli». Il fucile a pompa, con muniziona- mento “a palette”, sequestrato a casa di Gallo dai carabinieri era poi dello stesso calibro e della stessa marca utilizzata per il delitto, rileva ancora il gip. PERICOLO DI REITERAZIONE DEL REATO Gallo ammette la propria gelosia e, se lasciato libero, potrebbe uccidere la moglie da lui accusata di tradimento. Anche in questo caso la richiesta del pm è stata accolta dal gip con riferimento alla personalità dell'indagato, «come emergente dalle predette circostanze», nonostante la mancanza di precedenti penali. E', insomma, «un insieme diconsiderazioni» cheinduce a ritenere grandemente probabile che l'indagato, se non sottoposto a misura cautelare, commetterebbe o tenterebbe di commettere ulteriori fatti con armi o comunque reati della stessa specie, eventualmente anche in danno della coniuge». Anche per questo i domiciliari a Reggio Emilia chiesti dalla difesa sono apparsi «un deterrente inadeguato a fronteggiare il rischio di fuga o la reiterazione di reati analoghi». LA DIFESA Gli avvocati Barbuto e Viscomi hanno preannunciato ricorso al Tribunale della libertà. TRIBUNALE DI COSENZA DICHIARAZIONE DI MORTE PRESUNTA I FAMILIARI DELLA VITTIMA Si rende noto che con sentenza n. 9/2011 nel procedimento n. 1414/2010 R.G.A.C., depositata in data 26/10/2011, il Tribunale di Cosenza ha dichiarato la morte presunta di Occhiuzzi Emilio Luigi nato a San Marco Argentano il 21/06/1920. Cosenza lì 17.11.11 Avv. Sonia Stavale «Nessuna scusante per il killer» AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CATANZARO PIAZZA ROSSI - TEL. 0961/8411 - FAX 0961/84650 ESTRATTO AVVISO PROCEDURA APERTA L’Amministrazione Provinciale di Catanzaro indice per il giorno 20.12.2011 alle ore 9,00 la procedura aperta n. 34/2011 (CIG n. 3508892D44 - CUP n. C71B10000040005) per i lavori di realizzazione del ponte sul fiume Melis S.P. San Sostene, da esperire con il criterio del prezzo più basso, determinato mediante offerta prezzi unitari ai sensi dell’art. 82 c.3) del DLgs 163/2006 con esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentino una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia ai sensi dell’art. 86 c.1 del citato decreto (art. 122 c.9 Dlgs 163/2006). Importo a base d’asta Euro 535.000,00 (comprensivi di Euro 20.000,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso) Categoria prevalente OS13 ( Euro 207.756,75) - opere scorporabili: OS21 –OG3. Gli interessati dovranno far pervenire il plico contenente l’offerta e i documenti richiesti nel disciplinare di gara entro il 19.12.2011 alle ore 12,00. Il R.U.P. dell’intervento è l’Ing. Floriano Siniscalco. Copia integrale del bando, del disciplinare di gara e del modulo offerta prezzi unitari potranno essere richiesti all’Amministrazione Provinciale di Catanzaro –Ufficio Contratti –Piazza Rossi- 88100 Catanzaro (tel 0961/ 84253-84256). Il bando e il disciplinare di gara sono pubblicati sul sito internet www.provincia.catanzaro.it. Il bando integrale è stato pubblicato sulla G.U.R.I. in data 18.11.2011 (n. 136 V^ serie speciale). CATANZARO, li 22.11.2011 Il Dirigente Settore Appalti Contratti Dott. Antonio Russo «Ingiustificabile e irresponsabile esplosione di odio e violenza» LE famiglie Bonifazio e Nardo, travolte e distrutte da una tragedia di proporzioni immani, desiderano innanzi tutto esprimere il più sentito ringraziamento alle migliaia di persone che in questi giorni hanno manifestato a più riprese tutta la loro sincera vicinanza e alle autorità inquirenti, il cui lavoro indefesso e certosino ha consentito in tempi brevissimi di assicurare alla Giustizia il responsabile di un gesto insano che ha devastato la loro vita. Le famiglie Bonifazio e Nardo, già profondamente segnate dal più orrendo dei crimini, desiderano esprimere tuttavia tutto il loro rammarico e dolore per certa comunicazione distorta, favorita anche dalle troppe falle del sistema che dovrebbe proteggere il segreto istruttorio, che tende a riportare come verità assoluta, e non come semplice ipotesi, la versione dei fatti fornita a suo piacimento e senza alcun contraddittorio dal reo con- Il luogo del delitto fesso e pone in indebito risalto vicende private tutte da verificare; circostanze riferite dall'omicida, con ciò, dimenticando che l'evento che ha motivato il suo crimine forsconvolgente e meritevole della nendo agli inquirenti solo menzomassima riprovazione resta l'omi- gne e affermazioni infamanti basacidio di un padre di famiglia che, te su squallide e sbrigative supposiperduta la vita per motivi tuttora zioni. E sarà il procesnon chiari ma certamente futili, so, nel quale - uniti non può e non potrà mai più difen- come sempre - ci codere la sua reputazione. Leggiamo stituiremo parti civiin tutto questo un incauto modo di li, a svelare che l'omifare informazione, tesa quasi a se- cidio di Carmine è minare nell'opinione pubblica stato solo un atto cricomprensione anche inconscia minale partorito da verso un atto che deve essere invece una mente immatura e irresponsabile. condannato senza se e senza ma. Allo stato l'unica verità accertata di L'omicidio non può e questa storia assurda è che Carmi- non deve mai essere ne Bonifazio è stato selvaggiamen- accettato quale mezte assassinato da Domenico Gallo e zo di risoluzione di qualsivoglia nessuna ragione, neppure in via controversia, vera o presunta che parziale, potrà mai giustificare sia. Non consentiremo a nessuno, questo gesto. Smentiamo con la più neppure attraverso i mezzi più subassoluta convinzione le successive doli, di far passare e accettare il pe- ricolosissimo messaggio secondo cui alcune circostanze giustificano simili esplosioni di odio e di violenza. Non consentiremo a nessuno di infangare la memoria del nostro congiunto. Non consentiremo a nessuno di ucciderlo una seconda volta. Ci auguriamo che nel futuro gli organi di informazione prestino la massima attenzione a non abusare del loro legittimo diritto di cronaca, adoperando fino in fondo le regole del buon senso e del rispetto per il compianto Carmine e per i suoi familiari, vere vittime di questa tragedia. Le famiglie Bonifazio e Nardo Cutro «Ci costituiremo parte civile il processo stabilirà la verità» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria 17 Le dimissioni del commissario inducono il pm a revocare la richiesta di bloccare i suoi incarichi pubblici Melandri, niente interdizione Sarà il capo della Protezione civile a decidere il destino del settore Ambiente di TERESA ALOI CATANZARO – Sarà il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, atteso in Calabria nei prossimi giorni, a dirimere la matassa della gestione commissariale del settore Ambiente. Già tra oggi e domani arriverà una prima task force di dirigenti nazionali per una prima valutazione. Intanto, però, le dimissioni dall’incarico presentate dal generale della Guardia di Finanza, Graziano Melandri, venerdì scorso e accolte dal capo del Dipartimento della protezione civile, hanno fatto sì che il sostituto procuratore Carlo Villani, revocasse la richiesta di interdizione dai pubblici uffici avanzata nei confronti del commissario per l'emergenza ambientale in Calabria coinvolto nell’inchiesta “Pecunia non olet 2” su presunti illeciti in materia fiscale ed ambientale connessi alla gestione della discarica di Alli, a Catanzaro, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, proprietario della società Enertech che gestisce l'impianto di smaltimento rifiuti e di Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), direttore tecnico della Enertech. La richiesta è stata formulata nel corso dell’interrogatorio del generale Melandri davanti al giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace fissato proprio per decidere sulla precedente richiesta ed è stata motivata proprio per le dimissioni presentate che comunque, dovranno essere formalizzate con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Nel corso dell’interrogatorio, il generale Melandri, secondo quanto ha riferito il suo legale, l’avvocato Giuseppe Fonte, «ha dato ampie spiegazioni su tutta la vicenda, chiarendo e giustificando ogni atto amministrativo e dando spiegazioni sull'assoluta trasparenza e legittimità di ognuna delle sue decisioni in qualità di commissario». Melandri ha anche esibito le dimissioni con l’accettazione del capo della Protezione civile, da cui è scaturita poi la decisione della Procura. L’ex commissario è indagato per la violazione della disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi per avere emesso quattro ordinanze con le quali ha liquidato alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335 mila euro. Ieri sono stati sentiti anche i due funzionari dell’Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale in Ca- Fondazione Campanella impugnata la legge 35 Scopelliti avvierà un tavolo La discarica catanzarese di Alli, al centro dell’inchiesta che vede coinvolto Graziano Melandri (a destra) labria, Domenico Richichi (difeso dall’avvocato Giuseppe Fonte) e Simone Lo Piccolo (rappresentato dall’avvocato Carlo Morace) per i quali la Procura aveva chiesto – al pari di Graziano Melandri – la sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio. La decisione del gip, su questo aspetto, è attesa nella prossime ore. Sentiti anche Paolo Bella- mio, 47 anni, commercialista di Venezia (l’uomo difeso dagli avvocati Camilla Bonato e Alessandro Rampinelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere), e Antonio Garrubba, tecnico della Eneterch, 46 anni di Isola Capo Rizzato, entrambi, sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Interrogatorio di garan- zia anche per Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo, (difeso dall’avvocato Leopoldo Marchese) finito agli arresti domiciliari insieme a Giovanni Faggiano, 52 anni, avvocato di Brindisi, e all'avvocato Giancarlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di Piave (Venezia). Con ogni probabilità gli interrogatori di garanzia dei due legali si svolgeranno per rogatoria. Alla presentazione della conferenza sull’ambiente All’Unical gli studenti contestano Pugliano di GIULIA FRESCA RENDE - Doveva essere la presentazione alla stampa della Conferenza regionale di educazione ambientale in programma il 24 e 25 prossimi presso il centro congressi dell’Unical e invece, quella di ieri mattina, si è tradotta in un imbarazzante momento di confronto e scontro tra l’assessore regionale all’ambiente Francesco Pugliano, il rettore Giovanni Latorre e gli studenti che fanno capo alla Rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò”. Dopo le parole rassicuranti del rettore circa la volontà a costruire «un percorso di collaborazione su una problematica cruciale come quella ambientale per la quale puntiamo allapartnership conla Regione» cui ha fatto eco il dirigente del dipartimento regionale sulle politiche per l’ambiente Bruno Gualtieri, senza avere il tempo di passare la parola all’assessore regionale Pugliano, Latorre si è trovato davanti una delegazione di studenti che, mostrando uno striscione hanno chiesto a gran voce «le dimissioni dell’assessore all’ambiente e che il 31 dicembre non ci sia una ulteriore proroga al commissariamento». La dimostrazione pacifica ha visto momenti di tensione con l’asses- La contestazione all’assessore (foto Tosti) sore Pugliano additato perché «è grave che un indagato per reati ambientali venga qui a fare “lezione”» e con il rettore «che abbiamo capito con chi l’università vuole fare rete». Latorre ha indotto l’allontanamento degli studenti che, fuori dall’aula magna hanno realizzato un “tappeto” con i manifesti neri della loro azione di protesta, sul quale solo intorno alle ore 14 ha mosso i passi Francesco Pugliano. Ripresa la conferenza stampa l’assessore regionale ha ribadito «la necessità di fare ulteriori sforzi verso la creazione della rete che possa mostrare la faccia nobile della Calabria per creare una coscienza dell’ambiente affinché le buone pratiche possano emulare e contagiare i comportamenti virtuosi e creare nuovi stili di vita. Da queste azioni - ha detto riferendosi agli studenti - non mi faccio né inibire né condizionare. Di certo in Calabria c’è un deficit strutturale che in questi anni èstato determinatodalleposizioni politiche assunte nelle province di Cosenza e Vibo Valentia, dove non esistono impianti di selezione, trasformazione evalorizzazione dirifiuti. Cosenza in particolar modo, rifiutando la realizzazione del termovalorizzatore, ha creato squilibrio a livello regionale pertanto è inutile oggi agire comePilato, ciascuno deve assumersi la propria responsabilità e deve fare la sua parte» rio Regionale, quale strutdi ADRIANO MOLLO tura provvisoriamente acCATANZARO - Le legge creditata, opera in confor35/2011 che riconosce la mità agli obiettivi della Fondazione Campanella programmazione regiocome ente di diritto pubbli- nale ed ha come scopo la co", presenta profili di ille- realizzazione e l'organizgittimità costituzionale. E zazione di un presidio saniper questo il consiglio dei tario strutturato su base ministri del nuovo gover- ospedaliera. Tali disposino Monti l’ha impugnata. zioni, che operano specifici La decisioni è stata presa interventi in materia di orieri dal consiglio dei mini- ganizzazione sanitaria in stri che ha ratificato un ite- costanza di Piano di rienre avviato dal precedente tro dal disavanzo sanitagoverno Berlusconi. Sui rio, interferiscono con l'atprofili di illegittimità - co- tuazione del Piano, affidame ha anticipato il Quoti- ta al Commissario ad acta diano nelle scorse settima- con il mandato commissane - era stato informato il riale del 30 luglio 2010. In governo regionale già nel particolare le disposizioni corso dell’ultima riunione sopra menzionate, istidel “tavolo Massicci” e lo tuendo e regolamentando stesso ex ministro Fitto ne una nuova struttura saniaveva parlato con il presi- taria, menomano le attridente Scopelliti. «Abbiamo buzioni del Commissario già avviato una discussio- previste alla lettera a) punne con i ministeri della Sa- to 2 ) e alla lettera b) del mandato comlute e dell’Ecomissariale, che nomia - spiega affidano al il governatore Commissario al Quotidiano ad acta, fino alper trovare una l'avvenuta atsoluzione contuazione del divisa perché il Piano stesso, il Campanella riassetto della per la Calabria rete ospedalierappresenta ra e la sospenun’eccellenza, sione di evendà risposte a tuali nuove inimigliaia di amziative regiomalati di tumonali in corso fire e riduce la nalizzate a reamigrazione sa- Giuseppe Scopelliti lizzare ed aprinitaria. Noi non demordiamo - aggiun- re nuove strutture sanitage Scopelliti - il problema rie pubbliche, nonché ad non si sposta, ora si tratta autorizzare e accreditare di trovare di concerto una strutture sanitarie. Tali disoluzione. Sappiamo che sposizioni sono pertanto c’è un problema e lo affron- incostituzionali sotto un duplice aspetto: a) esse interemo». Nel merito a rendere in- terferiscono con le funziocostituzionale la legge è la ni commissariali; b) Inolviolazione delle norme del tre le medesime disposizioPiano di rientro. «Stante ni, oltre ad effettuare senl'avvenuto commissaria- za alcuna legittimazione i mento - è scritto nelle moti- menzionati interventi in vazioni - la legge regionale materia di organizzazione in esame eccede dalle com- sanitaria, in luogo del petenze regionali per i se- Commissario ad acta, inguenti motivi: 1) L'art. 1, ai tervengono in materia commi 1, 2, 3 e 5, riconosce senza rispettare i vincoli la Fondazione Campanella posti dal Piano di rientro (già istituita quale fonda- dal disavanzo sanitario». Già in passato la Corte zione di diritto privato) quale ente di diritto pubbli- Costituzionale ha cassato co, dotato di personalità la parte della norma che giuridica pubblica e di au- prevedeva il passaggio del tonomia organizzativa, personale dal privato a amministrativa e contabi- pubblico. Una vicenda, le. Inoltre detto ente, se- questa della Fondazione condo tali disposizioni, fa Campanella che si trascina parte del Servizio Sanita- oramai da troppo tempo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 ore Martedì 22 novembre 2011 Martedì 22 novembre 2011 Il civico consesso è andato deserto. Presto la sentenza del Tar, dopo il ricorso di Liotta Comune, questori senza pace Riunione dell’opposizione: nessun accordo. E anche l’ipotesi De Caridi è superata di ANDREANA ILLIANO E' ANDATA deserta per mancanza di numero legale la seduta del Consiglio comunale, quella prevista per ieri, a Palazzo San Giorgio. Uno il punto all’ordine del giorno: la nomina dei segretari questori, dopo le dimissioni di Paolo Brunetti e Walter Plateroti. Ieri il numero legale non è stato raggiunto, oggi si replica, in seconda convocazione. Di certo, all’appello in aula erano presenti solo 15 consiglieri. Intanto, nella stessa mattinata, c’è stata una riunione di tutta l’opposizione. Non si è arrivato ad un accordo. Il punto è sempre lo stesso: la nomina dei segretari questori. A sollevare il caso della nomina di Paolo Brunetti (segretario questore del polo civico, in quota della minoranza) è stato Nino Liotta di Energia Pulita che ha presentato il ricorso al Tar, affermando che l’elezione era stata illegittima, perchè votata a scrutinio segreto. Il Tar non si è ancora espresso. Lo farà domani. Gli avvocati del Comune però, per evitare di bloccare il lavoro della presidenza consiliare hanno suggerito nuove elezioni. E così sarà. «Nella riunione della minoranza - dice Giuseppe Falcomatà, capogruppo del Pd - in un clima di grande cordialità si è discusso appunto della nomina dei segretari questori. Per noi è illegittima non solo per la modalità, ovvero per lo scrutinio segreto, ma anche perché un rappresentante nell’ufficio di presidenza, in quota della minoranza, a parere nostro, va nominato con i voti solo dell’opposizione. Questo significa che è tutto da rifare. Ma per adesso non possia- mo che aspettare, considerando che il Tar si pronuncerà con una sentenza solo mercoledì». La riunione dell’opposizione non ha portato ad una linea condivisa. Il polo civico, che ha partecipato all’incontro con Nucera e Brunetti è dell’avviso che quel segretario questore gli spetta. Mentre il Pd, Rifondazione ed Energia Pulita potrebbe essere dell’avviso che l’accordo potrebbe essere su un altro nome, non più quello di Aldo De Caridi (come proposto da Massimo Canale durante il consiglio comunale di qualche mese fa) ma quello dello stesso Nino Liotta (Energi apulit) che ha presentato ricorso o di Demetrio Delfino di Rifondazione. L’assemblea consiliare di oggi potrebbe non essere lunghissima, certo è che il dibattito in seno alla minoranza è tutto aperto e, ancora ieri, si rincorrevano tra consiglieri di diverse rappresentanze politiche. Oggi si capirà che cosa accadrà. Mentre venerdì ci sarà in consiglio comunale la presentazione del piano strutturale e la richiesta di approvazione da parte dell’assise, non si capisce se si tratta dello stesso atto presentato dall’allora assessore all’Urbanistica, Demetrio Porcino, quello che fu sottoposta all’assemblea presieduta dal facente funzioni, Peppe Raffa, oltre un anno fa. Sul tavolo i nomi di Brunetti e Liotta L’aula del consiglio comunale I veltroniani hanno un altro consigliere comunale simpatizzante Due consiglieri su tre a Modem arriva pure Marino da Minniti IN una delle ultime riunioni di modem, tenutasi in giro per la Calabria, pare abbia fatto il nuovo ingresso nella corrente del Pd che fa capo a Marco Minniti, Giuseppe Marino, consigliere comunale. Al summit era assente il consigliere Nicola Irto (e naturalmente il consigliere regionale, Demetrio Battaglia) , presente invece Giuseppe Falcomatà. Di certo Minniti è in movimento. Intanto il prossimo 26 novembre, alle 16, a Lamezia, c’è un nuovo incontro pubblico, dal titolo “Una nuova fase politica in Italia e in Calabria”. Si discuterà, dice una nota: «delle clamorose novità politiche di queste settimane, dei nuovi scenari della politica nazionalee delle loro implicazioni sulla politica calabrese. Sarà sottoposta ad analisi e discussione la crisi del cen- tro destra italiano e la crisi del centro destra calabrese, anche alla luce dell’ ormai evidente fallimento del cosiddetto “modello Reggio”, che è stato alla base dell’ esperienza del Governo regionale». Si affronterà, inoltre, il ruolo che il centro sinistra ed il PD dovranno svolgere per essere all’ altezza «di una fase politica del tutto inedita e che richiede uno straordinario impegno di unità e innovazione politica indispensabile per affrontare la drammatica crisi del paese e della Calabria. Hanno assicurato la loro partecipazione parlamentari, consiglieri regionali, dirigenti di partito, esponenti della società civile e simpatizzanti. Le conclusioni a Marco Minniti della direzione nazionale del PD». and.ill. Demetrio Marino Mobilitazione per il 12 e il 13 dicembre. La società mista si occupa della raccolta dei rifiuti Leonia, sindacati pronti allo sciopero La Cisl pone la questione: «Stipendi non pagati, ma il futuro non è roseo» ANCORA fibrillazione per le società miste del Comune di Reggio. La Cisl entra nel merito della vicenda, chiede certezze per i lavoratori e punta il dito sull’amministrazione, chiedendo ragguagli su ciò che sta accadendo a Leonia. In una nota il coordinatore provinciale della Fit- Cisl, Giuseppe Larizza afferma: «La Rappresentanza Aziendale della FIT -CISL chiede una maggiore e puntuale informazione nel rispetto degli operai della Leonia Spa che tutti i giorni con umiltà eseguono Il loro lavoro per mantenere alto il decoro e la salute dei cittadini di questa meravigliose Reggio. Stipendio si o stipendio No? È questa Ia domanda che da giorni si pone Ia classe debole della Leonia». Perché la preoccupazione? Il sindacato parla chiaro: «Attualmente stampa e Tv nazionale e locale con le informazioni relativa al dissesto in cui si trova Il nostro paese e di conseguenza la nostra Amministrazione contribuisce a far crescere la consapevolezza tra gli operai della grave crisi economica che stanno vivendo ingiustamente assieme alle loro famiglie. Giornalmente finito il turno gli operai tornano a casa frustrati Previsti disagi per la pulizia Leonia davanti al Municipio per non essere in condizione di garantire ai loro familiari quando sarà possibile poter soddisfare i bisogni primari e finalmente rifornire i frigoriferi vuoti delle loro case». Che cosa si chiede Larizza? La puntualità sullo stipendio e dice: «A quando lo stipendio? In silenzio la moglie, il marito, i figli ecc. attendono buone nuove che non arrivano e che lasciano al genitore un senso di grande sconforto ed impotenza. La segreteria FIT-CI- SL Provinciale unitamente alle altre OO.SS. ha già proclamato una seconda protesta con uno sciopero di 48 ore per il 13 e 14 dicembre prossimo. Il mancato pagamento dello stipendio è una delle ragioni momentanee importanti, ma il nostro obiettivo è come sarà il domani? Quindi riteniamo sia urgente riuscire a poter siglare un protocollo di intesa che impegni le parti (Comune-Azienda - OO.SS. a programmare il "come riuscire”s fare superare le difficoltà economiche dell'Azienda in ragione dei crediti pregressi vantati. Ad oggi bisogna riconoscere gli sforzi dell'Amministrazione Comunale per garantire puntualmente ogni mese le spettanze correnti alla Leonia. Probabilmente l'Amministrazione Comunale dovrebbe fare uno sforzo finanziario maggiore a fronte di un impegno preciso di puntuale rispetto delle scadenze per gli stipendi da parte della Leonia, noi siamo disponibili a concordare tempi e modalità con l'obiettivo comune di ristabilire l'equilibrio economico e finanziario della Società che è la garanzia per Il futuro del lavoratori che hanno il diritto di vivere dignitosamente con il frutto del loro onesto lavoro». A questo si aggiungono due dati che vanno considerati: la pulizia delle strade e le nuove inchieste giudiziarie che hanno portato in quesi giorni ad accendere i riflettori della magistratura proprio sulle socieàt miste. E Larizza conclude: «Evitare i disservizi ai cittadini e il costo della giornata dello sciopero al lavoratori è un successo che chiama tutti noi ai senso di responsabilità ed all'impegno per trovare idonee soluzioni». Ma per sindacati a questo punto lo sciopero pare l’unica soluzione per cercare di risolvere il problema. La nomina Ecco l’esecutivo di Fli Angela Napoli SABATO scorso alle ore 11 si è tenuto, presso l’ Hotel Excelsior di Reggio Calabria, la presentazione ufficiale dell’esecutivo provinciale di Futuro e Libertà. L’evento, oltre a rappresentare un significativo passaggiopolitico suscala locale del partito del Presidente Fini, è stato particolarmente significativo per la nomina, all’interno del direttivoprovinciale, diun membro di Generazione Futuro nella persona di Fabrizio Familiari al quale il neo coordinatore Francesco Romeo ha attribuito la delega fiduciaria a funzioni vicarie. A Familiarivanno icomplimenti di tutto il movimento giovanile, con l’augurio che possa rappresentare dignitosamente, come già fino ad oggi è avvenuto, il movimento giovanile di Futuro e Libertà. Intanto Angela Napoli, deputata dell’Fli, è stata eletta ala segreteria regionale del partito di Fini. E oggi arrivano le congratulazioni non solo del partito, ma anche daaltri esponenti politici, pure dell’opposizione, basti pensare che il parlamentare, Nicodemo Oliverio del Pd afferma: «L'elezione di Angela Napoli alla segreteria calabrese di Fli è il giusto riconoscimento ad un esponente politico che sin dall’inizio ha condiviso la rottura voluta da Fini con un centrodestra lontano dai veri problemi della gente e molto si è impegnata pure sulla legalità». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 22 Reggio 21 Martedì 22 novembre 2011 REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected] Montalto Rossano Vandali allo stadio Le reazioni Incidente mortale indagato l’automobilista La moto sull’asfalto a pagina 31 a pagina 36 La Rossanese in campo La difesa ha sollevato una serie di incompatibilità territoriali. Si deciderà il 28 novembre “Telesis” sempre più abbreviato La maggior parte degli imputati vuole essere giudicata con il rito alternativo di ROBERTO GRANDINETTI Droga all’Unical Su corso Fera QUASI TUTTI gli imputati di “Telesis”, l'ichiesta della Direzione distrettuale antimafia concentrata sul clan dei Bruni e degli zingari, vogliono essere giudicati col rito abbreviato. Lo hanno ribadito ieri a Catanzaro, tramite i loro avvocati difensori, al gup Abigail Mellace, che ha così rinviato le parti al prossimo28 novembre,giorno incuisi decideràsul futuro del procedimento. Nella stessa giornata di ieri sono state anche eccepiteuna seriedi eccezioni,con ladifesa che ha chiesto di mettere al vaglio di altri giudici la posizione di parte degli imputati. Relativamente all’accusa di una rapina commessa a Bari è stato infatti chiesto di trasferire per competenza territoriale gli atti relativi alle posizioni di Umile Miceli, Adolfo e Fabio Foggetti alla Procura del capoluogo pugliese. Gli avvocati Luca Acciardi e Maurizio Nucci hanno chiesto di trasmettere gli atti relativi alle posizioni degli imputati Andrea Bruni e Cataldo Iaccino, e in merito all’accusa di cessione di droga, al tribunale dei Minorenni di Catanzaro. L’avvocato Marcello Manna, infine, ha chiesto al gup di trasferire gli atti dell’imputato Salvatore Orabona, accusato di riciclaggio, alla Procura di Cosenza. Anche in merito a tale eccezioni il gup darà la sua risposta lunedì prossimo. Ritorniamo alla richiesta di abbreviato. Lo hanno praticamente chiesto tutti gli imputati “eccellenti”, tra cui Andrea, Luca e Fabio Bruni, Edyta Kopaczynska, moglie dello scomparso Michele Bruni, Carmine Gazzaruso, Adolfo, Fabio ed Ernesto Foggetti, Carlo e Daniele La Manna, Luciano Impieri, Giovanni Abbruzzese, Franco Bruzzese, Domenico e Antonio Iaccino, Luigi Morelli, Pasquale Ripepi, Giuseppe Prosperoso, Monica Pranno, Manuela Pagliuso, Andrea e Pasqualino Gagliano. Li difendono, tra gli altri, gli avvocati Marcello Manna, Gaetano Morrone, Francesca Gallucci, Aldo Cribari, Rossana Cribari, Roberto Loscerbo, Nicola Rendace, Filippo Cinnante, Luca Acciardi e Maurizio Nucci. L'accusa base è associazione finalizzata alle estorsioni, allo spaccio e alle rapine. L'operazione risale al 15 dicembre dello scorso anno. Sempre in merito a “Telesis” c’è già chi ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con l’immediato. E’ il caso dei fratelli Bonaventura ed Ernesto Lamacchia. Saranno processati il prossimo 25 maggio dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza. I due Lamacchia tre giorni prima dell’udienza preliminare di Catanzaro, che ha avuto inizio lo scorso 28 ottobre dinanzi al gup Mellace e al pm Bruni, avevano infatti chiesto tramite i loro avvocati difensori Franz Caruso (per Bonaventura) e Roberto Le Pera (per Ernesto) di essere processati col giudizio immediato. La richiesta fu accolta, con la loro posizione che fu così stralciata dagli altri 46 imputati. Bonaventura, ex parlamentare ed ex presidente del Cosenza, ed Ernesto Lamacchia devono rispondere dell’accusa di tentata violenza privata, aggravata dal metodo mafioso. Avrebbero cioè cercato di convincere, facendo il nome dei Bruni , il presidente del Cda della Casa di cura “Villa del Sorriso” di Montalto Uffugo, Luca Morrone, a dirottare tutti i defunti della stessa struttura, della quale Ernesto Lamacchia risulta essere direttore sanitario, presso la ditta di pompe funebri“Naccarato”. Morronenon cedette e “l’affare”non andò in porto. Cinque studenti sotto accusa Rapinato tabacchi in centro CINQUE studenti dell’Unical sotto accusa per detenzione di droga. La vicenda è collegata alla morte di Grillo. a pag. 23 Rende Una pattuglia della Volante Metro, critiche a Occhiuto Al vaglio del gup il clan Bruni e degli zingari DAL consiglio comunale di Rende arrivano critiche al sindaco bruzio Occhiuto in merito alla realizzazione della metro. a pag. 28 HA fruttato circa 800 euro la rapina messa a segno ieri intorno alle 18,30 su corso Fera. Un malvivente con il volto travisato e armato di taglierino si è fatto consegnare l’incasso dal titolare del tabacchino. Il rapinatore ha agito da solo, anche se non è esclusa la presenza di un complice a fare da palo. Dopo aver intascato il bottino il rapinatore si è dato alla fuga a piedi. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Squadra Volante, diretti dal vicequestore Gerace. Al vaglio le immagini delle telecamere. a. mor. 15 dicembre 2011: uno degli arrestati di “Telesis”, operazione eseguita da polizia e carabinieri IMPRENDITORE Scaricava rifiuti pericolosi, indagato UN IMPRENDITORE di Rende da ieri è ufficialmente sotto accusa per scarico di rifiuti pericolosi. Si tratta di Umile Lanzino, 54 anni, amministratore unico della Lanzino srl, difeso di fiducia dall’avvocato Fabio Bonofiglio, del foro di Cosenza. Le indagini preliminari sono state chiuse dalla Procura di Cosenza diretta dal procuratore capo Dario Granieri. Lanzino è stato chiamato in causa perchè, «con più condotte esecutive di un medesimo disegno criminoso, in territorio in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, dichiarato per la Regione Calabria con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (per gli anni 2009, 2010 e 2011), quale amministratore unico della Lanzino srl scaricava e depositava - si legge nel capo di imputazione firmato dal pm Antonio Cestone - in modo incontrollato sul piazzale di pertinenza del- la predetta srl rifiuti pericolosi consistenti in oli e batterie esausti nonchè carcasse di autovetture, esercitava inoltre un’attività di trattamento-recupero di veicoli fuori uso e di commercio di rifiuti non pericolosi derivanti dall’attivazione di autodemolizione in mancanza di autorizzazione della Provincia di Cosenza». L’avviso di chiusura delle indagini preliminari è ora in mano al diretto interessato che, come prassi, ha ora i classici venti giorni di tempo dalla notifica «per presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonchè presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio». Trascorso tale termine il pm deciderà se insistere con l’accusa o archiviare. L’ufficio del procuratore capo Dario Granieri E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza Gli universitari accusati solo per la detenzione. Furono chiamati in causa anche per il decesso dell’amico Droga all’Unical, cinque indagati La Procura ha chiuso l’inchiesta aperta dopo la morte dello studente Grillo DECISIONE DEL GIP di ROBERTO GRANDINETTI CADUTO ilreato di mortecome conseguenza di altro reato è rimasto in galla quello di detenzione di sostanze stupefacenti. Sott’accusa cinque studenti dell’Unical, a loro tempo chiamati in causa anche per il decesso di Gianluca Grillo, alias “Panda”, 28 anni di Torre Melissa (Kr), studente di Economia. In un primo momento si pensò, infatti, che la morte dell’universitario, siamo allo scorso 18 aprile, era da addebitare all’assunzione della sostanza che gli avevano ceduto i suoi amici. Per i consulenti nominati dal pubblico ministero Giuseppe Visconti, invece, Grillo è morto per cause naturali, a seguito cioè di un infarto. Gli esperti che eseguirono l’autopsia hanno infatti «escluso qualsiasi rapporto di casualità tra l’assunzione della sostanza stupefacente e l’evento morte, che è invece riconducibile a patologia cardiaca di altra natura». E così Visconti ha alla fine indagato Giuseppe Delia, 26 anni di Reggio Calabria, Mattia Campilongo, 28 di Verbicaro, Davide Merando, 20 diSpezzano dellaSila, DantePrato,26 diCrotone, e Vincenzo Gallelli, 28 di Badolato (Cz), solo per la detenzione di droga. L’accusa di omicidio è stata archiviata proprio a seguito delle conclusioni cui sono giunti gli esperti nominati dal pm. La chiusura delle indagini è di questi giorni. I cinque giovani sono nello specifico accusati di aver detenuto 347,48 grammi di marijuana dai quali potevano ricavarsi 285 dosi. Tale sostanza fu trovata dalle forze dell’ordine il giorno della morte di Grillo nella stanza dove lo stesso universitario alloggiava insieme ad altri studenti. Soffermandosi su quanto sarebbe accaduto tra la sera del 17 aprile e la mattina del 18, il gip Salvatore Carpino, sulla scorta dell’informativa redatta dalla Squadra Mobile di Cosenza, scrisse che «dalle dichiarazioni rese dagli amici del Grillo emerge che lo stesso, la sera del 17 aprile, aveva assunto marijuana, sia prima che dopo cena, e, dopo qualche tempo dall’assunzione, aveva avvertito dei malori e, in particolare, a tossire e vomitare. Posto che la mattina del18 il Grillo- scrisse sempre il gip Carpino nell’ordinanza appena depositata - continuava a palesare difficoltà respiratore», tre suoi amici «tentavano di trasportarlo al pronto soccorso Gianluca Grillo, “Panda” senza però alcun esito». Questo sarebbe accaduto, secondo il gip, subito dopo la notizia della morte di Grillo: «Una volta giunti nell’abitazione di via Alessandro Magno i tre (Delia, Campilongo e Merando, ndr) si dirigevano subito verso la stanza del Grillo, ove il Delia prelevava una busta di plastica uso spesa, che riempiva di cinque piantine da lui spezzettate, provvedendo a buttare nel water un’altra parte di marijuana pari all’incirca ad altre due piantine. Il Delia continuava a rovistare nella stanza del Grillo, ove rinveniva tre vasetti contenenti marijuana, che consegnava al Merando che, a sua volta, li occultava nella soffitta del palazzo. Infine - scrisse il giudice Carpino - i tre cercavano di occultare ogni traccia della sostanza stupefacente, ripulendo con uno spazzolone e un secchio d’acqua la stanza del Grillo». A tal proposito, Merando nel corso dell’interrogatorio ammise che «mentre io spazzavo per terra e Mattia puliva la cucina, Giuseppe buttava della droga nel bagno; mentre ricordo che nascondeva altra marijuana in una busta di plastica per la spesa». Campilongo, da parte sua, aggiunse che «dopo aver appreso la notizia del decesso, ho fatto un giro di telefonate con amici... poi abbiamo deciso di recarci in casa di Gianluca per mettere in ordine. Pensavo che vi si potesse trovare sostanza stupefacente, ma non che ce ne potesse essere quanta ne abbiamo trovata». A detta del gip «va considerato detentore non solo chi abbia la droga presso di sé, fisicamente, ma anche chi, pur in assenza di alcun contatto materiale, ne può deliberatamente disporre, conoscendo (come in questo caso, ndr) il luogo di custodia e avendone il libero accesso». I cinque hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive. I loro avvocati sono Giuseppe Lanzino, Nicola Annetta, Giuseppe Bello, Pietro Iuliano, Nicola Carratelli, Franco Sammarco e Teresa Gallucci. La famiglia Grillo è rappresentata dall’avvocato Antonio Iaconetti. Per gli esperti “Panda” ha perso la vita per cause naturali “Drug discount” Pugliese scarcerata ANCHE L’ALTRA donna indagata di “Drug discount”, l’operazione antidroga condotta una settimana fa dai carabinieri di Rende, lascia il carcere per gli arresti domiciliari. Si tratta di Caterina Pugliese, 36 anni di Castrovillari, difesa dall’avvocato Gisberto Spadafora, del foro di Cosenza. La decisione è stata presa dal gip Branda, lo stesso che notificò ai dodici indagati i relativi avvisi di custodia cautelare (otto in carcere e quattro ai domiciliari). Stessa decisione fu presa, pochi giorni fa, in merito alla posizione di Miriam Mollo, 24 di Cosenza. Secondo l’accusa gli indagati vendevano cocaina, hashish e marijuana tra Cosenza, Rende e Montalto. La Pugliese appare nella doppia veste di consumatrice di droga e spacciatrice. «In particolare si legge nell’ordinanza di “Drug discount - la donna ha mostrato una considerevole capacità organizzativa, trovando moltissimi clienti (anche provenienti da zone distanti quali Corigliano e Castrovillari), mantenendone con assiduità i contatti». L’indagata si sarebbe a tal proposito avvalsa «in modo continuativo di Cavalleti (altro indagato, ndr) che appare (nonostante il suo spessore criminale) in una posizione a lei subordinata». Il gip ha confermato le altre misure cautelari. L’ingresso del Tribunale di Cosenza Don Luberto imputato principale: parte da sette anni Scandalo al Papa Giovanni slitta il processo d’appello SI SAREBBE dovuto svolgere ieri, dinanzi ai giudici della Corte di Appello di Catanzaro, il processo di secondo grado a carico di quegli imputati condannati in primo grado per lo scandalo del Papa Giovanni di Serra d’Aiello. Su tutti spicca il nome di Don Alfredo Luberto, l’ex presidente dell’omonima fondazione, che parte da una condanna a sette anni di reclusione. Ebbene, ieri il processo è stato rinviato al prossimo 8 febbraio per un difetto di notifica a una delle numerose parti civili. Oltre a don Luberto in primo grado, e con la formula del rito abbreviato, furono condannati Renato Cuconato (a un anno di reclusione), Mario Carpino, Bernardino De Simone e Aurora Morelli (quattro mesi a testa), rispettivamente direttore sanitario, vice direttore sanitario e medico della fondazione. Le accuse sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere, appropriazione indebita, truffa, riciclaggio, furto e abbandono di persone minori o incapaci. Don Luberto fu condannato anche al risarcimento di numerose ditte fornitrici dell'istituto, nonché del Comune di Serra d'Aiello, dell'amministrazione giudiziaria della fondazione, dell'Asp di Cosenza e di Palermo, e finanche dell'arcidiocesi di Cosenza - Bisignano, nella persona del vescovo monsignor Salvatore Nunnari, per la simbolica cifra di un euro. E’ ritenuto a capo dell'associazione a delinquere, finalizzata da una serie di reati tra cui appropriazione indebita, truffa aggravata, utilizzazione di diffuse fatturazione per operazioni inesistenti, falsificazioni di documenti contabili. Avrebbe dunque compiuto una serie di operazione illecite alfine di appropriarsi di denaro che invece sarebbe dovuto servire per la gestione dell'istituto. Lo scandalo ebbe inizio a luglio del 2007, quando don Alfredo venne arrestato dai militari della Guardia di Finan- za su richiesta dell’allora pm di Paola, Eugenio Facciolla. L'accusa nei confronti di Mario Carpino, Aurora Morelli e Bernardino De Simone - relativa al reato di abbandono di persone incapaci di badare a se stessi per malattie fisiche e mentali - fu ridimensionata in quanto il gup accertò i fatti solo nel periodo successivo a luglio del 2006. Diminuito il periodo rilevato dalla pubblica accusa si è dunque affievolita anche la pena. A Cuconato si sarebbe rivolto don Luberto per l'acquisto di frutta e verdura con i soldi destinati ai degenti, ricevendo fatture gonfiate e utilizzando parte del denaro per fini personali. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Carratelli e Angelo Pugliese. L’istituto Papa Giovanni durante una “visita” effettuata dai militari dell’Arma Terminator 2. Il collaboratore di giustizia li indica come mandanti del delitto Marchio Colosso “chiama” Lanzino e Cicero E’ TOCCATO ad Angelo Colosso, ieri dinanzi ai giudici della Corte di Assise di Cosenza (Antonia Gallo presidente), raccontare le sue verità in merito agli omicidi di Vittorio Marchio, datato 26 novembre 1999, eseguito in Via Popilia, e Marcello Calvano, datato 24 agosto 1999, a Paola. L’operazione di riferimento è la “Terminator 2”. Gli imputati sono il collaboratore di giustizia, ed ex contabile delle cosche, Vincenzo Dedato , i presunti boss Ettore Lanzino, latitante, e Domenico Cicero, i pentiti Francesco Amodio, Giuliano e Ulisse Serpa. La maggior parte degli imputati deve rispondere dell'accusa di associazione di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni ai danni di alcuni imprenditori impegnati lungo la costa tirrenica. I presunti boss sono chiamati in causa per i due omicidi. La particolarità di questo processo è che, per quanto riguarda i delitti, ci troviamo di fronte a persone accusate solo di aver deliberato e organizzato gli assassinii. Di fatto non ci sono i killer, rimasti senza nome. Ebbene, ieri Angelo Colosso, alias “Poldino”, collaboratore di giustizia da un anno e mezzo, in merito all’omicidio di Calvano ha detto che ad ucciderlo furono gli uomini del suo gruppo in quanto la vittima aveva deciso di gestire insieme a Marchio le estorsioni. Angelo Colosso, alias “Poldino”, in una vecchia foto Relativamente all’assassinio di Marchio ha indicato Ettore Lanzino e Domenico Cicero come mandanti. Ha detto di aver partecipato anche ad alcuni appostamenti sotto la casa della vittima designata per studiarne i movimenti. Marchio, sebbene costretto su di una sedia a rotelle a seguito di una ferita riportata alla schiena dopo uno scontro a fuoco con la polizia, incuteva ancora timore. Da qui la decisione di ucciderlo. Il processo “Terminator 2” riprenderà il prossimo 5 dicembre col controesame di Colosso. Lo effettueranno, per conto di Lanzino, gli avvocati Marcello Manna e Gianluca Garritano e, per conto di Cicero, gli avvocati Roberto Le Pera e Linda Boscaglia. r. gr. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 23 Martedì 22 novembre 2011 32 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] Intanto è attesa per oggi la decisione del gip sulla richiesta di scarcerazione per Coccimiglio Oliva, arriva la commissione Gli sviluppi dell’inchiesta sui veleni cambiano i piani dei parlamentari europei Il procuratore Bruno Giordano chiederà ai membri della commissione europea la massima attenzione alla situazione amanteana e il massimo impegno finalizzato alla bonifica della zona. PER OGGI E' PREVISTA LA DECISIONE DEL GIP SU COCCIMIGLIO Stamattina il giudice del tribunale di Paola dovrebbe decidere sulla richiesta di revoca della misura cautelare, avanzata dall'avvocato di Cesare Coccimiglio, agli arresti domiciliari da mercoledì scorso. La richiesta è stata presentata al termine dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto l'imprenditore amanteano, titolare di un'impresa per l'estrazione di materiali per l'edilizia e per il trasporto degli stessi. Coccimiglio, oggi settantacinquenne, ascoltato dal gip, ha respinto le accuse professandosi innocente. Tuttavia il procuratore di PAOLO OROFINO AMANTEA - La recente svolta impressa alle indagini sui rifiuti interrati nella Valle Oliva ha trasformato l'ordine del giorno dell'incontro fra la Commissione del Parlamento europeo su “Ambiente e Salute pubblica” ed il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, in programma dopodomani. Il viaggio in Calabria della commissione europea è stato fissato alcuni mesi addietro ed aveva probabilmente altre finalità. Ma proprio una settimana prima dell’arrivo dei parlamentari europei il gip del tribunale di Paola, su richiesta della procura, ha disposto l'arresto cautelare dell'imprenditore amanteano, Cesare Coccimiglio, con l'accusa di “disastro ambientale” in ordine alle alla notevole quantità di rifiuti nocivi abusivamente scaricati nei pressi del fiume Oliva. La novità nell'inchiesta attualizza al massimo la problematica sul nostro territorio, che ha provocato la visita della commissione del Parlamento europeo. Uno degli obiettivi, oltre a quello ovviamente di individuare e punire i responsabili del grave inquinamento ambientale, è la bonifica dei siti oggetto dell'indiscriminata discarica di fanghi industriali e diverse altre migliaia di metri cubi di materiale di risulta. Una bonifica che ovviamente ha costi molto elevati. Per di più dovrà essere definitivamente chiarita l'origine dell'elevata concentrazione di cesio 137, radionuclide artificiale che non si trova in natura, in alcuni punti di Valle Oliva. Un tasso dell'elemento radioattivo superiore alla media rilevata in Calabria, a seguito dei disastri nucleari come Cernobyl. I rilievi dei tecnici nella Valle dell’Oliva Giordano, nonostante le giustificazioni fornite dall'imprenditore, con una lunga motivazione, ha dato parere contrario alla revoca della misura restrittiva. Ci sarebbero tutti una serie di indizi e riscontri a comprova della colpevolezza dell'imprenditore, che chiaramente, sostengono gli inquirenti, non avrebbe agito da solo. Per questo le indagini proseguono. C'è la convinzione che anche altre persone o altre ditte del luogo abbiano avuto un ruolo nell'illecito e notevole smaltimento di rifiuti nelle adiacenze del corso d'acqua. C’è anche l’ipotesi che il traffico di rifiuti abbia travalicato i confini regionali, come dimostrano i carotaggi effettuati sul luogo e che hanno accertato la presenza di rifiuti di varia natura, come idrocarburi. Staremo a vedere cosa accadrà in seguito, visto che la vicenda promette altre sorprese. Paola. Arrestato un trentunenne. Segnalati al prefetto altre due persone Coltivava marijuana in casa Sul suo balcone aveva due vasi con piante alte circa un metro PAOLA - Un operaio del posto, già noto alle forze dell'ordine, è stato tratto in arresto dai carabinieri per coltivazione illecita di canapa indiana. L'operazione è stata compiuta dai carabinieri della compagnia di Paola, diretta dal capitano Luca Acquotti, nell'ambito di servizi ad ampio raggio sul territorio, mirati a contrastare il traffico di stupefacenti e a prevenire le cosiddette stragi del sabato sera. Segnalati all'autorità amministrativa altri due soggetti, trovati in possesso di piccole quantità di droga, tra cui cocaina. I controlli, come avviene di consuetudine, sono stati eseguiti nel corso del week end. Ad essere state impegnate numerose pattuglie delle sta- zioni locali dei carabinieri, nonché i militari del Norm di Paola, coordinato dal tenente Paolo Zupi. L'uomo che verrà ammanettato, il trentunenne S.M., nel tardo pomeriggio di sabato era stato visto in atteggiamenti sospetti, nei pressi della propria abitazione, dagli uomini in divisa, che procedevano a controllarlo. La perquisizione dava esito negativo; i militari decidevano così di estenderla presso il suo domicilio, dove sul balcone verrà rinvenuto un vaso contenente le due piantine di canapa indiana, alte circa un metro. Il trentunenne verrà quindi arrestato. Ieri mattina il provvedimento è stato convalidato dal giudice penale del Tribunale di Paola, che ha applicato la San Lucido, reddito e lavoro le proposte di Sel reddito minimo d’esistenSAN LUCIDO - La casa seza presentata dal consirena Silvano De Rango, è gliere regionale Aiello. E’ stata palcoscenico stavolora di dire basta ad un tipo ta, non della solita quereldi governo che ha pensato le legata ai mancati insolo a problemi che agli troiti regionali da parte italiani non interessavadell’ente comunale ma di no precisa Giudiceanun tema altrettanto scotdrea,è oradidare spazioa tante. prospettive concrete per i Si è parlato di lavoro nostri figli, ed è ora che si precariato, e di conseabbia più a cuore il probleguenza di preoccupazioma deglianziani, facendo ne e speranze. Indetto da riferimento anche allo Sinistra Ecologia e Liberstesso ex Onpi, sede del dità, il dibattito, i cui relatobattito. Sgroi in concluri erano Francesco Sgroi, vice sindaco dimissiona- Giuseppe Giudiceandrea sioneoltre aprecisareche non smetterà di battersi rio del comune di San Lucido, Mario Melfi, segretario provin- per i salari di quei lavoratori tenuti sotciale Sel e Giuseppe Giudiceandrea, to scacco dai ritardi della Regione neavvocato ed assessore provinciale al la- gli erogamenti alle strutture accredivoro, hanno brevemente illustrato a tate, ha ribadito a chi in sala aveva solturno, sfaccettature e sfumature fin levato la situazione dei degenti nei minimi dettagli, di un problema, il dell’istituto Papa Giovanni, che avreblavoro precario, che oggi devasta le be accolto quegli ospiti nella casa serenuove generazioni, e intrappola le pas- nasanlucidanaa condizionechealoro sate, con i tempi di riscatto pensione seguissero anche i lavoratori. «Quegli che si allungano di legislatura in legi- anziani meritavano rispetto cosi come slatura. Melfi e Giudiceandrea, diri- la loro assistenza - dice Sgroi - mentre genti di Sel hanno descritto il percorso oggi si trovano svenduti alle diverse politico per uscire da questo corto cir- cliniche private della zona». cuito, a partire dal disegno di legge sul s. a. misura cautelare dei domiciliari e incardinato il processo per direttissima, rinviato al prossimo 15 dicembre. Sempre nell'ambito dei controlli eseguiti nell'ultimo fine settimana sono stati segnalati alla prefettura di Cosenza una donna di Amantea, trovata in possesso di un grammo di cocaina, e un soggetto di Guardia Piemontese, che deteneva un grammo di marijuana. Trattasi di quantità ridotte per cui non si configura il reato di spaccio, bensì il solo uso personale. Rincuoranti invece i controlli con l'etilometro. Né sabato né domenica sono stati fermati individui che guidavano in stato di ebbrezza. p. v. Il dibattito organizzato dai giovani di Paolab Internet e democrazia di FRANCESCO STORINO PAOLA - Oggi va tanto di moda parlare dei giovani, del loro futuro precario. Ma cosa pensano proprio loro, i giovani, del mondo che vivono e che tra qualche anno si troveranno a gestire? L’incontro-dibattito che ha avuto luogo presso l’Auser di Paola risponde a questa domanda. Tema dell’incontro, la democrazia, termine poliedrico e spesso abusato. A discutere del tema un gruppo di relatori con un’età media sui vent’anni. Essi hanno cercato, con i loro interventi, di chiarire, anche con degli esempi, cosa voglia dire la parola democrazia. Gustavo Di Santo ha tracciato una panoramica storico-filosofica del concetto di democrazia, facendo un’utile distinzione tra vari regimi che nella storia hanno assunto il nome di democrazia, e che non sempre lo erano realmente. Antonio Ramundo ha completato la ricostruzione fatta da Di Santo illustrando il pensiero di grandi autori su ciò che si debba intendere per democrazia. Ramundo ha concluso il suo intervento leggendo una poesia di cui è autore, tratta da un libro da lui pubblicato intitolato, appunto, “Pensando democraticamente”. Emanuele Carnevale, presidente dell’associazione Paolab, ha illustrato le implicazioni che le nuove tecnologie, in particolare Internet, hanno nella vita democratica. È stato sottolineato, ad esempio, il ruolo giocato dai social network negli eventi relativi alla “Primavera araba”. Stefania Di Biase ha chiarito la relazione vitale esistente tra associazionismo e democrazia e ha raccontato in che modo questa relazione si esprime nella associazione di cui è parte, la Associazione culturale femminile San Sisto dei Valdesi. Il tema è stato ripreso dall’ultimo intervento, quello di Francesco Sarpa, che ha illustrato le attività dell’associazione Paolab, di cui è membro direttivo. Giovani impegnati, dunque. Ma non solo giovani hanno partecipato all’incontro e al dibattito che ne è scaturito. «Dagli interventi dei relatori – conclude Gaëlle Cariati - e dei partecipanti al dibattito, emerge una valutazione sulla attuale situazione sociale, economica, politica e culturale: servono fatti e non solo parole». VI SEGNALIAMO Nate a sei mesi Salve due gemelline di PAOLO VILARDI PAOLA - Hanno rischiato entrambe di morire a causa della nascita prematura, ma oggi stanno bene dopo aver trascorso più di quattro mesi in terapia intensiva. Le protagoniste di questa storia a lieto fine sono Annalisa e Francesca, due gemelline nate lo scorso 17 maggio e completamente fuori pericolo solo da pochi giorni. Per la felicità dei genitori Carmine e Maria entrambe stanno crescendo senza complicanza alcuna. Un caso di buona sanità che incute ottimismo, in una regione dove purtroppo troppo spesso si registrano episodi di segno opposto. Le due bimbe hanno condiviso parte del loro calvario con la mamma, che dopo aver trascorso ben 52 ore nella sala parto della Neonatologia dell'Annunziata di Cosenza ha atteso con trepidazione l'evolversi dello stato di salute delle figlie. Momenti di apprensione e di timore in cui poteva accadere di tutto a causa del parto prematuro, poco più di 6 mesi di gestazione, anche la tragica perdita di entrambe le neonate. La fiducia nei medici del reparto, la loro professionalità, la speranza e sicuramente tanta fede hanno fatto si che la storia restasse solo un brutto ricordo. La signora Maria, la mamma, ha iniziato a sentirsi male una mattina del mese di maggio, intorno alle 5. I sintomi sono stati subito preoccupanti. I familiari fortunatamente non hanno esitato a contattare il ginecologo, che percepita la gravità della situazione, una delle due bimbe era già in posizione per nascere, raccomandava loro l'immediato ricovero della donna all'ospedale della città brutia. Dopo un celere summit, e con l'insistenza della paziente, i dottori hanno deciso di procedere al taglio cesareo, in quanto le condizioni di salute delle piccole erano abbastanza buone. Tuttavia anche la gravidanza col bisturi, considerata la fragilità delle bimbe, troppo poco tempo nel grembo materno, non era esente da rischi. A questo punto il destino delle gemelline è passato in mano ai medici, che operando con la massima delicatezza sono riuscite a farle nascere senza complicanze gravi. Superato il primo ostacolo le due neonate sono state messe in terapia intensiva. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Martedì 22 novembre 2011 Il congresso si è tenuto allo Scalo. Obiettivo la creazione della Federazione di sinistra Prc, Gorgoglione segretario La rielezione alla guida del circolo del partito è avvenuta per acclamazione di LUCA LATELLA CORIGLIANO –Antonio Gorgoglione è stato riconfermato a segretario cittadino di Rifondazione comunista-Federazione della Sinistra. E’ quanto emerso dal settimo congresso cittadino del partito, tenutosi presso il Centro di eccellenza allo scalo e servito anche ad eleggere gli organismi direttivi, oltre a tracciare quelle che potrebbero essere le linee guida di un soggetto unitario, la Federazione della Sinistra, come trait d’unione fra le varie espressioni politiche di sinistra. Dopo la lettura del documento programmatico-congressuale, i lavori assembleari sono proseguiti con l’elezione dei componenti del direttivo di circolo, del segretario e della segreteria. Alla presenzadel segretarioregionale Rocco Tassone sono stati eletti come componenti del direttivo, Rocco Argentino, Armando Borrelli, Tommaso Capriccioso, Antonio De Marco, Antonio Gorgoglione, Franco Lazzarano (collegio di garanzia), Luciano Manfrinato (consigliere provinciale) Antonio Orsini (presidente collegio di garanzia), Pierfrancesco Orsini, Francesco Sommario, Nadia Tornello e Vincenzo Zampino (con l’incarico di tesoriere). Il segretario uscente, Antonio Gorgognione, è stato eletto per acclamazione. L’assemblea è servita, inoltre, per affrontare numerosi punti programmatici che hanno spaziato dall’ambiente, quindi la conversione a carbone della centrale Enel di Rossano, alla concezio- Antonio Gorgoglione ne dell’acqua come bene comune e pubblico, alla collaborazione conle realtà di sinistra come organizzazioni sindacali, movimenti civici, associazioni, sino al lavoro da incentrare sulla Federazione della Sinistra. La nutrita e partecipata presenza all’assemblea ha voluto, quindi, lanciare la realizzazione di un unico soggetto politico «ben riconoscibile, che sia veicolo di tutte le istanze di coloro che guardano con fiducia ad una alternativa di società». «Siamo arrivati al congresso con la chiara consapevolezza – ha spiegato il segretario Gorgoglione – che la diaspora dei compagni verso il partito di Vendola, l’oscuramento mediatico totale dai canali di comunicazione di massa nazionali e gli anni molto duri trascorsi in trincea, hanno fortemente inciso sullo stato del partito. Adesso, nella crisi, si inizia a vedere una situazione in movimento, realtà locali che hanno cominciatoafarpolitica moltobene,accantoa realtà molto deboli e gracili». Gorgoglione ha riportato, come esempio, la realtà napoletana o quella del nordest, ma anche realtà calabresi come l’elezione di Ferdinando Aiello a Cosenza e Nino De Gaetano a Reggio Calabria. Per il riconfermato segretario di Rc però, al radicamento sociale, nella costituzione di un partito che sia di massa, dovrebbe sommarsi «una più oculata scelta dei quadri dirigenti». L’apatia e la diaspora della sinistra radicale, quindi, «non le si rompono con il leaderismo vendoliano, e nemmeno lasciandosi attrarre dal soave e ingannevole canto delle sirene di partiti che nelle manifestazioni pubbliche sembra che parlino un linguaggio di sinistra, ma che della sinistra ormai non hanno conservato neppure una traccia nel nome», bensì con la capacità di mettere a servizio l’esperienza di uomini e donne che «quotidianamente danno esempi di appartenenza ad un’idea e che non si allontanano da un partito come il nostro, solo perché la militanza non riesce a coniugarsi con la gestione del potere». Longobucco. Il partito lavora per creare un’alternativa all’attuale Giunta Pdl: «Avanti ai giovani» La proposta in vista delle elezioni amministrative di primavera Amendolara di FRANCESCO MADEO Rifondazione eletto il direttivo LONGOBUCCO – «La disponibilità a compiere un passo indietro a tutti i soggetti che hanno ricoperto cariche amministrative e la formazione di un’unica lista aperta a tutti e soprattutto al contributo dei giovani». Questa la proposta del circolo Pdl di Longobucco, in merito al dibattito politico in vista delle elezioni amministrative di primavera. «Il Pdl – è scritto in un comunicato - prendendo atto delle profonde divisioni esistenti nel Partito Democratico, del fallimento dell’uscente compagine amministrativa e della totale latitanza degli amministratori comunali, bocciando la proposta del Partito Democratico di riconfermare l’uscente sindaco Luigi Stasi, fa appello ai cittadini e alle forze politiche di lavorare insieme per pacificare gli animi e consentire di affrontare serenamente i drammatici problemi esistenti nella comunità». Dunque, il Popolo delle AMENDOLARA – Domenica scorsa il Prc ha celebrato l'VIII congresso del Circolo cittadino “G. Levato e L. Ciminelli”, cui hanno preso parte numerosi militanti, soprattutto giovani e donne. I lavori sono stati avviati, dopo un breve saluto del segretario provinciale Nicola Corbino, con la relazione del segretario politico cittadino, Elena Roma che, concordando con altri interventi, ha espresso il giudizio negativo «nei confronti del sistema capitalistico e liberista e dei poteri forti, che traggono vantaggio a scapito della popolazione». Presentati e votati i documenti congressuali. Dei tre documenti presentati (“Unire la sinistra d’alternativa, uscire dal capitalismo in crisi”, voti 29 “Per il partito di classe” e “Comuniste/i per l'opposizione di classe e l'alternativa di sistema”), il primo ha ottenuto consensi unanimi per l'attribuzione dei 29 voti disponibili. Nessuna preferenza per gli altri due documenti. Nello stesso congresso è stato eletto il comitato direttivo che ha riconfermato la segretaria uscente Elena Roma. Nominato, anche, il nuovo collegio di Garanzia e il presidente dello stesso nella persona di Cosimo Damiano Saracino. fra. mau. Il sindaco Luigi Stasi Libertà, sull’onda della grande alleanza formatasi a sostegno del governo nazionale, prova a superare le polemiche in atto fra e dentro i partiti, proponendo una «pacificazione comunitaria» e l’apertura ai giovani. L’interrogativo è chi, ora, fra le forze politiche locali, vorrà o sarà in grado di accogliere la proposta. Al momento, il circolo Pd e il Partito Socialista hanno firmato un accordo politico programmatico e formato una coalizione. Dall’altra parte ci sono i Democratici fino in fondo che lavorano - come hanno più volte scritto nei comunicati - per un’alleanza popolare, aperta, vincente. La proposta Pdl ricalca, in origine, la proposta proprio dei Democratici fino in fondo, che avevano chiesto un passo indietro ai responsabili delle attuali divisioni nel partito per favorire l’individuazione di nuove figure che favorissero l’unità e il buon governo. Dai dibattiti presenti in piazza e fra la gente, e dal movimentismo delle forze politiche, sembra comunque che al di là delle posizioni ufficiali che i partiti sostengono, la campagna elettorale sia già avviata e che tutti siano alla ricerca di candidati per la formazione delle liste. E’ come un gioco a scacchi dove ognuno cerca di riempire le caselle e fare le mosse giuste. Il lungo inverno servirà a prepararsi bene verso quella che si preannuncia come una delle più dure competizioni politiche locali per il rinnovo del Consiglio comunale. Sabato prende il via la Fiera di Natale CORIGLIANO – Sabato prossimo alle 10,30 aprirà la Fiera di Natale. Giunta alla sua quinta edizione, la manifestazione è stata organizzata da “Corigliano Fiere” presso il polo fieristico Banca dei Due Mari di Calabria , nella zona industriale di Corigliano. “Corigliano Fiere ti aiuta a creare la giusta atmosfera del Natale”, questo lo slogan coniato per una fiera che si propone come una vetrina importante del settore, dove sarà possibile trovare idee per arredare casa in pieno stile natalizio o per regali originali. A pochi giorni dal via, l’organizzazione fa sapere che saranno aperti due padiglioni, proprio in virtù del grande interesse sviluppatosi tra gli espositori. Non mancheranno oltre ai classici articoli natalizi come gli ad- dobbiegliarticoli daregalo,anchemomenti degustativi di prodotti della gastronomia locale, i giocattoli e l’artigianato. L’obiettivo degli organizzatori è quello di superare, al termine della edizione 2011 della Fiera di Natale, le 50 mila presenze. Fiera di Natale, infine, significa anche solidarietà. Un’area dell’evento sarà dedicato numerose scuole di Corigliano, alle associazionionlusche proseguirannolaraccolta fondi da destinare in beneficenza, attraverso la vendita dei prodotti realizzati dai bambini. Sarà possibile visitare la fiera tutti i pomeriggi, dalle 15,30 alle 19,30 da lunedì a venerdì prossimi. Sabato e domenica gli stand apriranno dalle 10,30 alle 20. l. l. I giovani di Confagricoltura La centrale Enel di Rossano «Contrari al carbone» CORIGLIANO – I giovani di Confagricoltura della provincia di Cosenza, ancora una volta ribadiscono il loro “no” alla riconversione della centrale Enel di Rossano in un impianto integrato policombustibile con biomasse, carbone, solare, termodinamico e gas naturale. I La presidente della sezione giovani di Confagricoltura Gabriella Martilotti spiega in particolare come la determinazione con la quale l’associazione di categoria, sia dettata dalla battaglia contro l’utilizzo del carbone nella centrale Enel di Rossano, e non dovuta a «pregiudizi e posizioni politiche preconcette, ma dalla conoscenza approfondita del nostro territorio, sul quale lavoriamo per ben trecentosessantacinque giorni all’anno». La Calabria, regione a vocazione agricola con produzioni agroalimentari di grande qualità «garantisce – dice la presidente Gabriella Martilotti di Corigliano – un elevato numero di occupati, 140 mila, con 32 mila aziende dislocate su 380 ettari di superficie, che coniuga in sé tutela dell’ambiente e salvaguardia dai dissesti idrogeologici. Questi i motivi che supportano una percezione negativa e ad una forte avversione relativa all’uso del carbone». Due i motivi fondamentali per i quali i giovani di Confagricoltura manifestano la loro avversione al carbone per la centrale di Rossano: «Da un lato – avanza Gabriella Martilotti – la possibilità di inquinamento dell’aria attraverso la pericolosa emissione in atmosfera delle ceneri di carbone, degli ossidi di zolfo, degli ossidi di azoto e anche di sostanze radioattive e di grandi quantitativi di anidride carbonica; e dall’altro la possibilità che l’uso di questo combustibile ha nel generare una certa contaminazione del suolo». Ad avvalorare la sua tesi, la presidente Gabriella Martilotti cita uno studio portato avanti dell’agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat), secondo cui «la via principale di ingresso nell’organismo umano delle sostanze radioattive emesse dalle centrali a carbone è l’ingestione, cioè l'alimentazione, quindi attraverso i prodotti agricoli che vengono prodotti in loco». Nel sostenere, inoltre, come l’agricoltura sia volta a garantire sempre più il rispetto e la tutela dell’ambiente, i giovani agricoltori aggiungono come non possano non preoccuparsi della salute e del benessere dalla terra e quindi di un possibile contagio dannoso che deriverebbe dalla riconversione della centrale. «Aldilà di interessi economici pressanti, crediamo fermamente che il non rispetto della natura possa, nel lungo periodo, dare origine a danni economici molto più rilevanti dei benefici che a breve termine potrebbe portare la riconversione della centrale Enel di Rossano» puntualizza ancora Martilotti. Non ultimo, ricorda, quindi, che «l’etica moderna ci dipinge oggi come gli attori principali nella difesa e nella salvaguardia del suolo e della natura. Fieri di questo ruolo vogliamo fermamente insistere sulla necessità di mettere al primo posto la salute del nostro territorio e la tutela delle nostre produzioni di qualità». Per questi motivi Gabriella Martilotti, oltre a farsi portavoce di tutti i giovani agricoltori contrari all’ipotesi riconversione a carbone, invita le istituzioni politiche e il il comitato a difesa del territorio a ribadire, ancora una volta un netto “no”. l. l. Preoccupano le possibili contaminazioni dei terreni agricoli E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 37 Corigliano e costa jonica Martedì 22 novembre 2011 In merito all’emergenza rifiuti il Comune non sarebbe in regola con i pagamenti alla Schillacium «La maggioranza è dormiente» Il consigliere di opposizione, Rattà, fa il punto della situazione in città di ANTONELLA RUBINO A PARTE l'emergenza rifiuti che ha visto tra le protagoniste la città di Soverato, e sperando che non si riaprano altre puntate ricordiamo la prima ad agosto e la seconda pochi giorni fa, Soverato versa in una situazione che non è tra le migliori sia per le casse comunali in deficit, che per una serie di problemi, su cui interviene Antonio Rattà, consigliere di opposizione. In merito al tormentone appena passato sulla scia della Schilacium il consigliere specifica «Alla fine del nostro mandato il comune si trovava con circa 60 giorni di ritardo per quanto riguarda i versamenti nei confronti della ditta. Noi non abbiamo sicuramente lasciato la Schillacium in cattiva gestione economica. È pur vero che il problema parte da lontano e non bisogna attribuire tutte le colpe all'amministrazione infatti, nei periodi di crisila minoranza non ha strumentalizzato la situazione attraverso mezzo stampa. Certo lo scenario visto nei giorni precedenti ed in piena stagione estiva come ad agosto, ha creato malcontento nei cittadini poiché pagando la Rsu vorrebbero avere sempre una città pulita è anche vero che da loro diritto, i dipendenti Schillacium devono avere e pretendere le mensilità per le loro mansioni svolte. Non è vero che Soverato sia a posto con i pagamenti, lo sciopero è nato per gravanti economiche ed anche il nostro comune ne è causa, poiché indietro di alcune mensilità. Se non si attiva in modo efficace ed efficiente il problema si ripresenterà. Il comune dichiara di non aver soldi ma è altrettanto vero che chi amministra deve attivarsi per creare anche introiti attraverso dei progetti e dei finanziamenti. L'amministrazione ne ha rifiutato uno di centomila euro per il fotovoltaico dicendo che non avevano venticinque mila euro per la compartecipazione. A sei mesi dal loro insediamento altro non hanno fatto che criticare la precedente legislatura, attribuendo a noi i vari problemi esistenti e prendendosi i meriti per ciòchenoi inveceabbiamofattoe che loro giustamente e coerentemente hanno portato avanti, guai se non lo avessero fatto per continuità amministrativa». Rattà inoltre denota l'assenza generale da parte degli organi sovra comunali dichiarando come non vede né la Regione né la Provincia attive, su questi binari. «C'è sicuramente un periodo di stallo che dura da sei mesi. Certo la passata amministrazione avrà commesso qualche errore ma ha anche fatto molto ed è sotto gli occhi di tutti. Non c'èra una situazione positiva economica allora e non vi è neanche adesso. Il punto è che si denota un mortorio totale da parte dell'attuale amministrazione e sono incattivito da tale situazione. Le zone «Un periodo di stallo che dura da sei mesi» periferiche per cui tanto ho lottato,facendoneun cavallodibattaglia, sono state abbandonate e stiamo assistiamo al loro degrado, anche per quanto riguarda Soverato Superiore, Turrati, che non ha avuto nemmeno la pulizia dei cigli della strada». L'amministrazione secondo il consigliere di “Amo Soverato” Rattà, deve attivarsi seriamente poiché «Ormai non c'è più tempo per aspettare. Dopo sei mesi non prende ancora ritmo, non carbura». Il consigliere interviene ad ampio raggio anche sui lavori fermi da mesi in via San Giovanni Bosco, all'altezza dell'Istituto Maria Ausiliatrice penalizzando inoltre anche le attività commerciali del quartiere. «Lavori che fanno parte del finanziamento per quanto riguarda l'ammodernamento e la realizzazione della rete fognaria tuttora in costruzione in via di completamento spero. Lavori fermi a causa di un problema tecnico a livello progettuale; presumo abbiano trovato una falda d'acqua, ma i tecnici che hanno lavorato al progetto dovrebbero sapere che c'era una falda, poiché abbiamo sempre detto che il sottosuolo di Soverato marina è costituito per il 70% da acqua. Stiamo assistendo da circa due mesi ad un blocco della città: i problemi vanno risolti in pochi giorni non lasciati da parte, in un'arteria oltretutto principale». Un consigliere deluso dall'andamento della città che si auspica che possa realmente riprendersi da questo stato dormiente. Vivono con 400 euro in attesa della chiusura d’indagine Odissea dei Bonifacio La vedova della guardia giurata su Rai 3 di GIANNI ROMANO DOPO i continui appelli lanciati attraverso le pagine del “Quotidiano della Calabria” in cui si manifestavano i continui disagi della famiglia della guardia giurata Vincenzo Bonifacio, arrivano le telecamere della Rai, con il giornalista Pietro Melia, che ancora una volta ha rimarcato quanto possa essere grande il disagio per una famiglia che ha perso oltre che un proprio congiunto, anche il necessario sostentamento essendo la famiglia della guardia giurata senza nessun reddito, se non una piccola pensione di appena 400 euro, utili solo per pagare il fitto di casa. Sono ancora aperte, infatti, le indagini per l'efferato omicidio di Vincenzo Bonifacio, guardia giurata dell'istituto di vigilanza “Ivts”, scomparso nel corso del suo servizio di prelevamento incassi ai supermercati, il 15 febbraio 2008, e ritrovato cadavere in località “Gionti”o “Tre comuni”in agro di Cardinale, il 24 febbraio dello stesso anno. Un ritrovamento agghiacciante: la sua auto di servizio una Fiat Punto era stata data alle fiamme e all'interno del cofano pochi resti carbonizzati. I successivi esami eseguiti da Giulio Di Mizio e dall'Università Umberto I di Napoli con la comparazione del dna dei familiari, confermarono senza dubbio che i poveri resti ritrovati erano quelli di Bonifacio. Ma da allora più niente, le indagini in corso di competenza di Vincenzo Capomolla della direzione distrettuale La famiglia Bonifacio con il giornalista di Rai 3 Pietro Melia antimafia di Catanzaro, non si sono ancora concluse, ma proprio per questo rimarcano a gran voce i famigliari di Bonifacio non potranno percepire nessun indennizzo, l'Inail senza la chiusura indagini non potrà erogare nessuna pensione ai familiari. Anche il legale della famiglia Bonifacio l'avvocato Stillo del foro di Catanzaro, sta cercando di trovare il bandolo della matassa che dia contezza dei fatti e un giusto indennizzo ai familiari. La moglieFrancesca, ifigli Francesco, Benito e Giuseppe vivono con l'unica entrata certa, una piccola pensione di appena 400 euro, utili solo per pagare l'affitto di casa. Una casa che i Bonifacio sono stati costretti, loro malgrado, a prendere in fitto, perché la casa di edilizia popolare data loro dall'allora sindaco di Soverato Raffaele Mancini, era assolutamente inidonea per abitarci, senza sanitari, senza infissi e in uno stato totale di degrado. L'abitazione di via dei Caduti a Soverato superiore, quindi è stata a malincuore restituita al Comune. Ma all'epoca, gli amministratori comunali, avevano promesso di interessarsi per un'altra abitazione,ma per ora senza nessun esito,anche una richiesta di lavoro almeno per un solo familiare è stata per il momento disattesa. Ma i problemi si sommano, i tre figli di Bonifacio, Giuseppe, Benito e Francesco lavorano in un autolavaggio, ma in un controllo l'Arpacal sta verificando la possibilità di chiudere questa piccola fonte di reddito, perché mancherebbero requisiti, ora la famiglia di Vincenzo Bonifacio vorrebbe incontrare il giudice Vincenzo Capomolla e rendicontare tutti questi disagi: senza una chiusura indagini che dura ormai da più di tre anni, l'ente previdenziale non potrà chiudere in modo positivo questa complicata vicenda ed erogare il giusto vitalizio di un lavoratore che è morto in servizio. Il gruppo di opposizione “Amo Soverato” da sinistra: Rattà, Salatino e D’Amato CHIARAVALLE Giornata per i diritti dell’infanzia CHIARAVALLE - Anche il Comune di Chiaravalle aderisce alla Giornata mondiale per i diritti dell'infanzia. In quest'ottica, e per offrire un contributo di riflessioni che giunge dalla cittadina Preserrese, suimpulso della Presidenza del Consiglio comunale, con il coinvolgimento del Tribunale dei Minorenni di Catanzaro e la Cooperativa sociale Kyosei, è stata promossa la manifestazione “Diritti e Storti”, che si terrà martedì 22 novembre alle ore 10 presso il Cinema Teatro “Impero”. Prenderanno parte all'iniziativa: il sindaco di Chiaravalle, Gregorio Ti- no; il consigliere comunale delegato alla Pubblica Istruzione e Cultura, Giuseppe De Leo; il presidente della Cooperativa sociale Kyosei, Giancarlo Rafele; ed il presidente del Consiglio Comunale, Maria Teresa Sanzo. Interverranno ancora: Francesco Eboli, giudice onorario del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro; Giovanni Lopez, psicologo e psicoterapeuta del Centro specialistico della Regione Calabria, per la cura e la tutela dell'infanzia maltrattata, “La Casa di Nilla”; e un'equipe della stessa struttura. m.p.s. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 29 Soverato e dintorni Martedì 22 novembre 2011 9 MARTEDÌ 22 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Rifiuti, Melandri si difende dalle accuse E la Procura chiede la revoca dell’interdizione CATANZARO Si è difeso davanti al gip del Tribunale di Catanzaro il commissario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri, 57 anni, di Brighisella (Ragusa) coinvolto nell’inchiesta “Pecunia non olet” che ha portato nei giorni scorsi all’arresto dei vertici dell’Enertech, la società che gestisce la discarica di Alli nel capoluogo di regione. Nel corso dell’interrogatorio Melandri, indagato per la violazione della disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi per avere emesso quattro ordinanze con le quali avrebbe liquidato alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335mila euro, ha fornito ampie spiegazioni su tutta la vicenda. Secondo quanto ha riferito il suo legale Peppe Fonte, il commissario ha chiarito e giustificato ogni atto amministrativo improntato «sull’assoluta trasparenza e legittimità di ognuna delle decisioni prese in qualità di commissa- rio». Davanti al giudice per le inda- dall’avvocato Peppe Fonte del foro gini preliminari, Melandri ha anche di Catanzaro e Simone Lo Piccolo, esibito le dimissioni con l’accetta- assistito dal legale Carlo Morace del zione del capo della Protezione civi- foro di Reggio Calabria, ai quali è le. La Procura della Repubblica di stata applicata l’interdizione dai Catanzaro ha chiesto la revoca del- pubblici uffici si sono difesi davanla richiesta di interdizione dai pub- ti al gip, respingendo le ipotesi acblici uffici avanzata nei confronti cusatorie e fornendo spiegazioni del commissario per l’emergenza sulla trasparenza dell’attività da loambientale in Calabria e la richiesta ro svolta. Enrico Prandin, 49 anni, è stata formulata dal pm Carlo Vil- di Rovigo, sindaco di Enerambienlani al termine dell’interrogatario di te e amministratore unico, dal 5 agosto del 2011, Melandri davanti al della Enertech, sotgip Abigail Mellace Ascoltati anche toposto agli arresti ed è stata motivata gli altri due domiciliari, si è per via delle dimisdifeso dall’accusa di sioni dall’incarico dipendenti associazione a depresentate venerdì dell’ufficio linquere per reati scorso da Melandri del commissario fiscali. Ha chiarito e accolte dal capo la sua posizione in del Dipartimento della protezione civile, Franco Ga- merito alle intercettazioni telefonibrielli. Le dimissioni, comunque, che che lo vedrebbero coinvolto neldovranno essere formalizzate con l’inchiesta riferendo la sua versioun decreto del presidente del Con- ne dei fatti diversa da quelli forniti dalla Procura. Gli avvocati Leopolsiglio dei ministri. Anche Domenico Richichi, difeso do Marchese, Luca Scaramuzzino La discarica di Alli al centro dell’ultima inchiesta della Procura di Catanzaro e, nel riquadro, il commissario Graziano Melandri del foro di Lamezia Terme e Carlo Fortunato del foro di Venezia, hanno chiesto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari o una misura meno afflittiva. Si è avvalso, invece, della facoltà di non rispondere Paolo Bellamio, 57 enne, di Padova tecnico della Enertech. E con Antonio Garrubba, 46 anni, commercialista di Crotone per il quale è stato disposto l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria si è conclusa la fase degli interrogatori. Nei prossimi giorni il gip scioglierà la riserva ed emetterà la decisione. Nei giorni scorsi sono stati sentiti Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Ve) direttore tecnico della Enertech e il ras dei rifiu- Abusò di minori, condannato Catanzaro, magrebino dovrà scontare in carcere otto anni e sei mesi CATANZARO Colpevole per aver abusato di due bambine di nemmeno dieci anni. Due sorelline. Costrette a subire presunte ripetute violenze sessuali da un amico del loro papà. La più grande, di 9 anni, rapporti sessuali completi, la più piccola, di 7 anni, palpeggiamenti. Otto anni e sei mesi di carcere, l’interdizione dai pubblici uffici, l’espulsione dal territorio italiano dopo aver scontato la pena e il pagamento al risarcimento danni stabilito nella misura di 70mila euro da liquidarsi a favore delle parti civili. È la sentenza emessa ieri a Palazzo Ferlai- no di Catanzaro a carico di A. L., 52 anni, di nazionalità magrebina, accusato di violenza sessuale aggravata dalla minore età. Il tribunale collegiale, presidente Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni, ha accolto le richieste di colpevolezza avanzate dai legali delle parti offese e dal pm Paolo Petrolo che aveva invocato, durante la requisitoria, una condanna a nove anni di reclusione ed alle relative pene accessorie. Un verdetto di colpevolezza che è arrivato dopo che il collegio ha preso atto della ricostruzione di una storia fatta di abusi e di violenze subite dalle due sorelline, anche loro di nazionalità marocchine e dopo aver sentito la richiesta di condanna del pubblico ministero e le arringhe dei legali di parte civile, Salvatore Sacco e Nicoletta Politelli. Gli avvocati che rappresentano la famiglia delle presunte vittime, durante la discussione, hanno insistito con i giudici perché venisse riconosciuta la penale responsabilità dell’imputato, e gli venisse inflitta la maggiore pena possibile, oltre a invocare in aula il pagamento al risarcimento dei danni. I fatti di cui è stato chiamato a rispondere A. L. risalgono al 1999 e sarebbero avvenuti a Miglierina. Le indagini dei poliziotti della Squadra minori della Questura, però, partirono solo sette anni dopo, nel 2006, quando le vittime riuscirono finalmente a raccontare gli abusi subiti. Ieri l’epilogo della vicenda di primo grado che si è conclusa con una sentenza di condanna. Bisognerà attendere novanta giorni per il deposito delle motivazioni della decisione e poi il legale del 52enne megrabino potrà proporre ricorso in appello. g. p. la sentenza Violenza sessuale su minorenne Tre anni e otto mesi al 34enne di Caraffa CATANZARO L’avrebbe costretta a subire gravi atti sessuali. Strappandole di dosso i pantaloni della tuta, bloccandole le mani, spingendola con forza sul divano. Lei all’epoca dei fatti aveva solo dieci anni. Per Giuseppe Fimiano, 34 anni, di Caraffa, imputato per violenza sessuale con l’aggravante di aver commesso il reato ai danni di una minore di 14 anni è arrivato ieri, dopo due ore di camera di consiglio, il verdetto di colpevolezza. Il tribunale collegiale, presieduto da Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni lo ha condannato a tre anni e otto mesi di carcere, disponendone l’interdizione dai pubblici uffici e il pagamento al risarcimento danni nei confronti della parte offesa di 35mila euro. Una condanna di poco superiore rispetto ai tre anni e sei mesi chiesti dal pm Paolo Petrolo al termine della requisitoria. Il pubblico ministero aveva sollecitato i giudici del tribunale collegiale, a pronunciare una sentenza di colpevolezza a carico dell’imputato, proprio come ha fatto anche l’avvocato Alessio Spadafora, che rappresenta la madre della piccola vittima,che si è costituita parte civile nel processo. E per la qua- le il legale ha chiesto anche il risarcimento dei danni. L’accusa per il presunto stupratore è quella di aver commesso gravi abusi nei confronti di una bambina, conosciuta all’interno di una comunità per tossicodipendenti dove l’uomo avrebbe stretto amicizia con i genitori della piccola, che usufruivano della struttura. Proprio qui, nel 2003, sarebbero iniziati gli approcci con la bambina, che allora aveva dieci anni, proseguiti poi anche fuori dalla comunità, a casa della famiglia di lei, fino almeno al 2005. Abusi gravi, secondo quanto si legge nel capo d’imputazione. L’avrebbe costretta a subire atti sessuali, come il vedersi «toccata insistentemente nelle parti intime con le mani o con la bocca, avvalendosi della coazione psicologica derivante dalla forte differenza d’età, dalla vergogna della minore e del suo timore di non essere creduta». La ricostruzione dell’accusa effettuata dal sostituto procuratore Simona Rossi risale al 2006, avviata sulla base delle indagini dell’Ufficio minori della Questura di Catanzaro, che sono partite dopo che la minorenne riuscì a confidare le violenze subite ai familiari. (g. p.) ti Stefano Gavioli, 54 anni, veneziano raggiunti da un’ordinanza di misura cautelare in carcere. E mentre ieri a Catanzaro si svolgevano gli interrogatori di garanzia, all’università di Cosenza gli studenti gridavano: «Basta inquinamento, basta commissariamento». Parole dure quelle pronunciate dai ragazzi in merito al presunto coinvolgimento di Melandri e Pugliano nell’inchiesta “Pecunia non olet”: «È solo la punta dell’iceberg delle illegalità e dei disastri perpetrati in questi anni. L’intera gestione dei rifiuti in Calabria è un mezzo con cui tutelare enormi interessi particolari». GABRIELLA PASSARIELLO [email protected] la misura cautelare Fa sesso con 14enne Tavano torna in carcere CATANZARO Nel primo pomeriggio di ieri a Chiaravalle Centrale, contrada Ciulareni, i carabinieri della locale stazione, al comando del luogotenente Alfredo Anselmo e sotto le direttive del capitano Emanuele Leuzzi, comandante della compagnia cc di Soverato, hanno tratto in arresto Vito Mariano Tavano di San Vito sullo Jonio, classe 1981, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari in Chiaravalle, in quanto indagato del reato previsto e punito dall’art. 609 (atti sessuali con minore di anni quattordici), in esecuzione di ordinanza di aggravamento della misura cautelare emessa dal tribunale ordinario – sezione gip - gup - di Catanzaro, che ha sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella della custodia cautelare in carcere. Dopo l’espletamento delle formalità di rito, il Tavano è stato tradotto presso la casa circondariale di Catanza- ro Siano, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nei giorni scorsi, gli stessi carabinieri nel corso di un servizio coordinato di controlli in materia di giochi, avevano deferito, in stato di libertà , alla Procura della Repubblica di Catanzaro il titolare di un circolo ricreativo del luogo in contrada Poparaci, il gestore del circolo, nonché l’installatore delle slot machine all’interno del circolo, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di esercizio di gioco d’azzardo ed altro, perché detenevano apparecchi da intrattenimento privi di collegamento alla rete telematica del Monopolio di Stato, consentendo di effettuare delle giocate illegali. Nel corso dell’attività di indagine, i Carabinieri di Chiaravalle Centrale, procedevano al sequestro penale delle 5 slot machine. Nella circostanza venivano contestate anche le previste violazioni amministrative. 14 MARTEDÌ 22 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora I debiti di Reggio con Air Malta Nuovi guai finanziari per il Comune: deve 2,5 milioni alla compagnia aerea REGGIO CALABRIA Una nuova tegola si abbatte sul Comune di Reggio Calabria. Non bastassero i conti già disastrati e certificati dalle relazioni degli ispettori della Procura e del Ministero, adesso arriva anche la notizia che l’ente comunale ha un debito di circa due milioni e mezzo di euro con Air Malta, la compagnia di volo dell’isola che si affaccia sul Mediterraneo e che tanto giovamento ha tratto dalle sue rotte in terra calabrese. La cifra non è certamente di quelle che fanno rabbrividire rispetto ai 170 milioni di disavanzo accertati dagli 007 del Ministero o dagli 80 milioni di vero e proprio buco di bilancio annunciato dai periti nominati dalla Procura. Ma si tratta pur sempre di una bella somma e che rischia di mettere ancor più in difficoltà un ente che sta cercando di tirarsi fuori da una situazione che definire complessa sarebbe quasi un eufemismo. È ormai noto che il quadro contabile del Comune guidato da Demetrio Arena è finito sul tavolo dei magistrati guidati da Giuseppe Pignatone. Ad accendere la miccia sul cosiddetto “caso Fallara” sono stati Demetrio Naccari Carlizzi e Sebi Romeo, esponenti del Partito democratico che, per primi, denunciarono la pratica illegale delle autoliquidazioni effettuata dall’ex dirigente al settore finanze e tributi Orsola Fallara. Da quel primo filone, le indagini sono andate avanti grazie ad una corposa documentazione che si è andata sempre più gonfiando e che oggi rischia seriamente di mettere in difficoltà la stabilità di Palazzo San Giorgio. I sospetti della Guardia di finanza e della magistratura hanno trovato un primo riscontro nella relazione degli ispettori della Procura che hanno messo in luce numerose irregolarità di gestione che potrebbero avere dei pesanti riflessi penali. Adesso, nonostante una politica iniziata da Arena che vorrebbe portare ad un risanamento lento e graduale VIAGGI VERSO IL MEDITERRANEO Gli accordi erano stati stipulati anche per progetti d’inglese delle casse, le cattive notizie continuano a giungere con spietata puntualità. Quella di Air Malta non fa eccezione. Ed in questo caso si tratta quasi di una beffa se è vero che con la compagnia di bandiera maltese si era creato un rapporto assai forte, soprat- tutto sotto la gestione del sindaco Giuseppe Scopelliti, oggi governatore della Calabria. Era stato lui a volere a tutti costi i collegamenti con l’isola del Mediterraneo, tanto che i velivoli della compagnia facevano la spola da Malta a Reggio e poi a Roma e vice- versa. Una sinergia che ha portato anche ad un flusso non indifferente di turisti in uscita dallo Stretto verso il cuore del Mediterraneo. Ufficialmente per imparare la lingua inglese, attraverso dei progetti studiati appositamente, ma in realtà anche Truffa alla 488, undici gli indagati Sequestrati beni per 635mila euro La Procura di Crotone CROTONE Avrebbero messo in piedi un circuito finanziario al solo fine di accaparrarsi i soldi e frodare l’Unione europea. Attraverso un meccanismo apparentemente regolare, fatto di versamenti eseguiti utilizzando un prestito iniziale, avrebbero proceduto al pagamento di fatture d’acconto emesse dalla stessa società che avrebbe dovuto cedere l’oggetto dell’investimento. Ma le somme ritornavano, direttamente o tramite soggetti concorrenti, nella disponibilità dei soci dell’impresa acquirente, che poteva riutilizzarle per simulare ulteriori Tra gli indagati conferimenti in un ex assessore e conto capitale. Undici comun ex consigliere plessivamente le comunale persone finite nel di Crotone fascicolo degli indagati dalla Procura di Crotone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di truffa aggravata, falso, favoreggiamento personale e false comunicazioni sociali. Si tratta degli imprenditori Antonio Marafioti e Audino Caputo, indagati insieme a Santo e Luigi Sorbara, all’ex assessore comunale Arcangelo Curto, a Mario Bellizzi, a Peppino Petrone, all’ex consigliere comunale Giacomo Pantaleone Elia e Luigi Lopez. Altre due persone sono state denunciate con l’accusa di favoreggiamento. Beni mobili ed immobili e disponibilità bancarie per un valore di 635mila eu- ro sono stati sequestrati dalla Gdf di Crotone nell’ambito dell’indagine relativa ad una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’attenzione investigativa dei finanzieri si è concentrata sul finanziamento agevolato richiesto ed ottenuto, ai sensi della legge 488 del ’92, da una società di capitali con sede a Crotone, operante nel settore della logistica. Secondo gli inquirenti, a fronte di un investimento di 2.300.000 euro per la realizzazione di opere murarie e l’acquisto di macchinari industriali, sarebbe stato concesso all’impresa un contributo a fondo perduto di 1.906.000 euro, da corrispondere in tre distinte tranche sulla base della documentazione di spesa comprovante lo stato d’avanzamento dei lavori. Attraverso l’esame della documentazione, l’escussione di testi e, soprattutto un’approfondita indagine bancaria, i finanzieri hanno accertato l’inesistenza dei conferimenti effettuati dai soci in conto aumento del capitale sociale. I riscontri effettuati avrebbero dimostrato che i versamenti dei soci, per un ammontare di circa di 800 mila euro sono stati eseguiti utilizzando un prestito iniziale, fornito da una persona compiacente, che veniva immediatamente impiegato per disporre il pagamento della fattura d’acconto emessa dalla società che aveva ceduto il capannone industriale oggetto dell’investimento. In realtà, anche questo pagamento, sempre secondo l’accusa, era solo formalmente regolare: le somme ritornavano nella disponibilità dei soci dell’impresa acquirente, i quali potevano così riutilizzarle per simulare ulteriori conferimenti in conto capitale. L’attività operativa, culminata nel sequestro, ha consentito il blocco delle successive tranche e l’avvio delle procedure di revoca del finanziamento. Le Fiamme gialle hanno provveduto anche ad interessare la Procura regionale della Corte dei conti per presunto danno erariale derivante dall’indebita percezione dei fondi comunitari. Gabriella Passariello per attivare delle relazioni inglese. Ma ovviamente nuldurature con uno degli Stati la ha a che vedere tutto ciò economicamente più interes- con i soldi che legittimamensanti di tutta l’area del Medi- te Air Malta pretende dal Comune, sulla base di contratti terraneo. Ma Malta, come si ricorde- firmati e che ora dovranno rà, è stata anche sinonimo di essere onorati sino all’ultimo sospetti di non poca rilevan- centesimo. Una possibile soluzione alza. Qualche mese fa, infatti, proprio dalle colonne di CO la vicenda debitoria potrebè arrivata la notizia di una in- be essere trovata nei prossimi dagine, allo stato ancora em- giorni, grazie all’intervento brionale, sulla quale stareb- del sindaco Arena, ma da albero lavorando i magistrati cune indiscrezioni pare che del Cedir riguardante delle se non si arriverà ad un acipotesi di riciclaggio di dena- cordo, si potrebbe presto pasro proveniente da Reggio Ca- sare alla drastica soluzione del decreto labria, e ripuingiuntivo. lito attraverSe non si troverà Ipotesi che a so alcuni caun accordo si palazzo San sinò presenti Giorgio viene sull’isola potrebbe passare vista come maltese. al decreto Tutto ciò a l’ennesimo ingiuntivo testimoniangrattacapo di za di legami un periodo molto forti che, nel tempo, si nefasto che non accenna a sarebbero creati tra una par- terminare. te dei cittadini reggini ed il CONSOLATO MINNITI piccolo Stato di madrelingua [email protected] “crimine” Confiscata l’impresa di Futia il fedelissimo dei Commisso SIDERNO (RC) Sbriciola l’impero del clan Commisso. Beni per un valore di 700mila euro sono stati confiscati al pregiudicato Antonio Futia, il fedelissimo uomo d’onore dei capimafia di Siderno. Gli agenti del commissariato di polizia, all’alba di ieri, hanno apposto i sigilli al patrimonio aziendale di un’impresa d’autotrasporti e sottratto all’uomo due polizze vita. Lo scorso anno erano stati sequestrati, ora sono stati confiscati. Il provvedimento, emesso dalla “Sezione misure di prevenzione” del tribunale di Reggio Calabria, fissa un primo paletto al blitz sbirresco consumato nel novembre 2010, quando 200 milioni di euro intercettati in beni mobili e immobili furono sottratti in maniera preventiva alla famiglia Commisso. «Il decreto eseguito in data odierna – scrivono gli inquirenti - è la prima tranche arrivata a confisca di quel maxi-sequestro». Non è una delle solite figure incolori che popolano l’universo delle cosche, Antonio Futia alias “Ngilla”. Oggi è un detenuto coinvolto nell’inchiesta “Crimine”. Secondo gli inquirenti, era il preziosissimo fido del capomafia Giuseppe Commisso. Uno che sedeva al tavolo. Nel dicembre di due anni fa, gli investigatori in cuffia sentirono il suo nome. Quel giorno era andato alla lavanderia “Ape green”, nei sotterranei del centro commerciale “I portici”, per far visita al capo. «Abbiamo un L’impresa di trasporti incontro a Canolo», gli disse il boss Giuseppe Commisso. «È ovvio che l’invito a Futia – è l’assunto dell’antimafia - implichi comunque la piena appartenenza all’organizzazione criminale del destinatario, perchè sarebbe improponibile pensare di invitare un soggetto esterno ad un “battesimo” di ’ndrangheta». Il giudice Giglio, il magistrato che verga di proprio pugno il provvedimento di confisca, ha nominato anche un perito per accertare il valore di un palazzo a tre piani. E’ stato costruito a Siderno ed è intestato al padre di Antonio Futia. «Il perito dovrà verificare se il valore dell’immobile è proporzionato ai redditi dichiarati da Michele Futia e dalla moglie, Immacolata Sergio», dicono gli investigatori. Il blitz di ieri nasce da un’indagine avviata dagli uomini del commissario Stefano Dodaro. Ilario Filippone 15 MARTEDÌ 22 novembre 2011 D A L P O L L I N O il potere delle ’ndrine calabria A L L O Business annuo della 'ndrangheta Le principali “voci di bilancio” Traffico di droga Traffico di armi Estorsioni Prostituzione Altro (appalti, truffe, ecc...) Valore complessivo COSENZA Hanno pochi punti di convergenza, Cosa nostra e ’ndrangheta. Pochi elementi di congiunzione e qualche similitudine appena. Si somigliano, di sicuro, quando c’è da digrignare i denti e ostentare facile propensione alla violenza pura. Ma quali “fattori culturali” nati e proliferati al Meridione sono davvero molto dissimili, e distanti. Cosa nostra ha fallito lì dove la ’ndrangheta ha saputo stravincere. Ha fallito, la mafia siciliana, quando ha preteso di imporre allo Stato il proprio diktat, supponendo di poterlo piegare al proprio volere attraverso la strategia della tensione e l’attuazione delle stragi. Ha invece centrato in pieno l’obiettivo, la mala calabrese, quando ha compreso che con lo Stato si doveva - e si poteva? - dialogare inducendolo a più miti consigli... “comprandone” i favori. È per questo motivo che, oggi, la ’ndrangheta calabrese resta l’associazione criminale più insidiosa, potente, pericolosa che esista sul globo terrestre. Non è, questo, un assunto campato in area. Ma la cruda realtà anche a parere di chi, la ’ndrangheta, è chiamato a combatterla giorno per giorno dopo essersi già cimentato con il contrasto a Cosa nostra siciliana. È Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, che rilancia una convinzione ormai ampiamente stratificata nell’immaginario collettivo. «La ’ndrangheta - ha detto ieri nel corso di un convegno organizzato nella sua Paler- REGGIO CALABRIA Le chiamano “mele marce”. Sono appartenenti alle forze dell’ordine che vengono meno al loro dovere, ad un giuramento di fedeltà prestato nei confronti dello Stato che hanno deciso di servire. Succede, quasi sempre, quando arriva qualcuno che offre qualcosa a cui non si vuole o non si riesce a rinunciare. Per necessità o avarizia, poco importa. Sta di fatto che quel confine, marcato e ben visibile, tra guardie e ladri viene calpestato, superato e cancellato e si finisce per diventare alleati del nemico che, fino a poco tempo prima si combatteva con tutte le proprie forze. È una delle qualità migliori della ’ndrangheta quella di riuscire ad attrarre a sé anche soggetti legati alle istituzioni. Poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia penitenziaria: nessuno è immune da questo rischio. E le organizzazioni mafiose lo sanno benissimo. Sono diversi i casi di semplici agenti o di ufficiali e dirigenti che, avvicinati, hanno svestito i panni dei difensori della legge, per infrangerla a loro volta. Ma perché la ’ndrangheta ha bisogno delle “mele marce”? Non è difficile comprenderlo. Come lo Stato si giova dei pentiti per capire le dinamiche interne delle cosche, così i traditori dello Stato svelano a boss e picciotti quelle che sono le strategie per combattere ora S T R E T T O 22 miliardi di euro 2 miliardi di euro 4 miliardi di euro 4 miliardi di euro 12 miliardi di euro 44 miliardi di euro «La mafia va combattuta al Sud quanto al Nord» Pignatone: la ’ndrangheta è l’organizzazione più ricca del mondo mo dal Centro Pio La Torre - è oggi l’organizzazione più ricca e potente non solo in Italia ma in gran parte dei paesi del mondo». E le cause di questo (poco invidiabile) primato sono presto e facilmente motivabili così: «Lo Stato deve lottare non con una banda di criminali ma con un’organizzazione unitaria che è capace di creare collusioni con tutte le parti della società». Ecco, dunque: una organizzazione capace di creare collusioni con tutte le parti della società. Tutte. Ed ad ogni livello. È proprio questo il nodo che la rende così granitica e, di conseguenza, ricca. «Dire no al pizzo significa contestare le pretese delle mafie. I soprusi dei boss si combattono anche cominciando a non stringere relazioni con chi ha condotte di vita non corrette. Mentre da un lato le mafie vengono indicate come un fenomeno meridionale, dall’altro hanno approfittato della scar- sa conoscenza dello stesso fenomeno per affermarsi e fare affari al Nord - ha spiegato ancora Pignatone -. E’ ormai chiaro che devono essere combattute tanto al Sud quanto al Nord. In Lombardia si calcola che oggi ci siano 25 capi ’ndrangheta, con altrettanti “locali”. La mafia calabrese è riuscita a sfruttare il fenomeno dell’emigrazione per riprodurre esattamente nei vari paesi del mondo la struttura dell’organizzazione». Un elemento, quest’ultimo, sul qual si era già ampiamente soffermato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, impegnatissimo proprio sul campo del contrasto su scala internazionale alla malavita calabrese da vent’anni leader incontrastata nel campo del traffico di sostanze stupefacenti. Il secondo aspetto di assoluta rilevanza, del resto, è riferito alla potenza economico-finanziaria della ’ndrangheta, che anche grazie alla enor- me liquidità riesce a comprare i servigi degli infedeli dello Stato. Il business annuale delle sole cosche calabresi ammonta, secondo alcuni recenti dati Erispess, a 44 miliardi di euro (più di una manovra finanziaria) così ripartiti: 22 miliardi dal traffico di droga, 2 dal traffico di armi, 4 dalle estorsioni, 4 dalla prostituzione e 12 da altre voci di bilancio (appalti, truffe, ecc...). La droga rappresenta dunque la vera ricchezza delle consorterie criminali. Quella stessa droga che viene ormai commercializzata a tonnellate con i principali produttori al mondo. Ecco perché l’impegno di Gratteri mirato proprio a recidere il cordone che lega cartelli colombiani a ’ndrine calabresi per intraprendere un’azione di contrasto efficace alla mala calabrese in tutte le sue (secondarie?) manifestazioni di interesse. Quando guardie e ladri si alleano La criminalità cerca complici... e i traditori dello Stato rispondono Negli ultimi due anni sono una decina gli infedeli che sono finiti in carcere tentatrici della “piovra” in salsa calabrese. La malavita chiede e qualcuno esegue. Solitamente la domanda è sempre la medesima: conoscere con congruo anticipo le operazioni di polizia, così da capire i soggetti coinvolti ed eventualmente avere il tempo di poter sfuggire alla morsa dello Stato. Ma talvolta si arriva addirittura a stringere dei rapporti più duraturi che sfociano in una complicità non occasione, in coperture che assicurano impunità. Per la ’ndrangheta è una risorsa, per la Giu- la più potente mafia al mondo. E non deve sorprendere se tutto inizia talvolta con piccoli favori, con “sciocchezze” che potrebbero rientrare in un normale rapporto tra investigatore e confidente. Perché a queste latitudini è assai facile farsi “ammaliare” dalle sirene PIER PAOLO CAMBARERI [email protected] stizia una iattura. Ribadiamo: si tratta pur sempre di pochissimi soggetti, ma che arrecano danni gravissimi non solo alle indagini ma all’immagine stessa che viene data dello Stato. E se gli sforzi per prevenire e reprimere atteggiamenti così deprecabili sono tantissimi, altrettanto forte è la determinazione delle cosche nell’andare a ricercare soggetti “disponibili”. Basti pensare che, solo negli ultimi due anni, una decina d’infedeli sono stati assicurati alle patrie galere dagli stessi colleghi. Con dolore, certo, ma con la consapevolezza di aver reso lo Stato molto più forte. cons. min. l’infedele spadaro tracuzzi Il capitano dei carabinieri amico dei Lo Giudice REGGIO C.È uno dei casi più emblematici, forse quello che più di tutti ha destato scalpore. Perché a sbagliare, questa volta, non è stato uno della “truppa”, ma qualcuno che doveva guidare altri uomini, che doveva essere da esempio e che invece ha tradito. Saverio Spadaro Tracuzzi è un capitano dei carabinieri. Negli anni scorsi viene inviato a Reggio Calabria dove guida il nucleo operativo ecologico. Poi l’esperienza all’interno della Direzione investigativa antimafia, l’organismo interforze per eccellenza deputato a combattere la criminalità orga- nizzata. Ha accesso a informazioni riservate, può condurre indagini delicate ed essere vero punto di riferimento per gli altri colleghi. Ma dopo qualche tempo su di lui si addensano delle pesanti nubi. Qualcuno si accorge delle frequentazioni poco opportune con un soggetto che formalmente non ha mai avuto imputazioni per mafia, ma che viene ritenuto elemento di spicco dell’omonimo clan. È Luciano Lo Giudice, rampollo di una della famiglie di mafia più conosciute a Reggio Calabria. Con Spadaro Tracuzzi inizia un rapporto molto stretto che il capi- tano giustizia ufficialmente con il ruolo di confidente che Lo Giudice assicura. Ma il confine viene superato abbondantemente e i rapporti tra i due diventano di frequentazione assidua con favori reciproci. Ci sono viaggi pagati, macchine comperate a fronte di informazioni riservate su operazioni di polizia e l’implicita “protezione” che Luciano Lo Giudice ritiene di avere dall’amicizia con l’ufficiale dell’Arma. Fino a qualche mese fa, quando il capitano viene arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. cons.min. Saverio Spadaro Tracuzzi 18 MARTEDÌ 22 novembre 2011 calabria ora R E G G I O Uccise connazionale, ergastolo Omicidio alla stazione Fs, carcere a vita per il marocchino ancora latitante testamento Chieste le assoluzioni di Libri, Collu e Quattrone Condanna all’ergastolo per Mohamed Ben Taika, il cittadino marocchino ritenuto l’autore materiale dell’omicidio di un altro nordafricano, Rahidi Amcanice. L’uomo venne ucciso il 23 aprile del 2009 nei pressi della stazione ferroviaria di Reggio Calabria centrale. Il suo corpo fu ritrovato al mattino dagli operatori delle ferrovie. Su posto intervenne la Squadra Mobile che avviò le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Fu fondamentale la testimonianza di una donna, presente all’accaduto e individuata nel corso delle indagi- ni. Le sue parole permisero di ricostruire nei dettagli l’esatta dinamica dell’accaduto e individuare in Ben Taika l’autore del fatto. Questi, però, a seguito di emissione di decreto di fermo da parte del pm si è reso irreperibile e risulta allo stato latitante. Alla base dell’omicidio, probabilmente, un diverbio tra vittima e carnefice, poi sfociato nell’azione di sangue. L’omicidio di Amcanice avvenne nella zona deposito, dove alcuni extracomunitari trovano rifugio per trascorrere la notte. Nelle prime ore immediatamente successive al fatto di sangue, si ipotizzò che il movente dell’omicidio potesse essere ricondotto ad una lite proprio per un posto letto conteso. Nella giornata di ieri, dunque, la corte d’assise dopo una breve camera di consiglio ha deciso di condannare Taika all’ergastolo accogliendo in pieno la richiesta formulata dal sostituto procuratore Annalisa Arena che aveva invocato il carcere a vita per il marocchino. Il pm, nel corso della sua requisitoria, ha sottolineato la premeditazione del fatto e di conseguenza la necessità di irrogare all’imputa- to il massimo della pena. Di diverso avviso l’avvocato difensore di Taika, Lorella Sclapari, che ha invece chiesto l’assoluzione del proprio assistito o, in subordine, la condanna per omicidio preterintenzionale. La Corte (presieduta da Vincenzo Giglio, Anna Carla Mastelli a latere) ha ritenuto omicidio volontario l’efferato delitto commesso nel 2009 ai danni di Rahidi Amcanice ed ha deciso per il carcere a vita, anche se, come ricordato in precedenza, l’uomo risulta ad oggi ancora latitante. c. m. Gli indagati rispondono al gip “Astrea”, i due Lavilla e la Toscano si difendono dalle accuse Hanno risposto alle domande del gip gli ultimi tre soggetti tratti in arresto nell’ambito dell’operazione “Astrea”. Sono comparsi ieri davanti al giudice Antonio e Maurizio Lavilla e Maria Francesca Toscano, avvocato e moglie di Giovanni Zumbo. Tutti hanno respinto le accuse formulate nei loro confronti. Nello specifico i fratelli Lavilla, difesi dall’avvocato Lorenzo Gatto, hanno sostenuto come l’affare “Si.Ca.” non sia stato per niente legato ad un’intestazione fittizia Maurizio Lavilla ma una vera e propria operali non si sarebbe concretizzione commerciale. Maurizio Lavilla ha poi ri- zata alcuna fittizia intestazione nei percorso tutsuoi riguarte le fasi che di. hanno conintestazione Con l’opedotto alla razione conclusione fittizia “Astrea”, la della cessioNon ci sarebbero Guardia di ne e delineastate finte cessioni Finanza di to i rapporti Reggio Calaesistenti con di aziende ma bria ha inferZumbo. Per tutte le operazioni to un colpo quanto condurissimo cerne la Tosarebbero state alla “zona scano, invereali e concrete grigia” della ce, la donna, città. Undici difesa dalgli arresti, l’avvocato Giulia Dieni, ha avuto modo tra cui avvocati e commerdi chiarire la sua posizione cialisti. Secondo quanto appurato spiegando i motivi per i qua- Antonio Lavilla Maria Francesca Toscano dalle indagini, infatti, la cosca Tegano, attraverso dei passaggi societari, predisposti dai professionisti arrestati, e grazie al ruolo di alcuni prestanome compiacenti, spesso coincidenti con gli stessi professionisti, riusciva a controllare una parte del capitale privato della società municipalizzata “Multiservizi spa”, che si occupa della manutenzione di strade, verde pubblico ed illuminazione, nel comune di Reggio Calabria. La società “Rec. Im. srl” (riconducibile ai Tegano), infatti, controlla il 33% del capitale sociale della “Gestione servizi territoriali srl” che, a sua volta, controlla il 49% della Multiservizi. Nello specifico, i finanzieri sono riusciti a dimostrare, attraverso un complesso puzzle fatto di riscontri contabili e intercettazioni, come vi fossero delle intestazioni di società del tutto fittizie e miranti soltanto ad evitare l’aggressione dei patrimoni da parte dello Stato. Sono soprattutto due i soggetti che vengono in evidenza in quest’inchiesta ed entrambi hanno rivestito dei ruoli di primissimo piano anche in indagini precedenti e cioè Giovanni Zumbo e Giuseppe Rechichi. c. m. Ancora interventi difensivi per il processo “Testamento” che si sta celebrando nelle aule del tribunale di piazza Castello. Ieri è stato il turno dell’avvocato Lorenzo Gatto (in foto) che ha discusso le posizioni di Domenico Libri, Alessandro Collu e Francesco Quattrone. Per quanto concerne Libri, figlio del boss defunto “Mico”, il legale difensivo ha evidenziato come i giudici di primo grado hanno fatto malgoverno delle regole necessarie ad individuare le responsabilità penali riguardo il reato di associazione mafiosa. In sostanza, secondo l’av- vocato Gatto, le colpe del padre di Giuseppe Libri non devono ricadere sui figli: «Libri paga per responsabilità non sue» ha sottolineato Gatto. L’avvocato ha poi posto in risalto come la ‘ndrangheta non badi a cose di poco conto come l’appalto di un palazzo o la gestione di lavori privati. Sulle posizioni di Collu e Quattrone, Gatto ha censurato la sentenza di primo grado, in quanto non avrebbe tenuto in debita considerazioni le spiegazioni, a dire della difesa esaustive, che gli imputati hanno fornito in ordine alle accuse che gli vengono mosse. “impegno e condivisione” Un nuovo modo d’intendere l’avvocatura Il gruppo di legali reggini “Impegno e condivisione” va all’attacco e manifesta una certa insofferenza per la situazione esistente nell’avvocatura in riva allo Stretto e per quella dentro l’ordine provinciale degli avvocati. Un attacco pacato, ma deciso, quello che il movimento, venerdì pomeriggio all’auditorium “Lamberti-Castronuovo”, ha mosso attraverso un’assemblea, sancendo così l’inizio di un percorso di partecipazione che guarda alle prossime elezioni del consiglio dell’ordine, ma che ambisce a costruire dal basso un nuovo modo di concepire l’avvocatura e l’organismo rappresentativo forense. Ad animare l’incontro, tre avvocati, ovvero Paolo Iatì, Paola Carbone e Domenico Retez, già componenti dimissionari del consiglio e guide del movimento che per la terza volta parteciperà al voto per l’assemblea dell’ordine professionale. «Non è un buon momento per l’avvocatura. Ci siamo resi conto che è necessario superare questa fase ed arrivare ad offrire un organo rappresentativo che sia in grado di far fronte ai problemi. Nonostante le difficoltà, c’è anco- ra la volontà di impegnarci» ha detto Iatì. Gli avvocati vanno garantiti nei rapporti con colleghi, magistrati, cancellieri e clienti. Per fare ciò non è opportuno partire presentando una lista, ma coinvolgendo gli avvocati nella formazione e nei contenuti». Tre le linee guida indicate da Iec nell’affrontare questo percorso di rinnovamento: consapevolezza del ruolo dell’avvocatura, trasparenza ed efficienza. Un primo punto di ascolto lo si è fatto mediante un dibattito al quale sono intervenuti diversi avvocati che hanno sottolineato questioni “interne”, come un ordine ritenuto assente ed insufficiente in termini di rappresentatività, risoluzione dei problemi ed offerta di servizi, ed “esterne”, come quella “tecnica” del rapporto con magistratura e cancelleria o quella “pratica” della potatura degli alberi dei parcheggi del Cedir in orario d’udienza. «Non siamo alla ricerca di un voto che si trova con telefonate o al Cedir, ma di voci – l’intervento di Retez – la dignità personale e professionale di avvocati mortificati ogni giorno va messa davanti a tutto». Luca Assumma MARTEDÌ 22 novembre 2011 PAGINA 32 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE OSPEDALI 0966 588637 GIOIA TAURO CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 0966 52111 VIGILI DEL FUOCO FARMACIE 0966 52203 PALMI 0966 267611 CITTANOVA 0966 660488 OPPIDO 0966 86004 POLISTENA 0966 942111 TAURIANOVA 0966 618911 CINEMA Gioia Tauro Rosarno Ioculano 0966 51909 Rechichi 0966 52891 Tripodi 0966 500461 Alessio 0966 773237 Borgese 0966 712574 Cianci 0966 774494 Paparatti 0966 773046 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 0966 479470 0966 22742 0966 22692 0966 22897 0966 22651 Taurianova Ascioti 0966 643269 Covelli 0966 610700 D’Agostino 0966611944 Panato 0966 638486 Delitto Gentiluomo, fatale fu l’amore per una donna Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso cosa mia Le eccezioni delle difese al centro dell’udienza Modafferi preso in montagna: tentò di uccidere l’eufemiese PALMI Fatale fu l’amore per una donna. Una storia che sembra calata da un romanzo d’appendice del secolo scorso, con i due contendenti che si fronteggiano e si aggrediscono contendendosi l’amore di una donna straniera, prima di finire in ospedale l’uno e nascosto in un casolare d’Aspromonte l’altro. Una storia che i carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni e gli uomini del commissariato di polizia di Palmi hanno risolto in brevissimo tempo nonostante la reticenza di chi, avendo assistito ai fatti, avrebbe potuto aiutare le forze dell’ordine nelle indagini. Una storia di amori rubati nata a Sant’Eufemia d’Aspromonte, dove Cosmo Modafferi e Salvatore Gentiluomo si contendevano i favori di una cittadina straniera, da tempo ormai residente nel piccolo paese montano. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine i due uomini da tempo erano ormai in aperto contrasto per via di questo amore conteso. CATTURATO I carabinieri con l’arrestato La donna infatti aveva allacciato un rapporto sentimentale con Salvatore Gentiluomo: rapporto però che era finito a causa dell’amore sbocciato tra la stessa donna e Cosmo Modaffari. E proprio questo “cambio” di partener aveva portato i due uomini alla lite. Lite che in un primo momento si era limitata a urla e spintoni per poi finire alle mani anche davanti ad altre persone. Una situazione divenuta ormai compromessa e finita, lo scorso primo di ottobre, quando Gentiluomo fi- niva all’ospedale di Scilla prima e ai Riuniti di Reggio Calabria subito dopo, a causa di due colpi di arma da fuoco che lo avevano colpito alla gamba sinistra e al piede. La scena da far west (scoppiata presumibilmete in seguito all’ultimo violento litigio causato da Gentiluomo, che aveva aggredito Modaffari il giorno precedente) era avvenuta in pieno giorno, mentre la vittima si trovava seduta in un bar in pieno centro in compagnia di altre persone. Situazione che però non aveva scoraggiato l’assalitore che, armato di fucile caricato a pallettoni, in seguito all’ennesima lite aveva sparato al rivale in amore. Una situazione che potrebbe fare sorridere se non ci fosse scappato il ferito. Subito dopo l’agguato Modaffari, resosi conto della gravita dell’aggressione, e coperto dal colpevole silenzio degli avventori del bar che tutto, presumibilmente, avevano visto, era fuggito, dandosi alla latitanza nel cuore della montagna. Ed è proprio in montagna che le forze dell’ordine, dopo un’accurata indagine, hanno scovato il quarantacinquenne che si nascondeva in un casolare abbandonato nel cuore d’Aspromonte. Modaffari dal canto suo, appena scoperto dopo i quarantacinque giorni di latitanza, si è consegnato alle forze dell’ordine senza opporre alcuna resistenza. L’uomo, dopo gli accertamenti del caso, è stato trasferito nella casa circondariale di Palmi a disposizione dell’autorità giudiziaria. VINCENZO IMPERITURA [email protected] Da sinistra il presidente Capone e il Tribunale PALMI Udienza del processo “Cosa mia” completamente dedicata alle richieste preliminari della parti, quella celebrata nella giornata di ieri. Tre le questIoni proposte dal nutrito collegio difensivo durante la lunga seduta. In primo luogo, i legali hanno richiesto l’inutilizzabilità di gran parte delle intercettazioni carcerarie, perché secondo le difese non sarebbero state effettuate dalle strutture apposite della procura di Palmi, ma da alcuni apparecchi a disposizione delle carceri in cui sono ristretti gli imputati nel procedimento. La seconda questione posta dai legali ha riguardato la nullità del decreto che dispone il giudizio. Secondo quanto prospettato dalle difese al presidente della Corte d’assise Silvia Capone, gli imputati non sarebbero stati messi nelle condizioni di visionare tutti gli atti processuali, in particolar modo le registrazioni audio e video effettuate all’interno degli istituti di pena. Da questa mancata visione, sostengono i legali, gli imputati non sarebbero riusciti a scegliere con cognizione di causa se farsi processare in abbreviato o con il rito ordinario. Infine, i legali hanno chiesto la riapertura dei termini per scegliere le intercettazioni da fare trascrivere al perito. Questo passaggio avviene di solito in quella che viene definita “udienza stralcio”, nel corso della quale accusa e difesa concordano quali intercettazioni ambientali e telefoniche devono essere oggetto di trascrizione. Ciò non sarebbe avvenuto e per questo gli imputati chiedono di riaprire i termini. Il processo contro la potente cosca Gallico di Palmi, che sta muovendo i primi passi davanti alla Corte d’assise, è stati rinviato al 5 dicembre prossimo, data in cui il presidente Capone scioglierà le riserve sulle richieste delle difese, alla quali il pm Giovanni Musarò si è opposto. (fral) sequestro del campo PALMI La lotta all’abusivismo forse è iniziata troppo tardi. Dopo il sequestro del suo campetto, in via Santa Maria, Domenico Gallico ha fatto richiesta di usucapione per il terreno sequestrato dalla polizia municipale. La tesi sostenuta dal difensore di Gallico, l’avvocato Francesco Cardone, è che il terreno fosse in possesso del suo assistito già da 20 anni, e per questo ci sarebbero gli estremi per chiedere il diritto a diventare proprietario del terreno, che oggi appartiene al Comune. La procedura, già avviata, prevede un tentativo di conciliazione tra i soggetti denunciati in seguito al sequestro ed il Comune, parte offesa. Ad una prima comparizione davanti all’organo di mediazione presso l’Ordine degli avvocati di Palmi, av- Oltre il danno arriva la beffa Gallico vuole usucapire il terreno occupato per 30 anni venuta lo scorso venerdì, il Comune ha rifiutato la possibilità di conciliazione; l’iter non è però terminato, infatti è previsto un successivo incontro tra le parti in causa. La questione del campetto potrebbe dunque rivelarsi un’arma a doppio taglio per l’Ente. Il tentativo di combattere l’abusivismo, attraverso l’indagine coordinata dal Procuratore capo Francesco Creazzo, dal suo sostituto Luigi Iglio e condotta dalla municipale di Palmi guidata dal comandante Francesco Managò, che ha portato al deferi- mento dei soggetti coinvolti per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico aggravata e realizzazione di opere edilizie in cemento armato su area sismica in assenza di titoli, potrebbe far pagare all’Ente un situazione di “non controllo” che, secondo il difensore di Domenico Gallico, metterebbe quest’ultimo nelle possibilità di rivendicare il diritto di proprietà, basato su regolari leggi dello stato, sul terreno sequestrato ed oggetto di indagine. Una storia di abusivismo edilizio che fa parte della “normale quotidianità” calabrese. Il campetto di calcio a cinque, recintato ed attrezzato, veniva affittato per partite di calcetto. A fianco al campo negli anni è stato costruito un altro edificio, anche questo sarebbe completamente abusivo. Un bar rosticceria su cui grava un’ordinanza comunale di demolizione e per il quale era stata già emessa, dagli uffici del settore urbanistico del comune di Palmi, un’ordinanza di cessazione di attività. MAURO NASTRI [email protected] IL SEQUESTRO Due agenti della Municipale mettono i sigilli al campo 33 MARTEDÌ 22 novembre 2011 calabria ora P I A N A CRONACA ROSARNO Durante la rivolta dei migranti di Rosarno erano scesi in strada con mazze, bastoni e spranghe per presidiare il quadrivio “Spartimento”, luogo simbolo di quella tragica settimana di lotta, che distava solo poche centinaia di metri dal ghetto nero dell’ex “Opera sila”. Alcuni di loro, otto in particolare, sono stati oggetto di due distinte informative dei carabinieri e della polizia finendo nel registro degli indagati prima, e rinviati a giudizio poi. Nella mattinata di ieri, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Palmi, è iniziato il processo contro quegli 8 rosarnesi accusati di porto d’armi improprie. Alla sbarra figurano Salvatore Belcastro, Angelo Borgese, Domenico, Pasqualino e Vincenzo Cananzi, Francesco Battagliesi, Vincenzo Crisafulli e Vincenzo Stillitano. I loro volti sono impressi in due book fotografici che le forze dell’ordine hanno portati ieri mattina in aula per confermare la loro versione dei fatti davanti al giudice. Il primo a essere sentito è stato il tenente Ceccagonoli, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Gioia Tauro. Il graduato dell’Arma ha affermato di essere arrivato all’identificazione dei sei indagati dai carabinieri, grazie all’aiuto di due militari della tenenza di Rosarno. Subito dopo sono stati sentiti i due assistenti di polizia del commissariato di Gioia Tauro Mele e Morello. Il primo ha riconosciuto le due persone indagate dalla polizia, mentre il secondo ha redatto il book fotografico per conto della scientifica della Anoia, rapinati 4 cacciatori Due malfattori, con il volto travisato e armati di pistola e fucile, hanno portato a termine, ad Anoia, una rapina ai danni di G.A., 48 anni; B.D., 45 anni; Q.A., 44 anni; E.V., 66 anni, asportando loro 4 fucili. I quattro erano intenti ad intraprendere una battuta di caccia. Appiccava fuoco Scoperto 25enne SPARTIMENTO Una fase della diretta di Anno Zero dal quadrivio Rivolta migranti In otto alla sbarra per armi abusive Palmi, partito il processo a chi occupò con le mazze il quadrivio della vergogna città del porto. I carabinieri, attraverso il sostituto procuratore Papalia hanno ottenuto che agli atti del processo venisse allegato le riprese della registrazione della trasmissione di Michele Santoro “Anno zero” che dal qua- drivio Spartimento, alla fine dei fatti di Rosarno, mandò in onda la trasmissione. Il processo è stato rinviato al 2 aprile del prossimo anno, data in cui il got Lombardo, che presiede l’udienza, visionerà le foto originali scat- I carabinieri di Delianuova, hanno deferito in stato di libertà V.G., 25 anni, poiché lo stesso veniva colto in flagranza di reato mentre tentava fuggire dopo aver incendiato della carta davanti ad una finestra, dell’abitazione di I.M., 42 anni. Cacciava senza permesso, deferito I militari di Giffone e Molochio, hanno deferito in stato di liberta’ F.A., 48 anni per cessione illegale di arma comune da sparo a F.R., 44 anni, denunciato per porto abusivo di arma e detenzione abusiva di arma e munizioni. Gioia, automobile data alle fiamme tate dalla polizia scientifica e, se non ci dovessero essere nuove necessità, le parti potrebbero iniziare le discussioni prima della camera di consiglio. Gioia Tauro, approfittando del buio della notte ignoti malviventi hanno dato alle fiamme l’autovettura fiat punto di proprietà V.G., 68 anni. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] L’OPERAZIONE Coltivavano erba, due in arresto Sinopoli, padre e figlio scovati a curare una piantagione in serra SINOPOLI Il freddo dell’inverno non scoraggia gli atipici coltivatori di marijuana della Piana. Viste le temperature rigide di questi ultimi tempi infatti questa “strana” categoria di contadini, per la verità piuttosto diffusa nel comprensorio vista la frequenza delle operazioni delle forze dell’ordine, le piante di cannabis indaca (che crescono rigogliose sui costoni d’Aspromonte che si affacciano sul Tirreno) le pianta e le coltiva direttamente in serra. I carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni e i loro colleghi del reparto elitrasportato del dei cacciatori del Goc infatti hanno scovato il cinquantenne Salvatore Sergio e suo figlio Francesco Paolo (che di anni ne ha solo ventidue) mentre accudivano amorevolmente una piantagione di erba all’interno di una struttura di plastica che serviva a far sopravvivere le stesse piante ai rigori dell’inverno. Accanto ad un piccolo appezzamento coltivato ad ortaggi infatti i due Sergio (rispettivamente padre e figlio) avevano costruito una piccola serra dentro la quale erano messe a dimora 368 piantine di marijuana dell’altezza media di dieci centime- In alto Salvatore e Francesco Paolo Sergio e sotto, la piantagione d’erba in attesa del trapianto Le 368 piantine sarebbero state in seguito trapiantate lungo i costoni d’Aspromonte tri. Una piantagione piuttosto estesa che, sostengono gli inquirenti, sarebbe poi dovuta essere trapiantata direttamente nelle campagne circostanti per consentire alle piantine di crescere rigogliose prima di essere immesse direttamente sul mercato degli stupefacenti leggeri. Nel corso della perquisizione domiciliare, eseguita anche grazie alla collaborazione dei militari della stazione di Sinopoli (il paese in cui ricade il terreno su cui sorgeva la serra) hanno poi rinvenuto un contenitore al cui interno sono stati trovati circa venti grammi d’erba già essiccati e pronti per il consumo. L’intero materiale è stato posto sotto sequestro e il materiale repertato è stato campionato per le analisi che stabiliranno il grado di principio attivo contenuto nelle piantine. I due Sergio, dopo le formalità di rito sono stati portati nel carcere di Palmi a disposizione dell’autorità giudiziaria. R.P. CINQUEFRONDI Vandali in azione alla villa CINQUEFRONDI Buio, letteralmente. Un raid nella villa comunale di Cinquefrondi ha decapitato quasi tutti i lampioncini. Di molti è rimasto solo il bastone piantato nelle aiuole, niente lampadina, niente sfera di plastica. Gli ovali protettivi infatti penzolano scassati o fanno tappeto a terra, ridotti in frammenti. Fra i venti e i trenta, i lampioni aggrediti qualche giorno fa, forse di pomeriggio. La villa è nel centro del paese, uno dei suoi lati confina con il plesso della scuola primaria “Della Scala”. L’assessore Scappatura afferma di aver già sporto denuncia ai carabinieri. Insieme al collega Condoluci e al consigliere Macedonio, si è imbattuto nei cocci dell’incursione non molto tempo dopo che era avvenuta. Ad aggravare il quadro, i pezzi delle sfere ritrovati in via Vittorio Veneto, molti metri più in basso dell’affaccio del parco. I vandali hanno probabilmente lanciato giù le capsule, con quali rischi per eventuali passanti si può immaginare. Ora, è forse troppo scontato sottolineare la metafora oscurità che ci consegnano gli ultimi, frequenti casi di teppismo in luoghi pubblici e privati di Cinquefrondi. La scuola media allagata e insozzata qualche settimana fa, i furti nelle case che si susseguono anche di giorno. Fino appunto a una devastazione che trova sfogo nel cuore cittadino, la zona verde incaricata per definizione ad accogliere passeggiate, giochi di bambini, un surplus di socialità. Senza andare a scomodare impegni sfavillanti e consapevoli che già un sistema di videosorveglianza potrebbe dare una mano, non sarebbe magari tempo perso cominciare da una riconquista dell’ordinario. Un’altalena rimessa in sesto, l’angolo di un pagliaccio, un reading fra i viali. Insomma, dare l’idea che per ogni lampadina rotta c’è un senso della cura e una passione civile molto più ostinati nel voler tirar su la luce. ANGELO SICILIANO [email protected] MARTEDÌ 22 novembre 2011 PAGINA 37 l’ora della Locride Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected] GUARDIE MEDICHE Siderno Locri Marina di Gioiosa J. Gioiosa Jonica Roccella Jonica Bovalino Grotteria Caulonia tel. 0964/399602 tel. 0964/399111 tel. 0964/416314 tel. 0964/51552 tel. 0964/84224 tel. 0964/61071 tel. 0964/53192 tel. 0964/861008 SIDERNO Nessuna soluzione all’orizzonte per i dipendenti di Locride Ambiente, che come avevano urlato nei giorni scorsi nel vivo delle proteste contro i Comuni morosi sono giunti ad una situazione al limite del sopportabile. E oltre al danno ora si aggiunge anche la beffa. Ieri, infatti, uno degli operai si è trovato davanti alla porta di casa gli ufficiali giudiziari, pronti al pignoramento dei beni per via del mancato pagamento del mutuo. La banca, come da copione, ha bussato alla porta del malcapitato battendo cassa. Ma di soldi, ormai, non ce ne sono più e tutto ciò che resta a queste persone è la loro disperazione e la coscienza che le forze cominciano a venir meno. Ora quella calma e quell’educazione con la quale sono state portate avanti proteste pacifiche cominciano a trasformarsi in rabbia. E a ragion veduta. Così le due giornate di protesta, concordate con la Commissione di garanzia e sciopero, potrebbero essere anticipate, in barba alle leggi e al buon senso, quello che finora non ha commosso i responsabili di questa situazione. «Probabilmente bloccheremo i servizi prima dei giorni stabiliti per lo sciopero», spiega Giuseppe Tavernese, uno dei dipendenti della società, che si è fatto portavoce dell’ennesima situazione di disagio che lui e i suoi colleghi sono costretti a subire ormai da mesi. Oggi, dunque, gli operai si riuniranno nella sede della Spa presso la zona industriale, per stabilire le prossime mosse. «Siamo stanchi, è impossibile vedere un padre di famiglia arrivare in lacrime perchè la banca gli sta portando via tutto - ha aggiunto - quindi la mia proposta sarà questa: bloccare i servizi subito, senza aspettare che arrivi giorno 13, quando il Natale sarà alle porte e per noi la situazione sarà ancora più difficile». Alla riunione di oggi pomeriggio, oltre agli operai della società, prenderà parte anche l’amministratore delegato Andrea Falvo, che ormai da giorni sta tentando di trovare una soluzione alla difficile situazione senza però avere molta fortuna. «Daremo tre giorni di tempo alla società per versarci gli stipendi, dopodichè procederemo con il blocco dei servizi - ha aggiunto Tavernese - anche perchè attendere il 13 dicembre significherebbe accettare di FARMACIE EMERGENZA Bovalino Bovalino Cristiano De Sandro Longo tel. 0964/66128 tel. 0964/61028 tel. 0964/356097 Gioiosa Jonica Martora & Crupi tel. 0964/51259 Satriano tel. 0964/51532 Scopacasa tel. 0964/58134 Carabinieri Polizia Capitaneria CINEMA tel. 0964/61000 tel. 0964/67200 tel. 0964/787657 Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/51616 Marina di Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/415106 Cinema Vittoria Cinema Nuovo Locri tel. 3397153696 “Breaking down” ore 18 - 20 - 22 Siderno tel. 0964/342776 “Breaking down” ore 16 - 19- 22 Roccella Jonica Cinema Golden tel. 0964/85409 “I soliti idioti” ore 18 - 20 - 22 Operaio senza stipendio La banca pignora i beni la scomparsa Forestali in lutto Muore l’ispettore Mariano Gulino Locride Ambiente, dipendenti esausti: «Sciopero subito» I lavoratori di Locride Ambiente davanti alla sede passare il Natale senza un centesimo». Le possibili denunce, che all’inizio della loro manifestazione pacifica portata avanti nelle scorse settimane di fronte alla sede della società costituivano uno dei timori più forti, ora scivolano addosso. «Ci assumeremo le nostre responsabilità - sottolinea ancora il portavoce dei dipendenti tanto al massimo si aggiungeranno alla diffida che già hanno avanzato i Comuni di Locri e Siderno». Dopo la prima giornata di sciopero, infatti, i sindaci Giuseppe Lombardo e Riccardo Ritorto, pur manifestando la loro piena solidarietà ai dipendenti, hanno pensato di tutelarsi visti i disagi legati al mancato espletamento del servizio. «Ci sono colleghi che sono stati costretti ad assentarsi dal lavoro perchè non hanno soldi per mettere la benzina - ha spiegato un altro dipendente - o perchè hanno l’assicurazione scaduta e non possono pagarla». Una situazione, dunque, estremamente difficile, che oltre a riguardare in prima persona i dipendenti della società e le loro famiglie non può non interessare anche i cittadini del comprensorio, che si ritroveranno presto o tardi a dover subire lo stop della raccolta dei rifiuti. Una eventualità che vista l’estrema precarietà in cui si è già trovata la Locride a causa dell’emergenza rifiuti rischia di rendere ancor più difficili gli equilibri. SIMONA MUSCO [email protected] pianeta scuola Don Pino sale in cattedra Gli studenti dello Zaleuco incontrano il parroco antimafia De Masi LOCRI Al liceo scientifico “Zaleuco” una giornata di assemblea di Istituto si trasforma in un appuntamento con l’educazione civica, la storia, la legalità. Venerdì 18 novembre, il giorno dopo la grande manifestazione studentesca che ha portato in piazza centinaia di studenti per protestare contro la politica e rivendicare il diritto allo studio, nell’aula magna del dirigente scolastico Giuseppe Fazzolari, si chiacchiera con docenti, esperti, amministratori politici e preti. Una manifestazione di pensieri che prima con le classi del biennio, poi con il triennio, ha suscitato vivo interesse tra i ragazzi, che, se pur movimentati e vivaci, hanno interagito con i relatori ed ospiti. Un viaggio verso la storia, la cultura, i diritti e doveri dei cittadini europei, grazie alla relazione eccellente del professor Antonio La Rosa, ex dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Maresca” di Locri. Ritrovando sui banchi del liceo Zaleuco i suoi alunni, La Rosa, accompagnato dalle testimonianze vive degli allievi, ha condotto gli studenti nella civiltà europea, trasportandone emozioni, sensazioni vissute nello strepitoso ed educativo viaggio d’istruzione (ma non solo, perché si è trattato di una meta per la crescita personale di ogni ragazzo) a Santiago de Compostela. Un’Europa studiata a piccoli passi, dalle origini, dalla civiltà greca e romana sino ad arrivare a Bruxelles. Interessante è stato anche l’intervento di La Rosa che ha permesso ai giovani studenti di conoscere più da vicino le attività culturali svolte in città, come la rassegna “L’Officina del pensiero pensante”. Alle ore 11,00 circa a salire in cattedra sono due personaggi con un ruolo diverso: uno fa il politico l’altro il sacerdote. Entrambi però con la missione di “educare” i cittadini. E l’argomentazione trattata per i più grandicelli, voluto dai rappresentanti d’Istituto, sempre pronti ad in- terrogarsi e conoscere nuovi percorsi, è stata la legalità. Il sindaco di Gerace Pino Varacalli parla alla giovane platea consigliandola al rispetto delle regole semplici, del vivere quotidiano. Di cultura della legalità, di scelte di vita continuerà a parlare don Pino De Masi (nella foto), prete della Piana che ha sempre definito la ‘ndrangheta una vera e propria holding internazionale del crimine. De Masi parla ai giovani coinvolgendoli, interagendo con loro attraverso domande, a volte anche provocatorie ma che inducono alla riflessione. E se tra gli studenti c’è chi è demoralizzato perchè la ‘ndrangheta dicono - è un potere più forte dello Stato, che si insidia dappertutto, De Masi invoca alla consapevolezza di ciò che ognuno potrà fare. «Ognuno di noi - dice - è responsabile. La ‘ndrangheta non deve essere combattuta dagli eroi, dallo Stato, ma da tutti i cittadini, ognuno con le proprie competenze ed il proprio ruolo». Si parla, si raccontano esperienze di vita, testimonianze forti e riflessive. Al liceo “Zaleuco” si continua a chiacchierare. La campanella suona e si va a casa con una forza in più: quella di aver compreso che “ognuno ha una grossa responsabilità”, sin da piccolo. Domenica Bumbaca LOCRI La Guardia Forestale è in lutto. Nel pomeriggio di sabato 19 novembre, infatti, è scomparso l’Ispettore Superiore Mariano Gulino, attuale Comandante del Comando Stazione di Locri, a seguito di un tragico incidente avvenuto nelle campagne del suo paese d’origine dove si era recato, libero dal servizio, per fare visita agli anziani genitori. 57 anni, Gulino era originario di Bompietro, in provincia di Palermo e militava nel Corpo forestale dello Stato dal 1976, prestando servizio in diverse sedi operative. I colleghi lo ricordano come un «Uomo generoso e competente, stimato ed apprezzato dentro e fuori dall’Amministrazione di appartenenza e si era sempre contraddistinto per onestà e correttezza». Recentemente la sua famiglia era stata colpita da un doloroso lutto, ma nonostante ciò il comandante in servizio a Locri, costretto tra l’altro a combattere con una grave patologia, ha continuato a svolgere fino alla fine la propria attività lavorativa con dedizione ed alto senso del dovere, dando grande lustro al Corpo forestale dello Stato in tutto il comprensorio della locride. Gulino lascia la moglie Maria e la figlia Loredana,. Le esequie religiose, nel corso delle quali gli verranno resi i più alti onori, si terranno questo pomeriggio a partire dalle ore 15,00 nella Cattedrale di Locri. an. ni. 39 MARTEDÌ 22 novembre 2011 calabria ora L O C R I D E il processo LOCRI La morte di Salvatore Cordì, il capomafia di Locri assassinato a Siderno nel maggio del 2005. Tre ore dopo il delitto, consumato alle cinque e mezza del pomeriggio, i sospettati Michele Curciarello e Antonio Martino furono sottoposti alla prova dello stub al commissariato di polizia: sulle loro mani e sui loro indumenti erano presenti residui di polvere da spa- Omicidio Cordì, i dubbi sullo stub I legali dei presunti sicari Martino e Curciarello: «I pentiti raccontano frottole» ro. Oggi, sei anni dopo, i due sono detenuti coinvolti nel processo per l’uccisione del boss, ma il loro difensore di fiducia, l’avvocato Salvatore Staiano, racconta che quella sera, 31 maggio 2005, nulla fu fatto a dovere. Lo stub eseguito dagli agenti della Scientifica, a suo dire, non è stato preceduto dalla prova bianca. «Chi ci dice che quelle particelle rinvenute derivino dagli spari esplosi per uccidere Salvatore Cordì?», chiosa in aula il legale. Ieri, nel corso della sua arringa, l’avvocato Staiano ha chiesto ai giudici della Corte di as- solvere gli imputati Martino e Curciarello. Le prove raccolte dal pubblico ministero, sostiene, sono inconsistenti. Inoltre, dice, i pentiti e il testimone di giustizia, Domenico Oppedisano, «hanno raccontato un sacco di frottole». I detenuti Martino e Curciarello, per la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, sono i sicari che liquidano il boss Cordì su ordine di Antonio Cataldo. Il capomafia è stato condannato a 30 anni di reclusione con la formula del rito abbreviato. La replica del pubblico ministero, Antonio De Bernardo, è prevista per giovedì. Poi i giudici si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza. Ilario Filippone Il fedelissimo dei Commisso Gli investigatori in cuffia sentirono citare il suo nome due anni fa SIDERNO Dopo essere sfuggito alla maxiretata del luglio 2010 nell’ambito dell’inchiesta “Crimine”, viene arrestato all’alba del 27 gennaio 2011. I carabinieri del comando provinciale di Reggio lo ammanettano a Siderno. Lo trovano per strada: «Sicuramente – sostengono fonti dell’Arma – stava cambiando nascondiglio». Finisce così la latitanza di Antonio Futia, alias “u ‘Ngilla”, il capoclan della Lamia. Ieri gli uomini del commissariato di Siderno, coordinato dal vice questore Stefano Dodaro, gli hanno confiscato il patrimonio aziendale per un valore di 700 mila euro. Ormai è l’ex proprietario dell’omonima impresa individuale di autotrasporti. Tra i beni sottratti anche due polizze vita. Futia, classe 1958, è un affiliato della cosca dei Commisso. La Dda reggina lo ritiene uomo di fiducia del capomafia Giuseppe Commisso, noto ai più con l’appellativo “u Mastru”. Sono le intercettazioni ambientali che lo incastrano. Le forze dell’ordine lo hanno visto entrare nei locali della lavanderia “Apegreen” del centro commerciale “I portici” e hanno ascoltato i suoi discorsi. «Non posso venire Mastro, che ho mille cose da fare», con queste parole Futia declina l’invito di Giuseppe Commisso a partecipare a un incontro a Canolo. «E’ rammaricato» - scrivono gli investigatori che però interpretano la risposta come un chiaro indizio di associazione mafiosa. Non solo dice sì e Antonio Futia; a destra il dirigente della polizia Dodaro appartiene alla famiglia, ma una volta dentro ha pure il potere di dire no ed evitare di presentarsi a un meeting importante: così ragiona l’antimafia. Da qui l’identikit di Due arresti per furto di rame Gli uomini sorpresi dai carabinieri di Bianco in flagranza di reato BIANCO Non conosce soste il fenomeno di furti di cavi per ricavare l'anima in rame. Tanti sono i casi di cui si è avuta notizia nella Locride solo negli ultimi mesi, alcuni dei quali vengono scoperti solo dopo il furto. Questa volta, però, è andata male a due nomadi di Bianco, che nella tarda serata di domenica sono stati sorpresi in flagranza di reato e quindi arrestanti Durante un normale servizio di controllo quotidiano condotto alle forze dell’ordine, i carabinieri del reparto Norm- Aliquota radiomobile di Bianco, diretti dal tenente Fortunato Suriano e dal comandante della compagnia di Bianco, tenente Francesco Donvito, reato, è stato subito il trentaquattrenne hanno arrestato Massimo Amato classe Bevilacqua, il quale ha spiegato ai cara1979 e Rocco Bevilacqua (classe 1977), binieri di aver rubato i cavi di rame sabato sera da una cabina entrambi di Bianco. della società Telecom I due nomadi sono La vendita del situata a Brancaleone in fermati nella serata di bottino avrebbe domenica per un conlocalità Pantano Piccotrollo al furgone, un “Inlo. fruttato ai veco 35”, di loro proIl rame era stato apdue giovani pena privato della guaiprietà. Mentre i militari ben 600 euro na protettiva mediante della Benemerita conbruciatura e i due uotrollavano nel cassone posteriore del mezzo sono stati rinve- mini erano pronti per metterlo sul nuti circa 180 chilogrammi di filo di ra- mercato. La vendita di questa quantitativa, quasi 200 kg di rame avrebbe me. A confessare, autoaccusandosi del fruttato ai due nomadi un bottino di ATTIVI Una volante dei carabinieri durante un servizio di controllo sul territorio circa 600 euro. Una volta identificati ed espletate le formalità di rito in caserma a Bianco, i due arrestati, sono stati condotti presso il carcere di Locri. I furti dei cavi di rame negli ultimi anni sono in aumento anche nella locride e la causa è da addebitarsi proprio nel sostanziale aumento del valore di mercato di questo materiale. Qualche tempo fa, anche il Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori si è interessato di tale reato, intraprendendo una battaglia per contrastare tale fenomeno criminale. Annalisa Costanzo Antonio Futia quale elemento di spicco della consorteria dei Commisso. Di più: lui è stato benedetto e assegnato al vertice di una sottocosca. Quella di contrada Lamia, che dirigeva insieme a Michele Correale, detto “Zorro”. Col suo gruppo, si occupava di coltivazione e traffico di marijuana. In seno alla famiglia allargata, invece, era chiamato a risolvere i contrasti interni e a curare le relazioni con gli altri affiliati. Insomma, un curriculum di tutto rispetto per un profilo che conta all’interno dello scacchiere criminale della malavita organizzata della Locride. Quella di ieri è la prima operazione di confisca all’indomani dell’inchiesta “Crimine”. Già il 10 novembre 2010 la sezione misure pre- ventive del tribunale di Reggio emette a suo carico un decreto di sequestro per beni valutati in 200 milioni di euro. Lui si era già dato alla macchia, ma ancora gestiva gli affari. Infine, nel comunicato diffuso nel pomeriggio di ieri, il dirigente Dodaro aggiunge: «Lo stesso provvedimento ha disposto la nomina di un perito al fine di accertare il valore dell’immobile di tre piani, sito a Siderno in contrada Lamia, intestato a Michele Futia, nato a Siderno il 27 agosto 1933, padre di Antonio, al fine di accertare il suo reale valore e l’eventuale sproporzione rispetto ai redditi dichiarati da Michele Futia e dalla moglie Immacolata Sergio». ANGELO NIZZA [email protected] il dibattito “Se non ora quando?” Appuntamento nella Locride MONASTERACE Domenica prossima 27 novembre, a partire dalle ore 10,30 presso la Biblioteca comunale “Corrado Alvaro”, situata in pieno centro cittadino in Via G. Papaleo, interessante incontro dei comitati “Se non ora quando? ”, che altro non sono che dei comitati stabili, autonomi, inclusivi, ramificati sui territori e formati da donne. L’incontro sarà un’occasione per discutere dei temi della rappresentanza e della legalità. L’incontro vuole essere l’inizio di un cammino condiviso che vede le donne del Sud e del Nord protagoniste dell’unità del paese, e viene organizzato, appunto, dal Comitato Promotore “Se non ora quando?”, in collaborazione con i comitati territoriali della Locride, Reggio Calabria, Milano e della Rete per la Parità. Previste fra le altre la presenza di Anna Carabet- ta, Valeria Fedeli, Antonella Anselmo del comitato promotore “Se non ora quando?”. Sarà presente, inoltre, anche l'onorevole Angela Napoli, oltre alle rappresentanti dei comitati territoriali “Snoq”, Angela Belluzzi (nella foto), assessore alle politiche sociali del Comune di Monasterace, per la Locride, Luciana Bova, per Reggio Calabria, Antonella Coccia per Milano e Rosanna oliva della Rete per la Parità. Gigi Baldari 18 MARTEDÌ 22 novembre 2011 calabria ora C O S E N Z A Delitti Marchio e Calvano Colosso indica i mandanti Il pentito ha accusato i due imputati Cicero e Lanzino Angelo Colosso alias “Pol- guato era stato proprio il suo dino” è pentito dall’agosto del gruppo. Il motivo è presto det2010. Da quel giorno, accusa i to. In quel periodo, infatti, la suoi ex compagni di malefatte vittima si sarebbe staccata in numerose inchieste istruite dalla casa madre per gestire dalla Dda. L’ultima, in ordine autonomamente le estorsioni di tempo, è quella che tenta di insieme a Vittorio Marchio, ras del rione far luce su due omicidi Poldino sostiene di Serra SpiUn nuovo eccellenti, avdi averlo appreso ga. venuti tra il asse, dunque, luglio e il noquello tra la all’interno del vembre del città e il Tirresuo ex gruppo 1999, ovvero no,che avrebdi riferimento l’eliminaziobe impensiene dei boss rito il gruppo Marcello Calvano e Vittorio primigenio della malavita coMarchio. Proprio ieri, Colos- sentina, rinata dalle ceneri del so è intervenuto come testi- processo Garden sotto le vesti mone nel processo innescato di clan confederato, con al verda quei tragici eventi (nome tice una diarchia formata da in codice Terminator II). Ri- Ettore Lanzino e Domenico guardo a Calvano, all’epoca Cicero. E relativamente all’afpadrino di San Lucido, il col- faire Marchio, Colosso sostielaboratore ha riferito di aver ne di avere notizie più precise appreso che a realizzare l’ag- indicando proprio i due pre- sunti boss come mandanti dell’omicidio. «L’ho appreso da un affiliato del mio gruppo» ha spiegato Poldino, rispondendo alle domande del pubblico ministero. Lui stesso, inoltre, avrebbe partecipato ad alcuni appostamenti compiuti sotto casa della vittima, proprio in vista dell’agguato che di lì a poco risultò fatale al boss in carrozzina. Marchio, infatti, era costretto su una sedia a rotelle, eredità di uno ferita alla schiena riportata durante uno scontro a fuoco con la polizia. La menomazione, però, non gli aveva impedito di accrescere il proprio potere in città, sfruttando anche la carcerazione dei vecchi capi e forte di un’alleanza stretta con il clan dei nomadi. Tale agire, però, avrebbe provocato la reazione assassina dei suoi ex alleati. Al riguardo, l’interrogatorio di Colosso proseguirà il prossimo 5 dicembre con il controesame dei legali Linda Boscaglia e Roberto Le Pera (difensori di Cicero) e degli avvocati Marcello Manna e Gianluca Garritano, difensori di Lanzino. mcr Il processo si celebra nell’aula di Corte d’assise del tribunale di Cosenza. Nel riquadro, il pentito Angelo Colosso alias “Poldino” il processo Squarcio, domani la sentenza in abbreviato E’ prevista per domani la sentenza del processo “Squarcio” che riguarda i dieci imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Tutto ciò, a undici anni di distanza dal blitz che, il 19 luglio del 2000, portò all'arresto di numerosi esponenti del Crimine cosentino. Dopo il botto iniziale, però, l'intera operazione sembrava dovesse naufragare quando, un anno dopo, i detenuti uscirono di prigione per decorrenza dei termini. Seguirono otto anni di eclissi giudiziaria e il fascicolo curato dal pm Facciolla finì nel cassetto, ma non nel dimenticatoio. “Squarcio”, infatti, fu seminale per altre inchieste come “Tamburo”, poi destinata a gettare nuova luce sulle infiltrazioni della mala negli appalti della Sa-Rc. la tragedia Sorpasso fatale, c’è un indagato I carabinieri hanno depositato in Procura un dettagliato fascicolo sul tragico incidente verificatosi domenica pomeriggio a Montalto Uffugo. Dopo aver eseguito i rilievi tecnici sul luogo del disastro e sentito i testimoni, i militari della Compagnia di Rende hanno ricostruito la dinamica dell’incidente. Viene confermata, in pratica, la versione iniziale. Sembra, infatti, che l’incidente sia stato causato da un sorpasso azzardato e forse anche dalla velocità. Nell’affiancare l’auto la motocicletta avrebbe urtato lo specchietto retrovisore (spaccandolo, come hanno avuto modo di verificare i carabinieri) perdendo il controllo e finendo fuori strada dopo aver abbattuto un segnale stradale e un muretto. Ciò nondimeno il pubblico ministero Antonio Bruno Tridico ha aperto un’inchiesta. Un atto dovuto visto il tragico esito dell’incidente. Ipotizza il reato di omicidio colposo. L’unico indagato è il conducente dell’auto urtata dalla motocicletta. Il fatto è avvenuto domenica pomeriggio intorno alle 17. Le vittime si chiamano Alessandro Molinaro, detto Santo, meccanico di 40 anni, e Renato De Biase, elettricista di 27, entrambi del posto. I due transitavano su una Ducati Monster 750 sul rettilineo che porta a Pianette di Montalto. Con un mezzo di quel genere è difficile andare piano anche per un motociclista provetto. Troppo potente: un mostro, appunto. Così, quando si sono trovati davanti una Golf Volkswagen (guidata da A. L., 60 anni di Lattarico) era come se quella macchina fosse ferma. Quasi inevitabile la decisione di sorpassarla. Una decisione che si rivelerà fatale. La Ducati, infatti, ha incocciato con lo specchiatto della vettura finendo fuori strada. Molinari e De Biase sono morti sul colpo. Ai soccorritori (anche l’eliambulanza era stata inviata sul posto), arrivati a Pianette in pochi minuti, non è restato che prendere atto del dramma. Per le due persone rimaste a terra non c’era più nulla da fare. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Montalto e quelli della compagnia di Rende, che hanno eseguito i rilievi tecnici. a. b. È l’automobilista superstite. Oggi, i funerali di De Biase e Molinaro Scene di dolore dopo l’incidente di domenica l’udienza Processo Papa Giovanni XXIII A marzo la sentenza d’appello Bisognerà aspettare il 21 marzo prossimo per conoscere l’esito del processo d’appello sullo scandalo dell’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello a carico di don Alfredo Luberto, ex presidente del consiglio di amministrazione della struttura, e altri tre imputati (oggi due a causa della morte di uno di essi, che ave- indebita e abbandono di incapaci. Pene decisavano scelto di essere giudicati con il rito ab- mente più miti (4 mesi) erano state inflitte albreviato). L’udienza di ieri mattina è stata in- l’ex direttore sanitario del Papa Giovanni Mafatti rinviata a causa dell’omessa notifica del- rio Carpino, al suo vice Bernardino De Simone e al medico Aurora Morell’avviso a una delle parti civili (oggi deceduta). Il Papa li. Il processo dunque, slitta In primo grado Giovanni, che ospitava più di all’8 febbraio (requisitoria del don Alfredo 300 degenti, in gran parte afpm e discussioni degli avvofetti da patologie psichiche, cati di parte civile) e al 21 Luberto era era stato posto sotto sequestro marzo (discussioni degli avstato condannato vocati difensori). In primo nel luglio del 2007 e poi defia sette anni grado don Alfredo Luberto nitivamente chiuso per caren(difeso dagli avvocati Nicola ze igienico sanitarie e manCarratelli e Angelo Pugliese) era stato condan- canza di fondi. L’inchiesta del pm Eugenio Facnato a sette anni di reclusione per associazio- ciolla suscitò grande clamore mediatico. Inne a delinquere, truffa, falso e appropriazione tanto per le condizioni in cui venivano tenuti i degenti: alcuni di loro si erano ammalati per la scarsa igiene, ad altri non davano nemmeno le medicine perché mancavano i soldi per comprarle, qualcuno era addirittura scomparso, tanto che gli inquirenti avevano aperto alcuni loculi nel cimitero del paese . Nel corso delle perquisizioni, la Guardia di finanza aveva riscontrato gravi carenze igienico sanitarie che diedero anche alle testate giornalistiche nazionali argomenti per ampi servizi. E mentre avveniva tutto questo sembra che don Alfredo facesse una vita da nababbo, distraendo i fondi destinati alla struttura e spendendone parte in beni di lusso. Nella residenza cosentina del religioso erano stati ritrovati persino beni di valore storico e artistico come Il Papa Giovanni XXIII quadri d’autore e mobili di particolare pregio. Il procedimento sia era difeso in mille rivoli a cause delle scelte fatte dagli imputati e per il proscioglimento di alcuni di loro. I processi che ne sono scaturiti sono ancora in corso. MARTEDÌ 22 novembre 2011 PAGINA 33 l’ora di Corigliano Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected] SANITÀ&FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica consultorio familiare farmacia de florio farmacia favaro farmacia rizzo FARMACIE tel. 0983/8801 tel. 0983/880236 tel. 0983/880218 tel. 0983/888266 tel. 0983\887837 tel. 0983\87042 tel. 0983\885302 EMERGENZA farmacia romanelli tel. 0983\886297 farmacia romano tel. 0983\81023 farmacia russo tel. 0983\81119 farmacia san francesco tel. 0983\82043 farmacia scarcella tel. 0983\80017 farmacia taverna tel. 0983\87513 carabinieri polizia stradale polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco La cartoplastica Barilari un’industria di estorsioni Dall’inchiesta Santa Tecla emerge un altro filone d’indagine Le estorsioni praticate dall’organizzazione per il tramite delle società di cartoplastica di Maurizio Barilari ma intestate ad un prestanone. E’ questo uno degli altri filoni dell’inchiesta santa Tecla, ed è il pentito Carmine Alfano a spiegarne i meccanismi al pm Luberto in alcuni interrogatori: «Ho già riferito dell’impresa di distribuzione di cartoplastica attraverso la quale Maurizio e gli altri avevano imposto il proprio monopolio nel mercato di Corigliano. Riassumendo: nei primi anni 2000, l’azienda di distribuzione di prodotti di cartoplastica è stata iniziata con partita iva intestata a Lucia Cimino, moglie di Massimo Mauro, fratello di Pino Mauro. Questa donna fungeva da prestanome cioè era una persona pulita che avrebbe potuto evitare controlli da parte delle forze dell’ordine e sequestri attraverso le misure di prevenzione. Alla rivendita lavorava Massimo Mauro, marito della Cimino cui si era evitato di intestare l’impresa in quanto sarebbe stato immediatamente percepibile l’interesse di Giuseppe Mauro, persona da tutti conosciuta come luogotenente di Maurizio Barilari. Lucia Cimino era perfettamente a conoscenza del fatto che l’azienda a lei intestata aveva guadagnato una posizione di monopolio in Corigliano attra- Maurizio Barilari verso le intimidazioni che venivano perpetrate da Maurizio Barilari e Pino Mauro. Costoro contattavano, in modo capillare, gli esercenti cui imponevano il prodotto. Cimino, era addetta alle vendite e, insieme al marito, alle consegne che effettuava dopo che Pino Mauro e Maurizio Barilari avevano contattato il fornitore. Maurizio Barilari e Pino Mauro non avevano bisogno di particolari intimidazioni in quanto erano conosciu- centro di eccellenza Associazioni preoccupate sul futuro della struttura Preoccupazione per le incertezze sulle sorti del Centro di eccellenza, vengono espresse in un documento da 23 associazioni cittadine, stilato nel corso di una riunione tenutasi nei giorni scorsi nella struttura di via Machiavelli allo Scalo. «Conclusi i tre anni di gestione dell’associazione Mondiversi onlus, a cui si esprime plauso per il servizio svolto, si legge nel documentol’Amministrazione straordinaria comunale non ha ancora provveduto ad indicare date certe per la gestione futura. Il Centro di eccellenza è una delle realtà più importanti della città, che ha avuto in questi anni un fondamentale ruolo di aggregazione ed ha consentito al terzo setto- re, alle scuole e ai più diversi soggetti di usufruire di un luogo idoneo per le proprie iniziative e ha ospitato la gran parte delle iniziative sociali e culturali della città. Per questi motivi Il centro va sostenuto ed incentivato e non può e non deve subire cambiamenti di destinazione d’uso o alterazioni nella sua funzione. Ogni tentativo di snaturare il Centro (anche con la richiesta di oneri finanziari da parte del comune), verrà da queste organizzazioni contrastato. Il Centro non può e non deve essere considerato un bene qualsiasi da mettere “a frutto”. Ha una sua destinazione ed una sua storia che devono essere rispettate». g.d.p. COMUNE tel. 0983\889703 tel. 0983\511122 tel. 0981\550011 tel. 0983\82879 tel. 0983\851350-60 tel. 0983\886000 tel. 0983\520555 ti e quindi bastava che dicessero di essere titolari di una ditta di cartoplastica per determinare gli esercenti a prendere i prodotti esclusivamente da loro. Non ricordo vi sia stato bisogno di atti di intimidazione perché la ditta di Lucia Cimino guadagnasse una posizione di sostanziale monopolio. Dopo l’insorgere dei contrasti con Pino Mauro, nel corso del 2006, e cioè, dopo l’arresto di Maurizio Barilari in conseguenza della denuncia sporta da Massimo Mauro, è stata costituita un’altra ditta individuale intestata a Leopoldo Cosimo Martilotti che era un ragazzo che aveva lo stesso ruolo di Lucia Cimino cioè una persona pulita che fungeva da prestanome al fine di evitare controlli e sequestri con le misure di prevenzione. Maurizio Barilari, in particolare, era angosciato dalla possibilità dei sequestri per il tramite delle misure di prevenzione. Per questa ragione intestava ad una serie di persone, che ho anche indicato in altri verbali, ogni attività evitando di spendere il proprio nome. Martilotti, come Lucia Cimino, era a conoscenza delle intimidazioni effettuate per imporre questa nuova ditta di distribuzione della cartoplastica». GIACINTO DE PASQUALE [email protected] centralino segreteria sindaco polizia municipale ufficio beni culturali servizio taxi tel. 0983/83851 tel. 0983/82145 tel. 0983/81834 tel.0983/82879 tel. 0983/81823 tel. 0983/82260 tel. 334/8926687 tel. 345/5065965 soppressione Scuola via Rimembranze Le perplessità dell’Udc Stupore e perplessità sono i sentimenti che avverte il dirigente dell’Udc locale, Francesco Marino Scarcella, nell’apprendere la notizia dell’ipotetica chiusura del Circolo didattico di via Rimembranze a Corigliano Centro, edificio storico che ospita al suo interno un numero consistente di alunni. poveri di farne parte. «Di certo – affer- Francesco Marino Scarcella ma l’esponente dell’Udc è che questo duro provvedimento creerebbe nei bambini un disagio emotivo, infatti essi verrebbero smistati in altre scuole presenti nel territorio senza pensare alle varie complicazioni che si innescherebbero in loro. Decisiva è anche la linea dura che i genitori insieme ai maestri stanno adottando, infatti si stanno organizzando e mobilitando, affinché la loro voce arrivi a chi intende spostare la scuola dei loro figli. La mia non vuole essere una posizione né polemica né strumentale, ma vuole essere un’esortazione ad una seria ed attenta riflessione sul da farsi. Pervenire ad una soluzione che miri a non snaturare l’edificio scolastico e cogliere la positività che questo offre a livello di mobilità sociale nei confronti del Centro storico, sono i presupposti fondamentali dai quali partire in vista di una soluzione ponderata. Fatto ancora più grave sarebbe, a mio avviso, se in questa struttura scolastica venissero spostati gli uffici del giudice di pace, cosi come si vocifera. Fermo restando la necessità, che l’ufficio del giudice di pace, resti in Corigliano Centro, va detto che molti sono gli edifici vuoti che la casa comunale ha a disposizione, e di cui può avvalersi, come ad esempio le “Clarisse” o altra soluzione confacente. Il principio a cui faccio riferimento è il principio della speranza, che vede lo stato, la cosa pubblica, non come un nemico». rifondazione Gorgoglione rieletto segretario Il congresso comunista si è tenuto sabato al centro di eccellenza Antonio Gorgoglione, per acclamazione, è stato confermato segretario cittadino di Rifondazione Comunista. La riconferma è avvenuta a conclusione dei lavori dell’ottavo congresso cittadino di Prc. I lavori congressuali si sono tenuti sabato scorso presso il Centro di eccellenza «con l’obiettivo – si legge nel comunicato stampa diffuso al termine - di riorganizzare i propri organismi dirigenti e con l’auspicio di costruire un soggetto unitario, plurale e di massa della sinistra, che è la “Federazione della Sinistra”. Alternativa al capitalismo e al neo-liberismo imperante, responsabili della crisi economica planetaria di cui i popoli, loro malgrado, sono solo degli spettatori passivi. I lavori – prosegue la nota hanno visto una nutrita partecipazione di iscritti ed aspiranti tali, nonché di compagni, che pur rimanendo fedeli agli ideali che questo partito rappresenta, ne- Antonio Gorgoglione gli anni avevano deciso di allontanarsi, per l’alta conflittualità che si era sviluppata tralasciando le reali vertenze ed aspettative della comunità. E’ stato un congresso molto partecipato, sia per la qualità degli interventi, sia per il messaggio unanime che i presenti, sopraggiunti numerosi, alcuni anche solo come semplici uditori, hanno voluto dare all’assemblea, che è quello di vedere finalmente la realizzazione di un unico soggetto politico di sinistra e ben riconoscibile, che sia veicolo di tutte le istanze di coloro che guardano con fiducia ad una alternativa di società e che pensano che questa crisi debbano pagarla coloro che l’hanno causata, le banche e gli speculatori finanziari. L’assemblea all’unanimità ha eletto come componenti del direttivo Rocco Argentino, Armando Borrelli, Tommaso Capriccioso, Antonio De Marco, Franco Lazzarano, Luciano Manfrinato, Antonio Orsini, Pierfrancesco Orsini, Francesco Sommario, Nadia Tornello e Vincenzo Zampino». (gdp) 9 Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 Calabria . REGGIO Il pentito Marco Marino è stato sentito dai pm della Dda di Catanzaro che indagano sulle intimidazioni Bombe ai magistrati, l’altra verità Questa nuova versione sarebbe in contrasto con quella del boss Lo Giudice Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Marco Marino sta vuotando il sacco. Sta dicendo quanto è a sua conoscenza sulle intimidazioni ai magistrati reggini. Interrogato nel carcere di massima sicurezza, dove sconta la condanna all’ergastolo per concorso nell’omicidio di Gigi Rende (vigilantes ucciso il 1 agosto 2007 durante l’assalto a un furgone portavalori), il collaboratore di giustizia avrebbe raccontato ai pm della Dda di Catanzaro, la sua “verità” sulle bombe che nel 2010 hanno sconvolto la vita in riva allo Stretto. Avrebbe parlato di quanto accaduto all’alba del 3 gennaio, quando l’esplosione di un micidiale ordigno composto da un panetto di tritolo e una bombola di gas, aveva devastato l’ingresso del palazzo di via Cimino dove si trovano gli uffici della Procura generale. Avrebbe poi parlato della bomba esplosa nella notte tra il 25 e 26 agosto, scardinando il portone e mandando in frantumi i vetri delle finestre della casa del procuratore generale Salvatore Di Landro, al secondo dei cinque piani di un condominio in via Rosselli, in pieno centro, a quattro passi dal Museo. Marino avrebbe trattato anche il terzo gravissimo episodio della strategia della tensione messa in atto in modo pesante dalla ’ndrangheta reggina. Il riferimento è al bazooka trovato poco più di un anno fa, precisamente il 5 ottobre, su un marciapiede del quartiere Sant’anna, a poca distanza dal Cedir, il palazzone che ospita gli uffici giudiziari. Marino avrebbe sostenuto di aver visto e trasportato il famoso bazooka, rinvenuto sotto un vecchio materasso, accanto a un cassonetto della spazzatura. Quanto rivelato dal collaboratore colliderebbe con le dichiarazioni di un altro pentito, il boss Antonino Lo Giudice, peraltro già sentito dagli inquirenti catanzaresi competenti delle indagini che interessano i colleghi reggini. Le dichiarazioni di Marino sono state raccolte dal procuratore di Catanzaro Antonio Vincenzo Mariano Gulino con in mano la corona della Madonna di Polsi LOCRI Gulino, sanluchese d’adozione Ispettore della Forestale muore nel Palermitano schiacciato dal trattore Antonio Strangio SAN LUCA Investigatori impegnati in via Cimino nei rilievi in occasione dell’attentato alla sede della Procura generale reggina Lombardo e dal sostituto Salvatore Curcio. Presente il suo legale di fiducia, l’avvocato Antonino Aloi, il pentito avrebbe offerto ai magistrati le coordinate delle sue conoscenze in ordine agli attentati che hanno a lungo fatto accendere sulla città dello Stretto i riflettori dell’attenzione nazionale e internazionale. Appare ipotizzabile che Marino attinga alle esperienze fatte nell’ambito della sua carriera criminale e alla conoscenza diretta dei presunti protagonisti delle sconvolgenti iniziative criminali. Il collaboratore di giustizia era già stato sentito dai magistrati della Dda Reggina, il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Giuseppe Lombardo. E, oltre a raccontare i suoi trascorsi di rapinatore autoaccusandosi di una trentina di “colpi”, per Marino c’era stata l’occasione per ricostruire le Antonio Vincenzo Lombardo Salvatore Curcio sue radici criminali come componente del “gruppo di fuoco” legato alla cosca dei “Ficareddi”, collocata nell’orbita del clan dei Serraino. E proprio sul clan Serraino si erano orientate le prime indagini della Dda catanzarese che ave- va notificato quattro avvisi di garanzia ad altrettanti presunti appartenenti al potente sodalizio della ’ndrangheta reggina. L’iniziativa si era registrata in contemporanea con l’operazione “Epilogo”, condotta il 30 settembre del- lo scorso anno contro una delle più potenti organizzazioni della ’ndrangheta reggina, capace di esercitare il dominio assoluto sul territorio che va da San Sperato (frazione collinare cittadina) a Cardeto (nel cuore dell’Aspromonte). L’operazione aveva portato in carcere 15 dei 22 destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Santoro su richiesta dei magistrati della Dda Giuseppe Lombardo e Marco Colamonici. Le indagini sugli attentati ai magistrati reggini hanno subito variazioni di percorso dopo le rivelazioni di Antonino Lo Giudice, il boss pentito che si è autoaccusato, chiamando in causa il fratello, Luciano, un presunto appartenente al clan e un amico di questi. Adesso arrivano le rivelazioni di Marino. Toccherà ai pm di Catanzaro valutarle e stabilirne l’utilità ai fini delle indagini. Un tragico incidente sabato scorso è costato la vita all’ispettore capo del Corpo Forestale dello Stato, in servizio presso la caserma di Locri, Mariano Gulino. Siciliano, per diversi anni in servizio a San Luca, dove si era sposato e messo su famiglia, l’ispettore ha perso la vita nella sua Bompietro (Palermo) dove si era recato nella prima mattinata di sabato per far visita agli anziani genitori e alla sorella Anna. Secondo le poche notizie che siamo riusciti ad avere, Gulino è morto mentre tentava di avviare il vecchio trattore che utilizzava da anni per lavorare la terra. Il vecchio cingolato, per una manovra errata, o forse a causa di un malore del conducente, si è capovolto schiacciandolo. Affetto da alcuni anni da una grave malattia, che però non gli impediva di svolgere il suo lavoro di ispettore forestale, sempre al servizio della gente e della montagna, soprattutto l’Aspromonte, che considerava la sua seconda casa, Mariano Gulino era nato nel 1954, e soltanto da poco aveva compiuto 57 anni. L’ispettore da anni si era trasferito da San Luca a Locri, ed era un esempio e un punto di riferimento per molti colleghi della zona. Lascia la moglie e una figlia. Aveva avuto anche un maschio, purtroppo stroncato da un tu- more, quando da poco aveva compiuto diciotto anni. Non sarà facile dimenticare la bontà, il servizio diligente e il senso del dovere di un uomo e un servitore dello Stato che, pur tra mille avversità, per giunta in una zona difficile come la Locride, ha saputo creare solidi legami con tutti, in virtù di un servizio pulito e votato alla salvaguardia di quei valori che dovrebbero distinguere ogni essere umano. «Uomo generoso e competente – si legge in un comunicato del Corpo Forestale dello Stato – Gulino era stimato ed apprezzato dentro e fuori dall’amministrazione di appartenenza e si era sempre contraddistinto per onestà e correttezza. Nonostante un doloroso lutto che aveva recentemente colpito la sua famiglia e una grave patologia con la quale combatteva da anni, l’ispettore Gulino ha continuato a svolgere fino alla fine la propria attività lavorativa con dedizione ed alto senso del dovere, dando grande lustro al Corpo forestale dello Stato in tutto il comprensorio della Locride. Lascia un grande vuoto nella moglie Maria e nella figlia Loredana, oltre che in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con lui». I funerali, che saranno officiati dal vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, si svolgeranno oggi nella cattedrale di Locri, alle 15. 26 Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Calabria . REGGIO Il pentito Marco Marino è stato sentito dai pm della Dda di Catanzaro che indagano sulle intimidazioni Bombe ai magistrati, l’altra verità Questa nuova versione sarebbe in contrasto con quella del boss Lo Giudice Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Marco Marino sta vuotando il sacco. Sta dicendo quanto è a sua conoscenza sulle intimidazioni ai magistrati reggini. Interrogato nel carcere di massima sicurezza, dove sconta la condanna all’ergastolo per concorso nell’omicidio di Gigi Rende (vigilantes ucciso il 1 agosto 2007 durante l’assalto a un furgone portavalori), il collaboratore di giustizia avrebbe raccontato ai pm della Dda di Catanzaro, la sua “verità” sulle bombe che nel 2010 hanno sconvolto la vita in riva allo Stretto. Avrebbe parlato di quanto accaduto all’alba del 3 gennaio, quando l’esplosione di un micidiale ordigno composto da un panetto di tritolo e una bombola di gas, aveva devastato l’ingresso del palazzo di via Cimino dove si trovano gli uffici della Procura generale. Avrebbe poi parlato della bomba esplosa nella notte tra il 25 e 26 agosto, scardinando il portone e mandando in frantumi i vetri delle finestre della casa del procuratore generale Salvatore Di Landro, al secondo dei cinque piani di un condominio in via Rosselli, in pieno centro, a quattro passi dal Museo. Marino avrebbe trattato anche il terzo gravissimo episodio della strategia della tensione messa in atto in modo pesante dalla ’ndrangheta reggina. Il riferimento è al bazooka trovato poco più di un anno fa, precisamente il 5 ottobre, su un marciapiede del quartiere Sant’anna, a poca distanza dal Cedir, il palazzone che ospita gli uffici giudiziari. Marino avrebbe sostenuto di aver visto e trasportato il famoso bazooka, rinvenuto sotto un vecchio materasso, accanto a un cassonetto della spazzatura. Quanto rivelato dal collaboratore colliderebbe con le dichiarazioni di un altro pentito, il boss Antonino Lo Giudice, peraltro già sentito dagli inquirenti catanzaresi competenti delle indagini che interessano i colleghi reggini. Le dichiarazioni di Marino sono state raccolte dal procuratore di Catanzaro Antonio Vincenzo Mariano Gulino con in mano la corona della Madonna di Polsi LOCRI Gulino, sanluchese d’adozione Ispettore della Forestale muore nel Palermitano schiacciato dal trattore Antonio Strangio SAN LUCA Investigatori impegnati in via Cimino nei rilievi in occasione dell’attentato alla sede della Procura generale reggina Lombardo e dal sostituto Salvatore Curcio. Presente il suo legale di fiducia, l’avvocato Antonino Aloi, il pentito avrebbe offerto ai magistrati le coordinate delle sue conoscenze in ordine agli attentati che hanno a lungo fatto accendere sulla città dello Stretto i riflettori dell’attenzione nazionale e internazionale. Appare ipotizzabile che Marino attinga alle esperienze fatte nell’ambito della sua carriera criminale e alla conoscenza diretta dei presunti protagonisti delle sconvolgenti iniziative criminali. Il collaboratore di giustizia era già stato sentito dai magistrati della Dda Reggina, il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Giuseppe Lombardo. E, oltre a raccontare i suoi trascorsi di rapinatore autoaccusandosi di una trentina di “colpi”, per Marino c’era stata l’occasione per ricostruire le Antonio Vincenzo Lombardo Salvatore Curcio sue radici criminali come componente del “gruppo di fuoco” legato alla cosca dei “Ficareddi”, collocata nell’orbita del clan dei Serraino. E proprio sul clan Serraino si erano orientate le prime indagini della Dda catanzarese che ave- va notificato quattro avvisi di garanzia ad altrettanti presunti appartenenti al potente sodalizio della ’ndrangheta reggina. L’iniziativa si era registrata in contemporanea con l’operazione “Epilogo”, condotta il 30 settembre del- lo scorso anno contro una delle più potenti organizzazioni della ’ndrangheta reggina, capace di esercitare il dominio assoluto sul territorio che va da San Sperato (frazione collinare cittadina) a Cardeto (nel cuore dell’Aspromonte). L’operazione aveva portato in carcere 15 dei 22 destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Santoro su richiesta dei magistrati della Dda Giuseppe Lombardo e Marco Colamonici. Le indagini sugli attentati ai magistrati reggini hanno subito variazioni di percorso dopo le rivelazioni di Antonino Lo Giudice, il boss pentito che si è autoaccusato, chiamando in causa il fratello, Luciano, un presunto appartenente al clan e un amico di questi. Adesso arrivano le rivelazioni di Marino. Toccherà ai pm di Catanzaro valutarle e stabilirne l’utilità ai fini delle indagini. Un tragico incidente sabato scorso è costato la vita all’ispettore capo del Corpo Forestale dello Stato, in servizio presso la caserma di Locri, Mariano Gulino. Siciliano, per diversi anni in servizio a San Luca, dove si era sposato e messo su famiglia, l’ispettore ha perso la vita nella sua Bompietro (Palermo) dove si era recato nella prima mattinata di sabato per far visita agli anziani genitori e alla sorella Anna. Secondo le poche notizie che siamo riusciti ad avere, Gulino è morto mentre tentava di avviare il vecchio trattore che utilizzava da anni per lavorare la terra. Il vecchio cingolato, per una manovra errata, o forse a causa di un malore del conducente, si è capovolto schiacciandolo. Affetto da alcuni anni da una grave malattia, che però non gli impediva di svolgere il suo lavoro di ispettore forestale, sempre al servizio della gente e della montagna, soprattutto l’Aspromonte, che considerava la sua seconda casa, Mariano Gulino era nato nel 1954, e soltanto da poco aveva compiuto 57 anni. L’ispettore da anni si era trasferito da San Luca a Locri, ed era un esempio e un punto di riferimento per molti colleghi della zona. Lascia la moglie e una figlia. Aveva avuto anche un maschio, purtroppo stroncato da un tu- more, quando da poco aveva compiuto diciotto anni. Non sarà facile dimenticare la bontà, il servizio diligente e il senso del dovere di un uomo e un servitore dello Stato che, pur tra mille avversità, per giunta in una zona difficile come la Locride, ha saputo creare solidi legami con tutti, in virtù di un servizio pulito e votato alla salvaguardia di quei valori che dovrebbero distinguere ogni essere umano. «Uomo generoso e competente – si legge in un comunicato del Corpo Forestale dello Stato – Gulino era stimato ed apprezzato dentro e fuori dall’amministrazione di appartenenza e si era sempre contraddistinto per onestà e correttezza. Nonostante un doloroso lutto che aveva recentemente colpito la sua famiglia e una grave patologia con la quale combatteva da anni, l’ispettore Gulino ha continuato a svolgere fino alla fine la propria attività lavorativa con dedizione ed alto senso del dovere, dando grande lustro al Corpo forestale dello Stato in tutto il comprensorio della Locride. Lascia un grande vuoto nella moglie Maria e nella figlia Loredana, oltre che in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con lui». I funerali, che saranno officiati dal vescovo di Locri, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, si svolgeranno oggi nella cattedrale di Locri, alle 15. Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 29 Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] Il Consiglio comunale elegge il questore Dopo la seduta andata deserta ieri si riunirà oggi il civico consesso che dovrà eleggere il consigliere questore. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . MULTISERVIZI Il sindaco, accompagnato dal presidente della società, si è recato ieri a Palazzo del Governo per esporre le iniziative a tutela del Comune Arena a Varratta: alzata la soglia di attenzione Per impedire l’infiltrazione del malaffare nella gestione del servizio. Il prefetto prende atto e resta vigile Pino Toscano La tempesta giudiziaria che ha investito Multiservizi creando profondo disagio a Palazzo San Giorgio, detentore del 51 per cento della azioni della società mista, ha indotto ieri il sindaco Demetrio Arena a recarsi a Palazzo del Governo per un incontro col prefetto Luigi Varratta. Una decisione dettata dall’esigenza di fare il punto della situazione e soprattutto di aggiornare il rappresentante del governo, attraverso la dettagliata informativa del vertice di Multiservizi, sulle iniziative già svolte e su quelle in corso da parte della società per tenere il malaffare fuori dalle sue stanze. Proprio per fornire al prefetto un quadro completo delle misure adottate da quando, nell’aprile scorso, la magistratura ha ipotizzato la pesante intromissione della cosca Tegano nella gestione della società per il tramite di Giuseppe Rechichi (azionista al 33 per cento) facendo scattare la prima parte dell’operazione, Arena si è fatto accompagnare dal presidente di Multiservizi, l’avvocato Andrea Viola. Il colloquio è durato circa un’ora. Al termine, Palazzo San Giorgio ha diffuso un comunicato nel quale riassume il senso della conversazione. «Il Sindaco – recita la nota – Andrea Viola, presidente della Multiservizi, società partecipata al 51% dal Comune ha consegnato un dossier completo degli atti predisposti dagli organi statuari della Multiservizi dai quali emerge l’attività volta a tutelare l’azienda contro il rischio di infiltrazioni mafiose. In un momento così particolare, il primo cittadino ha voluto esternare al Prefetto la volontà di porre massima attenzione non solo ai nuovi risvolti della vicenda giudiziaria, ma anche alla complessità della gestione del contratto di servizio in essere con la società partecipata del Comune. Di tutte le iniziative adottate e di quelle future – aggiunge la nota – il Sindaco terrà costantemente aggiornato il Prefetto di Reggio Calabria». Alla comunicazione strettamente istituzionale, Arena – che si dice soddisfatto del colloquio – accoppia delle considerazioni più dirette: «In questa fase così delicata ogni tipo di iniziativa da intraprendere deve essere ponderata, evidenziando inoltre che il sequestro delle quote societarie oggetto d’indagine determina una condizione di maggiore garanzia considerato che tali quote saranno gestite dallo Stato attraverso gli amministratori giudiziari. È chiaro – ha concluso il sindaco – che i miei interlocutori, in questo momento non possono che essere le Istituzioni competenti». Il prefetto, da parte sua, non si è negato al cronista. «Il sindaco Arena e il presidente Viola mi hanno riferito sull’attività intrapresa a tutela del Comune e della società e contenuta in un documento che LEONIA Intervento di Larizza (Fit-Cisl) Stipendio sì o no? Lavoratori in ansia Il prefetto Luigi Varratta sta seguendo con molto scrupolo la vicenda della società Multiservizi mi è stato consegnato per un più accurato esame. In particolare mi hanno specificato gli interventi posti in essere a seguito del primo episodio, assicurandomi che adesso, sugli sviluppi dell’inchiesta, la soglia di attenzione verrà ulteriormente alzata con un costante monitoraggio delle dinamiche interne a Multiservizi e l’adozione di tutte le forme di cautela nell’interesse Il prefetto Varratta sarà messo costantemente al corrente di tutte le vicende di Multiservizi dei lavoratori e del servizio ai cittadini. Ho preso atto di quanto mi è stato rappresentato, riservandomi naturalmente di approfondire autonomamente i diversi aspetti della questione». Il caso Multiservizi, intanto, continua a scuotere gli ambienti politici. Il centrosinistra spara a zero contro l’attuale e la precedente amministrazione comunale, sostenendo che le griglie di controllo sono state insussistenti o, in ogni caso, non hanno funzionato. Dalla parte del centrosinistra, ovviamente, si replica accusando l’opposizione di condurre azioni denigratorie. Demetrio Arena Stipendio sì o stipendio no? È questa la domanda che da giorni si pongono i lavoratori di leonia e che la rappresentanza aziendale Fit-Cisl, attraverso una nota del segretario Giuseppe Larizza, rimbalza sui vertici della società. «Giornalmente, finito il turno – evidenzia la nota – gli operai tornano a casa frustrati per non essere in condizione di garantire ai loro familiari quando sarà possibile poter soddisfare i bisogni primari e finalmente rifornire i frigoriferi vuoti delle loro case. A quando lo stipendio? In silenzio la moglie, il marito, i figli attendono buone nuove che non arrivano e che lasciano al genitore un senso di grande sconforto ed impotenza. La segreteria Fit-Cisl provinciale, unitamente alle altre organizzazioni – ricorda il comunicato – ha già proclamato una seconda protesta con uno sciopero di 48 ore per il 13 e 14 dicembre prossimi. Il mancato pagamento dello stipendio è una delle ragioni momentanee importanti, ma ci domandiamo come sarà il domani. Quindi riteniamo sia ur- gente riuscire a poter sigiare un protocollo di intesa che impegni le parti (Comune-azienda-sindacati a programmare il "come riuscire" a far superare le difficoltà economiche di Leonia in ragione dei crediti pregressi vantati. Ad oggi bisogna riconoscere gli sforzi dell'Amministrazione comunale per garantire puntualmente ogni mese le spettanze correnti alla società. Probabilmente l'Amministrazione dovrebbe fare uno sforzo finanziario maggiore a fronte di un impegno di puntuale rispetto delle scadenze per gli stipendi da parte della Leonia, noi siamo disponibili a concordare tempi e modalità con l'obiettivo comune di ristabilire l'equilibrio economico-finanziario della società che è la garanzia per il futuro dei lavoratori che hanno il diritto di vivere dignitosamente con il frutto del loro onesto lavoro. Evitare i disservizi ai cittadini e il costo della giornata dello sciopero ai lavoratori – conclude Larizza – è un successo che chiama tutti noi al senso di responsabilità e all'impegno per trovare idonee soluzioni». Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 34 Cronaca di Reggio . Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Procura LA PROTESTA Omicidio Filianoti senza colpevoli il gip archivia il fascicolo contro ignoti I giudici di pace si astengono dalle udienze e chiedono la riforma Dopo tre anni di indagini serrate non è emersa alcuna traccia Piero Gaeta Un altro omicidio reggino senza colpevoli. Dopo tre anni di indagini serrate, i pm Antonio De Bernardo, Giovanni Bontempo e Federico Perrone Capano hanno chiesto al gip l’archiviazione del caso che riguardava l’omicidio di Giovanni Filianoti, il noto agente generale dell’Ina Assitalia assassinato a pistolettate la sera del primo febbraio 2008 sulla porta di casa. E il gip ha accolto la richiesta formulata dai rappresentanti della Procura, che avevano aperto una fascicolo contro ignoti, ordinando l’archiviazione del caso. È bene precisare, tuttavia, che quest’archiviazione, non pregiudica ulteriori indagini della Procura sull’omicidio nell’ipotesi in cui dovessero emergere nuove piste investigative. Almeno questo è quanto sperano e si augurano la moglie e i tre figli dell’assicuratore che non possono certo rassegnarsi alla morte del proprio caro senza conoscere il motivo del suo barbaro assassinio e senza nemmeno sapere chi è stato a sparare senza nessuna pietà in quella fredda notte del febbraio di tre anni fa. L’omicidio di Giovanni Filianoti è stato uno di quei casi di cronaca nera che ha scosso la città fin dalle sue fondamenta più profonde sia per le modalità dell’esecuzione avvenuta in un orario (intorno alle 21) insolito, sia per la vittima stessa. Un uomo assai noto in città, Giovanni Filianoti, che ha lasciato un profonodo vuoto in tutti coloro che l’hanno conosciuto. Maria Francesca Toscano Maurizio Lavilla Ieri gli ultimi interrogatori di garanzia Rispondono al gip la moglie di Zumbo e i fratelli Lavilla Gli inquirenti sul luogo dell’omicidio avvenuto nel febbraio 2008 Giovanni Filianoti Preso atto dell’archiviazione ordinata dal giudicie per le indagini preliminari, dunque, restano adesso soltanto i fatti cristallizzati dalla storia di un omicidio, finora, dai contorni inspiegabili. Ignoti killer, dunque, hanno atteso sotto la sua abitazione di via Melacrino, nella zona degli Ospedali Riuniti, Giovanni Filianoti e l’hanno ucciso con quattro colpi di pistola calibro 7,65. Il killer ne aveva esplosi sette ma solo quattro – come ha accertato l’esame autoptico – hanno centrato il bersaglio causando una morte quasi istantanea. Un altro fatto acclarato dalle indagini svolte dalla Squadra mobile della Polizia è che il killer ha sparato da distanza ravvicinata e non ha dato scampo all’assicuratore. Compiuta la sua missione di morte, l’assassino si è poi allontanato dal luogo dell’agguato verosimilmente in sella auna moto guidata da un complice, lasciandosi alle spalle il corpo senza vita di un personaggio conosciuto e stimato in riva allo Stretto oltre che per la sua attività professionale anche per i suoi trascorsi di dirigente di basket femminile. Giovanni Filianoti era sposato e aveva tre figli, Natalia (che l’ha sostituito alla guida dell’agenzia assicurativa), Walter e Roberto. E sono stati proprio i familiari a fare la terribile scoperta accorrendo in strada, subito dopo aver sentito i colpi di pistola tentando un disperato soccorso. Ha risposto e si è difesa Maria Francesca Toscano, avvocato e moglie del commercialista Giovanni Zumbo, finita in carcere nel corso dell’operazione “Astrea”, condotta contro alcuni professionisti appartenenti alla “zona grigia” e al servizio, secondo l’accusa, della cosca Tegano. Assistita dall’avvocato Giulia Dieni, l’indagata è stata interrogata ieri dal gip Tommasina Cotroneo. A differenza del marito (interrogato con altri cinque indagati sabato) che si era avvalso della facoltà di non rispondere, Maria Francesca Toscano ha risposto alle domande del giudice rigettando le accuse. E lo stesso hanno fatto i fratelli Antonio e Maurizio Lavilla, entrambi assistiti dall’avvocato Lorenzo Gatto. In particolare Maurizio Lavilla ha ricostruito punto per punto la costituzione della società “Sica srl” e la ragione della sua nascita. Ha parlato dei rapporti con Giuseppe Re- chichi, titolare della Comedil. Lavilla ha spiegato al gup Cotroneo, presente il pm Beatrice Ronchi, che l’interesse suo e del fratello era indirizzato al campo in cui operava la Comedil, in materia di fornitura di materiale edile. Dopo aver spiegato i rapporti con Rechichi e i rapporti con creditori, operai della ditta, fornitori, ha trattato i rapporti bancari indicando conti correnti e atti notarili, precisando date e circostanze che non risultavano nell’ordinanza, Infine Maurizio Lavilla ha parlato del rapporto di conoscenza con Giovanni Zumbo e i suoi familiari. Ha riferito che quando vennero cedute le quote della Sica agli Zumbo si provvide mediante compensazione, di avere e dare intervenuto tra la stessa Sica e la ditta costruzioni di Maurizio Lavilla. La difesa ha preannunciato il deposito di documenti da utilizzare per la richiesta di scarcerazione dei due fratelli. (p.t.) Da ieri, come annunciato, la magistratura di pace ha iniziato l’astensione dalle udienze che si protrarrà fino al 2 dicembre. «Protestiamo – spiega Antonino Scordo, presidente della sezione distrettuale dell’Associazione nazionale giudici di pace – contro la continua lesione dei più elementari diritti costituzionali. Migliaia di giudici di pace hanno lo status di lavoratori in nero, privi di coperture previdenziali e assistenziali e il mancato riordino della magistratura di pace, attesa da oltre un decennio, ha reso insostenibile la situazione». Scordo continua: «Solo con la riforma che preveda la continuità nell’esercizio delle funzioni è possibile garantire la necessaria autonomia e indipendenza del giudice e, quindi, il rispetto del diritto dei cittadini a una giustizia giusta ed efficiente. Chiediamo al Governo e al Parlamento di intervenire con la massima urgenza. Siamo convinti che la scadenza di circa 700 giudici di pace possa rappresentare l’occasione giusta per l’approvazione di una norma sulla continuità».(p.t.) Antonino Scordo Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 37 Reggio Tirrenica . PALMI Decollo stentato per il maxi-processo davanti alla Corte d’assise GIOIA TAURO “Cosa mia”, udienza punteggiata da schermaglie tra accusa e difesa Sabato Consiglio comunale sulla sanità nella Piana Sono 47 gli imputati che hanno scelto il giudizio con rito ordinario Ivan Pugliese GIOIA . Il Consiglio comunale è PALMI Stenta a decollare il maxi-processo che prende il nome dall’operazione “Cosa Mia” in corso di svolgimento dinanzi alla Corte d’Assise di Palmi (Silvia Capone presidente, a latere Gaspare Spedale). Ieri, giornata dedicata esclusivamente alle questioni preliminari sollevate dai numerosi collegi difensivi. In apertura la dott.ssa Capone, in relazione alla ricusazione avanzata nei suoi confronti da una delle difese, ha demandato la questione alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, respingendo invece tutte le altre questioni sollevate nella prima udienza. Fino a tarda serata, l’udienza è stata caratterizzata da continue schermaglie tra accusa (presente in aula il sostituto della Dda di Reggio, Giovanni Musarò) e difese, con queste ultime che hanno sollevato numerosi rilievi in particolare sull’utilizzo delle intercettazioni ambientali, soprattutto in relazione al metodo utilizzato. Opposizione da parte del Pm che ha comunque chiesto i termini alla Corte per poter meglio argomentare le sue controdeduzioni. Sollevate inoltre eccezioni relative alla violazioni dei diritti di difesa e alla mancata o ritardata consegna degli elenchi delle trascrizioni peritali. A restare in sospeso la questione relativa al deposito fuori tempo massimo della lista testi da parte dell’accusa, preannunciata dalla difese ma non ancora “ufficialmente” avanzata alla Corte, che si è riservata di decidere nella prossima udienza per le questioni nel frattempo sollevate dalle difese. Alla sbarra ci sono alcuni dei componenti della consorteria Il nuovo edificio che ospita il Liceo “N. Pizi” a Palmi PALMI Niente spostamento di sedi Dimensionamento scolastico, la “ricetta” di Saletta e Barone PALMI. Riflettori puntati sul ridi- Il Palazzo di Giustizia di Palmi Giovanni Musarò Gallico impegnati dalla fine degli anni ’70 in una sanguinosa faida con i Condello prima e con i Bruzzise (anche loro a processo) poi. Sono 47 gli imputati che hanno scelto di farsi giudicare con il rito ordinario: Oscar Barbaro, Antonio Bruzzise, Carmelo Bruzzise, Fortunata Bruzzise, Elena Bruzzise, Giovanni Bruzzise, Giuseppe Bruzzise, Vincenzo Bruzzise, Vincenzo Cambareri, Antonino Giovanni Campagna, Domenico Vincenzo Campagna, Roberto Caratozzolo, Carmela Carbone, Antonio Cilona, Antonino Ciappina, Antonino Costa, Antonio Costantino, Francesco Cutrì, Maria Ditto, Carmine Gaglioti, Mariangela Gaglioti, Rocco Salvatore Gaglioti, Pasquale Galimi, Vincenzo Galimi, Antonino Gallico, Domenico Gallico, Giuseppe Gallico, Rocco Gallico, Teresa Gallico, Matteo Gramuglia, Vincenzo Gramuglia, Pasquale Mattiani, Alfredo Morabito, Filippo Morgante, Lucia Giuseppe Morgante, Placido Morgante, Salvatore Morgante, Vincenzo Oliverio, Giuseppe Papasergi, Fortunato Princi, Diego Rao, Carmine Demetrio Santaiti, Carmelo Sciglitano, Domenico Sciglitano, Vincenzo Sciglitano, Maria Carmela Surace e Vincenza Surace. L’operazione condotta nel giugno 2010 dalla Dda reggina, dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Palmi, aveva portato alla luce le “attenzioni” che alcune famiglie operanti nel triangolo compreso tra Palmi, Seminara e Barritteri, avevano sugli appalti del quinto macrolotto dell’A3, con la pretesa del 3% quale “tassa di sicurezza” imposta dalle cosche. Laureana Forte esortazione ai genitori perché «vigilino per educare» i loro figli mensionamento scolastico da parte dei consiglieri provinciale Giuseppe Saletta e Giovanni Barone. «Al fine di evitare la soppressione di alcuni Istituti – evidenziano –, altrimenti inevitabile, è stata approntata la soluzione che meglio riesce a contemperare le esigenze degli studenti e degli operatori con la rigida e insindacabile disciplina posta dal Ministero». «Alla luce dei ripetuti incontri con il presidente della Provincia Giuseppe Raffa e con l’assessore alla PI Giovanni Calabrese, con l’Ufficio scolastico regionale di Catanzaro, oltre che - per quanto attiene le scuole primarie e dell’infanzia - delle osservazioni avanzate dagli uffici comunali competenti, abbiamo inteso suggerire – proseguono Saletta e Barone –, per la scuola primaria, la formazione di due Istituti comprensivi: il primo costituito dalla Media “Zagari”–“Milone” e dalle Elementari “De Zerbi”, con le relative scuole dell’infanzia; il secondo, composto dalla Media “Minniti”, dalle Elementari “S. Francesco” con le relative scuole dell’infanzia e le scuole primarie di Seminara». Per quanto concerne la scuole superiori la proposta dei due consiglieri provinciali prevede «una dirigenza per il Liceo pedagogico “Alvaro”; una dirigenza unica per Agrario, Istituto professionale, industriale e artigianato “Ferraris” e Tecnico Commerciale “Einaudi”; un’ulteriore dirigenza per il Liceo classico-scientifico “Pizi”. Un caso a parte è costituito dall’Istituto d’Arte “Guerrisi”, che a breve diverrà Liceo artistico» e la cui dirigenza dovrebbe essere accorpata al Tecnico di Gioia Tauro per l’anno 2012-2013, dovendosi poi prevedere per l’annualità successiva una nuova organizzazione unitaria con gli altri licei palmesi. Tale “disegno” prevede che «nessuna scuola sarà spostata di sede, né si prevedono perdite di posti di personale Ata». Inoltre, su proposta dei due consiglieri la dirigente del settore P.I. della Provincia, dott.ssa Crucitti, «ha predisposto gli atti per contribuire economicamente all’acquisto di uno scuolabus per i bambini di Tonnara e delle periferie verso le scuole di pertinenza. E, dalla scorsa settimana, si sta provvedendo alla pulizia dei cortili e delle aree esterne della scuola d’arte e del liceo pedagogico». (i.p.) stato convocato in via straordinaria per sabato prossimo per la trattazione di un solo argomento: “Sanità nella Piana e ospedale di Gioia Tauro”. Il punto è stato concordato nei giorni scorsi in una riunione dei capigruppo seguita da una conferenza stampa, nel corso della quale il sindaco Renato Bellofiore prima e diversi consiglieri dopo, senza distinzione di appartenenza politica, hanno voluto denunziare atteggiamenti dei vertici dell’Asp 5 finalizzati ad affossare il “Giovanni XXIII”. Il primo cittadino ha voluto dare atto alla rappresentante del Pdl, dott. Anna Maria Stanganelli, per avere chiesto, oltre un mese fa, la convocazione di una seduta ad hoc sui problemi della sanità nella Piana. Nella stessa occasione è stata anche preannunciata una manifestazione di protesta fissata per il 16 dicembre p.v. a cui è stata sollecitata la partecipazione degli altri Comuni del comprensorio penalizzati da provvedimenti che non contribuiscono certo a dare garanzie ai cittadini nel campo della sanità. (g.s.) Il “Giovanni XXIII” di Gioia NELLA SEDE DELL’ITIS Su iniziativa del circolo “La Bellona” Solidarietà, il Premio “San Gregorio” Cinema indipendente, “Inti-illimani” in anteprima anche a Polistena assegnato al sociologo Marziale Michelangelo Monea LAUREANA Premio San Gregorio 2011 ad Antonio Marziale “che nel rogo dei disvalori e delle fatue certezze mediatiche, martella le coscienze dei falsi latori di risolutezza e fa da usbergo ai sacrosanti diritti dei minori nei quali, per il mormorio dell’incalzante stormo dell’inquietudine, sono immanenti tormentosi dubbi e facili illusioni”. Con questa lapidaria motivazione incisa su lamina argentea l’Amministrazione comunale e il parroco di Laureana hanno firmato e assegnato l’annuale premio “San Gregorio” dedicato alla Solidarietà per l’anno 2011, in occasione della solenne festa del Santo Patrono San Gregorio Taumaturgo, al sociologo Antonio Marziale che pur avendo varcato i confini della Calabria e vivendo a Milano, non dimentica la sua terra natia. Gli studi e i riconoscimenti nazionali e internazionali lo hanno posto alla Presidenza dell’Osservatorio sui diritti dei minori nonché consigliere della Commissione parlamentare per l’Infanzia. Il suo curriculum di studi e di successi è abbastanza noto in tutti gli ambienti interessati ai problemi della età evolutiva e della famiglia. Era già venuto a Laureana nel marzo scorso, il dott. Marziale, originario di Taurianova al centro della Piana, su invito del parroco don Vincenzo Feliciano per tenere una conferenza e con la sua convincente oratoria sui te- Antonio Marziale tra il sindaco Mimmo Ceravolo e don Vincenzo Feliciano mi a lui tanto cari sulla famiglia, l’infanzia e i diritti dei minori aveva colpito nel segno, suscitando l’interesse del folto uditorio e il plauso del sindaco Domenico Ceravolo. Da lì è partita, forse, l’unanime decisione per l’assegnazione del premio annuale San Gregorio. Un premio che negli anni scorsi è stato attribuito a persone di rilievo nazionale che, a qualsiasi titolo, si siano distinte nel campo della solidarietà sociale. Quella di Laureana è stata, a parte la solennità per la contemporanea celebrazione eucaristica, un’occasione per il folto pubblico, le numerose autorità assessori e consiglieri, i comandanti delle stazioni di carabinie- ri e CFs, l’ottetto musicale della “Ragone” diretto dal Maestro Managò che ha eseguito musiche di circostanza durante la messa, le associazioni sportive, la benemerita Avis e le altre organizzazioni cattoliche laureanesi, di salutare e ringraziare, con un solidale applauso, l’impegno del conterraneo studioso e valido difensore della categoria sociale più debole: i minori. E Marziale, congedandosi, ha ricordato i bambini che soffrono in ogni parte del mondo ed ha menzionato con commozione quelli che anche all’interno della famiglia hanno subito violenza, citando Ciccio e Tori, Yara Gambirasio e Sara Scalzi, per significare che i pericoli possono presentarsi anche in famiglia, con ciò incitando i genitori a vigilare per educare. «Oggi i figli hanno i computer e pochi libri, nella mia famiglia non c’erano computer ma c’erano molti libri», ha detto il sociologo per suggerire la necessità della cultura mediante la lettura e lo studio. E ancora, concludendo ,ha ringraziato il sindaco e il “mio amico don Cecè” ed ha esclamato: «Ho avuto premi in tutto il mondo ma quando un premio ti arriva dalle viscere della tua terra l’emozione è forte. Il mio augurio è per tutti i bambini del mondo e per una Calabria migliore, perché si può». Don Feliciano, coadiuvato dal viceparroco don Antonio Lamanna e dal diacono Agresta, al momento dell’omelia ha ringraziato tutti i presenti con vibranti parole e riferendosi all’evangelo odierno, ha incitato tutti ad imitare Cristo ed ha affermato: «Abbiamo bisogno di uomini che guardino al modello Cristo che promette e fa». Il sindaco Ceravolo ancora una volta soddisfatto ha voluto ricordare come tutte le iniziative intraprese dalla sua amministrazione in favore dei giovani, in tutte le attività (sportive, musicali, artistiche ecc) incoraggiati, siano motivo di orgoglio personale e merito di tutta la cittadinanza. «Oggi i ragazzi di Laureana possono scegliere tra tante attività – ha detto Ceravolo – e se solo uno di essi è sottratto ai pericoli è un successo personale e di tutta la società laureanese». Attilio Sergio POLISTENA Venerdì 25 novembre, in anteprima nazionale, anche a Polistena (proiezione alle ore 11 nella sede dell’Itis “Conte Milano” in via dello Sport) uscirà il film “Inti-illimani” di Francesco Cordio e Paolo Pagnoncelli. Il film verrà proiettato nel circuito nazionale di “cinema indipendente” del quale fa parte il locale circolo culturale “La Bellona” presieduto dal dott. Pietro Paolo Cullari. «È inutile descrivere la mia soddisfazione – ci ha detto il presidente Cullari – per quello che è un evento storico per Polistena, la Piana, la Provincia e l’intera Calabria. Ancora una volta Polistena è al centro dell’attenzione nazionale. “Inti-illimani”, come l’intera rassegna (Polistena è l’unica città della Calabria a proporre fino a giugno, in contemporanea nazionale, sedici pellicole, divise tra lungometraggi, medio metraggi e cortometraggi, direttamente ricevute dalla sede nazionale di “Distribuzione Indipendente”), rappresentano una svolta importante». Lo stesso presidente Cullari dà notizia che solo alcuni giorni fa ha firmato un accordo con il “cinema indipendente” di Roma e, d’accordo con la Federazione circoli del cinema calabrese, ha avuto la certezza di poter ospitare a Polistena il Premio internazionale cinematografico del Cinema Indipendente. Pietro Paolo Cullari «Un fatto storico – a parere di Pietro Paolo Cullari – del quale, oltre a giovarne i commercianti locali per il notevole afflusso di persone che raggiungerà Polistena, beneficerà l’intero comprensorio che avrà la possibilità di ammirare, valutare e premiare dei capolavori che nessuno può vedere nei cinema e che a Polisena invece si avrà la possibilità di visionare». Grazie all’accordo firmato con il cinema indipendente di Roma, arriveranno in città registi e attori da ogni parte del mondo: «Per tutti loro – ha aggiunto Cullari – Polistena diventerà una città importante grazie all’assegnazione del Premio “La Bellona”, dal nome della famosa opera dello scultore polistenese Francesco Jerace». Dallo stesso Cullari si ap- prende che saranno gli alunni del Liceo artistico di Cittanova, guidato dalla preside dott.ssa Teresa Crupi, a realizzare materialmente il premio una statuetta che rappresenterà appunto “La Bellona” dello scultore Jerace - per cui a Polistena sarà assegnato il premio che, a seconda delle categorie, sarà d’oro, d’argento e di bronzo. Questo il messaggio che l’associazione “La Bellona” intende trasmettere attraverso la sua attività in campo culturale: «Crescere assieme e vivere assieme – ha sottolineato il presidente Cullari – per essere protagonisti positivi per Polistena e la Piana. Fare cinema di qualità e poter entrare in contatto con attori e registi qualitativamente importanti, questa è cultura. Questo cammino – questo è l’auspicio di Cullari – deve vedere impegnati, al nostro fianco, le istituzioni a tutti i livelli in quanto sono convinto che, come si parla di 'ndrangheta e di tutte le cose brutte della nostra Piana, è un obbligo parlare delle cose belle e altamente culturali. Ecco perché chiediamo l’aiuto di tutti, altrimenti – conclude il presidente – continueremo ad andare avanti lo stesso, con le forze locali, all’insegna della gratuità e del volontariato». Ma se sforzo vi deve essere, da parte delle Istituzioni che possono supportare tali progetti, è bene considerare che a beneficiarne è solo la collettività. Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio Ionica . PROCESSO “FEHIDA” Le motivazioni della sentenza della Corte d’assise d’appello (filone abbreviati) Faida di S. Luca, sanguinario «flagello» L’assoluzione della “primula rossa” Vottari e le condanne di Pipicella e Aguì Rocco Muscari LOCRI La faida di San Luca, che da 20 anni vede contrapposti i Pelle-Vottari ai Nirta-Strangio, viene definita dalla Corte d’assise d’appello di Reggio «un flagello» per le dimensioni dello scontro e le modalità con le quali si sono affrontate le famiglie e per le decine di morti che hanno insanguinato quel territorio e la Germania, con la strage di Duisburg. Nelle quasi 1800 pagine di motivazioni la Corte (Fortunato Amodeo presidente, Maria Luisa Crucitti consigliere relatore) ripercorre tutte le fasi del processo d’appello “Fehida” (in primo grado rito abbreviato) che ha visto imputate 37 persone. Nelle motivazioni si conferma che la ripresa della faida è riconducibile all’attentato subito il 31 luglio 2006 da Francesco Pelle “Ciccio Pakistan” (ergastolo) che ha avuto come conseguenza quella voglia di vendetta che ha portato alla strage di Natale dello stesso anno, nel corso della quale è rimasta uccisa Maria Strangio, con il ferimento di altre tre persone, tra i quali un minore. Per questo ultimo delitto la Corte reggina ha confermato l’assoluzione per Santo Vottari (cl. 72), ritenuto dall’accusa il presunto organizzatore. Sebbene i giudici di secondo grado abbiano confermato che il 39enne Vottari, irreperibile, abbia un ruolo apicale nella consorteria (condannato a 10 anni e 8 mesi), riguardo alla strage non hanno ravvisato elementi certi. «Le emergenze investigative – Roberto Aguì Francesco Pelle detto “Ciccio Pakistan”: dal suo ferimento ripartì la faida di S. Luca. Qui sopra Giuseppe Pipicella scrivono i giudici – se pure hanno imposto di riconoscere all’imputato posizione di vertice in seno alla cosca di famiglia con compiti di promozione e di direzione, non sembravano collocarlo sui luoghi teatro dei delitti di Natale 2006». La conclusione della Procura, reiterata nell’atto di appello, secondo cui l’apporto di Vottari si sarebbe sostanziato nell’aver maneggiato le armi, perché in quanto organizzatore stava dietro le quinte a svolgere funzioni di supporto, appare alla Corte reggina «frutto di un’evenienza logica, ipotizzata, desunta dal solo rinve- nimento delle particelle binarie». E il rinvenimento delle particelle, se indicativo dell’uso di armi, per i giudici estensori «non risulta univocamente rivolto a provare che si sia trattato dell’uso di quelle armi impiegate nei fatti di Natale». E non trova sostegno la tesi della Procura di un coinvolgimento di Vottari nell’organizzazione dell’eccidio il contenuto delle dichiarazioni dell’allora ragazza di Sebastiano Vottari, che riferiva di un rapporto tra Francesco Pelle e i cugini Vottari, in quanto non viene mai citato il 39enne, bensì il fratello Franco e lo stesso Seba- stiano Vottari. Su questo punto i relatori ritengono che il narrato del collaboratore di giustizia Vincenzo Marino sia «lacunoso». Le dichiarazioni di Marino sono state determinanti, insieme alle videoriprese effettuate dai carabinieri in contrada Ricciolio, come riscontro della tesi accusatoria nei confronti di Giuseppe Pipicella, condannato in primo grado a 2 anni e 4 mesi con l’accusa di assistenza agli associati, e Roberto Aguì, assolto dal gup Petrone, entrambi condannati in appello a 8 anni per associazione mafiosa. Giuseppe Pipicella “Peppe u zi- pangulu”, il 6 luglio scorso è andato a Reggio per la lettura della sentenza, e lì è arrestato e tradotto in carcere. Roberto Aguì (‘81) inteso “il meccanico”, è stato arrestato dopo la lettura del dispositivo mentre si trovava a casa. La sentenza d’appello, come si ricorderà, ha portato alla conferma delle pene di primo grado per Achille Marmo (8 anni), Giulia Alvaro (1 anno 5 mesi e 10 giorni, pena sospesa); Emanuele Biviera (8 anni); Giuseppe Biviera (8 anni); Vincenzo Biviera (8 anni); Michele Carabetta (8 anni); Mario Di Bonito (5 anni); Giovanni Strangio, cl. 1966 (8 anni); Elia Giuseppe Giosafatte (5 anni); Antonio Giorgi (8 anni); Vincenzo Giorgi (4 anni); Domenico Mammoliti (8 anni); Giovanni Marrapodi (1 anno e 6 mesi, pena sospesa); Francesco Napoli (5 anni); Paolo Nirta (8 anni); Sebastiano Nirta (2 anni); Antonia Pelle (1 anno e 4 mesi, pena sospesa); Domenico Pelle (8 anni); Maria Pelle (1 anno e 4 mesi); Giuseppe Pugliesi (8 anni); Raffaele Stranieri (8 anni); Antonio Vottari (8 anni); Teresa Vottari, cl. 1947 (4 anni). Rideterminata la pena a Gianfranco Antonioli ( 4 anni). l’assise d’appello ha assolto dal reato di assistenza agli associati Caterina Giorgi, Teresa Giorgi e Barbara Rocca. Confermate le assoluzioni per Francesco Barbaro “u castanu”, Giuseppe Pelle (cl. 1960), Domenico Pizzata, Francesco Strangio “Ciccio Boutique”, Antonella Vottari, Teresa Vottari, (cl. 1970), Domenico Nirta e Antonio Romano. LOCRI La vicepresidente del Consiglio comunale si dimette in aperta polemica con il presidente Cavo Capogreco getta la spugna: «Clima dittatoriale» Pino Lombardo LOCRI Ieri si è dimessa il vicepresidente del consiglio comunale di Locri – la consigliera di minoranza del gruppo “LeAli alla Città” Anna Francesca Capogreco. Si va facendo più pesante l’aria nel Civico consesso locrese. La consigliera, che aveva preannunciato il suo gesto nel corso del Consiglio del 9 novembre, ha formalizzato ieri la decisione con una lettera inviata al presidente del Consiglio Antonio Cavo, e per conoscenza al sindaco Giuseppe Lombardo. «Mi dimetto da vicepresidente del Consiglio comunale – scrive Capogreco – perché sono venuti meno il senso di collaborazione ed il rispetto dei ruoli. A spingere la Capogreco sono state «la mancata collaborazione e la poca considerazione» da parte della presidenza: «Tale decisione – scrive – è dettata dall’impossibilità di continuare a ricoprire un ruolo che non viene rispettato dalla stessa presidenza guidata dall’avvocato Antonio Cavo». Evidenzia la Capogreco di essere «obbligata, a causa dell’impertinenza di alcuni, a dover lasciare questo incarico» e ribadisce che «dal momento dell’elezione ho sempre rispettato l’incarico affidatomi, assumendomi le mie responsabilità e mettendomi al servizio della comunità e mai avrei pensato che qualcuno potesse immaginare che sarei stata un “pennacchio” in mano ad altri. La mia intenzione – prosegue – è sempre stata quella di rivestire un compito così delicato, dando il mio contributo e affidandomi alla cooperazione del presidente. Mi sono illusa di poter svolgere questo incarico in maniera seria e costruttiva, vista la mia giovane età e l’entusiasmo che ripongo nell’attività politica. Ma mi sono sbagliata, perché ho riscontrato solo un clima dittatoriale del presidente Cavo che non ha mai condotto alla consultazione, La consigliera comunale Anna Francesca Capogreco non riuscendo mai a trovare un accenno di dialogo costruttivo per il bene della città, mio interesse primario. Sono state ignorate e sottovalutate molte richieste da me esposte al presidente» La goccia che ha fatto traboc- BOVALINO Incontro propedeutico con l’assessore Maesano care il vaso sarebbero state il non voto per riconoscere la contrada Moschetta come “Borgo d’Eccellenza” e la decisione adottata qualche giorno fa dal presidente Cavo di non aderire alla richiesta delle minoranze di convocare un Consiglio co- munale con all’ordine del giorno la situazione del contenzioso del Comune. A proposito di Moschetta, Capogreco scrive: «Sono state dette molte scelleratezze e da ultimo è stata ignorata la mia richiesta di affrontare l’argomento in Consiglio invertendo l’ordine del giorno. Quindi – conclude – di fatto, sono stata sfiduciata dagli stessi componenti della maggioranza consiliare guidata dal sindaco Lombardo i quali precedentemente mi avevano accordato fiducia. Istanze e consigli sono stati negati e contrapposti e, pertanto, venendo meno corrispondenza, collaborazione e il rispetto del mio ruolo, mi dimetto, lasciando ad altri l’incarico di essere “abbindolati” ed essere “burattini” in mano a un presidente e una Giunta comunale avversa ad ogni tipo di collaborazione e dialogo». «Continuerò – conclude – a dare il mio contributo per la città da consigliera di minoraza». L’avv. Salvatore Staiano mentre pronuncia la sua arringa LOCRI L’arringa dell’avv. Staiano Curciarello e Martino: «Prove a loro carico suggestive e lacunose» LOCRI. «Le prove a carico di Mi- chele Curciarello e Antonio Martino sono suggestive e lacunose, non vi sono elementi sui quali fondare una sentenza di condanna, e pertanto vanno assolti». L’avv. Salvatore Staiano ha reiterato la richiesta di assoluzione nei confronti dei presunti esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore Cordì, come nell’udienza precedente gli altri componenti del collegio difensivo, avvocati Cosimo Albanese e Mario Mazza, contestando l’assunto dell’accusa, rappresentata dal pm Antonio De Bernardo, che a conclusione della requisitoria ha chiesto l’ergastolo per ciascuno degli imputati. La discussione dell’avv. Staiano, di grande impatto, si è aperta con l’assunto che non vi è prova del mandato, né di un movente: «La causale rappresentata dalla Procura è generica – ha sottolineato – non vi sono elementi a sostegno per affermare una responsabilità penale di Curciarello e Martino perché, nel computo dell’impianto accusatorio i miei assistiti sono avulsi dal contesto storico ed ambientale relativo all’asserito scontro armato tra i Cataldo e i Cordì». Il difensore ha rilevato che nella corposa corrispondenza tra Tommaso Costa e Giuseppe Curciarello non vi è traccia dei due imputati: «Nonostante tutto quello che è stato rappresentato dall’accusa – ha detto ancora – non vi è neanche un cenno al cugino Michele Curciarello, e meno che mai ad Antonio Martino». Per l’avv. Staiano manca sia il «movente di cosca», sia quello personale relativo alla possibile vendetta di Curciarello per l’assassinio del cognato Pietro Caccamo, avvenuto ad opera di ignoti nel dicembre del 2000 a Siderno, sostenendo che non vi sono elementi probatori sui quali si possa reggere l’impianto accusatorio della Procura. Rispetto alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia il difensore ha rilevato che il narrato di Bruno Piccolo e quello di Domenico Novella non coinvolgono i due imputati in quanto generici. Rispetto alle dichiarazioni di Vincenzo Marino l’avv. Staiano ha affermato: «Tutto quello che ha riferito in questo processo è inutilizzabile, in primo luogo perché il narrato è tardivo, perché avviene dopo la scadenza dei 180 giorni dettati dal legislatore per i collaboratori. E poi Marino è estraneo all’ambiente criminoso di Locri e tutto quello che afferma di aver appreso è de relato, e manca di coerenza, precisione e specificità». Quanto al contributo di Domenico Oppedisano il penalista lo ritiene «costruito» sia sulla base di un acredine personale contro i Cataldo, sia perché frutto della lettura dei giornali. «Non credo alla bontà del suo pentimento – ha sottolineato l’avv. Staiano – come non credo che sia stato avvicinato su sollecitazione di un legale di questo processo per tentare di inquina- «I miei assistiti sono avulsi dal contesto storico-ambientale relativo allo scontro tra i Cataldo e i Cordì» re il dibattimento, perché l’avvocato in questione non difende i due imputati e, allo stato, non vi sono accuse nei suoi confronti». L’avvocato, sul punto, ha detto di essere pronto a chiedere la trasmissione degli atti alla Distrettuale per fare piena luce su quanto affermato da Oppedisano, per dissipare ogni dubbio circa la professionalità del collegio difensivo. Infine l’avv. Staiano ha chiesto alla Corte d’Assise di valutare la risultanze della relazioni tecniche di parte e quelle della perizia del maresciallo Marco Romeo, rispetto alle conclusioni sulle analisi dello stub sui due imputati. E in merito ha richiamato l’attenzione sulla «insuperabilità» della perizia Romeo in merito allo stub bianco, non espletato in sede di prelievo. Il processo si conclude giovedì con le repliche delle parti e il ritiro della Corte in camera di consiglio.(r.m.) LOCRI A un convegno sulla legalità, con altre delegazioni di Reggio e Polistena Verso la Consulta delle associazioni Le studentesse del liceo “Mazzini” a Firenze LOCRI. La cultura? «Una via fon- Giuseppe Pipicella BOVALINO Per volontà della civica amministrazione e in particolar modo dell’assessore Vincenzo Maesano, si comincia a parlare della necessità di realizzare «un percorso condiviso tra istituzioni e realtà territoriali» attraverso la costituzione dell’Albo e della Consulta comunale delle associazioni. Il primo incontro, organizzato dal Comune in collaborazione con la Provincia, ha visto la partecipazione delle rappresentanze di almeno una quarantina di associazioni cul- Da sinistra: Maesano, Polimeno, Nucera e il sindaco Mittiga turali e sociali, gruppi sportivi e musicali e artisti, del sindaco Tommaso Mittiga, del consigliere regionale Giovanni Nucera e del consigliere provinciale Alessandra Polimeno. Nel dibattito sono intervenuti tra gli altri, l’attore-regista Nino Racco, il pittore Diego Cataldo, i delegati dell’associazione “Don Pino Puglisi”, Domenico Agostini dell’Unla. damentale da seguire per combattere il male che è radicato nella martoriata terra di Calabria». È quanto ribadito nel convegno “Legalità e Democrazia” tenutosi nei giorni scorsi a Firenze, al quale hanno partecipato delegazioni di studenti calabresi. Tra esse quella delle allieve del liceo delle scienze umane “Giuseppe Mazzini”, accompagnata dal preside Rosario Lucifaro e dalla professoressa Beatrice Dante. Il convegno, organizzato dal presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, ha visto tra i protagonisti il magistrato Nico- La delegazione locrese al convegno fiorentino la Gratteri. Gli studenti reggini – c’erano anche quelli dell’istituto tecnico per geometri “Righi” di Reggio Calabria e dell’Itis “Maria Milano” di Polistena – erano accompagnati dagli assessori provinciali Eduardo Lamberti Castronuovo e Giovanni Calabrese ed hanno avuto come coordinatore il preside Luigi Nicita. Gratteri con il suo consueto stile fuori dagli schemi, ha riba- dito ancora una volta che l’antidoto alla criminalità organizzata è la cultura. E rivolgendosi ai giovani, il procuratore geracese li ha invitati a «non farsi strumentalizzare», e li ha stimolati ad analizzare il fenomeno mafioso, cercando di individuarne le connessioni e i rapporti ambigui con la politica, per sviluppare una coscienza critica e per essere cittadini attivi e onesti di domani. Ed ha rcordato che la ‘ndrangheta «non è un fenomeno circoscritto a un territorio, ma si può manifestare ovunque, in qualsiasi cosa sia compiuta illegalmente».(p.l.) Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 41 Reggio Ionica . SIDERNO Il 53enne è finito in carcere lo scorso anno a seguito dell’operazione “Crimine” GIOIOSA JONICA Confiscati i beni ad Antonio Futia fedelissimo del boss Commisso Per un valore di 700 mila euro, compresa la nota impresa di trasporti Provincia, finanziamenti in arrivo per impianti sportivi Antonello Lupis Piero Roberto ROCCELLA Ancora confische di beni di provenienza sospetta. E sempre a Siderno. Dopo i beni (valore di circa 500 mila euro) sottratti nei giorni scorsi a Francesca Fanito, moglie del sidernese Michele Curciarello, di 49 anni, attualmente detenuto e imputato in processo in corso a Locri davanti ai giudici della Corte d’assise, nella mattinata di ieri gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Siderno, diretto dal vicequestore Stefano Dodaro, hanno notificato a un altro sidernese, Antonio Futia, di 53 anni, un decreto di confisca emesso dai giudici del Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione. Secondo la stima fatta dalla Polizia di Stato, ammonterebbe a circa 700 mila euro il valore dei beni sottoposti a confisca nella mattinata di ieri. Si tratta, scendendo nello specifico, del patrimonio aziendale (comprensivo dei conti correnti funzionali all’attività commerciale) dell’impresa individuale “Autotrasporti Futia”, con sede a Siderno in via Lamia e due polizze vita, intestate ad Antonio Futia, del valore complessivo di circa 100 mila euro. A Futia, attualmente detenuto, inoltre è stata applicata, per tre anni, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nella cittadina di residenza. Con lo stesso provvedimento di confisca emesso dai giudici del Tribunale reggino, è stata disposta la nomina di un perito in modo da accertare il valore dell’immobile a tre piani, situato sempre nella contrada L’aula del Consiglio comunale sidernese SIDERNO Convocato il civico consesso Giovedì la delibera: il Comune parte civile nel processo Crimine Aristide Bava SIDERNO Il parco mezzi dell’azienda di autotrasporti di Futia confiscata to sidernese, e dalla moglie Immacolata Sergio. Antonio Futia nel luglio del 2010 è stato raggiunto da un decreto di fermo emesso dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria nell’ambito della vasta inchiesta, lungo l’asse Locride-Calabria-Lombardia, nota col nome di operazione “Crimine”. Il suo arresto, però, scattò dopo un breve periodo di irreperibilità. Futia – secondo gli investigatori della Polizia di Stato – sarebbe da considerare come uno dei cosiddetti “fedelissimi” del capobastone e “padrino” di punta della ‘ndrangheta reggina Giuseppe Commisso, alias “u mastru”, col quale, appunto, in diverse occasioni – secondo i magistrati della Dda reggina – avrebbe discusso all’interno della lavanderia “Apegreen” di Siderno di questioni attinenti i cosiddetti locali di ‘ndrangheta della Locride. Il decreto di confisca di ieri è il primo provvedimento maturato a Siderno nell’ambito del mega sequestro di beni (circa 200 milioni di euro) compiuto a novembre del 2010 dalle forze dell’ordine su disposizione dell’autorità giudiziaria reggina. BIANCO. I carabinieri della locale compagnia, Nucleo radiomobile, hanno arrestato due operai, A.M., 34 anni, e B.R., 32. I due sono stati sorpresi dai carabinieri alla guida di un furgone Iveco 35 con all’interno circa 150 chilogrammi di filo di rame di provenienza illecita e del valore complessivo di circa 600 euro. Potrebbe trattarsi del rame rubato nella notte tra sabato e domenica scorsi alla società Telecom nella contrada Pantano Piccolo di Brancaleone. GIOIOSA JONICA Rossi risponde alle lamentele dei cittadini polizia municipale, in modo da poter sanzionare eventuali situazioni non regolamentari». «Nelle scorse settimane – aggiunge Rossi – sono stati effettuati dei controlli per quanto riguarda l’abusivismo all’interno del mercato domenicale, lo stesso si farà per ciò che riguarda locali di proprietà del Comune. Anche io personalmente ho ricevuto segnalazioni del genere da alcuni cittadini, segnalazioni che vanno tenute in considerazione perché utili a migliorare la vivibilità di Gioiosa Jonica. Nonostante i tagli effettuati dal governo centrale sono sicuro che la nostra amministrazione, in primis il sindaco Mario Mazza, farà di tutto per tenere il paese nelle migliori condizioni possibili sotto l’aspetto della viabilità come già fatto per quanto riguarda il problema relativo alla raccolta dei rifiuti». Antonio Futia Lamia di Siderno, intestato a Michele Futia, 79 anni, padre di Antonio Futia. Ciò per verificare il reale valore dell’imponente immobile e l’eventuale differenza o squilibrio con i redditi dichiarati dall’anziano pensiona- Abusivismo e parcheggi selvaggi l’assessore: «Stiamo provvedendo» Antonio Labate GIOIOSA JONICA Alcuni cittadini di Gioiosa Jonica hanno lamentato, tramite una lettera indirizzata all’assessore al Commercio Aldo Rossi, alcune irregolarità per quanto riguarda l’occupazione del suolo pubblico a causa dei diffusi parcheggi abusivi sui marciapiedi, vedi viale delle Rimembranze, con conseguente disagio per i pedoni e in particolare per i cittadini portatori di handicap che debbono usare una sedia a rotelle per i loro spostamenti. Critiche sono state anche mosse per la poca chiarezza nell’assegna- zione dei locali di proprietà del comune. L’assessore Rossi dopo aver preso visione della lettera ha detto: «Mi sento in dovere di dare una risposta a questi cittadini, visto che senza dubbio la situazione riportata in questa lettera è veritiera. Stiamo lavorando per risolvere questo imbarazzante problema. Una parte di questi disagi è causata dai molti cantieri aperti in paese che hanno sottratto molti spazi agli operatori commerciali ma che daranno un nuovo volto alla nostra cittadina. Ci attiveremo per un controllo più massiccio del territorio, impegnando gli uomini della Aldo Rossi Il Consiglio comunale di Siderno è stato convocato per giovedì in sessione straordinaria alle 19. Il presidente Vincenzo Mollica ha previsto come primo argomento della discussione la “comunicazione del documento della Conferenza dei capigruppo sulla situazione sanitaria della Locride”. Come si ricorderà la problematica era stata oggetto di una seduta convocata su richiesta dei consiglieri comunali del Pd. In quell’occasione Domenico Panetta e i suoi colleghi di partito , Maria Teresa Fragomeni, Gabriella Boccuti, Nunziatina Galluzzo e Agostino Baggetta avevano presentato un lungo documento che – su proposta del sindaco Riccardo Ritorto – era stato demandato a una successiva riunione dei capigruppo per una verifica della possibilità di addivenire, previo opportuni emendamenti, a un’approvazione unitaria. L’impegno era di portarlo alla approvazione di un successivo consiglio comunale. Adesso, appunto, si è dato corso a que- ROCCELLA JONICA Votate le mozioni al Convegno dei Minimi Rifondazione verso il congresso la sezione ha rinnovato il direttivo ROCCELLA Il percorso dell’VIII congresso nazionale del partito della Rifondazione comunista, che si concluderà a Napoli dal 2 al 4 dicembre, ha fatto tappa anche a Roccella, al Convento dei Minimi. I lavori congressuali, introdotti e moderati dal presidente Pietro Commisso, affiancato dal garante Nicola Limoncino, sono entrati nel vivo con la presentazione da parte del segretario uscente di circo- lo, prof. Nicola Lucà, della mozione sul tema “Unire la sinistra d’alternativa, uscire dal capitalismo in crisi”, con cui ha sostenuto la tesi dell’«attualità del comunismo e della necessità della Rifondazione comunista», invitando i militanti a prepararsi a una fase di opposizione e riposizionamento e spiegando come il capitalismo non sia in grado di dare una risposta ai problemi dell’umanità. Altrettanto schietta Alessia Candido, cui è toccato il compito di presentare la mozione n. 2 sull’esi- Il tavolo dei relatori Saranno finalmente ristrutturati e riqualificati lo stadio comunale di calcio e i campetti di calcio a cinque grazie a un finanziamento di 35 mila euro per interventi urgenti deliberati dall’Amministrazione provinciale a favore del Comune di Gioiosa Jonica. La notizia è stata data al termine della riunione di Giunta dal presidente della provincia Giuseppe Raffa al vice sindaco Rocco Giuseppe Mazzaferro. È stata anche comunicata l’elargizione di un contributo a favore dell’associazione onlus ”Crescere Giocando” di 12 mila euro, da impegnare nel settore dell’educazione e dell’assistenza ai bambini bisognosi di recupero scolastico, che ha sede a Gioiosa Jonica. «Questi interventi finanziari – ha detto il vicesindaco Mazzaferro – erano attesi da tempo, e consentono, per quanto riguarda gli impianti sportivi, di adeguare le strutture per favorire le normali discipline agonistiche, mentre per quanto riguarda l’assistenza educativa viene data la possibilità all’associazione beneficiaria di offrire all’utenza un servizio più efficiente». L’amministrazione comunale ha già sottoscritto protocolli d’intesa sia con l’Unione sportiva Gioiosa, sia con l’associazione sportiva “Sensation calcio a 5” per utilizzare proficuamente il contributo erogato dalla Provincia per la riqualificazione degli impianti. BIVONGI Veleni in agricoltura un corso insegna come “maneggiarli” Appello di una madre: «Date lavoro ai miei figli» Ugo Franco BIVONGI Gli agricoltori “discenti” durante una lezione CAULONIA genza di creare un “partito di classe», «dal momento che il nuovo governo Monti, espressione della classe dominante, non sarà in grado di dare le risposte per le quali la gente è scesa in piazza». Sulla stessa lunghezza d’onda Pino Commodari: «Esultiamo per la caduta del governo Berlusconi ma non è scontata la fine del berlusconismo. Il nuovo governo non cambia la situazione». Il congresso si è concluso con il voto della sola mozione n. 1 e con la nomina del nuovo direttivo di circolo: Bettino Agostino, Pietro Commisso, Francesco Deleo, Nicola Lucà e Delia Restagno. Per la commissione di garanzia sono stati eletti Maurizio Cursaro e Lorenzo Sità, mentre i delegati al congresso provinciale saranno Agostino, Lucà e Commisso. sto adempimento. Successivamente il consiglio comunale sarà chiamato a ratificare la delibera della Giunta del 17 novembre che prevede la costituzione del Comune come parte offesa nel “procedimento penale n. 1988/2008”, il processo derivato dall’operazione “Crimine”. La costituzione di parte civile dell’amministrazione comunale nel processi di ‘ndrangheta è una novità per Siderno. Quindi si discuterà dell’avviso pubblico per la presentazione e selezione dei Pisl del Por Calabria Fesr 2007/2013, con i progetti “Valorizzazione dei centri storici e dei borghi d’eccellenza”, “Progetto integrato di sviluppo locale sistema turistico locale della Locride” e “Sistemi di mobilità intercomunale”. Infine l’ordine del giorno prevede l’ affidamento della gestione dell’impianto di tennis sul lungomare, che è di proprietà comunale”. Eventualmente è prevista, prima della conclusione della riunione la possibile presentazione di interrogazioni e/o interpellanze. GIOIOSA JONICA CAULONIA “Diplomati” 14 produttori Cristina Scuteri Stefania Parrone (ARCHIVIO) Concluso con soddisfazione dei promotori, a Marina di Caulonia, il corso rivolto agli agricoltori per l’abilitazione all’acquisto e all’utilizzo degli agro-farmaci molto tossici, tossici e nocivi. Le lezioni articolate in appuntamenti bisettimanali e per una durata di 15 ore, tenute dal personale dell’Agenzia regionale per sperimentazione e servizi in agricoltura di Locri e Caulonia, presso la sede Coldiretti di via Della Chiesa, si sono risolte con un esame finale. Ad ottenere l’abilitazione sono stati tutti e 14 i corsisti che hanno seguito gli addottrinamenti: cauloniesi soprattutto, ma anche di altri paesi limitrofi e qualcuno anche da fuori provincia. A esame superato ad ogni corsista è stato rilasciato un patentino che gli permetterà di comperare e utilizzare tutti i prodotti fitosanitari che norme apposite classificano pericolosi. Un’esigenza maturata anni addietro, al fine di rendere consapevoli i coltivatori che gli articoli fitosanitari, se non adoperati in modo adeguato, possono essere causa di gravi danni sia all’ambiente sia alle produzioni colturali. Motivi per i quali essi vengono assegnati, razionalmente, in ben precisi periodi dello sviluppo dei vegetali. Spesso, infatti, «i coltivatori eseguono trattamenti anticrittogamici senza conoscere l’effettiva rischiosità delle contaminazioni che si generano all’ambiente agricolo con l’uso di composti fitosanitari», ha affermato Roberto Oppedisano, uno degli agronomi docenti. L’indigenza in cui vive una famiglia di Bivongi, porta la madre a superare la vergogna e denunciare le difficoltà che affronta per andare avanti. E a lanciare un appello a chiunque sia in grado di offrire lavoro ai suoi figli. Rosellina è affetta da varie malattie e da un anno vive a letto, accudita dai due figli che vivono con lei e sono disoccupati. «Prima avevo la pensione d’invalidità civile – dice Rosellina – ora non più perché non sono andata a passare la visita che mi aveva chiesto l’Inps. Non ho chi mi possa accompagnare a Reggio Calabria». «Solo Bruno, il sagrestano – prosegue – mi aiuta portandomi delle candele perché la corrente mi è stata staccata perché non sono riuscita a pagare una bolletta di 470 euro. Prima mi aiutava il Comune e ora non più perché non ha fondi. Anche la parrocchia mi aiutava quando c’era don Francesco, con gli alimenti della Caritas. Ora ho mandato mio figlio in chiesa per avere qualcosa e gli hanno dato solo un pacco di riso dicendogli di ritornare non prima di un mese. I miei figli vogliono lavorare e quelli che avevano promesso che li avrebbero chiamati per raccogliere le ulive non si sono fatti sentire. Il mio ex marito viene ogni tanto per vedere i figli. Nessun aiuto da parte sua». Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 31 Cronaca di Cosenza . IL FATTO Una pioggia di richieste d’ammissione al giudizio alternativo finirà per prosciugare il dibattimento ordinario che verrà celebrato in città “Telesis”, un esodo verso il rito abbreviato Il gup trasferisce a Bari l’inchiesta sull’assalto al portavalori in Puglia. Altri stralci decisi per posizioni minori Giovanni Pastore Il grande intrigo cosentino è contenuto in migliaia di carte. Fiumi d’inchiostro svelano ipotetiche trame oscure che avrebbero scandito un biennio di terrore a Cosenza e nell’area urbana. Un pozzo nero sul quale si sono affacciati, in epoche diverse, il capo della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e i pm antimafia Claudio Curreli, Francesco Minisci, Vincenzo Luberto e Adriano Del Bene, che hanno ricostruito l’ingarbugliato mosaico riannodando attorno allo stesso filone investigativo decine d’espisodi di estorsione, di spaccio di sostanze stupefacenti e anche di detenzione di armi e munizioni. È l’inchiesta “Telesis” in discussione davanti al giudice dell’udienza preliminare distrettuale, Abigail Mellace, che dovrà decidere su decine di richieste d’abbreviato che rischiano di prosciugare l’eventuale dibattimento col rito ordinario. Attualmente, sarebbero solo in tre gl’imputati intenzionati a seguire l’iter giudiziario più tradizionale. Il resto o ha già formalizzato la richiesta del processo abbreviato o starebbe per farlo. Tra quelli che avrebbero scelto l’opzione del giudizio alternativo ci sono: Andrea Bruni, Fabio Bruni, Edyta Kopaczynska (che è la vedova di Michele Bruni), Ernesto Foggetti, Carmine Gazzaruso, Umile Miceli, Carlo La Manna, Daniele La Manna, Franco Bruzzese, Giovanni Abbruzzese, Luciano Impieri, Fabio Foggetti, Adolfo Foggetti, Luca Bruni, Monica Pranno, Emanuela Pagliuso, Domenico Iaccino, Antonio iaccino, Giuseppe Prosperoso, Luigi Morelli, Pasquale Ripepi, e Romolo Mascaro. Il gup Abygail Mellace ha già deciso una serie di stralci. Alla Procura di Bari, su richiesta dell’avvocato Antonio In- grosso, verranno trasmessi gli atti sull’assalto al portavalori a Castelluccio dei Sauri, in Puglia. All’autorità giudiziaria di Cosenza, invece, saranno inviate le carte su Cataldo Iaccino e Salvatore Orabiona, così com’era stato sollecitato dagli avvocati Marcello Manna e Maurizio Nucci. Infine, al Tribunale dei minori di Catanzaro verrà trasferito il fascicolo su alcuni degli imputati che all’epoca di alcuni dei fatti contestati non avevano ancora raggiunto la maggiore età. L’inchiesta punta i riflettori su un uomo che non c’è più, stroncato a giugno da un male incurabile, nel carcere di Livorno: Michele Bruni. “Bella bella” era considerato dagl’inquirenti come un boss, l’erede della cosca paterna. Bruni, secondo la Dda sarebbe stato l’ipotetico perno tra la ‘ndrina storica che governa sulla città e su Rende e la potente cosca degli zingari. Un gruppo criminale capace di strozzare l’economia dell’area urbana nato all’indomani della strage di via Popilia del 9 novembre di dieci anni fa, quando sotto il piombo dei kalashnikov perirono Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci. Dopo il duplice agguato il gruppo Bruni e la famiglia Abbruzzese si sarebbero fusi in un unico grande gruppo con interessi nel settore delle pompe funebri, della ristorazione, della gestione dei locali notturni, della compravendita di autoveicoli nuovi ed usati. Il collegio difensivo è formato, tra gli altri, dagli avvocati: Rossana Cribari, Antonio Quintieri, Pasquale Naccarato, Nicola Rendace, Roberto Loscerbo, Franz Caruso, Roberto Le Pera, Enzo Belvedere, Concetta Santo, Francesca Gallucci, Giuseppe Bruno, Gianluca Garritano, Maurizio Vetere, Angelo Pugliese, Cesare Badolato, Pippo Malvasi, Filippo Cinnante e Sergio Calabrese. DROGA Studenti “coltivatori”, chiuse le indagini Carlo La Manna Franco Bruzzese Umile Miceli Pasquale Ripepi Vincenzo Foggetti Antonio Iaccino Daniele La Manna Giuseppe Prosperoso Durante una gara di calcio “rosa”. Intervento reso necessario in seguito al forte impatto Le asportano la milza dopo uno scontro di gioco Il cronometro segna il decimo del primo tempo quando la giocatrice delle Woman Civitavecchia, Ilaria Filippi, si accascia a terra contorcendosi dal dolore. Duro l’impatto di gioco con il portiere del Real Cosenza. Si capisce subito che si tratta di qualcosa di serio. Più che un semplice infortunio. Necessario prima l’intervento del medico silano, Carlo Mancuso, poi il trasporto in ospedale dove alla sfortunata atleta viene asportata la milza d’urgenza (operazione effettuata dal dottor Piccolo). Poteva andare peggio alla diciottenne, figlia dell’ambasciatore di San Marino. Eppure la partita di calcio femminile sull’asse calabro-laziale verrà ricordata a lungo dalle protagoniste in campo. Ilaria tornerà a calcare i campi di calcio. C’è da scommetterci. Le avversarie cosentine hanno parlato di lei come di un talento. Ha la scorza dura e soprattutto è circondata da tanto af- fetto. Molte compagne di squadra sono rimaste al suo capezzale. Una sosta resa possibile anche dal supporto delle giocatrici del Real Cosenza che si sono messe a completa disposizione di Ilaria e delle altre ragazze laziali. «Auguriamo alla giocatrice del Civitavecchia di riprendersi presto», afferma Francesca Stancati, atleta tra le più esperte nel gruppo cosentino allenato dal tecnico Guida. «Le staremo vicino fin quando sarà necessario». (vit.sca.) L’ospedale “Annunziata” Dopo aver chiesto l’archiviazione per il reato più grave di morte come conseguenza d’un altro delitto, il pm Giuseppe Visconti ha definito l’inchiesta, esclusivamente per l’ipotesi di detenzione in concorso di sostanza stupefacente, nei confronti di Giuseppe Delia, Mattia Campilongo, Davide Merando, Dante Prato e Vincenzo Gallelli. I cinque (che sono difesi dagli avvocati: Nicola Carratelli, Giuseppe Lanzino, Nicola Annetta, Giuseppe Bello, Pietro Iuliano, Franco Sammarco, Teresa Gallucci e Vincenzo Nesci) finirono nei guai perchè i poliziotti della Mobile rinvennero in un appartamento universitario di Arcavacata tre etti di marijuana. E sempre in quei locali fu rinvenuto anche una piccola serra nascosta in un armadio con la predisposizione per la coltivazione in microclima dell’“erba”. La droga venne scoperta nel corso delle indagini sull’improvviso decesso dello studente universitario Gianluca Grillo, sulle cui circostanze ha fatto luce lo studio dei consulenti nominati dalla Procura guidata da Dario Granieri. I periti hanno accertato che il decesso fu provocato da una patologia cardiaca, conclusioni che hanno spinto il fascicolo principale in archivio. Continua l’attività di contrasto al sommerso. Il dato riguarda il terzo trimestre 2011 Le decisioni del gip Francesco Branda IN TRIBUNALE Scoperti altri 180 lavoratori in nero “Banda dello Zecchino” Ai domiciliari le donne, gli uomini in carcere Morì in corsia Cominciato il processo a tre medici Solo le donne della “Banda dello Zecchino d’oro” (come amavano definirsi nelle conversazioni captate dai detective dell’Arma, ndr) hanno lasciato il carcere. Il gip Francesco Luigi Branda, accogliendo le articolate argomentazioni esposte dagli avvocati Massimiliano Coppa, Luca Acciardi e Gisberto Spadafora, ha sostituito la misura cautelare più grave con quella degli arresti domiciliari nei confronti di Miriam Mollo e Caterina Pugliese. Per la prima si tratta d’un beneficio incassato, nonostante il parere contrario del pm Salvatore Di Maio, all’esito della scelta del patteggiamento con applicazione della pena di due anni e 9 mesi di reclusione. Per Caterina Pugliese, invece, si tratta d’una necessità familiare dovendosi occupare d’un bimbo piccolo. Le accuse nei loro confronti sono emerse dalle decine di conversazioni captate dalle cimici dei carabinieri di Rende. La Pugliese venne anche fermata per un riscontro, il 12 maggio di quest’anno, dopo aver acquistato cinque grammi di cocaina, nei pressi d’un bar di Rende, da Celestino Abbruzzese, Antonio Scalfari e Antonello Vetere. Miriam Mollo, invece, viene ritenuta come «indispensabile e insostituibile complice di Francesco Alfano». In sostanza, la ragazza avrebbe avuto il ruolo di organizzare il rifornimento della droga e di reclutare i clienti. Il gip non ha cambiato opinione sugli altri indagati che, tra l’altro, in sede d’interrogatorio hanno scelto d’avvalersi della facoltà di non rispondere. Uno spirito poco collaborativo che, evidentemente, non ha fruttato i “premi” cautelari richiesti dal collegio difensivo (che è formato, tra gli altri, dagli avvocati: Antonio Ingrosso, Franco Napolitano, Rossana Cribari, Cesare Badolato, Angelo Pugliese, Antonio Quintieri e Gianluca Garritano). Caterina Pugliese Miriam Mollo Davanti al giudice Lucia Marletta è cominciato il processo che dovrà fare luce sulla morte di Anna Fata. La donna spirò in corsia quattro anni fa. Era dicembre del 2007, e la donna entrò in ospedale per farsi asportare un’ernia fastidiosissima. Doveva trattarsi d’un intervento chirurgico con l’etichetta di routine, uno dei tanti che vengono eseguiti quotidianamente all’“Annunziata”. Ma la cinquantatreenne lasciò l’ospedale in una bara. Chiuse gli occhi la mattina del 22 dicembre. Il marito e i figli (che sono assistiti dall’avvocato Maurizio Vetere) presentarono un esposto nel quale racchiusero il dolore per l’improvvisa morte della congiunta e la rabbia che reclamava la verità. E a quattro anni di distanza è cominciata l’istruttoria dibattimentale con la deposizione di uno dei consulenti della pubblica accusa, il professor Francesco Sacco che, rispondendo alle domande del pm Antonio Tridico, ha precisato le condotte dei medici indagati. Il 5 dicembre si tornerà in aula per sentire gli altri esperti. Per il decesso di Anna Fata sono finiti a giudizio tre medici: Carlo De Rose, Mario Tortorella e Pietro Aiello. I “camici bianchi” (che sono difesi dagli avvocati: Franz Caruso, Sergio Calabrese, Assunta Lucanto, Giuseppe Cipparrone e Pierluca Bonofiglio) si sono sempre protestati innocenti. Franco Rosito Continua l’attività di contrasto a lavoro nero e sommerso. La direzione territoriale del lavoro ha reso noti i dati relativi all’attività svolta nel terzo trimestre 2011 da tutti gli organismi preposti alla vigilanza. Un dettagliato rapporto è stato trasmesso ai componenti del Cles (Comitato lavoro emersione e sommerso) di cui fanno parte Inps, Inail, Guardia di Finanza, Carabinieri, Asp. Anche nel terzo trimestre, come sottolineato dal responsabile della direzione territoriale del lavoro Giuseppe Cantisano, l’attenzione maggiore è stata rivolta al Piano straordinario in edilizia con 67 controlli nei cantieri durante i quali sono state accertate 14 posizioni lavorative irregolari delle quali 10 sono risultate in nero. Sono state controllate dalla direzione territoriale del lavo- Giuseppe Cantisano ro 482 aziende delle quali 416 sono risultate irregolari con una percentuale del 92% in edilizia e dell’82% in altri settori. I dati sull’attività complessiva resi noti da Cantisano confermano un notevole incremento dei fenomeni di irregolarità: 219 gli illeciti contestati mentre sono stati scovati altri 180 i lavoratori in nero. Gli accertamenti hanno portato alla contestazione di illeciti, lavoro nero, recuperi contributivi, maxisanzioni, diffide e sospensioni. L’attività della Dtl ha registrato anche l’aumento della percentuale delle conciliazioni monocratiche andate a buon fine e delle diffide accertative per un totale di 1.521.663,46 eu- ro contribuendo con ciò a ridurre l’eventuale contenzioso. Prezioso il lavoro svolto dalla Guardia di Finanza sull’emersione del lavoro sommerso nel settore turistico ricettivo, dall’Inps nell’agricoltura con l’annullamento di 2025 rapporti di lavoro e un notevole risparmio nell’erogazione delle prestazioni e dell’Inail per quanto riguarda la pianificazione di interventi per l’eliminazione e la riduzione dei rischi e dei danni. La Dtl ha svolto pure un’indagine sui contratti flessibili ed in particolare sull’utilizzo del part-time come strumento dietro il quale spesso si cela il lavoro grigio. Cerimonia per ricordare la Patrona dei carabinieri, la battaglia del ‘41 in Africa e gli orfani L’Arma celebra la Virgo Fidelis e Culqualber Elvira Madrigrano Cattedrale gremita per la tradizionale cerimonia della “Virgo Fidelis”, da 62 anni patrona dell’Arma dei carabinieri. Ieri pomeriggio è stato commemorato il 70. anniversario della Battaglia di Culqualber (Africa orientale-21 novembre 1941). La santa messa è stata celebrata da Don Giacomo Tuoto, alla presenza del comandante provinciale dei carabinieri, col. Francesco Ferace, e delle autorità civili e militari. Presenti, inoltre, ufficiali e rappresentanti della Benemerita, volontari dell’associazione ca- Autorità civili e militari riunite in Duomo per la “Virgo Fidelis” rabinieri e familiari. Si è celebrata anche la “Giornata dell’Orfano”: i figli dei caduti dell’Arma sono assistiti e confortati dall’Onaomac (Opera Nazionale Assistenza Orfani Arma Carabinieri). È stata conferita una borsa di studio a Luigi Marsico, diciannovenne, studente di ingegneria. «Oggi ricorre una festa importante nel calendario dei carabinieri», ha ricordato il col. Ferace, «perché è la Virgo Fidelis, nostra patrona, da cui deriva anche il motto dell’Arma, ma è anche il 70. anniversario della battaglia di Culqualber, un momento epico che esalta il valore dei nostri uomini». 34 Martedì 22 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cosenza - Provincia . BASSO TIRRENO Avrebbero disatteso le norme sulla depurazione indicate nell’ordine di sequestro preventivo AMANTEA AMANTEA Mare sporco, indagati 2 sindaci Rapinato l’ufficio postale di via Amalfi «La vallata dell’Oliva merita un Consiglio» AMANTEA. Rapida e fortunatamente senza conseguenze per gli operatori e gli utenti presenti, la rapina di ieri mattina all’ufficio postale. Secondo le testimonianze, sono appena scoccate le 13 quando un giovane, con un motorino, si ferma davanti l’ufficio postale centrale di via Amalfi (che osserva orario continuato, 8.15 18.15). Il giovane, con indosso un passamontagna ed armato di un taglierino, entra nel locale e scavalca il banco degli addetti, portando via quanto più possibile. L’azione è così fulminea che chi si trova in quel momento all’interno dell’ufficio non ha neanche il tempo di accennare una reazione. In pochissimi istanti tutto è compiuto. L’allarme scatta con immediatezza; sul posto giungono i carabinieri della Stazione guidati dal maresciallo Francesco Maiorano e coordinati dal capitano Luca Acquotti della Compagnia di Paola, che predispongono i posti di blocco sull’intero comprensorio nepetino. I militari hanno acquisito le immagini delle telecamere a circuito chiuso. Il giovane, dall’aria piuttosto trasandata, avrebbe portato via mille e quattrocentro euro in contanti.(e. past.) AMANTEA. All’indomani dei provvedimenti di custodia cautelare della Procura di Paola ed in vista dell’imminente visita della delegazione della Commissione europea Envi “Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare”, il segretario del circolo cittadino del Pd, Salvatore Pirillo, rinnova l’invito all’amministrazione comunale a convocare un consiglio “ad hoc” ed affrontare la delicata questione della vallata dell’Oliva. «Dal 23 al 25 novembre – afferma Pirillo – la Calabria riceverà la visita di alcuni europarlamentari guidati da Mario Pirillo. Le diverse segreterie politiche hanno già programmato alcuni incontri con i sindaci di Amantea, Crotone e Paola, con il procuratore capo Bruno Giordano e con i dirigenti dell’Arpacal, allo scopo di fare il punto sullo stato del torrente Oliva. Gli stessi consiglieri comunali di minoranza Antonio Rubino e Giovanni Battista Morelli avevano chiesto la convocazione di un’assise straordinaria, ma ad oggi nessuna risposta è giunta in proposito». L’Esecutivo Tonnara ha preferito organizzare - in concomitanza della visita - «un incontro istituzionale da tenersi domani alla presenza di tutti i sindaci dei comuni interessati dalla problematica ambientale della valle del fiume Oliva».(e. past.) Avvisi di garanzia notificati a Tonnara (Amantea) e Bruno (Belmonte) Ernesto Pastore AMANTEA Mare inquinato, avvisi di garanzia per i sindaci di Belmonte, Amantea, Nocera e Falerna. E di nuovo sott’accusa il depuratore di Nocera Terinese, al centro di un’intricata vicenda che ne condiziona la gestione. Tra l’altro, i dipendenti dell’impianto, che accoglie i liquami provenienti da alcuni paesi del Basso Tirreno cosentino, non percepiscono lo stipendio da più di cinque mesi e le continue rotture che si verificano lungo la condotta ed in prossimità delle stazioni di sollevamento costringono le amministrazioni comunali ad interventi sempre più onerosi. Questa difficoltà diventa ancora più tangibile alla luce dei tagli erariali decisi dal Governo che in alcuni casi non permettono agli enti locali di assicurare nemmeno la manutenzione ordinaria, figuriamoci quella straordinaria. Partendo da questo presupposto la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha emesso quattro avvisi di garanzia ai sindaci di Belmonte Calabro, Amantea, Falerna e Nocera Terinese. Rispettivamente sono Francesco Bruno, Francesco Tonnara, Giovanni Costanzo e Luigi Ferlaino. Le quattro municipalità non avrebbero ottemperato alle disposizioni della Procura lame- Una vasta chiazza di sporcizia che la scorsa estate ha invaso il nostro litorale tina sul depuratore consortile che necessitava di alcuni determinati interventi. «Sulla base dei riscontri effettuati – ha spiegato il procuratore Salvatore Vitello – abbiamo potuto constatare che non sono state eseguite le prescrizioni tecniche sul depuratore, per come previsto dall’ordine di sequestro preventivo. Purtroppo è stata su- perata la scadenza del 30 ottobre senza che gl’adempimenti prescritti fossero portati a termine. Da qui l’inadempienza che ha fatto scattare il profilo penale delle posizioni dei sindaci coinvolti». Il sequestro preventivo, come qualcuno ricorderà, avvenne a luglio dello scorso anno. In quell’occasione, i carabinieri di Lamezia Terme e del PAOLA I carabinieri hanno arrestato un giovane operaio Nella sua casa sono state trovate due piante di marijuana alte un metro Gaetano Vena PAOLA I carabinieri, al termine di una perquisizione, hanno arrestato S. M., operaio di 31 anni, già noto alle forze dell’ordine: nella sua casa i militari hanno trovato due piante di marijuana alte più di un metro. Le manette, per l’uomo, sono pertanto scattate in flagranza di reato. L’arresto dell’operaio - chiesto dal pm Sonia Nuzzo - è stato convalidato dal Giudice per le indagini preliminari, che ha anche concesso all’uomo gli arresti domiciliari. Sempre per il possesso di stanze stupefacenti, un giovane e una donna sono stati segnalati alle competenti autorità. Nel corso di alcuni servizi “mirati”, infatti, i carabinieri del capitano Acquotti hanno trovata una donna di Amantea e un giovane di Guardia Piemontese nascondevano rispettivamente grammo di cocaina e uno di marijuana. La giustificazione che hanno dato? Uso personale. I due, a norma dell’art 75 del DPR 309 del 1990, sono stati così segnalati al Prefetto. Infine, sempre i carabinieri, nel corso del fine settimana hanno controllato più di 250 automobilisti. I militari del Nu- Estratto dell’Avviso di Vendita SENZA Incanto TRIBUNALE DI PAOLA PROCEDURA ESECUTIVA n. 101/2004 Giudice dell’Esecuzione: Dott. Pierpaolo Bortone La sottoscritta Esterina Policicchio, dottore commercialista, con studio in Amantea – Via Lava Gaenza 79/A, vista l’ordinanza di vendita n. cron. 5338, emanata dal Sig. Giudice dell’Esecuzione Dott.ssa Maria Luisa Arienzo in data 15 novembre 2007, con cui è stata disposta la vendita dei beni pignorati nel procedimento esecutivo 101/2004 R. E. I., e sono state delegate ex art. 591 bis c. p. c., alla sottoscritta professionista le relative operazioni, visto il provvedimento del Signor Giudice dell´Esecuzione Dott. Pierpaolo Bortone del 15 luglio 2011, RENDE NOTO che per il giorno 19 Gennaio 2012, alle ore 16:30, presso il proprio studio in Amantea (CS), è fissata la vendita senza incanto di n.5 lotti della piena proprietà dei beni assoggettati ad espropriazione e così individuati: 1° LOTTO - Terreno in agro di Fuscaldo (CS), parzialmente edificabile, con entrostante fabbricato rurale, ubicato alla località “Centacque”. Il terreno ha una superficie complessiva di mq. 1.987 e ricade quasi totalmente in zona C/5 Turistica alberghiera soggetta a piano particolareggiato censito al catasto al fg. n. 57, part: n. 57, fabb. rur., ha 0.00.77; n. 150, pasc. arb. U, ha 0.05.70, R.D. € 0,59, R.A. € 0,29; n. 396, sem. irr. 1, ha 0.05.90, R.D. € 3,66, R.A. € 1,07; n. 397, sem. irr. 2, ha 0.07.90, R.D. € 3,10, R.A. € 0,77. Prezzo base € 40.750,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00. 2° LOTTO - AGGIUDICATO 3° LOTTO - Terreno edificabile situato nel centro della Marina di Fuscaldo, in Via De Seta. Il terreno ha una superficie complessiva di mq. 470. Censito al catasto al fg. n. 40, part. 252, sem. irr. 1, ha 0.04.70, R.D. € 2.91, R.A. € 0,87. Prezzo base € 14.000,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00. 4° LOTTO - Locale negozio posto al piano terra con annesso seminterrato, ubicato nella zona centrale della Marina di Fuscaldo (CS), alla Via Maggiore A. Vaccari n. 48. Il negozio si compone da tre vani e un bagno, il seminterrato è costituito da due vani e un bagno ed ha caratteristiche abitative. La superficie calpestabile del P.T. è di mq. 85 circa, mentre, quella del P.S. è di mq. 47 circa. La superficie lorda del P.T. è di mq. 120 circa, mentre, quella del P.S. è di mq. 75 circa. Condizione: occupato. Prezzo base € 37.500,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00. 5° LOTTO - Appartamento per civile abitazione ubicato nella zona centrale della Marina di Fuscaldo (CS), alla Via Maggiore A. Vaccari n. 48, piano secondo, composto da due camere, soggiorno, bagno, corridoio di disimpegno e tre balconcini. La superficie calpestabile è di mq. 85 circa, mentre la superficie lorda è di mq. 120 circa. In Catasto fabbricati del Comune di Fuscaldo (CS) al fg. 40 part. 207 sub10 e 296 sub. 3, z.c. 2, cat. A/4 cl.5, vani 3,5, R.C. € 139,19. Condizione: occupato. Prezzo base € 31.000,00, rilancio minimo in caso di gara € 1.000,00. Offerte da presentare entro le ore 12.30 del giorno 18.01.2012 presso il sopra indicato Studio. All’offerta, in regola con l’imposta di bollo, dovrà essere allegato assegno circolare non trasferibile intestato a “Procedura Esecutiva n. 101/2004 Delegato Dott.ssa Esterina Policicchio”, per un importo pari al 10 per cento del prezzo offerto, a titolo di cauzione. Maggiori informazioni possono essere fornite, oltre che dal sottoscritto delegato, dalla Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari – Tribunale di Paola – Rione Giacontesi, primo piano. Custode dei beni è la Dott.ssa Esterina Policicchio – Tel. 0982/426070. La perizia, l’ordinanza di vendita e l’avviso di vendita, che devono necessariamente essere consultate, sono pubblicate sul sito www.astegiudiziarie.it. Amantea, 23 Settembre 2011 IL PROFESSIONISTA DELEGATO Dott.ssa Esterina POLICICCHIO Nucleo operativo ecologico di Catanzaro rilevarono il malfunzionamento del depuratore. La circostanza venne confermata dalle successive analisi, che attestarono il superamento dei limiti d’inquinamento per scarichi in acque superficiali. Valori anomali erano stati riscontrati anche nei campioni prelevati lungo il torrente Grande, dove fu rin- cleo operativo radiomobile, agli ordini del tenente Paolo Zupi, collaborato dai colleghi di altre Stazioni, erano “in campo” con complessive venti pattuglie e 50 uomini, tutti al comandante la Compagnia capitano Luca Acquotti. Nel corso del servizio sono state setacciate le Statali 118 e 107 sino a San Fili, nonché altre arterie importanti; il tutto per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti e il triste fenomeno delle “stragi” del sabato sera. Stando a quando si è appreso non sono stati trovati giovani che guidavano sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, nemici di chi si mette sulla strada. tracciata un’elevata presenza di batteri, in particolar modo di “escherichia coli”. Il controllo svolto dalle forze dell’ordine evidenziò, inoltre, una parziale riduzione della capacità di depurazione dell’impianto, «a causa di una consistente quantità di fanghi nei sedimentatori, superiore a quella consentita, che provoca un inquinamento che si ripercuote sulla salubrità del mare». Sulla base di questo scenario la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha chiesto specificatamente alle amministrazioni comunali di potenziare il ciclo di depurazione, affinché i valori anomali rientrassero nella norma; ma purtroppo, a quanto pare, nulla di tutto questo è stato fatto ed ecco che la magistratura si domanda il perché. E agisce di conseguenza, con i suoi strumenti: l’inchiesta. Chiaramente l’iscrizione nel registro degli indagati dei quattro amministratori è un atto dovuto; ma i giudici intendono capire le motivazioni che non hanno consentito l’espletamento dei lavori. Come dire: capire è il nodo fondamentale, la “chiave” da cui partire per giungere a far chiarezza su una vicenda che interessa non poco sia l’opinione pubblica che l’esercito dei turisti che ogni anno affollano le nostre coste. TORTORA Fine settimana particolare in diversi istituti scolastici Ogni studente alleverà un albero TORTORA. Nei giardini di tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado della cittadina, il 24 e il 25 novembre, saranno piantate e “adottate” dai ragazzi diverse piante autoctone. L’iniziativa nasce dall’adesione dell’amministrazione comunale, in particolare dell’assessorato alla Cultura e all’Ambiente, alla seconda edizione della Giornata nazionale dell’albero che si è celebrato in tutto il terrtorio nazionale. Alla “festa” dell'albero di Tortora parteciperanno, oltre ai pic- S. LUCIDO È morto don Raimondo Verduci La messa a dimora di un albero coli studenti, autorità, amministratori e dirigenti scolastici e tutti gli insegnanti dei vari plessi scolastici: le scuole elementari “Cunto”, l’Istituto “Cavaliere”, la Scuola dell’infanzia “Arcobaleno”, le Medie “Fulco”, quelle dell’Infanzia “Peter Pan” e di tutti gli istituti del centro storico. I ragazzi hanno già promesso che sarà loro preoccupazione allevare le piante, cercando di impattare il meno possibile sull'ambiente, per esempio utilizzando l'acqua piovana per innaffiarle.(t. ruf.) SAN LUCIDO Il pittore Egidio Filippo La comunità dei fedeli Tra gli artisti calabresi non lo dimenticherà mai scelti da “RotaryArte” Maria Francesca Calvano SAN LUCIDO La comunità ha salutato per l’ultima volta don Raimondo Verduci, canonico della Cattedrale di Cosenza ed ex parroco della cittadina, venuto a mancare nella notte tra sabato e domenica, al termine di una lunga e dolorosa malattia. I sanlucidani tutti sono andati commossi nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista dov’è stata allestita la camera ardente, per poi celebrare i funerali alla presenza dell’arcivescovo, monsignor Salvatore Nunnari, e di sacerdoti e religiosi provenienti dal comprensorio. A sottolineare la partecipazione dell’intera collettività, in chiesa è stato esposto il gonfalone del Comune. Don Raimondo aveva lasciato la guida della comunità da alcuni anni, assumendo l’incarico di canonico. L’intero suo sacerdozio, iniziato con l’ordinazione il 2 luglio 1967, è stato caratterizzato da un forte legame con la gente non soltanto di fede catto- lica, ammirata dall’umanità e dalla profonda cultura di un uomo che aveva messo, oltre alla sua vita, anche il proprio sapere al servizio degli altri tramite la docenza di Filosofia teoretica all’Istituto teologico calabro “San Pio X” e nel Seminario interdiocesano di Scutari in Albania, terra in cui si recava per aiutare i bisognosi, e per mezzo dei libri scritti, l’ultimo dei quali “Il credo di un biologo: Jean Rostand”. Uomo amato e punto di riferimento per tutti, don Raimondo Verduci se n’è andato a settantasette anni, «richiamato alla casa del Padre – ha detto il parroco don Massimo Iaconianni dandone notizia ai fedeli – dopo aver testimoniato con la propria vita che esiste un modo diverso di affrontare la sofferenza in terra: senza mai abbattersi, sempre con il sorriso. Don Raimondo è stato un uomo buono, giusto, che Dio ha donato a questa comunità per quasi trent’anni, durante i quali ha visto generazioni, accompagnando i fedeli dal battesimo al matrimonio». SAN LUCIDO. Il pittore sanluci- dano Egidio Filippo tra i migliori artisti calabresi presenti nel catalogo della rassegna itinerante regionale RotaryArte del Club di Acri presieduto da Luigi Maiorano. Le opere del pittore concorrono, insieme con quelle di molti altri, oltre alla diffusione della conoscenza artistica, anche all’annuale asta di beneficenza nel corso della quale verranno bandite le opere donate gratuitamente dagli artisti e il cui ricavato verr utilizzato per l’acquisto di un apparecchio per la densitometria ossea. La sua arte trova sinceri apprezzamenti anche da parte della critica, che ne esalta la cultura figurativa ed estetica maturata lontano dai percorsi accademici convenzionali, da autodidatta, tramite l’osservazione diretta del mondo, della natura e soprattutto dell’uomo nei suoi diversi stati d’animo. Il pubblico aveva già avuto modo di apprezzarne le suggestioni futuriste e la sensibilità dei suoi dipinti – oltre a quelle suggestioni Il pittore Egidio Filippo pittoriche che gli addetti ai lavori definiscono di gusto pop – in occasione della prima edizione della rassegna culturale ?Arte viva che si è tenuta lla scorsa estate nel chiostro comunale di San Lucido a cura dell’associazione Le Muse Arte di Cosenza di Myriam Peluso. Filippo è inoltre l’autore dell’opera selezionata per la vetrata della chiesa dell’Ospedale di Lanusei.(m. f. c.) 35 Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 Cronaca di Lamezia Ricordando Adelina a San Teodoro Sabato in preghiera a San Teodoro per Adelina Bruno uccisa dal fidanzato il primo novembre scorso Corso Nicotera 215, - Cap 88046 Tel. e Fax 0968.448193 [email protected] . VIA SOLFERINO Un gruppo di cittadini contro l’arrivo di una famiglia di zingari LA CRISI LEX GENUCIA Altri quattro imputati La protesta si sposta dai giudici Stop allo sciopero della fame Speranza chiede una seduta aperta del consiglio Usura, conclusi gli interrogatori davanti al Gip Il Comune: tutto legale. Casapound: provvedimento abusivo Vinicio Leonetti Dopo una visita dell’equipe medica in Via Solferino, a Maria Cerminara è stato detto di ricominciare a nutrirsi. La signora aveva cominciato lo sciopero della fame perchè non vuole gli zingari come vicini di casa. In un appartamento confiscato, infatti, il Comune vuole trasferire una famiglia di rom sfollata da Scordovillo. Da quel momento Via Solferino è diventato terreno di battaglia, Quasi come nel Risorgimento, quando i piemontesi proprio a Solferino, riuscirono a mettere in fuga gli austriaci. Qui invece la battaglia è tra un gruppo di sei cittadini e l’amministrazione comunale, gli sconfitti sono gli zingari. La giornata di protesta era cominciata nella mattinata. Il gruppo di cittadini dopo l’invito dei giorni scorsi a Palazzo Maddamme ha avuto un incontro col sindaco Gianni Speranza. Che ha ufficializzato la sua decisione: non più due famiglie rom in Via Solferino, ma soltanto una. Ma i vicini non vogliono sentirne parlare, e sono rimasti sulla loro posizione irriducibile: zero zingari. Annunciando che la battaglia continuerà a colpi di carta bollata davanti alla magistratura competente. Da parte del Comune ieri è arrivata l’assicurazione che quanto è stato deciso è nella legalità. Ci sarà un atto prodotto dagli uffici comunali che diventerà esecutivo, e permetterà alla famiglia rom di traslo- L’incontro tra gli inquilini di Via Solferino, il sindaco Speranza e l’assessore Piccioni care. Accanto al sindaco l’assessore Rosario Piccioni: «Dal punto di vista procedurale il Comune è dalla parte della ragione. E poi si tratta di un’emergenza». Ricordando che c’è un provvedimento della procura della Repubblica che impone lo smantellamento di Scordovillo, anche se graduale. E il Comune sta procedendo col sistema “a goccia”: due o tre famiglie per volta vengono trasferite in diversi quartieri della città. Ma ad ogni trasloco di zingari c’è la protesta dei cittadini che non vogliono gli zingari. Sembra che in questi giorni sia arrivato anche un esposto alla procura della Repubblica da parte di cittadini che operano i respingimenti. Contraria al trasferimento degli zingari anche l’associazione Casapound. Il responsabile calabrese Mimmo Gianturco sostiene che «l’immobile di Via Solferino, in base alla legge 109/96 (sulla gestione dei beni confiscati, ndr), deve essere utilizzato per finalità sociali rivolte alla collettività cittadina e non a creare ulteriori clientele tra i rom». Per Gianturco «i lavori effettuati dal Comune sul cambio di destinazione d’uso degli immobili seque- strati alla criminalità organizzata, sono stati eseguiti abusivamente». E ancora: «Sono state apportate modifiche strutturali anche alle pareti esterne, quindi in comproprietà con le famiglie che protestano. Perché non è stato sentito il loro parere sugli interventi da attuare?». Conclude Gianturco: «Pretendiamo che l’amministrazione comunale, che tanto elogia la legalità, rispetti questa normativa e che i locali in questione, siano utilizzati per la creazione di spazi sociali e aggregativi per l’intera comunità lametina». Giuseppe Natrella Un consiglio comunale sulla grave situazione economica e finanziaria del nostro paese e sui suoi riflessi sulle finanze comunali. La richiesta è stata fatta dal sindaco Gianni Speranza al presidente del consiglio comunale Francesco Muraca, formalizzata ai sensi dell'articolo 25 dello Statuto. L’stanza del primo cittadino è motivata «dalla necessità di chiarire tutte le novità e tutti i limiti normativi introdotti con le manovre economiche degli ultimi mesi del governo, e delineare i possibili scenari del prossimo periodo». Con questo obiettivo il sindaco ha chiesto che alla seduta consiliare sull’argomento siano invitati a partecipare i parlamentari e i consiglieri regionali della città, ma anche Pietro Barrera che presiede il nucleo di valutazione, e Francesco Delfino presidente del controllo di gestione «in modo da focalizzare meglio e al più alto livello», sottolinea Speranza, «tutti gli impegni e le iniziative che occorre portare avanti per assicurare, anche nei prossimi anni, la solidità finanziaria e di bilancio del Comune». In sostanza le spese dovranno essere tagliate perchè il governo per il prossimo anno trasferirà meno denaro al Comune, così come aveva fatto quest’anno. Anche se potranno essere introdotte nuove entrate nelle casse municipali se il nuovo governo dovesse ripristinare l’Ici sulla prima casa. Con l’audizione delle ultime quattro persone finite nell’inchiesta antiusura “Lex Genucia” della guardia di finanza, si sono conclusi gli interrogatori di garanzia. Ieri mattina davanti al giudice delle indagini preliminari Carlo Fontanazza sono comparsi Giuseppe De Fazio 42 anni e sua moglie Teresa Ferrise di 53, difesi dall’avvocato Nicola Veneziano; Fabio Zubba, 34 anni difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Francesco Caglioti; Ferdinando Greco, 36 anni, rappresentato dal legale Larussa. I quattro imputati hanno respinto ogni accusa dichiarandosi estranei al reato d’usura. Al magistrato quasi tutti hanno riferito che con la presunta vittima dell’usura hanno mantenuto dei rapporti di carattere esclusivamente commerciale, riguardanti la compravendita di un’auto. Zubba, oltre a respingere le accuse, da quanto si è appreso ha presentato una documentazione per dimostrare al magistrato di avere avuto con la presunta vittima dei rapporti leciti. Anche Greco ha respinto le accuse, sottolineando di avere avuto semplici rapporti commerciali con l’imprenditore che sarebbe stato preso di mira dagli strozzini. Stessa linea difensiva è stata adottata da De Fazio, mentre la moglie Ferrise si è dichiarata estranea riferendo che il marito non aveva nessun conto corrente, e che quindi per le operazioni commerciali veniva utilizzato il suo deposi- Giuseppe De Fazio to bancario. Risposte difensive che ora passeranno al vaglio del giudice Fontanzza, che ha emesso nei confronti degli indagati, su richiesta della procura della Repubblica, i provvedimenti restrittivi. Complessivamente sono dieci le persone coinvolte nell’operazione “Lex Genucia”. Tutti durante gli interrogatori di garanzia hanno riposto alle domande del Gip, respingendo ogni accusa. Gli unici a non rispondere sono stati Bruno Gagliardi, 37 anni, il quale alla presenza del suo avvocato Pino Zofrea ha ritenuto opportuno di avvalersi della facoltà di non rispondere. Anche Adriano Sesto, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Tiziana D’Agosto, si è appellato allo stesso diritto, dichiarandosi comunque estraneo ai fatti contestati. 39 Gazzetta del Sud Martedì 22 Novembre 2011 Cronaca di Crotone . Custodia cautelare in carcere per il 30enne che ha confessato l’uccisione di Bonifazio Ristorazione Gallo ribadisce davanti al giudice il movente passionale del delitto Salerno compiaciuto per il premio assegnato a Dattilo La famiglia della vittima: «Nessuna ragione giustifica un assassinio» Ha confermato al gip quanto già detto agli inquirenti. Domenico Gallo (30 anni), fermato sabato per l’omicidio di Carmine Bonifazio, è stato interrogato ieri mattina in carcere dal giudice delle indagini preliminari Paolo De Luca. Davanti al gip il 30enne di Cutro, s’è assunto la piena responsabilità dell’agguato mortale nel quale martedi scoso in via Falcone a Cutro, ha trovato la morte quello che Mimmo Gallo considerava più di «un amico». Come ha ripetuto ieri al gip, per lui Carmine era come un fratello maggiore dal quale Gallo si è sentito tradito, quando ha scoperto quel messaggino arrivato su un cellulare che sua moglie teneva nella borsa. La prova questa per Mimmo Gallo di una relazione clandestina tra la giovane consorte e il suo migliore amico. Ed il 30enne ieri lo ha ripetuto ancora al giudice che quel doppio tradimento della moglie e dell’amico, hanno armato la sua mano. Al termine dell’udienza il gip Paolo De Luca che ha sentito Gallo davanti ai suoi difensori (gli avvocati Gregorio Viscomi e Giuseppe Barbuto), ha emesso un’ordinanza di custodia cauteare in carcere nei confronti di Domenico Gallo, così come chiesto dal pm Ivan Barlafante che coordina le indagini condotte sul campo dai carabinieri. Il gip per mancanza di alcuni presupposti tecnico-procedurali non ha convalidato il provvedimento di fermo. Intanto l’avvocato Marco Ciconte, ha diffuso una lettera aperta delle famiglie Bonifazio e Nardo. «Le famiglie Bonifazio e Nar- Domenico Gallo lascia il comando Carabinieri per essere accompagnato in carcere do – è scritto nella lettera – travolte e distrutte da una tragedia di proporzioni immani, desiderano innanzi tutto esprimere il più sentito ringraziamento alle migliaia di persone che in questi giorni hanno manifestato a più riprese tutta la loro sincera vicinanza e alle autorità inquirenti, il cui lavoro indefesso e certosino ha consentito in tempi brevissimi di assicurare alla Giustizia il responsabile di un gesto insano che ha devastato la loro vita». «Le famiglie Bonifazio e Nardo – si legge poi nella lettera – già profondamente segnate dal più orrendo dei crimini, desiderano esprimere tuttavia tutto il loro rammarico e dolore per certa comunicazione distorta, favorita anche dalle troppe falle del sistema che dovrebbe proteggere il segreto istrutto- rio, che tende a riportare come verità assoluta, e non come semplice ipotesi, la versione dei fatti fornita a suo piacimento e senza alcun contraddittorio dal reo confesso e pone in indebito risalto vicende private tutte da verificare; con ciò, dimenticando che l’evento sconvolgente e meritevole della massima riprovazione resta l’omicidio di un padre di famiglia che, perduta la vita per motivi tuttora non chiari ma certamente futili, non può e non potrà mai più difendere la sua reputazione». «Leggiamo – è scritto ancora nella lettera – in tutto questo un incauto modo di fare informazione, tesa quasi a seminare nell’opinione pubblica comprensione anche inconscia verso un atto che deve essere invece condannato senza se e senza L’avevano dichiarato inagibile il 2 novembre per lo stesso motivo L’Itc di Cutro che doveva riaprire per la creolina è stato richiuso Quando è troppo, è troppo. Neanche ieri mattina è stato possibile riprendere le programmate attività didattiche all’Istituto Commerciale di Cutro, perché qualcuno ha di nuovo cosparso i locali di creolina. Già dal 2 novembre scorso l’Itc era già stato dichiarato inagibile perché ignoti avevano versato un liquido maleodorante sulle pareti e sul corridoio dell’edificio, sito in via Giovanni XXIII. Dopo il sopralluogo dei sanitari dell’Asp di Crotone la dirigente scolastica del Polo di Cutro Maria Pia Ferrante aveva comunicato la sospensione delle attività didattiche e am- L’Itc di Cutro ministrative. In seguito al sopralluogo ai locali, avvenuto giovedì scorso, l’Asp ha dato parere favorevole per la ripresa delle lezioni a partire da ieri, lunedì 21 novembre. Purtroppo ieri mattina studenti, docenti e personale amministrativo hanno avuto la sgradita sorpresa di trovare i muri di alcune aule e i corridoi di nuovo imbrattati di un liquido puzzolente che ha reso l’area irrespirabile. Poiché anche l’Istituto professionale per l’Ambiente e l’Agricoltura di contrada Scarazze è parzialmente inagibile, la dirigente del Polo Maria Pia Ferrante ha dato disposi- Mazzotta (al centro) con Barlafante (a destra) sul luogo dell’omicidio di Bonifazio zioni che le attività didattiche siano tenute dalle ore 14,00 sino alle ore 20,00, presso la Scuola Media “Abate Fabio di Bona” di via Rosito. E’ un provvedimento che consente la ripresa delle attività didattiche dopo 20 giorni di sospensione. C’è molto rammarico in tutti, anche perché evidentemente a nulla è servita la riunione che la stessa dirigente Maria Pia Ferrante ha tenuto nella sala “Falcone e Borsellino” con i genitori, gli alunni e docenti della scuola richiamando la responsabilità di ognuno per evitare questi atti di inciviltà. Purtroppo, come si è visto, i buoni propositi dei genitori non sono riusciti a bloccare questi atti vandalici, compiuti sicuramente da alcuni elementi poco inclini allo studio, a danno dei numerosi studenti che passivamente guardano ma non denunciano. (p. b.) Il presidente di Rinascimento lo ha scritto al sindaco Vallone Colpo ladresco ai danni della scuola media della frazione Filippa Venti computer ed un televisore rubati nottetempo a Mesoraca Smantellata dai ladri la sala multimediale della scuola media di Filippa, frazione di Mesoraca. Ieri mattina la sorpresa degli operatori scolastici, all’apertura della scuola ubicata in via Di Vittorio: ignoti, probabilmente tra sabato e domenica, avevano smontato e rubato tutte le postazioni dei computer, più di venti, complete di ogni accessorio, sistemate in un’apposita sala del piano dove sono le aule scolastiche, la sala dei professori e gli altri servizi comuni. Quello dei ladri è stato un lavoro complesso che ha richiesto sicuramente anche un automezzo adeguato per caricare e trasportare tutto quel materiale. Hanno dovuto lavorare in gruppo e molto probabilmente sono entrati ed usciti da una porta di emergenza posta al piano terra, sulla quale non sarebbero stati riscontrati segni di effrazione. Questa porta d’ingresso del piano terra si affaccia su di una via senza uscita, più nascosta alla vista dei passanti, mentre l’ingresso principale degli studenti è posto al piano superiore della scuola ed è delimitato da un cancello esterno, situato sulla via principale. I malviventi hanno sicuramente fatto la spola dal piano superiore a quello inferiore attraverso le scale interne, impossessandosi anche di un televisore che era situato nella sala mensa posta ad un piano ancora più in alto. Qualche indizio potrebbero fornirlo solo i vicini. Il dirigente scolastico Elio Talarico ha presentato regolare denuncia ai Carabinieri.(c. c.) Plauso della Camera di commercio per i riconoscimenti al ristorante “Dattilo”, indicato come un esempio di agroalimentare d’eccellenza da valorizzare. «Ancora una volta – commenta il presidente della Cciaa Fortunato Roberto Salerno – un imprenditore della provincia di Crotone si attesta tra le eccellenze del Paese. “Dattilo” di Roberto Ceraudo in pochi giorni, ha conseguito due importanti riconoscimenti: la stella Michelin (insieme all’approdo di Vibo Valentia) ed il premio come “Miglior ristorante emergente d’Italia” attribuito dalla nuova Guida ai ristoranti de Il sole 24 Ore’, in cui spiccano anche Ercole di Crotone, Max e Sasà il pescatore di Cirò Marina». Il presidente della Camera di commercio ricorda: «Tali riconoscimenti si aggiungono ai numerosi premi conseguiti nelle scorse settimane da importanti aziende del settore vitivinicolo, attestando che l’impegno delle nostre imprese viene apprezzato sul panorama nazionale ed internazionale». «I prestigiosi riconoscimenti ottenuti da Roberto Ceraudo e dalla sua azienda – conclude Salerno – non possono che inorgoglirci rafforzando la convinzione di un sistema imprenditoriale crotonese che, nonostante le criticità e le condizioni iniziali di svantaggio del contesto, con impegno è capace di emergere per qualità dei prodotti ed eccellenza dell’offerta. Ciò conferma, inoltre, che il settore agroalimentare rappresenta il volano per lo sviluppo turistico del nostro territorio». ma. Allo stato l’unica verità accertata di questa storia assurda è che Carmine Bonifazio è stato selvaggiamente assassinato da Domenico Gallo e nessuna ragione, neppure in via parziale, potrà mai giustificare questo gesto». «Smentiamo – è riportano ancora nella lettera – con la più assoluta convinzione le successive circostanze riferite dall’omicida, che ha motivato il suo crimine fornendo agli inquirenti solo menzogne e affermazioni infamanti. E sarà il processo, nel quale - uniti come sempre - ci costituiremo parti civili, a svelare che l’omicidio di Carmine è stato solo un atto criminale». «L’omicidio – è sottolineato in un altro passaggio della lettera delle famiglie Bonifazio e Nardo – non può e non deve mai essere accettato quale mezzo di risoluzione di qualsivoglia controversia, vera o presunta che sia. Non consentiremo a nessuno, neppure attraverso i mezzi più subdoli, di far passare e accettare il pericolosissimo messaggio secondo cui alcune circostanze giustificano simili esplosioni di odio e di violenza. Non consentiremo a nessuno di infangare la memoria del nostro congiunto. Non consentiremo a nessuno di ucciderlo una seconda volta». «Ci auguriamo che nel futuro – si conclude la lettera – gli organi di informazione prestino la massima attenzione a non abusare del loro legittimo diritto di cronaca, adoperando fino in fondo le regole del buon senso e del rispetto per il compianto Carmine e per i suoi familiari, vere vittime di questa tragedia».(l. ab.) La scuola media di Filippa a Mesoraca In Procura arriverà un altro sostituto Mazzotta rivendica: «Risolti nell’anno cinque omicidi su sei» «Mi ero subito accorto che quello di Carmine Bonifazio era un omicidio molto particolare». Il procuratore della Repubblica Raffale Mazzotta a margine della conferenza stampa sull’operazione della Finanza che ha scoperto l’ennesima presunta truffa sui fondi della legge 488 ( ne riferiamo ampiamente a pagina 26), ha ripercorso la rapida inchiesta che ha portato all’arresto di Domenico Gallo reo confesso dell’omicidio del 42enne imprenditore di Cutro. Il procuratore che ha eseguito egli stesso martedì scorso un sopralluogo sul luogo del delitto ed ha poi seguito passo passo l’inchiesta condotta dal suo sostituto Ivan Barlafante, ha rivendicato alla Procura la tempestiva risoluzione di quattro dei cinque fatti omicidiari avvenuti nel territorio di competenza dal 1 gennaio scorso ad oggi. «Abbiamo arrestato – ha sottolineato Mazzotta – i responsabili di cinque dei sei omicidi avvenuti nella provincia dall’inizio dell’anno». Escluso infatti l’omicidio di Salvatore Lettieri assassinato a Cirò il 10 gennaio dello scorso anno, che ancora resta insolu- to. Gli autori degli altri cinque omicidi sono stati tutti individuati e arrestati. Così è stato per il duplice omicidio dei fratelli cutresi Alfredo e Giuseppe Grisi, assassinati a Crotone il 19 gennaio scorso, del quale sono accusati Gianfranco Giordano e Cristian Pignalosa. Così è stato anche per il delitto di Costel Stoica avvenuto a Cirò Marina il 9 febbraio (è stato poi arrestato il suo coinquilino e connazionale Cornel Nelu Ghinea di 36 anni) e per l’omicidio di Andrea Marcela Jordache, assassinata il 16 febbraio scorso a Strongoli dal suo ex convivente Florin Busliuc, che nei giorni scorsi è stato condannato a 16 anni di reclusione in primo grado. «E la gran parte di questi casi è stata risolta quando l’ufficio di Procura andava avanti con magistrati applicati», ha sottolineato il procuratore della Repubblica. Mazzotta nella circostanza ha inoltre annunciato di aver ottenuto l’assegnazione del sesto sostituto al suo ufficio. «Il 2 maggio prossimo – ha precisato – un giovane magistrato si insedierà in Procura l’organico dell’ufficio sarà completo».(l. ab.) Cavarretta: «Lo stemma della città va aggiornato con quello del 1938» Il coordinatore del movimento Rinascimento Silvano Cavarretta pone in maniera formale la questione dello stemma cittadino. Lo fa con una lettera al sindaco Vallone, annotando in premessa che il movimento politico-culturale Rinascimento svolge il ruolo per il quale è stato concepito: avvicinare i cittadini alla politica ed alle vicende amministrative. Silvano Cavarretta ricorda che che al momento della propria nomina quale assessore alla cultura, nella Giunta Comunale precedente, aveva rilevato come lo stemma comunale in uso presentasse anacronismi ed errori di vario genere, e come lo stesso stendardo comunale fosse in pessimo stato d’uso. «Mi sono prodigato – continua Cavarretta – affinché il Comune si interessasse a ciò e devo dire che grazie al preziosissimo studio e contributo dell’Ufficio Marketing Territoriale del Comune, costituito da Emanuela Decima, Sara Grilletta, Gregorio Mungari Cotruzzolà e Maria Antonietta Salvati, si era finalmente pervenuti a redigere un eccellente “Manuale d’uso dello Stemma Comunale” che evidenziava l’escursus storico dello Stemma, il suo rifacimento e le modalità di utilizzo dello stesso». E qui l’ex assessore contesta: «Almeno fino alla permanenza dello scrivente nella Giunta non gli avete consentito la presentazione ufficiale del nuovo stemma (con manuale e convegno già pronti) e che a sua insaputa e non ho ancora capito per ordine di chi, è stato ordinato un nuovo Silvano Cavarretta stendardo comunale, fotocopia di quello precedente e risalente ad un Decreto del 30.04.1903 che, si ripete, non è assolutamente conforme a quello ufficiale prescritto dall’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 febbraio 1938, con cui il capo del Governo, Benito Mussolini, attribuisce a Crotone il titolo di città». Per Cavarretta una cosa è certa: «Ancora oggi si verifica non solo l’uso di uno stemma non conforme, quanto una sorta di libertinaggio e personalizzazione dello stemma su tabelloni stradali, insegne, striscioni, locandine, buste e carte stampate. Come altrettanto abusato è l’uso dello stemma che per legge è riservato al Comune di Crotone, che a sua volta potrà formalmente autorizzarlo solo in favore dei soggetti che abbiano otte- nuto il patrocinio per iniziative rilevanti per la città». Conclusione: «Occorre senza ulteriori indugi e senza invocare finanziamenti regionali, nazionali od europei, riordinare complessivamente tutto ciò che riguarda l’adozione dello stemma ed il suo corretto uso (nel Gonfalone, nella Bandiera del Comune, nella Fascia del Sindaco, negli atti amministrativi, nei comunicati stampa, nelle pubblicazioni turistiche, culturali, ecc., a cura dell’Ente, nella cartellonistica, nella carta da lettera, nella copertina dei fax, nei biglietti da visita, nelle buste e materiali di cancelleria, nei titoli di testa e coda degli audiovisivi, nelle comunicazioni telematiche, nella segnaletica interna ed esterna all’Ente, nelle vetrofanie istituzionali, nella personalizzazione degli automezzi». L’ex assessore alla cultura in carica nella prima giunta Vallone, invita dunque gli amministratori a provvedere: «Resta a voi l’onere di provvedere a tutto ciò, regolamentandone l’uso e verificare che in caso di utilizzo improprio ed indecoroso dello stesso, anche se precedentemente autorizzato dall’Amministrazione Comunale, ciò dovrà comportare l’immediata revoca del patrocinio e la richiesta del risarcimento per i danni arrecati». «Per semplificarvi l’impegno – ricorda infine – sarebbe sufficiente adottare ufficialmente il “Manuale d’uso” che è stato già sapientemente preparato dal citato Ufficio Marketing Territoriale del Comune di Crotone, datato luglio 2010». (v. s.)
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