P o ste Ita lia ne S .p .A - Suore Missionarie di s. Pietro Claver
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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento TAXE PERCUE In caso di mancato recapito inviare al CPO di Trento per la restituzione al cliente Rivista missionaria per le famiglie fondata dalla beata Maria Teresa Ledóchowska nel 1895. È un semplice ed efficace strumento di informazione e animazione missionaria. SOMMARIO In ascolto del Papa Il Suo Volto ispira l’amore 21 In cammino con la Chiesa Avrai parte al premio del vincitore! 22 In breve Vaticano, Libia India 24 25 In diretta Il messaggio della pace e del bene La Pasqua è vicina! 26 28 Intenzione missionaria “Bisogna aver cura che l’amore per le missioni non si spenga mai nei nostri cuori, anzi, aumenti sempre più. Una pianta che non viene innaffiata di tanto in tanto, inaridisce.” Maria Teresa Ledóchowska Intenzione di marzo 2014 Auguri di Pasqua 30 31 Pagina della gratitudine Grazie per le statue sacre L’auto nuova 32 32 Pagina della solidarietà Ricostruzione della chiesa Per l’acquisto di oggetti sacri 33 33 Zoom Chi è chiamato a evangelizzare? 34 Spazio giovani Esperienza missionaria, parte 3 36 Notizie claveriane Festa in famiglia: 25° anniversario di professione 38 Bacheca In copertina: Celebrazione della Via Crucis in Repubblica Centroafricana. Foto: Krzysztof Ferenc Ricordo di padre Michele Simone Ricordiamo i nostri defunti 40 40 In ascolto del Papa IL SUO VOLTO ispira l’amore ari fratelli e sorelle, mi pongo anch’io con voi davanti alla sacra Sindone (…); il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare. Questo volto ha gli occhi chiusi, è il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e il silenzio ci parla. Come è possibile? Come mai il popolo fedele, come voi, vuole fermarsi davanti a questa icona di un uomo flagellato e crocifisso? Perché l’uomo della Sindone ci invita contemplare Gesù di Nazaret. Questa imma- C gine - impressa nel telo - parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore. Lasciamoci, dunque, raggiungere da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi, ma il nostro cuore. Ascoltiamo ciò che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica e ultima di Dio: l’Amore misericordioso di Dio che ha preso su di sé tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio. Questo volto trasfigurato assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignità, da guerre e violenze che colpiscono i più deboli (…). Eppure il volto della Sindone comunica una grande pace; questo corpo torturato esprime una sovrana maestà. È come se lasciasse trasparire un’energia contenuta, ma potente; è come se ci dicesse: «Abbi fiducia, non perdere la speranza: la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto». Per questo, contemplando l’uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d’Assisi pronunciò davanti al Crocifisso: «Altissimo e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. E dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta, senno e conoscimento. Signore, che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen». Papa Francesco Ostensione della Sindone, 30 marzo 2013 21 In cammino con la Chiesa AVRAI pARTe al premio del vincitore! lcuni Padri della Chiesa hanno racchiuso in un’immagine l’intero mistero della redenzione. Immagina, dicono, che si sia svolta, nello stadio, un’epica lotta. Un valoroso ha affrontato il crudele tiranno che teneva schiava la città e, con immane fatica e sofferenza, lo ha vinto. Tu eri sugli spalti, non hai combattuto, non hai né faticato né riportato ferite. Ma se ammiri il valoroso, se ti rallegri con lui per la sua vittoria, se gli intrecci corone, provochi e scuoti per lui l’assemblea, se ti inchini con gioia al trionfatore, gli baci il capo e gli stringi la destra; insomma, se tanto deliri per lui, io ti dico che tu avrai certamente parte al premio del vincitore. Ma c’è di più: supponi che il vincitore non abbia alcun bisogno per sé del premio che ha conquistato, ma desideri, più di ogni altra cosa, vedere onorato il suo sostenitore e consideri quale premio del suo combattimento l’incoronazione dell’amico, in tal caso quell’uomo non otterrà forse la corona, anche se non ha né faticato né riportato ferite? Certo che l’otterrà! Così avviene tra Cristo e noi. Egli, sulla croce, ha sconfitto l’antico avversario. «Le nostre spade» - esclama san Giovanni Crisostomo -«non sono insanguinate, non siamo stati nell’agone, non abbiamo riportato ferite, la battaglia non l’abbiamo neppure vista, ed ecco che otteniamo la vittoria. Sua è stata la lotta, nostra la corona. Con voci di gioia esaltiamo la vittoria, intoniamo inni di lode al Signore». La liturgia «rinnova» l’evento, nel senso forte di ri-presentare, cioè rendere nuovamente presente e operante l’accaduto. C’è una differenza sostanziale tra questa nostra rappresentazione liturgica della morte di Cristo e quella, per esempio, di Giulio Cesare nella tragedia di A 22 Shakespeare. Nessuno assiste da vivo all’anniversario della propria morte; Cristo sì, perché è risorto. Egli solo può dire, come dice nell’Apocalisse: «Io ero morto, ma ora vivo per sempre» (Ap 1,18). Noi non stiamo celebrando solo un anniversario, ma un mistero. Questo cambia tutto. Non si tratta solo di assistere a una rappresentazione, ma di «accoglierne» il significato, di passare da spettatori a attori. Non prendere posizione è prenderne una ben precisa: quella di Pilato che si lava le mani o della folla che da lontano «stava a vedere» (Lc 23,35). Se tornando a casa, questa sera, qualcuno ci chiede: «Da dove vieni? Dove sei stato?», rispondiamo pure, almeno nel nostro cuore: «Sul Calvario!». In un’omelia pasquale del IV secolo, il Vescovo pronunciava queste parole straordinariamente moderne e, si direbbe, esistenziali: «Per ogni uomo, il principio della vita è quello a partire dal quale Cristo è stato immolato per lui. Ma Cristo è immolato per lui nel momento in cui egli riconosce la grazia e diventa cosciente della vita procuratagli da quell’immolazione». Questo è avvenuto sacramentalmente nel battesimo, ma deve avvenire consapevolmente sempre di nuovo nella vita. Dobbiamo, prima di morire, avere il coraggio di compiere un’azione audace, di fare quasi un colpo di mano: appropriarci della vittoria di Cristo. Ascoltiamo un dottore della Chiesa. «Io» - scrive san Bernardo - «quello che non posso ottenere da me stesso, me lo prendo (lo usurpo!) con fiducia dal costato trafitto del Signore, perché è pieno di misericordia. Mio merito, perciò, è la misericordia di Dio. Non sono certamente po- I volontari in soccorso ai barboni Foto: R. Siciliani/SIR vero di meriti, finché lui sarà ricco di misericordia. Che se le misericordie del Signore sono molte (Sal 119; 156), io pure abbonderò di meriti. E che ne è della mia giustizia? O Signore, mi ricorderò soltanto della tua giustizia. Infatti essa è anche la mia, perché tu sei per me giustizia da parte di Dio (cfr. 1 Cor 1,30)». Forse che questo modo di concepire la santità rese san Bernardo meno zelante nelle buone opere, meno impegnato nell’acquisto delle virtù? Forse trascurava di mortificare il suo corpo e ridurlo in schiavitù (cfr. 1 Cor 9,27), colui che, prima di tutti e più di tutti, aveva fatto di questa appropriazione della giustizia di Cristo lo scopo della sua vita e della sua predicazione (cfr. Fil 3,7-9)? A Roma, come purtroppo in ogni grande città, ci sono tanti senzatetto. Esiste un nome per essi in tutte le lingue: homeless, clochards, barboni: persone umane che non posseggono che i pochi stracci e qualche oggetto che si portano dietro in borse di plastica. Immaginiamo che un giorno si diffonda questa voce: in Via Condotti c’è la proprietaria di una boutique di lusso che, per qualche sconosciuta ragione, invita tutti i barboni della Stazione Termini a venire nel suo negozio; li invita a deporre i loro stracci sudici, a farsi una bella doccia e poi a scegliere il vestito che desiderano tra quelli esposti e a portarselo via, così, gratuitamente. Tutti dicono in cuor loro: «Questa è una favola, non succede mai!». Verissimo, ma quello che non succede mai tra gli uomini, tra di loro, è quello che può succedere ogni giorno tra gli uomini e Dio, perché, davanti a Lui, quei barboni siamo noi! È quello che avviene in una bella confessione: deponi i tuoi stracci sporchi, i peccati, ricevi il bagno della misericordia e ti alzi che sei «rivestito delle vesti della salvezza, avvolto nel mantello della giustizia (Is 61,10)». Non portate con voi nella tomba il vostro segreto. Egli perdona molte cose per un atto di pentimento. «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve (Is 1,18)». P. Raniero Cantalamessa, O.F.M.Cap 23 In breve VATICANO Il 4 giugno scorso il Card. Tarcisio Bertone ha informato che il 51° Congresso Eucaristico Internazionale si svolgerà a Cebu, nelle Filippine, dal 25 al 31 gennaio 2016 e avrà come tema: «Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,27). La scelta delle Filippine era già stata annunciata dal Papa Benedetto XVI nel messaggio trasmesso durante la Messa conclusiva del 50° Congresso di Dublino (10-17 giugno 2012). Le ragioni della scelta e le finalità di questo specifico Congresso erano state indicate a suo tempo dalla Conferenza Episcopale Filippina: approfondimento della devozione all’Eucaristia, rinvigorimento dell’impegno missionario, avviamento delle celebrazioni per l’anniversario della evangelizzazione delle Filippine (1521-2021). Situato nel cuore dell’arcipelago filippino, nella regione del Visayas Centrale, il territorio di Cebu fu raggiunto dall’esploratore Ferdinando Magellano nel 1521. Secondo il racconto di Pigafetta, Magellano venne accolto con calore dal re indigeno Humabon, che si convertì poco dopo al cristianesimo insieme con la regina e 400 sudditi. Per commemorare l’evento Magellano donò alla regina Juana una statuetta del bambino Gesù (Santo Niño) e innalzò una croce sul luogo della conversione. La celebrazione del 51° Congresso Eucaristico Internazionale in questo Paese, l’unico a maggioranza cattolica del Continente asiatico, è una sfida importante per rafforzare la prospettiva missionaria ed evangelizzatrice, ma anche per individuare nuove modalità nella 24 celebrazione dei Congressi stessi. Per la fine del corrente anno sarà pronto il documento teologico di base che guiderà le riflessioni e la celebrazione del Congresso. All’interno del tema della speranza verrà ricuperato anche l’annuncio del dono di Dio ai giovani, che costituiscono una vera ricchezza dell’Asia, e l’impegno a favore delle innumerevoli schiere di poveri del Continente. Quanti partecipano all’Eucaristia, infatti, assumono non soltanto l’impegno di trasfigurare la propria esistenza secondo il Vangelo, ma anche di trasformare il mondo secondo quello stesso modello. ZENIT Foto: SIR LIbIA Un gruppo salafita fa irruzione nel mercato ortofrutticolo di Bengasi e arresta 48 cristiani copti di origine egiziana, che vi lavorano con mansioni diverse: alcuni gestiscono piccole bancarelle, altri sono alle dipendenze di commercianti del luogo. L’arresto è motivato dal possesso di materiale religioso. I prigionieri vengono condotti dove la banda ha la sua base e vengono picchiati, rasati e ammassati in una piccola stanza. In seguito a ciascuno di loro verrà bruciato con acido il tatuaggio della croce che i copti sono soliti portare sul polso: la croce è un insulto, un’ostentazione del male. La croce, quella croce, va cancellata. Samir è il primo. Due uomini lo prendono e lo costringono a sedersi. Uno di essi lo cinge da dietro le spalle e gli blocca il braccio con una stretta ferrea; l’altro gli fa distendere l’avambraccio, con il polso ruotato verso l’alto, e poi gli immobilizza la mano salendo con un ginocchio sul palmo aperto. La croce è lì, davanti a tutti, quasi viva per la tensione dei tendini e il pulsare delle vene, pronta per essere inchiodata un’altra volta. Il comandante, invocando Dio, rovescia dell’acido sul tatuaggio. Il ragazzo prima vede lo sfrigolio della carne, poi sente il dolore e da ultimo ode il proprio urlo. Come è possibile tanta crudeltà ai nostri giorni? La storia lo conferma e possiamo dire con certezza che oggi esistono più martiri che durante i primi secoli dell’era cristiana. Tempi.it INDIA Dare una casa ai senzatetto in Kerala è l’appello lanciato al governo dello stato del Kerala da Philipose Mar Crisostomo, arcivescovo metropolita della Chiesa siro-malankarese indipendente “Mar Thoma”, in Kerala. Il primo ministro del Kerala, Oommen Chandy, ha visitato la casa del metropolita che, nato nel 1918, è uno dei vescovi più anziani dell’India ed è una personalità molto rispettata e apprezzata per il lavoro decennale svolto alla guida della sua Chiesa. In quell’occasione Chandy ha illustrato ai responsabili della Chiesa il progetto Zero Landless (Nessuno senza terra), che intende dare un appezzamento di terra a tutti i contadini che non ne hanno. In quella stessa occasione il metropolita ha, quindi, suggerito un progetto parallelo, il progetto Zero homeless (Nessuno senza tetto), chiedendo che lo stato del Kerala ri- Foto: M. Moryl volga la medesima attenzione a tutte le famiglie che sono senza una casa. Il metropolita ha sottolineato che l’assistenza finanziaria deve giungere alla popolazione, che ne ha diritto, direttamente attraverso le istituzioni del governo locale, evitando intermediari, perché i fondi stanziati non si perdano nei rivoli della corruzione. Il fenomeno sociale dei senzatetto è, in India, una della piaghe più gravi. Secondo stime ufficiali, le persone senza fissa dimora sono, in India, oltre 78 milioni. Agenzia Fides 25 In diretta IL MeSSAggIO della pace e del bene arissime Sorelle e Amici della rivista “Eco dell’Africa e di altri Continenti”, da Cochin, città dello Stato indiano del Kerala, il mio fraterno saluto in questo tempo in cui i nostri cuori vibrano per il felice annuncio della Resurrezione di Gesù Cristo. È Lui che ci riunisce e ci rende fratelli, ovunque siamo, e, d’altra parte, l’incarico così speciale di diventare missionari ci è stato affidato proprio da Gesù per trasmettere messaggi di pace e di bene. Non è una semplice iniziativa umana, né un semplice desiderio di essere buoni, ma un lasciare risuonare in noi le parole di san Paolo: «Guai a me, se non annuncio il Vangelo!», ricordando quanto dice Madre Teresa: «Importante non è quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo». Per questo l’Amore che ci rende fratelli, cioè Gesù Cristo e la forza dello Spirito Santo, è la nostra energia sin dal primo giorno in cui diventiamo annunciatori del Regno, non importa a quale latitudine. Per la nostalgia del mio Paese lontano, il Portogallo, per il desiderio della mia lingua nativa, ma soprattutto per la condivisione del vostro ideale e per la passione verso le missioni, io vivo come un momento molto speciale l’arrivo della vostra rivista “Eco das Missões” nella nostra comunità di Cochin, in cui vivo come missionaria da sette anni. Ogni pagina è letta con allegria, curiosità, desiderio di apprendere, entusiasmo, perché le testimonianze e le esperienze di vita, di cui ci parlate attraverso queste pagine, rappresentano per noi una sfida e un incentivo a meglio operare. Molte volte condivido gli articoli con le ragazze che si stanno formando, affinché il mio stesso C 26 spirito missionario cresca in ognuna di loro. So, infatti, che si apprende più facilmente attraverso l’esempio che attraverso le parole. Mi congratulo con voi per la vitalità di questa rivista missionaria, che già appartiene alla nostra quotidianità. Sorelle, io appartengo alla Congregazione missionaria delle Sorelle Francescane della Madonna della Vittoria e siamo in India dal 1997, terra natale della nostra Fondatrice, sr. Mary Jane Wilson. Già da molto tempo desideravo mettermi in contatto con voi, perché, proprio dalla vostra rivista ho tratto il coraggio per intraprendere il mio cammino. L’unione fa la forza, e i piccoli gesti, quando sono fatti con amore, si trasformano in fonte di vita. Grazie infinite! Con la grazia di Dio e attraverso la generosità umana, la nostra presenza qui si estende a tre comunità in due diversi stati: il Kerala e il Tamil Nadu. Nonostante le molte difficoltà, stiamo lottando per la promozione dei fratelli, a livello umano, spirituale, educativo, sociale, sanitario e pastorale, forti anche della forza e dell’entusiasmo delle consorelle indiane. Dio conduce i nostri passi e crediamo che ogni porta che si apre è un Suo invito a proseguire più lontano, senza temere i condizionamenti che a volte sembrano ostacolare il nostro cammino. Lingua, cultura, costumi e clima differenti sono addolciti dalla presenza di Cristo, che cammina accanto a noi in ogni sorriso, in ogni sguardo e in ogni mano tesa. Niente è più forte della certezza che Gesù è il protagonista delle missioni. Noi siamo solo semplici strumenti, «come una matita nella mano di Dio», diceva Madre Teresa. Ora stiamo preparando l’apertura di una nuova missione, dove siamo state invitate dalla Società Missionaria dei Missionari della Compassione. Si trova nello stato di Andra Pradesh, nella Diocesi di Nalgonda, in un villaggio chiamato Ponugodu. È una zona molto lontana, in cui il desiderio di conoscere il Vangelo è molto forte, dove i cristiani, di recente conversione, sono una minoranza, e, dunque, ancora fragili nella fede e nell’adesione ai valori del Vangelo. Durante il nostro sopralluogo, abbiamo sentito forte la richiesta locale della nostra presenza e il modo in cui abbiamo potuto testimoniare e celebrare la fede ci ha permesso di rivivere l’esperienza delle prime comunità cristiane. Oltre che con la parrocchia, collaboriamo anche con 18 cappelle. La nostra missione si svilupperà, dunque, attraverso l’insegnamento, le attività pastorali e le attività sociali, quali la distribuzione del cibo per i poveri e le visite nelle famiglie. Come potete vedere, è un campo missionario molto vasto, e ben vengano molti cuori generosi, mani disposte a lavorare e sguardi com- passionevoli. E poiché da sole non riusciamo ad abbracciare tutta questa missione e da circa sei mesi abbiamo aperto un’altra comunità in una zona arida, in senso umano e religioso, chiediamo la vostra preghiera e la vostra condivisione spirituale e, qualora sia possibile, anche il vostro sostegno materiale, per assicurare i beni necessari alla vita della comunità e della missione che le consorelle svolgeranno con i bambini e la popolazione. Ogni goccia di generosità è gradita e per ognuna di esse ringraziamo Dio, poiché è Lui che dà il centuplo a chi offre qualcosa con amore e gratuità. Care sorelle, vi saluto come si usa in India: Nanny, Namaskaram! Grazie per la vostra attenzione e per il modo meraviglioso con cui aiutate i missionari e i più bisognosi. Che Dio benedica la vostra missione e la faccia prosperare sempre di più! Con gratitudine e amicizia fraterna Sr. Maria do Carmo Jesus, FNSV Chellanam-Cochim, INDIA Visita nei villaggi Foto: sspc 27 In diretta LA pASQUA è vicina! La celebrazione della Pasqua Foto: W. Koscielniak un’idea geniale: ogni catechista deve venire in parrocchia con cinque suoi collaboratori, che guidano con lui la comunità, per preparare la Pasqua. L’incontro si ispira al comando di Gesù nel Vangelo: «Andate a preparare per noi la Pasqua, perchè possiamo mangiare» (Lc 22,8). La Pasqua è il cuore della fede, della liturgia e della vita. Così per gli Israeliti e così per i cristiani. Gli Israeliti la facevano precedere da una settimana di preparativi, perchè non c’è notte più misteriosa e più santa della notte di Pasqua. Memoria del passato, ma anche celebrazione della speranza futura. Ogni anno un canto ritmava: «Quest’anno ancora schiavi qui, ma il prossimo anno liberi a Gerusalemme». È, È 28 questa, una speranza che non si lascia mai vincere dalle delusioni: LIBERI! È il sogno di chi vive una qualche forma di schiavitù. L’appuntamento è a Gerusalemme: la città santa, la città del cuore: LIBERI! La Pasqua è liberazione e esodo, gioia e canto. Questi temi hanno origine nella prima Pasqua. Gli Israeliti sono schiavi in Egitto e sono sempre più duramente costretti a lavori forzati. Fino a quando una persona può essere soggiogata con la violenza? Fino a quando un corpo può resistere alla fatica? Fino a quando un uomo può vivere senza dignità? Gli Israeliti gridano al Signore. Il Signore sente, si commuove, interviene, salva. Sempre. Il nostro Dio non è beato nella sua trascendenza. È beato quando nella storia, attraverso la voce dei profeti, difende i poveri, le vedove e gli orfani; quando censura gli scambi falsi e la violazione dei confini; quando castiga i soprusi e bolla le false testimonianze e le sentenze ingiuste. Il nostro Dio riprova con forza ciò che uccide la dignità, la fraternità e l’equità. Alla luce di questo insegnamento pasquale viene posta ai partecipanti una domanda: «Quali sono le schiavitù che attanagliano la tua comunità?». Il catechista si circonda dei suoi collaboratori e discutono. Le risposte sono varie e riflettono il contesto delle diverse comunità. Ma emergono denominatori comuni: - le donne non sono considerate come gli uomini; - le vedove subiscono soprusi; - la corruzione dilaga negli uffici e nei servizi governativi; - mancano le medicine; - l’educazione e le strutture scolastiche sono nel più completo abbandono; - l’AIDS dilaga e ha, come conseguenza, un grande numero di orfani; - gli operai sono obbligati a lavorare per un numero troppo alto di ore e non sono pagati giustamente; - quando non piove sufficientemente, i raccolti sono scarsi ed è carestia; - il Governo non si interessa di noi; - nelle comunità sopravvive la stregoneria, viene alimentato lo spirito di vendetta e la rassegnazione passiva. Sono schiavitù reali, che disseminano di croci e di morti ogni nostra giornata. In aula, chi ascolta questa litania di mali, sa che non è letteratura per suscitare commozione. Sa che è la vita quotidiana, vissuta nell’estrema precarietà e nella paura. In questa situazione, è difficile alzare la testa e la voce; è difficile sperare. È sempre stato così! Nel cuore si annida la sfiducia, ma anche la pigrizia. Perchè la liberazione e la libertà hanno il loro prezzo: sono frutto di sacrificio, impegno e lavoro. Ma che significato ha la celebrazione liturgica della Pasqua se essa non genera un nuovo sussulto di vita nel contesto concreto della comunità? Se non genera e fa gustare novità? Lo affermava già san Paolo: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova. Celebriamo con azzimi di sincerità e di verità». Ecco la fede resa vita! Ecco la Pasqua del Cristo resa Pasqua del credente! Novità, sincerità, verità; o, con altre parole: giustizia, solidarietà, carità. Illuminati dalla Parola, all’analisi segue la programmazione. Ogni comunità formula il suo programma. Il lavoro è lento e faticoso, perchè i suggerimenti devono rispondere ad alcuni criteri precisi ed essere concreti: riflessione e metodo ai quali i nostri non sono abituati. Ma infine emerge un ricco mosaico di idee e di attività, che meraviglia. È persino ambizioso. Ma meglio puntare in alto! Da tutti i gruppi si levano due parolechiave: responsabilità e impegno. Già questo soltanto è Pasqua. I partecipanti sono tornati ai loro villaggi con alcune idee ben chiare: la Pasqua non è celebrazione vera, se non tocca e cambia la vita, anche quella sociale; i cambiamenti e la trasformazione sono possibili, e lo sono attraverso l’impegno di ciascuno e di tutti. Pasqua è innanzi tutto liberarsi, prima ancora che liberare! P. Giuseppe Inverardi, IMC Consolata Mission Centre, TANZANIA 29 Intenzione missionaria da Il Messaggero del Cuore di Gesù INTeNzIONe MISSIONARIA di marzo 2014 Perché numerosi giovani accolgano l’invito del Signore a consacrare la loro vita all’annuncio del Vangelo I giovani per l’annuncio del Vangelo a vocazione religiosa o sacerdotale non spunta dal nulla, ma richiede un terreno, per così dire, ben preparato: per questo, pregare perché i giovani consacrino la loro vita all’annuncio esplicito del Vangelo, cioè seguendo Cristo nella vita consacrata, significa pregare innanzi tutto perché le nostre comunità cristiane non vivano di una fede pallida e ambigua, ma nel fervore della preghiera e della carità. Solo da qui potranno sorgere vere vocazioni religiose o sacerdotali. In altri termini, non ci saranno giovani che si impegnano per il Vangelo se non ci sono fin da ora padri e madri autenticamente cristiani, se non ci sono fin da subito cristiani autentici, che vivano la capacità trasformante della fede nelle loro vite. È vero che la grazia di Dio suscita miracoli, nel senso che afferra uomini e donne ben oltre quelle che sarebbero le possibilità umane, e in questo senso non sono mai mancati veri apostoli sorti proprio là dove non si sarebbe mai pensato. Tuttavia, è pur vero che l’evangelizzazione in generale presuppone una comunità gioiosa nella fede, perseverante nelle preghiera e operosa nella carità. Insomma, sorgeranno numerosi giovani disposti ad annunciare il Vangelo con la loro vita se tutti noi lo faremo, senza delegarlo a eventuali giovani che Dio vorrà mandare. Sono persuaso che le vocazioni di speciale L 30 consacrazione in un certo senso debbano essere meritate: se una cristianità non si stupisce di fronte al dono della Messa, se non adora il Sacramento, se non stima e valorizza il dono della Confessione, se ha barattato il Vangelo con una qualche forma di buonismo, di chiacchiere più o meno a sfondo ecclesiastico, o di solidarietà più o meno umana, e vive più di eventi apparenti che di reale e personale esperienza della Parola di Dio, perché dovrebbero sorgere sacerdoti o missionari? In altri termini, se una comunità cristiana, cioè se i laici come tali, che sono la stragrande maggioranza dei fedeli, non stima il sacerdozio, se ritiene in fondo insignificante l’annuncio del Vangelo, se non sa ringraziare Dio per i (pochi) preti e suore che ancora ci sono, al di là delle loro possibili piccolezze e meschinità, perché Dio dovrebbe mandarci ancora preti e suore? Consacrare la vita all’annuncio del Vangelo, infatti, non è un piacere che noi facciamo a Dio, ma un piacere che Dio fa a noi, perché la vita veramente evangelica è la gioia più intensa che possiamo avere in questa vita: disgraziatamente, molte false voci o illusioni si frappongono tra noi e la chiamata di Gesù. Solo lo Spirito Santo ci può fare ascoltare questa parola, e lo Spirito si ottiene, per sé e per tutti, solo con la preghiera. Ottavio De Bertolis Cristo è risorto! Alleluia! È questo il grande annuncio, il Vangelo, la Buona Novella. La Pasqua è la festa delle Feste. Il giorno fatto dal Signore. Esultiamo e rallegriamoci in esso. Ai nostri cari LETTORI e AMICI auguriamo una BUONA PASQUA! Particolare del mosaico di M.I. Rupnik S.J., Cappella di abuna Yakub, Libano. 31 Pagina della gratitudine gRAzIe per le statue sacre L’AUTO riparata arissimi Benefattori, non potete immaginare la gioia che ha causato l’arrivo delle statue sacre alla nostra comunità ecclesiale. Questa comunità è composta da 80 famiglie e ha nove catechisti. I catechisti mantengono e animano la fede dei loro fratelli. Grazie al loro intervento presso le autorità civili locali, abbiamo potuto ottenere la ristrutturazione dell’antica cappellina, che era rustica, piccola e con un tetto di paglia. L’attuale è più ampia e fatta con legno locale. Abbiamo, perciò, sollecitato il vostro contributo per un Crocefisso destinato alla nuova cappella, che ispirasse la devozione dei fedeli e servisse, in particolare, alle cerimonie del Venerdì Santo. Oltre al crocefisso, abbiamo ricevuto anche una statua del Buon Pastore e un Cristo risorto. Grazie, grazie! La comunità di San Ramoncito ha ricevuto un Cristo Crocifisso. I fedeli si sono riuniti presso la riva del fiume per accogliere il Cristo al suono di strumenti musicali: un violino, un flauto e il tamburo, e con la danza detta macheteros. Poi ognuno si è incamminato, con vera pietà, verso la cappella, dove tutti volevano toccare il Signore crocifisso. Con la vostra generosa offerta avete davvero contribuito a far crescere la devozione dei fedeli. Insieme a loro vi siamo molto riconoscenti e vi promettiamo il nostro ricordo nella preghiera. arissimi Benefattori, desidero informarvi che ho ricevuto la vostra offerta per la riparazione dell’automobile, che ci è indispensabile per la nostra opera pastorale. Mi mancano le parole per esprimere la mia gratitudine. Ora la macchina, che era costretta all’immobilità, è come risuscitata e corre nuovamente per le strade della missione. Vi ringrazio e vi assicuro che siete tutti presenti nella mia preghiera. So che la vostra offerta è scaturita dal vostro amore e non dal fatto che siete nell’abbondanza. Con il vostro aiuto ho comperato due pneumatici nuovi, ho fatto ispezionare e riparare il motore e ho anche provveduto a far ritingere la carrozzeria, perché il veicolo era davvero vecchio. Potete ora godere anche voi con me, vedendo la foto. Il Signore vi benedica! C M. Maria Elva, MJVV El Beni, BOLIVIA 32 C P. Angelo Nkhata Mzuzu, MALAWI Pagina della solidarietà RICOSTRUzIONe della chiesa peR L’ACQUISTO di oggetti sacri arissimi Benefattori, sono tante le necessità di un Paese che esce da una guerra durata anni! Occorre riavviare il processo di evangelizzazione e di educazione e ripristinare il sistema di assistenza sanitaria. La nostra cappella, che costituisce luogo di preghiera anche per i fedeli del piccolo villaggio in cui risiediamo, e che è centro di apostolato, ora è priva degli oggetti sacri indispensabili per il culto. In particolare ci occorrerebbero quattro casule, con i colori dei tempi liturgici, due portacandele, un piccolo ostensorio, un calice e una patena. Il nostro vescovo, mons. Macram Max Gassis, che conosce questa nostra necessità e la nostra situazione finanziaria, ha appoggiato la nostra iniziativa di rivolgerci alla vostra carità. Grazie! Preghiamo per voi. C arissimi Benefattori, la missione di San Bonifazio di Lumbala Nguimbo, che ricopre 37.817 km2 e conta 97.000 abitanti, è una delle più estese in Angola, ma durante la guerra tutte le sue strutture sono andate distrutte. Della chiesa, duramente bombardata, è rimasto in piedi soltanto qualche brandello di muro. Grazie all’aiuto dei nostri fedeli, abbiamo potuto ricostruirla quasi interamente e persino dotarla dei banchi. Allo stesso modo abbiamo ricostruito, dalle rovine, la casa dei sacerdoti. Ci occorrono ancora US$ 11.080,00 per provvedere la chiesa di nuove finestre e dell’illuminazione. Per questo ricorriamo ancora una volta a voi, fiduciosi nella vostra solidale generosità. Con gratitudine, vi assicuro il nostro ricordo nella preghiera. C Sr. A. Lettecristos Gebremicael, F.S.A. El Obeid, SUDAN Mons. Jesus Tirso Blanco Lwena, ANGOLA Vi preghiamo di indirizzare le offerte a: Congregazione delle Suore Missionarie di S. pietro Claver - Via della Collina 18 - 38121 TReNTO CCp n. 35483452 IbAN: IT39 L076 0101 8000 0003 5483 452 Le eventuali offerte che risulteranno in eccedenza rispetto alle richieste che abbiamo presentato saranno destinate a progetti analoghi a noi comunicati dai missionari sparsi in tutto il mondo. 33 Zoom ChI è ChIAMATO a evangelizzare? Nella puntata precedente abbiamo chiarito il significato del termine evangelizzare. In questa puntata, invece, ci soffermeremo sui soggetti dell’evangelizzazione e sulla figura dell’evangelizzatore. nviato dal Padre ad annunciare il Vangelo, Gesù Cristo ha invitato tutti gli uomini alla conversione e alla fede (cfr. Mc 1,14-15), affidando agli Apostoli, dopo la sua Risurrezione, la continuazione della sua missione evangelizzatrice (cfr. Mt 28,19-20; Mc 16,15; Lc 24,4-7; At 1,3): «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21; cfr. 17,18). Mediante la Chiesa, Cristo vuole infatti raggiungere ogni epoca della storia, ogni luogo della terra e ogni ambito della società, vuole interpellare ogni persona, perché tutti diventino un solo gregge e un solo pastore (cfr. Gv 10,16): «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,15-16). Gli Apostoli, quindi, «mossi dallo Spirito, invitavano tutti a cambiare vita, a convertirsi e a ricevere il battesimo» (Redemptoris Missio, 47), perché «la Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza» (Lumen Gentium, 14; Ad Gentes, 7). È lo stesso Gesù Cristo che, presente nella sua Chiesa, precede l’opera degli evangelizzatori, l’accompagna e la segue, facendone fruttificare il lavoro: ciò che è accaduto alle origini continua lungo tutto il corso della storia. Chi sono, dunque, i soggetti dell’evangelizzazione? Tutti siamo chiamati a evangelizzare. È la risposta al comando di Gesù: «Andate, e fate I 34 discepoli in tutte le nazioni» (Mt 28,19). Noi abbiamo ricevuto il Battesimo non tanto perché ci fosse assicurato il diritto alla salvezza, ma perché ricevessimo la missione di fare conoscere la Buona Novella a quelli che ancora la ignorano. Il perfetto missionario è colui che desidera ardentemente lodare, riverire e servire il Signore, come dice Sant’Ignazio. Chiunque, dunque, può evangelizzare! A questo proposito il Papa Francesco ci ha lasciato questo insegnamento nella catechesi tenuta durante l’Udienza Generale del 22 maggio 2013: «Evangelizzare è la missione della Chiesa, non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra missione». L’Apostolo Paolo esclamava: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9, 16). Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita! Paolo VI sottolineava che «evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare» (Evangelii Nuntiandi, 14). Chi è il vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa? Paolo VI scriveva con chiarezza: «È Lui, lo Spirito Santo che oggi, come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da Lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta, perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato» (Evangelii Nuntiandi, 75). Per evangelizzare è necessario, allora, aprirsi ancora una volta all’orizzonte dello Spirito di Dio, senza avere Volontariato in India, 2013 Foto: E. Soltysik timore di che cosa ci potrà chiedere e di dove ci potrà condurre. Affidiamoci a Lui! Sarà Lui a renderci capaci di vivere e testimoniare la nostra fede e sarà Lui a illuminare il cuore di chi incontriamo. Questa è stata l’esperienza di Pentecoste: agli Apostoli, riuniti con Maria nel Cenacolo, «apparvero lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,3-4). Lo Spirito Santo, scendendo sugli Apostoli, li spinge ad abbandonare la stanza in cui stavano rinchiusi per timore, li fa uscire da se stessi e li trasforma in annunciatori e testimoni delle «grandi opere di Dio» (At 2,11). E questa trasformazione operata dallo Spirito Santo si riflette sulla folla accorsa sul luogo e proveniente «da ogni nazione che è sotto il cielo» (At 2,5), perché ciascuno ascolta le parole degli Apostoli come se fossero pronunciate nella propria lingua (cfr. At 2,6). Continua Papa Francesco: «Il giorno di Pentecoste, Pietro, colmo di Spirito Santo, si alza in piedi “con gli undici” e “a voce alta” (At 2,14) e “con franchezza” (At 2,29) annuncia la Buona Notizia di Gesù, che ha dato la sua vita per la nostra salvezza e che Dio ha risuscitato dai morti. Ecco un altro effetto dell’azione dello Spirito Santo: il coraggio, di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza (parresia), a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo. E questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie attraverso cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare. Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita. Sentiamo in noi “la dolce e confortante gioia di evangelizzare” (Evangelii Nuntiandi, 80). Perché evangelizzare, annunciare Gesù, ci dà gioia; l’egoismo, invece, ci dà amarezza e tristezza». a cura di sr. Maria Maciag sspc 35 Spazio giovani eSpeRIeNzA MISSIONARIA, parte 3 IL RITORNO AL VILLAGGIO I momenti che ricorderò di più sono probabilmente i momenti di vita quotidiana nel villaggio in cui si trova la casa parrocchiale. Ogni giorno lungo la 36 strada verso la scuola, sino al cancello, siamo stati accompagnati dalle manine dei bambini che cercavano e si contendevano le nostre per camminare insieme, giocare e saltare; i più coraggiosi cercavano anche di farsi portare in spalla. Già dal mattino sentivamo le risate e le voci che chiamavano i nostri nomi e al pomeriggio trovavamo una piccola folla di bambini che ci correva incontro esultante. Con il passare dei giorni siamo davvero diventati un’unica famiglia: come noi abbiamo imparato i nomi dei bambini e abbiamo dato loro dei soprannomi, allo stesso modo i bambini hanno imparato i nostri nomi e ci hanno dato dei soprannomi. Un episodio indimenticabile, che mi ha riempito di vera gioia e sorpresa, è accaduto un pomeriggio: ritornavo a casa e, stanca della giornata, ero rimasta un po’ indietro rispetto agli altri e camminavo guardando il paesaggio. Arrivata all’ultima curva dopo la quale si sarebbe vista la casa, ho iniziato a sentire delle voci in lontananza che scandivano, ritmando, qualche parola. Ho pensato che qualcuno dei miei compagni stesse cantando un bans con i bambini, ma quando ho svoltato, ho visto una folla di bambini che correva nella mia direzione, gridando “Gi-raffe, Gi-raffe!”, come per incitare un campione. D’istinto mi sono voltata indietro, per vedere a chi si rivolgessero, ma, con mia immensa sorpresa, dietro di me non c’era nessuno!!! I bambini mi avevano soprannominato così a causa della mia altezza e ora mi correvano tutti incontro. Ho dimenticato la stanchezza e mi sono messa a correre anch’io verso di loro: in un attimo mi sono ritrovata circondata e abbracciata, piena di nuova energia per giocare con loro. Era stata l’ennesima situazione in cui, invece di essere io a dare qualcosa, avevo ricevuto, e moltissimo! Arricchente, e qualche volta anche commovente, è stato, inoltre, andare in giro per le capanne, spesso guidati dai bambini, e visitare le loro case. Nella semplicità talvolta estrema delle loro abitazioni abbiamo sempre trovato calore, non soltanto per il focolare, che al loro interno è sempre acceso, ma per la cordialità con cui ci hanno accolto, offrendoci una tazza di chai, un pezzo di canna da zucchero, una banana: doni di grande valore nel contesto di quella povertà, che ci riempivano gli occhi di lacrime di riconoscenza. UN BAGAGLIO DI EMOZIONI Al termine di questo mese in terra di missione, posso dire di aver vissuto un’esperienza ricca e forte. Ogni giorno è stato prezioso e attraversato da mille emozioni diverse. Porto con me, una profonda gratitudine, il ricordo di un’accoglienza viva e partecipe, che mi ha avvolta in un abbraccio. Spesso mi sono sentita incapace di ricambiare, almeno in parte, quel bene immenso che mi veniva donato. Gioia e commozione si sono intrecciate in ogni occasione. Tornando in città, non è mancata la nostalgia per il calore delle persone e per l’immensità del paesaggio. Lo stupore e il senso di libertà che si provano nel mezzo della savana o di fronte ai cieli africani non si possono descrivere: vanno vissuti. Sara Costantino Foto in queste pagine: Renato Amatteis 37 Notizie claveriane FeSTA IN FAMIgLIA: 25° anniversario di professione Sr. Viji ringrazia il Signore per 25 anni di vita religiosa Foto in queste pagine: M. Maciag a celebrazione del 25° anniversario di professione è sempre un momento di grazia, di gioia, di gratitudine a Dio, alla Chiesa, alle sorelle e a quanti, direttamente o indirettamente, sostengono e rafforzano una vita votata all’evangelizzazione. Il giorno dell’Epifania del Signore, il 6 gennaio 2014, P. Alberto Trevisiol, Missionario della Consolata, ha presieduto, nella cappella della nostra casa generalizia, l’Eucaristia, alla quale hanno partecipato oltre trenta sorelle provenienti da tredici Paesi. La lettura del Vangelo ha richiamato alle nostre menti il viaggio che i Re Magi intrapresero, dopo l’apparizione in cielo dell’astro luminoso, seguendo quella particolarissima stella nel firmamento. L 38 Scomparsa la stella dal loro orizzonte, i Magi cominciarono a interrogarsi sulla direzione del loro cammino: sarebbero dovuti ricorrere alla mediazione dell’uomo per dare continuità alle speranze che portavano nel cuore: «Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo (Mt 2,2)». Mi piace contemplare l’atteggiamento di questi uomini saggi: in modo emblematico, esso illustra il cammino di coloro che sono chiamati al servizio del Regno e all’annuncio della buona novella. Quanti, infatti, potrebbero dichiarare di non aver mai perso di vista la “Stella” luminosa delle loro sicurezze? Proprio nel giorno della solennità dell’Epifania Sr. Viji ha celebrato il suo 25° anniversario di professione, mentre altre quattro sorelle hanno rinnovato i voti religiosi. Tutte potrebbero raccontarci le proprie esperienze di “viaggio”. Qual è il segreto che le ha spinte e le sprona tuttora ad andare avanti, a lasciare le cose passate, a prendere persino «un’altra strada»” (cfr Mt 2,12), pur di seguire, con amore incondizionato, il Maestro? È Gesù la Luce vera che illumina, riscalda il cuore e incoraggia a proseguire, anche sotto il peso della croce, perché al di là della croce vi è l’approdo alla gioia e alla salvezza. Sr. Viji condivide con i lettori alcuni tratti della sua esperienza. Questa è la sua testimonianza: «La potenza di Dio si è manifestata nella mia debolezza. È stato sempre per me angoscioso, sin da piccola, mostrarmi in pubblico. Il Signore, però, nella sua immensa saggezza, ha usato la mia debolezza e l’ha messa al suo servizio. All’età di sette anni ho conosciuto “la piccola via” di Santa Teresa del Bambino Gesù e il pensiero che “faceva ogni cosa per amore di Gesù e offriva tutto per i missionari” mi è rimasto sempre impresso nel cuore. Per grazia divina ho capito che tutti noi possiamo cooperare alla missione salvifica di Cristo. Se considero i 25 anni trascorsi all’interno della Congregazione delle Suore Missionarie di San Pietro Claver, come consacrata, confesso che ho svolto la maggiore parte del mio lavoro apostolico al servizio dell’evangelizzazione, per così dire, dietro le quinte: il mio contatto con il mondo missionario e i suoi innumerevoli bisogni è stato sempre mediato da un computer. A un certo punto, ho cercato di cambiare attività. Poco dopo, però, il Signore mi ha riportato, con estrema delicatezza, al precedente impegno lavorativo, senza risparmiarmi dolore e lacrime. Oggi continuo la mia vita al servizio della Chiesa “nascosta in Dio” e sono lieta di seguire il suo volere e lo ringrazio di cuore per la sua provvidenza e le tante grazie che mi ha elargito: “Grazie, Signore, per i miei genitori, che mi hanno aiutato a crescere nella fede e nell’amore. Grazie, Signore, per la vocazione claveriana, che mi ha permesso di conoscere te più intimamente e di avvicinarmi ai missionari che condividono con i fratelli il Pane della tua Parola e il tuo Amore per i poveri. Grazie, Signore, per quei fratelli e sorelle che, amandoti senza riserva, mi aiutano a superare meglio tutte le paure e a perseverare fedelmente nel cammino verso la Patria”». Sr. Silvia Simas, sspc 39 Bacheca RICORDO di padre Michele Simone Il 4 febbraio 2014 P. Michele Simone, gesuita, è ritornato alla casa del Padre. Da alcuni anni collaborava alla redazione della nostra rivista missionaria. Possa la sua anima riposare nella pace di Dio! mprovvisamente è morto P. Michele Simone, uno dei protagonisti della vita e della redazione della Civiltà Cattolica negli ultimi trent’anni. In realtà, spiega GianPaolo Salvini parlando del gesuita, era ammalato da alcuni mesi, colpito da gravi disturbi neurologici che lo avevano colto di sorpresa durante l’estate scorsa. Nato a Bari il 4 dicembre 1943, era entrato nella Compagnia di Gesù il 31 dicembre 1967. Per un po’ di anni gravitò nella sua città natale, dove studiò giurisprudenza all’università statale, e alla sua terra pugliese rimase sempre affezionato. Ordinato sacerdote nel 1977 a Napoli, dove aveva compiuto gli studi di teologia, si era poi specializzato in teologia morale e in parti- I colare nel campo dell’etica economica all’università Gregoriana. Cominciò a insegnare etica speciale alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale, sezione San Luigi di Napoli, dove assunse anche la redazione della rivista Rassegna di Teologia. Nel 1985 vi fu il cambio di direzione e di redazione alla Civiltà Cattolica. P. Bartolomeo Sorge, che l’aveva diretta per dodici anni, venne destinato al Centro Arrupe di Palermo, e venne sostituito da chi scrive, mentre il vicedirettore e caporedattore, Federico Lombardi, venne nominato provinciale dei gesuiti d’Italia. Al suo posto i superiori chiamarono appunto Michele Simone, anche per la sua precedente esperienza napoletana. Per oltre ventisette anni Simone è stato il vero “confezionatore” della rivista, in quanto ne ha curato direttamente, e talvolta gelosamente, la composizione e la redazione. P. Antonio Spadaro, S.I. RICORDIAMO i nostri defunti P. Michele Simone SJ – Roma (RM) Filomena Incandela - Altavilla Milicia (PA) Elisabetta Cau - Castelsardo (SS) Ciro Staiano - Napoli (NA) Enrico Altobelli - Vallecorsa (FR) Ada Caproni - Mori (TN) Gian Carlo Soroldoni - Cornate D'Adda (MI) Emilio Trani - Pastena (FR) Nicola Greco - Sternatia (LE) 40 L’eterno riposo dona loro, o Signore, risplenda a essi la luce perpetua, riposino in pace. Amen Anno CXIX n. 3-4 Marzo-Aprile 2014 DIVULgA LA NOSTRA RIVISTA Poiché si ama soltanto ciò che si conosce e la lettura è fonte di conoscenza, consiglia il suo abbonamento o offrilo a una persona amica. L’Eco dell’Africa e di altri Continenti porta nelle famiglie cristiane lo spirito missionario di Cristo! In marzo celebriamo 5 Mercoledì delle Ceneri 8 Giornata internazionale per i diritti delle donne e per la pace nel mondo 19 San Giuseppe – Festa del papà 22 Giornata mondiale dell’acqua 24 Giornata nazionale di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri 25 Solennità dell’Annunciazione del Signore In aprile celebriamo 13 Domenica delle Palme – Giornata della gioventù 18 Venerdì Santo – Colletta per le Opere della Terra Santa 20 Pasqua di Risurrezione 26 Memoria della Madonna, Madre del Buon Consiglio – Festa patronale delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver 29 120° anniversario della fondazione delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver Direttore responsabile Mons. Ernesto Menghini Redazione Sr. Silvia Simas, sspc - Sr. Maria Maciag, sspc Collaboratori Sr. Maria Paola Wojak, sspc - Sr. Jolanta Plominska, sspc Sr. Maria Elena Caridi, sspc - Vincenza Zangara Maria Teresa Rinaldi - Patrizia Raffi SUORE MISSIONARIE DI SAN PIETRO CLAVER www.missionarieclaveriane.org REDAZIONE 00184 ROMA - Via dell’Olmata 16 Tel. 06 4880450 - fax: 06 4871953 E-mail redazione: [email protected] AMMINISTRAZIONE 38121 TRENTO - Via della Collina 18 Tel. 0461 263645 - fax: 0461 268435 E-mail: [email protected] CCP n. 35483452 Banca di Trento e Bolzano B.I.C. BATBIT2T IBAN: IT95 G032 4001 8010 0001 1723 769 10042 NICHELINO - Via San Matteo 1 Tel. 011 6279513 SVIZZERA - 1700 FRIBOURG Route du Grand-Pré 3 Tel. 026 4254595 CCP 17/246/7 E-mail: [email protected] Poste Italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Trento. Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 148 del 25 marzo 1986. Informiamo i Lettori che i loro dati personali sono utilizzati solo per le finalità della rivista. Il responsabile del loro trattamento è l’amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per chiederne la verifica o la cancellazione (D.LGS. 196/2003). La pubblicazione non è in libero commercio. L’Eco dell’Africa e di altri Continenti di gennaio-febbraio 2014, n.1-2, è stata consegnata all’ufficio postale di Trento il 31 dicembre Stampa: Nuove Arti Grafiche Via dell’òra del Garda 25 - 38121 TRENTO «Questo è l’ideale della carità cristiana che proprio nel Sodalizio è meravigliosamente impresso: di dedicarci interamente a favore di coloro che non conosciamo, che non incontreremo mai quaggiù, anzi nemmeno di lavorare direttamente per loro ma, attraverso l’assistenza prestata ad altre Congregazioni missionarie, venire così in loro aiuto.» Maria Teresa Ledóchowska 120 anni di fondazione delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver 29 aprile 1894 - 29 aprile 2014 Per informazioni: www.missionarieclaveriane.org Suore Missionarie di S. Pietro Claver Via della Collina 18 38121 TRENTO Tel. 0461 263645 E-mail: [email protected] Soeurs Missionnaires de St-Pierre Claver Route du Grand-Pré 3 1700 FRIBOURG Tel. 0264254595 E-mail: [email protected]
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